n. 26 numero 1 - anno XIII
Poste Italiane spa - spedizione in abb. post. - D.L. 353/93 (convegno L. 46-04) art. 1 comma 1 - DCB Firenze
gennaio-giugno 2012
No alla medicalizzazione della vita No to the medicalization o f life
Il comportamento alimentare Feeding behaviors
Il pedagogista clinico sollecitatore della The clinical pedagogist as stimulator of educational thinking
Il rispetto: opportunità pedagogico cliniche Respect pedagogical-clinical opportunities
Un percorso “anti-bullismo” An “anti-bullying” path
La dimensione della Corporeità The dimension of the Corporeity
Metodo InterArt® con bambini in età prescolare InterArt Method with preschool children
n. 26
Autorizzazione Tribunale di Firenze Decreto 4868 1° marzo 1999 Periodico semestrale Anno XIII n. 1 gennaio-giugno 2012
Editore: ISFAR srl Fondatore e Direttore responsabile: Guido Pesci Direzione, Redazione, Amministrazione: ISFAR - viale Europa, 185/b 50126 Firenze Tel. e Fax 055 6531816 E-mail: info@isfar-firenze.it Web: www.pedagogiaclinica.com www.clinicalpedagogy.com www.pedagogisticlinici.com www.pedagogisticlinici.eu www.isfar-firenze.it Progetto grafico Senza Filtro Firenze Traduzione a cura di Francesca Martini Printed in Italy: Tipolitografia It.Comm. srl via di Ripoli 50/r Firenze
Modalità di pagamento/terms of payment: - Italia: versamento sul C.C.P. n. 12709580 intestato a ISFAR srl viale Europa 185/b - 50126 Firenze - specificando la causale “abbonamento rivista Pedagogia Clinica” - Foreign countries: international cheque or postal money order to ISFAR srl - viale Europa, 185/b - 50126 Firenze Abbonamento 2010 (due numeri): - per l’Italia A 10 - per l’Estero A 15 Il prezzo di ogni fascicolo arretrato (fino ad esaurimento) A 7 A 10 per l’estero L’abbonamento decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre di ciascun anno, con diritto ai numeri già usciti. Gli abbonati sono vivamente pregati di comunicare i cambiamenti e le variazioni di indirizzo. Non saranno sostituiti i numeri andati smarriti per mancata comunicazione di cambi di indirizzo. Gli abbonati sono anche pregati di comunicare eventuali errori di indirizzo perchè la correzione degli stessi consenta loro di ricevere regolarmente la Rivista. L’ISFAR garantisce la massima riservatezza dei dati personali che saranno custoditi nell’archivio elettronico e non saranno oggetto di diffusione. Norme per i collaboratori della rivista Chi volesse sottoporre articoli per eventuali pubblicazioni può inviare i testi, registrati su cd-rom, alla redazione, oppure via e-mail al nostro indirizzo. I contenuti degli articoli pubblicati riguardano le opinioni di chi scrive, gli Autori rispondono perciò della originalità e pubblicabilità dei lavori. Il materiale inviato non viene restituito. La pubblicazione degli articoli non prevede alcuna forma di retribuzione. Norme generali Tutto quanto è pubblicato è di proprietà della rivista e ne è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione della Direzione e senza citarne le fonti.
O I R A
No alla medicalizzazione della vita / No to the Pag. 4 medicalization of life di Nicola Corrado
Il comportamento alimentare / Feeding behaviors Pag. 9
M
stimulator of educational thinking di Ornella Gelmi
di Rosalia Tedeschi e Patrizia Napoletano
M
Comitato scientifico: Valentina Benoni Degl’Innocenti Sandro Cappellin Mauro Carboni Elena Gaiffi Sergio Gaiffi Eugen Galasso Liliana Luccini Marta Mani Simone Pesci Claudio Rao Maria Raugna Lucia Sarais Alberto Sedini Stefania Turini Antonio Viviani
Il pedagogista clinico sollecitatore della Pag. 11 riflessione educativa / The clinical pedagogist as
Il rispetto: opportunità pedagogico cliniche Pag. 15 / Respect: pedagogical-clinical opportunities Un percorso “anti-bullismo” / p a di Mariangela Semenzato
t
An “anti-bullying” h
La dimensione della Corporeità / The dimension
of the Corporeity di Myriam Perseo
O
Segreteria di redazione: Valentina Benoni Degl’Innocenti Sergio Gaiffi Marta Mani Simone Pesci
Metodo InterArt® con bambini in età prescolare / InterArt Method with preschool children
di Marta Pullini
Intervista al prof. Guido Pesci di Marzia Vaccino
ANPEC Tribune / ANPEC Tribune
S
Direttore responsabile e scientifico Guido Pesci
di Cristina Cherchi
Echi della stampa / Echoes from the press Recensioni / Write up
Pag. 18 Pag. 20
Pag. 23
Pag. 26 Pag. 28 Pag. 33 Pag. 36
3
n. 26 - gennaio-giugno 2012
No alla medicalizzazione della vita di Nicola Corrado
“Qual è il primo dovere di un medico?” viene chiesto al vecchio professore del film di Bergman “Il posto delle fragole” nella famosa scena del sogno, dove lui è ancora uno studente in medicina in seduta di laurea. Il professore-studente non sa cosa rispondere, prende tempo, viene assalito dall’angoscia e rimane ammutolito e completamente smarrito di fronte al commissario d’esame, che con tono secco lo ammonisce: “Il primo dovere di un medico è chiedere perdono!”. Ho visto questo film nella mia giovinezza e poi via via negli anni a venire, apprezzando sempre di più la sua bellezza e puntualmente mi sono chiesto cosa volesse dire quella frase, di prima acchito alquanto incomprensibile. Poi nel corso degli anni l’ho capita. L’ho capita mio malgrado per averla vissuta drammaticamente molto da vicino, ma anche in situazioni meno toccanti e per questo più serenamente valutabili. Insomma più volte mi sono trovato nel corso della vita a dover constatare le fatali conseguenze di un errore medico sulla vita di un paziente. L’errore è connaturato alla vita umana nel suo divenire. Noi rappresentiamo la realtà attraverso modelli teorici, che, seppure sempre più aderenti ad essa, non riusciranno mai a renderla completamente nella sua vera essenza, fatta di variabili e infinite combi-
4
nazioni. Per quanto infinitesimale rimarrà pur sempre uno scarto tra il modello e la realtà. La mappa non è il territorio, ci hanno insegnato Alfred Korzybski1 prima e Gregory Bateson2 più tardi. Per cui qualsiasi azione dell’uomo, qualsiasi intervento sul fluire incessante della vita, non potrà mai essere esente – per statuto – da un margine pur minimo di errore. La pedagogia clinica che guarda alla persona umana nella sua complessità, unicità e irripetibilità ha ben presente questo errore di rappresentazione e ha cercato, nel definire il suo statuto epistemologico quale disciplina del Nuovo Umanesimo, di evitarlo, superando cioè ogni tipo di etichettatura aprioristica e generalizzante del disagio. Ha strutturato quindi il suo approccio sulla base di un percorso diagnostico che parte dall’osservazione e ascolto della persona, ne registra attraverso una serie di incontri conoscitivi abitudini, stile di vita, peculiarità e difficoltà, proponendole poi di rivisitare e rielaborare il suo personale disagio, che è sempre fisico e psichico insieme, in un setting protetto e fornito di uno strumentario ad hoc. Attraverso questo percorso sarà il soggetto stesso a pren-
…essenza, fatta di variabili e infinite combinazioni. dere la vita nelle sue mani per assumersi la responsabilità della propria salute. Alla luce di questa esperienza non ci sarà più il soggetto-paziente passivo e inconsapevole alla ricerca della pillola magica, ma un individuo ampiamente consapevole della sua condizione, che se vuole e ne ha ulteriore bisogno potrà rivolgersi al medico con una consapevolezza maggiore. E tutto questo la pedagogia clinica lo fa con un suo peculiare linguaggio, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo3, un linguaggio che è strettamente strumentale e funzionale alle sue finalità. Non stiamo tessendo le lodi della pedagogia clinica, né demonizzando la Medicina ufficiale, che ha avuto e continua ad avere i suoi meriti e i suoi punti di forza. Penso alla lotta e al debellamento delle malattie infettive, all’uso prezioso
Varsavia, 3 luglio1879 - Lakeville/Connecticut, 1 marzo 1950. È stato un ingegnere, filosofo e matematico polacco. 2 Grantchester, 9 maggio 1904 - San Francisco, 4 luglio 1980. È stato un antro-pologo, sociologo, psicologo, semiotico, linguista e studioso di cibernetica britannico. 3 Vedi “La Pedagogia clinica, quale disciplina del Nuovo Umanesimo” in: Pedagogia clinica-Pedagogisti Clinici n. 22 - Gennaio-Giugno 2010, Editore Isfar Srl. 1
n. 26 - gennaio-giugno 2012
e mirato degli antibiotici, ad alcuni interventi chirurgici che salvano la vita. Sappiamo che ci sono dei casi in cui non si può fare a meno di essa. Ma esiste anche una zona d’ombra della medicina moderna, fatta di diagnosi disattente e preconfezionate, errori diagnostici dovuti, come si diceva prima, al suo impianto concettuale, che non vede la persona concreta con la sua sofferenza, ma soltanto il sintomo come lo descrive il manuale diagnostico, perché si agisce, appunto, su protocolli sanitari4. E allora addio empatia tra medico e paziente, addio relazione terapeutica che salva, addio cura dell’uomo per l’uomo. Il poeta-narratore tedesco Hans Carossa, che era anche medico, afferma a tale proposito in un romanzo5 che “solo chi penetra con umana comprensione e compassione nell’anima dell’ammalato, riesce a guarirlo”. Mentre la comprensione attiene alla sfera scientifica della competenza del medico, la compassione, che nell’originale tedesco suona “Mitleid”6, non è altro che la capacità tutta umana del medico di entrare in un rapporto simpatetico con la persona che gli sta chiedendo aiuto. E qui bisogna sottolinearlo, proprio l’instaurazione di una relazione simpatetica tra il pedagogista clinico e la persona in difficoltà rappresenta appunto per la pedagogia clinica uno dei presupposti essenziali della cura. Nel caso contrario, quando cioè la natura non può più agire ed emanare la sua vis benefica, verrà a mancare il presupposto indispensabile che è racchiuso sinteticamente nella famosa epigrafe degli antichi testi:
Medicus curat, natura sanat. Impedita dalla hybris umana, dalla presunzione dell’uomo di dominare la natura stessa, questa non tarderà a vendicarsi. Dominarla anziché comprenderla, sconvolgerla anziché favorire con un approccio olistico i suoi segreti e intimi rapporti interni sono i peccati insieme di oltraggio e di omissione di cui si taccia spesso il novello Faust. Per cui il male represso, si potrebbe dire negato, in una parte del corpo e nell’anima del cosiddetto malato ricompare con sembianze diverse e con maggiore virulenza in un’altra parte del corpo, affermando così, per chi vuole leggere i suoi segnali, il primato dell’unità psicofisica corpo-mente, come il luogo dell’equilibrio sistemico, dell’omeostasi. Questa zona d’ombra della medicina va allargandosi sempre di più, contestualmente alla spersonalizzazione della nostra vita in un mondo sempre più tecnologizzato, dove cominciano a scattare campanelli d’allarme, che tentano di richiamare la nostra attenzione sulla ricerca di un rimedio, di una via di salvezza. E sempre più spesso, se non noi di-
rettamente, ci si imbatte nelle vittime di questa parte malata del sistema, di una malasanità divenuta sistematica, sempre più spesso viviamo nell’angoscia di rimanere anche noi prima o poi invischiati nei suoi meccanismi. Ma per fortuna comincia per contrasto ad affiorare una forma di sensibilità nuova. Il rispetto della persona umana e della sua integrità psicofisica, il diritto alla salute sembrano incominciare a farsi strada solo oggi nella nostra prassi quotidiana, sebbene fossero presenti già alla nascita della carta costituzionale del 1948. L’art. 32 della Costituzione Italiana, nel sancire la tutela della salute come “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”, ha trovato via via maggiore attuazione grazie a una giurisprudenza in progress che è stata costretta a crescere e a sintonizzarsi con istanze sociali sempre più pressanti, per l’accresciuta consapevolezza delle vittime del sistema sanitario7. Oggi la sua dimensione giuridica ha raggiunto un livello tale da contemplare sia un piano programmatico, che impegna il
“I medici non curano in base alle loro competenze, nè in base alle loro ricerche, ma secondo i protocolli sanitari nazionali e internazionali, dettati a cascata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Se i medici non seguono questi protocolli, qualsiasi cosa accada al paziente, loro ne sono diretti responsabili e le assicurazioni non pagano, né le assicurazioni personali nè quelle delle strutture ospedaliere. Se i medici e le strutture ospedaliere seguono i protocolli invece, tutto ciò che accade ai pazienti, inclusa la morte, non è loro responsabilità” (tratto da www.pensarelibero.com, accesso del 24.11.11). 5 “Doktor Bürgers Ende, 1913 in: L. Mittner, Storia della Letteratura Tedesca, Tomo secondo, Torino - Giulio Einaudi Editore, pag. 1426-27. 6 Etimologicamente soffrire con l’altro. 7 Nel convegno del giugno 2007 di medici riuniti all’Istituto dei Tumori di Milano è stato messo in evidenza che in Italia sono circa 90 al giorno le vittime di errori medici, vale a dire circa 35mila in un anno. Per vittime si intendono siano le persone che restano menomate in modo più o meno grave sia coloro che perdono la vita. 4
5
n. 26 - gennaio-giugno 2012
Il rispetto della persona umana e della sua integrità psicofisica e il diritto alla salute... legislatore a promuovere “idonee iniziative volte all’attuazione di un compiuto sistema di tutela adeguato alle esigenze di una società che cresce e che progredisce”, che un piano precettivo, secondo il quale “l’individuo, come cittadino, vanta nei confronti dello Stato un vero e proprio diritto soggettivo alla tutela della propria salute intesa non solo come bene personale, ma anche come bene dell’intera collettività che ha bisogno della salute di tutti i suoi componenti per meglio crescere ed affermare i propri valori”. La giurisprudenza in merito esiste ed è consistente. Anzi oltre ad esistere, appare di altissimo livello – come lo è sempre il nostro paese in ambito legislativo – essendo connotata da una spiccata sensibilità. Ma mentre quel diritto soggettivo tutela l’individuo difendendogli il bene più prezioso dal cattivo o mancato funzionamento della macchina sanitaria
6
pubblica, dall’errore o dalla distrazione del privato operatore, dalla sua probabile incompetenza, configurandone la colpa o addirittura il dolo, sta lasciando il cittadino nel contempo completamente indifeso di fronte ad un altro fenomeno altrettanto inquietante che prende sempre più piede. Si tratta di un fenomeno strisciante, difficilmente identificabile, complice la velocissima trasformazione del nostro tessuto sociale, dei nostri costumi, del nostro modo di vivere, complice la subdola comunicazione pubblicitaria, la manipolazione sistematica dell’individuo da parte dei media, asserviti alle grandi multinazionali, che trasformano il mondo per i loro profitti. Sto parlando della medicalizzazione della vita. Prendo a prestito un famoso aforisma di Aldous Huxley per introdurre l’argomento. “La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano”8. Al di là del sarcasmo e della critica intrinseca alla massima, si può ben comprendere la logica di quest’affermazione paradossale. Huxley rappresenta nel suo romanzo la distopia di una società completamente asservita al potere di un potentissimo gruppo dominante, che usa la “soma”, una droga di stato, per addormentare le coscienze. Egli
scrive nel 1932 immaginando un tipo di utopia al contrario e, così facendo, anticipa senza saperlo certi aspetti della nostra società. Se studiamo attentamente il fatturato dell’industria farmaceutica mondiale ci rendiamo immediatamente conto del suo aumento progressivo dagli anni ’70 ad oggi9. Certo la popolazione è aumentata, la vita media si è allungata, si potrebbe giustificare così l’aumento del consumo di farmaci. Ma sul versante opposto si osserva un aumento spropositato di malattie nuove. Come si conciliano queste due tendenze? Jörg Blech con la sua scottante inchiesta di qualche anno fa, raccontata con dovizia di particolari e testimonianze agghiaccianti10, afferma senza mezzi termini che “per poter mantenere inalterata l’enorme crescita avuta negli anni passati, l’industria della salute deve prescrivere sempre più spesso dei farmaci a persone che sono sane”. La Big Pharma, le multinazionali dell’industria farmaceutica, insieme ad alcune associazioni mediche di paesi diversi collegate in rete, si sono attrezzate per diffondere con l’aiuto dei media, complici – lo ripetiamo – in primo piano della manipolazione socio-culturale, un nuovo concetto di salute, dove condizioni normali di vita vengono definite patologiche solo
Aldous Huxley, “Il mondo nuovo”, Oscar Mondadori, 2004 Per quanto ci riguarda in Italia il consumo di farmaci, articoli sanitari e materiale terapeutico nel 2010 rispetto al 1970 è aumentato di 27 volte, in seconda posizione subito dopo i prodotti tecnologici. I dati sono tratti dalla pubblicazione ISTAT “I conti economici nazionali 1970-2010” pubblicata il 15 Aprile 2011. 10 Jörg Blech “Gli inventori delle malattie - Come ci hanno convinti di essere malati” - Ed. Lindau, Torino, 2006. 8 9
n. 26 - gennaio-giugno 2012
perché rappresentano uno scarto da una certa norma, o meglio, da un modello astratto diventato norma in base a una codificazione pensata a tavolino. Il “deasese mongering” (il fare affari con le malattie) ha messo in moto un tam tam infernale che prima o poi arriverà e ci renderà vittime di una qualche patologia. Ce n’è per tutti. Si spazia dall’ipertensione essenziale alla fobia sociale, dalla sindrome da affaticamento cronico alla iperidrosi (il sudare eccessivo), dalla colesterolemia alla depressione larvata, e per ciascuna “patologia” c’è una pillola pronta. L’aggettivo “essenziale” o “primario”11 riferito all’ipertensione non significa nulla e viene giustificato dal fatto che non si riescono a spiegare i motivi dell’aumento della pressione arteriosa in mancanza di cause dirette. La cura del colesterolo è diventata un vero business per le case farmaceutiche, mentre si tace sulla sua vera natura12 e sulla sua funzione riparatrice delle arterie che è estremamente complessa e non si può sopprimerlo tout court. Inoltre sia per l’ipertensione che per l’ipercolesterolemia si è attuata la strategia della manipolazione dei fattori di rischio. Abbassandone i valori13 si fa crescere il numero dei malati. Sul piano della salute mentale invece, la classica timidezza è diventata fobia sociale e viene curata con gli antidepressivi. E ancora: la “sindrome di Sissi” come una nuova forma di depressione14, andando a scomodare il riposo della povera principessa austria-
...condizioni normali di vita vengono definite patologiche solo perché rappresentano uno scarto da una certa norma...
