La Voce del Popolo 2011 12

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Nell’intreccio di dolore e felicitĂ si innesta la misteriosa persona di GesĂš, che “si è caricato delle nostre sofferenzeâ€? (Isaia 53,4): perchĂŠ – ci si chiede – ha scelto la via della morte? perchĂŠ tutto ciò che è accaduto? era proprio necessario? Ricordo bene che a questa domanda, appena pronunciata da un amico in ricerca, ho risposto, quasi senzza accorgermi: “Per dirci come lui èâ€?. Uno che quando ama lo fa fino in fondo, non si ferma e – pur potendo – non estrae da un u cilindro formule magiche da dio, ma semplicemente tace perchĂŠ perc ogni difesa risulterebbe un atto d’accusa verso l’umanitĂ , verso la l stessa creatura, impastata di fango e acqua, con la mente avvolta avvolt da una tenda di argilla (Sap 9,14-15), con il male che sta accovaccia accovacciato alla sua porta sin dall’adolescenza (Gen 7,4 e 8,21). Qui regalitĂ , il suo straordinario potere. Non altra forza che il “prensta la sua rega dere su di sĂŠâ€? ciò che sarebbe spettato a noi: facendosi lui reo di colpa, lui il bersaglio del male da noi stessi perpetrato e finemente preparato.

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Tutti in pullman. Si parte per la gita scolastica

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ÍšÍ&#x; ……Ž‡•‹ƒ Andrea Re è il nuovo presidente diocesano di Ac

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Â?–‡ŽŽ‹‰‡Â?œƒ ‡ …—‘”‡ Assistere all’azione delle armi è sempre uno spettacolo terribile. Ăˆ sempre una sconfitta. La sconfitta della parola, del dialogo, della ragione. E Gheddafi è certamente il principale responsabile di questa situazione. Ma un atteggiamento diverso della comunitĂ internazionale avrebbe potuto affrontare la crisi in modo diverso. Intervenendo quindici giorni fa, anche militarmente per la no fly zone, le forze di Gheddafi non avrebbero raggiunto la Cirenaica, le tribĂš insorte avrebbero potuto essere tutelate e trattare l’organizzazione di una nuova Libia. Il dittatore era pronto a questo. In quel momento non si mostrava se non in brevissimi messaggi da luoghi non riconoscibili perchĂŠ si sentiva braccato dalla sua stessa gente.

Il ritardo internazionale gli ha viceversa consentito un recupero ottenuto con l’aviazione contro cittadini di fatto indifesi o armati con equipaggiamenti di fortuna. In queste due settimane, inoltre, l’impunitĂ del Colonnello ha dato ossigeno anche alle frange piĂš conservatrici del mondo arabo. Sul piano internazionale piĂš difficile da sostenere sarebbe stato l’intervento violento in Bahrein della settimana scorsa o il massacro di venerdĂŹ 18 marzo in Yemen, operato dalle forze governative, che ha causato la morte di 52 manifestanti. Ora l’intervento militare contro Gheddafi è in corso con un dispiegamento di forze larghissimo. Si giustifica probabilmente per tre ragioni. La prima è che la situazione oggi è molto piĂš difficile: Gheddafi è ormai alle porte di Bengasi e occorre un intervento piĂš forte per fermarlo. La seconda riguarda le rappresaglie: il dittatore nel suo delirio ha accusato i “crociatiâ€? di uccidere civili libici e ha promesso

di attaccare a sua volta i Paesi della coalizione. Il rischio è relativo, la dotazione militare di lunga gittata dell’esercito libico non è significativa, ma occorre garantire sicurezza alle coste italiane, le piĂš vicine, e a tutto il Mediterraneo. Per questo gli attacchi sembrano mirare a ridurre all’impotenza le forze militari libiche, piĂš che usare il minimo sforzo per proteggere i civili. La terza è che a questo punto trattare con Gheddafi, un leader che ha bombardato il suo stesso popolo, diventa imbarazzante per i leader democratici e la sua uscita di scena renderebbe molto piĂš facile il futuro. Questa considerazione porta a chiedersi se gli alleati mirino solo a ristabilire la democrazia. Ăˆ chiaro che ai Paesi ricchi, in continua sete di energia, interessa che la Libia ricca di petrolio e gas sia governata da interlocutori affidabili. Ma non sono solo i futuri affari quelli a cui guardano gli occidentali. Non mancano gli interessi dei singoli, come nel caso di Sarkozy che,

come giĂ faceva Blair, usa la Libia per recuperare la perdita di voti in casa. E le dinamiche rischiano di sfuggire ai protagonisti: la Lega araba aveva probabilmente chiesto la no fly zone per farsi benvolere dagli occidentali – mentre alcuni membri come Arabia Saudita e Bahrein usavano le armi in casa propria – nella fiducia che al Consiglio di sicurezza Russia o Cina avrebbero messo il veto. E ora il suo presidente, l’egiziano Amr Moussa, probabile candidato alle prossime presidenziali in Egitto, cammina sulle uova per difendere l’autonomia araba ammonisce gli occidentali a non esagerare con le armi. Una delegazione dell’Unione africana è attesa a Tripoli per una missione diplomatica di pace. Gheddafi ne ha finanziato la nascita e poi ne è stato emarginato. Ma l’Ua è l’organizzazione piĂš debole al mondo. Se l’intelligenza fa pensare che gli spari dureranno ancora, il cuore ci muove a sperare che i deboli riescano dove i forti hanno fallito.

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Brescia e la sua terra sono state per anni snobbate dai circuiti del turismo scolastico. Fortunatamente negli anni il fenomeno è stato interrotto anche perchĂŠ le mete “interessantiâ€? per le scuole di ogni ordine e grado abbondano dall’Adamello alla Bassa. In Valle Camonica fanno la parte del leone i parchi delle incisioni rupestri (nella foto) e le testimonianze della Grande Guerra. La cittĂ , con la sua straordinaria ricchezza di monumenti e palazzi storici, ha

conosciuto una nuova stagione (che pare continuare) con il recupero del complesso monumentale di Santa Giulia e l’avvio del ciclo delle grandi mostre. Sul Garda, sembra ovvio ricordarlo, una grande attrattiva, soprattutto per gli studenti delle scuole superiori, è rappresentato dal Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera. La vocazione agricola della terra bresciana ha contributo alla nascita di tante fattorie didattiche meta per le gite dei piĂš piccoli.

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ono moltissimi, anche nel Bresciano, gli studenti che in queste settimane stanno preparando le valigie per la gita d’istruzione. Sono molti, ma sono anche fortunati perchĂŠ quello che un tempo era un “mustâ€? per tutti gli alunni di scuole medie e superiori si sta trasformando per molti in un lusso. Nel 2010 la spesa media per studente è stata di 264 euro (per viaggio e pernottamento) e quest’anno le cifre non dovrebbero discordarsi molto. Secondo il centro studi del Touring Club il costo del viaggio scolastico è aumentato in media di 36 euro in due anni. Le classi che scelgono una meta italiana riescono a risparmiare di piĂš, riuscendo a permettersi una gita con soli 174 euro. Per l’estero, invece, ne servono almeno 354. Ma sono cifre a cui vanno aggiunti gli extra: circa 130 euro tra shopping (28,7%), cibo (27,9%) e souvenir (27%). Spese non indifferenti per molte famiglie alle prese con la crisi economica, e un peso anche per i docenti che, a differenza del passato, non percepiscono piĂš la diaria dovuta a chi si metteva a disposizione per accompagnare gli studenti in gita. Visto che la necessitĂ aguzza l’ingegno anche il mondo del turismo scolastico si è orientato negli ultimi anni al low cost. Questo ha permesso, secondo i dati elencati da Touring club, alle mete estere di restare in cima agli indici di gradimento per le gite scolastiche. Secondo i dati del Touring Club le mete piĂš gettonate sono Spagna, Germania, Francia e Gran Bretagna. In calo il numero delle classi dirette a Praga, che negli anni scorsi in primavera era letteralmente presa d’assalto dagli studenti italiani. Le scuole che hanno optato per un viaggio in Italia hanno scelto soprattutto Roma, Firenze, Venezia e Torino, vera novitĂ nella rosa delle mete

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preferite. La crisi e anche i tetti di spesa che molti istituti hanno messo alla voce “viaggi di istruzioneâ€? hanno contribuito a modificare la tipologia della gita scolastica che negli anni aveva conosciuto, a detta di molti, una deriva singolare. Prima che la crisi economica facesse sentire il suo morso l’idea del viaggio di istruzione aveva conosciuto una evoluzione fantasiosa. La maggior parte degli istituti scolastici ha continuato a pensare e progettare le gite scolastiche come momenti strettamente legati al percorso didattico intrapreso nel corso dell’anno. Non sono mancati casi in cui qualcuno si è lasciato prendere la mano.

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Ecco dunque spuntare gite all’estero anche per gli studenti delle scuole elementari o viaggi di istruzione in localitĂ che di “istruttivoâ€? avevano ben poco, pensati, secondo i piĂš maliziosi, a uso e consumo degli accompagnatori. Proposte che, se anche limitate per numero, hanno finito in qualche modo per creare parecchie difficoltĂ . Da una parte c’è stata sino alla crisi piĂš volte ricordata, una escalation delle spese sostenute dalle famiglie per consentire ai figli di affrontare la gita scolastica e dall’altra sono andate aumentando le difficoltĂ di molti docenti di individuare mete che fossero gradite agli studenti che si erano fatti “la bocca buonaâ€? a viaggi importanti e che vedevano in Roma, Firenze, Venezie e le altre numerose cittĂ d’arte del Belpaese, mete di secondo piano, da snobbare preferendo rinunciare alla gita piuttosto che scendere di livello. Fortunatamente con gli anni la situazione è cambiata e non solo per la crisi. Sono andate sviluppandosi anche in Italia realtĂ che si sono specializzate in un turismo scolastico progettato avendo sotto mano i programmi ministeriali. Ăˆ inoltre cresciuta la consapevolezza che la culla di quella cultura insegnata nella scuola italiana affonda per larghissima parte le sue radici proprio entro i confini patrii. E, da ultima, anche la situazione di ristrettezze economiche ha fatto la sua parte, costringendo la scuola in primis a porsi il problema dei costi. Oggi la situazione è sicuramente migliore. Le proposte sono molte e diversificate: a quello nelle localitĂ d’arte si affianca il turismo studentesco di carattere ambientale. Persiste il problema di far comprendere agli studenti che la gita non è semplice divertimento ma anche momento importante di un percorso didattico che si sviluppa lungo l’anno scolastico.

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3HU JOL VWXGHQWL H L GRFHQWL q PRPHQWR In questi giorni ho chiesto ad alcuni miei studenti delle scuole secondarie di secondo grado (le superiori) quale signiďŹ cato avesse per loro la gita scolastica. Con molta onestĂ la maggior parte di loro mi ha risposto che la gita non assume ai loro occhi un vero signiďŹ cato di ordine scolastico, culturale. Considerano la gita un momento di socializzazione e di svago nel quale, sfuggendo alla routine dell’au-

la, poter vivere delle relazioni piĂš serene fra di loro e meno asettiche con i docenti. Questo tipo di risposta ha suscitato in me alcune riessioni. Anzitutto, nell’immaginario degli studenti la cura delle relazioni umane fra di loro e con i loro docenti non è qualcosa di collegabile all’ambito dell’ordinaria vita scolastica. Come se, nell’ordinaria vita scolastica, ci si dovesse occupare solo di insegnare ed ap-

prendere delle nozioni che nulla mai hanno a che fare con le persone di chi le insegna e chi le apprende. Il fatto che “a pelleâ€? gli studenti interpretino questo modo di intendere la vita d’aula come opprimente è indice della loro competenza nel saper intuire, da esseri umani quali sono, che insegnare e apprendere sono processi di ordine conoscitivo eminentemente relazionali nei quali ciascuno mette sempre

in gioco tutta la sua persona e non solo una parte di essa. Un docente che, in aula, crede di doversi limitare a far conoscere delle asettiche nozioni disciplinari non smette di essere la persona che è. Anzi egli appare come le conoscenze che vuole insegnare: una persona “asetticaâ€?, che si relaziona con i suoi studenti facendo loro percepire che, da docente, non considera importante relazionarsi con loro. Di conse-


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spese di funzionamento (e dunque anche per le gite scolastiche), “consentiranno di ridurre – ha osservato il ministro Gelmini – la spesa che le famiglie dovranno sostenere per i viaggi e aver recuperato questi soldi, in un momento di tagli e di difficoltĂ economica, è un fatto estremamente positivoâ€?. Lo scopo dell’iniziativa – hanno spiegato i due ministri – è duplice: far approfondire ai ragazzi la conoscenza di un capitolo importante della storia

italiana visitando i luoghi storici del Risorgimento e sostenere un segmento importante per l’economia turistica. “Le gite scolastiche – ha sottolineato Michela Brambilla – rappresentano una quota significativa del mercato turistico, soprattutto in bassa stagione. Nel 2008 i viaggi d’istruzione, concentrati per l’80% tra marzo e aprile, hanno generato un giro d’affari di 375 milioni di euro�. Nella scelta delle mete e degli itinerari le scuole potranno avvalersi

delle proposte indicate dall’unità tecnica per le celebrazioni, istituita presso la presidenza del Consiglio e delle iniziative promosse dal Comitato Italia 150. Le proposte dovranno essere presentate sino al 15 aprile e le gite potranno essere realizzate per tutto il 2011. Completa l’iniziativa un concorso che premierà i migliori filmati realizzati dagli studenti per raccontare i luoghi, gli episodi e i personaggi storici legati al viaggio. usare sulla linea ferroviaria.

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GL VRFLDOL]]D]LRQH guenza, pensare che la gita diventi solo un’occasione di svago e di divertimento non indica il desiderio di rinnegarne il valore formativo dal punto di vita culturale. Ăˆ solo un modo da parte degli studenti per comunicare a noi docenti che riďŹ utano l’idea di una cultura “noiosaâ€?, non appassionante, come quella che sembra si trasmetta a scuola. Certo, c’è qualcosa nell’apprendere e nello studiare che ha a

che fare con la fatica. Ma lo scopo dell’apprendimento scolastico non è far faticare gli studenti. Ăˆ entusiasmarli perchĂŠ si convincano a fare quella fatica, sapendo che ne vale davvero la pena. L’entusiasmo per il conoscere non sminuisce la qualitĂ e la bellezza delle cose che si conoscono, ma stempera semplicemente la percezione di quell’inevitabile sforzo che è necessario per poterle correttamente apprendere.

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Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia, Danimarca e Spagna sono le principali nazioni che hanno messo a disposizione mezzi e strutture per l’operazione “Odissea all’albaâ€? pensata, sulla scorta della risoluzione Onu 1973, per garantire la “no y zoneâ€? degli aerei libici sulle zone controllate dagli insorti. La coalizione internazioneale ha registrato qualche sbandamento prima che si giungesse alla decisione di porre l’operazione sotto il comando della Nato.

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nconcepibile: cosĂŹ mons. Giovanni Martinelli, arcivescovo di Tripoli ha definito l’azione militare denominata “Odissea all’albaâ€?. “Non si può usare la guerra per trovare la paceâ€? ha affermato l’arcivescovo in una dichiarazione riportata dal sito www.redattoresociale.it. â€œĂˆ preoccupante la risoluzione adottata dall’Onu, una risoluzione che vota la guerra per trovare la paceâ€?. Secondo Martinelli, “si dovevano cercare soluzioni diplomatiche alternative alla guerraâ€?. “Si doveva lavorare per la mediazione – dice l’Arcivescovo – cercandola all’interno della Libia e tra i membri dell’Unione africana. Ăˆ uno sbaglio usare la forza perchĂŠ la forza non piegherĂ mai Gheddafi. Ăˆ inconcepibile che i Paesi amici della Libia, come l’Italia, adesso si siano voltati dall’altra parte e abbiano deciso si attaccareâ€?. Secondo Martinelli, “la guerra non finirĂ : non vedo un termine vicino, non abbiamo grosse speranze che la situazione possa migliorareâ€?. Secondo l’Arcivescovo “c’è ancora tempoâ€? per fermare le ostilitĂ . “Prendete un po’ di tregua – dice appellandosi alle forze della coalizione – .Cercate di ristabilire un rapporto

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gente è chiusa in casa da giorni. Non si vede quasi nessuno per la strada. Chi è riuscito, è partito per allontanarsi dalla capitale. La notte bombardano e non riusciamo neppure a dormire. Dopo quattro giorni di bombardamenti, la situazione non è difficile da immaginareâ€?. A rendere piĂš incerta la situazione sono anche gli scenari che si muovono all’interno della Libia. Carichi di armi leggere e munizioni, per esempio, da giorni superano il confine tra Egitto e Libia per finire a disposizione dei ribelli libici con il beneplacito degli Stati Uniti. Ăˆ quanto afferma l’agenzia Misna riportando un articolo apparso sul Wall Street Journal. Secondo un articolo del quotidiano di New York, le forniture sarebbero assicurate dall’esercito egiziano – che ha sue fabbriche di armamenti – e si tratterebbe in particolare di fucili e munizioni. “Il trasferimento di armi egiziane è cominciato alcuni giorni fa e sta proseguendo – scrive il giornale citando un anonimo funzionario dell’amministrazione americana – non c’è una formale presa di posizione da parte di Washington ma è piuttosto qualcosa che sappiamo sta avvenendoâ€?.

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L’avvio delle operazioni militari della coalizione internazionale contro la Libia ha sollevato numerose reazioni. A livello locale al momento di mandare in stampa questa edizione del giornale si segnala la presa di posizione delle Acli provinciali. In una nota sottoscritta dall’intera presidenza provinciale l’associazione di via Corsica afferma di seguire “con estrema preoccupazione i tragici avvenimenti in corso in Libiaâ€? Dopo aver evidenziato quelli che sono i nodi critici dell’azione militare, le Acli provinciali chiedono che “le forze militari intervenute si limitino a colpire gli obiettivi che rendono innocua la repressione degli insorti, risparmiando i bombardamenti indiscriminatiâ€? e che “la politica riconquisti il suo ruolo, perchĂŠ nĂŠ la Nato nĂŠ i volonterosi hanno l’autoritĂ e la titolaritĂ per condurre un’azione militare di questo tipo: il comando delle operazioni in Libia deve passare direttamente in capo all’Onuâ€?.

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ÂŽ ƒ‡•‡ …‡”…ƒ †‹ ”‹•‘ŽŽ‡˜ƒ”•‹ A quasi due settimane dal sisma e dal successivo tsunami che ha sconvolto la parte nord del Paese, il Giappone tenta faticosamente di rimettere insieme i suoi pezzi. Col passare dei giorni è cresciuto il bilancio delle vittime. I morti accertati sďŹ orano ormai le 10mila unitĂ , mentre quello dei dispersi è salito tragicamente a oltre 20mila. Osservatori internazionali hanno stimato che serviranno cinque anni per una completa ripresa dal sisma. Nel frattempo resta

ancora alto l’allarme nucleare. Nonostante i tecnici siano riusciti a ripristinare l’energia elettrica nei quattro reattori della centrale di Fukushima ancora non sono stati in grado di rimettere in funzione quei meccanismi necessari per scongiurare danni ancora maggiori di quelli riscontrati nei giorni scorsi. Tecnici al lavoro nella centrale hanno affermato che una risposta deďŹ nitiva sui danni subiti dall’impianto potrĂ arrivare solo tra qualche settimana.

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’Europa è in fibrillazione, non meno del Maghreb. Le rivolte popolari in Tunisia, Egitto e Libia hanno scosso, sotto vari punti di vista, i governanti del Vecchio continente, fino a trovarsi al centro di una fitta rete politica e diplomatica che parte dall’Europa, giunge negli Stati Uniti e, mediante Nato, Onu e Lega araba, chiama in causa il mondo intero. Il Mediterraneo del sud non è solo un problema “mediterraneoâ€?, ma è un banco di prova mondiale. Democrazia, diritti umani, sviluppo economico e giustizia sociale sono, assieme alla pace, beni irrinunciabili e indivisibili e devono essere riconosciuti in ogni angolo del pianeta. Per questa ragione, dinanzi alla protervia dei dittatori, nĂŠ l’Europa nĂŠ gli altri attori planetari hanno potuto rimanere con le mani in mano.Ma c’è voluta, almeno apparentemente, l’iniziativa della Francia del presidente Sarkozy per passare dalle parole ai fatti. Si osserva che, in calo di popolaritĂ , l’inquilino dell’Eliseo abbia voluto accelerare i tempi dell’intervento, esponendo l’azione internazionale sulla Libia al rischio del fallimento. Ma è altrettanto vero che solo in questo modo, e con l’appoggio del presidente americano Obama e del premier britannico Cameron, si è potuto dar vita a un’azione bellica attesa da giorni e invocata dagli oppositori del colonnello Gheddafi. Dopo

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no ma stanno a guardare. Altri, infine, che si tirano indietro. La “diplomazia dei distinguoâ€? è necessaria al momento di assumere le decisioni, ma una volta stabilita la necessitĂ di un’azione militare, sotto l’ombrello Onu e che abbia lo scopo prioritario di difendere le popolazioni civili, rompere il fronte diventa pericoloso. Per tutti. Anche nel caso dell’operazione “Odissea all’albaâ€? occorre essere chiari: la guerra, qualunque essa sia, per qualunque ragione venga dichiarata e combattuta, non è mai una soluzione positiva in sĂŠ (perchĂŠ porterĂ uccisioni, sofferenze e distruzioni) e tanto meno può considerarsi una soluzione definitiva ed efficace (dopo le bombe occorrerĂ ricostruire, in senso materiale, politico e morale). Prima cesseranno i venti di guerra, meglio sarĂ . Ma l’impegno della ComunitĂ internazionale a intervenire fra Tripoli e Bengasi va inteso nel senso di una “ingerenza umanitariaâ€? volta a salvaguardare un popolo martoriato e oppresso dal suo stesso leader e ad aprire nuove strade per la democrazia e la ricostruzione.Nel frattempo si moltiplicano – e questo è un effetto collaterale della guerra – i timori di attentati o di attacchi a sorpresa oltre lo scacchiere nord africano. Tanto meno si arresta il flusso dei rifugiati oltre i confini libici verso i paesi confinanti e la fuga – piĂš che comprensibile – via mare.

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“La parola all’Honduras che r-esiste!â€? è il titolo dell’incontrotestimonianza di padre Andrès Tamayo il 4 aprile alle 20.30 presso i Missionari Comboniani di viale Venezia. Padre Andrès Tamayo, nato in El Salvador, sacerdote, leader ecologista del Movimento ambientalista del Olancho, ďŹ n dai primi anni ’90 è stato a ďŹ anco della popolazione honduregna nella lotta per la salvaguardia delle foreste della regione di Olancho, nel nord dell’Honduras. Minacciato

La giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, nata dall’esperienza del cammino missionario dei giovani, è celebrata ogni anno il 24 marzo. “Ricordare e pregare per questi nostri fratelli e sorelle – vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici – caduti mentre svolgevano il loro servizio missionario è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa e uno stimolo per ciascuno di noi a testimoniare in modo sempre piĂš coraggioso la nostra fede e

piĂš volte di morte giĂ prima del golpe militare, nel 2004 ha vinto il premio Nobel e nel 2010 ha ricevuto il riconoscimento internazionale “Honor et Dignitasâ€? “per il suo impegno infaticabile e rischioso per la giustizia, i diritti umani, la pace e la salvaguardia dell’ambiente vitaleâ€?. L’incontro è promosso dai missionari comboniani, dal Centro missionario diocesano, dall’UfďŹ cio diocesano di Pastorale sociale – Salvaguardia del Creato e dal Centro universitario diocesano.

la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto per sempre il potere dell’odio e della violenza con l’onnipotenza del suo amore� (Benedetto XVI). La preghiera e il digiuno, sono due gesti per unirsi alla schiera dei missionari martiri, ai popoli per cui essi hanno versato il proprio sangue e alle donne e agli uomini, missionarie e missionari del Vangelo e dell’amore di Dio. La veglia di preghiera viene celebrata il 24 marzo alle ore 20.30 in Cattedrale da mons. Monari.

