La Voce del Popolo 2011 14

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“Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voiâ€? (Lc 22,15). Ăˆ stato al termine, o all’interno, dei segmenti piĂš incisivi del dolore, che mi sono ritrovata ad offrire, come ultima-unica risposta rimasta per dare senso alla vita. Spreco, lode, schiacciamento del cuore come uva, ciotola di lacrime preziosamente conservate p per una speranza di vita oltre l’evidente, per una crescita del de dopo, invisibile nell’ora. Riuscire ad offrire il dolore è sempre sem stato un dono ricevuto, in quanto vetta alta da toccare per chi, come me, non è abituato alla scarsitĂ di ossigeno dei san santi arrampicatori d’alta quota. Dono nato dalle gocce di vita dello stupore, poichĂŠ sempre le piccole creature hanno spinto alla part partecipazione ad una vita cosmica piĂš ampia, un evolversi rapidissimo verso la realizzazione dell’universo, dove ogni piĂš lento o rapidi piccolo atomo di offerta e ogni minimo gesto di bene va a vantaggio di tutti, moto che allarga le sue onde oltre le possibilitĂ dello sguardo.

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Il vento elettorale soffia anche su Brescia

La Via Crucis segno di devozione popolare

Il Progetto formativo e la Regola di vita del Seminario

La dignitĂ umana va oltre il cervello

Quindici milioni per la competitività dell’azienda

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Žƒ‹…‹ …ƒ––‘Ž‹…‹ Â?‡Ž –‡Â?’‘ †‡Ž ˜‘–‘ Ci risiamo. Ăˆ quasi tempo di nuove elezioni. In questo caso amministrative, per 29 tra i Comuni bresciani. Entro il 16 aprile alle ore 12 dovranno essere presentate le liste con i nomi dei candidati sindaci e consiglieri comunali. Sembra riguardi poche migliaia di cittadini, ma non è mai vero. In Italia ogni tornata elettorale, ormai, ha il sapore dell’ultimatum sulla politica nazionale del governo di turno. Massima attenzione, quindi, da parte degli osservatori. Il rischio reale è che l’impatto nazionale divenga talmente eccessivo da fagocitare ciò che piĂš vale quando si tratta di eleggere sindaci e consigli comunali, ovvero un dibattito serio in loco sui problemi e sul futuro della vita delle comunitĂ in cui viviamo. Mi permetto, allora, qualche sottolineatura, che nasce a margine di un intervento che il prof. Luca Diotallevi ha tenuto nei giorni scorsi ai membri del Consiglio presbiterale della diocesi di Brescia sul rapporto Chiesa e politica, a cui aggiungo qualche applicazione per il presente. La domanda da cui mi muovo è: come i cattolici bresciani possono dare un contributo in questa stagione preelettorale? Con quale ruolo? Escludo dal discorso coloro che giĂ sono scesi in campo in una parte politica. Essi, naturalmente, giocheranno una partita da protagonisti. Penso agli altri, i laici delle nostre parrocchie: cosa faranno o saranno solo spettatori passivi in attesa di votare il 15 o 16 maggio? Ricordava Diotallevi: â€œĂˆ urgente riprendere consapevolezza, da parte di ogni cattolico, delle grandi opportunitĂ ermeneutiche che l’esperienza sociale e l’insegnamento della Chiesa ci comunicano anche a proposito della politica. Nella recente Settimana sociale di Reggio Calabria si è parlato di un’agenda di speranza per il paeseâ€?. Applicazione: perchĂŠ i cattolici dei nostri paesi chiamati

al voto non si fanno promotori di momenti e dibattiti in cui porre ogni schieramento davanti alla necessitĂ di dare quei segni e quei progetti di speranza da realizzare nella futura amministrazione del loro Comune, magari traducendo in bresciano l’agenda di Reggio Calabria? Ciò sarĂ possibile se i laici riprenderanno forza per una presenza che sia fermento ovunque vi sia pensiero e capacitĂ di progettare perseguendo il bene comune. Ai pastori varrĂ la pena non chiedere opinioni politiche, ma di illuminare il percorso per mettere in evidenza chi cerca il bene possibile della comunitĂ e manifesta quelle competenze e quella creativitĂ necessaria per affrontare bisogni e sfide future. “Un passaggio culturale cruciale sarĂ - diceva ancora Diotallevi - quello di desacralizzare e deideologizzare la coppia destra/sinistraâ€?. Qualcuno l’ha giĂ capito. Crescono, infatti, anche nel nostro territorio proposte politiche che mirano a rappresentare attraverso liste civiche le esigenze piĂš concrete del territorio. Il bello sarĂ provare a smascherarne i luoghi comuni e i tratti di ambiguitĂ . Ciò vale anche per la Lega, naturalmente, che, in queste amministrative, pare tenda ad andare sempre piĂš da sola. “Di straordinaria attualitĂ , sotto tanti profili, - concludeva il professore - resta in questo momento la lezione di Luigi Sturzo e di Alcide De Gasperiâ€?. Da loro impariamo a verificare se non è vero che non è piĂš in ragione di un’ideologia che si produce un programma, ma è un programma (se adeguato) a poter produrre una certa alleanza politica. Nella ricerca, infatti, di buone mediazioni forse potremo costruire, anche in campo locale, una buona azione politica e ci salveremo dagli eccessi e dalle posizioni estremiste e radicali che non hanno mai prodotto nulla di buono. Almeno tentiamo.

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ÂŽ …ƒŽ‡Â?†ƒ”‹‘ †‡Ž ˜‘–‘ ‡ •…ƒ†‡Â?œ‡ Â?‡‹ ‘Â?—Â?‹ „”‡•…‹ƒÂ?‹ Manca poco piĂš di un mese all’appuntamento elettorale del 14 e 15 maggio quando, solo nel Bresciano, saranno 29 i Comuni chiamati al voto. In ogni singola realtĂ partiti e movimenti civici sono al lavoro per deďŹ nire le liste dei candidati e adempiere alle incombenze prescritte dalla legge. Le liste potranno essere depositate tra le 8 di venerdĂŹ 15 aprile e le 12 del giorno successivo negli ufďŹ ci elettorali dei singoli Comuni che procederanno alla veriďŹ ca dei

requisiti richiesti, a partire da quelli dei candidati per arrivare alla convalida delle ďŹ rme raccolte tra la cittadinanza per il sostegno a liste di candidati. Dopo la convalida inizierĂ il periodo della campagna elettorale ufďŹ ciale (quella ufďŹ ciosa è giĂ iniziata da tempo) con la deďŹ nizione delle rigide norme che regolano questo importante momento di comunicazione con la cittadinanza. Nessuno tra i Comuni bresciani ha piĂš di 15mila abitanti: non ci sarĂ cosĂŹ il ballottaggio.

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olitologi piĂš o meno riconosciuti sostengono che l’Italia è uno dei pochi Paesi del mondo a vivere una situazione di costante campagna elettorale. Non ci sarebbe (non c’è, ndr.) soluzione di continuitĂ tra una tornata elettorale e l’altra perchĂŠ le forze politiche chiuse le urne hanno ormai scelto la contrapposizione fatta di annunci (lo stile tipico della campagna elettorale) a scapito di un confronto sui problemi in cui si dibatte il Paese reale. Per questo motivo suscita una certa curiositĂ il fatto che pur mancando sole poche settimane al prossimo appuntamento elettorale (le amministrative del 14 e 15 maggio)la politica nazionale sembra distratta. La crisi nel Mediterraneo, l’emergenza immigrazione, i ripensamenti sul nucleare, la riforma della giustizia, e altro ancora sembrano avere relegato in un angolo una consultazione elettorale che, in Italia, coinvolgerĂ oltre 1300 Comuni e nove amministrazioni provinciali. Un minimo di ribalta nazionale è conquistata soltanto dai Comuni di Milano, Napoli, Torino, Bologna, considerati dai partiti importanti test per verificare sul campo la loro tenuta. Le forze politiche si sono divise sull’ipotesi di accorpare le amministrative e i referendum in un election day che, a detta dei suoi sostenitori avrebbe fatto risparmiare allo Stato qualcosa come

400 milioni di euro. CosĂŹ, però, non è stato e il Paese dovrebbe apprestarsi a vivere una nuova primavera di campagna elettorale. Il condizionale, per tutto quanto scritto nelle righe precedenti, è d’obbligo, anche se la storia delle recenti consultazioni ha insegnato che il clima andrĂ a surriscaldarsi nei giorni di immediata vigilia del voto. Nel Bresciano i Comuni chiamati al voto saranno 29. Per 28 di questi si tratterĂ di un ritorno alle urne per fine naturale della legislatura. Per Collio, la 29ÂŞ delle amministrazioni comunali al voto, si tratta di un ritorno anticipato alle urne. Il Comune dell’Alta Valtrompia si prepara al voto in anticipo di due anni e mezzo rispetto alla scadenza naturale del mandato del sindaco Mirella Zanini che nel giugno dello scorso anno era stata costretta alle dimissioni per il venire meno della maggioranza che l’aveva sostenuta. L’amministrazione di Collio era stata affidata al commissario Beaumont Bortone, nominato dal prefetto di

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Brescia Narcisa Brassesco Pace. Gli altri comuni bresciani che andranno al voto e che il 15 maggio conosceranno i propri assetti (visto che nessuno ha una popolazione tale da richiedere un eventuale ballottaggio) sono Anfo, Artogne, Azzano Mella, Bagnolo Mella, Barghe, Bienno, Bovegno, Capriano del Colle, Castel Mella, Collebeato, Corte Franca, Esine, Flero, Incudine, Isorella, Losine, Moniga del Garda, Nave, Ono San Pietro, Ospitaletto, Ossimo, Pian Camuno, Piancogno, Polpenazze del Garda, Poncarale, Pontoglio, Soiano del Garda e Torbole Casaglia. RealtĂ in cui l’attesa per l’appuntamento elettorale sta crescendo a pochi giorni dalla scadenza dei termini, fissati per le 12 di sabato 16 aprile, per la presentazione delle liste dei candidati. Il “ventoâ€? che sembra soffiare è ancora una volta quello delle liste civiche. Dovrebbe essere la Lega l’unico partito a presentarsi con il proprio simbolo o almeno in modo estremamente riconoscibile. Difficile dire, come conferma il politilogo Roberto Chiarini in queste pagine, se la tendenza a fare largo ricorso alla presentazione di liste civiche risponda alla volontĂ di protagonismo locale o sia semplicemente una scorciatoia per sottrarre i partiti a quello che potrebbe essere un impietoso giudizio degli elettori. Andrea Cottinelli, primo cittadino di Rovato, racconta la sua esperienza di sindaco.

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&KLDULQL HOH]LRQL ORFDOL SLF Roberto Chiarini (nella foto) è fra i bresciani uno dei piĂš attenti analisti della politica locale e nazionale. Per questo guarda con attenzione anche a una consultazione come quella del 14 e 15 maggio che nel Bresciano vedrĂ tornare alle urne 29 Comuni per la definizione di nuovi assetti amministrativi, una consultazione che, a oggi, non sembra scaldare piĂš di tanto la politica nazionale “Anche se quella della politicizzazione delle consulta-

zioni locali na specialitĂ tipicamente italiana - afferma Chiarini - credo che tutto sommato sia un bene il fatto che nelle amministrative siano gli altri i fattori preponderantiâ€?. Agli elettori del piĂš piccolo dei Comuni, questo il pensiero del politologo, non importa tanto quanto dicono da Roma o da Milano, sono molto piĂš “pesantiâ€? in termini di consenso la figura, l’autorevolezza, la credibilitĂ e il radicamento dei candidati in campo. “Nei piccoli

centri - continua - sono elementi che pesano piĂš degli schieramentiâ€?. Chiarini non nasconde però che se grande peso hanno i candidati altrettanto importanti sono in sede locale i gruppi che si creano per sostenerli e visto che la politica, soprattutto alla base, non gode oggi di particolari consensi, meglio affidarsi a liste civiche. Il tema, da tempo sul campo, è quello di stabilire se queste aggregrazioni siano realmente espressione di un


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‘˜‹–Â? ƒŽƒ ‹Ž Â?—Â?‡”‘ †‹ …‘Â?•‹‰Ž‹‡”‹ ‡ ƒ••‡••‘”‹ Le amministrative messe in calendario per il 14 e 15 maggio prossimo porteranno al rinnovo di 29 Comuni del Bresciano. NovitĂ non si avranno solo nei volti degli eletti ma anche nel loro numeri. Diminuiranno di 150, tra consiglieri e assessori, gli amministratori che usciranno dalle prossime elezioni amministrative. Il taglio è dovuto alla legge 26 marzo 2010 n.42, che ha convertito il decreto legge 25 gennaio 2010 n. 2, prevede una riduzione dei

consiglieri del 20%, mentre per gli assessori il loro numero è rideterminato sulla base della nuova composizione consiliare, in misura pari ad un quarto del numero dei consiglieri, computando il sindaco o il presidente. In particolare, nei Comuni ďŹ no a 3000 abitanti, i consiglieri passeranno da 12 a nove e gli assessori da quattro a tre. Nei Comuni ďŹ no a 10mila abitanti, i consiglieri si ridurranno da 16 a 12 e gli assessori da sei a quattro.

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´*LRLHÂľ H ´GRORULÂľ GHOO¡HVVHUH VLQGDFR Si è giĂ sottoposto per due volte (nel 2002 e nel 2007) al giudizio degli elettori proponendosi alla guida di una lista civica che a Rovato ha avuto la meglio (anche se la seconda per il rotto della cuffia) su altri pretendenti che si presentavano sotto bandiere politiche riconoscibili. Andrea Cottinelli, sindaco di Rovato, ha davanti ancora un anno di amministrazione; è dunque libero da incombenze elettorali (il voto amministrativo nel Comune franciacortino è per il 2012) e per legge (ma non si sarebbe comunque presentato per una terza volta) non potrĂ piĂš candidarsi a primo cittadino. Ăˆ anche uno dei tanti sindaci bresciani in grado di raccontare la “faticaâ€? dell’essere primo cittadino, di anticipare a quanti si candideranno nei 29 Comuni bresciani chiamati al voto cosa significa reggere le redini di una amministrazione. “Due sono le fatiche - afferma Cottinelli - a cui un sindaco deve essenzialmente fare fronte. La prima è di natura relazionale. Una societĂ che viaggia a ritmi sempre piĂš sostenuti e che sottrae tempo ai rapporti interpersonali fa sentire i suoi effetti anche sull’attivitĂ amministrativaâ€?. L’impossibilitĂ di rapportarsi con gli interlocutori istituzionali con la dovuta calma incide per Cottinelli sulla qualitĂ di tante relazioni esponendo il sindaco a un di piĂš di fatica. L’altro fronte di difficoltĂ con cui un primo cittadino, al di lĂ della sua appartenenza politica, deve fare i conti è quello dettato da un momento storico che è negativo, caratterizzato da risorse sempre piĂš risicate con cui fare fronte a problemi sempre piĂš gravi. “Quando un sindaco - è il pensiero di Andrea Cottinelli al riguardo - deve dare risposte sempre piĂš pesanti avendo sempre meno mezzi a disposizioni, la fatica diventa veramente pe-

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FFROH LVROH GL YLWDOLWj SDUWHFLSDWLYD sentimento civico o semplice foglia di fico per non esporre i partiti a giudizi che potrebbero essere anche impietosi. “Credo - sono le considerazioni di Chiarini al proposito - che ci stiano entrambe le ipotesi. A livello locale è sicuramente possibile coagulare dietro a candidati credibili e a proposte amministrative attente al particolare gruppi non necessariamente caratterizzati da un comune sentire politicoâ€?. Per Chiarini i partiti, anche in presen-

za di liste civiche, hanno comunque gli strumenti per fare leva su sentimenti di appartenenza. C’è però un’ultima questione su cui Chiarini fornisce una sua lettura. Una politica in crisi, che non gode piĂš di un apprezzamento acritico della base, questa la domanda, non ha tutto da perdere nel lasciare a livello locale il campo libero alle liste civiche? “Credo che la struttura superverticistica che tutti i partiti piĂš o meno si

sono dati - è il suo pensiero - non ha piĂš bisogno di formare la sua classe dirigente dal basso. Probabilmente non le interessa nemmeno alimentare questo canale. Al massimo i partiti si limitano a prendere atto di ciò che dal territorio emerge per un suo impiego in chiave utiliristica nel solo momento elettoraleâ€?. Servono personaggi da far transitare nei collegi prima del voto. Tutto il resto, per Chiarini, oggi sembra essere superfluo.

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PiĂš passano i giorni dall’avvio dell’operazione “Odissea all’albaâ€? piĂš la partecipazione della comunitĂ internazionale all’azione contro il regime di GheddaďŹ sembra perdere di energia. Secondo esperti internazionali, infatti, i raid aerei e il blocco navale operato nel Mediterraneo avrebbero ridotto soltanto di poco la forza militare del rais che, come dimostra l’andamento altalenante della guerra civile che si sta combattendo il Libia, sarebbe

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ancora in grado di tenere sotto scacco i rivoltosi. Proseguono, seppure in modo spesso contorno, i tentativi di trovare una soluzione diplomatica alla crisi in corso. Nei giorni scorsi anche il ministro degli Esteri italiano Frattini ha incontrato il responsabile per le questioni estere del Comitato di transizione dei ribelli, mentre GheddaďŹ , tramite suoi emissari, ha chiesto la collaborazione di Grecia, Malta e Turchia. La via diplomatica, però, non è gradita

ai “ribelliâ€?. Il loro rappresentante considera inaccettabile qualsiasi iniziativa politica che non porti alla ďŹ ne del regime di GheddaďŹ . Bengasi ha infatti respinto l’idea di una transizione condotta dal ďŹ glio del colonnello, Saif. L’Italia ha riconosciuto il gruppo di Bengasi come unico interlocutore e non ha escluso, seppure come “estrema ratioâ€?, la possibilitĂ di armare i ribelli libici. Come questo possa conciliarsi con il blocco della fornitura di armi è da veriďŹ care.

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e i movimenti di protesta del mondo arabo si protrarranno fino alle estreme conseguenze, ci sarĂ la fine di Al Qaeda. Ăˆ la tesi sostenuta dal giornalista esperto di geopolitica Claudio Gandolfo, intervenuto nella sede provinciale delle Acli al forum, quanto mai attuale di questo tempi, “Il dominio del Mediterraneoâ€?. Per giungere a questa conclusione, Gandolfo muove dagli ultimi eventi occorsi nel Nord Africa, li ricollega ad altri accaduti in passato, avanza ipotesi sul venir meno delle ideologie che hanno caratterizzato la realtĂ islamica. Ăˆ curioso il titolo che il giornalista sceglie per la sua relazione: “L’89 del mondo araboâ€?. Secondo Gandolfo infatti, come nel caso della Rivoluzione Francese del 1789 oggi gli arabi chiedono democrazia e superamento dell’ancien rĂŠgime con un effetto domino da un Paese all’altro. Entrando nel merito delle proteste Gandolfo evidenzia alcune peculiaritĂ . Innanzitutto la presenza di numerosi giovani, “coinvolti attraverso il web, Twitter, Facebook, gli smsâ€?. Poi, la spontaneitĂ delle manifestazioni, l’assenza di capi, il mancato coinvolgimento di gruppi islamici, la volontĂ di non proporre alcuno slogan contro l’Occidente, la preoccupazione di “non farsi scippare il cambiamentoâ€?. Infine, il passaggio dalla concezione delle

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senza però coinvolgere altre personeâ€?. Gandolfo ritiene che i movimenti esplosi dalla Tunisia al Bahrein, passando per la Libia, l’Egitto e la Giordania segnino la fine delle due ideologie che hanno contrassegnato il mondo arabo lungo tutto il Novecento: “la forte idea nazionalista e l’identitarismo religioso islamico, il quale nei suoi eccessi ha condotto al fondamentalismo e ad Al Qaedaâ€?. Il mondo arabo sta quindi cercando di costruire un ponte verso l’Occidente (“una prova evidente di questo fenomeno è l’utilizzo di un linguaggio comune al nostroâ€?), l’Eu-

ropa perciò non deve restare sorda, “non comportandosi come in passato con l’Afghanistan o l’Iraq, ma fornendo un appoggio oggettivoâ€?. “Se tutto quanto ho delineato si verifica – sintetizza Gandolfo – allora i veri sconfitti di questo processo saranno i terroristi di Al Qaedaâ€?. Ma è davvero possibile una democrazia in salsa araba? “Ci vorrĂ del tempo per dare una risposta definitivaâ€?, conclude Gandolfo, che ammonisce: “Attenzione che la vera posta in gioco è l’Arabia Saudita: se salta anche quella sarĂ una bomba geopolitica planetariaâ€?.

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'RSR OD EXIHUD VDUj LO WHPSR GHOOH ULVSRVWH Gli eventi del Mediterraneo del sud hanno preso l’Europa, intesa come singoli Stati, dai piĂš grandi ai piĂš piccoli, e come Unione Europea, alla sprovvista. Dopo il disorientamento, però, deve venire il tempo dell’Unione, che ha un processo decisionale lento e contraddittorio, che sconta gelosie e complessi tra gli Stati, una strutturale rigiditĂ burocratica, mezzi di azione modesti, al di lĂ di quelli che gli stessi Stati membri possono met-

tere in campo. Ma l’Unione è l’unico soggetto di peso sufďŹ ciente per affrontare la sďŹ da che giunge dal Mediterraneo. Allora occorrerĂ cominciare a parlare della soluzione politica della crisi libica, come ďŹ nalmente si comincia a fare, e poi di un piano coordinato di investimenti in Tunisia, Egitto, senza dimenticare Algeria e Marocco. Sono decenni che la questione è sul tavolo. Ora l’occasione potrebbe essere propizia per procedere. E cosĂŹ, in

un sistema di relazioni serio e di lungo periodo con la sponda meridionale, si potrĂ affrontare la questione dell’immigrazione, in una forma che non può essere semplicemente la rincorsa delle emergenze. Anche se ovviamente le emergenze generano rendite politiche succose. Quel che vale per l’Unione vale, in scala, per l’Italia, che è una realtĂ complessa, fatta di molti attori. Il rischio è sempre quello della confusione e dell’inconcludenza, anche se

la gestione delle emergenze spesso fa emergere aspetti imprevedibili del genio italico. Come per l’Unione, cosĂŹ la gestione e gli esiti di questa crisi rappresentano un esame importante di maturitĂ anche per il Paese. Ăˆ il momento di assumere nuova coscienza dei nuovi assi geopolitici del mondo e dei trend demograďŹ ci causati dalla decrescita della natalitĂ . Non farlo potrebbe portare, nell’arco di pochi anni, a una progressiva marginalitĂ


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ÇŻ “—‹Žƒ ‘’‘ †—‡ ƒÂ?Â?‹ ƒÂ?…‘”ƒ ƒ……ƒÂ?–‘ ƒŽŽƒ ’‘’‘Žƒœ‹‘Â?‡ Sono passati due anni dal violento terremoto che ha devastato L’Aquila (nella foto) e altre zone dell’Abruzzo. Caritas italiana, e con essa le sue delegazioni diocesane, si è attivata da subito per dare sostegno e solidarietĂ alle popolazioni colpite dal sisma. Grazie alla solidarietĂ espressa da quasi 23mila 500 donatori italiani ed esterie al contributo della Conferenza episcopale italiana, Caritas italiana ha raccolto oltre 35 milioni di euro (piĂš di 18

utilizzati per l’emergenza, progetti sociali, e la ricostruzione; tre per opere attualmente in corso di realizzazione e i rimanenti per le opere ed i progetti in fase di veriďŹ ca). In questo modo Caritas ha potuto rispondere a molti bisogni primari della popolazione. Grazie alla generositĂ di tanti sono stati realizzati interventi di prima emergenza; azioni di prossimitĂ e sostegno diretto; sono stati costruiti Centri di comunitĂ ,

scuole, strutture di edilizia sociale ed abitativa, servizi sociali e caritativi. Ăˆ stato inoltre possibile procedere al consolidamento e al ripristino funzionale di locali parrocchiali per attivitĂ sociali e comunitarie; pensare progetti di animazione e aggregazione rivolti in particolare ai bambini, preadolescenti e giovani; progetti a favore delle persone in situazione di grave emarginazione, immigrati, borse lavoro per giovani, sostegno al

reddito, microcredito, iniziative di scambio e accompagnamento tra comunità cristiane e Chiese sorelle. A due anni di distanza continua sempre piÚ forte il sostegno alla Caritas diocesana de L’Aquila perchÊ possa elaborare strategie di lungo periodo quanto piÚ possibili stabili e ordinarie, procedendo in modo sempre piÚ autonomo nei quattro ambiti principali dell’intervento di ricostruzione: ascolto, accoglienza, sostegno economico al reddito, animazione.

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econdo le statistiche, in Europa vivono 80 milioni di poveri e 100 milioni di volontari. “I poveri sono troppi e i volontari troppo pochiâ€?, a sottolineare questo aspetto è stato don Livio Corazza, responsabile del servizio Europa di Caritas italiana nel corso del convegno “Quale volontariato per costruire l’Europa?â€?, promosso dalla delegazione delle Caritas della Lombardia e dalla rappresentanza a Milano della Commissione europea che si è svolto il 4 aprile scorso a Milano. Una relazione non casuale, quella evidenziata da don Corazza. Lotta alla povertĂ e impegno volontaristico sono fortemente interconnessi. Al punto che, nella prospettiva della Caritas il 2011, proclamato dall’Unione europea anno del volontariato, deve essere interpretato come il compimento della campagna “Zero Poverty. Agisci ora!â€?, che 48 Caritas europee per la prima volta hanno realizzato insieme nel 2010, in occasione del precedente appuntamento comunitario, l’Anno europeo di lotta alla povertĂ . Secondo le parole di don Corazza il volontariato è infatti sĂŹ una “delle espressioni possibili di partecipazione al bene comune, ma “è certamente scuola di cittadinanza attivaâ€? e soprattutto “inizio di cambiamento verso una societĂ piĂš giusta e solidaleâ€?. Ancora piĂš esplicitamente il “volontariato è profezia di giustizia, come formazione dei cuori e delle coscienze, come promozione umana integrale e reciprocaâ€?. Ad un volontariato cosĂŹ concepito spetta un

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il volontariato è uno strumento della lotta alla povertĂ . “Passa anche (e piĂš di quanto si pensi) per il volontariato la possibilitĂ di tirare fuori dalla crisi l’Europa politica e socialeâ€?. Citando il cardinale Tettamanzi il responsabile del servizio Europa di Caritas italiana ha affermato che “il volontariato non è qualcosa di opzionale, ma rimanda a qualcosa che deve essere avvertito come necessarioâ€?. Da qui l’impegno di Caritas a “porre particolare attenzione a promuovere comunitĂ vive, accoglienti, capaci di tutelare la dignitĂ di tutti i propri membriâ€?. A partire dal valore della gratuitĂ , come dono di sĂŠ, elemento vivificante delle relazioni interpersonali, antidoto all’egoismo e al consumismo, germi della crisi economico e sociale. In questa ottica don Corazza ha chiarito anche come vada intesa la sussidiarietĂ . “Il principio di sussidiarietà – ha affermato – non deve trovarci presenti ogni qual volta c’è da sostituire oppure ancora peggio c’è da risparmiareâ€?. L’autentica sussidiarietĂ si realizza solo nella corresponsabilitĂ e nell’equa distribuzione dei ruoli, tutti a servizio della promozione di ognuno nel rispetto e per la tutela della libertĂ e della dignitĂ di ogni persona. Sulle motivazioni che spingono il volontario all’impegno ha ragionato don Roberto Davanzo, direttore di Caritas ambrosiana e delegato delle dieci Caritas lombarde. “Per chi non possiede il dono della fede il punto di riferimento, la sorgente dell’impegno solidaristico è la costituzione. Per il credente, invece, alla base c’è il Vangeloâ€?.

