Rivista 25

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n. 25 numero 2 - anno XII

Poste Italiane spa - spedizione in abb. post. - D.L. 353/93 (convegno L. 46-04) art. 1 comma 1 - DCB Firenze

luglio-dicembre 2011

Multidisciplinarietà come trama educativa Multidisciplinarity as educational path

La “Clinica” come categoria pedagogica, lineamenti epistemologici The “Clinic” as a pedagogical category, epistemic guidelines

Intervento pedagogico clinico testimonial in Spagna Contribution of Clinical pedagogy witnessing in Spain

Anoressia nervosa Anorexia Nervosa

La formazione dei volontari The training of volunteers

Centro Famiglia Family Centre


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Autorizzazione Tribunale di Firenze Decreto 4868 1° marzo 1999 Periodico semestrale Anno XII n. 2 luglio-dicembre 2011

Editore: ISFAR srl Fondatore e Direttore responsabile: Guido Pesci Direzione, Redazione, Amministrazione: ISFAR - viale Europa, 185/b 50126 Firenze Tel. e Fax 055 6531816 E-mail: info@isfar-firenze.it Web: www.pedagogiaclinica.com www.clinicalpedagogy.com www.pedagogisticlinici.com www.pedagogisticlinici.eu www.isfar-firenze.it Progetto grafico Senza Filtro Firenze Traduzione a cura di Francesca Martini Printed in Italy: Tipolitografia It.Comm. srl via di Ripoli 50/r Firenze

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O I R A Multidisciplinarietà come trama educativa Pag. 4 / Multidisciplinarity as educational path

pedagogical category, epistemic guidelines di Gerardo Pistillo

Spain di Giovanna Giacomini e Dalila Da Lio

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Comitato scientifico: Valentina Benoni Degl’Innocenti Sandro Cappellin Mauro Carboni Elena Gaiffi Sergio Gaiffi Eugen Galasso Liliana Luccini Marta Mani Simone Pesci Claudio Rao Maria Raugna Lucia Sarais Alberto Sedini Stefania Turini Antonio Viviani

La “Clinica” come categoria pedagogica, Pag. 8 lineamenti epistemologici / The “Clinic” as a

Intervento pedagogico clinico testimonial in Pag. 13 Spagna / Contribution of Clinical pedagogy witnessing in

Anoressia nervosa / Anorexia Nervosa

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La formazione dei volontari /

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di Lorena Angela Cattaneo

volunteers di Carmen Torrisi e Antonio Viviani

The training of

Centro Famiglia / Family Centre

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di Andrea Demeles e M. Clotilde Merlin

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Segreteria di redazione: Valentina Benoni Degl’Innocenti Sergio Gaiffi Marta Mani Simone Pesci

Riflessioni sul “sentirsi alla pari” / on feeling equal di Anna Ruocco

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Direttore responsabile e scientifico Guido Pesci

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di Guido Pesci

Reflections

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ANPEC Tribune / ANPEC Tribune

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Echi della stampa / Echoes from the press

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Recensioni / Write up

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Multidisciplinarietà come trama educativa di Guido Pesci

Formati e specializzati in discipline diverse, siamo in molti ad essere impegnati nell’aiuto alla persona con il compito di conoscerne i punti di forza e i punti deboli, precisare le funzioni su cui intervenire, creare i presupposti per una esperienza di sviluppo, tenere viva ogni nuova capacità di adattamento all’ambiente e incoraggiarne l’evoluzione. Pur operando in contesti e situazioni differenti, possiamo promuovere tale aiuto con ampio margine di soddisfazione, soprattutto se teniamo conto della fitta rete delle funzioni biologiche, neurologiche e psico-affettive, quale premessa per una educazione rivolta alla globalità: un’educazione funzionale. Tanti sono gli specialisti coinvolti in una progettazione mirata alla scoperta dei procedimenti che permettono di far sorgere nella persona le reazioni adatte a determinare il bisogno o la condotta di adattamento, e capaci di soddisfarla. Perseguendo sempre il punto di vista funzionale, riusciremo ad individuare, per mezzo delle tracce lasciate dentro la “scatola nera”, le relazioni costanti tra determinate forme di condotta e determinate situazioni, tra l’interfunzionalità e l’interrelazione delle diverse manifestazioni. Tale modalità di azione, in quan-

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to autorizza deduzioni e conseguenti interventi concretamente utili, considera l’organismo un centro di iniziativa sostenuta da un fine da raggiungere e supportata dall’intenzionalità di tradurre ciò che la persona sente dentro di sé in una azione efficace espressa nella realtà. Oggi sono sempre più numerosi gli specialisti che, per dare senso alla trama educativa, espressione di più discipline, in linea con la concezione funzionale dell’educabilità, attingono alla scienza medica, psicologica, sociologica, pedagogica e a tutte le scoperte universalmente valide. È auspicabile che l’entità e l’urgenza del problema educativo portino a scorgere, proprio nel funzionalismo, la possibilità di rinsaldare il ponte tra le differenti discipline e tra i diversi studiosi. Non possono più esistere dei mondi separati per rami disciplinari, ogni specialista ha l’obbligo di evitare antagonismi e di lasciare il posto ad una seria collaborazione fra professionisti di orientamenti vecchi, nuovi o innovativi, al fine di trovare un più sicuro e partecipato corridoio di comunicazione. Ogni tendenza disciplinare, dimostra assai bene l’accoglienza del confronto sui frutti della ricerca e della sperimentazione

Specialisti impegnati in una progettazione mirata alla scoperta dei procedimenti che… scientifica, per un’educazione che deve divenire patrimonio comune delle varie correnti di pensiero e di sapere, senza la preoccupazione di mostrarne la veridicità, bensì la fecondità. Tale concezione funzionale tiene conto della realtà dei bisogni dell’uomo e delle esigenze educative da soddisfare proficuamente, richiede una preparazione professionale libera da equivoci e pregiudizi, sempre più efficace, pur nel distinguo dei metodi e delle tecniche che si utilizzano. Non possiamo limitarci a trovare giustificazioni ai sistemi di aiuto tradizionali, troppo spesso basati


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su sclerotici apparati coniugati alla malattia, alla cura e all’addestramento, alla pedagogia istruttiva e atomistica. Tutti e sempre più siamo desiderosi di un confronto con esposizioni critiche acute ed efficaci, guidati dall’intento di disancorarci dalle concezioni che fondamentano l’inattualità, per rintracciare da professionisti ben animati e aperti a nuove idee, una disponibilità a riflettere su come realizzare, in maniera sempre più ispessita nei fatti e favorire intese che trovino coniugio nell’educazione funzionale, una concezione globale rivolta allo studio della persona nella sua unità. Mossi da questo principio e da una prassi conseguente di aiuto, seppur condotta nel distinguo delle diverse figure professionali ad alta qualificazione, conoscere ognuna di esse attraverso i rispettivi contributi, sarà una meravigliosa occasione per un agire conseguente per tutti, in termini di ruolo sociale. Ogni specialista avrà modo di farsi riconoscere nelle abilità e nelle metodologie con cui si differenzia. Per ciascuno di noi, chiamato a integrare intese operative con l’intento unico di offrire alla persona l’aiuto di cui ha bisogno, è di accertata responsabilità dimostrare per quali vie e con quali metodologie convalidate si può agire per innalzare la soglia della fiducia.

…troppo spesso basati su sclerotici sistemi coniugati alla malattia. In aiuto ai disabili ad esempio è d’obbligo, come sostengono ormai in tanti, tener conto delle funzioni psichiche superiori che sono frutto dell’evoluzione dell’uomo in quanto essere sociale, si organizzano e si ristrutturano nel corso della sua maturazione, nell’ambito del processo relazionale e con il contributo dell’ambiente. Tale assunto ci impone avversare ogni azione indirizzata all’esclusivo perfezionamento di processi elementari e all’allenamento delle singole sensazioni o dei singoli movimenti, quei sistemi finora adottati con processi ristretti all’elementarietà e al meccanicismo artificioso in cui il disabile si distingue come puro esecutore addestrato riducendo così la formazione di un uomo a semi-uomo. Occorre dunque che il professionista basi il suo intervento sul principio della compensazione sociale, cioè dello sviluppo crea-

tivo ed esiga un lavoro di costruzione e di edificazione sociale e collettiva, a cui ogni disabile, insieme agli altri compagni non disabili, prenda parte in rapporto alle proprie possibilità. Seguirà poi un lavoro pratico che lo specialista dovrà essere in grado di condurre, adattando ad ogni persona disabile, nei vari contesti di recupero, quei numerosi metodi, sperimentati da più parti nel mondo che possono favorire esperienze e abilità nella preformazione. Qualche nome per tutti: Brauner, Camusat, Leopold, Mathiot… Anche i lenti ad apprendere, oggi definiti “dis”, ci chiedono un aiuto, non potendo trascurare lo sviluppo della persona, l’obbligo è di ricordare che il bambino potrà dare risposte idonee negli apprendimenti solo quando avrà affinato le percezioni cinestetiche, la discriminazione percettiva, l’associazione con i dati visivi, la maturazione nervosa, tonico-emozionale e affettiva, quando cioè avrà raggiunto una evoluzione parallela e coordinata della percezione dello spazio e del corpo proprio e sviluppate la conoscenza del numero e le capacità operazionali. Tale evoluzione per motivi maturazionali, familiari e sociali, avviene di norma nell’arco di tempo dai 3 ai 7 anni. Ogni bambino si presenta con una propria individualità, un personale ritmo di crescita per cui la scuola deve saper rispondere ac-

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cogliendo le differenti intelligenze, i diversi caratteri e temperamenti, i vari modi di essere e di rappresentarsi, con un’azione educativa e il conseguente orientamento metodologico didattico, perciò devono essere escluse richieste di prestazioni obbligate premature che non rispettano i ritmi e i livelli di sviluppo. “Apprenez à connaître vos enfants [...]; car très assurément vous ne les connaissez point”, raccomandava Jean Jacques Rousseau agli insegnanti. L’esortazione è che siano proprio gli insegnanti a procedere in una diagnosi per apprendere dall’allievo, anziché affrettarsi a volerne determinare, con l’ausilio di alcuni strumenti di valutazione puramente quantitativi, il grado delle insufficienti abilità, dimenticandosi di caratterizzarne la difficoltà e la struttura interna della personalità. A tal proposito Vygotskij afferma: “Misurazioni, graduazioni e scale utilizzate come se si volesse dare risposte a problemi di proporzione e come se tutti i fenomeni dovessero unicamente sostare nello schema “più-meno” […] “Lo scolaro il cui sviluppo è aggravato da una difficoltà, non è semplicemente un bambino meno sviluppato dei suoi coetanei, ma un bambino che si è sviluppato in modo diverso, il cui processo evolutivo, se osservato dal punto di vista qualitativo, non si esaurisce nelle variazioni quantitative dei singoli elementi,

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Ogni bambino si presenta con una propria individualità, un personale ritmo di crescita... né si referenzia con una semplice somma di funzioni, bensì si caratterizza come una catena di metamorfosi, di proprietà, le cui evoluzioni sono estese in modo incompleto”. Sembra però che qualcuno non solo non conosca questo Autore, ma neppure apprezzi il valore delle sue dichiarazioni. Nella nostra società morbigena si chiede di sottoporre i bambini a test per essere selezionati e classificati, suscitando in loro, già dalla scuola dell’infanzia, l’intensa preoccupazione di non essere riconosciuti “competenti”, esponendoli a fantasie terrificanti, alla paura di essere definiti “dis”, “dis-ortografici, “dis-lessici…”, e divenire di conseguenza corpi separati, speciali, diversi, distinti.

Siamo quindi tornati a quella categorizzazione cui abbiamo già assistito in tempi lontani, alla prassi di dépistage degli scolari che non riuscivano a tenere il passo con gli altri, improduttivi e etichettati come “diversi”, a cui si oppose all’epoca un movimento ideologico dall’enorme risonanza socio-culturale. I bambini che presentano ridotte facoltà e disponibilità ad apprendere, non hanno bisogno di essere diversi, non vogliono sentirsi diversi, etichettati in base ad un principio patologico-terapeutico come dislessici o come disortografici, tanto meno caratterizzati come “diversamente abili” e di

La società sempre più morbigena chiede di sottoporre i bambini a test per essere selezionati e classificati.


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essere inseriti in quel banchino differenziale, davanti a strumenti di compensazione, in un’area di tolleranza, o migranti in altre aule da soli o assieme ad altri “diversi”. Essi vorrebbero essere accolti in una scuola in cui gli insegnanti, nell’intento di seguire una pedagogia positivamente creativa, rivolta alla ricerca di un fondato armonico sviluppo della personalità, anziché adattarsi al deficit, sentono l’esigenza di sconfiggere gli ostacoli e si oppongono all’utilizzo delle categorizzazioni patologiche. Perché non si parla più di scuola su misura? Il nostro compito di specialisti dovrebbe muovere da questa essenzialità, aiutare la scuola affinché non si pregiudichino più gli equilibri dei nostri bambini e la ricerca scientifica, i metodi e le tecniche che abbiamo a disposizione, siamo certi che potrebbero aiutare gli insegnanti nell’opera di prevenzione e di intervento non solo per fronteggiare i “dis”, ma anche per aiutare quei bambini “iperattivi” e “bulli” o con alterazioni comportamentali. Una scuola su misura è un contesto educativo in cui si richiede all’insegnante una abilità professionale che tenga conto per ciascun bambino delle Potenzialità, Abilità e Disponibilità (PAD), nella consapevolezza di favorire l’apprendimento delle materie curriculari solo se si agisce con un positivo approccio dinamico.

Per questo sono indispensabili le molteplici esperienze gruppali che permettono di realizzare una riduzione delle ansie e delle sofferenze, una spinta all’azione, una maggiore fiducia, un cambiamento, un miglioramento delle capacità critiche e una maturazione della vita psicologica o della personalità. Queste le riflessioni sull’ardito compito educativo della scuola a cui si può riconoscere anche l’opportunità di un contributo offerto alla famiglia per mezzo degli sportelli di ascolto e di incontri famiglia-scuola i cui contributi però non siano condotti con l’intento di orientare, indirizzare, guidare, persuadere, consigliare, evitare così ogni abuso del linguaggio terapeutico della parola contornato da esortazioni, rassicurazioni e incoraggiamenti. L’obbligo della scuola è di assicurare la crescita nel rispetto della libertà individuale, favorire un processo di autonomia, aiutare ciascuno a riconoscere le proprie poten-

zialità e trovare da se stesso per se stesso le risposte necessarie per raggiungere personali equilibri. Originare quindi nella persona un’azione della volontà, promuovere la coscienza e la padronanza di sé per innalzare l’edificio della propria personalità; un contributo certo che permette di conoscersi e rintracciare in se stessi risorse utili per aprire la strada al cambiamento.

