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Nel calendario – e a maggior ragione nel “Martirologioâ€? (libro liturgico alquanto sconosciuto, ma meritevole di visione) – ogni giorno leggiamo nomi di Santi appartenenti alle piĂš diverse epoche. CosĂŹ anche in questi giorni passiamo – solo per fare alcuni esempi – dall’era dei martiri (i Santi Patroni Faustino e Giovita) al periodo dei grandi Ordini religiosi (la beata Cristina da Calvisano, agostiniana, mistica al servizio dei malati), ai tempi dell’UnitĂ d’Italia con i suoi corollari (Santa Geltrude Comensoli, fondatrice delle Suore Sacramentine)‌ Tempi diversi, molteplici testimonianze, ma unica è la fonte: l’amore immenso di Dio. Per fermarci solo alla santa piĂš “recenteâ€?, notiamo come in Geltrude al centro sia sempre la caritĂ : da un lato la “caritĂ contemplataâ€? in GesĂš eucaristico; dall’altro la sua traduzione in “caritĂ vissutaâ€? nel dedicarsi al prossimo. L’invito è chiaro: la sorgente è accessibile e preziosa. A noi attingere con abbondanza all’eucaristia, “fonte e culmine della vita e della missione della Chiesaâ€?, quella caritĂ evangelica che ci spinge ad amare tutti come fratelli.
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Mercato del lavoro Art.18: una riforma che non convince
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è avvenuto non è satira, ma un comizio pagato da chi alla Rai deve un “tributoâ€? (non volontario) per un servizio pubblico che non merita piĂš questo nome. Non me l’aspettavo. Tu che di preti ne conosci, che sai cosa sono gli oratori (li hai cantati anche in “Azzurroâ€?) e la vicinanza delle parrocchie agli ultimi, forse questo livore te lo potevi risparmiare. Gli insulti e le sconnesse argomentazioni del tuo monologo non ti fanno onore e minano la tua autorevolezza e, come dovresti sapere, l’autorevolezza è la prima cosa che conta per un predicatore, anche televisivo. Mi permetto di raccontarti un aneddoto personale. Poco tempo prima di diventare prete un anziano sacerdote mi disse: “Quando fui ordinato feci il proposito di non predicare mai agli altri quello che non riuscivo a vivere ioâ€?. Bel proposito, pensai, l’autorevolezza della parola viene dalla coerenza della vita. “Non è sbagliato, – aggiunse quel prete
– ma, quando comunicai il mio intento al padre spirituale, mi disse che la Parola che predichiamo non è nostra: il Vangelo è di GesĂš Cristo. Pertanto, anche se la nostra vita di preti non fosse pienamente coerente con ciò che annunciamo, noi dobbiamo predicare la Parola nella sua interezzaâ€?. Insomma noi preti sappiamo che la Parola ci supera, la Parola viene prima di noi. La Parola di Dio non è nostra, non la possiamo manipolare per i nostri ďŹ ni, non ci appartiene, ne siamo servi, non padroni. Vedi, Adriano, il predicatore è credibile, anzitutto, in quanto primo umile “uditore della Parolaâ€? a cui deve convertire la sua vita. L’altra sera hai voluto fare la predica ai preti e alla stampa cattolica “che non parla di Dioâ€?. Come ho cercato di dirti il nostro compito di ministri della Parola ci è chiaro, come siamo consapevoli da giornalisti cattolici che “ogni situazione che viviamo è per noi una domanda alla quale dobbiamo
cercare di rispondere alla luce del Vangelo�. Caro Celentano, questo è ciò che facciamo ogni giorno. Peccato tu non l’abbia capito o non te ne sia accorto. Della tua presenza a Sanremo resterà la cattiveria e l’acidità dei tuoi giudizi. Non so da dove venga l’autorevolezza con cui hai parlato all’Ariston (dalla tua fama, dalla Rai, dai tuoi soldi o dalla posa di profeta) e non mi interessa. Non ho condiviso molto di ciò che hai detto (a parte la questione del referendum elettorale bocciato), ma se ci sono delle scuse che devi a qualcuno sappi che non le devi ai preti (anche se non mancherà qualcuno che ti ringrazierà della tua trovata), e nemmeno ad Avvenire e a Famiglia Cristiana (nonostante tu abbia dimostrato di non averli mai letti sopravviveranno anche senza). Le scuse le devi al Vangelo che dal pulpito tv hai bistrattato a tuo piacimento per riaffermare una posizione dominante che devi solo agli italiani. Saluti.
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Sin dalla sua nascita il dibattito sulla riforma del mercato del lavoro è andato arenandosi nelle secche di possibili modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, una normativa varata nel maggio del 1970 per tutelare la libertà e dignità dei lavoratori, la libertà sindacale e l’attività sindacale nei luoghi di lavoro. Pochi, se non gli addetti ai lavori, sono quelli che conoscono il testo dell’articolo in questione, il 18, appunto, dedicato alla
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reintegrazione nel posto di lavoro per chi era stato licenziato. Questo il testo al centro di tante polemiche: “Ferme restando l’esperibilitĂ delle procedure previste dall’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell’articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullitĂ a norma
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uella del mercato del lavoro sembra ormai diventata “la madreâ€? di tutte le riforme, il passaggio obbligato per il rilancio del Paese e non solo dall’avvento del governo Monti. Si tratta di un terreno su cui sono state combattute aspre battaglie costate lacrime e sangue, purtroppo non solo in senso figurato. Marco Biagi, giuslavorista bolognese venne freddato dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002 perchĂŠ impegnato in un contesto di ristrutturazione del mercato del lavoro. Prima di lui la stessa drammatica sorte era toccata a Massimo D’Antona. Senza arrivare a limiti tanto tragici, la scelta di cimentarsi con il tema scivoloso non ha mai incontrato particolari fortune. Mettere mano a quello che è il principale fondamento della Repubblica italiana è impresa ardua. Ăˆ sempre stato cosĂŹ, sia in stagioni in cui il lavoro e la piena occupazione erano realtĂ assodate; lo è ancora di piĂš in tempi, come quelli attuali in cui il posto di lavoro, soprattutto per i giovani, è una vera e propria chimera. E cosĂŹ il Paese è passato dai “bamboccioniâ€? di Padoa Schioppa, che non seppe leggere in quello che considerava l’atavico attacamento di tanti giovani italiani alle gonne materne, l’unica risposta possibile alla precarietĂ occupazionale creata con l’istituzione del lavoro iterinale e dei co.co.co., ai “mammoniâ€? di esponenti del governo Monti, giovani a cui interessa solo il posto di lavoro sull’uscio di casa e magari “in modo monotonoâ€? a tempo indeterminato. In mezzo, però, c’è stata anche la crisi che ha tragicamente trasformato quello dell’accesso e della permanenza nel mercato del lavoro da problema tipicamente giovanile a questione intergenerazionale, tanto che quello della sua riforma è diventata una prioritĂ assoluta per il Paese. Governo e parti sociali, sindacati e Confindustria in testa, stanno confrontandosi anche in queste ore sul modo di mettere mano a questo mercato del tutto particolare, immaginando (almeno questa è la sensazione) che basti modificare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (quello che regolamenta il reiserimento dei lavoratori licenziati senza giusta causa nelle imprese con piĂš di 15 dipendenti) per risolvere i problemi del Paese. Pare di capire, insomma, che se i giovani non riescono a entrare nel mondo del lavoro e se il numero dei disoccupati è cresciuto in modo preoccupante anche in Italia è
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verno (non solo di quello Monti, ma anche di quelli che l’hanno preceduto) nei confronti dell’Europa. PerchÊ se è vero che l’Unione ha costretto l’Italia a passi dolorosi sul fronte delle pensioni con il conseguente spostamento in avanti dell’età di uscita dal mondo del lavoro, è anche vero che il Paese non ha fatto nulla (o ben poco) per chiedere parità di trattamento con gli altri partner europei in tema di accesso all’occupazione e di adeguamento dei livelli salariali. Il sindacato, le associazioni imprenditoriali e le istituzioni non risparmiano critiche ai governi che si sono avvicendati alla guida del Paese per la scarsa, scarsissima pressione che hanno saputo fare sul sistema bancario perchÊ rendesse e renda (visto che il tema è ancora di grande attualiltà ) piÚ facile l’accesso al credito per le imprese. C’è poi tutta la partita della pressione fiscale e della burocrazia che rappresentano altri due cappi che stanno progressivamente stringendosi intorno al collo di tante imprese anche nel Bresciano. Se non una azienda non assume, è la tesi condivisa da molti in casa bresciana, non è perchÊ non ha la certezza di poter licenziare a suo piacere i lavoratori, ma perchÊ c’è una situazione di stagnazione da cui sembra sempre piÚ difficile uscire. Si potrà anche arrivare a cambiare il famigerato articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (e il passaggio costerà probabilmente molto in termini di tenuta e di concordia sociale). Ma compiuto questo passo e in mancanza di altri passi importanti del governo nelle direzioni prima indicate le imprese bresciane come quelle del resto del Paese, oberate come sono da costi del lavoro elevatissimi, da una pressione fiscale senza pari e da una burocrazia elefantiaca potranno tornare a essere competitive? La domanda è stata girata a Enzo Torri, segretario della Cisl bresciana, a Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato, ad Apindustria e a Giorgio Bontempi, assessore provinciale alle attività economiche. In queste pagine le loro risposte.
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della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Tali disposizioni si applicano altresì ai datori di
lavoro, imprenditori e non imprenditori, che nell’ambito dello stesso comune occupano più di quindici dipendenti e alle imprese agricole che nel medesimo ambito territoriale occupano più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa alle sue dipendenze più di sessanta prestatori di lavoro”. Lo Statuto dei
lavoratori nasceva dall’esigenza di una predisporre una regolazione precisa ed equitativa dei meccanismi del mondo del lavoro. Si trattava di una esigenza cresciuta di importanza nella seconda metà del Novecento quando, dovendosi ripensare la strutturazione dello stato post-fascista, la revisione dei rapporti sociali dovette tener conto dell’accresciuta rilevanza del mondo del lavoro fra i temi importanti nel nuovo regime di democrazia
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In Mozambico, nell’area circostante la Missione di Santa Maria de Mocodoene, nella provincia di Inhambane, lo Svi opera da poco meno di un anno assieme alle altre ong bresciane Fondazione Tovini, Fondazione Sipec, Medicus Mundi Italia e Scaip in un progetto che si propone di creare sette frutteti dimostrativi passando per l’organizzazione di un corso base di piantumazione e mantenimento. La formazione prevede di fornire vitto e alloggio a 15 persone per una
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settimana, garantendo materiale didattico e appoggiandosi a un tecnico locale. Al termine del corso saranno fornite alle comunitĂ 1500 piantine da frutta. Il volontario Svi presente a Mocodene è Luca Turelli che nei giorni scorsi ha scritto allo Svi per aggiornare sull’avanzamento del progetto. “Abbiamo iniziato a piantare gli alberi da frutto (manghi, avocadi, arance, papaie, banani) nei vari terreni che nei mesi scorsi le diverse comunitĂ coinvolte nel progetto
hanno ripulito – afferma –. Anche il corso di agricoltura, incentrato sulla piantumazione e mantenimento dei frutteti è terminatoâ€?. La speranza dei volontari è quella di dare continuitĂ a queste attivitĂ anche per il futuro. “Pensiamo – continua – di aumentare non solo il numero di frutteti presenti, ma di programmare anche un corso specifico di orticultura in modo tale da avviare, nella varie comunitĂ , la produzione di ortaggiâ€?.
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utti conoscono i caschi blu. Quanti conoscono i caschi bianchi? Si tratta di giovani volontari e volontarie in servizio civile all’estero che si impegnano in missioni di promozione della pace, dei diritti umani, dello sviluppo e della cooperazione fra i popoli, all’interno di un progetto elaborato congiuntamente da: Associazione ComunitĂ Papa Giovanni XXIII, Caritas italiana, Volontari nel mondo – Focsiv, e Gavci, che vede i giovani alternarsi all’estero da piĂš di 10 anni. Il progetto, illustrato sul sito www.antennedipace.org, si fonda sull’ereditĂ lasciata dagli obiettori di coscienza. Anche a Brescia ci sono giovani che hanno scelto questa esperienza. Valentina Porteri, 27 anni da Marcheno, è una di queste. Entro la prossima primavera partirĂ alla volta del Cile dove resterĂ per nove mesi. La sua è una scelta per certi versi controcorrente, in una stagione in cui i giovani sono spesso considerati “mammoniâ€?, incapaci di staccarsi dalle sottane materne. Valentina Porteri la sua decisione l’ha maturata negli anni degli studi universitari a Verona, dove si è laureata in scienze dell’educazione. Un tirocinio l’ha portata a incontrare la realtĂ dell’associazione Papa Giovanni XXIII fondata da don Benzi. Per l’associazione ha trascorso un primo periodo di tre mesi a Yacuriba in Bolivia. Rientrata in Italia, ha avuto modo
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a maturare la scelta di diventare “casco biancoâ€?. Naturale, a questo punto, è stato il nuovo incontro con la Papa Giovanni XXIII, titolare di tanti progetti di condivisione tra i popoli in giro per il mondo. In queste settimane la giovane di Marcheno, conscia delle difficoltĂ che la scelta comporta, sta compiendo il cammino di preparazione previsto dall’associazione per i giovani che scelgono di vivere questa esperienza di volontariato internazionale. Per aiutarla ad apprendere lo stile e la fatica della condivisione è attualmente ospite di una casa famiglia a Palazzolo. Con Matteo ed Elisa-
betta e la loro famiglia impara quello stile quotidiano del condividere che le servirĂ una volta arrivata in Cile. La sua destinazione finale sarĂ concordata dopo l’ultimo periodo di formazione a Rimini. Diverse le proposte che l’attendono nel Paese andino: dall’impegno nell’area minori, a quello del disagio sociale, dai centri diurni alle case famiglia, dalla mensa per i poveri alla cooperativa agricola. In questa nuova esperienza la guida una frase di Albert Einstein: â€œĂˆ pericoloso vivere nel mondo non a causa di chi fa del male, ma a causa di chi guarda e lascia fareâ€?.
'RQ *XLGR FRQ LO %UDVLOH QHO FXRUH Don Guido Mottinelli (nella foto) rogazionista, di Chiari, ha incontrato il Brasile 39 anni fa. L’amore per questa terra e la sua gente non ha mai vacillato. Con il trascorrere degli anni si è fatto sempre piĂš solido. Era il 1973 quando arrivò a Passos, cittadina nello Stato di Minas Gerais, a 350 chilometri da Belo Horizonte, nel nord est del Brasile. Il sacerdote clarense accettò la missione oltre oceano. “L’ideale della vita missionaria – racconta
– mi ha sempre affascinato, sin da quando frequentavo il Seminario a Desenzano�. La vita di don Guido si divide tra popolazioni dell’Amazzonia, che visita in compagnia di pediatri per portare medicinali, vestiti e parole buone e carceri e comunità di tossicodipendenti. C’è poi l’educandario di Passos. La struttura ospita 130 tra bambini e bambine di età compresa tra i sei e 16 anni. Grazie alla congregazione, vengono tolti al destino certo
della strada. Qui trovano un ambiente familiare. Vengono accolti, sfamati, e e vengono impartire elementari norme igieniche; viene dato spazio al gioco, e poi tutti a scuola. Un impegno grande, quello assunto da don Guido Mottinelli che, comunque non ha dubbi sulla sua scelta. “Sto bene dove sono – afferma con convinzione –. Con la stessa allegria con cui vengo a Chiari, una volta l’anno, riparto. Sono qui da pochi giorni e giĂ mi manca il Brasileâ€?. (c.m.)
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‘Â?„ƒ”†‹ƒ ƒ ‡‰‹‘Â?‡ ƒ’”‡ ƒŽ ˆƒ––‘”‡ ˆƒÂ?‹‰Ž‹ƒ La Commissione sanitĂ , presieduta da Margherita Peroni nei giorni scorsi ha approvato a maggioranza il progetto di legge che introduce modiďŹ che alle normative regionali sulla Rete dei servizi alla persona, piĂš comunemente denominato legge sul fattore famiglia. Per il primo anno questo nuovo sistema sarĂ applicato in via sperimentale in un numero limitato di Comuni. La sperimentazione riguarderĂ anche un’ipotesi di compartecipazione alla spesa
delle famiglie per le prestazioni sanitarie Lea (Livelli essenziali di assistenza). Con l’introduzione del fattore famiglia lombardo per la prima volta nel calcolo delle tariffe dei servizi sociali viene preso in considerazione il carico familiare attraverso la deďŹ nizione di “scale di equivalenzaâ€? che garantiscano e tutelino le famiglie numerose, le famiglie con ďŹ gli minori, la presenza di persone disabili o non autosufďŹ cienti.“Il tema della compartecipazione alla
spesa – ha dichiarato Margherita Peroni (Pdl)- è molto complicato perchÊ tocca da vicino ogni famiglia ognuna con la sua situazione particolare. Ma anche per questo la revisione dell’attuale sistema di calcolo (Isee), applicato sul territorio in modo difforme e dunque iniquo, era stata sollecitata da piÚ parti�. Il progetto di legge è ormai al vaglio del consiglio regionale, che ha avviato la discussione proprio nei giorni scorsi.
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on si vede all’orizzonte alcun segnale di schiarita in Siria. La crisi, nonostante il tentativo costruito negli anni di accreditare Assad come uomo del dialogo ha dimostrato che quello dialogante non è il vero volto del Presidente siriano. A marzo 2011 usa il pugno di ferro facendo sparare sulla folla, ma non si fa vedere. Quando il Consiglio di sicurezza vota la risoluzione che autorizza l’intervento armato contro Gheddafi, Assad ferma la milizia, va in Parlamento e presenta il viso migliore, con un discorso infarcito di buone parole. Quando Gheddafi viene ucciso e si insedia il nuovo governo libico aumentano le voci critiche nei confronti dei Paesi che hanno condotto la campagna armata, accusati di preoccuparsi solo delle forniture di gas e petrolio. Ăˆ il momento che Assad aspetta. Le violenze del regime riprendono e si moltiplicano. La situazione diventa insostenibile, si parla di 5000 morti e la Lega araba chiede un pronunciamento dell’Onu. Al Consiglio di sicurezza viene presentata una risoluzione che censura la Siria, ma Russia e Cina pongono il veto. L’opposizione siriana grida allo scandalo dicendo che il veto equivale ad una licenza di uccidere. Che cosa si gioca dietro questa vicenda? Ancora una volta, come in Libia, il mondo è tenuto in sospeso da una vicenda
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armi e un porto nel Mediterraneo, e tradizionalmente appoggia la Siria, e il veto nasce dal timore di creare un precedente che autorizzi l’Onu a interferire domani nelle vicende interne russe, timore condiviso dalla Cina. Ăˆ forse in questa chiave che va letta la irrituale denuncia dell’Unicef che, partita da un noto diplomatico Usa, ha fatto il giro del mondo. Forse non c’è solo Assad nelle mire Usa. Accusare di tanta crudeltĂ il Presidente siriano sulla stampa internazionale significa delegittimare i suoi amici. Significa colpire mediaticamente la Russia proprio mentre è avviato un processo elettorale durante il quale il regime e il suo demiurgo Putin sono contestati per la prima volta in piazza.
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—‘Â?‡ Â?‘–‹œ‹‡ ‘Â? ‹ŽƒÂ?‹ ƒ ‘……ƒ‰Ž‹‘ VenerdĂŹ 17 febbraio, con inizio alle 20.30, l’associazione Gervasio Pagani di Coccaglio, propone l’incontro “La scuola italiana e i suoi valori a partire dall’esperienza della scuola di don Lorenzo Milaniâ€? con la partecipazione di Fulvio De Giorgi, docente di storia della pedagogia e dell’educazione presso l’UniversitĂ di Modena e Reggio Emilia. L’incontro sarĂ introdotto dalla proiezione del documentario
ÂŽ ‹•‘”‰‹Â?‡Â?–‘ ƒ ƒŽƒœœ‘Ž‘ “Addio, Barbianaâ€? Un’opera del regista Kleindienst, che ha avuto la capacitĂ di valorizzare riprese e foto dell’epoca, di intervistare i discepoli di don Lorenzo, di collegare il passato al presente per una visione profetica stimolante. Nel documentario parlano gli autori di “Lettera a una professoressaâ€?. L’incontro è in programma presso la sede dell’associazione in piazza Torre Romana a Coccaglio.
A cura della Fondazione Cicogna Rampana di Palazzolo, a conclusione delle celebrazioni del 150° anniversario del’UnitĂ d’Italia, verrĂ allestita la mostra “Il Risorgimento di Giovanni Battista Rampana. Patriota garibaldino palazzolese (1841-1911)â€?, con l’esposizione di acquerelli, opere pittoriche e documenti dell’artista palazzolese. L’inaugurazione della mostra è per sabato 18 febbraio alle ore 16.30 presso le sale del Palazzo Damioli Cicogna, in via Garibaldi,
24 sede della Fondazione e rimarrĂ aperta ďŹ no al 18 marzo. Molte le iniziative messe a corollario della mostra allestita nelle sale espositive recentemente rimesse a nuovo. Si va da appuntamenti musicali nati dalla collaborazione tra la stessa Fondazione CicognaRampana e realtĂ palazzolesi impegnate nel campo musicale come il corpo musicale “CittĂ di Palazzoloâ€? e l’associazione Amici della musica. In calendario anche incontri e conferenze.
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/¡LGHD ILVVD GHO SRVWR FKH QRQ F¡q Nelle prime settimane di vita del governo Monti qualcuno si rallegrò del fatto che in televisione fossero ďŹ nite le sďŹ late dei soliti politici che riempivano il video di facce piĂš o meno truccate e l’audio di parole piĂš o meno banali. La vacanza è durata troppo poco. Ha incominciato il presidente del Consiglio Monti a fare il giro delle sette chiese, è entrato dalla porta (a porta), poi è passato dalle ďŹ nestre di “Che tempo che faâ€?, di “Matrixâ€? e dei telegiornali ďŹ no all’esaurimento delle scorte. Secondo i pettegolezzi, dietro le quinte lo stesso Monti avrebbe invitato i ministri ad andare in tv a spiegare quello che il governo sta facendo per salvare l’Italia. E anche i ministri tecnici hanno invaso il video. Prodighi di parole. E di gaffe. Monti in testa. Ha fatto rumore nell’opinione pubblica il fuoco di ďŹ la sulla questione del posto di lavoro ďŹ sso. Anche in questo caso ha esordito Monti esclamando: “Che monotonia un posto ďŹ sso per tutta la vita!â€?. Una goduria per chi è senza lavoro. Il ministro del Lavoro, Elsa
Fornero, ha tranquillizzato tutti i precari cosĂŹ: “Il posto ďŹ sso è un’illusioneâ€?. Il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, ha spalleggiato la collega ricordando che gli italiani sono “fermi come struttura mentale al posto ďŹ sso, nella stessa cittĂ e magari accanto a mamma e papĂ â€?. Su tutti è svettato inďŹ ne il sottosegretario al Lavoro, Michel Martone, che ha catalogato con una parolaccia chi si laurea dopo i 28 anni.
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(Per non caricare di eccessive responsabilitĂ , senza assolverlo, il suddetto Martone, bisogna dire che in tv, alla radio, nel linguaggio corrente passano ben altre volgaritĂ anche sulla bocca di ministri o ex-ministri). Morale della favola: il passaggio del governo dalle mani dei politici a quelle tecnici ha cambiato alcune abitudini (non troppe), ma non ha modiďŹ cato lo stile del voler dire qualcosa a tutti i costi. Si può obiettare che è un dovere del governo
informare i cittadini su quanto sta facendo. Il problema riguarda la qualitĂ della informazione che viene data. Restiamo sul terreno del posto ďŹ sso e dei cosiddetti bamboccioni. Ăˆ difďŹ cile e inutile negare l’esistenza del problema, ma ci sono molti, troppi, giovani che faticano a trovare un lavoro purchessia (e sanno bene che il posto ďŹ sso è un sogno) e ci sono giovani che effettivamente vogliono invecchiare all’ombra dei genitori. Non credo che i secondi siano piĂš dei primi.
