La parola ai giovani n.3 - Anno 2011

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La Parola ai giovani 27 MARZO 2011 - A CURA DELLA REDAZIONE DELLA VOCE DEI BERICI

NUMERO 3 1

Input

Il graffio

La prima immagine è quella dell’albero, fermamente piantato al suolo tramite le radici, che lo rendono stabile e lo alimentano. Senza radici, sarebbe trascinato via dal vento, e morirebbe. Quali sono le nostre radici? Naturalmente i genitori, la famiglia e la cultura del nostro Paese, che sono una componente molto importante della nostra identità. La Bibbia ne svela un’altra. Il profeta Geremia scrive: “Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti” (Ger 17,7-8). Stendere le radici, per il profeta, significa riporre la propria fiducia in Dio. Da Lui attingiamo la nostra vita; senza di Lui non potremmo vivere veramente. “Dio ci ha donato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio” (1 Gv 5,11). Gesù stesso si presenta come nostra vita (cfr Gv 14,6). Perciò la fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo, è l’incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l’esistenza un dinamismo nuovo. Quando entriamo in rapporto personale con Lui, Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si realizza in pienezza. (dal Messaggio di papa Benedetto XVI per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù)

Non c’è forse magnificenza nella morte? A cosa dovrei tendere se non allo splendore della fine, alla ricerca dell’oltre?

di Luca Bassanese

Sulla morte

Tutto è così vano che a volte anche il volo di un gabbiano può sembrare un’apparenza; invisibile è la traccia del suo percorso, ma è il senso di respiro che mi dona lo sguardo di quel volo a farmi capire che l’oltre è già in tutte le cose, nell’invisibilità delle cose, nell’impercettibile, nell’indescrivibile, nell’assoluto vuoto che si colma d’ogni nostro sentire. Ascoltare l’essenza della vita è veder morire la vita stessa in ogni istante, in ogni luogo, è raccogliere con il cuore e con la mente il continuo ed incessante andare che necessita della morte per esistere (dal libro di Luca Bassanese Soltanto per amore, poesie lettere e momenti di vita Buenaonda Edizioni www.lucabassanese.com)

Jan Vermeer, Cristo in casa di Marta e Maria In alto: Diego Rodríguez de Silva y Velazquez, Cristo in casa di Marta e Maria. A destra: Tintoretto, Cristo in casa di Marta e Maria

Laboratorio della Fede

Gesù nella casa di Marta e Maria In questo tempo di quaresima, potremmo lavorare su un brano di Luca molto conosciuto: Gesù entra nella casa di Marta e Maria (Lc 10,38-42). Entriamo anche noi in quella casa attraverso tre quadri di pittori affermati, che ritraggono la scena evangelica a partire da diverse intuizioni e angolature. Le suggestioni che vi proponiamo sono tratte da una conferenza di don Dario Vivian.

Tintoretto Il primo piano è di Maria, sedutasi nella posizione del discepolo e guardata quindi dalla sorella con aria di rimprovero. Il problema non riguarda primariamente le faccende da sbrigare affidate alla serva sullo sfondo -, ma l’arditezza di fare quanto affidato esclusivamente ai maschi. Tutti ne sembrano meravigliati

e forse scandalizzati: l’uomo che la osserva a braccia conserte, la donna che ne parla stupita con quello in piedi, il gruppo che se ne sta fuori: che siano i suoi discepoli? Può essere; visto che nel racconto dell’incontro con la Samaritana si osserva: “In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna” (Gv 4,27). Gesù è come assorto nel suo discorso, sta enumerando con le dita a significare (secondo una tradizione iconografica medievale) che sta insegnando con autorità. Gli occhi di Maria sono fissi su di lui, quasi non presta ascolto a quanto le va dicendo la sorella. Come dice la Lettera agli Ebrei, “anche noi corriamo perseveranti nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb 12,2).

Velazquez La vecchiaia non sempre è saggezza, soprattutto quando trasuda risentimento trasformato in maldicenza. Chi sarà mai la vecchia che comprende così bene Marta, ridotta a “cenerentola” della situazione, mentre la sorella Maria se ne sta beatamente in ascolto dell’amico Gesù? Sussurra qualcosa alla giovane serva, suscitandone la stizza; e le due sorelle sullo sfondo sono come duplicate dalle due donne in primo piano. La mano sul mortaio pesta in modo deciso, forse frantumando sogni e alimentando invidie. La scena di fondo è assai diversa, ma è vista come un quadro in cornice, proiezione di un desiderio che non si ha il coraggio di inseguire; qualcuno dovrà pur pensare al cibo, fare la brava donna di casa come si conviene.

Se tutti facciamo come Maria… Eppure ci vuole poco a decidersi di passare dall’altra parte, sentire risuonare anche per sé le parole dette da Gesù ai primi discepoli: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini! E subito, lasciate le reti, lo seguirono” (Mc 1,17-18). Quei bei pesci, una volta cucinati, vanto di ogni brava massaia, vuoi o no lasciarli o donna, che ti senti condannata a fare da Marta? Siediti anche tu, come Maria. La rabbia svanirà e gli occhi torneranno a sorridere.

Vermeer La casa quasi sparisce, siamo, infatti, immersi in un mondo di interiorità; è la cella del cuore, che viene rappresentata tutta racchiusa nel gioco degli sguardi dei tre personaggi. Similmente all’iconografia an-

tica, Maria poggia una mano sulla guancia. Così si rappresenta in particolare il discepolo che Gesù amava. La mano dell’amico si tende verso la parte buona, indica la fame non di pane, ma di Parola, che ha colto in Maria; la indica soprattutto a Marta, alle prese con il pane nella cesta e con lo sguardo interrogante rivolto verso Gesù. Ma sulla bianca tovaglia eucaristica, la donna sta portando un pane che dall’insieme del contesto non appare più solamente materiale. C’è una luce, una pace, un’intimità che sembrano già aver superato il momento di crisi. “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo” (Gv 6,51). La casa che accoglie ce la prepara lui. “Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).

Ufficio Diocesano per i Giovani Piazza Duomo n. 2 - 36100 Vicenza - telefono 0444-226556 - e-mail: giovani@vicenza.chiesacattolica.it sito internet: www.vigiova.it - Aperto dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 17.30; il sabato dalle 9 alle 12.30


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