La Voce del Popolo 2013 25

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H Hanno rubato nell’unico bar tabacchi del piccolo paese ligure in cui mi trovavo. Erano le cinque di mattina e cominciava ad aalbeggiare. I ladri hanno forzato la porta con un cacciavite. Qualcuno li ha visti e, avvisati i carabinieri, li hanno rincorQ ssi e li hanno presi. Avevano rubato 80 euro, molte sigarette e alcune bottiglie di liquori. Erano due ragazzi di 20 anni e una u ragazza di 17. Tra le persone che li hanno presi c’era anche c un uomo del paese che mi ha raccontato di aver provato ch quasi compassione per i tre ladri. Mi diceva: “Ho chiesto ai caq qu rabinieri r rabi se si poteva soprassedere in qualche modo. Mi hanno risposto di no, perchĂŠ c’era la flagranza di reato e perchĂŠ sull’aur rispo tomobile dei tre ragazzi c’era merce proveniente da altri furti, oltre t tomob agli a arnesi arne per lo scassoâ€?. Saranno processati. L’uomo ha aggiunto: “C’è “C chi ruba rub milioni e poi con i soldi o il potere paga tanti avvocati e fa una bella vita. v Questi poveri ragazzi invece...â€?. Se la punizione per chi sbaglia è dover doverosa, se la giustizia deve essere rispettata, non ci devono essere differenze differenz o privilegi o scappatoie. Speriamo solo che la giustizia provveda p anche al recupero autentico e dignitoso delle persone coinvolte.

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Lombardia. No slot: un decalogo contro il gioco

͙͙ ƒ‡•‹ ‡ ’ƒ””‘……Š‹‡ Pontoglio. Il fascino dei sapori e delle tradizioni

͚͜ ……Ž‡•‹ƒ Nuovo diacono. La gioia di servire imitando Cristo

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ÍšÍ&#x; —Ž–—”ƒ ‡ …‘Â?—Â?‹…ƒœ‹‘Â?‡ Accademia cattolica CittĂ multiculturale e multireligiosa

͛͛ …‘�‘�‹ƒ Editoria. Contributi: segnali di disgelo con il governo

Í›Í&#x; ’‘”– Basket Brescia. Centrale del Latte: ora l’ultimo sforzo

Â? ’‘’‘Ž‘ †ƒ ”ƒÂ?…‡•…‘ Il popolo bresciano è in cammino verso Roma per incontrare il successore di Pietro. Sabato 22 giugno alle ore 12 oltre 4200 persone saranno con il vescovo Luciano Monari nella Basilica Vaticana per incontrare il Papa venuto dalla “fine del mondoâ€?. A Brescia le campane di tutte le parrocchie suoneranno a festa. Ăˆ un momento di gioia. Andiamo a Roma, anzitutto, per l’Anno della fede. Usando le parole di Paolo VI, professeremo il Credo sulla tomba del primo degli apostoli a 50 anni esatti (era il 21 giugno 1963) dall’elezione al sommo pontificato del bresciano Giovanni Battista Montini. La memoria del venerabile Paolo VI, che speriamo presto di poter venerare come

beato, è ancora viva. Montini non fu forse un “Papa del popoloâ€?, ma ha amato l’umanitĂ con una tenerezza e un pudore particolare. Si è speso con vigore eroico perchĂŠ tutti gli uomini, soprattutto gli ultimi, i poveri e i piccoli, potessero dare senso alla loro esistenza incontrando lo splendore della veritĂ del Signore della vita. Ha guidato la Chiesa perchĂŠ fosse riflesso fedele del Cristo, luce di tutte le genti. All’altare della Confessione professeremo la fede come popolo. Quella fede che non può ridursi a fatto privato, ma che nel nostro esserci come Chiesa diocesana ritrova la bellezza dell’esperienza comune, del cammino fatto insieme. La fede alimenta la gioia e spinge alla testimonianza. Lo faremo da popolo di Dio, come si esprimeva il Concilio Vaticano II. AltresĂŹ, andiamo a Roma per incontrare papa Francesco. Un vero popolo si è mosso per quest’incontro. Da quando abbiamo saputo della disponibilitĂ

del Papa di vedere i bresciani, ogni giorno abbiamo registrato una crescita di entusiasmo e di iniziative per esserci, per non mancare. Qualche parrocchia, qualche gruppo organizzato, ma soprattutto questa volta dal Papa ci sarà il popolo dei bresciani. Famiglie e bambini, giovani e anziani, sacerdoti e laici, consacrati e consacrate. Non tanto istituzioni, enti, organismi, ma popolo. Molti di essi si esprimono come se si sentissero direttamente invitati da Francesco per un sorriso, un abbraccio, una parola buona. Abbiamo imparato a capire che questo Papa attira tutti, i vicini e i lontani. Le sue parole a volte brevi, ma cosÏ efficaci, toccano il cuore, al di là e al di fuori di tante strategie e progetti pastorali. Hanno il gusto di quello Spirito che fa sentire vivi. Dicono di una grazia che è veicolo di speranza. Spronano i cristiani ad essere consapevoli che le parole da dare agli uomini di oggi sono quelle della misericordia.

Una misericordia che sblocca la miseria dal circuito della disperazione. E allora da popolo siamo lieti di poter ascoltare le parole di speranza, misericordia, pace che il Papa argentino vorrĂ rivolgerci. Le percepiamo giĂ di per sĂŠ autentiche poichĂŠ inverate dal suo sguardo sincero e dai suoi gesti semplici. Infine andiamo a Roma per ricordare che da ormai 120 anni, il popolo cattolico bresciano ha nel settimanale diocesano la sua “Voceâ€?. Uno strumento, non un fine. Una possibilitĂ e non un’imposizione. Una risorsa, speriamo, per i tanti che ci seguono di settimana in settimana. Un invito ai tanti che non sanno chi siamo per prendere ancor piĂš coscienza di cosa significa sentirsi popolo cristiano in questo tempo, senza l’onere dell’intellettualismo, ma con la semplicitĂ del racconto dei fatti della vita che, come nel caso dei prossimi giorni romani, spesso fanno la storia di un popolo e di una Chiesa.


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Da Francesco per Paolo VI

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iĂš di 4200. Tanti sono i bresciani che in queste ore stanno preparandosi per muovere verso Roma. Obbiettivo: l’incontro di sabato 22 giugno con papa Francesco. Un incontro atteso, gioioso, carico di tanti significati che hanno radici lontane. Quando ancora nemmeno la fantasia piĂš fervida osava immaginare la rinuncia di Benedetto XVI e la nomina del suo successore, la Chiesa di Brescia giĂ stava pensando a un pellegrinaggio a Roma, guidato dal vescovo Monari in occasione dell’Anno della fede ma anche per ricordare il 50° di elezione al soglio pontificio di Paolo VI. C’erano poi altre ricorrenze bresciane che meritavano di essere celebrate con un pellegrinaggio diocesano nel cuore della cristianitĂ , come i “compleanniâ€? di due strumenti della comunicazione come “La Voce del Popoloâ€? e “Madreâ€? che nei loro 120 (la prima) e 125 anni di vita (la seconda) hanno, pur tra mille difficoltĂ , cercato

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di servire la causa dell’annuncio del Vangelo e di una lettura con occhi cristiani dei fatti del mondo, dell’Italia, di Brescia. Poi c’è stata, il 13 marzo scorso, l’elezione di papa Francesco, un papa inatteso, ai piĂš sconosciuto ma che sin dalla sua prima apparizione dalla Loggia delle benedizioni ha saputo conquistare il cuore dei fedeli di tutto il mondo. Una sensazione di immediata simpatia che nelle settimane seguenti si è rafforzata non solo per lo stile umile, immediato del Papa scelto “alla fineâ€? del mondo, ma anche per la sua capacitĂ di arrivare dritto al cuore degli uomini con un

annuncio che non cede di un millimetro rispetto alla radicalitĂ evangelica. E cosĂŹ, la notizia, prima data in sordina e poi comunicata ufficialmente, che il pellegrinaggio diocesano si arricchiva della “perlaâ€? di un’udienza privata con il Papa ha fatto crescere l’entusiasmo. In pochissimi giorni il gruppo bresciano è diventato un fiume. Incontrare il Papa, ringraziare con lui il Signore per il dono di Paolo VI, pregare con il successore di Pietro nell’Anno della fede ha fatto la differenza. Quello che sorprende è la spontaneitĂ dell’entusiasmo bresciano. Alle proposte ufficiali formulate della diocesi in collaborazione con Brevivet, se ne sono aggiunte tantissime altre. Parrocchie e gruppi che si sono organizzati in modo autonomo, ma anche tante, tantissime persone che hanno contattato individualmente la curia per il pass necessario all’udienza. Il tutto a costituire il gruppo dei 4200 che tra poche ore faranno il loro ingresso nella basilica di San Pietro,

a Roma, per una giornata destinata a costituire una nuova pagina nella storia della Chiesa bresciana. Difficile riassumere l’entusiasmo che l’ormai imminente incontro con papa Francesco sta creando, un entusiasmo che ha sorpreso anche chi, per la diocesi, ha avuto il compito di programmare l’udienza. Le piĂš rosee previsioni arrivavano a ipotizzare la presenza a Roma di 2000 bresciani al massimo. Un numero che è stato ampiamente

doppiato e che solo la chiusura delle iscrizioni, fissata al 10 giugno scorso, ha bloccato perchÊ con tempi piÚ lunghi, probabilmente, sarebbe aumentato ancora. Chi non sarà fisicamente a Roma potrà essere spiritualmente con i bresciani nell’abbraccio a papa Francesco. Allo scoccare delle 12, ora in cui il protocollo vaticano ha stabilito l’inizio dell’udienza privata con il Papa tutte le campane delle parrocchie bresciane suoneranno all’unisono e,

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Della biografia di Paolo VI si conosce ormai tutto. Per questo motivo è stato scelto di ripercorrere, in questo spazio i principali momenti del pontificato di Paolo VI, in modo un po’ insolito. Il racconto è proposto attraverso le prime pagine de “La Voce del Popoloâ€?. Il percorso prende il via con la prima pagina che il settimanale dedicò all’elezione, il 21 giugno 1963, di Giovan Battista Montini al soglio pontifiicio, come successore di Giovanni XXIII.

La seconda edizione di “Voceâ€? scelta per raccontare il legame particolare con Paolo VI è quella del 6 luglio 1963, che documenta con una grande fotograďŹ a la solenne cerimonia di incoronazione, la liturgia in piazza San Pietro a Roma con cui Paolo VI dava ufďŹ cialmente il via al suo pontiďŹ cato. Sono decine di migliaia le persone che affollano piazza San Pietro il 30 giugno 1963 per il primo atto del successore di papa Roncalli.

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idealmente, porteranno nelle case dei bresciani le parole di gratitudine che papa Francesco, come ha fatto in occasione dell’udienza concessa il 3 giugno scorso ai bergamaschi guidati da mons. Beschi in occasione del 50° di morte del Beato Giovanni XXIII, rivolgerĂ al Signore per il dono di Paolo VI che 50 anni fa volle fare alla Chiesa universale. Un dono che, mezzo secolo dopo, continua a splendere, a Brescia e nel mondo.

e chiese “sorelleâ€? (come vennero definite in occasione della nomina di mons. Francesco Beschi a vescovo della diocesi orobica, nel gennaio del 2009) di Bergamo e di Brescia, anche se a poche settimane di distanza l’una dall’altra, sono accomunate dalla celebrazione di due anniversari intimamente legati l’uno all’altro. La diocesi di Bergamo, infatti, ha ricordato il 3 giugno scorso il 50° anniversario della morte di Giovanni XXIII; Brescia, tra qualche ora, si appresta a fare memoria dei 50 anni dell’elezione di Paolo VI. Anniversari resi ancora piĂš solenni dall’udienza privata che papa Francesco ha concesso alle due diocesi. Ricorrenze che toccano in modo particolare mons. Francesco Beschi, figlio della Chiesa bresciana, chiamato in anni recenti a servire quella bergamasca. Ăˆ lo stesso Vescovo di Bergamo, che “Voceâ€? ha sentito pochi giorni dopo l’udienza del 3 giugno scorso, a raccontare dei sentimenti che i due cinquantesimi suscitano in lui. “Il primo sentimento – afferma – è quello della meraviglia per il dono che penso di avere ricevuto anche in termini personaliâ€?. Un dono che è quello di essere nato nella diocesi che ha dato i natali a Paolo VI e di essere stato chiamato a guidare quella che ha visto nascere alla vita e alla fede Giovanni XXIII. “Negli anni

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solo ho ritrovato un papa della mia vita, un papa la cui bontà ha segnato la mia vita sin dagli anni della gioventÚ, ma ho potuto approfondire la vita di Angelo Roncalli, diventato papa, scoprendo una autentica miniera di fede, capace, come lui stesso ha insegnato, non solo di leggere i segni dei tempi ma anche di assumere decisioni che corrispondessero in maniera evangelica a quegli stessi segni�. L’esperienza bergamasca e l’approfondita cono-

scenza della figura e del magistero di Giovanni XXIII, non gli hanno fatto dimenticare i profondi ricordi personali che lo legano al Papa bresciano. “Paolo VI – ricorda – è stato il papa della mia ordinazione sacerdotale. Sono stato ordinato nel 1975 e ho vissuto gli anni del dopo concilio segnati appunto dalla figura del Papa brescianoâ€?. Un papa che il Vescovo di Bergamo incontrò “da vicinoâ€? per la prima volta poche settimane dopo la sua ordinazione sacerdotale. “Il 1975, l’anno della mia ordinazione, era anche l’Anno santo – afferma mons. Beschi – e Paolo VI aveva scelto di ordinare personalmente un sacerdote per ogni diocesi del mondo. Anche la diocesi di Brescia sceglie un sacerdote (don Domenico Amidani, attuale parroco di Orzinuovi, intervistato in queste pagine, ndr.) che venne ordinato dal Papa il 29 giugno in piazza San Pietro. Anche i novelli sacerdoti come me, diventati preti il 7 giugno precedente, ebbero modo di partecipare a questo momento straordinario e di incontrare Paolo VIâ€?. PiĂš della vicinanza fisica il Vescovo di Bergamo, ricorda la vicinanza spirituale che l’ha legato e ancora oggi lo lega a papa Montini. “L’8 dicembre del 1975 – continua mons. Beschi – Paolo VI promulgava l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, che a tanti anni di distanza rimane ancora un testo sull’evangelizzazione del mondo contemporaneo di grandissima attualitĂ . Un documento che ho avvertito e continuo ad avvertire importante per il mio sacerdozioâ€?. Mons. Beschi, che sperimenta nella sua persona la vicinanza tra le Chiese di Brescia e di Bergamo, ha vissuto da poche settimane la gioia dell’incontro con papa Francesco, “un’esperienza – racconta – che ha segnato i pellegrini presenti in San Pietro, che ha aiutato a percepire il mistero della Chiesa che il Papa ha rappresentato come popolo che cammina dentro la storia e in questa deve testimoniare la sua fede, unito con il Vescovo che è al servizio del cammino del popoloâ€?. Da bresciano, da figlio spirituale di Paolo VI, si sente idealmente partecipe della gioia che sabato 22 giugno, sperimenterĂ la diocesi, ricevuta in udienza da papa Francesco. Una vicinanza spirituale che suggerisce a mons. Beschi un pensiero per tutti i pellegrini bresciani. “Auguro a tutti – sono le sue parole – di vivere un’esperienza ricca emozioni ma che li aiuti a percepire, come è stato per i bergamaschi che l’incontro con il Papa è occasione propizia per comprendere il mistero della Chiesa, la sua missione, il suo servizio. Sono sicuro che le parole e i gesti di papa Francesco daranno anche al pellegrinaggio bresciano questa grande opportunitĂ nella memoria di Paolo VIâ€?.


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“Incontro di Brescia con Paolo VIâ€?. CosĂŹ titola il n° 42 di “Voceâ€? dato alle stampa il 2 novembre 1963. Sono passati pochi mesi dalla sua elezione e la diocesi di Brescia organizza, dal 27 al 29 ottobre, un pellegrinaggio per rendere omaggio al nuovo Papa. La partecipazione è numerosa e il settimanale diocesano dedica gran parte delle sue pagine all’incontro, nel corso del quale viene donato a Paolo VI anche l’ospedale di Kiremba.

Ăˆ stato Paolo VI ad aprire la via dei viaggi apostolici nel mondo che, piĂš tardi, sono diventati la caratteristica del pontiďŹ cato di Giovanni Paolo II. Al “Papa pellegrino di paceâ€? in Terra Santa è dedicata la prima pagina del n°2 di Voce uscito l’11 gennaio 1964 (a sinistra). A Gerusalemme Paolo VI incontra anche Atenagora, patriarca di Costantinopoli. Al “Papa pellegrino di caritĂ â€? quella del n°46 del 28 novembre con cui il settimanale documenta il viaggio di Paolo VI in India (a destra).

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ra le ragioni che hanno spinto tanti bresciani a mettersi in viaggio per Roma per incontrare il Papa c’è anche il 120° anniversario di fondazione de “La Voce del Popoloâ€?, una testata particolarmente cara anche a Paolo VI. Negli anni del suo pontificato incontrò piĂš volte il settimanale a cui era profondamente legato. Era stato il padre Giorgio a elaborare per primo quell’idea di un periodico cattolico popolare che potesse colmare un vuoto esistente a Brescia negli ultimi anni del XIX secolo, da cui sarebbe poi nata “Voceâ€?. Il primo incontro ufficiale dopo la sua elezione è del 19 settembre 1965. Il settimanale diocesano, nell’ambito di un pellegrinaggio a Roma, Pompei e Assisi chiede di potere incontrare il Papa. L’incontro avviene nel corso di una solenne celebrazione eucaristica presieduta da Paolo VI. Al termine della Santa Messa il papa si rivolge direttamente alle 200 delegate della buona stampa, l’efficace task force del settimanale sul territorio. “Quest’oggi un altro gruppo abbiamo qui presente – è l’indirizzo di saluto che il Papa rivolge ai bresciani – guidato dal Vescovo di Brescia, che di tutto cuore saluto. Ăˆ un pellegrinaggio che indica il fervore giornalistico cattolico di quella cara e a noi direttissima diocesi. Ăˆ

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trici della diocesi bresciana: sempre con molto zelo, profonda saggezza e anche con tanta efficaciaâ€?. Quattro anni piĂš tardi, il 20 settembre 1969, “Voceâ€? ha il privilegio di un’udienza particolare con Paolo VI. L’occasione è data dal 75° anniversario dell’uscita del primo numero del settimanale diocesano. Il Papa riceve i bresciani nella residenza estiva di Castelgandolfo. In preparazione all’udienza, a Paolo VI era stata fatta pervenire una pubblicazione speciale che “Voceâ€? aveva pensato per il suo 75°. Dopo avere sottolineato il coraggio

delle idee e dell’arte del giornalista, Paolo VI ricorda le vicende e i travagli che “Voceâ€? ha conosciuto nella sua lunga vita. “Eppure eccola a 75 anni piĂš viva e giovane che maiâ€? e invita il settimanale a essere fedele alla formula che l’ha qualificata sin dalla nascita: essere un settimanale popolare, sociale, cattolico. “Che davvero – è l’augurio che rivolge ai bresciani ricevuti a Castelgandolfo – sia sempre Voce del Popolo! Voce che sale dal Popolo; voce che al Popolo si dirige; voce che lo esprime; voce che lo interpreta; voce che lo forma e lo sostieneâ€?.

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/¡LQFRQWUR FRQ *LRYDQQL 3DROR ,, Il 9 ottobre 1993 per la Chiesa bresciana è una data storica. Giovanni Paolo II concede alla diocesi un’udienza speciale (nella foto) per ricordare i 30 anni dell’elezione di Paolo VI e per coronare, con la dovuta solennitĂ , l’anno centenario de “La Voce del Popoloâ€? e gli anniversari di “Madreâ€? e “Scuola italiana modernaâ€?. “Voceâ€? torna cosĂŹ ad incontrare il Papa. L’incontro si tiene in aula Nervi, dopo che i 3000 pellegrini giunti da

Brescia hanno celebrato l’eucaristia con mons. Bruno Foresti all’altare della Gloria, in San Pietro. Giovanni Paolo II lega il ricordo di Paolo VI al centenario di “Voceâ€?. “Per esso – sono le sue parole – Paolo VI ebbe parole di elogio, che oggi mi è caro fare mie: lo chiamò “valoroso foglioâ€?; “umile ma vigoroso mezzo di comunicazioneâ€?. Ne ricordò la non facile storia, tracciò la strada su cui proseguire restando fedele alla

sua ispirazione e aderente alle esigenze ecclesiali e socialiâ€?. Giovanni Paolo II non mancò di manifestare apprezzamento per il lavoro svolto “perchĂŠ il settimanale non soltanto rimanga vitale – in situazioni non di rado difficili – ma si qualifichi sempre piĂš per essere strumento di bene autentico. Incoraggiò chi nel giornale lavora direttamente, chi lo diffonde, chi lo sostiene a perseverare nell’impegno. Il Papa non mancò di presen-

tare un’indicazione utile per il futuro del settimanale. “Gli uomini e le donne del nostro tempo hanno urgente bisogno di veritĂ â€? affermò Giovanni Paolo II, invitando “Voceâ€? a essere sempre attenta alla veritĂ e a fare della diffusione dei principi cristiani sulla famiglia, sul lavoro, sull’educazione, sulla piena dignitĂ personale e sociale dell’uomo uno dei compiti qualificanti a cui “il vostro periodico ispira la propria azioneâ€?.