Sulla stessa lunghezza d’onda bisogna ricordare al signor Martone che laurearsi dopo i 28 anni è da bamboccioni se si vive in una famiglia benestante, ma è da secchioni se si lavora. Il pericolo è la sempliďŹ cazione. La riduzione di problemi difďŹ cili a battute facili. Il rischio è che questo atteggiamento diventi un esempio per tutte le discussioni. Da bar. In ogni caso la fonte ispiratrice di tale andazzo è certamente la tv. Con una sana monotonia, torno a citare il McLuhan classico, quello che diceva che il mezzo è il messaggio. La tv non è fatta per riettere in profonditĂ , è fatta su misura per dare notizie e non informazioni, nozioni e non saperi. I dibattiti di ogni genere sono la fotocopia delle discussioni sportive che si fanno nelle osterie, dove tutti si urlano addosso in nome della propria veritĂ . Non è colpa della tv essere quello che è. Sono ingenui quelli che, abbagliati dalla visibilitĂ che procura e dalla leggerezza che diffonde, pensano di manipolarla a proprio uso e consumo. E ďŹ niscono alla ďŹ era delle vanitĂ .
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Pisogne non aspetta l’estate con la classica girandola di manifestazioni per proporre arte e cultura: con coraggio e attenzione al passato, in questo periodo propone “Impressioni d’invernoâ€?: una rassegna di concerti d’organo che si tengono sull’organo Serassi nella chiesa di S. Maria Assunta e all’interno della chiesa di S. Maria della neve con un organo portativo. La manifestazione è stata ideata dall’assessorato alla Cultura e vuole collegare idealmente i generi
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musicali per cui la bella cittadina lacustre va famosa: musica per archi e arte liutaia, musica per organo e arte organara. Nel territorio di Pisogne ci sono quattri organi di grande valore storico-artistico: il Serassi del 1852; un Antegnati di fine ‘500, che ha sede nella controcantoria di S. Maria Assunta, incompleto e da ristrutturare, ma autentico nelle parti restanti. Un Tonoli e Fraine, considerato uno dei meglio conservati, dopo il restauro del 2007 a cura della
bottega organara di Gianluca Chiminelli, un Perolini a Grignaghe, uno Sgritta a Toline e un organo di buona fattura a Gratacasolo. Nasce questo incontro invernale che si basa su tre concerti (il primo è stato fatto lo scorso fine settimana). Il secondo concerto, sul Serassi, è venerdÏ 17 febbraio alle 20.30 con il giovane Sacchetti; mentre sabato 3 marzo la chiesa di S. Maria della neve ospiterà l’ensemble di cui fa parte Riccardo Favero che suonerà sull’organo portativo.
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on Marco Domenighini, è a Caino dal luglio 2010. L’abbiamo incontrato in questi giorni mentre la comunità si prepara a vivere la Quaresima. Caino è una parrocchia piccola, ma viva e don Marco sta costruendo un percorso con i genitori che si basa sul dialogo. In questi mesi con i ragazzi del Cag sta affrontando un percorso su Facebook e sul rapporto con i media che si chiuderà venerdÏ 24 con un confronto unitario tra generazioni. Sempre sul versante della comunicazione è in costruzione la Sala della comunità anche se ancora molto resta da fare. Don Marco ci accoglie con una sorpresa: sulla porta d’ingresso spicca un fiocco rosa. Cosa c’è da festeggiare? 'urante una missione in Albania durata otto anni, strinsi un rapporto di paterna amicizia con un ragazzo, un exseminarista che poco tempo fa mi contattò per chiedermi aiuto. Stava vivendo una difficile situazione in patria, dalla quale avrebbe potuto scampare solo fuggendo. Fu cosÏ che feci il possibile per facilitare l’ingresso in Italia, suo e della compagna. Si unirono con rito religioso e attualmente sono ospiti nella mia casa. Proprio la scorsa notte il ragazzo è diventato padre di una bellissima bambina. La parrocchia è stata sorprendentemente solidale con loro e ha collaborato in modo discre-
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Caino è una piccola realtĂ alla quale importa tenersi legata a opere di beneficenza. Le persone del paese offrono in modo non chiassoso il proprio aiuto, sia nell’ambito delle iniziative promosse dalla Caritas, sia in quello dell’iniziativa “SuperCentâ€?. Per quanto riguarda quest’ultima, si tratta di una raccolta fondi destinata alle famiglie in difficoltĂ residenti all’interno della diocesi. La crisi ha messo in ginocchio diversi nuclei, ai quali si intende prestare soccorso cercando di far fronte alle diverse spese concernenti salute, cibo, affitto e utenze domestiche. Una sensibilitĂ che si esprime in
modo discreto ed esercita la sua efficacia tramite la cooperazione... Esattamente. La cooperazione è un fattore essenziale e indispensabile al fine di far fruttare la carità . Ho particolarmente a cuore la questione del confronto, tant’è che di frequente invito a riunirsi nella mia casa per una cena giovani interessati ad affrontare in compagnia temi appositamente prestabiliti. La domenica pomeriggio accolgo i genitori dei ragazzi della parrocchia con l’obiettivo di approfondire le questioni che ci stanno piÚ a cuore.
´8VFLUH LQVLHPH GDOOD FULVLÂľ “Uscire insieme dalla crisiâ€? si può, secondo il Comune e la parrocchia di Castegnato che, dopo l’avvio del progetto circa un anno fa, ha deciso di rilanciare l’iniziativa, ďŹ nalizzata ad aiutare singoli e famiglie in situazione di disagio e difďŹ coltĂ economiche. “Il progetto – spiegano i promotori – avrebbe dovuto concludersi entro la ďŹ ne dell’anno scorso, ma le criticitĂ dei vari casi, ci hanno portato a prorogarlo e valorizzarlo attraverso la
collaborazione di una ventina di associazioni e secondo quell’idea altruista che vede solidalmente impegnati cittadini e famiglie, consumatori e imprese, istituzioni pubbliche e private�. Due le tipologie d’intervento che s’intendono applicare. Una riguarda il centro d’ascolto ‘Porta Aperta’ “che – come hanno evidenziato i gestori dei fondi – ha portato alla raccolta di quasi 27mila euro destinati all’aiuto economico effettivo (ad esempio
mediante il pagamento di bollette) di ben 53 nuclei famigliariâ€?. L’altra interessa la Dispensa alimentare gestita dalla Caritas, che ogni sabato mattina distribuisce alimenti nella sede di via San Martino a una cinquantina di nuclei famigliari “dei quali oltre il 20% è castegnatese da decenniâ€?. Per ďŹ nanziare il progetto è stato aperto anche il conto IT62B0869254240007000703474 presso la ďŹ lale di Castegnato del Credito cooperativo di Brescia.
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‹Ž ”‡•…‹ƒ Â? …‘”•‘ ’‡” ˆ‘”Â?ƒ”‡ ‹ ˜‘Ž‘Â?–ƒ”‹ Il 3 e il 4 marzo 2012 l’Ail di Brescia (Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma) organizza il primo corso di formazione per i volontari. L’Associazione cerca persone che desiderano offrire supporto e assistenza ai malati e ai loro familiari oppure partecipare alle campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi per la ricerca. Non è necessario avere grande disponibilitĂ di tempo o
speciďŹ che competenze. Per informazioni e iscrizioni telefonare il mattino al numero 0303456057 oppure scrivere a info@ailbrescia.it. Ail Brescia opera autonomamente nella provincia di Brescia promuovendo la ricerca scientiďŹ ca, migliorando i servizi e l’assistenza socio sanitaria dei malati ematologici e delle loro famiglie, privilegiando il volontariato senza ďŹ ni di lucro. Il progetto prioritario è la
costituzione di un reparto ematologico sia per gli adulti che per i bambini. Inoltre attraverso la raccolta fondi il 6 novembre 2004 è stata inaugurata la “Casa arcobalenoâ€? che ospita gratuitamente i malati e i loro familiari. Nel corso del 2005 attraverso il progetto denominato “Scuola e solidarietĂ â€? si è contribuito a portare i preziosi ideali del volontariato nelle scuole sensibilizzando gli studenti. Per
raggiungere i propri scopi l’Ail svolge: opere di sensibilizzazione e informazione nell’opinione pubblica; raccolta fondi destinati alla ricerca scientiďŹ ca; assiste i malati ematologici e i loro famigliari tramite l’ospitalitĂ gratuita. La sezione bresciana partecipa anche a manifestazioni nazionali e organizza appuntamenti provinciali che coinvolgono decine di volontari nelle piazze e nei centri commerciali.
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’appuntamento alle 18 dei prossimi cinque giovedĂŹ nel Caffè letterario di Buonissimo, in corso Mameli 23 in cittĂ , promosso dall’Associazione Arnaldo da Brescia con il patrocinio del Comune e della Circoscrizione Centro, è improntato alla brescianitĂ , con il ciclo di incontri “Autori brescianiâ€?. Verranno presentate cinque storie di autori che, anche se non tutti sono originari del Bresciano, hanno assorbito i valori e hanno fatto propri i valori bresciani. “La sensibilitĂ e i valori di partecipazione alla comunitĂ bresciana espressi dagli autori caratterizzano la serie degli incontri – hanno detto la presidente del Consiglio comunale cittadino Simona Bordonali e il presidente della Circoscrizione Centro Flavio Bonardi – in cui vengono narrate vicende che si intrecciano con la storia della nostra cittĂ e che fanno riflettere sulla stessaâ€?. “Non si parlerĂ della Storia, quella con la “Sâ€? maiuscola – ha detto la presidente dell’associazione Arnaldo da
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la grande passione di fare il carabiniere, desiderio che realizzò a Brescia, vivendone le vicende per quasi 40 anni, dal 1947 al 1985. L’8 marzo Sandro Baldoni, intervistato da Raffaella Mora, presenta “Segni e parole. Una vita, una storiaâ€?, un libro caratterizzato dall’accostamento tra opere pittoriche e poesie che scaturiscono dalle opere stesse. Le trasposizioni dalla tela alla poesia attraversano tutti i sentimenti e le emozioni dell’uomo. Ultimo appuntamento il 15 marzo, dove Beatrice Orini, con “Un milione di scaleâ€?, parla con delicatezza e commozione di una famiglia in cui la nonna si ammala di Alzheimer. SarĂ anche occasione, con il neurologo Giuliano Binetti e con il coordinamento di Anna Della Moretta, per fare il punto sulla ricerca e sulle strategie di recupero dei malati.
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/LQJXDJJL H RSHUH FKH IDQQR FRPXQLWj Un mix di interventi e di musica. VenerdĂŹ 17 febbraio alle ore 20.30 l’oratorio dei Padri della Pace ospita il convegno interassociativo dal tema “Linguaggi e opere che comunicano e fanno comunitĂ â€?. Se il luogo e il territorio sono gli ambiti attraverso i quali una societĂ si rigenera alla ricerca di identitĂ reali e sfide consapevoli, l’arte diviene il modo piĂš antico per raggiungere questo obiettivo di presenza visibile dei significati. Cultura e arte sono entitĂ che identificano una comunitĂ , ma possono esserne anche il vero presupposto generativo. Dichiarata la libertĂ dell’arte nel suo manifestarsi, la serata raccoglie dunque, in maniera non esaustiva, le esperienze generative di personaggi e realtĂ che hanno creduto, nella provincia di Brescia, nel valore unico dell’arte nelle comunitĂ : l’arte figurativa e le sue espressioni aggregative costituiscono attrazione negli spazi sul territorio e sperimentazione e apertura attraverso le nuove tecnologie e i social network; l’arte del racconto, nella sua forma piĂš naturale: il racconto nella tradizione orale e attraverso le immagini è sempre stato cuore di aggregazione e storia di piccole e grandi comunitĂ (si pensi ai villaggi, alle corti), punto di raccolta e di rinnovamento; il viaggio dell’arte attraverso la musica e le sue espressioni culturali piĂš emozionanti; l’arte itinerante del teatro e il suo fascino di letteratura e tradizione. Il programma della serata prevede un video di apertura. Fabio Paris (direttore FabioParis ArtGallery) parla di “Arte figurativa
e comunitĂ tecnologicheâ€?; “L’arte del raccontoâ€? attraverso le parole di Anton Gionata Ferrari (illustratore) e Cosetta Zanotti (autore e giornalista); “Musica sempreâ€? con Emanuele Beschi (docente presso il Conservatorio Verdi di Milano) e Guido Peli (direttore artistico Jazz on live); “Il fascino discreto del teatroâ€? con Paolo Peli (produttore teatrale) e Giacomo Andrico (scenografo).
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sarĂ presentato il progetto “Scelte di stileâ€?, un percorso educativo voluto dall’assessorato alla Famiglia, alla persona e ai servizi sociali del Comune di Brescia di prevenzione all’utilizzo delle sostanze stupefacenti e finanziato con il Fondo nazionale lotta alla droga (L.45/99). Il progetto è volto a proporre ai ragazzi, mediante attivitĂ sportive e occasioni di incontro e aggregazione, la riflessione
sul riconoscimento dei propri limiti, il rispetto delle regole e un approccio piĂš consapevole alle scelte quotidiane da compiere, creando un atteggiamento di vita volto allo “stare beneâ€?, declinato in tutte le sue forme: alimentazione, assunzione di sostanze, utilizzo delle nuove tecnologie, socialitĂ , etc. Il progetto si avvarrĂ della collaborazione della Cooperativa sociale Il Calabrone per quanto concerne la parte formativa e
scientifica e dell’Associazione Free per l’intervento in ambito sportivo. Nel corso della serata, organizzata dal Comune di Brescia e dall’Ufficio oratori, giovedÏ 16 febbraio alle 20.30 presso la Casa di formazione Bruno Foresti in via Giovanni Asti intervengono l’assessore alla famiglia, alla persona e ai servizi sociali Giorgio Maione, don Marco Mori e Massimo Ruggeri, sociologo della Cooperativa Il Calabrone.
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ancava e adesso c’è. Anche Brescia può d’ora in poi fregiarsi di un proprio marchio editoriale universitario. Ăˆ il frutto dell’accordo firmato da Sergio Pecorelli, rettore dell’UniversitĂ degli studi e da Luciano Silveri, presidente dell’Editrice La Scuola. Con “Brixia University Pressâ€? due protagonisti della vita culturale del territorio si trovano a collaborare per progetti editoriali di qualitĂ . EntitĂ dai numeri importanti. Da un lato l’UniversitĂ degli studi, che celebra anche con questo accordo i suoi primi 30 anni di vita, conta circa 15mila studenti iscritti ai corsi e ha permesso a quasi 32mila persone di laurearsi dal 1982 a oggi. Dall’altro l’Editrice La Scuola, con la produzione di testi scolastici (il 4% del mercato nazionale), di riviste professionali e di una collezione di volumi di “varia culturaâ€?, composta da circa 2.000 titoli suddivisi in collane che affrontano temi di pedagogia, didattica, filosofia, psicologia, cultura religiosa e libri per bambini e ragazzi. “Nelle piĂš importanti cittĂ universitarie – spiega Pecorelli – esiste una University Press. Da questa partnership, per ora quadriennale, trarranno beneficio sia gli autori che i lettori. Soprattutto gli studenti quindi, ma non solo. CosĂŹ come avviene per i maggiori istituti mondiali, anche noi
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Solo cosĂŹ potremo diventare sempre piĂš competitivi sul piano nazionale e internazionaleâ€?. La tradizione delle ‘university press’ è anglosassone e risale addirittura al XV secolo, grazie all’introduzione nella stampa dei caratteri mobili. “Occorre avere ‘sapere’ da diffondere – commenta Silveri – e possedere strumenti idonei per trasmettere il sapere in modo efficace. L’Editrice La Scuola porta in dono una esperienza nel settore maturata in oltre 100 anni di attivitĂ . Grazie ai nostri mezzi e alle capacitĂ sviluppate nel campo della creazione di prodotti editoriali di successo l’UniversitĂ riuscirĂ a raggiungere in modo ancora piĂš capillare tutti gli utenti interessati ai suoi lavori. Offriremo una serie di servizi quali l’edizione, la stampa, la distribuzione, la promozione e l’editing di opere cartacee con eventuali integrazioni anche on-lineâ€?. Due comitati, uno scientifico e l’altro tecnico presieduti da Pier Franco Spano, esamineranno e svilupperanno i contenuti dei progetti presentati da docenti e strutture didattiche e garantiranno l’eccellenza delle pubblicazioni. “Occorre conoscere per sapere – afferma Spano – e sapere per saper fare. Ma è necessario anche ‘far sapere’, arrivando non soltanto agli studenti ma a tutte le persone interessate a conoscere quel che si produceâ€?.
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‘Â?—Â?‡ —‘˜ƒ ˜‹ƒ„‹Ž‹–Â? ‹Â? ’‹ƒœœƒ ‘‰‰‹ƒ ‡ ‹Â? ’‹ƒœœƒ ‹––‘”‹ƒ Dal 20 febbraio cambia la viabilitĂ in piazza Loggia e in piazza Vittoria. Il Comune, che durante questo mandato ha modiďŹ cato piĂš volte gli interventi, “ritiene che tale percorso di riduzione progressiva degli accessi veicolari in centro storico porterĂ beneďŹ ci al medesimo e consentirĂ una fruizione maggiore e di qualitĂ delle bellezze che il centro cittadino offreâ€?. Per quanto concerne piazza Loggia, la nuova
disciplina prevede le seguenti misure: la pedonalizzazione della piazza fatta eccezione per le corsie nord ed est in cui il transito sarà consentito esclusivamente a bus e taxi, Forze dell’Ordine, Servizio 118 e veicoli che espongono il contrassegno invalidi. Saranno anche messi due nuovi portali d’accesso e controllo ztl h/24 collocati rispettivamente in largo Formentone a presidio del varco d’accesso in piazza
della Loggia e in corsetto S. Agata per consentire il transito solo ai veicoli dei residenti e autorizzati all’accesso in ztl. Il portale rileverĂ ogni passaggio e consentirĂ l’accesso solo ai veicoli sopra speciďŹ cati; ogni passaggio di altro veicolo sarĂ sanzionato. Per i veicoli commerciali viene introdotta una ďŹ nestra oraria di accesso in piazza della Loggia e in corsetto S. Agata, dalle ore 6.30 alle ore 10 (ore 10.15 ultima
uscita) e vengono individuate delle aree riservate per il carico/ scarico in largo Formentone Per quanto concerne piazza della Vittoria/via IV Novembre, la nuova disciplina prevede di regolamentare a ztl tutto il giorno piazza Vittoria, consentendo ai veicoli non abilitati all’accesso in ztl unicamente l’accesso al parcheggio interrato della piazza o l’accesso (con svolta a sinistra, arrivando da via Gramsci) in via IV Novembre.
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irca una ventina d’anni fa, don Fabio Rosini, allora giovane curato di una parrocchia romana, diede avvio a un’innovativa forma di catechesi. Abituato a tenere corsi formativi, don Fabio venne interpellato dal suo parroco affinchĂŠ si potesse dare una valida alternativa formativa agli adolescenti che non desideravano prendere parte ad alcuna delle proposte giĂ in essere. L’iniziativa “I Dieci Comandamentiâ€? nacque proprio grazie al lavoro sinergico di don Rosini e degli adolescenti della sua parrocchia; avviata come catechesi indirizzata a loro, I “Dieci Comandamentiâ€?, tuttavia, incontrò ben presto il favore di giovani e adulti tanto che la maggioranza di coloro che iniziarono a prendervi parte, negli anni a venire, aveva un’etĂ compresa tra i 30 e i 50 anni. Oggi, a molti anni di distanza, questo tipo di catechesi si è diffusa ormai a macchia d’olio, complice la soddisfazione di coloro che vi prendono par-
te e il relativo passaparola: molte le realtĂ che hanno scelto di ospitarla, in particolare in Italia meridionale e centrale. Dall’incontro quasi casuale di don Tino Decca con fra Marco Ferrario, l’idea di portare “I Dieci Comandamentiâ€? anche a Brescia. L’esperienza formativa prende il via domenica 26 febbraio alle 20.30 organizzata e ospitata dalla parrocchia cittadina delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, per tenere fede al desiderio del fondatore don Rosini
che la sua catechesi si tenga principalmente all’interno delle comunitĂ parrocchiali. Ogni incontro, della durata di un’ora circa, sarĂ organizzato secondo una scaletta ben precisa, che prevede una breve preghiera introduttiva, il riepilogo di quanto affrontato nell’incontro precedente e lo sviluppo vero e proprio della tematica proposta. L’esperienza de “I Dieci Comandamentiâ€?, che avrĂ cadenza settimanale, sarĂ aperta a tutti coloro che desidereranno prendervi parte e in
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che ci ha portato sin qui – ha dichiarato il sindaco Elena Zanola in apertura dell’evento – darĂ modo di mappare il territorio e i dati saranno poi considerati nell’ambito della stesura del prossimo Pgt comunaleâ€?. Grande soddisfazione è stata espressa anche da Gianluigi Rosa, presidente del Comitato vighizzolese, per il quale “le nostre battaglie a difesa del territorio trovano ora un valido aiuto che tutti i cittadini dovranno e potranno sfruttareâ€?. Ma in cosa consiste?
Chiunque, collegandosi al sito www.q-cumber.org e dopo apposita registrazione, potrĂ diventare una sorta di sentinella dell’ambiente segnalando ogni aspetto che, a suo parere, crea un danno ambientale e di salute. â€œĂˆ chiaro – ha spiegato Magro – che se in una zona ci troveremo tanti “postâ€?, cioè tante indicazioni concordanti, signiďŹ ca che quel territorio qualche problema l’ha e, dunque, gli enti preposti non potranno far ďŹ nta di nulla. Ecco l’importanza dei numeri
e delle segnalazioniâ€?. Il sistema sfrutta la piattaforma Google Maps che consente di “fotografareâ€? il territorio a livello planetario. Per coloro che non avessero dimestichezza con internet, sarĂ presto attivato un numero verde da chiamare per qualunque indicazione a livello ambientale. “Non sarĂ uno strumento contro nessuno – ha tenuto a precisare Magro – ma semmai per la comunitĂ e per la difesa del territorio in cui essa vive, aperto al contributo di tuttiâ€?. (f.m.)
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n percorso che intende creare alleanza educativa tra famiglia, oratorio e scuola. Un percorso con varie tappe, la prima delle quali con il teatro. Dunque il mondo liquido dei ragazzi ad “Educ-arteâ€?, quando la scuola va a teatro, per il terzo anno di seguito, grazie alla disponibilitĂ della parrocchia e del gruppo teatrale “Cara‌ mellaâ€?. CosĂŹ venerdĂŹ 24 febbraio, alle ore 10, nel cinema teatro Pio XI va in scena “Binge drinkingâ€? della compagnia Teatro Buratto di Milano, con la regia di Renata Coluccini. L’iniziativa si inserisce in un ciclo di spettacoli studiato apposta per la fascia di etĂ dei ragazzi dai 15 anni in su, studenti delle scuole superiori del circondario, toccati in precedenti appuntamenti il tema del bullismo e della memoria storica. Lo spettacolo “Binge drinking: il mondo liquidoâ€? viene sottolineato come occasione di riflessione, accompagnato la sera, alle 20.30, sempre nel teatro Pio XI, da una tavola rotonda per giovani, genitori, insegnanti e addetti ai lavori. “Binge drinkingâ€? infatti affronta il tema dell’alcolismo giovanile, con quelle abbuffate di cinque o piĂš bevande, dalla birra in su, tracannate allo scopo di arrivare alla sbronza totale e alla perdita di controllo. Un mondo liquido dunque, come
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no attesi come relatori Mariangela Abrami, responsabile del servizio di Alcologia di Leno; Giorgio Cerizza responsabile della riabilitazione alcologica dell’ospedale Santa Marta di Rivolta d’Adda; Nicola Caraffini comandante della polizia locale di Bagnolo; Matteo Paoletti giovane “consumatore socialeâ€?. CoordinerĂ gli interventi Massimo Serra, formatore della cooperativa Tornasole. Gli appuntamenti di venerdĂŹ 24 febbraio segnano la prima tappa di una serie di incontri, tra febbraio e marzo, promossi dalla parrocchia insieme ad alcune realtĂ educative e formative di Bagnolo, riferiti come si diceva all’alleanza educativa. LunedĂŹ 27 febbraio, perciò, alle 20.30 nella sala della comunitĂ , il teatro Pio XI, si parlerĂ di “La visione cristiana della persona oggiâ€?: relatore don Mauro Inzoli. Il lunedĂŹ successivo, il 5 marzo, il prof. Giuseppe Mari dell’UniversitĂ cattolica affronterĂ il tema â€?La responsabilitĂ dell’educatore nel trasmettere ragioni di vita e di speranzaâ€?. Quindi, il 13 marzo, appuntamento con il dott. Piero Lombardo e “La sfida educativa e il messaggio cristiano: spunti educativi per le varie fasce d’etĂ â€?. ChiuderĂ il percorso il dott. Massimo Serra, il 19 marzo, con un incontro su “Ti voglio bene, ma non te lo so dire: la comunicazione nella relazione educativaâ€?.
