UMANESIMO VENETO

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ARTE&FILOSOFIA

L’UMANESIMO

VENETO VIVI EDIZIONI


Guida Illustrata di tutte le opere dell’Architetto della Repubblica Veneta DISCOVER

PALLADIO

© Antonio Tafuro

LA VITA E LE OPERE DEL GRANDE ARCHITETTO

giunta regionale – 9^ legislatura

PATRIMONIO

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LE VILLE DI ANDREA PALLADIO DICHIARATE PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITA’ giunta regionale – 9^ legislatura Marchio turistico Regionale per il Mercato Estero

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VENETOVOGUE N. 4 /2018 - monografico Storia_arte_cultura bellezza del Veneto

VENETE Marchio turistico Regionale per il Mercato Estero

MONOGRAFIE

© Antonio Tafuro

LA CIVILTA’ DELLE VILLE VENETE E L’INNOVAZIONE PALLADIANA

© Giò Tarantini

Storia ed Evoluzione della Villa Veneta dal Cinquecento al XXI secolo da villa fattoria a dimora nobiliare, da simbolo di egemonia territoriale ed economica a fulcro di relazioni aziendali e location per matrimoni - Magazine distribuito prevalentemente agli abbonati - in edicola € 10,00

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PALLADIO E LE VILLE VENETE Andrea Palladio (1508 - 1580) è considerato il genio dell’architettura che nei “Quattro libri dell’Architettura” ha codificato i principi compositivi ispirati dall’antica grecia antica, lasciando in eredità un patrimonio conoscenza che si è diffuso in ogni parte del mondo nei tre secoli successivi. Ancora oggi non siamo pienamente consapevoli dell’influsso culturale generato dall sua straordinaria avventura creativa , che non si limita a consacrare l’architettura come segno rappresentativo della società democratica fino al XIX sec. Gli edifici pubblici realizzate dal genio veneto hanno contribuito allo sviluppo di quella mentalità profondamente democratica, rivolta alla realizzazione del “bene collettivo””, che divenne il segno inconfondibile della repubblica veneziana in tutta Europa. Palladio ha infatti materializzato nelle sue opere l’evoluzione dell’immaginazione creativa-razionale che matura nelle città comunali durante il trequattrocento grazie allo studio filologico dei testi antichi che si diffonde prima negli studi dei notai e degli avvocati di Padova, e poi nei palazzi delle famiglie nobili di Vicenza, Treviso e Verona. Infatti Palladio non sarebbe diventato un celebre architetto se non avesse incontrato l’umanista vicentino Giangiorgio Trissino che lo educherà alla conoscenza della “divina proporzione” racchiusa nell’arte greca- romana codificata da Vitruvio. E senza Palladio non ci sarebbe stata la proliferazione della tipologia della villa di campagna che avrebbe ispirato uno stile di vita cosmopolita e di decentramento della libertà di pensiero, decisivo per affermare la Ragione logico-discriminativa laica e riformista, rivoluzionaria in quel periodo permeato di dogmatismo religioso. In anticipo di almeno tre secoli sulla rivoluzione francese, il pensiero illuminista e la filosofia di Kant, la civiltà delle ville venete colloca la libertà individuale, le virtù, l’eros e la bellezza estetica al centro di ogni interesse creativo e curiosità intellettuale. I primi a registrare il cambiamento sono gli artisti chiamati dalle nobildonne a realizzare ritratti di famiglia, oppure ad affrescare le pareti e i soffitti dei palazzi e delle ville con motivi allegorici ispirati dalla mitologia greca. Tutto l’umanesimo di villa ruota attorno alla bellezza estetica e all’eros delle donne che diverranno il punto di riferimento per esplorare il mondo delle emozioni sovrasensibili che non ha paragoni nella storia della cultura occidentale.


L’UMANESIMO VENETO

UMANESIMOVENETO

LOTTO - GIORGIONE - TIZIANO - TIEPOLO

SOMMARIO INTRODUZIONE TREMILA ANNI DI CIVILTA’ VENETA L’UMANESIMO STORICO L’UMANESIMO RELIGIOSO L’influsso dell’esperienza francescana La rinascita dei sentimenti morali L’UMANESIMO SOCIALE Le virtù e la disciplina del governo comunale L’affermazione della ragione discriminativa L’UMANESIMO FILOSOFICO La scoperta dei miti e degli archetipi La metamorfosi delle emozioni L’UMANESIMO ALCHEMICO La comprensione dell’archetipo del Sè L’alchimia della conoscenza simbolica

LORENZO LOTTO LA GNOSI FILOSOFICA La disciplina della mente La melancolia La mistica francescana ITINERARIUM MENTIS IN DEUM I sensi dell’anima L’ntelligenza emotiva L’immaginazione razionale La discriminazione intuitiva L’intelletto analogico L’emozione discriminativa GIORGIONE LA GNOSI ERMETICA La metamorfosi della mente intuitiva L’esilio della mente razionale L’indagine discriminativa MONOGRAFIEVENETE

MENS RATIONALIS La mistica musica L’intelletto discriminativo La discriminazione logica La discriminazione analogica Il Sè testimone TIZIANO LA GNOSI SIMBOLICA Il subconscio creativo La mente analogica-intuitiva La percezione psichica MENS IMAGO DEI Amor sacro e profano La sapienza dell’animus Amore e Psiche Lezioni di eros L’immaginazione veneta 3


UMANESIMOVENETO

TREMILA ANNI DI CIVILTA’ VENETA

Canaletto: Il bucintoro e il rito dello sposazio del mare

L

e diverse civiltà che si sonno succedute nel corso dei

I racconti mitologici e le immagini archetipiche da cui

millenni sono caratterizzate dal fatto di insediarsi in

derivano resistono al tempo ciclico segnato dalle stagioni

uno specifico luogo della terra, di possedere un linguaggio

e dal movimento delle stelle e dei pianeti, fino a quando

ricco e articolato, un sistema omogeneo di credenze reli-

avviene il passaggio dal pensiero analogico-simbolico ca-

giose, di costumi morali e tradizioni popolari e, soprattut-

pace di elaborare i miti e comprendere i simboli, al pensiero

to, di una specifica conformazione di riti, miti e simboli in

logico-razionale, evento a cui si allude in forma allegorica

grado di rappresentare, attraverso l’arte l’anelito dell’anima

nel racconto del peccato originale contenuto nella Genesi.

individuale e collettiva per la bellezza e la verità.

Da allora l’umanità esce dal giardino dell’Eden, dalla me-

La storia narra il passaggio dalla civiltà assiro-babilonese a

moria semantica dove le immagini, i simboli, i segni e i sog-

quella sumerica, dalla civiltà egizia a quella greca, dalla civ-

ni contavano più delle parole e dei contratti, e si afferma la

iltà romana a quel fenomeno di civilizzazione dei costumi

civiltà greco-romana che riesce a saldare le due forme di

morali e religiosi che si diffonde in tutta Europa e poi nelle

pensiero, mantenendo il collegamento con la dimensione

americhe per effetto del cristianesimo.

sacra pur esercitando un dominio fondato sulla ragione po-

Fino all’avvento del monoteimo giudaico esiste una mito-

litica, la razionalità degli strumenti idonei a governare e la

logia sostanzialmente simile che si tramanda di civiltà in

tolleranza dei diverse credenze religiose.

civiltà. Cambiano i nomi delle divinità ma il significato sim-

E’ in questo frangente che la storia non registra la presenza

bolico non cambia, rimane immutato, a testimoniare che

di una civiltà gemella a quella greco-latina, forse per il fatto

l’inconscio collettivo della stirpe umana rimane inalterato

di essere protetta dalla conformazione del territorio, abita-

per almeno 3 - 4000 anni.

to dalla stessa popolazione da almeno 3000 anni.

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MONOGRAFIEVENETE


INTRODUZIONE

UMANESIMOVENETO

Come accade in quella latina, la civiltà veneta dispiega fino in fondo la struttura dei miti greci al punto da rappresentarli sia nei rituali che nell’espressione artistica, a dimostrazione dell’esistente di un comune “gene culturale” che legittima l’ipotesi di una civiltà greco-veneta. Il primo a definire ufficialmente il territorio della civiltà gemella, chiamando Venetia, fu Ottaviano che nel 42 a.C, in accordo con gli stessi veneti, delimita i confini della X Regio Venetia et Histria. I confini del territorio non sono decisi casualmente. ma ricalcano il territorio abitato dai paleoveneti dal II millennio A. C.. Caso unico tra i popoli che abitavano la parte settentrionale della penisola, agli antichi Veneti è possibile attribuire una precisa cultura materiale e artistica, ampiamente documentata dai reperti archeologici ritrovati nel loro territorio di stanziamento, definito morfologicamente dall’arco alpino a Est, dal confine retico appena sopra Bolzano, dal

Periodo romano

fiume Oglio e dal lago d’Iseo a Ovest e dal fiume Po a Sud. E’ proprio sulla foce del Po a quel tempo arretrata di almeno 50 km rispetto a quella attuale, che giunge intorno all’ 800 a.C. un primo nucleo di coloni provenienti dalla Grecia, o dalle isole adriatiche. Dalla fusione dei due ceppi genetici nasce Este che sarà promotrice del culto dei morti e dell’educazione della gioventù nelle scuole e palestre come avveniva a Sparta e Atene. La leggenda narra che anche la fondazione di Padova, avvenuta nello stesso periodo di Este, fosse dovuta allo sbarco del mitico Antenore in prossimità degli Euganei; ma l’aspetto più interessante non è quello di legittimare l’effettivo influsso della cultura ellenica, quanto constatare che il seme della coscienza greca, fondata sulle immagini archetipiche proprie del pensiero analogico-intuitivo, si mantiene latente nell’inconscio collettivo dei Veneti fino a dare forma, in prossimità dell’anno mille, a un modello di pensiero etico-mitologico che ispirerà la Repubblica Veneziana. La civiltà veneta non si ravvisa nella una realtà socio-politica in continuo mu-

Periodo longobardo

tamento, drasticamente stravolta dall’invasione dei longobardi del 568 che manda in frantumi in delicato equilibrio che teneva insieme l’impero romano-bizantino, ma dalla capacità di conservare quel seme epigenetico che si manifesterà in seguito nell’elaborazione dei riti e delle celebrazioni, e nella scelta dei simboli e delle leggende provenienti anche dalla cultura bizantina, a cui rifarsi per cementare una identità quanto mai dispersa e frammentata dalle invasioni barbariche. In seguito all’ occupazione longobarda di buona parte del territorio che porta alla progressiva migrazione delle popolazioni romaniche provenienti dalla caduta di Aquileia, verso l’area costiera e la laguna, avviene un secondo evento fondamentale per legittimare la continuità del pensiero analogico intuitivo che caratterizzava il pensiero greco e successivamente bizantino. Nei nuovi insediamenti costieri, protetti dalle lagune e dalla flotta imperiale, avMONOGRAFIEVENETE

Venezia marittima bizantina 5


UMANESIMOVENETO

TREMILA ANNI DI CIVILTA’ VENETA viene la definitiva fusione con la spiritualità cristiana- bizantina che diventerà uno dei fattori distintivi della coscienza veneta. L’isola di Torcello diventa il principale centro commerciale-religioso delle lagune, posta in posizione strategica, al centro dell’area formata dalla confluenza dei fiumi. Per dare una nuova sede alla cattedra episcopale di Altino nel 639 d.C. viene costruita la chiesa di Santa Maria Madre di Dio su ordine dell’Esarca di Ravenna Isacio. La chiesa bizantina di Torcello conserva al suo interno il grandissimo mosaVenezia Bizantina 720 d.C.

ico del Giudizio Universale, una successione di icone raffiguranti i santi con la Vergine Madre (iconostasi) e il Cristo pantocratore, il simbolo della chiesa ortodossa. La figura del Cristo Pantocratore, adottata successivamente dai veneziani anche nella Basilica di S. Marco, incarna il principio organizzatore del cosmo, generato e non creato da Dio Padre, la chiave di comprensione della realtà e la risposta al mistero dell’esistenza, ma anche la chiave di comprensione della natura umana e dell’ordine naturale delle cose che devono essere misurate e discriminate dal caos.

Chiesa S. Madre di DIo 639 d.C.

Il filosofo Alfred North Whitehead ha avanzato l’ipotesi che la visione scientifica del mondo, così profondamente impressa nella coscienza occidentale, abbia le sue radici nella teologia dei cristiani del V secolo, ma ciò non avrebbe potuto accadere senza il ruolo decisivo svolto dalla chiesa bizantina veneziana. Le implicazioni intellettuali, filosofiche e scientifiche, collegate all’icona di Cristo pantocratore, sono fondamentali per comprendere il successivo apparato iconografico rappresentato dal Leone (rosso, verde. blu e oro) che tiene aperto il Vangelo di San Marco nel gesto di portare la pace sulla terra (pax ti bi) attraverso la facoltà della giusta discriminazione del bene e del male. Il Leone di San Marco, simbolo della giustizia laica che si affianca alla giustizia divina del Cristo Pantocratore, diventa il fondamento dell’egemonia politica della Repubblica Veneta in quanto incarna il principio dell’equità di giudizio che emerge dalla conoscenza della natura umana che deve essere di volta in volta presa come metro di misura di valutazione anche politica delle situazioni

Cristo pantocratore a S. Marco

contingenti. La grandezza della Repubblica veneta emerge infatti dalla consapevolezza di poter esercitare congiuntamente la giustizia umana volta a punire il male che deriva dalle azioni non disgiunta dalla comprensione spirituale delle motivazioni che spingono l’individuo all’errore. La civiltà di un popolo non si misura unicamente dall’omogeneità, consequenzialità e durata dei suoi simboli religiosi, ma anche dalla presenza di principi etici-simbolici che nella civiltà veneta svolgono la funzione di connettere la dimensione sacra con quella profana, la razionalità delle azioni politiche con

Il leone di San Marco 6

l’aspetto celebrativo dei rituali, al fine di perdurare nel tempo. MONOGRAFIEVENETE


INTRODUZIONE

UMANESIMOVENETO

Nel corso di duemila anni lo sviluppo della civiltà veneta ha subito una profonda trasformazione epigenetica (culturale e genetica) in quattro diverse fasi di “contaminazione” con il mondo esterno: La prima contaminazione (influsso morale) avviene con la società greca verso l’800 A. c.; la seconda contaminazione (influsso sociale) è dovuta alla dominazione dell’Impero romano (I sec.) che struttura le città con teatri, templi, terme, edifici pubblici e le collega con strade, ponti e viadotti ; la terza contaminazione (influsso religioso) è causata dall’invasione Longobarda verso la fine del VI sec. che suggella la convivenza con la popolazione romanica - bizantina provenienti da Aquileia. La quarta contaminazione (influsso spirituale) è quella più difficile da registrare negli eventi perchè si propaga attraverso i libri degli antichi che iniziano ad essere tradotti dal greco al latino a partire dal XII sec. , il secolo del grande rinnovamento spirituale generato dall’esperienza mistica di S. Francesco.

Lorenzo Lotto

L’influsso spirituale determinato dalla diffusione dei testi di Platone e Aristotele, di Ippocrate e Galeno, fino a ai testi dei grandi filosofi cristiani , da San Paolo a Sant’ Agostino, da San Bonaventura e San Tommaso, fa esplodere prima a Padova, e poi in tutte le altre città Veneto, un movimento culturale, filosofico, artistico ed estetico definito “Humanitas” da Petrarca riferendosi alla nuova disciplina che si occupa di studiare la natura umana L’Umanesimo veneto è stato un fenomeno collettivo complesso e articolato, profondamente diverso rispetto a quello individualistico che si forma nella repubblica fiorentina in cui spiccano filosofi e artisti eccezionali, come Ficino e Botticelli, Leonardo Da Vinci e Michelangelo. Se si rilegge il fenomeno procedendo per gradi, dal primo umanesimo di matrice religiosa-sociale (1250 - 1360) fino all’epilogo puramente estetico che sancisce l’affermazione della civiltà delle ville venete (1580-1690), si scopre

Giorgione

che l’Umanesimo veneto getta le basi della conoscenza della psiche e del funzionamento della mente logica e analogica, anticipando di tre-quattro secoli la psicologia del profondo e la filosofia trascedentale di Kant. Ciò che emerge dalle opere di Lotto, Tiziano e Giorgione è la consapevolezza di poter affiancare la semantica dell’analogia e del simbolo alla logica discorsiva del pensiero razionale. La capacità di utilizzare le immagini simboliche per descrivere concetti filosofici finisce infatti per aprire la psiche creativa a un aspetto ignoto della realtà che va oltre le stesse intenzioni degli artisti veneti. La confidenza con i simboli permette di accedere all’archetipo del Sè che contempla tutti gli aspetti dell’essere, da quelli “materiali” filo-genetici sedimentati nel corpo umano, alle immagini psicologiche generate dal subconscio come risposta primaria alla curiosità di conoscere la verità. L’umanesimo veneto condivide con il pensiero greco la stessa ansia di conoscere la verità, e cioè i processi di divinizzazione dell’uomo che trascendono la materialità dell’esistenza. MONOGRAFIEVENETE

Tiziano Vecellio 7


UMANESIMOVENETO

L’UMANESIMO STORICO SOCIETA’ , RELIGIONE E FILOSOFIA DALL’UMANESIMO RELIGIOSO E SOCIALE ALLA NASCITA DEL PENSIERO OCCIDENTALE

Cristo Pantocratore - Padova Battistero S. Giovanni -1375

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MONOGRAFIEVENETE


INTRODUZIONE

UMANESIMOVENETO

F

ino al 1259 buona parte delle territorio veneto era sotto il controllo degli Ezzelini, una famiglia di stirpe germanica giunta in Italia nel 1036 al seguito dell’imperatore del Sacro Romano Impero Corrado II. Ezzelino II divenne podestà di Treviso nel 1193, di Verona nel 1200 e di Vicenza nel 1211. Succeduto al padre nel 1221 il figlio Ezzelino III da Romano riuscì a conquistare con l’aiuto dei soldati tedeschi gran parte dei comuni riportandoli sotto il dominio dei Ghibellini, contrastando così le famiglie Guelfe legate al papa e alla lega lombarda. Con la fine dell’egemonia degli Ezzelini, molti comuni diventano delle città-stato dotate di leggi e magistrature indipendenti, rifiorisce lo scambio commerciale e si costituiscono associazioni corporative, come le fraglie dei mestieri, e le associazioni laiche che avevano un contenuto devozionale, mutualistico o caritatevole, fortemente ispirate dalla presenza degli ordini dei mendicanti (francescani, domenicani e agostiniani) che si insediano all’interno della mura comunali, o nelle zone immediatamente limitrofe. All’interno delle mura vennero a convivere uomini di estrazione sociale molto diversa: contadini inurbati in seguito all’eccedenza di manodopera nei campi, piccoli feudatari che cercavano trasferendosi in città di liberarsi da vincoli di obbedienza e sudditanza, oltre che notai, giudici, medici, piccoli artigiani e mercanti. Questi costituivano per eccellenza la classe dei “borghesi”, vale a dire di coloro che, non essendo nobili, traevano la propria prosperità dall’esercizio di arti o mestieri, avendo nella città il loro ambiente naturale. E’ in questo contesto urbano e sociale, particolarmente vivo a Padova, città aperta, profondamente comunale e dotata della prima università (1222), che prende avvio la passione di studiare i libri antichi tradotti in latino dal greco che sfocerà la cultura umanistica intesa come recupero degli ideali antichi di perfezionamento civile e morale dell’uomo in chiave non religiosa. Padova diventa la culla della nuova sensibilità perchè vi è presente un ceto di notai, giudici, che unisce capacità operative, conoscenza del latino e un sentire diverso che guarda all’antica Roma come modello civile. La città patavina è già proiettata verso il nuovo modello di libertà di pensiero, ben prima che vi arMONOGRAFIEVENETE

rivi Petrarca, tradizionalmente considerato il primo umanista. Tra gli studiosi dell’antichità spiccava il giudice Lovato de Lovati, nato intorno al 1240, che non si rivolge ai classici come riferimento per ampliare il recupero e corretta lettura filologica delle fonti, come farà Petrarca un secolo più tardi, ma si diletta a scrivere al modo degli antichi e consapevolmente riusa il latino di Ovidio come segno del recupero del classico battendosi perchè fosse riconosciuto dai contemporanei, come fece per la tomba antica ritrovata a Padova nel 1274 che il il giudice certificò essere di Antenore per dare lustro all’origine mitica della sua città. E dunque mentre a Firenze Dante è ancora impastoiato con la cultura medievale, Lovato de Lovati, potenzialmente maestro di tutti i poeti, come scrisse Petrarca, è già umanista a pieno titolo perchè inaugura quell’approccio creativo che si estrinseca in un modo di scrivere, di argomentare, di poetare che produce, per il legame intrinseco del mondo classico, un pensiero laico, civile, incentrato sulle libertà. Lovato riempie le sue epistole poetiche di citazioni di autori che da secoli non comparivano più nella cultura occidentale, usa il metro classico, il lessico classico, immagini classiche, tanto da far sparire dietro esse la cultura cristiana. E qui si avverte la sostanza dell’Umanesimo colto ed erudito, la centralità dell’Imitazione che non è ripetizione vuota di modelli, ma reale adesione ad uno stile di pensiero emotivo che mette insieme poesia, tragedia, storia. Nel giro di una cinquantina d’anni, il sapere contenuti nei libri antichi, fino ad allora riservato agli iniziati degli ordini religiosi, si diffonde inizialmente nelle aule dei tribunali per citazioni e riferimenti di tipo morale, per poi diffondersi nel corso dei secoli successivi nelle famiglie nobili del Veneto. La cultura classica rinasce non solo a Padova, anche a Vicenza, a Verona, forse non ancora a Venezia dove il ceto mercantile diffida dei nuovi valori. Il recupero del sapere antico porta con sè un ribaltamento profondo che modifica il modo di sentire, di pensare e anche di vivere. Nasce la figura del filosofo erudito che si ritira in campagna, o nel proprio studio di città, per meditare sul significato delle sensazioni e dei sentimenti morali, delle emozioni e dei principi etici sulla base della discriminazione sensoriale della realtà. 9


L’UMANESIMO STORICO

UMANESIMOVENETO

L’UMANESIMO RELIGIOSO L’influsso dell’esperienza francescana La rinascita dei sentimenti morali

La percezione di una realtà trascendente e la presa di coscienza dell’inconsistenza del sapere e del potere delle caste, innesca un processo di discriminazione razionale della realtà e della verità che sfocerà nel “rinascimento” del sapere dell’anima, in cui l’esperienza cognitiva individuale prende il sopravvento sulla dottrina fondata sulla certezza dei dogmi, dei principi e delle leggi che fino ad allora non erano mai state messe in discussione.

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MONOGRAFIEVENETE


L’UMANESIMO RELIGIOSO

Paolo Veneziano: Dormizione di Maria (1322) Museo Chiericati Vicenza

I SENTIMENTI DISCRIMINATIVI Paolo Veneziano colloca San Francesco e Sant’Antonio ai lati della pala che rappresenta la “Dormizione della Vergine” dipinta secondo i canoni dell’arte bizantina. Per la chiesa ortodossa la “Dormizione” descrive la nascita delle emozioni morali che sono a fondamento delle virtù umane (la prima nascita di Maria in terra), e dei sentimenti etici discriminativi che sono propri delle virtù spirituali (la seconda nascita di Maria in cielo). Con il riconoscimento delle emozioni morali (Gesù tiene in braccio la bambina in fasce) diventa possibile compiere la riflessione delle proprie azioni che prelude all’esame di coscienza. Con il riconoscimento dei sentimenti etici emerge invece la presa di coscienza delle diseguaglianze e delle ingiustizie, e la condanna delle pratiche di sfruttamento e speculazione, come l’usura, che rappresentava una delle piaghe sociali contro cui si battevano i francescani e le confraternite laiche.

UMANESIMOVENETO

P

arallelamente all’Umanesimo colto ed erudito, riservato a una esigua schiera di appassionati “borghesi”, si diffonde in tutte le città venete e a ogni livello sociale una forma spontanea di sentimento religioso-pietistico ispirato dal movimento francescano A differenza dei monaci, i frati non risiedevano in monasteri, ma costruivano grandi conventi ben inseriti nel tessuto urbano e passavano dall’uno all’altro, non si isolavano dal mondo ma vivevano in mezzo alla gente, fosse il popolo minuto o la nuova borghesia. Spesso riscuotevano i favori dei potenti, ma non dipendevano da loro per la concessione delle terre. Erano più colti e preparati alla predicazione del clero diocesano, con il quale entravano spesso in conflitto. Svincolati dall’obbedienza al vescovo considerato poco efficiente, erano la nuova forza a disposizione del papa per combattere gli eretici, che neppure le crociate bandite contro di loro erano riuscite ad annientare. La presenza dei Mendicanti fu fondamentale e grazie al loro insediamento nel centro della città, fu possibile arginare l’espansione della Chiesa catara, presente con un proprio vescovo e un buon numero di aderenti anche tra i ceti emergenti. La regola francescana, basata sulla povertà, l’obbedienza e la castità, fu di grande importanza per sedimentare nella coscienza laica collettiva la necessità di farsi carico dei bisognosi e dei sofferenti, di combattere l’usura e sostenere la raccolta fondi per costruire ospedali e ospizi. Nelle città l’umanesimo morale si concretizzò nei movimenti laici dei Battuti, dei Disciplinati, e altri ancora, che si occupavano principalmente di diffondere lo spirito della penitenza e della carità e di assistere gli ammalati, mentre nei paesi si formarono piccole comunità che condividevano il mangiare insieme, l’accompagnamento alla morte, l’elemosina come azione di suffragio e di riconoscimento del sentimento pietistico, le processioni, certamente per buona parte tutti aspetti comuni nella loro essenza al vivere quotidiano delle famiglie, ma vissuti tra la gente di paese con lo scopo di offrire un sostegno morale e materiale in seguito alle continue crisi sociali dovute a carestie, a epidemie e distruzioni belliche. L’improvvisa epidemie di peste che imperversò in tutta Europa tra il 1347 e il 1352 uccidendo almeno un terzo della popolazione del continente e le frequenti carestie dovute alla perdita dei raccolti, provocarono una profonda frattura nella coscienza collettiva. Secondo alcuni storici della cultura, la peste nera causò la crisi delle concezioni medievali di finalità dell’esistenza umana in rapporto ai dogmi e alle leggi universali, scuotendo in profondità le certezze della fede che avevano dominato fino ad allora. Nello stesso tempo il sentimento di precarietà della vita incrementa quella fede nel soprannaturale che favorisce una crescente carità pietistica e misericordiosa alimentata a Padova dai miracoli legati alla spoglie di Sant’Antonio. e da alcuni eventi particolari negli anni in cui imperversava la peste, come l’apparizione di Maria a Vincenza Pasini nel 1426 - 1428 sul Monte Berico a Vicenza che venne percepita come una particolare protezione della Madonna sulla città. La percezione di una realtà trascendente, e e la presa di coscienza dell’inconsistenza del sapere e del potere delle caste, innesca un processo di discriminazione razionale della realtà e della verità che sfocerà nel “rinascimento” del sapere dell’anima, in cui l’esperienza cognitiva individuale prende il sopravvento sulla dottrina fondata sulla certezza dei dogmi, dei principi e delle leggi che fino ad allora non erano mai state messi in discussione. MONOGRAFIEVENETE

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L’UMANESIMO STORICO

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UMANESIMOVENETO

MONOGRAFIEVENETE


L’UMANESIMO RELIGIOSO

Giotto: Il Giudizio Universale (1303) Cappella degli Scrovegni Padova

LA SALVEZZA FRANCESCANA Giotto dipinge “il Giudizio Universale” per enunciare il progetto di salvezza universale di San Francesco fondato sull’esercizio della discriminazione, rappresentata dalle quattro fiamme che penetrano nella dimensione infera della psiche umana. Per evitare il male non è sufficiente l’esame di coscienza, ma è indispensabile saper riconoscere la presenza sottile della tentazione che si infitra nell’animo umano per sviarlo dalla retta azione e dal retto giudizio. Riconoscere il Male Assoluto, rappresentato un mostro che divora le vite degli uomini, è un processo di conoscenza delle immagini che hanno il potere di indurre il peccato. Le quattro fiamme individuano il percorso di discriminazione sensoriale, razionale, intuitiva e cognitiva che può ricondurre l’anima verso la luce della verità, rappresentata dalla figura Cristo circonfusa di quattro colori E’ attraverso questa rinascente forma di distinzione tra la luce del Bene e la luce del Male, trasmessa dai sette vizi capitali e delle sette virtù, che prende forma e sostanza la generosità materiale e solidarietà sociale (i due uomini dipinti a fianco della croce nell’atto di donare e sostenere) fondamento dell’Umanesimo semplice, naturale e spontaneo che contraddistingue ancora oggi la gente veneta.

UMANESIMOVENETO

G

iotto dopo aver lavorato con i francescani di Assisi e di Rimini, giunge a Padova chiamato dai frati minori conventuali di Padova ad affrescare la sala del Capitolo, la cappella delle benedizioni e forse altri spazi nella Basilica di Sant’Antonio. Tra il 1303 e il 1305, su incarico di Enrico degli Scrovegni, affresca la Cappella intitolata a Santa Maria della Carità ricoprendo interamente le pareti con le storie della Vergine e di Cristo, mentre nella contro facciata realizza il grandioso Giudizio Universale, con il quale si conclude la vicenda della salvazione umana. Il progetto iconografico e decorativo è grandioso, ispirato da un teologo agostiniano di raffinata competenza, Alberto da Padova. Tra le fonti utilizzate vi sono molti testi agostiniani, i Vangeli apocrifi dello pseudo-Matteo e di Nicodemo, la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze e, per qualche dettaglio iconografico, le Meditazioni sulla vita di Gesù dello pseudo-Bonaventura, oltre a testi della tradizione medievale cristiana, tra cui Il Fisiologo. Giotto porta con sè una competenza artistica che non ha confronti in quel momento storico-artistico e, soprattutto, una profonda e personale conoscenza del significato spirituale della croce francescana, non a caso dipinta in primo piano ai piedi del Giudizio Universale. La regola francescana basata sull’auto emarginazione dal mondo materiale, era molto severa per gli iniziati, impegnati a portare a compimento quel percorso mistico-esperienziale già delineato da San Paolo, di trasformazione della “materia carnale” contraddistinta da istinti, pulsioni e passioni in amore per il prossimo, comprensione e compassione secondo gli insegnamenti di Cristo. Quando l’ordine si suddivide tra frati conventuali osservanti della regola e frati predicatori come Sant’Antonio, la croce di San Francesco, dipinta a T come la lettera Tau, diventa simbolicamente l’alternativa razionale alla crocifissione patita da Cristo, la variante umanamente perseguibile da coloro che possono intraprendere il percorso di sublimazione delle passioni, senza correre il rischio di finire vittime della loro stessa compassione. In questa visione di salvazione priva di “sofferenza, dolore e morte”, diventa significativo il fatto che la croce dipinta da Giotto sia “vuota”, priva di un capro espiatorio su cui addossare le colpe, per continuare a perpetuare i peccati commessi dall’avidità materiale, dall’orgoglio sociale e dalla vanità intellettuale. La visione sociale dell’esperienza cristiana introdotta da San Francesco, consapevole che l’avidità e gl appetiti si possono ammansire con le parole e contenere con la preghiera (San Francesco e il feroce lupo di Gubbio), viene evidenziata da Giotto nella funzione simbolica dei due angeli collocati a sostegno della croce. I due angeli, simbolo della discriminazione sensoriale della realtà e della discriminazione razionale della verità, rappresentano infatti le facoltà che sostengono la ragione dell’uomo che vive nella realtà quotidiana, infestata di furbi e bugiardi, di ladri e millantatori, di speculatori ed usurai. La discriminazione sensoriale è una facoltà “femminile” che si forma sulla consapevolezza dei sentimenti dell’anima generati dall’esperienza conflittuale con il mondo reale (la fila di donne in basso a sinistra). La discriminazione razionale è una facoltà maschile che implica l’intervento della Ratio, intesa come metodo di indagine delle verità nascoste che procede prendendo in esame le emozioni discriminative più convincenti per definire ipotesi e teorie (la fila di santi sopra le donne).

MONOGRAFIEVENETE

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L’UMANESIMO STORICO

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UMANESIMOVENETO

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L’UMANESIMO RELIGIOSO

Lotto: Frà Gregorio Belo da Vicenza (1547) Metropolitan Mueseum di New York

LA VOLONTA’ DELL’ANIMA A differenza della predicazione ecclesiale che ravvede nel Cristo crocifisso il modello di salvezza dai peccati dal mondo, i francescani interpretano l’evento come una presa di coscienza della realtà dominata dalla volontà di sopraffazione, sfruttamento e dominio della libido sull’anima. Per descrivere questo concetto, quanto mai estraneo alla dialettica cattolica, Lotto dipinge la Crocifissione alle spalle di Frà Gregorio colto nel gesto di seguire alla lettera l’Itinerarium mentis in Deum concepito da Frà Bonaventura (il libro sulla mano sinistra), affinchè l’individuo possa conquistare la capacità della discriminazione che permette di prendere coscienza della realtà (il pugno chiuso) Lotto aggiunge ai piedi del crocifisso il teschio, simbolo dell’illusione di potersi liberare attraverso il sacrificio di sè, la rinuncia, l’accettazione passiva, il perdono e la bontà d’animo, considerati gli aspetti deteriori dell’anima, una sorta di vanità spirituale della quali occorre emanciparsi per non diventare il “capro espiatorio” dell’egoismo altrui. Alla volontà dell’ego di dominare il mondo con i poteri dell’intelletto occorre dunque opporre la volontà superiore dell’anima che emerge durante l’Itinerario della mente in Dio, il principio di illuminazione della coscienza umanistica.

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ello stesso periodo in cui l’umanesimo fiorentino inneggia ai poteri del Magus e del Genius come punti di arrivo di un processo di trasmutazione della sostanza mentale (la Via Secca), l’umanesimo veneto accoglie con favore gli insegnamenti del priore francescano Bonaventura, autore di uno dei più diffusi trattati sulla metamorfosi dell’anima (la Via Umida). Le virtù etiche consentono all’anima francescana di contenere gli istinti (il voto di obbedienza), di controllare le pulsioni ( il voto di la castità intesa come sublimazione) e di sottomettere la libido autoaffermativa attraverso opere di carità (il voto di povertà). Ma fuori dai conventi la realtà è diversa, pericolosa e piena di insidie e tentazioni di ogni tipo per cui per tutto il XII sec. i predicatori francescani prendono posizione sul primato della volontà sull’intelligenza. La salvezza dell’anima non può avvenire attraverso la sublimazione forzata dei desideri in vista di un premio più elevato, ma sviluppando la volontà di perseguire il percorso di consapevole rinuncia all’ego indicato da San Francesco. Il trattato di San Bonaventura, settimo priore dell’Ordine dopo la morte di Francesco, contiene un’elaborata teoria della conoscenza della struttura cognitiva dell’anima che traccia il percorso per giungere per gradi successivi a illuminare il non-ego, ciò che in termini psicologici viene definito coscienza del Se. Il percorso del “rinunciante” inizia dal basso e si approssima a Dio in conformità del suo aspetto supremo (la luce) e secondo il suo aspetto intimo (l’anima), “perciò quanto più torna verso l’interno, tanto più ascende e si unisce all’eterno” secondo la formula che Bonaventura eredita da Sant’Agostino. I sei gradi sono definiti sensus animae, intelligentia, immaginatio, ratio, intellectus e apex mentis seu synderesis scintilla, le sei facoltà cognitive che permettono all’individuo di accedere alla verità di Dio senza alcuna mediazione. L’anima nella sua parte essenziale più pura e virginale, l’apex mentis, è in grado di percepire la verità di Dio attraverso la Luce , e quindi attraverso le immagini, e grazie alle conoscenza del significato delle immagini (la sinderesi) è in grado di comprendere la parola di Dio contenute nei testi sacri. Il concetto è già racchiuso simbolicamente nell’Annunciazione quando l’arcangelo Gabriele, simbolo della discriminazione cognitiva delle immagini , annuncia alla Vergine di essere capace di Dio, in grado di riconoscere la luce della verità da quella della menzogna, di decodificare la verità direttamente dalla visione delle immagini e quindi di generare autonomamente il Verbo (il figlio di Dio). Il percorso che conduce a conoscere Dio nella sua forma suprema, la Luce, inizia con la nascita del senso dell’anima (sensus animae) da cui ha origine lo sviluppo nell’intuizione (intuitio), facoltà che non proviene da un processo deduttivo-induttivo, ma direttamente dal rapimento estatico (estetico, morale, spirituale) provocato dalla percezione (apex mentis) delle frequenze luminose. Il percorso di rivelazione delle potenze dell’anima tracciato da Bonaventura è ispirato all’episodio in cui San Francesco ha la visione estatica del Serafino con sei ali rosse, particolare numerico che rivela ai mistici ”i sei gradi” di assimilazione della luce infrarossa invisibile che imprimono nella mente subconscia il percorso di metamorfosi della mente compiuto dai santi e dagli illuminati.

