n. 17 numero 2 - anno VIII
Poste Italiane spa - spedizione in abb. post. - D.L. 353/93 (convegno L. 46-04) art. 1 comma 1 - DCB Firenze
luglio-dicembre 2008
Gestione dello stress Stress management
La conoscenza di sé, nell’esperienza della corporeità The knowledge of oneself in the corporeality’s experience
Nella Casa dei Risvegli Luca de Nigris In Casa dei Risvegli Luca de Nigris
Diritto di famiglia: il pedagogista clinico e l’avvocato Family law: the clinical pedagogist and the lawyer
Università dell’anziano University of aged
Genitori in attesa Expecting parents
Il CONI e la Pedagogia Clinica nel progetto per i Nuovi Giochi della Gioventù CONI and Clinical Pedagogy in the project for the new “Giochi della Gioventù”
Centro di Pedagogia Clinica in Betlemme Clinical Pedagogy Centre in Bethlehem
La signorilità e la vera libertà umana del Pedagogista Clinico The refinement and the true human freedom of the clinical pedagogist
La filosofia buddista incontra la pedagogia clinica Value creation: the Buddhist philosophy of Nichiren Daishonin meets with the Clinical Pedagogy
n. 17
Autorizzazione Tribunale di Firenze Decreto 4868 1° marzo 1999 Periodico semestrale Anno VIII n. 2 luglio-dicembre 2008
Editore: ISFAR srl Fondatore e Direttore responsabile: Guido Pesci Direzione, Redazione, Amministrazione: ISFAR - viale Europa, 185/b 50126 Firenze Tel. e Fax 055 6531816 E-mail: info@isfar-firenze.it Web: www.pedagogiaclinica.com www.clinicalpedagogy.com www.pedagogisticlinici.com www.pedagogisticlinici.eu www.isfar-firenze.it Progetto grafico Senza Filtro Firenze Traduzione a cura di Francesca Martini Printed in Italy: Tipolitografia It.Comm. srl via di Ripoli 50/r Firenze
Modalità di pagamento/terms of payment: - Italia: versamento sul C.C.P. n. 12709580 intestato a ISFAR srl viale Europa 185/b - 50126 Firenze - specificando la causale “abbonamento rivista Pedagogia Clinica” - Foreign countries: international cheque or postal money order to ISFAR srl - viale Europa, 185/b - 50126 Firenze Abbonamento 2010 (due numeri): - per l’Italia A 10 - per l’Estero A 15 Il prezzo di ogni fascicolo arretrato (fino ad esaurimento) A 7 A 10 per l’estero L’abbonamento decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre di ciascun anno, con diritto ai numeri già usciti. Gli abbonati sono vivamente pregati di comunicare i cambiamenti e le variazioni di indirizzo. Non saranno sostituiti i numeri andati smarriti per mancata comunicazione di cambi di indirizzo. Gli abbonati sono anche pregati di comunicare eventuali errori di indirizzo perchè la correzione degli stessi consenta loro di ricevere regolarmente la Rivista. L’ISFAR garantisce la massima riservatezza dei dati personali che saranno custoditi nell’archivio elettronico e non saranno oggetto di diffusione. Norme per i collaboratori della rivista Chi volesse sottoporre articoli per eventuali pubblicazioni può inviare i testi, registrati su cd-rom, alla redazione, oppure via e-mail al nostro indirizzo. I contenuti degli articoli pubblicati riguardano le opinioni di chi scrive, gli Autori rispondono perciò della originalità e pubblicabilità dei lavori. Il materiale inviato non viene restituito. La pubblicazione degli articoli non prevede alcuna forma di retribuzione. Norme generali Tutto quanto è pubblicato è di proprietà della rivista e ne è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione della Direzione e senza citarne le fonti.
O I A
R Comitato scientifico: Valentina Benoni Degl’Innocenti Alberto Bermolen Sandro Cappellin Mauro Carboni Maria Grazia Dal Porto Elena Gaiffi Sergio Gaiffi Eugen Galasso Liliana Luccini Marta Mani Simone Pesci Claudio Rao Maria Raugna Lucia Sarais Alberto Sedini Giuseppe Talamucci Stefania Turini Antonio Viviani
Gestione dello stress/Stress management
Pag.
4
La conoscenza di sé, nell’esperienza Pag. della corporeità / The knowledge of oneself in
6
Nella Casa dei Risvegli Luca de Nigris / Pag.
10
Diritto di famiglia: il pedagogista clinico Pag. e l’avvocato / Family law: the clinical pedagogist
14
M
the corporeality’s experience
In Casa dei Risvegli Luca de Nigris
and the lawyer
M
Segreteria di redazione: Valentina Benoni Degl’Innocenti Sergio Gaiffi Marta Mani Simone Pesci Giuseppe Talamucci
Università dell’anziano / University of aged
Pag.
18
Genitori in attesa / Expecting parents
Pag.
21
Il CONI e la Pedagogia Clinica nel Pag. progetto per i Nuovi Giochi della Gioventù / CONI and Clinical Pedagogy in the project
23
Centro di Pedagogia Clinica in Pag. Betlemme / Clinical Pedagogy Centre in Bethlehem
25
La signorilità e la vera libertà umana Pag. del Pedagogista Clinico / The refinement
27
for the new “Giochi della Gioventù”
O
Direttore di redazione Anna Pesci
and the true human freedom of the clinical pedagogist
La filosofia buddista incontra la pedagogia Pag. 28 clinica / Value creation: the Buddhist philosophy of Nichiren Daishonin meets with the Clinical Pedagogy
S
Direttore scientifico Guido Pesci
Recensioni / White ups
Pag. 30-33
3
n. 17 - luglio-dicembre 2007
Gestione dello stress di Claudio Rao
Mia figlia, 11 anni, mi ha detto di recente : “Papà, sono stressata in questa fine d’anno (scolastico)!”. La parola “stress” fa ormai parte delle nostre conversazioni quotidiane, del linguaggio corrente. Spesso non ci chiediamo neppure cosa nasconda questo termine e lo usiamo con disattenta disinvoltura. Sul fenomeno, considerato da molti il disturbo del secolo, medici, psicologi, neurologi, psicoterapeuti e pedagogisti clinici si confrontano quotidianamente e diverse formazioni si occupano della “gestione dello stress”. Il termine “stress”, usato per la prima volta da Hans Selye nel 1936, indica l’attivazione di reazioni fisiologiche indispensabili all’adattamento del nostro organismo. Lo stress quindi, costituisce il nucleo energetico fondamentale in ogni attività di adattamento e, come sostiene Darwin, gli individui che sono sopravvissuti non sono i più forti o i più intelligenti, ma quelli che hanno saputo meglio adattarsi. Nella nostra realtà quotidiana, specie metropolitana, le occasioni di stress positivo, di sti-molazione delle nostre facoltà ed energie, non mancano certamen-
4
te. In diverse circostanze sentiamo di non avere un’influenza diret-ta sugli eventi; in altre li sentiamo completamente dipendenti dalle nostre scelte e reazioni. Il tutto in un ambiente umano, un contesto non sempre favorevole, in cui le dinamiche di gruppo, le interazioni, i rapporti interper-sonali accentuano una complessità inibente… o scatenante! Condizioni, queste ultime, che favoriscono l’insorgenza dello stress negativo o, più pre-cisamente, pongono le premesse a una cattiva gestione dello stress. Nella nostra cultura occidentale le ricadute negative di una carente gestione dello stress sono notevoli: si calcola che tra il 60 e il 90% dei disturbi siano psicosomatici e direttamente o indirettamente legati a stress e depressioni. Questo fenomeno è una delle cause rilevanti di assenteismo dal lavoro, si colloca in quarta posizione (10%), dopo i dolori articolari (27,58%), gli incidenti sul lavoro (17%) e le malattie infettive (11,6%). Il professor Théo Compernolle dell’ULB, Université Libre de Bruxelles, ha riportato negli anni novanta degli studi secon-
do i quali lo stress aumenterebbe mediamente del 6% le spese (tra prodotti e servizi) in Olanda e causerebbe una perdita economica dal 5 al 10% del PIL in Gran Bretagna. Attualmente ci sono ragioni di credere che la situazione non sia migliorata. Lo stress si conferma un fenomeno sociale senza precedenti nelle società occidentali contemporanee. Le reazioni, i comportamenti più comuni di fronte al disagio generato da questo fenomeno sono la fuga (intesa come ritiro dall’azione), il combattimento (inteso come aggressività impositiva) e/o l’inibizione, lo stand-by . In base alle ricerche effettuate, dei mini-stress ripetuti nel tempo risultano più destabilizzanti
stress… considerato da molti il disturbo del secolo
n. 17 - luglio-dicembre 2007
di uno maggiore, circoscritto e ben definito: soprattutto in assenza di un controllo sulla situazione scatenante. Lo status sociale esercita non poca influenza sull’entità del fenomeno, così come l’integrazione all’ambiente: una scarsa o difficoltosa integrazione rende la persona maggiormente vulnerabile e permeabile alle conseguenze negative dello stress. Altro vissuto esiziale è la sensazione d’insuccesso o d’impotenza: l’impressione, suffragata o meno dalla realtà, di non poter controllare né modificare la situazione. Si evidenzia invece molto utile la “memorizzazione” dello stress. Un evento stressante controllato e positivamente vissuto aiuterà emotivamente il soggetto ad affrontare situazioni analoghe. Risulta quindi chiaro che l’accezione negativa che comunemente attribuiamo a questo fenomeno e che mia figlia inconsapevolmente mi riportava, è impropria e riguarda piuttosto le difficoltà di gestione del medesimo, generanti disagi e, non di rado, disturbi psicofisiologici. Il pedagogista clinico sa bene che l’insorgere di questo fenomeno in maniera allarmante varia da persona a persona, reagendo ogni individuo in maniera specifica e squisitamente personale. In altre parole: lo stress non è uguale per tutti. Ciò che per alcuni è del tutto insoppor-
tabile, per altri è uno stimolo a delle performances migliori. Il pedagogista clinico, nella sua relazione di aiuto rivolta alla persona, ha il dovere d’interrogarsi e di mobilizzarsi anche su questo fenomeno. Molti dei suoi metodi e delle sue tecniche suffragano certamente i disagi provenienti dallo stress. Basti pensare al Discover Project®, al BodyWork®, all’InterArt® e soprattutto al Training Induttivo®. Tuttavia, già da qualche anno, la sezione A.N.P.C. di Bruxelles ha avvertito l’esigenza di andare oltre. La gestione dello stress richiede un’attenzione vigile, specifica, peculiare. Risposte precise e circoscritte. Tale interrogativo ha generato uno studio comparato di diversi apporti scientifici, la conduzione di sperimentazioni e messe a punto adattive. Sotto l’impulso dell’EURO-ANPEC si sta ora procedendo all’elaborazione e al perfezionamento di un metodo pedagogi-
co-clinico capace di favorire nel soggetto una distensione e una capacità assorbente. L’operazione è complessa, proprio a causa delle molteplici implicazioni e alle articolazioni tecniche e metodologiche da testare clinicamente. Tuttavia le basi sono poste, e ciò sarò frutto di una collaborazione attiva, qualificata e qualificante tra le associazioni belga e italiana, patrocinata dall’EURO-ANPEC e supervisionata dall’ISFAR che, sola, potrà attribuirle il rango di scientificità pedagogico-clinica.
…richiede un’attenzione vigile, specifica, peculiare
Summary Claudio Rao lingers over a word stress and, besides to report the percentage data about the conditions which facilitate the beginning of stress, considers a filling material from ULB Université Libre de Bruxelles that inform the stress on the average increases of 6% the GDP (Gross Domestic Product) of Community Countries. After having established the economic damage as a result of the stress, the colleague shows how to cope with the beginning of this phenomenon with the methods of the clinical pedagogist. He reports that thanks to the support of EURO-ANPEC the clinical pedagogists are going to the elaboration and to the refinement of a remarkable method suitable to structure in the person the capacity to assimilate and live relaxing effects.
5
n. 17 - luglio-dicembre 2007
La conoscenza di sé nell’esperienza della corporeità di Mauro Carboni
Noi tutti siamo attori e testimoni di un’evoluzione sociale e culturale: siamo le generazioni che vedranno la realtà virtuale e le nanotecnologie mettere in crisi le certezze su ciò che realmente esiste in quanto esperibile attraverso i sensi. È un lento dissolversi del confine che separa un dato oggettivo da un’esperienza o semplice vissuto soggettivo che porta a chiederci: Quanto è reale qualcosa che il tatto o la vista non possono vedere o nemmeno concepire? E quanto di ciò che crediamo di constatare fisicamente corrisponde veramente alla realtà dei sensi? Ciò che è in gioco è la percezione di una equilibrata dimensione esistenziale, in altre parole il senso della nostra identità. In questa situazione il dualismo corpo/mente assume nuove ed inusuali valenze e, mentre le culture più antiche hanno cercato di elaborare una concezione dell’essere come armonia e dinamica vitale delle nostre diversità interne ed esterne, oggi emerge una percezione assai diversa della corporeità, dove il corpo tende a riconoscersi sempre più in un’immagine che trova pochi riferimenti con una più profonda costruzione dell’identità personale. Una discrepanza fenomenologica e culturale che s’impone quale tratto distintivo dell’odierno senso di identità, in una dimensione dell’e-
6
sistenza più vicina all’apparire piuttosto che all’essere o al divenire. Al contrario, noi sappiamo la persona giunge a definire quell’entità che viene denominata schema corporeo proprio attraverso l’integrazione dei vissuti emotivi con l’insieme delle esperienze sensoriali, unitamente alla dimensione propriocettiva, ed è nell’unione della dimensione percettiva con quella rappresentativa che si può costituire una immagine di sé nel senso della corporeità, come atto dinamico destinato a modificarsi nel tempo in una continua ricerca e adattamento. Non è semplicemente un’altra metafora affermare che ciascuno di noi vive “sulla propria pelle” il senso di questo disagio, tanto che all’origine del nostro senso d’identità psicologica c’è proprio una dimensione somatica fondata sul tatto e sulla cenestesia. La pelle, non soltanto il derma, è il tramite di una comunicazione osmotica, quindi differenziale, tra qualcosa d’esterno verso qualcosa d’interno e viceversa, ed è allo stesso tempo l’idea di un confine sensibile, una demarcazione che ci distingue ed insieme definisce il luogo privilegiato della relazione affettiva, del piacere e del dolore, dell’incontro e della perdita. Noi possiamo tentare di dimenticare il nostro corpo ma il nostro corpo non può dimenticarsi di noi.
