La Voce del Popolo 2013 08

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Il mondo che vorrei è fatto di gente che considera la natura una “buona madreâ€? e come tale la ama e la rispetta, di gente che non muore piĂš nei Paesi ricchi perchĂŠ mangia troppo e non muore piĂš di fame nei Paesi poveri. Il mondo che vorrei è quello dove la violenza lascia il posto alla cooperazione e alla condivisione, dove l’educazione e la crescita culturale sono piĂš considerati, perchĂŠ favoriscono il lavoro e il benessere, dove le categorie piĂš fragili, i vecchi e i bambini, sono trattati con amore e dove le donne sono valorizzate per quello che sono, le naturali regine del creato e non sono maltrattate, sottostimate, mercificate. Vorrei un mondo dove, per avere ragione non serve essere in tanti, o gridare, dove gli interventi per i bisogni sociali vengono prima di quelli per fare la guerra. A proposito, un esercito di difesa non può essere piĂš efficiente e meno costoso se realizzato a livello europeo? Tutto ciò che riguarda la vita quotidiana di ognuno di noi funzionerebbe meglio e costerebbe meno se fosse sotto la responsabilitĂ di un unico governo sovranazionale. Bisogna provvedere.

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ÂŽ ˆ—–—”‘ †‡‰Ž‹ ‹–ƒŽ‹ƒÂ?‹ Basta cosĂŹ, grazie! Sinceramente non ne possiamo proprio piĂš! In questa campagna elettorale ci è mancato solo di vedere Bersani a “La prova del cuocoâ€? a cucinare “Le tagliatelle di nonna Pinaâ€?, Monti a ballare il tango a “Italian’s got talentâ€? e trovare Berlusconi in gara a Sanremo (rischio evitato di pochissimo!) e poi la realtĂ avrebbe decisamente superato la fantasia. Circa i comici alla Grillo (piazze piene e urne vuote? Si vedrĂ ) e ciò che resta dei leghisti, dei centrini, dipietrini e affini abbiamo fatto indigestione. Ora che quasi tutto è compiuto e siamo

agli sgoccioli, tocca, finalmente, agli italiani tirare le somme. La prima vittoria ci sarĂ se saranno confermati quei dati che danno riducendosi il numero di coloro che non andranno a votare (pare siano il 25%). La sconfitta dell’astensionismo è, infatti, il primo segnale di maturitĂ da parte dei cittadini. Certo lo spettacolo della campagna elettorale, le scelte e soprattutto le non scelte fatte nella scorsa legislatura (vedi la mancata riforma elettorale, il mancato taglio sostanziale dei privilegi della casta, una legge anticorruzione annacquata ecc...) hanno mostrato una classe politica debole e poco credibile. La speranza è che comunque gli italiani daranno ancora una volta prova di maturitĂ e si mostreranno migliori di chi li ha governati fino a oggi. Ma in quale condizione arriviamo alle urne? Si può ancora

aggiungere qualcosa? Direi di no. Dopo aver abbondantemente sentito ci resta solo da riflettere e fare un giusto discernimento. Prima di votare, direi, varrebbe la pena di invocare lo Spirito Santo. Non è una battuta. Se con questo voto ci giochiamo il futuro dell’Italia, l’aiuto dal cielo non può che essere gradito. D’altro canto nessun discernimento si fa senza la grazia dello Spirito. Secondariamente, visto che al voto giungiamo con un deciso lavaggio del cervello mediatico, consiglierei almeno un’ora di silenzio e un breve, ma intenso esame di coscienza. Con la mente si potrebbe tornare a ciò che si diceva del Paese nel mese di novembre prima dell’indizione delle elezioni. Un utile esercizio di memoria per liberare la testa dalle baggianate delle promesse inutili e dalle dichiarazioni ad effetto

di chi ha cercato di conquistarci oggi per ributtarci domani in una realtĂ che chiederĂ ancora lacrime e sangue. Insomma serve un sano bagno di realtĂ . In ogni caso la sera del 25, dopo la sbornia dei vincitori, la crisi ci piomberĂ addosso di nuovo con la stessa durezza e se coloro che avremo scelto non saranno all’altezza delle sfide, i problemi saranno ancora maggiori. Un altro tema è che al voto arriviamo nel silenzio su alcuni temi rilevanti che, per chi intende costruire l’Italia non solo di oggi, ma anche quella di domani, non possono stare tra parentesi. L’agenda dei politici ha parlato di tasse e di economia, ma perchè certi temi sociali ed etici sono stati solo sfiorati? Che fine ha fatto l’immigrazione? E tutta la strumentalizzazione sulla sicurezza? E i temi della vita, della famiglia e della libertĂ di scegliere

quale educazione dare ai figli? E l’ambiente e la cultura? Tanti altri ce ne sarebbero. Infine, dopo la riflessione sui temi proviamo a pensare alle persone. Sia a livello nazionale che regionale si sono fatti avanti anche alcuni bresciani che intendono con generositĂ vivere la politica come un autentico servizio. A tutti, soprattutto a chi inizia questo cammino, auguriamo di fare bene. Tanti tra loro vengono dal mondo associativo, dall’impresa, dal lavoro e dal volontariato anche cattolico. Ci sono persone serie e competenti. Scovateli e votateli! Non agiamo per istinto, rabbia e disgusto. Sarebbe troppo facile. Diamo un voto che sia utile a costruire e non a distruggere. Premiamo competenza, serietĂ , responsabilitĂ e rettitudine. In gioco c’è solo il nostro futuro, e non solo il nostro.


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e non suonasse banale si potrebbe dire che la metropolitana di Brescia sta per uscire dal tunnel, almeno quello operativo. In questi giorni infatti c’è fermento per l’omologazione dei treni, per la messa a punto di sistemi e per l’ultimazione dei test necessari a ottenere dalle autoritĂ competenti le necessarie autorizzazioni. Anche se le cose da fare non mancano a Metro Brescia, presidente Ettore Fermi in testa, sono convinti che il 2 marzo prossimo il sindaco Paroli potrĂ tagliare il nastro di un’opera di cui Brescia ha iniziato a sentire parlare giĂ nel lontano 1986. Fu in quell’anno, con Pietro Padula sindaco, che, dopo una serie di modifiche strutturali apportate alla rete autobus, l’Asm (allora municipalizzata della cittĂ ) decise di sviluppare uno studio di fattibilitĂ per un sistema integrato di trasporto avente come obiettivi la salvaguardia dell’ambiente e del centro cittadino, la modifica della modalitĂ di trasporto a favore del mezzo pubblico, la riduzione dei tempi di viaggio, la buona accessibilitĂ per le diverse zone della cittĂ , la piena integrazione strutturale tra diversi modi di trasporto e il contenimento dei costi complessivi del trasporto pubblico. Vennero esplorate le principali alternative tecnologiche che offriva l’industria dei trasporti, per individuare quei sistemi che meglio rispondessero alle esigenze della cittĂ . Dopo una attenta analisi cominciò a prendere consistenza, anche sulla base di un approfondito confronto dei sistemi allora conosciuti, l’ipotesi di metropolitana automatica. Solo nel 2003, però, il progetto divenne realtĂ con l’apertura, il 10 ottobre 2003, del primo cantiere, a Mompiano, “benedettoâ€? dal sindaco Paolo Corsini. 10 anni dopo (con tre di ritardo rispetto alla tempistica annunciata al via dei lavori) la metropolitana di Brescia è una realtĂ . Certo in un decennio sono molte le vicende che hanno interessato un’opera che avrebbe dovuto cambiare il volto della cittĂ . Tra costi che si sono fatti sempre piĂš importanti, tira e molla con i governi che si sono succeduti alla guida del Paese per la concessione di contributi alla

realizzazione dell’opera e altri intoppi la storia della metropolitana leggera si è fatta lunga e difficile da riassumere in poche righe. Quel che conta, almeno per gli utenti che si augurano che l’opera possa veramente migliorare la qualitĂ della mobilitĂ cittadina, è che la metropolitana cominci a funzionare. PerchĂŠ se è vero che con il progressivo avanzamento dei lavori i bresciani hanno avuto modo di visitare i cantieri e di partecipare alle progressive inaugurazioni delle stazioni del percorso, è altrettanto vero che ancora devono “provareâ€? il nuovo sistema di trasporto pubblico. Ai microfoni di Radio Voce, il vicesindaco del Comune di Brescia, Fabio Rolfi, aveva confermato nelle scorse settimane, che mancavano solo piccoli dettagli e che la fase di pre-esercizio dei convogli sarebbe terminata entro il 20 febbraio. Ogni data successiva, compresa quella del 2 marzo indicata dal Sindaco poteva essere buona per aprire i portelloni e far salire i cittadini sui treni che, a pieno regime, dovrebbero garantire una capacitĂ di trasporto di 8.500 passeggeri/ora per senso di marcia con un intervallo fra i treni di 180 secondi (e che in base alle necessitĂ potranno calare a 90). “Dopo 11 anni di fatiche – erano ancora affermazioni di Rolfi –, lavori, sofferenze e, in alcuni casi, fastidi, avremo in uso un’opera che può cambiare in positivo la qualitĂ di vita dei bresciani. Il metrobus alla lunga dovrĂ entrare nella vita quotidiana dei cittadini come scelta costante di mobilitĂ . Dalla continuitĂ dell’utilizzo e dalla quantitĂ di utilizzatori, infatti, ne deriveranno la sostenibilitĂ finanziaria e la possibilitĂ di esten-

sione che è il vero punto di domanda da tradurre in realtĂ â€?. Proprio il tema della sostenibilitĂ della nuova metropolitana è quello che sta agitando il dibattito politico/amministrativo bresciano. Non si tratta solo di questione di cifre e di bilanci, ma anche della capacitĂ di inserire la metropolitana cittadina nel piĂš ampio sistema della mobilitĂ provinciale. La questione è stata affrontata nei giorni scorsi anche da Giorgio Schiffer, giĂ direttore generale di Brescia MobilitĂ . Sulle pagine bresciane del “Corriereâ€? ha sollecitato la creazione di una rete di trasporto pubblico su base allargata in Provincia, favorita dall’espansione della rete urbana del metro nelle tratta Lamarmora-Fiera e PrealpinoConcesio e dall’integrazione della stessa con il trasporto ferroviario. Quella evidenziata da Schiffer è una prospettiva necessaria per la vita del metrobus. Sin dall’apertura del primo cantiere, infatti, era noto il dato che la semplice utenza cittadina non sarebbe stata sufficiente a coprire i costi di esercizio. Nella delibera con cui Palazzo Loggia nei giorni scorsi ha approvato il contratto di servizio con Brescia Mobilità è messo nero su bianco che per il 2013 il Comune dovrĂ sborsare 23 milioni di euro, cifra destinata a crescere di altri 20 milioni per via degli ammortamenti (1,6 milioni), dell’esercizio vero e proprio del metrobus (6 milioni) e delle linee autobus (12,4 milioni). Un peso non indifferente per il bilancio comunale, anche se in parte sarĂ abbattuto dal contributo regionale per il trasporto pubblico (che lo scorso anno, senza metrobus, era stato di 12 milioni di euro, ndr.). Con la scelta di mantenere fermo il costo del biglietto (utilizzabile su metro e autobus) a 1,20 euro (lo stesso indicato a suo tempo dalla giunta Corsini) diventa indispensabile fare in modo che la nuova opera, sin da subito, possa attrarre quanti piĂš passeggeri possibili. Una urgenza che riporta in primo piano la necessitĂ di inserire la metropolitana bresciana in un piĂš ampio sistema di mobilitĂ provinciale, come per altro proprio dalla provincia si chiede. Ăˆ delle scorse settimane la richiesta che il Comune di Rezzato ha inviato a Palazzo Loggia, Provincia, Brescia

Trasporti, Brescia MobilitĂ e Regione Lombardia il prolungamento della metropolitana leggera verso est, una scelta utile anche per convogliare il grande flusso di veicoli che proviene dalla Val Sabbia e dal Lago di Garda, intercettando nuove utenze e contemporaneamente alleggerendo il traffico e l’inquinamento. Sempre dei giorni scorsi è la sentenza del Tar che ha bocciato la delibera del consiglio comunale di Concesio, consentendo cosĂŹ di mantenere i requisiti urbanistici che permetterebbero di realizzare il prolungamento della metropolitana sino ai confini della Valtrompia. Insomma, quello della mobilitĂ e piĂš in generale delle infrastrutture nel Bresciano, è un tema importante. E anche se nella campagna elettorale

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per l’elezione del presidente della Regione Lombardia il tema è rimasto un po’ ai margini, complici anche una serie di urgenze maggiormente avvertite dalla gente, appare chiaro a tutti che l’urgenza di far entrare le infrastrutture bresciane in un unico sistema dovrĂ essere una delle prioritĂ della nuova regione. Lo confermano in queste pagine anche Gianantonio Girelli (Pd), Mario Braga (Udc) e Alberto Cavalli (Pdl) candidati per il consiglio regionale che, per i diversi trascorsi, hanno una dimestichezza con il tema del rapporto territorio-infrastrutture. Dare a Brescia un efficace sistema di infrastrutture, opinione condivisa alla politica, è il primo passo per rimettere in modo l’economia locale in sofferenza. Convinto che la valorizzazione del trasporto pubblico sia la sola via per la qualitĂ della vita e la competitivitĂ del territorio è Maurizio Tira, docente dell’UnversitĂ degli studi di Brescia a cui è stato chiesto un parere su un tema, quello delle infrastrutture appunto, oggi di grande attualitĂ a Brescia, per via dell’imminente inaugurazione della metropolitana leggera, ma stranamente assente dalla campagna elettorale.


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Alberto Cavalli, candidato Pdl al consiglio regionale, conosce tema infrastrutture bresciane. La presidenza della Provincia di Brescia gli ha lasciato un quadro chiaro delle prioritĂ e la convinzione che una infrastruttura non è avulsa dalle altre. La variante di Edolo (per lanciare definitivamente l’economia dell’alta Valle Camonica), il completamento della superstrada della Valsabbia sino al Lago d’Idro (anche con il contributo della Provincia autonoma di Trento) per collegare le due valli con la grande viabilitĂ est-ovest, lungo il corridoio quinto, sono opere significative a cui Regione Lombardia deve puntare con decisione. CosĂŹ come è importante la Regione faccia la sua parte per completare la messa in sicurezza di tratti stradali pericolosi. “Una scelta – afferma Cavalli – che negli anni ci ha permesso di abbattere del 50% la mortalitĂ sulle strade brescianeâ€?. PiĂš piste ciclabili (soprattutto verso i laghi e le valli bresciane) e un intervento su Trenord per un trasporto locale su rotaia che nel Bresciano si integri con la metropolitana leggera sono le questioni che Cavalli considera prioritaria in campo infrastrutturale, al pari delle autostrade informatiche. “Una realtĂ come quella bresciana – è il suo parere – che vuole risollevarsi dalla crisi non può non battere la via di queste nuove infrastruttureâ€?. Per farlo occorre una Regione che, piĂš che in passato, conceda a Brescia quell’attenzione mancata in passato. “Per questo – conclude – la gente deve scegliere un presidente e consiglieri competenti e capaci di opporsi al “milanocentrismoâ€?, da sempre vizio della Regione.

Gianantonio Girelli, in corsa per il Pd al consiglio regionale, ha mutuato dall’esperienza di amministatore locale (è stato sindaco di Barghe dal 1993 al 2006; presidente della ComunitĂ montana di Valle Sabbia dal 1995 al 2004 e consigliere provinciale dal 2004 al 2009, ndr) la convinzione che la Regione debba puntare con serietĂ al tema delle piccole infrastrutture. “Per troppo tempo – afferma – la Regione ha discusso di grandi opere dimenticando le reti di collegamento e di affrontare in modo serio, nel Bresciano, la questione della viabilitĂ delle valli e della mobilitĂ nella Bassaâ€?. Tra le prioritĂ che si impegna ad affrontare in caso di elezione c’è lo sviluppo di nuovi modelli di mobilitĂ nel Bresciano. “La metropolitana di Brescia – è il suo pensiero – non può rimanere una cattedrale nel deserto, rischia di essere poca cosa rispetto alle potenzialitĂ che potrebbe esprimere se debitamente collegata alla grande Brescia con terminali che arrivino sino alle estremitĂ della provinciaâ€?. Si tratta di una sfida importante che si può vincere combattendo la tendenza “milanocentricaâ€? della Regione, con il conseguente impoverimento delle altre provincie lombarde. “Gli spazi per invertire la rotta – afferma Girelli – ci sono ancora proprio a partire dalla stagione di crisi che stiamo attraversando e che impone un rilancio economico, di potenziamento della green economy e delle nanotecnologie, campi in cui Brescia ha molto da dire e da dareâ€?. Ciò non significa disinteressarsi delle infrastrutture, restate ai margini della campagna elettorale, che restano, per Girelli, importante volano per l’economia che vuole rilanciarsiâ€?.

Mario Braga, candidato alla Regione nella lista Udc, è stato stretto collaboratore di Lepidi negli anni della sua presidenza della Provincia. Come Cavalli e Girelli sa quanto siano importanti le infrastrutture nel Bresciano. Per questo è convinto che prima di intraprenderne di nuove vadano completate le troppe iniziate e lasciate colpevolmente a metĂ . Gli esempi non mancano: “Strada provinciale 19 (Concesio-Fenili Belasi) – ricorda – Brebemi da ultimare, Tav, e tutte le piccole tratte che devono essere completate per modernizzare il sistema viabilistico bresciano. Penso alla tangenziale di Orzivecchi la cui assenza oggi penalizza in modo evidente la direttrice Orzinuovi-Brescia. Si tratta di tratti locali ma di grande importanzaâ€?. Se eletto nel consiglio regionale si impegnerĂ perchĂŠ alle infrastrutture bresciane non tocchi la stessa sorte dell’aeroporto di Montichiari. “La giunta Lepidi (di cui era assessore, ndr.) l’ha pensato, progettato e realizzato in sei mesi – ricorda – Montichiari è stato poi palesemente penalizzato da politiche nazionali e regionali che non hanno saputo valorizzare adeguatamente quello che potenzialmente è il piĂš appetibile tra tutti gli scali aeroportuali lombardiâ€?. PorterĂ in Regione quella capacitĂ di fare gioco di squadra con il territorio, le realtĂ imprenditoriali e le espressioni della societĂ civile necessaria per condurre in porto e fare vivere tante infrastrutture. “Non dimenticando mai – conclude – che oggi sono altre le preoccupazioni della gente comune che incontriamo ogni giornoâ€?.

“La qualitĂ della vita, ma anche la competitivitĂ economica di un territorio dipendono strettamente dalla dotazione infrastrutturale – afferma Maurizio Tira, (nella foto) –, sia che si tratti di linee tecnologiche che di linee per il movimento di persone e merciâ€?. La cittĂ di Brescia, continua l’urbanista, è un riferimento a livello nazionale e non solo per l’innovativitĂ dell’introduzione di alcune di queste infrastrutture: nel passato il teleriscaldamento, oggi la metropolitana leggera. Sono tre tra le tante le riflessioni suggerite da Tira: di quali infrastrutture abbiamo piĂš bisogno oggi? Come finanziarle? Quali nuove “geografieâ€? esse determinano? â€œĂˆ necessario puntare inesorabilmente sul trasporto pubblico – è il suo pensiero – e mettere definitivamente in secondo piano gli investimenti sulla realizzazione di nuovi tratti di rete stradaleâ€?. Il recente Piano regionale degli interventi per la qualitĂ dell’aria risottolinea la condizione preoccupante delle emissioni in Pianura padana, parte consistente delle quali deriva dal traffico privato. “Il progetto alta velocitĂ / alta capacitĂ ferroviaria – prosegue – deve continuare e con esso il potenziamento

dell’offerta sulla linea storicaâ€?. Per Tira è da risolvere il principale difetto italiano: la partecipazione delle comunitĂ locali alla decisione sul progetto migliore e il controllo della spesa! “Il finanziamento delle infrastrutture – afferma – continua nella gestione. Brescia ha fatto un grande sforzo economico, ora non deve vanificarloâ€?. I bresciani devono prendere la metropolitana e per far questo c’è bisogno anche di forti limitazioni al traffico veicolare privato. “L’essere umano – è il suo pensiero – non è sempre razionale nei suoi comportamenti come i modelli di trasporto vogliono supporre: la razionalitĂ oggi impone l’uso del mezzo pubblico e se non bastano i convincimenti personali, deve guidarci la preoccupazione per la saluteâ€?. Le infrastrutture disegnano nuove geografie. Nel dibattito sull’abolizione delle provincie non pare entrare la considerazione che oggi il territorio è amministrato con “geometrie variabiliâ€?: ve ne è una per le reti tecnologiche, magari una diversa per l’energia, un’altra per le reti di trasporto. Non sono piĂš soltanto i temi ambientali a travalicare i vecchi confini amministrativi, ma anche le scelte manageriali dei gestori delle reti. “Per questo – continua ancora – serve poter realizzare aggregazioni di scopo con potere decisionale specifico. La metropolitana di Brescia serve anche al territorio della provincia, e i Comuni indirettamente beneficiati da una riduzione del traffico privato potrebbero contribuire alla gestione. La vera domande, per Tira, è come coniugare l’indispensabile consenso democratico con le scelte sostenibili e non di comoditĂ .


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Si complica sempre di piĂš la situazione in Tunisia, tanto che alcuni osservatori internazionali hanno parlato di fine della rivoluzione dei gelsomini. Nei giorni scorsi, infatti, davanti alle telecamere della televisione nazionale il primo ministro Hamadi Jebali ha annunciato le sue dimissioni. “Mi ero impegnato a dimettermi nel caso in cui l’opzione per la formazione di un governo tecnico fosse fallita – ha affermato il Premier – ed è quello che sto

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facendo�. Da giorni, Jebali insisteva sulla formazione di un esecutivo apolitico che fosse in grado di rispondere alle esigenze del Paese meglio, al di là degli schieramenti, e aprisse la strada ad elezioni. Un’ipotesi, la sua, per rispondere a una crisi della coalizione al governo e del suo stesso partito Ennahda. La crisi era emersa in tutta la sua forza dopo che l’omicidio, in circostanze ancora da chiarire, del noto leader di opposizione

Chokri Belaid. Ma essa è in realtĂ legata al profondo malessere sociale di ampie zone della Tunisia e all’incapacitĂ del governo di attuare riforme economiche in grado di favorire lo sviluppo. Jebali ha comunque tenuto aperta la porta per una sua eventuale riconferma: “Sono pronto a restare al servizio del popolo – ha detto – nel quadro di una nuova iniziativa e sotto precise condizioni. Tuttora, sono convinto della necessitĂ di un governo di tecniciâ€?