ca. La notizia di questo disturbo è stata riportata per la prima volta nel 1998 dai cataloghi di una multinazionale farmaceutica e ha riguardato pazienti che hanno dovuto essere curati con gli psicofarmaci. Poi fortunatamente qualcuno ha indagato e ha scoperto nel 2003 che la malattia è scientificamente infondata. Ma aldilà di tutto ciò, la più terribile patologia è quella riferita a circa un milione di bambini tedeschi, che sarebbero risultati affetti dall’ADHD15, la sindrome di iperattività con deficit di attenzione. Dröschel è il nome del medico che nel 2002 ha diffuso la notizia sui media tedeschi, e da allora sono incominciate a diffondersi non solo in Germania ma in tutto il mondo le pre-
Ibidem pag. 95: “In più del 90% dei casi, i medici non sanno individuare cause per i valori di pressione sanguigna ritenuti elevati. Essi parlano di una ipertensione “essenziale” o “primaria”, definizione che maschera la loro ignoranza e suona bene all’orecchio del paziente. Anche se il fenomeno che nessuno sa spiegare rappresenta al massimo un fattore di rischio per la persona interessata, i medici e le case farmaceutiche lo trasformano in una malattia che giustifica da sola la propria esistenza”. 12 Il Dott. Matthias Rath afferma in un suo libro del 2003 “Warum kennen Tiere keine Herzinfarkt…aber wir Menschen” (Perché gli animali non conoscono l’infarto, ma noi uomini sì), Ed. MR Publishing, pag. 78, che i valori alterati del sangue sono di secondaria importanza per il rischio cardiovascolare, mentre è determinante l’instabilità delle pareti arteriose. Per la medicina cellulare, di cui egli è il fondatore, colesterolo, trigliceridi, LDL, Lipoproteina a, e altri prodotti del metabolismo sono molecole ideali per la riparazione delle ferite delle pareti arteriose. I loro valori alterati non sarebbero quindi la causa delle malattie cardiovascolari ma la loro conseguenza, per cui una terapia tendente ad abbassare il colesterolo senza curare l’integrità delle arterie sarebbe una terapia incompleta e fuorviante. 13 Jörg Blech “Gli inventori delle malattie - Come ci hanno convinti di essere malati” - Ed. Lindau, Torino, 2006. Pag. 94 “All’inizio degli anni ’90 in Germania, si stimavano bisognose di essere curate persone con valori che andavano da 160 a 100: sul territorio tedesco vi erano quindi circa sette milioni di ipertesi. Poi la Lega tedesca per la lotta all’alta pressione, un’associazione di medici e collaboratori di case farmaceutiche fondata nel 1974, ha suggerito un nuovo valore limite: da 140 a 90. Da un giorno all’altro il numero delle persone coinvolte si è triplicato. Il colpo ben riuscito tentato da un’associazione privata ha trasformato la pressione alta in una malattia sociale”. 14 M. Burgmer, Das Sisi-Syndrom, Eine neue Depression?, “Der Nervenarzt” n. 74, 2003, p. 44, accesso del 22.5.2003 www.wedopress.de. 15 Attention Deficit Hyperactivity Disorder 11
7
n. 26 - gennaio-giugno 2012
scrizioni di Ritalin, un anfetaminico16 usato per calmare i bambini, nonostante il succitato medico non avesse mai saputo indicare delle fonti che giustificassero l’uso del farmaco. Non mi si fraintenda. L’ipertensione e la colesterolemia che vanno oltre i valori ritenuti normali sono da considerarsi fattori di rischio e tali rimangono. Ciò vuole dire che, accoppiati ad altre patologie, vanno a configurare un quadro clinico complesso che non deve essere assolutamente trascurato e va sicuramente trattato dal punto di vista medico. Da soli però rappresentano dei sintomi di qualcos’altro, sono cioè segnali che il corpo ci sta mandando e che richiederebbero una particolare attenzione da parte della persona, un atteggiamento di prevenzione della malattia, una particolare riflessione sul suo stile di vita, che dovrebbe essere caratterizzato da regolare attività fisica, scrupolosa igiene alimentare e mentale, e confacente gestione dello stress. Quello che non si dovrebbe fare è cercare di risolvere il problema tout court, con una pillolina al giorno e i suoi effetti collaterali, col rischio che diventino due, tre, quattro pilloline e si imbocchi un circolo vizioso. Il pedagogista clinico conosce il soggetto anche per mezzo della rilevazione del tonorespirazione-equilibrio, e da qui per avere una prima idea del suo stato di salute e avviare una riflessione più approfondita. Il percorso diagnostico e, in ultimo, l’approfondimento diagnostico gli daranno un quadro clinico sufficiente per avviare un intervento educati-
8
vo e imboccare un circuito virtuoso, supportato ove lo si richiede dal medico specialista di turno. Ultima ciliegina. Il notiziario della radio nazionale di stamattina17 chiudeva con una curiosa notizia di colore sull’aumento di casi di persone che di notte, mentre dormono, inviano delle email deliranti a qualche destinatario, senza saperne perfettamente nulla al risveglio. La sindrome ha preso il nome di “sleep amailing”18 e sottenderebbe un comportamento complesso sul piano cognitivo ma fortunatamente non violento. Siate certi che in ambito psichiatrico sicuramente ce la ritroveremo elencata nel prossimo DSM-519, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, che si prevede uscirà fra circa tre anni (ne sono usciti già quattro a partire dagli anni ’50, puntualmente aggiornati con un numero sempre crescente
…segnali che il corpo ci sta mandando e che richiederebbero una particolare attenzione… di nuove malattie). La verità è che viviamo in un mondo sempre più complesso e apparentemente difficile da interpretare. Forse lo sleep emailer della notizia radiofonica sta chiedendo soltanto aiuto per un disagio profondo e difficile da comunicare sia a se stesso che agli altri e ha trovato una forma davvero originale per farlo.
Il Metilfenidato, commercializzato col nome di Ritalin, è un derivato anfetaminico classificato fino a poco tempo fa in Italia dalle tabelle ministeriali alla stregua di cocaina ed eroina. 17 Radio uno RAI del 23.11.2011 ore 8:00. 18 La notizia è apparsa per la prima volta sulla rivista commerciale “Sleep Medicine” e descrive il caso eccezionale di una donna che scrive delle email mentre dorme. Secondo il New York Times del 10 Gennaio 2009, i ricercatori – il Dr. Fouzia, neurologo presso l’Università del Centro Medico Toledo nell’Ohio e altri suoi due colleghi – lo definiscono il primo caso documentato di “complex nonviolent cognitive behavior”. 19 Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders è il manuale di riferimento per diagnosticare i disturbi mentali più utilizzato dai vari medici in tutto il mondo. Attualmente raccoglie più di 370 disturbi mentali e le loro descrizioni con tanto di sintomi e metodi per riconoscerli. 16
Summary The Author analyses some situations of labeling through a diagnostic process in which it is focused on deficits, without considering the psycho-physical unity of the person. To the passive patient and the search for a magic pill contrasts an individual aware of his condition and states of necessity. The clinical pedagogist as result of a diagnostic process shows an alternative process and to know the individual begins a deeper reflection, which guarantees the respect for the individual.
n. 26 - gennaio-giugno 2012
Il comportamento alimentare di Cristina Cherchi
Il progetto pedagogico clinico scaturito dalla mia collaborazione presso un’Associazione per la cura delle alterazioni del comportamento alimentare è stato elaborato e realizzato evidenziando il valido contributo che il pedagogista clinico con un bagaglio metodologico rispondente alle necessità delle persone che vivono questo tipo di difficoltà, può offrire. La persona con alterazioni del comportamento alimentare struttura ‘rituali’, mezzo per comunicare il proprio disagio che va a sostituire l’armonia di una corporeità e un’emozionalità contenuta, repressa, divenendo così l’unica modalità d’espressione che la persona riesce ad utilizzare. Si tratta di rituali che non vanno sottratti alla persona, altrimenti si sentirebbe ancor più smarrita e priva di riferimenti, ma aiutata con interventi pedagogico clinici
...struttura ‘rituali’, mezzo per comunicare il proprio disagio
che le permetteranno di attenuarli sempre più fino a disperderli, generare nella persona nuovi modi di essere, di pensare, di riflettere, di rintracciare in sé diverse potenzialità e abilità. I principi che sostanziano la pedagogia clinica sono assonanti con il bisogno che queste persone hanno di vivere in ritmi e tempi propri e significativi, di assolvere a impegni senza prescrizioni o rigidi programmi prestabiliti, di proporsi in modo spontaneo e con l’opportunità di prendere coscienza di sé e del proprio potenziale espressivo; sono questi i valori di una evoluzione, di una vera crescita libera da conflitti e contrasti. Nel procedimento del mio progetto ho organizzato nella sede di questa associazione, un laboratorio pedagogico clinico rivolto ad un gruppo di persone di diverse età, sesso e ceto sociale, unite però dal denominatore comune del disagio nel comportamento alimentare. Dalla fase osservativa ho potuto rilevare caratteristiche comuni, bassa autostima, una percezione distorta del proprio corpo, un dinamismo respiratorio alterato, tensionalità e disarmonica distribuzione tonica, difficoltà nell’equilibrio, una scarsa consapevolezza delle proprie emozioni,
…valori di una evoluzione, di una vera crescita libera da conflitti e contrasti. difficoltà nel relazionarsi con gli altri, forti conflittualità con le figure parentali e in tutti i casi, presenza di tratti ansioso-depressivi (generalmente con prevalenza di quelli depressivi), più o meno accentuati. Ho riscontrato, inoltre, una capacità progettuale fortemente compromessa, anche se in misura diversa, in tutti i soggetti. Nel delineare questo percorso ho fatto riferimento a diverse metodologie pedagogico cliniche, con particolare ricorso alle tante tecniche che i metodi Edumovement®, Musicopedagogia® ed InterArt® ci offrono. L’alterata immagine di sé che inizialmente era presente in questi soggetti ha trovato nelle esperienze di percezione corporea occasioni di stimolo per vivere con maggior confidenza il proprio corpo fino
9
n. 26 - gennaio-giugno 2012
a renderlo sempre più espressivo e comunicazionale, un obiettivo raccolto specialmente con le tecniche che strutturano la Musicopedagogia® e l’InterArt®. Esperienze capaci di potenziare e sviluppare doti di creatività e far emergere la disponibilità di parlare di sé agli altri, rappresentare la molteplicità delle proprie emozioni e sentimenti. Un recupero della stabilità emotiva raccolto specialmente a seguito della distensione avvenuta mediante l’ascolto della musica, delle esperienze con l’utilizzo di strumenti musicali, quel “parlare senza parole” senza il timore di “alzare troppo i toni” o di “esprimersi male” come hanno dichiarato, fino a ricreare un dialogo psico-corporeo in espansione relazionale. Successivamente a tale evoluzione è stato possibile inserire nel percorso, stimoli immaginativi finalizzati al recupero del piacere nei confronti di sollecitazioni sensoriali perciò tattili, visive, olfattive, gustative e uditive con particolare considerazione a occasioni di convivialità assieme ad altri con cui poter gustare, assaporare e stimare la qualità di cibi e bevande, tornare a vivere anche in questi momenti una capacità di critica e di regola da cui comprendere il valore della qualità e della quantità. Oltre a questo anche le tecniche della CyberClinica® hanno implementato l’autostima e favorito il riequilibrio psico-emozionale. Nel pro-
10
...stimoli immaginativi finalizzati al recupero del piacere... cedere abbiamo dato spazio al Training Induttivo® favorendo ancor più la conoscenza e la percezione dei singoli segmenti corporei e dello schema corporeo oltre ad uno stato di calma e di benessere, di tranquillità emotiva, di pace e di serenità. Occasioni preziose dalle quali le persone hanno potuto trarre importanti vantaggi riequilibratori, per tornare a dare “sapore e senso alla vita”, un conoscersi e riconoscersi per promuoversi con nuova disponibilità. A conclusione del laboratorio, che ha avuto la durata complessiva di un anno, i cambiamenti sono stati assai significativi, i partecipanti hanno avuto modo di dichiarare quanto si “sentissero meglio”, e avessero ravvisato una capacità di lettura e di attenzione ai segnali che il loro corpo
inviava, hanno acquisito una percezione del sé corporeo, una miglior capacità d’ascolto di sè, l’autostima più elevata e una nuova attitudine a gestire convenientemente i rapporti con gli altri, in particolar modo con le figure parentali. Anche la capacità progettuale, inizialmente compromessa in tutti i soggetti, ha avuto un grande sviluppo ed ognuno, seppur in punta di piedi, ha cominciato a guardare avanti a sé con nuovi strumenti, nuove aspirazioni, proiettato verso un futuro che oggi desidera costruire e vivere a pieno. L’intervento di aiuto che il pedagogista clinico può offrire dunque a chi vive questo tipo di disagi consente una nuova, valida e concreta possibilità di risveglio, l’opportunità di vincere ogni tipo di alterazione, costruire sensazioni di forza e di certezze per un presente ed un futuro migliori.
…tornare a dare sapore e senso alla vita.
Summary The author proposes an educational project aimed at facing the alterations in the feeding behaviors. She highlights some issues which have promoted a renewed equilibrium. The news elements of the group demonstrate the validity of the intervention
n. 26 - gennaio-giugno 2012
Il pedagogista clinico sollecitatore della riflessione educativa di Ornella Gelmi
L’ambito di azione professionale del pedagogista clinico comprende anche, molto spesso, attività che si definiscono comunemente con il termine di “consulenza” presso diverse strutture educative quali asili nido, scuole dell’infanzia, istituti comprensivi, comunità, ecc. Soprattutto quando le richieste afferiscono ad interventi di “consulenza” o “accompagnamento” ai docenti, si rende necessario predisporre progetti originali in grado di evidenziare, attraverso l’agire professionale responsabile, specifiche modalità di intervento non sovrapponibili a quelle che potrebbero essere prestate da altre figure professionali. Il pedagogista clinico, chiamato ad attività di “consulenza”, si propone di sollecitare l’attivazione delle competenze e delle risorse personali e professionali degli operatori, nelle fasi di progettazione, realizzazione, monitoraggio e valutazione degli interventi educativi erogati all’interno della struttura. L’intervento pedagogico clinico non si configura come un intervento “riparatorio” o “preventivo”, ma definisce un senso evolutivo cioè intende costituire uno stimolo continuativo per lo sviluppo della personalità di tutti i soggetti coinvolti. Il pedagogista clinico che si pone
come guida nei processi di apprendimento, come facilitatore per l’individuo o per il gruppo nell’acquisizione delle conoscenze o nello sviluppo positivo delle dinamiche relazionali, delinea una figura di esperto capace di orientare il soggetto nei suoi percorsi di apprendimento e di formazione, di agevolare i processi di innovazione e di ricerca, di aiutare la persona nello svolgimento di attività lavorative. La praxis comunicativo-relazionale nell’ambito delle attività di “consulenza” non può pertanto essere improvvisata e neppure suggerita solo dal buon senso. Nello specifico è necessario aver ben presenti i principi del Reflecting® che indirizzano, laddove è necessario intervenire con l’uso della parola, all’analisi tramite il ragionamento di origine socratica, in cui ogni sollecitazione è ritenuta idonea se raggiunge l’armonia.
…l’attivazione delle competenze e delle risorse personali e professionali
Non si tratta di dispensare consigli, ma di offrire sollecitazioni per mezzo di interrogativi e dimostrazioni di come non si fa e non si insegna, stimolando la persona o il gruppo a riflessioni idonee al suo essere ed esistere, in questo caso, umano e professionale. Una modalità induttiva, insomma, un “non sapere” che non conduce a posizioni di disimpegno o di soffocamento della ricerca, ma al contrario rappresenta uno stimolo all’indagine, un invito ad approfondire, a riflettere e a non accontentarsi di facili certezze. Le risposte ai vari quesiti di natura educativa e/o relazionale che spesso i docenti pongono, non possono trovare facili risposte preconfezionate, ma è necessario che ciascuno raggiunga la “verità” attraverso una conquista personale, un’avventura della mente, occasione questa per una formazione professionale che è tanto più vera quanto più vissuta come autoformazione e autoeducazione, un processo in cui ciascuno scopre e sente, finalmente, di essere aiutato a progredire autonomamente. Tenere presente questi aspetti significa evitare interventi cattedratici e assembleari, magari anche in piccolo gruppo, nei quali il pedagogista clinico dà risposte o illustra schemi teorici, o relaziona in merito ai diversi argomenti po-
11
n. 26 - gennaio-giugno 2012
sti. Educatori e docenti vivono spesso come una piacevole sorpresa l’intervento di un esperto che si pone al loro fianco come sollecitatore di riflessività e che non si limita ad ammaestrarli. Nell’ambito di questo particolare compito il pedagogista clinico non può ignorare le peculiari caratteristiche del processo di apprendimento degli adulti e le specificità del contesto formativo in cui è chiamato ad operare (l’utenza varia nelle sue caratteristiche anche in funzione della realtà geografica, socio-culturale, economico-produttiva di appartenenza). Malcom Knowels20 fonda l’apprendimento adulto su sei presupposti: 1. Il bisogno di conoscere Gli adulti sentono l’esigenza di sapere quando occorre apprendere qualcosa che può servire.