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,O JLRFR GHOOH SDUWL VXOOD VLFXUH]]D QXFOHDUH In Giappone tanto tuonò che piovve. Non mi riferisco certo allo tsunami, perchĂŠ sarebbe una tragica stupiditĂ , ma alla questione nucleare. Sono anni che va avanti la battaglia sulla sicurezza delle centrali nucleari, con pretesti di ogni genere. In realtĂ basterebbe il buon senso a decretare la ďŹ ne di ogni discussione in questa direzione. Per le giovani generazioni, ricordo che nel 1979 ebbe grande successo il ďŹ lm “Sindrome cineseâ€?. Il titolo faceva riferimento a una teoria secondo la quale in caso di un incidente a una centrale elettrica nucleare, in cui ci sia la fusione del nocciolo del reattore, niente riuscirebbe a fermarlo, fonderebbe ďŹ no alla base della centrale e oltre, perforando la crosta terrestre, “in teoria ďŹ no alla Cinaâ€?. Il ďŹ lm raccontava la storia di un incidente nucleare scoperto casualmente da una troupre televisiva e soffocato dalle autoritĂ . Il ďŹ lm uscĂŹ nelle sale americane il 16 marzo 1979, 12 giorni prima dell’incidente della centrale nucleare di Three Mile Island (questa eccezionale coincidenza fu una delle ragioni del grande successo del ďŹ lm). Nel 2007 ci fu un incidente alla centrale piĂš grande del mondo, quella di Kashiwazaki-Kariwa. L’impianto che si trova nei pressi di Nagano, sulla costa ovest del Giappone, anche in quella circostanza venne gravemente danneggiato da un terremoto, causando lo sversamento in mare di almeno 1000 di litri di acqua radioattiva. Da controlli successivi emerse che la centrale era stata costruita nelle immediate vicinanze di una faglia attiva. La centrale era stata costruita dalla Tepco, la stessa societĂ che ha costruito anche la centrale di Fukushima (nella foto) ora al centro delle preoccupazioni mondiali. Sarebbe interessante

capire quale mente geniale ha potuto partorire l’idea di una centrale nucleare sul PaciďŹ co, in una zona ad alto rischio sismico. Per non parlare di Chernobyl. E dell’eterno problema delle scorie. Da noi la paura sta mettendo in discussione la decisione dell’attuale Governo di costruire centrali nucleari. Fra l’altro, con quali soldi, visto che si tagliano tutti i bilanci a destra e a manca? Ma si sa che la paura va e viene facilmente. Quanti incidenti ci vorranno ancora per porre ďŹ ne al tragico gioco delle parti sul bisogno di energia e sul rischio calcolato (da chi e come?) del nucleare? Credo che si continuerĂ in qualche modo a nasconderli o a minimizzarli (come si sta facendo un’altra volta in Giappone), se non interviene un ripensamento di fondo che ponga ďŹ ne alla storia del bisogno di energia. Infatti è lĂŹ che si nasconde il ‘nocciolo’ della questione. L’idea dominante (e quasi sacra) dello sviluppo inďŹ nito moltiplica appunto all’inďŹ nito il bisogno di materie prime, di energia, di strumenti sempre piĂš soďŹ sticati. E tutto questo genera una rincorsa spasmodica, al limite della follia, verso lo sfruttamento della natura. Che quando è provocata si ribella. Proprio il Giappone pagò l’abuso bellico dell’energia atomica e, per una coincidenza davvero funesta, oggi paga l’abuso tecnico della stessa energia. Da questa “sindrome cineseâ€? si esce soltanto se ci si rende conto che lo sviluppo sostenibile non è una maniaca ipotesi di lavoro di minoranze troglodite, ma una necessitĂ per garantire un futuro al pianeta e ai suoi abitanti. Non è certo una scelta indolore perchĂŠ tocca la dittatura del mercato e l’orgia del consumismo, ma “qui è il fosso e qui bisogna saltareâ€?.


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Il 26 settembre del 1982 Giovanni Paolo II visitò, in occasione dell’85° anniversario della nascita di Paolo VI, Brescia. 16 anni piĂš tardi vi fece ritorno. La visita era stata ďŹ ssata per il 19 e 20 settembre e l’occasione era costituita dalla beatiďŹ cazione del Servo di Dio Giuseppe Tovini. La storia del rapporto tra Brescia e Giovanni Paolo II presenta anche altri capitoli, a partire da quella parentesi giovanile quando un giovane sacerdote polacco

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trascorse nella Bassa bresciana qualche giorno di vacanza. Era il luglio del 1947 Quando Karol Woityla, studente all’Angelicum di Roma, fu invitato per un breve periodo di vacanza a Seniga dal compagno di studi don Francesco Vergine. Con l’elezione a successore di Paolo VI, il legame del Papa venuto dalla Polonia con la terra bresciana si è trasferito alle montagne. Il 16 luglio del 1984 Giovanni Paolo II si concesse una prima escursione sulle vette

dell’Adamello bresciano. Quattro anni piĂš tardi tornò: accolse l’invito degli Alpini bresciani e trentini che in quel 1988 celebravano la 25ÂŞ edizione del loro Pellegrinaggio in Adamello. 10 anni dopo, il 19 luglio 1998, papa Woityla tornava nel Bresciano. Due mesi prima della giĂ annunciata visita a Brescia per la beatiďŹ cazione di Giuseppe Tovini, Giovanni Paolo II arrivava a Borno per quella che all’epoca venne deďŹ nita una “gita estiva, di affetto, amicizia e gratitudineâ€?.

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l primo maggio 2011 il mondo guarderĂ a Piazza S. Pietro per la cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II. Ma anche un paese della Valle Camonica sarĂ particolarmente collegato con questo avvenimento straordinario: si tratta di Ponte di Legno dove i giovani dell’oratorio, gli animatori, i gruppi di animazione cristiana con il curato don Cristian Favalli stanno preparando con tutta solennitĂ questo avvenimento. Infatti, l’Oratorio della parrocchia, costruito ex novo nel 2005, anno della scomparsa del grande Papa, venne inaugurato nel settembre dello stesso anno e intitolato proprio a Giovanni Paolo II. In occasione della sua beatificazione, ecco dunque un ricco calendario di iniziative che aiuterĂ i bambini, i ragazzi, i giovani e tutta la comunitĂ religiosa a vivere piĂš intensamente e con maggior gioia questo avvenimento. Ad iniziare, infatti, dal 2 aprile, giorno anniversario della morte del grande Papa che incitava i giovani a “non avere pauraâ€?, quando verrĂ rappresentato il musical “Sulle orme di Karolâ€? a cura del gruppo teatrale dei ragazzi dell’oratorio di Martellago di Mestre, che giĂ aveva rappresentato lo spettacolo in occasione del quinquennale della Madonna Granda di Demo nel settembre 2010. Per sottolineare il collegamento tra parrocchie e realtĂ associative dell’alta Valle Camonica, lo spettacolo verrĂ

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gazione dei giovani che partecipano all’attività interparrocchiale provenienti da Ponte di Legno, TemÚ, Pontagna, Villa Dalegno, Precasaglio, Zoanno, Pezzo e Passo del Tonale, si recheranno a Roma per partecipare alla cerimonia di beatificazione. Quindi a Ponte di Legno continueranno le celebrazioni religiose che culmineranno il 6 maggio nella giornata conclusiva, quando mons. Lucano Monari presiederà una Messa al termine della quale benedirà la statua di Giovanni Paolo II in legno policromo, opera dello scultore dalignese Antonio Sandrini. La statua verrà posizionata all’interno

dell’oratorio a lui dedicato. Il gruppo interparrocchiale della zona in questo periodo è in grande fermento: catechisti, animatori, formatori, coordinati da don Cristian, stanno preparando la settimana con grande precisione e serietĂ , ma altrettanta allegria. Dopo l’emozione della Peregrinatio Mariae del settembre 2009 da Berzo Inferiore al Passo del Tonale, dove don Christian con i suoi ragazzi hanno animato la cerimonia conclusiva, ecco dunque un altro incontro tra giovani e la Chiesa, all’insegna di quel Papa che ha lasciato una traccia indelebile in Adamello e nel cuore di tutti.

´0DQJLDHYDLÂľ VXL VHQWLHUL FDPXQL Il paese di Ponte di Legno, noto per il turismo invernale, è altrettanto interessante come meta primaverile ed estiva per semplici passeggiate o escursioni per trascorrere una giornata all’aria aperta. A proposito di estate, è giĂ stata presentata l’anticipazione della “Mangiaevaiâ€?, una passeggiata non competitiva che si svolge ogni anno nel mese di luglio tra i suggestivi panorami dei parchi naturali dello Stelvio e dell’Adamello.

Antiche tradizioni gastronomiche accompagnano l’ospite in un percorso che si snoda lungo la valle delle Messi e la valle di Viso per circa 11 km con un dislivello in salita di soli 200 metri. Tale evento può essere vissuto da tutti, bambini e adulti, non necessita di particolare preparazione atletica e si svolge nella massima tranquillitĂ e sicurezza lungo le caratteristiche strade rurali circostanti le frazioni di Pezzo e Precasaglio nel comune di Ponte

di Legno. Prodotti tipici locali e piatti tradizionali cucinati con gli stessi ingredienti e metodi di una volta vengono distribuiti a tutti i partecipanti presso i punti di ristoro allestiti lungo la camminata. Il silenzio profondo delle montagne rotto a tratti dal vociare festoso della gente e gli scenari suggestivi che si aprono ad ogni passo, fanno di questo evento un’esperienza da non perdere e un appuntamento denso di forti emozioni.

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accordo con la Fondazione della comunitĂ bresciana che garantisce l’emanazione del bando annuale nel triennio 2011-2013, elevando il budget annuo da 75mila a 100mila euro. “I numeri hanno un signiďŹ cato – ha detto il presidente della Fondazione della ComunitĂ bresciana Giacomo Gnutti (nella foto) – ma in questo caso ne hanno uno in piĂš, derivante dalla quello che insieme si può fare, perchĂŠ insieme si può fare di piĂš e meglio. Il Credito bergamasco ha mostrato

il coraggio di iniziare un percorso che ci auguriamo possa essere un esempio – ha aggiunto Gnutti – in quanto la nostra fondazione ha bisogno di tanti soggetti come il CreBerg par dare le risposte che il territorio si aspetta. Il settore che piĂš necessita di sostegno è quello socio-assistenziale – ha proseguito Gnutti – e lo dimostrano i 100mila euro stanziati per i bandi nel 2011, ripartiti tra le fondazioni Cariplo e CreBerg, in cui, dopo i primi sei emanati nello scorso febbraio, si

inserisce questo Bando territoriale, giunto alla quinta edizione: sostiene progetti di utilitĂ sociale nel settore socio-assistenziale promossi da organizzazioni senza ďŹ ni di lucro che operino nei Comuni della provincia dove ci sono ďŹ liali del Credito bergamascoâ€?. Il bando, che chiude il 6 maggio 2011, prevede un contributo massimo erogabile di 5.000 euro a fronte di un costo massimo del progetto pari a 20mila. Il regolamento su www. fondazionebresciana.org.

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redo sia arrivato il tempo di un chiarimento tra maggioranza e minoranza che riporti sui binari di interesse generale la gestione della cittĂ . Noi ci siamo resi disponibili, ma registriamo una chiusura a riccio della giunta anche a causa delle sue difficoltĂ interne (tre consiglieri di maggioranza non hanno votato lo statuto di attuazione del programma)â€?. Con queste parole, rilasciate ai microfoni di Radio Voce, Emilio Del Bono chiede alla maggioranza un cambio di passo o, forse, sarebbe meglio definirla un’inversione di rotta rispetto a questi tre anni di giunta Paroli. Il capogruppo del Partito democratico individua alcune prioritĂ da perseguire, fra queste la tematica ambientale, il sostegno alle persone in difficoltĂ e la gestione del territorio. Del Bono lamenta una scarsa progettualitĂ per “investire in una cittĂ ecosostenibile altrimenti non si tornerĂ a ripopolarlaâ€?. La Brescia di oggi soffre ancora

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giunta, lamenta un’assenza di risultati, nonostante le dichiarazioni elettorali e con nel curriculum una serie di “errori commessi: dal bonus bebè ad altri temi su cui si è andata ad infilare senza uscirne. Ăˆ sotto gli occhi di tutti una certa delusione serpeggiante per una giunta che in 30 giorni voleva sistemare la stazione, ma sono passati tre anni e le condizioni non sono migliorate. Le migliori amministrazioni in cinque anni hanno prodotto risultati interessantiâ€?. Per quanto riguarda la gestione del territorio è necessario intervenire non tanto sul consumo di ulteriore suolo, ma quanto “sulle aree di trasformazione e sulle aree dismesse. Evitando cosĂŹ di consumare altro territorio in una cittĂ che è giĂ compromessa ed è stata considerata saturaâ€?. A proposito delle grandi opere Del Bono ha le idee chiare: “Non si faranno. A cominciare dal progetto stadio e dal parco dello sport che dovrebbe interessare un’area vastissima di un milione di metri quadrati

con delle compensazioni di volumiâ€?. E questo cosa significa? “Si fanno le opere pubbliche e in cambio ai privati si danno centinaia di migliaia di metri quadrati per costruireâ€?. Il Pd punta, invece, sulla ristrutturazione del Rigamonti e dell’Eib “per consegnare alla cittĂ delle opere importanti senza compromettere l’equilibrio della cittĂ â€?. La cronaca politica ha lasciato anche alcuni strascichi. Durante il Consiglio comunale straordinario in Loggia per le celebrazioni del 150°

dell’UnitĂ d’Italia, le dichiarazioni del consigliere Nicola Gallizioli con il richiamo alla nazione padana avevano creato non poco imbarazzo nella maggioranza e disapprovazione nell’opposizione. “Quando si minano le istituzioni, si va su strade discutibili e pericolose. Il sindaco dovrebbe mostrare piĂš coraggio: non può ogni volta cedere di fronte a un orientamento che sta – conclude Del Bono – minando la legittimitĂ delle istituzioni in cui crediamo e in cui crede anche la cittĂ â€?.

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Capire e prevenire il disagio. Aprire un canale di comunicazione a scuola e in famiglia. Questo l’obiettivo di WeFree, Dipende da Noi, il progetto nazionale di prevenzione realizzato da San Patrignano insieme a Wind e Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) che arriva a Brescia per un’intera settimana dedicata alla prevenzione del disagio e della tossicodipendenza. Realizzato in collaborazione con la Provincia e Comune di Brescia, l’iniziativa ha visto il coinvolgimento anche dei Comuni di Lumezzane, Orzinuovi, Leno e della sezione bresciana dell’Associzione Amici di San Patrignano. Cinque spettacoli teatrali, due incontri di approfondimento con i docenti, per un totale di oltre 1500 ragazzi coinvolti. Il 22 marzo l’Istituto Tartaglia di Bre-

scia e il Primo Levi di Sarezzo hanno ospitato gli incontri. L’ultimo appuntamento è previsto il 25 marzo a Leno alle 10.30 presso l’oratorio San Luigi in via Re Desiderio, 35. Gli incontri sono tenuti da Gianpaolo Brusini, tossicologo e responsabile scientifico di San Patrignano. “Siamo felici di essere riusciti a portare la prevenzione di WeFree a Bresciaâ€? ha dichiarato Fabio Mandelli, assessore provinciale alle Politiche giovanili. La scelta di far arrivare il messaggio anche a chi non è piĂš ragazzo, nasce da una scelta precisa. Vincenza Ghizzardi, presidente della neonata sezione bresciana dell’associazione Amici di San Patrignano, ne sa qualcosa: “La difficoltĂ principale che come associazione ci troviamo ad affrontare è lo scontro con i genitoriâ€?.

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‘˜‹–Â? ’‡” ‹Ž ‘‹…ƒ Â?ƒ ™‡„ ”ƒ†‹‘ ’‡” Ž‡ …ƒ•ƒŽ‹Â?‰Š‡ Il Moica, Movimento italiano casalinghe, ha una voce in piĂš: è nata la “suaâ€? web radio. Chiunque abbia un pc può “sintonizzarsiâ€? sul sito www.moica.it ed ascoltare la voce ufďŹ ciale del movimento, “nata grazie al contributo di Provincia e Comune di Brescia, della Fondazione Asm, della ComunitĂ montana di Valle Camonica, del Comune di Borgo S. Giacomo e della CittĂ di Chiari – ha detto la presidente nazionale Tina Leonzi (nella foto) – il

cui scopo principale consiste, assieme al rapporto con le istituzioni, nel dare l’informazione ed il supporto piĂš completo a chi svolge un lavoro ‘invisibile’, ma che è, nello stesso tempo, alla radice della famiglia e ne è ponte all’interno ed all’esterno. Le trasmissioni sono curate dalla giornalista Lidia Bordiga, che si farĂ carico del palinsesto, cosĂŹ come delle rubriche di interesse, delle interviste e dei rapporti con l’esterno, a che la radio e la

nostra voce, con tutte le nostre molteplici iniziative, possano avere la piĂš ampia diffusioneâ€?. “Conosciamo il lavoro delle casalinghe – ha detto l’assessore provinciale alle Pari opportunitĂ Aristide Peli – il cui ruolo è inversamente proporzionale alla sua conoscenza nell’ambito della societĂ , che ne ha spesso un’immagine distorta e questo strumento servirĂ a divulgare ulteriormente la realtĂ e la concretezza del Moicaâ€?. “Con

questo mezzo il Moica, alla vigilia dei 30 anni di attivitĂ , si rinnova con proposte adeguate alla tecnologia dei tempi – ha detto il vicesindaco di Brescia Fabio RolďŹ â€“ per raggiungere sia le associate sia, in ogni angolo d’Italia, chiunque si colleghi con il proprio pc al sito web della radio, afďŹ nchĂŠ possa conoscere meglio un mondo il cui lavoro, nel silenzio, si stima costituisca un valore pari ad un terzo del Pil, qualcosa come 400 miliardi di euroâ€?. (fr.a.)

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n bambino vi cercaâ€?. Questo slogan vuole essere, anche per quest’anno, il titolo di tre serate di sensibilizzazione all’affido familiare che il Coordinamento famiglie affidatarie di Brescia organizza a San Polo. Si tratta di un’iniziativa rivolta alle famiglie e alle persone che vogliono capire un po’ meglio cosa sia l’affido oppure essere una famiglia d’appoggio. L’affido è una tematica importante ed è sempre piĂš sentita la necessitĂ di trovare famiglie disposte ad accogliere bambini in forte stato di bisogno. Le serate sono dislocate in tre oratori diversi: lunedĂŹ 4 aprile presso l’oratorio di S. Eufemia; giovedĂŹ 7 aprile presso l’oratorio di S. Angela Merici; martedĂŹ 12 aprile presso l’oratorio di San Polo vecchio. L’incontro inizia alle 20.30: saranno presenti anche le famiglie che giĂ vivono l’esperienza dell’affido. L‘Affidamento familiare è regolamentato dalla Legge 184/1983, che è stata successivamente modificata dalla Legge 149/2001. Consiste nell’accoglienza di un minore per

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un periodo di tempo determinato presso una famiglia, o un single qualora la sua famiglia d’origine stia attraversando un momento di difficoltĂ e per vari motivi (difficoltĂ educative e/o genitoriali, malattia, carcerazione, ecc) non riesca a prendersi temporaneamente cura dei figli. Per informazioni e adesioni si può telefonare allo Sportello affido: il lunedi, il mercoledi e il venerdi dalle 9 alle 13 (030/3531078 oppu-

re allo: 366/6347007) o consultare il sito www.coordinamentofamiglieaffidatarie.it. Si può offrire la propria disponibilitĂ : a tempo pieno, quando il minore vive con la famiglia affidataria giorno e notte; a tempo parziale, quando la famiglia affidataria si occupa del minore durante il giorno o nei fine settimana o nelle vacanze; oppure essere semplicemente famiglia di appoggio a un’altra famiglia che ha deciso di accogliere un minore.

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,O )DL H OH PHUDYLJOLH EUHVFLDQH Scrigni aperti. Sabato 26 e domenica 27 marzo ritornano le Giornate di primavera del Fai. Nell’edizione di quest’anno, la delegazione di Brescia ha scelto come beni da aprire al pubblico alcuni luoghi simbolo dell’identità della città nel Risorgimento. Il castello (nella foto) sarà lo scenario per visite guidate lungo sei percorsi, partendo dalle vie d’accesso: da piazzetta Tito Speri si salirà verso la chiesetta di Santa Maria delle Consolazioni, piccolo gioiello poco noto e solitamente inaccessibile al pubblico. I visitatori saranno guidati all’interno del castello, nel mastio, nei sotterranei, nella Torre dei Prigionieri, nei magazzini dell’olio e nel museo del Risorgimento. Nella Torre dei Francesi verranno esposte le ultime ricerche e una ricostruzione virtuale realizzate dagli studenti del Dipartimento di Ingegneria Civile-Ar-

chitettura dell’UniversitĂ degli Studi di Brescia. In questa 19ÂŞ edizione, il Fai permetterĂ di visitare uno dei tesori della pittura bresciana: Palazzo Averoldi, oggi sede della Fondazione Casa di Dio. Le visite guidate saranno strutturate in due percorsi: il primo, aperto a tutti, alla scoperta degli affreschi di Romanino e Lattanzio Gambara, mentre il secondo, riservato ai soci Fai, darĂ la possibilitĂ di accedere al salone affrescato dal Manfredini (oggi sede del Rotary House) e al salottino cinese. Come luogo della memoria cittadina e collettiva è stato scelto il Cimitero Vantiniano che, oltre a costituire un interessantissimo esempio di architettura e scultura tra Ottocento e Novecento, è il primo cimitero monumentale d’Italia. Ad accompagnare le visite guidate, gli attori di Centopercento Teatro declameranno i versi

“Dei Sepolcriâ€? di Ugo Foscolo. Anche quest’anno, dopo il successo della scorsa edizione, i cittadini stranieri che hanno seguito il corso di mediatore culturale tenuto dal Fai, faranno da ciceroni in 14 lingue nella chiesa e nel monastero di San Faustino (oggi sede dell’UniversitĂ degli studi) ed in quello di San Giuseppe, sede del Museo diocesano. Oltre alla cittĂ , in provincia sarĂ possibile visitare le torri e le chiese di Bovegno, il borgo seicentesco di Monticelli d’Oglio (Verolavecchia), il maglio di pianura di Pontevico, la pieve e la chiesa di San Giorgio a Manerba con percorso panoramico e la Valle delle cartiere a Toscolano Maderno. I beni in cittĂ saranno visitabili sabato dalle 14.30 alle 18 e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18, mentre in provincia l’apertura avverrĂ nella giornata di domenica.


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piĂš importante di territorio sino a poco tempo fa destinato all’attivitĂ agricola viene riconvertito alle nuove energie. I problemi non mancano... Girando per le strade della Bassa è sempre piĂš frequente potere osservare lo spettacolo di pannelli fotovoltaici posizionati sui tetti delle case, di fabbricati e di ediďŹ ci pubblici. Non è raro nemmeno trovare interi appezzamenti di terreno coperti con queste installazioni; insieme agli impianti che producono energia

a partire dalla biomasse, siano esse di origine animale o vegetale, rappresentano nel territorio le modalitĂ di produzione di energie rinnovabili piĂš diffuse. Sono il risultato di una recente politica energetica a livello nazionale che ha permesso di raggiungere gli obiettivi ďŹ ssati dalla conferenza di Berlino (il 20% del fabbisogno energetico prodotto a partire da energie rinnovabili) con nove anni di anticipo rispetto ai tempi previsti. Grazie a incentivi governativi,

privati e imprese hanno installato gli impianti, producendo corrente poi rivenduta all’Enel. Sembra un meccanismo perfetto, che coniuga il rispetto ambientale e il proďŹ tto economico, in realtĂ ha pesanti conseguenze sul sistema agricolo della provincia. Consultati in merito all’argomento sia Ettore Prandini, presidente provinciale di Coldiretti, sia Gian Franco Tomasoni, assessore provinciale all’agricoltura, sottolineano tutte le contraddizioni che il sistema porta in sĂŠ.

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ul banco i prodotti del territorio ovvero qualitĂ e rispetto della stagionalitĂ . con un obiettivo ambizioso: creare anche opportunitĂ per i giovani. Ăˆ ripartito nel mese di marzo il progetto denominato “I sapori delle terre basseâ€?, con un nuovo bando quadrimestrale. L’iniziativa è nata a novembre dello scorso anno in seno ai 15 Comuni della fondazione di partecipazione “ComunitĂ pianura brescianaâ€? ed è realizzata con il finanziamento dell’Anci e del ministero della GioventĂš. Molti sono gli enti operanti sul territorio che vi collaborano: dall’Istituto “V. Dandoloâ€? al Parco dell’Oglio Nord, dalla fondazione “Nymphe - Castello di Padernelloâ€? al consorzio “In-reteâ€? che riunisce le principali cooperative sociali dell’ovest bresciano, tra la quali “La Nuvolaâ€?. Diversi gli organismi che lavorano insieme in vista di un unico obiettivo: creare per i giovani un’opportunitĂ di lavoro a partire dalle specificitĂ territoriali. Saranno infatti erogate 8 borse-lavoro destinate a giovani di etĂ compresa tra i 18 e i 24 anni, che verranno formati nella lavorazione e diffusione dei prodotti tipici della Bassa. Futuro e tradizione, insomma, che si incontrano in un felice connubio, fecondo di possibilitĂ . La migliore conferma arriva dalle testimonianze dei ragazzi che hanno aderito al primo bando, pubblicato a novembre.