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l dado è (dovrebbe essere) tratto: giochi e strategie per la conquista dell’ultimo voto sono stati svelati. Candidati e coalizioni hanno presentato programmi e progetti e hanno, come in ogni campagna elettorale che si rispetti, cercato di convincere gli elettori con annunci piĂš o meno credibili. Sulla bontĂ e sulla credibilitĂ delle proposte presentate per il governo del Paese e, in Lombardia, Lazio e Molise, per quello regionale, saranno gli elettori che si recheranno alle urne il 24 e 25 febbraio. Anche nel Bresciano si stanno mettendo a punto gli ultimi particolari di un voto che, potenzialmente, interessa quasi 938mila elettori, piĂš della metĂ dei quali (il 51%) donne. Si tratta di un interesse potenziale perchĂŠ anche sul Bresciano, come nel resto del Paese, grava l’incognita dell’astensionismo che è andato progressivamente aumentando. Complessivamente saranno 1163 i seggi elettorali allestiti in cittĂ e provincia, per un analogo numero di presidenti e 4652 scrutatori. Tre le schede che i bresciani che si recheranno alle urne riceveranno per esprimere il proprio voto (due per gli elettori con meno di 25 anni a cui la legge impedisce di votare per il Senato). La scheda di colore verde è quella per la scelta del Presidente della Regione e per determinare la

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ferimento al premier Mario Monti, Silvana Carcano per il Movimento Cinque Stelle e Carlo Maria Pinardi in corsa per Fare per fermare il declino, il movimento di Oscar Giannino, gli elettori bresciani potranno esprimere una preferenza, scegliendo il candidato da votare fra quelli delle diverse liste in corsa. Per l’elezione del presidente della Lombardia non servirĂ alcun ballottaggio: vincerĂ il candidato che otterrĂ il maggior numero di voti. PiĂš complesso il meccanismo per la definizione del consiglio regionale. L’unico dato di certezza è che Brescia potrĂ contare su 10 con-

siglieri regionali. Gli elettori bresciani, per via della legge elettorale ormai nota come Porcellum, non potranno esprimere alcuna preferenza sulle schede gialle (per il Senato) e rosa (per la Camera). Potranno limitarsi a scegliere uno dei 24 simboli stampati sulla scheda gialla e fra i 16 della scheda elettorale per determinare la composizione della Camera dei deputati. Le operazioni di voto si svolgeranno dalle 8 alle 22 di domenica 24 febbraio e dalle 7 alle 15 di lunedĂŹ 25. Gli elettori dovranno presentarsi ai rispettivi seggi muniti di tessera elettorale e documento di identitĂ .

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,O GRYHUH GHOOD SDUWHFLSD]LRQH Un fatto storico, la rinuncia di Benedetto XVI, ha riportato la campagna elettorale italiana nei suoi giusti limiti. E alla reale posta in gioco di queste elezioni che si giocano su tre punti tra loro connessi, il lavoro, la famiglia, le istituzioni: prioritĂ che richiedono sollecitamente di operare, per venire incontro alle reali necessitĂ del Paese. E rispondere cosĂŹ alla questione che il cardinale Angelo Bagnasco, con franco realismo, aveva posto a gennaio: “Il

prossimo vaglio elettorale ci renderĂ piĂš o meno poveri?â€? No, allora, allo scoraggiamento e alla fuga nell’astensionismo, sĂŹ alla partecipazione responsabile. “La diserzione dalle urne è un segnale di cortissimo respiroâ€?, aveva detto il presidente della Cei. E ancora: “Non bisogna cedere alla delusione, tanto meno alla ritorsione: non sarebbe saggio e, soprattutto, sarebbe dannoso per la democraziaâ€?. In realtĂ sembra che l’astensione stia

riuendo verso percentuali ďŹ siologiche, mentre sembra molto alto ancora il numero degli indecisi. Oltre che l’oggettiva gravitĂ delle scelte e delle sďŹ de che ci stanno di fronte, questo signiďŹ ca che l’offerta politica e soprattutto il sistema elettorale continuano a non essere adeguati. Forse questo è l’insegnamento di una campagna elettorale iper-televisiva. Proprio per questo è necessario attivare (o riattivare), in corrispondenza dell’appello

alle urne, il circuito della partecipazione. Che ha (almeno) due tempi. Il primo è semplicemente quello del voto. Ma ciò che conta è quello che viene dopo. La partecipazione infatti deve continuare, in forme nuove, originali e adeguate, con tutti i mezzi che una democrazia radicata e matura offre, perchĂŠ su questi due nodi, le forme e la qualitĂ dell’offerta politica e le regole istituzionali, si operi il necessario adeguamento e rinnovamento.


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‘•‘˜‘ Â? ƒ‡•‡ •‘•’‡•‘ Â?‡Ž Ž‹Â?„‘ Sono passati cinque anni dalla dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo: era il 17 febbraio 2008 quando il Parlamento di Pristina sanciva la separazione da Belgrado e la nascita del nuovo Stato. Ăˆ trascorso un lustro eppure il Paese rimane avvolto in una specie di limbo indeďŹ nito, in cui predomina il disinteresse delle diplomazie internazionali. Le stesse che, proprio per difendere il Kosovo, spinsero la Nato a intraprendere, nel 1999, il conitto

contro la Serbia. Nonostante l’entusiasmo iniziale, solo 98 dei 193 Paesi rappresentati alle Nazioni Unite hanno riconosciuto la legittimitĂ della dichiarazione di indipendenza. Restano contrarie Russia e Cina e alcuni Paesi dell’Unione europea, come Spagna e Grecia. Il Kosovo oggi è dominato dalla corruzione, e il governo non pare riuscire a fare argine concretamente al crimine organizzato. La situazione pone un’ipoteca sugli eventuali

negoziati di stabilizzazione e adesione all’Ue, tenendo lontani anche gli investitori occidentali. Gli ultimi dati ufďŹ ciali diffusi dall’Agenzia statistica nazionale risalgono al 2009 e parlano di 45 disoccupati su 100 (percentuale che lievitava a quasi il 70% per i giovani tra i 15 e i 34 anni). Il Paese si regge ormai unicamente sui contributi assistenziali internazionali e sulle rimesse dei propri lavoratori emigrati all’estero con salari interni medi ben inferiori ai 300

euro al mese, tanto che il 45% della popolazione viene considerato sotto la soglia della povertĂ secondo gli standard. Cinque anni dopo i giorni della gloria, quello del Kosovo rischia di essere un fantasma ingombrante nel cuore dell’Europa. Ignorarne l’esistenza o peggio ancora abbandonare il Paese in balĂŹa di se stesso, sarebbe però l’errore piĂš grande che le diplomazie occidentali (e anche l’Italia) potrebbero compiere in questo momento.

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’impossibilitĂ di accesso all’adozione dei figli dei partner nelle coppie omosessuali è “discriminatoria rispetto a quanto avviene per le coppie eterosessuali non sposate. Ăˆ quanto stabilito il 19 febbraio scorso con una sentenza definitiva, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, a seguito del ricorso presentato da una coppia di cittadine austriache alle quali il Tribunale nazionale aveva negato la possibilitĂ che una delle due potesse adottare il figlio dell’altra, nato nel 1995 al di fuori del matrimonio. Per la Corte, “la differenza di trattamento tra le ricorrenti e le coppie eterosessuali non sposateâ€? è “basata sull’orientamento sessualeâ€? delle prime, e il governo austriaco “non ha fornito ragioni convincenti a dimostrare che questa differenza di trattamento sia necessaria per la protezione della famiglia o degli interessi del bambinoâ€?. I giudici hanno tuttavia concluso che la citata Convenzione “non obbliga gli Stati a estendere il diritto di adozione cogenitoriale alle coppie non sposateâ€?. La sentenza ha fatto discutere anche in Italia. “Ancora una volta – ha affermato al proposito Paola Ricci Sindoni, vicepresidente vicario dell’associazione Scienza & Vita – le sentenze della Corte di Strasburgo vanno a decostruire modelli antropologici fondamentali per la societĂ e che sono radicati nel-

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la memoria e nel presente�. “In questo momento particolare – aggiunge – in Italia si confondono le richieste degli adulti con i diritti dei bambini,

senza che vi sia un adeguato dibattito all’interno del Paeseâ€?. Di qui un invito: “Ristabiliamo un confronto sereno e privo di ideologie, restituendo alla societĂ civile ciò che è della societĂ civile e che viene prima delle sentenze dei Tribunali e delle diatribe parlamentari: un bambino ha bisogno di un padre e di una madre, senza interpolazioni surrettizieâ€?. Di sentenza che costituisce “una forma mascherata per far passare il diritto all’adozione tra coppie dello stesso sessoâ€?, ha parlato anche Massimo Gandolfini, uno dei due vicepresidenti della stessa associazione. “La possibilitĂ di adozione alle coppie omosessuali, riconosciuta dai giudici di Strasburgo, opera soltanto per quegli ordinamenti che consentono l’adozione anche alle coppie non sposate, mentre in Italia ciò non è possibile, in quanto Codice civile e Costituzione italiana indicano con chiarezza che la diversitĂ di sesso dei coniugi costituisce presupposto indispensabile del matrimonio, e che solo a tale forma di unione il legislatore riconosce la possibilitĂ di accedere all’adozione di bambiniâ€?. A precisarlo è Alberto Gambino, ordinario di diritto civile dell’UniversitĂ europea di Roma. La Corte, ha affermato il giurista, conferma che “gli Stati non sono tenuti a riconoscere il diritto all’adozione dei figli dei partner alle coppie non sposateâ€?.

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—‘Â?‡ Â?‘–‹œ‹‡ ‘ ’‹”‹–‘ …—”ƒ ‹Ž …‘”’‘ “Lo Spirito cura il corpo. L’opera e la spiritualitĂ di mons. Luigi Novareseâ€? è il tema di un convegno promosso dal Centro pastorale dell’UniversitĂ cattolica di Brescia per il 26 febbraio. Presso la sala polifunzionale dell’ateneo di via Trieste 17, interverranno, a partire dalle 15.30, Janusz Malski, moderatore generale dei Silenziosi operai della Croce (“La promozione integrale della persona sofferente come impegno di apostolatoâ€?),

……ƒ†‡Â?‹ƒ †‡ŽŽƒ Â…ÂŠÂ‹Â–ÂƒÂ”Â”ÂƒÇŁ …‘Â?…‡”–‘ ‹Â?ƒ—‰—”ƒŽ‡ Mauro Anselmo, caporedattore di “Panoramaâ€? (“Luigi Novarese: lo spirito che cura il corpoâ€?), Felice Guido Bonomi, cardiologo della clinica Humanitas Gavazzeni di Bergamo (“Curare ovvero prendersi cura dell’altroâ€?). Ăˆ prevista anche una testimonianza di Laura Gavazzoni, del Centro volontari della sofferenza. I lavori del convegno saranno moderati da don Roberto Lombardi, assistente spirituale dell’UniversitĂ cattolica di Brescia e del Cvs.

Si terrĂ presso il teatro San Giovanni di contrada San Giovanni 8, a Brescia, il concerto con cui l’Accademia della chitarra, diretta da Giovanni Tampalini inaugura ufficialmente la sua nuova sede. Con l’inizio del 2013, infatti, l’accademia ha trasferito la sua sede dal complesso di San Giuseppe al chiostro di San Giovanni, attivando contestualmente una proficua collaborazione con il centro culturale “Il Chiostroâ€?

della parrocchia di San Giovanni evangelista. A suggello di questa nuova collaborazione è stato messo in calendario, per le 21 di sabato 23 febbraio, un concerto che vedrĂ alternarsi sul palco del teatro San Giovanni il maestro Giulio Tampalini, il trio chitarristico “Evasionâ€? composto da docenti della stessa accademia, e la neonata “Orchestra giovanile di chitarra CittĂ di Bresciaâ€?. Il concerto è a ingresso libero.

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Il vangelo del contadino Sono un prete: ma sotto, senza sforzo, potete scorgere il contadino. Da quando i signori si vergognano di dare alla Chiesa i propri figlioli, la Provvidenza, che ha le sue strade per ogni ora e i suoi rimedi saltuari per ogni nostra malattia, vien a cercar vocazioni tra i campi. Il gruppo degli Apostoli si ricostituisce tal quale era intorno a GesĂš: fisionomie marcate e bruciate, andature pesanti e sbandate per stanchezze accumulate da secoli, braccia rotte ad ogni fatica, mani dure e nodose, toni parchi e incisivi, fronti che si piegano senza fatica davanti al Mistero, giĂ intravvisto sotto il sole in un campo di spighe. La Grazia ha un bel compito. Certe zolle, rivoltate sgarbatamente dall’aratro, non si lasciano facilmente sbriciolare: ci vuol il gelo o il sole d’agosto. C’è questo però di buono, che voi gente dei campi ci capite meglio d’ognuno. Almeno ci dovreste capire, senza diffidenze nĂŠ timori. Io sono piĂš vostro che degli

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altri. Se mi guardate in faccia mi riconoscete subito per uno di voi: se mi stringete la mano non v’ingannate; se mi siedo al vostro focolare non sono a prestito; se camminiamo pei campi capite che ho l’odore della terra come voi, lo stesso occhio che accarezza un prato, un campo di grano, un filare e fissa

scorato un cielo che piove senza tregua o incendia le campagne, implacabile. Voi non ridete se il mio parlare sa d’agreste ed ha una cadenza simile alla vostra quando voi provate a discorrere in lingua: voi non ridete della mia sagoma che sbanda come un carro troppo usato, perchÊ siamo della

stessa terra, perchĂŠ veniamo dalla stessa fatica – contadini sempre, anche se il terreno su cui adesso lavoro è di parecchio diverso dal vostro. Mi metto a parlarvi. In Chiesa vi son persone d’ogni sorta e non ci si può parlare come tra gente del mestiere. E poi, ci venite cosĂŹ stanchi in alcuni mesi che il vedervi appisolati mi dĂ gioia, come se ve lo regalassi io stesso quell’attimo di riposo sotto l’occhio compiacente del Signore. Allora mi sento un po’ la mamma che cammina in punta di piedi per non svegliare il bambino che dorme. D’estate, l’omelia domenicale, non è forse la vostra ninna nanna, cantata da un povero prete che sa cosa vuol dire aver davanti dei corpi che per sei giorni non hanno fatto che tirare, mangiar male, dormir poco? Con questo foglio vengo a trovarvi in un momento piĂš favorevole: dopo cena, accanto al fuoco o nella stalla, in una giornataccia di pioggia o di neve. Un tempo veniva il cantastorie a distrarvi; presto verrĂ la radio: intanto ci vengo io. Mi siedo in

un angolo del vostro focolare o sopra uno scagno della vostra stalla e incomincio... Una storia, la storia piĂš bella, piĂš vera, sempre nuova: la storia di GesĂš. Stavolta non ve la legge il prete, ma il contadino che la Grazia ha voluto prete, ma che continua a vedere e a sentire e a leggere il Vangelo col suo cuore di contadino. Badate: il Vangelo non è un libro di classe, perchĂŠ GesĂš è di tutti, è venuto per tutti, per i contadini e per gli operai, per i borghesi e per i nobili, per i padroni e per i salariati, per i ricchi e per i poveri. Per tutti. Ve lo ripeto – perchĂŠ troppi lo dimenticano – ma può essere letto da chiunque col suo proprio cuore, con la sua propria fisionomia inconfondibile. Oserei dirvi che va letto cosĂŹ, perchĂŠ soltanto cosĂŹ lo si può capire e farlo nostro senza portargli via nulla, senza diminuirlo, senza alterarlo. E senza forzare la parola divina, senza straniarmi da ogni vostra pena e da ogni giusta rivolta, v’assicuro che nel Vangelo c’è il Pane di tutte le ore. E‌ incomincio.


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Il macello di Manerbio per il momento non si fa. L’insediamento produttivo Hamburger Pini srl era stato proposto dalla holding valtellinese Bresaole Pini, già proprietaria di altri due macelli di grande dimensioni in Ungheria e in Polonia. Il complesso produttivo complessivo di 100.000 mq avrebbe dovuto sorgere nei pressi del casello autostradale, sulla strada vecchia per Milzanello e avrebbe garantito centinaia di posti di lavoro. Le perplessità , rappresentate

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in primo luogo dalle associazioni ambientaliste, erano legate a diversi fattori: le dimensioni del macello; la scarsa presenza sul territorio di “materia primaâ€? visto che il maiale “leggeroâ€? non è allevato nella zona; l’appesantimento del rapporto con l’ambiente (la disponibilitĂ di acqua e il traffico di mezzi pesanti). Una parte consistente e trasversale del mondo politico (da Fabio Rolfi a Renato Zaltieri) ha chiesto al Gruppo Pini di non rinunciare al progetto: “In una situazione

economica e occupazionale come quella che stiamo vivendo, fare le barricate contro chi vuole creare opportunitĂ di lavoro è inconcepibileâ€? ha affermato Zaltieri. “Il mea culpa – ha spiegato invece Pietro Bisinella, sindaco di Leno – deve farlo chi ha sbagliato l’iter procedurale e chi in tanti mesi non ha saputo fornire i dettagli tecnici del progetto richiesti per legge: ovvero la giunta Pdl-Lega di Manerbio e il pool tecnico della Hamburger Piniâ€?.

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he sia per il meccanismo del rimpianto – quello per cui un’occasione persa sembra sempre la migliore – o per la speranza che il mega macello portasse davvero lavoro e una spinta all’economia manerbiese, certo è che il blocco del progetto della Hamburger Pini ha lasciato l’amaro in bocca tra la gente. “Era da fare assolutamente. Sono stati pazzi i responsabili che non l’hanno fatto realizzareâ€?; “mi auguro che il signor Pini ci ripensiâ€?; “il macello si deve fare a tutti i costi. In primis viene il lavoro per la genteâ€?: questi sono solo alcuni dei commenti che abbiamo raccolto in diversi esercizi e locali del paese. Volevamo tastare l’umore della cittadinanza e abbiamo scoperto che le persone conoscono bene la questione: spiegano che “di acqua ce n’è piĂš di quanta ne serviva alla Marzottoâ€? accennano ai problemi di localizzazione e ricordano le promesse di Pini, parlano delle questioni ambientali e hanno letto sui giornali della resa di Pini che, dopo il commissariamento di Manerbio, ha dato forfait per i troppi intoppi burocratici. Mentre la politica, dopo il via libera del Ctr (Comitato tecnico regionale) pare speranzosa in un ripensamento dell’imprenditore valtellinese, per i manerbiesi invece ormai l’occasione è sfumata. Tra lo sconforto – “tanto ormai non si fa piĂš, cosa importa quel-

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lavoro al sindaco di Leno, se è vero che è lui ad averlo bloccatoâ€? oppure “sono stati i verdi a fermare tuttoâ€?. Dalle interviste emerge però che ai manerbiesi non interessa tanto assegnare colpe, quanto piuttosto valutare il risultato: “La politica esasperata distrugge le possibilitĂ delle persone di migliorare e progredireâ€? racconta un pensionato. “Deve vergognarsi chi l’ha bloccato, il nostro territorio ha bisogno di questo investimentoâ€?. Aggiunge un altro con un po’ di autocritica: “Mi stupisco dei manerbiesi, ci sono state manifestazioni contro il macello, ma nessuna a favoreâ€?. In-

somma a parte poche voci soddisfatte: “Avrebbero lavorato solo le cooperativeâ€?; “Era un’illusioneâ€?; “sono contenta non lo facciano, avrebbe seguito la logica del consumismo, nei mega macelli si uccidono piĂš bestie di quante ne servanoâ€?; “avrebbe dato lavoro solo agli extracomunitari perchĂŠ le donne e i manerbiesi non lo avrebbero fattoâ€?. C’è anche qualche indeciso: “A me non piacciono i macelli, ma se non lo fanno qui, lo fanno altrove quindi almeno avrebbe portato lavoroâ€?. La maggioranza ha la sensazione di un’occasione persa per lo sviluppo di un paese che sta morendo.

5HVWDXUDWR O¡$OWDUH GHOOD 0DGRQQD Ăˆ stato presentato domenica 17 presso la parrocchiale di Cevo il restauro dello splendido altare della Madonna del Rosario. Un lavoro lungo e complesso, eseguito dall’Êquipe del restauratore bresciano Leonardo Gatti, sponsorizzato, con un’iniziativa degna di nota e accolta con entusiasmo dal parroco don Filippo Stefani, delle mamme e dalle spose del paese, che hanno voluto essere protagoniste di un lavoro al femminile. Quattro donne

anche le restauratrici impegnate nel lavoro di recupero: Chiara, Stefania, Simona e Michela. Autorizzato dalla Soprintendenza di Mantova e seguito da Stefano L’Occaso, il restauro si è presentato lungo e complesso, anche a causa delle modifiche che l’altare aveva subito nel corso degli anni, e di alcuni precedenti restauri che ne avevano alterato la corretta lettura plastica e cromatica. “La difficoltĂ maggiore – spiega Leonardo Gatti, direttore

del lavoro di restauro – è stata quella di riequilibrare le varie superfici, dopo che la pulitura aveva messo in luce, dove presenti, le tinte originali. L’altare e i vari pezzi, in parte smontati, trasportati e restaurati presso lo studio-laboratorio di Brescia, sono stati sottoposti a consolidamento e risanamento approfondito. Ora si pensa a trovare una sponsorizzazione per il restauro della statua della Madonna e dei 17 dipinti che circondano l’altare.

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comunicazione), un teologo (Antonio Lattuada, docente di teologia morale presso la FacoltĂ teologica dell’Italia settentrionale, sede di Milano), un teorico della politica (Roberto Gatti, professore di ďŹ losoďŹ a politica nella FacoltĂ di lettere e ďŹ losoďŹ a dell’UniversitĂ di Perugia) e un economista (Enrico Minelli, professore di economia politica presso l’UniversitĂ degli Studi di Brescia) interloquiscono su un possibile modello di

convivenza paciďŹ ca tra religioni differenti. Il bresciano Enrico Minelli ha conseguito la laurea in discipline economiche e sociali presso l’UniversitĂ Bocconi di Milano, il master in matematica e il dottorato in economia presso l’UniversitĂ cattolica di Lovanio. La sua ricerca verte principalmente sulle inefďŹ cienze dei mercati in presenza di informazione asimmetrica, con applicazioni al credito e alla ďŹ nanza. Un altro tema di ricerca,

sviluppato in collaborazione con Aviad Heifetz, dell’UniversitĂ di Tel Aviv, riguarda l’analisi critica del modello di scelta razionale prevalentemente utilizzato nella teoria economica. Il seminario si articola a partire da alcune domande poste ai relatori a nome dell’Accademia dal suo direttore scientiďŹ co, mons. Giacomo Canobbio. Introduce i lavori Francesca Bazoli (nella foto), presidente dell’Accademia cattolica.