Nell’epoca della globalizzazione dei saperi e delle economie, l’umanità, ciascun singolo soggetto umano, vive suo nonostante un impercettibile impoverirsi del senso della propria dimensione unitaria e globale. Alla dimensione metaforica meccanicistica del corpo come macchina, si aggiunge l’idea di un cervello come hardware, processore di dati, e di una mente come software, pro-gramma finalizzato allo svolgimen-to di compiti determinati. A ciò si affianca un decadimento della dimensione etica della corporeità, un processo riduttivistico che oggettifica i valori di cui il corpo umano è tramite. La mediazione non-verbale e cor-porea nella pedagogia clinica A fronte di ciò la Pedagogia Clinica ricerca e ricrea uno spazio d’incontro, scambio e conoscenza, specificamente rivolto al recupero di una consapevolezza di sé che può contribuire ad integrare la personale esperienza della corporeità. In particolare attraverso quattro metodi che esplicano proprio nell’ambito della mediazione corporea e non-verbale le loro peculiari qualità d’intervento. Ci riferiamo ai metodi: BodyWork®, Touch Ball®, Trust System®, Discover Project®.
n. 17 - luglio-dicembre 2007
Nel Body-Work il pedagogista cli-nico interagisce con la persona mediante una stimolazione tattile diretta, non è affatto riconducibile ad una tecnica di massaggio, è piuttosto un’interazione esplorativa di tipo non verbale che si gioca nello scambio tra la sollecitazione del pedagogista clinico e la rielaborazione del soggetto interessato. Scopo primario del Body-Work è fornire alla persona un’attivazione sensopercettiva e un rinforzo ergico. Il Touch Ball accede alla relazione tattile per mezzo di un intermediario: la palla vibrocromatica, caratteristica che lo rende indicato per l’attivazione di una dinamica comunicativa corporea e non verbale con le persone che trovano disagio in rapporto alla relazione tattile o in senso ampio nell’interagire mediante la corporeità, e infine in soggetti che evidenziano ridotte sensibilità o inibizioni al contatto. Il Trust System è sostanziato da una tecnica che si avvale di una precisa sequenza di mobilizzazioni passive, movimenti che mirano ad un adattamento progressivo della risposta tonica del soggetto mediante una ritmicità cadenzata, isoritmica e isotonica. Un approccio di mediazione non-verbale che, regolando i flussi tensivi ed energetici, predispone così la persona ad una rinnovata dimensione di consapevolezza del proprio sé corporeo. Il Discover Project interviene con
una particolare tecnica che avvia la persona a scoprire o ritrovare un’efficace e positiva attenzione alla propria dimensione esistenziale e corporea, attraverso esperienze guidate di contrazione e decontrazione muscolare, integrando un’azione sul substrato tonico a livello segmentale con una rielaborazione globale in termini di processi di controllo funzionale e d’organizzazione spazio-temporale. Modalità operative BodyWork La stimolazione tattile nel Body-Work avviene direttamente secondo diverse modalità: scivolamento, leggera digitopressione, pressione localizzata, rotazioni e torsioni a livello cutaneo. In particolare ogni singolo movimento-contatto effettuato dal pedagogista clinico procede dall’interno verso l’esterno, sempre ribadendo l’atto dinamico nella forma di una triplice ripetizione (traccia, definizione, conferma). Ciò permette alla persona di cogliere in senso propriocettiva la propria definizione assiale in virtù di una ‘lettura’ costante e continua derivante dalla circolarità innescata dall’azione del pedagogista clinico e dal feedback sensopercettivo del soggetto stesso. Touch Ball Una significativa peculiarità è data dal fatto di procedere nell’azione sul corpo della persona senza creare alcun tipo di sorpresa. L’interazione del pedagogista clinico è di tipo accomodante, di fatto,
la palla vibrocromatica segue ed asseconda le forme del corpo. La sonorità delicata generata dall’azione della palla assume funzioni molteplici, è veicolo di un rassicurante contenimento sonoro e relazionale, tende ad equilibrare la disponibilità tonico-posturale del soggetto e agisce in totale sinergia con la qualità pressorio-tattile della palla vibrocromatica e con il movimento rotatorio impresso dal gesto del pedagogista clinico. Tutto ciò contribuisce a creare un setting relazionale altamente induttivo in termini immaginativi e simbolici. Trust System L’effetto di rilievo delle mobilizzazioni passive è senza dubbio un progressivo abbattimento degli stati tensionali. Qualcosa che per la persona assume il senso di una “liberazione” da una molteplicità di stati tensionali da tempo residenti nelle qualità gestuali e posturali. Ne consegue una canalizzazione sensopercettiva delle componenti energetiche che il soggetto vive nella forma di un flusso energetico che induce un risveglio, una riappropriazione della propria sensibilità corporea, attuando una regolazione distributiva degli stati tensivi. La peculiare condizione d’ascolto e accoglienza attivata nel Trust System favoriscono l’emergere di un’interazione dialogica, per dare avvio ad un processo di consapevolezza della dimensione emotiva e affettiva della riorganizzazione propriocettiva verso una rielaborazione olistica della relazione d’aiuto.
7
n. 17 - luglio-dicembre 2007
Discover Project Il dinamismo contrattivo-decontrattivo procede con una precisa sequenza: contatto e mobilizzazione dell’arto o del segmento corporeo, azione dialogica di contenimento e frenaggio del pedagogista clinico in corrispondenza ad un’attivazione motoria e resistenza oppositiva da parte della persona, contestuale rilascio articolare del soggetto e abbandono della presa, sosta pausativa. La sequenza genera un’intensificazione del tono muscolare a cui succede una scarica, un rilascio e svuotamento che approda infine ad un momento di recupero e ricarica. Una dimensione dialogica retroattiva e circolare che esplica una funzione di riequilibrazione, sia nei soggetti caratterizzati da ipertono dominante sia in quelli dove la condizione esistenziale è quella ipotonica. Questo significa implicitamente che il Discover Project tende all’equilibrio poiché tende verso l’omeostasi. In altre parole la nuova condizione tonica sarà rispettivamente, superiore all’ipotonia iniziale o inferiore all’eventuale ipertono di partenza. Il setting pedagogico clinico nella mediazione non-verbale e corporea Nella relazione d’aiuto pedagogico clinica è individuabile una particolarità dell’approccio alla corporeità e delle modalità d’attuazione della mediazione non verbale: il mantenimento della dimensione relazionale educativa, dove il pedagogista clinico assume uno status d’accoglienza e contenimento, favoren-
8
do allo stesso tempo la persona nell’organizzazione e nello sviluppo delle proprie autonomie. I quattro metodi qui presentati hanno affinità e progettualità comuni, in un setting definito da costanti operative e relazionali come: silenzio attivo, ascolto interagito, reciprocità attentiva. Silenzio attivo: un agire comunicativo in uno spazio/tempo, in una distanza che permette di “essere con” l’altro senza ricadere in processi d’identificazione; per accogliere prima di valutare, scoprendo le sfumature nella sensibilità di un’attesa non impaziente, un manifestare la propria presenza nella scelta di una sosta consapevole. Ascolto interagito: il mantenimento di una costante duplice attenzione verso la persona e verso sé, attivando un feedback interno e una retroazione esterna, implica inoltre, metaforicamente e in senso reale, una riduzione delle interferenze e dei “rumori di fondo” che saturano la relazione, permettendo il prendere forma dell’area di sviluppo potenziale. Reciprocità attentiva: emersione progressiva di una dimensione dialogica della relazione d’aiuto che, nella ricchezza della mediazione non-verbale, prende la forma di uno scambio silente, ri-verberando contenuti inespressi e aprendo nuove possibilità di riflessione e di conoscenza di sé. Nella definizione del setting caratterizzante la mediazione non verbale e corporea nel contesto operativo della pedagogia clinica, vi sono variabili connesse a ciascuno
dei metodi e diversamente correlate ai diversi contesti e ambiti d’intervento e progettualità pedagogico-clinica: Interazione esplorativa La dimensione dialogica non verbale, attivata nei diversi metodi, procede mediante un continuo rinnovare dell’incontro conoscitivo. In tal senso la mutua esperienza dell’altro non si esaurisce nella tesaurizzazione di dati e conoscenze, anzi sviluppa nuove possibilità di crescita e scambio comunicativo, senza dare nulla per scontato o definitivamente acquisito. Modello comunicativo di tipo “nutrizionale” Lo scambio che caratterizza l’interazione tra pedagogista clinico e persona, si colloca entro una dinamica comunicativa “nutrizionale”, sia in termini di supporto energetico ed affettivo sia in quanto forma d’arricchimento gratificante della propria percezione di sé. Contenimento ritmico isocrono
...la dimensione dialogica non verbale, attivata nei diversi metodi…
n. 17 - luglio-dicembre 2007
La scansione ritmico-temporale dell’azione del pedagogista clinico è sostanzialmente isocrona (a volte isotonica e altre modulata), favorendo nella persona la possibilità di strutturare l’esperienza in modo rassicurante e secondo vissuti di carattere “contenitivo”, permettendo un’autoregolazione della respirazione e un adattamento progressivo del tono corporeo di base. Progressione a “basso profilo” di reattività inibitoria Un elemento essenziale delle variabili operative, che integra variamente i diversi approcci a mediazione corporea nella pedagogica clinica, deve essere individuato nel mantenimento di un livello minimo nelle sollecitazioni propriocettive e tattili, una condizione d’omeostasi che permette alla persona di rapportarsi alla propria reattività inibitoria in modo non conflittuale, anzi sollecitando una personale capacità di rielaborazione dell’esperienza sensoriale e relazionale. Induzione immaginativa e simbolica Le diverse tecniche di mediazione corporea hanno tra loro in comune una variabile che può, di fatto, essere riferita a diversi aspetti operativi dell’azione e del contatto, ci riferiamo alla sonorità, alla figuratività melodica delle sequenze gestuali, alla ritmicità cadenzata dell’intervento, al regolare intervallare di pause e movimenti posturali del pedagogista clinico, alla presenza di una sonorità in-
diretta ma essenziale (nel Touch Ball), alla qualità tonico/timbrica del contatto stesso realizzato dal pedagogista clinico, insomma da una molteplicità di caratteristiche gestuali, motorie e tattili, che funzionano strutturalmente come elementi sonori musicali che inducono una delicata e profonda sensazione di rassicurante contenimento, creando così l’opportunità di una significativa azione induttiva verso la persona, tale da sollecitare produzioni immaginative e simboliche. Interazione di tipo accomodante Un’altra importante variabile operativa di questi metodi va colta nella dimensione relazionale implicita nel susseguirsi dell’azione del pedagogista clinico in rapporto alla persona, caratterizzata appunto da isocronia e ipotonia e modulazione progressiva e continua del contatto, un’interazione accomodante che tende ad abbassare la soglia delle resistenze della persona, evitando sollecitazioni impreviste o interventi che si possano collocare fuori dell’intenso contesto relazionale attivato. Attivazione dinamica nelle inibizioni al contatto
L’interazione accogliente, simpatetica e attenta alle necessità dell’altro, dà luogo alla persona che vive una concreta difficoltà nell’accettare il contatto, o anche la semplice vicinanza relazionale, di giungere con i propri tempi all’evoluzione e la riconquista della propria disponibilità. Siamo consapevoli che tentare di opporsi alla tendenza culturale di un’epoca equivale a sperimentare le drammatiche vicissitudini e conseguenze del noto eroe di Miguel Cervantes, e l’idea di immolarsi contro i mulini a vento del mondo informatizzato e del corpo cibernetico non è certo negli intendimenti della Pedagogia Clinica.
…interazione accogliente, simpatetica e attenta alle necessità dell’altro
Summary The Mauro Carboni’s written text reinforces the importance of non verbal and physical mediation on which the clinical pedagogy has turned one’s attention to it, so as to structure four methods oriented to support this principle. The Author marks out the contents of each method and defines it like a rehabilitation’s way ordered, qualified to know itself and to recognize themselves and so obtain a good representative ability of himself.
