Magazine giugno 2014

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ANNO 3 - NUMERO 6 - GIUGNO 2014



È...DItORIale

ITALIANI O NAPOLETANI? A VOI LA SCELTA

GIUGNo 2014

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> MARY D‘ONOFRIO

’Italia è la nostra nazione? Ci rappresenta? Giorni, mesi e anni di continue accuse, offese e pregiudizi nei confronti di Napoli e dei napoletani, questo il motivo per il quale, per alcuni partenopei, è Napoli la vera nazione! La connazionalità, a onor del vero, alcuni cittadini napoletani la percepiscono più con l’Argentina che con l’Italia, giacché sono davvero tante le affinità orizzontali che ci legano agli argentini. Arte, musica, spettacolo e soprattutto sport riflettono la contiguità delle anime di questi due popoli. Senza alcun dubbio, nello sport, il fenomeno più grande è l’eterno 10, Diego Armando Maradona, l’ultimo re di Napoli. Esiste un fortissimo vincolo che lega i napoletani a Diego, è qualcosa d’indissolubile. Ecco perché È… Azzurro vi rende omaggio del poster che racconta attraverso dei fotogrammi trenta anni dall’arrivo di Maradona a Napoli, con uno speciale interamente dedicato al Pibe de Oro. La ventesima edizione del campionato mondiale di calcio è partita il 12 giugno e si giocherà, in Brasile, fino al 13 luglio. La copertina – Spaccanapoli - di questo numero, descrive una città spaccata, divisa in due parti. Infatti, una parte sostiene l’Italia di Immobile e di Insigne, l’altra l’argentina di Higuain e Fernandez. Un gigantesco striscione biancazzurro con la foto di Diego è stato steso fra i palazzi al centro del sole di Napoli. La città, in alcuni quartieri, è inondata di bandiere argentine ma, a dirla tutta, c’è una spiegazione socio-antropologica relativa a questo fenomeno, raccontata nel nostro articolo “Diego tuonò e divise Napoli” di Riccardo Giammarino. Sussiste anche un sentimento comune, che avvicina i partenopei non solo agli argentini, ma anche ai brasiliani e agli spagnoli, rispetto ai piemontesi o ai veneti. Sempre più spesso viene chiesto ai napoletani di essere italiani, dunque fratelli d’Italia, ma solo per una sera, o meglio, per il tempo di una partita, mentre per 364 giorni l’anno ci definiscono meridionaliterroni! A tutto ciò bisogna aggiungere la sequela di omissioni e bufale scritte da storiografi italiani, sul Sud e su Napoli, perché ancora oggi molti continuano a puntare il dito sulla nostra città, quasi come se fosse il capro espiatorio per giustificare, in un certo modo, le crepe dell’Italia, per non parlare poi del famoso inno che ormai è stato deitalianizzato. Ritornando alla Coppa del Mondo e alla febbre da Mondiale, sono davvero tanti gli azzurri del Napoli che partecipano nelle diverse nazionali. Nel frattempo l’Italia ha disputato la sua prima partita contro l’Inghilterra e, pur subendo non poche pressioni dagli inglesi, al 35’ è arrivato il gol di Marchisio e al 50’ quello di Balotelli. I leoni inglesi sono stati domati e battuti con un 2-1, peccato però per la panchina di Lorenzo Insigne e, di conseguenza, per tutti i sup-

porter partenopei che attendevano il suo ingresso in campo. Il campionato si è chiuso con la qualificazione ai preliminari di Champions League, il Napoli ha conquistato la Coppa Italia e il terzo posto in classifica, ma spesso ci torna in mente l’increscioso episodio che ha reso vittima Ciro Esposito, che attualmente è attaccato a un respiratore artificiale. La situazione è ancora allarmante, la famiglia momentaneamente risiede a Roma e il presidente Aurelio De Laurentiis si è preso carico delle spese di alloggio. Il gesto è stato molto apprezzato dalla famiglia di Ciro, così come ha apprezzato lo striscione a lui dedicato apparso a Napoli: “Il nostro Mondiale vederti fuori dall’ospedale… non mollare Ciro!” La squadra azzurra ha vissuto una stagione di cambiamenti, ma dopo aver vinto una competizione importante si guarda al futuro. Passiamo, pertanto, dalla stagione conclusa alle attese di mercato, facendo un salto nel passato e rilevando che, in questi dieci anni dell’era De Laurentiis, sono stati acquistati ben 112 giocatori. Il mercato riapre ufficialmente i battenti il 1° luglio e chiude il 1° settembre e intanto bisogna sistemare i 26 giocatori in prestito. Le piste che si seguono sono svariate, rumors dicono che i nomi dei probabili nuovi arrivi sono davvero succulenti. Si parla di rafforzare l’attacco, ma con le probabili partenze di Behrami e Dzemaili è il centrocampo a necessitare di investimenti. Mascherano è ormai svanito dopo il rinnovo col Barcellona e il club azzurro continua a monitorare Gonalons, Sandro e Suarez. Si prospetta una campagna acquisti davvero interessante, che porti il Napoli a diventare ancor più competitivo. La lista stilata da Benitez è davvero molto lunga, si è parlato di Alexander Pato e di un suo possibile approdo all’ombra del Vesuvio. C’è, infatti, un forte interesse da parte del Napoli e speriamo che non sia una bufala, ma che si renda concreto, perché Pato potrebbe raccogliere l’eredità del suo connazionale Antonio Careca. Don Rafè, tra partenze e arrivi, chiude la porta a Pepe Reina, evidenziando che il Napoli non può permettersi lo stipendio del portiere spagnolo, che ha ancora due anni di contratto con i Reds. Tanti i nomi che potrebbero cambiare volto alla nostra squadra, rendendola ancor più ricca di carisma e personalità. In attesa dei rinforzi, in questo numero estivo, tra probabili trattative e acquisti, non potete perdervi l’esclusiva intervista realizzata a Fabio Maresca, primo arbitro napoletano in serie A dopo 50 anni. Buona lettura tra l’azzurro mare delle nostre notizie sportive: nautica, motori, eventi azzurri e i luoghi magici e incantati della Svizzera.

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È...sOmmaRIO

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MONDIALE IL TIFO DIVIDE LA CITTÀ

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MERCATO TRA ARRIVI E PARTENZE

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ESCLUSIVA

L’ARBITRO MARESCA ORGOGLIO NAPOLETANO


GIUGNo 2014

ANNIVERSARIO IL CENTENARIO DEL CONI

MOTORI

PEUGEOT 308 REGINA DELL’ANNO

È...sOmmaRIO

TURISMO LA SVIZZERA DAL BERNA EXPRESS

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Direttore Responsabile maRY D’ONOFRIO Direttore Editoriale

RICCaRDO GIammaRINO Capo Redattore CaRlO ZaZZeRa

Hanno collaborato a questo numero: RINO DaZZO

GabRIella DIlIbeRtO haRRY DI PRIsCO

GIOVaNNI maRINO seReNa maRINO

Progetto Grafico, Impaginazione FRaNCesCO GallO

sONIa OlOFeRNI

Foto RaFFaele esPOsItO

Il numero è stato chiuso lunedì 16 giugno 2014

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aRtI GRaFIChe NaPOlItaNO

Nola [Na]

Autorizzazione Richiesta al tRIbuNale DI NaPOlI

Pasquale tINa

Tiratura COPIe 10.000 DIstRIbuZIONe: eDIalba s.R.l.

Piazza Garibaldi, 136 - 80142 Napoli tel. 081 20 15 31 www.giammarinoeditore.it info@eazzurro.it

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È...mONDIale

DIEGO TUONÒ E NAPOLI SI DIVISE

GIUGNo 2014

> RICCARDO GIammaRINO

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rasile 2014, inizia il Mondiale con tanti giocatori del Napoli possibili protagonisti con le maglie delle rispettive nazionali. Dopo la

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finale di Coppa Italia a Roma e le ripetute occasioni in cui i tifosi partenopei hanno fischiato la marcetta di Mameli e si sono mostrati ostili nei confronti della nazionale italiana, ci siamo chiesti come la città vivrà questa edizione della Coppa del Mondo. Senza ombra di dubbio, fino alla prima metà degli anni ‘80, Napoli è tra le città calcisticamente più nazionaliste, è la città che più si infiamma quando l’Italia scende in campo.

Questa passione si interrompe quando lo scugnizzo proclamatosi re, il Diego Maradona più napoletano che argentino, trascinando il Napoli alla vittoria di ben due scudetti, attira sulla squadra azzurra l’odio delle tifoserie dell’alta Italia che fino ad allora, con un finto buonismo, avevano sempre espresso simpatia per una squadra che portava l’alone dell’eterna sconfitta. Con Diego quell’alone scompare, Napoli vince contro tutti e tutto, perfino contro i poteri forti del Palazzo, che non glielo perdoneranno mai, battendosi tutt’oggi affinché il Pibe non metta più piede nel suo regno. Maradona si rende conto di essere riuscito in un’impresa impossibile perché Napoli non poteva e non doveva vincere. Numero 10 in campo, diventa il capopopolo napoletano, simbolo di un


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riscatto non più solo calcistico ma anche sociale, a cui l’Italia risponde ogni domenica con i soliti beceri cori razzisti. Tornando al Mondiale, è il ‘90 quando, per uno strano scherzo del destino, si scontrano allo stadio San Paolo di Napoli la nazionale italiana e quella argentina. Alla vigilia dell’atteso match Diego pubblicamente dichiara: “Io voglio solo il rispetto dei tifosi napoletani, non voglio il loro tifo perché io e la mia nazionale sappiamo che il napoletano è italiano, sono gli italiani, piuttosto, che dovrebbero capirlo”. Questa esternazione già all’epoca crea una vera e propria spaccatura all’interno della città: un gran numero di tifosi volta le spalle all’Italia per sostenere Maradona e ciò che rappresenta. La nazionale argentina elimina quella italiana (che ospita il Mondiale) e la finale di Roma ci ricorda una reazione del tutto antisportiva

contro l’idolo napoletano, con i fischi all’inno argentino e un arbitraggio totalmente ostile ai sudamericani. Questo accanimento è stato avvertito da molti napoletani come un vero affronto alla città. Sono passati ventiquattro anni da quel Mondiale ma il rapporto tra Napoli e l’Italia non si è mai saldato. Anzi, la spaccatura nata dalle parole di Maradona, nel tempo ha generato le più varie interpretazioni di carattere sociale e politico, al punto che negli ultimi anni, quando la nazionale italiana è scesa in campo, spesso sulle mura di Napoli sono apparse scritte goliardiche nei confronti di un’Italia che avesse ben poco a che vedere con i napoletani, citando

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anche le parole dello stesso Maradona. Ma la nazionale che è andata in Brasile a lottare per la World Cup del 2014 avrà tra i protagonisti assoluti due napoletani in campo: Ciro Immobile e Lorenzo Insigne che, come tutti ben sanno, è l’unico napoletano del Napoli. Ritorniamo così alla domanda iniziale: come si comporteranno quest’anno i tifosi partenopei? In tanti seguiranno la manifestazione con distacco, da veri appassionati di calcio, nella speranza di godersi belle partite e, perché no, di indovinare qualche bolletta, sostenendo tutti i giocatori del Napoli nelle rispettive nazionali. Molti sono curiosi di vedere dove Mertens riuscirà a trascinare un Belgio che si potrebbe rivelare la sorpresa di questo Mondiale. Tra gli spagnoli, campioni in carica, suscitano grande interesse le prestazioni di Albiol e Reina. Ma la stragrande maggioranza dei napoletani resta divisa nel segno delle parole di Diego. Napoli è ancora spaccata, tantissimi seguiranno e sosterranno l’Italia di Insigne, ma interi quartieri sono tappezzati già di bandiere dell’albiceleste, anche per via di un legame che si è fortificato sempre di più nel corso degli ultimi anni, con Lavezzi prima e con Higuain poi, protagonisti delle emozioni partenopee in campionato. Insomma, se Federico Salvatore nel suo “Inno di Papele” si domanda “simmo frate soltanto alla finale di Italia-Brasile?!” la risposta è “ormai neanche più di tanto!”.

