La Voce del Popolo 2011 41

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“Vi voglio tutte belleâ€?: piĂš o meno titolava cosĂŹ – mi dicono i bene informati – una rubrica su una rivista femminile cattolica che, credo, sia ormai chiusa per riduzione di acquirenti. Tempi duri per la stampa cattolica. “Vi voglio tutti belli/eâ€?: potrebbe esprimersi in questi termini l’invito che il Signore ci rivolge a essere “santiâ€?. SĂŹ, anche se la bellezza fisica colpisce, affascina e talora fa perdere anche un po’ la testa a qualc cuno; l’autentica bellezza è quella che viene da Dio, quella che si esprime quando uomo e donna vivono “a immagine e somiglian di Dioâ€?. E questa bellezza è portatrice di un fascino che glianza s attenua col passare degli anni. I santi sono sempre attuali, non si perchĂŠ vivono nell’“oggiâ€? di Dio. Come Santa Teresa Eustochio Ver(mem zeri (memoria il 27 ottobre), che può dire ancora oggi: “Nel Cuore sanGe troverai tutto. L’amore di Dio, quando prende possesso in tissimo di GesĂš un’anima, la tra trasforma tutta in Dio medesimoâ€?. PerchĂŠ non crederle? PerchĂŠ an non provare anche noi questa cura trasformante di vera bellezza? E magari, noi cambia un poco anche il pezzetto di mondo in cui viviamo‌ cambiando noi,

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Libia. Le speranze dei cattolici per un futuro democratico

San Polo storico. Oratorio: formazione e sana aggregazione

Seminario maggiore. Il clero bresciano e l’Unità d’Italia

Europa. Prediche giuste, pulpiti sbagliati

Motomondiale. Marco Simoncelli, correre con il cuore

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Figlio di Dio, GesĂš Cristo, che entra nella morte per fedeltĂ assoluta al Padre, in una condivisione d’amore con la nostra sorte. Non gli è infatti risparmiata l’esperienza del morire e nel modo piĂš tragico possibile; ma non è abbandonato nella morte, il Padre lo risuscita a nuova vita. “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!â€? (Giovanni 11,21) dice Marta, protestando perchĂŠ non ha evitato all’amico il dramma della morte; GesĂš le fa capire che non ci salva dalla morte, ma nella morte. Infatti il Padre, pur non risparmiando la morte al Figlio, lo ha risuscitato e non lascia nella morte neppure noi. Afferma Paolo: “Se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fedeâ€? (1Corinzi 15,12-14). Alla luce di questo mistero non è tolto il trauma della morte, tuttavia il morire riceve una luce nuova, che nel profondo ci pacifica con questa drammatica esperienza. Con gli occhi della fede ci è possibile scrutare il buio, sentendo che dall’altra parte non c’è il nulla, bensĂŹ un abbraccio che ci attende; il buio lo dobbiamo attraversare, come lo ha attraversato GesĂš, ma pieni di speranza. In certo senso noi, in questa vita, siamo come il bambino nel grembo della madre; stiamo bene e non vorremmo uscire, ma mediante il trauma del parto veniamo alla luce. Un’antica tradizione della Chiesa chiama il giorno della morte dies natalis, evento quindi di nascita alla dimensione definitiva dell’amore, non di disperata discesa nel gorgo (come dice una poesia di Pavese). Significativamente celebriamo in due giorni consecutivi i santi e i morti, quasi fossero le due facce dell’unica medaglia; si muore per vivere, in Dio e per sempre.

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â€œĂˆ una festa estranea alle nostre tradizioni, meglio onorare i defuntiâ€?. CosĂŹ il card.Carlo Maria Martini (nella foto), all’epoca arcivescovo di Milano, criticava le feste di Halloween. Era il 2000 e cosĂŹ bollava il numero sempre piĂš grande di manifestazioni. “Questo tipo di feste – affermava – è estraneo alla nostra tradizione, che ha valori immensi e va tramandata: il culto dei defunti fa parte della nostra storia, è un momento in cui si apre la speranza dell’eternitĂ â€?.

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Halloween è la festa di origine celtica che alla vigilia (ÂŤEveÂť) della festa di Tutti i Santi (ÂŤAll HallowsÂť) vede il ritorno delle anime dei morti alla ricerca di corpi vivi da abitare: per ingannarle e ingraziarsele, ci si traveste da spiriti e si offrono dolcetti. L’Arcivescovo di Milano, per contro, invitava a riscoprire le tradizioni: “Visitare le tombe, adornarle di fiori, pregare per i defunti. E capire cosĂŹ che la vita dell’uomo è piĂš dell’esistenza terrena...â€?.

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a qualche giorno alcune agenzie di pompe funebri del Bresciano stanno ricevendo strane rischieste. Il loro telefono squilla, gli operatori rispondono ma dall’altra parte non c’è la voce affranta di chi ha da poco perso un proprio caro e chiama per richiedere tutti i servizi del caso. C’è invece la voce squillante di piĂš di un gestore di discoteche che chiede di poter affittare una bara! Dopo qualche secondo di legittimo smarrimento giunge anche la spiegazione della richiesta bizzarra. Per organizzare al meglio l’imminente festa di Halloween tra il 31 ottobre e l’1 novembre è necessaria una scenografia adatta all’evento. Cosa di meglio che piazzare al centro di una discoteca una bella bara? La notizia, che si commenta da sola, è solo l’ennesima riprova di come la societĂ odierna si lasci suggestionare da feste e celebrazioni che nulla hanno a che fare con la nostra cultura. PiĂš di 10 anni fa l’allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini (come si legge in queste pagine) aveva fatto sentire la propria voce contro questa deriva, invitando i milanesi (ma piĂš in generale tutti i credenti) a disertare queste feste a vantaggio della riscoperta del culto cristiano dei propri defunti. Gli appelli del Cardinale, evidentemente, non hanno trovato particolare attenzione, se è vero che la festa di Halloween ha preso sempre piĂš piede, sino ad arrivare alle richieste di bare ricordate. “Per favore – afferma don Oliviero Faustinoni, responsabile diocesano del servizio pastorale per i movimenti religiosi alternativi – smettiamo di definire Halloween una festa. Si tratta semplicemente di un fenomeno che si è imposto violentemente nella nostra societĂ â€?. A fare le spese di quella che il sacerdote definisce una mer-

cificazione di Halloween, sarebbero paradossalmente satanisti e stregoni che vedono la notte del 31 ottobre, la notte piĂš importante dell’anno, ridotta ad appuntamento di marketing, di puro business. “Eppure – sostiene ancora don Faustinoni, spostando il discorso un po’ piĂš avanti – sette occulte, psicosette e gruppi pseudoreligiosi esultano per la diffusione del fenomeno, convinti come sono che possa essere il terreno fecondo per adescare e reclutare nuovi adeptiâ€?. Ăˆ proprio questa la ragione per cui, secondo il responsabile della pastorale diocesana per i movimenti religiosi alternativi, sarebbe bene che gli oratori,

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le parrocchie e le altre agenzie educative tenessero alta la guardia. “C’è un disegno che sta dietro al fenomeno Halloween – ricorda – ed è tutt’altro che innocente e casuale. C’è piuttosto l’intenzione di desacralizzare, di profanare e boicottare la ricorrenza in cui vengono ricordati i martiti, nella celebrazione che anticipa la memoria di tutti i defunti del 2 novembre, ridicolizzando cosĂŹ il principio cristiano della comunione dei santiâ€?. Non sono molti, però, quelli che avvertono questo rischio; pochi si sono resi conto di come nel volgere di un decennio Halloween si sia infiltrato in diversi settori della societĂ . “In tali scenari – afferma al proposito – diventa difficile andare controcorrente e non seguire questa moda horrorâ€?. Guardare con una sorta di accondiscendenza a quello che può sembrare un innocente carnevale fuori stagione è per don Faustinoni un atteggiamento sbagliato, superficiale, che non tiene conto di alcuni inquietanti dati di fatto. Proprio nel periodo di Halloween si registra, infatti, un incremento di tutti gli affari legati alla magia, aumentano le consultazioni di maghi. “Incosciamente – sono ancora considerazioni del responsabile diocesano del servizio pastorale per i movimenti religiosi alternativi – si apre la strada a quella dittatura del relativismo che Benedetto XVI aveva definito come una delle piĂš gravi malattie del nostro tempoâ€?. Per questo don Faustinoni non esita a lanciare un appello: “I genitori e chi non vuole subire questa assurda ricorrenza, hanno il dovere di spiegare cosa sia Halloween ai propri figli perchĂŠ evitino di subire il fascino di questo fenomenoâ€?. Non farlo, anche se non esiste una relazione provata, potrebbe aprire la porta a fenomeni (ricordati in queste pagine) ben piĂš gravi.

&LQTXH UDJLRQL SHU GLUH GL QR Ăˆ ancora don Oliviero Faustinoni a declinare una sorta di mezzo decalogo per aiutare genitori ed educatori a dire no al festeggiamento di Halloween in famiglia e nelle comunitĂ . La prima ragione che sconsiglia la partecipazione alle numorese feste a base di zucche, fantasmi e mostri ripugnanti è che le stesse ricondurrebbero a celebrazioni sataniche e di stregoneria nel corso della quali si svolgerebbero rituali aberranti. Seconda ragione: Hallowe-

en, per i guru dell’occulto, è la grande occasione per adescare nuovi adepti. I ragazzi e i giovani sono i piĂš esposti a questo rischio perchĂŠ sensibili al fascino di particolari eventi festaioli. La terza ragione indicata da don Faustinoni è direttamente collegata alla tradizione. “I credenti che partecipano alla festivitĂ di Ognissanti – afferma – giĂ il 31 ottobre entrano nella grande solennitĂ von i vespri della liturgia. La famiglia cristiana fa festa ai testimoni

della vita, della speranza, dell’amore. La quarta ragione ha fondamenti piĂš materiali, ma non per questo è meno importante delle altre. “Non aderire all’evento commerciale – ricorda don Faustinoni – contribuisce al fallimento di questo business. Meglio esporre nelle proprie case i simboli cristiani che ricordano la celebrazione di Tutti i santiâ€?. L’ultima delle cinque regole per desistere dalla partecipazione a Hal-

loween proposte dal responsabile diocesano del servizio pastorale per i movimenti religiosi alternativi chiama in causa, con i genitori, educatori, insegnanti, catechisti, religiosi e sacerdoti che “possono sensibilizzare fortemente la societĂ civile e l’opinione pubblica aiutando i bambini a sentire l’importanza della festa cristiana, esaltandola e dandole rilevanza, magari spiegando proprio la vita dei santiâ€?.


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pare a chi ascolta molte storie di persone che si trovano irretite da mondi esoterici, spiritici o altro, non ne siano esenti nemmeno i credenti. Cristiani con una visione astratta dell’anima, appiattiti su una riduzione razionalistica dell’esito ultimo della vita, e di quelle “ultime coseâ€? che hanno perso smalto persino nella predicazione cristiana, possono diventare facili prede. C’è chi si avvicina par gioco, c’è chi cerca conferme in un contatto con l’aldilĂ . Certo è che una considerazione

“metaforicaâ€? di ciò che piĂš intimamente ci unisce a Dio e che è segno della sua immagine in noi non può che lasciarci in balia di mercanti di falsitĂ , pronti ad approfittare della buona fede soprattutto di chi vive momenti dolorosi nella sua vita. Ecco perchĂŠ i giorni dei santi e dei morti divengono una sana pedagogia del senso della nostra esistenza. Ci richiamano alle veritĂ essenziali della visione cristiana dell’esistenza tra cui il nostro morire e il nostro vivere in Dio per sempre. (Adriano Bianchi)

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$QWLFR UHWDJJLR GHOOH SRSROD]LRQL FHOWLFKH Da dove arriva il fenomeno Halloween che i piĂš considerano soltanto come occasione per fare festa? Le sue radici si trovano in un rito pagano, il Samain, officiato nelle isole britanniche dalle popolazioni celtiche: una sorte di festival della morte in onore delle divinitĂ pagane. La notte del Samain, traducibile con “indebolimento dell’estateâ€? segnava per i druidi, la casta sacerdotale dei celti, il passaggio dall’esta-

te all’inverno in cui il principe delle tenebre avrebbe umiliato il dio sole facendolo ritornare fra le anime dei morti sulla terra per rientrare nei corpi dei vivi. Per allontanare gli spiriti del male si compivano rituali nei quali era previsto il mascheramento con le pelli degli animali uccisi. L’offerta di sacrifici, anche umani, era considerata necessaria per ingraziarsi gli spiriti delle tenebre. I druidi si presentavano con lanterne

realizzate con rape svuotate e intagliate a forma di viso al cui interno bruciava una candela. La leggenda si è tramandata nel tempo, anche se con qualche piccola modifica, tanto che i discendenti dei celti per secoli hanno considerato il 31 ottobre come occasione in cui ai defunti era concesso di tornare nel mondo dei vivi. Per questo motivo, tradizionalmente, lasciavano acceso il fuoco di casa, la tavola imbandita e la porta

di casa socchiusa. I bambini, poi, passavano di casa in casa chiedendo leccornie che rappresentavano una sorta di offerta ai defunti. Ancora oggi, nei paesi di cultura angliosassone (da noi non c’è alcuna ragione storica che giustifichi questa usanza, ndr.) i ragazzini bussano alle porte di tutte le case ripetendo la formula innocente di “dolcetto o scherzettoâ€? che si rifĂ , però, all’originale maledizione o sacrificio.

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Con un voto unanime il governo israeliano ha votato nei giorni scorsi a favore di uno scambio di prigionieri con l’Egitto. Lo hanno riferito i media dei due Paesi precisando che il voto segue un positivo incontro tenutosi tra i negoziatori egiziani e israeliani. L’ufficio del presidente israeliano Benjamin Netanyahu aveva comunque già diffuso una nota confermando lo scambio. L’intesa prevede il rilascio di 25 prigionieri egiziani, fra cui tre minori, in

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cambio della liberazione di Ilan Grapel, israeliano detenuto dallo scorso giugno in Egitto per incitamento alla rivolta e danneggiamento di edifici pubblici. Grapel era stato inizialmente accusato di spionaggio. Secondo informazioni riferite dal quotidiano israeliano ‘Haaretz’, i negoziati continueranno ancora con l’obiettivo di arrivare alla liberazione di un beduino israeliano, Ouda Tarabin, da 11 anni in un carcere egiziano per rispondere

dell’accusa di spionaggio. Lo scambio di prigionieri, caldeggiato dagli Stati Uniti, è considerato dagli osservatori anche un tentativo per migliorare le relazioni tra Egitto e Israele. Dopo la caduta del regime di Hosni Mubarak, lo scorso gennaio, i due Paesi hanno avuto diverse frizioni. Israele ha colpito e ucciso per errore alcuni agenti di frontiera egiziani nel Sinai, mentre al Cairo una folla di dimostranti ha preso d’assalto l’ambasciata israeliana.

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stato ucciso a Sirte il leader libico Muammar Gheddafi. La notizia della sua morte (corredata da immagini crude) ha fatto il giro del mondo. Il rais era nascosto in una buca e gridava “Non sparateâ€?. Colpito alle gambe, sarebbe poi stato assassinato con un colpo alla testa. Il suo corpo, insieme a quello del figlio Mutassim, dopo essere stato esposto per giorni, è stato sepolto in una localitĂ segreta. La gente ha festeggiato nelle cittĂ libiche, appena appresa la notizia. Il Consiglio Atlantico dovrebbe ora riunirsi a livello di rappresentanti permanenti per fare il punto sulla missione in Libia e l’eventuale stop alle operazioni. Numerosi sono i commenti di cattolici che abitano in Libia, rilanciati dalle agenzie di stampa. “In questo momento piĂš che mai deve farsi strada, da ogni parte, la sincera volontĂ di assicurare a tutto il Paese tempi davvero nuovi, all’insegna di una ritrovata concordia socialeâ€?. Ăˆ questo l’auspicio di mons. Tommaso Caputo, nunzio apostolico in Libia e a Malta “Nel momento in cui si pone mano alla ricostruzione del Paese, a tutti i livelli – ha affermato–, a cominciare dall’assetto statale, l’obiettivo di una riconciliazione nazionale appare come la possibilitĂ alla quale legare l’esigenza di una giustizia sociale e del rispetto della dignitĂ di ogni

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tore di Caritas Libia, fiducioso sul futuro della Libia e la nuova dirigenza del Cnt (Consiglio nazionale di transizione). “Penso – sono sue considerazioni – che potranno marcare una differenza rispetto al vecchio regime, per mostrare un volto nuovo della Libia, rendendola un Paese democratico e liberoâ€?. PiĂš critico è stato invece il commento alla morte di Gheddafi rilasciato da mons. Maroun Lahham, arcivescovo di Tunisi, â€œĂˆ troppo presto per dire come cambierĂ la situazione – ha affermato –. La Libia non è una nazione con un unico

popolo, è composta di tante tribĂš. Il percorso verso la democrazia e la stabilitĂ non sarĂ semplice. Il terreno è meno preparato di quello della Tunisiaâ€?. La fine di Gheddafi dovrebbe portare a una progressiva normalizzazione della situazione in Libia. Il ritorno alla normalitĂ potrebbe portare, secondo l’arcivescovo di Tunisi, alla chiusura, magari non nell’immediato, dei campi profughi che nei mesi scorsi erano sorti al confine fra i due Paesi e che oggi ospitano ancora migliaia di lavoratori fuggiti dalla Libia.

0RELOLWD]LRQH SHU L WHUUHPRWDWL Continua a salire il numero delle vittime del terremoto di magnitudo 7.2 che il 23 ottobre ha colpito la parte sudest della Turchia, la provincia di Van: bilanci non ufďŹ ciali parlano di quasi 500 morti e 1500 feriti. Tuttavia, nella tragedia, non mancano “segni di speranzaâ€? come afferma mons. Ruggero Franceschini (nella foto), presidente della Conferenza episcopale di Turchia e arcivescovo di Smirne.“Ora è il tempo della solidarietà – ha dichiara-

to l’Arcivescovo – per questo abbiamo attivato la nostra Caritas sia a livello centrale, a Istanbul, sia a livello diocesano. La Caritas di Smirne è frequentata molto dai musulmani. Anche da loro arrivano contributi perchĂŠ apprezzano la libertĂ con la quale aiutiamo le persone senza distinzione di razza o di religione. â€?. Da tutto il mondo è partita la mobilitazione per portare soccorso alle popolazioni colpite: in questa corsa di solidarietĂ la Cari-

tas italiana è in prima linea accanto a Caritas Turchia. Quest’ultima, che si sta recando nella cittĂ di Van, ha fatto pervenire tramite la Croce Rossa 500 sacchi a pelo. A Van si sta organizzando un coordinamento di tutte la Caritas europee. Obiettivo iniziale: spedire coperte, materiale sanitario e cibo. Per sostenere gli interventi in corso Caritas italiana ha aperto un c/c postale n. 347013 speciďŹ cando nella causale: “Terremoto Turchia 2011â€?.

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i premi assegnati. Fra i sacerdoti sono stati premiati Alberto e Renato Modonesi, due fratelli per molti anni missionari in Sudan, in Egitto e nella Repubblica democratica del Congo. Suor Maria Lucia Bianchi, attualmente missionaria in Burundi è stata indicata come destinataria del “Cuore amicoâ€? nella categoria religiose. Alla missionaria laica Ernestina Cornacchia, che svolge la sua opera in Brasile, è andato invece il riconoscimento riservato ai laici. Nel corso della premiazione

è stata anche proposta una menzione speciale alla memoria. Destinataria di questo apprezzato riconoscimento è stata la dottoressa Maria Grazia Buggianin, scomparsa nel maggio scorso, dopo quasi 50 anni di impegno missionario in diversi Paesi dell’Africa, a partire dal quello Zimbabwe che l’ha vista operare sino all’ultimo, insieme la marito, a sua volta deceduto un paio di mesi dopo. Ai premiati sono andati i 200mila euro che sono la dotazione del “Cuore amicoâ€?.

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orse è meglio non soffermarsi su come ci si è arrivati. Ma alla fine la nomina di Ignazio Visco a governatore della Banca d’Italia – in sostituzione di Mario Draghi passato a dirigere la Bce – fa quadrare un cerchio che sembrava infuocato. Visco era giĂ vicedirettore dell’istituto bancario, la sua è quindi una nomina “internaâ€? che non ha connotati prettamente politici e che segna una linea di continuitĂ con la precedente gestione-Draghi. Chiusa la partita di Bankitalia rimane aperta una spinosa questione: per avere l’appoggio francese alla nomina di Draghi alla Bce, Berlusconi aveva promesso la staffetta tra Lorenzo Bini Smaghi, che è consigliere nella Bce, e appunto un francese. Solo che la carica di Bini Smaghi non è nelle disponibilitĂ del premier, nĂŠ c’è stata la volontĂ dell’economista fiorentino di liberare un posto di enorme prestigio. Si era quindi addirittura profilata la volontĂ del premier di promuoverlo a governatore di Bankitalia, per rimuoverlo da dov’è. Il niet del presidente della Repubblica Napolitano, preoccupato del terremoto che avrebbe provocato una simile scelta dentro la Banca d’Italia, ha fatto tramontare tale ipotesi. La questione resta a perta e i malumori francesi sono evidenti... Ăˆ innegabile, tornando al governatore di Bankitalia, figura decisiva nei decenni passati e sempre “esternaâ€? alla politica, che con l’avvento dell’euro non ha piĂš quel ruolo che aveva al tempo della lira. Oggi è perlopiĂš il guardiano del sistema bancario – di un sistema però sempre piĂš ramificato all’estero, con controllanti e controllate che stanno oltrefrontiera – e ha un ufficio studi di grande valore. Se il governatore dice qualcosa, la politica e l’economia tendono le orecchie; però è in Germania che si decidono i destini economici dell’Unione, e quindi pure i nostri. A Francoforte, dove sta alloggiata la Banca centrale europea e il suo ruolo di guardiano dell’euro; a Berlino, sede della Cancelleria tedesca che in questi ultimi anni è diventata la vera padrona della politica europea. Mario Draghi è sta-

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Paese esportatore al mondo dopo la Cina, non è lo sviluppo economico il problema numero uno: piuttosto, i debiti pubblici fuori controllo dei “cuginiâ€? europei, e l’inflazione che l’eccesso di moneta stampata per ripagarli può innescare. Da qui la consapevolezza di dover affrontare le varie crisi che stanno colpendo la Grecia, il Portogallo, ora l’Italia; ma c’è assoluta riluttanza a stampare nuova moneta per rassicurare i mercati. A Berlino e a Francoforte si preferisce che a Roma, Atene e Madrid si stringa la cinghia. A Visco, che dirĂ la sua alla Bce di Francoforte, il compito di non far da balia al possibile declino italiano.

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Le buone notizie diffuse dalla “Radio Good Newsâ€? di Rumbek in Sud Sudan hanno fatto centro. E nei giorni scorsi hanno vinto la prima edizione del premio “Free Voiceâ€? per l’eccellenza del giornalismo radiofonico nella neonata Repubblica africana. Una donna l’arteďŹ ce del programma che ha conquistato la giuria. Con il suo programma “SďŹ de di un ministro donnaâ€?, la reporter Veronica Awut Mabor Akot di Rumbek rappresenta il simbolo di un’indipendenza che

ƒ’’› Â?—Â? ƒ ƒÂ?‡”„‹‘ passa per la libertĂ di espressione e l’emancipazione femminile.Tra i fondatori della radio anche mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek per 12 anni e missionario in Sud Sudan per 30 anni nel segno del Comboni, che ha fortemente sostenuto l’apertura di una stazione radiofonica locale a Rumbek all’interno del Sudan Catholic Radio Network come strumento di educazione e maturazione di una coscienza civica per lo sviluppo e il rispetto dei diritti umani.

“Happy mum: mamme felici che felicizzanoâ€? è il titolo dell’incontro programmato presso l’ospedale di Manerbio dalle unitĂ operative di pediatria e di ostetricia-ginecologia nell’ambito di appuntamenti a cadenza mensile, dedicati alle neomamme e alle famiglie dei neonati, caratterizzati dalla presenza di diverse figure professionali. Ai neogenitori viene cosĂŹ offerta la possibilitĂ di confrontare le loro esperienze con quelle degli altri

partecipanti, di porre domande ed imparare semplici procedure per prendersi cura nel migliore dei modi del proprio bambino. La nascita è solitamente considerata un’esperienza straordinaria, entusiasmante e gioiosa. Spesso si ignora però la complessitĂ di tale esperienza e il periodo successivo al parto rappresenta una delle fasi piĂš difficili che una donna possa vivere. Informazioni presso il Punto Nascita dell’Ospedale di Manerbio 030/9929300.

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, EDPERFFLRQL VRQR LQGLJQDWL Nei giorni scorsi ho incontrato una coppia di giovani sposi belgi in viaggio di nozze. Hanno percorso le strade d’Europa, in bicicletta, Brescia compresa, ďŹ no a Bari. Qui si sono imbarcati per la Grecia e l’hanno visitata, sempre in bicicletta. Da Atene a Tel Aviv hanno viaggiato in aereo e hanno dedicato alla Terra Santa gli ultimi 10 giorni della loro avventura. Con sacco a pelo e tenda al seguito. Con un po’ di italiano e un po’ di francese, abbiamo fatto quattro chiacchiere. Lui si chiama Norberto e fa l’operatore sociale; lei si chiama Pauline, nativa francese di Metz, vive a Bruxelles da 7 anni e lavora nell’ambito sanitario. Nel corso della conversazione ho chiesto dove risiedevano. La risposta è stata: dopo il matrimonio da nessuna parte perchĂŠ non abbiamo ancora una casa. Un fratello di Norberto stava cercandone una a Bruxelles. Di rimando gli ho domandato dove avrebbero alloggiato al ritorno in Belgio. Pauline sorridendo mi ha risposto: “In strada. con la tendaâ€?. Ho citato questo singolare episodio perchĂŠ è un piccolo segno della condizione giovanile. Non per nulla i giovani stanno

protestando in tutto il mondo. Con manifestazioni organizzate in piĂš di 900 cittĂ del mondo, di “indignatiâ€? contro i governi che non sanno dominare la crisi economica e che a Roma, solo a Roma, sabato 15 ottobre è degenerata per colpa di qualche centinaio di black bloc che senza essere disturbati hanno potuto attaccare e distruggere impunemente per ore, ottenendo inďŹ ne quel che volevano, cioè rovinare una protesta importante offuscando le ragioni di coloro che

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protestavano paciďŹ camente. Le ragioni di fondo della protesta sono comprensibili se si fa attenzione a quello che i governi stanno facendo per combattere la crisi. L’aumento dell’etĂ pensionabile, il blocco delle assunzioni, il taglio dei fondi per la ricerca, la penalizzazione della scuola e mille altri provvedimenti, piccoli e grandi, per ridurre la spesa che ďŹ niscono per bloccare il turn over a tutti i livelli e quindi a chiudere ai giovani le porte dell’ingresso al lavoro.