Giotto: Vita di San Francesco Duomo di Assisi MONOGRAFIEVENETE

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L’UMANESIMO SOCIALE

Le virtù e la disciplina del governo comunale L’affermazione della ragione discriminativa Il lavoro quotidiano richiede attenzione e concentrazione, e con lo sviluppo della percezione connessa all’abilità manuale e alla vendita dei prodotti al mercato si sviluppano le doti della deduzione logica e dell’induzione analogica fondamentali agli artigiani per risolvere problemi tecnici ed esecutivi e ai commercianti per intuire il valore dei prodotti e i bisogni dei clienti.

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L’UMANESIMO SOCIALE

Lorenzo Lotto: Ritratto di famiglia (1547) The National Gallery - Londra

LA VIRTU’ RAZIONALE Lorenzo Lotto rappresenta il concetto di virtù etica nell’immagine della famiglia collocata davanti a una una finestra da cui si osserva un panorama marino, metafora del contenimento delle pulsioni primordiali (il vulcano) La virtù etica, fondamento dell’umanesimo veneto che aspira alla divinizzazione dell’uomo, origina dalla discriminazione razionale (il Padre) che incoraggia l’intuizione (il Figlio) a camminare con le proprie gambe emancipandosi dai modelli cognitivi precostituiti. Al suo fianco opera la discriminazione sensoriale (la Madre) che insegna alla percezione (la figlia) l’arte di difendersi dalle insidie della vita e di cogliere nelle immagini il primo segnale per fare la cosa giusta nel miglior modo possibile, il principio della virtù dianoetica. La discriminazione sensoriale e razionale della famiglia virtuosa, e per esteso dalla società, individua la capacità di discernere la verità tra i diversi elementi che emergono dall’esperienza percettiva. E’ infatti la percezione (la bambina) che introduce (nella mano della madre) lo stimolo analogico induttivo (il petalo di rosa) in grado di ispirare il processo logico deduttivo di ricerca della verità che si nasconde dietro le apparenze.

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ra il XIII e il XIV sec. i Comuni veneti istituiscono gli Statuti, strumenti legislativi che prescrivono norme da osservare, condizioni da rispettare e sanzioni per difendere gli abitanti da soprusi, violenze e sopraffazioni, valide per tutti senza distinguere di sesso e ceto sociale. La regola scritta diventa lo strumento per legiferare, ordinare, prescrivere e sottomettere a giudizio i trasgressori che venivano processati, come a Padova, all’interno del Palazzo della Ragione. Il Palazzo della Ragione costituiva la massima espressione del governo della città ed emanava leggi in materia di transazioni commerciali decidendo le modalità di scambio (pesi e misure) e imponendo limiti temporali ai mercati di piazza o fuori dalle mura, come accade ancora oggi. La società veneta nel complesso evolve nella codificazione di norme che distinguendo la cosa giusta da fare e ciò che non deve ledere l’interesse privato e collettivo, impone di rispettare un codice di comportamento etico e civile impensabile fino a quel momento. A garantire all’osservanza delle leggi fa seguito un apparato di giudici in grado di sanzionare le pene seguendo la logica della Ragione che deve essere presente in ogni azione umana, dalla più piccola e insignificante a quella che può segnare un destino favorevole o sfavorevole in quanto ogni azione ben svolta nel presente è la premessa per un buon risultato futuro. Questo aspetto non secondario della Ratio, essenza della virtù della Prudenza, diventa efficace nel momento in cui viene affiancato dalla discriminazione sensoriale di ciò che è utile e proficuo per realizzare uno scopo, e dalla discriminazione razionale dei mezzi e degli strumenti più idonei per realizzarlo. Queste due facoltà sono sempre insieme nell’esecuzione di un lavoro artigianale in cui sono impegnati contemporaneamente i sensi, la percezione e l’attività di selezione e quindi discriminazione delle tecniche adeguate per realizzare un oggetto fatto bene, a regola d’arte. Il lavoro quotidiano richiede infatti attenzione e concentrazione, e con lo sviluppo della percezione connessa all’abilità manuale e alla vendita dei prodotti al mercato si sviluppano le doti della deduzione logica e dell’induzione analogica fondamentali agli artigiani per risolvere problemi tecnici ed esecutivi e ai commercianti per intuire il valore dei prodotti e le esigenze dei clienti. La deduzione logica delle parole e l’induzione analogica suscitata dalle immagini, indispensabile per comprendere con i sensi la realtà dei fatti e le verità nascoste, diventa in breve tempo una facoltà mentale condivisa dai cittadini veneti di ogni ceto sociale. Da questa capacità sensoriale logica e analogica emerge nella società veneta la comprensione della “virtù razionale” intesa in senso giuridico e filosofico. Ogni opera dell’uomo è frutto di una attività corporea secondo ragione, a cui corrisponde una attività dell’anima secondo virtù che per Aristotele significa “rispondenza dei mezzi al fine”. Per Aristotele l’opera dell’uomo virtuoso che ha la capacità e i mezzi per raggiungere quello scopo, è l’attività razionale dell’anima che, come abbiamo visto, procede attraverso la ragione discriminativa a fare “puìto” (bene e pulito). Vi è una virtù razionale etica che consiste nel sottomettere le funzioni istintive della natura umana alla tendenza razionale dell’anima, e una virtù razionale dianoetica che consiste nel portare e mantenere l’anima al culmine delle sue possibilità permettendo all’individuo di fare la cosa giusta per sè e gli altri. MONOGRAFIEVENETE

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L’UMANESIMO SOCIALE

Lorenzo Lotto: Trionfo della Castità (1530) Collezione Rospigliosi Pallavicini - Roma

CASTITA’ E SUBLIMAZIONE PSICHICA Lorenzo Lotto rappresenta la Castità nelle sembianze di una donna con la cintura in mano nel gesto di liberare la mente emozionale dall’inferenza esterna, cioè dagli stimoli di natura istintiva-sessuale che provocano una alterazione dell’equilibrio psichico. L’Umanesimo sociale non evolve dall’inibizione dell’istinto sessuale, rappresentata dalla cintura di castità, ma dal distacco che l’anima razionale è in grado di compiere quando viene sollecitata da gesti, parole, comportamenti, provocazioni, offese, tradimenti e violenze. Il distacco emozionale corrisponde alla scelta di sublimare il conflitto e di liberarsi da ogni forma di condizionamento., La fanciulla, simbolo della mente emozionale sensibile alle parole e facilmente suggestionabile dalle immagini, porta con sè nell’abbraccio il putto Eros che opportunamente si copre gli occhi dalla luce infrarossa che provoca una forma di condizionamento subconscio, così come avviene con l’addestramento dei cani (il cagnolino al collo di Castità) . Il concetto di indifferenza e distacco agli stimoli che inducono reazioni condizionate, è presente in tutte le tradizioni mistico- sapienziali che si indirizzano all’unione-conoscenza con il principio divino trascendente, il Sè. La sublimazione dalla reazione psichica, cioè dall’istinto di reagire alle offese insegnata dal Messia nell’invito a “porgere l’altra guancia”, non significa subire passivamente, ma descrive la virtù della sublimazione, il primo grado di liberazione dal condizionamento subconscio determinato dalle parole che istigano, attraverso il dileggio, il pettegolezzo, la lusinga e le false promesse, a perseguire i disegni del “maligno”.

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uttavia lo sviluppo della virtù etica e dianoetica non sarebbe possibile se non esistesse all’interno della mente femminile la capacità biopsicologica di trattenere la reazione fisica e sublimare con le parole l’alterazione psichica ed emotiva (irritazione/ fastidio, eccitazione/frustrazione, attrazione/ disgusto) provocata dal contatto con il mondo esterno. Se lo stimolo esterno è limitato nel tempo, superficiale e poco significativo per la coscienza dell’io, la reazione emotiva si risolve in risposta verbale, ironia, dileggio, sberleffo, satira, commento critico che hanno l’effetto di sminuire gli atteggiamenti aggressivi che spesso sfiorano il ridicolo. Quando invece lo stimolo esterno investe l’amor proprio scatenando reazioni di rabbia, collera o gelosia, la mente emozionale femminile attua, sulla spinta dell’istinto di conservazione, il contenimento e la sublimazione dell’energia psichica (castità psichica) al fine di ripristinare l’equilibrio (amor di sè) e stabilire il distacco. La castità psichica rappresenta per gli umanisti il modello ideale di regolazione dei rapporti sociali a quel tempo caratterizzati da frequenti faide, liti, vendette, omicidi, sfide a duello, alimentate il più delle volte dall’impulso verbale di gettare discredito e offendere l’onore che dalla consistenza dei fatti reali. La mente razionale dovrebbe in un certo senso riuscire a filtrare il conflitto esistente tra l’aggressività fisica maschile e la reazione verbale femminile, ma il fenomeno sempre più acuto del femminicidio dimostra invece che la sublimazione auspicata con la “castità psichica” sia ancora lontana da compiersi. In chimica la sublimazione descrive il passaggio diretto dallo stato solido a quello aeriforme senza attraversare la fase liquida, che per la filosofia umanistica significa passare dall’energia psichica all’energia creativa, bypassando la fase liquida della reazione psichica (urli e pianti) ed emotiva (suppliche e lamenti). La sublimazione dell’energia psichica in creatività (1, il cesto con gli alambicchi della sublimazione chimica) e intuizione discriminativa (2. la colomba bianca) si manifesta nella donna in forma spontanea durante l’arco della vita (3. l’ambra appesa al collo), oppure accelerata da esperienze del conflitto o del distacco (la fanciulla vola)che impongono alla mente emozionale di evolvere dal condizionamento psichico indotto dalle minacce fisiche o dagli ammonimenti morali. Il concetto di sublimazione è già presente nella Genesi quando Adamo ed Eva vengono cacciati dall’Eden dall’angelo della Temperanza, la virtù che emerge in ogni individuo che compie la trasformazione biologica dell’energia sessuale in energia psichica e mentale attraverso il lavoro quotidiano (il sudore della fronte) e la generazione dei figli (il dolore del parto). Il fenomeno di trasformazione della pulsione sessuale innesca il processo di sublimazione implicito in ogni disciplina spirituale che conduce all’ inibizione forzata del desiderio, alla frustrazione dei sensi, alla morte delle illusioni e infine alla consapevole rinuncia a reagire fisicamente e verbalmente con aggressività, orgoglio e presunzione. La sublimazione umanistica ispirata dalla regola francescana, non dissimile da quella del buddhismo tantrico, illumina l “ottuplice sentiero” di metamorfosi (la stella a otto raggi) dell’anima psichica (Eva), in anima creativa (Elena), razionale (la Vergine ) e cognitiva (Sophia).

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L’UMANESIMO SOCIALE

Tiziano: Allegoria della Prudenza (1565) National Gallery - Londra

PRUDENZA E SUBLIMAZIONE RAZIONALE Mentre nella donna la sublimazione della pulsione psichica in creatività, coscienza di relazione e conoscenza di sè avviene in quattro fasi, nell’uomo invece il fenomeno di sublimazione dell’energia sessuale può bypassare la fase creativa e risolversi subito in energia mentale. La sublimazione maschile è radicale ed è implicita nella generazione del seme che - come afferma Sant’Agostino - voluto da Dio nella natura seminalis di Adamo perchè contenesse il destino della specie e diventasse matrice della volontà (rationes seminales) indispensabile per dominare la natura con l’esercizio della mente. In questa duplice funzione di dare la vita per la conservazione della specie, o la morte come logica conseguenza della volontà di dominio, è contenuta l’eterna lotta tra il Bene e il Male, tra l’amore di Dio e le tentazioni di Satana, e la redenzione dal peccato e dal rimorso che obbliga l’essere umano a prendere coscienza della conseguenza delle pulsioni e delle passioni. La sublimazione della pulsione sessuale produce un triplice effetto. Nell’uomo giovane la sublimazione dell’energia sessuale attraverso l’impegno lavorativo induce la fedeltà (il cane) nel matrimonio e verso coloro che offrono una retribuzione. Nell’uomo maturo la sublimazione dell’energia mentale nell’impegno politico o professionale si traduce in coraggio (Il leone) di affrontare le sfide della vita sociale. Nell’uomo esperto della vita la sublimazione dell’energia spirituale si traduce in astuzia (il lupo) e abilità negli affari familiari, sociali e istituzionali.

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a Prudenza è la virtù intuitiva che permette di regolare le azioni al fine di consentire all’ego di manifestare la propria libido senza nuocere al prossimo, mantenendo un rapporto di equilibrio con il mondo esterno nel rispetto degli interessi altrui. La libido è stata descritta dalla psicoanalisi come prodotto della sublimazione dell’energia sessuale verso scopi più elevati, e individua il fattore motivante che spinge l’individuo a sviluppare le proprie abilità lavorative e facoltà intellettive per migliorare la condizione materiale e lo status sociale. La spinta ad avere successo (libido affermativa), per soddisfare i desideri materiali e l‘immagine sociale (libido appagativa) o gratificarsi dal punto di vista sensoriale, estetico, sessuale (libido appetitiva) è stato il fondamento dello sviluppo tecnologico e segna il passaggio dall’uomo dominato dai bisogni, all’individuo consapevole di possedere mezzi e strumenti per soddisfarli. La spinta motivazionale della libido diventa pericolosa nel momento in cui la conoscenza di ciò che è necessario soddisfare bisogni e desideri si estrinseca in volontà di conseguire lo scopo ad ogni costo, ignorando del tutto, o quasi, le regole, le leggi, l’etica dei comportamenti e i sentimenti morali. La libido diventa in questo caso irriducibile e, come afferma sant’Agostino, un ostacolo insormontabile all’emancipazione dell’anima dai legami che la tengono prigioniera della carne, delle passioni e delle ambizioni, assetata di potere materiale (libido maschile) o di riconoscimento sociale (vanitas femminile) in cui si manifesta la volontà di apparire e di competere in bellezza e ricchezza. La lezione di Tiziano verte dunque sulla possibilità concessa all’uomo di esercitare la virtù intuitiva della Prudenza, che si manifesta dopo la metamorfosi dell’anima psichici (Eva) in anima razionale (Vergine). Eva cede ala tentazione di cogliere il frutto proibito perchè l’anima psichica è incapace di compiere la sublimazione del desiderio, facoltà che appartiene alla Vergine (chiamata la “seconda Eva”), l’anima razionale in grado di contenere desideri e passioni per obbedire alla volontà divina e generare il frutto della conoscenza di sè. Il contenimento che deriva dalla sublimazione è ciò che basta per salvare l’uomo dalla perversione della volontà che è all’origine di ogni peccato e della perdita di controllo dell’anima psichica dominata dalla vanità. Tiziano descrive nell’allegoria la virtù della prudenza di ispirare l’azione futura (il giovane guarda avanti) con il sostegno della memoria (l’anziano guarda indietro) e della percezione della realtà (l’uomo maturo guarda il presente). Agendo “sulla base del passato / il presente prudentemente agisce / per non guastare l’azione futura, come Tiziano puntualizza nella scritta EX PRAETERITO / PRAESENS PRVDENTER AGIT / NI FVTVRA(M) ACTIONE(M) DETVRPET , diventa possibile agire senza correre il rischio di cadere nell’infedeltà (il cane), di non avere il coraggio di mantenere le promesse (il leone) o di non essere scaltri a cogliere le buone occasioni che si presentano nel corso della vita (il lupo). L’esercizio della virtù della Prudenza è il principio cardine dell’Umanesimo sociale sostanzialmente fondato sulla cautela nell’azione, l’auto limitazione degli obiettivi e il ricordo delle esperienze personali o collettive che insegnano a non ripetere gli stessi errori.

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L’UMANESIMO STORICO

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L’UMANESIMO FILOSOFICO La scoperta dell’archetipo dell’Intuizione La metamorfosi delle emozioni

Il pensiero aristotelico, precursore dell’elaborazione di una logica e epistemologia naturalistica peculiare dell’approccio scientifico alla verità, considerava i dati naturali “controllabili e confutabili” come unica fonte di conoscenza. L’esperienza diretta (experientia) e la discriminazione logica (ratio) diventano il punto di partenza per analizzare i processi di trasformazione della materia in chiave antimetafisica e antiteologica.

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L’UMANESIMO FILOSOFICO

Antonio Canova: Amore e Psiche (1787) Museo del Louvre - Parigi

AMORE E PSICHE La trama della favola di Apuleio spiega passo dopo passo, in due fasi distinte, il fenomeno di metamorfosi dell’emozione psichica, rappresentata dalla principessa Psiche, in intuizione logica e analogica. Nella prima parte della trama la principessa Psiche compie la metamorfosi delle emozioni suscitate dalla luce dell’eros ed evolve la curiosità di conoscere il volto dell’amato in deduzione e intuizione logica, premessa della nascita dei sentimenti estetici e morali. Nella seconda parte, la più esoterica, l’emozione suscitata dalla luce della verità deve passare al vaglio della discriminazione analogica (sensoriale, razionale, intuitiva e cognitiva) presente nella psiche umana in forma subconscia per essere infine elaborata in immagine simbolica. Il processo analogico di traduzione dell’emozione in immagine è completamente passivo nei sogni, ma diventa attivo attraverso l’esercizio di rappresentazione creativa dell’intuizione in simboli, metafore ed allegorie.

Canova: Amore e Psiche stanti

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ei libri di storia si tende a circoscrivere il fenomeno dell’Umanesimo al suo aspetto filologico, al ritorno alla lettera dei filosofi classici come Platone e Aristotele, secondo le regole definite da Petrarca che per primo formula il concetto di Humanitas. Nel De remediis utriusque fortune, una raccolta di dialoghi scritti in latino tra il 1356 e il 1366, Petrarca definisce humanitas l’insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più umani della vita come Gaudio e Ragione, Dolore e Ragione, con in aggiunta un’ansia di meditazione e di ricerca erudita ed esistenziale intesa ad indagare l’uomo in tutte le sue sfaccettature. Petrarca pone al centro della sua riflessione intellettuale l’essere umano, spostando l’attenzione dall’assoluto teocentrismo tipico della cultura medievale, all’antropocentrismo che ha la sua massima espressione nela filosofia greca. Conosci te stesso, diceva Socrate, proprio indicando la superiorità della conoscenza dell’uomo stesso rispetto alla conoscenza della natura, mentre con Platone la conoscenza di sè si sperimenta attraverso diversi gradi del sapere a partire dall’opinione basata sulla sensazione, successivamente passata al vaglio della discriminazione razionale e confrontata con il mondo delle idee condivise con gli altri uomini del proprio tempo, o del tempo passato. A differenza dell’umanesimo fiorentino che persegue l’idea neoplatonica dell’unità di tutti i fenomeni nel mondo delle idee, tesi che giustifica il compito del simbolo di fungere da collegamento tra il microcosmo e il macrocosmo, già agli albori dell’umanesimo padovano prevale la visione aristotelica che prefigura un ordine naturale di evoluzione della materia, dagli atomi fino alle particelle di luce. Il pensiero aristotelico, precursore dell’elaborazione di una logica e epistemologia naturalistica peculiare dell’approccio scientifico alla verità, considera i dati naturali “controllabili e confutabili” come unica fonte di conoscenza. L’esperienza diretta (experientia) e la discriminazione logica (ratio) diventano il punto di partenza per analizzare i processi di trasformazione della materia in chiave antimetafisica e antiteologica. L’approccio aristotelico alla conoscenza privilegia la capacità della deduzione logica di interrogare la natura, e dell’induzione analogica di indagare le profondità della psiche, a partire dalle ipotesi che emergono dall’analisi sensoriale dei dati formiti dalla percezione . La straordinarietà dell’Umanesimo veneto è di essere stato capace di volgere lo sguardo verso il mondo materiale, alla ricerca della realtà dei fenomeni fisici, tangibili e verificabili dall’esperienza diretta, e verso il mondo spirituale al fine di elaborare principi di verità sulla base di esperienze psichiche e creative come le emozioni, l’amore, l’arte e le passioni del cuore, condivise da tutti gli umanisti e quindi universali. Mentre la conoscenza della realtà si concretizza nelle discipline insegnate all’Università di Padova e nelle opere cinconfuse di bellezza, armonia e perfezione, come tutta l’architettura di Andrea Palladio, la conoscenza della psiche procede attraverso lo studio dei miti greci che sfocia nella rivelazione dell’archetipo dell’intuizione (Psiche) e della comprensione (Proserpina) L’archetipo dell’Intuizione, racchiuso nella favola di Amore e Psiche riscritta da Apuleio nel I sec. sulla base di un canovaccio greco, diventa per gli artisti/filosofi la chiave interpretativa del processo di metamorfosi dell’emozione psichica in curiosità e intuizione logica e analogica che dischiude alla comprensione delle verità archetipiche presenti in ogni forma di narrazione sacra o profana. MONOGRAFIEVENETE

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L’ UMANESIMO FILOSOFICO

Lotto: Allegoria della Castità (1506) National Gallery of Art - Washington

AMORE E PSICHE (2) La metamorfosi dell’emozione in intuizione è un fenomeno subconscio, prelogico, che rischia di essere interrotto dalla la cupidigia che invece porta sempre con sè un ragionamento logicorazionale fondato sull’interesse e il calcolo del vantaggio economico. Mentre la curiosità di conoscere l’immagine che eccita i sensi conduce la principessa Psiche alla cumcupiscenza, al desiderio di osservare il volto dell’amato, la cupidigia materiale e sociale, impersonata dalle sue due sorelle, istiga l’azione di possedere ciò che è bello e attraente, impedendo così la metamorfosi dell’emozione psichica in intuizione logica e analogica. Le due sorelle porgono a Psiche una candela per illuminare il volto di Amor, ma una goccia di cera incandescente cade dal lume finendo nel suo petto. A questo punto il fenomeno della metamorfosi subconscia dell’emozione suscitata dalle immagini in intuizione si interrompe e Amor vola via dal castello segreto (la ghiandola del timo) in cui per molte notti la psiche si era congiunta “carnalmente” con la mente. La ghiandola del timo, rappresentato da Lorenzo Lotto nell’immagine dell’angioletto che dissemina la luce dell’intuizione, svolge infatti da ponte di collegamento con la dimensione eterica. con le diverse frequenze di luce. Vibrando come un diapason, il timo finge da avvertimento psichico intuitivo che permette di recepire la presenza di una informazione sottile . La favola raccontata da Apuleio rappresenta per gli umanisti una specie di manuale di neurobiopsicologia in grado di spiegare attraverso immagini simboliche il percorso di rivelazione del funzionamento della psiche sollecitata dalle frequenze infrarosse e la successiva trasposizione del contenuto emozionale sul piano della discriminazione logica e analogica delle diverse informazioni contenute nella luce riflessa dall’immagine.

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ra il 1470 e il 1580 emerge con forza dirompente tra la nobiltà veneta la passione viscerale per l’arte, la filosofia e la mitologia dell’antica grecia. Nell’entroterra veneziano, specie nei salotti culturali trevigiani aperti agli spiritualisti della materia (alchimisti), si discuteva soprattutto dell’interpretazione dei miti greci che descrivono in forma analogica i processi di trasformazione dell’uomo, di volta in volta eroe (Ulisse), semidio (Perseo) o semplice mandriano (Eracle) sottoposto alle prove dell’inconscio psichico (Poseidone), dell’inconscio creativo (Urano) e dell’ inconscio cognitivo (Plutone) Per la prima volta nella storia della cultura occidentale emerge la consapevolezza di una realtà psichica governata dalle divinità dell’inconscio collettivo, identificato nel Concilio degli Dei dell’Olimpo spesso rappresentato nei soffitti di palazzi o ville, in grado di determinare il destino degli uomini. Ciò significa che l’Umanesimo veneto compie un passaggio epocale per lo sviluppo della coscienza che ancora oggi non siamo in grado di comprendere e assimilare , nonostante l’avvento della psicologia del profondo inaugurata da Freud e Jung e l’emancipazione collettiva dai bisogni primari. Lorenzo Lotto offre nell’allegoria della castità una spiegazione del funzionamento dell’inconscio psichico, rappresentato dai due satiri, che ancora oggi impedisce all’individuo di accedere alla dimensione creativa dell’esistenza. L’inconscio psichico emerge nel comportamento dell’individuo che inizia ad agire sulla spinta di motivazioni indotte dalle pulsioni appetitive, dalle necessità appagative e dalla libido autoaffermativa. Il fenomeno è mentalmente differenziato per cui nell’uomo (il satiro) l ’emozione suscitata dal possesso dell’oggetto si traduce in “cupidigia” (azione interessata), mentre la donna (la satiressa) si limita ad osservare l’oggetto del desiderio con ”cumcupiscenza” (percezione interessata), contenendo la pulsione ad agire (la satiressa si ferma a guardare da dietro l’albero). Mentre la cupidigia maschile si immerge nella dimensione istintuale per trarne il massimo del godimento fisico-sensoriale, la cumcupiscenza femminile è in grado di compiere biologicamente la sublimazione prima psichica (inibizione) e poi razionale (rinuncia) fondamentali per emancipare la coscienza dalla sfera istintuale. La diversità di comportamenti conduce a identificare nella rinuncia consapevole a voler possedere l’oggetto del desiderio (la castità razionale), la componente spirituale dell’uomo capace di agire in conformità alle virtù cardinali. Le virtù cardinali emergono infatti dall’inconscio creativo collettivo (la pianta di alloro) al fine indurre il contenimento della libido (la Temperanza), la presa di coscienza delle conseguenze delle proprie azioni (la Prudenza) , il rispetto delle leggi e delle regole (la Giustizia) e l’esercizio della volontà sostenuta dalla fermezza dei propositi morali e spirituali (la Fortezza) Dalla castità razionale scaturiscono inoltre le virtù della percezione subconscia femminile (la fanciulla dormiente), capace di discriminare nelle diverse frequenze di luce (i petali di luce) la cupidigia psichica indotta dai bisogni primari dalla cupidigia razionale di chi agisce spinto dalla volontà di arricchimento, la libido sessuale dal desiderio di conoscenza.

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L’ UMANESIMO FILOSOFICO

Giorgione: Concerto campestre (1509) Museo del Louvre - Parigi

LA FILOSOFIA SOCRATICA Socrate crede che esista una verità necessaria e valida per tutti ma che è semplicemente quella dell’unico sapere possibile per l’uomo: il dialogo. È questo che egli contesta ai politici: quello di credere di essere unici depositari di verità assolute derivate dalla tradizione, che essi vogliono imporre ai loro concittadini per fini personali di potere. Ma Socrate smaschererà la loro presunta sapienza a copertura del loro potere e per questo essi lo odieranno l metodo socratico, la maieutica, non vuole trasmettere nozioni - Socrate infatti sa solo di non sapere - infatti nessuno possiede la verità e quindi la virtù che non si può insegnare. Allora non rimane che il dialogo, che non solo è una specie di tecnica, fatta di brevi domande e risposte e dell’uso del continuo domandare ti estì (che cos’è quello di cui parli), ma è anche uno strumento che ha valore di sé in se stesso, nel senso che, essendo la verità mai definitiva, ciò che conta è la ricerca, tramite il dialogo, non della verità assoluta e superiore ma di una verità che raggiunta potrà e dovrà essere rimessa in discussione. Il maestro allora è realmente sullo stesso piano dei discepoli, non è un modello che si abbassa al loro livello: questo non occorre poiché è il dialogo stesso che li rende eguali: nessuno è depositario di verità, tanto meno Socrate che va sempre ricercando e investigando. Dialogando inoltre si realizza un comportamento concretamente virtuoso perché il confronto con l’altro implica non tanto l’amore ma più semplicemente il rispetto, l’ascolto serio, vero e interessato delle ragioni dell’interlocutore a cui si dà spazio con la tecnica delle brevi domande e risposte. Lo scopo del dialogo quindi non è vincere l’interlocutore con ogni mezzo retorico, con un fiume di parole, come facevano i sofisti, ma con-vincere (vincere insieme), persuadendosi reciprocamente della verità contingente raggiunta. Ecco quindi la maieutica: la levatrice e la partoriente, collaborando, mettono insieme alla luce una verità.

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o scopo dell’umanesimo filosofico veneto è di affermare, al di là di ogni pregiudizio sul suo relativismo, l’importanza del metodo socratico di ravvedere nella conoscenza di sè, delle proprie emozioni, l’unica fonte della verità alla quale riferirsi per iniziare un dialogo fondato sul rispetto del reciproco sapere. La conoscenza delle proprie emozioni, fulcro del senso etico e morale e del buon senso che dovrebbe ispirare ogni azione, è infatti il principio di ogni confronto, di ogni discussione, perchè il fenomeno di metamorfosi dell’emozione in intuizione, descritto nella favola di Amore e Psiche, porta con sè frammenti di verità che possono rimettere in discussione le certezze acquisite e considerate ino ad allora assolute. Giorgione coglie l’esigenza dei filosofi di definire il metodo del dialogo socratico quanto più possibile scevro dall’inferenza dogmatica e ideologica , libero dall’influenza di interessi di casta, per cui è indispensabile uscire dalla “città”, luogo della politica in cui avviene ogni tipo di compromesso, e “concertare” i diversi argomenti in aperta campagna, metafora di un luogo mentale in cui è possibile esprimere in libertà le proprie emozioni. Il principio di ogni conoscenza è l’emozione cognitiva avvertita dal cuore come reazione a una certa modulazione di frequenze di luce riflesse dalle immagini, dalle parole o dai contenuti. La reazione del cuore non è mai casuale: ogni oggetto su cui si sofferma lo sguardo ha un effetto di risonanza nella parte più oscura della mente che Jung ha definito inconscio personale e inconscio collettivo, e al riverbero interiore corrisponde una risposta emozionale che può essere di turbamento , stupore, estasi o semplicemente di enigmatica attesa di un segno, di un significato che aspetta di essere decifrato. Se l’emozione provata dal filosofo (il suonatore di liuto) ha una causa specifica, diretta, visibile o riconoscibile, la mente intuitiva (la fanciulla di spalle osserva il suonatore) può compiere una operazione di discriminazione logica (le sette note del flauto) delle frequenze di luce che hanno stimolato la reazione. Successivamente il contenuto di esperienza/conoscenza codificato in modalità analogica viene travasato nella memoria (la fanciulla versa l’acqua nella vasca) in attesa di essere adattato all’interno di una trama di contenuti discorsivi (la musica del liuto) idonei per essere compresi, in forma di dialogo, dalla mente dei semplici (il pastore ascolta la lezione). Il filosofo umanista diventa medium della conoscenza della verità secondo quel principio di trasmissione del sapere inaugurato da Socrate attraverso il Dialogo, cioè della logica discorsiva peculiare dei maestri in grado con le loro parole di ricondurre “la pecorella smarrita” all’interno del gregge, come descritto dalla parabola di Gesù rappresentata da Giorgione sullo sfondo del dipinto. I filosofi umanisti veneti intuiscono nel metodo socratico il modello ideale per trasmettere quella forma di esperienza diretta della verità, la Gnosi, che si configura come una pedagogia di liberazione dell’ anima, capace di emancipare l’uomo da ogni forma di sovrastruttura non solo ideologica e dogmatica, ma anche etica e morale “in quanto come afferma Socrate - l’unica causa possibile del Male è l’ ignoranza del Bene”

(fonte wikipedia)

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L’UMANESIMO ALCHEMICO La comprensione dell’archetipo del Sè L’alchimia della conoscenza simbolica

La mente universale è Una, ma può assumere infinite forme e combinarsi in altre ancora attraverso un processo di aggregazione con gli elementi terrestri che finiscono per rallentare fino a solidificare il suo flusso naturale er dare forma al mondo minerale, vegetale e animale. Ne consegue che tutte le cose sono la medesima sostanza: il piombo e l’oro non sono diversi nell’essenza per cui il piombo ritorna oro non per effetto di una trasformazione chimica....

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L’UMANESIMO ALCHEMICO

Tiziano: Arianna e Bacco (1520) National Gallery di Londra

IL MITO DI ARIANNA Il pensiero analogico non è in grado di comprendere una situazione, un problema, un evento mediante l’analisi, cioè scomponendo in parti più piccole il problema, la questione, il fatto, e la capacità di valutare le conseguenze puntuali di specifiche catene causali, e quindi di intuire le relazioni di causa effetto indispensabili per ripetere gli stessi errori Viceversa al pensiero analitico è sufficiente procedere nell’analisi del labirinto psichico con il ragionamento logico (Teseo) per giungere ad eliminare le cause dell’errore (il Minotauro simbolo dell’inferenza subconscia degli istinti). Diversa è la condizione di chi vuole uscire dal labirinto delle convinzioni logiche-razionali per seguire le tracce, gli indizi e i segni del pensiero analogico (il filo di di Arianna) che possono condurre a scoprire le verità celate nelle immagini. Intrecciando il filo del ragionamento analitico con quello analogico, Teseo può proseguire la ricerca della verità, per cui abbandona Arianna che successivamente, come raccontato da Ovidio, allaccia il filo dell’intuizione analogica con Bacco in procinto di partire per l’India, la terra dei misteri iniziatici e delle verità occultate dai simboli. Al suo ritorno dall’India, Bacco è trionfante perchè grazie all’intuizione analogica porta con sè la comprensione della mente istintiva (l’uomo con il serpente) e della mente pulsionale (il satiro) e la conoscenza delle reazioni subconsce (il cagnolino) e delle reazioni aggressive e difensive (i due ghepardi). Bacco incarna l’archetipo della comprensione generata dall’intuizione logica e analogica (i due piatti che battono il ritmo) che permette all’intelletto translogico di accedere alla conoscenza delle verità nascoste nelle immagini simboliche al di là di ogni ragionevole dubbio. Tiziano dipinge Bacco nel gesto di innalzare l’inferenza analogica di Arianna nel firmamento degli archetipi dell’intuizione (la costellazione della Corona), aggiungendola una stella alla sua corona d’oro, simbolo dei processi di comprensione delle verità universali.