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6 - GIUGNO 2014

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TUTTE LE NOTE DEL SAMBA PARTENOPEO QUANTI NAPOLETANI PROTAGONISTI IN BRASILE!

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> RINO DaZZO

apoletani al Mondiale, protagonisti in campo e fuori. Con le loro prodezze, ma anche con la capacità decisionale e organizzativa, con il savoir faire, con le proprie competenze. Sei i partenopei al seguito della spedizione italiana in Brasile: Lorenzo Insigne, Ciro Immobile, Antonio Mirante, Vincenzo Di Palma, Giulio Pazzanese e Marcello De Luca Tamajo. I primi due si sono guadagnati subito copertine, elogi e consensi a dispetto dello scetticismo, delle critiche in alcuni casi feroci che ne avevano accompagnato

la convocazione. Soprattutto nel caso di Insigne si erano sprecati i commenti velenosi dopo la scelta di accantonare Giuseppe Rossi per fargli posto. È bastato ammirare i due scugnizzi, compagni di squadra ai tempi del Pescara di Zeman, dare spettacolo nell’amichevole di Volta Redonda contro la Fluminense per zittire tutte le malelingue. Tre gol e due assist per Immobile, due reti ed un assist per Insigne, con tanti saluti ai detrattori. Certo, poi Prandelli per il debutto con l’Inghilterra ha rispolverato tutti i big, facendo accomodare i due napoletani in panca. Un ‘samba partenopeo’ – così lo ha definito Aurelio De Laurentiis – che avrà comunque tante occasioni per innescarsi nel corso del Mondiale. È durata pochi giorni e qualche minuto della partita con la Fluminense, invece, l’avventura brasiliana di Antonio Mirante. Il portiere

stabiese del Parma, convocato da come Prandelli riserva, sapeva di avere poche chances di rimanere nel gruppo, ma le difficili condizioni di Sirigu hanno tenuto vive le speranze fino all’ultimo. Il commissario tecnico si è preso tutto il tempo a disposizione per decidere, poi ha sentenziato: Mirante – e Ranocchia – a casa, Sirigu e De Sciglio, seppur non al meglio, confermati. A Mangaratiba Mirante ha lavorato sotto lo sguardo attento di un bacolese di 62 anni, Vincenzo Di Palma. Dal 2010, preparatore dei portieri della nazionale. Calciatore dal discreto passato in serie C e B – Milazzo, Igea, Frattese, Reggina e Messina le squadre dove ha giocato – Di Palma è diventato assistente prima di Nevio Scala, poi dal 1997 di Cesare Prandelli. L’attuale Ct lo ha portato con sé in tutte le tappe della sua carriera, compresa la nazionale azzurra. Ma chi ha scelto il Portobello Resort come base logistica della spedizione italiana? Giulio Pazzanese, funzionario Figc, napoletano doc, da anni responsabile dell’organizzazione gare e di tutto ciò che ha a che fare con la logistica legata alle partite della nazionale. Ex delegato Uefa, Pazzanese è diventato ormai una figura imprescindibile per tutto il movimento federale, che ne ha apprezzato nel tempo le capacità. Stesso discorso che vale per l’avvocato Marcello De Luca Tamajo, quasi un signore d’altri tempi per i suoi modi garbati ed il profilo da corazziere. Quello di membro del Collegio arbitrale del Coni è solo l’ultimo di una lunghissima serie di incarichi ricoperti dal legale partenopeo, titolare di un elegante studio a viale Gramsci, nel mondo federale e più in generale sportivo.

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È...meRCatO

LA GIOSTRA DELLE TRATTATIVE TRA DESIDERI E SPERANZE

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> PASQUALE tINa

La fabbrica dei desideri. O delle speranze. Per i tifosi il mercato è una lunga altalena di emozioni alla ricerca del campione giusto per sognare. Il Napoli invece ha piedi per terra e nervi saldi. Il radar, ovviamente, è rigorosamente camuffato. La società azzurra, da sempre, preferisce il silenzio. Il depistaggio è l’arte di chi ama confondere le proprie tracce o nasconderle del tutto. De Laurentiis, Benitez e Bigon hanno scelto il profilo basso che non è proprio l’ideale per gli appassionati a caccia spasmodica di notizie. Una certezza, qualche indizio disseminato qua e là ma anche il gusto del top secret. Ecco la situazione.

KOulIbalY

Il difensore ha anticipato tutti. Nessun brivido relativo al suo acquisto, il Napoli lo aveva completato addirittura a marzo versando al Genk circa 8 milioni. Il primo giorno di vacanza del gruppo azzurro ha coinciso con l’arrivo del colosso che tanto piace a Benitez. Il tecnico spagnolo lo seguiva addirittura da quando era ancora al Liverpool: è un centrale forte fisicamente. Lo stacco di testa è una delle sue doti principali. Ha svolto le visite mediche di rito e conosciuto l’ambiente. L’allenatore azzurro gli ha dato persino i compiti per le vacanze dopo la lezione tattica al centro tecnico di Castel Volturno: Albiol è la saliera, Koulibaly il contenitore del pepe. Benitez gli mostra i movimenti che imparerà nel ritiro estivo a Dimaro. Nel frattempo deve migliorare l’italiano e osservare in dvd le partite del Napoli.

Il CeNtROCamPIsta

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La fabbrica dei desideri aveva scelto il prototipo perfetto per immaginare un Napoli protagonista in Italia ed in Europa. Javier Mascherano si è trasformato per qualche settimana in un tormentone con tutti i crismi. Benitez, a dire il vero, ci ha anche provato. La possibilità era una sola: la rottura del Jefecito con il Barcellona. A quel punto, De Laurentiis si sarebbe inserito per completare l’affare alle giuste condizioni. Luis Enrique, nuovo condottiero blaugrana, ha cambiato le carte in tavola che sembravano già disposte alla fine del campionato perso dal Barca con l’Atletico Madrid.

“Può diventare il mio capitano”. L’addio, dunque, si allontana all’improvviso. Il suo agente, Walter Tamer, arriva in Catalogna e trova l’accordo per il rinnovo del contratto: Mascherano firma fino al 2018. La clausola rescissoria è di 100 milioni di euro. Il sogno svanisce, la necessità di rinnovare il centrocampo no. Ma la fretta di stringere è relativa. Sul piatto ci sono tre possibilità.

la teleNOVela GONalONs

Il the end di gennaio non ha fatto altro che procrastinare l’epilogo, proprio come nelle soap opera, dove nulla è certo. La ‘colpa’ è sicuramente del Lione. Il dietrofront di Aulas ha irritato De Laurentiis che adesso ha chiuso i ponti con il collega francese. “Non gli rispondo neanche al telefono”, ha precisato il patron del Napoli. I rapporti, dunque, non sono improntati alla massima stima. La possibilità di ricucirli esiste, ma è legata soprattutto al comportamento dell’Olympique. Se i transalpini ridurranno le pretese intorno ai 12 milioni, si può tornare seriamente a trattare. L’accordo tra Gonalons e il Napoli, invece, non è un problema: è stato già trovato mesi fa. Il giocatore potrà recitare un ruolo da protagonista nella vicenda: dovrà uscire allo scoperto e chiedere al suo presidente di andar via sfruttando così la promessa che ha ricevuto in inverno da Aulas. La fermezza di Gonalons può essere il grimaldello giusto. Il Napoli non ha mollato neanche l’affare Sandro: il brasiliano ha voglia di lasciare il Tottenham per riconquistare la nazionale. Anche in questo caso, l’attesa è necessaria per far abbassare le pretese al club londinese. Troppi 14 milioni di euro. Il prezzo giusto si aggira sui 10. L’altra tentazione è Mario Suarez. Benitez lo conosce alla perfezione e ha drizzato le antenne quando il suo connazio-


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nale ha chiesto ai colchoneros la cessione. Il feeling con Simeone non è certo al top. Anche in questo caso, bisognerà capire le richieste dei vicecampioni d’Europa, di solito una bottega molto cara, quando si tratta di lasciar partire uno dei suoi gioielli.

È...meRCatO

PePe ReINa

Rafa Benitez è stato categorico. “Non possiamo permetterci di pagare il suo ingaggio”. Parole che quasi autorizzano un focus sui guadagni del portiere che è diventato l’idolo del San Paolo: ha ancora due anni di contratto con il Liverpool che gli percepirà 4,5 milioni di euro a stagione fino al 2016. Il Napoli non pareggia di certo la cifra anche perché poi dovrebbe trattare con i Reds il prezzo del cartellino. Da qui la presa di posizione di Beni-

PaNDeV e le altRe CessIONI

Uno dei comandamenti è quello di sfoltire la rosa. Prima si smaltisce e si incassa, poi si investe nei rinforzi necessari. La lista è davvero molto lunga. I partenti sono in tutti i reparti: Britos e Maggio sono pronti ai saluti. Più complicata a dire il vero la partenza dell’esterno vicentino. C’è stato qualche sondaggio di Verona e Genoa, ma nulla di particolare. Si allontana, dunque, l’olandese Janmaat che piace molto al Manchester United. A caccia di una nuova sistemazione anche Goran Pandev. Il macedone cerca un progetto dove può avere maggiore continuità. Sirene inglesi (Aston Villa) ma anche greche con il Paok Salonicco, pronto a chiedere informazioni. Uno come lui sarebbe un pezzo da novanta. La sua partenza potrà accelerare la ricerca di un nuovo attaccante. Il Napoli prenderà una seconda punta, capace di sostituire pure Higuain e non un bomber vecchio stampo come Pazzini. Duvan Zapata, infatti, è stato confermato. Il colombiano ha convinto Benitez con un finale all’altezza.

tez. C’è un solo spiraglio: se Reina dovesse trovarsi senza alternative dopo il Mondiale, il Napoli potrebbe strappare la conferma del prestito alle stesse condizioni. Rafael, comunque, è in rampa di lancio: sarà pronto per il ritiro a Dimaro e se darà le adeguate garanzie dopo la rottura del legamento crociato, diventerà il titolare.