Le statistiche, in particolare per l’Italia, lo confermano. “In Italia la probabilitĂ di essere disoccupati per almeno un anno è tre volte superiore per i giovani rispetto agli adultiâ€?. Lo ha sottolineato recentemente l’International labour ofďŹ ce (Ilo) nel rapporto di aggiornamento sulla disoccupazione giovanile. Per l’Italia l’Ilo indica un aumento del tasso dei senza lavoro tra i 15 e i 24enni al 27,8% nel 2010 dal 20,3% del 2007, con un tasso di disoccupazione di lungo termine

del 12,2% (dall’8,1%), un tasso di occupazione a tempo parziale del 21,5% (dal 16,7%) e un tasso di sottoccupazione in termini di tempo del 7,7% (dal 6,6%), per quanti accettano lavori a tempo parziale in mancanza di altro. Quelle giovanili sono generazioni senza lavoro: uno su tre è senza un’occupazione. Generazioni senza rappresentanza: la gran parte dei contratti del nuovo millennio sono ispirati alla essibilitĂ e a tipologie parasubordinate e a partita Iva, poco tutelate anche dal punto di vista sindacale. E soprattutto generazioni, come i due sposini belgi, senza casa: il 36,3% degli under 40 è costretto all’afďŹ tto, in un Paese in cui i canoni sono i piĂš alti d’Europa. Senza dimenticare che il debito italiano è pari al 119,5% del Pil e quindi ammonta a circa 2116 miliardi di euro. Un debito accumulato dalle vecchie generazioni e che peserĂ sulle spalle delle generazioni future. Tutto questo basta, e avanza, per capire gli indignati. E per non seppellire la giustizia sotto il pretesto delle degenerazioni violente (pagate e/o tollerate da chi?).


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Il Comune di Palazzolo avrĂ , per utilizzare le sue parole, un sindaco a tempo pieno. Alessandro Sala ha, infatti, lasciato l’incarico di assessore provinciale per dedicarsi completamente alla carica di sindaco. Sala aveva raccolto il maggior numero di preferenze per la carica di consigliere nelle elezioni provinciali del 2004. Dal 2009 è, oltre che sindaco della CittĂ di Palazzolo sull’Oglio, assessore provinciale alla Caccia

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e pesca, al personale, gestione formazione e organizzazione delle risorse umane. Ăˆ stato coordinatore del Gruppo caccia e pesca dell’Unione province Lombarde; nel 2009 è stato nominato quale rappresentante dell’Unione province d’Italia in seno al Comitato faunistico venatorio nazionale, presieduto dal Ministro delle Politiche agricole. Adesso si apre la partita per la successione a Palazzo Broletto. Il Pdl spinge per la

candidatura di Ermanno Pasini per mantenere l’equilibrio tra le forze di maggioranza; la Lega, invece, sembra non gradire la scelta di Pasini. Ragion per cui la nomina non è stata immediata, fra le ipotesi c’è anche quella di un incarico ad interim al presidente Molgora. Attualmente la squadra di governo della Provincia si divide equamente tra Pdl e Lega con cinque assessori per parte. Alla fine molto probabilmente verrĂ mantenuto un equilibrio.

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a cerimonia di inaugurazione dei rinnovati locali dell’oratorio è stata un bel momento comunitario e ha visto la partecipazione di molte persone, unite dalla stessa fede e dalla convinzione che l’oratorio è una parte importante di una comunitĂ parrocchialeâ€?, ci ha detto don Massimo Toninelli, curato della parrocchia di San Polo storico. “Alla presenza di mons. Luciano Monari e di quella del sindaco Adriano Paroli, abbiamo quindi vissuto un buon momento di Chiesaâ€?. Dopo la Messa presieduta proprio da mons. Monari è seguito il saluto dei sacerdoti locali e delle autoritĂ , la benedizione vera e propria delle “nuoveâ€? strutture e un momento conviviale di festa, proseguito poi, domenica 23, con la S. Messa parrocchiale e un pranzo sociale in oratorio. L’oratorio San Domenico Savio nasce con la parrocchia della Conversione di San Paolo, negli anni Cinquanta: nel 1954, l’originaria rettoria diviene parrocchia e, intorno al 1956, l’allora parroco acquista i terreni dove sorgono la chiesa e l’oratorio e dove giĂ si trovavano delle strutture in muratura, utilizzate, nel corso degli anni anche come aule scolastiche. Circa un decennio fa vengono rinnovati alcuni locali mentre nell’ottobre 2010 prendono avvio i lavori per il rinnovamento degli impianti

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primi, infatti, vanno educati alla corresponsabilitĂ . Laddove ci sono bisogni educativi e quindi, pressochĂŠ ovunque, l’oratorio vuole rispondere alle richieste spirituali, educative, sportive e artistiche di una comunitĂ ; per questo, dato che la comunità è costituita principalmente da laici, la loro presenza in oratorio è fondamentale; anche nel nostro oratorio, come in molti altri, è attivo un bar: proprio grazie all’opera dei laici volontari, il locale rimane aperto tutti i pomeriggi e quasi tutte le sere. I laici, quindi sono una risorsa indispensabile; se lavorano all’in-

terno dell’oratorio, tuttavia devono essere, allo stesso tempo formati e in continua formazione. Non necessariamente le occasioni formative devono essere organizzate e gestite da sacerdoti, ma la presenza di un laico all’interno di una struttura educativa come l’oratorio non può e non deve prescindere da una formazione continua. All’interno dell’oratorio, quindi, i laici devono operare in armonia con i sacerdoti presenti e, allo stesso tempo essere propositivi nell’azione educativa rivolta ai giovani, che spetta in egual misura a laici e consacratiâ€?.

/D SURJHWWXDOLWj GHOOD )UDQFLDFRUWD Dopo un percorso durato circa un anno, i 19 Comuni della Franciacorta insieme a Camera di commercio, Consorzio per la tutela del Franciacorta, Cogeme spa e Fondazione Cogeme onlus hanno presentato la serie di eventi in cui verrĂ illustrato lo Studio di fattibilitĂ per il futuro della Franciacorta. Il percorso rappresenta una naturale evoluzione del tavolo sulle politiche urbanistiche e ambientali attivato dalla Fondazione Cogeme

onlus a partire dal 2007 con il progetto “Franciacorta sostenibileâ€? e risponde a un’esigenza sempre piĂš diffusa tra i sindaci del territorio. Lo studio di fattibilitĂ , realizzato dallo Studio AgorĂ , rappresenta il primo tentativo organico di “fotografareâ€? l’area, individuando le caratteristiche culturali e ambientali, che rappresenteranno le basi su cui costruire, insieme ai privati, il futuro Piano strategico per la Franciacorta. I risultati dello studio verranno

presentati al Monastero di S. Pietro in Lamosa (nella foto) in un ricco percorso di eventi e spazi espositivi dal 29 ottobre al 3 dicembre (scaricabile dal sito www.franciacortasostenibile. org), invitando i principali rappresentanti delle istituzioni, del mondo culturale, sociale ed economico a commentare le linee-guida emerse. Sono state allestite anche tre mostre che renderanno piĂš chiare le progettualitĂ potenziali dei prossimi 20 anni.

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‘Â?†ƒœ‹‘Â?‡ ‘˜‹Â?‹ ͚͛ •–—†‡Â?–‹ ƒÂ?„ƒ•…‹ƒ–‘”‹ †‹ ’ƒ…‡ ‹Â? ƒÂ?œƒÂ?‹ƒ Per il nono anno consecutivo, la Fondazione Tovini ha permesso a un gruppo di studenti bresciani di diventare ambasciatori di pace in un Paese nel Sud del mondo. Nel giugno scorso, 23 ragazzi appartenenti alle classi quarte e quinte di alcuni istituti superiori sono partiti per la Tanzania e hanno soggiornato per 18 giorni presso la ComunitĂ dei Frati Minori Rinnovati, che gestisce gli istituti scolastici del luogo. L’esperienza si inserisce nel progetto “I giovani per

la pace�, patrocinato dalla Consulta per la pace e dall’Assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Brescia. Prima di partire, gli studenti hanno seguito un corso di 30 ore; hanno acquisito competenze di animazione e di gestione di laboratori didattici grazie a Giovanna Ravelli, docente presso la Cattolica. Divisi in due gruppi, alcuni giovani hanno supportato il lavoro delle insegnanti delle scuole elementari, mentre altri hanno collaborato alla costruzione di un

istituto agrario ad Iringa, nel cuore della Tanzania. “Il progetto di questa scuola – spiega il preside Maffeis – è nato cinque anni fa grazie alla segnalazione del prof. Bonetti, volontario nella zona. Abbiamo visitato il territorio, situato a 1800 metri d’altezza, in cui circa 30mila abitanti vivono grazie all’agricoltura di sussistenzaâ€?. La sďŹ da intrapresa dai docenti, in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura locale, è quella di trasformare la sussistenza in produzione rivolta alla

commercializzazione dei prodotti del territorio; per fare ciò, gli studenti dell’istituto agrario di Iringa frequenteranno due anni di corsi post-obbligo seguendo le lezioni di insegnanti autoctoni, specializzati nel settore grazie a un progetto formativo, per il quale è prevista la collaborazione della Fondazione Tovini e dell’UniversitĂ cattolica. La scuola, il cui completamento è previsto entro tre anni, sarĂ dotata di un convitto e potrĂ ospitare circa 180 studenti. (a.g.)

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opo un anno e mezzo di lavori, il progetto di ristrutturazione del blocco operatorio della Casa di cura San Camillo di via Turati è stato portato a termine e il nuovo spazio è stato inaugurato venerdĂŹ scorso, alla presenza del Vescovo, che ha celebrato la Santa Messa nella cappella dell’ospedale. Presenti anche il Sindaco, che ha espresso “rallegramento per un nuovo servizio offerto alla cittĂ â€?, e i dirigenti della clinica. “L’obiettivo del nostro lavoro – ha spiegato suor Sylvie Ouedraogo, consigliera generale – è fornire una qualificata ed amorevole assistenza mettendo a disposizione la scienza, il progresso tecnologico, ma anche risorse umane e professionaliâ€?. Un investimento, che ammonta a circa 4 milioni di euro, “sostenuto interamente dalle Figlie di San Camillo – precisa il direttore amministrativo Mario Bassano – nell’ottica di rilanciare l’attivitĂ della casa di curaâ€?. Da dicembre 2009 all’estate 2011, i chirurghi non hanno interrotto il lavoro e hanno potuto utilizzare sale operatorie provvisorie. Il blocco operatorio dispone di un’area di 900 metri quadrati, all’interno della quale sono

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te apposite sale di preparazione e risveglio, e per il quale in alcuni locali sono state installate luci cromoterapiche, volte a migliorare il senso di accoglienza all’interno di un luogo che incute un certo disagio. Il rispetto di tutti i requisiti tecnici e del Piano sanitario regionale permette alla Casa di cura di proseguire il proprio impegno come struttura privata accreditata. La clinica dispone di 142 posti letto, suddivisi tra sette reparti: chirurgia generale, cardiologia, medicina, otorinolaringoiatria, ortopedia, riabilitazione generale e geriatrica, oculistica. Oltre alla consueta lunga degenza, sono a disposizione il servizio di day hospital e di macroattivitĂ ambulatoriali. Gli ambulatori di visita servono tutte le branche specialistiche indicate; inoltre è possibile usufruire del servizio radiologico, di quello riabilitativo e di un laboratorio analisi.

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'HO %RQR ´4XHVWR 3JW q XQ SR¡ IDUORFFRÂľ “Il Piano è un po’ farlocco dal punto di vista del suo obiettivo, cioè quello di costruire una cittĂ di 220mila abitanti. In realtà è un obiettivo che vuole giustificare la quantitĂ di volumetrie (cemento) che il Piano prevede per i prossimi 10 anniâ€?. Il capogruppo del Pd in Loggia Emilio Del Bono non utilizza mezze misure per definire il Piano di governo del territorio promosso dalla giunta Paroli. Si tratta di un Piano che “non tiene conto del fatto che esiste un forte invenduto: nei prossimi 10 anni prevede circa 17mila tra appartamenti e negozi e sei grandi centri commerciali; mangia il 10% delle superfici agrarie rimaste in cittĂ â€?. Dal fronte dell’opposizione non mancano le proposte per non consumare il verde, magari costruendo “nelle aree di trasformazione (ex caserme dismesse). Dobbiamo concentrarci sulla riqualificazione del patrimonio, aiutando i cittadini a migliorare la qualitĂ delle proprie abitazioni. Non va dimenticato che a Brescia ci sono piĂš di 5000 appartamenti invendutiâ€?. Il Partito democratico ha ideato un manifesto con alcuni slogan efficaci in riferimento all’operato di Palazzo Loggia (“Dicono verde e scrivono cementoâ€?) per sensibilizzare l’opinione pubblica: “Ci siamo accorti che il Pgt non è conosciuto: è nato senza la cittĂ e, quindi, è nato contro la cittĂ . La nostra finalità è quella di informare e ovviamente invitare i cittadini a fare osservazioni per cambiare in modo radicale il Piano (dall’adozione all’approvazione passano alcuni mesi)â€?. “Ci sono tante azioni politiche positi-

ve che può fare un’amministrazione, ma mi pare – chiosa Del Bono – che questo non sia stato fatto dalla giunta Paroli. Segnali di apertura? Abbiamo presentato 70 emendamenti, ma ne hanno accolto solo uno. Siamo convinti che i cittadini non vogliono una cittĂ piĂš brutta e piĂš caotica: esprimeranno un giudizio che diventerĂ anche politicoâ€?. L’intervista integrale su www.radiovoce.it.

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L’Associazione amici chiesa del Carmine onlus (è nata nel 1993 per la valorizzazione del patrimonio della chiesa e della Cappella) organizza la 17ÂŞ edizione dei “Vespri musicaliâ€? in Santa Maria del Carmine. Domenica 30 ottobre alle 17, in memoria del senatore Franco Salvi, tocca alla grande scuola policorale italiana. L’ensemble vocale e strumentale “Arioneâ€? (Claudio Frigerio al violoncello, Davide Nava al violone e Luigi

GiovedĂŹ 27 ottobre alle 20.45 presso il chiostro di San Giovanni è in programma l’incontro “Paura d’amareâ€?: difficoltĂ , fragilitĂ e risorse delle relazioni affettive nella societĂ contemporanea. Intervengono Diego Mesa, docente di Fondamenti e metodi della sociologia presso l’UniversitĂ cattolica, e don Sergio Passeri, docente di teologia morale fondamentale presso l’istituto teologico “Paolo VIâ€? di Brescia.

Il teatro San Giovanni ospita, domenica 30 ottobre, alle 16 la favola musicale per bambini “Nonna Bigiaâ€? con la musica di Tommaso Ziliani e il testo di Giorgio ScroďŹ . Si esibiscono il coro di voci bianche “Carminis Cantoresâ€? e il coro giovanile di Puegnago del Garda. Sabato 5 novembre, invece, alle 21 Alessandro Bono e Francesco Buffa nel duo chitarra e pianoforte in “Con un pizzico di fantasia italianaâ€?.

Marzola all’organo e direzione) esegue i brani di Giovanni Gabrieli (1557-1612) e di Domenico Scarlatti (1685-1757). Domenica 20 novembre alle 17 c’è la Triosonata nel barocco tedesco con il ConSerto Musico (Glauco Bertagnin al violino, Mario Folena al traversiere, Marco Perini al violoncello e Roberto Loreggian al clavicembalo). In memoria di Stefano e Velleda Minelli risuonano le musiche di Bach, Telemann e Haendel.

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nternet offre un’infinitĂ di opportunitĂ , in ogni settore della vita pubblica e privata, ma può altresĂŹ determinare meccanismi di esclusione, lĂ dove non vi sia la necessaria preparazione ad affrontare questa nuova mentalitĂ tecnologica. “Il Comune di Brescia si è posto il problema di come ridurre, per la maggior parte di popolazione possibile e in cui gli anziani sono in costante aumento, il ‘digital divide’, ovvero il solco tra passato e presente – ha affermato l’assessore ai Servizi al cittadino, innovazione e associazionismo Massimo Bianchini – e se a monte le strutture dell’Amministrazione si possono considerare digitalizzate, la stessa si è sentita in dovere, non giĂ di limitarsi ad agevolare l’utenza nell’accesso ai vari servizi, ma di prepararla a farlo in forma autonoma e, possibilmente, dal proprio domicilioâ€?. A tale scopo l’Area operativa dell’assessorato ha avviato, nel 2009, una serie di attivitĂ tese a individuare e soddisfare i ‘bisogni digitali’ dei cittadini. “Sono stati definiti sei percorsi tematici nei quali il rapporto tra i giovani e l’innovazione può agire da motore – ha spiegato il responsabile d’Area Nunzio Pisano – mettendo in relazione i ‘nativi digitali’ con le generazioni che li hanno preceduti, per attuare il percorso di responsabilizzazione e di maturazione, reciproche, nell’ambito relazionaleâ€?.

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a quelli avanzati. Ăˆ in previsione un modulo di formazione permanente a distanza, a che ognuno possa agire da casa. Pochissime cifre: nel biennio i corsisti si sono equamente divisi per genere, 53% maschi e 47% femmine, mentre i tutor sono per il 70% maschi e l’argomento piĂš gradito, per il 60%, è stato internet. Il Comune si è avvalso, oltre che delle proprie strutture e risorse, di una serie di associazioni, scuole, cooperative sociali, associazioni sindacali, banche del tempo, agenzie per la somministrazione del lavoro, “senza le quali non sarebbe stato possibile nemmeno iniziare il lavoroâ€?, ha soggiunto Pisano. Nelle scuole secondarie inferiori si è insistito sulla sicurezza per non incorrere in ‘sgradevoli’ inconvenienti cosĂŹ come i disoccupati e inoccupati hanno costituito uno degli obiettivi primari. Ăˆ previsto un modulo specifico per stranieri integrato con l’insegnamento della lingua italiana, cosĂŹ come uno per giovani diplomati e laureati per meglio relazionarsi con il mondo del lavoro. Gli ultimi passi da compiere sono l’approccio a quanto la multimedialitĂ offre e la diffusione del wi-fi urbano. Alcuni servizi li viviamo quotidianamente, quali, per esemplificare, le necessitĂ anagrafiche, assolte praticamente in tempo reale anche nelle sedi periferiche, al pari dell’iscrizione ai servizi sportivi, il cui 70% avviene via Rete.

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senza la cittadinanza. Inizialmente restii a mettersi in gioco, gli studenti sono stati sollecitati a confrontarsi con ciò che avevano visto e mettere la propria esperienza a disposizione dei compagni. Amin, ad esempio, nato in Marocco da genitori marocchini, vive in Italia da 12 anni. “Tra me e i miei amici non c’è tanta differenza nei fatti – dice – ma nella burocrazia sĂŹ, perchĂŠ se non hai la cittadinanza sei svantaggiatoâ€?. Vanessa, invece, ha appena compiuto 18 anni ed è

nata in Italia da genitori ivoriani. Si trova nelle esatte condizioni dei ragazzi descritti nel documentario, e come loro ha dovuto scontrarsi con la burocrazia prima di ottenere la cittadinanza. “Ho dovuto fare le pratiche, e vi assicuro che non è facile. Quando ho compiuto 18 anni ho fatto subito la richiesta, ma mi è stata riďŹ utata perchĂŠ non avevo il passaporto singolo, ma quello familiare. Ho vissuto un anno con la ricevuta della domanda, senza documenti deďŹ nitivi. Quando

poi le carte erano pronte, sono dovuta rimanere a casa un giorno da scuola perchĂŠ il Comune doveva controllare la residenza. Io sono nata in Italia, vivo in Italia e mi sento italianaâ€?. Mustafa Fal, operatore Cisl, afferma che “la cittadinanza non è un pezzo di carta, ma è dentro di me. Sono nato in Senegal, vivo da 21 anni in Italia, ho tre ďŹ gli che hanno studiato qui. La cittadinanza è credere nella patria e nella sua cultura, per questo io sono italiano a tutti gli effettiâ€?.

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rescia è la seconda provincia italiana per numero di immigrati regolari: se ne stimano 170mila sul totale dei 5 milioni dislocati sul territorio nazionale. La pratica di snocciolare dati può non rendere giustizia alla vastitĂ di un fenomeno o rischiare di ridurlo ad una sterile sequenza di numeri. Tuttavia, parlare del fenomeno migratorio in Italia e nella nostra cittĂ richiede un supporto statistico quando si tratta di decidere su questioni spinose come il tema della concessione della cittadinanza ai figli nati in Italia da genitori stranieri. Dunque, i numeri. I nati “di seconda generazioneâ€? in Italia sono 398mila; in Lombardia ne sono concentrati piĂš di un terzo, 157mila. Stringendo ancor piĂš il campo, in provincia di Brescia se ne contano 28mila, ed in cittĂ 5000. Questi sono alcuni dati emersi durante il convegno organizzato da Cisl venerdĂŹ 21 ottobre per dare il lĂ alla campagna di sensibilizzazione “L’Ita-

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suolo nazionale da genitori stranieri. “Per ottenere la cittadinanza italiana – prosegue Mantelli – gli immigrati extracomunitari devono risiedere in Italia da almeno 10 anni, il doppio rispetto ad altri Paesi europei come la Francia; le seconde generazioni devono invece attendere il compimento della maggiore etĂ e dichiarare entro un anno la volontĂ di ottenere la cittadinanza, dimostrando di essere residenti in Italia da almeno sei mesi. Se la dichiarazione avviene oltre il termine, devono risiedere in Italia per altri tre anni prima di ottenere lo status di cittadinoâ€?. â€œĂˆ necessario modificare la legge sulla cittadinanza – concorda Lorenzo Todeschini, responsabile di Anolf Lombardia – ma non basta, perchĂŠ serve un cambiamento culturale ed è giusto riflettere su di una cittadinanza mondiale, non solo italianaâ€?. Dello stesso parere anche Enzo Torri, segretario generale di Cisl Brescia: “Bisogna aggiornare le leggi rispetto al mondo che cam-

bia – aggiunge – e mi auguro che il tema sia approfondito per capire quanto azioni normali diventino complesse da realizzare per chi non possiede la cittadinanza, pur essendo nato nel nostro Paeseâ€?. Giovanni Boccacci, direttore del Centro Migranti, conclude citando “Stranieri, ospiti, concittadiniâ€?, lettera del vescovo Monari: “La cittadinanza è un diritto naturale ed il rischio nel non concederla è quello di creare persone culturalmente apolidiâ€?.

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“Siamo partiti quasi dal nulla e non sono mancate le difficoltĂ , anche perchĂŠ non essendo riconosciuti ufficialmente non avevamo sussidi di alcun genere, in seguito il sindaco Trebeschi ci ha dato in affitto i locali di una scuola prefabbricata al Villaggio Prealpinoâ€?. Inizia cosĂŹ il racconto della storia del Calabrone attraverso la voce del fondatore don Piero Verzeletti. Nel 30° anno di vita, che vede anche la realizzazione della nuova sede denominata “Nuovo Nidoâ€?, la cooperativa “Il Calabroneâ€? ha organizzato una serie di eventi. Il viaggio del Calabrone parte da lontano: un viaggio per cercare giustizia, diritti, dignitĂ per tutti, pace, uguaglianza e solidarietĂ . Una storia fatta di passione, di errori, di impegno e di intrecci, fra cultura ed accoglienza, strada

e politica, legalitĂ e devianza, fede e laicitĂ , locale e globale, denuncia e testimonianza. Gli incontri iniziano sabato 5 novembre alle 17.30 con don Antonio Sciortino, che intervistato da Massimo tedeschi, affronterĂ il tema “Essere cittadini attivi e responsabiliâ€?. Venerdi 25 novembre,a lle 20.30, Angelo Onger dialoga con mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, su “Per una cultura del donoâ€?. Sabato 3 dicembre alle 17.30 Francesca Nodari introduce il prof. Salvatore Natoli sul tema “Alla ricerca della felicitĂ â€?. Le serate si svolgeranno presso l’Auditorium Capretti. In dicembre presso il teatro Santa Giulia del Prealpino è stata pensata, invece, una riduzione teatrale del racconto di Erri De Luca “In nome della Madreâ€?.

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͚͘ ƒÂ?Â?‹ †‡ŽŽƒ …‘‘’‡”ƒ–‹˜ƒ Dz ƒ Â—Â˜Â‘ÂŽÂƒÇł La cooperativa sociale “La nuvolaâ€? compie 20 anni e festeggia con una mostra intitolata “La forma delle nuvoleâ€?. Presso la Rocca di San Giorgio di Orzinuovi, fotograďŹ e ed installazioni raccontano il multiforme viaggio percorso in questi 20 anni: i volti e i corpi, le intelligenze e i conitti, gli ostacoli e le sďŹ de nel tentativo di narrare il processo attraverso il quale si esplica la cura della persona, intesa

come prendersi cura di. Dopo l’inaugurazione sabato 22 alla presenza del sindaco Andrea Ratti, della presidente della cooperativa Rosangela Donzelli e del curatore Piero Almeoni, la mostra resterĂ aperta ďŹ no al 6 novembre osservando i seguenti orari: da lunedĂŹ a venerdĂŹ apertura per le scuole dalle 10 alle 12, giovedĂŹ e venerdĂŹ dalle 16 alle 20 e sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e, nel pomeriggio, dalle 15 alle 21. Una serie di

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ƒÂ?‡”„‹‘ Â?ƒ‰‰‹‘ ƒ ƒ……ƒ‰Â?‘Žƒ manifestazioni correlate, inoltre, animeranno la ricorrenza, tra di esse una rassegna cinematograďŹ ca a cadenza settimanale con una sezione riservata ai bambini, oltre ad una rassegna teatrale per i piĂš piccoli divisa tra la Rocca di San Giorgio e il Centro culturale “Aldo Moroâ€?. La serata conclusiva della mostra sarĂ animata da un aperitivo in musica alle 19.30, sempre presso la rocca, con il “Sestetto di Evaâ€?. (f.u.)

Omaggio alla memoria di Lorenzo Maccagnola dagli associati alla sezione di Manerbio dell’Anc, l’Associazione nazionale carabinieri, nel quinto anniversario della scomparsa con la Messa celebrata da don Franco Mor. Erano presenti la vedova, Angela Merlini, il vicepresidente provinciale dell’associazione, Aldo Manenti, e numerosi soci del sodalizio guidato dal presidente Antonio Anni che ha ricordato Lorenzo volontario soprattutto nella Casa di riposo.

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iunita in assemblea a Pontevico la ComunitĂ ellenica di Brescia e Cremona che aderisce alla Federazione delle comunitĂ e confraternite elleniche in Italia nella quale sono coinvolte 13 diverse associazioni del territorio nazionale. L’avvio a cura del presidente nazionale Nicola Barkas di Padova per presentare EvĂ nghelos Apostolòpoulos, e altri relatori su argoemtni specifici tra i quali Anastasios Polizos che ha coordinato gli interventi. Costantino Buzalis, ha ragguagliato sulle attivitĂ svolte dal giugno scorso, sull’organizzazione della festa natalizia con cucina e balli greci, della gita a Venezia presso la chiesa di San Giorgio dei Greci e all’interessantissimo museo delle icone bizantine; il corso di greco moderno, per ora allestito a Brescia con una trentina di adesioni fra le quali persone abitanti nel Cremonese e nella Bassa bresciana. Dei programmi si è occupata pure CrisĂšla Laffranchi, addetto culturale e ai corsi di lingua nel Cremonese, di una gita ai mosaici bizantini di Ravenna, dell’organizzazione di conferenze a tema tra cui una sulla diaspora dei greci dall’Asia Minore che vedrĂ coinvolto anche l’attuale console greco a Milano George Papadopoulos. Pietro Pa-

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stantino Giorgio Paolo, nomi della parentela reale ellenica parla molto bene il greco. I suoi legami con l’Ellade affondano le radici anche con il nonno materno, Costantino XII di Grecia ma si sono consolidati, attraverso il figlio Aimone Umberto Emanuele Filiberto con il matrimonio contratto con Olga di Grecia. Gli iscritti al sodalizio sono in generale persone venute in Italia per gli studi universitari (molti di loro sono medici) che poi hanno deciso, per motivi professionali, di lavoro o affettivi, di mettere su casa nella Penisola. Non mancano figli o nipoti di famiglie con un genitore o un nonno italiano ed uno greco alcuni dei quali derivanti da matrimoni contratti durante la Seconda guerra mondiale. Dell’associazione fanno pure parte italiani interessati alla cultura e alla civiltà elleniche. La Federazione in particolare si prefigge i seguenti scopi: promuovere i contatti e le relazioni tra le varie comunità ; curare sviluppare e coordinare i rapporti con la Grecia; sviluppare e favorire le relazioni nel settore sociale, culturale, turistico, artistico e sportivo degli appartenenti alle comunità con la Grecia e l’Italia; promuovere anche in Italia la diffusione della cultura e l’insegnamento della lingua neoellenica.