9
n. 17 - luglio-dicembre 2007
Nella casa dei risvegli Luca De Nigris di Laura Trevisani
In questi anni, lavorando come educatrice presso l’Associazione Onlus “Gli Amici di Luca”, associazione di volontariato di Bologna che svolge attraverso il “Centro Studi per la Ricerca sul Coma” attività di ricerca sul coma e post-coma in ambito terapeutico, di informazione, formazione e sensibilizzazione sul tema, ho constatato quanto il pedagogista clinico possa dare e fare nella realtà dell’esito di coma che appare per molti versi, sconosciuta, ma per altri conoscibile. Vale la pena intervenire perché si tratta comunque di vita, fare tutto il possibile per mantenere nella dignità chiunque soffre. Per far questo è importante un approccio positivo, un rapportarsi all’altro, da parte di tutta l’equipe riabilitativa, comprendente anche i familiari dell’interessato, rivolgendosi ad una persona e non ad “una lesione al capo”. È fondamentale e necessario che all’interno del lavoro d’equipe ci sia cooperazione, affinché si possano condividere conoscenze ed apprendere nuove modalità nella relazione di aiuto. Per tale motivo, ho pensato al supporto che la Pedagogia Clinica poteva darmi, come valido contributo concreto alla mia professione, ma anche nel percorso di ricerca pedagogica e scientifica rivolta all’iter riabilitativo nel-
10
la realtà dei traumi cranio-encefalici, per promuovere lo sviluppo di nuovi orizzonti. La Casa dei Risvegli Luca De Nigris è un centro di riabilitazione di livello ospedaliero, progettato e dedicato a soggetti in stato vegetativo o post vegetativo, gravemente disabili e completamente non autosufficienti e richiedenti trattamenti riabilitativi continuativi in fase post acuta, nell’ambito di un percorso integrato di assistenza e riabilitazione di Bologna. L’innovazione è data dal fatto che adotta un modello funzionale di tipo familiare-paradomiciliare, fondato sulla priorità delle relazioni di cura e conseguente centralità gestionale delle figure della famiglia. È intesa come percorso verso la domiciliarità e applica un modello che prepara, in condizioni di discreta stabilità clinica, alla responsabilizzazione, anche graduale, delle funzioni di caregivers dopo la dimissione. Nella Casa dei Risvegli si vive la dimensione di una abitazione familiare, una casa in cui le capacità relazionali dell’ospite vengono facilitate grazie a una convivenza continuativa con la famiglia, che favorisce il riconoscimento di ritmi e riti quotidiani. Sono dieci piccoli moduli abitativi integrati a spazi comuni, aree di terapia (laboratori attrezzati e palestra), aree
mediche e spazi esterni. Le unità abitative consentono un elevato livello di personalizzazione, in modo da creare condizioni di familiarità con l’ambiente, anche attraverso l’introduzione di oggetti, fotografie, elementi di arredo provenienti dall’abitazione, che aiutino la persona a riallacciare i fili con la sua storia interrotta. I punti di riferimento abituali, persone e cose, consentono di mantenere il “rito” che produce emozione e conferma l’identità nella fase da alcuni definita di “risveglio nell’estraneità”. La Casa dei Risvegli è operativa dal Febbraio 2005 e la mia esperienza quotidiana con le famiglie colpite dalla realtà del coma e del risveglio dal coma mi ha spinto ad attuare fin da subito una relazione di aiuto con loro che, nonostante tutto, riescono ad andare avanti con una forza dentro più forte dell’entità della sofferenza che vivono. Il coma è un evento critico che, in
…mantenere il “rito” che produce emozione…
n. 17 - luglio-dicembre 2007
relazione agli esiti invalidanti che potrebbero colpire chi lo ha subito, va a scomporre le consuete dinamiche familiari. Le famiglie vivono un passaggio, in cui “seppelliscono” la persona che hanno conosciuto fino a quel momento e sviluppano una relazione con un nuovo, e forse meno piacevole, estraneo. I familiari di un soggetto traumatizzato cranico comunicano il vissuto di “trovarsi in un vuoto”, per certi versi analogo a quello in cui vive il loro congiunto, come se avessero perso non solo i punti di riferimento, ma la “mappa” stessa di un percorso drammaticamente interrotto. Il ricercare questa “mappa” mette di fronte alla necessità di un intervento di aiuto, utile per la famiglia e per la gestione del coinvolgimento affettivo che deve essere indirizzato in senso costruttivo. I grossi cambiamenti e la conseguente trasformazione delle relazioni all’interno del proprio nucleo familiare pongono la famiglia di fronte alla necessità di riorganizzare le risorse, ridistribuire i compiti e le responsabilità, ristabilire i ruoli e le funzioni con una definizione delle modalità relazionali al proprio interno. Si è già sottolineato come il modello di assistenza della Casa dei Risvegli valorizzi il ruolo centrale del familiare o della figura che ha la responsabilità nei processi di cura durante il percorso di riabilitazione, con un ruolo attivo e consapevole che permette di mantenere la relazione, i ritmi e i riti della vita quotidiana. Il lavoro sul-
la relazione, sull’identità, sui ritmi, sulla percezione e sul comportamento si coniuga pariteticamente con il lavoro per la prevenzione secondaria dei danni da immobilizzazione e da deprivazione afferenziale, la mobilità, la continenza, le abilità cognitive, le autonomie di base. La quotidianità si deve modellare su tempi e spazi che sono definiti dal progetto individuale, ma che devono essere in grado di superare la dicotomia tra tempo assistenziale e tempo terapeutico, verso un unico tempo riabilitativo ed educativo, organizzato secondo ritmi riconoscibili ed accettati dal nucleo familiare. Contare sulle forze presenti nelle famiglie e aiutarle a far emergere i modi con cui far fruttare le risorse per affrontare e risolvere le varie situazioni, è il motivo che mi ha spinto a dare vita ad un Progetto Pedagogico Clinico orientato ad un lavoro in gruppo che vede coinvolti tutti i nuclei familiari ospitati nella struttura. L’intervento pedagogico clinico rivolto ai familiari è finalizzato ad offrire a ciascuno il recupero dell’identità, della storia personale e del nucleo familiare e l’opportunità di rinnovare un progetto di vita in un processo di consapevolezza e di conoscenza. I metodi e le tecniche pedagogico cliniche a cui mi sono rivolta per il raggiungimento di questi obiettivi sono stati utilizzati con modalità diversificate. Il Colloquio Anamnestico, realizzato all’inizio del percorso con il
singolo nucleo familiare e condotto con modalità proprie del pedagogista clinico che lo vuole libero dai criteri dell’interrogatorio, dell’intervista e dell’inchiesta, mi ha permesso non solo di conoscere meglio ogni singola situazione familiare a cui l’aiuto è rivolto, e di far sentire i familiari parte integrante del team operativo, ma soprattutto di strutturare una relazione, verso una costruzione simpatetica, di essere insieme all’altro in “autentica comunicazione, al di fuori di ogni atteggiamento giudicante” (Pesci e Russo, 2000, L’anamnesi. Roma: Magi p. 8). Il Reflecting®, un altro importante metodo che ho utilizzato nella dinamica di gruppo con le famiglie; il metodo, basandosi sul principio che è possibile giungere ad una comprensione profonda di se stessi per mezzo della riflessione, favorisce un’evoluzione positiva che sfrutta le risorse personali e permette di trovare nuove abilità indispensabili allo sviluppo, per giungere ad un personale equilibrio. Il gruppo viene sollecitato alla riflessione per mezzo di tutti i
…l’opportunità di rinnovare un progetto di vita... 11
n. 17 - luglio-dicembre 2007
canali informatori, espressivi e comunicativi, che offrono all’altro una lettura di sé, una opportunità di visitazione e di scandaglio interiore affinché possa trovare risposte alle proprie domande. Il percorso verbalizzato del Discover Project® è un’altra metodologia che ho utilizzato favorisce l’appercezione: un’esperienza in conoscenza di sé, una definizione del corpo nella sua organizzazione senso-motoria e tonico-muscolare, fino a far acquisire una definizione topografico corporea e una puntuale coscienza di sé. È un valido aiuto per la riconquista di nuovi equilibri, perché induce alla presa di coscienza di sé per mezzo di vissuti che alimentano positivamente i caratteri appercettivi, riflessivi e psicoemozionali della persona. Si esplora il sé attraverso la contrazione e decontrazione muscolare e un equilibrato dinamismo respiratorio. È utile per la relazione con l’altro, perché vivendo a proprio agio il corpo, la persona trova in sé disponibilità nella costruzione simpatetica. Il percorso di gruppo continua attraverso alcune tecniche tratte dall’Edumovement® per permettere di vivere esperienze di percezione propriocettiva dinamica, con cui vincere l’imbarazzo del muoversi nello spazio. A differenza del percorso precedente, in cui la persona è con se stessa, in queste esperienze è con gli altri, in uno scambio in cui costruisce una relazione. Esperienze che
12
aiutano a cogliere il valore del comunicare anche senza l’ausilio della parola, tanto utile per relazionarsi con il proprio caro. Non sono mai state fornite soluzioni prestabilite, le persone, grazie a questo percorso caratterizzato dall’aspetto pratico-esperienziale, in un “tempo attivo”, sono giunte a darsi risposte sui propri ruoli nella Casa dei Risvegli, sul “cosa fare” in concreto nella relazione quotidiana col proprio caro colpito da trauma cerebrale. Posso affermare che nella mia esperienza professionale si è raggiunto e si continua a raggiungere l’obiettivo proprio del Pedagogista Clinico di: “…aiutare la persona a trovare in se stessa le risorse per affrontare le situazioni difficili in maniera più integrata, vincere ogni disagio, ogni difficoltà, agire con maggiore abilità organizzativa, indipendenza e responsabilità” (Pesci, G. 2004, Percorso clinico, Roma: Magi). Consapevole che il percorso pedagogico clinico attuato con le famiglie è l’inizio di un lungo cammino, il mio prossimo obiettivo nella
Casa dei Risvegli Luca De Nigris è il progetto rivolto agli operatori professionali, ai volontari e con la persona con esito di coma. Infatti, il Pedagogista Clinico agendo “per” (in aiuto a) e “con” la persona nella sua complessità e completezza, ha cura dell’identità, originalità e comunicatività dell’individuo nelle dimensioni della sua vita e delle sue relazioni sociali. Qualunque sia l’età e qualunque siano gli obiettivi specifici condivisi, l’obiettivo generale dell’interven-to pedagogico clinico è quello di promuovere un arricchimento e un’espansione, una crescita globale verso un’autonoma progettualità, e questo è quello che continuo e
…percorso caratterizzato dall’aspetto praticoesperienziale
Summary Laura Trevisani reports at reader’s attention an important reflection about how clinical pedagogist can favourably act during the coma’s result. The experience is conducted in the “Casa dei Risvegli Luca De Nigris” near Bologna, an house where guest’s relational abilities are facilitated thanks to the permanent life in common with the family and with the emotional productions that help family members during the waiting. Here Trevisani is doing a pedagogical clinical way that has like objective to promote an enrichment and an expansion of this way so that can join further and even more considerable results.
n. 17 - luglio-dicembre 2007
NUOVI METODI E NUOVI MATERIALI
CORSO DI APPROFONDIMENTO Sedi e date Padova 16-17 febbraio 2008 Milano 22-23 febbraio 2008 Catania 08-09 marzo 2008 Roma 19-20 aprile 2008 Napoli 26-27 aprile 2008 Trainer: Prof. Guido Pesci, Prof.ssa Marta Mani Il corso è orientato ad approfondire le basi teorico-scientifiche e le modalità pratiche nell’utilizzo del materiale innovativo e complementare prodotto: PsicoFiabe® - saranno presentate nuove PsicoFiabe e indicato il loro particolare utilizzo, oltre a ridefinire in ragione delle ultime esperienze, i diversi obiettivi che si possono realizzare. Cyberclinica® - a corredo una nuova dispensa in cui sono contenute 155 affermazioni cibercliniche selezionate su: • “intenti futuri e possibilistici” • “dichiarative di un nuovo modo di essere” • altre redazionate con il contributo immaginativo fantasmatico. Nel corso saranno indicate integrative sequenzialità ritmico-cinestetiche. ClinicMentalPicture® - la ricerca ha originato una nutrita selezione di immagini mentali utilizzate in diverse situazioni di aiuto (sport, gravidanza e parto, disagi alimentari, sviluppo delle intese sessuali, rinforzi ergici e ricerca di nuove disponibilità al rapporto con gli altri). Ai partecipanti l’occasione dell’incontro permetterà di entrare in possesso delle immagini mentali raccolte e favorirà lo scambio di esperienze dedotte dal loro utilizzo pratico. PicturePhantasmagory® - I partecipanti entreranno in possesso delle immagini fantasmagoriche raccolte e verrà loro fornito un modulario di traduzione dei significati simbolico-archetipici per la compilazione di ulteriori percorsi fantasmagorici. Saranno approfondite le finalità e i diversi utilizzi delle PicturePhantasmagory. Attenzione i gruppi, per richiesta degli stessi trainer, non possono essere superiori a 20. Le iscrizioni sono già aperte. La quota di iscrizione e partecipazione è di € 200,00 (+ IVA 20%) e comprende tutto il materiale.