…il pedagogista clinico non può ignorare le peculiari caratteristiche del processo di apprendimento degli adulti… 12
Di conseguenza si può facilitare il loro apprendimento aiutando questa tipologia di discenti a prendere coscienza del ‘bisogno di conoscere’. Tale consapevolezza può essere accresciuta dalle esperienze reali o simulate in cui i discenti scoprono da soli il divario tra il punto in cui sono attualmente e quello dove vogliono arrivare. 2. Il concetto di sé del discente Mentre il concetto di sé, nel bambino, è basato sulla dipendenza da altri, il concetto di sé nell’adulto è vissuto come dimensione essenzialmente autonoma e si caratterizza come profondo bisogno psicologico di essere percepito come indipendente e autonomo dagli altri. Di conseguenza, se l’adulto si trova in una situazione in cui non gli è concesso di autogovernarsi, sperimenta una tensione tra quella situazione e il proprio concetto di sé: la sua reazione tende a divenire di resistenza. 3. Il ruolo dell’esperienza del discente Nell’educazione dell’adulto ha un ruolo essenziale l’esperienza, sia come attività di apprendimento, sia come pregresso – talvolta negativo – che costi tuisce una barriera di pregiudizi e abiti mentali che fa resistenza all’apprendimento stesso. L’esperienza precedente
dell’adulto costituisce allo stesso tempo una base sempre più ampia a cui rapportare i nuovi apprendimenti. In altre parole, il nuovo apprendimento deve integrarsi in qualche modo con l’esperienza precedente. L’esperienza porta le persone ad essere sempre più diverse l’una dall’altra: perfino lo stile cognitivo cambia per effetto delle esperienze fatte. “Qualsiasi gruppo di adulti sarà più eterogeneo – in termini di background, stile di apprendimento, motivazione, bisogni, interessi e obiettivi – di quanto non accada in un gruppo di giovani. Ciò significa che, in molti casi, le risorse di apprendimento più ricche risiedono nei discenti stessi. Di qui la maggiore enfasi posta sulle tecniche esperienziali, tecniche che si rivolgono all’esperienza dei discenti rispetto alle tecniche trasmissive. Di qui, anche la maggiore enfasi sulle attività di aiuto tra pari”. 4. La disponibilità ad apprendere. L’adulto ha una disponibilità ad imparare mirata, quindi in un certo senso più limitata: la sua disponibilità è cioè rivolta solo a ciò di cui sente il bisogno per i crescenti compiti che deve svolgere per realizzare il proprio ruolo sociale, come ad esempio il ruolo professionale
Nato nel 1913 nel Montana e morto nel 1997 fu un esperto dell’educazione degli adulti. Sviluppò una interessante teoria andragogica nel testo, The making of an Adult Educator, Jossey-Bass Inc., Publishers 1989, pubblicato in Italia da Raffaello Cortina editore nel 1996 con il titolo: La formazione degli adulti come autobiografia. 20
n. 26 - gennaio-giugno 2012
lavorativo. Gli adulti sono disponibili ad apprendere ciò che hanno bisogno di sapere e di saper fare, per far fronte efficacemente alla situazione della loro vita reale. 5. L’orientamento verso l’apprendimento. L’orientamento verso l’apprendimento negli adulti è centrato sulla vita reale. Gli adulti sono motivati ad investire energia in misura in cui ritengono che questo potrà aiutarli ad assolvere dei compiti o ad affrontare i problemi che incontrano nelle situazioni della loro vita reale. Infatti, essi apprendono nuove conoscenze, capacità di comprensione, abilità, valori, atteggiamenti molto più efficacemente quando sono presentati nel contesto della loro applicazione alle situazioni reali. In altri termini la prospettiva è quella di una immediata applicazione di quanto appreso. Gli adulti sono motivati a investire energia nella misura in cui ritengono che questo potrà aiutarli ad assolvere dei compiti, o ad affrontare problemi con cui devono confrontarsi nelle situazioni della loro vita reale. 6. La motivazione. Relativamente agli adulti, le motivazioni più potenti sono le pressioni interne: il desiderio di una maggiore soddisfazione nel lavoro, l’auto-stima, la qualità della vita. Benché gli adulti rispondano ad alcuni moventi esterni (lavoro migliore, pro-
mozioni, retribuzione più alta), le motivazioni più potenti sono le pressioni interne. Il modello andragogico proposto da Knowles è un modello di processo che si differenzia dai modelli di tipo contenutistico impiegati dalla maggior parte dei formatori tradizionali. La differenza fondamentale tra questi due tipi di modello non risiede nel fatto che uno si occupa dei contenuti e l’altro no, ma la si individua nella consapevolezza che, mentre il modello contenutistico si occupa di trasmettere informazioni e abilità, il modello di processo si occupa di fornire procedure e risorse per aiutare i discenti ad acquisire informazioni e abilità. Ciò favorisce la capacità di apprendimento autodiretto e di acquisizione di competenze. Nel modello andragogico è centrale il richiamo alla responsabilità del discente e alla condivisione del progetto. Tenere conto di queste posizioni consente al pedagogista clinico di optare per un modello che rimandi a una concezione del soggetto come persona21 e ne enfatizzi, opportunamente, la dimensione dell’autonomia e della responsabilità. Non è inopportuno continuare la nostra riflessione facendo riferimento anche alle cosiddette teorie dell’organizzazione. Il pedagogista clinico non può ignorare che, quando le istituzioni ricorrono ad una consulenza esterna vi è, di solito, una qualche diffi21
coltà all’interno dell’organizzazione anche se, spesso, i vertici stessi faticano a riconoscerla e affermano, invece, di avere solo bisogno di un po’ di formazione o di supporto al personale. Questa realtà determina una serie di criticità che lo stesso compito “consulenziale” fa emergere sia nel pedagogista clinico sia nei suoi interlocutori. Il pedagogista clinico deve essere consapevole che nel momento in cui accetta di impegnarsi, deve essere in grado di mettere in atto una rilevante capacità di contenimento delle angosce circolanti all’interno dell’organizzazione; deve inoltre considerare i pericoli che potrebbero derivare dalla perdita, nel caso non considerasse con le opportune precauzioni il rischio di eventuali manipolazioni, della condizione super partes la sola che gli garantisce l’obiettività necessaria per valutare le situazioni e decidere le modalità di intervento. Svolgere l’attività di pedagogista clinico nell’am-
…enfatizza la dimensione dell’autonomia e della responsabilità.
Cfr. Gelmi O., La persona umana, in “Pedagogia clinica” n. 22 gennaio-giugno 2010
13
n. 26 - gennaio-giugno 2012
bito della supervisione istituzionale o della consulenza organizzativa, significa sentirsi perennemente in bilico tra offerta neutrale di conoscenza e tentazione di coinvolgersi attivamente nella gestione, anche lo stesso ruolo può oscillare tra promozione dello sviluppo organizzativo, sostegno per il personale o esercizio di una funzione di controllo per conto del vertice manageriale. Non vi è dubbio che, quando questo accade, all’origine dell’ambiguità vi è una definizione confusa o contraddittoria del compito primario dell’attività cosiddetta “di consulenza”. Per fare chiarezza non basta tenere presente una finalità generale, quale potrebbe essere quella di mettere il personale dell’organizzazione (capi e collaboratori) in grado di svolgere il proprio lavoro con maggiore efficienza e maggiore efficacia nel perseguire gli scopi dettati dalla sua “mission” aziendale, o, come nel caso delle istituzioni educative, dal mandato sociale assegnato. Il pedagogista clinico deve innanzi tutto porsi la domanda: Chi è il cliente? Chi il beneficiario del mio intervento? È cruciale non dimenticare che, nel caso le due persone non coincidano, gli interessi del cliente-committente possono confliggere con quelli dei beneficiari o clienti finali. Si giunge così al secondo interrogativo:-Che cosa vuole il cliente dall’intervento pedagogico clinico? È necessario dunque
14
analizzare la domanda e individuare le attese implicite che spesso sono nascoste dietro la richiesta manifesta. Alcune di queste attese sono semplicemente celate, incoffessate e fanno parte di quella che i ricercatori di Tavistock22 sono soliti chiamare l’“agenda segreta”. Le richieste esplicitamente formulate sono, di solito, piuttosto generiche e l’incertezza su quale sia la richiesta reale che viene rivolta, risente in larga misura dei sentimenti di ambivalenza impliciti nella maggior parte delle richieste di aiuto. Le difficoltà sono generalmente misconosciute o negate o mascherate da altri bisogni perché il loro riconoscimento è doloroso e tende a suscitare sentimenti di colpa e di vergogna; oppure si tratta di qualcosa che viene oscuramente percepito, ma che non è possibile pensare e tanto meno esprimere. Bisogna dunque che il pedagogista clinico consideri tutti questi aspetti e sappia percorrere, con le modalità più sopra descritte una “terza via” individuata tra il lasciare che le criticità si
risolvano da sole o l’intervenire fornendo consigli e direttive. Si tratta di riuscire a facilitare il contatto con la realtà e il pensiero creativo per fare emergere le capacità insite nel beneficiario dell’ intervento pedagogico clinico e le sue potenziali abilità ad affrontare problemi e a trovare soluzioni realistiche. Secondo questa prospettiva è possibile concludere la riflessione facendo riferimento ad una massima piuttosto conosciuta: Se vedi uno che ha fame – diceva Confucio – non regalargli un pesce, insegnagli a pescare.
…facilitare il contatto con la realtà e il pensiero creativo per fare emergere le capacità…
Perini M., Il Modello Tavistock e l’organizzazione nascosta, in “Ticonzero, 33, ottobre 2002” Knowledge.sda.uni-bocconi.it/ticonzero 22
Summary Ornella Gelmi on: The clinical pedagogist as stimulator of educational thinking and on the relevance of an intervention aimed at stimulating the activation of operators’ personal and professional expertise and resources. To achieve this goal, she argues that the clinical pedagogist may be able to facilitate contact with reality and creative thought, in order to bring out the capabilities required to address issues and provide plausible solutions.
n. 26 - gennaio-giugno 2012
Il rispetto: opportunità pedagogico cliniche Un percorso personale e relazionale dedicato alle donne di Patrizia Napoletano e Rosalia Tedeschi
Il Progetto “Il rispetto: oppor-tunità pedagogico-cliniche” è stato ideato su richiesta della prof.ssa Lucrezia Carlucci, Vicepresidente della sezione di Matera della FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari), con l’intento di rafforzare la coesione interna, l’amicizia, la dialettica e la collegialità tra le donne aderenti all’Associazione. Ispirato al tema nazionale 20092011 della FIDAPA, che sollecitava un percorso del rispetto finalizzato all’affermazione della donna come soggetto attivo del cambiamento e del superamento della crisi socio-economica, il progetto pedagogico-clinico ha inteso proporre un’esperienza di riscoperta, riaffermazione e rivalutazione del ruolo e dei ruoli della donna in un contesto di regressione economica e culturale. La specificità della domanda ha orientato la nostra risposta, soprattutto in considerazione della recente fase politica attraversata dal Paese e dei condizionamenti di una certa cultura che tendeva a determinare il valore, anche economico, della donna a seconda del grado di accondiscendenza al potere maschilista.
Nell’ambito delle nostre riflessioni, non è stata ritenuta secondaria la diffusione di fenomeni quali la violenza di genere, il femminicidio, lo stalking; inoltre, la domanda della FIDAPA appariva ancor più interessante e impegnativa perché giungeva a noi mentre il mondo si mobilitava per scongiurare la condanna a morte di Sakineh MohammadiAshtiani, la donna iraniana assurta a simbolo delle martiri della Sharia. In molte aree del mondo, la donna non vede ancora riconosciuto il fondamentale diritto all’autodeterminazione, all’affermazione di sé come soggetto attivo, capace di fare la
…rafforzare la coesione interna, l’amicizia, la dialettica e la collegialità.
differenza. In quest’ottica, il rispetto come percorso verso una maggiore consapevolezza di sé, delle potenzialità e delle qualità personali, si è inquadrato nel tema proposto dalla Federazione Internazionale BPW (Business and Professional Women), power to make a difference, il potere di fare la differenza, che, com’è ribadito nei documenti ufficiali della FIDAPA, offre un’occasione unica e irripetibile per scovare, trovare e fare emergere le potenziali future Donne-Leader-Dirigenti dell’Associazione, capaci di continuare a fare sempre di più la differenza, orientando l’agire associativo verso risultati concreti che incidano nel territorio locale e nazionale a favore del genere donna. Da questi spunti di riflessione e per rispondere all’esigenza di nelle donne una maggiore consapevolezza del proprio ruolo e del proprio valore, il nostro progetto pedagogico clinico sul rispetto è stato un percorso di approfondimento personale e relazionale centrato sulla donna in quanto capace di creare relazioni autentiche con le altre persone, finalizzando la propria azione al ben-essere comune.
15
n. 26 - gennaio-giugno 2012
…promuovere nelle donne una maggiore consapevolezza del proprio ruolo e del proprio valore… Il termine “rispetto”, dal latino respecto, respectare, significa guardare indietro, ossia ri-guardare, tornare a guardare. Riguardare qualcosa di già visto implica una maggiore attenzione, un atteggiamento di ricerca: si torna a guardare quando si è perso qualcosa o si teme di averlo perso, quando si vuole cogliere un dettaglio o si cerca qualcos’altro. Il rispetto, dunque, implica un affinamento delle capacità percettivo-sensoriali e un potenziamento dell’attenzione che, nei riguardi dell’altro, si traduce in termini di sensibilità, disponibilità all’accoglienza e capacità empatica. Le tecniche e i metodi della pedagogia clinica, favorendo il rafforzamento dell’unità psicofisica, determinano il superamento
16
dei dualismi tra mente e corpo, tra emozionalità e razionalità, tra passato e presente, tra tutti gli opposti e le contrapposizioni che, talvolta, rendono la persona distratta e poco attenta al respecto; inoltre, stimolano la scoperta e il potenziamento della creatività personale, mobilitando energie ed insospettate risorse interiori. Lo sviluppo creativo genera un approfondimento personale, la conoscenza di sé, quei tratti specificamente individuali che rendono ogni persona unica, ma universalmente umana, consentendo di rintracciare negli altri, nella diversità altrui, quei tratti che accomunano tutti gli esseri senza alcuna esclusione pregiudiziale. La conoscenza di sé è presupposto per il riconoscimento ed il rispetto dell’altro, la cui diversità è dialetticamente assunta come arricchimento.
Il percorso del rispetto Il progetto, strutturato in quattro incontri variamente tematizzati, ha avuto come meta il raggiungimento di un rapporto più significativo con se stessi e con gli altri. Partendo dall’idea che la vita è
La conoscenza di sé è presupposto per il riconoscimento ed il rispetto dell’altro…
n. 26 - gennaio-giugno 2012
un ciclo, che l’età evolutiva non finisce con l’adolescenza, ma prosegue per tutta l’esistenza, abbiamo strutturato un percorso circolare che – in futuro – potrebbe ampliarsi per ri-guardare, cogliere altro, fare nuove scoperte. Abbiamo avviato il percorso invitando le donne partecipanti a rimettere in gioco le abilità accantonate o disperse; sperimentare possibilità alternative; sondare potenzialità; approfondire l’identità personale attraverso la riscoperta ed il rafforzamento dell’unitarietà corpo-mente, il riequilibrio psico-emozionale e posturale, la riorganizzazione spazio-temporale in rapporto agli altri ed all’ambiente esterno. In questa prima fase le esperienze sono state centrate sul metodo Edumovement®, integrato con altre tecniche e metodi espressivo-organizzativi (Prismograph®, Gestalt Dance, Disegno onirico, Psicodramma pedagogico). Successivamente, abbiamo sollecitato una maggiore attenzione alla propriocezione, proponendo attività che hanno coinvolto la sfera sensoriale, la memoria, la voce, la respirazione. In questa fase abbiamo seguito i suggerimenti del metodo Memory Power Improvement®, integrato con altre tecniche pedagogico cliniche che hanno modulato piacevolmente sia l’esperienza individuale che quella di gruppo, puntando al rafforzamento delle
capacità di concentrazione e cooperazione. A questo punto il gruppo si è mostrato pronto a procedere verso la scoperta di nuove modalità espressive; le esperienze proposte hanno riguardato l’approfondimento della sfera emozionale. Seguendo alcune tecniche proprie del metodo Musicopedagogia®, integrato con altre tecniche, il gruppo si è avviato ad una comunicazione più autentica. Le donne partecipanti si sono mostrate in grado non solo di cogliere il potere trasformativo di ogni atto esperienziale e conoscitivo, ma anche di condividere le spinte creative personali, gestendo con maggiore consapevolezza lo sviluppo intrapersonale ed interpersonale. La conclusione del percorso ha segnato l’avvio di un nuovo ciclo: grazie ai principi che hanno accompagnato le esperienze derivate dal metodo Inter-Art® sono state mobilitate le potenzialità espressive, emozionali e creative, sempre nel perfetto equilibrio mente-corpo. Le partecipanti hanno scoperto come il
soffio vitale, l’atto respiratorio sia regolatore della gestualità e della tonicità muscolare, sperimentando nuove possibilità dichiarative di sé, comunicazionali e relazionali. Ogni forma di linguaggio ha consentito nell’ambito del gruppo, di vivere in ciascuno una realtà complementare e reciprocamente trasformante.
…il gruppo si è mostrato pronto a procedere verso la scoperta di nuove modalità espressive.
Summary Authors Tedeschi and Napoletano trace the lines of a project aimed at strengthening cohesion, friendship, dialectics and collegiality among women members of FIDAPA (Italian Federation of Women’s Arts, Professions and Business). The techniques and methods of clinical pedagogy considered over the course of the educational-experiential training have stimulated the discovery and enhancement of personal creativity, by galvanizing energies and unsuspected inner resources.