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el 2012 il fatturato dell’industria del gioco in Italia ha sfiorato i 100 miliardi di euro. Nonostante la crisi finanziaria il settore appare quindi florido. Dietro queste cifre ci sono persone che periodicamente riversano una quota dei propri risparmi nel gioco d’azzardo. Un’attivitĂ che sovente da fisiologica diventa patologica, quando al gioco si dedica piĂš denaro di quanto si vorrebbe, oppure si gioca piĂš a lungo o piĂš spesso rispetto ai normali standard. Si stima che siano 800mila i giocatori patologici in Italia, molti dei quali hanno iniziato inserendo nella slot machine il resto del caffè, e poi hanno perso completamente il controllo a seguito delle prime vincite, purtroppo rivelatesi effimere. Non esiste l’identikit preciso del giocatore d’azzardo. “C’è il ventenne, ma anche il settantenne, l’operaio o il rappresentante, la casalinga o l’agente di commercioâ€?, ci racconta Claudio, psicologo impegnato nel progetto “Mettiti in giocoâ€? proposto dallo Smi (Servizio multidisciplinare integrato) “Gli Acrobatiâ€?, che incontriamo al centro commerciale “Freccia Rossaâ€? accanto allo stand che il consorzio ha allestito per pubblicizzare la propria attivitĂ . Il proget-

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famiglia. C’è chi ha cominciato col gratta e vinci e poi è passato alla slot machine, chi è un fanatico del lotto o del poker, chi invece gioca al casinò on lineâ€?. Gli psicologi propongono un percorso motivazionale o terapeutico, individuale o di gruppo. “Tutto comincia con l’accoglienza allo sportello – racconta Claudio –, cui segue la diagnosi e il trattamento. Gli sportelli ai quali si rivolge la maggior parte delle persone sono quelli di Brescia e Concesio, ma anche a Gardone Val Trompia, Montichiari e Villanuova sul Clisi siamo opera-

tivi con una nostra sedeâ€?. Il gioco diventa pericoloso quando da un divertimento si trasforma in un’ossessione, tanto che non si riesce piĂš a smettere. “Spesso – spiega l’esperto – si gioca per recuperare, ossia per cercare di ripagare i debiti accollati in seguito al gioco stessoâ€?. SĂŹ, perchĂŠ nel gioco d’azzardo il giocatore è sempre in perdita: “Mediamente le slot machine – chiosa lo psicologo – restituiscono il 74% di un ciclo, il quale può durare anche fino a 160mila euro. Pertanto l’universo dei giocatori sarĂ sempre in perditaâ€?. “Abbiamo deciso di essere presenti qui al centro commerciale per avvicinarci alla gente, sensibilizzare le persone su questo tema e informare sulle nostre attivitĂ â€?, racconta Stefano Rizzi, presidente del consorzio “Gli Acrobatiâ€? Onlus, che aggiunge: “Nei primi mesi di attivitĂ abbiamo incontrato tanti studenti e molte cooperative. Siamo convinti che il problema del gioco d’azzardo esista e che ancora non sia emerso del tutto. Oggi stiamo vedendo infatti soltanto la punta dell’iceberg. Forse ci si concentra troppo sulle slot machine, trascurando il resto. In futuro maggiore attenzione dovrebbe essere dedicata alla problematica del gioco on line che è in forte crescitaâ€?.

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/¡RELHWWLYR q FROWLYDUH FXOWXUD Da poco meno di un anno, un’idea germogliata fra un gruppo di persone ex studenti del Calini, alcuni dei quali hanno ďŹ gli che frequentano lo storico istituto cittadino, ha preso corpo con la costituzione dell’associazione Ex Calini. “Per il momento siamo in pochi – ha detto il suo presidente Renato Cartapani – ma, anche grazie alla diffusione che i media daranno all’iniziativa, contiamo di crescere. Il nostro motto è “coltivare cultura per raccogliere fruttiâ€? – ha continuato Cartapani – e il nostro scopo consiste nello stimolare i tanti amici ex Calini, indipendentemente dal ruolo che hanno avuto nel contatto con lo stesso, siano stati essi studenti, insegnanti, rappresentanti dei genitori, personale non docente o solo simpatizzanti, a farne parte, mettendo a disposizione le proprie conoscenze, competenze ed un poco del tempo

che vorranno ‘rubare’ alla loro attivitĂ , per promuovere iniziative che valorizzino la proposta educativa del liceoâ€?. “Una scuola deve essere un ‘corpo vivo’, che non si limiti alle ore quotidiane di attività – ha aggiunto il preside dell’istituto Fausto Mangiavini – e vedere che qualcuno, in forma non goliardica, ci tenga a continuare anche ‘dopo’, non può che rendermi orgoglioso e l’augurio è che l’atmosfera positiva che si respira all’interno di questa associazione venga trasferita ai giovaniâ€?. Ăˆ stato creato un sito, in continua evoluzione – www.excalini.it – accessibile anche tramite i piĂš diffusi social network, attraverso il quale ci si può iscrivere e, soprattutto, essere informati sulle varie attivitĂ dell’associazione e destinato anche a raccogliere idee, proposte e iniziative che avessero a pervenirvi. “Fra i nostri obiettivi vi è il mantenimento,

anche economico – hanno spiegato Guido Uberti e Omar Bortoletti, ideatore il primo e fra i piĂš attivi sostenitori dell’associazione il secondo – delle espressioni culturali dell’istituto, quali il Gruppo teatrale e l’Ensemble musicale, ognuno composto da una trentina di studenti, guidati, rispettivamente e gratuitamente, da registi e insegnanti del Conservatorio cittadino, che giĂ da tempo si confrontano con analoghi competitor cittadiniâ€?. “Fra i progetti – ha soggiunto ancora Guido Uberti – vi è il reperimento di tecnici abilitati che possano essere presenti durante il funzionamento dei laboratori e i relativi esperimenti, unitamente all’installazione in palestra di una parete in roccia sintetica, afďŹ nchĂŠ, oltre che area di allenamento, anche una disciplina cosĂŹ impegnativa possa essere insegnata con tutti i canoni della sicurezzaâ€?.


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Nell’8° anniversario della sua morte, l’associazione dĂ il via alla realizzazione di un Centro formativo polifunzionale in Congo, in stretta sinergia con la Congregazione delle Suore Francescane Angeline, presenti in Africa da piĂš di 25 anni. Il vicepresidente di Sfera Gianni NicolĂŹ, ospite dello Zoom di Radio Voce, ha parlato di un gesto concreto di solidarietĂ destinato a una terra dove si sperimenta una quotidiana fatica

di vivere, per i tanti problemi e privazioni. In questa nuova struttura, che sorgerĂ su oltre 13 ettari di terreno giĂ coltivata, nasceranno una scuola materna, un centro sanitario, una scuola di formazione agricola ed una scuola di artigianato. La presenza religiosa sarĂ garantita dalle suore, perchĂŠ in questo nuovo villaggio non manchi mai l’incontro con Dio. Sul sito www. sferaonlus.org è possibile avere tutte le informazioni su questa

scommessa che parte da Brescia, nel solco dell’insegnamento di mons. Gennaro Franceschetti. Nativo di Provaglio d’Iseo, sacerdote a 25 anni nel 1960, consacrato vescovo e poi nominato arcivescovo di Fermo nelle Marche nel 1997, mons. Gennaro Franceschetti ha dedicato tutta la propria vita alla Chiesa e al servizio del prossimo, ricoprendo anche in terra bresciana numerose ed importanti cariche di responsabilità .

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l 2013 porta con sĂŠ la banda larga in tutta la provincia di Brescia. Prima di addentrarci nello specifico, è meglio fare chiarezza sulla terminologia: una connessione a banda larga è semplicemente una connessione di tipo Adsl e simili, la connessione wifi è soltanto una connessione senza fili che utilizza poi la connessione esistente. Calendario alla mano, si può affermare che l’intera copertura, dei 205 Comuni piĂš quello cittadino, sarĂ raggiunta entro la fine dell’anno, ma forse anche entro l’estate. Dal 2005 ad oggi si è messo mano a vari progetti: il primo è stato l’installazione della wireless hiperlan, a seguire sono arrivati gli interventi di posa della fibra ottica, il programma di sviluppo rurale, il progetto di banda larga della Regione e il fondo regionale per lo sviluppo del wi-fi libero nelle aree di interesse turistico. L’assessore provinciale Corrado Ghirardelli, ospite dello Zoom di Radio Voce, ha dichiarato che in considerazione della complessa morfologia del territorio provinciale si riuscirĂ a raggiungere il 99% della popolazione, ma si lavora per rendere la copertura il piĂš omogenea possibile. In termini economici l’investimento pubblico ammonta a 23,5 milioni di euro, di cui 2,5 stanziati dalla provincia; denaro che nell’arco di sette anni rientrerĂ per una cifra pari a un miliardo. Ghirardelli ha ricordato che la banda larga rientra ormai a pieno titolo tra le necessitĂ quotidiane dei cittadini, con una serie di nuovi ser-

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e produttivo, senza la quale il Paese rischia di non riuscire a cogliere a pieno le opportunità della società dell’informazione. Per banda larga si intende un vasto insieme di tecnologie accomunate da una pecularità : quella di consentire il collegamento a internet e alle reti locali ad una velocità di trasmissione dei dati, sia in invio che in ricezione, largamente superiore a quelle supportate dai modem tradizionali. L’accesso a internet a banda larga rappresenta un’opportunità sia per le imprese, sia per i cittadini che per la Pubblica Amministrazione. Per le imprese significa accedere ai nuovi mercati, comunicare con clienti e fornitori, modernizzare l’organizzazione e inventare nuovi servizi.

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´0XVLFD H ROWUHÂľ LQ DSSXQWDPHQWL “Musica e oltreâ€? è la novitĂ musicale della cittĂ che parte dalla sinergia fra diversi attori uniti dalla stessa sensibilitĂ : quella di fare cultura valorizzando i giovani. Consiste in 10 appuntamenti e tutti, tranne uno (un’iniziativa a carattere beneďŹ co), a ingresso gratuito. Nonostante la situazione attuale non certo benevola è nata a Brescia una nuova rassegna, “Musica e oltreâ€? che è stata presenta-

ta dal direttore artistico Daniela Piovani, insegnante di pianoforte al Conservatorio “Luca Marenzioâ€? e dall’organizzatrice Nadia Segalini. L’iniziativa è di quelle che, in una stagione difďŹ cile sotto il proďŹ lo economico come quella attuale, merita una menzione. Gli attori in campo sono tanti, con l’associazione Oltre la musica in testa, i Rotary, i Lyons ed il sostegno della Circoscrizione Centro, per un totale

di 10 appuntamenti quasi tutti a ingresso gratuito come ha ricordato il presidente della Circoscrizione centro Flavio Bonardi, ospite dello Zoom di Radio Voce, lo sforzo è quello di avvicinare la cittadinanza alla musica e all’arte in genere, con un occhio di riguardo per i giovani. Il primo appuntamento è in programma venerdĂŹ 1 marzo alle 21 in San Barnaba, col duo pianistico a quattro mani formato da Danie-

la Piovani e da Claudia Giacopini per un programma di musiche di danza da Edvard Grieg a Johannes Brahms e AntonĂŹn DvorĂ k, con un omaggio per il bicentenario verdiano. La rassegna offre anche appuntamenti di diverso carattere, come la conferenza sull’inconscio di Angelo D’Acunto domenica 3 marzo alle 17 al Museo diocesano di via Gasparo da Salò.


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ƒ„ƒ–‘ ͚͛ ˆ‡„„”ƒ‹‘ ŽœŠ‡‹Â?‡” ƒˆ° …‘Â? ‹Ž †‘––Ǥ ƒ”ƒ„‡ŽŽ‡•‡ L’Associazione Alzheimer Brescia Antonia Biosa organizza sabato 23 febbraio dalle 15 alle 17.30 il prossimo Alzheimer Cafè ÂŽ presso il Centro diurno integrato Achille Papa in via del Santellone 2 (quartiere Badia) a Brescia, messo a disposizione dalla Fondazione Brescia solidale. Ospite dell’incontro sarĂ il dr. Corrado Carabellese, geriatra della Fondazione Casa di Dio, che tratterĂ il tema “La Residenza sanitaria assistenziale come

risorsa del prendersi cura dei malati di demenza. Le indagini epidemiologiche riportano che la durata della malattia di Alzheimer è di 7-10 anni, con un minimo di due anni e un massimo di 20. I sintomi che si accompagnano alla malattia di Alzheimer dipendono da molteplici fattori: individuali, personalitĂ , condizioni di salute e stile di vita della persona. L’evoluzione clinica dei sintomi dell’Ad possono essere descritti in tre fasi: fase precoce: la persona

presenta difficoltà a ricordare fatti recenti, a trovare la parola giusta, a prestare attenzione, a ricordare il nome di persone poco familiari e a riconoscerle, ad organizzare e a pianificare attività abituali; fase di stato: la persona appare spesso disorientata (piÚ precocemente nel tempo che nello spazio), non è in grado di apprendere e memorizzare nuove informazioni, perde progressivamente la capacità di parlare e di comprendere il

linguaggio verbale, necessita di assistenza anche nelle funzioni basilari della vita quotidiana (mangiare, vestirsi, andare in bagno, ecc.). Sono frequenti anche i disturbi del comportamento. Nella fase terminale, la persona è gravemente compromessa anche sul piano fisico, alla disabilità cognitiva si associa quella funzionale motoria, incapace di controllare urina e feci e di alimentarsi. Non riconosce nemmeno i familiari piÚ stretti.

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a sede unica, le quota rosa in commissione e la situazione sempre piĂš difficile della Mac. In attesa di sapere l’esito delle urne (regionali e politiche) che potrebbero anche cambiare le strategie di alcuni candidati verso la Loggia, Brescia si interroga e si divide su alcune questioni. Se parliamo, ad esempio, di sede unica l’accordo raggiunto tra Lega e Pdl di collocarla presso gli Ex Magazzini generali non convince. Fenaroli, ad esempio, si chiede perchĂŠ “fare una metropolitana e poi spostare gli uffici comunali in una zona che non è coperta dal suo tracciato?â€?. Non è comunque ancora detta l’ultima parola, anche perchĂŠ se del progetto si parla dai tempi di Boni, allo stesso tempo non sono mai state trovate le coperture finanziarie. Anche nella maggioranza, Lega in primis, c’è chi sostiene che non è piĂš una prioritĂ di governo. Un’al-

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tra polemica è quella relativa alla commissione del Comune di Brescia che sta rivedendo lo Statuto comunale: avrebbe dovuto decidere come modificare i passaggi che prevedevano la presenza del-

le donne negli organismi comunali (dalla giunta ai cda di competenza comunale), le cosiddette quote rosa. La Commissione si è impegnata sĂŹ per una maggiore presenza senza però fissare una partecipazione paritaria 50-50. Il sindaco Paroli ha ribadito che “basta il merito, indipendente che si tratti di un uomo o di una donnaâ€?; dall’opposizione (Laura Castelletti di “Brescia per passioneâ€?, Donatella Albini di Sinistra Ecologia e LibertĂ e Pd) si chiedeva alla maggioranza piĂš coraggio. Capitolo Mac. Una delegazione di lavoratori della Mac è stata ricevuta dal sindaco, dalla presidente del consiglio comunale e dai capigruppo presenti. I lavoratori chiedono alle istituzioni di non essere abbandonati. Alla fine dell’incontro è stato steso un documento per esprimere totale solidarietĂ ai lavoratori, sperando che Mac riveda la propria decisione di cessare l’attivitĂ sul sito di Brescia.

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la foto) – rappresenta uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati ormai da tempo. Il fatto è che in tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando non è facile realizzare opere pubbliche e, a maggior ragione, cercare di realizzarle a costo zero o quasi per la comunitĂ . Questo è quello che abbiamo voluto fare noi e, per concretizzare questo progetto, abbiamo dovuto portare avanti in tutti questi mesi le trattative necessarie con il lottizzan-

te, trattative che, però, alla fine, ci hanno permesso di dare il via a questi lavori che saranno cosĂŹ a carico del lottizzante. Davvero un bel risultato per le casse comunaliâ€?. L’intenzione è togliere, il piĂš possibile, le postazioni semaforiche esistenti in paese. Perseguendo questo progetto, infatti, è giĂ prevista la realizzazione di un’ulteriore rotatoria al posto del semaforo che attualmente conduce nel centro di Ghedi. “Con queste rotonde vogliamo toglie-

re le attese che producono emissioni nocive nell’aria ed agevolare al massimo la scorrevolezza e la sicurezza della circolazione – precisa il sindaco Borzi – . Cancellare le code, con le macchine ferme a motore acceso, può tutelare in maniera concreta la salute dell’ambiente e questo è per noi un obiettivo fondamentale da raggiungereâ€?. Se il tempo lo consentirĂ , questa rotatoria dovrebbe essere completata con l’arrivo della bella stagione. (mtm)

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l ricordo di una vita vissuta testimoniando in ogni momento il motto essenziale Caritas Christi urget nos. Questo il senso di un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Pompiano, dedicato alla memoria di suor Maria Oliva Maninetti, religiosa dell’ordine di San Giuseppe Cottolengo originaria del paese della Bassa, per 40 anni missionaria in Kenya. All’interno della sala parrocchiale “Don Giovanni Papaâ€?, affollata per l’occasione da moltissima gente, è stato presentato un volume che ne raccoglie la vita e le lettere, oltre alle voci di amici, parenti e confratelli che hanno voluto fissare sulla carta i tratti di questa straordinaria figura. A presentare il libretto, oltre al parroco don Carlo Gipponi e al direttore dell’Ufficio per le missioni don Carlo Tartari, c’erano il sindaco di Pompiano Serafino Bertuletti e il direttore della Bcc di Pompiano Franciacorta Luigi Mensi, imbeccati dalle domande del giornalista Riccardo Caffi. Dai loro interventi è uscito il ritratto di una figura religiosa semplice eppure profonda, di grande generositĂ , per la quale – parole sue – la santità è fare piĂš di quello che viene chiesto. “La missione di suor Oliva – ha ricordato il parroco don Carlo Gipponi – non è stata una semplice operazione

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no ritorna nelle parole del sindaco Bertuletti: “Spesso nelle sue lettere parlava del suo affetto verso il suo paese, è una figura di cui Pompiano può essere orgogliosaâ€?. E ancora, rispondendo ad una domanda precisa in merito ha affermato: “Appena se ne presenterĂ l’occasione, intitoleremo una via o uno spazio pubblico alla sua memoriaâ€?. Il direttore della Bcc Luigi Mensi ne ha ricordato “la fede, le fede incrollabile che l’ha sempre sostenuta nel suo sogno. Qualcuno potrebbe chiamarlo utopia, ma è un’utopia necessariaâ€?. E di questa necessitĂ ha forse individuato il nocciolo piĂš autentico don Carlo Tartari, per il quale la vita di suor Oliva “è stata la risposta ad un’ispirazione che può ‘mordere’ anche il mondo giovanile di oggi. Guardare al futuro per chinarsi sui poveri che sono tra noiâ€?. La redazione del libretto è stata fatta per iniziativa della famiglia che ha coinvolto la parrocchia e molti che serbavano il ricordo di questa umile e grande suora. I saluti e ringraziamenti del fratello di suor Oliva, Santo, che hanno concluso l’incontro, erano rivolti alle tante persone che hanno collaborato all’iniziativa, sono stati il riconoscimento piĂš autentico del legame ancora vivo tra la comunitĂ e il suo “cuore missionarioâ€?.

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‹Ž‹‘Ž‘ ƒ†‹Ž‹Â?‹ǥ —Â?ƒ ˜‹–ƒ †‹ ‹Â?’‡‰Â?‘ …‹˜‹Ž‡ Protagonista di oltre 30 anni di vita politica locale, Giliolo Badilini, giĂ sindaco democristiano di Montichiari dal 1977 al 1999 e prim’ancora vicesindaco e assessore, apre mente e cuore al giornalista e storico Marcello Zane dando vita all’interessante libro-intervista “Giliolo Badilini, monteclarense – una vita di impegno civileâ€? che costituisce senz’altro una pietra miliare per capire come si è snodata la vita pubblica ed istituzionale alla

fine del millennio scorso. Spinto dall’insistenza del figlio Fabio e dall’editore Bams che hanno fortemente voluto quest’opera, Badilini racconta un percorso politico che è anche memoria di sĂŠ e di coloro che lo hanno accompagnato negli anni: personaggi illustri (il senatore Mario Pedini su tutti), uomini e donne comuni, attori talvolta improvvisati nel cammino pubblico, con un richiamo alle vicende piĂš significative, anche del proprio

partito, che si sono svolte nel tempo e che hanno segnato il passato. “L’obiettivo del libro? Aiutare chi ha vissuto quegli anni – afferma l’ex primo cittadino – a farsi una piĂš puntuale ricostruzione dei fatti, scevra da contrapposizioni sterili ed offrire ai piĂš giovani uno spaccato di storia locale che spero possa essere loro di stimolo, attraverso un’analisi critica del passato, per impegnarsi a migliorare il futuroâ€?. E ancora: “Vorrei che tutti cogliessero, in questo volume,

un messaggio di speranza e un augurio per forti impegni civili a quanti credono ancora nel valore e nella indispensabilitĂ della politicaâ€?. “Giliolo Badilini, monteclarense – una vita di impegno civileâ€? sarĂ presentato martedĂŹ 26 febbraio alle ore 20.30 al Gardaforum di via Trieste a Montichiari; l’ingresso è libero. L’intero ricavato della vendita delle 1500 copie stampate sarĂ devoluto al Fondo per famiglie bisognose istituito dalla parrocchia di Santa Maria Assunta. (f.m.)

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a tradizione del dialetto bresciano, la sua diffusione tra la popolazione ed un occhio di riguardo verso le persone piĂš bisognose: sono questi i cardini su cui si muove l’attivitĂ del CafĂŠ di PiĂścc di Montichiari. La storica compagnia vernacolare fondata nel 1970 da Beppe Boschetti, Gusto Desenzani e Peppino Mura, oggi è guidata da quest’ultimo, con Manuela Danieli nelle vesti di regista e Adriana Mori in quelli di autrice di testi sempre piĂš versatile. A quota 43 primavere il CafĂŠ può vantare un pubblico di fedelissimi ormai consolidato in ogni fascia d’etĂ . Ăˆ nutrito l’elenco di appuntamenti, alcuni dei quali giĂ archiviati con successo, programmati per questo 2013. Un esempio? Ăˆ sufficiente ricordare la rievocazione di quella straordinaria figura che fu Angelo Canossi, poeta ed ideatore del “Vocabolario del dialetto brescianoâ€?, tenutasi nei mesi scorsi al Teatro Bonoris di Montichiari in collaborazione

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con le scuole, impegnate nel mettere in scena sketch e momenti particolari legati al Canossi stesso. Nel contempo proseguono gli appuntamenti in diversi teatri provinciali: sabato 2 marzo, per esempio, il CafĂŠ di PiĂścc sarĂ

di scena al Teatro comunale di Nave con “El sul el fa madurĂ apò le sĂścheâ€?, mentre domenica 10 marzo al Teatro Laffranchi di Carpenedolo toccherĂ a “Semplicemente donnaâ€?, opera che sarĂ ripetuta il 16 marzo al Teatro civico di Passirano e il 6 aprile al Teatro Bonoris di Montichiari, in chiusura della stagione teatrale 2012/2013 della cittĂ della Bassa. Questo spettacolo si caratterizza per la recitazione in lingua italiana (diversamente dalla maggioranza delle opere portate in scena dal CafĂŠ) e per la presenza delle sole donne sul palcoscenico, un originale lavoro che ha fatto registrare sempre il tutto esaurito. E vista la sensibilitĂ di tutti i componenti della compagnia monteclarense, sono previsti anche due momenti dedicati alla solidarietĂ : il 24 febbraio e il 24 marzo, alle 15 alla casa di riposo di Carpenedolo è prevista l’esibizione degli stessi in parodie e altri momenti di allegria al fine di allietare gli ospiti della struttura ed i loro familiari.