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Domenica 10 aprile sarà una giornata interamente dedicata alla conoscenza degli asinelli del Piccolo Ranch, la Fattoria didattica solidale della Cascina Cattafame di Ospitaletto. L’Asino day aprirà alle 10 continuando per tutta la giornata con spassosissime attività :: patente asinina, passeggiate con gli asini, giochi a squadre con gli asini‌ tutte completamente gratuite. Alle 16 ci sarà un divertente spettacolo dei Cippi Guitti, seguirà poi l’aperitivo con musica country e la cena. In

Una Messa per ricordare don Roberto Fè, parroco del quartiere di Fiumicello per oltre 30 anni e fondatore della Cooperativa San Giuseppe. A 10 anni dalla scomparsa, il 10 aprile alle 18.30 la comunitĂ parrocchiale fa memoria della ďŹ gura di questo sacerdote dalla personalitĂ poliedrica. Tutto il suo cammino fu segnato dal richiamo di Cristo del vangelo di Luca: “Beati voi, che siete poveri, perchĂŠ vostro è il regno di Dio...â€?. Quando si insediò a Fiumicello,

serata tutti i bambini aiuteranno a pulire e sistemare gli animali nella stalla, non prima di averli premiati con della buona biada. Durante il pranzo e la cena sono a disposizione: menÚ del ciuco a 5 euro e menÚ dell’asinaro a 10 euro. Durante la festa il buon cibo si incontra con la solidarietà : l’intero ricavato andrà a sostegno delle attività svolte dalla comunità per minori presenti in Cascina. Per informazioni, Stefano Orizio (3346810758)

si dedicò al sostegno dei poveri. Lo spirito di caritĂ ha sempre il cuore di questo instancabile prete, cuore sempre attento e aperto verso la povertĂ nuova e antica. Ecco allora che si prodigò nell’istituire e nel promuovere varie iniziative a sollievo dei poveri bisognosi dell’amore fraterno. Fra le tante attivitĂ , sviluppò anche il laboratorio di confezioni San Giuseppe, recuperando e sistemando macchine da cucire e da taglio obsolete.

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)HGHOL REHVL DGXOWHUL DQRUHVVLFL" Nella societĂ mediatica che ci assedia ďŹ sicamente e ci manipola moralmente si possono osservare numerosi tic, piĂš o meno perniciosi. Fra quelli piĂš pericolosi ci sono certamente i sondaggi e le ricerche su pensieri e opere delle persone. PerchĂŠ i committenti li usano per scopi non sempre confessati, per lo piĂš ďŹ nalizzati a programmi di pressione sull’opinione pubblica in varie direzioni (commerciali e politiche, soprattutto). D’altro canto si spacciano idee e comportamenti di alcuni come specchio di tutta la realtĂ , inducendo alla imitazione passiva. Manipolati e omologati. Ho fatto una premessa seria per introdurre un esempio speciďŹ co della vacuitĂ di certe operazioni conoscitive. Infatti nel giro di pochi giorni mi sono trovato davanti a due ricerche che mi hanno mandato in crisi. Capirete alla ďŹ ne perchĂŠ. La prima ricerca ha appurato che i maschi sposati tendono a ingrassare. A sostenere tale teoria è uno studio pubblicato sulla rivista ‘American Journal of Epidemiology’, portato a termine dall’Êquipe capitanata da Francisco Ortega dell’Istituto Karoliska di Stoccolma. Per tale ricerca sono stati coinvolti 9000 adulti volontari, di cui 6900 maschi e 1971 femmine. Gli esperti e studiosi hanno monitorato la salute dei volontari andando a veriďŹ care con vari mezzi la loro forma ďŹ sica. Nel folto gruppo di ‘cavie’ vi erano persone sposate, single e divorziate. In generale lo studio può essere riassunto dicendo che le donne rimaste single, rispetto a quelle che si sono sposate, hanno migliorato la loro forma ďŹ sica nell’arco dei tre anni. Gli uomini che si sono sposati invece hanno intrapreso la via della ‘decadenza’. Per i divorziati è stata sottolineata una ripresa

dell’attivitĂ ďŹ sica e una nuova cura del proprio aspetto. Invece secondo uno studio realizzato da ricercatori della Northwestern University i giovani piĂš legati alla Chiesa sono anche quelli che con piĂš probabilitĂ saranno obesi da adulti. La tesi è il frutto di un’indagine che ha preso in esame piĂš di 2400 persone e le ha seguite per 18 anni. I risultati sono stati presentati a uno dei periodici meeting dell’American Heart Association: mettendo a confronto i livelli di partecipazione ad attivitĂ religiose di giovani tra i 20 e i 32 anni d’etĂ con il loro indice di massa corporea 18 anni dopo, i ricercatori hanno scoperto che tra i piĂš religiosi la probabilitĂ di essere obesi era del 50 per cento superiore. Una conferma ai risultati dello studio, tra l’altro, aggiungono i ricercatori, viene dal fatto che nella “Bible Beltâ€?, l’area sudorientale degli Usa che ha un alto numero di persone religiose, c’è anche il tasso maggiore di sovrappeso. A voler fare gli spiritosi per forza si potrebbe anche trovare un legame fra la fede religiosa e la fede portata al dito. La curiositĂ sta però nel fatto che un maschio anche solo moderatamente sposato e ragionevolmente credente dovrebbe essere piĂš che obeso. Ho provato a fare una carrellata, ma le prime persone che mi sono venute in mente o sono atei single obesi, che forse nascondono un credo e una moglie, oppure cattolici con famiglia numerosa quasi anoressici, che forse non hanno fede e tradiscono la moglie. Magari si potrebbe fare un’altra ricerca combinando fede e matrimonio in riferimento al peso. L’unica vera preoccupazione di fronte a queste notizie è legata al giudizio ďŹ nale per un eventuale controllo del peso. Poveri noi!


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“La Lumezzane della Bassaâ€?: rivolgendosi con questa espressione all’allora vescovo di Brescia Sanguineti, il parroco don Sergio Fappani sintetizzò efďŹ cacemente la situazione sociale ed economica del paese di Visano. Moltissimi infatti i centri produttivi, alcuni di grandi dimensioni, come la Thyssen Krupp, molto piĂš spesso si tratta di piccole e medie imprese che hanno creato una sorta di distretto che attira molti lavoratori anche da fuori.

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Sul totale degli occupati, infatti, la percentuale di visanesi è circa del 20%, mentre il resto è costituito da persone provenienti dal circondario. Un tessuto economico che dialoga a pieno titolo con la comunitĂ , insieme anche all’amministrazione comunale: per la realizzazione delle santelle lungo il viale del cimitero, infatti, è stato fondamentale il contributo di entrambe le componenti. Il Comune, infatti, proprietario dell’area, ha volentieri dato il suo

consenso per l’ediďŹ cazione dei 12 tempietti, molti dei quali sono stati poi sponsorizzati anche dalle aziende presenti sul territorio. La vocazione industriale del paese, inďŹ ne, trova una corrispondenza nelle scelte scolastiche dei ragazzi: molti optano per un’istruzione tecnica e professionale negli istituti del circondario, specialmente presso lo storico istituto superiore “G. Bonsignoriâ€? di Remedello, nei diversi indirizzi di tecnico agrario, industriale e geometra.

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uesta è una storia di fede autentica, che non ha paura di chiamare in causa il buon Dio nelle faccende degli uomini, di una fede che si fa strada nella vita di una comunitĂ e che in essa lascia il suo segno indelebile. Tutto incomincia nel dicembre del 2009 quando a Visano, piccolo e laborioso centro della bassa orientale, si apre un contenzioso tra la locale filiale dell’azienda Thyssen Krupp e le rappresentanze operaie, vista l’intenzione di tagliare una cinquantina di posti di lavoro. Il clima in paese, mentre le festivitĂ natalizie si avvicinano, è molto teso, le forze dell’ordine sono presenti per evitare che la situazione degeneri, cosĂŹ il parroco don Sergio Fappani, chiedendo anche l’aiuto delle suore di clausura della nostra diocesi, innalza a Dio un voto perchĂŠ la situazione possa risolversi in breve tempo e la pace diventi il dono da deporre dinanzi a GesĂš che nasce. E la preghiera viene esaudita: il 13 dicembre si trova l’accordo con tutte le sigle sindacali e il paese può trascorrere il Santo Natale in letizia e serenitĂ . Rimane cosĂŹ, per don Sergio, la lieta incombenza di sciogliere il voto, progettando una santella da collocare all’inizio del viale del cimitero. A questo punto però scatta l’idea di inserire il tempietto all’interno del precedente progetto di una Via Cru-

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alle offerte e agli sponsor dei privati, alla prima santella, nella quale sono posizionate tre stazioni, se ne affiancano altre undici, con dipinti realizzati da importanti artisti locali, tra i quali Salvetti e Di Prata; a coronamento del percorso una scultura raffigurante il Cristo risorto ad opera di Federico Severino. Il complesso, progettato e curato dall’architetto Marino Bettinazzi, verrà benedetto dal vescovo Luciano Monari, che celebrerà domenica 10 aprile la Santa Messa proprio presso la Via Crucis, per la quale ha anche scritto una lettera che ne spiega il significato alla

comunità visanese. La celebrazione si inserisce pertanto a pieno titolo nell’itinerario quaresimale, che si completerà venerdÏ 15 aprile con una marcia penitenziale per le vie del paese dalle 20 alle 23 e martedÏ 19 con il concerto presso la chiesa parrocchiale alle 20.30, concerto nel quale verrà eseguita la passione secondo Luca di Bach. La comunità di Visano si prepara insomma a vivere momenti importanti, di quelli che meritano di essere ricordati: saranno, infatti, raccolti in un libro che racconterà la bella storia della fede di un parroco e del suo paese.

,Q FDPSR OD VROLGDULHWj Fare spazio alla solidarietĂ verso chi ha bisogno di aiuto. Ăˆ quanto la realtĂ territoriale di Visano da tempo si propone ospitando ben due comunitĂ , gestite da cooperative sociali, che si occupano l’una di recupero di tossicodipendenti, l’altra di riabilitazione psichiatrica: stiamo parlando rispettivamente della comunitĂ â€œSan Luigiâ€? e della comunitĂ â€œMaddalenaâ€?. Si tratta di due strutture che, all’interno di un proprio

percorso, non rinunciano ad aprirsi ed anzi sono integrate nella vita della comunitĂ . Per quanto riguarda l’oratorio, specialmente, gli ospiti della comunitĂ â€œMaddalenaâ€? partecipano ad alcune serate ed attivitĂ , contribuendo alla manutenzione degli ambienti. Racconta al proposito il parroco don Sergio: “Il giovedĂŹ è il giorno designato per il loro lavoro in oratorio (nella foto il Centro San Luigi): con grande impegno, sotto

la supervisione degli educatori, si occupano del giardino e dei ďŹ ori, riparano le reti e tutto quanto abbia bisogno di una sistemazione. Per loro è molto gratiďŹ cante e noi siamo lieti di accoglierli e stare insiemeâ€?. Una vicinanza nella quotidianitĂ e nella consuetudine dell’esistenza, che in maniera semplice si ricorda di come ognuno abbia qualcosa da offrire, in un gesto che rende piĂš ricchi perchĂŠ piĂš fraterni.

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della Lettera in ogni angolo della provincia. Si sa che il tema dell’immigrazione è spesso al centro del dibattito politico e spesso viene anche utilizzato per mere ragioni elettorali. In questa Lettera Monari invita a guardare il fenomeno migratorio senza pregiudizi. Non è un mistero che, anche nelle nostre comunitĂ , siano in tanti, per diverse ragioni, a nutrire sentimenti di chiusura, di paura e di difďŹ denza verso il fenomeno immigratorio. “Sarebbe anche bene – aveva

spiegato Monari nel presentare la Lettera – che i sentimenti, tutti i sentimenti, venissero in superďŹ cie per poterli analizzare e vedere se sono coerenti e corrispondono alla realtĂ del Vangelo e della identitĂ umana oppure se, al contrario, nascono dal nostro egoismo o dalle nostre paure. Il problema è non negarli e correggerli, cercare di capire da dove arrivano, se sono sani o scorretti. Questo è il lavoro da fare; non si può immaginare che l’uomo sia senza sentimenti

negativi. Il problema sta proprio nel riuscire a riconoscerli, a capirli e a modiďŹ carli in modo che diventino piĂš umaniâ€?. Adesso serve uno sforzo di creativitĂ da parte dei cittadini per tradurre i principi enunciati dal Vescovo in atteggiamenti concreti. Il punto di partenza (positivo) è che molti consigli pastorali e la comunitĂ civile si stiano interrogando sul documento che sarebbe sbagliato deďŹ nire “buonistaâ€?, invitando padre Mario Toffari a illustrarne i contenuti.

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uando la solidarietĂ non si ferma a un’iniziativa sporadica, ma vuole essere un segno nel tempo di speranza. 730 giorni. Tanti ne sono trascorsi da quando la terra d’Abruzzo ha tremato. 124 dall’ultima visita che la Croce Bianca di Brescia ha compiuto a Paganica, una frazione di L’Aquila, per testimoniare la propria solidarietĂ . Il sodalizio cittadino si chiese, fin da subito, come poter aiutare quella gente dopo che l’emergenza fosse stata superata. Immediata fu la risposta operativa come da tradizione della Croce Bianca. Alcuni volontari stabilirono un contatto con Paganica, una delle frazioni di L’Aquila piĂš colpite e iniziò cosĂŹ la serie di viaggi tra Brescia e l’Abruzzo per contribuire, in forma continuativa, alla sua rinascita. A distanza di tempo, quindi, il rapporto non si è interrotto, anzi si è fortificato. Nello scorso fine settimana un furgone della “biancaâ€? ha

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chi scrive, l’equipaggio del trasporto, definito ‘eccezionale’ dagli amici di Paganica, costituito da due fotocopiatrici multiformato e due stampanti destinate all’Asl, oltre ad altre due destinate alla Circoscrizione Paganica e al Gruppo sportivo Paganica Calcio, che si occupa dei giovani calciatori dai 5 ai 10 anni, cui Croce Bianca pensò nella trasferta del 28 novembre scorso. “Nelle precedenti visite abbiamo portato alcune attrezzature necessarie ad iniziare l’attivitĂ del distretto, quali mobili, computer e presidi sanitari – ha detto Giancarlo Pelizzari – e stiamo continuando, grazie alla sensibilitĂ del Consiglio della Croce Bianca ed alla generositĂ dei bresciani, a sostenere questo fazzoletto di terra abruzzese, che consideriamo come una frazione della nostra cittĂ â€?. “Ciò che fa Brescia tramite la Croce Bianca supera il gesto – ha detto il direttore del Distretto sanitario di base di L’Aquila Lino Scoccia – per-

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chĂŠ dĂ un senso di continuitĂ alla solidarietĂ ed è questo che ci aiuta nella rinascita della nostra terraâ€?. “Ci sentiamo legati a Brescia da un cordone ombelicale che si chiama amicizia – ha aggiunto il presidente della Circoscrizione Paganica Ugo De Paulis – fondamentale nella speranza di un futuro migliore e che non verrĂ mai tagliato, nemmeno il giorno in cui, Dio lo voglia, quanto stiamo vivendo potrĂ appartenere ad un tragico passatoâ€?.

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Anche quest’anno gli studenti dell’istituto Euroscuola di Brescia hanno partecipato ad uno scambio culturale con il liceo olandese Twents Carmel College di Oldenzaal, rinnovando il legame di amicizia e collaborazione che è andato costruendosi tra le due scuole nel corso degli ultimi anni. Dal 20 al 27 marzo di quest’anno le classi terze dell’istituto per il turismo e dell’istituto tecnico per geometri, insieme ai loro accompagnatori, si sono recate ad Oldenzaal, e per una settimana hanno frequentato il liceo locale, partecipando in maniera entusiastica alle attivitĂ scolastiche in lingua inglese, mettendo cosĂŹ alla prova le proprie conoscenze linguistiche maturate nel corso degli anni scolastici. Durante il soggiorno hanno

potuto conoscere una nuova cultura ed entrare in contatto con un nuovo stile di vita fatto anche di lunghi percorsi in bicicletta e di cibi e sapori nuovi! Gli studenti hanno visitato la verde regione del Twente e la cittadina di Enschede, noto centro tessile del passato, oggi cittĂ universitaria. Una lunga escursione li ha portati a nord, ad Enkhuizen, antica sede della compagnia delle Indie orientali. La visita è proseguita a Batavia werf, dove gli studenti hanno potuto visitare la replica del famoso vascello Batavia e conoscere le tecniche di costruzione navale e la vita ai tempi del periodo d’oro olandese. La settimana si è chiusa con la visita di Amsterdam. I ragazzi olandesi saranno ospiti a Brescia nel corso del mese di ottobre.

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ÂŽ •—……‡••‘ †‡ Dz ÂŽ ƒŽŽ‘ †‹ ƒÂ?’‡”–‘dz Otto protagonisti dal mondo per l’integrazione. Lo scorso lunedĂŹ 4 aprile, presso le sale di Palazzo Loggia, hanno avuto luogo le premiazioni dei ragazzi che hanno partecipato come attori a “Il Gallo di Rampertoâ€?, il mediometraggio realizzato dal laboratorio di cinema dell’oratorio di San Faustino tra il 2009 e il 2010. Gli otto ragazzi (Alice Belandi, Ridai Roman, Melissa Gil Sanjines, Fiodor Meleca, Fatima Bentamar, Giulio Ndoj, Carolina

Franchi, Omar El Sherbeny Fekry) hanno tra i 12 e i 14 anni e provengono da diversi Paesi del mondo (Bangladesh, Brasile, Moldavia, Marocco, Albania, Egitto). L’esperienza del cinema, partita come attivitĂ aggregativa presso l’oratorio San Faustino/San Giovanni per il Progetto @chiocciola.it, si è trasformata in una pellicola particolarmente apprezzata, vincitrice del primo premio dell’Imaf (International Migration Art Festival) lo scorso

20 marzo. L’elaborazione del ďŹ lm è stata un’occasione di integrazione dai parte dei ragazzi partecipanti che, afďŹ ancati da un team di professionisti, si sono confrontati sulle tematiche dell’amicizia e della solidarietĂ . “Il Gallo di Rampertoâ€? è un ďŹ lm d’avventura legato anche alla storia della cittĂ , che vede i protagonisti impegnati nel recupero del gallo altomedievale, simbolo della chiesa di San Faustino, per salvare la cittĂ da

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un diluvio. I ragazzi hanno potuto conoscere le tradizioni di Brescia e i suoi luoghi piĂš importanti: i quartieri di San Faustino e del Carmine con le loro chiese, il Castello e i sotterranei, Palazzo Martinengo e il Museo di Santa Giulia. Un’esperienza che i ragazzi hanno chiesto di replicare nel giorno delle premiazioni: per loro non è stata solo una bella avventura ma un modo per fare amicizia superando le diversitĂ culturali. (e.b.)

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spettacoli proposti alle 20.30 e quattro alle 22: concerti vocali o musicali, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche, letture sceniche; il tutto chiuso poi da un unico concerto, “SacrArmonia�, alle 23.30, che ha visto protagonista Antonella Ruggiero nel Duomo vecchio cittadino. Un’affollata chiesa di San Cristo ha ospitato un concerto gospel ad opera del gruppo americano “The Mothers of Gospel�. Sulla base di una solida cultura religiosa Battista e supportata dal

marito, l’hawaiana Crystal White ha fondato, nel 2005, le “Mothers of Gospelâ€?: a Crystal si sono aggiunte Sybil Smoot, di Saint Louis, la newyorkese Joy Garrison, Desirèe Mohamaad, di Chicago e la sudafricana Tia Architto. Accompagnate al piano da Aidan Zammit, le cinque meravigliose voci afro americane hanno proposto al pubblico una suggestiva selezione di noti canti della tradizione gospel, allo scopo di diffondere il messaggio divino di fratellanza e amore universale.

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i è chiusa sabato 2 aprile la rassegna “Notte nel Sacroâ€?. Dopo una prima fase, dedicata alle visite guidate di alcune tra le piĂš belle chiese del centro storico, le esibizioni quasi contemporanee di vari artisti hanno chiuso la serie di eventi proposti ai bresciani grazie al lavoro sinergico del Comune, della diocesi e dell’unitĂ pastorale del Centro storico di Brescia. Quella del 2 aprile, complice il tiepido clima primaverile, è stata una serata decisamente riuscita che ha visto un notevole afflusso di pubblico. I promotori di “Notte nel Sacroâ€? hanno scelto di offrire al pubblico della rassegna l’apertura contemporanea di otto chiese situate nel centro storico cittadino. San Carlo, Sant’Angela Merici, Santa Maria della Pace, San Giuseppe, Santa Maria del Carmine, San Francesco d’Assisi, San Cristo e San Gaetano hanno cosĂŹ aperto al pubblico dalle 19.30 alle 23.30 di sabato, ospitando un evento diverso, che aveva il compito di guidare i visitatori ad una maggior conoscenza e comprensione del significato di una specifica opera presente all’interno di ognuna delle chiese. Quattro gli


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ÂŽ •‘‰Â?‘ ˜‹…‹Â?‘ †‹ —Â?ÇŻÂƒÂ?„—ŽƒÂ?œƒ Manerbio è uno dei pochi paesi che non dispone di un pubblico servizio per interventi d’emergenza come l’ambulanza. Un lacuna alla quale alcuni amici hanno intenzione di trovare un rimedio, per cui in proposito qualcosa si sta muovendo. Tra i primi sono stati gli aderenti alla sezione di locale dell’Anc, l’Associazione nazionale carabinieri, che ha realizzato il corso di Primo Soccorso da poco concluso e attivato un

percorso formativo per volontari del soccorso in modo da dare un concreto alla soluzione della questione. Sono entrati in campo pure gli associati alla sezione manerbiese dell’associazione culturale Areopago coordinata dall’assessore ai Servizi sociali e commercio, Daniela Valentini, con i consiglieri comunali Andrea Almici e Sandro VazzolĂŠr e il presidente delle aziende comunali Bbs e Acm, Domenica Mosca. Ne è scaturita

una conviviale riunione al Regina Major, alla quale hanno aderito commercianti artigiani e imprenditori, dimostratisi sensibili al progetto d’acquisto di un’ambulanza per un servizio pubblico indispensabile. Seduta stante è stato consegnato ai promotori dell’iniziativa l’assegno di 2000 euro dai titolari delle azienda Ororo by Dbm Next Generation e Ther@ Qlik, al quale si è subito aggiunto lo stanziamento di altri 1000 euro

da parte dell’Associazione Elisa Seccardelli. A questo tassello si somma il ricavato di una cena fra amici mentre altri contributi sono annunciati. Per l’acquisto di un’ambulanza a servizio della cittadinanza manerbiese è possibile il versamento in banca con causale Ambulanza per Manerbio al Nucleo Volontari Ambulanza ANC Valle del Chiese sul conto: IBAN IT63-Q051-1654-5600-0000-0022666.

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l nuovo regolamento sull’assegnazione delle case popolari a Ghedi sta creando in paese un vivace dibattito. Dopo l’intervento dei giornalisti Rai del programma “La vita in direttaâ€?, la scorsa settimana c’è stata l’ennesima serata informativa sulla questione. In realtĂ gli incontri sono stati due: uno organizzato dalla Cgil e l’altro dalla maggioranza del consiglio comunale. “In questa sede abbiamo voluto fare il punto della situazione con i nostri cittadini – ha detto il sindaco Lorenzo Borzi – perchĂŠ non ci stiamo ad essere bollati come razzistiâ€?. Tutta la polemica è scoppiata quando l’amministrazione comunale ha pubblicato il nuovo regolamento che sottolinea i requisiti che bisogna avere per vedersi assegnata un’abitazione popolare. Tale documento introduce alcuni parametri fondamentali, come ad esempio la cittadinanza italiana e l’anzianitĂ di residenza nel territorio ghedese. Dopo la protesta delle opposizione al gran completo, e dopo quella dei gruppi politici che non siedono in consiglio comunale (Rifondazione comunista e Fli), si ricorda che una censura era arrivata anche dalla Cgil, che, con una lettera all’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del ministero delle Pari opportunitĂ , aveva denunciato quanto deciso dalla maggioranza guidata dal sindaco Lorenzo Borzi. L’Unar, in quella circostanza rispose esprimendo un parere negativo e rimarcando il carat-

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richiedeva la cittadinanza italiana. Requisito considerato inopportuno, da qualcuno addirittura razzista. Il Comune, chiamato a difendersi ha nominato, in qualitĂ di legale, l’avvocato Alessandro Asaro, il quale, dopo aver preso parte all’udienza ha sottolineato che “Anche grazie al giudice, che si è prodigato per cercare una mediazione, è stata un’udienza positiva, che si è svolta in un clima leale e costruttivo. Credo che arriveremo a un punto di incontro. Tengo comunque a precisare, spiega l’avvocato Alessandro Asaro, che l’azione del Comune di Ghedi non ha niente a che vedere con il razzismoâ€?. E per dimostrare che non si trattava solo di parole vuote il Comune è passato subito dalle parole ai fatti. Per evitare che la questione si trascini a lungo, in cambio del ritiro della denuncia da parte dell’associazione Guido Puccini, il Comune è andato in autotutela, ed ha modificato la delibera, cambiando il requisito contestato che consente l’assegnazione della case del Comune. In sostanza non sarĂ piĂš necessaria la “cittadinanza italianaâ€?, ma basterĂ essere “residenti a Ghediâ€? da almeno tre anni continuativi. “Nel corso dell’ultima udienza – ha sottolineato con amarezza il sindaco Lorenzo Borzi – abbiamo presentato il regolamento con la modifica, ma l’associazione, che aveva promesso il ritiro della denuncia, non ha fatto alcun passo indietroâ€?. La prossima udienza è stata aggiornata dopo Pasqua.

