Magazine maggio 2014

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MaGGIo 2014

Papeuropoli simona buonaura

un numero che strizza l’occhio alle prossime elezioni europee, questo 37 del mese di Maggio 2014, e non poteva essere altrimenti. Ma, naturalmente, abbiamo cercato di offrire un percorso alternativo verso l’idea di un’altra Europa possibile, meno legata alle dinamiche economiche dell’euro e dello spread, quanto più rispettosa delle identità dei suoi popoli. ne parliamo con alcuni personaggi assai diversi tra loro: dalla voce di radio radicale Marco Taradash all’indipendentista veneto Lucio Chiavegato, ridisegnando anche una mappa delle componenti di quella Europa delle culture che va sempre più ritornando di moda in contrapposizione all’omologazione. Con l’economista Canio Trione parliamo, invece, delle pesanti condizioni in cui è stata ridotta la Fiera del Levante, mentre più avanti l’accento lo poniamo sulle altre rapine che il nostro Sud continua a subire. Tante le segnalazioni che, in controtendenza rispetto al momento di crisi, testimoniano di un Mezzogiorno pieno di fermenti e progetti, finalmente slegati dalla politica servoassistita quanto legati a quella creatività identificativa di tutti i Sud. Ma certamente, per noi, non poteva passare inosservata la pesante azione razzista ed antimeridionale di cui si sono resi protagonisti una roma lontana quanto lo stesso Stato italiano dai suoi cittadini. Dunque, per controbattere i luoghi comuni antimeridionali (già brillantemente debellati dalla famiglia di Ciro Esposito, il giovane ultrà gravemente ferito negli scontri del pre partita napoli-Fiorentina), pubblichiamo anche qui il fondo deldirettore, già uscito sul nostro quotidiano online da dove ha avuto una grandissima divulgazione. nella speranza sincera che non ricorra mai più il caso…

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l’Editoriale

"Mi chiamo Ciro Esposito" Gino GIaMMarIno

mi chiamo Ciro Esposito ed abito a scampia. non vendo droghe ai ragazzi fuori scuola e non chiedo il pizzo ai commercianti della mia zona. mi alzo la mattina presto per guadagnarmi la mia onesta giornata lavando auto, eppure sono napoletano. il che, tranne per alcuni casi affetti da una rarissima patologia ancora in fase di studio, vale a dire “tifoso del napoli”.

mi passano per le mani le utilitarie rabberciate degli operai, le sempre ordinate e scintillanti “medie” dei ragionieri (rigorosamente in leasing), e i grossi sUV dei camorristi: per me sono tutte uguali, tutti pezzi di lamiera da ripulire dalla polvere, dal fango e dagli schizzi di pioggia per riportarle all’originario colore. Fosse per me, le dipingerei tutte di azzurro, l’unica tinta che mi da passione, quella cosa che unisce me ai miei amici fuori dalla routine della fatica.

Con loro ero partito per Roma, un bel sabato insieme per vederci la finale di Coppa italia contro la Fiorentina, e adesso mi ritrovo qui, Policlinico Gemelli, sospeso tra la vita e la morte, ridotto in questo stato dallo stato. Uno stato cha fa piantonare me, quasi in fin di vita, e lascia liberi personaggi come “Gastone”, il romanista (definirlo “Ultrà” come noi napoletani non posso) che ha vigliaccamente sparato ad altezza d’uomo, per uccidere, lasciando a terra altri due tifosi. Prima dei due agenti della Polizia Penitenziaria, vicino a me, a soccorrermi, c’era “Gennaro”, si, proprio lui, ‘a Carogna, che adesso è stato fatto diventare un divo affinché questo stato, ancora una volta, cerchi di sfuggire alle sue responsabilità mancate.

siamo stati abbandonati a noi stessi, aggrediti prima sul lungo tragitto da compiere a piedi e poi dalla stampa nazionale, sempre pronta – quando si tratta di napoli e dei napoletani – a scaricare pallettoni di fango su di noi. addirittura mi hanno detto che i cronisti della Rai, durante la partita, in un primo momento hanno parlato

di uno scontro tra delinquenti napoletani: UaH!

Tutto quello che sta accadendo non è da Paese civile, non è da Paese compiuto. E accade ogni domenica in tutti gli stadi del nord, nelle cui curve intere frange di pseudo Ultra’ si accaniscono contro il popolo e la tifoseria napoletani solo perché tali: come meravigliarsi se noi napoletani quest’italia non la riconosciamo e ne fischiamo l’inno come proprio a Roma gli italioti fischiarono l’inno argentino per la presenza del napoletano Diego armando maradona?

oddio, forse, come ci insegna il grande Edoardo, più giusto sarebbe sostituire i fischi con un immenso pernacchio scagliato all’unisono da tutti i napoletani contro questa italietta goffa e imbalsamata. ma io vengo da una famiglia di dignità e moralità: se alfano, marino & C. vogliono scendere dai loro piedestalli e venire a ripetizione, invece di stare a casa a vedersi le fiction su Gomorra di saviano, che arricchiscono i traditori

di napoli, già vendute in quaranta Paesi di tutto il mondo, possono tranquillamente venire a scampia.


il Sommario

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in questo numero: L’IMBOSCATA

MARCO TARADASH

il Brigante

SERVIZIO A PAGINA 6

anno 14 - nuMEro 37

www.ilbrigante.it - info@ilbrigante.com Tel. 081 19339716

MaGazInE PEr IL SuD DEL TErzo MILLEnnIo DiRETToRE REsPonsabilE GIno GIaMMarIno ViCE DiRETToRE SIMona buonaura

Hanno CollaboRaTo a qUEsTo nUmERo: EnrICa buonGIorno annaLISa CaSTELLITTI ETTorE D’aLESSanDro DI PESCoLanCIano MarY D’onoFrIo GabrIELLa DILIbErTo rICCarDo GIaMMarIno VaLEnTIna GIunGaTI MaurIzIo MEroLLa roSI PaDoVanI ErnESTo PaoLozzI FErnanDo rICCarDI DILETTa roMano raFFaELE SanTILLo

EDiToRE Piazza stazione Centrale

Piazza Garibaldi, 136 - 80142 napoli

PRoGETTo GRaFiCo FranCESCo GaLLo FoToGRaFo C. anDrEoTTI sTamPa

arTI GraFIChE naPoLITano - nola (na) La rivista è stata chiusa il giorno 12 Maggio 2014 alle ore 14:00

autorizzazione Tribunale napoli n. 5159 decreto 22/11/2000

L’OPINIONE

SUD E EUROPA SERVIZIO A PAGINA 8

IL CONFRONTO

INTERVISTA A LUCIO CHIAVEGATO SERVIZIO A PAGINA 14


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il Sommario

L’IMPRESA TECNOSCUOLA SERVIZIO A PAGINA 18

L’ANTEPRIMA “PER OGGI NON SI CADE” SERVIZIO A PAGINA 34

L’IDENTITà

BAUCO 1861 BRIGANTI Vs PIEMONTESI SERVIZIO A PAGINA 22

IL FUMETTO

DISNEY CELEBRA NAPOLI AL COMICON SERVIZIO A PAGINA 37

L’EVENTO

GRAN FINALE DEI NOSTRI SEMINARI TEATRALIZZATI SERVIZIO A PAGINA 24

LA STORIA LA POLITICA EUROPEA DEL REGNO DELLE DUE SICILIE SERVIZIO A PAGINA 40


STAMPA, REGIME, EUROPA: PARLA MARCO TARADASH

l’Imboscata

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Gino GIaMMarIno

elle prossime elezioni europee il partito Radicale non sarà presente, ma noi abbiamo voluto ascoltarne la voce. Un modo di dire, in questo caso, più

appropriato che mai, trattandosi di quel marco Taradash che alterna l’impegno politico allo storico appuntamento della trasmissione “stampa e Regime”, la rassegna stampa curata da massimo bordin ed in onda ogni mattina su Radio Radicale, da lui condotta nell’edizione del sabato.

Come sta procedendo, secondo lei, il percorso verso gli “Stati uniti d’Europa”? «È innegabile che si sia un po’ perso. l’Europa si è ampliata in termini quantitativi, aggiungendo numerosi nuovi stati, ma non in termini qualitativi perché non ha adeguato le sue strutture e non ha democratizzato le sue istituzioni per rendere i popoli europei compartecipi dello sviluppo. Dunque, bruxelles e strasburgo si sono allontanate dai cittadini europei anziché avvicinarsi, e a questa disaffezione dei paesi costituenti ha contribuito anche l’euro che è stato visto come la ragione di questa distanza».

non sarà che l’euro è un feticcio con gravi colpe? «in realtà, non è così. la possiamo definire un’illusione ottica: noi vediamo l’euro come gli antichi vedevano il sole come astro ruotante attorno alla Terra. insomma, lo configuriamo come la causa di tutti i mali economici e dell’impoverimento degli stati, ma, lo ripeto, non è così. sono stati i vari stati che non hanno fatto nei loro confini quello che era necessario fare per irrobustire le istituzioni economiche e per promuovere la crescita».

E qui il belpaese ha dato il meglio di sè… «l’italia è un caso esemplare: stava male prima dell’euro, è stata bene nei primi anni della sua circolazione in quanto la moneta unica ha favorito la riduzione del debito pubblico con l’abbassamento dei tassi di interesse, però poi non ha modificato niente di tutto quello che l’aveva resa debole prima dell’ingresso nell’euro. Per questo, oggi, la maggior parte degli italiani pensa che “…si stava meglio quando si stava peggio”. ma non è così. se noi avessimo mantenuto la lira, oggi saremmo in una posizione molto peggiore rispetto a quella attuale. Però è vero che oggi l’euro è vissuto come la ragione della crescita del potere della tedesco sugli altri stati, e, quindi, della minore sovranità e del minore benessere italiano».

Ma il malessere per l’euro monta un po’ ovunque… «in effetti si tratta di un problema di tutta l’Europa la quale, negli ultimi anni, è diventata una confraternita di stati anziché un percorso comune verso l’unione economica, verso l’unione politica o verso il rafforzamento del Parlamento. anche il Parlamento, per quanto abbia visto aumentare i suoi poteri, non è presente nella vita dei popoli europei. in italia, chi va al Parlamento Europeo in realtà scompare per cinque anni dalla faccia della scena politica del Paese, il che è un assurdo se si considera che da questa istituzione si approvano e si votano le leggi più importanti che poi ci riguardano tutti. Però è così, siamo in una grave crisi di legittimità dell’unione europea, e soprattutto siamo in una gran confusione rispetto alle responsabilità».

Siamo partiti dagli Stati uniti d’Europa, ma quando si va al voto la sensazione nel belpaese è quella di una campagna elettorale tutta dentro al perenne scontro dei partiti-fazione italiani: non si respira il senso di elezioni dove si voti contemporaneamente in tutti gli Stati partners per disegnare il nuovo Parlamento europeo… «in passato è stato certamente così, ma devo dire che questa volta c’è una discussione incentrata proprio sul ruolo dell’Europa. È una discussione un po’ distorta tra pro-euro e no-euro, però stavolta si gioca molto il totem o il tabù dell’Europa più che negli anni precedenti. Per quanto riguarda il panorama politico interno, invece, la confusione è massima, con matteo Renzi, leader del centrosinistra, che sta cercando di fare quello che avrebbe voluto fare berlusconi ma che poi si è disperso, e lo stesso berlusconi che è passato all’opposizione mentre il nuovo Centro Destra di angelino alfano è rimasto nelle larghe intese. Dunque, difficile riconoscere in Renzi l’erede naturale della sinistra, mentre il centrodestra si ritrova con una spaccatura e molti dubbi sulle scelte compiute in questi anni…».


MaGGIo 2014 a proposito di confusione: si parla continuamente di riforme, ma non si dice mai in quale direzione. Con un quadro politico nazionale così impalpabile ed indeciso, dove stiamo andando a parare? «Per quanto riguarda il mondo del lavoro vale il discorso

di prima: il governo Renzi-nCD sta cercando di adottare quelle misure che il centrodestra non è riuscito ad attuare e che vanno nella direzione di una maggiore competitività e, di conseguenza, maggiore sviluppo economico. Per quanto riguarda le riforme istituzionali, quella elettorale, anche se la materia a cui si sta lavorando personalmente non la condivido in quanto non mi sembra che si differenzi granché da quella già esistente, si sta andando nella direzione in cui si era già avviato il cammino con il centrodestra, poi bloccate dal referendum. E poi lo snellimento della burocrazia, la riforma della tassazione… sono tutte cose delle quali si parla da venti anni. berlusconi ha creato la grande illusione che si realizzassero e poi non ci è riuscito, e adesso le deve fare Renzi. Rispetto ad un processo come quello avvenuto in inghilterra, dove blair si è giovato del lavoro della Thatcher, il problema italiano è che il nostro Renzi-blair non può montare sulle spalle della Thatcher-berlusconi perché quest’ultimo non è stato in grado di fare il lavoro pregresso della “lady di ferro”».

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l’Imboscata

Come giudica l’atteggiamento del Presidente napolitano il quale, richiesto di nominare Marco Pannella Senatore a vita, rispose che “…essendo alla fine del suo mandato (quello di allora) non poteva assumere quella iniziativa”, salvo dopo qualche mese nomina-

re -in tutta fretta- Mario Monti in nome di quello che alan Friedman nel suo ultimo libro definisce come “Il piano del Presidente”? «adesso non ricordo le motivazioni addotte ma, detto questo, il Presidente ha un’amplissima discrezionalità di decisione. mi auguro che ora che c’è la possibilità di eleggere un altro senatore a vita, il Capo dello stato non tralasci questa opportunità».

Però, blair o Thatcher, berlusconi o renzi, la Questione Meridionale è stata completamente cancellata dall’agenda politica nazionale: cosa può, deve o non aspettarsi il Sud dall’Europa? «sul fatto che la questione meridionale sia stata cancellata, non c’è assolutamente dubbio. Però, nei decenni se ne è sempre parlato senza risolvere il problema; forse ci si aspetta che il mezzogiorno riesca a uscire da solo dai suoi problemi. ma non mi sembra una cosa così facile che una parte della nazione, con una serie di mancanze strutturali ed infrastrutturali nonché una situazione economica difficile, possa uscire da questa situazione senza l’impegno di tutto il Paese. indubbiamente va ripensata tutta l’ottica. Per quanto riguarda l’Europa, invece, bisogna sottolineare che non si tratta di un organismo che fa le cose per qualcuno, tocca sempre a noi fare le cose. l’italia deve mettersi in piedi tutta insieme e qui il sud costituisce una parte considerevole di questa operazione, ma non può aspettarsi niente, tanto dal nord dell’italia, quanto da quello dell’Europa».

bene, allora chiudiamo proprio su questo tema: è possibile una nuova Europa più rispettosa dei popoli, delle loro identità, e che non sia, invece, omologatrice di un pensiero e di una finanza unica? «Dipenderà molto dai cittadini, dalla cultura e dalle capacità degli statisti europei. Vedere un’Europa disarmata, in termini di idee oltre che di ideali rispetto alla crisi ucraina, ad esempio, fa pensare ad una debolezza enorme e lascia sgomenti per l’incapacità di intraprendere con rapidità azioni e scelte comuni e condivise».


l’Opinione

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VERSO UNA NUOVA EUROPA CHE RISPETTI LE TRADIZIONI LOCALI

E

ERnEsTo PaoLozzI

uropa si, Europa no. Ecco un modo sbagliato di porre la questione del rapporto fra italia ed Europa alla vigilia di importanti elezioni che per la prima volta eleggono un parlamento che eleggerà, a sua volta un presidente dell’Europa. Pochi lo sanno da la disinformazione generale che la battaglia elettorale, demagogica e vuota, ha generato. Complice una stampa che preferisce mettere in risalto le parolacce più che i fatti. l’elezione di un presidente non più nominato dai governi ma

a niente. i diritti si difendono, ormai, su vasta scala. Perfino l’Europa, fra america, Cina e india appare piccola. Partiti e sindacati devono, dunque, europeizzarsi, diventare sempre più transnazionali. il mercato. non è più pensabile reggere la concorrenza dei paesi extra europei se non si costituisce un vero mercato unico dell’Europa, sempre più libero in una cornice di regole (a cominciare dalle regole della concorrenza) di civiltà che

dai cittadini è un piccolo ma significativo passo avanti per costruire quell’Europa dei cittadini che vogliamo si sostituisca all’Europa dei burocrati. Un’altra Europa, dunque, e non un arretramento dell’Unione europea, come, spesso opportunisticamente, propugnano movimenti di vario genere che speculano sul malcontento e sulle paure.

devono distinguerci da altre realtà in rapida quanto incontrollata e pericolosa crescita. i questo quadro è necessario che i nuovi europeisti accelerino i processi di integrazione: a partire dalla politica energetica a quella della difesa, dalle politiche ambientali a quelle fiscali.

un EuroPa DEI DIrITTI

in un mondo globalizzato, economicamente, culturalmente e socialmente, bisogna imparare a pensare su uno scacchiere più grande. i diritti. non è pensabile difendere i diritti sociali e le libertà individuali in un solo paese. se una azienda di fronte alle proteste dei lavoratori può delocalizzare, andarsene dal suo paese, è evidente che le proteste non serviranno

Più Europa, dunque. meno Europa se, invece, pensiamo alle tante regole astratte che hanno lasciato proliferare una burocrazia in questi ultimi anni nei quali ci si è allontanati dallo spirito europeista nato dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Una nuova Europa che rispetti le tradizioni locali, che non invada, ad esempio, la sfera dell’istruzione, della cultura giacchè ogni popolo, ogni nazione ha il diritto e il dovere di preservare l’identità e la tradizione e la creatività dei suoi cittadini.


