La Voce del Popolo 2013 07

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Sono contrario alla luce eccessiva che di notte, sempre piĂš, viene usata per illuminare i monumenti piĂš belli della cittĂ . Basterebbe, a mio avviso, l’illuminazione stradale, quella delle piazze e delle vie, che normalmente c’è in ogni centro abitato. Per chi vuole vedere i particolari degli edifici, tanto vale che li guardi in fotografia, o su internet. CosĂŹ, illuminati in maniera abnorme, i monumenti danno l’impressione di essere una quinta di teatro costruita per l’occasione o, peggio, di un luna park. Tra l’altro la luce eccessiva falsa le dimensioni, evidenzia inevitabilmente solo alcuni particolari, impedisce una visuale d’insieme e rompe l’armonia del luogo. I chiaroscuri eccessivi catturano l’attenzione e il monumento diventa solo spettacolo visivamente violento, perde l’anima e tutto quello che ci sta insieme, corollario non casuale, è come se non interessasse. Tanto vale risparmiare e tornare alla tradizionale e piĂš sobria, diffusa, luce elettrica normale che di notte ha, da molti decenni, illuminato le nostre cittĂ .

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‘Â?–‹Â?—‡”Â? ƒ •‡”˜‹”‡ Ci è stato dato un Papa, Benedetto, che per otto anni ha servito la Chiesa come vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale. Il primo atteggiamento che la fede ci suggerisce è il ringraziamento a Dio. Ăˆ un dono, per la Chiesa, avere un vescovo che costituisce il centro della comunione cattolica, che conferma tutti gli altri vescovi nella fede, che dĂ a tutto il popolo di Dio la garanzia di essere sulla strada giusta, nella continuitĂ con la fede che ci è stata trasmessa. Benedetto XVI ha svolto questo

ministero in modo mirabile: nessuno, nemmeno tra i laicisti piÚ accaniti, ha mai potuto dubitare della sincerità della sua fede, dell’autenticità della sua vita, della competenza del suo magistero. A un Papa non si chiede di risolvere tutti i problemi che la Chiesa si trova ad affrontare nel mondo contemporaneo; nessuno ha il potere di cambiare la testa alla gente, di raddrizzare tutte le idee storte che circolano, di sanare tutte le ferite che dolgono. A un Papa si chiede, invece, che insegni il Vangelo con chiarezza in modo che chi lo desidera possa confermare la sua fede alla luce della fede del Papa; e questo Benedetto XVI lo ha fatto con precisione. Grazie, quindi, con tutto il cuore, papa Benedetto. Adesso, a 85 anni, Benedetto sente che le

sue forze declinano; questo non dovrebbe sorprendere nessuno. Sa, Benedetto – e lo ha ricordato ai cardinali proprio quando dava le dimissioni – che si fa il Papa insegnando e governando, ma anche pregando e soffrendo; questa modalitĂ del suo servizio può continuare a qualsiasi etĂ , in qualsiasi condizione fisica. Ma ha ritenuto – sono sempre le sue parole – che oggi nella Chiesa, in un mondo tormentato come quello in cui viviamo, ci sia bisogno di un Papa che abbia anche forze fisiche sufficienti a portare il peso di un governo tutt’altro che leggero. Per questo ha deciso di dare le dimissioni e lasciare che i cardinali scelgano un altro Papa, che continui la sua opera e possa agire con energie integre. Ăˆ una sua scelta? Certo: il Papa è assolutamente libero nelle

scelte che riguardano il governo della Chiesa e nessuno lo può costringere. Ma Benedetto ha spiegato ai cardinali di avere scrutato piĂš volte, con sinceritĂ , la sua propria coscienza. Questo non significa che ha analizzato i suoi stati d’animo per vedere se gli piaceva piĂš continuare o smettere questo pesante servizio; significa invece che ha cercato di comprendere che cosa Dio gli stesse chiedendo in questo momento preciso della sua vita. Ed è arrivato alla conclusione che sia venuto il momento, davanti a Dio, di lasciare il servizio. Che questo momento possa venire anche per un Papa, lo aveva giĂ insegnato il cardinal Ratzinger, prima di diventare Benedetto XVI. A un Papa possono venire a mancare le forze fisiche - Dio non è

obbligato a fare un miracolo per conservarle sempre intatte; un Papa può valutare ci sia bisogno di forze superiori a quelle che gli rimangono per guidare efficacemente la Chiesa; e allora, per amore della Chiesa, un Papa può decidere di lasciare il suo ministero. Questo insegnava il teologo. Ora quel teologo, diventato Papa, ha fatto quello che insegnava. C’è da rimanere ammirati per la coerenza, la chiarezza, il coraggio di un uomo cosĂŹ. C’è da accogliere la sua decisione con il silenzio della meditazione, con la riconoscenza dell’amore. C’è da fare il nostro esame di coscienza: nessuno è indispensabile; noi siamo solo degli umili operai nella vigna del Signore. Ǥ ÍšÍ?


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La responsabilità è una virtÚ civica

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ingolare coincidenza? Opera di quello Spirito che sa come, dove e quando soffiare? Le domande potrebbero essere molteplici, cosĂŹ come le risposte. Il dato di fatto è che il tema scelto dal vescovo Luciano Monari per la â€?lezioneâ€?del 12 febbraio scorso alla facoltĂ di economia dell’UniversitĂ di Brescia, “La virtĂš civica della responsabilitĂ â€? (nella foto centrale), è a tutti gli effetti la chiara, inequivocabile risposta, alla domanda che in moltissimi da qualche giorno a questa parte si pongono: “PerchĂŠ il Papa si è dimesso?â€?. Certo il Vescovo non poteva sapere, accettando l’invito della confraternita dei Santi patroni Faustino e Giovita di proporre alla cittĂ , dopo quella dello scorso anno dedicata alla concordia, una riflessione sulla responsabilitĂ , che Benedetto XVI si sarebbe dimesso dal soglio pontificio come gesto di grande amore nei confronti della Chiesa che non era piĂš in grado di servire con il necessario vigore. La lezione del Vescovo, che pure non ha mai fatto cenno alla vicenda di Benedetto XVI, ha cosĂŹ anticipato molte domande, ha fornito le vie di una possibile risposta per comprendere da una parte il gesto del Papa e per cercare, dall’altra, di capire le ragioni della pervicace difesa, contro tutti e contro tutti, di posizioni di rendita trasversali alla societĂ italiana. “Parlare di responsabilità – ha esordito mons. Monari – ha senso solo se si presuppone la libertĂ della persona. Se il libero arbitrio viene negato, svanisce la possibilitĂ stessa di parlare di responsabilitĂ â€?. Solo la persona libera, ha continuato ancora il Vescovo in una premessa che ha voluto definire “lapalissianaâ€?, ma che alla prova dei fatti non pare essere cosĂŹ scontata, è capace di essere presente a sĂŠ stesso in tutto quello che fa, di riflettere su se stesso e sulle sue idee, di soppesare il pro e il contro delle diverse opzioni, di optare per un’azione o per una omissione, di riconoscere i suoi errori e di educarsi al bene. Solo l’uomo che prende coscienza di questa libertĂ può parlare di responsabilitĂ in termini di virtĂš. Da qui può muovere per interrogarsi sul livello di tale responsabilitĂ : è so-

lo quella che l’uomo ha nei confronti di se stesso o anche quella verso gli altri? Un livello, ha continuato il

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vescovo Monari, non esclude l’altro. L’uomo libero che sa di avere delle responsabilitĂ nei confronti di se stesso è quello “capace di crescere – sono le sue parole – aprendosi sempre piĂš ampiamente e profondamente al mistero di tutta la realtĂ â€?. Ăˆ, in sostanza, il soggetto etico, capace di distinguere il bene dal male, che sceglie il primo e rifiuta il secondo. Ăˆ responsabile la persona capace di fuggire il male con orrore, anche quando il male è seducente, e sa attaccarsi al bene, anche quando questo è oneroso. Il soggetto etico, è stato lo sviluppo del ragionamento del Vescovo, è quello capace di scegliere l’onestĂ , la giustizia, il vantaggio sociale a scapito di quello privato, la prospettiva futura al tornaconto immediato. Insomma l’uomo in grado di esercitare la responsabilitĂ declinata da Monari come virtĂš civica, è quello in grado di compiere un atto d’amore “ogni forma di presa di posizione – ha specificato – a favore di se stessi, o degli altri o, naturalmente, di Colui che ha creato me, gli altri, il mondo, cioè Dio. Questo presuppone

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anzitutto un giudizio che considera l’esistenza come un valore autentico e degno; poi richiede la scelta e l’attuazione di comportamenti che siano a favore del bene proprio e degli altriâ€?. Un concetto impegnativo che il Vescovo ha cosĂŹ riassunto: essere persone umane significa essere responsabili della propria vocazione a diventare umani, essere cioè capaci di trascendere se stessi sia nell’ambito della conoscenza, dell’azione e dell’amore. “Sono responsabile verso me stesso – ha continuato il Vescovo – di essere un cercatore sincero della veritĂ , al di la dei vantaggi che la veritĂ può procurarmi; sono responsabile verso me stesso di diventare un operatore del bene, al di lĂ del costo che può esigereâ€?. Declinata in questo modo la responsabilitĂ che l’uomo ha nei confronti di se stesso si allarga necessariamente anche verso l’altro. “Ogni azione buona – ha affermato al proposito mons. Monari – migliora la condizione degli uomini e rende piĂš umana la convivenza; viceversa ogni azione cattiva peggiora la condizione degli uomini e rende la convivenza piĂš litigiosa, sospettosa, turbata da invidia e maliziaâ€?. Si tratta dello stesso insegnamento di Romano Guardini, citato dal Vescovo, sullo stretto rapporto tra libertĂ e responsabilitĂ e della convinzione che ogni diritto legato alla persona umana suppone una correlativa responsabilitĂ . Chi non ha coscienza di questo aspetto, è la convinzione di mons. Monari, è irresponsabile. Tante le “proveâ€? di questa irresponsabilitĂ . Basta guardarsi in giro‌ Sono irresponsabili quelli che si appellano alla libertĂ di pensiero e di espressione non per conoscere il vero e operare il bene, ma per diffondere il falso o propagandare un vizio da cui ricava guadagno; è irresponsabile chi usa la stampa e l’informazione, strumenti preziosi per il funzionamento della societĂ contemporanea, non per le funzioni che le sono proprie (il diritto di essere informati correttamente sulla situazione reale), ma per propagandare interessi inconfessati e inconfessabili, per privilegiare il sensazionale a scapito della veritĂ . Ancora, è irresponsabile, il tema è di grande attualitĂ , chi usa la cam-

pagna elettorale, trasformata ormai in una vera e propria guerra, non per informare i cittadini sui problemi esistenti, sulle loro cause e sulle terapie proponibili ma per “affabulazioni – è un passaggio della lectio magistralis del vescovo Monari – il cui unico scopo è mitizzare le proprie opinioni come fossero miracolose e infallibili, e distruggere le opinioni altrui. Ma se diventa necessario giocare alla guerra per gestire la democrazia, poco alla volta si formerĂ la convinzione che la democra-

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Nel Medioevo, quando il senso dell’unitĂ era piuttosto rimarcato, si citava spesso anche in ambito ecclesiale un principio mutuato dal diritto romano: ciò che riguarda tutti deve essere preso in considerazione da tutti. Molte volte il principio era fatto valere per rifiutare di pagare imposte decise da vescovi o da papi. Ma entrava anche nell’organizzazione della vita monastica e in generale della vita della Chiesa. L’imporsi del primato pontificio se, da una parte, permise di salvaguardare l’indipendenza della Chiesa rispetto alle ingerenze imperiali, dall’altra portò a ritenere responsabili della vita ecclesiale soltanto coloro che detenevano il potere (potestas). Essere responsabili e avere autoritĂ coincisero. L’esito fu un modello di Chiesa clericale. Il Concilio Vaticano II, preparato dalla riflessione teologica sui laici e dalle esperienze associative laicali, prospettò una visione differente di Chiesa: senza negare il ruolo dell’autoritĂ , affermò che tutti i fedeli hanno uguale dignitĂ , benchĂŠ svolgano funzioni diverse nell’attuazione della missione della Chiesa; di questa tutti sono partecipi. E ciò non perchĂŠ un’autoritĂ deleghi qualche ‘potere’, bensĂŹ


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—–‘ †‡ŽŽƒ …‘””‡•’‘Â?•ƒ„‹Ž‹–Â? perchĂŠ in forza del battesimo e della cresima tutti i fedeli ricevono dal Signore il compito di contribuire alla edificazione della comunitĂ cristiana e alla missione della stessa. Quindi tutti sono responsabili, che è quanto dire: tutti devono rendere conto al Signore (responsabilitĂ porta in sĂŠ anche l’idea di dover rispondere a qualcuno) del modo in cui realizzano la vocazione ricevuta. A 50 anni dal Concilio ci si potrebbe domandare se questa visione sia passata nelle coscienze e nelle pratiche dei fedeli. Non è difficile sostenere che molto resta da fare: permane una visione clericale della Chiesa. E non solo per colpa dei pastori (i presbiteri e i vescovi), ma pure per colpa di tutti gli altri fedeli. Le ragioni sembrano due. La prima: una comprensione del sacramento dell’ordine che fa pensare gli ordinati a un livello superiore nella comunitĂ , anzichĂŠ a servizio della comunitĂ . Il modello delle autoritĂ civili, che GesĂš dice che non si dovrebbero imitare (cfr. Mc 10,42-45), resta – lo si voglia o no – ancora il modello di riferimento per l’autoritĂ ecclesiastica. La seconda: i fedeli in generale continuano a pensare che la responsabilitĂ tocchi ai preti e ai vescovi. Accanto a mancata consapevolezza dell’insegnamento conciliare, si coglie una forma di delega – simile a quella che si riscontra nell’ambito sociale e politico – che nasconde la ritrosia a sentirsi responsabili di ciò che riguarda tutti. Ma la Chiesa non potrebbe diventare il luogo nel quale, grazie alla riscoperta della uguale dignitĂ di tutti, si impara a diventare protagonisti della cosa comune?

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Dinnanzi alla richiesta di Dio che chiede conto del fratello Abele a Caino, questi risponde con la domanda che attraversa la storia dell’umanitĂ : “sono forse io il custode di mio fratello?â€?. Questo interrogativo si ripropone ancora oggi a ciascuno proprio perchĂŠ l’uomo non consiste in sĂŠ stesso ma è aperto e proteso, sul filo del rischio, verso ciò che è altro da sĂŠ, soprattutto verso l’altro essere umano. In ciò egli è autenticamente sĂŠ stesso, e lo diventa sempre di piĂš quanto piĂš osa affermarsi non come individualitĂ chiusa, ma nell’apertura verso l’altro. L’umanitĂ comprende oggi sempre piĂš chiaramente di essere legata da un unico destino che richiede una comune assunzione di responsabilitĂ , ispirata da un umanesimo integrale e solidale. Le nuove relazioni di interdipendenza tra uomini e popoli devono trasformarsi in relazioni tese a una vera e propria solidarietĂ eticosociale, che è l’esigenza morale insita in tutte le relazioni umane. Una solidarietĂ che non può ridursi a un sentimento di vaga compassione, ma che si esplica in una determinazione convinta e perseverante di impegnarsi per il bene comune. Per un credente, il primato di Dio e dell’eterno non contraddice il fatto che Dio ci ha voluti cittadini del mondo, che da Lui è stata scelta un’ora della

storia di cui siamo chiamati a rendere conto. Il vescovo Franco Costa, assistente generale dell’Azione cattolica negli anni del Concilio, in un articolo del 1972, invitava ad amare l’ora della storia che Dio ha scelto per noi e a impegnarsi in essa riaffermando con fermezza che ogni membro della comunitĂ umana è responsabile con gli altri degli sviluppi della storia, e il cristiano ha richiami particolarmente forti ad assumere tutte le responsabilitĂ , nessuna esclusa. La corresponsabilitĂ del cristiano nel mondo è una veritĂ che discende da tutta la visione cristiana della vita. La dottrina sociale della Chiesa indica che tutte le realtĂ umane personali e sociali, le strutture e le istituzioni sono il luogo specifico del vivere e dell’operare dei cristiani laici. L’essere e l’agire nel mondo sono per i fedeli laici una realtĂ non solo antropologica e sociologica, ma anche e specificamente teologica ed ecclesiale. Don Milani si chiedeva a cosa serve avere le mani pulite se le abbiamo tenute in tasca. Se non abbiamo assunto pienamente la responsabilitĂ dell’altro pur con il rischio dell’errore. Nonostante i rischi, i fedeli laici non possono abdicare alla partecipazione politica. Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo, di corruzione, l’opinione che la politica sia un luogo di pericolo morale, non giustificano minimamente nĂŠ lo scetticismo, nĂŠ l’assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica. (Christifideles laici). Qualcuno ha scritto che fare politica significa dire all’altro “tu non sei soloâ€?. Ăˆ un impegno che interpella ogni credente e che esige una risposta responsabile.

Faccio mio il titolo del romanzo dell’americano John Ernst Steinbeck, “L’inverno del nostro scontentoâ€?, per domandarsi se questa stagione stia finalmente per terminare. Ce lo auguriamo tutti: tra pochi giorni si vota e la speranza ci porta a desiderare un governo solido, che possa lavorare per un’intera legislatura, facendo tutto quanto serve al Paese in forza proprio di quella virtĂš civica della responsabilitĂ su cui il vescovo Luciano Monari ci ha invitato a riflettere nei giorni scorsi. E, aggiungerei, ad agire ciascuno la nostra parte. PerchĂŠ il tempo a disposizione è poco, anzi è sempre meno, e l’aggiustamento del Paese non può piĂš aspettare, se vogliamo dare ai nostri giovani le stesse chance di vita che almeno due generazioni, tra quelle che li hanno preceduti, hanno avuto. La virtĂš civica della responsabilitĂ credo stia anche qui: nel continuare ad aver sete di futuro. E il futuro sono i nostri ragazzi. Abbiamo letto di fiscal compact, per evitare eccessivi accumuli di debiti sovrani; ci hanno parlato di industrial compact, ma forse dovremmo pensare ad un italian compact, in cui alla logica del tutti contro tutti si faccia prevalere quella del tutti per uno:

con la crescita, il recupero dei posti di lavoro perduti, lo snellimento della burocrazia, il controllo della spesa pubblica, l’ammodernamento delle infrastrutture, l’attenzione all’istruzione ed alla scuola del merito, alla sanitĂ , alla famiglia ed agli anziani. Le imprese bresciane come sempre continueranno a far la loro parte, senza chiedere aiuti, ma esigendo solamente di esser messe alla pari dei concorrenti stranieri in quella corsa sul mercato, paragonabile ad una gara, in cui un italiano corre con una pietra nello zaino ed un tedesco ‌senza. Come uscirne? Solo con una sempre piĂš accresciuta virtĂš civica della responsabilitĂ , sostituendo alla politica dell’hybris (dell’arroganza), ingorda e vorace, la politica fatta da servitori dello Stato disinteressati, di eletti che non spendono per il consenso, ma amministrano per la comunitĂ intera; una politica svuotata da quella che è stata definita “cooperazione ingiustaâ€?, perchĂŠ non può esserci una societĂ giusta senza persone con una moralitĂ alta. Se ritroveremo quanto il Vescovo ha richiamato con la sua lectio magistralis dedicata alla responsabilitĂ come virtĂš civica, vorrĂ dire che l’imbroglio, la corruzione o la mala amministrazione – che a forza di starci sotto gli occhi paiono esser diventate “normalitĂ â€? – non lo saranno piĂš. E allora torneremo a vivere in un Paese davvero normale, in un’Italia che, come recita la Costituzione, deve essere “basata sul lavoroâ€?.


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L’omicidio a Tunisi di Chocry Belaid, leader dei Patrioti democratici, partito non islamico, ha rigettato nel caos la Tunisia. A due anni dalla rivoluzione dei Gelsomini, in migliaia sono tornati in piazza per protestare contro l’uccisione del politico e hanno chiesto le dimissioni del governo dominato da Ennahda. “L’omicidio di Belaid – ha affermato all’agenzia Asianews p. Jamad Alamat, responsabile delle Pontificie opere missionarie della Chiesa cattolica

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tunisina –. Questo non ha colpito solo una persona, ma un intero Paese democratico che vuole vivere in pace e non in un clima di violenza politica e sociale. Noi cristiani preghiamo e siamo vicini a tutta la popolazione tunisina. Preghiamo per la pace sociale, la fine delle violenze e per le autorità chiamate ad affrontare questa situazione drammatica�. Anche se manca ancora la rivendicazione dell’omicidio del leader dei Patrioti democratici, sin dalle prime ore

successive alla sua morte media molti hanno cominciato a puntare il dito contro i salafiti, indicandoli quali responsabili dell’azione. Nei mesi scorsi i radicali islamici lo avevano già minacciato, cosÏ come altri membri dell’opposizione laica impegnati nel contrastare la virata integrista del Paese dopo la salita al potere dei Fratelli Musulmani. Il primo ministro Hamadi Jebali ha chiesto lo scioglimento dell’attuale governo, proponendo un esecutivo di tecnici.

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e i candidati promettono, il non profit e il terzo settore non possono che avanzare proposte. Sullo scorso numero di “Voceâ€? è stato dato spazio a un confronto tra candidati alla presidenza della Regione Lombardia in tema di welfare sociale. A qualche giorno di distanza il Forum lombardo delle associazioni familiari ha provveduto a dare voce ai coprotagonisti, insieme alla politica, del welfare sociale regionale: associazioni, gruppi e realtĂ che, sul territorio, costituiscono una rete di collegamento con le istituzioni per la progettazione e la messa in atto di azioni a sostegno della famiglia. Il Forum, che tiene insieme una trentina di associazioni, ha messo nero su bianco una serie di proposte e di iniziative in tema di politiche da familiari che in queste settimane, grazie alle sue articolazioni provinciali, sta sottoponendo all’attenzione di tutti i candidati in corsa per la Regione. “CentralitĂ della famiglia nelle politiche regionaliâ€? è il titolo “sufficientementeâ€? esplicito che il Forum ha scelto un documento che si apre con l’invito a mantenere quelle buone prassi che la Lombardia ha adottato nei confronti della famiglia: un buon punto di partenza. Il Forum, infatti, sta chiedendo a tutti i candidati di andare oltre con un sistema di politica familiare e l’adozione di un piano pluriennale integrato di inter-

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mancano, poi, nel documento, anche specifiche proposte finalizzate all’ottimizzazione e all’implementazione dei servizi alla famiglia e alla persona già esistenti (con una maggiore attenzione all’accompagnamento di chi sta vivendo momenti di particolare disagio). Nell’ultima parte del documento il Forum regionale chiede ai candidati precisi impegni in tema di politiche per la vita (prevenzione dell’aborto, incentivi per mamme e nuclei familiari in difficoltà , sostegno all’azione preventiva dei consultori, delle associazioni familiari e dei centri per l’aiuto alla vita); per la fa-

miglia e la scuola (complementaritĂ tra i due ambiti educativi, autonomia che non sia mero decentramento, politiche per la casa rivolte alle giovani coppie, politiche per il lavoro giovanile). L’ultimo importante capitolo del documento è dedicato alle politiche fiscali. Ai candidati è chiesto l’impegno per un sistema fiscale equo che tenga conto della composizione dei nuclei familiari. Su questi e altri temi il Forum non si accontanta di generiche promesse. Chiede che rientrino tra le linee guida del nuovo welfare sociale che, dopo le elezioni, dovrĂ essere messo nero su bianco.

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6L DYYLFLQD LO WHUPLQH GL FKLXVXUD Il 28 febbraio è la data ďŹ ssata dal Ministero degli interni per la scadenza dell’accoglienza prevista con l’Emergenza Nord Africa (Ena). In Italia sono ancora migliaia le persone titolari di protezione umanitaria che rischiano quindi di trovarsi per strada, prive di qualsiasi forma di assistenza, a carico di amministrazioni locali, giĂ in difďŹ coltĂ per i tagli continui e non in grado di far fronte alle necessitĂ senza un supporto dello Stato. Proprio

per far fronte a quella che potrebbe tradursi in una nuova situazione potenzialmente esplosiva per la sua drammaticitĂ e per il numero di persone che coinvolge, nei giorni scorsi si è tenuta presso la Prefettura di Brescia una seduta del “Tavolo chiusura emergenza migrantiâ€? a cui hanno partecipato rappresentanti della Questura, del comando provinciale dei Carabinieri, dell’Asl, dello Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e ri-

fugiati) e delle realtĂ del terzo settore impegnate al ďŹ anco delle istituzioni nella gestione di questa emergenza, e dei gestori delle strutture alberghiere che nel Bresciano ospitano i 170 profughi ancora presenti sul territorio. Molti di questi, è stato sottolineato, attendono il termine del 28 febbraio per cercare altra sistemazione in Italia o all’estero. Sono invece 40 i profughi ospitati in strutture alberghiere che non paiono in grado di elaborare

alcun progetto fututo. Per questo il tavolo tornerĂ a riunirsi il prossimo 19 febbraio per analizzare caso per caso le diverse situazioni. I rappresentanti del Terzo settore hanno avanzato la proposta di una giornata di informazione a favore dei profughi per presentare loro le opportunitĂ di alcune onlus e lo “Sportello migrantiâ€? attivato dal Comune di Brescia in merito alla formazione di possibili percorsi per il dopo-emergenza.


