Renzi riprende un partito già suo

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VILLACORTESE NEWS

Renzi riprende un partito già suo Tanto rumore per nulla. Alla fine tutto confermato come da pronostico dei maggiori istituti di sondaggio, compresa la mutazione genetica

La giornata delle primarie Pd ai seggi di Milano e provincia si trascina lentamente con assenza di code ed una mancanza assoluta di entusiasmo per un risultato che ai più è scontato da settimane visto che tutti prevedono una vittoria netta di Matteo Renzi che in questo modo si riprenderà in mano il partito in vista delle elezioni. Alla fine tutto confermato come da pronostico dei maggiori istituti di sondaggio. . .

Ora è iniziata la liturgia delle dichiarazioni...“una grande vittoria della democrazia”, "una straordinaria affermazione di Matteo Renzi”. Eccetera eccetera. La retorica trionfalistica del Pd, a cominciare dal “nuovo” segretario – Matteo Renzi (chi l’avrebbe mai detto? ) la lasciamo a chi legittimamente la diffonde, e a chi ha voglia di crederci. Qui interessa di più guardare alla realtà, ai dati. Dunque Renzi si è preso un partito già suo. Il problema è: chi si prende l’Italia?

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Circa un terzo dei votanti in meno rispetto al 2013 con affluenza dimezzata nelle regioni rosse. Al netto dei legittimi trionfalismi, l'esito delle primarie Pd è da ricercare nei numeri. Dietro la riconferma indiscutibile di Matteo Renzi alla guida della segreteria dem, nelle cifre ufficiali si leggono i segnali di un partito che da oggi ha cambiato ufficialmente pelle entrando nell'area liberista.

I numeri sono noiosi, eppure vanno appuntati e rispetto a tre anni e mezzo fa, dunque, il Partito Democratico perde circa il 30 per cento di votanti attivi, di militanti, di persone vogliose di partecipare a un momento forte di democrazia interna, quali sono le primarie. In termini assoluti, circa 800/900 mila persone, che allora erano disposti a sacrificare tempo libero per un gesto di partecipazione e appartenenza: anzi, per piĂš gesti di partecipazione e appartenenza.

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L'affluenza ai gazebo per la scelta del segretario tra i candidati Renzi, Orlando ed Emiliano, è stata tra l'1,9 e i due milioni di votanti, ha fatto sapere il presidente della Commissione Congresso Roberto Montanari. Alle primarie del 2013, vinte anche quelle da Renzi, parteciparono 2,8 milioni di simpatizzanti del Partito Democratico. I conti sono conti e giova ricordare che dopo Prodi. . . . . . chiunque ha vinto le primarie del Pd ha sempre perso le elezioni o non è mai andato al governo, da Veltroni a Bersani Certo gongolare come fanno i pasdaran renziani in tv perchè è stata doppiata la soglia minima della decenza (un milione) che si erano dati come obiettivo e soprattutto non è bel sentire, ma occhio, però, perché se è vero che Renzi ha vinto comodamente in quasi tutta Italia, è da sottolineare il dato in forte calo sull'affluenza nelle regioni "di sinistra", come l'Emilia Romagna, la Toscana, il Piemonte, l'Umbria e anche in alcune città-simbolo come Genova e la Firenze di Renzi. In Emilia-Romagna, ricorda il Corriere della Sera, si sono registrati 200mila voti, la metà del 2013. "I dati di questa regione testimoniano che il Pd è cambiato ed è diventato il Pdr, il partito di Renzi", è l'accusa di Sandra Zampa, vicepresidente del Pd. Ed è difficile darle torto. anche se due milioni appaiono un buon motivo per esultare. Tuttavia, la flessione, come racconta il grafico di Youtrend, non si arresta. 2007: 3 milioni 554mila 2009: 3 milioni 103mila 2013: 2 milioni 815mila 2017: 1 milione 900mila Senza tener conto delle primarie di coalizione del 2012 (3.110.210, cifra grosso modo in linea con quella dell'anno successivo), nel 2009 alle primarie per i tre candidati di allora (Bersani, Franceschini e Marino) andarono a votare 3,1 milioni di persone. Insomma saggezza vuole che non si confondesse l’acquario sempre più piccolo delle primarie del pd col mare grande e agitato del paese. Adesso tre elettori su quattro di quelli rimasti alle primarie hanno scelto l'ex premier come segretario del Pd sancendo un cambio definitivo di pelle ad un partito che tentava di avviarsi sulla strada della socialdemocrazia.

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Alla fine tra la gente rimane in testa un concetto molto semplice:. . . . . .tutto sto can can per stabilire che Renzi è il capo del Pd, Orlando capo di una finta opposizione interna ed Emiliano una simpatica macchietta. Forse bastava una riunione, una telefonata ouna cena perchè primarie siffatte sono un insulto alla democrazia. Grande rispetto per chi ha votato ma che ha contribuito a creare un gigantesco nodo: l’irriformabilità del Pdr, il Partito di Renzi, adesso che il segretario ne è diventato il padrone assoluto. Il dubbio pare non solo legittimo, ma doveroso e la distanza dal paese reale siderale. Vedremo nei fatti l'agire, a cominciare dalla legge elettorale : verrà confezionata per rappresentare effettivamente e proporzionalmente i cittadini o per salvare i partiti anche da se stessi ? Peppino Barlocco www.villacortese.net pubblicato 01/05/ 2017

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