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ti – che ci permette di conoscere molta gente e di riscoprire i sapori e le tradizioni brescianeâ€?. Anche il riscontro commerciale non manca: le persone acquistano volentieri le specialitĂ nostrane ben allineate sul bancone, dai casoncelli ai salumi ai formaggi, apprezzandone la qualitĂ e la provenienza controllata. “La gente torna di buon grado ad acquistare i nostri prodotti – conferma Alan – perchĂŠ con il controllo sulla loro produzione, la loro certificazione, rappresentano una valida alternativa al modello alimentare prevalenteâ€?. L’obiettivo del nuovo bando quadrimestrale, inoltre, è di diversificare il lavoro: all’ambito della vendita, infatti, verrĂ aggiunto quello della produzione. Con l’aiuto di un esperto i ragazzi saranno istruiti nel recupero di antiche ricette o di specialitĂ da tempo dimenticate, in una catena di esperienza che riesce a scavalcare il salto generazionale e permette al nostro territorio, ai saperi che custodisce e alla sua cultura, di farsi conoscere su scenari nuovi. GiĂ , perchĂŠ partendo dai nostri mercati l’iniziativa è arrivata ad essere ospitata anche in diverse sagre sul territorio nazionale puntando ora, per una maggiore valorizzazione, alla collaborazione con slow food. Per Asia, Sonia, Alan e tutti gli altri, il prossimo passo nella loro esperienza lavorativa, con in saccoccia i tesori estratti da quel prezioso scrigno che è la Bassa.

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Arriva a Bagnolo il Cai di Manerbio che cercava “casaâ€? per le iniziative culturali. Il sodalizio, coordinato dal dott. Fabrizio Bonera con oltre 500 soci vanta piĂš di vent’anni di attivitĂ , si è fatto conoscere e apprezzare sul territorio. Purtroppo a novembre avevano avuto difďŹ coltĂ a reperire nuovi spazi per le varie iniziative: serate di approfondimento di temi legati alla montagna e all’escursionismo o proiezioni di immagini di viaggio, Le attivitĂ a Bagnolo sono cominciate sostenute

Per il giorno sabato 26 marzo il Comune di Cigole, in collaborazione con il Gruppo volontari protezione civile di Pontevico e il Gruppo culturaleambientale “Il Faunoâ€?, organizza una giornata per sensibilizzare i cittadini al rispetto del proprio territorio. La giornata consiste in un intervento di manutenzione e pulizia degli argini artiďŹ ciali del ďŹ ume Mella. Il ritrovo dei partecipanti è alle ore 8.30 presso il Vivaio-Semenzaio di Cigole.

A Ghedi proseguono le celebrazioni per il 150° dell’UnitĂ d’Italia. GiovedĂŹ 24 marzo presso la sala consiliare del Comune don Livio Rota (nella foto), docente di storia della Chiesa, affronta alle 20.30 il tema: “La Chiesa e la formazione dell’UnitĂ d’Italia. Aspetti e problemiâ€?. Il 25 marzo, invece, presso il salone Ghisleri la Corale Polifonica Gaydum tiene per l’UniversitĂ degli anziani alle 14.40 una lezione concerto su “Le canzoni del Risorgimentoâ€?. Per info, 030901403.

anche dal gruppo escursionistico bagnolese di Valentino Viviani, uno dei primi della Bassa, come il Cai manerbiese che conta una bella esperienza di 28 anni d’attivitĂ . Si è incominciato con una serata dedicata montagnoterapia: “Dall’onda alla vetta: la pratica della montagna come strumento di crescita e di terapiaâ€?, una proiezione di un cortometraggio realizzato dai ragazzi della FraternitĂ di Ospitaletto relativo alla loro esperienza di trekking in Sardegna.

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opinione comune che l’arte sia materia per esperti e che per apprezzarla si debba prima spendere molto tempo nello studio e nella consuetudine con gli ambienti in cui essa regna sovrana. Ăˆ necessario frequentare mostre e gallerie d’arte, esposizioni collettive e atelier di pittori, senza dimenticare di far incetta di cataloghi o leggere le recensioni dei piĂš affermati critici, per non perdersi la nascita di una nuova stella nel firmamento artistico o venire a conoscenza di quelli che sono i mostri sacri, assolutamente imprescindibili alla conoscenza di un determinato movimento o di una scuola ben precisa. Ma è davvero cosĂŹ? Di certo l’arte, per essere apprezzata ad un livello non superficiale, richiede delle conoscenze di base, almeno una certa dimestichezza con la sua storia, gli stili e le tecniche. Ăˆ vero però che talvolta lo sforzo dell’approfondimento e della precisazione la rende materia quasi ostica ai piĂš, avvolta nelle spire di un linguaggio altamente settorializzato, che la innalza ad un dimensione quasi esoterica. SarĂ dunque privilegio concesso ai soli iniziati gustare la bellezza e le emozioni che l’arte suscita? Oppure è possibile comunicarla,

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a Roccafranca, grazie all’assessore alla Cultura Natalia Brignoli, dopo essere stata realizzata negli ultimi mesi in diversi Comuni della nostra provincia: si tratta di una serie di conversazioni sull’arte, pensate appositamente per i non addetti ai lavori. Il titolo scelto, “Il barbiere di Caravaggioâ€? (che fa il verso alla vivace testimonianza cinquecentesca di un barbiere romano sulla figura del celebre pittore lombardo) rivela sin da subito una dimensione rilassata e confidenziale, quasi amichevole, in grado di calare l’elevato argomento artistico nella realtĂ quotidiana. Presso l’auditorium comunale sono in programma due serate, con inizio alle ore 21: mercoledĂŹ 30 marzo si parlerĂ del significato e della funzione dell’arte in rapporto con la natura, della composizione e della lettura dell’opera d’arte e del significato dell’arte al giorno d’oggi. Una settimana piĂš tardi, mercoledĂŹ 6 aprile, si passerĂ all’analisi di un genere particolare come la natura morta e alla discussione sulla frattura operata dall’arte contemporanea, sospesa tra incomprensione e vicinanza. Nella conclusione semiseria si ritrova il fil rouge delle serate, quello di un’arte accessibile a tutti.

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Anche il sindaco Retali di Concesio racconta le iniziative promosse dal Comune in collaborazione con associazioni e parrocchie. Da corredo il racconto di due storie, quella di Vida, una donna del Ghana e di Ben, un uomo della Nigeria, entrambi residenti in Valle. Ma il mensile racconta anche di altro che tocca la vita dei valtrumplini. Storie di personaggi che della Valle hanno segnato la storia come il musicista valgobbino Dolcini o il ricordo di Umberto Contrini, scomparso, ma che sugli sci è arrivato a vestire i pani della nazionale; particolare ricordo è quello che lega i due don Filippo

Bassi a Nave, omonimi che hanno segnato la storia della gente della Valle del Garza. Spazio anche a notizie piĂš curioso o concrete come il ritrovamento di scorie radioattive a Lumezzane o la nascita di una nuova farmacia a Bovezzo. A Bovegno le iniziative del Fai. L’intervista economica approfondisce la conoscenza con Roberto Lena e l’azienda Greiner. Nello sport spazio alla solidarietĂ del Csi di Villa Carcina e Bovezzo legati all’Abe (Associazione bambino emopatico). Nel numero anche una pagina speciale fotograďŹ ca dedicata alle feste di carnevale nella Valtrompia. (m.t.)

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l 2 marzo scorso una comitiva di piĂš di cento persone – alunni delle classi seconde delle scuole medie di Concesio accompagnati dal Preside e da alcuni docenti – partiva di buon mattino per incontrarsi con i coetanei e le autoritĂ di Carpineto Romano. Entrambe le cittadine avevano ricevuto nel 2009 la visita di Benedetto XVI per aver dato i natali ad un pontefice – quella laziale per il bicentenario della nascita del concittadino papa Pecci – e hanno potuto ammirare due dei 20 “Monumenti al Redentoreâ€? eretti in occasione del giubileo del 1900, indetto dal Papa romano. L’enciclica piĂš nota di Leone XIII fu la Rerum novarum con la quale si realizzò una svolta nella Chiesa cattolica, ormai pronta ad affrontare le sfide della modernitĂ come guida spirituale internazionale. In questo senso correttamente gli fu attribuito il nome di “Papa dei lavoratoriâ€? e di “Papa socialeâ€?, infatti formulò i fondamenti della dottrina sociale della Chiesa. Queste singolari comunanze hanno portato le due scolaresche a collaborare per alcuni mesi, a distanza, fino all’incontro, nel quale, oltre alla reciproca conoscenza, è stato presentato il libretto sottotitolato “Le croci leoniane in Italia agli albori del XX secoloâ€?, a cui hanno collaborato anche altre

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re la croce per unire la Terra e il Cielo e la cittĂ di Brescia affidò a Giorgio Montini l’onere e l’onore di promuovere l’opera: il giovane avvocato, personalitĂ di spicco fra i cattolici ma ben apprezzato anche dai laici, dovette superare non poche difficoltĂ , anche finanziarie, ma, finalmente, il 24 agosto 1902 fu un giorno memorabile. Giovanni Battista, il futuro papa Paolo VI, che non aveva ancora compiuto i cinque anni, salĂŹ col fratello Lodovico, la nonna e il padre sulla vetta del GĂślem – ogni tanto riposava sulle robuste spalle di Giacinto Contrini – mescolato alle persone che, percorrendo i vari sentieri, arrivarono a migliaia per vedere la cappella e la grande croce di ferro che si innalzava gloriosa nel cielo blu terso. I due fratellini vestiti da chierichetti assistettero in prima fila a questa manifestazione di fede della gente bresciana. E il 4 ottobre 1998 Paolo VI “ritornòâ€? ancora su quel monte: la sua statua in bronzo benedice le genti accanto alla cappella al Redentore. Lo scambio culturale fra le due delegazioni – tra l’altro proprio alla vigilia del 150° anniversario dell’UnitĂ d’Italia – ha mostrato come la nostra giovane nazione abbia delle solide fondamenta comuni sia storiche che culturali e religiose.

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Con la Populorum progressio Paolo VI recepiva la prima enciclica sociale, la Rerum novarum di Leone XIII, quando sosteneva che la logica del mercato non bastava per regolare con equità i rapporti tra i ricchi e i poveri, tra i padroni e gli operai. Ma con la Populorum progressio subentra una novità nello sguardo di Paolo VI sulla questione sociale: da una parte ne intuisce la portata ormai mondiale, dall’altra ne propone alla Chiesa una realistica presa di coscienza. E, insieme, suggerisce alcuni interventi che sarebbero stati, già allora, urgenti sulla scena del mondo. Questo realismo era emerso nel Concilio dal momento in cui centinaia di vescovi si erano fatti latori delle sofferenze e dei problemi dei loro popoli.

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il territorio nazionale per far conoscere e valorizzare le forme del documentario cinematograďŹ co e televisivo italiano dedicato all’industria e al lavoro. A iscrizione gratuita e con tema “L’industria e il lavoroâ€?, il concorso prende in considerazione i documentari prodotti da gennaio 2005. “Il concorso – dice il presidente della Fondazione Musil, Valerio Castronovo – è diramazione degli intenti che portiamo avanti nelle tre sedi museali di

Cedegolo, Rodengo Saiano e San Bartolomeo (nella foto), documentando l’itinerario dello sviluppo tecnologico dell’industria dal decollo della rivoluzione industriale agli esiti odierni. Inoltre, si trasformerĂ in nuova fonte di conoscenza, giacchĂŠ le opere realizzate rimarranno disponibili per uso didatticoâ€?. Termine per la consegna dei lavori il 31 maggio; attivitĂ di selezione, proiezione e premiazione nel mese di settembre (2.500 euro al 1° classiďŹ cato). Nella

giuria il critico cinematograďŹ co Gian Piero Brunetta, l’animatore Angelo Beretta, il cineasta Franco Piavoli, Alessandro Lombardo (direttore Fondazione Ansaldo), Pier Paolo Poggio (direttore Musil), il critico Nino Dolfo, il docente di Semiotica Ruggero Eugeni, Gian Luca Farinelli (direttore della Cineteca di Bologna), Sergio Toffetti (presidente Cineteca nazionale di Roma). Info a fondazione@musil.bs.it o al numero 030.3750663. (a.a.)

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l fatto di essere tutti “sulla stessa barcaâ€? è una convinzione condivisa con conseguenti richieste di solidarietĂ tra piccoli e grandi Comuni. Come l’anno scorso c’è stato un preliminare proficuo confronto bipartisan tra maggioranza (Pdl-Lega e Indipendenti di Centro) e minoranza (Pd) sui grandi temi della gestione del territorio, puntando ad ottimizzare le risorse umane ed economiche (sempre scarse) disponibili. Il presidente Bruno Bettinsoli nell’introduzione ha affermato che la ComunitĂ montana ad inizio 2011 ha di fronte, a differenza del 2010 alcune certezze: le sentenze della Corte Costituzionale che ne ribadiscono la figura di ente locale con competenze della Regione (riforma articolo V della Costituzione) e quindi lo Stato non può abolirle; quella recentissima (novembre scorso) che ha dichiarato l’incostituzionalitĂ di un articolo della legge Finanziaria per il 2010, nella parte in cui dispone la cessazione di finanziamenti previsti alle ComunitĂ montane. Ha consentito lo sblocco del fondo sviluppo investimenti (oltre 14 milioni di euro) e di 4 milioni di euro del fondo statale per l’asso-

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trompia. Dal fondo investimenti sono arrivati 130mila euro a bilancio 2010, previsti anche nel 2011 e due anni successivi. Inoltre c’è la decisione della regione che ha messo a bilancio 2011 per il fondo di gestione integrativo la stessa cifra del 2010. Quest’anno una ripartizione diversa dovrebbe portare 150mila euro in piĂš. Con queste premesse è stato varato un bilancio che usa le cifre del consolidato dell’anno passato e lascia in bianco l’utilizzo dei nuovi fondi previsti. Il bilancio pareggia cosĂŹ in 11.110.793 euro. Al riguardo il presidente ha osservato che la ComunitĂ avrebbe una possibilitĂ di indebitamento (mutui) per 13 milioni: un fatto a cui guardare come opportunitĂ , di fronte all’ingessamento attuale dei Comuni, per progetti di interesse generale. Guardando un attimo alle cifre la parte corrente assorbe il 53,95% e gli investimenti il 31,74%. Nel settore sociale vanno circa 3,2 milioni pari al 28% (con contratto di servizio a Civitas srl, partecipata ComunitĂ e Comuni); gestione territorio e tutela ambientale 3,3 milioni (30%); settore cultura e sport 971.000 euro (8,7%): funzioni sviluppo economico 993mila euro (8,9%).

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intorno al Cristo deposto. La scena richiama la particolare gestualitĂ legata al lutto per la perdita di una persona cara. Il lamento rituale ha caratteristiche che lo distinguono da altri tipi di pianto; è un pianto corale, collettivo, accompagnato da una mimica deďŹ nita e tradizionalmente ďŹ ssata. Chi è l’autore? Paolo Amatore, nato a Brescia nel 1593. Formatosi nell’ambiente culturale bresciano del tardo manierismo; lavora

soprattutto in Lombardia e Nord Italia; esordisce a 18 anni nel 1611 proprio con le statue del Compianto. A Bienno tornerĂ nel 1627 per scolpire un bel CrociďŹ sso. Com’è composto il Compianto? Ăˆ un gruppo ligneo, policromo, originariamente concepito da sette statue a circa due terzi della grandezza naturale: Cristo, Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea, Maria di Cleofa, Maria Maddalena, Veronica e la Madonna.

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a preso il via il progetto “Civicamente�, realizzato dall’Associazione genitori Valcamonica in collaborazione con il liceo “Golgi� di Breno, sostenuta dalla preziosa partecipazione dell’associazione “Santi Desiderio ed Elisabetta� onlus della provincia di Brescia. “In questi anni stiamo assistendo ad un rilevante cambiamento dello scenario civico e sociale italiano, che sta mutando il modo di pensare, agire, vivere – afferma Alessandra Giorgi, presidente dell’Age Valcamonica – e questa trasformazione ha coinvol-

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la crescente tendenza, nei ragazzi, ad essere sempre meno protagonisti del futuro personale e di quello collettivo, sempre piĂš indecisi e scettici nei confronti della vita che li aspettaâ€?. CosĂŹ il sodalizio camuno ha coinvolto enti ed associazioni, elaborando un progetto che intende stimolare e sensibilizzare i ragazzi verso un impegno civile, sociale, fondato sulla solidarietĂ , la condivisione delle regole, la fiducia nelle istituzioni. “La Provincia ha accolto con grande favore questa iniziativa – dichiara il consigliere Alessandro Berdini – apprezzando in particolare gli obiettivi rivolti ad aumentare la co-

noscenza e la fiducia dei piĂš giovani nei confronti delle istituzioniâ€?. Il liceo “Golgiâ€? di Breno è avvezzo ad aprire le porte ad idee, progetti e percorsi seri ed efficaci per gli studenti che si integrano con le attivitĂ formative proprie. Il percorso formativo si sviluppa attraverso piĂš fasi ed è diviso su due anni scolastici. Dalla fine di marzo inizierĂ un ciclo di cinque incontri dedicati ai seguenti temi: la legalitĂ per la convivenza civile, il rispetto delle regole per il bene comune; le ragioni della solidarietĂ , l’individuo e le formazioni sociali, tra Costituzione e societĂ ; la Costituzione tra UnitĂ d’Ita-

lia e decentramento amministrativo, i principi e le regole della democrazia; le istituzioni al servizio del cittadino, gli enti locali, funzionamento e competenze; gli organi costituzionali: il Parlamento sovrano e l’esecutivo. Al termine i giovani avranno l’opportunità di poter incontrare le istituzioni nazionali in un viaggio d’istruzione a Roma. Questa esperienza ha lo scopo di rendere i ragazzi maggiormente partecipi del vissuto e di dare loro lo stimolo per proseguire verso l’impegno sociale e civile. Relatori: un sindaco avvocato, docenti universitari e un segretario comunale.


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Nel Comune sono compresi i centri storici del capoluogo e quelli delle due frazioni: Pescarzo e Astrio. L’Amministrazione promuove un bando per il recupero delle facciate degli ediďŹ ci del centro di Breno e frazioni. Sono ammessi, sino a esaurimento del fondo, gli interventi sulle facciate esterne degli ediďŹ ci che avranno ottenuto il massimo punteggio secondo alcuni criteri: tinteggiatura delle facciate (15 punti); manutenzione delle pareti in pietre a vista (15); rifacimento

Il dottor Simone Signaroli, curatore delle raccolte storiche librarie e archivistiche presso il CaMus – Museo camuno di Breno, ha recentemente realizzato una piccola guida elettronica alla collezione del museo stesso, uno strumento che possa essere scaricato e visualizzato dai possessori di dispositivi elettronici portatili durante la visita. L’idea è infatti quella di mettere a disposizione, in qualsiasi momento, i testi normalmente accessibili sul sito

intonaci della facciata (10); affaccio su spazio pubblico dell’intervento (10); rifacimento manto di copertura con tegole in cotto (otto) o con tegole di altro materiale purchè di ďŹ nitura “anticataâ€? (sei); rifacimento lattoneria in rame (cinque); pulizia e restauro portali e portoni o elementi di pregio storico architettonico (10); eliminazione elementi di contrasto; manutenzione e sostituzione di serramenti; residenza del roprietario. L’importo del contributo è di 20mila euro.

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web. Si tratta di un ďŹ le disponibile in due formati: uno per tablet di tipo “ipadâ€? e uno per lettore di e-book: entrambe le versioni possono essere liberamente scaricate alla pagina http://www.vallecamonicacultura. it. L’iniziativa fa parte del progetto di valorizzazione del patrimonio culturale coďŹ nanziato da Fondazione della comunitĂ bresciana, dalla ComunitĂ montana di Valle Camonica, dal Comune di Breno e dalla cooperativa sociale “il leggioâ€?.

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uove famiglie, nuove comunità è il tema affrontato nella serata di lunedĂŹ 21 marzo a Bienno in Valle Camonica. La Sala della comunitĂ ha ospitato la prima tappa in provincia, dopo l’esordio cittadino alla Stocchetta, di “Voci nell’AgorĂ â€?, sei incontri sul territorio a partire dalla lettera del vescovo Monari “Stranieri, ospiti, concittadiniâ€?: una lettera rivolta alle comunitĂ cristiane sulla pastorale degli immigrati. Se nei confronti degli stranieri si assiste quasi sempre a un ragionamento utilitaristico (sono considerati come forza-lavoro), Monari parla, invece, di persone. Persone nella loro interezza: non si possono, quindi, comprare delle braccia staccate dal loro corpo, cioè sradicate dalla famiglia e dagli affetti piĂš cari. Padre Mario Toffari a fine serata ha puntato il dito contro l’ipocrisia di chi (legislatori ma anche comunitĂ civile) accetta l’immigrato come lavoratore, ma non lo accoglie come persona; sul tavolo c’è senza dubbio l’annoso problema dei ricongiungimenti familiari. La sfida è, secondo il direttore

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ciali di Palazzolo, ha ricordato che la crisi ha reso ancora piĂš poveri gli immigrati con l’esemplare testimonianza di un pakistano disoccupato con quattro figli. Carla Bisleri, sociologa e giĂ assessore a Palazzo Loggia, si è soffermata sull’importanza della scuola (“la finestra sul domaniâ€? senza cedere alla tentazione delle classi ghetto) nel processo di integrazione e sui compiti della politica attingendo dalla sua esperienza (il sorriso, l’accoglienza e la cittadinanza sono le tre fasi che hanno contrassegnato il suo impegno amministrativo nei confronti degli immigrati). Mario Sberna, presidente dell’associazione Famiglie numerose, ha sottolineato come le famiglie immigrate siano famiglie a tutti gli effetti e in quanto famiglie devono essere una cellula fondamentale della societĂ .

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(QHUJLD ULQQRYDELOH SHU YDORUL]]DUH OD 9DOOH “Grigna In Formaâ€? è un sito sulla valorizzazione dell’Area Vasta Valgrigna e sullo stato di attuazione dell’Accordo di programma a cura di Ersaf – Struttura sviluppo foreste di Lombardia – (Valcamonica e Valtrompia). La sede dell’iniziativa è in Breno e si può contattare tramite il referente andrea. richini@ersaf.lombardia.it. L’Area Vasta Valgrigna è davvero molto importante per l’uomo: abbonda di acqua, un bene fondamentale per la produzione di energia elettrica. Tre le centrali idroelettriche presenti nel versante camuno della Valgrigna, di cui due – Mantelera e Isola – sono gestite dall’azienda “Eusebio Energiaâ€?, proprietaria di ben 28 centrali che producono complessivamente 105 milioni di kilowatt l’anno. In Val Grigna lo sfruttamento delle acque ha una storia di molti decenni ed il territorio è costellato da opere di ingegneria che raccolgono la preziosa fonte di forza incanalandola verso gli impianti di produzione. L’acqua che sgorga dalla roccia, grazie, all’ingegno dell’uomo, inizia cosĂŹ un lungo viaggio attraverso una serie di strutture ciascuna realizzata con uno scopo ben preciso. Ogni anno, piĂš di 70 milioni di metri cubi di acqua provenienti da un bacino imbrifero di circa 60 chilometri quadrati compiono un salto di oltre 1.200 metri, dal primo all’ultimo impianto, diventando cosĂŹ preziosa energia elettrica. L’acqua della Val Grigna viene prima raccolta dai torrenti. Sette sono le derivazioni, poste, a circa 1.430 metri d’altitudine: Val Gabbia, Val Bresciana, Campolungo, Valdajone,

Travagnolo, Fontanazzo e Campolaro. Da qui si passa nei due bacini da 5.000 metri cubici situati nelle localitĂ Campolungo e Fles. Il liquido elemento entra quindi nelle condotte forzate che lo conducono all’impianto di Mantelera, nel Comune di Prestine. Collocata ad una quota di 968 metri, la centrale è costituita da due gruppi turbina “Peltronâ€? ad asse orizzontale da 7.000 kilowatt.