…organizzare idonee riflessioni sul proprio essere e sul proprio esistere.

Summary The writer sustains the thesis on multidisciplinarity by demonstrating how planning together with other specialists can increase the value of the interventions. A trend that can be, although, an effective one only if the professionals are well animated and open to new ideas and stimulated by a true availability. Specialists capable of taking distances from those who they intend to train, respectful of the rhythms of growth, conscious of the damages sustained by a pathogenic society that wants to subject the children to tests aimed at selecting and classifying them. A multidisciplinary help whose task shall not be to persuade and counsel but to act respecting the other party’s freedom by helping him/her recognize its own potentials and moving toward its/ her personal stabilities.

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La “Clinica” come categoria pedagogica, lineamenti epistemiologici di Pistillo Gerardo

Nell’antica Grecia con il termine “Cura” si intendeva far riferimento ad un complesso sistema di saperi in grado di garantire la formazione globale dell’essere umano – soprattutto se in condizione di malessere esistenziale – lungo tutto l’arco della sua vita, in vista del raggiungimento di uno stato di salute inteso, a livello egosintonico, come equilibrio psicofisico generale (Cfr. W. Jaeger, [1934], Paideia. La formazione dell’uomo greco, Bompiani, Milano, 2003). La forma più alta e nobile di “Cura” era rappresentata dalla pratica clinica. La parola “clinica” – dal greco klinikè tèchne (“arte relativa a chi giace a letto”) – stava ad indicare il rapporto che il medico instaurava con la persona sofferente, curvandosi sul suo “letto” (dal gr. klino), al fine di aiutarla a risolvere il suo stato di disagio, “mettendone a fuoco” il doloroso vissuto attraverso l’esplorazione in profondità degli aspetti più nascosti e reconditi della sua storia di vita. Riconducibile al pensiero di Ippocrate di Kos (V sec. a. C.), la “clinica” veniva pertanto a configurarsi quale pratica eminentemente educativa, finalizzata a rendere operativo il motto dell’oracolo delfico, gnôthi seautón – “conosci te stesso” –, e a promuovere nell’uomo la “conversione di sé” (dal gr. epistrophè eis heautòn),

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nella consapevolezza che ogni malattia fosse soltanto la punta visibile ed “emergente” di una condizione esistenziale già “in crisi”, alterata. Con l’avvento della Modernità, poi dell’Illuminismo e del Positivismo, la scienza medica ha cominciato a visualizzare l’uomo come corpo “malato”, colpito da “malattie oggettive”. Pertanto, da pratica di natura olistica rivolta, attraverso l’esplorazione in profondità dell’auto bio-grafia della persona sofferente, alla “Cura” globale dell’essere umano, la clinica è passata ad indicare un intervento di natura parziale esclusivamente finalizzato alla descrizione della patografia e alla cura specifica della malattia, fisica o psichica, da cui era affetto il paziente. La pedagogia clinica si prefigge l’obiettivo di educare e aiutare l’essere umano a superare i suoi stati di disagio (Cfr. G. Pesci, Percorso clinico. Aiuto alla persona, Ma. Gi, Roma 2004). In tale ottica, ogni persona, concepita nella sua globalità, è innanzitutto un’“esistenza” singolare, una “forma di vita” unica e irripetibile, rispetto alla quale ogni difficoltà – definita dalla medicina “patologia”, “disturbo”, “handicap” o “disabilità” – figura come causa ed effetto di un’alterazione, più o meno grave, del proprio equilibrio psicofisico, di una

de-formazione esistenziale soggettiva caratterizzata dalla perdita della padronanza di sé e della capacità di progettare e conferire autonomamente una forma alla propria vita. Sulla scorta di tale quadro diagnostico, l’intervento “clinico” in pedagogia si rivolge alla tras-formazione radicale dell’essere umano, al fine di ricollocarlo, sul processo di nuove consapevolezze, “dalla periferia al centro” della propria esistenza (Cfr. L.Binswanger, Per un antropologia fenomenologica, Feltrinelli, Milano 1970). Un’educazione che non si limita semplicemente a “prendersi cura” della persona in difficoltà – ad istruirla o a “curarla” da una malattia – ma punta alla Cura hominis, all’“aver Cura” di essa in maniera autentica (Cfr. M. Heidegger, [1927], Essere e tempo, Longanesi, Milano, 1976) “avendo Cura della Cura” che tale essere umano saprà autonomamente avere di se stesso (Cfr. M. Foucault, L’ermeneutica del soggetto. Corso al Collège de France, Feltrinelli, Milano 2003). L’o-


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biettivo principale consiste dunque nel raggiungimento da parte della persona della Cura sui, della Cura globale di sé. L’approccio pedagogico clinico non si concretizza in un percorso curativo di natura sanitaria – farmacologico, terapeutico o riabilitativo – ma come un aiuto alla persona, in cui l’intervento relativo a specifiche difficoltà, in sintonia con la visione greca antica, non figura isolato, ma sempre contenuto entro la cornice teorico-pratica della Cura globale dell’essere umano. La pedagogia clinica, in quanto scienza educativa, punta dunque a recuperare l’impianto epistemologico originario della pratica clinica, intesa come analisi in profondità della storia di vita della persona. Tale pratica assume infatti in pedagogia un carattere prettamente educativo (dal lat. ex-ducere, “trar fuori”) e maieutico, in quanto l’obiettivo principale non è “curare le malattie” ma favorire in ogni persona, attraverso l’emergenza degli aspetti latenti della sua storia di formazione, una sorta di “parto interiore” e di “rinascita” che la conducano verso livelli di autonomia generale sempre più elevati (Cfr. G. Pesci, Percorso clinico. Aiuto alla persona, op. cit.; G. Pistillo, La Pedagogia Clinica. Clinica e formazione, in “Salutare”, 51, 2009). Un’analisi che consenta il passaggio da ciò che è visibile, manifesto, superficiale, esteriore della sua autobiografica a ciò che è invisibile, nascosto, profondo e in-

teriore, da un livello di a-stanza ad uno di sub-stanza (dal lat. substanzia, “ciò che sta sotto”). Il pedagogista clinico letteralmente “si china”, “si flette” (R. Massa [a cura di], La clinica della formazione, FrancoAngeli, Milano 1993) “ai piedi del letto” della persona per promuovere in essa l’attitudine all’autoanalisi e all’esplorazione delle (sub) stanze nascoste della sua storia di formazione. Si tratta di aiutarla a divenire autonoma nel processo di edificazione quotidiana di sé, attraverso la ricostruzione dei “mattoni interni” (dal lat. lateres) che costituiscono i “luoghi interiori” del proprio edificio autobiografico. L’azione “clinica” dovrà dunque caratterizzarsi per essere rivolta a rivelare una dimensione “nascosta” (dal lat. lateo) e profonda della storia di vita della persona, da considerarsi come “rifugio (latebra)” (A. Franza, Il congegno metodologico, in R. Massa [a cura di], op. cit., pp. 43-45), come “luogo protetto e appartato” (Ibidem), che sta a latere, che ha una sua specifica “lateralità” (latus) e profondità rispetto a ciò che è fenomenologicamente visibile e osservabile dall’esterno. Una dimensione che sarà traducibile in termini di disponibilità e di potenzialità latenti, conoscibili, attivabili e utilizzabili. La pedagogia clinica ci consente dunque di attuare da un punto di vista epistemologico una sorta di “clinica della clinica”, ossia un recupero dell’aspetto centrale di

tale pratica intesa, così come nell’antichità, quale azione maieutica finalizzata alla Cura globale dell’essere umano. Nello specifico, possiamo affermare – consapevoli che ogni teoria influenza la pratica e viceversa – che le modalità interattive e relazionali che caratterizzano i Metodi dialogico-corporei – Touch Ball®, Body Work®, Trust System®, Discover Project® (Cfr. G. Pesci, M. Mani, Metodi dialogico-corporei, Edizioni Scientifiche Isfar, Firenze 2008) – ci aiutano fattivamente nel recupero “archeologico” dei principi basilari ed originari della “clinica” che elencheremo di seguito. In tal modo, essi contribuiscono a spostare ulteriormente l’asse della pratica clinica in direzione dei saperi pedagogici, attraverso un suo “ampliamento” sia in latitudine, come possibilità di realizzare un affondo ulteriore in termini di analisi della storia di vita della persona, sia in longitudine, come possibilità di attuare una maggiore estensione del suo raggio di azione a persone di qualunque età, configurando-

Un’azione “clinica” finalizzata ad esplorare le (sub) stanze nascoste… 9


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la come sistema di vedute più ampio rispetto a quanto avveniva in medicina e in psicologia. La clinica e la globalità del corpo La pratica clinica in pedagogia ci impone di considerare il corpo come la testimonianza vivente di una storia vissuta e comunicata per mezzo di linguaggi diversi. Attraverso il contatto la persona viene sollecitata a stare con “se stessa” per poi acquisire, con padronanza una riorganizzazione e ridefinizione globale di sé. Un fenomeno che si basa su di un’analisi totale e tridimensionale del corpo, in virtù di una sequenza di stimolazioni che sarà fluida, spontanea, sicura e rassicurante. Il contatto si caratterizzerà per essere rivolto all’esplorazione del corpo in più direzioni capace di generare importanti sensazioni di risveglio delle energie sopite e attivare il potenziale educativo per una rigenerazione globale senza trascurare la parte retrostante del corpo, quella parte del corpo che sta a simboleggiare il lato nascosto della personalità. Nei metodi dialogico corporei è previsto che la persona si collochi in una posizione di decubito, mentre il pedagogista clinico in una posizione di vicinanza stabile rispetto al lettino su cui essa è sdraiata. Ciò che è fondamentale è che le rispettive posizioni implichino un rapporto dialogico e comunicativo. Lo specialista “si china” e “si flette” sulla persona mantenendo verso essa un atteg-

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giamento di “vicinanza” stabile, di accudimento, di contenimento e di rassicurazione. Dall’altro, la posizione della persona, invitata a distendersi sul lettino ci informa di ampia fiducia, accettazione e accoglienza sollecitata a chiudere gli occhi, occasione per raccoglier-si, stare in contatto con il suo mondo interiore. L’azione dello specialista è in grado, per contatto e tecnica, di abbattere le tensioni e di re-distribuire le energie accumulatesi in maniera disomogenea in corrispondenza delle diverse zone corporee, favorendo una situazione diffusa di piacere determinata dalla produzione di endorfine a livello cerebrale; una condizione distensiva che è facilitata dalla penombra e dal silenzio. La figura del corpo sul lettino viene pertanto a configurarsi come una posizione di dis-tensione in quanto allentamento delle tensioni a livello psicofisico. Dallo stato iniziale di difficoltà la persona riacquista così vigore, voluminosità e dinamismo nel movimento, accresce la propria aura potenziale e motivazionale, si distende ed “estende”, ampliando e rimodulando lo spazio del suo campo di azione nell’ambiente circostante. La clinica e il messaggio corporeo Nella relazione pedagogico clinica e nei metodi dialogico-corporei il con-tatto diventa il luogo privilegiato in cui si instaura tra lo specialista e la persona un dialogo effettivo, una vera e propria

…grazie al riadattamento del suo punto egoico, al silenzio, alla penombra… “comunic-azione”, ossia un’azione in comune basata su uno scambio ininterrotto di messaggi. In tutti i metodi dialogico corporei – Touch Ball®, Body Work®, Trust System® e Discover Project® – lo specialista deve essere attento ai messaggi che la persona continuamente invia a livello corporeo, quali risposte manifestate alle sue stimolazioni cutanee come espressioni facciali di piacere, gioia o dolore, alterazioni del dinamismo respiratorio, accelerazioni del battito cardiaco, arrossamenti e pallori della pelle e impersistenza palpebrale, apertura continua degli occhi. Ed è soprattutto in questo senso che la pedagogia clinica si trova in sintonia con il “senso originario” della pratica clinica. In tali metodi, infatti, non siamo di fronte ad un massaggio corporeo, a manipolazioni fisiche intese come interventi “parziali” rivolti alla riabilitazione muscolare, bensì ad un messaggio corporeo, in cui le diverse stimolazioni sono concepite come già voleva Ippocrate, come parole tattili, in


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grado di articolarsi, attraverso una precisa grammatica, in veri e propri discorsi e dialoghi corporei capaci di favorire l’emergenza di ricordi personali profondi. Una dinamica comunicazionale ininterrotta tra specialista e persona, fatta di infinite inter-retro-azioni, volta ad innescare modifiche sostanziali nella struttura ecologica, percettiva, sistemica, comportamentale ed esistenziale della persona (Cfr. G. Bateson [1972], Verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi1977) promuovendo in essa una nuova consapevolezza di sé e della propria posizione nel mondo. Un contatto che sarà in grado di ri-suscitare la persona, di “suscitarla più volte” richiamandola in attenzione vitale a se stessa. La clinica e il modellamento del corpo Il pedagogista clinico si pone come colui che è in grado di conferire una forma specifica all’esistenza della persona, facilitandola in quel percorso di crescita che la vede impegnata nella form-azione e tras-formazione globale di sé. A tale scopo, lo strumento educativo per eccellenza, sia nel Touch Ball®, – attraverso la mediazione della palla vibrocromatica –, sia negli altri tre metodi, come il Body Work®, il Trust System® e il Discover Project®, è rappresentato dalle mani. Le mani, sin dall’antichità, rinviano alla possibilità

di fare una promessa a qualcuno, di stare vicino a chi soffre, di promuovere una riconciliazione con il prossimo, di accogliere chi si ha di fronte, di accompagnare chi ha bisogno di aiuto ecc. Il valore simbolico più importante è dato però dalla loro capacità “di toccare, plasmare, modellare le cose, di compiere, cioè, atti creativi” (Cfr. G. Pesci, M. Mani, Metodi dialogico-corporei, op. cit., p. 47) e di conferire forma a ciò che toccano. Motivo per cui Kant arrivò a definire la mano come “il cervello esteriore dell’uomo” (I. Kant, Antropologia dal punto di vista pragmatico [1798], Laterza, Bari 1969 p. 188) che, differenziandolo dall’animale, gli consentiva di liberarsi nella “manipol-azione” del mondo. L’uso della mano nei quattro metodi considerati è dunque un aspetto di fondamentale importanza, in quanto non siamo, a ben vedere, in un processo a senso unico, in cui lo specialista conferisce una forma ad una persona passiva, plasmandola a proprio piacimento, bensì in un percorso in cui la persona viene aiutata, in senso maieutico, ad autodefinirsi attivamente a partire dallo stimolo che la mano dello specialista, attraverso il contatto, è in grado di trasmettere. Perciò è possibile affermare che, rispetto allo specialista, la persona è attiva, in grado cioè di modificare e formare gli atteggiamenti dello specialista e di promuovere da sé, in