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territorio bedizzolese sensibili a questa tematica affinchĂŠ possano sostenere in modo concreto altre famiglie bisognose nella crescita e nella cura dei minori, ricostruendo un clima di familiaritĂ peculiare per il loro sviluppo. Il primo incontro conoscitivo è in programma martedĂŹ 26 febbraio alle ore 20.30 presso i locali dell’oratorio S. Giovanni Bosco di via Montegrappa. “Famiglie solidaliâ€? è giĂ un gruppo di una decina di persone che si impe-

gnano a diventare, dopo un breve corso, “famiglie di sostegnoâ€? ovvero persone in grado di accudire bambini o ragazzi in maniera amorevole e continuativa per alcune ore alla settimana, rispondendo alle loro esigenze. Ogni famiglia ha un delicato equilibrio da rispettare: ciascun nucleo rappresenta un caso a sĂŠ ed è necessario individuare chi sappia dare il giusto sostegno. Spesso, quando in un contesto economico di crisi e di mancanza di risorse le

istituzioni tardano a rispondere al cittadino, ecco che all’interno delle piccole comunitĂ locali nascono nuove forme di solidarietĂ forti e personali come “Famiglie solidaliâ€?. All’incontro di martedĂŹ 26 sarĂ presente anche Franca Roberti, assistente sociale del Comune di Bedizzole. Per maggior informazioni è possibile telefonare all’Ufficio servizi sociali ai numeri 030/6871700 oppure l’e-mail servizisociali@ comunebedizzole.it. (g.d.m.)

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na nuova frontiera e insieme un volano per il comparto turistico bresciano. Si tratta del progetto “Bike Hospitality in Provincia di Bresciaâ€? presentato dall’assessore al Turismo e Cultura della Provincia di Brescia, Silvia Razzi, alla Bit, la Borsa internazionale del turismo, che si è svolta nei giorni scorsi a Milano. “L’obiettivo è quello di trasformare la sponda bresciana dei nostri laghi – spiega l’Assessore – nel distretto cicloturistico piĂš importante della Lombardia, rendendolo competitivo anche a livello nazionale ed europeoâ€?. La nostra provincia conta un numero importante di piste e tracciati ciclabili che corrono in un territorio ricchissimo dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. “Per centrare l’obiettivo dell’eccellenza adesso occorre supportare le strutture ricettive e di servizio e renderle sempre piĂš ‘bikefriendly’ e attrattive per il cicloturistaâ€?. Il progetto, finanziato attraverso il bando regionale per la costituzione di reti di impresa nei settori Cts, prevede la creazione di un marchio ad hoc e di un albo provinciale per certificare il possesso di determinati standard qualitativi, indispensabili per poter qualificare una struttura quale “Bike Hotelâ€?. In particolare, è prevista un’ampia serie di iniziative di supporto e di sviluppo volte a fornire

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a tutti gli operatori che ruotano attorno al mondo della bicicletta: dai negozi alle officine ai centri servizi, per promuovere in modo integrato la fruizione del territorio attraverso l’uso delle due ruoteâ€?. Incentivare l’uso della bicicletta comporta risvolti positivi sotto diversi aspetti, risolvendo al contempo una serie di problemi legati alla salute, al traffico e all’ambiente. “Una crescita del cicloturismo – aggiunge Cristian Malinverni, rappresentante delle strutture alberghiere gardesane – può giocare un importante ruolo anche nella destagionalizzazione del turismo sul lago, andando a colmare il gap che tipicamente si crea nei periodi autunnale e primaverile, particolarmente amati invece dai turisti in biciclettaâ€?. Secondo le previsioni, il progetto dovrebbe portare ad un incremento del 20% delle presenze durante i periodi con minor flusso turistico, con un aumento dell’impatto turistico stimabile in 300mila presenze. “La Provincia di Brescia – conclude l’assessore Razzi – crede nel cicloturismo quale volano per il turismo locale, leva per l’incremento dei fatturati, dell’occupazione e del livello qualitativo delle strutture ricettive del Gardaâ€?. L’auspicio è che il progetto “Bike Hospitalityâ€? possa presto essere ‘clonato’ nelle altre aree a vocazione cicloturistica del territorio bresciano.

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private fuori Valle, cui si ricorreva massicciamente ďŹ no a pochi mesi fa. L’inversione di tendenza, limitata ai settori ospedalieri presenti a Edolo, in particolare chirurgia, ortopedia e riabilitazione, si inserisce nella piĂš ampia strategia della Azienda ospedaliera camuna di contrastare l’endemica piaga della cosiddetta mobilitĂ passiva; cioè i camuni tendono a farsi curare fuori Valle con una frequenza che va ben al di lĂ del fatto che alcune specialitĂ non sono presenti nĂŠ a

Esine nĂŠ a Edolo. Fra 2009 e 2011 il 50,1% dei malati camuni s’è rivolto a ospedali fuori Valle, creando una voragine nel bilancio della Asl. Una netta inversione di tendenza sembra essere stata ottenuta solo dallo scorso anno, quando, secondo dati ufďŹ ciosi, la quota sarebbe scesa al 40% circa. Peggiora però ancora il dato delle visite specialistiche di camuni extra moenia (+ 7%). Intanto la Fondazione ‘Don Giovanni Ferraglio’, che fa capo alla casa di riposo di Malonno e

che sta cercando di porre rimedio ad una gestione deďŹ citaria (il buco di bilancio si aggira attorno a 1,5 milioni di euro), ha siglato un accordo con le analoghe strutture di Boario e Piancogno per dar vita ad una nuova onlus, “Alzheimer insiemeâ€?, allo scopo soprattutto di preparare volontari che possano offrire assistenza domiciliare presso le persone colpite da demenza degenerativa. La sessantina di posti per malati di Alzheimer nelle tre case di riposo non basta piĂš. (g.c.)

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iniziato bene il primo Salone dell’orientamento in Valle, organizzato da Assocamuna presso la sede dell’Incubatore d’Imprese a Cividate Camuno in due diversi step: il primo appuntamento nei giorni lunedĂŹ 18 e martedĂŹ 19 febbraio, il secondo nei giorni mercoledĂŹ 27 e giovedĂŹ 28 febbraio. L’iniziativa è sostenuta dalla ComunitĂ montana tramite lo sportello “Informagiovaniâ€?, dal Centro coordinamento servizi scolastici (Ccss), che ha individuato nell’Istituto Tassara-Ghislandi di Breno la scuola capofila, dalla Fondazione per la ComunitĂ bresciana. Il Salone si svolge con il criterio del “Work-shopâ€?, facendo incontrare operatori della domanda (in questo caso: UniversitĂ o opportunitĂ di studio superiore) e operatori dell’offerta (in questo caso: Scuole e studenti). Gli operatori dell’offerta sono risultati in totale 24, tra cui cinque Istituti scolastici superiori e 19 UniversitĂ . Gli studenti coinvolti, delle quarte e quinte classi, provenienti dal tutte le scuole secondarie di secondo grado della Vallecamonica, da Edolo a Pisogne, sono stati oltre 2.000. L’Istituto Tassara-Ghislandi di Breno è stato individuato come “Scuola capofilaâ€?, grazie alle competenze sviluppate nella Formazione-Istruzione professionale, oltre al collaudato progetto di

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programmatico:“It’s my life: costruisco il mio futuroâ€?. Di particolare efficacia sono risultati i seminari tematici organizzati ogni 45 minuti e tenuti dalle UniversitĂ e dalle Scuole superiori, ai quali hanno partecipato ordinatamente e su pre-iscrizione tutti gli studenti. Seminari che sono serviti soprattutto a orientare i giovani al futuro universitario con esempi pratici, da come si raggiunge una cittĂ come Brescia, Bergamo, Milano, Pavia, Varese, a come si accede ad una mensa universitaria, alle opportunitĂ di incontri culturali, fino agli sconti e ai carnet per gli studenti. Il sistema “Informagiovaniâ€? della ComunitĂ montana ha dato un servizio continuo e ampio sulle possibilitĂ scolastiche, lavorative e per il tempo libero, aiutando ad orientarsi nel sito da cui si possono trarre utili notizie. Preso d’assalto lo stand dell’Esercito italiano dove i ragazzi hanno potuto conoscere le possibilitĂ che l’Esercito offre ai giovani, ragazzi e ragazze: UniversitĂ all’interno dell’Accademia militare, attivitĂ sportive di alto livello e posto di lavoro assicurato. Il Salone si replica nei giorni mercoledĂŹ 27 e giovedĂŹ 28 febbraio, facendo incontrare gli studenti con il mondo delle imprese, degli Ordini professionali, delle Associazioni di categoria: la scuola camuna guarda al futuro dei suoi giovani.

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di riportare il Polo sanitario a Ospitaletto, oltre che riorganizzare globalmente tutti i servizi sanitariâ€?. “Nella nuova struttura – ha aggiunto – saranno aggregate tutte le funzioni di base: consultorio, centro prelievi, screening, assistenza domiciliare, servizi per l’infanzia e l’adolescenza, nonchĂŠ servizi specialistici di prima assistenza, come ecografie ed elettrocardiogramma. Si tratta solo di un primo passo e sono molto soddisfatto delle autorevoli figure che hanno dato la disponibilitĂ per

costruire una proposta concreta che parta dall’analisi dell’esistente�. L’impegnativo progetto, già cavallo di battaglia della scorsa campagna elettorale capitanata da Sarnico, sarà seguito da un gruppo costituito da Sindaco e Assessore ai Servizi sociali, dal dottor Lucio Mastromatteo (coordinatore tecnico), dal dott. Germano Bettoncelli (esperto in medicina di base), dal dott. Gianbattisa Guerrini (esperto in servizi socio-sanitari) e dalla dott.

ssa Lucilla Zanetti (delegata Asl). Gli step sono già programmati: da una prima definizione del quadro di riferimento, si passerà a un’analisi delle realtà esistenti; verrà poi definita una proposta di riorganizzazione da sottoporre a Comune, Asl e agli altri enti coinvolti. Lo studio dovrà essere completato entro 90 giorni dall’insediamento del gruppo di lavoro, in attesa di procedere con la fase operativa di riportare il Polo Asl a Ospitaletto. (a.s.)

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onoscere le origini di Coccaglio e la storia della comunitĂ in cui si vive per vivere in modo piĂš impegnato e consapevole le varie realtĂ del territorio, perchĂŠ – come detta lo slogan della locandina – “conoscere da dove veniamo ci aiuta a crescere meglioâ€?. Questo lo spirito con il quale, venerdĂŹ sera 15 febbraio, si è sviluppata la serata culturale dedicata a origini e storia del paese franciacortino e curata dai relatori Natalino Partegiani, esperto storico locale, e don Giovanni Gritti, parroco di Coccaglio. La serata, coordinata dalla professoressa delle scuole medie Graziella Lorini, si è svolta presso la gremita “Sala delle Firmeâ€? della Casa della solidarietĂ â€œVita per la vitaâ€? di via Padre Marcolini ed è stata promossa nell’ambito delle moltemplici iniziative organizzate per celebrare il 40° di fondazione del locale gruppo Aido di Coccaglio, presieduto da Lino Lovo. Nato nel 1973 per volontĂ di un cospicuo e generoso gruppo di volontari, il locale sodalizio si è ormai da anni stabilmente insediato all’interno della struttura di via Padre Marcolini, casa madre del solidale associazionismo coccagliese: era infatti l’ottobre 2007 quando, in occasione del grande e partecipato Congresso scientifico internazionale sulla donazione di organi organizzato dal Gruppo sportivo “Vita per la vitaâ€?, venne inaugurata al primo piano, la nuova sede Aido intitolata a Fausto Galdini e Gianni Donghi, insieme a quella di Consulenza legale del centro per l’autonomia “Vita per la vitaâ€?, dedica-

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semburgo, Andorra, Principato di Monaco, Belgio, Olanda, Germania, Svizzera, Austria, Polonia, Bielorussia, Russia, Ucraina, Croazia, Slovenia, Ungheria, CittĂ del Vaticano, San Marino, Grecia, Canada e Stati Uniti d’America. Per quanto riguarda i prossimi appuntamenti legati al 40° dell’Aido, venerdĂŹ 22 febbraio alle 20.30 sempre nella Sala delle Firme, è stata fissata invece per gli interessati un’altra serata: quella dell’assemblea ordinaria del gruppo comunale “Paolo Mombelliâ€?. Tra le altre date, s’inserisce invece venerdĂŹ sera 8 marzo l’organizzazione della conferenza “No alla violenza sui bambini e sulle donneâ€?. Per info: chiamare il numero 335547741 o scrivere a vita.per.lavita@virgilio.it.

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/¡LPSRUWDQ]D GHOOD FKLHVD GL 6DQ %HUQDUGR Scrigni d’arte che molte volte restano sconosciuti ai piĂš. “Collepiano e la chiesa di San Bernardo di Chiaravalleâ€? è il libro curato da Roberto Predali che racconta un territorio e la sua storia. Collepiano è una frazione di Marone. La mancanza di testimonianze archeologiche di etĂ preistorica e romana e l’assenza di documenti storici anteriori al XVI secolo non consentono una deďŹ nita ricostru-

zione dell’origine e dell’evoluzione dell’insediamento. La presenza del toponimo “castello� e di un luogo di culto dedicato a San Bernardo di Chiaravalle suscitano suggestioni che rimandano all’epoca medievale. Proprio la chiesa di San Bernardo, segnalata a partire dal XVI secolo, spicca in un abitato prevalentemente di tipo rurale. Le mappe catastali di Collepiano (320 metri

di altitudine) mostrano la tipica struttura di un abitato a contrade. La chiesa di San Bernardo si colloca all’incrocio delle due vie principali. Alla sua ediďŹ cazione lavorarono prevalentemente maestranze lombarde. Sopra il portale è visibile l’affresco ormai sbiadito rafďŹ gurante San Bernardo e, al di sopra, una ďŹ nestra rettangolare che permette l’illuminazione dell’aula della chiesa. Fra le particolaritĂ , la

presenza della tela “Madonna col Bambino e San Bernardo abateâ€? realizzata da Ottavio Amigoni nel 1650. Secondo gli agiograďŹ la Vergine avrebbe versato alcune gocce di latte nella bocca di Bernardo, rendendolo il piĂš grande predicatore del tempo. Nell’opera si può vedere la ripresa della pittura milanese, specialmente del Fiamminghino, la cui pittura Amigoni aveva visto e studiato a Bienno.


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—Â?‡œœƒÂ?‡ Dz ‹ƒ”†‹Â?‹ †‹ Â?ÂƒÂ”ÂœÂ‘Çł †‡†‹…ƒ–‘ ƒŽŽ‡ †‘Â?Â?‡ Una settimana fa le donne hanno danzato contro la violenza. Nel giorno di San Valentino, magliette rosse per ricordare le ferite initte a chi non può difendersi. Non solo in Italia, ma anche in tutta l’Europa, negli Stati Uniti, in India, in Afghanistan, in Angola, milioni di persone hanno partecipato a un ballo collettivo contro ogni tipo di prevaricazione. Gli Assessorati alla cultura e alle pari opportunitĂ del Comune di Lumezzane organizzano, per i mesi di marzo e aprile 2013,

una rassegna di eventi e incontri dedicati proprio alle donne. Si inizia giovedĂŹ 7 marzo alle ore 20.45 presso l’Odeon di via Marconi con “R-esistenze. Vite che lasciano il segnoâ€? a cura di Sara Poli con Laura Mantovi; intervento pittorico di Neris Pasquariello e Rosangela Zipponi. VenerdĂŹ 8 marzo il Centro italiano femminile partecipa alla Santa Messa delle ore 19 presso la parrocchia di S. Sebastiano. Sabato 16 marzo alle 17, invece, viene inaugurata “Percorsi in reteâ€?,

la mostra di Oliva Guerini presso la Torre Avogadro; l’esposizione prosegue ďŹ no al 7 aprile. GiovedĂŹ 21 marzo, sempre all’Odeon, va in scena alle 20.45 lo spettacolo “Perdute perse e ritrovateâ€? ideato e realizzato da Flora Zanetti con la partecipazione della cantante Denise Pisoni. MercoledĂŹ 17 aprile, inďŹ ne, alle 20.45 all’Odeon si parla dei disturbi ginecologici con Simona Oberhammer, naturopata. L’ingresso è libero. Per informazioni, contattare il numero 030.8929251.

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a lunedĂŹ sera la firma di Enrico Ghidoni di Ludizzo è sugli “Annali “di Bovegno, l’antico libro, restaurato, sul quale nel 1765 Pietro Voltolino, prete di Iseo, cominciò a trascrivere gli avvenimenti memorabili della comunitĂ bovegnese, a partire dal 30 aprile 1335: l’ha voluto la sua gente. Tra le ultime apposte ci sono nel 2003 quelle del vescovo Giulio Sanguineti e di Roberto Ghidoni “Lupo che correâ€?, il fratello di Enrico dopo le due leggendarie traversate della “Iditarod Trail Invitationalâ€? sempre a tempo di record: 1802 km sulla Iditarod Nord nel 2002 e sulla Sud nel 2003. Enrico era appena arrivato dal Canada dove è entrato nella storia di un’altra leggendaria gara la Yukon Arctic Ultra, sulla pista dei cercatori d’oro da Whitehorse a Dawson, primo al mondo a concluderla con gli sci entro il tempo massimo di 13 giorni previsto dal regolamento: all’alba di mercoledĂŹ della scorsa settimana tagliava il traguardo di Dawson dopo aver percorso con i suoi sci e pelli di foca, trainando il pesante slittino di “sopravvivenzaâ€?, oltre 451 miglia pari a 726 km in nove giorni, nove ore e 10 minuti tenendo una media di 78 km al giorno, a velocitĂ tra i quattro e cinque km orari, viaggiando come un orologio. Quando la scritta “Finishedâ€?, attesa da tanti amici e in particolare dal fratello Stefano che ha passato i gior

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dine, per tutti è stata una emozione. Dopo una lunga dormita, ha chiamato la moglie Gloria a Ludizzo: ha chiesto semplicemente come stavano i suoi e poi: “Ho tribolato tanto, vi racconterò, abbraccio tutti, sono feliceâ€?. “Si sentiva – confidava Gloria – nel timbro della voce tutto l’orgoglio dell’uomoâ€?. Straordinario ricordando che, sempre primo al mondo, aveva fatto l’impresa a piedi nel 2009 in nove giorni cinque ore e 35’ e ancora detiene il record sulla 300 miglia (la gara prevede quattro distanze 29, 100, 300, 430 miglia) con cinque giorni e sei ore, stabilito nel 2007 con Stefano Miglietti (altro bresciano). Nel 2011 era stato fermato da inflessibili medici per congelamento ai piedi, a Braeburn traguardo della 100 miglia. Non aveva mai digerito quel fatto, deciso a togliersi il dubbio sull’altezza (commentava) della sua “asticellaâ€? nella vita. Un’ impresa strabiliante considerato che ha 59 anni, compiuti mentre volava in Alaska, è nonno quattro volte, e fa lo stradino della Provincia. Sempre solo con sĂŠ stesso in una natura a volte terribile con temperature che raggiungono -46° (-26° quando è arrivato). Sicuramente ci è voluto cuore, cervello (tanto), preparazione eccezionale durata due anni e la fortuna “necessariaâ€?, come sottolinea sempre con modestia e prudenza, per una impresa dove il premio è alla fine una medaglia con inciso: Finisher.

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sistema d’istruzione e di formazione ai parametri europei e alle sďŹ de culturali, sociali ed economiche della complessa contemporaneitĂ â€?. Ed è proprio al contesto europeo che guarda il presidente dell’Agesc, laddove “si ritiene che quel bene pubblico per bambini e ragazzi costituito dalle scuole cattoliche sia cosĂŹ importante da non poter discriminare le famiglie nella scelta dell’istruzione per i propri ďŹ gliâ€?. Un momento, quello della scelta della scuola, al quale l’Agesc, in

quanto associazione di genitori, presta particolare attenzione, assieme a una preoccupazione per “dare risposte, assieme alla Chiesa, al territorio e alla politicaâ€?, a un’“emergenza educativaâ€? di cui tanti parlano, non ultimi i vescovi italiani negli Orientamenti pastorali per il decennio in corso. “Se in pressochĂŠ tutta l’Europa, comprese le nazioni piĂš laiciste, viene sostenuta – ribadisce Gontero – la libertĂ d’educazione, non capiamo perchĂŠ da noi sia

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’era una volta un padre di famiglia che era molto preoccupato per l’educazione dei suoi figli e dei giovani del suo tempo. Nel clima laicista dell’Italia degli ultimi decenni dell’Ottocento le scuole dello Stato non assicuravano quell’educazione cristiana che egli riteneva indispensabile per la completa formazione dei giovani. Allora decise di creare una scuola che rispondesse a questa sua esigenza. Questo padre di famiglia si chiamava Giuseppe Tovini e forte solo della sua fede e della sua speranza fondò un Istituto scolastico per accompagnare i ragazzi dall’infanzia all’etĂ adulta. Non aveva soldi, non aveva amicizie importanti, non aveva fama o successo: aveva solo una straordinaria e inossidabile fiducia nella Provvidenza e nella bontĂ della sua azione. Questa scuola c’è ancora: l’Istituto

ostacolataâ€?. Il richiamo alla politica, secondo il presidente, è una questione di equitĂ . “Tutte le famiglie – sostiene – pagano le tasse che servono a ďŹ nanziare la scuola pubblica statale, ma senza beneďŹ ciarne in alcun modo se mandano i ďŹ gli a una paritariaâ€?. Una “miopia ormai cinquantennaleâ€?, derivante da “motivazioni ideologiche antistoricheâ€?, che Gontero auspica venga quanto prima corretta da un governo che abbia a cuore il bene del Paese.

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testimone da Tovini per non disperdere la sua ereditĂ : oggi, come allora, la vera sfida che interpella la società è la sfida dell’educazione. L’Arici con la sua proposta formativa forte, moderna e però ancorata a saldi valori morali e culturali, intende proprio aiutare i giovani ad amare il futuro e il futuro dei loro figli, a intraprenderlo con coraggio, creativitĂ , fiducia, tenacia, spirito libero e rispettoso di tutti, a credere in sĂŠ stessi non per vana presunzione, ma perchĂŠ convinti che solo mettendosi in gioco anche sperando contro ogni speranza – come dice S. Paolo – si diventa davvero uomini, cittadini e cristiani.