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ƒ”‰Â?ƒÂ?‘ Dz ƒ”‘Ž‡ǤǤǤ Â•Â—ÂŽÂŽÇŻÂƒÂ…Â“Â—ÂƒÇł L’assessorato alla Cultura e la Biblioteca di Gargnano, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Parco Alto Garda propongono il primo Concorso Letterario “Parole... sull’acquaâ€?. Due le sezioni previste: categoria giovani, ďŹ no ai 18 anni e categoria adulti. Sono ammesse opere individuali e inedite ispirate al paesaggio gardesano e al suo entroterra. Paesaggi di inďŹ nita bellezza che hanno attirato, ďŹ n dall’antichitĂ , poeti e letterati e

ƒ‹–‘�‡ ƒ�–‹…‘ †‡‹ ƒ�–‹…‹ fatto da sfondo a racconti di tutti i generi, dalle avventure di eroi e cavalieri, agli amori di dei e principi, alla vita di ognuno di noi. Ispirati a terre meravigliose come la nostra, ci hanno incantato con la loro fantasia e il loro amore per il narrare. Se si pensa al Garda e al suo paesaggio sono molteplici le fonti di ispirazione che si possono trovare. Per primo il lago, con le sue diverse facce che cambiano al mutare delle ore del giorno, delle stagioni... delle emozioni. Ma ad

ispirare è anche l’entroterra, con la sua storia, i suoi borghi, i suoi paesaggi e la sua natura. Il termine per la consegna del materiale è ďŹ ssato al 30 aprile. La cerimonia di premiazione avrĂ luogo nel mese di giugno. Ai primi classiďŹ cati verranno assegnati buoni spesa per l’acquisto di libri e riviste specializzate e le opere selezionate saranno pubblicate sul periodico della Biblioteca “Librando... le ideeâ€?. Informazioni allo 0365.72625.

Venerdi 25 marzo alle ore 20.30 nella prestigiosa cornice del Santuario di Paitone, in occasione della Festa dell’Annunciazione, la Corale polifonica S. Giulia propone una meditazione eseguendo il Cantico dei Cantici con musiche del maestro Tommaso Ziliani nella riduzione per coro e voci recitanti. Le voci sono di Elena Cominelli e Venanzio Agnelli con la preziosa collaborazione dell’arpista Michela La Fauci.

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e dieci lunghissime ed estenuanti giornate (23 marzo – 1 aprile 1849) in cui i valorosi bresciani si ribellarono all’oppressione, talmente coraggiosi e fieri da far attribuire alla città il titolo di Leonessa d’Italia. Tanti i valorosi personaggi coinvolti nell’insurrezione capeggiati da Tito Speri, e fra questi, al comando del corpo franco dei patrioti che agivano sui colli alle spalle di Brescia, vi era il valsabbino don Pietro Boifava. Don Pietro fu un grande personaggio non solo nel suo paese natio, Serle, dove coprÏ non solo la carica di curato e di primo cittadino, ma anche a livello provin-

ciale e, successivamente, nazionale proprio grazie al suo impegno attivo nelle agitazioni. Una figura che incuteva un enorme rispetto anche nel fisico: diversi documenti storici pervenutici alludono anche al suo massiccio aspetto che incuteva giĂ da sĂŠ soggezione, in aggiunta anche al carattere fiero e deciso. Un uomo eccezionale, perfetta unione fra fede e impegno civile. Massimo Tedeschi, nel suo libro “Boifava prete Pietro – un sacerdote sulle barricateâ€?, lo introduce con queste parole: “Un prete armato di una religione che predica la mitezza, perfetto interprete dell’orgoglioso spirito d’indipendenza di una comunitĂ

condannata a lungo a vivere in una situazione di marginalità economica e sociale, autorità civica indiscussa nel proprio paese�. Don Pietro nasce da un’antica famiglia di contadini da generazioni a Serle relativamente benestante il 28 luglio 1794 e viene battezzato il 6 agosto. Nel 1813 venne chiamato alle armi per circa due anni, fondamentali per la sua educazione militare. A 22 anni incomincia a seguire la sua vocazione, maturata con il tempo: entra nella scuola dei sacerdoti bresciani fino ad arrivare al 18 dicembre 1820, giorno in cui diviene diacono. Un cammino piÚ lungo della norma, probabilmente

su volere delle autoritĂ ecclesiastiche che volevano in un certo modo essere sicuri che le influenze “rivoluzionarieâ€? a cui il giovane era stato esposto durante il servizio militare fossero state sopite del tutto, come dimostra una lettera di sfogo del ventiseienne Pietro indirizzata al vescovo Nava del 1820. Gli anni da curato di Serle passano fino ad arrivare al travagliato periodo politico e alle X Giornate, dove don Pietro svolse un ruolo attivo durante gli scontri: con i suoi uomini il 27 marzo scese dai colli arrivando nel borgo di Sant’Eufemia, disperdendo i soldati dell’esercito austriaco. In seguito, per sfuggire alle ritorsioni,

si allontanò da Brescia e dalla sua Serle per un esilio forzato in Svizzera, dove dovette rimanere per alcuni anni, tornando poi nel suo comune natio, dove visse fino alla fine dei suoi giorni, nel 1879. Alla sua morte, il quotidiano locale “La Sentinella brescianaâ€? lo ricorda cosĂŹ: “Chi visse nell’epoca fortunosa del 1849 ricorda forse d’aver veduto questa strana figura di prete e soldato, dalle forme erculee, dall’aspetto fiero e selvaggio, maneggiare il fucile con la destrezza di un antico soldato, e circondato da un manipolo di insorti composto di disertori austriaci e di valligiani dal viso abbronzato e dalle larghe spalleâ€?.

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´1RL 0XVLFDÂľ L JLRYDQL VL VILGDQR VXO SDOFR Con l’arrivo della primavera torna a Lonato il Concorso canoro “Noi Musicaâ€?. Sul palco del Teatro Italia i giovani cantanti potranno cimentarsi con brani inediti o cover, su base musicale o con accompagnamento dal vivo. Denominatore comune: voglia di mettersi in gioco e di divertirsi. Il concorso, giunto alla terza edizione, coinvolge vocalist dai 14 ai 35 anni, suddivisi in due categorie: giovanissimi dai 14 ai 18 anni e giovani dai 19 ai 35 anni. L’evento è organizzato dal Progetto Noi Musica, in collaborazione con la parrocchia di Lonato del Garda, con il contributo dell’assessorato ai Servizi sociali, sport e tempo libero del comune gardesano e della Banca di credito cooperativo

del Garda. La manifestazione canora si svolge nei primi due sabati di aprile, a partire dalle 21. Si inizia, il 2, con le audizioni e l’esibizione di tutti i concorrenti iscritti al concorso. Una giuria di esperti valuterĂ e sceglierĂ i venti ďŹ nalisti che torneranno a esibirsi nella serata conclusiva. Sabato 9, la ďŹ nale. I ďŹ nalisti canteranno davanti alla commissione artistica e al pubblico. Premiazioni al termine della serata. Un premio speciale, al ďŹ ne di incentivare la creativitĂ e i giovani talenti, è previsto per la migliore canzone inedita. Informazioni, regolamento e moduli di iscrizione sono disponibili sul sito www. noimusica.org.

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Il compito della comunitĂ cristiana è anche quello di aprire gli orizzonti e di stimolare l’attenzione ai bisogni delle persone. La cena di solidarietĂ non è una novitĂ in diocesi, ma è il segno di una comunitĂ che si apre. Sono tante le testimonianze che arrivano dal territorio; fra queste, vi segnaliamo quella di Palazzolo. La parrocchia Santa Maria Assunta, l’oratorio e il gruppo missionario organizzano nell’ambito della Quaresima di

LunedĂŹ 4 aprile alle 20.30 a Marone è in programma l’ultimo appuntamento di “Voci nell’AgorĂ â€?; l’incontro è dedicato alla zona del Sebino e della Franciacorta. SarĂ l’occasione per riettere sulla lettera “Stranieri, ospiti, concittadiniâ€? del vescovo Monari, che indica una prospettiva in cui la Chiesa locale deve muoversi, senza negare, in un campo complesso come quello del fenomeno migratorio, l’esistenza di tensioni che possono

solidarietĂ la cena del povero. L’appuntamento è per sabato 26 marzo alle ore 19.30 presso l’oratorio di San Sebastiano. Come è giĂ successo durante gli altri anni, la cena serve anche per raccogliere i fondi da destinare ai missionari palazzolesi, con invio di pacchi, materiale didattico, vestiti e per sostenere i progetti di micro credito. La cena sarĂ preceduta alle 19 da un momento di preghiera, che sarĂ animata dalla testimonianza di una missionaria.

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essere feconde se portano a un cambiamento dei modi di pensare e agire. Presso la Sala della comunitĂ della parrocchia viene affrontato il tema: “Il dialogo tra i credentiâ€?. Intervengono Anne Zell, pastora valdese, padre Mario Toffari (nella foto), direttore UfďŹ cio migranti, Issam Mujahed, esponente del Centro culturale islamico di Brescia; Giovanni Boccacci, direttore del Centro migranti. Nell’occasione sarĂ presentato il restyling di “Voceâ€?.

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el giro di un anno a Cologne nascerĂ un asilo nido comunale per accogliere 24 bambini, tra i tre mesi e i tre anni. Dopo la recente assegnazione all’impresa Ediltre srl di Cortefranca, ad inizio aprile nei pressi della giĂ esistente scuola materna statale, dovrebbero partire le opere: stimate in 800mila euro (498mila per l’appalto e 302mila a disposizione del Comune). “Grazie alla prontezza e determinazione con cui si è colta l’occasione di beneficiare del bando regionale per il finanziamento di nuovi asili nido – ha puntualizzato il primo cittadino Danilo Verzeletti – siamo riusciti, avvalendoci della collaborazione dell’ing. Noris, a mettere a punto un progetto in tempi brevi, aggiudicandoci l’importante contributo da 191mila euro, dando cosĂŹ attuazione al primo punto del programma elettorale della Civica in materia di attrezzature pubblicheâ€?. La nuova struttura per l’infanzia sorgerĂ ex novo su parte (circa 2800 mq) dell’area verde dell’attuale parchetto comunale di via Kennedy e disporrĂ di una superficie coperta di circa 360 mq. Secondo il progetto redatto dallo studio “Asso-

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ciati Associatiâ€? di Brescia e approvato dalla Giunta lo scorso dicembre, l’edificio è pensato in due blocchi: un settore piĂš spazioso (166 mq) dedicato ai bambini e un’area piĂš ristretta (84 mq) destinata ai servizi, connessi tra loro da un hall d’accoglienza, mentre a completamento della funzionalitĂ esterna, verranno predisposti 16 nuovi posti auto e inseriti porticati per altri circa 56 mq. L’entrata principale all’asilo avverrĂ , nell’ottica di favorire tutela e tranquillitĂ di genitori e visita-

tori, da via Dalla Chiesa, mentre per personale e rifornitori è stato studiato un accesso secondario su via Kennedy, uno dei principali assi viari che innervano il tessuto urbano colognese. “Per il parchetto di via Kennedy – ha aggiunto il Sindaco – l’intenzione è di salvaguardarlo, come testimoniato dall’intervento dell’Ekoclub che ha giĂ provveduto a trasferire alcune piantine in localitĂ Vierangol dove è stato svelato un cippo commemorativo per il 150° dell’UnitĂ d’Italiaâ€?.

/¡$YLV JXDUGD DO IXWXUR I soci avisini palazzolesi si sono ritrovati, come ogni anno, presso il Centro anziani per prendere in esame l’attivitĂ svolta nel 2010 e ascoltare la relazione del presidente Gianbattista Radici. L’Avis locale sta programmando per il proprio 60° anniversario di fondazione una serie di iniziative. I dati piĂš importanti si riferiscono alle donazioni effettuate sia a favore degli Spedali Civili di Brescia (538) sia presso il Centro trasfusionale di Chiari (68) e alla compagine associativa che è composta da 327 soci attivi, 10 collaboratori e 57 ex-donatori. Ăˆ stata sviluppata la promozione al dono del sangue in molte occasioni, tra cui citiamo gli stand allestiti presso gli Zerbimark, presso il mercato cittadino, presso manifestazioni Sportive come il Torneo di Calcio “Amici di Enricoâ€? e la Marcia podi-

stica organizzata dai “Calcinariâ€?. In occasione delle visite guidate alla Torre civica e ai tornei organizzati dall’Associazione della dama. Gli stessi donatori hanno anche la possibilitĂ di ritirare un messaggio da dare ai neo-diciottenni, famigliari e amici. Per il 2011, la programmazione prevede sia la preparazione di un apposito logo creato dalla studente Laura Massetti. Nel pomeriggio di sabato 2 aprile è in programma una commedia dialettale a cura della compagnia “Chei de San Brencatâ€?. La Giornata mondiale del donatore di sangue, avrĂ particolare evidenza con il doppio concerto campanario e del Corpo musicale cittadino. In settembre è prevista la tradizionale Festa dell’Avis, completamente sviluppata nel quartiere di S. Giuseppe. A chiusura la doppia mostra che ver-

rĂ allestita a metĂ settembre: una esposizione dei veicoli pubblicitari avisini a Palazzolo: dai 60 anni di rassegna stampa, ai manifesti utilizzati in questi 60 anni di propaganda, a ďŹ anco di quella personale degli stessi donatori. Contemporaneamente l’Avis offre la possibilitĂ agli stessi visitatori di ammirare le sessanta ďŹ sarmoniche di un collezionista. Ambedue le mostre avranno luogo presso la Fondazione Cicogna-Rampana. Sono poi seguite le premiazioni dei donatori piĂš assidui. Il calendario delle donazioni è il seguente: domenica 3 aprile; domenica 22 maggio; domenica 31 luglio; domenica 2 ottobre; domenica 30 ottobre; domenica 20 novembre. Le donazioni si possono effettuare dalle 8 alle ore 10.30 presso la sede Avis al Centro medico Richiedei.


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mani negli archivi per rendersene conto‌ In principio ci pensò padre Giovanni Piamarta. Da appassionato educatore e difensore dei giovani del suo tempo, egli immaginò possibile affiancare alla sua “prima operaâ€? (gli Artigianelli, luogo nel quale i figli della Brescia piĂš povera e bisognosa potevano trovare ospitalitĂ , pane e sapere) una tipografia alla quale affidare il compito di formare giovani per il lavoro e, non secondario, anche quello di racchiudere parole di veritĂ e libertĂ in fogli e libri stampati.“Grafiche Artigianelliâ€?, pur mantenendo la sua peculiare impronta educativa, è oggi un’im-

presa editoriale e tipografica all’altezza dei tempi e, quindi, in grado di affrontare un mercato sempre piĂš esigente e difficile. Nella sede di via Ferrri si entra con le idee, anche le piĂš semplici, e si esce con la certezza di aver scelto il posto migliore per stamparle e renderle gradite al grande pubblico. Il tutto a prezzi sempre convenienti e sempre competitivi. “Grafiche Artigianelliâ€? sa che la sua mission va ben oltre le cifre messe a bilancio. Ciò che la tipografia rende, infatti, va ad aggiungersi alle opere educative che i “Piamartiniâ€? sostengono in Italia e nel mondo.

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er fare scrivere libri ci vogliono autori, ingegno, estro, umiltĂ , passione, conoscenza e scienza; per stamparli, invece, servono, soprattutto, tipografi e arte – in questo caso “arte graficaâ€? -, cioè uno straordinario insieme di professionalitĂ e gusto. Il riferimento ai libri, ovviamente, è semplicemente indicativo. In tipografia, infatti, non si va soltanto per stampare libri. Le aziende, per esempio, arrivano per dare concretezza visiva ai loro prodotti; gli operatori turistici, invece, ricamano paesaggi e chie-

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dono alla tipografia di rendere al meglio colori e passioni; le parrocchie chiedono che il loro impegno pastorale sia racchiuso in “fogli� stampati, semplici ma utili alla lettura; le famiglie vogliono accom-

pagnare le feste dei loro figli nel modo migliore‌ Tutti vogliono risparmiare pur ottenendo il miglior prodotto possibile ed immaginabile. La tipografia, in questo caso “Grafiche Artigianelliâ€? di Brescia, fa la sua parte; il prodotto finale è la somma di tante esigenze e il frutto della indiscussa professionalitĂ degli addetti. Se l’espressione non fosse cosĂŹ abusata, si potrebbe dire che “Grafiche Artigianelliâ€?, forte della sua storia ultracentenaria e delle sue peculiaritĂ , è una tipografia diversa, forse anche unica nel panorama delle aziende che si occupano di stampa. Basta mettere le

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’azienda bresciana Com&Print srl fonda le sue radici in un passato fatto di arte grafica ed esperienza del mercato odierno. Com&Print, infatti, nasce nel 2000 con l’acquisizione da parte di Franco Pavia della storica Tipografia Opera Pavoniana, istituto fondato nella prima metĂ dell’800 dal Beato Lodovico Pavoni come “scuola tipograficaâ€? per aiutare i ragazzi di Brescia. Franco Pavia, giĂ amministratore delegato dal 1977 al 2000 di un’altra realtĂ tipografica del Bresciano, è riuscito cosĂŹ a coniugare la tradizione della Tipografia Pavoniana con il suo know-how imprenditoriale. La conduzione dell’azienda è affiancata dai figli Giuditta, laureata in scienze politiche, cui è affidato il compito della cura della clientela e Paolo, perito industriale gra-

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fico e laureato in ingegneria gestionale ad orientamento grafico cartotecnico, che lavora alla direzione produttiva (ritratti nella foto a fianco). Com&Print è situata in localitĂ Folzano, un luogo strategico facilmente raggiungibile dalla tangenziale sud e dalle autostrade A4 e A21. All’interno della Com&Print opera uno staff di prestampa per realizzare impaginazioni grafiche, trattamento file su piattaforme pc e mac e la realizzazione di impianti

litografici. Un reparto stampa modernamente organizzato permette di realizzare un’ampia gamma di stampati con l’utilizzo di tecnologie Heidelberg a 4 colori in formato 36x52 e 72x102 complete di Autoplate, preset, teleregolazioni e voltura. A completamento dei servizi offerti all’interno dell’azienda è presente una linea di taglio e piega oltre ad un innovativo sistema di punto metallico. Due servizi che consentono di rispondere in tempi brevi a quelle che sono le esigenze della propria clientela, ossia la puntualitĂ nelle scadenze e la competitivitĂ nei prezzi. Libri, bollettini, cataloghi, riviste, stampati commerciali e pubblicitari, la produzione di Com&Print copre un’ampia fetta di mercato con un servizio all’avanguardia e competitivo.

la comunicazione ha la sua stampa Un riferimento sicuro ed afďŹ dabile per la realizzazione di stampati di qualitĂ . TempestivitĂ , qualitĂ e prezzo ci rendono partner ideale per:

PRODOTTI U Volumi

U Cataloghi

U Mailing

U MonograďŹ e

U Depliant

U Espositori

U Bilanci

U Manifesti

U Modulistica

U Brochure

U Calendari

U Bollettini

SERVIZI U Trattamento ďŹ le su piattaforme PC e MAC U Realizzazione impianti litograďŹ ci U Stampa con impianti Heidelberg Speedmaster a 4 colori in formato 72x102 e 36x52 U Legatoria con taglio, piega, rilegatura in punto metallico e brossura U Spedizioni e consegne al vostro domicilio U Assistenza con commerciali di riferimento

COMUNICAZIONE E STAMPA

Com&Print srl - Via della Cascina Pontevica, 40 - 25124 Brescia (loc. Folzano) Tel. 030 2161291 - Fax 030 266140 - e-mail: op@com-print.it - www.com-print.it


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1958 dallo scorporo delle attivitĂ tipografiche dell’Editrice Morcelliana affiancando cosĂŹ, allo storico Centro Stampa di Breno, una seconda struttura produttiva situata a Brescia. Da oltre un secolo, dunque, la Tipografia Camuna, è presente nei diversi settori delle arti grafiche e offre un’ampia gamma di stampati: dal semplice biglietto da visita alle piĂš ricercate brochure, dai volumi d’arte e fotografici, ai piĂš elaborati prodotti cartotecnici, dai volantini pubblicitari ai bollettini parrocchiali. La produzione si avvale di macchine da stampa offset e digitali, sempre all’avanguardia e le materie prime sono fra le migliori disponibi-

li sul mercato tanto che l’azienda, da sempre attenta anche alle tematiche ambientali, ha ottenuto la prestigiosa certificazione Fsc. Il servizio alla clientela viene garantito da una rete commerciale dinamica e dai reparti di progettazione grafica composti da un team di professionisti.Fondata sulla propria centenaria esperienza e adeguandosi industrialmente alle continue evoluzioni del mercato della stampa, la Tipografia Camuna opera per fornire concrete risposte alle sempre piĂš sofisticate esigenze della clientela, mantenendosi fedele ai principi ispiratori che animavano la schiera dei “padri fondatoriâ€?.

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fia Camuna incarnò il ruolo di vero e proprio editore di testi di storia e di cultura, stampando numerose opere insigni che, ancora oggi, riscuotono l’apprezzamento di studiosi e di cultori delle memorie. Nel tempo, la Tipografia Camuna ha raccolto attorno al proprio marchio una numerosa e affezionata clientela, non facendo mai mancare sostegno alle iniziative sociali, economiche e culturali, promosse al fine di allacciare e consolidare rapporti di colleganza e sinergia con realtĂ ad essa prossime, per ideali e attivitĂ . Nel 1999 la Tipografia Camuna ha incorporato l’omologa societĂ â€œLa Nuova Cartograficaâ€?, fondata nel


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hi cerca puntualitĂ nelle consegne ed un elevato standard qualitativo trova nella Legostil di via Rose di sotto a Brescia l’interlocutore adeguato. L’azienda, che ha proprio nella legatoria quello che in termini tecnici viene definito “core businessâ€?, vanta ormai una lunga esperienza che le consente di combattere la crisi in atto. Innovazione e cura dei minimi dettagli senza dimenticare uno sguardo attento all’ambiente sono i punti cardine a cui l’azienda creata da Eugenio Casella ha legato la propria crescita. “Fortunatamente – afferma il fondatore che negli anni ha lasciato il timone al figlio Marco – abbiamo adottato scelte di mercato orientate non tanto alla spasmodica ricerca di nuovi clienti, ma alla selezione di clienti professionalmente capaci, che operano nel settore grafico con serietĂ e competenzaâ€?. Questo ha permesso all’azienda l’acquisizio-

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ne di clienti affidabili, puntuali nei pagamenti che la Legostil ricambia con efficienza e professionalitĂ e, come giĂ ricordato, puntualitĂ nelle consegne. “Grazie a questo modo di intendere i rapporti con i clienti – afferma ancora Casella – nonostante il difficile momento congiunturale non abbiano subito contrazioni sul volume delle commesseâ€?. La crisi in atto ha comunque imposto anche all’azienda bresciana l’aggiunta di nuovi servizi come la flessibilitĂ nei tempi di consegna o nella soddisfazione di

richieste sino a qualche anno fa improponibili. “Abbiamo anche investito molto – prosegue Eugenio Casella – nel settore della produzione acquistando macchinari che ci permettono di accontentare i clienti nelle loro richieste di realizzare lavori di legatoria anche su formati molto piccoli o molto grandi senza venire meno agli elevati standard qualitativi che contraddistinguono l’aziendaâ€?. Anche le ultime novitĂ introdotte non distraggono la Legostil dalla giĂ ricordata attenzione all’ambiente. “L’attenzione a questo tema – afferma Eugenio Casella – parte dal nostro stesso ambiente lavorativo. Abbiamo infatti in progetto l’installazione di un impianto fotovoltaico per dotarci di energia elettrica autoprodotta. Nell’ambito della produzione, poi, prestiamo attenzione all’uso di macchinari e tecnologie d’avanguardia e di un efficace impianto centralizzato di aspirazione e compattamento.

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artirĂ a maggio, all’auditorium Capretti dell’Istituto Artigianelli di Brescia, la seconda edizione del “Mese letterarioâ€? della Fondazione San Benedetto, ciclo di incontri dedicati all’approfondimento di grandi personaggi della letteratura mondiale. La prima edizione, tenutasi nell’aprile 2010 e titolata “Forse qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perchĂŠ attendiamo?â€?, ha riscosso il tutto esaurito con oltre 300 presenze ad ogni serata. La rassegna 2011 si snoderĂ giovedĂŹ 5 maggio, venerdĂŹ 13 maggio,

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giovedĂŹ 19 maggio e giovedĂŹ 26 maggio, e avrĂ come titolo “La realtĂ in trasparenzaâ€?; le serate inizieranno alle 20.30. Relatori dei quattro appuntamenti saranno Edoardo Rialti insegna Letteratu-

ra alla FacoltĂ teologica dell’Italia Centrale e all’Istituto teologico di Assisi; Franco Nembrini, insegnante di italiano e storia nelle scuole superiori; Lucia Bellaspiga, laureata in Lettere classiche e giornalista professionista e Mauro Grimoldi , docente di lingua e letteratura italiana in un liceo classico. Il titolo dell’evento invece è preso dall’edizione italiana della raccolta di lettere di J.R.R. Tolkien, l’autore che chiuderĂ il Mese letterario. La letteratura infatti è una delle possibilitĂ piĂš grandi offerte all’uomo per andare a fondo di se stesso e della realtĂ tutta intera,

come in un’avventura delle piĂš splendide. La dote meravigliosa di poter inventare dei racconti, di creare delle storie, ha sempre dato agli esseri umani l’occasione di capire un po’ di piĂš su tutto ciò che vivevano e vivono. La vita e il mondo sono un mistero che non ci si sazia mai di contemplare e approfondire e in questa prospettiva va letto lo slogan della scrittrice Flannery O’Connor che d’ora innanzi accompagnerĂ ogni edizione dell’evento: “Se la vita ci soddisfacesse, fare letteratura non avrebbe alcun sensoâ€?. Il Mese letterario è un’iniziativa

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della Fondazione San Benedetto, patrocinata dalla Consulta provinciale degli studenti. Sono aperte le iscrizioni e le domande saranno accettate sino ad esaurimento dei posti disponibili. L’iscrizione è obbligatoria. Per iscriversi telefonare allo 030 3366919 o consultare il sito www.fondazionesanbenedetto.it. Il “Mese letterarioâ€? intende proprio testimoniare ai suoi partecipanti la sorprendente corrispondenza che ogni lettore sufficientemente curioso e attento può ritrovare accostandosi a questi autori, alle loro opere e ai loro personaggi.