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’Alchimia è un fenomeno neurocerebrale che si infiltra ovunque si manifesti la necessità operativa di congiungere le funzioni della mente maschile e femminile, logica e analogica, razionale e intuitiva, in una unica mente (androginia mentale). Punto di partenza della teoria alchemica, nata dalla fisica dei quattro elementi di Aristotele rielaborata da Empedocle (nato nel 492 a.C.) , è l’unità della mente con la materia e l’assoluta coincidenza della mente incarnata nel corpo fisico con la mente universale che regola il movimenti dei corpi celesti. La mente universale è Una, ma può assumere infinite forme e combinarsi in altre ancora attraverso un processo di aggregazione con gli elementi terrestri che finiscono per rallentare fino a solidificare il suo flusso naturale per dare forma al mondo minerale, vegetale e animale. Ne consegue che tutte le cose sono la medesima sostanza: il piombo e l’oro non sono diversi nell’essenza per cui il piombo ritorna oro non per effetto di una trasformazione chimica, ma riconducendo la materia annerita, ottenebrata e oscurata dalla razionalizzazione (il piombo saturnimo) alla sua purezza originaria, a quella mente intuitiva-analogica che rappresenta l’oro dell’alchimista, la sua unica e inestimabile ricchezza interiore. La mente analogica, l’oro che il primo dei Re magi offre al Bambino Gesù, porta in dono l’intuizione della realtà nascoste dalle immagini e l’intuizione delle verità nascoste nelle parole, nei gesti, nelle posture del corpo, nelle espressioni fisognomiche e nel linguaggio dei segni. L’analogia coglie inizialmente nelle immagini le somiglianze, le affinità e le corrispondenze esistenti fra forma e funzione che si manifestano in modo armonico e naturalmente propozionale e perfette per il loro scopo biologico, fisico o mentale. Nel corso della millenaria evoluzione del cervello, la mente analogica ha sedimentato nell’inconscio collettivo, presente in ogni essere come retaggio dell’evoluzione della specie umana, una serie ben precisa di analogie tra microcosmo e macrocosmo, tra la dimensione biologica e quella mentale. Queste analogie, ripetute nei millenni secondo lo stesso schema, strutturano la proprietà generatrice dell’archetipo che, in quanto sintesi e ponte di collegamento tra la dimensione biologica (visibile) e mentale (invisibile), genera un modello di pensiero uguale in tutti gli esseri umani, per cui è possibile ancora oggi decifrare il linguaggio degli antichi e comprendere la struttura dei miti di ogni civiltà. L’Archetipo primario dell’uomo è il Sè, rappresentato come un cerchio per descrivere la psiche nella sua totalità secondo la definizione Junghiana (Io conscio, inconscio personale e inconscio collettivo), ma strutturato internamente attraverso una croce che suddivide il cerchio in quattro parti. La suddivisione in quattro parti permette di capire il percorso compiuto dall’intuizione analogica che evolve dall’analisi sensoriale, il vaglio critico, l’elaborazione intuitiva e la sintesi cognitiva delle informazioni recepite dal mondo esterno in modo completamente subconscio, per cui non è raro svegliarsi alla mattina e scoprire di aver risolto un problema che sembrava impossibile districare con gli strumenti della logica- razionale. L’archetipo del Sè è il nucleo formativo di tutte le dottrine spirituali in quanto dischiude alle potenzialità del pensiero analogico di comprendere se stesso, e quindi di recepire non solo gli schemi del pensiero logico-razionale che possono essere bypassati e anticipati dall’intuizione, ma anche di recepire e riconoscere tramite l’emozione, la provenienza dell’intuizione stessa, la fonte della verità. MONOGRAFIEVENETE

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L’UMANESIMO ALCHEMICO

Tizano: Sisifo (1548) Museo del Prado - Madrid

IL PENSIERO ANALOGICO-SIMBOLICO Il pensiero analogico è l’attuazione di un processo di riconoscimento di somiglianze tra oggetti e relazioni che li collegano collocati in situazioni diverse, spesso riferite a contesti esperienziali anche distanti tra loro. Riconoscere l’analogia funzionale esistente tra la foglia e il polmone è il primo passo per evolvere nell’analogia simbolica per cui gli alberi vengono definiti il polmone verde di una città. L’umanesimo alchemico è intriso di analogie simboliche, al punto che Tiziano aggiunge nei dipinti, in forma semi nascosta, particolari che alludono a una specifica interpretazione dei contenuti, e solo a quella. Nel dipingere la fatica di Sisifo Tiziano colloca sotto i suoi piedi tre serpenti nascosti nell’ombra, riferendosi esplicitamente all’analogia simbolica esistente tra il processo di trasmutazione della mente (il mercurio) e il processo di trasformazione dei serpenti che mutando frequentemente la loro pelle simboleggiano il rinnovamento, la rigenerazione e la purificazione degli aspetti deteriori dell’essere umano. La purificazione del Mercurio avviene ad opera dello Zolfo, il fuoco della trasformazione a cui allude Tiziano dipingendo Sisifo circondato dal fuoco e dagli zampilli di lava, per cui i tre serpenti, neri come la pece, rappresentano i tre gradi della trasmutazione generati dalla frustrazione (1), dalla sublimazione (2) e dalla procastinazione delle gratificazioni sensoriali e materiali.

Il Rebis androgino - Rosarium Philosophorum (1470)

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l segreto della purificazione della materia mentale e della conseguente unificazione delle facoltà logiche e analogiche dei due emisferi cerebrali, non è nascosto nel mercurio, l’intelligenza, e nemmeno nel sale, la memoria, ma nel terzo elemento, lo Zolfo, simbolo del “fuoco psichico” generato dalla frustrazione di dover ripetere all’infinito gli stessi errori e le stesse operazioni logiche senza ottenere risultati. La frustrazione psichica, descritta nel mito di Sisifo condannato per l’eternità a riportare un macigno che rotola inesorabilmente a valle dopo essere stato trasportato sulla sommità di una cima, nasce da una operazione impossibile da compiere in tempi brevi, come il fenomenale tentativo degli alchimisti di trasmutare chimicamente il piombo in oro attraverso sostanze acide (il vitriolo), oppure con soluzioni reagenti (il rame). La frustrazione è il fuoco dell’anima impegnata a riemergere dalla materia nera e appiccicosa come la pece in cui è precipitata alla nascita, per cui lo sforzo di riprovare l’esperimento, ripetuto all’infinito, genera interiormente la combustione quei fattori mentali deteriori come l’apatia, l’inerzia, la pigrizia, e su un piano più elevato, l’orgoglio, l’arroganza, la presunzione. La fatica di Sisifo rappresenta simbolicamente il lavoro di purificazione della mente che pesa come un macigno e “rotola a valle” , anche quando l’alchimista crede di aver raggiunto un certo grado di liberazione dai fattori mentali deteriori e dalle sollecitazioni esterne che fomentano ansia, paura e reazioni irrazionali. E’ in questo frangente che l’Alchimia prescrive di alzare la temperatura dello Zolfo al fine di generare un secondo grado di combustione della materia mentale, indispensabile per compiere il distacco dall’inferenza del mondo psichico. Il secondo fuoco è alimentato dalla sublimazione trascendente, la facoltà mentale in grado di trasferire lo stimolo sul piano dell’immaginazione creativa al fine di eliminare la reazione psichica e la pulsione a reagire. Il distacco dalla materia psichica, rappresentato simbolicamente dalla salamandra che resiste al fuoco esterno, è infatti la pre condizione per accendere l’istinto di sopravvivenza dell’anima che conduce alla realizzazione del Sè androgino, all’unità funzionale della mente logica (il Re) con la mente analogica (la Regina) L’istinto di sopravvivenza dell’anima si manifesta come malinconia, uno stato di introversione che conduce al ripiegamento in se stessi, al distacco dalla vita sensoriale, al raccoglimento riflessivo e a uno stato di consapevole rinuncia delle gratificazioni materiali e inibizione dei piaceri carnali. Se l’alchimista sopravvive al “fuoco che non brucia” e permane in questo stato di emergenza spirituale generato da frustrazione, sublimazione e procastinazione (i tre serpentelli maschili), diventa attivo il fenomeno di sensibilizzazione psichica del frequenze di luce infrarossa (il serpentello femminile) che accende il “fuoco celeste” della trasformazione spirituale L’espansione della percezione alle frequenze infrarosse, diverse di mese in mese a seconda del ”grado di incidenza” della luce solare nella psiche (le dodici lune appese all’albero), genera una incessante attività subconscia che si manifesta attraverso sogni, emozioni , intuizioni . Nel momento in cui iniziano ad emergere dall’inconscio creativo (il primo quarto di luna ) gli archetipi della percezione analogica (il corvo), avviene la saldatura della mente logica con quella analogica (le due ali) in una unica mente (il Rebis androgino) in cui si manifestano le facoltà della creatività razionale (il Re) e dell’intuizione discriminativa (la Regina). MONOGRAFIEVENETE

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L’UMANESIMO ALCHEMICO

Tiziano: Le tre Età dell’uomo (1512) National Gallery of Scotland di Edimburgo

IL PENSIERO ERMETICO Mentre all’Università di Padova si afferma il pensiero scientifico che si sforza, sulla base di una scrupolosa empiria, di spiegare la natura attingendo dalla natura stessa, il pensiero ermetico-alchemico degli umanisti veneti si prefigge di dare una descrizione dei fenomeni mentali e una spiegazione dei processi di metamorfosi in cui sia inclusa la psiche, ovvero di fornire una visione totalizzante della natura umana a partire dall’archetipo del Sè. La teoria dei quattro umori , caratteri e temperamenti nasce dall’archetipo del Sè che permette di stabilire una serie di corrispondenze analogiche con i quattro elementi contemplati nell’astrologia, materia insegnata all’Università come modello prescientifico della medicina, la iatromatematica. Tuttavia l’Umanesimo veneto non si limita a studiare gli aspetti particolari della psiche che prende avvio dalla teoria umorale di Galeno, ma si spinge ad affrontare il nodo della mente inconscia identificata dalla filosofia ermetica nell’archetipo di Mercurio. Mercurio, la divinità greca che evolve in Hermes, il messaggero della volontà divina, possiede una identità complessa e poliforme. Come mercurio “vulgaris” è considerato il dio dei ladri e dei truffatori, ispiratore della furbizia e dell’astuzia di Ulisse, ma dopo la trasmutazione diviene “il più intimo dei segreti celati nell’uomo, il fautore dell’illuminazione di tutte le potenze cognitive concesse all’uomo attraversi i sensi fisici, psichici e spirituali (Hermes trismegisto). Di natura sia psichica che mentale, Mercurio è “duplex” e quindi capace di amalgare gli opposti, o di scinderli definitivamente. Nel suo aspetto psichico Mercurio equivale alla mente subconscia che recepisce passivamente la volontà degli Dei, mentre nel suo aspetto “illuminato” rivela l’arcano, svela il mistero, intuisce il futuro e scopre, come l’Ulisse Dantesco, nuove terre e frontiere della conoscenza. Infine Mercurio è la guida interiore (Hermes psicopompo) rappresentata da Dante nella figura di Virgilio, che rivela le verità riposte nell’inconscio collettivo, oppure ne diventa il medium (Hermes messaggero dell’Olimpo), rappresentato iconograficamente dal delfino.

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el dipinto “le tre età dell’uomo” Tiziano descrive il fenomeno della trasmutazione della mente inconscia generato dal “fuoco psichico” in intelligenza logica-analogica (1. il putto mercuriale con le ali) , intuizione logica e analogica (2. la fanciulla con i due flauti) e discriminazione razionale e intuitiva (3. l’anziano con i due teschi) La mente opera in modalità automatica, e quindi subconscia (4. i due putti dormienti), quando trasmette le informazioni provenienti dallo stimolo enterocettivo (fame, sesso, senso di stanchezza) e dallo stimolo esterocettivo (variazioni di temperatura, luce e composizione dell’aria) direttamente al cervello, senza la mediazione dell’Io conscio. La mente inizia a risvegliare il suo potere inconscio di intercettare le informazioni provenienti dalle parole e dalle immagini, quando emerge una situazione di bisogno, necessità, difficoltà, crisi, per cui l’adrenalina accende il “fuoco psichico” in grado di “saldare” l’intelligenza logica con quelle analogica , e “incenerire” i processi di razionalizzazione (5. l’albero bruciato) che nelle situazioni di emergenza non sono idonei a risolvere i problemi. L’intelligenza “bipolare” stimola furbizia e astuzia, prontezza e scaltrezza, valutazione delle possibilità e individuazione opportunistica delle cose da fare, facoltà descritta nella favola in cui il gatto con gli “stivali’ salva il padrone da una situazione di precarietà esistenziale. Quando l’uomo esce dallo stato di bisogno ed è in grado di provvedere a se stesso, allora può spogliarsi delle apparenze (6. marte desnudo) e prestare ascolto alle intuizioni logiche e analogiche generate dalla mente inconscia, non più sospinta dall’urgenza di risolvere i problemi della sopravvivenza, ma dal desiderio psichico (7. la curiosità- dito indice) di conoscere le verità nascoste nella “selva oscura” (8. la boscaglia) , metafora della mente inconscia collettiva Prendere coscienza della realtà dei rapporti umani condizionati dalla mente inconscia, significa in primo luogo riconoscere nelle parole e nelle immagini la presenza della libido autoaffermativa (la vanitas maschile) e della libido di apparire (la vanitas femminile) rappresentati dai due teschi. Tiziano dipinge nello figura anziano, lo stadio finale della trasmutazione dell’intuizione in discriminazione logica e analogica che permette di riconoscere in ogni comportamento umano una motivazione inconscia. Paura, timore, ansia, insicurezza, ma anche apatia e negligenza, conformismo sono gli aspetti deteriori presenti nell’inconscio psichico che possono essere eliminati con la discriminazione razionale. Dall’inconscio creativo emergono pensieri che istigano l’odio, la vendetta e l’annientamento del nemico, e le logiche legate al profitto come valore assoluto per ottenere potere, ricchezza e riconoscimento intellettuale. Dall’inconscio intuitivo provengono schemi di comportamento, come ad esempio il fanatismo, il razzismo e l’egoismo, e schemi pensiero modellati da principi religiosi, ideologici e dogmatici, che possono essere ridotti in “polvere” se l’umanità saprà costruire un modello di sviluppo della coscienza (la casa sullo sfondo) che origina dalla sapienza e dalla discriminazione del Se.

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LOTTO E LA GNOSI FILOSOFICA

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orenzo Lotto, nato a Venezia nel 1480, appartiene alla grande generazione di artisti che hanno vissuto il momento culminante della filosofia umanistica a quel tempo impegnata a scoprire le cause prime del divenire.

E’ probabile che a Venezia il giovane artista sia coinvolto nella disputa alimentata dai sostenitori della visione atomistica di Democrito che prefigura l’esistenza di una forza universale, l’arkè, causa prima del divenire del mondo, in contrapposizione alla fisica naturalistica di Aristotele che invece procede dai dati sensibili per giungere a confermare l’eternità dell’essere nella physis, la sostanza presente in ogni elemento e principio come istinto di conservazione della vita. Ma è alla corte vescovile di Treviso, chiamato nel 1505 dal vescovo Bernardo Dè Rossi, che Lorenzo apprende il significato simbolico di San Gerolamo, considerato dall’umanesimo trevigiano, il punto di collegamento tra il cristianesimo e la scienza alchimista che si stava diffondendo tra i nobili dell’entroterra veneziano. Lorenzo Lotto - autoritratto

San Gerolamo e la disciplina della mente San Gerolamo emerge dalla storia del cristianesimo come traduttore dei testi biblici che sceglie la via dell’ascetismo per compiere, secondo gli alchimisti, il percorso di purificazione della materia mentale che avviene attraverso i tre fuochi della trasformazione: la frustrazione, la sublimazione e l’inibizione. I tre gradi di rinuncia all’esistenza materiale, rappresentati simbolicamente dal gesto di San Gerolamo di percuotersi il petto con una pietra, stimolano il subconscio psichico a produrre le immagini analogiche che, come la “spina” conficcata nella zampa del leone, inducono la costante sofferenza per gli appetiti e dai desideri insoddisfatti. Lorenzo Lotto dipinge San Gerolamo per cinque volte per rappresentare la triplice opera di purificazione e di trasmutazione dei cinque elementi mentali, a cui allude anche nel ritratto del vescovo di Treviso, inserendo nell’abito una prima fila verticale di tre bottoni e una seconda fila trasversale di cinque bottoni. E’ evidente che Lotto inizia con San Gerolamo un percorso di conoscenza della gnosi cristiana, la dottrina della salvezza che afferma la necessità della conoscenza come premessa della fede, a quel tempo tollerata dal papato guidato da Giulio II che solo

Lorenzo Lotto - ritratto di Bernardo dè Rossi

qualche hanno prima aveva denunciato il comportamento immorale di papa Borgia con l’intento di ripristinare gli ideali del cristianesimo delle origini. Lorenzo Lotto viene chiamato dal papa nel 1509 per collaborare con altri artisti alla decorazione del palazzo apostolico e durante il breve soggiorno a Roma realizza il dipinto in cui dipinge San Gerolamo non più in veste di penitente, ma di studioso, letterato, traduttore, intellettuale. San Gerolamo immerso nella lettura dei libri rappresenta la fase finale della disciplina mentale da cui emergono le qualità della fermezza, della stabilità e della prudenza che permettono di governare l’ansia e le paure (q. il pastore di greggi), di trasformare la pulsione psichica in energia mentale (l’uomo che conduce l’asino) e di rimuovere gli errori di interpretazione presenti in ogni forma di conoscenza logica-razionale (3. il boscaiolo taglia il tronco rinsecchito). Al termine di questa prima fase, l’umanista può comprendere l’itinerario della salvezza contenuto nel Vangelo e come San Gerolamo può salire sullo sperone di roccia per contemplare nella croce il fenomeno della trasformazione spirituale della coscienza.

Lorenzo Lotto: San Geromalo penitente

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Lotto: San Gerolamo (1509) Kunsthistorisches Museum - Vienna.

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LORENZO LOTTO E LA GNOSI FILOSOFICA “Strana, dunque, è la cecità dell’intelletto che non considera ciò che vede prima di ogni altra cosa e senza del quale non può conoscere alcunché. Come l’occhio, attratto dalla varietà dei colori, non scorge la luce attraverso cui vede ogni altra cosa, e se la vede non l’avverte; cosi l’occhio della nostra mente, rivolto agli enti particolari e agli universali, non percepisce l’essere che trascende ogni genere, benché per primo si presenti alla sua mente e tutte le altre cose per suo mezzo conosca.

[Bonaventura, Itinerarium, V, 4]

L’ introversione malinconica La trasformazione spirituale non avviene all’improvviso, ma inizia al termine del percorso di purificazione e trasmutazione dei fattori mentali e infine illuminazione della mente intuitiva, tracciato da San Gerolamo. Per San Gerolamo l’illuminazione della mente intuitiva avviene tramite la “scintilla coscientia”, termine che allude all’inferenza prelogica generata dalla visione delle immagini che permette all’uomo di prendere coscienza della realtà così come appare al primo sguardo. L’inferenza prelogica è un processo induttivo o deduttivo subconscio che descrive il modo proprio dell’anima di guardare e conoscere al realtà, così come si presenta al primo sguardo. Questo modo di indagare e di intendere con lo sguardo (intelligere) è per suo natura privo di sovrastrutture di natura ideologiche o dogmatiche, di pregiudizi e di intenzion-

Gli effetti più rilevanti dell’introversione mentale sono decritti da Platone nel Fedone: “L’anima ragiona nel modo migliore quando nessuno dei sensi la turba, nè la vista, nè l’udito, n’è il dolore, n’è il piacere, lasciando il corpo e, senza alcun scambio nè contatto con esso nella misura in cui si può, si protende verso l’essere”.

alità e persino di curiosità. Ciò che si osserva è percepito per quello che è, nella sua naturale disponibilità di essere esaminato e compreso in quello specifico memento, e quindi libero dalle proiezioni psichiche che ravvedono in ogni oggetto qualcosa che può essere utile, proficuo o vantaggioso nell’immediato o nella prospettiva futura. L’inferenza prelogica presuppone quindi la realizzazione di una mente pura, libera da preconcetti e dal sistema delle convinzioni ereditate culturalmente, dalle pulsioni istintive e dall’inferenza psichica provocata dalla frustrazione che conducono a recepire nell’immagine il suo potenziale di gratificazione sensoriale o sessuale. La purezza di cuore, enfatizzata nei racconti medioevali del Parsifal, il cavaliere senza macchia in grado di accedere al castello invisibile del Re Pescatore, non deriva dalla bontà e dalla generosità dell’animo, ma dal processo di trasmutazione della mente che conduce alla conoscenza prelogica delle verità nascoste o volutamente occultate dalla sapiente proiezione delle immagini. La purezza del Mercurio a cui si riferiscono i filosofi trevigiani con cui si confronta Lorenzo Lotto, è uno stato mentale di vigile consapevolezza in cui si riconosce l’aspetto illusorio trasmesso dalle apparenze che possono essere manipolate a piacimento. Per accendere la scintilla della coscienza prelogica, occorre tornare indietro, regredire dall’intelletto razionale ai sensi dell’anima, dalla deduzione logica all’emozione analogica, cioè alla capacità della mente “che risiede nel cuore” di cogliere attraverso la dinamica delle impressioni, l’essenza di ogni immagine. La regressione dall’intelletto razionale nel grembo della Madre, generata dall’introversione malinconica che Lorenzo Lotto dipinge nell’espressione e nell’abbigliamento del giovane filosofo alchimista, costringe l’anima a raccogliersi il più possibile in se stessa, per cui l’anima stessa, raggiunta una vigile consapevolezza di sè, incomincia a pensarsi per sè (sensus animae), fondamento dell’autosufficienza spirituale dell’essere. E’ in questo frangente che l’anima inizia a prendere sul serio le impressioni subconsce suscitate dalle immagini e ad evolvere in quella dinamica cognitiva di conoscenza della luce “attraverso cui l’occhio vede ogni cosa” (il nastro verde verticale) che con il tempo, sviluppando le altre facoltà mentali analogiche contemplate nell’Itinerarium Mentis in Deum , diventano sempre più oggettive e articolate fino ad avvicinarsi alla verità assoluta, il Dio degli umanisti.

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Lotto: Ritratto di giovane (1506) Kunsthistorisches Museum - Vienna.

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LORENZO LOTTO E LA GNOSI FILOSOFICA La mistica francescana L’artista veneziano entra in contatto con la spiritualità francescana attraverso la confraternita dei Battuti che nel 1506 che al termine di una pestilenza che aveva gravemente colpito Asolo avevano espresso la volontà di celebrare l’evento commissionando la realizzazione di una pala d’altare nel duomo della cittadina. E’ abbastanza plausibile che la scelta di affidare l’opera al giovane artista sia scaturita dall’intercessione di Caterina Cornaro su suggerimento del vescovo Bernardo dè Rossi, ipotesi avvalorata dal fatto che nel volto della Madonna si noti una eccezionale somiglianza con i lineamenti della Regina di Cipro. La confraternita dei Battuti, formata da laici, tra cui molti nobili, erano dediti all’assistenza degli ammalati e dei bisognosi ed era affiancato dal convento di frati minori osservanti riformati da San Bonaventura, autore del già famoso Itinerarium Mentis in Deum Giotto: apparizione del Serafino - Assisi

utilizzato dai frati per le omelie e le raccomandazioni ai fedeli. San Bonaventura aveva insegnato teologia all’Università di Parigi e due anni dopo essere diventato ministro generale dell’Ordine francescano, sieera ritirato sul monte Subiaco, lo stesso in cui San Francesco aveva avuto l’esperienza delle stimmate, per comporre l’Itinerarium mentis in Deum, il percorso di metamorfosi della mente intuitiva, la sola che può cogliere nella Luce la presenza e la grazia di Dio. L’opera teologica avrebbe dovrebbe partire da Dio, passare attraverso le creature e ricondursi a Dio, stante l’indiscutibile superiorità in perfezione del punto di partenza, ma il settimo priore dei francescani, forse con l’intento di rendere l’opera accessibile a tutti, sceglie di partire dal “basso”, dalla rivelazione che San Francesco riceve dall’angelo Serafino che gli appare nello splendore della “luce infrarossa” dotato di sei ali. Bonaventura ammette i sei gradini dell’itinerario che comprendono sia la speculazione filosofica, sia l’orazione e l’elevazione soprannaturale corrispondono alle sei ali del serafino rosso (3) , dipinto da Giotto nel Duomo di Assisi. Le prime due tappe sono rivolte alla ricerca della presenza delle tracce di Dio nell’universo sensibile, ma nella terza tappa San Bonaventura elenca gli strumenti della ricerca di cui dispone l’uomo in “sensus animae, intelligentia, imaginatio, ratio, intellectus et apex mentis seu synderesis scintilla”, le sei facoltà che permette all’anima di ascendere e di congiungersi gradualmente a Dio, inteso come luce della Verità. La metamorfosi della mente in Dio inizia dal senso dell’anima (sensus animae) che

Tiziano: Giovanni Battista

scaturisce da ciò che Agostino definisce dal “fondo”, cioè dalla memoria emotiva a cui si giunge tramite l’introversione e l’interiorizzazione. Poi prosegue con l’esperienza dell’intelligenza emotiva (intelligentia), l’esercizio dell’immaginazione crazionale (imaginatio) e lo sviluppo della Ragione, concetto che contempla la coscienza di sè (Anima) e la coscienza di relazione (Animus) che evolve dalla discriminazione sensoriale e razionale (ratio). La Ratio individua infatti sia il metodo che gli strumenti necessari per prendere coscienza della realtà e realizzare attraverso l’intelletto (intellectus) la comprensione del Tutto che conduce alla salvezza dall’ignoranza non disgiunta dalla salute psicofisica (salus) , e alla beatitudine (beatitudo) che deriva dalla capacità della mente intuitiva di riconoscere, come il Giovanni Battista dipinto da Tiziano nel gesto di indicare l’approssimarsi di Cristo, la vera e unica Luce di Salvezza.

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Lotto: Apparizione della Vergine (1506) Duomo di Asolo

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L’ITINERARARIUM MENTIS IN DEUM

LORENZO LOTTO L’itinerario della mente intuitiva La discriminazione tra il bene e il male

I SENSI DELL’ANIMA Il senso di sè I Vizi e leVirtù

L’INTELLIGENZA EMOTIVA Introversione e sublimazione cosciente Malinconia e mente logica e analogica

L’IMMAGINAZIONE RAZIONALE Emozione e sublimazione trascendente Creatività e trasposizione immaginativa

LA DISCRIMINAZIONE INTUITIVA Emozione e sublimazione supercosciente Ragione e percezione discriminativa

L’INTELLETTO ANALOGICO

Emozione e sublimazione ipercosciente Intuizione e comprensione discriminativa

L’INTUIZIONE IPERCOSCIENTE Emozione psichica e immagini archetipiche Il Sè cognitivo e coscienza transpersonale

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ITINERARIUM MENTIS IN DEUM L’ITINERARIO DELLA MENTE INTUITIVA LA DISCRIMINAZIONE TRA IL BENE E IL MALE

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I SENSI DELL’ANIMA

Lotto: Allegoria dei vizi e delle virtù (1505) National Gallery - Washington

LA FAVOLA DI PINOCCHIO La favola di Collodi descrive le diverse fasi di risveglio, trasmutazione e trasformazione della mente evolutiva che giace come addormentata all’interno della materia. Geppetto recepisce la possibilità di dare forma e sostanza a un pezzo di legno, metafora della materia mentale grezza, che aspetta di essere plasmata, educata, purificata e trasmutata in intelligenza logica e analogica e infine in discriminazione translogica in grado di comprendere il significato della vita. La mente prende forma quando viene risvegliata dalle emozioni psichiche che agiscono come il “fuoco ai piedi”. In quanto neutra, priva di una reale consistenza, la mente psichica vive di impressioni, suggestioni, desideri e pulsioni irrazionali che riducono l’Io (Pinocchio) a diventare un burattino guidato dal proprio subconscio (Mangiafuoco) Geppetto, nelle vesti della razionalità paterna, vuole e educare la mente psichica del figlio a contenere la pulsioni, ma la mente deve evolvere e purificarsi attraverso la frustrazione dei desideri, delle speranze e persino delle buone intenzioni. Alla fine di un travagliato percorso di annichiilimento delle facoltà razionali, sul punto di toccare il fondo, di diventare asino, metafora dell’ignoranza generata dalla tentazione di ascoltare la voce degli stimoli psichici edonistici(Lucignolo), invece della voce della coscienza (il grillo), Pinocchio viene salvato dall’introversione del padre (il ventre della balena). L’introversione biblica di Giona nel ventre della balena dura tre giorni, metafora del processo di inibizione, sublimazione e procastinazione dei desideri da cui emerge quel senso di sè (il bambino vero) fondamento della coscienza dell’anima che si forma e struttura attraverso l’apprendimento delle proprie esperienze e di quelle altrui, e della coscienza dell’Animus in cui si sviluppa la conoscenza di relazione che permette all’io di “sopravvivere” in ogni ambiente e situazione avversa.

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l viaggio di conoscenza della verità rischia di “affondare” precocemente (il vascello naufraga) in quanto le intuizioni non suffragate dalle prove o dalle evidenze possono essere confutate da chiunque. La ricerca intuitiva, per quanto sostenuta dall’esperienza diretta, non può essere avvallorata dalla ragione logica-razionale, e cioè dal metodo basata sulla dimostrazione di tesi, documenti, ricerche e teorie suportate da indagini, esperimenti e verifiche che ribadiscono nel tempo lo stesso risultato. La ragione analogica-intuitiva è molto più complessa della ragione professata dai razionalisti rivolta unicamente a ciò che è possibile toccare e analizzare attraverso gli strumenti della percezione. La ragione dell’anima non si forma sui libri, ma emerge dal senso di sè che permette di dominare i vizi personali, come la cuncupiscibilitas, il desiderio di appropriarsi di quel che appare desiderabile, e l’irascibilitas, la tendenza di arrabbiarsi se non si ottiene ciò che si desidera. Il senso di sè, frutto di un’amalgama emergente da una combinazione o fusione della personale conoscenza con quella interpersonale, struttura il senso di equilibrio, il senso di rispetto, il senso di giustizia, il senso di reciprocità e i buon senso basato sulle virtù della prudenza e della temperanza in grado di offrire una ragione plausibile al senso di sacrificio peculiare del’anima. In assenza dei cinque sensi dell’anima esiste solo una risposta automatica agli stimoli che deborda nelle azioni più spregevoli dell’uomo/animale come l’omicidio, il furto, la violenza e l’inganno, oppure una risposta più umanizzata, filtrate dalla convenienza, dall’interesse e dall’opportunità (il satiro). Quando i sensi dell’anima diventano attivi e iniziano a muoversi (il bambino nudo), si sviluppa una progressiva capacità mentale di affrontare le prove con gli strumenti della ratio (la squadra), della memoria (il foglietto) e dell’ingegno (i mattoncini rossi) a seconda che la sua attività si diriga rispettivamemete verso il presente, il passato o il futuro. Secondo gli oggetti a cui si rivolge, il senso dell’anima può compiere l’indagine cognitiva (il ramo esterno al tronco) attraverso l’appercezione delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti del cuore, che danno forma al senso corporeo creativo rappresentato del leone rampante dipinto nello scudo. L’appercezione, definita da Hegel come la percezione delle diverse percezioni di cui è potenzialmente capace il corpo umano, rappresenta una facoltà superiore che forma la coscienza di sè (anima) in stretto rapporto alla coscienza del mondo esterno (animus). La coscienza anima/animus che si estrinseca come consapevolezza appercettiva di ciò che si sente, si prova e si desidera qui e ora, nel momento presente, è la precondizione dello sviluppo della coscienza del Sè alimentata dalla linfa delle emozioni (il ramo rigoglioso si distacca dal tronco principale). Lorenzo Lotto avverte della necessità di abbandonare i processi di razionalizzazione delle emozioni (il tronco privo di linfa) che sono alla base della formazione della personalità razionale, focalizzata alla realizzazione delle ambizioni materiali e sociali (la maschera appesa al tronco). Le intuizioni che emergono dai sensi dell’anima (equilibrio, rispetto, giustizia, reciprocità, sacrificio), oltre a favorire il decentramento dell’Io e l’esperienza dell’altro, sono per loro natura logiche, analogiche e translogiche (i tre alberi). E quando queste tre nature sono insieme, emerge il Sè percettivo in grado di fungere da mediatore, e testimone, tra l’individuo e la realtà esterna. MONOGRAFIEVENETE

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L’INTELLIGENZA EMOTIVA Introversione e sublimazione cosciente Malinconia e mente logica e analogica

L’introversione emotiva stimola le facoltà dell’intelligenza logica e analogica ad elaborare le emozioni sensoriali in riflessioni, analisi, idee e intuizioni al fine di superare gli ostacoli, affrontare le difficoltà e risolvere i conflitti

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L’ INTELLIGENZA EMOTIVA

Lotto: ritratto di filosofo con salamandra (1530) Gallerie dell’Accademia di Venezia

BACCHINO MALATO Il ritiro dai sensi è la condizione specifica del filosofo dipinto da Lorenzo Lotto con gli attributi tipici della melanconia: magrezza, debolezza, pallore, tristezza e umor nero. L’introversione melanconica conduce alla malattia dell’anima psichica costretta a rinunciare con amarezza ai piaceri della vita, ai godimenti sensoriali, alle gratificazioni materiali che sono invece espressione dell’esperienza dionisiaca. Ci sono vari gradi di introversione, da quella psichica che dura pochi attimi, a quella sensoriale ed emotiva che permette ai filosofi greci di rappresentare in Bacco la dimensione più riflessiva e interiorizzata di Dioniso. L’introversione sensoriale permette di cogliere le emozioni al termine dell’esperienza, nella loro fase più matura (la frutta bacata) La riflessione sul natura dei conflitti (le due pesche), evolve nel senso di responsabilità che caratterizza l’anima razionale in grado di esercitare la cosciente, cioè la capacità di accorgersi di quanto accade all’interno di se in rapporto alla situazioni esterne. L’introversione può diventare più profonda e sfociare nella depressione alimentata dal senso di sacrificio (la coroncina di foglie) che induce inibizione, repressione e rinuncia, la fase più acuta della malattia che conduce alla morte di ogni illusione.

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sensi dell’anima rappresentano una specie di campanello di allarme che si attiva ogni qualvolta cause esogene o endogene alterano l’omeostasi naturale dell’organismo psicofisico regolato dall’istinto di equilibrio. Il corpo umano si difende dall’assalto di microbi, infezioni, sbalzi di temperatura, variazioni climatiche attraverso meccanismo autoregolatori in grado di riportare una relativa stabilità; allo stesso modo anche il corpo psichico alterato da pressioni esterne, dallo stress e dalla paura e dall’ansia reagisce per normalizzare il sistema nervoso espandendo la capacità di contenere la reazione chimico -elettrica provocato dallo stimolo. Ciò significa che al di là dell’aspetto organico l’istinto di equilibrio evolve sul piano psichico-mentale nel “senso di equilibrio” che gli umanisti veneti come principio di sopravvivenza dell’anima. Il senso di equilibrio si può definire “negativo” quando si manifesta come “chiusura a riccio” o “barriera mentale” che vorrebbe impedire l’intrusione dall’esterno, oppure” positivo” quando vengono rafforzate le difese dall’interno al punto da poter affrontare, come la mangusta con il serpente, lo scontro diretto con l’assalitore. Ad esempio il “senso di rispetto” descrive un feedback positivo alla provocazione esterna, mentre il senso di pudore, di imbarazzo, di colpa è un feedback negativo che tende ad assorbire lo stimolo per arginare la situazione conflittuale, come avviene nel corpo quando l’abbassamento della temperatura esterno provoca una reazione glicemica tendente a innalzare la temperatura stessa. Diversa è invece la situazione quando i sensi dell’anima avvertono la presenza di una minaccia che si propaga in forma indistinta e impersonale come il fuoco. Per difendersi dal fuoco delle avversità contingenti l’anima deve crearsi prima una corazza psicologica (la sublimazione cosciente) alzando il gradiente di sopportazione, rappresentata simbolicamente dalla salamandra, e poi difendersi nella “fortezza” interiore che emerge dallo sviluppo delle virtù cardinali. In questo caso l’intinto di equilibrio attinge alla capacità della mente negativa di compiere l’introversione dell’energia vitale e l’anima si raccoglie in se stessa per elaborare meccanismi di difesa o di compensazione, oppure per aspettare che la “tempesta” passi , così come trascorri la notte, la fase oscura della vita. L’introversione della pulsione vitalistica (1.il corno da caccia appeso al chiodo) conduce la mente negativa verso l’interno, lasciando il mondo al di fuori, appena percepito come il paesaggio che Lorenzo Lotto dipinge oltre la finestra. L’introversione psichica (il pollice) è brevissima, e dura giusto quell’attimo per cogliere l’emozione del cuore che si manifesta come un fremito, un battito d’ali , e accorgersi di ciò che sta accadendo (la funzione cosciente). L’introversione sensoriale (l’indice) prefigura l’intervento di una causa agente capace di provocare un perturbazione emozionale di una certa durata e intensità che si manifesta come turbamento e istinto di riflessione. L’introversione emotiva (il medio) stimola le facoltà dell’intelligenza logica e analogica ad elaborare le emozioni sensoriale (i petali di rosa dispersi sul tavolo) in riflessioni, analisi, idee e intuizioni al fine di superare gli ostacoli, affrontare le difficoltà e risolvere i conflitti (2. il taccuino) . Esiste infine una forma di introversione mentale (e. la borsa nera) che induce insieme all’umore melanconico, il desiderio di studiare e conoscere la verità (il libro) come forma di compensazione alla rinuncia ai piaceri della vita estroversa e la conseguente alterazione dell’equilibrio psicosomatico.