17
n. 26 - gennaio-giugno 2012
Un percorso “anti-bullismo” di Mariangela Semenzato
L’esperienza persegue un obiettivo in comune con diversi professionisti nell’ambito educativo: accompagnare gli adolescenti verso uno sviluppo emotivo e relazionale armonico e cosciente, che possa procurare loro uno stato di benessere fisico, psichico, emotivo e relazionale. Il percorso denominato “anti-bullismo” è stato creato dal maestro Spillere, responsabile di una palestra ed esperto di arti marziali e di difesa personale che lavora da decenni con bambini e ragazzi e dalla sottoscritta come pedagogista clinicoe presentato ad una professoressa di educazione fisica, sensibile alle esperienze di crescita degli studenti della scuola secondaria di primo grado, che si è resa referente all’interno del consiglio d’istituto. Tre diverse figure che si sono impegnate sia nella riflessione sulla realtà vissuta dagli adolescenti, dentro e fuori l’istituto
…accompagnarli verso uno sviluppo emotivo e relazionale armonico e cosciente. 18
scolastico, che nella proposta di forme innovative di comunicazione e sensibilizzazione degli stessi ragazzi verso la prevenzione, la relazione interpersonale e l’emotività. Il percorso desidera affrontare il tema sociale del “bullismo”, conosciuto dalla maggioranza dei ragazzi attraverso televisione, giornali, radio e riviste per teen-ager, in modo creativo e dinamico, stimolando così curiosità e partecipazione nei ragazzi. L’esperienza si è svolta in palestra durante le ore di educazione fisica: questo è stato molto importante perché ha reso possibile lo svolgimento di alcune attività di gruppo in uno spazio adeguato, ed inoltre il progetto è stato così integrato all’interno del programma educativo annuale della materia di educazione fisica. Gli incontri hanno coinvolto i ragazzi di due classi terze per 10 ore totali, suddivise in 5 incontri settimanali, durante i quali sono stati coinvolti in modo pratico nelle attività a coppie e di gruppo. Le ultime due ore del percorso si sono svolte in aula audiovisivi, per presentare alcuni argomenti con il supporto di audiovisivi ed attività di lettura e confronto. Durante le prime due ore in palestra, importanti per comunicare il filo conduttore del percorso ed incentivare la partecipazione dei ra-
gazzi, sono state presentate esperienze mirate sulla percezione spaziale ed attività pedagogico cliniche per stimolare il senso di appartenenza al gruppo. Questo primo incontro è basilare per osservare eventuali dinamiche relazionali tra i compagni e per dare l’opportunità a persone introverse di stabilire un contatto con gli altri membri del gruppo. Si è osservato infatti che molti dei ragazzi coinvolti, pur avendo vissuto esperienze di due anni scolastici, non avevano mai avuto occasione di avere un contatto fisico, ed inoltre dimostravano difficoltà a mantenere il contatto oculare con tutti i loro compagni. Proponendo attività di Edumovement® i ragazzi hanno potuto avere esperienza concreta della spazialità, del rispetto dello spazio vitale proprio ed altrui, del contatto fisico ed oculare reciproco e soprattutto hanno potuto condividere le proprie sensazioni. Ho proposto giochi di relazione, per riflettere sull’importanza dello “spazio vitale” e della privacy propria ed altrui, e giochi che stimolassero i sensi sollecitando il loro uso per diminuire la propria vulnerabilità ed aumentare così il livello di attenzione. Al temine delle proposte veniva offerto un momento per esprimere il proprio vissuto: pian piano i ragazzi hanno iniziato ad esterna-
n. 26 - gennaio-giugno 2012
re ciò che avevano provato in modo sempre più disinvolto. Il maestro Spillere ha accompagnato nei successivi 3 incontri i ragazzi ad apprendere atteggiamenti preventivi, che potessero così aiutarli ad evitare episodi di aggressività e violenza. Successivamente ha introdotto alcune semplici tecniche per contrastare comportamenti prepotenti: queste lezioni hanno coinvolto attivamente ogni singolo ragazzo, che liberamente poteva esercitarsi con i compagni in un ambiente sicuro e protetto. L’ultimo incontro è stato completamente centrato sulla presentazione del fenomeno sociale del “bullismo”, già affrontato durante le esercitazioni in palestra dal maestro e dalla professoressa. Mentre alcuni ragazzi si allenavano sono riusciti a raccontare in modo spontaneo le loro esperienze personali, introducendo così inconsapevolmente la tematica dell’ultimo incontro. Anche la trattazione di questo argomento è stata volutamente resa coinvolgente, presentando ed analizzando alcuni episodi di adolescenti tratti dal sito della Polizia di Stato, ed attraverso la presentazione di slide che focalizzavano l’attenzione sulla sfera emotiva. Si è voluto infatti accompagnare i ragazzi ad una riflessione sulle emozioni delle persone coinvolte in un possibile episodio di bullismo, siano esse vittima o bullo, aiutanti o spettatori. I ragazzi hanno così potuto collegare le nozio-
ni pratiche apprese in palestra con le argomentazioni sulla sfera emotiva e relazionale. Ho inoltre presentato ai ragazzi un questionario, da compilare in modo facoltativo ed anonimo, con domande sul rapporto interpersonale, sui propri stili di relazione e su eventuali esperienze di bullismo vissuto in prima persona o come spettatore. È stato positivo osservare che tutti i ragazzi, avendo compreso la finalità del percorso, hanno compilato il questionario, da cui si è potuto evincere che su un totale di 42 alunni, 11 hanno subito prepotenze (a livello verbale) e altrettanti ne hanno assistito, 15 ragazzi hanno subito aggressioni, comunicate nella maggioranza agli amici e solo in 5 casi agli adulti. Questi dati sono stati la base della relazione pedagogico clinica redatta e consegnata al Preside per delineare sia le finalità del percorso svolto e le osservazioni effettuate che i dati raccolti dal questionario che hanno permesso di avvalorare così l’importanza di questo percorso pratico educativo. Al termine dell’ultimo incontro alcuni ragazzi hanno piacevolmente espresso le loro idee, in par-
ticolare ha attirato l’attenzione di tutti una ragazza che ha proposto alla sua professoressa di suggerire al Preside di introdurre altri percorsi strutturati come quello appena vissuto da sviluppare in tutto l’anno scolastico. Un altro punto forza del percorso è stata la sinergia tra le tre diverse agenzie formative ed educative che, collaborando per lo stesso obiettivo, sono riuscite a trasmettere agli studenti di terza media il concetto di “persona”, come corpo e mente in un tutt’uno armonico. Il tema del bullismo è stato affrontato in modo pratico e creativo, stimolando nella stessa persona un ascolto partecipato ed una condivisione con gli altri: non sono state presentate nozioni da “mettere dentro” la propria sfera conoscitiva, ma le riflessioni sono nate dall’esperienza mirata e protetta svolta nell’ambiente scolastico, preposto alla crescita ed allo sviluppo della persona. Partendo da un fenomeno sociale negativo, come il bullismo, si è camminato per giungere alla consapevolezza di un sé positivo ed armonico, capace di difendersi e di perseguire serenità e sana convivenza.
Summary The Author outlines the process of a project named “anti-bullying” conducted by three experts for students of the third year of primary school of second degree to help them to achieve an harmonic and conscious emotional and relational development. The matter has been addressed in a practical and creative way, stimulating in the individual a participated listening, an active reflection and sharing with others.
19
n. 26 - gennaio-giugno 2012
La dimensione della Corporeità di Myriam Perseo
L’attenzione pedagogica per la dimensione della corporeità e per la comunicazione del corpo, quale luogo relazionale che ci coinvolge integralmente offre la possibilità di intenderlo come mediatore tra la nostra interiorità e ciò che è fuori da noi. Da qui scaturisce l’attenzione alla persona e a quel reciproco coabitarsi e compenetrarsi fra “dentro e fuori”, che rende autentica e realizzabile ogni comunicazione. La pedagogia clinica si pone il compito di «restituire [alla persona] un totale, personale e autentico linguaggio, la possibilità di prendere coscienza del proprio corpo, delle proprie emozioni, sensazioni ed espressioni» e di comunicarle liberamente23. Essa “riscopre” il corpo nei suoi valori umanistici più qualificanti, valorizzandone gli aspetti legati all’incontro, alla relazione, alla compartecipazione, al vivere esperienze concrete ricche e di significato: il rapporto educativo è visto come rapporto di “reciprocità” e incontro tra “alterità” in cui un “essere corpo” si incrocia, si intreccia nella storia unica di altri “essere corpo”. Etimologicamente comunicare significa “mettere in comune”, “essere con”, quindi mettere in rapporto qualcosa che “ha una distanza” con qualcos’altro. «La
20
comunicazione, sia che si serva del linguaggio verbale che del modulo analogico, sia che si realizzi con silenzi, attività o inattività o con diverse punteggiature delle sequenze, è comunque capace di influenzare la relazione tra partecipanti»24. È la possibilità di stabilire legami, di unificare ciò che è lontano, di costruire relazioni, di operare dei cambiamenti. La persona è possibilità, punto di partenza, luogo di contatto, spazio di incontro, dialogo e apertura verso l’altro: essa non esiste senza il suo “altro”, senza il suo “tu”. Il mio esistere, infatti, si specchia nell’esistere del tu; io stesso divento tu per gli altri. Il profeta Gibran scriveva «il tuo prossimo è lo sconosciuto che è in te, reso visibile. Il suo volto si riflette nelle acque tranquille e in quelle acque, se osservi bene, scorgerai il tuo stesso volto [..] Non sei tu solo ad essere te stesso». L’incontro diventa, allora, un’intesa, uno scambio al quale il corpo partecipa nella sua globalità ed interezza; “parla” e “racconta” il mondo interiore della persona, ponendola in situazione di disponibilità positiva verso l’ascolto di
sé stessa e degli altri; uno spazio in cui si intrecciano l’espressività personale e la comunicazione interpersonale. Il corpo, con la propria carica comunicativa, dispone le relazioni spaziali fra l’individuo e l’altro da sé e si offre da ponte nella realizzazione di incontri pregni di significati: la spazialità del corpo “delimita” la geografia delle emozioni e ciò si riflette nel linguaggio, nelle parole. Esso è un potente mezzo espressivo e comunicativo, autentico, profondo, unico che permette di vivere i contatti: un sistema di segni,
Il corpo, con la propria carica comunicativa, dispone le relazioni spaziali fra l’individuo e l’altro da sé…
G. Pesci, Pedagogia clinica, in “ Babele”, S. Marino, n. 6, Aprile - Giugno 1997, p. 15. G. Pesci, A. Sedini, A. Viviani, Strategie di comunicazione, 2005, Edizioni ISFAR, Firenze 23
24
n. 26 - gennaio-giugno 2012
tanto più complesso quanto più si esprime, agisce, comunica. Ciò successe migliaia di anni fa, quando il contenuto corpo si trasformò in grido, pianto e parola: la parola è essenzialmente “gestualità”, qualcosa che si “lancia” e si riceve, che si dice e che si ascolta, che può penetrare o rimbalzare. Nel corpo co-esistono, quindi, due dimensioni: quella “esterna”, in quanto opportunità di prendere possesso nel e sul mondo attraverso il movimento e quella “interna”, in quanto testimonianza dell’esistenza della persona e modalità di identificazione dell’Io. Ma, vi è un’altra dimensione «quella condivisa, che caratterizza il contatto pieno con l’altro […] È la co-costruzione di un “noi”, terzo punto di vista oltre al “mio e al tuo”»25. Se la corporeità è il luogo della differenziazione fra il sé e l’altro, la prima espressione della singolarità che caratterizza in maniera originale la persona e che rende possibile incontrare altre singolarità-corpo, è anche la dimensione del noi. Tale dimensione è sperimentabile proprio perché la nostra esistenza è corporea e la comprensione e conoscenza dell’altro passa attraverso il con-tatto. Il contatto con l’altro è fondamentale nella costruzione di un dialogo, che ha nella cura, nella manipolazione, nel sentire il suo pieno significato. La nostra pelle diviene, allora, occasione relazionale; i sensi permettono l’apertu-
…espressione della singolarità che caratterizza in maniera originale la persona... ra alla relazione con le altre persone; quell’apertura intenzionale al mondo circostante che è sguardo rivolto agli altri, dialogo, scambio. La postura, l’espressione del volto, l’espressione dei muscoli, gli atteggiamenti spaziali sono la diretta narrazione della storia psicologica, biologica e personale dell’individuo. La pedagogia clinica, caratterizzandosi quale «pedagogia del concreto, applicata, pratica, autentica, capace di incidere veramente nel vissuto delle persone»26, è idonea a dare significati nuovi all’esperienza, al vissuto, al senso dell’esistere, valorizzando la persona globale, l’individuo che agisce, che si muove, che pensa, che vive. Da tutto ciò emerge il bisogno di pensare la persona, non come un io che ha un corpo, ma come corporeità vivente, tanto che, se improvvisamente la nostra figura
dovesse cambiare forma, non solo non saremo più riconosciuti dagli altri, ma cesseremo di essere “io”. Il nostro è un corpo proprio, un corpo vivente, non mera organicità, ma sensazione e rimando di significati, che fa della “fisicità” lo specchio dell’esistenza. «La considerazione del corpo […], come corpo proprio, corpo vivo, apre ad una nuova considerazione della corporeità […] che vede l’uomo come unità irriducibile, sia pur complessa, a tratti enigmatica e mostra come il corpo sia luogo in cui si iscrive la cifra di senso dell’esistenza umana»27. L’esistenza appartiene sostanzialmente al corpo, così come l’unicità e l’alterità sono condizioni essenziali, che non hanno bisogno di spiegazioni in quanto portatrici di senso proprio, di fondazione, ma eventualmente, di interpretazione e chiarificazione. Esso è ciò che siamo e ciò mediante il quale esistiamo, «il mondo esiste per noi in quanto è, nella sua indubitabile realtà, un prolungamento del nostro corpo. Nel
…un corpo vivente sensazione e rimando di significati...
A.A.V.V. I laboratori del corpo, 2009, Raffaello Cortina editore, Milano In Pedagogia clinica, Pedagogisti clinici, n. 01, anno 1, Gennaio / Giugno 2000, p. 9 27 Michele Zedda, Pedagogia del Corpo, 2006, Firenze, Edizioni ETS 25 26
21
n. 26 - gennaio-giugno 2012
rapportarci a noi stessi ci cogliamo come in nostro proprio corpo»28. Cogliere un sé, non come oggetto, ma come processo in divenire, offre senso alla dimensione incarnata dell’esistere. Un sé non più riconducibile ad uno statuto frammentario, ma un sé che prende forma: se io non avessi le mani non potrei scrivere su questo foglio e, allo stesso modo, se non avessi gli occhi non potrei rileggere queste righe. Infatti, «è con il corpo che l’uomo ama, è con il corpo che l’uomo lavora, è con il corpo che l’uomo studia: è grazie alla “materialità” dell’esistenza che fa parte e interagisce con la società. L’uomo entra in relazione con l’ambiente attraverso la propria consistenza di “essere un corpo”, perché è proprio grazie ad esso che può agire ed esprimersi rispetto alle situazioni»29. L’attenzione, la riflessione, l’ascolto di sé e l’apertura comunicativa nei confronti degli altri, permettono al pedagogista clinico di costruire una relazione che abbia quale fondamento la centralità della persona. Una relazione in cui accogliere, prendersi cura della persona significa riconoscere e valorizzare il corpo come “luogo” da esplorare, conoscere, rispettare; uno “spazio” vasto, misterioso, unico, luogo privilegiato del sapere: «l’attenzione al Sé porta al cuore dell’individuo, alla possibilità del cambiamento e di nuovi apprendimenti»30. Il corpo diviene veicolo e occasione di riflessione: «ri-flettere è
22
accogliere nel proprio sguardo quelle fugaci impressioni e quelle percezioni inavvertite con cui il mondo mi si offre e con cui io mi offro al mondo nel momento in cui gliele restituisco[…] Riflettere non è costruire il mondo, ma restituirgli la sua offerta»31. Ecco che l’approccio pedagogico clinico valorizza il corpo dell’esperienza, ciò che ci appartiene più intimamente; quel corpo che sentiamo dentro di noi, nella parte più profonda, che agisce senza bisogno di rappresentarlo, il corpo “vissuto”. Perché si possa recuperare il senso dell’esperienza, di una corporeità vissuta il pedagogista clinico assume, essenzialmente, un nuovo punto di vista, quello che partendo da un’intelligenza fisica, che percepisce, racconta, trasforma e forma, rende la persona consapevole, non del possedere un corpo, ma, del riconoscersi come soggetto psicofisico, in cui corpo, mente e spirito sono parte indissolubile l’una dell’altra.
L’approccio olistico restituisce al soggetto la possibilità di prendere coscienza del proprio corpo, delle proprie emozioni, sensazioni e percezioni attuando un totale e reale linguaggio espressivo e comunicativo e avvalendosi di principi attivi e dinamici favorisce nuove opportunità di sperimentare, di trasformare i pensieri in azioni, di attivare la disponibilità verso gli altri. La pedagogia clinica, con il suo approccio olistico, può rendere maggiormente articolate le possibilità di sviluppo creativo ed espressivo, le quali garantiscano alla persona di utilizzare diversi tipi di linguaggio. Infatti, ogni modalità d’espressione, ogni linguaggio portano all’integrazione della persona come unità. Essa si sviluppa attraverso il contatto e la relazione con altre unità: essere significa co-esistere, coabitare: non si può essere solo in virtù di sé stessi, ma, inter-essere con chi non è me.