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“Il Papa e il nostro giornaleâ€? è il titolo scelto per la prima pagina del n° 37 di “Voceâ€? del 25 settembre 1965. Il settimanale vuole cosĂŹ ricordare il primo incontro con Paolo VI. Il papa saluta le 200 delegate della buona stampa presenti alla Santa Messa in San Pietro e ricorda a tutti i presenti (come si legge dettagliatamente anche in questa pagina) l’importante servizio alla Chiesa che anche i mezzi di comunicazione possono svolgere.

Il 4 ottobre 1965 Paolo VI pronuncia davanti all’assemblea delle Nazioni Unite a New York il discorso contro la guerra destinato a entrare nella storia. L’8 dicembre successivo chiude solennemente in piazza San Pietro il Concilio Vaticano II. L’interesse suscitato dai due eventi induce “Voceâ€? a dedicare ampio spazio ai due eventi. All’incontro all’Onu è dedicata la prima pagina del n° 39 (a sinistra), alla chiusura del Vaticano II quella dell’11 dicembre 1965 (a destra).

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l 21 giugno del 1963 era una giornata calda, proprio come quelle che stiamo vivendo in questi giorniâ€?. Inizia cosĂŹ il racconto di Chiara Montini, del giorno in cui lo zio Giovanni Battista divenne papa. “Ero a casa con i miei genitori. Il papĂ si stava riprendendo da un infarto avuto mesi prima e mia sorella era impegnata con gli esami di quinta elementareâ€?. Nella tarda mattinata di quel giorno la Rai si collegò in diretta con piazza San Pietro per trasmettere l’esito dello scrutinio di quel giorno di Conclave. “PapĂ , che era a letto – ricorda ancora –mi incaricò, di comunicargli, in caso di fumata bianca, il nome del nuovo papa. Il giornalista che commentava l’evento parlò di un cardinale spagnoloâ€?. Nell’ingenuitĂ tipica dei bambini, la piccola Chiara che all’epoca aveva solo otto anni capĂŹ che quello doveva essere il successore di Giovanni XXIII. Corse cosĂŹ a riferirlo a padre che si alzò dal letto per portarsi davanti alla televisione. “Solo in

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quel momento – continua il racconto della nipote di Paolo VI – venne dato l’annuncio ufficiale del nuovo papa: Giovanni Battista Montini. A quell’annuncio papà ebbe un piccolo mancamento e da quell’istante la nostra

vita cambiòâ€?. Per le piccole Montini quell’elezione fu una sorpresa, conferma la nipote del Papa, e un’amarezza perchĂŠ significava dividere con tanti altri quello zio tanto particolare. Francesco e Lodovico, i due fratelli

di Giovanni Battista erano, probabilmente, consapevoli della possibilitĂ dell’elezione. “Al di lĂ della sorpresa – ricorda Chiara Montini – quel che è certo è che da quel 21 giugno 1963 la vita della nostra famiglia è cambiata radicalmenteâ€?. Soprattutto nei primi anni la famiglia Montini fu sottoposta a una grande attenzione mediatica non sempre facile da sopportare per chi, in quegli anni, come Chiara e la sorella Elisabetta, viveva la propria adolescenza. Nonostante tutto, però, lo zio diventato papa ha continuato a essere una presenza significativa nella vita delle nipoti. “Ricordo che quando morĂŹ papĂ Francesco – afferma al proposito Chiara Montini – sentĂŹ quasi il dovere di accollarsi la nostra formazione. Pur tra i mille impegni e i mille pensieri tipici della guida della Chiesa, non perdeva occasione per interessarsi dei nostri studi, della nostra vita. E lo faceva con un amore e un affetto che non esito a definire struggentiâ€?. Si tratta di ricordi di famiglia che aiutano a conoscere meglio una figura spesso vittima di semplificazioni e banalizzazioni.


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Nel 1969 “Voceâ€? sta celebrando il suo 75° di fondazione. Momento clou delle celebrazioni è l’udienza che il 20 settembre Paolo VI concede al settimanale diocesano. L’incontro si tiene nella residenza estiva di Castelgandolfo. Un dettagliato reportage dello storico incontro è contenuto sul n° 37 dato alle stampe il 27 settembre. Pagine intense e commosse che raccontano l’incontro tra il Papa e il settimanale della sua diocesi.

La Chiesa festeggia la messa d’oro del Papa e “Voceâ€? esce il 30 maggio del 1970 con un’edizione speciale (a sinistra) interamente dedicata alla ďŹ gura del Papa. Nella Messa di mezzanotte del 24 dicembre 1974 Paolo VI apre ufďŹ cialmente l’Anno santo per il rinnovamento e la riconciliazione, come si legge nella omelia che “Voceâ€? pubblica integralmente sul n°1 dato alle stampe il 3 gennaio del 1975 (a destra) e dedicato all’anno giubilare.

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ra il 29 giugno 1975 quando, per ricordare il 12° anniversario della sua incoronazione che quell’anno cadeva in pieno Giubileo (l’Anno Santo della riconciliazione era stato aperto dal papa il 25 dicembre 1974, ndr.), Paolo VI decise di ordinare personalmente 400 sacerdoti provenienti da altrettante diocesi del mondo. In realtĂ all’appello mancò un giovane sacerdote statunitense che lasciò Roma alla vigilia dell’ordinazione perchĂŠ i suoi famigliari erano caduti in un incidente aereo. La solenne cerimonia avvenne nella serata del 29 giugno e Paolo VI volle imporre le sue mani a tutti i giovani sacerdoti arrivati da ogni parte del mondo per questo straordinario evento. Tra i 400 ordinati anche un giovane bresciano: don Domenico Amidani, che ricorda ancora oggi con commozione quella giornata e il primo incontro con il Papa bresciano. “Il rigido protocollo vaticano – è il primo ricordo del sa-

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cerdote – aveva escluso ogni possibilitĂ di colloquio tra gli ordinandi e il Papaâ€?. Tuttavia quando il giovane don Domenico fu al cospetto di Paolo VI non riuscĂŹ a trattenersi e gli comunicò la sua provenienza. “SantitĂ sono di Bresciaâ€? disse rompendo il protocollo stabilito. “Un’intemperanza – continua don Amidani sfogliando l’album dei ricordi – che provocò la reazione immediata del cerimoniere dell’epoca che era mons. Virgilio Noè che mi allontanò immediatamente dal Papaâ€?. Anche Paolo VI, però, fece uno strappo alla regole e richiamò a sĂŠ il sacerdote che aveva appena ordinato. “Volle sapere del mio paese di origine, mi chiese di mons. Scalmana che ricordava parroco di Bagnolo Mella e mi pregò di portare la sua benedizione particolare alla cittĂ di Bresciaâ€?. A 38 anni di distanza don Domenico Amidani che oggi è parroco di Orzinuovi conserva ancora la documentazione fotografica di quel “fuori programmaâ€?. Rientrato a Brescia ebbe il primo incarico nella parrocchia cittadina di Cristo Re. Si presentò cosĂŹ alla sua prima comunitĂ con la preziosa credenziale

Esperienze che sconvolgono la vita 2SHUD )HGHUDWLYD 7UDVSRUWR $PPDODWL /RXUGHV

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7 - 13 agosto

Pellegrinaggio Diocesano a Lourdes con gli ammalati Presiede S. E. Mons. Giulio Sanguineti | Vescovo Emerito della Diocesi di Brescia

19 - 22 agosto

Pellegrinaggio a Fatima Presiede don Piero Bonetta | Assistente Generale Oftal

11 - 18 novembre

Pellegrinaggio in Terrasanta con gli ammalati e i giovani Presiede Mons. Gian Paolo Angelino | Presidente Generale dell’Oftal / H L V F U L ] L R Q L V R Q R J L j L Q D W W R S U H V V R L O 3 U H V L G H Q W H G H O O D 6 H ] L R Q H G L % U H V F L D 6LJ &HOHVWH &RWHOOL DO QXPHUR GL WHOHIRQR RUH SDVWL

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della benedizione speciale del Papa. Un premio speciale, dunque, che per un’intraprendenza non comune come quella che spinse il giovane diacono Amidani a farsi avanti quando il rettore del Seminario ventilò alla classe del 1975 la possibilitĂ che uno di loro potesse essere ordinato dal Papa. “Devo riconoscere –ammette don Amidani - che i miei confratelli furono molto comprensivi e assecondarono il mio desiderioâ€?. Una grande opportunitĂ , un dono: cosĂŹ il parroco di Orzinuovi continua a definire quel 29 giugno 1975. “Ricordo ancora perfettamente - afferma don Domenico - le mani di Paolo VI che si posano sul mio capo, il suo abbraccio, sensazioni ancora vive e che rinnovano in me la straordinarietĂ di quella giornataâ€?. Paolo VI al termine della celebrazione eucaristica in piazza San Pietro volle incontrare uno per uno i giovani sacerdoti che aveva appena ordinato. Per il giovane sacerdote fu gioia che si aggiunse a gioia, “perchĂŠ – è l’ultimo ricordo – ebbi modo di conoscere la profonditĂ umana e spirituale di Paolo VIâ€?.


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“Voceâ€? dedica gran parte dell’edizione n°42, uscita il 31 ottobre del 1975 al pellegrinaggio che la diocesi ha organizzato a Roma in occasione dell’Anno santo. Un pellegrinaggio che ha il suo culmine nell’udienza in aula Nervi che vede Paolo VI letteralmente soffocato dall’abbraccio delle migliaia di bresciani scesi a Roma, guidati dal vescovo Morstabilini per l’anno giubilare e per l’incontro con il Papa bresciano che li invita “ad avere coraggioâ€?.

“La Voce del Popoloâ€? dedica la prima pagina del n° 24, uscita il 16 giugno 1978, ai 15 anni di pontiďŹ cato di Paolo VI (a sinistra). Il 9 agosto successivo, nonostante la redazione sia chiusa per ferie, viene data alle stampe un’edizione straordinaria del settimanale (a destra) dedicata alla notizia della morte di Paolo VI, avvenuta il 6 agosto. Con questa ultima “prima paginaâ€? si chiude il racconto di Paolo VI attraverso le copertine del settimanale.

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on Claudio Zanardini, responsabile dell’Ufficio pellegrinaggi e turismo della diocesi, è sceso a Roma per stabilire con la gendarmeria vaticana e la Casa pontificia i dettagli dell’udienza del 22 giugno. â€œĂˆ assolutamente necessario – afferma il sacerdote – che tutti i pellegrini bresciani si presentino in piazza San Pietro muniti del foulard bianco consegnato nei giorni scorsi a tutti quelli che hanno fatto richiesta di pass per l’udienzaâ€?. Il foulard, da mettere bene in vista, consentirĂ , molto probabilmente (un margine seppure minimo di incertezza continuerĂ a sussistere sino al momento dell’arrivo in piazza San Pietro) ai pellegrini bresciani di usufruire di varchi riservati per l’accesso nella basilica di San Pietro. Qui verrĂ allestito uno spazio apposito per la foltissima delegazione bresciana. Dalle 8.30 i pellegrini bresciani potranno prendere posto nella basilica vaticana per pre-

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pararsi alla celebrazione presieduta alle11 dal vescovo Monari all’altare della confessione a cui seguirĂ , alle 12, l’udienza con papa Francesco “I sacerdoti bresciani presenti a Roma e che intendono concelebrare con il Vescovo – ricorda ancora don Zanardini – devono portare con sĂŠ la stola e il camice biancoâ€?. SarĂ mons. Monari a consegnare al Papa, quale dono della diocesi di Brescia, un’offerta da destinare alla sua caritĂ . Gli altri doni, corredati da lettera accompagnatoria con le generalitĂ del donante, saranno consegnati alla gendarmeria vaticana all’ingresso in basilica. Grazie al confronto e al dialogo con le autoritĂ vaticane intessuto da don Claudio Zanardini nei giorni scorsi, c’è anche una importante novitĂ per quei bresciani (quasi 500) che hanno aderito al pellegrinaggio diocesano e si fermeranno a Roma anche nella giornata di domenica 23 giugno. La Messa di chiusura del pellegrinaggio, prevista nella chiesa di S. Spirito in Sassia, verrĂ invece celebrata presso l’altare della cattedra in San Pietro, sempre presieduta da mons. Vincenzo Zani.

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Occupazione giovanile e finanziamento delle piccole e medie imprese: sono questi i due temi durante la riunione del Collegio dei commissari, tenuta nei giorni scorsi. In vista del Consiglio europeo del 27-28 giugno, la Commissione fa il punto sulle iniziative, le proposte e le azioni operate in sede Ue per favorire formazione e lavoro per i giovani. “Il messaggio principale della Commissione – spiega il portavoce – è che gli strumenti ci sono,

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mezzi finanziari a disposizione non mancano e quindi è tempo che gli Stati membri agiscano di conseguenzaâ€?. Bailly ricorda fra l’altro i 6 miliardi di investimenti specifici per l’occupazione dei giovani, che però devono essere confermati in sede di negoziato sul bilancio pluriennale Ue 20142020. “Noi insistiamo affinchĂŠ questi fondi siano investiti tutti nei prossimi due anniâ€?. Sempre l’esecutivo ricorda la “Garanzia per i giovaniâ€? cui si sono impegnati

gli Stati europei, secondo la quale ogni giovane dovrebbe avere, entro quattro mesi dal termine degli studi, un’occasione formativa, occupazionale oppure uno stage in azienda. La Commissione dovrebbe poi firmare a breve un accordo con la Banca europea degli investimenti per agevolare il credito alle Pmi. Resta infine il nodo del Patto per la crescita per il quale i 27 avevano promesso un anno fa 120 miliardi di fondi, ma che fatica a decollare.

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endere obbligatorio l’utilizzo della carta regionale dei servizi per giocare alle slot, affinchĂŠ sia possibile intervenire temporizzando il gioco fino ad inibire l’accesso ai soggetti altamente a rischio. Ăˆ questa una delle proposte contenute nel decalogo sulle linee di indirizzo contro le ludopatie e in generale il gioco d’azzardo elettronico messo a punto dal Gruppo di lavoro istituito dalla Commissione occupazione e lavoro del Consiglio regionale presentate nei giorni scorsi a Milano. “Questo decalogo – ha detto Ciocca, presidente del gruppo di lavoro – è molto importante perchĂŠ, grazie agli spunti avuti dalle audizioni fatte nelle scorse settimane, abbiamo adesso gli elementi utili per mettere a punto una legge regionale no slot in grado di incidere su quegli aspetti economici e sociali che hanno pesanti riflessi sugli individui colpiti da questo tipo di patologia. Contiamo nel giro di due/ tre mesi di preparare la proposta di legge da portare in Consiglio regionaleâ€?. Il decalogo sarĂ consegnato al Presidente del Consiglio Raffaele Cattaneo e al Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni affinchĂŠ entrambi siano al corrente del lavoro che ha svolto la Commissione e possano avere in questo modo un quadro puntuale e preciso del-

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le proposte che vengono avanzate per combattere questo devastante fenomenoâ€?. In Lombardia la spesa media annuale pro capite regionale per le slot è superiore a 1700 euro; a detenere il record nazionale è

la provincia di Pavia con una spesa procapite di 2125 euro, seguita da Como (1504) e poi da Bergamo (1238). Tra i membri del gruppo di lavoro che ha redatto il decalogo anche il bresciano Michele Busi. Tra le altre proposte e le linee guida del decalogo no slot ci sono poi la possibilità di introdurre una tassa di scopo regionale a carico dei locali con slot machine per finanziare la cura delle ludopatie, l’opportunità per i comuni di regolare gli spazi di gioco all’interno dei locali, il divieto di pubblicizzare il gioco d’azzardo e l’introduzione di incentivi per

chi rinuncia o toglie le slot dal proprio locale. Previste anche sanzioni, l’istituzione di un servizio di cura delle ludopatie nelle Asl, corsi di formazione per i commercianti e per le forze dell’ordine e l’attivazione di uno specifico numero verde, una sorta di “sos antislotâ€?. Il decalogo, come è stato ribaduto piĂš volte nel corso della presentazione è frutto di un percorso di ascolto e riflessione che ha fornito al gruppo di lavoro elementi utili per predisporre nel giro di breve tempo una legge efficace che possa essere anche da stimolo per un provvedimento nazionale.

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8QD FXUD FRVWLWXHQWH Ci sono i nomi, un calendario e un quadro normativo. Il cammino delle riforme istituzionali (e costituzionali) è ufďŹ cialmente iniziato. La legge costituzionale in corso di approvazione ďŹ ssa il termine che il governo (di concerto con la presidenza della Repubblica) aveva indicato: 18 mesi. Questo termine può disegnare alcune condizioni (necessarie e non sufďŹ cienti) perchĂŠ il processo riesca, o almeno per affrontarlo con re-

alismo e ďŹ ducia. Innanzi tutto deve essere chiaro che la seconda parte della Costituzione deriva dalla prima. Cioè le scelte tecniche sono comunque al servizio di precisi obiettivi di democrazia. A partire dalla piĂš eclatante, a proposito dell’elezione diretta del Capo dello Stato e dei suoi poteri. Quello che conta è avere ben chiari gli obiettivi e gli interessi in gioco, oltre che le garanzie per tutti. E cosĂŹ si può scegliere

serenamente. C’è poi una seconda condizione, il realismo. Ăˆ sbagliato sovraccaricare di attese il processo di riforme, anche perchĂŠ questa è la strada migliore per strumentalizzarle. Punto terzo: la determinazione. Le riforme istituzionali e costituzionali non si possono fare solo a tavolino. Certo servono buone soluzioni tecniche, meglio se semplici e chiare. Ma condurle in porto comporta una buona e alta politica. Hanno bi-

sogno di una regia. Dato che fortunatamente non può essere di uno, deve essere di molti, tra loro coordinati. InďŹ ne le riforme istituzionali sono collegate con due questioni sistemiche. La prima è la sostenibilitĂ dei conti pubblici, la seconda la credibilitĂ italiana nell’Unione europea e nei club mondiali del G8 e del G20. Dove il Paese sta perdendo posizioni. Per questo occorre mettersi subito, con ďŹ ducia, al lavoro.


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i rifugiati che ha pubblicato a Ginevra il suo ultimo rapporto in occasione della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra il 21 giugno. Per l’Alto commissario Antonio Guterrres, si tratta di numeri che ci parlano di sofferenze individuali intense, ma anche delle difďŹ coltĂ che incontra la comunitĂ internazionale a prevenire i conitti e promuovere soluzioni. La maggioranza dei rifugiati è in Paesi in via di

sviluppo. L’Afghanistan resta il Paese che ha generato il piu’ alto numero di profughi, un triste primato che detiene da 32 anni, seguono la Somalia, l’Iraq e la Siria, Paese dal quale alla ďŹ ne del 2012 erano fuggiti 650mila rifugiati. Il rapporto si ferma al dicembre 2012. Ma da allora, con l’intensiďŹ carsi degli scontri, il numero di rifugiati siriani fuggiti nei Paesi vicini è drammaticamente aumentato ed ha superato quota 1,6 milioni.