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ÂŽ ”ƒÂ? –”‘ˆ‡‘ †ǯ‘”‘ †‡ŽŽƒ ”‹•–‘”ƒœ‹‘Â?‡ ‹–ƒŽ‹ƒÂ?ƒ La 7° edizione del Gran trofeo d’oro della ristorazione italiana si terrĂ presso il Centro fiera del Garda di Montichiari da lunedĂŹ 25 a mercoledĂŹ 27 febbraio 2013. La competizione, che prevede la disfida tra 20 scuole alberghiere provenienti dall’Italia e dal mondo, è stata posticipata di alcuni giorni per poter permettere agli alunni e ai docenti in gara di votare per le elezioni politiche 2013. La manifestazione si svolgerĂ come di consueto all’interno della fiera Aliment, rassegna dedicata

alle attrezzature professionali e al mondo dell’ospitalitĂ . Il tema di questa 7ÂŞ edizione del Gran Trofeo è “La scoperta di un territorio passa anche attraverso la conoscenza della storia culinaria fatta di prodotti tipici, usi e tradizioni. Il ristorante, luogo cult per la valorizzazione dei prodotti agricoli del territorio e sinonimo di marketing del territorioâ€?; la giuria, costituita da cuochi e da giornalisti, sarĂ presieduta dal maestro del dolce Iginio Massari,

che ci ha rilasciato un’intervista sul valore e il futuro della formazione pasticciera per i giovani. Queste le scuole presenti: Ipssar F. Todaro Rende (Cs), Ipseoa Raffaele Vivinai di Castellammare di Stabia (Na), Ipssct e “Aldo Moro� Montesarchio (Bn), Ipsar Axel Munthe Capri (Na), Iis Bartolomeo Scappi Castel San Pietro Terme (Bo), Ipssar Orio Vergani di Ferrara, Isis “Bonaldo Stringher� Udine, Rijnijssel Vakschool Wageningen Arnhem Olanda, Ipsseoa G. Minuto

di Marina di Massa, Ipsar Carlo Porta Milano, Istituto Alberghiero Vincenzo Dandolo Bagnano di Corzano (Bs), I.p.s.s.a.r. “A. Panziniâ€? Senigallia (An), Scuola Alberghiera di Lezha Lezha Albania, Cnos-Fap S. Benigno Canavese (To), Iis Nicola Moccia Nardò (Le), Ist.Istr. Sup. Enrico Medi Randazzo (Ct), Ipssar Pietro D’Abano Abano Terme (Pd), Ipssar Massimo Alberini Lancenigo di Villorba (Tv), Ipssar P.Artusi Recoaro Terme (Vi), Nstu Novosibirsk Russia

sessorato all’agricoltura della Provincia di Brescia. La gara spettacolo, giunta alla 7ÂŞ edizione, coinvolge il “futuroâ€? della ristorazione italiana, con la partecipazione di 30 squadre in rappresentanza di istituti di formazione professionale turistica ed enogastronomica, selezionati tra piĂš di 250 scuole, provenienti dalle regioni italiane e da Norvegia, Cipro, Malta, Polonia, Spagna, Albania, Olanda. Fra gli appuntamenti ormai tradizionali anche il “Trismoka Challengeâ€?, finale Brescia-Bergamo del campionato italiano baristi e caffetterie che, oltre a selezionare il campione provinciale, offrirĂ come sempre l’occasione per di-

vulgare la cultura del caffè di qualitĂ e formare sul campo le nuove generazioni di barman. Nell’ambito di Aliment&Attrezzature, infine, spazio anche a Commercial Market Expò, il primo salone nazionale interamente dedicato ai veicoli e attrezzature per il commercio ambulante.

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na fiera specializzata e completa per gli operatori del settore Ho.Re. Ca., che si rivolge al circuito dei bar, ristoranti, catering, food service. Questo il profilo di “Aliment&Attrezzatureâ€?, la rassegna del settore alimentare, delle attrezzature professionali per la ristorazione, hospitality e servizi alberghieri, promossa dal Centro fiera di Montichiari dal 24 al 27 febbraio 2013. Aliment&Attrezzature è da sempre il punto d’incontro per gli operatori del settore alimentare, attivi nel settore commercio, distribuzio-

ne e somministrazione che costituisco l’ultimo anello della filiera. Aliment&Attrezzature è un’occasione concreta di business per aziende di dimensioni piccole e medie e, al tempo stesso, per le realtĂ produttive di dimensioni maggiori che hanno l’opportunitĂ di rafforzare in modo capillare la propria presenza nel mercato domestico. Una fiera, dunque, in grado di rispondere a 360 gradi alle esigenze del territorio di Brescia e delle provincie limitrofe, un’area strategica in cui l’eccellenza produttiva si abbina ad una forte vocazione turistica. A fare

da filo conduttore all’edizione 2013 di Aliment&Attrezzature saranno le esigenze concrete degli operatori Ho.Re.Ca.. La nuova 2013 proporrĂ , infatti, un ricco programma di eventi enograstronomici, sessioni di live cooking per operatori professionali e seminari formativi che svilupperanno temi di attualitĂ (accesso al credito, qualitĂ e redditivitĂ dell’investimento, design, normativa igienico-sanitaria, risparmio energetico). Ad Aliment&Attrezzature ritorna anche il “Gran trofeo d’oro della ristorazione italianaâ€?, concorso internazionale promosso dall’As-

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ƒ Í&#x; Ć… ‡†‹œ‹‘Â?‡ ‘Â?…‘”•‘ …Š‡ ˜ƒŽ‘”‹œœƒ ‹Ž –‡””‹–‘”‹‘ ‡ ‹ •—‘‹ ’”‘„Ž‡Â?‹ Ăˆ la 7ÂŞ edizione, dal 25 al 27 febbraio al Centro ďŹ era del Garda di Montichiari del Campionato Internazionale di cucina, che vede la disďŹ da fra scuole alberghiere di ogni parte d’Italia. Il Gran trofeo d’oro della ristorazione italiana è ai nastri di partenza e il tema scelto per questa 7ÂŞ edizione sarĂ â€œLa scoperta di un territorio passa anche attraverso la conoscenza della storia culinaria fatta di prodotti tipici, usi e tradizioni. Il ristorante, luogo cult per

la valorizzazione dei prodotti agricoli del territorio e sinonimo di marketing del territorio�. Sono 20 gli istituti di formazione alberghiera europea impegnati nella competizione, che vedrà una giuria di cuochi e giornalisti, presieduta dal maestro del dolce Iginio Massari (nella foto). Il Gran trofeo si propone di valorizzare il territorio e i prodotti della provincia bresciana attraverso la formazione e la consapevolezza dell’importanza

dell’attivitĂ ristorativa per gli studenti in sinergia con i produttori bresciani, con l’intento di sviluppare un percorso umano e culturale legato alla cultura enograstronomica italiana in un’ottica di rilancio del mondo della ristorazione professionale. Il Campionato è organizzato dalla Provincia di Brescia (Assessorato agricoltura, alimentazione e agriturismo, Cast Alimenti - La Scuola di Cucina, Alam- La scuola internazionale di cucina italiana).

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i tiene dal 24 al 26 febbraio nell’ambito di Aliment&Attrezzature la 9ÂŞ edizione del Campionato provinciale baristi e caffetteria per Brescia e Bergamo. La manifestazione, organizzata da Trismoka, è particolarmente attesa dal vasto settore di operatori professionali e studenti, critica e pubblico. 12 i finalisti che si cimenteranno nella preparazione di espressi, cappuccini e bevande personalizzate non alcoliche. Anche per l’edizione 2013 delle finali provinciali, Trismoka ha svolto una serie di corsi al fine di trasmettere le regole della competizione a un numero consistente di baristi con la supervisione del Campione italiano Andrea Lattuada. In seguito si sono tenute delle sessioni di gare allo scopo di selezionare i finalisti destinati alle

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gamo si svolgeranno a Montichiari nello stand della Trismoka, realizzato appositamente per accogliere questa rilevante manifestazione di respiro nazionale. Le gare avranno inizio domenica 24 febbraio alle 14 e proseguiranno il giorno seguente lunedÏ 25 febbraio sempre con inizio alle 14. Il giorno successivo di svolgerà la finalissima con i concorrenti che saranno riusciti a passare il turno. Il 1° classificato passerà di diritto alla finale nazionale (Cibc) 2014. La giuria sarà composta da 2 giudici tecnici, un capo giuria e da quattro giudici degustatori. I due tecnici e il capo giuria saranno inviati su indicazione Scae ed Acib. Sarà presente Andrea Lattuada, campione italiano 2003 e coordinatore nazionale Scae.

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In quel tempo, GesĂš prese con sĂŠ Pietro, Giovanni e Giacomo e salĂŹ sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed ElĂŹa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a GesĂš: “Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per ElĂŹaâ€?. Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava cosĂŹ, venne una nube e li coprĂŹ con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscĂŹ una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!â€?. Appena la voce cessò, restò GesĂš solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

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ppannata. La vista dei discepoli è appannata; gli occhi sono pesanti, pieni di sonno. Ăˆ la stanchezza di chi non capisce e, anche se intravede qualcosa, non è ancora capace di afferrare quello che Dio sta facendo. Non è un caso che questa manifestazione di GesĂš, cosĂŹ come le altre, avvenga mentre lui sta pregando: è stato cosĂŹ anche per le tentazioni. Potremmo dire che, quando GesĂš prega, l’intensitĂ del suo rapporto col Padre diventa qualcosa di esterno, di visibile. La gloria della quale parla il Vangelo di questa domenica non è fatta per i tre discepoli ma è l’esteriorizzazione della preghiera di GesĂš. Non a caso Luca annota che MosĂŠ ed Elia parlavano con GesĂš di quello che gli sarebbe successo a Gerusalemme. I tre discepoli sono estranei alla scena; sono cosĂŹ distanti che la loro capacitĂ di vedere e di intendere è pari a quella che abbiamo normalmente nel dormiveglia. Ăˆ uno stato tra la realtĂ e il sogno: una sorta di difesa della mente davanti a quello

che è troppo alto da capire. Ma Pietro afferra la sensazione: non sa chi sono e di cosa parlino, ma quell’istante è bellissimo. Irripetibile. E lo vorrebbe per sempre. Ma il cammino di GesĂš è diverso e la gloria sta in quell’esodo di cui parlano GesĂš e i due apparsi a dialogare con lui. Esodo come uscita di scena, come annullamento. Ma anche esodo come cammino attraverso quell’ignoto che è la promessa di Dio, cosĂŹ come lo fu la terra promessa per Israele. La voce che parla dalla nube è un altro brandello di coscienza che arriva direttamente dalla preghiera di GesĂš: il Padre dĂ testimonianza perchĂŠ nell’esodo duro della passione e della morte di GesĂš, i discepoli non si smarriscano. Parole dette per il futuro e brandelli di immagini che preparano al futuro: perchĂŠ attraverso quella preghiera quegli uomini cosĂŹ immaturi nella fede potessero riuscire a camminare. La gloria di quella manifestazione non dipende dalla forza dei discepoli o dal loro desiderio ma dall’urgenza della preghiera di GesĂš per loro: un’immagine della speran-

za che va oltre il visibile. Che avvera la promessa prima dello scandalo e prima dell’incertezza. Possono provare a credere. Possono tentare anche loro quell’esodo, quel cammino fuori dal loro presente verso una promessa che per loro è cosĂŹ incerta, fumosa e quasi di sogno. Non c’è spazio per le tende sul monte, ma solo il tempo per la preghiera di GesĂš. E ai tre discepoli, come a noi, la forza e il coraggio di fidarci di quella promessa: per loro ancora futura nell’attesa della Pasqua storica, della passione, della morte e della risurrezione; per noi futura nell’eternitĂ come compimento di quello che è giĂ iniziato. Ma per entrambi è l’unico modo per concepire la speranza nella sua interezza, come segno di un amore costante, unico, eterno di Dio. Ăˆ l’esperienza di un esodo che diventa incomprensibile se i nostri occhi non tentano di vederlo e la nostra interioritĂ non cerca di scrutare in quella preghiera incessante che GesĂš continua a rivolgere al Padre per trovare i motivi per credere. E per arrendersi.

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'LDORJKL DOOD SRUWD Storiella tolstojana: “Tre persone appena morte si ritrovano davanti alla porta del Paradiso dove li attende uno che chiede al primo: “Chi sei e cosa hai fatto nella tua vita?â€?, questi risponde: “Sono un grande predicatore e parlavo di Dio agli uomini del mondoâ€?. L’uomo sulla porta chiede di nuovo: “Ma tu lo conosci Dio?â€? e il predicatore risponde: “Certo! Se ti ho appena detto che ho sempre parlato di lui‌â€?. Ma la persona lo ferma e lo obbliga ad attendere. Tocca al secondo. Si avvicina e l’uomo chiede: “Chi sei e cosa hai fatto nella vita?â€?, risponde: “Sono un famoso teologo e ho scritto molti libri su Dioâ€?. L’uomo sulla porta chiede anche a lui: “Ma tu lo conosci Dio?â€? e lo scrittore teologo ribatte: “Certo! Se ti ho appena detto che ho scritto

molti libri su di luiâ€?. Anche il destino di quest’uomo è quello di attendere‌ Tocca ora al terzo, mani grosse e callose, aspetto dimesso e sempliciotto. L’uomo sulla porta inizia con la solita domanda: “Chi sei e cosa hai fatto nella vita?â€?, la risposta dell’uomo: “Sono un contadino che ha lavorato sodo la terraâ€?. L’uomo sulla porta chiede anche a costui: “Tu lo conosci Dio?â€?, e il contadino: “Certo che ti conosco!â€?, e l’uomo sulla porta lo fa entrare. La storiella non vuole essere l’elogio dell’ignoranza e della vita semplice, ma di una vita che ha il ritmo della preghiera. La giornata iniziata presto al suono dell’Angelus e terminata al tramonto con le campane del Vespro. Il contadino lavora il piĂš del tempo nel silenzio e in questo silenzio i pensieri

corrono e scendono nel profondo del cuore, fino a diventare meditazione e preghiera. Il contadino è sapiente perchĂŠ il silenzio gli insegna cose nascoste ai ragionamenti dei piĂš. Non solo, il suo lavoro dipende per forza da Dio: il sole, la pioggia, l’attesa del crescere, e questo lo prepara alla Provvidenza, cioè a credere nella paternitĂ di Dio. C’è poi il rapporto con la terra che è fondamentale per l’uomo. Il contadino era un contemplativo suo malgrado, per natura. GesĂš stesso ci ha detto: “Non chiunque mi dice: “Signore! Signore!â€? (Mt 7,21) e un salmo ci ricorda che “L’uomo è fatto di terraâ€? (cfr. Sal 10,18). L’elogio va all’uomo che prega perchĂŠ la preghiera ci aiuta a riconoscere i lineamenti di Dio e le sue tracce nel cammino della vita.


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Non solo radio e tv per la campagna europea “Uno di noiâ€? (www.unodinoi.it). Il web e le maggiori pagine social come Facebook sono operative per conquistare cittadini e compiere una semplice, ma concreta azione: ďŹ rmare. Obiettivo: raccogliere, insieme a altri 26 Paesi, un milione di ďŹ rme per i diritti di “Uno di noiâ€?. Chi è “Uno di noiâ€?, ce lo racconta un agrodolce spot. (http://www. youtube.com/user/unodinoiita)

In Ucraina il tasso di abortivitĂ e di ri-abortività è estremamente elevato, sia secondo i dati ufďŹ ciali sia secondo quelli “ufďŹ ciosiâ€?. Risulta che il 90% circa delle donne abortiscano piĂš di una volta. La maggior parte di questi aborti è causata dalla povertĂ economica e sociale, dalla solitudine, dalla mancanza di assistenza e anche dall’ignoranza. Oltre al fatto che le donne non vengono aiutate durante la gravidanza e sono quasi costrette

La viva voce denuncia apertamente e senza mezzi termini, l’avversa situazione. Fin dal concepimento, l’embrione è giĂ un essere umano, un ďŹ glio. Se l’embrione è giĂ un essere vivente, come mai tutte le attuali leggi non gli concedono alcun tipo di diritto e/o dignitĂ ? Ciò, tra l’altro, sia a livello nazionale sia in ambito europeo, in palese contraddizione sia con il Trattato di Lisbona, sia con la Carta europea dei diritti fondamentali.

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all’aborto. Sono sempre di piĂš le donne che si trovano ad affrontare il “maleâ€? del post-aborto come dimostrano le richieste di aiuto. Di fronte a questo dramma, a Mukacheve, nella regione ucraina della Transcarpathia, un gruppo di donne, sostenute dalla diocesi di Mukacheve, ha fondato un centro per la vita. Si può partecipare al progetto “Pro-life Ucrainaâ€? con una donazione all’associazione Est-Portiamo (www.estportiamo. com).

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’attaccamento, la difesa e l’impiego di energia per progettare un futuro con la famiglia al centro non sono un fatto ideologico. Dio ha sempre impostato la sua presenza nel mondo rappresentandola al massimo livello nell’amore tra un uomo e una donna, che Cristo ha completato con il sacramento del matrimonio. Ecco perchĂŠ noi cristiani alla famiglia teniamo tantoâ€?. CosĂŹ mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica (Ac), ha introdotto il 17 febbraio il convegno sul tema “ComunitĂ familiare: una risorsa per l’Europaâ€?, 9° dei 16 appuntamenti promossi dall’Ac in preparazione alla Settimana sociale di Torino. Le difficoltĂ ci sono sempre state. Sono “le famiglie e i pretiâ€? i soggetti della comunitĂ cristiana e, ha proseguito Sigalini, “la somiglianza con Dio non è dell’uomo da solo, ma del maschio e della femmina che si vogliono bene: è in questo rapporto che si realizza la Sua immagineâ€?. Secondo il delegato Ac per la Toscana, Paolo Nepi, non dobbiamo scoraggiarci perchĂŠ “la famiglia non vive difficoltĂ solo nel nostro tempo: i problemi sono costitutiviâ€?. GiĂ i greci, attraverso il mito di Edipo e di Antigone “ci fanno comprendere che avevano consapevolezza del dramma fami-

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dotta da Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa di Roma. “Tornare alla Carta fondamentale non è rĂŠtroâ€?, ma ci dĂ una lettura laica della societĂ dal momento che, “soprattutto nella prima parte, essa è in sostanza un trattato socio-antropologico: vi è l’idea di uomo, societĂ e famiglia, e a suo tempo fu frutto di grande convergenzaâ€?. Punti focali dell’analisi condotta da Dalla Torre sono stati, prendendo spunto dall’articolo 29 della Costituzione, le definizioni di famiglia come “societĂ naturaleâ€? e “fondata sul matrimonioâ€?. Cose che lo Stato “ricono-

sceâ€?, ossia ammette che “esistono da prima. L’uomo, in quanto animale relazionale, ha bisogno dell’altro: cosĂŹ, anche se non tutte le relazioni sono di tipo coniugaleâ€?, questo costituisce “un paradigma di completamento e superamento dei limiti individualiâ€?, e non essendo fatti per stare soli, nel matrimonio noi troviamo “la liberazione dal nostro limiteâ€?. I caratteri naturali della famiglia. Sulle sue basi naturali, la famiglia, secondo il giurista, “si fonda sull’eterosessualitĂ , che porta al superamento della parzialitĂ â€? e “sulla solidarietĂ , sia orizzontale tra coniugi, nella buona e cattiva sorte, che verticale, con gli altri soggettiâ€?. E, ancora, nella “stabilitĂ â€? e nella “procreazioneâ€?, che indica il “passaggioâ€? dal “momento unitivo a quello moltiplicativoâ€?. Caratteri distintivi, questi, “insidiati oggi – secondo Dalla Torre – dalla teoria del gender, che individua il sesso come dimensione culturale e non biologicaâ€? e “dalla scissione tra sessualitĂ e procreazioneâ€?. Una rivoluzione da completare. Come “istituto giuridicoâ€?, il matrimonio, ha proseguito il rettore della Lumsa, “non ha niente a che vedere con l’amore. Se il matrimonio fosse fondato solo sul rapporto affettivo, perchĂŠ negarlo ad altri? Ăˆ da qui che nasce l’equivocoâ€?. Come istituto sociale, inoltre, “il matrimonio non è un fatto personaleâ€? in quanto “coinvolge figli, genitori, parentiâ€?, e non è “solo un fatto privatoâ€? perchĂŠ comporta “responsabilitĂ assistenziali, di tipo solidaristicoâ€?.

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1893-2013 VOCE COMPIE 120 ANNI

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‘�ˆ‡”‡�œƒ ‡’‹•…‘’ƒŽ‡ Ž‘�„ƒ”†ƒ ‘� ”‹�‘ ƒœœ‘Žƒ”‹ ˜‡”•‘ ‰Ž‹ ƒŽ–ƒ”‹ La Conferenza episcopale lombarda ha dato il via libera all’avvio dell’iter per la causa di beatificazione di don Primo Mazzolari (1890-1959), il parroco di Bozzolo, voce molto significativa del cattolicesimo italiano del Novecento. L’intenzione di avviare il processo canonico per don Mazzolari ora compie un importante passo avanti. La procedura canonica prevede come primo passaggio formale in una causa di beatificazione

l’assenso della Conferenza episcopale regionale. E solo una volta ottenuto questo via libera il fascicolo può essere presentato alla Congregazione per le cause dei santi per ottenere il “nulla ostaâ€?. Da quel momento al candidato agli altari spetta il titolo di servo di Dio. Insieme a quella di don Mazzolari i vescovi lombardi hanno approvato l’introduzione anche di altre cinque cause di beatificazione. Significativo il sĂŹ anche per Teresio Olivelli (1916-1945), partigiano

cattolico morto nel campo di concentramento di Hersbruck. Un altro nome molto noto tra quelli che le diocesi lombarde sostengono nella causa di beatificazione è quello di fratel Ettore Boschini (1928-2004), il religioso camilliano che per decenni si è preso cura dei senza fissa dimora alla Stazione Centrale di Milano. Le altre tre figure sono quelle di mons. Giovanni Cazzani di Cremona e dei giovanissimi Carlo Acutis e fra Jean Thierry dell’arcidiocesi di Milano.

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a tu che Papa vorresti? Sembra uno scherzo, ma non è cosĂŹ. Basta un collegamento internet per “far giungereâ€? la propria voce al Conclave per contribuire all’elezione del nuovo Pontefice adesso si può; o perlomeno, è l’ambizioso obiettivo di “Habebimus Papamâ€? (www.papa2013.it ), sito internet lanciato da due agenzie di comunicazione. Ăˆ un sondaggio, quello proposto: attraverso il sito – e con una corrispondente pagina Facebook – si punta a registrare le attese su temi come le sfide del mondo moderno, la difesa delle tradizioni, l’ecumenismo, il continente di provenienza del nuovo pontefice. Ma non solo, si offre anche la possibilitĂ di indicare un candidato. In veritĂ questa operazione non è una novitĂ assoluta: era stata giĂ proposta dopo la scomparsa del patriarca Alexei II e in previsione dell’elezione del nuovo Patriarca della Chiesa ortodossa, nel 2009: allora i partecipanti furono oltre 700mila. Questo e molto altro stiamo vedendo in questi giorni sui mezzi di comunicazione. Il toto Papa impazza e spiazza. I giornali sono pieni di supposizioni e di interpretazioni. C’è chi scrive che i cardinali italiani avranno un

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peso importante nell’elezione del Romano Pontefice. Ma come giĂ accaduto negli ultimi conclavi, questi porporati non rappresentano un “partitoâ€?: ci sono quelli piĂš vicini al Segretario di Stato Tarcisio Bertone, ci sono curiali di varie provenienze e orientamento, ci sono residenziali con formazioni e curricula diversissimi. Visti i tempi ravvicinati fra la notizia delle dimissioni e il Conclave, la Curia

romana sembra voglia scongiurare il rischio di tante fumate nere che, mediaticamente, verrebbero interpretate come segno di una crisi profonda nella Chiesa. E il soffio dello Spirito Santo? Sul tavolo del futuro Papa restano aperti alcuni temi, su tutti la nuova evangelizzazione fortemente voluta da Benedetto XVI. Si dovrĂ mettere mano alla riforma della Curia romana, ma si dovrĂ portare avanti anche il dialogo interreligioso e l’ecumenismo. E non è una coincidenza se da questo punto di vista l’ex presidente del Pontificio consiglio per l’unitĂ dei cristiani Walter Kasper (l’altro grande teologo cattolico tedesco del nostro tempo), che compirĂ 80 anni il 5 marzo ma sarĂ elettore (il piĂš anziano), proprio l’anno scorso ha pubblicato un libro dall’impegnativo titolo “Chiesa cattolica. Essenza, realtĂ , missioneâ€?. La Chiesa deve ripartire da qui, dalla sua essenza per capire come continuare a essere presenza significativa e autorevole nel mondo, per continuare a portare l’annuncio del Vangelo. Il punto di partenza e di arrivo resta GesĂš Cristo che si manifesta nella quotidianitĂ anche attraverso la testimonianza preziosa di figure come quella di Benedetto XVI, uomo di preghiera e di fede.