…non più... intesi come interventi settoriali rivolti alla riabilitazione… dinamica percettiva, la sua crescita e la sua (tras)formazione, di aver Cura di sé conferendo in piena autonomia una forma alla propria esistenza. (Cfr. M. Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione [1945], Il Saggiatore, Milano 1980). La pratica clinica ci impone di considerare il corpo come la testimonianza vivente di una storia vissuta. Abbiamo già visto come il contatto promuova una riorganizzazione globale e ridefinizione di sé, offra per vie appercettive padronanza di sè, generi importanti sensazioni di risveglio delle energie sopite e attivi un potenziale educativo per una ri-generazione globale senza trascurare la parte retrostante del corpo quella parte che sta a simboleggiare il lato nascosto della personalità. Un aspetto fondamentale che ci consente di recuperare la clinica nella sua integralità e globalità effettiva, come categoria sostanzialmente pedagogica ed educativa, ci è data dalla dimensione

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ludica, intesa come ‘spazio’ simbolico di dialogo in cui avviene la tras-formazione della persona. Il setting specifico del metodo Touch Ball®, si basa, non a caso, sull’utilizzo della palla vibrocromatica come strumento di contatto e di mediazione con la corporeità della persona, all’interno di un setting funzionale. Una palla il cui valore ludico e ri-creativo è rappresentato simbolicamente da quegli elementi ancestrali ed archetipici che mettono la persona in collegamento con il proprio fanciullo interiore, con quella parte creativa di sé fonte di cambiamento. Data la somiglianza delle sue forme rotonde con quelle del seno e del grembo materno, la palla rievoca l’esperienza infantile di nutrimento e di attaccamento alla madre, specie con l’acqua, elemento presente nella palla vibro cromatica, con cui assume il valore simbolico di espansione di vita. Il corpo e la forma L’epistemologia contemporanea ci insegna che ogni forma di vita è prima di tutto esperienza di relazione, l’esito di un processo morfo-genetico in virtù del quale ogni cosa esistente, attraverso l’assunzione di una sua con-formazione specifica, fa la propria comparsa nel mondo. In questo senso, la percezione è concepita come quell’evento ontologico in base al quale, ogni volta, tutti gli enti si co-istituiscono e (ri)costituiscono attraverso il con-tatto reciproco (Cfr. M. Merleau-Ponty, Fenome-

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…finalizzata alla riflessione interiore, alla crescita e alla formazione di sé. nologia della percezione [1945], Il Saggiatore, Milano 1980), come condizione liminare che segna il passaggio effettivo da ciò che è inesistente e senza identità – indifferenziato, indefinito ed a-morfo – a ciò che invece esiste essendo identificabile e definibile per mezzo di una forma propria che lo connota. A questo punto, ci pare di poter definire il concetto di forma (dal gr. morphè) come la categoria fondante e la matrice originaria dell’e-sistenza, come ciò che conferisce uno statuto ontologico alla persona con-figurandola, de-finendola e formandola in quanto tale, dotata di requisiti specifici, di attributi propri attraverso i quali si de-finisce si de-limita rispetto alla realtà circostante. Mentre la formazione è assumibi-

le come processo relazionale e percettivo da cui scaturisce ed emerge la persona come forma d’esistenza specifica, la forma in sè è ciò che connota e conferisce uno statuto specifico ad un ente, abilitandolo ad esistere e pres-entificandolo. E non c’è niente di più falso quando si dice che ognuno di noi ‘è formato’, come se fosse stato istruito e plasmato dall’esterno una volta per sempre. L’uomo è sempre in continua formazione, al pedagogista clinico il compito di aiutare la persona a rintracciare ogni opportunità che essa ha per educare se stessa, tirare fuori e far emergere forme diverse di abilità e potenzialità latenti al fine di modellarle e con-formarle alle proprie esigenze.

…la forma come categoria fondante e matrice originaria dell’esistenza.

Summary Gerardo Pistillo harking back to the klinike techne, the theories of Ippocrates of Kos (5th c BC) engaged with in the birth of modernity the science of an “objective knowledge” to trace the holistic nature and the validity of interventions that interpellate the entire person. An historical progression that allowed the author to reach clinical pedagogy and to demonstrate how dialogical-physical relationships with dynamic stimulation resultants aimed at re-conceiving the self, can be found in the basic and founding principles of this discipline and methodology.


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Pedagogisti clinici testimonial in Spagna di Giovanna Giacomini e Dalila Di Lio

L’attività che si descrive ha una sua genesi con la concretizzazione di esperienze realizzate presso l’Associazione “Progetto Parkinson” di Treviso i cui risultati hanno trovato spazio nel secondo “Encuentro International Unidos Contra el Parkinson”, tenuto a Lloret de Mar (Spagna). L’obiettivo di questo evento è stato quello di promuovere l’unità di azione di tutti gli attori coinvolti nella lotta contro gli effetti tragici di questa malattia neurodegenerativa attualmente incurabile, riconoscendo l’importanza delle terapie complementari e tra queste la proposta metodologica della pedagogia clinica. Al Congresso erano presenti neurologi, terapisti occupazionali, fisioterapisti, musicoterapeuti oltre ai pedagogisti clinici. Ogni professionista ha offerto uno spaccato della propria professione e una sintesi metodologica. Il nostro contributo ha avuto modo di richiamare l’attenzione sui principi della scienza pedagogico clinica e sugli interventi orientati all’unicità e globalità della persona e la ferma dichiarata necessità che le terapie cosiddette complementari non possono essere né frammentarie, né settoriali. La nostra proposta esperienziale ha ampiamente dimostrato questa autenticità di relazione con la persona e

…coinvolti nella lotta contro gli effetti tragici… l’opposizione a qualunque criterio che voglia essere suffragato da “esercizi”. L’intervento di aiuto pedagogico clinico che abbiamo caratterizzato per le persone che vivono il disagio derivato dal Parkinson si è basato su una molteplicità di imput in un continuum a seconda delle diverse caratteristiche e dei diversi bisogni. Il progetto ha tenuto conto di esperienze relazionali condotte in gruppo sostanziate dalle tecniche dei vari metodi pedagogico clinici che hanno permesso di creare un clima di fiducia reciproca, la condivisione reale delle emozioni e risvegliare il senso del piacere, fertilità di vita. Attenzioni e stimolazioni che si distanziano dai nuovi studi americani che per fronteggiare i sintomi della malattia degenerativa e aumentare i livelli di energia nei pazienti, si affidano ad uno strumento virtuale, la Consolle Wii Nintendo1, che simula lo

sport e altre attività fisiche come la danza, senza tenere conto del tipo di rapporto che la persona si trova a vivere se messa in una condizione di circolarità con un video che diventa il suggeritore di un esclusivo “esercizio” meccanico. Per noi è idonea ogni opportunità a ricreare e risvegliare una dinamica motoria, gestuale, una organizzazione ritmica, di coordinazione, deve essere sempre sostenuta da un rapporto in cui l’interazione con lo specialista è garantita e promossa in un clima emozionale ed affettivo favorevole, generatore di cambiamenti. Con un valido concorso delle tecniche creative desunte dal metodo InterArt® abbiamo potuto spe-

...la condivisione reale delle emozioni e risvegliare il senso del piacere.

Dr. Ben Herz, program director and assistant professor in the School of Allied Health Sciences Department of Occupational Therapy 1

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rimentare quanto sia possibile emulsionare le risorse promuovendo il senso di iniziativa, stimolando interessi e motivazioni. Attività che, assieme a quelle della Ludopedagogia e dell’Edumovement®, consentono di far rimanere traccia concreta di un dinamismo emozionale figurativo e plastico, un libero e spontaneo fluire di esposizioni organizzative ed espressive di sé, in suffragio a vissuti esterocettivi e propriocettivi capaci di originare nella persona nuove abilità. Oltre a queste tecniche l’attività da noi condotta ha trovato un interessante ausiliario nella Musicopedagogia®, e particolarmente nella tecnica delle “Forme Sonore®” (M. Carboni, Musicopedagogia, Edizioni Magi, Roma, 2008) adatta a favorire nella persona lo sviluppo dell’espressività comunicazionale, una riduzione degli stati d’ansia e il miglioramento del tono dell’umore, esperienze indispensabili come le persone con Parkinson, vivono limitazioni organizzativo-motorie e mal riescono nella distribuzione corporea e nell’inseguimento del ritmo. La Musicopedagogia® ha inoltre permesso alle persone una distensione del tono muscolare, raggiungere un’armonia del dinamismo respiratorio e dell’espressione elocutoria. Attraverso le varie esperienze di respiro e uso della voce derivate dalle tecniche “Passa il gesto” e “Passa la voce”, si sono associati i vantaggi conseguiti per mezzo della danza armonizzata all’espressione ver-

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bale, alla modulazione dei suoni e dei ritmi, dando vita a drammatizzazione di stati d’animo, con una conseguente migliorata abilità appercettiva ed organizzativa. Durante l’incontro in Spagna le esperienze proposte hanno dato ampia prova dell’utilità dei metodi finora brevemente esposti a cui si sono aggiunte tante altre tecniche che sono in nostro possesso e che fanno parte del bagaglio formativo del pedagogista clinico, tutte particolarmente rivolte ad aiutare concretamente i malati di Parkinson. Poiché la pedagogia clinica non si limita alla persona “colpita dalla

malattia” ma anche a chi si trova coinvolto con essa, che spesso vive condizioni di frustrazione e impotenza, si è potuto dimostrare quanto il metodo Reflecting®, attraverso sollecitazioni e stimoli alla riflessione, sia stato così efficace per originare in loro validi cambiamenti.

…far rimanere traccia concreta di un dinamismo…

Summary The writers describe their experience with people illed with Parkinson with the occasion of the Encuentro International Unidos Contra el Parkinson held in Lloret del Mar in Spain and offer, here, a briefing in which they highlight the usefulness of the principles deduced by the clinical pedagogic science and by the methodology inspired by it. From the work, it can be learned how much can clinical pedagogic help offer to the people illed with Parkinson and to those assisting them, appealing to the many techniques possessed by the clinical pedagogist, used together with a technical-scientific knowledge that takes into account the patient’s uniqueness and individuality.


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Anoressia nervosa di Lorena Angela Cattaneo

La pedagogia clinica ha ormai ampiamente dimostrato il proprio valore nell’ambito dell’aiuto alla persona in molteplici situazioni di bisogno e le metodologie, proprie di questa disciplina, si sono rivelate un valido ausilio nelle relazioni d’aiuto con individui di ogni età. Il presente contributo si propone di sollecitare riflessioni rispetto al ruolo e alla portata del lavoro del pedagogista clinico in aiuto a soggetti con Disturbi del Comportamento Alimentare, oltre alla testimonianza e la validità del lavoro d’équipe tra figure professionali che, anche se, con diversa formazione disciplinare, hanno un comune obiettivo, promuovere il benessere nella persona in situazione di grave disagio personale. A tal proposito espongo il lavoro svolto con un soggetto in situazione di “anoressia nervosa” che, per le specifiche caratteristiche che accomunano i diversi disagi del comportamento alimentare (difficoltà emotivo - affettive, insufficiente autostima e insicurezza personale, difetto nella coscientizzazione di un adeguato sé corporeo), testimonia la validità ecologica dell’approccio pedagogico clinico all’ampia gamma dei disturbi alimentari, con dati incoraggian-

ti circa l’esportabilità delle metodologie sotto descritte. Cristina, 39 anni, si presenta nel mio studio con una diagnosi psichiatrica di Anoressia Nervosa, con un BMI (Body Mass Index) di 13 punti (h. 174 cm x 38 kg. di peso), reduce da un ricovero forzato in cui veniva alimentata artificialmente tramite flebo. A seguito del ricovero ospedaliero, richiesto dal marito e dal medico di base, Cristina doveva attenersi all’alimentazione inviatale via internet dalla dietologa dell’ospedale. Il programma alimentare era organizzato in “vassoi alimentari” che dovevano essere rigorosamente preparati dal marito, il quale aveva anche il compito di

…la validità del lavoro d’équipe tra figure professionali con diversa formazione disciplinare… “controllare” che la signora consumasse interamente il pasto. Tali esperienze pregresse da lei giudicate negative, all’interno delle quali aveva sperimentato, a suo dire, solo vissuti di “giudizio” da parte degli operatori a cui si era rivolta, l’hanno spinta ad intraprendere un percorso diverso. Prima dell’avvio del percorso di aiuto pedagogico clinico, Cristina era totalmente in carico ai medici ospedalieri che l’avevano dimessa dopo il ricovero forzato: aveva infatti incontri cadenzati mensilmente con la dietologa che controllava il peso

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corporeo, mensilmente con il medico internista che valutava il quadro clinico generale e ogni due mesi con lo psichiatra che aveva il compito di monitorare lo stato emotivo della signora e di valutare la posologia dell’ansiolitico e dell’antidepressivo somministrati. La mia decisione di intervenire in aiuto a Cristina si è legata alla disponibilità dei diversi specialisti ospedalieri di lavorare in équipe. In effetti si è creata una stretta collaborazione con lo psichiatra e con la dietologa. È nato così un approccio interdisciplinare, all’interno del quale io incontravo Cristina con cadenza bisettimanale, lo psichiatra all’inizio ogni quindici giorni e successivamente una volta al mese e mensilmente la dietologa. Parallelamente, con lo scopo principale di operare una verifica in itinere dell’intero approccio clinico proposto, si sono tenuti incontri d’équipe, inizial-

…l’emergere di preziose informazioni relative agli stati d’animo… 16

mente ogni mese e in seguito bimestralmente, salvo la possibilità di contatti telefonici per specifiche necessità contingenti. Il lavoro pedagogico clinico ha tenuto presente principalmente gli orientamenti metodologici del Reflecting® che hanno permesso l’emergere di preziose informazioni relative agli stati d’animo della signora che potevano aver causato (anche a parere dello psichiatra) il bisogno di autoannullarsi. Cristina aveva perso in 4 anni il fratello maggiore di 2 anni a causa di un incidente stradale e con il quale aveva un forte legame affettivo, la madre per problematiche polmonari e verso la quale provava sensi di colpa per non averla difesa contro l’aggressività fisica e verbale del padre, e il padre per problematiche epatiche verso il quale provava sentimenti ambivalenti di odio-amore per il suo essere rigido e punitivo e sensi di colpa per avergli “augurato più volte la morte”. Un altro elemento importante emerso è l’aver dovuto nascondere a 19 anni all’attuale marito una gravidanza da lui non accettata e un aborto condotto in solitudine. Dall’indagine anamnestica emer-ge che il percorso anoressico di Cristina è esordito alla morte del padre, momento in cui ha iniziato a praticare sport in misura eccessiva, a ridurre il cibo per qualità e quantità, conteggiare le calorie, fare uso di

lassativi a cui si è aggiunta amenorrea; in questo periodo si sono verificati anche due episodi di Tentato Suicido Non Adeguato (TSNA). L’anamnesi condotta con le attenzioni e le modalità volute dal

...verso il quale provava sentimenti ambivalenti di odio-amore per il suo essere rigido e punitivo e sensi di colpa per avergli “augurato più volte la morte”.


