La Voce del Popolo 2013 26

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V Vecchio monumento, in mezzo alla piazza, messo lĂŹ a ricordare c un re o un generale. Basamento di marmo, cavallo di bronzo, lo zoccolo alzato nel gesto del passo, v e sopra il cavaliere con spada e vestito. La testa in alto che c guarda il sole. La piazza è quadrata, quasi tedesca. Le L case a tre piani, le grandi finestre, a griglie bianche, con c ringhiere di ferro, senza fiori, e tetti di ardesia, con dentro una fila di abbaini angusti, uguali fra loro. Le d de torri appena piĂš alte hanno pinnacoli a punta. In cima t tor una u boccia e una croce di ferro contro il cielo giĂ pieno di d luce. luc In una mattina di maggio e di nuvole bianche che passano sopra la piazza dove cammina la gente, i tavoli dei p passan caffè. Scendono i colombi sul selciato antico. Aprono i negozi c Sc sotto so i portici port di colonne di granito quadrate o rotonde. Verso gli angoli si affacciano le gallerie che portano a strade diverse. L’aria è an affac leggera e c’è quiete intorno, brusio di persone, rumore di sedie smosqu se. Un elicotte elicottero passa alto, un camion transita adagio. Arriva il cameriere per il conto. La solitudine è nelle cose che ci sono intorno.

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Brescia dal Papa. L’incontro gioioso con Francesco

Carpenedolo. La bellezza ritrovata grazie alle due pale

Il mandato di Monari. Esperienza estiva in terra di missione

Compleanno di “Voce� Gli auguri di Tarquinio e Francesco Zanotti

Brescia calcio. Il nuovo Brescia a battesimo dal Bayern

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intelligenze. Non isdegnerà parlare piÚ coi fatti che colle ragioni, raccogliere dialoghi dalla viva bocca e dal buon senso del popolo e intessere qualche appetitosa corrispondenza in vernacolo. Anzi, giacchÊ per stare all’altezza dei tempi bisogna istruire col metodo oggettivo, all’arguta semplicità della frase, s’aggiungeranno bozzetti, macchiette e caricature con e senza commenti, secondo il caso. Quanto alla sostanza poi state pur sicuri, lettori cari, che questo foglietto non vi porgerà nÊ le incoerenti massime dei giornali liberali moderati, nÊ le bestemmie, nÊ le menzogne, nÊ le appendici dei giornali radicali, nÊ il sudiciume d’illustrazioni

del Diavolo Rosa, del Cri-Cri e simili insetti schifosi, cosicchÊ potrà passare impunemente nelle mani dei vostri figli senza che abbiano a perdere la semplicità della loro fede, nÊ il candore di loro innocenza. Non sarà la voce ciarlatanesca del focoso tribuno il quale con rimbonbanti paroloni di libertà , fraternità , eguaglianza, progresso cerca d’infinocchiare il popolo sovrano gabbandolo con larghe promesse senza mantenerne pur una a terminando poi col guardarlo dall’alto in basso e sprezzarlo, dopo avergli cavato fin l’ultimo centesimo di tasca, e col ritirarsi impinguato ai milioni rubati alle spalle dei gonzi che gli hanno creduto.

Non sarĂ la voce del socialista, a, servo piĂš o meno consapevole e della setta, che allucinandolo coll’immaginaria prospettiva d’una mutazione sociale altrettanto impossibile a realizzarsi quanto ingiusta e contraria a natura, lo tradisce tanto per demoralizzarlo. Non sarĂ la voce del rivoluzionario, lo si chiami poi come si vuole. Per noi il popolo non è Dio, la sua voce non è la voce di Dio, perchĂŠ egli stesso deve obbedire alla voce suprema di quel Dio che comanda di rispettare i giusti diritti di chiunque. Alieni da vili cortigianerie e da entusiasmi fuor di luogo, rispetteremo ogni

legittima autorità , dando a Cesare quello che è di Cesare, ma prima a Dio quello che è di Dio. Ad altro numero quale sia la Voce del Popolo.


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La gioia dell’incontro con papa Francesco ‘Â?‘ •–ƒ–‹ “—ƒ•‹ Í?͘͘͘ ‹ „”‡•…‹ƒÂ?‹ …Š‡ ŠƒÂ?Â?‘ Dz‹Â?Â˜ÂƒÂ•Â‘Çł ‘Â?ƒ ’‡” Žǯ‹Â?…‘Â?–”‘ …‘Â? ‹Ž •—……‡••‘”‡ †‹ ‹‡–”‘ Â?‡Ž ”‹…‘”†‘ †‡Ž ƒ’ƒ „”‡•…‹ƒÂ?‘ ‡ †‹ ƒŽ–”‹ •‹‰Â?‹ˆ‹…ƒ–‹˜‹ ƒÂ?Â?‹˜‡”•ƒ”‹

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ontenti di poterla incontrare. In queste poche, semplici parole tratte dell’indirizzo di saluto che il vescovo Luciano Monari gli ha rivolto, sta il senso grande dell’incontro tra la Chiesa bresciana e papa Francesco dello scorso 22 giugno. Un incontro che ha toccato il cuore dei tantissimi bresciani (il conto finale si avvicina alla soglia dei 5000) che sono scesi a Roma per non mancare all’appuntamento con il Papa venuto dalla fine del mondo. Un appuntamento che ha avuto nella figura di Paolo VI il nucleo intorno al quale tutto ha trovato senso e giustificazione. L’ha ricordato lo stesso papa Francesco nel suo personale, intenso, ricordo del predecessore bresciano e della straordinaria attualità di alcune sue intuizioni, del suo amore per la Cristo, per la Chiesa, per l’uomo. Intuizioni che, seppure declinate in tempi oggettivamente diversi, sono il perno del suo stesso pontificato. PerchÊ di

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al Papa nato a Concesio in occasione della sua elezione, dei 120 anni di fondazione de “La Voce del Popoloâ€? che deve la sua nascita proprio a un’intuizione di Giorgio Montini, padre di Giovanni Battista, e dei 125 della rivista “Madreâ€?, doni diversi ma che cercano, pur in mezzo alle mille difficoltĂ del tempo corrente, di corrispondere, ciascuno nel proprio campo specifico, a quell’ideale di Chiesa che Paolo VI, nel corso del suo pontificato non si stancò mai di annunciare. Forse non tutti i 5000 bresciani che hanno affollato la basilica di San Pietro hanno avuto modo di cogliere l’importanza di questi legami. Per tanti la molla che ha fatto scattare il desiderio di partire alla volta di Roma era il semplice incontro con papa Francesco. Solo nella basilica vaticana hanno avuto modo di scoprire, come ha ammesso lo stesso pontefice, che per tanti dei suoi gesti, del suo modo di intendere il ministero petrino, dei suoi appelli per una Chiesa aperta al mondo, vi-

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cina alle periferie dell’umanità è debitore proprio nei confronti di Paolo VI. Gli anni in cui il Papa bresciano fu chiamato a guidare la Chiesa universale forse non avrebbero permesso quello stile che oggi segna il pontificato di papa Francesco. Il Papa eletto il 13 marzo ha confidato ai bresciani di trovare nelle parole di Paolo VI, nel suo amore per Cristo, per la Chiesa e l’uomo, una grande forza spirituale, parole e intuizioni, ha affermato, che

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“mi hanno fatto tanto bene nella vitaâ€?. Le parole del Papa, la sua disponibilitĂ all’incontro, all’abbraccio hanno ampiamente ripagato i presenti per la fatica e i disagi che il viaggio a Roma ha comportato. Nei commenti di chi ha avuto modo di vivere questa straordinaria giornata, dalle personalitĂ al piĂš piccolo dei pellegrini che si è accontentato di vedere passare il Papa, non c’è stato spazio altro che per la gioia di un incontro destinato a entra-


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Antonio di Azzano è rimasto piacevolmente colpito dall’incontro con il Papa ma anche dalla commozione del Vescovo quando ha iniziato la Messa davanti a cosĂŹ tanti bresciani. Ad Antonio sono rimasti impressi la semplicitĂ delle parole e dei gesti e il fatto che è sceso in mezzo alle persone: “Ho visto persone che piangevano per averlo toccato e avvicinatoâ€?. Senza dubbio è stata una bella esperienza di Chiesa venire qui a Roma nell’Anno della fede.

Per Pinuccia (nella foto) è stata “un’emozione grande, una lezione di amore e di umiltĂ . Dal primo momento mi ha trasmesso amore e umiltĂ ; papa Francesco è un grande evangelizzatore. Lui è cosĂŹ imprevedibile, mi fa divertire; ho amato molto anche gli altri Papi ma con questo c’è qualcosa di piĂšâ€?. C’è anche chi, tra i pellegrini, non nasconde un briciolo di delusione: Martina Ingrosso è contenta di aver provato questa esperienza, ma delusa di non averlo potuto salutare.

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re nella storia della Chiesa bresciana e della sua gente. Sentimenti semplici, ma genuini e autentici che il vescovo Luciano Monari ha saputo riassumere in quel “siamo contenti di incontrarla�. Una contentezza e una gioia che trovano posto anche in queste pagine che “Voce� dedica al ricordo dell’incontro tra Brescia e papa Francesco e che si aprono con la pubblicazione del saluto del Vescovo e dell’intervento del Papa.

ari fratelli e sorelle della diocesi di Brescia, buongiorno! Vi ringrazio perchĂŠ mi offrite la possibilitĂ di condividere con voi il ricordo del Venerabile Servo di Dio Paolo VI. Vi saluto tutti con affetto, a partire dal vostro vescovo, mons. Luciano Monari, a cui sono grato per le amabili parole. Saluto i sacerdoti, le religiose e i religiosi e i fedeli laici. Questo è il vostro pellegrinaggio nell’Anno della fede, ed è bello che abbiate voluto farlo nel 50° dell’elezione del vostro grande conterraneo Paolo VI. Sarebbero tante le cose che vorrei dire e ricordare di questo grande Pontefice. Pensando a lui, mi limiterò a tre aspetti fondamentali che ci ha testimoniato e insegnato, lasciando che siano le sue appassionate parole ad illustrarli: l’amore a Cristo, l’amore alla Chiesa e l’amore all’uomo. Queste tre parole sono atteggiamenti fondamentali, ma anche appassionati di Paolo VI. Paolo VI ha saputo testimoniare, in anni difficili, la fede in GesĂš Cristo. Risuona ancora, piĂš viva che mai, la sua invocazione: “Tu ci sei necessario, o Cristo!â€?. SĂŹ, GesĂš è piĂš che mai necessario all’uomo di oggi, al mondo di oggi, perchĂŠ nei “desertiâ€? della cittĂ secolare Lui ci parla di Dio, ci rivela il suo volto. L’amore totale a Cristo emerge in tutta la vita di Montini, anche nella scelta del nome come papa, da lui motivata con queste parole: è l’Apostolo “che in modo supremo amò Cristo, che in sommo grado desiderò e si sforzò di portare il Vangelo di Cristo a tutte le genti, che per amore di Cristo offrĂŹ la sua vitaâ€? (omelia del 30 giugno 1963). E questa stessa totalitĂ la indicava al Concilio nel Discorso di apertura della Seconda Sessione a San Paolo fuori le Mura indicando il grande mosaico della Basilica in cui il papa Onorio III appare di proporzioni minuscole ai piedi della grande figura di Cristo. CosĂŹ era la stessa Assemblea del Concilio: ai piedi di Cristo, per essere servi suoi e del suo Vangelo (cfr. discorso del 29 settembre 1963). Un profondo amore a Cristo non per possederlo, ma per annunciarlo. Ricordiamo le sue appassionate parole a Manila: “Cristo! SĂŹ, io sento la necessitĂ di annunciarlo, non posso tacerlo! ‌ Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito di ogni creatura, è il fondamento di ogni cosa; Egli è il Maestro dell’umanitĂ , è il Redentore; ‌ Egli è il centro della storia e del mondo; Egli è Colui che ci conosce e che ci ama; Egli è il compagno e l’amico della nostra vita; Egli è l’uomo del dolore e della speranza; è Colui che deve venire e che deve un giorno essere

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Paolo VI aveva una visione ben chiara che la Chiesa è una madre che porta Cristo e porta a Cristo. Nell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi – per me il documento pastorale piĂš grande che è stato scritto fino a oggi – poneva questa domanda: “Dopo il Concilio e grazie al Concilio, che è stato per essa un’ora di Dio in questo scorcio della storia, la Chiesa si sente o no piĂš adatta ad annunziare il Vangelo e ad inserirlo nel cuore dell’uomo con convinzione, libertĂ di spirito ed efficacia?â€? (8 dicembre 1975, n. 4). E continuava: la Chiesa è veramente radicata nel cuore del mondo, e tuttavia abbastanza libera e indipendente per interpellare il mondo? Rende testimonianza della propria solidarietĂ verso gli uomini, e nello stesso tempo verso l’Assoluto di Dio? Ăˆ piĂš ardente nella contemplazione e nell’adorazione, e in pari tempo piĂš zelante nell’azione missionaria, caritativa, di liberazione? Ăˆ sempre piĂš impegnata nello sforzo di ricercare il ristabilimento della piena unitĂ dei cristiani, che rende piĂš efficace la testimonianza comune “affinchĂŠ il mondo creda?â€? (ibid, n. 76:). Sono interrogativi rivolti anche alla nostra Chiesa d’oggi, a tutti noi, siamo tutti responsabili delle risposte e dovremmo chiederci: siamo veramente Chiesa unita a Cristo, per uscire e annunciarlo a tutti, anche e soprattutto a quelle che io chiamo le “periferie esistenzialiâ€?, o siamo chiusi in noi stessi, nei nostri gruppi, nelle nostre piccole chiesuole? O amiamo la Chiesa grande, la Chiesa madre, la Chiesa che ci invia in missione e ci fa uscire da noi stessi? E il terzo elemento: l’amore per l’uomo. Anche questo è legato a Cristo: è la

stessa passione di Dio che ci spinge ad incontrare l’uomo, a rispettarlo, a riconoscerlo, a servirlo. Nell’ultima Sessione del Vaticano II, Paolo VI pronunciò un discorso che a rileggerlo colpisce ogni volta. In particolare lĂ dove parla dell’attenzione del Concilio per l’uomo contemporaneo. E disse cosĂŹ: “L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella sua terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualitĂ del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani‌ Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi piĂš di tutti, siamo i cultori dell’uomoâ€? (omelia del 7 dicembre 1965). E con uno sguardo globale al lavoro del Concilio, osservava: “Tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermitĂ , in ogni sua necessitĂ . La Chiesa si è quasi dichiarata l’ancella dell’umanitĂ â€? (idib, 57). E questo anche oggi ci dĂ luce, in questo mondo dove si nega l’uomo, dove si preferisce andare sulla strada dello gnosticismo, sulla strada del pelagianesimo, o del “niente carneâ€? – un Dio che non si è fatto carne –, o del “niente Dioâ€? – l’uomo prometeico che può andare avanti –. Noi in questo tempo possiamo dire le stesse cose di Paolo VI: la Chiesa è l’ancella dell’uomo, la Chiesa crede in Cristo che è venuto nella carne e perciò serve l’uomo, ama l’uomo, crede nell’uomo. Questa è l’ispirazione del grande Paolo VI. Cari amici, ritrovarci nel nome del Venerabile Servo di Dio Paolo VI ci fa bene! La sua testimonianza alimenta in noi la fiamma dell’amore per Cristo, dell’amore per la Chiesa, dello slancio di annunciare il Vangelo all’uomo di oggi, con misericordia, con pazienza, con coraggio, con gioia. Per questo ancora una volta vi ringrazio. Vi affido tutti alla Vergine Maria, madre della Chiesa, e vi benedico tutti di cuore, insieme con i vostri cari, specialmente i bambini e i malati.

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Per Franca (a sinistra), un’anziana signora costretta sulla sedia a rotelle, abbracciata dal Papa durante l’udienza riservata ai bresciani, l’incontro con Bergoglio è stato come ritrovare un vecchio amico dopo tanto tempo. “Mi ha abbracciato come se ci fossimo conosciuti da sempre. Noi bresciani siamo sempre un po’ restii ad esternare i nostri sentimenti, ma lui no, si è comportato come un amico di famigliaâ€?.

Federica Manzoni, catechista a Sant’Anna ed educatrice al grest, ha partecipato insieme agli altri animatori alla giornata romana: “Questo Papa – racconta emozionata – appassiona perchĂŠ riesce sempre a coinvolgere tutti. Al suo cospetto si provano sensazioni unicheâ€?. Nonostante la stanchezza per il viaggio, anche Nikolas Laska è piĂš che soddisfatto di avere incontrato la â€œďŹ gura principale della Chiesa, il punto di riferimento di tante personeâ€?.

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ons. Monari e papa Francesco, con un abbraccio fraterno, hanno suggellato la storica data, illuminati dalla memoria, evocata piĂš volte, di Paolo VI. Bergoglio ha infatti incentrato il suo discorso sulla figura e sull’apostolato di papa Montini. Il Papa ha chiesto ai fedeli di riscoprire il messaggio evangelico di papa Montini, soprattutto in merito alla passione che Paolo VI aveva “per GesĂš Cristo, per la Chiesa e per gli uominiâ€?. “Era una persona appassionata, dai sentimenti molti forti, non per niente papa Francesco, riferendosi a Montini, ha utilizzato i termini passione e appassionato piĂš volteâ€? ha ricordato mons. Monari. A dimostrazione dell’attualitĂ del messaggio di papa Montini, il Santo Padre ha voluto ricordarne i discorsi di Manila e di Nazareth. Due dialoghi che hanno arricchito spiritualmente il nuovo pontefice. Ulteriore legame tra Paolo VI e papa

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Francesco è l’Evangelii nuntiandi che lo stesso papa Francesco ha citato, considerandolo uno dei documenti “piĂš belli e importantiâ€? nella storia della Chiesa. “Nella conversione e nella calma sta la vostra salvez-

za, nell’abbandono confidente sta la vostra forzaâ€?. CosĂŹ, citando il profeta Isaia, mons. Monari, durante l’omelia in San Pietro, ha voluto porre l’accento sul significato piĂš intrinseco della conversione. Il Vescovo si è poi sof-

fermato su uno degli anniversari che hanno caratterizzato il pellegrinaggio: i 120 dalla fondazione del settimanale diocesano “La Voce del Popoloâ€?. Questa è stata quindi l’occasione per spiegare il senso che hanno oggi le pubblicazioni cattoliche che, secondo Monari, hanno il pregio di inserire all’interno del dibattito pubblico quotidiano una visione dei fatti che ha in GesĂš Cristo, nel Vangelo e nella fede il proprio punto di riferimento. “Pubblicazioni che si lasciano illuminare dall’ottica del Vangeloâ€?. Del resto, se è vero che il compito della stampa è quello di scavare negli avvenimenti quotidiani, esponendoli al meglio al lettore, allora la fede è il mezzo migliore per analizzare i fatti perchĂŠ “la fede ha una capacitĂ di illuminazione grandeâ€?, una capacitĂ che le permette di percepire in profonditĂ il senso di quello che avviene, perchĂŠ libera dai filtri e dalle inclinazioni istintive che gli uomini si portano dentro per i propri interessi.“Il mondo, per essere accolto cosĂŹ com’è, ricorda Monari, richiede una certa libertĂ interiore, una libertĂ che solo la fede produceâ€?.

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Abbiamo iniziato questa giornata con il Papa e l’abbiamo conclusa con le sorelle di madre Teresa grazie all’idea di don Gianluca di farci provare concretamente cosa significa amare nella quotidianitĂ . Vedere il Papa in televisione o a pochi metri non è la stessa cosa. Tutto quello che dice mi piace: è un Vangelo aperto, un insegnamento continuo. E io nel mio piccolo cerco di mettere in pratica quel che posso.

“Ho trascorso – racconta Marco Valotti – un’esperienza molto forte che ricarica la settimana. Mi ha colpito il fatto che il Papa abbia colto nelle parole di Paolo VI un Papa vicino all’uomo, a Dio e alla Chiesa. La persona è piĂš importante di quello che appare perchĂŠ siamo fatti a immagine e somiglianza di Dioâ€?. Anche Sara Taglietti è rimasta colpita dalle frasi di papa Francesco, da quell’amore di Paolo VI per Cristo, l’uomo e la Chiesa.

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l loro essere personalitĂ pubbliche, rappresentanti delle istituizioni, non li ha preservati dal vivere l’incontro con papa Francesco nel segno dell’emozione e della commozione. A rappresentare la Brescia “istituzionaleâ€? in San Pietro c’erano il prefetto Narcisa Brassesco Pace, il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, il presidente della Provincia Daniele Molgora e il sindaco di Concesio, paese natale di Paolo VI, Stefano Retali. Mescolati fra la folla dei bresciani che ha gioiosamente preso d’assalto la basilica vaticana c’erano anche molti altri personaggi pubblici che hanno preferito, però, vivere privatamente questo grande momento di Chiesa. Il neo sindaco di Brescia ha vissuto l’incontro con papa Francesco con grande emozione, l’udienza ha avuto per lui il sapore di uno straordinario viatico per l’esperienza amministrativa da poco avviata. â€œĂˆ stata una grande gioia – ha affermato Del

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Bono – potere incontrare il Papa, scambiare con lui anche solo poche parole. Per me è stata la conferma di trovarmi al cospetto di una persona straordinaria, capace di arrivare alla gente, di colpire il loro cuoreâ€?. Una capacitĂ che non può non affascinare chi, istituzionalmente, è chiamato a ricoprire una carica che ha nel contatto con la gente il suo punto di forza. Per Emilio Del Bono quello con papa Francesco è stato l’incontro con una figura che, al pari di Paolo VI, ha il carisma per portare la Chiesa sulla strada dell’innovazione. Sentimenti piĂš o meno analoghi (che probabilmente sono stati anche quelli delle altre migliaia di bresciani presenti in San Pietro) emergono anche dalle parole di Daniele Molgora, presidente della Provincia. La grande umanitĂ , la capacitĂ di manifestare nelle parole e nelle azioni la sua vicinanza a tutte le situazioni di povertĂ o di difficoltĂ sono le caratteristiche di papa Francesco che hanno colpito il presidente di palazzo Broletto. “Mi sono commosso – sono le considerazioni di Mol-

gora raccolte in San Pietro a pochi minuti dalla fine dell’udienza – al ricordo che il Papa ha voluto dedicare ai bambini, agli ammalati, a chi soffreâ€?. Anche nell’incontro “fisicoâ€?, diretto con il successore di Pietro, Molgora ha avuto la conferma che la costante attenzione che papa Francesco dedica alla famiglia, al lavoro, alle giovani generazioni, alle situazioni di difficoltà è un pungolo costante, uno stimolo a fare sempre di piĂš, a non abbassare la guardia per chi ha scelto la strada dell’impegno politico. “Nei pochi istanti del baciamano – ricorda il Presidente della Provincia – mi sono permesso di ringraziare il Papa per quanto sta dicendo sui rischi di una dittatura della finanza nel mondo, per l’attenzione costante che dedica a questo tema troppo spesso dimenticatoâ€?. Sorprendente, ai limiti della commozione, la risposta ricevuta da Daniele Molgora. “Preghi per meâ€? è stato l’invito rivoltogli da papa Francesco, a sostegno di una battaglia che, da qualsiasi parte venga affrontata, non è mai facile.

