n. 23 numero 2 - anno XI
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luglio-dicembre 2010
Dal branco al gruppo Ho paura I’m scared
Un servizio per l’infanzia A service for Childhood
La malattia oncologica The oncologic illness
La pedagogia clinica all’interno dei servizi socio-educativi del Comune di Peschiera del Garda Clinic pedagogy in the socio-educational services of Peschiera del Garda
“Scopriamo le carte” un progetto della Provincia di Milano “Scopriamo le carte” - the Province of Milan’s project
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Autorizzazione Tribunale di Firenze Decreto 4868 1° marzo 1999 Periodico semestrale Anno XI n. 2 luglio-dicembre 2010
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O I R A M Ho paura / I’m scared
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Comitato scientifico: Valentina Benoni Degl’Innocenti Sandro Cappellin Mauro Carboni Elena Gaiffi Sergio Gaiffi Eugen Galasso Liliana Luccini Marta Mani Simone Pesci Claudio Rao Maria Raugna Lucia Sarais Alberto Sedini Stefania Turini Antonio Viviani
Dal branco al gruppo / From the flock to the group Pag. 4 Pag. 6
Un servizio per l’infanzia / A service for Childhood Pag. 8 La malattia oncologica / The oncologic illness La pedagogia clinica all’interno dei servizi socio-sanitari del Comune di Peschiera del Garda / Clinic pedagogy in the socio-educational services of Peschiera del Garda
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Segreteria di redazione: Valentina Benoni Degl’Innocenti Sergio Gaiffi Marta Mani Simone Pesci
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Direttore responsabile e scientifico Guido Pesci
“Scopriamo le carte” un progetto della Provincia di Milano / “Scopriamo le carte” - the
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Province of Milan’s project
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Echi della stampa / Echoes from the press
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ANPEC Tribune / ANPEC Tribune
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Recensioni / Write up
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Dal branco al gruppo di Carlo Callegaro
La comunità educativa Diurna “Barabitt” di cui faccio riferimento, ha sede a San Donà di Piave in provincia di Venezia, è gestita dalla Cooperativa Sociale Il Portico e convenzionata con l’Azienda Socio - Sanitaria n. 10 Veneto Orientale e con i comuni del sandonatese. La comunità nasce più di tre anni fa come progetto sperimentale co-finanziato dalla regione del Veneto, Assessorato ai Servizi Sociali, all’interno del percorso di attuazione della legge nazionale che prevede la de-istituzionalizzazione dei minori. Essa si connota come servizio innovativo che, pur funzionando a tutti gli effetti giuridici come una comunità residenziale, prevede il rientro dei ragazzi in famiglia ogni sera e nei fine settimana, a sostegno della famiglia e non alternativa ad essa. Ospita un massimo di dieci ragazzi e ragazze di età compresa fra i 12 e i 18 anni seguiti da tre educatrici a tempo pieno e un pedagogista clinico, si ubica all’interno di una normale abitazione, un luogo confortevole e accogliente in cui prevale un clima di serenità. Il pedagogista clinico, oltre a supportare le educatrici nelle scelte generali educative e negli altri interventi già presenti nel servizio, è impegnato diretta-
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mente con ogni singolo e settimanalmente con il gruppo. La scelta di campo si fonda sul principio di educabilità di tutte le persone in qualsiasi situazione cogente di disagio esse siano, gli ospiti che vivono in comunità hanno storie di vita estreme di grande sofferenza, non sono finiti sul giornale e neppure sugli schermi della televisione e per questo ancor più abbandonati da una società che non li vede. Il pedagogista clinico, nonostante le loro storie di vita, di abbandoni e di frustrazioni, è impegnato ad aiutarli, affinchè possano ritrovare un loro personale equilibrio, imparare a contenere le proprie richieste, modulare le relazioni ed esportare in contesti
… si fonda sul principio di educabilità di tutte le persone in qualsiasi situazione…
… impegnato ad aiutarli a percepire che, nonostante le loro storie di vita… possono ritrovare un loro equilibrio. esterni alla comunità nuovi modi di essere. Sostenuto da questo principio egli utilizza diverse risorse per il cambiamento, metodologie tese a sviluppare un processo di consapevolezza e il senso di appartenenza alla comunità, una crescita personale per il raggiungimento di capacità relazionali, una dimensione sociale, una emancipazione al confronto fra sé e gli altri. Tenere saldo il principio di comunità è un obiettivo inseguito in ogni istante e fra le tante op-
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portunità per generare questo interesse del vivere assieme si ricorda in particolare una esperienza: ciascuno doveva disegnare su di un foglio grande, un fiore e scrivere su ogni petalo una propria caratteristica, i disegni sono stati poi raccolti e messi assieme come su di un campo, specchio della comunità, questa occasione è stata fondamentale per accogliere i loro narrati ed arricchire lo scambio relazionale. Relativamente alla partecipazione del contesto scolastico e alla difficoltà ad apprendere, i ragazzi di Barabitt affermano che la scuola è un luogo noioso e ostile da cui scappare. Poiché si tratta di ragazzi oppositivi, provocatori, non motivati a causa del vissuto di disagio, è d’obbligo non preoccuparsi di ciò che sanno o non sanno fare, bensì scoperchiare la pentola in cui bolle la rabbia verso l’istituzione scuola, vista come la casa abitata dagli adulti autoritari che agiscono pro loro domo, che diviene imago mundi, rappresentazione del mondo che detta regole alle quali opporsi. In dinamica con i ragazzi alla proposta di immaginare la scuola che vorrebbero è emerso il desiderio che gli insegnanti portino pasticcini e pizzette, in sostanza che li nutrino, ci ha fatto riflettere quanto sia evidente il vissuto di deprivazione e in fondo la richiesta di aiuto e quanto l’intervento di recupero degli apprendimenti debba realizzarsi tenen-
do conto anche degli aspetti emotivo-affettivi. Un principio della pedagogia clinica che, nel rispetto della persona, esige il recupero delle abilità e delle disponibilità. Il pedagogista clinico trova nell’educazione emotivo-affettiva della persona il suo più grande campo di lavoro. Non si tratta di curare le emozioni, ma di edu-
… scoperchiare la pentola in cui bolle la rabbia per l’istituzione scuola che diviene imago mundi.
care le persone ad utilizzarle per la propria crescita fino ad accoglierle e confrontarsi con esse. È un lavoro educativo che ha il compito di non limitarsi a sviluppare solo il cervello, ma anche il cuore. Il pedagogista clinico, attraverso le tecniche e metodologie individuali o di gruppo offre l’opportunità di confrontarsi con le emozioni, immergersi in esse per uscirne come un saggio che osserva il mondo muoversi freneticamente e intanto sorride. L’agire pedagogico-clinico con tecniche psico-corporee che permettono di abbattere ogni tensionalità e contribuire alla definizione della propria identità, è teso all’armonia, all’equilibrio, a far ritrovare la gioia di vivere, tecniche e metodologie che non negano l’importanza dello stare insieme, offrire occasioni di un silenzio, di accoglienza e permettere di trovare dentro di sé le spinte naturali alla crescita. Tutti hanno inscritto le parole che fanno crescere, si tratta di dare spazi, rimanere in ascolto e lasciare che esse agiscano.
Summary The author sets out the principles and procedures for conducting a pilot project in favour of boys and girls aged between 12 and 18 years, guests of a residential community. The modulation of dynamics to overcome the pain and discomfort, inspired by the teaching-clinical science has used different methodologies aimed at developing a process of awareness and change. The feeling of greater security in a climate that encourages emotional stability has prompted these individuals to participate in school activities with new enthusiasm and fluency in learning.