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cifre-quadro dei prossimi bilanci annuali dell’Ue compresi tra il 2014 e il 2020. La proposta iniziale della Commissione, superiore ai 1000 miliardi, era già stata abbondantemente decurtata al vertice di novembre. La recente riunione dei 28 capi di Stato e di governo (i 27 leader attuali piÚ il premier della Croazia, che aderirà a luglio), ha limato ulteriormente alcune proposte di bilancio, come chiesto con decisione dal premier britannico e da altri Stati

del Nord. La Germania, altro Paese “rigoristaâ€?, è apparsa sin da subito un poco piĂš propensa alla mediazione. Sul versante opposto Francia, Spagna, Italia e alcuni Paesi dell’Est hanno chiesto che il bilancio avesse la consistenza sufďŹ ciente per sostenere la crescita, la coesione territoriale, l’innovazione e il mercato unico, la politica agricola e ambientale. Alla ďŹ ne la cifra per gli “stanziamenti d’impegnoâ€? ha preso la via dei 960 miliardi,

mentre quella per i “pagamentiâ€? (il contante a disposizione per le politiche comuni nei sette anni a venire) si avvicinava a 900. Si tratta di un taglio netto del bilancio comunitario non solo rispetto alle proposte della Commissione, ma addirittura sul budget pluriennale in corso (20072013). Ovvero un passo indietro dell’Europa, che nel frattempo è cresciuta geograďŹ camente, per popolazione e per competenze politiche.

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n seguito alla collaborazione avviata tra l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze e l’Europol, è stato recentemente pubblicato a Bruxelles il primo studio riguardante il mercato europeo delle droghe nel suo complesso. La relazione, che si focalizza sulle piĂš recenti trasformazioni dello spaccio e del consumo di sostanze illecite, fornirĂ un prezioso strumento alla Commissione europea per l’elaborazione di una nuova strategia di coordinamento europeo per la lotta al narcotraffico. Il quadro che emerge è particolarmente preoccupante: il mercato europeo delle droghe risulta infatti essere divenuto negli ultimi anni piĂš fluido e dinamico, ampliando il commercio illegale a rotte e a sostanze nuove. Il traffico internazionale di stupefacenti continua ad essere l’attivitĂ principale dei gruppi criminali organizzati, che sono riusciti a sviluppare negli anni recenti un maggiore coordinamento, crescendo in pervasivitĂ e dimensione. I narcotrafficanti sfruttano gli strumenti offerti dalla globalizzazione e da internet per avvalersi di mezzi leciti di trasporto, moltiplicando cosĂŹ i punti di passaggio delle droghe, sempre piĂš difficili da intercettare. In Europa è in crescita il settore della produzione di droghe sintetiche e di cannabis, che attraverso le bande cri-

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fondamentale il coordinamento a livello europeo per la formulazione di una strategia comune di lotta contro il narcotraffico: le misure intraprese a livello nazionale, per quanto energiche, non possono fare fronte alla crescente complessitĂ del mercato delle droghe. Per comprenderne la natura è necessario implementare una strategia complessiva che segua l’intera catena di produzione, traffico e consumo. La recente relazione congiunta permetterĂ alla Commissione di elaborare una nuova proposta legislativa per combattere le droghe illecite, prevista per il 2013. Negli ultimi anni l’azione dell’istituzione europea si è concentrata sulle nuove sostanze sintetiche psicoattive, sempre piĂš diffuse e utilizzate in Europa, specialmente tra i giovani. Nel 2012 l’Ue ha individuato il numero record di 73 nuove sostanze con effetti simili a quelli delle droghe giĂ dichiarate illegali, contro le 24 identificate nel 2009. La Commissione sfrutterĂ la conoscenza piĂš approfondita dello sviluppo del mercato della droga per implementare politiche ad hoc, che comprenderanno forme di coordinamento mirato sia interno che con Paesi terzi, un maggiore monitoraggio dei traffici online, partenariati tra le dogane e un monitoraggio piĂš efficace che sfrutti indicatori standardizzati e modelli di studio condivisi.

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La Giornata di raccolta del farmaco del 9 febbraio scorso ha raggiunto anche a Brescia numeri straordinari di partecipazione e di generosità . L’iniziativa, organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, in collaborazione con la Compagnia delle Opere – Opere Sociali e Federfarma, nonostante la situazione di crisi economica in cui versa il nostro Paese, ha avuto un successo oltre le previsioni. Con la partecipazione di 64

AprirĂ mercoledĂŹ 20 febbraio nella parrocchia SS. Faustino e Giovita di Brescia, in via S. Faustino 74, la mostra “Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristianiâ€?, prodotta da Itaca con il patrocinio del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che ha concesso il logo dell’Anno della fede, del Progetto culturale della Chiesa italiana e dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni

farmacie del Bresciano e 8700 farmaci donati. Ad accogliere i clienti spiegando l’iniziativa 300 volontari della Compagnia delle Opere e dei 30 enti assistenziali bresciani convenzionati con la Fondazione Banco Farmaceutico Onlus. Beneficiari della raccolta saranno i loro 3000 assistiti. La 13ª Giornata di raccolta del farmaco a Brescia ha avuto il patrocinio della Provincia, del Comune, dell’Ordine dei Farmacisti, dell’Asl di Brescia e dell’Asl Vallecamonica-Sebino.

sociali della Cei. La mostra, costituita da 32 pannelli suddivisi in cinque sezioni, propone un suggestivo percorso di testi e immagini che, partendo dal contesto di un “mondo dopo GesĂš senza GesĂšâ€?, per usare un’espressione del poeta PĂŠguy, intende mettere in luce il realismo e la ragionevolezza della fede come l’unica che può rispondere al cuore dell’uomo, fatto per l’infinito.

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Ăˆ un vero guaio M’han detto che Trilussa, il noto poeta dialettale romano, da qualche giorno si è messo in un mare di guai. Ha avuto all’improvviso l’idea di togliersi i baffi e ciò ha provocato fra i suoi amici e conoscenti – tutta Roma cioè – un fermento indescrivibile. C’è chi gli dice che ha fatto male, c’è chi gli dice che ha fatto bene. Ad alcuni sembra piĂš vecchio ma piĂš interessante, ad altri piĂš giovane, ma piĂš sciupato. Alcuni lo consigliano di farseli ricrescere immediatamente adoperando ogni specie di lozione per far presto, altri minacciano di togliergli il saluto se si presenterĂ di nuovo col labbro munito di pelo. Trilussa non sa piĂš che pesci pigliare e s’abbandona a momenti di malinconia indescrivibile. Ogni specchio lo fa rabbrividire: ogni amico che incontra gli dĂ una nuova stilettata al cuore col dirgli che sta bene cosĂŹ, subito dopo che s’è convinto a farsi crescere i baffi di nuovo, o che sta male se s’è deciso proprio in quel punto a raderseli per sempre. E pensa che nella

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seconda ipotesi si continuerĂ a rimproverarlo del misfatto compiuto: ma se si deciderĂ a farseli ricrescere, quelli stessi che lo rimproveravano e ormai si saranno avvezzati alla sua nuova fisionomia, torneranno a rimproverarlo e a dirgli che tutto sommato stava meglio prima. Al punto in cui sono

le cose, egli ha perfino preso in considerazione il progetto di farsi crescere un baffo solo e di togliersi l’altro, per lasciarsi di qua gli amici del pelo, di lĂ i nemici. Ma poichĂŠ in qualche momento gli occorre anche tenersi in prospettiva – e non è per l’appunto questo un momento dei meno importanti –

ha anche pensato che una simile truccatura sarebbe impossibile. Si teme infine seriamente non abbia a fare come quel tale dalla barba lunga, il quale giunto tranquillamente a una certa etĂ , perdette all’improvviso la sua pace, non appena un amico gli propose il quesito se la barba durante il sonno facesse meglio a tenerla sotto o sopra le lenzuola, e per finirla, s’è tagliato addirittura la testa. Mi sbaglierò, ma il caso di Trilussa è destinato a non rimanere isolato quest’anno. Non sarĂ per una questione di baffi, sarĂ invece per una questione d’elezioni, ma il motivo di perdere la testa c’è ed è evidente. I segni sono giĂ visibili. Non si può battere un passo fuori di casa senza incontrare un galantuomo che non ragioni da solo o press’a poco cosĂŹ? Voterò? Non voterò? E se voterò, per chi voterò? Per Mussolini? Ma‌ e quelle violenze?... Per i popolari? Se ne dicon tante!... Per i democratici? Bah! con quelle faccie da decrepiti! Per i socialisti? Ma se sono in lotta tra di loro!?..., e mentre oggi propone di votare, domani si

ricrede, posdomani dubita, il giorno dopo ritorna sul primo proposito, e via di seguito. Un guaio, un vero guaio! Il partito piĂš forte che ha sicuri i suoi 365 deputati, sembra il piĂš incerto del successo e lancia intimetur a tutto il mondo; gli altri partiti che paion finiti, lavorano sott’acqua, sperando nelle sorprese: la stampa dei forti, tira all’impazzata, sicura dell’immunitĂ , come parlasse di Vangelo. Chi ci si raccapezza è bravo. E poichĂŠ fra gli elettori, son pochi i bravi, cosĂŹ ne verrĂ che molti, o diserteranno, o sbaglieranno, o finiranno a perdere la testa. Come successo, per un primo esperimento, non c’è male. I miei lettori vorranno sapere cosa farĂ il sottoscritto. Ecco: di preciso ancora non lo so. Questo prometto: 1) che mi ribellerò ad ogni imposizione; 2) che non mancherò di fede ai vecchi amici che non hanno fatto torto mai al nome di cristiani e italiani; 3) che per ragioni di voto, sotto un treno, la testa mia non la metterò di certo mai. Vi piace? Meglio cosĂŹ. Non vi piace? Fa lo stesso.


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Dopo le dimissioni da presidente e consigliere di Angelo Lazzari, il Consiglio di amministrazione della Fondazione ha eletto Fiorangela Marenzi come nuovo presidente e ha accolto tra i suoi membri il primo dei non eletti, Alberto Vezzoli. Al presidente uscente i ringraziamenti da parte di Fiorangela Marenzi che ha illustrato le sue linee programmatiche nella direzione della continuitĂ rispetto a quanto finora svolto, ma anche in quella

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della revisione e dell’adeguamento dei servizi erogati ai bisogni emergenti, in particolare cercando nuovi spazi di azione e allargando la rete delle collaborazioni. VerrĂ portato avanti il progetto “Palazzolo Digital Festivalâ€? e si studieranno nuove iniziative nei settore dell’orientamento ed educazione rivolti ai giovani. Nuovo direttivo anche alla Fondazione Cicogna-Rampana. A seguito delle dimissioni del presidente Marco Bonari e dei

consiglieri Massimo Venturelli e Roberta Bellino, è stato rinnovato il Comitato direttivo della Fondazione Cicogna Rampana, un’istituzione sorta per volontĂ testamentaria nel 1930 e che ha ripreso la sua attivitĂ nel 1989 con lo scopo e la missione della raccolta e dello studio delle memorie storiche locali. Il nuovo presidente è Giovanni Zoppi, da diversi anni attivista dell’Associazione non governativa “Medicus Mundi Italiaâ€?. (l.d.)

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na comunitĂ molto legata alla propria storia e alle proprie tradizioni. Inizia a descrivere cosĂŹ la parrocchia di Cossirano don Endrio Bosio, che vi è giunto da pochi mesi, per la precisione da ottobre: “Si tratta – afferma – di una comunitĂ al cui interno non sono presenti particolari gruppi o associazioni, tuttavia è molto legata ad alcuni appuntamenti particolarmente sentiti. Per esempio il periodo natalizio viene molto vissuto con l’allestimento di un presepe e la preparazione di un presepe viventeâ€?. A essi si aggiunge la tradizione della processione di San Valentino e la devozione mariana del rosario nel mese di maggio. Inoltre ogni cinque anni si tengono i “festoniâ€?, senza dimenticare la festa dell’oratorio. “Questi sono un po’ i pilastri della comunità – prosegue don Endrio – di una comunitĂ sensibile e rispettosa nei confronti del sacro, grazie anche alle sue radiciâ€?. Non solo tradizione però, guardando al futuro anche per Cossirano si profilano i cambiamenti portati dal Sinodo sulle unitĂ pastorali e dal nuovo cammino di iniziazione cristiana. “La nostra parrocchia – commenta in proposito don Endrio – sarĂ chiamata in futuro ad una maggiore apertura nel contesto delle unitĂ pastorali, tanto piĂš che è collocata in un Comune con due parrocchie, e

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Inoltre abbiamo avuto una rappresentante al Sinodo che ha riportato in comunitĂ ciò che è stato fattoâ€?. Per quanto riguarda il cammino di iniziazione cristiana, invece, si sente la necessitĂ di formare catechisti laici che siano preparati agli incontri con i genitori: “Finora gli incontri vengono fatti da me, ma è in alcuni casi, specialmente con i genitori che non frequentano molto la chiesa, sia importante anche la mediazione dei laiciâ€?. Se questa è la situazione attuale vi sono anche alcuni progetti che riguardano il prossimo periodo: “Certo – conclude il parroco – mi

sto ancora guardando intorno e sto facendo discernimento insieme alla comunitĂ . Ci sono un paio di aspetti però sui quali interverremo prossimamente. Prima di tutto è necessario potenziare e rivitalizzare con forza fresche e nuove leve il gruppo della Caritas, i cui componenti, pur molto attivi e preparati, sono oggi limitati nel numero e nell’etĂ , anche per rispondere all’emergenza lavorativa e abitativa portata dalla crisi economica. Secondariamente vedremo di mettere in campo alcune iniziative estive per i ragazzi in collaborazione con la parrocchia di Castrezzatoâ€?.

(VFXUVLRQL FRQ LO &DL Un’unica passione per la montagna e tante esperienze comuni accompagneranno l’unione delle quattro sezioni Cai di Chiari, Coccaglio, Palazzolo e Rovato. In occasione del 150esimo del Club alpino italiano, i quattro sodalizi affezionati al solitario colle hanno deciso di collaborare in modo piĂš articolato stilando un programma condiviso. L’esordio è fissato per domenica 17 febbraio con ritrovo alle 9 presso la segheria di Schilpario da dove, infila-

te le racchette da neve, si partirĂ per la Ciaspolata sul Monte Campiocino. La seconda meta riguarderĂ i 1334 metri del Monte Bronzone che sarĂ raggiunto percorrendo tre itinerari distinti: da Chiari alle 7.30 per Vigolo, da Palazzolo alle 8 per Colli San Fermo e da Coccaglio-Rovato alle 8 per Viadanica. Seguiranno il 2 aprile la gita sul Sebino (Pisogne-Chiesa-San Bartolomeo-Croce di Zone-Marone) con partenza dalla stazione ferroviaria di

Bornato alle 8.10 e il 28 aprile la biciclettata in Franciacorta con visita alle cantine Berlucchi: si parte sulle due ruote da Chiari passando per Coccaglio e poi per Rovato. L’11-12 maggio si terrĂ la notte bianca sul Monteorfano, il 26 “Musica e Parole sul Monte Guglielmoâ€?, il 6-7 luglio l’impegnativa alpinistica sull’Adamello. Chiuderanno il 22 settembre la Gita della pace al Rifugio Bozzi e il 10 novembre la visita in grotta alla miniera “Gaffionaâ€?.

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circa il costo e le modalitĂ di gestione degli incontri telefonando al numero 030.2027528 dal lunedĂŹ al giovedĂŹ dalle ore 13.30 alle ore 15.30. Il corso ha una durata di nove incontri settimanali, il martedĂŹ dalle 18 alle 19.30. La terapia comportamentale di gruppo è stata seguita da oltre 150 persone negli ultimi cinque anni. Circa l’80% dei pazienti ha smesso di fumare e a distanza di sei mesi ha confermato il mantenimento del buon comportamento. Secondo i

dati Istat, dei 52 milioni di abitanti con etĂ superiore ai 14 anni i fumatori sono circa 11,6 milioni (22,3%) di cui 7,1 milioni uomini (28.4%) e 4,5 milioni donne (16.6%). Gli ex fumatori sono 12,2 milioni (23,4%). Dai dati delle indagini annuali si osserva come nel tempo è diminuita la percentuale dei fumatori che fa almeno un tentativo di smettere di fumare nel corso dell’anno (passata dal 36% del 2005 al 26,7% del 2010) pur avendo ricevuto consigli dai

medici o dagli operatori sanitari. Un ruolo molto importante per aiutare i fumatori a smettere di fumare può essere svolto dai Centri antifumo operanti presso le Aziende ospedaliere, le Aziende sanitarie locali (Asl) o le strutture del volontariato per il supporto specialistico offerto alle persone nei trattamenti di disassuefazione. Sono indispensabili motivazione e volontà , che verranno sostenute e incentivate durante il percorso. Per informazioni, 030/3995808.

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er celebrare il 15°, l’associazione “Bimbo chiama bimboâ€? ha organizzato un incontro con il vescovo Monari per una riflessione sul primo dei cinque punti che costituiscono i cardini della Carta dei valori dell’associazione: accoglienza, rispetto, povertĂ , responsabilitĂ e fare con gioia e passione. “Bimbo chiama bimbo, nata nel 1998 per aiutare alcune famiglie della Croazia con minori in cui la guerra aveva lasciato segni tali da evidenziarne lo stato di disagio – ha detto il suo presidente Fabio Baresi – grazie alla crescente espansione dei volontari, oggi ben oltre i 500 affiancati da piĂš di 150 giovani, si occupa di quanto riguarda i minori e non solo quelli in stato di disagio, che rimangono il target primarioâ€?. Ricordare tutte le attivitĂ dell’associazione richiederebbe spazi non possibili in questa sede, ma si può visitare il sito di Bimbo chiama bimbo – www.bimbochiamabimbonlus.it – per meglio comprenderne portata, finalitĂ e progetti. Il diacono Giorgio Cotelli, direttore della Caritas, ha sottolineato il progetto “Mi.Fa.Sol, minori, famiglia, solidarietĂ â€?, “in cui Bimbo chiama bimbo e altre sei strutture analoghe hanno messo in rete le famiglie con minori per valorizzarne le risorse attraverso i ‘cortili solidali’, dove le mamme diventano protagoniste in relazioni significative e dove vengono espressi i

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ambito preventivo della depressione post-partum in cui spesso cadono le neo-mammeâ€?. Giorgio Grazioli, segretario della Congrega della caritĂ apostolica, ha ricordato come “questa associazione costituisca continuitĂ con il passato, in quanto l’attuale sede in via Fontane fu la prima dell’istituto Bonolis, con cui è viva la collaborazioneâ€?. “Sono impressionato dall’ampiezza sia delle attivitĂ di questa associazione sia dal numero di persone che vi dedicano il loro tempo – ha detto Monari – e giĂ questo rende il senso dell’accoglienza, posta quale primo punto su cui riflettere. L’uomo nasce piccolo, debole, incapace di capire, bisognoso di essere accolto, prima dai genitori e poi, col tempo, dalla societĂ , nelle sue piĂš svariate sfaccettare, che lo aiutano a crescere in funzione del livello di accoglienza che gli è stata dedicata fino alla sua formazione. Quando una persona – ha proseguito il Vescovo – si apre ad accogliere, diventa ‘umano’ e questo significa che ha imparato ad essere accolto e ad accogliere a sua volta. L’accoglienza che ci viene data è un atto di fede che Dio compie in noi e voi – ha concluso Monari rivolgendosi ai volontari dell’associazione – nell’esperienza di accogliere dei bimbi, aiutate i ragazzi a imparare ad amare, voi prolungate l’accoglienza ricevuta da GesĂš e rendete testimonianza della presenza di Dio nel mondoâ€?.

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per fronteggiare malattie anche banali. Aiutare i bambini in fase di svezzamento del Burkina Faso, con un gesto concreto. Nasce con questo intento la Campagna umanitaria “Chicchiperlavitaâ€?, promossa da Medicus Mundi Italia con gli Spedali civili di Brescia, che si pone l’obiettivo di raccogliere fondi per l’acquisto di farine per lo svezzamento di bambini attorno ai sei mesi. La crisi alimentare acuta che il Burkina Faso ha vissuto nel 2012 si è innestata su

questa situazione già precaria, che permane anche ora, dopo un buon raccolto. La malnutrizione comincia già nel ventre della madre: in Burkina Faso, metà delle donne sono anemiche, a causa di una alimentazione poco diversificata e povera di proteine. E il 12% dei bambini, alla nascita, pesa meno di due chili e mezzo. La dott.ssa Monica Franchi di Medicus Mundi, ospite dello Zoom di Radio Voce, ha ricordato che in quei luoghi la malnutrizione è un problema di

enorme gravità . In quelle terre una polentina di miglio è tutto ciò che i bambini possono desiderare, con una fatica per sopravvivere che si sperimenta fin dai primi mesi di vita. Contribuire alla campagna è molto semplice; con soli 30 euro è possibile assicurare quattro mesi di farine alimentari ad un bimbo perchÊ, come ripetono a Medicus Mundi, il suo bisogno di crescere è uguale a quello dei nostri figli. Per avere le informazioni, www.medicusmundi.it

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milio Quaranta, garante dei detenuti di Brescia, fa parte anche del Comitato di coordinamento dei garanti e si occupa di carcere dagli anni Ottanta quando era giovane pretore a Salò. Nel 1985 durante il convegno “I cristiani e la cittĂ â€? sottolineò che tra gli ultimi c’erano proprio i carcerati. E la situazione in questi anni non è cambiata: “Il carcere di Canton Mombello è la vergogna di Bresciaâ€?. La situazione a Verziano è migliore, ma non mancano i problemi. In questo anno (il primo da Garante dei detenuti), Emilio Quaranta si è adoperato, insieme a Comune e Provincia, anche per l’acquisto di materassi e di lenzuola affidandosi alla generositĂ dei bresciani. Ospite di Zoom su Radio Voce, lancia un appello a laici e religiosi: “Aprite le case ai detenuti, a persone disperate che ricadranno sicuramente nel crimine se non trovano una struttura che li aiutaâ€?. E nel frattempo citerĂ in giudizio, in rappresentanza di 400 detenuti, il governo italiano. Quando si parla di carceri il termine emergenza è una costante‌ La situazione si sta incancrenendo; è una mina inesplosa che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Il carcere non deve essere solo punizione, non deve essere solo disperazione, ma deve essere riscatto dopo aver espiato il debito. Eppure ritornano anche gli appelli, ultimo in ordine di tempo

quello del presidente Napolitano dopo la visita a San Vittore‌ C’è una miopia da parte dello Stato che è incapace, attraverso i suoi organi, di fare riforme robuste e fondamentali che potrebbero sfoltire le carceri impiegando persone generose che stanno espiando un debito verso la societĂ , ma che vorrebbero fare lavori socialmente utili; invece stanno lĂŹ a languire in un carcere. Una mia proposta, insieme al ministro Severino, di impiegare i detenuti nell’emergenza terremoto dell’Emilia Romagna è caduta nel vuoto. Gli appelli del presidente Napolitano per una riforma dell’ordinamento penitenziario dei lavori socialmente utili è caduta nel vuoto perchĂŠ non c’è la volontĂ politica di fare queste riforme: c’è praticamente una missione “vendicativaâ€? (in contrasto con la Costituzione che prevede riscatto, recupero e redenzione) da parte di alcuni strati della societĂ . Il sovraffollamento è una vera e propria tortura psicologica‌ A Canton Mombello abbiamo otto detenuti in una cella di 24 metri quadri; secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, che condanna

l’Italia, qui a Brescia abbiamo una situazione di sovraffollamento del 255% rispetto al media nazionale che è del 142,5%: il carcere di Brescia deve essere demolito; finalmente sono riuscito a far inserire nel Piano di governo del territorio una nuova area. C’è chi si straccia le vesti davanti all’idea di nuove carceri? Mi pare il contrario dell’atteggiamento del Buon Samaritano. Il nuovo carcere è sostitutivo della discarica sociale in cui versa Canton Mombello. Purtroppo c’è la latitanza dello Stato. I reclusi, questo è il mio motto, non sono esclusi dal consorzio civile, sono titolari di diritti. Ai cittadini bresciani, che stanno dimostrando grande solidarietĂ , voglio dire che abbiamo organizzato corsi di musica e tornei di calcio e un reparto sanitario di grande livello. Posso smentire categoricamente la presenza della Tbc in carcere. Il vero problema resta il lavoro dentro e fuori il carcere. Abbiamo in corso una class action perchĂŠ come Garante dei detenuti di Brescia citerò in giudizio, in rappresentanza di 400 detenuti, il governo italiano. Sarebbe la prima volta in Italia.