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Negli occhi l’emozione di un incontro unico. Sandra Laudy è raggiante: ha accompagnato la figlia adolescente a vivere una giornata particolare. “Delle parole del Papa mi piace che si ricorda sempre dei bambini e degli ammalati. Purtroppo ero in una posizione defilata e l’ho visto solo quando si è avvicinato agli ammalati. Ero piccola quindi non conosco Paolo VI, ma il Papa oggi l’ha fatto sentire molto presente; l’ha reso alla portata di tuttiâ€?.

La giovanissima Paola Bresciani (a sinistra) era estasiata, quasi confusa. “Il Papa mi ha colpito – spiega – per la sua disponibilitĂ con quel buongiorno che apre il cuoreâ€?. Sensazioni positive anche per Greta Abrandini (a destra): “Mi è piaciuta la semplicitĂ con cui ha esposto le sue argomentazioni su Paolo VI. Avevo capito anche da casa la sua disponibilitĂ , ma qui mi sono accorta ancora di piĂš del suo carisma. Ăˆ molto profondoâ€?.

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nche Narcisa Brassesco Pace, prefetto di Brescia, al termine dell’udienza del 22 giugno in San Pietro, faticava a nascondere la propria emozione. In questo era in comunione non solo con gli altri rappresentanti delle istituzioni che avevano appena incontrato il Papa, ma anche con tutte le migliaia di bresciani soddisfatti per avere visto da vicino, per avere sfiorato anche solo per un attimo papa Francesco. In nessuna delle autoritĂ presenti c’era traccia di quel formalismo e di quel rigore che è dei momenti ufficiali. Larghi sorrisi, disponibilitĂ alla stretta di mano, al dialogo con tutti. Il Prefetto, però, aveva qualcosa di diverso... Il mistero, o meglio, la ragione di quella diversità è stata presto svelata. Nei giorni precedenti all’udienza del 22 giugno, intervistata da “Voceâ€? sulle attese del rappresentante

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del governo per l’incontro con papa Francesco, Narcisa Brassesco Pace aveva ricordato di avere giĂ avuto modo di incontrare il papa e di conservarne un grande ricordo. Il cronista distratto aveva pensato che si trattasse di un incontro precedente all’elezione del card. Bergoglio al soglio pontificio... “Non appena mi sono trovata al cospetto del Papa per il baciamano – ricorda il Prefetto con voce ancora emozionata – il Vescovo ha proceduto alle presentazioni di ritoâ€?. Prima ancora che in qualitĂ di rappresentante del governo a Brescia Narcisa Brassesco Pace riuscisse a pronunciare parole di circostanza, papa Francesco l’ha sorpresa con un “noi ci conosciamo giĂ !â€?. “Il Papa – continua il Prefetto – si ricordava perfettamente di un incontro avvenuto poche settimane dopo la sua elezione in casa Santa Martaâ€?. Narcisa Brassesco Pace era ospite del card. Re e al termine del pranzo venne presentata al Papa. Il cardinale nativo di Borno ricordò al Papa che pure essendo ormai bre-

sciana di adozione il Prefetto era originaria di Genova. “Particolari che ritenevo insignificanti – continua nel suo emozionato racconto – per una delle massime autoritĂ del mondo abituata a incontrare migliaia di personeâ€?. Particolari evidentemente importanti per il Papa che, nei brevi istanti del baciamano, li ha ricordati al Prefetto. “Santità – è stata la domanda stupita di Narcisa Brassesco Pace – come fa a ricordarsi questi dettagli?â€? La risposta, con un’espressione che ha conquistato il Prefetto è stata: “PerchĂŠ ha una faccia e uno sguardo che non si dimenticano – ricorda –. Il breve momento di ilaritĂ che ha fatto seguito a questo scambio di battute ha forse sorpreso il rigido protocollo di quel momentoâ€?. Narcisa Brassesco Pace è convinta che quella del 22 giugno resterĂ una data scolpita per sempre nella sua memoria di rappresentante delle istitizioni, ma ancora di piĂš in quella di una donna che ha avuto il privilegio di toccare con mano la grande umanitĂ di papa Francesco.

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“Come al solito – racconta Alberto Belussi – i suoi interventi mi colpiscono sempre per il riferimento all’uomo, riferimento all’uomo chiaro nel richiamo a discorsi di Paolo VI, in particolare di quello pronunciato a Manila. Il richiamare la dimensione umana di Cristo è importante perchĂŠ ciascuno di noi incarna la realtĂ umana vissuta da Cristo. Le sue parole mi interrogano anche rispetto alla quotidianitĂ , a come portare davvero nel quotidiano la fedeâ€?.

Debora Fiori (a sinistra) è contenta di aver sentito le parole del Papa: “Mi è piaciuto con il suo linguaggio semplice, anche se con le colonne ho fatto fatica a vederloâ€?. Federica Papotto conferma le sensazioni di tanti estasiati dalla magniďŹ cenza della Basilica: “L’esperienza di una Messa in San Pietro è unica. Mi colpisce il fatto che arriva alla gente, che non usa paroloni troppo complessi e concetti che possono conoscere tutti. Anche tutta la Chiesa dovrebbe seguirloâ€?.

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gni mercoledĂŹ, da 14 anni a questa parte, Angela Mantovani entra nel settore Nord del carcere di Canton Mombello per aiutare i detenuti a riflettere sulle letture e sul Vangelo della domenica. Difficile pensare a un itinerario piĂš articolato di catechesi, anche perchĂŠ c’è un continuo ricambio dei detenuti; ecco allora che l’incontro diventa un’opportunitĂ per confrontarsi sulla vita come dono per prepararsi alle letture domenicali. Angela Mantovani ha avuto l’onore di consegnare direttamente nelle mani di papa Francesco la lettera scritta da 30 detenuti di Canton Mombello. Il Papa, ricevendo la lettera, ha esortato la Mantovani portare il suo saluto particolare: “Dica loro che li ricordo in modo specialeâ€?. Purtroppo si sa la situazione nella quale sono costretti, per gli spazi angusti, a vivere anche a Brescia i carcerati. In veritĂ la lettera era giĂ stata spedita alcune set-

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timane fa, dopo che gli stessi erano rimasti impressionati dalla scelta di Francesco di celebrare la Messa in Coena Domini e di lavare i piedi a un gruppo di giovani detenuti. “Ci venga a trovareâ€? si può leggere nelle prime righe della lettera che ha avuto la sua “menteâ€? in un detenuto che fa “da sagrestano e da chierichettoâ€? alle celebrazioni del cappellano don Adriano Santus. La lettera continua ricordando le condizioni di sovraffollamento della struttura e la paura di essere abbandonati. “Ma questo è l’Anno della fede, si legge ancora nella lettera, e la fede vince ogni pauraâ€?. La speranza è che il Papa possa rispondere ai detenuti e magari venire anche a visitarli: lo stesso vescovo Monari ha confidato a Francesco (che ha sorriso) il desiderio dei carcerati. Nel frattempo i detenuti, come scrivono nella lettera, continuano a pregare per il Papa e per la Chiesa. Ad oggi sono circa una quindicina i volontari impegnati nella catechesi, ma c’è sempre la richiesta di nuove persone che mettano a disposizione un po’ del loro tempo.

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di quei sentimenti che furono di Paolo VI e che, se non cosÏ visibili ai piÚ per la riservatezza che ne contraddistingueva il carattere, hanno mosso la sua azione di pastore della Chiesa universale. Cita i discorsi al Concilio, di Manila e di Nazareth; parla dell’Evangelii nuntiandi, l’esortazione apostolica di Paolo VI sull’evangelizzazione (1975), come il piÚ grande documento pastorale mai scritto fino ad oggi, sottolinea l’umanesimo di Paolo

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VI e quella ancillarità della Chiesa all’uomo che fu uno dei grandi temi del pontificato montiniano. Francesco parla di Paolo VI come di un papa appassionato. Una passione radicata, un sentimento di amore oblativo che Bergoglio coglie con chiarezza in Montini, nella sua vita non scevra da fatiche. La richiama a tutti, anche a coloro che continuano a sottolineare in Paolo VI la mestizia e la freddezza. Infine il Papa fa cogliere ai bresciani come Paolo

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VI resti motivo di ispirazione per lui e come ancora oggi abbia molto da dire al cammino della Chiesa contemporanea. “La sua testimonianza – ha detto Francesco – alimenta in noi la fiamma dell’amore per Cristo, dell’amore per la Chiesa, dello slancio di annunciare il Vangelo all’uomo di oggi, con misericordia, con pazienza, con coraggio, con gioia�. Un’ispirazione e uno stimolo da non perdere di vista. Una provocazione che Francesco

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ripete anche ai bresciani. “Siamo veramente Chiesa unita a Cristo, per uscire e annunciarlo a tutti, anche e soprattutto a quelle che io chiamo le “periferie esistenzialiâ€?, o siamo chiusi in noi stessi, nei nostri gruppi, nelle nostre piccole chiesuole? O amiamo la Chiesa grande, la Chiesa madre, la Chiesa che ci invia in missione e ci fa uscire da noi stessi?â€?. Ce n’è abbastanza per programmare piĂš di un nuovo anno pastorale. (Adriano Bianchi)

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Suor Debora Ghidoni, parte attiva dell’erigenda unitĂ pastorale di Urago Mella, è stanca ma contenta alla fine della giornata romana: “Mi è piaciuto molto il fatto che il Papa ha riconosciuto anche lui l’importanza e l’impronta che Paolo VI ha dato alla Chiesa universale soprattutto sul discorso del concetto dell’uomo. Mi ha colpito – spiega suor Debora – il discorso dell’uomo, perchĂŠ lo ritengo molto attuale e chiama la Chiesa a intraprendere sfide sempre nuoveâ€?.

Roberta Bonfadelli voleva esserci: â€œĂˆ emozionante solo vederlo e sentirlo parlare. Ti tocca il cuore e anche i suoi abbracci ti lasciano qualcosa di particolare. Mi dĂ ďŹ ducia ďŹ n da quel ‘buonasera’ che mi ha sconvolto in positivo. Sta riavvicinando tante persone. Prima non avevo mai sentito il desiderio di andare a Roma per vederlo. Mi è piaciuto molto anche il Vescovo. A Matteo Stefanini è piaciuto il Papa tra la gente, anche “se il discorso non era a misura di giovaniâ€?.

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stata una esperienza profonda di fede nella Chiesaâ€?. CosĂŹ mons. Gianfranco Mascher, vicario generale, ha commentato il pellegrinaggio a Roma. “Eravamo in tanti a professare un’unica fede sulla tomba di Pietro, insieme con il nostro Vescovo. La basilica di San Pietro era gremita di circa 5000 bresciani. Una testimonianza di fede collettiva galvanizzata dal contatto diretto, prima con la Parola di Dio, attraverso l’esposizione impeccabile di mons. Monari, e poi con papa Francesco: “Un’esperienza veramente bellaâ€?. A 50 anni dall’elezione di Paolo VI, non poteva di certo mancare una menzione al papa della brescianitĂ . Punto di riferimento di papa Francesco, in alcuni tratti del suo magistero, papa Montini ha caratterizzato l’esperienza personale dell’uomo Bergoglio, del vescovo, e poi del papa, ricorda Mascher, evidenziando alcuni passaggi del discorso del Papa durante l’udienza riservata ai pellegrini di Brescia. “Questi passaggi hanno dato l’impressione di un Papa Francesco innamorato di questo personaggio bresciano che ci ha raccomandato di riscoprire, di non dimenticare, di valorizzare al massimoâ€?. Del resto Paolo VI è ancora oggi una fonte inesauribile, di papa Montini si deve scoprire ancora molto, soprattutto i giovani hanno molto da imparare da lui. “Molte persone che

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na che come pastore, per questi tratti che papa Francesco ha delineato, soprattutto in merito all’appassionata dedizione di Montini in GesĂš “quale unico necessarioâ€? e alla Chiesa come traduzione storica ed esperienza del Cristo. Durante l’udienza Bergoglio ha efficacemente sintetizzato il messaggio evangelico di Montini: “La Chiesa ancella dell’uomoâ€?. Mascher fa un bilancio positivo del pellegrinaggio, soprattutto grazie all’incontro straordinario con il Santo Padre: “Un clima di emozione generale, seppur moderato dalla razionalitĂ , ma comunque un’emozione grandissimaâ€?.

Questo il primo aspetto dell’udienza rimasto impresso al Vicario generale. In secondo luogo “il contatto diretto con Bergoglio riesce a calamitare migliaia di uomini e donneâ€?, dando loro speranza e voce. Mascher ha affidato i fedeli bresciani a papa Francesco, che gli ha risposto: “Te lo assicuro, abbi tranquillitĂ perchĂŠ questo accadrĂ â€?. Il pellegrinaggio si è appena concluso, ma per il vicario generale e per i bresciani è tempo di riprendere il “percorsoâ€?, fortificati dalla “freschezza di un contatto nella Chiesa con GesĂš Cristo che è la fonte del nostro essereâ€?.

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A Michela Quaresmini piace papa Francesco. E lo si capisce da come ne parla. Per la prima volta a Roma, era emozionata giĂ solo per la grandezza della Basilica di San Pietro. “Papa Francesco è il Papa della gente, che sa mettersi al livello della gente. FarĂ sicuramente dei cambiamenti, che speriamo possano essere letti in positivo perchĂŠ questo Papa, forse, a qualcuno fa anche paura. Mi ha impressionato quando è sceso quasi correndo e sorridendo per salutare le personeâ€?.

La voce di Claudio Papotto è un po’ fuori dal coro: â€œĂˆ bello che lui vada incontro alle persone che hanno bisogno, ma non mi piace il furore mediatico di chi cerca di immortalare il gesto. Mi sembra che vogliano esaltare un gesto normale: sta portando avanti quello che la Chiesa dice e professa da anniâ€?. Per Domenico Savino, Francesco ha “un linguaggio giovanile e accogliente nei confronti della comunitĂ . Sa farsi rispettare. Visto che siamo solo all’inizio, potrĂ avere molto seguitoâ€?.

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ell’aria c’era qualcosa di palpabile. Era una moltitudine di speranze, preghiere, aspettative, tutte condensate negli animi delle migliaia di persone che venerdĂŹ 22 sono partite alla volta di Roma per incontrare papa Francesco. “Mi aspetto di migliorare e di crescere spiritualmente in modo da portare alla famiglia un buon esempioâ€?, dice Delia, appena giunta nella capitale. “Voglio dimostrare che esiste una cultura diversa da quella che stanno vivendo tutt’oggi i miei familiari. Sono venuta, nell’Anno della fede, per caricarmi nello spirito in modo da essere esempio per i miei figli nel quotidianoâ€?. Scesi dall’autobus, subito dopo aver visitato le catacombe di San Callisto, il pensiero dei fedeli è sempre per lui: “Francesco, Francesco, Francescoâ€?, ripetono tutti: un attaccamento al Santo Padre che va oltre il messaggio evangelico. â€œĂˆ l’incontro con il Papa. Lo sento vicino, sia spiritualmente che come persona, quasi fosse mio padre. Mi aspetto di avere da lui un abbraccio paterno che mi dia la spinta, la voglia di continuare ad andare avanti nel mio percorso di fedeâ€? confessa Luisa, evidentemente trepidante, nell’attesa di vederlo durante l’udienza riservata ai fedeli bre-

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San Tarcisio, celebrata da mons. Monari, i pellegrini hanno potuto comprendere che era solo l’inizio di un percorso che li avrebbe portati lontano. “Come si distingue una vita di fede – ha chiesto il Vescovo ai fedeli – quando questa è solo apparenza. Dice il Vangelo: non accumulate per voi tesori sulla terra, ma accumulateli in cielo. (‌) Ci sono azioni che non hanno una ricompensa concreta, come perdonare gratuitamente una offesa. La ricompensa dov’è? Ăˆ custodita da Dio. Avere fede aiuta a fare delle scelte e a compiere dei

comportamenti che non hanno una ricompensa nel mondo. (‌) Il piĂš grande di questi comportamenti è il martirio. Il perdere la vita per la fede significa intraprendere un cammino che consiste nel dare tutto, senza poter piĂš ricevere niente: un’azione a perdita secca, senza recupero. Se perdere tutto è un comportamento che ha senso, ce l’ha solo all’interno della fede. Proprio per questo il martirio diventa il segno piĂš grandeâ€?. CosĂŹ Monari, rendendo omaggio a chi diede la vita per Cristo, ha voluto salutare i fedeli, aprendo il pellegrinaggio.

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,O 3DSD ´5LILXWDWH L YDORUL DYDULDWLÂľ Nel vangelo di Giovanni GesĂš dice: “Non c’è amore piĂš grande di chi dĂ la vita per i suoi amiciâ€?. Anticipando papa Francesco, mons. Zani aveva introdotto gli ultimi pellegrini bresciani in quello che poche ore dopo sarebbe stato il tema di fondo dell’Angelus, ricollegandosi, attraverso un unico filo conduttore, all’omelia d’apertura del pellegrinaggio del vescovo Monari. “Chi avrĂ tenuto per sĂŠ la propria vita la perderĂ e chi avrĂ

perduto la propria vita per causa mia la troverĂ â€?. (Mt 10,39) Ăˆ infatti tornando al tema del martirio che papa Francesco ha dato avvio all’Angelus di domenica scorsa. “Oggi, ha ricordato Bergoglio, sono tanti, piĂš che nei primi secoli i martiri che danno la propria vita per Cristoâ€?. Un martirio giornaliero rappresentato dal sacrificio di uomini e donne che quotidianamente scelgono di andare controcorrente, inimicandosi la maggioran-

za rumorosa sostenitrice dei clichĂŠ della modernitĂ : padri e madri che “ogni giorno mettono in pratica la loro fede offrendo concretamente la propria vita per il bene della famiglia! Sacerdoti, frati, suore che svolgono con generositĂ il loro servizio per il Regno di Dio! (‌) E i tanti giovani che rinunciano ai propri interessi per dedicarsi ai bambini, ai disabili, agli anziani. Anche questi sono martiri! Martiri quotidiani, martiri della quo-

tidianitĂ !â€?. Ma è soprattutto a loro – alle migliaia di giovani, tra cui molti bresciani, accalcati in piazza San Pietro – che Bergoglio rivolge il suo messaggio. “Ricordatevi bene: non abbiate paura di andare controcorrente! Siate coraggiosi! E cosĂŹ, come noi non vogliamo mangiare un pasto andato a male, non portiamo con noi questi valori che sono avariati e che rovinano la vita e tolgono la speranza. Avanti!â€?.


T E S S E R A M E N T O 2 013

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Dall’Italia “non solo si emigra ancora, ma si registra un aumento nelle partenze che impone nuovi interrogativi e nuovi impegniâ€?. Lo sostiene la Fondazione Migrantes in una nota che anticipa alcuni dati del Rapporto “Italiani nel mondoâ€?, che sarĂ pubblicato nel prossimo autunno. Secondo il Rapporto a gennaio 2013 i cittadini italiani residenti fuori dei confini nazionali sono 4.341.156, il 7,3% dei circa 60 milioni di italiani residenti in Italia. L’aumento, in valore assoluto,

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rispetto al 2012 è di 132.179 iscrizioni, pari a +3,1% e +5,5% rispetto al 2011. La ripartizione continentale rimarca, ancora una volta, che la maggior parte degli italiani residenti fuori dalla Penisola si trova in Europa (2.364.263, il 54,5% del totale); a seguire l’America (1.738.831, il 40,1% del totale) e poi Oceania (136.682, il 3,1%), Africa (56.583, l’1,3%) e Asia (44.797, l’1%). Rispetto allo scorso anno l’aumento piĂš vistoso riguarda la comunitĂ italiana in Asia (+18,5%) e,

a seguire, in America (+6,8%), Africa (+5,7%), Europa (+4,5%) e Oceania (+3,6%). Le comunitĂ di cittadini italiani all’estero numericamente piĂš incisive continuano ad essere quella argentina (691.481), tedesca (651.852) e svizzera seguita dalla francese e brasiliana. Il 52,8% (quasi 2 milioni e 300mila) degli italiani residenti all’estero all’inizio del 2013 è partito dal Meridione, il 32% (circa 1 milione 390 mila) dal Nord e il 15% dal Centro Italia (poco piĂš di 662mila).

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l presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenendo nei giorni scorsi alle celebrazioni per il 90° di fondazione del Cnr ha rimarcato come l’Italia sia il Paese con uno dei piĂš alti tassi di fibrillazione politica al mondo. Un “primatoâ€? che di fatto ha limitato pesantemente, succede anche oggi, l’azione di tutti i governi della storia repubblicana. Anche la cronaca recente sta confermando il limite denunciato da Napolitano. Il governo presieduto da Enrico Letta, varato poco piĂš di due mesi fa sembra essere preda di una burrasca che è prettamente politica e che non sembra avere niente a che fare le scelte che l’esecutivo deve operare per rimettere in sesto il Paese. I fatti sono noti: la recente condanna di Silvio Berlusconi al processo di primo grado del “Rubygateâ€? (sette anni di carcere piĂš l’interdizione perpetua dai pubblici uffici) si è abbattuta violentemente sull’esecutivo. Letta e il suo governo sono ostaggio (in queste ore in cui il premier si sta preparando per volare a Bruxelles per affrontare la prova del Consiglio Ue a cui presenterĂ con forza la necessitĂ di misure urgenti per l’occupazione giovanile) di posizioni apparentemente distensive nei toni ma dure nei contenuti di esponenti del Pdl. Gli uomini del partito di Silvio Berlusconi a parole hanno garantito che le vicende giudiziarie del le-

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comunque troppo corta. Alzare la voce per chiedere con forza l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e di annullare il previsto aumento dell’aliquota Iva (proposte da campagna elettorale, che hanno un loro fondamento) non può non essere visto come un cappio al collo del premier e del suo governo che lentamente qualcuno sta stringendo con maggior vigore da quando il tribunale di Milano ha emesso la sua sentenza. Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria di Berlusconi, si tratta di un esercizio francamente pericoloso, che rischia di mettere a repentaglio il Paese. CosĂŹ come alta-

mente rischiosa per la salute del governo sono le polemiche (per ora sedate) all’interno del Pd circa le regole e le modalitĂ con cui dovrĂ essere condotto il congresso in programma nei prossimi mesi. Il governo delle larghe intese, insomma, rischia di cadere piĂš che per la dfficoltĂ delle sfide che si è assunto (riforme, rilancio del Paese, lotta alla disoccupazione e altro ancora) per venti di burrasca interni a quelle forze che, solo due mesi fa, avevano responsabilmente scelto di imboccare la via della pacificazione a uso e consumo esclusivo del bene del Paese.