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di San Faustino il Vescovo fa quasi un esame di coscienza. Questo è il motivo per cui ci prepariamo alla Pasqua con un cammino quaresimale di conversione. “Solo se faremo questo la fede ci garantisce che ‘avremo successo’, perlomeno nel senso che la nostra esistenza diventerĂ testimonianza di valori umani autentici vissuti. E allora forse si potrĂ comprendere anche che c’è un legame tra la nostra conversione e il superamento

della crisiâ€?. La comunitĂ cristiana non ha competenze speciďŹ che in economia o in ďŹ nanza; ma “ha un patrimonio ricchissimo di umanitĂ al quale attingereâ€?. A questo patrimonio si può attingere “per imparare a diventare persone umane autentiche: attente, intelligenti, critiche, responsabili, buone, mosse dall’amore per la realtĂ e per ogni uomo. Quando il cammino dell’uomo imbrocca la via del declino, vuol dire che in qualche

cosa abbiamo sbagliato: non siano stati attenti ai cambiamenti del mondo, ci siamo cullati sugli allori senza sviluppare la creativitĂ â€?. Se si vuole migliorare la societĂ , la strada passa attraverso il miglioramento dell’uomo. “La fede non serve immediatamente a migliorare economia e ďŹ nanza e simili; ma serve a migliorare l’uomo. II Signore ci chiede di assumerci con umiltĂ ma con decisione questa responsabilitĂ â€?.

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na progressiva estraneitĂ . L’intervento di Paola Bignardi parte da un dato evidente e riprende il libro di don Armando Matteo “Quarantenni in fuga dalla Chiesaâ€?: le donne giovani-adulte stanno scomparendo dalle comunitĂ ecclesiali cristiane. Oggi, forse, dal punto di vista operativo si nota meno il venir meno delle quarantenni, basti pensare che alcuni servizi (pulizie in chiesa) e ruoli (catechiste) sono appaltati alle 50-60enni, ma il fenomeno va osservato nel futuro: si sta spezzando l’alleanza tra donne e Chiesa. Questo può avere delle ricadute devastanti solo se ci fermiamo alle funzioni di accudimento e di educazione (la trasmissione della fede alle nuove generazioni) che vedono protagoniste proprio le donne. In famiglia non si imparano piĂš le prime parole della fede perchĂŠ anche a tavola si trasmette uno stile. Se i segnali di disagio hanno una storia lontana, oggi lo spezzarsi di questa alleanza è piĂš visibile e riflette anche i cambiamenti della societĂ occidentale in una fede che è entrata in crisi o come sostiene Paola Bignardi si è “mondanizzataâ€?. Ma perchĂŠ assistiamo inermi all’al-

lontanamento delle persone dalla vita della Chiesa? Senza una comprensione di questo tempo (“non è ostile alla fedeâ€?) che non riesce a incontrare la fede nelle forme tradizionali, non si va da nessuna parte. Era la stessa difficoltĂ avvertita 50 anni fa da Giovanni XXIII quando diceva che il Concilio avrebbe dovuto trovare il punto di incontro tra la dottrina e il modo comune di vivere il nostro tempo. SĂŹ, è vero ci sono donne che se ne andrebbero comunque, ma ci sono allo stesso modo donne che con una Chiesa diversa resterebbero. Oggi la Chiesa non è capace di comunicare alla donna cosa perde nell’allontanamento e nel medesimo tempo non è capace di comunicare quanto le donne possano essere preziose: Teresa di Lisieux è dottore della Chiesa con la sua fede profonda espressa in forme culturali femminili perchĂŠ “le donne capiscono Dio con il cuoreâ€?. “Come può essere madre se esclude le madri? La Chiesa materna – afferma la Bignardi – è quella attenta a tutta la persona e dove non c’è relazione, non c’è educazioneâ€?. La comunitĂ deve essere percepita come una famiglia, come una casa aperta a tutti, e non come semplice

fucina di iniziative. Secondo la Bignardi, le donne non possono contribuire a costruire lo stile delle comunitĂ in un contesto “marcatamente maschileâ€?. Va ricordato soprattutto ai sacerdoti che la via dei ministeri non può essere l’unico modo per essere riconosciuti nella Chiesa. Mancano forme vere di corresponsabilitĂ . Dov’è finito il “genio femminileâ€? della Mulieris dignitatem? Nel passato ci sono state donne che hanno saputo imporsi lo stesso, ma oggi è difficile trovare “una donna (piĂš in generale potremmo dire un laico) con solida formazione: il contesto storico non favorisce la maturazione alla fede, ma mette solo alla provaâ€?. Da dove ripartire allora? Dall’ascolto delle donne, dal riequilibrio dei poteri, dal saper inventare cose nuove e dal saper valorizzare anche nuovi luoghi di vita ecclesiale fuori dall’ordinario. La casa può essere uno di questi luoghi dove la donna può esprimersi con una maggiore padronanza. Bisogna anche saper valorizzare gli spazi associativi (per statuto richiedono partecipazione e responsabilitĂ ) dove la donna è giĂ protagonista, spazi che possono essere una sorta di tirocinio della vita ecclesiale.


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‰‡Â?†ƒ †‡Ž ‡•…‘˜‘ VenerdĂŹ 22 febbraio Ore 6.5 - Brescia Santa Messa presso il Seminario minore. Ore 20.30 - Brescia Quaresimale in Cattedrale. Sabato 23 febbraio Ore 9.30 - Brescia - Consiglio pastorale diocesano. Ore 20.45 - Chiari - Incontro con i cresimandi e i genitori della zona VIII presso l’oratorio di San Bernardino.

Domenica 24 febbraio Ore 10.30 - Clusane Santa Messa e inaugurazione della cappella dell’oratorio. Ore 17.15 - Brescia - Incontro con i giovani delle comunità neocatecumenali della Santissima Trinità . MartedÏ 26 febbraio Ore 8 - Brescia Santa Messa per il personale di curia in episcopio. GiovedÏ 28 febbraio Ore 9.30 - Brescia Santa Messa presso la Rsa mons. Pinzoni. Ore 20.30 - Brescia Scuola di preghiera in Cattedrale.

ÂƒÂ”Â–Â‡Â†Âż Í? Â?ƒ”œ‘ ‹–‹”‘ ’‡” ‹ •ƒ…”‹•–‹ MartedĂŹ 5 marzo presso Casa Sant’Angela in via Martinengo da Barco 4 è in programma il ritiro in preparazione alla Pasqua dell’Unione diocesana San Costanzo sacristi di Brescia. Il programma è il seguente: alle 9.30 la recita dell’ora media e alle 10 la relazione di don Pierino Boselli sulla liturgia pasquale; seguono le comunicazioni del presidente Giuseppe

Giudici con la chiusura del tesseramento. Alle 11.30 la Santa Messa e alle 12 il pranzo. Il ritiro si inserisce nel calendario dell’Unione diocesana S. Costanzo: martedÏ 14 maggio il pellegrinaggio mariano a Pavia e visita alla Certosa, martedÏ 8 ottobre la festa di S. Costanzo a Nave e martedÏ 10 dicembre il ritiro d’Avvento. Nella lettera di invito Giudice ribadisce l’esortazione alle comunità parrocchiali perchÊ riscoprano l’immagine del sacrista per la salvaguardia del patrimonio artistico, culturale e spirituale.

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uor Tullia è entrata in convento tra le Dorotee di Cemmo all’etĂ di 41 anni, dopo un cammino di conversione che l’ha portata ad abbandonare il suo paese, la sua casa, (in provincia di Gorizia) e la sua professione (avvocato). “Il 10 febbraio 2013 ho promesso – racconta suor Tullia – a Dio che Lui sarebbe stato la mia unica ricchezza, il mio unico Signore, il mio unico amore: ho pronunciato i voti di povertĂ , obbedienza e castitĂ nella famiglia religiosa delle Suore Dorotee di Cemmo, sono diventata suoraâ€?. Da una conversione iniziata

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va chiesto, senza aver prima ricevuto la cresimaâ€?. Dalla frequentazione del corso di preparazione nacque un interesse per le “cose della fedeâ€? di cui ero “quasi totalmente ignorante: fu un cammino di vera scoperta della fede che avevo abbandonato da ragazzina quando, bisognosa di risposte esistenziali che nessuno sembrava in grado di darmi, abbandonai la Chiesa che non mi rispondeva e alla fine smisi di farmi domande sul senso della vita e delle cose; nel tempo maturai anche un grosso strato di pregiudizi contro la fede cattolica. La Parola di Dio mi colpiva e attraeva. La mia vita si era ormai stabilizzata, avevo faticato molto per realizzare i miei progetti, e non ne avevo altri. Avrei voluto avere risposte alle domande che avevo represso da ragazzina, ma ormai ero certa che non ci fossero, che dovevo soltanto vivere quanto meglio potevo, senza aspettarmi altroâ€?. Inaspettatamente dopo la cresima pian piano iniziò a crescere sempre piĂš in lei un

forte desiderio di Dio. “Iniziai un percorso di conoscenza della fede, con la frequentazione di corsi di teologia, incontri di formazione spirituale e di preghiera; iniziai ad andare a Messa. Cercavo risposte. La mia conversione ebbe una svolta durante un corso di esercizi spirituali tenuti dalle Suore Dorotee di Cemmoâ€?. Continuò la sua vita normale, ma iniziò anche un cammino di ricerca, “di violenti combattimenti interiori, di desiderio e di repulsione; avevo ormai la necessitĂ di capire cosa Lui mi stesse dicendo. L’idea della vita religiosa era per me assolutamente inaccettabile, e mi terrorizzavaâ€?. A un certo punto, “ciò che prima mi sembrava inaccettabile e terribile mi parve il dono piĂš grande che potessi ricevere. Esplose la gioia e la riconoscenza per essere oggetto di un immeritato amore di predilezione: il Signore mi chiamava a sĂŠâ€?. Seguirono quasi altri due anni di cammino perchĂŠ “questa mia intuizione si concretizzasse, anni ancora

di faticosa ricerca, di desiderio e di ansia: non capivo dove il Signore mi voleva portare! Finalmente, dopo altre esperienze spirituali e molte lotte con me stessa e con Dio, giunse quasi inaspettata la certezza che non per caso ero arrivata a Brescia dalle Suore Dorotee di Cemmoâ€?. E adesso? “Oggi sono una Suora Dorotea di Cemmo: non so ancora cosa farò, non so dove andrò, ma so che il Signore è con me, mi ha accompagnato, mi ha chiamato, mi chiama ogni giorno a seguirlo, a stare con Lui, a conformarmi a Lui. Questo è il senso. In Lui solo ci sono le risposte che avevo sempre cercatoâ€?.

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‘Â?‡Â?‹…ƒ Í› Â?ƒ”œ‘ Dz ƒ‰‰‹ †‹ Ž—…‡dzǣ —Â? Â?—•‹…ƒŽ •— Š‹ƒ”ƒ —…‡ ƒ†ƒÂ?‘ “Raggi di luceâ€? è il musical su Chiara Luce Badano in programma domenica 3 marzo alle ore 16 al PalaBrescia. L’ingresso è gratuito. Lo spettacolo (sul palco salgono 100 ragazzi che raccontano la storia di una ragazza speciale) è in preparazione alla 50ÂŞ Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che si terrĂ a Brescia in ricordo di Paolo VI (20-21 aprile 2013. Il musical è il frutto del progetto che vede impegnati, dal

2011, oltre 120 ragazzi di tutta la Lombardia accompagnati dal supporto tecnico e operativo di numerosi adulti. Propone la storia di Chiara Luce in due atti: il primo racconta la vita della giovane sino alla diagnosi della malattia che l’ha colpita; il secondo, gli ultimi mesi prima della sua morte. I ragazzi alternano la loro performance suddivisi per gruppi secondo le varie discipline (canto, musica, danza e recitazione). Si assiste cosÏ all’avvicendarsi

di volti e contributi artistici differenti, armonizzati tra loro a comporre la storia di Chiara Luce. Chiara Badano nasce a Sassello il 29 ottobre 1971. La vita di Chiara è semplice e straordinaria come quella di tante ragazzine della su etĂ ; aderisce ďŹ n da piccola al Movimento dei focolari fondato da Chiara Lubich. A 17 anni un dolore alla spalla durante una partita a tennis è il primo segnale di una grave malattia; le viene diagnosticato un tumore

diffuso: è l’inizio del viaggio di Chiara verso una meta diversa da quella sognata da ragazzina, ma altrettanto straordinaria. Non perde il sorriso e continua a regalare affetto e speranza a chi la circonda. Per tutti diventa “Chiara Luceâ€?, nome che Chiara Lubich sceglie per lei. Si spegne il 7 ottobre del 1990 a 18 anni dopo aver preparato, aiutata dagli amici, il proprio funerale, pensandolo come una festa di nozze.

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on Antonio Mangialardo doveva la sua vocazione ad un corso di esercizi spirituali che in giovinezza fece alla Cittadella della Pro Civitate Christiana di Assisi. Allora era un giovane colognese con il diploma di perito industriale. Lavorava all’Om, dopo aver fatto il militare nel corpo degli Alpini. Con l’entusiasmo delle vocazioni giovanili, abbandonò i suoi sogni ed entrò in Seminario. Dopo gli studi, fu ordinato nella chiesa del suo paese, Cologne, nel 1959 e la sua prima destinazione fu, per breve tempo, la parrocchia di Ghedi. SeguĂŹ un’altra breve esperienza all’oratorio di Gratacasolo e poi seguĂŹ la stagione, piĂš vasta e determinante per il suo ministero, a Palazzolo, destinato all’oratorio San Sebastiano della parrocchia di S. Maria Assunta. Erano gli anni in cui la cittadina si stava riorganizzando con parrocchie nuove e il giovane prete partecipò con gli altri sacerdoti alle varie fasi della suddivisione delle parrocchie palazzolesi. Dopo quattro anni fu trasferito a Rovato, dove rimase per un triennio, lavorando con passione pur nella inquietudine pastorale tipica della stagione seguita al Concilio. Nel 1967 fu trasferito a Gottolengo, dove il parroco don Francesco Vergine e il curato don Giuseppe Bettoni avevano

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sua attività di curato e, nel contempo, collaborò con convinta adesione nel seguire i Gruppi neocatecumenali. La sua passione per tale carisma lo coinvolse totalmente, tanto che il vescovo Luigi Morstabilini gli concesse il permesso di essere sacerdote missionario itinerante al servizio delle comunità neocatecumenali. Per quasi un decennio, dal 1992 al 2000, don Mangialardo visitò numerose comunità in Inghilterra, Danimarca, Olanda, Australia, Uruguay, Ecuador e Italia. La sua attività consisteva principalmente in una azione di ca-

techesi. Ha svolto frequenti incontri nelle convivenze (ritiri spirituali) per gli itineranti e i presbiteri, con la presenza di Kiko e Carmen. E fu proprio lo stesso Kiko, nel 2004, a chiedere la disponibilitĂ di don Antonio Mangialardo, in risposta alla richiesta di alcuni sacerdoti impegnati nel Cammino, di trasferirsi a Catellamonte, parrocchia dove c’erano cinque comunitĂ neocatecumenali. Don Antonio, col suo connaturale entusiasmo, servĂŹ quei fratelli per cinque anni: presiedeva durante la settimana varie celebrazioni della Parola di Dio, le celebrazioni eucaristiche necessarie per le comunitĂ , aiutava i fratelli, soprattutto i giovani, con la sua costante disponibilitĂ alla confessione e al dialogo. Nel 2009 la malattia lo costrinse a ritirarsi a Brescia e per lui iniziò un lento declino. Per un anno cercò di offrire ancora un aiuto a Gottolengo, come presbitero collaboratore, ma poi si rese necessario il ricovero alla Domus Caritatis Paolo VI, dove lo raggiunse sorella morte. I suoi funerali furono celebrati nella chiesa di Gottolengo e nel cimitero dello stesso paese, a lui tanto caro, riposa in attesa della risurrezione che in vita annunciò tante volte con fede ardente e parola contagiosa. Chi lo ha incontrato e conosciuto lo ricorda con riconoscenza come un sacerdote che, sotto un modo di fare talvolta burbero, era pieno di amore per GesĂš Cristo, per la Chiesa e per l’evangelizzazione.

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tramanda anche all’esterno la memoriaâ€? (art. 4). C’è un importante vincolo morale che risale alle origini stesse dell’istituzione di beneďŹ cenza, sorta a Brescia agli inizi del Cinquecento. Lo scorso 18 febbraio nella cappella della Congrega, in via Mazzini, mons. Osvaldo Mingotti ha presieduto una celebrazione eucaristica in suffragio di quanti – in vario modo – sono stati nel tempo partecipi di questa missione di caritĂ cosĂŹ legata al volto di Brescia.

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a crisi costringe tutti a ripensare la realtĂ : un esempio particolarmente illuminante è dato dalla condizione degli anziani, alla quale di norma si associa giustamente una immagine di fragilitĂ fisica ma anche relazionale ed economica. Purtroppo, l’emergere di nuove fragilitĂ cambia gli scenari, senza per questo diminuire la fatica delle persone. Basti pensare che una volta, sino alla fine dell’Ottocento, chi non era piĂš in grado di lavorare restava in famiglia e veniva accudito dai figli e dai parenti. Era il cosiddetto modello della famiglia patriarcale; per gli altri c’erano i ricoveri, frutto della caritĂ privata e pubblica. Dopo l’unitĂ d’Italia fu introdotta la “rivoluzioneâ€? della previdenza sociale, ossia l’attribuzione di una pensione ad un numero crescente di anziani: in questo modo essi divennero sempre piĂš autonomi e indipendenti dai giovani, migliorando sensibilmente

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pazione, la posizione degli anziani – pur rimanendo fragile – diventa oggi paradossalmente piĂš sicura rispetto ad altre fasce della popolazione. Tra rate del mutuo, rette degli asili nido, spese condominiali, pacchi viveri e bollette‌ sorge una inedita competizione tra i bisogni. Infatti anche se le difficoltĂ del momento sono gravi per tutti, è certo che chi vive di una pensione (talora irrisoria, si sa) può contare su di un bene sempre piĂš raro: una fonte fissa di reddito, unita ad una disponibilitĂ di tempo abbastanza ampia, quando la salute lo consente. Al tempo stesso, i piĂš giovani, che si pensavano forti e sicuri, sono costretti a fare i conti con una inaspettata precarietĂ lavorativa, che mette in dubbio tutte le certezze. Si assiste ormai da un po’ ad un aiuto offerto dagli anziani alle giovani famiglie, in termini di tempo e di risorse; ora il remix è piĂš accentuato. Su questi mutamenti, che incidono fortemente sulla vita dei

bresciani, si sta interrogando anche la Congrega della CaritĂ Apostolica, preoccupata di quanto si rileva nei colloqui quotidianamente condotti con le persone che si rivolgono al Sodalizio di via Mazzini per chiedere un aiuto. Nel generale ridimensionamento delle disponibilitĂ , spesso a queste persone può essere solo offerto ascolto ed accompagnamento. Anche per un ente caritativo che si alimenta della generositĂ dei concittadini, la sfida è interpretare un tempo nuovo, nel quale realtĂ sgradevoli come la perdita del lavoro e il confronto con sacrifici prima impensati vanno coniugati con la ricerca tenace e fiduciosa di una speranza che va oltre l’affanno quotidiano. A livello istituzionale ma anche e soprattutto individuale, il costo da mettere in conto di fronte alla crisi, con i suoi risvolti umani e sociali, è il ripensamento di prioritĂ , stili ed equilibri di vita, compreso il rapporto tra le generazioni.

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Sta imperversando in questi giorni su canali Rai il promo dell’8ÂŞ serie della fortunata fiction “Un medico in famigliaâ€?, una delle piĂš longeve della televisione di Stato. La famiglia Martini sta dunque per ripresentarsi al pubblico con attesi ritorni e tantissime novitĂ . La famiglia si appresta a crescere ulteriormente le nascite dei bambini di Lele e della terza moglie Bianca, di Dante e Melina e dei gemellini di Ciccio e Tracy. Archiviata l’avventura americana, nonno Libero (Banfi)

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torna a reggere le fila della famiglia, con la sua carica di umanità , la sua schietta saggezza, ma soprattutto con la sua proverbiale verve che tanto fa indispettire sua moglie Enrica (Milena Vukotic). Anche Maria, la primogenita di Lele Martini, nella scorsa serie alle prese con l’elaborazione del lutto per la tragica morte del marito Guido, annuncia l’intenzione di risposarsi con Marco. Una serie tranquilla? No, tutt’altro, proseguendo nella strada di far vivere a una famiglia

particolare avventure che sono della gente qualunque, I Martini, cosĂŹ come tutti i residenti del quartiere, sono vittime di una truffa immobiliare e rischiano di perdere le loro case a vantaggio di un imprenditore senza scrupoli deciso ad edificare un comprensorio extra lusso a Poggio Fiorito. Lele deve inoltre far fronte ai progetti dei nuovi proprietari della clinica in cui lavora e che intendono il servizio alla medicina in modo del tutto opposto a quello del dott. Martini...

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ulla serie tv “Un medico in famigliaâ€?, che sta per tornare sugli schermi su Raiuno, è giĂ stato detto tutto, sia in termini critici (quella dei Martini non è propriamente una famiglia “ortodossaâ€?) che positivi (la capacitĂ di portare sul piccolo schermo, seppure con un linguaggio come quello televisivo che deve essere necessariamente popolare, temi sociali di grande impatto). Sta proprio nella capacitĂ di raccontare attraverso le vicende della famiglia Martini i problemi della gente comune la fortuna di una delle fiction piĂš longeve di casa Rai (quella che gli italiani vedranno nei prossimi giorni è la serie numero 8, ndr.) A parlare della famiglia televisiva piĂš nota d’Italia è Giulio Scarpati che, da 15 anni, dĂ il volto al dottor Lele Martini e che “Voceâ€? ha incontrato nelle scorse settimane, quando è passato da Brescia con lo spettacolo “Oscura immensitĂ â€?. Sta per tornare il dott. Martini. Per lei è piĂš un piacevole compagno di viaggio o una presenza inopportuna? Non posso negare che quella di Lele sia stata in certi frangenti una presenza ingombrante. Ma non è una colpa sua. Le responsabilitĂ sono di un sistema che continua, in modo molto provinciale, a considerare cinema, televisione e teatro come mondi separati. Mentre negli Stati Uniti è naturale che un attore passi tranquillamente dal cinema, al teatro e alla televisione, in Italia, invece, è condannato in eterno a interpretare lo stesso ruolo. Un esempio? Anni fa quando le vicen-

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de di casa Martini erano un vero fenomeno di costume ci fu un dirigente Rai che si interrogò circa l’opportunitĂ di mandare in onda il film che avevo realizzato su Rosario Livatino (“Il giudice ragazzinoâ€?, ndr.) temendo che avrebbe potuto disorientare il pubblico ormai abituato a vedermi nei panni di medico... Lele Martini, tanto amato dal pubblico, è stato una condanna per una generazione di papĂ sottoposti a costanti paragoni dai loro figli. Come è stato per Scarpati padre convivere con questo rivale televisivo?