Segreteria: ISFAR Post-Università delle Professioni Viale Europa, 185/b - 50126 Firenze - Tel./Fax 0556531816 - e-mail: info@isfar-firenze.it - www.isfar-firenze.it
13
n. 17 - luglio-dicembre 2007
Diritto di famiglia: il pedagogista clinico e l’avvocato di Elisa Pavoni e Luigi Tranquilli
In questi ultimi anni, alla consueta attività di pedagogista clinico, ho condotto una collaborazione con alcuni studi legali nell’ambito del diritto di famiglia e minorile. Gli interventi specifici di aiuto e sostegno in questi ambiti e con gli studi coinvolti si sono rivelati utili ed efficaci. È pertanto maturata, come studio pedagogico clinico, l’intenzione di promuovere, per ampliare anche alle altre possibili aree di collaborazione con gli studi legali, opportunità di sostegno alla genitorialità durante il processo di adozione, alle coppie in fase di separazione, interventi educativi individualizzati per i figli che vivono questo particolare momento, relazioni diagnostiche, osservazioni, attività di compresenza con la figura legale. Il processo di separazione, in un’ottica pedagogica e psicologica del termine, in quanto frattura, distacco, rappresenta per tutti i componenti una situazione di crisi che richiede tempo, riflessione, rielaborazione ed acquisizione di nuovi equilibri e diversi stili comunicativi. È perciò necessario attuare un intervento di aiuto a favore di una progettazione adatta a prevenire eventuali difficoltà di relazione
14
fra gli ex coniugi e i figli; una opportunità educativa rivolta sia ad affrontare l’emergenza, sia a svolgere una funzione preventiva che riduca al minimo i disagi e i rischi. Le coppie sinora da me seguite, in cui, anche solo uno dei membri ha intrapreso questo percorso, sono pervenute ad una separazione consensuale in cui le condizioni venivano stabilite di comune accordo, anche quando i presupposti facevano pensare ad una separazione sicuramente più conflittuale e problematica. In qualche occasione, si è ripristinato addirittura un rapporto amichevole ma soprattutto una buona ed efficace comunicazione, condizione essenziale e indispensabile per continuare ad essere genitori. Per quanto riguarda le coppie con figli significa offrire nuovi strumenti conoscitivi e di consapevolezza che li aiuti ad “essere genitori” senza essere più partners. Apprendere ed integrare in sé questa esperienza non è così scontato, richiede grande maturità, consapevolezza e padronanza delle proprie risorse interiori oltre che una certa chiarezza degli obiettivi comuni. È doveroso specificare che si
…progettazione adatta a prevenire eventuali difficoltà di relazione tratta di finalità generali relative a un possibile percorso educativo, le quali devono poi essere costruite, scandite, ritagliate su misura per le persone che siamo chiamati ad aiutare. Nel processo di separazione, quando le dinamiche della relazione di coppia, specie con figli, sono altamente conflittive, confrontarsi sulla esperienza vissuta e sui risvolti emotivi impliciti permette una elaborazione utile ed essenziale soprattutto per non far passare i risentimenti personali e le rivendicazioni nelle relazioni. Ciò significa costruire insieme uno spazio di dialogo in cui valutare i bisogni e le esigenze reciproche per decide-re poi le priorità delle relazioni affettive da tutelare e da assol-vere.
n. 17 - luglio-dicembre 2007
…costruire insieme uno spazio di dialogo in cui valutare i bisogni e le esigenze L’intervento pedagogico clinico prevede un percorso che si basa sugli orientamenti del metodo Reflecting®, occasioni che ciascun componente ha di analizzare e riflettere sulle proprie necessità e quelle altrui, in una autenticità comunicativa e congruente rispetto al proprio sentire, evitando manipolazioni e sotterfugi, e creare i presupposti idonei ad investire sui nuovi stili e assetti familiari. Questo significa definire e costruire concretamente uno spazio di ascolto, esente da ogni forma di giudizio, in cui la coppia, i genitori o il singolo, in rapporto dinamico con il pedagogista clinico, riflette, elabora e si confronta in relazione ai propri pensieri,
idee, esigenze, sentimenti, emozioni, trova risposte alle proprie perplessità, alle incertezze, ai dubbi, agli interrogativi. Preziose opportunità di evoluzione e di crescita personale che permettono di giungere ad un diverso punto di vista, uscendo e distaccandosi da quella prospet-tiva spesso unilaterale, ancorati su posizioni chiuse e rigide, dettate dalle implicazioni emotive, legali, economiche e pratiche. Un intervento di aiuto che garantisce il potenziamento della stima e fiducia in sé, un rinforzo positivo in appartenenza, al fine di raggiungere maggiori equilibri psico-emozionali e relazionali, necessari anche quando la persona, nella considerazione di una nuova opportunità affettiva, deve fronteggiare nuove situazioni e conquistare nuove e diverse stabilità. Pavoni Elisa Da qualche anno il mio studio legale ha iniziato una collaborazione con la Dott.ssa Pavoni Elisa, pedagogista clinico, per seguire i casi di separazione dei coniugi e/o di divorzio, di pari passo con lo svolgimento delle attività legali, allo scopo di sostenere i soggetti coinvolti nell’affrontare le implicazioni pedagogiche per la cui soluzione non è sufficien-te la sola competenza dell’avvocato. Il più delle volte, il punto più difficile che si incontra è quello
iniziale di come comunicare al partner la decisione di separar-si. Si procede inviando una missiva all’altro coniuge ove viene fissato un incontro presso il proprio studio. In detto incontro, se l’altro coniuge dovesse presentarsi, vengono illustrate tutte quelle che sono le procedure legali da intraprendere e vengono sommariamente valutate quelle che potrebbero essere le condizioni della separazione o del divorzio, auspicando la scelta di una via consensuale piuttosto che giudiziale. Se l’altro coniuge dovesse invece decidere di non presentarsi, perché contrario alla separazione, alle condizioni proposte o per altri motivi, dovrebbe procedersi col valutare l’ipotesi di una separazione giudiziale, sicuramente più complessa e onerosa rispetto a quella consensuale, sia in termini economici che di stress. Infatti, mentre la procedura prevista per la separazione consensuale si conclude con un accordo tra i coniugi che verrà poi omologato dal tribunale successivamente alla celebrazione di un’unica udienza presidenziale, con un ingente risparmio in termini di stress e di denari, la separazione giudiziale, comporta l’instaurazione di una vera e propria causa che si prolunga nel tempo, nell’ambito della quale le parti in giudizio, i coniugi, sono tenuti a produrre in giu-
15
n. 17 - luglio-dicembre 2007
dizio le prove a sostegno delle proprie pretese, rischiando così di travolgere anche la vita degli altri membri della famiglia, a volte anche dei figli chiamati a testimoniare a favore dell’uno o dell’altro dei genitori. Il tutto con la conseguenza che la famiglia viene spaccata in due così come il cuore dei soggetti che la compongono. Pertanto, dal momento in cui il cliente si rivolge al mio studio per aprire una pratica di separazione, mi avvalgo fin dal primo incontro della collaborazione del pedagogista clinico per valutare tutti quegli aspetti che esulano dall’ambito prettamente giuridico e legale ma che sono complementari ad esso. Riguardo al problema di come e quando comunicare all’altro coniuge l’intenzione di separarsi, è importante per il cliente avere un colloquio con il pedagogista clinico onde evitare di agire impulsivamente e aggravare ulteriormente le situazioni di disagio familiare che si stanno attraversando col rischio che diventino incontrollabili. In questa fase, ho avuto modo di constatare che il cliente, si sente già più sollevato, sostenuto nel fare la scelta più adeguata per affrontare la situazione. È naturale che l’incontro con il pedagogista clinico, assume una rilevanza ancora maggiore, quando si è in presenza di prole, perché, in tal caso, quest’ultima, potrebbe subire passivamente le
16
tensioni dei genitori separandi, vedendo pregiudicata la possibilità di vivere e crescere con gli affetti di riferimento. A questo proposito, la collaborazione tra avvocato e pedagogista clinico, diventa ancora più importante laddove possono evitarsi e prevenirsi complicazioni nell’ambito della educazione e sviluppo della prole, soggetto che più di ogni altro, in detto frangente, viene ritenuto “a rischio”. Gli attuali orientamenti legislativi vedono una procedura preventiva di mediazione nell’ambito della separazione dei coniugi, secondo cui, ancor prima di pervenire alla separazione, essi devono espletare un tentativo di conciliazione, e di affidamento condiviso nei confronti della prole, in cui entram-bi i genitori in egual misura devono continuare a seguire la prole e a prendere le decisioni per garantire ai figli una crescita equilibrata e serena, mantenendo ambedue sia la titolarità che l’esercizio della potestà parentale. Diventa perciò fondamentale creare le basi per stabilire un dialogo costante e autentico che consenta di valutare la scelta di separarsi in maniera seria, obiettiva e consapevole. Mantenere un dialogo costante tra i coniugi che decidono di separarsi o già separati, sia in presenza che in assenza di prole, diventa pertanto ancora più
…l’incontro con il pedagogista clinico assume una rilevanza ancora maggiore quando si è in presenza di prole… rilevante laddove si richiede agli stessi una maggiore consapevolezza e responsabilità nel passo che intendono compiere. Infatti, è vero che una volta se-parati, ognuno dei coniugi acquista la propria autonomia per il venire meno di certi doveri esistenti in pendenza di matrimonio, ad esempio la convivenza sotto lo stesso tetto, con tutte
n. 17 - luglio-dicembre 2007
le conseguenze che questa comporta, ma è anche vero che tra gli stessi continuano ad esistere reciproci diritti e doveri che vanno mantenuti, quali il mutuo rispetto, il mantenimento, nei casi in cui uno dei coniugi sia economicamente più debole, per non parlare delle situazioni in cui vi è la presenza di prole nei cui confronti gli obblighi come genitori, non sono affatto mu-tati. Questa permanenza di reciproci diritto e doveri, molto spesso viene difficilmente accettata dai coniugi in fase di separazione dal momento che questi vorrebbero eliminare e cancellare all’improvviso ogni tipo di vincolo preesistente. Ma ciò non è ovviamente possibile. Anche in questo frangente, diventa importante l’intervento del pedagogista clinico, per evitare e per prevenire quelle interminabili liti giudiziarie frutto, molto spesso, di crisi emo-tive e rivendicazioni estempo-ranee dettate soltanto da rabbia e rancore e raramente da una profonda ed accurata riflessio-ne. Come risultato dell’esperienza di collaborazione con la Dott.ssa Pavoni negli ambiti del diritto di famiglia sopra illustrati e come riferitomi dai clienti che hanno accettato di rivolgervisi nella difficile fase della separazione personale, è emersa la peculiare capacità del pedagogista clinico di mettere a proprio agio
l’interlocutore o gli interlocutori tranquillizzandoli sul fatto che non si trattasse di una terapia o di una cura, bensì di un percorso da intraprendere insieme, aiutando la persona ad attingere alle proprie risorse interiori con conseguente accrescimento della propria dignità e della fiducia in se stessi. Inoltre, nell’ambito dei casi in cui mi sono avvalso di detta collaborazione, la chiusura e l’astio iniziale dei coniugi in procinto di separarsi, che lasciava intravedere la sola ipotesi della lite giudiziaria, con tutto quello che ne consegue, sono state sostituite, nel giro di qualche mese, da un clima più disteso e consapevole che ha consentito il raggiungimento di un ac-cordo sulle condizioni della separazione soddisfacente per entrambi. È naturale che di questo, ne ha beneficiato in particolar modo anche la prole, ove esistente. Dalla mia esperienza personale posso esprimere con ampia soddisfazione che la collaborazione del pedagogista clinico nell’ambito della separazione dei coniugi e nel divorzio, è sta-
ta di grande aiuto per i clienti nel superare quei grandi problemi che dette vicende presentano, in particolare modo, per la finalità educativa che caratterizza l’operato del pedagogista clinico, con la conseguenza che i clienti che vi si sono rivolti, non si sono sentiti considerati come pazienti in cura o malati, ma come persone sostenute ad affrontare i problemi, passo dopo passo, stimolate verso il superamento degli stessi. Luigi Tranquilli
…aiutando la persona ad attingere alle proprie risorse interiori…
Summary The relationship between clinical pedagogist and lawyer, figures which collaborate each other to cope with problems about family and juvenile law, is widely documented in this written text of Elisa Pavoni and Luigi Tranquilli. This is a proof of how is possible realize a agreement between two professionals, able to integrate so deeply to find common beliefs and orientations.
17
n. 17 - luglio-dicembre 2007
L’Università dell’anziano di Anna Greco e Daniela Lavermicocca
La persona anziana è soggetta a grandi mutamenti, non solo fi-sici e psicologici, ma anche sociali. Questo può comportare una diminuzione di interessi, di stimoli e di gratificazioni che possono condurre l’anziano a disperdere le proprie abilità mnestiche creando disagi nella propria autonomia e vita relazionale. Il pedagogista clinico considera l’anziano non come un ammala-to che deve essere curato o assistito, ma come una persona che “in evoluzione d’invecchiamento può presentarsi con scarsa reattività agli stimoli, disinteressata e arrendevole”. Il progetto pedagogico clinico realizzato presso l’Università dell’anziano a Bitonto (BA), con il patrocinio del Comune nell’anno accademico 2006-07, ha offerto la possibilità di fare emergere l’anzianità come un’opportunità, una ricchezza e una grande risorsa. Tutto ciò, attraverso il potenziamento delle abilità mnestiche, nel pieno rispetto della globalità della persona e quindi del rapporto che intercorre tra mente-corpo. Nel progetto sono state coinvolti gruppi di persone di diversa età, con lo scopo di effettuare uno scambio generazionale, volto a creare nuove relazioni e scambi
18
simpatetici. Come pedagogiste cliniche, ci siamo rivolte alla suddetta Istituzione perché mantiene ancora un criterio “ghettizzante e separatista”. Abbiamo considerato importante aiutare la persona anziana, offrendo quegli stimoli che la conducono a riscoprirsi, rivalutarsi e a creare un equilibrio tra mente e corpo, in particolar modo potenziando la memoria, patrimonio della nostra esistenza. Il Memory Power Improvement® è stato il metodo pedagogico clinico utilizzato per potenziare, migliorare e mantenere la memoria nel rispetto di una “concezione olistica” della persona, avendo riguardo della sua totalità. Non è possibile parlare di potenziamento della mnesi senza riconoscere lo stretto legame tra mente e corpo: “Qualsiasi alterazione fisica che ostacoli l’integrità del corpo, conduce a un conflitto più o meno grave, così come qualsiasi disagio psichico si esprime anche attraverso manifestazioni corporee” (G. Pesci, M. Fiore, Mnesi e invecchiamento, Magi, Roma, 2002). L’originalità del metodo MPI consiste nell’offrire alla persona
…non come un ammalato, ma come una persona… una molteplicità di stimoli afferenti chiamando a sostegno tutti i canali informatori: sensoriali-percettivi, organizzativo-corporei, creativi, umoristici, immaginativo-mentali idonei ad aiutare la persona in ogni occasione di vita. Sono state vissute esperienze di relazione che hanno permesso ai partecipanti di riscoprire le proprie abilità, potenziare nuovi equilibri e favorire nuovi apprendimenti in un clima libero da prestazioni stressanti. Il nostro intervento di aiuto ha permesso a ciascuno di “ascoltare, sentire, e vivere” il proprio corpo, di raggiungere un benessere psicofisico tale da favorire un miglioramento delle sue abilità e disponibilità. Per promuovere uno scambio re-
n. 17 - luglio-dicembre 2007
…raggiungere un benessere tale da favorire un miglioramento delle sue abilità e disponibilità. lazionale abbiamo creato una situazione che mettesse a proprio agio il gruppo, attraverso l’utilizzo della presentazione immaginativa, atta a far emergere risposte creative. In seguito, ogni persona del gruppo ha avuto l’opportunità di parlare di sé agli altri sviluppando sentimenti di appartenenza e di intimità verso il gruppo. Successivamente, per il potenziamento degli equilibri psicocorporei, è stato utilizzato il Discover Project® idoneo per una intensa partecipazione vissuta e presa di coscienza di ogni parte del proprio corpo attraverso contrazioni e decontrazioni muscolari.