Michele Zedda, op. cit. p 12 Sebastiani, Corporeità e vita emotiva, 2008, Morlacchi editore 30 Elena Liotta, Educare al Sé, Formarsi per incontrare i bambini, 2001, Roma, Ed Magi, p. 49 31 Umberto Galimberti, Il corpo, 1983, Milano, Felrinelli 28 29
Summary The author in her article on the body dimension explains how you can rediscover your body and live meaningful and concrete experiences. After a structured philosophical and scientific analysis she considers the contributions to consciousness and self-knowledge that may arise from the principles and methods of clinical education. Clinic pedagogy, with its holistic approach, as the author says “can make articulate the possibilities for creative development and expression,” a guarantee for a person and their psycho-physical unity.
n. 26 - gennaio-giugno 2012
Metodo InterArt® con bambini in età pre-scolare di Marta Pullini
Ho avuto l’opportunità di realizzare, su richiesta del dirigente di una Scuola, un progetto rivolto ad un gruppo di bambini dell’età di 5 anni, frequentanti la scuola dell’infanzia per favorire ogni canale espressivo comunicazionale, tra cui l’aspetto motorio, percettivo, sensoriale, verbale, creativo, affettivo ed emotivo, necessari a costruire i presupposti di un patrimonio di base agli apprendimenti scolastici. Per la realizzazione di tale progetto mi sono avvalsa di varie tecniche del metodo Inter Art® poiché ho considerato fondamentale con bambini di questa età operare con modalità ludiche e creative che il linguaggio artistico di questo metodo utilizza e consente. Una delle caratteristiche principali è facilitare il decondizionamento del soggetto attraverso la presa di coscienza del corpo nella sua complessità cercando di abbracciare tutte le forme espressive quali la musica, la poesia, la pittura, la scultura, il disegno, la danza, ideali dell’uomo e della cultura. Senza trascurare un primo momento fondamentale per la conoscenza dei bambini sono poi passata al momento successivo in cui ho iniziato un percorso ricco di molteplici esperienze suddiviso in 5 macroaree di riferimento: - Esperienze sulla respirazione
…abbracciare tutte le forme espressive ideali dell’uomo e della cultura. - Esperienze pittografiche sul pia no verticale - Esperienze di suoni e ritmo - Esperienze di suoni e forme - Esperienze sul silenzio. Le esperienze realizzate nei primi incontri sono state finalizzate ad una conoscenza dei bambini del loro sviluppo e degli stati di necessità e li hanno visti muoversi nell’ambiente in piena libertà e, con l’ausilio di alcuni oggetti presenti nella sala con i quali sono entrati in contatto, mi hanno consentito di verificare alcuni aspetti caratterizzanti le loro modalità di approccio, di interazione, di comunicazione e i tanti elementi derivati da un’analisi espressivomotoria che mi traducevano i loro disordini, le loro difficoltà e i loro disagi ma anche le loro strategie e le loro potenzialità. Da ciò è emerso che alcuni di loro si testimoniavano con note di intemperanza motoria, di irrefrenabile ir-
requietezza, di scarso controllo di alterazione del dinamismo respiratorio e insufficiente distribuzione tonica, oltre alle carenze nella dinamicità creativa ed espositiva. Gli obiettivi perciò sono stati determinati da quest’analisi che mi ha permesso di essere coerente e non dispersiva nel mio intento professionale, di programmare finalizzando questo percorso e rivolgendolo in maniera adeguata al miglioramento di un corretto dinamismo respiratorio, delle abilità organizzativo corporee e di una maggior abilità organizzativo-cinetica del gesto, del rapporto corpo-spazio e corpo-tempo nella dimensione percettiva rappresentativa (propriocezione), maggior consapevolezza del pro-
…alcuni di loro si testimoniavano con note di intemperanza motoria, di irrefrenabile irrequietezza… 23
n. 26 - gennaio-giugno 2012
prio sé corporeo e di sé nell’interazione con altro/altri da sé, allentamento degli stati tensionali ed espressione delle emozioni attraverso le tecniche proposte. Era indispensabile partire dalle Esperienze sulla respirazione in quanto opportunità di abbattimento degli stati tensionali, la respirazione è una funzione che assicura la vita, l’efficienza respiratoria è in connessione stretta con le dinamiche psico-affettive provocate dai rapporti interrelazionali, dalle abitudini della nostra civiltà, dall’alterazione dell’ambiente. Le risultanti delle difficoltà organizzativo-respiratorie si possono rintracciare nelle disarmonie motorie, espressivo-gestuali e mimiche. Ulteriori conseguenze sono costituite dagli impacci nella rappresentazione grafica e nella espressività verbale. Da un punto di vista filogenetico ed ontogenetico agire sul miglioramento del respiro quando c’è disarmonia psicofisica, è cercare di ritornare all’omeostasi originale della vita. La respirazione è la fonte della nostra vitalità, è il mezzo semplice che la natura ci offre per sviluppare la nostra energia, il nostro essere. Un buon dinamismo respiratorio conduce il pensiero ad agire sul corpo, il corpo ad agire sullo sviluppo e formazione del pensiero. Un respiro ritmico associa intelligenza e gesto. Quando c’è armonia tra respiro e pensiero, questi si rafforzano a vicenda. Tutte le esperienze sono state proposte con un approccio ludico e
24
giocoso in modo tale che i bambini si sentissero liberi da giudizi, da condizionamenti, per esprimere completamente sé stessi. I bambini arrivano già da piccoli con un magazzino iconico assimilato dalla tv e dai giochi. Il bambino “saturo” che ripete immagini standardizzate non sviluppa il senso artistico; l’arte invece è un’attività dinamica e fortemente unificatrice. Le Esperienze pitto-grafiche proposte nell’ambito pittografico realizzate in verticale sono state caratterizzate da questi elementi: - La bimanualità - Il materiale utilizzato: i gessetti colorati. La scelta di utilizzare il gesso è molto importante in quanto permette d cogliere la pressione del tratto, importante sul piano tecnico per il controllo motorio. Alla pressione è sempre attribuita una specifica finalità. - La condivisione emotiva delle esperienze tra i bambini - L’importanza del dinamismo respiratorio nel giocare con la propria immaginazione creativa. Tra le esperienze proposte ricordiamo quella del cerchio, dell’albero e delle erbe felici. Il cerchio è la forma che viene rappresentata anche dal bambino e unisce il concentrico e l’eccentrico in una forma e in un equilibrio. È anche attraverso i cerchi e i semicerchi che abbiamo cercato di costruire i caratteri grafici. La riproduzione di cerchi è legata anche al nostro stato d’animo, attraverso cerchi tracciati in verticale con libero lancio, avviene una trasformazione inte-
riore. La pittura in verticale permette una gestualizzazione molto più ampia rispetto a quella orizzontale, la liberalizzazione che viene vissuta è molto diversa. Il disegnare e il dipingere sono strumenti di crescita, di conoscenza, di affinamento dei linguaggi. Il disegno libero favorisce una personalità creativa e con essa un’integrazione del pensiero e del sentimento, perciò è importante non invadere lo spazio ideal-fantastico e privato dei bambini, ma lasciarli esprimere in una condizione di positività e di approvazione. Per quanto riguarda Suoni e ritmo ho voluto associare alla musica, da sempre elemento aggregante e stimolante, due concetti molto importanti nell’ambito della pedagogia clinica che sono il ritmo e la capacità di astrazione. Attraverso il ritmo è stato possibile canalizzare l’interesse e questo ha fatto in modo che si potesse regolare nei soggetti: la coordinazione motoria, l’espressione delle emozioni, promuovere il contatto sociale, sviluppare il senso del ritmo stesso.
...strumenti di crescita, di conoscenza, di affinamento dei linguaggi.
n. 26 - gennaio-giugno 2012
Quella utilizzata è una modalità di approccio sensoriale, quindi corporeo, e percettivo che utilizza l’elemento sonoro, ritmico, spazio-temporale e vibratorio per: • provocare benessere emotivo; • aprire canali di comunicazione; • attivare processi di socializzazione; • sviluppare una migliore stabilità e flessibilità fisica e psichica; • potenziare le capacità cognitivo-immaginative. Il dialogo musicale può arricchire il dialogo parlato o sostituirsi ad esso. Le tecniche psicomusicali sono un mezzo per far vibrare la gamma delle emozioni e sentimenti, inducendo nuove esperienze. In pedagogia clinica vengono adoperate per mettere in atto i meccanismi complessi e delicati delle comunicazioni e delle interazioni umane in modo sempre più completo. In Suoni e forme alcune esperienze proposte hanno fatto sì che i bambini sperimentassero il passaggio dalla bidimensionalità alla tridimensionalità e viceversa, affinando il processo di astrazione che, in questo momento del loro sviluppo permette di avvicinarsi con maggior tranquillità e competenza alle forme di pre-grafismo. Qualsiasi apprendimento, esperienza e conoscenza deve passare “dal proprio corpo” ed avviare così la strutturazione dello schema corporeo. Una delle esperienze proposte è stata la riproduzione corporea di disegni prodotti. Ai soggetti sono
state fatte osservare delle figure sul piano bidimensionale (rappresentanti diverse posizioni del corpo) e, dopo averne scelta una, sono stati invitati a riprodurle sul piano tridimensionale con il corpo attraverso la ricerca di una postura. Un’altra esperienza proposta ai bambini è stata quella di percorrere, con l’aiuto del ritmo e della musica, alcune forme tracciate sul pavimento con lo scotch al fine di portarle dal piano bidimensionale o quello tridimensionale, avendo così modo di farle proprie introiettandole dentro sé stessi. Attraverso la cadenza e il ritmo, muovendosi su cerchi, triangoli e quadrati il bambino si sente sempre più sicuro dello spazio. Da quel momento, in pittura, in disegno e in danza sarà portato ad usare lo spazio allo stesso modo ed a coprire in maniera simile lo spazio del pavimento e quello del foglio. L’ultima esperienza è stata quella del Silenzio che i bambini, stupendoci, hanno affrontato seriamente e serenamente attivando un elemento altrettanto importante che è l’ascolto. Ho voluto puntare sull’ascolto proponendo ai bambini momenti di silenzio, du-
rante i quali si aiuta a sviluppare l’attenzione uditiva ad ascoltare ed ascoltarsi, interrompendo così la spirale del dover fare, del dover agire, assaporando anche la calma, la quiete, per farla diventare tranquillità interiore. Concludendo, le modificazioni negli apprendimenti e nei comportamenti di ogni singolo bambino sono state confermate dai risultati positivi emersi durante e alla fine del percorso. Passando il tempo si poteva ben riscontrare, con la conferma anche da parte degli insegnanti, che i bambini avevano acquisito una maggiore consapevolezza e una nuova modalità di approccio e di interrelazione con gli altri, alcuni superato disagi e stati tensionali e si testimoniavano con una capacità di controllo e più tranquilli e calmi, ma l’obiettivo più interessante che si era raggiunto è stato a proposito un loro nuovo atteggiamento nei confronti dei problemi che via via potevano incontrare hannche li ha portati a cercare strategie risolutive e non fermarsi al primo ostacolo evidenziando intenzionalità, costanza e creatività a carattere propositivo che è ben diversa dal più frequente comportamento passivo.
Summary Marta Pullini refers to a project proposed and conducted with the intent to build assumptions based on academic learning. Auxiliary of the project, the InterArt® method has enabled us to produce changes in learning and behavior, acquire new knowledge, new approaches and interplay with others. A development that has provided the children with a new attitude towards the problems that they could meet, new intentional solution strategies.
25
n. 26 - gennaio-giugno 2012
A Catania il padre della scienza in aiuto alla persona: la pedagogia clinica del dott. Guido Pesci Intervista della giornalista Marzia Vaccino
Già Socrate aveva intuito l’importanza del “conosci te stesso” per il raggiungimento maieutico della felicità. Ma il filosofo poco ci ha edotto sulle modalità di esplorazione del misterioso mondo dell’individuo agendo nell’ottica dell’astrazione che non mette in primo piano la sofferenza personale, bensì speculazioni filosofiche che non mirano ad un sostegno concreto dell’individuo. La pedagogia clinica è una scienza che trova le risposte necessarie al vasto panorama dei bisogni educativi della persona attraverso modalità diagnostiche e metodi educativi finalizzati ad aiutare il singolo individuo e il gruppo a liberarsi da ogni stato di disagio psicofisico e socio-relazionale per raggiungere nuovi equilibri e nuove disponibilità allo scambio con gli altri. Il “Conosci te Stesso” grazie al Dott. Guido Pesci (padre fondatore della Pedagogia clinica e della nuova disciplina del Reflecting) trova il suo significato legittimo nel Reflecting: una nuova maieutica in cui l’individuo, aiutato a riflettere, riesce a tenere in mano le redini della propria esistenza e a guidare se stesso verso nuovi e più ampi traguardi superando disagi, difficoltà e contraddizioni alla conquista di una personalità libera ed armoniosa. In occasione dell’incontro della
26
sezione dei Pedagogisti Clinici di Catania il Dott. Guido Pesci spiega le differenze tra il metodo classico della psicoterapia e la metodologia della pedagogia clinica: “La pedagogia clinica è una scienza che ha trovato una sua espansione a partire dal 1974 quando noi ortopedagogisti maturammo l’idea che l’ortopedagogia fosse una disciplina troppo influenzata dalla medicina. Si volle creare l’opportunità di una pedagogia che potesse veramente esprimere la piena definizione di una scienza, che in quanto clinica, è da considerarsi in aiuto alla persona. Da qui il termine clinico in sostegno alla pedagogia venne definito la ragione dell’orientamento operativo sulla persona che favorisse l’individuo per uscire dalle proprie difficoltà e dai propri disagi. Metodi e tecniche, che sono state da allora, nel tempo, sempre più perfezionate, oggi sono delle ideologie e degli strumentari che ci sostanziano e tramite cui si è potuto dimostrare quanto il pedagogista clinico, forte di queste metodologie, possa fronteggiare tante situazioni di disagio. La differenza tra la pedagogia clinica e la psicoterapia? Io sono anche uno psicoterapeuta e non ritengo che sia adatto fare un distinguo tra queste due discipline perché tutte e due sono indirizzate in aiuto alla perso-
na e in quanto tali potrebbero essere considerate molto simili anche se diversissime nel campo applicativo. La psicoterapia è orientata a mantenere vivo l’interesse sul recupero dell’aspetto psico-emozionale e relazionale. La pedagogia clinica vuol tener conto della persona nella sua globalità e per questo ha messo assieme tutta una serie di tecniche che si rivolgono anche alla corporeità”. Si stanno svolgendo dei corsi di formazione a Catania in materia di pedagogia clinica. In molti i partecipanti: sono previste anche future sessioni?
“Catania è uno dei centri che l’ISFAR (Istituto di formazione che ha sede a Firenze) tiene presente per la formazione in Sicilia, l’al-
La pedagogia clinica vuol tener conto della persona nella sua globalità e per questo...
n. 26 - gennaio-giugno 2012
tra sede si trova a Palermo e c’è un’alternanza della formazione nelle due province. Esistono sedi di formazione in tutta Italia con corsi rivolti a gruppi di persone che siano interessate, dopo avere acquisito la laurea, ad assumere abilità professionali che diano delle opportunità alla persona di poter ritrovare tutti quegli equilibri indispensabili per poter fronteggiare adeguatamente la vita sia nello stare bene con se stessi sia nel rapportarsi adeguatamente agli altri riconquistando capacità ricreative nuove e diverse”. Come mai oggi si manifesta l’esigenza di riacquistare capacità ricreative (al contrario di quarant’anni anni fa in cui l’esigenza probabilmente c’era ma era meno evidente) rendendosi necessaria la figura del pedagogista clinico?
“Sicuramente i processi di mutazione nel sociale sono stati tanti. Del resto anche noi da ortopedagogisti negli anni settanta pensavamo e ritenevamo che l’ortopedagogia potesse essere quella scienza adatta a soddisfare tutte quelle esigenze di cui c’era necessità ieri come oggi. Si era individuato un percorso formativo da ortopedagogisti ieri, poi ci siamo resi conto che non era sufficiente e che era necessario mutarlo e da qui rintracciare in questa nuova professione un’occasione per intervenire adeguatamente in un sociale povero e impoverito, forse più di ieri? In tanti aspetti si. Basta pensare alla situazione della famiglia nella società contemporanea. Anni fa la famiglia era caratterizzata da nu-
merosi componenti. Oggi la famiglia si è impoverita anche a causa della dualità dell’interesse-disinteresse nell’educazione dei figli: oggi sono tante le coppie di giovani che sono un po’ smarriti perché nessuno li ha messi in condizioni di un saper fare in aiuto ai propri figli. Marito e moglie hanno un figlio e nessuno ha insegnato loro come fare i genitori: è vero che è una cosa che non si insegna, ma sicuramente si possono acquisire degli orientamenti utili per essere adatti a chi vive con noi e ci può essere sempre una grande opportunità di conforto da quelle che sono le esperienze altrui. Quindi la società odierna è diversa da quella di trent’anni fa: a causa di tutte le sollecitazioni negative che ognuno vive, (che sono origine di tante situazioni di conflittualità che prima non erano cosi forti), le mutazioni sono state tantissime e le conflittualità dell’oggi sono capaci di disalimentare quegli equilibri che sono indispensabili alla persona. Da qui le persone che vivono in una sorta di disequilibrio psicoemozionale, affettivo, relazionale sono anche ostacolate da un corpo che erroneamente si pensa di poter rendere efficiente andando a pedalare o a correre dimenticando che, però, l’efficienza del corpo avviene in ragione di un volersi bene di un conoscersi e riconoscersi, scoprendo in se stessi tutte quelle potenzialità che abbiamo per poter parlare agli altri di noi anche attraverso la corporeità”.
Quindi la chiave per poter ritornare a se stessi e dare un riscatto alla sfera emozionale tornando a parlare di se stessi, in cosa potrebbe essere rappresentata simbolicamente?
“Una persona che è capace a stare bene in relazione a gli altri, lo sarà tanto più quanto è capace di stare bene in relazione con se stesso”.
...assumere abilità professionali che diano delle opportunità alla persona di poter ritrovare tutti quegli equilibri indispensabili per poter fronteggiare adeguatamente la vita
* Intervista apparsa su QTSicilia il 6 dicembre 2011
27
n. 26 - gennaio-giugno 2012
A
N
Congressi, convegni, seminari, incontri… Casale Monferrato La collega Renza Marinone ha fondato in Casale Monferrato l’Associazione “I care family ONLUS” con lo scopo di portare avanti, con l’insostituibile contributo del collega Giovanni Rabaglino, due rilevanti iniziative. Un Centro di Aggregazione Giovanile rivolto a ragazzi dalle scuole elementari fino alle scuole superiori, dove si svolgono atelier condotti con diverse attività, supporti didattici e percorsi pedagogico clinici, e il “Progetto Genitori”, ovvero a scuola di genitorialità. Un progetto diviso in tre moduli, il primo “Dalla gravidanza ai tre anni”, il secondo “Dall’età scolare fino alla conclusione del ciclo elementare”, il terzo, “Il grande momento adolescenziale”. A tutto ciò si è aggiunto un Centro di Ascolto per genitori. Biella Il dott. Erik Pozza nell’anno 2011 ha organizzato e condotto il Convegno dell’Associazione Casa di Giorno di Biella e realizzata la formazione degli operatori del Centro Diurno Socio Terapeutico Educativo “Pin Bevione” di Alba. Il Convegno ha avuto come argomento “Osservare e progettare: l’ICF come antropologia di riferimento nella definizione degli interventi educativi ed assistenziali”. Inoltre è stato supervisore e formatore per la gestione dei comportamenti problema e sulla progettazione educativa individualizzata c/o Centro Diurno Socio Terapeutico Educativo “Oltre” in Acqui Terme. Erik continua nel suo ruolo di conduzione della direzione educativa impegnato nelle funzioni all‘organizzazione per processi e la responsabilità sui progetti individualizzati presso la coop. Domus Laetitiae e la coop. Tantintenti. Oltre a ciò svolge attività professionale nel proprio studio in Biella.