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metodo Reflecting® ci ha permesso ancor più di far rilevare alcuni aspetti che intimamente sostanziavano il disagio, l’idea di Cristina di dover morire per raggiungere la propria famiglia e soprattutto il “figlio ucciso”, un sentimento di inutilità, in quanto, a suo modo di vedere, se tutta la sua famiglia era “altrove”, non aveva senso che lei continuasse a vivere. L’approfondimento diagnostico mi ha permesso di avviare un intervento di aiuto basato su di un percorso di percezione e integrazione del proprio sé corporeo. Le tecniche utilizzate per il raggiungimento di questi obiettivi sono state desunte dal Training Induttivo® per conquistare effetti di distensione e di abbattimento tensionale, InterArt® per favorire la coscientizzazione dei propri vissuti emotivi e la disponibilità a dichiararli e rappresentarli, BodyWork® per sviluppare una presa di coscienza geografico-e topografico-corporea, un tornare a conoscersi, riconoscersi, strutturare una valida accettazione di sè. L’intervento di InterArt ha permesso al soggetto, tramite l’utilizzo sincretico delle varie forme artistiche e dei relativi strumenti, di esprimere la propria emotività, di esternare la propria rabbia e le proprie paure, nonché i propri sensi di colpa. Tra le tecniche proposte, la manipolazione di materiale plastico, dichiarazioni e rappresenta-

zioni di sé attraverso disegni con pastelli a cera ed esposizioni emozionali tratte dalla lettura di poesie. L’utilizzo del metodo InterArt ha avuto termine dopo circa undici mesi, momento in cui Cristina dimostrava di aver raggiunto un buon equilibrio psico-emozionale, che si traduceva in una minor resistenza all’introduzione del cibo, ciò che aveva portato ad una conseguente graduale riduzione della posologia degli antidepressivi decisa dallo psichiatra. Successivamente in ragione dei cambiamenti avvenuti ho introdotto il metodo Body Work® e contemporaneamente è stato mantenuto attivo il criterio del Reflecting occasioni che hanno lasciato spazio a sentimenti propositivi, alla volontà di “iniziare davvero a vivere” assieme al marito, diventando così protagonista del proprio cambiamento e del proprio processo di crescita. Cristina nel frattempo ha raggiunto il peso di 47 kg e ripristinato il ciclo mestruale, tornando ad esprimersi libera dai disagi intimi che le procuravano insuc-

cessi. Le dimissioni di Cristina sono avvenute con un adeguato accompagnamento dopo circa due anni. Un successo dell’intera équipe di lavoro a conferma della necessità e validità di un saper stare in rete, ed intervenire con pluri-professionalità a garanzia di risultati certi.

…hanno lasciato spazio a sentimenti propositivi, alla volontà di “iniziare davvero a vivere”.

Summary The writer talks about a surgery on a subject diagnosed with Anorexia Nervosa and highlights the importance of a multidisciplinary surgery collaboration essential in order to face situations of a similarly devastating illness. The dietologist’s food program, the anxiolytic and antidepressive posology prescribed by the psychiatrist and, more particularly, the use of clinicalpedagogical techniques together with a methodology aimed toward globality and individuality, have allowed the person to re-acquire, after two years of work, 47 kg’s of weight and a renewed willingness to live.

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La formazione dei volontari di Carmen Torrisi e Antonio Viviani

Il volontariato rappresenta una notevole risorsa sociale, tanto indispensabile quanto complessa, contraddistinta dalla richiesta prioritaria di disponibilità e di impegno, dal bisogno di fare squadra e dalla necessità di offrirsi all’altro con competenze, non solo tecniche ma in primis umane. Per il volontario non avere adeguata autoconsapevolezza e di conseguenza scarsa conoscenza delle proprie risorse, può generare vari disagi tra cui frustrazione e deterioramento delle motivazioni con probabile e progressiva disaffezione della missione di aiuto. Anche le aspettative deluse, le motivazioni poco radicate e le convinzioni, non sempre del tutto realistiche, costituiscono le cause più frequenti di accumuli di tensione e di incomprensioni non solo con i fruitori del servizio, ma anche in seno al gruppo dei volontari. Specie per il volontario anziano prendere coscienza delle modalità relazionali è premessa imprescindibile per imparare a dosarsi, per “aiutarsi ad aiutare meglio”; un processo fondamentale affinché le potenzialità convergano in modo equilibrato verso l’obiettivo “volontariato”, senza mettere a repentaglio il proprio capitale fisico ed emotivo. I

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gruppi eterogenei per età e per sesso tendono inoltre a presentare una gestione della comunicazione piuttosto complessa, caratterizzata da evoluzioni e involuzioni, con passaggi “tipici” che muovono dall’entusiasmo e giungono sino allo scoramento o addirittura dall’ascesa di conflitti più o meno accesi. Da ciò, per il volontario diventa basilare conoscere le proprie risorse personali, affinare i propri strumenti comunicativi, favorire la riduzione dei conflitti e l’incremento della cooperazione e della partecipazione. Questi sono stati i presupposti che hanno sostanziato un progetto richiesto e promosso dalle associazioni aderenti al Tavolo Anziani del Forum del Terzo settore della Provincia di Grosseto, il percorso “Aiutarsi per aiutare meglio” che ha caratterizzato la fase propedeutica all’avvio del Progetto “Non più soli”, reso possibile da operatori volontari e destinato agli anziani. L’iniziativa, di tipo sperimentale e finanziata dalla amministrazione provinciale di Grosseto, ha mirato alla riduzione dell’esclusione sociale dei cittadini over 65, attraverso la loro integrazione all’interno dei Centri di Promozione Sociale (CPS). L’opportunità di presentare al

Per il volontario non avere adeguata autoconsapevolezza e di conseguenza scarsa conoscenza delle proprie risorse… Tavolo Anziani la nostra proposta di formazione pedagogico clinica, è scaturita dall’adesione costante e attiva alle riunioni nel suddetto Forum in rappresentanza delle direzioni provinciali ANPEC Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici e SIR Società Internazionale di Reflecting di Grosseto. La proposta è stata accolta e il percorso realizzato ha coinvolto oltre venti volontari del CPS. Gli obiettivi principali del progetto sono stati correlati a due aspetti fondamentali del campo


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di azione del volontariato, uno ai processi comunicativi delle dinamiche relazionali sia interne (gruppo di operatori) che esterne (rapporti con l’utenza) e l’altro all’ottimizzazione delle risorse psicofisiche. La progettazione e la realizzazione del percorso Durante l’elaborazione del percorso, abbiamo ritenuto fondamentale privilegiare un approccio metodologico diretto e applicativo, antitetico alla metodica più tradizionale di tipo informativo-teorica. Abbiamo individuato nel contesto laboratoriale il setting formativo ideale e predisposto per realizzare varie situazioni di dinamiche relazionali. Sul piano operativo, sono stati attivati due assi esperienziali diversi ma confluenti; da una parte il gruppo, attraverso l’uso del Metodo Reflecting®, ha avuto modo di elaborare e rielaborare sollecitazioni verbali e figurative (anche veicolate da stimoli filmici) e dall’altro ha vissuto le esperienze relazionali stimolate da attività specifiche di drammatizzazione pedagogica (Dossick J., Shea E., Pedagogia creativa, ed. Magi, Roma, 2002), da giochi di relazione e dai contenuti emersi durante la riflessione di gruppo. Più specificatamente, il contesto orientato alla nuova maieutica promossa dal Reflecting, ha reso possibili per il gruppo, attraver-

so la valorizzazione delle risorse, trasformazioni e cambiamenti. In particolare gli obiettivi individuati in fase progettuale, hanno suggerito la necessità di sostare, attraverso momenti improntati alla riflessione, su un focus tematico fondamentale quale la relazione con l’altro, predefinito solo parzialmente attraverso i vari “sollecitatori alla riflessione” tra cui brevi frasi e dinamismi figurativi (Pesci G., Pesci S., Viviani A., “Reflecting: un metodo per lo sviluppo di Sè” ed. Magi, Roma, 2003). Successivamente sono state proposte apposite sollecitazioni per aiutare il gruppo a riflettere sull’importanza di instaurare relazioni armoniose ed equilibrate, soffermandosi in modo particolare sulle modalità che promuovono o inibiscono una opportunità di ascolto. In questa fase sono stati evidenziati i concetti-stimolo di accoglienza, rispetto e disponibilità configurati come i veri “trucchi del mestiere” (come ha dichiarato una partecipante al corso). Promuoversi in questo nuovo orientamento ha implicato il prendere coscienza che all’interno del gruppo le dinamiche erano inadeguate. Inoltre, il potenziamento delle capacità attentive nella relazione con l’altro è stato promosso tramite situazioni formative desunte dai principi della Pedagogia creativa che, in congruenza con il Metodo Reflecting, ha offerto ulteriori stimoli introspettivi. At-

…su un focus tematico fondamentale quale la relazione con l’altro, predefinito solo parzialmente attraverso i vari “sollecitatori alla riflessione”… traverso quanto manifestato e vissuto nel feedback di gruppo, ogni partecipante ha sperimentato nuove modalità per rivelare aspettative e bisogni. Sul piano operativo, il dinamismo che ha caratterizzato il flusso creativo di idee è stato stimolato con appositi ausili grafici, ad esempio l’esperienza “Faccia a faccia”. Consegnata l’illustrazione del contorno di un volto, ogni partecipante ha potuto determinarne l’espressione a suo piacimento descrivendo poi, sul retro del foglio, le cause a cui era riconducibile; occasione per riconoscere ed identificare un ric-

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co ventaglio di espressioni facciali e stati emotivi ad essi correlati. Le variegate declinazioni di emozioni e sentimenti (gioia, paura, stupore, rabbia, ecc.) emerse dalle elaborazioni grafiche hanno favorito osservazioni sul “non detto” e sulla cospicua quantità di messaggi veicolabili anche senza ricorrere alle parole. Nell’esperienza “Cambiare me stesso” la finalità specifica è stata la riflessione sulle dinamiche che favoriscono l’auto-miglioramento: ai partecipanti è stato proposto di scegliere una caratteristica che intendevano cambiare indicandola su un foglio nell’apposita nuvoletta “Mi sono liberato di...” e individuarne una nuova da inserire nello spazio “Ho aggiunto a me stesso...”. Completate le frasi ogni partecipante ha condiviso le considerazioni sui propri elementi caratteriali; dal confronto reciproco è scaturita l’abilità a superare l’inibizione dei punti critici rivitalizzando le risorse attinte dal proprio mondo interiore. La “diversità” inizialmente radice di diffidenza e discriminazione è stata gradualmente accolta e valorizzata fino ad assumere i connotati di fonte energetica necessaria per garantire compattezza al gruppo. Reflecting e pedagogia creativa, un binomio interessante ed efficace che ha suscitato piacevoli coinvolgimenti interazionali e abilità elaborate e vissute in

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modo concreto, tali da poter essere poi applicate in altri contesti. In modalità laboratoriale, quindi, è stata offerta al gruppo l’occasione di sentirsi una “catena umana” e soddisfatta l’esigenza di confidarsi e confrontarsi, in un clima collaborativo e positivo che ha permesso di rimuovere ogni insicurezza e trovare in se stessi le abilità e disponibilità per raggiungere un adeguato equilibrio personale, sostenere e ottimizzare il lavoro di rete. Come tessere di un singolo collage, gli aspetti maturati durante il percorso formativo di ogni operatore, hanno forgiato gradualmente un mosaico collettivo, capace di valorizzare gli elementi comuni e di aggregazione. I volontari, abbandonato l’atteggiamento inizialmente passivo, hanno intrapreso un cammino dinamico che ha agevolato i processi evolutivi necessari per disporre delle risorse utili al fine di ricoprire il complesso ruolo che li attende. Il percorso ha offerto loro l’opportunità per riflettere sui vissuti e sulle emozioni, disporre di ca-

pacità di ascolto e accoglienza delle difficoltà dell’altro, al fine di proseguire l’iter di aiuto con maggiore consapevolezza ed equilibrio. Rimossa ogni insicurezza, ogni volontario ha trovato in se stesso le abilità e disponibilità necessarie per raggiungere un adeguato equilibrio personale indispensabile per sostenere e ottimizzare il lavoro di rete, rispettare l’anziano usando discrezione, stimolando energie, volontà e certezze.

...rispettare l’anziano usando discrezione, stimolando energie, volontà e certezze.

Summary The training of volunteers in the aim of sustaining and integrating the elders has been satisfied by Viviani and Torrisi with a Project which has seen the use of various interactive exchange modalities necessary in order to create ability and availability to stay together. The group of volunteers, following the experiences made in Atelier have obtained a socializing capacity that’s very useful in order to re-create, in the elders, a different relational capacity and the desire to live life.


