VdP Speciale Papa Francesco tra noi

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Francesco, il Papa venuto dalla fine del mondo

Fotogallery. Scatti di una vita spesa per gli ultimi

Papa Francesco, vescovo della Chiesa di Roma

Esclusiva. Martini vide la Chiesa di domani

L’intervista. “Il gesuita� di Rubin e Ambrogetti

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� �‘�‡ …Š‡ †‹…‡ ‹Ž …ƒ��‹�‘ Ogni nome evoca un cammino, una speranza, e il tempo di crisi e sfiducia in cui viviamo aveva bisogno di un nome nuovo. Il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, gesuita 76enne, chiamato a succedere a Benedetto XVI, ne ha scelto uno impegnativo: Francesco. Sappiamo ancora poco della sua storia personale, ma presto prenderemo confidenza col suo

carattere, la sua sensibilitĂ e il suo magistero. Impareremo a capirne i gesti e a gustarne la spiritualitĂ . Il primo incontro di mercoledĂŹ 13 marzo con il popolo di Roma e con il mondo è stato solo un assaggio del suo stile, ma giĂ ci ha allargato il cuore. Fratellanza, fiducia, preghiera, semplicitĂ , sorriso, hanno dato contenuto e forma all’attesa di tutti. La Chiesa è veramente viva, come ricordava papa Ratzinger lo scorso 27 febbraio, lo Spirito Santo la guida e papa Bergoglio dĂ il via, ora, a un nuovo inizio. Il nome Francesco fa affiorare, poi, alla memoria cristiana la ricca testimonianza di almeno

tre Santi. Il primo è il Poverello d’Assisi. San Francesco fu l’alter Christus nella cui carne furono impressi i segni della passione di GesĂš. Ăˆ stato il riformatore obbediente di una Chiesa in rovina, l’uomo del dialogo con tutti, l’amico dei poveri, il Santo della perfetta letizia e del Cantico delle creature in intima unione con Dio nella preghiera. Ma ancora questo nome evoca la figura di Francesco Saverio, gesuita come Bergoglio, amico di Ignazio di Loyola, fu il piĂš grande missionario dell’epoca moderna. Portò il Vangelo a contatto con le grandi culture orientali, adattandolo con sapienza all’indole delle varie

popolazioni. Nei suoi viaggi toccò l’India, il Giappone, e morĂŹ mentre si accingeva a diffondere il messaggio di Cristo in Cina. Infine Francesco di Sales, vescovo e maestro di spiritualitĂ . Scrisse la Filotea dove propose una via di santitĂ accessibile a tutte le condizioni sociali fondata interamente sull’amore di Dio. Con la sua saggezza pastorale e la sua dolcezza seppe attirare all’unitĂ della Chiesa molti lontani. Ecco cosa papa Francesco ha scatenato in noi: una memoria viva di santitĂ , il desiderio di un programma per la vita della Chiesa intera. Quando ci spiegherĂ il motivo della sua scelta capiremo di piĂš, ma

per ora siamo certi che il solo annuncio del suo nome ha già dato frutti di bene. Se infatti la passione per l’evangelizzazione, lo sforzo nell’inculturazione della fede, e la voglia di un dialogo sincero e schietto col mondo contemporaneo, uno stile ecclesiale sobrio, povero e vicino nei gesti e nelle parole agli ultimi unito alla forza di una spiritualità ricca e nutrita di preghiera alimenterà di piÚ il nostro cammino cristiano, questo pontificato segnerà certo la storia in continuità con i grandi Papi dell’ultimo secolo. Grazie papa Francesco di aver accettato di camminare con noi. Il Signore ti benedica sempre.


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l volto sereno e sorridente, il drappo rosso che abbraccia l’affaccio della Loggia, la banda che suona l’inno nazionale e lui che ascolta commosso in piedi, con l’abito bianco, una croce di ferro sul petto. Papa Francesco, il 266° della Chiesa e primo Papa gesuita della storia, alle 20.21 si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni per ricevere il saluto della folla che gremiva piazza S. Pietro e che l’aveva atteso per piĂš di un’ora sotto la pioggia. Poi parole e gesti semplici, ma rivelatori, cosĂŹ come la scelta del nome, del suo essere Papa. “Fratelli e sorelle buonaseraâ€? sono le prime, semplici, parole del primo Papa sudamericano, eletto al 5° scrutinio. Parole che scaldano, la folla, ripagata dell’attesa fumata bianca che era arrivata alle 19.06, dal comignolo della Cappella Sistina. “Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Romaâ€?, ha proseguito il nuovo Papa: “Sembra che

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fermato subito dopo il Papa: “Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella caritĂ tutte le Chieseâ€?. Poi ancora poche semplici parole che definiscono sin da subito il suo pontificato “un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noiâ€?. “Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altroâ€?, il primo impegno chiesto e preso insieme ai fedeli. Poi l’orizzonte si è allargato: “Preghiamo per tutto il mondo, perchĂŠ ci sia una grande fratellanzaâ€?. Prima di impartire la benedizione “Urbi et orbiâ€?, il nuovo Papa ha fatto un gesto inedito e giĂ indicativo del suo modo di concepire il servizio del ministero petrino: “Prima vi chiedo un favore – si è rivolto alla folla che lo stava ascoltando –. Prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perchĂŠ mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di

meâ€?. E cosĂŹ, sulla piazza è sceso un minuto di intenso silenzio, di vera preghiera, seguita da un applauso. Poi la benedizione “Urbi et orbiâ€?, in latino. Una benedizione rivolta “a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontĂ â€?, ha proseguito poi il nuovo Papa in italiano, e dalla folla si è levato un altro applauso. “Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a prestoâ€?, il sempli-

ce saluto finale, che ha richiamato il primo con cui si era rivolto alla folla dalla Loggia. Infine, una confidenza ai fedeli sull’indomani: “Voglio andare a pregare la Madonna, perchĂŠ custodisca tutta Roma. Buonanotte e buon riposoâ€?. CosĂŹ si sono chiuse le prime ore del card. Jorge Mario Bergoglio, scelto dai cardinali “quasi alla fine del mondoâ€? per guidare con il nome di Francesco la Chiesa universale.

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“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.â€?. Francesco si è subito presentato come un umile curato di campagna, da vero parroco del mondo si è raccolto nella preghiera insieme ai fedeli. Un gesto semplice davvero significativo che mi ha commosso per la sua grande profonditĂ . La mia preghiera è per Sua SantitĂ , il Papa “venuto dalla fine del mondoâ€?, perchĂŠ il Signore e Maria Vergine lo conservino e benedicano il suo operato nella vigna del Signore.

So di essere poco originale ma, anche a me piace il Papa nuovo. E mi fa star bene pensare che ogni tanto le cose vadano come piace a te: speriamo che sia di buon auspicio e l’inizio di un percorso pieno di belle sorprese. Buon lavoro papa Francesco! Mi ha colpito la sua semplicitĂ ! sono contenta che abbia scelto il nome che è quello del Santo della semplicitĂ !

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orpresa, curiositĂ , commozione, preghiera, silenzio: tutto questo è passato nell’anima delle oltre 150mila persone presenti, mercoledĂŹ 13 marzo, in piazza San Pietro a Roma, e dei miliardi di uomini e donne di ogni continente davanti alle tivĂš, che seguivano le prime parole del nuovo Papa affacciato alla loggia centrale della basilica. E Francesco, l’argentino Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, religioso gesuita, ha stupefatto tutti sin dalle prime battute: “Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del conclave era di dare un Vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo alla fine del mondo, ma siamo quiâ€?. Come Giovanni Paolo II aveva detto che “veniva da molto lontanoâ€?, Francesco addirittura ha parlato del suo Paese come della “fine del mondoâ€?, nel profondo del sud America. Ma la “geografiaâ€? è stata subito surclassata da un’altra novitĂ epocale introdotta da papa Francesco. A un certo punto del suo saluto ha detto: “Adesso vorrei dare la benedizione, ma prima vi chiedo un favore. Prima che il Vescovo benedica il popolo vi chiedo che voi preghiate Dio di benedire il vostro Vescovoâ€?. Ecco, a questo punto il silenzio è calato come tombale nella piazza, il Papa si è chi-

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profondo quanti erano presenti, che mai si erano sentiti invitati a “chiedere a Dio di benedire il Papaâ€?. E cosĂŹ il mondo intero ha conosciuto il nuovo Papa, tanto rivoluzionario da far pregare il mondo intero con il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria in diretta tivĂš nei cinque continenti. Ancora una volta la Chiesa è riuscita a stupire il mondo intero. Non solo perchĂŠ ha scelto un Papa che nessuno si aspettava, con un cognome italiano, gesuita, che ha scelto il nome di Francesco, il santo dell’umiltĂ e della purificazione della Chiesa. Ha stupito il mondo allargando i suoi confini “visibiliâ€? raggiungendo con Papa Bergoglio il continente americano. Ha attraversato l’oceano, onorando il continente col maggior numero di cattolici. Ha scelto un Papa che ha lavorato da sempre per gli “ultimiâ€?. Un Papa che è letterato, psicologo, filosofo e anche teologo, il gesuita plurilaureato e di grande cultura universale. Questa è la Chiesa che si è ritrovata nella Cappella Sistina e ha compiuto il suo dovere di scegliere il “successore di Pietroâ€?. Ma è anche la Chiesa di popolo, commossa in piazza San Pietro e commossa davanti alle tivĂš accese in tutto il mondo per permettere a milioni di persone di essere parte di un evento storico. Un’anziana lasciando piazza San Pietro ha detto:. “Ci credo nella Chiesa, non sbaglia maiâ€?.

8Q QRPH FKH VFDOGD L FXRUL Per chi si trova a Roma l’elezione di un Papa rappresenta qualcosa di singolare: il suono delle campane, il tam-tam via sms di confratelli e amici e il passaparola tra le persone sono stati il segnale che la scelta dei cardinali aveva avuto esito positivo. Al pontiďŹ cio Seminario lombardo dove risiedo per motivi di studio, appena ho appreso la notizia sono corso in San Pietro. Non nascondo che la cosa non è stata facile. Infatti moltissime persone hanno preso d’assalto tutti i mezzi disponibili per ascoltare in prima persona il grande annuncio. A complicare il tutto la pioggia e il trafďŹ co. Le strade erano completamente bloccate. Nonostante la ressa siamo riusciti ad entrare in piazza dove era commovente vedere una folla immensa composta, sorprendentemente, da tanti giovani. L’atmosfera di attesa e trepidazione era palpabile.