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L’Ucid Bassa Bresciana si è ritrovata nell’ex convento di via Santa Di Rosa a Manerbio. Ospite dell’incontro Egidio Bonomi che ha scritto due libri, “Il liutaio di Salòâ€? e “El beĂ t curadĂŹâ€?, su due “bresciani dimenticatiâ€? o poco conosciuti. Il liutaio è quel Gasparo da Salò che nel Cinquecento imparò a modiďŹ care strumenti musicali dalla mole imponente, riducendone le misure per suonare musica nelle piazze e sperimentando materiali piĂš adatti per costruirne di piĂš

Dal 4 aprile la sede dell’ufďŹ cio del sindacato e patronato Cisl di Manerbio è trasferita da vicolo Venezia a via Settembre, 65, nei locali sotto il porticato proprietĂ del Comune dov’era la sede della sala civica. La nuova sede si trova in prossimitĂ dei parcheggi di piazza del Comune e di piazza Falcone e mantiene gli stessi numeri di telefono: 030 9381489 e 030 9386936 (fax) ed è contattabile in internet al sito www.cislbrescia.it

Il Circolo culturale “Aldo Moroâ€? in occasione del 150° dell’UnitĂ d’Italia presenta il libro di Aldo Cazzullo “Viva L’Italia! Risorgimento e Resistenza: perchĂŠ dobbiamo essere orgogliosi della nostra Nazioneâ€? (Ediz. Mondadori). L’appuntamento è martedĂŹ 12 aprile alle 20.45 presso la sala civica dei Disciplini. Intervengono oltre all’autore: il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il ministro per le Regioni, Raffaele Fitto, il sen. Marco Follini (nella foto) e l’on. Paolo Corsini.

maneggevoli. Nel “BeĂ t curadĂŹâ€? Bonomi osserva che la memoria di quel prete è solo un debole ricordo. Era don Giovanni Battista Bossini al quale l’autore ha voluto dedicare un’agile biograďŹ a, “un romanzo breve, ma assolutamente permeato di sola realtĂ â€?. Il pio sacerdote visse tra Settecento e Ottocento, “spendendosi totalmente per gli altriâ€? da curato a San Sebastiano, allora frazione di Sant’Apollonio, nelle parrocchie di San Giorgio e San Faustino in cittĂ . (pio)

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na serata di forte impatto emotivo nella suggestiva cornice della restaurata chiesa della Disciplina di Orzivecchi. Ăˆ quanto propone l’associazione “Amici della disciplinaâ€? per venerdĂŹ 15 aprile, proiettando il film di Mel Gibson “The Passionâ€?. L’iniziativa, che si colloca all’interno del periodo quaresimale in preparazione alle celebrazioni della Settimana Santa, è pensata anche per far conoscere agli abitanti del paese della Bassa i risultati del lavoro di recupero che ha interessato l’antico edificio religioso posto nel centro del paese, dietro la parrocchiale. Ăˆ il risultato di un impegno che dura ormai da piĂš di dieci anni, da quando nel 2000 l’associazione, costituita da circa 100 soci, cominciò a darsi da fare per recuperare l’edificio, che dagli anni ’80 versava in condizioni pieto-

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che ella “visse, soffrĂŹ e morĂŹ con Cristoâ€?. Domenica 10 aprile, sempre alle 20.45, nella chiesa di San Michele a Gianico Beatrice Faedi interpreta, accompagnata dalla voce del soprano Alice Rota, “Planzete zieliâ€?, il prezioso e antico Planctus scritto in volgare veneto da Enselmino da Montebelluna a metĂ del Trecento. Lo spettacolo sarĂ ripetuto anche il 16 a Polaveno nella chiesa della Madonna della Neve e a il 17 aprile a Berzo Demo nella chiesa di Sant’Eusebio. La

Valle Camonica ospita quest’anno anche due premi Ubu: Saverio la Ruina e Maria Paiato; La Ruina presenta l’11 aprile a Malegno (Museo Leo Fudine) e il 12 al teatro San Giovanni Bosco di Edolo il suo ultimo lavoro, “La Bortoâ€?, la storia di una donna in una societĂ dominata dall’atteggiamento e dallo sguardo maschili; la protagonista racconta l’universo femminile di un paese del Meridione, il suo calvario in un Sud arretrato e opprimente. Per info, www.cruciďŹ xus.com.

campagna. Quindi raggiungerĂ Pellalepre, un’altra frazione oggi luogo di residenza soprattutto delle nuove famiglie. All’Agriturismo “Roncadizza - LĂźmagheraâ€? si concluderĂ il percorso di circa otto chilometri con la proposta di un mercatino della terra a filiera corta. “Terra, acqua, aria, energiaâ€? è la proposta della giornata: negli otto appuntamenti fissati lungo il tragitto, nei quali sarĂ possibile degustare prodotti tipici degli agricoltori, ci saranno momenti di riflessione e illustrazione di come il territorio sia cambiato. Si parlerĂ anche di potenzialitĂ e di sprechi di energia; verranno avanzate alcune

proposte che l’Osservatorio territoriale intende produrre ai cittadini e all’Amministrazione comunale. In caso di maltempo la manifestazione verrà rinviata al 17 aprile.

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’Osservatorio territoriale darfense, in collaborazione con le Aziende agricole di Darfo Boario Terme e con la Condotta Slow Food di Valle Camonica, organizza la seconda edizione di “Guardiamoci intornoâ€?, camminata tra vigneti, frutteti e allevamenti alla scoperta delle cose buone e di chi le sa fare. L’appuntamento è per domenica 10 aprile, con un percorso per certi versi inedito e quindi di grande valore anche sotto il profilo culturale e storico della cittĂ termale. Infatti, la partenza è stata fissata dalla

chiesetta di Sciano, un piccolo borgo che si trova a ridosso dell’abitato di Gorzone, da cui passano i sentieri di contadini, pastori e cacciatori, che attraversano campi e orti oggi di nuovo coltivati e riportati nella loro antica bellezza. Sciano si trova a circa 400 metri di altitudine e da qui, prendendo verso nord sotto le ripide pareti del Monte Altissimo, il sentiero costeggia i declivi coltivati a vite e frutteti, per raggiungere i vigneti di Erbanno, passando sopra Boario Terme. Da qui i tragitto conduce alla localitĂ â€œAttolaâ€?, considerata la piana produttiva agricola di

tutto il territorio della bassa Valle Camonica. Un tempo ricca di piccolo appezzamenti agricoli, oggi in parte urbanizzata, mentre il rimanente terreno agricolo è utilizzato in forma intensiva da alcuni agricoltori e allevatori che ottengono un discreto successo dalla loro attivitĂ . L’Attola è congiunta all’antico borgo di Montecchio e quindi alla localitĂ â€œCastellinoâ€? e “Castellettoâ€?. SarĂ proprio qui, dove ha sede un centro di igiene mentale, che l’Osservatorio condurrĂ i partecipanti alla scoperta di un percorso di riabilitazione mentale attraverso il lavoro della terra e della

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DI CRISTO Nelle icone di Cristo appaiono sempre ai lati delle immagini le scritte che Il Mandillon è considerato dalla tradizione ortodossa come il Lo identificano: IC XC (GesĂš Cristo). vero ritratto storico ed autentico di Cristo, un’immagine di cui Secondo le regole un’altra iscrizione è espressa con tre lettere greche si hanno cenni fin dal IV secolo. è considerata quindi in nell’aureola crocifera: Colui che è, il Nome con il quale Dio si presenta a assoluto la prima icona “forgiataâ€? da Cristo stesso. Mosè sul monte Sinai. Le vesti del Salvatore presentano colori di significato Cristo Pantocrator, Signore dell’Universo. simbolico profondo che esprimono il dogma fondamentale che a causa Il Pantocrator “Colui che sostiene in sĂŠ l’essereâ€? esprime dell’incarnazione, la Natura Divina, rappresentata dal colore rosso, si è l’epifania del Dio Trascendente che ha assunto fattezze umane. “rivestitaâ€? della natura umana, il blu. L’oro del nimbo è il simbolo della Cristo appare come “Colui che dĂ vita all’essereâ€?, il Signore Luce Divina, in cui è immerso il “Cristo-Uomoâ€?. della vita, l’Onnipotente, il Rex Mundi, raffigurato per lo piĂš a Mandillon - Il volto Sacro o Salvatore Acheropita mezzo busto, con la mano destra benedicente, mentre alla (non dipinto da mano umana). sinistra regge un libro aperto simbolo della Sua Legge.

Cristo il Salvatore. Le rappresentazioni iconografiche piĂš vicine al Mandillon sono le icone in cui appare dominante solo il Volto del Salvatore. Lo sguardo maestoso e profondo di questo Cristo ricorda altri “Pantocratorâ€? sia dell’iconografia bizantina, sia di altre scuole periferiche dell’impero d’oriente. Deesis. Significa preghiera, supplica. Rappresentazione iconografica che vede Crito in Trono circondato dalla Vergine e da San Giovanni Battista, da Angeli e da Santi. è la composizione centrale dell’iconostasi nel tempio bizantino.


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Il Distretto culturale di Valcamonica ha indetto un bando di Concorso di idee per la realizzazione di un marchiologotipo e dell’immagine graďŹ ca coordinata per la promozione culturale e turistica dell’itinerario “La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpiâ€? e per la sua applicazione ed uso in strumenti di comunicazione per l’attivitĂ didattica, l’escursionismo e la fruizione. Il progetto inerente all’itinerario consiste nella

Nell’ambito dell’accordo di programma per la valorizzazione dell’area vasta Valgrigna è uscito il volume dei “Quaderni della Valgrignaâ€? dedicato a San Glisente e alla devozione popolare per questo eremita. “La pubblicazione – spiega il presidente dell’Ersaf, Roberto Albetti, in sede di presentazione – è frutto dell’impegno di studiosi locali (Benia Panteghini e Martino Cere) e vuole essere segno tangibile dell’impegno a valorizzare non solo

realizzazione di un percorso turistico-culturale (Bergamo, Valcamonica, Trentino) che accompagnerĂ i visitatori nella storia, nelle tradizioni e nell’arte del territorio. Gli elaborati graďŹ ci dovranno pervenire alla ComunitĂ montana di Valcamonica in Breno entro il 18 aprile 2011. Fra le proposte ricevute, la giuria selezionerĂ il progetto vincitore. All’autore sarĂ assegnato un premio di euro 4.000. Una mostra esporrĂ gli elaborati prescelti.

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l’ambiente montano, ma anche il patrimonio culturale connessoâ€?. La leggenda ruota attorno ad una chiesetta che sorge sui monti di Berzo Inferiore ed alla ďŹ gura di Carlo Magno che transita per la Valcamonica diretto in Trentino. Glisente, come il fratello Fermo (venerato in una chiesetta di Borno), fu un guerriero al seguito del re dei Franchi che (come Fermo e la sorella Cristina,venerata in quel di Lozio) si ritirò sui monti in romitaggio.

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ontinua il dibattito circa la fusione dei due enti: la ComunitĂ montana che vive per lo piĂš di rimesse regionali e di sovvenzioni del Bim ed il Bacino imbrifero montano che invece non dipende dalla finanza pubblica, ma amministra un’ingente somma che annualmente rientra nel territorio ed è dovuta al sovraccanone pagato su ogni kwh prodotto sfruttando l’acqua camuna per generare ener-

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che hanno portato a condividere la scelta di promuovere una nuova organizzazione, affidata ad un’unica guidaâ€?. L’eventuale unificazione dei due enti trascina con sĂŠ un enorme problema, cui solo pochi sembrano prestar attenzione. I sovraccanoni Bim sono stati pensati come risarcimento ai camuni per l’acqua sottratta. I soldi impiegati invece dalla ComunitĂ sono fondi per problemi da risolvere, cui deve provvedere lo Stato e la Regione con stanziamenti pensati a livello nazionale per la gente della montagna italiana. Ecco appunto: il rischio è (con certe continue rimesse del Bim alla ComunitĂ montana) di pagare due volte. Come se i privati dovessero provvedere a versamenti che toccano allo Stato. Come se uno dovesse intaccare il proprio capitale per spese che non gli competono.

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,QVLHPH $GDPHOOR H $GDPHOOR %UHQWD Il Parco naturale Adamello Brenta (nella foto in basso) e il Parco dell’Adamello (ComunitĂ montana di Valcamonica) sono istituzionalmente chiamati, ciascuno per i propri settori di competenza, a sviluppare progetti di tutela e di valorizzazione dell’ambiente montano e delle popolazioni che lo abitano. In tali ambiti, la promozione di iniziative didattiche, educative e di promozione turistica finalizzate alla diffusione della conoscenza delle peculiaritĂ ambientali, paesaggistiche, antropologiche e storiche del territorio delle aree protette può essere incrementata e valorizzata soprattutto attraverso forme sinergiche e di collaborazione integrata e ciò anche nell’ottica di un reciproco risparmio di energie umane e di economie. “Per tali motivazioni, anche sulla base di pregresse e positive collaborazioni – scrivono in un comunicato congiunto i due presidenti Antonio Caola e Corrado Tomasi – le due aree protette hanno deciso di siglare la loro collaborazione attraverso un documento ufficiale (“Protocollo d’intesaâ€?), quale strumento di accordo formale finalizzato a raggiungere gli obiettivi Comuni e condivisi. Nello specifico, il presente atto riguarda la realizzazione di una serie di attivitĂ volte a promuovere e valorizzare i rispettivi territori con comunitĂ di intenti e con azioni sinergiche e condiviseâ€?. La firma ufficiale del protocollo avverrĂ il

giorno giovedĂŹ 14 aprile alle ore 11 a Villa Santi nel Comune di Montagne, in provincia di Trento. Il programma prevede, prima della firma del Protocollo, le relazioni su “Il Protocollo d’intesa, un rapporto di collaborazione attiva tra due Parchiâ€? di Roberto Zoanetti, direttore Parco naturale Adamello Brenta e Dario Furlanetto, direttore del Parco dell’Adamello.

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In edicola potete cercare il numero di aprile del mensile “La Voce della Franciacortaâ€?. In primo piano le prossime elezioni amministrative che interesseranno i Comuni di Corte Franca, Ospitaletto e Pontoglio. Le prime indiscrezioni, anche se manca ancora la chiarezza sulle candidature ufďŹ ciali. In apertura il Comune di Gussago, mentre le pagine della Franciacorta danno ampio spazio allo “Sbarazzoâ€? di Rovato. Nella pagina dello sport è interessante la

Il gesto di donare il sangue nel 2010 è stato ripetuto nell’anonimato ben 64.696 volte da parte dei 31.902 avisini bresciani i cui delegati sono afuiti all’Auditorium S. Fedele a Palazzolo per l’annuale Assemblea. Ăˆ il dato che dĂ una reale idea della generale generositĂ e del lavoro che i consiglieri provinciali hanno dovuto e saputo svolgere e coordinare. Ai complimenti del presidente Briola, si sono aggiunti quelli dell’assessore provinciale nonchĂŠ sindaco locale Alessandro

storia di Willy Mulonia, un clarense che ha fatto della mountain bike una ragione di vita. Ăˆ salito alle ribalta delle cronache nel 2001 quando a gennaio, in solitaria, decise di attraversare con la sua inseparabile due ruote, le Americhe per 28mila km di fatica. Poi la voglia di condividere l’amore per le due ruote prende l’avvento. Organizzare gare di mountain bike nei luoghi piĂš belli: il Mongolia Bike Challenge giunto allaa seconda edizione.

Sala, dell’Ing. Alberto Cavalli per la Regione Lombardia. Tutti i punti previsti sono stati svolti: dalla relazione sanitaria, bilanci consuntivo e preventivo sono stati approvati dai presenti. Lo spazio riservato al sociologo Gabriele Righini è servito a spiegare quali prospettive di sviluppo aspettano l’Avis in conseguenza dell’internazionalizzazione della popolazione bresciana, intesa non solo come donatori ma anche come destinatari del dono.

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a solidarietĂ passa attraverso la conoscenza, la cultura e un pizzico di fantasia. Sono questi tre elementi su cui l’associazione bresciana Cesar punta per aiutare una delle popolazioni piĂš povere dell’Africa a intraprendere la strada dello sviluppo. Strada che passa anche in terra bresciana e in particolare da Gussago un paese che nel 2005, decise di gemellarsi con Aliap. Questo l’argomento principale della conferenza organizzata dal comitato per il gemellaggio a cui hanno partecipato come relatori il parroco don Antonio Dabellani e il giornalista del quotidiano “Avvenireâ€? Lorenzo Fazzini, che ha seguito come inviato l’attesa nei giorni del referendum per l’indipendenza a contatto con gli abitanti della diocesi di Rumbek guidata dal vescovo bresciano mons. Cesare Mazzolari. Una preziosa testimonianza di come “un popolo in camminoâ€? come spesso mons. Mazzolari ha definito i sudanesi cerchi di avvicinarsi ad un futuro ed una libertĂ che l’indipendenza porterĂ anche se il cammino sarĂ ancora lungo. Proprio per preparare a questo

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studenti dell’Accademia italiana di arti figurative e digitali. “Il linguaggio dei fumetti per raccontare l’impegno di un Vescovo che del Sud Sudan ha fatto la sua terra dove, con l’aiuto di Cesar onlus, sta aiutando le popolazioni a ritrovare un’identitĂ e un futuro di pace e sviluppoâ€?. Il ricavato della vendita del libro sarĂ devoluto a favore del progetto “Scuola per la formazione insegnanti di Cuiebetâ€?. L’Associazione Cesar (Coordinamento enti solidali a Rumbek) è una Onlus fondata nel 2000 e finalizzata al coordinamento degli enti impegnati a promuovere attivitĂ di cooperazione e di sensibilizzazione a favore delle popolazioni del Sud Sudan. In questi anni ha realizzato interventi in ambito educativo, sanitario, umanitario, a sostegno della promozione umana e dello sviluppo.

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3L SRVWL QHJOL DVLOL QLGR QRQ q XQ¡XWRSLD Le amministrazione comunali di Palazzolo, Adro, Capriolo, Cologne, Erbusco, Pontoglio, facenti capo all’ambito territorio 6 Monte Orfano, hanno stipulato e sottoscritto una convenzione con la quale organizzare la distribuzione e la disponibilitĂ di posti all’interno degli asili nido, pubblici e privati. Uno strumento snello e molto semplice in materia di asili nido per dare posti ad un “costo pubblico calmieratoâ€? anche all’interno di una struttura privata. Ăˆ l’obiettivo del programma sottoscritto dagli assessori delle sei comunitĂ e resosi possibile a seguito di direttive ministeriali e regionali per favorire la conciliazione Č‚ soprattutto per le giovani mamme Č‚ tra lavoro e famiglia. Il tavolo intercomunale ha deciso di creare un Piano nidi che prevede la possibilitĂ di acquisto da parte dell’Ambito e dei Comuni di alcuni posti all’interno dei nidi privati, per offrirli alle famiglie allo stesso prezzo di una struttura pubblica. “La finalitĂ dell’operazione è quella di diminuire le liste d’attesa e quindi accedere ai posti all’interno del servizio privato ad un costo calmieratoâ€? ha spiegato l’assessore ai Servizi sociali di Palazzolo, Giuliana Bertoli. L’Asl di Brescia riceverĂ le risorse dalla Regione, quantificate in 259mila euro in tre anni che distribuirĂ all’ente gestore dell’asilo privato cosĂŹ da livellare il costo della retta dell’ente privato a quella dell’ente pubblico; questo accordo, secondo stime approssimative, consentirĂ risparmi per le famiglie interessate fino a 120-140 euro al mese, senza gravare

sul bilancio delle singole amministrazioni comunali. “Nel distretto Oglio Monte Orfano si contano 11 asili di cui nove privati. Sul totale di 189 posti tra tutti i Comuni, la convenzione permette di acquisirne 81 dalle strutture private con una retta normale per le famiglie, come si paga in un asilo pubblico� ha spiegato Piera Valenti, funzionario responsabile dell’apposito ufficio comunale.

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Sabato 2 aprile, si è svolta presso il Centro diurno di S. Pancrazio, l‘annuale assemblea dell’associazione di volontariato “Cor unumâ€?. All‘ordine del giorno la presentazione dei bilanci consuntivo 2010 e preventivo 2011, una riessione di padre Franco Inselvini e la benedizione del nuovo automezzo Fiat Idea, di cui l‘associazione si è dotata per meglio svolgere i servizi di trasporto verso gli utenti. Il presidente Enrico Strabla ha sottolineato

Si è svolta l’assemblea dei soci dell’associazione culturale “Il Maestraleâ€?. Con l’occasione sono stati pure rinnovati gli organismi direttivi in carica per altri tre anni. Confermati i “MercoledĂŹ dell’Arteâ€?. Il 27 aprile il prof. Paolo Sacchini, storico dell’arte, parla di “Il primo astrattismo italianoâ€? presso la Fondazione Cicogna Rampana in via Garibaldi 24. La prof.ssa Silvia Iacobelli si sofferma sul cubismo l’11 maggio presso Villa Gnecchi in via Facchetti 1 a Cologne.

A tre mesi dall’insediamento come nuovo vertice dell’Azienda ospedaliera “Mellino Mellini� di Chiari, titolare dei cinque plessi ospedalieri di Chiari, Palazzolo, Rovato, Iseo, Orzinuovi, nei giorni scorsi il nuovo direttore generale, Danilo Gariboldi, con il direttore sanitario Romana Coccaglio e il direttore amministrativo Pierluigi Sbardolini ha incontrato l’Amministrazione comunale di Palazzolo e i responsabili della Fondazione Richiedei.

come la nuova automobile sia stata ďŹ nanziata quasi completamente dalle offerte che gli utilizzatori del servizio di trasporto donano all‘associazione e dal contributo di una azienda, la ditta “Industrie Poliecoâ€? di Cazzago S. Martino, tramite il vicepresidente Beppe Foglia. Ha sottolineato i ritardi che impediscono la riapertura dei centri di ďŹ sioterapia di Palazzolo e S. Pancrazio che provocano disagi agli anziani che non possono piĂš usufruire di tali servizi ormai chiusi.

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’innovazione tecnologica per ricavare energia elettrica dalle fonti rinnovabili e conseguire notevoli risparmi sia in termini ambientali (riduzione dell’emissione di anidride carbonica) che economici è giunta anche nella istituzione pubblica comunale di Palazzolo. Si tratta di un vero e proprio piano energetico predisposto ed illustrato dagli assessori alla Pubblica istruzione con delega alla manutenzione degli edifici scolastici e all’energia Gianni Stucchi e ai Lavori pubblici ed Ecologia Bruno Roberto Lancini. Le idee e i principi a sostegno del progetto sono molto chiare e parzialmente giĂ in fase di realizzazione, anche se il documento definitivo deve essere ancora affinato essendo tuttora in fase di stesura con l’ausilio di specialisti e consulenti del settore; sarĂ pronto a settembre e andrĂ a far parte del nuovo Piano di governo del territorio (Pgt). Intanto tre impianti fotovoltaici saranno montati sui tetti della scuola media King di via Dogane, dell’edificio delle Elementari di San Giuseppe e della palestra adiacente. “Siamo soddisfatti perchĂŠ nel giro di pochi mesi il Comune è riuscito a progettare, appaltare e realizzare i pannelli solari negli istituti scolastici Č‚ ha affermato Stucchi Č‚ i tre impianti sono in grado di generare 300mila kilowatt orari all’anno cosĂŹ da soddisfare il

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alla produzione e vendita di energia ricavata dalle centraline idrauliche che fra qualche mese saranno collocate nel fiume Oglio, potrà essere reinvestito in progetti energetici� Ȃ ha proseguito l’Assessore Ȃ. Successivamente un polo fotovoltaico sarà implementato sull’area del piazzale Kennedy adibito a mercato e sul tetto del Palatenda. 30mila metri quadrati di pensiline dotate di pannelli (che consentiranno di tenere il tradizionale mercato del lunedÏ al coperto in caso di maltempo) in grado di produrre energia elettrica, anche in assenza di sole, con pannelli fotovoltaici per coprire il fabbisogno degli edifici pubblici di Palazzolo e finanziare l’innovazione tecnologica dei servizi. Anche per i commercianti, mediante un’apposita card, sarà possibile attingere energia dall’impianto che in futuro potrà perfino essere adibito a distributore per ricaricare le batterie delle autovetture elettriche. L’intervento, ancora in fase progettuale, prevede un investimento di 4 milioni di euro a carico dell’azienda privata appaltatrice e praticamente senza oneri per le casse comunali; costruzione e gestione saranno affidati con un bando pubblico. L’impresa vincitrice dovrà garantire al Comune, oltre all’energia per gli edifici pubblici stimata in circa 1,2 megawatt complessivi, un adeguato ristorno finanziario.

