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SIMONA CAMPUS
nua- “è una connessione in divenire, che si evolve, uno scoprire e uno scoprirsi progressivamente.
Ogni volta, comunque, rinnovo le promesse con certezza, senza esitazioni.”
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Una carriera basata sullo studio, la ricerca e una formazione più che rigorosa.
Laureata e specializzata in Storia dell’arte, studi perfezionati presso la Scuola Normale di Pisa e un Master in Management per curatore museale alla Sapienza di Roma, Simona Campus ha scelto di focalizzare i suoi interessi e il suo lavoro sulla contemporaneità, indagando attraverso le mostre, oltre che nelle sue pubblicazioni, temi, istanze e criticità del nostro presente. Come seleziona un nuovo lavoro, una mostra o un artista da proporre?
“La scelta di un nuovo progetto è sempre il risultato di numerosi fattori.
Sono imprescindibili le reti di relazioni consolidate nel corso degli anni, la capacità di negoziazione e soprattutto la fiducia che a una curatrice o un curatore viene accordata dalle artiste e dagli artisti. Le mie inclinazioni e i miei interessi mi portano spesso a lavorare su ricerche caratterizzate da interazioni e contaminazioni, di codici, linguaggi, idee e materiali.
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(segue dalla pagina 3) Al di là dell’intrinseca importanza che ogni progetto riveste, un criterio fondamentale di scelta resta però per me la coerenza: la coerenza del mio percorso curatoriale e la coerenza verso la missione delle istituzioni e dei differenti contesti nei quali mi sono trovata e mi trovo a operare.” – spiega. “Potenzialmente tantissime cose possono essere interessanti ma occorre sempre contestualizzare una programmazione rispetto a una strategia, a una volontà di crescita in relazione agli obiettivi da perseguire e alle comunità di riferimento, mirando al loro sempre maggiore coinvolgimento nella prospettiva di un più ampio processo di ricerca e conoscenza.” conclude con puntualità la professionista della cultura.
Raccontare l’arte, interpretarne il significato e farne riflessione condivisa col pubblico è impegno che richiede precisione, dedizione, empatia.
Con queste peculiari prerogative, e con la sensibilità essenziale a percepire suggestioni e innovazione, Simona Campus porta avanti un lavoro di alto livello. La sua personale missione?
“La mia missione è quella di avere sempre un atteggiamento profondamente etico verso questo lavoro, un grande senso di responsabilità. Etica e responsabilità sono due aspetti cui non potrei abdicare.
L’arte è indispensabile per comprendere e decodificare la realtà, altrettanto fondamentale risulta essere pertanto l’azione di chi sceglie di farsene mediatore, con nel mio caso.
Ogni esposizione reca con sé una visione del mondo, una presa di coscienza e un’interpretazione”racconta con una serietà dalla quale si resta stregati - “come sottolineato nella nuova definizione di museo ratificata dall’ICOM, l’Organizzazione Internazionale dei Musei, nello scorso mese di agosto”. Donna e arte, quale valore aggiunto è innegabile?
“Per secoli le donne sono state escluse dalla narrazione dell’arte e dal sistema delle mostre.
Questo spazio negato ha determinato non solo una discriminazione storica ma una mancanza oggettiva sotto il profilo culturale, come puntualmente afferma Daniela Brogi in un recente e prezioso libro. Soltanto da pochi decenni i musei e le istituzioni stanno cercando di colmare questo gap, riordinando e riallestendo le proprie collezioni, proponendo narrazioni che superino definitivamente gli stereotipi sociali e le imposizioni di retaggi patriarcali troppo a lungo dominanti” - testimonia con ramma- rico.
Quanto la Sardegna mostra potenzialità e quanto ancora manca?
“In Sardegna esiste un tessuto di istituzioni, pubbliche e private, che fanno un grande lavoro di promozione e valorizzazione artistica.
Manca però, ancora, un sistema dell’arte strutturato e certamente maggiore dovrebbe essere la presenza di realtà, a partire dalle gallerie, capaci di orientare il mercato e il collezionismo verso la contemporaneità, così da supportare, anche economicamente, gli artisti nel loro percorso di ricerca.
Manca, in tal senso, un sostegno concreto continuativo, resosi oltremodo necessario con il periodo storico appena vissuto” – afferma con lucida puntualità Simona Campus.
Se la pandemia ha colpito il settore in maniera molto forte, ha d’altro canto fatto emergere la possibilità di riplasmare e ripensare da nuovi punti di vista le progettualità legate all’arte.
Da circa un anno e mezzo, dopo sei anni alla Direzione artistica dell’EXMA di Cagliari, Simona Campus è curatrice del MUACC, il museo fortemente voluto dall’Ateneo cagliaritano dedicato alle arti e alle culture contemporanee, in prospettiva interdisciplinare.
La determinazione nell’affrontare questa nuova sfida è palpabile nella sua voce come nella concentrazione dei suoi pensieri.
Quali consigli darebbe alle nuove leve che si avvicinano al suo mondo professionale?
“Fiducia e perseveranza, applicazione e senso del dovere.
Alle mie studentesse e ai miei studenti consiglio di viaggiare, di vedere, vedere e ancora vedere, ma soprattutto di saper guardare e ascoltare. Guardare con occhi nuovi, in una dimensione di ascolto e accoglienza, quello che ci circonda: il bello e il tragico del nostro vivere, senza timore, aprendosi al mondo, al cambiamento, all’altro” - con questi suggerimenti carichi di prospettive, Simona Campus incoraggia il futuro.
Federica Abozzi
Appassionata di scrittura da quando ho ricordo, grazie a una svolta inaspettata, riprendo e rinnovo il mio desiderio di mettere su fogli bianchi: parole e fantasia.
Amo raccontare vite e vicissitudini con empatia e creatività. Scrivo rigorosamente con carta e penna tra scarabocchi e grafia incomprensibile, così che ogni pezzo respiri di autenticità.
Estata realizzata una installazione partecipata utilizzando e mettendo al centro le lane locali.
L’installazione é stata creata dell’unione di tanti piccoli cerchietti di filo di ferro cotto rivestiti da filo di lana locale.
Tante piccole cellule-atomi che riuniti insieme richiameranno il concetto del corpo, della comunità, del territorio.
In modo simbolico e semplificato il manufatto parlerà di connessioni umane, territoriali, identitarie e di lane locali.
Ogni partecipante “unisce” i cerchietti che realizzerà all’installazione che prende forma dal lavoro di tutti.
Alla fine della manifestazione i partecipanti hanno portato via il proprio lavoro
Il filato di lana locale é stato il materiale principe perciò é stato gradito che tra i partecipanti ci sono stati coloro che hanno portato la loro lana per metterla a disposizione
Numero di partecipanti: max 20 per giorno
Materiali forniti dall’artista:
– filo di ferro
– lana locale: Nera di Arbus – Cornigliese
– filo di nylon
Materiali a cura dei partecipanti:
– filato di lane locali colori naturali
– piccole quantità di filati anche contemporanei nei toni del bianco, nero, grigio, marrone, tortora o