VdP Speciale Arte e Restauro 2011

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L’arte del restauro La ricchezza del patrimonio storicoarchitettonico della terra bresciana ha stimolato negli anni anche il nascere e il radicarsi di figure che hanno fatto della sua cura e del suo recupero una professione sempre più qualificata. Sono tanti, come viene raccontato in queste pagine, i professionisti e le aziende che, nel Bresciano, hanno trovato affermazione in un campo come quello del restauro e della conservazione che richiede perizia e straordinarie capacità

ARTE E RESTAURO

INSERTO A CURA DI VOCEMEDIA PUBBLICITÀ

BRESCIA 28 GENNAIO 2011


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Inserto Arte e restauro

LA VOCE DEL POPOLO 28 GENNAIO 2011

Vobarno Santa Maria Assunta

Verifiche e test iniziali, poi il restauro Le tante problematiche della chiesa, non ultime le conseguenze del terremoto, sono state studiate preventivamente

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Quando si è approntato il cantiere, inizialmente si è proceduto a una verifica dello stato conservativo degli intonaci affrescati e dell’apparato decorativo in stucco, delle volte e delle pareti. Nella stesura degli intonaci furono utilizzate malte diversamente preparate a seconda delle zone: un tipo, particolarmente ricco di legante, fu steso sulle volte della navata, con la conseguente formazione di una fitta ragnatela di lesioni da ritiro; per le volte del presbiterio, invece, la malta fu opportunamente corretta e resa meno “grassa” riuscendo a impedire il ripetersi del fenomeno. I cicli pittorici furono eseguiti su intonaco in fase di carbonatazione avanzata, ottenendo una decorazione “a calce” più che un vero e proprio “affresco”. Col tempo, a causa degli scambi di umidità ambientale o per effetto di infiltrazioni d’acqua, la pittura “a calce” si è mano a mano impoverita e indebolita manifestando diffusi fenomeni di polverizzazione e distacco a cui hanno contribuito estese cristallizzazioni saline. Tutti questi fattori possono spiegare anche i ripetuti cicli di ritinteggiatura

L’interno della chiesa

e di restauro dei dipinti eseguiti nel corso dell’ultimo secolo. Si può quindi affermare che le superfici della chiesa presentavano un quadro pressoché omogeneo di problematiche conservative, riassumibili in consistenti depositi polverosi e di nerofumo (quest’ultimo particolarmente evidente a causa dell’incendio degli arredi interni documentato nel 1797); in patologie legate alle infiltrazioni di acqua e all’umidità ambientale; in sovrapposizioni di tinteggiature a calce a copertura dello strato iniziale; in fessurazioni e distacchi dell’intonaco, causati dal dissesto provocato dal sisma del 2004. Si è poi provveduto alla esecuzione di test preliminari per valutare le metodologie più indicate e i materiali più consoni all’intervento di restauro, unitamente al prelievo di campioni per il riconoscimento fisico-chimicomineralogico dei materiali e dei prodotti di degrado. I dati più rilevanti dell’indagine di laboratorio hanno confermato l’applicazione di tecniche e materiali propri dell’affresco, in particolare si è riconosciuta la presenza di una base pigmen-

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Garattini Malzani Studio professionale per il restauro e la conservazione di opere d’arte

tata di preparazione per gli azzurri. I rossi invece sono ottenuti con stesure alla calce. Le misurazioni avevano evidenziato tenori ancora elevati di umidità superficiale in prossimità delle zone interessate da passate infiltrazioni (ora non più attive) dalla copertura o dai serramenti, mentre è risultata nella norma sulle restanti parti. Sulla base delle valutazioni a vista, delle misurazioni in situ e delle indagini di laboratorio si sono campionate diverse metodologie di pulitura e consolidamento. I test condotti hanno portato a limitare l’utilizzo di puliture a umido a causa del consistente deposito di nerofumo presente sulle superfici. Il più idoneo metodo di pulitura è dunque risultato quello a secco, la cui modalità di esecuzione è stata condizionata dalla maggiore o minore coesione della pellicola pittorica. Per la fase di consolidamento è stato invece verificato il ricorso ad applicazioni di acqua di calce, particolarmente indicate per le modalità di esecuzione delle decorazioni. A indagini e test sono seguite le diverse fasi operative del restauro delle superfici esterne e interne della chiesa.

Restauro dipinti antichi e moderni, dipinti murali a secco e ad affresco. Statue soase dorate e policrome, materiali lapidei e archeologici. Vasta esperienza nel restauro di chiese e grandi cicli pittorici con attestato nazionale di qualificazione SOA per il restauro. Lo studio di Nicoletta Garattini è lieto di offrire le sue competenze per consulenze per consulenze e preventivi e per l’elaborazione di progetti finalizzati e finanziamenti.

via Gramsci, 24 25121 Brescia tel. e fax 030 42497


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Spazi liturgici Secondo le note della Cei

L’intensa attività dei Ferrari Lo scultore Edoardo Ferrari al lavoro

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L’opera in corso, interamente scolpita in un blocco di marmo, riguarda il polo liturgico della Parola di Dio. Nasce in successione all’altare anch’esso in un unico blocco monolitico in marmo scolpito già posato nel presbiterio della cattedrale i mesi scorsi e che sarà consacrato unitamente alla cattedrale dal card. Re il prossimo 27 febbraio. Nell’altare si evidenzia il sacrificio di Cristo espresso nel momento preciso della sua morte, simbolicamente ricondotto al “velo del tempio che si squarcia nel mezzo” descritto dai Vangeli. L’opera dell’altare di forma quadrata si compone così in un linguaggio realistico e simbolico ma non figurativo. L’ambone, studiato congiuntamente all’altare, si collega a essa oltre che per il materiale in cui si sta realizzando soprattutto per la successione del tema espresso: l’annuncio della risurrezione di Cristo. Protagoniste della parte frontale dell’opera, che si sviluppa su una base a pianta circolare, le tre mirofore, le pie donne che accorse al sepolcro con oli e bende per avvolgere il corpo di Cristo tro-