Devo confessare che molte volte anche io come padre ho subito il confronto con Lele Martini, vittima della potenza della televisione di far risaltare una figura di padre a cui, pur tra problemi, debolezze e difficoltĂ , riesce straordinariamente bene il ruolo di genitore. Ăˆ una condanna destinata a ripresentarsi nelle prossime settimane con la programmazione dell’ultima serie di “Un medico in famigliaâ€?. Ultima nel senso che dopo questa calerĂ definitivamente il sipario sulla serie? No, ultima in senso di piĂš recente. Sono convinto che un prodotto televisivo debba avere una propria vita sino a quando vi sono validi motivi di racconto. Quando questi vengono meno bisogna sapersi ritirare in buon ordine. Qual è, a suo dire, la fortuna del “Medicoâ€?? Credo essenzialemente la capacitĂ di dare voce, seppure attraverso una famiglia originale com’è quella dei Martini, alla quotidianitĂ della gente comune che affronta con fatica e, a volte anche un pizzico di eroismo, le difficoltĂ della vita di tutti i giorni. Cos’hanno in comune i personaggi del “Medicoâ€? con altri da lei portati in scena, come don Di Liegro, don Saltini e il giudice Livatino? A prima vista nulla, anche se gli uni e gli altri servono per raccontare che in Italia c’è ancora molto eroismo quotidiano. Penso a tutti quelli che giorno dopo giorno continuano a lottare per le loro convinzioni in contesti che molto spesso sono difficili: sono nel loro piccolo degli eroi, perchĂŠ resistono alla sconforto. Se mi guardo in

Televisione, teatro o cinema? Per Giulio Scarpati non fa grande differenza, purchĂŠ siano buoni. Una condizione sempre piĂš difficile da realizzare in Italia dove nessuno si preoccupa di valorizzare la cultura, una delle ultime eccellenze del Paese. “Non investire su questo settore, anzi, sottoporlo a continui tagli – afferma al proposito l’attore romano –, non solo è un’operazione di inciviltĂ nei confronti degli italiani, ma è anche un’operazione antieconomicaâ€?. Altri Paesi dimostrano come la cultura può diventare una voce

importante dell’ecomomia. “Una politica attenta alla cultura – sono ancora considerazioni di Scarpati – potrebbe favorire anche l’arricchimento morale e intellettuale per far fronte a una forma di povertĂ , come quella intellettuale, sottovalutata in Italiaâ€?. Ăˆ sorprendente notare come la determinazione che Scarpati mette nel chiedere politiche finalmente attente alla cultura in tutte le sue forme, sia quella che ha dato a personaggi portati sul piccolo schermo come don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas di Roma,

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e don Zeno Saltini, “inventoreâ€? di Nomadelfia. “Credo che ognuno di noi abbia da imparare da figure come quelle di don Di Liegro e di don Saltini – è la convizione di Giulio Scarpati –: chiedere a tutti, partendo da sĂŠ stessi, un altissimo livello di impegno anche nella piĂš insignificante delle azioni per essere efficaci in ciò che si sta facendo. Diversamente si resta a un livello di estrema superficialitĂ che non serve a nessunoâ€?. Una lezione importante, insieme alla convinzione che quelli portati in scena (compreso il don Silvestro di “Aggiungi un posto a

giro trovo tanti motivi di consolazione: penso al volontariato: ma anche ai tantissimi giovani che credono ancora che ci sia una via per riuscire nella vita che non sia quella della raccomandazione, delle scorciatoie che tante volte gli adulti praticano, giovani che credono ancora nel merito e nel lavoro. Esempi di cui un attore non può non tenere conto anche quando lavora a un prodotto tutto sommato leggero com’è il “Medicoâ€?.

tavola�) sono figure caratterizzate da una grande carica rivoluzionaria, disposti al sacrificio pur di cambiare realmente il mondo, abbattendone i pregiudizi, sorretti soltanto da una forza interiore enorme. Giulio Scarpati ha avuto modo di conoscere don Luigi Di Liegro, da lui ha imparato una virtÚ che cerca di applicare nella sua vita di attore, di uomo e nelle sfide che assume (anche come responsabile del sindacato attori): la capacità di uscire da qualsiasi schema che ostacoli l’incontro con la persona per parlare all’uomo.


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In Duomo Vecchio è stata installata per tutta la durata della Quaresima la croce realizzata da Angelo Bezzi. Due pesanti legni che messi in parallelo permettono alle rotaie di stare salde e sicure, prendono la forma di una croce e ci danno appuntamento nel cammino della Quaresima. In questo incrocio di vie l’umanitĂ si incontra e sosta per tirare un sollievo nella corsa di ogni giorno, per ridisegnare la mappa del nostro camminare, per

La mostra “Il Patrimonio artistico a km zeroâ€?, che è stata visitata a Ghedi da numerose scolaresche della Bassa, approda ora a Brescia, nella sala della Bcc Agrobresciano di via Triumplina 237. Rimane aperta ďŹ no al 6 marzo, con i seguenti orari: dal mercoledĂŹ al venerdĂŹ dalle ore 17 alle 19. Il sabato dalle 10 alle 12.30. Lo scopo è di far prendere coscienza alla realtĂ scolastica e alla comunitĂ locale delle immense potenzialitĂ culturale del territorio. La mostra, costituita

dirsi con franchezza la propria veritĂ . Pure la sosta è necessaria all’andare. Ma in questa sosta per guardare in noi, in questo appuntamento con noi stessi e con il nostro destino, irrompe l’inatteso. Ciò che ci impedisce di continuare la nostra corsa, ciò che sbarra la nostra vita è in realtĂ un appuntamento che Dio crea al suo desiderio di farci visita. Per insegnarci che egli solo è capace di trasformare in luce la nostra pesantezza.

da 30 pannelli fotograďŹ ci, è rivolta in particolar modo alle scuole dell’obbligo e propone immagini esemplari del patrimonio artistico locale che costituiscano la molla per attuare una visita in loco e studiare il patrimonio artistico sia quello piĂš noto, sia quello meno noto, “nascostoâ€?o trascurato. Gli alunni vengono invitati ad elaborare opere pittoriche e fotograďŹ che che verranno giudicate da una giuria con premi in denaro offerti da Bcc Agrobresciano alle classi vincitrici.

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l 23 febbraio il teatro Grande ospita la consegna dell’edizione 2011/2012 del Premio Danza&Danza, istituito nel 1987 dall’omonima rivista diretta da Mario Bedendo. Il premio viene attribuiti da una giuria composta dai critici del giornale. Diverse le categorie di attribuzione che concernono gli spettacoli, gli eventi, le produzioni, i protagonisti e i danzatori emergenti che si sono distinti nel corso dell’anno sui palcoscenici italiani. La serata di gala ospitata dal massimo cittadino ha richiamato a Brescia artisti di fama internazionale per un momento di spettacolo che porta sulla scena danzatori ormai affermati accanto a giovani promesse. Il premio Danza&Danza rappresenta a ogni sua edizione un’eccezionale occasione per trovare riuniti numerosi nomi illustri della danza mondiale e assistere a un evento artistico di straordinaria spettacolaritĂ . In occasione della consegna dei riconoscimenti è stato chiesto agli artisti presenti di preparare una personale esibizione per il pubblico del Gala. Il programma della serata, in via di completamento, vede giĂ conferma-

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ta la partecipazione e l’esibizione di grandi artisti come Friedemann Vogel e Maria Eichwald, primi ballerini dello Stuttgarter Ballett, Federico Spallitta, demi-soloist presso il prestigioso Staatsballett di Berlino, che si esibirĂ con la collega Soraya Beatrix Bruno, l’emergente danzatore napoletano Rosario Guerra elemento di punta della Gauthier Dance// Dance Company Theatherhaus Stuttgart, Federica Maine del Balletto del Maggio Musicale Fiorentino che si esibirĂ con l’Êtoile ospite residente dell’ensemble Alessandro Riga, Filippo Del Sal che interpreterĂ un estratto da “Medeaâ€? di Davide Bombana, Alessio Rezza e Alessia Gay, giovani elementi di spicco del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, il siciliano Claudio Cangialosi che danzerĂ con Anna Merkulova sua collega al Semperoper Ballett di Dre-

sda, il ventisettenne danzatore angloindiano Aakash Odedra, il bresciano Valentino Zucchetti solista del Royal Ballet di Londra e le danzatrici Iyar Elezra e Bobbi Smith della Batsheva Dance Company. Ritireranno inoltre i Premi a loro assegnati il coreografo greco Andonis Foniadakis, il direttore del Balletto del Maggio musicale fiorentino Francesco Ventriglia e il coreografo Davide Bombana, mentre il maestro Arnaldo Angelini lo ritirerĂ per il primo ballerino premiato Carlo Di Dio, trattenuto in California da impegni di lavoro, e Ramona Caia per il coreografo Virgilio Sieni. Il Gala alternerĂ passi a due e variazioni del grande repertorio classico, coreografie contemporanee, assoli inediti creati appositamente per la serata. Per ulteriori informazioni: Fondazione Teatro Grande, tel 030.2979311, fax 030.2979342 info@teatrogrande.

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´1RYHFHQWRÂľ OD IRWRJUDILD Il Museo Ken Damy, di corsetto S. Agata 22 in cittĂ , ospita, dal 9 marzo al 25 maggio la mostra intitolata “Novecento – la fotografiaâ€?, curata in collaborazione con la galleria d’arte Massimo Minini. OspiterĂ opere di autori vari dal pittorialismo a oggi. Molti intellettuali, filosofi ed artisti – Gertrude Stein, Oscar Wilde, George Bernard Shaw, Henry Bergson, Vassilji Kandisky, Marcel Duchamp, Man Ray, per citare alcuni nomi – furono fra coloro che ruotarono attorno a Camera Work, movimento e rivista newyorkese fondata nel 1903 da Alfred Stieglitz e confortarono, con la loro presenza, il pensiero che la fotografia, affrancata dalla pittura, fosse arte. La rivista uscĂŹ con una cinquantina di numeri nei suoi 15 anni di vita e contribuĂŹ ad imporre una nuova volontĂ estetica e una ridefinizione degli ambiti fotografici, che segnarono la svolta decisiva verso la sensibilitĂ modernista. Ăˆ l’inizio di una serie di nuovi codici che esprimono l’interioritĂ e il pensiero dell’artista, luogo inalienabile, assoluto e incensurabile, dove far esplodere la propria soggettivitĂ . L’abbandono del realismo, la totale libertĂ della creazione artistica, la fine della separazione dei generi – tra cui la fotografia – l’entrata nelle opere d’arte di oggetti, scarti e frammenti della realtĂ contingente segnano la fine dei temi tradizionali, quali il ritratto, il paesaggio e la natura morta, che sono sostituiti da altri che rispecchiano l’interioritĂ dell’artista, la visionarietĂ , il so-

gno, la paura, l’incubo, la casualità , la difficoltà di comunicare, il funzionamento della realtà sul modello della macchina. L’esperienza futurista, tesa ad esaltare il progresso tecnologico, lesse nelle opere di Antonio Giulio e Arturo Bragaglia una novità assoluta, una inedita serie di sperimentazioni fotografiche, le quali si proponevano la lettura dinamica del gesto. Per informazioni: info@museokendamy. com. (fr.a.)

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vicinia e voluta dalla gente. Una passeggiata nel borgo concluderà il pomeriggio. La giornata, promossa dalla Fondazione Cocchetti in collaborazione con il Comune di Bienno, sarà coordinata dal giornalista Francesco Gheza. La visita guidata sarà curata, invece, da Giacomo Scalvini. La partecipazione è libera e gratuita. Info: www. fondazionecocchetti.bs.it, info@ fondazionecocchetti.bs.it, tel. 0364 331284.

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ei giorni scorsi la Fondazione civiltĂ bresciana ha inaugurato il primo dei restauri conservati delle edicole devozionali presenti nelle vie di Brescia. Il restauro fa seguito all’attento lavoro di censimento delle edicole sacre realizzato nel 2011 da una ĂŠquipe di giovani ricercatori. Cinque sono le edicole votive individuate dalla Fondazione per un progetto di restauro conservativo, sulla base del loro pregio artistico e della sensibilitĂ devozionale. Il 19 febbraio scorso, con l’inaugurazione dei restauri dell’edicola votiva di contrada di Pozzo dell’olmo, ha preso il via la prima delle due fasi su cui è strutturato il progetto sostenuto dalla Fondazione civiltĂ bresciana presieduta da mons. Antonio Fappani. La prima fase, infatti, prevede l’intervento anche sull’edicola posta in vicolo del Fontanone. La scelta delle due edicole è stata dettata anche dai legami che le stesse hanno con il complesso monastico dei Ss. Faustino e Giovita e con la fondazione cenobitica di San Salvatore - Santa Giulia, ora patrimonio dell’Unesco. La seconda fase del progetto pre-

vede invece il recupero di altre tre santelle dislocate in punti periferici della cittĂ , ma non meno importantiper valore artistico e votivo. Si tratta delle santelle di via Amba d’oro, di via Valbottesa e di quella posta all’angolo tra via dell’Arsenale e via Dominatore Mainetti. La direzione complessiva dei lavori è stata affidata ad Alberto Fontanini che sta gestendo il progetto in collaborazione con l’Accademia di belle arti Santa Giulia. Una collaborazione che ha anche un alto significato formativo incentivando, grazie a stage didattici, la cooperazione tra diverse istituzioni che offrono a studenti e giovani operatori del settore, occasioni di crescita e di esperienze formative di alto profilo. Come giĂ ricordato il 19 febbraio scorso, alla presenza di autoritĂ civili e religiose la Fondazione civiltĂ bresciana ha tagliato il nastro della prima santella restaurata. L’edicola votiva di contrada di Pozzo dell’olmo, in cui è conservata una immagina sacra raffigurante “Il riposo dalla fuga in Egittoâ€?, è stata sottoposta a un restuaro di tipo conservativo. Il gruppo di lavoro guidato da Fon-

tanini ha provveduto alla pulizia della ricca cornice in stucco e al fissaggio dei pigmenti del dipinto murale compromesso dalla pioggia e dagli agenti atmosferici. L’edicola votiva riportata a nuova vita decora la facciata del palazzo posto in contrada dell’Olmo e che da angolo con via Santa Chiara. L’immagine sacra raffigurata nell’edicola è ormai solo intuibile a causa dell’avanzato degrado delle stesure pittoriche. Dalla sagoma dei personaggi è possibile individuare ancora la rappresentazione di una sacra famiglia, con la Vergine e il bambino in braccio seduta vicina a un pozzo alla cui base è collocata la brocca per la raccolta dell’acqua, un particolare che, probabilmente, ha determinato anche il nome della via in cui l’edicola si trova.

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Come ogni anno Radio Voce offre agli ascoltatori una serie di dirette speciali in occasione dei Quaresimali e della Scuola di preghiera. Giovedì 21 alle 20.30 in collegamento dalla Cattedrale è in programma la prima serata della Scuola di preghiera con il vescovo Monari sul tema “La preghiera e il ricordo nella fede”. Venerdì 22, sempre alle 20.30 in Cattedrale, la riflessione di mons. Monari su “Geremia, il profeta osteggiato”, all’interno dei Quaresimali 2013.

La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa parrocchiale di Cristo Re in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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Da quasi 30 anni padre Antonio Maria Sicari racconta le vite dei santi, aiutando i fedeli a scoprire la “predica piĂš bellaâ€?, con un commento vivo e attuale del Vangelo, per ribadire che la santità è la vocazione di tutti. L’itinerario quaresimale promosso dal Mec (il martedi in Castello e poi ad Adro, Roè Volciano e Gottolengo) viene illustrato dall’autore in Primo Piano (ore 9.20). In Ecclesia (ore 11) don Maurizio Funazzi e don Raffaele Maiolini presentano

La prossima puntata della rubrica “La Buona Notiziaâ€? apre con il servizio “La donna nell’evangelizzazioneâ€?, a partire dalla relazione ai sacerdoti di Paola Bignardi, giĂ presidente di Ac. A seguire: “Una nuova casa del cleroâ€?, appena inaugurata e intitolata al Beato Mosè Tovini; i “Ritratti dei santiâ€? di padre Antonio Maria Sicari; “PiĂš della sabbiaâ€?, il musical che ha concluso il suo tour al PalaBrescia. La rubrica “4

il ciclo di incontri “Culture e religioni accanto al malatoâ€?. Il commento del Vangelo è di don Roberto Domenighini (ore 9.10). Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio RaphaĂŤl. Le rubriche si possono riascoltare in podcast sul sito radiovoce.it.

parole...â€? è con don Alessandro Tuccinardi per la Giornata delle vocazioni. “La Buona Notiziaâ€? va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedĂŹ alle 20; su PiĂš Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www. vocemedia.tv che manderĂ in onda anche lo speciale “L’allegoria del buon governoâ€?, con relatrice Mariella Carlotti.

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/D EHOOD ,WDOLD QHJOL RFFKL GL 5REHUWR %DJJLR “Abbiamo fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli italianiâ€?. Questa frase, attribuita piĂš di un secolo fa a Massimo D’Azeglio, spiega bene uno dei piĂš longevi problemi della nostra nazione: avere un compatto tessuto sociale in un territorio lungo e stretto, troppo frastagliato per essere unito solo sulla carta. La stessa frase potrebbe essere il motto del Festival di Sanremo, che da piĂš di 60 anni rappresenta lo spettacolo per eccellenza dell’UnitĂ d’Italia. Durante la settimana del Festival non assistiamo principalmente a un concorso canoro, bensĂŹ a un campionario di “consuetudini italianeâ€? che

ogni anno devono rappresentare lo stivale nazionale. Ăˆ come se l’Italia facesse pubblicitĂ a se stessa tramite le canzonette sanremesi, scacciapensieri che da nord a sud tutti possono fischiettare nella loro quotidianitĂ . Fra un pezzo e l’altro prende piede la kermesse dell’italianitĂ : mostri ammalianti e terribili bellezze. L’attenzione del pubblico per l’edizione 2013 è stata veramente generosa, si è sfiorato il 50% di share, con punte di ascolto che hanno toccato i 15 milioni di telespettatori, per una media di 12 milioni a sera. Inoltre questo è stato l’anno del pubblico giovanile, dai ragazzini agli adulti under 50.

Merito della conduzione politically correct di Fazio&co o merito dei numerosi cantanti “giovaniâ€? in gara, spesso ereditati dai vari talent-show di turno? Fra i numerosi siparietti, i momenti frivoli e quelli piĂš o meno impegnati, anche questa 63ÂŞ edizione ha collezionato i suoi punti bassi, ma anche i suoi punti alti. Fra tutti però non si può non sottolineare un importante ritorno sugli schermi, per quanto fugace sia stato. Roberto Baggio, campione del mondo del calcio, ha accettato di tornare sulla ribalta dopo anni di assenza per una breve intervista con Fabio Fazio

e per leggere una lettera al pubblico: un messaggio di poche parole, concentrato in tre minuti di commozione, indirizzato principalmente ai giovani. Una summa di insegnamenti di vita che vengono dal cuore, dall’esperienza di un uomo che li ha vissuti e li ha messi in pratica. Baggio è credibile perchĂŠ tutti conoscono la sua storia: un genio del pallone vessato dagli infortuni che nonostante tutto ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio. Non si incappa spesso, durante una diretta tv con milioni di telespettatori, in parole come “gioiaâ€?, “coraggioâ€?, “sacrificioâ€?. â€œâ€ŚCosa vuol dire avere

successo? Per me vuol dire realizzare nella vita ciò che si è, nel modo migliore. E questo vale per il calciatore, il falegname, l’agricoltore o il fornaio [‌] Il sacrificio è l’essenza della vita, la porta per capirne il significato [‌] Non credete a ciò che arriva senza sacrificio. Non fidatevi, è un’illusioneâ€?. Roberto Baggio sale in cattedra per tre minuti, e lascia tutti a bocca aperta. Nel marasma televisivo sanremese, girone dantesco dove tutti sono disposti a fare tutto per ottenere tutto, queste parole risuonano assordanti, scomode, vere. Non piĂš canzonette, ma lampi di vita che ci fanno vibrare, insieme: un riverbero di UnitĂ d’Italia.


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optato per una formula inedita. Eliminatorie, qualiďŹ cazioni, semiďŹ nali, ďŹ nali e ďŹ nalissima si terranno, in un solo giorno, con un meccanismo a sďŹ de dirette che porterĂ alla ďŹ nalissima quattro concorrenti. La partecipazione, a iscrizione gratuita, è aperta a solisti e gruppi in rappresentanza dell’Istituto superiore al quale sono iscritti: il regolamento è reperibile sul sito www. deskomusic.it.