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“Ho paura” di Federico Mucelli
“Non va più a scuola da due mesi, e non vuole più muoversi da casa …”, questo il contenuto della telefonata della mamma di Daniele, un bambino di 9 anni che frequenta la quarta elementare, a cui fa seguito la richiesta di incontrarsi prima possibile. I genitori si presentano all’appuntamento senza il figlio perché “non sta bene” e cominciano a parlare di lui, della sua carriera scolastica, sempre stata regolare e con profitto elevato (distinto-ottimo), dei suoi tanti impegni, catechismo, scout, compagnia di amici partecipati con piacere ed interesse, e dell’attività sportiva (atletica leggera) le cui prestazioni sono da primato regionale e gli richiedono 4-5 allenamenti alla settimana. Daniele è il primogenito di tre figli nato con gravidanza e parto regolari, in famiglia non si segnalano problemi specifici. La famiglia gestisce un’azienda artigiana nel trevigiano ed è ben inserita nel tessuto sociale. A queste note anamnestiche esposte con tranquillità dalla madre seguono informazioni sul giorno in cui sono comparsi in Daniele emicrania, nausee e vomito con un conseguente rifiuto di andare a scuola. Da quella mattina, oltre al persistere delle manifestazioni si sono sommate insonnia, irre-
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quietezza, spossatezza fisica, apatia, inappetenza. Il pediatra non riscontrando alcuna malattia lo invia in visita neuropsichiatrica da cui emerge un “Disturbo d’ansia pervasivo con fobia scolastica” per il quale vengono prescritti ansiolitici, da allora sono passati due mesi senza che Daniele trovasse disponibilità e motivazione ad andare a scuola, l’incontro si è concluso con manifestazioni di grande disagio da parte dei genitori alla ricerca di una risposta a quanto accaduto, dimostrando frustrazione e sensi di colpa. Dall’incontro successivo, presente il bambino, si è potuto rilevare scopicamente in Daniele, disponibilità e collaborazione, ogni attività è stata partecipata con impeto, irrequietezza e con la necessità di dimostrare grandi capacità, tanto da chiedere continuamente con apprensione: “E adesso cosa si fa? Si fa ancora qualcosa, vero? Dopo cosa facciamo?”, “Ho fatto bene, vero? Sono stato bravo? Che voto mi dai? Come sono andato?”. Non sono apparse difficoltà specifiche nelle abilità organizzativo-motorie ed espositivo-verbali. Ai graphonage e al Colour Test è emerso un disagio relazionale; Daniele si sente privo di energia e incapace di soddisfare le aspet-
... “disturbo d’ansia pervasivo con fobia scolastica” per il quale viene prescritto ansiolitici… tative degli adulti, mostra una personalità ricca, piena di risorse, ma bloccata da una sensazione di inefficienza e di inadeguatezza. Durante gli elaborati si è dimostrato perfezionista, meticoloso con la necessità di utilizzare molto la gomma “perché non ci devono essere errori”. Nel disegno della famiglia Daniele non appare e mentre sottrae questa sua immagine dichiara: –“Ero fuori” –, l’albero lo rappresenta secco, senza foglie, stretto nella morsa di un’edera che “gli sta mangiando tutto”.
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Per dare risposte utili a questi stati di necessità ci siamo ispirati al metodo Edumovement®, ad esperienze motorie finalizzate alla riconquista di un tono di fondo e di azione, alla consapevolezza di sé ed un riequilibrio organizzativo-ritmico. Le tecniche della Musicopedagogia®, attraverso elementi sonori, ritmici e spazio-temporali, l’ascolto di brani musicali e il dialogo sonoro, hanno contribuito ulteriormente a ricreare condizioni per un benessere emotivo. L’intervento ha previsto anche esperienze di PictureFantasmagory® a seguito del Training Induttivo® che hanno fornito nuovi stimoli per una più ampia riscoperta di sé e di proprie capacità per affrontare ciò che lo opprimeva. Il percorso ha permesso a Daniele, dopo quattro incontri, di sen-
tirsi pronto a fare colazione al mattino senza manifestazioni di vomito. Il “bisogna”, il “de-vo” hanno lasciato spazio al “vorrei” e al “mi piacerebbe”, a cui ha fatto seguito una telefonata di Daniele: “… sono andato a scuola ero un po’ stanco e la mamma è venuta a prendermi. Ho voglia di tornarci anche domani”. In seguito Daniele decide di interrompere l’assunzione dei farmaci dichiarando “non voglio più essere un malato”, torna a frequentare la scuola regolarmente anche nel pomeriggio perché, come egli dichiara: “non mi preoccupa più”. Nel mese di giugno il bambino riprende gli allenamenti e ad agosto partecipa alle gare con bravura e il gusto del divertimento.
…esperienze che hanno fornito nuovi stimoli… decide di non prendere più i farmaci dichiarando non voglio più essere un malato”.
Summary Mucelli relates the case of a nine years old child suffering from a psychophysical disorder which inhibits him in his relationships so much so that it prevents him from going to school. The intervention was preceded by a very thorough visual, objective and instrumental diagnosis, which was necessary in order to identify any stimulus which might originate a behavioral variation. Mucelli collected several stimulations according to the methods and the techniques of clinic pedagogy. Through these methodologies and his own relational skills, Mucelli managed to find a way to make the child enjoy the experience of relating with other people
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Un servizio per l’infanzia di Maria Defazio
La mia esperienza di gestore di un servizio per l’infanzia, ha richiesto una impronta organizzativa e di collegamento con le varie agenzie educative, formative ed amministrative del territorio entro cui il servizio si colloca per seguire progettazioni, campi di esperienza, ore di insegnamento, moduli di programmazioni propri della “Scuola Materna” dell’Ufficio Scolastico Regionale della Puglia. In seguito l’esperienza quotidiana, il costante contatto con i piccoli, con le famiglie e le loro molteplici realtà, ognuna frutto di storie, mi hanno fatto percepire un senso di insufficienza e il desiderio di inseguire “criteri di qualità”. È stato proprio in quel momento che ho preso in considerazione l’idea di approfondire l’esperienza della Pedagogia Clinica, quasi fosse per me la risposta ai miei tanti interrogativi, ai miei tanti perché circa le tipologie di relazione, le modalità di approccio, le possibilità di aiuto che incontravo nel mio cammino e con le quali, spesso mi scontravo, senza, peraltro trovare adeguate risposte. Parlare oggi di servizio rivolto all’infanzia significa fare valide proposte educative secondo molteplici criteri, questo a causa della trasformazione del
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servizio che da assistenziale è divenuto educativo. L’organizzazione, secondo criteri pedagogico clinici, ha dato risposte conseguenti ai bisogni e agli interessi dei bambini, pensate come motivanti, interessanti, differenziate per ambiti di progettazione e di esperienza, e per linguaggi creativi fruibili offrendo la possibilità ed il permesso, senza percorsi predefiniti e pre-strutturati dall’adulto, di conoscere, trasformare, comporre e scomporre l’intero mondo esperienziale.
...tanti interrogativi, circa le tipologie di relazione, le modalità di approccio, le possibilità di aiuto...
…ha dato risposte conseguenti ai bisogni e agli interessi dei bambini. Il Servizio oggi, integra perfettamente un continuum socio-culturale, al mutato ruolo della donna e al suo inserimento nel mondo del lavoro con la necessità di iscrivere, in età sempre più precoce i bambini all’interno di una scuola. È la risposta al riscontrato bisogno della famiglia di organizzare in maniera sempre più elastica la propria quotidianità e trovare un servizio che pone l’accento sull’importanza della relazione con le famiglie rispondendo in positivo ad un’utenza esigente, informata, che manifesta il diritto ad usufruire di progetti educativi condotti con principi di un sapere pedagogico aperto e flessibile.
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All’interno dei servizi per l’infanzia quella con le famiglie, non può restare una relazione occasionale ed improvvisata, bensì progettata secondo validi criteri pedagogico clinici che non possono sfuggire alla consapevolezza dei significati del loro agire. Oggi non si può più parlare di educazione all’infanzia in termini superficiali ed approssimativi, è necessaria una metodologia chiara ed attendibile a partire da una osservazione volta a far emergere ogni abilità e disponibilità dei bambini per conseguenti valide e specifiche azioni educative. Un Servizio sostenuto da una positiva identità professionale dell’educatore e dalla sua capacità di stare in relazione attraverso atteggiamenti comunicativi di tipo empatico. Alla luce di tutto ciò, lo iato di partenza del rapporto educatore-bambino, evidenziato durante
la fase di organizzazione del servizio, è stato superato dalla profonda consapevolezza di dover assegnare un ruolo cruciale all’educatore, agente di socializzazione e di cambiamento; il pedagogista clinico, abile nei processi di interazione, capace di promuove stimoli maturazionali,
in un clima di tranquillità emotiva, necessari allo sviluppo armonico della persona, ha permesso di raggiungere tali obiettivi con criteri di qualità nel rispetto dei bisogni dei bambini e delle loro famiglie. Servizi efficaci che dovrebbero trovare espressione in tutte le Scuole.
Un Servizio sostenuto da una positiva dentità professionale.
Summary The author, busy in managing a preschool, complains about poor pedagogical attention in public school. After rising some remarks, she offers key directions on how to create understanding opportunities with children and stimulate them promoting harmonic development.
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La malattia oncologica di Eleonora Volpe
Primi di giugno 2008. Dopo una serie di analisi ed accertamenti medici, mio padre viene ricoverato in Ospedale per sospetta broncopolmonite. Trasportato al Reparto di Pneumologia, i medici effettuano ulteriori esami diagnostici: dopo circa una settimana la diagnosi: adenocarcinoma non curabile al polmone. La mia esperienza di figlia di un malato oncologico, inizia così. Di quei primi giorni, mi tornano in mente i suoi disturbi fisici e lo smarrimento nei suoi occhi, l’angoscia di mia madre per una situazione che si presentava nel nucleo della nostra famiglia improvvisamente. Proprio in quel periodo, stavo terminando il percorso per la formazione di Pedagogista Clinico. La professione, la famiglia da seguire, contrattempi e delusioni personali, facevano da contorno alla situazione prioritaria: la malattia di mio padre. È stato proprio in questa circostanza ed in quei giorni che il percorso post-universitario per Pedagogista Clinico ha assunto una connotazione ben distinta nella mia persona: l’accoglienza dell’evento imponderabile ed una personale consapevolezza, intimi confini di demarcazione tra il mio essere e gli eventi accaduti.