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l summit del G8 tenutosi nei giorni scorsi a Lough Erne (Irlanda del Nord) i Paesi occidentali dovevano trovare un punto di convergenza sulla crisi siriana. Il risultato raggiunto è un sostanziale congelamento dell’ipotesi di un sostegno armato ai ribelli siriani e sulla creazione di una No-Fly Zone in stile Libia. Alla questione siriana è stato dedicato un documento in sette punti, che però glissa ancora una volta sul destino di Bashar al-Assad e torna a considerare l’approccio diplomatico, sottolineando che un futuro governo di transizione “dovrĂ essere formato con il mutuo consenso di tutte le partiâ€?. L’ennesimo tentativo delle potenze mondiali di riportare la guerra in Siria sul piano della diplomazia è giunto dopo il fallimento della conferenza di Ginevra. Organizzata per lo scorso 10 giugno, essa è stata rimandata a causa del repentino inasprimento degli scontri in seguito all’entrata in campo di Hezbollah, movimento paramilitare sciita, al fianco di Assad. Anche nel vertice irlandese, dunque, i leader delle maggiori economie mondiali non hanno fissato alcuna data per i negoziati di pace, un ritardo che potrebbe dare ad Assad piĂš tempo per schiacciare i combattenti dell’opposizione. La dichiarazione congiunta

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Damasco e gli oppositori ad “impegnarsi per la distruzione e l’espulsione dalla Siria tutte le organizzazioni e gli individui affiliati ad al-Qaeda e di altri attori legati al terrorismo islamicoâ€?. Le dichiarazioni contradittorie su un’azione militare diretta o indiretta per far cadere Assad, fatte prima dal presidente Barak Obama e in seguito dai leader di Francia e Gran Bretagna, hanno rafforzato la posizione di Mosca invece di smorzarla. Per proteggere i suoi storici interessi economici nella regione, il governo di Mosca si è fatto portavoce della via diplomatica, dipingendosi come l’unico Paese interessato alla pace in Siria. In una conferenza al termine del vertice, Vladimir Putin – accusato in piĂš di un’occasione di inviare carri armati, missili ed elicotteri ad Assad – ha fatto presente che la consegna di armamenti “è trasparenteâ€?. La posizione di Putin e il suo stretto legame con Assad hanno influenzato gli altri leader presenti. David Cameron, primo ministro britannico, fra i principali sostenitori della strategia delle armi, ha invitato tutti gli alleati di Assad ad abbandonare la via armata per il bene della Siria. “La nostra priorità – ha affermato Cameron – è quella di aiutare a guidare questo processo politico. Nessuno vuole questo conflitto, nessuno vuole vendere piĂš armi, nessuno vuole vendere piĂš la morteâ€?.

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‘––‘˜‘…‡ ‘Ž–‹˜ƒ”‡ ‹Ž †‹ƒŽ‘‰‘ La notizia ha impressionato: un genitore che, appresa la notizia della bocciatura di un figlio, fa irruzione nell’ufficio del dirigente scolastico minacciando sfaceli, è evento da prima pagina. Non inedito, però. Chi vive nel mondo della scuola racconta spesso di intemperanze, di scontri, di contrasti con genitori “preoccupatiâ€? per la sorte dei figli. Entrare in queste dinamiche è rischioso, il terreno è scivoloso perchĂŠ non sempre la realtà è quella che sembra e gli attori della

partita (alunni, genitori, docenti e dirigenti) sono persone con pregi e difetti. Tutto questo non può banalizzare quanto è avvenuto all’Istituto “Meneghiniâ€? di Edolo. Non c’è provvedimento scolastico che giustifichi l’aggressione e la violenza. Nella scuola moderna, quella dei pof (piani dell’offerta formativa) e dei patti di corresponsabillitĂ tra scuola e famiglia, si è puntato in modo deciso sulla collaborazione tra queste due realtĂ . Il tema reale,

come capita molto spesso in Italia, è che, enunciato il principio, nessuno ha poi pensato a segnare limiti e confini di questa collaborazione. Il risultato è che il tanto auspicato dialogo ha finito col far venire meno schemi e punti di riferimento che si davano per scontati. Il dialogo è diventato interferenza con tanti genitori che si permettono incursioni in territori per loro sconosciuti come la didattica, la proposta formativa, la dignitĂ e l’autorevolezza dei docenti.

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Sul versante opposto la scuola, trasformata da riforme che ne hanno progressivamente ridotto le risorse in un mero “burocratificioâ€? finisce spesso per ridurre il dialogo alla comunicazione formale. E cosĂŹ bastano poche righe su carta intestata per soddisfare un rapporto che dovrebbe essere altro. Il risultato è un malcontento diffuso che quando incontra soggetti che non sanno mantenere la calma, dĂ sfogo a eventi come quello di Edolo. (Massimo Venturelli)

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La psicosi degli esami... eterna questione Quasi nello stesso tempo in cui ci si accorge che nel cielo sfrecciano di nuovo le rondini, incominciano le prima avvisaglie di una strana malattia che colpisce i ragazzi che stanno per concludere un ciclo di studi e‌ i loro genitori: la psicosi degli esami. (...) Quest’anno il medico ci fa sentire la sua parola, allarmata e rasserenante insieme, perchĂŠ l’amico dottor Pozzi individua le cause del male e propone con estremo senso di misura e pacata sdrammatizzante valutazione i rimedi opportuni. (...) Vogliamo però, se ci è permesso, aggiungere alcune considerazioni a completare la giĂ vasta panoramica offerta dal medico. Ci si potrebbe chiedere se è proprio necessario ricorrere all’esame per accertare le conquiste fatte da un giovane in un determinato periodo della sua vita di studi. La risposta è affermativa: l’esame si attua come giudizio di valutazione oggettiva che si fonda su due diritti: (...) A questo proposito poichĂŠ l’esame è essenzialmente un rapporto ed un colloquio fra persone, la persona dell’educatore e

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da accertare, se cercasse solo in che modo l’allievo abbia saputo “ammobiliareâ€? la sua mente, se si ponesse nell’atteggiamento del giudice cui si richiede una sentenza invece che del saggio al quale si domanda un giudizio di valore, la natura falsata del rapporto conseguente tale atteggiamento potrebbe determinare quei diffusi mali e quei diffusi timori di cui si è

giĂ fatto cenno. Ma per fortuna l’aspetto normale dell’esame (...) non è quello temuto, ma piuttosto di un reale colloquio costituito essenzialmente di un dialogo umano, esploratore della personalitĂ e dei suoi autentici valori culturali realisticamente valutati (...) I primi a farne testimonianza sono proprio gli esaminati, e le statistiche dei promossi indicano che‌

chi ha studiato, vede di solito valorizzati i suoi meriti. Piuttosto il Dottor Pozzi mette in evidenza una situazione delicata nella preoccupazione soverchia dei genitori che si riflette, per conseguenza, anche sui giovani. Ai rimedi indicati ne aggiungiamo un altro che riteniamo essenziale: la raccomandazione ai genitori di non presentare l’esame ai propri figli come un “risolutoreâ€? di situazioni facendo ricadere sui giovani tutto il peso delle responsabilitĂ della eventuale non riuscita, presentando il “contoâ€? di tutti i sacrifici che si sono fatti per portarli fino a quel traguardo, facendo sentire che solo la riuscita risolve e solleva una situazione pesante, e cosĂŹ via. Le giovani spalle, gravate di tutto il peso delle responsabilitĂ , spesso non reggono (...) Una atmosfera serena, anche se le preoccupazioni ci sono e non si possono evitare,(...) non può che aiutare i giovani ad affrontare la importante prova con migliori e maggiori possibilitĂ di riuscita. A patto, naturalmente, che il loro lavoro di preparazione sia stato serio e continuo.(...)


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VenerdĂŹ 28 giugno alle 21 la scrittrice Elvira MujcĂŹc presenterĂ presso la Fondazione Cocchetti a Cemmo di Capo di Ponte il suo ultimo libro “La lingua di Ana. Chi sei, quando perdi radici e parole?â€? (InďŹ nito edizioni, 2012). L’autrice affronterĂ un tema cruciale della nostra contemporaneitĂ : lo spaesamento e la solitudine provati da chi affronta un viaggio di migrazione e, giunto a destinazione, rischia di perdere insieme alla lingua madre anche le proprie

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radici culturali. Il libro narra dello smarrimento di Ana, adolescente moldova catapultata in Italia per ragioni famigliari e del travaglio che staziona fra l’acquisizione di una nuova lingua e lo strenuo attaccamento a quella d’origine. L’incapacitĂ di esprimersi si tramuta per Ana, come per ogni altro migrante, in difďŹ coltĂ di esistere in mezzo agli altri, di esprimere liberamente la propria complessitĂ interiore e la propria identitĂ . In questo stallo cruciale ecco che la

lingua, le parole non solo assimilate ma elaborate intimamente, divengono l’unica via da percorrere per affrontare un universo difforme da quello conosciuto sino al momento del trasferimento. Elvira, nata in Serbia nel 1980 è vissuta a Srebrenica, in Bosnia, ďŹ no al 1992, quando ha iniziato il suo girovagare. Nel suo viaggio in Italia ha incrociato anche la Valle Camonica proprio negli anni un cui, adolescente, ha affrontato una nuova lingua e una nuova terra.

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l Campetto Gialli in localitĂ di via Verdi da venerdĂŹ non sarĂ piĂš lo stesso. A trasformarlo ci penseranno le arti, i mestieri e i prodotti tipici della Valle dell’Oglio che fino a domenica 30 giugno faranno parte della rassegna che ormai da cinque anni affianca la tanto acclamata Festa della mietitura, nata tre anni prima per volontĂ dell’Associazione La Vecchia Fattoria di Pontoglio, in collaborazione col Comune. L’apertura dei battenti dell’ampia e sempre tanto partecipata manifestazione (circa 15mila le presenze riscontrate le scorse edizioni, molte provenienti anche da oltre provincia) è fissata alle 19.45 con una serie di iniziative che faranno da corollario, tra cui l’esposizione di moto d’epoca di Ivano Ruggeri, la mostra fotografica “Ieri e Oggiâ€? curata da Antonio Bresciani e di quadri firmata da Armando Maffi, uno spazio dedicato alla Coldiretti e vetrine di collezioni ceramiche Merlini e di manualitĂ di Giuseppe Zanotti. Puntuale all’appuntamento anche la messa in funzione della tradizionale cucina dai sapori antichi, ma anche l’avvio di alcune attivitĂ in stalla per i piĂš piccoli, la pista di liscio per gli amanti del ballo e, “chiccaâ€? della sagra, la selezione di “Miss Contadinaâ€? alle 22.15. BisognerĂ però attendere sabato e domenica per assaporare l’autentico e genuino gusto della sa-

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assaporata anche durante il pranzo della domenica, prima d’immergersi nel pomeriggio in un altro ritorno al passato prendendo parte dalle 16.30 alle attivitĂ curate dall’Istituto Agrario G. Cantoni: dalla tosatura, si procederĂ poi alla conduzione e alla dimostrazione di cura di animali pesati, mentre in serata con inizio alle 20.50 spazio al relax assistendo allo spettacolo musicale “Mietimusica in Festaâ€?, rassegna canora con la partecipazione di “Ciina & Meneghinaâ€? e al gran finale con l’elezione di Miss Contadina. Ma la festa non finisce qui: giĂ il prossimo week end infatti

le occasioni d’intrattenimento non mancheranno: sabato sera 29 giugno, per esempio, alle 20.30 esibizione di arti marziali con la scuola di karate Okinawa te goju ryu e poi musica e animazione con Karma e Happy Dance School di Capriolo. Domenica 30 invece spiedo conviviale dalle 12.15, maxi tombolata alle 14, sfilata di macchine d’un tempo per l’agricoltura condotta dalla ditta Caravaggi e poi ancora giochi e animazione per i piÚ piccoli (dalle 18.30), ma anche aratura, erpicatura e messa in scena dei vari lavori di finitura nei campi, dopo la rituale raccolta del frumento.

'DO FDUFHUH DO YRORQWDULDWR QHO Si chiama Papillon, ma non ha gli stessi intenti “evasiviâ€? di Steve McQueen e Dustin Hoffman. CosĂŹ, ricordando la celebre pellicola di Franklin J. Schaffner, Emilio Quaranta, garante dei detenuti, ha presentato gli esiti della prima fase del progetto Papillon, l’iniziativa (nata per volontĂ dell’Aifos protezione civile) che ha coinvolto, da giugno a ottobre 2012, 20 detenuti del carcere di Canton Mombello. 12 di questi hanno concluso positivamente

il percorso formativo di primo soccorso, circa 60 ore di lezione. L’obiettivo, al di lĂ dell’esperienza professionale, era di rendere operativo uno di questi “studenti specialiâ€?. E infatti, grazie alla disposizione del Gruppo volontari di Adro, un ex detenuto, attualmente ai domiciliari, potrĂ continuare la formazione su di un mezzo di soccorso, su una delle ambulanze del 118, potendo cosĂŹ, a settembre, sostenere l’esame di certificazione regionale.

“DiventerĂ un soccorritore, si toglierĂ l’etichetta di ex diventando una persona socialmente utile, con una grande professionalitĂ e con le ‘carte in regola’ per non ricascare nel vortice della delinquenzaâ€?: ha spiegato Gregorio Barbieri, responsabile del progetto. Sul medesimo tasto spinge anche Quaranta che, al pari di Barbieri, evidenzia come “non tutti i reclusi sono dei recidiviâ€?. L’iniziativa verrĂ replicata anche nel carcere di Verziano.

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‘Â?‡Â?‹…ƒ ͚͛ ‰‹—‰Â?‘ Ǥ ‡••ƒ ƒŽ ‡Â?–”‘ ƒÂ? ‹‘˜ƒÂ?Â?‹ †‹ ‹‘ ‹Â? †‹”‡––ƒ ƒ‹ Il malato di mente e l’emarginato sono categorie umane che incutono timore: una paura forse ancestrale, radicata nella societĂ . Dalla legge Basaglia in poi, di acqua sotto i ponti ne è passata molta: le cure, come le condizioni di trattamento dei malati, sono migliorate notevolmente, ma non in maniera proporzionale con l’idea, intrisa di negativitĂ , che la gente ha del malato di mente. “Oltre alla paura – ricorda fra Marco Fabello (nella foto), direttore dell’Ircss Centro

San Giovanni di Dio – c’è sempre lo stigma che fa in modo che queste persone vengano tenute al bando della societĂ . C’è ancora qualcuno nostalgico dei vecchi manicomiâ€?. Per mostrare la reale condizione dei malati, alle 11 di domenica 23 giugno, l’istituto di via Pilastroni apre le sue porte alla societĂ . Ăˆ prevista, nei giardini del Centro San Giovanni di Dio, la della Messa che, per l’occasione, verrĂ trasmessa in diretta su Rai Uno. Un’opportunitĂ per i malati di confrontarsi con il

mondo, ma soprattutto per portare il mondo all’interno della realtĂ ospedaliera. Questo incontro potrĂ servire anche alle tante famiglie con componenti affetti da problemi psichiatrici che, per una sorta di vergogna sociale, non si sono mai rivolti agli specialisti, peggiorando la situazione. Un problema sociologico, prima che medico, risolvibile solo attraverso una migliore educazione “nelle scuole, negli oratori e nelle celebrazioni liturgiche attraverso un richiamo

al valore della persona in sÊ stessa, soprattutto se malata�. Grazie alla Messa di domenica 23, la straordinaria normalità degli ospiti del Centro San Giovanni di Dio potrà essere mostrata a tutti, nella speranza che qualcuno, interessato a incontrare i malati, sia presente, cosÏ che – spera fra Marco – possa cogliere l’insussistenza delle gravi preoccupazioni che di solito assalgono le persone quando si devono confrontare con la malattia mentale�. (r.g.c)

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estinazione Europa è il titolo della Fest’Acli di quest’anno che vuole essere un’occasione per rilanciare il tema dell’integrazione europea, in una fase storica nella quale l’Europa viene spesso percepita come un limite e non come un’opportunitĂ , per un cammino che è assolutamente da riprendere con passione e convinzione, soprattutto in una fase economica, politica e sociale come l’attuale. VenerdĂŹ 21 giugno alle 18 è in programma l’incontro centrale della festa: la tavola rotonda “Destinazione Europa. Cittadinanza sociale e Unione politicaâ€?; Gianni Bottalico (presidente nazionale Acli) e Roberto Rossini (presidente provinciale Acli) ne discuteranno con gli onorevoli Marina Berlinghieri, Vito Crimi, Mariastella Gelmini e Gregorio Gitti. Intuizione, disegno, costruzione. L’Europa unita: un sogno incompiuto? Per la serata di giovedĂŹ, dalle 18.30, il Coordinamento donne Acli ha realizzato un percorso storico-visuale. Il dibattito sullo stato dell’Unione è oggi particolarmente vivace e animato da tensioni contraddittorie: l’Europa a doppia velocitĂ ; l’“Europa tedescaâ€? e l’Europa dei Pigs; l’Europa delle tutele sovranazionali, ma la cui appartenenza è vincolata dalla cittadinanza nazionale (e quindi

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ca; l’Europa tra sogno e incubo. Che ne è stato delle formidabili intuizioni dei padri fondatori? Quali erano le finalitĂ , i valori, le speranze verso le quali si voleva tendere? Il Coordinamento donne delle Acli bresciane, riconoscendo l’importanza della dimensione europea, nelle sue potenzialitĂ e nei suoi elementi critici anche per lo sviluppo delle risorse femminili, propone un momento di riscoperta delle origini dell’Unione europea attraverso una mostra che ripercorre momenti ritenuti particolarmente salienti. A tracciare il percorso tra i pannelli iconografici sarĂ la relazione del prof. Gianfranco Garancini (giurista), intervallata da alcune letture dell’attore Daniele Squassina. La serata di giovedĂŹ porta in scena alle 20.30 la commedia “Metomes dacorde e... tacòm bega!â€? con la compagnia San Rocco di Fornaci; venerdĂŹ, sabato e domenica spazio alle serate musicali a partire dalle 21. Domenica, invece, alle 10.15 il vescovo Monari celebra la Santa Messa nella parrocchiale di Sant’Anna per i 50 anni del gruppo Acli del quartiere. Giusto ricordare le altre Fest’Acli sono in programma a San Polo (dal 28 giugno al 7 luglio), a Calvisano (dal 19 al 21 luglio), a San Vigilio di Concesio (dal 26 al 28 luglio), a Urago Mella (dal 29 agosto all’1 settembre) e a Concesio S. Andrea (dall’1 all’8 settembre).

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ƒÂ? ‹‘˜ƒÂ?Â?‹ ‡˜ƒÂ?‰‡Ž‹•–ƒ Â?ƒ •ƒ‰”ƒ ”‹……ƒ †‹ ƒ’’—Â?–ƒÂ?‡Â?–‹ …—Ž–—”ƒŽ‹ La parrocchia di San Giovanni evangelista e il Centro culturale “Il Chiostroâ€? stanno proponendo in occasione della Sagra patronale di giugno un fitto programma di appuntamenti attorno alla festivitĂ di San Giovanni. La Sagra patronale ha l’obiettivo e l’ambizione di coinvolgere, attraverso linguaggi ed esperienze diverse, tutti coloro che vivono nel quartiere o che in passato hanno avuto un forte legame con esso attraverso la famiglia o il lavoro. Gli appuntamenti sono molteplici. VenerdĂŹ 21

giugno alle 21.30 l’associazione filarmonica “Isidoro Capitanioâ€? si esibisce in concerto; dirigono i maestri Giuliano Mariotti e Sergio Negretti. La Messa delle 10 di domenica 23 è celebrata da don Davide Corini, mentre alle 17 sono attesi quanti hanno celebrato il sacramento del matrimonio nella chiesa di San Giovanni Evangelista; in serata, alle 21.30, il chiostro ospita il concerto del Trio d’archi: i solisti dell’Orchestra da camera di Brescia (Filippo Lama al violino, Monica Vatrini al-

la viola e Paolo Perucchetti al violoncello) con musiche di Bach, Mozart, Schubert e Beethoven. LunedĂŹ 24 giugno, nativitĂ di San Giovanni Battista, alle 9 e alle 10.30 (presieduta da mons. Vincenzo Zani) la Santa Messa; dalle 14 alle 17 ci sono i giochi senza frontiere con l’animazione per i bambini e i ragazzi dei grest dell’unitĂ pastorale del centro storico. MartedĂŹ 25 alle 21 Marco Garzonio (nella foto) presenta il suo libro “Carlo Maria Martini. Il profeta del dialogoâ€?. MercoledĂŹ 26 giugno, la

Saint John Fest, la serata musicale e karaoke per adolescenti e giovani dell’unitĂ pastorale del centro storico con dj Luka. GiovedĂŹ 27 giugno alle 21.30 “Omaggio a Minaâ€? con Elisa Rovida. Domenica 30 giugno, infine, alle 11.15 il concerto sacro con Fabio Saleri all’organo e Marta Mari (soprano). Durante la sagra il chiostro ospiterĂ la mostra fotografica sul quartiere, la pesca di beneficenza, la bancarella dei lavori della terza etĂ e il mercatino dell’usato. Per info, telefonare allo 030289099.