28
P
E
C
gettati con le istituzioni del territorio torinese. Nel 2011 hanno potuto realizzare in collaborazione e in intesa con la ASL e l’istituzione scolastica alcuni atelier pedagogico clinici rivolti a gruppi di bambini della scuola primaria per promuovere stimoli positivi, potenziare abilità e capacità. Altra occasione di intervento è stato il “Gruppo di sostegno” rivolto ai genitori, con i quali hanno attivato un interessante e partecipato cammino educativo di consapevolezza della crescita dei propri figli. Infine le colleghe si sono impegnate nella realizzazione di un Campus rivolto a ragazzi della scuola secondaria di 1° grado per favorire una espansione e uno sviluppo della creatività, delle emozioni e degli scambi. Busto Arsizio Il progetto SAV Servizio Anti Violenza del Comune di Busto Arsizio che si avvale di una rete in grado di rispondere a tutte le necessità di un individuo che ha subito violenza, ha accolto i pedagogisti clinici fra i suoi collaboratori. Una importante opportunità di riconoscimento e di validità scientifica e professionale per la nostra categoria. Regalbuto La Sicilia vede ancora una volta i pedagogisti clinici coinvolti dalle Amministrazioni comunali. A Regalbuto la collega Sandra Di Paola si è impegnata con il progetto: “La Pedagogia clinica e l’assistenza scolastica” teso a fronteggiare nella scuola le difficoltà ad apprendere. Grosseto Il 20 aprile 2011, presso il Liceo Rosmini di Grosseto, i colleghi Guido Pesci e Marta Mani hanno tenuto il Corso sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Il programma verteva su “L’intervento pedagogico clinico - Processi e stili di apprendimento - Strategie didattiche. Presenti insegnanti di scuole di ogni ordine e grado, educatori, dipendenti ASL e di Cooperative.
Biella Francesca Potena nell’anno 2011 ha tenuto in Biella, Ivrea e Santhià alcune conferenze sui temi “Comorbilità fra difficoltà di apprendimento”, “ADHD” e “Gestione della situazione familiare in contesti di disagio”. Svolge attività professionale in collaborazione con una pedagogista-sessuologa e una psicologa.
Albenga (SV) Gabriele Olivieri ha tenuto nel maggio del 2011 la seconda edizione del corso di formazione per volontari all’Istituto Domenico Trincheri di Albenga (SV) ed iniziato un nuovo corso agli operatori della Casa di Riposo di Andora. Di questi due importanti eventi ne ha dato notizia la Rivista AUSERSavonaNotizie.
Torino Da alcuni anni Luisa Pennisi e Claudia Trombotto si occupano del supporto ai bambini con diagnosi di DSA e delle loro famiglie nell’ambito di alcuni percorsi co-pro-
Città della Pieve In Città della Pieve nel novembre del 2011 Stefania Bruni ha tenuto due percorsi educativi: “Le emozioni in gioco, rivolto ai bambini” e “Oltre la dieta rivolto agli adulti”. Il
n. 26 - gennaio-giugno 2012
T
r
i
b
u
n
e a cura di Antonio Viviani
primo percorso ha visto partecipi gruppi di bambini dai 3 ai 5 anni e bambini tra gli 8-9 anni e il secondo signore con età dai 35 ai 50 anni. Inoltre la collega ha tenuto nel settembre 2011 un corso di formazione per insegnanti presso l’Istituto Comprensivo di Cetona (SI), sul tema “Emozioni”. Tutte iniziative che perdurano. Milano L’AIST onlus in collaborazione con ANPEC Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici ha organizzato a Milano il 12 novembre 2011, presso l’Istituto Maria Consolatrice, il Convegno sul tema: “Irrequietezza motoria, disattenzione e tic dell’età evolutiva”. All’evento hanno relazionato professionisti impegnati a dare risposte alla sindrome di Tourette tra cui il Prof. Mauro Porta Medico Specialista in Neurologia e Neurochirurgia, Responsabile del Centro Malattie Extrapiramidali e Sindrome di Tourette e i colleghi Vera Colombo, Graziella Segat e Simona Valle. www.tourette.it Scerne di Pineto (Teramo) In provincia di Teramo, in data 17 novembre 2011 si è tenuto il Seminario dal titolo “Educare con la mente e con il cuore, l’accompagnamento alla crescita dei bambini e degli adolescenti nella famiglia, nelle istituzioni e nel volontariato”. L’evento, promosso dal Centro Servizi Volontariato di Teramo, è stato inserito nella Settimana abruzzese che si richiamava alla Settimana mondiale per i diritti dei bambini e per la prevenzione della violenza all’infanzia. Assieme ad altri relatori la direttrice di sezione ANPEC Teramo dott.ssa Nadia Di Pietro ha presentato un lavoro sul tema “Educare con il cuore i bambini con disabilità”. Il seminario organizzato dal Centro Studi Sociali “Don Silvio De Annuntiis”, patrocinato dal Ministero dell’Istruzione e dal Cismai, ha avuto un gran numero di partecipanti ai quali i pedagogisti clinici hanno potuto esporre i loro principi e le modalità pratiche con cui si distinguono.
Milano Le colleghe Alessandra Obinu e Paola Bonino sono state presenti il 21 e 22 novembre 2011 a Milano con uno stand riservato alle sezioni ANPEC Savona e Imperia, nell’AREA Azzurra - Settore Sanità - della Fiera della Compagnia delle Opere di Milano. L’occasione è stata offerta dalla Enrico Fermi School & College System, istituto di formazione che collabora con l’AIMFI. Un’iniziativa sicuramente interessante e ricca di spunti per future possibili alleanze con tante realtà diverse che si occupano di formazione e aiuto alla persona. Calderara di Reno Il 25 novembre 2011 in occasione della Giornata Mondiale “Violenza sulla donna” organizzata dal Comune di Calderara, la collega Arianna Albertarelli ha tenuto una relazione dal titolo “Baby Gangs: la violenza del branco”. I lavori sono stati rilanciati in data 2 Dicembre 2011 da Telesanterno nell’ambito della Serie “Comuni alla ribalta”. Cuneo Il collega Claudio Rao, Presidente EuroANPEC, a seguito di approfondite sperimentazioni ed una attenta ricerca ha strutturato il metodo Relaxologie clinique®. Tale metodo che si basa su un processo verbale e posturale è utile per riattivare le dinamiche individuali di resilienza, favorire il dialogo corporeo, ottenere uno stato distensivo di calma, di tranquillità emotiva, disponibilità attentiva, interattività evolutiva. La Relaxologie clinique® risponde perciò agli interessi delle persone con disagi derivanti da stress, sovraeccitamento, turbe del sonno e dell’addormentamento, ripiegamento introversivo, difficoltà emotive e relazionali. Alcamo La collega Caterina Russo, titolare di uno studio di pedagogia clinica in Alcamo sta conducendo in questa sua Città un progetto su: “Bullismo, il valore della comunità scolastica-Progetto spazio libero”, rivolto alle classi terza, quarta e quinta della scuola primaria e prima, seconda e terza della scuola secondaria di primo grado. Il progetto nasce per rispondere alle esigenze dettate dalle Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta del bullismo, del Ministero della Pubblica Istruzione. Pesaro La collega Elisa Pavoni in data 16 marzo 2012 ha partecipato a una Tavola Rotonda tenutasi presso l’Ordine degli Avvocati di Pesaro, su “La mediazione”, organizzata dall’Osservatorio del Diritto di Famiglia del Tribunale di Pesaro.
29
n. 26 - gennaio-giugno 2012
A
N
La finalità dell’incontro è stata di presentare agli avvocati familiaristi le diverse modalità di approccio delle figure professionali. Hanno partecipato gli avvocati esperti in diritto di famiglia, pubblici ministeri del tribunale penale, mediatori familiare, avvocati mediatori, psicoterapeuti della coppia e pedagogisti clinici. È stata l’occasione per creare sinergie e collaborazioni e stabilizzare un modus operandi degli avvocati nell’orientare i clienti a uno o più colloqui prima di intraprendere la separazione. Viterbo Presso l’Università degli Studi della Tuscia a Viterbo il 19 marzo 2012 si è tenuto un convegno su “Educere alleanze educative sul territorio”, presidente Luisa Vera direttore regionale Lazio ANPEC e, tra gli altri relatori, i colleghi: Rosa Maria Purchiaroni con una relazione su “Asilo nido: un’ opportunità di crescita; Federico Pettinari: La traccia del corpo, interventi sulla corporeità; Luisa Vera: Il gusto di apprendere; Laura Buraccioni: La Mediazione familiare e i diritti dei bambini. Un evento che ha sollecitato grande interesse e un importante numero di partecipanti. Bethlehem Il collega Sami Basha PhD, President Assistant for Quality and scientific research, Special Education Center director Palestine Ahliya University College e pedagogista clinico, ha organizzato in Bethlehem per conto del Minister of Education and Higher Education, The Second National Conference “Special Educational Programs in Palestinian Universities” New trends for Autism Syndrome tenutosi il 2-3 aprile 2012.
30
P
E
C
Avellino Nell’aprile scorso il collega Gerardo Pistillo ha inaugurato “Centri di Ascolto e di Aiuto alla Persona, di Orientamento, di Ricerca e di Educazione”, presso diversi Istituti Superiori della provincia di Avellino dando così ampia opportunità di aiuto a soggetti che frequentano la scuola e che si trovano in difficoltà. Roccalumera Seguendo le indicazioni dell’Unione Europea, che ha individuato il 2012 come l’anno in cui portare avanti iniziative in merito al tema dell’Invecchiamento Attivo e della Solidarietà tra le Generazioni, l’associazione HELIANTHUS, ha risposto con il progetto: “COCOON. Inclusione, partecipazione, scambio generazionale”. Un modo significativo di rendere omaggio alle persone “anziane” e fare appello alla loro esperienza, saggezza e forza di volontà, offrendo loro occasioni per evidenziare le proprie potenzialità, il desiderio di partecipazione sociale, gli interessi culturali e ricreativi, perciò le possibili opportunità piuttosto che i limiti. Protagonisti del progetto, iniziato a Febbraio e concluso a Maggio, in cui anziani e giovani sono stati entrambi coinvolti in un percorso educativo/formativo costituito da quattro attività: Nonni on line (laboratorio di informatica gestito dagli studenti della scuole medie e rivolto agli anziani); Nonno racconta (laboratorio narrativo gestito dagli anziani e rivolto ai bambini delle scuole elementari); Movimenti-Amo (ginnastica dolce per gli anziani); Tutti in pista (balli di gruppo per anziani). Il progetto, è stato patrocinato dalla Provincia Regionale di Messina (Assessorato alle Pari Opportunità), dai Comuni di Roccalumera (ME) e Furci Siculo (ME). Partner sono stati, l’Istituto Comprensivo G. delle Colonne di Roccalumera e G. Marconi di Furci Siculo, l’UNITRE (Università della Terza Età) di Santa Teresa di Riva, la Libera Associazione Roccalumerese e l’ASSOVOLO (ASSOciazione VOLOntari) di Roccalumera, la Parrocchia Santa Maria del Rosario di Furci Siculo e l’ANPEC sezione di Messina. La finalità del progetto è stata quella di “sostenere l’azione e il cambiamento per testimoniare la necessità di vivere in una società in cui ogni individuo, ad ogni età, possa ricoprire un ruolo importante e attivo”.
n. 26 - gennaio-giugno 2012
T
r
i
b
u
n
e a cura di Antonio Viviani
Speciale Convegno Savona Nella bellissima cornice della città di Savona, ospitati dall’Università degli Studi di questa città, il 29 ottobre 2011 l’ANPEC ha tenuto il Convegno: “Alleanze educative in aiuto alla persona”. Un evento che ha visto la numerosa partecipazione di persone e che ha dato la possibilità, oltre che di sostare su importanti argomentazioni scientifiche, di dimostrare le intese e le collaborazioni che possono strutturarsi tra i pedagogisti clinici e gli altri specialisti. Il convegno che si è tenuto nell’Aula Magna Palazzina Lagorio Polo Universitario, ha avuto i patrocini del MIUR Liguria, della Regione Liguria, Provincia di Savona, Città di Savona, dei Distretti Sanitari Bormide e Savonese, ASL 2 Savona e tanti altri Enti ed Istituzioni pubbliche e private. I lavori sono stati aperti dal direttore regionale ANPEC Liguria Susanna Viviani e dalla collega Alessandra Obinu alla quale è stata destinata anche la presidenza del Convegno. Tra le Autorità, Lorena Rambaudi Assessore Regionale alle Politiche Sociali Terzo Settore Cooperazione allo Sviluppo Politiche Giovanili Pari Opportunità, Federico Berruti Sindaco di Savona e il Prof. Giovanni Ricci Presidente del Consiglio del Corso di Laurea in Scienze Pedagogiche e dell’Educazione. Lettura magistrale del prof. dott. Guido Pesci, Presidente ANPEC. Il Convegno si è articolato in cinque sessioni in cui docenti universitari, dirigenti scolastici, medici, psicologi, pedagogisti clinici ed educatori professionali hanno ciascuno offerto propri specialistici contributi. I temi della prima sessione: Alleanze professionisti Scuola-Famiglia-ASL Prof.ssa Maria Raugna, Diagnosi e intervento in pedagogia clinica; Dott. Angela Denegri Debolini, Dal patto all’alleanza nel rapporto Scuola-Famiglia. Profili particolari; Dott. Elio Raviolo, Interventi integrati a scuola; Dott.ssa Alessandra Obinu Alleanze educative nei Disturbi Specifici di Apprendimento; Dott.ssa Paola Pregliasco e Dott.ssa Maria Iose Baldizzone, Integrazione Socio-Sanitaria nell’età evolutiva; Dott.ssa Rosita Bormida, Dov’è il Piccolo Principe? I bambini del terzo millennio; Dott.ssa Elettra Cerruti, Il Doposcuola StranaMente; Dott.ssa Susanna Viviani, Progetto pedagogico-clinico: percorsi di integrazione e strategie operative; Dott.ssa Mariangela Mainini e Dott.ssa Michela Diani, Allearsi fin dalla nascita: un aiuto in embrione alle mamme in difficoltà; Dott.ssa Cinzia Nardelli Prevenzione al disagio nelle fasce di passaggio; Dott.ssa Valeria Lanteri, Il Pedagogista Clinico agente di cambiamento e trasformazione in un sistema scolastico complesso.
Seconda sessione: Alleanze per la disabilità Dott. Paolo Famà, Chirurgia pediatrica e Pedagogia clinica: un intervento per il Kenia; Dott.ssa Paola Bonino, Insegnerai a volare. La pedagogia clinica in aiuto ai bambini del Kenia; Dott.ssa Paola Bosio, Interventi psicoeducativi in giovani disabili.
Terza sessione: Alleanze nei servizi per l’infanzia Dott.ssa Laura Genco, L’approccio multidisciplinare in una cooperativa sociale di servizi; Dott.ssa Gaia Guastamacchia, Il piccolo Renzo: dalla supervisione dell’equipe dell’asilo-nido alla collaborazione tra figure professionali; Dott.ssa Filomena Incutti, Il corpo che ho, il corpo che sento, il corpo che vivo. Il metodo Edumovement® nei laboratori della scuola per l’infanzia; Dott.ssa Maria Grazia Malagamba, Tutto dentro ad un libro. Progetto pedagogico clinico di continuità Nido-Scuola Infanzia. Quarta sessione: Alleanza nei servizi per gli anziani Dott.ssa Elisa Minetti, S.O.S - OSS: Favorire il clima emotivo-relazionale in un gruppo di operatori Socio-Sanitari; Dott.ssa Laura Milardi, La figura del responsabile sanitario nella quotidianità in una casa di riposo; Dott. Gabriele Oliveri, La pedagogia clinica nella formazione in casa di riposo; Prof.ssa Marta Mani, L’integrazione sociale dell’anziano (VIDEO).
Quinta sessione: Alleanze per l’integrazione dei ragazzi Dott.ssa Eddy Chiapasco, Le insidie del web; Dott.ssa Cristina Rapuzzi, Qualche minuto prima dello spettacolo. Laboratorio teatrale per l’integrazione; Dott.ssa Angela Stagnaro, Pet Therapy e Pedagogia Clinica; Dott.ssa Stefania Raiti, Alla ricerca del tesoro. Laboratorio di InterArt®. I lavori si sono chiusi con la proiezione di un video dell’archivio ISFAR dal titolo InterArt® Una finestra sul mondo. Ogni contributo ha potuto dimostrare un’alta professionalità, oltre ad essere applaudito ha prodotto profonde riflessioni e sollecitato in ciascuno un processo di crescita che nelle espressioni dei partecipanti è stato ampiamente confermato. Una grande e ricca occasione che ha animato tutti e dato a ciascuno l’opportunità di strutturare scambi ed intese per ulteriori fattive collaborazioni ed alleanze. I lavori del convegno sono stati annunciati da radio, emittenti tv, siti web e carta stampata. Un articolo è apparso sul giornale La stampa e tra gli annunci sui siti web: Babboleonews, cronacasavona, genovapress, Savona..., ponentevarazzinonews.