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—”‹‘•‹–Â? ‡ ‘””‹ ‡Â?‡ŽŽ‡ ”‹…‘•–”—‹–‡ ‹Â? Â?‹Â?‹ƒ–—”ƒ Ricostruite in miniatura da Paolo Laffranchi le Torri Gemelle di New York, distrutte dall’attacco terroristico dell’11 settembre 2001. Laffranchi aggiunge cosĂŹ un altro plastico alla sua singolare collezione conservata nella sua abitazione sulla strada per Milzanello. Ha lavorato in campagna e ora passa il tempo libero accarezzando un sogno, quello di percorrere le strade del mondo per conoscere le caratteristiche architettoniche delle cittĂ . In attesa di poter realizzare

il sogno si accontenta di costruirsi la sua collezione modellando il ferro sull’incudine e alla fucina e ritagliando il rame. Ha scoperto cosĂŹ doti d’artista che ignorava di possedere. Il primo modello cui ha pensato è stato il campanile della parrocchiale costruito tra il 1603 e il 1606, a cupola rotonda con alla sommitĂ la statua del Redentore che fu distrutta dal fulmine abbattutosi nel 1843. Il restauro fu afďŹ dato al Vantini che ideò una nuova cupola con balaustra

di rigide forme neoclassiche. Laffranchi l’ha riprodotto in perfetta scala. Fu la sua prima opera. Confortato del risultato s’è messo a consultare guide turistiche e trattati d’architettura di localitĂ che mai ha visitato. Dalle sue mani sono usciti ottimi modelli con i quali ha decorato la sua casa, come il Golden Gate che attraversa la baia di San Francisco, esposto l’anno scorso nella biblioteca di Manerbio. Ultima impresa le Torri Gemelle, alte rispettivamente 1.368 e 1.362

piedi (410 e 408 metri) con 110 piani e un’area di 35mila metri quadrati ognuna. Nel seminterrato furono realizzati sei piani di cui cinque per le stazioni della metropolitana e uno per un parcheggio di 2000 automobili. La struttura era in acciaio. Laffranchi nella sua miniatura ha ricostruito l’intero complesso che Carlo Monterenzi espone in questi giorni nella vetrina del laboratorio di fotograďŹ a nell’area del Piazzolo di Manerbio. (f.pio.)

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l Comitato civico “Salute e ambienteâ€? di Capriano del Colle ha vinto la sua battaglia. La centrale termoelettrica a oli vegetali non si farĂ . L’azienda Sei di Bergamo, dopo i no ricevuti dal Comune e dagli enti del territorio, ha ritirato, la scorsa settimana, il progetto. Per la prima volta un’istanza di stop promossa dai cittadini, con conferenze e raccolta di firme, è stata accolta a svantaggio di una grande azienda. Trionfanti lo annunciano il Comitato, il Parco Montenetto e il Sindaco che insieme hanno lottato per preservare il territorio. Il 18 maggio scorso, all’indomani dell’insediamento della nuova giunta, era stata presentata una domanda per ottenere l’autorizzazione alla costruzione di una centrale termica a oli vegetali per la produzione di energia elettrica. Oli di palma e di colza provenienti principalmente da India e Sud America. Subito si era costituito un comitato di cittadini che resosi conto delle condizioni troppo

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immediatamente si è schierato contro il progetto e con l’intera giunta si è detto disposto ad arrivare al Tar, una battaglia legale che avrebbe di sicuro rallentato considerevolmente l’inizio dei lavori. Anche dal parco regionale agricolo del Montenetto sostenuto da viticoltori e agricoltori della zona sono sorte voci contrarie, cosĂŹ come dalla Roggia Capriana, l’associazione che gestisce le acque. Ma non solo. Tanta solidarietà è arrivata a Salvatore Fierro, presidente del comitato, da tutta la Brescia ecologica che conta. Insieme a Marino Ruzzenenti si è stilato il piano dei no avvalendosi delle leggi regionali in difesa del territorio e dei dati relativi all’inquinamento; con don Scalmana si sono viste anche le ragioni umane per dire un secco no: gli oli impiegati sarebbero arrivati da Paesi che hanno bisogno di tutt’altro tipo di coltivazioni per non ridurre alla fame i propri abitanti. Le motivazioni del no erano state portate all’assessore all’Ambiente della Pro-

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vincia, Stefano Dotti, per prepararsi alla conferenza dei servizi nella quale gli enti avrebbero deciso il futuro del territorio. Grazie alla tenacia dei cittadini e alla buona alleanza con le istituzioni il progetto è stato ritirato e il territorio è salvo. La soddisfazione di Capriano del Colle non si ferma ai confini della provincia di Brescia, “un successo che costituisce un precedente potrĂ essere di sostegno ai paesi che si trovano in situazione analogaâ€?, sostiene infine Fierro.

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Abbonamento presso il Centro per le Comunicazioni Sociali di via Callegari, 6 - 25121 Brescia. Per qualsiasi informazione: UfďŹ cio abbonamenti Tel: 030 44 250 e-mail: abbonamenti@lavocedelpopolo.it Fax: 030 280 93 71

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posti comu to di a Milano rtare di un bene il reperimen a per di appo , come l’Itali la pena come pure che rendaautosufficiente, modifiche tempo Varrebbe da energia ͙͜ …‘Â?‘Â?‹ƒ la semplici ÇŻ possibile rilevanza alcune suggeriscono i: ad opera quanto questioni di po del selvaggio, ne ha tra l’altro costituzionalist Aib, la paro del sono due per lo svilup a di scorsi l’uso dei radicali,luzionariaâ€? autorevoli nto decisivo sarie d’ordine lli strategica La ricerc soprattuttoportata “rivo no neces Paese. bili e di mode innalzame la aveva m, il a è riforme di firme nostro ridotto credi tuenti gli popolo numero nazione del quoru ini comuni alternative dei che i costila chiamata del stante dei beni i cittad elimi tito ne bbe ed nono , ghere di gestio anno il dibat parere affidato: che obbli cipazione attiva ioni proprio legittima di una attraverser quest dare il anni. ione are; Ne siamo alla parte quando le ate e prossimi mo parlato? l’approvaz za parlament rdo o delic ttutto ultim di sopra ssione sono per il Ne abbia li? Non da maggioran dire un balua tura tivo in discu di conseguenze . giugno, consapevo ciuto il tentaione dei potremmo entuale “dittasolo de Paese sotta gravi il 12 e 13 o Paese del un’ev cipaz i, va va Non o ne ne non giorn urna: contr la parte per ioranzaâ€?. bene comuda osservazio Ă : nel nostr Fra dieci hezza da dissuadere della maggento estenuato la reranno tre questioni per stancpersone sono Una seconaltrettanta onest ti si celeb m su cittadini di dibattuto per li quesi . uno strum ma pure per anismo con ni ha endu voto ca attua milio al fatta, uso, i refer mecc la politi alcuni in 30 giorni c’è stato mente, tito sugli cattivo insita nel le firme o. Come il dibat ri finora non sulle quali igliata lunga e ini a chiamati . Un po’ tropp otage debolezza sono poche i cittad (bassa referendatotale, pochissime e si è accap un escam tre volte assai poco matura e istitutivo: per invocarlo o alto apparso rovazione nel a Silenzio issioni televisivegravi . ͜͜ ’‘”– aiutando un’opinione e tropp era pure è necessarie in gioco l’app barri c’era una d’accesso) le trasm he dedicate, Rai. formarsi sa sui temi o di di un comm to sgradevole barriera richiesto (alta o. Brescia,capitano, della il quesi omnibus radiofonic valid m coscienzio re nel merit nucleare, no decreto va d’inficiare nsabilitĂ il quoru per renderlo are. ha dato volta il c’è piĂš le respo che molti abbia enza (acqua, una Senza entra che cercadell’energia nucle eccessiva d’uscita) quesito Sembra far crescere cosci ini: mismo forbice ora non ciascun impedimento)fatta sull’uso bel vedere. Questa forme di estre nei cittad ose per valga paura a a legittimo credo vada i e dann Non è un punto credo re a pevolezza , spazio ione rio inutil o e consa azione seria riflessionesullo strumento ente, realtĂ A quest la pena di andasiamo, referenda della partecipaz un’inform , fondata sulla nque ini. Non ro ci tĂ anzitutto rio e, parallelam che quali cittad davve qualu la one a dei per dire gliere attendibile slogan da referenda ero di tensi oramai votare, rebbe il nza democraticdifficile racco aprire vada. e non sullo nga, aiute e sullo sperpiva che esso cittadini a cosĂŹ comunque prove rendere la rileva i e è poi no 500mila firmenque vada parte le partecipat aiutando ti pevo comp quesi alme non agna, comu questo Paese a due dei tre veicola cipazione consa ano. no una camp m. Molti su uito di alme una parte comunque scelgnon il referendu o hanno costr politiche. motivata, allo strumento, o se si meccanism ie fortune Riguardoscandalizzi alcun ioneâ€? vere e propr credo si la sua “consumazdecenni Nei dichiara eccessivo. per abuso

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VOCESAS GiovedĂŹ 3 novembre ore 20.30 “Arieâ€?, spettacolo teatrale di Giorgio Gallione con Lella Costa, nella stagione teatrale dell’amministrazione comunale di Edolo e ospitata dalla Sala della comunitĂ San Giovanni Bosco di Edolo

Giornata di Voce 6 novembre 2011 LA VOCE DEL POPOLO Sabato 5 novembre ore 18.30 S. Messa trasmessa in televisione dalla parrocchia S.S. Pietro e Paolo di Leno su Teletutto, Tele nord e Super Tv. Celebra don Adriano Bianchi

RADIO VOCE LunedĂŹ 7 novembre ore 19.00 GalĂ di 100%Brescia in occasione della partita Brescia-Sampdoria con collegamenti e anticipazioni nel prepartita dallo stadio Rigamonti


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A Marmentino il Comune ha messo mano alla ristrutturazione di Malga Croce a Pian Del Bene, quota 1.500 metri sotto il monte Ario, luogo che deve il suo nome alla ricchezza d’acqua e pascoli. La malga è ora costituita da due corpi di fabbrica separati: la parte vecchia con stalla, casinetto con camino a legna e locali per la lavorazione del latte, ormai inadeguati alle normative; poi un portico con stalletta, ricovero del bestiame. Il crollo di parte della copertura per

La “Fondazione Angelo Canossi Centro Culturale professor Aldo Cibaldiâ€? di Bovegno celebrerĂ in modo particolare il 150° dell’UnitĂ d’Italia il 4 novembre alle ore 20 presso l’auditorium parrocchiale Paolo VI. Lo farĂ ricordando idealmente il grande poeta dialettale Canossi (deďŹ nito “il poeta della brescianitĂ â€?) che a 53 anni cercò di arruolarsi nella Grande Guerra: non accettato per la malferma salute, con letture e recite contribuĂŹ alla

troppa neve è stata l’occasione per ripensare l’intera struttura, realizzando un ediďŹ cio a norma sia per la lavorazione del latte che per la vendita del prodotto. Si tratta di 140 mq: quattro stanze per la lavorazione, adeguato servizio igienico e negozio. Ci sarĂ acqua corrente, impianto elettrico e forza motrice alimentati con pannelli fotovoltaici. Una spesa di 210mila euro: 164mila euro dai fondi del Piano sviluppo rurale regionali e il resto con risorse comunali.

raccolta fondi a favore di feriti e malati negli ospedali cittadini. Dal 1914 iniziò a soggiornare a Bovegno che ispirò la sua opera, e, sempre in quell’anno, comparve la sua prima raccolta di poesie in dialetto bresciano. La serata vivrĂ tre momenti: nel racconto (una rapida sintesi della storia italiana); nelle poesie (da Manzoni a Canossi); nei canti (dal Coro dei Lombardi all’Inno nazionale) eseguiti dalla Corale parrocchiale di Bovegno. (e.b.)

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l mese di ottobre porta con sĂŠ una lunga proposta culturale che ormai da tempo è parte integrante dell’industriosa vita di Lumezzane: “Percorsi superioriâ€?. Nata nel 2000 e sempre svoltasi con il fattivo sostegno del Lions Club Valtrompia, la proposta riguarda una serie di corsi per adulti e giovani ed è strutturata dalla biblioteca civica “Felice Saleriâ€? con l’aiuto dell’Agenzia formativa “Don Angelo Tedoldiâ€? e gli universitari dell’associazione culturale “Il lume della ragioneâ€? per la parte organizzativa. “Si tratta di un’iniziativa ormai diventata una tradizione nella nostra cittadina – spiega l’assessore alla Cultura, Lucio Facchinetti –, che con un costo d’iscrizione contenuto (due corsi da 60 euro e tre da 35 euro) consente a tutti di potersi avvicinare a materie di studio pratiche e teoriche con buono frutto. Quest’anno è stata ripensata secondo il vecchio modello, impostando il programma su sei corsi: infatti, avremo dizione, economia, fotografia digitale, internet (base e avanzato), psicologia, storia e tra-

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uomo e donna come universi di significato il corso di psicologia che prenderĂ il via il 24 gennaio, mentre quello avviato l’anno scorso e relativo alla dizione si svolgerĂ in primavera (prima data il 3 aprile), seguendo gli insegnamenti dell’attrice Elena Bettinetti. Ultima ma curiosa novitĂ il doppio appuntamento del 12 e 26 gennaio su “Storia e tradizioni della Valtrompiaâ€?, tenuto dallo studioso Leonardo Peli sulla storia minore della Valle e approfondendo la questione particolare delle streghe (ingresso libero). Informazioni dettagliate si possono ricevere presso la biblioteca (indirizzo e-mail, amalia.bericchia@comune.lumezzane.bs.it, tel. 030.8929259) o sul sito web del Comune (www.comune.lumezzane.bs.it).

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,O SDOD]]HWWR GHOOR VSRUW QHOO¡RUDWRULR VL DYYLFLQD Dallo scorso anno le squadre di pallavolo e pallacanestro gardonesi hanno traslocato nella nuova struttura polifunzionale che l’amministrazione ha adattato alle esigenze delle societĂ sportive in localitĂ Rovedolo. Un trasloco forzato a causa dell’inagibilitĂ del vecchio palazzetto dello sport, che si trova all’interno dell’oratorio San Giovanni Bosco. Ora, il progetto per la ristrutturazione è pronto e i lavori dovrebbero prendere il via nei primi mesi del 2012. Pochi oratori possono godere di ampi spazi come quello di Gardone Val Trompia e di strutture cosĂŹ grandi come il palazzetto, utili per la pratica di svariate discipline sportive e necessarie per una moltitudine di attivitĂ ricreative che si possono tenere in ambiente oratoriano. “La struttura – spiega il parroco don Francesco Bazzoli (nella foto) – ha ospitato per tanti anni le classi degli istituti superiori del territorio per le ore di educazione fisica e adesso è venuto il momento di intervenireâ€?. Una ristrutturazione che vedrĂ ridefinita l’area di gioco che, per motivi di spazio, verrĂ destinata soltanto alla pallavolo. “Soprattutto – riferisce l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Gardone, Fausto Gamba – verranno rimessi a nuovo gli impianti di riscaldamento ed elettrico, rifatta interamente la pavimentazione, sistemate le opere a muro; inoltre, verrĂ edificata anche una struttura attigua all’attuale con sbocco su via Roma, in modo che venga a crearsi un accesso indipendente proprio per l’edificio a carattere sportivoâ€?. Una sistemazione non

da poco, anche in termini finanziari, dato che l’investimento complessivo è fissato in un milione 350mila euro, che sono ancora da reperire. “La spesa – dice don Bazzoli – è ingente, per questo ci rivolgiamo ai gardonesi, che da sempre si sono dimostrati sensibili nel sostenere le opere di valenza collettiva per la comunitĂ come questa, spazio troppo importante per giovani, ragazzi e adultiâ€?. (a.a.)

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Il Gruppo teatrale “La Betullaâ€? all’interno della 19 edizione di Nave teatro presenta “I sogni muoiono all’albaâ€? di Indro Montanelli. Quando? Sabato 5 novembre alle 20.45 e il 6 novembre alle 15.30 presso il Teatrino della Betulla di via Monte Dragoncello 3 a Nave. L’iniziativa gode del patrocinio del Comune con l’assessorato alla cultura. Dopo la presentazione di “Copenaghenâ€? di Michael Frayn, ora tocca all’opera di Montanelli: la pièce riferisce la drammatica

Ăˆ arrivata sulla Gazzetta ufďŹ ciale della Commissione europea la domanda di registrazione presentata dal Comitato promotore per la valorizzazione del formaggio “Nostrano Valtrompiaâ€? per l’omonimo prodotto. “Tale passaggio – dice Mauro SigurtĂ , assessore all’Agricoltura in ComunitĂ montana – arriva quasi 10 anni dopo la presentazione dell’istanza ed è fondamentale nel complesso iter previsto dalla normativa, dato che è l’ultimo

situazione di cinque reporter italiani, alloggiati nella periferia di Budapest, quando, all’alba del 4 novembre, un rombo di cannone annunzia la controrivoluzione. Che cosa fare? Fuggire o restare? Le diverse scelte portano sulla scena la storia personale di ognuno, in un intrico di miseria morale e di riscatto. La commedia è solcata da un senso di tristezza per il tramonto dei sogni. Dal testo teatrale nel 1961 è stato tratto anche il ďŹ lm “I sogni muoiono all’albaâ€?.

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prodromo al riconoscimento della Denominazione di origine protetta (Dop) per il “Nostrano Valtrompiaâ€?. Infatti, se entro il 15 aprile 2012 non perverranno alla Commissione opposizioni a tale domanda, il passo successivo sarĂ il riconoscimento del diritto a diventare “Nostrano Valtrompia Dopâ€?. Questa notizia – prosegue Sigurtà – viene accolta in Valle con soddisfazione, soprattutto da parte del Comitato promotore che ha visto attivamente impegnato il suo presidente Silvio Zaniniâ€?.

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i è tenuto venerdĂŹ 21 ottobre il centenario della dedicazione della chiesa dei Santi Vigilio e Gregorio Magno nella frazione concesiana di S. Vigilio alla presenza del vescovo mons. Luciano Monari. “Quella di venerdĂŹ – dice il parroco don Domenico Castelli – è stata davvero una grande festa e l’incredibile numero di persone accorso in parrocchiale mi ha riempito di gioia. La serata è cominciata alle 20.30 con una processione dalla Casa della solidarietĂ , quindi con il saluto da parte dei bambini piĂš piccoli e un simpatico siparietto che ha visto protagonista proprio il vescovo: egli si è presentato a un bimbo con un ‘Piacere Luciano’ e lui ha risposto ‘Piacere Lorenzo’, anticipando con i sorrisi dei presenti la celebrazione. Al momento dell’offertorio – continua don Domenico – sono stati i ragazzi prossimi alla Cresima a portare i doni all’altare, in una Messa che soltanto nelle celebrazioni solenni del normale anno liturgico ha visto la nostra chiesa cosĂŹ colma di genteâ€?. Una serata durante la quale la comunitĂ cristiana ha dimostrato il proprio affetto per quella parrocchiale, sorta al centro del paese nel 1237, successivamente alla chiesetta di S. Velgio in monte che ancora oggi domina dall’alto l’abitato. “All’inizio – spiega sempre il parroco concesiano – era poco piĂš

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lunga serata di festa di venerdĂŹ scorso è poi proseguita con un rinfresco all’oratorio. “Sono davvero molto contento per la giornata della dedicazione che abbiamo vissuto – chiude don Domenico Castelli –, anche perchĂŠ la partecipazione della gente non si è limitata soltanto a venerdĂŹ, ma tutta la comunitĂ ha seguito la precedente settimana di preparazione fatta di adorazione e dei momenti del Rosario meditato, trovando anche il tempo di seguire due incontri molto proficui: uno relativo alla nostra chiesa nell’arte e nella storia tenuto da don Giuseppe Fusari; l’altro intitolato ‘La Chiesa nella Bibbia’ e condotto da don Flavio Dalla Vecchiaâ€?.

,O ULFRUGR GL GRQ $PDGLQL Sono vicine le festivitĂ dei Santi e dei Morti. Sembra giusto ricordare un sacerdote straordinario, don Gherardo Amadini. Dal giorno della sua morte, 13 luglio del 1836, si sviluppò una religiositĂ popolare. Don Sandro Gorni (infaticabile autore di libri di ricerca storica) approfondĂŹ la ďŹ gura di don Gherardo attraverso la lettura di alcuni documenti. Ora, stampato in proprio dalla parrocchia dei SS.Pietro e Paolo di Virle, ha pubblicato il risultato. Una “dispensaâ€? (come lui la chiama) “dono soprattutto agli amati sacerdoti della zona XX Alta Valtrompiaâ€? affascinante perchĂŠ, la vicenda di don Gherardo è immersa nella realtĂ quotidiana. Parlando della sua nascita a Ludizzo di Bovegno ne annota sacerdoti e vicende, ricordando che era una Amadini anche Maria, la veggente della Madonna del Santuario di Predondo. L’ordinazione avven-

ne per don Amadini il 28 maggio del 1831, subito inviato a Tavernole per la dottrina ai fanciulli, poi maestro (ultimo sacerdote ) alle regie scuole elementari. L’11 luglio del 1836 scoppiava un’epidemia di colera fulminante. Lui si prodigava senza badare al pericolo: “impavido, intrepido e coraggiosoâ€? ďŹ no al 12 , quando aveva pure fatto catechismo e celebrato. Testimonianze sotto giuramento dei presenti alla sua agonia del 13 luglio, affermano che moriva sospirando “Signore ricevete la vittima ma salvate il mio popolo, e vivendo, e sia che abbia a morire, sia fatta la vostra santa volontĂ â€?. Il colera ďŹ niva il 5 agosto. Subito don Gherardo fu invocato come “santoâ€?. Prima sepolto affrettatamente in luogo segreto, 13 anni dopo viene riesumato per una piĂš degna sepoltura rivelatasi un po’ corta (sta scritto nel documento scovato da don

Gorni) “con qualche sconciatura sulle gambeâ€? ripiegate all’indiana. Nel 1954 (parroco don Angelo Bianchi) la sua salma, ancora intera, venne “distesa senza difďŹ coltĂ â€? in un’urna coperta da un vetro collocata in bel sarcofago marmoreo, al centro della piccola abside cinquecentesca in fondo al portico della chiesa di S.Filastrio nel cimitero di Tavernole. Nel volumetto vengono citate anche tre testimonianze (da Lodrino e Gardone del 1888, Brescia del 1938) di eventi miracolosi. La seconda domenica di luglio, con la prima messa alle 8 il sarcofago viene scoperchiato e la salma è offerta ďŹ no a sera alla devozione dei fedeli. Tra l’altro ora si sta studiando come migliorarne la conservazione in modo da sottrarla completamente alle ingiurie del tempo con piĂš efďŹ ciente copertura in cristallo. In paese gli sono state dedicate una via e l’oratorio.


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‡Â?–‡Â?ƒ”‘ †‹ ‘Â?ƒ–‘ Dz ‘‹ Â—Â•Â‹Â…ÂƒÇł …‘Â? Žƒ Â?‘˜‹–Â? †‹ —Â?ƒ ™‡„ ”ƒ†‹‘ Riparte sul Garda il progetto “Noi Musicaâ€? voluto da don Luca Nicocelli, parroco di Centenaro di Lonato. Tra eventi, concorsi, musical e corsi, da questa estate il progetto ha allargato i propri orizzonti con la creazione di una Web Radio per dare sempre piĂš ai giovani la possibilitĂ , i mezzi e le occasioni di esprimere la loro passione con coscienza e creativitĂ . Le attivitĂ cominciano con un corso per giovani Dj: dal 7 novembre, ogni lunedĂŹ dalle 20, all’oratorio

di Padenghe. E nella sala prove e registrazione dell’oratorio le band possono trovarsi per testare pezzi e incidere il loro ‘demo’. Pronto a salpare anche il Concorso per rock band, con canzoni inedite e cover, che si terrĂ presso il Teatro Italia di Lonato. L’evento si svolge in due serate: audizione e selezione di 15 band sabato 5 dalle 16, concerto finale dei migliori 6 gruppi e premiazioni, sabato 12 dalle 21. Quest’anno è anche prevista l’assegnazione del

‘Premio Fan Club’, uno speciale riconoscimento al gruppo che porterĂ piĂš sostenitori e farĂ sentire il proprio tifo. L’ingresso è libero. Continuano, il venerdĂŹ dalle 18 alle 20, nel teatro parrocchiale di Rivoltella, le prove del laboratorio di teatro dirette da Marisa Binatti e Massimiliano Giovanazzi, per la preparazione di due musical. Altri appuntamenti, tra serate musicali e aperitivi con gli autori, rientrano in “Noi Musicaâ€?, vero e proprio contenitoreâ€? artistico, progetto

fondato a partire dal 2007 da don Luca e alimentato dalle energie di uno staff di volontari. “Con proposte musicali, teatrali e culturali – commenta il parroco – ci rivolgiamo agli adolescenti e ai giovani dai 13 fino ai 15 anni, riunendo anche piĂš generazioni attraverso gli spettacoli e i concorsi, che in inverno, per adempiere alla finalitĂ del progetto, trovano spazio negli oratori parrocchiali, mentre d’estate si trasferiscono all’apertoâ€?. Per informazioni www.noimusica.org.

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volte ritornano. Stiamo parlando dell’imposta di soggiorno che, abolita nel 1989, potrebbe essere reintrodotta sul Garda, come giĂ avvenuto a Roma e Venezia. “L’imposta – dichiara Giorgio Passionelli, vicepresidente della ComunitĂ del Garda e sindaco di Torri del Benaco – è uno strumento utile e necessario per migliorare la qualitĂ e la riqualificazione dell’offerta turistica dell’intero lago di Garda. SarĂ utilizzata nel pieno rispetto delle finalitĂ che sono state condivise da una trentina di sindaci e non sarĂ un onere penalizzante per i milioni di turisti che, ogni anno, arrivano sul Benacoâ€?. Lo strumento riguarda i Comuni inclusi negli elenchi regionali delle localitĂ turistiche che dall’1 aprile al 31 ottobre avranno la possibilitĂ di istituire un’imposta a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive. I sindaci dei Comuni gardesani intendono avvalersi di tale opportunitĂ introdotta dal federalismo municipale per il “miglioramento della accoglienza turistica, la riqualificazione delle strutture e le manifestazioni, ma anche il finanziamento di capitoli quali

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Paolo Bertini: “Altre devono essere le iniziative a favore di questo settore e non provvedimenti che rischiano di deprimerlo creando non solo problemi di natura commerciale, ma introducendo inutili appesantimenti burocratici. La sola gestione amministrativa di questo provvedimento costerĂ alle imprese turistiche decine di migliaia di euro in risorse umane e vane perdite di tempoâ€?. Le prime stime del gettito dell’imposta di soggiorno quantificano in circa 10 milioni di euro gli introiti. Il ventaglio di pagamento va da 0,5 a 2 euro (a fronte di un massimo di 5 euro del decreto) per ciascun giorno di presenza e il calcolo avviene in base al numero di stelle della struttura. Esenzioni sono previste per under 13, portatori d’handicap, e altre categorie. Per diventare operativo il regolamento dovrĂ poi essere approvato dai singoli consigli comunali.