Fervono i lavori per il completamento del presbiterio della cattedrale di Castanhal in Amazzonia vano il sepolcro vuoto e tra spavento e stupore corrono ad annunciare l’avvenuta risurrezione. Come uniche figure tra le opere per la liturgia del presbiterio si mettono così in maggior risalto sottolineando la loro presenza eloquente, con il preciso intento di far riecheggiare la parola anche quando non c’è nessuno che la sta proclamando. A sottolineare il concetto di sepolcro vuoto, la parte in bronzo su cui poggerà l’Evangeliario, che prende forma da un velo ripiegato in quattro parti, quel velo descritto nel Vangelo e rimasto nel sepolcro vuoto, velo in cui era avvolto il corpo morto di Cristo. Continuando nella descrizione, nel settore visibile, alle spalle delle tre mirofore, la composizione si completa con l’albero del giardino della resurrezione, albero dalle cui radici si diramano quattro fiumi che si sviluppano nella pietra che fa base in direzione dell’assemblea, richiamo ai quattro Vangeli. Questa la descrizione sommaria di quanto l’artista sta realizzando in questi mesi, un’opera che per il suo completamento richiederà ancora parecchie settimane di lavoro. Le figure

adesso appaiono dalla pietra abbozzata nel loro dinamismo, mentre si definiscono i volti, parte importante e significativa che l’artista intende definire precedentemente alle figure stesse. Sembra un’opera grande nelle dimensioni, ma l’artista Edoardo Ferrari spiega i motivi della sua forma e dimensione. Sarà collocata nell’ampio presbiterio che si sviluppa in un fronte molto largo con cinque scalini in elevazione e attualmente in loco è stata predisposta una struttura in legno, provvisoria, dimensionata secondo progetto. Come appare nel dettagliato bozzetto in scala l’ambone si inserisce tra la pedana plenaria e l’aula stessa rendendo il polo liturgico della Parola elemento di congiunzione tra presbiterio e assemblea, incastonato nella gradinata semicircolare, con due alzate interne che elevano il ministro che annuncia la Parola. La struttura completamente in marmo riprende nella sua forma architettonica circolare ed elevata il concetto di tribuna, stabile e fissa come consigliato nelle note emanate dalla Cei riguardanti la progettazione degli spazi liturgici.


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Botticino Le nuove proposte dell’Enaip

I beni culturali nella stagione della crisi La realtà formativa bresciana alle prese con il lancio di nuovi progetti

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Mentre gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire anche nel settore dei beni culturali e resta sospesa tra i ricorsi la questione dell’Albo dei restauratori, il settore della formazione per la conservazione ed il restauro dei beni artistici e culturali è impegnato in una importante riorganizzazione intorno ai nuovi corsi quinquennali di livello universitario introdotti dal nuovo codice dei beni culturali. Sono già partiti i corsi degli Istituti del Mibac, si stanno mettendo a punto le

procedure per le università e le accademie, sta per uscire la circolare per l’accreditamento delle scuole regionali di alta formazione come quella Enaip per i beni culturali di Botticino. Intanto la Scuola di Botticino prosegue nel suo lavoro di formazione triennale di Tecnici del restauro e di servizio al territorio per la conservazione e restauro di numerose opere di interesse storico e artistico. Sono usciti recentemente o stanno per uscire dai laboratori della Scuola importanti restauri quali: l’arazzo

Dama e cavaliere (XVIII sec.) del Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera, la Macchina cinetica di Colombo (1959) del Museo di Suzzara (Mn), un Trittico dipinto su tavola di Vivarini (XV sec.) e i gessi Narciso e Petrarca morente (XIX sec.) dei Musei civici di Bassano del Grappa, e altri ancora. Particolarmente innovativo è un progetto di studio dello stato di conservazione e dei fattori di degrado complessivo della chiesa della S. Maria Annunciata di Serle, che vede la collaborazione del Cnr di Milano, della Università di Pavia, della Università statale di Milano, e il cofinanziamento della Fondazione Cariplo nell’ambito di un progetto quadro coordinato dall’assessorato regionale alle Culture, autonomie e identità della Lombardia. Si è nel

frattempo concluso con successo il Master postlaurea per Registrar per l’Arte contemporanea e il design, anch’esso sostenuto della Regione e dal Tavolo per la valorizzazione dei beni culturali da essa promosso con la Scuola di Botticino e le università Statale, Bicocca e Politecnico di Milano e l’Università di Pavia. Sta inoltre per avere l’avvio il programma 2011/2012 di formazione continua breve del quale citiamo alcuni titoli: Documentazione grafica e fotografica per il restauro, Tecnologie e tecniche avanzate di diagnostica, Nanotecnologie applicate al restauro, Metodologie e tecniche di restauro di opere contemporanee, Imballaggio e Movimentazione delle opere, Consolidamento e traversatura dei dipinti su tavola.

LA SCUOLA DI BOTTICINO DAL 1974 LUOGO DI ALTA FORMAZIONE PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE. 6FXROD UHJLRQDOH SHU OD YDORUL]]D]LRQH GHL %HQL FXOWXUDOL

La Scuola è riconosciuta di Rilevanza Regionale ed è partner del Polo per la Valorizzazione dei Beni Culturali costituito dalla Regione con le Università Bicocca, Politecnico, Statale di Milano, Statale di Pavia e il C.N.R. di Milano.

Abbiamo formato come restauratori e tecnici per il restauro 500 giovani provenienti da tutto il territorio nazionale. Abbiamo restaurato più di 800 opere e manufatti appartenenti a musei, biblioteche, istituti ecclesiastici, enti pubblici, comunità locali e privati, con la supervisione delle Soprintendenze competenti.