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Sicuramente la comunitĂ si è divisa, ma il Parroco in comunione con i sacerdoti, il consiglio pastorale parrocchiale e il consiglio degli affari economici ha deciso che il Tiepolo rimarrĂ nella chiesa parrocchiale e non verrĂ prestato alla mostra di Villa Manin di Passariano di Udine. Le due tele, che hanno beneďŹ ciato di quattro restauri in soli 60 anni, sono comunque in discrete condizioni conservative: le
A febbraio con il Cai. Il 19 febbraio è in programma un’uscita alla Transvaltrompia: da Gardone Val Trompia a Brozzo. Si parte a Manerbio, alle ore 8 in piazza Falcone. Il coordinatore è Fabrizio Bonera. Si tratta di un itinerario di mezza costa che, partendo da Gardone Val Trompia s’inoltra lontano dal trafďŹ co delle strade statali percorrendo sentieri verso Dazze, Val Vandeno, Brozzo. Domenica 26 febbraio, invece, la meta è “Il sentiero Giacomo Cis
tele bene tese sui telai lignei di supporto e la tela di rifodero è ancora ben solidale con la tela di supporto originale. I dipinti prima di essere asportati, avrebbero dovuto subire un restauro: la Soprintendenza aveva preventivato una spesa di circa 95mila euro; ecco allora che era stata avanzata l’ipotesi di restaurare solo la tela “Il sacriďŹ cio di Melchisedecâ€? (35 mila euro) che risultava piĂš danneggiata.
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lungo l’antica strada del Ponale (Riva del Garda)â€?. Partenza da Manerbio alle 7.30 in piazza Falcone. Il coordinatore è Angelo Zanolini. Iscrizioni in sede entro il 24 febbraio. La vecchia strada del Ponale un tempo congiungeva il lago di Garda con la Valle di Ledro prima della costruzione della nuova strada. Ăˆ frequentata da camminatori e biker. Il sentiero prende il nome dall’ideatore e ďŹ nanziatore dell’antica strada “Giacomo Cisâ€?. (f.pio)
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alla fine di gennaio il campanile di Verolavecchia ha ritrovato una nuova vita al termine di un’opera di restauro voluta dalla parrocchia e durata circa sei mesi. Sulla base di un progetto steso dall’architetto Davide Ferrari, il restauro ha comportato una revisione totale della struttura. Dopo una fase di analisi finalizzata a indirizzare la scelta dei prodotti da impiegare nelle varie fasi di lavorazione, essendo la struttura costituita da materiali non convenzionalmente oggetto di restauro conservativo, l’opera di riqualificazione e tutela si è articolata in tre fasi distinte. Nel corso della prima, grazie all’ausilio di appositi detergenti, si è provveduto alla pulitura accurata delle superfici per rimuovere incrostazioni e disinfestazioni cosÏ come al consolidamento delle parti disgregate e al recupero delle porzioni ormai lesionate. Inoltre è stata effettuata la tinteggiatura della torre con colori simili agli originari cosÏ come sono stati desunti dalle stratigrafie rilevate. Parallelamente, si è intervenuti per risolvere il problema legato alla massiccia presenza di volatili attraverso l’istallazione di dispositivi elettrostatici secondo i piÚ moderni ritrovati tecnologici, e quella di dissuasori e adeguate reti, la chiusura di pertugi e finestrelle che solcavano
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sionati; esternamente la balconata in pietra è stata rifatta, e si è effettuato il consolidamento del parapetto metallico con il posizionamento di alcuni punti luce per agevolare le normali attivitĂ manutentive. A completamento del restauro, sono state eseguite la sistemazione dell’orologio e la pulizia del castello campanario. Il campanile sorse a fianco della chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo, edificata nella seconda metĂ del ‘700, accanto alla chiesa parrocchiale (edificata nella seconda metĂ del ‘900 su parte di un precedente edificio sacro). La conservazione dell’edificio e della torre ha scandito l’attivitĂ pastorale del parroco don Pierino Boselli.
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/D VWUDGD ORQJD GHOO¡DJULFROWXUD Garibaldi, protagonista di epiche vicende, a Caprera si dedicò al suo gregge; Giuseppe Verdi, che si deďŹ niva agricoltore e musicista, investĂŹ in poderi agricoli. Sono esempi di persone che avevano in considerazione l’agricoltura. Un sentimento, l’amore per la natura e la vita nei campi, duro a essere sostituito dalla modernitĂ come dimostra Innocenzo Gorlani, autore del libro “La strada longaâ€?, edito
da Fondazione civiltĂ bresciana. La sezione dell’Ucid Bassa Bresciana ha dedicato la riunione dei soci all’opera di Gorlani che “offre pagine pregnanti di vita in simbiosi con la vita dei campi, davvero da antologiaâ€?. Lo sostiene mons. Antonio Fappani, che ha creato e anima la Fondazione civiltĂ bresciana, invitato alla riunione dal presidente Ucid, Giuseppe Pozzi; “Qui c’è la saga di quelle famiglie patriar-
cali radicate nel Bresciano e di quelle che pur arrivate da altre zone hanno creato una vera rivoluzione agraria riscattando terre e sperimentando metodi mettendo tutto quanto avevano di intelligenza, passione e soldi�. Con Fappani è intervenuto Dezio Paoletti, che con il compianto Vittorio Sora si era impegnato a recuperare e valorizzare arte, storia e cultura della pianura tra Oglio, Mella e Chiese.
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eliminare i cassonetti, in realtĂ , era giĂ iniziata con la precedente amministrazione che aveva attuato la raccolta differenziata per plastica, vetro, carta e alluminio. Gradualmente si sono aggiunte le raccolte anche della parte “umidaâ€?, tre volte a settimana e quella dell’indifferenziato, una volta alla settimana. Inoltre sono stati installati alcuni “green boxâ€? per la raccolta dei residui “verdiâ€?. GiĂ alla ďŹ ne di ottobre i risultati parlavano chiaro: 71% di differenziata. Una
percentuale da record che ha fatto balzare Prevalle in vetta alle classiďŹ che dei Comuni lombardi virtuosi in tema di “ricicloâ€? e fra i primi a livello nazionale. La scelta del Comune è stata presa aderendo a un progetto internazionale proposto dall’associazione “Zero Wasteâ€?, partecipato da una cinquantina di Comuni italiani, da paesi e cittĂ in Europa e nel mondo, che punta a raggiungere la totalitĂ di differenziazione dei riďŹ uti. La “Zero Waste Allianceâ€? provvede ad
assistere le industrie del settore, enti, associazioni e organizzazioni per far conoscere e implementare modelli, prodotti e pratiche che contribuiscano a rendere piĂš sostenibile il futuro attraverso la riduzione e l’eliminazione di riďŹ uti e inquinanti. C’è anche un’apposita sezione “Raccolta differenziata porta a portaâ€? istituita all’interno del sito istituzionale www.comune. prevalle.bs.it. L’obiettivo è quello di superarsi e di raggiungere a breve l’80% di differenziata.
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icurezza: un capitolo tra i piĂš delicati sul quale la “Regione del Gardaâ€? procede, anche nel 2012, in modo unitario. A Venezia, nella sede della Direzione marittima, alla presenza dell’ammiraglio Tiberio Piattelli e del capitano di fregata Massimo Maiolo, dei dirigenti della Regione Lombardia, del Veneto e della Provincia autonoma di Trento, il neo presidente della ComunitĂ del Garda, Giorgio Passionelli, ha presentato il progetto “Sicurezza Lago di Gardaâ€? e la relativa convenzione per la presenza, che continua da quasi tre lustri, della Guardia costiera sulle acque benacensi. Ai presenti sono stati illustrati il resoconto operativo dello scorso anno e il nuovo mezzo fuoristrada, adibito a ufficio mobile e in grado di agevolare il soccorso anche a terra, di recente acquisizione. “I dati degli interventi – ha spiegato Marco Ravanelli, comandante del nucleo del Garda – parlano di 1.289 persone soccorse, 76 imbarcazioni soccorse o recuperate, 33 servizi congiunti, otto incagli, un affondamento, due collisioni, 11 decessi, sei ricerche complesse, sette feriti, 116 interventi complessivi,
ƒ”…‘ ƒ˜ƒÂ?‡ŽŽ‹ǥ …‘Â?ƒÂ?†ƒÂ?–‡ †‡Ž —…Ž‡‘ †‡Ž ÂƒÂ”Â†ÂƒÇŁ Dz †ƒ–‹ †‡‰Ž‹ ‹Â?–‡”˜‡Â?–‹ ’ƒ”ŽƒÂ?‘ †‹ Í™Ç¤ÍšÍ ÍĄ ’‡”•‘Â?‡ •‘……‘”•‡ǥ Í&#x;Íž ‹Â?„ƒ”…ƒœ‹‘Â?‹ •‘……‘”•‡ ‘ Â”Â‡Â…Â—Â’Â‡Â”ÂƒÂ–Â‡ÇĄ ͙͙ ‹Â?–‡”˜‡Â?–‹ …‘Â?Â’ÂŽÂ‡Â•Â•Â‹Â˜Â‹Çł 490 controlli effettuati, 10.987 miglia totali percorse, 188 verbali effettuati che hanno prodotto ammende per circa 65mila euro e 10 segnalazioni all’AutoritĂ giudiziaria per infrazioni di carattere penaleâ€?. L’elevato numero di persone salvate è frutto in gran parte di un’unica operazione di soccorso, che ha visto impegnati per una notte intera tutti i mezzi della Guardia costiera, dei Volontari del Garda e dei Carabinieri di Salò nell’evacuazione di circa 1.000 persone dall’Isola di San Biagio di fronte a Manerba, dove i partecipanti a una festa, per la maggior parte giovani, sono stati sorpresi da un fortunale che ha colpito la zona. Un altro numero importante di persone, 30, di nazionalitĂ tedesca e per la maggior parte anziane, è stato salvato in occasione del recupero di una imbarcazione partita da Riva del Garda e incagliatasi sugli Scogli
dell’Altare, anche questi di fronte a Manerba. Nel 2011 sono sensibilmente aumentate le zone delimitate per la balneazione ed è continuata la campagna di informazione presso le scuole. Nei periodi di Pasqua e di Natale sono stati effettuati controlli sulla filiera della pesca a protezione dei consumatori e sono aumentati i servizi congiunti dove la Guardia costiera su delega delle Prefetture ha fatto da centro di coordinamento per l’ordine pubblico in collaborazione diretta con le Questure. “Tutti gli interventi – ha sottolineato Passionelli – certificano l’importanza di una presenza continuativa della Guardia costiera, del coordinamento tra forze dell’ordine, operatori del volontariato e del servizio di pronto intervento sanitario e portano al potenziamento delle misure di prevenzione e sicurezza per i fruitori delle acque del nostro lagoâ€?.
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3DUROD G¡RUGLQH" 1RQ SHVFDWH SHVFL SLFFROL Ăˆ stato deliberato in consiglio provinciale il nuovo regolamento della pesca sul Garda. Poche ma sensibili le variazioni rispetto al vecchio piano ittico gardesano risalente al 2000. La parola d’ordine potrebbe essere: non pescate pesci piccoli. Il dato piĂš significativo riguarda infatti l’aumento delle misure minime consentite: si pescheranno pesci piĂš grandi, per garantire a un maggior numero di esemplari di raggiungere l’etĂ adulta e di riprodursi in natura. Una decisione dettata dal buon senso dal momento che quasi tutte le specie autoctone sono in forte sofferenza. Per il luccio e per la trota, fario e lacustre, la misura minima pescabile cresce di 10 cm, passando rispettivamente da 40 a 50 cm e da 30 a 40 cm. Ma gli aumenti piĂš significativi riguardano cavedano e persico trota, che non si potranno pescare al di sotto di 30 e di 26 cm. Differenti le norme a tutela dell’ormai rara alborella: resta confermato il divieto assoluto di pesca fino al 2014, ma anche scaduta la moratoria, non si potrĂ catturare in alcuni periodi dell’anno. Confermato il divieto assoluto per il gambero autoctono, mentre nessun vincolo è previsto per i gamberi americani. Il nuovo piano riduce anche i limiti di capi pescabili per giornata: a ‘farne le spese’ la trota, fino a cinque pezzi, il luccio e il carpione, fino a due pezzi. Maggiore tolleranza è prevista per il coregone lavarello, da sei a 10 capi e per il persico reale, fino a 20 capi a giornata. Rilevanti, anche le misure volte a tamponare l’effetto impattante delle attrezzature da pesca: sia che si
tratti di limitazioni all’uso dilettantistico, sia che si parli di strumenti professionali. Un’ultima novità sostanziale riguarda la revisione delle norme di salvaguardia, con l’introduzione di un nuovo comma che consente alla Provincia di istituire il divieto di pesca di una particolare specie ittica, previa verifica periodica dell’andamento della sua popolazione. Si tratta nel complesso di misure conservative.
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—˜‘Ž‡”ƒ ƒ „‡ŽŽ‡œœƒ ”‡•–‹–—‹–ƒ ƒŽŽƒ …‘�—�‹–� A Nuvolera il vescovo Monari ha benedetto domenica 12 febbraio i lavori di restauro all’interno della chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo martire e ha inaugurato la sala pastorale recuperata in un edificio storico adiacente alla chiesa. I lavori di restauro della chiesa hanno permesso il recupero strutturale dell’edificio, la pulizia degli affreschi, il ripristino dell’intonaco e la reintegrazione pittorica delle
pareti affrescate. L’intervento complessivo era iniziato ancora nel 2004 grazie alla caparbietà e alla lungimiranza del parroco don Lucio Salvi. Don Lucio, classe 1936, in precedenza è stato curato a Seniga (1963-1966) e parroco a San Giovanni di Polaveno (1966-1991); dal 1991 è parroco di Nuvolera. Nel suo ministero è coadiuvato dal curato don Ruggero Chesini, mentre la comunità si avvale anche della
preziosa collaborazione delle suore indiane del Piccolo fiore di Betania che prestano in particolare il servizio alla Casa di riposo. Gli interventi sono stati resi possibili grazie all’impegno dei parrocchiani che ora hanno a disposizione una chiesa ancora piÚ bella e una capiente sala riunioni per tutta la comunità . Il restauro è stato possibile grazie alla ditta padovana di restauro e conservazione di opere d’arte Rvr srl.
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‘Ž‘‰Â?‡ Dz —ƒÂ?†‘ ‹Ž ”‹…‹…Ž‘ •‹ ˆƒ ÂƒÂ”Â–Â‡Çł GiĂ il titolo della serata “Quando il riciclo si fa arteâ€? potrebbe, soprattutto in questi tempi, incuriosire. A tenerlo è la docente di graďŹ ca pubblicitaria Maria Chiara Belotti; l’appuntamento è ďŹ ssato nella sala Teosa del Centro pastorale di via Facchetti a Cologne ed è promosso dall’associazione culturale “Il Maestraleâ€? di Palazzolo. La partecipazione è gratuita. Ăˆ ďŹ ssato per mercoledĂŹ 22
febbraio alle 20.30 il primo incontro dell’interessante ciclo “I MercoledĂŹ dell’Arteâ€?: tradizionale rassegna dedicata all’arte promossa annualmente verso l’avvio della bella stagione. Assai curiosa sarĂ questa prima serata d’apertura, in cui verrĂ illustrato dall’esperta relatrice come è possibile recuperare, in maniera creativa, oggetti o materiali comunemente destinati ad essere cestinati. Oltre alla serata del 22 febbraio,
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ƒ•–‡‰Â?ƒ–‘ ‹……‘Žƒ •ƒ”–‘”‹ƒ altre tre date sono giĂ ďŹ ssate in agenda: il 14 marzo, il 18 aprile e il 9 maggio. Tra le proposte correlate alla cultura s’inseriscono anche alcune visite guidate, la prima delle quali, in direzione al Museo della Basilica di Gandino e ad Alzano Lombardo, sarĂ questa domenica 19 febbraio. Per maggiori informazioni sui progetti, è possibile telefonare ai numeri: 0307400719 - 3391003726. (a.s.)
L’Assessorato alla cultura e l’associazione Famiglie Dipingi la Pace di Castegnato hanno organizzato un corso di piccola sartoria. L’iniziativa prevede un corso di cinque lezioni da marzo ad aprile; le iscrizioni sono aperte ďŹ no ad esaurimento dei posti, al costo di 20 euro. Si svolgerĂ nei locali del Centro sociale in via Agostino Gallo dalle 20 alle 22. Tutto il ricavato contribuirĂ a ďŹ nanziare i progetti di solidarietĂ â€?. Per informazioni, 0303539522 e 0303539556.
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’impianto a biomasse annunciato a Rodengo Saiano non trova tutti d’accordo. Dietro il nuovo utilizzo degli scarti di alberi, attraverso un impianto a biomasse legnose, c’è la sinergia fra Linea Energia – societĂ del gruppo Lgh, di cui fa parte anche Cogeme – e Paradello Ambiente, ramo dell’omonimo gruppo di Rodengo Saiano. Nel presentare l’impianto, l’amministratore di Paradello Ambiente, Ezio Piva aveva dichiarato: “Chiudiamo il ciclo del verde che quotidianamente raccogliamo o che ci viene conferito. Invece di impiegare energia e risorse per smaltirlo, traiamo proprio dal legno elettricitĂ e calore. Il tutto in modalitĂ tecniche e ambientali coerenti con quegli irrinunciabili principi che ispirano il nostro impegno nei settori del verde, del vivaismo, del compostaggio e dell’agricoltura biologicaâ€?. L’investimento complessivo è attorno ai 10 milioni di euro. Per un folto gruppo di cittadini rodenghesi, però, i conti non tornano e hanno cosĂŹ deciso di costituirsi in un comitato spontaneo assieme a Legambiente Franciacorta. Il comitato si è riunito pubblicamente mercoledĂŹ 15 febbraio all’ex chiesa di San Salvatore. All’incontro è stato invitato come relatore Marino Ruzzenenti, storico bresciano dell’ambiente, che ha fatto il punto
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presa di posizione, evidenziando la pessima condizione della qualitĂ dell’aria in questa zona e la certezza di un peggioramento con l’arrivo della centrale. Nelle altre due centrali bresciane, in Valcamonica e Valsabbia, invece, si importa legname anche dall’esteroâ€?. Dal territorio i cittadini si dimostrano preoccupati anche per altri aspetti: le emissioni, l’aumento del traffico e i controlli su cosa effettivamente verrĂ bruciato nell’impianto a biomasse. I cittadini del Comitato spontaneo chiedono infine a gran voce maggiore chiarezza e informazioni esaustive: “L’edificazione dell’impianto andrĂ a occupare 9000 metri quadrati di terreno agricolo. PerchĂŠ la scelta non viene comunicata in modo ampio ed esaustivo ai cittadini è difficile da capire, ma una cosa è certa, prima di poter giudicare è bene conoscere e venire informati e questo deve avvenire tramite le amministrazioni locali democraticamente elette, altrimenti quali strumenti hanno i cittadini per venire informati?â€?. Dubbiosa sull’impianto anche l’amministrazione di Castegnato: il sindaco Orizio, ha scritto agli enti preposti cosa si prevede nell’impianto in materia di impatto ambientale. Legambiente Franciacorta, invece, ha chiesto alla Provincia di ritirare l’autorizzazione in attesa che tutti gli aspetti vengano chiariti nel dettaglio.
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tutti, predilige la partecipazione, in forma singola o di gruppo, di bambini e ragazzi delle elementari, medie e superiori. Secondo il bando possono concorrere, però, anche centri sociali e culturali, societĂ sportive, associazioni e cooperative, nonchĂŠ gruppi informali creatisi per l’occasione. La direzione del concorso ha scelto di focalizzare l’attenzione sullo scrittore siciliano Luigi Capuana (1839-1915). Noto per il romanzo “Il Marchese di Roccaverdinaâ€?, il Capuana che forse
ha, però, piĂš resistito all’usura del tempo è quello piĂš fresco e vivace delle ďŹ abe: proprio queste sono al centro dell’attenzione. I partecipanti al concorso sono chiamati a scrivere una ďŹ aba breve ispirandosi a quelle piĂš riuscite di Capuana, come “Il re Mangia-Mangiaâ€?, “Le arance d’oroâ€? o “Testa di Rospoâ€?. Una sezione speciale è stata dedicata a chi volesse predisporre un breve ďŹ lmato o una presentazione multimediale incentrati sulla ďŹ gura e sulla produzione di Capuana.
Tutte le opere dovranno essere inedite e inviate in duplice copia entro il 30 aprile a Manuela Squatrito, Concorso ‘Il granello di senape’, via Canale, 16 25048 Edolo (Bs). La busta contenente le opere in concorso, poesie o cd, dovranno contenere un’altra busta con all’esterno il titolo dell’elaborato e le generalitĂ del concorrente. Le premiazioni avverranno nel periodo maggio-giugno. In palio libri e prodotti del commercio equo e solidale. (Guliano Chiapparini)
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ienno festeggia con tutti gli onori possibili la sua Santa Geltrude Comensoli che venne canonizzata da papa Benedetto XVI in Piazza S. Pietro domenica 26 aprile 2008. Bienno e le Suore Sacramentine di Bergamo, fondate da suor Geltrude, con le case della congregazione sparse in tutto il mondo, erano in quella piazza e la gioia esplose con un grande applauso quando il Papa lesse il decreto di canonizzazione. Poi Bienno ancora – e le Sacramentine nella casa madre in cittĂ alta a Bergamo – festeggiarono con momenti di liturgia e preghiera la canonizzazione. Il vescovo Luciano Monari la sera di venerdĂŹ 17 maggio 2008 tenne una solenne liturgia nella parrocchiale di Bienno dove ricostruĂŹ, con stupore e commozione, il percorso spirituale di Geltrude che ripeteva sempre “GesĂš, amarti e farti amareâ€?. Bienno, da quel giorno, ha seguito un suo pensiero, senza far rumore e senza proclami: ottenere il decreto di compatrona per Santa Geltrude, accanto agli amatissimi Faustino e Giovita. La richiesta è stata avanzata alla Curia di Brescia dall’attuale amministrazione comunale: il consiglio comunale, all’unanimitĂ , aveva deliberato di dare mandato al parroco don Aldo Mariotti di richiedere, a nome di tutta la comunitĂ ,
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rĂ trattato il tema: “E piantò la sua tenda tra noi...â€?; quindi alle 23 verrĂ recitato il rosario eucaristico e dalle 24 i giovani dell’unitĂ pastorale della Valgrigna inizieranno il loro percorso di adorazione fino alle 6 del mattino. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione “Amici di Caterina Comensoliâ€? che in questi giorni hanno realizzato l’apparato scenico di allestimento del paese che parla del carisma di Santa Gertrude e di GesĂš. Anche la beatificazione da parte di Giovanni Paolo II il 1 ottobre 1989 fu occasione di grande festa: ma la sua canonizzazione ha coinvolto tutta la comunitĂ e le parrocchie della Valle Camonica. La casa natale della Santa è all’ingresso del centro storico e anche in questi giorni è stata meta di un pellegrinaggio continuo. Di lei parlano le chiese biennesi dove c’è la sua immagine esposta e viene pregata con ogni giorno. Di famiglia povera, molto religiosa e credente Caterina, di intelligenza vivace e di animo pronto, ha vissuto in casa i misteri cristiani della fede. Assidua e vivace nella catechesi e nell’oratorio parrocchiale. In questa atmosfera di fede salda e convinta, restò colpita dal racconto della Presenza di GesĂš nell’eucaristia, tanto da desiderare fortemente di fondare un Istituto che abbia come primo intendimento quello di adorare questo insondabile mistero.
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Nata a Bienno il 18 gennaio 1847, Caterina Comensoli vive un’infanzia serena. Svela ďŹ n da bambina una sensibilitĂ eucaristica; impaziente di ricevere GesĂš, a sei anni, al suono dell’Ave Maria, entra nella chiesa dove si celebra la Messa prima e riceve la sua Comunione “segretaâ€?: “Impossibile che la penna descriva quei momentiâ€?. Nel 1866 entra nella Compagnia di Sant’Angela Merici. Nasce l’idea di un istituto di adoratrici attente ai bisogni educativi. A Bergamo con il sacerdote, don Francesco Spinelli, il 15 dicembre 1882, fonda l’Istituto delle Suore Adoratrici, prende il nome di madre Geltrude, ma nel 1889 un dissesto ďŹ nanziario causa la separazione dei fondatori. Santa Geltrude con le 73 suore rimaste con lei continua la vita dell’istituto “Suore Sacramentine di Bergamoâ€?.