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Attingere a tutte le risorse della mia forza fisica e mentale mi ha permesso di mantenere un equilibrio emotivo, concentrandomi sugli aspetti educativi di intervento nei confronti del genitore anziano e malato. Alcuni sogni sono svaniti per sempre… Tutti, accomunati da una matrice di fiducia in ciò che esterno a noi, persone, progetti, sentimenti che ci sembrano stabili e costanti e che crediamo ci appartengano per sempre, un concetto su cui ho riflettuto spesso fino ad elaborare la convinzione che riusciamo a dare un carattere di proiezione temporale soltanto nel momento in cui viviamo l’evento poi, quando sfuma il contatto e rimaniamo in compagnia di noi stessi, in realtà il “per sempre” è dato dall’esperienza vissuta che lascia la sua traccia nella nostra individualità, determinandone riflessioni, emozioni, comunque un segno
Alcuni sogni sono svaniti per sempre…
…una relazionalità costruttiva per lenire i sintomi… dinamico che porteremo con noi, per sempre. Nei colloqui riservati con l’oncologo, partecipo con una relazionalità costruttiva accogliendo la terapia chemioterapica attuata per lenire i sintomi ed offrire un “ancoraggio” di aiuto. Decido insieme con l’oncologo, di informare i miei genitori della malattia senza però, descriverne lo stadio terminale ma, puntando su aspettative positive riguardo i cicli chemioterapici. L’emotività filiale cede il passo all’atteggiamento responsabile e consapevole, un equilibrio tra l’Io vissuto e percepito per garantire un intervento di aiuto ai miei genitori adatto ad un reale sostegno. La mia presenza, ed il mio contributo pedagogico-clinico in questa prima fase della malattia è agito secondo i principi del
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Reflecting® a sostegno di una madre che si prodiga, facendo appello a risorse interiori, con dedizione costante alla presa in “cura” del marito, per stare al confronto dei suoi cambiamenti fisici e psicologici, tra cui il calo di forze, la diminuzione dell’appetito e soprattutto un ripiegamento in se stesso nell’assordante silenzio che non abbandonerà più per tutto il suo percorso di vita terminale. Il suo silenzio, sarà la modalità comunicativa con gli altri. La Formazione pedagogico-clinica mi permette di accogliere questo suo silenzio e di condividerlo standogli fisicamente accanto ed aiutandolo con efflourages, attenzioni tattilo-corporee per alleviare i dolori muscolari ed articolari conseguenti alla somministrazione della chemio. Comprendo che anche mia madre ha bisogno di un aiuto che soddisfo con disponibilità all’ascolto e proponendole esperien-
...permette di
ze contrattivo-decontrattivo muscolari e di rinforzo ergico. Le lunghe attese dei familiari e degli stessi pazienti per la somministrazione della chemio determina lo scandire delle giornate, delle intere settimane: il day hospital oncologico è luogo di cura ma anche “incrocio” di storie umane, stati d’animo, differenti sofferenze, approcci diversi nel convivere con la malattia. Osservo con discrezione i familiari che accompagnano i loro cari agli appuntamenti per la chemioterapia, il loro doloroso silenzio, i lineamenti e le espressioni di desolazione, di smarrimento e di stanchezza, e mi interrogo. Ed io come mi sento? Sono anch’io familiare di un paziente oncologico terminale ed ho mutato il mio stile di vita, con la consapevolezza di avere un padre che soffrirà e che presto perderò. In me è presente la percezione di non avere più ciò che era presente nella mia vita alcuni mesi prima, percepisco il senso “dell’abbandono” e sento vicina la “perdita”.
…stati d’animo, differenti sofferenze, approcci diversi nel convivere con la malattia. La malattia è stata accolta negli ultimi mesi dai familiari l’uno in aiuto all’altro in buon equilibrio psico-emotivo anche dopo che si è interrotta la chemio e iniziata l’assistenza con il monitoraggio domiciliare. Una significativa espe-rienza sostanziata dai principi della scienza pedagogico clinica che ha avviato ad un personale equilibrio ed al rispetto dell’altro.
accogliere questo suo silenzio e di condividerlo...
Summary Eleonora Volpe speaks about her father’s cancer and how she was able to fulfill of all of her father and mother’s needs, appealing to her professionalism, and also how she was able to maintain the emotional balance among all family members that is necessary in order to cope with a hopeless situation. She explains the exchange with his father so that he would be able to pull out the inner strength to manage the physical and psychological changes; it is an experience that can surely be of guidance in every situation in which support is present in a situation of a definitive loss.
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La pedagogia clinica all’interno dei servizi socio-educativi del comune di Peschiera del Garda di Luca Ruzzier, Erika Cestari*
La Cooperativa Sociale Il Ponte gestisce da 20 anni progetti per minori sul territorio veronese e promuove attività di carattere sociale, educativo, culturale e di animazione del territorio, operando nelle sfere dell’agio e del disagio, in convenzione con diversi Enti Locali, scuole e pri-vati. Il mio studio di pedagogia clinica supporta tali attività sul territorio con progetti specifici, in orientamento ad una nuova forma di cultura rivolta a creare una struttura dinamica, flessibile ed elastica che faciliti l’incontro, la comunicazione e la relazione fra persone diverse. Si lavora individualmente e in piccoli gruppi proponendo una metodologia attiva in cui ognuno diventa protagonista e attraverso l’esperienza diretta, agire sulla coscienza di sé, sui bisogni e sui desideri, puntando all’auto-realizzazione nell’incontro con “l’altro”. La Cooperativa Sociale Il Ponte ha avuto l’opportunità di gestire, in collaborazione con i referenti comunali, diversi servizi per minori: gli spazi-tempo per genitori e bambini da 0 a 5 anni, i centri di aggregazione (elementari e medie), gli appoggi educativi
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…agire sulla conoscenza di sé, sui bisogni e sui desideri… individualizzati, i centri estivi, l’informagiovani. Questo è stato uno dei primi progetti in sinergia fra servizi socio-educativi e supporto pedagogico clinico. Oltre alle diverse attività aggregative ed educative sono stati pensati dei percorsi di pedagogia clinica rivolti alle famiglie, ai bambini e agli educatori. Obiettivi del lavoro con l’equipe: - Integrare il gruppo di educatori che lavorano all’interno dei servizi territoriali e renderlo stabile;
- Favorire la comunicazione, il confronto in un clima di non giudizio; - Far emergere alcune situazioni di difficoltà professionale del singolo educatore; - Approfondire alcuni nodi critici e tematiche educative in modo esperienziale. Metodologia di lavoro La dimensione esperienziale costituisce per il pedagogista clinico uno dei punti cardine del la-
Favorire la comunicazione e il confronto in un clima di non giudizio…
* Educatrice della Cooperativa Sociale “Il Ponte”
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voro di gruppo. Egli deve cercare il più possibile di adottare una metodologia che pone al centro le persone, le relazioni, l’affettività, con esperienze di gruppo per accrescere la conoscenza, affetti ed emozioni, trovare in sé le risposte ai propri limiti, ai propri desideri ed aspettative. Per facilitare la dimensione esperienziale del gruppo, è stato importante definire il setting cioè la predisposizione dell’ambiente in quanto elemento importante che può favorire o inibire la comunicazione e lo scambio fra le persone. Per questo il setting deve essere il più possibile destrutturato in cui ogni iniziativa possa scaturire con spontaneità e ogni componente fare la sua parte. In tal modo quindi non esistono già delle soluzioni pre-definite e pre-confezionate che vengono proposte da chi “sa”, ma ognuno viene sollecitato a riscoprire abilità, capacità e limiti per trovare in sé le risposte. Questa modalità di relazione è stata sicuramente favorita dal clima di tolleranza, di accoglienza e di ascolto. Un’atmosfera libera, confortevole e senza giudizio, genera elementi che contribuiscono al fluire della condivisione e delle intese e permettono agli educatori di entrare nella relazione educativa in modo positivo, empatico e privo di giudizi. Le tecniche utilizzate in dinamica, rivolte allo scambio e alla
consapevolezza in una prospettiva olistica, sono state tratte dai metodi Edumovement®, Reflecting® e Psicodramma pedagogico. I risultati di quanto ottenuto dal progetto e dalle esperienze proposte, ci giungono dalla referente comunale, la quale sottolinea che in questi anni il gruppo di educatori si è strutturato e rafforzato, si è ridotto notevolmente il turn-over e mantenuto un gruppo costante di educatori soddisfatti del clima relaziona-le all’interno del gruppo di lavoro. La conferma della validità ci è giunta anche dalla coordinatrice del servizio che ha messo in evidenza la capacità di auto-osservarvazione e di osservazione acquisita dagli educatori, più capaci di riflessione, di rispetti, di attenzioni e di attivare nuove strategie e risorse. Alla conferma della validità del nostro intervento, riconosciuta dai referenti del Comune di Peschiera, si aggiunge la nostra
personale verifica con cui si dimostra che i progetti socio-educativi, integrati dai principi della pedagogia clinica e dalle sue prassi, possono favorire una lettura privilegiata dei bisogni, una maggior intesa tra le componenti capaci, per il loro nuovo modo di interagire, di dare vita ad una de-istituzionalizzazione del contesto fino ad un mutare l’accoglienza delle famiglie e dei minori.