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’Osservatorio nazionale violenza domestica, con il sostegno dell’Assessorato alla famiglia e attivitĂ socio-assistenziali della Provincia di Brescia, ha realizzato una brochure dedicata agli “Atti operativi - Riferimenti sulle strutture per adulti e minoriâ€?. Uno strumento che raccoglie al suo interno, oltre ad alcune premesse introduttive in merito al fenomeno della violenza domestica e un quadro generale della situazione bresciana, anche la mappatura completa delle 32 strutture di accoglienza per donne e minori e la loro distribuzione sul territorio provinciale. “Una mappatura – sottolinea l’assessore Aristide Peli – che non suggerisce indicazioni qualitative, ma informative per gli operatori del settore, gli amministratori e i cittadiniâ€?. La brochure sarĂ disponibile negli uffici dell’Assessorato ai servizi sociali delle Provincia e verrĂ aggiornata ogni sei mesi sul sito dell’Osservatorio per garantire la correttezza delle informazioni in merito alle strutture. “Strutture che sono quantitativamente sufficienti – spiega la responsabile dell’Onvd, Marina Bacciconi, docente di Medicina Legale all’UniversitĂ di Verona – il problema è come esse vengono utilizzate e soprattutto controllateâ€?. A dispetto

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un rapporto malato che si estende sul quotidiano che va risolto promuovendo tavoli di coordinamento che coinvolgano le istituzioni ed educando la cittadinanzaâ€?. A questo proposito, uno degli interventi operativi, previsti per il prossimo anno scolastico, sarĂ realizzare una serie di incontri con gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. Il lavoro dell’Onvd in collaborazione con la Provincia di Brescia ha portato anche alla pubblicazione del volume “Case o prigioniâ€?, ricerca sugli omicidi in famiglia nella Lombardia orientale. Inoltre, a breve sarĂ presentato un volume dedicato al legame tra violenza e disagio psichico in famiglia. “Ma l’Osservatorio non fa solo ricerca – precisa la dott.ssa Bacciconi – perchĂŠ cerca di trovare la strada piĂš veloce per risolvere il problema, lavorando in collaborazione con la giurisdizione di Brescia e la Regione Venetoâ€?. “L’auspicio – aggiunge l’assessore Peli – è che anche la Regione Lombardia dia il suo sostegno al progetto collaborando al lavoro dell’Osservatorioâ€?. Negli ultimi anni la comprensione del problema della violenza domestica, delle sue cause e delle sue conseguenze, ha fatto notevoli progressi, ma le categorie piĂš a rischio, a tutte le latitudini, sono le donne e i bambini.

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ti sottratti. In un bosco incontra un bambino e lo rassicura, lo scalda e lo protegge illuminandolo nella notte. I genitori del piccolo grazie alla luce di Scintilla lo trovano e da questa sua azione la fiamma prova quel calore che nessuno le aveva mai dato. Fare del bene è proprio questo: ci si sente piĂš completi e caldi ogni volta che si aiuta qualcuno. Grazie a questa favola, i bambini di questa scuola materna hanno vinto il “Premio H. C. Andersen - Baia delle Favole 2013â€?; con un pullman, sabato

8 giugno, genitori e bambini si sono recati a Sestri Levante per ritirare il riconoscimento. Andersen scrisse numerose fiabe, tra le piĂš importanti il Brutto anatroccolo e la Sirenetta. A questo concorso, giunto alla 46ÂŞ edizione, hanno partecipato oltre 1200 favole da tutto il mondo, suddivise tra le categorie: scuola materna, bambini, ragazzi e adulti. La giuria ha definito il racconto “narrato con garbo e moderazione, una bella storia d’infanzia e naturaâ€?. A tutti i vincitori è stata consegna-

ta una scultura raffigurante “La sirenettaâ€? e un diploma; “Scintillaâ€? è stata pubblicata su “La Stampaâ€?. Ma perchĂŠ questa storia ha per protagonista proprio una fiamma? PerchĂŠ questa scuola ha affrontato il progetto “aria, acqua, terra e fuoco ‌ mi diverto e ci gioco!â€? affrontando le tematiche degli elementi naturali e inventando storie. Gli insegnanti (la direttrice Dania Lazzarini e la maestra Valeria Perotti su tutti) sono stati lo strumento e il tramite delle idee e delle storie dei bambini.

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l freddo prolungato e il caldo stanno mettendo a dura prova il mondo dell’apicoltura bresciana. C’è molta preoccupazione perchĂŠ la Lombardia, insieme alla Sicilia, è il primo produttore italiano di miele. L’Associazione produttori apistici della provincia di Brescia ha organizzato, anche per quest’anno una serie di seminari di avviamento all’apicoltura. Sabato 22 giugno, a Flero, ci sarĂ l’ultimo incontro prima dell’estate. L’associazione, nata nel 1984, opera su tutto il territorio della provincia sostenendo il lavoro degli apicoltori e offrendo loro assistenza. Oggi il mondo delle api è un po’ in difficoltĂ , ha spiegato il presidente dell’Api, Claudio Vertuan, a causa della folle primavera, troppo fredda, le famiglie di api si sono sviluppate poco e tardi, inoltre un clima cosĂŹ difficile ha moltiplicato il rischio di insediamento della varroa, acaro che attacca e indebolisce le api. Ma ecco il caldo, troppo caldo, esploso in questi giorni di giugno che fa sfiorire le piante molto in fretta, prima che le api possano nutrirsi del polline e che fa accavallare le fioritu-

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do molti strumenti. Grazie anche all’Api di Brescia, che offre questi corsi, tenuti da professionisti seri e appassionati a costi davvero molto contenuti, meno di 100 euro l’anno, la Lombardia è, con la Sicilia, il primo produttore di miele in Italia, in modo particolare la forma allungata della nostra provincia permette una raccolta davvero variegata di qualitĂ , dal tarassaco al rododendro passando per decine di specie diverse. Un primato che ha sfidato anche cementificazione esasperata, inquinamento da pesticidi e carenza di fiori dovuta all’estesa coltura del mais. Ma è davvero oro quello che luccica nei vasetti in vendita nella sede di via Lottieri 10. Miele vivo, di annata, non pastorizzato venduto allo stesso prezzo di quello dei supermercati, ma di qualitĂ decisamente superiore.

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&RPXQLWj LQ IHVWD SHU GRQ *LXVHSSH A Roccafranca è tutto pronto per la messa d’oro di don Giuseppe Verzeletti. Il sacerdote, alla guida della comunitĂ della Bassa da 22 anni, celebrerĂ infatti il 50° di ordinazione sacerdotale domenica 23 giugno. Il programma predisposto dalla parrocchia per i festeggiamenti prevede la processione a partire dall’edificio dell’asilo (tenuto dalle suore Poverelle) alle ore 10, processione che si snoderĂ , accompagnata dalla banda “SS. Mm. Gervasio e Protasioâ€? fino alla chiesa parrocchiale, dove don Giuseppe celebrerĂ la Santa Messa, allietata dal coro degli adulti, insieme a molti sacerdoti delle parrocchie vicine, nonchĂŠ amici e compagni di ministero. Successivamente, una volta terminata la celebrazione, si terrĂ sul sagrato antistante la chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio un’esibizione musicale da parte della banda “Bruno Mericiâ€?. VerrĂ cosĂŹ ricordato il suo cinquantennio di sacerdozio, da quando il 29 giugno 1963 ricevette dalle mani del vescovo mons. Giacinto Tredici il dono del presbiterato. Da allora il suo ministero lo portò dapprima a Gambara e a Bedizzole, poi a Sant’Andrea di Rovato e Isorella fino a Roccafranca, dov’è tutt’ora parroco e dove la comunitĂ aveva festeggiato due anni fa la sua ventennale permanenza. Un ricordo che si esprimerĂ anche nell’allegria e nella convivialitĂ del pranzo preparato dai volontari dell’oratorio per la comunitĂ . Una caratteristica di questi festeggiamenti è il legame che il parroco stesso ha voluto sottolineare nei confronti della sua ultima parrocchia:

ha infatti chiesto che eventuali offerte per un suo regalo vengano destinate al fondo per la ricostruzione del tetto della canonica, bruciato durante un incendio doloso (che vide lo stesso don Giuseppe rischiare la propria vita) nell’estate del 2006. Inoltre la celebrazione cade anche all’interno della festa dell’oratorio, a ridosso della memoria liturgica dei patroni della parrocchia, i Santi Gervasio e Protasio, che vengono ricordati il 19 giugno. (f.u.)

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alla sua storia civile e umana oltre che a quella delle sue fabbriche, questo evento riporta il pubblico indietro di molti anni, quando con il lavoro in ferriera si mantenevano moltissime famiglie delle nostre valli. Negli spazi del Forno Fusorio di Tavernole gli spettatori potranno entrare nel percorso artistico attraverso il quale Enrico Ranzanici e Vittorio Guindani hanno inteso rappresentare la loro percezione di fabbrica e di lavoro. Il pubblico sarĂ condotto nello spazio centrale nel

quale potrĂ assistere allo spettacolo teatrale “Da le ses a le dò e da le dò a le desâ€? con la regia di Silvio Gandellini, l’attore Enrico Re e i musicisti compositori Maurizio Rinaldi e Fabrizio Saiu. “‘Fèr’, storie di ferro, storie di fabbrica, storie di lavoro. Inevitabile pensare alla Valle Trompia, a chi il ferro lo ha da sempre lavorato, utilizzato, assemblato, estratto. Il Forno Fusorio è – spiega Fabrizio Foccoli, direttore artistico di Proposta – la collocazione piĂš indicata per

esplorare il momento in cui ha origine la lavorazione del ferro. Il binomio “teatro e lavoroâ€? è stato piĂš volte percorso nei tanti anni di scelte artistiche del cartellone di Propostaâ€?. Il biglietto di ingresso costa cinque euro: si consiglia la prenotazione ai numeri 030 8901195 – 338 5946090. Per i residenti del Comune di Tavernole sul Mella l’ingresso è gratuito previo ritiro coupon presso la sede del Comune stesso. Ulteriori informazioni su www.eventofer.it

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stato fatto l’appalto dei lavori e, trascorsi i termini di legge, a luglio aprirĂ il cantiere per il recupero e la valorizzazione della malga Lividino, proprietĂ del Comune di Gardone in Caregno con carico di 60 paghe (bovini adulti). Ăˆ un altro tassello importante del “sistemaâ€? ormai continuo in Alta Valle, da Lividino appunto alle pendici del Guglielmo con Stalletti e Costaricca, verso la Pontogna, Colle di S. Zeno, Maniva, Pezzeda all’Ario, di alpeggi recuperati a norma Cee per la produzione, in un decennio di investimenti con fondi europei e regionali portati a buon fine in sinergia tra enti e ComunitĂ montana, in parallelo alla pratica del riconoscimento Dop al “Nostrano Valtrompiaâ€?. Un intervento quello di Lividino da oltre mezzo milione, con impegno per il Comune di circa 120mila euro deciso (spiega l’assessore ai Lavori pubblici Fausto Gamba) in un’ottica di “investimentoâ€?. Si recupera e valorizza una struttura storica con due obiettivi: da una parte la messa a norma per ottenere il “bollino Ceeâ€? per la produzione, facendo anche rientrare l’alpeggio nei canoni produttivi e igienici del severo disciplinare della dop “Nostrano Valtrompiaâ€?; dall’altra un salto di qualitĂ dal punto di vista delle condizioni di lavoro e accesso alle strutture dell’alpeggio. La malga vede presenti due strutture separate: lo “Stalloneâ€? per il ricovero libero del bestiame, con davanti capiente cisterna interrata e vasche di abbeverata; a circa 300 metri la vecchia cascina “tuttofareâ€? residenza dei malghesi. Il progetto

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Lo “Stalloneâ€? è interessato dai lavori piĂš impegnativi: rifacimento del tetto in lamiera zincata preverniciata con travatura e fissaggio; la realizzazione di una tramezza a dividere il ricovero del bestiame e la parte sistemata con nuovi locali adeguati alla maturazione e lavorazione del latte, stagionatura, vendita prodotti a norma con le disposizioni concordate con Asl locale e Centro miglioramento del latte di Brescia. Il tutto con materiali adatti al posto e insieme impianto di depurazione dell’acqua, la realizzazione dell’acquedotto verso la cascina, il miglioramento della pista esistente tra i due fabbricati che saranno dotati di pannelli solari per l’acqua calda e impianti elettrici alimentati da generatore-gruppoelettrogeno.

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•‹Â?‡ ƒ ”ƒ†‹‘–‡”ƒ’‹ƒ Šƒ ƒ’‡”–‘ ‹Ž •—‘ •‡”˜‹œ‹‘ Se prima il viaggio della cura, costoso, delicato e spesso traumatico, si svolgeva fino alle strutture radioterapiche di Brescia, o Bergamo o Milano, con costi economici e disagi molto elevati per i pazienti, oggi la radioterapia si può effettuare a Esine, raggiungibile in 30 minuti d’auto da nord a sud della Valle. Il servizio è partito grazie alla donazione della Fondazione Zaleski che ha permesso l’acquisto del costoso macchinario: quindi l’Asl ha

provveduto alle strutture realizzate dal protocollo di massima sicurezza, al personale medico e infermieristico specializzato, al fisico nucleare di supporto alla gestione delle macchine. Ma soprattutto è stata la decisa volontà e la pazienza del radioterapista Paolo Frata a convincere la sanità camuna della necessità urgente del servizio che lui stesso dirige in prima linea. Se qualche lecito dubbio è stato avanzato in questi ultimi tempi sul mantenimento

della struttura dell’Asl Vallecamonica-Sebino, in base alla legge 15 del 10 agosto 1998, in occasione dell’inaugurazione della Radioterapia il presidente della terza Commissione sanitĂ della Regione Lombardia Fabio Rizzi ha confermato il mantenimento dell’Asl cosĂŹ come citata nella legge di riordino. La radioterapia è un esempio di struttura fondamentale per nuclei di sanitĂ avanzata sul territorio ed entra a far parte della filiera virtuosa delle buone

pratiche della sanità , considerando anche come questa Asl ha gestito economicamente l’operazione. In precedenza i pazienti oncologici dovevano effettuare lunghi e costosi viaggi per sottoporsi alla radioterapia a Brescia o altrove: si parla di 20mila chilometri all’anno e di oltre 60mila euro di spese per i viaggi. Va anche detto che l’Associazione donne operate al seno di Vallecamonica, ha svolto sempre un servizio di volontariato generoso e attivo. (Davide Alessi)

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l comitato VallecamonicaSebino è stato istituto nel dicembre 2002 ed è formato da volontari, donne operate e non, e da tre medici, operatori scientifici. Tra i primo scopi dell’Andos, c’è quello di promuovere, avviare e sostenere tutte quelle iniziative utili per una riabilitazione, (nel senso piĂš ampio della parola) della donna operata di tumore al seno, aiutandola a riprendere la propria strada con consapevolezza e serenitĂ . Accanto a questo si accompagna la sensibilizzazione delle istituzioni sanitarie perchĂŠ siano parte attiva di un sistema che, oltre all’impegno per la cura e l’assistenza, utilizzi una parte delle risorse per la salvaguardia della qualitĂ e quantitĂ di vita della popolazione. Per offrire un servizio di volontariato sempre piĂš professionale e competente, i volontari seguono corsi di aggiornamento e partecipa-

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no ai percorsi formativi promossi dal Direttivo nazionale. L’Andos camuno organizza anche incontri d’informazione sulla prevenzione negli istituti di scuole superiori e nei Comuni, per diffondere l’im-

portanza dell’abitudine di sottoporsi agli esami consigliati e agli screening: la prevenzione unita a un corretto stile di vita è il primo vero ed efficace salva vita. In campo riabilitativo, le tecniche di linfodrenaggio dell’Andos hanno fatto storia e la presenza attiva delle sue volontarie negli ospedali è ormai considerata non solo necessaria ma un importante valore aggiunto per l’intero percorso terapeutico. Da tempo inoltre l’Associazione ha un ruolo attivo nel cercare di limitare il piĂš possibile i risvolti negativi di questa malattia, dalla fase diagnostica a quella del completo recupero. Il logo dell’Andos a livello nazionale raffigura una rondine che si staglia nel sole, mentre Santa Agata è la patrona di tutte le donne operate al seno. Le rondini arrivano a primavera e sono messaggere della buona stagione che avanza e della rinascita ad essa legata.

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deprecandone gli aspetti di violenta crociata e trasformandola in un itinerario di incontro e di pace. All’operazione hanno partecipato 23 classi di otto Istituti comprensivi e ciascun allievo ha ripensato l’episodio relativo al proprio paese, proponendo un esito diverso ed alternativo. I vari lavori sono stati composti in un itinerario narrativo comune: è nata cosĂŹ la nuova leggenda di Carlo Magno in Valcamonica, un itinerario pieno di curiositĂ e fantasia, dove

il grande personaggio storico affronta simpatiche avventure, curiosi incontri, sfide non violente, personaggi, tradizioni ed usi dei popoli camuni. Gli elaborati prodotti sono esposti in Castello a Breno e sono raccolti in una bella pubblicazione. L’Istituto comprensivo di Breno ha partecipato al piano di lavoro con le classi quinte A e B della scuola primaria e con le prime medie. I ragazzi di quinta elementare (coordinati dall’insegnante ed

assessore all’Istruzione Bruna Zampatti) hanno pensato una storia in cui Carlo Magno conquista Breno e la sua gente con l’amore. Dalla storia inventata dai bambini è nato un copione teatrale. Gli studenti di prima media hanno inventato una storia che ha come protagonista un bambino, il piccolo Carlo. L’affascinante storia è stata presentata al pubblico con un bel video girato in Castello e sul colle del Cerreto, con i ragazzi in costume come protagonisti. (e.g.)

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l Distretto culturale di Valle Camonica, in collaborazione con l’Ufficio turismo e pellegrinaggi della diocesi di Brescia, ha avviato in questi anni la promozione di itinerari tematici, volti alla valorizzazione del patrimonio artistico locale. Uno dei percorsi piĂš interessanti è stato inaugurato sabato scorso, a Ponte di Legno, in occasione della conferenza stampa del libro “Sculture d’artificio. Altari barocchi in legno dell’Alta Valle Camonicaâ€? della ricercatrice Virtus Zallot. A spronare l’autrice, alla stesura del volume, l’immenso patrimonio culturale che si cela all’interno delle chiese della Valle; un insieme di opere spesso poco considerate dalla stessa gente del luogo: “Questi altari sono comunque il fondale della celebrazione ancora oggi, riferisce la ricercatrice, ma vengono percepiti come dei mobili, senza chiedersi mai il perchĂŠ di alcune soluzioni, di alcune figure. L’intento del libro è di aiutare le persone a riscoprire questi aspetti, questi caratteriâ€?. Particolare attenzione è stata riservata alla visita della chiesa parrocchiale della Santissima TrinitĂ di Ponte di Legno e ai suoi preziosi arredi lignei, arricchiti da statue, puttini alati, cherubini e fregi di molte altre forme, tutte sottoposte a doratura dai maestri artigiani del XVII secolo. Oggi i segreti della lavorazione del legno vengono tramandati, di padre in figlio, da Antonio e Pietro Sandrini che, in occasio-

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no trovato le figure della Via Crucis di Beniamino Simoni. L’opera è attualmente in fase di restauro, ma i visitatori hanno potuto visionare le varie cappelle, accompagnati dall’illustrazione dei lavori in atto. Da due anni sotto le mani esperte dei restauratori, le stazioni della Via Crucis sono composte da gruppi scultorei in legno e gesso a grandezza naturale. La tappa di Cerveno, l’ultima della giornata dedicata alla cultura, rappresenta a pieno titolo “l’anomaliaâ€? del patrimonio artistico della Valle Camonica: un territorio fatto di piccoli paesi arroccati a ridosso delle Alpi, centri con pochi abitanti, ma nelle cui chiese si trovano tesori dal valore inestimabile.