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È...ChamPIONs

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TUTTI GLI OSTACOLI SULLA STRADA PER L’EUROPA

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> RINO DaZZO

il primo vero crocevia della stagione. Lo spartiacque tra l’Europa dei grandi e dei piccoli. Ma è anche un affare da 30 milioni di euro. Nonostante sia a tutti gli effetti ‘calcio d’agosto’, il playoff per l’ammissione in Champions è già una tappa cruciale della nuova stagione del Napoli. Accedere alla fase a gironi – gli azzurri partirebbero dalla terza fascia, un gradino più su rispetto all’anno scorso – significherebbe consolidare la presenza del club nelle gerarchie del football continentale. Consentirebbe di effettuare investimenti, di attrarre – o trattenere – campioni, di far crescere in personalità ed esperienza una rosa giovane ed ambiziosa. Non farcela, invece, avrebbe conseguenze nefaste per le casse societarie e per il morale di tutto l’ambiente. Meglio concentrarsi a dovere, insomma, anche perché la concorrenza è agguerrita. Ma come funziona il meccanismo dei playoff per la Champions? Il Napoli, terzo in serie A, è testa di serie nel tabellone delle ‘piazzate’, le squadre provenienti dai 15 paesi messi meglio nel ranking Uefa, ed è già qualificato al secondo dei turni di spareggio, in programma il 19-20 ed il 26-27 agosto. Assieme agli azzurri, quattro big del calcio europeo: Arsenal, Porto, Bayer Leverkusen ed Athletic Bilbao. Altre 10 squadre (Zenit San Pietroburgo, Lille, Fc Copenaghen, Standard Liegi, Besiktas, Dnipro, Panathinaikos, Feyenoord, Grasshoppers ed Ael Limassol) si affronteranno nel primo tur-

no, in programma tra il 29-30 luglio ed il 5-6 agosto. Il sorteggio degli accoppiamenti è previsto per il 18 luglio a Nyon, Zenit, Lille, Copenaghen, Standard e Besiktas sono teste di serie ma non è detto che abbiano vita facile nel doppio confronto. Squadre come il Panathinaikos, il Feyenoord, lo stesso Dnipro rappresentano brutte gatte da pelare. Analizziamole nel dettaglio. I greci del Panathinaikos, nonostante anni di strapotere in Patria dei cugini dell’Olympiakos, possono contare su qualche vecchia volpe del calcio europeo – l’attaccante croato Mladen Petric, ex Amburgo, il centrale Danijel Pranjic, proveniente dal Bayern, e la punta svedese Marcus Berg – e sull’ambiente sempre caldissimo dello stadio Oaka. Infuocato pure il clima nello stadio di Rotterdam, il De Kuip, grazie ai rinnovati entusiasmi suscitati dal Feyenoord, secondo nell’ultima Eredivisie a soli 4 punti dall’Ajax campione. A guidare l’attacco biancorosso un italiano, Graziano Pellè. Il terzino Bruno Martins Indi, il difensore centrale De Vrij e soprattutto il regista Jordy Clasie sono gli altri gioiellini della formazione allenata da Ronald Koeman, orfana però di Daryl Janmaat. Secondo al termine del campionato ucraino, dietro lo Shaktar ma davanti a Metalist e Dinamo Kiev, il Dnipro ha salutato Juande Ramos e si è affidato all’ex Ct della nazionale Myron Markevich. Della squadra che fece soffrire il Napoli nell’Europa League 2012-13 sono rimaste – per ora – diverse star: il capitano Ruslan Rotan, il difensore Ondrej

tabellONe PIaZZate – 2 tuRNI

Qualificate direttamente al turno finale: Arsenal (Ing), Porto (Por), Bayer Leverkusen (Ger), Napoli (Ita), Athletic Bilbao (Spa).

Teste di serie turno preliminare: Zenit San Pietroburgo (Rus), Lille (Fra), Fc Copenaghen (Dan), Standard Liegi (Bel), Besiktas (Tur).

Altre ammesse al turno preliminare: Dnipro (Ucr), Panathinaikos (Gre), Feyenoord (Ola), Grasshoppers (Svi), Ael Limassol (Cip).

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Mazuch, il trequartista Giuliano e soprattutto l’ala Evgen Konoplyanka. La loro permanenza dipenderà dal mantenimento di una situazione di stabilità nel paese, dettaglio questo che ha già causato la fuga di molti big dalla vicina Donetsk. Meno turbolenta la situazione a Zurigo, dove gioca il Grasshoppers. Allenate dal tedesco Michael Skibbe, le ‘Cavallette’ hanno nel fantasista di origine albanese Shkelzen Gashi, nel mediano serbo Vero Salatic, nel terzino Michael Lang e nel portiere Roman Burki le punte di diamante di una rosa non trascendentale, capace però di contendere fino all’ultimo lo scudetto al favoritissimo Basilea. Scudetto sfuggito in extremis anche ai ciprioti dell’Ael Limassol, sulla carta la ‘cenerentola’ del tabellone. La squadra guidata dal bulgaro Ivaylo Petev deve smaltire la delusione per un titolo perso allo spareggio contro l’Apoel Nicosia. Lo spagnolo Oriol e i due attaccanti, il brasiliano Cassio ed il serbo Kaludjerovic, le poche stelle di una rosa povera ma bella. Di tutt’altro spessore i russi dello Zenit, che però in caso di passaggio del turno saranno teste di serie e dunque non incroceranno i propri destini con quelli del Napoli. Le insidie maggiori si chiamano Lille, Besiktas, Copenaghen, Standard e soprattutto Bilbao. Terzo nell’ultima Ligue1 dietro i paperoni del Psg e del Monaco, il Lille è squadra difficile da affrontare specialmente in casa, nell’avveniristico Stade Pierre Mauroy, impianto da 50mila posti. Guidati da Renè Girard, tecnico che non ha fatto rimpiangere Rudy Garcia, i francesi giocano un 4-

È...ChamPIONs

3-3 piuttosto elastico che ha nell’ex palermitano Kjaer il fulcro della difesa, in Mavuba e Martin i leader del centrocampo e nell’ivoriano Kalou, ex Chelsea, il punto di riferimento offensivo. Meno blasonati, ma da non sottovalutare, i danesi del Copenaghen, bestia nera della Juventus nella scorsa Champions. La squadra in sé non è un granchè – il portiere Wiland, il vecchio Mellberg ed i talentuosi Bolanos e Claudemir i pochi volti noti – ma ad agosto il campionato danese è già nel vivo e la condizione fisica potrebbe rivelarsi un fattore determinante nella doppia sfida. Occhio pure ai belgi dello Standard, trascinati dal centravanti De Camargo e dalle ali Ono, Bia e Mpoku, quest’ultimo finito proprio nel mirino del Napoli, ed ai turchi del Besiktas, meno reclamizzati rispetto ai connazionali del Fenerbahce e del Galatasaray ma allenati da un tecnico preparato come il croato Slaven Bilic e con in squadra elementi del calibro del centrale ceco Tomas Sivok, dell’ala slovacca Filip Holosko e dei due attaccanti portoghesi Manuel Fernandes ed Hugo Almeida. La mina vagante del sorteggio, fissato per l’8 agosto a Nyon, è però il Bilbao. Quarta forza dell’ultima Liga, l’Athletic di Ernesto Valverde i suoi campioni li costruisce in casa. Gente come Ander Herrera, Iker Muniain, Markel Susaeta, Ander Iturraspe, tutti gioiellini cercati con insistenza dalle grandi d’Europa, tutti rigorosamente baschi. Decisamente il più brutto cliente possibile, nelle due sfide d’agosto che possono valere un’intera stagione.

tabellONe VINCeNtI – 4 tuRNI

Qualificate direttamente al terzo turno: Apoel Nicosia (Cip), AaB Aalborg (Dan), Salisburgo (Aut).

Teste di serie secondo turno: Steaua Bucarest (Rom), Celtic Glasgow (Sco), Bate Borisov (Blr), Sparta Praga (Cec), Dinamo Zagabria (Cro), Ludogorets Razgrad (Bul), Maccabi Tel Aviv (Isr), Sheriff Tiraspol (Mol), Maribor (Slo), Legia Varsavia (Pol), Partizan Belgrado (Ser), Debrecen (Ung), Slovan Bratislava (Svk), Aktobe (Kaz), Ventspils (Let), Qarabag (Aze), Hjk Helsinki (Fin).

Altre ammesse al secondo turno: Dinamo Tbilisi (Geo), Malmoe (Sve), Kr Reykjavik (Isl), Dudelange (Lux), Stromsgodset (Nor), The New Saints (Gal), St Patrick’s (Irl), Skenderbeu Korce (Alb), Rabotnicki Skopje (Mac), Valletta (Mal), Zrinjski Mostar (Bos), Cliftonville (Nir), Zalgiris Vilnius (Lit), Sutjeska Niksic (Mon). Teste di serie primo turno: Levadia Tallinn (Est), Hb (Far), Fc Santa Coloma (And).

Altre ammesse al primo turno: Banants Erevan (Arm), La Fiorita (RSM), Lincoln Red Imps (Gib).

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È...sClusIVa

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«ORGOGLIOSO DI RAPPRESENTARE NAPOLI»

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FABIO MARESCA, PRIMO ARBITRO PARTENOPEO IN SERIE A DOPO CINQUANT’ANNI > CARLO ZaZZeRa

La bellezza, ma anche la maledizione, di essere un arbitro di calcio consiste nel vivere ogni traguardo come il punto di partenza per la sfida successiva. Ho sempre avuto il sogno di arbitrare in serie A, ma mi sono posto obiettivi reali, raggiungibili. Oggi posso dire che il mio sogno corrisponde al mio obiettivo, perché spero di poter rientrare nel gruppo degli arbitri della CAN A. Per ora sono solo all’inizio ma lavoro per questo». Mostra molta sicurezza, ma anche grande umiltà, Fabio Maresca. Lo scorso 18 maggio, a Roma, ha arbitrato Lazio-Bologna allo stadio Olimpico, diventando il primo arbitro della sezione di Napoli ad arbitrare nella massima serie, a distanza di cinquant’anni dall’ultima apparizione di Gennaro Marchese, curiosamente in un Bologna-Lazio. Attualmente fa parte dell’organico della CAN B, dove è arrivato lo scorso anno, e ci ha spiegato in esclusiva il punto di vista di chi, di solito, non può parlare pur rappresentando uno dei protagonisti principali delle partite di calcio.