ATTIVITÀ RICONOSCIUTE E COFINANZIATE DALLA REGIONE LOMBARDIA Corso postdiploma triennale per Tecnico collaboratore del restauratore. Corsi di aggiornamento per operatori e professionisti del settore BB.CC. Corsi di specializzazione post-diploma e post-qualifica. Master post-laurea in Registrar dell’arte contemporanea. seminari settimanali residenziali(*) full-immersion (learning week) per studenti delle superiori s

*la Scuola è dotata di residenza e mensa autonoma.

Per informazioni rivolgersi alla Segreteria della Scuola via Panoramica, 42 Botticino (Bs) Lunedì-Giovedì 8.30-12.30, 13.30-17.30 - Venerdì 8.30-12.30 Telefono 0302191122 - fax 0302199798 e-mail: botticino@enaip.lombardia.it


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Brevetti Limitare l’impatto estetico

La tecnologia a servizio dell’arte Dall’audio alla video-sorveglianza alla protezione, i molteplici interventi Antonio Falda

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Da un’intuizione, nata quattro/cinque anni fa, Ftf elettronica con il patron Antonio Falda ha prima brevettato e poi lanciato un impianto tecnologico che riunisce il sistema audio, di video-sorveglianza e di protezione. Il brevetto denominato “Maxelâ€? contraddistingue l’impresa dalle comuni installazioni di sistemi per la videosorveglianza e ampliďŹ cazione sonora tradizionale del settore civile che viene adottata per il luoghi di culto. I prodotti in commercio adattati nei vari ambienti dagli installatori, diventano

un problema per luoghi come chiese, palazzi storici monumentali, gallerie d’arte, musei ecc. a causa della loro invasivitĂ . A oggi piĂš di un centinaio di installazioni con prodotto “Maxelâ€? confermano la buona riuscita del progetto, che sta avendo riconoscimenti anche all’estero. Questo prodotto sta dando risultati sorprendenti da un punto di vista estetico ma, soprattutto, limitando i punti di ancoraggio abbatte tempi di istallazione e di conseguenza i costi. Un sistema coperto da una garanzia triennale e servito da un

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numero verde (800439023) che assicura l’assistenza 24 ore su 24. L’azienda, che ha la sua sede legale a Boffalora sul Ticino (Milano), è nata attorno alla metĂ degli anni Novanta. Ha al suo attivo 140 chiese nel Bresciano (la prima fu quella di Barghe). Complessivamente l’esperienza maturata da Ftf in questo periodo è maturata in ben 700 chiese; fra queste si ricordano, la basilica collegiata S. Maria ad Martires Pantheon di Roma, Santa Maria degli Angeli, la cattedrale di Craiova in Romania o la cattedrale di Montecarlo. Chiese grandi (Borno, Virle Treponti, Sant’Alessandro e San Giovanni Evagelista, per citarne alcune) o piccole come Plemo, che è protetta da questo impianto Maxel. Il segreto del successo di questo lavoro (che non ha sentito il peso della difďŹ cile congiuntura

economica) è quello di considerare la chiesa in quanto tale come un contenitore di opere d’arte, un contenitore che va tutelato e rispettato: ecco perchĂŠ sui muri non devono esserci corpi esterni. Inserendo il sensore di rilevamento e la videocamera sull’altoparlante non ci sono corpi esterni nella chiesa. Bisogna, inoltre, sottolineare che se tutti gli impianti sono gestiti da un’unica azienda, c’è anche un abbattimento dei costi con il risultato di un’unica gestione della progettazione e della parte impiantistica. Dove non è possibile, viene utilizzato a vista un cavo in ďŹ bra minerale. Tanti i luoghi di culto curati, ma non solo loro. Nel curriculum di Ftf, come abbiamo giĂ anticipato, ci sono anche i teatri, le sale conferenze e i Centri sportivi. Per informazioni, www.ftfelettronica.it.


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Tecno Domus Tetti, restauri e riscaldamenti

Torniamo a far respirare le chiese L’azienda propone un nuovo intervento di pulitura per ridare splendore agli interni degli edifici religiosi

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Sono le tre erre i punti focali della Tecno Domus: rifacimento dei tetti, restauro all’interno delle chiese e riscaldamento. “In questi abbiamo focalizzato – racconta il geometra Gianluigi Danieli – i nostri interventi principali; questo non esclude altri interventi, dall’impianto elettrico in poi”. Ma la Tecno Domus si è inventata una cosa nuova: la pulitura interna della chiesa. Il punto di partenza di questa idea innovativa dell’ingegnere Alessandro Guerini e dell’architetto Donatella Bianchi è la costatazione dei costi ingenti di un intervento di restauro in un momento di crisi, oltre all’evidente iter burocratico che non fa altro che prolungare i tempi. Il servizio di pulitura, approvato dalla Curia diocesana nelle figure dei direttori degli Uffici competenti, permette di ridare parte dell’antico splendore alle chiese semplicemente praticando una pulizia accurata, anche nelle sue parti più alte: “Lasciamo perdere la volta – racconta ancora il geometra Danieli – perchè di solito ci sono gli affreschi e intervenire lì

Una realizzazione della Tecno Domus

è restauro”. L’intervento di pulitura ha costi certi e limitati, mantiene il decoro dell’edificio e diventa propedeutico al classico lavoro di restauro che la Tecno Domus realizza in partnership con lo studio dell’architetto Donatella Bianchi: “La cosa interessante è proprio la pulitura in modo approfondito che permette di fare anche un monitoraggio della condizione dello stato della chiesa, accedendo a zone che normalmente non si vedono o a cui non si accede. A questo punto si può valutare la presenza di problemi o di un intervento di restauro”. La pulitura ridona splendore a superfici decorate, intonaci, superfici lapidee, superfici a tinta unita, opere lignee, fregi di stucco con doratura. In pratica in chiesa vengono fatte le pulizie in modo attento, approfondito e adeguato, togliendo la polvere, lucidando i pavimenti dove necessario, pulendo i vetri “sempre con un’attenzione particolare perché chi interviene è istruito su come fare e cosa usare riguardo alla statua o alla superficie oggetto della pulizia” racconta l’architetto