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‘”–‡ ”ƒÂ?…ƒ Í&#x;Íœ Žƒ˜‘”ƒ–‘”‹ …‘Â? ‹Ž ˆ‹ƒ–‘ •‘•’‡•‘ ƒ ƒ ‡Žƒ ”‡ˆƒ„„”‹…ƒ–‹ Le organizzazioni sindacali Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno affidato a un comunicato congiunto l’avvio della procedura fallimentare per l’azienda Vela Prefabbricati a seguito del mancato accoglimento del piano concordatario da parte del giudice del tribunale di Brescia. La Vela Prefabbricati è presente in Lombardia con tre stabilimenti: Corte Franca con 74 dipendenti, Serravalle (Mn) con 24 dipendenti e Casei Gerola (Pv) con 12 dipendenti per un totale di 110 dipendenti. “Che la

crisi economica produca effetti devastanti sull’attuale modello produttivo nel comparto della filiera delle costruzioni, è fuori discussione perchĂŠ purtroppo è pratica quotidiana; gli imprenditori non possono rinunciare al futuroâ€?, affermano, riportando anche dati significativi in tema di attivitĂ di costruzione e di norme in materia. La filiera delle costruzioni dovrĂ cambiare in vista dell’entrata in vigore della direttiva europea dall’1 gennaio 2019 (per gli edifici pubblici) e dall’1 genna-

io 2021 (per gli edifici privati). Tale direttiva impone la costruzione di edifici a neutralitĂ energetica per il riscaldamento e il raffreddamento degli ambienti. Le organizzazioni sindacali del settore da diversi anni sostengono che bisogna “cambiareâ€? modello produttivo nella filiera delle costruzioni. Troppo sono gli edifici non venduti e invendibili, perchĂŠ non piĂš a norma. Su queste basi e in questa ottica le Ooss si aspettavano che l’imprenditore titolare della Vela prefabbricati ristrutturasse

il debito e poi proponesse un piano industriale che si collocasse nell’alveo produttivo. In questa logica era stato chiesto e ottenuto un tavolo al Ministero dello sviluppo economico. Alla luce dell’avvio della procedura fallimentare, le Ooss di categoria annunciano che continueranno a lavorare per trovare alternative produttive nei vari siti, attivando le procedure per difendere i lavoratori. La vela, concludono le organizzazioni sindacali, può avere un futuro con altri imprenditori. (Davide Alessi)

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a cultura di ieri costruisce il futuroâ€? questo lo slogan scelto per identificare il progetto “Sebino, un’identitĂ ritrovataâ€? che la ComunitĂ montana del Sebino bresciano sta portando avanti, non senza l’importante contributo della Fondazione Cariplo che ha donato allo scopo 840mila euro. Il progetto “Sebino, un’identitĂ ritrovataâ€? nasce con l’obiettivo di accrescere la fruizione pubblica dei beni culturali presenti in un territorio che, omogeneo dal punto di vista morfologico e urbanistico ma anche da quello storico e culturale, risente però di una frammentazione e sovrapposizione dell’attuale offerta culturale che non giova certamente all’attrattiva locale nel suo complesso. CosĂŹ, attraverso il recupero dei beni culturali delle nove localitĂ afferenti alla ComunitĂ montana (Sale Marasino, Zone, Marone, Sulzano, Ome, Monticelli Brusati, Iseo, Monte Isola e Pisogne), si punta all’obiettivo generale non solo di preservare nel tempo il valore del patrimonio culturale, ma anche sviluppare e consolidare l’identitĂ territoriale, attraverso una rete sovracomunale di

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zione della chiesa di San Giorgio e il recupero delle ricchezze artistiche in via di deterioramento a causa delle infiltrazioni piovose, è in dirittura d’arrivo anche il restauro dell’affresco alla base della torre campanaria della chiesa di San Zenone a Monticelli Brusati. Prenderanno il via nei prossimi mesi i lavori di recupero del Borgo del Maglio a Ome, della chiesa di S. Fermo a Sulzano, dell’ex chiesa dei Disciplini a Sale Marasino, delle Cappelle del Rosario di Monte Isola, di Santa Maria della Neve a Pisogne, del palazzo della Fondazione l’Arsenale a Iseo, di Villa Vismara a Marone e della chiesa dei Morti di Vello di Marone. Sono giĂ in fase di progettazione e realizzazione itinerari ad hoc. Allo scopo sarĂ a breve completata la sezione del portale www.area3v.it dedicata al progetto e alla promozione del territorio.

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&RQ LO %UHVFLD &DSLWROLXP SHU WRUQDUH DOOH RULJLQL Alla presenza del governatore distrettuale Armando Angeli Duodo (nella foto con Mario Leombruno) e di altre prestigiose autoritĂ rotariane quali il Pdg decano Enzo Cossu e la vice presidente del Consiglio nazionale dell’Inner Wheel Mirella Ceni Porrazzini, del sindaco di Cellatica Paolo Cingia e di numerosi soci di altri Rotary Club bresciani, è stato inaugurato lo scorso martedĂŹ il Rotary Club Brescia Capitolium che ha la sua sede di riferimento a Cellatica, in via Breda Vecchia 3. Dopo i discorsi ufficiali, è giunto il momento piĂš atteso: la consegna al presidente del club, Mario Leombruno, della Carta costitutiva e la consegna delle pin ai 20 soci fondatori. Avendo a che fare con il Rotary, abbiamo scoperto con una certa piacevole sorpresa che il pasto è stato preparato dalla cooperativa sociale “La Reteâ€? di Brescia mentre il servizio è stato curato dalla cooperativa sociale “Angeliâ€? di Concesio. Di piĂš, il Brescia Capitolium ha scelto come propria sede proprio gli spazi in cui la cooperativa valtrumplina ha la sua sede operativa. A concludere la bella serata, la presentazione del progetto di solidarietĂ internazionale ancora in costruzione “Adotta un dottoreâ€? e la lettura di un racconto dal forte impatto emotivo da parte dell’attrice Valentina Pescara dell’associazione di promozione sociale Teatro delle Misticanze. “Il nostro Club – ha spiegato il presidente Leombruno – si vuole caratterizzare per un rigoroso rispetto dei principi che nel lontano 1905 diedero il via al primo Rotary Club, a

Chicago, a opera dell’avv. Paul Harris. Il Rotary è il primo club di servizio al mondo e, quando possibile, il servizio dovrebbe essere inteso come attivo, non delegato o appaltato. Cercheremo di comprendere i bisogni del territorio e possibilmente di soddisfarli, almeno in parte, con l’impegno personale dei singoli associati piĂš che con le loro eventuali disponibilitĂ economicheâ€?. Il Brescia Capitolium secondo Leombruno si caratterizzerĂ per “poco mangiare e tanto fareâ€?. (v.g.)

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ÂƒÂŽĂ– ‘”Â?ƒÂ?‘ ‹ ˜‹‘Ž‹Â?‹ †‡Ž ‡•–‹˜ƒŽ Â?—•‹…ƒŽ‡ Dz ƒ•’ƒ”‘ †ƒ ÂƒÂŽĂ–Çł Come da tradizione torna l’Estate musicale del Garda “Gasparo da Salòâ€?. Numerose le star dell’archetto che calcheranno il palco di Piazza Duomo, nella stagione estiva salodiana. Uto Ughi, in testa. Sottolinea Roberto Codazzi, direttore artistico della rassegna: â€?Questa 55ÂŞ edizione parte nel rispetto della tradizione, ma in cerca dell’innovazione, in cerca di un nuovo pubblico. Tradizione significa aprire la kermesse con Uto Ughi, l’artista che i nostri

fan ci chiedono sempre in modo pressante e ricorrenteâ€?. Il violinista sarĂ accompagnato, sabato 13 luglio alle 21, dall’orchestra d’archi “Camerata Ducaleâ€? che si esibirĂ nuovamente anche il 20 luglio alle 21.30. Orchestra in residence di questa edizione, “Camerata Ducaleâ€? presenta un vasto programma al cui interno spiccano le “variazioni sulla Marsiglieseâ€? del compositore e violinista del Settecento, Giovanni Battista Viotti; protagonista involontario, in queste settimane,

di una querelle che lo vuole autore dell’inno nazionale francese. SeguirĂ , il 27 luglio alle 21.30, il duo croato 2Cellos, composto da Luka Sulic e Stjepan Hauser. Entrambi al violoncello, i due sono fra i piĂš amati beniamini di youtube, grazie alla loro versione, on the road, di Smooth criminal di Michael Jackson. Abbandonate le stravaganze musicali dei 2Cellos, il 28 luglio si torna nel solco della tradizione con la banda cittadina “Gasparo Bertolottiâ€?, sotto la

direzione di Andrea Oddone. La serata sarĂ caratterizzata dalle musiche di Gershwin, Bernstein, Copland e Gould. La rassegna si chiude sabato 3 agosto, alle 21.30, con i virtuosismi fisarmonicistici del francese, di origini italiane, Richard Galliano che verrĂ accompagnato dall’orchestra “Camerata Ducaleâ€? e dal violino di Guido Raimonda: concludendo all’insegna delle contaminazioni musicali, attraverso le note, oltre che di Galliano, anche di Bach, Piazzolla e Gardel. (r.g.c.)

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inalmente estate. Il Garda, nella stagione turistica per eccellenza, offre il suo splendido palcoscenico naturale per proporre un ricco menu con mille occasioni di intrattenimento. Eventi, spettacoli e manifestazioni tra cinema, teatro, musica, arte, sport, enogastronomia, folclore... per bandire la noia e soddisfare tutti i gusti. Con “Lune di teatroâ€? il paesaggio della Valtenesi diventa scenografia, accoglie e fa incontrare la gente intorno alle storie, dentro i luoghi piĂš belli. Il programma completo su www.viandanze.com. Le bisse, le tipiche imbarcazioni gardesane ‘remate’ in piedi, tornano a solcare le acque antistanti le piĂš belle localitĂ per contendersi il ‘palio’ di antica tradizione e lignaggio. Si comincia in notturna sabato 22 a Lazise. L’elenco delle regate su www. legabissedelgarda.org. Le Grotte di Catullo, uno dei luoghi piĂš suggestivi al mondo, ospita la rassegna “Mythosâ€?, un connubio di teatro, danza, musica, poesia e filosofia. il calendario degli spettacoli su www. mythosirmione.com. La rassegna itinerante “Meccaniche della meravigliaâ€? offre un brillante esempio di come l’arte crea un felice incontro con gli spazi e l’ambiente circostante. Interagire

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del parco archeologico di Manerba del Garda. Desenzano propone una estate di “notti biancheâ€? al ritmo di ottima musica. Ogni mercoledĂŹ fino al 28 agosto vie e piazze del centro storico risuoneranno di note pop, rock e jazz e si potrĂ prendere lezioni di tango e milonga. Intorno mercatini di oggettistica ed enogastronomia. Dedicato ai cultori del cinema il “Filmfestivalâ€? del Garda ospitato dal 10 al 14 luglio in luoghi cult di San Felice del Benaco: la Fondazione Cominelli, il Santuario della Madonna del Carmine e la piazza di Portese. L’elenco delle proiezioni su www.filmfestivaldelgarda.it. Nella piazza dello splendido duomo salodiano riecheggiano le note classiche piĂš celebri proposte da raffinati interpreti all’interno del “Festival violinistico Gasparo da Salòâ€?. L’ouverture è affidata sabato 13 luglio ad una icona, Uto Ughi. Il cartellone completo fino alla conclusione di sabato 3 agosto su www.comune.salo.bs.it. Il Vittoriale di Gardone Riviera oltre agli appuntamenti dedicati a celebrare gli anniversari, 150 della nascita e 75 della morte, del suo illustre creatore, propone “Tenera-menteâ€?, tra musica teatro e danza. Gli spettacoli in programma e le modalitĂ di acquisto dei biglietti su www.anfiteatrodelvittoriale.it.

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Chi dite che io sia?

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Un giorno GesĂš si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: ÂŤLe folle, chi dicono che io sia?Âť. Essi risposero: “Giovanni il Battista; altri dicono ElĂŹa; altri uno degli antichi profeti che è risortoâ€?. Allora domandò loro: “Ma voi, chi dite che io sia?â€?. Pietro rispose: “Il Cristo di Dioâ€?. Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. “Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere riďŹ utato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giornoâ€?. Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderĂ , ma chi perderĂ la propria vita per causa mia, la salverĂ â€?.

6

egreto. Non smette di stupirmi l’ordine severo di GesĂš di non dire a nessuno che lui è il Cristo. Ăˆ un ordine severo: non un invito. E racchiude la preoccupazione di GesĂš di non creare confusione sulla sua missione. Attorno all’attesa del Cristo, dell’eletto di Dio, c’erano troppe attese, anche in conflitto tra loro. Ma tutti quanti aspettavano un Cristo diverso. Per questo GesĂš motiva il silenzio e il segreto con il rifiuto e la morte che i capi dei sacerdoti gli avrebbero inflitto. Ăˆ una prospettiva che non poteva essere capita da quelli che aspettavano un altro Cristo; al massimo potevano intuire che le sue parole non lasciavano indifferenti, che erano piene di sapienza. Questo colgono: la sapienza. Ma non la missione. E questa sarĂ l’opposto di quello che essi si aspettano. SarĂ scandalo e sarĂ abbassamento fino a permettere di non credere. Senza la fede si può arrivare solo a un frammento della persona di GesĂš. Non si può riconoscere in lui il Cristo. Chi ci

arriva capisce che vale la pena fare il contrario di quello che il buon senso chiederebbe; perdere la vita per lui è fare il contrario di quello che tutti farebbero. Ma è spiare in quel segreto e intuire quello che Pietro ha intuito e che è riuscito a dire. Quel segreto che si raggiunge concedendo alla fede di far guardare in una direzione che non è quella dei piĂš; è lo sguardo della fede che fa vedere le cose e le esperienze in un modo che diventa sorpresa ogni giorno. Quel segreto è necessario per non creare incomprensione; per non deludere chi si è fatto un’altra idea di lui, del Messia, del Cristo. Chi non crede si ferma davanti alle parole, vuole comprendere razionalmente i segni, indaga sulla realtĂ storica. Chi non crede è curioso dell’aspetto esterno di GesĂš. Talvolta ne è affascinato. Talvolta lo vede come l’immagine dello sconfitto. Talvolta si accorge che da lui viene un fascino che altri nella storia non hanno avuto. Chi non crede, se si interroga, ha voglia di cercare e non gli bastano le parole, ma vuole i fatti: sembra che – chi non crede – ab-

bia letto di questo brano di Vangelo la parte finale; e cerca chi sia riuscito a fare una vita in perdita per lui, che abbia scelto di andargli dietro, di prendere la croce. Cerca e spesso trova le parole tiepide di chi crede, che non gli riempiono il cuore ma cercano di pianificargli la vita. Chiede di vedere nello spiraglio di quel segreto ma le risposte sono senza fascino. Come senza sapore. Ăˆ vero: chi crede dĂ per scontato, sente senza fare i conti con i ragionamenti. Come Pietro. Chi gli potrebbe chiedere da dove gli è venuta quella risposta? Ăˆ venuta dalla comprensione interiore della sua fede e, probabilmente, nemmeno lui avrebbe saputo spiegare cosa voleva dire. Ma GesĂš impone a Pietro e ai discepoli il segreto proprio per questo: perchĂŠ chi crede non perda la freschezza della sua intuizione che non potrebbe essere capita, ma si impegni a fare quello che è necessario: perdere la vita per lui. Ăˆ questo lo spiraglio dentro al quale far guardare chi non crede. Un compito difficile, ma è la sfida che ogni credente deve provare.

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, FRQVLJOL GHL JULOOL Ho terminato la lettura di un libro molto interessante, intitolato “Il Seminaristaâ€? di don Luisito Bianchi. Una storia di iniziazione attraverso tre nascite: quella dai genitori, quella del battesimo e quella della guerra. Avevo conosciuto don Luisito Bianchi nell’abbazia benedettina di Viboldone nell’estate del 1995. Cenavamo insieme. Una persona piacevole da ascoltare per la sua cultura vastissima. Mi stupiva chiedendomi il mio parere su alcuni argomenti importanti e a quel tempo ero solo un seminarista. Partendo dall’abbazia mi regalò una copia autografata del suo capolavoro: “La messa dell’uomo disarmatoâ€?. “Il Seminaristaâ€? è la pubblicazione postuma di un romanzo, trovato tra i manoscritti del sacerdote morto lo

scorso anno e sepolto a Vescovado, vicino a Cremona. Mentre descrive la vita della propria famiglia, si sofferma su particolari delicati e profondissimi allo stesso tempo. Uno in particolare voglio condividere: “La nonna andava subito a letto e recitava i cento requiem a don Orione, ma non si addormentava. Il nonno faceva quattro passi verso i campi, si sedeva sul muricciolo, accendeva il mezzo toscano e ascoltava quanto gli dicevano i grilliâ€?. ChissĂ cosa avevano da dire i grilli al vecchio nonno. Senz’altro suggerivano la sapienza che ha reso profondi e filosofi molti contadini dagli studi elementari. Sapevano riconoscere da un odore, da una nuvola le previsioni del tempo senza sbagliare. Conoscevano le abitudini degli animali e la

volontĂ di Dio. Ricordo nell’infanzia le sere senza televisione ad ascoltare dal letto i rumori che provenivano dalla strada, dai campi, dalle case: gli zoccoli di un cavallo che tornava alla stalla trainando un carro e il suo padrone. Il rumore di una bicicletta, la voce della MarietĂŹ, il battito d’ali delle rondini e dei pipistrelli. Poi al mattino presto i galli lontani, i passeri e gli altri uccelli che salutavano il sole e la nuova giornata. Anche qui in convento il buon giorno da qualche mese me lo dĂ un volatile che dĂ l’avvio al concerto alle quattro e trenta del mattino. Ăˆ sempre il primo con il suo fischio ed è sempre puntuale. A volte, se non sono troppo stanco mi unisco al concerto e prego con loro. Forse non lo sanno ma rendono sereno il risveglio.


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degli incontri della Commissione cardinalizia e assisterĂ agli incontri del Consiglio di Sovrintendenza, secondo gli Statuti dell’Istituto. Don Battista è nato nel 1956 a Ofaga e fa parte del Servizio diplomatico in servizio presso la Prima Sezione della Segreteria di Stato. Ăˆ stato curato ad Adro (1980-1985); PontiďŹ cia accademia ecclesiastica (1985-1989); Nunziatura apostolica in Congo (1989-1991); Nunziatura apostolica in Algeria (1991-1994); Nunziatura apostolica in Colombia

(1994-1995); Nunziatura apostolica in Svizzera (1995-1999); Nunziatura apostolica in Uruguay (2000-2001); Nunziatura apostolica in Trinidad e Tobago (2001-2005); consigliere di Nunziatura presso la Prima Sezione della Segreteria di Stato dal 2005; direttore Domus Internationalis Paulus VI, Roma dal 2006. Ăˆ oggi pure direttore della Domus Sanctae Marthae, della Domus Romana Sacerdotalis e della Casa San Benedetto, cioè dei pensionati per il clero gestiti dalla Santa Sede.

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redendo abbiamo vitaâ€? è stato questo il tema della Giornata dell’Evangelium Vitae che sabato 15 e domenica 16 giugno ha visto tante iniziative di preghiera e testimonianza. Un inno alla vita nato nel 1995, per mano di papa Giovanni Paolo II, sul valore e l’inviolabilitĂ dell’uomo: l’Evangelium vitae. Un documento, oggi quanto mai attuale, che percorre le frontiere della vita nascente, quelle della fragilitĂ dell’uomo difeso in ogni suo stadio esistenziale. L’iniziativa, nell’Anno della fede, ha costituito per le persone ammalate, per i loro familiari, per i professionisti della salute secondo le loro diverse competenze, per l’associazionismo e per i gruppi di volontariato socio-sanitario, nonchĂŠ per i movimenti e per il mondo politico-istituzionale, una preziosa opportunitĂ per rinnovare sulla tomba dell’apostolo Pietro e sulle orme del suo successore la

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fede nel Signore GesĂš Cristo e nel Vangelo della vita. In sintesi “ringraziare il Signore per il dono della vita, in tutte le sue manifestazioniâ€? e nello stesso tempo “annunciare il Vangelo della vitaâ€?. Nella Messa celebrata in Piazza San Pietro domenica 16, il Pontefice ha propo-

sto “tre semplici spunti di meditazione per la nostra fedeâ€?. “Anzitutto – ha spiegato –, la Bibbia ci rivela il Dio vivente, il Dio che è vita e fonte della vita; in secondo luogo, GesĂš Cristo dona la vita, e lo Spirito Santo ci mantiene nella vita; terzo, seguire la via di Dio conduce alla vita, mentre seguire gli idoli conduce alla morteâ€?. Dio è “il Vivente, GesĂš ci porta la vita di Dio, lo Spirito Santo ci introduce e ci mantiene nella relazione vitale di veri figli di Dioâ€?. Ma “spesso l’uomo non sceglie la vita, non accoglie il ‘Vangelo della vita’, ma si lascia guidare da ideologie e logiche che mettono ostacoli alla vita, che non la rispettano, perchĂŠ sono dettate dall’egoismo, dall’interesse, dal profitto, dal potere, dal piacere e non dall’amore, dalla ricerca del bene dell’altro. Il Dio vivente ci fa liberi! Diciamo sĂŹ all’amore e no all’egoismo, diciamo sĂŹ alla vita e no alla morte, diciamo sĂŹ alla libertĂ e no alla schiavitĂš dei tanti idoli del nostro tempo; in una parola diciamo sĂŹ a Dio, che è amore, vita e libertĂ , e mai deludeâ€?.

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VenerdĂŹ 21 e sabato 22 giugno il Vescovo presiede il pellegrinaggio diocesano a Roma.

La Cancelleria della Curia diocesana annuncia i seguenti provvedimenti dell’Ordinario: La nomina a parroco della parrocchia del Beato Luigi Palazzolo, in cittĂ del sac. don Giovanni Battista Baronio, parroco della parrocchia di San Giacinto. La nomina a vicario parrocchiale delle parrocchie di San Giacinto e del Beato Luigi Palazzolo in cittĂ , del sac. don Armando Caldana, giĂ parroco delle parrocchie di Campoverde e di Villa di Salò.

Domenica 23 giugno Ore 10.15 - BresciaSanta Messa in occasione della festa provinciale delle Acli presso la parrocchia di S. Anna. Dal 24 al 28 giugno il Vescovo predica gli esercizi spirituali per i sacerdoti di Bergamo.