31
n. 26 - gennaio-giugno 2012
A N P E C
T r i b u n e a cura di Antonio Viviani
La notizia del Convegno è stata data dall’emittente televisiva di Telegenova, che nei giorni del convegno e quelli successivi ha mandato in onda stralci video. Ne hanno dato inoltre notizia RadioSavonaSound e Radio Babboleo. Radio Onda Ligure ha messo in onda una intervista al direttore provinciale ANPEC Savona dott.ssa Alessandra Obinu. I lavori del Convegno sono stati rilanciati con articoli apparsi su: http://www.liquida.it/ministero-dell’istruzione/ http://m.la-cronaca.it/savona/1/ http://247.libero.it/focus/13110131/6/altare-convegnodedicato-ai-vetri-liguri/ http://www.giornaledizona.com/notizie/comune/savona/savona-pedagogisti-riuniti-per-offrire-aiuto-allepersone-in-difficol.php http://www.annuncisavona.com/ultime_notizie.asp http://www.annunciimperia.it/ultime_notizie.asp http://www.rsvn.it/convegno-dei-pedagogisti-clinici.lits9c2344.htm
http://albengacorsara.it/2011/09/23/ingauni-al-convegno-dei-pedagogisti-clinici/ http://www.wikio.it/italia/liguria/savona http://www.intopic.it/notizia/3194283/ http://www.sanremobuonenotizie.it/index php?option=com_ content&view=article&id=25826%3Aa-savona-incontrogratuito-su-alleanze-educative-in-aiuto-alla-persona&catid= 97%3Asavonese&Itemid=321&lang=it http://www.genovapress.com/Cronaca/convegno-alleanze-educative-in-aiuto-alla-persona.html
32
http://it.blogbabel.com/tag/miur/ http://www.ponentevarazzino.com/2011/10/20/savona/
http://www.ivg.it/2011/10/savona-pedagogisti-riunitiper-offrire-aiuto-alle-persone-in-difficolta/ http://albengacorsara.it/2011/10/20/savona-a-convegno-alleanze-educative-in-aiuto-alla-persona/ http://www.asl2.liguria.it/template4.asp?itemID=17&l ivello=4&label=Alimentazione+nell’anziano&codmenu=2+&direct=1 http://m.la-cronaca.it/news/597957 http://www.sanremonews.it/2011/10/23/leggi-notizia/argomenti/altre-notizie/articolo/sabato-29-a-savona-convegnosu-alleanze-educative-in-aiuto-alla-persona-a-savona.html http://www.babboleo.it/babboleo-news/24-ore-di-notizie/121169-educazione-e-pedagogia-convegno-a-savona
n. 26 - gennaio-giugno 2012
Echi della stampa a cura di Marta Mani
AUSER SavonaNotizie
Il Bonifato
Nella Rivista il Bonifato (cronaca, attualità, politica, cultura e sport), è apparso nel giugno/luglio 2011 un’intervista del giornalista Marcello Asta a Caterina Russo.
Il Mattino
Nella pagina di Cultura il giornale nell’agosto 2011 dà notizia dell’apertura di uno sportello di pedagogia clinica condotto dal collega Gerardo Pistillo presso una Scuola media e il Centro territoriale permanente per l’educazione in età adulta di S. Angelo dei Lombardi (Av). Nell’articolo una importante nota in riferimento al libro Scuola che Cambia di Guido Pesci e Marta Mani Edizioni Magi, Roma, 2011.
Il Bonifato
In rubrica “Il pedagogista risponde” a cura della collega Ketty Russo (settembre/ottobre 2011), vengono affrontati due argomenti, uno ”Asilo-nido” e l’altro “Come dire al primo figlio che avrà un fratellino”.
Nella rivista si dà notizia della seconda edizione del “Corso di formazione per volontari” tenuto nel maggio del 2011 da Gabriele Olivieri all’Istituto Domenico Trincheri di Albenga (SV).
33
n. 26 - gennaio-giugno 2012
E
c
h
Giornale di Sicilia
Il 22 novembre 2011 sul quotidiano viene data notizia del Progetto contro il Bullismo, patrocinato dalla Città di Alcamo, Settore servizi alla persona. Un piano di ricerca e di sviluppo affidato alla pedagogista clinico Caterina Russo e che comprende interventi di aiuto alle giovani vittime di questa piaga sociale.
Giornale di Sicilia
Il 17 febbraio 2012 in un articolo a firma di Cristina Puglisi viene riportata la notizia del Protocollo di Intesa siglato tra MIUR e pedagogisti clinici.
IrpiniaSannio TV
Gerardo Pistillo nell’agosto 2011 è stato intervistato dall’emittente televisiva sul fenomeno dei suicidi in Irpinia. Un’occasione per esporre le sue ampie conoscenze e i principi ispiratori della pedagogia clinica.
Telechiara
In rubrica “Nuove professioni in aiuto alla persona” sono andati in onda nell’ottobre 2011, quattro servizi a cui hanno partecipato i colleghi Carlo Callegaro, Federica Ciccanti e Francesca Simoni condotti dalla giornalista Elisa Borri. Le interviste sono state rilanciate successivamente su Life Veneto TV (Ch 188 - ex Televeneto), LA 12 e LA 13 e visibili in YouTube pedagogisti clinici.
Teramonews
Nel sito tearmonews è apparso un articolo su “Educare con la mente e con il cuore” in cui si legge: Giovedì 17 novembre l’attenzione del Centro Servizi per il Volontariato si sposterà a Scerne di Pineto, in uno dei luoghi simbolo del contrasto al maltrattamento dei bambini, come il Centro Studi “don Silvio De Annuntiis”. Si festeggerà, a partire dalle ore 15, la Seconda Giornata abruzzese del Fiocco Giallo, un evento che si celebra in tutto il mondo e dallo scorso anno anche in Abruzzo per sensibilizzare famiglie e operatori alla prevenzione della violenza all’infanzia. Per l’occasione sarà uno dei principali esperti di intelligenza emotiva a livello nazionale, Claudio Foti, a
34
i
d
e
l
coordinare il seminario dal titolo “Educare con la mente e con il cuore”, rivolto a docenti, operatori sociali e sanitari, educatori, genitori e volontari. A promuovere l’incontro, in occasione anche dell’Anno europeo del volontariato e in concomitanza con la Settimana mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, sono stati il Centro Servizi per il volontariato di Teramo e l’Associazione Focolare Maria Regina di Scerne di Pineto, con il patrocinio dell’Ufficio scolastico provinciale e del CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia). Lo scopo principale è quello di offrire gli strumenti fondamentali per un approccio educativo basato sull’empatia (secondo i principi dell’intelligenza emotiva e nei contesti nei quali ci si prende cura di bambini e adolescenti). Introdurranno i lavori il presidente del CSV, Massimo Pichini; Sua Eccellenza monsignor Michele Seccia, vescovo della diocesi di Teramo-Atri; suor Santa Pepe, presidente dell’associazione “Focolare Maria Regina”; Ercole Vincenzo Orsini, referente regionale del CISMAI. È previsto, subito dopo l’apertura, l’intervento dello psicoterapeuta Claudio Foti, uno dei principali esperti italiani di intelligenza emotiva, supervisore dell’equipe di psicoterapia del Centro Primavera e presidente del Centro Studi Hansel e Gretel di Torino, sul tema “Tecniche educative di intelligenza emotiva per crescere bene”. Seguiranno, dopo alcune testimonianze, gli interventi di Nadia Di Pietro, pedagogista clinico e direttore dell’ANPEC di Teramo, che affronterà il tema “Educare con il cuore i bambini con disabilità”, e di Giovanni Visci, pediatria e neuropsichiatria infantile oltre che consulente scientifico del Centro studi don Silvio De Annuntiis. Spazio all’animazione teatrale prima degli interventi conclusivi di Daniela Magno, dell’Ufficio Ambito Territoriale di Teramo, e di Claudio Foti, che nel suo secondo intervento approfondirà gli aspetti relativi alle tecniche di ascolto e di auto ascolto e di intelligenza emotiva nei contesti sociali ed educativi. Coordinerà i lavori il giornalista Nicola Catenaro.
Telesanterno
In occasione della Giornata Mondiale Violenza sulla Donna, organizzata dal Comune di Calderara, il 25 no-
l
n. 26 - gennaio-giugno 2012
a
s
t
a
m
p
a a cura di Marta Mani
vembre 2011 è stato trasmesso su Telesanterno nell’ambito della Serie “Comuni alla ribalta”, l’intervento della collega Arianna Albertarelli dal titolo “Baby Gangs: la violenza del branco”.
www.minori.it
La Redazione dà notizia del seminario “Educare con la mente e con il cuore” tenuto a Scerne di Pineto il 17 novembre 2011.
La Sicilia La Sicilia.it Venerdì 17 Febbraio 2012 il giornale annuncia la stesura di un Protocollo d’intesa tra il MIUR e l’ANPEC
Giornale di Sicilia
Entrano a scuola i pedagogisti clinici La scuola come momento di formazione, confronto, soluzione dei problemi degli allievi, attraverso figure professionali specializzate. È il senso dell’innovativo protocollo siglato al-
l’Ufficio Scolastico Provinciale con l’ANPEC, l’associazione che riunisce i pedagogisti clinici, figure che in altri Paesi sono organicamente inseriti nella scuola da anni, ma che! in Italia non sono un riferimento per chi opera nella scuola. A sottoscrivere il protocollo il provveditore di Enna Rosario Leone e la direttrice provinciale dell’ANPEC di Enna, Giusy Cifalà. Alla firma era presente la pedagogista Sandra Di Paola. Si tratta di un protocollo tra l’Ufficio Scolastico Provinciale e la direzione provinciale dell’associazione nazionale che riunisce i pedagogisti clinici. “Per assumere decisioni e strategie finalizzate che possano rendere fluido lo sviluppo e la crescita dell’individuo – ha commentato il provveditore Leone – è opportuno avvalersi della professionalità di chi è esperto di processi educativi. Credo sia un passo verso l’innovazione della scuola e del suo approccio con gli allievi”. La riforma della pubblica amministrazione impone la costruzione di reti tecniche operative per la realizzazione di progetti integrati che hanno obiettivi comuni. “I pedagogisti clinici operano nel settore socio-educativo, scolastico, pedagogico e formativo – spiega la Cifalà – e questa figura diviene importante nel mondo della scuola per la prevenzione del disagio e della devianza, lo screening diagnostico, la consulenza, i trattamenti e gli approcci educativi. Il pedagogista è importante nella formazione degli insegnanti, per dare indicazioni su interpretare il modo di agire degli allievi, cogliere i segnali di disagio, relazionarsi serenamente anche con i ragazzi che possono apparire più difficili. La scuola moderna offre sportelli di ascolto rivolti non solo agli allievi, ma anche ai docenti ed ai genitori. È una figura che può essere determinate per individuare sul nascere una situazione di rischio ed intervenire preventivamente”. Il protocollo promuove in prima battuta la formazione dei docenti, ma anche l’elaborazione di progetti scolastici. “Il nostro impegno – ha spiegato Leone – è quello di dare alla scuola i migliori strumenti per educare e formare. L’accordo sarà divulgato in tutte le scuole. Il MIUR favorisce le autonomie scolastiche e la loro interazione con le autonomie locali, gli enti pubblici e le associazioni del territorio per la realizzazione di un piano formativo integrato”. Quello di Enna è il secondo protocollo in Sicilia con l’obiettivo di una collaborazione con le figure della pedagogia clinica, dopo quello dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Messina. Giulia Martorana
35
n. 26 - gennaio-giugno 2012
R
e
c
e
n
In questa rubrica vengono presentati testi di Autori italiani un approfondimento del sapere specialistico oltre che offrire Mirko Magri
Magicoliere Troll Libri, Vicenza, 2009, pagg. 332 Mirko Magri organizza Servizi di gioco presso reparti ospedalieri di pediatria e il libro nasce a seguito di queste esperienze. Promuovere meraviglia e buon umore è uno degli intenti del Magicoliere, un esperto nelle relazioni umane che, con passione, ricerca, studia e agisce con professionalità e impegno nei rispetti della persona e del suo benessere. Il volume oltre a riportare una importante raccolta di giochi sperimentati sempre in prima persona, offre un’attenta analisi della situazione in cui il Magicoliere si trova ad operare ed ogni riferimento tecnico e metodologico necessario a mantenere gli equilibri durante questa attività. Obiettivi e modalità che vengono tracciati con grande dovizia di particolari poiché ritenuti indispensabili per conoscere le esigenze e favorire così un processo di motivazione e positività di ciascuno. Uno spazio interessante viene dato anche alla risata e a proposito Magri scrive “Riuscire a far ridere un bambino è la cosa più bella del mio lavoro […] la risata ostacola la percezione di stimoli negative, distoglie l’attenzione dal dolore e sul piano vascolare aumenta le endorfine, l’ossigenazione del sangue e l’efficienza delle difese immunitarie”, perciò assume un valore assai significativo anche per agevolare il lavoro del personale medico e paramedico. Alcuni momenti del suo lavoro in reparto concludono l’opera ed offrono una visione autentica delle esperienze narrate. Marta Mani
Achim Schad
“Kinder brauchen mehr als Liebe. Klarheit, Grenzen, Konsequenzen” (I figli non hanno bisogno di solo amore. Chiarezza, limiti e conseguenze)
Carl Auer Verlag, Heidelberg 2011, pagg. 133 La genitorialità pone delle grandi sfide in un momento storico caratterizzato da pesanti impegni familiari e professionali, dal cambiamento delle condizioni di vita e dalla proliferazione dei valori di riferimento. Oggi i figli stanno sicuramente meglio di come non lo sono mai stati prima, sia sul piano delle cure materiali, sia del sostegno affettivo. Vivono anche minore violenza in famiglia rispetto al passato: botte, minacce e altri mezzi educativi autoritari e repressivi sono solo un ricordo dei nonni. E tuttavia le condizioni di vita odierne nascondono nuovi rischi
36
per il loro sviluppo e per i rapporti all’interno del nucleo familiare. Il bisogno di supporto e di orientamento da parte dei genitori sta crescendo come sta crescendo il numero delle loro richieste di aiuto ai consultori e agli studi specialistici. Le scuole denunciano strani comportamenti nei loro alunni, la loro mancanza di concentrazione e l’aumento dell’aggressività. Per comprendere e affrontare questi problemi occorre focalizzare l’attenzione sulla posizione del bambino nella famiglia, sulla tipologia del rapporto e sul processo di sviluppo. L’osservazione del “sistema famiglia” ne porterà alla luce le strutture problematiche e i vizi di comunicazione all’interno di essa. Strutture compromesse, doppi messaggi e circuiti viziosi nella relazione genitori-figli caratterizzano il quadro clinico che normalmente descrive i soggetti in osservazione come “figli difficili”, “madri deboli” oppure “genitori sprovveduti”. La presentazione di modelli problematici tipici e i possibili approcci risolutivi, offerti dalla pubblicazione, non hanno nessuna pretesa di completezza; essi illuminano però i fattori dominanti che influenzano le difficoltà educative e descrivono strategie di comportamento che sostengono i genitori nell’educare i figli col dovuto amore, ma ponendo contemporaneamente dei limiti ben definiti alle loro sfere comportamentali. Nicola Corrado
Maria Grazia Magazzino
Volti e conflitti-La convivenza delle possibilità Cittadella Editrice Assisi, 2012, pag 118
L’autrice propone un percorso tra i volti e i conflitti che incrociano e abitano il nostro vivere quotidiano, una esperienza del cuore e della mente che conduce il lettore alla consapevolezza delle opportunità della nostra esistenza. “Facciamo continue esperienze – dice l’autrice richiamando il lettore a riflettere – che nelle nostre relazioni ciò che spesso dà vita ad un conflitto è l’indiscussa convinzione che il proprio punto di vista corrisponde a verità e, dunque necessariamente esclude e annulla quello dell’altro”. Richiami in attenzione a situazioni di vita a cui la Magazzino indica di rispondere con delle domande da rivolgere a se stessi elaborate come un esercizio creativo. Un’arte del domandare-domandarsi in grado di condurre verso un’apertura mentale che lascia emergere potenzialità ed esperienze dimenticate, e sviluppa atteggiamenti di spontaneità creativa. La Magazzino termina la sua opera confermando la validità di chiedersi quanto manchi all’alba, è un andare verso l’aurora che, incessantemente, nel correre del tempo, restituisce le nostre esistenze ad un giorno nuovo. Guido Pesci
n. 26 - gennaio-giugno 2012
s
i
o
n
i
e stranieri che possono apportare un arricchimento scientifico e un più vasto panorama culturale. Magda Di Renzo, Massimiliano Petrillo, Federico Bianchi di Castelbianco
Le potenzialità intellettive nel bambino autistico - Nuove prospettive attraverso l’interpretazione del Test Leiter-R Edizioni Magi, Roma, 2011 La complessità nell’osservazione dell’autismo ha spinto gli autori a intraprendere una ricerca su specifiche aree dello sviluppo in presenza di un disturbo dello spettro autistico. Partendo dalle potenzialità e non dai soli limiti presenti nel soggetto, la ricerca ha permesso di evidenziare notevoli differenze individuali e consentito di enunciare caratteristiche generalmente considerate assenti o non adeguatamente valutabili. Gli autori si soffermano sulla descrizione del campione preso in esame e alla Leiter-R elaborano significative considerazioni sulle correlazioni con altri test. La ricca elaborazione si completa nell’affrontare analiticamente i vari aspetti emersi grazie all’utilizzazione della Leiter-R soffermandosi su ulteriori riflessioni che aiutano il lettore a concepire esplorazioni e conoscenze utili a ciascun specialista per proporsi al cospetto di situazioni a volte insormontabili. Antonio Viviani
Mauro Porta
Il nuovo manuale dei tic Edizioni B.A. Graphis, Bari 2011, pag. 116 Il volume prende in esame il disturbo da tic in tutte le sue manifestazioni, dalle più semplici alle più complesse. L’autore, il professor Mauro Porta, è specialista in neurologia e neurochirurgia, oltre che responsabile del Centro Malattie Extrapiramidali e Sindrome di Tourette dell’IRCCS Galeazzi di Milano. La persona giusta, quindi, per approfondire la tematica in questione e portare alla conoscenza di un pubblico più vasto la cosiddetta “malattia dei mille tic” ovvero quella Sindrome di Tourette di cui la medicina ufficiale poco si occupa, ma che secondo le ultime stime colpirebbe 1 persona su 100. Di fronte alla complessità dell’argomento, la bravura dell’autore consiste nel fare chiarezza su un disturbo ancora poco conosciuto, utilizzando un linguaggio preciso e semplice, e rendendo quindi il manuale un valido aiuto per chi – soggetto ticcoso, familiare, insegnante, educatore, medico – voglia comprendere meglio cosa significhi essere affetto da Sindrome di Tourette. A tale proposito, risulta particolarmente interessante la trattazione degli aspetti pratici legati alla sintomatologia ticcosa, con una serie di indicazioni su
come poter gestire meglio la propria vita domestica, la scuola, il lavoro, un appuntamento, un viaggio ecc. L’autore, inoltre, apre un dibattito interessante relativo alla relazione tra ADHD e Sindrome di Tourette, considerando il primo quale sintomo di un quadro clinico più complesso identificato appunto con la sindrome. In questo modo, tutta una serie di problematiche quali l’irrequietezza motoria, la difficoltà di attenzione, il disturbo ossessivo-compulsivo ecc., tradizionalmente considerate come disturbi a sé stanti, vengono ad assumere un significato più complesso all’interno del quadro neurologico descritto dall’autore. Fa da sfondo alla trattazione una visione di tipo olistico, che considera l’individuo un essere unico, risultato dell’interazione tra mente (per Porta una mente “irriverente”), corpo (nel caso della sindrome un corpo senza controllo) ed emozioni. Senza mai dimenticare l’importanza della dimensione sociale di una persona, al punto da ritenere il disagio sociale uno dei sintomi della sindrome nonché parametro per valutare la gravità della situazione e progettare la terapia adeguata. “Di tic non si muore” dice l’autore, quello che spinge lo specialista a intervenire in aiuto alla persona è il disagio che essa può provare nel dover gestire la sintomatologia nel quotidiano. Va segnalato che, sulla scorta dell’esperienza internazionale, anche in Italia è nata un’associazione no profit, AIST Onlus - Associazione Italiana Sindrome di Tourette, che si pone come obiettivo quello di promuovere la conoscenza della sindrome e di organizzare servizi a favore dei soggetti portatori e delle loro famiglie (www.tourette.it). Vera Colombo
Claudia Ferraroli
Alina e un cane da accudire Il Melograno Editore, Bollate, 2012 Alina e un cane da accudire è un libro-gioco scritto in italiano e in lingua inglese. L’autrice vuole offrire ai piccoli lettori l’opportunità di stimoli verbali interattivi con l’azione e intrattenersi così in una preziosa attività dinamica ricca di ingegnosità. Si tratta di un libro che consente al bambino, per mezzo del gioco, di essere regista, scenografo e attore del proprio spettacolo realizzato su di un palcoscenico tridimensionale in cui ambiente personaggi e oggetti si animano dando vita a storie ricche di una molteplicità funzionale. Il contatto tattile con ogni elemento del libro-gioco, la plasticità e la reversibilità assumono in questa opera, un valore educativo fondamentale per garantire nel processo di crescita lo sviluppo della fantasia e della creatività, inoltre il significato affettivo denotativo che si apprezza leggendo la storia riferito al “prendersi cura” ne esaltano sicuramente le doti. Marta Mani
37
n. 26 - gennaio-giugno 2012
Novità In quest’opera Guido Pesci si sofferma ad analizzare la genesi e I’evoluzione delle teorie e dei diversi e integrativi principi che rappresentano Ie fondamenta scientifiche della psicomotricita funzionale, la disdplina creata e consolidata da Jean Le Boulch. Una scienza che, conosciuti i punti di forza e i punti deboli della persona e precisate le funzioni su cui intervenire, la rende capace, attraverso una feconda esperienza, di eseguire dei movimenti adeguati, sollecitando I’espressione di ogni nuova capacita di adattamento all’ambiente. Intere generazioni di pensiero hanno sostanziato le distintive esperienze formative concretizzate da Jean Le Boulch nella sua Scuola per Psicomotricisti Funzionali di Firenze. Lo psicomotricista funzionale e uno specialista in grado di rispondere ai bisogni educativi delle persone di ogni età, valorizzandone le risorse in un insieme strutturato in modo da favorirne I’equilibrio dei sistemi funzionali, arricchirne lo sviluppo corporeo, modularne tutte le espressioni, accrescerne I’abilita e la stabilita emotiva. La lettura di questo volume sara utile a studenti e professionisti che operano in aiuto alia persona e che sono interessati all’innovazione scientifica e ad acquisire nuovi indirizzi operativi.