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˜‹• †‡ŽŽƒ ƒŽ–‡Â?‡•‹ ͘͜ ƒÂ?Â?‹ †‹ ƒ––‹˜‹–Â? Fondata a Milano nel 1927, gli scopi dell’Avis ďŹ ssati dallo Statuto erano e sono i seguenti: venire incontro alla crescente domanda di sangue, avere donatori pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di salute, lottare per eliminare la compravendita del sangue, donare gratuitamente sangue a tutti, senza alcuna discriminazione. Questi criteri validi ancora oggi sono ben riconosciuti anche in Valtenesi. Un anniversario

importante per l’Avis della Valtenesi. L’associazione, di sede a Manerba del Garda in via Merici 15, ha festeggiato 40 anni di vita sociale. “La nostra sezione – spiega il presidente Berardo Liloni – conta circa 150 volontari. Donare il sangue è un gesto di solidarietĂ . SigniďŹ ca dire con i fatti che la vita di chi sta soffrendo mi sta a cuoreâ€?. Alla rotonda di Montinelle, tra le vie Atleti Azzurri d’Italia e Gabriele D’Annunzio è stato

inaugurato il monumento dedicato alla sezione, realizzato da Battista Carli, artigiano locale, l’avisino piĂš anziano del gruppo. L’opera è in granito e pesa 20 quintali: una ruota da frantoio del diametro di un metro e mezzo siglata in piĂš punti dalla scritta Avis, dal cui centro si elevano un paracarro spezzato e tre gocce rosso sangue. Ăˆ seguita la premiazione dei soci di piĂš lungo corso, stimolo ed esempio per l’impegno delle nuove generazioni.

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andata aumentando, fino ad arrivare a una crescita piĂš contenuta nell’ultimo anno. Questo dato è dovuto anche alla crisi economica che ha colpito le aziende e le industrie locali. Passiamo ora nel dettaglio alla provenienza di questi gruppi: il Marocco si conferma in assoluto la comunitĂ piĂš numerosa con il piĂš alto tasso di presenze sul territorio. Seguono a una certa distanza le comunitĂ provenienti da Romania, Albania, Senegal, Burkina Faso, Moldavia e Pakistan. Ăˆ inoltre interessante notare la distribuzione, nei singoli paesi della Valle, delle nazionalitĂ di provenienza: mentre le numerose popolazioni arrivate da Marocco e Romania sono distribuite equamente su tutto il territorio, le comunitĂ provenienti dall’Africa sub-sahariana, vale a dire da paesi come il Senegal e il Burkina Faso, sono concentrate soprattutto nei Comuni di Gavardo e Vobarno. Si notino, inoltre, i casi particolari di Bione e Treviso Bresciano: nel Comune di Bione la comunitĂ pakistana è in assoluto la piĂš numerosa, mentre a Treviso Bresciano piccolo centro dell’alta Valle, la comunitĂ piĂš numerosa è quella proveniente dall’India.

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utto sommato potrĂ sembrare strano ma anche nei confronti del fenomeno dell’immigrazione le posizioni politiche non sono poi cosĂŹ distanti. Soprattutto quando ci si ritrova a ragionare sulla persona immigrata. Questo apparentemente è quello che è emerso dall’incontro “La responsabilitĂ politica dei cristianiâ€?, l’appuntamento di “Voci nell’AgorĂ â€? tenutosi presso il Centro sociale parrocchiale di Vobarno. Al dibattito hanno portato il loro contributo, lontano dai pregiudizi ideologici e di partito, Margherita Peroni per il Pdl, Pietro Bisinella per il Pd e Aristide Peli per la Lega

Nord. Non si può, però discutere di immigrazione senza avere ben chiari i dati, anche perchĂŠ altrimenti si corre il rischio di fare riferimento solo alla sfera dei luoghi comuni. L’analisi effettuata sugli ultimi dati pubblicati dall’Istat, la Valle Sabbia si conferma un territorio con un’alta percentuale di immigrati, in linea con il dato relativo alla totalitĂ della provincia. Infatti, in tutto il Bresciano la presenza straniera rappresenta il 12,89 % sul totale della popolazione e in Valle Sabbia gli immigrati costituiscono il 12,13 % della popolazione. Analizzando meglio la presenza sul territorio valsabbino, si nota che la popolazione straniera è concen-

trata soprattutto nella media-bassa Valle in prossimitĂ dei principali centri industriali, dove ci sono maggiori opportunitĂ lavorative, mentre è piuttosto limitata nell’Alta valle e nei paesi montani. Per esempio il comune di Sabbio Chiese ha una popolazione straniera pari al 13,35 % sul totale della popolazione residente fino ad arrivare al Comune di Odolo con il 22,37%. Nell’Alta valle, invece,

il tasso è piĂš basso. Pensiamo al comune di Bagolino, che ha una percentuale di popolazione straniera pari al 2,74%, o al Comune di Idro con una percentuale di stranieri sul suo territorio pari al 8,4%. Stessa cosa per quanto riguarda i centri montani come, ad esempio, Capovalle con il 4,45%, Serle con il 4,38 % e Pertica Alta con il 3,24 %. Nell’ultimo decennio la presenza di immigrati è sempre

ƒ˜‹‰ƒœ‹‘Â?‡ —Ž ƒ‰‘ ‹Â? ”‹Â?ƒ˜‡”ƒ Con il mese di aprile sul lago di Garda è entrato in vigore l’orario primaverile della navigazione pubblica. DurerĂ ďŹ no al 31 maggio per essere poi sostituito da un piĂš intenso programma estivo. L’orario ripropone di massima le corse previste lo scorso anno che hanno portato ad un consolidamento del trafďŹ co complessivo di passeggeri ed autoveicoli degli anni precedenti. Secondo i responsabili della Gestione Navigazione Laghi l’impiego della otta è stato adeguato al nuovo calendario alternando opportunamente riduzioni ad intensiďŹ cazioni e assicurando una rete capillare di collegamenti tra tutte le localitĂ , certi in tal modo di poter offrire un servizio in grado di soddisfare al meglio le richieste del turismo gardesano. Per tutte le informazioni è consultabile il sito internet: www.navigazionelaghi.it.

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‹Â?‘ ƒ •‡––‡Â?„”‡ ƒ˜‘”‹ ‹Â? …‘”•‘ •—Ž ƒ”†ƒ Dal 6 aprile sino alla ďŹ ne di settembre sono previsti i lavori di riqualiďŹ cazione e adeguamento degli impianti tecnologici installati all’interno delle gallerie Montecovolo, Tremosine ed EďŹ alti lungo la statale 45bis “Gardesana Occidentaleâ€?. La chiusura del tratto di strada, compreso tra lo svincolo di Villanuova sul Clisi e quello di Roè Volciano in localitĂ Tormini, avviene in orario notturno, tra le 22 e le 6. Per i veicoli provenienti da Salò, in direzione Brescia, uscita

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˜‹Â?‹ †‡Ž ƒ”†ƒ ‹Â? ’”‹Â?ƒ ˆ‹Žƒ allo svincolo di Roè Volciano, si percorre un breve tratto di strada provinciale 116 e si riprende la strada statale allo svincolo di Villanuova. La manovra si inverte per i veicoli provenienti da Brescia, in direzione Salò-Riva del Garda. Dalla chiusura restano escluse le notti di sabato e di domenica e quelle dei giorni festivi e prefestivi. I lavori verranno comunque sospesi tra giovedĂŹ 21 aprile e martedĂŹ 26 e tra lunedĂŹ 8 agosto e martedĂŹ 16.

Apre i battenti a Verona l’edizione numero 45 di Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati. Da giovedÏ 7 a lunedÏ 11 aprile 4000 espositori, provenienti da tutto il mondo, presentano il top della produzione. Cinque giorni di grandi eventi capaci di attrarre oltre 150mila professionisti del settore: degustazioni tecniche, panoramiche sulle realtà vitivinicole delle diverse regioni italiane e un programma di convegni, conferenze, forum

e seminari, che affronta e approfondisce i temi dell’attualitĂ facendo emergere le sďŹ de e le prospettive per il futuro. A Vinitaly protagonista è il Consorzio Garda Classico, presieduto da Sante Bonomo, che ha in serbo due importanti presentazioni: giovedĂŹ alle 11, la nuova Doc Valtènesi, approvata dal Comitato Nazionale Vini e venerdĂŹ alle 11, la quarta edizione di “Italia in Rosaâ€?, la manifestazione dei rosati d’Italia che si terrĂ a Moniga il 4 e 5 giugno.

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ontinuano le iniziative del progetto “Luoghi di Cultura, luoghi di incontroâ€? che coinvolgono diverse paesi della Valle Sabbia. Dopo i primi appuntamenti di marzo, ora toccherĂ due volte a Sabbio Chiese, a Pertica Alta e Pertica Bassa, ritornando di nuovo a Vestone e Gavardo. Primo fine settimana di eventi a Sabbio Chiese: sabato 2 aprile la Biblioteca Comunale ha ospitato una rassegna bibliografica sui giochi del passato e il laboratorio didattico “Giochi di una voltaâ€? a cura della Cooperativa Zeroventi. Domenica 3 aprile, invece, è stata la volta dell’apertura speciale del Museo della civiltĂ contadina e dei mestieri, con animazione didattica e teatrale per tutti a cura della Cooperativa Teatro Laboratorio. Si ritorna a Vestone sabato 9 aprile, dopo la prima tappa di marzo. Presso il Museo del Lavoro dalle ore 15 alle 18.30 avrĂ luogo una conferenza, approfondita da un’esposizione, sul design nell’industria, con un particolare sguardo alle eccellenze valsabbine nel campo del design industriale. Apertura della Biblioteca dalle 16.30 alle 19: alle 17 incontro con l’architetto Ignazio Bo-

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nastro e la visita. Alle ore 16.30 inizierĂ lo spettacolo teatrale “L’ultimo invernoâ€? a cura del teatro Poetico di Gavardo sulla Resistenza in Valle Sabbia, seguito da un buffet. Per l’occasione, la biblioteca di Pertica Alta situata nella frazione di Livemmo, si “trasferisceâ€? con uno spazio appositamente dedicato, dove sarĂ possibile visionare una selezione di libri sull’argomento. Si ritorna a Sabbio Chiese per l’ultimo fine settimana di aprile: sabato 30 aprile apertura della Biblioteca dalle ore 15 alle 18 con un laboratorio/gioco sul libro e tutte le professioni che ruotano intorno ad esso. Domenica 1 maggio, invece, apertura del Museo della civiltĂ contadina e dei Mestieri dalle ore 15 alle 17, dove Peppino racconterĂ a grandi e piccini il suo lavoro di falegname attraverso gli strumenti di lavoro.

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&KHUQRE\O XQ LPSHJQR FKH FRQWLQXD QHO WHPSR Dall’11 marzo, il giorno del terremoto che ha colpito la regione di Sendai, in Giappone, che ha provocato, oltre a morte e devastazione, anche il gravissimo danneggiamento alla centrale nucleare di Fukushima, viene spesso ricordata la catastrofe di Chernobyl. Il 26 aprile ricorrerĂ il 25° anniversario dalla tragedia che colpĂŹ profondamente i paesi e le cittadine vicine alla centrale e non solo, e le conseguenze sono purtroppo ancora oggi incalcolabili. Ogni anno l’associazione “Gavardo insieme per voi Onlusâ€? con i suoi volontari, si impegna a fare da ponte proprio fra la Bielorussia e l’Italia per dare un aiuto concreto ai bambini di Vasilevichi, paese a quaranta chilometri dalla scoppio del reattore della centrale nucleare di Chernobyl con diverse iniziative che vanno dai soggiorni in Italia alla raccolta fondi per l’istituto comprensivo del piccolo centro che ospita tutti i ragazzi dall’asilo alle scuole superiori. Nata nel 1994 con il gruppo Age (Associazione genitori), successivamente nel 1997 alcune famiglie hanno creato il comitato “Gavardo per Chernobylâ€?. Nel 1999, poi, arriva la conferma notarile e la definizione ufficiale di Onlus con la possibilitĂ di ricevere il 5xmille dalle dichiarazioni dei redditi. L’esperienza dei membri dell’Associazione è ormai consolidata e da anni organizzano i viaggi in Valle Sabbia e in alcuni paesi del Garda dei bambini. Durante l’anno raccolgono le offerte necessarie al potenziamento dell’istituto comprensorio a Vasile-

vichi fra spettacoli e iniziative varie, fino all’arrivo dell’estate con l’arrivo dei bambini nelle famiglie e nella colonia di Gavardo. Per qualsiasi informazione relativa all’Associazione, per donazioni anche per il pagamento del viaggio a un bambino e per la destinazione del 5xmille nella denuncia dei redditi, contattare 0365373816.

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Â?—•‡‹ ƒ’”‘Â?‘ Ž‡ ’‘”–‡ǤǤǤ ‰”ƒ–—‹–ƒÂ?‡Â?–‡ CosĂŹ come il ministero per i Beni culturali apre tutti i luoghi statali dell’arte, anche la Valtrompia celebrerĂ la XIII Settimana della cultura (9-17 aprile), aprendo gratuitamente i siti museali sparsi sul territorio. Il Museo delle armi e della tradizione armiera di Gardone sarĂ visitabile senza impegno martedĂŹ e mercoledĂŹ (14.30/18.30), giovedĂŹ e venerdĂŹ (9/12 e 14.30/18.30) e sabato (9/12). A Lodrino il Museo etnograďŹ co aprirĂ domenica 10 e domenica 17 (ore 14/18), mentre

a Lumezzane il Museo delle costellazioni sarĂ protagonista domenica 17 alle ore 16 con lo spettacolo “Lo spettacolo del cieloâ€? (prenotazione allo 030.872164). Sabato 16 aprile a Marmentino la sala consigliare ospiterĂ dalle ore 10 alle 12 “La donna intelligenteâ€?, ďŹ aba teatralizzata della tradizione popolare albanese raccontata nella lingua madre e in italiano. Domenica 17 visitabili liberamente il Borgo del Maglio di Ome e l’attigua Casa museo Pietro Malossi

(ore 10/12 e 15/18) con la mostra “Alle origini del Risorgimento: 1796-1815â€?. Sabato 16 è la volta del Museo Le miniere di Pezzaze con apertura straordinaria delle gallerie (15/18) e merenda offerta dall’Agenzia Parco Minerario. Domenica 10 e 17 apertura del museo Il Forno di Tavernole; inďŹ ne, Sarezzo protagonista con tutta una serie di eventi, a partire da sabato 9 aprile con l’inaugurazione del nuovo allestimento sonoro al Maglio di Crocevia, tornando a rivivere

l’atmosfera di un antico tempo di lavoro nello scroscio dell’acqua, lo strisciare dei metalli, le voci dei mastri forgiatori. Domenica 10, invece, verrĂ inaugurata presso la Sala delle collezioni del maglio la mostra “Favole in fucinaâ€?, aperta sino a domenica 1 maggio. VenerdĂŹ 15 alle 20.30 lo spettacolo “Flamenco por martineteâ€? a cura della compagnia Ensemble Flamenco e domenica 17 apertura pomeridiana di Museo e ludoteca. Info su http://cultura.valletrompia.it.

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olte le impalcature è riemersa allo sguardo nella sua essenziale bellezza la chiesa di S. Rocco a Invico antica vicinia e parrocchia che deve il suo nome al fatto di affacciarsi su una strada verso la Valsabbia per secoli importante ed anche strategica dal punto di vista militare fino alla prima guerra mondiale, quando l’Impero austroungarico si affacciava sul lago d’Idro. Sono infatti terminati importanti lavori di sistemazione esterna dell’edificio sacro. Settecentesco, costruito in sostituzione di un piĂš antico, del quale rimane l’antico campanile gotico, è piacevole sorpresa per il passante, costretto ad ammirare la sua sobria facciata scandita da un doppio ordine di paraste (pilastri parzialmente sporgenti) accoppiate. La parrocchia, guidata da don Viatore Vianini, ha messo cosĂŹ mano ad un’opera importante che segna an-

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fresco del soffitto sono contenute in cornici a stucco, l’altare maggiore e i due altari laterali ospitano pale di notevole interesse che richiamano autori come Giugno e il Paglia; il polittico che decora l’altare della Madonna è ritenuto di scuola foppesca; la cantoria dell’organo è attribuita ai famosi intagliatori della famiglia Pialorsi, detti BoscaĂŹ. Tutto questo era a rischio per le condizioni di degrado dei vari tetti in legno con coppi su aula, abside,corpi annessi (sagrestia, vano scala, ecc..), le carenze del sistema di raccolta e scarico delle acque con infiltrazioni interne dal tetto passate alla muratura ed all’intonaco in vari punti. E ancora manifestazioni di dissesto all’altare della Madonna, problemi di accessibilitĂ al tetto. Si è intervenuti, su progetto di restauro e risanamento conservativo redatto dallo studio dell’ing. Santo Tonoli, per la prima parte di un piĂš

ampio programma di valorizzazione di tutto l’edificio. Sono tre gli obbiettivi: il recupero dell’efficienza strutturale, della funzione di protezione e del miglioramento sismico. Si è andati cosĂŹ dal restauro dell’orditura principale del tetto in legno, alla sostituzione degli elementi degradati dell’orditura secondaria e del tavolato, riparazioni del manto di coppi, canali e converse, fino alle due catene in ferro longitudinali

a contrasto del meccanismo di ribaltamento della facciata. Si è anche predisposto un sistema di accesso di sicurezza al tetto. Infine il restauro delle superfici limitati alle porzioni degradate, serramenti ed infissi. Per ora sono stati spesi circa 180mila euro: il resto è affidato alla generosità dei parrocchiani che come in altre occasioni non mancheranno di dare il loro prezioso contributo. Si sa in questi paesi è ancora forte la tradizione religiosa.

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Internet non è un problema. I 150 dell’UnitĂ d’Italia portano anche il wi-fi per i cittadini di Bovezzo. Insieme ad altri 149 Comuni sparsi sul territorio nazionale (e unico in Valtrompia), dall’inizio del mese di aprile la municipalitĂ bovezzese potrĂ godere di un collegamento gratuito a internet che copre l’intero perimetro di piazza Rota. Realizzata grazie alla collaborazione fra Unidata e la rivista Wired, l’iniziativa “150 Piazze Wi-Fiâ€? intende mettere in evidenza il bisogno di tutto il Paese ad avere una forte spinta per l’inclusione digitale, sia di tipo infrastrutturale sia culturale. “Siamo molto contenti che la nostra richiesta di partecipazione sia stata accolta – dice il sindaco Antonio

Bazzani –, perchĂŠ crediamo che cosĂŹ si possa arrivare a una maggiore diffusione della conoscenza e della consuetudine d’uso delle tecnologie digitali per tutte le etĂ e i ceti socialiâ€?. Il servizio sarĂ attivo in fase sperimentale sino al 31 dicembre 2011 e tutti i cittadini potranno usufruirne con l’unica limitazione di due ore per giorno. Una volta in piazza Rota per collegarsi basta associarsi alla rete W150 Bovezzo, registrarsi nella pagina di accesso che compare e, seguendo le istruzioni, attivare il servizio con una chiamata dal numero di cellulare inserito. Per maggiori informazioni, si può visitare il sito www.comunedibovezzo.com. (a.a.)

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della Lorenzini di Gussago il restauro conservativo degli intonaci esterni della chiesa parrocchiale della frazione rovatese di San Giuseppe (nella foto a destra). Per lo studio gussaghese, che da sempre si occupa del recupero di intonaco di interesse storico, si tratta di un nuovo approccio, dato che solo in tempi recenti la Soprintendenza delle belle arti ha trasferito la competenza di questo genere di interventi dall’impresa edile a professionisti del campo del restauro conservativo, con adeguati progetti di intervento prima richiesti solo per i dipinti. In effetti gli intonaci esterni

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della settecentesca chiesa di San Giuseppe, pur essendo superfici non particolarmente pregiate, sono entrati a far parte, per la loro etĂ , dei materiali da conservare e che per questo necessitano di tecniche e di conoscenze

specifiche. L’intervento di Lorenzini si è strutturato in piĂš fasi. In un primo momento il restauratore si è occupato di una indagine conoscitiva preliminare per separare ciò che era da conservare, come gli intonaci originali, da ciò, invece, che poteva essere tolto perchĂŠ aggiunto in un secondo momento e che spesso, come nel caso degli intonaci cementizi, è causa del degrado. Espletata l’indagine conoscitiva l’intervento conservativo ha poi portato il restauratore a mettere in atto quelle azioni necessarie per garantire la tenuta degli intonaci d’epoca, eliminando le eventuali situazioni, come abrasioni e erosioni causate dal

vento che possono incidere sulla tenuta degli intonaci. Il passaggio successivo è stata l’integrazione delle parti mancanti. C’è stata poi la restituzione tonale, cioè la ricoloritura degli intonaci effettuata sulla scorta di alcune indicazioni trovate nel corso della ricognizione sulla parrocchiale. Quello realizzato da Lorenzini a San Giuseppe di Rovato è un intervento per tanti aspetti innovativo, destinato però a diventare prassi ordinaria nella ristrutturazione delle facciate. Per il restauratore di Gussago, forte anche della collaborazione con la Soprintendenza avviata nell’intervento nella frazione rovatese, non si potrĂ piĂš pen-

sare di procedere a una distruzione indifferenziata di tutti gli intonaci. Si dovrĂ invece procedere a una attenta analisi che consenta di salvaguardare gli intonaci storici. Quello condotto a Rovato, pur non essendo il primo intervento del genere nel Bresciano, traccia una strada anche per chi, in futuro, si troverĂ a dover mettere in atto la manutenzione di chiese e palazzo storici. San Giuseppe di Rovato, che da qualche settimana ha avviato il recupero conservativo degli intonaci, si presta a fare scuola per una nuova tipologia di interventi. Sino a ottobre gli interessati potranno vedere i lavori con i loro occhi.

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omeo Seccamani è un restauratore di lungo corso, che ha mosso i primi passi importanti a Milano con la restauratrice Pinin Brambilla per il Cenacolo. Attualmente Seccamani, che ha lo studio in via Carlo Cattaneo, sta seguendo i restauri della chiesa di Sant’Antonio ad Anfo e di alcuni dipinti su tela commissionati da parrocchie e privati. La chiesa di Sant’Antonio ad Anfo è un piccolo tempio, edificato nel XIV secolo e collocato sul dosso di CastĂŠr. la parrocchia di Anfo, l’ente municipale del piccolo borgo lacustre e la Fondazione della comunitĂ bresciana hanno unito le forze per riportare all’antico splendore lo straordinario e vasto lavoro pittorico che impreziosisce la chiesetta di Sant’Antonio. Attraverso un accurato lavoro autorizzato e diretto dalla Soprintendenza di Brescia, e suddiviso in piĂš lotti, il laboratorio artistico di Romeo Seccamani

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si prenderĂ cura dei cicli d’affreschi che presentano temi pittorici fondamentali per l’epoca di edificazione del tempio quali, ad esempio, la vita di Sant’Antonio abate, la Crocefissione e i quattro evangelisti. Il lavoro piĂš importante di Seccamani è quello che ha riportato alla luce l’affresco di Gentile da Fabriano nel Broletto. L’artista lavorò a Brescia dal 1414 al 1419 su incarico di Pandolfo Malatesta. Nel 1985, nel corso di lavori di restauro del Broletto, sono riemersi frammenti di affreschi attribuibili allo stesso arti-

sta. Si tratta di vedute di cittĂ e di una Resurrezione frammentaria sistemate nel sottotetto. Seccamani era partito dalla considerazione che tutti i libri di storia dell’arte sostenevano la presenza a Brescia di un capolavoro di Gentile da Fabriano: era definita l’opera piĂš costosa di tutto il Quattrocento. L’opera ritrovata è un capolavoro di ricerca storica e artistica; non vi sono, inoltre, altri affreschi di Gentile da Fabriano, salvo la Madonna del Duomo di Orvieto. Seccamani ha restaurato i capolavori di tutti i pittori bresciani, dal Foppa al Romanino (nel Duomo di Brescia), al Moretto. Oggi Seccamani lamenta la tendenza di cercare nel restauratore una figura preparata solo sul piano scientifico, mentre il restauratore deve “essere legato anche al mondo pittorico: non può mancare, infatti, l’innata sensibilitĂ per i colori. Ci vuole sempre una preparazione pittorica ed esteticaâ€?.

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una sede Laba ad Hangzhou, in Cina. Inoltre la Laba ha curato il contatto diretto con il mondo dell’arte: con gallerie, con musei, attraverso l’incontro con le maggiori personalitĂ della cultura del nostro tempo in un’iniziativa denominata “Incontri con l’artistaâ€?, che negli anni ha visto ospiti illustri. In modo particolare ha curato collaborazioni con le realtĂ produttive – imprese e aziende – che hanno generato un forte radicamento sul territorio. I “Progetti specialiâ€? riguardano la realizzazione di opere pubbliche, di restauro di edifici e di monumenti e di arredo urbano, commissionate attraverso convenzioni da enti e istituzioni

(Comuni, ospedali, teatri). L’accademia dispone di una sede staccata nel cuore di Brescia, la prestigiosa Casa dei Palazzi, riservata alle arti visive. Al suo interno è ospitato lo Spazio Laba, dedicato alle esposizioni degli allievi e dei docenti dell’accademia e di artisti ospiti. Sotto il profilo delle strutture la Laba ha investito in impianti e tecnologie d’avanguardia e in sistemi informatici di ultima generazione. Sollecitare e favorire la ricerca all’interno dell’accademia la Laba promuove, attraverso una convenzione con La Compagnia della Stampa di Massetti Rodella editore, la pubblicazione dei “Quaderni della Labaâ€?.

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a alcuni anni la Laba sta conducendo un’opera di restauro di parti del Teatro Grande a costo zero per il Comune e per il te-

atro stesso. Nel 2007 le allieve hanno proceduto alla pulitura e al recupero conservativo dello scalone d’ingresso; l’anno successivo si sono dedicate al restauro dei due grandi dipinti murali di Gaetano Cresseri, raffiguranti le allegorie della Tragedia e della Commedia, laterali allo scalone; nel 2009 l’intervento ha riguardato le 16 statue dell’omonima sala; nel 2010, con il sostegno della Fondazione Asm e

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Leno, in collaborazione con Cassa Padana, un altro gruppo di studenti ha quasi ultimato il restauro di Villa Badia. Ma l’accademia non opera solo nell’ambito del restauro. La Libera accademia di belle arti Laba, di Brescia, ideata e diretta da Roberto Dolzanelli, fin dalle origini ha inteso fondere la soliditĂ della tradizione alla forza innovativa delle ricerche artistiche piĂš avanzate, considerando di primaria importanza il fattore etico e umano e diventando, per intensitĂ di attivitĂ e di relazioni, punto di riferimento per tutto il territorio nazionale. Recentemente è stata inaugurata

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Brescia, la chiesa di S. Faustino e Giovita in riposo o piĂš comunemente conosciuta come Santa Rita; le mura del Castello a Polpenazze e Palazzo Loggia a Brescia. Sono solo gli ultimi interventi di restauro che portano la firma della ditta Stema s.r.l. Una realtĂ operante a Brescia dal 1995 per impegno dell’arch. Maurizio Feola e che può contare su nove dipendenti, piĂš una decina di collaboratori. Elisa Pedretti ne è il direttore tecnico dal 1996 e titolare dal 2000 che unisce al suo impegno nel campo imprenditoriale anche quello didattico, ricoprendo il ruolo di coordinatrice della cattedra di restauro della Libera accademia di belle arti di Brescia. La Stema oggi opera in maniera continuativa negli interventi di restauro e di risanamento edilizio di edifici di pregio, sia in ambito monumentale che civile, possedendo la opportune qualificazioni.