…più capaci di riflessione, di rispetti e attenzioni… nuove strategie e risorse.
Summary The authors explain how they managed to fulfill the objectives of a project intended to encourage better understanding and exchanges among the educators of a social cooperative. The methodologies used in the group dynamics required the participation to organizational, expressive and corporeal techniques and to a pedagogical role-play and were complemented by several opportunities to gather together in reflection. This was a unique opportunity for the participants to enlarge their knowledge, feelings and emotions and to find in themselves some answers to their own limitations, wishes and expectations.
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“Scopriamo le carte” un progetto della Provincia di Milano di Raffaele Di Paolo
Dal mio punto fortunato di osservazione, in qualità di coordinatore del progetto provinciale “Scopriamo le carte”, mi sembra di poter affermare, a ragione, che, da allora ad oggi, di strada se n’è fatta tanta. Il progetto “Scopriamo le carte” prese corpo nel febbraio del 2007, a seguito di una campagna ministeriale di “prevenzione dei comportamenti a rischio di devianza e bullismo”, per iniziativa dell’Assessore della Provincia di Milano Giansandro Barzaghi, che coinvolse personalità della Cultura, delle Università e delle Istituzioni oltre che rappresentanti di associazioni professionali, tra cui la nostra ANPEC. Fin da subito si fissarono i caratteri distintivi del progetto e si insistette perché, tra l’altro: - si definisse una strategia di ‘antidoti preventivi’, anticipando, almeno alla scuola media, la riflessione sui modelli considerati vincenti nella società odierna (successo personale, interesse egoistico, competitività, sopraffazione) e, nel contempo, promuovendo la ricerca di valori alternativi da condividere; la programmazione nella didattica di ‘buone pratiche’ fondate sul riconoscimento e il rispetto dell’altrui persona, su azioni di pace e di democrazia,
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…fondate su riconoscimento e rispetto dell’altrui persona. su rapporti di tipo solidaristico e non conflittuale, per far crescere, attraverso la formazione alla legalità, una robusta coscienza civile e civica; - si assicurassero, di conseguenza, alle scuole stimoli e risorse per aiutarle a recuperare, attraverso interventi di formazione mirata, la consapevolezza piena delle responsabilità e degli obblighi istituzionali; - si coinvolgessero nella formazione le famiglie, sostenendone il ruolo e la partecipazione e implementando, nelle scuole, gli sportelli di consulenza, mediazione e orientamento. Con questa scelta di prospettiva, la Pedagogia Clinica veniva chiamata ad investire interesse, attenzione e risorse professionali. Inoltre, scegliendo di resistere alla gogna mediatica che investe le scuole spesso sotto tiro per
eventi incresciosi e proponendo a sostegno percorsi di formazione/autoformazione, centralizzati o periferici, ci si impegnò a parlare il meno possibile di bullismo e ad operare per individuarne le cause remote e col tempo rimuoverle. Questo perché il bullismo appariva a tutti come la punta di un iceberg, il riflesso opaco di una società che non sa più vivere nel rispetto delle regole, della legalità, dei diritti e dei doveri condivisi; una società che ha smarrito valori e riferimenti forti: i fondamenti distintivi di una convivenza degna degli autentici destini della persona umana; la trama nobile del tessuto relazionale. Il contributo che si intendeva costruire e condividere con i diversi soggetti coinvolti riguardava (e riguarda) proprio l’istituzione scolastica come luogo privile-
…implementando sportelli di consulenza, mediazione e orientamento.
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giato di relazioni quotidiane, di formazione della persona e del cittadino, dove l’educazione alla legalità può realizzarsi attraverso un lavoro a più voci che, investendo diverse competenze e conoscenze, può agire in profondità e sul lungo periodo produrre benefìci rigenerativi. In coerenza con questi indirizzi condivisi, l’Assessorato all’Istruzione promosse, da novembre 2007 a gennaio 2008, un corso di formazione, “Legalità e diritti, contro il bullismo e per le buone pratiche nelle scuole”, finalizzato a fornire limpide coordinate di riferimento per l’elaborazione dei progetti, con l’invito esplicito a “scoprire le carte”, appunto; ad investire cioè tempo, coraggio e risorse nell’attività quotidiana; a programmare opportuni interventi di corresponsabilità formativa alla riscoperta di una superiore consapevolezza del proprio ruolo educativo e orientativo nei confronti delle giovani generazioni per sviluppare un processo di resistenza ai modelli attualmente vincenti e di recupero di quei valori (persona, solidarietà, diritti, pace, legalità), che contraddistinguono una degna convivenza democratica. La risposta di dirigenti e docenti fu notevole: segno evidente del diffuso disagio che rispetto al problema del bullismo va sviluppandosi nei diversi contesti scolastici. Ne sono testimoni i colleghi che hanno frequentato quel corso. Ne
è soprattutto testimone la collega Michela Diani che, in un intervento molto applaudito, ha portato il contributo della Pedagogia Clinica relativamente al nodo problematico della “relazione come modello patologico”, proponendo la via maestra della mediazione dei conflitti fino alla tessitura di una relazione costruttiva. Sorprendente la risposta delle scuole: 61 progetti il primo anno e oltre 50 il secondo e il terzo. Due informazioni prima di concludere: 1. Il circuito virtuoso delle “buone pratiche” ha subito intanto una duplice accelerazione per effetto di un’iniziativa dell’Osservatorio Regionale della Lombardia sul fenomeno del bullismo che, alla fine di un ampio confronto tra addetti ai lavori, guidato dal prof. Gustavo Pietropolli Charmet, ha pubblicato il ‘Patto educativo di corresponsabilità’ che, all’interno, riporta una guida per la “valorizzazione delle buone pratiche”, nelle scuole e sul territorio. 2. Per un evento di alto significato “Il 1° Salone delle Buone Pratiche”, promosso dall’Assessorato Provinciale all’Istruzione, evento che, in due giorni, il 13 e 14 marzo, ha riscosso un enorme successo di pubblico e un largo consenso: presenti 117 scuole con le università milanesi, 26 associazioni, tra cui la nostra ANPEC, oltre
Sorprendente la risposta delle scuole: 61 progetti il primo anno e oltre 50 il secondo e il terzo. 50.000 visitatori (i dati sono del ‘Corriere della Sera’). Per contrastare il bullismo ed altre manifestazioni di devianza a me sembra che la strada sia definitivamente tracciata, basta seguirla con determinazione, professionalità e competenza. “Negli ultimi anni – si legge nel citato volumetto dell’Osservatorio Regionale – la scuola è stata progressivamente investita di problematiche che originano altrove... e che vengono esplicitate sullo scenario della scuola, identificata sempre più come il territorio sociale dei conflitti. Nella semplificazione e nella sottocultura massmediatica la scuola è spesso accusata di causare danni e conflitti di cui in realtà è il più delle volte vittima... I ragazzi portano in ambiente scolastico
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tutto ciò che riguarda se stessi, la propria persona, e quindi la sofferenza individuale e il disagio relazionale”. La scuola si trova, quindi, “ad essere, in modo più evidente e spettacolare rispetto al passato, come uno spazio dove fare transitare i conflitti, i timori e le angosce che inevitabilmente caratterizzano lo sviluppo delle capacità individuali e sociali, soprattutto in adolescenza”. Tutto questo la Pedagogia Clinica lo sa bene e sa altrettanto bene di poter condividere la sfida e l’impegno sinergico da tutti auspicato, alla luce, anche e non solo, della proficua collaborazione con le scuole impegnate a realizzare i progetti inerenti a “Scopriamo le carte”. Nelle scuole le esperienze condotte sono state tante e ciascuna ha cercato di rispondere a parti-
…poter condividere la sfida e l’impegno sinergico da tutti auspicato. 16
...ha garantito lo sviluppo di comportamenti propositivi e aperti, riflessi sull’efficacia relazionale... colari esigenze elaborate dagli insegnanti e dagli studenti. Chiamati ad aiutare gli insegnanti a ritrovare un personale equilibrio, il progetto “Per una volta pensiamo ai docenti” ha garantito lo sviluppo di comportamenti propositivi e aperti, immediatamente riflessi sull’efficacia relazionale, perciò adatti ad una valida prevenzione. I Gruppi di lavoro sono stati condotti attraverso varie occasioni stimolatorie in cui
il raccontare-raccontarsi ha permesso di creare una rete di aiuto reciproco, idoneo a favorire confidenza, accoglienza e fiducia. Tante le esperienze realizzate da Michela Diani, distinte in “Scatola Magica”, “Collage Fotografico”, “Vissuti Immaginativi” e “Vissuti Fantasmagorici”, oltre alle dinamiche corporee per la riconquista di una positiva percezione e immagine di sé. In aiuto agli studenti il percorso ha previsto incontri di sensibilizzazione a cui sono seguite drammatizzazioni e role-playng, per comprendere meglio le caratteristiche di quei disturbi comportamentali che si consolidano nel bullismo. Gli studenti dono stati anche aiutati con un percorso laboratoriale sulle tecniche organizzativo-motorie ed espressive dando loro l’occasione di riattivare ogni capacità di base, necessaria alla vita di relazione per ritrovare identità sociale, rispetto e capacità di uno stare insieme; questi percorsi di educazione socio-affettiva e relazionale sono frutto di una pratica condotta con particolare attenzione da Noemi Colombo, Stefania Giuliani e Giulia Sadile.