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Tenco di Sanremo. Il risultato è signiďŹ cativo anche perchĂŠ la vittoria nella categoria “Miglior Festival del 2011â€? (che vedeva in lizza 30 manifestazioni musicali italiane) è andata al noto Heineken Jammin’ Festival. “Dallo sciamano allo showmanâ€?, che giunge quest’anno alla 10ÂŞ edizione, si caratterizza per coniugare l’attenzione per lo sciamanesimo con proposte artistiche che fondono umorismo e musica.
Dai proverbi dialettali alle caricature. L’assessorato alla Cultura di Darfo presenta la mostra personale di disegni, paesaggi, proverbi dialettali, ritratti, caricature di Giuliano Tenchini. Fino a sabato 18 febbraio è aperta presso la chiesetta dell’ex-Convento via Quarteroni n. 10 a Darfo Boario Terme. Gli orari sono i seguenti: dalle 15 alle 18, il mercoledÏ e il sabato anche dalle 20 alle 22. L’ingresso è libero e aperto a tutti.
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’Age di Valcamonica, con sede a Breno e presieduta da Alessandra Giorgi, organizza una scuola di accoglienza per genitori e ragazzi. “Accogliere significa accettareâ€?. Tanto piĂš la persona è diversa da noi, piĂš grande diventa l’impegno necessario perchĂŠ – viene sottolineato in un comunicato – non è facile con i fatti accettare chi non è come noi. Ăˆ molto piĂš semplice a parole. Tutti noi siamo molto bravi nell’affermare d’essere tutti uguali (come del resto proclama la stessa Costituzione), che abbiamo un unico Padre (come dice il Vangelo), ma quando si tratta di passare ai fatti, diventa un po’ difficile. E un educatore – continua il giĂ citato documento – non può prescindere dalla testimonianza e dalla coerenza tra l’azione e ciò che affermaâ€?. Per questi motivi l’Age Valcamonica, in collaborazione con l’istituto comprensivo “Corna Pellegriniâ€? di Pisogne, l’assessorato all’Istruzione del Comune di Pisogne e grazie a un finanziamento della Regione Lombardia (Bando 2011-Legge 23/99) per mezzo dell’Asl Valcamonica Sebino, ha promosso un percor-
”‘Â?‘••‘ —Â? ’‡”…‘”•‘ †‹ ˆ‘”Â?ƒœ‹‘Â?‡ †‡•–‹Â?ƒ–‘ ƒ‹ ”ƒ‰ƒœœ‹ †‡Ž –‡”œ‘ ƒÂ?Â?‘ †‡ŽŽƒ •…—‘Žƒ •‡…‘Â?†ƒ”‹ƒ †‹ ’”‹Â?‘ ‰”ƒ†‘ ‡ ƒ‹ Ž‘”‘ ‰‡Â?‹–‘”‹ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‹Â?–‡”Â?‘ †‡Ž ’”‘‰‡––‘ Dz ‡Â?‹–‘”‹ Â?‘Â? …‹ •‹ ‹Â?˜‡Â?Â–ÂƒÇŁ •‹ †‹˜‡Â?Â–ÂƒÇł so di formazione destinato ai ragazzi del terzo anno della scuola secondaria di primo grado ed ai loro genitori. Questo iter formativo si inserisce in un ampio progetto dal titolo “Genitori non ci si inventa: si diventaâ€?, per molte scuole della Valle Camonica, che vuole portare momenti formativi per ragazzi e genitori su temi importanti: la scuola, la sessualitĂ , l’accoglienza. “Pisogne – afferma la presidente Alessandra Giorgi – ha scelto, grazie alla disponibilitĂ della dirigenza e degli insegnanti, di trattare il tema dell’accoglienza. Probabilmente perchĂŠ questa cittadina
dalla lunga storia di commerci, si è sperimentata nel campo del dialogo culturale. Questa azione – continua la Giorgi – si fonda sulla necessitĂ di diffondere e ampliare la cultura dell’accoglienza e della cura anche di chi non è direttamente parte della nostra famiglia, mediante azioni di sensibilizzazione. La prima di queste azioni è sicuramente la conoscenza. Tutti noi diffidiamo di ciò che non ci è noto: il dialogo culturale e la coesione sociale si costruiscono soltanto con politiche attive di integrazioneâ€?. Per questo, nei primi due incontri dedicati ai ragazzi, a cura degli esperti di Casa Giona, la struttura brenese di prima accoglienza, oltre a un inquadramento storico, geografico e politico delle regioni dell’Africa, saranno approfonditi gli aspetti culturali e religiosi africani. Nel terzo incontro: testimonianze. Ai genitori saranno illustrati il percorso e gli obiettivi raggiunti. “Il nostro augurio è principalmente quello di portare i ragazzi e gli adulti a una serena lettura delle attuali condizioni – conclude la Presidente – offrendo a tutti gli strumenti per maturare conclusioni proprieâ€?.
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6DUj DEEDWWXWR LO PXUR GHOOD ´GLVFRUGLDÂľ Potremmo battezzarlo il muro della “discordiaâ€?. L’amministrazione comunale ha dovuto sospendere i lavori di abbattimento di un muro, in via Artigiani, per il ricorso alla Soprintendenza della minoranza, animata da Clemente Morandini. La richiesta, per il fatto che l’infrastruttura faceva parte di un tratto del percorso murario storico annesso all’antico “Vaso Reâ€?. La maggioranza adesso obietta che il manufatto è l’ultima parte di un laminatoio demolito da qualche tempo. Il tratto storico a cui si fa riferimento è giĂ stato distrutto in passato con l’abbattimento del vecchio laminatoio. Ottavio Bettoni (vice sindaco e assessore ai Lavori pubblici della giunta presieduta dal sindaco Massimo Maugeri) adesso esce su il “Notiziarioâ€? (giornalino comunale) con un suo intervento: “C’è il rammarico – sostiene Bettoni – di vedere come la storia, a volte, venga dipinta e inventata a piacimento di qualcuno e come un muro possa rappresentare lo scontro tra un’amministrazione e la sua opposizioneâ€?. Ma allora – se abbiamo ben capito – si tratta soltanto di un “muro pseudo-storicoâ€?. L’importante – vien fatto di pensare – è che, col tempo e le diatribe, il muro della ‘discordia’ non si trasformi in “muro della vergognaâ€?. La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici ha effettuato le sue indagini e ha dato il via libera alla demolizione. Bettoni, tra l’altro chiarisce, che il “muro incriminatoâ€? costituiva un pericolo per la pubblica incolumitĂ . Allora s’è trattato di un “muro pericolante e pericolosoâ€? che fu e non
c’è piĂš e meno male, perchĂŠ avrebbe potuto trasformarsi in “muro del piantoâ€?. L’Assessore in carica conclude: “Oggi al posto del muro verrĂ costruito un marciapiede e verrĂ effettuato l’allargamento della sede stradale, garantendo la necessaria sicurezza a chi avrĂ occasione di passare da via Artigiani in auto o a piediâ€?. L’auspicio è che finalmente si tramuti in muro della “concordiaâ€?. (e.g.)
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Parrocchia di Santa Maria Assunata in Montichiari
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IL DUOMO DI MONTICHIARI Anno 2009
LO *HQQDLR Parrocchia Conversione di S. Paolo in Flero
CHIESA PARROCCHIALE DI FLERO
Anno 2010
LO *HQQDLR Parrocchie di Botticino
CHIESE PARROCCHIALI DI BOTTICINO
Anno 2010
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Parrocchia di S. Stefano protomartire - Bedizzole (BS)
SANTO STEFANO MARTIRE DI BEDIZZOLE
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Anno 2011
LO 0DU]R Parrocchia di San Marco - Gardone Valtrompia (BS)
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CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MARCO GARDONE VALTROMPIA
Per avere i DVD D DVD: D: - Telefona al n. 030 44250 int. 1 e prenota il tuo DVD - Prenota all’indirizzo abbonamenti@lavocedelpopolo.it - Ritaglia e spedisci il tagliando sottostante a: “VOCE AUDIOVISIVI” via Callegari, 6 - 25121 Brescia
Anno 2011
LO 0DU]R Parrocchia di S. Maria Assunta in Ghedi (Bs)
Cognome ........................................
Nome .................................................
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N ................
Località ....................................................................
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Provincia .....
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LA CHIESA PARROCCHIALE DI GHEDI Anno 2011
LO 0DU]R
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‹Â?“—‡ ‘Â?—Â?‹ …‘‹Â?˜‘Ž–‹ ‹‰Žƒ–‘ ‹Ž ƒ––‘ ’‡” Žƒ •‹…—”‡œœƒ Grande soddisfazione per l’approvazione da parte del Prefetto del “Patto per la sicurezza della Valtrompiaâ€? che, oltre a Prefettura, Questura e ai comandi provinciali dei Carabinieri e della Guardia di ďŹ nanza, coinvolge le Polizie locali dei Comuni di Lumezzane, Concesio, Gardone Val Trompia, Sarezzo e Villa Carcina. “Ferme restando le competenze attribuite dalla legge alle AutoritĂ provinciali di Pubblica sicurezza – ha dichiarato il sindaco Silverio Vivenzi
(nella foto) – e in particolare al Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica, il Patto consentirĂ una programmazione congiunta della contribuzione logistica, strumentale e ďŹ nanziaria (proporzionale al numero degli abitanti) destinata all’attivitĂ di controllo integrato del territorio e al contrasto della criminalitĂ diffusaâ€?. Gli enti aderenti si impegnano a incrementare la collaborazione in Valle tra le Forze di Polizia dello Stato e i Corpi di Polizia locale, allo
scopo di ottenere un piĂš incisivo controllo del territorio, aumentando l’azione di prevenzione e il contrasto alla criminalitĂ . Una soddisfazione che emerge dalle parole dell’assessore alla Sicurezza di Lumezzane, cav. Cosimo Alemanno: “Specie per quanto riguarda il fenomeno dei furti e delle rapine nella abitazioni private, che tanto hanno funestato nei mesi scorsi il territorio comunale, tale sforzo congiunto speriamo possa dare il colpo di grazia a questa forma di
criminalitĂ . In ciò occorre dare atto dell’egregio sforzo ďŹ nora compiuto su questo versante dall’Arma dei Carabinieri, e in particolare dalla stazione di Lumezzane che, anche con la collaborazione dei cittadini, ha saputo sventare tentativi di furto e di illecita intromissione nelle abitazioni privateâ€?. Il Patto è aperto all’adesione dei soggetti istituzionali interessati e avrĂ la durata di due anni, decorrenti dalla sua sottoscrizione, prevista a breve. (a.a.)
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cco le opere che, proposte dai Comuni, dopo l’analisi preliminare in ComunitĂ montana, parteciperanno alla ripartizione di 2,1 milioni a disposizione per la Valtrompia sulla legge 25 dalla Regione nel triennio 2011/2013. L’elenco di interventi è stato approvato dalla ComunitĂ montana: si tratta di 14 progetti, cofinanziati con Comuni interessati e Provincia: per la realizzazione muoveranno il triplo di risorse, investimenti per 6,3 milioni. Le richieste erano 23. Cinque proposte sono state escluse. I criteri per le decisioni sono stati quelli adottati giĂ nel 2010: prioritĂ a interventi che integrano, completano e potenziano le infrastrutture e servizi di valenza sovracomunale; a quelli volti a superare gli squilibri territoriali e migliorare la qualitĂ della vita. Si è tenuto conto poi del numero di soggetti partecipanti, livello di progettazione e cantierabiltĂ . In pratica si può dire che tutti i Comuni piĂš piccoli (nove) hanno visto ammessi interventi assieme ai cinque importanti in capo alla ComunitĂ montana interessanti tutti gli enti locali del suo territorio, ma anche la Provincia e altre realtĂ . Al riguardo va citato il progetto “Turisti a casa nostraâ€? (Tucano) che si propone ambiziosi obbiettivi di occupazione giovanile in modo originale. Vuole promuovere occasioni di lavoro utilizzando i musei della “cultura materia-
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le manifestazioni di folklore a essi collegati. L’alta Valle ha un sistema museale di questo tipo: dal Forno Fusorio, alle miniere aperte al pubblico come la Marzoli a Pezzaze; dal Museo della armi di Gardone a quello dei Magli a Sarezzo. Il progetto si propone di valorizzare i siti inserendoli in un circuito regionale per favorirne conoscenze e accessi. Si attiverĂ un punto informativo turistico presso il Museo del Forno a Tavernole collegato ad apposito software che coinvolge tutta l’area milanese e bergamasca per gestirne i flussi, mettere in rete gli eventi ecc. Un progetto da 380mila euro da finanziare nel triennio. Poi il progetto a difesa del suolo del bacino del Mella, e quello denominato “Polizia idraulica e manutenzione ordinaria del Reticolo idrico minoreâ€?. Ăˆ un settore nel quale la competenza con normativa nazionale prima e regionale poi è stata trasferita ai Comuni e alla ComunitĂ montana: ha carenze decennali da rimediare finanziando interventi coi “canoni di polizia idraulicaâ€?. Citando singoli enti: la piccola Irma realizzerĂ il completamento del suo Centro sportivo; Lodrino farĂ opere di miglioramento sul percorso storico religioso di Invico (oratorio di S. Rocco e Museo etnografico); Pezzaze restaura a uso museale l‘antico Broletto di Mondaro; Tavernole realizzerĂ la pista ciclopedonale da Brozzo dove arriva giĂ quella provinciale.
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attenzione. Un valido supporto per quanti intendono smettere di fumare arriva cosĂŹ dall’azienda Spedali Civili di Brescia che dal 2002 può contare su un ambulatorio per la disassuefazione dal fumo di sigaretta presso gli ambulatori della UnitĂ operativa di pneumologia, diretta dal dottor Tassi, siti in via Marconi, 26. L’ambulatorio ha organizzato corsi di terapia comportamentale di gruppo per la disassuefazione dal fumo di sigaretta. Ăˆ ancora
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l prossimo 3 marzo sarĂ un giorno importante per la popolazione della Valtrompia, un’occasione per conoscere meglio le eccellenze sanitarie forse misconosciute del presidio ospedaliero di Gardone. “Il trattamento del tumore al seno in Valtrompia. Approccio multidisciplinareâ€? è il titolo del convegno in programma per quella data dalle 9 alle 12 presso la Sala consiliare del Comune gardonese. “SarĂ un incontro con la popolazione – dice il dottor Maurizio Ronconi, direttore dell’unitĂ operativa di Chirurgia a Gardone – fatto per promuovere realtĂ di punta
no di identificare la malattia nelle fasi iniziali, sono sempre piÚ numerose le donne che guariscono. I progressi nelle terapie consentono oggi, anche alle pazienti in stadi piÚ avanzati della patologia, di vivere piÚ a lungo e con una buona qualità di vita�. All’incontro del 3 marzo promosso dall’ospedale di Gardone di concerto con l’amministrazione comunale gardonese farà da moderatore proprio il dottor Ronconi e interverranno le dottoresse Mariarosa Cristinelli (Radiologia), Laura Lucini (1° Anatomia patologica Spedali civili), Marzia Belloni (Chirurgia), Maria Flocchini (Chirurgia plastica Spedali civili), Patrizia Marpicati (Oncologia Spedali civili e Gardone), ǯ
come la risonanza magnetica di Radiologia, una delle quattro di questo livello presenti in tutta Italia; e per approfondire la conoscenza di ottime unità operative come la Chirurgia e il reparto di Oncologia, che sa rivolgere un’attenzione particolare alla qualità di vita del paziente, grazie anche alla collaborazione con l’Istituto del radio di Brescia. Vogliamo che la gente sappia che il paziente, una volta entrato nella nostra struttura, trova una realtà ben radicata, con tutti gli strumenti necessari per affrontare la diagnosi, la terapia e il periodo post-terapico�. Un convegno al quale saranno pre-
possibile iscriversi per il prossimo corso telefonando al numero 030 302381-82 dalle ore 13.30 alle ore 15.30 dal lunedÏ al giovedÏ (chiedere della dott.ssa De Leonardis), dove si possono ottenere anche informazioni circa il costo e le modalità di gestione degli incontri. Il corso durerà due mesi circa per un totale di nove incontri di circa un’ora. Sono indispensabili motivazione e volontà , che verranno sostenute e incentivate durante il percorso.
senti anche il direttore sanitario dottor Romolo Borgese e il presidente della ComunitĂ montana Bruno Bettinsoli, insieme al professor Stefano Maria Giulini, preside della FacoltĂ di Medicina e responsabile della 3ÂŞ Chirurgia agli Spedali civili di Brescia. “Il tumore della mammella – aggiunge il primario di Chirurgia a Gardone – rappresenta la neoplasia piĂš frequente tra le donne e la sua incidenza è in costante ascesa, tanto da essere considerato alla stregua di una vera e propria malattia sociale. Grazie ai programmi di screening mammografico e alla diagnosi precoce, che permetto-
Edda Simoncini (Oncologia Spedali civili), Antonella Huscher (Radioterapia Spedali civili). “SarĂ un’occasione – chiude il dottor Maurizio Ronconi – per riconfermare l’impegno degli Spedali civili a fornire alle donne colpite da tumore al seno un percorso multidisciplinare qualificatoâ€?.
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Â?•‹‡Â?‡ ’‡” ‰Ž‹ •’‘•‹ Casa Rocca è stata cornice dell’evento del 14 febbraio promosso in collaborazione con Punto Music, Studio fotograďŹ co Controluce, ďŹ orista Viva il Verde , B&V Divani e Cucine poi e e la Bussola, abiti per gli sposi.
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uella stessa passione che ha messo nel preparare il pranzo per Giovanni Paolo II (è stato il motore che ha permesso alle cucine del Centro pastorale Paolo VI di soddisfare le esigenze del Papa) Beppe Rocca l’ha riserva da sempre anche alle giovani coppie che scelgono Casa Rocca, la splendida location ospitata a Palazzo Gambara in San Vito di Bedizzole, per concludere in festa la giornata del loro matrimonio. Beppe Rocca li vizia, li fa sentire in qualche modo unici, non organizza mai banchetti di nozze “in serieâ€?. Sono atten-
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sciano per progettare il momento di festa del giorno del loro sÏ. In occasione della festa di San Valentino, Beppe Rocca, che non è solo ristoratore ma anche valido promotore delle sue attività , ha invitato a Palazzo Gambara 40 coppie per presentare la sua proposta. Ha, però, fatto anche di piÚ. Negli eleganti spazi della dimora di San Vito di Bedizzole ha ospitato anche alcuni operatori di quelle attività che ruotano intorno all’organizzazione di un matrimonio, offrendo cosÏ ai futuri sposi l’opportunità di conoscere da vicino ciò che può servire per avviare una vita a due.
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Entrò di nuovo a CafĂ rnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era piĂš posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. GesĂš, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Figlio, ti sono perdonati i peccatiâ€?. Erano seduti lĂ alcuni scribi e pensavano in cuor loro: “PerchĂŠ costui parla cosĂŹ? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?â€?. E subito GesĂš, conoscendo nel suo spirito che cosĂŹ pensavano tra sĂŠ, disse loro: “PerchĂŠ pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è piĂš facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccatiâ€?, oppure dire â€œĂ€lzati, prendi la tua barella e camminaâ€?? (...)
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otere. Non è solo oggi che si misurano le cose su quello che si vede: l’uomo ha bisogno di conferme attraverso quello che vede e quello che tocca. Il pericolo che sta dietro l’angolo è quello di concludere che solo quello che si vede e che si tocca è vero escludendo molta parte della nostra esperienza che è fatta di cose impalpabili come le speranze, le emozioni, gli ideali... e la fede. Questa di tutte è la piÚ impalpabile perchÊ non riguarda solo noi stessi, il nostro futuro e il nostro mondo, ma prende in considerazione l’ipotesi di Dio e questa ipotesi ha delle conseguenze sulla vita e sulla storia che sono tutt’altro che indifferenti. Potremmo dire che la storia è in qualche parte la dimensione visibile dell’Invisibile perchÊ – attraverso l’azione di chi crede – si orienta verso un risultato che l’uomo da solo non avrebbe imboccato. Con tutte le sue contraddizioni. E con la costante speranza che qualche
, IUXWWL GHOO¡DOEHUR GHOOD &URFH “C’era una volta un vecchio che si mise a piantare un albero. Passarono tre giovani che si misero a schernirlo dicendo: ‘Deve essere folle per piantare un albero da frutto alla sua etĂ !’. L’uomo continuò a lavorare in silenzio, scavò una buca e vi piantò il suo albero. Alcuni giorni dopo morĂŹ. Dopo 30 anni i ragazzi, ormai diventati uomini, passarono accanto all’albero, erano stanchi e affamati. Si sedettero alla sua ombra e ne mangiarono i frutti. Solo allora compresero cosa aveva fatto il vecchioâ€?. Questo raccontino sapienziale si trova in un libro prezioso scritto dall’attrice Liv Ullmann intitolato “Scelteâ€?. In esso spesso la narrazione si interrompe per raccontare un aneddoto
in cui una persona è stata costretta dagli eventi a compiere una scelta: una madre africana con il bambino morente tra le braccia che deve scegliere se lasciarlo morire di sete o dargli l’acqua infetta di una pozzanghera: “la differenza tra ricchi e poveri è che i poveri a differenza dei ricchi non hanno sceltaâ€?. Un ragazzo che percorrendo la strada per entrare in convento vede in un villaggio i bambini abbandonati a se stessi. Si ferma e allestisce una scuola che porta avanti ormai da 20 anni. Ha scelto. Un medico che pur provenendo nella zona ricca di Manila, sceglie di stare in un quartiere povero dove non ha i mezzi per esercitare la sua professione e dove la gente non può ripagarlo:
“Vivo qui per aiutare Dio a compiere un miracoloâ€?. Scegliere, questo dĂ senso alla nostra vita. Scegliere non per sĂŠ stessi ma per gli altri, per gli ultimi, per i piccoli. La vita è un albero piantato che può portare frutti anche per le generazioni successive. La vita è scavare un buco a fatica, piantarvi un seme perchĂŠ qualcun altro, non noi, possa nutrirsi e riposarsi all’ombra di quell’albero. Ci siamo dimenticati di questo. Lasciamo alle nuove generazioni un pianeta inquinato, un mondo corrotto, la precarietĂ degli affetti e del lavoro. Ma qualcuno ancora si affatica in una scelta “insensataâ€?, piantando un albero che porti frutti anche per le generazioni successive. Come l’albero della Croce.
prova possa essere data dall’uomo da solo, al di lĂ delle cose rivelate, impalpabili come la fede. Ăˆ davanti a un dilemma di questo genere che GesĂš compie questo strano miracolo: dĂ qualcosa che non è chiesto verbalmente ma che è alla base di quello che gli viene chiesto. L’uomo vede la malattia, l’infermitĂ e chiede a GesĂš che intervenga. Lui indica la radice di questo male che sta nell’allontanamento da Dio, dal peccato radicale; quindi perdona il peccato. E questo è il passaggio incomprensibile, lo scandalo, il baratro dell’impossibilitĂ . Allora GesĂš dimostra: perchĂŠ crediate, dice, che questo potere esiste ed è in mano sua. Allora guarisce, perchĂŠ quello che si vede giustifichi il potere che non si vede. Quelli che sono lĂŹ e vedono il miracolo sono stupiti ma, credo, lo siano piĂš per il prodigio che per il potere: è la fragilitĂ del credere perchĂŠ si vede qualcosa di inaspettato. Il cammino è ancora lungo, è ancora in salita e ci si aspetta di riceve-
re la salute (e questa basta) quando ci è proposta la salvezza. Ma quella è invisibile, dai contorni cosÏ poco chiari. E sembra cosÏ poco necessaria quando c’è bisogno di salute. GesÚ prova a prendere per mano quelli che ha davanti, chiede loro di provare a credere al di là di quello che vedono; chiede di non accontentarsi di vedere una soluzione cosÏ breve e vicina. CosÏ come a noi; a noi tentati anche oggi di fidarci di Dio solo quando e per quanto ci è necessario e solo per la parte che non ci interroga. Eppure la fede è quello che da lÏ nasce e quello che da lÏ si provoca, in noi e in quella porzione di storia nella quale siamo e viviamo, in quell’angolo che sembra indifferente alla storia dei grandi ma che struttura e sostiene il senso del grande e del piccolo. Suggerisce un esito diverso, un orientamento diverso e propone qualcosa che arriva nel piÚ profondo di noi stessi. In quel luogo è scritto il segno del suo potere, cioè il suo invincibile amore.