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(PHUJHQ]D VIUDWWL XQD SLDJD VRFLDOH La crisi esige risposte di carattere strutturale. La Camera del lavoro di Brescia e Sunia (Sindacato nazionale unitario inquilini e assegnatari) hanno promosso un incontro pubblico con il Sindaco e con i gruppi consiliari di Brescia per affrontare la delicata situazione della crisi economica che investe in prima battuta anche la dimensione della casa. A centinaia in cittĂ dormono sui treni e nei parcheggi,

ma davanti a questa situazione la Camera del lavoro ribadisce con convinzione che “gli sforzi fatti anche dal Comune di Brescia non bastano. Le risorse messe a disposizione (Delibera 570 dell’ottobre 2012) per prevenire gli sfratti, ci risulta siano state utilizzate solo parzialmente 50mila (sui 250mila stanziati)â€?. PerchĂŠ? “Per scarsa informazione, difďŹ coltĂ nelle procedure, mancanza di tempestivitĂ nel-

le valutazioni delle domande, ma soprattutto per indisponibilitĂ da parte dei proprietariâ€?. Da una parte i proprieatri perdono la ďŹ ducia nei confronto degli afďŹ ttuari e preferiscono tenere gli appartementi vuoti per evitare difďŹ coltĂ di incasso degli afďŹ tti, dall’altra diminuiscono le possibilitĂ di avere a disposizione afďŹ tti anche a canone agevolato. Si instaura una sorta di braccio di ferro che “alimenta la caduta della

qualitĂ dei rapporti sociali in favore di una maggiore conittualitĂ â€?. La Camera del lavoro propone di favorire “l’istituzione di dispositivi per concretizzare quella relazione di aiuto che permette il passaggio di casa in casa, in modo che persone cadute possano rimettersi in piediâ€?. Vanno inoltre individuate strutture vuote e inutilizzate. Si punta il dito anche contro i “188 alloggi sďŹ tti della Tintorettoâ€?.


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‹•Ž •…—‘Žƒ ”‡•…‹ƒ ‡ ƒŽŽ‡ ƒÂ?‘Â?‹…ƒ ‹Â?•‹‡Â?‡ La Cisl Scuola continua e continuerĂ a essere presente in Valle Camonica e a Brescia.Il nuovo territorio, la cui nascita sarĂ ufficialmente sancita il giorno 22 febbraio in occasione del primo Congresso, sarĂ occasione di ricchezza per entrambi i territori. Le sedi nelle quali l’iscritto usufruisce della consulenza e dei servizi di cui ha bisogno coprono l’intero territorio e rimarranno. Cos’è cambiato? La Cisl ha

riorganizzato la propria struttura con l’obiettivo “meno dirigenti e piĂš presenza sui territoriâ€?. La riorganizzazione ha portato ad una diversa mappatura dei confini in “casa Cislâ€? e alla nascita di strutture piĂš ampie. L’Unione sindacale territoriale Vallecamonica-Sebino è confluita, per il territorio della provincia di Brescia, nell’Unione sindacale territoriale di Brescia, dando vita al nuovo territorio Ust Cisl Brescia e Valle Camonica;

mentre la zona in provincia di Bergamo è confluita nel nuovo territorio Ust Cisl Bergamo e Sebino Bergamasco. Non si è chiusa una storia, ma ne inizia una nuova, un percorso nuovo, con l’impegno delle stesse persone. Nessun addio pertanto. Non c’è nessuno da salutare e da ringraziare per il lavoro svolto, semplicemente perchĂŠ ogni referente Cisl Scuola è ancora al suo posto. “Questa è la risposta – ribadisce la Cisl – a chi si chiede

se ci siamo oppure no! Tutte le persone che in questi anni avete conosciuto sono e saranno presenti nelle stesse sedi territoriali per la consulenza, l’espletamento di pratiche, o anche solo per un confronto, sempre costruttivo, sulla scuola che la Cisl considera davvero bene comune, da difendere e potenziare per assicurare un futuro di prospettive e speranze ai nostri giovani e al nostro territorio�.

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alla Scuola dell’infanzia al Liceo classico sono molte le proposte dell’Istituto Cesare Arici che integrano la didattica in classe e che portano gli alunni a interagire con le diverse realtà cittadine: i bimbi dell’Infanzia sono frequentatori abituali dei Laboratori di Santa Giulia, quelli della Scuola Primaria sciamano molto spesso nelle vie del centro storico per partecipare a iniziative del Comune e della Circoscrizione Centro, cinque alunni – tre della Primaria e due della Secondaria di I grado – fanno parte del Consiglio comunale dei ragazzi, la Polizia locale e i Carabinieri entrano nelle classi per lezioni sul corretto comportamento sulle strade e sulla legalità , gli alunni del Liceo si mettono in gioco partecipando a manifestazioni pubbliche come la posa delle Pietre di inciampo, concorsi e certamen (il Brixiense organizzato dall’Arici ha rilievo nazionale). Si tratta di momenti significativi nei qua-

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li i ragazzi si accostano alle istituzioni e alle ricchezze culturali e sociali della nostra cittĂ e allargano i propri orizzonti al di lĂ dell’ambiente scolastico cominciando a maturare la loro identitĂ di persone attente a ciò che le cir-

conda e la loro coscienza di cittadini. Ma non solo: l’Istituto Arici si qualifica come scuola accogliente nella quale viene data particolare attenzione agli studenti con maggiori difficoltĂ e disabilitĂ i quali vengono accompagnati nel loro cammino di crescita da insegnanti specializzati, mentre tutto il corpo docente viene aggiornato per essere sempre all’altezza delle richieste che possono giungere dalle famiglie e che proprio come scuola cattolica l’Arici sente di dover accogliere con spirito di apertura, servizio e alta qualificazione professionale. Anche alla luce di quest’impegno l’Istituto ha organizzato un convegno dal titolo “Un futuro possibile. La certezza della speranzaâ€? che vedrĂ la partecipazione, in qualitĂ di relatori del vescovo Monari, di Marco Morganti (amministratore delegato di Banca Prossima del Gruppo Banca Intesa) e del prof. Massimo Gandolfini (direttore del Dipartimento di neuroscienza della Fondazione Poliambulanza).

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ƒ”‡œœ‘ ‹Â?“—‡ ‰‹‘”Â?‹ †‹ ˆ‡•–ƒ ’‡” ƒÂ? ƒ—•–‹Â?‘ Nel cuore di un freddo febbraio s’avviluppa la sagra piĂš importante e conosciuta della Valle: la fiera di San Faustino di Sarezzo. Una festa lunga cinque giorni (da venerdĂŹ 15 a martedĂŹ 19) che richiama un grande numero di persone dalla Valle, dalla cittĂ e dalla provincia, pronte ad accalcarsi per le vie del centro storico saretino. La festa mantiene la propria connotazione religiosa con la celebrazione venerdĂŹ 15 febbraio alle ore 20.30 della S. Messa nella chiesa

parrocchiale di Sarezzo dedicata ai due santi Faustino e Giovita, mentre la sagra popolare terrĂ banco con il carosello di giostre e bancarelle. 50 attrazioni e spettacoli viaggianti e alcune novitĂ rispetto all’edizione dello scorso anno: si aggiungeranno la giostra per adulti “Nido di rondineâ€?, un braccio con tre rami che compie diverse evoluzioni che verrĂ posizionato in piazza Cesare Battisti; il “Mixtremeâ€?, percorso vita sospeso in via Roma; il simulatore Gyrus, una gabbia

a quattro posti girevole che sarĂ posizionata in via Dossena; infine, il ritorno in piazza della Barca gigante. Sono previste anche 190 bancarelle, che esporranno i propri prodotti snodandosi lungo le vie centrali del paese e tra le quali spicca la bancarella “La lavanda del lagoâ€?, che proporrĂ prodotti a base di lavanda e sarĂ posizionata all’ingresso della fiera, in via Bailo. Cinque giorni di svago per tutti, con il consueto martedĂŹ dedicato alla “Festa dei ragazziâ€?: in

collaborazione con i giostrai ci sarĂ la possibilitĂ per bambini e ragazzi saretini di salire gratuitamente sulle giostre. Per una fiera di San Faustino che trasformerĂ Sarezzo in un piccolo Paese dei balocchi, facendo da trampolino di lancio a una serie di manifestazioni culturali inserite nel cartellone “Il Resto è Fieraâ€?, che prenderĂ il via giovedĂŹ 14 alle 20.30 con la cerimonia di consegna delle benemerenze e proseguirĂ poi sino al mese di aprile. (a.a.)

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abato 16 alle ore 10, nella sede di Gardone in via Matteotti, Civitas Srl inaugura il nuovo servizio “Genitori ConDivisiâ€? rivolto a genitori in conittualitĂ o in fase di separazione. Dal lunedĂŹ al venerdĂŹ dalle 10 alle 12, prenotando al 335.5697051, sarĂ possibile incontrare psicologo, assistente sociale, mediatore familiare, educatore professionale, consulente legale, psicoterapeuta con costi contenuti. La consulenza legale è gratuita, gli altri servizi vanno da un minimo di 19,50 euro (psicologo) a 40 (psicoterapia di coppia). Collaborano Consorzio Valli, Cooperativa la Vela, associazione Mamme papĂ separati. Si aggiunge alla recente inaugurazione a Concesio dei lavori di ristrutturazione della sede consultoriale con l’acquisto di un nuovo ecografo di ultima generazione che la conferma punto d’eccellenza ostetrico/ginecologica per la bassa Valtrompia. “Nonostante la persistente crisi

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economica e le difďŹ coltĂ di bilancio della pubblica amministrazione non si arresta la crescita della societĂ , a completo capitale pubblico della ComunitĂ montana e dei Comuni della Valletrompia, che opera nel settore socio-sanitario, socio-assistenziale e culturale. E lo fa con sviluppo sostenibileâ€?. Lo afferma il presidente (da luglio 2012) Agostino Damiolini parlando del budget 2013 approvato recentemente all’unanimitĂ dall’assemblea dei soci: somma 3,8 milioni Di fatto vale quasi la metĂ del bilancio (8,6 milioni) della ComunitĂ montana che fa da capoďŹ la su delega dei Comuni per i vari servizi che le conferiscono i vari fondi assieme agli altri enti (Provincia, Regione e Asl). In concreto è il braccio operativo di azioni “certeâ€? nel 2013, in mezzo alle mille incertezze e difďŹ coltĂ dei diversi enti. Dopo quelli socio-assistenziali, il processo di assorbimento dei servizi associati culturali (bibliotecari, archivistici, museali), come illustrato in assemblea della ComunitĂ dal presidente Bruno Bettinsoli, si completerĂ gradualmente nel 2013. Tale opera-

zione consente ulteriori razionalizzazioni ed economie di scala e permetterĂ di sfruttare al meglio le competenze professionali interdisciplinari giĂ presenti. Un bilancio preventivo in equilibrio che conferma con quelli culturali (con dote di 855mila euro) i seguenti servizi nel settore socioassistenziale: consultori familiari (con sedi a Concesio, Lumezzane, Sarezzo, Tavernole per l’alta valle), politiche giovanili e consultori adolescenti, tutela disagio e incontri protetti, servizi sociali associati. In particolare, entrando in alcuni dettagli nel 2013 è stata rinnovata la convenzione con gli Spedali Civili di Brescia per la presenza in Civitas per 20 ore settimanali di ginecologi di alta specializzazione del reparto universitario. Nel settore “consultoriâ€? e “sportelli famigliaâ€? tenendo conto della contribuzione degli utenti si prevedono 706mila euro di costi con 841mila di ricavi coprendo quasi il 60% dei costi indiretti di Civitas. I servizi sociali reggono grazie alla attenta gestione nonostante il calo dei contributi regionali pari al 73% rispetto al 2009.

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Š‹ƒ”‹ ƒ ˆƒ……‹ƒ–ƒ ”‡•–ƒ—”ƒ–ƒ †‡ŽŽƒ …Š‹‡•ƒ †‹ ƒ� ‘……‘ Le due statue lignee, restaurate, non saranno ricollocate nelle due nicchie poste in alto sulla facciata della chiesa di San Rocco, ma troveranno riparo dalle intemperie all’interno del tempio risalente al Quattrocento, le cui origini, forse un ospedale, forse un lazzaretto, in parte svelate da approfonditi studi pubblicati in un recente libro, “La Chiesa di San Rocco in Chiari. Primi studi e ricerche� curato da don Giuseppe Fusari ed edito dalla Compagnia della

Stampa, sono ancora avvolte dal mistero. Per lungo tempo l’edificio ha versato in condizioni pessime. E finalmente, dopo mesi di lavori, preceduti da anni di campagne di sensibilizzazione, grazie soprattutto a fondi raccolti tramite donazioni e iniziative private a sostegno del progetto, tra cui l’associazione Amici di San Rocco, sabato 16 febbraio alle 15.30, alla presenza del prevosto Rosario Verzeletti, di don Giuseppe Fusari e delle autorità , verrà inaugurata la facciata sud

della chiesa, la parte dell’edificio che piĂš di altre versava in forte stato di degrado. Il progetto, curato dagli architetti Ercolini Laura e Franco Maffeis, previo nulla osta della Sovrintendenza, ha rispettato ogni traccia capace di testimoniare la storia del monumento. “Sulla base dell’analisi dello stato di conservazione – ha dichiarato l’architetto Ercolini – si è verificata la necessitĂ di intervenire sul manufatto solo dopo l’avvio, in fase preliminare, di alcune indagini

diagnostiche (ricerca storicoarchivistica, rilievo termografico e campagna stratigrafica), finalizzate alla conoscenza delle caratteristiche dei materiali e dei comportamenti strutturali dell’edificio stessoâ€?. Il dato rilevante è stato il ritrovamento di loculi, decorazioni policrome e la partitura compositiva originale da lungo tempo celati da consistenti strati di intonaco. Il restauro della facciata sud era il piĂš atteso, dopo quelli del tetto e degli impianti elettrici avvenuti in passato. (c.m.)

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nsieme per salvaguardare e promuovere la Bassa e le sue specificitĂ . Protagoniste di questa unione le fondazioni “Nymphe. Castello di Padernelloâ€? e “Cogeme onlusâ€?, che hanno presentato un calendario comune di attivitĂ per il 2013 che ha come obiettivo la promozione di una “Pianura sostenibileâ€?. Le due fondazioni da tempo perseguivano questo intento: la fondazione Nymphe ha creato nel tempo un sistema culturale locale incentrato sul Castello di Padernello che diventa la cornice di numerose iniziative artistiche e culturali legate alle tematiche dell’ambiente e del paesaggio. La fondazione Cogeme ha promosso un percorso di valutazione e gestione sostenibile del territorio, oltre a un’azione di educazione alla sostenibilitĂ portata avanti con le scuole e i centri di ricerca. Dallo scorso anno, i rapporti tra le due realtĂ si sono intensificati con l’acquisizione da parte di Cogeme onlus dell’1% del Castello, gettando le

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basi per un lavoro comune. In questo contesto si inserisce il calendario di attivitĂ comuni, presentato nel corso di una conferenza stampa nella quale sono intervenuti Ignazio Parini e Domenico Pedroni, rispettivamente pre-

sidente e vice di Nymphe, e Giovanni Frassi con Simone Mazzata, presidente e segretario di Cogeme Onlus. “Abbiamo suggellato – ha affermato Parini – un accordo tra due realtĂ , in armonia con quello che è scritto nel nostro statuto, cioè la salvaguardia di siti di importanza storica e ambientale. Abbiamo tarato dei parametri per arrivare ad avere un territorio che risponda a canoni culturali e paesaggistici, per questo motivo raccogliamo le indicazioni del territorio, ad esempio accogliendo in questi giorni una mostra dedicata alle tele del Tiepolo conservate nella Basilica di Verolanuovaâ€?. Da parte sua Frassi ha chiosato: “Per noi è importante come fondazione restituire ai cittadini i soldi che versano per i servizi sotto forma di progetti di sostenibilitĂ . Operiamo per mettere in rete le specificitĂ del territorio ed evitare che si creino sovrastrutture inutili. Il nostro marchio, Pianura sostenibile, verrĂ concesso in uso ad alcune iniziative del Castelloâ€?.

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‘Â?–‹…Š‹ƒ”‹ Â?ƒ”œ‘ ”‹ƒ’”‡ ‹Ž —•‡‘ ”‹•‘”‰‹Â?‡Â?–ƒŽ‡ L’impegno congiunto del Comune di Montichiari e dei Lions Club Colli Morenici ha dato i suoi frutti: domenica 3 marzo alle 11, infatti, riapre il Museo risorgimentale di Montichiari, uno dei poli culturali cittadini. Ubicato nel complesso ospitante anche la seicentesca chiesa del Suffragio, è nato per volontĂ delle associazioni combattentistiche nel secondo dopoguerra ed è intitolato al maestro Agostino Bianchi che ne è stato l’anima. Accoglie numerosi

ed interessanti reperti delle tre guerre d’indipendenza e delle due guerre mondiali: armi, tra cui due carabine federali svizzere, un fucile Winchester tipo militare della guerra italo-turca del 1911, divise, elmetti, attestati ed ancora bollettini bellici e medaglie commemorative. Uno spazio specifico è riservato a cinque apparecchi stereoscopici i quali, con 60 diapositive ciascuno, permettono di visualizzare in 3D i vari settori del fronte della guerra 1915/18 dando all’osservatore la

sensazione di trovarsi in trincea, tra il fango e gli spari, insieme ai soldati. “Questo museo – ricorda il sindaco Elena Zanola – fa parte della storia della nostra cittĂ e ad esso siamo molto legati; rappresenta l’ultimo tassello della proficua attivitĂ che ha visto la nascita del sistema museale monteclarense, riconosciuto da Regione Lombardia. Ringrazio in modo particolare i Lions Colli Morenici ed in particolare il suo presidente Alfredo Lamperti e

Renato Bianchi, figlio del maestro Agostino, per la determinazione e la collaborazione dimostrate. Grazie anche ed Emanuele Cerutti per il prezioso lavoro di catalogazione ed archiviazione della documentazione inerente il patrimonio presente ed a tutto lo staff di Montichiari Musei per il supporto prestato�. Il Museo sarà aperto, ad ingresso libero, tutte le domeniche dalle 15 alle 18; negli altri giorni su richiesta chiamando la segreteria di Palazzo Tabarino allo 030/9650455. (f.m.)

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a religione è in crisi? E se cosĂŹ fosse, quali sono le soluzioni sul tappeto? E come orientare il cambiamento nel modo di credere? A queste domande si è cercato di rispondere in un incontro tenutosi lo scorso 6 febbraio al cinema Gloria di Montichiari dal titolo “La crisi della religioneâ€?, organizzato da “Vocabolari di paceâ€?, sigla che comprende le parrocchie di Santa Maria Assunta e Maria Immacolata di Montichiari, Gruppo Scout, Spi Cgil, Fnp Cisl e alcuni cittadini monteclarensi. Invitato per discutere in materia è stato il prof. Marco Marzano, sociologo e docente universitario di fama, autore, tra gli altri, del volume “Quel che resta dei cattolici. Inchiesta sulla crisi della Chiesa in Italiaâ€?, mentre il ruolo di moderatore è stato affidato a don Adriano Bianchi, direttore dell’Ufficio e del Centro diocesano per le comunicazioni sociali. Partendo dalle difficoltĂ che la religione cristiana si trova ad affrontare nel rispondere ai bisogni della popolazione, don Bianchi ha premesso che “non tutto il male viene per nuocere: questa crisi, indubbiamente presente, può costituire anche un fattore di crescita e di maturazione all’interno della Chiesa cattolica, occorre dunque vederne i risvolti positivi. Marzano nel suo libro ha prodotto un’analisi impietosa sul mondo religioso che ci può e ci deve aiutare a trovare con coraggio le soluzioniâ€?. L’autore del volume ha ribadito che “non era mia intenzione illustrare le tante e numerose esperienze positive che, dai gruppi parrocchiali

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pieno di insidie con il rischio di creare tante sette gravitanti nell’orbita cristiana ed accomunate solamente dalla presenza del Papa come unico riferimento comuneâ€?; attenzione, poi al narcisismo, “un male da cui guardarsiâ€?, ha concluso Marzano. Ăˆ anche vero, tuttavia, che la Chiesa mantiene ancora elementi di forte attrazione, a giudizio di don Bianchi: “La popolaritĂ di cui essa ancora gode nella societĂ , l’autenticitĂ , con l’offerta di valori veri e genuini e la capacitĂ di relazionarsi con chi sceglie Cristo e il suo messaggioâ€?. Il terzo e penultimo appuntamento con “Vocabolari di paceâ€? è mercoledĂŹ 6 marzo alle 20.30 sempre al cinema Gloria con uno spettacolo scritto e diretto da Lucilla Giagnoni. Info: www.cinemagloria.it.

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(GXFDUH DOOD OHJDOLWj ILQDQ]LDULD LQ FODVVH “Educare alla legalitĂ ďŹ nanziariaâ€? è il tema dell’incontro svoltosi venerdĂŹ 8 febbraio presso l’Istituto Mazzolari di Verolanuova. Al tavolo dei relatori con suor Rosalina Ravasio, c’erano Emilio Quaranta, Garante dei detenuti, Emma AvezzĂš, procuratore capo del Tribunale dei minori di Brescia, Alessandro Azzi, presidente nazionale di Federcasse e l’on. Stefano Saglia. “Si litiga in famiglia non perchĂŠ non hai il telefono, ma perchĂŠ non hai l’ul-

timo telefono uscito. La cultura di oggi ci fa credere che il denaro è il paradiso artiďŹ ciale e cosĂŹ la nostra vita risulta svuotata di valori e la libertĂ diventa illusioneâ€? ha esordito suor Rosalina Ravasio, fondatrice della ComunitĂ Shalom. Emilio Quaranta ha citato le parole di Giovannni Paolo II in merito a uno Stato che “spesso si mostra forte con i deboli e debole con i fortiâ€?. Il Garante ha spronato pertanto i giovani sia a impegnarsi nella vita

delle istituzioni per migliorarle sia a difendersi dai mali del nostro tempo come il gioco d’azzardo e il desiderio di un facile guadagno. Azzi ha invitato i giovani presenti in sala a coltivare una maggiore formazione bancaria. Lo stesso ha sottolineato come la categoria bancaria venga spesso additata quale entitĂ alla mera ricerca di denaro mentre in realtĂ â€œnegli ultimi 10 anni le banche si sono patrimonializzate per far fronte alla attuale

crisi; se non lo avessimo fatto non ci saremmo piĂšâ€?. Emma AvezzĂš, citando lo scandalo dei palloni dei Mondiali fabbricati da bambini, ha richiamato l’attenzione sull’importanza di deďŹ nire “clausole socialiâ€? in grado di vietare merci provenienti da fabbriche di lavoratoribambini “anche se questo ci penalizza da un punto di vista economico e le stesse fabbriche italiane all’estero impiegano minoriâ€?.


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dei Comuni di Darfo Boario Terme, Gianico, Artogne, Piancamuno, Pisogne, Esine, Piancogno, Angolo Terme e Rogno, con la presenza attiva e propositiva dell’assessore provinciale Corrado Ghirardelli, hanno convocato un tavolo di lavoro per individuare condotte comuni concordate e condivise. “La centralina collocata sul territorio di Darfo Boario Terme ha rilevato, in questo periodo, dati non conformi alla norma – dichiara Ezio Mondini, sindaco della cittadina camuna

– è chiaro che il problema deve essere affrontato collegialmente ed in sinergia tra tutti i soggetti istituzionali interessatiâ€?. Il tavolo di confronto, che ha trovato per la prima volta un’ampia e condivisa partecipazione, ha giĂ individuato una prima azione di contrasto ad una delle principali cause delle emissioni dannose: le biomasse legnose, ovvero i fumi derivanti da fuochi accesi all’aperto. “Tutti i sindaci hanno ritenuto di avviare un’operazione di sensibilizzazione

verso la cittadinanza al fine di evitare l’accensione di fuochi – continua Mondini –. In ogni Comune interessato saranno affissi manifesti con il divieto di accensione dei fuochi, intervento supportato da una campagna televisiva con spot dedicatiâ€?. “Credo che, in quest’ambito, sia determinante la sensibilitĂ e la collaborazione di tutti – conclude il primo cittadino darfense – solo grazie al buon senso ed all’attenzione sarĂ possibile avere un riscontro positivoâ€?. (e.g.)