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La sua struttura operativa è dotata di attrezzature che le permettono di affrontare qualsiasi problematica inerente al restauro e all’edilizia ed ha instaurato da anni rapporti di collaborazione con progettisti di rinomata esperienza, impegnati alla stesura e redazione di progetti di restauro e di relazioni di anamnesi storica e diagnostica. Questa unione di professionalitĂ e competenze è una formula collaudata per la buona riuscita di un cantiere di restauro che dipende da diversi fattori: un progetto ade-

guato; qualificate maestranze, capaci di operare realizzando le aspettative della Direzione lavori, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati. Una organizzazione cosÏ strutturata le ha permesso di condurre anche quattro o cinque cantieri contemporanei, valorizzando gli entusiasmi, soprattutto delle giovani maestranze formate nell’utilizzo e la padronanza dei materiali e tecniche costruttive, sia di ultima generazione sia storiche. Questo le ha permesso di essere impegnata nella situazione d’emergenza creatasi con l’evento del sisma abbattutosi sulla nostra provincia nell’anno 2004 e che ha interessato la riviera nord occidentale del lago di Garda e la bassa valle Sabbia. In questa occasione la ditta Stema ha realizzato gli interventi di restauro o di miglioramento sismico presso la Rocca di Sabbio Chiese; la chiesa monumentale di S. Andrea di Maderno; la parrocchiale di Preseglie; la chiesa di S. Rocco a Vobarno.

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Un certo Lazzaro di BetĂ nia, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malatoâ€?. All’udire questo, GesĂš disse: “Questa malattia non porterĂ alla morte, ma è per la gloria di Dio, afďŹ nchĂŠ per mezzo di essa il Figlio di Dio venga gloriďŹ catoâ€?. GesĂš amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentĂŹ che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in Giudea!â€?. I discepoli gli dissero: “RabbĂŹ, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?â€?. GesĂš rispose: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perchĂŠ vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perchĂŠ la luce non è in luiâ€?. Disse queste cose e poi soggiunse loro: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarloâ€?. (...)

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anno dietro a GesĂš in un percorso umanamente folle: dalla parte opposta a dove l’amicizia e il cuore vorrebbero andare. Lazzaro sta male e GesĂš non corre da lui. E si chiedono perchĂŠ. Debole la risposta sua che quella malattia non è per la morte ma per la gloria. Soprattutto quando il pellegrinaggio delle sorelle del morto ripete la litania di una fede nella persona e non nel Signore: “Se tu fossi stato quiâ€?. Bisogno di presenza. Bisogno di certezze. Ma GesĂš sta lontano. Si tiene volutamente lontano. Nemmeno per Marta e Maria è disposto a cedere alla debolezza di esserci, di risolvere l’immediato, di badare a un bisogno del momento. Il suo accostarsi all’umanitĂ non è per risolvere i problemi spiccioli ma per indirizzare alle certezze. Questa è la gloria: comprendere Dio e non piegarlo, non usarlo. Con la nostra facilitĂ alla scorciatoia, alla ricerca rapida della soluzione. Ma il dolore? E la morte? Un baratro immenso che non possiamo sopportare. E Lui è lontano.

In quel momento di dramma assoluto Lui è lontano e non vuole essere lĂŹ. Dio che scappi! Dio che ti nascondi. Se fossi stato qui... Bastava cosĂŹ poco e le lacrime postume di un GesĂš solo qui commosso e in pianto sono poca cosa per rimediare all’assenza voluta. Ma Lui non poteva essere lĂŹ. Quella morte è per la gloria, cioè per la fede, chiave per capire il dopo, l’altra morte, la sua, e imparare a credere. Lazzaro può risorgere, ed è un dettaglio di fronte al bisogno di fede che GesĂš chiede alle sorelle e ai Giudei presenti. Non è il prodigio che conta ma la fede. Altrimenti sarĂ incredibile il sepolcro vuoto la mattina di Pasqua. Altrimenti sarĂ solo questione di facili soluzioni e di scorciatoie aver GesĂš come amico e poterlo chiamare nei momenti difficili, anche nei piĂš difficili. FinchĂŠ ci sarĂ . Frastornate le sorelle rispondono col residuo della fede e con una speranza che non sa dove andare, in bilico col rispetto umano e con le convenienze. Scontrata con l’altra fede, quella di GesĂš, che sta per compiere il mi-

racolo, forse lui pure incerto dietro il velo di lacrime che ancora gli ricordano Lazzaro, innanzi tutto amico e solo poi strumento della gloria di Dio. Quella gloria cosĂŹ difficile da realizzare anche per Lui, atto di fede che non può prendere scorciatoie e che si fa dolore e morte prima di diventare risurrezione. E passa per quell’abbandono che non è distacco e distanza di Dio ma solo ultima prova per la fede, ultimo diaframma per capire che nemmeno la morte è capace di portarci via da Dio. Le nostre scorciatoie per resistere sono la piĂš bella delle tentazioni e la piĂš necessaria. Ăˆ il bisogno di un Dio alla nostra portata, di un GesĂš amico da chiamare nei momenti di difficoltĂ . E Lui si allontana, aspetta (quasi insensibile) che il tempo della fede arrivi dopo quello del bisogno spicciolo e non soccomba sotto il peso dello scandalo. Quel lumicino... “Se tu fossi stato quiâ€?. E la fede. Incomprensibile come il bisogno di Dio, contraddittoria come le sue lacrime. Non avresti potuto essere lĂŹ.

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8QD FXOWXUD FKH ULQQRYD O¡XPDQR MercoledĂŹ 13 aprile alle ore 18 presso la libreria delle Paoline (in via Gabriele Rosa, 57 a Brescia) verrĂ presentato il libro di Benedetto XVI su “GesĂš di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezioneâ€?. Intervengono mons. Giacomo Canobbio (a sinistra nella foto) e don Flavio Dalla Vecchia. Di questo libro ha parlato martedĂŹ 5 aprile a Milano, all’UniversitĂ cattolica del Sacro Cuore, il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata. Nel suo intervento, il Vescovo ha affrontato gli aspetti teologici e storici sviluppati nel volume dal Papa, sottolineando che “nell’orizzonte della fede la conoscenza storica su GesĂš di Nazaret non perde in nulla di onestĂ intellettuale e di rigore

critico, ma si consolida e si allarga all’identitĂ e all’incontro personale che nessuna acribia storiografica da sola potrebbe assicurareâ€?. Rivolgendosi a docenti e studenti, mons. Crociata ha poi detto che “a voi torna come compito il messaggio di quest’opera del Papa: da un pensiero fecondato dalla presenza di Cristo far nascere una cultura e una competenza scientifica capaci di rinnovare l’umano nell’orizzonte del suo ritrovato rapporto con Dioâ€?. Proseguendo nella sua riflessione sul volume del Papa, mons. Crociata nota che lo stesso “ci chiede innanzitutto di entrare sempre piĂš profondamente nella contemplazione e nella assimilazione del mistero di Cristo, in una conoscenza amoro-

sa e in una relazione d’amore intelligente con Lui cosĂŹ come ci viene presentatoâ€?. Due aspetti in particolare vengono messi in luce: il primo – ha detto – consiste “nell’intimo conflitto tra volontĂ umana e volontĂ divina che affligge la condizione umana dopo il peccatoâ€?. Questo conflitto viene superato in Cristo “perchĂŠ la volontĂ della sua persona divina accoglie in sĂŠ la volontĂ della natura umanaâ€?. Il secondo aspetto riguarda la dimensione “politicaâ€? insita nella sua condanna a morte. Il “distacco della dimensione religiosa da quella politicaâ€? si realizza in GesĂš e risponde a “un disegno divinoâ€? che vuole che “solo attraverso la croceâ€? avvenga “la separazione di politica e fedeâ€?.


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relazione “Il dialogo ecumenico tra cristiani elemento fondamentale per la costruzione dell’Europaâ€?, il presidente emerito del PontiďŹ cio Consiglio per la promozione dell’unitĂ dei cristiani ha ricordato che “furono le vie di pellegrinaggio, i grandi ordini monastici e le universitĂ a unire l’Europa. Ăˆ stato il cristianesimo ad uniďŹ care l’Europa. Chi contesta queste radici cristiane – ha affermato – dovrebbe fare un viaggio da Gibilterra ďŹ no in Estonia, passando per Spagna,

Francia, Germania, Polonia e dall’antica Costantinopoli a Mosca, passando per Kiev. Ovunque troverĂ delle cattedrali, la croce, immagini della Madonna e rafďŹ gurazioni di santi, che sono comuni ai popoli europei ďŹ no ad oggi. Tali incontestabili testimonianze e testimoni smentiscono ogni menzogna che affermi il contrario. L’Europa ha radici cristiane; senza il cristianesimo, l’Europa non sarebbe diventata Europaâ€?. Di questa cultura europea, ha proseguito

il card. Kasper fanno parte “il riconoscimento della dignitĂ di ogni essere umano, l’idea di solidarietĂ tra gli esseri umani, di uguaglianza e di fraternitĂ â€?. Fa parte di questa cultura anche “la monogamia, che ha fondato la cultura della famiglia come cellula della societĂ â€?. Sono questi per il cardinale “â€?i valori principali per i quali l’Europa deve ringraziare il cristianesimo; valori che sono continuati a sussistere oltre le divisioni posteriori della cristianitĂ â€?.

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l miracolo del cieco guarito e l’indurimento del cuore dei farisei. Sono i due aspetti della liturgia sui quali papa Benedetto ha invitato a riflettere domenica scorsa. Il racconto evangelico ci pone di fronte ad una domanda che è presente nella nostra vita di credenti, domanda che il Papa ricorda quando cita le parole di GesĂš: “Tu credi nel figlio dell’uomo?â€?. La risposta, ‘credo’, ci porta a cogliere un aspetto che Benedetto XVI evidenzia cosĂŹ: il cieco “riconosce il segno operato da GesĂš e passa dalla luce degli occhi alla luce della fedeâ€?; egli, “persona sempliceâ€?, compie un cammino di fede. C’è una differenza profonda, e vale la pena di evidenziarla, tra il cieco guarito che ha subito detto il suo “sĂŹâ€? nel verbo credo, e la folla che “invece, si sofferma a discutere sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giu-

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papa Wojtyla, sacerdote e vescovo. Alle 21.37 si è fermato l’orologio della torre comunale, e la grande campana Sigismondo, che ne aveva salutato l’elezione a successore di Pietro, e annunciato tristemente la morte, è tornata a suonare per ricordare l’anniversario e per gioire per la prossima beatificazione. La gente, soprattutto giovani, ha percorso le strade di Cracovia cantando, con chitarre, violini; ha camminato verso la finestra da dove a partire dalla visita del giugno 1979 è iniziato il dialogo di papa Wojtyla con i giovani della sua Polonia. Sulla finestra, una grande foto ricordava che proprio da lĂŹ Giovanni Paolo II si rivolgeva ai ragazzi per un dialogo fatto di canti e parole, di ricordi e di impegno. Benedetto XVI, all’Angelus, ha ricordato il suo predecessore, il “grande pontefice e testimone di Cristoâ€?; un ricordo affettuoso nella preghiera in attesa di elevarlo

all’onore degli altari. Ăˆ felice il Papa di poter presiedere questo evento e invita i fedeli ad “affidarsi ancora di piĂš alla sua intercessioneâ€?. Una felicitĂ che era altrettanto palese negli sguardi, nelle parole in quella piazza polacca, tra i volti giovani e meno giovani. Non solo commozione sui volti delle persone, non solo guance bagnate dalle lacrime; ma anche la gioia di chi aveva vissuto i grandi cambiamenti portati dal Papa figlio del-

la terra polacca e guardava a lui, a Giovanni Paolo II, come a una luce capace di rischiarare la notte della mancata democrazia e della libertĂ repressa. Oggi mi sembra che tutti dobbiamo guardare a papa Wojtyla con occhi nuovi, capaci di andare oltre l’immagine, il gesto, le tante prime volte. Dobbiamo imparare a leggere tutto ciò che quei gesti, quelle frasi, quei perdoni pronunciati e non sempre capiti, si portavano dietro.

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Grande dispiacere ha provocato tra i cattolici un articolo pubblicato recentemente dal quotidiano “Il Foglioâ€? con il titolo “Contro il celibato dei pretiâ€? a firma di Gianni Gennari. Oggetto delle dure critiche è il prefetto della Congregazione per il clero, il card. Mauro Piacenza, colpevole di aver pubblicato su “L’Osservatore Romanoâ€? due articoli nei quali richiama il magistero da Pio XI a Benedetto XVI a riguardo della naturale convenienza tra sacerdozio e celibato. La posizione del porporato è giudicata “dottrinalmente infondata e sottilmente violentaâ€?: questo giudizio davvero sconcerta, perchĂŠ nulla di tutto questo si trova nel colloquio internazionale che il card. Piacenza ha tenuto ad Ars nel gennaio scorso e che è stato utilmente ripreso piĂš

volte dal giornale vaticano. Dietro all’attacco al Prefetto della Congregazione per il clero c’è la solita tesi che la scelta del celibato non sarebbe “essenziale – scrive Gennari – al ministero dei preti cattolici, contraddirebbe la stessa tradizione apostolicaâ€?. Insomma, sarebbe un’invenzione della Chiesa del IV secolo. La tesi è vecchia e sorpassata perchĂŠ, è ormai assodato, che i Concili della Chiesa antica, per primo quello di Elvira (300 ca), presso Granada, chiedendo ai chierici il celibato, testimoniano con ovvietĂ una prassi ben precedente, consolidata e che, pertanto, poteva essere tradotta in legge. Nella vita della Chiesa viene normato quanto già è vissuto: non si danno soluzioni di continuitĂ su argomenti decisivi.

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ÂŽ ”‹…‘”†‘ †‹ †‘Â? ”‹Â?‘ ƒœœ‘Žƒ”‹ Il 12 aprile ricorre il 52° anniversario della morte di don Primo Mazzolari. Per ricordarlo, la Fondazione a lui intitolata ha organizzato un convegno di studio che si terrĂ sabato 9 aprile presso la Casa della gioventĂš in piazza Don Mazzolari a Bozzolo, in provincia di Mantova. Il tema proposto è: “Le provocazioni politiche di don Primo Mazzolariâ€?. Il programma della giornata, con inizio alle ore 9.30, prevede: saluto di don

Bruno Bignami (presidente della Fondazione don Primo Mazzolari); introduzione e presidenza del prof. Giorgio Vecchi (presidente del Comitato scientifico della Fondazione); relazioni del prof. Matteo Truffelli (UniversitĂ degli studi di Parma) su “Mazzolari e la politicaâ€? e del prof. Franco Monaco (UniversitĂ cattolica del S. Cuore, Milano) su “Pensare politicamente da preteâ€?. Domenica 10 aprile alle ore

17.30 nella chiesa di S. Pietro in Bozzolo concelebrazione eucaristica, presieduta da mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia che terrà l’omelia e inaugurerà poi il restauro della canonica che fu di don Primo. Il rito sarà accompagnato dalla Schola Cantorum S. Restituto di Bozzolo.Info: tel. 0376 920726 – fax 0376 920206 www.fondazionemazzolari.it info@fondazionemazzolari.it

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a cosa che mi sta piĂš a cuore è fare dei preti contenti di servire la Chiesa in un discepolato autentico del Signoreâ€?. Parla del prete, della sua immagine e della sua vita nel contesto contemporaneo il vescovo Luciano Monari per presentare il nuovo Progetto formativo del Seminario. Lo fa nel contesto familiare e solenne di un’assemblea in cui sono presenti i seminaristi della comunitĂ del Seminario maggiore e i docenti di Teologia tenutasi lo scorso 5 aprile in via Bollani. Il rettore mons. Carlo Bresciani ricorda come la gestazione del nuovo progetto venga da lontano: “Questo documento sostituisce il progetto formativo del 1988. Nel frattempo sono cambiate molte cose sia nella vita del Seminario, sia nelle indicazioni che il magistero della Chiesa ha offerto per la formazione dei futuri presbiteriâ€?. Vale la pena di ricordare in particolare documenti come l’esortazione apostolica postsinodale Pastor dabo vobis del 1992 e da ultimo la nuova Ratio del 2006. Punti di riferimento ormai imprescindibili per ogni seminario italiano. “Un impegno – ricorda il rettore – che ha coinvolto il rettorato di don Flavio Saleri, in particolare, per la revisione del progetto formativo del Seminario minore e che oggi giunge a

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che riguarda la vita dei seminaristi – ha detto – ma che in qualche modo deve servire a tutti i preti per ritrovare e tenere viva quell’ispirazione originaria che li radica in GesĂš e che serve a farne dei preti felici, dei preti fino in fondo. Essere preti nel contesto contemporaneo non è semplice e non sono poche le rinunce nella vita di un prete oggi. Per questo la formazione umana, quella spirituale insieme alla formazione intellettuale ci aiuta ad affrontare le sfide di questo tempo e restare, appunto, dei preti contenti. In fondo – conclude Monari – questo è anche ciò che

suscita nuove vocazioni�. In conclusione il Vescovo ha condiviso, dopo averlo fatto nei giorni scorsi con il Consiglio presbiterale, la sua riflessione circa l’utilizzo della sede del Seminario di via Bollani. Considerazioni che sono ancora in fase di evoluzione, ma che cominciano a registrare anche alcuni punti fermi come la non edificazione di alcuna nuova struttura. Infine Monari ha consegnato personalmente ad ogni seminarista, agli educatori e agli insegnanti il testo del Progetto formativo e della Regola di vita.

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/H WUDVIRUPD]LRQL SROLWLFKH H OD SDVWRUDOH “La novitĂ del rapporto tra Chiesa e politica dopo la crisi della prima repubblica non è stata compresa con la stessa adeguatezza da tutti i soggetti ecclesiali e in alcuni casi il dislivello tra alcuni di questi è giunto a somigliare quasi ad un abisso non affrontato, ma ideologizzato e cristallizzatoâ€?. Parole forti quelle espresse dal professor Luca Diotallevi dell’UniversitĂ di Roma (nella foto) per un lucida analisi sociologica offerta per aiutare il

discernimento comunitario ai membri del Consiglio presbiterale riuniti lo scorso 30 marzo presso il Centro pastorale Paolo VI. “Come non leggere – ha continuato Diotallevi – in questo quadro l’apparire di sedicenti “cattolici adulti� che intenderebbero escludere le voci della gerarchia dal dibattito pubblico o il manifestarsi di cedimenti da parte di settori della gerarchia alle lusinghe provenienti da poteri mondani interessati alla chiu-

sura deďŹ nitiva non di una stagione, ma della intera vicenda del cattolicesimo politico italiano?â€?. Molti gli stimoli e le provocazioni a cui i sacerdoti presenti hanno reagito con una serie di considerazioni che hanno spaziato dalle ricadute dell’attuale situazione politica nelle comunitĂ cristiane, al necessario recupero del protagonismo del laicato cattolico in questo campo, al tema della divisione partitica dei cattolici, ďŹ no alla urgente

interpretazione della presenza della Lega nel quadro politico e piĂš precisamente nelle amministrazioni locali. Al tema principale si sono poi aggiunte: la comunicazione sulla situazione di “Avvenireâ€? in diocesi e sul rinnovo graďŹ co e di formato de “La Voce del Popoloâ€?; la comunicazione del cancelliere mons. Marco Alba circa la celebrazione delle cresime e alcune considerazioni del Vescovo sull’impostazione del Sinodo e sul Seminario.


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GiovedÏ 7 aprile Ore 10 – Brescia – Incontro con la Consulta regionale della catechesi presso il Centro pastorale Paolo VI. Ore 20.30 – Brescia – Scuola di preghiera in Cattedrale. Sabato 9 aprile Ore 9.30 – Brescia – Partecipa alla riunione del Consiglio pastorale

diocesano presso il Centro pastorale Paolo VI. Domenica 10 aprile Ore 10.30 – Visano – S. Messa Ore 17.30 – Bozzolo – Presiede la celebrazione eucaristica in occasione del 52º anniversario della morte di don Primo Mazzolari.

LunedÏ 11 e martedÏ 12 aprile Conferenza episcopale lombarda a Gazzada (Varese). MercoledÏ 13 aprile Ore 10 - Bologna - Commissione episcopale per la catechesi della Cei. Ore 20 - Lumezzane - S. Messa per l’associazione Figli in cielo.

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lla vigilia della Settimana Santa, in concomitanza con la domenica delle Palme, si rinnovano due appuntamenti che coinvolgono migliaia di ragazzi e di giovani bresciani. VenerdĂŹ 15 aprile 1700 ragazzi partiranno con il treno, il Roma Express, per raggiungere la capitale, dove si congiungeranno con altri 300 coetanei che viaggeranno in autobus. Si tratta dei ragazzi che vengono cresimati nel corso dell’anno. Domenica parteciperanno tutti insieme alla celebrazione delle Palme in piazza San Pietro intorno al Papa. Nella mattina di sabato 16 è previsto un momento di preghiera, che sarĂ presieduto dal vescovo mons. Luciano Monari, presso la Basilica di S. Maria Maggiore. In mattinata si svolgerĂ la visita a piedi della cittĂ secondo itinerari prestabiliti; nel pomeriggio visita della Basilica di S. Pietro. Il ritorno a Brescia avverrĂ nella serata di domenica. Per quanto riguarda i giovani, l’appuntamento centrale del 2011 è rappresentato dalla Giornata mondiale della gioventĂš che si svolgerĂ a Madrid in agosto. Sono 2500 i giovani bresciani che si sono giĂ prenotati e formeranno uno dei gruppi diocesani piĂš numerosi provenienti dall’Italia. La Giornata mondiale della gioventĂš è un avvenimento ecclesiale, nel quale si esprime in un modo straordinario la fede in GesĂš Cristo. Ăˆ un incontro di festa: i giovani mostrano la dinamicitĂ della Chiesa e rendono testimonianza dell’attualitĂ del messaggio cristiano. Ăˆ segno della comunione ecclesiale: giovani di tutto il mondo, associazioni, comunitĂ , gruppi e movimenti diversi si riuniscono intorno al Papa e ai Vescovi, accomunati dallo stesso amore per Cristo e per la Chiesa, oltrechĂŠ per la sua missione nel mondo. Nella Giornata mondiale della gioventĂš la comunione ecclesiale si esprime e si rafforza. Si tratta quindi di un annuncio chiaro, diretto ed entusiasta della fede della Chiesa in GesĂš Cristo. Gli obiettivi pastorali della Giornata mondiale della

gioventĂš sono chiari: favorire l’incontro personale con Cristo, che cambia la vita; vivere l’esperienza dell’essere Chiesa cattolica, come mistero e comunione; prendere coscienza piĂš chiaramente della vocazione di ogni battezzato, che è chiamato a trasformarsi in un missionario; riscoprire i sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia, che rafforzano la vita cristiana. Si tratta, dunque, di promuovere l’adesione a GesĂš Cristo vissuta nella Chiesa con un entusiasmo talmente grande che straripa e diventa una festa, un impulso missionario. Una tappa di avvicinamento a quell’evento mondiale è rappresentato dal tradizionale appuntamento della Veglia della Palme in programma sabato 16 aprile. SarĂ preceduta

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dall’incontro penitenziale che avrĂ inizio alle ore 18 presso il Centro pastorale Paolo VI, con la meditazione proposta da mons. Carlo Bresciani, rettore del Seminario diocesano. A seguire cena al sacco e partecipazione alla Veglia, che partirĂ dal piazzale del Castello per raggiungere piazza Paolo VI dove il vescovo Luciano presiederĂ la preghiera per adolescenti e giovani. Un buon modo per prepararsi alla Pasqua e all’estate in vista della Giornata mondiale della gioventĂš di Madrid. Il tema proposto è quello della Gmg: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fedeâ€? (Col 2,7). Questo il programma della Veglia bresciana: ore 20 Accoglienza presso il piazzale del Castello; ore 20.30 Inizio della Veglia con il vescovo Luciano, benedizione degli ulivi; ore 21 discesa lungo via Castello, via Avogadro, via Piamarta, via Musei, via Reccagni, viale Mazzini, via card. Querini, Piazza Paolo VI; ore 21.30 in piazza Paolo VI preghiera presieduta dal vescovo Luciano (in caso di pioggia ingresso in Duomo Nuovo); ore 22.30 Conclusione in piazza.


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L’ora di adorazione per le vocazioni presso la cappella del SS.mo Sacramento delle Suore Ancelle della CaritĂ programmata per mercoledĂŹ 20 aprile, dalle ore 17 alle 18, è anticipata a mercoledĂŹ 13. Domenica 10 aprile si tiene l’incontro del gruppo piccolo Samuele, di animazione e orientamento vocazionale per ragazzi dalla 5ÂŞ elementare alla 3ÂŞ media. L’incontro si svolge (dalle ore 9 alle ore 17) nel Seminario minore (foto).

La cancelleria della Curia comunica i provvedimenti della settimana: Il rev. do sac. G. Mario Chiari, parroco di S.M. Assunta in Rovato, è stato nominato parroco di Bargnana. Il rev.do sac. Francesco Baronchelli è stato nominato cappellano dell’Opera dell’Apostolato del Mare italiano. Il rev.do p. Bernard Antwi Boasiako, della diocesi di KonongoMampong è stato nominato cappellano coadiutore della missione con cura d’anime per i fedeli migranti nella diocesi.