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‘–ƒ †‡ŽŽƒ ‡‹ ‡••—Â? „‹‰Ž‹‡––‘ ’‡” Žǯ‹Â?‰”‡••‘ Â?‡ŽŽ‡ …Š‹‡•‡ “L’accesso alle chiese aperte al culto non può essere condizionato al pagamento di un biglietto di ingressoâ€?. Una Nota, approvata dal Consiglio episcopale permanente della Cei, a ďŹ ne gennaio e diffusa martedĂŹ 14 febbraio, intende riaffermare tale principio, tipico della tradizione italiana. “Questa regola – si legge nella presentazione della Nota – vale sia per le chiese di proprietĂ di enti ecclesiastici sia per quelle dello Stato, di altri enti pubblici e di
soggetti privati. Si applica anche alle chiese di grande rilevanza storico-artistica, interessate da ussi notevoli di visitatori: è fondamentale, infatti, che il turista percepisca di essere accolto nel luogo sacro e, di conseguenza, si comporti in maniera adeguata e rispettosaâ€?. Comunque, “il principio generale non impedisce che si possa esigere il pagamento di un biglietto per la visita a parti del complesso chiaramente distinte dalla chiesa, quali, per esempio,
la cripta, il tesoro, il battistero, il campanile, il chiostro o una singola cappellaâ€?. Vi sono, di fatto, in Italia chiese con ingresso a pagamento: si tratta, comunque, di eccezioni numericamente assai contenute, rispetto all’ingente patrimonio complessivo. Da un’indagine condotta lo scorso anno dalla Cei sull’intero territorio nazionale, “risultano infatti solo 59 chiese per accedere alle quali viene chiesto il pagamento di un biglietto. Non è rara, invece, è la scelta – a fronte di
frotte di turisti – di contingentare il numero delle presenze, imponendo una turnazione al ďŹ ne di assicurare la conservazione e la sicurezza del beneâ€?. “Secondo la tradizione italiana – precisano i vescovi italiani nella Nota –, è garantito a tutti l’accesso gratuito alle chiese aperte al culto, perchĂŠ ne risalti la primaria e costitutiva destinazione alla preghiera liturgica e individuale. Tale ďŹ nalizzazione è tutelata anche dalle leggi dello Statoâ€?.
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esĂš rimarrĂ sempre nostro contemporaneo, perchĂŠ vive con noi e per noi nell’eterno presente di Dioâ€?. Con queste parole il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato Cei per il progetto culturale, ha concluso l’evento “GesĂš nostro contemporaneoâ€?. “AffinchĂŠ però anche noi viviamo da suoi contemporanei, con lui e per lui – ha proseguito il Cardinale esprimendo un auspicio per il futuro – mi sembra necessario che oggi la missione ritorni a essere quello che è stata all’inizio: una scelta di vita che coinvolge l’intera comunitĂ cristiana e ciascuno dei suoi membri, ciascuno naturalmente secondo le condizioni concrete della sua esistenza. Se contribuirĂ a questo scopo, il nostro evento avrĂ portato fruttoâ€?. Il card. Ruini ha citato alcuni “aspetti salienti della figura storica di GesĂš di Nazaretâ€?: le parole e gli insegnamenti, “parole antiche e nuove, ma uniche e attuali nella loro sostanza anche dopo 2000 anniâ€?, gli “atti di potenzaâ€?, “segniâ€? o “opereâ€? che GesĂš ha compiuto, la cui “storicitĂ sostanziale appare incontestabile e la “questione decisiva della coscienza che GesĂš ha avuto di se stesso, del suo rapporto con il Padre e della missione che ne scaturivaâ€?, che “emerge anzitutto dalla sua preghiera, dalla chiamata dei discepoli e dal tipo di rapporto che egli ha instaurato con loroâ€?. “Gran parte dell’evento è stata giustamente dedicata non a quanto è accaduto a GesĂš in Palestina bensĂŹ alla presenza attuale di GesĂš nella
storia e nella vita degli uominiâ€?, ha sottolineato il cardinale: “Da GesĂš è scaturito cioè un grande movimento, una comunitĂ di uomini e donne, che poi, certo, si è divisa e anche frammentata, conservando però una inestirpabile tendenza a ritrovare in lui la propria unitĂ . Questa comunitĂ ha dato vita a una ‘storia efficace’, perchĂŠ è stata e rimane la forza in grado di incidere piĂš in profonditĂ sui modi di pensare e sui comportamenti, sulla cultura e sul vissuto delle persone come dei popoli. Storia efficace ma anche paradossale, perchĂŠ si svolge secondo la forma della croce-risurrezione, della sconfitta che diventa vittoria: questo paradosso che si rinnova è il segno, o l’indizio, della pre-
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di Nazaret, nella sua vita terrena, ha manifestato in maniera sovrana questa libertĂ , che è il riflesso della libertĂ di Dio, e la storia del cristianesimo, pur con tutte le sue contraddizioni e i suoi fallimenti è stata giustamente qualificata come ‘storia della libertà ’, storia cioè della crescita del genere umano in direzione della libertĂ . Tocca a noi, oggi, vivere in noi stessi e manifestare al mondo questa medesima libertĂ che, contrariamente a un pregiudizio diffuso nella cultura attuale, non è coartata ma alimentata dal suo rapporto con la veritĂ â€?. Nella conversazione sui giovani e GesĂš è “risuonata una domandaâ€?: “Questa grande presenza di GesĂš ha il futuro assicurato, qui in Italia e in Occidente, o invece i giovani, pur amandolo e ammirandolo per tanti aspetti, stanno perdendo la fede in lui, in concreto stanno abituandosi a vivere a prescindere dal GesĂš vivo e reale, sostituendolo magari con un GesĂš immaginario, fabbricato da una cattiva letteratura o costruito sulla misura dei nostri gusti?â€?. “A questa domanda – ha affermato – non c’è una risposta prestabilita, una risposta, cioè, in grado di prevedere il futuro della fede in Italia e in Occidente. In realtĂ questo futuro è aperto, aperto alla nostra libertĂ e prima ancora alla libertĂ e alla misericordia di Dioâ€?. C’è, però, “una risposta precisa e vincolante per ogni credente, che non prevede gli esiti ma indica il nostro compito. Questa risposta si riassume in una parola, che è tra le piĂš antiche e originarie del cristianesimo: la parola missioneâ€?.
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9RFD]LRQL GRQR GHOOD FDULWj “L’amore di Dio rimane per sempre, è fedele a se stessoâ€?, alla “parola data per mille generazioniâ€?, â€œĂ¨ la molla segreta, è la motivazione che non viene meno, anche nelle circostanze piĂš difďŹ ciliâ€?. Per questo “occorre riannunciare, specialmente alle nuove generazioni, la bellezza invitante di questo amore divino, che precede e accompagnaâ€?. Ăˆ l’invito rivolto dal Papa, nel Messaggio per la 49ÂŞ Giornata mon-
diale di preghiera per le vocazioni, che si celebra il 29 aprile sul tema: “Le vocazioni dono della caritĂ di Dioâ€?. Ai sacerdoti, Benedetto XVI raccomanda la “purezza di cuoreâ€? e ricorda che il rapporto con la comunitĂ cristiana â€œĂ¨ vitale e diventa anche parte fondamentaleâ€? del loro “orizzonte affettivoâ€?. â€œĂˆ importante che nella Chiesa si creino le condizioni favorevoli afďŹ nchĂŠ possano sbocciare tanti ‘sÏ’, quali generose
risposte alla chiamata di amore di Dioâ€?, l’appello del Papa, secondo il quale è “compito della pastorale vocazionale offrire i punti di orientamento per un futuro percorsoâ€?. Di qui la necessitĂ di porsi “in attento ascolto di quanti all’interno delle comunitĂ parrocchiali, delle associazioni e dei movimenti avvertono il manifestarsi dei segni di una chiamata al sacerdozio o a una speciale consacrazioneâ€?.
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Caro direttore, ecco cosa è successo nell’unità pastorale della Val Grigna. Si parlava di carenza di sacerdoti e all’improvviso... eccoli moltiplicati nell’unità pastorale! Hai visto quanta ricchezza ci è piovuta dal cielo? Ora Cristo ci parla attraverso piÚ pastori, con molteplici modalità e sensibilità , come se avesse coordinato meglio le membra del suo corpo. Hai visto in quanti modi si può commentare e trasmettere la Parola di Dio? Hai visto che
comoditĂ ci offre l’unitĂ pastorale? Prima era necessario andare in piĂš luoghi per sentire voci diverse, ora voci diverse e autorevoli ci accompagnano nel nostro paese! Hai visto da noi quanti nuovi esempi hanno gli adolescenti per seguire la chiamata di GesĂš a seguirlo? Hai visto come il nostro “campanile si è allargatoâ€?? Hai visto quante persone in piĂš aiutano, si riuniscono, si dedicano, si coordinano? Ora che i pastori saltano spesso da un prato
all’altro, conoscendo piĂš greggi e le loro particolaritĂ , possono piĂš facilmente radunarle insieme e condurle in eventi comuni che arricchiscono e rafforzano l’unitĂ , la conoscenza e la fratellanza. Ecco, direttore, come la nostra Chiesa si è messa in movimento ed è divenuta piĂš attenta a noi. Beato è quel gregge in cui il pastore “si fa in quattroâ€? per mantenere unite e ben servite le sue amate pecorelle. (Lettera firmata dall’UnitĂ pastorale della Val Grigna)
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el 2010, a tappe successive, si sono rinnovati nella nostra diocesi i consigli pastorali parrocchiali, quelli degli affari economici, i consigli pastorali zonali e, infine, il consiglio pastorale diocesano. GiĂ la faticosa modalitĂ con cui tutto ciò è avvenuto ha messo in rilievo piĂš di una criticitĂ . La casistica di come si è giunti alla composizione di questi organismi di comunione è stata la piĂš varia: dalla cooptazione di gran parte dei componenti, perchĂŠ non si trovavano persone disponibili, alla riproposizione tout-court degli stessi membri dei cpp ormai scaduti. Al di lĂ di tali “patologieâ€?, è evidente che si tratta di segnali che ci dicono come sia urgente una riflessione su questi organismi nati negli anni successivi al Concilio (Brescia è stata una delle prime diocesi ad attivarsi in proposito grazie all’impulso del vescovo Morstabilini). La prospettiva delle unitĂ pastorali, che prevede la nascita dei consigli dell’unitĂ pastorale, può forse essere l’occasione per un ripensamento. Si pongono a mio parere condizioni di senso e di metodo. Di senso, anzitutto. Il tema della comunione e della corresponsabilitĂ si colloca sullo sfondo della coscienza ecclesiologica conciliare. Per questo non è secondario il tema della preparazione e della formazione dei consiglieri: è prioritario lo sforzo di far crescere laici adulti nella fede e maturi nel sapersi assumere concrete responsabilitĂ ecclesiali. Non secondarie sono
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clesiale che deve animare questi organismi, chiamati a essere luoghi effettivi di discernimento e di corresponsabilità . Un consiglio chiamato a discutere solo di aspetti secondari o a ratificare scelte senza invece essere provocato e aiutato a discernere quello che il Signore chiede oggi alla comunità cristiana, è svuotato al proprio interno. Con la nascita dei Consigli dell’unità pastorale, forse, alla luce della creazione delle Êquipe ministeriali e considerando l’obbligatorietà del consiglio degli affari economici in ogni parrocchia, il consiglio pastorale parrocchiale rischia di divenire eccessivo. Valorizzerei invece il consiglio pastorale zonale come organismo di coordinamento a livello piÚ ampio e di effettivo aiuto al consiglio pastorale
diocesano. In ogni caso, qualsiasi decisione venga presa, ritengo che questi cambiamenti possano essere l’occasione da cogliere da parte di tutti per puntare sulle (poche) cose essenziali per la comunitĂ cristiana senza lasciarsi travolgere dall’ansia del “fareâ€?.
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/¡LPSRUWDQ]D GL DYHUH XQ RUJDQLVPR DJLOH Quattro parrocchie guidate da un unico parroco (mons. Antonio Tomasoni, nella foto, coadiuvato da quattro sacerdoti per circa 7.200 abitanti) che gravitano su un unico Comune. L’erigenda unità pastorale sta camminando: c’è un unico consiglio interparrocchiale formato da una cinquantina di persone, in rappresentanza di tutte le parrocchie, che si ritrovano quattro volte all’anno con dei compiti di programmazione. So-
no poi previste due giornate di studio all’inizio e alla ďŹ ne dell’anno pastorale che coinvolgono tutti i formatori. Accanto a queste realtĂ mons. Tomasoni ritiene “utile l’istituzione di un gruppo ministeriale stabile, perchĂŠ sarebbe un organismo agile (anche di facile consultazione) e snello che raccoglierebbe le istanze del consiglio pastorale. Dovrebbe essere formato da persone elette e da persone di ďŹ ducia dei sacerdotiâ€?. Mentre non
è ancora il momento di un unico consiglio degli affari economici, perchĂŠ prima “bisogna maturare una mentalitĂ di comunioneâ€?. Una componente importante nel percorso dell’unitĂ pastorale è senza dubbio la parte formativa. Su questo versante a Pontevico si cerca di mettere in campo alcune proposte: “L’iniziazione cristiana è unitaria Č‚ spiega l’Abate Č‚ per tutte le parrocchie e suddivisa nelle varie strutture. CosĂŹ come è unitario il
percorso di formazione per genitori e catechistiâ€?. La comunitĂ vive anche i centri di ascolto della Parola con la particolaritĂ dei collegamenti radio. Viene proposto anche un corso biblico per tutte e quattro le parrocchie. Nell’analisi emerge anche un quadro dove le frazioni, pur non avendo un prete stabile rispetto al centro, hanno “una presa di coscienza maggioreâ€? della situazione pastorale e si impegnano in un modo piĂš profondo.
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‰‡Â?†ƒ †‡Ž ‡•…‘˜‘ GiovedĂŹ 16 febbraio Ore 17.30 - Brescia - Incontro con la comunitĂ del Seminario maggiore. Sabato 18 febbraio Ore 9.30 - Consiglio pastorale diocesano. Domenica 19 febbraio Ore 10.30 - Degagna di Vobarno Cresime e prime comunioni. LunedĂŹ 20 febbraio Ore 18 - Brescia - Concelebrazione
con mons. Giulio Sanguineti presso il Centro pastorale Paolo VI.
L’UfďŹ cio catechistico diocesano ricorda che domenica prossima, 19 febbraio 2012, alle ore 18.30 nella chiesa di S. Antonino a Concesio (via S. Gervasio, 93), avrĂ luogo la celebrazione delle cresime degli adulti. I cresimandi (iscritti presso l’UfďŹ cio catechistico) dovranno presentarsi mezz’ora prima con il padrino/madrina e il certiďŹ cato di ammissione compilato dal parroco.
MartedĂŹ 21 febbraio Ore 19 - Brescia Incontro con la Consulta diocesana delle aggregazioni laicali presso il Centro pastorale Paolo VI. MercoledĂŹ 22 febbraio Ore 20.30 - Brescia Santa Messa delle ceneri in Cattedrale.
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ette progetti per essere vicini ai missionari bresciani. Il contributo dei bresciani, che verrĂ raccolto attraverso le cassettine in distribuzione nelle varie parrocchie, è finalizzato all’aiuto di sette realtĂ in stretto contatto con la diocesi. Il primo progetto è dedicato all’ospedale “Don Renato Monoloâ€? di Kiremba: nonostante gli eventi del novembre scorso non può essere lasciato cadere nel vuoto l’appello lanciato dal vescovo di Ngozi, perchĂŠ i bresciani continuino a essere sensibili nei confronti di un’opera che, quasi mezzo secolo fa, segnò l’inizio di un’importante storia di aiuto e vicinanza tra due Chiese sorelle. Nel luglio del 1963 mons. Carlo Montini, allora rettore del Seminario, aveva presentato a Paolo VI l’elenco dei doni che la diocesi di Brescia voleva offrire in riconoscenza al Signore per il privilegio di avere un
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ria nel mondo non è stata scritta soltanto da sacerdoti e religiosi, ma anche dai tanti laici che hanno scelto di dedicare la loro vita al servizio delle Chiese missionarie. La terza proposta è, quindi, un invito a sostenere questi laici nella loro missione. Si tratta di una vera vocazione di persone chiamate a partecipare alla missione della Chiesa con la gioia del dono gratuito di sÊ. Attualmente i missionari laici sono questi: Massimo Benassi in servizio in Brasile, Claudia Bertola in Burundi, Giuliano Consoli, Caterina Fausti e Michele Filippini in Uganda, Cinzia Gaiti in Tanzania, Sebastiano Longhi e Fulvia Fieni in Etiopia, Federica Maifredi in Togo, Gabriella Romano in Brasile e Patrizia Zerla in Burkina Faso. Questi laici sono un’espressione autentica della vivacità e sensibilità missionaria della diocesi e si affiancano all’esperienza di altri laici preparati da ong o
associazioni. Il quarto progetto è dedicato a don Renato Soregaroli (dal 2009 fidei donum in Brasile), che ha costruito una Casa parrocchiale grazie agli aiuti del Cmd. Il quinto progetto, invece, interessa le suore comboniane di Wau in Sud Sudan alle prese con la ristrutturazione della casa per un costo preventivato di circa 35mila euro; nella missione lavorano le suore bresciane suor Agnese Bonazza e suor Rosanna Ghisla. La proposta di Giuseppe Franzelli, comboniano di Roccafranca e ora vescovo di Lira in Uganda, è stata accolta come sesto progetto della quaresima: l’intento è quello di formare giovani contadini e artigiani locali, accompagnandoli nell’apprendimento e nell’esercizio di una razionale attività agricola per farli diventare dei nuovi piccoli imprenditori; lo spazio individuato è quello di un vecchio lebbrosario che ora diventerà sede della scuola
di formazione. L’ultimo intervento, invece, è nel nord-est dell’India, in una diocesi dove non sono presenti i missionari bresciani. Questo vuole essere un segno della solidarietà universale che va oltre la conoscenza diretta del missionario come criterio di comunione. Mons. Thomas Menamparampil ha espresso il desiderio di realizzare (la spesa preventivata è di 15mila euro) alcuni semplici locali per l’alloggio, lo studio e una piccola cappella per un gruppo di trenta giovani seminaristi.
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sabato 25 febbraio, ore 21.00
Peter Pan il Musical con Manuel Frattini
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che dell’UniversitĂ del Piemonte orientale “Amedeo Avogadroâ€? sul tema: “Immagine e ruolo del clero nel XX secoloâ€?. SeguirĂ l’assemblea dei soci con il seguente ordine del giorno; bilancio economico e sociale; contatti con il Vaticano; quota associativa annuale (mons. Mingotti); presentazione del nuovo comitato scientiďŹ co. Le prospettive per il futuro. (prof. Gianmarco Busca). Rinnovo delle cariche sociali per votazione. ConcluderĂ l’assemblea
mons. Mario Vigilio Olmi (nella foto), presidente onorario. L’Istituto di cultura “G. De Lucaâ€? per la storia del prete nasce nel 1987 a Brescia, frutto di un’intuizione di mons. Antonio Fappani. E proprio nel 1988, 10° anniversario della morte del papa bresciano Paolo VI che ďŹ no a quando divenne arcivescovo di Milano amò considerarsi “prete brescianoâ€?, viene organizzata una mostra-proposta sul “Prete bresciano e la culturaâ€?, inaugurata dal card.
Oddi. In contemporanea vengono allestite due mostre su padre Ottorino Marcolini e su mons. Giacomo Zanini fondatore della Cassa rurale di Vesio e Tremosine. La sede dell’Istituto è collocata nell’ex biblioteca del convento di San Giuseppe dei Minori Osservanti; tale sede si rivela insufďŹ ciente. Si attende una nuova sede, piĂš ampia nelle strutture e piĂš confacente agli scopi e alle ďŹ nalitĂ culturali che si propone. (Gianfranco Grasselli)
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opo l’ingresso di GesĂš in Gerusalemme, mentre la folla ormai lo seguiva e i farisei si interrogavano preoccupati del grande seguito del Messia, il Vangelo di Giovanni narra che alcuni greci domandarono all’apostolo Filippo di vedere GesĂš. La stessa richiesta “Vogliamo vedere GesĂšâ€? offre le parole anche alla nostra ricerca personale e diventa il titolo e il filo conduttore di tutti i percorsi di Quaresima offerti dalla diocesi in quest’anno 2012: sia per quanto riguarda l’itinerario missionario che quello per bambini, adolescenti e gruppi proposto dall’Ufficio oratori. Un percorso quaresimale che si declina in tre proposte, con un’attenzione specifica alle varie fasce d’etĂ . Per i bambini il desiderio di incontrare GesĂš è l’occasione per avvicinarsi al Signore attraverso una piccola scuola di preghiera. Giorno per giorno, attraverso l’ascolto di un passo della Parola di Dio, al commento, a una preghiera da recitare in famiglia e alla proposta di un impegno sarĂ possibile imparare a pregare meglio, scoprendo che la preghiera non può
essere un’oasi di spiritualitĂ in una vita piena di cose ma ha a che fare con le amicizie, le azioni, le scelte quotidiane della vita. Con gli adolescenti il percorso diventa una continuazione del “Diario spiritualeâ€?, cosĂŹ apprezzato lo scorso anno. L’obiettivo è aiutare i ragazzi a incontrare GesĂš, a conoscerlo perchĂŠ cambi la loro vita, anche qui attraverso un allenamento e un approfondimento della propria preghiera. Questa scelta vuole rispondere a una richiesta di aiuto che viene spesso dai nostri ragazzi di fronte al cadere nel vuoto di impegni, obiettivi, incontri, amicizie che sembravano, fino a pochi giorni, essere importanti e decisivi. CosĂŹ anche nel rapporto personale con il Signore: non è facile accorgersi dei tanti ostacoli che fanno perdere di vista il punto di arrivo, le distrazioni, l’orgoglio, le disattenzioni, l’avversione per tutto ciò che comporta metodo e costanza, le paure‌ Il percorso partirĂ dalla dimensione dell’invocazione e della supplica, per poi scoprire la preghiera di lode, scegliere dove e quando pregare, scoprire il come - attraverso il corpo, il silenzio, la
voce, l’uso della parola di Dio - per giungere alla disponibilità di un cuore aperto al cambiamento per entrare in relazione con il Signore. A completare la proposta quaresimale un sussidio innovativo, pensato per la preghiera di gruppo, soprattutto dei giovani. Formato da una cartelletta che contiene sei schede, offre per ogni settimana un’opera d’arte contemporanea (collegata alla scansione dei Vangeli quaresimali dell’anno B) e con letture e meditazioni a tema, raccolte da testi di padri della chiesa e autori contemporanei. E’ una proposta di preghiera animata e curata, molto evocativa, che ben dialoga con la proposta della Scuola di preghiera per adolescenti. Le opere d’arte, gentilmente concesse dall’Opera per l’educazione cristiana e dalla Conferenza episcopale italiana, sono state abbinate a un’agile scheda di lettura, che potrà essere utilizzata dal catechista o dal conduttore nel momento adatto, e sono corredate da alcune domande per facilitare l’analisi con bambini e ragazzi e dalla proposta di un semplice laboratorio espressivo.
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ÂŽ †˜† •—ŽŽƒ …Š‹‡•ƒ †‹ ‡”‘ŽƒÂ?—‘˜ƒ Con ogni probabilitĂ , è la chiesa piĂš importante sotto il profilo storicoartistico della diocesi. La Basilica di San Lorenzo a Verolanuova, oggetto del dvd allegato a “Voceâ€?, è un edificio di straordinario valore non solo sotto il profilo architettonico, ma anche pittorico. Al suo interno ospita infatti due magnifici teleri di Giovanni Battista Tiepolo, estremo cantore dei fasti della Serenissima Repubblica di Venezia; le opere, come la maggior parte di quelle che adornano la Collegiata,
giunsero a Verolanuova grazie alla nobile famiglia dei Gambara, che furono generosi mecenati. Le tele del Tiepolo adornano l’altare del Santissimo Sacramento e raffigurano “La caduta della manna� e “Il sacrificio di Melchisedech�. Bellissimi anche i dipinti di un altro importante artista veneziano del Settecento, Andrea Celesti, al quale si deve la pala dell’altare maggiore e due imponenti teleri di tema mariano. Stupenda, in controfacciata, la scenografica
Crocifissione di Ludovico Gallina, scomparso in giovane età in corso d’opera. Ma la chiesa è un autentico scrigno ove artisti diversi concorrono all’unico obiettivo di celebrare la gloria di Dio, da Pietro Ricchi a Ottavio Amigoni (del quale è in corso una bella mostra al Museo diocesano), da Gaetano Cresseri a Francesco Maffei. Il dvd presenta l’opera con l’apporto dello storico Sandro Guerrini, di don Giuseppe Fusari e del prevosto di Verolanuova don Luigi Bracchi.