Tecno Domus s.r.l. Progettazione e restauri

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Donatella Bianchi. Negli interventi di pulitura la ditta arriva fino a molti metri di altezza con macchine o ponteggi mobili, tutto in estrema sicurezza con due squadre, solitamente una di uomini per le grandi altezze a cui si aggiungono altre squadre man mano si scende con la pulizia. Il lavoro viene documentato dalla Tecno Domus con fotografie che vengono consegnate al parroco, assieme al resoconto della situazione dell’edificio. Alcune chiese nel Bresciano, ma non solo, hanno già goduto dell’intervento di pulitura risplendendo come una volta. “In tutte le chiese si dovrebbe fare un intervento di restauro o uno di pulizia, salvo qualche eccezione” dice ancora il geometra Danieli. A fronte di un restauro che può costare 200mila euro per Natale si può avere la chiesa pulita e splendente con 10mila euro e avere un chiaro resoconto di cosa può avere bisogno di essere restaurato, un check up della chiesa. Con questo intervento nuovo della Tecno Domus le chiese possono tornare a respirare e i fedeli a meravigliarsi.


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Verolanuova Scaldare interni ed esterni

Pedane, coni e tappeti: l’arte del calore Una pedana riscaldante sotto i banchi

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Il prodotto è pensato per l’utilizzo in ambienti in cui non è possibile rimuovere il pavimento o dove c’è la necessità di riscaldare esclusivamente le zone di sosta, in primis i luoghi di culto, i musei, gli edifici storici, gli uffici, le postazioni di lavoro fisse... Le pedane vengono costruite su misura e la loro finitura può essere sia di legno che di altro materiale. Tutto il “pacchetto” è studiato per diffondere il calore verso l’alto in modo omogeneo e impedirne la dispersione verso il basso. Lo spessore delle pedane è di 25 mm circa e dunque alquanto sottile. La modalità di costruzione consente di ottimizzare il flusso termico utile, riducendo al minimo la perdita di calore verso il pavimento esistente, così da ottimizzare i costi di esercizio. Il sistema è indicato per un funzionamento intermittente, esso può essere acceso poco prima dell’utilizzo del locale creando un beneficio per chi occupa gli spazi sopra le pedane, non è generalmente dimensionato per il riscaldamento dell’aria di tutto il locale. La temperatura delle pedane è regolata mediante delle sonde collegate a una centralina elettronica. Le

Nel Bresciano, l’azienda Cattina Fausto di Verolanuova è l’installatore ufficiale dei prodotti Thermoeasy pedane possono essere costruite divise in zone, in modo da poter attivare solo quelle necessarie. Il sistema non necessita di manutenzioni essendo privo di caldaia, pompe, circuiti idraulici e può essere regolato da crono-termostati con sonde o da una centralina elettronica programmata per contenere i consumi ottimizzando così i costi di esercizio. E non ci sono solo le pedane. Interessante, per esempio, è anche la capacità di “mimetizzarsi” del cono radiante, un sistema adatto sia per interni che esterni, aree private e pubbliche. Il cono può infatti diventare un lampadario con doppia funzione: illuminazione e riscaldamento. Non produce gas combusti e non necessita di manutenzione. Al contrario offre un elevato comfort dovuto all’effetto proprio dell’irraggiamento che si trasforma in energia termica al contatto con un oggetto o una persona. Favorisce, inoltre, il risparmio energetico perché, grazie all’irraggiamento, tutta l’energia viene utilizzata per riscaldare i corpi che ne sono investiti concentrando il calore in zone predeterminate. Da ultimo, non brucia os-

PEDANE RISCALDANTI FUNGO E CONO RADIANTI PANNELLO RADIANTE PER BANCO TAPPETO E SOTTO-TAPPETO RISCALDANTI SOTTO-MOQUETTE RISCALDANTE

sigeno per il suo funzionamento, non sono necessarie autorizzazioni e non ci sono norme da rispettare. Tra gli altri prodotti, i tappeti e sottotappeti riscaldanti e i pannelli radianti per banco. Per quanto riguarda i primi, si tratta di un sistema realizzato tramite cavi in fibra di carbonio. Può essere usato per dare beneficio agli arti inferiori e in tutte quelle situazioni in cui una persona rimane spesso ferma su una zona di lavoro. Questo tipo di prodotto è realizzato in due versioni: tappeto riscaldante finito con moquette in colore grigio o rosso e sotto tappeto da applicare, ovviamente, al di sotto di un tappeto. I pannelli radianti per banco, infine, sono una soluzione di riscaldamento costituita da un elemento in acciaio verniciato e opportunamente fissato alla struttura del banco stesso. Il radiatore può essere installato in diverse posizioni grazie alle sue ridotte dimensioni: sotto l’inginocchiatoio, tra l’inginocchiatoio e la seduta, sopra la seduta, etc. Tutto il sistema è gestito da una centralina elettronica che consente di gestire al meglio consumi e zone di utilizzo. Info: www.thermoeasy.it


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Castrezzato L’attività dei fratelli Volpi

Professionalità e passione per le campane La ditta Giovanni Clerici è nata nel 1990. Realizza anche orologi da torre e parafulmini