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l viaggio di nozze è (dovrebbe essere) la vacanza piĂš importante nella vita di una coppia. Legittime, dunque, le preoccupazioni dei futuri sposi per fare in modo che diventi pure la piĂš bella. Per questo motivi è bene preparare per tempo questo appuntamento per tempo, procurandosi i documenti necessari e svolgendo le pratiche burocratiche in modo organizzato, per evitare spiacevoli inconvenienti, specie se la meta prescelta si trova al di fuori dei confini nazionali. Per questo motivo è bene che la coppia scelga di affidarsi a una buona agenzia di viaggio. Ăˆ buona cosa, però, che la coppia possa prima documentarsi su possibili destinazioni (e relativi costi) visionando uno dei tanti siti internet che negli anni sono spuntato come funghi proprio per aiutare i futuri sposi. Grande attenzione va prestata alla preparazione dei documenti necessari per partire. Per le mete dove

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è necessarrio il il passaporto è bene muoversi per tempo. Altrettanto importante è controllare se per la meta prescelta servono particolari certificati sanitari o bisogna sottoporti ad alcune vaccinazioni. In certi Paesi, per esempio, è consigliata la profilassi antimalarica. Anche in questo caso è bene chiedere dettagliate informazioniall’agenzia di viaggio, cui ti prescelta. Altro consiglio che gli organizzatori di matrimoni danno ai futuri sposi è quello di non intraprendere il viaggio di nozze subito dopo la

celebrazione del matrimonio. Meglio aspettare un paio di giorni per non aggiungere alla fatica del giorno del sÏ anche quella, solitamente abbinata alla frenesia, della partenza. Grande attenzione va prestata anche alla stagione in cui si svolge il viaggio di nozze. Molto spesso il fascino di mete esotiche (nella foto una spiaggia delle Maldive) fa dimenticare ai futuri sposi le condizioni climatiche che andranno a incontrare. Una buona agenzia dovrebbe essere in grado di indirizzare anche da questo punto di vista la scelta dei futuri sposi. Al di là della meta prescelta ciò che gli esperti consigliano (anche se può apparire banale) è di scegliere un albergo romantico e non una mega struttura frequentata da migliaia di persone. Una splendida vista mare e su un altro panorama naturale vale una stella in meno nella catalogazione degli hotel.



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Giunse cosĂŹ a una cittĂ della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo ďŹ glio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. GesĂš dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice GesĂš: “Dammi da bereâ€?. I suoi discepoli erano andati in cittĂ a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?â€?. I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. GesĂš le risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!â€?, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua vivaâ€?. Gli dice la donna: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse piĂš grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi ďŹ gli e il suo bestiame?â€?. GesĂš ...

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curioso che in questo brano di Vangelo tutte le cose siano degli altri: il pozzo è di Giacobbe, la salvezza è dei Giudei, il marito della donna non è suo marito, il cibo dei discepoli non è il cibo di GesĂš, cosĂŹ come l’acqua di GesĂš non è quella del pozzo. In fondo tutto quello che sembra roba nostra è roba degli altri e, come la donna di Samaria, ci affanniamo dietro alle parole di GesĂš che chiede e non risponde, che offre e sposta il discorso senza che le nostre domande abbiano mai una soluzione immediata. Noi chiediamo certezze e in cambio GesĂš allontana il certo per aprire alla sua incertezza, al suo cammino tortuoso verso la veritĂ che non ci appartiene. CosĂŹ accade che la roba degli altri è proprio la prima che sparisce e che appare come una serie di luoghi comuni che ci conviene mantenere per non pensare, per non rompere la normalitĂ del nostro viaggio umano: preconcetti, punti fissi, necessitĂ . E lo sconto: poter

non andare piĂš a prendere acqua al pozzo. Questa è l’unica cosa che colpisce la fantasia di quella donna; e la nostra per tutte le minutaglie di scorciatoia che potremmo ottenere da una divinitĂ accondiscendente. Eccolo lĂŹ il Dio che ci piace: servo nostro nell’evitarci la fatica di vivere, e nell’accondiscendere al nostro bisogno. Senza contraccambio e senza impegno. Tanto piĂš che la perdita di tempo, nel disordine del vivere con cinque mariti non la si conta e fa parte degli incerti della contabilitĂ quotidiana. Roba nostra. Per questo GesĂš non risponde alle domande e provoca, incalza, sposta il discorso: non si lascia prendere nella trappola della necessitĂ e continua ad aprire varchi nella roba degli altri per cercare di farci arrivare alla roba di Dio. Le sue parole: sono queste che cambiano e che fanno credere. Lo dicono i compaesani della donna: non piĂš perchĂŠ hanno conosciuto un indovino ma perchĂŠ hanno scoperto che cosa voleva dire ‘acqua viva’. Ed è stupendo che

GesĂš per farsi credere debba fare l’indovino, fare lo sgambetto alla curiositĂ per essere ascoltato. Ăˆ una delle poche volte nelle quali GesĂš usa la sottile seduzione dello svelare l’incognito (lo farĂ anche con Natanaele sotto il fico) per stupire e spingere alla fede la povertĂ dell’animo curioso. Poca cosa se si guarda alla grandezza delle parole che indicano la strada verso l’acqua viva. Purtroppo ci conquista piĂš un dio istrione che un Dio salvatore; è il dio della roba degli altri, che spia e svela l’incognito e ci rassicura che la roba nostra non viene toccata. Troppo rischio poter avere qualcosa da un Dio salvatore: sarebbe credere davvero di cambiare vita e farci portare dove le sue risposte lontane dalla domanda portano; sarebbe farci conquistare da quello che non sentiamo come bisogno immediato ma che, in fondo, è il lumicino della nostra sete che non ha altra possibilitĂ di essere calmata. Sarebbe costringerci a cambiare davvero seduti sul bordo del suo pozzo.

8QLWj VSHUDQ]D UHVSRQVDELOLWj UnitĂ , speranza e responsabilitĂ . Sono le tre parole chiave proposte nelle conclusioni della 46ÂŞ Settimana sociale dei cattolici italiani (Reggio Calabria, 14-17 ottobre 2010), al centro del documento conclusivo diffuso l’11 marzo dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani. In primo luogo, si legge nel testo, “non va smarrito quel senso di unitĂ nato dalla meraviglia provata quando nei momenti assembleari e nelle sessioni di studio ci siamo reciprocamente testimoniati la dedizione appassionata e le competenze personali, la vitalitĂ delle Chiese locali e il loro faticoso e attivo sperareâ€?. Quattro le ragioni del successo della Settimana sociale di Reggio Calabria: il fatto di essersi

svolta al Sud, la forte rappresentanza giovanile, la speranza come chiave per “cercare di leggere e di ordinare i problemi secondo un’agenda propositivaâ€?, la “questione antropologicaâ€? al centro di ogni problematica storica e sociale. Quello delle Settimane sociali è “un cammino che continuaâ€? e, in questa direzione, “l’agenda di Reggio Calabria chiede come i cattolici possano contribuire al bene comune del Paese e come continuare il percorso intrapreso nella pastorale ordinaria intercettando la vita quotidianaâ€?. Tra le grandi linee emerse dal confronto, evidenzia il documento, la necessitĂ di “riconoscere come cruciale il ruolo di adulti capaci di essere maestri e testimoniâ€? nonchĂŠ l’esigenza di “pensare e lavorare a quelle riforme che

possono concludere in modo positivo una fin troppo lunga transizione delle istituzioni politicheâ€?. In tal senso, “le questioni cruciali riguardano le forme da dare al processo di rafforzamento dell’esecutivo – anche come condizione di piĂš efficaci politiche di solidarietà – e, allo stesso tempo, dell’equilibrio tra i poteri; allo sviluppo di un autentico federalismo unitario, responsabile e solidale; al perfezionamento di un sistema elettorale di tipo maggioritario; alla stabilizzazione dell’assetto bipolare del sistema politicoâ€?. “L’orizzonte e l’orientamento del nostro cammino – conclude il documento – resta quello della responsabilitĂ per il bene comune come quotidiano e costante impegno a trasformare il vivere sociale in cittĂ â€?.


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Le persone disabili ci "spingono a considerare la vita attraverso prospettive non usuali ma di grande ricchezza". CosĂŹ don Andrea Manto, direttore dell’UfďŹ cio nazionale della Cei per la pastorale della sanitĂ , al convegno su catechesi e disabilitĂ che si è svolto a Osimo. Don Manto ha sottolineato come la comunitĂ cristiana debba essere "il luogo dove ognuno è qualcuno da amare, in cui ogni persona ha un volto, una storia, un talento ed è una tessera preziosa del mosaico del volto di Dio".

Il Parlamento polacco ha adottato una mozione per l’intensiďŹ cazione delle azioni in difesa dei cristiani perseguitati in diverse parti del mondo, senza voti contrari e con tre astenuti. I deputati hanno chiesto al Presidente e al Capo del governo polacco di intraprendere delle azioni volte a garantire la libertĂ di culto e la libertĂ religiosa. “Neanche l’Europa è libera dai sintomi di quell’intolleranzaâ€? hanno sottolineato i deputati polacchi nella mozione.

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na “felice occasione per riflettere sulla storia di questo amato Paese, la cui Capitale è Roma, cittĂ in cui la divina Provvidenza ha posto la Sede del Successore dell’apostolo Pietroâ€?. Si apre cosĂŹ il messaggio d’augurio inviato da Benedetto XVI al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in occasione del 150° anniversario dell’unificazione politica dell’Italia. Il Santo Padre ricorda come “il cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’identitĂ italiana attraverso l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative e assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali; ma anche mediante una ricchissima attivitĂ artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l’architettura, la musicaâ€?. Inoltre, “anche le esperienze di santitĂ , che numerose hanno costellato la storia dell’Italia, contribuirono fortemente a costruire tale identitĂ , non solo sotto lo specifico profilo di una peculiare realizzazione del messaggio evangelico, che ha marcato nel tempo l’esperienza religiosa e la spiritualitĂ degli italianiâ€? ma “pure

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non si può sottacere l’apporto di pensiero – e talora di azione – dei cattolici alla formazione dello Stato unitarioâ€?. Per il Santo Padre, “l’identitĂ nazionale degli italiani, cosĂŹ fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituĂŹ in veritĂ la base piĂš solida della conquistata unitĂ politicaâ€?. “L’apporto fondamentale dei cattolici italiani alla elaborazione della Costituzione repubblicana del 1947 è ben noto. Se il testo costituzionale fu il positivo frutto di un incontro e di una collaborazione tra diverse tradizioni di pensiero – prosegue il Pontefice –, non c’è alcun dubbio che solo i costituenti cattolici si presentarono allo storico appuntamento con un preciso progetto sulla legge fondamentale del nuovo Stato italianoâ€?. “Passate le turbolenze causate dalla ‘questione romana’, giunti all’auspicata Conciliazione , anche lo Stato italiano ha offerto e continua a offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grataâ€?. Infine, l’invocazione sul popolo italiano affinchĂŠ “sia sempre guidato dalla luce della fede, sorgente di speranza e di perseverante impegno per la libertĂ , la giustizia e la paceâ€?.

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“Crescete nella conoscenza e nell’amore a Cristo, sia come singoli, sia come comunitĂ parrocchialeâ€?. Ăˆ l’invito che ha rivolto Benedetto XVI ai fedeli, in occasione della Messa di dedicazione della nuova parrocchia romana di San Corbiniano all’Infernetto. San Corbiniano è caro al Papa perchĂŠ è il fondatore della diocesi di Frisinga, in Baviera, della quale è stato vescovo per quattro anni. “Nel mio stemma episcopale ho voluto inserire un elemento strettamente associato alla storia di questo Santo: l’orso. Un orso – cosĂŹ si racconta – aveva sbranato il cavallo di Corbiniano, che si stava recando a Roma. Egli riuscĂŹ ad ammansirlo e gli caricò sulle spalle il bagaglio che, ďŹ no a quel momento, era stato portato dal cavallo. L’orso trasportò quel carico ďŹ no a Roma e solo qui il Santo lo lasciò libero di andarseneâ€?. Dal PonteďŹ ce un incoraggiamento ai fedeli “a realizzare quella Chiesa di pietre vive che siete voiâ€?.

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Studium, promuove l’incontro su “L’idea di universitĂ â€?, che si tiene a Concesio nel ďŹ ne settimana, venerdĂŹl 25 e sabato 26 marzo, allo scopo di deďŹ nirne l’odierna peculiaritĂ nell’ambito di un processo riformatore che prevede un incisivo aggiornamento delle strutture accademiche e delle sue funzioni educative e culturali. Negli ultimi decenni, infatti, all’universitĂ d’Êlite, volta programmaticamente

alla formazione della classe dirigente, è succeduta l’universitĂ di massa, che, per essere tale, ha spesso sacriďŹ cato le sue caratteristiche originarie. Da qualche tempo, tuttavia, è in corso un riposizionamento del ruolo e della funzione degli studi universitari, di cui la recente riforma costituisce, se ben attuata, una tappa signiďŹ cativa per la loro piena qualiďŹ cazione. Ai lavori congressuali in programma interverranno rettori,

docenti universitari, esperti del ministero e giovani studiosi per discutere sviluppi e criticitĂ del ruolo delle universitĂ in Italia; tutto questo anche alla luce del pensiero montiniano che amava pensare al periodo accademico come ad un tempo “di straordinaria importanza e di augusta bellezzaâ€?, perchĂŠ è in esso che i giovani si formano “nel pensiero, nel carattere e nella personalitĂ â€? imparando ad affrontare la vita.

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omenica 27 febbraio l’Azione cattolica ha celebrato l’assemblea triennale per il rinnovo del Consiglio diocesano. Al termine del percorso statutario questa settimana il Vescovo ha nominato il nuovo presidente. Si tratta di Andrea Re, 33 anni, di Carzago della Riviera. Ăˆ ingegnere e si occupa di efficienza energetica, di energie rinnovabili e di sicurezza dei lavoratori. Il suo percorso associativo è iniziato con la prima adesione, all’etĂ di nove anni. Ha conosciuto il Centro diocesano durante un campo giovanissimi. Ăˆ stato educatore giovanissimi in parrocchia ed è entrato a far parte del Consiglio diocesano nel 2002, con l’incarico di vicepresidente del Settore giovani fino al 2005; incarica-

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to regionale del Settore giovani per la Lombardia dal 2005 al 2008, è stato segretario diocesano dal 2008 al 2011, accanto al presidente uscente Michele Busi. Lo abbiamo intervistato. La sua nomina dopo la collaborazione vissuta con il suo predecessore è un segno di continuitĂ ? C’è una totale affinitĂ con Michele Busi, che ringrazio per la fiducia che mi ha manifestato scegliendomi a suo tempo come segretario. Ora si tratta di portare avanti, anche con maggior decisione, le scelte che sono state fatte nei trienni precedenti e di attualizzarle. L’elemento su cui l’Ac ha fatto piĂš fatica negli ultimi anni è stato proprio quello della traduzione nel concreto della scelta missionaria che da ormai due trienni caratterizza la nostra associazione. Non c’è qualche incertezza nella elaborazione dei messaggi? Credo che la situazione vada valutata nelle singole realtĂ parrocchiali. PerchĂŠ ci sono esperienze che consideriamo critiche e ci sono realtĂ in cui si vivono esperienze molto positive, in particolare nell’ambito della iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Quello che vorrei sottolineare è la validitĂ dei contenuti dei nostri percorsi formativi, validitĂ peraltro riconosciuta dagli stessi Vescovi. Siamo da tempo consapevoli che l’elemento critico del nostro lavoro è la presenza di formatori qualificati, motivati, in grado di proporre i contenuti in modo efficace. Su questo stiamo lavorando, collaborando con le singole parrocchie. Qual è il fondamento della vostra proposta? Dopo il rinnovo dello Statuto del 1969, la scelta religiosa dell’Ac era stata interpretata principalmente come una scelta pastorale, cioè come una presenza all’interno della realtĂ parrocchiale e diocesana tendente alla formazione dei laici. Oggi noi crediamo che per l’associazione il modo di interpretare la scelta religiosa sia quello del suo radicamento nel territorio. Ăˆ questo il momento di aprire nuovi fronti, di perseguire occasioni di dialogo e di confronto, in cui l’associazione possa dimostrare di essere in possesso degli strumenti in grado di leggere le esperienze del territorio e anche quelle delle singole persone. Occasioni che si trasformino in testimonianze di vita e di fede: la fede in Cristo e la passione per l’uomo sono impegni urgenti che ci permettono di interpretare adeguatamente la nostra fedeltĂ alla Chiesa.

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GiovedÏ 24 marzo Ore 20.30 – Brescia – Scuola di preghiera in Cattedrale.

Ore 20.30 – Concesio – Incontro con l’Associazione familiari vittime della strada.

Domenica 27 marzo Ore 10.30 – Castelletto di Leno – Santa Messa

VenerdÏ 25 marzo Ore 15.30 – Concesio – Saluto al Convegno dell’Opera per l’educazione cristiana presso l’Istituto Paolo VI.

Sabato 26 marzo Ore 10 – Brescia – Visita e Santa Messa presso la cooperativa “La MongolďŹ eraâ€? nel 25Âş di fondazione.

MartedÏ 29 marzo Ore 8 – Brescia – S. Messa per il personale della Curia in episcopio. Ore 20.30 – Brescia – Incontro con lo Svi presso i Comboniani.

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he cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so piĂšâ€?. La domanda di Sant’Agostino è una sfida educativa per l’oggi: cogliere il significato del tempo, custodirne il valore, superare il “tutto e subitoâ€? per gustarne lo scorrere. Ecco alcuni temi che impastano la proposta del Grest 2011 dal titolo “Battibaleno, insegnaci a contare i nostri giorniâ€?. “Battibalenoâ€?, come un fulmine che indica la velocitĂ di un’azione o del tempo che passa: un tempo che vola via e a fatica ci permette di affrontare le questioni piĂš importanti. Eppure cogliere il senso del tempo è questione chiave del vivere, è il Salmo 90 a ricordarcelo: “insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuoreâ€?. Il tempo corre rapido: ai bambini di quest’anno – attraverso l’esperienza estiva – vorremmo insegnare quanto è prezioso perchĂŠ imparino a spenderlo bene. Un’estate quindi che, attraverso i Grest, proverĂ a toccare quattro obiettivi fondamentali: la scoperta del tempo; il tempo personale (nel quale scrivo la mia biografia e realizzo la mia vocazione); il tempo per gli altri (scoperta del tempo come dono ricevuto, che diventa a sua volta dono); il tempo della grazia (luogo dell’azione di Dio nel mondo). La presentazione dei materiali pastorali e delle finalitĂ dell’esperienza estiva si è svolta lunedĂŹ 21 marzo, alle 10 e alle 20.30 a Casa Foresti, dove oltre 350 tra sacerdoti, responsabili e coordinatori Grest, in rappresentanza di circa 160 oratori hanno scoperto i contenuti principali della proposta, la sussidiazione pastorale, i balli e le musiche dell’estate. Per le parrocchie, infatti, saranno disponibili il manuale dei responsabili, contenente tutta la strumentazione pastorale (letture di approfondimento, incontri di catechesi sul tema, un corso di formazione per animatori, la storia, i giochi, i

laboratori e le avventure), l’agenda dell’animatore (di formato tascabile che costituisce un vero e proprio accompagnamento per i nostri adolescenti), il cd multimediale (con balli, canti, strumenti per i disegni, spartiti), le card preghiera e il sito internet cregrest.it La storia del Grest racconta di una fabbrica di orologi ormai in disuso e di un bambino e una ragazza che cercano di scoprire da dove viene un misterioso ticchettio che si riesce a sentire solo di notte. Una storia contraddistinta da tre ingredienti principali: un piccolo giallo, l’ambientazione notturna come tempo magico per eccellenza, nel quale è piĂš facile confondere il reale con il fantastico e la fabbrica abbandonata, luogo che racconta l’aggancio

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con la vita dei genitori dei nostri bambini e ragazzi. La fabbrica è un grande labirinto, con tante porte che immetteranno in stanze dove i protagonisti scopriranno una dimensione particolare del tempo. Nella giornata di lunedĂŹ 21 marzo è stata inoltre presentata la fitta agenda di appuntamenti legati all’estate: i corsi di formazione proposti (tra i quali segnaliamo il corso coordinatori Grest, il corso progettazione e il corso per accompagnamento di minori disabili), gli appuntamenti di lancio e festa (i quattro Grestival, al Villaggio Prealpino, a Villanuova, a Palosco e a Manerbio, i Giochi senza frontiere su sabbia, i Grestinsieme), le occasioni di riflessione (la giornata dei Grest con San Tadini e i week end di spiritualitĂ per animatori). Un calendario fitto che vuole aiutare il Grest a diventare spunto e proposta per processi di comunitĂ che coinvolgano gli adolescenti non solo nelle tre settimane estive: un calendario che vede le prime pagine iniziare a svolgersi in queste settimane, attraverso i primi incontri locali creativi e di progettazione.


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MercoledÏ 30 marzo Ore 9.30 – Brescia – Riunione del Consiglio presbiterale diocesano presso il Centro pastorale Paolo VI.

Nel mese di aprile (in cui il cristiano è orientato ancor piĂš alla contemplazione del mistero pasquale del Signore crociďŹ sso e risorto) sono state afďŹ date all’Adp le seguenti intenzioni (che trasmettiamo in forma abbreviata). Generale: PerchĂŠ la Chiesa sappia offrire alle nuove generazioni ragioni di vita e di speranza. Missionaria: PerchĂŠ i missionari portino Cristo a quanti ancora non lo conoscono. Dei Vescovi: PerchĂŠ lo Spirito Santo dia consolazione a coloro che vivono nella solitudine e nell’angoscia. Del vescovo Luciano: PerchĂŠ sacerdoti, consacrati e laici crescano nella collaborazione reciproca per divenire sempre piĂš “una cosa solaâ€? in Cristo. Si comunica che il pellegrinaggio dell’Apostolato della preghiera ad Ars, Paray-le-Monial e TaizĂŠ è confermato. Restano disponibili alcuni posti. Se qualcuno fosse interessato, si può mettere in contatto con Apostolato della preghiera, Centro diocesano, via Trieste 13, Brescia tel. 030.37.22.245; don Diego Facchetti, Seminario diocesanoTel. 030.37.12.236 - 340.58.59.709.

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l giorno 10 marzo si è svolto, presso il teatro dell’Istituto Piamarta, il tradizionale incontro dei maturandi delle scuole cattoliche con mons. Luciano Monari. Ăˆ una iniziativa curata e organizzata dalla Fidae per far sĂŹ che gli studenti, giunti al termine del loro percorso formativo, possano porre al Vescovo le domande che sembrano loro piĂš pressanti in merito ai diversi problemi religiosi, sociali e personali che si trovano ad affrontare. Le domande proposte dagli studenti hanno riguardato essenzialmente tre ambiti: la richiesta di chiarimenti su alcuni passi della Lettera pastorale relativi al dono dell’amore e al contributo dell’uomo al bene della comunitĂ ; alcuni quesiti sul rapporto fra i giovani e la Chiesa; su come possano i giovani avere speranza nel futuro. Nelle risposte fornite dal Vescovo sono stati numerosi gli spunti di riflessione; si è partiti dal discorso sull’amore, cosĂŹ presente nel cuore dei giovani, ri-

guardo al quale è stato affermato come esso sia un dono che proviene da Dio e come esso vada imparato, allo stesso modo di ogni altra arte, con fatica e dedizione, facendolo crescere e trasformandolo attraverso l’ordine e la disciplina da sentimento immediato a una forza matura. All’amore si collega anche il contributo al bene della comunitĂ , in quanto è superamento dei propri interessi attraverso la ‘conversione etica’ che si realizza nell’uomo quando distingue il bene dal male e arriva a comprendere che, se si vive meglio, si fanno vivere meglio anche gli altri. Riguardo al rap-

porto tra i giovani e la Chiesa, e il fatto che essa possa sembrare fuori dal loro tempo, le riflessioni del Vescovo hanno toccato tematiche assai attuali: ricordando come tutti mirino nella vita a divenire persone responsabili, cioè adulti saggi e buoni, ha dimostrato come nella Chiesa la figura di GesĂš sia fondamentale a questo scopo; se Cristo interessa, se la Sua vita attrae, allora il giovane deve studiarla e comprendere il senso del messaggio suo e della Chiesa. A proposito di quella che i giovani hanno chiamato ‘mancanza di veri padri’, il Presule, chiedendo agli studenti di perdonare le generazioni precedenti che hanno vissuto trasformazioni tali da renderle forse timorose, ha ricordato che il vero padre è non solo colui che dĂ affetto, ma anche colui che pone innanzi alle proprie responsabilitĂ , che ha intelligenza forte, dura e il cuore tenero, capace di affetto. L’incontro si è concluso con la riflessione sulla speranza.