Inoltre, sono state proposte esperienze orientate a favorire la relazione tra i partecipanti attraverso l’utilizzo della danza “...come libera espressione di sé: un corpo che entra in azione stimolato dai ritmi della musica e che favorisce l’integrazione nel gruppo”; del movimento come atto per vivere liberamente la propria cinestesia, corporeità. Ogni persona, ha avvertito la delicatezza dei propri movimenti, la riscoperta di ogni segmento corporeo, l’organizzazione ritmo-respiratorio cinetica, per giun-gere ad una diversa concezione topografico-corporea, una migliore percezione del proprio corpo ed una maggiore conoscenza di sé. Per il potenziamento della mnesi, sono state realizzate esperienze rivolte a stimolare le abilità senso-percettivo-visiva, tattile, ol-fattiva. La memoria è sollecitata da ciò che si vede, da ciò che si ode, che si tocca e ciò che si assa-pora. Un’attenzione richiamata anche da stimoli rilevanti ed inaspettati ad effetto sorpresa validi per incentivarne il ricordo. Altro contributo è l’Umorismo, ricordiamo bene avvenimenti della nostra vita che ci hanno fatto sorridere e divertire. Esso è un modo per affrontare problematiche che sono fonti di disagio e di stress. Le opportunità ricreative e
iro-niche dell’umorismo hanno offerto ad ogni persona la possibilità di superare le proprie tensioni emotive, le insicurezze, le inibizioni nelle relazioni. I partecipanti, hanno rievocato situazioni bizzarre del loro passato, creando particolari occasioni di confronto vissute con simpatia e piacere. Proprio perché il sorridere e il ridere produce un benessere psico - fisico le nostre esperienze sono state rivolte, a creare momenti di distensione e di divertimento, finalizzati alla riscoperta di piccole gioie da condividere insieme agli altri. La lettura di poesie realizzata, sono state esperienze di maggior sensibilizzazione e rifles-sione. Ognuno, ha fatto ricerca di frasi, brani, strofe e poesie, che maggiormente hanno sollecitato il proprio interesse e durante gli incontri sono state lette, narrate e recitate in un clima di autentica spontaneità. Quasi al termine del percorso, per garantire un messaggio po-sitivo e una forza ergica sono state proposte, le immagini mentali. Come il metodo MPI sottolinea, le esperienze immaginative stimolano la memoria. Esse sono un mezzo per sollecitare sensazioni, emozioni, che “permettono di dipingere un quadro nella mente di ciascuno di noi”. “Le immagini mentali permet-tono di vedere con l’occhio
19
n. 17 - luglio-dicembre 2007
della mente, di pensare per i m m a gini visive, di partecipare a una visualizzazione i cui effetti sulla memoria sono di grande aiuto anche, per quanti, inizialmente, evocano solo immagini con contorni vaghi, imprecisi o incerti”. Prima di vivere l’esperienza immaginativo-mentale abbiamo creato in ciascuno, una condi-zione assorbente adatta a fare proprie le sollecitazioni verbali, tramite una abbattimento degli stati tensionali, partendo dall’assumere una posizione comoda e vivere una distensione e calma, l’immagine positiva di sé ha rafforzato la fiducia in se stessi, migliorato la conoscenza dei propri limiti e sviluppato il desiderio di potersi sentire liberi e forti. Per favorire la creatività sono state utilizzate le Forme informi. Le immagini utilizzate hanno offerto la possibilità ai partecipanti di comunicare e interagire, confermando ulteriormente le loro abilità creative. Questa attività si è rivelata utile perché ogni partecipante ha rivissuto esperienze passate, che erano inizialmente confuse e che poi si sono rese sempre più chiare. Tutti i partecipanti hanno espresso sensazioni di libertà, di “volare” con il pensiero, di usare la propria mente in un modo non usuale. Si sono sentiti spinti a migliorare, vivere nuove espe-
20
rienze. Riportiamo le sensazioni di un partecipante del gruppo, il signor. Riccardo A, ottant’anni, che ha affermato: “Nonostante la mia età non mi sono sentito impedito. Anzi, il mio ricordo, la mia mente, tutto il mio corpo ha vissuto esperienze che mi hanno messo in azione, mi hanno incoraggiato a non abbandonarmi alla vecchiaia, ma a viverla, migliorarla e a potenziare le mie abilità. È bello non sentirsi impedito perché sono vecchio.” L’intervento di aiuto ha offerto, alle persone, stimoli necessari atti a favorire la riscoperta delle proprie abilità, rendendole propositive, con il desiderio di agire per rendere la propria vita migliore. Inoltre, attraverso le varie esperienze vissute, hanno conosciuto un nuovo modo di porsi e di essere. Un viaggio che ha condotto verso la disponibilità, l’accettazione, lo star bene con se stessi fino
a raggiungere un’armonia, un benessere atto a favorire la capacità di concentrazione e di cooperazione tra persone di diverse età. Il metodo MPI dimostra come la pedagogia clinica con i suoi principi e il pedagogista clinico con le sue modalità d’intervento in aiuto alla persona, possono garantire una un’equilibrata evoluzione psicofisica e socio-relazionale e un conseguente potenziamento delle abilità mnestiche.
…sollecitare sensazioni ed emozioni, dipingere un quadro…
Summary Two clinical pedagogists relate us about their experience conducted in Bitonto’s University of Aged (Bari) under the aegis of the Commune. A plan in which people of different age, included the aged, realized relationship’s experiences suggested from the method Memory Power Improvement. These experiences allowed to each participant to discover again one’s own ability to develop new balances and to encourage new learning inside atmosphere free from stressful performances so that gain a physical and mental wellness. Everyone has been able to discovered one’s own abilities and the desire to do: this is a journey who conducted them towards the receptiveness, the acceptance, the being well with themselves until the achievement of a different and harmonious balance.
n. 17 - luglio-dicembre 2007
Genitori in attesa di Francesca Molica e Giovanna Siciliano
L’attesa è quel “periodo che va dalla nascita biologica (…) fino alla nascita anagrafica o concepimento” (G. Talamucci, Progetto, nascita e sviluppo del bambino, in Pedagogia clinica n. 11, gennaio-giugno 2005, p. 8). È un’avventura contrassegnata dalla trasformazione; un processo evolutivo caratterizzato da delicati equilibri e ricco di conflitti, tra il desiderio di un figlio e l’ansia del cambiamento. Parliamo di “genitori in attesa”, per sottolineare come questo periodo venga vissuto sia dalla madre che dal padre in prima persona, da attori protagonisti. La nostra attenzione, infatti, si concentra non soltanto sulla madre, cui da sempre è riconosciuta un’importanza fondamentale per la vita del bambino - protagonista di un rapporto, allo stesso tempo, di simbiosi e di alterità, essa rappresenta la sua prima culla e il suo primo vero mondo - ma anche sul padre. Il padre ha, infatti, un ruolo altrettanto fondamentale. Egli possiede una funzione regolatrice, pone le distanze tra madre e bambino e allentando il legame simbiotico, rappresenta il primo ambiente non condiviso; introducendo l’alterità stimola nel bambino l’apertura verso il mondo e lo sviluppo della componente maschile. Egli, se pur escluso dai cambiamenti fisici che interessano la donna, è coinvolto
in egual misura dalle innumerevoli trasformazioni psichiche. Proiettato in un mondo psicologico sconosciuto, il padre è attraversato dagli stessi dubbi, ansie e paure della madre e questi cambiamenti rischiano di destrutturare il suo equilibrio affettivo e sociale, con l’aggravante che l’uomo, a differenza della donna, il più delle volte, non ha un modello di ruolo paterno cui ispirarsi perché, quasi certamente, suo padre non ha fatto, a suo tempo, ciò che ora tutti sembrano aspettarsi da lui. Il nostro progetto si rivolge ad un gruppo composto da cinque/sei coppie di genitori in attesa e, per la prima volta, entrambi sono protagonisti delle esperienze proposte. Il progetto prevede complessivamente circa 25 ore di attività. La nostra proposta si colloca, quindi, in un’ottica preventiva; avvalendosi degli strumenti e delle metodologie proprie della pedagogia clinica, essa mira alla costruzione di nuovi equilibri, consentendo ai genitori di sviluppare quella forza ergica necessaria a fronteggiare questo evento. Inizialmente vengono proposte delle esperienze di presentazione con lo scopo di creare e consolidare il gruppo, luogo sicuro e protetto che permette di combattere il senso di solitudine, di smarrimento e di disorientamento con cui i futuri
…con lo scopo di creare e consolidare il gruppo genitori spesso si trovano a convivere. Il gruppo permettendo di condividere un’esperienza così intima, contrasta il tentativo di isolamento e di ripiegamento su se stessa che spesso la coppia mette in atto. Altre esperienze consentono ai soggetti di sostare sulle proprie dinamiche interiori e di soffermarsi sui cambiamenti in atto mirando alla padronanza e al dominio dell’evento e alla costruzione di un sé genitoriale costruttivo. Successivamente si propongono alcune attività che stimolano i genitori a pensarsi nel nuovo ruolo che si accingono a ricoprire per prepararsi ad assumerlo, e che permettono loro di costruire quello spazio mentale necessario ad accogliere il nascituro. L’InterArt®, a tale fine, offre notevoli opportunità. Un’attività interessante riguarda l’impiego dell’ecografia come immagine dalla profonda connotazione emotiva su cui soffermarsi per poi riprodurla.
21
n. 17 - luglio-dicembre 2007
Questa esperienza consente di vedere il bambino con i propri occhi e, per la prima volta, permette al papà di vivere un’esperienza paritaria con la sua compagna. Anche alla Musicopedagogia® si ispirano diverse esperienze: attività di ascolto, dialogo sonoro, improvvisazione musicale. Attraverso la scoperta di canali di comunicazione alternativi, si attivano forme di relazione che coinvolgono anche il bambino. Egli, infatti, è tutt altro che passivo all’interno di questa relazione, è un essere senziente che percepisce, che ricorda, che comunica, che apprende, così che nel momento in cui viene al mondo ha già accumulato una quantità rilevante di esperienze e di informazioni che condizioneranno il suo futuro sviluppo. Inoltre, il suono e la vibrazione, prodotti da strumenti di facile impiego, sono utilizzati come mezzo di sollecitazione sensoriale. Anche qui il padre può essere protagonista; egli ripercorre – come in
…sostare sulle proprie dinamiche
un massaggio tradizionale – tutto il corpo della donna entrando così, contemporaneamente, in relazione anche con il bambino. Il Training Induttivo® – metodo capace di fronteggiare stress, tensione ed ansia – nel nostro caso, favorisce ad entrambi i componenti il nucleo familiare, ed in modo particolare alle madri, di soffermarsi sul proprio corpo e di prestare maggiore attenzione ai cambiamenti avvenuti, di mettersi in ascolto del proprio bambino e dei messaggi che egli invia. La presa di coscienza del proprio corpo conduce ad un maggior grado di accettazione, passaggio indispensabile nel processo di costruzione di una nuova immagine di sé. Infine, attraverso le Fantasmagorie il soggetto riscopre dentro di sé delle forze, degli strumenti e delle risorse che aveva dimenticato di possedere, e acquisisce maggiore fiducia nella sua capacità di riuscire a raggiungere, con successo, gli obiettivi desiderati. In questa occasione, la costruzione di una nuova immagine di sé aiuta i coniugi a prepararsi al ruolo di genitori, allontanando le paure che questa nuova responsabilità comporta, permette di raggiungere una
maggiore coscienza delle proprie risorse, dà serenità e sicurezza. Il nostro progetto considera quindi l’attesa come un momento di coppia, anzi, come una straordinaria esperienza a tre, dove ognuno dei tre protagonisti ha un ruolo e allo stesso tempo, un vissuto esclusivo ed integrato. La pedagogia clinica si pone come processo di crescita dell’essere umano, affinché egli possa affrontare con consapevolezza e coscienza le nuove situazioni che gli si presentano nei diversi momenti della sua vita. Essa aiuta, così, i genitori a raggiungere un grado di maggiore consapevolezza dei propri sentimenti e dei propri bisogni, ripristina nuovi equilibri e permettere di creare i presupposti per una futura relazione significativa.
…acquisire maggior fiducia nella sua capacità di riuscire
interiori e soffermarsi sui cambiamenti in atto 22
Summary The writers explain a project that is addressed for the couple of parents which are expecting so as to show how is possible to guide them in the direction of the son birth’s moment, stimulated since the waiting’s pleasure. An important couple’s situation, a wonderful experience that is lived from the three family members, where everyone of the protagonists have an exclusive and integrated role.
n. 17 - luglio-dicembre 2007
Il CONI e la Pedagogia Clinica nel Progetto per i nuovi Giochi della gioventù di Monica Magnani
Per l’anno scolastico 2006/2007 il Comitato Olimpico Nazionale rilancia con i Giochi della Gioventù con gli obiettivi, chiaramente indicati, di recuperare i valori di aggregazione, divertimento e gioco e sostenere l’attività fisica come mezzo indispensabile per un rapporto sereno con il proprio corpo, educando attraverso lo sport, inteso nel senso più nobile del termine. Per aiutare gli insegnanti in questo percorso educativo, sono stati realizzati due strumenti di supporto, inviati a tutte le scuole medie del territorio nazionale: un fumetto ed una guida didattica costruiti da un “insolito team” composto da una sceneggiatrice, un illustratore e un pedagogista clinico, rispettivamente Cristina Allodi, Fogliazza e Monica Magnani. I punti di contatto fondamentali che hanno permesso un dialogo immediato fra la pedagogia clinica e la filosofia espressa dal Coni sono stati il valore del singolo (ognuno è qualcuno) e l’essere tutti protagonisti (nessuno è escluso), affermazioni che da sempre sottendono l’approccio olistico che è alla base della teoria e della pratica pedagogico clinica.