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Votare, dunque, oggi pensando alle polemiche interne al nostro paese sarebbe un grave errore. Gravissimo. queste elezioni non sono una resa dei conti fra i nostri partiti e movimenti. non è il momento di fare “dispetti” elettorali, “sfogare“ o “schiaffeggiare”. i nostri risentimenti passano, la rabbia sbolle ma l’Europa va avanti per i prossimi cinque anni. Ed è in Europa che si costruisce il nostro futuro, il nostro presente. indebolire l’italia equivale a fare un piacere a quelle forze politiche che vogliono che tutto rimanga uguale.

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l’Opinione

baTTaGLIa SuLL’ Euro

in ultimo una riflessione sull’euro. Forse (ma io ritengo di no) si poteva non aderire alla nuova moneta. Certamente si poteva negoziare meglio il passaggio dalla lira al nuovo euro. ma sarebbe una catastrofe abbandonare ora la moneta europea.. non sappiamo dire con certezza quale sarebbe il contraccolpo sui nostri risparmi. quanto si perderebbe. ma

è certo che i risparmi degli italiani sarebbero fortemente decurtati. Con una moneta più debole dell’Euro potremmo esportare meglio i nostri prodotti ma pagheremmo così care le materie prime, a cominciare dal petrolio, dalla benzina, da non riuscire a prevedere l’entità dei danni. Forzare sulla nostalgia degli italiani, sulle paure delle massaie è un gioco al massacro. Chi propone l’uscita dall’euro lo fa perché spera e sa che ciò non accadrà. Pensa esclusivamente a lucrare voti sulla buona fede dei tanti che hanno subito la crisi attuale dalla quale, peraltro, si sta finalmente uscendo. non è questa la buona politica. interrompere ora, dopo cinque anni di crisi la via della ripresa sarebbe un atto di infantilismo politico che pagheremmo con una nuova, più dura crisi. approfittiamo, invece, dell’occasione elettorale per ripensare l’Europa, per chiederci, ad esempio, se con il tempo non si possa e debba ridisegnare la geopolitica europea. Guardare al mediterraneo, ai paesi non europei che si affacciano sul “mare nostro” che vivono una nuova seppur difficile stagione come ad una opportunità e non come ad una minaccia. Una opportunità soprattutto per l’italia e per il sud d’italia. nord e sud e non solo ovest ed est. Proviamo, insomma, a costruire un’italia più libera in una Europa più libera.



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l’Altra Europa

L’EUROPA DEI POPOLI

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on le Elezioni Europee ormai alle porte, tante sono le riflessioni sull'effettiva rappresentatività all'interno del Parlamento Europeo, delle tante voci in tutto il Vecchio Continente che non riescono ad essere ascoltate. Tra queste voci, le minoranze partitiche o gli stati meno influenti in ambito europeo, vi sono poi delle effettive minoranze nelle minoranze, come possono essere i tanti focolari nazionalisti ai quali non viene riconosciuto il diritto all'autodeterminazione. all'Europa dei grandi stati, gli statinazione di derivazione settecente-

maURiZio MEroLLa sca, si contrappone dunque un'Europa dei popoli, delle nazioni senza stato, dei quali ci proponiamo tracciare un sintetico quadro storicopolitico, almeno di quelli più rappresentativi. all'appello mancano molti dei citati focolari, impossibili da citare tutti. ma soprattutto, ciò non è stato fatto poiché lo scopo di questo articolo non è tracciare uno specifico quadro storico dell'Europa, ma semplicemente evidenziare una contraddizione di fondo nella politica interna di molti dei principali stati europei. stati, i cui capi di Governo sostengono a gran voce quei concetti cardine della democrazia

come la cooperazione pacifica tra popoli, ma che per interessi economici, politici o strategici mai hanno affrontato un dialogo con le spinte separatiste all'interno del proprio paese, seppur pacifiche. questa riflessione è d'obbligo oltre che per le prossime Europee, per la crescita di un analogo fenomeno anche in italia, dove molte sono le spinte autonomiste, di cui i massimi esponenti sono gli indipendentisti Veneti (ai quali vi è un'intervista in questo numero), siciliani, sardi, fino ad arrivare a quella a noi più vicina ovvero il pensiero meridionalista.


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Irlanda: l'irlanda divenne una colonia inglese nel Xii secolo. il controllo britannico sull'isola si interruppe

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parzialmente nel 1921, attraverso la ratifica del Trattato anglo-irlandese, con il quale l'inghilterra riconosceva l'indipendenza dello stato libero d'irlanda ma rimaneva in possesso dell'irlanda del nord. in seguito al Trattato ci fu una sanguinosa guerra civile e dopo di essa la lotta irlandese ritrovò il suo livore originale soltanto sul finale degli anni '60, quando l'iRa riprese le armi, dando inizio ai cosiddetti troubles. l'irlanda del nord divenne così una polveriera e il conflitto toccò l'apice della tensione con gli scioperi della fame del 1981, quando dieci militanti dell'iRa persero la vita in carcere. Poco dopo, nel 1986, ci fu una spaccatura all'interno del fronte politico repubblicano che dura tuttora. nel 2005 l'iRa dichiarò il cessate il fuoco anche se tuttora una pace definitiva sembra ancora lontana. Parallelamente sul fronte politico, sono molti i partiti, movimenti e associazioni che sia nello stato libero d'irlanda che nelle contee tuttora occupate rivendicano l'autodeterminazione del popolo irlandese.

Scozia: la scozia proclamò la propria indipendenza dall'inghilterra nel 1320, ma ne fu comunque sem-

pre assoggettata (almeno) economicamente anche nei secoli a venire. nel 1707 fu proclamato l'atto di Unione che sanciva la fusione politica tra i due regni e la creazione del Regno di Gran bretagna. Due secoli e mezzo dopo, in scozia nacque un gruppo armato che lottava per l'indipendenza, ma che non ottenne consenso né successo. Difatti in scozia i passi più importanti in questo senso sono stati fatti in maniera democratica e pacifica. nel 1999 grazie agli accordi di devoluzione politica con l'inghilterra si tengono le prime competizioni elettorali per il Parlamento autonomo scozzese. in pochissimo tempo il Partito nazionale scozzese inizierà a riscontrare un fortissimo consenso tale, che nel 2012 il Governo autonomo annuncia l'intenzione di indire un referendum per l'indipendenza della scozia. stando ad un sondaggio del 2006, il 52% degli scozzesi desidererebbe la divisione. Per sapere come davvero andrà a finire però, bisognerà aspettare il 18 settembre 2014, data ormai cerchiata su ogni calendario scozzese.

bretagna: Dalla Gran bretagna (come entità geografica) alla bretagna il passo è molto breve e non

solo geograficamente. Come amano rivendicare i bretoni appartengono, così come irlandesi, scozzesi e gallesi, alle popolazioni di origine Celtica ed è proprio da una massiccia emigrazione di questi ultimi nelle coste nord-ovest della Francia chiamato appunto britannia minor. sopravvissuti a guerre e conflitti di successione furono gradualmente assoggettati dalla Francia, ma ciononostante sono riusciti a preservare fino ai giorni nostri la propria identità. negli anni '70 gli indipendentisti si batterono affinché la lingua bretone potesse essere insegnata nelle scuole e contemporaneamente nacque un nucleo armato che non ottenne nessun risultato. Più di recente, nel Febbraio scorso, un giornale pubblicò un sondaggio secondo il quale il 18% della popolazione fosse favorevole ad una scissione, risultato assolutamente sorprendente se si pensa ai secoli di politiche accentratrici francesi, di cui non solo i bretoni hanno fatto le spese.

Corsica: il nazionalismo Corso è sicu-

ramente uno dei più antichi ed è sicuramente uno dei principali esempi di questo tipo di lotta politica. sfociato spesso in azioni violente, nelle sue istanze non vi è solo la loro identità rispetto a quella francese, ma anche la denuncia di una negligenza politica e discriminazioni che hanno reso la Corsica un'isola povera e dunque esposta a numerosi problemi sociali e politici. Dopo secoli di colonizzazione, l'ultima, quella genovese, la Corsica divenne un Regno indipendente nel nel 1736 ma non fu capace di resistere alla riconquista genovese e acquistata poi nel 1768 dai Francesi che riscattarono dei debiti non onorati da parte della Repubblica Genovese. nei secoli a venire il popolo Corso non si è mai piegato dando vita a numerosi tentativi di insurrezione. Dopo la seconda Guerra mondiale occorre aspettare gli anni '60 per poter avere riscontri di un rinato desiderio di indipendenza e nel 1976 nasce il Fronte di liberazione naziunale Corsu, un movimento paramilitare che ancora oggi non ha deposto le armi. la riconquista della sovranità dell'isola gode di un cospicuo consenso, raggiungendo il 36% nel 2010. Un'ulteriore prova della sensibilità della popolazione alla causa è l'annuale meeting, che avviene a Corti, che riunisce indipendentisti e autonomisti da tutta Europa, detto Ghjurnate internaziunale di Corti.

Fiandre: in belgio è possibile analizzare la spinta

autonomista forse più rappresentativa dell’Europa Centrale, ovvero la comunità fiamminga. il belgio è diviso in tre regioni. a settentrione le Fiandre la cui popolazione di lingua olandese comprende circa il 58% della popolazione totale e a sud la Vallonia, prevalentemente francofona che ne costituisce il 32%. nel mezzo è situata la regione della città di bruxelles, ufficialmente bilingue ma prevalentemente francofona. in una società estremamente disgregata come evidentemente si presenta quella belga, non mancano di certo le tensioni fra le due comunità, in contrasto sociale e culturale, ma anche economico. Un esempio emblematico della frattura sociale presente in belgio è costituito da un incidente ferroviario avvenuto nel 2001, quando due treni si scontrarono poiché due capostazione, uno fiammingo e l’altro vallone, rifiutarono di interloquire nella lingua dell’altro, provocando così otto morti ed una dozzina di feriti. oggi, l’attuale partito predominante, di ideologia autonomista fiamminga nato sulle ceneri dello storico Volksunie, si è consolidato come prima forza nazionale alle assemblee generali del 2010.


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l’Altra Europa

Paese basco: i baschi sono l'unico popolo indigeno d'Europa e a testimonianza di ciò vi è la loro

lingua, l'euskera, parlata oggi da circa il 40% della popolazione e che possiede addirittura origini preindoeuropee. la definizione Geopolitica di Paese basco però, non si riferisce esclusivamente alla regione dei Paesi baschi spagnoli, bensì si estende ai cosiddetti Paesi baschi francesi ed alla navarra. Dal 1512 spagna e Francia riuscirono ad assoggettare tutti gli abitanti delle regione basche alle quali fu concesso il mantenimento del proprio tradizionale ordinamento giuridico. nel 1895 nacque il PnV (Partito nazionalista basco) che da subito ebbe un folto seguito e su sua fu redatto un referendum di autonomia per le province di Álava, Guipúzcoa, navarra e Vizcaya che ottenne l'84% circa dei consensi, ma che fu rigettato dalla Corte Costituente poiché oltrepassava i limiti della Costituzione. nel 1936 fu approvato lo statuto di autonomia basco, escludendo però dagli accordi la navarra, dando così vita alla Comunità autonoma dei Paesi baschi. Tuttavia, soltanto un anno dopo Francisco Franco fu proclamato dittatore e intraprese una politica accentratrice ed estremamente repressiva verso ogni forma di autonomia. Come reazione nel 1952 nacque Ekin, che diventò poi sei anni più tardi l'organizzazione a tutti nota come ETa. Durante la dittatura franchista l'ETa compié molti attentati, tra cui quello del futuro successore di Franco, per i quali alla fine del regime gli fu concessa un'amnistia, che però non fermò l'ondata di attentati. Dagli anni '80 ad oggi vi furono duri scontri ma anche trattatve tra il Governo spagnolo e il gruppo armato, che però nel 2006 dichiarò il cessate il fuoco. Disciolto batasuna, ritenuto organo politico dell'ETa, oggi vi sono molti partiti che propugnano l'indipendenza dell'Euskal Herrìa (il Paese basco) e l'attuale Presidente della Comunità dei Paesi baschi è appartenente proprio al PnV.

Galizia: la spagna, oltre alle crisi basche e alla forte spinta politica da parte della Catalogna, fu

costretta a fronteggiare rivendicazioni indipendentiste anche dalla Galizia. queste tre realtà diedero vita nel 1923 alla cosiddetta Galeusca (Galicia, Euskadi, Catalunya), un accordo che sanciva la reciproca collaborazione tra le tre comunità, con il fine comune di ottenere l’indipendenza dalla spagna. il galleguismo però è sicuramente meno noto degli altri due ed il motivo è di facile assunzione. le tre comunità vivono un contesto sociopolitico completamente differente. E’ la forza politica esercitata dai due motori dell’economia spagnola, Catalogna e Paesi baschi, che ha fatto sì che si ricercasse una sempre maggiore autonomia, legittimando quindi anche economicamente quello che poteva essere inteso come un sentimento esclusivamente identitario. l’indipendentismo gallego conobbe la sua prima fazione politica nel 1920, ma è negli anni ’70 che inizia ad estendersi maggiormente. Un’ala del principale partito indipendentista provò infatti a gettare le basi per un colpo di stato per destituire Franco, ma la morte del suo ideatore fece sfumare ogni piano. la lotta armata fu ugualmente intrapresa nel 1980 con la nascita di laR (loita armada Revolucionaria) che confluì nel EGPGC che fu smantellato completamente nel ’93. oggi, nonostante la forte repressione governativa verso i movimenti indipendentisti, vi sono ancora partiti che si rifanno agli ideali di libertà del popolo gallego. il blocco nazionalista, la principale coalizione, alle ultime elezioni ha raggiunto il 17% alle ultime elezioni municipali del 2011.