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Come mai nessun napoletano in tutti questi anni è arrivato ad arbitrare in serie a? «Per arrivare in serie A un arbitro deve possedere diverse caratteristiche. Serve la voglia di dedicarsi a un’attività per sua natura difficile, una preparazione atletica importante, un talento innato ma soprattutto tanto sacrificio, poiché il talento da risorsa può trasformarsi in limite. Chi vive in piccoli centri può risultare più motivato, meno distratto, oltre a essere maggiormente riconosciuto nel proprio contesto sociale e ciò probabilmente aiuta a voler fare sempre meglio. In una grande città, paradossalmente, anche se arrivi ad arbitrare in serie A puoi essere una persona normale e continuare a svolgere la tua vita di sempre». un arbitro del sud incontra maggiori difficoltà

per affermarsi? «La provenienza geografica non pesa sulla carriera di un arbitro. Alla base c’è la volontà di impegnarsi per lunghi anni in un’attività che richiede molti sacrifici e regala poche soddisfazioni economiche, senza alcuna garanzia di arrivare ad alti livelli. È una scommessa che pochi riescono a vincere (su circa quarantamila arbitri solo poco più di venti arbitrano in serie A, ndr), anche io per arbitrare la mia prima partita nella massima serie ho dovuto attendere diciassette anni. Di certo quando sento “Maresca di Napoli” sono orgoglioso di rappresentare la mia Sezione e la mia città negli stadi più importanti d’Italia».

hai iniziato la carriera a soli 16 anni ed eri anche calciatore. quando hai capito che la tua strada era quella del fischietto? «Nei primi anni in cui ho iniziato ad arbitrare probabilmente continuavo a essere un calciatore che arbitrava. Adesso, soprattutto grazie all’aiuto di Paolo Gregoroni, il presidente della Sezione di Napoli che mi ha fatto crescere e che ancora oggi rappresenta il mio punto di riferimento, sono diventato un arbitro che si diverte ancora a giocare a calcio. All’inizio pensavo fosse una parentesi, in attesa di trovare una nuova squadra. Ma già dopo il primo anno sono stato premiato come miglior arbitro esordiente della Sezione. Negli anni successivi ho ricevuto molti altri riconoscimenti, mi sono gradualmente innamorato di quest'attività e ho capito che questa era la mia vera strada». aver giocato a calcio quanto aiuta un arbitro a capire certe situazioni? «Per un arbitro è fondamentale avere una spiccata sensibilità calcistica. Aver giocato aiuta molto perché si ha piena consapevolezza delle dinamiche del terreno di gioco. Voglio sottolineare che gli arbitri, soprattutto in serie A e B, sono dei grandi studio-


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si e conoscitori del calcio. Studiamo i gesti tecnici, le tattiche di gioco, i comportamenti dei calciatori, il loro modo di muoversi in campo. Sono tutti dettagli che servono per essere preparati in ogni situazione, per ridurre il più possibile l’effetto sorpresa, pur essendo l’imprevedibilità alla base del nostro sport. Conoscere le squadre che si è chiamati a dirigere aiuta a prevedere le situazioni di gioco e a vedere in anticipo ciò che accadrà. Questo non vuol dire assolutamente essere prevenuti nei confronti dei calciatori».

Pensi che sarebbe opportuno passare al professionismo degli arbitri? Per l'impegno che si richiede, sia sul piano della preparazione fisica, sia per il lavoro di gruppo costante, gli arbitri italiani sono già dei professionisti. In ogni raduno visioniamo gli episodi di tutte le partite che si sono disputate in quel periodo, analizzandole sul piano tecnico, alla ricerca degli errori che ognuno di noi ha commesso, mai con l’obiettivo di trovare delle giustificazioni, ma cercando la strada per non rifarli, imparando l'uno dalle esperienze dell'altro. Lavoriamo per ridurre al massimo gli sbagli, sapendo che non esiste un arbitro perfetto, che alla fine di ogni stagione saremo giudicati per il lavoro svolto e che la carriera potrebbe interrompersi ogni anno».

quali sono stati i tuoi punti di riferimento nel settore arbitrale? «Gregoroni mi ha fatto crescere fin da quando ho iniziato. Lui aveva appena smesso di arbitrare dopo cinque anni in serie C e io ero al primo anno, è stata una sorta di passaggio di testimone. Entrando all'Olimpico ho realizzato anche il suo sogno. Un ruolo importante l’ha avuto anche Stefano Farina, che è stato mio designatore sia in serie D che in serie C. Ha cambiato il lavoro di quelle commissioni, lavorando non

solo sull’aspetto tecnico ma anche su quello psicologico, che oggi è diventato determinante».

sotto questo aspetto, un arbitro quando sente la pressione del pubblico? «Mai. Si cresce gradualmente passando da campi quasi deserti a stadi affollati, abituandosi pian piano alla presenza del pubblico. Questo aiuta ad essere sempre concentrati solo sulla partita e tutto il resto passa in secondo piano».

Il dialogo in campo con i calciatori aiuta un arbitro nella gestione della partita? «Credo che avere un giusto equilibrio tra dialogo e fermezza sia la soluzione migliore. Nel corso di una partita i calciatori sono sotto pressione e sarebbe assurdo pensare di spiegar loro ogni decisione. Una grande capacità di un arbitro è quella di saper dire la cosa giusta al momento giusto, considerando che i nostri interlocutori sono molto diversi tra loro. Spesso uno sguardo vale più di tante parole».

al mondiale sono arrivate nuove soluzioni per aiutare gli arbitri, dalla nuova tecnologia per il gol-non gol allo spray per la distanza delle barriere. quanto sono davvero utili per i direttori di gara queste innovazioni? «Nel nostro campionato, nelle ultime due stagioni, in 759 gare di serie A, con l’introduzione degli arbitri addizionali in campo non si è verificato nessun errore nelle situazioni di gol-non gol. Il ruolo degli addizionali è fondamentale e va ben oltre questi episodi. Il loro aiuto è prezioso anche in altre occasioni, come nella rilevazione dei falli in area di rigore, ma il lavoro svolto spesso non è compreso dal pubblico perché quello che viene visto è comunicato esclusivamente via auricolare, non avendo a disposizione bandierine o gesti convenzionali».

l’arbitro e il calciatore

Fabio Maresca, anche da arbitro, continua a stupire come calciatore. È il fuoriclasse della squadra della sezione AIA di Napoli, la più titolata d’Italia, che ha vinto, in questi anni, ben sedici tornei, conquistando molti altri piazzamenti. L’ultimo successo risale allo scorso 8 giugno quando, nella finale nazionale del campionato AIA, gli arbitri partenopei hanno conquistato la vittoria ai rigori (10-9) contro i colleghi della sezione di Cesena. Nelle gare precedenti Maresca aveva messo a segno quattro reti, trascinando la squadra in finale. In questi anni ha messo a segno oltre 200 reti con la maglia della sezione AIA di Napoli.

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5 LUGLIO: 30 ANNI DI DIEGO UNA STORIA SENZA FINE

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> SONIA OlOFeRNI

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oluto, amato, coccolato, difeso contro tutto e tutti. Napoli ha solo ascoltato il cuore e ha faticato tanto per averti. Lampi di genio ed esperienza dei dirigenti azzurri per portarti qui. Già la tua trattativa di mercato è stata una magia ed era solo l’inizio. Il resto sul campo. La storia di Diego Armando Maradona, nato a Lanùs, in Argentina il 30 ottobre 1960 è una favola che, seppur con fine lieto, non avrà mai fine. È troppo l’amore incondizionato che Napoli e i napoletani hanno per il loro campione. Una mamma che ama suo figlio, questo sei per la città che è impazzita per te, che ti difende nonostante tu lo sappia fare bene da solo, che porta cucito sul cuore il Sol de Mayo della bandiera del tuo paese, roba che, quando gioca l’Italia, Napoli ha paura di tradirti. Siamo arrivati a questo? No, è sempre stato così da quel giovedì 5 luglio 1984. Napoli, città di mare, ingegno e ingegnosi espedienti per sopravvivere, bella e coraggiosa, ha deciso che con uno come te non vale la partenza in prima, ma è tutta un’accelerazione già dall’inizio. Il 30 giugno 1984 l’ingegner Corrado Ferlaino invia la raccomandata con la domanda per il tuo trasferimento a Napoli alla Lega Calcio. Il 1° luglio 1984 è domenica, c’è l’alba su Napoli e i giornali preparano le edizioni straordinarie. El pibe de oro diventa un azzurro. I napoletani già sono all’opera e organizzano la festa più bella che avresti potuto mai immaginare. In poche ore una città si prepara ad accogliere il più grande campione della sua storia e non solo della sua. In poche ore Napoli si colora per te e ci sei solo tu. Tutto si ferma tranne il cuore che pompa a mil-

le. Emozione, solo quella. Tutti ritornano bambini. Settantamila autentici “fanciullini pascoliani” ti aspettano sotto al sole dalle prime ore di giovedì. Fuorigrotta diventa un villaggio in festa. Magliette, pantaloni, cappelli, trombe, trombette, bandiere, poster, striscioni, cassette con i primi inni e immancabile anche la cucina partenopea. C’era da aspettare un intero pomeriggio per vederti accarezzare l’erba del San Paolo, che ancora parla di te, quindi bisogna industriarsi, questo pensa il napoletano. Pizze, panini, taralli, porchetta, pasta cresciuta, friarielli, panzarotti e crocchè, birra fredda e Coca Cola. Un villaggio intero made in Diego. Da Salerno arriva anche Alfredo De Leva, pittore salernitano di Madonne stradali, per disegnare sul viale di Fuorigrotta un tuo ritratto enorme, con i riccioli neri e la maglia azzurra. Alle 4 del pomeriggio di quel giovedì 5 luglio i napoletani erano già dentro lo stadio. Dalle mille alle tremila lire il costo del biglietto per il tuo primo saluto a Napoli. Lo stadio sembra una discoteca d’emozione a cielo aperto. Tutti sono uguali. Bambini, giovani, anziani, mamme, papà, gente dei quartieri bene e gente dei rioni popolari. Magistrati e venditori ambulanti. Tutti uguali, senza differenze e con un’unica gioia: aspettarti. Sono le 18.31, viene srotolato uno striscione di benvenuto lungo venti metri. “Nel cielo di Napoli ci sono tante stelle, Maradona è la più splendente”, recita. Dal sottopassaggio della curva A spuntano i tuoi riccioli e un boato ti accoglie. Lo stadio trema, rimbombano i suoni e ti emozioni. Hai un pantalone di una tuta di colore chiaro, una maglietta bianca sponsorizzata dalla


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Puma, una sciarpa azzurra e scarpette da ginnastica. Vai a centro campo e c’è un tappeto di caucciù azzurro. Ti fermi e al microfono dici: “Buonasera napolitani”. Il San Paolo crolla d’amore. Tiri il primo calcio a Fuorigrotta con il tuo magico (anche questo) sinistro e lo stadio si ricopre di coriandoli e stelle filanti. Il pallone va

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verso il cielo che è azzurro e poi ricade verso la curva B dove c’è la vera passione. Sugli spalti tutti i dirigenti del Napoli, giocatori, attori, scrittori, tutti quelli che ti amano. Sono trent’anni, Diego, e non è cambiato nulla. Fallo tu questa volta uno striscione. 5 luglio 1984-5 luglio 2014 “Con te la mia storia continua”. Grazie Diè.

CELENTANO: «TRATTATIVA DIFFICILE, NON CI SIAMO MAI ARRESI»

Dino Celentano, ex dirigente azzurro, ci racconta quanto fu dura la trattativa che portò a Napoli el pibe de oro. «Per sommi capi andò così. Pier Paolo Marino, allora direttore generale dell’Avellino, ci telefonò. Sapevamo che Maradona voleva andare via da Barcellona, ma non rendemmo pubblica la trattativa. Iuliano prese il contatto con il procuratore di Maradona e combinò la trattativa che proseguì con Cyterszpiler, manager di Diego. Il Napoli offrì circa sei milioni e mezzo di dollari al Barcellona, un milione e duecento mila dollari l’anno a Maradona per un impegno biennale. Di fronte alla vantaggiosa offerta del Napoli, la dirigenza del Barcellona si spaccò. Dopo un mese di contatti non uscì fuori niente. In seguito Cyterszpiler venne a Napoli, lo portammo in giro per la città, io lo ospitati cinque, sei giorni all’Eden ad Ischia e la trattativa proseguì». Con Gaspart, vicepresidente del barça, i rapporti non furono felici? «Gaspart non voleva vendere Diego. Ricordo che con Antonio Iuliano arrivammo a Barcellona e non c’era nessuno all’aeroporto. Poi andammo all’hotel “Princesa Sofia”, albergo di proprietà di Gaspart che ci disse: “Perché siete venuti qui?”. Per Maradona, rispondemmo. E lui: “Potete anche tornarvene a casa”. Quindi chiamammo in società e l’ingegner Corrado Ferlaino ci disse di tornare a casa, noi rispondemmo che non ci saremmo mossi da lì e che il giorno dopo avremmo avuto un appuntamento nell’ufficio di Gaspart. Firmammo le fideiussioni, tutti i dirigenti, compreso Ferlaino. Maradona era sempre più vicino. La trattativa, difficile, si chiuse in maniera positiva. Diego era del Napoli. Una magia. E noi non ci siamo mai arresi». secondo lei ci sono altri Insigne nel vivaio del Napoli? «Penso che ci siano. Sono convinto che con una politica diversa si possa permettere a giovani di giocare e mettersi in mostra. Le squadre di serie A dovrebbero prendere dei contatti anche con le serie minori per permettergli di emergere. Insigne è stato fortunato perché ha avuto un maestro come Zeman a Pescara». attualmente, Dino, lei è presidente onorario dell’Ischia calcio; ci sono campioncini in erba nella sua società? «Sì, ci sono. Noi abbiamo un bel settore di ragazzi interessanti».