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Centro Famiglia di Andrea Demelas e M. Clotilde Merlin

Il Centro presso cui ha avuto luogo la progettazione del percorso pedagogico clinico, oggetto di questo studio, è un Centro Famiglia aperto alla sperimentazione e alla ricerca, peculiarità che lo caratterizzano per l’attenzione in visione olistica alla persona, alla coppia e alla famiglia mutuate da un lavoro di équipe fra operatori di diversa formazione professionale e in rete con altre istituzioni. Un’équipe in cui il pedagogista clinico garantisce una visione d’insieme in ogni momento dell’intervento in maniera flessibile, dinamica. Dall’intesa delle istituzioni in rete si è dato avvio alla progettazione e gestione di un Piano personalizzato rivolto ad una donna di 40 anni, realizzato in sinergia tra pedagogista clinico e dietologo in collaborazione con il Distretto di Salute Mentale e i Servizi Sociali del Comune. Tiziana presentava gravi difficoltà di carattere psicosomatico, una obesità subita per tanti anni passivamente tra il fatalismo e i sensi di colpa e attacchi di panico che l’hanno portata con il passare del tempo a perdere sempre più autonomia fino a utilizzare la sedia a rotelle. Dall’anamnesi e dall’osservazio-ne scopica il pedagogista clinico ha potuto rilevare aspetti

…in ogni momento del percorso una visione d’insieme… connotazionabili in specifici momenti e situazioni di vita frenanti il buon equilibrio emozionale cause di alterazioni comportamentali. Tiziana ha descritto circostanze in cui ha dovuto convivere con la paura ed i conseguenti intensi disagi tra cui forti palpitazioni, tremori e moti clonici, sensazioni di soffocamento, di disequilibrio e di instabilità fino a strutturare il timore di perdere il controllo, “di impazzire”, “di morire”. Sensazioni che le hanno impedito di uscire da sola e vivere una vita sociale di relazione. Una perdita di autonomia che frena, ostacola e immobilizza. Inoltre la grave obesità ancor più rallenta ogni movimento ed infierisce con impacci organizzativo-cinestetici e con alterazioni del dinamismo respiratorio. L’intervento di aiuto ha trovato

un buon ausiliario nel metodo Reflecting® che ha consentito alla donna di narrare vissuti intimi recuperando particolari esperienze positive di vita in cui il suo corpo era espressione di armonia e di abilità abbandonate dopo una triste esperienza di abuso vissuta da bambina, anch’essa emersa dalle elaborazioni in riflessione. Gli incontri con il Reflecting hanno offerto l’opportunità a Tiziana di ascoltare se stessa, di far affiorare atteggiamenti e preoccupazioni su come soddisfare coloro che vi-

Sensazioni che le hanno impedito di uscire da sola e di vivere una vita di relazione. 21


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vevano attorno a lei, dichiarare risorse inespresse, come incapsulate, necrotizzate, che portano a “gonfiare” un corpo rendendolo deforme e sempre più “legato” nei movimenti. Contemporaneamente all’opportunità di oggettivare aspetti significativi del proprio essere e del proprio esistere siamo intervenuti con tecniche dialogico-corporee, vivere il piacere del tatto e dal contatto, assaporare ogni forma e dimensione e ricreare simpatia dialogico-corporea. Il percorso ha favorito nuove motivazioni attivato il desiderio di cambiamento e la disponibilità di riappropriarsi del proprio corpo e renderlo idoneo al movimento in funzione del piacere di vivere e dell’autonomia. La maggior sicurezza personale e il rinforzo dell’autostima hanno permesso alla donna di rintracciare buone potenzialità di elaborazione e di osservazione, di ricercare nella realtà che la circonda occasioni aderenti alle reali capacità, riscoprire passioni e riconquistare fiducia. Mentre l’intervento di aiuto continua ancora oggi per vincere ogni situazione negativa del passato, in accordo e in collaborazione con il C.I.M, è stato programmato un inserimento lavorativo (L. 20/98) presso una studio veterinario, aprendo così una prospettiva capace di offrire a Tiziana occasioni di relazione e impegni che garantiscano il sentirsi utile dimostrando, attraver-

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so il lavoro, di essere soggetto di pieno diritto. Il percorso pedagogico clinico condotto all’interno della struttura del Centro ha trovato apprezzamento e riconoscimento nel sociale. Ciò ha significato che la cultura del lavoro in équipe può permettere serie occa-sioni di intesa tra operatori e promuovere importanti alleanze educative.

…di rintracciare buone potenzialità di elaborazione e di osservazione.

Summary The authors explain their efforts carried out within a Family Centre and directed with the support of a 40 year old woman that has serious psychosomatic disorders. The historicity of the subject has well interpreted the causes that triggered the mental distress taken into account for the planning of the aid intervention that was successful enough to reintegrate the woman back into employment.


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Riflessioni sul “sentirsi alla pari” di Anna Ruocco

“Ognuno è unico, non ce ne è un altro uguale a noi” “Siamo tutti uguali” Sono due concetti ribaditi e riproposti in vari ambiti, spesso insieme. Ci fanno riflettere su verità riconosciute ed importanti… eppure sono contrastanti fra di loro. Se sono unico come faccio ad essere uguale a tutti gli altri? E’ la parola “uguale” che crea confusione. Con essa si vuole intendere che partiamo da una base comune e che abbiamo pari diritti e pari doveri. Allora se si vuole essere precisi è più corretto introdurre il concetto “alla pari”. Ognuno è unico, pertanto non siamo tutti uguali ma… “alla pari”. Una volta chiarito ciò si evidenzia un’altra problematica sulla quale è opportuno soffermarci: non abbiamo molte occasioni per imparare a sentirci alla pari. Da quando nasciamo, il nostro principale rapporto è con i genitori. Dipendiamo da loro, sono “Dio” per noi. Poi ci sono i fratelli e le sorelle ma anche lì c’è una gerarchia: chi è primo, chi è secondo, chi è femmina, chi è maschio. Poi andiamo a scuola: c’è il primo della classe, ci sono i secchioni, i bulli, quelli intelligenti e quelli lenti, quelli volenterosi e quelli svogliati. Si tende a sottolineare la diversità non per testimoniare l’unicità di ognuno ma per creare competizione fino a generare fazioni ed emarginazione. Lo stesso accade nel mondo del lavoro.

L’amicizia e la coppia costituiscono l’unica vera possibilità di sperimentazione della parità. Purtroppo anche in queste occasioni, il reciproco vissuto, la paura, la rabbia, i bisogni, ragioni sociali, culturali, religiose ostacolano tale esperienza. Ma è proprio da tali rapporti che bisogna incominciare per imparare ad essere liberi, ad avere il diritto di pensare, esprimere, sentire, in una condizione di completa parità, nella propria unicità, nel proprio specifico ruolo. Solo quando scopro che ho il diritto di poter esprimere anche una sciocchezza semplicemente perché è la mia, e me ne assumo la responsabilità, allora cresco dentro, evolvo personalmente e socialmente. Imparo che ho dei diritti e che posso pretendere che siano considerati. Imparo che ho dei doveri, delle responsabilità e che è necessario un impegno. La vita assume un valore, mi do un valore. Imparo ad accettarmi così come sono, imparo ad accettare gli altri così come sono. Imparo il rispetto. Si tratta di ingredienti utili e necessari per saper stare insieme, per condividere ed evolvere ancora. Non siamo tutti uguali, ognuno ha le sue capacità, le sue specifiche caratteristiche ed hanno tutte una ragione di essere in una situazione di completa parità. Non siamo tutti uguali, ma tutti alla pari. Come abbiamo imparato a camminare, dormire, leggere, scri-

vere ed altro, possiamo imparare ed insegnare la parità. Il metodo più semplice ed efficace per incominciare ad esercitarsi è il “dire grazie”. Ringraziare chi ci dona qualcosa, non è solo una formalità o una convenzione cortese. Ci permette di metterci alla pari. Se qualcuno ci dona o ci dice qualcosa, l’azione va da questa persona a noi senza ritorno. Se noi ringraziamo, l’azione torna indietro e, così, restituiamo il gesto e ci mettiamo alla pari. Ho parlato dell’importanza del dire grazie ad un gruppo di lavoro estivo di ragazze e ragazzi di età dai 7 ai 18 anni ed i risultati sono stati sorprendenti. Hanno imparato a dirsi grazie a 360 gradi, non solo per le cose positive ma anche per quelle negative. Per esempio, uno ha esternato sinceramente “Oggi non ti sopporto” e l’altro gli ha risposto con calma senza arrabbiarsi “Grazie per la sincerità”. Il “dire grazie” ha permesso loro di sentirsi liberi di esprimersi senza giudizio, di sentirsi importanti, di essere ben disposti gli uni verso gli altri, di socializzare più facilmente, di riconoscere e condividere le proprie emozioni senza vergogna o remore, di gestire la rabbia e la paura, di rispettarsi a vicenda, di accettarsi, di affezionarsi fra loro, di fare gruppo. Il sentirsi alla pari rende le persone più evolute dal punto di vista sociale e permette la creazione di società ideali.

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Congressi, convegni, seminari, incontri… Reggio Calabria

Francesca Cartellà ha stilato l’introduzione al libro “Il gigante Agix e la Casa dei Colori” pubblicato dall’Associazione di volontariato Agiduemila con Fondi Protocollo di Intesa Fondazioni bancarie e volontariato. Una pubblicazione sul percorso di conoscenza di sé e dei propri vissuti emozionali indirizzato ai giovani.

Grosseto-Orbetello-Arcidosso

Nell’anno 2010-2011 si è tenuto in Grosseto, Orbetello e Arcidosso il Corso rivolto a insegnanti e formatori, sulla Didattica Laboratoriale finanziato dai Fondi Sociali Europei, condotto da Antonio Viviani. Il Corso ha avuto la finalità di far conquistare ai partecipanti nuove abilità nell’interazione, un conoscersi per garantire maggiori disponibilità negli scambi e nelle intese.

Monte di Procida

La collega Velia Renzo sta conducendo un progetto per favorire l’integrazione dell’anziano nel contesto sociale della città, patrocinato dal Sindaco On. Franco Iannuzzi. “Il progetto pedagogico clinico vuole offrire la possibilità di far emergere l’anzianità come un’opportunità, una ricchezza e una grande risorsa. Tutto ciò attraverso il potenziamento delle abilità mnestiche, nel pieno del rispetto della globalità della persona e quindi del rapporto che intercorre tra mente-corpo. Il progetto considera importante aiutare la persona anziana offrendo quegli stimoli che la conducono a riscoprirsi rivalutarsi e creare un equilibrio in particolar modo potenziando la memoria patrimonio della nostra esistenza”.

PROGETTO PEDAGOGICO CLINICO PROGETTO PEDAGOGICO CLINICO UN’ATELIER PER L’ANZIANO UN’ATELIER PER L’ANZIANO

Casoria

Stefania Laurino ha realizzato in una scuola a Casoria il progetto di “Prevenzione alle difficoltà di apprendi-

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mento” approvato dall’Amministrazione Comunale. Un progetto che per il 2011-2012 si estende a 5 circoli didattici del Comune.

Terni-Perugia

I pedagogisti clinici Federico Pettinari e Luisa Vera hanno condotto nel 2010-2011, per il sesto anno consecutivo, il progetto “La traccia del proprio corpo: sentito, percepito e rappresentato” nelle scuole dell’infanzia del territorio umbro. Le scuole, sia della provincia di Perugia che di Terni, che hanno richiesto il progetto educativo sono state sette con il coinvolgimento di circa 200 bambini. Tali esperienze prevedono un percorso con gli insegnanti ed i genitori e spesso sono attuabili proprio grazie al contributo di quest’ultimi che intravedono nelle attività della proposta educativa ispirata alla pedagogia clinica valide opportunità per lo sviluppo dei loro bambini. Le collaborazioni con le realtà scolastiche sono aumentate negli anni ed hanno portato alla creazione anche di sportelli di ascolto sia negli istituti comprensivi che nelle scuole superiori, permettendo al pedagogista clinico di porsi come punto di riferimento per il personale scolastico e per le famiglie.

Grosseto

Carmen Torrisi e Antonio Viviani hanno tenuto in Grosseto il Corso per l’Integrazione culturale di Stranieri finanziato dai Fondi Sociali Europei rivolto ai genitori di allievi stranieri e italiani. Le modalità di conduzione si sono basate sui metodi propri della pedagogia clinica con lo scopo di abbattere pregiudizi e false opinioni e promuovere condivisione, accettazione e cooperazione.

Assisi

Stefania Bruni e Chiara Proietti hanno realizzato su richiesta delle scuole di Palazzo e Petrignano di Assisi i progetti “L’altro sono io. Educazione all’empatia e al rispetto dell’altro, un aiuto preventivo contro le manifestazioni di bullismo” e “Il laboratorio della comprensione. Un aiuto pedagogico per lo sviluppo delle capacità di linguaggio, attenzione, memorizzazione e relazione”, rivolti a insegnanti e scolari. I risultati soddisfacenti hanno offerto alle colleghe l’occasione di essere coinvolte con altri progetti anche per il prossimo anno.


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e a cura di Antonio Viviani

Modena

La direttrice della sezione provinciale di Modena Marzia Pantanella dà notizia dell’apertura del sito pedagogiaclinicamodena.it, il portale dell’ANPEC Modena, con l’obiettivo di rendere visibile ciò che la sezione svolge e realizza, inoltre si possono leggere articoli, osservazioni e riflessioni su aspetti che riguardano la professione. La sezione provinciale è presente anche con un proprio spazio “Pedagogia clinica Modena” su Facebook.

Capannori

Sabato 9 aprile 2011 a Capannori, nell’Auditorium ASL 2 si è tenuto il Convegno organizzato dal Comune su “Tieni stretta la salute con le mani… e con la mente. Cosa sapere per mantenersi in buona salute”. Al convegno tra i relatori era presente Guido Pesci con un suo intervento su “Reflecting, un metodo per lo sviluppo del sé”.

Jesolo

Il 22 maggio 2011 si è tenuta la “Fiera del benessere” promossa e patrocinata dal Comune di Jesolo aperta a tutti gli operatori e alle associazioni che si occupano dello stato di salute della persona. Le colleghe Giovanna Giacomini e Dalila Da Lio hanno partecipato con un proprio stand per dare informazioni, attraverso materiale cartaceo e multimediale sulla Pedagogia Clinica e sulla attività del loro studio professionale. Durante la giornata hanno tenuto inoltre, alla presenza di un nutrito numero di partecipanti, due conferenze dal titolo “Educazione negli apprendimenti” e “Essere un genitore consapevole”.

Grosseto

Nella città di Grosseto Antonio Viviani ha tenuto il Corso di formazione per il personale di cooperative del settore socio-educativo finanziato dai Fondi Sociali Europei. Gli incontri hanno avuto come obiettivo il migliora-

mento delle relazioni tra le varie componenti e i diversi ruoli. Un obiettivo raggiunto con l’ausilio del Reflecting® resosi idoneo per garantire una analisi delle difficoltà relazionali e vincere la carenzialità nelle intese dando avvio ad una diversa consapevolezza.