Il fumetto “TUTTinsieme” è una esperienza che ha permesso ai ragazzi di migliorarsi e di scoprire tante cose “innanzitutto che muoversi è bello e aiuta a stare bene, e che, se ci si muove di più, diventa più facile mangiare in modo equilibrato e sfruttare al meglio l’energia che ci forniscono i cibi. Abbiamo capito che, se vogliamo che il nostro pianeta si mantenga in salute i primi ad aiutarlo dobbiamo essere noi, con i nostri piccoli gesti quotidiani. E poi siamo diventati amici, non solo compagni di classe!” I fumetti sono presentati a firma di Donata che introduce il lettore
…il valore del singolo in un percorso che ben dimostra lo stare e il saper stare bene insieme, l’importanza e il valore del confronto con gli adulti che hanno già fatto sport, le intese e le simpatie che si possono strutturare. La guida didattica riconosce e afferma la regia educativa dell’insegnante di educazione fisica e si pone esclusivamente come spunto e strumento di lavoro, proponendo percorsi didattici che partendo dallo studente-persona cercano di arrivare ad un apprendimento significativo, cioè a un’evoluzione del pensiero e una modifica positiva del comportamento: perché ciò avvenga è importante che si stabilisca una relazione educativa in cui l’insegnante, specialmente quelle di educazione fisica, ma non solo, assuma un ruolo che sia contemporaneamente diretti-
…essere tutti protagonisti 23
n. 17 - luglio-dicembre 2007
vo, nel senso dell’autorevolezza, e supportivo, nel senso di interagire, anche emotivamente, con le idee, le proposte, le difficoltà degli allievi.
I percorsi che si leggono nella guida, sono organizzati secondo un modello di itinerario a tappe andando da una situazione di partenza ad una di arrivo, che rappresenta l’obiettivo educativo; per ogni tappa sono evidenziati i possibili ostacoli e le tecniche di superamento. Una breve introduzione presenta il percorso e un fumetto finale approfondisce un aspetto importante o una parola chiave dello stesso; ogni itinerario è inoltre accompagnato da una proposta di attività. I percorsi presentati, definiti anche educazioni correlate, sono: • Educare all’autostima (comprendere il proprio valore attraverso l’attività sportiva) • Educare all’emozione e all’af-
24
fettività (conoscere e comunicare ciò che sento) • Educare al corretto comportamento alimentare (acquisire buone abitudini per il benes sere) • Educare al rispetto e alla cura del proprio corpo (essere “puliti” per piacerci e volerci bene) • Educare alla socialità (stare insieme per un obiettivo comune) • Educare alla parità tra i generi (uguali e diversi nello sport e nella vita) • Educare alla dimensione cognitiva (sviluppare il pensiero in movimento) • Educare all’ambiente (rispettare e conservare lo spazio intorno a noi). Il Progetto e i materiali godono dell’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica e dell’Unicef e hanno come sponsor “La Gazzetta dello Sport”, la “Molten” e come main partner la Kinder. La realizzazione è della casa editrice “Sale in Zucca - Innovations for kids” di Parma e il pro-
getto grafico di “Communicare” di Reggio Emilia. Proprio in questa città il Progetto verrà illustrato ai professori di educazione fisica delle scuole primarie e secondarie, in un seminario intitolato “Dal corpo alla mente, passando per il cuore” tenuto dalla stessa dott. ssa Magnani, direttore ANPEC Emilia Romagna, e organizzato a cura dell’Assessorato Provinciale alla scuola e allo sport.
…un’evoluzione del pensiero e una modifica positiva del comportamento
Summary In this article explain to the readers a project to the news “Giochi della Gioventù” supported by the clinical pedagogic theory and practice. The principles and values on which based it are the aggregation, enjoyment and playing reinforced by calm relations, by cooperation that take again to the sport’s high ideals. Monica Magnani, Emilia Romagna’s regional manager, is the author of this plan that has illustrated to the physical education teachers of the primary and secondary schools thanks to seminars that had like title “From the body to the mind, going through the heart” so as to explain very clearly the ideas on which the project is founded.
n. 17 - luglio-dicembre 2007
Centro di Pedagogia Clinica in Betlemme Interventi pedagogico clinici in un contesto di conflitto
di Sami Basha
Il perdurare delle violenze in Palestina, le restrizioni alla libertà di movimento e la generale mancanza di prospettive per il futuro hanno prodotto effetti devastanti sul benessere psicologico degli abitanti, incidendo gravemente sulla loro capacità di concentrazione e di apprendimento. L’impatto psicologico della guerra è infatti incalcolabile, tutti gli eventi traumatici ad essa connessi provocano un danno irreparabile al senso di fiducia negli adulti da parte dei bambini, accrescono la tolleranza alla violenza come strumento idoneo alla risoluzione dei problemi, diminuiscono la capacità di sopportazione e di speranza nel futuro nei soggetti più deboli. In poche parole, essi crescono con grossi deficit che riguardano la coscienza della loro dignità, l’autostima, la speranza di costruirsi un avvenire, la stabilità nella vita quotidiana. Le stime rivelano che un alto numero di bambini palestinesi è stato direttamente esposto a qualche forma di violenza, mentre si registra un aumento delle violenze in ambito domestico e scolastico, riflesso delle pressioni cui genitori e figli sono sottoposti nel corso della loro vita quotidiana. Gravi e numerosi
risultano essere inoltre i problemi emotivi riscontrati nei piccoli palestinesi: disturbi del sonno, incubi e incontinenza notturna, difficoltà di concentrazione e di apprendimento, aumento dell’aggressività e degli stati di tensione, dei comportamenti a rischio, dei sintomi di stress, di sconforto e frustrazione. Infine, ogni ragazzo vive in uno stato di paura, di incertezza e di minaccia continua alla sua incolumità, non ha la capacità di proiettare se stesso nella costruzione del futuro personale e collettivo. Una soluzione si intravede solo nella possibilità di lasciare il paese. Da tali emergenze è nata la necessità di un intervento pedagogico clinico, che si configura, grazie alle tecniche di cui dispone, come l’unico capace di far ritrovare il senso della vita, e di togliere spazio alla disperazione e alla cultura della morte e dell’odio. Un percorso educativo liberante, capace di dar vita ad una società civile che sappia auto-rafforzare la propria identità e costruire il proprio progetto di vita, un processo di liberazione dallo stato attuale per un’alternativa positiva in ausilio alla persona con le modalità e le tecniche della pedagogia clinica. Il centro di pedagogia clinica è
sorto a Betlemme e segue la linea di insegnamento e di ricerca dell’ISFAR - Istituto Superiore Formazione Aggiornamento Ricerca di Firenze - e dell’ANPEC - Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici - guidati dal professore Guido Pesci. Gli anni di formazione e di esperienza ci hanno fatto crescere in questo campo e soprattutto saper usare le tecniche della pedagogia clinica per aiutare le persone che soffrono in questa Terra martoriata. Questo appoggio scientifico è accompagnato dalla mia esperienza personale all’Università cattolica di Betlemme, dove insegno come professore di Pedagogia e di Scienze dell’Educazione. Il centro pedagogico clinico è nato come studio professionale per rispondere a quanti si presen-
L’impatto psicologico della guerra accresce la tolleranza alla violenza… 25
n. 17 - luglio-dicembre 2007
tano per richiedere il nostro aiuto, ma vuole anche essere presente nel territorio con progetti rivolti alle strutture già esistenti, come ospedali pediatrici, centri di formazione e riabilitazione, scuole. Un impegno che rappresenta il primo gradino verso un progetto di un grande centro pedagogico clinico in Palestina, che possa essere d’aiuto a tutti gli abitanti.
…un intervento pedagogico clinico capace di far ritrovare il senso della vita e togliere spazio alla disperazione
Summary Sami Basha has opened into Bethlehem a Clinical Pedagogical Centre with the high purpose to help those who are forced from the war and live in difficult and poor situations. The objective is that everyone has to recover the meaning of life, has to overcome the death’s and hate’s culture. This is -says Basha- the first step for a great Clinical Pedagogical Centre in Palestine that can answer to the needs of a more and more ample number of people.
26
n. 17 - luglio-dicembre 2007
La signorilità e la vera libertà umana del Pedagogista Clinico di Pasqualino Demitri
“Servidor”, “servidora”, rispondono ancora in alcune regioni spagnole quando si chiama qualcuno per nome. Nella società attuale quasi nessuno desidera assumere davvero un atteggiamento di servizio. Come succede tuttora in altre nazioni europee, alcune professioni, proverbialmente considerate come puro servizio – infermiere, collaboratrici famigliari – scompaiono a poco a poco. Ogni professione è servizio, un servizio sociale, un servizio al prossimo, ed è proprio questo che conferisce bontà e dignità a tutte le attività professionali. Il pedagogista clinico ha compreso ciò. L’essere umano è, per essenza, signore e servitore nello stesso tempo: nessuno può assumere uno solo di questi ruoli e rifiutare l’altro. Potremmo dire che il Pedagogista clinico è un “Ministro”. Ministro significa, in senso stretto, servitore: servitore dello Stato, servitore del culto etc. Il pedagogista clinico è servo dell’animo umano, i cristiani in fama di santità sono detti “servi di Dio” e gli angeli stessi sono “servi messaggeri della divina Maestà”. E il figlio di Dio fatto uomo dichiarò con una frase lapidaria il senso della vita sulla terra, dicendo di non essere venuto “ per essere servi-
to ma per servire” rivelando con queste parole il significato della vita di ogni uomo: servire, servire Dio e il prossimo. Il pedagogista clinico fa della sua professione una missione d’amore e attua il consiglio evangelico: servire per amore, è salvezza dell’anima. Chi ama assume immediatamente un deciso atteggiamento di servizio, che di frequente è stato designato poeticamente come schiavitù: nessuno vuole liberarsi della persona amata, ma piuttosto servirla, ed è proprio questo servizio d’amore a donare la più alta appagante libertà. La freschezza del pedagogista clinico nel nostro secolo è dettata dalla sua libertà. Ci saranno sempre uomini che amano solo cose, o persone ”cosificate”, che si trasformano infallibilmente in autentici schiavi: schiavi della materia, del denaro, del sesso, etc. Solo gli autentici signori conoscono il valore del servizio, e solo i servitori sinceri vivono la
vera signorilità e la vera libertà umana. Al contrario, sarebbe ipocrisia fare da servitori per avere il timone della barca, vale a dire, per dominare di nascosto la persona che chiede aiuto, attuando una sovranità senza regno. Vale solo lo spirito di servizio, la intima e sempre attuale disposizione a servire. Spirito di servizio che, senza respingere con alterigia una gradita reciprocità, non è condizionato dalla gratitudine. Ciascuno ha le proprie e insostituibili possibilità, il suo personalissimo compito di servizio nella società. Il pedagogista clinico è sempre più necessario nella nostra società e vale perché il suo sguardo si rivolge veramente al bene degli altri e cerca, giorno dopo giorno, di gettar generosamente via da “noi” l’egoismo e le schiavitù. Nella sua dedizione agli altri il pedagogista clinico ha imparato l’attesa senza febbre, la pazienza in ogni impresa, il sano accordo con la realtà.
Summary Pasqualino Demitri examines and emphasizes the appellative “servidor”, that means to serve another person, a meaning that the Author believes unused for a long time. He thinks that the clinical pedagogist has discovered again and has assimilated the meaning of this word. According to Demitri the clinical pedagogy has the merit to promote principles of generosity, devotion to others and a patient waiting.