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8QD VLWXD]LRQH VHPSUH SL LQFRPSUHQVLELOH Il quadro in Siria si fa sempre piĂš complicato, non solo per l’incancrenirsi della guerra civile, ma per la difďŹ coltĂ di leggere da fuori la situazione. La comunitĂ internazionale, sostanzialmente immobile, non perde occasione per condannare il regime di Assad e incolparlo della crisi in corso. Sono molti i Paesi, Usa in testa, che si stanno interrogando sull’opportunitĂ di armare i ribelli, considerandoli evidentemente la parte da sostenere. Ci

sono però situazioni e fonti di informazione non ufďŹ ciali che presentano un quadro sostanzialmente diverso. Nei giorni scorsi la Custodia di Terra Santa ha diramato la notizia della morte di p. François Mourad (nella foto) a Ghassanieh, in Siria, all’interno di un convento dove aveva cercato rifugio da tempo. Il francescano sarebbe morto il 24 giugno scorso. Ancora poco chiare, però, sono le circostanze del decesso. Una versione riferisce

di una pallottola che sarebbe entrata nel convento e avrebbe colpito il sacerdote mentre, secondo altre fonti, l’omicidio sarebbe avvenuto durante un saccheggio dei rivoluzionari che avrebbero poi svuotato il convento. Proprio dei rivoluzionari ha parlato in modo critico padre Halim, responsabile della regione S. Paolo, in una lettera inviata ai confratelli di Gerusalemme. Nello scritto il francescano ha lanciato un appello all’Occidente per-

chĂŠ non sostenga i rivoluzionari antiAssad. “Voglio che tutti lo sappiano – ha scritto – che i ribelli appoggiano gli estremisti religiosi responsabili di diversi attacchi contro la minoranza cristiana in Siriaâ€?. Da Gerusalemme l’invito del Custode a celebrare Messe di suffragio. “Preghiamo – ha scritto p. Pizzaballa – perchĂŠ questa guerra assurda e vergognosa ďŹ nisca presto e che la gente di Siria possa tornare presto alla normalitĂ .â€?


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”ƒÂ? ‡„”Îǥ —Â?ƒ –”ƒ‰‡†‹ƒ •‡Â?œƒ Ž—‘‰Š‹ …‘Â?—Â?‹ Sei morti che vanno ad allungare la lista delle vittime della montagna. Sarebbe facile raccontare che si tratta di alpinisti della domenica, di persone che senza alcuna preparazione si avventurano su ghiacciai che nascondono insidie a ogni passo... Invece no. Le sei vittime del Gran ZebrĂš erano esperti di montagna, profondi conoscitori di vette e sentieri, probabilmente in grado di stabilire, con un semplice sguardo al cielo, se una nuvola che fa ombra a una cima

può trasformarsi in un pericoloso temporale. Come commentare, allora, la tragedia? Da anni nel Bresciano, grazie a una sinergia tra la Provincia, associazioni e realtĂ di volontariato che si occupano di montagna e di soccorso alpino, sta portando avanti una campagna per sensibilizzare gli amanti della montagna, soprattutto quelli meno esperti, a un approccio guardingo e rispettoso dell’ambiente montano. Una campagna di sensibilizzazione che ha insegnato a molti ad

andare in montagna non solo con i piedi ma anche con la testa. Quella stessa testa che, è facile immaginare, dovevano avere anche le sei persone che hanno perso la vita, in due incidenti diversi, sul Gran ZebrĂš. Eppure i loro nomi sono andati ad allungare il tragico elenco dei morti in montagna. Nell’impossibilitĂ di dire che si tratta dell’ennesimo tributo all’imperizia di chi si improvvisa alpinista; nell’evidente difficoltĂ di classificare i sei morti come

escursionisti della domenica, cosa resta da dire? Nulla, se non che la montagna continua a essere un ambiente che affascina e intriga un gran numero di persone, esperti che la amano a tal punto da mettere in conto anche qualche rischio che in certe occasioni si trasforma in tragedia. Aggiungere altro farebbe correre il rischio di essere travolti dalla valanga delle ovvietĂ e dei luoghi comuni. Meglio un pensiero silenzioso per le famiglie delle vittime. (Massimo Venturelli)

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Lettera alla morosa Il foglio l’aveva comperato lui, anche la busta e anche il francobollo, ma il difficile stava nello scrivere la lettera. Per questo era lÏ, davanti al curato, con il francobollo in una mano e nell’altra la busta e il foglio. Era tutto rosso in volto, ma le parole non riuscivano a mutare. Gli sembrava già cosÏ difficile parlare di certe cose, figurarsi poi a scrivere. Lo stesso curato, sempre tanto intuitivo, non riusciva a capire. Dipendeva dal fatto che nessuno avrebbe pensato che quel giovanotto potesse innamorarsi. Aveva tre mucche, quattro capre e una pecora; tutti avrebbero detto che non cercasse altro. Lui, invece, all’improvviso, senza chiedere il permesso ad altri, si era innamorato. A rendere complicato l’amore c’era solo il fatto che la ragazza abitava a Rovato: l’aveva conosciuta durante una fiera del bestiame. Lei aveva già scritto tre volte, e nell’ultima c’erano delle minacce, qualora lui non rispondesse.

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- Va bene: allora scriviamo accanto carissina e, subito dopo il suo nome. Sei contento? - Altro chè!... - Ora dimmi ciò che pensi di lei e ciò che vuoi scriverle. - Signor curato, si metta nei miei panni e scriva col cuore. - Comprendo benissimo; però non voglio dir bugie. - Le dica che io la penso sempre: di notte, di giorno, nel

prato, nel bosco, sui monti e nella valle. - Molto bene! - Signor curato; prego anche per lei, sempre. - Benissimo! Conti anche di sposarla presto? - Senz’altro, purchÊ le mucche vadano un po’ su di prezzo. - Se le mucche continuano a calare, non vi sposate? - Ma caleranno mica sempre.

- Certamente. Ăˆ giusto tener conto del fatto economico. Per di piĂš questo fidanzamento non è pericoloso. - Le dica anche che io non guardo mai le altre ragazze. - Bravo! E da lei cosa pretendi? - Pretendo solo che non vada a vedere i “matotiâ€? nĂŠ al cinema nĂŠ alla televisione. - Aggiungerò pure che non vada a ballare. - Lasci stare: è zoppa. Se c’è un po’ di posto le dica di recitare il Rosario tutti i giorni. La Madonna non ha mai fatto tribulare S. Giuseppe. - Sono in fondo al foglio; ora bisogna chiudere con una bella frase. - Metta: arrivederci alla fiera di ottobre, se le mucche mi faranno bene. Il madriano è cosciente che ben poco dipende da lui. Ogni avvenimento sta nelle mani di Dio: spetta a noi adattarci. Anche quando gli scoppia dentro l’amore, riesce ad imbrigliarlo a delle condizioni che non dipendono da lui: “se le mucche gli faranno beneâ€?. La stessa sua onestĂ resiste, perchĂŠ condiziona tutta la vita al “se Dio lo permetteâ€?.


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“Moby Dick - la ballata della balena biancaâ€? con la regia di Pietro Arrigoni, va in scena sabato 28 e domenica 29 alle ore 21 al parco Nocivelli di Verolanuova nell’allestimento dell’Accademia d’arte teatrale di Verolanuova. Il testo teatrale riadattato dall’Accademia è una summa di tutte le produzioni letterarie, musicali, artistiche che il libro ha ispirato ďŹ no ad oggi ed è tratto dal romanzo di Melville (pubblicato nel 1851). Il lavoro

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è stato presentato con successo in anteprima al Trentino Book Festival 2013. Sul palco 28 attori, d’etĂ compresa tra i 17 e i 40 anni, che tra frammenti di vele e corde racconteranno la spedizione mortale del maledetto capitano Achab attraverso gli occhi del narratore Ismaele, l’unico passeggero della nave destinato a sopravvivere ad un epilogo giĂ segnato ďŹ n dall’inizio. “Volevamo affrontare i tormenti di quest’uomo inquieto – commenta

il regista, Arrigoni – che affascina per la sua fragilitĂ nonostante la sua irruenza, un uomo determinato, ma fragile nelle cose, un uomo contemporaneo, di un’attualitĂ straordinaria, che ci fa capire come le cose si ripetano da un certo punto di vista. Il nostro è un teatro di parole e movimento, – continua – privilegiamo la bellezza della parola in teatro, perchĂŠ aiuta a scavare il carattere psicologico delle relazioniâ€?.

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a coincidenza ha voluto che proprio nel giorno che il calendario dedica a San Giovanni Battista, la chiesa parrocchiale di Carpenedolo a lui intitolata abbia “ritrovatoâ€? due preziose opere d’arte, restaurate con cura ed attenzione e presentate lo scorso lunedĂŹ in un affollato incontro. Portata avanti con determinazione dal parroco don Franco Tortelli con il sostegno di un privato, l’iniziativa ha riscosso un grande successo. I lavori di restauro hanno riguardato le due pale rispettivamente raffiguranti la Predicazione e la Nascita di San Giovanni Battista e sono stati seguiti dalla Soprintendenza alle belle arti di Brescia, Cremona e Mantova nella persona di Renata Casalini che nel suo intervento ha elogiato lo spirito collaborativo con il parroco e si è detta dispiaciuta per non aver potuto mantenere gli impegni assunti sul piano economico per l’esiguitĂ dei fondi messi a disposizione dallo Stato. Emanuela Montagnoli, curatrice del restauro, ha ricordato come “l’opera in questione si presentasse in uno stato conservativo notevolmente deteriorato. Abbiamo quindi provveduto a toglierla dalla sua sede e trasportarla con mezzi speciali al laboratorio di restauro per poi ricollocarla nella bellissima cornice riscoperta e ripulita nelle sue belle figure e negli oriâ€?. Tramite un video

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to di sette metri per nove dal titolo “La nascita di S. Giovanni Battistaâ€?: si tratta di una tela maestosa di forma concava inserita nell’abside della chiesa, curata dalla restauratrice Luisa Marchetti che ha messo in risalto “il lavoro insolito che si è dovuto effettuare sul posto date le notevoli dimensioni della pala. In sostanza è stata montata una grande piattaforma con una torre a forma circolare sulla quale è stata avvolta la tela durante le fasi del restauro per evitare danni alla stessaâ€?. A conclusione degli interventi di illustrazione dei restauri sono stati eseguiti brani musi-

cali alla presenza del soprano Nadia Engheben accompagnata all’organo da Claudio Ferrari. Dopo la scopertura della tela della “Nascita di San Giovanni Battistaâ€? si è provveduto a consegnare dei riconoscimenti per gli importanti lavori svolti a Renata Casalini, alle due curatrici con i loro staff, allo sponsor Alfredo Desenzani (il privato che ha finanziato il lavoro donando 100mila euro in memoria dei propri cari), a Lorenzo Desenzani, al direttore del Museo diocesano di Brescia don Giuseppe Fusari, a Valentino Treccani e Nadia Bettari ed ai due musicisti della serata.

6HL GHILEULOODWRUL SHU OR VSRUW Lo sport ospitalettese si dota di sei defibrillatori, grazie a una donazione. Inserito nel “Progetto vita nei luoghi dello sportâ€? con il decreto Balduzzi del settembre 2012 il Consiglio dei ministri aveva dato il via libera a importanti misure sulla sanitĂ , tra le quali anche l’obbligo della presenza di defibrillatori automatici in tutte le societĂ sportive, professionali e dilettantistiche. L’Amministrazione comunale guidata da Giovanni Battista Sarnico

ha predisposto l’acquisto di sei defibrillatori, poi donati da un’anonima cittadina del paese (una spesa di circa 10.600 euro). “Il defibrillatore semiautomatico – ha specificato Sarnico – è uno strumento salvavita che può essere usato da personale non medico e con cui si può abbattere la mortalitĂ improvvisa del 60-70%. Per questo il Comune ha dotato i principali impianti sportivi di questo dispositivo, ma la sua sola presenza non bastaâ€?. A usar-

lo deve essere personale esperto, in possesso di un attestato rilasciato a seguito di uno specifico corso di formazione, cosĂŹ come avvenuto attraverso quello propedeutico promosso a febbraio dall’assessore allo Sport e ai servizi sociali, Giuseppe Danesi, che soddisfatto ha commentato a riguardo: “Dotare ogni impianto sportivo di un proprio defibrillatore, rappresenta davvero un’assicurazione sulla vita per tuttiâ€?.

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le volte, del bresciano Francesco Savanni, del bolognese Saverio Gandini e dall’Orsoni, l’ebanisteria è del Carboni, la grande pala di Sante Cattaneo. Meno conosciuta forse la storia di filiale pietĂ mariana che si è manifestata particolarmente nel secolo XVIII: un pellegrinaggio continuo di fedeli provenienti da tanti paesi del Bresciano e non solo. Il tempietto fu costruito nella primavera del 1720 con muri di creta e fu benedetto il 9 novembre dello stesso anno. Da

allora l’immagine continuò a spargere singolari benefici e grazie a chi ricorreva al Suo patrocinio provocando uno straordinario afflusso di fedeli. Per far conoscere un luogo di fede e arte tanto prezioso e bello stanno sorgendo iniziative che hanno coinvolto anche il Fai e la parrocchia di San Gottardo. Per ragioni di sicurezza il tempietto normalmente è chiuso e protetto da sistemi di allarme anche se la parrocchia di San Gottardo desidera far conoscere e ritro-

vare ai bresciani questo autentico gioiello del loro territorio e cercare strade e risorse per farlo rivivere e continuare i restauri. Durante questa estate in varie occasioni il tempietto sarĂ aperto al culto; ecco il programma delle celebrazioni estive al santuario della Madonna del patrocinio: domenica 30 giugno alle ore 17, domenica 28 luglio alle 17, giovedĂŹ 15 agosto alle 17, domenica 25 agosto e domenica 29 agosto sempre alle 17 e domenica 6 ottobre alle 17.

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ottolineando la competenza dei tecnici all’interno della giunta, Emilio Del Bono ha voluto presentare la nuova squadra al governo della cittĂ . “Paolo Panteghini al bilancio, Felice Scalvini ai servizi alla persona e Michela Tiboni all’urbanistica aiuteranno sicuramente la giunta a prendere le decisioni miglioriâ€? ha dichiarato il Sindaco. Ci sono poi i rappresentanti delle varie liste che lo hanno sostenuto durante la campagna elettorale. In merito agli incontri che hanno caratterizzato i primi giorni del suo mandato, Del Bono ricorda la visita del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia: â€œĂˆ stato un evento straordinario; al di lĂ della rilevanza storica della presenza di Pisapia a Brescia, dal punto di vista simbolico la visita del sindaco di Milano restituisce alla cittĂ di Brescia il ruolo di secondo capoluogo di regione. Riguardo ai contenuti della conversazione fra i due sindaci, Del Bono evidenzia due temi in particolare: A2A e l’Expo 2015. “Non dobbiamo dimenticare che a Expo parteciperanno 20 milioni di persone e cento capi di Stato. A 80 km da Brescia noi non possiamo perdere que-

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che comprendono commercio e marketing urbano, aziende partecipate, Expo 2015, sport. Della giunta fanno parte: Laura Castelletti (vicesindaco e assessore alla Cultura, creativitĂ e innovazione), Marco Fenaroli (assessore alle Politiche per la casa e per la partecipazione dei cittadini), Gianluigi Fondra (assessore all’Ambiente e protezione civile), Federico Manzoni (assessore alle Politiche della mobilitĂ e servizi istituzionali), Roberta Morelli (assessore alla Scuola e giovani), Valter Muchetti (assessore alla Rigenerazione urbana e politiche per una cittĂ sicura), Paolo Panteghini (assessore alle Risorse dell’ente Comune), Felice Scalvini (assessore alle Politiche per la famiglia, la persona e la sanitĂ ), Michela Tiboni (Urbanistica e pianificazione per lo sviluppo sostenibile). In calendario per il 1° luglio alle 9.30 la convocazione del Consiglio.

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,O &HQWUR GL ULFHUFD $LO q XQD UHDOWj FRQFUHWD La lotta senza quartiere alle leucemie ha un nuovo importante alleato. Domenica 23 giugno è stato inaugurato l’istituto di ricerca interdipartimentale di biologia cellulare e radiobiologia applicato alla clinica del paziente oncoematologico, interno agli Spedali civili di Brescia. â€œĂˆ il traguardo di un sogno che si realizza, è il frutto di tanti sforzi dei volontari e dei colleghi professionisti che lavoreranno insieme, nella stessa struttura, da domenica in poiâ€?. CosĂŹ Giuseppe Navoni (nella foto), presidente dell’Ail Brescia, ha annunciato l’imminente inaugurazione del centro di ricerca che, oltre ad occuparsi delle leucemie, sarĂ impegnato anche nello studio di tutte le malattie onco-ematologiche, compresa la ricerca riguardante le staminali. Stile, trasparenza, risparmio e tante piccole donazioni sono stati fattori alla base del progetto appena concretizzatosi. Sviluppandosi su due piani, il centro Ail è cosĂŹ strutturato: al piano terra si trova il reparto dedicato all’oncoematologia dove, fianco a fianco, potranno fare ricerca varie figure professionali. “Un insieme di professionalitĂ attorno alla ricerca che verrĂ trasferita immediatamente sui pazienti, applicando farmaci e terapie personalizzateâ€?. Curare la persona e non la malattia: questa l’efficace sintesi di Navoni in merito al procedere clinico che caratterizzerĂ i laboratori del Centro. Le malattie, infatti, sono apparentemente tutte uguali, ma poi si manifestano in ma-

niera diversa da malato a malatoâ€?. Il piano superiore ospiterĂ â€œle camere biancheâ€? nelle quali - una volta ottenute le autorizzazioni ministeriali dell’agenzia italiana del farmaco, dato che le staminali sono attualmente considerate un farmaco - si potrĂ procedere alla cura delle malattie cellulari, negli adulti come nei bambini. Per i piĂš piccoli è prevista anche una struttura dedicata alla terapia genica pediatrica. (r.g.c.)

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di persone fragili come i bambini e i neonati, dove la capacitĂ di rispondere alle sollecitazioni esterne non si è ancora sviluppata e di persone che hanno malattie croniche e che hanno quindi un’etĂ avanzata. Quindi il cambio da uno stato all’altro sollecita l’organismo con stimolazioni che sono nociveâ€?. Ma quali sono gli errori piĂš comuni, piĂš banali che si commettono quando fa molto caldo? “Innanzitutto non conoscerne la pericolositĂ e ogni anno noi sappiamo che è questo il periodo in cui bi-

sogna stare attenti. Bisogna essere consapevoli che non è una cosa da trascurare. Ciò nonostante – spiega Rozzini– gli errori piĂš frequenti sono quelli di esporsi al caldo senza invece usare quelle precauzioni che sono semplici e che permettono alla maggior parte delle persone, non quelle ovviamente che non sono capaci di muoversi, di proteggersi dalla stimolazione attivaâ€?. L’alimentazione è un aspetto fondamentale, quali sono i cibi piĂš adatti in questo periodo e quelli da evitare magari?

“Da evitare sono i cibi grassi, cioè tutti i cibi che affaticano l’organismo e da privilegiare sono quelli che contengono acqua, vale a dire frutta, verdura o leggeri. PerchĂŠ l’organismo non ha l’energia da sprecare in queste situazioni. Prudenza, cibi leggeri e idratazione abbondanteâ€?. Per un’estate sana bisogna avere altre attenzioni... “Ci sono delle fasce di orario della giornata in cui il clima non è mai caldissimo e una buona passeggiata al mattino presto o alla sera tardi sono da considerare.â€?

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lo strumento con il quale presentiamo pubblicamente il ‘valore creato’ con le nostre attivitĂ , con l’obiettivo di dare visibilitĂ , ma soprattutto trasparenza al nostro operatoâ€?. Ăˆ l’incipit impresso da Enrico Broli, presidente della Fondazione Poliambulanza, alla presentazione del bilancio sociale 2012. Un Bilancio che, pur calato nel contesto attuale, parte da lontano ispirandosi agli ideali di S. Maria Crocifissa di Rosa, fondatrice delle Ancelle della CaritĂ che si fondano su cure adeguate, ma anche su assistenza continua e tanto amore nei confronti di pazienti e familiari. Un Bilancio che trova nella “condivisioneâ€? una delle caratteristiche principali della sua formulazione. “Il forte senso di responsabilitĂ , di appartenenza e di collaborazione del personale e delle organizzazioni sindacali hanno consentito di raggiungere, pur nelle difficoltĂ e con qualche sacrifi-

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cio, importanti obiettivi di interesse generale, salvaguardando la qualitĂ delle cure, il pareggio di bilancio e i livelli occupazionaliâ€?. Da questi capisaldi si ottiene il ‘valore creato’ a favore dei cosiddetti ‘portatori di interesse’, pazienti, dipendenti, collaboratori, studenti, mondo scientifico, fornitori e ambiente. Qualche numero su tutti: 30.747 ricoveri, 18.876 interventi, 2.684 bambini nati, 375mila prestazioni ambulatoriali e oltre 65mila visite al pronto soccorso. Lo specifico dei conti viene ‘passato ai raggi X’ dal direttore generale Enrico Zampedri. “Il valore economico generato è stato pari a 158,9 milioni di euro, in diminuzione di 3,9 rispetto al 2011 e di 5 rispetto alla previsioneâ€?. Diversi fattori hanno pesato sul saldo negativo. “La riduzione del budget assegnato per l’attivitĂ di ricovero, delle funzioni non tariffate e dei ricoveri per pazienti privati. Ma il valore include, e ne siamo orgogliosi, anche 2,75 milioni derivanti da prestazioni non rimborsate perchĂŠ eseguite oltre il budget definito e che si traducono in circa 850 ri-

coveriâ€?. Grandi manovre sul fronte ‘investimenti’. “Negli ultimi quattro anni la Fondazione ha effettuato investimenti ‘ordinari’ alle voci rinnovamento tecnologico, strutture e impianti, per circa 20 milioni e oltre 80 per operazioni ‘straordinarie’ e destinati ad acquisire il S. Orsola, a nuovi servizi di radioterapia, medicina nucleare ed endoscopia, all’ampliamento del pronto soccorso, alla costruzione della torre degenze e del parcheggio multipianoâ€?. Quali le previsioni per il 2013, il primo anno di piena operativitĂ dopo l’integrazione delle attivitĂ di degenza del S. Orsola in Poliambulanza? “Ci aspettiamo benefici sia sul fronte dei servizi offerti, per la maggiore sicurezza, qualitĂ e specializzazione dell’organizzazione, sia sul fronte gestionale, per i risparmi di costi ottenuti eliminando le duplicazioni e gestendo tutto in un’unica sede, piĂš efficiente e funzionaleâ€?. Un Bilancio da cui emerge l’impegno della Fondazione a moltiplicare gli sforzi per salvaguardare l’interesse di chi ha bisogno di cure.

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Viaggiamo verso nuovi orizzonti!