Cava de’ Tirreni

Aperto a Cava un Laboratorio Estivo per ragazzi dai 5 ai 22 anni condotto dai colleghi del Centro Indaco, Anna Ruocco, Elena Coretti, Gerardo Pistillo, Anna Ferrara, Stefania Ricci, da Maria Giovanna Fazio, Anna Maria Serra e Rosa Fiasco. Quest’anno i partecipanti hanno curato e potenziato le loro abilità organizzativo-percettive e partecipato con sorprendente bravura alle Costellazioni Familiari. Altri progetti presentati ed attuati presso le scuole hanno avuto successo e saranno nell’anno in corso organizzati presso le scuole di Cava, Caserta, Capri e Roma.

Marsciano (PG)

Donatella Salinetti e Marinella Veschini hanno programmato e realizzato il progetto didattico-educativo “C’era una volta…tu” finalizzato ad accrescere le competenze percettivo-motorie propedeutiche alla lettura e scrittura presso la Scuola dell’Infanzia della Direzione Didattica I Circolo di Marsciano, di cui è direttrice la prof.ssa Stefania Finauro. Gli obiettivi perseguiti si riassumono in acquisizione della consapevolezza e della conoscenza del proprio corpo, orientamento spazio-temporale, percezione sensoriale, rappresentazione spaziale, esperienze raggiunte con racconti e giochi, musica e movimento per “crescere ed accrescere”. Un itinerario didattico condotto attraverso il gioco di finzione in un immaginario viaggio per le stanze di un castello fino a trovarsi all’interno di questo e dare corpo in uno spazio-tempo alle fantasie infantili. Il progetto ha avuto un grande successo, il plauso dei dirigenti e dei genitori ha avuto un’ampia eco sui mass-media.

Casoria (NA)

Stefania Laurino ha attuato, da gennaio a maggio 2011, il progetto di prevenzione alle difficoltà di apprendimento in due scuole dell’infanzia e una scuola primaria finanziato dal Comune di Casoria. Il progetto è stato accolto con esito positivo dai dirigenti scolastici, dagli insegnanti e dai genitori.

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T r i b u n e a cura di Antonio Viviani

Gabriele Olivieri pedagogista clinico e già responsabile di altri corsi organizzati dall’AUSER è stato chiamato a coordinare il Corso “Animazione nelle strutture residenziali” rivolto a volontari desiderosi di assumere capacità idonee all’animazione nelle residenze dell’AUSER di Savona.

ssa Carmina Nurchis collaboratrice provinciale del settore giovanile e scolastico presso la delegazione di Milano.

Orvieto

L’ANPEC ha tenuto a Orvieto sabato 16 aprile 2011 con i patrocini di Regione Umbria, provincia di Terni, USL 4 Terni ed i Comuni di Orvieto, Viterbo e Porano, il Convegno su “Multidisciplinarietà come trama educativa”. I lavori si sono svolti nella Sala dei 400 del Palazzo del Capitano del Popolo, Presidente il Prof. dott. Michele Di Nunzio. Le relazioni sono state assai importanti e significative ed hanno sostanziato un nutrito programma. ANPEC

Maria Gabriella Guglielmini, pedagogista clinico sta conducendo un progetto di solidarietà a sostegno dell’assistenza ai malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica in collaborazione con l’Associazione AISLA di Reggio Calabria.

Milano

La collega Carmina Nurchis è stata nominata collaboratrice provinciale presso il settore giovanile e scolastico della Federazione Gioco Calcio Lombardia dove mette a disposizione e in atto la sua esperienza di pedagogista clinico e psicomotricista funzionale. Tale nomina appare su:

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Reggio Calabria

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Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici

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Andora (SV)

ISFAR

Formazione Post-Universitaria delle Professioni Ente Accreditato dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Decreto Ministeriale n. 177/2000

CONVEGNO

MULTIDISCIPLINARIETÀ COME TRAMA EDUCATIVA Professioni, Scuola, Famiglia, Istituzioni Sala dei 400, Palazzo del Capitano del Popolo Orvieto, Sabato 16 aprile 2011 Presidente: Prof. Dr. Michele Di Nunzio

Psichiatra, Criminologo, Docente ISFAR Formazione Post-Università delle Professioni Con il Patrocinio di: Regione Umbria

Provincia di Terni

Il Coordinatore Regionale F.I.G.C. SGS nomina la dott.

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Comune di Orvieto

Comune di Viterbo

Comune di Porano

Con la collaborazione di: AIFA Associazione Famiglie ADHD, Roma; ANPC - Association National Pedagogues Cliniciens - Bruxelles; Associazione italiana sindrome X-fragile; ASPIF - Associazione Psicomotricisti Funzionali; SINPE - Sindacato Nazionale Pedagogisti; SIR - Società Internazionale di Reflecting; Fidapa Orvieto; A.ge Orvieto

P R O G R A M M A

ORE 14.30 - RIPRESA DEI LAVORI

ORE 9.00 - REGISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI

Laboratori di crescita per persone di ogni età, Coop Nuova Azzurra, Porano Dott. Giorgio Cocco, Sindaco di Porano Prof.ssa Alda Coppola, Insegnante di sostegno liceo Lo stile comunicativo nella relazione educativa Dott.ssa Cenci Carla, Pedagogista Clinico, Docente scuola primaria In aiuto ad un minore con disagio emozionale Dott.ssa Valentina Biondi, Psicologa, Pedagogista Clinico Il miglioramento del sistema educativo sociale Dott.ssa Eleonora Volpe, Pedagogista Clinico, Referente Scuola Secondaria Il pedagogista clinico e la continuità educativa come processo di crescita Dott. Laura Buraccioni, Pedagogista Clinico, Direttore ANPEC Terni Il supporto alle popolazioni esuli Dott.ssa Anna Crasti, Pedagogista Clinico, Direttore ANPEC Bologna “Ciak si gira” campus estivo sulla comunicazione Dott. Ettore Cristiani, Direttore Istituto EINAUDI, Viterbo Dott.ssa Elisa Ponziani, Sociologa Dott.ssa Luisa Vera, Pedagogista Clinico L’ intreccio tra le competenze e i bisogni della persona Dott.ssa Marcella Ciapetti, Pedagogista Clinico Progetto di riqualificazione della professionalità dell’insegnante Dott.ssa Ada Blonda, Pedagogista Clinico Pedagogisti Clinici e Mediatori linguistico-culturali negli istituti scolastici Dott.ssa Simona Valle, Pedagogista Clinico Dott.ssa Ornella Bolloni, Referente Èquipe Mediatori linguistico-culturali Coop Quadrifoglio, sede della formazione ANPEC Orvieto “Amleto in viaggio” un’esperienza di teatro Dott.ssa Tiziana Frellica, Psicologa La traccia del corpo (VIDEO) Dott. Federico Pettinari, Pedagogista Clinico, Psicologo Dott.ssa Loredana Cosentino Pediatra ASL 4 Terni Dott.ssa Luisa Vera, Pedagogista Clinico, Logopedista, Psicomotricista Funzionale

ORE 9.30 - APERTURA DEL CONVEGNO E INTRODUZIONE AI LAVORI Dr.ssa Luisa Vera, Direttore Regionale ANPEC Umbria Dr.ssa Rosa Maria Purchiaroni, Direttore ANPEC Viterbo Dr.ssa Loredana Cosentino, Pediatra ASL 4 Terni SALUTO DELLE AUTORITÀ

Dott. Massimo Rosmini, Assessore alle politiche sociali del Comune di Orvieto Dott. Giorgio Cocco, Sindaco di Porano Dott.ssa Paola Rita Stella, Assessore alle politiche della scuola del comune di Roma Lettura magistrale Prof. dr. Guido Pesci, Presidente Nazionale ANPEC, Direttore Scientifico ISFAR Formazione Post-Universitaria delle Professioni Percorsi di aiuto alle famiglie Prof. Dott. Marco Marcelli, Direttore Neuropsichiatra infantile ASL Vt Dott. Adrio Savini, dirigente Psicologo ASL Viterbo, doc.Università Pontificia Salesiana Genitori e figli adolescenti: educarsi al cambiamento Dott.ssa Celeste Pierantoni, Neuropsichiatra infantile Asl Viterbo L’asilo nido un’opportunità di crescita VIDEO Avv. Daniele Sabbatini, Assessore ai servizi sociali di Viterbo Dott. ssa Rosa Maria Purchiaroni, Pedagogista Clinico, Coordinatrice Pedagogica Asili nido Comune di Viterbo Dott.ssa Luisa Vera, Pedagogista Clinico La scelta della Pedagogia nell’approccio alla sindrome X-fragile Associazione Sindrome X- fragile onlus Dott. ssa Alessia Rizzacasa, mamma di Emanuele L’esperienza educativa dell’A.ge nel territorio Dott.ssa Randa Romero, Psicologa, Presidente A.ge Orvieto ORE 11.00-11.30 - COFFEE BREAK

4.2.4 Nomina collaboratore provinciale

Asl 4 Terni

La poetica della cura Dott. ssa Silvana Leali, Psicoterapeuta, Logopedista ASL4 Terni La Persona con cerebro lesione alla Domvs Pedagogico clinica Dott. ssa Irene Gallì, Logopedista, disfagista Dott. ssa Luisa Vera, Pedagogista Clinico, Logopedista, Psicomotricista Funzionale Pedagogia Clinica e sordità Dott.ssa Letizia Saltarelli, Pedagogista Clinico Dott.ssa Vincenzina Campana, Pedagogista Clinico La rete multidisciplinare nel rapporto scuola-famiglia Prof.ssa AnnaMaria De Tullio, Avvocato, Pedagogista Clinico Disabilità e comunicazione corporea Dott.ssa Mara Bridi, Pedagogista Clinico Progetto Pedagogico clinico nella residenza protetta San Giovanni Bosco, Monterubiaglio TR Dott.ssa Laura Materazzo, Pedagogista Clinico Progetto Comunità Educante Dott.ssa Alba Sensini, Dirigente Istituto Comprensivo Piegaro (PG) ORE 13.00 - INTERRUZIONE DEI LAVORI

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA E COMITATO SCIENTIFICO

Hanno sede presso ISFAR-ANPEC - Viale Europa, 185/B - 50126 Firenze - Tel/Fax 0556531816, e-mail info@isfar-firenze.it INFORMAZIONI CONGRESSUALI: SEDE DEL CONVEGNO: Sala dei 400, Palazzo del Capitano del Popolo Orvieto ISCRIZIONI: i posti saranno riservati fino al raggiungimento della disponibilità, a coloro che inoltrano l’iscrizione

alla Segreteria Organizzativa Tel/Fax 0556531816, e-mail info@isfar-firenze.it

LA PARTECIPAZIONE È GRATUITA

ATTESTATO: al termine del Convegno, ai partecipanti che ne faranno richiesta, sarà rilasciato un Attestato di

Partecipazione con il riferimento all’Accreditamento del MIUR SPAZI ESPOSITIVI: allo scopo di presentare strumenti di interesse scientifico saranno allestiti appositi stand

www.isfar-firenze.it www.pedagogisticlinici.com www.clinicalpedagogy.com TIPOGRAFIA IT.COMM. - Firenze


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ANPEC

Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici

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E Gazzetta del Sud

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Martedì 28 Giugno 2011 a Nicosia si è tenuta l’assemblea provinciale dei pedagogisti clinici con-vocata dalla presidente Giusy Cifalà. “Si tratta di un incontro – spiega la presidente – che segna l’avvio delle attività della sezione provinciale ANPEC. Sono molto soddisfatta della risposta da parte degli associati, che hanno partecipato, arrivando praticamente da tutti i centri della nostra provincia”. L’assemblea è stata occasione per discutere di un piano di azione proposto dalla presidente, che è stato ampiamente condiviso. “Questo incontro ha avuto come obiettivo principale, oltre che discutere della nostra professione e del suo esercizio, quello di intensificare - prosegue Cifalà l’attività dei pedagogisti clinici, che ormai da diverso tempo operano nel territorio con risultati efficaci in ambito educativo, sociale e relazionale. Noi ci occupiamo di come affrontare e gestire il disagio delle persone e questo ovviamente ha grande rilevanza anche sociale”. Tra le proposte discusse ad approvate nel corso dell’incontro, al quale tra gli altri hanno partecipato Rosalba D’Accorso, Nicoletta Sagunto, Annalisa Mancuso, Sandra di Paola, Valeria Sudano, Giusy Cifalà, Pina Farò (nella foto), la realizzazione di siti web, che spiegano l’attività del pedagogista clinico. La presidente Giusy Cifalà, è stata individuata dal Consiglio direttivo nazionale dell’ANPEC, quale presidente provinciale, essendo una giovane specialista che già da diversi anni esercita la professione nel circondario di Nicosia. “L’incontro ha dato la possibilità ai professionisti presenti di percepirsi come gruppo che opera nel tessuto sociale e che riconosce – conclude la presidente – l’importanza di educare come mezzo per agire. Il dovere della pedagogia clinica è quello di favorire la crescita di ogni persona e garantire l’integrazione sociale. L’intento è realizzare una società del benessere attraverso i progetti pedagogico clinici in tutta la nostra provincia”.

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La Sicilia

Il 13 gennaio 2011 in un articolo a firma di Giulia Martorana viene riprortatata la notizia della nomina di Giusy Cifalà a Direttore provinciale ANPEC della Sezione di Enna.

montediprocida.com

A Monte di Procida la sede provinciale ANPEC Pubblicato da mdpnews il 27 maggio 2011 È stata istituita nella piccola cittadina flegrea la sede provinciale dell’Associazione Nazionale Pedagogistici Clinici (ANPEC). Ad annunciarla la stessa Associazione che tramite un comunicato ha reso noto anche la nuova direttrice la dottoressa montese Velia Renzo. La nomina della dr.ssa è stata ratificata dal Consiglio Direttivo Nazionale dell’ANPEC che, con questo atto, ha sancito l’operatività della sezione sul nostro territorio. La presenza della figura del Pedagogista Clinico permette di colmare un vuoto professionale che da tempo è stato avvertito in ambito educativo e socio-relazionale; infatti grazie all’intervento di questi specialisti, enti pubblici e privati potranno trovare innovative ed efficaci risposte per risolvere situazioni di disagio o difficoltà nella gestione dei rapporti e del rendimento in ambito sociale, professionale e scolastico. La Dottoressa Renzo ha già operato insieme al Comune di Monte di Procida attraverso diversi progetti come quello per la Prevenzione delle difficoltà di Apprendimento e con la Scuola con la Formazione PON Docenti Pedagogia Clinicia.