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’Associazione culturale “Terre di Lombardiaâ€?, di cui è presidente la bornese Anna Adele Rivadossi, coinvolta dai Vigili del fuoco volontari del distaccamento di Edolo, ha deciso di donare una cifra importante per l’acquisto di una termocamera digitale di ultima generazione per gli interventi piĂš delicati e difficili, negli incendi e nelle ricerche in maceria o in luoghi particolarmente inaccessibili. La donazione è avvenuta in una bella serata organizzata con molti sostenitori delle attivitĂ di volontariato del territorio della Vallecamonica: l’atto è stato fatto alla “Associazione Vigili del Fuoco volontari 1890 Edoloâ€?, che ha titolaritĂ in quanto iscritta all’albo delle associazioni regionali no-profit e può quindi ricevere l’emolumento in denaro. Il costo globale del nuovo sistema tecnologico per gli interventi in emergenza è di circa 6.000 euro: metĂ della cifra

è stata versata da Terre di Lombardia: ora serve l’aiuto anche di altri generosi sostenitori. L’Associazione Terre di Lombardia, nata cinque anni fa, sta operando sul territorio regionale con particolare attenzione alle terre alte, le valli alpine e le terre di montagna,

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dove operano associazioni e istituzioni per la salvaguardia dell’ambiente, per la sicurezza collettiva e per l’attenzione alla persona ed alle fragilitĂ : è con questa intenzione che ha accolto la richiesta dei Volontari di Edolo che si sono riuniti anche nell’Associazione omonima,

nata nel 1890, per trovare aiuti dal territorio e sostenere le tante attivitĂ rivolte alle popolazioni dell’alta Vallecamonica, della Valle di Corteno, della Val Saviore, dove operano principalmente. La termocamera, secondo i volontari edolesi, potrebbe aiutare negli interventi ai quali spesso proprio loro sono chiamati: in zone montuose e difficili, in centri storici di piccoli borghi, nei tanti incidenti stradali lungo la 42 del Tonale e la 39 dell’Aprica. Una volta consegnata, la termocamera sarĂ oggetto di studio e di esercitazione perchĂŠ ogni vigile del fuoco la sappia usare con competenza. I volontari edolesi attualmente sono 15, in etĂ compresa tra i 18 ed i 50 anni: l’etĂ media è molto bassa e tutti svolgono l’attivitĂ con passione e dedizione, organizzando attorno al distaccamento molte iniziative che sanno coinvolgere il territorio, come “Pompieropoliâ€? nelle scuole materne dei Sonico e Edolo, o gli incontri didattico-dimostrativi nelle scuole per esercitazioni pratiche di antincendio o di autosoccorso in caso di calamitĂ . Ma Sandro Malgarotti, capo distaccamento dei Vigili di Edolo e presidente dell’omonima associazione, ha giĂ un altro progetto, ancora piĂš grande ma certamente non dilazionabile: serve una nuova autobotte per dare risposta alle vallate dove opera il suo distaccamento. E anche per questo partirĂ una nuova gara di generositĂ .

IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON LA PAROLA PIĂ™ VERA.

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IL MAESTRO E IL DISCEPOLO

Gianfranco Ravasi e Famiglia Cristiana ti guidano nel percorso di Quaresima con un’opera in 9 volumi Un cammino verso la Pasqua per riscoprire la vita cristiana seguendo da vicino GesĂš di Nazaret, il Maestro che con le sue parole, le sue azioni, la sua stessa vita ha insegnato a ogni uomo come essere suo vero discepolo. Nei primi quattro volumi il Card. Ravasi ci aiuta a delineare il volto piĂš autentico di Cristo e il signiďŹ cato piĂš profondo dei suoi insegnamenti. Nei volumi successivi, inizieremo un percorso di riscoperta della nostra vita, riconoscendo il proďŹ lo che Egli delinea per ognuno di noi, i suoi discepoli.

IL PRIMO VOLUME:

“INCONTRARE IL MAESTRO� DAL 14 FEBBRAIO

Richiedi la tua copia in edicola, in parrocchia o al numero 02.48027575. Scopri e ordina l’iniziativa sul sito: www.famigliacristiana.it/ilmaestroeildiscepolo


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Berzo Inferiore. Nasce a Niardo il 19 marzo 1844 ed è battezzato col nome di Giovanni. Trascorre la fanciullezza tra Niardo, paese natale della madre, e Berzo Inferiore, il paese del padre. Il programma del pellegrinaggio è il seguente: il ritrovo alle 7.45 presso il sagrato della chiesa parrocchiale di Cevo, la partenza alle ore 8. Durante il percorso (Cevo, Andrista, Demo, San Zenone, Novelle, Selleri, Cemmo, Ono S. Pietro, Cerveno, Losine, Breno, Cividate, Bienno

e Berzo Inferiore) sono previste alcune soste di preghiera e di riessione. All’arrivo si terrĂ la Santa Messa presso la Chiesa di Berzo Inferiore. Per salire a Cevo si mette a disposizione un pullman, con partenza da Berzo Inferiore (costo 5 euro). Ăˆ però indispensabile comunicare l’adesione per usufruire del pullman. Chi non è interessato si organizza come meglio crede. Per informazioni: dassa.battista@gmail. com; cell. 345.8274429

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alle 21 di mercoledĂŹ 6 febbraio è diventato percorribile il tratto Nord della nuova Statale 42, la superstrada camuna. Sono 8,4 km, per 195 milioni di euro circa di spesa (cioè 23 mila euro al metro), che sostituiscono il vecchio percorso di circa 10 km, da Nadro di Ceto a Forno Allione, passando per Capo di Ponte, Scianica di Sellero, Cedegolo e Demo di Berzo. Il guadagno di tempo si aggira sui 7-10 minuti. Il nuovo percorso corre per 6,9 km in galleria e per il resto quasi sempre su viadotti. I tunnel sono due: quello piĂš a sud, detto ‘Capo di Ponte’, misura 1866 metri, mentre l’altro, indicato come ‘Sellero’ (ma dovrebbe essere intitolato a Giovanni Paolo II), si sviluppa per 5070 metri, uno dei piĂš lunghi mai realizzati da Anas. Vi sono state impiegate tecnologie all’avanguardia per elevati standard di sicurezza. Sono oltre 4000 i punti di controllo fra rilevatori di fumo e di calore, 87 telecamere, collegate ad un centro operativo attivo 24 ore su 24, semafori, colonnine antincendio, ventilatori, tubazioni per acque, camini per fumi, gallerie e finestre di fuga, due ampi serbatoi idrici sotterranei, tre enormi generatori elettrici d’emergenza. La carreggiata anche in galleria è ampia e bene illuminata con abbondante segnaletica, quindi ha sorpreso un po’ il limite di velocitĂ fissato a 70 km/h, rispetto ai 90 di altre gallerie sulla Ss42. Forse il fatto che si viaggi quasi sempre in curva e che alcune piazzole di sosta non sembrino ben collocate può esserne il motivo. La vecchia uscita Nord a Nadro, piuttosto pericolosa, è stata trasformata in uno svincolo, che va ad aggiungersi a quello di Capo di Ponte: qui le rampe di uscita ed entrata sono contigue e la segnaletica non ancora perfetta, ma la ristrettezza dello spazio ha legato le mani in sede di progetto. Naturale l’orgoglio mostrato dal capocompartimento Anas di Lombardia,

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l’ing. Claudio De Lorenzo quando al taglio del nastro ha illustrato l’opera. Essa giunge al traguardo dopo 20 anni dai primi lavori, compreso il viadotto che nel 2005 crollando causò

la morte di un autista, Giuseppe Bariselli (una delle due vittime di questo cantiere, assieme a Vebe Sina, l’operaio albanese morto nel 2012), il fallimento e il contenzioso con la

ditta appaltatrice, fino alla ripresa decisiva del febbraio 2009, con le ditte-guida, significativamente non bresciane, Collini (Tn), Cossi (So), Giudici (Bg), Oberosler (Bz), Elef (Vi) oltre a Enel. Una vicenda travagliata che riguarda una classe politica, presente come sfondo, dopo le polemiche preelettorali della vigilia, al taglio del nastro col prefetto Livia Narcisa Brassesco Pace e alla benedizione da parte del vicario zonale don Aldo Mariotti ed il parroco di Nadro, don Luigi Dotti.

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certistica, la Libera Accademia che con i suoi 170 iscritti rappresenta una delle piÚ significative realtà di educazione e formazione musicale presenti sul territorio, il Gruppo sportivo Twirling. Ora, dopo aver vagliato diverse possibilità , l’amministrazione comunale ha deciso di mettere a disposizione dell’Accademia musicale l’ex Bocciodromo comunale. I lavori di sistemazione della struttura sono stati inseriti infatti nel Piano triennale delle Opere pubbliche, per un investimento di

513mila euro; il termine dei lavori e successiva consegna della struttura è previsto per la primavera 2014 e la gestione verrĂ regolata da una apposita convenzione. Intanto i dirigenti dell’Accademia di musica, oltre a manifestare la propria soddisfazione per la decisione comunale, hanno presentato il loro calendario di iniziative, particolarmente nutrito, confermando la collaborazione tra varie realtĂ associative cittadine come motivo conduttore dell’intera attivitĂ , unitamente ai tradizionali

appuntamenti istituzionali. L’8 marzo con l’Associazione “il Clubâ€? nel Teatro Aurora di S. Sebastiano alle ore 20.30 va in scena lo spettacolo/ concerto per la Festa della donna. Domenica 17 marzo, nuova festa nazionale, “Civiche Passioniâ€? un ThĂŠ Danzante in piazza Roma, un modo per unire la cittĂ festeggiando l’unitĂ del Paese. 25 Aprile: con le associazioni: corteo istituzionale per la cittĂ e conclusione con la cerimonia ufficiale al Monumento ai caduti per la Resistenza.

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fine dicembre 2012 il totale degli iscritti era di 382 soci: 328 soci attivi di cui 242 maschi e 86 femmine, cinque collaboratori e 49 ex donatori, oltre a 154 soci benemeriti. Le nuove adesioni sono state 19, mentre hanno cessato la loro attività di donatore 23 persone. Nel corso dell’anno vi sono state nove sedute per un totale 607 donazioni: 538 con l’Avis provinciale di Brescia, 68 al Centro trasfusionale di Chiari di cui 37 di sangue intero e 31 plasmaferesi, una donazione in toto presso il Centro trasfusionale di Brescia. Hanno effettuato 496 donazioni gli uomini e 111 donazioni le donne, con una media di 1,84 donazioni a persona, grazie anche all’assistenza del direttore sanitario Franco Piantoni, della dott.ssa Micol Pagani, della dott.ssa Francesca Ghilardi. Se si considera che mediamente in questi ultimi anni, la sezione Avis palazzolese ha raccolto oltre 600 sacche all’anno (in passato erano molte di piÚ), ammontano a 50mila le sacche donate in 61 anni di storia avisina; si tratta di un traguardo veramente considerevole di cui la famiglia avisina va orgogliosa e che

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della Giornata mondiale del donatore di sangue, uno con il gruppo i “Campanariâ€? e l’altro del Corpo musicale cittadino, durante il quale sono stati conferiti dei riconoscimenti aurei ai donatori con 50, 75, 100 donazioni. All’inizio di settembre durante la “Camminata lungo la Fusiaâ€? organizzata dal gruppo i “Calcinariâ€?, è stato allestito un punto ristoro per i partecipanti. Nel 2013 saranno riproposte due mattinate promozionali presso il mercato: la Giornata mondiale del donatore di sangue e la Camminata lungo la Fusia. Le donazioni domenicali si svolgeranno in nove sedute presso la sede Avis (Centro Medico Richiedei), dalle ore 8 alle ore 10.30, con il seguente calendario: domenica 27 gennaio, 17 febbraio, sabato 30 marzo, domenica 19 maggio, 30 giugno, 28 luglio, 29 settembre, 27 ottobre, 17 novembre.

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3URVHJXH O¡RSHUD GL FDWDORJD]LRQH Da tempo è visitabile presso il palazzo ex scolastico di Via Lungo Oglio Cesare Battisti il Museo dei ricordi di guerra, frutto di varie raccolte di materiali bellici provenienti dal periodo del Risorgimento, della Prima e della Seconda guerra mondiale. La consueta assemblea annuale dell’Associazione Medaglie al valor militare palazzolesi che si è assunta il compito di custodire e valorizzare i reperti museali, è servita oltre che per le incombenze istituzionali a illustrare le iniziative svolte e in programma. Il presidente Ferruccio Casali dopo aver ringraziato i presenti per la loro partecipazione ha ricordato le varie attivitĂ che hanno visto impegnati i volontari nell’anno appena trascorso. In primo luogo le giornate di apertura dei monumenti cittadini che si sono susseguite da marzo a giugno e che hanno registrato una buona affluenza di pubblico (oltre 200 persone); i visitatori, di cui una buona parte venuti anche da altri paesi e provincie, oltre che verbalmente anche con frasi scritte sul registro delle presenze, hanno esternato talora in maniera semplice, ma molto significativa quanto sia apprezzata l’ordinata raccolta dei ricordi di guerra. Anche alcune scolaresche hanno visitato il museo con molto interesse e sensibilitĂ ; a questo proposito si informa che su richiesta all’Amministrazione comunale, tramite l’Assessorato alla cultura, si possono prenotare visite guidate per le scolaresche che lo richiedano (cultura@ comune.palazzolosulloglio.bs.it). Per i volontari, unitamente alla pulizia ed

il mantenimento funzionale dei locali, continua l’opera di conservazione, catalogazione e reperimento di nuovi reperti. Qualsiasi oggetto inerente agli eventi bellici che si vorrà dare in consegna al Museo, sarà catalogato e conservato con cura in memoria di coloro che di persona hanno vissuto quelle tremende esperienze. Da parte dell’Associazione medaglie al valore militare palazzolesi continuerà , con rinnovato entusiasmo, l’impegno della custodia del Museo.

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ƒŽ•ƒ„„‹ƒ Â? ’”‘‰‡––‘ †‹ ‡†—…ƒœ‹‘Â?‡ ƒŽ‹Â?‡Â?–ƒ”‡ ’‡” ‰Ž‹ ƒŽ—Â?Â?‹ L’utilizzo di cibi biologici e la conoscenza di corretti comportamenti alimentari rappresentano buone basi per una crescita equilibrata. Un interessante progetto di alimentazione “MenSanaBioâ€? parte dalla Valsabbia ed è destinato agli alunni delle scuole locali. Un gruppo di mamme, guidate da Priscilla Leone, dietista con un’esperienza di educazione alimentare nelle scuole, ha lanciato un progetto di alimentazione biologica che prevede la preparazione di pasti biovegetariani. Rifornendosi

direttamente dai produttori biologici, preferibilmente locali, le signore preparano menĂš per le scuole. “Siamo appassionate – spiega Leone – di alimentazione naturale e crediamo nell’educazione alimentare come strumento di consapevolezza e di prevenzione. La nostra salute e quella dell’ambiente in cui viviamo sono il risultato di tante azioni quotidiane di cui le scelte alimentari sono parte fondamentale. La ristorazione collettiva con i suoi grandi numeri può avere un grande effetto positivo sul-

la salute e sull’ambiente, la nostra proposta va in questa direzione�. La procedura di “MenSanaBio� prevede il raggiungimento di una ristorazione scolastica biologica. “Abbiamo avviato la procedura per la certificazione dei pasti bio, gli ingredienti sono acquistati direttamente dai produttori biologici locali per favorire questo tipo di agricoltura salutare per il terreno, per l’ambiente e per chi mangia questi prodotti. Sono stati studiati menu stagionali vegetariani bilanciati che coprono i fab-

bisogni dei bambini formulati con rotazione su cinque settimane secondo le indicazioni della nuova piramide alimentare. Le nostre ricette propongono la massima varietĂ alimentare e vengono sottoposte al vaglio della commissione mensa scolastica con la quale teniamo uno stretto rapporto di collaborazioneâ€?. Il progetto è completato dalla distribuzione di materiale informativo con i consigli per come affrontare la giornata alimentare. Informazioni sul sito www.mensanabio.it. (v.b.)

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n un’oasi di verde, sul lago di Garda, l’Albergo Sacro Cuore, col suo grande parco affacciato sul golfo di Salò è meta di soggiorno per le persone anziane che vogliono trascorrere un periodo breve o lungo in un albergo pensato apposta per loro. Qui l’anziano non è un numero, ma una persona chiamata per nome, una persona che viene trattata in modo familiare e personale, col dovuto rispetto dell’etĂ , assecondata in tutte le sue esigenze e necessitĂ . Si trova nel Comune di San Felice del Benaco, in posizione tranquillissima, lontano dai rumori e dal traffico. Sono accolte tutte le persone anziane autosufficienti senza limiti di etĂ , in tutti i periodi dell’anno essendo sempre aperto. Qui si possono trovare camere con servizi privati, ascensore, sala da pranzo con aria condizionata, sale da soggiorno climatizzate con Tv, sala convegni polifunzionale, cappella privata e parco di 25mila metri quadri. Tutti i periodi dell’anno sono favorevoli per soggiornare all’Albergo. L’inverno è mite, nĂŠ gelido nĂŠ nebbioso, la primavera è stupenda, l’estate

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si può riposare su panchine o sedie per ammirare le bellezze circostanti o per conversare con gli altri ospiti. Non mancano le occasioni di aggregazione e allora c’è il momento della musica, del gioco collettivo, del coro, della festa, della partecipazione alla Messa celebrata all’interno della struttura. Tutte le occasioni sono buone per compartecipare: per gli ospiti è un piacere ricevere le visite dei parenti, figli, nipoti e amici. Gli ospiti dell’Albergo sono orgogliosi di mostrare ai loro cari la camera, la passeggiata preferita, l’angolo del parco da loro scoperto. I familiari sono felici e tranquilli nel lasciare i loro cari in un posto cosĂŹ bello e sicuro. Riposo, relax fisico e spirituale, clima eccezionale sono i punti di forza della struttura di via Boschette 18 (tel. 0365 62224) che accetta anche piccoli gruppi.

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rare profittoâ€?. Un supporto concreto all’imprenditoria ricettiva giunge anche da efficaci campagne di promozione e dalla realizzazione di progetti che valorizzano l’accoglienza del territorio. Un esempio è rappresentato dal sistema “Bike hospitality in provincia di Bresciaâ€? che sarĂ presentato alla Bit, la Borsa internazionale del turismo, venerdĂŹ 15 alle 11,45 nello stand della Regione, e che ribadisce il primato del nostro territorio per quanto riguarda l’offerta ciclo-turistica.

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con diverse stratificazioni sociali, in situazioni di economia strettamente agro-silvopastorale, con scarsa dedizione all’artigianato. Le maschere portano in campo, anzi in piazza, la ribellione a uno status generazionale. Insieme a questo carnevale storico, non sono mancate anche le sfilate di carnevale per bambini, ragazzi e famiglie: per Pertica Alta ha fatto da capofila l’oratorio di Lavino e per Pertica

Bassa l’oratorio di Ono Degno. Da sempre il territorio di Pertica Alta e Pertica Bassa suscita la curiosità del turista: la conformazione dei due Comuni, caratterizzata dalle 10 frazioni che li compongono (sei per Pertica Alta e quattro per Pertica Bassa), il ricco patrimonio paesaggistico caratterizzato da un’alternanza di prati, boschi, vecchi fienili, palazzi signorili trecenteschi, forni fusori e chiese ricche di storia.

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ƒ Â?ƒÂ?‹ˆ‡•–ƒœ‹‘Â?‡ Â?ƒ ˆ‹‡”ƒ ƒ‰”‹…‘Žƒ …”‡•…‹—–ƒ …‘Â? ‹Ž –‡””‹–‘”‹‘ La storia della Fazi – Fiera agricola zootecnica italiana procede di pari passo con la storia di Montichiari e la tradizione piĂš radicata del territorio. Un esempio reale, oggi che ci confrontiamo con le esigenze del terzo millennio, di radici culturali e commerciali che evolvono e si traducono in un esempio concreto di marketing territoriale, in grado di valorizzare al meglio le eccellenze del territorio, come nello specifico comparto agricolo e zootecnico,

considerato tra le maggiori realtà a livello nazionale. La vitalità e il successo della Fazi – Fiera agricola zootecnica italiana sono la testimonianza tangibile del profondo legame con il territorio. La superficie dedicata dal polo fieristico bresciano all’85ª edizione della Fiera agricola zootecnica italiana sarà di oltre 40mila metri quadrati coperti, dei quali oltre 6.000 interamente dedicati alle mostre zootecniche. Fazi – Fiera agricola zootecnica italiana

edizione 2013 conta su oltre 400 espositori e allevatori e su un’attesa di 40mila visitatori; in vetrina servizi, macchine e attrezzature agricole, attrezzature e prodotti per la zootecnia, soluzioni per le stalle e le strutture di ricovero e allevamento degli animali. Senza dimenticare la nuova frontiera delle energie da fonti rinnovabili per ridurre i costi di gestione delle aziende agricole e per offrire nuove opportunità di business in campo energetico.

puntamento da sempre importante per la zootecnia bresciana e italiana che, anche in questa occasione, sarĂ presente in forze sotto la bandiera dell’Associazione provinciale allevatori di Brescia, schierando il meglio della propria produzione. La provincia di Brescia, infatti, è forse il territorio maggiormente rappresentativo, per quanto riguarda i numeri, della zootecnia “pesanteâ€?. Con l’85ÂŞ edizione della Fazi, dunque, il Centro fiera di Montichiari propone un’esposizione completa e rivolta a tutti i settori della filiera agricola. Montichiari riconferma la sua storica vocazione all’agricoltura, proponendosi come punto di riferimento privilegiato per

il dibattito e la crescita delle imprese del settore primario. La Fazi – Fiera agricola zootecnica italiana costituisce un esempio concreto di marketing territoriale, abbinando il supporto concreto all’attività delle imprese del comparto alla valorizzazione del territorio.

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al 15 al 17 febbraio, torna al Centro fiera del Garda di Montichiari la Fazi, Fiera agricola zootecnica italiana. Per la manifestazione del polo fieristico monteclarense dedicata al comparto zootecnico di primario importanza nel Bresciano, si tratta dell’85ª edizione. Alla Fazi 2013 si potranno trovare servizi, macchine e attrezzature agricole, attrezzature e prodotti per la zootecnia, soluzioni per le stalle e le strutture di ricovero e allevamento degli animali. Senza dimenticare la nuova frontiera delle energie da fonti rinnovabili per ri-

durre i costi di gestione delle aziende agricole e per offrire nuove opportunitĂ di business in campo energetico. La superficie espositiva dedicata sarĂ di oltre 40mila metri quadrati coperti, di cui oltre 1000 dedicati alle mostre zootecniche. Numerosi e qualificati gli appuntamenti con la zootecnia. Sabato 16 febbraio, è in programma la 45ÂŞ Mostra nazionale del libro genealogico razza bruna italiana, evento promosso dall’Anarb-Associazione nazionale allevatori bovini razza bruna. Domenica 17 febbraio, entra nel vivo la 12ÂŞ edizione del Dairy Show, European Open Holstein Show, pro-

mosso da Apa Brescia, Apa Verona e Anafi-Associazione nazionale allevatori bovini razza frisona italiana. Nel programma degli eventi zootecnici, come da tradizione, sono numerosi gli appuntamenti promossi da Aia-Italialleva, Arav-Associazione regionale allevatori del Veneto, Aral-Associazione regionale allevatori della Lombardia. Non mancheranno gli spazi dedicati alle razze equine (cavallo Haflinger e maremmano), alle razze cunicole e avicole che, nelle aree montane e pedemontane del Bresciano, costituiscono una variante piuttosto apprezzata alle vacche da latte. Un ap-

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‡Ž ’”‘‰”ƒÂ?Â?ƒ †‡ŽŽƒ ƒœ‹ ƒ ÍœÍ? Ć… ‡†‹œ‹‘Â?‡ †‡ŽŽƒ Â?‘•–”ƒ †‡ŽŽƒ ”ƒœœƒ „”—Â?ƒ Tra i numerosi appuntamenti con la zootecnia che la Fazi propone c’è, nella giornata del 16 febbraio, anche la 45ÂŞ edizione della Mostra nazionale del libro genealogico della razza Bruna italiana, la razza che si distingue in Italia e nel mondo per caseina, longevitĂ e funzionalitĂ . Presente negli allevamenti italiani da oltre 150 anni, è sinonimo di qualitĂ in tantissime azione del settore. L’evento promosso dall’Anarb, l’Associazione nazionale

allevatori bovini razza bruna. Il programma dettagliato di Bruna2013, che vedrà la partecipazione della 8ª Mostra nazionale del Bruna junior club e della Rassegna dedicata alla genetica italiana, giunta alla 17ª edizione, è consultabile su www. anarb.it. Questo, comunque, il programma dettagliato della mostre e delle giornate ad essa dedicate. VenerdÏ 15 febbraio, dalle 10 alle 13, gara di giudizio morfologico

riservata agli studenti delle scuole d’agricoltura dalle 14 alle 18, concorsi del Bruna junior club. Sabato 16 febbraio, dalle 8.30 alle 12.30, valutazioni di categoria e ďŹ nali manze mostra nazionale e mostra Bruna junior club; dalle 12.30 alle 16.30: valutazioni di categoria vacche. Domenica 17 febbraio, dalle 9 esposizione dei capi della razza bruna. Alle 19, inďŹ ne, chiusura della manifestazione.