CELESTINI: «AMAVA GIOCARE COME UN BAMBINO»

a Costanzo Celestini, caprese, campione d’Italia nel Napoli di Diego armando maradona, abbiamo chiesto di raccontarci, invece, qualche aneddoto legato all’estro del Pibe de oro. «Diego era come i bambini, ama giocare e poi era generoso. Nello spogliatoio, nel pre-partita, ci preparavamo delle spremute di limone. Ricordo che una volta Diego chiese un limone a Carmando, storico massaggiatore azzurro, che gliene lanciò uno e fece 100 palleggi da seduto. A casa mia si dilettava, invece, con un arancio, sempre da seduto, perché in piedi ne avrebbe fatti troppi di palleggi e noi, poveri mortali, non avremmo tenuto il conto». qualche altro ricordo? «Ritiro pre-campionato a Castel Del Piano, nell'allenamento dovevamo palleggiare in coppia e nessuno aveva il coraggio di confrontarsi con Diego che allora iniziò a palleggiare da solo: colpo sotto ad effetto, la palla rimbalzava a terra per poi ritornare sul ginocchio. Praticamente, quello che tutti i giocatori facevano in due, Diego lo faceva da solo. Ricordo anche del primo allenamento a Castel del Piano: Diego andava a giocare a tennis con Luciano Castellini, preparatore dei portieri. Luciano usava la racchetta, Diego stoppava la pallina di petto». Da quanto tempo non vede Diego? «L’ultima volta l’ho visto all’addio al calcio di Ciro Ferrara. Ricordo che sotto all’albergo dove alloggiava Diego c’era un traffico pazzesco. Un amore più grande di tutto. Dopo l’addio di Ferrara ci siamo sentiti qualche volta al telefono».

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«LORO SONO L’ORO» I FESTEGGIAMENTI PER I CENTO ANNI DEL COMITATO OLIMPICO

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ento anni di storia e di successi. Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano nacque nel 1914, a cavallo tra il 9 e il 10 giugno, come formalizzazione dei comitati temporanei istituiti in occasione dei precedenti Giochi Olimpici. Da allora il CONI è diventato un punto di riferimento per tutto il movimento sportivo nazionale, coordinando il lavoro delle Federazioni, oggi giunte al ragguardevole numero di 45, insieme alle 19 Discipline Associate. I risultati prestigiosi conquistati dagli atleti nelle Olimpiadi moderne, estive e invernali, rappresentano solo la punta dell’iceberg di un sistema che gestisce l’attività sportiva delle discipline non professionistiche, portandole all’eccellenza. L’attuale presidente del CONI, Giovanni Malagò,

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UN SECOLO DI CIRCOLO CANOTTIERI NAPOLI

nche il Circolo Canottieri Napoli compie 100 anni. Un traguardo storico, i cui festeggiamenti, iniziati lo scorso anno,

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in occasione dei festeggiamenti per la ricorrenza ha sottolineato l’importanza del ruolo svolto dal Comitato Olimpico in questo primo secolo di vita, rivolgendosi prima ai tanti campioni presenti con la definizione “loro sono l’oro” e poi verso i tanti presenti spiegando il peso che ha avuto questa istituzione nel corso della storia del paese: “Il futuro dell’Italia si deve legare ai cinque cerchi. Il CONI e la bandiera olimpica sono nati nel 1914 a distanza di pochi mesi. Prendo questa coincidenza come un segno del destino se sapremo fare squadra tutti insieme, con le nostre città, con il governo e a lei che rappresenta l’unità del paese”. Quel “lei” è stato rivolto al Capo dello Stato, e Napolitano ha colto l’occasione per ricor-

culmineranno con la festa di gala in programma il 1° luglio e proseguiranno per tutto l'anno. Il 28 giugno è previsto un torneo di tennis che vedrà in campo i giocatori italiani che nel passato hanno disputato la Coppa Davis e, in contemporanea, il circolo ospiterà il Campionato Italiano di regolarità di motonautica. Il 29 giugno spazio al canottaggio,

con la Coppa Buonaiuto, mentre il 30 sarà la volta di una gara di nuoto di fondo. Il tutto si svolgerà in contemporanea alla nona edizione delle Olimpiadi Giallorosse, manifestazione che vedrà sfidarsi, in diverse discipline sportive, atleti e soci del circolo con i giornalisti napoletani. Il 1° luglio, invece, gran gala con la festa del centenario che vedrà, sul palco, l'Orchestra Italiana e Peppino di Capri, presentati da Veronica Mazza, prima del gran finale con Gianni Conte e Barbara Buonaiuto sul palco.


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dare che, anche se “l’Italia è particolarmente vaccinata contro l’irruzione nello sport della retorica, del nazionalismo e delle strumentalizzazioni politiche, bisogna sempre guardarsi da queste deviazioni. Non vuol dire che l’orgoglio nazionale debba esprimersi senza esitazioni, ma nel Comitato Olimpico si riconoscono i nostri atleti e i campioni, di tempi recenti e meno recenti, che appartengono a tutti gli italiani”. Napoli ha svolto un ruolo centrale nelle celebrazioni del centenario, così come tutta la Campania, grazie all’impegno del presidente regionale, Cosimo Sibilia, e dei delegati provinciali, con una serie di manifestazioni culminate con la Giornata Nazionale dello Sport, lo scorso 8 giugno, che ha visto impegnate oltre venti

Federazioni sul lungomare di via Partenope, coinvolgendo giovani e meno giovani nelle attività sportive più disparate. Dal tiro a segno all’atletica, dagli sport tradizionali alle arti marziali, fino alla canoa e alla motonautica, con le prove in acqua, la manifestazione, abbinata all’“International Interaction 2014 Together for kids”, grande evento per la promozione dell’interazione tra culture e tradizioni straniere presenti in città, organizzato dalla Gp Adv, ha visto la partecipazione gratuita di migliaia di ragazzi. Nel corso della mattinata è intervenuto anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che ha ricevuto dal delegato provinciale del CONI di Napoli, Sergio Roncelli, la bandiera del CONI col nuovo logo, presentato lo scorso 7 maggio.

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IL FRANCOBOLLO CELEBRATIVO

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er festeggiare al meglio il centenario del CONI le Poste Italiane hanno realizzato un’emissione straordinaria. Il 9 giugno, in coincidenza con la data del centenario, è stato emesso un francobollo, del valore di € 0,70, realizzato dagli artisti del Centro Filatelico dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, raffigurante il nuovo logo del CONI. Nell’ambito delle celebrazioni il delegato del CONI Napoli, Sergio Roncelli, ha concordato con l’Ufficio Filatelico delle Poste di Napoli l’apertura di un ufficio mobile postale distaccato, presso la sede del CONI di Napoli, per dare la possibilità a tutti gli sportivi di acquistare il francobollo del centenario con l’annullo napoletano.

IL MEZZO SECOLO DELLA BOXE VESUVIANA

Boxe Vesuviana, un’eruzione di pugni” è il titolo del volume, curato da Adriano Cisternino e Biagio Zurlo, che ha celebrato il cinquantenario di una delle palestre storiche della noble art campana. Alla presenza di dirigenti e appassionati, tecnici e atleti, tra cui il presidente della Federazione Pugilato Italiana, Alberto Brasca, lo scorso 6 giugno il Club Albatros di Torre Annunziata ha ospitato una grande festa in onore della società fondata dal maestro Lucio Zurlo. Il volume, che vede i

contributi di numerosi giornalisti esperti del settore, racchiude le storie dei principali campioni passati dalla palestra torrese, dal campione italiano Ernesto Bergamasco, a metà anni Sessanta, fino alla vice campionessa del Mondo giovanile, Irma Testa, che sta bruciando le tappe seguendo l’esempio di altre due atlete nate nella palestra del quartiere “Provolera” (la polveriera), Veronica Annunziata e Mina Morano.

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UN’ESTATE SUL MARE

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SCELTA DELLA BARCA PER LA VACANZA > CARLO ZaZZeRa

’estate è arrivata e la voglia di trascorrere ore piacevoli in navigazione aumenta. L’acquisto di una barca, di solito, avviene in anticipo, con scelte oculate visti i costi e in modo da cercare l’affare giusto. Chi, però, decide di acquistare una barca poco prima delle ferie può trovare un mercato vivo, soprattutto nel campo dell’usato, ancora di più se punta su scafi di dimensio-

ni ridotte. Questo mese faremo una panoramica sui natanti (scafi entro i 10 metri), per i quali la gestione e i costi sono molto più abbordabili rispetto alle barche di grandi dimensioni. Senza dimenticare, però, che il settore del charter è sempre più vivo e che, specialmente per gruppi ampi, le spese diventano facilmente sostenibili.

l’open. Chi punta a passare l’estate in

mare per qualche bagno tranquillo, lontano dalle spiagge affollate, può rivolgere l’attenzione al segmento degli open. Parliamo di scafi aperti, senza cabina, simili ai gommoni classici, che però assicurano maggiore stabilità in mare rispetto ai gonfiabili. Questo non sempre a scapito della velocità, perché le dimensioni ridotte e il peso leggero le rendono barche con le quali ci si può anche divertire. Chiaramente sono adatte a brevi gite fuori porta, al massimo per raggiungere isole quali Procida o Ischia. Da Napoli raggiungere Capri con un open di dimensioni ridotte diventa un azzardo, ma il piacere del-

la navigazione può essere provato senza rischi e a costi accettabili, considerando anche la, necessaria, ridotta potenza del motore.

Il cabinato. Trascorrere un week-end in barca, nata di mare ma anche di poter vivere le serate a

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invece, richiede necessariamente una cabina. Ma non è detto che solo le grandi barche possano assicurare il piacere di una vacanza fuori porta vissuta sul mare. A partire dai 24 piedi, infatti, si possono trovare barche cabinate che, con la giusta gestione degli spazi, consentono almeno a una coppia di vivere in mare una vacanza piacevole e a costi ridotti, vagando nel golfo o anche oltre. Modelli di cantieri diversi, da Salpa a Fiart, dall’usato Manò ai nuovi progetti di Ranieri International, fino ai classici Saver, permettono di sfruttare gli ambienti in modo da trascorrere al meglio la gior-

bordo in modo piacevole. Ovviamente su questi modelli la motorizzazione sale e, di conseguenza, anche i consumi, ma nell’ottica di vivere in mare intere giornate i costi possono essere ammortizzati, rispetto a quelli di hotel e ristoranti di luoghi di vacanza molto frequentati. Chiaramente sui modelli di dimensioni maggiori, da 8 metri in su, gli spazi interni aumentano considerevolmente e anche la comodità del soggiorno ne beneficia, naturalmente a scapito del costo di acquisto e di gestione, con la necessità spesso di avere un doppio motore, utile ma anche costoso.