Il Rebis androgino - Rosarium Philosophorum (1470) MONOGRAFIEVENETE

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L’INTELLIGENZA EMOTIVA

Lotto: ritratto di donna (1533) National Gallery di Londra

IL SACRIFICIO DI LUCREZIA a scena dipinta da Lorenzo Lotto rappresenta una giovane donna nel gesto di indicare un nel disegno il suicidio di Lucrezia, figura mitica di donna romana celebrata nei testi latini per aver scelto la morte dopo aver subito la violenza da Sesto Tarquinio, amico del marito. Lucrezia, prima di trafiggersi il cuore, chiede al consorte di non lasciare impunito il disonore e aggiunge la famosa frase: “Sta a voi stabilire quel che si merita. Quanto a me, anche se mi assolvo dalla colpa, non significa che non avrò una punizione. E da oggi in poi, più nessuna donna, dopo l’esempio di Lucrezia, vivrà nel disonore!”. L’opera di Lorenzo anticipa di cinque secoli il dibattito culturale sull’etica delle emozioni che emerge dalla mente femminile. L’espressione del viso tradisce la collera, l’emozione morale che è propria dell’anima in cui sta per nascere (la culla) il senso di giustizia, cioè quella forma di riconoscimento pre-razionale del male che scaturisce dalla percezione. Il senso dei giustizia viene nutrito dalle sensazioni corporee (i fili della collana escono dal seno), dalle emozioni del cuore (il rubino) e dalle intuizioni analogiche (il copricapo bianco) che evolvono per comparazione e confronto, delle impressioni ricavata dall’osservazione della realtà. Lo sguardo risoluto della donna descrive l’integrità morale dell’anima razionale, alle quale allude il mazzolino di violaciocche sul tavolo. L’integrità non proviene dall’educazione religiosa, ma dallo sviluppo del senso di sè profondamente radicato nella logica delle emozioni da cui emerge il senso di rispetto e di reciprocità, fondamentali per dare vita all’intelligenza di relazione, definita nel linguaggio degli alchimisti “animus mercurius”, il figlio dei filosofi.

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ra tutti i sensi dell’anima che emergono dall’istinto di equilibrio, essenziali per generare l’intelligenza di relazione fondata sul senso di reciprocità e rispetto, il più difficile da comprendere ed educare è il senso di sacrificio. I Veda, i libri sacri della spiritualità orientale, affermano che il sacrifico è l’effettivo potere dell’essere perchè è un’azione che effettivamente crea, agisce, è efficiente e produce ciò che intende. Tutte le mete e i risultati ritenuti a volte impossibili da raggiungere, vengono conquistati attraverso il sacrifico di energia, tempo, risorse e in definitiva di vita che altrimenti sarebbe stata spesa in altro modo. L’azione dettata dal sacrificio di sè è un atto transitivo che sposta l’attenzione dal presente, percepito come insoddisfacente e inadeguato, al tempo futuro. Nel sacrificio è presente quindi l’atto di proiettare, di legare direttamente l’agire con il suo risultato in un unico e medesimo evento, come quando si scaglia la freccia per colpire un bersaglio. Il sacrificio mira cambiare la situazione contingente, a modificare non solo la realtà materiale ma anche, come nel caso dei martiri, una condizione di privazione della libertà e della dignità, e di negazione dei diritti dettati dalla discriminazione religiosa, sociale e razziale. Ciò significa che il senso di equilibrio (l’amor di sè) alterato dalla sopraffazione e dall’ingiustizia, può essere superiore all’istinto di conservazione della vita e traghettare l’anima dalla dimensione personale alla dimensione transpersonale in cui sono vivi i modelli spirituali di riferimento. Nel caso di sacrifici estremi, come quello Lucrezia che si suicida dopo aver subito violenza (il disegno nella mano sinistra), la proiezione dell’intenzione di legare il sacrificio con il suo risultato, rappresentato nel gesto della giovane di inarcare il busto e tendere il braccio come per scagliare una freccia, assume un valore simbolico e un significato transpersonale che va oltre il gesto in sè. Per la donna (la mente analogica) che punta il dito verso l’immagine, il gesto di Lucrezia non rappresenta un modello da imitare, ma descrive il punto estremo di spostamento dell’ “equilibrio universale” che attraverso il sacrificio del singolo, può indurre la salvezza di molti altri. Sul cartiglio aperto sul tavolo si leggono le ultime parole pronunciate da Lucrezia prima di trafiggersi il cuore “Da oggi in poi, più nessuna donna, dopo l’esempio di Lucrezia, vivrà nel disonore!” a significare che il sacrificio della propria vita, compiuto in nome di una giustizia non più terrena, ma esclusivamente divina, produce l’effetto di onorare nel “senso di sacrificio” l’essenza spirituale presente in ogni essere. Il concetto viene rappresentato da Lorenzo Lotto dall’immagine della culla che allude simbolicamente alla nascita di un bambino, frutto di una ‘immacolata’ concezione della vita, libera da quell’influsso dogmatico e ideologico che spinge il martire a immolarsi in nome di un Dio che disonora la sacralità vita con la violenza delle parole e delle immagini Il bambino (l’animus mercurius dei filosofi) , figlio del sacrifico dell’anima in nome di un futuro migliore che trascende la dimensione personale dell’esitenza, è l’ interprete del senso di giustizia universale auspicato da tutte le religioni del mondo. La più grande aspirazione dell’umanità è da sempre la realizzazione della giustizia sulla terra, destinata a rimanere un’ utopia se l’uomo non riuscirà a integrare e poi generare quel senso di rispetto e di reciprocità che caratterizza la funzione spirituale dell’Animus femminile, congenito in ogni donna. MONOGRAFIEVENETE

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L’IMMAGINAZIONE RAZIONALE Emozione e sublimazione trascendente Creatività e trasposizione immaginativa

La Temperanza non si limita a riversare la reazione emotiva nel subconscio, ma rendendo l’animo più sensibile alle frequenze della bellezza e del sacrificio accende la facoltà della sublimazione trascendente, rappresentata dalla mitologia greca nell’archetipo di Afrodite Urania.

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L’IMMAGINAZIONE RAZIONALE

Lotto: ritratto di filosofo con statuetta (1527) Royal Collection di Buckingham Palace - Londra

IL MITO DI MEDUSA Nell’antica Roma la testa di Medusa veniva appesa all’ingresso delle arene come simbolo della sublimazione delle emozioni psichiche in immagini di violenza. La visione della violenza induce una scarica adrenalinica che riduce la tensione emotiva, e in un certo senso riporta l’equilibrio psicosomatico alterato dallo stress o dalla frustrazione. Medusa diventa un mostro da eliminare quando la Gorgone viene violentata da Poseidone, la divinità che legifera nell’inconscio psichico collettivo. La sublimazione indotta da ideali patriottici o dal fanatismo religioso può agire in modo devastante sulla mente delle persone sottoposte a forti stress psichici ed emotivi La promessa di una ricompensa divina diventa in questo frangente decisiva per scatenare fantasie omicide e suicide che bypassano la coscienza razionale e spingono la mente subconscia ad aggrapparsi a soluzioni irrazionali al solo scopo di mettere fine alla sofferenza dell’anima psichica, condotta con il “condizionamento mentale” fuori dall’asse di equilibrio psicosomatico, Il condizionamento mentale, rappresentato dal potere dello sguardo di Medusa di pietrificare la coscienza, può essere cosservato e riconosciuto i comportamenti come riflesso di imput esterni che sono estranei alle facoltà dell’anima che emergono dalla metamorfosi della mente nell’itinerarium mentis in Deum.

Caravaggio: Medusa

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’intelligenza emotiva ha la funzione di fungere da tramite tra il mondo esterno e il mondo interno in cui i sensi dell’anima svolgono la duplice funzione di difendere l’Io e di attuare i meccanismi di compensazione per riportare l’organismo psicosomatico in equilibrio. L’emotività che si manifesta inizialmente attraverso lacrime di rabbia, delusione, frustrazione o stress, viene rapidamente sostituita dalla capacità di contenere la reazione psichica che spostando l’asse di equilibrio porta con sè un fenomeno di sensibilizzazione alla frequenze di luce più sottili . Il fenomeno descrive la prima delle virtù cardinali, la Temperanza, rappresentata allegoricamente da una donna che travasa l’acqua (delle emozioni) da un vaso all’altro, metafora dell’operazione di contenimento che si attua attraverso la discriminazione sensoriale delle immagini Lorenzo Lotto dipinge la Temperanza sullo sfondo con il capo rivolto verso la luce che filtra da una finestra che non si vede, metafora di un processo di assorbimento psicosomatico della luce infrarossa (la pipì di eros) che stimola, all’estremità dello spettro, l’emozione sessuale (il torso nudo di Ares ) e l’emozione spirituale (il torso di Sisifo). La temperanza non si limita a riversare la reazione emotiva nel subconscio (il secondo vaso), ma rendendo l’animo più sensibile alle frequenze della bellezza e del sacrificio accende la facoltà della sublimazione trascendente, rappresentata dalla mitologia greca nell’archetipo di Afrodite Urania. Lorenzo Lotto dipinge il filosofo/artista nel gesto di mostrare la statuetta di Afrodite, cioè di essere in grado di compiere attraverso la sublimazione trascendente, la trasposizione dell’emozione psichica sul piano dell’immaginazione creativa (la Venere di Milo senza testa) e dell’immaginazione razionale (la testa di Omero). Afrodite Urania rappresenta la divinità interiore che innesca la metamorfosi dell’emozione psichica in emozione creativa da cui scaturisce la funzione dell’immaginazione razionale, rappresentata da Lotto dall’unione del dito medio (imaginatio) con il dito anulare (ratio), tra loro vicini nell’Itinerarium mentis in Deum. L’Umanesimo filosofico ispirato dal mito delle Gorgoni, contempla tre modalità di sublimazione trascendente a cui corrispondono altrettante forme di manifestazione delle immagini mentali: la fantasia psichica sortisce l’effetto di ridurre la tensione emotiva e la reazione impulsiva; l’immaginazione induce un processo di soluzione virtuale del conflitto producendo un effetto di sostituzione; l’ispirazione, in grado di attingere alla manifestazione subconscia delle immagini, utilizza l’energia psichica per modificare la situazione con nuove soluzione. Affinchè ciò possa accadere occorre recidere la tendenza a trasporre l’emozione psichica in immagini di vendetta, odio e fantasie omicide (Medusa violentata da Poseidone diventa un mostro) che ostacolano la sublimazione dell’emozione psichica sul piano della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione creativa. La sublimazione cosciente e trascendente (1. i due bottoni perlacei) , stabilendo un intervallo di tempo tra emozione di rabbia, collera, gelosia e invidia e la reazione psichica, concede alla coscienza razionale dell’Io (Perseo) di annullare ogni tipo di provocazione e di esercitare la discriminazione razionale della realtà. In questo intervallo di tempo diventa possibile osservare le immagini generate dalle emozioni conflittuali come specchio (lo scudo di Atena) di ciò che potrebbe accadere se si permettesse alle reazioni psichiche (I serpentelli sulla testa di Medusa) di scardinare la ragione, e alle fantasie irrazionali (lo sguardo di Medusa) di “pietrificare” il buon senso e l’istinto di conservazione. MONOGRAFIEVENETE

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Lotto : Giovane malinconico

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L’IMMAGINAZIONE RAZIONALE

Lotto. ritratto di filosofo con San Giorgio (1530) Galleria Borghese di Roma

LA FAVOLA DI CENERENTOLA Narrata in centinaia di versioni in gran parte del mondo, è parte dell’eredità culturale di numerosi popoli. La prima versione pubblicata nel 1634 è di Giambattista Basile scritta in napoletano con il titolo “La gatta Cenerentola”, antecedente alle versioni di Charles Perrault. La favola di Cenerentola coglie l’essenza dell’immaginazione analogica che permette di trasformare i sogni in realtà: la trasposizione immaginativa (la zucca si trasforma in carrozza) è il frutto dell’azione simbolica (la magia della fata) in grado di mettere in file una serie di rappresentazioni virtuali (schemi di azione) che permettono alla razionalità di conseguire uno scopo, un obiettivo, un traguardo, anche se all’inizio dell’opera non si dispongono delle risorse, dei mezzi e degli strumenti adeguati all’impegno prefissato. Tuttavia l’esperienza insegna che in ogni attività di proiezione dell’immaginazione razionale (previsione) esiste una componente di imponderabilità, di casualità e di imprevisto che l’umanista definisce di volta in volta con il termine di fato, volontà divina, fortuna, ma solo nel caso in l’anima non è coinvolta da intenzioni fondate sull’interesse o il vantaggio. Attraverso l’immaginazione simbolica è possibile realizzare la connessione con quel molteplice fenomenico (i giochi della coscienza ) in cui si manifestano le coincidenze, cioè schemi simbolici ripetitivi per cui, prima o poi , l’anima “purificata” dall’inferenza psichica (la cenere copre il fuoco), libera dalla cupidigia materiale e sociale (le due sorelle) sperimenta la sincronicità degli aventi (il ballo con il principe) e la serendipità dei fenomeni (la scarpetta fatale) che conducono alla realizzazione di sogni, i desideri del cuore.

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’immaginazione nasce per soddisfare un bisogno che non può essere rinviato, perchè altrimenti subentrerebbe la frustrazione e la delusione di non riuscire a migliorare la propria condizione. A differenza del comportamento animale che si arresta davanti alla “delusione”, all’impossibilità di soddisfare l’istinto, l’intelligenza umana, grazie al senso immaginativo, cambia prospettiva e, invece di arrestare l’azione, la prosegue con esiti a volte sorprendenti. Il senso immaginativo non è immediato, ma scaturisce come gli altri sensi dell’anima dall’istinto di conservazione che sulla spinta di una sollecitazione psichica (urgenza) espande le facoltà dell’intelligenza analogica di immaginare l’azione futura e visualizzare i passaggi necessari per portare a compimento il progetto. Il senso immaginativo è bifronte, logico e analogico, come il dio Giano che i romani elevarono principio di ogni realizzazione materiale e iniziazione spirituale. Il senso immaginativo materiale deve essere essere logico per cui l’intelligenza procede a sviluppare un piano di azione che si articola secondo una sequenza ordinata e lineare di eventi che possono essere immaginati prima ancora di essere programmati. Il senso immaginativo spirituale è invece analogico in quanto non si conosce a priori la meta, il punto di arrivo, per cui l’anima dell’eploratore prima di partire compie un atto di fede confidando sulle veridicità delle proprie emozioni. Anche il filosofo rappresentato da Lorenzo Lotto appoggia la mano destra sui petali di rosa confidando sulle proprie emozioni prima di iniziare la contemplazione (la finestra) di una realtà ideale (la città sullo sfondo) e di un percorso spirituale (il cavaliere) , ritenuto perfetto e accessibile alle facoltà cognitive dell’anima. Tuttavia le emozioni (i petali) stimolate dalla luce infrarossa (la rosa sboccia in primavera) rischiano di far apparire vero e desiderabile anche ciò che non è (il piccolo teschio), in quanto la mente intuitiva analogica è facilmente suggestionabile dalle apparenze. Occorre quindi liberare la mente analogica intuitiva dal suo sostrato psichico che infiamma il cuore di false speranze e illusioni che impediscono il processo di sublimazione dell’emozione infrarossa in immaginazione creativa-razionale. Lotto dipinge la lotta di San Giorgio contro il drago in dimensioni ridottissime a significare che l’introversione dell’anima, rappresentata dalla mano sinistra appoggiata sulla milza fautrice dell’umor nero (la bile nera), è condizione sufficiente per compiere il distacco dall’inferenza psichica che come un drago tiene prigioniera la mente analogica (la fanciulla). La mente analogica da cui scaturisce il senso immaginativo, viene relegata ad eseguire quelle finalità produttive dettate dalla logica utilitaristica (la fanciulla prigioniera nella torre del castello) che inibiscono lo sviluppo dell’immaginazione razionale-simbolica in grado di proiettarsi verso l’ignoto per conoscere le verità nascoste oppure verso il tempo futuro per realizzare un sogno. Il distacco dall’inferenza psichica che fomenta i desideri e le passioni dell’anima, conduce al distacco dal frutto delle proprie azioni e dai processi di razionalizzazione finalizzati allo scopo. L’immaginazione razionale-simbolica può così collegarsi all’Anima del Mondo, a quella dimensione astrale in cui si sperimentano le coincidenze generate dalla sincronicità degli eventi e dalla serendipità dei fenomeni e la corrispondenza simbolica esistente tra macrocosmo e microcosmo mediata dalla lettura dei tarocchi o della Kabbalà, degli oroscopi o di segni celesti. MONOGRAFIEVENETE

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LA DISCRIMINAZIONE INTUITIVA Emozione e sublimazione supercosciente Ragione e percezione discriminativa

Ciò di cui è biologicamente carente (l’uomo) è la capacità di accorgersi delle emozioni, di riconoscere le motivazioni, discriminare le responsabilità delle azioni e di intuire la dinamica dei fenomeni che sfuggono all’analisi razionale perchè alterati e modificati dall’inferenza psichica, dalla suggestione emotiva e dal condizionamento mentale provocato dall’educazione e dai modelli culturali.

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LA DISCRIMINAZIONE INTUITIVA

Lotto: marito e moglie con cagnolino (1524) Hermitage Museum - San Pietroburgo.

LA FAVOLA DEL RE NUDO La favola pubblicata dal danese Andersen nel 1837 riprende una storia spagnola riportata da Don Juan Manuel (1282-1348), la XXXII dell’opera El Conde Lucanor, a sua volta ispirata da un racconto arabo. La trama introduce i concetto di discriminazione intuitiva delle immagini che equivale alla percezione di chi non si lascia ingannare dalle apparenze , o da ciò che viene “proiettato” per fa modificare, alterare e modellare il senso delle cose. La percezione si presta ad essere condizionata dai modelli estetici, morali, sociali al punto che il condizionamento collettivo conduce a reputare vero, autentico e desiderabile anche ciò che non lo è. L’immagine viene percepita infatti non solo nel suo aspetto estetico, ma anche come espressione di uno status materiale e sociale che si può esibire anche se non corrisponde alla realtà. La fiaba parla di un imperatore vanitoso, completamente dedito alla cura del suo aspetto esteriore, che si lascia convincere da due falsi tessitori a farsi confezionare un abito con nuovo e formidabile tessuto, sottile, leggero e meraviglioso, con la peculiarità di risultare invisibile agli stolti e agli indegni. Il condizionamento morale e sociale descritto dalla favola è molto sottile. Le cose non appaiono per quello che sono, ma per come vengono giudicate, per cui si forma un filtro invisibile formato da impressioni, opinioni e giudizi condizionati da fattori religiosi, ideologici e dogmatici che modificano fino a falsificare il senso e quindi la verità delle immagini. La verità si presenta “nuda e cruda” quando viene rimosso il filtro e la percezione, libera da ogni pregiudizio e condizionamento, grida con innocenza “Ma Il re è nudo! La fiaba si conclude con una amara constatazione: nonostante ci sia qualcuno tra folla in grado di discriminare il vero dal falso, il sovrano continua imperterrito a sfilare come se nulla fosse successo.

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l concetto di discriminazione, la cui etimologia latina riconduce al discernimento e alla differenziazione critica tra diversi contenuti tra loro omogenei, ha assunto in età moderna, in seguito alla secessione americana e la questione dello schiavismo, un valore negativo di rifiuto delle diversità esistenti tra gli uomini di diversa razza, cultura, sesso e religione, mentre nella cultura orientale rappresenta il principio spirituale di esperienza della vita reale illuminato dal Buddha Shakiamuni. Per Sant’Agostino (I sec.) la discriminazione (ratio) è lo strumento della mente razionale (mens rationalis) di discernere, separare e distinguere (ratio ordinans) e quindi di portare con sè consiglio e saggezza (consilium) Secondo Samkara, filosofo indiano dell’VIII sec, la discriminazione è quel processo mediante il quale si perviene a svelare il Reale riconoscendo per gradi ciò che reale non è. Lorenzo Lotto compie una sintesi tra i due concetti nel ritrarre i due coniugi, in quanto la Ratio, la quarta facoltà discriminativa che San Bonaventura colloca prima della facoltà di comprendere (intellectus) e quindi conoscere, emerge dal confronto dei dati provenienti dalla mente logica e analogica. La realtà è ciò che sta fuori (la finestra), e dall’interno in cui è vigile la discriminazione razionale (il marito) e intuitiva (la moglie), è possibile osservare la dinamica delle azioni (il vento) e sviluppare la conoscenza logica e analogica dei fenomeni ( i due alberi). La discriminazione logica-razionale peculiare della scienza si basa sull’osservazione e lo studio delle schemi ripetitivi da cui è possibile dedurre principi, leggi, regole e formule matematiche in grado non solo di rappresentarli, riprodurli e modificarli, ma anche di anticiparli. La razionalità può inoltre studiare la realtà utilizzando strumenti scientifici (microscopi, telescopi e satelliti) e statistici, ma non può andare oltre, come si evince dal cartiglio in cui è scritto “homo nunquam” (L’uomo mai). Ciò di cui è biologicamente carente (l’uomo) è la capacità di accorgersi delle emozioni, di riconoscere le motivazioni, discriminare le responsabilità delle azioni e di intuire la dinamica dei fenomeni che sfuggono all’analisi razionale perchè alterati e modificati dall’inferenza psichica, dalla suggestione emotiva e dal condizionamento mentale provocato dall’educazione e dai modelli culturali. A questa carenza biologica supplisce la percezione discriminativa in grado di assorbire e amalgamare i dati provenienti dalle immagini recepite dalla retina dell’occhio, elaborate dalle ghiandole del cervello e decodificate dal cervello con la capacità dell’intelligenza logica e analogica di intrecciare le informazioni con il senso dell’anima più idoneo (estetico, morale, psicologico, etico, spirituale) Il ruolo della percezione discriminativa (lo sguardo della moglie), è di guardare in faccia la realtà e di compiere quel processo analogico di analisi e vaglio critico delle emozioni subconsce (il cagnolino) e delle emozioni sensoriali (la lunga collana) da cui origina l’intuizione femminile. L’intuizione delle verità nascoste permette di “riconoscere per gradi ciò che reale non è” , di avvertire per tempo l’insorgere dei problemi e perfino di prevedere gli effetti di certe azioni e reazioni, le qualità della saggezza umana La percezione discriminativa della realtà esonera l’uomo dall’azione (la mano sulla spalla) e protegge dalla tentazione di affidarsi unicamente alla razionalità, di per sè inadeguata per sviluppare la comprensione umana e spirituale.

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LA DISCRIMINAZIONE INTUITIVA

Lotto: Ritratto di Giovanni Agostino (1515) National Gallery - Londra

I VIZI E LE VIRTU’ Nella parte bassa delle due pareti laterali della Cappella degli Scrovegni a Padova, Giotto disegnato le allegorie dei sette vizi capitali (Stultitia, Inconstantia, Ira, Iniusticia, Infidelitas, Invidia, Desperatio) contrapposte alle relative virtù (Prudencia, Fortitudo, Temperantia, Iusticia, Fides, Karitas, Spes) che diventeranno patrimonio della pedagogia veneta. I vizi si formano come ripetizione subconscia di abitudini mentali che emergono nei comportamenti in cui è insufficiente la capacità dell’individuo di sviluppare attenziane (stoltezza), concentrazione (incostanza), contenimento delle pulsioni (ira), fermezza (ingiustizia), volontà (infidellitas), amor di sè (invidia) e fiducia trascendente (Desperatio). L’educazione e l’istruzione hanno lo scopo di eliminare i vizi della mente subconscia che ostacolano la metamorfosi dell’anima psichica in anima razionale capace di esprimere i contenuti della riflessione e dell’autocoscienza . L’Umanesimo veneto coglie l’aspetto più profondo della pedagogia che va oltre all’educazione e alla formazione dell’individuo, in quanto integra il modello spirituale che caratterizza la religione occidentale Pe rimuovere i vizi occorre la severità del padre che istruisce il figlio attraverso regole, leggi e comandamenti da osservare (il Dio di Mosè). Per coltivare le virtù è necessario che il figlio venga formato dalla madre, cioè di chi ha compiuto la metamorfosi dell’anima psichica in anima razionale (la Vergine Maria) Il modello di famiglia che si afferma nel Veneto nel ‘500 innalza la donna al centro della formazione dell’individuo, così come Madre Chiesa innalza la madre di Gesù nel trono delle virtù cardinali e spirituali.

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ra il 1470 e il 1580 fiorisce all’Università di Padova lo studio della medicina e Andrea Vesalio (1514- 1564), il principale anatomista di questo periodo, pubblica nel 1542 De humani corporis fabrica, un’opera di ricerca successivamente utilizzata come manuale imprescindibile per gli studenti dei successivi quattro secoli. Dopo qualche decennio nasce la filosofia della scienza, il motore del progresso scientifico che prende avvio dalle scienze naturali e dalla medicina, e con Galileo Galilei, insegnante a Padova tra il 1592 e il 1610, si inaugura il metodo basato sull’elaborazione logica di una teoria da esprimere in forma di deduzioni matematiche, da sottoporre successivamente a controlli sperimentali. Nei primi decenni del Cinquecento fare una scoperta in medicina significava ancora ricercare il vero Galeno, oppure ricercare nei classici qualcosa che avesse un valore di verità. Più che scienza si trattava di indagine delle evidenze, di ciò che appare come conseguenza di una specifica causa, come lo sono le 111 osservazioni di patologia e anatomia sperimentale pubblicate a Padova nel 1506 da Antonio Beniviene. La prassi collaudata dai medici inizia con la discriminazione sensoriale dei sintomi e procede con la fase di deduzione logica delle evidenze corporee con cui si manifesta la malattia e la deduzione analogica delle cause. Lorenzo Lotto coglie il cambiamento di prospettiva e descrive doppio ritratto l’analisi fondata sull’osservazione logica (i fogli di appunti sulla mano sinistra) e l’analisi fondata sulla deduzione analogica delle cause contenute nella teoria umorale di Galeno (il libro nella mano sinistra). La deduzione logica è il fondamento dell’approccio scientifico che filosofo francese Cartesio sviluppò due secoli più tardi, in quanto individua il metodo con cui dai principi generali si possono ricavare i teoremi matematici e la spiegazione dei fenomeni naturali. Dal metodo logico emergono i principi dell’evidenza, dell’analisi, della sintesi dell’enumerazione dei sintomi che conducono a individuare la patologia. A quel tempo le malattie più diffuse erano peste, lebbra e tubercolosi, sifilide, scabbia, carbonchio, tifo, gotta facilmente diagnosticabili, ma altri sintomi, quelli privi di evidenza corporea, si presentavano come “simboli” di un malessere dell’anima da interpretare in forma analogica. E’ in questo frangente che l’interpretazione della malattia scende nei territori della psiche, il sostrato umorale fatto di nervi, ghiandole, secrezioni biliari e adrenaliniche, che funge da intermediaria tra l’anima e il mondo esterno. L’analisi umorale spiega la predisposizione dell’individuo a sviluppare certe reazioni corporee, psichiche e mentali rispetto ad altre (i vizi), in conformità al carattere, alla costituzione fisica e all’elemento predominante al momento della nascita (acqua, aria, fuoco, terra) , definita diagnosi dell’ascendente. Ma grazie all’influsso della fisica aristotelica fondata sull’istinto di conservazione dell’equilibrio, la physis, l’umanesimo veneto inizia a sviluppare una forma di diagnosi del “discendente” in cui diventa preminente l’analisi della dinamica delle emozioni nei processi di ripristino dell’omeostasi psicosomatica (le virtù). La conoscenza della natura umana e dei principi di conservazione della salute fisica (salus/salute) e dell’integrità morale (salus/salvezza) scaturisce dalla diagnosi ascendente dei vizi (la discriminazione logica) e dalla diagnosi discendente delle virtù (la discriminazione analogica)-

Giotto: le virtù e i vizi , cappella degli Scrovegni MONOGRAFIEVENETE

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L’INTELLETTO ANALOGICO Emozione e sublimazione ipercoscente Intuizione e comprensione discriminativa

Tramite l’intelletto del cuore, capace di cogliere l’impronta (vestigium), e l’immagine (imago) di Dio in tutte le cose, l’uomo può salire dalla contemplazione delle cose terrene alle eterne, ritrovando fuori di sé (extra nos), in sé (intra nos) e sopra di sé (supra nos), il lume della sapienza e della conoscenza certa (certitudinalis cognitio).

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L’INTELLETTO ANALOGICO

Lotto: ritratto di coniugi con Eros (1523) Museo del Prado di Madrid

NOLI ME TANGERE Per i mistici il cuore è il centro delle operazioni prima creative e poi spirituali che la psiche stabilisce con la luce infrarossa. Il rapporto tra Psiche ed Eros è regolato dalla mete di Afrodite, l’archetipo della percezione della bellezza, dell’armonia e della perfezione, ma anche della sublimazione delle emozioni in intuizioni. Non è rivo di significato che Tiziano dipinga la gonna di Maddalena di rosso, a significare il legame della donna con le frequenze infrarosse che alle due estremità eccitano il desiderio sessuale (Maddalena meretrice) oppure la compassione (Maddalena ai piedi della croce). Maddalena viene rappresentata dagli artisti rinascimentali nella veste di penitente, per descrivere la facoltà della psiche di sublimare l’eros fino a compiere la definitiva rinuncia delle passioni che comporta una conversione dello sguardo verso la luce della verità. Cristo risorto è la manifestazione della verità che non può essere percepita da tutti, nemmeno dagli apostoli sula strada di Emmaus. Maddalena e le pie donne invece hanno affinato i sensi d con la compassione e recepiscono nella figura del Cristo risorto, il principio di quella unica Verità da cui diparte l’albero della conoscenza. Maddalena si avvina e lo vuole toccare, ma Cristo fa il gesto di astenersi dal conttatto perchèl’emozione spirituale possa compiere la sublimazione ipercosciente in intuizione e comprensione discriminativa.

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ra le facoltà elencate dal Bonaventura (sensus, intelligentia, imaginatio, ratio, intellectus, apex mentis seu synderesis scintilla), l’intelletto dell’anima (logico-analogico) è il concetto più difficile da rappresentare in quanto è una facoltà che non si rivela al termine di un processo logico- razionale, “ma sarà conquistata del cuore puro ravvivato dalla fede e guidato dalla luce stessa di Dio” Tramite l’intelletto del cuore, capace di cogliere l’impronta (vestigium), e l’immagine (imago) di Dio in tutte le cose, l’uomo può salire dalla contemplazione delle cose terrene alle eterne, ritrovando fuori di sé (extra nos), in sé (intra nos) e sopra di sé (supra nos), il lume della sapienza e della conoscenza certa (certitudinalis cognitio). L’intelletto maschile (emisfero sinistro) procede attraverso i diversi gradi della discriminazione logica a riconoscere i cinque involucri di coscienza che identificano l’impronta di Dio, cioè il modo in cui la mente individuale trascende i diversi elementi della materia (acqua, terra, aria , fuoco ed etere) per collegarsi alla mente universale (i dodici raggi dorati disegnati nel copricapo). L’intelletto femminile (emisfero destro), stimolato dalle emozioni, evolve nei diversi gradi della discriminazione analogica fino a riconoscere nelle immagini (l’angioletto con le ali variopinte), la luce della verità (imago dei) che permette di intuire della realtà dei fatti e ciò che si nasconde dietro le apparenze. Il potere dell’intelletto femminile, annunciato dalla famosa frase “Noli me tangere” pronunciata da Cristo risorto a Maddalena, è un potere del cuore di “tradurre” la Lux divina in emozione spirituale, la scintilla del sinderesi (apex mentis seu synderesis scintilla) in grado di riconoscere i principi dell’ordine morale osservando le immagini, senza alcuna mediazione di terzi, indipendentemente dall’esperienza cognitiva personale o dal livello di istruzione. La luce divina trasmessa da Cristo Risorto porta con sè l’impronta della trasformazione interiore che conduce a una immediata comprensione discriminativa. Bonaventura distingue tre sorgenti di verità: 1. La luce è il percepito, ma è anche ciò che dà forma alle immagini e consente la visione, ponendosi in tal modo come la verità del visibile, nella misura in cui lo rende ciò che è, condizione della conoscenza esteriore. 2. la luce è verità poiché rivela il mondo per ciò che esso è nella visione; la verità illumina la mente perché permette di vedere le risposte e, in questo senso, essa è luce. La luce della verità viene avvertita dal corpo psichico femminile (il vestito rosso) in grado di recepire le frequenze infrarosse che eccitano i sensi dell’anima; allo stesso modo il corpo mentale femminile (il copricapo bianco) è in grado di intuire (l’anello sul dito anulare) all’interno di un determinato intervallo di frequenze visibili all’occhio (il bastone a forma di giogo) le risposte alle domande, ai dubbi, alle perplessità. La composizione di questi opposti si ottiene nella conclusione del percorso conoscitivo dove la luce è il medio che consente di affermare che la verità è luce, il divino è luce e dunque il divino è verità. A questa conclusione, la via di mezzo del misticismo francescano e buddista, si giunge illuminando nel cuore la sublimazione ipercosciente dell’emozione psichica stimolata dalla luce infrarossa, rappresentata nell’immagine del Serafino rosso che appare a San Francesco in contemplazione.

Tizano: Noli me tangere, 1511 MONOGRAFIEVENETE

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L’INTELLETTO ANALOGICO

Lotto: Ritratto di gentiluomo (1524) Kunsthistorisches Museum di Vienna

IL POTERE DEL SERPENTE Il passo è citato dal filosofo kashmiro Ksemarāja (X-XI sec.) nel suo commento agli Śivasūtra: “Questa potenza è chiamata suprema, sottile, trascende ogni norma di comportamento. Avvolta intorno al punto luminoso (bindu) del cuore, all’interno giace nel sonno, o Beata, in forma di serpente addormentato e non ha coscienza di nulla, o Umā. Questa Dea, dopo aver immesso nel grembo i quattordici mondi insieme con la luna il sole i pianeti, cade in uno stato di obnubilamento come di chi è offuscato dal veleno. È risvegliata dalla suprema risonanza naturale di conoscenza, nel momento in cui è scossa, o Eccellente, da quel bindu che sta nel suo grembo. Si produce infatti uno scuotimento nel corpo della Potenza con un impetuoso moto a spirale. Dalla penetrazione nascono per prima i punti splendenti di energia. Una volta levata Essa è la Forza sottile, Kundalinī.”