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idare slancio e fiducia al settore in un momento di difficile stallo economico come quello attualeâ€?. Questa, nelle parole del presidente Germano Pè, la “missionâ€? per il 2013 dell’Apa di Brescia a pochi giorni dal Dairy Show dedicato alla Frisona, ma anche della Mostra nazionale della razza bruna, inseriti nel programma della Fiera agricola e zootenica italiana che sta per aprirsi al Centro fiera del Garda di Montichiari. Giunta alla sua 85ÂŞ edizione, la rassegna bresciana rappresenta ormai una tradizione molto

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radicata sul territorio, ma anche una autorevole vetrina promozionale che quest’anno vede l’associazione degli allevatori bresciani mobilitata ai massimi livelli nel tentativo di confermare, nonostante le incognite del-

la crisi, la presenza sul territorio di due manifestazioni di indubbio prestigio per il comparto zootecnico. “Le nostre aziende stanno attraversando una fase di incertezza e difficoltĂ a causa di una complessa congiuntura economica che continua a pesare sui bilanci – afferma il presidente Pè – . Da qui la volontĂ di rilanciare con un’edizione della Fiera davvero in grande stile: una sfida per ritrovare quello spirito di competitivitĂ fondamentale per affrontare i mercati del futuroâ€?. Il programma della Fazi è particolarmente intenso grazie in particolar modo al 12° Dairy Show-

European Open Holstein Show, la competizione fra allevatori europei di frisona. La principale novitĂ riguarda la collocazione del concorso che, diversamente da quanto accaduto nelle scorse edizioni, si terrĂ per la prima volta la domenica (quindi il 17): il giudice ufficiale sarĂ il tedesco Markus Mock, classe 1972, proprietario di un allevamento con 120 vacche Holstein nel sud della Germania, protagonista di numerose mostre in vari Paesi del Vecchio Continente e componente del pannello europeo dei giudici. La Mostra nazionale della bruna torna invece a Montichiari

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dopo tre anni di assenza, considerato che l’ultima volta era stata ospitata dalla Fazi nel 2009: si svolgerĂ per l’esattezza nella giornata di sabato 16. L’apertura di venerdĂŹ 15 sarĂ invece dedicata ai concorsi di validazione degli istituti agrari, oltre che alle prove dei concorsi giovanili con protagonisti i ragazzi dei club sia della frisona che della bruna. Non mancherĂ nemmeno quest’anno lo spazio dedicato al “Italiallevaâ€?, il marchio dell’Associazione italiana allevatori che rappresenta un’importante scommessa economica sul futuro della zootecnia italiana.

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Sentirsi come Dio

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In quel tempo, GesĂš, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi paneâ€?. GesĂš gli rispose: “Sta scritto: ‘Non di solo pane vivrĂ l’uomo’â€?. Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: “Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perchĂŠ a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarĂ tuoâ€?. GesĂš gli rispose: “Sta scritto: ‘Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto’â€?. Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto piĂš alto del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giĂš di qui; sta scritto infatti: ‘Ai suoi angeli darĂ ordini a tuo riguardo afďŹ nchĂŠ essi ti custodiscano’; e anche: ‘Essi ti porteranno sulle loro mani perchĂŠ il tuo piede non inciampi in una pietra’â€?. GesĂš gli rispose: â€œĂˆ stato detto: ‘Non metterai alla prova il Signore Dio tuo’â€?. Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui ďŹ no al momento ďŹ ssato.

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nutile. Non sono nemmeno tentazioni: sono la normalitĂ delle cose che succedono, il criterio del vivere comune: mangiare, comandare, credersi immortali. Sono le regole per sopravvivere, per esserci in qualsiasi societĂ . Ăˆ inutile pensare il contrario e chiamarci fuori da questo schema. Tutti, chi piĂš, chi meno, usiamo questi criteri per misurarci e per misurare gli altri. La tentazione (e il peccato) non sta in questo, nel comportamento scorretto, ma nel motivo profondo, nella radice di tutto. Satana lo mette allo scoperto: “se sei il Figlio di Dioâ€?, dice a GesĂš. Ăˆ questa la radice e la prospettiva: non solo un atteggiamento ma una profonda consapevolezza. La tentazione è di sostituirsi a Dio e di tentare Dio. Non è solo questione di miserie umane. Ăˆ la rivendicazione ultima ed estrema che risale all’inizio mitico del rifiuto di Dio delle origini. Che Dio sia inutile: è questa la radice della tentazione. E Satana lo dice a GesĂš per sfidarlo, per farlo cadere

non sulle cose che gli propone ma sul senso del suo agire. Dice “Figlioâ€? ma vuole che si comporti da Dio e con questo Lo scavalchi. Non è diabolico qui Satana; è subdolo nel riconoscere e nel tentare la radice della missione di GesĂš. Sa che non sono le cose che propone che potrebbero corrompere GesĂš, ma il fatto di riconoscersi capace di tentare Dio: questo potrebbe corrompere (per assurdo) GesĂš. Ma non è per assurdo che può corrompere noi. La tentazione passa sotto le mentite spoglie dell’agire comune, del mal costume, della sopraffazione. E si stempera nella constatazione che è sempre stato cosĂŹ, che è dentro l’uomo che si consuma questo bisogno di avere e di essere. Ma la tentazione, anche per noi, non è questa: è invece l’imporsi dell’inutilitĂ di Dio, del vivere come se Dio non ci fosse. Fare in modo che Dio non ci sia. Costringerci a non vederlo. Un Dio inutile che non risolve i problemi dell’uomo, che non rimedia alle catastrofi, che non mostra il suo potere. Un Dio troppo silenzioso per uomini

ormai abituati a parlare fino allo sfinimento. Un Dio troppo invisibile per uomini costretti alla schiavitĂš delle immagini. Per vedere questa tentazione (quella vera e nascosta), GesĂš ha digiunato ed è stato silenzioso e solitario quaranta giorni: un tempo lungo e inimmaginabile per noi. CosĂŹ come lungo e inimmaginabile è ricominciare a far silenzio e a smettere di nutrirci delle cose che ci riempiono la vita senza saziarci: pietre invece di pane. Allora ci accontentiamo di chiamare tentazioni le cose e non ci accorgiamo che la tentazione sta alla radice e la consuma, la corrode; che il peccato non è fare qualcosa ma dimenticare Qualcuno e non riconoscerlo piĂš. Deserto chiama deserto e la mancanza si sente quando il deserto riappare dentro e non è solo sconforto e depressione ma bisogno, desiderio, amore. Profondo come è profondo l’uomo quando si accorge di aver paura e di essere deserto. E allora può percepire la tentazione, quella vera, e ricominciare a credere nell’Inutile.

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'LHWUR OD SRUWD FKLXVD “Con straordinaria costanza mi capita sempre di fare lo stesso sogno. Ăˆ come se volesse costringermi a tornare inesorabilmente a quei luoghi a me cosĂŹ dolorosamente cari, dove un tempo vi era la casa di mio nonno nella quale vidi la luce piĂš di 40 anni fa, proprio sulla tavola da pranzo ricoperta da una bianca tovaglia inamidata, e ogni volta che cerco di entrare nella casa, qualcuno me lo impedisce. Faccio spesso questo sogno, ci sono abituato e non appena vedo le pareti di legno scurite dal tempo e la porta socchiusa che si apre nel buio dell’ingresso, so giĂ pur nel sogno, che si tratta solo di un sogno, e la mia incontenibile gioia si spegne, nell’attesa del risveglio. Talvolta succede qualcosa e smetto di sognare la mia casa e i pi-

ni della mia infanzia, allora mi assale la nostalgia e io comincio ad aspettare con ansia il ritorno del sogno, nel quale mi vedrò di nuovo bambino e tornerò ad essere felice, felice perchĂŠ tutto è davanti a me e tutto è ancora possibileâ€?. Questo lungo monologo commenta le immagini del “sognoâ€?, uno dei momenti piĂš forti del film piĂš autobiografico di Andreij Tarkovskij intitolato “Lo Specchioâ€?. Il protagonista, a letto malato, sogna la sua infanzia. Un sogno che però si infrange con la separazione dei genitori. Una ferita molto forte, abitata anche da sensi di colpa per aver forse causato quella separazione (ma Andreij aveva solo tre anni quando il padre se ne andò). C’è soprattutto un ricordo che lo ferisce: un abbraccio molto lungo con il pa-

dre, un momento di grande affetto che si trasforma nel saluto di un addio e quindi in una ferita lacerante. La fatica di aprire quella porta di casa è causata dal dolore che impedisce di ritornare alla sua infanzia. Ma l’affrontare questo dolore lo aiuterĂ a perdonare. Il dolore spoglia da tutti i desideri superficiali e rivela l’essenza della vita: l’amore profondo che lega le persone. Finalmente la porta si apre, da sola. Il protagonista può vedere una scena domestica, semplice, quotidiana: la madre accovacciata sbuccia le patate. Un gesto apparentemente insignificante, ma presentato con sacralitĂ : perchĂŠ l’amore è fatto dei piccoli gesti ripetuti che dicono l’affetto di chi ci ha generato, atteso, cresciuto, nutrito, vestito, amato.


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Questa consapevolezza ci fa delle persone libere, disposte a lavorare fino all’esaurimento delle forze, disposte a cessare di lavorare, o meglio a cambiare il tipo di servizio, quando si mostri utile. Benedetto continuerĂ a servire la Chiesa, come ha fatto in modi diversi per tutta la sua vita; solo, il suo servizio sarĂ composto di preghiera, sacrificio, silenzio e amore. SarĂ meno esposto agli sguardi; non è detto che sia un servizio meno utile alla Chiesa e al mondo. (+Luciano Monari)

Dopo lo shock i ďŹ umi di parole. Giornali, televisioni, internet, radio e social network: nessuno si è risparmiato un commento. D’altro canto una notizia come le dimissioni di Benedetto XVI non capita da 700 anni. C’è “trippaâ€? per settimane e naturalmente, pur di riempire le pagine, si sprecano le interpretazioni. Ma c’è un problema: si tratta, infatti, di interpretare il processo mentale che ha condotto Benedetto XVI alla sua decisione; e interpretare i processi mentali degli

altri è in genere piuttosto rischioso. Il Papa ha dato una sua spiegazione che, come di solito i suoi interventi, è lineare e chiara e sufďŹ ciente. Dobbiamo andare oltre e pensare che c’è qualcos’altro dietro? Ăˆ difďŹ cile negare questa possibilitĂ ; ma è difďŹ cile anche farla essere piĂš che una possibilitĂ . Di fatto, le interpretazioni “dietrologicheâ€? forse dicono qualcosa di Benedetto XVI, ma certamente dicono molto degli autori che le propongono. Chi ritiene che la Chiesa sia in crisi

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perchĂŠ è incapace di affrontare il mondo moderno, pensa che Benedetto si sia sentito vinto dalle mille opposizioni che le sue parole hanno incontrato; chi pensa ci sia un complotto contro la Chiesa, vede satana in azione in Vaticano; chi ha una visione apocalittica della storia, vede avvicinarsi la ďŹ ne del mondo; e cosĂŹ via. Tutte cose interessanti, ma poco utili per capire i fatti; utili invece a capire la temperie caotica di idee nella quale viviamo.

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osa succederĂ nella Chiesa dopo l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI? La notizia ha subito fatto il giro del mondo. Luigi Crimella, per il Sir, ha intervistato un esperto di diritto canonico ed ecclesiastico, il professor Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa (Libera UniversitĂ Maria Santissima Assunta), considerato uno dei piĂš profondi conoscitori della materia. Anzitutto, quale sensazione ha provato a questa notizia, dal punto di vista umano, spirituale e religioso? Ho provato una profonda commozione, che nasce dal percepire, dal constatare ancora una volta l’umiltĂ di questa grandissima persona che è Benedetto XVI. Sappiamo quanto sia grande come studioso, come uomo di Chiesa, come uomo di cultura. Quindi vedo un gesto di grandissima umiltĂ e lo interpreto in questa chiave proprio perchĂŠ, nella misura in cui abbia percepito il declino delle proprie forze fisiche insieme al crescere della complessitĂ della “modernitĂ â€?, questo mare in cui la Chiesa deve navigare, egli, per il bene piĂš grande della Chiesa, abbia preso questa decisione con serenitĂ . Un fulmine a ciel sereno, è stato definito dal cardinale Sodano questo annuncio. Cosa signifi-

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funzioni nella pienezza dei propri poteri e prerogative. Da quel momento in poi, come è previsto dalle norme vigenti del diritto canonico, il governo della Chiesa per gli affari ordinari sarà rimesso al Collegio cardinalizio. A questo punto il Cardinale decano dovrà convocare il Conclave. Tutta la materia è stata recentemente disciplinata dalla costituzione del Beato Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata nel 1996. A cosa può essere paragonata questa decisione? Esiste nella storia un caso analogo?

Io non sono uno storico della Chiesa e quindi saranno questi studiosi a verificare quali altri eventi di questa natura possano essere paragonati alla scelta di Benedetto XVI. Certo, oltre al caso famosissimo di Celestino V, proclamato santo, nei momenti piĂš difficili per la Chiesa, in etĂ medievale in cui ci furono vicende molto complesse con la presenza di Papi e anti-Papi, ci furono casi in cui alcuni pontefici, per il bene della Chiesa, assunsero decisioni comunque clamorose o insolite. Mi pare che il criterio fondamentale, in questo caso, come in altri che gli storici vorranno analizzare, sia quello di constatare come le decisioni siano di fatto state prese sempre in nome del supremo bene della Chiesaâ€?. Quali tempi e problemi lei vede per le prossime settimane rispetto al governo della Chiesa universale? Considerando la sua personalitĂ , la sua discrezione e sensibilitĂ , oltre che la sua intelligenza, è immaginabile da parte sua un atteggiamento di grande distacco su tutto ciò che deve avvenire. VorrĂ sicuramente lasciare i cardinali nella piĂš assoluta libertĂ circa le loro future determinazioni. E del resto gli stessi cardinali non potranno sfuggire al problema di individuare una persona che non solo abbia doti religiose, spirituali e intellettuali adatte a reggere il Soglio di Pietro, ma anche che possieda fattori importanti quali carisma, forza fisica, capacitĂ di relazione con la complessitĂ .

8QD QRWL]LD VHQ]D SUHFHGHQWL Ăˆ la rinuncia al papato di Benedetto XVI a monopolizzare le aperture dei quotidiani che hanno proposto analisi, interviste e approfondimenti. Di “avvenimento senza precedentiâ€?, anche se frutto di “una decisione presa da molti mesiâ€?, e di rinuncia “libera e soprattutto ďŹ duciosa nella provvidenza di Dioâ€?, parla Gian Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, nell’editoriale del numero che riporta la data 11-12 febbraio. “Siamo tutti dentro una profondissima emozione, ma dobbiamo collocare questo avvenimento dentro l’orizzonte della fedeâ€?. CosĂŹ il cardinale presidente della Cei Angelo Bagnasco, in un’intervista apparsa su Avvenire. “La Chiesa – assicura – è solida nelle mani di GesĂšâ€? mentre “sta svettando piĂš nitida ancora la statura di quest’uomo che il Signore ci ha donato per otto anniâ€?. â€œĂˆ una decisone di fronte alla

quale dobbiamo solo chinare il capo in segno di rispetto, per il pastore e per l’uomo e, per quanto è possibile in questo nostro tempo, in silenzioâ€?, scrive in un commento su Il Sole 24 ore Carlo Azeglio Ciampi, deďŹ nendo la rinuncia di Benedetto XVI “un atto di coraggio estremo legato a un altissimo senso di responsabilitĂ â€?. Sempre sul quotidiano della ConďŹ ndustria, che dĂ inoltre la notizia di un intervento subito tre mesi fa dal PonteďŹ ce per la sostituzione del pacemaker, mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, osserva che “l’autentica riforma, voluta da questo Papaâ€?, è stata “quella della conversione evangelicaâ€?. Per il teologo, “con il suo pontiďŹ cato e, in modo singolare, con quest’atto umile e grandeâ€?, Benedetto XVI “ha dimostrato di essere un uomoâ€? capace di rendere “Dio credibile in questo mondoâ€?. “La pre-

senza di Ratzinger nella Chiesa non si conclude – assicura dalle colonne de La Stampa il priore di Bose Enzo Bianchi –. SarĂ una presenza alta e non meno signiďŹ cativa: una presenza di intercessioneâ€?. In questo modo, “Benedetto XVI appare successore di Pietro piĂš che mai, anche nel suo esodoâ€?. “Un combattente dell’anima, una luce che illumina la Parola (solo un grande teologo poteva trovare il coraggio di dimettersi), non un condottiero della fedeâ€?. A tracciare questo ritratto di Benedetto XVI è Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera. De Bortoli sottolinea l’amore del Papa “per la dimensione spirituale e autentica della Chiesaâ€? e l’essenziale “opera di trasparenza e puliziaâ€? da lui avviata al suo interno. “Non potendola rinnovare in profonditĂ come avrebbe voluto – è l’interpretazione azzardata dal direttore – ha afďŹ dato

il compito al proprio successoreâ€?. Nella sua edizione online, Il Foglio decide di cambiare il nome della testata in “Il Soglioâ€?, mentre il direttore Giuliano Ferrara si dice convinto che “il ratzingerismo non è mai stato un atteggiamento moralistico o retrogradoâ€? ma “è originato da una grande e moderna sensibilitĂ della fede e della ragioneâ€?. Con la sua rinuncia al governo della Chiesa Benedetto XVI “ha escogitato la piĂš radicale e simbolica riforma della Chiesa da secoli a questa parteâ€?. L’atto con cui il Papa “si spoglierĂ tra pochi giorni consapevolmente del suo ufďŹ cio – scrive Joaquin Navarro-Valls su La Repubblica – sarĂ la piĂš alta affermazione della sovranitĂ istituzionale che egli ha impersonato, un modo mite, rafďŹ nato e dolce di fare da parte se stessoâ€? facendo risplendere “il signiďŹ cato della presenza storica della Chiesaâ€?.

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MartedĂŹ 19 febbraio Ore 18.30 - Brescia - Santa Messa per il giovane clero presso il Centro pastorale Paolo VI.

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Dal 14 al 16 partecipa alla visita ad limina.

MercoledÏ 20 febbraio Ore 9.30 - Brescia - Commissione regionale catechesi presso l’oratorio della Volta bresciana. Ore 15 - Brescia - Visita alla sede dell’Aism. Ore 20.30 - Brescia - Incontro con i genitori dell’Istituto Cesare Arici presso l’Università cattolica.

La Cancelleria della Curia diocesana annuncia i seguenti provvedimenti dell’Ordinario:

Domenica 17 febbraio Ore 10 - Darfo - Santa Messa. Ore 18.30 - Brescia - Santa Messa con rito di elezione dei catecumeni adulti in Cattedrale. LunedĂŹ 18 febbraio Ore 16 - Brescia - Ritiro per i sacerdoti della Casa del clero di via Bollani 20.

GiovedĂŹ 21 febbraio Ore 20.30 - Brescia - Scuola di preghiera in Cattedrale.

La nomina a parroco delle parrocchie di Sant’Andrea e San Giuseppe di Rovato del rev.do don Gianmario Chiari parroco anche delle parrocchie di Rovato, Bargnana e Lodetto. La nomina a vicario parrocchiale delle parrocchie di Bargnana,

Lodetto, Rovato, Sant’Andrea e San Giuseppe di Rovato del rev.do don Marco Lancini già parroco di S. Bernardino di Siena in Acquafredda. La nomina a presbitero collaboratore della parrocchia di Santa Giovanna Antida in città di don Cesare Verzeletti già parroco di Mompiano.

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l clima che si respira in via Bollani 20 è positivo. Forse gran parte del merito va dato al direttore della Casa del clero “Beato mons. Mosè Toviniâ€? don Giuseppe Castellanelli. Il 28 dicembre il Seminario ha fatto donazione della storica palazzina dei professori alla Fondazione opera diocesana “Carlo e Giulia Milaniâ€?, l’ente giuridico che giĂ gestiva la Casa del clero di via Lama (oggi chiusa che ha funzionato quattro anni dal 2008 al 2012); la Fondazione è rappresentata dal presidente (mons. Gianfranco Mascher) e dai consiglieri mons. Cesare Polva-

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La struttura di via Bollani ha preso il posto di quella di via Lama. Ma qual è la fotografia oggi dell’ex Seminario? Restano in carico alla diocesi l’aula magna, la Biblioteca e gli spazi che accolgono la Scuola di musica e, prossimamente, tutto ciò che ruota attorno al settore scolastico. Don Giuseppe Castellanelli segue passo dopo passo l’andamento della Casa cosĂŹ come ha seguito i lavori di ristrutturazione. Gli interventi di ristrutturazione (spesi all’incirca 600mila euro) sono stati molto gravosi e hanno visto, oltre alla messa a norma degli impianti, la sistemazione di 15 appartamenti vuoti e l’inserimento di alcuni comfort come l’impianto wi-fi. La retta è di 400 euro al mese accompagnata da alcuni servizi (lavaggio biancheria); c’è anche una buona cucina interna con l’impianto a induzione. La comunitĂ di tre suore (con la presenza storica di suor Giuliana) si occupa della chiesa e della lavanderia. Momenti comuni? La Messa e le lodi mattutine e il pran-

zo, vera occasione di confronto e di dialogo per non sentirsi soli. Restano da completare alcune opere, fra cui il sogno della copertura fotovoltaica dell’intero edificio per supportare i costi energetici. Con la retta di 400 euro gli ospiti coprono, infatti, il 40% del costo della casa, perchĂŠ incidono molto le spese del personale (10) e delle utenze. L’ingresso comune della struttura, a regime da luglio 2012, è da via Bollani. I posti complessivi sono 30 suddivisi in appartamenti con stanze doppie (una camera e uno studio); gli ospiti fissi sono 27, delle tre stanze libere, una a giugno verrĂ occupata da don Alessandro Gennari di ritorno da Roma. . Bisogna anche sfatare il mito diffuso che sia una sorta di Casa di riposo. Oggi l’identikit dei sacerdoti accolti corrisponde alla decina di insegnanti del Seminario, ai responsabili degli Uffici di curia o ai sacerdoti che pur avendo un incarico pastorale in cittĂ non hanno una canonica dove abitare. La palma del piĂš anziano

appartiene a don Arduino Ravarini, che a 92 anni gode di ottima salute, ma c’è anche chi come don Giovanni Milesi o don Andrea Gazzoli non ha ancora raggiunto i 40 anni d’etĂ . Non è, quindi, da confondere con la Domus Caritatis, l’altra struttura diocesana che ospita una ventina di preti in precarie condizioni di salute. Quattro monolocali, invece, vengono adibiti per gli ospiti di passaggio: stranieri che di volta in volta si possono fermare per alcuni mesi per sottoporsi alle cure mediche o missionari di passaggio che non hanno un punto di riferimento.

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iniziano alle 20.30 in Cattedrale tutti i venerdĂŹ di Quaresima. Il tema “Le ďŹ gure veterotestamentarie del Cristoâ€? prosegue riprende quello dello scorso anno e cerca di far conoscere il pensiero dell’Antico Testamento attorno al Messia. L’intento è anche apologetico. “La profezia come predizione del futuro – ha detto mons. Ivo Panteghini – è stata interpretata come prova della divinitĂ di Cristo, come preďŹ gurazione misteriosa,

ma divina del Cristo atteso dalle gentiâ€?. Per quanto riguarda i relatori della meditazione, è stata data voce alla Chiesa: Vescovi, presbiteri e laici, perchĂŠ nella Chiesa, come sostiene il card. Scola, esistono pluralitĂ di voci nell’unitĂ . il 1° marzo il prof. Brunetto Salvarani, docente di teologia della missione, interviene su “Giobbe, il giusto castigatoâ€?; l’8 marzo tocca a padre Giovanni Cavalcoli, docente di teologia

dogmatica e interprete del pensiero di S. Tommaso, parlare di “Giona, il profeta nel ventre della terraâ€?. Don Flavio Dalla Vecchia, il 15 marzo, si sofferma su “Melchisedec, il sacerdote senza genealogiaâ€?, mentre Andrea Tornielli (nella foto), il 22 marzo, porta la sua riessione su “Mosè, guida e legislatoreâ€?. Il tesoro delle Sante Croci sarĂ visibile proprio il 22 marzo, ultimo venerdĂŹ di Quaresima.