Lo spiegamento di giornalisti e telecamere faceva prendere consapevolezza che in quel momento quel fazzoletto di terra che è piazza S. Pietro era, per un breve momento, il centro del mondo. Quando è stato annunciato il nome del card. Bergoglio c’è stato un momento di smarrimento perchĂŠ pochissimi ne avevano sentito parlare. Non si sapeva chi fosse. Qualcuno tentava di ottenere qualche notizia in piĂš attraverso il cellulare ma le linee erano sovraccariche e i telefoni non funzionavano. Ciò che ha subito rincuorato i cuori dei presenti è stato il nome Francesco, un santo che, in un momento storico difďŹ cile per la Chiesa, ha rimesso al centro dell’attenzione il Vangelo. Quando il nuovo Papa si è affacciato è scoppiato un grande applauso e tutti siamo stati attraversati da una grande gioia nel

vedere un uomo mite dirci semplicemente: “buonaseraâ€?. Poi ci ha lasciati senza parole quando ci ha chiesto un favore: pregare il Signore perchĂŠ benedica il suo Vescovo. Il Papa si è chinato davanti alle migliaia di fedeli presenti e nella piazza è sceso un silenzio e un raccoglimento indescrivibile, che difďŹ cilmente dimenticherò. Personalmente mi ha colpito il ripetuto riferimento alla diocesi e alla cittĂ di Roma. Certamente il nuovo ponteďŹ ce è consapevole che il suo primo titolo è quello di essere Vescovo di Roma e come tale si pone in relazione con i vescovi di tutto il mondo. Tutti abbiamo lasciato la piazza con il cuore colmo di gioia, consapevoli che la Chiesa ha un nuovo successore di Pietro chiamato a confermare i suoi fratelli nella fede e a svolgere il prezioso compito dell’unitĂ di tutta la Chiesa.

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“Il mio auspicio per il Pontificato di papa Francesco? Vivendo come missionario tra culture e uomini differenti in una metropoli multiculturale vorrei che fosse semplicemente un direttore d’orchestra – afferma p. Renato Zilio, scalabriniano a Londra –. Colui che fa suonare strumenti differenti che altri possiedono, ma ha la passione di comporre ciò che sembrava opposto. Ne fa un’arte: l’armonia. Ed è l’arte di far vivere un insieme, di far nascere l’unitĂ â€?.

Suor Nelida Crivelli, dorotea di Cemmo, è originaria proprio di Buenos Aires come il papa Francesco. Con entusiasmo ha accolto l’elezione del connazionale, colpita anche dalla sottolineatura della preghiera fatta proprio da mons. Bergoglio alla piazza di San Pietro. “Penso – commenta suor Nelida – che ci aiuterĂ a vivere una Chiesa piĂš legata ai piccoli e ai poveri, potrei dire che ci porterĂ a una Chiesa piĂš evangelica. Non so come riuscirĂ a farlo, ma so che è un uomo molto centrato nella persona di GesĂš. Ha sempre scelto una vita sobria senza paura di dire la veritĂ . Non l’ho conosciuto personalmente, anche se è stimato da molte persone. Quando è stato nominato Vescovo, ha scelto di non avere un segretario: andava in giro senza macchina. Ha dimostrato nella sua vita di poter essere molto vicino alle persone e alle ingiustizie, in particolare si è messo in luce per il grande amore riversato ai giovaniâ€?.

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n uomo semplice ma forte, molto vicino al popolo, che ama profondamente la Chiesa e i poveri. CosĂŹ Emilio Inzaurraga, presidente del Consiglio nazionale dell’Azione cattolica Argentina, raggiunto telefonicamente a Buenos Aires, racconta il nuovo papa Francesco. Inzaurraga lo conosce personalmente e lo ha incontrato diverse volte. Del card. Bergoglio descrive un ritratto inedito. Una grande sorpresa per il popolo argentino: come vi sentite? â€œĂˆ una sorpresa enorme. Non riusciamo ancora a credere che il Papa sia argentino, siamo stupiti, contentissimi e pieni di speranza. Ăˆ una grande emozione per tutti noi. Siamo contenti perchĂŠ conosce i problemi dell’Argentina, conosce la Chiesa latinoamericana. Ha molto carisma e ha lavorato molto bene. Il card. Bergoglio è sempre stato una

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persona molto vicina al popolo, ci ha sempre esortato alla missione e all’evangelizzazione. Una frase importante che ci ripete spesso è l’invito ad andare nelle ‘periferie’ a proporre GesĂš. Penso che, in questo momento della Chiesa, darĂ un contributo significativo alla nuova evangelizzazione in tutto il mondoâ€?. Ăˆ un grande cambiamento per la Chiesa? “SĂŹ, è un grande cambiamento per la Chiesa di tutto il mondo. Come ha detto nelle sue prime parole, la Chiesa è andata a cercarlo ai confini della terra, al Sud del mondo. Aprire la porta della Chiesa al Sud del mondo: anche questo è un segnale importante. Ma credo che il nuovo Papa farĂ lo sforzo di tenere conto di tutte le realtĂ â€?. Il suo primo gesto significativo è stata la richiesta di essere benedetto dal popolo‌ “Questo è un suo gesto caratteristico. Molte volte, quando abbiamo parlato, sia per telefono, sia personalmente, si congedava chiedendomi di pregare per lui. Lo fa

con chiunque, che siano autoritĂ , giornalisti o gente comune. Ăˆ una persona molto semplice, di costumi molto austeri. In Argentina è facile incontrarlo in metro, in autobus, che viaggia da solo, senza accompagnatori o autistiâ€?. Un Papa latinoamericano che contributo darĂ alla Chiesa? “UserĂ una comunicazione molto diretta, un modo di esprimersi semplice. Penso che lavorerĂ molto con l’idea di essere un discepolo e un missionario, mantenendo la centralitĂ in GesĂš e la vocazione alla santitĂ . Allo stesso tempo darĂ impulso alla missione, per portare questa proposta a tutti gli uomini di buona volontĂ . ApprofondirĂ sicuramente il tema della nuova evangelizzazioneâ€?. AvrĂ una speciale attenzione per la Chiesa dei poveri e i problemi dell’America Latina? “Assolutamente sĂŹ. I poveri sono i suoi preferiti. Tiene sempre conto di tutti, ma con uno sguardo speciale sui piĂš emarginati, che vengono considerati gli scarti della societĂ .


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Don Carlo Tartari, direttore dell’UfďŹ cio per le missioni, è uno dei sacerdoti bresciani piĂš attivi su Twitter. Al momento dell’elezione ha avuto un’autentica esplosione di gioia condensata da alcune frasi molto signiďŹ cative che proviamo a sintetizzare: “Francesco d’Assisi e Sant’Ignazio di Loyiola... Sono strabiliato!!! Bellissimo!!! Inizia la primavera? Francesco va’ e ripara la mia casa! Lacrime. L’espressione “cammino di ďŹ duciaâ€? era molto cara anche a frere Roger di Taizè...â€?.

Veronica Mori (a sinistra): “A me piace. Ăˆ molto semplice e mi è parso anche diretto. Ha esordito con quel buonasera, come se salutasse dei suoi amici e anche il nome che ha scelto è, secondo me, un messaggio di cambiamentoâ€?. Nicola Zanardini (a destra): â€œĂˆ la prima fumata bianca che vedo in diretta in vita mia ed è stata un’emozione grande. Nel seminario minore abbiamo subito fatto grida e salti di gioia. Auguro a Papa Francesco un proďŹ cuo ministeroâ€?.

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Uno dei grandi problemi del mondo è l’estrema povertĂ , le tante disuguaglianze sociali. Penso che lavorerĂ molto perchĂŠ questi temi diventino visibili e siano all’attenzione del mondo, per perseguire insieme il bene comune. E poi sĂŹ, credo che la scelta del Conclave voglia dare attenzione alla realtĂ cattolica dell’America Latinaâ€?. Come Francesco affronterĂ le sfide piĂš scomode nella Chiesa, come gli scandali pedofilia? Quale pensa sarĂ la sua linea? “Credo che seguirĂ la linea di Benedetto XVI di tolleranza zero e allo stesso tempo sarĂ attento alle sofferenze delle vittime, con uno sguardo misericordioso sui peccati ma con fermezza sulla giustizia. Sicuramente lavorerĂ molto sulla selezione dei candidati al sacerdozio, la formazione nei seminariâ€?. In sintesi, un uomo semplice ma forte‌ “SĂŹ un uomo semplice ma forte e che ama profondamente la Chiesa. Che Dio lo aiuti, noi preghiamo per luiâ€?.

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Brescia città di fede è in festa per la chiamata al Ministero Petrino del Cardinale Jorge Mario Bergoglio. La comunità bresciana è grata a Benedetto XVI per il suo pontificato e per l’attenzione che ha sempre prestato alla nostra città, che proprio nel 2009 ha visitato in quella che è stata certamente una straordinaria giornata per la nostra comunità. Nel saluto che ci lasciò il Papa citava la lettera ai Corinzi (2Cor 9,7): “Il Signore ama chi dona con gioia.”. Questo stesso saluto di benvenuto oggi rivolgiamo a papa Francesco I, nella speranza che presto possa visitare Brescia. Nel frattempo non mancherà l’impegno e il sostegno di tutti noi al nuovo Pontefice. Da sempre i bresciani sono testimoni dell’incontro con Dio, un’esperienza questa, che guida la città nella sua crescita e le consente di pensare e realizzare tante iniziative sociali. Ne sono prova i tanti missionari impegnanti nelle aree più svantaggiate del pianeta e le tante associazioni di volontari che operano e spendono il loro impegno là dove le esigenze degli ultimi sono più forti. “Brixia Fidelis Fidei et Iustitiae”, ricordava nella sua ultima visita pastorale papa Giovanni Paolo II, le opere e la città tutta, rappresentano una traccia ben evidente dei “valori trasmessi dalle generazione passate e tuttora presenti nei cuori e nella cultura dei suoi abitanti, ed attestano una mirabile sintesi di fede e di ordinata convivenza, di amore alla propria terra e di solidarietà con ogni essere umano.” Con questo pensiero e ispirati dalle prime parole pronunciate dal Pontefice nella sera di ieri, accogliamo e salutiamo papa Francesco.