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La ditta Giovanni Clerici di Castrezzato opera nel settore campanario sin dal 1990. Negli anni al fondatore Roberto Volpi si è affiancato anche il fratello Adriano. Diplomati in elettronica e meccanica hanno applicato le loro conoscenze a un campo come quello campanario di grande tradizione. La passione e la professionalità ha portato la ditta Clerici ad affermarsi su tutto il territorio lombardo con lo studio e l’applicazione di soluzioni sempre nuove. La ricerca dei fratelli Volpi è andata allargandosi dalla parte elettrica e meccanica dei complessi campanari agli orologi e ai parafulmini. Per quel che concerne la parte meccanica la ditta di Castrezzato ha messo a punto nuovi telai di sostegno dei concerti campanari ammortizzati e interamente costruiti e collaudati presso le officine dei fratelli Volpi dopo avere accuratamente smontato le campane dai campanili con appositi mezzi e attrezzature. Fra le “cure” della ditta c’è anche la pulitura e la lucidatura delle campane che tornano come nuove. Le

realizzazioni dei fratelli Volpi si possono ammirare a Verolavecchia, Lograto, Bargnano, Cossirano, Urago d’Oglio. La ditta Giovanni Clerici segue passo a passo le parrocchie nella progettazione e nella realizzazione di impianti campanari dotati di un processore in grado di far eseguire al concerto le sonate tipiche di ogni paese e con il rispetto di tutte le norme. La ditta di Castrezzato realizza al proposito un quadro da collocare in sagrestia o in altro luogo deputato composto da una parte elettronica e da una manuale. La parte elettronica è a sua volta composta da un programma a video con calendario religioso perpetuo a cambio automatico dell’ora. Il quadro può eseguire programmazioni giornalierie, settimanali, mensili e annuali, estive e invernali. Può essere inoltre utilizzato per la programmazione di concerti con l’impiego di un minimo di tre a un massimo di 18 campane. Il quadro progettato e realizzato dai fratelli Volpi è provvisto di custodia in legno o ferro e può essere colloca-

to in armadi elettrici già esistenti. La ditta Giovanni Clerici offre anche la realizzazione di diffusori di suono a colonna, disponibili in tre diverse potenze, in colori standard, marrone chiaro e grigio con ulteriori possibilità di colorazione. Tra gli interventi più recenti realizzati dalla ditta dei fratelli Volpi ci sono le revisioni degli impianti delle parrocchie di Corzano, Maclodio, Pievedizio, Offlaga, San Gervasio, Costorio, S.Andrea di Concesio. Punto di forza della ditta Clerici di Castrezzato sono le manutenzione ordinarie e straordinarie con una vasta zona di intervento che spazia oltre i confini della provincia di Brescia per giungere sino alle diocesi di Lodi, Mantova, Vigevano, Pavia, Cremona e Piacenza, realtà in cui i fratelli Volpi hanno importanti collaborazioni con i locali uffici per i beni culturali. I fratelli Volpi sono disponibili per sopraluoghi e preventivi gratuiti senza alcun impegno. Per informazioni 335/6264975, email volpi. campane@gmail.com; www.volpicampane.it


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Montichiari Centro fiera del Garda

“Samarcandaâ€?: 24 candeline di successi Padiglioni pronti per la mostra mercato d’antichitĂ , collezionismo, modernariato, decorazione e oggettistica

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Dal 29 gennaio al 6 febbraio si rinnova al Centro ďŹ era di Montichiari il tradizionale appuntamento con “Samarcandaâ€?, mostra mercato d’antichitĂ , collezionismo, modernariato, decorazione e oggettistica. Un’edizione che, nell’arco di due ďŹ ne settimana, si annuncia particolarmente ricca di contenuti per i collezionisti e gli appassionati di arte e di antiquariato. “Samarcanda conta su un nucleo fedele di espositori che, ogni anno, premiano la formula vincente della mostra – spiega Ezio Zorzi, direttore del Centro ďŹ era –. L’evento propone un’offerta di antiquariato in grado di accontentare tutti e si inserisce alla perfezione in un territorio che, da anni, dimostra un’attenzione consolidata e sempre in crescita per le iniziative di qualitĂ legate all’arteâ€?. Tra gli stand di Samarcanda, i visitatori possono trovare un’offerta che abbraccia una molteplicitĂ di stili e tendenze, in una combinazione in grado di soddisfare appieno le aspettative tanto del collezionista quanto del semplice curioso. La cifra di Samarcanda, infatti, è proprio

la capacitĂ di proporre un percorso nell’antiquariato che sappia parlare alla piĂš ampia gamma di pubblico, mantenendo uno stile e un’eleganza che sono l’elemento ormai distintivo in oltre 20 anni di storia. “Samarcanda propone il giusto connubio fra tradizione e novità – spiega la curatrice della mostra, Silvia Dalcò –. In ďŹ era sarĂ possibile ammirare una molteplicitĂ di stili che partono dalla tradizione ma che si aprono ai nuovi linguaggi e alla contaminazione. Samarcanda, in sintesi, è proprio questo: una rassegna dalla tradizione forte, che conserva il suo equilibrio senza rinunciare però a sperimentareâ€?. L’edizione 2011, dunque, offrirĂ un percorso classico nell’antiquariato, dando spazio a contenuti innovativi che sapranno incuriosire un pubblico piĂš eterogeneo. “Samarcanda è una mostra che ha tutte le caratteristiche per coinvolgere anche il pubblico piĂš giovane, quello che si accosta con piĂš curiositĂ a questo mondo e vuole imparare a scoprirloâ€? – conclude Silvia Dalcò –. Accanto all’offerta classica che da oltre 20 anni è la

cifra stilistica della Mostra, proponiamo inserti a tema che guardano al vintage, al modernariato e, a esempio, alla bigiotteria americana di valoreâ€?. Con un’edizione che si sviluppa su un intero padiglione con oltre 100 espositori provenienti da tutta Italia, Samarcanda è una ďŹ era destinata a non tradire le attese degli amanti dell’arte, come conferma una storia ormai piĂš che ventennale. Il Centro Fiera di Montichiari, infatti, nel corso degli anni, ha saputo diversiďŹ care il proprio calendario ďŹ eristico, assecondando le esigenze del territorio e anticipando le aspettative di un pubblico sempre molto attento alle proposte legate all’antiquariato. Giunta alla 24ÂŞ edizione, Samarcanda si riconferma nei numeri di tutto rispetto ma soprattutto in un’offerta espositiva ampia e variegata, capace quindi di accontentare tutte le esigenze. L’appuntamento è dunque a Montichiari per “Samarcandaâ€?, mostra aperta nei seguenti orari: sabato e domenica dalle 10 alle 20; dal lunedĂŹ al venerdĂŹ dalle 15 alle 20.