Catalogna: ancora in spagna vi è un altro focolare identitario molto conosciuto ed è quello catalano. anche qui, come per i baschi, la rivendicazione politica non riguarda esclusivamente la regione autonoma che oggi porta il nome di Catalogna, bensì tutti i cosiddetti “Paesi Catalani” nei quali rientra ad esempio la Comunità Valenciana. Unita politicamente alla Corona d'aragona, divenne spagnola nel 1492 quando quest'ultima, fu unificata con quella di Castiglia, dando vita allo stato unico spagnolo. nel 1640 la Catalogna si sollevò, aiutata dalla Francia, contro la monarchia spagnola per protestare contro la gravità delle imposte e per rivendicare una maggiore autonomia dal Governo. Tuttavia il risultato che ottennero fu solo un'ulteriore divisione del proprio territorio, dato che la Francia mantenne il controllo di una parte dell'attuale regione. nel 1648 la fine della Guerra dei Trent'anni legittimò la riconquista da parte della spagna dei territori catalani. il nazionalismo catalano moderno muove i primi passi grazie alla nascita di una corrente culturale e di pensiero denominata Renaixença, che come scopo aveva il riconoscimento della lingua Catalana. Di lì in avanti nacquero numerosi movimenti nazionalisti come la solidaridad Catalana, che univa più anime nazionaliste e che ottenne nel 1907, 41 dei 44 seggi totali al Congresso Catalano. nel 1913 fu approvata la creazione di un Governo autonomo catalano, disciolto poi nel 1923 dall'allora dittatore Primo De nevera. Poco dopo, nel 1932 la Catalogna diviene una Comunità autonoma anch'essa disciolta però, questa volta da Francisco Franco che come detto attuò una politica altamente repressiva verso ogni forma di autonomia politica e culturale. Dopo la morte di Franco e la ricostituzione del Parlamento autonomo e le conseguenti consultazioni elettorali vi fu un dominio oltre ventennale degli schieramenti nazionalisti, che dura tuttora. il Governo catalano nel 2013 ha indetto un referendum consultivo sul futuro politico della Catalogna, prontamente bocciato però dal Tribunale Costituzionale spagnolo.


IL VENETO DI LUCIO CHIAVEGATO: “VIA DA QUESTA ITALIA!”

il Confronto

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RiCCaRDo GIaMMarIno

o scorso mese fece scalpore l’arresto per reati di associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico e di fabbricazione e detenzione di armi da guerra di alcuni indipendentisti veneti rilasciati pochi giorni dopo per l’inconsistenza dell’accusa. Tra questi pseu-

do terroristi anche lucio Chiavegato che ci ha spiegato in un’intervista inedita le sue ragioni e le rivendicazioni venete, senza trascurare le origini della questione meridionale.

Che tipo di rapporto avete con la Lega nord? «assolutamente nessuno, almeno io non ho alcun tipo di rapporto con loro, gli altri non so che tipi di rapporti abbiano. Penso che Renzi, non facendo nulla, abbia già fatto più di loro. li ringrazio per la solidarietà che ci hanno mostrato, ma sono come gli altri, per me sono come Forza italia, come il Pd e tutti gli altri, ma è sempre stato così, personalmente non sono mai stato sulle posizioni della lega». Da quanto tempo svolge una militanza indipendentista? «sino a qualche tempo fa, in realtà, di questi argomenti non se ne poteva neanche parlare, a causa del reato d’opinione. Da quando è stato tolto questo reato io ho sempre parlato d’indipendenza, mi sono sempre imbattuto in partiti minori che c’erano in Veneto, sempre autonomisti…».

Progetti per le elezioni europee? Come intendete dare seguito a questa forte azione? «nessuno di noi si è candidato alle elezioni europee. intanto ringraziamo lo stato “italiota” per la pubblicità che ci ha fatto indirettamente. se prima alcuni erano indecisi se sentirsi italici o veneti, sicuramente molti hanno fatto un passo verso l’autodeterminazione del nostro popolo. È chiaro che problemi come quello monetario riguardano tutti quanti perché li stiamo vivendo sulla nostra pelle. Personalmente

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sono contro l’euro ed il referendum che abbiamo fatto era contro sia dell’euro che della n.a.T.o. e naturalmente contro lo stato italiano. Penso, inoltre, che sia più giusto che questo tipo di operazioni vengano sottoposte prima all’attenzione del popolo che, consapevole realmente degli svantaggi e dei vantaggi, possa scegliere lucidamente il tipo di strada da intraprendere. non deve essere imposto dall’alto. in questo stato di imbroglioni non ci hanno chiesto niente, ci hanno direttamente servito l'euro come se fosse la soluzione a tutti i problemi e stiamo pagando ancora a caro prezzo questa nonscelta. Tutti in tv continuano a parlare male di chi è senza la moneta unica, però in svizzera non l’hanno adoperata e non mi sembra se la passino proprio male».

Se i veneti hanno, giustamente, ragione di lamentarsi di quest’Italia, cosa dovrebbero dire i meridionali? «beh, i primi ad aver avuto il ben servito dall’unità d’italia siete stati proprio voi, sicuramente ne siete stati le cavie iniziali visto che a noi ce l’hanno ritardata di quattro anni il 150° e credo che non lo festeggeremo. avete subìto un saccheggio, è come se fossero passati i barbari da voi, è cosa ormai risaputa che il sud è stato devastato e messo in ginocchio proprio dall’unità d’italia. quindi si è rivelato un imbroglio vero e buono, siamo stati venduti come popoli da questi piemontesi, incapaci di intendere e di volere e ladri, tra l’altro anche in rosso, poiché avevano i conti in rosso ed hanno ripagato le proprie porcherie saccheggiando in primis il banco di napoli, il banco di sicilia e, poi, depredando tutte le ricchezze che c’erano nella penisola. Dico sempre che se qui in Veneto è difficile fare impresa per la burocrazia, uno che vive a napoli o in sicilia oltre la burocrazia deve affrontare anche la malavita che è gestita direttamente dallo stato».

Ma ha senso parlare di indipendenza se non si ha, poi, una classe dirigente adeguata all’indipendentismo? «Ci sono tante teorie in merito e non sta a noi giudicare quali siano valide o meno, l’importante è che passino dalla teoria alla pratica. Personalmente, essendo veneto, non riconosco


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le classi politiche italiane, ma quando è il momento di metterci la faccia, e non solo, si è sempre in troppo pochi e siccome sono un po’ stufo di prendere bastonate anche per altri, penso che si debba lavorare sulla cultura. la gente si congratula per il bel lavoro, poi dice di votarti alle elezioni, ma è difficile trovare qualcuno che si esponga più di tanto,

il Confronto dichiarare il giorno dopo l’indipendenza unilaterale del Veneto. se tu hai il voto che è sancito dal potere del popolo sei anche legittimato a fare questo tipo di dichiarazione, poiché ti presenti chiedendo il voto per quel tipo di programma. naturalmente poi manderanno i carabinieri o la polizia un’altra volta e quindi in questa lista più che dei candidati servirebbero dei martiri pronti ad immolarsi per la causa».

E come la mettereste con la Costituzione? «“l’italia è una ed indivisibile”, ma questo è un dogma facilmente raggirabile grazie dalla Carta internazionale dei diritti dell’uomo firmata da andreotti nel 1974 che concede il diritto di autodeterminazione di nazione e di popolo. noi veneti siamo popolo ed abbiamo quindi il diritto di autodeterminarci. Poi non essendo popolo italiano non sentiamo il diritto di rispettare la Costituzione italiana». anche perché non esiste un popolo italiano…. «appunto questo è uno dei grossi problemi, ci dicono che il popolo italiano deve rimanere unito, ma c’è il solito problema di mancanza di materia prima perché il popolo italiano non esiste».

soprattutto per mancanza di conoscenza storica, questa è quindi la realtà con cui dobbiamo misurarci. malgrado forse in Veneto siamo qualche passo avanti per l’indipendenza, abbiamo ancora tanta gente che non capisce che l’indipendenza non devi chiederla, ma te la devi prendere e per fare il tutto in modo democratico, se ancora ci può essere qualcosa di democratico in questo Paese, e per far tutto in maniera non violenta, l’unica strada che rimane a questo punto è quella di riunire tutti i gruppi indipendentisti, tutti i partiti indipendentisti, quindi si autoesclude la lega nord, presentarsi il prossimo anno alle regionali con un partito che raccolga tutte queste anime venete, nessuno escluso, lasciando fuori solo i soliti galletti da pollaio, presentando una sola lista che raccolga la maggioranza dei veneti. il programma deve essere molto semplice, non deve essere fatto con lo scopo di governare la regione, ma di dichiararne l’indipendenza dall’italia. Una sola linea di programma, semplice, in modo che se venissimo eletti con la maggioranza potremmo

Come ha vissuto la vicenda dell’arresto? «Entrare in carcere per la prima volta non è mai una bella esperienza, tanto più se rei di non aver fatto del male a nessuno, ti viene da chiederti “ma io che ci sto a fare qui dentro?”. i primi giorni sono stati duri, poi giorno dopo giorno che passava, realizzi di subire una repressione e quindi in me e nei compagni di cella si rafforzava la convinzione che ciò che stavamo pagando sarebbe servito poi a molti altri. il giorno dopo dell’arresto ho deciso di iniziare lo sciopero della fame perché mi sono sentito illegalmente trattenuto da forze di polizia straniere, questa è stata la prima cosa che mi è passata per la testa. inizialmente l’hanno presa alla leggera, poi dopo aver perso 3 kg in 4 giorni hanno iniziato a preoccuparsi, mi hanno fatto dichiarare pubblicamente dello sciopero, mi hanno fatto visitare dal medico tutti i giorni, ma ero convinto di perseguire su questa strada perché tra quelle mura sai di non essere un uomo libero e che quella decisione era l’unico modo di manifestare la propria libertà. l’azione di repressione dello stato aveva l’intento di spaventarci anche per vedere la reazione della gente, ma hanno sbagliato completamente, perché hanno ottenuto esattamente l’effetto contrario che non avremmo ottenuto in altro modo se non investendo centinaia di migliaia di euro in pubblicità. E loro ce l’hanno fatto gratis, quindi grazie per la sponsorizzazione, stato italiano».


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CON CANIO TRIONE... ALLA FIERA DELL’EST 16

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DilETTa roMano

a Fiera del levante di bari, il più grande polo fieristico del sud italia, versa in condizioni tragiche da circa dieci anni. ancora una volta, il sud collassa e il nord ne approfitta. abbiamo ascoltato l’economista pugliese Canio Trione che ci ha spiegato com’era, com’è oggi e soprattutto cosa resta di meridionale alla Fiera del levante.

Per anni ha rappresentato un punto di riferimento per l’impresa meridionale: vogliamo ripercorrere le tappe che hanno portato la Fiera del Levante nelle condizioni attuali? «la Fiera del levante è nata in epoca fascista con l’idea di aprire il sud e tutta l’italia all’oriente. Furono fatti investimenti importanti che descrivono la convinzione con cui tale apertura era considerata. Poi, per decenni la politica ne ha curato la gestione, accumulando una impressionante massa di debiti. Erano gli anni del dopoguerra e della dittatura della Democrazia Cristiana. Parte rilevante degli spazi erano affidati agli enti pubblici e alle grandi imprese del nord. infatti, pur essendo di proprietà pubblica, la Fiera concedeva e concede i suoi spazi a pagamento. mentre le imprese meridionali non potevano accedere a simili investimenti, quelle settentrionali e gli enti pubblici occupavano la grande maggioranza delle superfici disponibili».

Però, bene o male, incassava comunque delle risorse economiche… «Era il tempo del sacco del sud, ritenuto un serbatoio di consumatori (oltre che di voti) per il rafforzamento del nord. Però la Fiera spendeva molto di più di quello che incassava; una parte gravava sulle spalle degli enti proprietari (Regione, Comune di bari, Camera di Commercio e Provincia di bari) e quindi del contribuente locale, mentre un’altra, crescente nel tempo, rimaneva ad accrescere la posizione debitoria della Fiera. l’andamento dell’economia locale e nazionale ha comportato tre fenomeni: il primo, la fine della presenza istituzionale di enti e grandi imprese, non più interessate al mercato meridionale, troppo piccolo se raffrontato a quello nascente dell’oriente; il secondo, il definitivo crollo dell’impresa meridionale, che non può più permettersi neanche quel poco che investiva in fiere. il terzo, infine, rappresentato da una caduta verticale della domanda

complessiva e anche del consumatore finale. Difficoltà oggettive che sono presenti in tutte le fere d’italia, per cui il collasso finanziario della Fiera del levante è privo di vie di uscita».

Poi si è arrivati all’affidamento della gestione di una parte ad Eat Italy… «sì, per salvare il salvabile si è recentemente forzata anche l’interpretazione dello statuto e si è proceduto alla locazione permanente degli spazi fieristici. naturalmente, ancora una volta solo operatori del nord potevano disporre della forza finanziaria per intervenire ed infatti si è locata una importante superficie (comunque minima se raffrontata all’intera Fiera) alla Eat italy che ha allestito più di ottomila metri quadri per vendita e degustazione di cibo e prodotti ad esso collegati, secondo una formula già presente in molte parti del mondo e d’italia. nel concreto una evidente ennesima operazione di colonizzazione con prodotti non meridionali che non stanno trovando il favore del pubblico locale».

Ma si potrebbe creare un indotto di sviluppo in futuro per il territorio? «al momento la struttura di Eat italy appare come un monumento nel deserto della Fiera abbandonata e come un sicuro flop commerciale dalle dimensioni colossali. Hanno inaugurato come se le autorizzazioni gli fossero dovute, poi hanno lavorato senza la premura di assolvere ad alcun obbligo burocratico. la politica locale è accorsa prontamente in loro aiuto fornendo -in poche ore- “un paracadute” che consentisse di poter dire che

c’era una autorizzazione. nelle stessi giorni la burocrazia e la politica facevano chiudere e multavano i locali commerciali dei baresi che operavano da anni nel centro della città. Comunque i proventi di questa locazione (e delle altre piccole della zona) non sono decisivi per salvare e rilan-


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ciare la Fiera e quindi si è deciso di procedere su tre direttrici. Primo: scorporare i debiti pregressi dalla gestione ordi-

naria della Fiera; secondo: ridurre le spese anche a costo di tagliare gli stipendi; terzo: locare l’intero quartiere anche a prezzo zero. infatti il lungo abbandono ha prodotto uno stato di degrado per molti edifici che invece avrebbero bisogno di importanti interventi di recupero che, né la Fiera, né gli enti pubblici proprietari, intendono sopportare. lo scontro con i sindacati era inevitabile e quindi siamo alle minacce di chiusura traumatica».

Che probabilità vi sono di trovare un gestore che riesca a rilanciare la Fiera? «nessuna perché il mercato locale, nazionale ed internazionale non promette nulla di buono e, contemporaneamente, servono importanti investimenti per rendere gli immobili adatti alla ricezione di potenziali acquirenti dei prodotti da esporre. Continuare ad ipotizzare di far pagare agli operatori gli spazi commerciali che costano una infinità produce il risultato di indurre gli operatori a cercare di posizionarsi nelle fiere con più appeal e quindi nei mercati più ricchi del nostro. l’attuale gestione, che ha pur il merito di avere separato il debito maturato dalla gestione corrente, non immagina una contrattualistica

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l’Economia

differente che permetta al futuro gestore di coprire le spese e di non far pagare cifre proibitive all’operatore commerciale/cliente della Fiera».

Chiudiamo con qualche previsione di massima sul finale di questo ennesima commedia che mette in scena il triste e neanche originale spettacolo della spoliazione delle risorse del nostro Sud… «in futuro la situazione rimarrà così com’è adesso: cioè con la Fiera campionaria di settembre che continuerà ad essere più piccola e sempre più sagra di paese con grandi feste, cantanti, circhi, luna park e vendita al dettaglio di oggetti di poco prezzo. Un totale tradimento della mission originaria e di quello che l’economia locale richiede. ma in fondo a tutti gli attuali gestori politici va bene così: è la cosa meno rischiosa per poter continuare a dire che la Fiera esiste. intanto, le imprese pugliesi e meridionali, che hanno tanti prodotti da vendere, dovranno andare al nord o all’estero a cercare quote di mercato per sopravvivere. la parte migliore del sud deve rialzare la testa e capire che possiamo fare miracoli: basta volerlo».