Adriano Paroli Sindaco di Brescia


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Il nuovo Papa si chiama Francesco! Viene quasi dalla ďŹ ne del mondo! Ha 76 anni ma non li dimostra! Se il buongiorno si vede dal mattino, la Chiesa è all’alba di un giorno luminoso. Mi è piaciuto il suo riferimento all’essere Vescovo di Roma, che è la Chiesa che presiede le altre diocesi nella caritĂ , nell’amore. Abbiamo un Papa che prega, fa pregare. L’impressione è che anche lo Spirito Santo abbia agito bene e che le previsioni umane vengano superate dalla Grazia.

Michele Senici (a sinistra): alle 19.05 ho detto che se diventassi Papa mi chiamerei Francesco perchĂŠ è il nome piĂš semplice e luminoso che si potrebbe e si dovrebbe scegliere. E con grande stupore cosĂŹ ha deciso il cardinal Bergoglio qualche minuto dopo. Beh, non mi resta che afďŹ darmi a Lui! Simone Pasotti (a destra): Grande Papa. Dal primo impatto dĂ segno di sicurezza, di bontĂ e di grande fede. Quello che serve adesso. Si vedrĂ ...

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finalmente habemus Papam! E oltretutto, un Papa non europeo, un Papa gesuita, un Papa che ha scelto di chiamarsi con il nome del Santo piĂš amato: Francesco. Premesso che papa Francesco sa benissimo che cosa fare e non ha certo bisogno dei miei consigli; e premesso che la mia visione è parziale da un uomo di una piccola diocesi di un piccolo paese di questo mondo; alcune considerazioni “a caldoâ€? sui possibili temi che potranno attraversare il nuovo Pontificato. Ci attende il tempo di una maggiore fiducia in Dio e nella sua opera‌ a tal punto da non aver paura di sporcarsi le mani per difendere ogni uomo di questa terra. C’è bisogno di una profonda e personale relazione con il Signore GesĂš, un recupero della potenza dell’Evangelo come germe e sorgente di una nuova umanitĂ . C’è bisogno di maggiore giustizia nel modo di essere e fare la Chiesa, anche dentro le nostre parroc-

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chie e i nostri oratori; c’è bisogno di una maggiore fraternitĂ nei confronti dei bisogni di chi incontriamo, anche nelle nostre comunitĂ ; c’è bisogno di tessere ponti culturali, umani, religiosi, spirituali‌ dentro questo nostro amato e sofferto tempo. Ci attende il tempo di una maggiore semplicitĂ della Chiesa. Siamo chiamati a ritrovare una nuova freschezza, semplicitĂ , spontaneitĂ nel vivere il gesto dell’Evangelo cosĂŹ come esso è, nella sua mirabile e scandalosa irruenza. Siamo chiamati a una maggiore vicinanza all’uomo di questo nostro tempo, andandolo a cercare laddove egli vive e parlando la lingua che egli capisce. Tocca a noi scendere nelle strade polverose degli uomini, per farci compagni di viaggio in nome di GesĂš. Ci attende il tempo di una maggiore “cattolicitĂ â€? della Chiesa. Seppur sappiamo, per numeri, che la Chiesa è da decenni ormai rappresentata da quelli che continuiamo a chiamare “Paesi del Terzo Mondoâ€?, i cardinali italiani sono una marea‌ e cosĂŹ quelli europei, rispetto al “resto del mondoâ€?. SarĂ bene proseguire

una de-europeizzazione della Chiesa cattolica; ci pensiamo il centro del mondo e continuiamo a pensare che gli “altriâ€? hanno da imparare da noi. Ăˆ giĂ arrivato il tempo di una maggiore reciprocitĂ . Ci attende il tempo di una maggior riforma del governo della Chiesa. Non sono uno di quelli che guardano con sospetto gli apparati istituzionali e ipotizzano sempre dietrologie sulla curia vaticana e sui “sacri palazziâ€?; ma, certo, un governo piĂš deciso e marcato del Papa, nel dare orientamento e coerenza ai diversi organismi vaticani e ecclesiali‌ è solo da auspicare. Auspico, infatti, che il Papa governi lui, con polso fermo, laddove egli vuole, la barca di Pietro‌ con pacifica fermezza. Auspico che l’essere vescovo non sia piĂš un titolo onorifico, ma sia espressione dell’essere davvero pastore di una precisa comunità ‌ imparando a stare con il popolo e per il popolo, condividendo de facto e non in theoria la comunione con la comunitĂ cristiana. Ci attende ancora una volta un bel tempo, abitato dalla benedizione di Dio e in compagnia di veri uomini di Dio.

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I have a Pope! Come dire “I have a dream‌â€?. Che il suo provenire da lontano lo aiuti ad essere libero da condizionamenti e da logiche dannose alla Chiesa. Un Papa dalle parole misurate, lucido, semplice e dotato di ironia, un uomo tra gli uomini che si afďŹ da al Signore nella sua missione. Che Francesco porti una ventata di aria fresca all’insegna del rinnovamento e della riscoperta dei valori veri del Vangelo.

Il primo pensiero di don Armando Nolli (a sinistra nella foto) è “un grazie allo Spirito Santo che ha la capacitĂ di sorprenderci, portando i cardinali a una scelta che l’alchimia dei vaticanisti e degli addetti ai lavori non era riuscita ad immaginare. Ăˆ la meraviglia di una Chiesa che supera la stessa dimensione umanaâ€?. Brunetto Salvarani su Facebook: “Grandissimo Francesco. Sono felice. Ho pensato subito all’inizio di un mondo nuovo. Senza retoricaâ€?.

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adre Mario Menin, superiore della Casa di Brescia, traccia per il settimanale l’agenda delle sfide alle quali sarĂ sottoposto il nuovo Papa. “Penso – racconta padre Mario – che le sfide che il nuovo Papa dovrebbe mettere nella sua agenda siano sostanzialmente cinque: la riforma del ministero petrino, tra l’altro ventilata anche dal predecessore Giovanni Paolo II nell’enciclica sull’ecumenismo, Ut unum sint: sarebbe il modo anche per riformare la curia; il dialogo ecumenico, per rendere piĂš credibile l’annuncio e la testimonianza del Vangelo di GesĂš Cristo; l’incontro tra le religioni, al fine di riscoprire il significato piĂš autentico della missione cristiana; la riscoperta della necessitĂ di evangelizzare, come la sentiva l’apostolo Paolo (“Guai a me se non predicassi il Vangelo!â€?: 1Cor 9,16); l’opzione per i poveri: rimettere al centro GesĂš di Nazareth significa anche seguirlo

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nelle sue attitudini di incontro all’altro e nella sua opzione preferenziale per i poveri. Sono i poveri che salvano la Chiesa! Extra pauperes nulla salus! Questa elezione del nuovo papa è un ‘segno dei tempi’, un papa dell’America latina, anche se figlio di migranti italiani, per la prima volta un papa che viene dal continente della speranza, il continente che meglio ha saputo interpretare il rinnovamento della Chiesa voluto dal Concilio Vaticano II, grazie anche alla teologia della liberazione, alle conferenze di MedellĂ­n (1968) e di Puebla (1979). Un Papa che senz’altro porrĂ al centro dell’attenzione della Chiesa ‘l’allegria e la freschezza della Chiesa latinoamericana, malgrado le sue numerose contraddizioni sociali’, come afferma un mio confratello del Messico. ‘Nel nuovo papa l’America Latina incontrerĂ certamente un interlocutore che conosce i suoi contrasti, continua il mio confratello’, e un profondo padre spirituale‌ Se papa Giovanni Paolo I è stato il papa del sorriso, questo sarĂ il papa dei poveri del mondo interoâ€?. Facciamo un

passo indietro, come ha reagito alla notizia delle dimissioni del Papa? Come le legge? Quale significato? “Man mano che la notizia prendeva corpo nelle agenzie di notizie, nei giornali radio e nella stampa, ho pensato ad un gesto insieme profetico e di rassegnazione di fronte ad una curia romana resa ormai ingovernabile dalle lotte intestine, di fronte ad una Chiesa che sembra aver relegato in un piano di marginalitĂ GesĂš Cristo e rispetto ad altri interessi. Per cui leggo queste dimissioni anche come un’opportunitĂ per la Chiesa di rimettere al centro GesĂš di Nazareth, come simbolicamente indicano gli ultimi libri di papa Ratzinger, dedicati appunto alla figura di GesĂš di Nazareth. La rassegnazione di fronte al montare dei problemi, potrebbe anche essere un grido lanciato dalla croce del ministero petrino per dire il bisogno di un altro stile di governo della Chiesa, piĂš conciliare, piĂš sinodale, piĂš collegiale, d’accordo con lo spirito del Concilio Vaticano II, purtroppo tradito da certe prese di posizione postconciliari‌â€?.

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Su twitter “#VoglioUnPapaCheâ€? ha avuto un gran numero di argomentazioni dalle piĂš ortodosse alle piĂš improbabili o quelle che si sono fermate ai semplici luoghi comuni. Ăˆ Francesco il Papa desiderato? Personalmente sono rimasto sorpreso perchĂŠ rarissime volte il nome del cardinale argentino è comparso nel TotoPapa ma quelle parole pronunciate dalla loggia della Basilica con quel fraterno “Buona seraâ€? infondono tantissima speranza.