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Inserto Arte e restauro

LA VOCE DEL POPOLO 28 GENNAIO 2011

Rezzato L’istruzione professionale

Cfp: coniugare saperi teorici e tecnici Il più antico Cfp della Lombardia è centro di eccellenza nella preparazione di professionisti della lavorazione del marmo

I

S T U D I O

RESTAURO

DIAGNOSTICA

Il Centro di formazione professionale Rodolfo Vantini è un Ente accreditato presso la Regione Lombardia sia per i servizi formativi che per i servizi al lavoro. È il più antico Cfp della Regione essendo stato fondato nel 1839 proprio dall’arch. Rodolfo Vantini per la formazione degli allora scalpellini. L’attività didattica della Scuola nel corso degli anni è stata notevolmente incrementata; accanto al tradizionale corso d’insegnamento di disegno ornato e di scalpellino marmista sono stati istituiti corsi per garantire nuove opportunità di lavoro e formare personale qualificato. Al marmo si sono via via aggiunte altre attività in parallelo con lo sviluppo e la trasformazione produttiva del territorio. Il centro oggi realizza corsi nel campo della formazione di base, formazione per l’obbligo formativo, formazione superiore e permanente e formazione per soggetti appartenenti alle categorie svantaggiate, formazione extra-aziendale degli apprendisti, aggiornando e migliorando la qualità dei corsi per essere la Scuola delle imprese e garantire opportunità di lavoro a personale qualificato. Partico-

Il laboratorio del marmo del Cfp

larmente rilevante per la ragion d’essere della scuola e per la specificità territoriale rimangono però i corsi di formazione e i progetti didattici legati alla lavorazione del marmo che la Scuola da anni promuove sul territorio della Valverde. Il mantenere viva l’offerta formativa in questo settore rappresenta per la Scuola un obiettivo particolarmente rilevante al fine di dar valore e significato a una storia e una tradizione che non solo lega in maniera forte la Scuola Vantini alle ragioni del suo fondatore ma la pone anche in stretta correlazione con la peculiarità e specificità di un territorio e di una dimensione produttiva che ha nel Cfp l’unico punto di riferimento formativo. Per l’anno 2011/2012 la Scuola Vantini riproporrà un importante percorso triennale di qualifica rivolto agli allievi che terminano la terza media e che li porterà a diventare degli “operatori addetti alla lavorazione artistica del marmo”. Questo percorso triennale rappresenta una proposta formativa unica in Lombardia ed è stata progettata in forte sinergia con le aziende del settore proprio per dare una concreta

opportunità di sbocco occupazionale agli allievi che si qualificheranno. L’alunno che conseguirà questa nuova qualifica sarà una figura polivalente in grado di eseguire manufatti in pietra e curare la realizzazione del prodotto dalla fase del disegno e progettazione alla fase della effettiva realizzazione, finitura e posa in opera. Sarà in grado sia di operare con macchine manuali e a guida computerizzata che intervenire nella finitura manuale dei prodotti ed elaborati più complessi. Il percorso formativo, di durata triennale, si articola in 30 ore alla settimana, dal lunedì al venerdì dalle ore 7.45 alle ore 13.45 per un totale di 990 ore l’anno. Gli allievi, a partire dal secondo anno, svolgeranno un periodo di stage aziendale durante il quale un tutor aziendale e uno scolastico seguiranno con attenzione il percorso di tirocinio formativo dello studente. Tra gli sbocchi occupazionali del Qualificato si possono annoverare Laboratori di lavorazione e trasformazione di materiali in pietra (oltre 70 aziende solo nel nostro territorio), aziende di design industriale, aziende specializzate nell’artigianato artistico.

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LA VOCE DEL POPOLO 28 GENNAIO 2011

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Il Mult-media-mobil

Audema Importanti novitĂ

I pulpiti del terzo millennio Audema di Rovato è sicuramente una delle piĂš importanti realtĂ per quel che concerne l’ampliďŹ cazione dei luoghi di culto. A partire dagli anni Novanta del secolo scorso è andata conquistando una leadership nel settore frutto del lavoro, della costante ricerca e dell’applicazione delle moderne tecnologie. Innumerevoli sono le realizzazioni di Audema che, dall’ampliďŹ cazione dei luoghi di culto, è andata allargando le sue proposte al campo della comunicazione multimediale, divenendo una nuova realtĂ nel panorama audio e video. Non c’è novitĂ tecnica che Audema non conosca e non proponga alla sua clientela. Tra le proposte di ultima generazione che la realtĂ di Rovato sta presentando c’è il Mult-media-mobil, un mobiletto che racchiude in poco spazio tutto quanto può servire per una presentazione multimediale. Dotato di proiettore, altoparlanti, ampliďŹ catore mixer, radiomicrofono, lettore dvd, videoregistratore può rispondere a qualsiasi esigenza, soprattutto di parrocchie e oratori che con frequenza sempre maggiore ricorrono alla multimedialitĂ per la loro

azione pastorale. Basta una sala dotata di una semplice parete bianca per apprezzare le doti del Mult-media-mobil che, prodotto dalla Itec, è commercializzato da Audema. Un radiotelecomando mobile permette un’operativitĂ semplicissima che non richiede cognizioni tecniche speciďŹ che. Tutti gli apparecchi riproduttori vengono gestiti mediante il touch-screen del radiotelecomando mobile. I comandi, chiari e intuitivi, si riducono alle funzioni essenziali e piĂš frequenti consentendo una grande semplicitĂ di utilizzo. Il Mult-media-mobil è, dunque, un prodotto particolarmente interessante per comunitĂ parrocchiali e oratoriane che possono trovare in questo la soluzione a parecchi problemi logistici. Il mobiletto può essere facilmente trasportato da un ambiente all’altro e utilizzato per le piĂš svariate esigenze: una conferenza, un incontro di preghiera, la proiezione di un ďŹ lm, un dibattito e molto altro ancora. Per ulteriori informazioni è possibile contattare Audema in via per Rovato, 17 - 25046 Cazzago San Martino, tel. 030/7702802 fax 030/7722478, www.audema.it