Summary In this work Di Paolo reports on the results of projects conducted in cooperation with the Municipality of Milan for several years, in which participated a large number of clinical pedagogists in the area. The aim was to promote the search for shared values, a teaching plan based on relationships of solidarity and non-confrontational type. A choice of perspective in support of steps which would ensure substantial resources to schools in order to aid them by consulting and mediation.
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Echi della stampa Il Quotidiano della Calabria
Il giornale riporta ed enfatizza i contributi del Convegno tenuto dall’ANPEC di Reggio Calabria il 30 luglio 2010, su “La Pedagogia Clinica nei Servizi alla persona. Contenuti e prospettive”.
Maremmanews on-line
Il quotidiano dà notizia dell’elezione del collega An-tonio Viviani a Presidente della Consulta del Terzo Settore.
Da leggere
Nella rivista del luglio 2010, nella pagina Le Associazioni, è apparso un articolo su “Il Pedagogista Clinico: una professione in aiuto alla persona”, in cui si espongono tutti i principi che sostanziano la disciplina.
Quotidiani on-line
Hanno riferito del Convegno ANPEC di Reggio Calabria, con importanti articoli, anche i quotidiani on-line: http://www.ntacalabria.it/14135/condofuri-marina-rc-la-pedagogia-clinica-come-nuova-prospettiva-d’aiuto-alla-persona/ http://www.newz.it/2010/07/28/condofuri-venerdi-incontro-su-la-pedagogia-clinica-nei-servizi-alla-persona/56998/ http://www.newz.it/2010/08/02/successo-a-condofuri-per-il-convegno-sulla-pedagogia-clinica/57799/
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Il giornale in data 11 marzo 2010, riporta un articolo dal titolo “Che errore la Barbie nera”. Nel dibattito e confronto su ciò che ha suscitato questa bambola si inserisce il collega Pasqualino Demitri.
Il Resto del Carlino
Nuova Sardegna
Il 23.03.2010 sul giornale “Nuova Sardegna” è uscito un articolo in cui oltre alla preoccupazione dei genitori sul rinnovamento del progetto, si evidenzia come la figura del pedagogista clinico sia stata strategica nei miglioramenti dei bambini presi in carico.
In data 10 luglio 2010 il quotidiano è uscito con un articolo dando notizia della nomina di Tullia Mauriello a Direttore della Sezione di Macerata. Un pezzo in cui non si trascura l’esaltazione del pedagogista clinico e della sua abilità professionale adatta ad “offrire innovative ed efficaci risposte alle situazioni di disagio o difficoltà nella gestione dei rapporti sociali, familiari, professionali e scolastici”.
Il Monferrato on-line
Casalenews Il tempo
In data 16 giugno 2010 è apparso un articolo sul Centro Specialistico di Pedagogia Clinica condotto dal dottor Pasqualino Demitri.
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Il 26 febbraio 2010 è apparso nel sito web un articolo dal titolo “Professionisti del pedale a Casale” in cui si dà notizia dell’avvenuta apertura della sede operativa della squadra di ciclismo professionistico Zheroquadro Ideal Team Radenska. Nello staff tecnico, responsabile della comunicazione e mental coach, il collega Giovanni Rabaglino.
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Il Resto del Carlino
Nel quotidiano il 14 gennaio 2010, appare un articolo di Giuliana Ammannati docente di filosofia e scienze umane, pedagogista clinico ANPEC, che afferma: “Occorre ripartire dai poveri, da chi ha perduto tutto, da chi una famiglia ed una casa non ha più. Ripartire da L’Aquila, da Haiti per attuare una riflessione e ridefinire i contorni della famiglia umana. Perché ciò che giova ora è trarre insegnamento, più che in passato, dalla natura avversa, “matrigna”, eppure anche alleata e amica dell’uomo”.
Cuneo
Sul settimanale Cuneo, il 2 marzo 2010 nella rubrica “Il fatto e l’opinione”, è apparso un articolo di Claudio Rao pedagogista clinico ANPEC, presidente della Federazione Europea delle Associazioni dei Pedagogisti Clinici.
È pressoché ormai quasi quotidiano lo stupore per i gesti estremi compiuti da giovani e studenti in preda a vissuti divenuti insopportabili. La nostra civiltà si è progressivamente adoperata ad abolire gli ostacoli in un’interpretazione quasi letterale e a tutto campo del concetto di uguaglianza. Questo ha coinvolto soprattutto i più giovani. Si è voluto un raccordo tra materna ed elementare per “facilitare” il passaggio dei giovanissimi discenti. Si sono aboliti i giudizi negativi, valutando solo “in positivo”. E, dove non era possibile, ci si è adoperati in equilibri filologici non indifferenti per elaborare frasi che non suonassero “troppo” negative e non urtassero la fragile psicologia dei bambini e la delicata sensibilità delle famiglie Parallelamente al doveroso riconoscimento della diversità di ciascuno, si è oltremodo insistito su un egualitarismo massificante che ha fatto tabula rasa dei riti iniziatici, dell’elogio allo sforzo, della progressiva acquisizione del sapere, del faticoso cammino verso l’autonomia, della conquista del proprio spazio nel mondo. Forse qualcuno ricorda un libro di qualche anno fa che rivalutava i “no” che aiutano a crescere e che possono essere strutturanti per la personalità “in fieri” del soggetto in età evolutiva. La psicoanalisi che, come sappiamo, ispira sovente le attività
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di psicoterapeuti e psicologi dell’eta evolutiva, resta una fonte inesauribile di idee e suggerimenti da attualizzare nella realtà quotidiana. Essa ci insegna il valore evolutivo delle frustrazioni soprattutto infantili per strutturare la nostra personalità. Un termine, quello di frustrazione, che non va confuso con umiliazioni o con svalorizzazione. La frustrazione può essere dovuta all’assenza di un oggetto atto a soddisfare un bisogno psicofisico o al procrastinarsi dell’attesa della gratificazione. Ma anche ad un ostacolo che ritarda o impedisce la realizzazione di un desiderio. In una certa misura e fatte le dovute eccezioni, le frustrazioni contribuiscono allo sviluppo psico-cognitivo del bambino. Il compito di una “buona” educazione non consiste dunque nel sopprimerle ad ogni costo e con ogni mezzo quanto a dosarle con opportuna ed attenta cautela. Ricerche francesi risalenti ai primi anni Novanta mostravano il ruolo svolto dai riti iniziatici accompagnanti l’ingresso alla scuola primaria. La tensione, l’ansia, il timore per la novità il sentirsi grandi stimolerebbero positivamente il processo di maturazione e la rielaborazione emotiva di concetti e vissuti. L’essere umano ha un enorme vantaggio sulle “macchine”: la possibilità di imparare dai suoi propri errori. A condizione di entrarvi a contatto e di poterli rielaborare. I processi educativi di questi ultimi trent’anni sembrano aver dimenticato il valore evolutivo dell’entrare a contallo con i propri limiti, viverli, sperimentarli per poi – con l’ausilio di docenti, pedagogisti, educatori – rielaborarli e superarli in un contesto dialettico assai arricchente. E le giovani generazioni, private di questo contatto e della sperimentarzione intrapsichica dei vissuti conseguenti, non elaborano né acquisiscono strategie per far fronte alle proprie difficoltà. Perdono così progressivamente l’immunità delle precedenti e acquisiscono una maggiore sensibilità e una più ampia vulnerabilità agli inevitabili insuccessi della vita. Tutto ciò a mio modo di vedere, ne amplifica le sofferenze e la da cassa di risonanza alle frustrazioni con cui, bene o male, nel corso del tempo entreranno a contatto. E offre, pur nell’innegabile complessità socio-affettivo-relazionale del contesto individuale, una modesta chiave di lettura interpretativa per gesti estremi o tragici epiloghi di giovani vite troncate nel bocciolo.
Farmacia Futura Rivista di salute e benessere
Nella rivista Farmacia Futura, in rubrica Pedagogia Clinica, sono apparsi importanti articoli stilati dai colleghi Mara Bridi, Francesca Ferrari, Antonio Piantadosi, Enrico Zilioli, Fabio Scalvinoni. Dopo “In viaggio verso la serenità” pubblicato sul numero 2, 2009, sono seguiti “Oltre il giudizio, dall’insuccesso scolastico al piacere di apprendere” (n. 6, 2009), “Il disagio emozionale” (n. 2, 2010), “Pedagogia Clinica e disturbi del comportamento alimentare” (n. 5, 2010).
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Congressi, convegni, seminari, incontri… Belgio Il Presidente della Federazione Europea dei Pedagogisti Clinici EURO-ANPEC, Claudio Rao Ph. D., ci comunica che, nel corso dell’estate 2010 è stata aperta la sede francese dell’EURO-ANPEC nel Dipartiemnto del Var, a pochi chilometri da Tolone e prossima all’aeroporto di Toulon-Hyères. Nell’occasione Claudio Rao ci offre l’opportunità di presentare la sede EURO-ANPEC di Bruxelles inaugurata nel 2005.