Claudio Tonelli: (a sinistra) “Ciao Francesco, buonasera a te, ben arrivato! Come sai questo periodo è strano a volte ci siamo sentiti abbandonati ed abbiamo perso i veri valori nel Credere. Ho letto bontĂ nei tuoi occhi‌Ciao ti porgo la mia manoâ€?. Andrea Bettoni (a destra): “Che questo nuovo Papa sia un grande pastore. E speriamo che i tanti a cui piace (me compreso) inizino un nuovo e profondo cammino di fede! Buon cammino, a tutti!â€?

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Le sfide da assolvere

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na Chiesa che non si limita ad accogliere e ricevere, che esce da se stessa e va verso gli uomini e le donne che non la frequentano, che non la conoscono, che se ne sono andate, che sono indifferenti. Il cardinale Bergoglio raccontava cosĂŹ pochi mesi fa, in una intervista, di come in Argentina si stava affrontando il tema dell’evangelizzazione: â€œĂˆ vero che uscendo per strada, come accade a ogni uomo e a ogni donna, possono capitare degli incidenti. Però se la Chiesa rimane chiusa in se stessa, autoreferenziale, invecchia. E tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialitĂ , non ho dubbi nel preferire la primaâ€?. Se dal balcone centrale della basilica di San Pietro papa Francesco è apparso un po’ impacciato, quasi intimidito, le sue parole e il suo modo di pensare il servizio a cui è stato chiamato lo saranno sicuramente meno. Una Chiesa

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che esce per strada è una Chiesa che ribadisce la sua fiducia nell’uomo, che ha uno sguardo positivo sul mondo e vuole misurarsi con la sua complessitĂ e le sue contraddizioni. Niente di nuovo, verrebbe da dire: è la Chiesa del Concilio, un’ereditĂ viva che chiede d’essere tradotta nella vita. A me pare però che a fare la differenza, a segnare quella che in piĂš d’uno prefigura come una rivoluzione, sarĂ il punto di vista di papa Francesco. Egli guarda la realtĂ con gli occhi del Sud del mondo, con una specifica sensibilitĂ e un’attitudine inusuale alla concretezza. Per quegli occhi le sfide poste dalla crisi, dallo sviluppo e dalla povertĂ non si risolvono con la teoria secondo la quale la crescita economica porta con sĂŠ benessere e ricchezza per tutti. Da quella “quasi fine del mondoâ€? in cui il Conclave è andato a prendere il nuovo papa si chiede a gran voce un ripensamento delle categorie interpretative e culturali dello sviluppo e del sottosviluppo. La disuguaglianza nella ripartizione delle ricchezze, le condizioni di vita, lo sfruttamento eccessivo delle risorse, la distruzione

dell’ambiente sono gli indicatori di un fallimento storico. Oggi sappiamo che lo sviluppo non si misura tanto sulle merci e sull’accumulo della ricchezza materiale quanto sui diritti umani, sulla libertĂ della persona, sull’educazione, sulla scuola, sulla dignitĂ del lavoro, sulle forme di organizzazione della societĂ e della politica. Sono stati temi ricorrenti nell’azione pastorale di Jorge Mario Bergoglio, un amico dei poveri non perchĂŠ predica la povertĂ , ma perchĂŠ la vive e perchĂŠ ne fa oggetto di denuncia sociale. “L’economia offre possibilitĂ quasi illimitate in tutti gli aspetti della vita a coloro che riescono a essere inclusi nel sistemaâ€?, ha detto il cardinale Buenos Aires intervenendo al congresso sulla Dottrina sociale della Chiesa che si è tenuto a nel 2011, ma non si cura degli esclusi: “Per coloro che hanno abbastanza, i piĂš poveri non contanoâ€?. L’appello di papa Francesco ad “eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondialeâ€? non sarĂ formalmente diverso da quello dei suoi predecessori, ma avrĂ una forza speciale.

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Viva Francisco I. Meraviglioso. Eletto dallo Spirito Santo. Un innamorato della preghiera e della Nuova Evangelizzazione. Proprio ciò che ci vuole per la Chiesa e per il mondo. Sono felicissimo! Credo sia un uomo dalle idee chiare. Sa chiamare le cose con il suo nome con semplicitĂ e chiarezza. Ăˆ gesuita e parla spagnolo, la lingua di metĂ dei cattolici. Il nome è un programma per Francesco Saverio e per Francesco di Assisi. Francesco va’ e ripara la mia Casa.

Francesco Gheza (a sinistra): “Da cattolico sono felicissimo. Questo Papa ha alle spalle un lungo cammino nella Chiesa. Nel suo cuore c’è posto per la famiglia, i giovani, la comunitĂ e i poveri. Il suo “buonaseraâ€? è risuonato come una nuova sinfonia per la Chiesaâ€?. Fabio Capra (a destra): “Il Papa chiede l’aiuto e la preghiera del popolo, prima della Sua solenne benedizione. Una grande novitĂ che avvicina il gregge al suo Pastoreâ€?.

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assata l’emozione del momento, rimane ferma e certa una impressione: l’ottima scelta compiuta dal collegio cardinalizio eleggendo papa l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, un nome che non era fra quelli piÚ gettonati e noti. PerchÊ si ritiene la sua elezione un grande e sorprendente bene per la Chiesa? PerchÊ ci sono alcune semplicissime, immediate e incontestabili ragioni per comprendere che sarà un pontificato secondo le attese dell’ora presente segnata da un paradosso: constatare come nel Vangelo di Cristo, e nella visione cristiana dell’esistenza, ci siano le risposte per le ansie e le domande degli uomini e delle donne di ogni paese del mondo, e come sia difficile far risuonare la parola cristiana, per stanchezza, pesantezza, fatica... Ogni povero prete in cura d’anime si confronta quotidianamente, con gioia e sofferenza, con questo paradosso,

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col rischio di far prevalere la tentazione della chiusura, dello scoramento malinconico e la conseguente perdita di speranza. Il nuovo Papa, con le poche parole e gesti del suo esordio nella missione di successore di Pietro, ha fatto intravedere segni di speranza. Prima di tutto nella scelta del nome che ci rimanda al poverello di Assisi, ed è indicativa del desiderio di una Chiesa piĂš ancorata all’essenziale, alla povertĂ , al Vangelo, alla vicinanza ai piĂš poveri ed emarginati. In secondo luogo si è presentato prima di tutto come Vescovo di Roma e, in quanto tale, riferimento di unitĂ di tutta la Chiesa: un richiamo ecclesiologico importante che riporta il pontificato nella sua vera dimensione, strappandolo a ogni sospetto di potere temporale. NĂŠ va sottovalutata la preghiera silenziosa della gente per Lui prima di ricevere la sua prima benedizione apostolica: è stata una eloquente spiegazione del significato del ministero gerarchico che è finalizzato alla santitĂ del Popolo di Dio: pastori e laici

camminano insieme verso una sola meta, sostenendosi gli uni gli altri. Papa Francesco, inoltre, è un gesuita che ha alle spalle studi non solo teologici ma anche in scienze profane: saprĂ continuare bene il dialogo fra fede e scienza e l’incontro fra culture diverse da quella cristiana: darĂ certo una spinta non indifferente alla costruzione di quella “civiltĂ cattolicaâ€? divenuta, con i pontificati da Paolo VI in poi, “civiltĂ dell’amoreâ€?. Infine viene dall’Argentina, un Paese che ho potuto conoscere alla fine degli anni Settanta per i rapporti avuti con un gruppo di “profughiâ€? argentini, perseguitati politici. PiĂš recentemente ho potuto conoscere la Chiesa argentina grazie al “gemellaggioâ€? fra la Casa della gioventĂš di Santiago del Estero dove opera suor Saveria Menni e la Famiglia universitaria della Fondazione Tovini. Ho avuto modo di constatare la vivacitĂ della Chiesa cattolica di quella nazione latinoamericana: sono certo che il Papa che viene da quella Chiesa porterĂ una ventata di maggior freschezza ed entusiasmo anche alle vecchie Chiese europee.

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T E S S E R A M E N T O 2 013

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Ripercorriamo in queste pagine gli anni giovanili di Jorge Mario Bergoglio, giovane sacerdote impegnato in Argentina. Si tratta di scatti che immortalano il nuovo Papa in alcuni momenti del suo ministero sacerdotale. Un ministero che il futuro Papa ha sempre speso a fianco degli ultimi, dei piÚ poveri, degli emarginati della società . Tra le emozione e i sentimenti che hanno fatto seguito all’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio si

è registrato una straordinaria convergenza di giudizio su un Papa che nel corso della sua vita ha applicato prima di tutto a sÊ stesso il concetto della povertà evangelica, vissuta e messa in pratica in un contesto come quello argentino, sino a non molti anni fa segnato da grandi difficoltà . In tantissimi hanno ricordato come dietro quel sorriso affabile con cui si è presentato anche da Papa al mondo, ci sia la determinazione di vivere il Vangelo a fianco

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degli ultimi. Ha destato grande ammirazione il ricordo di quando il futuro Papa, in occasione della sua nomina a cardinale, chiese ai connazionali che volevano volare a Roma per la cerimonia di consacrazione, di rinunciare al viaggio e di devolvere il corrispettivo per aiutare i poveri di Buenos Aires. In molti si augurano che questo aspetto possa essere uno dei tratti qualificanti del pontificato apertosi con la fumata bianca del 13 marzo scorso.



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In questa pagina trovano spazio immagini piÚ recenti del nuovo papa Francesco. Lo ritraggono negli anni del suo episcopato nella capitale argentina. Fra le note curiose, che lo rendono immediatamente simpatico, la sua passione per il calcio. Il nuovo Papa è infatti un grande tifoso della squadra del San Lorenzo della quale, si è saputo nelle ore immediatamente successive alla sua elezione, è anche socio onorario. La

passione per il calcio, però, non l’ha portato a distogliere l’attenzione dai suoi impegni pastorali che l’hanno portato a vivere a costante contatto con la sua gente. Una scelta di vita che in piĂš di un’occasione l’ha portato anche a contrasti con altre istituzioni del Paese ogniqualvolta ha avvertito la necessitĂ e l’urgenza di difendere l’integritĂ evangelica e la dignitĂ della persona umana. Per questo motivo la gente di

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Buenos Aires, quella che sino alla fumata bianca dei giorni scorsi è stato il suo popolo, l’ha sempre amato e si è compiaciuta della stima che Giovanni Paolo II (che l’ha creato prima vescovo e poi cardinale) e Benedetto XVI hanno dimostrato a piĂš riprese nei confronti di quell’Arcivescovo di Buenos Aires dal cognome italiano che sarebbe poi diventato il loro successore alla guida della Chiesa universale.