Il Glicone, simbolo della gnosi

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ei primi decenni del Cinquecento Venezia è il crocevia tra la cultura greca e la teologia cristiana, tra l’aristotelismo più radicale e il platonismo più mistico, tra la nascente filosofia della scienza che si radica Padova e la filosofia alchimistica della trasformazione che ha come epicentro Treviso. Lotto cerca una sintesi tra i diversi linguaggi che hanno in comune lo stesso principio: la fede nella facoltà creative e spirituali dell’Uomo che elegge la Donna, come nel tantrismo indiano, al centro dei processi di metamorfosi delle emozioni psichiche stimolate dalla frequenze dell’eros e della bellezza nelle intuizioni discriminative che rivelano la verità assoluta. Il fenomeno generaato dalla psiche è il principio fondativo dello shaktismo tantrico che venera nelle tre Dee (Kali, Lakshmi e Sarasvati), il potere della mente femminile (Shakti) di codificare la luce della verità recepite attraverso le emozioni del cuore, e di condividere le intuizioni con la mente maschile purificata dalle imperfezioni (Shiva). L’aspetto più evidente della shakti femminile, paragonata al potere del serpente kundalini che ascende dal cuore, è la capacità di codificare la luce della verità in simboli, diagrammi, schemi e immagini simboliche che vanno a formare l’albero della coscienza del Se (i chakra). Se si osserva con attenzione la parte inferiore del ritratto dipinto da Lorenzo Lotto si nota la sagoma di un serpente che si dispiega in dieci spire luccicanti di verde, simbolo del percorso evolutivo tracciata dalla gnosi, il movimento alchimistico non dissimile dal tantrismo che celebra in Ermete Trismegisto il potere di controllare dell’energia mentale kundalini che ascende dal cuore. Il serpente con la testa di leone, dipinto anche da Tiziano in Amor Sacro e profano, rappresenta il coraggio di affrontare le prove di purificazione della mente razionale e intuiva generate dal profluvio di emozioni psichiche. Le emozioni psichiche sono corrosive, velenose e possono condurre alla follia perchè possono scardinare, come nel mito di Medusa, le deboli difese dell’Io razionale. Le emozioni psichiche velano lo sguardo, confondono i sensi, alterano la percezione, obliterano la razionalità e spingono verso forme di pensiero irrazionali e prive di realtà e ragionevolezza. Per affrontare le “prove del serpente” si deve sviluppare il coraggio morale descritto dalla vicenda del leone rosso di San Gerolamo, e poi il coraggio spirituale del leone verde , simbolo della volontà di respingere ogni provocazione psichica in nome della pace, rappresentato in senso civile dal leone di San Marco. Il coraggio non è sinonimo di follia suicida, ma di resilienza, la capacità di rimanere stabili e insensibili come una salamandra avvolta dal fuoco, ma nello stesso tempo decisi a non fuggire dalle situazioni difficili o di rifugiarsi in forme di giustificazione (gli alibi) o di compensazione (droghe, alcool, ecc) Il rito simbolico di tagliare la zampetta del leone, dipinta nella mano sinistra,, allude alla volontà di affrontare le prove di sublimazione forzata della libido (astinenza, pazienza, umiltà) che permette di accedere nel mondo spirituale in cui dimorano verità, giustizia e sapienza. La castità imposta dal confronto con le emozioni psichiche femminili permette di “alzare la temperatura del fuoco fino al color bianco “ (lo sfondo rosso), in modo da bruciare gli ultimi coaguli di ego, libido sessuale, vanità e orgoglio intellettuale che inibiscono il flusso della “grazia” dal cuore al cervello. MONOGRAFIEVENETE

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L’INTUIZIONE IPERCOSCENTE Emozione psichica e immagini archetipiche Il Sè cognitivo e coscienza transpersonale

Secondo la filosofia gnostica alessandrina la scintilla della sinderesi, definito dal Bonaventura apex mentis seu synderesis scintilla, equivale all’intuizione del Sè cognitivo (Ermete Trismegisto) illuminata dalle emozioni del cuore, l’organo spirituale in grado di ricevere la luce della trinità (verità, giustizia e sapienza), ciò che i mistici definiscono la “Grazia di Dio.”

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L’EMOZIONE DISCRIMINATIVA

Lotto: triplo ritratto (1530) Kunsthistorisches Museum - Vienna L’EMOZIONE IPERCOSCIENTE Lorenzo Lotto descrive nel triplice ritratto le tre fasi di discriminazione dell’emozione veicolata dalla luce (il tendaggio aperto) metafora della differenziazione tra la luce visibile all’occhio (le frequenze medie del verde) e le frequenze che non possono essere percepite dalla retina, ma possono essere recepite nel cuore durante lo scambio ossigeno-azoto (nitrogeno) che avviene nel sangue. 1. L’emozione (emo-agere = agire sul sangue) è inconscia (il volto nascosto) quando l’anima reagisce agli stimoli infrarossi (Eros) e ultravioletti (Anteros) sul piano somatico (eccitazione-depressione), oppure psichico (attacchi di panico, schizofrenie). 2. L’emozione diventa conscia (il volto a sinistra) quando nel cuore si manifesta la reazione estetica o morale indotta dalle immagini visibili all’occhio (la tenda verde), e la mente attinge dalla memoria i modelli di bellezza (infrarossi) e di coscienza (ultravioletti) ereditati culturalmente. 3. L’emozione ipercosciente (il volto al centro) non proviene dalle immagini, ma direttamente dalla luce della coscienza spirituale che induce compassione e comprensione (infrarossi) oppure turbamento ed estasi (ultravioletti). Quando uno o tutti e tre aspetti della mente emozionale sono attivi, l’alchimista sperimenta le funzioni del sè cognitivo di generare in forma subconscia, specie tramite i sogni, le soluzioni, le risposte, le immagini archetipiche che permettono all’anima di elaborare i meccanismi di difesa e i rimedi in grado di ristabilire l’equilibrio psicosomatico, psicologico e “pneumatico”.. Ma il sè cognitivo può andare oltre e attraverso le emozioni cognitive, può cogliere nelle immagini quei contenuti di verità, giustizia e sapienza che conducono alla trasformazione della coscienza razionale dell’Io nella coscienza spirituale del Sè, rappresentata simbolicamente da.i dieci anelli dipinti da Lotto in primo piano (1)

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ella teoria scolastica del XII sec. il concetto di sinderesi (coscienza transpersonale) indica la capacità naturale di conoscere autonomamente i principi universali dell’ordine morale, etico e spirituale. Per San Tommaso la sinderesi è un abito dell’intelligenza pratica che permette di “fare la cosa giusta”; per san Bonaventura è un abito della volontà che viene inclinata al bene dalla voce della coscienza , per cui l’uomo che completa i sei gradi di metamorfosi dei sensi dell’anima, diventa unico giudice di se stesso. Secondo la filosofia gnostica alessandrina la sinderesi, definito dal Bonaventura apex mentis seu synderesis scintilla, equivale all’intuizione illuminata dalle emozioni, le scintille del cuore, l’organo spirituale di Ermete Trismegtsto in grado di ricevere la luce della trinità (verità, giustizia e sapienza). Si tratta di una intuizione iperconscia di natura transpersonale in quanto le emozioni suscitare dalla luce trascendono la coscienza razionale dell’Io in cui permane una visione limitata dalla realtà e della verità, condizionata dai fattori mentali individuali quali la pigrizia, l’inerzia, l’apatia, l’orgoglio, la vanità e la velleità, e da fattori sociali ambientali definiti dal sistema delle abitudini, delle credenze e delle convinzioni morali, ideologiche o dogmatiche. La verità non può essere trasmessa attraverso argomentazioni di tipo religioso o filosofico, ma veicolata dalla “suprema risonanza naturale di conoscenza” (la luce della verità) che risveglia il potere della mente (il serpente della gnosi) di recepire, nella combinazione delle diverse frequenze, le forme del pensiero archetipico, lo Spirito Santo dei cristiani. Il protagonista dell’intuizione cognitiva non è l’intelletto razionale, ma il Sè cognitivo che dimora nel cuore, definito dal Vedanta il soggetto ultimo della realtà, il conoscitore del tutto, la conoscenza e lo strumento che si usa per conoscere, perchè oltre il percipiente (l’Io) e il percepito (l’oggetto della conoscenza). Sul piano della coscienza (il dominio dell’Io raffigurato nello schema) il sè cognitivo codifica le diverse frequenze di luce infrarossa sulla base del loro “gradiente” di verità traducendole in emozioni discriminative “ultraviolette” che vengono poi decodificate dalle strutture sensoriali, razionali, intuitive e cognitive del cervello (l’inconscio creativo dei greci) in immagini archetipiche. Le immagini archetipiche provenienti dal subconscio creativo hanno la funzione di compensare l’alterazione dei processi somatici provocati dal polo infrarosso al fine di conservare la salute, il buon senso, la ragione e la giusta intuizione che conduce alla salvezza dell’anima (salus) e alla liberazione dell’ego (kenosis) Quando ci sentiamo soffocati da un senso di oppressione sentiamo il bisogno di di cambiare aria, di modificare abitudini, relazioni e letture, oppure proviamo un senso di colpa, di vergogna e di disagio per le azioni compiute, il Sè cognitivo funziona come “centro regolatore” dell’intera psiche, come elemento d’ordine, “soggetto di un processo che si svolge al di fuori dell’io, sul quale esercita un effetto a distanza, unica manifestazione della sua presenza” (Jung). Non è possibile studiare il Sè neuropsicosomatico con strumenti scientifici, ma la “voce della coscienza” dimostra l’esistenza di una realtà psichica transpersonale che tenta di “convertire” le passioni dell’ego nelle virtù dell’anima, come descritto meravigliosamente nel grillo parlante della favola di Pinocchio. La vicenda di Saulo folgorato sula via di Damasco descrive invece il potere della “luce della coscienza” di Cristo di provocare la conversione dello sguardo verso quella luce che porta con sè la speranza della trasformazione collettiva

L’ampiezza dello spettro di luce MONOGRAFIEVENETE

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L’EMOZIONE DISCRIMINATIVA

Lotto: Annunciazione (1534) Museo Villa Colloredo- Recanati

L’ARCHETIPO DI SOPHIA Lorenzo Lotto descrive l’intuizione ipercosciente della Vergine Maria dal punto di vista dello gnosi mistica, la filosofia della salvezza molto diffusa tra i cristiani medio-orientali e le comunità copte presenti a Venezia. Lotto utilizza una serie di immagini simboliche, condivise anche da Giorgione nella Tempesta, che dimostrano quanto la cultura dell’esperienza spirtiuale diretta, personale, fosse più importante della fede nelle verità trasmesse dai testi canonici. La Gnosi racchiude in sè sia la filosofia della salvezza “al maschile”, racchiusa nell’esperienza della passione, morte e resurrezione di Cristo, sia la filosofia della salvezza “al femminile”, rappresentata come visione gnostica nelle vesti di Sophia, sorella di Cristo. La Sophia è descritta nelle vesti di madrina della vera conoscenza, nel suo ruolo di accompagnare gradiualmente l’anima alla fonrte battesimale della verità descritta nel sacrificio di Cristo. E’ per questo motivo che gli artisti veneti utilizzano l’immagine della mantellina bianca per far capire a chi osservava di interpretare il dipinto seguendo il percorso di salvezza tracciato dall’archetipo di Sophia. Sophia racchiude in sè i segreti della dottrina della salvezza mediante la conoscenza della verità, per cui si può comprendere il gesto della Vergine di voltare le spalle al cristianesimo tradizionale (Dio Padre) che insegna all’anima la via della salvezza dalla dannazione eterna per grazia di Dio principalmente mediante la fede. Per L’umanesimo veneto le due concezioni non sono inconciliabili, ma conseguenti. Per conquistare la Grazia di Dio, allusione al flusso dell’emozione ipercosciente che dal cuore giunge al cervello per essere riconosciuta come verità, occorre avere fede nel proprio Sè, il bambino interiore, figlio di Sophia, in gradi di nascere e crescere solo se nutrito dal latte della conoscenza , il latte della vergine.

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’Annunciazione dipinta da Lorenzo Lotto è forse l’opera più controversa nella storia dell’arte rinascimentale per l’inconsueta raffigurazione dell’evento più importante della vita della Vergine. In effetti sono molte le anomalie che Lotto inserisce ad arte per rappresentare la particolarità dell’intuizione di ricercare la verità in forma neutra, pura, esente da influssi ideologici o dogmatici. Agostino afferma che la verità abita in interiore homine, per cui non è un contenuto, ma una luce interiore che si manifesta per pura intuizione come pensiero espresso in rappresentazioni, e non per concetti astratti. L’intuizione del cuore, prerogativa della mente emozionale del mistico che compie la purificazione del fattori deteriori attraverso la disciplina dei sensi dell’anima (archetipo della Vergine), esprime un ragionamento legato alle cose e dipendente dalle situazioni psicologiche proveniente dal “più intimo del mio intimo”, che esula da modelli culturali assimilati dal mondo esterno. Il collegamento tra il cuore e il cervello, tra l’emozione infrarossa e l’intuizione psichica, non può essere regolato da nessun ente sovrapersonale, nemmeno dall’Io che ne è escluso in quanto ciò che accade all’interno del psiche più profonda, è un fenomeno ipercosciente che trascende la volontà e il talento dell’individuo. E’ in questo frangente che il mistico sperimenta una propria autonomia spirituale che lo svincola dalle dottrine religiose e dai testi filosofici, dai precetti morali e dalle prescrizioni etiche, dalla disciplina dei sensi e e persino dall’autocoscienza. La Vergine dipinta da Lorenzo Lotto volta le spalle non solo ai libri, cui non ha più bisogno, ma anche all’inferenza dal retaggio sociale religioso che mira a condizionare e inibire la facoltà dell’anima di autoliberarsi da ogni influsso di tipo paternalistico, rappresenta da Dio Padre nel gesto di intromettersi nella “stanza del cuore”. L’intuizione iperconscia si manifesta quando la mente è pacificata, libera dalle sollecitazioni psichiche, dagli stimoli sensoriali e dagli schemi mentali provenienti dall’inconscio collettivo (il gatto scappa spaventato dall’apparizione di Gabriele) Nella prima fase (1. lo sgabello con il vaso di vetro) di elaborazione cerebrale della luce divina (2. il tendaggio nero aperto sulla stanza da letto), le intuizioni sono prelogiche, indifferenziate, impersonali al punto tale che il mistico sperimenta un senso di esaltazione divina (3. l’adrenalina esce dal vaso) provocata dalla luce infrarossa che in San Francesco induce il fenomeno delle stimmate e le visioni Nella seconda fase, quella della gestazione (4. la cuffia) e poi della nascita del bambino interiore (5. lo scialle), il sè cognitivo, figlio di Sophìa, l’anima inizia ad evolvere in discriminazione logica e analogica (6.il serpente appeso) che apre alla fase di rivelazione della verità che filtra dall’esterno (7. la finestra) Il distacco dagli schemi di pensiero precostituiti permette al sè cognitivo di canalizzare la luce della verità in quelle aree della memoria (8.la mensola sotto la finestra) in cui sono state riposte le esperienze personali (9. il diario orizzontale), la conoscenza dei testi filosofici (10. il libro in verticale) e le parole dei saggi e degli illuminati (11. la candela e il lume) che hanno vissuto dentro se stessi, fino a consumarsi, il fuoco acceso dal desiderio di conoscenza Solo nella terza fase (12. i nove vetri della finestra) il sè cognitivo accede per intuizione translogica, simbolica e archetipica (i tre cerchi del vetro) alla conoscenza delle esperienze di trasformazione contenute nei testi sacri e il mistico illumina la coscienza del Sè, come accade a S.Paolo che ,dopo essere stato folgorato dalla “luce della coscienza di Cristo” sulla via di Damasco, giunge ad affermare: “dunque non sono più io che vivo, ma è Cristo (il Sè) che vive in me”. MONOGRAFIEVENETE

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GIORGIONE E LA GNOSI ERMETICA Giorgione nasce a Castelfranco forse nel 1477 e secondo la biografia di Vasari muore per peste a Venezia nel 1511. Probabilmente di carattere schivo e introverso, ha lasciato poche tracce della sua vita, ma come artista è subito collocato tra i grandi del Rinascimento per l a raffinata bellezza estetica e l’incredibile complessità del suo linguaggio simbolico. A Venezia, crocevia della cultura medio orientale, Giorgione dà forma al suo percorso artistico- filosofico ispirato più dalla dottrina della salvezza “femminile” legata all’ archetipo di Sophia, che dalla dottrina della salvezza”maschile” contenuta nel Vangelo. La cultura bizantina, erede della cosmogonia gnostica ravvisabile su alcuni mosaici della Basilica di Santa Maria Assunta ad Aquileia, è stato l’elemento di svolta verso la concezione della Donna artefice della rivelazione della verità, come riportato nelle parole di Cristo contenute nella “Pistis Sophia” , un vangelo gnostico del III sec. che circolava a Venezia nella comunità coopta ortodossa: “Chi ha orecchie da intendere, intenda! Udite queste parole del salvatore, Maria rimase un’ora (con gli occhi) fissi nell’aria; poi disse: - Signore, comandami di parlare apertaGiorgione - probabile autoritratto

mente. Gesù, misericordioso, rispose a Maria: - Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli” La metamorfosi delle mente intuitiva Giorgione dipinge nel ritratto di donna la metamorfosi della mente intuitiva in grado di cogliere nelle frequenze di luce, nelle immagini , nelle parole e nelle opere dell’intelletto umano la luce della verità. La metamorfosi delle mente intuitive si manifesta attraverso un progressivo addestramento delle facoltà sensitive, percettive, intuitive e cognitive che sono inscritte nell’archetipo dell’anima. Le facoltà sensitive si manifestano nell’anima psichica sensibile agli stimoli infrarossi (il tessuto rosso del vestito) ed evolvono, integrandole, nelle facoltà percettive dell’anima sensoriale capace di selezionare gli stimoli in base al senso estetico - funzionale (il collo di pelliccia). Le facoltà sensitive-percettive evolvono, integrandole, nelle facoltà sovrasensoriali intuitive che scaturiscono dal collegamento del cuore con il cervelletto (il velo trasparente che origina dal seno scoperto e giunge fino alla nuca). Giorgione descrive nei particolari dell’abbigliamento i quattro gradi di metamorfosi delle facoltà sensitive (archetipo di Eva) , percettive (archetipo di Afrodite) e intuitive (archetipo di Maria) nelle facoltà cognitive (archetipo di Sophia) che permettono al filosofo di accedere all’inconscio cognitivo degli gnostici (la pianta di alloro) in cui è “conservato” il percorso iniziatico di “riduzione” della mente logica-razionale (maschile) nella mente analogica-intuitiva (femminile) trasmesso dall’archetipo di di Ermete Trismegisto. Le facoltà cognitive di Sophia, formate dall’intuizione logica e analogica delle immagini tra loro sovrapposte come i due lembi del copricapo verde, sono fondamentali per passare dalla conoscenza filtrata dalle parole contenute nei libri, alla conoscenza trasmessa dalle immagini, dalle icone , dalle metafore e dai simboli. Il linguaggio analogico- intuitivo, per sua natura libero dallo scetticismo logico-razionale che esige una verifica delle affermazioni, non ha bisogno di esibire prove, documenti o attestazioni, perchè l’immagine è così come si presenta allo sguardo di chi sa guardare e ha orecchie per intendere, per cui la ragione discorsiva (translogica) del maestro può raccontare la verità per parabole, esempi, favole, metafore e allegorie.

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Giorgione: Laura (1506) Kunsthistorisches Museum - Vienna.

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GIORGIONE E LA GNOSI ERMETICA La metamorfosi della mente razionale Nel 18° Concilio Ecumenico del 1513, la Chiesa romana conferma l’immortalità dell’anima razionale e condanna come eresia la teoria avanzata da un professore dell’Università di Padova, Pietro Pomponazzi (1492 -1525) nel suo Tractatus de immortalitate animae. Il filosofo sosteneva che l’anima personale non fosse un’entità spirituale, bensì una proprietà comune a tutti che con la morte dell’individuo si sarebbe ricollocata nello spirito universale. Per affermare l’immortalità dell’anima occorreva abbandonare la via razionale, dismettere l’abito del filosofo e affidarsi alla fede e alle sue certezze indimostrabili. Pomponazzi mette a nudo la contraddizione esistente tra l’esercizio di fede che porta a credere nella salvezza dell’anima dopo la morte e l’esercizio della ragione e della legge a cui si affida l’anima razionale per difendersi dall’inferenza della follia distruttiva generata dalle pulsioni istintive e dalla libido affermativa di chi detiene un benchè minimo potere materiale, sociale intellettuale. La dicotomia esistente tra fede e ragione sembra irriducibile, ma la vicenda biblica che L’OTTUPLICE SENTIERO Il pavimento del Duomo di Siena è formato da un complesso di tarsie marmoree che raffigurano i temi centrali della gnosi ermetica. Davanti al portale centrale, Ermete Trismegisto simboleggia l’inizio della conoscenza terrena, quella del mondo antico, con un libro che simboleggia Oriente e Occidente, nonché riporta parole legate alla creazione del mondo. Segue una una rappresentazione della Ruota della Fortuna che regge le sorti umane. La ruota della Fortuna indica il percorso che deve compiere l’individuo per raggiungere il retto modo di vivere e la retta conoscenza di sè e del mondo.. Il percorso circolare della ruota inizia dallo sviluppo delle facoltà percettive (l’uomo sul discendente), sensitive (l’uomo sul fondo ) e intuitive (l’uomo sull’ascendente), fino a realizzare le facoltà cognitive (il re sul trono). Tuttavia per giungere alla perfetta conoscenza occorre evolvere nella facoltà della discriminazione sensoriale, razionale, intuitiva e cognitiva rappresentate dai quattro sapienti collocati negli angoli. Le otto ruote convergono al centro dove avviene la fusione auspicata da Hermete Trismegisto tra mente emozionale e razionale, non dissimile da quella annunciata dal Buddha in oriente.: “Nel mezzo di questo Ottuplice sentiero che guida alla calma, alla perfetta conoscenza, al perfetto risveglio l’uomo conquista la retta visione, la retta intenzione, la retta parola, la retta azione, il retto modo di vivere, il retto sforzo, la retta presenza mentale, la retta concentrazione.» (Buddha Shakyamuni Dhammacakkappavattana Sutta)

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vede l’anima razionale di Giuditta nelle vesti di giustiziere del tiranno Oloferne, offre lo spunto a Giorgione per esporre una diversa ipotesi di salvezza. Giuditta descrive infatti il passaggio dalle facoltà della mente emozionale dominata dalle paure, dall’ansia e dalla frustrazione di non soddisfare le necessità materiali , i desideri e le aspirazioni dell’anima, alle facoltà della mente razionale capace di contenere le pulsioni e di escogitare le soluzioni più adeguate per risolvere problemi, difficoltà e impedimenti, anche se possono sembrare impossibili, difficili e a volte rischiosi da affrontare. Mentre la mente emozionale riesce a compiere la metamorfosi della facoltà sensitive , percettive, intuitive e cognitive indispensabili per la sopravvivenza e alla conservazione dell’equilibrio psico-somatico, la mente razionale sviluppa le facoltà della discriminazione logica che portano con sè la comprensione dei problemi, dei rischi, delle aspettative e delle motivazioni che sono parte essenziale del giudizio discriminativo La vicenda di Giuditta è emblematica di come l’anima razionale, libera dal bisogno materiale (La donna è una ricca vedova), sia capace sviluppare le facoltà della discriminazione (il gioiello a forma di croce con il rubino al centro) che permettono di compiere la metamorfosi della percezione razionale in comprensione della realtà e della gravità del pericolo (Oloferne vuole conquistare la città). Giuditta decide di salvare il suo popolo e attraverso una serie di intuizioni logiche dettate dalla discriminazione degli eventi (la serva che la accompagna), definite dalla ruota della fortuna, riesce a decapitare la testa del tiranno e liberare il suo popolo dal pericolo. Giorgione riesce a spiegare in due dipinti la metamorfosi della mente emozionale attraverso le facoltà sensitive, percettive, intuitive e cognitive, e la metamorfosi della mente razionale nelle facoltà della discriminazione sensoriale, razionale, intuitiva e cognitiva. La doppia metamorfosi si compie in otto fasi distinte equivalenti alle tappe descritte dall’Ottuplice sentiero di metamorfosi delle facoltà mentali che contraddistingue la Via della salvezza illuminata dalla Ermete Trismegisto, concezione diffusa in occidente dal movimento dei Catari particolarmente attivo a Siena. Incrociando le facoltà della mente emozionale con quelle della mente razionale, l’anima psichica-razionale sviluppa l’intuizione discriminativa (il gioiello in fronte ) e apprende l’arte di discernere l’utile dall’iniquo, il bello dal banale, il giusto dall’esoso, la saggezza dall’ignoranza fino a giungere a percepire e distinguere la verità dalla menzogna, la realtà dall’illusione, aspetti essenziali della sapienza millenaria (la quercia) MONOGRAFIEVENETE


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Giorgione: Giuditta (1504) Hermitage - S. Pietoburgo

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GIORGIONE E LA GNOSI ERMETICA Apollo e l’arte dell’indagine discriminativa A differenza dell’approccio platonico che identifica l’anima come prigioniera del corpo e delle sue passioni, e della concezione cattolica che la assimila a sostanza da emendare dal peccato originale e da condurre alla salvezza nel Regno dei Cieli attraverso la mediazione della Grazia divina, per la gnosi di matrice aristotelica l’anima “vivifica” il corpo e fa esperienza di se stessa a partire dalle emozioni. La mitologia greca descrive negli archetipi dell’Olimpo le diverse facoltà con cui l’anima fa esperienza di sè nel mondo della materia (l’azione di Marte) , dei sentimenti (la percezione di Afrodite) e della conoscenza in cui legifera la comprensione intuitiva (l’intelletto di Zeus) e la comprensione razionale (l’intelletto di Saturno). Tuttavia non può esserci comprensione della realtà separata dall’intuizione logica per cui Zeus genera Apollo, la divinità di tutte le arti, della musica, della profezia, della poesia, delle arti mediche (il dio della medicina è infatti suo figlio Asclepio), delle pestilenze e della scienza che illumina l’intelletto. In quanto protettore della città e del tempio di Delfi, Apollo è venerato come Dio oracolare capace di svelare, tramite la sacerdotessa, detta Pizia, il futuro agli esseri umani; anche per questo era adorato nell’antichità come uno degli dei più importanti del Dodekatheon Apollo rappresenta quindi l’archetipo fondamentale per tradurre l’emozione in intuizione Guffurio: musica delle sfere celesti APOLLO ORACOLO La musica si propaga nell’etere secondo diverse frequenze che formano la scala delle note. Ogni nota viene percepita entro determinati intervalli di frequenza per cui l’orecchio affina la sensibilità a riconoscere il timbro specifico di ogni singola vibrazione. La mente sensoriale, governata dall’intuizione logica di Apollo e dalle tre grazie, simbolo dell’estensione delle di frequenze (corte, medie e lunghe), codifica il suono dalle note più grevi a quelle più acute in otto livelli di percezione (i pianeti sulla fila destra) e di discriminazione psichica (le muse sulla sinistra). La luna è il corpo celeste che ruota intorno alla terra con una velocità di rotazione (la musica) che può essere recepita dal subconscio qui e ora, nel tempo presente. La mente (il serpente) è lo strumento dell’anima psichica (Talia/la Pizia) che deve essere accordato per recepire nel ciclo soli-lunare le variazioni di ritmo, intensità ed estensibilità del suono. Ogni variazione di frequenza nelle spettro degli infrarossi suscita una specifica gamma di emozioni che possono essere elaborate dal cuore (il sole simbolo del cuore di Apollo oracolo) in intuizioni chiaroveggenti.

logica, rappresentata da Giorgione nell’immagine dalla freccia, che attraversa entrambi gli emisferi cerebrali, rappresentati dalle due dite aperte a V, a significare la successiva opera di traduzione dell’intuizione nel linguaggio scientifico- matematico (emisfero sinistro) oppure artistico-poetico (emisfero destro). L’intuizione logica elaborata dall’emisfero sinistro coglie la realtà attraverso l’osservazione dei fenomeni senza ricorrere ai processi di deduzione, come accade a Newton che formula la teoria della gravità osservando la mela che cade dall’albero. L’intuizione logica elaborata emisfero destro coglie le verità utilizzando metafore e immagini simboliche che rivelano le cause che le hanno provocate, il modo tipico degli scrittori, e in particolare di Shakespeare, di arricchire la trama degli eventi con immagini poetiche che rivelano le vere emozioni dei protagonisti Nel’archetipo di Apollo è inoltre implicito il passaggio dall’intuizione logica di ciò che si osserva, alla discriminazione logica del linguaggio simbolico-matematico che, come dimostra la scienza, anticipa e prevede la manifestazione non casuale dei fenomeni. L’arte di discriminare la realtà dei fatti a partire dalle relazioni esistenti fra le diverse parti e dell’analisi delle motivazioni (il movente esterno) è implicito nel metodo di indagine degl investigatori alla Sherlock Holmes non a caso affiancato dal Dott. Watson che invece rappresenta la fase percettiva - intuitiva. Allo stesso modo l’arte di discriminare le verità nascoste a partire da quanto recepito tramite le emozioni, permette di espandere la comprensione delle immagini che hanno un particolare significato per l’anima (movente interno) L’indagine discriminativa (Apollo arciere) parte dall’assunto che la percezione della realtà e della verità è modellata dall’inconscio creativo collettivo (le Muse). Infatti al tentativo di ricercare la realtà dei fatti corrisponde la tendenza subconscia dei testimoni di offrire una interpretazione poco credibile di quanto è avvenuto; viceversa al tentativo di rivelare le verità contenute nelle immagini e nei testi, corrisponde la tendenza di sottovalutare le interpretazioni non supportate da ricerche filologiche e bibliografiche, da prove e documenti, oppure non avvalorate da altri studiosi.

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Giorgione: Il giovane Apollo (1500) Kunsthistorisches Museum - Vienna.

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LA MENS RATIONALIS

GIORGIONE

La metamorfosi della mente razionale L’arte della discriminazione e la Kenosis ermetica

LA MISTICA MUSICA

La percezione delle verità nascoste Emozione sovrasensibile e intuizione analogica

L’INTELLETTO DISCRIMINATIVO L’arte della discriminazione cognitiva La fortezza e la sapienza dell’anima

LA PIETRA FILOSOFALE Le Kenosis dela mente razionale IlVitriolo e il Lapis Philosophorum

LE INIZIAZIONI A SOPHIA Incenerazione e dissolouzione Folgorazione e conversione

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MENS RATIONALIS LA METAMORFOSI DELLA MENTE RAZIONALE

L’ARTE DELLA DISCRIMINAZIONE E LA KENOSIS ERMETICA MONOGRAFIEVENETE


LA MENS RATIONALIS

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LA MISTICA MUSICA

La percezione delle verità nascoste Emozione sovrasensibile e intuizione analogica Il fenomeno di rivelazione della verità è soggettivo e particolare, ma nello stesso tempo, in quanto originato dalla discriminazione (ratio), è oggettivo e universale. La discriminazione sensoriale, definita dai greci come “aisthesis”, il trattenere il fiato dalla meraviglia e dallo stupore, oppure dal disgusto e dall’imbarazzo, si manifesta come risposta primaria della mente percettiva che permette di andare oltre le apparenze e di riconoscere in ogni immagine non solo il suo contenuto estetico, ma anche il suo contenuto di verità.

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LA MISTICA MUSICA

Giorgione: Lezione di musica (1500) Galleria Palatina - Firenze

LA MENTE ANALOGICA- INTUITIVA La mente logica-razionale funziona per concetti per cui un cavallo è un cavallo, mentre la mente analogica-intuitiva funziona per immagini e il cavallo può essere associato all’istinto, al desiderio, all’impeto, alla fedeltà e all’abilità di superare gli ostacoli. Mentre il concetto non lascia scampo all’interpretazione, l’analogia concede una fluttuazione di significati che sintetizzati in immagini simboliche possono suscitare una emozione cognitiva , la curiosità sovrasensibile, percepite al di là dei sensi. Ad esempio il cavallo è l’immagine archetipica della conoscenza che emerge dall’esperienza delle abilità corporee e sensoriali, e non è privo di suggestione che Ulisse la utilizzi per suscitare la curiosità dei Troiani. L’emozione cognitiva sovrasensibile nasce dal collegamento dal cuore, sede dell’inconscio psichico in cui vengono recepite le immagini che hanno un significato per l’anima, con il cervelletto, sede dell’inconscio collettivo in cui sono collocate le immagini archetipiche che possono essere di natura personale o transpersonale. Il desiderio di conoscere ciò suscita la curiosità sovrasensibile, l’immagine analogica associata all’archetipi, fa emergere una forma di conoscenza prelogica che ha generato nei secoli i racconti mitologici, le favole, le leggende, i poemi cavallereschi, i proverbi e tutte le varie forme di saggezza popolare che hanno un fondamento di verità nell’evoluzione epigenetica del cervello umano in rapporto all’evoluzione materiale, religiosa e spirituale della società.