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DQQL GL SUHPLR DOOR VWXGLR SHU OD %FF “CreativitĂ e ingegno. Istruzioni per l’usoâ€? è il titolo dell’incontro che si svolge venerdĂŹ 28 alle 20.30 presso il Teatro Don Gorini di Bedizzole. All’incontro, organizzato dalla Banca di credito cooperativo di Bedizzole Turano Valvestino e dedicato alla consegna dei riconoscimenti ufficiali del “Premio allo studio 2011â€?, saranno presenti personaggi del territorio che si sono distinti proprio per qualitĂ riferite a creativitĂ e ingegno. Quest’anno la Bcc festeggia il ventennale del Premio allo studio e ha voluto valorizzare questa ricorrenza ampliando le 80 borse di studio previste dal regolamento, portandole a 100. Un’attenzione al mondo dei giovani e all’eccellenza scolastica che, nonostante la congiuntura economica, prosegue e vuole essere un investimento per il futuro. Forte il coinvolgimento di questa iniziativa con il territorio e con il mondo della scuola: i 100 giovani premiati giungono in simbolica rappresentanza di 17 istituti superiori e di 15 scuole secondarie della zona operativa della banca, oltre a 19 diverse facoltĂ universitarie distribuite su tutto il territorio nazionale. L’iniziativa del Premio allo studio nasce nel 1992 come incentivo al merito scolastico e sono in totale oltre 1.600 gli studenti che in questo lasso di tempo si sono visti riconoscere dalla Bcc un premio per il proprio impegno. “La nostra banca vuole lanciare un segnale forte di fiducia nelle giovani generazioni – sottolinea il presidente, Albino Zabbialini – premiando e dando risalto all’impegno e all’eccel-

lenza scolastica. Siamo orgogliosi di portare avanti questa iniziativa che ci consente ogni anno di incontrare e conoscere giovani che lasceranno il segno. Ci piace pensare che il nostro rappresenti un investimento a lungo termine che possa supportare sia il percorso del singolo studente che favorire la promozione della comunità locale nella quale la Bcc si trova a operare�.

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Il Sistema bibliotecario Ovest bresciano fa parte della Rete bibliotecaria bresciana e raccoglie 16 biblioteche dislocate tra la Franciacorta e il Sebino. Il suo ruolo è quello di assicurare la catalogazione dei documenti, il prestito interbibliotecario, la fornitura di servizi, tra i quali quello della promozione della lettura. Il suo presidente, Gianni Stucchi, assessore alla Pubblica istruzione di Palazzolo sull’Oglio, Comune capoďŹ la del Sistema, ha presentato

Fino al 30 ottobre prosegue la mostra allestita presso il Museo San Fedele - Collezione Mario Pedrali dal titolo “Documenti storici del Risorgimento italianoâ€?. Per l’occasione è stato concesso un annullo delle Poste di tre cartoline che riproducono una macchina da scrivere Olivetti, la famosa Lettera 22 del giornalista Indro Montanelli e un documento dell’archivio storico del Pedrali. L’esposizione è aperta nei giorni festivi dalle 9.30 alle 12, nei feriali dalle 16 alle 19.

l’evento: “Nelle terre dell’Ovest. Biblioteche, persone e culture tra la Franciacorta e il Sebinoâ€?. Vuole essere un’occasione di incontro tra il lavoro di promozione delle biblioteche e quello proprio del Sistema stesso, in una sinergia dove la conoscenza della biblioteca come luogo culturale diviene parte di quell’integrale servizio all’Utenza che le Amministrazioni comunali sono chiamate a fornire. L’evento, patrocinato dalla Rete bibliotecaria bresciana, dislocato nelle realtĂ

locali, prevede aperture, momenti musicali e teatrali, degustazioni, convegni e mostre. Gli incontri con gli autori (Giovanni del Ponte, Anna Lavatelli, Gek Tessaro, Antongionata Ferrari, Anna Vivarelli e Andrea Vitali) sono stati creati con la collaborazione dell’ufďŹ cio promozione della Cooperativa Zeroventi di Brescia. Nutrito il calendario delle proposte che terminano il 19 novembre. Per informazioni: Biblioteca civica G.U. Lanfranchi: 030 7405590.

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o scopo primario è quello di “valorizzare la famiglia riconoscendo il grande valore sociale che oggi rivesteâ€?, mentre, nel frattempo, le profonde trasformazioni socio-culturali nell’odierna societĂ , ne condizionano l’evolversi: basta pensare, per esempio, all’aumento delle donne inserite e impegnate nel mercato del lavoro o alla crescita di famiglie di tipo monoparentale. In questo ambito di nuove esigenze, è stato concepito il “Buono a sostegno delle famiglie con bambini da zero a tre anniâ€? che, il Piano Finanziario 2011, per l’intero Distretto numero 7 dell’Ambito territoriale Oglio Ovest (comprendente i Comuni di Castelcovati, Castrezzato, Cazzago San Martino, Chiari, Coccaglio, Comezzano-Cizzago, Roccafranca, Rovato, Rudiano, Trenzano e Urago d’Oglio) destina per l’erogazione di 15mila euro da assegnare tramite formazione di una graduatoria stilata in base al reddito Isee. L’aiuto economico è rivolto a tutte quelle famiglie che usufruiscono di servizi pubblici, privati autorizzati o di baby sitter per l’accudimento e l’educazione dei propri figlioletti (con un’etĂ compresa tra zero a tre anni) e nelle quali entrambi i genitori conviventi, o l’unico genitore presente, lavorano. Nel dettaglio è richiesta la frequenza per almeno tre mesi

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pari a quello di fruizione del servizio da parte del minore. Per accedere al buono, oltre a risiedere in uno degli 11 Comuni del Distretto, è richiesto anche possedere un reddito Isee inferiore ai 25mila euro. Per partecipare al bando è necessario infatti presentare l’attestazione Isee del nucleo familiare con redditi relativi al 2010, abbinata, nel caso di servizi pubblici o privati, alla dichiarazione di frequenza per il 2010 con specificazione delle spese sostenute, mentre in caso di assunzione di una baby sitter, al contratto o alla lettera di assunzione della stessa con tanto di copie delle ricevute di pagamento e versamenti Inps. Il buono sarĂ quantificato percentualmente come rimborso della spesa effettivamente sostenuta e ne avranno diritto tutte le famiglie che presenteranno domanda ritenuta conforme ai criteri fissati: qualora le richieste superino il budget disponibile sarĂ effettuata una riduzione lineare delle percentuali di rimborso. Tutte le famiglie interessate avranno tempo fino al 10 novembre 2011 per presentare, nel proprio Comune di residenza e compilando il relativo modulo, domanda di partecipazione al bando. Per informazioni è possibile rivolgersi direttamente all’Ufficio Servizi sociali del proprio Comune, oppure contattare la Responsabile dell’Ufficio di piano allo 030/7008254.

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nacque un’amicizia sincera, oltre le scelte politiche e le collaborazioni non sempre condivise: Lonati collaborò frequentemente con mons. Paolo Guerrini, che nutriva forte avversione per il “pretino breneseâ€?, anche per le dichiarate scelte filofasciste di costui; don Romolo lavorò spesso isolato e nell’ostracismo culturale valligiano e bresciano. I “due fratelli di studioâ€? condividevano certo il metodo storiografico che li aveva visti impegnati nell’opera di salvaguardia,

ricostruzione e pubblicazione delle fonti storiche del Bresciano. Dagli scritti di Romolo Putelli, oltre alla figura dello storico e dell’uomo che si racconta in prima persona senza pudore all’amico, esce tratteggiata la personalitĂ di Lonati, uomo di notevole spessore culturale, attivo nella ricerca, stimato da molti, “studioso retto, paziente, sagaceâ€?. Guido Lonati era nato a Brescia nel 1896, diplomato ragioniere fu bancario. Dal 1920 si impegnò in numerosi studi di storia locale,

collaborando con importanti giornali, riviste ed enti culturali, con principali interessi riguardanti la storia della Riviera del Garda e il Quattrocento bresciano. I contatti epistolari tra i due iniziarono nel 1928, mentre don Romolo, dal 1925, era impegnato nella sistemazione dell’Archivio storico diocesano di Brescia. Nel 1928 Lonati compĂŹ una visita a Breno e al “Museo Putelliâ€?. Nel 1929 l’isolamento dello studioso camuno è una realtĂ : scrive “Qui vivo nel desertoâ€?. (e.g.)

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l cronoprogramma stabilito dal tavolo di lavoro provinciale per arrivare alla definitiva bonifica delle aree industriali di Forno d’Allione ha avuto la prima importante conferma: la bonifica del sito ex-Ucar, oggi di proprietĂ della Graftech S.p.A., un colosso multinazionale con la testa a New York e filiali in Cina, Regno Unito, Sudafrica, Italia (Forno d’Allione e Caserta) si farĂ e al piĂš presto. L’idea di un tavolo provinciale venne posta in campo dal Sindaco di Berzo Demo (Comune su cui insistono le aree in questione). Su proposta del sindaco Corrado Scolari, infatti, il Comune aveva attivato una conferenza di servizi che, confrontandosi in svariate occasioni, ha raggiunto nei giorni scorsi un accordo definitivo con Graftech, attuale proprietario dell’area. L’accordo prevede una prima fase di stesura del capitolato degli interventi concordati, entro il tempo massimo di sei mesi. Quindi dovrĂ essere attuato il piano di sicurezza permanente, affidato a una ditta specializzata di livello internazionale, individuata da Graftech e certificata a livello europeo. Il tutto è contenuto nel protocollo siglato dalle parti e

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le acque reflue. La zona intorno alla discarica sarĂ completamente chiusa a persone o animali. Il monitoraggio continuerĂ nel tempo, per molti anni a venire (si parla di almeno 50 anni). Soddisfatta l’amministrazione comunale di Berzo Demo che può, a ben diritto, vantare un risultato impensabile anche solo qualche tempo fa. Dalla sicurezza della zona potrĂ ripartire la ripresa degli investimenti industriali a Forno d’Allione. Il secondo importante passo da compiere sarĂ la bonifica anche dei materiali stoccati all’interno dello stabilimento ex-Selca, area di grande interesse industriale che potrebbe essere liberata a favore di nuove attivitĂ , su un’area di almeno 100mila metri quadrati giĂ tutti dotati di servizi tecnologici: fibre ottiche, centrale elettrica autonoma, ferrovia con interscambio, uscita dedicata dalla nuova SS42 (pronta a Natale 2012).

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´6FULWWXUD GL GRQQDÂľ LQFRQWUR FRQ OH DXWULFL Un cuore, con un lungo e sinuoso cammino per raggiungerlo. O un palloncino a forma di cuore, con una cordicella che lo tiene legato. Ăˆ il logo della seconda edizione di “Scrittura di donnaâ€?, il ciclo di incontro con l’autore – meglio con le autrici – promosso dalla Biblioteca comprensoriale di Breno insieme al Comune e al Sistema bibliotecario di Valle Camonica. Cinque serate con altrettante autrici, per un modo di scrivere tutto in rosa, ma con tematiche che toccano diversi campi. Dal 28 ottobre, per cinque venerdĂŹ consecutivi al Palazzo della Cultura di via Garibaldi a Breno si incroceranno – sempre con l’introduzione di presentatrici al femminile – sei scrittrici legate alla terra bresciana, due delle quali di origine valligiana. Spiccano le figure di Maria Venturi e di Cinzia Tani. La Venturi presenterĂ al pubblico il suo nuovo lavoro dal titolo “Come primaâ€?, per le edizioni Rizzoli, introdotta da Barbara Zanotti. La Tani, attesa da tempo in Valle, racconterĂ il suo romanzo “Io sono un’assassinaâ€?, edito da Mondadori, la sera dell’11 novembre, presentata da Roberta Ricci. La giovane camuna Cinzia Franceschinelli poi intratterrĂ l’uditorio parlando del suo secondo libro “Torno indietro per un bacioâ€?; il testo è pubblicato dalle edizioni La Gru. Oltre a Venturi, Tani e Franceschinelli le altri scrittrici protagoniste dell’iniziativa sono l’avvocato bresciano Sabrina Baglioni che presenta il suo “Canto delle cicaleâ€? (il 18 novembre, con introduzione di Anna Facchini) e Carla Boroni (nella foto)

che, con Marta Mai, farĂ conoscere “Favole del Novecento: per una educazione alla legalitĂ â€? (4 novembre). Per Simona Ferrarini, assessore alla Cultura del Comune di Breno e in ComunitĂ montana: “Il pubblico del ciclo di incontri non è solo femminile, l’iniziativa si rivolge un po’ a tutti, sia giovani che adulti. Il libro e la lettura sono amici, compagni e una continua fonte di arricchimento spiritualeâ€?.

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dell’artista, vuole iniziare a dare ordine visivo all’evoluzione pittorica di Monti, che negli anni è stata presentata in maniera un po’ disattenta, alimentando confusione soprattutto riguardo la cronologia delle opere. Cesare Monti iniziò a dipingere in Valsabbia, alla maniera divisionista francese, con Edoardo Togni. Trasferitosi a Milano nel 1912, portò con se soltanto il candore di quella pittura, che dopo la guerra, divenne simbolista e

attenta ai modi dei Nabis. Ma giĂ nel 1919 la sua pittura traspira aria di Novecento.Ăˆ amico di CarrĂ , con cui gioca interminabili partite a carte. Forse non gode appieno dei favori di Margherita Sarfatti, ma questo non gli impedisce di essere presente a quasi tutte le esposizioni, nazionali e internazionali del gruppo capeggiato da Sironi e Funi. Partecipa a 14 edizioni della Biennale di Venezia e a tutte le Quadriennali romane. Negli

anni Venti la sua tavolozza vira nuovamente verso toni piĂš accesi, per esplodere nei chiaroscuri decisi che delineeranno la produzione degli anni Trenta. La Seconda Guerra porta via con se generazioni di artisti della tradizione, per far posto alle nuove leve intellettualoidi, ma Monti non si scora e continua il suo percorso, che sfocia, sul ďŹ nire della sua vita, nella produzione di opere strabilianti per freschezza e invenzioni cromatiche.

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on l’edizione 2011 di “Rassegna Antiquariaâ€? in programma dal 29 ottobre al 6 novembre, ritorna al Centro fiera di Montichiari un appuntamento ormai divenuto tradizione per il pubblico di collezionisti e appassionati. “Rassegna Antiquaria ha un’identitĂ perfettamente riconoscibile nel panorama degli eventi dedicati all’antiquariato.â€?, spiega Ezio Zorzi, direttore del Centro Fiera. “L’offerta è senza dubbio di alto profilo e non mancherĂ di riscuotere interesse tra i numerosi appassionati che, ogni anno, confermano l’attenzione del territorio per l’arte e l’antiquariatoâ€?. “Rassegna Antiquariaâ€?, dunque, si ripropone all’insegna della qualitĂ . Nelle giornate della mostra, i visitatori potranno ammirare proposte che spaziano dai mobili antichi alle tele e ai dipinti, dall’oggettistica d’alto antiquariato ai pezzi da collezione, con legni antichi, tappeti

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orientali e caucasici, libri d’epoca, olii, tempere, in un percorso che attraversa la tradizione del Vecchio Continente, con aperture all’arte popolare europea e americana, fino ad arrivare a inserti di vintage e collezionismo. “Una rassegna come la nostra deve sempre puntare a rinnovarsi, senza mai rinunciare a coinvolgere e stupire il visitatore.â€?, spiega Silvia Dalcò, curatrice della mostra. “Per Rassegna Antiquaria è giunto il momento di sperimentare nuovi percorsi. Per questo, con l’edizione 2011, abbiamo voluto immaginare una disposizione degli spazi ancora piĂš accattivante e coinvolgente

che, siamo certi, saprĂ valorizzare al meglio le opere presenti ngli spazi espositivi. A impreziosire l’edizione 2011 di “Rassegna Antiquariaâ€?, inoltre, è in programma un evento collaterale di assoluto prestigio dal titolo “Cesare Monti: libertĂ espressiva tra Novecento e post-impressionismoâ€?, a cura di Guido e Stefano Cribiori. La mostra, che anticipa l’uscita del catalogo ragionato dell’artista bresciano (a cura di N. Colombo, G. Cribiori e E. Pontiggia), vuole iniziare a dare ordine visivo all’evoluzione pittorica di Monti, che negli anni è stata presentata in maniera un po’’ disattenta, alimentando confusione soprattutto riguardo la cronologia delle opere. In oltre 20 anni di storia, “Rassegna Antiquariaâ€? ha dimostrato la capacitĂ di rinnovarsi, senza snaturare i propri punti di forza. L’edizione 2011 si preannuncia ancora piĂš ricca di novitĂ , proposte e contenuti, con un’offerta espositiva destinata ad accontentare i collezionisti piĂš esigenti ed il pubblico degli

appassionati. “Rassegna Antiquariaâ€? s’inserisce in un mercato vivace e ricco di opportunitĂ e, grazie a una proposta espositiva ben articolata, si rivela un’esperienza appagante per ogni visitatore. La crescita del numero di espositori registrata nelle ultime edizioni si è accompagnata a una selezione rigorosa degli stessi, con l’obbiettivo di consolidare il livello qualitativo della mostra.

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per le sue indubbie capacità ) l’artista bresciano ha avuto modo di lavorare all’estero in cattedrali e basiliche (quindi chiese molto importanti) tra cui anche la cattedrale della cittadina albanese di Vau-DejÍssede della diocesi di Sappa. Si tratta di una diocesi suffraganea dell’arcidiocesi di Scutari-Pult. Maffeo Ferrari ha anche avviato contatti per il presbiterio e gli arredi liturgici di una nuova cattedrale che dovrebbe sorgere

nei Balcani. Tutt’altro che esaurita, poi, è la collaborazione con le Chiese del Brasile (nella foto l’ambone della basilica di Nostra Signora di Nazarè). “Sono opportunità – afferma lo scultore – che ho colto molto volentieri. Sono state e sono esperienze importanti perchĂŠ in ogni luogo in cui ho lavorato ho potuto incontrare persone nuove, abitudini nuove, esigenze liturgiche diverse che mi hanno arricchitoâ€?

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ontinua la collaborazione tra l’artista Maffeo Ferrari e l’arcidiocesi di BelĂŠm nello Stato brasiliano del ParĂĄ. I padri barnabiti che nella cittadina brasiliana si prendono cura della basilica di Nostra Signora di Nazarè hanno commissionato all’artista bresciano numerose opere. Sono, infatti, di Maffeo Ferrari l’altare, l’ambone, la cattedra, le sedi e un particolare supporto su cui viene issata la venerata statua della Madonna in occasione della processione che annualmente chiama nella cittadina del ParĂ piĂš di due milioni di fedeli. Si tratta di una statua del ‘700 che venne ritrovata nelle acque del fiume e che in breve tempo divenne oggetto di un culto sempre piĂš vasto, tanto che oggi la giĂ ricordata processione è uno dei piĂš importanti appuntamenti religiosi dell’intera America. L’intera opera di Ferrari per la basilica risente, come è ovvio, della dedicazione della stessa chiesa a Maria di Nazaret. L’altare raffigura l’annunciazione con la figura dell’arcangelo Gabriele intagliato nel marmo bianco della mensa e la figura di Maria realizzata in bronzo. “La scelta della duplice materia – afferma lo stesso Ferrari – è stata dettata dalla volontĂ di differenziare il puro spirito dell’arcangelo e la figura piĂš umana di Mariaâ€?. L’altare, nelle sue fattezze, richiama forme sostanzialmente classiche. La sua originalitĂ , invece, è data dal fatto che le figure dell’arcangelo e di Ma-

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cosĂŹ, dopo il momento raffigurato nell’altare, si passa all’ambone in cui “si raccontaâ€? dell’incontro tra Maria e Elisabetta. Il complesso realizzato per la cattedrale-santuario di Nostra Signora di Nazarè ha impegnato Maffeo Ferrari per quasi un anno. Questo è il tempo necessario alla lavorazione del marmo e alla fusione delle parti in bronzo, realizzata dall’artista bresciano con la tecnica della cera persa. Tempi di lavoro abbastanza ridotti, dettati anche dal fatto che le opere commissionate a Ferrari avrebbero dovuto essere pronte per la festa del Sirio Nazarè del 2010. L’impegno è stato rispettato e oggi le centinaia di migliaia di devoti che si recano in preghiera nella basilica-santuario di BelĂŠm apprezzano la capacitĂ espressiva del marmo e del bronzo lavorati da Maffeo Ferrari.


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‘˜ƒ–‘ Â?–‘Ž‘‰‹…ƒ ’‘•–—Â?ƒ ’‡” Ž‹•ƒ„‡––ƒ ‘••‹ A Rovato si riscopre la storia artistica recente, con l’antologica postuma di Elisabetta Rossi (Rovato1908-2009), una pittrice di ottimo talento, ďŹ no a ieri praticamente sconosciuta, perchĂŠ in vita non espose mai Un destino simile a quello del suo grande maestro Girolamo Calca, “gloriaâ€? di Rovato, riconosciuto, dopo la morte, come uno dei massimi esponenti della pittura del Novecento bresciano. La Rossi ne segue le tracce, tanto che

alcuni suoi ritratti possono essere tranquillamente confusi con quelli del Calca: parenti e amici sono ritratti con vigore espressivo e capacitĂ di guardare dentro la vita domestica con affettuosa attenzione e partecipazione. Oltre al ritratto i generi praticati dalla pittrice sono stati quelli “classiciâ€? della natura morta e del paesaggio, dove dimostra il suo attaccamento alla pittura “tradizionale brescianaâ€? di ďŹ ne Otto e del primo Novecento, legata al realismo. Le nature

morte colgono umili tavoli dove appaiono oggetti di domestico vasellame, qualche ďŹ ore, immersi in un’atmosfera sospesa che esalta la poesia delle piccole cose La mostra si inaugura il 29 ottobre alle ore 17.30 nella sede espositiva dell’ex Palazzo Sonzogni in via Bonomelli 22 a Rovato (feriali dalle 17 alle 19; festivi dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19 ďŹ no al 6 novembre). Dal 10 al 20 novembre la mostra prosegue presso la sala Bcc Agrobresciano di Brescia, in via Triumplina 237.

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estaurare la cittĂ antica per restituirla alla “fruibilitĂ â€? della comunitĂ civile: questa la proposta degli incontri proposti dall’Aab, con un ciclo aperto da una tavola rotonda sul “Restauro e riuso funzionale dei centri storici: il caso Bresciaâ€? a cui erano stati chiamati una serie di notevoli personaggi, e non solo bresciani. Un discorso che forse è apparso un po’ troppo tecnico per il grande pubblico, che non ha certo affollato la sede dell’Aab giovedĂŹ 20 ottobre scorso. Un peccato perchĂŠ, al di lĂ dell’approccio di carattere tecnico-culturale, si sono toccati alcuni dei problemi della cittĂ e delle sue prospettive future. Vasco Frati, presidente dell’Aab, ha sottolineato come il recupero delle strutture storiche della cittĂ abbia, sĂŹ, un “valoreâ€?, non solo per una “doverosaâ€? tutela dei beni storicoartistici, ma anche per incontrare fattivamente la cittadinanza, e Tino Bino ha indicato come il centro storico costituisca il “centro simbolico dei diritti e dei doveri perchĂŠ va a toccare la sfera della nostra identitĂ â€?, che si fondano sul passato, ma che si riflettono anche sul presente. Il recupero di consistenti beni e strutture storico-monumentali, come l’“abbandonatoâ€? ciclo di superbi affreschi di Lattanzio Gambara di Palazzo Avogadro, o il tentativo di destinare a un uso non confacente allo storico passato edifici come il

Tecno Domus s.r.l. Progettazione e restauri

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SURJHWWD]LRQH H DVVLVHQ]D SHU OD VFHOWD GHOO¡LPSUHVD HVHFXWULFH nel recupero monumentale anche una consistente possibilitĂ di incrementare ulteriormente il flusso turistico, facendo fronte alla crisi dei tradizionali settori industriali. Il presidente dell’ordine degli architetti di Brescia, Paolo Ventura, si è soffermato sull’inserimento delle nuove architetture in ambiti storici, che innovino gli spazi urbani, ma che non li stravolgano, come potrebbe accadere, con opere come il garage sotto il Castello o il traforo della Maddalena. Infine da Franco Iseppi, presidente del Tci, un forte appello per una valorizzazione anche dei centri storici “minoriâ€? e l’attenzione non solo allo storico passato, ma anche alle manifestazioni che abbiano carattere di proposte innovative, conciliando il passato con la prospettiva del futuro.

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Tecno Domus s.r.l. - via Aldo Moro, 5 25125 Brescia - Tel. 348 12 12 189 infotecnodomus@gmail.com


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ƒ•–”‡œœƒ–‘ ƒÂ?‹ ‡•’‡”–‡ Â?‡Ž •‡––‘”‡ †‡‰Ž‹ ‡Ž‡––”‘‹Â?’‹ƒÂ?–‹ ’‡” …Š‹‡•‡ ‡ ‘”ƒ–‘”‹ Lo straordinario ambiente delle chiese ha ispirato e ispira ancora l’attivitĂ di un’azienda che continua a conquistarsi consensi con la sua esperienza nel settore e con una vocazione che è divenuta cultura stessa della sua attivitĂ . Ăˆ questo il biglietto da visita dell’“Elettroimpianti Orizioâ€? di Castrezzato, grazie al quale ha saputo, con trasparenza, dare ai rapporti azienda-cliente un’importanza primaria, fatti di assistenza tempestiva, mirata,

e durevole nel tempo, con una competenza nella progettazione che prevede la combinazione dei metodi piĂš tradizionali e con le piĂš avanzate tecniche di installazione. La qualitĂ del prodotto e del lavoro afďŹ dato a mani esperte, la possibilitĂ di costi contenuti, accessibili per questo a un numero molto vasto di clienti, costituiscono un’indubbia garanzia dell’esistenza dei positivi valori che hanno

consolidato e reso grande nel corso degli anni il nome della Elettroimpianti di Orizio. Negli anni l’azienda di Castrezzato ha operato nelle parrocchie di Pisogne, nella foto (con interventi sulle campane e sulla struttura di sostegno realizzate recentemente), di Salò (con la sistemazione delle vecchie campane anche nelle frazioni), di Lumezzane S. Sebastiano, di Manerbio, con la realizzazione del nuovo sistema

di automazione campane. Numerosi sono stati anche gli interventi per la realizzazione degli impianti di diffusione audio e di sicurezza (allarme e videosorveglianza) per chiese, oratori e sale convegno afďŹ date alla ditta Elettroimpianti Orizio. L’azienda castrezzatese può dunque vantare lavori giĂ realizzati o interventi ancora da realizzare anche nelle province di Trento, Lodi, Cremona, Mantova, e Parma.