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Saluto con gioia l’elezione di papa Francesco. In un momento di profonda crisi antropologica, etica e socioeconomica, il riferimento al Santo di Assisi, che richiama alla semplicità , alla povertà e alla pace, ci appare come un segno di speranza. Per la ricostruzione della Chiesa. Per una nuova primavera della Chiesa. La storia del nuovo Vescovo di Roma, richiama tutti alle proprie responsabilità verso i piÚ fragili.

Non ci credevo sinceramente. Ci speravo nel 2005, quando venne eletto Ratzinger. Oggi non ci pensavo piĂš: un po’ per l’etĂ , un po’ perchĂŠ non ne parlava piĂš nessuno. Quando ho sentito l’annuncio mi sono detta: ha detto proprio Bergoglio? Ho la pelle d’oca ancora a parlarne. Ăˆ strano. Sono contenta e emozionata. Per noi in Argentina il Papa, il Vaticano, l’Italia sono cosĂŹ lontani. Ora non piĂš. Ăˆ come se fossimo un po’ piĂš vicini. Mi sento orgogliosa. E poi penso: parla come me, è un uomo che ha le nostre abitudini. Anche la sera sul balcone era tentato di parlare in spagnolo. Ăˆ uno che esce con la gente, che va incontro alla gente, che prende la metro, che fa cose normali. Da questo punto di vista forse dovrĂ un po’ soffrire perchĂŠ dovrĂ abituarsi a qualcosa che non è suo. Mi viene ancora la pelle d’oca, mentre parlo. Sono contentissima. Tutti quelli che mi conoscono mi chiamano e mi fanno gli auguri. Auguri a lui. Ăˆ bello. Ci unisce e ci avvicina!

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el settembre 2005 a pochi mesi dall’elezione di Joseph Ratzinger al soglio pontificio, il card. Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, predicò gli esercizi spirituali ai sacerdoti del Seminario lombardo a Foligno. Pochi giorni prima, aveva incontrato Benedetto XVI a Castelgandolfo e l’occasione degli esercizi offri anche ai giovani sacerdoti lombardi la possibilitĂ di una condivisione che, letta oggi all’inizio del Pontificato del gesuita Francesco I, appare quanto mai attuale. Fu un dialogo schietto, rispettoso, ma anche stringente e a cui il Cardinale non si sottrasse. Un incontro intenso per chi, come noi, aveva coscienza di trovarsi davanti a uno dei piĂš grandi testimoni della Chiesa dell’ultimo secolo, e che, seppur pensionato, ci trasmise la freschezza dell’amore a Cristo e alla Chiesa nella consapevolezza dell’urgenza delle sfide del tempo presente. E proprio dalle sfide iniziò il dialogo che “Voceâ€? pubblica in esclusiva. Eminenza, quali sono le sfide che la Chiesa deve affrontare? â€œĂˆ una domanda a cui non so rispondere in modo efficace. PerchĂŠ mi sono occupato di queste cose solo fino a quando sono stato arcivescovo di Milano. Dopo il mio ritiro a Gerusalemme ho fatto mio il motto ‘Non giudicate e non sarete giudicati’. Il mio ministero oggi

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è quello della preghiera per tutti. Perciò non esercito piĂš la fantasia nell’indicare sfide. Rimanendo però sulle generali, dopo averlo detto anche a papa Benedetto, credo che la Chiesa nel suo futuro potrebbe regolarsi secondo tre parole che chiamo comunione, compassione e responsabilitĂ . Comunione vuol dire una maggiore sinodalitĂ , una maggior partecipazione a tutti i livelli, a cominciare dal livello del Sinodo. Questo anche il Papa lo capisce e lo desidera. Compassione, invece, è l’esercizio di quel potere di sciogliere che la Chiesa ha senza limiti: ‘Tutto ciò che scioglierai sulla terra sarĂ sciolto nei cieli’ (Mt. 16,19), e che non significa che bisogna rendere vane le promesse, ma che la dove, come nel caso del matrimonio, c’è stata una rottura irreparabile, magari addirittura con una persona incolpevole, la Chiesa deve potere intervenire. Questo l’ho detto prima del Conclave e l’ho detto ancora al Papa successivamente, quando gli ho ricordato una definizione, che peraltro il Papa non conosceva, del gesuita p. Stanislas Lyonnet, che fu consultore del Santo

Uffizio, il quale distingueva tra indissolubilitĂ intrinseca e indissolubilitĂ estrinseca. Padre Lyonnet affermava che l’indissolubilitĂ intrinseca è quella per cui i contraenti non possono piĂš tornare indietro sul loro rapporto segnato pubblicamente, ma l’indissolubilitĂ estrinseca significa che un’autoritĂ , la Chiesa per i cristiani a nome di Dio o lo Stato per i pagani, può intervenire a sanare situazioni irreparabili, ormai totalmente compromesse. Il Papa, anche ultimamente, ha prestato molta attenzione a questo ragionamento. Benedetto XVI capisce che bisogna trovare una soluzione. In tutti i sinodi è emersa la scontentezza dei vescovi, dei preti e dei parroci perchĂŠ questo crea gravi casi di coscienza. Il Papa ha revocato la soluzione giuridica per cui certi tribunali, come negli Stati Uniti, per il solo fatto che si è separati propongono la nullitĂ del matrimonio per incapacitĂ di consenso. Questo non sembra giusto nel dare ragione alla veritĂ dei fatti. Ăˆ molto meglio dire che c’è stato un matrimonio, almeno in ipotesi valido, però è fallito in maniera irreparabile, oggi non sarebbe piĂš consigliabile tornare indietro perchĂŠ ci sono altri rapporti (un’altra persona, dei figli). Un altro esempio è quando un prete ha lasciato il sacerdozio in maniera irreparabile e irrevocabile cosĂŹ che anche il Vescovo non lo vorrebbe piĂš indietro perchĂŠ


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appare troppo compromesso. Mi pare, allora, meglio provvedere alla dispensa, dopo qualche tempo e senza una lunga attesa, anche non osservando il limite dei 40 anni. Al tempo di Paolo VI si dava la dispensa forse con troppa facilitĂ , poi con Giovanni Paolo II si è chiuso rigidamente il rubinetto e io stesso ho visto parecchi casi amareggiarsi contro la Chiesa. Questo intendo per compassione, per esempio i casi in cui la Chiesa deve provvedere. Come responsabilitĂ intendo che la Chiesa potrebbe farsi convocatrice di un’assemblea di patriarchi e responsabili cristiani per discutere insieme sulle nostre responsabilitĂ verso la societĂ e verso il mondo, e lo stesso potrebbe essere fatto con i capi di tutte le grandi religioni. Certo giocano qui sempre le ambizioni, quindi chi parte-

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Mi è piaciuto moltissimo quel suo “buona seraâ€? detto dal Papa a tutto il mondo. Al santo padre Francesco voglio indirizzare il mio, il nostro saluto filiale. La Chiesa tutta lo accompagni in questa importante missione che il Signore gli ha affidato e la vicinanza di tutti noi, che sin da ieri sera ci ha chiamati fratelli e sorelle, gli sia di conforto. Con lui e in comunione con tutte le Chiese del mondo camminiamo nella speranza.

Ho aspettato con grande emozione l’annuncio del nuovo Papa. Quando ho visto la fumata bianca non ho piĂš lasciato il televisore tanta era la curiositĂ mista a emozione; una scelta difďŹ cile in un momento difďŹ cile, ma lo Spirito Santo, ancora una volta, ha toccato il cuore del collegio cardinalizio. Habemus papam: cardinale Bergoglio. Lo ammetto, per me un emerito sconosciuto, ma quando con la sua semplicità è uscito presentandosi alla folla, recitando assieme il Padre nostro ho percepito una grande emozione e partecipazione. Ho sentito i primi commenti, la vita e il luogo del suo magistero. Sicuramente un uomo vicino ai poveri, forse d’una Chiesa d’altri tempi e forse una Chiesa da portare a esempio a quella romana toccata da scandali di vario genere. Spero viva a lungo per portare quei cambiamenti che la chiesa da anni aspetta: fermento, vocazione, felicitĂ e tanta preghiera.

cipa vorrebbe sempre avere qualche vantaggio, essere privilegiato e quindi non so se sarà possibile. Il Papa mi ha confermato che il card. Kasper sta tentando la prima convocazione che potrebbe essere il segnale di una Chiesa che non parla tanto a se stessa, ma si preoccupa per le situazioni dell’umanità . Sono queste alcune osservazioni di carattere generale. Invece le particolari situazioni pastorali dipendono dalle singole diocesi che sono molto diverse l’una dalle altre. Tocca a ogni chiesa locale, ai suoi presbiteri, al consiglio pastorale, a tutti gli organismi fare la propria strada�. Il card. Ratzinger, nella Missa pro eligendo romano pontefice del 2005, con cui si apriva il Conclave che lo avrebbe eletto Papa, commentando un passaggio della lettera agli