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Il gozzo. C’è poi la navigazione retrò, il gusto di

andar per mare come avveniva molti anni fa. Per gli amanti di questo tipo di vita di mare il gozzo è, senza ombra di dubbio, la soluzione ideale. Naturalmente i costi sono diversi, soprattutto se si cercano scafi d’epoca o, comunque, in legno. Specialmente la manutenzione, che è indispensabile, richiede esborsi cospicui, ma è anche vero che il piacere di navigare con questo tipo di scafi è completamente diverso dalla classica traversata in motoscafo. Negli anni i gozzi, sia quelli sorrentini che genovesi, hanno subito un’evoluzione e, in parte, uno stravolgimento. Oltre all’uso della vetroresina, che li ha resi più economici, sono stati sviluppati progetti diversi che hanno portato diversi cantieri, anche in Campania (da Aprea a Esposito, solo per citarne alcuni), a realizzare modelli cabinati più simili a barche da crociera che al classico concetto di gozzo. L’accoppiata di comodità e stile classico è vincente sul piano commerciale ma se la voglia è

È...NautICa quella di godersi il mare come avveniva negli anni che hanno preceduto il boom della vetroresina la scelta di un gozzo classico è obbligatoria. In questo caso il motore non comporta grosse spese, dovendosi affidare a potenze limitate. Sui modelli moderni, tra cui anche alcuni semiplananti, le motorizzazioni crescono, insieme ai costi, regalando però opportunità in più per lo sfruttamento della barca. Questione di gusti e, naturalmente, di disponibilità.

la vela. Discorso molto diverso per la vela. legato ai tempi di trasferimento, che a motore

Cambiano i potenziali acquirenti e cambiano radicalmente le offerte. Il navigatore a vela è un appassionato, per il quale la vacanza è molto spesso secondaria rispetto al piacere della navigazione. Entro i 10 metri è possibile trovare scafi a vela molto diversi tra loro. Fino ai 7-8 metri le barche a vela sono principalmente utilizzate per le regate, offrendo spazi molto ridotti in crociera. Salendo nelle dimensioni aumentano le possibilità di fare un doppio uso o di sfruttarle principalmente per le vacanze. I vantaggi della vela sono notevoli, dai consumi ridotti al minimo agli spazi, nei cabinati, solitamente superiori rispetto ai modelli a motore. L’aspetto negativo è

sono certamente più brevi, anche se il piacere della navigazione, abbinato alla riduzione dei costi, spesso fa propendere per la scelta della vela, in particolare nel settore del charter. Chi compra una barca a vela sa che l’impegno nella gestione sarà molto superiore rispetto a una barca a motore, ma proprio per questo l’armatore non sarà improvvisato. È uno dei motivi per i quali il charter a vela ha preso piede in modo sempre più cospicuo, anche in Italia, nonostante le potenzialità del settore siano ancora molto poco sviluppate rispetto a paesi molto accoglienti ma non necessariamente più attraenti dell’Italia, come Croazia, Grecia e Turchia.

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SUA ALTEZZA REALE PEUGEOT 308 REGINA D’EUROPA ELETTA NEL 2014

n questo numero abbiamo provato per voi una regina d’Europa, fresca d’elezione sul più alto e ambito trono: quello di auto dell’anno 2014. Le concorrenti erano tutte davvero agguerrite e con ottime credenziali: BMW i3, Citroen C4 Picasso, Mercedes Classe S, Mazda 3, Tesla Model S, Skoda Octavia. Ma alla fine l’ha spuntata lei, sua

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altezza reale la nuova Peugeot 308. E appena entrati nella concessionaria che ci ha fornito il modello della prova (per la precisione, una 1600 HDI versione ACTIVE 5 porte) si capisce il perché. La linea è davvero affascinante, un riuscito mix di eleganza e sportività il cui profilo laterale si chiude nel musetto anteriore dove convergono i riusciti fari con luci a led (come le luci delle frecce inserite nei retrovisori interni) e le ruote cerchi in lega da 17 a filo della carrozzeria. Bassa e larga di carreggiate, aggressiva, ma anche signora dalle linee slanciate ed eleganti, la nuova 308 all’interno ci accoglie in un rilassante ambiente ma dall’elevatissima tecnologia: in consolle, solo i pochi tasti per lo strettamente indispensabile. Per tutto il resto c’è l’avveniristico “i-cockpit” con il quadro strumenti rialzato per avere tutte le informazioni senza

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> A CURA DI GIOVANNI maRINO

distogliere lo sguardo dalla strada, una consolle centrale allo stesso livello e, soprattutto, il touch screen centrale con schermo da 9,7 pollici con il quale si fa immediatamente amicizia. Grande spazio all’informatica, grazie al Peugeot Connect con varie applicazioni (il touch può gestirne 4 contemporaneamente) già possibili e numerose altre che arriveranno successivamente.

Bellissimo lo sterzo (sembra di guidare una Formula 1), piccolo che sembra disegnato apposta per le tue mani. Silenziosissima e avvolgente, proviamo ad affondare un po’ il piedino e la 308 non si tira indietro. Il turbo Diesel da 115 CV sale in bella progressione e senza incertezze con regale “nonchalance”, ed anche una certa personalità. Entra precisa come un compasso in curva: che feeling con questo sterzo! Si rientra in centro e al primo semaforo, inserito il cambio in folle, il dispositivo “Start & Stop” ti spegne il motore: niente paura, appena si riabbassa la frizione si rimette in moto automaticamente. Sul touch screen il navigatore (di serie) ci indica la “retta via”. Ci fermiamo per un caffè e constatiamo che i sensori di parcheggio (sempre di serie) hanno un segnalatore visivo che cambia colore man, mano, che ci si avvicina all’ostacolo fino a diventare rosso e con il cicalino fisso quando si è al limite del contatto.

Rientrati in concessionaria ci guardiamo un po’ anche la versione Station Wagon (anche più bella, secondo chi scrive) dai grandi interni e il divanetto posteriore frazionabile a 1/3 oppure a 2/3. Grande attenzione anche all’ambiente grazie all’esclusivo FAP (Filtro Anti Particolato) ed emissioni tra le più basse della sua categoria con CO2 dichiarato a 85.

Due le motorizzazioni a benzina con il 1.2 Pure Tech Turbo nwella versione da 110 o 130 cavalli, rispettivamente a 5 e 6 rapporti, mentre per il Diesel si parte dal 1.6 HDI da 92 cavalli (unico a 5 marce) per salire alla versione da noi provata con 115, la “Blue” da 120 cv con camio manuale a 6 marce, e il 2.0 Blue HDI da 150 cv disponibile con il manuale a 6 rapporti o l’automatico. Per quanto riguarda i prezzi, si parte dai 18.500 euro della 5 porte Access fino ai 22.800 della Allure. La Active da noi provata, invece, il miglior compromesso, parte da 20.200, tutti IVA inclusa con numerose offerte e vantaggi come i noleggi a medio e lungo termine estesi anche a privati.

Si ringrazia la concessionaria Peugeot MIDA CARS, via Provinciale Aversa, 1, 80020 - Crispano (Na), che ha gentilmente messo a disposizione il modello provato.


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ALLA GUIDA DELLA NUOVA YAMAHA MT-07 UNA PICCOLA GHEISHA IN SPENDING REVIEW

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a MT-07, ultima nata di casa Yamaha, è stata presentata sul mercato lo scorso marzo 2014, a completare l’offerta della famiglia MT. Chi ci segue con attenzione ricorderà che precedentemente avevamo già provato l’entusiasmante 09 con il suo 3 cilindri da 115 cavalli terribili ed esaltanti, da affidare, preferibilmente, a mani assai esperte. Diverso il criterio della sorellina 07 che proviamo in questo numero. Entrando nella concessionaria Rima di Napoli, che ha gentilmente messo a disposizione il modello in prova, troviamo le due

sorelle affiancate in esposizione, fatto che ci facilita nella comparazione visiva. Tutta a favore dell’ultima arrivata, la 07, che ha una linea serbatoio più filante ed armoniosa rispetto alle parti in plastica contro gli evidenti spigoli della sorella maggiore, la bella sella un po’ avveniristica e un po’ rétro divisa in due pezzi e con qualche centimetro in più in altezza per il passeggero, lo scarico sempre cortissimo ma diversamente sagomato. Più bello anche il codino posteriore che esalta lo slancio della linea. Saliti in sella, la prima cosa che si nota, continuando il confronto con la 09, è la strumentazione più logicamente posizionata al centro del manubrio. Inserito il contatto, una serie di informazioni sparate tutte insieme nei cristalli liquidi della strumentazione digitale possono dare la sensazione di un videogame, tanto è accattivante

la grafica. Innestiamo la prima delle sei marce a disposizione: il bicilindrico frontemarcia da 689 centimetri cubici 4 tempi che spinge la signorinella di Iwata va via regolarissimo e silenzioso, grazie al contralbero di bilanciamento alleggerito. Più docile nell’erogazione della coppia, il propulsore, con i suoi 75 cavalli di potenza, si mette a disposizione dei motociclisti che devono fare ancora esperienza come una giovanissima Gheisha, ma anche con quel briciolo di personalità che fanno della MT-07 una due ruote estremamente godibile. Si districa bene nello stretto grazie all’ottimo telaio, ma non bisogna chiederle più di quello per cui è stata progettata, altrimenti viene fuori qualche limite oggettivo dalla forcella anteriore e dalla frenata, un po’ troppo lunga e con una pericolosa tendenza al bloccaggio della ruota posteriore. Probabilmente l’ABS, non presente sul modello provato, sono circa 500 euro ben spesi. E, a proposito di spesa, ricordiamo che il prezzo base è stato fissato in 5690,00 euro: in tempi di “spending review” un bell’incentivo per cominciare ad andare in moto in maniera spensierata e leggera. Che è, poi, il criterio al quale si sono ispirati i tecnici della Yamaha nella progettazione di questo modello, missione perfettamente compiuta. Noi ci vediamo a luglio. Si ringrazia la concessionaria Yamaha RIMA, via Arenaccia, 59/65 - Napoli, che ha gentilmente messo a disposizione il modello provato.