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a a cura di Marta Mani

Un percorso ed una sinergia che continueranno ancora grazie ad un nuovo progetto “Un Atelier per Anziano” che la stessa dottoressa Renzo ci illustra per il nostro sito. “Il progetto pedagogico clinico vuole offrire la possibilità di far emergere l’anzianità come un’opportunità una ricchezza e una grande risorsa” dice la giovane dottoressa montese che poi prosegue “Tutto ciò attraverso il potenziamento delle abilità mnestiche, nel pieno del rispetto della globalità della persona e quindi del rapporto che intercorre tra mente-corpo. Il progetto considera importante aiutare la persona anziana offrendo quegli stimoli che la conducono a riscoprirsi rivalutarsi e creare un equilibrio in particolar modo potenziando la memoria patrimonio della nostra esistenza, offrendo alla persona una molteplicità di stimoli afferenti chiamando a sostegno tutti i canali informatori: sensoriali, percettivi – organizzativo corporei, creativi umoristici, immaginativo – mentali idonei ad aiutare la persona in ogni occasione di vita”.

zata a manifestazioni patologiche, sia una disciplina che dà risposte opportune per prospettive di crescita e rinnovamento del singolo e del gruppo. “Il mio compito come pedagogista clinico – sostiene tra l’altro Elisabetta Stagi – è quello di stimolare la presa di coscienza e la libera espressione, far ritrovare ogni spontaneità, favorire la curiosità, l’espressione dei desideri, il bisogno di affermazione”. La lunga intervista è un contenitore del costrutto scientifico della pedagogia clinica e del saper operare del pedagogista clinico.

Corriere dell’Umbria

L’avvenire di Calabria

Mercoledì 9 febbraio presso l’Auditorium Lucianum si è tenuto un convegno su “Diverso…da chi” a cui ha partecipato tra gli altri la collega Francesca Cartellà, con una relazione su “Essere persona - la pedagogia clinica a fianco della disabilità” suscitando notevole interesse nei presenti.

“Dame e cavalieri per un giorno” è il titolo che si legge nell’articolo di Massimo Fraolo sul Corriere dell’Umbria del 3 maggio 2011. Un resoconto della lunga esperienza condotta dalle colleghe Donatella Salinetti e Marinella Veschini che hanno dato vita ad un progetto rivolto ai bambini della scuola dell’infanzia e orientato ad accrescere le competenze percettivo-motorie propedeutiche alla lettura e alla scrittura.

Living Tuscany

In un articolo a firma di Oriana Rispoli appare sulla rivista Living Tuscany, l’intervista alla collega Elisabetta Stagi. La giornalista espone i risultati in ben tre pagine da cui emerge quanto la pedagogia clinica, non indiriz-

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Echi della stampa albengacorsara.it

A firma di Claudio Almanzi, il 2 maggio 2011, in un articolo apparso su albengacorsara.it si dà notizia del Convegno dei Pedagogisti clinici che si terrà a Savona.

albengacorsara.it

Il Mattino

Il giornalista Luigi Pisano appare su Il Mattino con un articolo su “Riscoprire la pedagogia per cambiare il volto della scuola”. Il “pezzo” è un resoconto dell’intervista fatta a Gerardo Pistillo.

Il primo maggio 2011 in albengacorsara.it appare l’articolo dal titolo “Ad Andora con l’AUSER un corso per animatori” a firma di Claudio Almanzi. Dalla stesura si apprende che il corso di formazione è coordianto dal pedagogista clinico Gabriele Olivieri.

savonanews.it

Albenga: all’istituto Domenico Trincheri prosegue con successo il Corso per animatori della terza età condotto dal pedagogista clinico Gabriele Olivieri.

Tv IrpiniaSannio

Il collega Gerardo Pistillo è stato intervistato sul fenomeno dei suicidi in Irpinia ed ha esposto quanto il pedagogista clinico per fronteggiare il disagio sociale, ha potuto realizzare promuovendo situazioni culturali.

Salutare

Su questo mensile di informazione per la salute e il benessere in Rubrica Pedagogia Clinica a cura di Gerardo Pistillo sono apparsi articoli su Discover Project®, Psicofiabe®, Trust System®, Educromo®, BodyWork® e TouchBall®. La Rivista è consultabile sul sito www.salutare.info

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Sapere per crescere

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In questa rubrica vengono presentati testi di Autori italiani un approfondimento del sapere specialistico oltre che offrire Christian Galle-Hellwig

Musiktherapie in Lebenskrisen

Il cervello irriverente

Reichert Verlag, Wiesbaden, 2011

Edizioni Laterza, Bari, 2009

Si tratta delle relazioni tenute in occasione del XVIII convegno di musicoterapia tenutosi a Monaco nel 2010. I temi riprendono suggestioni importanti della psicologia umanistica della “terza ondata” sul concetto di crisi e sulle opportunità di come progettare con un diverso modellamento “una nuova vita” e un nuovo modo per rapportarsi ad essa. Nel libro viene sottolineato come ogni brano musicale arrivi alla persona in modo differente con una musica attiva (far musica) e passiva (l’ascolto). Molte le suggestioni, gli spunti, in questo volume non agile pur se semplice, per la pluralità di apporti, che ne fanno anche la ricchezza. Rimane confermata la comprensione della “crisi” come chance, l’approccio musicale non basta per andare nella direzione della positività e l’ombra dello “Scheitern” (fallimento, défaillance) aleggia sul tutto, senza che tale rischio o fantasma venga compreso ed esplicitato. Eugen Galasso

Un libro ampiamente articolato sulla Sindrome di Tourette che non trascura la storia e il complesso scenario dei tic e gli interventi possibili per i soggetti che vivono questi profondi disagi nelle varie situazioni di relazione. Nell’introduzione si trovano evidenziati i molteplici obiettivi: a) sotto il profilo storico-epistemologico narrare come è stata “scoperta questa malattia” mostrando al contempo come “nasce” una nuova entità clinica; b) dal punto di vista medico-sanitario sensibilizzare l’ambiente medico e la società nei riguardi della sindrome di Tourette, migliorandone in senso lato la conoscenza e cercando di fare il punto sulle strategie terapeutiche più efficaci per arrivare ad una significativa soluzione del social-impairment, fine ultimo del medico che si occupa di questa malattia; c) in prospettiva socio-culturale evidenziare come questa condizione umana “metafora antropologica”, quasi una clamorosa modalità di originale e spontanea protesta sociale, in grado di mettere a nudo le contraddizioni del nostro tempo. La Redazione

Eugen Galasso

Il problema della pace nel XX° secolo e il ruolo del socialismo democratico Edizioni Cedocs, Bolzano, 2011

Galasso parla della pace e della guerra lette in base alle suggestioni del socialismo europeo della fine dell’ottocento e lo fa per offrire una opportunità di riflessione sui vari momenti della storia passata in cui si è creduto che guerra e pace dovessero essere usati come strumento politico. Un testo alla riscoperta del pensiero socialista e social-democratico che sembra ormai bandito, ma che invece per l’autore è pronto a rimettersi sempre e continuamente in gioco pur essendo ora in fase di attesa. Guido Pesci

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Mauro Porta e Vittorio A. Sironi

Guido Pesci

La psicomotricità funzionale Scienza e metodologia Edizioni Armando, Roma, 2011 In questa opera Guido Pesci si sofferma ad analizzare la genesi e l’evoluzione delle teorie e dei diversi e integrativi principi che rappresentano le fondamenta scientifiche della psicomotricità funzionale, la disciplina creata e consolidata da Jean Le Boulch. Una scienza che, conosciuti i punti di forza e i punti deboli della persona e precisate le funzioni su cui intervenire, la rende capace, attraverso una feconda esperienza, di eseguire dei movimenti adeguati, sollecitando l’espressione di ogni nuova capacità di adattamento all’am-


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e stranieri che possono apportare un arricchimento scientifico e un più vasto panorama culturale. biente. Questo è quanto si legge nella quarta di copertina, una sintesi estrema del “cammino funzionale” di Jean Le Boulch che lo porta a sviluppare teorie e prassi metodologiche e a suffragare la scienza di nuovi importanti contributi, un procedimento globale e pluridisciplinare che contribuisce all’organizzazione funzionale e alla condotta dell’atteggiamento umano. Una psicomotricità quella “funzionale” che ben si differenzia dai modelli che studiano solo il movimento, anziché l’interfunzionalità e l’interrelazioni delle diverse manifestazioni e che per questo impone un’analisi funzionale complessa, rivolta oltre che all’analisi del movimento, all’analisi psicologica e biologica della condotta, tenendo conto della fitta rete delle funzioni biologiche, neurologiche e psico-affettive che corrispondono ai tre quadri: Quadro Biologico, Quadro Neurologico e Quadro Funzionale. Una complessità che porta Le Boulch a dichiarare: “si fa presto a dire che bisogna sviluppare le funzioni, tutti lo fanno, ma il problema diventa più difficile quando bisogna dire quale funzione sviluppare e come”. Marta Mani

gliate sulle persone che presentano disordini dello spettro autistico per poter meglio indirizzare il processo di aiuto. Il volume nasce da uno studio pilota, condotto prevalentemente nel contesto arabo palestinese, attraverso il quale è stato creato un test che potesse essere un riferimento propedeutico a programmi di intervento pedagogico rivolti a bambini con disordini dello spettro autistico. Dopo aver presentato un breve quadro teorico al fine di evidenziare gli aspetti importanti della sindrome, il libro si snoda in una sezione applicativa dove viene delineato il test e la sua utilità. Dotato di una buona validità e di una notevole attendibilità, il BAT, di cui esiste sia la versione inglese che quella in arabo, necessita di una campionatura più ampia e, per quanto ci riguarda, di un adattamento in italiano, ma rappresenta il principio di un tentativo di dare risposte concrete a soggetti che, in un paese come la Palestina, risultano essere ancora poco “visibili”. Un impegno speciale per persone con speciali bisogni, in una terra dilaniata da conflitti e scossa da numerose contraddittorietà. Simone Pesci

Basha Sami

Basha Behavioural Autism Spectrum Disorder Screening Test (BAT) Milano, ISU Università Cattolica, 2010, pp. 92 Sami Basha, Dottore di Ricerca e Professore di Pedagogia ed Educazione Speciale presso le Università di Birzeit e di Hebron in Palestina, è da anni impegnato nell’educazione speciale e nell’integrazione di persone in difficoltà. Nato in Palestina, ha completato la sua formazione accademica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, ottenendo il dottorato di ricerca e, sentendo di aver bisogno di ulteriori strumenti operativi concreti che lo sostenessero nella sua azione educativa, ha in seguito portato a termine il percorso di Pedagogia Clinica. Successivamente, spinto dal desiderio di assolvere il suo compito nella terra di origine, ha creato a Betlemme il “Centro di Pedagogia Clinica” che attualmente dirige. Qui è autore di un interessante strumento indirizzato a raccogliere informazioni detta-

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n. 25 - luglio-dicembre 2011

Nuovi Orizzonti

Psicologia, Medicina, Pedagogia Norme Redazionali per i collaboratori della Rivista “Nuovi Orizzonti” ISSN: 2036-7139

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DISEGNO ONIRICO Sedi e date di inizio Palermo, 11 novembre 2011; Firenze, 9 Marzo 2012 ECM CREDITI FORMATIVI (ultima edizione): 28 Corso inserito nel Catalogo dell’Offerta Formativa della Regione Toscana n. 000140 Destinatari: Psicoterapeuti, Psicologi, Psicologi in formazione, Pedagogisti Clinici, Reflector, Counselor, Insegnanti, laureati in Pedagogia/Scienze Pedagogiche, dell’Educazione o della Formazione (classi 56/S, LM-50, 65/S, LM-57, 87/S, LM-85, V.O.). Per altre lauree sarà valutato il curriculum. Prospetto della formazione La formazione propone la trattazione di aspetti teorici e applicazioni pratiche riguardanti il Disegno Onirico. Gli incontri, prevedendo la partecipazione attiva degli iscritti, saranno impostati su lezioni teoriche interattive ed esercitazioni pratiche di gruppo. Il corso prevede: • Introduzione al Disegno Onirico. Tecnica proiettiva di contenuti e di espressione profonda di sé attraverso l’impiego di architetture lineari, di colori, di forme e tratti grafici nello spazio rappresentato su carta, in modo automatico, involontario, consentendo così ai soggetti di portare alla luce aree del proprio mondo interiore. • Teorie su forme e colori nello spazio. Dalle teorie sul significato simbolico dei colori, delle forme e dello spazio, alla conoscenza e all’analisi di testimonianze e vissuti con l’ausilio di esemplificazioni e interpretazioni degli elementi formali del disegno e dei tratti grafici rappresentanti la chiave per ascoltarsi ed esplorare sé stessi. • Il simbolismo del mondo archetipico. Approfondimento ed esercitazioni su: i significati e la funzione del simbolo, mediatore tra inconscio e conscio, strumento e linguaggio di conoscenza ed evoluzione; il funzionamento del mondo archetipico quale modello organizzativo di comportamenti, strutture originali profondamente radicate nell’inconscio collettivo e costituenti nuclei dinamici, schemi portatori di energia psichica che tendono a manifestarsi attraverso i simboli; le immagini, suggerite dagli archetipi, testimoni di vissuti ancestrali e come sostegno necessario nei momenti di cambiamento, di dubbio, di mutamenti sociali e personali, per la strutturazione o ristrutturazione della personalità. • Esperienze di disegno onirico come strumento di aiuto. Il disegno onirico come mezzo che, attraverso l’analisi delle tracce, offre spunti utili per manifestare, comprendere e, successivamente, modificare alcuni comportamenti che impediscono l’autonomia personale e la volontà di esprimersi spontaneamente sia nel rapporto con sé stessi che nell’incontro con il mondo circostante. Docente Formazione Firenze: Prof. Dott. Angiolina Cetica, Psicologa, Pedagogista Clinico, formatore in Disegno Onirico e Psicodramma Olistico Docente Formazione Palermo: Prof. Stefania Turini, Grafologa, Psicodrammatista, formatore in Disegno Onirico e Psicodramma Olistico Al termine degli incontri ai corsisti verrà rilasciato l’Attestato di Perfezionamento in Disegno Onirico Crediti formativi ECM (ultima edizione): 28 (I crediti ECM sono inclusi nella quota di frequenza). In attesa di accreditamento con Nuovo Sistema ECM Calendari: Palermo, 11-12-13 Novembre; 25-26-27 Novembre 2011; Firenze, 9-10-11 Marzo; 23-24-25 Marzo 2012 Organizzazione didattica: il percorso formativo si articola in due week-end intensivi (venerdì, sabato e domenica) Orario: venerdì 10:30-13/14-18; sabato e domenica 9-13 /14-16:30 Quota di iscrizione: Euro 186,00; Quota di frequenza: Euro 490,00 Modalità di iscrizione e frequenza: vedi pag. 30 Scadenza dei termini di iscrizione: l’iscrizione sarà possibile fino a otto giorni prima dell’inizio del corso. Dopo la scadenza dei termini di iscrizione contattare la segreteria per eventuali posti disponibili. Sedi della formazione Palermo: San Paolo Palace****, Via Messina Marine, 91 Firenze: ISFAR - Istituto Superiore Formazione Aggiornamento e Ricerca, Via del Moro 28 (a 100 metri dalla stazione ferroviaria di S.M. Novella)