Efesini, aveva parlato di dittatura del relativismo “che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglieâ€?. Qualche settimana piĂš tardi, lei parlò, in occasione del 25° anniversario della sua ordinazione episcopale dell’esistenza di un relativismo cristiano. Cosa intendeva? “Il card. Ratzinger fece questa omelia in cui parlò di dittatura del relativismo. Nei giorni del Conclave alloggiavo in una camera vicina alla sua e la sera andai a regalargli il mio ultimo libro. Gli dissi che non ero del tutto d’accordo con la sua definizione. PerchĂŠ se è vero che c’è molto relativismo nel mondo occidentale, non mi pareva opportuno bloccare in questa categoria tutta la societĂ attuale, quasi impedendo di vedere quel pluralismo, quella diversitĂ , quella dialettica che pure esiste. La stessa impressione ricordo la ebbi quando Giovanni Paolo II venne a Milano. Nel primo discorso che fece in piazza V Giornate interpellò Milano come cittĂ immanentista. Certo, c’è molto immanentismo, ma c’è anche molta apertura, molta dialettica. Quella sera dissi a Ratzinger che non amavo queste definizioni che costringono qualcuno a sentirsi chiuso in questa realtĂ . Inoltre la mia seconda obiezione fu effettivamente che c’è anche quello che si potrebbe chiamare un relativismo cristiano. Non vorrei che altri pensassero che noi abbiamo tutto stabilito, tutto fermo, tutto ormai chiuso. Noi cristiani tendiamo all’eternitĂ che non conosciamo, tendiamo a una vita completamente nuova, al mistero di Dio, e di Dio è piĂš ciò che ignoriamo di ciò che sappiamo. Quindi non volevo dare questa impressione: il mondo relativista e noi assolutisti. Anche noi patiamo il relativismo perchĂŠ tutte le nostre cose sono passeg-

gere, soltanto Cristo rimane. I sacramenti passeranno, la Chiesa passerĂ , la gerarchia passerĂ , tutto sarĂ concluso. Questo intendevo parlando di relativismo cristiano: la tensione verso l’aldilĂ , verso il superamento. Forse l’espressione non è delle piĂš felici. Infatti il mio amico mons. Bruno Forte me ne ha contestato l’uso. Ma ciò era quello che volevo dire. Naturalmente i giornali hanno subito contrapposto le due cose. Quando andai da papa Ratzinger per congedarmi prima del mio rientro a Gerusalemme nel mese di maggio gli dissi per prima cosa: “Santo Padre non creda ai giornalisti che ci contrappongonoâ€?. Non solo i discepoli singolarmente devono seguire il Cristo povero e crocifisso, ma anche la Chiesa nel suo insieme. Non le pare che ancora oggi essa sia tentata di pensarsi in una logica mondana. Una sensazione che è confermata anche dal tenore di alcuni interventi episcopali con cui si tende ad alzare un po’ troppo la voce per rivendicare le proprie ragioni. Ăˆ un’immagine di Chiesa che si conforma al Cristo che ha scelto l’umiliazione? â€œĂˆ una domanda complessa e tocca cose che non conosco da vicino. Ho letto nei giorni scorsi dell’ultima polemica suscitata dagli interventi della Cei. In certe cose contingenti probabilmente sarebbe meglio se intervenissero dei laici cristiani con la loro esperienza e si lasciassero gli interventi magisteriali dei vescovi per i grandi principi. Nella mia esperienza in diocesi ho cercato di seguire questa strada. Non è sempre facile, ma credo che contribuirebbe a dare un’immagine migliore di Chiesa. D’altra parte anche le reazioni laiciste mi sembrano eccessive perchĂŠ alla fine siamo tutti cittadini e possiamo anche discutere. Certo, quando un vescovo inter-

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Anche Mattia Cantamessa, 20enne universitario in Cattolica, descrive le prime sensazioni all’annuncio del Papa: “Come cristiano vivo due sentimenti; il primo è quello di gioia: dietro a ogni elezione c’è la garanzia dello Spirito Santo e prego afďŹ nchĂŠ il Signore assista sempre il Papa. Il secondo è quello di ďŹ ducia: mi afďŹ do alle cure spirituali di papa Francesco e attendo che anche le sue parole mi aiutino a maturare come cristiano e a incontrare il Cristoâ€?.

Paola Braghini (a sinistra) dice: “La cosa che mi ha colpito di papa Francesco è stata la richiesta che ha rivolto a quelli che ha chiamato fratelli e sorelle di pregare per lui. Claudio Deperi (a destra): “Papa Francesco mi è parsa una persona molto socievole, non penso ci siano stati molti Papi che come primo loro intervento abbiano salutato la folla con un semplice inchino e chiedendo che ci fosse uno scambio di preghiera, come se non fosse piĂš importante di noiâ€?.

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e magari accolte quasi per compassione. Anche a me, in qualche circostanza, è capitato di sentirmi un po’ Caifa e un po’ Pilato. Anch’io mi sono interpellato per vedere se, con alcune scelte, mi stavo opponendo a Dio o stavo facendo il mio dovere. Si agisce con la speranza che poi il Signore ci correggerĂ , magari tramite gli amici o i confratelli Vescovi. Soprattutto ho avuto molto spesso queste oscillazioni dovendomi occupare dei movimenti. Di fatto sono stato piĂš rigido di quanto non lo fosse Giovanni Paolo II. Il Papa era molto piĂš accogliente. Io molto piĂš

cauto e prudente. Se qualcosa non mi andava lo dicevo subito; non accettavo ambiguitĂ . Forse sbagliavo. Ricordo che nel Sinodo dei laici feci un intervento che divise molto l’assemblea e un po’ amareggiò il Papa. Dissi che c’erano questi movimenti che però il solo fatto di essere movimenti non bastava per canonizzarli. Andavano invece valutati per quello che erano e non si poteva nemmeno accettare la teoria che la loro crescita era la garanzia della presenza della grazia di Dio. Forse ho sbagliato e per questo dovrò fare un po’ di Purgatorio. Circa il dialogo interreligioso. Lei ha piĂš volte affermato che un vero dialogo non ha senso se non porta arricchimento reciproco. Come coniugare comunque l’urgenza dell’annuncio del Vangelo anche ai non cristiani? Ăˆ molto difficile. Si afferma sempre che tra religioni diverse non c’è contrasto, ma nella pratica non è cosĂŹ facile instaurare un dialogo. Credo che piuttosto bisogna adottare il principio del Qoelet: ci sono tempi e tempi. Tempi in cui occorre di piĂš il dialogo e la lunga frequentazione come, per esempio, in Medio Oriente con i musulmani dove dialogo e frequentazione possono favorire l’autenticitĂ da cui potrebbe nascere la conversione. Ci sono altre situazioni in cui occorre predicare il Vangelo con piĂš forza. Direi, però, che non si tratta di una caratteristica omogenea in tutto il mondo. Per cui anche l’idea di una evangeliz-

zazione dell’Europa cosĂŹ come era stata lanciata non l’ho mai capita molto. L’Europa ha in molti suoi settori delle resistenze secolari, pregiudizi durissimi da vincere. Non basta l’evangelizzazione. C’erano state, infatti, lo ricorderete, iniziative negli anni ’90 in cui si indicava in dieci anni il periodo per rievangelizzazione dell’Europa. Iniziative su cui erano stati investiti anche parecchi mezzi. Dieci anni sono passati, ma non è successo quasi niente. Credo che sia una questione di tem-

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In un clima di disaccordo, è confortante sapere che qualcosa va per il verso giusto. La nomina di papa Francesco ha riacceso in me la speranza. Un uomo umile che conosce da vicino, e sulla sua pelle, la povertà ; caratteristiche che rispondono alle esigenze della Chiesa. Gli auguro di riuscire sempre a vedere con occhi nuovi i problemi del mondo, capace di trasmettere la parola di Dio per riavvicinare i giovani alla fede.

Tanta sorpresa e tanta gioia vedere un Papa che si chiama Francesco. All’inizio qui nel convento dei francescani siamo stati presi da una gioia incontenibile. Subito dopo, però, si è fatta largo una certa responsabilitĂ . La scelta del nome interpella la Chiesa ma anche la nostra identitĂ di francescani. Ci fa ben sperare perchĂŠ il richiamo ad Assisi parla di pace, dialogo, Vangelo, povertĂ e di una vita spirituale intensa, di conďŹ gurazione a Cristo. Sentiamo una direzione e una indicazione data a tutta la cristianitĂ . Ovviamente questo ci riempie soprattutto di gioia. Non so perchĂŠ abbia scelto questo nome. Essendo gesuita, il nome si rifĂ senz’altro anche a San Francesco Saverio. Il modo con cui si è presentato, la semplicitĂ , l’augurare buonasera e l’invito a tornare a casa con la buonanotte indicano umiltĂ e il richiamo a San Francesco d’Assisi. Viene da una chiesa provata dalla povertĂ . Lui è stato dalla parte dei poveri e possiamo dire che sia francescano nell’intimo, oltre che gesuita.

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ome valuta la situazione della Chiesa? Buona. Sono un vaticanista in ripensamento sull’importanza del governo e dell’istituzione nella realtĂ della Chiesa; sono per una maggiore attenzione al vissuto di fede (Chiesa mistero e Chiesa comunione per parlare il linguaggio del Concilio). Via via che ci si allontanava dal Vaticano II, la concentrazione si è fissata sulla disputa del governo della Chiesa. I Papi, a partire da Paolo VI nella seconda metĂ del Pontificato, hanno stabilito che non era il tempo per una stagione di riforme, ma bisognava far sedimentare il Concilio in attesa che lo Spirito indicasse vie di nuovi aggiornamenti. In questi anni è intervenuto, allora, un senso di sfiducia‌ Cosa significa essere un vaticanista in ripensamento? Il vissuto evangelico è diventato una prioritĂ : è un’operazione che dovrebbe fare tutta la comunitĂ ecclesiale. Se

negli ambienti della comunicazione ci occupassimo di meno del governo della Chiesa e di piĂš del vissuto di fede, riusciremmo anche a sfebbrare, aiuteremmo a diminuire la polarizzazione, il contrasto. Da Paolo VI a Benedetto XVI: c’è un filo rosso che unisce tutti e quattro i Pontificati? La scelta fatta da Paolo VI nel 1967/68 di non procedere a ulteriori riforme ha provocato un freno alla strategia riformatrice; si è mantenuta una fedeltĂ al messaggio conciliare, ma si è ritenuto di evitare nuove riforme per evitare la divisione della Chiesa. Nell’Ecclesiam Suam Paolo VI utilizzava la parola “riforma (“si può parlare di riforma, non si deve intendere cambiamentoâ€?), mentre Giovanni XXIII in precedenza aveva preferito il