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ono terminati nelle scorse settimane i lavori alla chiesa parrocchiale di San Giuseppe di Rovato. Gli interventi hanno interessato le superfici esterne e la torre campanaria. L’intervento condotto sulle superfici esterne della chiesa ha di fatto mantenuto le previsioni della fase progettuale. L’attenta analisi sullo stato degli intonaci condotta prima dell’avvio dell’intervento ha cosĂŹ consentito di ridurre al minimo gli imprevisti e un sostanziale rispetto della tempistica preventivata. Sulle pareti della chiesa sono state sostituite le parti di intonaco in cemento con malte dalle caratteristiche tecniche piu vicine a quelle originarie. Il restauratore Lorenzini, grazie all’impiego di sabbie da polvere di marmo, ha cercato di ricreare tonalitĂ cromatiche simili a quelle delle altre parti della parrocchiale. Diverso, invece, è stato l’intervento sulla torre campanaria, oggetto di un precedente in-

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malta di cemento. Col passare degli anni questo tipo di materiale, come spesso accade, aveva finito con dare luogo a numerose fessurazioni. Di concerto con la sovraintendenza il restauratore ha deciso di togliere completamente questi intonaci e di procedere a una ricostruzione con malte a base di calce e polveri di marmo in grado di integrare il campanile al resto della chiesa.


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di conservazione degli interni delle chiese stesse. Il parroco a questo punto, oltre ad avere la chiesa “pulita ad arteâ€? ha una documentazione fotograďŹ ca che lo aiuta ad individuare le prioritĂ di interventi di restauro/pulitura da eseguire nel corso del tempo. Attraverso l’esperienza della Tecno Domus i parroci vengono informati dove riporre piĂš attenzione all’interno delle chiese; per esempio un’indicazione che è stata molto apprezzata riguarda la pulizia dei

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quasi un anno dal loro avvio, i restauri della chiesa di Santa Maria della Carità , piÚ conosciuta in città come chiesa del Buon Pastore, proseguono alacremente e tutto lascia sperare che, almeno la facciata, entro un mese possa essere liberata dai ponteggi e presentarsi ai cittadini bresciani nel suo bianco splendore. Insieme alla facciata risalteranno i materiali lapidei e in particolare la statua della Madonna con Bambino, in marmo di Efeso (località storicamente riconosciuta come ultima abitazione della Madonna e senz’altro proveniente da un reperto rilavorato di origini romane), i due splendidi angeli in marmo di Botticino, uno recante il giglio simbolo dell’Annunciazione e l’altro che porta in braccio la Santa Casa di Loreto. All’interno della chiesa, invece, i lavori proseguiranno ancora per diversi mesi, per il restauro degli affreschi, gli altari, i quadri, le cappelle, la sagrestia e, non ultima, la cappella della Casa della Madonna di Loreto che si trova dietro l’Altare maggiore. Parallelamente agli interventi conservativi e di recupero dell’edificio, fervono i lavori e proseguono le attività di promozione tese a far conoscere la chiesa a coloro che non la frequentavano e a sensibilizzare l’intera cittadinanza sull’impegnativa

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di un gruppo di bravissime signore, sono frequenti in queste settimane le visite guidate al cantiere con i lavori in corso. Chi è interessato, con l’aiuto degli architetti e degli addetti ai restauri, può ascoltare le storie della chiesa, vedere sulle immagini proiettate e salire sui ponteggi per avvicinare gli operatori e le operatrici che stanno lavorando sugli affreschi. In questo modo è anche possibile osservare da vicino particolari artistici che, una volta tolti i ponteggi, non sarĂ piĂš possibile vedere. Gli interessati a partecipare alle prossime visite, alcune delle quali sono giĂ in calendario, può telefonare all’Associazione amici della chiesa di Santa Maria della CaritĂ , o alla Fondazione Cab, entrambe in via Trieste 8, al numero di telefono 0302807540.

cornicioni interni che delimitano la volta della chiesa e, dove nel corso degli anni, il riscaldamento ad aria, ha formato strati su strati di polvere che danneggiano ed impoveriscono gli arredi della chiesa. Un ulteriore apprezzamento è dovuto alla rapiditĂ dell’intervento senza creare disagi alle normali attivitĂ liturgiche; la chiesa non viene infatti “occupataâ€? da ingombranti ponteggi ma con moderni macchinari che consentono di eseguire i lavori di pulizia in quota con sicurezza e

velocitĂ . Un altro argomento che invoglia le parrocchie ad eseguire la pulitura con il sistema Tecno Domus è la mancanza di costosi progetti che necessitano di tempi lunghi e complessi iter burocratici. Il nostro sistema adottato dalla Tecno Domus è rapido e con costi certi per la parrocchia. L’azienda ha poi avviato una fruttuosa collaborazione con la Aircon di Paderno Franciacorta di Stefano Sacrato per il risanamento di ambienti degradati dall’umiditĂ .


29 Ottobre - 6 Novembre 2011 ORARI: Sabato, Domenica e Martedì: 10.00 - 20.00 Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Venerdì: 15.00 - 20.00

CENTRO FIERA DEL GARDA

MONTICHIARI · BRESCIA EVENTO COLLATERALE

"Cesare Monti: libertà espressiva tra Novecento e Post-impressionismo" a cura di Guido e Stefano Cribiori

ORGANIZZAZIONE:

Segreteria organizzativa CENTRO FIERA S.p.A. Via Brescia, 129 - 25018 Montichiari (BS) - tel. 030 961148 · 030 961062 · fax 030 9961966 - www.centrofiera.it - info@centrofiera.it


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In quel tempo, GesĂš si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perchĂŠ dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro ďŹ latteri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbĂŹâ€? dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbĂŹâ€?, perchĂŠ uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padreâ€? sulla terra, perchĂŠ uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestriâ€?, perchĂŠ uno solo è il vostro Maestro, il Cristoâ€? (...).

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ea culpa. Siamo tutti lontani dalla necessitĂ che GesĂš mette davanti agli occhi della folla e dei discepoli. E se il discorso colpiva gli scribi e i farisei colpiva allo stesso tempo anche quelli che stavano ascoltando GesĂš: tutti tentati allo stesso modo di voler essere al di sopra, di essere notati, di contare. Essere ammirati. Se lo vediamo cosĂŹ potremmo rischiare di credere questo invito pressante di GesĂš solamente come una volontĂ di uguaglianza, un livellamento di merito. E la tentazione c’è, anche qui: ridurre cosĂŹ il Vangelo è farlo diventare pretesa umana di solidarietĂ sociale, legittima ma riduttiva nella sua pretesa di insegnare non solo a vivere ma a credere, cioè a inserirsi in un ordine che non è solo quello umano. Ăˆ per questo che GesĂš indica il punto di vista. Quello che scribi e farisei hanno perduto.

3HUFKp SUHJDUH" Pregare perchĂŠ? Ăˆ il tema della Giornata della santificazione universale che il Movimento Pro Sanctitate ha scelto in sintonia con il Magistero del Papa che sta svolgendo le catechesi del mercoledĂŹ sullo stesso argomento. Siamo sollecitati a rimettere la preghiera al centro dei nostri interessi, a non stancarci di educare il cuore e la vita al contatto vitale con Dio, perchĂŠ la preghiera, come esperienza viva di ricerca, attesa, bisogno, incontro, dialogo vero, inscritta nell’animo umano, educhi a vivere in pienezza la propria umanitĂ , riporti continuamente alla sorgente, sia un crescere nella somiglianza con l’Autore della vita, sia il segreto di un cristianesimo veramente vitale. Rivolgiamo l’interrogativo ai santi, nostri modelli, per i

quali il desiderio di Dio, vertice e contenuto della preghiera, ha ricevuto pienezza nel cielo. La loro incessante preghiera è diventata lode piena, azione di grazia perfetta, comunione indefettibile. Pregare perchĂŠ? Benedetto XVI ha detto: “L’immagine del Creatore è impressa nell’essere (dell’uomo) e egli sente il bisogno di trovare una luce per dare risposta alle domande che riguardano il senso profondo della realtĂ : risposta che egli non può trovare in se stesso, nel progresso, nella scienza empiricaâ€?. Ăˆ un bisogno primario. Una domanda a cui la Giornata della santificazione universale vuole dedicare spazio di riflessione, di confronto, nel solco di un tempo liturgico e di una festivitĂ che dona risalto alla testimonianza

dei santi, alla invocazione forte per la santitĂ di tutti, al riconsiderare la propria personale chiamata a diventare santo. Il Movimento pro sanctitate celebra la Giornata della santificazione universale, invitando tutti i gruppi e fedeli alla celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Monari, il 1° novembre, alle 10 nella Cattedrale di Brescia. La solennitĂ sarĂ preceduta, il 28 ottobre alle ore 20.30 (al Centro Oreb di Calino), da un incontro di preghiera e riflessione guidato da don Marco Busca. Il terzo appuntamento proposto è la celebrazione eucaristica presso la parrocchiale delle SS. Capitanio e Gerosa (vedi foto) a Brescia il 4 novembre alle ore 20.30, seguita dall’adorazione eucaristica diocesana fino alle 24.

Ăˆ il punto di vista di Dio: l’uguaglianza dell’essere dipende dall’avere un solo Padre; e per questo nessuno è veramente padre sulla terra, soprattutto quando il termine viene applicato alla paternitĂ spirituale. CosĂŹ come nessuno è maestro perchĂŠ sulla terra non si può che insegnare quello che il Maestro ha insegnato. Sarebbe appropriarsi di un sapere non nostro. L’uguaglianza dipende dal non essere e dal non avere nulla di nostro se non come dono di Dio e l’apparire è negare questa dipendenza, negare questo riferimento a Dio. Che non vuol dire diventare passivi, solo ricettivi. Anzi. Chi sa di aver ricevuto sa di dover rendere. Ăˆ fatale che l’apparire sia di chi non sa leggere in profonditĂ la sua condizione e la sua vita. Tanto piĂš che accorgersi di quanto sia complesso il mondo e la nostra interioritĂ rende al contrario piĂš consapevoli della propria piccolezza e del bisogno sempre di compren-

dere. E questo anche per chi non crede. Tanto piĂš dovrebbe essere per chi il riferimento in Dio dovrebbe averlo. Per questo scandalizzano gli scribi e i farisei; e per questo continuano a scandalizzare quelli che, pur dicendo di credere, vedono nell’apparire la fonte del loro essere. Nessuno eccettuato. Ma non è compito nostro guardare e giudicare. GesĂš non insegna questo: non dice di giudicare gli scribi e i farisei ma di evitare il loro errore; non dice di guardarci l’un l’altro ma di guardare ‘in alto’ verso la fonte, il motivo del nostro essere e del nostro agire. Non è compito nostro incolpare ma evitare una colpa che è nella radice stessa, nel cuore dell’uomo. Ăˆ una tentazione di tutti e una colpa latente che non possiamo non sentirci addosso. CosĂŹ come l’ammonizione di GesĂš che ci riguarda e ci dovrebbe fornire l’antidoto per non cadere nello stesso errore. Se giĂ non ci siamo.


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afďŹ dato all’uomo, non solo nel campo religioso ma anche in quello piĂš genericamente socio-culturale – ha detto Cirotto – è di cercare e trovare un’unione imperniata sulla diversitĂ . Ciò signiďŹ ca che nostro compito è di far nascere l’unione non malgrado la differenza, ma grazie al confronto anche radicale di opinioni che, solo cosĂŹ, hanno modo di misurare se stesseâ€?. “La scelta di usare al plurale, nel titolo della vostra assemblea, la parola ‘culture’ riette al meglio la situazione

attuale della nostra societĂ , per la pluralitĂ delle provenienze, delle generazioni e delle sensibilitĂ diverseâ€?, ha sottolineato Vittorio Sozzi, responsabile del Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei, per il quale “è importante che ci domandiamo qual è il nostro compito di testimoni del Risorto in questa realtĂ : nell’ottica dell’impegno educativo che la Chiesa si è assunta per il decennio appena cominciato il Meic può offrire un contributo altoâ€?. Anche

il presidente dell’Azione Cattolica, Franco Miano, ha parlato del “ruolo fondamentaleâ€? del Meic nel progetto di “elaborazione culturale della grande famiglia dell’Acâ€? di cui il Movimento è “parte vivaâ€?: insieme occorre rispondere alla “sďŹ da di una chiara presa di posizione per il presenteâ€?. Nell’ultima giornata dell’assemblea, il presidente Cirotto ha spronato gli intellettuali del Meic a “impegnarsi insieme per partorire idee nuove e credibili: il Movimento può fare questo servizio al Paeseâ€?.

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due comandamenti dell’amore. Una domanda insidiosa e una risposta semplice e, nello stesso tempo, impegnativa, perchĂŠ da quei due comandamenti che GesĂš propone ai farisei “dipendono tutta la legge e tutti i profetiâ€?, come scrive Matteo nel suo Vangelo. Siamo a Gerusalemme e GesĂš è messo alla prova: ha giĂ dovuto rispondere alla domanda sul tributo da pagare a Cesare. E i sadducei – che davano peso solo alla parola scritta che veniva da Dio e negavano la resurrezione e l’esistenza degli angeli – lo avevano interrogato proprio sulla resurrezione, ottenendo una risposta che aveva “stupito la folla presenteâ€?, come scrive il primo evangelista. Ecco, allora, la domanda: “Maestro, nella legge, qual è il grande comandamento?â€?. GesĂš risponde con assoluta semplicitĂ : “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamentoâ€?. Poi ne aggiunge un secondo che “è simileâ€? scrive Matteo: “Amerai il tuo prossimo come te stessoâ€?. Il duplice comandamento dell’amore diventa cosĂŹ la sintesi efficace di tutte le norme e i precetti contenuti nella legge mosaica e di tutti gli insegnamenti dei profeti che ne costituiscono l’interpretazione. Cosa ci dice GesĂš con queste sue parole? Che tutta la legge, se vogliamo la nostra esistenza, il nostro rapportarci a Dio e ai fratelli, cammina sui binari dell’amore. Ed è proprio la parola “simileâ€? che ci aiuta a comprendere l’originalitĂ del pensiero di GesĂš che ci chiede di coniugare assieme il

comandamento dell’amore a Dio e dell’amore al prossimo: il primo vive nella misura in cui il secondo è messo in pratica; si potrebbe dire, grazie a quella parola “simileâ€?, che l’amore a Dio richiede proprio l’amore al prossimo, e chi ama Dio non può non amare anche il proprio fratello. Commenta papa Benedetto: “Dichiarando che il secondo comandamento è simile al primo, GesĂš lascia intendere che la caritĂ verso il prossimo è importante quanto l’amore a Dio. Infatti, il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo l’amore di Dio è l’amore dei fratelliâ€?. In quanto siamo creati a immagine e somiglianza di Dio, l’uomo può amarlo proprio nell’amore che dona all’altro, cioè “un

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prontato l’intera loro esistenza. In diverse situazioni e con diversi carismi, essi hanno amato il Signore con tutto il cuore e il prossimo come se stessi cosĂŹ da diventare modello per tutti i credentiâ€?. Chi sono i nuovi Santi? Innanzitutto un vescovo, monsignor Guido Maria Conforti, che da Parma ha spinto il suo sguardo fino alla lontana Cina, seguendo cosĂŹ le orme di San Francesco Saverio. Ha fondato l’ordine missionario dei Saveriani perchĂŠ sentĂŹ forte l’urgenza di annunciare l’amore a Dio “a quanti non ne avevano ancora ricevuto l’annuncioâ€?, commenta il Papa, che cosĂŹ prosegue: “La sua vita fu segnata da numerose prove, anche gravi. Egli seppe accettare ogni situazione con docilitĂ , accogliendola come indicazione del cammino tracciato per lui dalla provvidenza divinaâ€?. Don Guanella non ha bisogno di tante presentazioni e le sue “caseâ€? sono un punto di riferimento in molti Paesi. San Luigi Guanella, ha detto il Papa, è stato “un profeta e un apostolo della caritĂ â€?. Con le sue opere “è diventato compagno e maestro, conforto e sollievo dei piĂš poveri e dei piĂš deboli. L’amore di Dio animava in lui il desiderio del bene per le persone che gli erano affidate, nella concretezza del vivere quotidianoâ€?. Infine una donna, Santa Bonifacia Rodriguez de Castro, una operaia che seppe coniugare il suo ruolo di religiosa ed educatrice nella fede a quello del laboratorio di cucito dove accoglieva le donne costrette al lavoro dalla povertĂ , vivendo l’intuizione di Sant’Ignazio che diceva di “cercare e scoprire Dio in tutte le coseâ€?.

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&UHGHQWL H QRQ FUHGHQWL La cittĂ di Assisi è di nuovo sotto i riettori il 27 ottobre per la Giornata di preghiera e riessione per la pace. Per l’occasione il settimanale cattolico dell’Umbria, “La Voceâ€?, ha intervistato il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino. In questa giornata compare la parola veritĂ . Come pensa che possa arricchire l’incontro? Questo riferimento dice con chia-

rezza che il 27 ottobre non sarĂ una pura ‘commemorazione’ dell’evento del 1986. Quell’icona storica è irripetibile. Il Papa la conferma e la rilancia. Al tempo stesso la arricchisce di qualche elemento che non è per nulla accidentale. Il tema della verità è particolarmente caro a papa Benedetto. E l’invito ai non credenti? Ăˆ una novitĂ importante, ma che non stupisce chi, dalla migliore teologia, come quella autorevole del Concilio

Vaticano II, ha imparato che l’esperienza della fede affonda le sue radici nelle regioni profonde del cuore umano, lĂŹ dove spesso si invoca Dio senza saperlo e lo si incontra senza chiamarlo con questo nome. Si può proporre a persone non credenti uno spazio di preghiera? Un non credente non la chiamerĂ preghiera. Il 27 ottobre non ci sarĂ nessuna forma di preghiera esplicita. La preghiera sarĂ il silenzio.


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—––‘ Â?‡ŽŽƒ Š‹‡•ƒ ‘Â?•Ǥ ‹Â?ƒŽ†‹Â?‹ǥ ˜‡•…‘˜‘ Â?‹••‹‘Â?ƒ”‹‘ Ăˆ deceduto lunedĂŹ 24 ottobre presso l’Ospedale di Belo Horizonte (nello Stato del Minas Gerais) in Brasile il vescovo bresciano mons. Enzo Rinaldini. Nato a Gardone Valtrompia il 27 dicembre 1925 e ordinato sacerdote a Brescia il 26 giugno 1949, il Vescovo lo destinò alla parrocchia di Cellatica come vicario parrocchiale, incarico che mantenne ďŹ no al 1952, quando assunse il compito di vice assistente diocesano dell’Ac e di insegnante in Seminario. Poi lo spirito missionario

lo portò in Brasile (nel 1960 come ďŹ dei donum) dove è stato rettore e insegnante nel Seminario di Araçuai, parroco di Itinga, di Itaboim e di Padre Paraiso. Nel maggio 1982 venne eletto vescovo di Araçuai e consacrato a Brescia il 4 luglio dello stesso anno. Ha svolto il ministero episcopale ďŹ no al 2001, anno in cui si è ritirato diventando vescovo emerito della diocesi di Araçuai. I funerali sono stati celebrati mercoledĂŹ 26 ottobre ed è stato sepolto nella terra brasiliana che

ha servito con tanto amore. In sua memoria in diocesi sono previste le seguenti celebrazioni: domenica 30 ottobre presso la parrocchia di Gardone Valtrompia alle 10.30 e presso la parrocchia di S. Maria CrociďŹ ssa di Rosa in cittĂ , alle 11.30; mercoledĂŹ 2 novembre alle 20.30 in Cattedrale, celebrazione presieduta dal Vescovo. Sulla ďŹ gura di mons. Enzo, sulla sua testimonianza di grande spessore spirituale e di umanitĂ , parleremo piĂš ampiamente in uno dei prossimi numeri.

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l Movimento cristiano lavoratori della Lombardia ha organizzato nella chiesa di San Giorgio il convegno “La festa: per la famiglia, per il lavoroâ€?. “La vita dell’uomo – afferma Monari – è fatta di ritmi. Lavoro e riposo si sostengono a vicenda: il lavoro dĂ significato al momento del riposo e il riposo è il ricostituente del lavoroâ€?. E per spiegarlo cita la Genesi. “Nel racconto della creazione troviamo il significato della festa. Per sei giorni Dio ha lavorato e si è impegnato fino a creare l’essere supremo che è l’uomo e il settimo giorno Dio si riposa e benedice e consacra il giorno del riposoâ€?. Il lavoro conduce a una pienezza di valori: “Nel lavoro l’uomo porta a compimento se stesso e continua l’opera creatrice di Dio. Nel giorno della festa quest’opera arriva a compimento. Ci si può compiacere e gioireâ€?. Nella nostra societĂ la domenica è diventata weekend, pausa, intervallo, diversivo, divertimento, fuga, evasione. “Se la festa diventa shopping siamo piĂš poveri umanamente. La domenica è memoria della Pasqua; è memoria di un’esistenza che non è terminata nella morte, ma in Dio, nella sua pienezza. Il giorno del Signore è giorno di salvezza e di servizio verso la famiglia, verso i figli, verso gli anziani. Recuperiamo la bellezza della vita e del mondo in cui siamo. Nella domenica ci sono i valori di umanitĂ , di contemplazione,

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Francesco Belletti evidenzia il legame che famiglia e lavoro hanno nel tessuto sociale. “Anche fare famiglia è insieme un lavoro e una festa. Occorre un disegno sociale che faccia capire come l’esperienza lavorativa non sia ostile all’esperienza famigliareâ€?. Gianluigi Petteni sollecita a mettere in campo valori e proposte, ma anche concretezze. “La famiglia è la chiave di lettura: quanto sono impoverite le famiglie e come, malgrado le difficoltĂ , sono proprio le famiglie che contribuiscono ad arginarla e contrastarla. Dobbiamo seminare elementi nuovi, dobbiamo ricostruire un rapporto di

fiducia per far uscire il meglio del nostro Paese. Altrimenti veniamo meno anche noi dalle nostre responsabilitĂ â€?. “Sbagliamo – ha concluso il Vescovo – se riduciamo l’uomo al modello consumistico. Bisogna valorizzare i valori autenticamente umani, fatti di armonia, fiducia, fraternitĂ , che non costano nulla, ma che creano welfare umano e che consentono di superare le difficoltĂ . E questi valori li ritroviamo nella famiglia. Anche la crisi che stiamo vivendo, come tutte le crisi, è una opportunitĂ : tocca a noi essere creativi per costruire ciò che serve per rispondere ai bisogniâ€?.

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/D SDFH SUHVXSSRQH JLXVWL]LD ULVSHWWR H SHUGRQR In preparazione della Marcia nazionale per la pace, che si terrĂ a Brescia il 31 dicembre (promossa dalla Cei, da Pax Christi e dalla Caritas) si è svolto il 21 ottobre in Cattolica un convegno su pace e giustizia nel magistero di Giovanni Paolo II. Sono intervenuti i due relatori mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e presidente nazionale di Pax Christi, e il prof. Ivo Lizzola, pedagogista, preside della FacoltĂ di scienze della Formazione dell’Uni-

versitĂ di Bergamo. Mons. Giudici, prima di delineare le linee portanti dell’insegnamento di Giovanni Paolo II sul tema della pace, con una ricostruzione storica ha richiamato l’insegnamento della Chiesa su questo tema, a partire dalla Pacem in Terris di Giovanni XXIII (1963), che ha “messo al bando il concetto di guerra giustaâ€?. Il Concilio Vaticano II, secondo il Vescovo di Pavia, è stato invece piĂš prudente. Il successivo magistero di Pao-

lo VI ha sottolineato l’importanza della giustizia sociale e tra i popoli quale condizione imprescindibile per la pace, in particolare con la Populorum Progressio. Per il Vescovo di Pavia, la novitĂ piĂš dirompente nell’insegnamento di Giovanni Paolo II sulla pace è rinvenibile nel messaggio dell’1 gennaio 2002, di pochi mesi successivo alla strage dell’11 settembre, laddove si afferma che l’autentica pace non presuppone solo la giustizia sociale e il

rispetto dei diritti umani, ma anche il principio del perdono (non solo, cioè, il perdono come esperienza personale e talvolta eroica, ma anche il perdono nelle relazioni internazionali, da parte dei popoli e degli Stati). Questa tesi, per mons. Giudici, è una novitĂ assoluta nell’insegnamento della Chiesa e costituisce un messaggio profetico che ha giĂ iniziato a dare i suoi frutti (come esempio l’azione di Mandela in Sud Africa). Al prof. Lizzola è toccato

il compito di tratteggiare le condizioni per un proficuo percorso educativo dei giovani alla pace. Ha riconosciuto che il nostro tempo non è favorevole all’educazione alla pace, perchĂŠ è “tempo dell’incertezzaâ€?, in cui prevale la ricerca di “troppo rapide sicurezzeâ€?. Per Lizzola l’educazione alla pace richiede due precondizioni: il recupero del senso del tempo come promessa e il recupero del valore simbolico dei gesti e delle parole.


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Ore 20.30 − Brescia − Veglia missionaria diocesana in Cattedrale. Domenica 30 ottobre Ore 9 – Villaggio Violino – Cresime e prime comunioni.

VenerdĂŹ 28 ottobre Ore 20.30 – Brescia − Incontro con la commissione per il Sinodo presso il Centro pastorale Paolo VI. Sabato 29 ottobre Ore 16.30 − Bedizzole − Santa Messa e inaugurazione oratorio.

Ore 11 – Paderno Franciacorta – Cresime. Ore 16 − Brescia S. Giacinto − Cresime e prime comunioni. MartedĂŹ 1 novembre Ore 10 – Brescia – Santa Messa nella Giornata per la santiďŹ cazione universale in Cattedrale.

MercoledĂŹ 2 novembre Ore 18 – Brescia − Santa Messa presso l’Hospice della Domus Salutis. Ore 20.30 − Brescia − Santa Messa per tutti i fedeli defunti in Cattedrale. GiovedĂŹ 3 novembre Ore 9.30 – Mompiano – Santa Messa presso la Domus Caritatis. Ore 20 − Brescia − Incontro con i giovani della Gmg di Madrid presso il PalaBrescia.

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l Concilio davanti a noiâ€?. Ăˆ stato questo il tema dell’intervento con il quale il monaco benedettino francese, Ghislain Lafont, ha inaugurato il percorso di studio sul Concilio promosso a Villa Pace dall’Azione cattolica insieme all’Istituto superiore di scienze religiose, alla Scuola di teologia per laici, all’Ufficio diocesano organismi ecclesiali di partecipazione e all’Ufficio di pastorale della scuola. La relazione di padre Lafont si è incentrata su due aspetti: individuare il posto del Concilio Vaticano II all’interno della storia della Chiesa, e presentare alcune chiavi per l’interpretazione dei testi conciliari. Per quanto riguarda il primo punto, la riflessione si è basata su un’affermazione forte e per certi aspetti sorprendente di Paolo VI: il Concilio Vaticano II avrebbe un’importanza simile a quella del Concilio di Nicea. Ci sarebbero stati, nella storia complessiva della Chiesa, due Concili fondamentali: quello

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secondo le indicazioni del presente senza segnare il passo per conservare a ogni costo un dato acquisito che non sopravvivrĂ , per l’appunto, se non modificandosi. Siamo quindi ad un punto di arrivo: il cristianesimo secondo la tradizione di Nicea, e, ad un punto di partenza, il cristianesimo secondo il Vaticano IIâ€?. Nella seconda parte, dedicata all’interpretazione dei testi, Lafont ha evidenziato il perchĂŠ il Vaticano II è all’altezza del Concilio di Nicea. Esso prende in considerazione non solo la Chiesa cattolica ma anche “gli altriâ€?; inoltre, pur rispettando gli aspetti gerarchici e canonici della Chiesa, li integra in una prospettiva insieme piĂš antica e piĂš contemporanea, segnata dai sacramenti e dai carismi, dalla liturgia e dallo spirito. “Guardando all’insieme dei documenti, possiamo paragonarli a una volta, la cui chiave è la Dei verbum: tutto proviene dalla Rivelazione e si riconduce ad essa. I pilastri sono: la

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pilastri il decreto sulle missioni, nel quale la Chiesa propone il Vangelo al mondo degli uomini e quello sull’ecumenismo, nel quale essa riconosce la necessitĂ di una riconciliazione fra i cristianiâ€?. In quest’ottica Lafont ha evidenziato l’importanza dei prologhi dei vari documenti che ci dicono come la Chiesa sia ancora in cammino, chiamata ad intraprendere strade che non sono necessariamente la pura e semplice continuazione di quelle passate. Egli ha concluso con l’espressione di Giovanni XXIII sul letto di morte: “Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo un po’ meglioâ€?.