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L

’intuizione logica rappresenta il fulcro dell’indagine discriminativa, immaginata da Giorgione come un concerto di musica a cui partecipano le facoltà dell’emozione (l’allievo), dell’intuizione (l’insegnante) e della discriminazione (il maestro). La metafora della musica è l’espediente utilizzato Giorgione per descrivere i processi mentali che conducono a codificare e poi interpretare la realtà e la verità Come avevano insegnato i filosofi greci, alla verità si giunge per approssimazione, svelando una dopo l’altro (a-letheia) ciò che impedisce la corretta interpretazione dei fatti e delle immagini che formano la trama. Per svelare la verità occorre esercitare la regolarità della logica annunciata da Aristotele, per cui la Sapienza (Sophìa) è la scienza dei principi e delle cause , “Viceversa i principi e le cause non si conoscono mediante le cose che sono loro soggette. E’ allora evidente acquisire la scienza delle cause prime: infatti diciamo di conoscere una cosa quando riteniamo di conoscerne la causa prima” Infatti mediante l’intuizione deduttiva dei principi resa possibile dal linguaggio logico-matematico (le note musicali) e l’intuizione induttiva delle cause che emerge dalla percezione discriminativa dei fenomeni (il pentagramma), diventa possibile “comporre” la conoscenza di tutte le altre cose (la musica) e l’interpretazione di tutti altri fenomeni (lo spartito) La sapienza delle cause prime è il principio della scienza per cui conosciamo a priori perchè un corpo galleggia sull’acqua, ma la verità che riguarda le faccende umane ama nascondersi, celarsi allo sguardo, spesso occultata dalla volontà di di mantenere segreto ciò che conviene ed è utile e vantaggioso non rivelare. L’intuizione logica che procede per deduzione e induzione (la fascia a V arancione) permette di comporre una personale interpretazione dei fenomeni visibili, ma nel momento in cui lo sguardo della discriminazione (il maestro) si proietta all’esterno della cornice delimitata dalla propria esperienza per svelare la verità nascoste allo sguardo, è necessario apprendere l’arte dell’intuizione analogica. L’intuizione analogica, rappresentata da Giorgione nell’immagine dell’insegnante dipinto nel gesto di avvertire l’allevo a porre attenzione alle note discordanti, crea una discontinuità nella percezione in quanto la nota stonata insinua la perplessità, il dubbio e infine il sospetto sulla veridicità delle apparenze. Quando il cuore percepisce l’emozione sovrasensibile (concordante o discordante) e ci si sente incuriositi o disorientati da ciò che non è in armonia e suona “per conto suo”, la mente analogica mette insieme i dati provenienti dalla percezione, li raggruppa per tipo, somiglianza, affinità e motivazioni tra loro congruenti, al fine di elaborare delle ipotesi che permettono di andare oltre i limiti della logica. Due secoli più tardi Kant affermerà che l’intuizione analogica serve alla ragione per orientarsi nella “spessa notte” che avvolge lo spazio del sovrasensibile per cui è costretta, stimolata dall’ urgenza di esplorare l’ignoto o di ottenere risposte, a presupporre e ipotizzare qualcosa che non può pretendere di conoscere in base a concetti ritenuti oggettivi e schematici. Giorgione descrive di fatto la possibilità della mente logica-razionale di diventare permeabile al dubbio generato da quella realtà sovrasensibile, che oggi definiremo inconscio collettivo, a cui accede invece il mistico attraverso le funzioni analogiche (emozione, intuizione e discriminazione) per permettono di recepire l’omogeneità dei fenomeni archetipici, e quindi i principi e le cause che sono costitutivi del Bene e del Male. MONOGRAFIEVENETE

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Nel cartiglio: Non vale l’ingegno se non è seguito dai fatti

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LA MISTICA MUSICA

Giorgione: Maestro e discepolo (1500) National Gallery of Art - Washington

IL MITO DI LEDA E IL CIGNO

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sensi dell’anima sono molteplici, variabili da individuo a individuo in base al grado di discernimento delle immagini Tra questi il senso estetico e il senso morale emergono dalla discriminazione sensoriale delle immagini e dalla discriminazione razionale dei comportamenti umani. Il senso estetico, descritto in mitologia dalla bellissima Elena, è un aspetto importante nella creazione artistica , un valore aggiunto che garantisce ricchezza , ed è forse per questo motivo non secondario che Achei e Troiani si contendono Elena in una guerra durata ben diciannove anni. Anche Leonardo, seguendo le tracce del mito di Leda attribuisce a Elena lo stesso significato, mentre intravede nella vendicativa Clitennestra il seme del senso morale innato nella psiche femminile. Il senso morale ed estetico nascono insieme. Il mito racconta che Zeus tramutato in cigno feconda nel grembo di Leda la nascita delle due coppie di gemelli, Castore e Polluce ed Elena e Clitennestra. Le due coppie di funzioni descrivono il naturale sviluppo del senso logico (Castore e Clitennestra) e analogico (Polluce ed Elena). Solo quello analogico è in grado di creare opere che possono mantenere inalterato nei millenni il loro significato, per cui il mito qualifica la coppia Elena e Polluce come immortali. Giorgione dipinge l’accoppiamento di Leda con il cigno collocando a sinistra ua donna che sostiene uno stendardo con un foro luminoso a significare di scegliere di sviluppare il senso analogico che prelude all’istinto di equilibrio, il principio della risilienza (i ramoscello che si piega al vento)

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i sono fenomeni che gli strumenti dell’intuizione logica non riescono a misurare, calcolare e spiegare, ma che possono essere interpretati dagli strumenti dell’intuizione analogica (il flauto nella mano dell’allievo). L’intuizione analogica suscitata dalI’emozione sovrasensibile (l’espressione dell’allievo) , alla base di ogni opera creativa e scoperta scientifica, non scaturisce dal ragionamento, ma emerge dal subconscio ispirata dai sogni, dalla fantasia, dall’immaginazione e infine elaborata attraverso lo studio analogico delle forme prime (i modelli) che si possono trovare in natura o nei recessi dell’inconscio collettivo (archetipi). Leonardo da Vinci ha dimostrato le potenzialità della mente logica-analogica di progettare le macchine in base al funzionamento degli organismi naturali, da imitare e da modificare in base alla tecnologia disponibile,e spingendosi oltre individua nel mito di “Leda e Il cigno” l’archetipo dello sviluppo dell’intelligenza logica e analogica in intelligenza creativa, archetipo che anche Giorgione, forse qualche anno prima di Leonardo colloca come punto di partenza per conoscere la metamorfosi della mente alchemica. L’imitazione del modello e l’assimilazione dell’archetipo è fondamentale perchè racchiude in sè il principio di equilibrio e proporzione che si manifesta nel mondo come mediatore, come terzo elemento in grado di riannodare i fili tra le facoltà creative dell’emisfero destro con le facoltà razionali dell’emisfero sinistro. Ogni volta che l’intelligenza logica si trova la posta sbarrata dall’inesperienza, dall’incomprensione, dall’impossibilità di trasmettere e quindi insegnare attraverso il linguaggio discorsivo, il modello diventa il medium della conoscenza in quanto permette di visualizzare i diversi passaggi per giungere alla comprensione del tutto, alla visione d’insieme . Sul piano artistico il ‘modello archetipico’ stabilisce un rapporto armonico tra le cose percepite e il corpo umano fondato sulla capacità del “sovrasenso musicale” di recepire i rapporti proporzionali tra le diverse parti definiti della regola aurea utilizzata dai greci per la realizzare templi, statue e di ogni altro manufatto. Sul piano spirituale il compito di fungere da intermediario e collante tra gli opposti, e quindi anche tra i due emisferi, è l’amore che trasforma ogni contraddizione in correlazione, ogni contrasto in armonia. Alla conoscenza dei modelli che permettono al giovane artista di esprimere il proprio talento , si giunge per gradi, trascendendo i quattro stati della materia che impediscono all’anima di di accedere al sovrasenso musicale, cioè alle capacità di percepire il giusto equilibrio, la divina proporzione tra le diverse parti dell’opera, senza ricorrere al calcolo o alla geometria. Giorgione affida al Maestro di musica il compito di descrivere con un modello sferico suddiviso in cinque parti , le diverse fasi di conoscenza: all’elemento Terra corrisponde la conoscenza degli istinti e delle pulsioni; all’elemento Acqua la conoscenza dei moti dell’anima, all’elemento Aria la conoscenza della mente. A questi primi elementi della materia umana (le tre fasce orizzontali), segue il “fuoco” della discriminazione razionale e intuitiva (le due fasce trasversali) che culmina nella capacità di riconoscere nelle immagini le forme pensiero universali (i modelli), e gli archetipi della mente ( i due anelli ortogonali) che chiudono la Sfera, simbolo dell’inconscio collettivo in cui è sedimentato tutto il sapere che un uomo può comprendere e oltre al quale non può sperare di andare.

Giorgione: Leda e il cigno MONOGRAFIEVENETE

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L’INTELLETTO DISCRIMINATIVO L’Arte della discriminazione cognitiva La fortezza e la sapienza dell’anima - Sophìa Nel mito della caverna Platone descrive la condizione dell’uomo prigioniero, senza catene, della passività, dell’inerzia, della pigrizia in cui vegeta la sua mente, incapace di recepire la vita reale perchè ottenebrata dall’ignoranza, dal sistema delle convinzioni e delle abitudini.

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L’INTELLETTO DISCRIMINATIVO

Giorgione: I tre filosofi (1502) Kunsthistorisches Museum - Vienna

DAI TRE MAGI AI TRE FILOSOFI Nel dipinto dei Tre filosofi Giorgione porta a conclusione il percorso di conoscenza definito dai Re Magi che seguendo la stella cometa (della discriminazione) giungono fino a Betlemme per offrire al Bambino Gesù l’oro, l’incenso e la mirra, i doni della sapienza. L’oro della sapienza logica-razionale illumina la comprensione la realtà attraverso la discriminazione razionale e cognitiva dei fatti; l’incenso della sapienza analogica svela le verità nascoste tramite la discriminazione sensoriale e intuitiva delle immagini. Il dono della mirra giunge al termine delle due fasi di “saldatura” tra la mente logica e analogica e permette di comprendere situazioni, eventi e fenomeni intrecciando i dati provenienti da entrambi gli emisferi cerebrali, in forma translogica supercoscente. I tre filosofi descrivono la fase finale dello sviluppo della discriminazione logica (la squadra) e analogica (il compasso) in discriminazione translogica (il filosofo veneto seduto con gli strumenti in mano) . La discriminazione translogica permette di di utilizzare l’espediente delle metafore, delle allegorie e delle parabole per descrivere situazioni, comportamenti e condizionamenti psicologici difficili da concettualizzare. Tuttavia l’uso delle metafore non è idoneo per comprendere le cause e le dinamiche degli eventi irrazionali per cui la l’intelligenza translogica attinge all’intuizione simbolica (il filosofo arabo volta le spalle alla “metafora” della caverna), e alla discriminazione archetipica (il filasofo alessandrino mostra la tavola smeraldina di Ermete Trismegisto). Questa triplice sapienza non proviene dai libri, ma dalla “stella” della discriminazione cognitiva (la discriminazione logica, analogica, translogica, simbolica e archetipica) che l’umanista “attira verso di sè” quando giunge a “generare” il Bambino Gesù, simbolo dell’intelletto impassivo illuminato dalle intuizione del cuore, iperconscia e sovrasensibile.

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el mito della caverna Platone descrive la condizione dell’uomo prigioniero, senza catene, della passività, dell’inerzia, della pigrizia in cui vegeta la sua mente, incapace di recepire la vita reale perchè ottenebrata dall’ignoranza, dal sistema delle convinzioni e delle abitudini. Nello spazio angusto e buio in cui non sa neppure di essere prigioniero, tanto è abituato, conformato e affezionato alla propria condizione, filtra solo una debole luce dall’unica entrata che lo mantiene in contatto con la vita reale. Ma ciò che vede all’interno di sè non sono immagini di verità, ma solo ombre proiettate da altri, simulacri di realtà che agiscono sulla coscienza come illusioni, false opinioni, inutili speranze e ambigue promesse. Anche quando la mente esce dal suo torpore e inizia a volgere lo sguardo verso la luce che filtra dall’ingresso, verso la realtà proiettata dalle immagini, la percezione è condizionata dalla presunzione, dalla vanità e dalla convinzione di vivere una vita autentica e gratificante, solo perchè i bisogni primari, le necessità materiali e i desideri emotivi sono soddisfatti. La condizione dell’uomo inizia a cambiare nel momento in cui la mente ottenebrata dall’ignoranza o dalla superbia inizia ad essere “vivificata” dalle “potenze” dell’anima, dalle facoltà cognitive che evolvono dalla cardiomorfosi dell’emozione in intuizione, immaginazione, discriminazione e comprensione che sfocia nella conoscenza di sè e del mondo. E’ in questo preciso momento che l’Umanesimo veneto rimarca la sua distanza abissale dalle conclusioni del neoplatonismo fiorentino che affida alla figura del Magus, filosofo esoterista e maestro spirItuale, il compito di convertire l’anima attraverso l’uso strumentale di simboli sacri e riti iniziatici. Giorgione compie la conversione dello sguardo rivolgendo la sua attenzione ad Aristotele che intuisce l’esistenza di due forme di intelletto: l’intelletto attivo rivolto alle cose del mondo, e un intelletto “non mescolato al corpo, semplice e impassivo, che non ha niente in comune con alcunchè” , che non dipende dalle cose, ma che produce tutte le cose, simile alla luce che trasforma i colori in potenza, in colori in atto. L’ intelletto impassivo e ciò che pensa e ragiona in noi, è l’elemento divino dell’uomo, attività di pensiero e discriminazione assoluta che pur abitando nel corpo, non si mescola ai desideri e alle pulsioni, ma reagisce unicamente al desiderio di conoscenza dell’anima che si manifesta nel cuore come pura intuizione. Quando l’intelletto passivo viene risvegliato dall’intuizione iperconscia e sovrasensibile, cioè dalla capacità di recepire la luce della verità e le immagini archetipiche che strutturano la realtà, la discriminazione cognitiva è contemporaneamente logica, analogica e translogica , condizione che annuncia lo sviluppo autarchico della Sophia, la conoscenza dei principi e delle cause prime. Giorgione distingue tre tipi di discriminazione cognitiva supercosciente: 1. La discriminazione translogica del filosofo veneto che interpreta la condizione umana utilizzando metafore, parabole, allegorie e schemi logici-analogici. 2. La discriminazione simbolica del filosofo arabo che intuisce il significato degli eventi stabilendo corrispondenze tra la psiche e i numeri, i segni zodiacali, il transito dei pianeti, la luce dei colori e gli organi del corpo umano 3. La discriminazione archetipica del filosofo alessandrino che scopre le correlazioni anagogiche tra microcosmo e macrocosmo e scopre a priori la correlazione esistente tra i fenomeni esterni e gli archetipi corrispondenti utilizzando schemi iatromatematici (fenomeni interni). MONOGRAFIEVENETE

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L’INTELLETTO DISCRIMINATIVO

Giorgione: Pala di Castelfranco (1503) Duomo di Castelfranco

LA FORTEZZA DELL’ANIMA Giorgione indica in San Francesco il modello di metamorfosi della mente razionale che si compie attraverso l’esercizio della discriminazione. La virtù della mente razionale, elencate dalle cinque dita della mano sinistra, sono: la calma mentale, l’autodominio, il raccoglimento interiore, il coraggio morale e la fede nel processo evolutivo generato dalla metamorfosi dell’emozione psichica in intuizione e discriminazione. Dalle cinque virtù scaturisce la discriminazione cognitiva della realtà - la Fortezza - che permette di mantenere l’equilibrio psichico e mentale durante le prove della vita e nelle situazioni più difficili. Trascendendo la dimensione sensoriale dell’esperienza, in quanto i sensi possono indurre all’errore, e mantenendo la concentrazione nel centro di coscienza razionale, l’umanista può evolvere nell’esame di coscienza (la mano sinistra sul cuore) che permette di vivere l’emozione sovrasensibile senza subire conseguenze. L’emozione sovrasensibile si manifesta osservando le situazioni più crude, violente, e ingiuste ma non si traducono in intuizioni, come avviene con l’emozione ipercosciente. L’emozione sovrasensibile è spesso accompagnata dalla commozione ed evolve nei sentimenti pietistici che sfociano nella comprensione e nella compassione del cuore (l’arazzo verde). E’ in questo frangente che diventa indispensabile l’esercizio della discriminazione sensoriale (il buon senso), razionale (il giudizio), intuitivo (la percezione) e cognitivo (la presa di coscienza della realtà). per non essere ingannati dalle apparenze, o travolti dalla pietà compassionevole che può condurre alla perdita dei beni materiali e alla follia, come celebrato nell’archetipo del Folle in auge a quel tempo.

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a discriminazione cognitiva della realtà rappresenta il punto più qualificante dell’umanesimo sociale-religioso che si afferma nella Repubblica Veneta come fondamento di una visione di giustizia che non avrà eguali fino alla nascita delle moderne democrazie. Infatti, la discriminazione cognitiva - il “Cristo Redentore” - associata all’equanimità di giudizio fondata sulla conoscenza della natura umana, dei vizi e delle virtù - il Leone di S.Marco - diverrà il caposaldo della giustizia del Doge e dell’egemonia politica e culturale della Repubblica di Venezia dal 1444 al 1797, anno della resa a Napoleone. Giorgione colloca lo stemma (1) della Discriminazione, composto dai primi tre elementi - discriminazione sensoriale, razionale, intuitiva - sormontati dalla “fascia rossa” che allude al “fuoco” della discriminazione cognitiva, sulla base del trono dipinto nella Pala d’altare di Castelfranco. Per governare bene e legiferare con giudizio , così come prendersi cura dei bisogni del corpo e dell’anima dei fedeli, occorre esercitare la discriminazione logica dei fatti e degli eventi, ma anche saper intuire e comprendere le motivazioni e le cause dei drammi e delle disgrazie, dei conflitti e delle sofferenze che emerge dall’osservazione attenta dei fenomeni sociali. Nel mondo reale, rappresentato dal soldato che impugna la lancia simbolo della discriminazione della realtà dominata dalla libido collettiva (la croce di Cristo), il giudice supremo è la mens rationalis, capace di evolvere nelle cinque virtù mentali elencate dal palmo della mano aperto di San Francesco. Nella vita reale (2. il borgo sullo sfondo), la pace e la giustizia sociale (3.i due soldati in stato di riposo), sono garantiti dalla “fortezza” che è al contempo la torre che difende la città e la virtù cardinale più elevata dell’anima. La virtù della Fortezza (la discriminazione cognitiva) rappresentata dalla Vergine Madre con il Bambino, permette di modulare e sostenere il potere decisionale di chi governa e legifera con la comprensione del cuore (la Vergine Madre vestita di verde) non disgiunta dalla comprensione dell’intelletto discriminativo (il Bambino Gesù) Dalla comprensione del cuore della Madre scaturisce la tolleranza, l’empatia, l’ascolto, la disponibilità ad accogliere e soccorrere, aiutare e sostenere, secondo quella logica che origina dalla percezione dei bisogni e delle difficoltà individuali e delle condizioni di ignoranza, povertà e sofferenza collettiva, come quella provocata dalle ricorrenti epidemie di peste. Dalla comprensione dell’intelletto del Bambino - che evolverà nella compassione di Cristo -, emerge l’esatta visione del mondo reale dominato dalla libido mentale, dal serpente della Genesi che l’Immacolata Concezione calpesterà per porre fine all’ingiustizia. L’umanesimo veneto intrecciando la filosofia greca con la filosofia del primo cristianesimo, l’intelletto razionale dei giudici con l’intelletto dell’anima, innalza la Madre di Dio a diventare Madre dell’Uomo e , i veste di Sophiìa, protettrice e ispiratrice dell’Umanesimo. In quanto matrice di quella comprensione della natura umana che è al contempo emozione- intuizione- discriminazione (la triade umana), la Vergine Madre assume quel ruolo salvifico (Regina di Salvezza) che sostiene la rinascita dell’uomo attraverso l’amore (Maria Mediatrice), la coscienza (Madre Misericordiosa) e la sapienza dell’Anima (Regina del cielo - Sophìa).

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LA PIETRA FILOSOFALE

Le iniziazioni alla conoscenza simbolica IlVitriolo e il Lapis philosophorum La capacità di vedere e immaginare nello stesso tempo, abilità peculiare di chi si accorge dell’ingenuità dell’anima e la utilizza per trarre un proprio vantaggio, deve essere purificata dai processi di razionalizzazione (speculazione) e dalla volontà di piegare tutte le cose al proprio interesse.

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Giorgione: Tramonto (1503) National Gallery - Londra

L’INCINERAZIONE DELL’EGO Il seme de peccato origina dalla percezione dell’oggetto che si desidera conoscere e quindi possedere. La mente razionale diventa analogica quando l’interesse si sposta sugli oggetti della percezione che stimolano cumcupiscenza ecupidigia. Mentre è cumcupiscente lo sguardo che ricerca l’oggetto in grado di soddisfare un bisogno corporeo istintivo, la cupidigia investe la razionalizzazione, per cui emerge la volontà di possedere quell’oggetto e solo quello. Il gesto di portare la mano destra sul cuore descrive l’atto del pentimetno simbolico, ovvero la volontà dell’anima di liberare lo sguardo dalla cupidigia materiale, sociale e intellettuale stimolata dalle immagini (1. il cameo a tre teste). Lo sguardo del giovane esprime la determinazione di portare a compimento il programma di “incinerazione” dell’ego razionale, rappresentato simbolicamente dalla lettera N. (2), allusione dell’annullamento dell’identità che Giorgione perseguirà fino alla fine della sua vita. N.come Nessuno, l’autoappellativo con cui Ulisse uscirà indenne dalla caverna del Ciclope, simbolo del potere dell’ego razionale di concentrare la libido su un unico obiettivo.

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iorgio Gasparini da Castelfranco, chiamato Giorgione forse per la sua statura, non ha lasciato molte tracce di sè e della sua vita, a differenza di altri artisti che annotavano con meticolosità, come Michelangelo e Lorenzo Lotto, anche le spese e le impressioni quotidiane. Per la critica contemporanea Giorgione rimane un rebus, un enigma, spesso definito come un “mistero” che alimenta il mito dell’uomo schivo e impenetrabile, non facilmente identificabile, nemmeno nelle sue opere, prive di firma. Da un epistolario di Isabella d’Este si deduce che il 25 Ottobre del 1510 Giorgione è già scomparso, visto che la duchessa fa esplicito riferimento all’eredità dell’artista. Giorgione muore di peste a Venezia lasciando in effetti un eredità artistica di altissimo livello, e una eredità spirituale che è possibile comprendere inserendo la sua opera all’interno di un contesto culturale cristiano-ortodosso attento al valore salvifico di Cristo presenti nella dottrina di San Paolo. In “Tramonto”, l’unica opera firmata, si ravvisa l’intenzione dell’artista di seguire la dottrina paolina che afferma la necessità di abbandonare l’uomo vecchio e rivestirsi dell’uomo nuovo, ovvero la necessità di “svuotarsi” dall’egoismo implicito nel corpo dominato dalle pulsioni (l’uomo carnale) e dalle passioni (l’uomo psichico) per rivestirsi nell’uomo nuovo, nell’uomo spirituale. Il concetto viene rappresentato nell’immagine dell’ anziano (l’uomo vecchio) che aiuta quello giovane a rivestirsi dei panni dell’uomo spirituale (l’uomo nuovo). Questo processo di svuotamento, definita da San Paolo “kenosis”, inizia come un atto di pentimento simbolico (incenerimento) che si compie attraverso un percorso di conoscenza (1.il sentiero) dei simboli della “trasmutazione della mente logica-istintiva” (2.il serpente che esce dall’acqua primordiale) nella mente analogica-razionale, chiamata mens caput corvi secondo la definizione di Agostino (3. il corvo esce dall’acqua). La mente analogica-razionale permette di manipolare ”la materia psichica” attraverso lo sviluppo dei talenti creativi e delle abilità mentali, rappresentato nel gesto del giovane (4) di compiere l’ars combinatoria, cioè di mettere insieme gli elementi della percezione con quelli dell’immaginazione. La capacità di vedere e immaginare nello stesso tempo, abilità peculiare di chi si accorge dell’ingenuità dell’anima e la utilizza per trarre un proprio vantaggio, deve essere purificata dai processi di razionalizzazione (speculazione) e dalla volontà (libido) di piegare tutte le cose al proprio interesse (usura, sfruttamento) La comprensione della presenza della libido istintiva-percettiva (5. il drago), è condizione sufficiente per esprimere le potenzialità creative e cognitive della mente intuitiva, la fanciulla che San Giorgio libera trafiggendo il drago con la lancia, simbolo della discriminazione. La discriminazione cognitiva della libido istintiva- percettiva, presente in ogni sguardo interessato (la cupidigia), impedisce alla percezione razionale di diventare strumento di furbizia e astuzia, di tentazione e manipolazione o di individuazione degli elementi utili alla realizzazione degli scopi. Il riconoscimento della propria libido porta con sè la “cenere sul capo”, metafora del pentimento a cui allude Giorgione stendendo ovunque il colore grigio-bruciato della cenere. Il pentimento simbolico, equivalente al processo di “incinerazione” attuato dagli alchimisti che “bruciavano“ la mente subconscia (6.la pietra su lago) attraverso il fallimento di infiniti tentativi di trasmutare il piombo in oro , permette di accedere al percorso segreto (7. il canale sotterraneo) di trasformazione della “cupidigia” nella percezione del Sè cognitivo.

Giorgione: “Ritratto di N.” (1504) MONOGRAFIEVENETE

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Giorgione: Saturno in esilio (1505) National Gallery - Londra

ILLAZIONE E DISSOLUZIONE Sotto il dipinto del giovane con la veste violacea, Giorgione imprime a fuoco nel legno una V ripetuta due volte. La lettera allude all’uso del Vitriol, un liquido particolarmente forte come l’acido solforico, in grado di dissolvere la tentazione di fare un uso improprio del potere della mente razionale di fissare gli obiettivi e di realizzarli. La prima tentazione è di elaborare in sinergia l’intuizione logica di ciò che possimo fare e l’intuzione analogica ciò che possiamo far vedere, al fine di sedurre, suggestionare e influire sulle scelte della mente sensoriale, attirata dalla proiezione dell’immagine estetica o erotica. La seconda tentazione è di attirare attenzione, consenso e fiducia attraverso una serie collaudata di false promesse che hanno nella parola il potente mezzo di persuasione della mente emozionale. La discriminazione cognitiva agisce in entrambi i casi cone il “vitriolo” in quanto riconosce per deduzione (illazione) il tentativo dell’intelletto razionale di conseguire dei vantaggi, dissolvendo sul nascere il fenomeno della proiezione e della persuasione occultata nelle promesse.

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iorgione prosegue la purificazione della mente razionale dai concetti ideologici e dai precetti dogmatici realizzando un’opera densa di simboli astrologici, mitologici e iniziatici che guardano specificatamente alla costruzione della città dorata (1), metafora della realizzazione dello spirito intuitivo che regola il pensiero creativo dell’essere umano. Per giungere alla “città d’oro” è indispensabile compiere il secondo atto dell’opera di svuotamento dell’ego dell’intelletto razionale in cui si manifesta non solo il desiderio di voler dominare l’ambiente con la logica istintiva (2.il giaguaro), ma anche il desiderio di apparire socialmente attraverso la proiezione di immagini (3. il pavone) di potenza e ricchezza. Il potere mentale (l’ambizione) che deriva dalla proiezione razionale delle immagini verso la meta da conquistare, dalla concentrazione e dall’intensità della motivazioni delle risorse (il fine giustifica i mezzi), finisce per soffocare l’anelito dell’anima di evolvere naturalmente nelle facoltà cognitive della mente emozionale, sensoriale e intuitiva (4. i cerbiatti). L’ambizione dell’intelletto razionale, identificata dall’astrologia da Saturno in trono nella parte più elevata della mente (5. l’aquila collocata sulla rupe a forma di cervello), rappresenta un ostacolo allo sviluppo delle facoltà creative (6. il suonatore di liuto) intuitive (7. il libro verde) e cognitive (8. il libro in piedi). Giorgione dipinge nel volto del Re seduto in trono in mezzo alla natura, la malinconia dell’alchimista che ha “spedito” Saturno in esilio, dal segno del Capricorno, la sua posizione più elevata nello Zodiaco, al segno del Cancro, il regno dell’anima dominato dalla mente analogica, la Luna. L’esilio di Saturno descrive quindi il passaggio dall’ambizione dell’Io che si manifesta attraverso le facoltà più elevate della razionalità (il medio cielo) , alle ambizioni dell’anima (il fondo cielo) in cui si manifestano le facoltà della discriminazione logica e analogica delle parole e delle immagini, rappresentate dall’ “homunculus” (9) e dall’uomo che offre i fiori (10), simbolo delle intuizioni generate dalla conoscenza delle immagini. L’azione simbolica di scalzare Saturno dal suo trono, assume per gli umanisti una valenza di realtà in quanto il simbolo definisce uno schema anticipato dell’azione futura. Così come l’ambizione dell’ego proietta nel subconscio le immagini simboliche della ricchezza, del potere e della bellezza che prefigurano l’azione, allo stesso modo l’ambizione dell’anima proietta nel subconscio i simboli della trasformazione che producono nel tempo l’effetto desiderato. In entrambi i casi, il potere della mens rationalis non sta quindi nella ferrea volontà individuale di conseguire obiettivi predefiniti dalla logica, ma nella capacità del subconscio di assorbire l’immagine (schema, forma pensiero, simbolo) e di renderla operativa come “gioco della coscienza”. Il subconscio spirituale non ha bisogno di essere implementato immaginando o visualizzando le mete da raggiungere, perchè Dio è già impresso nell’anima come principio di illuminazione naturale. Con l’illuminazione della mente intuitiva supercosciente (11. la lampada gialla a cono sopra la testa , metafora dell’aureola) l’immagine della perfezione spirituale si imprime nella “più segreta profondità della memoria” che si rivela attraverso la cogitatio, quella forma di razionalità discorsiva che i greci identificarono in Zeus, il reggente dell’inconscio collettivo (l’Olimpo), ma che Giorgione identifica in Cristo, raffigurato nell’espressione di conoscere il proprio destino.

Giorgione: “Vitriol - Vitriol” (1506) MONOGRAFIEVENETE

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L’INTELLETTO DISCRIMINATIVO Giorgione: Tempesta (1507) Gallerie dell’Accademia - Venezia

FOLGORAZIONE E CONVERSIONE Riducendo per due volte con il vetriolo (1. lettere V.V.) l’ego materiale che sacrifica l’emozione e l’intuizione creativa al conseguimento di un interesse o di un vantaggio, anche l’intelletto speculativo subisce una folgorazione che conduce alla rivelazione della pietra filosofale occultata nella materia cerebrale (2. la lettera O che allude a Occultum Lapidem) Dal subconscio iniziano ad emergere bisogni ed emozioni, intuizioni e desideri, sogni e aspirazioni che costringono la mente razionale a compiere una conversione dello sguardo verso il mondo delle immagini simboliche e archetipiche. Giorgione mette in evidenza l’emisfero sinistro del filosofo, non più impegnato a calcolare i profitti o le spese, ma dedito ad analizzare le immagini interiori. Prendendo coscienza della realtà dominata dalla volontà dell’ego (il pugno chiuso) e contenendo il flusso delle emozioni (il fazzoletto) con l’esercizio della scrittura intuitiva (il libro della gnosi), l’umanista scandaglia il fondo subconscio che “occulta la pietra” ed evolve nello spirito analogico-istintivo, la parte più elevata dell’essere umano che si trova paradossalmente nella parte più primitiva del cervello, il proencefalo.

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’umanista che supera le tre prove di incenerizione (san Giorgio e il drago), dissolvimento (Saturno in esilio) e folgorazione dell’intelletto speculativo (1. il fulmine), esce definitivamente dalla città, simbolo della razionalità materiale e sociale e, attraversando il ponte della discriminazione (2), entra in nuova dimensione di coscienza in cui è attiva l’intelligenza intuitiva, rappresentata dal lungo bastone (3) che accompagna il viandante (4). L’intelligenza intuitiva, libera dai processi di costruzione delle idee peculiare del sapere razionale (5. l’edificio) e dei principi morali e spirituali ereditati culturalmente (6. le due colonne), permette al cercatore di verità di riconoscere da una nuova prospettiva, i fattori che compongono il suo giudizio. Fuori dalle mura della coscienza collettiva e oltre l’influsso subconscio esercitato dalle immagini, è possibile controllare il sistema delle convinzioni e delle credenze e la matrice utilitaristica o ingannevole dei ragionamenti. Sul piano sociale avviene la presa di coscienza dell’emarginazione della mente intuitiva e del sapere dell’anima, e il riconoscimento dei filtri percettivi e dei pregiudizi che velano la realtà e deformano la verità. Superato lo scoglio (7) dell’ego materiale, sociale e intellettuale, l’umanista può volgere lo sguardo verso Sophia (8), la fonte della sapienza dell’anima che nutre la comprensione delle esperienze (9. il bambino) con la conoscenza dei simboli e degli archetipi dell’esperienza, della coscienza e della conoscenza (il latte). Attraverso la rielaborazione delle proprie esperienze, filtrate dalla conoscenza delle prove di trasformazione, la percezione varca i confini della mente concreta e includendo l’esperienza della discriminazione logica, analogica e translogica delle immagini e dei contenuti (la tempesta di stimoli, emozioni e informazioni), l’umanista scopre il senso dell’universalità della vita. Il senso della vita che emerge dallo studio dei miti e degli archetipi universali esce dalle logiche materialistiche, dalle valutazioni utilitaristiche e dalla ricerca di gratificazioni illusorie al senso di frustrazione provato dall’anima, per sua natura prigioniera delle pulsioni e delle passioni e dai vizi mentali e vittima dalla libido sessuale, materiale e sociale . Dalla Sophia umanistica, rappresentata da Giorgione come madrina dell’uomo nuovo (10. la mantellina bianca), scaturisce il “latte” della conoscenza che alimenta la trasformazione della mente intuitiva nella mente animica (11. la natura oltre il ruscello). Nella coscienza animica, la natura primitiva dell’uomo che è possibile riscontrare nelle tribù arcaiche che non sono state contaminate dalla civilizzazione (descritta nel film Avatar), si annulla il senso della solitudine e la paura della morte, poichè la vita viene riconosciuta nella sua eternità, nel flusso di coscienza che trascendendo il ragionamento temporale permette di avvertire la perfezione che si cela dietro il velo dell’apparente e disordinata molteplicità. Giorgione chiude con “La Tempesta” il percorso di incinerazione, illazione, dissoluzione, folgorazione e infine conversione dell’intelletto speculativo colpevole sul piano sociale di usura e sfruttamento, di fomentare guerre e approvare distruzioni, eccidi, massacri e violenze in nome di un bene collettivo che si rivela alla fine dei giochi un vantaggio per pochi. La “folgorazione” è un esplicito riferimento alla vicenda della conversione di Saulo, folgorato dalla luce di Cristo sulla via di Damasco, che rivela il potere salvifico dello spirito analogico-primitivo occultato nel subconscio cognitivo.

Giorgione: “Ritratto V.V.O.” (1508) MONOGRAFIEVENETE

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L’INTELLETTO DISCRIMINATIVO

Giorgione: Doppio ritratto (1503) Museo Nazionale - Roma

IL SE TESTIMONE Jung definisce la coscienza del Se con l’immagine di un cerchio che nella sua totalità comprende la coscienza razionale dell’io e l’inconscio personale, l’area della memoria in cui vengono collocati gli aspetti rimossi, censurati, inibiti e ignorati durante l’esperienza della vita. Chi realizza la mente assoluta (razionale-intuitiva), può accedere non solo ai dati rimossi nell’inconscio personale, ma anche all’archetipo del Sè, conservato nel proencefalo, la parte del cervello sede dell’inconscio collettivo. Dalla parte posteriore del cervello, la nuca, emerge quindi il volto dell’amico sconosciuto, la personificazione del Sè testimone, che interagendo con le virtù dell’anima e i talenti dell’io permette di espandere la conoscenza potenzialmente fino all’infinito (la spirale armonica di Fibonacci). Giorgione invece arresta lo sviluppo della spirale nel mento (le ghiandole linfatiche che stimolano la melanconia) perchè la verità assoluta si rivela attraverso l’esperienza diretta dell’archetipo della verità (il figlio di Dio) , o l’esperienza indiretta assimilata per osmosi attraverso la luce divina, lo Spirito Santo.