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termine aggiornamento. Questa decisione di Paolo VI è stata, poi, portata avanti dagli altri Pontefici. Ăˆ stata una fedeltĂ di principio; del Concilio non è stato rinnegato nulla, ma c’è stata una pausa nel cammino delle riforme. Personalmente ritengo che fosse maturo il tempo, qualche decennio fa, perchĂŠ si facessero delle innovazioni nella questione dei ministeri; almeno tre Sinodi hanno chiesto ai rispettivi Papi di rivedere la disciplina dei ministeri ordinati, ma non è stato fatto nulla: alcuni ministeri (come il lettore e l’accolito) di fatto sono modificati. Non nego che vi siano problemi di governo ma penso che siano sopravvalutati. Un Papa riformatore non risolverebbe i problemi. La credibilitĂ della fede cristiana in questa epoca, la possibilitĂ di presentare il Vangelo, resterebbe la stessa. Vediamo tante Chiese cristiane e ognuna, pur avendo metodi e istituzioni differenziate, è in difficoltĂ in questa opera di dare ragione della fede, di rendere credibile il messaggio. Il vissuto cristiano è buono: il perdono per gli uccisori, il primo posto ai poveri e ai disabili,


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Apprendo con gioia e devozione cattolica la notizia dell’elezione del Santo Padre, un uomo del Signore che, animato da un’intensa spiritualità , sarà un pastore che servirà e guiderà la Chiesa cattolica. Dal Santo Padre trarremo ispirazione noi tutti, nel nostro quotidiano operare, vivificati anche dal ricordo dei venerati Pontefici suoi predecessori, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno lasciato in tutti noi viva memoria con la loro testimonianza di carità cristiana

Nei nostri commenti peschiamo anche dal mondo di Facebook: “Una scelta non scontata; una scelta non di curia; una scelta innovativa e innovatrice; una scelta vicina ai poveri e agli ultimi; una scelta coraggiosa; una scelta solida; una scelta extraeuropea; una scelta vicina alla chiesa latina e agli emergenti; una scelta che è una conquista; una scelta che è religiosa con la religiositĂ dei gesuiti; la scelta di un Papa nero (perchĂŠ gesuita e i gesuiti hanno sempre riďŹ utato la gerarchia e il potentato ecclesiale, quindi contrastante il “Papa biancoâ€?); una scelta semplice e per i semplici; una scelta che “entrerĂ â€? anche nelle coscienze laiche; una scelta lontana dagli orpelli del mondo, ma vicina al “mondo veroâ€? della vita. E adesso aspetto le sue scelte ulteriori: il governo della chiesa. LĂŹ si misurerĂ la forza del rinnovamento, che comunque è giĂ â€œforteâ€? nella sua persona. E dai, Francesco primo!!! Preghiamoâ€?.

il nuovo modo di testimoniare la fede nell’accettazione della morte, la celebrazione ecclesiale della propria morte sono segni di novitĂ evangelica. Prima non si praticava il perdono in questa maniera dichiarata, oggi il perdono è diventato una pedagogia. Sono tutti segni evangelici e sono doni dello Spirito alla nostra epoca. Non sono pessimista sulle sorti del Vangelo e della Chiesa comunione e della Chiesa mistero, ma sono realista nel prendere atto che ai livelli di responsabilitĂ supremi si è deciso di frenare. Sono anche del parere che vada rivista al piĂš presto la disciplina dei divorziati risposati: la possibilitĂ di praticare soluzioni simili a quelle delle Chiese orientali è una cosa matura; ci sarebbero le premesse teologiche e la sensibilitĂ pastorale per arrivare a un’innovazione di questo tipo. Quanto c’è dell’esperienza di Montini nei papati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI? C’è tantissimo. Le linee di governo sono quelle. Paolo VI è il pedagogo di tre Papi: Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI lo seguono in tutte le grandi strategie, naturalmente adeguandosi ai tempi. Si pensi solo

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al mea culpa di Giovanni Paolo II che non sarebbe stato possibile senza la richiesta di perdono (in apertura della seconda sessione del Concilio) fatta da Paolo VI per i fratelli separati. Papa Montini si inventa i viaggi per parlare al mondo (nell’Ecclesiam Suam si definisce apostolo), Giovanni Paolo II si proclama “araldo del Vangeloâ€? e Benedetto con meno energie fisiche continua a viaggiare con la stessa modalitĂ . In Benedetto XVI c’è anche una rispondenza di indole: sono due persone con una grande capacitĂ di concentrazione intellettuale e spirituale e di affabilitĂ nei rapporti umani. Analogamente alla continuitĂ di gesti e di proiezione apostolica, lo seguono anche nel freno istituzionale. Il Papa emerito non ha mai fatto mistero di prediligere lo studio al governo della Chiesa... Ratzinger fu convinto personalmente da Montini ad accettare la nomina ad arcivescovo di Monaco: ha raccontato la sua resistenza perchĂŠ riteneva che avrebbe dovuto continuare a fare il teologo. Lo stesso successe con Giovanni Paolo II quando lo chiamò a Roma. C’è una evidente continuitĂ anche nei legami. Come si spiega, allora, la diversa ricaduta mediatica? Il messaggio si caratterizza anche per la figura che lo propone. Nell’epoca contemporanea la figura papale può entrare in tutte le case. C’è una bellissima pagina di Jean Guitton nella pre-

fazione ai “Dialoghi con Paolo VIâ€? che recita: “Un giorno la tecnologia permetterĂ di vedere e di seguire il Papa come se fosse un dialogo personaleâ€?. Questo dĂ alla figura papale un ruolo ancora piĂš forte. Il Papa bresciano ha avuto due stagioni completamente diverse di ricezione: la prima (paragonabile a Giovanni XXIII e a Giovanni Paolo II) è di grande entusiasmo ed empatia se si pensa solo al ritorno dalla Terra Santa o alla missione all’Onu o al dono della tiara ai poveri; nella seconda fase, invece, la stessa persona che parla lo stesso linguaggio incontra maggiori difficoltĂ . Molto dipende dall’approccio degli operatori dei media che non è sempre innocente: il mondo mediatico apprezza soltanto i tempi riformatori; la novità è meglio narrabile della consuetudine. Giovanni Paolo II, ad esempio, era molto attaccato per le posizioni conservatrici di cui veniva accusato, ma era apprezzato per la componente umana che era vista come nuova e che rompeva con la tradizione. Benedetto XVI ha riformato lo Ior, le finanze vaticane, ha fatto riforme sul tema della pedofilia e nel rapporto con gli anglicani, ma non ha avuto una novitĂ gestuale. C’è un aspetto di Paolo VI che porta nel cuore? La preghiera per Aldo Moro con il grido a Dio: “Non hai ascoltato la nostra preghieraâ€?. Questa è una grande ereditĂ sulla strada del recupero di veracitĂ nella preghiera uscendo dalle

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“A te, papa Francesco, che ci hai appena salutati, a te, che con semplicitĂ ci hai dato la buona sera voglio dire: gli occhi tuoi hanno appena accarezzato i nostri sguardi, vorremmo sentirci tutti, in un tuo abbraccio; attraverso te l’insegnamento di Dio arrivi alle nostre anime e che la Pace Sovrana regni sui popoli del mondo. Accarezza i nostri ďŹ gli, perchĂŠ possano veramente crescere in un mondo miglioreâ€?.

Leonardo Gatti (a sinistra): “Ho provato una grande emozione nell’ascoltare le prime parole di papa Francesco. Lo stile sobrio, la croce di ferro, la semplicitĂ del linguaggio, l’umiltĂ e il sorriso sereno, mi hanno ricordato papa Giovanni e papa Luciani. Con lui la chiesa entrerĂ in una nuova faseâ€?. Mariano Mussio (a destra): “Con gioia e serenitĂ . Ho la certezza che sarĂ un riferimento e una guida spirituale per far rivivere i valori della cristianitĂ â€?.

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mato nel suo Paese, nel libro-intervista “Il Gesuitaâ€? scritto da Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin (uscito nel 2010 e divenuto subito un bestseller), il futuro Papa aveva spiegato le sfide che attendevano la Chiesa moderna: “L’opzione fondamentale è scendere per le strade e cercare la gente: questa è la nostra missione. Il rischio che corriamo oggi è quello di una Chiesa autoreferenziale: simile a quelle persone che, diventate paranoiche e autistiche, sono capaci di parlare solo a loro stesseâ€?. Autore di vari libri (Meditaciones para religiosos del 1982, Reflexiones sobre la vida apostolica del 1986 e Reflexiones de esperanza del 1992) che trattano soprattutto di Pastorale sociale, papa Francesco ha una grande capacitĂ d’improvvisare discorsi e omelie, cogliendo d’istinto gli umori di chi gli sta intorno. Uomo

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di grande cultura è un appassionato lettore di Borges e Dostojevski, Dante e Manzoni, ama la musica classica e il tango. Come quadro apprezza “La Crocefissione Biancaâ€? di Chagall. Senza dimenticare la sua passione per la poesia di HĂślderlin e le note di Beethoven. Tra i suoi film preferiti, lo ha confessato lui stesso alcuni anni, fa c’è “Il pranzo di Babetteâ€?. Bergoglio rivela anche di aver avuto una fidanzata (“era del gruppo di amici con i quali andavamo a ballare. Poi ho scoperto la vocazione religiosaâ€?); di amare la letteratura italiana e il Piemonte (madre e padre sono originari di lĂŹ). Per lo sport, ovviamente, il calcio: la sua squadra del cuore è il San Lorenzo de Almagro di Buenos Aires, al punto che tempo fa si fece fotografare con la maglia del club, del quale ha la tessera n. 88.235. La società è nota a Buenos Aires anche con il nome “Santaâ€?: proprio perchĂŠ “Sanâ€? Lorenzoâ€? e in quanto fondata da un sacerdote, Lorenzo Massa. Secondo quanto pubblica-

to sul sito Terra.ar, le sue giornate iniziano alle 4 del mattino e terminano alle 21. Nel libro tocca anche il tema della pedofilia: “Se c’è un prete pedofilo, è perchĂŠ porta in sĂŠ la perversione prima di essere ordinato. E sopprimere il celibato non curerebbe tale perversione. O la si ha o non la si haâ€?. Secondo Bergoglio “bisogna stare molto attenti nella selezione dei candidati al sacerdozio. Nel seminario di Buenos Aires ammettiamo circa il 40% dei candidati, e facciamo un attento monitoraggio sul processo di maturazioneâ€?. Qual è la cosa peggiore che può accadere nella Chiesa? â€œĂˆ quella che De Lubac chiama ‘mondanitĂ spirituale’. Ăˆ il pericolo piĂš grande per la Chiesa, per noi, che siamo nella Chiesaâ€?. CosĂŹ rispondeva il cardinale Bergoglio in un passo dell’intervista rilasciata nel 2007 al mensile internazionale “30 giorniâ€?. “La mondanitĂ spirituale è mettere al centro se stessi. Ăˆ quello che GesĂš vede in atto tra i farisei: â€œâ€ŚVoi che vi date gloria. Che date gloria a voi stessi, gli uni agli altriâ€?.