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onsignor Siluan Span è dal 2008 il vescovo della diocesi ortodossa rumena in Italia, punto di riferimento di una realtĂ in crescita, come cresce il numero degli immigrati provenienti da quella nazione: attualmente le parrocchie della diocesi rumena nel nostro Paese sono 173, con l’aggiunta di sei piccoli monasteri e circa 80 filiali parrocchiali. La prima parrocchia nacque a Milano nel 1975. “Il patriarca di allora, Giustiniano, la dedicò alla Pentecosteâ€? ha ricordato il vescovo Siluan durante l’incontro che, la scorsa settimana, Ufficio diocesano per l’ecumenismo, Padri della Pace e Cooperativa cattolico-democratica di cultura hanno organizzato presso la sala Bevilacqua della Pace, a Brescia, per parlare di problemi e prospettive del dialogo tra cristiani cattolici e ortodossi. Nel 2004, quando mons. Siluan è venuto in Italia dalla Francia con il ruolo di vescovo ausiliare, le parrocchie erano circa 35. Oltre l’87% dei rumeni, ha spiegato, è di religione ortodossa. I cristiani di Romania sono stati però “co-

stretti al silenzioâ€? per lunghi periodi storici, ultimo il ’900 che ha visto, dal secondo dopoguerra, la presenza del regime comunista: “I cristiani hanno sempre vissuto in un clima di oppressione che metteva in pericolo l’identitĂ stessa di questo popolo. Dal 1918 al 1937, la Romania ha conosciuto una grande prosperitĂ : era il granaio d’Europa. Il comunismo ha interrotto questa fase felice, causando danni morali e identitari che ancora paghiamoâ€?. Con la libertĂ , nel 1989, è arrivata la crisi economica che ha costretto molti ad emigrare. Dei loro problemi si occupa la diocesi rumena in Italia: “Le famiglie sono per lo piĂš giovani; molte sono divise. Le badanti – qui sono almeno 200mila – hanno spesso figli e mariti in Romania; o ci sono figli che si prendono cura dei genitori altrui lasciando i loro, altrettanto bisognosi, da soli nel Paese d’origine. Molti, arrivati in Italia, si ritrovano sradicati, senza casa nĂŠ lavoro; i piĂš, però, hanno ritrovato una comunitĂ presso le parrocchie, o sono stati accolti in famiglie italiane come in una seconda casaâ€?. Gli italiani, dice il vescovo

rumeno, “stanno imparando a conoscerci, a partire dalla nostra testimonianza. Ci aprono le porte, accettando anche i rischi: perchĂŠ ci sono casi in cui la nostra gente è sfruttata e maltrattata, ma anche i rumeni a volte hanno fatto soffrire le vostre famiglieâ€?. Grazie alla pratica dell’accoglienza e del lavoro, il dialogo ecumenico può però delimitare i problemi e crescere nella dimensione della quotidianitĂ , dopo essere stato da tempo avviato a livello ufficiale. Don Claudio Zanardini, direttore dell’Ufficio bresciano per l’ecumenismo, ha ricordato che nel 1965 Papa Paolo VI e il patriarca Athenagoras espressero l’intento di “togliere dalla memoria e dal mezzo della Chiesaâ€? le sentenze di scomunica che nel 1054 avevano determinato la scissione tra cattolici romani e ortodossi. E importanti furono il viaggio in Romania di Giovanni Paolo II nel 1999, e quello del patriarca Teoctist a Roma tre anni dopo. “Il dialogo – è il commento del vescovo Siluan – comincia quando ognuno può definire la sua fede nel rispetto, senza reciproche accuse di tradimentoâ€?.


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dell’attuazione della comunione ecclesiale e manifestazione al tempo stesso della comunione ecclesiastica (i Vescovi portano a Roma la loro diocesi, la parte di Chiesa che è stata loro affidata); è anche, però, manifestazione della comunione gerarchica tra il Romano Pontefice e i Vescovi. Si struttura in tre momenti: il pellegrinaggio sul sepolcro degli apostoli Pietro e Paolo, l’incontro con il Romano Pontefice e i colloqui con i dicasteri romani che

amministrano la Chiesa universale. La fase di preparazione ha visto tre momenti: il momento spirituale, il momento concreto di relazione con i dati che ogni Vescovo ha raccolto sul suo territorio e la collaborazione con il legato pontificio che organizza la visita. Infine, nella visita concreta si possono leggere i tre significati: sacrale (pellegrinaggio), personale (incontro con il Romano Pontefice) e curiale (l’incontro con le Congregazioni e i Dicasteri).

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’AldilĂ . Il destino dell’uomoâ€?, il tema di questo nuovo ciclo di insegnamenti tenuti da padre Giuseppe Barzaghi, sacerdote domenicano che vive e opera a Bologna, e promossi dall’opera sinergica del Centro Culturale manerbiese “La veritĂ della realtĂ â€? e della cappellania dell’ospedale Poliambulanza. “Per ogni uomo il destino è definitivitĂ ossia qualcosa di fermo e stabileâ€? ha affermato padre Barzaghi nel corso della serata. “Destino è infatti stabilitĂ di tutte le cose in Cristo perchĂŠ, come giĂ afferma S.Paolo all’interno della Lettera ai Colossesi, “in Cristo tutto è creato e tutto sussiste in Luiâ€? ha poi proseguito il religioso. L’escatologia non è dunque la scienza delle cose ultime e finali, in quanto cose future, ma scienza di cose definitive. “In questo senso, il destino è il disegno di cui si parla nel Nuovo Testamento, ossia il percorso tracciato attraverso segni nella e per la vita di ognuno di noi; il tempo che passa inesorabile sembra voler consumare questo disegno, ma ciò non è in realtĂ possibile: Dio stesso, infatti, incide il Suo disegno nello scorrere del tempo perchĂŠ non esiste una parte della storia che sfugga a Cristoâ€?. Un insegnamento profondo quello di padre Barzaghi, oratore di

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talento, che, pur usando parole non sempre facili, ha indubbiamente affascinato il folto pubblico presente che lo ascoltato attentamente. Con un pizzico di giusta ilaritĂ , che, come ha lui stesso ricordato, è sempre presente all’interno dei Vangeli, il sacerdote ha spiegato ai suoi interlocutori la giusta prospettiva per guardare alle cose ultime. “L’uomo è erroneamente abituato a pensare le cose ultime come qualcosa che av-

verrĂ in futuro, alla fine dei tempi. In realtĂ , il termine ultimo vuole indicare qualcosa di inamovibile e definitivo; dunque, qualcosa di stabile e non collocabile cronologicamente. L’intelligenza umana, è tuttavia formata a misura delle cose ultime e definitive, in contrasto con i sensi, concentrati invece su ciò che si vive qui e adesso; se vogliamo dunque parlare di argomenti escatologici come l’AldilĂ dovremmo farlo concentrandoci sulla nostra intelligenza, facendo nostro il punto di vista della rivelazione. Per poter fare teologia è infatti necessario aver gusto e amore per gli aspetti dell’eternitĂ e della definitivitĂ . L’effimero e il momentaneo vengono cosĂŹ trasformati dalla nostra anima, in senso d’eternitĂ e in noi l’anima spirituale dĂ consistenza di eternitĂ a ciò che potrebbe apparire effimero. La nostra anima deve però essere predisposta perchĂŠ “l’anima cristiana è come afflitta e sempre lietaâ€?. In quest’ottica dunque la vita dei cristiani non può essere concepita come segmento, bensĂŹ come circonferenza il cui punto di partenza e arrivo è Cristo stesso, centrale e stabile. In Apocalisse si legge infatti di Lui: “Io sono il primo e l’ultimo e il venienteâ€? e per ogni cristiano l’attesa contemplativa è tensione al futuro anticipato in Cristo.

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‘Â?˜‡Â?–‘ †‹ ƒÂ? ”ƒÂ?…‡•…‘ —––‹ ‹ Ž—Â?‡†¿ †‹ —ƒ”‡•‹Â?ƒ Žƒ …‡Â?ƒ †‡Ž ’‘˜‡”‘ I Frati Minori Conventuali di San Francesco d’Assisi vogliono accompagnarci in questo cammino quaresimale con alcune iniziative nel segno della preghiera, dell’ascolto della Parola di Dio e della caritĂ . Tutti i lunedĂŹ di Quaresima a partire dal 18 febbraio, alle 19.30 sarĂ possibile partecipare alla “cena poveraâ€? nel refettorio del convento di S. Francesco. Si condivide con i frati e i postulanti un pasto frugale: un piatto di minestra, del pane e

l’acqua. L’iniziativa si svolge in un clima di silenzio, di raccoglimento e di ascolto. L’incontro si conclude con la compieta. Una proposta che intende aiutare a prendere le distanze dai nostri eccessivi bisogni e a creare uno stile di vita evangelico, sobrio e alternativo; contiene anche l’invito a destinare ai poveri il corrispondente della cena che normalmente viene consumata. Ogni anno con le donazioni raccolte durante l’iniziativa viene sostenuto un progetto nei Paesi

piĂš poveri. Coloro che intendono approďŹ ttare della pausa pranzo per un momento di adorazione c’è l’opportunitĂ della “Preghiera in pausa pranzoâ€? in programma tutti i venerdĂŹ di Quaresima, dal 22 febbraio, dalle 13.15 alle 14 presso la chiesa di S. Francesco. Ăˆ il sesto anno che viene presentato questo spazio di preghiera, gli incontri saranno guidati da padre Leopoldo Fior, il tema sarĂ il Libro di Giona “Sapevo che tu sei un Dio pietoso e misericordiosoâ€?. A

queste proposte si aggiungono altri momenti di preghiera: la Via Crucis ogni venerdĂŹ sera alle ore 18.30; la lectio divina il mercoledĂŹ sera alle 20.30, l’adorazione eucaristica tutti i giovedĂŹ alle 20.30 nella Cappella del Postulato e la recita quotidiana del Santo Rosario alle 18. Inoltre lunedĂŹ 25 marzo alle 20.30 presso la chiesa di San Francesco si terrĂ una serata di meditazione e preghiera dal titolo “Le sette parole di GesĂš in croceâ€? con commento musicale del gruppo vocale “Rocche Rocheâ€?. (a.t.)

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“Ritratti di Santiâ€? sono il momento piĂš rappresentativo della vita del Movimento ecclesiale carmelitano. Scritti da Padre Antonio Maria Sicari, i “Santiâ€? vengono raccontati da 20 anni, settimanalmente, nella chiesa di San Pietro in Oliveto presso il Castello a Brescia, durante la Quaresima. Un vero e proprio itinerario di fede che il Mec propone ogni anno e che col tempo da Brescia si è diramato in una quindicina di cittĂ italiane ed estere. Un percorso quaresimale pensato in preparazione della Pasqua, per imparare a contemplare il volto dei santi, la loro vocazione e la loro missione nella Chiesa e nel mondo. Come dice Papa Benedetto XVI “I santi sono come le stelle all’orizzonte della nostra storia, che irradiano in continuazione luce nel mondo in mezzo agli annuvolamenti di questo tempo, in mezzo alla sua oscuritĂ , cosicchĂŠ possiamo vedere qualcosa della luce di Dioâ€?. Padre Antonio Sicari cosĂŹ spiega il segreto del successo dei “Ritratti di Santiâ€?: “Il segreto è semplice: nei Ritratti dei Santi – celebrati in un contesto di intensa preghiera – la gente scopre la “predica piĂš bellaâ€?, un commento vivo e attuale al Vangelo; un ricordo convincente che la santità è

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bili alla sua grazia: come il desiderio di conoscere meglio la propria famiglia e la propria storiaâ€?. In un mondo che pare aver scordato i solidi riferimenti della religione cristiana e che sembra orientato verso un “laicismoâ€? sempre piĂš spinto, i santi hanno ancora la capacitĂ di affascinare e conquistare chi si avvicina loro con il cuore libero. “I santi sono uomini che hanno scoperto, in Cristo, “quanto sia umano Dioâ€? e “quanto sia divino l’uomoâ€?. La posizione migliore per accostarsi ad essi è coltivare

un grande desiderio della propria divino-umanitĂ , consapevoli che bisogna accettarla e realizzarla come grazia: come un dono che si fa quotidianamente compito. Senza presunzione, ma anche senza meschinitĂ â€?. Questo l’elenco dei santi di quest’anno: San Giovanni Piamarta (1841-1913) Apostolo della GioventĂš (Brescia martedĂŹ 19 febbraio), Santa Katharine Mary Drexel (1858-1955) Apostola degli indiani e degli Afro-Americani (Brescia martedi 26 febbraio), Shahbaz Bhatti (1968-2011) Martire pakistano per la libertĂ religiosa (Brescia martedĂŹ 5 marzo), Servo di Dio Fratel Ettore (1928-2004) Missionario tra i “barboniâ€?(Brescia martedĂŹ 12 marzo), San Pietro Apostolo (sec. I) Una roccia per la fede (Brescia martedĂŹ 19 marzo). I primi quattro ritratti saranno descritti all’interno della Messa delle ore 20.30 presso la chiesa di San Pietro in Oliveto a Brescia (nelle date sopraindicate), e verranno riproposti il mercoledĂŹ (20 e 27 febbraio, 6 e 13 Marzo) presso la chiesa di San Pietro in Vincoli di Roè Volciano e il giovedĂŹ (21 e 28 febbraio, 7 e 14 marzo) presso il Santuario Madonna della Neve di Adro. Il percorso si concluderĂ poi martedĂŹ 19 marzo alle ore 20.30 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Brescia, con il racconto della vita di San Pietro apostolo, “una roccia per la fedeâ€? (anche a Roè Volciano il 21 marzo).

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di accesso anche per i disabili. Inizialmente verrĂ offerto a tutti i cittadini il servizio di assistenza previdenziale (pensioni, invaliditĂ , accompagnamento, infortuni, maternitĂ , disoccupazione, ecc.), assistenza ďŹ scale (dich. Redditi 730 e Unico, Red, Isee Iseu, Imu, ecc.), servizi all’immigrazione (rinnovo permessi di soggiorno, ricongiungimento familiare, ecc.), assistenza per lavoro

domestico (contratti colf/ badanti, informazioni, ecc.). Prima dell’estate sarĂ attivato anche uno sportello di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro ed il servizio Prontolavoromcl per giovani. Per ora gli orari saranno i seguenti: giovedĂŹ 8.30/12.30 e 14.30/17.30; venerdĂŹ 14.30/17.30 mentre il martedĂŹ dalle 10.30 alle 12.30 è riservato al servizio alle famiglie per i collaboratori domestici. L’ufďŹ cio sarĂ anche

riferimento per l’assistenza legale, casa e condominio, ristrutturazioni e risparmio energetico, successioni, e quanto serve per alleviare i tanti impegni burocratico/ amministrativi a cui le persone e famiglie sono costrette. Questi i contatti del nuovo ufďŹ cio: tel. 0302423080 mail: bs.sud@mclbrescia.it Per le prenotazioni assistenza ďŹ scale (730) il numero unico di prenotazione rimane 03049492

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Rieducarsi al lavoro esperienza di vita

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oterci incontrare e stare un po’ insieme: sono state le parole di saluto del card. Angelo Bagnasco al Consiglio nazionale Mcl svoltosi lo scorso 7 febbraio a Roma. Parole semplici ma cariche di quella sintesi culturale chiamata da Paolo VI “civiltĂ dell’amoreâ€?. Stare insieme presuppone un impegno preciso, una presa di responsabilitĂ che rimanda al valore dell’unicitĂ dell’uomo. Sono un grande abbraccio le sue parole e dichiarano con calma, precisione e concretezza cosa significhi “stare insieme, uno per unoâ€?. Riconosce Mcl: 40 anni alimentati da fede e idealitĂ , la pronta adesione alla dottrina sociale della Chiesa. Paolo VI è l’abbrivio: la dissonanza tra fede e vita è il male peggiore dei nostri tempi. Tempi che tra informatica e globalizzazione hanno cambiato radicalmente il lavoro nella sua impostazione antropologica. Il tempo è trasformato rendendo la vita di una persona una rincorsa, la pluralitĂ e la brevitĂ delle esperienze di vita sono diventate ricchezza: ci vuole una rieducazione per non cadere nella dispersione. Il lavoro è solida base su cui creare la propria esistenza, se manca, la prima cosa che salta è la famiglia. E parlando di economia in crisi indica “la madreâ€? di tutte le crisi: l’individualismo. Il tema del lavoro è il cuore dell’intervento, e il presule ne parla non sotto il profilo dell’organizzazione, ma come “vescovoâ€?, cioè nelle sue implicazioni alla luce della grazia della rivelazione: partecipare all’opera della creazione, realizzare le capacitĂ di ciascuno, riconoscere

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i talenti, ma anche i non talenti (siamo condannati a essere il numero uno oppure nessuno?); bisogna invece recuperare impegno, competenza e onestĂ morale e reimparare a stimare le occupazioni oneste. Concretamente il Cardinale ha invitato a “ripensare i livelli retributiviâ€?, alla partecipazione dei lavoratori nelle aziende, a combattere l’esclusione dal lavoro.

Il pensiero si sofferma poi sui “valori indispensabiliâ€?: la Chiesa ha a cuore il principio e la fine della vita perchĂŠ solo cosĂŹ si può curare il durante, compreso il lavoro: ridefinire l’alfabeto umano sarebbe un arretramento antropologico. La nostra è una societĂ che ha “paura dei legamiâ€?, continua citando Benedetto XVI, perchĂŠ sembra che questi minino la propria libertĂ , in realtĂ il legame è una ricchezza, e presuppone la percezione della nostra limitatezza: volenti o nolenti siamo costretti a chiedere aiuto, a stare con gli altri. Pochi giorni dopo proprio Benedetto XVI ha esemplificato con la sua decisione il senso della limitatezza, imponendolo come riflessione nel costruire la comunitĂ : potrĂ far riflettere dirigenti, imprenditori, politici?

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l concetto di smart cities, cittĂ intelligenti, è ormai sulla bocca di tutti. CittĂ che si trasformano, che riqualificano la propria immagine, che offrono sempre piĂš servizi. Talvolta ci si dimentica però di coloro che vivono nelle cittĂ , ossia delle persone. Intorno al tema “Una cittĂ abitabile, non solo smartâ€? è andato in scena qualche sera fa al Centro pastorale Paolo VI un dibattito a piĂš voci proposto dalla Fondazione San Benedetto. Moderati da Marco Nicolai, vicepresidente della Fondazione, si sono confrontati Alessandro Balducci, prorettore vicario del Politecnico di Milano e ordinario di Pianificazione e politiche urbane, Francesco Karrer, professore di Urbanistica alla Sapienza di Roma, Stefano Moroni, associato di Tecnica e Pianificazione urbanistica al Politecnico di Milano, e

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Maurizio Tira, ordinario di Tecnica urbanistica all’UniversitĂ degli studi di Brescia. “Le cittĂ sono il luogo dove si concentrano le maggiori opportunitĂ , ma anche le piĂš rilevanti criticità – ha osservato Nicolai –. Soltanto ascoltando i cittadini le cittĂ possono essere ambito di competitivitĂ internazionale e luogo di inclusione sociale. Questo richiede modalitĂ di governance allargate e flessibili, basate sulla partecipazione dei cittadini e di tutte le parti interessate, nella pianificazione e nella gestione delle cittĂ â€?. “Solo

cosĂŹ le cittĂ non saranno ambiti dove si consuma la sudditanza dei cittadini alla legislazione e alla regolamentazione urbanistica, o gli scempi indotti da interessi particolari a danno di tuttiâ€?, ha aggiunto Nicolai, introducendo la discussione che è spaziata dall’urbanistica alla mobilitĂ . “L’urbanistica – ha spiegato Balducci – è sorta come disciplina con lo scopo di fornire risposte alla popolazione. Da ciò deriva come sia imprescindibile la creazione di legami tra i decisori chiamati a scegliere quali strade percorrere e i cittadiniâ€?. Secondo Balducci il dialogo con le persone consente di poter conoscere dettagliatamente il territorio e di conseguenza rende piĂš facile poter disegnare, realizzare e attuare un piano urbanistico. “Far partecipare i cittadini alla politica non significa deresponsabilizzare la politicaâ€?, ha spiegato Karrer, soffermandosi sulla ne-

cessitĂ di contemperare interessi diversi e molto spesso conflittuali. “Non sempre – ha aggiunto – la perequazione e la fiscalitĂ possono risolvere i problemi, cosĂŹ come non può farlo la nuova frontiera dell’ingegneria frugale, quella cioè che contiene in origine l’esigenza di finanzaâ€?. Secondo Moroni il concetto di sussidiarietĂ orizzontale dovrebbe essere applicato non solo ai servizi ma anche alle regole. “Seguendo questa logica i cittadini potrebbero auto-fornirsi regole attraverso forme di diritto privato come le comunitĂ contrattuali di tipo proprietario (ognuno possiede la propria casa, tutti sono proprietari degli spazi comuni), comproprietario (tutti possiedono lo stesso pezzo di terra e lo usano) e affittuario (c’è un unico proprietario che anzichĂŠ vendere gli appartamenti decide di affittarli e di continuare quindi a gestirli) utilizzate fino

alla fine dell’Ottocento, ma poi di fatto scomparse, perchĂŠ non incentivateâ€?. Nel suo intervento Tira ha parlato di mobilitĂ , definendola “un campo elettivo dove si incontrano e scontrano pubblico e privato, poichĂŠ se una persona si muove con la propria auto consuma il suolo pubblico e produce effetti negativi come l’inquinamento e i possibili incidentiâ€?. Secondo il docente della Statale tre sono gli obiettivi che una cittĂ si deve porre in chiave di urbanistica e mobilitĂ : il recupero della prossimitĂ , l’accessibilitĂ e la qualitĂ /sicurezza. “Brescia – ha concluso Tira – ha davanti a sĂŠ una sfida intrigante, quella della metropolitana leggera. Bisogna gestirla in maniera positiva in relazione a tutta l’urbanistica della cittĂ . Accanto all’investimento in mobilitĂ pubblica è indispensabile il governo di quella privataâ€?.

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Il musical “PiĂš della sabbiaâ€?, portato in scena in vari teatri d’Italia dal gruppo teatrale Uno di noi, formato da alcune Suore Operaie e da amici che ne condividono il carisma, giunge al capolinea con la 50ÂŞ e ultima replica domenica 17 febbraio alle 16.30 al PalaBrescia. PiĂš della sabbia vuole essere un grido nell’assordante silenzio del “nulla che avanzaâ€?. Nel racconto teatrale gli avvenimenti intersecano

“Economia e societĂ un’altra via per uscire dalla crisiâ€? è il team dell’incontro pubblico promosso per le 20.45 di venerdĂŹ 15 febbraio dal Tavolo della pace Franciacorta Montorfano. L’incontro, in programma presso la sala della comunitĂ â€œMons. Luigi Zenucchini, vedrĂ la partecipazione di Francesco Gesualdi, allievo di don Lorenzo Milani e fondatore del centro “Nuovo modello di sviluppoâ€? di Vecchiano, in provincia di Pisa. Si tratta di una realtĂ che affronta con

le parole del Libro che da millenni accompagna la vita di generazioni, e “la storiaâ€? lascia spazio alla Parola di Dio. L’allestimento dello spettacolo ha impegnato tante persone, suore e laici, talenti e storie di vita, in un intenso lavoro di condivisione, di confronto e di ricerca delle ragioni del nostro credere, per essere capaci di raccontare ad altri la bellezza di questa nostra esperienza di fede. L’ingresso allo spettacolo è libero.

rigore ed efďŹ cacia i temi del disagio economico e sociale. Il Centro fondato da Francesco Gesualdi (il Francuccio del priore di Barbiana) ha promosso e sta portando avanti campagne di denuncia e di boicottaggio di prodotti delle multinazionali che non rispettano i diritti umani, quelli dei lavoratori e che sfruttano il lavoro minorile. Nel corso della serata verrĂ anche lanciata la campagna “Dichiariamo illegale la povertĂ . Aboliamo la miseria 2018â€?.

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ontinua la stagione di prosa del Ctb. In scena in questi giorni al Sociale (con repliche sino a domenica 17) “La modestiaâ€?, una coproduzione Piccolo Teatro, Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto, Associazione Mittelfest di Cividale. Con il testo del drammaturgo argentino Rafael Spregelburd fa il suo ritorno sul palco del sociale anche Luca Ronconi, che dello spettacolo cura la regia. Spregelburd, drammaturgo, regista, attore, traduttore nato nel 1970, è una delle figure piĂš rilevanti e influenti della scena argentina contemporanea, appartenente alla generazione della post-dittatura. Ispirandosi alla pittura grottesca e visionaria della celebre tavola di Hieronymus Bosch, Spregelburd ha raccolto sotto il titolo di “Eptalogiaâ€? sette opere brevi che rappresentano la dissoluzione della morale moderna, cosĂŹ come il quadro di Bosch fotografava la dissoluzione della morale medievale alle soglie di un ancora non definito Umanesimo. I titoli di questi testi designano i sette peccati contemporanei, con una

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corrispondenza interna, spesso ludica e ghignante, ai peccati tradizionali: l’inappetenza (lussuria); la stravaganza (invidia); la modestia (superbia); la stupiditĂ (avarizia); il panico (accidia); la paranoia (gola); la cocciutaggine (ira). Per la sua messa in scena Ronconi ha scelto appunto la modestia. La commedia – spiega il regista – è enigmatica o ironica, a seconda dell’occhio con cui lo spettatore sceglie di vederla. Spregelburd prevede quattro attori, due coppie, per otto personaggi. La vicenda, una storia di equivoci e di espedienti, si svolge in un unico spazio, che indica due luoghi,e di conseguenza due tempi, diversissimi e lontani: Buenos Aires ai nostri giorni, forse un paese dei Balcani in un tempo passatoâ€?. Il regista ha scelto di portare sul palco la sensazione di spaesamento che pervade i

personaggi. “Nessuno – afferma presentando lo spettacolo – si sente mai a casa propria, nĂŠ in senso logistico, nĂŠ in senso identitarioâ€?. Il cast della Modestia vede la partecipazione di quattro interpreti d’eccezione del teatro italiano: Paolo Pierobon, Maria Paiato, Fausto Russo Alesi e Francesca Ciocchetti, guidati dalla regia di Ronconi attraverso il molteplice cambio di ruolo e personaggio, e nell’alternanza tra le due diverse situazioni sceniche evocate nel testo di Spregelburd. “Per gli interpreti – conclude Ronconi – si tratta di una occasione straordinaria perchĂŠ devono affrontare personaggi e mondi differenti, non solo interpretandoli, ma vivendo “uno spiazzamentoâ€? che li rimette continuamente in discussione, di fatto entrando nel racconto di Spregelburg come ulteriore segno della nostra crisiâ€?.