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Ci sono trailer che racchiudono tutto il bello di un film e che portano molti in sala a vederli. Ci sono altri trailer invece che non rendono giustizia ai film, perchĂŠ non possono racchiudere in pochi fotogrammi scelti la profonditĂ che poi sono in grado di offrire. E questi film si rivelano poi vere e proprie piacevoli sorprese. Ăˆ il caso di “Noi siamo infinitoâ€? di Stephen Chbosky, tratto dal suo romanzo “Ragazzo da pareteâ€?, con Emma Watson, che si smarca degli abiti

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assioneâ€?, il nuovo album di Andrea Bocelli, è ricco di collaborazioni internazionali ed è un omaggio al sentimento. Si tratta di un grande ritorno per l’artista italiano che ha legato il suo nome a una serie innumerevole di successi. Il disco contiene una selezione accurata di 18 classici della musica, interpretati in sei lingue diverse (napoletano compreso) e vede la partecipazione di artisti internazionali eccellenti. Ci sono duetti con Jennifer Lopez in “Quizas quizas quizasâ€?, con Nelly Furtado in “Corcovadoâ€? di Antonio Carlos Jobim, e uno “virtualeâ€? con Edith Piaf in “La vie en roseâ€?. A distanza di oltre tre anni dal clamoroso successo in tutto il mondo di “My Christmasâ€?, il nuovo attesissimo album del tenore, uscito su etichetta Sugar, contiene un repertorio di capolavori che appartengono alla storia della musica che non tramonta, tutti legati dal “file rougeâ€? dell’amore. “Passioneâ€?, come si diceva in apertura, è ricco anche di collaborazioni internazionali eccellenti, tra cui quella con David Foster con il quale Bocelli torna a condividere un progetto musicale dopo il trionfo

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di “Amore� nel 2006. Con 80 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, la stella sulla “Walk of fame� di Hollywood, un concerto a Central Park nel 2011 entrato nella storia musicale dei live di tutti i tempi, l’onore di essersi esibito dal vivo davanti a tre presidenti degli Stati Uniti, due pontefici, e alle famiglie reali, Andrea Bocelli torna con un nuovo progetto che

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per lui della settima volta nella top ten della Billboard 200, classifica in cui anche con “My Christmasâ€? (2009) aveva fatto il suo ingresso al secondo posto, mantenendo la posizione per cinque settimane consecutive. Grande successo anche nelle vendite digitali, dove “Passioneâ€? è sul podio di iTunes di numerosi Paesi. Nella recente serata sanremese ha commosso tutti prima con le note de “La voce del silenzioâ€? e poi, accompagnato al pianoforte dal figlio Amos, per la musica di “Love me tenderâ€?. Il palco ligure li ha riuniti dopo che 18 anni fa li aveva separati perchĂŠ Amos nacque al mattino e Andrea si esibĂŹ alla sera; nel 1995 Bocelli era arrivato quarto con la canzone “Con te partiròâ€?, ma poi aveva venduto una ventina di milioni di dischi: “Non credo che la posizione di classifica al Festival di Sanremo abbia una grande rilevanza. La musica è fatta per unire, non per dividere, la classifica vuol dire pocoâ€?. Bocelli è anche protagonista al cinema con la proiezione di “Love in Portofinoâ€?, speciale diretto da David Foster e dedicato al concerto tenuto nella cittadina ligure lo scorso agosto da Bocelli, in compagnia di numerosi ospiti.

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della Granger potteriana, e i giovani e bravi Logan Lerman ed Ezra Miller. Al centro della storia Charlie (Lerman) che nei primi anni ‘90 si trova a dover affrontare il primo anno di liceo. Charlie è timido e disadattato, con un passato segnato dalla sofferenza e da episodi rimossi o solo sopiti. E il suo ingresso al liceo non è certo dei piĂš facili per lui che si trova senza nessun amico (il suo migliore amico, a cui scrive delle lettere, si è suicidato prima dell’estate;

è solo una delle scoperte che si fanno a film in corso) e ad amare la letteratura, tanto che l’unico rapporto umano che pare avere a scuola è con l’insegnante di lettere che lo spinge alla lettura e all’idea di scrivere un suo libro. Alcuni amici li trova in Patrick (Miller) e Sam (Watson). Il primo reagisce con allegria alle difficoltĂ dovute alla sua omosessualitĂ , la seconda si porta una reputazione di ragazza facile, per quanto fatto in passato. Ma loro offrono, per la pri-

ma volta a Charlie la possibilità di costruirsi rapporti veri nella sua vita. Di quelli che possono vedere la realtà di ciascuno. In un’epoca in cui le musicassette diventavano, alla stregua di biglietti, luogo in cui incidere dediche, si snoda questo romanzo di formazione che racconta non solo il disagio giovanile, ma anche la verità sempre vera che a scuola si impara la vita con le sue sfide spesso piÚ dure di quanto un adolescente possa essere in grado di affrontare. Ma la cosa

profonda su cui il film riflette, collezionando qualche imprecisione stilistica dovuta alla prima esperienza di Chbosky, resta l’intimitĂ dell’amicizia del mondo adolescenziale, al di lĂ dell’epoca e lo fa con una serietĂ e una profonditĂ che i teen-movie non hanno. E se sulla poltrona non c’è un teen, il film riaccende una piacevole nostalgia, quella che solo le cose vere accendono e scoprire di essere infiniti sulle note di “Heroesâ€? di David Bowie. E aver visto un film bello!

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Maria Luisa Mazzi (nella foto) è ancora il segretario generale della Cisl universitĂ . Ăˆ stata rieletta nei giorni scorsi al termine del congresso della federazione, tenuto nella sede del Dipartimento di ingegneria dell’UniversitĂ degli Studi. “Abbiamo approfondito i temi che maggiormente preoccupano la realtĂ universitaria bresciana – ha spiegato il Segretario rieletto – impegnata, soprattutto alla Statale, nel grosso coinvolgimento

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i sono molti modi per leggere e interpretare gli indicatori di una crisi economica che dura da troppo tempo. Tra i piĂš originali e, probabilmente, piĂš oggettivi c’è quello realizzato dal gruppo Mutuionline, una importante realtĂ italiana nel settore dei mutui, dei prestiti personali e delle assicurazioni. Nei giorni scorsi il gruppo ha presentato la prima edizione dell’“Osservatorio Auto di Segugio. itâ€?, uno studio che conferma come la delicata situazione economica stia influenzando pesantemente anche il settore automobilistico. I dati dell’osservatorio mettono in evidenza anche la realtĂ bresciana, che non si presenta molto piĂš rosea rispetto a quella del resto del Paese. A Brescia e provincia solo il 5,1% dei preventivi delle compagnie di assicurazione calcolati nel mese di gennaio 2013 risulta essere stato richiesto per auto nuove. Il dato conferma il continuo calo registrato negli ultimi mesi. Meno polizze per auto nuove, quindi, ma sempre piĂš spesso anche le auto vecchie rimangono in garage: un ulteriore trend fotografato dalla ricerca riguarda, infatti, la diminuzione della percorrenza annua. I rincari della benzina e i costi legati alla manutenzione dei veicoli, rappresentano un freno per gli automobilisti bresciani che hanno

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percorso negli ultimi tre anni 1.500 chilometri in meno all’anno con le proprie vetture. D’altro canto, a un uso piÚ parsimonioso del mezzo privato si associa un allungamento della vita delle auto usate: 8,2 anni in media a Brescia e provincia, in progressivo aumento dal 2009. Insomma i dati, anche nel Bresciano non inducono all’ottimismo. Tuttavia tra i numeri

presentati dallo studio ve ne sono alcuni che possono essere guardati con interesse. Se è vero, infatti, che per tanti bresciani l’auto nuova sta diventando un miraggio e che anche quelli che possono permettersela lo fanno con un occhio di riguardo al portafoglio, dall’Osservatorio emerge anche una inattesa preoccupazione per la salvaguardia dell’ambiente. Questa

propensione green, come rileva l’Osservatorio di Segugio.it, è testimoniata, infatti, dalla forte presenza tra le nuove auto assicurate, di veicoli ad alimentazione “ecologicaâ€? (benzina + gpl/metano), che contano per ben il 19,4% del totale. Ed ecologia fa sempre piĂš spesso rima con tecnologia: sono sempre di piĂš i bresciani che per far fronte al “caro assicurazioneâ€? cercano on line le soluzioni piĂš vantaggiose. Secondo Segugio.it, il risparmio medio conseguibile tramite la comparazione online delle polizze è pari al 34% della tariffa media per la responsabilitĂ civile (rc). Il 22,1% degli utenti può, inoltre, risparmiare piĂš del 25% sulla sola Rc. La nascita dell’Osservatorio di Segugio.it risponde all’esigenza di creare e migliorare una piattaforma di comparazione particolarmente fruibile e rigorosa, che ha l’obiettivo di supportare le famiglie italiane nella ricerca di un sempre maggiore risparmio.

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,Q ,WDOLD OXFH H JDV SL FRVWRVL GHOO¡8QLRQH Non solo integrazione, diritti civili e retribuzione media dei lavoratori: il confronto con l’Europa è impietoso anche quando si parla di bollette. La notizia è del sito Facile.it (http:// www.facile.it/energia-luce-gas.html) che ha analizzato le tariffe medie riservate alle famiglie italiane e ha scoperto che i cugini dell’Unione europea sono molto piĂš fortunati, visto che possono godere di prezzi ben piĂš bassi. Una famiglia media italia-

na spende circa 1.820 euro all’anno per le utenze di gas e luce, con costi unitari del 20% superiori rispetto a quelli in vigore in Spagna, Germania, Francia e Gran Bretagna: è questo, in breve, il fosco quadro che vede gli italiani spendere di piĂš anche in questo settore. Per quanto riguarda i consumi di gas, una famiglia media italiana spende circa 1.300 all’anno (considerando un consumo annuo medio di 1.400 metri cubi): potreb-

be risparmiare ben 260 euro l’anno se avesse le tariffe unitarie in vigore nei principali Paesi europei. Il costo medio al metro cubo in Italia è pari a 0,93 euro, contro lo 0,75 euro al metro cubo medio di Germania, Inghilterra, Francia e Spagna. Per la luce, invece, una famiglia tipo paga in Italia circa 520 euro all’anno (per un consumo annuo medio di circa 2.700 KWh): potrebbe risparmiare 73 euro ogni anno se potesse contare sulle

tariffe unitarie in vigore negli altri Paesi considerati. Paghiamo infatti 0,191 euro per KWh, contro gli 0,164 euro per KWh spesi in media da Germania, Inghilterra, Francia e Spagna. PerchÊ questa differenza? Semplicemente perchÊ in Italia i prezzi della materia prima gas e della quota energia della luce sono tassati maggiormente rispetto all’estero: da qui i rincari, che si ripercuotono sulle bollette.


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Un vero peccato. La sconfitta per 91 a 87 rimediata sul parquet di Casale Monferrato è di quelle che dispiacciono, anche perchĂŠ a lungo si era accarezzato il sogno di una possibile vittoria, quando a tre minuti dalla fine si era in vantaggio di 6 punti. Casale però non a caso è nelle zone alte della classifica: si tratta di una squadra che lo scorso anno ha giocato nella massima serie, abituata a partite tirate, che nell’ultimo sprazzo di partita ha

trovato i punti decisivi di Casper Ware, che l’aveva tenuta in gara anche in precedenza. I piemontesi salgono quindi al secondo posto in classifica insieme alla Sigma Barcellona, staccando di due punti proprio la Leonessa che scivola al quarto posto. La sconfitta comunque non pregiudica l’ottimo lavoro fatto sin qui dai ragazzi di coach Martelossi che venivano da 5 vittorie consecutive. E la prossima partita contro Veroli potrà servire a riprendere il cammino. (f.u.)

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a rischiato di non corrersi dopo aver tagliato il traguardo delle 10 edizioni. Ma alla fine, un po’ per orgoglio, un po’ perchĂŠ la cittĂ di Brescia non può permettersi di privarsi di un appuntamento internazionale del genere, la Brescia Art Marathon sarĂ regolarmente ai nastri di partenza. L’appuntamento – per sportivi e non – è per il 10 marzo con l’edizione numero 11: partenza da viale Europa e arrivo in via XX Giornate. A presentarla, in Loggia, il sindaco Adriano Paroli, l’assessore comunale allo sport, Massimo Bianchini ,e il “deus ex machinaâ€? Gabriele Rosa. “Non correrla sarebbe stato un danno enorme per il nostro territorio – esordisce Rosa – se siamo qua è perchĂŠ siamo cittadini orgogliosi e ci auguriamo che la gente partecipi numerosa essendo aperta a professionisti, simpatizzanti, giovani e intere famiglieâ€?. Proprio su quest’ultimo punto focalizza l’attenzione l’assessore comunale allo sport, Massimo Bianchini. “Al di la del valore sportivo, il fulcro di questa edizione è il nucleo familiare. Non a caso sono state riconfermate, in parallelo, la Mezza Maratona, la Family Walking e la Brescia Ten di 10 km. Oltre ad una serie di esibizioni musicali di artisti bresciani il

Paroli a chiudere la presentazione. “Vorrei correrla anche io, ma non riesco mai a prepararmi adeguatamente. Battute a parte, inutile sottolineare come in un momento cosĂŹ difficile assume un valore fondamentale la disputa di questa corsa piuttosto che la cancellazione. Esserci e non smantellare! Pensando anche al futuro, perchĂŠ la Brescia Marathon diventi sempre piĂš appetibile varcando i confini nazionaliâ€?. In ultimo, non meno importante, il fine benefico: anche l’11ÂŞ edizione della maratona cittadina contribuirĂ alla raccolta fondi a favore della sezione locale dell’Ail (Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma). Per informazioni, iscrizioni e visualizzazione del percorso nel dettaglio è disponibile il sito ufficiale www. bresciamarathon.it oppure contattare l’organizzazione ai numeri 030.9898006 o 030.9898099.

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cui culmine sarĂ nella serata dell’8 marzo al San Babilaâ€?. Il nuovo decennio della Brescia Art Marathon verrĂ inaugurato da un percorso tutto nuovo: 42 km che privilegeranno molto di piĂš il centro storico e le vie limitrofe cittadine sconfinando solamente per qualche chilometro nel Comune di Cellatica. “Abbiamo deciso di mo-

dificare il tracciato perchĂŠ non sopportavo che molti runner preferissero maratone di altre città – aggiunge il patron Rosa –, ora li abbiamo accontentati. Dico loro di venire e provareâ€?. La seconda novitĂ sostanziale è il Patrocinio appena instaurato con la Mille Miglia. Arriva di corsa, in perfetto stile di maratoneta, il sindaco

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/H 5RQGLQHOOH DOOH SUHVH FRQ XQ QHUR Continua la “maledizioneâ€? del 2013 per le Rondinelle e, anzi, l’incubo si fa di partita in partita piĂš inquietante. Dopo la roboante vittoria per 5 a 0 contro il Crotone in chiusura del 2012, infatti, il nuovo anno non ha ancora regalato il sorriso alla squadra. Dapprima infatti la sconfitta maturata per 3 a 2 nel recupero della gara contro il Varese al “Franco Ossolaâ€?, un 3 a 2 maturato

con un clamoroso ribaltamento nei minuti finali del match. A questa sconfitta hanno fatto seguito tre pareggi a reti bianche contro Juve Stabia (fuori casa), La Spezia e Padova (nuovamente fuori casa). Risultati non certo esaltanti, che avevano scatenato piÚ di qualche mugugno. Mugugni che sono degenerati dopo la partita contro il Vicenza: larete segnata da Brighenti al 5’ del

secondo tempo ha inchiodato il Brescia alla sua prima sconfitta tra le mura amiche del Rigamonti e soprattutto ha sancito quella che di fatto è una vera e propria crisi. Da quattro partite la squadra non va in gol e le difficoltà del reparto offensivo sono chiaramente esemplificate dal momento no di Caracciolo, che non va in gol dalla gara contro il fanalino di coda Grosseto, dove aveva segnato su

rigore. Certo, la zona playoff resta lÏ ad un punto, ma la sensazione è che serva un cambio di passo. Si guarda quindi con attenzione alla prossima gara, esterna, contro il Modena. Una partita, questa, che può rappresentare il crocevia della stagione e anche per la panchina di Calori (nella foto), che vede sempre meno salda la propria posizione alla guida della squadra.


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Il Csi Brescia ha scelto la linea verde, e in vista della stagione 2013/2014 ha in programma una rivoluzione giovanile. Il progetto è ďŹ nalizzato alla pratica sportiva di calcio, pallavolo e basket da parte di bambini, adolescenti e ragazzi dai sei ai 18 anni. Nelle settimane a venire i programmi dell’associazione arancioblĂš verranno presentati alle societĂ e a tutti coloro che saranno interessati a questa nuova avventura. I primi a scoprire i dettagli di questo sguardo

al futuro saranno i dirigenti della pallavolo, che si raduneranno nella sede provinciale di via Chiusure. “Quella sul settore giovanile e sugli sport di squadra è una scommessa vinta in partenza sotto tutti i punti di vista – ha affermato la presidente Amelia Morgano –. Cercheremo di attuarla fortiďŹ cando le nostre radici oratoriane e guardando oltre, trovando percorsi alternativi a quelli tradizionali per intensiďŹ care le occasioni di crescita e divertimento. Ci saranno grandi sorpreseâ€?.

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Futsal bresciano: serata di gala

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n onore. Non c’è altro modo per definire l’esperienza vissuta da Faggi di Eva e Filippin Rettifiche, che mercoledĂŹ 13 febbraio sono scese in campo sul parquet del San Filippo prima dell’amichevole tra le nazionali di Italia e Portogallo di calcio a 5. Ăˆ stata una serata di festa per tutto il futsal bresciano, visto che oltre alle compagini arancioblĂš hanno potuto sfidarsi nel pomeriggio anche formazioni giovanili e femminili. Durante la supersfida tra azzurri e lusitani, inoltre, spazio allo spettacolo con esibizioni delle cheerleaders del Cus, ma anche di scuole di arti marziali e danza. Tornando al faccia a faccia ciessino il primo squillo di tromba è di marca valtrumplina, con Prencipe che ci prova dalla lunga distanza senza centrare lo specchio della porta. I Faggi di Eva hanno in mano il pallino del gioco, ma non riescono a far male agli avversari. L’ottima combinazione tra Bosio e Zola all’11’ non va a buon fine, con la sfera che esce di un soffio. La Filippin Rettifiche mette il naso in avanti al 13’, ma il tentativo di Noli è fuori misura e si va al riposo a reti inviolate. Serve uno spunto di Baggiolini in avvio di ripresa per sbloccare il risultato. Il numero 9 biancazzurro brucia il diretto avversario e sigla il gol dell’1-0. La replica arancionera non si fa attendere: assist di A. Bosio per Charles che mette fuori di punta. I Faggi sfiorano

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Loda. A questo punto inizia il forcing della squadra di Cologne, che al 13’ costringe il portiere avversario ad un autentico miracolo per neutralizzare la fiammata del solito Max Gaibotti. Quando la vittoria sembra in tasca a Baggiolini e compagni arriva la beffa. Ăˆ l’ultimo secondo di gioco, e il tap in vincente di Bosio sigla il definitivo 2-2. Filippin Rettifiche: Mat. Gaibotti, Noli (Charles), Loda (Cattaneo), Max Gaibotti (Zafferri), C. Bosio (A. Bosio). Faggi di Eva: Festa (Sabadini), Prencipe (Clamer), Baggiolini (Locatelli), Zola (Rossini), Barossi (Facchini). Reti: st 5’ Baggiolini, 10’ Clamer, 12’ Max Gaibotti, 15’ C. Bosio.

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Le parole del card. Bagnasco Egr. direttore, le parole pronunciate dal cardinale Angelo Bagnasco in merito ad un voto responsabile da parte degli italiani meritano una attenta riflessione proprio per evitare di rimanere abbagliati da promesse non realizzabili. Innanzitutto occorre dire la veritĂ di come stanno le cose e poi indicare le soluzioni possibili ai tanti problemi che affliggono moltissime famiglie italiane, colpite per la mancanza di lavoro. Oggi è prioritario gareggiare nella definizione di un piano generale, e pure territoriale, per il lavoro, valorizzando le varie professioni, recuperando i beni di cui disponiamo e tutte le risorse disponibili sul territorio, puntando sulla innovazione delle fonti energetiche. Fatte queste premesse essenziali, credo che la scelta nelle lezioni prima di essere politica sia culturale. La battaglia la si gioca fra due modelli diversi di societĂ . Il centrosinistra, pur con tutti i suoi limiti, cerca e propone un modello partecipativo e solidale, incentivando la scuola come luogo formativo, valorizzando, anche con l’apporto del terzo settore, tutti i servizi alla persona ed alla famiglia. La destra e la Lega di Maroni agitano un modello difensivo di societĂ (stile ottocento), incapace al confronto e al dialogo con il resto dell’Europa, preoccupato di non perdere privilegi, di conseguire degli interessi immediati, ma senza nulla offrire in prospettiva alle giovani e future generazioni (pensiamo a star bene noi poi gli altri si arrangino). Soltanto insieme e responsabilmente potremo uscire dalla pesante crisi, altrimenti sarĂ pure guerra generazionale dei figli contro

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i padri. Ed è ciò che, anche come cristiani, dobbiamo evitare. Giuseppe Delfrate

Comunione e servizio Egr. direttore, mi chiamo Renato Zilio e sono un missionario scalabriniano a Londra. Approfitto di questo spazio per raccontarle di uno scambio di opinioni che ho avuto nei giorni scorsi con un pastore anglicano riguardo all’autoritĂ dopo il gesto di Benedetto XVI “SĂŹ, un passo verso l’unitĂ !â€? mi fa sicuro. Marc, pastore protestante, nostro vicino, mi parla riguardo al gesto del Papa di dimettersi. Per lui è un piccolo, significativo passo verso l’unitĂ dei cristiani. Un segno di Dio. Senza accorgersi, è il passare da una concezione dell’autoritĂ coltivata da secoli ad un’altra... Dalla figura in filigrana di una monarchia a quella, invece, di un servizio, seguendo la parabola delle proprie forze e le parole stesse di Benedetto XVI:“ Ăˆ per il bene della Chiesa!â€? Si fatica, forse, a comprendere l’originalitĂ del gesto. Il cambio storico. L’ammirevole resistenza ad una prassi del peso di secoli. Una piccola rivoluzione copernicana nel mondo cattolico. “Vedi, da noi i vescovi e il primate lasciano la loro carica a 70 anni. Se lo vogliono anche prima, ma senz’altro non vanno oltre i settanta!â€? mi fa il mio interlocutore anglicano, con aria assorta. SĂŹ, il servizio è l’anima della Chiesa. Anzi, di ogni discepolo. Il discepolo autentico, infatti, si distingue per questo preciso atteggiamento: mettersi il grembiule, servire il mondo, mostrare un amore disinteressato. Come il suo Maestro. Colui che è venuto a servire, non ad

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essere servito. Lo ritroviamo questo gesto nel cuore della Settimana Santa, a tavola, come un sipario calato sull’ultimo incontro del Maestro con tutti i suoi discepoli. Questo atteggiamento di servizio al mondo si chiamava passione per la pace per Giovanni XXIII, in una realtĂ mondiale carica di tensioni e pronta alla guerra. Di fronte alle stesse contestazioni dei suoi cardinali, preoccupati invece del bene esclusivo della Chiesa. Il vero discepolo è colui che serve il mondo con disinteresse totale. Ăˆ questa per tutti una cartina di tornasole. Molti cristiani con cariche di responsabilitĂ forse arrossiranno, mostrando, invece, un animus affaristico, interessato, squisitamente pagano. Colui che imitando la compassione del Maestro lava i piedi al mondo, agli altri, nella piena gratuitĂ . Il disinteresse sa emergere anche dal limite del proprio incarico. Tutti ricordano qui un nostro missionario che volle restare per tantissimi anni alla leadership della sua comunitĂ , quasi fino alle sue ultime forze. Non vi era modo di lasciare l’incarico a qualcuno, a uno piĂš giovane, per preparare cosĂŹ l’avvenire della sua stessa comunitĂ . Un giorno, durante la Messa cadde improvvisamente, fu il momento della decisione. Serenamente passava, poi, i suoi giorni tra preghiera e ricordi, in un apostolato di cui scopriva la bellezza e la feconditĂ ! SĂŹ, un altro modo di vivere, contemplando. CosĂŹ, parlando di questo, il pastore riprende il suo discorso con un grande cenno delle mani. Disegna un cerchio nell’aria. “Le nostre Chiese dovranno sviluppare maggiormente la circolaritĂ di rapporti. Non tanto una struttura piramidale, in cui uno comanda l’altro!â€? Renato Zilio

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