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Produzione in plexiglass di crociďŹ ssi, leggii, medaglie commemorative, sia su ordinazione che di produzione propria in tiratura limitata dell’artista Zaaven Karapetian

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‰‹‘˜ƒÂ?‹ †‡Ž ’”‘‰‡––‘ ĆŹ ‹Â?…‘Â?–”ƒÂ?‘ ‹Ž ˜‡•…‘˜‘ —…‹ƒÂ?‘ Durante il secondo incontro quaresimale della Scuola di preghiera per giovani tenutosi il 17 marzo in Cattedrale, il vescovo Luciano ha consegnato ai partecipanti del progetto “Giovani & ComunitĂ â€? una croce per ciascuno dei due appartamenti, maschile e femminile, come segno della presenza di Cristo che dovrebbe accompagnare l’esperienza di vita comune. Il Vescovo ha invitato in particolare le giovani che hanno iniziato

da alcuni mesi a continuare con coraggio l’esperienza che ha come obiettivo principale il discernimento del loro progetto di vita. Commentando il passo del Vangelo di Giovanni (15, 1-17) ha richiamato la necessitĂ che i tralci della vite siano potati per poter dare frutto. La potatura è dolorosa, ma permette alla linfa di non disperdersi in mille direzioni e di conuire in alcuni punti portando alla crescita dei frutti. A ben vedere, il senso del

progetto Giovani & ComunitĂ sembra giocarsi proprio su questa sďŹ da: la necessitĂ dei giovani (nella foto l’Avs a Viareggio) di capire, in una società uida, satura di comunicazioni e di legami instabili, priva di certezze e punti di riferimento attuali e di approdi sicuri nel futuro, quali sono i tralci che portano frutto e su di essi impostare le scelte della propria vita, affrontando questa ricerca non in solitudine ma insieme ad altri esploratori di senso. (Diego Mesa)

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un anno di distanza da “Nella Carità ‌ riscoprirsi comunitĂ â€?, in cui si è condivisa l’opportunitĂ di “sostareâ€? sulle esperienze di caritĂ per rileggere e discernere le azioni che sono state capaci di favorire presenze di comunione e relazioni di prossimitĂ , sabato 30 aprile ritorna l’annuale appuntamento degli uomini e delle donne della caritĂ . Un appuntamento che, richiamando l’attenzione sulla prevalente funzione pedagogica della Caritas, permette di dare valore e vigore alla “scelta pastorale delle relazioniâ€?. Nel solco del cammino intrapreso negli ultimi tre anni, “Farsi Convegno. Un luogo per narrare la speranzaâ€? (2008), “Animare‌ la caritĂ in parrocchiaâ€? (2009), “Nella Carità ‌ riscoprirsi comunitĂ â€? (2010, vedi foto), la proposta temati-

Â? ’‡”…‘”•‘ …Š‡ Â?‡‰Ž‹ ƒÂ?Â?‹ •‹ ° ƒŽŽƒ”‰ƒ–‘ ƒ —Â? Â?—Â?‡”‘ •‡Â?’”‡ …”‡•…‡Â?–‡ †‹ …‘‘’‡”ƒ–‹˜‡ ‡ †‹ ƒ–Ž‡–‹ ’ƒ”–‡…‹’ƒÂ?–‹ ca del 30 aprile, “Chiesa, il profumo delle relazioniâ€?, pone nuovamente al centro i rapporti, i legami, il “con-testoâ€?, offrendo la prospettiva del “con i segnati perchĂŠ consegnatiâ€?. Come per gli anni precedenti, vari momenti punteggeranno la giornata (9,00-16,30) e faranno assaporare il “belloâ€? di incontrarsi e condividere narrazioni di speranza: dal confronto in piccolo gruppo all’agape fraterna, dal sostare sulle domande al dialogo con il vescovo Lu-

ciano. Oltre al tema e alle modalitĂ di svolgimento della giornata, un segno ulteriore permetterĂ di avvalorare la scelta pastorale delle relazioni: il convegno si svolgerĂ presso gli ambienti di una comunitĂ parrocchiale. CosĂŹ il vescovo Monari aveva tracciato il mandato della Caritas diocesana, e delle Caritas parrocchiali, durante la conferenza stampa per l’inaugurazione della nuova sede dell’Ottavo Giorno presso i locali dell’Ortomercato (21 gennaio 2011): “La Caritas voluta da Paolo VI, è stata voluta, e lo è ancora, come realtĂ che ha prima di tutto un impegno educativo, educativo non vuol dire che è un impegno a parole, che deve “spendere nelle paroleâ€?, ma deve stimolare le persone a diventare le une per le altre, motivo di sicurezza, a creare legami di fiducia e quindi anche di collaborazione e disponibilitĂ

immediata. Per questo ci vogliono delle strutture ampie, diocesane, zonali, parrocchiali, perchĂŠ le realtĂ e i bisogni hanno questa dimensione, ma la Caritas non è la Caritas diocesana: è la Caritas diocesana come animatrice di tutte le Caritas zonali, parrocchiali e come stimolo a quella creazione di rapporti, di reti, di solidarietĂ , che devono prendere le persone nel loro quotidianoâ€?. Scegliere una parrocchia, quest’anno la parrocchia Maria Immacolata di Nave (via Brescia, 4 – Zona pastorale XXIII), come luogo dell’appuntamento annuale degli uomini e donne della caritĂ assume il valore della vicinanza della Caritas diocesana alle Caritas parrocchiali e dell’impegno a portare avanti il mandato di “moltiplicare le relazioni tra le persone, tra le famiglie, tra gruppi sociali, tra parrocchieâ€?.

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‘”Â?•Š‘’ –”—Â?‡Â?–‹ ‡ ‘’’‘”–—Â?‹–Â? ’‡” ˜‹Â?…‡”‡ Žƒ †‹•‘……—’ƒœ‹‘Â?‡ In un periodo di crisi in cui si fa drammatico il problema dell’inserimento lavorativo dei giovani e di reinserimento dei disoccupati, risulta fondamentale conoscere i servizi e le opportunitĂ che le istituzioni offrono sul territorio. Il Centro servizi per il volontariato organizza un workshop destinato alle associazioni che nello svolgimento delle proprie attivitĂ incontrano persone in difďŹ coltĂ

ad entrare nel mondo del lavoro. Ăˆ ďŹ nalizzato a fornire informazioni e modalitĂ di accesso agli strumenti che la Regione Lombardia ha introdotto a sostegno dei disoccupati attraverso il sistema delle Doti. Strumenti che, purtroppo, spesso restano inutilizzati a causa della scarsa conoscenza del pubblico e della apparente o reale eccessiva complessitĂ formale. L’incontro si svolgerĂ presso la sede del Centro servizi in via

Salgari 43/b. Quando? Mercoledi 30 marzo dalle 15 alle ore 17 oppure dalle 18 alle 20. Il doppio orario è stato previsto per rendere possibile la partecipazione di chi per differenti ragioni fosse impossibilitato durante il pomeriggio. Per informazioni e per comunicare l’adesione è possibile contattare il Csv (telefonando al numero 030/2284900).

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olontari a sostegno del volontariato. Il Csv di Brescia propone un corso gratuito basato sull’esigenza di curare la formazione dei volontari che collaborano con il Centro servizi per il volontariato a sostegno delle associazioni. La loro azione volontaria è parte vitale delle attivitĂ del Centro servizi sul territorio di tutta la provincia di Brescia, assicurando alle associazioni un servizio “vicino a loroâ€?. Il Centro servizi desidera inoltre ampliare le proprie attivitĂ a sostegno delle associazioni con l’aiuto di nuovi volontari ai quali offre formazione specifica e aggiornamento per i diversi ruoli e compiti che possono svolgere. Ricordiamo che il Csv ha la propria sede cittadina in via Salgari, ma che conta poi altre nove sedi dislocate sul territorio provinciale cui le associazioni della zona possono rivolgersi: Ospitaletto, Gardone Val Trompia, Iseo, Chiari, Leno, Orzinuovi, Vestone, Salò e, l’ultimo nato, Esine. Un radicamento iniziato qualche anno fa con l’obiettivo di essere sempre di piĂš un punto di riferimento e di aiuto per i tanti volontari bresciani e portato avanti con caparbietĂ ed entusiasmo. I Csv sono al servizio delle organizzazioni di volontariato e, allo stesso tempo, gestiti da loro, secondo il principio di autonomia del volontariato che la legge 266 ha inteso affermare. Ad oggi le realtĂ socie del Csv di Brescia sono quasi 120 e coprono pressochĂŠ tutto l’ampio spettro di attivitĂ svolte in modo gratuito dalle organizzazioni. Il Centro favorisce la

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mondo associazionistico, l’assistenza alla progettazione e alla predisposizione della documentazione per partecipare ai diversi bandi di finanziamento, l’orientamento e appunto la formazione dei volontari. Se qualche lettore stesse valutando di dedicare un po’ del proprio tempo al sostegno del volontariato, il Centro Servizi offre l’opportunitĂ di “aiutare chi aiutaâ€?, entrando a far parte della rete di persone che supporteranno e promuoveranno sul territorio le attivitĂ e i servizi del Csv. Il primo incontro è fissato per lunedĂŹ 4 aprile dalle 9 alle 12.30; seguiranno secondo gli stessi orari altri due appuntamenti martedĂŹ 12 e lunedĂŹ 18 aprile. Tutti gli incontri si svolgeranno presso la sala formazione del Centro servizi per il volontariato, via Salgari n.43/b a Brescia. Le iscrizioni sono da formalizzare (Tel. 030 2284900) entro martedĂŹ 29 marzo.

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Ogni situazione che viviamo è per noi una domanda alla quale dobbiamo cercare di rispondere alla luce del Vangelo

Stranieri, ospiti, concittadini Incontri a partire dalla lettera del vescovo di Brescia alle comunitĂ cristiane sulla pastorale degli immigrati

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4 marzo / 4 aprile 2011

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Nella serata: La voce dei bresciani (video) Introduzione: l’immigrazione nel territorio La parola del Vescovo (video intervista) Dialogo con gli ospiti Domande del pubblico (Le domande saranno raccolte attraverso dei foglietti e poi selezionate per il dibattito).

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e è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunniâ€?. Ăˆ questa la conclusione cui è giunta il 18 marzo la Grande Chambre della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo con la sentenza sul caso Lautsi-Italia. L’emblema piĂš conosciuto della fede cristiana può dunque rimanere nelle aule di scuola. La Grande Chambre, correggendo la sentenza del novembre 2009 di una delle Camere della Corte, afferma: “Pur essendo comprensibile che la ricorrente possa vedere nell’esposizione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche frequentate dai suoi figli una mancanza di rispetto da parte dello Stato del suo diritto di garantire loro un’educazione e un

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“Il Governo italiano sosteneva che la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche rispecchia ancora oggi un’importante tradizione da perpetuare. Aggiungeva poi che, oltre ad avere un significato religioso, il crocifisso simboleggia i principi e i valori che fondano la democrazia e la civilizzazione occidentale, e ciò ne giustificherebbe la presenza nelle aule scolasticheâ€?. Dalla Corte giungono a tale riguardo due riflessioni: “Quanto al primo punto, la Corte sottolinea che, se da una parte la decisione di perpetuare o meno una tradizione dipende dal margine di discrezionalitĂ degli Stati convenuti, l’evocare tale tradizione non li esonera tuttavia dall’obbligo di rispettare i diritti e le libertĂ consacrati dalla Convenzione e dai suoi Protocolliâ€?. In relazione al secondo punto, “rilevando che il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazioneâ€? italiani “hanno delle posizioni divergenti sul significato del crocifisso e che la Corte costituzionale non si è

pronunciata sulla questione, la Corte considera che non è suo compito prendere posizione in un dibattito tra giurisdizioni interneâ€?. Nessun indottrinamento. La sentenza constata che nel rendere obbligatoria la presenza del crocifisso a scuola, “la normativa italiana attribuisce alla religione maggioritaria del Paese una visibilitĂ preponderante nell’ambiente scolastico. La Corte ritiene tuttavia che ciò non basta a integrare un’opera d’indottrinamento da parte dello Statoâ€?. La Corte sottolinea ancora che “un crocifisso apposto su un muro è un simbolo essenzialmente passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonata a un discorso didattico o alla partecipazione ad attivitĂ religioseâ€?. Inoltre per i giudici “gli effetti della grande visibilitĂ che la presenza del crocifisso attribuisce al cristianesimo nell’ambiente scolastico debbono essere ridimensionatiâ€? in quanto: “tale presenza non è associata a un insegnamento obbligatorio

del cristianesimo; secondo il Governo lo spazio scolastico è aperto ad altre religioni (il fatto di portare simboli e di indossare tenute a connotazione religiosa non è proibito agli alunni, le pratiche relative alle religioni non maggioritarie sono prese in considerazione, è possibile organizzare l’insegnamento religioso facoltativo per tutte le religioni riconosciute, la fine del Ramadan è spesso festeggiata nelle scuole‌); non sussistono elementi tali da indicare che le autoritĂ siano intolleranti rispetto ad alunni appartenenti ad altre religioniâ€?.

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All’interno della Stagione teatrale Idra inizia venerdĂŹ 25 marzo alle ore 21 il ciclo “Improâ€? (da Impro‌ vvisazione) composto da tre serate in cui vengono proposti spettacoli prettamente performativi per assaggiare le nuove frontiere della danza, della musica e del teatro. Denominatore comune dei 3 spettacoli proposti al teatro Comunale di Casazza (“Making Duoâ€? il 25 marzo, “Il bosco di vetroâ€? il 1 aprile, “Joyâ€? l’8 aprile) è l’improvvisazione che lascia che il

Prosegue con la diretta dalla Scala di Milano de “Il Flauto Magicoâ€? di Wolfgang Amadeus Mozart la stagione del Teatro Centro Lucia di Botticino dedicata all’opera. GiovedĂŹ 24 marzo alle ore 20 si terrĂ la proiezione del capolavoro del salisburghese che sotto l’apparenza della ďŹ aba racchiude il mistero di un rito iniziatico e di una storia stratiďŹ cata, piena di allegorie che ancora scatenano la fantasia. Il direttore Roland BĂśer, un cast

prodotto ďŹ nale possa nascere da sĂŠ. Narrazione e improvvisazione creano un vortice di emozioni e sorprese attraverso un linguaggio in bilico tra diverse discipline. Lo spettatore diventa partecipante attivo di una storia, di un’esplorazione dell’anima, in cui la struttura drammaturgica si arricchisce e si deďŹ nisce in rapporto alla composizione istantanea dei performer in stretta relazione con il pubblico. Info: 0303701163 - www.teatroinverso.it

di eccellenti cantanti mozartiani e la splendida regia di William Kentridge ci accompagnano in quel percorso a ostacoli in cui “grazie alla potenza della musica/ passiamo lieti attraverso la tetra notte della morteâ€?. L’opera sarĂ commentata dal giornalista e critico musicale Fabio Larovere, che proporrĂ una guida all’ascolto. Biglietti: Intero 10 euro (Ridotto soci Cral 8 euro). Biglietteria aperta dalle 19. Info: 0302197460 www.comune.botticino.bs.it

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uovo cartellone, questa volta dedicato ai mesi primaverili, per il cartellone delle iniziative musicali bresciane a cura della Fondazione Asm. Se per l’inverno era bastata una sola locandina con un piccolo pieghevole, ecco che l’aumento di concerti impone un proporzionale adeguamento. Ora servono due fitte locandine per segnalare gli appuntamenti programmati dal 24 marzo a fine aprile, e poi quelli compresi tra maggio e il 16 giugno, con il Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo a far la parte del leone (segnaliamo l’inaugurazione del 2 maggio con la Nona Sinfonia di Mahler diretta da Daniel Harding). Si può dunque parlare di una ‘prova del fuoco’ per l’impegno di realizzare un cartellone unificato di ciò che organizzano le varie associazioni musicali. Una ‘prova del fuoco’ superata solo in parte, dato

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ferreo. Come la cultura delle multisala cinematografiche è entrata nelle nostre vite, allo stesso modo un’offerta ‘multiconcerto’, per quanto in tempi di crisi possa evocare l’idea di uno spreco, è di fatto inevitabile, essendo condizionata da un complesso di fattori che trascendono ogni pur buona volontĂ di programmazione coordinata. Ben vengano, insomma, gli sforzi per evitare sovrapposizioni laddove possibile, specie in inverno, ma non si ecceda in rigorismo sempre e comunque. La seconda conferenza stampa di presentazione del ciclo “Le 4 stagioni della musicaâ€? ha avuto luogo la settimana scorsa al Conservatorio ‘Luca Marenzio’. Antonio D’Azzeo, consigliere della Fondazione Asm impegnato in prima persona nella realizzazione del cartellone unico, ha preannunciato che si sta lavorando per “un progetto musicale piĂš ampioâ€? di cui verrĂ data noti-

zia nei mesi estivi. Per il momento sono 31 i sodalizi cittadini che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa con la Fondazione Asm, ma il numero sale a 45 se consideriamo tutte le organizzazioni che di volta in volta segnalano i loro appuntamenti. “Nuove associazioni – ha sottolineato Elena Bonometti, coadiutore dell’assessore alla Cultura del Comune – si sono aggiunte in questi mesi: segno che gli artisti, nonostante le ristrettezze economi-

che, non si perdono d’animo e guardano con fiducia alla cordata della Fondazione Asmâ€?. Impossibile dare notizia, anche per sommi capi, delle iniziative musicali programmate tra fine marzo e giugno poichĂŠ si superano i 60 appuntamenti. Ma la brochure stampata per l’occasione dalla Fondazione Asm in piccolo formato è un comodissimo vademecum che consigliamo a tutti gli appassionati di tenere con sĂŠ, nella propria agenda.

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“Nel mondo teatrale – leggiamo dalle note di Riccardo Pastorello, direttore di produzione del Carcano – una delle domande ricorrenti è ‘perchĂŠ avete deciso di mettere in scena questo testo?’. La domanda è allo stesso tempo giustificata e inutile. Giustificata perchĂŠ pone un quesito sulle aspirazioni di chi, mettendo in scena un testo, compie uno sforzo molto piĂš complesso di quanto non si possa immaginare. Inutile poichĂŠ gli spettacoli possono essere valutati esclusivamente per quello che viene rappresentato e non per le cosiddette ‘intenzioni’. ‘La bottega del caffè’ rimane, come la maggior parte del teatro di Goldoni, un’eccezionale banco di prova per tutta la parte artistica. Inoltre, come tutti i piĂš grandi autori, Goldoni descrive, indaga e mostra allo spetta-

tore, l’agire degli esseri umani in un determinato contesto storico e in un continuum culturale che ancora oggi ci appartieneâ€?. La Compagnia del teatro Carcano fondata da Giulio Bosetti, con direttore artistico Marina Bonfigli, presenta Antonio Salines, Virgilio Zernitz, Massimo Loreto in “La bottega del caffèâ€? di Carlo Goldoni. Regia di Giuseppe Emiliani, scene e costumi di Guido Fiorato; musiche di Giancarlo Chiaramello. La produzione fa sapere che, a causa motivi di salute, Marina Bonfigli è sostituita da Cristina Sarti nel ruolo di “Placidaâ€?. Ăˆ stato inoltre comunicato che l’attore Giuseppe Scordio è stato sostituito da Dario Merlini. Al Teatro Sociale fino al 27 marzo. Biglietteria Teatro Sociale: 0302808600 - www.ctbteatrostabile.it

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il 1943 di alcuni alpini: una storia vera con situazioni vissute da persone reali. Paolini mantiene viva la voglia di non arrendersi degli alpini raccontata da Stern e a questa si ispira per risvegliare nello spettatore i principi della democrazia, senza dimenticare di stimolare la coscienza a partecipare con umanitĂ alle vicende raccontate per prepararsi ad affrontare le cose. un teatro come addestramento e come istruzione. Prezzi dei biglietti in prevendita da 18 a 33 euro.

GiovedĂŹ 31 marzo alle 21, sempre sul palco del PalaBrescai Marco Paolini propone “La macchina del capoâ€?, uno spettacolo che è un lavoro sull’infanzia e sull’adolescenza nei luoghi tipici come il campetto, la famiglia, le avventure, i viaggi in treno e la colonia. Sul palcoscenico con Paolini c’è anche Lorenzo Monguzzi che esegue dal vivo le musiche da lui composte. Ma quanto c’è in questo bambino del bambino che fu Marco Paolini? “Un po’ e un po’. Nel senso che

metto dentro i ricordi personali; poi qualcuno mi racconta qualcosa – ci ha detto dopo uno spettacolo l’attore – e a volte quello diventa come se l’avessi vissuto io, perchÊ lo vedo bene. Se lo vedo bene allora entra nello spettacolo e lo posso raccontare�. Una storia di un bambino di 10 anni che ha fretta di crescere raccontata per divertimento anche se sembrano storie di altri tempi. Prezzi in prevendita da 18 a 33 euro. Info: www.palabrescia.it (m.t.)

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artiamo dallo spettacolo nuovo al PalaBrescia La compagnia quest’anno è ripartita con il suo carrozzone: “Fam, fum e frechâ€?. Nuovo spettacolo e titolo vecchio perchĂŠ riprendiamo sempre i titoli di Felice Musazzi, poi li adattiamo, li aggiorniamo e rinnoviamo tutto. Dello spettacolo precedente rimane solo il titolo. Grande successo fino ad ora; approfittiamo per ringraziare il pubblico bresciano. Da qualche anno veniamo qui e il pubblico bresciano non ci ha mai abbandonato. Lo spettacolo quest’anno mi piace piĂš di quello dell’anno scorso. Sono di parte. Si parte dal cortile, come sempre nella storia dei Legnanesi. Lo spettacolo ha tre scene. Nella prima c’è un filo di ferro tirato sotto il portone, arrivano i carabinieri e ci sarĂ da divertirsi. Nella seconda scena Teresa è malata, si spaventa; parla addirittura con la sua mamma morta. Nel secondo tempo c’è un’unica scena: “Il giustamentoâ€?. Una volta si usava che le famiglie dei due fidanzati si trovavano per decidere tutto quello che serviva per il matrimonio. Tutto si farĂ in un ristorante gestito da un certo Mim, ma poi arrivano i cinesi. Siamo sempre molto attuali nelle nostre storie. Tutto è condito da scenografie, musiche e costumi curati da Enrico Dalceri, la nostra Mabilia. Ogni vostro spettacolo fa il tutto esaurito. Qual è il segreto? A noi sembra di vivere in un sogno. Siamo partiti da Milano allo Smeraldo facendo sette settimane con 60mi-

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Giovanni, una Teresa o una Mabilia? Quanto c’è di attuale? Una compagnia piĂš attuale dei Legnanesi oggi non c’è. Il cortile è retrò, ma dal cortile parte tutto. La storia dei Legnanesi è il cortile come il dialetto, piĂš capibile di una volta. Abbiamo un po’ cabarettizzato i personaggi e la comicità è cambiata. Tutte le scene parlano di attualitĂ . Nel ‘49, quando è nata la compagnia, le problematiche erano sbarcare il lunario, non arrivare alla fine del mese... erano le stesse di oggi. Per questo tanta attualitĂ . Ci sono alcuni passaggi negli spettacoli sono improvvisati, è reale? Sono situazioni un po’ studiate e un po’ reali. Noi riusciamo a divertire divertendoci, altrimenti non riusciremmo a fare 160 date con tre ore di spettacolo. Alcune cose sono studiate, ma altre no, ĂŠ il nostro pubblico che le crea. Si crea un’atmosfera tra noi e il pubblico di amicizia. Da qui escono alcune cose come la risata di uno o una signora che va al bagno e passa davanti al palco e via dicendo. C’è tanta naturalitĂ . A me non piace che gli attori recitino. Devono entrare nella parte e deve essere naturale. Qual è la cosa piĂš difficile nel fare Teresa? Entrare nel personaggio. Devo entrare nel costume per essere Teresa. Una volta con la parrucca e il grembiule viene facile. In piĂš senti l’affetto del pubblico che ti sostiene. Succede a volte che mentre sono a fare la spesa e sento Teresa, mi viene da girarmi. Se c’è un difetto è che siamo un pelino lunghi.