Condofuri Marina (RC) Il 30 luglio 2010, organizzato dall’ANPEC Sezione Provinciale di Reggio Calabria, si è tenuto a Condofuri Marina il Convegno su “La pedagogia clinica nei servizi alla persona. Contenuti e prospettive”, con i patrocini dei comuni di Condofuri, della FIDAPA e della Cooperativa Rinascita. I lavori sono stati aperti dalla collega Maria Gabriella Guglielmini con una relazione e video sul tema “La pedagogia clinica nei servizi alla persona”, l’occasione per evidenziare le diverse opportunità di impiego di intervento del pedagogista clinico. È seguita la relazione del Direttore Provinciale ANPEC Francesca Cartellà su “Essere persona: la pedagogia a fianco della disabilità”. Gli altri contributi sono stati offerti dal medico Domenico Guglielmini con una relazione su “La medicina di base e la pedagogia clinica” e dal Presidente e Vice Presidente del Forum Distrettuale III Settore dell’Area
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Grecanica Mario Alberti e Filippo Peino su “Le nuove professioni nella sfera sociale del nostro territorio alla luce delle normative esistenti”. Grosseto Il 2 luglio 2010 il Quotidiano online Maremmanews annuncia l’avvenuta elezione del collega Antonio Viviani alla Presidenza alla Consulta del Terzo Settore, Organismo della Società della Salute, soggetto preposto all’integrazione dei Servizi Sanitari, Socio-Sanitari e Socio-Assistenziali per la provincia di Grosseto. Teramo Chiara Miccadei ha realizzato e sta portando avanti il percorso pedagogico clinico “Vivermi nell’attesa - Accompagnamento alla gravidanza “presso l’Ambulatorio medico specialistico “Giano” di Pineto (Te) conseguendo ottimi risultati da parte delle persone che hanno partecipato all’esperienza, confermando gli intenti esposti nella locandina con cui la collega presentava il progetto: “L’intervento si colloca nella sfera preventiva, nell’intento di aiutare a schivare ansie e paure legate alla trasformazione d’insieme e al periodo di attesa, per lasciare spazio a un vissuto più soddisfacente e sereno”.
Santeramo in colle Le colleghe Paola De Santis, Concetta Forte e Angela Lo Vecchio assieme all’assistente sociale Rosalba Depascale e con l’ausilio dei tutor Annamaria Silletti (psicologa) e Marta Abruzzese (assistente sociale), dai primi mesi del 2010 conducono un Laboratorio per la prevenzione primaria di comportamenti a rischio. Per i fruitori del progetto, ragazzi della scuola secondaria di primo grado e gli adulti, il percorso è stato occasione di crescita e di emancipazione nella gestione quotidiana della vita. Grosseto Il 19 giugno 2010, organizzato dal Centro Grossetano Demetra per la cura dell’infertilità, si è tenuto alla presenza di un nutrito numero di persone il Seminario su “Aspetti psicologici e comunicativi dell’infertilità”, con la partecipazione di molti specialisti tra cui i colleghi Antonio Viviani e Carmen Torrisi.
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Pineto - Teramo Il 6 giugno 2010, organizzato dal Comune di Pineto, il Lions Club del distretto teramano di Atri-Terre del Cerrano e la Proloco, si è tenuto l’ABILDAY, la giornata delle Associazioni per Disabili, una occasione per l’ANPEC ed i colleghi del territorio per presentarsi in attrezzati stand ed esporre i loro metodi e i loro strumentari coadiuvati dalla proiezione di filmati. Un grande evento alla presenza delle più importanti autorità della zona e di ben 15 associazioni per disabili. L’incontro non ha mancato di strutturare intese per progetti che hanno trovato qui una loro prima radice.
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Roma In data 28 gennaio 2010, la Società Italiana Pedagogia Olistica, l’ANPEC e l’ISFAR hanno tenuto all’Hotel Imperiale di Roma il terzo Convegno Nazionale su “Dare e ricevere tra uguali. La complessità del percorso di crescita”. Una giornata che ha visto la presenza di molte autorità tra cui il Cav. Vincent A. Tummino Ambasciatore della Columbia Fire Department di New York City, i tanti familiari delle vittime degli “anni di piombo” e di un gran numero di specialisti, medici, criminologi, pedagogisti clinici, docenti in materie giuridiche ed economiche. Il convegno si è proposto come “luogo” di scambio di esperienze e un’ampia riflessione tesa a promuovere e mantenere vivo un clima di eguaglianza e di rispetto. Cava de’ Tirreni Il Centro Specialistico di Pedagogia Clinica di Roma, l’ISFAR Formazione Post-Universitaria delle Professioni e L’ANPEC Sezione Campania, hanno tenuto il 21 maggio 2010 a Cava de’ Tirreni, il Convegno su “Dalla fragilità alla devianza” e contemporaneamente inaugurato l’Osservatorio Permanente “P.E.S.C.I.” (Progetti e prevenzione, Educazione, Studio e ricerca, Criminalità giovanile, Informazioni). Al convegno, davanti ad una sala colma di partecipanti si sono tenute varie relazioni, tra quelle dei pedagogisti clinici ricordiamo “Educazione socio-affettiva e prevenzione dei disturbi del comportamento” di Guido Pesci, “Stalking, il lato oscuro del molestatore” di Rosanna Alfieri, “La violenza intorno a noi” di Sergio Gaiffi, “Stereotipi, pregiudizi e discriminazione sessuale” di Michele Di Nunzio, “Genitorialità e fragilità familiari” di Eleonora Volpe. Nell’occasione è stato presentato l’Osservatorio che si pone come modello di prevenzione e d’intervento di sensibilizzazione e formazione sulle tematiche inerenti l’abuso e la violenza su minori e su soggetti indifesi. Cava de’ Tirreni L’ANPEC e il Club Universitario Cavese hanno presentato e condotto a partire dal mese di aprile 2010, un Progetto “Pronti per la prima?” – Percorso ludico-motorio per la prevenzione delle difficoltà di apprendimento, rivolto a bambini di 5 anni. Trainer del progetto le pedagogiste cliniche Maria Spatuzzi e Marianna Abate.
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Savona-Imperia Due importanti iniziative dalla Sezione ANPEC di Savona e Imperia, la prima stipulata con la Cooperarci, importante Cooperativa Sociale di Servizi della Regione Liguria e finalizzata alla realizzazione del progetto “Spazio libero-Sportello di ascolto pedagogico clinico”, servizio ai genitori dei bambini iscritti all’asilo nido che avvertano la necessità di confrontarsi sulle problematiche inerenti l’educazione e la crescita dei figli. La seconda iniziativa è la stipula dell’Intesa con l’Istituto Comprensivo Statale di Carcare per la realizzazione dello stesso progetto “Spazio-Libero”, condotto nella scuola primaria. Campolongo Maggiore (VE) La dottoressa Francesca Santello, psicologa dello sviluppo e dell’educazione, pedagogista clinico, ha tenuto al termine dello scorso anno, presso L’Albero Azzurro di Camplongo un Corso su “La fiaba come stimolo di crescita per adulti e bambini”. Matera Nasce a Matera il progetto su “Il Rispetto: Percorso pedagogico clinico di approfondimento personale e relazionale” su richiesta della Professoressa Lucrezia Carlucci, Vicepresidente della Sezione di Matera della FIDAPA con l’intento di rafforzare la coesione interna, l’amicizia, la dialettica e la collegialità tra le donne aderenti all’Associazione. Il Progetto ha previsto quattro incontri variamente tematizzati, condotti dalle colleghe Patrizia Napoletano e Rosalia Tedeschi: “L’armonia del tempo” 10 gen-naio 2010; “Alternanze” 28 febbraio 2010; “Sinfonia di silenzi” 17 aprile 2010; “Accordi in sì” 14 giugno 2010. Casale Monferrato Giovanni Rabaglino, pedagogista clinico e reflector, è divenuto responsabile della comunicazione e mental coach della squadra di ciclismo professionistico italo-slovena Zheroquadro Ideal Team Radenska con sede operativa a Casale Monferrato. Di questo suo nuovo incarico professionale ne hanno dato notizia con enfasi i quotidiani.
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Roma Venerdì 19 marzo 2010 presso l’Istituto S. Gianna Beretta Molla di Roma, il Centro Specialistico di Pedagogia Clinica & “Arte e Spettacolo Domovoj” ha presentato “Prigioniero di me stesso”, liberamente ispirato ai diari di Birger Sellin con Salvatore Rancatore, regia di Matteo Tarasco. Al termine dello spettacolo sono seguiti momenti di riflessione sui temi dell’autismo e della diversità, a cui, tra gli altri, sono intervenuti la dott. Stefania Salvaggio, pedagogista clinico, reflector e direttore della sezione ANPEC di Latina e il pedagogista clinico dott. Pasqualino Demitri. Aver portato in scena il “Prigioniero di me stesso”, considerato dal regista non uno spettacolo, ma un “luogo dell’anima”, si è dimostrato assai utile poiché la successiva riflessione sui temi dell’autismo e della diver-sità, ha visto la partecipazione di una platea assai nu-trita.