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LA SVIZZERA IN MULTIVISION DAL BERNINA EXPRESS > HARRY DI PRIsCO

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Che meraviglia stare qui”: questa osservazione del poeta tedesco Trainer Maria Bile, durante il suo soggiorno a Bad Ragas, mette bene in risalto come la bellezza paesaggistica della Svizzera ha da sempre affascinato scrittori e filosofi, sia come fonte di ispirazione, ma anche come luogo di quiete. Con ventiseimila chilometri suddivisi tra treni autobus, battelli, ferrovie di montagna e impianti di risalita, la Svizzera è un enorme parco di divertimento per tutti. E proprio i “panorami” sono il motivo conduttore del 2014, lanciato dalla Svizzera Turismo, che si possono ammirare un po’ dappertutto in montagna come in città. Tutto questo e molto altro ancora si può vivere soprattutto a bordo dei trenini rossi della Ferrovia retica (www.rhb.ch), facilitati dagli ampi finestrini delle carrozze che consentono di godere a pieno del più grande spettacolo delle montagne che solo la natura può offrire. Proprio quest’anno la Ferrovia retica festeggia in maggio i suoi 125 anni di viaggi affascinanti, attraverso il Cantone dei Grigioni. « Fu nel 1889 che l’olandese Willem Jan Holsboer - ci ha ricordato Enrico Bernasconi, rappresentante per l’Italia della Ferrovia retica - gettò le

basi per la costruzione di una ferrovia nel Cantone dei Grigioni, il più grande della Svizzera. Si iniziò con l’apertura della tratta Landquart-Klosters e solo un anno dopo ci fu il prolungamento fino a Davos». Il Bernina Express in particolare offre un’emozione lunga 122 chilometri, due ore spettacolari da vivere immersi nella natura comodamente seduti. È dal 7 luglio 2008 che il 30% delle linee, dell’Albula e del Bernina, sono patrimonio mondiale dell’UNESCO, grazie al connubio fra arte ingegneristica e paesaggio, mentre il 20% delle tratte si trovano sopra o all’interno di opere architettoniche. Dopo la ferrovia del Semmering in Austria e quella di Darjeeling in India, è il tracciato della ferrovia retica a diventare patrimonio mondiale, quale esempio innovativo dal punto di vista tecnico di accesso al paesaggio alpino oltre ad essere annoverato tra le ferrovie a scartamento ridotto, lunga 384 chilometri, più spettacolari del mondo. Il treno Glacier Express, in sette ore e mezza, poi, collega St. Moritz a Zermat, passando per viadotti e vertiginose gallerie a spirale, che ben si armonizzano con i paesaggi incontaminati e


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romantici. Saint Moritz in Val Engadina, nel Cantone dei Grigioni, sulle sponde dell’omonimo lago, è una delle più ambite mete turistiche d’Europa. La città ha conservato una natura integra che, anche grazie alla qualità delle infrastrutture, la rende un vero e proprio paradiso per gli amanti della montagna in qualsiasi stagione dell’anno. E’ qui che è nato, a fine Ottocento, il turismo alpino invernale, consolidandosi poi fino a far diventare St. Moritz, il cui nome è protetto da un marchio di qualità, la numero uno delle destinazioni di vacanza delle Alpi. Tutta la sua storia è costellata di primati e non solo sul fronte turistico: fu la prima città svizzera a dotarsi di un impianto di luce elettrica; la prima nei Grigioni a far uso dei telefoni; la prima dell’arco alpino a veder sfilare un tram e a tirar su dal nulla un albergo di lusso, come il mitico “Palace”. Nonostante fosse visitata già da tempo, le origini della località turistica si avviano nel 1864, allorquando Johannes Badrutt, pioniere della ricettività alberghiera, fece una scommessa con quattro ospiti inglesi: se fossero tornati in inverno e non avessero

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trovato la località di loro gradimento, avrebbe pagato loro il viaggio di andata e ritorno da Londra ma se, al contrario, si fossero trovati bene, si sarebbero potuti fermare gratuitamente tutto il tempo che desideravano. E fu proprio Saint Moritz, che ha ospitato il primo ufficio turistico in Svizzera e sempre qui che nel 1929 nacque la prima scuola di sci elvetica. Il Cervino, padre di tutte le montagne, svetta maestoso sopra la cittadina di Zermatt, che è diventata oggi la destinazione turistica più richiesta e di successo della Svizzera. Da un anniversario all’altro. Sarà il 14 luglio 2015 che cadrà il 150° anniversario della prima scalata alla cima del Cervino, avvenuta nel 1865 quando lo svizzero Whymper decise di dare inizio all’avventura, che ha “domato” la montagna salendo su in cima dal lato svizzero di nord-est, prendendo Zermat come punto di partenza. Concorrono a dare il senso della eccezionalità della Rhatische Bahn alcune cifre: 10 milioni sono i passeggeri che viaggiano ogni anno; 19.042 metri è l’ estensione della galleria più lunga, quella del Vereina; 592 sono i ponti attraversati; 103 le stazio-

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ni; 89 metri l’altezza del viadotto più alto, quello di Wiesen; sulla linea del Bernina vi è la pendenza più ripida che raggiunge il 70%; il 30% delle linee della FR si trovano oltre i 1500 metri. In occasione del 125° anniversario delle linee più ricche di storia della Ferrovia retica inizia l’avventura grazie ad un primo viaggio speciale, a bordo di diversi tipi di treni, organizzato dall'11 al 15 giugno. È possibile apprendere tutto sui capolavori dei pionieri della ferrovia dell’epoca, attraversando varie aree linguistiche e culturali e ammirandone le attrazioni turistiche. Il viaggiatore è accompagnato nel suo tour da guide poliglotte e in più ogni posto è dotato, come nei bus citysightseeing, di attacchi per cuffie e auricolari che illustrano gli stupendi panorami di volta in volta che il trenino rosso li attraversa. La visita guidata consente di conoscere le officine di Landquart, con l’ ingresso al Museo ferroviario dell'Albula, la visita del Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia. «Oggigiorno con il dilagare del low cost - ha detto Matteo Spiller, market manager di Swiss Travel System, che raggruppa tutti i servizi di trasporto della Svizzera - è passato il concetto che le vacanze sono gratuite o quasi, ovviamente a queste tariffe corrispondono prestazioni adeguate all’importo». Anche per gli

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alberghi il discorso è lo stesso. Le occasioni di pernottare a prezzi competitivi ci sono e sempre sarà garantita la qualità dei servizi offerti. «Nel sito: www.svizzeraturismo.it ci ricorda Piccarda Frulli, vicedirettore di Svizzera Turismo - sono elencati tutti i tipi di alloggio, dagli alberghi, agli appartamenti, ai campeggi oltre ad altre soluzioni per tutte le tasche per consentire alle famiglie di potersi godere una rilassante vacanza. Lo scorso anno un milione di nostri connazionali si è recato in Svizzera e di questi all’incirca trecentomila sono giunti dal Centro Sud Italia. Il mezzo più comodo per raggiungere le località svizzere da Roma, che poi è ben collegata a Napoli grazie all’alta velocità, è l’aereo che prevede 4 voli giornalieri fino a Ginevra, operati da Darwin Airlines, mentre a partire dall’11 aprile la Swiss offrirà 6 collegamenti a settimana per Ginevra, che si aggiungeranno ai 4 già esistenti per Zurigo, così da integrarsi perfettamente al sistema di trasporti ferroviari elvetici. Se si decide di partire nei week end è possibile soggiornare a Zurigo anche a prezzi interessanti e c’è sempre la possibilità di abbinare all’albergo le visite ai musei, presenti in gran numero nelle grandi città». La città è un valido esempio di quanto si può offrire all’ospite, sia che viaggi da


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solo o in coppia, sia che si muova con la famiglia. Da qualche anno è infatti una destinazione indicata per accogliere bambini in qualsiasi periodo dell’anno, avvalendosi delle infrastrutture esistenti nei numerosi parchi in città e nei dintorni. Anche lo sport è di casa a Zurigo, dove tutto è a portata di mano. La bicicletta è sicuramente un mezzo como-

dà la possibilità di abbinare lo Swiss Pass da 4 o 8 giorni al poter raggiungere 8 incantevoli vette svizzere: Allaline nel Vallese, noto per il ristorante girevole più alto e il padiglione di ghiaccio più grande al mondo; Brienzer Rothorn, vetta che si raggiunge in treno ancora oggi su carrozze storiche e Niesen nei pressi del lago di Thun, che ricorda un’enorme pira-

do e pratico per arrivare ovunque, grazie soprattutto al noleggio gratuito per i giovani. A proposito di anniversari, nel 2014 i mezzi pubblici svizzeri propongono tante chicche imperdibili per il 25° compleanno dello Swiss Pass. Da un quarto di secolo, il biglietto “all-in-one” entusiasma e motiva i viaggiatori di tutto il mondo a scoprire la Svizzera a bordo di treni, autobus e battelli. Per tutti coloro che nel 2014 vogliono arrivare in alta quota, lo Swiss Travel System ha ideato lo Swiss Peak Pass, che

mide, anche nell’Oberland Bernese, Cardada, il monte panoramico sopra Locarno nel Ticino; Corvatsch nei Grigioni con neve sempre garantita, Rochers-de-Naye nel Vaud sopra Montreux; Santis, il rilievo più alto dell’Alpstein, che sovrasta le verdi colline dell’Appenzello nella Svizzera Orientale e Stanserhorn che domina Lucerna ed il lago omonimo. L’offerta è valida per tutto l’anno e comprende la libera circolazione a monte e a valle con le strutture collegate all’iniziativa. Fu alla fine degli anni Trenta che le Ferrovie Federali Svizzere (FFS) lanciarono lo Swiss Pass, un biglietto per le vacanze, che prese il nome di Swiss Travel System. Il viaggiatore con un unico biglietto potrà viaggiare su qualunque mezzo di trasporto ed entrare gratuitamente in molti musei, oltre ad ottenere sconti nei negozi convenzionati. Gli svizzeri possono considerarsi campioni del mondo nei viaggi ferroviari. Non esiste, infatti, un altro popolo che percorra così tanti chilometri in treno come gli elvetici: in media all’anno sono 2.274 i chilometri percorsi a persona. È anche da primato l’intera rete dei trasporti pubblici con i suoi 11.000 chilometri su 814 linee su gomma a cui si aggiungono i 148 diversi battelli, alcuni dei quali a ruota in servizio da cento anni, che solcano i laghi elvetici.