Sabato 9 aprile si riunisce il Consiglio pastorale diocesano presso il Centro pastorale Paolo VI, con il seguente ordine del giorno: ore 9.30 Preghiera ore 10.15 “Un’esperienza di evangelizzazione dei lontani nella periferia di Bresciaâ€? (don Tino Decca, parroco delle SS. Capitanio e Gerosa); “Evangelizzazione e dialogo con i nuovi arrivati nella societĂ brescianaâ€? (p. Mario Toffari); ore 14.30 lavori di gruppo e comunicazione in assemblea.

Il Rinnovamento nello Spirito Santo, nell’ambito di un percorso sulla famiglia cristiana, invita al quarto incontro che si terrĂ domenica 10 aprile dalle 14.45 presso il Centro pastorale Paolo VI. Don Giorgio Comini tratterĂ il tema: “Famiglia cristiana comunitĂ in dialogo con Dioâ€?. SeguirĂ alle 17.45 la Santa Messa. L’incontro è aperto a tutti. Ăˆ garantita un’accoglienza particolare ai bambini e ai ragazzi.

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’impegno e il contributo degli universitari cattolici nell’ora delle scelteâ€?: questo il tema dell’interessante incontro che si è tenuto mercoledĂŹ 30 marzo, presso Casa San Filippo a Brescia, promosso dalla Fuci di Brescia e dalla Famiglia universitaria per presentare il libro “L’altra giovinezzaâ€? di Tiziano Torresi, presidente nazionale Fuci dal 2006 al 2008. La ricerca che ha fornito il materiale per la scrittura del libro interessa gli anni 1935-1940, momento emblematico di una fase storica complessa, che vede l’affermazione del totalitarismo come negazione della coscienza individuale. Molto coinvolgente la testimonianza di padre Giulio Cittadini, che nel ‘42 entra nella Fuci di Padre Manziana, in seguito deportato a Dachau. La sua decisione di diventare partigiano sarĂ figlia di questa esperienza. Ad alcuni giorni prima dello scoppio della guerra, del resto, risale il noto rapporto Bozzi sui Padri della Pace, colpevoli “di insegnare ai giovani a pensare e a ragionare non secondo le direttive del Partitoâ€?. Un elemento che caratterizza la realtĂ della Fuci

in quegli anni è proprio l’attenzione rivolta alla persona nella sua libertĂ : la federazione rappresentò in quegli anni una delle poche isole di pensiero libero sopravvissute all’omologazione totalitaria. Tiziano Torresi nel libro racconta le angosce e i sogni di una generazione che, in seno alla Fuci, avrebbe gettato le fondamenta dell’Italia repubblicana. Intervistato dal direttore de “Il Giornale di Bresciaâ€? Giacomo Scanzi, nel corso della serata individua tre elementi caratteristici del pensiero di papa Montini e dell’agire concreto della federazione: amicizia, fede e universitĂ . L’amicizia è intesa nel suo significato piĂš profondamente cristiano, come condivisione nella solidarietĂ . La fede, legata alla conoscenza e allo studio, non può prescindere da

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una consapevolezza “politicaâ€? che fornisce le basi della partecipazione civile. L’università è l’ambiente in cui si forma il pensiero, come ricorda Montini: “Per noi il periodo universitario è un periodo di straordinaria importanza e quindi di augusta bellezza: è in esso che l’uomo, nel concetto autentico del nostro umanesimo latino, si formaâ€?. Viene anche analizzato il rapporto che intercorre tra la visione del futuro papa Paolo VI e quella di padre Agostino Gemelli, “tra Roma e Milanoâ€?, rispetto al problema del contrasto al fascismo, che nel ’38 con le Leggi razziali si allinea all’antisemitismo nazista. Montini, assistente nazionale degli universitari cattolici dal 1925 al 1933, negli “Scritti Fuciniâ€? sottolinea il valore dello studio come forma di “caritĂ intellettualeâ€?: la conoscenza, unita alla preghiera e all’amicizia, è elemento fondante nella formazione della coscienza critica. Questo elemento di forte attualitĂ permette di individuare nella ricostruzione storica di Torresi uno spunto di riflessione per il presente: attraverso un legame profondo tra spiritualitĂ e ricerca è possibile una crescita fondata sulla speranza.

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Â? Â?‡Â?‘”‹ƒ ‘Â? ‹Â?…‡Â?œ‘ ‘”ƒ Si sono svolti sabato 2 aprile a Coniolo i funerali, presieduti da mons. Mario Vigilio Olmi, di don Vincenzo Iora (nella foto), deceduto mercoledĂŹ 30 marzo alla Domus caritatis. Aveva 77 anni, era nato a Villachiara il 29 ottobre 1933, ma era cresciuto a Coniolo in una famiglia numerosa; avrebbe celebrato i 50 anni di sacerdozio il prossimo 24 giugno. 1 stato curato prima a Castenedolo per un anno, poi a Cristo Re in cittĂ dal 1962 al 1967:

Â?‰”‡••‹ ’ƒ””‘……Š‹ƒŽ‹ ‘Â? ‘”‹Â?‹ ƒ Â—Â”ÂƒÇĄ ƒ•–‘ ‡ ‘Â?‡”‘ parroco a Pezzaze ďŹ no al 1978, per vent’anni occupò lo stesso ruolo a Civine di Gussago. Dal 1998 al 2005 è stato a disposizione della parrocchia dei SS. Nazaro e Celso, dedicandosi in vari modi ai piĂš deboli. A causa di un grave incidente stradale, ha trascorso gli ultimi anni nella sofferenza. Mentre esprimiamo le nostre condoglianze ai familiari e agli amici, come sempre dedicheremo a don Iora piĂš attenzione in una prossima occasione.

Domenica 3 aprile, don Giulio Corini, giĂ parroco di Cimbergo e Paspardo dal 1998, ha fatto l’ingresso nelle tre parrocchie valsabbine di Mura, Casto e Comero, che il Vescovo gli ha ora afďŹ dato. Nato a Concesio il 30 aprile 1947, ordinato sacerdote a Brescia il 12 giugno 1971, della parrocchia di Costorio, dal 1971 al 1981 è stato parroco di Memmo e insieme vicario cooperatore della parrocchia dei SS. Nazaro e Celso di Collio V. T.;

dal 1981 al 1993 è stato parroco di Lozio e dal 1987 al 1993 è anche parroco di Villa di Lozio; parroco di Poncarale dal 1993, dal primo novembre 1998 è stato parroco di Cimbergo e anche di Paspardo. La solenne cerimonia della immissione di possesso delle tre parrocchie, con la partecipazione festosa della popolazione, è stata presieduta dal vicario foraneo don Dino Martinelli, parroco di Vestone e Nozza.

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na bella giornata di primavera e le note dell’Adagio di Albinoni, suonate da Giacomo Gozzini all’organo e Luigi Mazzocchi al violino, hanno accolto i cattolici impegnati a vario titolo nell’ambito del politico e del sociale, al ritiro pasquale guidato dal vescovo, mons. Luciano Monari. Un momento di riflessione sul significato dell’essere “Giusti davanti a Dio, giusti davanti agli uominiâ€?. Nel salone Ferramola l’incontro di preghiera, organizzato dal vicariato per i laici e la pastorale, dall’ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro e dalla Commissione dottrina sociale della Consulta dei laici, è stato introdotto da Chiara Buizza che ha indicato la giustizia e il bello come chiavi di lettura per comprendere il percorso proposto. Ăˆ seguito l’intervento di mons. Luciano Monari. La giustizia davanti a Dio è un dono di amore, perdono e riconciliazione che si riceve attraverso la fede e permette di vivere come uomini giusti e buoni. L’uomo non può, da solo, essere giusto, ma è Dio che lo giustifica, nel senso che lo rende giusto. L’uomo perdonato dal Signore vi-

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ve come un uomo giusto. La giustizia davanti agli uomini, invece, non è solo quella fatta nel rispetto delle leggi terrene. La giustizia non è una regola di reciprocità , ma la scelta di un modo di vita, per essere giusti come Dio ha insegnato. La Pasqua permette di rinascere, perdonati, in una vita per Dio, diventare cosÏ strumenti in terra della giustizia di Dio. Ospite e relatrice del ritiro anche Mariella Carlotti che mostrando i magnifici affreschi del Lorenzetti, datati 1339, ha illustra-

to come sia possibile comunicare il giusto attraverso il bello: prudenza, giustizia, temperanza e fortezza, nel dipinto del “buon governoâ€? della sala dei nove a Siena, rappresentano il modo in cui attraverso la guida di Dio una comunitĂ può arrivare al suo massimo splendore e soprattutto ad una condizione di pace tra uomini. Principi senza tempo che riscoprono oggi il loro immenso valore. Il ritiro si è concluso con la Santa Messa celebrata dal Vescovo.

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/D VWRULD GL XQ SUHWH ´VFRPRGRÂľ Nel novembre scorso è deceduto a Orzinuovi don Giacomo Migliorati. Era nato a Borgo S. Giacomo il 24 luglio 1938; era stato ordinato sacerdote il 26 giugno1965. Ăˆ stato funerato e sepolto a Borgo S. Giacomo il 13 novembre 2010. La narrativa, italiana e straniera, è ricca di ďŹ gure di preti che pur descritti anche con le loro umane esuberanze, debolezze¸ eccessi, sono tuttavia persone positive, ministri che non hanno offuscato il sacerdozio, ma lo hanno ben speso per vie inedite, singolari, originali, avvicinando anche categorie di persone difďŹ cilmente raggiungibili con i tradizionali metodi pastorali. Un presbiterio numericamente ben messo quale è quello bresciano conta pure al suo interno tali ďŹ gure. Don Giacomo Migliorati, piĂš familiarmente chiamato da tutti don Mino, è uno di queste. Si è spento all’etĂ di 72 anni. Di caratte-

re passionale e sanguigno, allegro e comunicativo, dedito a molteplici interessi dalla pittura alla musica, dai motori allo sport, da giovane curato dopo un anno di esperienza a Nozza, per un decennio (1966-1976) nella nuova parrocchia palazzolese di San Paolo in San Rocco seppe, proprio attraverso le espressioni della sua personalitĂ , tenere la gioventĂš vicina alla Chiesa. Dopo la costruzione della chiesa, dell’oratorio e della canonica il parroco fondatore don Evaristo Zubbiani dovette lasciare per malattia e successivamente morĂŹ a causa di un incidente. Don Mino, pur coadiuvato fortemente da mons. Faustino Guerrini, parroco nel centro di Palazzolo, dovette affrontare il gravame economico e le difďŹ coltĂ nell’aggregare una comunitĂ . Don Mino, con fare spiritoso e spigliato, a volte con linguaggio non

troppo clericale, sapeva organizzare feste in oratorio, tornei, giochi per bambini. Lui era sempre presente. E le sere d’estate ďŹ no a tardi soleva tenere attorno a sĂŠ numerosi giovani suonando la ďŹ sarmonica. Ovviamente tutto questo ďŹ nalizzato anche alla partecipazione delle proposte catechistiche e formative. Nel 1976, ormai forte della sua esperienza parrocchiale, giunse la chiamata a fare il parroco a Cadignano. Guidò questa parrocchia per sette anni, con il suo tipico stile. Poi per ragioni di salute fu nominato sacerdote collaboratore ad Iseo, incarico che accettò volentieri e che esplicò per oltre vent’anni (1983-2005). Ad Iseo era una presenza preziosa, disponibile per tante attivitĂ , supplenze, emergenze. Fra i suoi impegni curò con particolare attenzione anche la diffusione della stampa cattolica. Purtroppo durante gli anni ad Iseo

una disavventura lo portò alla ribalta della cronaca giornalistica nazionale. Infatti un colpo d’arma da fuoco che don Mino maneggiava per eliminare volatili noiosi, partĂŹ involontariamente colpendo di striscio un ragazzo iseano. Per fortuna nulla di grave. La famiglia fu comprensiva, perdonando, ma i media laicisti furono impietosi e don Migliorati ne soffrĂŹ molto. Nel 2005 a causa del progredire della malattia si ritirò nel suo paese natale di Borgo San Giacomo, dove, sempre con il suo stile arguto e aperto, ha aiutato molto nelle celebrazioni. Un compito divenne quasi esclusivamente suo: la dedizione agli anziani, Poi anche la malattia divenne piĂš aggressiva e ha condotto lui stesso nel cimitero che ben conosceva. Con lui se ne è andato un prete forse un poco “scomodoâ€?. Ma don Mino diceva che il Vangelo stesso è scomodo.


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”‹Â?‘ Â?ƒ‰‰‹‘ ƒ ‡•–ƒ †‡Ž Žƒ˜‘”‘ Mcl si prepara alla Festa del lavoro: nell’anno del 150° dell’UnitĂ d’Italia assume una valenza signiďŹ cativa per una “Repubblica fondata sul lavoroâ€? (art.1 della Costituzione). Il lavoro, come azione privilegiata per promuovere la persona umana, la sua dignitĂ , strumento di realizzazione nella famiglia e di costruzione della comunitĂ . L’Ottocento, il secolo del Risorgimento ha raccontato fondanti esperienze di unitĂ nel lavoro: basti pensare agli esempi

bresciani delle scuole e degli opiďŹ ci pavoniani e piamartini, per citare alcuni casi. I valori concreti del lavoro realizzano una nazione; riconoscendo e diffondendo tali valori con passione e consapevolezza si commemora la ricorrenza del Primo maggio. I circoli Mcl invitano a partecipare agli eventi da loro organizzati. Come ad AlďŹ anello, con la tradizionale “Festa di Primaveraâ€? nel locale oratorio, una tre giorni fatta di intrattenimento (danze,

giochi, e altro), conferenze e incontri a partire da venerdĂŹ 29 aprile per concludersi domenica primo maggio con la Messa del lavoro alle ore 10.30 e il successivo incontro sul tema. Sabato 30 aprile a Zocco di Erbusco il circolo Mcl propone alle ore 16.30 la sďŹ lata ďŹ no alla lapide ai Caduti del lavoro e la deposizione della corona di alloro; segue la Messa alle ore 17.30 negli stabilimenti Filmar di via De Gasperi presieduta da mons. Bruno Foresti.

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isporre la casa per gli ospiti, metterli a proprio agio, dimostrarsi sensibili ai loro bisogni: in questo modo Mcl (come molte altre realtĂ del terzo settore) incontra numerosi cittadini extracomunitari, regolarmente presenti nel nostro Paese; offre ed articola i suoi servizi adattandoli alle mutevoli esigenze sociali. Ma accoglienza significa anche partecipazione; cosĂŹ l’incontro finale del corso di italiano per stranieri organizzato da Mcl tramite il suo ente di formazione Efal-Mcl Brescia, si è svolto con una visita guidata durante la quale Brescia ha “apertoâ€? le proprie porte a bengalesi, ucraini, polacchi, nigeriani e altri, mostrando con soddisfazione e discrezione la dimora dei suoi cittadini. E che senso avrebbe tanta fatica, sudore, dedizione, fede nei valori della propria storia, se si nasconde il loro frutto o se ne ostenta solo la facciata per goderne tra pochi eletti? Il risultato sarebbe una famiglia senza futuro, una civiltĂ morta. I ruderi romani e la civiltĂ del diritto; il Broletto e il tempo dell’intraprendenza dei liberi uomini; le cattedrali e la fede; l’UnitĂ d’Italia e la coscienza delle libertĂ individuali. Un illuminismo che ha generato opere quali “Dei delitti e delle peneâ€? di Cesare Beccaria (testo di successo negli Stati Uniti e oggi considerato in Cina). Un Risorgimento che ha costretto profughi fuori dall’Italia (ricordiamo Garibaldi e Meucci a New York); e dentro l’Italia, come il poeta Aleardo Aleardi, transfugo a Brescia perchĂŠ di Verona (ancora stato estero nel 1861), straniero per i confini ma italiano per

vocazione e fede (cantore della “Leonessa d’Italia� con Carducci). Un’epoca storica che ha dissolto il senso di frontiera per milioni di cittadini uniti da nuove prospettive economiche, giuridiche, politiche: Giuseppe Zanardelli firma un codice penale che depenalizza lo sciopero, abolisce la pena di morte. Uno Stato “protetto� dai

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propri confini politici pare un’immagine riduttiva per l’Italia, contenitore di una cultura di promozione umana, della quale ogni uomo di questo mondo può dirsi cittadino (se ha la fortuna di incontrarla), a noi il compito di diffonderla. Monumenti e bellezze artistiche che non sono scorze vuote ma rappresentano il risultato di uomini e societĂ che li hanno costruiti; antichi luoghi che ancora servono l’organizzazione sociale privata e pubblica, come in Palazzo Loggia dove i corsisti sono stati accolti dall’assessore al Coordinamento dei tempi della cittĂ Claudia Taurisano ricevendo l’attestato di frequenza al corso. Un segno tangibile che dietro a bandiere, simboli e leggi esistono le persone.

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a domanda, affrontata soprattutto dal punto di vista filosofico, sulla dignitĂ dell’uomo e sulla sua specificitĂ rispetto agli esseri viventi ha indubbiamente percorso i secoli. L’avvento delle neuroscienze, che hanno fornito dati per certi versi rivoluzionari sul funzionamento della mente e del cervello, ha reso ancora piĂš pressante tale domanda, in particolar modo se messa in relazione alla questione dello spirito che costituisce ogni uomo e gli dona la sua particolare dignitĂ di persona. Occorre però prestare attenzione a quella deriva materialista che vorrebbe ridurre l’uomo al suo cervello e alle sue funzioni neurologiche, sminuendo la sua realtĂ piĂš profonda e, soprattutto, negando, in ultima analisi, la sua libertĂ e la sua responsabilitĂ nelle scelte. Da questi presupposti è nato il convegno “Cervello, mente, anima: l’uomo indivisoâ€?, che si è svolto presso la Sala Congressi della Fondazione Poliam-

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un altro punto di vista si sono posti lo psichiatra Vittorino Andreoli che si è addentrato nel complesso tema della mente, e il card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, che ha descritto l’altrettanto complessa questione dell’anima. Se il corpo umano è una macchina perfetta e affascinante, il cervello e il suo funzionamento rappresentano una meraviglia nella meraviglia. I primi approcci di studio a questa realtĂ son riusciti a descrivere solo in parte il funzionamento del cervello. Oggi, le piĂš avanzate tecnologie, consentono non solo di confermare alcune teorie del passato sulle aree che agiscono per determinate funzioni, ma riescono a vederlo direttamente in azione, permettendo di capire molto di piĂš della sua complessitĂ e delle sue dinamiche. Questo da un lato è pericoloso perchĂŠ può essere usato per studiare forme di manipolazione dell’agire umano, ma dall’altro ha anche permesso enormi progressi nel-

la cura di malattie degenerative della mente o di capire quei meccanismi di stimolazione positiva che accrescono le capacitĂ del cervello e il permanere della sua elasticitĂ e dinamicitĂ nel tempo. Il cervello, infatti, non è un cristallo che rimane statico. Il fallimento delle terapie con l’elettroshock è dovuto proprio alla non staticitĂ del cervello, che può modificarsi in base alle esperienze. Anzi queste, con il fenomeno dell’apprendimento, possono portare alla modificazione della struttura stessa del cervello grazie alla variazione del volume dei neuroni. Ed è proprio questa dinamicitĂ e questa influenzabilitĂ in base all’esperienza che può generare la teologia. L’uomo arriva a pensare il trascendente a partire dalla sua esperienza e dall’impossibilitĂ di rispondere a tutte le sue domande, soprattutto quelle relative al senso della sua esistenza. Il cristianesimo è la religione che piĂš di tutte si basa sull’esperienza, anzi su un fatto real-

mente accaduto e senza la capacitĂ dinamica di capire questo avvenimento non sarebbe possibile alcuna riflessione teologica. Quindi, in conclusione, occorre prestare attenzione, perchĂŠ l’uomo non si riduce al suo cervello, ma c’è una ricchezza piĂš grande e piĂš varia che spiega i suoi desideri e le sue profonde aspirazioni di bene e di bello. E qui sta la chiave per capire che la vita umana ha una sua propria dignitĂ che va al di lĂ dell’efficienza contingente delle funzioni neuronali di base dell’individuo.

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“Postal Market e‌â€? proseguono con la ristrutturazione della casa. Passando per la gita all’Ipercoop tra ďŹ le alla cassa e carrelli sghembi, per non parlare del negozio etnico. Non manca il riferimento ironico ma sempre affettuoso agli stereotipi dell’uomo romagnolo: partendo dal look, sguardo ammaliante, capelli laccati, catenone al collo e sandali. “Una vita da pavuraâ€? mostra un Giacobazzi nel pieno della maturitĂ artistica: sempre travolgente e a tratti quasi saggio.

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osa vuol dire rappresentare uno spettacolo come un processo? Ăˆ quello che mi ha affascinato fin dall’inizio, a parte ovviamente le firme di Augias e Ruffolo che mi garantivano un testo di prestigio. Ăˆ un testo mosso, non solo giornalistico-storico ma con un’impostazione teatrale. Mi sono venute in mente le interviste impossibili di tanti anni fa, radiofoniche allora. Questo è un processo impossibile, perchĂŠ Cavour è morto da un pezzo. Mi è piaciuta questa scommessa. Un processo è drammatico: sono due tesi a confronto con un giudizio finale. Non c’è nulla di piĂš teatrale di una dinamica di quel tipo. In accordo con gli autori ho aggiunto la figura dell’Italia, vestita come nelle cinque lire con la bandiera italiana e il cappello turrito in testa. Bisognava dare una carne alla figura astratta, una ragazza (Martina Galletta, ndr.) perchĂŠ 150 anni per uno Stato è come se fosse un’adolescente, in

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colpevole. Il giudizio non è dato ma affidato al pubblico, solitario, a ciascuno come in una giuria. Sono proposte le contraddizioni del processo che ha dato origine al nostro Paese. Si dice: “Mi piacerebbe interpretare quel personaggioâ€?. Non c’è Cavour tra i piĂš desiderati... Tanti altri sono piĂš simpatici, come Garibaldi o Mazzini. Cavour è un personaggio importante, ma dal punto di vista della sua piacevolezza non è il piĂš ambito. Io facendone la regia e, sfortunatamente o fortunamente, assomigliandogli ho deciso, oltre alla regia, di affrontare questa scommessa. Volevo entrare in una logica complessa. Le domande sono tignose, terribili; il pubblico accusatore non è interpretato, ma è. Gherardo Colombo non me ne fa passare una, sia di tipo politico sia a livello di gossip d’allora. Quale caratteristica di Cavour dovrebbe essere ripresa oggi? Ăˆ difficile. Rielaborando questi materiali che mi hanno dato gli autori

si vede una grande generositĂ da un punto di vista politico. Non c’erano interessi particolari; c’erano veri e propri disegni che potevano essere anche non buoni, ma c’era una generositĂ di visione politica che si è persa ultimamente, al di lĂ del giudizio politico, sto parlando di un uomo che si è dato fino in fondo, con sbagli e con grandi risultati, a un progetto oltre i suoi interessi. Lui di interessi non ne aveva, non era partecipe di nessuna cricca. Com’è Gherardo Colombo? Io non l’ho fatto stare sul palco, ma starĂ in platea, proprio per dare questa dinamica forte. Sul palco ci sta l’Italia e Cavour, che sono vestiti un po’ da opera lirica. Lui è il pubblico accusatore e rappresentante di un ideale giuria che è il pubblico. StarĂ in mezzo, in piedi e da lĂ scoccherĂ i suoi dardi di accusa. La dinamica è generale. Ăˆ una specie di cabaret, non quello diffuso, molto comico. Questo è un cabaret storico, dove si fa il riassunto di tutta la storia del Risorgimen-

to italiano, dove si vedranno tante cose che assomigliano all’oggi, in modo inquietante. Questa è la dinamica che ho voluto dare. Cabaret, con il rischio di non farmi capire, con l’ironia. Ăˆ uno spettacolo anche divertente. Il pubblico esce con la convinzione che la storia le corbellerie le fa veramente, come disse Cavour? Mi piacerebbe inseguire la gente per capire cosa dicono. La risposta è magnifica. Siamo appena tornati dalla Sicilia e anche se l’affare siciliano non è approfondito, ho visto che è stato assolutamente ben recepito, si sono divertiti riconoscendo una storia italiana di cui fanno parte. Gherardo Colombo alla fine dirĂ che ciascuno di noi darĂ il giudizio a casa. Nessuna Corte dell’Aia ci toglierĂ le castagne dal fuoco. Ne sentirete di belle e di brutte su Cavour, pieghe della storia che pochi sanno. Non ci sono solo i personaggi storici ma anche gli uomini. Ăˆ un uomo che si lascia processare.

0DQQLQR WHUULELOH H GLYDJDQWH Una folta chioma di ricci a cascata che incoronano un sorriso contagioso per colei che si è deďŹ nita “Sono siciliana, senza tette e con il nasoneâ€? e che è impossibile scordare: Teresa Mannino. “Terrybilmente divaganteâ€? è il titolo dello spettacolo l’attrice comica sta portando in giro per l’Italia. Nella sua tournĂŠe teatrale è stato inserito anche il teatro Odeon di Lumezzane mercoledĂŹ 13 aprile alle 20.45 per una serata che si preannuncia giĂ da tutto esaurito. Teresa Mannino, nota al grande pubblico grazie alle sue presenze televisive sul palcoscenico di Zelig, dal 2007 è conduttrice di Zelig off con Federico Basso; nel suo curriculum non mancano trasmissioni radio, partecipazioni cinematograďŹ che, ultima in ordine di tempo “A Natale mi sposoâ€? con Massimo

Boldi e pubblicitĂ come quella che interpreta con Raoul Bova. In “Terrybilmente divaganteâ€? Teresa Mannino racconta, sorride e grafia. Lo spettacolo, curato alla regia da Marco Rampoldi, racconta le contrapposizioni tra Nord e Sud (lei è di Palermo e non fa nulla per nasconderlo), in cui il Nord è operoso mentre il Sud è la parte dell’Italia ďŹ losoďŹ ca. Ma le contraddizioni e il gioco degli opposti continuano e si ritrova a giocare con l’universo operoso femminile in contrasto con quello infantil-materialista maschile. Teresa affronta “l’altra metĂ del cieloâ€? con affettuosa consapevolezza e guarda i maschietti con il sorriso ironico di chi non aggredisce ma comprende, però fino a un certo punto. E non dimentica le donne in tutto questo alle prese con la ma-

ternitĂ , l’amore e il ruolo nella societĂ . Immediata, diretta, ironica; Teresa chiacchiera sul palco con naturalezza e spontaneitĂ in comunicazione con il suo pubblico, quasi fosse in un salotto. Tutto come se fosse una chiacchierata senza ďŹ lo conduttore, senza traccia, senza obiettivi dichiarati: come sottolinea il titolo, divagante. Ma che ha le idee chiare su cosa dire e dove andare a parare. Un teatro divertente, dilagante e ironico che racconta la normalitĂ della vita quotidiana della gente che facilmente si identiďŹ ca nelle situazioni che Teresa racconta, e che di queste ride con lei. Dopo l’appuntamento in Val Gobbia al teatro Odeon la Mannino farĂ tappa a Bologna al Teatro Celebrazioni il 15 e il 16 aprile e a Milano al Teatro Nuovo dal 3 all’8 maggio.