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In ricordo di mons. Faustino Guerrini, a un anno dalla sua scomparsa, sarà celebrata una Messa in suo suffragio, quale segno di riconoscenza per la sua fervida e costante passione nei tanti anni di reggenza della Scuola diocesana di musica Santa Cecilia. Novello sacerdote nel 1947 è curato per quattro anni in S. Alessandro a Brescia. Dal 1950 ha inizio il lungo periodo di servizio pastorale in Seminario, prima come insegnante ed economo, poi, dopo una parentesi di nove anni parroco di Palazzolo, come rettore fino al 1992, anno in cui è scelto dal vescovo Bruno Foresti come vicario per gli affari economici e delegato per il clero fino al 1999; da questa data è nominato canonico della Cattedrale. Nei primi anni Ottanta, sorretto dalla mai sopita passione

giovanile per la musica liturgica, fonda con la collaborazione dell’allora vicario generale e vescovo ausiliare mons. Vigilio Mario Olmi la Scuola diocesana di musica Santa Cecilia di cui è presidente e animatore per piĂš di 25 anni, fino alla morte. Ăˆ promossa nel periodo del suo rettorato del Seminario anche l’istituzione della Scuola di teologia per laici. La concelebrazione, presieduta dal vicario generale mons. Gianfranco Mascher, si svolge sabato 29 ottobre alle ore 17, presso la chiesa di S. Antonino (in via Maternini a Mompiano). Sempre sabato 29 ottobre, ma alle 18, anche la comunitĂ di Cellatica ricorda mons. Guerrini con una Santa Messa nella parrocchiale dedicata a San Giorgio; la celebrazione è officiata da mons. Vigilio Mario Olmi.

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sociali o politiche. L’obiettivo è quello di favorire idee, strumenti e percorsi per agire nel sociale e nella politica secondo la dottrina sociale della Chiesa. Un impegno serio, lo stesso che è stato messo da chi ha progettato e visto nascere la SďŹ sp. A tenere i corsi nomi d’eccezione dal vice presidente della corte costituzionale avv. Contri, passando per illustri professori delle universitĂ italiane ďŹ no ad arrivare a don Ciotti,

presidente di Libera. Un percorso pensato da don Mario Benedini dell’UfďŹ cio di Pastorale sociale e da Michele Busi, direttore della SďŹ sp per introdurre ai fondamenti della Dottrina sociale della Chiesa. I corsi oltre che formare alla politica favoriscono l’incontro tra i giovani anche attraverso i ritiri spirituali, in occasione delle festivitĂ , e ai viaggi verso organismi nazionali e internazionali, con seminari di approfondimento. (e.b.)

Luciano Monari Vescovo di Brescia

PADRE NOSTRO

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—„„Ž‹…ƒœ‹‘Â?‡ Çł ƒ†”‡ Â?‘•–”‘dz Ăˆ in distribuzione il testo “Padre nostroâ€? (Edizioni San Francesco di Sales, 1 euro) del vescovo Monari che commenta la preghiera del “Padre nostroâ€? in poche pagine di intensa spiritualitĂ e ricche di spunti per ulteriori approfondimenti. La riflessione pubblicata era stata tenuta dal Vescovo a Bagnolo Mella il 17 giugno 2011 durante un incontro presso la sede dell’Oftal (Opera federativa trasporto ammalati Lourdes).

bagnolo mella – sede oftal – 17 giugno 2011

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e il recente seminario svoltosi a Todi ha fatto emergere sollecitazioni sul posizionamento e il ruolo dei cattolici nella societĂ in questo delicato momento politico e storico, Brescia risponde, e lo fa dal 1997, con il Convegno interassociativo, nel quale un folto gruppo di associazioni si incontra e si confronta sulle tematiche e sulle problematiche che attraversano la societĂ . Quest’anno l’evento è promosso da Acli, Associazione Genitori, Agesci, Associazione Centro Migranti, Associazione nazionale famiglie numerose, Azione cattolica, Cisl, CittĂ dell’Uomo, ComunitĂ e Scuola, Confcooperative, Fondazione Cocchetti, Forum delle associazioni familiari, Mcl, Meic, Movimento dei Focolari, Pax Christi, SocietĂ S. Vincenzo de Paoli, Ucid, Unione giuristi cattolici italiani e UniversitĂ popolare Lunardi, ha il patrocinio dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e della Cdal e la collaborazione dell’Istituto don Sturzo. Tre gli appuntamenti che si svolgeranno presso i Padri della Pace e che avranno come ispirazione il

concetto di “Generazioniâ€?, un progetto politico per dire comunitĂ , innovazione e libertĂ . A presentare l’iniziativa Roberto Rossini, presidente provinciale delle Acli, Paolo Reboni della segreteria Cisl, Luca Pezzoli, presidente di Mcl Brescia e Riccardo Montagnoli, presidente di Ugci. “Il tema delle generazioni – spiega Rossini – prosegue quello di comunitĂ dello scorso anno. Vogliamo indicare le ‘buone prassi’, le tante cose innovative che danno speranza al nostro Paese, come contributo positivo alla societĂ â€?. Non casuale anche il luogo scelto per gli incontri, i Padri della Pace, di grande tradizione. “LĂŹ è passato un significativo pezzo di storia, lĂŹ sono nati scenari e testimonianze che hanno dato respiro alla nostra cittĂ â€?. Il ciclo di “Generazioniâ€? inizierĂ venerdĂŹ 28 con l’incontro sulle storie: “Generare storie bresciane. Nomi e volti che hanno reso Brescia un modello nazionaleâ€?, nel corso del quale il giornalista Pierluigi Ferrari e lo storico Paolo Tedeschi rileggeranno l’ambito storico a cavallo tra ‘800 e ‘900, alla luce delle esperienze di Giorgio Montini e di

Giuseppe Tovini. Nel secondo appuntamento in programma venerdĂŹ 18 novembre il tema riguarderĂ le imprese: “Generare imprese comuni. Aziende, famiglie e associazioni che hanno creato comunitĂ aperteâ€?. Il presidente di “Welfare Italiaâ€? Johnny Dotti e Riccardo Bonacina, direttore del mensile “Vitaâ€? presenteranno esperienze locali che esprimono la capacitĂ di lavorare in un territorio che si apre e non si chiude, che crea comunitĂ in cui tutti si sentono responsabili di tutti. Nel terzo appuntamento, venerdĂŹ 17 febbraio, si parlerĂ di arti: “Generare arte. Linguaggi ed opere che comunicano e che fanno comunitĂ â€?. Saranno presentate alcune esperienze artistiche locali che hanno saputo far crescere la comunitĂ generando innovazione e partecipazione. Il ciclo si concluderĂ sabato 17 marzo, nella chiesa di San Cristo, al Centro missionario saveriano, con il congresso sul tema “Generare reti di bene comune. L’Italia che nasce dal basso, ma che vede piĂš avantiâ€?, nel corso del quale saranno messe in rete alcune grandi esperienze “generativeâ€? a livello nazionale.

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ha dato loro il mandato: “A Cana è mancata la gioia – ha sottolineato – non si può non essere contenti a una festa di nozze! Quindi ci sono dei momenti nella nostra vita che sono come una festa di nozze ma altri un po’ piĂš tristi. Allora ricordatevi le parole che Maria dice ai servi “Fate quello che GesĂš vi dirĂ !â€? sentirete un vino buono, capace di dare gioia, consolazione e speranzaâ€?. Con queste parole nel cuore i chierichetti hanno ricevuto dal Vescovo la tessera

del chierichetto e una preghiera scritta appositamente per loro da mons. Monari. Va ricordata l’iniziativa (alla quale si può aderire) di promozione de “La Voce del Popoloâ€?: i chierichetti, infatti, possono vendere il settimanale al termine delle Sante Messe con un guadagno netto del 40% sul ricavato. A Bienno, per esempio, i chierichetti stanno portando avanti questo impegno da circa un anno con ottimi risultati. (e.c.)

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˜˜‡Â?–‘ †‹ …ƒ”‹–Â? ƒ ‰‹‘”Â?ƒ–ƒ †‡Ž ’ƒÂ?‡ Alla “scuola dei voltiâ€? c’è fame di ascolto, di relazione, di speranza, di futuro. Muove da queste premesse la proposta per l’Avvento di caritĂ 2011: “La tua fame, la mia fameâ€?. Una proposta che, a partire dal 25°Congresso eucaristico nazionale di Ancona (3-11 settembre 2011), mette al centro la ďŹ gura di Maria che accompagna alla mensa della vita: “Maria, immagine e madre della Chiesa, dĂ voce al bisogno di Dio e alla fame di amore che c’è in ogni uomo. Maria è talmente “compagnaâ€?

(da cum e panis) dell’uomo, da guidare la nostra attenzione su GesĂš, il Verbo incarnato nel suo grembo, il Pane di Vita eterna che la Chiesa spezza ogni giorno nell’eucaristia e nei gesti della caritĂ .â€? Ad aprire la proposta dell’Avvento di caritĂ , la Giornata del pane (I domenica di Avvento: 27 novembre) organizzata anche quest’anno in collaborazione con Unione paniďŹ catori artigiani della Provincia di Brescia e ďŹ nalizzata a sostenere

una delle iniziative di Mano fraterna: la mensa dei poveri “Madre Eugenia Menniâ€?. La mensa infatti, nell’onda lunga della crisi economicoďŹ nanziaria, nel 2009 ha distribuito 26.425 pasti, che sono diventati 30.288 nel 2010. Un numero in crescita (1.222 gli ospiti nel 2010) che invita le nostre comunitĂ a “farsi progettoâ€? per assicurare un pasto quotidiano a chi ha fame di pane, fame di cibo. Per info: 030.3757746; caritas. brescia@caritas.it

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nche in quest’anno pastorale, la Caritas diocesana invita ogni parrocchia a celebrare una “Giornata delle Caritas parrocchialiâ€?, come occasione per richiamare all’attenzione della comunitĂ il mandato della Caritas: “La vostra azione non può esaurire i suoi compiti nella pura distribuzione di aiuto ai fratelli bisognosi. Al di sopra di questo aspetto puramente materiale della vostra attivitĂ , deve emergere la sua prevalente funzione pedagogica, il suo aspetto spirituale, che non si misura con cifre e bilanci, ma con la capacitĂ che essa ha di sensibilizzare le Chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della caritĂ â€?. Nella fedeltĂ al mandato di Paolo VI (28 settembre 1972) e nel solco della continuitĂ con il messaggio dello scorso anno, “Sostare per riscoprirsi comunitĂ nella quotidiana prossimitĂ â€?, la proposta della giornata delle Caritas parrocchiali 2011/2012 si intitola “Nella CaritĂ , presenze di comunioneâ€? e intende nuovamente sottolineare lo specifico pedagogico della Caritas: la scelta pastorale delle relazioni. Una scelta pastorale che certamente troverĂ rinnovato vigore all’interno del cammino sinodale verso le unitĂ pastorali, forme di capillaritĂ che nascono da un bisogno sentito, quello della prossimitĂ : “In una comunitĂ cristiana ci si deve sentire prossimi gli uni degli altri; non ci possono essere persone o famiglie che nessuno ha in nota; bisogna che ogni battezzato si senta parte viva della comunitĂ . E tutto questo si può ottenere solo con uno sforzo di prossimitĂ â€?. Co-

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inevitabilmente, diminuisce e, quindi, diminuisce anche l’efficacia del servizio pastorale. Bisogna centralizzare la programmazione, non il servizio, che invece deve rimanere il piĂš ampio e diffuso possibileâ€?. Ăˆ in questo tempo di discernimento comunitario che anche le Caritas sono chiamate a contribuire all’armonizzazione del tessuto pastorale, rinnovando il loro essere “presenze di comunioneâ€? nella capillaritĂ quotidiana del “farsi progettoâ€? accanto agli “ultimi, forza della comunioneâ€? (Lettera pastorale 2010/2011: “Tutti siano una cosa solaâ€?). Mi unisco a voi nella preghiera perchĂŠ lungo il cammino sinodale possiamo riscoprirci sempre piĂš “comunitĂ di comunioneâ€?, consegnati gli uni gli altri

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‘Â?…‘”•‘ ˆ‘–‘‰”ƒˆ‹…‘ …ƒ––‹ ƒŽ Â˜Â‘ÂŽÂ‘ÇŁ ”‹•’‘•–ƒ ‘Ž–”‡ Ž‡ ƒ•’‡––ƒ–‹˜‡ Il 29 ottobre scadrĂ il termine per la partecipazione al concorso fotograďŹ co “Scatti al voloâ€?, rivolto ai giovani dai 15 ai 35 anni sul tema del volontariato. La risposta in termini di partecipazione è stata molto positiva e presto saranno pubblicate sul sito della San Vincenzo di Brescia (www.sanvincenzobrescia. it) anche tutte le immagini. Chi ha avuto la possibilitĂ di vederle dice che la giuria avrĂ un compito difďŹ cile, perchĂŠ il livello qualitativo delle immagini e dei soggetti è

davvero molto alto. Ne siamo davvero orgogliosi e contenti. La buona riuscita dell’iniziativa è importante sia perchĂŠ si propone di far conoscere la San Vincenzo e sfatare alcuni giudizi sulla sua utilitĂ e vetustĂ , sia perchè si propone di portare i giovani a una riessione sulla propria esistenza e sul proprio agire in un contesto sociale che chiede loro un impegno attivo. Federico Ozanam, guardava a loro come una grande risorsa che andava educata e plasmata e di essi

diceva, anche in modo un po’ forte: “Occorre che questi signorini apprendano che cosa sia la fame, la sete, lo squallore d’una sofďŹ tta; occorre che vedano dei miserabili, dei fanciulli malati e in pianto. Occorre che li vedano e che li amino. O tale spettacolo sveglierĂ qualche battito nel loro cuore, o questa generazione è perduta. Ma non si deve mai credere alla morte d’una giovane anima cristiana. Non è morta, ma dormeâ€?.

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artedi 8 novembre la San Vincenzo bresciana si ritroverĂ , presso il Centro Paolo VI di Brescia, per l’ormai tradizionale appuntamento della giornata annuale di spiritualitĂ , di amicizia e di formazione. Quest’anno è stato deciso di sviluppare un argomento di profondo significato per chi si mette al servizio dei fratelli: “Spirito e azione – Alle radici del nostro agireâ€?. Siamo convinti che ci sia bisogno di riflettere sul senso del servizio per il cristiano e in particolare per i vincenziani. Assistiamo da piĂš parti ad una pericolosa deriva attivistica, che svuota di significato il servire, lasciando solo fatica e a volte cocenti delusioni, perchĂŠ le gratificazioni e le vittorie non sono mai scontate quando si ha a che fare con gli uomini, anzi spesso sono merce rara. Interverranno, nella mattinata, mons. Federico Pellegrini (direttore dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici ed assistente diocesano della San Vincenzo) e mons. Giuliano Nava (economo della Curia diocesana) che illustreranno la loro esperienza di cristiani e in particolare di sacerdoti, nel mondo quotidiano, che è fatto anche di tante piccole cose, apparentemente lontane da una visione mistica della nostra esistenza, ma necessarie alla vita.Il tema loro affidato è: “Ogni gesto d’amore avvicina a Dio: il cristiano nel mondoâ€?. Al termine del loro intervento vi sarĂ la S. Messa e successivamente un momento di cordiale convivialitĂ . Nel pomeriggio è previsto l’intervento della presidente della Federazione

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ma sempre davanti, perchĂŠ il numero delle sue beneficenze passate è sempre troppo piccolo e perchĂŠ infinite sono le miserie presenti e future che deve lenire. Guardate le associazioni filantropiche: non sono che assemblee, relazioni, rendiconti, memorie; a meno d’un anno d’esistenza posseggono giĂ grossi volumi di verbali. La filantropia è un’orgogliosa per cui le buone azioni sono una specie d’ornamento e che si compiace di guardarsi nello specchio. La carità è una tenera madre che tiene gli occhi fissi sul bimbo che porta alla mammella, e non pensa piĂš a se stessa e dimentica la sua bellezza per il suo amoreâ€? (a LĂŠonce Curnier, Parigi, 23 febbraio 1835).

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ÂŽ Â?‘Â? ’”‘ˆ‹– •‹ ”ƒ……‘Â?–ƒ Anche quest’anno “Vivi Non ProďŹ tâ€?si propone come piazza virtuale per promuovere e dar voce al Terzo settore del territorio. La formula è quella del “Vivi Non ProďŹ tâ€? televisivo, inserito nella trasmissione “Con te in famigliaâ€?, in onda sull’emittente Teletutto nei pomeriggi di ogni giorno alle 17.45, dal lunedĂŹ al venerdĂŹ. Si ripropone quindi un importante spazio di incontro e di presentazione di organizzazioni e realtĂ del mondo del volontariato,

dell’associazionismo, della cooperazione e della solidarietĂ internazionale e delle comunitĂ nella quali operano. Il format prevede che le Organizzazioni ospiti del programma raccontino le proprie storie, le proprie esperienze e le proprie iniziative, facendosi portavoce dei bisogni dei cittadini a ďŹ anco dei quali quotidianamente lavorano alla costruzione di una societĂ piĂš equa e solidale. La convinzione con cui vengono programmati

questi spazi sta nel bisogno del volontariato e del non proďŹ t in genere di dare un’immagine di sĂŠ meno autoreferenziale per far conoscere le proprie realtĂ anche a chi, per disinteresse o perchĂŠ non ne ha mai avuto bisogno, non è al corrente sui servizi e sulle organizzazioni che operano sul territorio. Le realtĂ che intendono partecipare al programma possono rivolgersi alla segreteria ad hoc presso gli studi di Teletutto (tel. 030/3740210).

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stato pubblicato il 4° Rapporto biennale intermedio sul volontariato, frutto di un progetto portato avanti attraverso il gruppo di lavoro dell’Osservatorio nazionale per il volontariato che ha collaborato con il gruppo di lavoro dell’Isfol. L’analisi introduttiva del corposo lavoro è stata affidata a Sabina Polidori, responsabile della segreteria tecnica dell’Osservatorio. Dall’indagine esce un quadro in parte noto – come il mondo del volontariato sia ad esempio una galassia articolata e complessa nelle sue finalitĂ , nelle molteplici forme organizzative, nelle motivazioni che la guidano – e alcune riflessioni non di poco conto. In primis la necessitĂ di “ricalibrare l’identitĂ del volontariato, chiarendo il significato della sua irrinunciabile caratteristica: la gratuitĂ â€?. Suona come un monito, un avviso a non perdersi nelle maglie del profitto a ogni costo la fondamentale irrinunciabilitĂ della gratuitĂ declinata in due diverse accezioni: l’assenza di retribuzione da una parte e la predisposizione di spirito dall’altra. Predisposizione di spirito che contraddistingue l’azione volontaria dalla pura filantropia: non solo far le cose per gli altri, ma farle con gli altri, creando relazioni, partecipazione, attenzione e sensibilitĂ diffusa. Tre sono, a parere della Responsabile dell’Osservatorio, i concetti chiave che connotano il volontariato: progettualitĂ , sfida alla prossimitĂ , connessioni virtuose e rivoluzione. La progettualitĂ risulta accresciuta negli ultimi anni, come capacitĂ di costruire a

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riguarda le modalitĂ di approccio, di accoglienza e di accompagnamento flessibili e incentrate sulla persona piĂš che sul problema, con un carico di umanitĂ insito nell’agire volontario. In questa partita si innesta il rapporto pubblico-privato con il bisogno di maggior sostegno alle organizzazioni per garantirne certezza e continuitĂ d’azione. Quale invece la connotazione rivoluzionaria del volontariato? “Il volontariato vuole riportare al centro dell’attenzione politica e sociale la realtĂ dell’esclusione sociale, ripresentando al centro del dibattito la questione del bene comune, inteso come bene di tutti e di ciascunoâ€?. Con l’auspicio di non combattere contro i mulini a vento.

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Il clero bresciano e l’UnitĂ d’Italia ǯ‹Â?–‡”˜‡Â?–‘ †‹ †‘Â? ƒ”‹‘ ”‡„‡•…Š‹ ”ƒ……‘Â?–ƒ ‹Ž …‘Â?–‡•–‘ •–‘”‹…‘ ‹–ƒŽ‹ƒÂ?‘ ’‡” …ƒŽƒ”•‹ ‹Â? Â?ƒÂ?‹‡”ƒ †‹”‡––ƒ Â?‡ŽŽƒ •–‘”‹ƒ †‹ Â”Â‡Â•Â…Â‹ÂƒÇŁ ƒ ˆ‹ƒÂ?…‘ †‡ŽŽƒ ‰‡Â?–‡ ‡ †‡‹ •—‘‹ ’”‘„Ž‡Â?‹

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er l’apertura dell’anno teologico del nuovo Seminario è stata scelta una tematica storica: il compito di svolgere la prolusione è stato affidato a don Mario Trebeschi, che ha parlato dell’UnitĂ d’Italia in relazione alla chiesa e al clero bresciani. Il relatore ricorda che il processo di unificazione, nei suoi momenti cruciali, per i cattolici, è problematico: presenta sia aspetti negativi, sia aspetti positivi. Infatti, da una parte, essi sono emarginati, attraversano fasi di forte tribolazione e di lacerazioni interne; da un’altra parte, i cattolici sono tra i protagonisti delle fasi risorgimentali e, nella maggior parte dei casi, difendono l’UnitĂ d’Italia. In particolare, il clero bresciano vive il travaglio dei moti risorgimentali, è calato nella realtĂ sociale e politica, non è certo indifferente al processo dell’unificazione. Esso, però, si lacera per la questione del potere temporale del papa, come tutto il clero italiano:

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cui si nota la presenza attiva del clero bresciano. A partire dal 1821, quando il governo austriaco giĂ esprime un giudizio critico verso una parte della Chiesa bresciana e lo stesso vescovo Nava. Nel 1848 inizia la fase decisiva del processo storico. Il clero bresciano partecipa ai conflitti: ci sono alcuni sacerdoti volontari nella guerra del 1848; si segnalano casi di preti che benedicono, durante la messa, il tricolore. Nel Comitato insurrezionale ci sono vari sacerdoti, tra cui il rettore del Seminario don Pietro Tagliaferri. Durante le “Dieci giornateâ€? del 1849, emergono anche alcuni sacerdoti, come don Pietro Boifava. Gli austriaci, dopo la restaurazione, effettuano forti controlli sulla Chiesa bresciana, dove viene nominato vescovo Verzeri. Gli anni piĂš drammatici sono proprio quelli dell’unificazione, il 1860 e il 1861, in cui la Chiesa si divide: Pio IX scomunica gli invasori dello Stato pontificio e la questione della fine del

potere temporale diventa ancora piĂš lacerante per la Chiesa. A Brescia, ricorda Trebeschi, don Antonio Salvoni fa un appello al clero, in cui afferma che il potere temporale del papa deve essere messo in discussione e, cosĂŹ, si scontra col vescovo Verzeri. In seguito, il governo impone alcune feste, come quella dello Statuto, per cui il clero deve celebrare in chiesa tali ricorrenze. Il vescovo di Brescia si rifiuta di seguire tale ordine; in varie parti d’Italia ci sono arresti di sacerdoti disobbedienti. La frattura tra i cattolici si aggrava, dopo il “non expeditâ€? del 1874 di Pio IX, in cui il papa invita i cattolici a non partecipare alla vita politica dello Stato italiano. Nel 1878, però, è pubblicato a Brescia il giornale “Il cittadinoâ€?, con mons. Capretti e Giorgio Montini, padre del futuro papa, che insiste sulla conciliazione tra Stato e Chiesa. Negli anni seguenti, la strada del dialogo e della riconciliazione sarĂ quella dominante. In conclusione, da questa analisi sto-

rica emerge la vera natura del clero bresciano. In primo luogo, la sua operositĂ , il suo spirito pratico: esso è laborioso, entra nel “mondo della vitaâ€? e vuole capire i problemi concreti delle persone. Inoltre, la Chiesa bresciana mostra di possedere in profonditĂ il valore dell’UnitĂ d’Italia, non sul terreno della politica, ma nella dimensione spirituale, costituita da valori, pensieri, sentimenti. La vera unitĂ di una nazione si fonda sulla sostanza spirituale di un popolo, non sugli interessi economici, materiali, fiscali. Questo messaggio, che proviene della Chiesa bresciana di 150 anni fa, per noi oggi, è veramente prezioso e attuale.

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Â? …ƒ”…‡”‡ ’‡” Â?‘Â? ‡•…Ž—†‡”‡ ‡ ‘ˆˆ”‹”‡ •‡”‡Â?‹–Â? Doppio appuntamento culturale che coinvolge le carceri bresciane. Gli allievi del conservatorio Luca Marenzio si esibiranno in un doppio concerto, venerdĂŹ 28 ottobre alle 14.30 nel carcere di Verziano e alle 16 a Canton Mombello. La proposta ha un signiďŹ cato tradotto nel motto “Reclusi ma non esclusiâ€? e vuole, con il linguaggio musicale, rallegrare la quotidianitĂ di chi vive nelle carceri senza dimenticare il personale oltre ai detenuti. Il programma prevede brani di

Vivaldi, estratti dalla raccolta “L’estro armonicoâ€?. Il maestro concertatore è Luca Morassutti. Sabato 29 ottobre alle 15.30 a Canton Momello prenderĂ il via anche “Storie storie storieâ€?, la rassegna teatrale proposta dal Teatro telaio che riserva il primo spettacolo agli ospiti degli istituti penitenziari di Brescia, all’interno di un progetto sulla genitorialitĂ in collaborazione con l’Associazione Carcere e Territorio. La scelta del Telaio di inaugurare in carcere

la sua principale rassegna dedicata alle famiglie ha due motivazioni: quella di contribuire a una maggiore serenitĂ degli incontri tra genitori detenuti e ďŹ gli bambini e quella di sensibilizzare la cittadinanza su questo tema. La rappresentazione è riservata esclusivamente agli ospiti di Canton Mombello. Lo spettacolo è “Persi e ritrovati – storia di un bambino e di un pinguinoâ€? storia buffa per parlare di mondi sconosciuti che si incontrano. (m.t.)