Lloret de Mar (Spagna)
Le colleghe Giovanna Giacomini e Dalila Da Lio a seguito della loro esperienza presso l’Associazione “Progetto Parkinson” di Treviso, hanno partecipato con una loro relazione alla seconda edizione “Encuentro International Unidos Contra el Parkinson” tenutasi a Lloret de Mar (Spagna) dal 9 al 16 ottobre 2009.
Andria In occasione dei quattro giorni (15-18 giugno 2010) in cui il VI Circolo “R. Jannuzzi” di Andria ha aperto la scuola a spettacoli musicali, teatrali e di danza, una delegazione dell’ANPEC Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici, con il Presidente Nazionale prof. dott. Guido Pesci, ha incontrato il Dirigente Scolastico dott. ssa Lilla Bruno, la quale ha esposto l’iniziativa in ogni sua variabile e sostenuto che “è ormai scientificamente dimostrato che la Musica, il Teatro e la Danza hanno un ruolo fondamentale per la crescita, aprono la mente e aiutano gli alunni ad apprendere. La scuola deve sostenere questa crescita, predisporre il cammino educativo per ottenere i migliori risultati e rispondere a quello che deve esser considerato un vero e proprio diritto: un diritto del cittadino che è coerente con i traguardi formativi che la scuola si propone”. Un incontro nella scuola che ha fatto scuola a tutti i componenti della delegazione. Cagliari Giorgia Fais, pedagogista clinico, il 4 maggio 2010 è intervenuta in una trasmissione della televisione regionale Videolina e intervistata sulla sua professione e sulla scienza pedagogico clinica.
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In questa rubrica presenteremo recensioni di testi inerenti ma anche stranieri, nella certezza che si può giungere ad un solo se spalanchiamo i nostri orizzonti su un panorama che Ray Bradbury
Farewell Summer (Addio all’estate) Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, Milano 2006 È giusto riconoscere che uno scrittore formidabile, ma puramente “intuizionista” in specie in campo psicologico e pedagogico, come Ray Bradbury, “fotografa” meglio, in chiave fantastica e metaforica, di chi è incanutito (come anche la pochezza di chi scrive) su Piaget e, quasi per “contravveleno” su Vygotskij, ossia sugli psicologi che hanno maggiormente privilegiato l’evoluzione psico-fisica, il primo dal punto di vista prevalentemente cognitivo, il secondo da quello soprattutto sociale. In questo romanzo composto da vari racconti (come spesso in Bradbury) al centro è la conoscenza del mondo attraverso i sentimenti e le emozioni. Un non-razionalista-pur se non è uno scrittore “fantastico”, cioè inquadrabile come tale, ovvero non è comprimibile ed etichettabile in un genere-come l’autore, classe 1920, di Waukegan nell’Illinois, sembra continuare un suo libro che ormai risale a più di mezzo secolo fa, “Dandelion Wine” (in italiano “L’estate incantata”), ci dice di come bambini e bambine di diverse età, ma prevalentemente ai “confini” con la pubertà, “escano fuori” come persone attraverso le “sfide” della vita e un confronto “bellico” (si fa per dire) con gli adulti, in specie con gli anziani. Metafora di una fase della vita e della realtà, da esaminare attentamente, da leggere summo cum gaudio, si tratta di riscoprire il “gioco”, che non vuol dire l’improvvisazione continua, ma più complessivamente creatività. Eugen Galasso
Giovanni Moreddu (a cura di)
le barriere della disabilità. Un buon numero di racconti, occasioni gioco per rintracciare molteplici modalità di esposizione e di contenuto e giungere ad infinite possibili versioni di una storia, tanto da rendere “un po’meno visibile, un po’ meno importante quell’H davanti con cui si vogliono distinguere. Marta Mani
Sabrina Avakian
Bambini al rogo Salani Editori, Milano, 2010 Il volume apre sulla storia dell’Angola, una nazione che ancora oggi in parte risente del conflitto durato tanto anni e che ha lasciato dietro di sé distruzione e morte, dovute alla guerra, a cui si sommano in questi anni di istituzione repubblicana, le vittime, specie dei bambini, della povertà, della cultura influenzata da credenze magiche che generano maltrattamenti e abusi, allontanamento dalle famiglie e sfruttamento e, come si legge nella bandella, dolore e disperazione. Il duplice obiettivo del libro è di offrire uno squarcio della realtà quotidiana angolana per portare alla luce, con una testimonianza diretta, storie raccolte, che denunciano apertamente come ogni “male” debba trovare nei bambini un capro espiatorio. Vittime preordinate sono i bambini con patologie psichiche, malattie difficilmente diagnosticabili, soggetti con disturbi del comportamento oltre a quella patologia di appartenere ad un livello sociale più basso. Eliminati per non essere “schiacciati” come dichiara un poliziotto. Guido Pesci
Esercizi di stile con l’H davanti Interlinea, Genova, 2009 L’Autore tratta di un viaggio nella lingua italiana alla ricerca di nuove possibilità espressive tenendo conto dei suggerimenti di Queneau e dei suoi Esercizi di stile. I percorsi educativi prevedono giochi con le parole a partire da una storia e dalla sua elaborazione e rielaborazione. Sono esperienze che richiedono un lavoro collettivo attraverso il quale, soggetti in difficoltà, possono gradualmente superare
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Barbara Eleonora Pozzoli
Percorsi d’ascolto Rugginenti, Milano, 2010 Barbara Pozzoli presenta un lavoro con cui dimostra, come le persone che utilizzano il canale sonoro possono trarre significativi vantaggi, per conquistare nuove e diverse espressioni di sé.
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alla Pedagogia Clinica provenienti non solo da Autori italiani, arricchimento scientifico e ad un approfondimento del sapere sia il più vasto possibile. Il volume introduce il lettore con una parte teorica quindi presenta i Percorsi d’ascolto, architetture sonore per lo sviluppo della percezione di sé, oltre a un corredo di suggerimenti per le attività pratiche tali da rendere il libro un importante strumento preventivo, educativo e terapeutico. Le oltre 150 pagine sono un costante stimolo per il lettore poiché chiamato ad avvicinare delle realtà non sempre sapute o non costantemente tenute presenti, un esempio “il suono non mantiene le distanze” a differenza della vista che invece coglie realtà fuori di noi, il suono entra dentro e avvolge, e si concretizza con effetti percettivi che pongono in risalto ogni sua essenza. Suoni, la cui prerogativa è un ascoltare e sentire conscio e inconscio. Un lavoro sui Percorsi d’ascolto che non poteva trascurare gli organi telerecettivi e i loro principi neurofisiologici. Seguono varie teorie e le loro influenze sullo sviluppo dell’utilizzo della struttura musicale e degli effetti di tensione e distensione, di rappresentazione iconica o cinesica, di risonanza emotiva, di tutto ciò che la musica suggerisce e le associazioni che suscita. Nell’introdurre i percorsi di ascolto come esperienzialità l’autrice ne espone il loro utilizzo dichiarando che con l’ascolto di musiche, ritmi e melodie, è possibile operare con il malessere, per il potenziamento del benessere, per assumere consapevolezza e fronteggiare ogni esposizione a rischio. La parte pratica applicativa dei PdA, definiti come sentieri sonori ritualmente costituiti, secondo modalità e caratteristiche predefinite, ma nel contempo sempre aperti a nuove organizzazioni, favorisce effetti significanti e identificatori di una percezione di sé e dell’unità psico-corporea tanto da riconoscere alla musica un remedium. I percorsi per poter soddisfare una vastità di risvegli vengono proposti in gran numero perché di volta in volta possono essere posti naturalmente in relazione alle aree cognitive e o immaginative a cui è necessario che si riferiscano; essi si distinguono in Conoscitivo, Immaginativo-Evocativo, Percettivo di Sé, Nutritivo-Stimolante, Massaggio Sonoro, Motorio-Ritmico-Vocale. In conclusione ci piace richiamare un principio che sostanzia e chiarisce ogni possibile vulnerabilità dei Percorsi d’Ascolto: “I suoni portano inscritta una lingua virtuale, lasciano percepire relazioni complesse per la loro struttura e comunicano la possibilità di un discorso lasciandone aperti i confini”. Guido Pesci