TECNOSCUOLA: LE BASI PER IL FUTURO

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maRy D’onoFrIo na storia imprenditoriale che parte da lontano e fare comunque formazione e di prepararsi al fine di convolgendo uno sguardo al passato, bisogna fare seguire un attestato di qualifica professionale, un diploun salto nella politica parlando di Edmondo Gallo, ma o una laurea . in futuro poi lanceremo un franchising ex assessore Comunale, oggi imprenditore nel settore nazionale per creare più sedi in italia». della formazione e della cultura con Tecnoscuola, ente di formazione professionale accreditato dalla Regione Didatticamente, quali sono gli indirizzi di studio? Campania la cui attività è «i corsi sono organizzati per fornire preparazione in tutti rivolta alla realizzazione di gli indirizzi di studio, sia per gli istituti superiori per concorsi di formazione pro- seguire un diploma con la qualifica di ragionieri, geomefessionale, di recupe- tri, periti elettronici, informatici, elettrotecnici. sia per chi ro degli anni scola- vuole diplomarsi al liceo scientifico, linguistico, pisco stici ed erogazione pedagogico e per tutti gli studenti che vogliono diplomarservizi alle azien- si e avere una qualifica attraverso i vari istituti professiode. in questa inter- nali. il nostro centro di formazione si avvale di uno staff vista che ci ha rila- molto preparato il quale permette ai nostri allievi di ragsciato ci spiega giungere gli obiettivi prefissati». come sia possibile creare un’azienda di nel vostro piano di formazione viene dato spazio successo al sud. i anche al tema della sicurezza sul lavoro? punti saldi del suo istitu- «Certo ce ne occupiamo dal 1994 quando è nata la legto sono due: valori e profes- ge 626 che appunto si occupava di sicurezza, ampliata sionalità, che si accompagnano poi con l’8108 e con l’accordo stato- Regione del 2011. alle sue idee innovative, all’esperienza nel settore ed alla Per l’occasione abbiamo messo insieme uno staff di primo ordine per fare formazione per la sicurezza, uno dei professionalità del suo staff: nostri responsabili è antonio Peluso e devo dire che anche grazie a lui, negli ultimi tre anni questo settore sta Come e quando nasce la vostra attività? «l’idea parte nel lontano 1991. Con il nome “Tecnoscuo- crescendo notevolmente». la”, invece, nel 1998, quando insieme ad un gruppo di amici decidemmo di aprire un centro di formazione per Qual è il vostro ruolo verso gli studenti? offrire a giovani , persone adulte o anziane la possibilità «Fungiamo da orientamento per i giovani per la scelta della facoltà da seguire in base alle loro attitudini. oltre di conseguire un diploma». all’orientamento matricole ed all’assistenza burocratica,

La Tecnoscuola sta attuando un progetto innovativo, quali sono le priorità e quali gli obiettivi? «il progetto è innovativo e si fonda sulla formazione intesa non solo come quella tradizionale cioè frontale, ma anche attraverso un sistema di e-learning ovvero tramite una nostra piattaforma on-line. in questo modo diamo la possibilità a chi non può recarsi presso le nostre sedi di

ci occupiamo poi della preparazione universitaria che va dalla preparazione dei singoli esami fino alla preparazione della tesi. abbiamo intrapreso una collaborazione con un’Università Telematica con cui offriamo la possibilità di laurearsi anche a chi non può recarsi fisicamente negli atenei. Grazie all’Università Telematica della quale noi siamo ECP,( E-learning Center Point) è possibile conse-


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guire un laurea in scienze Politiche, Giurisprudenza, ingegneria, scienze della Formazione e in scienze motorie».

nella vostra scuola è possibile conseguire certificazioni di qualità in riferimento ai vari corsi riconosciuti dalla regione Campania? «il nostro è un centro di formazione professionale accreditato e autorizzato dalla Regione Campania. Esistono quelli finalizzati all’occupazione, corsi osa (operatore socio d’assistenza), corsi oss (operatore socio sanitario) e corsi che forniscono le abilitazioni per intraprendere un’attività imprenditoriale. Parliamo dei corsi RaC, già corsi REC, per agenti e rappresentanti di commercio, agente immobiliare , agente di affari e mediazione oltre a corsi di estetista e parrucchiere pubblicizzati sul nostro sito».

La Tecnoscuola ha diverse sedi e il Presidente Gallo ci ha accolti in quella di piazza XXIV Maggio a Salerno. Il tour nel mondo della formazione targato Tecnoscuola è proseguito presso la sede di Via aurofino, Salerno, dove il direttore Giuseppe Coccaro ci ha fatto visitare le varie aule ed al quale abbiamo posto qualche domanda sul programma formativo ed in particolare sulle lingue studiate dai corsisti:

l’Impresa

finiscono la scuola».

Proseguendo nel laboratorio di informatica abbiamo appreso di un nuovo corso di laurea triennale propedeutico alla laurea in scienze della comunicazione. Ce ne parla? «il corso consta di sette esami all’anno. i corsisti studiano, progettano e implementano i sistemi di videogiochi, che possono considerarsi un’opportunità di lavoro che coniuga il presente con il futuro. queste nuove figure professionali entreranno nel mondo della progettazione e della gestione dei software e dei videogiochi .Comparato ad una laurea in scienze Della Comunicazione , sta riscuotendo ottimi risultati da tutta italia, tra le varie materie si studia: sceneggiatura, sceneggiatura in 3D, inglese ». oltre alla figura dell’estetista, c’è anche quella dell'acconciatore: con quali corsi? «Gli studenti che seguono il corso biennale di acconcia-

tore hanno l’opzione del 3° anno sempre con la possibilità dell’apertura dell’esercizio, dopo aver ottenuto la qualifica. il corso di acconciatore è partito da poco, è un settore in crescita e stiamo già avendo parecchie richieste perché è garanzia di lavoro immediato, così come quello di estetica».

Tecnoscuola è anche sede per la preparazione ai test per la facoltà di medicina «Certo, con docenti universitari che impartiscono lezioni individuali o con piccoli gruppi. inoltre organizziamo anche la preparazione dei test per le forze armate UFP1 UFP2 e siamo diventati anche portale per quanto concerne l’informazione dei bandi di concorso» .

«stiamo cercando di divulgare anche la lingua cinese e giapponese, oltre al francese, inglese, spagnolo e tedesco al fine di offrire un ventaglio di conoscenza globale. Diverse sono le iniziative che vengono svolte, ad esempio, i corsi junior fatti nei periodi estivi quando i bambini

Il nostro viaggio si conclude alla sede di battipaglia dove abbiamo chiesto al tutor Cristina Cordiano di parlarci della sua figura professionale... «il tutor è una figura che sta crescendo negli ultimi anni, oltre ad avere un rapporto con gli stagisti online seguendoli passo dopo passo sin dall’iscrizione. Ha, quindi, un ruolo importante e funge da mentore per ogni allievo con cui stabilisce un rapporto di stima e fiducia che gli permette di raggiungere gli obiettivi prefissati ».


SVENDESI SUD

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EnRiCa buonGIorno

ye bye made in italy. Dalla moda al cibo, dall'edilizia alle telecomunicazioni, sino ai trasporti molti grandi marchi del bel Paese sono stati venduti. Formaggio, olio, abiti, operatori telefonici e persino la pasta, non sono più italiani. Crediamo di acquistare pro-

dotti e manufatti nostrani ma ormai non è più così e a farne le spese è soprattutto il mezzogiorno: terra inquinata, depauperata e spogliata di tutto. la crisi economica, l’iper burocratizzazione della macchina amministrativa, una forte tassazione, la mancanza di aiuti e di tutele e l’impossibilità di accesso al credito bancario sono alcuni fattori che hanno accelerato questo trend negativo iniziato negli anni ‘70.

alcune settimane fa si annunciava che lo storico pastificio Garofalo di Gragnano (napoli) era passato nelle mani degli spagnoli di Ebro Food, la multinazionale quotata alla borsa di madrid che lo scorso anno ha fagocitato anche il 25% di Riso scotti. la notizia, rimbalzata sui media nazionali, è stata subito smentita dalla famiglia menna, titolare della Garofalo, con una nota: “nessun accordo è stato siglato…Garofalo esplora costantemente le possibilità offerte dal mercato per supportare lo sviluppo internazionale…con un punto fermo e imprescindibile: non mettere mai in discussione la presenza e l’attività di Garofalo sul territorio di Gragnano e il suo capitale umano”. il pastificio campano, nato nel 1789, conta 162 dipendenti e ha chiuso il 2013 con un utile di 2,8 milioni e un fatturato in cre-

scita a 128 milioni dai 117,5 del 2012. merito soprattutto delle vendite all’estero, che assorbono il 60% della produzione. Due anni fa, inoltre, ha rilevato per 1,1 milioni il marchio Russo di Cicciano, fallito nel 2009. salvi per un soffio, direbbe qualcuno, ma in altri casi non è stato così. il banco di napoli, per esempio, tra le più antiche e importanti banche italiane, viene acquisito a fine 2002 dal gruppo sanpaolo imi, assumendo nel 2003 la denominazione sanpaolo banco di napoli. l’ istituto di credito partenopeo affonda le sue radici tra i cosiddetti banchi pubblici dei luoghi pii sorti a napoli tra il XVi e XVii secolo che un decreto di Ferdinando iV di borbone, nel 1794, riunì in un'unica struttura denominata banco nazionale di napoli. Un pezzo di storia del mezzogiorno acquisito dal nord. la complessa operazione finanziaria si è concretizzata in due fasi: la fusione, a fine 2002, per incorporazione di banco di

napoli s.p.a. in sanpaolo imi s.p.a., con conseguente cessazione della prima poi, in seconda battuta, la costituzione di sanpaolo banco di napoli s.p.a. alla quale, con effetto da luglio 2003, fu conferita l'intera attività del


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vecchio banco di napoli. nel dicembre 2006 con la fusione tra banca intesa e sanpaolo imi la società è entrata a far parte del gruppo intesa sanpaolo ed ha ripreso successivamente il vecchio nome di banco di napoli s.p.a.

“Fare la spesa” al sud dell’italia è ormai un’abitudine, invece, per le multinazionali straniere. agli inizi del 2005 il gigante nestlè compra Pezzullo, il pastificio nato a Eboli nel 1940, acquisito poi insieme alla buitoni al Gruppo TmT, mentre solo due anni fa, nel 2012, un marchio storico dell'agroalimentare italiano, ar pelati di antonino Russo, passa (per il 51% del pacchetto azionario) nelle mani della società Princes, controllata dalla giapponese mitsubishi. leader mondiale per la trasformazione e l’ inscatolamento del pomodoro, la pugliese ar è il maggiore produttore di pelati in italia con un fatturato di circa 300 milioni di euro che nel 2009 aveva inaugurato in Puglia, a borgo incoronata, il più grande impianto europeo di trasformazione del cosiddetto “oro rosso”. queste realtà aziendali rappresentano il tessuto imprenditoriale e l’identità del Paese. Dietro ciascuno di questi marchi infatti si celano la tradizione, l’esperienza e la storia di un territorio che è garanzia di qualità del prodotto riconosciuta a livello mondiale e per questo sempre più appetibile da parte di colossi stranieri e non solo. anche il mondo del beverage made in sud, non se la passa bene. E’ recente la notizia della cessione dell’amaro “averna” (storico marchio di Caltanissetta) al

l’Analisi

gruppo Campari. l'operazione è costata 103,75 milioni di euro (composto da un prezzo 98 milioni e da un debito finanziario netto di 5,75 milioni di euro) e ha compreso

anche la cessione di altri tre marchi del gruppo: braulio, un amaro a base di erbe particolarmente diffuso nell'italia del nord, limoncetta il liquore dolce naturale ottenuto dalla scorza di limone e Frattina (attraverso il quale il Gruppo Campari fa il suo ingresso nella categoria della grappa). “il caso averna è la testimonianza che in italia anche le grandi aziende sono sfinite - commenta Patrizia Di Dio, Presidente nazionale Terziario Donna ConfCommercio e Consigliere nazionale di Federmoda italia - tra le cause c’è sicuramente la grave crisi economica ma anche la forte pressione fiscale oltre alla totale mancanza di una strategia del Paese. inoltre, l’italia ha subìto troppo passivamente le politiche europee non difendendo il made in italy e le sue aziende. se al nord si chiude al sud la situazione ha assunto i contorni dell’emergenza sociale. nonostante tutto, c’è ancora molta voglia di fare impresa soprattutto tra le donne che potrebbero costituire un volano della ripresa economica. i dati del Censis infatti ci dicono che le imprese in rosa sono aumentate, ma il nostro governo deve intervenire e dare risposte concrete”. il mezzogiorno sempre più spogliato delle sue aziende, dei suoi cervelli e del suo capitale umano ora rischia anche la perdita dei suoi tesori archeologici. il caso della necropoli degli scavi di Pompei all’asta ha fatto il giro del mondo. la signora antonietta nunziata, proprietaria della necropoli dell’antica città romana (in base ad una sentenza del Tar che aveva dichiarato illegittima l’occupazione del suolo da parte della sovrintendenza ), a settembre scorso dà mandato al proprio avvocato di contattare una casa d’asta internazionale per la messa in vendita con trattativa privata del proprio terreno con annesso il tesoro archeologico. Un rischio enorme per l’italia e soprattutto per il sud. quando poi, il 1 aprile scorso, fu data la notizia (falsa!) dell’accordo per la vendita degli scavi di Pompei tra la soprintendenza archeologica e il magnate russo Dimitri Ryba alla stratosferica cifra di 500 milioni di euro, si diffuse il panico. il pesce d’aprile funzionò ma nessuno rise per lo scherzo.


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BAUCO 28 GENNAIO 1861: QUANDO I BRIGANTI SCONFISSERO I PIEMONTESI l’Identità

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el decennio del brigantaggio postunitario non c’è mai stata una battaglia in campo aperto che ha visto contrapposti, secondo i tradizionali canoni bellici, insorgenti filoborbonici e truppe piemontesi. si

trattò, infatti, di una intensa attività di guerriglia, di scontri repentini, di agguati improvvisi e fulminei con i quali i briganti riuscirono a mettere a mal partito il ridondante ma inadeguato esercito sabaudo. Un’eccezione, in tal senso, è costituita dalla battaglia che si svolse il 28 gennaio del 1861 a bauco, l’odierna boville Ernica, grazioso borgo oggi in provincia di Frosinone. bauco era, ed è tuttora, un piccolo paese raggomitolato su di una modesta altura, ultima propaggine meridionale dei monti Ernici, protetto, fin dal medio Evo, da una robusta cinta muraria. Una zona di confine, se così si può dire: infatti, pur appartenendo allo stato della Chiesa, bauco si trovava a ridosso della linea di demarcazione che, fino al settembre del 1870, ha separato il regno borbonico prima e quello d’italia poi, dalle terre papaline. Era quella una striscia di territorio dove le bande godevano di una libertà di movimento pressoché assoluta: in caso di pericolo, infatti, potevano sempre fare il “salto della quaglia” passando da uno stato all’altro. ope-

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FERnanDo rICCarDI

razione questa che dava molto fastidio ai piemontesi che non riuscivano, ad onta del grande dispendio di uomini e di mezzi, a venire a capo della rivolta. Fino al giorno in cui si decise di osare di più e di inseguire i briganti all’interno del territorio papalino, sia pure correndo il rischio di innescare una grave crisi diplomatica. la minaccia per il comando piemontese di sora era costituito dalla grossa banda (all’incirca 400 uomini) guidata dal conte alsaziano De Christen, alla quale si erano aggiunti i “selvaroli” di luigi alonzi, alias Chiavone, accampata nei pressi dell’abbazia di Casamari. il 22 gennaio del 1861 il generale De sonnaz ordinò ai suoi uomini di oltrepassare la linea di confine e di annientare la masnada legittimista.

danza. Per ben tre volte i granatieri provarono a superare il fitto fuoco di sbarramento ma furono inesorabilmente respinti lasciando sul terreno numerosi morti e feriti. E se da un lato risuonava alto il grido “avanti savoia”, dalle mura di bauco si rispondeva con “Viva la madonna e viva Francesco ii’. ad un certo momento lo scontro divenne particolarmente aspro e si giunse ad un accanito corpo a corpo. i difensori però, ben organizzati, giovandosi della posizione favorevole, riuscirono a respingere gli assalti grazie anche ad un fitto lancio di pietre che finì per disorientare la truppa sabauda. Fu una lotta feroce e senza esclusione di colpi. ai piemontesi si opponevano non soltanto i briganti di Chiavone ma anche un nutrito

Per l’occasione De sonnaz allestì una imponente colonna di granatieri e fanti, con il prezioso supporto dell’artiglieria, affidata al comando del colonnello burnod. appena giunti ai piedi del borgo i piemontesi partirono all’attacco sperando di risolvere la contesa in un battibaleno. E invece la resistenza dei difensori asserragliati dietro le poderose mura di cinta, spense assai presto la loro bal-

nucleo di ex soldati dell’esercito borbonico provenienti dalla lontana sicilia. a bauco, quindi, in quel gennaio del 1861, si scontrarono due mondi: la supponente prepotenza nordista da un lato e il disperato eroismo delle genti del sud. Che alla fine prevalse. Constatate le gravi perdite, da parte piemontese partì la proposta di patteggiamento subito accolta da De Christen. si addivenne, dunque, ad un accordo che per l’esercito di sua maestà sabauda aveva l’amaro sapore della sconfitta.