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ANALISTA DEL COMPORTAMENTO CRIMINALE Sede e data di inizio Firenze, 14 Aprile 2012 ECM CREDITI FORMATIVI (ultima edizione): 50 Corso inserito nel Catalogo dell’Offerta Formativa della Regione Toscana n. 000132 Destinatari: Psicologi e Psicologi in formazione, Psichiatri, Neuropsichiatri infantili, Avvocati, Pedagogisti clinici, laureati in Pedagogia/ Scienze Pedagogiche, dell’Educazione o della Formazione (classi 18, L-19, 56/S, LM-50, 65/S, LM-57, 87/S, LM-85, V.O.), Giurisprudenza (classi 22/S, LMG-01 e V.O.), Sociologia e Servizi sociali (classi 6, 36, L-39, L-40, 49/S, 57/S, 89/S, LM-87, LM-88 e V.O.) e appartenenti alle Forze Armate e alle Forze dell’Ordine. Per altre lauree sarà valutato il curriculum. Possono iscriversi anche coloro che sono ancora in formazione, presentando idonea autocertificazione, i quali dovranno essere laureati al momento della verifica finale. Prospetto della formazione Il corso intende fornire una specializzazione nell’ambito criminologico per tutti coloro che hanno svolto studi specifici nelle discipline educative, psicologiche, sociali e giuridiche, e che sono interessati ad approfondire le tematiche dell’educazione e della relazione d’aiuto. Il corso comprende lezioni e discussioni, conduzioni di gruppo, studio di casi con valutazione della qualità dei processi di intervento. • Storia della criminologia. La criminologia e la teoria degli istinti - La teoria del delinquente nato - Importanza del carattere - La biologia dell’aggressività • Ricerca di una tipologia del criminale. Studi longitudinali della personalità criminale - Evoluzione del comportamento antisociale - Fattori ambientali che possono creare uno psicopatico - Stupro e violenza domestica • Fattori che facilitano l’uso della violenza e contribuiscono alla sua perpetrazione. Disturbi di personalità, disturbi di ansia, disturbo post-traumatico da stress - Differenza fra devianza e criminalità - Criminalità informatica e teorie sociologiche - Il delitto passionale e lo stalking • Meccanismi psicologici e classificazioni del Serial Killer. Triade omicidiaria: crudeltà verso gli animali, piromania, enuresi notturna - Classificazione dell’omicidio seriale - Aggressività femminile e donne S.K - La Sindrome di Medea • Sette sataniche: analisi dei casi e delle figure del leader. Perversioni sessuali - Classificazione fenomenologica - Abusi sui minori e pedofilia - Vittime e criminologia • Valutazione dell’imputabilità. L’imputabilità ed il vizio totale e parziale di mente - Criminal profiling - L’impulso a confessare - La testimonianza - Bullismo e dinamiche di branco • Laboratori ed esercitazioni pratiche. Laboratorio di letteratura criminalistica. Comportamenti criminali e delittuosi Violenze sessuali su minori; Laboratorio Filmico con analisi di casi e situazioni. Il Film come esperienza formativa - Analisi del contenuto filmico per affrontare temi di disturbi di personalità, relazione narcisistica, ambiente familiare, angoscia di separazione, angoscia persecutoria, sogno • Verifica finale. Discussione di una dissertazione teorico-pratica - Analisi completa di un caso Docenti: Prof. Dott. Sergio Gaiffi, Psicologo, Psicoterapeuta, Consulente Tecnico per il Tribunale di Prato Prof. Dott.ssa Liliana Luccini, Psicologa, Criminologa, Perito Consulente Forense, Mediatore Relazionale Al termine del percorso verrà rilasciato l’Attestato di formazione in Analista del Comportamento Criminale Crediti formativi Ecm (ultima edizione): 50 (I crediti ECM sono inclusi nella quota di frequenza) In attesa di accreditamento con Nuovo Sistema ECM Calendario: 14-15 Aprile; 28-29 Aprile; 12-13 Maggio; 26-27 Maggio; 16-17 Giugno; 30 Giugno-1 Luglio 2012 Organizzazione didattica: il percorso formativo si articola in sei week-end (sabato e domenica). Orari: sabato ore 10:30-13/14-18; domenica ore 9-13/14-16:30 Quota di iscrizione: Euro 186,00; Quota di frequenza: Euro 1200,00 divisibile in due rate da Euro 600,00 Modalità di iscrizione e frequenza: vedi pag. 30 Scadenza dei termini di iscrizione: l’iscrizione sarà possibile fino a otto giorni prima dell’inizio del corso. Dopo la scadenza dei termini di iscrizione contattare la segreteria per eventuali posti disponibili. Sedi della formazione Firenze: ISFAR - Istituto Superiore Formazione Aggiornamento e Ricerca, Via del Moro 28 (a 100 metri dalla stazione ferroviaria di S.M. Novella)

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W OR K S H O P

DISLESSIA PROCEDURE DIAGNOSTICHE E NUOVE OPPORTUNITA’ DI INTERVENTO

Modena, 18-19 febbraio 2012 - Catania, 31 marzo-1 aprile 2012 Destinatari: coloro che per la loro formazione e/o nella loro pratica professionale si trovano a confrontarsi con i disturbi della lettura Docenti: Prof. Dott. Guido Pesci Psicologo, Psicoterapeuta, Pedagogista Clinico, esperto in Disturbi dell’Apprendimento Prof.ssa Dott.ssa Letizia Bulli Psicomotricista Funzionale, Presidente Associazione Psicomotricisti Funzionali ASPIF

ADHD - DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ STRATEGIE CLINICHE E DIDATTICHE

Milano, 5-6 Maggio 2012 ECM Crediti formativi (ultima edizione): 10 Destinatari: coloro che per la loro formazione e/o nella loro pratica professionale si trovano a confrontarsi con le problematiche inerenti il disturbo da deficit di attenzione/iperattività. I partecipanti alla formazione saranno inclusi in un elenco di specialisti annualmente aggiornato in siti web. Docente: Prof. Dott. Maria Raugna, Psicologa, Psicoterapeuta, Consulente Tecnico presso il Tribunale di Milano

STALKING: ANALISI E GESTIONE

Firenze, 4-5 febbraio 2012 Destinatari: coloro che per la loro formazione e/o nella loro pratica professionale si trovano a confrontarsi con il fenomeno dello stalking. Docenti: Dott.ssa Claudia Sbrilli Psicologa, Psicoterapeuta, Associazione Artemisia di Firenze Dott.ssa Santa Teresa Bruno Psicologa, Psicoterapeuta, Associazione Artemisia di Firenze

DISGRAFIA E DISORTOGRAFIA

Catania, 11-12 Febbraio 2012 - Bari, 3-4 Marzo 2012 ECM Crediti formativi (ultima edizione): 12 Destinatari: coloro che per la loro formazione e/o nella loro pratica professionale si trovano a confrontarsi con i disordini della grafia e della scrittura. Docenti: Prof. Dott. Guido Pesci, Psicologo, Psicoterapeuta, Pedagogista Clinico, Psicomotricista Funzionale, doc. ISFAR Prof. Marta Mani, Pedagogista clinico, Psicomotricista Funzionale, Libero professionista, doc. ISFAR

STRUMENTI PER L’IDENTIFICAZIONE DELLE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO

Firenze, 12-13 Maggio 2012 Destinatari: Neuropsichiatri infantili, Logopedisti, Educatori Professionali, Terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, Psicologi, Psicologi in formazione, Pedagogisti clinici, Pedagogisti, Insegnanti di ogni ordine e grado e insegnanti di sostegno in attualità di servizio. Potranno accedere anche altre figure che sono in formazione o che operano nell’ambito educativo e scolastico anche se l’utilizzo degli strumenti proposti è riservato soltanto a coloro che sono in possesso di specifici requisiti richiesti dalle Organizzazioni Speciali O.S. editore e distributore dei test (Codice livello di accesso A1). Docenti: Prof. Dott. Carlo Callegaro, Pedagogista clinico Prof.ssa Dott.ssa Federica Ciccanti, Mediatrice Relazionale, Pedagogista clinico

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SCUOLA JEAN LE BOULCH FONDATA DAI PROF.RI JEAN LE BOULCH E GUIDO PESCI NEL 1988 Direttore Scientifico Prof. Dr. Guido Pesci Didatti-Trainer Prof. Guido Pesci, Prof.ssa Letizia Bulli, Prof.ssa Paola Ricci Unici formatori riconosciuti con atto olografo da J. Le Boulch

PSICOMOTRICITÀ IN ACQUA Sede e date Montevarchi (AR), 10-14 Luglio 2012 ECM CREDITI FORMATIVI (ultima edizione): 28 Corso inserito nel Catalogo dell’Offerta Formativa della Regione Toscana n. 000138 Destinatari: laureati in Scienze Motorie (classi 33, L-22, 53/S, LM-47, 75/S, LM-68, e 76/S, LM-67), Pedagogia/Scienze Pedagogiche, dell’Educazione o della Formazione (classi 18, L-19, 56/S, LM-50, 65/S, LM-57, 87/S, LM-85, V.O.) Psicologia (classi 58/S, LM-51 e V.O.), Scienze e Tecniche psicologiche (classe 34, L-24), Medicina e Chirurgia; Terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, Tecnici della riabilitazione psichiatrica, Terapisti Occupazionali, Educatori Professionali, Fisioterapisti. Per altre lauree sarà valutato il curriculum. La formazione è aperta anche ai diplomati, previa valutazione del curriculum. Prospetto della formazione La formazione si propone di promuovere in acqua, elemento originario della vita, vissuti elaborativi personali e nuove modalità relazionali. Un’utile acquisizione di abilità pratiche per rispondere alle esigenze di soggetti in sviluppo o in difficoltà. Il corso prevede: • Brevi cenni storici sulla Psicomotricità e, in particolare, sulla Psicomotricità in acqua • Lavoro pratico fuori dall’acqua per un’elaborazione delle informazioni sensopercettive tonico-muscolari • Conoscenza dell’elemento acqua e aggiustamento libero • Conoscenza dello spazio acqueo • Interazione corporea • Lavoro pratico ed elaborazione dell’esperienza in riferimento a soggetti con particolari necessità • Percezione dello spazio • Esperienze dinamico-respiratorie • Controllo tonico • Assunzioni conoscitive dello schema corporeo • Versatilità di equilibri • Armonizzazione con l’ambiente acqueo • Percorso personale di esperienza percettiva • Esperienze di prese e contatti funzionali per percorso di aiuto a soggetti con particolari necessità • Esercitazioni e simulate Docenti Responsabile della Formazione: Prof. Dott. Letizia Bulli, Psicomotricista, Presidente Associazione Psicomotricisti Funzionali ASPIF, specializzata e didatta-formatore in Psicomotricità Funzionale presso l’Ecole du Mouvement Educatif diretta dal Prof. Dott. Jean Le Boulch. Trainer: Prof. Paola Ricci, Psicomotricista, specializzata e didatta-formatore in Psicomotricità Funzionale presso l’Ecole du Mouvement Educatif diretta dal Prof. Dott. Jean Le Boulch. Al termine degli incontri verrà rilasciato l’Attestato di Formazione in Psicomotricità in acqua Crediti formativi ECM (ultima edizione): 28 per Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (I crediti ECM sono inclusi nella quota di frequenza). In attesa di accreditamento con Nuovo Sistema ECM Organizzazione didattica: il percorso formativo si articola in cinque giornate consecutive. Orari: 9:30-13/14-17 Quota di iscrizione: Euro 186,00; Quota di frequenza: Euro 325,00 Modalità di iscrizione e frequenza: vedi pag. 30 Scadenza dei termini di iscrizione: l’iscrizione sarà possibile fino a otto giorni prima dell’inizio del corso. Dopo la scadenza dei termini di iscrizione contattare la segreteria per eventuali posti disponibili. Sede della formazione Montevarchi: ISFAR Meeting Place, Via Caposelvi 77 (30 km. da Firenze)

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Edizioni Magi - Roma Nella nostra istituzione scolastica è possibile operare un significativo ed efficace cambiamento e realizzare un nuovo modo di “fare scuola”. Questa la tesi illustrata nel testo attraverso un ricco e variegato corredo di esperienze e progetti realizzati “sul campo”. Parallelamente all’esplorazione dei bisogni, dei limiti, delle negligenze e degli errori che tanti danni hanno fatto e stanno facendo alla scuola italiana, pagina dopo pagina vengono tracciate le linee di un mutamento forte e innovatore e si delinea l’immagine di una scuola diversa, il cui scopo fondamentale non è l’istruzione, l’apprendimento di nozioni, bensì l’educazione quale crescita globale della persona umana. In tale contesto l’insegnante viene a riappropriarsi della sua funzione positiva, di fulcro di un impegno pedagogico che lo vede avvalersi di tutte le più recenti metodologie e tecniche educative per accompagnare ogni allievo nello sviluppo armonioso della sua personalità, Guido Pesci Pagg. 150 delle sue attitudini e potenzialità. I numerosi progetti illustrati evidenziano come, con Pedagogia clinica nuovi ausili didattici e metodologici, gli insegnanti possano operare con una cromaticità educativa in cui prevalga un clima di comunicazione e di cooperazione che stimoli l’apprendimento e favorisca lo “stare bene a scuola”.


n. 25 numero 2 - anno XII luglio-dicembre 2011


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