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Inserto Arte e restauro

LA VOCE DEL POPOLO 28 GENNAIO 2011

Brescia Buon Pastore

Contributi privati per il restauro Presentato lo stato di avanzamento dei lavori sul tetto e all’esterno dell’edificio, si ipotizza anche la costituzione di un “tesoro”

N di Franco Armocida

Nei giorni scorsi la Fondazione Cab, unitamente all’ente Parrocchia della Cattedrale e all’Associazione Amici della chiesa di Santa Maria della Carità, ha dato conto dello stato dei lavori sul restauro della stessa e delle iniziative in atto per il suo conseguimento. L’architetto Giovanni Tortelli, che con il collega Roberto Frassoni è responsabile del progetto di ristrutturazione, ha detto come “dietro l’imponente ponteggio vi sia un tetto molto compromesso e complicato sul piano tecnico, perché va a coprire un corpo ottagonale che si raccorda con una facciata piana. Abbiamo iniziato le operazioni di rifacimento della copertura, rispettando, dove possibile, materiali e metodi legati alla tradizione”. Mons. Federico Pellegrini, responsabile dell’ente Parrocchia della Cattedrale, ha elogiato la Fondazione Cab per l’iniziativa, “perché questa chiesa ha un significato particolare per la città e il suo recupero supera gli aspetti artisticoculturali, in quanto tocca le radici storiche che hanno fatto grande

La chiesa del Buon Pastore o Santa Maria della Carità

Brescia. I beni religiosi – ha aggiunto mons. Pellegrini – sono spesso inseriti nella storia sociale della città e qui vi trovarono rifugio le donne abbandonate, immagine della Misericordia di Dio, che si riflette in questo recupero, il cui senso è proiettato al futuro e mai è fermo al passato”. “Siamo felici che i lavori siano iniziati – ha affermato il presidente della Fondazione Cab Alberto Folonari – in quanto i nostri interventi, alla luce delle difficoltà di molti settori dell’economia territoriale, hanno riguardato un progetto teso al rilancio economico della città, quali il restauro di S. Giulia e le Grandi Mostre, tramite il turismo e questo restauro è un arricchimento di questo percorso turistico. Ora lasciamo spazio agli “Amici” della chiesa – ha continuato Folonari – che ci hanno affiancato e che si fanno carico di una serie di iniziative tese al reperimento di fondi per terminare i lavori”. Gli ha fatto eco il segretario della fondazione, Agostino Mantovani, che ha sottolineato come “il contri-

buto della cittadinanza può andare da somme anche ritenute risibili ad altre più importanti, con cui potrebbe essere possibile anche scegliere un settore di restauro, quali un affresco, una statua, una cappella o altro ancora, di cui rimarrebbe traccia sia attraverso apposite targhe sia nel Libro d’Oro. Pensiamo anche alla costituzione di un ‘tesoro’ della chiesa – ha chiosato Mantovani – che potrebbe essere costituito da donazioni di oggetti preziosi che, nel tempo, ne incrementerebbero il significato storico e culturale”. Il presidente dell’Associazione Amici della chiesa di S. Maria della Carità Franco Bossoni ha evidenziato come “il fine della stessa sia nella sensibilizzazione della cittadinanza a un maggiore attaccamento a questo monumento, in quanto è stato fondamentale nella storia il suo rapporto con il popolo bresciano, che speriamo voglia partecipare alla rinascita di questa opera”. Per contribuzioni o donazioni contattare la Fondazione Cab, tel. 0302807831.


LA VOCE DEL POPOLO 28 GENNAIO 2011

Leonardo Gatti con la pala restaurata

Gianico Madonna della Spiga

Restaurata la pala di Camillo Rama Si è concluso dopo un lungo e paziente lavoro, il restauro della splendida pala collocata sull’altare maggiore del Santuario della Madonna del Monte a Gianico. L’opera, attribuita dalla dottoressa Isabella Marelli al noto pittore bresciano Camillo Rama (1568-1627), è stata recentemente segnalata dal dott. Stefano L’Occaso, funzionario della Soprintendenza di Mantova, come copia di un’incisione di Cornelisz Cort del 1568, tratta da un’invenzione di Taddeo Zuccari (1540-1609). Il delicato intervento di restauro è stato finanziato per grazia ricevuta da una famiglia di Gianico, molto devota alla Madonna. Con l’interessamento dell’amministrazione comunale, che si è prodigata nell’aiutare il nuovo parroco don Fausto Gregori nell’espletamento delle pratiche burocratiche necessarie ad ottenere le autorizzazioni ministeriali, l’importante dipinto ha potuto ritrovare l’antica lucentezza, grazie alle sapienti mani e alla trentennale esperienza del noto restauratore bresciano Leonardo Gatti, che con la sua équipe, ha eseguito il lavoro. “Un restau-

ro complesso e molto delicato”, ci confida Gatti, “perché eseguito su un’opera ricca di variegate policromie rese instabili dallo stato di deterioramento alquanto avanzato. Il dipinto si presentava interamente ricoperto da uno strato di sporco tale da renderlo illeggibile da un punto di vista cromatico. Seri problemi sono stati riscontrati anche sulla tela di canapa, cotta e fragile, e sul telaio ligneo, interamente attaccato dai tarli e irrecuperabile. L’intervento, che ha riguardato pertanto anche il supporto (tela e telaio), ci ha permesso di recuperare integralmente la policromia originale, ricchissima di colori intensi e luminosi, riportando il dipinto all’antico splendore”. Per la comunità di Gianico, molto legata all’antico santuario, è stata pertanto un’offerta molto gradita. Certamente questa iniziativa sarà da stimolo alla stessa comunità e al nuovo parroco, per programmare futuri lavori finalizzati al recupero di quel patrimonio artistico lasciatoci dai nostri antenati, meritevole di attenzioni finalizzate alla sua futura conservazione.