Colti di sorpresa e nettamente inferiori di numero, gli insorgenti preferirono ritirarsi andandosi a trincerare nella munita cittadella di bauco. i piemontesi, nel frattempo, stizziti dalla fuga dei briganti, non seppero frenare la loro ira e misero a ferro e a fuoco l’abbazia di Casamari. alla fine, come annotò uno scrupoloso monaco cistercense, i danni ammontarono a parecchie migliaia di scudi. senza considerare l’empio commercio di oggetti sacri che, trafugati dai soldati, finirono per essere venduti nei mercati di sora e isola del liri. la partita, però, non era ancora chiusa: i piemontesi volevano annientare la banda De Christen e per questo il 28 gennaio andarono all’assalto di bauco.


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E così De sonnaz, recuperati morti, feriti e prigionieri, fu costretto a ritornare con le pive nel sacco a sora, dopo aver promesso di non rimettere

più piede in territorio papalino. a bauco rimase soltanto un ufficiale piemontese che era stato ferito nel corso del conflitto. quest’ultimo raccontò al conte alsaziano di essere stato derubato del portafogli e del-

l’Identità

23 l’orologio. Dopo una rapida indagine, accertato il fatto, gli oggetti furono restituiti al militare. quanto al responsabile prontamente individuato (si trattava di un siciliano), De Christen ordinò senza indugio che fosse fucilato. a bauco, dunque, gli insorgenti filo borbonici avevano ottenuto una netta e, forse, inaspettata vittoria. le truppe regolari piemontesi erano state sconfitte da una banda di irregolari. Davvero un grave smacco per l’esercito sabaudo e per i suoi tronfi generaloni abituati a trattare le genti del meridione alla stregua di incivili selvaggi dell’africa nera. la battaglia di bauco non modificò, né poteva farlo, le sorti di una guerra senza speranza e già persa in partenza. Tale evento, però, fece comprendere ai piemontesi lo scenario cui si trovavano di fronte: non si trattava di eliminare una sparuta accozzaglia di ladruncoli e di furfanti, come qualcuno si ostinava a

ADDIO SANTINA MUTTO VARRIALE, BRIGANTESSA DAL “CUORE SACRO”

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far credere all’opinione pubblica, bensì di arginare quella che si era ormai trasformata in una vera e propria sollevazione popolare e che stava avvampando con particolare virulenza tutto il meridione della Penisola. alla fine, grazie all’impiego massiccio dell’esercito e a drastiche misure, il fuoco della rivolta fu sopito. i costi, però, soprattutto in termini di vite umane, sull’uno e sull’altro fronte, furono drammatici. E se interi paesi del sud finirono per essere svuotati oppure dati alle fiamme, il cammino dei soldati piemontesi nelle lande del meridione fu costellato di croci e di cimiteri. l’esercito sabaudo in quell’interminabile decennio subì più perdite di tutte quelle fatte registrare nelle guerre di indipendenza messe assieme. Una vera ecatombe che si sarebbe potuta evitare se fosse stata messa da parte la brama di conquista e la cupidigia di ricchezza, sentimenti che animarono i moderni “conquistadores” venuti dal nord.

Un'ultima annotazione. a bauco fu innalzato, ed è ancora ben visibile, un austero monumento sul quale sono scolpiti i nomi dei granatieri piemontesi che persero la vita in quella cruenta battaglia. niente, invece, neanche una misera targa, ricorda i valorosi combattenti schierati sull'altro versante e che alla fine uscirono vincitori dalla pugna ma sconfitti dalla storia. Una colossale ingiustizia che, dopo più di 150 anni, meriterebbe di essere sanata.

i sono tanti modi per migliorare il sud. Ci sono varie persone, naturalmente con vari comportamenti: c’è chi usa il meridionalismo per darsi un tono o una personalità che manca, e c’è chi senza ostentare simboli e bandiere, lotta dietro le quinte, ma portandosi sempre dentro tutto l’amore per la sua terra ed il suo popolo, tutta l’ansia di riscatto del meridione. santina è stata questo, oltre la sua energia, la sua volontà di ferro, solo “dopo” è venuta fuori tutta la sua straordinaria quanto silenziosa umanità, testimoniata da chi sapeva “prima” ed ora non poteva più tacere. noi l’abbiamo conosciuta il giusto per essere abbagliati da quel suo “Cuore sacro” del quale, come racconta ozpetek nel suo omonimo film, quando ne scopri la luce non puoi più farne a meno. E tanto più buio, adesso, fa sembrare tutto. arrivederci, brigantessa santina: la tua anima resta qui con noi, a darci ancora la forza e l’esempio per continuare a combattere…


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1799, I NOSTRI SEMINARI SI CHIUDONO CON GRANDI CONSENSI ED UN ARRIVEDERCI

l’Evento

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’ultimo appuntamento del ciclo dei 3 organizzati dalla nostra testata multimediale presso la “Chiesa santa Croce e Purgatorio al mercato” in Piazza mercato a napoli ha raggiunto un numero di consensi che sono andati ben oltre i più rosei auspici, segno che il lavoro svolto ha stuzzicato l’attenzione e la curiosità di un pubblico sempre più desideroso di conoscere i fatti storici della città, ed in generale del nostro sud, in modo diverso e con maggiore consapevolezza. in sala infatti c’erano circa 200 persone ad applaudire lo spettacolo teatrale “il baciamano” di manlio santanelli portato in scena da annarita Vitolo e Vincenzo albano della compagnia ERR Teatro, per la regia di antonio Grimaldi. È doverosa una precisazione della nostra redazione: la leggenda secondo la quale i lazzari mangiassero i giacobini è una delle tante armi messe in campo dalla retorica di parte per rafforzare il mito romantico dei martiri del 1799 e demonizzare i lazzari, cioè il popolo, schierato con quella Real Casa di borbone i cui meriti, al contrario, sono apparsi sempre più innegabili negli ultimi anni. la migliore provocazione culturale ci è parsa quella di mettere sotto i fari questa esagerazione degli storici filofrancesi per smontarne quella carica di propaganda che ancora resiste nonostante gli oltre duecento anni passati… Come di consueto la serata, che, al pari delle altre, godeva del patrocinio del Comune e della Provincia di napoli, è stata articolata in tre momenti aperti da un aperitivo d’accoglienza al quale hanno fatto seguito i saluti istituzionali dell’assessore al Patrimonio alessandro Fucito che ha dichiarato: “Per noi è una grande soddisfazione veder rivivere un luogo storico della città dagli infiniti significati con un’idea forte ed emblematica. Un modo per ripartire e vederla con altri occhi. la ripresa del bello e la partecipazione possono essere una sintesi della metafora di ripartenza”. Presenti anche l’assessore alla cultura del Comune di napoli nino Daniele ed il Presidente del Consiglio Provinciale di napoli luigi Rispoli. nella seconda parte della serata il direttore de il brigante Gino Giammarino ha conversato con manlio santanelli, Pietro Golia e luigi Rispoli sulla figura dei lazzari e dei giacobini facendo un parallelo con la situazione politica attuale. la tesi emersa alla fine degli incontri è stata la

risultante tra le ragioni ideologiche dei giacobini, i cui alti propositi non hanno potuto nascondere la componente del tradimento verso la propria Patria, e quelle di quei partigiani ingiustamente definiti lazzari che, legati alle proprie tradizioni ed alla propria Patria, risalirono dalla Calabria alla riconquista del Regno sotto il comando del Cardinale Ruffo. naturalmente anche qui un distinguo tra i cosiddetti lazzari e quelle frange della plebe che non sono riuscite ad emanciparsi anche per colpa della chiusura intellettuale degli stessi giacobini. a chiudere la serata un momento di convivialità accompagnato da un buffet di prodotti tipici meridionali. anche in questa occasione è stato attivo uno stand informativo dell’as.Co.mER., la neonata associazione con la missione di rendere “imprese e consumatori meridionali uniti e vincenti”. Tutti gli eventi sono stati realizzati grazie alla partecipazione ed al contributo degli sponsor come la birra offerta dalla saint John’s bier accompagnata dai taralli della ditta Connola che si è occupata anche del catering innaffiato dai vini a cura della Erreduesse. in chiusura, dopo aver gustato il Caffè borbone insieme ai cioccolatini della Gay odin, la tradizionale e squisita torta preparata da sabatino sirica, immancabile ed amichevole presenza della Giammarino Editore.


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l’Evento


SUD: POMPEI E BARI, PATRIMONI DA DIFENDERE

le Scoperte

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uove scoperte si aggiungono alla mappa dei siti archeologici del sud italia. a bari si ritorna a discutere sulle “cave dei dinosauri” del parco natu-

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annalisa CaSTELLITTI

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rale di lama balice, scoperte l’estate scorsa dal paleontologo marco Petruzzelli, il quale ha ritrovato migliaia di impronte di sauropodi, anchilosauri e Teropodi. «si tratta –

Petruzzelli – solo dopo che sarà appurata la veridicità della scoperta, si deciderà come proteggere le cave e, nel caso, come renderle fruibili nell’ambito del preesistente progetto

come ha dichiarato lo studioso – di orme di carnivori ed erbivori di medie dimensioni, vissuti nel periodo del Cretaceo», circa 100 milioni di anni fa. l’ideale sarebbe «creare un vero percorso storico in cui accompagnare il turista attraverso la scoperta di queste impronte. E con l'aiuto dell’Università, della soprintendenza, delle amministrazioni pubbliche e della società italiana di geologia ambientale, si potrà davvero tutelare e valorizzare questo grande patrimonio della nostra regione». Dopo un anno è stato presentato al Comune di bari dalla sovrintendenza ai beni archeologici e dal dipartimento di Geologia dell’Università di bari un progetto atto ad avviare studi più approfonditi sull’intero sito per comprendere l’entità del fenomeno. la Regione ed il Comune con i proprietari dell’area si prodigheranno per stanziare fondi, «ma – ha precisato

del teatro orfeo, proposto dall’impresa mazzitelli, un progetto esistente prima della scoperta delle orme e che probabilmente verrà rimodulato in base a ciò che si scoprirà». inoltre – ha concluso lo studioso – «le cave dovrebbero diventare geositi, ma anche questa operazione è ancora in fieri per conto della Università di bari, della società italiana di geologia ambientale e della Regione Puglia».

Dalla Puglia alla Campania, protagonista è sempre l’antichità. È recente, infatti, la presentazione delle ultime scoperte nell’area archeologica di Pompei ad opera di un gruppo di ricerca dell'Università suor orsola benincasa, coordinato dal professor Umberto Pappalardo, direttore del “Centro internazionale per gli studi pompeiani amedeo maiuri” del suor orsola, e dall'archeologo mario Grimaldi, docente di Geoarcheologia e coordinatore degli scavi archeologici del suor orsola a


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Pompei, nonché autore del progetto “Case sulle mura dell’insula occidentalis”. Riportati alla luce un santuario extraurbano ubicabile in prossimità del “vicus pubblicus” esistente, fuori dall'area del pomerium, e collegato al tratto occidentale delle mura urbiche della città, e la presenza di una Porta occidentalis (posterula) di accesso alla città, in asse con via di nola e Porta di nola all'interno di un arco cronologico coevo ascrivibile tra iii e ii secolo (a.C.).

queste le due grandi novità, l'antica porta di accesso alla città di Pompei e una zona di culto appena fuori dalle mura cittadine, dedicata ad una divinità femminile, che sono state inserite nel progetto di restauro, valorizzazione e soprattutto di successiva fruizione della Casa di marco Fabio Rufo che l'Università suor orsola benincasa ha presentato nell’ambito del convegno dedicato al tema “Pompei tra archeologia, religiosità e turismo. Progettando la Pompei del XXi secolo: identità e futuro”. ma è dal 2004 che l'Università suor orsola benincasa di napoli è presente a Pompei con un progetto di studio e ricerca condotto su due aree di grande interesse per la comprensione dello sviluppo urbanistico

dentro e fuori le mura di Pompei: le aree occupate a sud della Porta marina (villa imperiale, Granai) e nell'insula occidentalis. «le attività d’indagine archeologica con scavi stratigrafici – ha spiegato mario Grimaldi – sono partite dieci anni fa nell’area del giardino della Casa di marco Fabio Rufo, con l’obiettivo di documentare e studiare

27 quest’area del tratto occidentale di Pompei in tutti i suoi aspetti urbanistici, architettonici, decorativi e sociali. illustri storici avevano, infatti, da tempo intuito l’importanza di tale area per la comprensione urbanistica esistente tra le porte urbiche, quella di Ercolano e della marina, le mura occidentali, le abitazioni e una delle strade più importanti della città, via di nola». in aggiunta e parallelamente all'azione di scavo – ha specificato l’archeologo – «è stato previsto un intenso programma di rilevazione con metodologia scanner (laser e a luce strutturata) delle testimonianze murarie presenti oggi, nonché del sistema di canalizzazione individuato nell’area già oggetto di indagine.

le Scoperte

“Pompeimia”, sostenuto da associazioni culturali e movimenti che operano sul territorio, con l’obiettivo prin-

l'elaborazione di tali modelli ha permesso un primo studio della tipologia e delle caratteristiche strutturali dei moduli abitativi di questo particolare tratto della città».

cipale di salvare e proteggere la città antica, patrimonio dell’umanità, dall’attuale degrado, «facendo luce – hanno dichiarato i promotori dell’evento – sulla cattiva e inesistente manutenzione ordinaria del sito e sul mancato utilizzo dei fondi destinati ad esso». Tante le novità archeologiche, ma attenzione alle cosiddette “bufale” che circolano in Rete. Tra queste si ricorda la notizia, lanciata dal Dan-

Pompei si conferma, dunque, come uno dei siti archeologici più preziosi e visitati al mondo. a dimostrarlo è stata la manifestazione del 4 maggio alla quale hanno partecipato più di 1.000 persone provenienti sia dalla Campania sia dalla Puglia, dal lazio, dall’abruzzo, dalla lombardia e dal Veneto. l’iniziativa “stringiamoci per Pompei” è stata lanciata dal comitato

gerous news e poi ripresa da una serie di siti, sul tunnel romano che collegherebbe le due sponde dello stretto di messina. Un ponte sotterraneo, profondo tra gli 80 metri e i 200 metri e lungo più di tre chilometri, avrà probabilmente attraversato l’immaginazione dei nostri antenati, ma resta, appunto, un’idea non concretizzata.