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‘––‘Ž‡Â?‰‘ ƒ •‡”ƒ–ƒ †‡Ž ͛͘ ‹Â?ƒ—‰—”ƒ Ž‘ –ƒ”—’ Fine XV-inizio del XVI secolo, i carmelitani “sbarcanoâ€? a Gottolengo. Il frutto della loro spiritualitĂ operosa e concreta è la costruzione di un sistema conventuale costituito da alloggi, foresteria e chiesa annessa. L’attuale prevosto di Gottolengo, don Arturo Balduzzi, propose di inserire un organo nella splendida chiesa dell’ex convento, intitolata a San Girolamo. Splendida idea! Grazie al generoso contributo della Fondazione CammiAlberini onlus, che ha in carico la

gestione del complesso, il tutto si tramuterĂ in fatto concreto. Una ricerca su internet ed ecco spuntare uno Starup, da restaurare sĂŹ, ma offerto a un prezzo vantaggiosissimo. Unico problema logistico: si trova a Vasteras, all’interno proprio di un tempio luterano in Svezia! La storia sembra voler far incontrare cattolicesimo e protestantesimo. Non ci si perde d’animo e viene contattata la rinomata “Casa Pedrini Cremona Organiâ€?, che si incarica di smontare in loco lo strumento,

trasportarlo in Italia e sottoporlo a un’accuratissima revisione. Passati circa tre mesi, in occasione della solenne processione del Corpus Domini, lo Starup viene suonato in pubblico per la prima volta, discretamente alloggiato nell’abside, dietro il ciborio in legno dorato situato sull’altare centrale. L’effetto è splendido. La presenza di due tastiere con pedaliera, i 10 registri e le 638 canne sonore si armonizzano alla perfezione con l’atmosfera tipicamente pacata delle pievi

cinquecentesche. Dai luterani svedesi ai carmelitani in Gottolengo, con in mezzo cinque secoli di storia: musica e spiritualità realizzano il miracolo di un ecumenismo artistico che fa bene al cuore! Ora non resta che offrire alla cittadinanza un altro regalo. Il 30 giugno l’organista Oscar Bini (titolare d’organo presso il santuario della Madonna delle Grazie) e il coro parrocchiale di Gottolengo inaugureranno lo Starup, in un concerto serale (alle 20.45). (Andrea Milzani)

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l 14 febbraio 2004, la comunitĂ delle Sante Capitanio e Gerosa, in cittĂ , accoglieva don Tino Decca come nuovo parroco. Oggi, nove anni piĂš tardi, la stessa comunitĂ si prepara ad accompagnarlo nella nuova parrocchia che il Vescovo gli ha affidato. Don Tino Decca, classe 1963, nominato nuovo parroco di Castenedolo, succede a don Giovanni Palamini, futuro abate di Leno. Prima dell’esperienza come parroco delle Due Sante, don Tino era stato vicario parrocchiale alla Santissima TrinitĂ e vicerettore dell’Istituto Arici; nel frattempo, si era occupato della cura spirituale dei gruppi Scout della zona Sebino. “L’esperienza sacerdotale piĂš grande che questa parrocchia mi ha permesso di vivere è stata quella di comprendere appieno che il pastore della Chiesa è GesĂšâ€? ha detto don Tino durante il nostro incontro. “Per un sacerdote è infatti molto importante avere la capacitĂ di camminare con il popolo di Dio e di capire che qualsiasi pastorale non dipende esclusivamente da lui bensĂŹ da un cammino sinergico con la comunitĂ che gli viene affidataâ€? ha proseguito don Tino affermando inoltre di aver vissuto con i suoi parrocchiani l’esperienza della misericordia, sentendosi amato e accolto al di lĂ dei suoi limiti. A questo proposito sono illuminanti le parole che lo stesso sacerdote affidò alla comunitĂ in occasione del suo

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ad una comunitĂ perchĂŠ la servissi e la amassi, insegnandomi cosa voglia dire ‘dare la vita’. Il Signore mi ha donato questa bellissima comunitĂ parrocchiale, perchĂŠ provassi ad essere padre e madre, fratello, pastore, avendo Lui solo come modello e guida. La lode perfetta è a Lui e il mio ringraziamento è a tutti voi che mi avete accolto come parroco e mi avete amato tenendomi cosĂŹ, come ero e come sonoâ€?. Don Decca è certo che la comunitĂ delle Sante ha percorso un cammino giĂ tracciato e che tutto quanto è stato fatto in questi anni, per l’evangelizzazione, la cura delle famiglie, la catechesi e la vita comunitaria sia avvenuto per opera dello Spirito che ha suscitato chiamate e cammini nuovi. “Lasciare una comunità è sempre doloroso perchĂŠ un popolo è fatto di persone, volti, storie, lacrime e sorrisi, con i quali ho condiviso la vita, ma il dolore è illuminato dalla Parola del Signore e dalla certezza che il Padre pota per portare piĂš frutto. A Castenedolo vado con animo pieno di trepidazione perchĂŠ raccoglierò la grandissima ereditĂ dei sacerdoti che lĂŹ mi hanno preceduto; ai miei futuri parrocchiani chiedo misericordia e apertura: da parte mia c’è la fiducia che presto riprenderò lo stesso cammino con un’altra porzione del popolo di Dio e la piena certezza di essere un’unica famiglia di poveri uomini e peccatori perdonatiâ€?.

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Â? ˆ‡•–ƒ ’‡” ‹ ’ƒ–”‘Â?‹ ˆƒ…‡Â?†‘ Â?‡Â?‘”‹ƒ †‹ ƒÂ? ‹ƒÂ?ƒ”–ƒ La comunitĂ patronale di Vallio Terme si appresta a celebrare la festa patronale in onore dei Santi Pietro e Paolo. Quest’anno in particolare il parroco, don Angelo Pizzato, insieme al consiglio pastorale ha pensato di fare memoria di San Giovanni Battista Piamarta (proclamato santo il 21 ottobre del 2012), visto e considerato che la vita del sacerdote bresciano ha toccato da vicino il piccolo paese. Si narra che la vocazione del giovane Piamarta abbia trovato proprio

terreno fecondo in quel di Vallio, lÏ dove era solito trascorrere dei soggiorni per curare anche una salute cagionevole. Orfano di madre a nove anni, cresce vivacissimo nei vicoli dei rioni popolari della città , trovando un sostegno educativo nel nonno materno e nell’oratorio che affinano la sua sensibilità e la sua straordinaria generosità ; la sua adolescenza fu difficile e grazie al parroco di Vallio Terme potÊ entrare nel Seminario diocesano. Le celebrazioni iniziano il 29 giu-

gno con le Sante Messe alle 10 e alle 18 celebrate proprio da un religioso della Congregazione della Santa Famiglia di Nazareth. Durante la serata è stata allestita anche una cena nella quale la parrocchia vuole ringraziare i volontari e i collaboratori della comunitĂ . Nelle giornate di giovedĂŹ e di venerdĂŹ, dalle 15 alle 18, don Angelo propone le “ore eucaristicheâ€?. Basti pensare che il segreto dell’azione pastorale di Piamarta era la forza della preghiera: “Se io non facessi due

o tre ore di orazione ogni mattina, non potrei portare il peso che il buon Dio mi ha impostoâ€?, raccontava instancabile. Durante la serata di sabato si potrĂ assistere anche all’esibizione della fanfara dei bersaglieri “Piume del Gardaâ€?. Con la festa termina anche il torneo di calcio riservato ai bambini per i quali è stato anche realizzato e inaugurato un nuovo campo sintetico. Durante le serate di venerdĂŹ e sabato funzionerĂ anche uno stand gastronomico.

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l lago dal lago, dimenticando traffico e parcheggi, caos e code. A bordo di una delle imbarcazioni, veloci aliscafi e placidi traghetti, vecchi piroscafi a pale e moderni catamarani, che la Gestione govervativa di navigazione mette a disposizione con una serie completa di proposte che si adattano alle richieste del visitatore. Una interessante offerta che permette di apprezzare le bellezze del Garda, solcandone tranquillamente le acque e di ammirare la varietĂ dei paesaggi che scorreranno lentamente davanti agli occhi, offrendo l’emozione di scoprire il lago e le montagne che lo circondano da una singolare prospettiva, dal lago appunto. Quest’anno si può sfruttare anche l’iniziativa congiunta con Trenord: da tutta la Lombardia, con un unico biglietto a tariffa scontata, si può prendere il treno per raggiungere le stazioni di Desenzano o Peschiera, salire a bordo dei battelli, effettuare un itinerario nel centro-basso lago ed infine rientrare a casa, senza fretta, in treno. Per il giro completo Desenzano-Riva-Desenzano è necessaria una intera giornata, zigzagando tra i porti bresciani e veronesi, pranzando al

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stringe per dar modo, quasi, di toccare le storiche limonaie, fatte di mura e pilastri di pietra, strappate alla roccia da Gargnano fino a Limone. Ăˆ il regno dei surfisti e degli appassionati di vela che, sfruttando la spinta dei venti, compiono evoluzioni a pelo d’acqua. Approdando sulle rive veronesi si giunge fin sotto il castello imperioso e solitario di Malcesine sovrastato dalla possente catena montuosa del Baldo, si lambisce la leggiadra punta di S. Vigilio immersa fra olivi e cipressi ed ancora le popolose cittadine ed i piccoli borghi dei pescatori sparsi sulle rive, con i loro castelli, le mura diroccate e le storie antiche che ancor oggi si respirano fra le vie di pietra e di mattoni. Riva ci attende, ultima tappa dell’ itinerario. Inizia il viaggio di ritorno ed è una nuova scoperta di luoghi e di colori. Per info, www.navlaghi.it, 0309149511.

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´0HUFDWR DJULFRORÂľ FRQ L SURGRWWL GL VWDJLRQH Anche sul Garda il “Mercato agricoloâ€? di Campagna Amica promosso da Coldiretti Brescia. Con l’arrivo dell’estate si rinnova a Moniga e a Manerba l’appuntamento con il mercato dei prodotti di stagione, 100% bresciani, direttamente dal produttore al consumatore senza intermediari. Una gustosa opportunitĂ per tutti i residenti e per i numerosi turisti che soggiornano in questo periodo nel Basso Garda. A Moniga il mercato apre ogni domenica (tranne il 21 luglio, l’11 e il 25 agosto) fino al 1 settembre, dalle 8 alle 12.30 in piazza San Martino. A Manerba il giorno di mercato è il lunedĂŹ, con gli stessi orari, fino al 9 settembre in LocalitĂ Montinelle, nell’area parcheggio vicino al Ristorante Capriccio. Grazie al progetto di Coldiretti la campagna “entraâ€? nelle case dei consumatori con tutta una serie di prodotti – formaggi, verdura e frutta, salumi, miele, carne confezionata in vaschette, farine e derivati, prodotti da forno, casoncelli e pasta fresca, zafferano, vino e olio, confetture e marmellate, tartufi, piante e fiori – rigorosamente “a km zeroâ€? e con un ottimo rapporto qualitĂ /prezzo. Nei mercati di Campagna Amica il consumatore ha la certezza di fare la spesa direttamente dal produttore (una quindicina quelli presenti ai mercati gardesani) che garantisce la genuinitĂ e la filiera dei prodotti del proprio banco. Questo vuol dire anche giusta informazione, vuol dire conoscere i prodotti agricoli che si acquistano perchĂŠ si conosce chi li produce costruendo un rapporto diretto

basato sulla fiducia reciproca. Nella mission di Campagna Amica c’è la tutela degli interessi di cittadini, consumatori, produttori agricoli intorno ai temi dell’ambiente e del territorio, della qualitĂ dei consumi e degli stili di vita, dell’energia, dell’alimentazione, dello smaltimento rifiuti, dei diritti sociali e dell’innovazione tecnologica, che trovano nella valorizzazione della campagna e dello sviluppo rurale un elemento di grande rilevanza strategica per tutto il Paese. (v.b.)

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ÍĄÍ˜ ƒÂ?Â?‹ †‡‰Ž‹ •…‘—– Il Gruppo Scout di Gardone Val Trompia festeggia quest’anno il 90° di fondazione. Riassumendone la storia, Carlo Rizzini, scout gruppo reduci cita la Bibbia: “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cieloâ€?. Le vicende del sodalizio sono un continuo immergersi e riemergere in quelle quotidiane della cittadina armiera in un arco di tempo importantissimo per la sua crescita economica e civile : sempre c’è la traccia piĂš o meno vistosa del “volto

fanciullo cuor di leone “ degli scout coi loro valori mai andati perduti, come la bandiera bianca misteriosamente scomparsa nel 1926 e ritrovata nella soffitta della Canonica 40 anni dopo. Una storia alla quale nell’85° Giovanni Raza ha dedicato un bel libretto diviso in “sette avventureâ€? fatto di testimonianze vive di vecchi lupetti come Mario Gilardoni (classe 1913) o Alfonso Rinaldini (classe 1916), passando ai piĂš “giovaniâ€? come Mario Bondio (classe 1940) fino ai tempi recenti: “Per-

chĂŠ la storia dello scoutismo gardonese è – afferma Raza – principalmente una storia di uomini con i loro ideali e le loro paure, la fede...â€?. Il movimento scout cattolico bresciano risale al 1922. A Gardone ne è il promotore il curato don Giovanni Giuberti: nel 1923 si costituisce il “Riparto S. Giorgioâ€? di 40 esploratori con capogruppo Angelo Bondio e un branco (S. Luigi) di 40 lupetti con capo Giovanni De Caminata. Attualmente gli scout gardonesi contano su 24 lupetti e 24 esplora-

tori , la comunitĂ dei capi e responsabili Francesca Lucchini (Panda decisa) e Daniele Poli: vengono da tutta l’alta valle ed anche dalla Valsabbia. La sede è presso l’oratorio dove si ritrovano il sabato pomeriggio. Per ricordare il 90°, dopo le conferenze di aprile e maggio hanno un progetto originale: scolpire sul tronco di cedro (decapitato per circostanze obbligate) che sta imponente al lato della centralissima Piazza Gardoncini i motti e gli stemmi storici degli scout. (e.b.)

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a gennaio 2012 nell’ospedale di Gardone c’è un nuovo servizio: la struttura di cura dei subacuti. â€œĂˆ una struttura che accoglie pazienti che hanno superato la fase acuta e che arrivano dai reparti dell’ospedale o su segnalazione dell’Aslâ€? spiega Raffaella Poli, responsabile infermieristica dell’area subacuti. 20 letti disponibili, per un reparto che ha avuto nel 2012 oltre 600 richieste e per i primi mesi del 2013 giĂ oltre 200 “con una saturazione di oltre il 70%, cioè 140 pazientiâ€? aggiunge. Prevalentemente il target degli utenti è di etĂ avanzata. Non è un’unitĂ operativa, ha una forte componente infermieristica e prevede pagamenti diversi dalle altre realtĂ in base a una delibera regionale. I pazienti sono coloro che hanno necessitĂ di assistenza specifica e che non può essere data a casa loro. “Il paziente, quando viene in ospedale, ha bisogno di fare una diagnosi – spiega Bruno Cerudelli, primario di medicia e responsabile della struttura di cura dei subacuti – e impostare una terapia, perchĂŠ ha un problema acuto. La terapia va oltre la fase acuta. Con pazienti fragili, anziani e pluripatologici, il raggiungimento della ripresa e della salute necessita di periodi prolungati di terapie che iniziano in ospedale, ma che poi possono proseguire in strutture ad hocâ€?. Sono strutture diverse da Rsa o case

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hanno davanti a situazioni di difficile gestione, anche con l’ausilio di medici e infermieri che assistano a casa. Nella struttura c’è un infermiere 24 ore su 24, un medico otto ore al giorno per i cinque giorni della settimana e il medico di guardia nei fine settimana e durante la notte, senza contare l’essere inseriti in una struttura completa, che offra assistenza a tutti i livelli. “Essere all’interno di un presidio ospedaliero – aggiunge il dottor Cerudelli – implica la presenza di pazienti piĂš gravi rispetto a quelli proposti ad altre strutture similiâ€?. La struttura dei subacuti a Gardone Val Trompia è la piĂš grande in provincia, l’unica degli Spedali civili. L’assistenza infermieristica è appaltata ad una cooperativa esterna coordinata da Raffaella Poli. Insomma uno spazio per accompagnare e assistere gli anziani. E viene in mente che qui, in questo ospedale, poco tempo fa venne chiuso un punto nascita. Che la Valtrompia sia un paese per vecchi? “La programmazione sanitaria seria deve prevedere dei paletti – replica il dottor Leone – in funzione della garanzia del paziente. Le gravide non sono pazienti. La gravidanza è un atto fisiologico. Ci sono garanzie che vanno mantenute come un numero minimo di parti. Giusta la rimostranza, ma dal punto di vista tecnico la scelta presa è corretta; restano servizi ostetrici. Per gli anziani è piĂš difficile con una permanenza lungaâ€?.

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‘Â?—Â?‹–Â? Â?‘Â?–ƒÂ?ƒ ‡ †‹Â?‹••‹‘Â?‹ †‹ ‘Â?ƒ•‹ L’11 giugno scorso all’ordine del giorno della giunta delle elezioni del Consiglio regionale lombardo era iscritto “l’accertamento di causa di incompatibilitĂ nei confronti del consigliere Corrado Tomasiâ€?. Il presidente Roberto Bruni spiegò che l’incompatibilitĂ era risolta per effetto delle intervenute dimissioni di Tomasi dalla presidenza della ComunitĂ montana e dunque si poteva soprassedere all’analisi dell’argomento. “Ma quelle di Tomasi – lamenta una missiva spedi-

ta a Bruni da Stefano Bruno Galli, presidente del gruppo consiliare Regione Lombardia ‘Maroni presidente’ – sono dimissioni a metĂ , nel senso che si è dimesso dalla presidenza della ComunitĂ montana, ma non da quella del Consorzio dei Comuni del Bacino imbrifero montano (Bim). In un’intervista del 22 giugno l’ex-presidente respinge le accuse di Galli, in particolare dove afferma: “Si procede all’unificazione dei due enti [comprensoriali] (aprile 2012)

quando fa comodo [...], si procede alla revoca di integrazione di ComunitĂ e Bim quando si è costretti a lasciare la presidenza della ComunitĂ montana con l’obiettivo di conservare comunque l’altra presidenza, quella del Bim e, dunque, continuare a incidere sui destini della vallataâ€?. Sempre nell’intervista citata, Tomasi chiarisce che ha intenzione di dimettersi anche dal Bim, al momento opportuno, che ovviamente sarĂ quando le forze politiche avranno raggiunto un

accordo sul nuovo presidente dei due enti. Il centrodestra sta in attesa. La Lega Nord invece faceva parte del governo delle due istituzioni. Come per il governo nazionale, Tomasi auspica un esecutivo di “larghe intese�. Gli enti rimangono due, con un solo presidente. Tra i successori si fanno i nomi di Mario Pendoli, sindaco di Gianico, Mario Bezzi, ex-sindaco di Ponte di Legno, Giampiero Bressanelli, sindaco di Sellero, e del sindaco di Breno Sandro Farisoglio. (e.g.)

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omenica 23 giugno l’assessore alla SanitĂ e vice presidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani, ha visitato l’ospedale di Esine per conoscerne meglio la struttura, verificarne l’organizzazione e colloquiare con medici e personale, prendere atto delle attivitĂ consolidate, delle eccellenze, e apprendere dal vivo i dati sulla sanitĂ dell’Asl Valcamonica-Sebino. Mantovani ha potuto verificare l’efficienza della struttura di Esine, la presenza di personale qualificato al lavoro di domenica, tra cui alcuni primari di unitĂ operative, le attivitĂ di eccellenza rappresentate dalla radioterapia, dalla tac e dalla nuova risonanza magnetica in fase di allestimento. Particolare attenzione è stata posta all’UnitĂ coronarica con l’angioplastica, ma anche ai reparti tradizionali dove emergono i nuovi servizi sanitari quali la stroke-unit, l’hospice per terminali, i poliambulatori interni, il Pronto soccorso. Accompagnato dai membri della Direzione strategica, dal collega Alberto Cavalli, assessore regionale al Turismo e dal vice presidente della

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la...â€? ha dichiarato Mantovani. Quindi ha illustrato il decreto approvato dalla giunta che riguarda il futuro riassetto delle Asl; ha parlato delle tre nuove commissioni regionali di esperti di cui fanno parte tutti i direttori generali, annunciando che Renato Pedrini, direttore dell’Asl Valcamonica-Sebino, farĂ parte della commissione per la riorganizzazione territoriale; ha dichiarato che la spesa sanitaria della Lombardia, rispetto alla media di altre Regioni, è di un terzo, a fronte di servizi di alto livello. Ha dato infine ampia rassicurazione che il Centro unico di prenotazione (Cup), tornerĂ da Paternò a Milano e che entro fine anno sarĂ attivo il nuovo numero di chiamata europeo 112, giĂ sperimentato con successo in due Asl lombarde. La visita ha confermato che la sanitĂ camuna è sulla strada giusta.

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/D VWRULD FDPXQD GHOOD 3ROL]LD VWUDGDOH Il volume “Su e giĂš per la Valcamonicaâ€? di G. Franco Comella e Cristiano Scalvinoni (Edizioni la Cittadina, Gianico) intende celebrare gli oltre 60 anni di presenza della Polizia stradale in Valcamonica (1951-2013). In copertina la riproduzione del dipinto murale di Sergio Rota Sperti, raffigurante San Michele Arcangelo, patrono della Pubblica sicurezza. Il primo distaccamento della Polstrada (cinque agenti) s’insediò a Breno nel dicembre del 1951 nella vecchia caserma degli alpini “Francesco Neriâ€?, poi demolita. La sezione di Brescia era stata istituita nel 1946; poco dopo fu creata la sottosezione di Desenzano, poi fu la volta della vallata dell’Oglio. Nel 1957 il Comune di Breno acquista l’ex caserma dal Demanio, la demolisce per costruirvi il palazzo degli uffici. Il distaccamento della Stradale viene trasferito in una palazzina a fianco del Municipio. Negli anni Sessanta nascono altri distaccamenti a Chiari e Montichiari, a Iseo e Salò. Nel settembre 1960 in Valcamonica si verifica una devastante alluvione; la Polizia stradale di Breno risulterĂ utilissima nel fornire indicazioni alle prime squadre di soccorso e con tutto l’organico si prodigherĂ direttamente giorno e notte. Il 1° febbraio 1962 prende servizio il nuovo comandante Ruggero Marani che si sposerĂ a Breno e vi rimarrĂ sino alla morte. Nel 1963 la Stradale di trasferisce a Darfo B.T. Nel 1981 la Pubblica sicurezza viene smilitarizzata. Molti gli interventi delle guardie per incendi, furti d’auto, sicurezza sui veicoli, servizio di sicurezza e soccor-

so sulle piste di sci, casi di guida sotto effetto di alcol o stupefacenti... Il 14 ottobre 2004 inaugurazione della nuova sede del distaccamento. Dai primi anni del nuovo millennio iniziano anche interventi nelle scuole della Valle per lezioni di educazione stradale. Si intensificano dialogo e collaborazione con istituzioni locali e mondo dell’associazionismo. Attualmente l’organico risulta composto da 16 effettivi, al comando del sost. commissario Guidomario Gierotto. (e.g.)