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Con il “Concerto di musica sacra dal Medioevo al Novecentoâ€? dell’Ensemble corale Santa Cecilia prende il via sabato 9 aprile alle 20.30 nella chiesa di San Giovanni Battista a Lumezzane Pieve la rassegna “Apriti libro!â€? promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Lumezzane e dalla biblioteca civica Felice Saleri. L’Ensemble sarĂ diretta dal m° Juri Lanzini mentre all’organo siederĂ il m° Dario Giorgio Zani. Le “Letture dalla Passioneâ€? saranno

“L’associazione culturale Odradek XXI propone per il 9 aprile nell’aula magna del Liceo Arnaldo, con inizio alle ore 8.30, la giornata di riessione sul tema “L’abitare e lo scambioâ€? (a lato l’immagine di riferimento). Il convegno fa riferimento alla crescente indifferenza territoriale che caratterizza la polis, per cui l’abitare si riduce spesso a un uso spaesante di ediďŹ ci, ma anche alla possibilitĂ dello scambio come assunzione consapevole di un progetto di

invece a cura dell’associazione culturale ColChiDeA. Il programma di “Apriti libro!â€? che si concluderĂ il 28 maggio prevede numerose e diverse iniziative tra le quali incontri e premiazioni per le scuole, serate letterarie, aperitivi con l’autore e la mostra fotograďŹ ca sul ash mob “Leggere leggere leggereâ€?. E una sezione dedicata ai 150 anni dell’UnitĂ d’Italia... Tutti gli appuntamenti sono a partecipazione libera e gratuita. Info: www.comune.lumezzane.bs.it

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legame sociale. Sono davvero “gli uomini che fanno la cittĂ â€? come disse Nicia ai compagni di viaggio sulla spiaggia di Siracusa? Quale contributo potranno aver dato alla polis il mio percorso professionale e il cammino delle mie ricerche? Sono questi alcuni degli interrogativi su cui sono invitati a riettere i numerosi e prestigiosi relatori che tra mattina e pomeriggio affronteranno il tema dai piĂš diversi punti di vista. Ingresso libero, info: www.odradek21.it

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nche quest’anno si rinnova l’appuntamento con la “Settimana della culturaâ€?, l’iniziativa promossa dal ministero per i Beni e le attivitĂ culturali (Mibac) che prevede l’apertura gratuita di musei, siti archeologici, biblioteche e archivi statali su tutto il territorio nazionale. Anche a Brescia, grazie alla collaborazione tra Comune, Fondazione Brescia musei, Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia, dal 9 al 17 aprile i riflettori saranno puntati su tre importanti luoghi deputati alla conservazione della cultura: la collezione TosioMartinengo, il Capitolium, il Museo di scienze naturali. Da sabato 9 a domenica 17 aprile le sale dell’affresco del museo di Santa Giulia apriranno i battenti a 13 opere custodite presso la pinacoteca Tosio-Martinengo che è attualmente in ristrutturazione. Le preziose tele

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Il futuro del Capitoliumâ€?: l’incontro, aperto a tutta la cittadinanza, sarĂ l’occasione per presentare le indagini in corso nell’area del Tempio Flavio e le novitĂ emerse dagli ultimi scavi, in vista di una futura musealizzazione. Infine, il Museo civico di scienze naturali promuove una serie di laboratori destinati ai piĂš piccoli: sabato 9 aprile dalle 14.30 alle 17 un laboratorio di lettura permetterĂ ai bambini di elaborare un libro ispirato a semplici concetti di botanica; domenica 10 aprile, invece, dalle 11.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30, genitori e figli potranno cimentarsi nell’estrazione di materiale genetico con il laboratorio “Porta a casa il tuo Dnaâ€?. Durante l’intera settimana sarĂ inoltre possibile conoscere i monumenti e le riserve naturali della Provincia di Brescia grazie alla distribuzione di materiale informativo e a pannelli espositivi installati nel museo.


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Viene presentato giovedĂŹ 7 aprile alle ore 18 presso la Sala Benevento di via Pace 10, a Brescia, il volume “La via dell’amore. Impara a trasformare le emozioni negative in occasioni di felicitĂ â€? di Giuliano Guerra. L’evento, a cura della Scuola superiore di musica e della casa editrice “L’etĂ dell’acquarioâ€?, sarĂ presentato da Piera Maculotti. Dopo oltre 30 anni di attivitĂ come psicoterapeuta, Giuliano Guerra propone in questo libro

Un pensiero tragico e al tempo stesso una ďŹ losoďŹ a del bene di vivere. Si racconta e racconta i fondamenti della sua riessione il ďŹ losofo Sergio Givone, autore del libro “Il bene di vivereâ€?, a cura di Francesca Nodari (Morcelliana, 2011). In questo colloquio col pensatore formatosi alla scuola torinese col grande Luigi Pareyson, l’ereditĂ teoretica del maestro è oggetto di profonda riessione per l’illustre allievo, che ne ripercorre l’itinerario sulla strada di quel

arricchito da un dvd un percorso per imparare a tramutare le emozioni negative, facendo di questa capacitĂ uno stile di vita, libero dai condizionamenti e dagli automatismi mentali che impediscono il cambiamento e la trasformazione interiore. Il tutto, in piena sintonia con i riferimenti scientiďŹ ci tradizionali. Generare emozioni coerenti, armoniche, e saper sviluppare pensieri positivi signiďŹ ca guarigione, benessere, salute per noi e per l’ambiente.

misterioso intrecciarsi di Dio con il male e la libertĂ umana. Un percorso che, pur avendo al centro il problema del nulla lo conduce anche a indagare con acume e passione autori come Pascal, Manzoni e soprattutto l’amato Dostoewskij. “Il tentativo – dice Francesca Nodari – è mettere in scena il dramma della libertĂ umana nei suoi aspetti piĂš inquietantiâ€?. Pensiero tragico, dunque, ma teso verso il bene come modo di stare al mondo (f.l.).

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l Cavaliere della Legion d’onore Luigi Nocivelli (1930-2006), oltre a essere stato uno dei piĂš noti e importanti imprenditori bresciani, è stato anche un collezionista di libri antichi e di pregio. A partire dagli anni Novanta egli ha sviluppato una passione bibliofila sempre piĂš raffinata, assemblando un’importante collezione, per numero e qualitĂ dei pezzi, di libri di architettura, archeologia e antiquaria. Un corpus di ben 176 edizioni per un totale di oltre 360 volumi, quasi tutti impreziositi dalla presenza di illustrazioni. Gli eredi di Luigi Nocivelli hanno deciso di depositare questa straordinaria raccolta presso la biblioteca della Fon-

dazione Ugo Da Como di Lonato. Per valorizzare al meglio questi importanti libri, la Fondazione ha approntato un’apposita sala dedicata al cav. Nocivelli che è stata inaugurata ufficialmente nei giorni scorsi. Un’anticipazione di questo importante evento era stata proposta al pubblico giĂ a inizio marzo a Brescia, presso la chiesa di San Giorgio, con una bella conferenza di Francesca Lui, dell’UniversitĂ degli Studi di Bologna, che ha presentato le edizioni della collezione Nocivelli con illustrazioni dell’incisore Giambattista Piranesi (1720-1778). Numerosi interventi hanno caratterizzato la giornata inaugurale. Maddalena Nocivelli, figlia di Luigi, ha illustrato

le ragioni che hanno portato alla decisione di depositare presso la Fondazione Ugo Da Como la collezione libraria. Edoardo Barbieri, dell’UniversitĂ cattolica, ha sottolineato come nel passato le grandi biblioteche siano nate, nella maggior parte dei casi, da collezioni private lasciate alla collettivitĂ per la “pubblica utilitĂ â€? (la Queriniana e la collezione del sen. Ugo Da Como sono esemplari di questa dinamica). Anche la raccolta Nocivelli si inserisce dunque in questa tradizione, divenendo fruibile al pubblico e agli studiosi presso la Casa del PodestĂ di Lonato. Giancarlo Petrella, sempre dell’UniversitĂ cattolica, ha invece guidato i presenti in

un interessante percorso attraverso i pezzi piĂš significativi della collezione Nocivelli. Si comincia con i primi trattati di architettura civile e militare: la seconda edizione latina del “De re militariâ€? di Roberto Valturio (Verona, Bonino Bonini, 1483) e la prima edizione del “De architecturaâ€? di Leon Battista Alberti (Firenze, Nicolò di Lorenzo, 1485). Si prosegue poi con tutte le prime edizioni dei piĂš importanti architetti del Cinque e Seicento, da Andrea Palladio a Sebastiano Serlio, da Pietro Cattaneo a Vincenzo Scamozzi. Il collezionista Nocivelli prestò sempre una grande attenzione alle grandi edizioni illustrate. La raccolta non si limita perciò a Piranesi, ma si tro-

vano anche i nomi di Giuseppe Vasi e Antonio Ottaviano Bajardi, nonchĂŠ la prima edizione della monumentale (nove volumi di testo piĂš 10 di tavole litografiche) “Description de l’Égypteâ€? particolarmente cara a Nocivelli. Non mancano, infine, le provenienze prestigiose, tra le quali spicca quella del “Campo Marzio dell’Antica Romaâ€? di Piranesi (Roma 1762), appartenuta al papa Clemente XIV. Una proprietĂ testimoniata da una preziosa legatura in marocchino rosso con lo stemma in oro del pontefice. Al termine della prima parte i numerosi presenti sono saliti alla casa-museo di Ugo Da Como dove è stata benedetta e inaugurata la nuova sala “Luigi Nocivelliâ€?.

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‘•–”ƒ ‘Â? ƒŽ˜‡––‹ •—ŽŽǯ Â?Â?—Â?…‹ƒœ‹‘Â?‡ Nella chiesa di Sant’Agata in città è aperta dal 13 marzo e si chiuderĂ il 24 aprile, giorno di Pasqua, una mostra di don Luigi Salvetti dedicata alla Annunciazione. Il fatto evangelico viene letto da Salvetti con efďŹ cacia scevra da distrazioni decorative superue e aderisce piĂš che mai, toccando vertici di trascendenza quasi assoluta, alla consistenza narrativa e psicologica sia dei Vangeli canonici sia di quelli apocriďŹ . Egli ci comunica ciò che noi forse non conosciamo

troppo bene e ci svela in tal modo il nostro inconscio, la parte piĂš vera di noi stessi che noi non conosciamo. Salvetti è artista poliedrico, come ne esistevano al tempo del Rinascimento (non manca l’autoritratto!). Ha ben superato la dicotomia tra manualitĂ e intellettualitĂ : il suo laboratorio, nel cuore del Carmine cittadino di una Brescia da lui amata, è la cella monastica ove abita nei suoi viaggi interiori alla ricerca di volti e di storie, anche drammatiche, mentre

dispiega sulla tela colori e vicende che hanno arricchito lontane cattedrali nei vari continenti. S’accompagna alla pittura una ricca produzione musicale. Dal pentagramma di quella cella, e per tutto l’anno e per tanti anni, escono note mirabili di tante Passioni musicate dai grandi Autori del passato e splendidamente eseguite dal Coro da lui fondato e diretto. E di tanti Oratori composti con amici per salmodiare santità non solo bresciana. (g.g.)

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n questi ultimi giorni, mentre il Centro camuno di studi preistorici – Dipartimento Valcamonica e Lombardia – annuncia, come ogni anno, lo svolgimento del campo archeologico estivo (25 giugno – 10 luglio 2011) per studiosi e studenti dai 17 anni di etĂ , il suo direttore, Umberto Sansoni, comunica anche nuove scoperte nell’area di Cimbergo. Non si tratta però, questa volta, della localitĂ Campanine (situata a Nord del borgo montano), ormai celebre non solo per le istoriazioni preistoriche, ma anche per le incisioni rupestri medievali. Non si deve dimenticare infatti che Campanine e il Monticolo di Darfo Boario Terme furono due dei luoghi principali in Valle Camonica nei quali Sansoni trovò incisioni rupestri medievali, cominciò a rilevarle e a studiarle. Ecco appunto: gli ultimi rinvenimenti messi in luce alla base del Castello appartengono chiaramente all’evo di mezzo. La rocca di Cimbergo sorge su uno spunto-

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festarsi ancora e, fra questi, non ultimo fu il fenomeno dell’incidere sulle rocce, pratica che senza soluzione di continuitĂ dalla lontana preistoria arriva fino ai giorni nostriâ€?. Le tipologie individuate al Castello sono simili a quelle di Campanine, ove croci, castelli, mura, sigle, chiavi di San Pietro, forche con impiccati, nodi di Salomone, si sprecano. Tutto questo anche nella piana bassa di Cimbergo, sotto l’abitato (localitĂ Portole-CarèVignola): una dozzina di capanne (alcune di tipologia anomala), guerrieri, cavalieri-acrobati, impronte, iscrizioni in caratteri “pre-latiniâ€? ed esattamente “nord etruschiâ€? (presenti in numero insolitamente alto). Particolare rilevante: le rocce giĂ â€œgraffiateâ€? nella preistoria vengono riutilizzate per aggiungervi l’incisione medievale, senza danneggiare il disegno antico. Possiamo quindi vedere sulla identica superficie capanne e scene di guerra dell’etĂ del Ferro, una scritta latina dedicata a Giove e composizioni di

etĂ cristiana (croci, chiavi, scene di riti‌). Commenta Tiziana Cittadini: “Di quest’area colpisce la compresenza di immagini sacre e profane, Medioevo e preistoria: è veramente una ‘pagina’ unica dell’epopea umana, confermata dalle piccole edicole cristiane poste accanto alle rocce come per esorcizzare un’arte decisamente paganaâ€?. Sempre a proposito di incisioni rupestri medievali, sarĂ opportuno ricordare, a proposito del Monticolo di Boario che qui i dise-

gni scolpiti sulle rocce di Verrucano lombardo giungono fino a spingersi molto vicino a noi: un disegno ritrae addirittura Mussolini. Evidentemente il “vizioâ€? di incidere è una caratteristica presente da sempre nel dna dei Camuni. Ancor oggi, nel borgo montano di Pescarzo di Capo di Ponte, perdura la tradizione dei “Frisèiâ€? segni che con calce bianca si tracciano sulla porta dell’abbandonato, la notte prima che la sua ex-ragazza convoli a nozze con un altro.

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/·,WDOLD FKH VDUj H L YROWL FKH OD ´UDSSUHVHQWDQRµ Il giornalista video-reporter Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, è da anni sulla scena televisiva italiana in veste di testimone della realtà. Una passione per tutto ciò che riguarda l’audiovisivo coltivata fin dall’adolescenza e poi maturata grazie allo studio teorico e pratico. Il suo amore per la telecamera è diventato una professione grazie al programma “Le Iene”, dove ha militato fin dal 2000, prima come autore e poi come “iena” vera e propria. Approdato poi nel 2007 su Mtv, non si lascia sfuggire l’occasione di creare un proprio programma televisivo, e così nasce “Il Testimone”, un contenitore di

brevi documentari realizzati e montati autonomamente grazie all’uso di una telecamera portatile. Considerando lo stile originale e imprevedibile del personaggio, possiamo attribuire a Pif il ruolo di cantastorie della televisione italiana: in un sistema mediatico specializzato nel confezionare favole e fiabe ben lontane dalla vita di tutti i giorni, il programma di Pif riesce ad appassionare il proprio pubblico grazie a storie miracolosamente vere, che brillano di spontanea realtà, catturata in immagini veloci e poco stabili, ma mediata con maestria, raccontata con uno stile fresco e ironico.

La figura del flâneur, il baudeleriano gentiluomo che vaga per le strade della propria città a caccia di incontri e ispirazione, è perfettamente ripresa da “Il Testimone” in chiave moderna e reinserita nel contesto della metropoli del terzo millennio. La curiosità e la passione per la verità non hanno età, e Pif, nonostante i suoi 38 anni, risulta un ragazzino affamato di vita, novità, originalità. Per tre stagioni il suo programma ha raccontato le persone “qualunque” dimostrando, puntata dopo puntata, che questo aggettivo non si addice a nessuno: ognuno ha qualcosa di speciale: le nostre vite, se ben “inqua-

drate”, spesso raccontano molto più di quanto noi stessi immaginiamo. In questa quarta edizione il titolo del programma ha subìto una leggera modifica: “Il Testimone Vip”. L’autore spiega il motivo: la trasmissione (in onda ogni martedì alle 21 su Mtv) propone una serie di ritratti di personaggi famosi, per riuscire a capire l’Italia del futuro attraverso i modelli che il mondo dello spettacolo ci propone. Concentrarsi sulla vita quotidiana dei vip per capirli più a fondo, oltrepassando la patina di celebrità che li avvolge, studiandoli nella loro vita reale. Un modo per smontare certi miti, per scherzarci

sopra amichevolmente e, soprattutto, per studiare il tema “idolatria” da più punti di vista. Se è vero che siamo quello in cui crediamo, bisogna considerare che molte persone in definitiva seguono i modelli che la televisione propone, ambiscono allo stile di vita, alle gratificazioni, al successo degli idoli televisivi, sportivi, o del mondo della musica. Studiare le celebrità da vicino, attraverso lo sguardo ironico e smaliziato di Pif, è sicuramente un’esperienza televisiva controcorrente che può contribuire a riportare con i piedi per terra anche i fan più esasperati.


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Per Tiziano Terzani, la morte è stata il coronamento di un’esistenza piena. Giornalista d’eccezione, grande osservatore e narratore, in trent’anni di corrispondenze dal sud-est asiatico ha visto da vicino la guerra del Vietnam e la caduta di Saigon; la Cambogia dei Khmer rossi e la Cina del dopo-Mao, dove ha perso in pochi anni gli entusiasmi che il maoismo aveva suscitato in lui; ha abitato in Giappone e in India, e nel 2000 ha abbandona-

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’aspetto e il look sono quelli dell’eterno ragazzino, ma in realtĂ Filippo Neviani, in arte Nek, si appresta a raggiungere il traguardo dei 40 anni. Stiamo parlando di uno dei cantanti italiani piĂš amati al mondo: dalla Spagna al Sudamerica, dal Canada alla Germania, dal Portogallo al Giappone non esiste Paese nel quale Filippo non sia conosciuto se non addirittura osannato come una star. I suoi dischi e le sue tournĂŠe sono sempre molto attesi all’estero, dove l’immagine e la proposta di Nek ben rappresentano l’idea comune dell’Italia musicale: canzoni d’amore, belle melodie, una voce accattivante e un’immagine fresca e diretta. Nek è questo ma molto di piĂš, maturato durante i quasi 20 anni trascorsi dal suo esordio con l’album intitolato semplicemente col suo nome d’arte. Nella sua anima c’è tanta passione e altrettanta professionalitĂ , c’è una continua ricerca sonora e di contenuti che con lo scorrere del tempo si sta approfondendo sempre piĂš, nonostante il suo nome sia per molti ancora legato al grande successo di “Laura non c’èâ€?, brano che presentò durante la sua prima partecipa-

zione come big al Festival di Sanremo nel 1997. In realtĂ molte cose sono cambiate, Nek ha conosciuto il trionfo sia in Italia sia all’estero, conquistando classifiche di vendita e premi (Ifpi Platinum europe award a Bruxelles nel 1998, il trionfo al Festivalbar nel 2005, il Premio Lunezia – Poesia del rock nel 2006, il premio speciale alla carriera Trl History Award nel 2007). In particolare è amato nel mondo latino dove i suoi dischi sono pubblicati in lingua spagnola e Nek viene sovente invitato alle piĂš importanti manifestazioni musicali. Non mancano i duetti con acclamati colleghi, come nel brano “Walking awayâ€? con Craig David nel 2008. Oltre al successo e alla stima conquistati bisogna sottolineare anche la sua attenzione a tematiche importanti, come dimostra la sua

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prefazione al libro “Quello che gli occhi non vedonoâ€? di Irene Cianbezi del 2010, che raccoglie la testimonianza di una ragazza uscita dal terribile giro della prostituzione, i cui ricavi sono andati in beneficenza all’onlus “Papa Giovanni XXIIIâ€? del compianto don Oreste Benzi. Non è un caso quindi se il Vaticano lo ha invitato piĂš di una volta al tradizionale concerto di Natale e se il cantante emiliano è spesso protagonista di proposte musicaliumanitarie, come nel singolo “Domani 21.04.09â€? a favore del popolo abruzzese. Per tutti questi motivi Nek è molto atteso al concerto bresciano del PalaBrescia – l’11 aprile alle ore 21 –, e sarĂ interessante ascoltare anche le sue deviazioni verso le sonoritĂ rock cui il nuovo tour pare indirizzato, con il gruppo “The Quartet Experienceâ€? che si esprime attraverso un suono essenziale e diretto, con Filippo impegnato al basso, all’armonica e alla voce in compagnia di due chitarristi (Emiliano Fantuzzi e Chicco Gussoni) e di un batterista (Luciano Galloni). Nuovi arrangiamenti e un suono piĂš deciso che “aggiornanoâ€? i suoi brani piĂš noti, compreso un raffinato spazio unplugged.

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to tutto per un’esperienza di meditazione sull’Himalaya. Tre anni di eremitaggio che hanno restituito al mondo un uomo diverso. Sempre mosso però da una straordinaria curiositĂ : anche quella di capire l’esperienza della morte, “l’unica cosa nuova che ormai può capitarmiâ€? come dice al ďŹ glio Fosco in “La ďŹ ne è il mio inizioâ€?. Il ďŹ lm diretto dal tedesco Jo Baier è tratto dal libro (edito da Longanesi) nel quale Fosco ha raccolto

le ultime conversazioni col padre nella dimora toscana dove Terzani, malato di tumore, si era ritirato. Tiziano ricorda le esperienze passate, ma è soprattutto ansioso di lasciare una testimonianza della sua nuova serenitĂ nutrita di pensiero orientale. Nel cerchio della natura, spiega, la morte diventa un nuovo inizio se si è capaci di abbattere i conďŹ ni dell’io per ritrovarsi ad essere tutt’uno col vivente. Il ďŹ lm, afďŹ dato quasi completamen-

te all’interpretazione partecipe di Bruno Ganz, visualizza il contrasto tra un uomo dalla presenza ďŹ sica e psicologica ancora schiacciante e il trasporto con cui racconta il suo essere diventato un “senza nomeâ€?. Nei panni di Fosco, Elio Germano fatica a trovare la misura tra le emozioni dell’addio, il richiamo dell’affetto e il bisogno di marcare, ogni tanto, la distanza dalla vorace vita paterna. La storia si arricchisce cosĂŹ delle sfumature di un complesso rappor-

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to padre-ďŹ glio, mentre i monologhi di Ganz-Terzani, un po’ troppo didascalici, non catturano sempre l’emozione. “La ďŹ ne è il mio inizioâ€? – che è stato girato nella vera casa di Terzani – ha però il pregio di non disperdersi in ash-back o escogitare trucchi emotivi. Si concentra con asciuttezza sui due protagonisti e sul loro conversare, raggiungendo alla ďŹ ne il suo obiettivo: mostrare una vita che ha saputo costruire e comprendere il proprio senso.

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Sono gli studenti dell’istituto Capirola di Leno i vincitori della ďŹ nale provinciale del “Management Gameâ€?, promosso dal gruppo Giovani imprenditori dell’Aib e da ConďŹ ndustria Lombardia, con il patrocinio dell’UfďŹ cio scolastico regionale. Il “Management Gameâ€?, giunto alla 19ÂŞ edizione, è un gioco a squadre per i ragazzi delle scuole superiori che, attraverso uno speciďŹ co software, simula la gestione di un’azienda.

Si è svolta con notevole successo nei giorni scorsi a Roma l’iniziativa “150°: voler bene all’Italia per affrontare il futuroâ€?. Organizzata da Coldiretti in collaborazione con il Censis, la manifestazione ha avuto ul suo clou nel conferimento da parte del presidente nazionale di Coldiretti Sergio Marini di 12 riconoscimenti ad altrettante aziende agricole italiane che vantano oltre 150 anni di storia documentata e radicata sul territorio.

Tra le realtĂ premiate anche l’azienda agricola “Uberti Giovanni e Giovanni Agostino di Erbuscoâ€?, associata a Coldiretti Brescia, unica impresa lombarda a ottenere il riconoscimento. “Siamo molto orgogliosi per questo prestigioso premio attribuito all’azienda Uberti – ha commentato il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini –: si tratta di un’impresa che ha saputo coniugare tradizione ed innovazione, un esempio per i giovaniâ€?.