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Inserto Arte e restauro

LA VOCE DEL POPOLO 28 GENNAIO 2011

Castenedolo Intervista all’artista Angelo Bezzi

L’arte al servizio della Parola Tra le tante opere realizzate, l’Evangeliario, nelle sue molte varianti, permette pezzi sempre unici

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Guardando la sua produzione artistica sembra di rilevare un interesse per l’aspetto spirituale... In effetti è l’unica cosa che mi interessa perchĂŠ mi avvicina a Dio. Dall’interesse spirituale all’arte sacra, come e perchĂŠ? Il mio interesse per l’arte sacra è nato essenzialmente da tre motivi: la fede; il confronto quotidiano con mio ďŹ glio Francesco, studente di teologia; la ricerca e la coerenza del percorso artistico. Per me la spiritualità è sempre stata al centro e quindi non potevo trovare nulla di meglio dell’arte sacra, meglio, liturgica. Nel realizzarle si è interrogato sul luogo nel quale le opere sarebbero state collocate? PiĂš che sul luogo, mi sono interrogato sulla funzione di tutto ciò che è presente nel momento della celebrazione liturgica. Questo è un momento particolare è questo che mi interessa e che dovrebbe interessare il fedele. Quali sono i requisiti che deve avere un’opera d’arte da col-

Cristo IV, mosaico polimaterico (2005), collezione privata

locare in uno spazio liturgico? La preziositĂ . L’opera deve essere preziosa perchĂŠ per un fedele non c’è Parola piĂš preziosa di quella che viene proclamata durante la liturgia. Come si traduce questo concetto di preziositĂ nelle tue opere? Con la preziositĂ dei materiali. Credo che se utilizzassi una tecnica diversa dal mosaico non potrei ottenere lo stesso risultato. Il percorso di ricerca è stato molto lungo e la teologia da un lato e la storia dell’arte dall’altro mi hanno permesso di individuare il mio ideale. La Chiesa ha piĂš volte invitato i presbiteri ad avere cura dei diversi aspetti del luogo in cui si celebra l’azione liturgica. Ăˆ da questa sollecitazione che nasce l’Evangeliario, uno strumento liturgico pensato per aiutare l’assemblea a ricevere la Parola con l’aiuto della bellezza. Io e mio ďŹ glio Francesco ci siamo interrogati su quali caratteristiche avrebbero potuto favorire questa funzione e siamo giunti alla conclusione che è l’esterno del libro stesso a dover

rappresentare la sintesi del contenuto teologico. L’Evangeliario, infatti, è il libro dal quale viene proclamata la Parola, ma è esso stesso rappresentativo della preziositĂ di ciò che contiene e infatti viene elevato e mostrato all’assemblea. Ăˆ proprio partendo da queste considerazioni che io e Francesco abbiamo deciso di realizzare un volume dove il testo interno fosse funzionale alla lettura e alla proclamazione della Parola e dove l’esterno rispondesse proprio a questa funzione di comunicazione visiva attraverso immagini ben decifrabili che rappresentassero l’alfa e l’omega della storia della salvezza: la morte e la resurrezione del Cristo. Su queste scelte di fondo si innesta poi la sua ricerca creativa che l’ha portata a sviluppare piĂš di una soluzione formale... La ricerca artistica in realtĂ non è mai conclusa e questo è vero sia per le diverse rappresentazioni dei due temi ďŹ n qui realizzati, sia per la continua evoluzione dei modelli. Non c’è infatti un volume uguale all’altro.

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LA VOCE DEL POPOLO 28 GENNAIO 2011

La Basilica dei Santi Patroni Faustino e Giovita

Brescia Basilica dei Patroni

Ultimati i restauri in San Faustino “Dopo tre anni di lavoro gli apparati decorativi della basilica dei SS. Faustino e Giovita sono ritornati al loro originario splendore...”. Spesso gli articoli sul restauro cominciano proprio così, esplicitando la chiara ma impropria volontà di ritrovare un’opera d’arte come era stata creata. L’assurdità di tali propositi vale per tutte le opere d’arte e per quelle che caratterizzano questa basilica, lo è in modo ancora più marcato. Dopo una lunga fase di studio e analisi, si sono potute accertare le caratteristiche tecniche dell’imponente ciclo pittorico firmato dal quadraturista Sandrino e, con la supervisione del funzionario della soprintendenza Vincenzo Gheroldi, individuare la metodologia operativa da seguire. Tali studi hanno permesso di comprendere il degrado e di individuare una pittura alla calce caratterizzata da numerose finiture a secco, interessate da una ridipintura totalizzante che a volte interpretava, a volte nascondeva le parti originali. La ridipintura, che determinava la cromia dell’intera chiesa, appariva come polvere incoerente, in quanto costi-

tuita da pigmenti stemperati in un legante molto blando (acqua e zucchero?). Le analisi scientifiche e i test di pulitura hanno dimostrato l’impossibilità di asportare tale ridipintura senza rimuovere le finiture a secco originali. Si è scelto di conservare la ridipintura come elemento storicizzato e ormai caratterizzante la facies della basilica. L’obiettivo dunque, oltre a porre rimedio agli evidenti fenomeni di degrado (sali, sollevamenti di intonaco, decoesione delle cromie), è stato quello di accettare la ridipintura ed equilibrarla laddove degradata, cercando di ridare coerenza al ciclo pittorico così come la storia ce l’ha consegnato. L’approccio metodologico ha reso l’intervento ancora più difficile. Ciò non ha impedito di “riscoprire” la potente composizione nella lunetta sinistra in controfacciata (lunetta, che per intensità e bellezza ha anticipato la scoperta di due astanti in preghiera), oppure di “ritrovare” una splendida Ultima Cena sopra l’altare del Santissimo. Un restauro cauto e difficile nella pratica quotidiana e nel suo approccio metodologico ma arricchente gli stessi autori.

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