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zione curata da Carlo Dellasega (direttore generale della Federazione trentina delle cooperative) si collega bene alla figura di Alcide De Gasperi, che ne è stato uno dei promotori nel Trentino, ed anche all’attuale situazione economica. Il Trentino è un’area caratterizzata da una straordinaria diffusione della cooperazione. Lo testimoniano le circa 550 cooperative attive, a cui aderiscono 270mila soci. La cooperazione detiene in provincia di Trento rilevanti quote di mercato: oltre il 90% in

agricoltura, il 60% nel credito con le casse rurali, il 38% nel consumo con le famiglie cooperative. La seconda relazione (Giuseppe Zorzi, direttore della Fondazione Trentina De Gasperi), dedicata alla formazione del primo De Gasperi nel Trentino d’inizio Novecento, significa parlare anche della storia di un popolo, quello trentino, e con esso la storia di piÚ popoli, sia quelli compresi entro l’Impero che quelli limitrofi insediati ai suoi confini. La terza relazione, affidata a Aldo Degaudenz già senato-

re, evidenzierĂ come la qualitĂ degli amministratori non si improvvisa. L’iniziativa si inserisce in un lavoro ampio svolto durante l’anno; i soci del centro di Castegnato sono una trentina, con quota annua di adesione di 10 euro; il direttivo è composto da: Franco Turelli (presidente), Franco Franzoni (vice presidente); i consiglieri sono Maria Angela Barbisoni, Angelo Bonazzoli, Gianpiero Gottardi e Tiziano Zanotti. Per iscrizioni, si puo contattare i numeri 3408346061 o 3394389867.

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a spiritualitĂ si miscela con la festa nel piccolo quartiere di San Pietro, che si sviluppa all’ombra del Monte Orfano attorno all’omonima antica chiesetta. La tradizione vuole infatti che, nei giorni che precedono e seguono la data esatta in cui si ricordano i martiri Pietro e Paolo, la comunitĂ si riunisca in momenti di celebrazione, ma anche in liete serate di divertimento. La festa, promossa annualmente con successo dall’associazione coccagliese Comitato Borgo San Pietro in sinergia con Comune e parrocchia, animerĂ l’intera piazza Aldo Moro per una “quattro giorniâ€? all’aperto di sana convivialitĂ e aperta a tutti. L’apertura della sagra è prevista per stasera (giovedĂŹ 27 giugno) con la Santa Messa delle 20.30 celebrata in chiesetta e in preparazione alla solennitĂ ; a seguire, alle 21, sul grande palco allestito appositamente in piazzetta, saliranno invece le ballerine dell’Asd “Arte e Danzaâ€? di Coccaglio che daranno spettacolo, mentre dalle 22 le danze piĂš classiche cederanno il posto ai ritmi country piĂš carichi e coinvolgenti, grazie alla live music firmata “Ponderosa Ranchâ€?. VenerdĂŹ 29, l’appuntamento è sempre fissato alle 20.30 nei pressi della chiesetta, dove sarĂ celebrata la

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to in cui si commemorano i martiri, la Messa verrĂ anticipata alle 18, per poter lasciare spazio prima alla lunga serata di festa che inizierĂ alle 19 con un maxi aperitivo allargato a tutti, in San Pietro, e proseguirĂ poi alle 20.30, a passo di danza, sulle musiche dell’orchestra capitanata da Sabrina Borghetti. Da non mancare, infine, la giornata di domenica 30 quando, giĂ a partire dalla 15, si potrĂ assistere alla grande manifestazione di lanci con il paracadute; alle 18.30 tutti invitati al secondo aperitivo in San Pietro e poi, dalle 20.30, ancora balli, musiche e danze, accompagnati stavolta dall’orchestra di Daniele Boni. A sancire il gran finale della festa, e ormai di anno in anno sempre piĂš atteso e apprezzato, spetterĂ ancora al suggestivo spettacolo pirotecnico affidato alla ditta “Martarello Ermesâ€? che, puntualmente alle 23, richiamerĂ i sempre numerosissimi spettatori, molti dei quali provenienti da fuori Coccaglio, col naso all’insĂš. Per l’intera durata della manifestazione resteranno inoltre in funzione gli stand eno gastronomici, con servizio cucina piatti tipici (nel menĂš delle serate di sabato e domenica anche spiedo con polenta), e bar-birreria. Per maggiori informazioni è possibile telefonare al 3285772705.

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Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, GesĂš prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sĂŠ. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perchĂŠ era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: ÂŤSignore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?Âť. Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vadaâ€?. E GesĂš gli rispose: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi (...)â€?.

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ecisione. Sembra che l’urgenza e il richiamo a non mettere nulla di mezzo tra la decisione e il Regno derivi dalla decisione di GesĂš di andare a Gerusalemme. Ed è cosĂŹ. Andare a Gerusalemme è per GesĂš una scelta: è comprendere fino in fondo la sua missione, accettarla. Non può essere qualcosa che succede: è qualcosa che deve accadere, che deve essere fatto accadere. E la stessa urgenza diventa, di riverbero, l’esigenza per chi annuncia il Regno. Non è in termini di tempo, ma di scelta. Ai tre che lo incontrano chiede di scegliere non in termini di tempo ma di importanza. L’urgenza è questa e dipende dalla decisione. Ăˆ una scelta che purifica la mente da altre esigenze. Ed è meno scontata del solito “mettere Dio al primo postoâ€? che tutti diciamo e che nessuno riesce a fare. GesĂš non dice questo perchĂŠ GesĂš non ragiona mai in astratto. Cosa vuol dire: mettere Dio al primo posto? Ăˆ una frase; è una bella aspirazione; è un desiderio astratto. Invece sentire l’urgenza,

scegliere, preferire è ragionare in concreto. E in concreto significa mettere in campo la propria vita. Significa davvero non avere la certezza di un posto, di un affetto, di una storia. Ăˆ la diretta conseguenza di quel prendere la croce che è scritto poco sopra. Ăˆ affrontare la vita in un modo diverso perchĂŠ tutte le componenti della vita vengono lette in rapporto a quella scelta. Non è ragionare in astratto. Ăˆ concretamente accorgersi che quello che si fa ha un orientamento e che questo orientamento è piĂš urgente del resto. Ăˆ riconoscere allora che quello che succede può essere scelto, può essere fatto accadere. Ăˆ la realizzazione attraverso la piĂš paradossale delle scelte: quella di seguire qualcuno. Che potrebbe voler dire annullarsi e che invece fa scoprire quello che nella vita è urgente. Annullarsi avviene solo se si pensa in astratto e si vede la scelta di Dio al primo posto come il rifiuto delle cose, dell’agire. Nel Vangelo non è cosĂŹ: la scelta è azione, perchĂŠ diventa urgenza per qualcosa, diventa modo per comunicare non con le

parole ma con le scelte quello che è davvero assoluto e che non si può negoziare. Per GesĂš è stato l’attimo nel quale ha deciso che non erano piĂš i miracoli e l’insegnamento a bastare per dire quest’urgenza; e che doveva andare a Gerusalemme per compiere quello che doveva fare. Per chi lo ha seguito è l’attimo nel quale ci si accorge che tutta la vita ha un filo comune che la congiunge e porta da qualche parte; e quella meta è al di sopra delle scelte momentanee. Solo cosĂŹ si capisce l’urgenza di scegliere. PerchĂŠ si scopre quel filo di congiunzione degli attimi e delle situazioni e si intuisce che senza quella scelta non ci sarebbe la meta e il senso delle cose quotidiane. Ăˆ un fascino tutto concreto quello al quale costringe GesĂš: non è una vaga aspirazione. Non smetterò di dirlo: è concreto quanto l’urgenza di non perdere un minuto per capirlo e per sceglierlo. E andargli dietro per non perdere un passo. Questa concretezza che salva è l’unica vera poesia di Dio: è il suo fare (e farci) secondo quel disegno che ci ha scritto dentro.

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,QYHFFKLDUH QRQ q FRVD GD UDJD]]L La grande attrice Bette Davis diceva ai giornalisti che le chiedevano come facesse ad avere tante energie ancora alla sua veneranda etĂ , rispondeva: “Invecchiare non è cosa da ragazzeâ€?. C’è molta saggezza in questa risposta. Invecchiare è un’arte, qualcuno l’ha giĂ detto. Accettare l’etĂ , il tempo che passa, la debolezza, la solitudine. “Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggioâ€? dice il salmo 90,12. La non accettazione della vecchiaia porta ad alcune follie che abbiamo davanti ai nostri occhi. Ci sono alcuni vecchi che invece non si vergognano di questo nome, anzi lo portano con orgoglio. Penso a mons. Loris Capovilla (nella foto) incontrato in questi giorni a Sotto il Monte. Alla veneranda etĂ di 97 anni

ci ha tenuti col fiato sospeso per piĂš di 50 minuti parlandoci della Chiesa, di Cristo, di Giovanni XXIII, di Paolo VI, di Benedetto XVI e di Papa Francesco. Da ognuno ha imparato qualcosa: “In otto anni di pontificato Benedetto XVI non ha mai alzato la voceâ€?. Di Paolo VI ricorda l’umiltĂ e la bellezza di aver detto alla Chiesa: “Tu chi sei? Dalla contemplazione della TrinitĂ salta fuori che anch’io e tutta l’umanitĂ siamo dentro al Popolo di Dio in camminoâ€?. Di Giovanni XXIII ha ricordato alcune parole sul letto di morte: a mons. Capovilla che in ginocchio piangeva il “Papa Buonoâ€? dice: “Lasci stare questi piagnistei, l’importante è che non ci siamo soffermati a raccattare i sassi che da una parte e dall’altra della

strada ci tiravano. Abbiamo taciuto, abbiamo perdonato, abbiamo amatoâ€?. Ha ricordato con entusiasmo papa Francesco con le parole tratte dalla Gaudet Mater Ecclesia di Giovanni XXIII: “Tantum aurora est: siamo appena agli inizi, ora però finalmente vediamo l’auroraâ€?. Ad alcuni giovani che hanno chiesto un’ultima parola, un insegnamento utile da portare a casa, mons. Capovilla ha risposto: “Viviamo una vita tanto breve e ogni volta che ci è data la possibilitĂ di incontrare un amico ci arricchiamo, questo davvero vale nella vitaâ€?. Ci aspettavamo grandi risposte, ma ha preferito questa concretezza che dice come nella sua vita l’amicizia con Giovanni XXIII sia stata il frutto migliore su tutto il resto.


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‘—”†‡• Â? ˆ‹—Â?‡ †‹ ƒ…“—ƒ ‡ †‹ ˆƒÂ?‰‘ Ancora una volta Lourdes è stata colpita da un ďŹ ume di acqua e fango. “L‘eloquenza delle immagini è piĂš persuasiva di qualsiasi discorso e tutti abbiamo visto il ďŹ ume di acqua e di fango che ha investito il sudovest della Francia e Lourdes in particolareâ€?. Lo scrive Dino Boffo, direttore di rete di Tv2000, a proposito delle piogge che nei giorni scorsi hanno colpito violentemente l’area,. “L‘area del Santuario – ricorda Boffo –

è stata colpita da un‘alluvione piĂš devastante anche di quella dell‘ottobre scorso, il cui ricordo è tutt‘ora vivissimo negli occhi di coloro che hanno avuto il dono di poter pregare davanti alla Grotta e di chi a Lourdes non è mai andato ma desidererebbe farlo. E intanto, magari, attraverso Tv2000 si unisce quotidianamente alla preghiera del Santo Rosario che da quel luogo straordinario di fede si diffonde nelle case di tanti

italianiâ€?. “I mezzi d‘informazione – prosegue il direttore di Tv2000 – fanno il loro mestiere e si soffermano sulla conta dei danni. Qualcuno si spinge a fare previsioni fosche sul futuroâ€?. Ma Lourdes “è molto di piĂš dell‘insieme degli ediďŹ ci e delle strutture pur necessari per accogliere i pellegrini che lĂŹ arrivano da tutto il mondo. Ed è la forza della fede di questi pellegrini la risorsa formidabile che sfugge alle valutazioni di

chi si ferma al dato logistico e organizzativo, che pure non va certamente trascuratoâ€?. “I danni –spiega Boffo – sono veramente ingenti, ma Lourdes sta giĂ ripartendo. Sabato 22 il vescovo ha riaperto la porta di San Giuseppe e l‘accesso alla spianata e alla Basilica del Rosario, mentre domenica 23 i pellegrini sono potuti arrivare ďŹ no alla Grotta e quindi di pregare ai piedi della statua della Vergineâ€?.

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olidarietĂ senza confini e ministero petrino. Domenica 30 giugno la Chiesa celebra la Giornata della caritĂ del Papa. Questa raccolta di fondi, che richiama alla mente le prime collette di cui parlano gli Atti degli Apostoli, si svolge ovunque, tra comunitĂ ricche o povere, fiorenti o costituite da uno sparuto gruppo di persone. Tutti i cristia ni, secondo le proprie possibilitĂ , con tribuiscono cosĂŹ alla caritĂ del Papa. Ed è interessante constatare come pure le comunitĂ di terre missionarie, bisognose di forti aiuti, offrono il loro contributo molto spesso frutto di tante rinunce persona li. Se non si tiene conto di questo spirito, si rischia di non comprendere il significato e il valore di questo gesto di solidarietĂ che, prima di essere un contributo economico, è un semplice e concreto atto di fede e di amore verso i propri fratelli vicini e lontani. Tocca poi al Papa, come a un buon “padre di famigliaâ€?, ridistribuire quanto raccolto secondo le necessitĂ e le urgenze in modo che, proprio come avvenne nelle prime collette di cui parla l’apostolo Paolo nelle lettere ai Corinzi e ai Romani, tra chi ha di piĂš e chi ha di meno non vi sia una sperequazione economica, ma

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dallo Zambia e dalla Repubblica democratica del Congo; in Bangladesh, si è dato un aiuto a migliaia di famiglie di diverse diocesi che hanno perso tutti i loro beni a seguito delle inondazioni; nella Repubblica democratica del Congo, si è dato un importante contributo alla costruzione di una scuola, intitolata “Ecole de la dernière chanceâ€? destinata all’educazione di ragazzi e ragazze appartenenti alle classi sociali piĂš svantaggiate nella diocesi di Lwiza; in Etiopia e in Kenya, si sono erogati fondi in

diverse circoscrizioni ecclesiastiche a sostegno della popolazione a fronte dell’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa; in India, contributi per progetti a favore della preparazione tecnico-informatica di ragazzi di condizione svantaggiata, talora senza casta per facilitare il loro inserimento nel mondo del lavoro; in Iraq, si è dotata una chiesa in costruzione di un generatore elettrico. Ciò che colpisce è la puntualitĂ e la concretezza di tali aiuti, che vengono disposti in base a richieste precise da parte delle istanze presenti in loco e adeguatamente monitorate nelle fasi di realizzazione e di completamento. Se i cristiani oggi comprendessero il valore e il significato dell’obolo che viene loro richiesto in questa circostanza, avvertirebbero sicuramente l’importanza di questo loro semplice gesto, che mentre li priva di qualche soldo, li rende vicini a tanti “fratelliâ€? che mai forse incontreranno nella loro vita. Dando il loro contributo nelle parrocchie, nelle comunitĂ religiose e nei gruppi di impegno apostolico, ogni cristiano pone nelle mani del Papa il suo apporto, che prima di essere quantificato in monete è un “dono spiritualeâ€?, reso tale dalla preghiera universale. Un dono che, attraverso il successore di Pietro, arriva ai piĂš bisognosi, spesso al centro delle emergenze provocate, ad esempio, da carestie e terremoti.

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/D IDPLJOLD HGXFD DOOD FXVWRGLD GHO FUHDWR “La famiglia è una scuola della vita che viene fatta con la vita, ed è sostenuta dalla vita stessa: in questo modo, la vita diventa ‘cattedra’ di una docenza assolutamente propria della famigliaâ€?. Con queste parole mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma e presidente della Commissione Cei per la famiglia e la vita, commenta il messaggio della Cei per la Giornata del creato, che si celebra il 1° settembre sul tema: “La famiglia educa alla custodia del creatoâ€?. Lo abbiamo intervistato. In che modo la famiglia può educare alla “custodiaâ€? del creato? “Parlare di famiglia signiďŹ ca metterla al centro di tutta una riessione che, da un lato, riguarda l’agire sociale e l’impegno che la famiglia ha e deve avere nei confronti della societĂ dall’altra riconoscere alla famiglia il grande compito di custodire e tutelare il creato, sia dal punto di vista

educativo che nella fattivitĂ di questa custodia. Nella nostra diocesi siamo stati testimoni di disastri ambientali. Si è trattato di disastri non dovuti al disamore della natura, ma di carattere strutturale. In casi come questi, la presenza della famiglia nel territorio montano è la prima tutela del territorio: sono le famiglie che, oltre che sostenerlo, possono tutelarlo nella sua stabilitĂ e uiditĂ . In questa prospettiva, la famiglia si trova al centro sia della riessione di carattere sociale nei confronti del bene comune, sia riguardo alla capacitĂ di custodire il creatoâ€?. “Ecologia umanaâ€? ed “ecologia ambientaleâ€? sono legate, come ha ribadito di recente papa Francesco. Come raccogliere il suo invito a dire no alla “cultura dello scartoâ€?? “GiĂ dal suo insediamento, papa Fran-

cesco ha ribadito il valore della ‘custodia’, parlando di San Giuseppe, capo della famiglia di Nazareth e sottolineando il valore del bene, nella concezione della terra come nutrimento. L’affermazione di papa Francesco per cui ‘chi spreca ruba’, rimarca una veritĂ . Sottolinea quello che le famiglie cercano di fare educando i ragazzi a consumare con intelligenza e a non dare adito a nessuno spreco. La famiglia saggia, al ‘grazie per aver consumato’, sostituisce il monito ‘attenzione a quello che consumi’. Ăˆ una testimonianza controcorrenteâ€?. “GratuitĂ â€? è una delle parolechiave del messaggio: si può ancora insegnare, oggi, la logica del dono? “La gratuità è la logica della famiglia: si ‘fa famiglia’ perchĂŠ si vuole farsi dono l’uno all’altro. Il dono reciproco degli sposi è l’espressione storica che

lega l’uomo e la donna: il ďŹ glio stesso è un ‘dono al dono’, come scrive Giovanni Paolo II in uno dei messaggi per la Giornata della famiglia. La logica del dono non è legata all’interesse, ma al godere di qualcosa che vedo e che colgo: il signiďŹ cato del bello, il valore gratuito dato dal contemplare il creato‌ L’atteggiamento di gratuitĂ diventa a sua volta dono: se qualcosa mi rende felice, mi spinge a volere che anche altri possano goderneâ€?. “ReciprocitĂ â€?, si legge nel messaggio, signiďŹ ca allenarsi a “relazioni buoneâ€?: le famiglie di oggi sono questo tipo di palestra? “La reciprocitĂ , nella famiglia, diventa unitĂ , ma non è mai uniformitĂ : l’altro che è diverso da me, se è accolto e mi adopero per la sua realizzazione, porta una ricchezza indispensabile. La famiglia insegna a riconoscere l’altro come persona che mi sta di fronteâ€?.

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‰‡Â?†ƒ †‡Ž ‡•…‘˜‘ Domenica 30 giugno Ore 10.30 - Saviore S. Messa a conclusione della festa patronale. Ore 17 - Bienno S. Messa in occasione della festa patronale presso l’Eremo. LunedĂŹ 1 luglio Ore 7.30 - Brescia Santa Messa presso il Monastero della visitazione.

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MercoledÏ 3 luglio Ore 8 - Brescia S. Messa in occasione del Seminario biennale dell’Atism presso il Centro pastorale Paolo VI. Il 4-5-6 luglio Il Vescovo partecipa alla Conferenza episcopale lombarda a Gazzada.

La Cancelleria della Curia diocesana annuncia i seguenti provvedimenti dell’Ordinario: La nomina a parroco della parrocchia di Lumezzane San Sebastiano del rev.do don Vigilio Zanelli, già parroco delle parrocchie di Tremosine (Pieve, Sermerio, Vesio e Voltino) La nomina a esorcista diocesano del rev.do don Tomaso Melotti, presbitero residente a Pescarzo di Breno.

La nomina a cappellano collaboratore dell’Ospedale Poliambulanza del rev.do don Ciro Panigara, già vicario parrocchiale delle parrocchie di Adro e Torbiato.

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iniziato a ottobre dello scorso anno, solo come una proposta per i giovani ed è giunto a termine domenica 23 giugno con la celebrazione eucaristica e il mandato per coloro che quest’estate partiranno per un’esperienza in missione, il corso di formazione “Nuovi stili di viaggioâ€?. Come fratelli e sorelle maggiori don Carlo Tartari, Sanny, Sandro, Claudio e suor Erika hanno accompagnato giovani e adulti in alcuni fine settimana. Negli incontri li hanno aiutati, spaziando a 360° e analizzando profondamente le motivazioni che li hanno spinti a scegliere di occupare le vacanze in un modo non certamente convenzionale per dei giovani. I ragazzi sono stati invitati a esaminare le loro aspettative derivanti dalla fruizione di questa interessante esperienza; hanno riflettuto a lungo circa la scelta di dedicare

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si sono instaurati legati di amicizia tra i corsisti e soprattutto tutti hanno avuto la fortuna e l’occasione di confrontarsi con giovani appartenenti a comunitĂ diverse. Questo aspetto, che per alcuni può ritenersi banale, è stato utilissimo e decisamente positivo. Ogni giorno parlare di fede e di come le altre persone la vivono è diventato sempre piĂš difficile, un tabĂš di cui si cerca di evitare di discutere: piĂš facile commentare per ore una partita di calcio o l’ultima famosa modella che ha girato un nuovo film. Grazie a questi incontri, ogni volta sono tornato a casa sentendomi meno solo, non sul piano affettivo, ma perchĂŠ ho potuto riscoprire altri giovani che hanno voglia di confrontare la loro vita con il Vangelo, ciò non è una cosa “solitariaâ€?, basta aver voglia di cercare. Un famoso arcivescovo brasiliano Helder Camara scriveva: “Partire è anzitutto uscire da sĂŠ. Rompe-

re quella crosta di egoismo, che tenta di imprigionarci nel nostro ‘io’... partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocitĂ supersoniche. Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatoreâ€?. Queste straordinarie parole riassumono in modo efficace il corso di formazione a cui ho partecipato, perchĂŠ il viaggio è iniziato ancor prima di partire fisicamente.