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prof. Luigi Santambrogio, classe 1948 e milanese doc, è responsabile dal 2004 del Centro di chirurgia toracica, e in particolare dei trapianti di polmone, del Policlinico di Milano. Avevo preso contatto con lui da alcune settimane per una intervista, un paio di volte rimandata, ma ho potuto realizzarla venerdĂŹ 18 marzo a Milano, quattro giorni dopo un trapianto destinato a fare storia. Che cosa è successo, professore? Ăˆ stato un evento improvviso per come è avvenuto, ma che ha alle spalle una storia che dura da un certo numero di anni. Nel nostro Centro eseguiamo trapianti per sostituire polmoni deteriorati da varie patologie e una delle piĂš frequenti è la fibrosi cistica (malattia che provoca infezioni polmonari ricorrenti – ndr). Alcuni di questi malati arrivano al trapianto in buone condizioni, altri deperiscono gravemente e rapidamente

necessitando di un trapianto in stato di urgenza. Da quattro mesi sono state varate delle normative per questi casi. Di fatto, quando un Centro ha un paziente grave, con parametri e caratteristiche specifiche che lo definiscono tale, può rivolgersi al Centro di riferimento (per noi è il Nitp-Nord Italia transplant program), che a sua volta coinvolge il Centro nazionale al quale spetta segnalare a tutti i Centri dove si prelevano gli organi l’urgenza e i dati del possibile ricevente: questi ha diritto ad avere il primo polmone disponibile e compatibile. Nel caso concreto di questi giorni come sono andate le cose? Avevamo un ragazzo di 24 anni, Marco, affetto da fibrosi cistica e in lista d’attesa per il trapianto. In lui si è improvvisamente manifestata una riacutizzazione infettiva e nell’arco di 24 ore Marco non riusciva piĂš a respirare. Ăˆ stato attaccato a una macchina, la Ecmo, che praticamente sviluppa

una circolazione extra-corporea del sangue assicurandone l’ossigenazione ed è stato mantenuto in vita. Generalmente un malato con l’Ecmo può sopravvivere anche sino a un mese, invece nel nostro caso anche questo intervento si è deteriorato nell’arco di pochi giorni. Abbiamo chiesto l’urgenza e dopo sei giorni c’è stata una disponibilitĂ di polmoni che però erano destinati a un’urgenza precedente alla nostra. Tuttavia il polmoni del donatore non erano in condizioni ottimali e quindi sono stati scartati. Noi siamo andati a vederli e li abbiamo prelevati contando su uno strumento sul quale stiamo lavorando da anni. Di che cosa si tratta? Ăˆ una macchina in cui si inseriscono i polmoni prelevati per lavarli e ventilarli con delle soluzioni particolari. Ne avevamo sentito parlare e siamo andati per il mondo a visitare i centri in cui si usava (ce n’è uno a Toronto e un altro in Svezia, diretto da un me-

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moni difettosi. Tenga presente che i polmoni vengono prelevati quando il donatore ha una pressione parziale di ossigeno a 300 e al massimo della ventilazione possibile a più di 300. Il nostro donatore era a quota 270, che al momento dell’intervento era scesa a 170, livello inaccettabile anche per noi fino a un mese fa. Messi i polmoni nella macchina, dopo la prima ora siamo arrivati a 300 e dopo la seconda ora a 530. Il che significa che i polmoni funzionavano meglio dei polmoni che abbiamo noi due. Quindi avete fatto il trapianto. Senza, il ragazzo era destinato a morire. È stato, anche chirurgicamente, un intervento complesso. Da quando c’è stato il prelievo a quando il ragazzo è

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uscito dalla sala operatoria è durato 20 ore e per almeno 19 ore i polmoni sono rimasti scollegati da un corpo umano. È questo un altro dato particolare perché normalmente si dice che dopo sei o sette ore il polmone decade. Il fatto che abbia resistito così a lungo significa che la macchina ha prodotto un qualche cosa che anche per noi è stato sorprendente: dovremo studiare a fondo tutto questo. Devo aggiungere che durante l’intervento Marco presentava dei valori di saturazione di ossigeno che erano quasi incompatibili con la vita, nonostante il sussidio dell’Ecmo. In queste condizioni attaccare un polmone e vedere che dopo pochi secondi si mette a funzionare è un fatto straordinario. È stato certamente un momento emozionante… Da brividi. Avevo la pelle d’oca. Tutto questo dove ci porta? È il primo intervento in assoluto che si realizza in Italia. La prospettiva per il futuro è molto importante. La macchina che abbiamo messo a punto potrebbe permettere il recupero di almeno una cinquantina di polmoni che vengono scartati e questo basterebbe ad annullare le liste di attesa. Il che vorrebbe dire salvare quel 20% di malati che muoiono per la mancanza di polmoni da trapiantare. Quali sono i problemi del posttrapianto? E che durata hanno le speranze di sopravvivenza? Il problema più pesante è quello dei farmaci anti-rigetto: servono farmaci meno dannosi per l’organismo. Attualmente la mortalità post-intervento è tra il 5 e il 10%, dipende dalle patologie e dal tipo di intervento subìto. Un periodo critico è tra il primo e il secondo anno del trapianto. La sopravvivenza media ai cinque anni oscilla fra il 50 e il 60%. Se si estrapolano i malati di fibrosi cistica, che sono i pazienti più resistenti, si sale anche la 70%.

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/D WHOHFDPHUD JXDUGRQD GHOOD FURQDFD QHUD Nel mondo della televisione spesso guardare la realtà con una lente d’ingrandimento può essere pericoloso: ci si concentra troppo su un aspetto, su un evento, su un caso specifico che attira l’attenzione di tutti, senza più curarsi di ciò che si muove al di fuori della visuale privilegiata della lente. A lungo andare si rischia di accontentarsi di quella piccola parte di realtà, amplificata, ingigantita, e non si ha più bisogno di altro, appagati dall’enorme e invadente flusso di notizie monodirezionali. Si potrebbe definire un’intossicazione da cronaca, spesso quella nera, quella che ci rende tutti giudici e inquisitori, crimi-

nologi ed esperti di fisionomie lombrosiane. Il recente caso del ritrovamento del corpo della giovane Yara Gambirasio, e l’inchiesta giudiziaria in corso, hanno rinvigorito e giustificato una campagna mediatica nei confronti di una povera ragazza che, dopo aver incontrato prematuramente la morte, viene martoriata da ore di chiacchiere televisive. “Chiacchiere” è il termine corretto per definire il tam tam mediatico che trasmissioni come “Porta a Porta”, “Matrix” o “Pomeriggio Cinque” hanno suonato ininterrottamente per dimostrare ancora una volta che la gente ha bisogno della televisione, l’uni-

ca reale finestra dalla quale vedere il mondo. Senza la tv nessuno saprebbe i particolari più privati di storie come quella di Yara Gambirasio o di Sarah Scazzi. Senza la televisione nessuno vedrebbe la disperazione e la rabbia delle persone vicine alle vittime. Senza la televisione non si assisterebbe alla caccia al colpevole. Ma è questa la realtà? Lo è sicuramente, ma è solo una parte, la più nera possibile, invade gli spazi televisivi e viene usata per saturare il nostro livello di partecipazione collettiva, di socialità, che quotidianamente abbiamo bisogno di raggiungere. Dopo aver seguito qualche ora televisiva

riguardo ai casi di cronaca nera ci si sente sazi di “realtà”, di emozioni, di passione. È un anestetico infallibile che non si mette in discussione: perché chiama in causa sentimenti e valori che sono indiscutibilmente riconosciuti da tutti come positivi: pietà, conforto, partecipazione, scandalo, difesa dei deboli, sete di giustizia. Solamente un sociopatico non si fermerebbe almeno un minuto a pensare a queste tristi vicende. C’è però un’altra faccia della medaglia. L’insistenza con la quale certi “professionisti” dello spettacolo si occupano di dettagli macabri, scabrosi o comunque inutili al racconto

dei fatti. Ecco, nascoste dietro alla legittimità del dovere e del diritto di cronaca, informazioni che sono utili agli inquirenti per comprendere a fondo la questione, ma che date in pasto al pubblico si trasformano in propellente per risentimenti, pregiudizi, rabbia, paura collettiva. Dov’è il limite della discrezione in televisione? Fin dove è lecito arrivare nella narrazione di situazioni così delicate? Lungi dal desiderare un oscurantismo mediatico su storie simili, ci si chiede comunque quali siano le conseguenze del voyeurismo macabro che in sostanza serve solo a far guadagnare ascolti.


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Con un fugace passaggio a Brescia per la proiezione inaugurale, Marco Bellocchio e Vieri Razzini – che ne cura la distribuzione con la sua Teodora Film – sono venuti di persona ad accompagnare “Sorelle Maiâ€?, l’ultimo ďŹ lm del regista piacentino. “Piccolo e amatoâ€? secondo le sue stesse parole, ma forse non “minoreâ€? come potrebbe apparire nonostante le caratteristiche esibite di lavoro povero, girato in digitale con gli allievi del laboratorio Fare Cine-

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nche questa settimana navighiamo sull’onda dell’appuntamento sanremese. Se Roberto Vecchioni è stato il vincitore, i ModĂ e Emma i piĂš ascoltati, Raphael Gualazzi la rivelazione, la novitĂ assoluta è stata senza dubbio Davide Van De Sfroos. Questo perchĂŠ la sua partecipazione ha in un certo senso sdoganato la presenza delle lingue minoritarie al Festival di Sanremo, anche se giĂ nel passato la rassegna aveva concesso spazio a canzoni dialettali. Ma si trattava di dialetti consolidati come il napoletano o il sardo, lingue giĂ storicizzate anche in ambito musicale. Il dialetto laghĂŠe, di quella sponda del Lago di Como, non gode invece della medesima fama e stima e per questo la buona impressione suscitata e il 4° posto conquistato da Davide Bernasconi sul palco di Sanremo sono ancora piĂš significativi. Ăˆ bene ricordare però che Van De Sfroos non è una meteora, ma ormai da alcuni anni è uno dei personaggi di punta del folk-rock italiano, apprezzato da un pubblico sempre piĂš vasto. La canzone portata al Festival si intitola “Yanezâ€?, quello dei romanzi di Emilio Sal

gari, brano che dĂ anche il titolo al suo ultimo cd. 15 pezzi scritti e arrangiati da Davide Van De Sfroos, Alessandro Gioia e Angapiemage G. Persico, che alternano momenti di allegria ad altri di piĂš intensa riflessione, storie dure e suoni aspri, dominati dagli strumenti acustici mentre le suggestioni musicali attingono da quello che, fin dall’inizio, è il mondo sonoro caro a Van De Sfroos: il folk, nell’accezione piĂš ampia del termine, il rock venato di blues, qualche aroma country e perfino speziature sudamericane. Ambienti sonori adatti alle sue storie di vita quotidiana, che mettono sempre al centro l’umanitĂ di persone che si incontrano normalmente lungo la via, anche se talvolta camuffate da nomi esotici e fantasiosi. Come “Yanezâ€?, ma anche come “Dona

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LĂźseertaâ€? o come “Il Camionista Ghost Riderâ€?. Persone o avvenimenti attinti spesso e volentieri dai ricordi e dai luoghi cari a Davide, come “El Carnevaal de Schignanâ€?, senza tralasciare riflessioni esistenziali mai banali come in “Ciamel Amuurâ€?. Con queste sempre piĂš apprezzate qualitĂ musicali e sulla spinta del “megafonoâ€? sanremese oggi Davide Bernasconi è uno dei cantautori piĂš richiesti della Penisola, non solo al Nord – compresa la Svizzera dove inizia il 26 marzo da Locarno il suo nuovo tour – ma anche nel profondo Sud, come testimoniano i suoi concerti giĂ programmati a Palermo, Catania, Rende (Cs) e Sassari. Concerti che dimostrano come il mondo della musica (cantanti e pubblico) sia sempre in prima linea quando c’è da superare o abolire ostacoli di tipo sociale. A suonare con il cantautore laghĂŠe gli stessi musicisti che lo hanno accompagnato in tour in tutti questi anni: Davide “Billaâ€? Brambilla (fisarmonica, tastiere e tromba), Angapiemage Galliano Persico (violino), Maurizio “Gnolaâ€? Glielmo (chitarre), Paolo Legramandi (basso) e Marcello “Breadâ€? Schena (batteria).

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ma che dal 1997 si tiene ogni estate a Bobbio, il paese natale di Bellocchio. Nelle vesti di insegnante, il regista ha realizzato – in sei edizioni del laboratorio, svoltesi tra il 1999 e il 2008 – le parti in cui il ďŹ lm è suddiviso. Dando vita a una personale saga familiare: tra i protagonisti, che vediamo crescere negli anni, ci sono due ďŹ gli di Bellocchio, Piergiorgio ed Elena; le sorelle Mai del titolo sono Letizia e Maria Luisa, vere sorelle del regista; mentre

il fratello Alberto interpreta il preside in un episodio illuminato da Alba Rohrwacher. “Nella mia storia giovanile – ha scritto Bellocchio – c’è stata la ribellione e anche il coraggio del distacco, che non ha lasciato in me rimpianti o sensi di colpa, se non l’inevitabile confronto tra il mio destino e quello delle mie sorelle che invece sono rimaste in paeseâ€?. La famiglia come gabbia da cui si desidera fuggire, e richiamo inces-

sante che torna ad imprigionare, è un tema ricorrente nei ďŹ lm di Bellocchio, che qui guarda al proprio passato mitigando il furore delle opere giovanili in un’ironia venata di tristezza e partecipazione. Un sentimento che fa i conti con il tempo, “il vero protagonista del ďŹ lmâ€?, e – senza giudizi – con ciò che l’esistenza e i personali talenti hanno dato e tolto a ciascuno. Intorno alle anziane zie, ancorate a un mondo antico, aleggiano le in-

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quietudini di Sara (Donatella Finocchiaro) e Giorgio, irrealizzati nella vita e nei sentimenti. Li osserva la giovane Elena, alla quale è forse afďŹ dato il testimone di una consapevolezza piĂš riconciliata. Nel rigore di molte inquadrature c’è per intero il talento di Bellocchio; ma l’occasione “scolasticaâ€? ha consentito al regista di non rincorrere una trama, con una libertĂ di sentimento da cui scaturiscono immagini e atmosfere di divagante poesia.

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La Commissione europea ha presentato nei giorni scorsi una proposta per un nuovo regime comune per il calcolo della base imponibile delle imprese che operano nell’Ue. Scopo della proposta è la riduzione degli oneri amministrativi, dei costi di adeguamento e delle incertezze giuridiche che le imprese devono affrontare per adempiere agli obblighi derivanti dall’esistenza di 27 regimi ďŹ scali nazionali diversi tra loro. La base imponibile consolidata

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comune per l’imposta sulle societĂ (deďŹ nita con l’acronimo inglese Ccctb, Common consolidated corporate tax base) consentirebbe alle imprese di beneďŹ ciare di un sistema a “sportello unicoâ€? per la compilazione delle dichiarazioni ďŹ scali e di consolidare tutti i proďŹ tti e le perdite incorse all’interno dell’Ue. Gli Stati dell’Ue manterrebbero intatto il diritto di stabilire le rispettive aliquote d’imposta sul reddito delle societĂ . La Commissione europea stima

che l’introduzione del nuovo regime consentirebbe alle aziende dell’Ue di risparmiare ogni anno 700 milioni di euro grazie a minori costi di adeguamento alla normativa e 1,3 miliardi grazie al consolidamento. Le aziende che intendono sviluppare la propria attivitĂ oltreconďŹ ne beneďŹ ceranno in totale di risparmi pari a ďŹ no un miliardo di euro. In aggiunta, la Ccctb farĂ dell’Ue un mercato molto piĂš appetibile per gli investitori esteri.

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a recente tragedia nucleare giapponese che ancora tiene il mondo con il fiato sospeso, sta condizionando anche le politiche energetiche dell’Unione europea. La scelta nucleare che sino a prima del terremoto in Giappone sembrava assodata è tornata prepotentemente d’attualitĂ . L’esplosione degli impianti di Fukushima ha indotto le autoritĂ europee a una attenta riflessione sullo stato di salute di tante centrali disseminate in tutto il territorio europeo. Dal Consiglio straordinario dei Ministri dell’energia dei Paesi Ue tenuto il 21 marzo scorso è emerso un vasto consenso sul fatto che la Commissione europea deve preparare degli stress test sulle centrali nucleari, in collaborazione con gli Stati membri e i regolatori nazionali. Si tratterebbe di test volontari basati su standard comuni. Alcuni Ministri hanno sottolineato la necessitĂ di trasparenza, suggerendo

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Giappone e identificare degli eventuali insegnamenti da trarre a livello europeo. In questo contesto, Oettinger aveva lanciato l’idea degli stress test e ottenuto l’appoggio dei ministri e degli stakeholders presenti. Anche se non è stata presa alcuna decisione formale dal Consiglio, i risultati della discussione sono stati trasmessi al Consiglio europeo del 24 e 25 marzo. La Presidenza ungherese ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Herman Van Rompuy con questi risultati e il consenso raggiunto sugli stress test. La competenza di agire nei confronti delle centrali che non supereranno gli stress test spetta agli Stati membri. Quest’azione, a seconda dei risultati dei test, potrebbe non essere necessariamente la chiusura della centrale, ma la necessitĂ di elevare il livello della tecnologia della centrale stessa. I criteri degli stress test verranno definiti dalla Commissione

europea e dagli Stati membri, e l’industria del settore sarĂ consultata. Indicativamente, questi criteri dovrebbero rientrare in due categorie, una delle quali applicabile a tutte le centrali, e un’altra legata a situazioni specifiche come il rischio di terremoti o inondazioni. Questi criteri vanno dai due rischi citati, alle specifiche tecniche dei sistemi di raffreddamento, all’etĂ della centrale, al tipo di reattore, agli attacchi informatici o terroristici, fino agli incidenti aerei. Il Commissario Oettinger ha anche annunciato che la revisione della direttiva del 2009 sull’energia, attualmente in vigore, si effettuerĂ nel 2012, invece del 2014 come programmato in precedenza. Nuove misure saranno inserite in questo processo di revisione. La prima direttiva europea sulla sicurezza nucleare risale al 2003 ed è stata successivamente rivista fino al testo ancora in vigore. Attualmente vie-

ne prodotto dal nucleare il 27,78% dell’energia dell’Ue. Sono 14 gli Stati dell’Unione europea che hanno scelto l’opzione nucleare. In tutto ci sono 143 centrali in funzione nell’Ue: Belgio (7 centrali), Bulgaria (2), Repubblica Ceca (6), Finlandia (4), Francia (58), Germania (17), Ungheria (4), Olanda (1), Romania (2), Slovacchia (4), Slovenia (1), Spagna (8), Svezia (10) e Regno Unito (19). Italia e Polonia hanno in programma di costruire centrali nucleari. La Francia produce il 76,29% della sua energia dal

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Protagonisti degli incontri il presidente Ettore Prandini (nella foto), che ha trattato vari temi sindacali ed economici di stringente attualitĂ il direttore Mauro Donda che ha illustrato le declinazioni e l’evoluzione del progetto per una ďŹ liera agricola tutta italiana, che trova ancora piĂš forza e piĂš valenza dopo la recente approvazione della legge che impone l’obbligo dell’origine in etichetta per tutti i prodotti agroalimentari. Il capo area ďŹ scale Roberto Polsini ha

focalizzato l’attenzione sulle novitĂ della norma riguardante i beneďŹ ci della piccola proprietĂ contadina, sulle contraddittorie (e penalizzanti) interpretazioni della pubblica amministrazione rispetto ai fabbricati rurali e sulla novitĂ dello spesometro, mentre il capo area tecnico economica Mauro Belloli ha spaziato tra Pac 2011 e Pac post 2013. Protagonisti sono stati anche i tanti soci che con la loro presenza hanno dimostrato “attaccamento alla magliaâ€?.

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nucleare; la Lituania il 71,12%; la Slovacchia il 57,67%; la Germania il 23,3%, il Regno Unito il 13,48%, la Spagna il 18,8%. Non hanno il nucleare, oltre all’Italia, Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Polonia e Portogallo. Secondo le informazioni di cui la Commissione europea dispone, ci sono 4 unitĂ /reattori in costruzione e 24 unitĂ / reattori previsti o proposti. Queste informazioni risalgono a gennaio 2011, prima cioè degli avvenimenti in Giappone. Gli Stati sono responsabili per la sicurezza delle centrali nucleari in Europa. La direttiva sulla sicurezza nucleare stabilisce il quadro legale in questo settore, rendendo vincolanti gli standard dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. L’Ue è anche responsabile per la protezione radioattiva e le misure di salvaguardia. I livelli di radioattivitĂ attualmente registrati nell’Ue sono

nella norma. Il budget europeo a disposizione della sicurezza nucleare per il 2011 è di 900 milioni di euro, e comprende il decommissionamento di alcune centrali (in Lituania, Slovacchia e Bulgaria). Il budget totale per il periodo 2007-2013 è di 4 miliardi e 61 milioni di euro. Anche in Italia, dove la strada di un ritorno al nucleare era stata imboccata con decisione dal Governo, sembrano trovare spazio momenti di ripensamento. Anche all’interno dello stesso Esecutivo cominciano a farsi sentire voci quanto meno critiche, idee e opinioni di chi, alla luce di quanto accaduto in Giappone comincia a porsi la domanda se anche in una chiave prettamente economica il gioco (la costruzione di nuove centrali) valga la candela di una sicurezza che non è ancora assoluta. Ăˆ dei giorni scorsi la moratoria di un anno decisa dal Governo sulla identificazione dei siti in cui realizzare le centrali in Italia.

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al 27 al 30 di marzo, Brescia Export accompagnerĂ le aziende bresciane in missione commerciale a San Pietroburgo (nella foto). Il consorzio porterĂ le aziende bresciane a conoscere da vicino un mercato ad oggi ancora molto interessante per il profilo delle esportazioni nazionali. La Russia è un Paese che conta una popolazione superiore a 160 milioni di persone di cui circa il 70% facenti parte della Russia occidentale e il rimanente di quella orientale. Se si pensa che i ricchi rappresentano circa il 10% della popolazione solo per questo la Russia diventa un mercato interessante. In Russia il potere di acquisto, negli ultimi cinque anni, è cresciuto di circa il 300% in zone quali Mosca e San Pietroburgo ma anche le altre cittĂ stanno raggiungendo questo trend. Ciò fa si che la classe media sia sempre piĂš ampia e vengano forniti gli scambi commerciali con l’Europa. Il Paese da circa cinque anni mostra un trend di crescita spinto soprattutto dalle grandi disponibilitĂ di materie prime, in primis quelle facenti parte del comparto energetico. Il pil è cresciuto negli ultimi anni del 7%.

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4XDOH IDUPDFLD" “Quale farmacia in una societĂ che invecchiaâ€? è il tema del convegno con cui si apre al Centro ďŹ era del Garda di Montichiari, la IX edizione di Farmaitaly, dedicata al mondo della farmacia sabato 26 marzo. L’incontro è occasione per veriďŹ care l’impegno della farmacie per l’assistenza domiciliare integrata, destinata ad assumere un ruolo di rilevanza nel servizio sanitario regionale. L’incontro, in programma a partire dalle 18, sarĂ aperto da Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia. A seguire gli interventi di Carmelo Scarcella, direttore generale dell’Asl di Brescia, di Renzo Rozzini, Alessandro Venturi, Clara Mottinelli e Ovidio Brignoli. Le conclusioni saranno di Luciano Bresciani.

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La manifestazione podistica competitiva e non competitiva, che si svolge in contemporanea nazionale, compie 22 anni. Il percorso partirĂ dal Centro Sportivo Badia ed attraverserĂ il territorio della circoscrizione Ovest di Brescia. La corsa è in programma per domenica 27 marzo con partenza alle ore 9 e sarĂ possibile iscriversi ďŹ no a poco tempo prima del via. Doppio, come sempre, è lo spirito proposto dalla manifestazione organizzata

dall’Aics (in collaborazione con Fidal, Brescia Running ed il patrocinio del Comune cittadino e della Circoscrizione Ovest), che afďŹ anca un’interessante competizione inserita nel calendario Fidal ad una prova non competitiva che punta a valorizzare la passione per il podismo e la voglia di stare insieme. Numerose le categorie in gara per un appuntamento che lo scorso anno ha superato la quota dei mille partecipanti. (al.an.)