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a concordia si raggiunge affidandosi all’eucaristia e, quindi, a Cristo. Nella sua riflessione Monari è partito dal livello alto di litigiositĂ raggiunto dalla societĂ . E l’Italia, in particolare, è il Paese con il maggior numero di liti. “Ma non è un paese cristiano l’Italia? Non ci riconosciamo Č‚ si chiede il Vescovo Č‚ in radici evangeliche? Non esponiamo volentieri il crocifisso come segno della nostra fede e della nostra identitĂ culturale? I Padri della Chiesa hanno sempre interpretato le braccia aperte del crocifisso come un segno di accoglienza rivolto a tutti gli uomini. Non possiamo dirci ‘cristiani’ e nutrire sentimenti pagani; non possiamo adorare la croce e vivere perennemente in guerra con tuttiâ€?. Ma servono a qualcosa o qualcuno le lamentele? “Evidentemente no; servirebbe accusare se stessi, se riuscissimo a farlo con sinceritĂ , ma non è facileâ€?. Il vescovo prende allora la strada dell’eucaristia, “l’unica che davvero possa condurci alla metaâ€?. Ed è la strada dell’eucaristia. “Per questa Chiesa preghiamo perchĂŠ diventi, in Cristo, un solo corpo e un solo spirito. Un solo spirito: quindi l’affetto, la simpatia reciproca, l’unanimitĂ nel modo di pensare. Ma anche un solo corpo: non si tratta quindi solo di un’unitĂ invisibile, che risiede nel profondo dei cuori, ma anche di un’unitĂ visibile, sociale, che si
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concordia attraversa da un estremo all’altro il Nuovo Testamento. Nella parte finale dell’omelia il Vescovo ha ricordato quanto sia importante e urgente l’esortazione paolina alla concordia anche per la Chiesa bresciana. “C’è in gioco il dono dello Spirito che non possiamo mortificare; c’è in gioco l’unitĂ del corpo di Cristo che non possiamo spezzare; c’è in gioco l’efficacia della croce di Cristo che non possiamo svuotare e rendere inefficace. Questo non significa che non ci sia spazio nella Chiesa per opinioni diverse o confronti o impegno per la riforma delle comunitĂ ; ma vuol dire
che tutto questo ha diritto di cittadinanza nella Chiesa solo nella misura in cui viene dallo Spirito e nasce dalla percezione dell’unità del corpo di Cristo. Ci vorrà tempo perchÊ impariamo davvero uno stile ecclesiale. Ma la strada è aperta davanti a noi e non è nemmeno una strada intricata: è l’eucaristia che stiamo celebrando. Se non mettiamo ostacoli a quello che l’eucaristia compie, allora l’eucaristia ci fa essere Chiesa e ci fa essere comunione. Allora la Chiesa bresciana porrà anche nella società civile il fondamento di una logica nuova di rapporti e di vita�.
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,O FDULVPD GL $QWRQLHWWD /HVLQR L’Istituto secolare della piccola famiglia francescana - Cenacolo francescano ‘Maria Assunta’ ricorda il 50° anniversario della morte della serva di Dio Antonietta Lesino. Antonietta Lesino, sorella della Piccola famiglia francescana, ha vissuto in pienezza il carisma dell’Istituto secolare cui è appartenuta e che si riassume nel “Vivere la vita di unione con Dio, nella cella dell’anima, in mezzo al
mondoâ€?. Ella amò intensamente le sorelle di vocazione e il prossimo, dedicandosi in modo preferenziale ai malati, ai sofferenti, ai poveri, ai piĂš bisognosi di aiuto. Certo, nella vita di questa donna non ci sono eventi straordinari come quelli che nella tradizione popolare appartengono all’iconograďŹ a dei Santi, ma è proprio la sua capacitĂ di vivere in maniera straordinaria la quotidianitĂ che la rende un mo-
dello vicino e attuale. Il programma delle celebrazioni prevede venerdĂŹ 17 alle 20.30 nell’oratorio di Ome la presentazione della ďŹ gura di Antonietta Lesino. VenerdĂŹ 24 febbraio alle 15.30 nella cappella del cimitero di Ome c’è la Santa Messa celebrata da frate Francesco Bravi. Sabato 25 febbraio alle 18 nella parrocchiale di Ome mons. Mauro Orsatti presiede la Santa Messa.
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Nell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietĂ tra le generazioni, la presentazione del volume “Il Deliriumâ€?, a cura di A. Morandi, di E. Wesley Ely e di M. Trabucchi, patrocinato dalla Congrega della CaritĂ Apostolica, offre lo spunto per un confronto a piĂš voci messo in calendario per il 23 febbraio prossimo alle ore 17.15 presso l’aula magna dell’UniversitĂ cattolica del Sacro Cuore in via Trieste 17.
Ăˆ prevista la partecipazione di mons. Luciano Monari, Vescovo di Brescia, che terrĂ una riessione sul tema “Il vecchio nella Bibbiaâ€?. In programma anche gli interventi di Luigi Morgano, direttore della sede bresciana dell’UniversitĂ cattolica del Sacro Cuore, di Mario Taccolini, presidente della Congrega, di Marco Trabucchi, direttore scientiďŹ co del Grg e di Alessandro Morandi, medico e ricercatore.
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ra le richieste da parte delle famiglie che ogni anno si rivolgono alla Congrega, il disagio abitativo rappresenta una costante in continua crescita. Questa particolare difficoltĂ abbisogna di risposte articolate: dall’orientamento delle persone nella gestione di un mutuo o di una locazione rivelatisi onerosi, all’accompagnamento verso uno stile di vita sobrio con un’azione educativa prima ancora che con l’erogazione di beni e servizi. A ciò si aggiunga, per i nuclei famigliari piĂš deboli, la perdurante fatica a reperire sul mercato alloggi dignitosi a canoni accessibili. L’attualità è intessuta di queste forme di fragilitĂ , ma il problema non è affatto nuovo e conosce, a Brescia, numerosi esempi di contrasto. La Congrega, fin dalle origini, se ne è fatta carico e molte case adibite a questo uso sono tuttora di proprietĂ dell’ente: via Monti (destinata a 12 persone grazie al legato Trivino del 1577), via Paitone (che il legato Balzerini del 1867 consentĂŹ di riservare a 60 persone) e vicolo San Clemente (ove furono ospitate 25 persone grazie al legato Rizzotti-Ettori Faustina). Fu all’inizio del XX secolo che la Congrega decise di affrontare in maniera sistematica la questione casa, deliberando di impiegare parte dei suoi capitali nella costruzione di case popolari: per questa ragione furono acquistate dal Comune alcune case “malsaneâ€? di via S. Faustino, furono fatte abbattere e costrui-
ti in sostituzione tre edifici in quella che tutt’oggi prende il nome di via Pulusella. Ultimato questo primo gruppo, nel 1906 si approvò un secondo, piÚ ambizioso progetto: fu acquistata un’area di 36mila metri quadrati alle porte della città e vi furono costruiti quattro grandi fabbricati in
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cui trovarono alloggio 80 famiglie. Nacque cosĂŹ il cosiddetto “Quartiere Mazzucchelliâ€?, successivamente ampliato e ancor oggi noto a molti bresciani come “le Congregheâ€?. Ulteriori interventi si ebbero poi a metĂ del Novecento, per impulso di padre Marcolini, che sollecitò la Congrega all’acquisto di aree in via Duca degli Abruzzi e in via Rose di sotto, sulle quali sorsero rispettivamente il quartiere Bonoris e alcuni caseggiati destinati agli operai della vicina Breda. La sfida attuale è declinare i fabbricati di risalente costruzione alle esigenze dei tempi nuovi e alle metodiche del piĂš moderno housing sociale.
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alla città di oggi alla città di domani il passaggio può essere anche breve se si pensa che Brescia sta per approntare un Piano di governo del territorio. In questo processo non è certamente in gioco solo l’assetto urbanistico, ma la qualità della vita dei cittadini, di coloro i quali costituiscono la comunità sociale (la civitas latina). Anche per queste motivazioni l’Accademia cattolica di Brescia ha deciso di confrontarsi sul tema urbanistica e bene comune, un volto per la città di Brescia. Se la Brescia di oggi è stata raccontata da Francesco Karrer, la città di domani – quasi purtroppo utopica verrebbe da dire viste le contingenze locali – è stata, invece tratteggiata da Michela Tiboni. Le posizioni di Karrer e della Tiboni (associato di tecnica e pianificazione urbanistica all’Università degli studi di Brescia) sembrano, nei contenuti, distanti anni luce. L’artefice delle li-
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rametro dello spazio urbano, nella pianificazione, cioè, si deve tenere conto “delle esigenze di tutte le categorie di utenti soprattutto di quelle piĂš indifese. Le cittĂ a misura di bambino riscoprono gli spazi di prossimitĂ , la qualitĂ dello spazio pubblico, la mobilitĂ sostenibile, la cittĂ fatta anche di spazi verdi e di giocoâ€?. Per rendere le cittĂ piĂš sicure non â€œĂ¨ sufficiente intervenire solo sulla cittĂ della pietra (puntando sull’integrazione tra i diversi utenti della strada e non sulla segregazione tra categorie come è successo alla fine degli anni Sessanta), ma anche sulla cittĂ delle relazioniâ€?, pianificando le funzioni assunte dalle varie parti della cittĂ . E come reagisce, oggi, Brescia al processo di globalizzazione della cittĂ ? Con uno strumento modesto, per utilizzare le parole di Karrer, rispetto all’andamento dei mercati: “Nel nostro fare urbanistica – spiega Karrer – dobbiamo imparare a inserire una nuova dimensione: quella
connessa alla concorrenza. Bisogna anche puntare sulla diversificazione del prodotto urbano, sulla competitivitĂ che significa anche qualitĂ complessiva della vita: le cittĂ mono sono a rischio (ad esempio il caso industriale di Detroit)â€?. Nel pensiero di Karrer si scorge il disegno di una “Brescia leader di un territorio vasto: un ruolo conquistato nel tempo. Probabilmente non l’ha sempre esercitato, ma questo ruolo esercitato bene è a vantaggio di tutti. Naturalmente Brescia non dovrebbe sfruttare eccessivamente l’hinterland, ma lo dovrebbe valorizzareâ€?. Una maggiore densitĂ significherebbe secondo lo studioso contenere le “tendenze all’eccessiva occupazione di suolo e di fatto migliorare la stessa sicurezza urbana. La densificazione, però, se raggiunge certi limiti, diventa selezione socialeâ€?: la cittĂ densa è una cittĂ molto costosa per l’individuo, basta guardare ai prezzi delle grandi cittĂ . La Brescia di Karrer “ridisegna
gli spazi di connessione ecologica e vuole offrire opportunitĂ culturali ed economicheâ€?. “Abbiamo tentato – aggiunge – di mobilitare tutte le parti possibili della cittĂ , superando il dilemma centro-periferia, riconoscendo ovunque i valori di storicitĂ â€?. Il vero nodo è relativo all’aumento esponenziale dell’offerta. “L’aumentiamo, ma non sapremo cosa accadrĂ . Abbiamo introdotto il meccanismo della temporalizzazione dell’offerta in rapporto agli andamenti della domanda: una forma di competizione per avere l’assegnazione temporalizzata del diritto di costruireâ€?.
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Il tavolo delle donne e le pari opportunitĂ del Comune di Rezzato organizza un ciclo di incontri/spettacoli in occasione della festa della donna “Il mondo tra le mani. Intorno all’otto marzoâ€?. La prima serata è prevista per giovedĂŹ 16 febbraio alle 20.45 presso la Sala Italo Calvino dove, dopo la presentazione del ciclo da parte di Carla Ferrari, Laura Mantovi propone lo spettacolo teatrale “Historia - Ovvero la storia al femminileâ€? dedicata a grandi donne. GiovedĂŹ 23 febbraio alle 18 presso
Per il prossimo fine settimana (dal 17 al 20 febbraio) il Nuovo Eden propone il film “Sette opere di misericordiaâ€?. Nella proiezione che terrĂ venerdĂŹ 17 febbraio alle ore 21 è legato un event speciale. Massimiliano e Gianluca De Serio (nella foto), i due giovani registi, saranno presenti in sala per incontrare il pubblico. L’incontro sarĂ introdotto da Domenico Quaranta, e dalla partecipazione di Matteo Asti.
la Sala Bottega Alta: inaugurazione della mostra “Donne invisibiliâ€? fotografie realizzate dalle detenute del carcere di Verziano. LunedĂŹ 27 marzo, ore 18, Sala di Bottega Alta presentazione di Elisa Bassini della pittrice Artemisia Gentileschi. GiovedĂŹ 8 marzo alle 14.30 nella Sala Bottega Alta festa tra donne di tante culture e alle 20.30 al teatro Ctm “Paese mio che stai sulla collinaâ€? con Paola Rizzi. Chiude la rassegna il film “We want sexâ€? presso la Sala Italo Calvino. Introduce Silvia Spera.
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ome si va da “Pro Patriaâ€? a “Pecora neraâ€?? In realtĂ porto in giro sempre i miei spettacoli, anche cinque diversi in cinque sere. Quest’anno con “Pro Patriaâ€? stiamo girando quasi solo con questo. Ăˆ come per un musicista che può suonare il proprio repertorio. In che punto del tuo percorso si inseriscono questi due spettacoli? A “Pecora neraâ€? ho lavorato dal 2002 al 2005, facendo interviste un po’ ovunque nel Centro-Nord Italia, mentre per “Pro Patriaâ€? il lavoro non è stato di indagine antropologica, quanto di una documentazione scritta, sia nella parte sul passato, al 1849, sia per il presente in cui si affronta la questione dell’istituzione carceraria. Anche qui ho seguito una bibliografia. La differenza principale è questa, oltre alla struttura: “Pecora Neraâ€? è un racconto, una storia di un personaggio all’interno di una istituzione criminale come l’istituzione psichiatrica;
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spettacoli sono però simili perchĂŠ affrontano la questione di due istituzioni simili: il carcere e il manicomio. PerchĂŠ raccontare il disagio? Mi sembra interessante raccontare le storie di persone che vivono situazioni di limite. In carcere trovi individui senza retorica, in cui si vede l’umanitĂ , anche nei suoi aspetti peggiori. La crisi, non solo economica ma anche culturale, incide sul tuo modo di fare teatro? Incide perchĂŠ negli ultimi anni c’è stata una grande distrazione verso questioni strettamente politiche e di amministrazione della cosa pubblica, sia di osservazione piĂš culturale rispetto a quanto accade. Abbiamo passato gli anni ‘70, anni di grande presa di coscienza e conflitti: sono gli anni dello statuto dei lavoratori, la legge 300, dove c’è l’articolo 18, la legge per l’aborto, per il divorzio, il servizio sanitario nazionale e la scuola è cambiata. Poi abbiamo avuto gli anni ‘80 con uno sbandamento ideologico, dove sono
saltate molte delle conquiste degli anni ‘70, dove la socialitĂ si è riversata nel privato e si è passati da stare nelle piazze a stare dentro casa e la fine dei riferimenti della collettivitĂ . Gli ultimi anni hanno visto la politica schiacciata tra essere pro o contro Berlusconi. E ora questi mesi sono ancora peggio, in cui abbiamo abbandonato i presupposti democratici; in cui ci sono sessantenni/settantenni che non ha votato nessuno; rappresentano una destra occidentale e la sinistra è allo sbando. E il teatro dove sta? Ha subito meno scosse. Il teatro ha bisogno di una comunitĂ presente. L’Italia, dove è nato il teatro moderno, è ricca di teatri in ogni angolo. Come esce il pubblico? Non so, perchĂŠ all’universitĂ ci insegnavano che dobbiamo chiamarli spettatori, e non un solo pubblico e quindi ognuno esce in maniera diversa. Proprio rispetto a “Pro Patriaâ€?, siccome parlo dei conflitti degli anni ‘70 credo che qualcuno perda dei fram-
menti perchĂŠ quegli anni lĂ sono stati archiviati compressi, zippati, usando termini di computer, in “Anni di piomboâ€? o “La notte della Repubblicaâ€?. Mi sembra che qualcuno non percepisca, al punto che alcuni giornalisti hanno scambiato il personaggio per uno che parla del presente e non di quel decennio; rispetto alla lotta armata hanno scritto: “La guerra che combattiamo quotidianamente senza saperloâ€?, no, io parlavo di un conflitto esplicito, molto piĂš nascosto ma reale. Che fare? Se ne deve parlare, mettere in agenda. Sugli anni ‘70 non ci sono molti film. Ti vedremo ancora al cinema? Non con questo spettacolo. Ma al cinema sono ancora interessato. Il vero Celestini è al cinema o in teatro? Ăˆ quello a cena e a pranzo. A volte parlo in prima persona, con fatti che mi sono accaduti, ma è sempre un personaggio. Bisogna avere la luciditĂ di distinguere la persona dal personaggio.
%UHVFLD FKLDPD 6WRFFDUGD Brescia e Stoccarda hanno, da oggi, un legame che rappresenta sia la storia tecnica dell’evoluzione automobilistica mondiale sia quella di un futuro fatto di innovazione e cultura. Ăˆ stato infatti siglato un accordo di collaborazione strategica fra il Museo Mille Miglia della nostra cittĂ e il Mercedes-Benz Museum di Stoccarda. Presenti i massimi esponenti delle due istituzioni, Vittorio Palazzani e Attilio Camozzi, presidente il primo – ed universalmente riconosciuto come il ‘padre’ del museo bresciano – e vice presidente e ceo del Museo Mille Miglia il secondo, con Jurgen E. Wittmann e Robert Wägerle, rispettivamente presidente e direttore del museo tedesco. Grazie a questo accordo, una novitĂ assoluta nel panorama museale bresciano e italiano, ha inizio una collaborazione strategica, che vedrĂ uniti i due musei per
realizzare progetti comuni per intensiďŹ care scambi sportivi, economici, sociali e culturali fra le due cittĂ . “Avere al nostro ďŹ anco una delle piĂš prestigiose ďŹ rme della storia dell’automobile è un onore – ha detto Attilio Camozzi – e siamo consapevoli di rappresentare in un unico organismo tre importanti asset: la storia millenaria di Brescia, con un museo allestito, grazie all’amministazione comunale, in un monastero benedettino dell’anno mille, la sua tradizione sportiva e la sua cultura industriale, di cui Brescia offre ricca testimonianzaâ€?. “La partnership tra le nostre due istituzioni vuole mettere in risalto le afďŹ nitĂ che le sottendono – ha detto per il Mercedes-Benz Museum Jurgen Wittmann – e la prima tappa di questo ‘gemellaggio’ è l’esposizione a Brescia di cinque automobili che sono parte della nostra storia e di
quella della Mille Miglia. Il nostro è l’unico brand straniero che può vantare due vittorie nella storica corsa, ma l’intento di questa cooperazione vuole superare il semplice omaggio alla MM – ha sottolineato Wittmann – in quanto alcune opere d’arte della collezione di Daimler Ag saranno esposte al Museo di Santa Giulia, un complesso architettonico che non ha eguali in Europa per posizione e concept espositivoâ€?. Il sindaco Adriano Paroli, tra le molte autoritĂ presenti, ha evidenziato come “il Museo Mille Miglia sia frutto di uno sforzo di molti imprenditori bresciani che ci inorgoglisce e rappresenta la tecnologia, l’innovazione e il lavoro della nostra comunitĂ â€?. I cinque gioielli tedeschi che rimarranno esposti per un paio di mesi, sono la Ssk del 1930, la Sskl del ’31, le 300 Slr e Sl e la 180d, tutte del 1955.
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“Castelli e dimore nel brescianoâ€? è il tema del concorso fotograďŹ co per fotograďŹ e a colori e bianconero del 2012 proposto dal gruppo culturale Videoamici. Termine ultimo per la consegna delle opere 7 maggio 2012 presso la segreteria della parrocchia San Filippo Neri o la cassa del Cinema Sereno del Villaggio Sereno Brescia. Il bando integrale del concorso è scaricabile dal sito cinemasereno.it.
Tutto esaurito al Politeama di Manerbio martedĂŹ 21 febbraio. E non poteva che essere cosĂŹ per la tappa bresciana, la prima perchĂŠ ce ne saranno altre tre al PalaBrescia il 23, 24 e 25 marzo, dello spettacolo dei Legnanesi “Sem nasĂź par patĂŹ... e patèmâ€?. Le storie quotidiane della famiglia Colombo, insieme a tutti gli altri personaggi, ripartono, come sempre, dal cortile Lombardo. Appena si apre il sipario gli spettatori affezionati riconoscono subito i personaggi:
la Teresa, Mabilia e Giovanni. Uno sguardo sempre attento e acuto all’attualitĂ , insieme alla vis comica incontrastata e agli elementi tipici della rivista all’italiana fanno sĂŹ che anche il pubblico che li vede per la prima volta si appassioni subito alle loro vicende di ogni giorno, universali, semplici ma profonde allo stesso tempo. Nel nuovo spettacolo arriva Natale e per i “pover Cristâ€? rinasce la speranza di una vita piĂš agiata, il Giovanni arriva a casa con la gratiďŹ ca
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natalizia che assicura alla famiglia Colombo benessere e un momento di spensieratezza. Purtroppo però i soldi ďŹ niscono subito e con essi anche la serenitĂ : ai “pover cristâ€? non resta che sognare i mari del Sud, i corsari e i pirati, dobloni d’oro e ricchi bottini. Il sogno della Teresa però non si ferma qui: la vedovanza per lei è un traguardo quasi irraggiungibile ed eccola a pregare sulla tomba del forse, magari chissĂ ... defunto Giovanni. Ma ecco che riappare con la ďŹ glia Mabilia.
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continua la stagione teatrale di prosa del Ctb teatro stabile di Brescia all’insegna della prosa tedesca di Friedrich Schiller. La versione proposta al teatro Sociale fino al 19 febbraio (tutte le sere alle 20.30 e domenica alle 15.30) è quella rivista da Gabriele Lavia, figura tra le piĂš rappresentative del teatro italiano degli ultimi 40 anni, anche se la sua carriera lo ha visto alternarsi tra il palcoscenico e il cinema; in questo caso tanto da attore quanto da doppiatore. Tornando allo spettacolo che lo ha portato in questi giorni a Brescia, scritto da Schiller, “I Masnadieriâ€? racconta la storia dei fratelli Moor: Karl, scapestrato ma generoso e affascinante, e Franz, invidioso e deforme. Franz vuole rubare al fratello Karl l’affetto del padre, e ottenere cosĂŹ l’ereditĂ , e l’amore della donna amata per godere poi delle sue grazie; riesce a ottenere tutto questo senza badare alle proprie azioni. Karl, per disperazione diventa capo di una banda di fuorilegge, i masnadieri appunto, e commette delitti atroci che porteranno al finale tragico del dramma: l’uccisione del padre e della donna tanto amata. Alla sua prima messa in scena, nel 1782, fu un successo clamoroso e le cronache del tempo raccontano che durante la rappresentazione alcune signore siano svenute dall’emozione e che gli spettatori
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kantiana libertĂ etica. Ma soprattutto egli entra nella storia della drammaturgia con un evento straordinario, che si tentò piĂš volte di imitare e a cui certamente molto dobbiamo. Ciò che affascina maggiormente in Schiller è la capacitĂ di far scoppiare effetti scenici e fondare su questi la struttura della sua drammaturgia. Egli possiede un grandioso stile drammatico e quella particolarissima abilitĂ scenica che consiste nel saper sfruttare ogni risorsa dell’emozione e della sorpresaâ€?. La scenografia di Alessandro Camera, nera con alti e sottili pali sormontati da riflettori, si presta bene a evocare la selva boema. Uno spettacolo che promette di coinvolgere e di interrogare anche il pubblico di oggi. E la messa in scena attuale non fa che favorire questo messaggio. “L’opera attacca le istituzioni politiche, sociali e i pregiudizi morali – aggiunge il regista – nel proposito di impiegare il palcoscenico come ‘Istituto morale’. In questo senso le parole di Schiller risuonano nell’orecchio del mondo contemporaneoâ€?. Le musiche sono di Franco Mussida e lo spettacolo è presentato dal teatro di Roma e dal Teatro Stabile dell’Umbria in collaborazione con la versiliana Festival. Prezzi del biglietto: da 26 euro a 12 euro, con la possibilitĂ di riduzioni speciali (da 18 a 10 euro) e agevolazioni per gruppi (da 23 a 11 euro). Info: ctbteatrostabile.it.