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COMITATO ZONALE ANSPI DI BRESCIA SEDE PROVINCIALE : VIA G. GALILEI 65 - 25128 BRESCIA TEL. FAX : 030 302665 - CELL. 3484149413 E-mail : anspisportprovbs@libero.it - Sito : www.anspicalciobrescia.com >͛ ŶƐƉŝ ğ Ăů ƐĞƌǀŝnjŝŽ ĚĞŐůŝ ŽƌĂƚŽƌŝ Ğ ĐŝƌĐŽůŝ Ğ Ɛ͛ŝŵƉĞŐŶĂ ĐŚĞ ŝ ĐĂŵƉŝŽŶĂƟ Ěŝ ĐĂůĐŝŽ ƐŝĂŶŽ ŝŶƚĞƐŝ ĐŽŵĞ ŵŽŵĞŶƟ Ěŝ ǀŝƚĂ ĐŚĞ ĨĂǀŽƌŝƐĐŽŶŽ ůĂ ŐŝŽŝĂ ĚĞůůŽ ƐƚĂƌĞ ŝŶƐŝĞŵĞ͕ůĂ ƐŽĐŝĂůŝnjnjĂnjŝŽŶĞ͕ŝů ƌŝƐƉĞƩŽ ƉĞƌ ů͛ĂůƚƌŽ͕ ůĂ ƐŽůŝĚĂƌŝĞƚă͕ ůĂ ŐŝƵƐƟnjŝĂ Ğ ů͛ĂƵƚŽĐŽŶƚƌŽůůŽ͘ Ě ğ ƉƌŽƉƌŝŽ ƋƵĞůůŽ ĐŚĞ ĂǀǀŝĞŶĞ ƉƌĞƐƐŽ ůĂ ŶŽƐƚƌĂ ƐƐŽĐŝĂnjŝŽŶĞ͕ ĚŽǀĞ ŝů ŐŝŽĐŽ ĚŝǀŝĞŶĞ ƵŶŽ ƐƚƌƵŵĞŶƚŽ ĞĚƵĐĂƟǀŽ Ͳ ĨŽƌŵĂƟǀŽ͕ ĮŶĂůŝnjnjĂƚŽ Ă ĨĂƌ ĐƌĞƐĐĞƌĞ ůĂ ƉĞƌƐŽŶĂ ŶĞůůĂ ƐƵĂ ŝŶƚĞŐƌĂůŝƚă͕ĐŽŶƐŝĚĞƌĂŶĚŽ ƋƵĂůŝ ĐĂƌĂƩĞƌŝƐƟĐŚĞ ĨŽŶĚĂŵĞŶƚĂůŝ ŝů ĚŝǀĞƌƟŵĞŶƚŽ ĞĚ ŝů ƐŽƌƌŝƐŽ͘ >͛ ŶƐƉŝ ŶĂƐĐĞ ϱϬ ĂŶŶŝ ĨĂ ĐŽŶ ůŽ ƐĐŽƉŽ ďĞŶ ƉƌĞĐŝƐŽ ĚĞůů͛ĞĚƵĐĂnjŝŽŶĞ ŝŶƚĞŐƌĂůĞ Ğ ŐƌĂͲ njŝĞ Ăůů͛ŝŵƉĞŐŶŽ ĚĞŐůŝ ĂĚĚĞƫ Ăŝ ůĂǀŽƌŝ͕ ğ ƌŝƵƐĐŝƚĂ ŶĞŐůŝ ƵůƟŵŝ ĂŶŶŝ ĂĚ ŝŶĐƌĞŵĞŶƚĂƌĞ ƐĞŵƉƌĞ Ěŝ Ɖŝƶ ŝ ƉĂƌƚĞĐŝƉĂŶƟ ĂůůĞ Ăƫǀŝƚă͕ĂĚ ŽŐŐŝ ǀĂŶƚĂ ĐŝƌĐĂ ϯϱϬ ƐƋƵĂĚƌĞ ĨƌĂ ƚƵƩĞ ůĞ ĐĂƚĞŐŽƌŝĞ͘ >͛ŝŶĐƌĞŵĞŶƚŽ ŶŽƚĞǀŽůĞ ğ ĚŽǀƵƚŽ ĂůůĂ ĐŽƐƚĂŶƚĞ Ğ ƐƚƌĞƩĂ ĐŽůůĂďŽƌĂnjŝŽŶĞ ĚĞůů͛ĂƐƐŽĐŝĂnjŝŽŶĞ ĐŽŶ ŝ ƌĞƐƉŽŶƐĂďŝůŝ Ěŝ ƐŽĐŝĞƚă ƐƉŽƌƟǀĞ Ğ ƐŽƉƌĂƩƵƩŽ ĐŽŶ ŝ ŐĞŶŝƚŽƌŝ͘ ƩƵĂůŵĞŶƚĞ ů͛ ŶƐƉŝ ŐĞƐƟƐĐĞ ƐƵů ƚĞƌƌŝƚŽƌŝŽ Ěŝ ƌĞƐĐŝĂ Ğ WƌŽǀŝŶĐŝĂ ĐĂŵƉŝŽŶĂƟ Ěŝ ĐĂůĐŝŽ ƉĞƌ ůĞ ƐĞŐƵĞŶƟ ĐĂƚĞŐŽƌŝĞ ͗ DŝĐƌŽ ;ĂŶŶŝ ϲͲϳͿ͕ DŝͲ ŶŝƐĐĂƌĂďŽĐĐŚŝŽ ;ĂŶŶŝ ϳͲϴͿ͕ ^ĐĂƌĂďŽĐĐŚŝŽ ;ĂŶŶŝ ϵͲϭϬͿ͕ ƐƉŝƌĂŶƟ ;ĂŶŶŝ ϭϭͲϭϮͿ͕ WƌĞĂĚŽůĞƐĐĞŶƟ ;ĂŶŶŝ ϭϯͲϭϰͿ͕ ĚŽůĞƐĐĞŶƟ ;ĂŶŶŝ ϭϱͲϭϲͿ Ğ ŵĂƚŽƌŝ ůŝďĞƌŽ ŵĂƐĐŚŝůĞ Ğ ĨĞŵŵŝŶŝůĞ͘ EĞŐůŝ ƵůƟŵŝ ĂŶŶŝ Ă ƌĞŶĚĞƌĐŝ ĂŶĐŽƌĂ Ɖŝƶ ĐŽŵƉĞƟƟǀŝ ƐŝĂŵŽ ƉƌĞƐĞŶƟ ĐŽŶ ĐŝƌĐĂ ϯϱ ƐƋƵĂĚƌĞ Ěŝ ĐĂůĐŝŽ Ă ϱ Ğ ĐŽŶ ůĂ ŐƌĂŶĚĞ ŶŽǀŝƚă ĚĞŐůŝ KǀĞƌ ϯϱ͘ / ŶŽƐƚƌŝ ĐĂŵƉŝŽŶĂƟ ŐĂƌĂŶƟƐĐŽŶŽ ŵŝŶŝŵŽ Ϯϰ ƉĂƌƟƚĞ ĐŚĞ Ɛŝ ƐǀŽůŐŽŶŽ ĐŽŶ ŐŝƌŽŶŝ Ăůů͛ŝƚĂůŝĂŶĂ ĐŽŶ ŐĂƌĞ Ěŝ ĂŶĚĂƚĂ Ğ ƌŝƚŽƌŶŽ͕ ƚƵƩĞ ůĞ ĮŶĂůŝ Ğ Ϯ Ž Ɖŝƶ ŐĂƌĞ ƉĞƌ ůĂ ƉĂƌƚĞĐŝƉĂnjŝŽŶĞ ĂůůĂ ŽƉƉĂ ŶƐƉŝ͘ / ĐĂŵƉŝŽŶĂƟ ŝŶŝnjŝĂŶŽ ů͛ƵůƟŵĂ ^ĞƫŵĂŶĂ Ěŝ ƐĞƩĞŵͲ ďƌĞ Ğ ƚĞƌŵŝŶĂŶŽ ĂůůĂ ĮŶĞ Ěŝ ƉƌŝůĞ ƉĞƌ ƉŽŝ ĚĂƌĞ ŝŶŝnjŝŽ ŶĞů ŵĞƐĞ Ěŝ DĂŐŐŝŽ Ă ƚƵƩĞ ůĞ ŐĂƌĞ ĮŶĂůŝ ͗ WƌŽǀŝŶĐŝĂůŝ͕ZĞŐŝŽŶĂůŝ͕ ŽƉƉĂ ŶƐƉŝ͕ƉůĂLJͲŽī͕/ŶƚĞƌƌĞŐŝŽŶĂůŝ Ğ EĂnjŝŽŶĂůŝ ĐŚĞ Ɛŝ ƐǀŽůŐŽŶŽ ŶŽƌŵĂůŵĞŶƚĞ Ă ĮŶĞ ŐŽƐƚŽ ŝŶŝnjŝŽ ^ĞƩĞŵďƌĞ Ă ĞůůĂƌŝĂͲ/ŐĞĂ DĂƌŝŶĂ͕ ŵĞƚĂ ŵŽůƚŽ ĂŵďŝƚĂ ĚĂ ƚƵƫ ŝ ƉĂƌƚĞĐŝƉĂŶƟ͕ ŐƌĂnjŝĞ Ăůů͛ŽƌŐĂŶŝnjnjĂnjŝŽŶĞ ĨĂƩĂ ĚĂ ƉĞƌƐŽŶĞ ĐŽŵƉĞƚĞŶƟ͕ Ăƌďŝƚƌŝ Ğ ƉĞƌƐŽŶĂͲ ůĞ ĐŚĞ ĚĂŶŶŽ ǀŝƚĂ Ă ƋƵĞƐƟ ďĞůůŝƐƐŝŵŝ ĐĂŵƉŝŽŶĂƟ͘ >͛ ŶƐƉŝ ƉĞƌ ƌĞŶĚĞƌĞ ĂŶĐŽƌĂ Ɖŝƶ ŝŶƚĞƌĞƐƐĂŶƚĞ ŝů ƉƌŽƉƌŝŽ ĐĂŵƉŝŽŶĂƚŽ ŵĂƚŽƌŝ ŚĂ ŝƐƟƚƵŝƚŽ ůĂ ŽƉƉĂ ƌĞƐĐŝĂ >ĞĂŐƵĞ ĚŽǀĞ ƉĂƌƚĞĐŝƉĞƌĂŶŶŽ ůĂ ƉƌŝŵĂ͕ ƐĞĐŽŶĚĂ Ğ ƚĞƌnjĂ ĚĞůůĞ &ŝŶĂůŝ WƌŽǀŝŶĐŝĂůŝ Ğ ůĂ ǀŝŶĐŝƚƌŝĐĞ ĚĞůůĂ ŽƉƉĂ ŶƐƉŝ ĐŚĞ ŝŶƐŝĞŵĞ ƐǀŽůŐĞƌĂŶŶŽ ŐĂƌĞ Ěŝ ĂŶĚĂƚĂ Ğ ƌŝƚŽƌŶŽ ĐŽŶ ƋƵĂƩƌŽ ƐŽĐŝĞƚă ĚĞůůĂ sĂůĐĂŵŽŶŝĐĂ͘

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lavate, ingrassate e riparate in ogni minimo particolare da due amici dell’associazione. Analogo lavoro di meticoloso controllo e manutenzione ha riguardato il materiale informatico spedito, al quale si sono afďŹ ancate due fotocopiatrici (importantissime!) con tanto di toner di scorta e 50 risme di carta che serviranno anche a stampanti fornite da amici veronesi dei volontari bresciani, insieme a una robusta scorta di toner e inchiostri. I

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ietro l’angolo... insieme c’è piĂš festa!â€? è il titolo dei campi estivi in Albania (distretti di Gramsh ed Elbasan) proposti dall’associazione Volontari del Sebino di Marone. Cos’è il campo estivo? Lo spiegano i volontari: â€œĂˆ stare con i bambini per cantare, giocare, disegnare, regalare sorrisi, simpatia, amicizia e vicinanza. Solo grest? Non solo, ma anche: attivitĂ con adolescenti e giovani; visita alle famiglie e ai villaggi; confronto e dialogo con le missionarie del luogo. L’invito è rivolto a tutte le persone maggiorenni desiderose di conoscere, ascoltare e accogliere, e capaci di adattarsi a due settimane di semplice ma intensa vita comunitariaâ€?. Non serve essere animatori con esperienza, ma avere voglia ed entusiasmo di mettersi in gioco e di condividere 15 giorni con sobrietĂ ed attenzione verso tutte le persone che si incontreranno. C’è posto per tutti, serve anche chi dĂ una mano in cucina e svolge piccoli servizi. Per informazioni telefonare all’associazione, 030 9969141 oppure 3498233927 (Natalia). Sono poi aperte le iscrizioni “Per un’estate all’insegna della solidarietĂ !â€?, i campi estivi di Mani Tese, una sperimentazione di stili di vita sostenibili, un’esperienza di lavoro (raccolta di materiale usato, “venditaâ€? presso i mercatini, volantinaggio, organizzazione di un evento pubblico) e di studio (formazione e approfondimento sui temi legati alla giustizia ambientale, sociale ed economica).Tutti i partecipanti sono coperti da assicurazione infortuni e verso terzi per tutta la durata del campo.

personal computer erano sei, e poi “chiavetteâ€? usb e altre strumentazioni elettroniche oltre ad alcuni arredi. Nel suo ultimo messaggio don Mario, riferendosi a questo carico, che viaggia in nave scrive: â€œâ€Śtra un mese tutto dovrebbe arrivare a destinazione, pirati permettendo. Est-Portiamo è alla continua ricerca di volontari/ volontarie per rimpolpare i ranghi attuali, validissimi ma scarsi. (tel/fax: 030.3452362 - www. estportiamo.com).

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attività di volontariato e aggregazione, in collaborazione con diverse realtà associative del territorio: Proloco, Gruppo ecologico (Antincendio), Arci e Caritas. Il percorso prevede un breve ciclo di incontri formativi per ragazzi/e (quattro serate e due giornate). I ragazzi vivranno poi un’esperienza attiva presso i centri operativi delle associazioni, con il supporto dei volontari e dei tutor. Il Centro servizi per il volontariato si occuperà di gestire il rapporto fra le associazioni e i ragazzi fornendo un supporto e un sostegno sia ai ragazzi che alle associazioni accoglienti. Per informazioni contattare la segreteria del Comune di Collebeato al numero 030 2511120.

Forniture per pesche di beneďŹ cenza

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A Fontaniva da molti anni, l’azienda F.lli Fabian, con la nuova sede appositamente ideata, ha saputo evolvere la propria organizzazione per soddisfare al megio la clientela operante nel mondo delle festivitĂ e delle manifestazioni che valorizzano il territorio e le tradizioni. Con una vastissima gamma di prodotti, prezzi imbattibili e un eccellente servizio pre e post vendita, il personale dinamico e qualiďŹ cato, saprĂ interpretare ogni richiesta con professionatĂ e spirito di innovazione.

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alleviare le fatiche di chi deve oggi affrontare la vecchiaia in un contesto domestico ed urbano difficile, se non ostile. Gli studi sono l’esito di un cammino articolato di confronto ed analisi promosso dalla Congrega insieme al Gruppo di ricerca geriatrica di Brescia: la collaborazione tra ricercatori e professionisti appartenenti a mondi apparentemente distanti ha alimentato un dibattito che offre spunti utili e spesso

praticabili nella quotidianitĂ . La Congrega prosegue cosĂŹ un percorso di approfondimento – iniziato lo scorso anno con la pubblicazione del volume “Il Deliriumâ€? – a servizio della persona in difficoltĂ e, specificamente, dei meno giovani. Ăˆ possibile richiedere copia del volume rivolgendosi direttamente alla Congrega della CaritĂ Apostolica (fondazione@ congrega.it oppure 030.291561).

Giornata speciale alla Rsa Pasotti Cottinelli: Silvia Soardi ha spento 100 candeline e ha ricevuto una visita inattesa e gradita. Il neo sindaco di Brescia Emilio Del Bono ha voluto farle personalmente gli auguri, donandole un mazzo di fiori ed una pergamena per “ricordare il raggiungimento di questo grande traguardo di vita e augurare molti altri giorni sereniâ€?. L’incontro, inserito tra gli impegni ufficiali del sindaco in questi primi giorni di mandato, è stato una sorpresa.

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un anno dalla scomparsa Liliana Giordano (nella foto), per effetto di una donazione e per espresso volere suo e del compianto marito Giuseppe Scalvi (19122003), vede la luce un nuovo ente benefico, che va ad aggiungersi a quelli giĂ amministrati dai confratelli della Congrega. Si tratta della Fondazione Liliana Giordano e Giuseppe Scalvi, che per statuto ha lo scopo di “offrire aiuti, assistenza, istruzione e riabilitazione ad handicappati fisici e psichici, minori ed adultiâ€?. Gli aiuti saranno preferibilmente indirizzati a persone residenti a Chiari, la cittĂ in cui – vicino alla stazione ferroviaria – sorge Villa Corridori, dove hanno dimorato per tutta la vita i due coniugi Scalvi. La grande casa Liberty, legata alla Fondazione Morcelli Repossi, avrĂ destinazione museale; all’interno di essa, molto probabilmente saranno esposte le opere d’arte e i numerosissimi e preziosi presepi di cui la

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signora Liliana era raffinata collezionista. Similmente a quanto previsto per la Fondazione Guido e Angela Folonari – che nei 30 anni della propria operatività è riuscita a raggiungere 30mila bambini bresciani – i due fondatori, nel disporre il lascito che risale al 2001, hanno stabilito come tramite indispensabile per le segnalazioni il sacerdote titolare della parrocchia dove risiede la persona da aiutare. Questa modalitĂ consente che il contributo offerto non vada a cadere isolato, ma si aggiunga alle risorse giĂ attivate dal contesto locale, e ben si inserisce con la tradizione operativa della Congrega. In

un tempo tanto complesso, il sorgere di una realtĂ come la Fondazione Giordano Scalvi dimostra ancora una volta la valenza del dono come segno di corresponsabilitĂ verso il prossimo. Nella sua stagione piĂš recente la Congrega è stata piĂš volte chiamata ad assumere l’amministrazione e la gestione di fondazioni benefiche. Si è creato cosĂŹ un “organismoâ€? di otto enti, capace di sviluppare un’azione sistemica. Oltre alla Congrega stessa, infatti, sono sette le fondazioni istituite negli ultimi cento anni: la Fondazione Conte Gaetano Bonoris (1923), la Fondazione Luigi Bernardi (1937), la Fondazione Guido e Angela Folonari (1979), la Fondazione Pasotti Cottinelli Onlus (1998), la Fondazione Alessandro Cottinelli (2007), la Fondazione Dominique Franchi Onlus (2011) e, per l’appunto, la Fondazione Liliana Giordano e Giuseppe Scalvi (2013). La scelta dei coniugi di Chiari segue dunque quelle compiute da altre famiglie bresciane,

che sull’esempio del conte Gaetano Bonoris (1861-1923) hanno voluto legare parte dei propri beni e il proprio nome ad uno strumento di bene. Con questo modello convivono i legati e i lasciti liberi o vincolati che, come in passato, vengono disposti tutt’oggi a favore della Congrega anche con la richiesta di anonimato. Per statuto, in un dialogo ininterrotto con la storia della comunitĂ , il Sodalizio è impegnato a tramandare “imperitura riconoscenzaâ€? ai propri donatori.

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Â? †˜† Dz ‹Â?ƒÂ?‡–‡ ‹Â? Â?‡dz La sezione “Strumenti per‌â€? dell’ambito Promozione pastorale della caritĂ si arricchisce di un ulteriore opportunitĂ : è alle battute finali la realizzazione del dvd che documenta l’esperienza di “Rimanete in me‌â€?, il convegno delle Caritas parrocchiali, svoltosi all’interno della comunitĂ del Villaggio Prealpino, lo scorso 25 maggio. Tre le tracce audiovideo che offrono spunti per l’approfondimento e il discernimento nei gruppi Caritas e

nelle comunitĂ : “Impastare Parola e vitaâ€? che propone il sentiero della Caritas rispetto alla scelta pastorale delle relazioni e all’approdo alla figura dell’animatore Caritas (diacono Giorgio Cotelli); “Rimanete in me e io in luiâ€? che evidenzia i capisaldi del rimanere, inteso come condizione costante che accompagna l’esistenza del credente (vescovo Luciano); “Portare fruttoâ€? che focalizza tra gioia, stupore, desiderio, difficoltĂ e dubbi la rilettura delle esperienze

di contemplazione guidata dei piccoli gruppi rispetto al brano del “Paralitico guaritoâ€? (padre Giacomo Costa). Tra i contenuti speciali: “Per una caritĂ a portata di manoâ€? a cura dei bambini e ragazzi della comunitĂ del Villaggio Prealpino e “Domande‌ in formaâ€? a cura dei giovani della Promozione volontariato giovanile di Caritas diocesana (per prenotazioni: 030 37 57 746; per consultare la sezione “Strumenti per‌â€? : www.brescia. caritas.it)

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ui finalmente sono iniziate le piogge, il fiume Baro di Gambella è giĂ bello pieno‌ Poi ci sono altre notizie meno belle: la gente che in questo periodo non ha cibo; la situazione delle persone che vivono vicino al fiume è molto critica per i continui conflitti tra clan; le continue morti...â€?. CosĂŹ ci scriveva qualche giorno fa padre Filippo, missionario salesiano a Matar, in Etiopia, che segue uno dei “Tre progetti per il Corno d’Africaâ€? di Caritas diocesana di Brescia, realizzati grazie al generoso contributo dei bresciani. Lo scorso aprile è stato presentato “Emergenze e dintorniâ€? che racconta per l’appunto di“Tre progetti per il Corno d’Africaâ€? resi operativi dall’Associazione Amare onlus, dal gruppo Scout Brescia 11 e dai salesiani di don Bosco. Abbiamo raccontato i progetti portati a termine, visti con gli occhi di chi ne ha beneficiato; oggi siamo qui a rinnovare il desiderio di dare continuitĂ a questo impegno per offrire maggiori risposte a questa terra cosĂŹ duramente provata dalla siccitĂ . PerchĂŠ dare continuitĂ ? A Jijiga, in collaborazione con l’Associazione Amare onlus, la costruzione di un pozzo, di un mulino e di una scuola hanno permesso il costituirsi di una nuova comunitĂ . Siccome quel pozzo ha la capacitĂ di portare acqua potabile anche ad alcuni villaggi limitrofi, si è scelto di finanziare l’ampliamento della rete di fornitura realizzando un acquedotto che porti vita ben oltre i confini del progetto inizialmente supportato. A Bukama e Mokonissa, gli animali gravidi da red-

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la prosecuzione dell’economia del dono coordinata dal Gruppo Scout Brescia 11. A Matar, i Salesiani insegnano la coltivazione degli ortaggi per dare maggiore continuitĂ e per diversificare l’alimentazione della popolazione; inoltre stanno realizzando un progetto di sostegno alimentare ai bambini che frequentano l’asilo, ma le energie messe a disposizione consentono di dare un pasto ai bambini solo a giorni alterni. Da qui la necessitĂ di incrementare gli sforzi per dar da mangiare tutti i giorni e insegnare a piĂš giovani la coltivazione della terra. Per tutto questo occorre tanta vicinanza, fatta di preghiera e risorse: questo è il nostro duplice appello. Grazie a chi continua a crederci.