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mparare ad affrontare la vita vestiti di fragilitĂ . CosĂŹ Aliza Olmert, artista di fama internazionale, giunta mercoledĂŹ 26 ottobre a Brescia in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico dell’Accademia Santa Giulia, ha voluto definire il messaggio lanciato da alcune sue opere, che per l’occasione ha illustrato ai ragazzi e docenti presenti nella gremita aula magna della sede di via Tommaseo. Olmert, nata in Germania in un campo di sfollati nel 1946, è di origine israeliana. Nota in tutto il mondo per le sue produzioni creative, ha attraversato diversi linguaggi e una grande varietĂ di mezzi comunicativi, dalla pittura alla fotografia, passando per il teatro, il cinema, la televisione e varcare persino la soglia del design. “Si tratta di un’artista complessa e dalle mille sfaccettature – ha precisato il professor Paolo Bolpagni, storico dell’arte, curatore e grande estimatore di Olmert – di eccezionale creativitĂ e vivace inventivaâ€?. All’interno della sua vastissima produzione sono state scelte due serie particolari da illustrare al pubblico in sala: “Wallsâ€? e “Tikkunâ€?. La prima, oggetto della riflessione del professor Bolpagni, mostra “un esempio di trasfigurazione formale dei linguaggi urbani attraverso la fotocomposizioneâ€?, tecnica che consiste nel sovrapporre diverse immagini scattate in ambienti diversi, ricomposte in seguito trami-

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creativitĂ sotterranea e riescono a riunire le tracce del melting pot e dell’esistenza delle persone in un unico luogo, trasfigurandole ed incanalandole in un senso artistico dal fascino unico, creando una vera lingua dei muriâ€?, conclude Bolpagni. La stessa Aliza Olmert, invece, si è occupata di illustrare “Tikkunâ€?, una serie interamente dedicata ai gusci di uova rotti. “La parola tikkun – spiega – deriva dall’ebraico e letteralmente significa aggiustare il mondo, e parte quindi dall’idea che la realtĂ sia qualcosa di rotto, da riparareâ€?. L’ispirazione per questa serie di opere, realizzate e poi fotografate, prende spunto da sacchi di uova rotte notate nel deposito di una forneria di Gerusalemme, diventati un appuntamento fisso per l’artista, che ogni mercoledĂŹ a mezzogiorno prendeva queste uova e le ricomponeva artisticamente, sia da sole, riunendo ad esempio i due gusci spezzati con una spilla da balia, sia in composizione, accostando piĂš gusci inseriti l’uno dentro l’altro, “come se i gusci, disposti cosĂŹ vicini, si facessero forza per rimanere unitiâ€?, spiega l’artista. “L’arte occidentale – conclude – considera l’uovo una forma di perfezione. Io invece cerco di creare un mondo diverso, fatto di pezzi di uovo. La mia sfida è di trovare una bellezza di altro tipo, inaspettata e fragile, per riportare all’intero qualcosa di rotto. SarĂ forse un pensiero infantile, ma l’arte non ha nulla di logicoâ€?.

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disobbedisce (il diavolo). Il diavolo dice: “Mi ha creato dal fuoco e lui dal fango, perché devo inchinarmi a lui? Razzialmente io sono superiore”. Integrazione non significa perdere tutto. L’integrazione di una donna iraniana in Occidente non comporta di seguire in tutto e per tutto la donna

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i sente cittadina del mondo (è nata in Iran, ha vissuto in Francia e oggi abita a Roma), ama l’Iran e ama l’Italia. Ha scelto la teologia islamica e fatto gli studi nel Centro dello studio (in Occidente è chiamata Scuola coranica), poi è venuta in Italia a studiare la teologia cristiana. Lei è Shahrzad Houshmand Zadeh. Ha partecipato a Brescia al convegno promosso dall’Accademia cattolica e ha incontrato alcuni giovani focolarini che l’hanno intervistata per il progetto “Spot, si gira”. Proponiamo alcuni passaggi dell’intervista. Ci può raccontare la sua esperienza di donna musulmana in un Paese straniero? Quando sono venuta in Italia, mi sono mancati i miei maestri, i miei luoghi di culto, i miei amici con i quali condividere le conoscenze religiose e sociali. In Iran avevo iniziato un percorso di studi sulle altre religio-

ni, in Italia ho voluto approfondire di più il cristianesimo iscrivendomi alla Pontificia università: entravo, unica donna e unica musulmana, in aula con il velo. Mi sono sentita accolta bene, ma non era facile l’impatto con una nuova teologia che usava termini lontani dalla mia comprensione religiosa: l’eucaristia o il mistero trinitario erano lontane dalla mia immaginazione. Ho cercato di aprirmi per ascoltare e capire; in questo cammino ho avuto la grazia di avere un’amica focolarina che mi ha aiutato nello studio. Il cammino della conoscenza apre nuove finestre al mondo e alla vita. Nella concezione del Corano la vita non è altro che la presenza di Dio: ogni conoscenza mi aiuta a conoscere meglio la vita perciò a conoscere meglio quel Dio che è infinito e inafferrabile. Questo per me è stato un grande dono. Alcuni concetti mi hanno aiutato a capire meglio la mia religione. Per anni, infatti, ho studia-

to la sharia (il diritto religioso), ma in aula leggevo “Se ami, puoi fare tutto” e mi chiedevo: “Qui non si studia diritto religioso?”. Oppure quando veniva citato che la legge (anche religiosa) deve essere al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio della legge. Come donna musulmana sono stata accettata bene e nessuno faceva caso al mio velo. Vent’anni fa era diverso: le cose sono cambiate radicalmente con l’11 settembre. Che cosa significa integrarsi in una nuova cultura? Significa perdere tutto e diventare altro oppure integrazione vuol dire convivere con l’altro, prendere il profumo dell’altro senza perdere il proprio? Penso che il primo peccato dell’esistenza, come dice il Corano, sia il razzismo. Il Corano lo descrive attraverso un racconto dialogico tra Dio e gli angeli nella creazione. Gli angeli devono inchinarsi davanti alla nuova creatura (Adamo); solo uno

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italiana. Io critico l’idolatria del corpo della donna occidentale: il corpo non viene prima di ogni cosa. L’islam vede un’unitĂ tra corpo, psiche e spirito: non possiamo dividere la psiche e l’anima dal corpo. Possiamo elaborare insieme una nuova integrazione. Il quotidiano di Teheran è cosĂŹ diverso da quello di Roma? Recentemente ho visto “Una separazioneâ€? (la recensione alle pagine 40-41, ndr.), un film iraniano che in Europa ha fatto il record di incassi. Questo film, presentato al Festival di Roma, racconta il vissuto quotidiano iraniano. Ha avuto successo perchĂŠ l’uomo è universale con i suoi dolori e con le sue gioie. Le domande degli iraniani sono compatibili con le do-

mande dell’uomo occidentale: la vita quotidiana ha delle differenze (in Iran da 30 anni in pubblico il velo è obbligatorio) con una vita sociale difficile (basti pensare che le classi maschili e femminili sono divise fino all’universitĂ ). Nonostante alcune restrizioni per le donne, il 70% degli universitari sono ragazze. Ci sono leggi assurde e pesanti (anche ridere è diventato un reato) che, però, non sono riuscite a togliere la vivacitĂ dei giovani iraniani: hanno voglia di conoscere e di presentarsi al mondo anche attraverso film e libri. Se poi tutto questo ha a che fare con l’Islam, questa è un’altra domanda. Se si pensa alla condizione femminile, è inevitabile parlare del velo e della posizione della donna in una societĂ prevalentemente maschile‌ Vengo da una famiglia non praticante, la pratica religiosa è stata una mia scelta. L’islam non chiede di coprirsi il capo, ma pudore; il Corano chiede un comportamento adeguato all’uomo e alla donna e per questo ho scelto di togliere il velo. Milioni di donne fanno quello che vogliono. In Tunisia (Paese musulmano) la legge impedisce il velo, in Iran la legge obbliga il velo. In un miliardo e mezzo di persone musulmane c’è di tutto, ognuno segue il costume secondo la tradizione locale. In un versetto del Corano si legge che l’uomo e la donna sono creati da una sola persona; l’inizio era l’essere umano, poi è stata creata la coppia. Nel Corano la donna non è la costola dell’uomo, è la compagna di quella persona che era una e poi si è divisa in due. Per il Corano nella coppia dovrebbero esistere l’amore e l’amicizia nello scambio leale; ci sono poi diverse letture e interpretazioni: adesso in Iran la legge dice che la donna non può uscire dal Paese senza il consenso del marito o, se non

è sposata, del padre. Ci sono grandi teologi che si chiedono da dove è tratta questa legge. Alcune norme hanno appesantito il cammino della donna. Non è l’islam che ha oppresso la donna; la donna viene oppressa da molti secoli. Quanto la figura femminile occidentale può influenzare quella orientale? C’è un’influenza. I Paesi a maggioranza islamica (solo il 20% dei musulmani abita nei Paesi arabi) nel mondo sono l’Indonesia, il Bangladesh e il Pakistan: questi tre Paesi hanno un presidente della Repubblica donna e un primo ministro donna. Questo non nega che all’interno del mondo islamico vi siano delle difficoltĂ : chiediamo, infatti, alle donne in Occidente di camminare insieme verso una nuova emancipazione umana. Abbiamo aperto un’associazione al femminile (Donne per la dignitĂ ) con questo sguardo. Sulla primavera araba e sulla rivolta iraniana sembra essere calato il silenzio‌ La rivolta continua in varie forme, perchĂŠ non si può piĂš uscire nelle strade. Stiamo assistendo ai massacri in Siria, Egitto, Bahrein, Yemen: l’onda va avanti. Ăˆ una questione molto delicata. Questi musulmani, dopo l’11 settembre, nella mentalitĂ occidentale sono visti come potenziali terroristi. Ma come mai questi musulmani terroristi si rivoltano contro i loro governi nelle carceri e nelle universitĂ ? Sono musulmani e protestano contro le ingiustizie dei loro governi. Sono stanchi di essere oppressi e sono pronti a morire per la dignitĂ . Il Governo iraniano, per esempio, si richiama alla Repubblica islamica, ma secondo gli stessi teologi iraniani toglie il diritto alla vita e alla pratica religiosa per tenere in ostaggio un popolo.

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/¡LQDFFHWWDELOH VSHWWDFROR GHO VDQJXH FKH VFRUUH La storia della televisione è scandita da eventi signiďŹ cativi, date precise che raccontano quanto sia cresciuto negli anni il suo potere. Una di queste tappe è sicuramente il 25 dicembre 1989, giorno in cui il dittatore della Romania Nicolae Ceausescu e sua moglie Elena vennero giustiziati. Le immagini della fucilazione vennero trasmesse in tutto il mondo. Si disse che erano l’unico documento attendibile, la vera prova: i due in piedi in un cortile, una rafďŹ ca di mitra, tutto ďŹ nito. Un resoconto audiovisivo dei fatti a detta di molti necessario per dimostrarne la veridicitĂ . Anche la scorsa settimana le tv di

tutto il mondo hanno documentato la morte di un dittatore. Ma in questo caso non si tratta di dovere di cronaca, perchĂŠ lo scempio che abbiamo visto in questi giorni non può essere deďŹ nito ingenuamente un ďŹ lmato dell’uccisione di un tiranno, la prova ufďŹ ciale che un regime di terrore sia ďŹ nito. Ăˆ piuttosto la conferma che ora la tv può farci vedere qualsiasi cosa, se riesce a trovare una giustiďŹ cazione. E noi siamo disposti a guardare qualsiasi cosa, se siamo convinti che sia necessario. Le immagini di un uomo coperto di sangue, linciato dalla folla e trascinato nella polvere, un trofeo di caccia martoriato dalle

botte festanti dei suoi aguzzini, giustiziato in mezzo alla strada e ancora ripreso da centinaia di fotocamere persino nei giorni successivi alla morte. “Vi avvisiamo, sono immagini fortiâ€?, dicono alcuni cronisti televisivi, giusto un attimo prima di lanciarle nelle case dei telespettatori prima, durante e dopo i pasti. Come se uno schiaffo preannunciato non rimanesse comunque uno schiaffo. Altri tg non se ne curano nemmeno e iniziano il loro video-sommario sparando a rafďŹ ca gli scatti piĂš violenti, i piĂš efďŹ caci, selezionati con cura. Ma si parla di un “cattivoâ€?, quindi è doveroso; in questo caso è possibile mostra-

re l’estrema sofferenza di un essere umano: ďŹ nalmente si può, una buona volta. Finalmente la tv offre impunita lo spettacolo che piĂš attrae e al contempo spaventa il pubblico: la morte. Prove tecniche di video-perversione. I giornalisti dei tg nazionali difendono il diritto all’informazione e parlano di “immagini odioseâ€? ma necessarie: il Tg5, il 21 ottobre, ha addirittura confezionato un servizio che racconta come le esecuzioni dei potenti del Novecento, da Che Guevara a Saddam Hussein, siano sempre state documentate dai giornali e dalle tv. Un po’ come dire: cari telespettatori, a queste immagini vi avevamo giĂ abi-

tuati, ora è il momento di mettervi alla prova con qualcosa di peggio. Qual è il limite che separa il diritto di cronaca dalla difesa dei diritti dei telespettatori, soprattutto i minori? Questo limite, che la tv sta oltrepassando da una settimana, è regolamentato dalla Legge; nel 2008 infatti una sentenza del Tar del Lazio ha ribadito che in caso di immagini violente trasmesse in fascia protetta il diritto alla tutela della sensibilità dei minori deve prevalere sul diritto di cronaca. A ogni modo, per capire qual è la differenza fra cronaca e cannibalismo, è davvero necessario ricorrere al Tar?


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Per una giovane iraniana, la vita sarĂ migliore andando all’estero o rimanendo nel suo Paese? Ăˆ la domanda da cui prende avvio “Una separazioneâ€?, il ďŹ lm di Asghar Farhadi vincitore dell’Orso d’oro all’ultimo Festival di Berlino, che ha anche premiato in massa tutti gli attori protagonisti. Con pieno merito, perchĂŠ il racconto di Farhadi, condotto dall’inizio alla ďŹ ne con il talento di un grande narratore, non si limita a mostrare a noi occidentali la complessitĂ della so-

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e per certi film la colonna sonora è elemento vitale e imprescindibile, ci sono alcune colonne sonore per le quali le immagini non sono indispensabili, grazie alla forza ineluttabile che deriva dalle canzoni che le compongono. Un esempio lo ritroviamo nella “soundtrackâ€? di uno dei film di maggiore successo di oggi, “This must be the placeâ€? di Paolo Sorrentino. Il film descrive la vicenda di una ricca e annoiata rockstar (interpretata da un grande Sean Penn) che, ritiratasi dalle scene, decide di mettersi alla ricerca dell’uomo che durante la Seconda guerra mondiale ordinò l’uccisione di suo padre in un campo di concentramento. Sorprendentemente l’album ha raggiunto in poche ore la Top 5 della classifica dei piĂš venduti su iTunes, caso piuttosto raro nell’ambito di questo genere particolare di dischi. Il titolo del film è ispirato ad una famosa canzone dei Talking Heads, straordinaria band inglese nata alla fine degli anni Settanta durante i fermenti della new wave che, sotto la guida del carismatico David Byrne, riuscĂŹ ad imporsi con una serie di album difficilmente etichettabili quanto facilmente identificabili co-

me prodotti di alta classe e di rara originalitĂ . Dischi come “Speaking in Tonguesâ€? (dal quale è tratta la canzone cha dĂ titolo al film) e come “Stop Making Senseâ€?, colonna sonora live del film girato su di loro dal regista Jonathan Demme, sono il segno della statura di questo gruppo, che negli anni Ottanta venne poi conosciuto anche dal pubblico di massa. Lo stesso David Byrne appare con un cameo nel film, interpretando la figura di sĂŠ stesso. L’album comprende 17 tracce interpretate da artisti noti e meno noti, tutti comunque ugualmente qualificati. Tra i nomi giĂ conosciuti anche Iggy Pop, fondatore degli Stooges e amico e collaboratore di David Bowie, entrambi oggi quasi sessantacinquenni sopravvissuti a parecchi eccessi. L’Iguana interpreta quello straordinario inno alla notte che è “The

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Passengerâ€?, una dei suoi piĂš grandi successi. Da segnalare anche la bella “I’m comingâ€? di Gavin Friday, fondatore dei Virgin Prunes e amico fraterno di Bono Vox degli U2. Tra le canzoni merita un cenno anche la classica “Charmaineâ€?, di Paolo Mantovani & His Orchestra. Tra le altre canzoni molte sono eseguite da The Pieces Of Shit (nome che è tutto un programma‌), la band di cui fa parte Sean Penn nel film, tra cui la ripresa di “This Must Be The Placeâ€?. Il disco, oltre a meritare una segnalazione, ci stimola ad alcune considerazioni. La prima è che la musica di oggi ha molto bisogno della musica di ieri, anche quella di un periodo strano come gli anni Ottanta, nei quali si mescolavano diverse pulsioni, da quella rock a quella dance a quella techno-elettronica, che all’epoca erano viste con molto scetticismo ma che oggi ci appaiono sotto un luce diversa e sostanzialmente migliore. La seconda è che spesso il pubblico si ferma al nome e alla fama dell’artista, quando invece ci sarebbe una grande necessitĂ di non arrestarsi davanti alle apparenze ma di andare a scavare con curiositĂ , per scoprire quante sorprese inaspettate e splendide può riservare ancora oggi la musica.

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cietĂ iraniana, della quale abbiamo spesso un’immagine troppo schematica. Sollecita anche i sentimenti e le coscienze di ciascuno, orchestrando un crescendo di pulsioni, sofferenze, contraddizioni, mezze veritĂ che generano conitti dai quali diventa impossibile districarsi. Una coppia si ritrova davanti a un giudice per discutere della propria separazione. La donna, Simin, ha ottenuto il permesso di espatrio, e vuole portare con sĂŠ Termeh, la ďŹ glia

undicenne. Nader, il marito, riďŹ uta di seguirla per restare a casa ad accudire il padre malato di Alzheimer. In cerca di una soluzione, Simin si trasferisce per qualche giorno da sua madre, mentre Nader resta con la ďŹ glia a casa e trova una donna che accudisca l’anziano malato durante il giorno. La badante, che ha a sua volta una bambina piccola, è incinta. Durante una discussione dovuta a una sua trascuratezza, Nader le dĂ una spinta facendola cadere per

le scale; poche ore dopo il bambino muore. Inseguendo nervosamente i protagonisti nelle loro case e nell’aula di tribunale, Farhadi ne mette a nudo la personalità , senza lasciar spazio a una risoluzione rassicurante. Ognuno ha torti e ragioni, i mariti incalzati dalle urgenze, sempre piÚ esasperati e furiosi, e le mogli addolorate ma tenaci nel far valere le loro convinzioni. Spiega il regista che il confronto tra Simin e Razieh, la donna che ha

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perso il ďŹ glio, rappresenta “due visioni del bene in conitto. Ed è qui che, a mio avviso, nasce la tragedia modernaâ€?. Sotto lo sguardo attonito e silenzioso di vecchi e ragazzine, la tragedia narrata nel ďŹ lm è anche quella di una societĂ inconciliata, dove è ammesso il divorzio ma in ogni momento si invoca il Corano; dove le donne sono presenze attive nella societĂ ma il loro sguardo, piĂš sensibile e duttile, è ancora destinato a soccombere.

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“Obiettivo crescere: l’innovazione nella finanza aziendaleâ€? è il titolo di un incontro aperto alle imprese bresciane che si è tenuto nei giorni scorsi presso l’Associazione industriale bresciana di via Cefalonia Ăˆ stato Paolo Chiari, della societĂ bresciana di consulenza Clarium, illustrerĂ le conclusioni cui è giunta una ricerca sulle operazioni di finanza straordinaria nel

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Bresciano. L’incontro è poi proseguito con una serie di testimonianze portate dagli operatori finanziari Francesco Sogaro (senior partner di Sgr) che ha parlato del Fondo italiano d’investimento come nuovo strumento di sviluppo per la crescita delle aziende, e Barbara Lunghi, responsabile mercati per le pmi di Borsa italiana che ha affrontato il tema del mercato dei capitali per la piccola e media impresa

e Angelo Facchinetti, direttore generale di Hopa che ha trattato il tema della finanza a sostegno dell’impresa. Le ragioni dell’incontro vanno ricercate nel fatto che la crescita competitiva del tessuto imprenditoriale passa anche dalla struttura finanziaria e societaria delle imprese che, tradizionalmente, restano ancorate a una governance prevalentemente di tipo familiare e mediamente a elevato utilizzo del debito bancario.

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re, tanti sono i giorni che l’Europa, per voce del presidente del Consiglio Ue Van Rumpoy, ha dato all’Italia per mettere in campo le misure necessarie per la crescita del Paese, a partire dalla riforma del sistema pensionistico. Al diktat si è aggiunto il sarcasmo con cui il duo Sarkozy-Merkel ha liquidato la credibilitĂ delle assicurazioni fornite dal premier Berlusconi nel corso del vertice a tre tenuto a Bruxelles. Da Berlino e Parigi sono poi giunte smentite che non sono però servite, su un piano politico ed economico, a placare i toni di una polemica che si sta sviluppando su piĂš livelli. Il primo riguarda l’Italia; la perentorietĂ con cui il Presidente del Consiglio europeo ha chiesto l’adozione di misure in tempi praticamente impossibili da rispettare e l’ironia franco-tedesca la dicono lunga su un Governo che da settimane sta parlando di misure per la crescita e lo sviluppo senza mai giunge-

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ne “Maroniâ€? di qualche anno fa), cosĂŹ come il rifiuto di Berlusconi di introdurre la patrimoniale che anche gli industriali ormai non sembrano piĂš vedere come il male assoluto, sono la prova evidente di un sistema che non riesce (o non vuole) andare oltre rendite di piccolo cabotaggio. La politica nazionale, insomma, non sta dando il meglio di sĂŠ, preoccupata forse dalla necessitĂ di trovare risposte a questioni tutte interne (il difficile equilibrio tra le ragioni della sopravvivenza del Governo e il mantenimento dei propri elettorati da una parte, e l’imperativo categorico di mettere la parola fine all’Esecuivo Berlusconi dall’altra). C’è, però, un secondo piano da cui guardare alla polemica in corso tra Italia e Europa. Ăˆ quello dell’autorevolezza dei soggetti da cui sono giunte le critiche. Sarkozy e Merkel, Francia e Germania, si sono assurti, in una stagione di crisi generalizzata, a censori all’interno dell’Ue, ruolo non previsto da nessuno dei trattati che regolano

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le relazioni tra i 27. Questo, forse, è l’aspetto meno importante. Quel che è grave, invece, è lo stato in cui versano i due Paesi. La Francia, infatti, è alle prese con problemi di crescita simili se non piĂš gravi di quelli italiani. La Germania, invece, deve fare i conti con un sistema bancario che ha fatto incetta dei “titoli spazzaturaâ€? emessi da quella Grecia, che insieme all’Italia, la Merkel ha rinviato a giudizio. La predica è giusta, il pulpito sbagliato.

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Istituire una nuova AutoritĂ finanziaria mondiale super partes che “regoli il flusso e il sistema degli scambi monetariâ€?; prevedere “la tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote equeâ€?; ricapitalizzare le banche “anche con fondi pubbliciâ€?, per sostenere l’economia reale: sono le principali proposte contenute nel documento del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace sulla gravitĂ della crisi mondiale in corso, intitolato “Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un’AutoritĂ pubblica a competenza universaleâ€?, presentato nei giorni scorsi nella Sala Stampa vaticana. “L’autorità – ha spiegato durante la conferenza stampa il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della

giustizia e della pace – dovrĂ avere il fine specifico del bene comune e dovrĂ lavorare ed essere strutturata non come ulteriore leva di potestĂ dei piĂš forti sui piĂš deboli. In questo senso, essa dovrĂ svolgere quel ruolo super partes che, attraverso il primato del diritto della persona, favorisca lo sviluppo integrale dell’intera comunitĂ umana, intesa come ‘comunitĂ delle nazioni’â€?. La costituzione di un’AutoritĂ pubblica mondiale, al servizio del bene comuneâ€? è “l’unico orizzonte compatibile con le nuove realtĂ del nostro tempoâ€?, si legge nella nota, che vuole offrire “un contributo ai responsabili della terra e a tutti gli uomini di buona volontĂ â€? di fronte all’attuale crisi economica e finanziaria mondiale che “ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettivaâ€?.


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Amanti dei telefonini dalla prima ora gli italiani sono ora grandi appassionati di smartphone: l’Italia è al primo posto in Europa con 20 milioni di smartphone. Anche i tablet, l’ultima evoluzione tecnologica, sono stati accolti molto favorevolmente dal mercato e si stima che entro il 2013 si arriverĂ ad una base di 4 milioni di dispositivi installati. Sulla base di questi elementi Bresciatourism ha realizzato il nuovo sito mobile

Il programma regionale Ergon è un’iniziativa di Regione Lombardia - direzione generale industria, artigianato, edilizia e cooperazione realizzata in collaborazione con Unioncamere Lombardia, che prevede la realizzazione di una serie di attivitĂ e servizi, diretti a sostenere il sistema delle micro, piccole e medie imprese lombarde, favorendo la creazione di nuove aggregazioni stabili di imprese, il consolidamento, lo

raggiungibile da smartphone all’indirizzo m.bresciatourism. it, con una graďŹ ca studiata per la visualizzazione ottimale sugli schermi dei telefonini. Il sito è stato realizzato in italiano, inglese e tedesco. Ăˆ presente una photogallery, un calendario dinamico degli eventi, la possibilitĂ di ricercare e telefonare direttamente ad alberghi, servizi ricettivi e ristoranti visualizzandoli su mappa.

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sviluppo e la stabilizzazione delle aggregazioni esistenti. Il bando “Creazione di aggregazioni di impreseâ€? - Azione 1, realizzato in attuazione del programma Ergon verrĂ presentato presso la sede territoriale di Brescia di Regione Lombardia il prossimo 2 novembre dalle 15.45 alle ore 18 presso la sala convegni di Regione Lombardia nella sede territoriale di Brescia, in via Dalmazia 92/94.

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l terzo ciclo di incontri dedicati alla crisi economica e alla conseguente distruzione dell’organizzazione del lavoro, voluto dalla Fondazione Micheletti in collaborazione con Cgil e Camera del lavoro, ha avuto come primo ospite Sergio Bologna, professore e scrittore, giĂ docente di storia del Movimento operaio e della societĂ industriale in diversi atenei in Italia. Oggi il lavoro è tutto precario? Ăˆ questa la domanda di fondo a cui ha provato a rispondere il professore che per molti anni ha seguito l’evoluzione delle modalitĂ contrattuali. I dati sono preoccupanti, i giovani hanno condizioni di lavoro sempre piĂš precarie e c’è un insidioso avanzamento dello sfruttamento professionale. Molte aziende offrono estenuanti tirocini gratuiti ai neo-laureati, dai tre mesi all’anno, con la falsa promessa di un lavoro che in realtĂ non arriverĂ mai. Uno scacco pericoloso viene anche dalle universitĂ che fanno da intermediarie per l’offerta di lavoro gratuito degli studenti, lavoro che viene tolto ai professionisti. Viene definito percorso di formazione, un’infinita formazione che pare non arrivare mai a dare i suoi frutti. Il miraggio di un lavoro fisso è sempre piĂš lontano, in modo particolare per chi ha una laurea. L’Italia, a differenza delle grandi nazioni europee, ha sĂŹ reso flessibile il lavoro, per poter

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mancanza di investimenti nella ricerca e ammodernamento del lavoro. Nessuna azienda si fa produttrice di novitĂ per il mercato, facendosi solo trascinare dai grandi colossi, per lo piĂš tedeschi e richiedendo finanziamenti statali per stare al passo. Brescia e la sua provincia sono da ritenersi, secondo l’autore di “Vita da free lanceâ€?, aree fortunate perchĂŠ ancora fortemente impiegate nell’industria, ma zone come quella milanese dove domina il terziario sono al tracollo. I giovani, in conclusione, devono rinunciare all’idea dell’impiego fisso e lavorare insieme per ottenere piĂš ammortizzatori sociali. Un panorama realistico, ma desolante.