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produzione, si è ora lasciato convincere a esporre il frutto di anni di intensa e mai interrotta attivitĂ . Trascorsi quindi alcuni decenni, dalle prime mostre degli anni ’80, la rassegna di Luigi Agosti avrĂ il carattere di un intrigante excursus su anni di sperimentazioni e ricche produzioni pittoriche. La mostra ha per titolo: “Mondo silenzioso. Florilegioâ€?. Il presidente della Fondazione Cab, Alberto Folonari, nel motivare la partecipazione all’evento, afferma: “Le ragioni sono
molteplici. La piĂš semplice, che non signiďŹ ca la meno importante, è che, a mio avviso, Luigi Agosti dipinge quadri belli. Poi c’è una tradizione in proposito. Va ricordato infatti che durante le Grandi Mostre che vanno dal 2000 al 2008, accanto a esposizioni d’importanza internazionale la nostra Fondazione volle dar spazio, ogni volta, a un artista bresciano del Novecento, meglio se viventeâ€?. Il critico Maurizio Bernardelli Curuz nel descriverne lo stile,
afferma: “Un’energia irradiante ďŹ no alla dissoluzione dell’oggetto, non piĂš luce, non piĂš materia, ma essenza voltaicaâ€?. Di sĂŠ, nella sua autopresentazione, Luigi Agosti esprime: “Ho vissuto in questi anni inďŹ niti dubbi su quanto facevo. Ho cercato, forse non riuscendovi appieno, di essere onesto con me stesso. Guardandomi intorno le scelte erano inďŹ niteâ€?. A ingresso libero, sarĂ aperta dal 24 febbraio al 18 marzo (da martedĂŹ a domenica, 15.30 - 19.30).
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che cosa serve la politica? Questa la domanda che si sono posti nella sala civica dei Disciplini a Castenedolo, politici e autori d’eccezione. L’associazione culturale “Aldo Moroâ€? presieduta dal sindaco Gianbattista Groli ha invitato Roberto Maroni e Marco Follini a commentare due libri: “A cosa serve la politicaâ€? di Piero Angela e “Licenziare i padreterniâ€? di Gian Antonio Stella. Presenti anche gli autori. Un tentativo di spostare il focus dai personalismi tipici della classe dirigente alle responsabilitĂ di ciascuno, questo il lavoro di Piero Angela, che riporta alla lentezza dello sviluppo del Paese e alla staticitĂ di un popolo che aspetta che la soluzione arrivi dall’alto. Non ci si dovrebbe piĂš rivolgere alla politica con modalitĂ richiedenti, ma con proposte concrete. Raccoglie i favori la posizione del giornalista anche quando dice che in Italia serve piĂš meritocrazia. Inizia cosi un dibattito che
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ni di consumo degli studenti che poi daranno ricchezze altrove. Chiama in causa il settore privato raramente disposto a investire su queste menti. Su un altro versante Stella che riporta i parlamentari alle responsabilitĂ della classe dirigente sull’attualitĂ come il bilancio oscuro dei partiti e le case acquistate “a insaputaâ€? degli stessi. Ma il Paese, dice poi, va osservato in prospettiva e se oggi possiamo descriverne il peggio non bisogna dimenticare momenti di straordinaria levatura come il Risorgimento, ma anche la grande emigrazione dal dopo guerra in poi che, troppo spesso ignorata dai giovani, ha contribuito a uno straordinario movimento di vite e di culture e se la odierna politica lo avesse ben presente si muoverebbe, forse, in maniera diversa. Non si fa attendere la risposta di Maroni che ribatte a Stella sulla disonestĂ di alcuni giornalisti e sulla necessitĂ di non fare di tutta l’erba un fascio perchĂŠ c’è chi come lui fa politica per passione, ed è one-
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sto quando dice che spesso un politico deve rispondere alle “tifoserieâ€? e questo crea un clima di contrasti nel quale è piĂš difficile lavorare. Accoglie questa posizione Follini che sottolinea però che anche se c’è forte disaccordo l’obiettivo comune deve rimanere il bene del Paese, solo cosĂŹ si può trovare un accordo, anche per le modifiche costituzionali. Soddisfatto il nutrito e ordinato pubblico che ha atteso gli autografi degli autori, strette di mano e foto con i parlamentari.
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L’assessorato per la Cultura e il Turismo della Provincia di Brescia ha presentato il libro “Organi storici brescianiâ€?, dedicato a questi strumenti musicali che nel territorio bresciano sono circa 800. “Si tratta del primo di quattro volumi – ha spiegato l’assessore Silvia Razzi – che forniranno una mappatura degli organi compresi nelle diocesi di Brescia, Bergamo e Verona, ma inclusi nella nostra Provinciaâ€?. Edito da Massetti Rodella, il primo volume di “Organi storici brescianiâ€? è dedicato alla zona della Franciacorta e della Valtenesi. Carlo Sabatti, curatore dell’opera, ha ampliato le ricerche di don Domizio Berra di Carpenedolo, autore di una tesi intitolata “Organi in Franciacortaâ€?, discussa nel 1983 e inclusa nella prima parte del libro. Altri quattro
esperti del settore hanno dato il loro contributo: “Lo storico Gabriele Bocchio – ha precisato Sabatti – si è concentrato sulla zona del Basso Garda Bresciano; l’organologo Giuseppe Spataro ha curato la Rassegna degli articoli sull’attivitĂ organaria bresciana in Italia ripubblicando il catalogo degli Antegnati, Bolognini e Tonoli e del veneto Gaetano Callido. A Ugo Ravasio si deve la sezione dedicata all’attivitĂ di don Cesare Bolognini di Lumezzane nel Settecento, mentre Giancarlo Bertagna ha curato la sezione sulle vicende degli organari bresciani in Liguria tra ‘500 e ‘700â€?. Gli altri tre volumi, per i prossimi due anni, saranno dedicati alla zona gardesana da Limone a Sirmione, alla Valtrompia e alla Valsabbia e Valcamonica. (a.g.)
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imparando a osservare è possibile interpretare il mondo e catturare le sue immagini con sensibilitĂ e rispetto. I disegni possono essere realizzati in qualsiasi tecnica e dimensione e devono essere completi di un titolo a scelta dell’autore/degli autori. Spedire i lavori a “La Primavera e la Luceâ€? presso: Camera con Vista – Via dei Mille 22/A – 25122 Brescia, entro le 12. di venerdĂŹ 30 marzo. Info: Alice Palumbo 3393953721 o Barbara Toselli 3388389469.
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i è parlato di dialogo tra le confessioni cristiane presso i Padri della Pace a Brescia. Padre Milan Zust, docente nella Pontificia università gregoriana di Roma e collaboratore del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, invitato dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, ha raccontato della sua esperienza in patria, la Slovenia, e in Italia sulla convivenza tra cattolici e ortodossi. Un dialogo difficile, ma possibile, che nel corso dei secoli è stato viziato da errori di traduzione e incomprensioni che hanno portato a parlare addirittura di eresia. Oggi, in tempi socialmente e politicamente piÚ tranquilli c’è, da entrambe le parti, la volontà di andare oltre quell’etichetta e di approfondire le ragioni, soprattutto umane, che hanno portato alla rottura. Le difficoltà ci sono e non si tratta di nodi facili da sbrogliare, in modo particolare perchÊ la Chiesa ortodossa riporta parecchie divisioni e correnti al suo interno che non permettono al comitato per il dialogo istituito dalla Chiesa romana, di proseguire in un’unica fluida direzione. Il rischio di contrariare o offendere una o l’altra Chiesa porterebbe a una ulteriore frattura. Trop-
po spesso, sottolinea padre Zust, ci si è dedicati, da una parte e dall’altra, all’insegnamento della dottrina e della morale trascurando quello che ha chiamato il rapporto vivo con il Signore, con il volto che ama e perdona. Si possono imparare grandi dogmi, ma se non si incontra Cristo non basta. Per far meglio comprendere ricorda che gli apostoli erano divisi per cultura, provenienza, sfiducia, ma grazie al rapporto con Cristo riscoperto nel mistero pasquale, sono riusciti a rimanere uniti, anche se la fede si esprimeva in modi differenti. Tentativi di riconciliazione sono stati fatti durante tutto il periodo storico che le due confessioni hanno attraversato e si può vedere come malgrado le divisioni ci fossero le figure di molti santi a unirle in modo misterioso. Passi avanti nei secoli ne sono stati fatti. Molte le commissioni e gli incontri ufficiali dei quali riferisce padre Zust. Negli ultimi 50 anni sono stati fatti molti gesti a favore della riconciliazione che hanno portato a quella che è stata definita una primavera dei rapporti che ha dato risultati straordinari. Negli attuali tempi di crisi economica e sociale anche questi passaggi si sono rallentati, il bisogno di recuperare
un’identità forte rischia di mettere in scacco il dialogo perchÊ ognuno mette sÊ al primo posto allontanandosi da Cristo. Serve dunque un approfondimento della fede, ciascuno con le proprie idee, perchÊ l’incontro con Cristo apre all’incontro con l’altro. Anche padre Zust aveva dei pregiudizi nei confronti dei credenti e dei riti ortodossi, li racconta senza timore e spiega come attraverso l’incontro con padre Marco Ludwig si sia aperto e lasciato guidare alla conoscenza verso l’altro, che altro non è se non un mondo di ricchezza che lo ha aiutato ad approfondire la sua stessa fede. Ciascuno, conclude, segue la sua tradizione, orientale od occidentale che sia, ma quando c’è la possibilità di incontrarsi e di far circolare le diverse conoscenze si scopre ben presto che piÚ si è con Dio piÚ si è con gli altri.
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$GULDQR &HOHQWDQR F¡q ( LO )HVWLYDO" Le scorse settimane la Rai ha messo in onda un promo che annunciava la partecipazione di Adriano Celentano alla 62ÂŞ edizione del Festival di Sanremo. In un’ambientazione apocalittica con tanto di musica elettronica, dalla cella di una prigione Celentano camminava verso la telecamera. Il messaggio finale del promo recitava: “Adriano Celentano c’èâ€?. Poi a pieno schermo la sagoma della copertina del suo nuovo album, in vendita dal novembre 2011. E, alla fine del promo, il marchio di fabbrica del Festival, che restava in onda non piĂš di un secondo, per poi esplodere e infuocare lo schermo. Ăˆ chiaro che,
dopo le decine di ore spese dalla tv in queste settimane per raccontare l’epopea di “Celentano a Sanremoâ€?, il promo sopracitato poteva persino evitare di precisare a quale trasmissione si faceva riferimento, cioè dove e quando sarebbe stato possibile vedere Celentano. Il pubblico infatti ha consumato e digerito questa vicenda prima ancora che accadesse in onda, durante il Festival. Ecco l’enorme potere del piccolo schermo: fare accadere qualcosa semplicemente parlandone, senza che nulla ancora sia successo, creare la realtĂ dalle ipotesi. Coinvolgere giornalisti, opinionisti, telespettatori, ispirare i discor-
si da bar, le scalette dei telegiornali. La chiacchiera è un’arma infallibile, la tv in questi casi dimostra sempre di essere un eccellente timoniere, lo spirito guida del peggior pensiero comune. Offre retroscena, premesse e previsioni, analizza, ricostruisce e rimette tutto in discussione. Non c’è un motivo, tutto questo non serve a nulla, ma l’importante è parlarne. In base a questo ragionamento non dovrebbe stupire il cachet richiesto da Celentano con annessa donazione in beneficenza, ma piuttosto il fatto che non sia stato lui a pagare per tutta questa visibilità . Nel suo intervento di martedÏ sera ha
sparato a zero su Chiesa, preti e giornali cattolici. La violenta monotonia del predicatore pazzo, pura demagogia anti-culturale vecchia di decenni. Ăˆ troppo facile ottenere consenso e applausi criticando in tutte le direzioni e senza contraddittorio, davanti a milioni di telespettatori. Un monologo amaro, senza capo nĂŠ coda. L’Italia non si meritava questo schiaffo, per di piĂš pagato con i soldi del canone. Da qualche anno il Festival non riesce piĂš a vivere solo di musica. PerchĂŠ è necessario che in una manifestazione canora intervengano vip di ogni sorta, sportivi, comici, ballerini, primedonne, attori? Non bastano le canzoni e
chi le canta a rendere interessante un festival della canzone? No, non bastano, belle o brutte che siano, perchĂŠ ormai il pubblico è abituato a una tv multiforme. E anche con Sanremo la tv ha fatto quello che meglio sa fare, per attirare piĂš pubblico possibile: ha creato un “varietĂ â€?, termine che giĂ racchiude in sĂŠ il tutto-e-niente che dilaga nel piccolo schermo. Ăˆ chiaro che mettere piĂš carne al fuoco attira piĂš gente, e quindi fa lievitare i prezzi degli spazi pubblicitari. Ancora una volta il denaro è il principale produttore televisivo, il manager che spadroneggia in tv, anche quella pubblica.
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‡ƒ–”‘ †‡ŽŽ‡ ƒŽ‹ ‹Â?‡Â?ƒ ‘’’‹‘ ƒ’’—Â?–ƒÂ?‡Â?–‘ Â? Â?ƒ‰‰‹‘”†‘Â?‘ –”‘’’‘ ’‡”ˆ‡––‘ Due date al Teatro delle ali di Breno; giovedĂŹ 16 febbraio alle 20.30 “Duetti d’amoreâ€?, concerto con le arie d’amore del melodramma con il tenore Mario Malagnini e la soprano Irina Dobrovskaya (nella foto). Domenica 19 febbraio ore 20.30: “Senti chi suonaâ€? lo spettacolo dĂ la parola al pianoforte che, solo sulla scena, racconta la storia della musica dal suo punto di vista. Musica di Giovanni Colombo e in scena Luciano Bertoli.
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on si arresta l’elenco delle vittime dello show biz musicale. Sei mesi dopo Amy Winehouse ci lascia anche Whitney Houston, 48 anni, trovata annegata domenica 12 febbraio nella vasca da bagno dell’Hilton Hotel a Beverly Hills, circondata da pillole e medicinali. Una triste fine per una delle cantanti pop-soul piÚ dotate, artefice di canzoni di grande successo soprattutto negli anni Ottanta, prima di precipitare gradualmente in un tunnel costellato da alcol e droga. Whitney, nonostante il declino, non aveva mai abdicato al suo ruolo di star e per questo era a Beverly Hills, per presenziare al Gran Gala dei Grammy Awards, svoltisi la sera stessa della sua scomparsa. Palpabile la commozione tra gli artisti partecipanti ai Grammy con diverse dediche e ricordi della grande cantante americana. Per chi ancora ha in mente la Whitney scintillante dei suoi momenti d’oro, pare ancora piÚ assurda la sua fine. Whitney Houston aveva tutto ciò che una donna può desiderare. Nipote della grande Dionne Warwick, aveva una voce splendida e era dotata di notevole bellezza, doti che l’avevano resa celebre come cantante e come
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Il personaggio di Albert Nobbs aveva proprio toccato i sentimenti di Glenn Close. L’attrice interpretò a teatro nel 1982 il maggiordomo impeccabile creato a fine ’800 dallo scrittore irlandese George Moore. “Non ho mai dimenticato quella storia singolare – ha dichiarato – che a mio avviso poteva diventare un film meravigliosoâ€?. Alla fine è riuscita a realizzarlo, producendolo e contribuendo alla sceneggiatura nella quale ha coinvolto un importante scrittore, John Banvil-
attrice. Uno dei suoi brani piĂš noti, “I will always love youâ€?, fa parte della colonna sonora del film “Guardia del corpoâ€?, nel quale aveva recitato al fianco di Kevin Costner. Nella sua carriera ha vinto sei Grammy ed è accreditata come una delle cantanti di maggior successo in assoluto, una sorta di Michael Jackson al femminile, con il quale condivide anche la prematura e quasi in-
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Â?†‹Â?‡Â?–‹…ƒ„‹Ž‡ Dz ™‹ŽŽ ƒŽ™ƒ›• Ž‘˜‡ ›‘—dz spiegabile scomparsa. Se la rivista “Rolling Stonesâ€? l’ha classificata al 34° posto tra i cento piĂš grandi cantanti di tutti i tempi, qualcuno l’aveva definita “The Voiceâ€?, per la voce straordinaria, limpida e cristallina, dotata di grande estensione e di eccellente controllo vocale. Il successo arrivò subito per Whitney, proiettata fin dal primo album eponimo del 1985 nell’Olimpo dei grandi. I due dischi successivi, “Whitneyâ€? e
“I’m your baby tonight “, avevano percorso la stessa traiettoria vincente, con canzoni molto godibili come “I’m your baby tonight “. Nel 1992 arrivò il trionfo del film “Guardia del corpoâ€? e della rispettiva colonna sonora. Poi, gradualmente, seguĂŹ un periodo di crisi, fatto di depressione e di mancanza di stimoli. L’ultimo decennio è stato per lei un calvario, con frequenti ricoveri in clinica per disintossicarsi da alcol e droga, cause legali col padre, divorzi e poca musica. Nel 2009 era uscito il disco “I look to youâ€?, che l’aveva riportata in vetta alle classifiche musicali e recentemente stava lavorando al film â€?Sparkleâ€?, che avrebbe dovuto rilanciarla anche come attrice e la cui uscita è prevista per il prossimo agosto. Al di lĂ delle dichiarazioni sentite ma un po’ di circostanza di molti, questa morte ci lascia molta amarezza. Sia perchĂŠ abbiamo perso una cantante dal talento immenso anche se mai completamente espresso, sia perchĂŠ la morte di Whitney è l’ennesima dimostrazione di quante insidie e falsitĂ pullulino in un mondo musicale che luccica e scintilla ma che non tutela i suoi “prodottiâ€?, specialmente quando questi vanno per diversi motivi in crisi.
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le. Nell’interpretarlo, Glenn Close ha messo il massimo impegno, al punto da guadagnare la sesta candidatura all’Oscar della carriera. A fronte di tanta passione, purtroppo, il risultato non è meraviglioso: piuttosto un bel dipinto d’epoca, dall’andamento assai meditativo, che non riesce a far condividere il proprio nucleo doloroso. A dirigere “Albert Nobbsâ€? è Rodrigo Garcia, figlio dello scrittore Gabriel Garcia Marquez ed esperto narrato-
re di tormenti femminili. Il protagonista, a dispetto del nome, è infatti una donna, che nemmeno piÚ ricorda quale sia la sua vera identità . Siamo nell’Irlanda del XIX secolo: da quando aveva 14 anni, dopo un’infanzia segnata da miseria e violenza, Albert Nobbs vive travestita da uomo per poter lavorare come maggiordomo in un albergo ben frequentato di Dublino, retto con mano ferma e un po’ ipocrita dall’anziana signora Baker (Pauline Collins). La fatica di
abitare un mondo nel quale la mistificazione è praticata come normale metodo di sopravvivenza è uno dei temi del film: che procedendo diventa però soprattutto il racconto di un caso clinico, man mano che diventano sempre meno chiare le ragioni dei comportamenti di Albert. Il maggiordomo sta accumulando un tesoretto con il quale vuole avviare un’attività commerciale. Per completare il sogno di riscatto sociale, si convince che sia necessaria
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anche una vera moglie. Punta le sue attenzioni su Helen (Mia Wasikowska), la giovane cameriera illusa da un corteggiatore poco affidabile. Il suo groviglio emozionale si fa inestricabile: ne vediamo pochi lampi, sfuggiti al controllo che la protagonista si impone per non smascherarsi. Lo stesso controllo fa forse male al film, che non riesce a incollare in modo convincente una vicenda perturbante su una messinscena piĂš che convenzionale.
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Nonostante il persistere di una marcata crisi dei consumi, il 2011 del settore commerciale bresciano è stato all’insegna della crescita. Il dato che, come sottolineano in Confesercenti, non deve fare gridare al miracolo. Ăˆ soltanto un indicatore chiaro di come il mondo del commercio sia considerato un “rifugioâ€? per far fronte alla crisi. Nel periodo ottobre 2010 - ottobre 2011 il numero delle imprese del settore è cresciuto nel Bresciano di quasi 1000 unitĂ . I dati sono
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il frutto di uno studio realizzato da Confesercenti sulla scorta del registro delle imprese della Camera di commercio. Particolarmente dinamico nel corso di un anno comunque segnato dalla crisi è stato il commercio al dettaglio che ha chiuso con un saldo attivo di 281 imprese, seguito a ruota dal comparto turismo (+ 264) grazie all’avvio di nuove attività (bar e ristoranti) sui tre laghi bresciani. Altro dato significativo è stato l’aumento nel corso del 2011 del
commercio all’ingrosso (+ 221). Un aumento che il direttore generale di Confesercenti Alessio Merigo attribuisce all’ormai assodata tendenza dei dettaglianti di ridurre al minimo i magazzini, affidandosi, appunto, ai grossisti. “Una scelta – è stato detto nel corso della presentazione della ricerca – che è figlia della crisi economica e della carenza di risorseâ€?. Se le imprese aumentano, diminuisce invece la loro durata nel tempo. Questo un altro dato uscito dallo studio.
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on sembra esserci pace per A2A. La multiutility creata nel 2007 dalla fusione di Asm, la municipalizzata di Brescia, con la milanese Aem, a cinque anni dalla nascita sta attraversando una crisi. A sentenziarlo, oltre ad alcuni dati economici, è la politica bresciana che, seppure con posizioni e toni diversi, con forza sempre maggiore si interessa delle sorti della multiutility. Probabilmente nell’impennata di attenzione gioca anche il fatto che quelli a venire mesi saranno decisivi per il futuro di A2A, la maxiutility lombarda controllata dai Comuni di Brescia e Milano. Dopo la morte a pochi giorni dalle dimissioni, di Giuliano Zuccoli, presidente del consiglio di gestione è aperta la caccia al successore. Palazzo Loggia e Palazzo Marino dovranno confrontarsi per i due consigli previsti dal sistema duale (secondo i patti la gestione spetterebbe a Brescia). Al di là delle diverse posizioni assunte dalle forze politiche bresciane ci sono alcuni campanelli d’allarme che certificano il non perfetto stato di salute della multiutility. Il valore delle azioni di A2A dal 2008 a oggi ha perso qualcosa come il 77% del proprio valore, mentre nello stesso periodo tutti i potenziali competitori italiani della multiutility hanno conosciuto variazioni piÚ contenute dei loro titoli
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valore era già sceso a 4,4 miliardi. Al 25 gennaio scorso la capitalizzazione era scesa a 2,2 miliardi di euro. A pesare su questa situazione l’aumento dei debiti (a fronte di ricavi rimasti invariati) e degli oneri finanziari cresciuti a dismisura. In costante aumento anche il rapporto tra debiti e patrimonio netto passato nell’ultimo biennio dal 74 all’80%. Dati che secondo molti (opposizioni consiliari in testa) sono frutto di una gestione non oculata che si è imbarcata in decisioni strategiche difficilmente sostenibili. Una situazione, quella in cui versa A2A che sta inducendo
a seri ripensamenti perchÊ Brescia non venga ulteriormente penalizzata. In questa stagione di polemica politica sul futuro della multiutility sembrano essere messi ai margini del dibattito temi come la qualità dei servizi offerti e la stretta connessione con territorio che avevano fatto di Asm il fiore all’occhiello e, per certi versi, la cassaforte della città . Temi cari agli utenti interessati solo e soltanto ai servizi erogati. Non appassiona la polemica politica a meno che la stessa non possa produrre utilità per chi alla multiutility versa canoni e tariffe.
1DFTXH $VP PRULUj $ $" La vicenda di A2A è intimamente legata alla storia di Brescia. Prima della fusione con Milano, Asm ha segnato non pochi passaggi storico-amministrativi cittadini, distinguendosi per l’eccellenza dei servizi forniti e per gli utili che anno dopo anno consegnava a Palazzo Loggia perchÊ li investisse per la crescita di Brescia. Termoriscaldamento e, pur non senza polemiche, termovalorizzatore sono state scelte importanti, che hanno segnato
la cittĂ . Scelte che hanno portato Asm a essere punto di riferimento anche per molti Comuni della provincia. Ăˆ del 2001 la sua quotazione in borsa, scelta dettata dalla necessitĂ di dotare l’azienda dei capitali necessari al suo continuo sviluppo ma che non è giunta a snaturarne le caratteristiche originali e virtuose. Sono in molti a sostenere che lo stesso non si possa dire per l’operazione che, nel 2007, ha portato alla fusione con la milanese
Aem e la nascita di A2A, una decisione che non ha portato, ad oggi i risultati sperati. Brescia non è stata capace di portare nella nuova multiutility le virtÚ proprie di Asm. La mancanza di risultati ha portato a piÚ riprese a ripensare il futuro di A2A che nei prossimi mesi dovrà rinnovare i suoi vertici e passare la guida della gestione in capo a Brescia e il controllo a Milano. La partita, insomma, è aperta e la politica si sta attrezzando.