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come tesoriere ed Elisa Bertini Cibaldi come segretaria. Tra i consiglieri rimane in carica Mariuccia Zuccarelli Venturi, mentre di nuova nomina sono Adriana Coatti, Daniela Gaeti Sacchi, Ornella Martinelli Taccolini e Anna Stefini Silvioli. Guida spirituale e assistente ecclesiastico rimane sempre mons. Federico Pellegrini. Lasciano l’incarico Grazia Beccaria Rampinelli e Mariella Perini Corbetta. Nel bicentenario

della nascita di Federico Ozanam, fondatore delle prime Conferenze di carità , e a 180 anni dall’istituzione della Società di San Vincenzo De Paoli, gli obiettivi per il futuro espressi da vecchi e nuovi membri puntano alla crescita dell’associazione attraverso la costituzione di nuove conferenze sul territorio provinciale, al miglioramento della formazione spirituale e operativa dei vincenziani e all’apertura al mondo giovanile.

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ederico Ozanam è uomo di vastissima cultura e unisce alla passione per la storia e la filosofia una spiccata capacitĂ di promozione del messaggio cristiano letto alla luce della contemporaneitĂ . Ozanam mira a promuovere una “cultura della caritĂ â€? al servizio dei piĂš deboli e al contempo si fa portavoce di una “caritĂ della culturaâ€?, cioè di un sapere libero da vanitĂ che non esiti a promuovere la scolarizzazione e la formazione spirituale del popolo come unica strada da percorrere per combattere l’ignoranza, il pessimismo storico e l’esclusione sociale. In rottura con il pensiero dominante che affida ai laici un ruolo prudente e subordinato alla gerarchia ecclesiastica, e in anticipo di oltre 50 anni sulla Rerum Novarum di Leone XIII (l’apertura della Chiesa all’impegno civile e politico dei credenti), Ozanam pone al centro del proprio pensiero la questione sociale e attribuisce ai laici

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tamente, alla ricca borghesia perchĂŠ non esiti a condividere i propri beni, e ai politici dell’Assemblea nazionale affinchĂŠ abbandonino rivalitĂ personali e sappiano scegliere in coscienza la strada della caritĂ e della giustizia in nome del bene comune. Tutto ciò è però possibile solamente affiancando alla giustizia terrena la via della caritĂ eterna espressa nel Vangelo: “La politica non tiene conto che della giustizia e, come la spada che ne è il simbolo, colpisce, recide, divide. La caritĂ , invece, tiene conto delle debolezze, cicatrizza, riconcilia, unisceâ€?. Si supera cosĂŹ l’antica visione del povero come soggetto che necessita solamente di beni materiali e lo si illumina, invece, in qualitĂ di soggetto di relazione e artefice consapevole del proprio riscatto. Per Ozanam, il laico cristiano non può delegare ad altri la salvezza del mondo, deve impegnarsi in prima persona e toccare con mano la miseria per riuscire a entrare in relazione con chi soffre. Rispetto a una sfida

storica a cui è chiamato a rispondere, il credente non può dunque cedere al fatalismo e alla rassegnazione, deve andare oltre la semplice compassione umana e porsi come dovere, legge e fondamento morale la promozione della libertĂ e l’eliminazione degli squilibri socio-economici. Solo conoscendo le cause dell’emarginazione e dell’ingiustizia, cominciando ad abbattere le barriere che separano dagli altri, è possibile sviluppare azioni per sconfiggere le povertĂ materiali e spirituali, che sono condizioni umane e contrarie al progetto di Dio.

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Sono tanti 120 anni. PiĂš di una vita. Il nostro settimanale li ha vissuti tutti intensamente. Dall’inizio di quest’anno li stiamo ripercorrendo attraverso le sue storiche copertine. Essere “voceâ€? a Brescia, nella nostra terra, in questo tempo resta il mandato. Parlando ai direttori dei settimanali cattolici Paolo VI diceva: “La nostra vita si svolge in una grande conversazione che diventa anche frastuono, diventa confusione, diventa babele di voci. Ma, in mezzo a questa molteplicitĂ

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di voci tante volte discordanti, una voce c’è che merita. Noi crediamo che sia ascoltata: quella cattolicaâ€?. CosĂŹ oggi. Nella nostra situazione sociale il frastuono è cresciuto. Tenere aperta una conversazione, conservando una chiara ispirazione cattolica e dialogica è, pertanto, ancor piĂš complicato. Lo schiamazzo è per alcuni uno stile anche nel contesto ecclesiale. D’altro canto piĂš si urla piĂš si urlerebbe. Si urla in piazza, dalle pagine dei giornali, nei social

media, mentre si scrivono email o in rete. Triste, chi urla otterrà forse consenso, venderà , ma distruggerà la comunità passando dalla parte del torto. L’attacco personale, la denigrazione, la delegittimazione dell’avversario non aprono conversazioni, le deprimono. In questo trova senso lo scambio sereno che da sempre abbiamo coi lettori sui fatti della vita. Dicendo loro ancora grazie, assicuriamo di voler restare una voce chiara e gentile. (Adriano Bianchi)

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arsi gli auguri da soli, in occasione di un compleanno tanto importante come quello dei 120 anni, rischia di trasformarsi in uno sterile esercizio di autoincensazione. Approssimandosi la data dell’8 luglio e con essa il 120° anniversario dell’uscita del primo numero del settimanale diocesano, “Voceâ€? ha chiesto a due osservatori esterni come Marco Tarquinio, direttore di “Avvenireâ€?, e Francesco Zanotti, presidente della Federazione nazionale dei settimanali cattolici, di aiutare a leggere in termini prospettici questo importante anniversario. Marco Tarquinio apre il suo “messaggio auguraleâ€? ricordando quello che deve essere il senso, la stella polare dell’informazione cattolica, di cui anche “Voceâ€? è espressione da 120 anni. “Significa – afferma il direttore di “Avvenireâ€? – fare quello che dovrebbero fare anche tutti gli altri giornalisti: rispettare le persone, ricercare quelle veritĂ minuscole ne-

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cessarie per comprendere quelle piĂš grandiâ€?. Per chi serve la causa dell’informazione cattolica, però, c’è un di piĂš che non può essere disatteso: la capacitĂ di mantenere lo sguardo limpido. “Questo perchĂŠ – continua – oggi c’è un offuscamento generale dello sguardo sulla realtĂ per una serie di pregiudizi radicati spesso in ideologie in un tempo che pure si dice postideologico, per presunzioni sul ruolo e sul destino dell’uomoâ€?. “Avvenireâ€? e piĂš ancora i settimanali diocesani sono chiamati oggi ad affrontare la sfida della comunicazione in un areopago in continua evoluzione. Quali le frec-

ce, le potenzialitĂ su cui puntare per risultare efficaci, credibili, autorevoli? “Dobbiamo avventurarci su questi percorsi – è la sua risposta – con molta serietĂ . Credo che i reiterati messaggi giunti da papa Benedetto negli ultimi anni del suo pontificato, ma anche da papa Francesco, ci dicono che qualunque mezzo abbiamo a disposizione e qualunque possibilitĂ di comunicazione viene proposta deve diventare la casa di chi fa informazione da cristianoâ€?. Marco Tarquinio ha mosso nel mondo dei settimanali diocesani i suoi primi passi giornalistici (ha collaborato alla testata interdiocesana umbra “La Voceâ€?). Conosce bene questa realtĂ , e la considera, a dispetto di molti, attrezzata per reggere la sfida della comunicazione. “Il mondo dei settimanali diocesani – afferma – è variegato e caratterizzato da esperienze diverse, alcune piĂš proiettate su una dimensione intradiocesana e altre piĂš attente al territorio in cui si trovano inseri-

te. Aspetti diversi che, per reggere la sfida della comunicazione, devono trovare un punto di sintesi e diventare un elemento di forza delle testate diocesane. Settimanali come “Voceâ€? possono diventare lo spazio, il circuito per una serie di notizie importanti, importantissime che diversamente rischiano di non trovare cittadinanzaâ€?. Per il direttore di “Avvenireâ€? la stampa cattolica, di cui i settimanali diocesani sono autorevole espressione, ha molto da insegnare in tema di comunicazione della Chiesa, dell’uomo. La prova arriva dalla grande attenzione che l’elezione di papa Francesco ha suscitato nei media laici. “L’elezione di papa Bergoglio – afferma al proposito il direttore di “Avvenireâ€? – ha prodotto un positivo ribaltamento dello sguardo sulla Chiesa. Raramente, in anni di giornalismo, ho visto tanto pressapochismo e tanta faciloneria nel racconto giornalistico che si fa della Chiesa. Ăˆ ormai invalsa l’abitudine di trasformare in titolo i boatos.

C’è una singolare volontĂ di attaccarsi a semplici voci per trasformarle in notizie. Un rischio che, al contrario, non corre la stampa a torto ritenuta minore come quella diocesana estremamente corretta nel porre le notizieâ€?. PotenzialitĂ che rischiano, però, di essere travolte dalle difficoltĂ che tanti settimanali diocesani stanno conoscendo. C’è dunque bisogno del sostegno delle Chiese locali, della diocesi. “Quello della comunicazione e della comunicazione diocesana è un livello di presenza che i cattolici non possono disattendere – è la convinzione di Marco Tarquinio –. Paolo VI che qualcosa ha a che fare con Brescia e il vostro settimanale, aveva capito che l’informazione cattolica doveva avere un respiro universale e una dimensione diocesana. Aveva anticipato visioni glocal ancora oggi attuali Per questo, insieme ad “Avvenireâ€?, bisogna puntare su testate diocesane che sono e devono continuare a essere presidi essenziali per una informazione pulita.

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Eugenio Musciotto, 57 anni, di Gardone Riviera, è uno dei piĂš recenti abbonati di “Voceâ€?. Catechista (segue l’iniziazione cristiana degli adulti e il cammino degli adolescenti), da un anno legge con assiduitĂ â€œVoceâ€? e lo propone come approfondimento (soprattutto il commento al Vangelo di don Fusari) nei suoi incontri. Segue con interesse anche le diverse notizie del territorio, ma preferirebbe dare piĂš spazio alla gente comune che sul territorio si rimbocca le maniche.

Da 40 anni Rosalba Possanza di Villanuova è una delegata della buona stampa ma giĂ prima, con l’Ac, portava “Voceâ€?. “Per me signiďŹ ca evangelizzareâ€?. Le piace essere informata sulla vita della diocesi e sulla spiritualitĂ , cosĂŹ come sulla politica. Antonio Foletti del Prealpino fa il delegato da una ventina d’anni. “Lo faccio perchĂŠ chi lo apprezza possa continuare ad averloâ€?. Osserva poi una problematicitĂ : “I caratteri troppo piccoli in alcuni articoliâ€?.

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ella galleria dei direttori di “Voceâ€?, don Antonio Fappani (che ha il titolo di “monsignoreâ€?, ma che si arrabbia se qualcuno osa apostrofarlo in tal modo), ha un posto di notevole rilevanza. Arrivò alla direzione del giornale all’inizio del 1961, quando don Mario Pasini, accettando da don Peppino Tedeschi il testimone di direttore della rivista “Madreâ€? con l’impegno di rilanciarla e di mantenerla “salda e credibile guida delle mammeâ€?, si fece da parte. Don Antonio veniva dalla redazione. Se don Mario, era stato l’ariete che non si fermava davanti a nessun ostacolo, il giornalista di razza al quale bastavano poche righe per delineare scenari e obbligare i potenti di turno ad opportune e severe riflessioni, don Antonio era la sua spalla ideale: uomo di grande fede, calmo, riflessivo, capace di mediare ma anche di pungolare; mai sottomesso, semmai al fianco, per sostenere e, se necessario, integrare

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o smussare gli angoli. Insieme portarono il giornale ad avere tirature “immenseâ€? – piĂš di 50mila copie distribuite casa per casa –, tali da incidere sull’opinione pubblica come nessun altro giornale, allora, poteva fare.

Erano tempi diversi: a Brescia c’era un solo quotidiano, la diffusione delle riviste in carta patinata e piene di fotografie era ancora approssimativa, il televisore ancora una raritĂ . Però, puntuale, ogni sabato, arrivava “La Voce del Popoloâ€?, settimanale libero e forte, tanto da tuonare contro “comunistiâ€?, “borghesiâ€?, “fascistiâ€? e qualunque “potenteâ€? e libero di “predicareâ€? il Vangelo a voce alta anche negli angoli piĂš ostili e di “denunciareâ€? storture e soprusi, ovunque si annidassero. Don Antonio reggeva il timone della barca e con fede dettava la rotta. Il suo “fondoâ€?, regolarmente scritto a mano, lo portava direttamente in tipografia il mattino in cui il giornale era in chiusura. Poi si metteva al bancone dei compositori, appollaiato sul solito trespolo in attesa che i linotipisti decifrassero e consegnassero la prima bozza. In qui momenti prendeva forma il titolo di “primaâ€? (la voce della “Voceâ€?) e si andava a rivedere la struttura giĂ impaginata. Se c’era qualcosa di “asproâ€?, don Antonio leggeva e, al limite del potere esercitato, metteva lĂŹ, a mo’ di riflessione aggiuntiva, un

“somei sicur?â€?, che tradotto significava “siamo sicuri di non andare dritti e filati in bocca al lupo?â€?. In bocca al lupo “Voceâ€? non cadde mai , però, in una stagione che a qualcuno rimase indigesta, certe rubriche e certi pseudonimi utilizzati, fecero arricciare il naso e indussero piĂš di uno a mandare “lamentele a chi di dovereâ€? Don Antonio, regolarmente, incassava e “di loro non si curavaâ€?, soprattutto perchĂŠ “chi di dovereâ€?, pur informando e informandosi, considerava la “Voceâ€? da lui diretta “libera, forte, leale, coraggiosa e, cosa non da poco, ricca di buona‌ fedeâ€? e, forse, anche lungimirante. Don Antonio è stato per molti anni il mio direttore; mi ha svelato i segreti del buon giornalismo, ha sopportato i miei “furori giovanilisticiâ€?, mi ha insegnato “la pazienza dell’arrostitoâ€? e indicato strade che si potevano percorrere soltanto lasciandosi trascinare dal coraggio e da una buona dose d’incoscienza. Come quando s’intraprese l’avventura della radio, o si sfiorò l’idea di una televisione cattolica. Questa, però, è storia ancora tutta da raccontare. ChissĂ , domani‌



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“Ho scoperto ‘Voce’ durante una riunione a Orzinuovi in cui si discuteva di unitĂ pastorali. LĂŹ c’erano dei ragazzi che leggevano il settimanale e mi sono incuriosita. 1 stato lĂŹ che ho letto per la prima volta “Voceâ€?. Mi sono abbonata perchĂŠ abitando a Borgo San Giacomo non arrivano molte notizie sulla diocesi, ma soprattutto in merito all’azione pastorale del Vescovo. Grazie al settimanale posso conoscere ciò che fanno anche le altre parrocchieâ€?.

Da circa 18 anni Piera Svanera (a sinistra) è la delegata di Sarezzo, ma prima ancora è una lettrice. “Mia mamma è abbonata da 50 anni. Mi piacciono le notizie del Vescovo e della diocesi. Apprezzo lo stile informativo del settimanaleâ€? racconta Piera. Per primo guarda il Vangelo. Da circa 20 anni Anna Bezzi Bertacchini è la delegata di Caino. Ci tiene a diffondere la buona stampa “perchĂŠ importanteâ€?. La prima cosa che legge? “L’editoriale di don Bianchiâ€?.

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ome ha cercato di onorare il proprio motto, in relazione alla lealtĂ , “La Voce del Popoloâ€? negli anni Ottanta e Novanta? Il crollo del Muro di Berlino, la sparizione della Dc, la frammentazione del mondo cattolico, la diaspora dei cattolici in politica, l’affermarsi massiccio della Lega e della sua filosofia, la discesa in campo del Cavaliere, la rincorsa ai rifugi del privato e il rifiuto dell’impegno pubblico e della responsabilitĂ , il rallentamento della tensione alla giustizia sociale misero a dura prova coloro che, ogni settimana, avevano il compito di aiutare a leggere la realtĂ alla luce dei valori cristiani. Non è stato facile ma, col senno di poi, si può affermare che si è fatto tutto il possibile per essere “lealiâ€?, pur con tanti limiti ed errori. Prima di tutto leali nei confronti della veritĂ . Mario Cattaneo, che diresse il settimanale dal 1983 al 1989, lasciò uno stile mai abbandonato: ci insegnò a non tace-

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re, nascondere o falsare la veritĂ in nome di amicizie e dintorni. La veritĂ andava sempre detta, anche se poteva spiacere al principe di turno, fosse questo un vip di via Tosio, 8 (allora sede della Dc) o un uomo influente

di via Trieste, 13. “Voceâ€? ha cercato di essere leale pure nella fedeltĂ alla caritĂ . Chi ha operato in redazione in quegli anni ha fatto tesoro anche della grande tradizione di civiltĂ cristiana radicata nel territorio bresciano: veritĂ e caritĂ hanno cercato di camminare insieme. Sostenuti dall’esempio di tanti sacerdoti e laici (molti di loro ormai scomparsi) si è cercato di dire il vero senza ferire, offendere, accusare... Non si rinfaccia allo zoppo di essere zoppo. Lo si aiuta a camminare meglio che può. Questo è stato il criterio che ci guidò in quegli anni veloci, quando il giorno dopo non valeva quasi piĂš la parola scritta il giorno prima. Questo è stato l’animo di fondo che ci guidava nel confezionare, sempre con la trepidazione di essere vocati ad una cosa grande, ogni uscita del giornale. Era un animo di attenzione e rispetto verso tutte le istituzioni, cattoliche e laiche, operanti sul territorio bresciano. Ma una precisazione è d’obbligo: coscienti della identitĂ del foglio diocesano, espressione di una Chiesa particolare, abbiamo sempre cercato il massimo della lealtĂ verso il Ve-

scovo (Bruno Foresti prima e Giulio Sanguineti, poi) e verso gli organismi diocesani, a cominciare dagli uffici di Curia coi quali si è sempre collaborato senza timida soggezione da un lato e senza aria di superioritĂ dall’altro: ci si diceva quello che bisognava dirsi e poi si operava attenti tutti al bene della informazione e della formazione dei fedeli della diocesi. La lealtĂ verso i vertici non ci ha mai fatto dimenticare la lealtĂ verso la base: ci sentivamo “voce del popoloâ€? e quanto accadeva nelle parrocchie ci stava a cuore. Quando in questo non riuscivamo ci dispiaceva veramente. Infine lealtĂ con gli amministratori: è logico che la redazione col direttore, tendesse ad allargare e chi amministrava cercava di stringere ( la cinghia, ovviamente). Ma ci si parlava, in amicizia e serenitĂ anche con qualche mugugno e sbuffo: ma alla fine si trovava sempre una soluzione. Infine non dimentico che “Voceâ€?, talvolta, è stata leale tacendo. Poi nei primi anni Duemila avanzò “il nuovoâ€? per i media diocesani. Ma questa è un’altra storia, raccontando la quale andremmo fuori tema.



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“Prendo spesso ‘Voce’ in parrocchia – racconta Giacomina Lorenzi di Roccafranca – e ogni volta, oltre alle notizie in generale sul territorio, posso apprezzare lo sguardo specifico che la testata offre sulla vita delle parrocchie e della diocesi nel suo insieme. Per me è molto importante conoscere le iniziative pastorali e culturali che vengono messe in atto e in questo senso ‘Voce’ è un aiuto preziosoâ€?.

Tra i frutti signiďŹ cativi di questi 120 anni di storia del settimanale diocesano c’è anche “L’enciclopedia brescianaâ€?, la monumentale opera documentaristica del mondo locale nata da una intuizione di don Antonio Fappani. Fu proprio negli anni della sua direzione che prese corpo l’idea di un progetto editoriale che non aveva precedenti e che ancora oggi non è stato superato. Nei primi anni l’enciclopedia uscĂŹ settimanalmente come inserto

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de “La Voce del Popoloâ€?. Era il risultato dell’interesse per la storia e il territorio bresciano di don Fappani e di una ďŹ tta rete di collaboratori. Solo in anni piĂš recenti la cadenza settimanale fu sostituita con la realizzazione di volumi a cadenza annuale. Ancora oggi “L’enciclopedia brescianaâ€? (ancora disponibile presso il Centro diocesano per le comunicazioni sociali) resta esempio insuperato di capacitĂ di raccontare il territorio.

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sistono diversi tipi di coraggio. C’è quello di un genitore che lotta contro tutto e tutti per il bene del figlio e c’è quello di chi sopravvive alla perdita drammatica di una persona cara, scegliendo di accantonare il proprio dolore per amore di altri a cui sente di doversi dedicare. C’è chi è coraggioso in guerra perchĂŠ torna sui suoi passi per soccorrere il compagno ferito nonostante il rischio per la propria vita e c’è il reporter coraggioso che per raccontare le situazioni di conflitto, si addentra nella selva dei pericoli in cui un’indagine lo porta. Non è detto invece che sia davvero coraggio quello che spinge qualcuno a camminare su una corda tesa sulle cascate del Niagara o a lanciarsi con il paracadute da migliaia di metri da terra. Queste esperienze sono forse dovute piĂš all’amore del pericolo e alla ricerca del brivido che al vero coraggio. Questo infatti è tale quando si manifesta con scelte generate dalla

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è sempre perfettamente a posto non ha il coraggio di affrontare il rischio di nuove strade. Si tratta di una scelta morale. Con tutto questo ci si può chiedere cosa abbia a che fare un discorso sul coraggio in relazione al lavoro di un giornalista o alle scelte editoriali di un periodico. Di fatto si vede qualcuno, uomo o donna, che non si addentra in quartieri malfamati o in zone di guerra. Sta seduto davanti a un computer. Che pericolo può mai correre? Eppure anche il redattore di un settimanale o la direzione editoriale possono essere coraggiosi. In questo caso si tratta di un rischio solo: scegliere di dire la veritĂ , scegliere di non sacrificarsi alla logica del consenso diffuso e a quella del quieto vivere o alla quota degli abbonamenti. Servire la veritĂ può rendere impopolari, sospettati di oscure intenzioni o altro ancora. Qui non si sta parlando della veritĂ documentaria, ma della veritĂ morale, quella che sa additare l’ingiustizia anche quando è ammantata di sorrisi perbene, sa smascherare le ipocrisie, togliere veli di comodo. Si potrebbe addirittura arrivare ad abbi-

nare questo servizio alla verità con la caratteristica che in Atti degli Apostoli si riconosce ai primi testimoni del Vangelo: la parresia. Il termine indica un parlare chiaro, senza paura del dissenso. Non si tratta di voler fare a tutti i costi il Bastian contrario o il Savonarola, fustigatore dei costumi, ma di amore a una verità piÚ grande anche quando è scomoda persino per se stessi perchÊ è lo zoccolo duro su cui si può costruire la convivenza ed edificare una comunità sana e libera. Potrebbe essere qui rintracciato il compito irrinunciabile di un settimanale e specialmente di quello diocesano: è inutile inseguire la cronaca. Tutti ormai conoscono le news in tempo reale. Il settimanale può offrire uno sguardo nuovo, uno scavare dentro le situazioni, una comprensione di ciò che tutti vedono ma spesso non sanno o non vogliono leggere oltre la superficie. Se cosÏ si sceglie, forse si starà scomodi. Qui sÏ, che ci vuole coraggio, quello di essere umilmente e fedelmente servitori della verità che sta nelle pieghe della vita di ciascuna settimana.