27
n. 17 - luglio-dicembre 2007
La filosofia buddista incontra la pedagogia clinica di Myriam Perseo e Serena Delogu
Lo studio dello sviluppo e della crescita di una pedagogia capace di promuovere l’autorealizzazione dell’individuo è affascinante e stimolante. Percorrendo la Storia della Pedagogia si scopre che la ricerca di una Pedagogia Umanistica è proceduta parallelamente ai tentativi di liberare l’educazione e gli educatori dai vincoli metodologici e concettuali della pedagogia tradizionale. Questo sforzo ha assunto varie forme, ma nella maggior parte dei casi implica uno scontro fra due modelli opposti: uno dialettico-tradizionale, l’altro dialogico o aperto. Nel modello tradizionale o dialettico la persona è percepita come “recipiente vuoto” e passivo che deve essere riempito da chi a sua volta è stato precedentemente riempito e che è in possesso di conoscenze. Al contrario nel modello aperto o dialogico, ogni individuo è considerato un organismo dinamico che interagisce nell’ambiente in cui trova opportunità significative di sviluppo. Sulla scia di questo orientamento l’attuale visione pedagogica si è rivolta alla persona come essere totale, vista come un unità complessa piena di risorse interiori. In questa ottica si pone la Pedagogia Clinica, la quale si prende
28
cura della persona nella sua interezza, globalità, unicità, comprendendone l’assoluto valore. Una scienza che “si propone di mantenere viva nell’individuo la facoltà recettiva di sensazioni e la capacità di diffondere piacere, di stimolare immagini, idee e ragionamenti, che possano permettergli di contemplare il mondo che lo circonda e di realizzare”, di costruire e di creare (G. Pesci - G. Mencattini, Autonomia e coscienza di sé, Edizioni Scientifiche Magi, Roma, p. 11). La Pedagogia clinica favorisce la crescita della persona attraverso la libera espressione del sé e la relazione con l’altro, riconoscendolo come essere completo e complesso al quale offre la possibilità di condividere esperienze vere, concrete e partecipate all’interno di un gruppo e di un ambiente. Una visione dell’essere rivolta a conoscere e comprendere ogni individuo come unità psicofisica, ricco di risorse interiori, dare valore all’individuo come co-costruttore e creatore di relazioni significative, in armonia con il gruppo, renderlo disponibile a partecipare in maniera attiva alla costruzione del proprio percorso di crescita. Una pedagogia attiva e creativa che “…si è mossa nella convinzione che il valore di un meto-
do educativo è dato dai risultati che si ottengono, dalla possibilità di sviluppare ogni aspetto della persona, dalla capacità che si offre a questa di esprimere i propri sentimenti, acquisire conoscenze e abilità, apprendere come imparare”. (G. Pesci - A. Pesci, Pedagogia Clinica in classe, 1999, Edizioni Scientifiche Magi, Roma, p. 7). Concetti di valore sulla possibilità offerta alla persona di realizzare e realizzarsi, da cui abbiamo trovato stimolo per un confronto con il pensiero del filosofo buddista, Tsunesaburo Makiguchi, straordinario insegnante ed educatore, filosofo, primo presidente e fondatore dell’organizzazione buddista Soka Kyoiku Gakkai - 1930 - (Società Educativa per la Creazione di Valore), vissuto in Giappone tra la metà dell’ottocento e i primi del novecento, ma come tanti pedagogisti vissuti in quel periodo, rimasto ingiustamente sconosciuto, oggi sta tornando alla ribalta come uno dei maggiori pedagoghi giapponesi del XX secolo, formulò proposte di portata rivoluzionaria simile a quelle del suo contemporaneo americano John Dewey. Il suo impegno fu un atto di protesta contro “la formazione di sudditi”, come era previsto nel sistema educativo giapponese e che soffocava e distruggeva la
n. 17 - luglio-dicembre 2007
creatività infantile, piuttosto che stimolarla. I suoi scritti rivelano il senso di responsabilità personale nelle pratiche educative dei suoi giorni, della sua profonda sensibilità e sollecitudine per i poveri e i diseredati e le persone in difficoltà. Le rivoluzionarie idee educative di Makiguchi trovarono conferma e applicazione pratica nel pensiero filosofico buddista di Nichiren Daishonin che amava definirsi “uomo pratico”, in contrapposizione ai teorici, egli osservava e analizzava la vita degli uomini, ne studiava le esigenze individuali, il rapporto con la società. Un ruolo dell’educazione e dell’educatore nel cambiamento sociale e culturale. Egli affermava che in alcuni casi l’educazione poteva distruggere il potenziale creativo delle persone invece di liberarlo e svilupparlo e la sua esperienza didattica lo portò ad affrontare i problemi dell’educazione attraverso lo studio della “geografia” e sulla sua relazione con la vita umana. Una “geografia” intesa, non solo come conoscenza di regioni della terra, dei climi, delle risorse naturali, ma come lo studio della vita condotta all’interno di aree geografiche e dell’interrelazione che in esse si possono realizzare mirando a creare valore nel carattere di ciascuno; una filosofia incentrata appunto, sulla teoria della creazione del valore di cui la parola SOKA (SO significa creazione, KA significa valore)
è il concetto chiave sviluppato nell’opera più significativa di Makiguchi “Soka Kyoikugaku Taike” (Il sistema della Pedagogia creatrice di valore), “Il valore è il vero senso della vita, esso può essere creato, la creazione implica il cambiamento dell’ordine consueto della natura, in uno particolare, attraverso l’attività umana incrementandone l’utilità per la vita umana”.
“Il fine a cui tende l’essere umano – affermava Makiguchi – è il raggiungimento della felicità”, uno stato vitale dell’uomo impegnato in un processo di realizzazione e di creazione di valore, quella felicità che, dal punto di vista del Buddismo, è uno stato di vita che permette di godere dell’esistenza, e che è possibile
raggiungerla con l’insegnamento. Un pensiero che può ben fondersi con l’impegno del pedagogista clinico: sviluppare una pedagogia che possa creare gran valore nell’individuo, che gli offra l’opportunità di esprimersi e di comunicare, di mettersi a confronto con i sentimenti degli altri, di creare occasione di socializzazione autentica. L’intento è di favorire la costruzione di reti interazionali ricche di significato e la creazione di nuove necessità, sollecitando desideri, soddisfare la disponibilità a rendere il pensiero azione e predisporre la persona verso l’autorealizzazione positiva di sé. “Un’educazione che consiste nell’espandere, sviluppare, affinare ed elaborare tutte le abilità della persona perché possa imparare, risolvere, decidere e creare, fino a raggiungere un rapporto significativo con se stesso e con gli altri” (G. Pesci - A. Pesci, Pedagogia Clinica in classe, 1999, Edizioni Scientifiche Magi, Roma, p.7). Il pensiero filosofico buddista e quello pedagogico clinico si incontrano nel concetto di persona come “Essere nel mondo”, che porta con
Summary Perseo and Delogu in their study have been able to notice some aspects of the Clinical Pedagogy are tightly connected to the Buddhist Philosophy. In the article are emphasized the concepts of value of the possibility offered to the person to realize something and fulfil oneself, in the two perspectives of Clinical Pedagogy and of Buddhist Philosophy. This is a comparative process that opens to further close examinations.
29
n. 17 - luglio-dicembre 2007
R
e
c
e
n
In questa rubrica vengono sottoposte all’attenzione dei lettori Autori italiani, e stranieri, nella certezza che un arricchimento solo se spalanchiamo i nostri orizzonti su un panorama più Yvon Dallaire
HOMME et fier de l’être Éditions Option Santé, Québec 2001, pp. 333 Psicologo, sessuologo e terapeuta di coppia, ex docente di psicologia e membro degli ordini degli psicologi del Québec e del Canada, il dott. Dallaire è l’autore del libro “ UOMO e fiero di esserlo ”. Marito, padre realizzato e felice, Dallaire attira la nostra attenzione sugli apporti benefici dell’uomo alla coppia, alla sessualità, all’educazione, all’evoluzione stessa della società. Riabilitando cosí la virilità agli occhi degli uomini! Contrariamente a quanto potrebbe suggerire il titolo e lungi dall’essere una rivendicazione maschilista reazionaria, il testo denuncia e condanna con equilibrata lucidità tutti i pregiudizi contro l’uomo maschio. Le femministe degli anni settanta lo hanno accusato di essere – direttamente o indirettamente – responsabile dei mali del pianeta e, soprattutto, della ghettizzazione socio-economica della donna. Molti uomini hanno sposato acriticamente queste tesi estreme che non esitavano a definirli tutti virtualmente violenti e violentatori, non comunicativi, insensibili, ossessionati dal sesso e pessimi genitori. Attualmente gli uomini sono il solo gruppo sociale contro il quale si può sparlare pubblicamente senza che nessuno (e tanto meno loro stessi) osi difenderli. L’uomo ha finito per credere che oggi essere uomini e assumersi come tali non sia politicamente corretto. Attualmente egli si sente disarmato e confuso. Ha smarrito i suoi punti di riferimento e sta cercando se stesso in dinamiche confuse e non di rado contraddittorie. Quest’opera aiuta l’uomo contemporaneo a comprendere e valorizzare le differenze tra i generi maschile e femminile, ma soprattutto indica i vantaggi legati all’assunzione dei ruoli rispettivi, suggerimenti pratici per umanizzare le relazioni ed acquisire migliori capacità educative. Dallaire rimette l’uomo al posto che gli compete di fronte alla donna e alla famiglia. Lo responsabilizza e lo incoraggia in un’affermazione serena ed equilibrata di sé come persona, padre e marito, nella reciprocità di un ritrovato rispetto. Lettura consigliata a un pubblico pedagogico-clinico professionista o profano, ma rigorosamente misto. Claudio Rao
30
Guido Pesci, Stefania Bruni
Il pedagogista
(Innovazione e rivalutazione di un ruolo) Armando Editore, Roma 2006, pp. 141 È uscito nelle Edizioni Armando di Roma il volume dal titolo “Il pedagogista”, un libro che permette di inoltrarci nel protagonismo della pedagogia, nella storia dell’uomo fino ad esaltare questa figura professionale di cui la società ha, ancor più oggi, rispetto ad ieri, un grande bisogno, al fine di rintracciare nuove aperture di intesa e di rispetto fra le componenti umane. La ricerca scientifica che ha sostanziato questo lavoro dimostra quanto il pedagogista sia stato presente in passato in varie istituzioni e capace di proporsi nella libera professione; il materiale raccolto documenta in maniera autentica il percorso che ha portato il pedagogista ad un’ampia affermazione professionale. Nel volume non mancano riferimenti a leggi e normative che richiamano il pedagogista e che lo prevedono in presenza nelle varie istituzioni di aiuto confermando, e il profilo di questo professionista è ampiamente richiamato non solo dalla Legislazione dello Stato, ma pure dalla Legislazione Regionale, delle Province Autonome e dei Comuni. Nel libro si lamenta quanto questa figura oggi non venga più coinvolta come nel passato a svolgere interventi di aiuto indispensabili per il potenziamento di servizi sociali e culturali. Di questa insufficiente attenzione nei confronti dei pedagogisti si richiama la responsabilità delle università in cui le facoltà di pedagogia sono state abolite ed impedito così la possibilità di definirsi pedagogista a quanti intendono rivolgersi con finalità educative in aiuto alla persona, impedendo con ciò ai nostri giovani di andare a coprire quei posti di lavoro che per legge richiedono di essere occupati dai pedagogisti. Alle annotazioni critiche seguono le conclusioni in cui si legge: “Di fronte all’imprescindibilità, nella società attuale, di questa figura professionale, è necessario che l’università si impegni a qualificarla mediante uno specifico titolo accademico e promuova la ricerca e la sperimentazione in ambito pedagogico per favorirne un ulteriore occasione di specializzazione e crescita”. Marta Mani
n. 17 - luglio-dicembre 2007
s
i
o
n
i
alcune recensioni di testi inerenti alla pedagogia clinica scritti da scientifico e un approfondimento del sapere si possano avere vasto possibile. Guido Pesci
epoca, presenti allora, testimoni oggi.