Due pubblicazioni a confronto Due volumi importanti sulla querelle “Maestro unico”, innescata dalla riforma del ministro della Scuola e dell’Università Mariastella Gelmini, uno più ad ampio spettro e forse più “neutrale” a cura di G. Pesci, Il Maestro Unico: Contributi scientifici a confronto, Roma, Armando, e l’altro più “schierato” di AAVV., Maestro unico? No grazie, Pisa, ETS. Entrambi i volumi, nella loro diversità sono estremamente impegnativi, nel senso letterale del termine, perché frutto delle riflessioni di docenti, pedagogisti clinici e psicologi, ricercatori, cultori – a diverso titolo – della materia. Nell’introduzione al volume edito da Armando si parla di “diverse progettualità di indagine, i cui risultati differenti vengono illustrati senza grida ideologiche” (op. cit., p.13), mentre nel volume dell’ETS, sempre nell’introduzione, si rileva come “il maestro unico, anzi la maestra unica, il cui valore di maternage è fortemente e positivamente radicato nell’immaginario collettivo, sia oggi ormai improponibile per la complessità dei saperi di cui la nostra società necessita” (op. cit., p. 10). Tagli diversi, fin dall’introduzione, dove poi la lettura-studio dei singoli contributi offre spunti ulteriori e diversi per chiarire una querelle poi solo in parte rientrata a livello “apicale” (la riforma ora parla di “maestro prevalente”), assolutamente viva invece nello spirito della cosa, a livello di polemica contingente e non. Chiaramente ogni posizione aprioristica, in pedagogia e didattica, scienze oggi finalmente libere dal condizionamento filosofico, seriamente fecondate dagli approcci delle altre scienze umane, sociali e naturali, risulta carente specie se i risultati vengono confrontati con quelli europei e mondiali. I due volumi tendono a dare risposte e a fare chiarezza, i lettori potranno, superando lenti deformanti date dalle superstiti appartenenze ideologiche e politiche, dalle questioni legate alle “casacche corporative”, da una formazione accademica talora unilaterale, formarsi un’idea del problema. Eugen Galasso
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Nuovi Orizzonti
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Formazione Continua Gratuita* EDUMOVEMENT
Approfondimento e integrazione delle conoscenze e delle abilità Catania 28-29-30 Gennaio 2011 Trainer Prof.ssa Paola Ricci Cagliari 4-5-6 Marzo 2011 Trainer Prof.ssa Letizia Bulli
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Destinatari: Pedagogisti Clinici che hanno conseguito il titolo dopo il 2003 o che, conseguito il titolo prima del 2003 abbiano soddisfatto l’obbligo all’aggiornamento, e che svolgono da almeno un anno la libera professione Sedi: BARI - CATANIA - PADOVA - FIRENZE Un fine settimana (sabato e domenica) primavera-estate 2011 Calendario, orario, docenti e modalità di iscrizione possono essere consultati visitando il sito
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Formazioni Esclusive per il Pedagogista Clinico REFLECTOR
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CORSO DI APPROFONDIMENTO
Il corso è orientato ad approfondire le basi teorico-scientifiche e le modalità pratiche nell’utilizzo del materiale innovativo e complementare: PsicoFiabe®, CyberClinica®, ClinicMentalPicture®, PictureFantasmagory®. I partecipanti entreranno in possesso dei materiali che sostanziano i nuovi metodi Sedi della formazione, calendario, orario, docenti, organizzazione didattica e modalità di iscrizione, possono essere consultati visitando il sito:
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ISTITUTO SUPERIORE FORMAZIONE AGGIORNAMENTO E RICERCA
Formazione Post-Universitaria delle Professioni FORMAZIONI
ANALISTA DEL COMPORTAMENTO CRIMINALE Sede e data di inizio Firenze, 5 Marzo 2011 RICHIEDI ALLA TUA REGIONE/PROVINCIA I VOUCHER FORMATIVI Corso inserito nel Catalogo dell’Offerta Formativa della Regione Toscana n. 000132
Prospetto della formazione: Il corso intende fornire un perfezionamento nell’ambito criminologico per tutti coloro che hanno svolto studi specifici nelle discipline educative, psicologiche, sociali e giuridiche, e che sono interessati ad approfondire le tematiche dell’educazione e della relazione d’aiuto. Il corso comprende lezioni e discussioni, conduzioni di gruppo, studio di casi con valutazione della qualità dei processi di intervento. Storia della criminologia: • La criminologia e la teoria degli istinti • La teoria del delinquente nato • Importanza del carattere • La biologia dell’aggressività Ricerca di una tipologia del criminale: • Studi longitudinali della personalità criminale • Evoluzione del comportamento antisociale • Fattori ambientali che possono creare uno psicopatico • Stupro e violenza domestica Fattori che facilitano l’uso della violenza e contribuiscono alla sua perpetrazione: • Disturbi di personalità, disturbi di ansia, disturbo post-traumatico da stress • Differenza fra devianza e criminalità • Criminalità informatica e teorie sociologiche • Il delitto passionale e lo stalking Meccanismi psicologici e classificazioni del Serial Killer: • Triade omicidiaria: crudeltà verso gli animali, piromania, enuresi notturna. • Classificazione dell’omicidio seriale • Aggressività femminile e donne S.K. • La Sindrome di Medea Sette sataniche: analisi dei casi e delle figure del leader: • Perversioni sessuali • Classificazione fenomenologica • Abusi sui minori e pedofilia • Vittime e criminologia Valutazione dell’imputabilità: • L’imputabilità ed il vizio totale e parziale di mente • Criminal profiling • L’impulso a confessare • Bullismo e dinamiche di branco Laboratori ed esercitazioni pratiche: Laboratorio di letteratura criminalistica: • Comportamenti criminali e delittuosi • Violenze sessuali su minori; Laboratorio Filmico con analisi di casi e situazioni: • Il Film come esperienza formativa • Analisi del contenuto filmico per affrontare temi di disturbi di personalità, relazione narcisistica, ambiente familiare, angoscia di separazione, angoscia persecutoria, sogno • Analisi della scena del crimine con l’ausilio di un Investigatore privato - Criminalista Verifica finale: • Discussione di una dissertazione teorico-pratica. • Analisi completa di un caso Docenti: Prof. Dott. Rosanna Alfieri, Criminologa, Pedagogista clinico, Membro della Società Italiana di Criminologia (SIC) Prof. Dott. Sergio Gaiffi, Psicologo, Psicoterapeuta, Consulente Tecnico per il Tribunale di Prato - Prof. Dott. Gloria Mazzeo, Criminologa, Sociologa, Membro dell’Associazione Italiana di Scienze Forensi Investigative e Criminologiche (AISFIC) Al termine del percorso verrà rilasciato l’Attestato di formazione
Analista del Comportamento Criminale
Destinatari: Psicologi e Psicologi in formazione, Psichiatri, Neuropsichiatri infantili, Avvocati, Pedagogisti clinici, laureati in Pedagogia/Scienze Pedagogiche, dell’Educazione o della Formazione (classi 18, L-19, 56/S, LM-50, 65/S, LM-57, 87/S, LM-85, V.O.), Giurisprudenza (classi 22/S, LMG-01 e V.O.), Sociologia e Servizi sociali (classi 6, 36, L-39, L-40, 49/S, 57/S, 89/S, LM-87, LM-88 e V.O.). Per altre lauree sarà valutato il curriculum. Possono iscriversi anche coloro che sono ancora in formazione, presentando idonea autocertificazione, i quali dovranno essere laureati al momento della verifica finale. Calendario: 5-6 Marzo; 19-20 Marzo; 16-17 Aprile; 14-15 Maggio; 11-12 Giugno; 25-26 Giugno 2011 Orari: sabato ore 10:30-13/14-18; domenica ore 9-13/14-16:30 Sede Formazione: Firenze - Sede ISFAR, Via Del Moro 28, 50123 www.isfar-firenze.it
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ISTITUTO SUPERIORE FORMAZIONE AGGIORNAMENTO E RICERCA
Formazione Post-Universitaria delle Professioni FORMAZIONI
FORMAZIONI DISEGNO ONIRICO
Sede e data di inizio: Firenze 11 Marzo 2011
CONSULENZA TECNICA E PERITALE PRESSO IL TRIBUNALE - CTU-CTP Sede e data: Firenze 27-28-29 Maggio 2011
PSICOMOTRICITÀ IN ACQUA Sede e data: Montevarchi 12-16 Luglio 2011
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MALTRATTAMENTO E ABUSO SUI MINORI
Sede e data: Milano 11-12-13 Marzo 2011 Docenti: Prof. Dott. Maria Raugna Prof. Dott. Stefania Bianchi
ADHD DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ: STRATEGIE CLINICHE E DIDATTICHE Sede e data: Firenze 9-10 Aprile 2011 Docenti: Prof. Dott. Anna Lucia Ogliari Prof. Dott. Maria Raugna
LO SVILUPPO DELL’ESPRESSIONE GRAFICA, IL DISEGNO E IL COLORE Sede e data: Milano 7-8 Maggio 2011 Docente: Prof. Dott. Maria Raugna
IL BULLISMO: IL FENOMENO, LA DIAGNOSI E L’INTERVENTO Sede e data: Catania 26-27 Febbraio 2011 Docente: Prof. Dott. Maria Raugna
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Edizioni Magi - Roma organico di conoscenze e competenze innovative indirizzate ai bisogni educativi della persona. 1974, anno in cui alcuni ortopedagogisti del Cenacolo Antiemarginazione a Firenze, guidati dal professor Guido Pesci, sostituirono il termine di pedagogista clinico a quello di ortopedagogista dando inizio Una scienza che proclama una fondata opposizione a ogni criterio positivi sul piano della realizzazione pratica e concreta. prezzati, che trovano in queste pagine ampia documentazione.
n. 23 numero 2 - anno XI luglio-dicembre 2010