La nomina a parroco della parrocchia di Acquafredda del sac. don Emilio Reghenzi, già presbitero collaboratore della zona pastorale XIII. La nomina a parroco delle parrocchie di Villa Carcina, Carcina e Cailina e coordinatore dell’erigenda unità pastorale delle parrocchi del Comune di Villa Carcina del sac. don Cesare Verzini, già parroco della parrocchia di S. Eufemia della Fonte in città . La nomina per il servizio pastorale delle parrocchie dell’erigenda unità pastorale di Urago Mella in città , del diacono permanente Mauro Salvatore, economo diocesano.

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a diocesi di Brescia può contare su 53 diaconi permanenti, l’ultimo in ordine cronologico è Mauro Salvatore, economo diocesano nonchĂŠ presidente della Fondazione San Francesco di Sales. Salvatore è stato ordinato domenica 16 giugno in Cattedrale dal vescovo Monari. Membro dell’Ucid e docente di Organizzazione delle aziende editoriali presso l’UniversitĂ cattolica, ha scelto di dire sĂŹ all’impegno dei laici nel mondo, consapevole, che come ha sottolineato il vescovo Monari, la sua vita deve essere “un richiamo costante al Vangeloâ€?. Nello specifico il suo compito sarĂ quello di affiancare i sacerdoti (il diacono non li sostituisce) nell’erigenda unitĂ pastorale di Urago Mella. Giusto ricordare che il diaconato è uno dei gradi dell’ordine sacro, che affonda le sue radici nell’esperienza della Chiesa primitiva e ha solido fondamento nel Nuovo Testamento. Per cinque secoli la figura del diacono ha caratterizzato la Chiesa in espansione, poi verso il V secolo il diaconato permanente ha iniziato un lento declino fino alla sua scomparsa. Il Concilio ha permesso, quindi, di rilanciare questa figura che appartiene alla Chiesa fin dalle origini. Da questo punto di vista Brescia è capofila dell’esperienza del diaconato permanente in Lombardia: 30 anni

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cosa fa concretamente un diacono, la risposta piuttosto ampia si può trovare nella costituzione dogmatica Lumen Gentium: “Amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, in nome della Chiesa assistere e benedire il matrimonio, portare il viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e della sepoltura (LG 29). I diaconi permanenti nel mondo sono piĂš di 29mila, concentrati quasi esclusivamente nelle Americhe e in Europa. In Italia sono circa piĂš di 3.400. Nel nostro Paese il 97% sono coniugati e il titolo di studio prevalente è il diploma di scuola media superiore. Va sottolineato che i diaconi esercitano normalmente la loro professione nella vita civile. Per tutti, diaconi permanenti e candidati, si tiene la formazione permanente che consiste in

un incontro settimanale (il lunedĂŹ dalle ore 19 alle ore 21.30) da ottobre a giugno nella casa dei diaconi S. Efrem di via Benacense; mensilmente si tiene un ritiro spirituale, mentre una volta all’anno è prevista una settimana di esercizi spirituali. Attualmente sono una ventina i candidati al diaconato: il Direttorio prevede un percorso di cinque anni che spesso, per via anche dello studio (Istituto superiore di scienze religiose), diventa di sei anni.

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ƒÂ?…‡ŽŽ‡”‹ƒ ‡Â?œ‹‘Â?‡ †‹ Ǥ ‹—•‡’’‡ A nome dell’Ordinario diocesano si comunica quanto segue: Per incarico del Segretario generale della Cei, si rendono note alcune nuove disposizioni emanate dal Decreto della Congregazione del culto divino e della disciplina dei sacramenti del 1° maggio 2013, relativo alla menzione obbligatoria del nome di San Giuseppe nelle preghiere eucaristiche II, III e IV del Messale romano. In particolare, nelle suddette preghiere eucaristiche, il nome

di San Giuseppe dovrĂ essere menzionato nel seguente modo: â€œâ€Ś con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con San Giuseppe, suo sposo,‌â€?. Tale decreto è entrato in vigore nella nostra diocesi alle 12 del 19 giugno.

‘””‹…‡ŽŽƒ ƒ •…‘Â?’ƒ”•ƒ †‹ ’ƒ†”‡ ‹……ƒ”†‘ ”ƒÂ?†‹ Ăˆ deceduto padre Riccardo Brandi, priore dei frati Carmelitani di Mesagne. Padre Riccardo, 54 anni, è scomparso il 7 giugno presso l’ospedale di Isernia in seguito a un intervento chirurgico. Il frate era stato ricoverato alcuni giorni fa. La notizia è giunta in cittĂ pochi minuti dopo la sua morte e ha lasciato nello sconcerto l’intera comunitĂ . Padre Riccardo da alcuni anni era priore del convento dei frati carmelitani

di Mesagne. Aveva studiato Teologia presso l’universitĂ di Santa Fara a Bari e poi aveva rivestito piĂš volte l’incarico di priore presso i conventi di Brescia, Albano e Roma. Un uomo che lascerĂ il segno della sua vita in quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare al suo ďŹ anco. In cittĂ molti hanno avuto modo di conoscerlo visto che è stato curato nella parrocchia di S. Giovanna Antida dal 1991 al 1997.

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on Palmiro nacque a Re-medello nel 1921 e si tra-sferĂŹ poi con i familiari a Castenedolo. A 20 annii venne chiamato alle ar-mi e, dopo la guerra, intraprese glii studi universitari: si laureò in medi-cina a Parma nel 1944 e si specializ-zò poi in odontoiatria all’UniversitĂ Ă di Bologna. Successivamente maturerĂ la specializzazione in leprologia in Uganda. Da sempre egli coltivava un profondo desiderio di mettersi al servizio diretto del Signore e pertanto decise di avviarsi al sacerdozio. Entrò nostro compagno in Teologia nel Seminario maggiore di Brescia, a Santangelo in via Calini nel 1950 e fu con noi ordinato sacerdote da mons. Giacinto Tredici nella Cattedrale di Brescia nel 1954. Fu trattenuto in Seminario Santangelo come vicerettore per la formazione dei chierici dal rettore mons. Carlo Montini, cugino del papa Paolo VI. Si dedicò anche come cappellano ai

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profughi dall’Istria e dalla Dalmazia nella vicina via Callegari dal 1961 al 1964. Maturò finalmente la sua vocazione missionaria con una preparazione per la conoscenza della

lingua inglese, ufficiale in Uganda e seguendo all’UniversitĂ di Genova il tirocinio per la conoscenza delle malattie tropicali. Nel 1963 il vescovo di Gulu, in Uganda, chiese al vescovo di Brescia la solidarietĂ di un sacerdote medico, disponibile a recarsi a Kalongo per collaborare con p. Giuseppe Ambrosoli, medico chirurgo comboniano che aveva creato da poco una struttura ospedaliera. Don Donini accettò con entusiasmo la proposta. Per un anno intero si preparò con molto scrupolo in vari reparti del nostro Ospedale civile di Brescia per conseguire una preparazione idonea ad affrontare la dimensione medica all’ospedale di Kalongo. Incominciò la sua missione nel 1964 in Uganda come medico al Kalongo Hospital accanto a padre Giuseppe Ambrosoli, figlio della notissima famiglia produttrice di miele e caramelle di Ronago. Don Palmiro ha curato migliaia di ammalati ed è stato soprattutto prete missionario, testimone di caritĂ e annunciatore del Signore GesĂš.

Ha desiderato aiutare i cristiani e i pagani per poterli far vivere da cristiani veri. Con la sua rettitudine di vita, la sua integritĂ e la sua serenitĂ ha scritto un volumetto intitolato “GesĂš Cristoâ€? per proporlo con un linguaggio chiaro, aderente alla lingua parlata, soprattutto in ambito laico. Il testo, tradotto in inglese e nelle lingue ugandesi, è destinato a questo scopo. C’è anche la testimonianza di amici medici che ricordano che don Donini divenne grande esperto di lebbra e scrisse lavori scientifici di elevata qualitĂ e tenne corsi di formazione specialistica che lo resero famoso in Europa. Accanto alla dedizione sacerdotale, ebbe costante cura dell’aggiornamento medico, tenacia nella ricerca sul “casoâ€? (“Per anni fui testimone direttoâ€?, dichiara l’amico medico prof. Ernesto Bonera). Era di carattere schivo e riservato. Il santo è quell’uomo che nella sua quotidianitĂ rivela un modo di vivere la fede che finisce col coincidere con la sua stessa vita. E don Palmiro ci lascia una testimonianza di donazione al Signore e ai fratelli che ci commuove e ci stimola all’impegno. Anche negli ultimi anni della malattia, ospite della Domus Caritatis, rivelò le sue grandi doti di mente e di cuore, abbracciando la croce come strumento di salvezza per sĂŠ e per quanti aveva incontrato nel suo lungo cammino missionario.

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n progetto culturale, essendo frutto del pensiero, cerca di comprendere il presente, per vedere il futuro e preparare nuovi percorsi di crescita. Esso, direbbe Hegel, è come la nottola di Minerva, che spicca il volo al tramonto, dopo aver capito il proprio tempo. L’Accademia cattolica di Brescia, ha voluto disegnare un ambizioso “Progetto per una cittĂ interculturale e multireligiosaâ€?, con lo scopo, come afferma mons. Giacomo Canobbio, di preparare, con “lucida lungimiranzaâ€?, una societĂ del futuro pacifica, dialogante, civile, fondata sui valori universali dell’uomo, terreno comune di tutte le religioni. La presentazione di tale prospettiva culturale è stata fatta nella sede bresciana dell’Accademia, con le relazioni di Francesca Bazoli, Giacomo Canobbio e Maurizio Tira. Bazoli pone l’accento sul metodo di questa iniziativa: il lavoro svolto si è

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ha cercato di costruire tale progetto, ancora incompiuto e da perfezionare. A questo riguardo Canobbio richiama il significato autentico del termine “cattolicoâ€?, che implica l’universalitĂ , secondo la tradizione che risale all’Ambrosiaster. Quali sono, alla fine del triennio, i risultati, dai quali si può partire per ulteriori anni di lavoro accademico? Secondo il teologo bresciano, essi si possono sintetizzare in tre punti essenziali. Il primo è quello dell’“uomo e l’altroâ€?: ogni persona ha una sua identitĂ sociale, per cui è fatta per l’altro, per arricchirsi continuamente nelle sue relazioni umane. Si può pensare all’atteggiamento “etero-rivoltoâ€? di un bambino, che vive nella relazione, ha i suoi occhi sempre aperti sul mondo, assimila tutto, è una dialettica vivente. Anche l’uomo adulto dovrebbe imitare tale modo di essere, poichĂŠ la nostra identitĂ con-cresce in rapporto agli altri, si costituisce tanto in ciò che è in sĂŠ quanto in ciò che non è.

Il secondo punto riguarda i “percorsi necessari per giungere a una cittĂ interculturale e multireligiosaâ€?. Non sempre è facile trovare le vie percorribili: a volte ci si scontra con ostacoli, con aspetti problematici, come quelli delle differenze culturali sulla laicitĂ dello Stato. Allora, per Canobbio, bisogna individuare gli itinerari giusti, con pazienza e con tempi lunghi. Ad esempio, il discorso della mediazione culturale è centrale: la lingua non è solo una struttura fonica, ma è specchio di una cultura e va capita, approfondita, rispettata. In questa direzione, può essere un aiuto prezioso il pensiero di Habermas, che vede nelle religioni un terreno fertile di dialogo, di pace, di trasmissione di valori fondativi: nella sua ottica laica, il filosofo tedesco pone l’accento sulla comunicazione intersoggettiva degli uomini, sul valore del “logosâ€?, della parola, che permette la crescita della civiltĂ . Infine, il terzo punto è quello dell’“ami-

cizia in spazi polisemiciâ€?: la nostra cultura deve sforzarsi di trovare nuovi modi di incontro, nuovi modelli architettonici e urbanistici inclusivi, come ha sottolineato l’ing. Maurizio Tira. Infatti lo spazio polisemico è un’area, che ha piĂš significati, usi, funzioni, nell’orizzonte di una fruizione comune della cittĂ , da parte di tutte le culture e le religioni. Si tratta di una sfida imponente, ardua ed entusiasmante, che vuole rafforzare il terreno “interculturaleâ€?, dell’arricchimento reciproco, mantenendo l’identitĂ , quindi in un’ottica “multireligiosaâ€?, che non cancelli le differenze e non cada nel relativismo. La storia, come insegna Kant, nel testo “Per la pace perpetuaâ€?, procede a piccoli passi, avendo come fine ultimo il perfezionamento della civiltĂ , attraverso la ragione: l’Accademia cattolica di Brescia è un passo prezioso nella direzione della crescita civile, culturale, spirituale dell’essere umano.

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Torna venerdĂŹ 28 giugno l’appuntamento di “Brescia con gustoâ€?, l’iniziativa che ormai da 12 anni abbina le eccellenze dell’enogastronomia locale con la scoperta degli angoli piĂš suggestivi della cittĂ . La manifestazione è organizzata dalla condotta bresciana di Slow food che, per l’edizione 2013, ha pensato di coinvolgere le altre condotte bresciane afďŹ dando loro la realizzazione e la gestione di speciďŹ ci percorsi del gusto. Cinque gli itinerari tra cui potranno

Si terrĂ il 25 giugno presso il Museo diocesano di Brescia un convegno sul Polittico del maestro Paroto, acquistato circa un anno fa dalla Fondazione Cab all’asta di Sotheby’s di Londra. Il Polittico negli scorsi mesi è stato esposto sia in Duomo Vecchio che in Valle Camonica, dove era nato alla metĂ del Quattrocento nella chiesa di San Siro, a Cemmo di Capo di Ponte. Opera preziosa per la rafďŹ natezza delle linee e dei colori, il dipinto è un passaggio

scegliere i partecipanti che avranno la possibilitĂ di gustare prodotti tipici delle zone del Bresciano. Le cartelle, in vendita presso l’Infopoint di via Trieste, al costo di 40 euro, consentiranno di gustare cinque menĂš itineranti. Ospite d’onore di “Brescia con gusto 2013â€? LogroĂąo, capitale della gastronomia spagnola, che proporrĂ un proprio menĂš (5 euro per chi ha la cartella bresciana, 8 per gli altri). 1000 le cartelle messe in vendita. Per informazioni www. slowfoodbrescia.it

fondamentale dell’arte pittorica del secolo XV, prezioso, anche per la sua raritĂ (forse unicitĂ ), di un maestro che è stato capostipite della dinastia dei da Cemmo. Ad animare il convegno, dalle 15, saranno Mauro Natale, Mario Marubbi, Vincenzo Gheroldi, Paola Castellini e Fiorella Frisoni. Al termine, accompagnati dai relatori stessi, i partecipanti potranno visitare il Polittico presso la chiesa di Santa Maria della CaritĂ in via dei Musei.

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ta per prendere il via l’edizione (la 14ÂŞ della serie) del festival di teatro ragazzi e giovani “Il canto delle cicale ed è di nuovo un’estate spettacolareâ€? progettato dal Teatro Telaio. Teatro, natura, estate, famiglie: queste le quattro parole chiave tradizionali del Festival, che un pubblico in costante crescita ha imparato ad apprezzare. A queste si aggiungono quest’anno Europa e didattica. Grandi spettacoli per piccoli spettatori: 21 gli appuntamenti serali dedicati ai bambini ed alle famiglie, ma pensati per piacere anche agli adulti, che si dipaneranno in diverse localitĂ della provincia di Brescia, la maggior parte situate tra Franciacorta e Sebino. Molti i comuni aderenti, alcuni storici, altri “new entryâ€? che hanno sostituito quelli che hanno dovuto a malincuore cedere davanti ai tagli di bilancio: il pool finale vede dunque Castegnato, Castrezzato, Cologne, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli Brusati, Ome, Ospitaletto, Passirano, Provaglio d’Iseo, Rodengo Saiano, Rovato oltre a Cogeme Linea Ambiente e Linea Energia che, come negli ultimi anni a questa parte, realizzeranno uno

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e stile. Tra questi Bus Stop degli acrobati – giocolieri Five Quartet Trio, Senza i denti delle esilaranti Le due e un quarto, Anormale Histoire dei siciliani Sgumbbicio Clown Theater che con questo spettacolo hanno visto il premio del pubblico al Festival di St. Andrè, Interludio del Teatro dell’Aleph, ispirato al folklore irlandese e la Storia di un bambino e di un pinguino del Teatro Telaio, appena rientrata da una tournĂŠe che ha toccato Germania, Polonia, Turchia e Siberia. Come sempre il programma assicurerĂ varietĂ di proposte e nuovi luoghi da scoprire. La 14ÂŞ edizione del Canto delle Cicale prende il via il 21 giugno nella discarica di Fantocolo con lo spettacolo “Bus stopâ€?, in programma alle 21.15. il programma dettagliato del festival è disponibile su www.cantodellecicale. it e su www.teatrotelaio.it. L’ingresso agli spettacoli è gratuito.

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( VH GLFL ´,O EDFLR GL *LXGD" Nel corso delle giornate quante volte ci esprimiamo con frasi fatte che si basano su un retroterra potenzialmente conosciuto e di tutti. Per esempio quando si dice “Il bacio di Giudaâ€? o “Se ne lava le maniâ€? si dice di una situazione chiara, ma queste come altre frasi fanno riferimento al Vangelo. Quel Vangelo che, secondo Pierluigi Plata, “PiĂš lo conosci piĂš lo frequentiâ€? (Edizioni San Paolo, 6.90 euro). Il libro è il primo di una serie che l’autore proporrĂ . In questo volume “proveremo, a mo’ di statistica, a individuare − scrive don Pierluigi, sacerdote bresciano − quante espressioni evangeliche noi usiamo nell’arco della giornata, quando e dove le utilizziamo, con chi e perchè. Pensiamoci bene: non è banalmente una curiositĂ o un’indagine superflua e inutileâ€? e poi piĂš avanti, sempre nell’introduzione l’autore aggiunge “Esprimersi, o anche solo pensare, con una frase contenuta nel Vangelo vuol dire affrontare una situazione con un preciso e puntuale intento e con una finalitĂ diversa rispetto al non avvalerseneâ€?. Una dichiarazione d’intenti che indica la linea con cui questo volumetto, di facile lettura, vuole affrontare alcune frasi che normalmente si dicono per capirne profondamente il senso, per capire se quando vengono usate mantengono il valore d’origine o il continuo uso di bocca in bocca ne ha cambiato il senso. Sono cinque le espressioni citate e prese in considerazione: “Se uno ti dĂ uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altraâ€? (Mt 5,39), “Chi

di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di leiâ€? (Gv 8,7), “Giuda con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?â€? (Lc 22, 48), “Pilato prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla follsâ€? (Mt 27, 24), “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loroâ€? (Mt 27,24). Grande per la sua semplicitĂ , “PiĂš lo conosci piĂš lo frequenti. Il Vangeloâ€? mostra la concretezza di una riflessione che rende comprensibile a tutti la profonditĂ che snocciola. Dopo averlo terminato, il lettore, prima di dire un’altra frase cosĂŹ, non potrĂ non pensare a quanto ci sia dietro. (m.t.)

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—•‹…ƒ Dz ‹‘ǥ –— ‡ Ž‡ ”‘•‡dz Il tema del rapporto tra la canzone (pop, rock, d’autore) e la religione, la spiritualitĂ , Dio, il cristianesimo. Se ne parla nel libro “Dio, tu e le roseâ€? (Il Margine, 18 euro), scritto a quattro mani da Brunetto Salvarani, operatore culturale, esperto di cantautori,e da Odoardo Semellini, teologo, saggista, giornalista. Un volume che visita “il tema religioso nella musica pop italiana, da Nilla Pizzi a Caposselaâ€? , scritto su due pc diversi, con alcune

sezioni in “Brunetto’s Style e altre decisamente Odo’s Styleâ€?. Il libro è suddiviso in due parti principali: la prima è un saggio che analizza alcuni decenni della storia nazionale, dagli inizi del ‘900 agli Anni Duemila, incrociando le vicende del costume italiano con quelle della Chiesa e della canzone. La seconda parte è invece un dizionario commentato di canzoni che toccano il sacro, anche quelle in chiave negativa, come la famosa “Portatemi Dioâ€? di Vasco Rossi.