38
SCUOLA INTERNAZIONALE DI PEDAGOGIA CLINICA
FONDATA SUI PRINCIPI ISPIRATORI FORMALIZZATI DAL PROF. DR. G. PESCI NEL 1974 Direttore Scientifico Prof. Dr. Guido Pesci
PEDAGOGISTA CLINICO® Sedi e date di inizio: Alghero, 13 ottobre 2012; Catania, 27 ottobre 2012; Roma, 10 novembre 2012; Milano, 17 novembre 2012; Padova, 24 novembre 2012; Bari, 1 dicembre 2012; Firenze, 15 dicembre 2012
Destinatari: laureati (laurea magistrale e lauree V.O.) in Pedagogia/Scienze Pedagogiche, dell’Educazione o della Formazione (classi 56/S, LM-50, 65/S, LM-57, 87/S, LM-85, V.O.), Psicologia (classi 58/S, LM-51, V.O.), Medicina e Chirurgia, Filosofia (classi 17/S, 18/S, LM-78 e V.O.); Scienze della Formazione Primaria; Educatori Professionali (SNT/02/S). Per altre tipologie di laurea magistrale o vecchio ordinamento sarà valutato il curriculum. Possono iscriversi anche coloro che sono ancora in formazione, presentando idonea autocertificazione, i quali dovranno comunque essere laureati al momento della verifica finale. L’ISFAR® è l’unico Istituto autorizzato dall’Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici (ANPEC) – costituita con Atto Pubblico il 28 marzo 1997 e registrata a Firenze il 16 aprile 1997 al n° 2423 – a compiere la formazione per Pedagogista Clinico. Il personale della scuola avrà diritto all’attestato di frequenza riconosciuto dal MIUR (d.m. 90/2003); a presentare istanza per farsi finanziare direttamente dalla scuola la frequenza al corso (sarà ciascuna istituzione scolastica, nella sua piena autonomia, a voler riconoscere un rimborso parziale o totale delle spese di iscrizione sostenute dal docente autorizzato a partecipare al corso); all’esonero dal servizio per il periodo di frequenza alla formazione (compatibilmente con le esigenze dell’istituzione scolastica). Pedagogista Clinico “La categoria professionale del pedagogista clinico è indirizzata al vasto panorama dei bisogni della persona con l’intento di soddisfarli con modalità educative indispensabili al rafforzamento delle capacità individuali e al progresso culturale e sociale. L’accezione di clinico in estensione alla pedagogia definisce la finalità educativa come azione umana di aiuto alla persona e al gruppo. Il Pedagogista Clinico [...] basa la sua formazione professionale su metodi nuovi, nuove tecniche e nuove tecnologie che ben lo definiscono da un punto di vista scientifico e professionale indirizzando le sue competenze su soggetti di ogni età” (art. 7 Statuto ANPEC). Prospetto della formazione Area teorica Scienza, Formazione e Professione • Ortopedagogia e ortopedagogisti • 1974: nascita della scienza pedagogico clinica e della Formazione del Pedagogista Clinico ad opera del Prof. Dr. Guido Pesci • Il peso di una paternità • I presupposti epistemologici della Pedagogia Clinica • Gli sviluppi della ricerca • Prospetto formativo • Il percorso clinico. Area della rilevazione diagnostica Modalità procedurali • Scopia del repertorio semiotico • Anamnesi • Colloquio anamnestico • Analisi sull’autonomia e coscienza di sé • Semiotica senso-percettiva • Analisi dell’espressività motoria • Analisi delle abilita e disponibilità espressivo-verbali • Analisi delle abilità codificatorio e decodificatorio-scrittorie • Analisi delle potenzialità e della polisimmetria causale dinamica delle difficoltà • Metodologia e tecnica dei test • Strumentario diagnostico con copyright ISFAR: Test Organizzazione Grafo-percettiva, Test Mnesi Immediata, Test di Attenzione e Faticabilità, Test di Maturazione Logica, Test Self-Concept, Osservazione delle manifestazioni ansiose * Lo sconto viene effettuato per gli studenti alla prima laurea, con meno di 35 anni
SCUOLA INTERNAZIONALE DI PEDAGOGIA CLINICA
FONDATA SUI PRINCIPI ISPIRATORI FORMALIZZATI DAL PROF. DR. G. PESCI NEL 1974 Direttore Scientifico Prof. Dr. Guido Pesci e depressive, Scala di valutazione del riadattamento sociale Holmes-Rahe, Analisi delle capacità intellettive. I Pedagogisti Clinici iscritti all’ANPEC detengono una professionalità riconosciuta come qualifica di accesso all’utilizzo dei test delle Organizzazioni Speciali (codice di accesso B2). Area dei metodi e delle tecniche d’intervento pedagogico-clinico Metodi: SELF per il risveglio delle abilita nell’autonomia e coscienza di sé MPI® (Memory Power Improvement) per l’attentività e la mnesi BonGeste per la grafo espressività Prismograph® per educare al segno grafico EUcalculia per le abilità logico matematiche Writing Codex per la codifica scrittoria Educromo per la decodifica scrittoria Edumovement per le esperienze organizzativo motorie Ritmo Fonico, Coreografia Fonetica, Vibro-vocale per l’ascolto, l’espressività e la comunicazione orale InterArt® per lo sviluppo della creatività Musicopedagogia® per la facilitazione delle modalità interattive Discover Project®, Trust System®, Touch-Ball® (brevetto ISFAR), Body-Work® per l’esplorazione del corpo Training induttivo per favorire il rilassamento Reflecting® per favorire l’evoluzione positiva Semiotica Senso-Percettiva per facilitare l’interazione Psicofiabe® per stimolare l’immaginazione. Picturefantasmagory®, ClinicMentalPicture®, Cyberclinica® per favorire rinforzi ergici e nuove disponibilità al rapporto Area delle strategie d’intervento e area tecnico-professionale Conduzione dell’assessment • Modalità comunicazionali • Percorsi diagnostici • Criteri di esposizione degli aspetti caratterizzanti la diagnosi • Sistemi idonei a stilare una relazione scritta • Percorsi immaginativi • Spiralizzazione dei progetti educativi • Mesologia dell’atelier educativo • Formulazione del contratto • Procedure per l’attivazione e lo sviluppo dell’attività libero-professionale • Analisi delle competenze professionali • Supervisione. Formazione personale Dinamiche relazionali per facilitare e sviluppare i processi interattivi e la crescita individuale. Al termine del percorso verrà riconosciuta e attestata la Qualifica di
Pedagogista Clinico
formalizzata l’iscrizione all’Albo Nazionale dei Pedagogisti Clinici ANPEC e all’Albo Europeo della Federazione Associazioni dei Pedagogisti Clinici (Reg. Unione Europea n. 198364-2004) Quota di iscrizione: Euro 186,00 - Quota di frequenza: sei rate da Euro 580,00 ciascuna Organizzazione didattica: il percorso formativo include incontri in aula e in atelier, performance tecnico-professionali, preparazione di ausili, partecipazione a iniziative scientifico-culturali, compilazione e discussione di una tesi finale. La formazione si articola in sedici week-end (sabato e domenica) e due settimane intensive nella sede di Montevarchi (AR). La formazione di Milano si articola in quindici week-end (sabato e domenica), un fine settimana intensivo (venerdì, sabato e domenica) e due settimane intensive nella sede di Montevarchi (AR). La formazione di Alghero si articola in sedici weekend e quattro fine settimana intensivi (venerdì, sabato e domenica). Gli indirizzi delle sedi, i calendari completi, gli orari e i docenti della formazione possono essere consultati visitando il sito www.isfar-firenze.it Segreteria ISFAR Viale Europa 185/b - 50126 Firenze Tel./Fax. 0556531816 - e-mail: info@isfar-firenze.it - www.isfar-firenze.it
SCUOLA JEAN LE BOULCH
FONDATA DAI PROF.RI JEAN LE BOULCH E GUIDO PESCI NEL 1988 Direttore Scientifico Prof. Dr. Guido Pesci Didatti-Trainer Prof. Guido Pesci, Prof.ssa Letizia Bulli, Prof.ssa Paola Ricci Unici formatori riconosciuti con atto olografo da J. Le Boulch
PSICOMOTRICISTA FUNZIONALE Sedi e date di inizio: Milano, 3 novembre 2012; Cagliari, 10 novembre 2012; Catania, 24 novembre 2012; Firenze, 15 dicembre 2012 Destinatari: laureati in Scienze Motorie (classi 33, L-22, 53/S, LM-47, 75/S, LM-68 e 76/S, LM-67), Pedagogia/Scienze Pedagogiche, dell’Educazione o della Formazione (classi 18, L-19, 56/S, LM-50, 65/S, LM-57, 87/S, LM-85, V.O.), Psicologia (classi 58/S, LM-51), Scienze e tecniche psicologiche (classi 34, L-24), Terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, Tecnici della riabilitazione psichiatrica, Terapisti Occupazionali, Educatori Professionali, Fisioterapisti; per altre lauree sarà valutato il curriculum. Possono iscriversi anche coloro che sono ancora in formazione, presentando idonea autocertificazione, i quali dovranno comunque essere laureati al momento della verifica finale. L’ISFAR® Formazione Post-Universitaria delle Professioni® è l’unico Istituto autorizzato dall’Associazione Psicomotricisti Funzionali (ASPIF) – costituita con Atto Pubblico il 27 dicembre 2000 e registrata a Firenze il 16 gennaio 2001 al n° 502 – a compiere la formazione di Psicomotricista Funzionale. Il personale della scuola avrà diritto all’attestato di frequenza riconosciuto dal MIUR (d.m. 90/2003); a presentare istanza per farsi finanziare direttamente dalla scuola la frequenza al corso (sarà ciascuna istituzione scolastica, nella sua piena autonomia, a voler riconoscere un rimborso parziale o totale delle spese di iscrizione sostenute dal docente autorizzato a partecipare al corso); all’esonero dal servizio per il periodo di frequenza alla formazione (compatibilmente con le esigenze dell’istituzione scolastica) Psicomotricista funzionale “La formazione dello psicomotricista funzionale deve rispondere ai bisogni educativi dell’individuo ossia alla concezione funzionale dell’educazione intesa come sviluppo della persona per mezzo del movimento […] Approntata sul mosaico funzionale, l’azione educativa ha come obiettivo la realizzazione di una persona che sappia eseguire un movimento che conviene in ogni caso particolare, un modo di essere efficace sull’ambiente con una azione giusta nel momento adatto” (art. 10 Statuto ASPIF). Prospetto della formazione Il programma stilato da Jean Le Boulch per la fondazione della sua Scuola fiorentina per psicomotricisti funzionali, gestita dall’ISFAR-Istituto Superiore Formazione Aggiornamento e Ricerca® si caratterizza in cinque aree: teorica, pratica, personale, di tirocinio e di performance tecnico-professionali, un percorso formativo che include incontri in aula e in atelier, preparazione di ausili, partecipazione ad iniziative scientifico-culturali, compilazione e discussione di una tesi finale. Area teorica: La Psicomotricità funzionale: quadro neurologico e quadro funzionale di Jean Le Boulch • Contributi della neurofisioanatomia • Contributi della neuropsichiatria e della psichiatria • Kinesiologia. Area tecnica: Osservazione e Bilancio Psicomotorio Funzionale (BPF) • Pratica Psicomotoria Funzionale • Coreografia Corporea• Language Dance • Esperienza dinamica contrattiva e decontrattiva muscolare (Jacobson e Eutonia) • Tecniche di Depart e Prescrittura • Psicomusica • Tonematica Comunicazionale • Dinamica Cinesico-Gestuale. Performance tecnico professionali Area personale: L’esperienza è avvalorata da dinamiche relazionali integrate da Psicocorporeità Dialogica Al termine del percorso verrà riconosciuta e attestata la Qualifica di
Psicomotricista Funzionale
e formalizzata l’iscrizione all’Albo Nazionale degli Psicomotricisti Funzionali ASPIF Quota di iscrizione: Euro 186,00 - Quota di frequenza: sei rate da Euro 490,00 ciascuna Organizzazione didattica: La formazione nelle sedi di Milano, Catania e Firenze si articola in undici weekend (sabato e domenica) e due settimane intensive che si svolgeranno nella sede di Montevarchi (Ar); per la sede di Cagliari la formazione di articola in diciannove week-end (sabato e domenica). Il calendario completo, gli orari e i docenti della formazione possono essere consultati visitando il sito www.isfar-firenze.it Segreteria ISFAR Viale Europa 185/b - 50126 Firenze Tel./Fax. 0556531816 - e-mail: info@isfar-firenze.it - www.isfar-firenze.it
ISFAR速 ISTITUTO SUPERIORE FORMAZIONE AGGIORNAMENTO E RICERCA速 FORMAZIONE POST-UNIVERSITARIA DELLE PROFESSIONI速
Autunno 2012
WORKSHOP
Esperto in gestione e conduzione di gruppi Sede e data di inizio: Firenze, 29 settembre 2012
Teoria e tecnica del Disegno Onirico Sedi e date di inizio: Bari, 26 ottobre 2012; Milano, 25 gennaio 2012
Formazioni ISFAR
La selezione del personale Sede e data di inizio: Firenze, 3 novembre 2012
ADHD - Strategie cliniche e didattiche Sede e date: Milano, 12-13 novembre 2012
Consulenza tecnica e peritale presso il tribunale CTU-CTP Sedi e date: Padova, 16-17-18 novembre 2012; Bari, 7-8-9 dicembre 2012
Asperger e Autismo: Interventi clinici Sede e date: Firenze, 17-18 novembre 2012
Per informazioni e iscrizioni Segreteria ISFAR Viale Europa 185/b - 50126 Firenze Tel./Fax. 0556531816 - e-mail: info@isfar-firenze.it - www.isfar-firenze.it
Edizioni Magi - Roma Nella nostra istituzione scolastica è possibile operare un significativo ed efficace cambiamento e realizzare un nuovo modo di “fare scuola”. Questa la tesi illustrata nel testo attraverso un ricco e variegato corredo di esperienze e progetti realizzati “sul campo”. Parallelamente all’esplorazione dei bisogni, dei limiti, delle negligenze e degli errori che tanti danni hanno fatto e stanno facendo alla scuola italiana, pagina dopo pagina vengono tracciate le linee di un mutamento forte e innovatore e si delinea l’immagine di una scuola diversa, il cui scopo fondamentale non è l’istruzione, l’apprendimento di nozioni, bensì l’educazione quale crescita globale della persona umana. In tale contesto l’insegnante viene a riappropriarsi della sua funzione positiva, di fulcro di un impegno pedagogico che lo vede avvalersi di tutte le più recenti metodologie e tecniche educative per accompagnare ogni allievo nello sviluppo armonioso della sua personalità, Guido Pesci Pagg. 150 delle sue attitudini e potenzialità. I numerosi progetti illustrati evidenziano come, con Pedagogia clinica nuovi ausili didattici e metodologici, gli insegnanti possano operare con una cromaticità educativa in cui prevalga un clima di comunicazione e di cooperazione che stimoli l’apprendimento e favorisca lo “stare bene a scuola”.
n. 26 numero 1 - anno XIII gennaio-giugno 2012