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l’Iniziativa

EVENTO DI…VINO A BENEVENTO CON “ANTEPRIMA SANNIO”

alanghina del sannio Dop 2013 e aglianico del Taburno 2011: un'ottima annata. E' quanto emerge dal rating che ha visto impegnato la sezione campana dell'associazione italiana degli Enologi. Gli addetti ai lavori, guidati dal presidente Roberto Di meo, sono stati chiamati a "giudicare" le produzioni dei due vini più rappresentativi della terra sannita. l'iniziativa, alla sua prima edizione e che sarà proposta annualmente con l'obiettivo di descrivere la storia dei vini della provincia di benevento dal punto di vista qualitativo, ha fatto registrare risultati particolarmente soddisfacenti. il punteggio di 82/100 segna la produzione di Falanghina del sannio Dop; valore di 86/100, invece, per l'annata 2011 dell'aglianico. "secondo i parametri di assoenologi - dichiara Di meo - ci troviamo di fronte ad una produzione segnata da un livello buono/ottimo per quel che concerne la falanghina, con segni eccelsi per quel quanto riguarda soprattutto l'aspetto olfattivo dei vini. Un risultato particolarmente soddisfacente, considerate anche le notevoli difficoltà climatiche che ha segnato l'annata 2013. il livello è senza dubbio ottimo per quel riguarda l'aglianico, con i vini che hanno dimostrato qualità veramente considerevoli". E' questo sicuramente l'aspetto più interessante emerso dal week-end di 'anteprima sannio', manifestazione organizzata dal Consorzio di Tutela Vini sannio con l'intento di approfondire la discussione su diverse tematiche che interessano la viticoltura, oltre che per promuovere una vetrina dei vini sanniti. Da segnalare che l'enoteca, allestita al piano terra di palazzo Paolo V (lungo il centralissimo Corso Garibaldi del capoluogo sannita) e curata dai sommelier della delegazione ais di benevento, nel corso delle due serate ha fatto registrare la presenza di circa mille appassio-

nati ed interessati degustatori, molti provenienti dalle altre province campane, dalla confinante Puglia e dal basso lazio. 'anteprima sannio' ha ospitato anche un importante forum con la riflessione portata da vari attori della filiera vitivinicola sul tema della difesa del paesaggio e della

biodiversità. l'obiettivo del Consorzio è stato quello di centrare l'attenzione sul valore e sui benefici derivanti da un'agricoltura sempre più valutata non solo dal punto di vista della prosperità economica, condizione necessaria per assicurare la sopravvivenza delle stesse imprese, ma anche da quello della tutela ambientale, in termini di attenzione all’equilibrio ecologico e della conservazione del paesaggio storico. Dall'incontro è emersa la necessità di una nuova cultura d'impresa, che sia capace di guardare ad una vitivinicoltura sostenibile, fattore imprescindibile per la sicurezza di operatori e consumatori e per la conservazione delle risorse naturali. Fattori da non considerare “vincoli”, che rappresentano invece concrete opportunità che si potranno cogliere privilegiando una visione complessiva e condivisa di un'idea progetto comune. Da segnalare l'attenta partecipazione ai tre seminaridegustazioni proposti nello spazio 'Racconti di Vitae', che hanno focalizzato l'attenzione particolarmente sui "vini diversi" della terra sannita, vale a dire su quei vitigni ingiustamente considerati minori e che "vivono" all'ombra dei più blasonati aglianico e falanghina. in passerella coda di volpe, barbera, piedirosso e sciascinoso, vini che hanno suscitato anche l'interesse del docente di viticoltura dell'Università di Pavia, mario Fregoni, che ha spronato a seguire lungo il percorso produttivo della diversità e della tipicità. "l'iniziativa - dichiara il presidente del Consorzio Tutela Vini sannio, libero Rillo - ha registrato un notevole successo in termini di presenze non solo numeriche, ma anche qualitative. Convincente e piacevole la formula dei seminari - degustazione, con la sala sempre gremita nel corso degli incontri proposti. ma quello che mi piace rimarcare con soddisfazione sono le valutazioni emerse dal rating che ha visto impegnato sul campo l'assoenologi. il risultato delle degustazioni ha confermato ancora una volta i grandi passi compiuti dalla produzione sannita sul piano qualitativo. Da 'anteprima sannio' è emerso, poi, l'importante ruolo che sono chiamati a rivestire i vitivinicoltori, vere e proprie sentinelle a salvaguardia del territorio. Un impegno sul campo, in prima linea, per la difesa della biodiversità e del paesaggio".


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MA MI FACCIA IL PIACERE…

a Proposito di...

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simona buonaura

No grazie, il caffè mi rende sospettoso…

on c’è pace per il caffè di napoli! il triestino andrej Godina responsabile per l’italia della coffe education di scae (speciality Coffee association of Europe) in un servizio televisivo per la trasmissione di Rai Tre Report, condotto da milena Gabanelli, ha infatti dichiarato che il caffè dello storico Gambrinus, unico caffè scelto per testare la bontà del caffè a napoli chissà poi perchè, non era buono. l’inchiesta ha rivelato diverse inesattezze da parte dei baristi rispetto alla preparazione della bevanda per antonomasia preferita dai napoletani in tutta italia. non solo dal punto di vista del gusto ma della sicurezza alimentare e dell’igiene. in soccorso però della bevanda sono scesi in

campo diversi personaggi dello spettacolo e della politica tra cui il Cancelliere tedesco angela merkel, che lo ha definito il più buono del mondo, alla quale ha fatto eco il torinese Gabriel Garko durante la promozione, a napoli, del suo ultimo lavoro! Per giustizia di informazione va aggiunto che Godina è lo stesso che l’anno scorso allorché apprese che illy aveva raggiunto un accordo con Kimbo, società napoletana, sulle capsule del caffè dichiarò quanto segue: “Da quando lavoro nel mondo del caffè, ormai da 20 anni, ho sempre visto e considerato la Illycaffè come un’azienda che agisce con un’unica direttrice d’azione, mossa esclusivamente da una filosofia di alta qualità del prodotto. Certamente

bbene sì, dopo l’uscita nel 2010 dell’allora ministro dell’interno Roberto maroni, dell’ultimo Governo berlusconi, il quale dichiarò che la mozzarella di bufala è un prodotto longobardo, arriva un’azienda veneta, della quale volutamente omettiamo il nome, che ha lanciato una nuova trovata: realizzare la pastiera napoletana (?!) in scatola. sulla confezione si legge: ”Deliziosa torta con grano saraceno e arancia candita, con cuore di crema alla ricotta”. ora, non entrando nello specifico degli ingredienti la domanda da fare è un’altra: “Visto che la pastiera è per eccellenza il dolce della tradizione napoletana perché industrializzare un prodotto che il mondo ci invidia proprio per quelle qualità genuine?”. i pasticcieri

forse non prendono proprio in considerazione la cosa, forti della loro arte e della loro professionalità, ma forse

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l’accordo con la Coca-cola per la produzione di una bevanda a base di caffè risalente a qualche anno fa mi ha lasciato perplesso, ma ora l’accordo con un concorrente che offre al mercato caffè difettati non lo capisco”. Da aggiungere solo un dato ancora: illycaffè è un’azienda con sede a Trieste.

Il nord riprova a depredarci con la pastiera in scatola

è la sacralità di questo dolce che va salvata! anche perché da anni l’associazione Pasticcieri napoletani sostiene, insieme agli organi preposti, la proposta di realizzare una ste-

sura del Disciplinare di Produzione della Pastiera napoletana iGP (indicazione Geografica Protetta), auspicando inoltre l’entrata in vigore del Decreto del mipaf del 22 luglio 2005, sulla disciplina della produzione e della vendita di prodotti dolciari da forno come la Colomba, per la difesa delle denominazioni di origine e dei prodotti di qualità, garantendo così la trasparenza ai consumatori, attraverso un’etichetta chiara, che permetta di trasferire tutte le informazioni necessarie a distinguere i vari prodotti. E proprio una napoletana Doc è arrivata in soccorso del dolce pasquale, napoletano per antonomasia, ovvero sofia loren, che a proposito della notizia ha commentato: “a pastiera in scatola? non si mangia”. E se lo dice lei…

opo 1000 e più polemiche che si sono susseguite nelle ultime settimane è arrivato il benestare del direttore regionale dei beni culturali Gregorio angelini durante l’incontro l'assessore comunale di napoli alle Politiche urbane Carmine Piscopo per il concertone di mika in Piazza del plebiscito a napoli in occasione dei 50 anni della nutella, crema alle nocciole realizzata dall’azienda piemon-

tese di alba Ferrero. senza entrare nel merito della bontà o meno del prodotto e delle materie prime utilizzate per realizzarla, perché questa non ne è la sede più adatta, vale la pena di accennare solo che la piazza è stata negata per diversi concerti che si sarebbero dovuti tenere d’estate per diversi big come Ranieri, morandi e la amoroso, per citarne qualcuno. insomma, come si dice a napoli: “a chi si e a chi no...”

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Piazza del plebiscito, corte del Piemonte con il concerto di Mika


RIVOLUZIONE BOLLENTE PATATA PATRIOTTICA

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la Gastronomia

a cura di Rosi PaDoVanI si infiltra si impone si oppone quelli che...come la fa mammá … indecente, riempiendo le straquelli che... ‘liev ‘e ‘mmane ‘a rint’ ‘o piatto de di cartocci 'nzevati (non quelli che… si chiammano patane e non chips bastava la nostra produquelli che .... ccà nisciuno è fesso zione locale di monnezza?) mollemente adagiata sugli scogli, la mano File di deficienti che pigra penzoloni tra la spuma bianca, aspettano ore per un fresca, piccoli sconcigli a risalire la cuopppetiello, no, non di peluria dorata del braccio, miriadi dorate appetitose alici indorate, di minuscole infinite schegge di ma di.. patatine fritte! iodio ad irrorare la folta chioma la nuova calata si chiama di stelle marine, velo sensuale “patata” e viene dall'olanda. sul florido seno, il golfo accoma perché, noi qua non le gliente dei fianchi irresistibisappiamo fare? noi, che li....così Partenope stregava rischiavamo ustioni di terzo chiunque la vedesse per la prigrado per infilare di nascosto ma volta. le mani nella padella per rubare Partenope, nea Polis, importanbollenti pepite preziose; noi, che te porto del mediterraneo, custoquando sfugge al tubetto e ti capita de della cultura ellenica, capitale sulla lingua a tremila gradi levando il dell’arte e della Cultura, boccone prerespiro… ah, la pasta e patate! libato … napoli ha fatto sempre gola a noi, quelli che... solo quella di mammà! buotutti, ma fino ai giorni nostri non ci erano ancora riusciti gli olandesi (che pure ci avevano provato con na, sana, patriottica. il gelato, ponendo avamposti di chioschetti con misture necessita urgente risveglio di orgoglio partenopeo! Volessimo accumincià dalla patata? provenienti dal nord Europa, gli invasori) –Guagliù, scetateve, armiamoci di cuppetiello, facciamo sì, qualche calciatore nella squadra del cuore... la nuova dominazione stravolge le abitudini tradizionali, barricate di zeppole e panzarotti e scacciamo l’invasore!!

La pasta e patate Patate 1chilo Pasta 500 g

ingredienti

Olio extra vergine di oliva un bicchiere 1 carota

1 cipolla media

Due o tre pomodorini Sedano una costa

Prezzemolo un ciuffo Basilico tanto

Pancetta affumicata 100 g Parmigiano una scorza e 50 grammi grattugiato

PELarE E TaGLIarE a DaDInI un ChILo DI PaTaTE. In una PEnToLa CaPIEnTE SoFFrIGGErE GLI oDorI TrITaTI FInEMEnTE Con L’oLIo E La PanCETTa aFFuMICaTa. QuanDo IL baTTuTo SI è ConSuMaTo VErSarE LE PaTaTE, CoPrIrE D’aCQua, E CuoCErE a FuoCo DoLCE FIno a QuanDo QuESTE Saranno TEnErE, Ma non SFaTTE. a ParTE CuoCErE La PaSTa a METà CoTTura, unIrLa aLLE PaTaTE, ManTECarE SuL FuoCo QuaLChE MInuTo aGGIunGEnDo QuaLChE SCorza DI ParMIGIano PuLITa E TaGLIaTa a PEzzETTInI, SE nECESSarIo Con QuaLChE MESToLo D’aCQua DELLa PaSTa. SPEGnErE, CoPrIrE E SErVIrE rIPoSaTa, “azzECCaTa”, Con TanTo ParMIGIano E baSILICo.

CIbo & ChaT la posta di Rosi rosi@ilbrigante.com


IL FILO RITROVATO

la Kermesse

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UNA RASSEGNA MUSICALE INTERNAZIONALE PER RILANCIARE IL BELVEDERE DI SAN LEUCIO

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RaFFaElE SanTILLo

’ un complesso monumentale tra i più belli d’italia che troppo spesso, in passato è stato dimenticato ed abbandonato al proprio destino. Parliamo del belvedere di san leucio, voluto da Carlo di borbone e considerato, insieme alla Reggia di Caserta e all’acquedotto del Vanvitelli, Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Donato Tartaglione, è l’assessore di Caserta Pasquale napoletano, al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Da cosa nasce l’idea di organizzare ‘Il filo ritrovato’? «E’ sicuramente un progetto molto ambizioso, partorito dopo mesi di duro lavoro con i miei collaboratori. i concerti saranno totalmente gratuiti, perché organizzati grazie al contributo di soldi pubblici; è giusto che i cittadini non paghino. inoltre, abbiamo coinvolto le associazioni di categoria affinché tutti abbiano dei benefici da questo evento». La rassegna sarà caratterizzata da eventi collaterali? «oltre agli 8 eventi che si terranno nei sette comuni firmatari del protocollo d’intesa con Caserta, abbiamo coinvolto tutte le scuole del territorio. Gli artisti, prima del concerto, si esibiranno in quattro plessi cittadini e incontreranno, all’interno del belvedere, gli allievi dei quattro conservatori della Campania».

Grazie all’attività dell’amministrazione comunale, diretta dal sindaco Pio Del Gaudio, e al lavoro dell’assessore ai Grandi eventi Pasquale napoletano, i riflettori tornano ad essere puntati sul sito attraverso la rassegna internazionale di musica classica ‘il filo ritrovato’, che tutti i venerdì di maggio stanno prendendo vita nello splendido Cortile dei serici. la manifestazione prevede cinque concerti dei più grandi pianisti del mondo: Françoise Dumont, Cèdric Pescia, oliver Kern, lucas Vondracek e nicolai Demidenko. Per la realizzazione del progetto, finanziato dalla Regione Campania e dall’Unione Europea, è stato siglato un protocollo d’intesa tra il Comune di Caserta e sette paesi limitrofi: Casagiove, Castel morrone, maddaloni, san marco Evangelista, san nicola la strada, santa maria Capua Vetere e Valle di maddaloni. in queste citta, ogni domenica del mese di maggio, ci saranno dei ‘flash note’. la vera mente della fantastica rassegna di san leucio, insieme al direttore artistico Rosalba Vestini, ai musicisti Franco mantovanelli e

Data la consistenza internazionale dell’evento, l’amministrazione punta a raggiungere dei risultati che vanno al di là del successo di pubblico dei singoli concerti. Quali sono i vostri obiettivi? «il nostro intento è quello di valorizzare il complesso monumentale di san leucio. non a caso, la rassegna è realizzata con il prezioso contributo della Regione Campania e dell’Unione Europea, nell’ambito della misura 1.9, dedicata agli interventi finalizzati al recupero e alla valorizzazione dei beni monumentali».