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emmeno il tempo di godersi il brillante traguardo raggiunto (la stagione 2012/2013, segnata dal pareggio di bilancio e da un incremento del numero degli abbonati e dei biglietti venduti e da altro ancora) che per il Ctb è giĂ tempo di rimboccarsi metaforicamente (ma neanche tanto) le maniche e pensare alla prossima stagione. Ăˆ questo lo spirito con cui Carla Boroni, Angelo Pastore e Franco Branciaroli, presidente, direttore e consulente artistico del Ctb si sono presentati davanti ai microfoni di una affollata conferenza stampa per illustrare la prossima stagione dello stabile cittadino, che è qualcosa di piĂš articolato della “sempliceâ€? stagione di prosa. “Una stagione vivace, ricca di novitĂ e attenta a proporre produzioni di interesse per contenuti e valore degli artisti – è la sintesi proposta da Angelo Pastore dell’annata prossima –; spettacoli in ospitalitĂ tra i migliori prodotti dai teatro italiani; valorizzazione della cultura locale attraverso iniziative oltre il palcoscenico che nascono da collaborazioni con il mondo universitario e con altre realtĂ radicate nel territorioâ€?. Ăˆ toccato a Carla Boroni dire cosa tutto questo significhi: quattro produzioni (“Ecco Homoâ€? con Lucilla Giagnoni, “Tartufo, ovvero

l’Impostore� per la regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso e la compagnia dei giovani lanciata lo scorso anno con il progeto Mythos; “La metamorfosi� di Kafka diretta dal bresciano Luca Micheletti e interpretata da Laura Curino; e, per ultimo, l’“Enrico IV� di Pirandello con Franco Branciaroli nei panni di attore regista), una stagione di prosa di 13 titoli (il meglio della produzione italiana degli ultimi anni, con la presenza a Brescia di registi e attori che stanno segnando la scena contemporanea teatrale italiana), la rassegna Altri percorsi; il lancio di una nuova proposta battezzata “MusiC�,

tre titoli di teatro musicale, iniziative per la scuola, attivitĂ collaterali (che lo scorso anno hanno trasformato il foyer del Sociale nel salotto della cultura bresciana), le giĂ citate collaborazioni con l’UniversitĂ cattolica per l’8ÂŞ edizione di “Letteratura & letteraturaâ€?, gli incontri di “Percorsi nel mitoâ€? dedicati quest’anno al mito di Prometeo, e per “Backstage. I mestieri della scena, incontri dietro le quinteâ€?. E ancora una collaborazione con la Ccdc per l’ospitalitĂ dello spettacolo “La rosa biancaâ€? e una serie di iniziative collaterali; con il Conservatorio Luca Marenzio per la messa in scena dei “Ritratti ai bordi della Nevaâ€? di Massimo Alberti e molto altro ancora. Compresa la circuitazione di spettacoli “targatiâ€? Ctb come “Il teatranteâ€?, “Servo di scenaâ€?, “Antigone. Ovvero la strategia del ritoâ€?; “Apocalisseâ€?; “Ecce Homoâ€?; “La metamorfosiâ€?. Scaramantico il consulente artistico Franco Branciaroli che ha invitato il pubblico bresciano a non gridare allo scandalo se la prossima stagione non dovesse mettere in fila i numeri record collezionati quest’anno. A scongiurare l’ipotesi c’è il grande lavoro di squadra che il Ctb, ancora una volta, ha messo in campo. Nel frattempo la programmazione 2013/2014 può essere consultata su www.ctbteatrostabile.it.

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Da lunedì al venerdì, a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potrete seguire rassegne stampa locali e nazionali, ed approfondimenti sulle notizie principali. Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

Dall’11 maggio la Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa della Natività di Maria in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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La nostra diocesi celebra quest’anno il 50° anniversario dell’elezione di Paolo VI, salito al soglio pontiďŹ cio il 21 giugno 1963. In Primo piano (ore 11.20) le interviste a mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo (che ricorda anche papa Giovanni XXIII nel 50° della morte), e alla nipote di Paolo VI, Chiara Montini, che da anni si dedica allo studio della ďŹ gura di Giovanni Battista Montini per l’Archivio storico diocesano. Il commento al Vangelo è a cura

La prossima puntata della rubrica “La Buona Notiziaâ€? apre con il servizio da Chiari sul Grest 2013 “Everybody a San Bernardinoâ€?. A seguire: Il “Convegno biblicoâ€? diocesano che si è tenuto a Villa Pace di Gussago sull’approccio ai testi narrativi della Bibbia; gli “Esercizi spirituali a Villa Paceâ€? serali e per i giovani, guidati dal vescovo Monari; l’intervista a don Carlo Rocchetta in occasione del simposio al Centro Paolo VI “Famiglia e caritĂ cristianaâ€?. La

di don Diego Facchetti, docente in Seminario. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, da questa settimana va in onda nell’edizione estiva di un’ora. Trasmesso in differita anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio RaphaÍl. Le rubriche della Buona Novella si possono riascoltare in podcast sul sito radiovoce.it.

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rubrica “4 parole...â€? è con Tarcisio Busseni sul 90° dell’Unitalsi di Brescia. “La Buona Notiziaâ€? va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedĂŹ alle 20; su PiĂš Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderĂ in onda anche lo speciale “Beati voi quando vi insultano, vi perseguitano e, mentendo...â€?, con Ernesto Galli Della Loggia.

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Ă‹ DUULYDWD OD EXIHUD VXOOD WY GL 6WDWR JUHFD Cinque stazioni televisive, 29 stazioni radio, siti web, un settimanale, Orchestra sinfonica nazionale e Orchestra di musica contemporanea. Ecco il capitale umano e sociale del network greco Ert, che dal 1938 con la radio e dal 1966 con il piccolo schermo è la televisione di Stato della Grecia, esattamente come la Rai lo è per l’Italia. La scorsa settimana, con un comunicato a sorpresa che ha fatto scattare proteste in tutta la nazione, il governo Samaras ha annunciato la chiusura della tv pubblica per ristrutturazione aziendale e il licenziamento di 2700 dipendenti. Stritolato dalla crisi economica e dalle pressioni del-

la troika (Commissione europea, Bce e Fondo monetario internazionale), il governo greco, obbligato a tagliare ben 15mila dipendenti statali, ha iniziato con la Ert, un’azienda da anni in perdita per una cattiva gestione che l’ha portata ad avere esuberi di personale da tre a otto volte di piĂš del numero di lavoratori necessari, e a soffrire di bassi dati di ascolto, che non superano il 10% di share, cioè la metĂ di quella che guadagna la tv privata. 700 prepensionamenti e 2000 lavoratori licenziati con indennizzi statali. Un dramma nazionale che è stato seguito in diretta da milioni di persone

fino a quando, dopo il commovente concerto di addio dell’Orchestra sinfonica della rete, la polizia ha messo fuori uso il ripetitore principale oscurando le trasmissioni. Nonostante questo i dipendenti hanno occupato le varie sedi della televisione, sparse in tutta la Grecia, e migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade per protestare contro la drastica scelta presa dal premier Antonis Samaras senza nemmeno il consenso della sua maggioranza. Simos Kedikoglou, portavoce del governo, ha cosĂŹ giustificato la decisione: “In un momento in cui il popolo greco sta facendo sacrifici non c’è spazio per

ritardi o esitazioniâ€?. Interessante sapere però che lo stesso Kedikoglou era il responsabile politico dell’amministrazione della tv di Stato‌ Ancora una volta le colpe sono in alto però è piĂš semplice colpire in basso. Ma se legale è stata la chiusura di un apparato statale, non è stato legale il modus operandi: infatti, dopo sei giorni di oscuramento, il Consiglio di Stato greco, la massima autoritĂ giuridica del Paese, ha annullato la chiusura di Ert, con una sentenza provvisoria che permette alla rete di trasmettere anche durante il periodo di ristrutturazione aziendale. Insomma, il governo può chiuderla, ma non può

spegnerne il segnale. Un paradossale cavillo che forse manterrĂ attiva la tv nonostante i cambiamenti. SĂŹ, perchĂŠ la decisione di chiudere Ert rientra nell’ambito del programma delle privatizzazioni delle aziende a partecipazione statale concordato con la troika, un passaggio obbligato senza il quale la Grecia non sarebbe stata “aiutataâ€?. Una nuova forma di colonialismo, di una egemonia economico-politica che obbliga una nazione a cedere i propri apparati statali alle aziende private di chissĂ chi. E se l’apparato in causa è la tv di Stato, l’impatto socio-culturale della colonizzazione è ancora piĂš incisivo.


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è chi ai film chiede sempre qualcosa di nuovo, chi chiede di essere emozionato, chi impaurito, chi di passare un paio d’ore di divertimento, chi di stimolare pensieri, chi di denunciare e chi offrire un punto di vista nuovo sulle cose. Il punto di vista diverso è forse uno dei pregi principali de “Il fondamentalista riluttanteâ€? della regista indiana Mira Nair, ispirato al libro, omonimo, di Mohsin Hamid. Il film ha aperto, fuori concorso, la scorsa edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Dieci anni dopo l’11 settembre Changez Khan, professore universitario pakistano, si racconta a Bobby, giornalista inviato in Pakistan. Da subito è chiaro Changez (Riz Ahmed), tanto con il suo interlocutore, quanto con lo spettatore: racconto tutto ma devi ascoltare “dall’inizio alla fine, senza interruzioniâ€?. Dichiarazione d’intenti del protagonista della storia e della regista. Le origini indiane di Mira Nair rendono culturalmente credibile la storia e la scelta di uno stile spygame vicino al thriller (commerciale e occidentale) lo rende piacevole, intrigante, curioso e avvincente. Ottima la colonna sonora.

E il racconto di Changez va indietro nel tempo, a quando giovane pieno di speranze, ha abbandonato la propria terra natale per l’America, cercando di realizzare il sogno americano. E Changez brilla a Princeton, poi arriva a Wall Street e trova il posto desiderato tra gli associati di una grande realtĂ di consulenza finanziaria. Non è un problema, per l’America, che Changez sia un pakistano musulmano. Trova anche l’amore nella bella e facoltosa Erica (Kate Hudson). Tutto procede per il meglio. La carriera di Changez è lanciata. Nel racconto si passa dal passato al presente con continui salti temporali chiari in una realtĂ attuale che è il mondo che conosciamo dopo l’11 settembre. I salti nel passato di Changez sono salti nel nostro passato, in quella visione di un mondo che era di tutti e che non è stato piĂš cosĂŹ dopo il crollo delle Torri Gemelle. E men-

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tre si guarda il film il pensiero corre a coloro che quell’idea di mondo non l’hanno mai conosciuta. Oggi si fanno i conti con la realtĂ che quegli aerei hanno ridisegnato. E la realtĂ si ridisegna anche per il giovane Changez. Non è piĂš lui a scegliere. Lui, musulmano e pakistano, che ama l’America. Ma l’America non lo ama forse piĂš. Changez torna a casa, in Pakistan e diventa professore universitario. Insegna ai giovani pakistani. Racconta di un mondo che può essere diverso da quello che vivono, di un mondo che può ancora essere un’occasione per vivere. I personaggi che girano attorno a Changez sono immagini delle diverse possibili posizioni che attorno al problema il mondo occidentale e quello arabo hanno messo in campo. “Il fondamentalista riluttanteâ€?, nel titolo la chiave della proposta. Forse la via per cominciare a pensare come porsi. Certo un pezzo di realtĂ che non si è spesso considerato. E la soluzione, per tutti non solo per i musulmani, la suggerisce Changez quando chiede aiuto ai suoi studenti nel cercare se può esistere un sogno pakistano. Può esistere per ogni popolo un sogno? E a Bobby non resta che raccontare di un pakistano che ama l’America, perchĂŠ non bisogna “mai fidarsi delle apparenzeâ€?.

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Si è tenuta il 13 giugno alla Fiera di Brescia l’assemblea annuale della Cdo che ha sancito il cambio al vertice dell’ente con sede a Borgo WĂźhrer. Conclusa l’era di Giuseppe Battagliola, è iniziata nel solco della continuitĂ quella di Paolo Paoletti (nella foto, il secondo da sinistra), laurea in ingegneria al Politecnico di Milano con una carriera in Ansaldo, Abb e Sorgenia, lasciata, poco piĂš di un anno fa, per dare vita a Im@ving, start up che fornisce servizi per la

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mobilitĂ sostenibile. “Ora piĂš che mai – spiega il neo presidente – riconosciamo la necessitĂ di fare sistema insieme alle forze politiche e alle altre associazioni, di metterci in ascolto, di dialogare e di confrontarci per valutare insieme le scelte da fareâ€?. Un primo esempio positivo sul quale il sistema Brescia sta lavorando è il Tavolo sull’Expo 2015. “Una occasione unica per ridare fiato alle imprese e fare da volano ad una consistente ripresa economicaâ€?.

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l vero tema è il pluralismo, non il contributo ai giornaliâ€?. Queste le parole usate nei giorni scorsi dal sen. Giovanni Legnini, nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria nell’incontro con la Fisc, la Federazione italiana settimanali cattolici (186 testate tra cui “Voceâ€?, quasi un milione di copie a settimana) sul tema dei contributi all’editoria. “Il clima – ha affermato Francesco Zanotti, presidente della Fisc – appare completamente mutato. La disponibilitĂ al dialogo, all’ascolto e alla condivisione è emersa in tutta evidenza durante il colloquioâ€?. I tempi sono durissimi per tutto il settore, acuiti da una congiuntura economica sfavorevole che incide non poco sulle vendite, sulla pubblicitĂ e sui bilanci dello Stato. A questo si aggiunge l’avvento della Rete che porta con sĂŠ una vera e propria rivoluzione per l’intero settore. Rivoluzione che ancora gli editori non sanno come affrontare, visto il continuo evolversi dei mezzi e delle possibilitĂ che gli stessi strumenti offrono e moltiplicano ogni giorno. “Ecco perchĂŠ – prosegue Zanotti -, ancora una volta, abbiamo ribadito la necessitĂ di poter contare su risorse certe. In quest’ottica abbiamo accolto con estremo favore il desiderio di assicurare almeno 100 milioni annui a quei giornali (oltre 200) che

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garantiscono una pluralitĂ di presenze nelle edicole e favoriscono il dibattito culturale all’interno delle comunitĂ locali e di quella nazionaleâ€?. I settimanali diocesani ricevono “briciole di contributi ma per oltre 70 testate associate alla Fisc quelle briciole sono importanti, spesso essenziali. “Da sempre – continua il presidente della federazione – abbiamo manifestato il nostro favore per un

intervento dello Stato nel delicatissimo settore dell’editoria, non certo per elargire privilegi o per esercitare un deleterio assistenzialismo, ma per sostenere e favorire la libertà di informazione, a volte minacciata anche da un mercato pubblicitario tutto sbilanciato verso i grandi network e senza correttivi adeguati�. Nel corso dell’incontro sono state affrontate le delicate vicende di fronte alle qua-

li la Fisc, con i suoi giornali associati, di certo non si sottrae. “Anzi – sono ancora considerazioni di Zanotti – al sottosegretario abbiamo manifestato ogni piĂš ampia disponibilitĂ al confronto, facendo notare, tuttavia, la particolaritĂ delle nostre aziende, tutte non profit. Aziende in genere piccole, ma vere e proprie scuole di formazione per chi desidera avviarsi alla professione giornalistica. Sono infatti migliaia i collaboratori che gravitano attorno ai nostri giornali e molto numerosi coloro che, negli anni, hanno scritto i primi articoli di una carriera spesso brillante sulle colonne di un giornale diocesano. Inoltre, anche il volontariato, quello vero e professionale, rappresenta una risorsa da valorizzare e da tutelare, di fronte alla quale occorre attrezzarsi per evitare forme di sfruttamento mascherateâ€?. Per conoscere meglio l’universo dei settimanali diocesani il sottosegretario Legnini è stato invitato all’assemblea che la Fisc celebrerĂ a novembre.

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/D YHQGHPPLD GHOOD VROLGDULHWj Una boccata di ossigeno grazie ad un patto per il lavoro proposto da Coldiretti, Fai-Cisl e Demetra, societĂ specializzata nella fornitura di servizi all’agricoltura e sottoscritto da 19 Comuni franciacortini. E con la “Vendemmia della solidarietĂ â€? arriva contro la crisi il “lavoro a km zeroâ€?. Il progetto si rivolge a disoccupati senza reddito residenti nei Comuni della Franciacorta che potranno trovare una occupazione stagionale da agosto

a ottobre nel periodo della vendemmia. “Facendo sistema tra enti, imprese e sindacato, diamo un segnale positivo ed una risposta concreta – afferma Ettore Prandini (nella foto), presidente Coldiretti Lombardia e Brescia – alle esigenze delle famiglie e ancora una volta in un settore, quello agricolo, che è in controtendenza di fronte alla crisi e che registra un aumento delle assunzioniâ€?. “Questo progetto – spiega Daniele Cavalleri, segreta-

rio provinciale Fai-Cisl – rappresenta una valida opportunità lavorativa e insieme un modo per far apprezzare il lavoro agricolo e far conoscere un mercato che ha ancora tante prospettive�. Lo confermano i dati Istat analizzati da Coldiretti che dimostrano come, nel primo trimestre 2013, il comparto agricolo sia stato l’unico a far segnare un aumento del valore aggiunto, sia in termini congiunturali (+4,7%) che tendenziali (+0,1%), ac-

compagnato nello stesso periodo da un aumento dello 0,7% delle assunzioni. Nel caso speciďŹ co della “Vendemmia della solidarietĂ â€? le stime fornite parlano della necessitĂ di reperire circa 400 stagionali, che rappresentano il 10% di tutta la forza lavoro necessaria. Lo stipendio medio per questi operai agricoli stagionali oscilla tra gli 800 e i 900 euro al mese. Le domande vanno presentate ai Comuni o alla Coldiretti entro il 20 luglio.


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sia stato intitolato “La responsabilitĂ del progettista e del direttore lavoriâ€?. Tenutosi presso il Centro pastorale Paolo VI, venerdĂŹ 14, il convegno è stato introdotto dal presidente degli Architetti, Paolo Ventura. “Il Riuso e la riqualificazione urbana sostenibileâ€?, in merito alle modifiche del testo unico dell’edilizia coordinato con la legge Bassanini e il “codice dell’amministrazione digitaleâ€?, sono state le problematiche sollevate da Matteo Capuani, consigliere del Cnappc.

“In Italia, ha osservato Capuani, non si fa un vero Piano casa dagli anni ’70. La nostra proposta è recuperare parte del tessuto edilizio, dare ai professionisti gli strumenti per poter intervenireâ€?. Al dibattito hanno partecipato gli avvocati Riccardo Marletta dello studio milanese Belvedere e Italo Ferrari dello Studio Fontana-Ferrari, mentre il Aldo Fiale, magistrato della Terza Sezione della Corte di Cassazione, ha sviluppato l’aspetto giurisprudenziale: â€œĂ‰ doveroso

chiarire le responsabilitĂ sotto il profilo penale, i rapporti tra urbanistica ed edilizia in ambito regionale e la disciplina statale. La materia relativa alle procedure Dia e Scia è ancora molto frazionata , nota il magistrato, ed avrebbe bisogno di principi unitariâ€?. La chiusura dei lavori è stata invece affidata al gruppo “Giovani architettiâ€?. Le tematiche affrontate, la sicurezza sul lavoro e le responsabilitĂ in caso di cattiva esecuzione da parte dell’impresa.

fatto dei lavori e offrire al pubblico l’opportunità di accedere, nelle settimane seguenti, alla Cappella ancora in fase di restauro, con visite guidate. La presentazione dei lavori sarà fatta da Italo Scaietta, dall’assessore alla Cultura Giuseppe Basso e dal restauratore Leonardo Gatti, che illustrerà la parte tecnica, mentre per quella artistica e storica, interverranno la dottoressa Donatella Martelli e l’architetto Massimo Depaoli, entrambi impegnati nel completare una prossima pubblicazione, nella quale sarà illustrata, attraverso una ricca mole di documenti, la storia della Cappella. Quest’ultima, risalente alla prima

metĂ del 600, si trova all’interno della chiesa parrocchiale di Volta Mantovana. Le modifiche per poter accogliere le spoglie della Beata risalgono al 1813. Nel 1913, in occasione del I° centenario della presenza della Beata, furono eseguiti i primi lavori di restauro.