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lasse 1961 e un talento innato per il basket. Ăˆ il simbolo della Leonessa nel mondo, tanto da meritarsi il “Grosso d’argentoâ€?, premio speciale (non è altro che la riproduzione dell’antica moneta bresciana) che la cittĂ gli ha voluto consegnare per omaggiarlo dei successi internazionali. Per qualche ora Sergio Scariolo si è riaffacciato nella sua cittĂ natale, nella quale ha mosso i primi passi da giocatore e successivamente da allenatore. Lo abbiamo incontrato, con il sorriso sulle labbra e un pizzico di emozione. La laurea in Giurisprudenza, uno scudetto con la Scavolini Pesaro, la parentesi in Russia e la consacrazione in Spagna: due scudetti con Malaga e Real Madrid, altrettante Coppe del Re ma soprattutto il primo posto agli Europei. La Spagna lo adora, l’Italia lo rimpiange. Oltre al Grosso, gli è stata consegnata una somma in denaro in favore della Fondazione che porta il suo nome e che ha come fine la prestazione di aiuti sociali e professionali alle famiglie e ai bambini malati di leucemia e linfoma. Brescia nel cuore nonostante gli impegni internazionali? Direi proprio di sĂŹ. Anche perchĂŠ in cittĂ vivono i miei familiari. Inoltre

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qui è cominciata la mia carriera di allenatore. Qual è il segreto del suo successo? In qualsiasi campo, che si parli di sport o di altri settori, è la coesione del gruppo a garantire il risultato. L’individualità è importante, ma se non si integra con il resto della squadra diventa un corpo inutile. Che ricordi ha dell’allora Pejo

Brescia? Devo ringraziare Mario e Marisa Zanardelli. Hanno fatto sÏ che la mia passione si trasformasse in una professione. E sarò sempre riconoscente al maestro per eccellenza, Riccardo Sales. Senza di lui non sarei diventato nessuno. Dopo circa 14 anni di silenzio, da un anno e mezzo la pallacanestro è tornata a Brescia sep-

pur nella terza serie nazionale (A Dilettanti). In questa cittĂ c’è voglia di basket e nelle poche occasioni che ho potuto seguire la squadra ho percepito la serietĂ del progetto da parte di questa societĂ . Ho notato grandi potenzialitĂ . Mi è capitato raramente di ricevere premi nella mia cittĂ ; al di lĂ del Grosso d’argento ricevuto, mi ha fatto piacere rivedere Ario Costa (attuale direttore generale del Basket Brescia, ndr) con il quale ho vinto nel ’90 lo scudetto a Pesaro e gli artefici della nuova rinascita della pallacanestro cittadina. Allora chissĂ , magari in futuro potrebbe tornare ad allenare a Brescia? Mai dire mai, l’importante avvenga prima che io sia completamente rimbambito. Scherzi a parte, forza Basket Brescia al quale auguro di tornare quanto prima nella massima categoria.

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%UHVFLD VL VDOYL FKL SXz Ci siamo, verso la resa dei conti. Dopo la pausa di questa domenica cominciano i due mesi piĂš importanti per il Brescia targato Iachini. Se non fosse che, ad ampliďŹ care il tutto, questa stagione sportiva coincida con l’anno del Centenario. Rondinelle in fondo alla classiďŹ ca, piĂš vicine al baratro della serie B che all’ossigeno della permanenza nel massimo campionato. Un torneo che, a differenza di quello cadetto, si-

gniďŹ ca “soldoniâ€?, visibilitĂ e introiti televisivi, ingaggi miliardari, insomma: della sopravvivenza. La paura di dover tornare nuovamente agli Inferi, dopo esserci stati per cinque anni, agita le notti insonne del tifoso bresciano. E c’è chi, prova ad allentare la tensione, dandosi da fare per preparare i festeggiamenti del Centenario con una mostra inaugurata giovedĂŹ 24 nelle sale di Palazzo Martinengo in via Musei 32 in cittĂ .

L’esposizione è curata dall’Assessorato allo sport della Provincia ed è stata realizzata grazie ai numerosi cimeli messi a disposizione da tifosi, giornalisti e appassionati collezionisti. Si potranno ammirare ďŹ no al 30 giugno con ingresso gratuito. Tutto molto bello, per caritĂ . Mettiamoci anche il “concertoneâ€? in piazza Loggia a ďŹ ne campionato. Ma se le cose non dovessero andare nel verso giusto in campo, come la mettiamo? Chi

avrĂ voglia di festeggiare un obiettivo (appunto i cento anni) che nella vita sportiva di tifoso capita una sola volta? Ci piacerebbe essere ottimisti e pensare che tutto andrĂ come deve, ma il Brescia si sa: Santi in Paradiso non ne ha. Ma se non possiamo appellarci a loro, chi salverĂ il Brescia? Il Brescia stesso: le chiacchiere stanno a zero, bisogna cominciare a galoppare. Anzi a spiegare le ali, come una “Rondineâ€? a primavera.


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ƒ ’ƒ••‹‘Â?‡ ’‡” Ž‡ †—‡ ”—‘–‡ —––‹ ‹Â? •‡ŽŽƒ ƒŽŽƒ „‹…‹ La vigilia di primavera ha visto strade e colline della provincia invase da biciclette. Domenica mattina si è corsa la Granfondo della Franciacorta e del Sebino, con 2000 ciclisti che hanno percorso 110 Km sulle rive del Lago d’Iseo. A Monticelli Brusati si è corsa la VI Monticelli Bike, dove 350 biker si sono presentati sulla linea di partenza. Nel pomeriggio Castegnato ha ospitato il IX Memorial Lorenzo Orizio, organizzato dalla Free

Bike Castegnato in recupero della manifestazione rinviata domenica 13 marzo per pioggia. 90 corridori hanno pedalato su un percorso di circa 3,1 Km suddivisi in due partenze. Tra i giovani ha trionfato Claudio Pizzoferrato della Borgosatollo Cycling Team. Nel secondo gruppo ha conquistato il gradino piĂš alto del podio Giovanni Codenotti (Team Jolly Wear). Il 27 marzo c’è il I GP Comune di Brandico, organizzato dal Csi Ciclobrescia.

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l vuoto del weekend calcistico, orfano del campionato di calcio di serie A, sarĂ colmato dal ritorno della Clericus Cup, alla sua quinta edizione. Ăˆ previsto il fischio d’inizio del mondiale di calcio vaticano per sacerdoti e seminaristi organizzato dal Centro sportivo italiano. Redemptoris Mater dovrĂ difendere il titolo conquistato nella passata edizione, terzo alloro su quattro edizioni disputate. Tutte le novitĂ del campionato saranno presentate al Pontificio Collegio Urbano “De Propaganda Fideâ€? a Roma. Il presidente nazionale del Csi Massimo Achini guarda oltre la competizione ed

esprime un desiderio ambizioso per l’edizione 2011: “Uno degli obiettivi del Csi è fare in modo che la Clericus Cup “regaliâ€? ad ogni squadra professionistica un seminarista impegnato a seguire il club come “cappellanoâ€?. Ăˆ

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stato un vero sportivo, un modello di vita anche per i futuri sacerdotiâ€?. Alla presentazione interverranno padre Kevin Lixey, direttore della sezione “Sezione Chiesa e Sportâ€? del Pontificio consiglio per i laici; don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana; e don Emile Dibongue Martin, vicerettore del Pontificio collegio urbano, che, in rappresentanza dei seminaristi-calciatori darĂ testimonianza della sua esperienza nel “mondoâ€? della Clericus Cup. Il calcio d’inizio sarĂ dato domani sui campi del Pontificio Oratorio di San Pietro. La Clericus Cup 2011 è patrocinata dalla “Sezione Chiesa e

Sport� del Pontificio consiglio per i laici, dall’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana, dall’Ufficio pastorale sport e tempo libero del Vicariato di Roma e dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport.

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bello vedere che persino la serie A ha “prestatoâ€? giocatori alla Clericus, come Davide Tisato, che qualche anno fa vestiva la maglia del Chievo Verona e che oggi è un campione del Redemptoris Materâ€?. SarĂ un’edizione, quella del 2011, che il presidente della Clericus Cup mons. Claudio Paganini pone giĂ sotto il segno di papa Wojtyla: â€œĂˆ per noi un segno particolare il fatto che Giovanni Paolo II sarĂ proclamato Beato il prossimo 1° maggio, nel bel mezzo della nostra manifestazione. CosĂŹ lo abbiamo scelto come simbolico capitano, perchĂŠ oltre che un modello di fede, di coraggio apostolico, di radicalitĂ evangelica, è

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/H UHJLQH VL SUHSDUDQR DOOH ILQDOL Game over. Il campionato di Elite a 7 ha proclamato le sue sentenze. Le regine dei quattro gironi sono Cafè Noir, Gardonese Park, Carrozzeria Bosini e Noce Arredamenti Paini, giĂ ai quarti di ďŹ nale provinciali. Alle altre 8 qualificate – salite sui podi di ciascun gruppo – servirĂ un turno preliminare per raggiungere le teste coronate. Il girone A concede il pass a Saip e Orzivecchi. Bovegno e S. Giovanni conquistano argento e bronzo nel

gruppo B. La Cigolese vede sfumare le sue ambizioni di primato all’ultima giornata, bloccata sul 3-3 da New Entry e dovrĂ passare dagli ottavi. Nonostante la frenata di Remedello va avanti anche Invicta 1991, che ha la meglio su Bar Mayer per la differenza reti negli scontri diretti. La seconda forza del girone D, invece, è il San Filippo Neri B, mentre Er Costruzioni in ferro la spunta sul Ponte Zanano. Retrocedono in Eccellenza le ultime

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quattro classificate di ciascun raggruppamento. La stagione non ďŹ nisce. Chi non proseguirĂ il cammino verso lo scudetto andrĂ a caccia della coppa Leonessa, a cui prenderanno parte le formazioni della categoria inferiore. Fischio d’inizio il 9 aprile con la fase a gironi. Nella pallavolo sono stati deďŹ niti i calendari delle ďŹ nali. Nell’open femminile 12 squadre lotteranno per disputare la partita dell’anno. Nel girone X ci sono SeraďŹ ca, Castenedo-

lo, Bagolino, Nave, Consorzio Vela, S. Giacinto Rosso. Nel girone Y si affronteranno S. Faustino, Star Volley Academy Nord, Calvisano, Ponte Zanano, S. Angela Merici e Resto del Maury. Stessa formula per le juniores. Il sestetto del girone X comprende Collebeato, Franciacorta, Prevalle, Ponte Zanano, S. Martino e S. Pancrazio. Dalla parte opposta – nel girone Y – Piemonti Costruzioni, Essegi, Castegnato, Fionda, S. Giacinto e Atlantide.


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In memoria di Ransenigo Egr. direttore, uno dei settori che ha visto don Bosco antisignano è certamente quella della formazione professionale. Ha scoperto i valori formativi del lavoro e ne ha fatto un sistema, quando ancora in Italia si muovevano i primi passi in tale ricerca. I salesiani, fedeli ai suoi insegnamenti ed esempi, lo diffusero in tutto il mondo. In Italia, per renderlo sempre piĂš efficiente, raccolsero tali Centri ed esperienze nella Federazione nazionale di formazione professionale, promossa dal Centro nazionale opere salesiane, riconosciuto civilmente. Tale organismo, molto apprezzato e ricercato, ha una sua presidenza nazionale che funziona anche di Centro di rappresentanza, di studio e di promozione. Ultimamente è venuto a mancare il Salesiano don Pasquale Ransenigo che vi ricopriva l’incarico di consigliere socio-politico. Un bresciano autentico che alla schiettezza e cordialitĂ dei rapporti umani sapeva unire una rara competenza nella formazione professionale iniziale. Ne vorrei fare memoria perchĂŠ tale settore continua ad essere trascurato sia dai media, sia dai politici che dalle famiglie. La formazione professionale continua ad essere una scuola di serie B e i ragazzi che la frequentano si sentono a disagio. Don Pasquale Ransenigo si è preparato seriamente a questo compito, conseguendo la maturitĂ tecnica e la laurea in Scienze politiche e facendo esperienza con tali ragazzi per una quindicina d’anni nei Centri salesiani di Sesto San Giovanni, di Bologna e di Brescia. Nel 1977 veniva chiamato a Roma perchĂŠ collaborasse a coordinare il lavoro dei Sale-

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siani nella formazione professionale a livello nazionale. Sono anni di pionierato. Nata la Federazione, anche per suo suggerimento, si trattava di farla riconoscere civilmente: compito non piccolo. Riunioni si succedono a riunioni, partecipa a commissioni di studio, ad incontri con i politici e con i sindacati, con gli altri Enti di FP e con Centri di ricerca. Diventa una vita di studio personale e di consulenza specie in questi tempi di riforma e di evoluzioni del sistema formativo, specie nel passaggio dallo Stato alle Regioni. Don Ransenigo ha svolto un ruolo molto stimato ai tanti tavoli di trattative, nella elaborazione della legge-quadro 845/78, nei vari contratti di lavoro per gli operatori del sistema convenzionato di FP, soprattutto nel sostenere le scelte che hanno portato all’ istituzione dell’obbligo formativo, all’obbligo scolastico, dando dignità al sistema della FP. Non ha lasciato molto scritti, ha preferito sempre il contatto personale sia negli incontri che nei corsi di aggiornamento del personale. Questi incontri li ha sovente trasformati in amicizia. Fedele a don Bosco, non mancava mai di sottolineare gli aspetti educativi dei problemi. Padre Felice Rizzini

SolidarietĂ senza confini Egr. direttore, pochi giorni prima del Santo Natale, ho chiamato un’amica che, dopo un difficile periodo vissuto in Italia, è tornata con il marito e i bambini a vivere in una delle zone piĂš povere della Moldavia romena. Era in ospedale, in sala intensiva con la sua bambina di diciotto mesi che respirava faticosa-

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mente a causa dell’asma e della polmonite . Mi disse piangendo: “ ‌ Ăˆ il quinto ricovero in pochi mesi‌ le sue piccole vene tormentate dagli aghi si rompono facilmente‌ mi dicono che serve un vaccino particolare e tanti altri farmaci che dovrò pagare, non so come fare, ho il cuore a pezzi‌ “Il marito e gli altri due figli erano a casa, a 90 km di distanza, nevicava e i bambini non avevano scarpe abbastanza robuste per raggiungere la scuola camminando a lungo su strade sterrate e piene di fango, nel gelo. Conosco da tempo la condizione difficile di questa amica: la macchina vecchia ferma da mesi perchĂŠ mancano i soldi per la riparazione, i denti, dopo la fame e gli stenti dell’infanzia e le tre gravidanze, necessitano di cure pesanti e costose, impossibile solo pensarci perchĂŠ il marito che è piastrellista non ha piĂš un lavoro e l’ultimo non gli è stato pagato. Al momento è in Italia dove gli è stata offerta un’occupazione per due mesi: ha quindi affrontato la spesa del viaggio ma tre giorni dopo aver portato a termine un lavoro che era in scadenza è stato lasciato a casa. Mi commuovono i singhiozzi soffocati di questa giovane mamma che per i suoi bambini, e solo per loro, tende umilmente la mano per chiedere aiuto. In pochi giorni, affiancata da amiche che hanno conosciuto bene questa famiglia, abbiamo racimolato e spedito materiale di prima necessitĂ e poi, con il passaparola tra amici e parenti, sono arrivate le prime offerte subito girate in Romania. In tutto sono stati raccolti 1460 euro che ci hanno permesso di arginare momentaneamente una situazione disperata che pure rimane molto precaria. Devo un sincero grazie ai gruppi: dei volontari, degli

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alpini, delle “Ore Sereneâ€? di Lograto, alle anonime persone che hanno risposto con prontezza e sensibilitĂ all’appello. Voglio sottolineare che sono orgogliosa di appartenere a questa comunitĂ piccola ma grande, attenta, disponibile, ricca di altruismo, pronta alla caritĂ ed è per questa ragione che ho desiderato scrivere questa lettera. PerchĂŠ è bello, in un mondo in cui fanno notizia la violenza, l’arroganza, la non accoglienza‌ far conoscere il bene che si compie a favore dei piĂš deboli senza rumore, come la foresta che cresce in silenzio. Il mio invito è a confidare sempre nella Provvidenza e a ringraziare tutti coloro che ne sanno udire il sottile richiamo. Grazie amici, grazie di cuore. Lettera firmata

figurare un’informazione equilibrata di ciò che succede sul territorio, senza dover spintonare nessun collega, e senza dover essere buttata fuori di pagina dalla presenza magari invasiva di altri. Voglio dire. Ci potrĂ essere spazio per tutti e per tanto. Tutto ciò, con soddisfazione, credo, anche del lettore, gratificato dalla considerazione di chi lo vede capace di “leggereâ€?, oltre che di scorrere le pagine guardando belle ed enormi fotografie: ne va della dignitĂ del lettore appunto, e del giornale! Complimenti dunque per il coraggio di una scelta in buona parte controcorrente, vista la misura minima alla quale sembra ci si debba tutti adeguare. Lina Agnelli

Una “Voce� che piace

Cinque generazioni di italiani

Egr. direttore, mi fa piacere complimentarmi per la scelta editoriale che ha dato nuova veste tipografica a “La Voce del Popoloâ€?. L’apprezzamento è stato immediato e di soddisfazione, sia come lettrice che come collaboratrice. Come lettrice trovo finalmente cose scritte con un certo costrutto, non ingabbiate e penalizzate dalla logica degli spazi ridotti. Come collaboratrice immagino la possibilitĂ di esprimere al meglio quanto si ha da raccontare senza dover fare i conti con le righe e le mezze righe, che dovevano essere quelle e non un frammento di piĂš: certo, non è per fare, ora, scorribande nella chiacchiera inutile, ma per dare corretta informazione, non banalizzata, anche formalmente, dalla povertĂ di spazio. In questo quadro riesco pure a pre-

Egr. direttore, in 150 anni, il tempo passa al setaccio all’incirca cinque generazioni. Forse, piĂš che celebrare astrattamente questo lasso di storia, dovremmo immaginare la successione in linea familiare di cinque italiani, per avere un’idea realistica del cambiamento avvenuto lungo questo periodo e provare in questo modo a leggere il senso della nostra storia e ad affacciarci sul futuro. Ăˆ luogo comune del resto ricordare la famosa frase attribuita a Massimo D’Azeglio, secondo cui dopo avere realizzato l’UnitĂ ci si doveva preoccupare di formare gli italiani, un’esigenza che, sia pure in modi diversi, è stata sentita in tutti gli Stati moderni al momento della loro unificazione – dato che, almeno in Europa, si partiva ovunque dalla frammentazione feudale,

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da noi ovviamente durata piĂš a lungo, per di piĂš aggravata dalla presenza di dominazioni di lingua e cultura non italiane. Ci sfiora in questo modo, in maniera del tutto naturale e spontanea, l’intuizione che qualsiasi patria ha una dimensione che possiamo definire “invisibileâ€?, nel senso appunto che non bastano, come hanno voluto taluni nazionalisti, la condizione storico-geografica nĂŠ, come pensano altri materialisti, l’insieme dei tessuti socio-economici a determinare l’essenza di una Patria; nĂŠ è sufficiente l’idea di una “culturaâ€?, sia perchĂŠ la sua precisa identificazione è spesso assai difficile, sia perchĂŠ circoscrive alla componente intellettuale dell’essere umano la sua caratterizzazione, dalla quale restano in questo modo escluse quelle sensibilitĂ interiori alle quali ci possiamo riferire come alla vera “animaâ€? di un popolo, umanamente piĂš vasta della sua pur splendida intellettualitĂ . Per questo, riferendoci appunto all’anima di un popolo, dovremmo parlare di una componente “moraleâ€? della Patria, ovviamente non rifacendoci al concetto del bene e del male con cui spesso si identifica la moralitĂ , ma al modo di essere e sentirsi nell’anima rispetto alla propria comunitĂ umana. Qui sta propriamente la dimensione “invisibileâ€? della Patria, quella fondamentale, se ci pensiamo bene, poichĂŠ solo in essa può radicarsi realmente il sentimento di un’appartenenza comune, ogni moto di solidarietĂ , ogni spinta al superamento dell’interesse individuale, in una parola il fondamento di una vera comunitĂ . Su questa idea, nel mentre si viveva l’impegno politico degli anni della contestazione e degli anni di piombo, e poi anche il ripie-

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gamento individualistico degli anni Ottanta e Novanta, nessuno o forse pochi hanno piĂš fatto affidamento come base delle proprie scelte fondamentali, nel lavoro, nella famiglia, nelle idealitĂ . I giovani di adesso, ragazzi nati dopo gli anni Ottanta, vivono moralmente le conseguenze della perdita progressiva della vitalitĂ morale del nostro popolo, una perdita che hanno sentito nelle parole e visto nei comportamenti dei padri e dei nonni, che leggono sui giornali, ascoltano dai mass-media, mentre assimilano proposte culturali e utilizzano strumenti di comunicazione interpersonale che rafforzano il senso di dispersione della propria identitĂ in una “globalizzazioneâ€? nella quale definire la propria appartenenza ad una societĂ unitaria appare del tutto inutile, prima che impossibile. La Patria passa quindi invisibile dietro la celebrazione di questi 150 anni di UnitĂ : non sono questi i tempi, non sono questi gli uomini, non sono queste le classi dirigenti adeguati ad una simile ricorrenza. Ma la Patria invisibile è reale nei fatti: “L’Italia è uno dei pilastri fondamentali del nostro rapporto con l’Europa ed è indispensabile in qualsiasi sforzo volto a incanalare le risorse europee per affrontare i nostri interessi globali. Per le forze Usa, l’Italia rappresenta una piattaforma geo-strategica unica in Europa, e consente di raggiungere facilmente zone a rischio in tutto il Medio Oriente, l’Africa e l’Europa. E, a causa di questa posizione, cosa ancor piĂš importante, l’Italia e questo Governo ha dimostrato la volontĂ , e anche l’entusiasmo, di affiancare gli Stati Uniti nell’affrontare molte delle piĂš pressanti questioni della nostra epocaâ€?. Quello che sta avvenendo

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nell’area centrale del Mediterraneo, sulle coste della Libia, su cui si affacciano le nostre isole da Lampedusa in su, ci costringe oggi a riconoscere che l’unitĂ dell’Italia era nei fatti, come era inevitabile la nostra partecipazione alle lotte coloniali ed alle guerre mondiali del XX secolo, cosĂŹ come le nostre divisioni ideologiche e ideali che quei conflitti hanno tragicamente alimentato. Perciò quello che si richiede agli italiani di oggi, di cui dovremmo occuparci in questo 150° anniversario, è qualcosa di assai difficile da conseguire, in quanto appunto ha a che vedere con l’UnitĂ morale dell’Italia, che possiamo immaginare come somma della consapevolezza, in ciascuno di noi, di ciò che l’Italia è: una somma che costruisce la nostra Patria invisibile appunto, assai diversa dalla retorica patriottica, dal nazionalismo escludente, dalle aspirazioni di potenza e, proprio per questo, è Patria destinata a restare, destinata a durare; quella che passa di padre in figlio, che si trasmuta di padre in figlio, ma non si esaurisce; quella che sola può seriamente collaborare con gli altri Popoli, quando anch’essi divengono somma della libera coscienza degli esseri umani che li compongono. Patria invisibile che sola garantisce della nostra libertĂ , indipendenza e sovranitĂ . Se ancora dobbiamo fare gli italiani, è di essa che dobbiamo occuparci, della Patria invisibile che dĂ senso alla storia d’Italia, da ben prima della sua UnitĂ , e che lascerĂ intatto il suo valore anche il giorno in cui l’Italia non dovesse piĂš esistere nello spazio e nel tempo. E ne sono convinto il concetto di federalismo, voluto e pazientemente sostenuto dalla Lega, approvato al Parlamento,

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darà filo da torcere al Generale Garibaldi nel futuro e cioè trasparenza e responsabilità di tutti i Comuni. Celso Vassalini

Un grazie al Vescovo Egr. direttore, ho letto con interesse le notizie circa le iniziative straordinarie promosse dalla diocesi per la Quaresima. Può essere che qualcosa mi sia sfuggita, ma non ho letto nulla in merito alla prossima Beatificazione del grande papa Giovanni Paolo II. Altre Diocesi stanno promuovendo mostre, incontri ( penso a Rimini, a Pompei, Catanzare, Bergamo...). Sarebbe veramente triste se Brescia, che pure ha ricevuto moltissimo da questo grande Papa ed ora Beato, non si attivasse in modo degno ed adeguato. Ecco, solo questo volevo dire. Nel mio piccolo, comunque sto facendo qualcosa all’interno della mia parrocchia. Ed ovviamento sarò a Roma il 1° maggio.Un granello di sabbia, per una gratitudine immensa e indicibile verso un uomo che si è speso fino alla fine per annunciare e far conoscere l’amore di Dio. Carmela Randone

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