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iorgione dipinge nel “Doppio ritratto” il passaggio dalla coscienza animica, il sostrato mentale in cui si manifesta l’intelligenza intuitiva delle donne e degli artisti/filosofi, nella coscienza del sè in grado di recepire la relazione che la mente assoluta (razionale-intuitiva) stabilisce con gli archetipi universali con cui è “geneticamente” collegata. La mente assoluta, definita “mens” nelle meditazioni di Sant’Agostino, attinge contemporaneamente alle esperienze dell’anima sedimentate nella memoria e all’archivio di conoscenza presente nell’inconscio collettivo al fine di offrire una risposta a quelle domande che scienza e fede non possono soddisfare. La mens non descrive nè le facoltà razionali (emisfero sinistro), nè quelle intuitive (emisfero destro), ma le contempla entrambe nel momento in cui il flusso di coscienza si stabilizza nel centro, tra i due emisferi, in quello spazio definito “corpo calloso” che l’alchimia orientale identifica nel bindu, il punto centrale in mezzo alla fronte. Per la filosofia alchimistica, alla quale Giorgione si ispira, la mens è androgina, nè maschile nè femminile, indifferente alle vicende dell’io, non duale, distaccata dalle emozioni e dalle sofferenze dell’anima, ma perfettamente collegata a tutte le informazioni recepite attareverso i sensi fisici e i sovrasensi psichici e a tutte le informazioni presenti nella memoria. Questa mente assoluta, definita nel testo sacro della Baghavad-Gita priva di forma, di desideri, di distinzione, di movimento, inqualificata e risplendente nella sua propria luce, si rapporta all’Io cosciente come un amico sconosciuto, un suggeritore, un testimone silenzioso e una guida interiore, come accade al guerriero Arjuna che riceve consiglio dal suo cocchiere, personificazione di Shiva, il Se divino che dimora in ogni essere. Anche Giorgione interpreta il concetto di mens collocando il volto dell’amico sconosciuto alle spalle del giovane che dichiara, mostrando il dito anulare, di aver realizzato la coscienza assoluta, la coscienza del Sè testimone. Il testimone osserva senza essere visto, è sempre presente e vigile anche durante lo stato di sonno, di veglia e di sogno, consapevole della presenza o dell’essenza del pensiero e dello stesso senso dell’io. A questa divinità interiore, possiamo attingere in meditazione, oppure nella fase di massima concentrazione del pensiero creativo, ricevendo da esso una serie di informazioni, rimaste latenti nell’inconscio. che hanno l’effetto di compiere la “moltiplicazione” delle soluzioni (i pani) e delle ipotesi (i pesci) La conoscenza “assistita” dal Sè (la mela) potrebbe incrementzrsi nel tempo in modo armonico fino all’infinito, secondo la progressione descritta dalla spirale di Fibonacci, ma allora perchè nel volto dell’uomo dipinto da Giorgione si manifesta un segno di inquietitudine, di ardente attesa di un evento che tarda ad accadere? La frustrazione del giovane filosofo, e probabilmente anche di Giorgione, nasce dalla consapevolezza di non poter andare oltre le potenzialità cognitive concesse dalla propria esperienza della vita, dalla limitatezza del sapere acquisito e dagli archetipi di nascita che segnano il destino e i talenti creativi. Pur realizzando la mente assoluta, Giorgione dichiara di essere in attesa della “grazia divina generata dal Lapis, il Cristo che dimora nel cuore, in grado di connettere la mens individuale con la mens universale dei santi e degli illuminati che hanno stabilito un contatto profondo con la fonte della Verità sviluppando i tre doni della Sapienza: intuizione, discriminazione e comprensione.

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TIZIANO E LA GNOSI SIMBOLICA

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iziano nasce a Pieve di Cadore tra il 1485 e i 1490, ma è già presente a Venezia nel 1508 per eseguire insieme ad altri pittori gli affreschi del Fondaco dei Tedeschi. E’ in questa occasione che il giovane artista inizia un rapporto di empatia

subconscia con Giorgione allora trentenne, al punto da assimilare in breve tempo la “lezione di musica” dello schivo e introverso artista di Castelfranco. La metafora della musica, evoluzione laica del simbolo del pellicano che si ferisce il petto per nutrire la prole, “spiega” il fenomeno della “trasfusione” del sapere che avviene quando la mente analogica-intuitiva (il vaso del pellicano) diventa “capace” di percepire e contenere la luce della verità ed è in grado di tradurre successivamente le proprie emozioni in un nuovo flusso di intuizioni logiche e analogiche. Fenomenologia del subconscio creativo Tra Tiziano e Giorgione non c’è un rapporto di collaborazione, eppure tra i due si stabilisce un legame, seppure a distanza, tra maestro e discepolo. Tiziano inizia precocemente la propria carriera affermandosi come artista ufficiale della Serenissima, mentre Giorgione non ha una propria bottega e si limita ad eseguire opere per conto di un elitario circolo di filosofi umanistici, rimanendo estraneo agli ambienti politici-ecclesiastici che gli avrebbero permesso di coltivare conoscenze nell’ambito delle istituzioni veneziane. L’unica spiegazione plausibile è offerta dallo stesso Tiziano nel dipinto il “Concerto” che descrive il momento in cui la “musica” (le emozioni del cuore) scaturita dal corpo spirituale del mistico (l’organista è un religioso) , e tradotta in parole dalla discriminazione razionale-cognitiva del filosofo (il frate domenicano tocca la spalla), si diffonde nell’etere per essere percepita da chi, come l’artista, sviluppa le doti della discriminazione sensoriale (il piumaggio in testa) e poi intuitiva (lo sguardo del giovane rivolto verso chi non vede) delle frequenze di luce invisibili. Non è possibile spiegare in termini scientifici come avvenga la trasfusione della conoscenza da una mente all’altra. Lo sviluppo dell’intuizione ipercosciente in Tiziano, Durer e Raffaello, dimostra l’esistenza di una fenomenologia del subconscio che il Rosarium Philosophorum, un trattato alchimistico stampato a Venezia verso la fine del ‘400, prova a spiegare in una serie di incisioni che rivelano i i processi di sintesi delle informazioni eteriche assimilate dalla mente analogica-intuitiva in modalità inconscia. La luce generata dal corpo spirtuale del mistico (1.la fonte con i petali di loto) è in un certo senso contagiosa; provoca un riflesso, una risonanza e una vibrazione emozionale (2. i tre rubinetti d’acqua) che, se alimentata dalla curiosità di scoprire le verità nascoste, diventa fonte di conoscenza della psiche e delle emozioni (aqua vitae), degli istinti e delle passioni (acetum fortis), dei sentimenti e delle virtù dell’anima (lac virginis) Quando la conoscenza scaturisce dalla “fonte della verità” la mente inconscia e subcoscia (3. il nodo centrale a due teste) intercetta, nel flusso di luce eterica (infrarossa e ultravioletta) ciò che è indispensabile all’anima per compiere la metamorfosi in coscienza analogica e spirito intuitivo. Sulla sinistra sale il flusso di informazioni elaborate in immagini dalla discriminazione sensoriale-intuitiva (4. le due stelle) con le quali l’artista trasferisce l’emozione infrarossa dal proprio subconscio creativo (5.la zampa di leone) alla coscienza animica (6. il sole e la luna) del filosofo. Sulla destra sale invece il flusso di informazioni eleborate in parole e contenuti dalla discriminazione razionalecognitiva (7. le due stelle) con le quali il filosofo trasferisce l’emozione ultravioletta dal proprio subconscio cognitivo (8. la zampa di leone) alla coscienza animica dell’artista.

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Tiziano: Concerto (1507) Galleria Palatina di Palazzo Pitti - Firenze

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TIZIANO E LA GNOSI SIMBOLICA LA MENTE LOGICA- ANALOGICA La donna ritratta da Tiziano non è bella come dovrebbe esere Afrodite perchè non deve suscitare l’emozione estetica, peculiare delle frequenze infrarosse veicolate da eros, e nemmo l’emozione morale veicolata da anteros. Il colore del vestito non è rosso acceso, ma rosso opaco, in quanto temperato dalla coscienza razionale che emerge dall’intuizione logica delle sensazioni corporee che hanno la funzione di radicare l’anima alla realtà e non alle fantasie e alle emozioni suscitate dalle immagini erotiche o estetiche. La mente logica-analogica percepisce nell’acqua il medium per dare da bere agli assetati, ma nello stessa tempo ravvede nell’acqua il simbolo delle emozioni, della rinascita e del “battesimo” a una diversa modalità di pensiero che nell’Umanesimo darà forma alla gnosi filosofica, ermetica e simbolica. La capacità di offrire un significato analogico alle immagini, per cui il fuoco brucia e distrugge, ma nello stesso tempo purifica e trasforma, nasce nel momento in cui l’essere umano sente l’esigenza di offriore un senso alle cose percepite fuori e dentro di sè, e al profluvio di sensazioni, emozioni e sentimenti, suscitate dalla percezione delle diverse frequenze di luce. Ciò avviene quando a livello biologico si accende il fuoco della sublimazione dell’energia sessuale in energia psichica per cui l’anima inizia a desiderare di fruire negli oggetti non solo per il loro aspetto funzionale-produttivo-generativo- estetico, ma come elementi che per affinità e corrispondenza analogica, offrono una immagine spirituale alle cose, e quindi un senso che va oltre l’apparenza (il ritratto dell’anima scolpito nella pietra) La sublimazione attuata tramite la modulazione della voce, delle parole, dei contenuti e infine dei simboli , genera il figlio (il verbo) , metafora della capacità di descrivere il significato delle immagini in senso logico e analogico. La donna dipinta da Tiziano è incinta, metafora dell’imminente nascita dell’intuizione analogica che permette di comprendere il significato delle parabole e delle metafore, e di produrre quella trasformazione “miracolosa” dell’acqua delle emozioni nel “vino” delle intuizioni analogiche, descritta nella parabola delle “Nozze di Cana” come condizione preliminare della gnosi simbolica.

Fenomenologia della mente analogica- intuitiva Tiziano inizia la sua indagine con “Amor sacro e profano” nel 1514 e conclude con “Venere allo specchio” nel 1555, un percorso di conoscenza della mente intuitiva, identificata dai greci nell’archetipo di Afrodite, in grado di modellare le forme, armonizzare i colori, immaginare nuovi stili e visualizzare il tempo futuro a partire dalla propriocezione delle sensazioni e delle emozioni. La mente intuitiva opera in modalità logica (Afrodite Pandemia) quando deve recepire il significato delle sensazioni attraverso la dinamica di causa-effetto. Le sensazioni sono indispensabili per orientare l’uomo durante la percezione dei sapori, dei suoni, degli odori e delle informazioni visive e tattili che avvertono della presenza di elementi esterni che possono alterare, turbare o modificare l’equilibrio psicosomatico o minacciare la sopravvivenza. Le funzioni logiche sono attivate da meccanismi automatici generati dalla ghiandola dell’ipotalamo per cui l’organismo reagisce alle variazioni esterne producendo sostanze come serotonima, dopomina o cortisolo per riportare l’omeostasi. o per scappare in caso di pericolo, per cui le sensazioni corporee inducono a elaborare un rimedio esterno, come accendere un fuoco per proteggersi e costruire una dimora, principio della cura di sè e della prole che permette all’anima di evolvere nella coscienza razionale, fulcro della civilizzazione. La mente intuitiva opera in modalità analogica (Afrodite Urania) quando regola le funzioni della mente percettiva sollecitata dallo stimolo psichico (emozione) proveniente dalla luce infrarossa, veicolo eterico dell’eros (attrazione, bellezza e verità), oppure dell’anteros (conflitto, sospetto e presentimento). In questo caso l’ipotalamo è in grado di controllare emozioni, stati d’animo e umore e anche il comportamento sessuale. Questo è possibile grazie alla connessione anatomica dell’ipotalamo con il talamo e l’amigdala (il sistema limbico) e, in questo particolare collegamento sollecitato dalla percezione delle immagini, l’ipotalamo funge da “connessione” tra le due ghiandole e la relativa risposta corporea in base all’intensità e alla durata dello stimolo “infrarosso” recipito dall’amigdala e dello stimolo “ultravioletto” registato dal talamo Le frequenze infrarosse veicolate da anteros-conflitto stimolano il nucleo posteriore dell’ipotalamo che inviando il segnale biochimico alle surrenali, produce risposte aggressive riversando adrenalina nel sangue. Viceversa le frequenze infrarosse veicolate da eros-attrazione stimolano le parti laterali dell’amigdala che attivando il sistema nervoso parasimpatico e soprachiasmatico, produce i sintomi del desiderio subconscio come la salivazione, la tachicardia, la sudorazione, oppure la mancanza di appetito, il turbamento amoroso e la malinconia provocata dalla frustrazione. Anche le frequenze ultraviolette hanno un impatto profondo sulla psiche e stimolano attraverso il talamo segnali di avvertimento percettivo che permettono all’individuo di autoregolare le risposte in base all’intensità del conflitto o dell’attrazione, del disgusto o dell’eccitazione,. L’intuizione logica-analogica emerge quando l’avvertimento dell’immagine infrarossa e la regolazione ultravioletta generata in prima istanza dalla modulazione della voce, descritta nella leggenda di San Francesco e il lupo di Giubbio, riescono ad ammansire l’atteggiamento aggressivo, oppure , nel senso inverso, ad eccitare la mente, accendere la fantasia, incitare all’azione e infondere fede, speranza e carità.

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Tiziano: ritratto di donna (1510)

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National Gallery - Londra

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TIZIANO E LA GNOSI SIMBOLICA Fenomenologia della percezione La percezione psichica dispone di un raffinato sistema di ricezione degli stimoli esterni che va oltre la struttura dei cinque sensi e le altre capacità fisiologiche, come la percezione della temperatura tramite la pelle, il senso di equilibrio determinato dal sistema vestibolare, la percezione del dolore dovuta agli organi del corpo, alla pelle e alle articolazioni e infine il senso cinestetico della posizione corpo nello spazio. Nella sua veste psichica-istintiva (Venere sposa di Marte guerriero) la percezione è in grado di captare l’informazione di pericolo (frequenze infrarosse) e di tradurla in reazioni adrenaliniche che preparano il corpo all’azione (fuga o lotta). Nella sua veste psichica-sensoriale (Venere sposa di Vulcano) la percezione femminile, dotata fisiogicamente di un sistema endocrino in grado di filtrare, selezionare e decodificare le informazioni esterne all’intensità dello stimolo luminoso, è in grado di modulare le reazione istintiva e di attivare le risposte peculiari dell’intelligenza umana, come l’astuzia, la riflessione, il dubbio, il sospetto (Venere sorella di Mercurio) e l’elaborazione di una ipotesi alternativa allo scontro, fisico o ormonale, che si traduce, seduzione, gioco, complicità (Venere con i putti mercuriali). Nella sua veste sensoriale- razionale (Venere sposa di Saturno) la percezione affianca La legge di equilibrio individuale La capacità della Psiche di contenere la pulsione aggressiva (la sublimazione psichica), rappresentata da Canova nell’abbraccio tra Venere e Marte, è il fondamento della civilizzazione degli istinti , dei costumi sociali, dei sentimenti morali ed estetici che raggiungeranno il loro culmine nella società greca del VI sec. a.C. Nello stesso periodo in India si afferma la visione buddhista che individua la via di mezzo (la funzione di equilibrio) tra la sublimazione forzata degli istinti, fino ad allora praticata dagli asceti, e la trasformazime dell’energia sessuale in energia spirtuale praticata nei conventi attarevsro la castità. La funzione di equilibrio, imnplicita nella percezione psichica femminile, getta le basi per comprendere le virtù trascendenti: la temperanza è la capacità sensoriale di mantenere l’equilibrio tra la realtà psichca e l’espereienza mentale della vita. La giustiza sposta l’esercizio dell’equilibrio sul piano razionale per mediare tra due poli comntrapposti. La prudenza è l’abilità di intuire il punto di equilibrio tra azione e inazione. La fortezza descrive la stabilità, l’equilibrio interiore, la forza d’animo che permette di praticare la via del distacco attraverso il dominio delle passioni egocentriche.

l’attività di mediazione divenendo strumento della diplomazia, oppure il fulcro della strategia militare che permette di valutare le forze in gioco e stimare il punto di rottura dell’equilibrio. Quando subentrano i poteri psichici stimolati dall’adrenalina (Venere/Nettuno), la percezione sensoriale-intuitiva delle immagini (Venere amante di Adone) evolve in presagio, presentimento, predizione. L’espansione della percezione alle frequenze dell’eros stimola una reazione psichicaemozionale (Venere/Flora) che si manifesta attraverso segnali fisiologici e fisiognomici quali il batticuore e l’arrossamento del viso, l’eccitazione psichica e sessuale, il tremolio delle gambe e la sudorazione delle mani, le smorfie e il mutismo, il pianto e il riso compulsivo, e altri segnali come i gesti tipici della dissumulazione femminile. La reazione psichica-fisiologica provocata dal demone eros sfocia naturalmente nelle donne in emozione sessuale (il dito anulare di Flora nascosto per pudore sotto le pieghe del tessuto), oppure può trascendere in emozione creativa (il dito indice) ed emozione cognitiva (il dito medio). La percezione emozionale che Tiziano dipinge in Flora, la divinità della fioritura della natura umana, descrive lo schema evolutivo implicito nella psiche femminile che, sulla spinta dell’istinto di equilibrio, compie la sublimazione delle emozioni in intuiziono fondamentale per l’evoluzione dell a coscienza individuale e collettiva. La percezione emozionale diventa creativa quando avviene la trasposizione dell’emozione infrarossa sul piano della fantasia, dell’immaginazione sensoriale e dell’intuizione analogica (Diana). La percezione emozionale diventa cognitiva quando avviene la trasposizione dell’’emozione infrarossa sul piano dell’ispirazione, dell’immaginazione razionale e dell’intuizione logica (Apollo). La percezione emozionale è l’essenza della creatività umana (i fiori stretti nella mano destra), offerta in dono ad ogni uomo che si astiene dalla reazione compulsiva (marte dormiente) e dai processi di inibizione e razionalizzazione delle emozioni (Saturno in esilio).

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Tiziano: ”Flora” (1515)

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Galleria Borghese Roma

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TIZIANO

La metamorfosi della mente emozionale La percezione della luce La purificazione dell’Ombra

AMOR SACRO E PROFANO Emozione iperconscia e sovrasensibile

Percezione e coscienza del Sè

LA SAPIENZA DELL’ANIMUS Emozione e intuizione logica-analogica L’Arte della trasformazione dell’eros

AMORE E PSICHE

La discriminazione logica e analogica analisi sensoriale vaglio razionale elaborazione intuitiva sintesi cognitiva

Giovanbattista Tiepolo IL TRIONFO DI FLORA Lezione di Eros

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MENS IMAGO DEI LA METAMORFOSI DELLA MENTE EMOZIONALE

LA PERCEZIONE DELLA LUCE E LA PURIFICAZIONE DELL’OMBRA MONOGRAFIEVENETE


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AMOR SACRO E PROFANO Emozione iperconscia e sovrasensibile Percezione e coscienza del Sè

Mentre la coscienza medioevale si muove tra i due poli opposti come il diavolo e l’acquasanta, tra loro conciliabili se non attraverso l’espiazione del peccato originale, l’umanesimo veneto riconosce il potere salvifico della mente emozionale-intuitiva femminile di “saldare” il cervello con il cuore, di sanare i conflitti, di congiungere ragione e sentimento e percepire le verità nascoste. In Amor sacro e profano Tiziano descrive il funzionamento della mente emozionale-intuitiva in cui si manifesta l’emozione iperconscia (Venere Luciferina) e l’emozione sovrasensibile (Venere Proserpina)

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AMOR SACRO E PROFANO Tiziano: Amor sacro e Profano (1515) Galleria Borghese Roma

LA FONTE DELLA GNOSI Tiziano inserisce nella parete della vasca il simbolo della gnosi filosofica, ermetica e simbolica. La gnosi è un fenomeno che fuorisce come acqua dalla fonte della conoscenza in forma subconscia. Gli artisti che si connettono con l’inconscio collettivo (la testa di leone del glicone, simbolo della gnosi), realizzano opere istintivamente, d’impulso, senza essere pienamente consapevoli dei contenuti di conoscenza racchiusi nelle immagini che assumono in significato simbolico solo a posteriori. Le opere possono essere ispirate dal proprio vissuto (il putto immerge le mani nella memoria) , oppure dalla mente emozionale delle muse da cui proviene l’emozione cognitiva in grado di ispirare la mente intuitiva dell’artista. L’ispirazione può essere sperimentato in senso inverso, come accade a Tiziano che assimila i contenuti simbolici presenti nelle opere di Giorgione attraverso l’emozione ipercosciente, successivamente metabolizzata e convertita in nuove opere dalla sua mente intuitiva. In oriente il fenomeno di trasmissione della conoscenza in forma eterica è il principio dello shaktismo che lega la mente del guru con quella del discepolo

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a filosofia umanistica veneta è profondamente antropocentrica e reinterpreta il paradigma che individua nel peccato originale la causa prima, o per meglio dire, l’ombra, che impedisce alla mente razionale-intuitiva (Adamo ed Eva) di adempiere al principio biblico di essere stata creata a immagine e somiglianza di Dio (Mens imago Dei). Il mistero della mente umana non può essere compreso separatamente dal mistero di Dio che genera le immagini a partire dalla discriminazione e differenziazione delle frequenze di luce in tutte le sue forme visibili durante i sei giorni della creazione della coscienza spirituale (fiat Lux) Anche per Tiziano la creazione della coscienza spirituale (il Sè) inizia nel momento in cui l’anima intuitiva (1. il cavaliere) inizia un percorso di comprensione della luce invisibile, la verità di Dio, che origina dai fenomeni psicosomatici stimolati dalle frequenze infrarosse (2. i due conigli) e finisce con il riconoscimeneo delle immagini archetipiche presenti nel polo di frequenze ultraviolette (3. il pastore di greggi) verso cui si dirige l’intelletto razionale-intuitivo (4. i due cacciatori) che ha trasceso l’illusione e le false verità (5. le due paludi). Conoscere la verità assoluta significa in primo luogo comprendere la realtà dei conflitti causati dalla separazione tra il “Corpus,” centro di esperienza delle passioni , e l’Anima, fulcro della sviluppo delle virtù umane, tra la vita materiale dominata dalla libido affermativa (la torre) e le aspirazioni spirituali (la chiesa). Mentre la coscienza medioevale si muove tra i due poli opposti come il diavolo e l’acquasanta, tra loro conciliabili se non attraverso l’espiazione del peccato originale, l’umanesimo veneto riconosce (come nel tantrismo) il potere salvifico della mente emozionale-intuitiva femminile di “saldare” il cervello con il cuore, di sanare i conflitti, di congiungere ragione e sentimento e percepire le verità nascoste. In Amor sacro e profano Tiziano descrive il funzionamento della mente emozionale- intuitiva in cui si manifesta l’emozione iperconscia (Venere Luciferina) e l’emozione sovrasensibile (Venere Proserpina) Sull’emisfero destro è attiva la mente emozionale, sensibile agli infrarossi (luciferina, Venere del mattino), che funziona secondo schemi logici predefiniti dagli istinti di conservazione e di equilibrio. Nell’emisfero sinistro opera la mente intuitiva, sensibile agli ultravioletti (vespertina, Venere della sera) che raccoglie le informazioni provenienti dalla percezione (lo sguardo di Venere luciferina) e dalla memoria subconscia (il putto mercuriale affonda le mani nella vasca) secondo uno schema e elaborazione analogica delle immagini. Alla mente emozionale luciferina è “affidato” il compito di recepire e registrare l’emozione iperconscia suscitata dalle frequenze infrarosse, e cioè dall’eros, dalla bellezza e dalla verità (6. le tre dita della mano destra). Alla mente intuitiva vespertina, in grado di “manipolare” i dati percettivi ( i guanti) e di selezionare le immagini subconsce (il vaso nero), il compito di cogliere attraverso l’emozione sovrasensibile (lo sguardo assente) le immagini “ultraviolette” sacre e profane con cui l’inconscio cognitivo (7. la pianta di alloro) traduce l’istinto di verità (9. il cavallo scolpito sulla vasca) in parabole, metafore, allegorie, simboli ed emblemi della conoscenza (8. l’emblema della gnosi che Tiziano colloca sulla parete della vasca)

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AMOR SACRO E PROFANO Lotto: Venere e Cupido (1540) The Metropolitan Museum of Art - New

IL MITO DI ICARO Per Peter Brueghel la percezione psichica è simile a una nave trasportata dalle onde elettromagnetiche e collega due punti tra loro opposti. A est, dove sorge il sole, porta con sè l’emozione generata dalle frequenze di luce infrarosse, mentre a Ovest, verso il tramonto, “scarica” le intuizioni. Durante il viaggio da un polo all’altro avviene il fenomeno della cardiomorfosi dell’emozione in intuizione, ma non fino a quando la percezione psichica diventa idonea a sopportare il calore del sole, la fonte di emanazione della luce infrarossa. La percezione psichica, rappresentata dalle ali di Icaro, obbedisce agli istinti, è serva delle pulsioni e non è mai pura, alterata da congetture logiche e pregiudizi, opinioni e schemi di interpretazione delle immagini. Le ali di Icaro sono di cera, perchè di cera è la percezione modellata dal conformismo culturale, morale, religioso e ideologico che impedisce di percepire la luce della verità generata dalla coscienza spirituale, la coscienza del Sè, eterna, immutabile, incorruttibile, rappresentata simbolicamente dal sole. Infatti la percezione è parassitata dalla proiezione del desiderio e dalle prospettive future offerta dall’oggetto percepito, per cui anche le emozioni diventano ambigue, incomprensibili e irritanti fino a deformano la capacità della mente emozionale di discriminare tra le diverse frequenze di luce, la vibrazione che ha il potere di infiammare il cuore. Brueghel fa precipitare Icaro (1) nelle vicinanze della Terra dove lavora il contadino (chi semina raccoglie) e il pastore di greggi (la parabola di Gesù), metafora dell’intuizione logica e analogica che è necessario sviluppare prima di avvicinarsi alla luce.

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a percezione è un fenomeno di assimilazione della luce che avviene in modo automatico, preclabato dagli istinti, e quindi indirizzata verso cose, persone, situazioni che suscitano interesse e curiosità perchè soddisfano un bisogno materiale-sociale (cupidigia) o una necessità fisiologica-psicologica connessa all’istinto sessuale (cumcupiscenza). La percezione non è quindi una semplice elaborazione di sensazioni, emozioni e intuizioni, ma è già da subito selezione di stimoli (infrarossi) che evidenza tra le diverse immagini recepite dal mondo la cosa che mi interessa. La profusione di stimoli che la realtà offre allo sguardo, attraverso la percezione si riduce al minimo, operando quella selezione istintiva che nella vita ordinaria si traduce come “difesa dell’integrità psichica” e “difesa dei propri interessi”, oppure diventa selezione opportunistica di ciò che è ritenuto utile e necessario e per emanciparsi sul piano economico e realizzare le proprie ambizioni. Lorenzo Lotto dipinge in “Venere e Cupido” il fenomeno della conversione dello sguardo dalla realtà materiale alla realtà spirituale, che permette all’anima di avvicinarsi a Dio, alla fonte della verità. La percezione “infrarossa” annodata alla conoscenza dei bisogni corporei (1.il nodo) è modulata dalla mente logica-utilitaristica, ma quando la mente emozionale diventa sensibile alle frequenze ultraviolette (2.il panno blu), iniziano ad emergere bisogni spirituali che spingono l’energia psichica fuori dal suo asse di equilibrio (3. il serpentello sguscia fuori dal bastone/caduceo). Lo spostamento eccentrico del flusso di energia psichica, normalmente veicolata nel lavoro quotidiano per soddisfare i bisogni materiali, porta con sè depressione, frustrazione e introversione della percezione (melancolia) che innesca la cardiomorfosi delle emozioni psichiche (4.le cinque dita) in intuizioni logiche (5.la rosa) analogiche (6. la conchiglia appesa sopra la testa). E in questo frangente che la mente emozionale inizia a cogliere la circolarità delle intuizioni (7. la coroncina di alloro) che esulano dalla necessità di soddisfare bisogni fisiologici- sessuali (8. la pipi di Eros finisce nel pube di Venere), per sostenere il lume della sapienza dell’animus (9) La vita spirituale inizia quando la cardiomorfosi delle emozioni infrarosse suscitate dalle immagini generano intuizioni coscienti (erotismo), trascendenti (bellezza estetica), supercoscienti (verità discriminativa) e chiaroveggenti (idee che anticipano i tempi) Le intuizioni chiaroveggenti, descritte dalla fascia dorata (10) compresa tra il quarto e il quinto dito, rappresentano l’autentica ricchezza dell’umanista che in questo modo concretizza le potenzialità dell’anima di godere della ricchezza spirituale concessa dalle emozioni, e della ricchezza materiale prodotta dalle idee che anticipano l’insorgere di nuovi bisogni. Materia e Spirito si saldano insieme nel momento in cui l’intuizione infrarosso va oltre la dimensione temporale e la mente emozionale-intuitiva accede “alla musica delle sfere celesti” che dischiude alle intuizioni sovracoscienti (il mignolo) concesse dal corpo spirituale (11. le sei pietre incastonate nella coronad’oro). Formando il corpo spirituale, frutto di un processo di codificazione delle frequenze di luce, è possibile infine sperimentare la sincronicità degli eventi e la serendipità dei fenomeni.

La circolarità della percezione “infrarossa” , che esula dalla necessità utilitaristi99 MONOGRAFIEVENETE


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LA SAPIENZA DELL’ANIMUS Emozione e intuizione logica - analogica L’arte della trasformazione dell’eros

Il passaggio immediato dall’emozione all’intuizione è definito dal fenomeno della cardiomorfosi che permette alla mente intuitiva di elaborare l’eccitazione psichica che origina dal desiderio sessuale nell’arte dello sguardo, dell’incontro, della seduzione e del corteggiamento come preludio dell’amore . A

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LA SAPIENZA DELL’ANIMUS

Tiziano : La sapienza dell’Animus A. Arrossamento (1548) B. Imbiancamento (1550) C. Annerimento (1551) D. Ingiallimento (1551)

Organista con Veneree cagnolin

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e quattro opere dipinte da Tiziano vedono protagonista la mente emozionale (Venere nuda distesa verso destra) “impegnata” a compiere le quattro fasi (le dita della mano destra) di elaborazione dell’emozione infrarossa in intuizione che dischiude alla trasformazione dell’energia vitale. Il periodo culminante delle frequenze infrarosse è la primavera; in questa stagione si risvegliano gli istinti animali (1. il cervo) e le passioni del cuore (2.la coppia di giovani) che conducono all’esperienza/ conoscenza dell’amore. Ma l’eros si percepisce in tutte le stagioni, nel riflesso delle immagini (Venere nuda) che stimolano oltre al desiderio di accoppiamento, quel profluvio di emozioni che origina dalla capacità della percezione psichica discriminativa (l’organista) di riconoscere le vibrazioni del cuore (la musica) che canalizzano amore, bellezza e verità (3. le tre dita di Venere) Nel momento in cui la percezione diventa pura, libera dalla pulsione di soddisfare gli istinti (cumcupiscenza) e bisogni (cupidigia), il cuore diventa l’organo musicale in grado di tradurre la vibrazione stimolata dall’eros (infrarossa) e dalla bellezza (ultravioletta) in intuizione logica e analogica (4.le due fila di alberi) Il passaggio immediato dall’emozione all’intuizione è definito dal fenomeno della cardiomorfosi (il putto mercuriale mette la mano sul cuore) che permette alla mente intuitiva di elaborare l’eccitazione psichica (5. l’acqua che esce dalla brocca) che origina dal desiderio sessuale maschile (6.il satiro) nell’arte dello sguardo, dell’incontro, della seduzione e del corteggiamento (8.il pavone) come preludio dell’amore . L’arte del corteggiamento amoroso segue lo schema archetipico di trasformazione dell’energia sessuale in energia creativa, mentale e spirituale che gli alchimisti dell’umanesimo veneto, non diversamente dal tantrismo, consideravano il fulcro della civilizzazione degli istinti e della coscienza umana La trasformazione dell’energia sessuale in coscienza di sè (Anima) e coscienza di relazione (Animus) è un nodo che è possibile sciogliere (10. il nodo del tendaggio), attraverso l’alchimia di coppia in cui la donna, biologicamente consapevole delle proprie emozioni, assume il ruolo di Animus. La trasformazione avviene in quattro fasi definite dagli alchimisti come “arrossamento, imbiancamento, annerimento e ingiallimento” dell’energia sessuale. A: nella prima fase l’Animus femminile compie l’arrossamento dell’istinto sessuale suscitate dall’eros in percezione sensoriale del desiderio e della passione (dell’altro) che prelude all’amore di coppia. B: nella seconda fase l’Animus attiva l’imbiancamento della pulsione subconscia (il cagnolino) in percezione razionale della necessità di veicolare l’energia sessuale (dell’altro) sul piano della creatività. C: nella terza fase l’Animus compie l’annerimento della libido sessuale (l’organista nero e la nuvola nera) attraverso meccanismi subconsci di procastinazione della soddisfazione sessuale (il cagnolino bianco allude all’astinenza) che espandono la percezione intuitiva delle motivazioni (dell’altro). D. Nella quarta fase il nodo di scioglie in quanto emerge nell’Animus la percezione cognitiva (la pernice) delle reazioni subconsce (il cagnolino alla finestra) indotte dall’eros che evolve nella conoscenza della trasformazione spirituale (il vaso con le rose) e delle verità nascoste (l’albero sullo sfondo)

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LA SAPIENZA DELL’ANIMUS

Tiziano : incoronazione dell’Animus

IL LINGUAGGIO ANALOGICO La mente analogica (emisfero destro), capace di disporre di un linguaggio non verbale, allusivo dei comportamenti subconsci che non si possono descrivere con il linguaggio digitale, è strettamente legata ai processi di trasformazione dell’energia sessuale in energia mentale. Durante questo passaggio, equivalente alle iniziazioni primitive dalla pubertà alla vita adulta, l’emisfero destro elabora le emozioni del desiderio o del conflitto in segni corporei che assumono un significato di “rapporto” della psiche con il mondo, e successivamente, come avviene nel pensiero greco, attraverso forme mentali (archetipi) in grado di tradurre le intuizioni analogiche in immagini. I due emisferi cerebrali elaborano separatamente due diverse modalità comunicative: a) digitale: è caratterizzata da un’associazione convenzionale tra una parola (suono e segno) è un aspetto della realtà (alla parola gatto associo la realtà di animale col pelo, a quattro zampe, domestico…). E’ per pura convenzionalità che un sistema linguistico ha piena corrispondenza con elementi della realtà, nel senso che il sistema è intercambiabile con un altro sistema, così come succede per le lingue storiche. b) analogica: è caratterizzata da segni che hanno un immediato rapporto di significato con ciò che designano, in quanto rappresentano un’analogia, cioè una rappresentazione della realtà attraverso un linguaggio che “mima”, ma non imita, la realtà stessa, ha quindi un grande potere di evocare immagini. Ad esempio le diverse colorazioni o i rilievi di una carta geografica, i segni ideografici, i simboli nei sogni , le parole onomatopeiche. Il linguaggio dell’analogia non rispecchia la realtà, ma la crea, perché ha una libertà di processo e una molteplicità di significati che il linguaggio digitale, per sua stessa natura e funzione (la comunicazione pratica), non può avere. Altra definizione distintiva delle due lingue è quella junghiana tra sentimento-pensiero (razionale) e sensazione-intuizione (irrazionale), ma è la percezione a fungere da terzo elemento in grado di collegare le due funzioni e offrire un senso ai fenomeni e agli eventi che non possono essere “digitalizzati”.