Sta dicendo che il finanziamento sarà utilizzato per il recupero del belvedere? «E’ proprio così. il 30% dei soldi che riceveremo per realizzare ‘il filo ritrovato’ saranno utilizzati per il recupero della ‘Filanda dei Cipressi’, che si trova nel Complesso monumentale del belvedere. Costruita nel 1805, fu destinata principalmente al trattamento e alla lavorazione della seta. attualmente, questa zona del sito è chiusa. Per il complessivo recupero della struttura, la cui funzionalità sarà orientata alla riconquista di uno spa-


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zio in termini di ritrovata superficie espositiva, concertistica e museale, verrà realizzato un intervento che punterà a trasformare il luogo nella ‘pancia’ di un virtuale vascello della creatività. Per rendere fruibile lo spazio della ‘Filanda dei Cipressi’, ci sarà innanzitutto il ripristino dell’impianto elevatore, compresi messa a norma e collaudo. altro obiettivo é quello di creare una nuova prospettiva longitudinale dello spazio della ‘Filanda’, attraverso l’apposizione di un dispositivo per il trattamento e l’eliminazione dell’umidità superflua, l’intervento di tinteggiatura, la pulizia del percorso di accesso ai locali e la sistemazione degli apparati elettrici e meccanici».

Quando inizieranno i lavori? «le posso dire che termineranno entro il 30 maggio, data dell’ultimo concerto della rassegna, il quale si terrà proprio all’interno della ‘Filanda dei Cipressi’, che in questa occasione sarà restituita ai cittadini di Caserta».

Secondo lei, cosa bisogna fare per rilanciare definitivamente il belvedere? «il sito è in buone condizioni strutturali. ovviamente, necessita di una manutenzione continua. le casse comunali non possono sostenere una spesa così significativa. Per questo motivo, nel rispetto del monumento e preservando il binomio ‘san leucio-seta’, occorre aprire le porte ai privati, anche attraverso il cosiddetto ‘project financing’. la nostra giunta, infatti, ha approvato una delibera per la gestione pubblico-privata del sito. secondo noi questa è l’unica strada da percorrere per rilanciare definitivamente il belvedere di san leucio».

Quali sono i progetti futuri che si svilupperanno intorno al sito borbonico? «Dopo tre anni di assenza forzata, torna il ‘leuciana festival’. infatti, siamo riusciti a recuperare il finanziamento necessario per organizzare la kermesse. inoltre, da maggio fino al 19 luglio, a san leucio, nel Teatro Comunale e nella Reggia, ci saranno numerosi appuntamenti nell’ambito del ‘Forum delle Culture’. infine, sempre all’interno del belvedere, ci saranno tre concerti di portata mondiale: il 19 giugno, si esibiranno gli ‘Earth Wind & Fire’, il 3 luglio toccherà a Christopher Cross e il 31 luglio a michel bolton».

C’è qualcosa in programma anche per la reggia? «Certamente. a luglio, all’esterno di Palazzo Reale, sarà allestita ‘l’arena del Re’. nell’ambito di questa rassegna, ci saranno cinque eventi di grandissimo spessore. si inizia l’11 luglio con Pino Daniele, il 17 con alessandra amoroso, il 18 con massimo Ranieri e il 21 con Vincenzo salemme. la straordinaria chiusura è prevista il 23 luglio

la Kermesse

con lo spettacolo di alessandro siani e degli attori di made in sud».

Valorizzare i beni architettonici della città anche attraverso l’organizzazione di eventi: questo sembra essere il suo modus operandi? «infatti, la mia idea è proprio questa. Per valorizzare le splendide strutture, come la Reggia vanvitelliana oppure il complesso del belvedere, occorre organizzare eventi di grossa portata. in questo modo, puntiamo a rilanciare il turismo della nostra città e tante attività che gravitano intorno a questo settore. ovviamente, il nostro obiettivo resta sempre quello di preservare la magnificenza dei monumenti che abbiamo la fortuna di possedere grazie soprattutto al nostro glorioso passato». Della stessa idea è il sindaco di Caserta Pio Del Gaudio che, durante la conferenza stampa di presentazione de ‘il filo ritrovato’, ha affermato: “È un’iniziativa di grande qualità, che punta alla valorizzazione di Caserta e del belvedere. il sito di san leucio è un attrattore di sviluppo per il turismo della nostra città”.


l’Anteprima

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“PER OGGI NON SI CADE”

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SANTANELLI E COCIFOGLIA SOSPESI IN UNA NAPOLI SENZA FORZA DI GRAVITÀ

apoli per un giorno senza gravità. questo è quanto racconta con acuta ironia manlio santanelli in “Per oggi non si cade”, libro edito dalla Giammarino Editore.

Un impiegato tornando a casa, cammina per le vie del centro storico quando improvvisamente un sacchetto della spazzatura viene lanciato da una finestra, lo schiva per miracolo e piuttosto infastidito esprime una preghiera: sospendere la forza di gravità a napoli. Detto fatto, la signora che aveva lanciato il sacchetto se lo ritrova galleggiante davanti la stessa finestra da cui poco prima era volato giù. Cosa accadrebbe dunque se per un giorno napoli rimanesse senza gravità? quali le conseguenze di questo esperimento divino? Per oggi non si cade è una denuncia sociale che riprende con proverbiale acutezza un tema delicato come l’emergenza rifiuti. l’idea dell’autore è dare luce ad un problema che affligge da tempo la città e di cui si è discusso a lungo negli ultimi anni, attraverso un racconto concepito come l’intreccio

ValEnTina GIunGaTI di una serie di vicende ed episodi. abbiamo intervistato l’autore del libro che ci ha offerto alcuni dettagli interessanti… Com’è nata l’idea del libro?

«abitavo nel centro storico di napoli, una decina di anni fa. mentre una sera rientravo a casa, per miracolo ho evitato che mi accoppasse un sacchetto della spazzatura lanciato da un quarto piano. questa fu la scintilla che accese la mia fantasia».

Cosa racconta? «E’ il classico modello di una folle journée. in quel giorno la città, che ne ha viste tante ne vedrà ancora una, che esula dagli eventi determinati dagli uomini per la sua origine soprannaturale».

Quali differenze ci sono tra il testo e lo spettacolo? alcune parti sono state tagliate? «Per contenere lo spettacolo entro l’ora, il regista di concerto con me ha operato quei tagli che non incidono granché sul fluire del racconto».

Come viene rappresentata napoli? «questa che viene fuori dal racconto è la napoli che vedo io, una città alla continua ricerca di un’identità che, una volta trovata, le sfugge nuovamente. ma è proprio questa caratteristica che la rende creativa e fuori da ogni ingessatura istituzionale. in termini sociali è la realizzazione dell’Eterno Divenire».

Per oggi non si cade debutterà il 7 giugno alla settima edizione del napoli Teatro Festival con la regia di Fabio Cocifoglia, una coproduzione Fondazione Campania dei Festival – napoli Teatro Festival italia, soc. Coop. le nuvole. lo spettacolo è dinamico, la location è l’accademia di belle arti di napoli dove il pubblico potrà ascoltare e vivere attraverso immagini ed installazioni il racconto. non ci saranno attori dal vivo ma solo voci con la narrazione di mario Tozzi, per dare enfasi a quelle strade di napoli pulsanti ed energiche. l’allestimento è una sorta di visita museale in quanto saranno date in dotazione agli spettatori delle audioguide per ascoltare la storia, le quali


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consentiranno di selezionare i capitoli in base alla stanza scelta, creando effettivamente un montaggio attivo sempre nuovo.

35 saggio è importante, la morale è evidente si vuole sensibilizzare la comunità. il vagare su questa civiltà richiedeva una chiave divulgativa ma anche scientifica per evocare la polifonia pulsante della città. manlio Tozzi (voce narrante) ci è sembrato subito la persona giusta, carina e disponibile ma soprattutto molto sensibile a questo tema».

Cosa l’ha ispirata del testo? «Eravamo tutti riuniti e già stavo

una napoli sotto nuove forme, come sarà strutturato lo spettacolo? «lo spettacolo è strutturato come un percorso itinerante, molto personale che consente allo spettatore una totale immersione nel racconto. ad ognuno all’ingresso sarà fornita una vera audioguida che contiene le tracce che possono essere scelte in base alla stanza a cui si accede, verrà fornita anche una cartina, proprio come un museo, che guida il pubblico attraverso i colori per realizzare un percorso itinerante, strettamente personale, immergendo direttamen-

immaginando come si sarebbe potuto rappresentare il testo, ricco di immagini surreali, sarebbe stato bello poterlo registrare, creare un percorso museale, coinvolgente ma al tempo stesso molto preciso. il testo sembra comico, ma in realtà è la sintesi di una catastrofe. il mes-

te nel racconto. le installazioni sono state create dalla classe di scenografia e fotografia dell’accademia di belle arti in collaborazione con i docenti. i ragazzi sono stati lasciati liberi di interpretare e guardare la città attraverso loro suggestioni: il tema del traffico, degli

il regista Fabio Cocifoglia ci ha raccontato come è nato questo percorso, come è stato ideato e come sarà una vera esperienza innovativa per il pubblico:

Com’è nata la collaborazione con Manlio Santanelli? «l’ho conosciuto vari anni fa, abbiamo collaborato insieme in diversi spettacoli, si è consolidata una frequentazione piacevole, assidua, fatta di condivisioni. manlio è un grande maestro, un grande personaggio e abbiamo instaurato un rapporto prolifico poiché condividiamo la curiosità di sperimentare cose nuove».

l’Anteprima

scugnizzi, della tradizione, della notte, della rovina».

Cosa cambia tra il testo e la rappresentazione? «E’ stato fatto un adattamento, poiché la durata dello spettacolo doveva essere di circa un’ora. ovviamente la storia sarebbe durata di più rispetto al tempo a disposizione, abbiamo scomposto i personaggi in una chiave di lettura diversa. «oggi viviamo in una società in cui le immagini sono tutto, ma in questo caso crea grande profondità l’audio. Grazie alla straordinaria collaborazione di Hubert Westkemper ingegnere del suono che ha accettato di prendere parte a questa sperimentazione, abbiamo creato una doppia traccia sonora che accompagna l’ascoltatore, crea un’incursione in vari spazi e vari ambienti e permane

l’altissima fedeltà del suono». Una vicenda grottesca a tratti fanta-

stica che racchiude una profonda riflessione dell’autore ed è a sua volta incipit per la comunità, ma al tempo stesso un racconto di una città straordinaria che sa essere sempre travolgente e sopra le righe, che sa ammaliare e stupire ma soprattutto ridere ancora una volta.


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IL BRIGANTE E LA SCIANTOSA: PARLA BARBARA BUONAIUTO

il Teatro

GabRiElla onoscere barbara buonaiuto, nota vocalist dell’orchestra italiana di Renzo arbore, vuol dire comprendere i due volti di napoli, quelli raccontati nel recital che la vede protagonista, “il brigante e la sciantosa”. all’indomani del grande successo riscosso al teatro Trianon di napoli, la cantante partenopea racconta l’anima romantica e la coscienza civile della sua città in cui la passione è il leit-motiv e tutto sembra poter rinascere dalle ceneri. Con un’orchestra di cinque elementi diretti da luca Urciuolo, il ballerino Rosario lambiase e la partecipazione straordinaria di maurizio De Giovanni, “il brigante e la sciantosa” merita un ascolto attento. Parole e musica diventano, infatti, un grido di protesta e anche d’amore. Come nasce “Il brigante e la sciantosa”? «l’idea di questo spettacolo nasce dalla rabbia. le vicende politiche, sociali e calcistiche degli ultimi tempi svelano una massiccia presenza di ignoranza, ingiustizia e discriminazione. il sud e, in particolar modo, napoli ne pagano le spese. spinta da un grande amore per la mia terra e da una profonda indignazione, ho voluto riportare alla luce le nostre radici, mettendo in scena non solo uno spettacolo di canzoni ma un vero e proprio racconto che ha il sapore di una denuncia e che abbia la forza di mandare un messaggio e risvegliare un desiderio di rivalsa».

“Il brigante e la sciantosa” vanta la partecipazione di Maurizio De Giovanni, autore dei testi. «la collaborazione con maurizio è stata per me motivo di lusinga. lo apprezzavo già molto come scrittore ma solo in quest’occasione ho avuto il piacere di conoscerlo. È scattata subito una simpatia reciproca e, dopo un pomeriggio trascorso a chiacchierare, ci siamo impegnati in questo progetto. la bellezza dei testi, interpretati egregiamente da De Giovanni, che si è immerso totalmente in quest’esperienza, ha suscitato negli spettatori emozioni fortissime, colpendo al cuore».

Com’è strutturato lo spettacolo? «“il brigante e la sciantosa” si divide in tre parti diverse ma unite da un filo conduttore. la prima parte lascia spazio alle straordinarie bellezze naturali di napoli, con canzoni che ne raccontano il paesaggio. la seconda parte dello spettacolo sottolinea, invece, l’impegno civico di un popolo che è disperatamente alla ricerca di riscatto. infine, la terza parte parla di sentimenti e passioni, materia

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DILIbErTo in cui i napoletani sono eccelsi».

“Il brigante e la sciantosa” arriverà anche al nord? «lo spero, ma non è semplice muoversi. Personalmente lo porterei ovunque, perché sarebbe un esperimento interessante e credo susciterebbe polemiche».

Sono ormai vent’anni che lavori con renzo arbore. Vi ha legati il desiderio di esportare il nostro patrimonio artistico? «Con Renzo ho un ottimo rapporto professionale e mi dispiace sia stato bersaglio di tante critiche. Credo che arbore sia stato molto invidiato per aver cavalcato l’idea giusta, invece deve essere solo apprezzato per aver riportato in auge la canzone napoletana e aver ricordato che esiste un mondo artistico diverso da quello neomelodico. Rispetto molto i neomelodici, ma napoli non è solo quello».

Come guardi alla storia di napoli e al fenomeno del brigantaggio, a cui rimanda il titolo del tuo spettacolo? «Dai libri di storia ho appreso tante notizie false. Ho capito solo da grande chi fosse realmente Garibaldi e la tragedia vissuta dai briganti. non posso definirmi neoborbonica. io avrei voluto un’unità d’italia diversa, che fosse davvero mossa da ideali e che non calpestasse il sud privandolo della dignità».

oggi napoli paga anche per le sue colpe? «nei napoletani, purtroppo, manca un’autocoscienza. Una delle conseguenze delle numerose dominazioni avute è l’incapacità di auto-governarci. manca, soprattutto nel quotidiano, il rispetto di noi stessi, di cui gli altri si approfittano. avere, però, un atteggiamento snob nei confronti della propria città non vuol dire essere più civili ma significa infliggerle un’ulteriore pugnalata. seguo molto la politica, mi appassiona da sempre e il razzismo è ciò che più mi ferisce. le cause si ritrovano nell’ignoranza e nel senso di inferiorità. Viene discriminato chi, in realtà, è considerato più forte. Cerco di fare politica attraverso il mio spettacolo. napoli, come altre città, ha un limite di sopportazione e, anche se è molto difficile ricostruire, possiamo partire dall’energia che ci contraddistingue e che nessuno è mai riuscito a toglierci. nonostante tutto, qualcosa si sta muovendo».