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Del nuovo Papa mi colpiscono la sua attenzione alle questioni del lavoro e della giustizia sociale. Ma anche la sua denuncia delle storture del sistema economico mondiale, la sua vicinanza concreta alle persone in difďŹ coltĂ , ai poveri. Sono convinto che questi temi daranno al suo magistero un’impronta molto forte, aiutandoci in qualche modo a ripensare la crisi che stiamo attraversando e le azioni necessarie per uscirne con una nuova idea di sviluppo.

Gianmaria Frusca (a sinistra): “Anche in seminario abbiamo accolto con gioia e un po’ di emozione l’elezione di papa Francesco. Vedo un pastore secondo il cuore di Dio: scegliendo quel nome ha fatto dell’umiltĂ e della povertĂ del santo di Assisi un programma di rinnovamento per tutta la cristianitĂ â€?. Don Marco Mori (a destra): “Un gesuita che si chiama Francesco e’ di una rivoluzione geniale. Contentissimo!â€?.

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nostri cuori gioiscono e fanno festa. La Chiesa di Cristo ha un nuovo Pietro. A papa Francesco tutta l’Azione cattolica assicura fin da questi primi istanti di Pontificato l’ascolto e la preghiera piĂš intensa, stringendolo in un commosso e amorevole abbraccio con l’affetto e la gratitudine dei figliâ€?. Sono gli auguri della presidenza nazionale dell’Ac a Francesco. Al Papa, l’Ac augura “di essere un coraggioso testimone dell’amore di Dio, e di lasciarsi condurre da Lui per guidare il suo popolo sulle strade della veritĂ e della speranzaâ€?. “Saremo con papa Francesco nel proporre al mondo contemporaneo il volto di una Chiesa evangelizzatrice e missionaria – spiega l’Ac –. Una comunitĂ di discepoli fedele alla sua storia e alla sua missione e proprio per questo ancor di piĂš capace di rinnovamento nel solco delle linee dettate dal Concilio Vaticano II, i cui frutti piĂš maturi sono ancora da venireâ€?. “Una grande emozione vedere il papa Fran-

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cesco inchinarsi dinanzi al popolo di Dio chiedendo preghiera e facendo subito pregare la Chiesa interaâ€?. Ăˆ quello che sottolinea Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito (Rns). “Un gesuita di origini italiane che, divenuto Vescovo di Roma, pone il mondo intero sui passi di Francesco, il grande evangelizzatore che ha affascinato il mondo nel segno della povertĂ di spirito e della gioiaâ€?, prosegue. “Grande spontaneitĂ e semplicitĂ nell’approccio con la gente festosa che è stata subito conquistata dalla sua simpatia. L’elezione di un religioso – evidenzia Martinez – rimette in auge l’importanza dei carismi vecchi e nuovi nella Chiesa e la sua attivitĂ missionaria. Un segno che promuove l’America Latina, continente della speranza, dove vive oltre il 60% dei cattolici praticanti di tutto il mondoâ€?. Il Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) condivide “la grande gioia del popolo di Dio per l’elezione di papa Francesco e si unisce alla preghiera universale di ringraziamento al Signoreâ€?. “La Chiesa ha di nuovo Colui che la con-

fermerĂ nella fede, che lavorerĂ instancabilmente per la sua unitĂ , che rinfrancherĂ coloro che si impegnano nella comunicazione della Parola. La forza propulsiva del Concilio continuerĂ a essere la forza del suo ministero e renderĂ la Chiesa sempre piĂš aperta e capace di affrontare le sfide del futuroâ€?, conclude la nota del Meic. “Insieme a tutta la Chiesa sono veramente felice di questo momento, che fa vedere sia la vitalitĂ della Chiesa che la freschezza dello Spirito Santo che trova sempre il modo di sorprendereâ€?. CosĂŹ Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, sull’elezione di papa Francesco. “Oltre alla sorpresa – aggiunge – perchĂŠ certamente non era uno dei cardinali di cui si parlava, c’è la gioia di pensare che anche questo è un segno di novitĂ per la Chiesa di oggi, che mi pare stia vivendo un momento speciale, cominciato con la rinuncia al ministero di Vescovo di Roma da parte di Benedetto XVI e seguito da questo nuovo Papa, che ha saputo suscitare un’eco straordinaria in tutto il mondoâ€?.

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“Annuntio vobis gaudium magnum; habemus Papamâ€?. Tutto il mondo attendeva con trepidazione queste parole e sono giunte accompagnate da stupore per il nome! Francesco è un nome importante e fa immaginare un grande “programmaâ€?. PerchĂŠ papa Francesco – su ispirazione di S. Francesco e su modello del suo predecessore – saprĂ guidare la Barca di Cristo che il Signore gli ha afďŹ dato, e riuscirĂ a unire e pascere tutto il gregge di Dio.

Stefano Soldi ha avuto un’ottima impressione: “Spero che sia un Papa che sappia coinvolgere i giovani. C’è sempre bisogno di un coinvolgimento dei giovani. Mi spiace non poter essere con lui a Rio per la Giornata mondiale della gioventĂš, ma sicuramente lo seguirò da casa. Stesso entusiasmo anche per la sorella Samanta: “Mi aspetto che il papa Francesco rivoluzioni un po’ la Chiesa. Personalmente mi hanno colpito molto la sua allegria e la sua mitezzaâ€?.

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a notizia dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio a nuovo Papa ha conquistato le prime pagine. I principali quotidiani argentini celebrano l’elezione del loro connazionale, non nascondendo gli aspetti piĂš controversi del nuovo Pontefice. “L’argentino Jorge Bergoglio è il nuovo Papa – titola La Nacion –. Un gesuita in carriera, da rivale a successore di Ratzinger. Nel 2005 fu secondo a Benedetto XVI. Acerrimo oppositore dei matrimoni gay e contro l’abortoâ€?. El Clarin ricorda le tensioni tra Bergoglio e i Kirchner: â€?Il nuovo Papa è l’argentino Jorge Bergoglio e si chiamerĂ Francesco I. Mentre veniva annunciato come Papa, Cristina Fernandez Kirchener twittava lamentandosi che i giornali non avevano dato risalto al suo lavoro nella provincia di Neuquenâ€?. Solo alle 21, la presidente ha “rimediatoâ€? con un cinguettio di congratulazioni molto formali. I principali siti statunitensi pongono l’accento sul

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fatto che Bergoglio sia il primo Papa sudamericano. La Cnn: “Il nuovo Papa: Francesco I. Primo Papa non europeo dell’era modernaâ€?; l’Abc: “‘Pregate per me’: papa Francesco saluta Roma e il mondoâ€?; il New York Times: “Il nuovo Papa: Bergoglio d’Argentina. Il primo gesuita. Il primo latino americano e il primo Francescoâ€?; il Los Angeles Times: “Bergoglio diventa papa Francesco I. Il primo Pontefice dalle Americhe e il primo non europeo in oltre un millennioâ€?. La notizia campeggia anche nelle prime pagine dei giornali tedeschi. La Sueddeutsche Zeitung: “Habemus Papam: è Jorge Bergoglio, papa Francesco Iâ€?; la Frankfurter Algemeine Zeitung: “L’argentino Bergoglio è il nuovo papa Francesco I‌ Il gesuita silenzioso da Buenos Aires. Al Conclave del 2005 fu il piĂš forte opponente di Joseph Ratzingerâ€?; il Die Welt: “L’argentino Jorge Mario Bergoglio è Francesco Iâ€?. In Francia Le Figaro titola: “L’argentino Bergoglio diventa papa Francesco‌ è il primo Papa dal continente americano e ha preso il nome di Francescoâ€?; Le Monde: “L’arcivescovo argentino

Bergoglio diventa papa Francesco I. Il primo Papa dalle Americhe e il primo gesuita a ottenere l’incaricoâ€?. I giornali britannici restano cauti nei giudizi, con titoli molto simili. La Bbc: “L’argentino Bergoglio eletto Papaâ€?; il Times: “Francesco I d’Argentina è Papaâ€?; il Guardian: “Papa Francesco: un cardinale argentino nominato primo Papa dell’America Latinaâ€?; l’Indipendent: “Un nuovo Papa è stato scelto: Jorge Mario Bergoglio. Ăˆ il primo gesuita Papa di tutti i tempi. La sua prima prioritĂ : porre fine e prevenire gli abusi sessuali sui minoriâ€?. Anche i maggiori media spagnoli sottolineano la provenienza del pontefice. El Pais: “Un Papa argentinoâ€?; El Mundo: “Bergoglio sarĂ papa Francesco I: il primo Papa latinoamericanoâ€?. L’elezione del Papa ha avuto grande spazio anche su tutti i principali siti dei quotidiani israeliani. Il sito di Haaretz titola con grande evidenza sulla nomina di Bergoglio e sottolinea che è il primo Pontefice in 2000 anni di storia a venire dal Nuovo Mondo. Il Jerusualem Post scrive che il Papa “chiede al mondo di pregare nella sua prima benedizioneâ€?.

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