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&RQRVFHUH LO PRQGR FKH IX GL gW]L Un tuffo nel passato, alla scoperta dell’etĂ del rame, la prima tra le etĂ dei metalli, un millennio nel quale l’uomo sviluppa tecniche di lavorazione quali la capacitĂ di forgiare metalli, realizzando strumenti che modificheranno radicalmente il suo stile di vita. L’evento, ospitato presso il Museo diocesano, e promosso dalla Fondazione Cab, è coordinato da un qualificato comitato organizzatore, affiancato da un comitato scientifico presieduto dal prof. Raffaele Carlo De Marinis. “L’etĂ del rame. La pianura padana e le Alpi al tempo di Ă–tziâ€?, espone manufatti provenienti dalle numerose necropoli della Pianura padana, tra cui Remedello Sotto, Volongo, Fontanella Mantovana, Cumarola e Spilamberto. Un’esposizione che mette in luce la grande abilitĂ intellettuale e creativa dei nostri antichi avi, segno di conquista culturale della civiltĂ acquisita nel corso dei secoli, passata prima attraverso l’etĂ della pietra, in seguito quella del bronzo e del ferro. Una continuitĂ che trova riscontro nei menhir, le grandi costruzioni in pietra, che da sempre esercitano sugli studiosi un fascino particolare derivante da quel senso di mistero che da tempo le circonda. Il percorso va inoltre ad illustrare il complesso dei ritrovamenti avvenuti tra il 1991- 92 al giogo di Tisa, al confine tra Italia e Austria. Vengono esposte copie dei materiali, pannelli didattici e la ricostruzione a grandezza naturale di gtzi, la famosa mummia rinvenuta presso il ghiacciaio del Similaun, il cui corredo presenta analogie con materiali provenienti

da Remedello, nota significativa che lascia trapelare l’ipotesi che gtzi potesse essere originario del nostro territorio, o che comunque da qui fosse partito. Completano il percorso alcune ceramiche e oggetti ornamentali della cultura di Polada, che si affermò durante l’etĂ del bronzo nell’area gardesana tra Desenzano e Lonato. Fino al 15 maggio. Apertura dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Chiuso il mercoledĂŹ. Ingresso: intero 5 euro, 2,5 il ridotto, gratuito per scolaresche. (l.b.)

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”‡•…‹ƒ ‘‡•‹ƒ ‹Â? …‘Â?…‘”•‘ …‘Â? ÂŽǯDz ”Â?ƒŽ†‘ †ƒ Â”Â‡Â•Â…Â‹ÂƒÇł L’associazione Arnaldo da Brescia propone anche quest’anno scolastico il concorso internazionale di poesia Arnaldo da Brescia, riservato alle Scuole primarie (classi 4ÂŞ e 5ÂŞ) e alle Scuole secondarie di 1° e 2° grado in Italia e all’estero. Il concorso, giunto alla sua 18ÂŞ edizione, rappresenta un appuntamento culturale ormai consolidato nel panorama scolastico e un’occasione per gli insegnanti di utilizzare la proposta a ďŹ ni didattici

ed educativi. Le poesie che ogni anno giungono per il concorso dalle scuole di tutta Italia sono circa 2500. Il concorso si articola in piĂš sezioni: a tema libero per le secondarie di primo grado, a tema libero per le secondarie di secondo grado, lavori di gruppo per le scuole primarie e per le secondarie di primo grado. L’elenco dei numerosi premi e il bando di partecipazione sono su www. arnaldodabrescia.com. Presidente della giuria è Agostino Mantovani.

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l turismo può essere davvero a 360° utilizzando al meglio tutte le peculiaritĂ (storicoartistiche, religiose e paesaggistiche) del territorio. La Valle Camonica è una delle piĂš ampie e belle vallate dell’arco alpino, ricca di risorse naturalistiche, enogastronomiche e storico-culturali. Si pensi solo alle riserve naturali, come il Parco dell’Adamello, alle tantissime chiese e pievi, alle incisioni rupestri, che fanno della Valle bresciana il primo sito Unesco italiano. Nonostante tutte queste attrattive i flussi turistici sono diminuiti sempre di piĂš nel corso degli anni e molti progetti sono in campo oggi per non ridurre le visite solo al turismo invernale sulle piste. La Valle Camonica tra le tante risorse è anche impregnata di una forte spiritualitĂ che trasuda dalle molte pievi, chiese e conventi disseminati lungo il territorio di 90 km, e da illustri personaggi che nel tempo la abitarono. Si pensi che nel solo Ottocento nel breve spazio della media valle vissero e operarono ben quattro Beati e una Santa: Annunciata Cocchetti a Cemmo, Giuseppe Tovini e il nipote Mosè a Cividate, Innocenzo da Berzo, Santa

Geltrude Comensoli di Bienno. C’è quindi sul territorio un ricchissimo patrimonio cultural-religioso pronto all’uso: perchĂŠ non valorizzarlo attraverso lo sviluppo di un vero e proprio turismo religioso? Un paio di anni fa la Fondazione Cocchetti e la diocesi di Brescia hanno promosso un corso denominato “Sulla via dei Santi in Valle Camonicaâ€?, per formare animatori culturali ad accompagnare i turisti alla scoperta delle figure sopra citate. Il seguito concreto del progetto sarebbe, quindi, quello di creare itinerari dove i visitatori possano scoprire i Santi e Beati attraverso i luoghi in cui sono vissuti, attraverso le loro parole e i racconti dei familiari e conoscenti. Ăˆ un turismo versatile, quello religioso: i visitatori, turisti e pellegrini allo stesso tempo, cercano tempi e luoghi per far riposare anche lo spirito, oltre che il corpo; cercano luoghi per la riflessione, eremi per il raccoglimento, spazi all’interno dei conventi, approfondimenti e proposte culturali e spirituali, itinerari ad hoc. In tempi di crisi questa forma di turismo potrebbe essere la carta vincente per rilanciare la Valle Camonica in tutti i suoi aspetti:

dall’artistico-culturale, portando i turisti alla scoperta delle chiese, pievi, del patrimonio di epoca romana e delle incisioni rupestri; all’enogastronomico, collaborando con le strutture ricettive (alberghi, ristoranti, agriturismi) nella creazione di menu ad hoc per i turisti. Nei prossimi anni quindi la sfida è permettere lo sviluppo del turismo religioso, attraverso la sinergia tra enti pubblici (ComunitĂ montana, Distretto culturale, Provincia, Comuni, mondo della scuola) e privati (albergatori e singoli cittadini interessati). Molti passi sono anche da fare nel rendere i camuni stessi consapevoli dell’immenso patrimonio che hanno fuori dalla porta di casa, per rendere anche loro partecipi e promotori delle “Vie dei Santi in Valle Camonicaâ€?.

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Come ogni anno Radio Voce offre agli ascoltatori una serie di dirette speciali in occasione dei Quaresimali e della Scuola di preghiera. Giovedì 21 alle 20.30 in collegamento dalla Cattedrale è in programma la prima serata della Scuola di preghiera con il vescovo Monari sul tema “La preghiera e il ricordo nella fede”. Venerdì 22, sempre alle 20.30 in Cattedrale, la riflessione di mons. Monari su “Geremia, il profeta osteggiato”, all’interno dei Quaresimali 2013.

La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa parrocchiale di Cristo Re in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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Il tempo forte della Quaresima invita i cristiani alla conversione anche attraverso i gesti concreti della solidarietĂ . In questa direzione si muovono gli otto progetti di fraternitĂ predisposti dall’UfďŹ cio di pastorale missionaria della diocesi. Le iniziative riguardano l’ospedale di Kiremba, le diocesi di Palmares in Brasile, di Bohicon nel Benin e di Mukachevo in Ucraina, una comunitĂ del Togo, e ancora i missionari laici sparsi nel mondo e l’invio del settimanale

La prossima puntata della rubrica “La Buona Notiziaâ€? apre con il servizio “Benedetto, uomo mite e liberoâ€?, attraverso le riessioni del Vescovo sulla scelta del PonteďŹ ce. A seguire: “La giornata del malatoâ€?, sul tema “Va’ e anche tu fa’ lo stessoâ€?; l’incontro con Enzo Biemmi, presidente dell’Equipe europea dei catecheti; “Barzaghi sull’aldilĂ â€? per il ciclo di incontri che si tiene in Poliambulanza. La rubrica “4 parole...â€? è con

diocesano e della rivista “Kirembaâ€? nelle missioni. In primo Piano (alle 9.20) li illustra don Carlo Tartari. In Ecclesia (ore 11) interviene il primario del reparto Malattie infettive dell’Ospedale civile. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio RaphaĂŤl.

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don Diego Facchetti sul senso della Quaresima e i Quaresimali in Duomo. “La Buona Notiziaâ€? va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedĂŹ alle 20; su PiĂš Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www. vocemedia.tv che manderĂ in onda anche lo speciale “Giusti davanti a Dioâ€?, con relatore mons. Luciano Monari.

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/D WY FORQDWD FKH SLDFH WDQWR DJOL LWDOLDQL I tempi della scuola superiore: spesso ci si aiutava, fra un bigliettino e una sbirciata al foglio del compagno durante le verifiche in classe; altrettanto spesso, prima di iniziare la lezione si copiavano i compiti da chi li aveva fatti a casa. Era una prassi di pura formalitĂ , visto che nella maggior parte dei casi i professori capivano chi si era affidato al “banco di mutuo soccorsoâ€?. Ma ricordo che almeno ci si ingegnava per nascondere le malefatte, magari inserendo anche qualche errore qua e lĂ , tanto per depistare gli insegnanti. Non si poteva certo fotocopiare il quaderno del compagno e crede-

re che qualcuno se la sarebbe bevuta. C’è invece una scuola dove sembra vengano premiati anche i compiti che risultano identici, verifiche che da come si presentano potrebbero essere state scritte dalla stessa mano. Il preside di questa scuola non punisce i copioni, anzi, li sprona a diffondere il piĂš possibile compiti simili, perchĂŠ chi li legga si debba arrendere al fatto che gli argomenti trattati sono solo e sempre quelli. Un esercizio mentale molto utile per prendere le giuste distanze dalla televisione è quello di analizzare i canali nazionali paragonandoli fra di loro con il metro della scopiazzatu-

ra di idee e delle trasmissioni clonate. Ce ne sono decine, ogni giorno. E l’aspetto quasi grottesco è che molte vanno in onda addirittura nello stesso orario. Siamo talmente abituati a vedere gli stessi programmi televisivi da 20 anni a questa parte, che ormai nemmeno ce ne accorgiamo. Se potessimo sovrapporre i palinsesti delle reti nazionali, come se fossero i negativi di una pellicola fotografica, scopriremmo che lungo l’arco della giornata, soprattutto la mattina e il pomeriggio, l’offerta televisiva è pressochĂŠ identica nonostante ci abbiano convinti del potere del telecomando. Da Rai Uno, passando per Mediaset,

fino ad arrivare a La7, si scoprono fasce di programmazione stampate in catena di montaggio. Talk-show e tribunali del nulla, telegiornali che si replicano a vicenda, quiz e varietà che ci annoiano da decenni. Un applauso al Festival di Sanremo, che da anni riesce addirittura a copiare se stesso, per quanto si imponga sempre la solita riverniciata di stile. Il motivo di questa ridondanza non va cercato nella povertà di idee. Negli uffici di produzione arrivano ogni giorno nuovi progetti e proposte inedite. Il fatto è che se il pubblico si è abituato a un certo tipo di offerta, costerà troppe risorse cambiare i suoi

gusti: tanto vale continuare con le vecchie e collaudate idee. Quando si tratta di soldi (e in tv si tratta solo di soldi) rischiare di fallire in una nuova proposta diventa quasi inammissibile. Poco importa se l’etimologia della parola “imprenditoreâ€? ci rimanda a una scommessa continua, a chi punta piĂš in alto, a chi non si ferma sugli allori e ama il cambiamento. E il pubblico, assuefatto dalla ripetitivitĂ , non fa altro che adattarsi, non si aspetta piĂš nulla di nuovo. Si dice che un popolo abbia i governanti che si merita. Vale lo stesso ragionamento anche per la tv: a ogni spettatore il suo spettacolo.


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ƒ•–‡ŽŽ‘ †‹ ƒ†‡”Â?‡ŽŽ‘ ƒ”…‘ —ƒœœ‘Â?‡ ĆŹ –ƒ‰ ‹Â? …‘Â?…‡”–‘ Marco Guazzone & Stag si esibiscono in un concerto acustico sabato 16 febbraio alle 21 al Castello di Padernello a Borgo San Giacomo. Marco Guazzone al pianoforte e voce e Stefano Costantini al tromba. Marco Guazzone & Stag tornano al Castello, a un anno esatto dalla loro esibizione a Sanremo, ďŹ nalisti nella categoria giovani, dove avevano vinto il premio Assomusica con il brano

“Guastoâ€?. La band affezionata da tempo al maniero, lo aveva segnalato come luogo del cuore per il censimento del Fai (Fondo ambiente italiano) sulla valorizzazione del territorio. Il gruppo alternerĂ brani tratti dal loro album d’esordio “L’Atlante dei pensieriâ€? a cover d’autore. Al termine della serata un incontro/intervista tra il pubblico e Marco Guazzone. Ingresso a offerta libera.

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Avvocato, single, che ha preferito, in un passato non troppo lontano, il lavoro all’amore. Andrea Campi (Fabio Volo) è brillante, in carriera e in rampa di lancio. L’occasione arriva quando, dopo la morte di un collega (pianta solo dalle segretarie), gli viene assegnata la gestione di un progetto delicato: l’acquisizione di un’azienda farmaceutica da parte di una multinazionale di Dubai. Quale occasione migliore, come risarcimento del

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assimo Bubola è tornato recentemente con un nuovo album dal titolo bellissimo ed evocativo, “In alto di Cuoriâ€?, disco che verrĂ presentato venerdĂŹ 15 alle ore 21 al Cinema Gloria di Montichiari (info:www.massimobubola.it). Con lui la storica Eccher band, composta per l’occasione oltre che da Massimo Bubola (chitarre, armonica, percussioni), da Simone Chivilò (chitarre, mandolino, keyboards), Enrico Mantovani (chitarre), Piero Trevisan (basso) e le new entry Virginio Bellingardo alla batteria e Lucia Miller alla voce. “‘In alto i Cuori’ è un album di speranza, ma – racconta Massimo – è anche un disco coraggioso, che parla di cose oscurate dalla nostra societĂ , come il lutto, che ritroviamo nella canzone ‘Hanno sparato a un angelo’. Una canzone intensa e delicata, che si ispira a un episodio realmente accaduto a Roma il 4 gennaio 2012, quando due rapinatori spararono e uccisero sotto il portone di casa Zhou Zeng, 32 anni, e la figlioletta di nove mesi Joyâ€?. Come si incastona questo album nella lunga discografia di Massimo? “Tutto quanto troviamo in questo mio nuovo lavoro fa parte di un percorso iniziato nel 1976, quando iniziai a pubblicare le mie canzoni.

Un percorso durato 20 album e 400 canzoni da me composta in quasi 40 anni di musica. Ho sempre cercato di essere coerente, la coerenza per me rimane ancora oggi un valore importante, e cerco di scrivere testi che vadano sempre in questa direzione. Da un punto di vista musicale resto ancorato ai miei riferimenti: il rock, il folk e il blues�. Raccontaci di “Analogico-digitale�, uno dei due blues,

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si guarda piĂš alla bellezza della canzoni ma solo all’etichetta. Io credo che non si possa misurare l’arte, altrimenti Michelangelo che faceva affreschi giganti oggi non sarebbe accettatoâ€?. Sono tutte canzoni che colgono l’attimo... “Questo mio lavoro è un disco di “istantsongsâ€?, cioè di canzoni che catturano l’istante attingendo dal quotidiano, storie che toccano la gente comuneâ€?. “In alto i Cuoriâ€? è un album anche un po’ nostalgico, ma non triste, anzi piuttosto caldo come climax. Nel disco Bubola si guarda indietro, e si rende conto che la sua generazione è forse arrivata al “capolinea dei sogniâ€?.â€? Nella canzone “Il capolinea dei sogniâ€? descrivo ciò che è accaduto alla mia generazione, fatta di giovani che avevano degli ideali, forse anche delle utopie. Io non ho nulla da rimproverarmi, sono convinto che le battaglie vadano combattute, per una giustizia sociale. Poi alla fine si tirano le sommeâ€?. Splendida conclusione di questo lavoro è la canzone che dĂ il titolo al disco. “In alto i cuoriâ€? è un po’ il mio Alleluia, è una invocazione, una preghiera. Sono convinto che le canzoni, come i libri, i film di qualitĂ e le poesie siano degli antidoti contro la stupiditĂ , ci consentono o magari ci costringono a usare il muscolo del cervelloâ€?.

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tettuccio della sua auto, sfondata dal gesto del collega, che prendere il suo posto nella gestione della trattativa e dimostrare quanto valga. Ma l’imprevisto è dietro l’angolo o, meglio, scrivania: l’avvocato della controparte, la bella e scaltra Emilie (Zoe Felix). Questo incarico e l’incontro con l’avvocatessa cambieranno per sempre Andrea. A fianco dei due protagonisti l’ottimo Ennio Fantastichini nei panni dello spietato capo, che non az-

zecca mai i nomi dei dipendenti, e il giovane Nicola Nocella, giovane praticante impacciato, innamorato della segretaria. Senza infamia e senza lode. Il film di Umberto Carteni (regista di “Diverso da chi?” e qui alla sua seconda opera), che porta sul grande schermo il successo editoriale di Federico Baccomo (35mila copie nel 2009 per Marsilio editore), qui sceneggiatore, prende la piega della commedia romantica,

in cui il rosa è il colore dominante. Ma la stessa storia avrebbe potuto assumere tinte noir, di thriller o giallo. Ma il racconto degli squali in giacca e cravatta, senza scrupoli, si scontra con il desiderio di dimostrare allo spettatore che, è vero, ma non è sempre così, offrendogli spunti e aspetti che distruggano i luoghi comuni. E forse qui è la vera pecca del film con Fabio Volo ad interpretare un altro quarantenne in carriera con la

difficoltà, per scelta e per carattere, a costruire rapporti umani veri e duraturi, non solo “usa e getta”. Vengono così solo sfiorate alcune tematiche importanti per la storia: l’incapacità di vivere rapporti umani, l’alienazione lavorativa, la povertà che si nasconde dietro a vite che sembrano sfavillanti. Senza sapere poi fino in fondo se amati in quanto tali o in quanto utili! Anche sotto il romantico sfondo della Tour Eiffel, dura lex sed lex.

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Si è riunita nei giorni scorsi a Cremona l’assemblea dei soci di Lgh, costituita dalle societĂ patrimoniali Cogeme spa, Aem Cremona, Asm Pavia, Astem Lodi, Scrp Crema, per confermare la tradizionale governance del gruppo e per il rinnovo del suo consiglio di amministrazione. Questi i nuovi assetti del cda usciti dall’assemblea: alla presidenza è stato nominato Alessandro Giuseppe Conter, vice Presidente Claudio Tedesi. L’amministratore

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delegato è Franco Mazzini, consiglieri Giovanni SofďŹ antini e Giuseppe Demuro. Per il collegio sindacale sono stati nominati presidente Carlo Tinelli, sindaci effettivi Umberta Bianchessi e Vittorino Orione. Al nuovo consiglio l’Assemblea dei soci ha chiesto di operare in tempi solleciti per deďŹ nire un nuovo piano industriale che punti al rafforzamento anche dimensionale del gruppo attraverso alleanze e operazioni strategiche.

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ualunque governo emergerĂ dalle elezioni del 2425 febbraio, avrĂ una sola certezza: dovrĂ mettere mano ai conti pubblici italiani, nascondendo nel cassetto tante delle promesse fatte in campagna elettorale. Sono ancora molti i miliardi di euro da rastrellare con urgenza! I primi da trovare sono i circa 7 miliardi di euro che colmeranno il buco creato da un Pil in contrazione di un punto percentuale. Meno produzione, meno consumi, meno entrate. La cifra che emerge dai numeri d’inizio anno stilati da Banca d’Italia è quella lĂŹ. A questi sono da aggiungere: i fondi per la cassa integrazione in deroga per il fabbisogno di un 2013 ancora pesante. Difficile quantificare, ma i sindacati parlano di almeno due miliardi di euro da reperire. E altri soldi ancora sono da trovare per tante altre leggi e leggine che certo non hanno avuto dal 2012 grandi soddisfazioni. A questa decina di miliardi di euro vanno aggiunti i 45 miliardi di euro che l’Italia si è impegnata a trovare per abbassare il proprio debito pubblico di tre punti percentuali (all’anno, e ogni anno). Una cifra che può essere frutto di una crescita economica di almeno il 2,5% e con il mantenimento del pareggio di bilancio, cioè con uscite pari e non superiori alle entrate. Finora, i buchi sono stati chiusi con maggiori tasse, una via che oggi non è piĂš praticabile. La

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tassazione complessiva sulle imprese è da record; quella che grava sulle buste paga dei dipendenti, pure. Non è questione di principio ma economica: troppi indicatori economici certificano che un ulteriore salasso ammazzerebbe il paziente, quindi sarebbe controproducente. E allora? Le strade sono due. O si aumenta il debito pubblico, infischiandosene degli impegni presi di fronte all’Europa; oppure si

taglia. Nel primo caso, piÚ che i niet europei ci sarebbero da aggirare quelli finanziari, le perplessità dei mercati che già tengono d’occhio il comportamento dell’Italia. Saremmo sommersi di vendite, con lo spread che prende il volo e cosÏ la cifra degli interessi sul debito da pagare ogni anno. Capitolo tagli. Facili a dirsi, difficilissimi a farsi, anche in modica quantità . PerchÊ in buona sostanza meno spesa pub-

blica significa licenziamenti, mancate nuove assunzioni, chiusura di servizi pubblici, meno risorse a sanitĂ e scuola – le due voci piĂš sostanziose di spesa –, meno redditi in circolazione‌ Facile, per un ragioniere a tavolino. Difficile, per la politica che vive attraverso il consenso elettorale. Una politica, che stando agli andamenti di questa campagna elettorale, sembra ogni tanto smarrire il senso della realtĂ . C’è poco altro da aggiungere: la spesa pensionistica è giĂ stata (brutalmente) affrontata; il capitolo delle dismissioni di beni pubblici è sostanzialmente un flop; il recupero dell’evasione fiscale è giĂ in atto, ma non dĂ risorse cosĂŹ corpose; una tassa patrimoniale potrebbe avere effetti addirittura controproducenti, come tutte le tasse in questo periodo. In sostanza, c’è da tenere duro nella speranza che riparta l’economia e sforzandoci di trovare idee corpose e d’impatto: solo creando maggiore ricchezza, si avranno maggiori risorse. Il resto è favola ...

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$QFKH %UHVFLD QHOOD SDUWLWD ([SR Si avvicina l’Expo, l’esposizione universale del 2015 che attirerĂ a Milano oltre 20 milioni di visitatori e Brescia non vuole perdere l’occasione di accoglierne una fetta consistente. Per questo è stato siglato un protocollo d’intesa, il primo del genere a livello nazionale, tra il Padiglione Italia per l’Expo, il Comune di Brescia e l’Associazione industriale bresciana che sancisce l’impegno sinergico per la massima riuscita della vetrina in-

ternazionale. Nel protocollo, ďŹ rmato dal commissario generale di Expo, Diana Bracco, dal sindaco di Brescia, Adriano Paroli e dal presidente di Aib, Giancarlo Dallera, trovano spazio la promozione delle strutture ricettive e dell’offerta turistica della cittĂ di Brescia e del territorio circostante e la valorizzazione dei centri di eccellenza dei sistemi culturali dell’area come componenti funzionali alla realizzazione del circuito eventi. “Facen-

do leva – precisa Bracco – anche su attrattive uniche come i siti Unesco e zone di grande pregio come i laghi e le montagne“. Ma un ruolo decisivo, nell’ottica di una importante ricaduta economica, lo gioca anche la valorizzazione delle imprese del territorio nella progettazione di manifestazioni ed eventi ďŹ nalizzati al conseguimento degli obiettivi e del comune intento di promuovere le attivitĂ produttive, incrementare l’occupazione e attiva-

re nuove iniziative imprenditoriali. “Abbiamo costituito – spiega Dallera – un laboratorio per aiutare le imprese ad avvicinarsi ad Expo e coglierne le opportunitĂ . Il tema stesso di Expo 2015 (“Nutrire il pianeta, energia per la vitaâ€?, nrd.) ci tocca da vicino, non solo per il settore dell’agroalimentare ma anche in quello dell’ambiente, dei macchinari, della salute e del benessere psico-ďŹ sico, che da risorse si possono trasformare in opportunitĂ â€?.