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roseguono a ritmo frenetico i restauri nella Cappella della Beata Paola, a Volta Mantovana. L’Êquipe di specialisti impegnati nel lavoro, parla bresciano. Dal parroco, padre Agostino Panelli, al restauratore Leonardo Gatti e a tutta la sua squadra di restauratrici dirette da Stefania Turina, fino all’architetto Massimo Depaoli, sono arrivati tutti in terra mantovana dalla nostra provincia. Un lavoro molto complesso quello che stanno affrontando. La stupenda Cappella, ricca di raffi-

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nati bassorilievi, policromie e dorature, si trovava in condizioni di conservazione pessime. Oltre 200 metri quadrati di superfici completamente ritinteggiate nascondevano all’osservatore, dorature, splendidi colori seicenteschi, e affreschi coperti da strati di colore sovrapposti nei secoli. Un lavoro che sta richiedendo grande pazienza, capacitĂ professionale e tanta passione. Col passare dei mesi lo splendido manufatto, nel quale è conservata l’urna della Beata Paola, comincia a riapparire com’era in origine, ricco e sfarzoso. Al la-

voro, presso lo Studio-Laboratorio del restauratore bresciano, un’altra ĂŠquipe dallo stesso diretta, si sta occupando del restauro delle cinque tele collocate all’interno della Cappella. Due dei grandi dipinti, di splendida fattura, si presentavano in condizioni di conservazione alquanto degradate, e il loro restauro si sta presentando piuttosto complesso. VenerdĂŹ 28 giugno alle ore 21, presso il Salone delle Scuderie di Palazzo Gonzaga, a Volta Mantovana, è stata organizzata una serata culturale, per presentare attraverso immagini e video lo stato di

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Â?ƒ‹’ ‘Â?„ƒ”†‹ƒ —ƒ”ƒÂ?Â–ÇŻÂƒÂ?Â?‹ †‹ ˆ‘”Â?ƒœ‹‘Â?‡ ’”‘ˆ‡••‹‘Â?ƒŽ‡ Nata nel 1974, la Scuola regionale per la valorizzazione dei beni culturali, meglio nota come Scuola di Botticino ha qualiďŹ cato piĂš di 500 restauratori e circa 400 tecnici del restauro di beni culturali, raggiungendo risultati signiďŹ cativi anche in termini di successo occupazionale e professionale, oltre ad aver aggiornato numerosi professionisti del settore. Un forte radicamento territoriale ha permesso – nel corso di quasi 40 anni di attività – la creazione

di una ďŹ tta rete di contatti con importanti centri di ricerca, universitĂ , musei, istituzioni culturali italiane ed estere, enti ecclesiastici ed amministrazioni pubbliche. Riconosciuta come Centro di rilevanza regionale ed iscritta all’Albo “Lombardia eccellenteâ€?, dal febbraio scorso la Scuola è stata accreditata dai Ministeri competenti per l’attivazione del Corso quinquennale per restauratore di beni culturali. La Scuola di Botticino, ponendo

al centro dell’offerta formativa l’approccio diretto sulle opere, ha messo gli studenti nelle condizioni di poter restaurare piĂš di 1100 beni tutelati, provenienti principalmente dal nord Italia, come lo “Stendardo della mercanziaâ€?, rafďŹ gurante i santi Faustino e Giovita, custodito presso i Musei civici di Brescia. L’opera, risalente al XVIII secolo, è un prezioso intreccio di ďŹ lati, trattato dai tecnici del restauro, con ago e ďŹ lo, nel rispetto assoluto dei materiali originali.

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’estate è alle porte e se tanti turisti si apprestano a raggiungere la meta delle proprie vacanze, altrettanti musei e siti d’interesse artistico si preparano ad accogliere i visitatori, spesso troppo distratti e poco attenti a ciò che hanno di fronte. Infatti, chi usufruisce della bellezza del patrimonio artistico, quando osserva un affresco o una pala dai colori vividi, non si accorge del lavoro che, a monte, ha portato le opere d’arte a risplendere, dopo secoli di grigiore. Gli artefici di tanta bellezza sono i restauratori dei beni culturali. Ed è

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conosciuto dalla Commissione tecnica interministeriale Miur-Mibac per le attivitĂ istruttorie finalizzate all’accreditamento delle istituzioni formative e per la vigilanza sull’insegnamento al restauro, presieduta dalla professoressa Marisa Dalai Emiliani. Un corso di studi che permetterĂ allo studente l’ottenimento di un titolo equiparato alla laurea magistrale e l’abilitazione professionale. Teoria e pratica: è grazie a questo felice connubio che la Scuola di Botticino ha cresciuto i suoi restauratori e cosĂŹ sarĂ anche nell’anno formativo 2013/2014. L’approccio didattico della Scuola di re-

La Scuola di Restauro Enaip di Botticino, dal 1974 centro di alta formazione per la valorizzazione e conservazione del patrimonio storico - artistico e culturale, organizza per l’a. f. 2013/14: 6FXROD UHJLRQDOH SHU OD YDORUL]]D]LRQH GHL %HQL &XOWXUDOL

Corsi post-diploma triennali abilitanti per Tecnico del restauro di beni culturali Corsi quinquennali abilitanti per Restauratore di beni culturali (titolo equiparato alla laurea magistrale - LM/R02)

Corso di alta formazione Collection Exhibition Registrar Corsi di aggiornamento nel settore beni culturali Seminari anche residenziali per studenti Prossimo OPEN DAY 9 luglio possibilitĂ di visite su appuntamento per singoli o gruppi

per informazioni botticino@enaip.lombardia.it – tel 0302191122 www.enaipbeniculturali.it

stauro si fonda sull’interdisciplinaritĂ tra le aree storico-artistiche, scientifiche e tecnico-metodologiche ed è incentrato sul compito reale: oltre il 50% del monte ore prevede attivitĂ tecnico didattiche di conservazione e restauro in laboratori/cantieri su opere tutelate come beni culturali. Tre gli indirizzi: il primo riguardante manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile, manufatti scolpiti in legno, arredi e strutture lignee, manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti. Il secondo indirizzo concerne manufatti lapidei e derivati e, infine, superfici decorate dell’ar-

chitettura. Il terzo e ultimo indirizzo orienta l’offerta fomativa su materiali e manufatti tessili e pelle. Gli ambiti disciplinari di base che caratterizzano il corso sono: formazione scientifica, formazione storica e storico artistica, metodologie per la conservazione e il restauro, scienze e tecnologie per la conservazione e il restauro, beni culturali, formazione giuridica, economica e gestionale, discipline tecniche del restauro affini e integrative. Dopo 40 anni dalla sua fondazione, la Scuola riapre nuovi orizzonti formativi, mantenendo però fede agli ideali fondativi che la contraddistinguono.


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di esclusiva competenza dei professionisti architetti, i quali possiedono la necessaria capacità di analisi, l’autonomia decisionale, la creatività ed il senso estetico per gestire un cantiere, nel rispetto altresÏ della normativa di riferimento. L’Ordine degli architetti della Provincia di Brescia, che conta 2800 iscritti, si occuperà direttamente dei lavori di restauro e risanamento conservativo della porzione di Palazzo Martinengo

Colleoni delle Palle destinata ad accoglierne la nuova sede. Si tratta, complessivamente, di circa 600 mq collocati tra l’ala est e l’ala sud dell’edificio, appartenente al patrimonio immobiliare del Comune di Brescia, che comprendono i locali precedentemente destinati agli Uffici di Procura e ai relativi spazi di servizio annessi. L’edificio presenta numerosi elementi di pregio storico e architettoniche risalenti a diverse epoche.

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’intervento previsto è sostanzialmente riconducibile al risanamento conservativo finalizzato ad un recupero funzionale della porzione di edificio interessata, coerentemente con il nuovo utilizzo, senza che venga apportata alcuna modifica sostanziale all’attuale impianto degli spazi, ad eccezione di alcuni interventi puntuali, volti a ripristinare l’originaria configurazione distributiva dei locali. Il progetto contempla sia il ripristino dell’originaria fruibilitĂ della scala sud, reso possibile attraverso la parziale demolizione della soletta

in proiezione alla rampa di arrivo al piano, sia la rimozione della scala a chiocciola collocata nel locale a piano terra, un inserimento incongruo effettuato negli anni ’50. Non sono ipotizzati nÊ interventi di consolidamento di carattere strutturale nÊ il restauro delle superfici pittoriche delle volte, che saranno oggetto di una semplice operazione di pulizia con la rimozione dei depositi incoerenti. Un discorso a parte va fatto per la decorazione pittorica del salone, che si presenta in cattivo stato di conservazione, a causa di infiltrazioni, risolte con il recente restauro delle coperture. Alle infiltra-

zioni sono imputabili i sollevamenti e le cadute di colore, nonchĂŠ gli affioramenti di sali. La struttura della volta risulta interessata da fessurazioni nei due angoli verso l’esterno. La superficie è coperta da depositi di particellato e nerofumo che, assieme ad un probabile fissativo applicato al termine del vecchio restauro, hanno inscurito e uniformato le cromie, attenuando o annullando la profonditĂ e gli effetti dei dipinti. All’interno del salone troverĂ posto una Sala, con una capienza di circa 95 persone, dedicata alla realizzazione di Corsi e alla riunione delle Commissioni dell’Ordine.


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Qualcuno ci aveva anche sperato. Si era immaginato che l’Under 21 avrebbe potuto restituire la pariglia dopo il pesante ko della Nazionale maggiore in finale all’Europeo lo scorso anno. Invece il risultato della finale dell’Europeo under 21 a Gerusalemme è stato quasi il medesimo: partita quasi mai in discussione se non per il momentaneo pareggio di Immobile. Tripletta di Thiago Alcantara, gol di Isco su rigore e 4 a 2 finale, con rete inutile di Borini. Si potrebbero

dire molte cose, ma se gli azzurrini hanno bene impressionato per la forza del gruppo e il gioco espresso, pure il confronto con gli spagnoli è impietoso: Thiago Alcantara gioca e segna spesso nel Barcellona, Isco è stato la stella del Malaga anche in Champions, De Gea difende la porta del Manchester United. I nostri difensori, Donati e il “brescianoâ€? Caldirola (nella foto), erano quest’anno in prestito in B, il secondo senza nemmeno troppo brillare. Serve aggiungere altro?

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na serie fantastica, quattro partite che finora hanno saputo regalare grandi emozioni si avviano alla migliore conclusione che gli amanti del basket avrebbero potuto immaginare. GiĂ , sabato 22 giugno arriverĂ alla sua conclusione l’ultima serie di questi playoff di Legadue, quella finale che mette in palio l’accesso alla massima serie della pallacanestro nostrana. Brescia e Pistoia finora sono in perfetto equilibrio, 2 a 2, e giĂ questo è un risultato straordinario, considerando come la serie si era messa: dopo le due partite a Pistoia infatti, il tabellino recitava impietoso 2 a 0 per i toscani. Fattore campo pienamente rispettato, possibilitĂ di successo che si abbassano notevolmente, con la tegola di Michale Jenkins fuori per infortunio. Eppure Brescia è viva, ha giocato benissimo entrambi gli scontri, che si sono conclusi con uno scarto ridottissimo, specialmente il secondo terminato 56 a 58. Per questo motivo l’ambiente era rimasto comunque carico e fiducioso, nei giorni precedenti al ritorno sul parquet del San Filippo si erano moltiplicati i messaggi di incoraggiamento, dal “Rialzati

di 14 punti, dal cecchino da dietro l’arco Federico Loschi e da Gino Cuccarolo. Ora la serie ritorna a Pistoia, per la gara piĂš attesa, gara 5 che si svolgerĂ sabato alle 20.30: una sola partita in cui si decide tutta la stagione, senza piĂš spazio per conti o seconde chance, dentro o fuori. Il fattore campo rischia di essere ancora molto influente, ma d’altra parte è vero che l’inerzia della serie ora sembra essere in mano alla Centrale del Latte: Brkic dopo gara 4 ha predicato tranquillitĂ , ricordando che la pressione è adesso tutta sui toscani, quel che è certo è che ne uscirĂ una partita da ricordare, culmine di un’annata fantastica per tutti. A questo punto manca solo la ciliegina sulla torta: la serie A è lĂŹ, distante solo una partita, il cuore della Leonessa per compiere l’ultimo sforzo.

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Leonessaâ€? fino al brescianissimo “Ga la fom!â€?. Messaggi di incoraggiamento che hanno sortito il loro effetto, uniti all’atmosfera caldissima dentro e fuori il San Filippo, con migliaia di tifosi a sostenere i ragazzi di coach Martelossi. CosĂŹ sono arrivate le due vittorie di fila in casa, caratterizzate da pre-

stazioni di grande agonismo e sostanza, con scarti in entrambi i casi superiori alla doppia cifra: dal 70 a 55 di gara 3 al 73 a 62 di gara 4. Sugli scudi soprattutto il trio delle meraviglie Brkic, Giddens e Barlos, autori in continuazione di prestazioni superlative, ma nell’ultima partita si sono avuti contributi preziosi anche da Fernandez, autore

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La Brescia del pallone targato Csi ha il volto sorridente delle giocatrici del Lions, che dopo il titolo provinciale centrano la storica doppietta conquistando la vetta della Lombardia dagli 11 metri. Dopo il 2-2 dei tempi regolamentari con le milanesi della Certosa capitan Ceresoli e compagne sono state piĂš fredde dal dischetto. Sfuma in ďŹ nale, invece, il sogno della Virtus Basket per lo scudetto regionale andato ai meneghini del S. Andrea, vincitori per 71-55.

Grande amarezza per l’epilogo della categoria top junior del calcio a 7. Niente derby per il primo posto, con il Giaffa Clusane sconďŹ tto ai rigori dal Garlate (Lecco) e il Nave beffato di misura (7-6) da Robur (Milano). Nella ďŹ nalina i triumplini conquistano il bronzo in uno spettacolare 8-7 sui sebini. Scorpacciata di titoli per Milano, che porta a casa sette scudetti lombardi sugli 11 disponibili affermandosi ovunque: calcio a 11, a 7, a 5, volley e basket. Chapeau.

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udiano e Team Out Salò. Sono loro i campioni di Coppa Leonessa top junior e juniores. Un trionfo ottenuto in modi diversi, ma che genera le medesime emozioni nel post partita, con i tradizionali gavettoni ai mister e cori di gioia negli spogliatoi dell’oratorio di Castelcovati. Partiamo dai top, dove Rudiano s’impone 3-1 sull’Uso United. La gara si accende al 10’ del primo tempo, quando Provezza viene strattonato in area e conquista un calcio di rigore. La sua esecuzione dal dischetto, tuttavia, viene neutralizzata da Bergomi. L’appuntamento con il gol è solo rimandato. Ci pensa Leoni a rompere gli equilibri con un gran tiro dalla distanza che vale l’1-0. Pochi istanti prima dell’intervallo arriva il raddoppio, con Togni che si esibisce in una giocata da applausi, un mix di qualitĂ e forza che gli consente di proteggere palla, aggirare il diretto avversario e trafiggere il portiere. Il ruggito della Leonessa, sempre piĂš vicina, inizia a risuonare nelle orecchie dei ragazzi bassaioli, che avvicinano definitivamente il sogno alla realtĂ al 6’ della ripresa grazie alla splendida volĂŠe di Gaibotti che gonfia la rete. Lo United non molla e al 15’ Gattulli riaccende la fiammella della speranza

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del secondo tempo. Poi salgono in cattedra i due portieri: Bonetti e Raggi, autori di parate straordinarie e assoluti protagonisti fino a 3’ dal triplice fischio, quando Guindani s’inventa un gol da antologia con un destro fulmineo che s’infila all’incrocio dei pali. I giochi sembrano fatti, ma in pieno recupero l’altro numero 10 – Ligu – conquista e trasforma un rigore siglando il definitivo 2-2. Si va ai rigori, e dopo otto esecuzioni e tre errori per parte risulta decisivo l’errore di Paccani, subito rincuorato dai compagni di una squadra che si è arresa solo alla sfortuna.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

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ƒ’ƒ ”ƒÂ?…‡•…‘ ‡ ‹Ž …ƒÂ?„‹ƒÂ?‡Â?–‘ Egr. direttore, a soli tre mesi esatti dalla sua elezione papa Francesco è giĂ riuscito ad imprimere dei forti cambiamenti nella Chiesa. Spontaneo, capace di accompagnare anche attraverso una videotelefonata i pellegrini in cammino verso Loreto, austero nella preghiera ma caloroso con i fedeli, sembra aver giĂ scritto un’enciclica dei gesti. Papa Bergoglio avvince con la sua semplicitĂ , i suoi modi aperti dove anche un saluto è un saluto speciale perchĂŠ i suoi sono gesti straordinari per la loro semplice autenticitĂ . Gesti che lo hanno fatto sentire subito accessibile, vicino alla gente come un parroco, come un padre. L’ascolto è la sua missione e di tanti parroci. Uscire per strada e andare verso le persone, conoscerle una a una, ricordare i loro nomi, ascoltare le loro storie, sorreggere i piĂš deboli, confortare le dignitĂ umiliate perchĂŠ Bergoglio prima di tutto è un riformatore di anime. Con il suo sguardo notte e giorno ha cercato i loro volti e li ha incoraggiati a non farsi rubare la speranza. Gesti forti, simbolici, rivoluzionari, spesso piĂš comprensibili delle parole che corrispondono alla saggezza di vita di un autentico pastore del cuore con la capacitĂ proprio in un gesto di far arrivare un forte messaggio di fede, il calore della fiducia, la forza della speranza di toccare i nostri cuori come se stesse parlando a ognuno di noi, di farci sentire anche in mezzo alla folla individualmente abbracciati. Cioè il Papa comincia

realizzare quella collegialitĂ che il Concilio Vaticano II chiedeva. Il vicario di Cristo non è solo il papa ma ciascun vescovo e quindi il Papa con i vescovi deve guidare la Chiesa. Intanto bisogna capire chi è Bergoglio. Ăˆ un pastore e lo vediamo ma è stato un uomo di governo a vari livelli. Non significa che lui stia venendo meno in nessun modo al primato pietrino . É assolutamente gesuita e tra l’altro nella storia di Sant’Ignazio, Francesco ha avuto un ruolo importante, cioè è il Francesco di Sant’Ignazio che si converte perchĂŠ legge la vita di Francesco e decide di cambiare vita perchĂŠ si ispira a quella esperienza francescana. In questo senso è gesuita al cento per cento perchĂŠ la compagnia è missionaria, perchĂŠ la compagnia si apre alla missione cioè è aperta a ciò che è anche lontano rispetto a quelli che sono i confini del mondo conosciuto. Papa Francesco sta togliendo tutto ciò che di troppo c’è a suo avviso nella corte pontificia. Si sta dimostrando il Papa delle grandi periferie del mondo, in questo è un papa globale perfino piĂš del Beato Giovanni Paolo II. Io ho l’impressione che sorprenderĂ molti anche all’interno della Chiesa. Ma questo Papa ci porta alla rivoluzione? Io credo di sĂŹ perchĂŠ se si mettessero in fila tutte le omelie che lui fa al mattino a Santa Marta, verrebbe giĂ delineato un programma pastorale. Ripercorrere quello che papa Francesco ha detto dimostra come abbia cambiato completamente lo scenario e questo fa capire come mentre cresce sicuramente il feeling spirituale con la gente, cresce

anche il momento di fibrillazione all’interno del Vaticano. Ăˆ cominciata una vera rivoluzione e bisogna vedere dove questa porterĂ . Un primo risultato l’ha giĂ ottenuto: ha tirato fuori la Chiesa da uno stato di crisi in cui era precipitata. Celso Vassalini

”‡…‹•ƒœ‹‘Â?‹ •—ŽŽƒ •…—‘Žƒ …ƒ––‘Ž‹…ƒ Egr. direttore, don Mori nella risposta alla lettera di don Chiappa pubblicata sull’ultimo numero di Voce afferma, sia pure tra parentesi, che talvolta “le scuole, magari anche cattoliche, esprimono qualche difficoltĂ con la disabilitĂ â€?. Mi permetto di segnalare a questo proposito che l’Istituto diocesano Cesare Arici ha invece fatto della attenzione e della accoglienza della disabilitĂ uno dei punti qualificanti della sua proposta educativa con un progetto “Scuola cattolica scuola accoglienteâ€? che accanto alla formazione costante dei docenti fa sĂŹ che nell’anno scolastico appena terminato due alunni nella Scuola Primaria e uno nella Secondaria di I grado abbiano frequentato regolarmente con insegnanti di sostegno e assistenti ad personam. Per il prossimo anno altri due bambini verranno accolti. Questo nello spirito di quel servizio alla famiglia e alla persona che ha animato il fondatore dell’Arici beato Giuseppe Tovini e che la diocesi ha custodito e custodisce come preziosa ereditĂ e impegno per il futuro. Adriana Pozzi

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‡Â?’‘ •…ƒ†—–‘ Egr. direttore, 10 anni fa, tra il maggio e il giugno, 2003 la nostra cittĂ fu vittima di un contagio psicologico. Una serie incalzante di indagini sbagliate, condotte dagli inquirenti e dai loro collaboratori, aveva trasformato la paura di alcune mamme in una accusa di pedofilia. Non si trattò solo di questione privata, il fenomeno coinvolse alcune scuole dell’infanzia comunali con sviluppi in campo ecclesiale e civile. Furono implicati soprattutto seri professionisti della scuola, dignitosi dipendenti comunali, sottoposti ad ingiusta prigionia e a processi logoranti, dal punto di vista morale ed economico. L’amministrazione comunale fu sottoposta ad un attacco frontale da parte dell’opposizione, alla guida fino a ieri della cittĂ , e assunse una posizione ‘pilatesca’. Inutilmente e ripetutamente si è chiesto all’amministrazione, ai ‘colpevolisti manifesti’ implicati direttamente in una triste polemica puramente strumentale, dentro e fuori il consiglio comunale, di ristabilire l’equilibrio e la veritĂ dei fatti, il pieno reintegro morale ed economico delle persone ingiustamente accusate. Ci dispiace dunque affermare oggi che il tempo è scaduto! Chiediamo al nuovo sindaco Del Bono, al vicesindaco Castelletti, di porre definitivamente fine a questa vicenda, indegna di una cittĂ civile, come primo atto di governo della cittĂ futura. don Mario Neva

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