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lla presenza di Giulio De Capitani, assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia e di molte altre autoritĂ Giuseppe e Domenico Battagliola, presidente e vicepresidente de “La Linea Verdeâ€?, azienda ai vertici del mercato di IV gamma e dei piatti pronti freschi, hanno presentato nei giorni scorsi la rivisitazione dell’intero polo produttivo di Manerbio, inaugurando nel contempo l’innovativa ala da 10mila metri quadrati dedicata principalmente alla produzione dei piatti pronti freschi. In occasione dei vent’anni di attivitĂ dell’azienda, fondata nel 1991, e in un contesto macroeconomico in cui altre realtĂ imprenditoriali riducono gli investimenti, è significativa la scelta operata dai fratelli Battagliola che, con il taglio inaugurale dei giorni scorsi, hanno lanciato un messaggio forte al mercato e al paese: il coraggio di investire in tecnologie, in infrastrutture e nelle

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industriale permette il miglioramento globale dei flussi operativi. All’interno del sito è stata realizzata una nuova ala dedicata alla produzione dei piatti pronti freschi, un vero stabilimento nello stabilimento. Circa 10mila metri quadrati per questa struttura innovativa e all’avanguardia, progettata per potenziare la capacitĂ produttiva e aumentare la qualitĂ e la bontĂ del prodotto. Nel reparto dedicato alla produzione, si è scelto un processo di cottura all’avanguardia piĂš efficiente e a vantaggio delle qualitĂ organolettiche del prodotto finito che ne guadagna, quindi, in qualitĂ e bontĂ . Nell’area dedicata al confezionamento, il nuovo sistema tecnologico di aria filtrata in sovrapressione purifica l’aria migliorando la sanificazione dell’ambiente. Nell’area dell’imbustamento è stata delimitata una zona denominata “high careâ€? che favorisce il mantenimento delle basse temperature oltre a un maggiore controllo igienico. Sempre in questa zona vie-

ne applicata una tecnologia chiamata ionizzazione, ossia un processo di sanificazione spinta dell’aria. Delimitazione dello spazio, basse temperature, aria sanificata sono accorgimenti utili a migliorare la qualitĂ iniziale del prodotto, attraverso, ad esempio, la diminuzione della carica batterica del prodotto imbustato. “La Linea Verdeâ€? ha automatizzato le operazioni legate al movimento merci grazie all’introduzione di robot elettrici autonomi che migliorano in modo significativo i flussi di lavoro, dal confezionamento del prodotto all’arrivo alla cella di carico, e consentono di effettuare controlli informatizzati frequenti e puntuali. Queste operazioni si traducono, da una parte, in un incremento di competitivitĂ dell’azienda dovuta al sensibile contenimento dei costi di produzione, e, dall’altra, nella maggiore tempestivitĂ nelle consegne grazie alla possibilitĂ di effettuare carichi piĂš veloci e in maggiore sicurezza.â€? â€?Nel futuro

dell’azienda – sono considerazioni del vicepresidente Domenico Battagliola – vediamo una crescita nei canali della grande distribuzione italiana, puntiamo a incrementare le esportazioni. Tutti obiettivi che il nuovo stabilimento rende piĂš vicini e raggiungibiliâ€?.“Con la rivisitazione del nostro complesso produttivo – ha sottolineato invece il presidente Giuseppe Battagliola – vogliamo lanciare un segnale forte a tutti i nostri partner e al mercato: la nostra è un’azienda solida e sana, affidabile, che vuole continuare a crescereâ€?.

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Ăˆ l’ultimo obiettivo della stagione dopo aver perso in ďŹ nale la Coppa Italia ed essere uscita anzitempo dall’Europa in Coppa Len. Riettori della Brixia Leonessa, dunque, puntati sui play off scudetto che cominceranno per i biancoazzurri in anticipo, venerdĂŹ 8 marzo. Alle 21,15 capitan Calcaterra e compagni faranno visita al Bogliasco con diretta televisiva su Rai Sport 2. Brixia che ha chiuso la stagione

regolare al quarto posto con 43 punti, liguri subito alle spalle al quinto ma nettamente staccata (33). Questi gli altri incontri dei quarti di ďŹ nale dei play off di A1 maschile (quest’anno cambia la formula, si gioca in due gare e non al meglio delle tre): Latina– Pro Recco, Camogli-Savona, Florentia-Posillipo. Le gare di ritorno sono in programma sabato 16 aprile. Lazio e Imperia retrocedono in serie A2. (al.an.)

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utti disponibili per mister Iachini in vista della sfida in terra sarda. La partita contro il Cagliari di domenica 10 aprile è un ennesimo passaggio importante per la salvezza del Brescia (collegamenti in diretta su Radio Voce 88.3 e 88.5). I punti servono, sempre e comunque a questo punto, quando mancano alla fine solo sette gare. All’inizio della settimana per la ripresa degli allenamenti Beppe Iachini è tornato con un ritornello che era stata la costante della scorsa stagione che si era conclusa con la promozione in Serie A. Buon auspicio, forse, certezze sicure: “Con il massimo dell’attenzione, concentrazione, aggressivitĂ e intensitĂ â€?. Ben tornato, mister, ci mancava il mantra della vittoria e, visto gli effetti dell’anno scorso sono tutti di buon auspicio. Lo sprint finale è partito, nessuno si può chiamare fuori dalla corsa, nemmeno il Bari (a -9 dal Brescia) fino a quando la matematica non lo condanna. La classifica parla di possibilitĂ per tutti: Brescia (29 punti), Cesena (30 punti), Lecce (31 punti), Sampdoria e Parma (32 punti); Catania (35 punti); Chievo (36 punti). Tutto in discussione se si calcola che nelle ultime sette giornate il Brescia deve affrontare ancora Sampdoria, Catania e Cesena. “SarĂ un finale di campionato in cui tutti giocheranno

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per fare punti – ha aggiunto mister Iachini − quindi noi dovremo pensare a noi stessi. Siamo all’inizio di una salita dura e quando si va in salita ci si deve alzare sui pedali per spingere e pedalare a testa bassa fino al traguardo con cuore, coraggio e testa�. Una sfida alla volta. Domenica 10 aprile Cagliari-Brescia al Sant’Elia “Andiamo contro una squadra che ha un’ossatura ben collaudata da anni�

aggiunge ancora il mister delle rondinelle aggiungendo che tutti devono essere pronti ad entrare in campo, incidendo sulla gara anche in corsa e che “le scelte sono dettate dal momentoâ€?. Chiara nelle parole del mister la panchina di Diamanti per far giocare Eder. Ma Alessandro Diamanti è chiaro e tranquillo, raccontando che anche l’anno scorso e a Livorno ha fatto

tre o quattro partite in panchina: â€œĂˆ normale. Uno che fa 26 o 27 partite consecutive è normale che rifiati. Ăˆ un periodo in cui non sto riuscendo con la giocata. Non si tratta di impegno. Chi sta meglio gioca, secondo il mister. Quando saremo chiamati in causa daremo il nostro. Fino a quando Iachini vuole giocare con due punte, alterniamo noi. Questa è una squadra che si impegna. Non ho mai visto una squadra che si impegna cosĂŹ. Squadra che vince non si cambiaâ€?. Grinta e convinzione da parte del numero 32 delle Rondinelle che spinge verso la salvezza “Noi ci crediamo e lottiamo per raggiungerlaâ€?. Durante la 32ÂŞ giornata le partite che possono essere significative per le sorti del Brescia: Bari-Catania, Inter-Chievo, Lazio-Parma, PalermoCesena e Sampdoria-Lecce. Sulla carta nessuna è giĂ chiusa perchĂŠ tutte sono ancora in cerca di punti per i propri obiettivi. Sprint finale in corsa. Che finisca a braccia alzate!

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%UHVFLD FRQ YLVWD GDOO¡DOWR FinchĂŠ la barca va, lasciala andare. Non importa se ogni maledetto inizio di partita è a diesel per poi carburare nella ripresa. Il Basket Brescia è cosĂŹ, rimesso in carreggiata dalla cura Dell’Agnello per alimentare il sogno promozione. Il primo importante tassello del mosaico è stato incastonato domenica scorsa: la matematica certezza di partecipare ai play off con tre giornate d’anticipo. Per di piĂš i biancoazzurri sono tornati in testa alla

classiďŹ ca dopo mesi agganciando il duo Piacenza-Perugia. Ora basterebbe dare seguito allo sforzo profuso nelle ultime cinque giornate. A proposito, la cinquina rappresenta un record signiďŹ cativo: quello delle vittorie di ďŹ la, mai arrivate nel corso di questa stagione. Sotto con gli ultimi 80 minuti. Domenica a Senigallia e, a chiudere la stagione regolare, il 17 sempre alle 18 con Trento. La prima sďŹ da ampiamente alla portata, la seconda meno

visto che la Bitumcalor rincorre i play off dopo aver dominato l’andata. In piĂš bisognerĂ sperare in qualche passo falso dei coinquilini Perugia e Piacenza. Umbri favoriti contro Riva del Garda e Castelletto, emiliani opposti a Trieste e Pavia che il loro campionato lo hanno fatto. DifďŹ cile, dunque, centrare il primo posto assoluto visto che – a paritĂ di punti – la Leonessa si classiďŹ cherebbe come terza essendo Perugia e Piacenza avvantaggiate

dagli scontri diretti e differenza canestri. DifďŹ cile anche ipotizzare chi sarĂ l’avversario ai play off. L’unica certezza arriva da Ario Costa. “Spero solo di non incontrare Omegna – spiega il dg biancoazzurro – ha avuto dei problemi all’ inizio ma ha operato una rincorsa partita da lontanoâ€?. Potrebbero essere i piemontesi, dunque, i quarti classiďŹ cati? “Non faccio pronosticiâ€?. Staremo a vedere: intanto Brescia si gode la vista dall’alto.


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dello sport di Gottolengo, dove compagini di ginnastica artistica provenienti da tutta la Lombardia si contenderanno le medaglie regionali sognando di poter accedere ai nazionali. Tempo di sďŹ de anche nel mondo delle arti marziali. Domenica i judoka di Brescia e provincia si affronteranno al palazzetto dello sport di Roncadelle in occasione dell’VIII Trofeo InCoop, valevole come terza gara provinciale. Inizio della manifestazione alle ore 9.

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e societĂ coinvolte erano 36 con quasi 60 squadre al via e 900 tra atleti, allenatori e giudici. Una festa per tutti, un momento di comunione unico. Per due giorni il basso Garda si è popolato di giovani atleti in occasione del Meeting polisportivo regionale. Squadre di calcio e pallavolo provenienti da tutta la Lombardia hanno sostenuto prove di atletica e tornei della propria disciplina in una serie di gare che hanno coinvolto gli impianti sportivi di parecchi Comuni. Sabato mattina hanno preso il via le competizioni con l’atletica al Tre Stelle di Desenzano: peso, vortex, velocitĂ , salto in lungo e staffetta le specialitĂ in gara. Dal pomeriggio sono iniziati i tornei delle due discipline di squadra, sui campi di Calcinato, Montichiari, Solferino, San Benedetto, San Martino, Padenghe e Lugana. Sabato sera festa con musica al villaggio turistico, poi domenica mattina in campo per le ultime partite in programma. Domenica pomeriggio i saluti e le premiazioni. Le squadre vincitrici delle varie categorie sono per la pallavolo Rivarolese (Allieve), Virtus in Ludis (Juniores), Junior Sant’Angelo (Top Junior); per il calcio Ambrosiana (Allievi), Precotto (Juniores) e Polisportiva 2001 (Top Junior). Tra le squadre bresciane quella che è balzata agli onori della cronaca è stata la Nova Imperia top junior, seconda nel calcio e vincitrice del premio fair play. Bilancio positivo

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aver reso felici delle persone. La nostra attività – ha proseguito Valori – è fortemente orientata ai giovani, che devono crescere con esempi positivi e vivere esperienze che lascino il segnoâ€?. Il numero uno del Comitato lombardo afferma il livello qualitativo dell’offerta sportiva ciessina: “Il Csi non è un ambito sportivo di serie B. Facciamo parte del Coni regionale e abbiamo dato i natali a campioni come Moser e Facchetti, esempi straordinari come uomini prima ancora che come atletiâ€?. A fine mese il polisportivo sbarcherĂ nuovamente nelle terre catulliane: in programma le gare per le categorie under 8-10-14. Sono giĂ piĂš di 1.300 le pre-iscrizioni.

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SolidariertĂ a Milani Egr. direttore, vorrei esprimere pubblicamente la mia profonda e convinta solidarietĂ a Manlio Milani, oggetto, nei giorni scorsi, di accuse ed epiteti pesanti. La sua scelta di accettare l’invito di un’associazione xenofoba e di ispirazione fascista è stata a mio parere saggia e giusta. Saggia perchĂŠ solo l’uso della ragione e del dialogo possono aprire brecce laddove la distanza di posizioni ideali e di pensiero è incommensurabilmente grande; dove maggiore è il bisogno di attenzione e conoscenza, e incontrare “l’altro da teâ€? può aprire spazi almeno per bandire l’uso della violenza politica come “strumentoâ€? per la risoluzione di qualsivoglia conflitto. La scelta di Milani è stata giusta perchĂŠ simbolicamente – ma nella carne viva di una ferita ancora aperta della nostra città – ha prospettato una traccia di quel percorso che, solo arrivando obbligatoriamente alla veritĂ , all’ammissione delle responsabilitĂ , potrebbe aprire uno scenario nuovo nella ricerca della giustizia e avviare un serio e fondato cammino di riconciliazione. Il valore simbolico è grande proprio perchĂŠ arriva da una persona la cui storia è stata drammaticamente colpita dalla violenza stragista e che ha dedicato la vita intera alla ricerca di veritĂ e giustizia. Naturalmente chiunque può dissentire dalla scelta di Milani ma perchĂŠ questo bisogno di inveire, di sfiduciare? Da dove nasce? A me sembra il grido di chi ha il timore enorme, se non il terrore, che il confronto - in particolar modo con chi è cosi distante da te – invece di fortificarti e farti crescere, aggiungere elementi nuovi alle tue conoscenze, alle tue esperienze, possa

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farti perdere qualcosa, possa esporti a una sorta di furto. Non è solo il timore di sporcarsi le mani, l’anelito infantile alla purezza. C‘è al fondo l’idea che solo tenendo un pensiero sotto teca, salvaguardato da polvere e pioggia, da malintenzionati e ladri, vi si possa trarre alimento e sostegno. Non accorgendosi che cosĂŹ si riduce ogni pensiero, anche il piĂš nobile e fondato, a reliquia, icona da adorare, e lo si condanna inesorabilmente all’estinzione. Non può darsi pensiero, concezione del mondo forte e duratura, che non si bagni e si misuri con tutta la realtĂ , anche quella piĂš difficile e sgradevole. Ma quegli epiteti e quelle accuse aprono anche altri interrogativi. Nella concezione del mondo di chi ha tranciato quel giudizio, “Milani non può piĂš presiedere l’associazione dei familiari delle vittimeâ€?, che posto ha la libertĂ di pensiero? C’è una lista di pensieri buoni che si possono pensare e di pensieri cattivi impensabili? E se qualche malpensante li esprimesse quei pensieri, addirittura pubblicamente, quale sarebbe la “soluzioneâ€?? I pensieri sbagliati purtroppo esistono. Proprio per evitare che si tramutino in gesti e azioni violente, in umiliazioni e offese, la prima strada da tentare è l’apertura del dialogo e il tentativo del convincimento con chi li esprime. Ma anche l’ascolto. Bisogna capire come e perchĂŠ alcuni si incamminano su quelle strade. Razzismo e fascismo non nascono dal nulla, non attecchiscono sui giovani per qualche potere oscuro, anche se non vanno sottovalutate le suggestioni epico-vitalistiche che spesso magnetizzano molti ragazzi. Dialogare, comunicare, convincere è allora essenziale, affatto in contraddizione con la lotta, anche aspra, dura. Mai però l’avversario

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può divenire nemico, simulacro inanimato, essere inferiore. PerchĂŠ, compiuto questo passaggio, quel nemico, poi, lo si può anche ferire, abbattere, eliminare, o gli si possono estorcere confessioni, abiure, di fianco a qualche pira giĂ accesa e schioppettante. Chi ci ha consegnato una repubblica antifascista e una delle piĂš importanti costituzioni mai elaborate al mondo non aveva in mente questo possibile epilogo per il nostro futuro. Chi ha lottato per la nostra libertĂ e la nostra dignitĂ di uomini e donne ci ha indicato una meta. La strada tocca a noi costruirla. Ed è un lavoro ininterrotto, pesante, difficile, pericoloso. Ma obbligatorio! In conclusione una nota a piè pagina, che volendo si può anche saltare, perchĂŠ nessuno, sul tema, ha diritti superiori a chicchessia! Il 28 maggio del ’74 ero in piazza Loggia. La ferita, negli occhi e nel cuore del sedicenne che ero, è ancora lĂŹ. Mimmo Cortese

Buon compleanno Italia Egr. direttore, ci vogliamo e ormai proponiamo come la cultura dei filantropici, gli illuminati dalla ragione, parte di questa Europa con la bandiera alzata al grido LibertĂŠ, ÉgalitĂŠ, FraternitĂŠ, e garantiamo la libertĂ volendo togliere i crocifissi dalle aule di scuola, l’uguaglianza con un pensiero sempre piĂš laicista, la fraternitĂ con convegni e feste di piazza, per poi unirci a combattere un dittatore, al fine di un presunto tutelare i diritti di un popolo, ben dopo piĂš di quarant’anni di totalitarismo. Ciò che sconvolge è che coloro che vogliamo “tutelareâ€?, varcata la soglia del confine, diventano clandestini, il cui

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solo eco spaventa i piĂš. A clandestino equivale illegale, ad illegale fuori dalle norme e quindi sanzionabile, un essere a cui non è concesso richiedere, ma che umiliandosi si deve prostrare ed elemosinare ciò che in un ghetto gli viene concesso. Ci rimpinziamo quotidianamente di demagogia e poi miserabili, resi ignoranti, chiudiamo gli occhi e spegniamo i cuori perchĂŠ se solo ci connettessimo all’umanitĂ di ogni popolo, di ogni anima che si cela nel viso di quel sconosciuto che per noi rappresenta il nulla, resteremmo schiacciati sotto l’angoscia del dolore e dell’impotenza, dell’ingiustizia e dell’iniquitĂ . E allora chiediamoci se la cultura che ci hanno propinato, la sperata secolarizzazione, l’individualismo dominante e lo svilimento dell’essere umano quanto realtĂ splendida e dono prezioso abbia prodotto i risultati sperati. Consoliamoci con la risposta dei piĂš: “Hai paura che venga la guerra in Italia?â€? “No, tanto se bombardano colpiscono la Sicilia, non noiâ€?. Buon compleanno Italia. Lara Boldini

A proposito di identità cristiana Egr. direttore, vedo che Matteo Rinaldi, dirigente della Lega se non sbaglio, si preoccupa di far conoscere il pensiero (le opere le vediamo ogni giorno) del suo partito. Roberto Rossini ha già fatto alcun riflessioni che condivido. Vorrei soltanto aggiungere un paio di osservazioni. La prima riguarda uno dei temi preferiti dalla Lega: chi viene da noi deve rispettare le nostre leggi. Condivido l’invocazione della legalità . Solo che la Lega (e non solo lei)

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predica bene e razzola male, perchĂŠ da anni fa parte di una maggioranza che della legalitĂ ne ha fatto uno straccio. Come sta succedendo anche in questi giorni in Parlamento. La Corte dei conti ha segnalato poche settimane fa che la corruzione nel nostro Paese lo scorso anno è cresciuta del 30%. Tutta colpa degli immigrati? La Giustizia (la vera perseguitata) è messa sotto processo ogni giorno da una classe politica che in nome del voto popolare invoca l’impunitĂ . Secondo. Per quanto riguarda la questione immigrati in generale, scorrono fiumi di parole, dette e scritte. Si tirano a destra e a sinistra vescovi e papi. Indipendentemente da ogni altra considerazione, secondo me le posizioni della Lega (e di molti altri) sono semplicemente fuori dal tempo perchĂŠ il futuro è giĂ scritto e sarĂ caratterizzato da societĂ sempre piĂš multietniche, quali che siano le scelte della politica. Tuttavia, rispettando la laicitĂ dello Stato e delle sue decisioni, vorrei soffermarmi sulla preoccupazione di molti leghisti, come Rinaldi, di difendere l’identitĂ cristiana. Mi limito a ricordare un dato incontrovertibile: saremo giudicati sull’amore (capitolo 25, 31-46 del vangelo di Matteo). Nel Vangelo, e nelle lettere degli Apostoli, è spiegato molto chiaramente cosa significhi amare il prossimo. Significa voler bene a tutti, nemici compresi. Per un cristiano non c’è sicurezza, non c’è religione, non c’è cultura, non c’è giustificazione che tenga: o ami l’altro oppure non vivi da cristiano. Sei fuori dall’identitĂ cristiana. Non perchĂŠ qualcuno ti caccia o non ti riconosce: nella Chiesa c’è posto per tutti. E siamo tutti peccatori. Ăˆ un problema di coscienza e di coerenza. Se tu rifiuti

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qualcuno, quali che siano le sue colpe, non sei in sintonia con il Vangelo. La tua identitĂ non è cristiana. Senza se e senza ma. E non conta nemmeno il fatto che qualcuno, fosse pure il papa, o tutti si comportino male, me compreso. La responsabilitĂ davanti a Dio è personale cosĂŹ come personale è il rapporto con Lui (che è il dato fondante della fede). Ed è una responsabilitĂ che non riguarda solo la coscienza personale, ma che deve essere testimoniata nella societĂ . Ripeto a scanso di equivoci: non chiedo che lo Stato fondi la Costituzione sul Vangelo. Non sono un talebano. Dico soltanto che se si tira in ballo l’identitĂ cristiana vale solo il Vangelo. Il resto è frutto di ignoranza della Parola di Dio, di ipocrisie o di calcoli elettorali. Renato Longhi

Dall’America latina Egr. direttore quante lettere ho scritto nella mia testa. Lo faccio continuamente. Il lavoro di fabbrica aiuta. Avrei parole per tutti voi perchĂŠ voi tutti siete con me... sempre... A seconda dell’interlocutore parlerei di matrimonio, di lavoro, di padri che “hanno le farfalle nella testaâ€?, dei tempi di Telenord, della vita fortunata che abbiamo avuto, di film e di volontari, di come è facile scoprirsi quarantenni con molte cose ancora da fare... e poi delle assurditĂ venezuelane e della passione che deve sempre scorrere nelle vene, della famiglia e dei nipotini lontani... Non potrei poi non parlare di televisione, di politica e di calcio. Teletutto avrebbe certamente molto spazio nelle mie domande. I sogni li racconterei ai piĂš

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intimi, la realtĂ forse a nessuno (adesso ho una splendida donna accanto e lei sola vede quello che non sta nelle parole)... La lettera che però sembra “volersiâ€? scrivere con piĂš forza è però questa e ve la lascio come augurio per la Quaresima che stiamo vivendo e per la Pasqua che ci aspetta, scusandomi in anticipo se, come a volte capita, non riuscissi a spiegarmi chiaramente. Sono stato nei giorni scorsi ad El Dorado, nel sud del Venezuela, sulle tracce di don Damiano Moreschi... ancora una volta...a cercare ricordi e persone che mi parlassero di lui ed, ancora una volta, ho trovato storie e volti che parlano di noi...del nostro essere “tropitaliciâ€? (italiani tropicali), del nostro essere cristiani... Con Lia e Claudia, le gentili e capaci volontarie Svi in servizio a San Felix, abbiamo incontrato amici, catechiste, maestre, poeti ed infermieri... Una piccola rappresentanza della moltitudine di persone che Damiano ha coinvolto nella vita della Parrocchia. Ognuno aveva una storia da raccontare. Il ritratto che le parole e gli sguardi della gente hanno disegnato è quello di un uomo speciale, di un prete che ha saputo unire spiritualitĂ e prassi. “Moderno, ribelle, ma rispettoso di chi vedeva la Chiesa in maniera diversaâ€?, come ben ha detto padre Sabino Izaguirre, gesuita spagnolo che tanto ha lavorato con Damiano nell’ambito educativo. Ciò che piĂš colpisce è la capacitĂ (il dono, direbbe qualcuno) di Damiano di mettere in moto le energie positive che ciascuno possiede, di “fare Chiesaâ€? anche dove sembrerebbe impossibile. Il bene spesso si nasconde dove è piĂš difficile vederlo. Non era un santo, sebbene molti abbiano usato questa parola, direi piuttosto “un angelo dei nostri tempiâ€?, come lo ha de-

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finito il Poeta, alias Hoover Quintero, avvocato ex minatore che tutto deve all’incontro con l’uomo venuto dalla Valcamonica. Ecco...il nominare la Valcamonica mi porta anche a fare una piccolissima riflessione sull’italianitĂ di Damiano e su cosa credo significhi essere italiani all’estero. Non credo alle patrie. I Valori sono un’altra cosa. Nasciamo dove ci tocca nascere. Ăˆ questione di geografia e di fortuna. Ogni luogo, però, ha una storia ed una particolaritĂ che fa parte del dna umano, non meno dei cromosomi o del colore degli occhi. A noi è toccato nascere dalla parte fortunata del mondo...tutto qui...non necessariamente dalla parte migliore... Siamo tutti stranieri ed uguali per il semplice fatto che tutti siamo temporanei, ospiti in casa d’altri. Detto questo, l’italianitĂ di Damiano è quella che occorrerebbe studiare nelle scuole perchĂŠ fatta di rispetto, intelligenza, cultura, forza, tenacia ed enorme simpatia che mai però si trasforma in condiscendenza... le stesse doti che ho avuto la fortuna di riconoscere nella maggior parte dei volontari e delle volontarie che hanno prestato servizio nello Svi. Esiste un modo di essere al servizio degli altri fatto di umiltĂ , sacrificio, preghiera ed impegno sociale. Condividere non significa fare quello che fa chi ci è vicino. Significa non fingere, essere se stessi, testimoniare con coerenza e spontaneitĂ ciò in cui si crede. Non si diventa “gente del puebloâ€? solo assumendo i comportamenti esteriori che facilitano l’accettazione sociale, ma facendosi carico dei problemi reali delle persone, cercando di aiutare chi cade, senza giudicare, ma neppure senza giustificare. Ognuno è libero di scegliere, anche in contesti difficili ed ogni azione ha delle conseguenze.

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Questo è rispetto vero. Il resto è cattiva coscienza, è scambiare l’indolenza per necessitĂ e la pigrizia per costrizione...è cadere nella “poetica della sconfittaâ€?... La lezione che, credo, ci ha lasciato Don Damiano è che, nonostante tutto, al mondo le brave persone sono piĂš delle cattive. Occorre solo crederci ed essere disposti a portare sulle nostre spalle un pezzo dell’altrui croce. Senza andare lontano. Ogni giorno. In ogni luogo. Ogni Via Crucis porta ad una resurrezione... Massimo Tanghetti

Non mi piace la nuova Voce Egr. direttore, non sono molto soddisfatta della nuova versione grafica e di formato de “La Voce del Popoloâ€?. Sinceramente preferivo quella precedente, piĂš pratica e compatta. Questa nuova Voce ha le pagine enormi e quindi troppo dispersive. Inoltre, il contenuto culturale sarĂ sicuramente utile, ma chi lo “assorbeâ€? da una settimana all’altra, pur scegliendo gli argomenti a proprio piacimento? Una “vecchiaâ€? abbonata

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