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a percezione dell’Animus, archetipo della coscienza dell’Altro, è il medium della trasformazione della coscienza individuale e collettiva, dei costumi morali e sociali, della cultura e dei rapporti umani, degli stili di vita e delle mode e dischiude a quella comprensione del cuore che proviene dalle emozioni suscitate dalle immagini. Tuttavia anche la percezione più esperta può essere tratta in inganno da immagini artefatte e subire una manipolazione subconscia causata dall’inferenza di immagini intrise di violenza, sofferenza, dolore, oppure cariche di erotismo o di valori simbolici, di tipo politico o religioso, che interagiscono con l’inconscio collettivo. Le fiabe raccontano che la percezione nasce pura ed ingenua e facilmente suggestionabile (Cappuccetto rosso) , per cui deve essere educata a riconoscere la verità dalla menzogna (Re Nudo), la realtà dall’illusione (Pinocchio), l’apparenza dalla sostanza (il gatto con gli stivali), e cogliere nelle intuizioni logiche e analogiche suscitate dalle emozioni la soluzione dei problemi quotidiani (Pollicino). Anche Tiziano giunge a descrivere la fase in cui la mente emozionale non è più attratta dalle frequenze dell’eros, ma rivolge lo sguardo alla ricerca della luce della verità (Venere guarda verso l’esterno) La verità può essere occultata dalle parole e dalla proiezione di modelli di interpretazione, schemi di pensiero e elaborate narrazioni della realtà che hanno lo scopo di alterare, modificare e modellare la percezione collettiva verso un unico “modo di vedere le cose”, poichè il conformismo garantisce continuità e stabilità, mentre la percezione che scaturisce dall’emozione è per sua natura dissidente. In questo dipinto Tiziano non dipinge il putto mercuriale, in procinto di incoronare la mente emozionale alla fine dell’esperienza percettiva della luce. La mente emozionale è in grado infatti di codificare le immagini in base alla scala di frequenze (lo strumento del flauto) che costituiscono l’insieme delle espressioni, dei modi, delle tecniche e delle strategie di manipolazione della percezione, una sorta di schedatura analogica di “segni distintivi” che deriva solo in minima parte dall’esperienza diretta. Sulla base della codificazione mentale emerge la conoscenza logica-intuitiva (la coroncina) dei fenomeni di alterazione della verità (1. il velo delle illusioni) che permette di espandere la percezione dei meccanismi di inferenza subconscia delle parole (2. la palude) e di suggestione inconscia delle immagini (3. il bosco). La presa di coscienza della realtà illusoria (4. la mano sopra il velo) avviene attraverso l’istruzione, l’addestramento e l’implementazione subconscia della conoscenza altrui (5. la viola girata), recepita attraverso il collegamento che la mente stabilisce con un’altra mente, oppure con la mente universale. Il concetto viene descritto nell’immagine del suonatore di liuto che non interpreta la musica generata dalle proprie emozioni, ma la musica che “proviene” dai dodici segni della Zodiaco. Il liuto a dodici corde ha la funzione simbolica di interpretare le intuizioni di coloro che hanno realizzato il proprio sè, il proprio sole, metafora della purificazione della mente emozionale-intuitiva (6. il suonatore di flauto sotto l’albero della conoscenza) che permette all’umanista di accedere alla fonte della verità senza nessun filtro ideologico, dogmatico,filosofico.

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LA SAPIENZA DELL’ANIMUS

Tiziano: Dafne e Zeus (1545) Gallerie Nazionali di Capodimonte - Napoli

IL MITO DI DANAE Zeus penetra in forma di pioggia di luce dorata attraverso le fessure della mente emozionale di Danae per fecondare l’intuizione inconscia in grado di assecondare la volontà divina. La pioggia descrive l’inferenza dell’inconscio collettivo recepita dalla psiche per osmosi, attraverso il respiro, quando l’individuo deve affrontare una decisione importante per la sua vita, fondamentale per il proprio destino. Il fenomeno allude allo stato di tensione psichica che attiva l’adrenalina “aerea”, definita dalla figura di Hermes, il mercurio con le ali, il messaggero degli dei. In questa siituazione di incertezza e crisi dell’anima, l’adrenalina aerea di fa veicolo dell informazione numinosa, in grado di generare una diversa comprensione di sè e della vita. Per numinoso Jung intende “una qualità di un oggetto visibile o l’influsso di una presenza invisibile che causa un particolare cambiamento della coscienza”. Numinosa è quindi l’esperienza d’incontro col sacro nascosto, col senso non ancora svelato che si cela ni recessi dell’inconscio collerttivo in grado di offrire all’individuo una serie di esperienze “impersonali” che dischiudono alla conoscenza universale della realtà e della verità. Dalla numinosità sono accompagnate le esperienze a sfondo archetipico che possono portare, nel caso del misticismo più intenso, a forme di identificazione con le divinità di riferimento. Nel mito di Danae è infatti racchiuso il significato dell’aureola dei santi, dipinta dagli artisti come un filo in grado di raccogliere contenere in forma sublimata, come le stimmate, le esperienze dellla passione di Cristo.

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’Umanesimo Veneto, in anticipo di quattro secoli sul pensiero psicoanalitico, afferma che la maggior parte delle reazioni umane rispondono alla codificazione mentale degli istinti tollerati dalla società. A questo millenario processo di adattamento degli istinti, delle pulsioni e della libido di appropriarsi delle cose altrui alle regole sociali e ai comandamenti religiosi è stato dato il nome di subcultura. La subcultura di solito assume una connotazione negativa per descrivere gli aspetti deteriori dei comportamenti collettivi, in realtà è un fenomeno che trascendendo la coscienza dell’Io definisce l’inconscio collettivo condiviso da tutti gli appartenenti di un medesimo gruppo sociale. La mente universale di cui discutevano i filosofi alchimisti è equivalente all’inconscio collettivo definito da Jung come il contenitore psichico degli archetipi, cioè le forme o i simboli che si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture. La mente universale dirige il comportamento subconscio e attraverso archetipi, sogni e l’intuizione sovrasensibile, guida la persona a commettere errori con uno scopo, oppure a realizzare le proprie potenzialità creative e cognitive. La trama di Dafne descrive l’intervento della mente universale che si manifesta spesso come “volontà divina” di contrapporsi alle decisioni umane ispirate dalla razionalizzazione delle azioni in vista di un risultato o di uno scopo predefinito. Danae, principessa di Argo, viene segregata nella torre di un castello dal padre Acrisio per impedirle di generare il figlio che lo avrebbe ucciso, secondo la predizione dell’oracolo di Delfi. Acrisio compie un’azione di che mira a preservare il dominio dell’intelletto razionale, in quanto la figlia rappresenta l’intuizione sovrasensibile, facoltà di cui si avvale l’anima per connettersi con gli archetipi dell’intuizione (Dafne, Sophia) e della comprensione (Perseo, Cristo). La volontà di impedire all’anima di accedere agli archetipi della comprensione fa parte di un modello culturale che da duemila anni si prefigge di mantenere lo status quo, l’ordine sociale e religioso, la continuità del sapere egemone. In questo senso Acrisio non è diverso da Erode che ordina la strage degli innocenti affinchè la profezia della nascita del figlio di Dio non avveri. La trama offre lo spunto a Tiziano per realizzare un’opera che sembra alludere alle emozioni sessuali, ma non è così perchè il putto Eros è colto di sorpresa dalla pioggia di luce dorata che scende dall’alto e si appresta ad allontanarsi. La percezione delle frequenze infrarosse veicola l’eros, la bellezza estetica , le novità e le verità celate dalle apparenze, mentre la “luce dorata” di Zeus, la divinità che legifera nell’incoscio collettivo (l’Olimpo), entra nel cuore per osmosi, attraverso la respirazione, fecondando direttamente l’archetipo della comprensione delle esperienze. Dall’osmosi “pneumatica” con la mente universale scaturisce l’emozione incoscia che spinge l’individuo a compiere il proprio destino attraverso esperienze che sono in conflitto con la parte razionale dell’Io (la tragedia greca). Perseo uccide Acrisio senza esserne consapevole a significare che la mente inconscia obbedisce alla “volontà degli dei” e che il processo decisionale avviene in forma subconscia, in cui è assente il ragionamento , la speculazione, il calcolo e la volontà di giungere a delle conclusioni che siano concretamente utili.

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Tizano: Venere e Adone (1553) Museo Nacional del Prado (Madrid)

LA GIUSTA DISCRIMINAZIONE L’istinto di equilibrio è innato e permette all’individuo l’adattamento all’ambiente. Sul piano mentale struttura la coscienza di relazione dell’individuo basata sulla consapevolezza di rapporti di forza, sulla reciprocità dello scambio e la virtù della giusta discriminazione La virtù della giusta discriminazione veniva rappresentata simbolicamente dai quattro arcangeli, simbolo delle quattro facoltà della ghiandola pineale di recepire una variazione di frequenze infrarosse nel corpo fisico (Raffaele , psichico (Uriele), mentale ( Michele) e spirituale (Gabriele). Le quattro virtù individuano le facoltà della discriminazione logica e analogica connessa alle funzioni delal ghiandola pineale: San Raffaele: la discriminazione sensoriale in grado di recepire variazioni di temperatura e di diagnosticare le malattie. San Uriele: la discriminazione razionale capace di registrare gli eccessi oppure le cadute di energia psichica e diagmosticare stati di depressione o di follia, di disagio emotivo o di alterazione del sistema nervoso San Michele: la discriminazione intuitiva delle immagini infrarosse che avvertono della presenza di Satana, simbolo della tentazione San Gabriele: la discriminazione cognitiva della luce infrarossa capace di riconoscere bellezza e verità, preludio della nascita del Sè cognitivo.

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uando la moderna psicologia studia i processi della mente prende in esame i quattro aspetti fondamentali della cognizione: la sensazione e l’intuizione (funzioni irrazionali) , il sentimento e il pensiero (funzioni razionali) . La sensazione ha una funzione propriocettiva, apporta rappresentazioni concrete dei fatti vissuti in prima persona, mentre l’intuizione va al di là dei fatti e formula incosciamente nuove ipotesi e possibilità di esperienza. Il sentimento elabora le emozioni in base al sistema delle motivazioni e all’importanza degli affetti, mentre il pensiero descrive essenzialmente il nostro rapporto con il mondo. La filosofia umanista procede empiricamente e studia il funzionamento dell’intuizione inconscia generate dalle sensazioni, mentre trascura la dinamica dei sentimenti, considerati fattori personali, influenzati dai costumi sociali, dalle tradizioni e dalla cultura del tempo. Dallo studio delle sensazioni che le donne traducono in opinioni, pettegolezzi, insinuazioni, dubbi e intuizioni emerge la capacità istintiva di “conciliare gli opposti”, di mediare le pretese, di mitigare l’aggressività e di arginare con diplomazia le reazioni provocate da gelosia, rancore e desiderio di vendetta. La conoscenza dell’archetipo di Venere permette a Tiziano di anticipare di un secolo l’intuizione di Cartesio (1594-1650) che individua nella ghiandola pineale, una piccola ghiandola a forma di noce posta al centro del cervello, l’istinto di equilibrio biopsicosomatico (Venere in bilancia ) in grado di neutralizzare, ad esempio con la procastinazione del piacere erotico (1. il putto eros dormiente), la pulsione sessuale suscitati dalla luce infrarossa (Marte) al fine di indurre il comportamento creativo-riflessivo tipico del corteggiamento (Adone). La vicenda di Adone, giudicato bellissimo dalle dee per aver trasceso il desiderio di soddisfare la libido sessuale in creatività e desiderio di conoscenza (la caccia), allude alla capacità della ghiandola pineale di percepire le diverse frequenze infrarosse sulla base di una scala di intensità che permette di avvertire nelle diverse situazioni, quando si sta superando il limite. L’avvertimento psichico permette alla sensazione di segnalare in anticipo quando il calore della “gelosia” raggiungerà il climax, il suo punto più elevato. Tiziano dipinge Marte (2) mentre irradia dalle nuvole la massima intensità di gelosia, per cui Venere abbraccia Adone colta da un presentimento di tragedia. Ci sono avvertimenti invisibili che sfuggono alla percezione immediata, ed è in questo caso che la ghiandola pineale registra nell’emozione psichica una variazione di luce che la mente analogica traduce in avvertimento psichico e intuizione inconscia. Adone non ascolta l’avvertimento di Venere, ma si lascia guidare dal proprio “fiuto” finalizzato alla realizzazione di uno scopo ( i tre cani), ma durante la battuta di caccia viene ucciso dal cinghiale bianco, simbolo dell’evento imprevedibile, dall’incidente e del fato che avrebbe potuto essere evitato se Adone avesse prestato o ascolto al presentimento (la giusta discriminazione) di Venere. Infatti il cinghiale bianco incarna l’irruzione dell’evento irrazionale scatenato dalla gelosia di Marte, a significare che l’emozione psichica può diventare avvertimento chiaroveggente nel momento in cui la ghiandola pineale si accorda con la legge di equilibrio universale e discrimina i possibili effetti dell variazione di intensità di luce infrarossa nel corpo fisico, psichcico, mentale e spirituale.

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La discriminazione logica e analogica Dall’analisi sensoriale alla sintesi cognitiva

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Tiziano. Festa degli Amorini (1518) Museo del Prado - Madrid

1. ANALISI ANALOGICA-SENSORIALE Sant’Agostino scrive in “De doctrina cristiana” una prima definizione di segno, inteso come forma di trasmissione di un sapere che trascende la dimensione logica di causa-effetto: “Il segno è infatti una cosa che, oltre all’aspetto sensibile con cui si presenta, porta a pensare qualcosa di altro a partire da sé.” Considerato che il segno è in generale qualcosa che rinvia a qualcos’altro, per significazione si intende ogni relazione che lega qualcosa di materialmente presente a qualcos’altro di assente. Per comprendere il significato di una parola occorre partire dalla sua radice linguistica, da suo seme originario, ma per mettere insieme immagini diverse sotto un unico segno occorre imparare a incrociare di dati provenienti dalla percezione sensoriale (colore, odore, forma, sostanza, consistenza e modo d’uso) con la discriminazione analogica che permette di distinguere elementi tra loro omogenei, come la somiglianza di seme, o non omogenei, come la diversità di seme. Da questo legame inconscio tra la percezione sensoriale e le strutture analogiche del cervello, raccontato nella favola di Amore e Psiche (pag.130), emerge la capacità dell’animus femminile di compiere l’analisi delle immagini che hanno lo stesso seme, segno e significato. Le verità nascoste si rivelano spesso attraverso indizi che sono tali perchè hanno tra loro una unica significazione e uno specifico effetto, come afferma il proverbio “chi semina vento raccoglie tempesta” In Amore e Psiche, Afrodite versa un vaso contenente decine di semi diversi sul tavolo e chiede a Psiche di ordinarli seguendo il metodo dell’analisi analogica. In suo aiuto sopraggiungono le formiche che pazientemente riuniscono i semi suddividendoli in categorie omogenee, come la dimensione, il peso, il colore, la sostanza. Il processo di analisi induce così la metamorfosi della percezione sensoriale nella percezione razionale in grado di compiere il vaglio critico dei segni omogenei, che ispira il proverbio “non fare di tutta l’erba un fascio”.

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a coscienza dell’uomo è in perenne inquietitudine, un continuo e incessante mutamento. Infatti nessun pensiero può fermarsi su se stesso, ma è costretto a superarsi incessantemente, costantemente alimentato dal flusso di sensazioni e impressioni, emozioni e opinioni, intuizioni e giudizi. Il flusso di coscienza generato dalle sensazioni corporee e dalle impressioni mentali permette al soggetto di diventare consapevole dello spazio e di rapportarsi ad esso attraverso la funzione propriocettiva. In ogni uomo il senso di sè e la coscienza di abitare il mondo hanno un stretto rapporto con la propriocezione, il movimento e con l’immagine corporea che emerge dal senso cinestetico. Tiziano descrive nel dipinto “festa degli amorini” lo sviluppo della funzione propriocettiva che non è un fenomeno spontaneo come potrebbe sembrare, al punto da marcare una differenza di adattamento all’ambiente che nei casi più gravi degenera nell’ emarginazione sociale. La propriocezione non è un semplice guardarsi dentro, ma emerge come momento di riflessione che si viene a formare quando la coscienza è investita dallo stimolo percettivo. In altre parole è possibile analizzare ciò che si sente e si prova (la donna allo specchio) nel momento stesso in cui si getta lo sguardo nel mondo esterno (la donna guarda fuori dalla cornice). A livello istintivo la propriocezione è bypassata dalla percezione psichica che innesca reazioni di lotta o di fuga, di attrazione o repulsione, di disgusto o piacere indispensabili per prendere coscienza della realtà. Sugli altri quattro piani di coscienza (1. le quattro dita) entrano in scena gli amorini che rappresentano il profluvio di impressioni sensoriali (il telo rosso), razionali (il telo bianco) e intuitive (il telo blu) che possono “imparare a volare” per diventare opinioni (2. i due putti che volano) e intuizioni (3. i due putti colgono le mele dall’alto) nel momento in cui subentra la capacità di analizzare le immagini dal punto di vista analogico, cioè per quello che significano veramente Il concetto di analisi analogica-sensoriale, rappresentato simbolicamente dalla statua che rappresenta Afrodite nel gesto di offrire il vaso in cui sono i contenuti i diversi semi da cui originano le parole, principio da cui prende forma il linguaggio della semiologia Sono i semi generati dalle immagini a dare forma alle parole e lo sviluppo del linguaggio umano, dalle scene rupestri nelle caverne fino alla tavoletta dei segni babilonesi, dimostra che la capacità di raggruppare insieme diverse immagini sotto lo stesso seme identificativo. Nella Genesi Dio creatore affida all’analisi analogica di Eva il compito di dare un nome a tutte le creature dell’Eden, ed è attraverso il linguaggio analogico dei proverbi che identificano la cultura prelogica di un popolo, che emerge la prima forma di codificazione della realtà e delle verità (il putto raccoglie le due mele). Tiziano avverte tuttavia che le intuizione analogiche fondate sul riconoscimento della somiglianza (il putto con l’arco) possono essere sbagliate al punto da generare opinioni, valutazioni e giudizi che non corrispondono alla realtà dei fatti (il putto con le mani alzate), per cui è indispensabile compiere il vaglio intuitivo delle impressioni in gioco. .

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Tiziano: Venere allo specchio (1555) National Gallery of Art - Washington

2. VAGLIO LOGICO- RAZIONALE Il linguaggio dei segni è la forma analogica di comunicazione più immediata e naturale. Fare segno di parlare, di ascoltare, di osservare, di annusare rappresenta il nucleo formativo di un vocabolario che si estende a tutte le altre azioni contemplate nel linguaggio dei sordomuti. Quando si tratta di esprimere un sentimento si utilizza il linguaggio analogico-simbolico dei fiori, oppure si fa uso di gesti e di “emoticons” digitali che sostituiscono le parole. Ci sono invece segni che avvertono di azioni e comportamenti che non si possono rivelare con le parole, come nel caso delle “tracce” lasciate dai tradimenti amorosi. La mente emozionale-intuitiva in questo caso funziona in modalità logica e i “nodi vengono presto al pettine”, ma ci sono altri indizi, più difficili da decifrare, che richiedono di essere “raggruppati” per somiglianza, similiarità e ripetizione (analisi tipologica), come quando l’investigatore deve risolvere un omicidio privo di movente apparente. All’analisi tipologica degli indizi deve però seguire il vaglio analogico delle diverse ipotesi che si presentano spesso contraddittorie, inconsistenti e fantasiose Il concetto di vaglio logico-razionale è descritto nella seconda prova in cui Psiche deve “tosare” le pecore assassine, metafora del quel “fare il pelo e il contropelo” a ciò che emerge dall’analisi. In mancanza di prove certe, gli indizi conducono a definire una teoria che deve essere sottoposta al filtro della razionalità, rappresentato nella favola dal canneto. Il “Canneto” suggerisce a Psiche di aspettare la notte e di raccogliere la lana delle pecore assassine che rimane impigliata tra le canne, metafora di un processo di selezione discriminativa delle ipotesi più logiche e congruenti a formulare il movente. La discriminazione razionale degli indizi può condurre alla ricostruzione veritiera degli eventi e quindi alla conferma delle ipotesi formulate dalla mente intuitiva.

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o sviluppo della coscienza razionale che caratterizza ogni forma di scambio, baratto, commercio di cose, cibo e generi di prima necessità ha portato con sè la nascita della scrittura e del calcolo, e la consapevolezza logica di raccogliere nel tempo futuro i frutti del lavoro (“chi semina raccoglie”). Tuttavia il successo dell’azione, o di una impresa economica, non dipende unicamente dall’abilità logica-razionale di saper svolgere un lavoro, o di organizzare al meglio i mezzi di produzione, ma dipende il più delle volte dalla “fortuna”. La fortuna offerta dall’archetipo di Afrodite, dipinta da Tiziano davanti allo specchio, nasce dallo sviluppo della giusta discriminazione che permette di individuare, con il sostegno della deduzione logica e dell’induzione analogica (l’angioletto sostiene lo specchio), il momento giusto per fare la cosa giusta. La capacità di farsi trovare dalla Dea della fortuna emerge quando la percezione sensoriale riesce a cogliere nel “riflesso” delle immagini percepite, l’emozione psichica (la curiosità) di chi sta guardando un oggetto. L’azione della percezione discriminativa che caratterizza ad esempio l’indagine delle tendenze del mercato, si rivolge a ciò che che attira lo sguardo, all’oggetto che suscitando la curiosità e l’apprezzamento del consumatore segnala la presenza di un bisogno da soddisfare. Venere non sta ammirando la sua bellezza riflessa dallo specchio, ma chi la ossserva di nascosto, e non si accorge di essere stato “intercettato” dallo sguardo di “chi” (l’esperto di marketing ad esempio) vuole indagare il motivo dell’interesse e conoscere i desideri e le esigenze del potenziale cliente. Mentre la deduzione logica femminile recepisce nel complimento maschile la conseguenza dell’emozione “infrarossa” stimolata dall’eros e dalla bellezza, l’induzione analogica è in grado di raccogliere ulteriori informazioni provenienti dal vaglio razionale delle immagini, così come suggerito dal proverbio “l’abito non fa il monaco”. La fortuna viene colta al volo quando si riesce a passare al vaglio (1.il dito indice) le informazioni che emergono dalla coscienza sensoriale (2. il collo di pelliccia) e dall’emozione psichica sovrasensibile (3. l’anello sul dito mignolo), ovvero dalla capacità di rilevare gli “indizi visibili e invisibili” e di tradurli in intuizioni analogiche (4. il filo di perle in testa) in tempi rapidissimi. Grazie all’emozione sovrasensibile (archetipo di Proserpina) in grado di elaborare i dati percettivi più sottili, la discriminazione razionale diventa lo strumento non solo di elevazione sociale, di fortuna negli affari e nelle trattative in cui è necessaria una valutazione attenta delle immagini che, ma anche di quella conoscenza dei fatti e delle verità nascoste che caratterizza l’indagine discriminativa logica e analogica (5.la coroncina simbolo della congiunzione delle facoltà due emisferi cerebrali) L’indagine logica prende avvio dalle prove visibili registrate dai fatti, mentre l’indagine analogica procede per indizi che vengono prima analizzati sotto il profilo della congruenza con le diverse ipotesi che vanno a formare una prima teoria. Una volta definita la teoria più plausibile, gli indizi e le diverse ipotesi vengono passati al vaglio del ragionamento razionale per dimostrare la linearità dei comportamenti dettati dalla razionalità o irrazionalità delle motivazioni.

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Tiziano: Venere di Urbino ( 1534) Galleria degli Uffizi - Firenze

ELABORAZIONE ANALOGICA-INTUITIVA Nella terza prova Afrodite ordina a Psiche di salire sulla sommità della rupe per raccogliere dalla fonte della verità, l’elisir della sapienza. L’impresa va oltre le potenzialità della percezione di Psiche, ma in suo soccorso giunge l’aquila simbolo della discriminazione intuitiva in grado di riconoscere il particolare nell’universale, facoltà che permette infatti di elaborare gli stimoli percettivi a partire da una prospettiva più alta. Per conquistare una visione universale dell’esistenza e al contempo realizzare le ambizioni dell’Io e le aspirazioni dell’anima, occorre sviluppare l’intuizione discriminativa (il dito indice) rappresentata da Tiziano nell’immagine dell’uomo che si sfila il guanto, simbolo della capacità di “manipolare” ad arte i dati percettivi utilizzando le facoltà analogiche dell’emisfero destro. Tiziano offre una dimostrazione dell’arte analogica collocando una pelle d’orso sulla spalla della serva (7) Le intuizioni dell’anima sono paragonate al miele che le api generano durante la loro ricerca da un fiore all’altro, mentre l’orso è in questo caso una rappresentazione analogica del desiderio di “cibarsi” delle intuizioni altrui.

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e diverse teorie formulate dal ragionamento logico (parole, numeri, schemi, diagrammi) e analogico (immagini, simboli, metafore, allegorie) non sono prive di errori e contraddizioni. L’Umanesimo veneto è consapevole dei limiti e della validità della conoscenza umana e recupera da Socrate, Platone e Aristotele i fondamenti della giusta discriminazione che si manifesta nell’archetipo di Cristo Pantocratore, fulcro della verità dell’anima. Socrate è il primo a mettere in discussione le basi e le fondamenta del sapere affermando che la vera conoscenza non ci viene dall’esterno, ma nasce all’interno dell’anima (1. l’interno della casa) , attraverso il dialogo tra la mente emozionale del discepolo e la mente intuitiva del maestro. Platone afferma che i sensi servono a risvegliare in noi il ricordo delle idee, ossia di quelle forme universali (2. il vaso con la pianta sferica) con cui è stato plasmato il mondo e che ci permettono di conoscerlo. Conoscere significa dunque ricordare: la conoscenza è un processo di reminiscenza di un sapere che giace già all’interno della nostra anima, ed è perciò “innato”. Per accedere al sapere dell’anima l’intuizione discriminativa (la fanciulla) deve “frugare” nella memoria delle proprie esperienze (3. il baule a sinistra) e poi nell’inconscio collettivo (4. il baule a destra) . L’intuizione discriminativa sostenuta dalla discriminazione cognitiva della realtà (5. la serva sostiene il coperchio) permette di compiere il processo di elaborazione analogica di ipotesi, enunciati, proposizioni e teorie che hanno lo scopo di far riemergere le verità dell’anima occultate nei simboli. Ogni interpretazione simbolica è strettamente dipendente dal punto di vista del ricercatore e dal suo subconscio. L’indagine discriminativa è infatti alterata dalla presenta di complessi, conflitti, tensioni, paure che devono prima essere pacificati (6. il cagnolino dormiente), per cui Aristotele formalizza in maniera più precisa e sistematica il processo conoscitivo, collocando l’intuizione intellettuale (Venere Proserpina nuda) in primo piano. L’intuizione intellettuale è infatti capace di “astrarre” l’universale dalle realtà empiriche. Conoscere significa quindi compiere un processo di astrazione logica (il pollice nascosto), analogica (l’indice) e translogica (il dito medio) che permette di riconoscere e separare le intuizioni particolari riferite a quella specifica esperienza (il bocciolo cade sul divano rosso) da quelle universali che strutturano il sapere della gnosi universale (il bouquet di rose). Il compito di stabilire la validità e l’universalità delle premesse, da cui il sillogismo deduttivo trarrà delle conclusioni necessariamente coerenti, spetta all’intelletto intuitivo, il quale si avvale in proposito dell’induzione analogica (epagoghé). L’induzione analogica non è un processo intellettuale ma emozionale, in quanto è l’emozione psichica suscitata dalle immagini o dalle parole a offrire l’imput necessario, rappresentando in questo senso un grado preparatorio di avviamento verso l’intuizione intellettuale. Tiziano rappresenta il fenomeno dell’induzione analogica collocando la mano sinistra di Venere sul pube, allusione ai processi di sublimazione dell’emozione sessuale suscitata da Eros, in emozione sovrasensibile (l’anello sul mignolo) da cui prende avvio la capacità di intuire in ogni immagine la sua particolare quintessenza, condizione preliminare per stimolare la giusta comprensione del Tutto.

Tiziano: Gentiluomo con guanti (1520) MONOGRAFIEVENETE

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Giorgione: Venere dormiente (1508) Gemaldegalerie - Dresda

SINTESI LOGICA-ANALOGICA Nella quarta e ultima prova Psiche deve scendere negli inferi per farsi consegnare l’olio dell’intuizione intellettuale da Proserpina. L’emozione sovrasensibile di Psiche dopo aver superato la prova dell’analisi sensoriale (le formiche), del vaglio razionale (il canneto), dell’elaborazione intuiva (l’aquila) deve sottoporsi a un processo di sintesi logica-analogica (la torre) delle intuizioni che permette di accedere nell’inconscio cognitivo, il regno di Ade, in cui sono serbati gli archetipi della comprensione della psiche, della mente e della coscienza umana. La Mitologia narra che Proserpina viene rapita da Plutone e condotta per sei mesi nei recessi dell’inconscio collettivo per esercitare l’arte della discriminazione analogica delle immagini (l’olio della sapienza dell’Animus) che emergono dal subsconscio durante lo stato di veglia, di sonno, di sogno e infine nello stato di perfetta coscienza contemplativa dell’esistente. La parte finale della favola racconta che Psiche, dopo aver annusato l’olio, cade in sonno profondo, metafora di uno stato totale assorbimento della mente nella verità interiore che dischiude allo sviluppo della discriminazione simbolica e archetipica.

Bernini: Ratto di Proserpina

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iorgione affronta il tema dei principi primi su cui Aristotele intende fondare la conoscenza. Questi principi non sono ricavabili dall’esperienza, né da un ragionamento dimostrativo, ma unicamente l’intuizione intellettuale può accedervi rappresentando il vertice più alto della conoscenza. L’intuizione intellettuale, rappresentata dall’immagine di Venere Proserpina dormiente in mezzo alla natura (umana), non solo è in grado di dare un fondamento universale e oggettivo alle operazione di deduzione logica e induzione analogica, ma portando con sè anche un’esperienza contemplativa, tipica di un sapere fine a sé stesso, conduce il filosofo alla quintessenza della saggezza. In anticipo di tre secoli sulle conclusioni della filosofia idealistica tedesca, afferma che l’intuizione intellettuale è il fondamento, il principio cardine di ogni filosofia, pur essendo un principio noto sin dall’antichità e che ha attraversato quasi tutta la storia della filosofia occidentale. L’intuizione intellettuale è l’attività originaria con cui il pensiero pone se stesso, e tramite cui, conoscendosi, rende possibile un sapere autocosciente nel quale consiste propriamente la filosofia stessa. Infatti la capacità dell’intuizione intellettuale di contemplare il significato delle emozioni costringe l’energia psichica che scaturisce dal desiderio di conoscere a seguire un percorso virtuoso (1.il sentiero) che conduce alla costruzione dell’autocoscienza su cui si fonda la convivenza civile, i sentimenti etici e i comportamenti morali (2. il borgo sulla destra). L’autocoscienza fondata sull’intuizione dell’intelletto dell’anima, e non sull’intelletto ispirato dalla volontà di razionalizzare le risorse umane e naturali per ottenere il massimo vantaggio materiale, economico e sociale (3. l’albero reciso), permette all’umanista di compiere consapevolmente la sublimazione della pulsione che origina dalla libido (la mano sul pube) in amore, creatività, coscienza di relazione e conoscenza di sè (la mano sulla nuca) La fase di trasformazione della libido in autocoscienza, chiamata dai filosofi alchimisti “opera al rosso” (il grande cuscino rosso) concede all’uomo di astenersi dalle reazioni di odio, di contenere e trasformare le pulsioni in azioni creative, di rispettare le emozioni e i sentimenti morali dell’Altro e di rinunciare consapevolmente ad assecondare le ambizioni dell’ego. In questa condizione mentale di autodominio delle pulsioni, delle passioni, delle pretese egocentriche e delle ambizioni materiali, rappresentata simbolicamente dalla “dormizione” di Venere, è possibile infatti esercitare la contemplazione e l’attività dell’intuizione intellettuale che caratterizza la prassi filosofica. La fase di trasmutazione dell’intuizione inconscia in intuizione intellettuale, definita “opera al bianco” (il lenzuolo bianco) origina dai “piedi intrecciati di Afrodite”, simbolicamente associati al segno dei pesci. Ciò che rende possibile ogni forma di intuizione scaturisce infatti dall’emozione iperconscia, sensibile alle immagini infrarosse, e dall’emozione sovrasensibile che recepisce nella luce ultravioletta trasmessa dai simboli e dagli archetipi, la presenza di una dimensione sacra e profana che aspetta di essere rivelata. Il dipinto di Venere dormiente iniziato da Giorgione e concluso da Tiziano dopo la sua morte, rappresenta dunque il “manifesto filosofico” dell’Umanesimo veneto capace di restituire all’Anima femminile, e quindi alla Donna, il ruolo di guidare la coscienza collettiva verso i valori della bellezza interiore che si manifesta nella purezza delle emozioni, delle intenzioni e dei sentimenti dell’amore, della giustizia e della verità. MONOGRAFIEVENETE

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G. Tiepolo: Trionfo di Flora (1743) M. H. de Young Memorial Museum, San Francisco

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’uomo è un animale razionale, politico ed erotico. Le classiche definizioni filosofiche dell’essere umano convergono su questi tre aspetti di base nel momento stesso in cui diviene animale sociale, e cioè compie quel processo di civilizzazione degli istinti che lo proietta fuori non solo dalla natura, ma anche da quella dimensione irrazionale in cui sono gli istinti corporei (pulsioni) e gli istinti della mente (archetipi) ad agire su di lui, incontrollabili e indifferenti alle vicende umane come gli dei dell’Olimpo. Tiepolo fa sua la lezione di Tiziano e comprende che l’eros femminile (1. la danzatrice), è l’agente di trasformazione della pulsione creativa in desiderio di conoscenza, rappresentata dalle due statue della sfinge (2 e 3) che segnano il confine tra l’inconscio psichico (4. La fontana di Poseidone) e l’inconscio creativo in cui trionfa Flora, artefice della trasformazione dell’emozione sessuale (6. il dito ritorto) in intuizione creativa (7. il nastro di fiori sul pube) e spirituale (8. la corona di fiori sopra la testa) L’eros è l’agente di rivelazione dell’archetipo in grado di bilanciare i bisogni del corpo con quelli dello spirito (7. la statua con i due tappeti) e i desideri tra loro contrapposti, come il piacere con l’amore (8. la statua di Diana) , la creatività con la conoscenza intellettuale (9. la statua di Apollo con il cavallino sulla spalla). L‘eros femminile ha il potere di scoperchiare il vaso di Pandora (10. il vaso davanti ai piedi della danzatrice) in cui si cela il materiale inconscio rimosso (desideri repressi e bisogni insoddisfatti) che sono propri del pudore e dell’inibizione, rappresentate dalle due ancelle(11) sedute sul carro alle spalle di Flora. La percezione delle immagini erotiche intrise di frequenze infrarosse stimola la mente a produrre quelle fantasie sessuali che sono proprie della sublimazione trascendente (lo sguardo di Flora), in grado poi di far fiorire doni dell’immaginazione razionale e intuitiva (12. i due personaggi che offrono collane e bouquet di fiori). Esiste poi un secondo livello di sublimazione dell’emozione creativa in emozione “spirituale” (14. le frequenze ultraviolette del panno blu) che a partire dalla percezione della bellezza estetica delle donne ha il potere di generare l’intuizione intellettuale (13. la lancia) in grado di indagare le verità nascoste nelle immagini. Il putto Eros in questo caso di trasforma e diventa Hermes, il putto con le ali (17) che porta con sè una colomba bianca, simbolo del potere dell’inconscio intuitivo, presente in ogni essere umano, di riconoscere la verità dalla menzogna, la realtà dalle apparenze, attraverso l’apprendimento del linguaggio simbolico-ermetico. Flora è avvolta dalle frequenze dell’oro, metafora della luce della conoscenza di cui ha bisogno l’anima per evolvere in intuizione logica, analogica e translogica, le facoltà dell’intelletto rappresentate dai tre angioletti che trainano il carro di Zeus, simbolo della ragione simbolica-discorsiva con cui si arriva alla comprensione della filosofia del’Umanesimo veneto.

MONOGRAFIEVENETE

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L’UMANESIMOVENETO

La rivalutazione di un fenomeno sociale, artistico e spirituale che ha contagiato l’ Europa. Venezia era avanti di almeno due secoli rispetto al resto del mondo. Erede della “res publica” romana, ma anche delle assemblee paritarie all’ombra del tiglio degli antichi Venetici, la Repubblica Veneta favorì la nascita e lo sviluppo dei sentimenti morali di equità, giustizia e solidarietà che rappresentarono il nucleo spirituale da cui successivamente l’Umanesimo Veneto genererà il seme della libertà di pensiero e dei sentimenti laici che influenzerà, senza riceverne i giusti meriti, la cultura europea nei secoli seguenti.

Il Gran Consiglio della Repubblica Veneta

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