Se il Ponte non basta, faremo anche il Tunnel

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VILLACORTESE NEWS

Se il Ponte non basta, faremo anche il Tunnel

In questi giorni si torna a parlare del ponte sullo stretto e la prima cosa che viene in mente è la canzone del "Molleggiato Adriano". . ."passano passano le mode e i tempi cambiano, nascono cantanti (politici) nuovi come faro' a stare a galla non so. Torno sui miei passi sulla vecchia strada". Passano i tempi e le mode, cambiano i politici ma stando agli annunci dell'ultima trentina d'anni, di ponti sullo stretto dovremmo averne cinque o sei, tutti fatti e finiti. E così, cambiano governi, parlamenti, costituzioni, ma il Ponte è lì, sempre pronto per essere costruito, e chissà, battezzato anche con nomi particolari. Sembrava andato in soffitta, tutto finito, ma nel Paese dei Ponti Viventi non bisogna mai abbassare la guardia se non altro per le continue consulenze. I proclami non si contano ma in tutto questo, a nessuno è mai passato per la testa che il Ponte sullo Stretto, o il Ponte Craxi, come a suo tempo venne chiamato, sia una delle opere più detestate dagli italiani, intesi proprio come tutte le generazioni di italiani che ne abbiano sentito parlare negli ultimi trent'anni. Eppure, ogni tanto, l'idea del Ponte salta fuori anche con l'indicazione del nome da dare. Ad esempio, nel gennaio 2002 Stefania Craxi propose di intitolare il Ponte al padre Bettino, padre della patria e dello stretto: “sarebbe un gesto simbolico di riparazione per l'ingiustizia subita”

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Ai tempi el Governo Berlusconi il progetto volava tanto che il Ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, nel giugno del 2002, confermava: “il ponte sullo stretto questa volta si farà, lo garantiamo" a cui Berlusconi aggiungeva "Faremo il ponte, così chi ha un grande amore dall'altra parte dello stretto potrà raggiungerlo anche alle quattro di notte, senza prendere il traghetto" Il Ponte dell'Amore o degli amori notturni si scontra con le elezioni del 2006 vinte da Romano Prodi, che va vicino a far saltare definitivamente tutto in aria liquidando la società incaricata della costruzione. Lo fermano il centrodestra e l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, preoccupato dalle penali che lo Stato avrebbe dovuto pagare. Silvio Berlusconi torna nel 2008 al Governo, ed è un escalation di proclami. Il nuovo Ministro dei Trasporti Altero Matteoli non vuole essere da meno del predecessore Lunardi, tanto che nel 2009 annuncia: “I lavori inizieranno a dicembre e termineranno nel 2016”. In questi giorni, in pratica. Non vedete? Due anni dopo, lo stesso Matteoli, evidentemente preoccupato dai primi due anni di lavori mancati, conferma: “A breve presenteremo il progetto definitivo”. Nel 2013, in piena campagna elettorale, Berlusconi accende Palermo con una nota malinconica: “Ho sempre sognato di poter camminare sopra lo stretto di Messina prima di morire”. Il resto è storia recente, con Renzi e Alfano che ogni tanto lanciano frecciatine d'amore a chi sogna questa grande infrastruttura. Ma che diciamo “grande”, questa del Ponte è la “madre” di tutte le infrastrutture, come la definì Totò Cuffaro, Presidente della Regione Sicilia negli anni in cui il grande sogno sembrava realtà, poi condananto per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio. Veniamo all'attuale presdelcons Matteo Renzi. Nel 2010, quando fomentava l'Italia al grido della rottamazione, scriveva nero su bianco sulla Carta di Firenze di preferire “la banda larga al ponte sullo stretto”. Deve aver cambiato idea, perchè già il 6 novembre 2015 prometteva: “Il ponte sullo stretto di Messina si farà”. Un anno fa, a settembre 2015, ospite ad Agorà su Rai Tre, assicurava che il ponte si sarebbe fatto, concetto ribadito nel marzo scorso. Dunque Renzi si lancia dove hanno già fallito Carlo Magno, Re Bomba (Ferdinando II di Borbone), Benito Mussolini, Bettino Craxi e da ultimo Silvio Berlusconi.

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Si tuffa in un’impresa che, ripensamento dopo ripensamento che pare ( se si crede a Plinio) il console Cecilio Metello un ponte lo costruì davvero con botti galleggianti legate insieme per far transitare dalla Sicilia gli elefanti sottratti ai cartaginesi. Il ponte sullo stretto di Messina è un progetto di cui si parla da oltre un secolo, ma che non si è mai concretizzato vuoi per un costo ingiustificato di 8,5 miliardi di euro, perchè non si ripaga con il traffico stimato, visto le previsioni degli stessi progettisti vuoi perchè il ponte ad unica campata è irrealizzabile dal punto di vista tecnico: si tratterebbe di costruire, in una delle aree a più alto elevato rischio sismico del Mediterraneo, un ponte sospeso, ad unica campata di 3,3 km di lunghezza a doppio impalcato stradale e ferroviario, sorretto da torri di circa 400 metri di altezza (quando allo stato attuale delle conoscenze tecniche il ponte più lungo esistente al mondo con queste caratteristiche è quello del Minami Bisan-Seto in Giappone di 1118 metri di lunghezza); Ora Renzi dice che la grande opera si farà: “Si creeranno 100mila posti di lavoro"( parole già sentite in passato) ma il caos è totale: L'ex ministro Lupi (Ap): "Pronta la proposta di legge". Il sindaco di Messina: "Divento una belva". Le opposizioni: "E' disperato, vuole vincere così il referendum". Boldrini: "Non è priorità". Bocciato dal "Governo Tecnico Monti nel 2012"dopo avere speso 1,2 miliardi di euro per poi alla fine non costruirlo, il Ponte continua a mangiare soldi e lo Stato dovrà spendere più di un miliardo di euro per non realizzare il Ponte sullo Stretto, soldi che andranno al Consorzio Eurolink, general contractor, uno dei risarcimenti più alto di tutti i tempi per un’opera non realizzata. Senza il Ponte però, non ci saremmo mai gustati personaggi come l’Ingegner Cane, quello di «Mai dire domenica», o come Cetto La Qualunque, che nel suo comizio elettorale proclamava: «Costruiremo un paese di pilu e cemento! E se il Ponte non basta, faremo anche il Tunnel».

Peppino Barlocco www.villacortese.net pubblicato 30 settembre 2016

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