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Â?’”‡•ƒ ‡ ”‡•’‘Â?•ƒ„‹Ž‹–Â? •‘…‹ƒŽ‡ —‘Â?‡ ’”ƒ••‹ ƒœ‹‡Â?†ƒŽ‹ ‹Â? ‘Â?„ƒ”†‹ƒ Al Gruppo Elefanti Volanti Andropolis è stato assegnato un premio nell’ambito di un Bando promosso da Unioncamere Lombardia denominato “Selezione delle migliori buone prassi aziendali per la responsabilitĂ sociale d’impresa in Lombardia edizione 2012â€?. Con la deďŹ nizione di “responsabilitĂ sociale d’impresaâ€? (o csr) si intendono le azioni aziendali con impatto sulla societĂ e sull’ambiente, intraprese su base volontaria e che vanno

oltre il semplice rispetto delle prescrizioni di legge. Per le aziende un comportamento socialmente responsabile contribuisce a creare reputazione, migliorare i rapporti con gli interlocutori sociali ed economici, sostenere l’immagine creando le condizioni per migliorare la sostenibilità nel lungo periodo della propria attività . Le Camere di commercio lombarde, nell’ambito delle loro attività di promozione e diffusione della responsabilità sociale, promuovono da anni

questa raccolta di buone prassi delle imprese lombarde in materia di Csr, per premiarle, valorizzarle e pubblicizzarle, anche attraverso un repertorio internet delle Buone prassi lombarde. Il Gruppo ha partecipato all’iniziativa compilando un questionario multitematico, redigendo una relazione e fornendo documenti come testimonianza oggettiva di applicazione di buone prassi. Sono state selezionate 78 aziende lombarde di cui cinque bresciane.

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ormai in vigore l’accordo Stato e Regioni in materia di formazione sulla sicurezza dei lavoratori di tutte le imprese. Sono obbligatori corsi di formazione generale di quattro ore per tutti i lavoratori e di quattro, otto o 12 ore di formazione specifica in relazione ai rischi dell’attivitĂ svolta. Non sono sottoposti a questi obblighi i collaboratori gratuiti ed i volontari con eccezione di quelli della protezione civile e del 118. Un grande impegno per le imprese volto a migliorare la prevenzione degli infortuni che purtroppo sono ancora numerosi anche nella nostra provincia. La pressione della crisi e della concorrenza da un lato, dall’altro i mutamenti del mercato con il forte decentramento produttivo, le esternalizzazioni, l’ingresso degli stranieri, la precarizzazione, stanno facendo aumentare i rischi di infortuni. L’argomento è spesso oggetto delle ispezioni degli Enti di controllo. Proprio in materia di controlli sono sempre piĂš cogenti quelli sull’autocontrollo alimentare in quelle imprese che svolgono attivitĂ di ristorazione, ma anche ove si esercita l’esercizio di bar, mensa. Un argomento che vede tra gli interessati oltre alle cooperative e alle imprese in genere, anche le parrocchie, gli oratori, le strutture e gli enti religiosi. Chi svolge attivitĂ in ambienti sotterranei, in seminterrati, ma anche il cittadino che ha la taverna o l’oratorio che usa locali sotterranei, specie in alcune aree territoriali, come ad esempio in Vallecamonica si deve preoccupare della presenza o meno del radon (un

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gas radioattivo naturale) particolarmente nocivo per la salute delle persone, lavoratori, famigliari, studenti. I recenti studi hanno dimostrato che la diffusione di questo gas e molto piÚ capillare di quanto si pensasse. E analogamente a quanto sopra, grossi problemi li può creare la legionella, una malattia insidiosa provocata da

un batterio che trova il suo habitat ideale in tutti gli ambienti in cui l’acqua ristagna tra i 15 e i 40 gradi ca. Case di riposo, scuole, palestre sono tutti ambienti ove si può riscontrare il fenomeno e per il quale è meglio intervenire sia per prevenire danni alla salute che per evitare costi economici significativi per modificare impianti e strutture. Tanti temi d’attualitĂ per chi lavora e d’interesse generale per chi ha a cuore la salute delle persone. Confcooperative Brescia, tramite la societĂ del gruppo, Conast è a disposizione per tutti gli approfondimenti tecnici e normativi. Notizie che si trovano sul sito web www.conast.it o facendo richiesta al 0303774422 o utilizzando la e-mail info@conast.it

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Ăˆ l’unica realtĂ bresciana nel panorama della pallanuoto nazionale femminile. Dal 10 marzo prossimo, ricomincerĂ la stagione sportiva della Millennium Brescia che anche quest’anno parteciperĂ al campionato di serie B. Confermato al timone della prima squadra Cristian Tabellini: lo scorso anno aveva guidato le ragazze al terzo posto sfiorando i play off che restano l’obiettivo stagionale principale.

Le Leonesse dell’acqua sono state inserite nel girone con Varese, Rapallo, Busto, Cus Geas Milano, Can Milano e Aquatica Torino. Le gare casalinghe si disputeranno nella piscina di via Rodi in città . Ma la Millennium Pallanuoto Brescia scenderà in acqua anche con l’Under 15 e 19. Camilla Zanola, capitano della prima squadra, guiderà proprio le squadre giovanili con l’obiettivo di continuare nella crescita e nella valorizzazione del settore.

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n “Grande arrivoâ€? per la cittĂ di Brescia: l’appuntamento è per il 26 maggio, quando il Giro d’Italia 2013, infatti, vedrĂ il suo atto conclusivo, la tappa finale a Brescia. Si tratta di un evento straordinario per la cittĂ , di grandissima rilevanza sportiva, del quale abbiamo parlato con Marco Velo, ex ciclista bresciano e consulente del comitato di tappa. Che cosa significa per Brescia ospitare la tappa finale del Giro? Per Brescia è l’apice degli eventi sportivi: il Giro infatti è un avvenimento di importanza internazionale. Nel passato abbiamo giĂ ospitato arrivi e partenze di tappa, ma mai la conclusione, che in pochissime occasioni si è distaccata dal tradizionale traguardo di Milano. Il fatto di averla portata a Brescia, con la premiazione che avverrĂ in piazza Loggia, è qualcosa che dovrebbe rendere orgogliosi tutti gli sportivi. Immagino l’emozione degli appassionati per il gran finale, con i sette giri all’interno del centro storico che siamo riusciti a organizzare nonostante qualche difficoltĂ tecnica. Qual è l’impegno del comitato di tappa? Che iniziative metterete in campo? Il nostro impegno principale è quello di interfacciarci con gli organiz-

Abbiamo alcuni corridori, tra i quali due velocisti come Mattia Gavazzi e Roberto Ferrari (giĂ vincitore di una tappa a Montecatini lo scorso Giro) che potrebbe giocarsi la vittoria nella tappa finale e penso che sarebbe qualcosa di straordinario se un bresciano vincesse la tappa d’arrivo del Giro proprio nella sua cittĂ . Un’ultima battuta sul doping, che ancora in questi giorni scuote il mondo del ciclismo‌ Da parte nostra non cambia l’atteggiamento di massima disponibilitĂ e volontĂ di ripulire il nostro sport. DĂ fastidio vedere che si guardi solamente al binomio doping-ciclismo, quando anche altri sport sono coinvolti, anche se questa non è una consolazione. Sembra che a volte vengano utilizzati due pesi e due misure, quando nel nostro sport comunque è stato fatto molto dal punto di vista dei controlli, anche con quelli a sorpresa.

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zatori, con le realtĂ locali e gli organi di sicurezza, oltre a quello di recuperare fondi per la realizzazione dell’evento. In particolare però ci sforzeremo di non render anonimo questo giro, portando in cittĂ e provincia l’entusiasmo e la voglia di sport con una serie di manifestazioni. Ci ispireremo a quanto fatto nel 2010 con la â€?notte rosaâ€?, ovvia-

mente ampliando l’evento vista la portata dell’appuntamento. Certo, avremo qualche inconveniente visto che il giorno dopo ci saranno le elezioni, ma faremo in modo di risolverli perchÊ vogliamo far respirare alla città un’aria di sport, svago e divertimento. Guardando al dato sportivo, quale la presenza bresciana al Giro?

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'H =HUEL ´6WDJLRQH FRQ LO 7UHQWR SRL DOOHQRÂľ Dopo una carriera che l’ha portato anche a giocare in Champions League nel 2010 con la maglia della formazione rumena del Cluj, il centrocampista bresciano Roberto De Zerbi (nella foto) da quest’anno veste la maglia del Trento, in serie D, allenato da Luciano De Paola, dove la colonia bresciana è formata anche da Aimo Diana. Intervistato dai microfoni di Radio Voce, il centrocampista ha raccontato:

“L’esperienza all’estero è stata positiva sotto tutti i punti di vista, ma voglio finire la carriera in Italiaâ€?. “Ripartire dal Trento (attualmente ultimo nel girone B) è stata una scommessa – ha affermato – io ci sono venuto perchĂŠ mi ha chiamato De Paola, era una buona soluzione, vicino a casa. Poi questo sarĂ il mio ultimo anno di calcio giocato, purtroppo ho avuto tanti infortuni. Dall’anno prossimo

dovrei incominciare ad allenare, magari partendo dalle giovaniliâ€?. Richiesto di un parere sull’argomento, De Zerbi ha anche commentato la situazione venutasi a creare dopo la scelta societaria del Brescia di mantenere il silenzio stampa in risposta ad una presunta campagna di stampa contraria alla societĂ e critica nel mercato di riparazione. “Io credo – ha affermato l’ex Napoli – che la stampa

si sia limitata a dar conto dei fatti, nella mia carriera ho giocato in piazze molto piĂš difficili da questo punto di vista. Secondo me il problema non è tanto la critica alla societĂ per l’indebolimento della squadra, ma la poca chiarezza in questa situazione: per esempio nell’affermare che giocatori semisconosciuti acquistati siano piĂš forti per esempio di Salamon che è stato vendutoâ€?.


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Il Csi vive con profonda commozione le dimissioni di papa Benedetto XVI e lo ringrazia per il bene che ha profuso, la guida che è stato e l’esempio che ha regalato. Ha dimostrato la sua vicinanza al mondo dello sport: recentemente ricevendo i medagliati della Nazionale olimpica e paralimpica italiana e qualche estate fa gli atleti dei Mondiali di nuoto per il messaggio regalato agli sportivi nel seminario del PontiďŹ cio consiglio dei laici. Pur non esplicitamente

il motivo della sua vicinanza è racchiuso nel suo amore verso “GesĂš di Nazarethâ€?, un “grande sĂŹ detto all’uomo concretoâ€?, e quindi anche all’uomo che fa sport. Grazie Santo Padre, anche per questo suo ultimo gesto di coraggio con il quale ha deciso di fermarsi. Come un grande atleta. Grazie perchĂŠ “nei momenti di pericoloâ€? non ci ha lasciati soli, come un grande capitano. Grazie perchĂŠ ci ha indicato di chi dobbiamo ďŹ darci, come un grande uomo di fede.

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Torna la “Su e giĂšâ€? di Fantecolo ‘Â?‡Â?‹…ƒ •…‘”•ƒ •‹ ° Â?—‘˜ƒÂ?‡Â?–‡ …‘”•ƒ Žƒ ‰ƒ”ƒ …Š‡ Â?‘Â? •‹ †‹•’—–ƒ˜ƒ †ƒŽ ͙ͥͥÍ

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stata una domenica all’insegna della tradizione quella vissuta a Fantecolo, dove il gruppo sportivo locale e il Csi Ciclobrescia hanno voluto riportare alla luce una delle gare piĂš antiche della moutain bike bresciana, la “Su e giĂšâ€? di Fantecolo, rimasta in soffitta dal 1998 e rispolverata con orgoglio. Ăˆ stata una partenza in stile Palio di Siena, con i ciclisti a sgomitare per conquistare la prima fila. La dimostrazione che chi ha gamba vince al di lĂ della posizione di partenza arriva da Matteo Valsecchi della Team Ecodyger Cyp, che parte dalle retrovie e passa all’imbocco dello sterrato al giro di lancio in centesima posizione. Gli basta il rettilineo del vigneto per rimontare 50 posizioni e galoppare all’inseguimento dei primi, raggiungendoli e conquistando la vittoria dopo un secondo giro da applausi con il cronometro fermato su 1h04’30â€?. Con 45â€? di ritardo Fabio Pasquali fa suo l’argento assoluto davanti a Luca Testa, staccato di 1’17 dal capofila della corsa e vincitore del derby in famiglia con il fratello Ivan, quarto. Nella gara in rosa dominio di Simona Tomasoni (Mdl Racing Crew), che ha completato i due giri in 1h02’33â€? davanti a Elena Zappa (Pata Cicli Dotti) e Alessia Della Valle (Skorpioni Mtb). Tra gli allievi, invece, primato per Stefano Bertamini della Cicli Pederzolli,

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Mtb Parco Oglio Nord, valevole come quinta prova 4C Cross Country Cup Csi e terza Xc Pianura. Ritrovo alle 8 all’Oratorio di Barco, con partenza prevista per le 9,30. I ciclisti dovranno affrontare un percorso di 8,5 km da ripetere quattro volte su strade vicinali e all’interno del Parco Oglio Nord. I vincitori della Fantecolo in Bike MS: Matteo Valsecchi (Team Ecodyger Cyp); M1 Luca Testa (T35Ta Trt); M2 Fabio Pasquali (Pata Raschiani); M3: Stefano Zanotti (Ktm Varese Cycling Team); M4: Valter Manzoni (Wr Compositi Racing); M5: Gianpaolo Fappani (Team Conad Cinghiale); M6: Roberto Viviani (Racing Rosola Bike).

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Sentirsi “un pezzo di cieloâ€? Egr. direttore, ho lasciato adesso sul tavolo comunitario “La Voce del Popoloâ€? del 31 gennaio scorso. Mi sono fermata per dare sfogo al pianto. Mi creda, è molto difficile trovare, e in prima pagina, uno scritto di tale intensitĂ , poesia e bellezza come quello che lei ha scritto. Grazie e benedette le lacrime che ho versato a lungo. Forse lei è stato molto indulgente nel parlare di noi “consacratiâ€?. Ma ancora per questo io la ringrazio. Poche volte, direi pochissime, nella mia lunga vita di “consacrataâ€? (sono in convento dal 1939, tra le suore Dorotee da Cemmo) ho sentito parlare cosĂŹ della gente che vive in convento. Ed è giusto! Non lo si merita. Tuttavia lei ha mosso il mio cuore e la ringrazio. “Un pezzo di cieloâ€?! Quale stupenda onda di bellezza è arrivata al suo spirito per potere dire quanto ha scritto! Grazie! Tante volte noi non si merita tale “elogioâ€?. La debolezza o la stanchezza o altra motivazione penetra nel “cuoreâ€? di chi è stato scelto da GesĂš e copre con un velo di stanchezza, tiepidezza, è piĂš giusto chiamare. Tuttavia l’incanto di quelle “oreâ€? 16 del pomeriggio è rimasto come “programmaâ€? di vita. Dopo i miei 70 anni di voti a GesĂš mi tocca cantare con tutto il mio intimo il “grazieâ€? per essere stata scelta a seguire le orme del Signore, piĂš o meno bene, nella fatica e nella gioia, a volte nel pianto amaro di non saper dire sempre il mio “sĂŹâ€?. Il suo scritto, caro don Adriano, vorrei che facesse muovere il cuore di qualche ragazza che si sia incontrata con la pagina del giornale diocesano. Da parte mia mi sono proposta di fare un po’ di apostolato “vocazionaleâ€? con la preghiera serale

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Per una Chiesa riconciliata Egr. direttore, chi si dice cristiano dovrebbe conoscere la preghiera con la quale GesĂš, alla vigilia della passione, manifestò la sua ultima volontĂ : “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi una cosa solaâ€? (Gv, 7-20). Solo uniti i discepoli sarebbero stati testimoni credibili dell’amore, messaggio centrale del messaggio evangelico. Da 2000 anni, come la storia dimostra, questo ardente desiderio è stato disatteso. La Chiesa ha perduto la sua unitĂ . Le scissioni piĂš dolorose sono avvenute

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di un S. Rosario come chiusura della mia giornata. Le chiedo scusa se con questa mia le avrò forse fatto perdere del tempo. Vorrei solo dirle con questo scritto carico di gioia e di sincero affetto che io la ricordo ogni giorno e sono certa che la “gioiaâ€? di GesĂš certamente la sorregge nel suo lavoro di presbitero. Invoco con tutta la mia capacitĂ di preghiera, su di lei tanta luce e forza e la benedizione quotidiana. A lato pensi di avere anche una povera figura di suora che è felice di essere giunta alla soglia dei 90 anni, molti dei quali passati nella Casa del Signore. Lei sia sempre un “pezzo di cieloâ€? per quante persone incontra nelle lunghe giornate di “preteâ€? tra i giovani e altri. Dio benedica sempre il suo lavoro, le tenga sempre “giovaneâ€? il cuore per il dono quotidiano a chi incontra. E se un giorno dovesse passare da via S.Emiliano, passi qualche minuto nella Casa Angeli Suore Dorotee da Cemmo. Grazie. Mi benedica, e a lei tutta la mia vera fraterna amicizia in preghiera. suor Elisabetta Cattane

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nel 1054 con gli ortodossi e nel 1517 con i protestanti. In seguito il mondo cristiano si è frammentato in una miriade di piccole Chiese. Con il tempo i loro rapporti si sono fatti sempre piĂš ostili fino a sfociare in guerre di religione: un bilancio fallimentare. Non si può rimanere uniti a GesĂš se ci si allontana dai fratelli. Il Concilio Vaticano II si è reso conto che un cristiano che crea conflitti e divisioni contraddice se stesso. Ha perciò emanato il documento Unitatis redintegratio (1964) che può essere considerata la “magna chartaâ€? dell’ecumenismo cattolico. Gli aspetti piĂš significativi sono i seguenti: lo Spirito che soffia dove vuole si serve anche delle Chiese non in piena comunione con quella cattolica, per i suoi disegni di salvezza; ogni Chiesa deve essere rispettata nella sua identitĂ e accettata come interlocutrice alla pari; si riconosce che quello che ci unisce (GesĂš Cristo vero Dio e vero uomo, unico salvatore del mondo) è molto piĂš importante di ciò che ci divide. Le differenze sono dovute a contingenze storiche su cui ci si può intendere con un dialogo chiarificatore. Questi principi sono stati riconosciuti anche dalla Charta oecumenica sottoscritta nel 2001 a Strasburgo dai rappresentanti delle Chiese cristiane europee. Nell’immediato postconcilio c’è stato un ampio fermento di iniziative tra cui l’incontro tra Paolo VI e il patriarca ortodosso Atenagora, con il ritiro delle vicendevoli scomuniche (1965), il raduno ad Assisi dei rappresentati delle religioni mondiali (1986), la richiesta di perdono da parte di Giovanni Paolo II alle Chiese sorelle per i passati rapporti poco evangelici. Oggi l’entusiasmo iniziale pare affievolito di fronte alle difficoltĂ che ci dividono. Nonostan-

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te tutto bisogna guardare avanti con costanza e fiducia perchĂŠ l’impegno ecumenico non si riduca a operazioni di vertice e a pratiche rituali che toccano la base solo in superficie senza smuoverla, tendendo conto anche degli attuali tempi difficili che tagliano le ali alla speranza e favoriscono l’indifferenza e l’individualismo. In ogni caso, non basta il nostro affannarci, ci vuole una forza dall’alto che accenda i cuori e faccia di ogni cristiano un uomo nuovo. Quest’anno per la settimana di preghiera celebrata in tutto il mondo è stato proposto dai cristiani dell’India il seguente tema di riflessione, tratto dal profeta Michea: “Quello che il Signore esige da noiâ€?. A Brescia, il 23 gennaio scorso, si sono ritrovati nella chiesa valdese di via dei Mille, accolti dalla pastora Anne Zell, con la presenza di vari esponenti delle Chiese ortodosse e del nostro vescovo Luciano Monari. Ăˆ stato un momento di vera fratellanza, certi che uno stesso Padre che ascoltava e parlava a tutti. Un incontro che ha ulteriormente convinto che la via del dialogo è quella giusta, anche se irta di ostacoli che a volte paiono insormontabili. Ma è l’unica che può condurre alla meta che GesĂš ha indicato. La via della pace passa attraverso un mondo cristiano riconciliato. Pier Arcangelo Di Vora

Per una medicina difensiva Egr. direttore, ha presente quello che è successo la notte tra il 31 gennaio e il 1° febbraio? Ăˆ bastato un “tweetâ€? e un intero paese ha trascorso la notte fuori casa. Non è stato l’ennesimo flash mob, ma l’annuncio dato via twitter dal Comu-

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ne di Castelnuovo Garfagnana e fatto passare di bocca in bocca, dopo un comunicato della Protezione civile Garfagnana, che paventava un rischio di sisma con epicentro nella zona. Il terremoto, fortunatamente, non c’è stato, qualche malumore sĂŹ. Eccesso di zelo o giusta precauzione? Difficile dirlo a priori, quello che è certo è che gli esperti sismologi sono meno sereni nel sottovalutare, rischi anche aleatori, dopo la sentenza del Tribunale dell’Aquila, che ha condannato penalmente sette membri della Commissioni nazionale grandi rischi. Intanto i cittadini di Castelnuovo hanno passato una notte turbolenta e il Comune ha dovuto gestire una situazione di emergenza. Ăˆ un po’ quello che succede, in maniera molto meno eclatante, ma di sicuro con maggior frequenza, quando i medici eccedono nelle prescrizioni di indagini diagnostiche. E lo fanno non per reali ragioni diagnostiche, ma per tutelarsi dal rischio di essere coinvolti in cause penali o civili per errori o omissioni che – nella migliore delle ipotesi – rappresentano una perdita di tempo, un notevole esborso economico e una fonte di preoccupazione, che peggiora la qualitĂ del lavoro del medico, a danno di tutti gli altri suoi pazienti. Sia chiaro, non ci si riferisce ai veri casi di malasanitĂ (e non di mala amministrazione sanitaria), ma delle occasioni in cui un medico – pur operando in tutta coscienza, nel bene del paziente e applicando al meglio le sue conoscenze – semplicemente non riesce a individuare la ragione di qualche problema di salute. PerchĂŠ la medicina non è una scienza esatta, l’organismo è tutto fuorchĂŠ una macchina perfetta e un esame dirimente per 999 individui, sul millesimo può

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non riuscire a individuare alcunchĂŠ. E allora cosa fa il medico, che teme, in un caso del genere, di essere coinvolto in caso giudiziario? Cerca di operare in modo da dimostrare di aver fatto tutto il possibile per individuare la causa di sintomi poco chiari. In pratica – invece di fidarsi della sua esperienza professionale – prescrive esami su esami, in cerca di una certezza che non sempre si potrĂ avere. Il risultato? Per il cittadino – probabilmente – una falsa sicurezza; per il Sistema sanitario – sicuramente costi enormi da sostenere per tutelare non la salute del paziente, ma la tranquillitĂ del medico. Ne vale la pena? Non sarebbe, invece, meglio si cercasse di ricostruire quella fiducia che un tempo la popolazione nutriva nei confronti della categoria medica e di far comprendere che, nostro malgrado, in medicina è impossibile eliminare totalmente il rischio che non tutto vada per il verso giusto? Ăˆ quello che noi medici iscritti all’Umi, Unione medici italiani, auspichiamo e cerchiamo di perseguire, sostenendo che l’errore dei medici, quando avviene nonostante operino in scienza e coscienza e nel pieno rispetto della deontologia professionale, vada depenalizzato senza inficiare l’eventuale diritto ad indennizzo in sede civile. Dopotutto è cosĂŹ anche per altre cariche istituzionali, perchĂŠ non dovrebbe valere per i medici? Francesco Falsetti, presidente Umi Brescia

Segnali di speranza Egr. direttore, nelle scorse settimane è venuta a Vestone Lieta Valotti, missionaria laica

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in Brasile ormai da diversi anni. Ăˆ stato bello andare e sentire la gioia divina di donare la propria vita per quei bambini che hanno bisogno di tutto e di tutti. Lieta, che è tale di nome e di fatto, ci ha raccontato come persone di ogni ceto aiutano la sua missione. Ci ha mostrato diapositive di tre belle e grandi case, dove abitano i “suoiâ€? bambini e le “sueâ€? ragazze. Hanno parlato anche tre nostri giovani volontari che passano qualche mese. Il giovane Massimo ha cominciato diversi anni fa ad andare in estate. Le due giovinette credo siano delle reclute che hanno cominciato da poco. Poi la parola è passata a noi. Io, avendo ben ascoltato il bene che tanti brasiliani hanno fatto per aiutare i missionari ho detto: ĂŠ proprio vero che i mass media narrano solo e sempre il male che l’uomo fa, delitti, violenze e chi ne ha piĂš ne metta. Mentre la cronaca bianca è ignorata dai mezzi di comunicazione. CosĂŹ i nostri figli imparano troppo spesso a fare il male. Mi tornano cosĂŹ alla mente le parole di un mio parroco, mons. Pozzi: “Se i giornalisti fossero piĂš onesti e cercassero anche il bene, questo bilancerebbe il maleâ€?. Domenico Marchesi

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

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