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il Fumetto

DISNEY CELEBRA NAPOLI IN OCCASIONE DEL COMICON2014 37

simona buonaura

Enorme successo per Comicon 2014, la più grande esposizione di fumetti del sud, che si è svolta a napoli alla mostra d'oltremare ed ha visto un’affluenza in crescita rispetto allo scorso anno con ventimila biglietti al giorno nelle prime tre giornate, tanto che gli organizzatori

hanno dovuto dichiarare il sold out per la giornata di domenica, consentendo l'accesso a chi aveva già acquisto il biglietto nei giorni precedenti. sono stati quattro giorni di festa per migliaia di giovani e giovanissimi che hanno dato sfogo alla loro creatività, travestendosi come gli eroi dei fumetti e giocando ai videogames e ai giochi più vari nella sezione Gamecon, ma approfondendo anche sotto il profilo culturale il legame tra fumetto e cinema, filo conduttore di questa edizione. “l'edizione 2014 ha chiuso il ciclo che ha visto il fumetto accostato alle altre forme d'arte - spiega luca boschi ed è stata quella della riconciliazione tra i giovanissimi appassionati della cultura asiatica e i loro coetanei che seguono il filone europeo-americano, quello che tradizionalmente caratterizza il fumetto in italia”. boschi, sottolinea anche che: “Un riconoscimento dell'importanza che Comicon ha assunto è arrivato anche dalla Disney - che per la prima volta interviene con Panini- e sugellata dalla copertina dell'ultimo Topolino in edicola, con Paperino a napoli davanti al Vesuvio, omaggiato dalla manifestazione per

gli 80 anni dalla sua creazione”. l'enorme successo di pubblico è stato raggiunto anche grazie all'attenzione di napoli Comicon nel seguire l'evolversi dei gusti dei giovani, come testimoniano le migliaia di ragazzi che hanno gremito l'auditorium del Teatro mediterraneo per gli incontri, organizzati nell'ambito di Cartoona, con gli youtubers: dai già noti The Jackal ai nuovi fenomeni nirkiop, yotobi, Claudio di biagio, The Pills, Frank matano, simone laudiero, tanto che oggi per raggiunta capienza del Teatro mediterraneo, l'incontro con loro è stato spostato sul palco esterno. ma napoli Comicon sta anche "formando" una nuova generazione di pubblico alla fruizione del fumetto, come testimoniano le sale sempre gremite per gli incontri con gli autori, tra cui spicca la conversazione su fumetto e cinema tra Gipi e Dave mcKean. Tante le novità editoriali tra cui quella della Panini che ha presentato un nuovo albo dal titolo “Topostorie”. il Vesuvio, la pizza napoletana ed addirittura l’Expo sono alcuni dei protagonisti del primo numero del nuovo magazine mensile a fumetti Disney edito da Panini Comics, in edicola da questo mese. la testata riprende la tradizione avviata nel 1957 con la storica collana dei “Classici Disney”, volumi che riproponevano alcune tra le migliori storie della produzione disneyana, collegate da un’avventura inedita. il primo volume del nuovo magazine si intitola “Dal Vesuvio con furore” ed è dedicato alla fattucchiera amelia: in copertina, la nemica giurata di Paperone è ritratta in volo sulla sua scopa, circondata dai soliti pipistrelli e dai lapilli infuocati del Vesuvio in eruzione. la storia inedita è stata scritta da massimo marconi, che è anche il curatore della collana, e disegnata da salvatore Deiana.


gli Incontri

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aPrILE 2014

VII CROCIERA DELLA MUSICA NAPOLETANA MIX VINCENTE DI TURISMO, MUSICA, IDENTITA’

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iunge al suo settimo appuntamento la “Crociera della musica napoletana”, il raffinato evento che unisce turismo, identità ed arte, ideato dal dott. Francesco spinosa della scoop Travel e che si svolgerà a bordo della msC “splendida”, toccando Tunisia, spagna e Francia. Dopo la prestigiosa presenza della scorsa edizione, allietata dalla voce di Eddy napoli, quest’anno si registra la presenza di un artista che racconta storie di vita con la sua “voce di dentro”, napoletano verace fino al midollo: Enzo Gragnaniello. sarà lui, infatti, l'ospite d'onore del palcoscenico della nave, una delle più eleganti e moderne della flotta msC Crociere. E' qui, che dal 6 al 13 ottobre 2014 tornerà in scena il con-

vegno itinerante dedicato all'artisticità partenopea, che proporrà, per il settimo anno consecutivo, un melange culturale di musica, teatro, arti figurative e storia della canzone napoletana. E' in fase di definizione il resto della squadra artistica, come sempre diretta dall'etnomusicologo Pasquale scialò, il docente del suor orsola benincasa, con le sue conversazioni che accompagneranno il viaggio alla ricerca delle nostre identità musicali. Ritornerà nel cast antonio siano, artista che restituisce ad alta fedeltà lo stile e le forme della canzone napoletana d’autore. Prevista una formula tutta nuova per offrire ai passeggeri e ai cultori un prodotto sempre più rifinito per coniugare formazione e divertimento.

l’evento verrà presentato il prossimo lunedì 19 maggio, dalle ore 13:30 in poi, sul Ponte 7 della splendida, ormeggiata nel porto di napoli, alla presenza dello stesso Enzo Gragnaniello, Pasquale scialò, il noto artista lello Esposito, l’area manager sud italia della msC Crociere Francesco manco e l’ideatore Francesco spinosa, assieme al sindaco di napoli luigi De magistris.


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A NOCERA INFERIORE IL TERZO SALONE DELL’USATO

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iù che mai in linea coi tempi di spending review che stiamo attraversando la proposta dell’associazione “Usatiamo” la quale, dal prossimo 31 maggio al 2 Giugno 2014, ripropone a nocera

inferiore, presso il Consorzio di bonifica sarnese-nocerino, la terza edizione del “salone dell’usato”. Diversa la location, riconfermato l’obiettivo: contrapporre alla cultura dell’usa e getta quella dell’usa e riusa. l’originale evento prevede oltre trecento partecipanti all’esposizione, tra persone comuni, privati cittadini ma anche appassionati di collezionismo, di antiquariato, di moderna-

riato e tempo libero che decidono di scambiarsi o privarsi di tutti quegli oggetti ormai in disuso dimenticati nelle soffitte, nelle cantine, negli scantinati di casa, ma ancora utili e riutilizzabili. oggetti e cose spesso pervasi di un fascino che dona loro quella particolare magia che solo il tempo può preservare. Tanti anche gli artigiani creativi che con il loro fare donano a prodotti e materiali riciclati vita nuova. il brigante vi attenderà in un apposito stand con le pubblicazioni della Giammarino Editore per presentare al pubblico gli obiettivi ed i vantaggi offerti ai consumatori meridionali dall’as.Co.mER, il neonato gruppo associativo che riunisce aziende e consumatori meridionali in un progetto di crescita e sviluppo economico comune. alle telecamere del “brigantiggì”,

IL SUD E L’EUROPA

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l prossimo Giovedì 22 maggio il brigante torna a mettere in campo una serie di interventi e proposte da affidare successivamente a chi verrà eletto al Parlamento Europeo per la Circoscrizione meridionale. associazioni, movimenti, esponenti politici candidati e non avranno la possibilità di fornire spunti e progettualità, ma anche semplici cittadini (con le idee chiare) potranno iscriversi per intervenire motivando i punti che intendono attenzionare. a moderare nei tempi (non più di 5 minuti ciascuno) saranno il nostro direttore Gino Giammarino ed il prof. Ernesto Paolozzi. le telecamere del “brigantiggì” riprenderanno gli interventi per poi riproporli in una speciale puntata in onda venerdì 23 sul circuito delle emittenti che trasmette abitualmente

il seguitissimo programma. i lavori si svolgeranno presso le prestigiose sale dell’Una Hotel di napoli, sito in Piazza Garibaldi 9/10, a pochissimi passi dalla nostra redazione (di fronte). Per informazioni o per intervenire basta inviare una mail a: info@ilbrigante.com, mentre maggiori dettagli rispetto al momento in cui questa notizia va in stampa

gli Incontri

invece, ascolteremo la voce e le opinioni di tutti voi per poi metterle in onda sul circuito delle nostre emittenti. la fiera si svolgerà su una superficie complessiva di circa 4000 mq al chiuso; un ampio e comodo parcheggio adiacente la struttura ospiterà fino a 1000 autovetture. la kermesse sarà patrocinata dal Comune di nocera inferiore.

li potrete conoscere visitando il nostro nuovissimo sito, da pochi giorni in rete, sempre all’indirizzo “www.ilbrigante.it”.


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LA POLITICA EUROPEA DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

la Storia

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Di ETToRE D’alEssanDRo DI PESCoLanCIano l regno delle Due sicilie fu una nazione con un’accorta nale delle Due sicilie è quella dei diversi trattati commere sviluppata politica estera, aperta ai vari stati europei ciali redatti nell’arco di un secolo e mezzo, come “il Trated internazionali, nonostante la storiografia accade- tato perpetuo di Commercio e navigazione” concluso mica ha propagandato l’oscurantista immagine “nega- con la “Repubblica di olanda” il 27 agosto 1753.l’accorzionista”di metà ottocento, che ebbe la sua massima do, formato da 46 articoli,stabilì la reciproca libertà di e s p r e s s i o n e commerciare e navigare per i sudditi delle due nazioni nelle critiche (art.1), contando su un unico pagamento dei “Diritti di del politico entrata e sortita fissati dalle tariffe”(art.2),nonché su W i l l i a m un’uguale misura dei “Diritti, Carichi e Dazi E.Gladston de’Drappi”(art.3).Fu,quindi, assicurata la libertà di risie(il regno bor- dere “in qualunque Città e luoghi delle Terre e stati delle bonico quale due Potenze”,ove poter “vendere ed alienare, come “negazione meglio giudicheranno, i loro beni ed effetti” senza alcuna d i tassazione (art.6).altri articoli accordavano la “piena Dio”,1851), libertà di coscienza e di religione”(art.7), d’inviolabilità di un paese delle “case,magazzini o botteghe de’negozianti ed altri a r r e t r a t o sudditi” stranieri residenti(at.9), di controllo delle frodi e nella sua contrabbando sui bastimenti (art.10). autarchica economia e Circa i vascelli da guerra,questi erano liberi di ormeggianon aperto re presso le “spiagge, i fiumi, i porti”(art.14) senza il alle relazioni “pagamento di qualunque diritto”(art.15), seppur rimase economico- bandito il contrabbando di “qualunque sorta culturali. d’armi”(art.21).infine, il citato trattato garantì opportuni l’esistenza accorgimenti per le navi danneggiate da un naufragio o di una cor- da incursioni posa docu- p i r a t e m e n t a z i o n e sche(art.37diplomatica-commerciale del governo borbonico,sin dal 38). analoXViii sec.,testimonia invece la volontà di uno stato di ghi accordi voler sviluppare continui patti ed alleanze con varie si riscontrapotenze estere per la pacifica salvaguardia e sviluppo no nel “Tratdei flussi di mercanzie e persone da e verso tato perpel’esterno.Tra l’altro, una tale politica estera fu più favorita tuo di Comverso alcuni stati (Francia,spagna,Parma,etc) per le mercio e relazioni parentali della monarchia borbone. navigazione” con la Difatti, a conferma delle buone relazioni con la Francia vi “Corona di è un manoscritto di metà ‘700, “memoire sur le Commer- Danimarca” ce de la France et de l’angleterre avec le Royaume de del 6 aprile naples”(arch.naz.Parigi),in cui fu presentata la bilancia 1748, finacommerciale franco-napoletana,formata dai prodotti lizzato con i importati francesi (zucchero,caffè,drappi) e da quelli suoi 40 artiesportati duosiciliani (olio,grano,seta).Tali scambi di coli a “stabimerci erano regolati senza uso di moneta, con la quale lire tra loro si pagavano, invece, dazi e diritti commerciali seppur in s u d d i t i percentuale maggiore rispetto a quelli richiesti per gli r e s p e t t i v i scambi più consistenti con gli inglesi e genovesi.sul fini- una stretta corre del XViii sec.le esportazioni di materie prime napole- rispondenza libera e sicura” dei loro “interessi particolari” tane verso la Francia aumentarono a seguito della cre- con l’ausilio di “una Pace stabile e soda tra le loro maescente domanda della nascente industria francese,tanto stà”(art.1).Fu,poi, fissata norma,garante di tutti i traffici da incentivare anche il contrabbando. commerciali “per terra, quanto per mare,ed acque dolci”(art.2), “senza Passaporto alcuno, o altro Permesso”, altra testimonianza di questa intensa politica internazio- seppur i dazi furono portati in misura pari al 20% del


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valore di ogni mercanzia danese o estera,salva l’esenzione nei porti franchi (art.6).i controlli delle navi e della contabilità commerciale furono organizzati con modalità accorte e tempi precisi (art.10),così come furono regolati da altre norme la questione del contrabbando o dei bastimenti in avaria.similmente,il “Trattato di Commercio e di navigazione” con l’imperatore di tutte le Russie del 1788 fissò che “in tutte le occasioni, così per mare, che per terra, e sulle acque dolci, da buoni amici,si presentasse scambievolmente tutto l’aiuto ed assistenza possibile(art.1).Fu garantita per i rispettivi sudditi la facoltà di “esercitare liberamente il culto della loro Religione” nelle proprie residenze estere(art.2).i sudditi commercianti dovevano rispettare i dazi delle dogane “e li diritti fissati ne’ stati rispettive dalle tariffe ch’esistono”.Tra l’altro, ai commercianti napoletani la Russia concesse il diritto di poter pagare le dogane nella “moneta corrente del Paese e non in Riksdaler(125 copechi), nonché una riduzione dei dazi di entrata sopra i vini delle Due sicilie, portandoli a 4 Rubli e 5 Copechi a barile”(art.5).si avallò la libertà di attracco nei porti per le navi russo-napoletane in difficoltà,causa tempesta o pirateria (art.8), così come per i vascelli da guerra fu assicurata la sovranità territoriale nell’ambito dei porti ospitanti, tanto che “alcun individuo del loro equipaggio potrà essere arrestato, né le mercanzie potranno essere confiscate”.altri articoli furono approvati in merito al rispetto delle leggi penali,all’arresto di malfattori, al contrabbando,all’uso dei passaporti.sul finire dell’800,comunque, il regno Duosiciliano subì una politica internazionale del “privilegio di bandiera” da parte delle potenze inglese, francese e spagnola.

il governo murattiano riuscì ad abrogare tale principio, che però fu ripristinato con il Congresso di Vienna.soltanto nel 1845 il governo borbonico ottenne il riconoscimento del “principio di reciprocità” dalle altre nazioni europee,dopo la contesa “questione degli zolfi” con l’inghilterra nel 1838.Ciò traspare nella legge del 25 giugno 1845,che si richiama

la Storia

al trattato del 1816, sulla regolamentazione dei rapporti commerciali e di navigazione con il regno Unito, in cui furono aboliti tutti i privilegi personali e le esenzioni di cui godevano i sudditi inglesi nella nazione napoletana(art.1), nonché quelli futuri “di ogni altra Potenza”(art.2).Detta legge, garantì,comunque, agli stranieri “la conservazione delle loro proprietà e della loro sicurezza personale”, la libertà di viaggiare e risiedere nei territori reali delle Due sicilie,l’esenzione da imposte straordinarie,l’esonero dal servizio militare(art.3).Fu salvaguardata la reciproca “libertà di commercio e di navigazione”(art.6) e di negoziazione dei prezzi delle merci.Per le esportazioni napoletane di “tabacchi,sali,carte da gioco,polveri da sparo e nitro” si stabilirono particolari garanzie, così come per i bastimenti militari e mercantili naufragati (art.13). Per questa politica estera del governo borbonico si espressero favorevolmente alcuni studiosi, come il diplomatico Guglielmo m.ludolf nelle sue “memorie” (1757) o l’economista antonio Genovesi nel “Ragionamento sul commercio in universale”(1753), già dai tempi del ministro Tanucci, propenso a rapporti diplomatici-commerciali autonomi in Europa e nel mediterraneo su modello francese.Tra l’altro, va ricordato anche il mediterraneo,quale area d’interesse commerciale già con l’avvento di re Carlo di borbone, che volle l’accordo del 7 aprile 1740 con il reis Effendi della Porta ottomana per la libera e tutelata circolazione dei bastimenti turco-napoletani da e verso Costantinopoli ed il mar nero, oltre all’apertura di reciproci consolati presso gli scali marittimi.Tra gli ultimi patti diplomatici con la sublime Porta di Costantinopoli si annovera il trattato del 1834 con il sultano del marocco per debellare e prevenire le azioni piratesche delle reggenze berbere del nord a f r i c a (algeri,Tripoli,Tunisi,salè).questi esempi di sviluppo di un’avveduta politica estera del regno delle Due sicilie, volta a garantire una presenza indipendente dello stato napoletano sullo scenario europeo ed internazionale, favorì anche un significativo flusso di relazioni umane e culturali, come testimoniato dai numerosi visitatori stranieri che giunsero nelle Due sicilie tra il ‘700 e l’800.


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APPUNTAMENTI DEL MERIDIONALISTA

l’Agenda

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in programma da Dicembre 2013 ad Agosto 2014



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