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IL “REGNO DI OZ” È MADE IN SUD > SERENA maRINO

Napoli lo conoscono come il perfettino del duo “Ivan e Cristiano”, quello della fila… Quello de “gli opposti che si attraggono”. Ma Ivan Fedele, attore napoletano con un curriculum di tutto rispetto e che, grazie a Made in Sud, ha raggiunto la popolarità, da anni , oltre a dedicarsi al mondo dello spettacolo, si occupa di insegnare recitazione e teatro a tanti bambini della nostra città. “Lavorando da anni con il teatro, lo spettacolo e il mondo dell’infanzia, ho pensato di unire queste mie competenze e passioni e di fonderle in un’associazione culturale che avesse come scopo la diffusione del teatro e dell’arte in generale nel mondo dell’infanzia. Dopo tantissime esperienze a Napoli e Roma ho deciso, nel 2007, di inaugurare proprio a Napoli, la mia città, l’Associazione Culturale “Il Regno di Oz”, da me fondata e della quale son tuttora il presidente. Compagni di follia sono stati due esperti formatori teatrali in ambito scolastico ed extrascolastico: Giuseppe Di Gennaro (autore con me di gran parte degli spettacoli messi in scena dai nostri piccoli attori e responsabile anche del polo animazione) e Simona Della Morte (coordinatrice di tutte le nostre attività e teorica della nostra linea pedagogica, essendo una maestra). È grazie alle nostre competenze e al nostro entusiasmo che siamo riusciti a portare i nostri laboratori teatrali, in questi anni, in una cinquantina di scuole della

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nostra città. Sia nella scuola primaria sia, ancor più, nella scuola dell’infanzia. La nostra particolarità è stata sempre quella di non offrire un teatro per bambini, bensì un “teatro a misura di bambino”, dove il bambino non fosse spettatore, ma, al contrario, protagonista attivo, relegando loro, gli adulti, a fruitori dell’opera. Un accostamento metodologico ai piccoli, che si avvale di momenti speciali quali il “Rilassamento”, la “Drammatizzazione”, il “Movimento Corporeo” e di strumenti quali la musica, le “mascotte” (piccoli burattini di stoffa, veri e propri compagni di viaggio nell’avventura di un anno scolastico) che conduce, gradualmente, i piccoli attori a misurarsi con uno spettacolo finale scritto su misura per loro. Tra gli spettacoli più acclamati in questi anni ci sono stati “La fiaba più bella del mondo”, “Milly nel Regno di Mangionia”, “W la Natura Show”, “Stilla”, “Il mondo di Ataf”, “La storia della pizza”, “La Principessa Rosellina e i cinque sensi”, “Il paese semprerosso e il paese sempreverde”, “Chi l’ha visto, Ulisse???”. La nostra attività si basa su consolidati presupposti pedagogici recepiti anche dai documenti ministeriali di riferimento della scuola dell’infanzia (Orientamenti del ‘91) e della scuola primaria (Prog r a m m i dell’‘85). In


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tali documenti l’arte in genere viene considerata un ambito disciplinare ed esperienziale di notevole importanza per lo sviluppo armonico della personalità del bambino, in quanto consente l’espres-

sione della creatività. Ma ciò che è maggiormente condiviso dalla nostra associazione è la funzione che l’arte in generale, e il teatro in particolare, assumono per l’integrazione scolastica di tutti i bambini, anche di quelli con difficoltà di apprendimento e di relazione. Su tali basi il laboratorio di teatro è programmato in maniera da consentire sempre l’espressione del bambino e il suo attivo coinvolgimento. Negli ultimi sette anni abbiamo operato in diverse scuole del territorio per dimostrare come il teatro, attraverso una metodologia adeguata, possa consentire l’integrazione e un miglioramento delle dinamiche di relazione nei bambini “normodotati” e nei bambini con deficit socio-ambientali, difficoltà di letto-scrittura, portatori di sindrome autistica. Inoltre si sono riscontrati risultati positivi dell’attività teatrale nei bambini iperattivi: aumento dei tempi di attenzione e della capacità di ascolto. Offrire ai bambini un’esperienza teatrale significa partire dalla teatralità spontanea che ciascun bambino è in grado di esprimere naturalmente. Sollecitare un crescente sviluppo di fantasia, creatività, espressività, attraverso un canale di comunicazione forte e particolare come il teatro, favorisce, inoltre, lo sviluppo delle capacità comunicative e di apprendimento attivo. Il nostro è un lavoro in tandem con la scuola e gli insegnanti. Abbiamo affrontato in questi anni varie tematiche che, andando a integrarsi alla programmazione del corpo docente,

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ci hanno permesso di approfondire e sviluppare argomenti quali l’alimentazione, l’intercultura, i cinque sensi, l’ecologia, il codice civico, la mitologia greca, la cultura e la tradizione napoletana, andando così ad acculturare e formare, sempre tramite una metodologia ludica, le future generazioni. Nella scuola primaria abbiamo sperimentato anche il Laboratorio di scrittura dove gli alunni hanno avuto la possibilità di mettere in scena un testo scritto da loro stessi. Abbiamo interagito tantissimo, inoltre, con il Comune di Napoli, che ha riconosciuto la nostra associazione inserendola nel proprio albo, in iniziative rivolte alla città ed ai suoi piccoli abitanti”. Ma il Regno di Oz non va mai in vacanza. “Altre bellissime esperienze, nonché imperdibili appuntamenti, sono i nostri Campus Estivi dove, con centinaia di bambini, trascorriamo l’estate all’insegna del divertimento ma anche dell’apprendimento. Difatti, ogni anno i nostri Campus sviluppano un tema specifico (“Napoli e le sue tradizioni”, “Il giro del mondo in 80 giorni”, “Il mare dei Pirati”, “Il Mondo degli Dei”, “Il Far West”, tanto per citare alcuni titoli) snocciolandosi attraverso piccoli laboratori (di sport, di teatro, di ballo, di canto, di musica, di arte, di eco riciclaggio, di giornalismo) grazie a figure specializzate del settore come Marco Basile per lo sport, Nino Orfeo per il teatro e la partecipazione di molti miei colleghi della trasmissione di Rai 2 “Made in Sud”. Ivan Fedele rivolge un ringraziamento particolare a chi ha collaborato con lui in tutti questi anni: “Insieme a Simona e Giuseppe, ringrazio tutti coloro che in questi anni hanno fatto parte del Regno di Oz e lo hanno aiutato a crescere. Parlo di Rosa Alvino, Titti Alvino, Pierangelo Della Morte, Corrado Battista, Claudia Errico, Adriano Cardinale, Marco Basile, Nino Orfeo, Nello Mallardo, Alessandro Castaldi, Alessia Gallo, Gianmarco Salerno, Fabiana Veloce, Claudia e Guenda Cannella, Cristiano Di Maio, Daniele Fiore, Anna e Alessandro Di Gennaro, Tony Orefice, Maurizio De Matteo, Sveva Germana Viesti, Claudia Paglione, Marta Giordano, Paola Mazzara, Pina Di Gennaro, e tutti gli altri”.

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20 ANNI SENZA MASSIMO

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IL LINGUAGGIO UNIVERSALE DELLA COMICITÀ >GABRIELLA DIlIbeRtO

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anti amici che hanno condiviso momenti della propria vita con Massimo Troisi lo hanno voluto ricordare, ognuno a modo suo, con una serata organizzata a Napoli martedì 10 giugno, nel cortile del complesso monumentale di San Domenico Maggiore, a vent’anni dalla sua scomparsa. La serata è stata realizzata dal Forum Universale della Culture con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e l’Associazione Pietrasanta

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Polo Culturale. Si sono alternati sul palco il produttore Gaetano Daniele, l’artista Lello Esposito, la cui scultura “L’ascesa negata di Pulcinella”, tra le preferite da Massimo Troisi, ha accompagnato sul palco la serata, gli attori Gigi Savoia e Gianfranco Gallo, il cardiologo Giovanni Grieco e il preside novantenne Palmieri. Tra una testimonianza e l’altra, gli interventi musicali di Peppe e Consiglia Licciardi, i Popularia, James Senese, Enzo Gragna-


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niello, Nicola Di Battista, che hanno dedicato a Troisi alcuni brani. Un grandissimo successo testimoniato dalle oltre mille persone che hanno assistito allo spettacolo coordinato da Giorgio Verdelli affiancato dalla sorella di Massimo, Rosaria Troisi, ed Enzo De Caro. Una partecipazione che testimonia il fortissimo affetto della città nel confronti dell’attore prematuramente scomparso all’età di 41 anni: «L’emozione è sempre quella, bellissima, straordinaria – ha spiegato Rosaria Troisi, sorella dell’attore -. Quando si fa qualcosa per Massimo chi mi chiama non mi chiede “Hanno preparato qualcosa per Massimo?” ma “Stasera ci sta Massimo?”. Come se lui stesse qui, e allora anch’io ci voglio credere e rispondo: “Sì, stasera ci sta Massimo”». Anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha omaggiato la memoria di Troisi: «Massimo ha lasciato un vuoto che non si è colmato e mai potrà colmarsi. Credo che poche volte sia capitato che una città si identifichi così coralmente con una personalità del mondo dell’arte, della cultura. È stato un interprete del linguaggio universale della comicità che ha saputo sviluppare un senso del tutto personale, un linguaggio poetico, forse solo Chaplin è riuscito a fare altrettanto». (foto Andrea Savoia)

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PREMIATI AD AMALFI I PROTAGONISTI DELLA SERIE A

rmai è diventato un appuntamento fisso del mese di giugno, quando la primavera lascia spazio all’estate e i sogni hanno facoltà di librarsi sulle intriganti acque del mare della Costiera. Anche la seconda edizione di Football Leader non ha tradito le attese: ospiti d’eccezione, premi sempre più ambiti ed uno scenario senza eguali hanno contribuito a trasformare in successo la manifestazione ideata da Massimo D’Alessandro, Gianluca Gifuni e Dario Sarnataro, organizzata con la collaborazione di ‘Eventualmente’ ed ospitata ad Amalfi nell’incantevole scenario del Grand Hotel ‘Il Saraceno’, di Dino Celentano. Tre giorni di sport e spettacolo, tra dibattiti, tavole rotonde, premiazioni e gala, per celebrare i protagonisti dell’ultima stagione e riflettere sullo stato di salute del calcio italiano. Grande protagonista il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che ha ricevuto, nella piazza del Duomo di Amalfi, il premio “Financial fair play” per l’impeccabile gestione eco-

nomica e finanziaria del club partenopeo. Napoli sugli scudi anche nella premiazione allestita il giorno seguente nella terrazza del ‘Saraceno’. A Rafa Benitez il riconoscimento “Panchina giusta” per l’eleganza e la signorilità mostrate dentro e fuori dal campo, doti rimarcate dal tecnico spagnolo anche nel videomessaggio di ringraziamento. Lontano dall’Italia “perché chiude l’anno scolastico delle mie bimbe in Inghilterra”, Benitez ha mandato il vice Fabio Pec-

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chia a ritirare il premio in Costiera – “Beato lui”, ha sottolineato – e lo ha poi idealmente diviso con squadra, staff e società: “Lavoriamo tutti insieme per rendere il Napoli ancora più forte”. Tra gli altri protagonisti l’attaccante del Chievo Sergio Pellissier, “Leader in campo”, ed il bomber del Sassuolo Domenico Berardi, “Leader under 21”, rappresentato dal procuratore Beppe Galli. Il premio “The first” è andato a Giuseppe Iachini per aver portato il Palermo in A. Tra i premiati speciali il dirigente dell’Udinese – ed ex azzurro – Andrea Carnevale, il pugile Roberto Cammarelle e l’attaccante del Verona Luca Toni, in collegamento dal Brasile dove era impegnato non – come avrebbe voluto – per il Mondiale, ma in tournee con l’Hellas. Infine, “Premio Amalfi” al campione del mondo Fulvio Collovati, “Premio Il Saraceno” al tecnico della Lazio Edy Reja e premio speciale “Penisola Sorrentina Arturo Esposito 2014” a Peppino di Capri per i 40 anni di “Champagne”. In un parterre zeppo di allenatori reduci purtroppo da esoneri o retrocessioni – Ballardini, Di Carlo, De Canio – non poteva mancare l’eroe della salvezza della Longobarda, Oronzo Canà. A Lino Banfi, straordinario interprete del tecnico più simpatico del cinema italiano, è stato consegnato il tesserino ad honorem dell’Assoallenatori: “Sono passati 32 anni e sembra ieri, e meno male che ci ha pensato il presidente Ulivieri”, ha improvvisato Banfi sul palco. “Perché questo tesserino fa felice Oronzo, nonno Libero e Lino. Prima ero un re ma senza la corona, col 5-5-5 e la B-zona”.




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