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ƒ”†ƒ Žƒ••‹…‘ —––‡ Ž‡ Â?‘˜‹–Â? †‡Ž ‘Â?•‘”œ‹‘ Grandi novitĂ in casa “Garda Classicoâ€?. All’incipit del 2012 il Consorzio dei produttori vitivinicoli della Valtenesi – l’area che sul Garda bresciano inizia a sud dove ďŹ nisce la terra della Lugana e si estende ad ovest tra Desenzano e Salò – si presenta con un carnet ricco di un nuovo vino, un nuovo logo e una nuova sede. In questi giorni sta debuttando sul mercato la nuova doc “Valtènesiâ€?, entrata in vigore con la vendemmia 2011: un debutto studiato ad hoc per il suo profumato
rosa, il Valtènesi Chiaretto, che per disciplinare ha visto il suo primo stappo proprio il 14 febbraio, giorno di San Valentino, tradizionale “festa degli innamoratiâ€?; un vino che, fresco e profumato, anticipa ogni anno la primavera sulle tavole dei bresciani ma che nasce da una vocazione antica e che ora, vestito della nuova doc, si propone con una maggior vena di tipicitĂ , ampliďŹ cata dalla presenza dell’autoctono Groppello in percentuale non inferiore al 50% (nella tipologia Garda Classico al
30%). Sante Bonomo (nella foto), presidente del Consorzio, alla conferenza stampa, ha indotto i presenti a ricordare come il territorio sia “molto cambiato – ha continuato –, ma oggi è comunque una nicchia e dĂ il vantaggio di aumentare le produzioni di qualitĂ . Per noi questo – ha concluso –, è un debutto epocaleâ€?. Tra le novitĂ , per il Consorzio, anche un nuovo marchio. Tutto ciò per “mettere l’accento sulla Valtenesiâ€?, secondo lo slogan siglato dal Consorzio.
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al richiamo “ufficiosoâ€? e personale al presidente della Provincia di Brescia, Daniele Molgora, “amico che ha sbagliato presentando il ricorso sul taglio dei vitaliziâ€? all’analisi dell’economia che, per l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, vede la ripresa legata ai temi del federalismo. CosĂŹ si è sviluppata, in un clima vivace, la serata organizzata dall’Associazione artigiani di Brescia e presieduta dal presidente Enrico Mattinzoli. L’incontro è stato aperto da un botta e risposta tra Maroni e Molgora, sul tema del vitalizio, “vedremo se ritirarlo sulla base della decisione dei vertici del movimentoâ€?, ribatte quest’ultimo, mentre il convegno entra nel vivo, non senza un passaggio politico dedicato alle future alleanze in Loggia, in vista delle amministrative: “Non ho consigli da dare a Fabio Rolfi (presente in sala) – dice Roberto Maroni – perchĂŠ sa muoversi benissimo da solo. E comunque, la decisione della Lega è chiara: si correrĂ da soliâ€?. Dalla fase politica, sostenuta da una folta rappresentanza leghista che applaude a scena aperta l’ex ministro Maroni, il convegno “Federalismo, futuro e opportunitĂ per le imprese?â€? passa, sollecitato dalle domande dei giornalisti, agli aspetti “praticiâ€?. Maroni punta l’indice sul governo Monti, sugli effetti
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sĂŹ che i responsabili della gestione pubblica rispondano direttamente ai loro elettori, ai cittadini. Ăˆ un principio di responsabilitĂ â€?. “La politica, in questa fase, è inerte e incapace di mutare la rottaâ€?, replica il presidente dell’Associazione artigiani Enrico Mattinzoli guardando al momento difficile dell’economia. Ed è proprio Mattinzoli a ribadire come oggi, adesso, sia il tempo delle scelte, pur non mostrandosi particolarmente entusiasta di alcuni aspetti ed effetti dei provvedimenti del governo Monti. E torna ad affacciarsi l’idea delle due velocitĂ , per l’Italia e per l’Europa: “PerchĂŠ l’Unione europea cosĂŹ come è non ha sensoâ€?, conclude Roberto Maroni.
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Si colloca tra le maratone piĂš veloci d’Italia e quest’anno spegnerĂ le prime 10 candeline. Ăˆ la Maratona di Brescia, presentata in Loggia e il cui appuntamento è fissato per domenica 11 marzo. Partenza alle 9.15 da corso Zanardelli con arrivo in piazza Loggia. Da sempre la distanza dei 42,195 km è aperta alla partecipazione di professionisti, amatori ma anche di atleti disabili. Dal 2003 ad oggi – inoltre – la proposta agonistica si è arricchita delle distanze della mezza maratona
(21,097 km) e della Brescia Ten di 10 km. In parallelo, e sempre domenica mattina, si correrà la Family Walking, passeggiata non agonistica il cui intero ricavato viene donato all’Ail di Brescia. Spazio, infine, agli atleti del domani con la Tomorrow Runner dedicata agli alunni delle scuole primarie di primo grado della città in programma il giorno prima, sabato pomeriggio 10 marzo. Per tutte le informazioni e iscrizioni: www. bresciamarathon.it. (ma.ric.)
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gnuno ha fatto correttamente la sua parte: il mondo dello sport – con le sue star a sottoscrivere – nel richiedere al governo di dare il suo avallo alla richiesta da avanzare al Cio (Comitato olimpico internazionale) per ottenere le Olimpiadi a Roma nel 2020; Mario Monti e il suo esecutivo, nel respingere cortesemente l’invito con una ferrea quanto esatta valutazione: l’idea è bella, il momento è brutto. Organizzare i Giochi olimpici è tutt’altro che semplice e indolore, anzi è complesso e soprattutto costoso. Abbiamo davanti agli occhi il recente esempio di Atene: qualsiasi commentatore economico riconosce che lo sforzo di organizzare in terra ellenica l’Olimpiade del 2004 ha letteralmente messo in ginocchio le finanze di quel Paese. Che ora sta pagando (certo, non solo per le Olimpiadi) un prezzo terribile. Ospitare un simile evento significa dotarsi di strutture perfette per decine di discipline sportive, normalmente nella regione oltre che nella città . Strutture che a volte vivono di luce intensa giusto per quei pochi giorni, rimanendo poi sottoutilizzate o peggio. Significa dotarsi di infrastrutture viarie che coinvolgono l’intero Paese; costruire una cittadella olimpica; ospitare centinaia di migliaia di turisti e sportivi. Ci sono sicuramente grandi vantaggi (i flussi turistici, la visibilità mondia-
le), ma c’è da mettere sul piatto un pacco alto cosĂŹ di miliardi di euro: da dove li tiriamo fuori? C’è infine il fondato dubbio – dentro i confini patrii – che gli italiani non siano bravissimi nell’affrontare simili sforzi organizzativi. Il ricordo di “Italia 90â€?, dei ritardi, delle opere malfatte o inutili, della corruzione che interessò piĂš di un appalto, scoraggia dall’intraprendere di nuovo una simile strada. Tant’è che
poco tempo fa l’Uefa preferÏ assegnare l’organizzazione dei Campionati europei di calcio a Ucraina e Polonia (ripeto: Ucraina e Polonia) piuttosto che all’Italia. Fece male? Fece cosÏ, e in epoca di cinghie strette qual è quella attuale, fu un bene. Infine qualche dubbio che una città cosÏ fragile e complessa come Roma, riesca a sopportare anni di lavori pubblici paralizzanti e un evento capace di sfidare la
tenuta organizzativa degli americani (ad Atlanta 1996 diversi atleti si persero per strada e non riuscirono a partecipare alle gare). Se qualcuno ha dei dubbi, pensi al recente harakiri sofferto dalla capitale per qualche centimetro di neve. Quindi arrivederci anelli olimpici, che hanno fatto la fortuna di Barcellona nel 1992 – completamente rinnovata – e hanno rilucidato Londra in vista di quelli di quest’anno. Anche qui con costi enormi, seppur gestiti “all’ingleseâ€?; e un deficit di bilancio che spaventa il governo Cameron, che ha ereditato quella decisione presa in epoca Blair. Monti ha promesso di voler cambiare la mentalitĂ degli italiani, sottintendendo: li vorrei un po’ piĂš tedeschi. Ecco: quando riusciremo a completare 200 km di alta velocitĂ in meno di 30 anni; quando realizzeremo il riammodernamento della SalernoReggio Calabria in meno di 40; quando passeremo dai progetti agli scavi per il tunnel del Brennero in meno di 20; quando ci impegneremo piĂš a ricostruire L’Aquila che a progettare percorsi acquatici per il kayak olimpico... Ecco, allora avrĂ vinto Monti e avremo vinto noi tutti.
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,O %UHVFLD YROD DQFKH RQ DLU Chi l’ha detto che il calcio è solo uno sport da uomini? A Brescia, poi, c’è una squadra femminile seconda in classiďŹ ca nel massimo campionato di serie A. E da lunedĂŹ 20 debutterĂ una trasmissione radiofonica tutta loro, proprio per attirare l’attenzione e per farsi sentire. Un’ora in compagnia, ogni i lunedĂŹ dalle 18.15 alle 19.15 su Radio Voce Fm 88.3-88.5, emittente che con questo nuovo ingresso
si conferma sempre piĂš “la radio dello sport brescianoâ€?. Da tre anni, infatti, tutti i giorni dal lunedĂŹ al venerdĂŹ dalle 14 alle 15 spazio ai colleghi uomini di serie B mentre tutte le domeniche è possibile ascoltare la radiocronaca integrale del Basket Brescia di Lega 2. Ora tocca al Brescia Calcio femminile con la nuova trasmissione “Colpo di taccoâ€?. A condurla in studio, i giornalisti Fabio Cimmino
e Alberto Gori. Approfondimenti, commenti, interviste e ospiti che avranno anche l’occasione di lanciare i propri brani preferiti tra una chiacchierata e l’altro. Come da tradizione, nel corso della diretta, spazio alle telefonate e agli sms per interagire (da inviare al numero 338.36.36.104). E chi sa che il debutto in radio non coincida con uno storico scudetto a ďŹ ne stagione.
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’‘”– ‡ †‹•ƒ„‹Ž‹–Â? ƒ Dz’”‹Â?ÂƒÇł ’‡” ‹Ž ‡••‹ ”‡‰‰‹ƒÂ?‘ Quella che abbiamo raccontato sette giorni fa era giĂ una bella storia. Ora è diventata una favola. Francesco Messori – il tredicenne di Correggio nato con una gamba sola – è sceso in campo in un torneo ufďŹ ciale di calcio a 5 a Cremona, dove il suo sinistro ha ďŹ rmato un gol e due assist. Ăˆ stata una festa speciale, con il piccolo “Messiâ€? reggiano omaggiato dalle rivali Torrazzo e Bedriacum con le loro maglie. “Per il Csi – ha affermato il presidente Achini – è stato
naturale cambiare il regolamento per consentire a Francesco e ai bambini come lui di prendere parte a gare ufďŹ cialiâ€?. Un calcio senza barriere, dunque, come afferma la responsabile della Commissione disabili Anna Manara: “Per Francesco oggi inizia una carriera da calciatore. L’integrazione fra disabili e normodotati si può e si deve ricercareâ€?. Ora manca solo la ciliegina sulla torta. La chiamata del Barcellona per due palleggi con Lionel Messi.
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a quiete prima della tempesta. Lo scorso fine settimana il mondo del ciclismo ciessino ha osservato un turno di riposo, preludio alla partenza della stagione su strada dopo l’avvio della 4C Cross Country Cup di mountain bike, che vivrĂ la quarta delle sue sedici tappe domenica a Barco di Orzinuovi. Al Parco Oglio Nord verrĂ messo in palio il VII trofeo Piemonti Costruzioni. Per aggiudicarselo bisognerĂ tagliare per primi il traguardo di un percorso di otto chilometri da ripetere quattro volte. Un giro di “scontoâ€? è previsto per allievi, donne ed escursionisti. Si tratta del medesimo tracciato della 6h Urcis, che prevede dei single treak all’interno dei canali e su ponti installati per l’occasione. Appuntamento alle 8 all’oratorio di Barco e partenza alle 10. Mentre le ruote grasse continuano a sfidare fango e neve le biciclette da strada sono pronte a tornare a sfrecciare sull’asfalto di tutta la provincia. Le competizioni principali della stagione saranno tre: coppa d’Inverno, coppa Primavera e campionato, che al loro interno metteranno in palio altri sei titoli: dal Lodatour al Giro della Provincia, passando per i campionati provinciali della Montagna e di Strada. In calendario, inoltre, ci saranno anche i campionati provinciali Cronomen: singolo e a squadre. Prevista anche una manifestazione extra, la gara delle Tre Valli di domenica 29 aprile,
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il 6 maggio. Il quinto mese dell’anno aprirà il sipario sull’appuntamento piÚ atteso: il campionato provinciale. 24 gare che rappresenteranno il clou del 2012. La carovana arancioblu toccherà tutti gli angoli della provincia. Dopo lo start di Brione (20 maggio) ci saranno cinque mesi di sfide dal lago di Garda al lago d’Iseo, dall’alta Valtrompia alla profonda bassa, ma ora è tempo di sfidare il termometro per brandire lo scettro di ghiaccio delle due ruote. Appuntamento domenica a Borgosatollo alle 12.15 al bar Amici della Gela. I primi a partire saranno senior 1,2 e gentlemen (ore 13.30), a seguire junior 1,2.
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Se rimane la sete di veritĂ Egr. direttore, anche Whitney Houston se n’è andata. La strage prodotta volenti o nolenti dal cosiddetto star system, non sembra avere crisi. Poco prima di lei erano passati a migliore vita Amy Winehouse e Michael Jackson. Se si dovesse stilare un elenco degli artisti estinti in virtĂš del classico stile di vita di una star, non basterebbe un libro. Luigi Tenco, Mia Martini, Kurt Cobain, Jim Morrison, Elvis Presley, Sid Vicious, Brian Jones, Andy Gibb, Jimi Hendrix, Freddie Mercury, Stevie Ray Vaughan, e George Harrison, sono solo i piĂš noti. Morti per droga, alcol o suicidio, gli uomini di spettacolo “finiti tragicamenteâ€?, costituiscono la prova vivente che la notorietĂ , la ricchezza, il potere e il successo non riescono a saziare la sete di veritĂ , amore e infinito che alberga nell’anima degli esseri umani. VeritĂ , amore e infinito che non possono essere raggiunti soddisfacendo il portafoglio e il basso ventre, ma curando il rapporto con il trascendente. Ecco il motivo per cui le statistiche hanno appurato che la categoria piĂš colpita dal male di vivere, oltre ai succitati artisti, è quella degli atei e degli agnostici. Se si continuerĂ a pensare come fanno gli illusi ebbri di materialitĂ e carnalitĂ , vale a dire che la spazzatura offerta dal mondo possa dare un senso all’esistenza umana, prepariamoci a una societĂ di depressi e suicidi. Gianni Toffali
La proposta salva-carceri Egr. direttore, lo sforzo del governo Monti e in par-
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ticolare del ministro Paola Severino per affrontare dignitosamente la situazione carceraria in Italia va sostenuto con convinzione. Il cammino su questa strada credo sia ancora molto lungo e pertanto dobbiamo liberamente confrontarci in merito alle nostre valutazioni rispetto a una persona che ha sbagliato, che ha commesso reati e che finisce in carcere per essere punita. La divergenza è fra quanti considerano un dovere di civiltà , e pure morale, creare le condizioni affinchÊ colui o colei che è stato condannato possa ravvedersi e ritornare a vivere nel rispetto della legalità e coloro che considerano e giudicano non recuperabili a una vita normale i carcerati. Voglio credere che la stragrande maggioranza abbia ad appoggiare l’impegno del governo quale scelta civile, che richiede maggiore collaborazione sul terreno della prevenzione, e pure del recupero di ogni vita umana. Giuseppe Delfrate
In ricordo dell’artista Giovanni Repossi Egr. direttore, l’improvvisa scomparsa del pittore Giovanni Repossi ha suscitato una vasta eco di cordoglio, testimoniata dall’affetto e dalla stima di cui era circondato sia come artista che come uomo. E anch’io vorrei portare la mia piccola testimonianza. Nel febbraio dello scorso anno avevo fatto visita al pittore Giovanni Repossi, che stava terminando di dipingere il trittico della Crocifissione, opera che mi aveva affascinato per la capacità dell’artista di calare l’avvenimento dentro l’umano, ope-
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ra che sembrava mai finire. “Sai, diceva indicando due minuscole zone del dipinto, le devo ancora sistemare in questi puntiâ€?. E su questa sua incontentabilitĂ scherzavo aggiungendo: “Sarò convinto che questo dipinto lo considererai finito soltanto quando lo vedrò appeso in chiesaâ€?. Poi, il nostro discorso si era fatto piĂš colloquiale nel chiedere e nel rispondere, trasformandosi in una sorta di intervista di cui mi sono rimasti appunti che avrei voluto concludere successivamente in modo piĂš completo. “Che cos’è per te la pittura?â€? gli avevo chiesto incontrando i suoi occhi azzurri.“Cos’è per te scrivere?â€? mi aveva risposto di botto. Alla mia replica, che la sua domanda non valeva come risposta, proseguiva: “Sto scrivendo parecchia roba, ma procedo per aforismi. Dipingere per me è un modo come lo è per uno scrittore di scrivere un libro. Per quanto riguarda i temi della mia pittura ci sono temi che amo riscoprire: il paesaggio, ad esempio, che per me aveva e ha un particolare significato, un paesaggio senza la figura umana; inoltre, prediligo continuamente una rilettura dei grandi contemporaneiâ€?. “E il colore? Cosa mi dici del coloreâ€? gli domandai lasciando la domanda molto indeterminata. “Il rapporto col colore è legato al mio stato d’animo, di gioia, di dolore. Tendenzialmente nel colore che è mio c’è una tendenza un poco pessimisticaâ€?. “E la vita, cos’è la vita in riferimento alla tua arte?â€? gli chiesi ancora. “Io quando parlo della mia vita parlo di un’infanzia e di un’adolescenza buona: ho avuto un padre che mi ha capito; i miei genitori mi hanno dato un’educazione di responsabilizzazione. Ho
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anche avuto amici importanti. Mio padre quando gli ho detto “voglio fare il liceo artisticoâ€? mi ha risposto: “ricordati che se vuoi fare questa professione falla molto seriamente e molto professionalmenteâ€?.“Non ti capita mai di pensare alla morte?â€? buttai lĂŹ.“Ci penso spesso Può essere lontana, vicina. La accetto. Per me l’importante è morire senza soffrire. Vorrei essere ricordato come l’artista che ha affrontato il problema della pittura con le mie poche qualitĂ , ma con serietĂ . Per me l’arte è una cosa sacra e non si gioca come fa qualcuno. Ho lasciato l’accademia anche per questo...â€?. Poi, parlammo di quando verso la fine degli anni Sessanta conquistò, con l’amico Oscar Di Prata, il secondo posto a un concorso per realizzare una vetrata in un ospedale del Trentino. Infine, interrompemmo la conversazione perchĂŠ nel frattempo, piĂš lestamente del solito, era scesa la sera. Ci siamo rivisti altre volte, ma quanto avevo scritto e che volevo rileggergli lo dimenticavo sempre. Lo ricordo, oggi, in affettuoso dovere e debito d’amicizia: le sue riflessioni, la sua concreta testimonianza di vita nella bontĂ e nell’umiltĂ rendono onore al rigore e alla coscienziositĂ di un pittore che considerava l’arte un impegno di alta responsabilitĂ da cui non ha mai derogato. Giovanni Quaresmini
Essere genitori oggi Egr. direttore, l’imperativo morale che spinge a una maggiore consapevolezza circa l’urgenza educativa sembra essere la preoccupazione costante in questi
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ultimi mesi della riflessione pastorale di Benedetto XVI. Infatti, dare la vita a un figlio è solo il primo passo in quell’avventura, esaltante e impegnativa insieme, verso la quale ci si incammina diventando genitori. Gli antichi definivano l’educazione dei figli una generazione continuata, a indicare il lungo lavoro di formazione e di addestramento alla vita che i genitori debbono compiere prima che i figli siano in grado di camminare da soli per le vie del mondo. Crescere significa imparare a gestire con responsabilità la libertà ; disciplina tra le piÚ difficili da apprendere, dovendo conciliare la propria libertà con quella degli altri. Per questo il bambino ha bisogno di una guida, che gli indichi ciò che è bene e ciò che è male, che cosa può o deve evitare, per il bene suo personale e dei suoi simili. Questi punti di orientamento si chiamano valori; sono norme ideali di vita che indicano alla persona il modo migliore di realizzare la propria individualità vivendo in mezzo agli altri. Il rispetto, l’amore, la solidarietà , la giustizia, la pace, la tolleranza, l’ottimismo e la fede religiosa... sono piÚ importanti. Il compito morale dei genitori è quello di trasmettere ai figli tali valori, senza i quali non c’è società civile. Compito formidabile per la consapevolezza, la costanza e l’impegno che richiede, soprattutto perchÊ, per formare gli altri, bisogna in primo luogo formare sÊ stessi. Un tempo era la società che trasmetteva di generazione in generazione i modelli di comporamento, e l’apprendimento era spontaneo, perchÊ collettivo. Ora i genitori sono soli, in una società che presenta molteplici e contrastanti stili di vita, sorretti solo dal senso di
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responsabilitĂ e dall’amore. Inoltre il bambino impara non ciò che gli si dice, ma ciò che vede; la lezione migliore è l’esempio. I valori si trasmettono per “contagioâ€?. I genitori si ritrovano sospinti proprio dai figli a una verifica costante del loro modo di essere e di agire. Anche questo fa parte di quel mistero che è la vita. Gianfranco Bertoglio
La speranza non muore Egr. direttore, ho letto con grande attenzione il testo dell’intervento che mons. Monari ha pronunciato nei giorni scorsi davanti all’assemblea del consiglio comunale riunito in Palazzo Loggia. L’ho trovato un invito alla riflessione chiaro, inequivocabile con cui il Vescovo ha stigmatizzato comportamenti e atteggiamentio diffusi che spesso riducono la politica mera contrapposizione tra rendite di parte e poco attenta alla ricerca del bene comune, definizione che “riempieâ€? tante bocche ma, evidentemente, smuove poche coscienze. Parole alte quelle pronunciate da mons. Monari ma che, come spesso capita, si sono scontrate, nel breve volgere di qualche ora, con situazioni che testimoniano una volta la frattura esistente tra l’annuncio e la vita quotidiana. Tutti, però, hanno applaudito il Vescovo, non c’è stata persona, sia tra quelle presenti in Palazzo Loggia che tra le tante altre che hanno avuto modo di riflesttere suille parole di mons. Monari che abbia avuto il coraggio di dire “il Vescovo ha parlato anche a me..â€?. Nessuno si è sentito chiamato in causa dalla raffigurazioni di una politica piĂš segnata dalla logica dello scontro che da quelle del confronto e dell’individuazione di percorsi che
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facciano crescere la città . Eppure basta leggere la cronaca di una seduta di un consiglio comunale di un Comune qualsiasi del Bresciano (portare a esempio le sedute del Parlamento sarebbe come sparare sulla Croce Rossa) per capire come quella indicata dal Vescovo è una prospettiva teorica, forse utopistica. D’altra parte anche gli esempi che arrivano dalla società civile da quella forma di impegno che sino a qualche anno fa era detto prepolitico (quello in tante associazioni, in movimenti, in realtà di volontariato di matrice cattolica) non sono piÚ edificanti. Se non raccontano di contrasti, dicono di un clima generale in cui l’obiettivo finale (la crescita della comunità ) è spesso offuscato da illusori traguardi intermedi che, probabilmente, rendono di piÚ ma non contribuiscono a creare solidi legami di comunità . Nonostante tutto voglio continuare a sperare che le parole del Vescovo trovino terreno fecondo in cui germogliare. Il tempo che separa dalle elezioni amministrative in tanti Comuni del Bresciano potrebbe essere propizio per smentire la mia visione che, riconosco, è viziata da anni di belle parole e cattive pratiche. Luigi Scaresi
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