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6ROGL SXEEOLFL DOO¡HFRQRPLD" 1R Nuovo confronto a Brescia tra Imprese e Governo. Nella sede di Apindustria a riettere “Dallo Statuto dei lavoratori allo Statuto dei lavori. Quali risposte per rispondere alla crisi?â€? sono intervenuti il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi (nella foto), il presidente nazionale di Confapi, Paolo Galassi e quello provinciale di Apindustria, Maurizio Casasco. La forza delle Piccole e medie imprese sta nei numeri. “Su 4 milioni e 400mila aziende italiane – precisa Casasco - ben 4 milioni e 200mila, pari al 95%, hanno meno di 20 dipendenti. Su queste pesano come macigni l’eccesso di burocrazia, le lentezze e l’incertezza delle relazioni con la pubblica amministrazioneâ€?. La nota piĂš dolente riguarda le banche, il loro atteggiamento di mancanza

di credito e ďŹ ducia nei confronti delle piccole e medie imprese. Come superare l’impasse? “Visto che il sistema bancario della grande ďŹ nanza ignora il valore del rischio, piccole e medie imprese devono rivolgersi alle banche del territorio, riscoprendo il valore del ‘piccolo è bello’â€?. Galassi, a capo della confederazione che raggruppa 120mila imprese che danno lavoro a 2 milioni 300mila addetti, spiega: “Quando chiediamo aiuti a Roma ci viene risposto che tanti soldi vengono destinati alle imprese, ma io chiederei alle aziende quanti soldi hanno ricevuto. Noi vogliamo investimenti per la crescita, soprattutto puntando all’innovazione e alla formazione. Chiediamo attenzione al mondo manifatturiero, anche perchĂŠ è l’unico che può creare occupazione in modo stabileâ€?.Sacconi

gela le aspettative: “Nessuna nuova iniezione di soldi pubblici, nessun poderoso trasferimento statale per far ripartire il nostro Paese. Il dovere dello Stato è quello di scatenare la vitalitĂ sociale nella stabilitĂ , cioè lavorando concretamente per il pareggio di bilancio che è anche un obiettivo culturale per un Paese abituato al debito e sopra un pavimento di certezze, poggiato su regole semplici e certe. Chi pensa che lo sviluppo si faccia per decreto, immettendo soldi pubblici nell’economia, è fuori dalla storiaâ€?. Bisogna avere il coraggio della discontinuitĂ . “Stiamo vivendo una trasformazione epocale dettata da tre fattori: il salto tecnologico basato su internet e genomica, la ďŹ ne del colonialismo geoeconomico e geopolitico e la ďŹ ne dell’uso smodato del debito privato e di quello pubblicoâ€?.


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Nessun dramma. Nonostante la prima sconfitta in campionato, in casa Centrale del Latte Brescia l’umore resta alto. Tre vittorie nelle prime quattro giornate di campionato e il comando della classifica della Lega 2 assieme a Reggio Emilia (autentica bestia nera), Pistoia e Scafati non deve procurare falsi allarmi. E per i ragazzi di coach Dell’Agnello il cammino proseguirà con un doppio impegno in anticipo al venerdÏ. Domani, alle 20,45, il derby

casalingo contro la Tezenis Verona e il 4 novembre a Pistoia. Cambio di palinsesto, dunque, non solo in campo ma anche sulle frequenze radiofoniche. Entrambe le partite verranno seguite in diretta su Radio Voce Fm 88.3-88.5 a partire dalle 20.30 con il commento affidato ad Alberto Banzola. Per tutti coloro che risiedono fuori cittĂ e provincia, le partire si potranno ascoltare sul sito internet www. radiovoce.it nella sezione dello streaming. (m.r.)

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urtroppo non è la prima volta che ci tocca piangere un campione nel fiore degli anni, un giovane centauro che sta cominciando ad affermarsi e la cui carriera viene bruscamente a cozzare con l’evento improvviso, la tragedia che in uno sport come quello dei motori, è sempre dietro l’angolo. Eppure neanche stavolta riusciamo a rassegnarci al fatalismo: Marco Simoncelli se ne è andato e il dramma si tinge dei colori piĂš cupi perchĂŠ coinvolge persino il suo grande amico Valentino Rossi, che insieme all’altro collega Edwards non è riuscito ad evitarlo nella mattanza di Sepang. Si dirĂ nel dopo gara (appena due giri) che il ventiquattrenne romagnolo avrebbe potuto lasciarsi andare sull’asfalto, evitando cosĂŹ il terribile impatto con gli altri due piloti: ora si parla di tragica fatalitĂ , di morte assurda, di dramma che non era possibile prevedere. L’elettronica in questi anni ha evitato tanti lutti, eppure al volante di un bolide si è continuato a morire, in misura minore. Marco era un ragazzo esuberante, un guascone che si era fatto valere nelle serie minori a forza di sgasate furiose, virate irresistibili e sorpassi mozzafiato. Il “Circusâ€? lo aveva accolto senza grandi entusiasmi: si diffida sempre di un nuovo ragazzo che non ha paura di niente, che gareggia con la baldanza di un campione. Con Pedrosa era

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nato quasi un incidente diplomatico che lo costrinse a girare scortato, alla vigilia di un Gp in Spagna. Lui era rimasto quello di sempre: romagnolo verace, capace di dare battaglia sempre, fino a quel secondo giro maledetto di domenica in Malesia. A noi piace ricordare il suo modo di correre, tutto cuore, fin dalle scorribande in minimoto con uno di quelli che si sarebbe poi rivelato un grande rivale anche

in MotoGp: Andrea Dovizioso. Figlio di quella Romagna che ha dato tanti suoi figli alle quattro e alle due ruote, che vive, respira e si nutre di motori, Marco aveva debuttato con l’Aprilia nel 2002, fresco di titolo europeo nella 125. L’apprendistato è veloce, la voglia di emergere tanta, la paura non esiste: cosĂŹ il primo successo arriva neanche due anni dopo, in Spagna. Poi il salto in 250 nel 2006, con la Gilera. Tre sta-

gioni, e nel 2008 la conquista del Mondiale a mani basse, con sei trionfi che gli schiudono nel 2010, le porte della MotoGp, dove non paga il dazio debuttanti, ma si getta a capofitto nella mischia conquistandosi in pista il rispetto degli avversari. Il dolore ora è immenso, come quando qualcosa finisce, come un incubo che irrompe in una fresca mattina d’ottobre: Marco era tifosissimo del Milan, che, dopo neanche due ore, dalla tragedia è sceso in campo a Lecce, con il lutto al braccio e come tramortito da quella notizia, ha beccato tre gol in 45 minuti. Poi forse, in qualche giocatore rossonero che conosceva Marco e che avrebbe dovuto rivederlo proprio due giorni dopo a Milanello, è scattato qualcosa dentro, tanto che alla fine il Milan ha compiuto una rimonta storica, vincendo 4-3. Tutti alla fine hanno dedicato l’impresa al “Sicâ€?, eroe sfortunato di uno sport che a volte diventa una trappola terribile, che non possiamo e non vogliamo dimenticare.

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$ 6FLHQ]D UHVWD VROR OD IDQWDVLD Continua a piovere sul bagnato, dicevano i nostri nonni per indicare quando un evento andava a peggiorare una situazione giĂ brutta o a migliorarne una giĂ molto bella. La lunga lista degli infortunati, ormai noti (a cui aggiungere Berardi sicuramente assente, Dallamano acciaccato come El Kaddouri) si allunga con quelli che saranno forfait a causa delle squaliďŹ che: De Maio, un turno per espulsione nella gara con il Grosseto,

e Jonathas, che deve scontare un turno per doppia ammonizione a cui se ne aggiungono tre per un calcio nella schiena di Pompeu Da Silva Ronaldo rilevato dal giudice sportivo con prova tv, visto che l’arbitro non l’aveva notato. “Siamo sconcertati� ha dichiarato il direttore sportivo Iaconi. Situazione strana. Se Jonathas ha commesso il fatto, che venga valutato e punito. Su questo non si discute. Fa pensare che non vengano prese

in considerazione altre situazioni come la manata a Zambelli e gli insulti di razzismo di cui sono stati oggetto De Maio e El Kaddouri. Anche questi vanno ripresi, scovati e puniti, forse piĂš pericolosi di una pedata che, nel bene e nel male, può rientrare negli scontri di una partita. Ne va della coerenza, dell’efďŹ cacia degli interventi e inviti fatti ai tifosi di non esporre frasi e fare cori razzisti. Per il resto si lasci spazio alla fantasia

di Scienza (nella foto). Un ossimoro, per la veritĂ , accostare la capacitĂ di sognare alla capacitĂ di calcolo e precisione. Ma il Brescia passa da qui, per ritrovarsi e per rilanciarsi: sabato 29 ottobre arriva al Rigamonti la Reggina (alle 15). Serve una vittoria ďŹ glia della fantasia di Scienza. Leali, in settimana, ha anche ricordato la sua voglia di restare al Brescia, almeno ďŹ no a ďŹ ne stagione. I conti in cassa però non tornano, e allora fantasia anche qui...


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ƒŽ…‹‘ ƒ Í&#x; Â? •‘Â?†ƒ‰‰‹‘ ’‡” ”‹•–”—––—”ƒ”‡ ‹ …ƒÂ?’‹‘Â?ƒ–‹ La stagione del calcio a 7 è appena iniziata, ma il Csi è giĂ al lavoro per gettare le basi dei campionati futuri. L’intento è comprendere le esigenze pratiche delle societĂ calcistiche, ma anche le loro ambizioni. Il comitato ha deciso di raccogliere i pareri di tutte le formazioni della categoria open inviando un questionario a ogni societĂ . Viene richiesto di esprimersi sulla struttura delle categorie e sulle formule da adottare giĂ a partire dalla prossima stagione. BisognerĂ

scegliere tra due opzioni. La prima propone un campionato di Elite provinciale da un lato e un’unica categoria composta da campionati zonali dall’altro. Ciò esclude playoff e playout promuovendo alle ďŹ nali la vincitrice di ogni girone, ma consente trasferte piĂš agevoli. La seconda prospetta una suddivisione in tre categorie (Elite, Eccellenza e Promozione), con playoff e playout in grado di aggiungere competitivitĂ , ma con il rischio di dover affrontare qualche trasferta fuori zona.

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ove le pietre parlano e la pace è ancora un sogno. Il Csi torna da Gerusalemme carico di energia e speranza. Come ogni anno la bandiera arancioblĂš è stata piantata sul confine tra Israele e Palestina spalancando le porte del check point almeno per un giorno nel segno dello sport e della memoria di Giovanni Paolo II. Il momento cruciale è stato la maratona della pace Betlemme– Gerusalemme, 12 chilometri di corsa non competitiva dietro alla fiaccola benedetta nei giorni scorsi da papa Ratzinger. Tra i corridori giovani, adulti e anziani provenienti da Israele, Palestina, Italia e Haiti. La madrina della corsa è stata la campionessa paralimpica Giusy Versace, accompagnata da un gruppo di ex calciatori come Damiano Tommasi, Gigi Di Biagio, Angelo Peruzzi e Fabio Pecchia, che hanno vinto il quadrangolare disputato all’ombra del check point; in campo anche una rappresentativa di Lega Pro, una squadra palestinese e una israeliana. Al termine del torneo si è disputata un’amichevole tra una formazione haitiana ed una squadra mista composta da due palestinesi, due israeliani e un italiano. Tra i bresciani presenti all’evento mons. Claudio Paganini. Il consulente ecclesiastico nazionale del Csi, sempre presente all’iniziativa internazionale, ha ricordato l’eccezionalitĂ dell’edizione 2011, in concomitanza con la prima ri-

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Morgano: “La nostra presenza qui mi dĂ grande entusiasmo. Ăˆ la testimonianza del valore dello sport, che può superare tutte le barriere e contribuire alla pace. Abbiamo dato dimostrazione di fede a questa terra schierandoci contro le guerre. Da soli siamo piccoli, ma uniti nel Csi siamo grandi e fortiâ€?. Sport, spiritualitĂ e un forte desiderio di pace, ma non solo. I John Paul II Games sono stati vissuti anche nel nome della solidarietĂ con l’arrivo a Gerusalemme di una delegazione di 120 haitiani, all’insegna del gemellaggio con il Csi. La popolazione caraibica, infatti, continua ad avere bisogno di aiuto anche ora che i riflettori sulla situazione si sono spenti.

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Un Papa tra noi, un Beato tra noi Egr. direttore, Roma, ma anche alcune diocesi d’Italia e del mondo, hanno festeggiato la memoria liturgica di Giovanni Paolo II. Conferenze, esposizione di reliquie e celebrazioni eucaristiche sono le iniziative promosse per “offrire l’opportunitĂ di ricordare, in gratitudine orante, il grande dono del Papa venuto da lontanoâ€?, come ricorda mons. Alberto Maria Careggio, vescovo di Sanremo-Ventimiglia. I fedeli bresciani, devoti del Beato Giovanni Paolo II, pur a titolo personale, hanno potuto certamente unirsi spiritualmente a tutti i fedeli del mondo nel ricordo di un uomo che ha segnato non solo la storia della Chiesa, ma anche quella di molti popoli che oggi lo venerano, certi di avere in lui un intercessore specialissimo, come lo è stato quando era vivo. Giovanni Paolo II non è stato solo un grande papa, un fine intellettuale, un poeta e filosofo di rara profonditĂ . In Giovanni Paolo II l’uomo contemporaneo, spesso smarrito e fragile, ha riconosciuto un padre, un amico, un fratello sempre pronto a donarsi in nome dell’Amore che avvolgeva l’intera sua esistenza, ogni istante, ogni gesto, ogni parola. Per Giovanni Paolo II Dio non era oggetto di studio, oggetto di analisi esegetiche e teologiche, ma esperienza viva, reale che coinvolgeva tutto il suo io, la sua vita di uomo, sacerdote, vescovo, pontefice. Lo ricordano spesso quanti gli sono stati vicino: Giovanni Paolo II non distoglieva mai lo sguardo da quel Mistero in cui era totalmente immerso, in un’immedesimazione tipica dei mistici, dei mistici santi. Viveva nella

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dimensione del Mistero, “respiravaâ€? il Mistero. Il suo essere tutto in Dio non lo distoglieva, non lo allontanava dall’umano di cui coglieva la grandezza e la bellezza che derivano all’uomo dal suo essere immagine del Dio Creatore, del Dio Amore. In un certo senso, quando nel 1962 diceva ai giovani universitari di Cracovia che “Cristo non ci strappa da noi stessi. Cristo non annulla nessuno di noi. Non ci svaluta!â€?, non proponeva la tesi conclusiva di studi teologicoaccademici o di analisi ecclesiologiche, che sarebbero magari confluiti in libri di successo. No, quella frase conteneva in sĂŠ qualcosa di piĂš profondo e vero. Egli aveva sofferto per la perdita delle persone piĂš care (alla sua ordinazione non erano presenti nĂŠ i genitori nĂŠ il fratello, morti anni prima); da solo aveva affrontato il dramma dell’occupazione tedesca e la tragedia della guerra; i suoi piĂš cari amici erano stati internati e torturati. E proprio per tutto questo, giĂ allora era un testimone credibile, un maestro autorevole, come lo sarebbe stato fino alla fine. Egli, con la sua vita, oltre che con i discorsi e gli scritti, ha reso visibile la veritĂ di quanto proclamava ai giovani suoi amici universitari. Non ha avuto paura di “ vivere in pienezzaâ€?, di essere uomo tra gli uomini, consapevole che proprio l’Incarnazione è il centro, il fulcro della nostra fede. Non ha avuto paura di incontrare l’uomo, l’uomo reale, che “vive, gioisce, piange e soffreâ€? e, questo, in ogni latitudine, in ogni circostanza, in ogni condizione. “Qualcuno si chinò lungamente su di me../..Chiuso in quella stretta – come ad una carezza sul volto/ dopo la quale

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vi è stupore e silenzio, silenzio senza parole/senza nulla comprendere o bilanciare/ in quel silenzio sento, sopra di me, il chinarsi di Dioâ€?. CosĂŹ scriveva Karol Wojtyla Vigoroso e debole, forte e tremante, con voce possente e con un sibilo di voce, tutta la sua esistenza si è dipanata come risposta ad una chiamata d’Amore, risposta a “quel chinarsi di Dioâ€? che ogni giorno sperimentava nella sua vita. All’uomo, all’umanitĂ smarrita e inquieta del XX secolo e dell’inizio del XXI, il Beato Giovanni Paolo II non ha proposto grandi discorsi, non ha offerto esegesi e lectiones magistrales di altissimo valore. Semplicemente ha offerto se stesso, la sua esistenza, la sua persona, il suo amore. Egli, come spesso si dice di lui, ha insegnato a vivere, a gioire per le cose semplici; ha insegnato a contemplare la natura, a godere della vita, ad amare la vita, a rispettarla sempre e comunque; ma, soprattutto, ha insegnato che cosa significhi donarsi totalmente fino all’annullamento di sĂŠ, annullamento possibile solo a chi è “ tutto in Dioâ€?, come lui ha meravigliosamente e stupendamente testimoniato. La sua umanitĂ , la sua fragilitĂ , la sua debolezza, persino la “deformitĂ â€? del corpo irrigidito dalla malattia, vissute in Cristo e per Cristo, sono divenute segno visibile dell’Invisibile, un segno cosĂŹ potente da poter “parlareâ€? ancora oggi al cuore degli uomini che vivono nel “desertoâ€? di un mondo sempre piĂš secolarizzato ed “ostile a Dioâ€?. Come ricorda mons. Piero Marini, per 18 anni suo maestro delle celebrazioni liturgiche, Giovanni Paolo II ha messo il suo corpo a disposizione di tutta la Chiesa e di tutte le piccole comunitĂ per dire “siamo una sola Chiesa, sia-

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mo un popolo in cammino, dobbiamo vivere nella comunione, uniti dalla stessa fede La beatificazione di Giovanni Paolo II costituisce un dono speciale della Chiesa che, l’1 maggio 2011, ha voluto indicarci un esempio di santitĂ incarnata in un uomo che molti di noi hanno conosciuto ed amato, un uomo, un padre da molti sentito ancora vicino e presente. Sabato 22 i suoi “figliâ€? hanno fatto festa chiedendo a Dio, attraverso l’intercessione del Beato Giovanni Paolo II, di potere testimoniare con la loro vita la bellezza di essere cristiani e la gioia della fede nell’unico amore capace di dare senso al nostro vivere, amare, gioire, soffrire e morire. Carmela Randone

“Homo consumensâ€? Egr. direttore, le scrivo per rimarcare un segno dei tempi che sempre piĂš noto e sempre piĂš mi interroga. L’ homo consumens, cioè noi tutti nessuno escluso, è blandito e corteggiato dai media, in ogni modo, ormai fin dall’infanzia. Un giorno qualsiasi, mercoledĂŹ scorso: Scorro le pagine di un quotidiano nazionale a grande tiratura. Otto facciate dedicate alla moda; altre otto facciate dedicate alle automobili, che ci guardano con i loro fari-occhi rivolgendoci anch’esse un esplicito invito al possesso. Insieme a ciò le notizie e gli articoli, moltissimi dei quali denunciano e deprecano l’amoralitĂ e gli sprechi della vita politica, cosĂŹ come la fatica del vivere d’oggi, tout court. Ho l’impressione che, cosĂŹ abilmente congegnati, i nostri maggiori media non raccontino “le notizieâ€?, ma mettano in scena una sola notizia, sempre la

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stessa: il peccato strutturale del desiderare e del possedere ad ogni costo. Esso ormai ci pervade, incistato nella nostra antropologia. CosĂŹ, persino l’indignazione e il voler dire al mondo attraverso le colonne di un giornale “Adesso basta! CosĂŹ non va!â€? passa attraverso le leggi del mercato, forche caudine che stravolgono ogni altro messaggio, cannibalizzandolo e depotenziandolo pro domo propria, cioè del sistema produrre-consumare. Ăˆ come se da un lato ci fossero la stampa di sinistra, di centro, di destra. Ma il vero “centroâ€? ontologico, l’essenza di tutta questa comunicazione, fosse la pubblicitĂ , longa manus del sistema: essa, come una sapiente mezzana, lucra da ogni schieramento, dando ovviamente l’illusione all’uomo “libero e democraticoâ€? di potersi pronunciare come piĂš gli aggrada sulle “questioni fondamentaliâ€?, spesso ridotte a gossip di infima lega. L’importante è che, di destra, di centro o di sinistra, il cittadino-consumatore compri il tal prodotto, la tale auto, le tali scarpe. Non penso di dire nulla di nuovo, del resto un altro medium, la tv commerciale, nasceva decenni or sono non per fare spettacoli da godere, ma per vendere prosciutti e mortadelle. Il fatto è che ormai a questo meccanismo non prestiamo nemmeno piĂš attenzione. Ci pare normale. Ne siamo talmente pervasi che sarebbe come chiedere ad un pesce se si accorge dell’acqua. Ăˆ questo il vero problema. Sappiamo infatti che la massima conquista per ciò che è diabolico è di far dimenticare la propria esistenza. Allora anch’io, come molti altri in questo periodo, avanzo una proposta di “riforma strutturaleâ€?. Che non tende a rilanciare la produttivitĂ e suo figlio,

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il consumo. Piuttosto auspica la riflessione sul nostro esistere (in)felice. Sarebbe bello che ognuno di noi si adoperasse per sottrarre mezz’ora della propria giornata sia al produrre che al consumare. E che si osasse, quei trenta minuti, “sprecarliâ€? nel piĂš puro stile dell’unzione di Betania: alla ricerca del bello nella propria vita innanzitutto chiedendosi: “Cosa rende felici le mie giornate?â€?. Giammaria Manerba

Il rispetto del creato, la solidarietĂ tra i popoli Egr. direttore, promosso dalla parrocchia, con il sostegno organizzativo delle Acli di Chiari, martedĂŹ 11 ottobre si è svolto, presso il Centro giovanile, un incontro con don Gabriele Scalmana, responsabile della Pastorale del creato della diocesi, e lo psicologo Michele Metelli di Chiari che si occupa di promozione sociale delle persone che presentano situazioni drammatiche, o comunque, vantaggiate. Erano presenti una quarantina di persone di varie etĂ ed impegno sociale. Si è cercato di rispondere ad alcune domande centrali: come rendere la terra piĂš ospitale, piĂš accogliente, e come essere noi piĂš disponibili all’accoglienza ed alla ospitalitĂ ; acquisire la cultura del limite, sapendo che le risorse non sono infinite. Dobbiamo partire dal fatto che viviamo in un mondo limitato, molte delle risorse che noi consumiamo non sono riproducibili. Ad esempio, la terra coltivabile, se viene asportata per far posto a delle strade, o diverse altre costruzioni, che magari rimangono inutilizzate, non può piĂš produrre. Anche il clima, negli ultimi decenni ha perso

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quello che era il suo equilibrio, e ciò provoca notevoli danni alla vita sulla terra. Diciamo subito che servono le idee, la programmazione e poi le buone pratiche. In Lombardia manca un piano dei trasporti, e pertanto, ogni realtĂ locale si comporta come meglio ritiene. Per rendere la terra piĂš ospitale bisogna assumersi una nuova mentalitĂ , e non soltanto da parte dei gruppi ecologici, ma a livello politico in generale. Renderci conto che tutto l’equilibrio sul quale regge la vita di ogni essere vivente è molto delicato, e non può subire degli scossoni troppo forti, perchĂŠ rischia di infrangersi. Sapere, inoltre, che abbiamo in mano dei beni limitati. Pertanto dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili, al riciclo e riutilizzo di alcuni beni, proprio per evitare un consumo sproporzionato rispetto ai reali bisogni secondo una cultura ed un etica della responsabilitĂ . Dal punto di vista cristiano, questo significa povertĂ evangelica, che è beatitudine. Sapere amare la terra, avendone cura, per sĂŠ e per gli altri, produce felicitĂ . Quando le cose diventano superflue nasce l’infelicitĂ . Quindi, per avere una terra piĂš ospitale dovremo avere degli stili di vita piĂš sobri, con quello spirito di povertĂ prima richiamato. Come essere ospitali in una societĂ multietnica e multiculturale ? Ci vogliono idee nuove, sapendo che nessuna cultura è perfetta e completa. Pertanto, dobbiamo creare le condizioni per poter dialogare con tutti, anche qui da noi, nella comunitĂ di Chiari, rendendola piĂš accogliente, superando pregiudizi e paure, frutto della mancanza di conoscenza della realtĂ di vita delle persone che vivono nelle contrade e nelle piazze di Chiari. Amare la ter-

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ra che è di Dio vuol dire far nostro il principio della destinazione universale dei beni di questa terra, quindi, non possiamo impedire che altri popoli, meno fortunati di noi, o che vivono i drammi della carestia e dei conflitti interni, abbiano ad approdare qui nella vecchia Europa. Oltre tutto, non dimentichiamo che proprio gli Stati occidentali sono responsabili dei danni provocati dal colonialismo, ed ancora fino ai giorni nostri del sostegno politico a regimi dittatoriali, che si sono succeduti in numerosi Paesi africani. Ăˆ la scarsa speranza di una vita dignitosa che spinge le popolazioni dei vari continenti a muoversi verso di noi. Tenendo conto di queste realtĂ siamo invitati ad essere aperti ed ospitali. Certo, ci vuole sempre il rispetto della legalitĂ e delle leggi che devono essere coerenti con la Carta costituzionale italiana e quella europea del 2000, che pure contiene dei principi umani molto importanti. Spetta a tutti, in particolare coloro che hanno responsabilitĂ sociali e politiche impegnarsi per creare le condizioni adatte a migliorare la vita anche negli altri Stati, sostenendo pure uno sviluppo democratico dei popoli che si stanno liberando dai loro tiranni. Anche in questo, la nostra fede cristiana ci può aiutare a vivere secondo il comandamento dell’amore. Giuseppe Delfrate

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“Noi siamo l’originale, la grande distribuzione ci copiaâ€?, con l’obiettivo di invitare i giovani a riflettere sul commercio e artigianato in paese, attraverso immagini e racconti destinati a raffigurare i luoghi dove esiste ancora il senso di appartenenza e l’aggregazione. Suddiviso in piĂš sezioni (un totem pubblicitario, una poesia, un’intervista, un lavoro multimediale e fotografie, tutto rigorosamente inedito), il concorso è aperto a tutti gli studenti che vorranno partecipare con opere inedite da consegnare alla segreteria della scuola di via Marconi entro le ore 12 del 30 novembre 2011. I lavori pervenuti saranno valutati da un’apposita giuria. Le opere vincitrici di ogni sezione saranno comunicate ufficialmente e premiate, in una cerimonia che si svolgerĂ nel mese di dicembre al Garda Forum di via Trieste. Ai primi tre vincitori degli istituti partecipanti saranno assegnati buono acquisto rispettivamente del valore di 200, 100 e 50 euro. Tutti i testi saranno pubblicati sul sito e sul giornale dell’Istituto oltre che sul sito www. arco-montichiari.it . Flavio Marcolini

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Un concorso per festeggiare l’anniversario

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Egr. direttore, per festeggiare il decennale dell’Associazione artigiani e commercianti di Montichiari all’Istituto don Milani viene indetto il concorso intitolato

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