La diagnosi pedagogica (Il metodo dell’insegnante per conoscere l’allievo) Armando Editore, Roma 2004, pp. 143 “Imparate a conoscere i vostri bambini, perché molto spesso non li conoscete affatto”, così raccomandava Jean Jacques Rousseau, una sollecitazione a cui ha fatto appello l’Autore per proporre una modalità diagnostica necessaria agli insegnanti per conoscere i propri allievi. Lo spirito è quello di offrire all’insegnante non una scheda di valutazione, ma orientamenti utili per apprendere dall’allievo. Un apprendere senza valutare per poi procedere nell’insegnamento dopo che si è imparata la “lezione”. Apprendere dall’allievo permette all’insegnante di evitare qualunque presupposto clinico-nosografico per individuare immediatamente, stando con lui, ciò che lo favorisce e quindi aiutarlo. In questo risiede il valore della diagnosi che viene proposta nel testo e che può essere condotta dal docente nel grande rispetto verso la persona-allievo. Una diagnosi che non ha il sapore dell’indagine o della valutazione, ma cosa molto importante è lontana dalle categorizzazioni patologiche. Un conoscere l’altro per offrirgli quelle attenzioni e quegli stimoli indispensabili alla sua personale crescita. Valentina Benoni Degl’Innocenti
Eugen Galasso
Iceberg (Racconti fantasmatici) Latmag Editore, Bolzano 2007, pp. 63 In “Iceberg - Racconti fantasmatici” di Eugen Galasso assistiamo a sensazioni e visualizzazioni senza vincoli e criteri decifratori di avvenimenti e persone rivolte a suffragare le componenti della “infinitudine”, protese in una “letteratura infinita”. Il mondo esistenziale di Eugen Galasso è un rovesciamento di ogni concetto morale o etica sensibile di qualsivoglia geometria, una irrealtà che reca ai suoi racconti un effetto specchio inquietante di un’anima che si propone il continuo divenire. Dal libro si deduce un racconto autobiografico, una concatenazione temporale retrospettiva che permette di annotare più una situazione attuale di quella con cui si intende tradurre il passato. Un intreccio fra l’esistenza attuale e quella trascorsa, uno scandaglio del presente tradotto con le abilità, le conoscenze e le elaborazioni conquistate durante il suo percorso di vita. Nel volume si scorrono narrati desunti dalla personale esperienza, racconti dove l’Io e il “sé” non compaiono se non tradotte dalle nebulose in un gioco enigmatico nella traduzione come di sogni, di fantasmagorie e di situazioni raccolte in
Urs Haeberlin
Guido Pesci
Grundlage der Heilpaedagogik Haupt UTB, Basilea, 2005 L’autrice sviluppa una breve analisi storica della pedagogia curativa in Europa e ne data la nascita ad opera di Heinrich Hanselmann (1885-1960), docente presso l’ Università di Zurigo. Sviluppa un dibattito sulle differenze e le analogie fra la pedagogia curativa e la pedagogia, che viene colmato con un vocabolario nel 1999 al cui lavoro ha partecipato Paul Moor, allievo di Hanselmann. Fatta chiarezza sui contribuiti della pedagogia curativa per un orientamento essenzialmente pedagogico, nel 2003 vengono prese le distanze dai principi terapeutici, come scrivono Dörr G. e Günther H. in Sonderpädagogik, (Balmannsweiler, 2003): ”Noi vediamo lo sviluppo inflazionistico nell’ ambito delle terapie la conseguenza della mancanza del prospetto generale pedagogico”. L’autrice ci offre una ricca documentazione sui vocaboli utilizzati per definire gli interventi pedagogici e le professioni pedagogiche rivolte in aiuto alle persone che vivono situazione di difficoltà e disagi, in tal senso oltre alla pedagogia curativa e al pedagogista curativo richiama l’ortopedagogia e l’ortopedagogista, la difettologia e il difettologo e le diverse concettualizzazioni tra pedagogia della scuola speciale, pedagogia curativa e pedagogia di riabilitazione. Nell’opera l’autrice sosta anche sulla storia buia e terribile tedesca, nella seconda guerra mondiale, momento in cui si annientava la vita, considerata senza significato. Il dramma di allora lo rivive nei nuovi problemi di dignità prodotti dalle tecnologie moderne come la diagnostica prenatale, ricerca delle cellule staminali e genetiche, che permettono la selezione prima del parto e si affida alla nuova corrente filosofica di Peter Singer che ha creato l’utilitarismo di preferenza e il concetto dell’etica pratica. Il libro prosegue con una riflessione della Haeberlin sul conflitto tra teoria della scienza e pedagogia curativa e le conseguenze per la nostra professione contemporanea. Questo libro offre una riflessione dei pedagogisti clinici/curativi nel ambito del lavoro sulla sua stessa etica professionale. Cilly Flamming
31
n. 17 - luglio-dicembre 2007
R
e
c
e
n
In questa rubrica vengono sottoposte all’attenzione dei lettori Autori italiani, e stranieri, nella certezza che un arricchimento solo se spalanchiamo i nostri orizzonti su un panorama più Guido Pesci, Marta Mani
Il pedagogista clinico nelle istituzioni Edizioni Magi, 2007, pp. 172 L’espansione della professione del pedagogista clinico è ampiamente dimostrata negli scritti di specialisti che hanno dato sostanza a questa pubblicazione. Un libro che propone al lettore contributi su quanto è possibile realizzare a favore di soggetti in difficoltà intervenendo in varie istituzioni e così favorire tecnicamente e scientificamente quanti necessitino di una professionalità ampiamente testimoniata. Gli interventi esposti riferiscono esperienze professionali svolte dai pedagogisti clinici in tante nazioni del mondo in appropriati atelier a favore di persone anziane, come facilitatori dell’integrazione culturale, formatori del personale insegnante di scuole dell’infanzia dei comuni, consulenti per gli studi legali, giudici onorari presso i tribunali dei minori. Tanti obiettivi raggiunti finalizzati ad un impegno capace di offrire significative soddisfazioni professionali e che non trova confini nelle tante eppur diverse realtà nazionali. Il successo di questa figura professionale si continua a metterlo in risalto nel libro, evidenziano altre importanti testimonianze dell’agire in età pediatrica in collaborazione con gli altri specialisti, intervenendo in comunità-alloggio, nelle unità operative di oncologia medica e , perfino, nei day surgery in oftalmologia. Una testimonianza chiara della crescente rilevanza sociale della categoria e la riconosciuta formazione da parte degli altri specialisti con i quali il pedagogista clinico formula intese e definisce reti di collaborazione con significative modalità di scambio. Simone Pesci
32
Giuliana Ammannati
Adempi in ogni modo al tuo destino Edizioni Scientifiche Varzi, Città di Castello 2006, pp. 82 Giuliana Ammannati nel suo lavoro esalta la “consapevolezza che la nostra azione è giusta”. Adempiere in ogni modo al proprio destino è la missione, sostiene l’Autrice, a cui ogni individuo deve dedicarsi con un sentimento di certezza assoluta. Nel leggere questo lavoro non abbiamo potuto fare a meno di cogliere importanti figurazioni filosofiche di vita che alimentano i principi del reflecting. Nel volume si legge “l’uomo interpellando la sua coscienza, non può mai sbagliare…bisogna sradicare l’insincerità, il fatto di nascondere la propria natura con la menzogna…Occorre che l’uomo diventi cosciente della sua forza e la impieghi per superare inerzia e raggiungere così la virtù, che è la volontà di agire per rendersi liberi.”. L’azione dell’uomo volta al conseguimento della libertà è necessaria per uscire dall’egoismo, dall’individualismo, dalla chiusura verso gli altri, e protendere verso relazioni costruttive e di senso della propria vita e di quella sociale. Questa azione liberatrice dell’uomo si rende oggi più che mai necessaria per uscire dall’isolamento e dalla chiusura nei confronti della realtà che spesso viene subita e mai agita con consapevolezza. L’uomo, vittima della pigrizia, è poco incline alla vita sociale, si adopera poco per la giustizia e per la libertà; vive quindi erroneamente la propria vita rimanendo estraneo alla realtà stessa, alla partecipazione insieme agli altri della cosa pubblica, perdendo così la sua anima. È utile quindi che l’uomo si riappropi della sua forza propulsiva all’agire per rendersi veramente libero. L’impegno si configura etico e passa inevitabilmente attraverso la coscienza che è il luogo preposto per la riflessione, per la ricerca di senso, di ideali e valori da perseguire per fare della propria vita una vita di ricerca continua e di verità nella quale l’uomo può rispecchiarsi pienamente. Guido Pesci
n. 17 - luglio-dicembre 2007
s
i
o
n
i
alcune recensioni di testi inerenti alla pedagogia clinica scritti da scientifico e un approfondimento del sapere si possano avere vasto possibile. Angelo Deiana
Il capitalismo intellettuale
Paola Zannoner
La settima strega
Sperling & Kupfer, Milano, pp. 319
Fanucci Roma, 2007
Il contenuto del volume ben si legge nel sottotitolo: orizzonti, organizzazioni professionali e regole di governo per i protagonisti dell’economia della conoscenza. “C’è una autosufficienza e un orgoglio di mercato nei nostri professionisti – scrive Giuseppe De Rita nella prefazione – che sono destinati verosimilmente a crescere indipendentemente dall’affanno politico di regolamentarli, certificarli, liberalizzarli e quant’altro. […] Eppure un riferimento alto è necessario oggi al mondo delle professioni, anche se non è indispensabile al loro agire sul mercato. È necessario perché la triade ‘economia della conoscenza-capitalismo intellettuale-sviluppo delle professioni’ ha una sua obbligata unità e nessuna delle sue componenti può andarsene per propri sentieri e velocità di sviluppo”. Un saggio, quello di Deiana, che si propone di tracciare lo sviluppo delle potenzialità del sistema associazionistico-professionale in un’ottica di innovazione anche normativa che risponda ai reali processi di domanda e offerta del mercato. A tale proposito Enrico Sassoon, nella sua presentazione al libro, scrive: “…il sistema dell’innovazione e il sistema professionale risultano profondamente inadeguati rispetto all’evolversi su scala globale dell’economia della conoscenza e del mercato per il capitalismo intellettuale, in particolare con riferimento ai processi concorrenziali delle nostre professioni intellettuali, con inevitabili conseguenze…”. In un testo complesso e articolato trova spazio, quale esempio di associazione professionale di servizi alla persona che si è ben distinta sia da un punto di vista organizzativo che culturale e scientifico, l’Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici, cui l’Autore dedica un ampio paragrafo del suo volume: “Il caso ANPEC: l’innovazione specialistica, la dimensione europea, il controllo del territorio”. Un volume certamente interessante per tutti coloro che vogliono seguire un dibattito attuale e per tutti quelli che considerano lo sviluppo dell’associazionismo una risorsa per la società, per i professionisti e per gli utenti. Simone Pesci
Meg, ossia Margaret/Margherita (con chiaro riferimento alla “strega” del romanzo di Bulgakov “Il maestro e Margherita”) è una “streghetta” adolescente, poi c’è Yellow (in inglese “dolce”, qualcuno ricorderà “Mellow Yellow” di Donovan; ma “mellow” si riferisce sintomaticamente anche al “maturare”...), per non dire di “Damon”, sorta di spirito-guida, che ci rimanda al dàimon di tradizione socratica e in genere greca, altri personaggi ancora... A parte la simpatia umana per le protagoniste della storia, che è récit, narrazione, più che romanzo, a parte l’indubbia qualità letteraria del libro, nella sua costruzione e nell’attenzione alle figure e alla loro caratterizzazione, se vogliamo “psicologica”, comunque come “persone” – un elemento che spesso sfuma in molta letteratura contemporanea – il pedagogista clinico non può che essere sollecitato alla lettura, alla “bellezza” di una maturazione che certo non è priva di difficoltà. Meg-personaggio-ponte, fa da tramite e, volendo, in qualche modo da “parafulmine” a quanto si abbatte su varie amiche, demonizzate come “streghe” (la Zannoner, senza voler scrivere un romanzo “storico” si è tuttavia servita di coordinate ben precise a tale riguardo, proprio anche attinenti la “stregoneria” o meglio quanto è stato considerato tale nei “secoli bui”). Meg, al tempo stesso, serve da termometro, da elemento-catalizzante di una crescita “aiutata” (Mellow, Damon, come s’è detto). Inutile qui ricordare le nostre tecniche e le nostre metodologie che possono chi, spesso, da adolescente, si trova a dover affrontare troppe difficoltà, tutte assieme, con un bombardamento informativo spesso eccessivo e fuorviante (il famoso”overkill”, dove talora si va veramente al di là della sola metafora) da parte di troppe agenzie formative ed “educative”, più o meno l’una contro l’altra armate...L’armonia viene recuperata a tappe, senza eludere le difficoltà, dove, il pedagogista clinico lo sa, un’elusione-messa tra parentesi sarebbe comunque inopportuna quanto poco realistica- un esempio, tra l’altro di letteratura per adolescenti fantastico-realistica quanto “educativamente adatta”, senza fughe miracolistiche da “next age” o da facili escapismi... Eugen Galasso
33
n. 17 - luglio-dicembre 2007
NUOVI METODI E NUOVI MATERIALI Lettera ai Pedagogisti Clinici, a seguito di un prolungato lavoro il team di ricerca scientifica dell’ISFAR Post- Università delle Professioni è riuscito a formulare e strutturare innovativi strumenti per arricchire la professionalità del Pedagogista Clinico. Le richieste dei colleghi di entrare in possesso di un numero ulteriore di PsicoFiabe (considerate non sempre sufficiente per il completamento di un intervento), di una quantità più significativa di “affermazioni positive”, già psicocibernetica oggi Cyberclinica®, di percorsi immaginativo-mentali e di percorsi fantasmagorici, oltre che di modulari per la loro strutturazione, mirati a specifici stati di necessità, sono state soddisfatte. Il prezioso materiale prodotto e redatto rende sicuramente più solida ogni conoscenza precedentemente appresa e più certa la conduzione professionale, con effetti positivi e significativi conseguenti per quanti chiedono aiuto al pedagogista clinico. Una notizia che credo non lasci indifferenti i colleghi che hanno da tempo sentito e dichiarato queste necessità. Il possesso di questo materiale, per poterlo sempre meglio utilizzare, e le esperienze in traccia potranno essere soddisfatte seguendo il Corso di Approfondimento che viene di seguito proposto. Al fine di rendere ai colleghi meno oneroso possibile questo approfondimento, l’ISFAR Post- Università delle Professioni si è resa disponibile ad incontri in sedi diverse. Una tale opportunità, sono certo che richiamerà un dovuto interesse. Guido Pesci
CORSO DI APPROFONDIMENTO Il corso è orientato ad approfondire le basi teorico-scientifiche e le modalità pratiche nell’utilizzo del materiale innovativo e complementare prodotto: PsicoFiabe® - saranno presentate nuove PsicoFiabe e indicato il loro particolare utilizzo, oltre a ridefinire in ragione delle ultime esperienze, i diversi obiettivi che si possono realizzare. Cyberclinica® - a corredo una nuova dispensa in cui sono contenute 155 affermazioni cibercliniche selezionate su: “intenti futuri e possibilistici”, “dichiarative di un nuovo modo di essere” ed altre redazionate con il contributo immaginativo fantasmatico. Nel corso saranno indicate integrative sequenzialità ritmico-cinestetiche. ClinicMentalPicture® - la ricerca ha originato una nutrita selezione di immagini mentali utilizzate in diverse situazioni di aiuto (sport, gravidanza e parto, disagi alimentari, sviluppo delle intese sessuali, rinforzi ergici e ricerca di nuove disponibilità al rapporto con gli altri). Ai partecipanti l’occasione dell’incontro permetterà di entrare in possesso delle immagini mentali raccolte e favorirà lo scambio di esperienze dedotte dal loro utilizzo pratico. PicturePhantasmagory® - I partecipanti entreranno in possesso delle immagini fantasmagoriche raccolte e verrà loro fornito un modulario di traduzione dei significati simbolico-archetipici per la compilazione di ulteriori percorsi fantasmagorici. Saranno approfondite le finalità e i diversi utilizzi delle PicturePhantasmagory. Trainer: Prof. Guido Pesci, Prof.ssa Marta Mani Attenzione i gruppi, per richiesta degli stessi trainer, non possono essere superiori a 20. Le iscrizioni sono già aperte. La quota di iscrizione e partecipazione è di E 200,00 (+ IVA 20%) e comprende tutto il materiale. Sedi e date: Padova 16-17 febbraio 2008 - Milano 22-23 febbraio 2008 - Catania 08-09 marzo 2008 Roma 19-20 aprile 2008 - Napoli 26-27 aprile 2008
Segreteria: ISFAR Post-Università delle Professioni Viale Europa, 185/b - 50126 Firenze - Tel./Fax 0556531816 - e-mail: info@isfar-firenze.it - www.isfar-firenze.it
34
Edizioni Magi - Roma La pedagogia clinica è una disciplina scientifica che ha saputo armonizzare i significativi principi teorici su cui si basa con un complesso organico di conoscenze e competenze innovative indirizzate ai bisogni educativi della persona. Si tratta di principi nuovi e di metodi efficaci la cui origine risale al 1974, anno in cui alcuni ortopedagogisti del Cenacolo Antiemarginazione a Firenze, guidati dal professor Guido Pesci, sostituirono il termine di pedagogista clinico a quello di ortopedagogista dando inizio ad un movimento scientifico professionale. Una scienza che proclama una fondata opposizione a ogni criterio sanitarizzante per generare aiuti a persone di ogni età , con riflessi positivi sul piano della realizzazione pratica e concreta. Un sapere pedagogico clinico e un’azione educativa efficaci e apprezzati, che trovano in queste pagine ampia documentazione.
n. 17 numero 2 - anno VIII luglio-dicembre 2008