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in diretta tv un ex arbitro, lo porta davanti al giudice che gli toglie persino la possibilitĂ di vedere la ďŹ glia. L’unica soluzione è allenare un club di giocatori semi-professionisti di una piccola isola della Bretagna. La loro vera attività è legata ad una fabbrica di sardine in difďŹ coltĂ economiche. La sďŹ da è superare tre turni di coppa nazionale per arrivare a giocarsi la partita con una testa di serie. Impresa che OrberĂ sposerĂ , proprio perchĂŠ si lega all’impresa del recupero di sĂŠ. Tra le

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operazioni tentate il coinvolgimento di ex compagni anche loro con una serie di difďŹ coltĂ . Alcune gag sono riuscite. Il cast, una selezione di comici noti in Francia tra cui Omar Sy di “Quasi amiciâ€?, funziona. Una commedia sul gioco del calcio e di tutti i temi legati allo sport scontati, ma divertenti. La Francia è ancora capace di mettere in scena commedie per la famiglia divertenti senza essere volgari. Una volta lo faceva l’Italia che ora sta in panchina. (m.t.)

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abriele D’Annunzio e la musica, un legame indissolubile, fin dalla tenera etĂ . Fra gli immensi archivi del Vittoriale, infatti, è possibile visionare un foglio pentagrammato, contenente una delicata melodia in fa maggiore, firmata, “Composizione di Gabriellino D’Annunzio. Anno 1869â€?. Da allora la passione per le note non lo abbandonò mai. Quest’anno, nel 150° anniversario dalla nascita del Vate, in onore di quella passione mai sopita, il Festival del Vittoriale Tenera-mente arricchisce il suo programma, con ospiti da tutto esaurito. Ed infatti, per il concerto d’apertura di venerdĂŹ 28 giugno, i posti sono giĂ tutti esauriti, ma i fan di Mario Biondi non devono disperare: “A partire dalle 18 – ricorda la direttrice artistica del festival, Viola Costa – sarĂ possibile acquistare i biglietti per i posti in piedi, presso il botteghino del Vittorialeâ€?. In occasione dell’anniversario non poteva di certo mancare un omaggio al Vate, impersonato da Filippo Timi, previsto per il 29 giugno. Purtroppo gli impegni cinematografici dell’attore hanno fatto saltare la data, quindi, riferiscono gli organizzatori, molto probabilmente lo spettacolo dedicato

a D’Annunzio si terrĂ a settembre, in conclusione della rassegna. Il 3 luglio alle 21 il maestro Ludovico Einaudi incanterĂ gli spettatori con le note del suo pianoforte, accompagnato dall’ensemble di 11 musicisti. Il 13 alle 21.15 è la volta di Elio e le storie tese, mentre il 14 alle 21.15 si esibirĂ l’insolito terzetto composto da Ale & Franz ed Enrico Ruggeri. Da non perdere è la serata del 18 dedicata a Federico Fellini. Alle 21.15, Rossella Brescia, nei panni di “Gradiscaâ€?, si esibirĂ in un balletto in due atti, con musiche di Nino Rota. Gino Paoli e Danilo Rea hanno fissato il loro concerto alle 21.15 del 20 luglio. L’appuntamento piĂš atteso è con il terzetto capitanato da Keith Jarrett che, con Gary Peacok e Jack Dejhonette, per la prima volta sul palcoscenico gardesano, presenterĂ l’ultimo lavoro del trio, Somewhere, registrato dal vivo a

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Lucerna nel 2009. Il calendario della rassegna, ricco di star nazionali e internazionali, continua anche ad agosto, a partire dal 2 alle 21.15 con il tango dell’argentino Miguel Angelo Zotto, uno degli interpreti preferiti da papa Francesco, assicurano gli organizzatori. Il miglior jazzista italiano, Stefano Bollani, accompagnerĂ il pubblico del Vittoriale, con il suo stile inconfondibile, alle 21 del 3 agosto. Fra gli attesissimi c’è Vinicio Capossela che il 6 alle 21.15 calcherĂ il palco con le ballate di “Rebetiko Gymnastasâ€?. L’agosto dannunziano si chiude con il Balletto dell’opera di Vienna, realizzato da 16 elementi, cinque solisti e 11 artisti che compongono il corpo di ballo: un tuffo nell’aristocrazia austriaca per rinfrescare l’aria agostana. Si riparte quindi il 3 settembre, sempre alle 21.15, con la prima nazionale di David Byrne e St. Vincent. Il duo presenterĂ , proprio nell’anfiteatro del Vittoriale, l’ultimo fortunato disco, “Love this giantâ€?. “Con il festival del Vittoriale – ha commentato l’assessore alla cultura e al turismo della Provincia di Brescia, Silvia Razzi – la cultura si conferma ancora una volta leva fondamentale per la crescita del turismo brescianoâ€?.

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ƒŽƒ ƒÂ?…‘†‹ ”‡•…‹ƒ •’‡”‹Â?‡Â?–‹ Â?—•‹…ƒŽ‹ ”‹—•…‹–‹ Il Cipiesse si appoggia con due eventi alla struttura di via Ziziola. GiovedĂŹ 4 luglio alle 21.30, con ingresso ad offerta libera, nel parco del PalaBancodiBrescia si esibiranno i Folk Stone, una band che nella sua musica unisce tradizione folk e sonoritĂ metal rock. Si scoprono cosĂŹ accostamenti tra chitarre elettriche distorte accostate a chiare melodie tipiche di cornamuse. Nati nel 2004 hanno giĂ pubblicato quattro lavori

che li hanno portati a esibirsi in svariati festival. Completamente diversa invece la serata del 6 luglio in cui si esibirĂ â€œL’orchestra di piazza Vittorioâ€? (prevendita 13 euro, 15 la sera del concerto). 18 musicisti che provengono da 10 Paesi diversi e parlano nove lingue diverse. Insieme trasformano le loro culture in una lingua unica: la musica. Dal pop, al reggae, dal rock alla classica esce un’unica sonoritĂ . Info: cipiesse-bs.it

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¡estate è musica. Grande musica per Brescia, ormai nella tradizione. Con l’avvicinarsi della bella stagione ci si aspetta di vedere grandi nomi e grandi eventi. Anche la stagione 2013 si preannuncia calda e piena di ritmo grazie alle proposte targate Cipiesse.E si comincia sabato 29 giugno alle 21.30 alla cascina San Giacomo di Rezzato con il concerto dei Modena City Ramblers nella data bresciana del “Niente di nuovo sul fronte occidentale tourâ€? che si basa sul loro ultimo doppio album pubblicato a febbraio. I Mcr, come vengono normalmente abbreviati, da 20 anni sono sul panorama musicale con le loro sonoritĂ autoriali e di ballate. Con il loro ultimo album anche qualche forma sperimentale nelle loro sonoritĂ che proporranno anche nell’esibizione dal vivo (prezzi: 12 euro in prevendita, 15 la sera del concerto). MercoledĂŹ 3 luglio, sempre alla cascina San Giacomo, è la volta di un altro gruppo storico della musica italiana: Le Orme. Alle 21.30 Michi Dei Rossi, Michele Bon e Fabio Trentini si esibiranno con le canzoni che hanno fatto la storia della band come “senti l’estate che tornaâ€? o “Gioco di bimbaâ€? fino all’ultimo lavoro “La via della setaâ€?. Biglietti da 23 e 13 eu-

ro; 25 e 15 euro la sera del concerto. Le proposte a Cascina San Zago si chiudono con il musical “off-Broad wayâ€? intitolato “Valjeanâ€? definito uno spettacolo imperdibile, unico nel suo genere in Italia, Totalmente originale nelle sue musiche, ha stupito pubblico e critica e ottenuto recensioni entusiastiche. Nello spettacolo sei attori interpretano 29 personaggi. C’è anche un pianoforte. Tutto dal vivo per raccontare la storia dell’ex forzato Jean Valjean della lotta per cambiare il suo destino. Lo spettacolo è realizzato con il provveditorato alle carceri lombarde, la

cittĂ di Moncalieri, l’istituzione Musicateatro di Moncalieri e l’Associazione Carcere e territorio di Brescia. Ingresso 13 e 18 euro in prevendita (15 e 20 la sera dello spettacolo). Ma questo è solo l’assaggio. L’8 luglio alle 21.30 in Piazza Loggia arriva il vincitore dell’ultimo festival di Sanremo. Marco Mengoni fa tappa a Brescia per “L’essenziale tourâ€? che prende il nome dalla canzone vincitrice del festival della canzone italiana. Biglietti da 29 e 41 euro in prevendita (30 e 43 euro la sera del concerto). MartedĂŹ 9 luglio alle 21.30 è la musica di Giovanni Allevi a risuonare in piazza Loggia. Assieme a lui l’Orchestra sinfonica italiana. Biglietti da 23, 33 e 43 euro (2 euro in piĂš la sera del concerto). La sera dopo è la volta di un altro giovane italiano Raphael Gualazzi. Stessa ora, stesso posto e stessi prezzi. Si cambia registro sabato 13 luglio alle 21.30 con le musiche del rapper Fabri Fibra. Ingresso 26 euro (28 la sera del concerto). Il 19 luglio alle 21.30 si chiude, salvo novitĂ , la stagione estiva dei concerti targati Cipiesse per l’estate 2013, con i Gemelli diversi all’oratorio di Rezzato. Ingresso 18 euro in prevendita e 20 euro la sera del concerto. Per informazioni: cipiesse-bs.it

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Da lunedì al venerdì, a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potrete seguire rassegne stampa locali e nazionali, ed approfondimenti sulle notizie principali. Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

Dall’11 maggio la Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa della Natività di Maria in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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In Primo Piano (alle 11.20) il racconto del pellegrinaggio a Roma nell’Anno della fede, guidato dal vescovo Luciano con l’udienza speciale di papa Francesco nel 50° dell’elezione di Paolo VI. Le parole di Bergoglio sul Papa bresciano, il commento di mons. Mascher e le voci dei pellegrini. Quasi 5.000 i partecipanti giunti nella capitale in gruppo o singolarmente, hanno vissuto una profonda esperienza di fede nella Chiesa e per la Chiesa. Il commento al Vangelo è a cura

La prossima puntata della rubrica “La Buona Notizia� apre con lo speciale “Brescia dal Papa�, tre servizi per ricordare questo straordinario avvenimento: “Le parole di Francesco�, “La fede dei bresciani�, “Emozione, gioia, festa�. Si cambia argomento con il servizio “Giovani missionari� sulla chiusura del corso di formazione e il mandato ai corsisti che quest’estate partiranno per un’esperienza in missione in Togo, Etiopia e Tanzania. La rubrica “4

di don Diego Facchetti, docente in Seminario. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, da questa settimana va in onda nell’edizione estiva di un’ora. Trasmesso in differita anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio RaphaÍl. Le rubriche della Buona Novella si possono riascoltare in podcast sul sito radiovoce.it.

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parole...â€? è con Simone Agnetti sulla Gmg 2013 che si svolgerĂ a Rio. “La Buona Notiziaâ€? va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedĂŹ alle 20; su PiĂš Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderĂ in onda anche lo speciale “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perchĂŠ saranno saziatiâ€?, con Giovanni Bazoli.

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*HQLWRUL QHO )DU :HVW GHO ´SDUHQWDO FRQWUROÂľ “Il trono di spadeâ€?: una serie tv medieval-fantasy che ha conquistato il mondo. Cos’è che rende un prodotto televisivo guardabile o inguardabile? La qualitĂ innanzitutto. Sia sul lato estetico, sia su quello dei contenuti. Anzi, soprattutto dei contenuti. E quando c’è questa qualitĂ , quali sono gli altri fattori discriminanti? Si è disposti a guardare una serie tv eccellente tecnicamente e dotata di un impeccabile impianto narrativo, nonostante proponga spesso scene di inaudita violenza? Facciamo qualche esempio: interminabili scene di sesso con genitali in vista; mutilazioni di qualsiasi genere, bambini uccisi e

dati alle fiamme. Chi può permettersi di vedere queste scene? Quali sono l’etĂ e l’esperienza che giustificano la visione di scene raccapriccianti? 18 anni? Queste e tante altre le domande che sono sorte guardando “Il Trono di Spadeâ€?, in onda negli scorsi mesi ogni giovedĂŹ in prima serata e ogni venerdĂŹ in seconda serata su Rai Quattro: due passaggi a settimana per le stesse puntate? Necessario, dato che nel caso del giovedĂŹ si trattava di episodi tagliuzzati per censurarne le parti peggiori. Il venerdĂŹ invece, dato l’orario meno accessibile, si evitava la censura. Insomma non si poteva certo perdere l’occa-

sione di sfruttare in prima serata il successo della serie tv dell’anno. “Il Trono di Spadeâ€? è un concentrato di tematiche spesso adeguatamente affrontate: potere, guerra, amicizia, famiglia, amore, vendetta. Ma puntualmente in ogni puntata ci sono scene fortissime di sesso o di violenza, come quelle sopraelencate. Quasi come se si volesse attirare pubblico con storie avvincenti e intriganti per poi propinargli robaccia da quattro soldi. E cosĂŹ, parzialmente epurata dalle scene piĂš forti, la gallina dalle uova d’oro del momento è andata in onda anche in prima serata. Ricordia-

mo che la fascia protetta, cioè le ore della giornata (dalle 7.00 alle 22.30) in cui la programmazione stessa tutelava la sensibilitĂ del pubblico di tutte le etĂ , non esiste piĂš da quando il governo Monti, nel luglio del 2012, ha stabilito che grazie al digitale terrestre è possibile attivare attraverso il decoder il filtro “parental controlâ€?, ovvero la censura programmata dai genitori riguardo a quei programmi che non ritengono adatti ai loro figli. Ecco di seguito in tre passaggi il ragionamento del legislatore: la strada è piena di buche pericolose; non le sistemiamo piĂš, restano dove sono; ma vi diamo lo strumento per evitar-

le. Ce li immaginiamo i genitori controllori che fra lavoro, incombenze domestiche ed extra di ogni genere, trovano pure il tempo di ponderare e scegliere, manuale d’uso e telecomando alla mano, quali programmi censurare, posto che li conoscano tutti e siano informati sulle novitĂ in arrivo... Quanto realismo... Guarda caso a difendere il cambiamento della regolamentazione rilasciando interviste e dichiarazioni l’anno scorso fu Carlo Freccero, il direttore di Rai Quattro, lo stesso che ora può trasmettere “Il Trono di Spadeâ€? sentendosi a posto con la coscienza, solo perchĂŠ a posto con la legge.



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Il Banco di Brescia scende in campo a favore dell’Anfass onlus di Desenzano del Garda e lo fa attraverso un prestito obbligazionario “solidaleâ€?. “L’istituto di credito non è nuovo a queste iniziative – riferisce il direttore generale, Roberto Tonizzo – in questi anni abbiamo erogato contributi per circa 100mila euroâ€?. Dal 1° al 12 luglio saranno sottoscrivibili le obbligazioni dell’ammontare complessivo di circa 5 milioni di euro, di cui 25mila

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ell’ottica di una maggiore collaborazione fra imprese e pubbliche autoritĂ per rendere sempre piĂš efficaci i controlli e il monitoraggio sui meccanismi di mercato e utilizzare adeguati strumenti di prevenzione, soprattutto in materia di appalti per opere pubbliche, servizi e forniture, Prefettura, Aib, Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto nei giorni scorsi, nel Palazzo del Governo, un protocollo di legalitĂ al fine di contrastare le infiltrazioni nell’economia. L’iniziativa ripropone a livello territoriale un impegno assunto nel maggio del 2010 dal Ministero dell’interno e da Confindustria pensato per potenziare la collaborazione con il mondo imprenditoriale, puntando anche sull’etica della responsabilitĂ e sull’ottimizzazione dei controlli che consentano un ancor piĂš stringente monitoraggio a tutela dell’economia legale. Anche le tre organizzazioni sindacali hanno condiviso in pieno l’intento e gli obiettivi del protocollo che, tra l’altro, ha di fatto accolto l’esplicita richiesta delle sigle di essere attivamente coinvolto nel tavolo che ha prodotto il documento. “Per attuare l’accordo – ha affermato il prefetto Narcisa Brassasco Pace – occorrerĂ sedersi al tavolo tecnico, giĂ costituito con la partecipazione di tutti gli attori del sistema Brescia, consapevoli che garantendo la legalitĂ si può rafforzare una competitivitĂ

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sana e leale, vero motore per la ripresa dello sviluppo economico e sociale della nostra provinciaâ€?. Anche gli altri sottoscrittori del protocollo d’intesa hanno ribadito l’importanza di un documento che mette la legalitĂ tra gli elementi che possono favorire anche a Brescia, che pure non sembra soffrire particolari situazioni di illegalitĂ , la riparten za economica. “Occorrerà – ha continuato ancora il

Prefetto – ancora di piÚ collaborare, unendo le forze, per porre in essere interventi ed azioni condivise che abbiano una connotazione culturale, a sostegno del sistema produttivo che, in un momento di difficoltà generale come quello attuale, evitando il rischio di esposizioni al malaffare e, quindi, contrastando il possibile radicamento della cosiddetta economia criminale�. Il Patto di legalità ,

prevede che Aib di Brescia eserciti un’azione capillare, presso i propri iscritti ed anche presso le altre associazioni territoriali di riferimento, per diffondere l’etica della responsabilitĂ , la cultura della legalitĂ e soprattutto la previsione del dovere di denuncia di reati. L’associazione di via Cefalonia, come affermato dal suo presidente Marco Bonometti, promuoverĂ , presso le imprese associate, l’adozione di regole mirate a disciplinare la scelta responsabile dei partner, subappaltatori e fornitori, la predisposizione delle misure per la sicurezza sul lavoro e per la regolaritĂ contributiva dei lavoratori nonchĂŠ specifici corsi di formazione per diffondere la cultura della legalitĂ . Per parte sua la Prefettura si è impegnata a ottimizzare le procedure di rilascio della documentazione antimafia, di monitoraggio delle attivitĂ imprenditoriali al fine di garantire trasparenza, pieno rispetto della normativa, qualitĂ delle opere pubbliche, l’alta idoneitĂ delle imprese contraenti.

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'HO %RQR 3LVDSLD $ $ ([SR H DOWUR DQFRUD Emilio Del Bono e Giuliano Pisapia: faccia a faccia in palazzo Loggia per sinergie in grado di fare delle due cittĂ la locomotiva della ripresa lombarda. Questo il senso del primo incontro tra il nuovo sindaco di Brescia e il suo omologo milanese. Tre i temi messi in agenda: Expo 2015; A2A e una collaborazione per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico delle due cittĂ . Capitolo Expo: Brescia intende es-

sere della partita di un evento che, come confermato dal sindaco Pisapia sulla scorta di studi attendibili, dovrebbe portare a Milano in sei mesi qualcosa come 21 milioni di visitatori. Entro il mese di settembre i rappresentanti delle due città si incontreranno per sottoscrivere un protocollo d’intesa che sancisca l’avvio della collaborazione per l’esposizione mondiale. Collaborazione in campo culturale:

Milano e Brescia si metteranno intorno a un tavolo per una valorizzazione comune dei rispettivi patrimoni artistico-culturali. A2A: il capitolo piĂš atteso. Dai due primi cittadini tante affermazioni di principio (una collaborazione per rendere l’azienda piĂš efďŹ ciente, capace di erogare un servizio migliore ai territori di riferimento in uno stile caratterizzato dalla sobrietĂ ). Poco o nulla Pisapia e Del Bono concedono

sui temi piĂš spinosi che riguardano la governance (duale o monocratica) e la composizione attuale dei consigli (il cambio di maggioranza in Loggia avrĂ ripercussioni anche sui consiglieri attuali?). Bocche cucite sulla prima questione, qualche concessione in piĂš sulla seconda: per ora le due cittĂ si concentreranno solo su aspetti funzionali per fare girare al meglio la macchina della multiutility. Per i nomi? C’è tempo!


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Sport e aree verdi, un connubio perfetto in sei parchi della cittĂ . “L’iniziativa, curata dall’Associazione sport per tutti, assume una notevole rilevanza – riferisce Elisabetta Rizzi, della Fondazione Asm – perchĂŠ persegue finalitĂ di crescita sociale, favorisce il benessere fisico della cittadinanza ed è gratuitaâ€?. A causa della crisi economica molte persone non possono permettersi nĂŠ di andare in vacanza nĂŠ di iscriversi in palestra. Perciò l’iniziativa che abbiamo

lanciato rappresenta un’opportunitĂ , non solo per socializzare, ma anche per fare qualcosa per sĂŠ. Secondo i dati dell’organizzazione mondiale della sanitĂ , infatti, lo sport è la prima attivitĂ in grado di garantire il benessere psico-fisico. “Con questo progetto invitiamo la gente a uscire dalle proprie case, vivendo in modo diverso l’estateâ€?. 256 ore di attivitĂ suddivise in sei diverse aree verdi: Parco Tarello, Parco Castelli, Parco dell’acqua, Parco Ducos, Parco quattro stagioni e Campo Marte.

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ncomincia a prendere forma il Brescia della prossima stagione. Sta infatti per partire alla volta di Arco di Trento il gruppo dal quale uscirĂ la rosa per il 2013-2014. La guida tecnica è cambiata, essendo subentrato ad Alessandro Calori il nuovo mister Marco Giampaolo, mentre per quanto riguarda i giocatori stanno giĂ prendendo forma alcune operazioni. Scaduta la deadline delle comproprietĂ , le buste hanno assegnato al Brescia il difensore Antonio Caracciolo (dal Genoa) e Davide Ferrari (dal San Marino), anche se ciò non esclude in seguito ulteriori movimenti. Invece, tra le comproprietĂ risolte si segnalano, oltre alla cessione a titolo definitivo della metĂ di El Kaddouri al Napoli per 1,4 milioni di euro, anche il rientro di Mandorlini e il rinnovo di Tassi con l’Inter, con il centrocampista che resterĂ a Milano anche per la prossima stagione. Niente da fare, invece, per Caldirola, Bouy e Fausto Rossi, che rientreranno rispettivamente all’Inter (i primi due, con il difensore giĂ dirottato al Werder Brema per 3 milioni di euro) e alla Juventus. Alla luce di questi movimenti di mercato molto ancora resta da costruire a centrocampo, dove co-

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munque i nomi da affiancare a Budel non mancano, e in difesa, che appare un rebus piÚ complesso. In attacco Picci saluta, mentre Corvia rimane, essendo stata riscattata l’altra metà del suo cartellino dal Lecce. Viene cosÏ sistemato un ulteriore tassello dell’attacco della scorsa stagione e ricostituita con Caracciolo una coppia molto prolifica sotto porta.

Per quanto riguarda gli esterni Gigi Scaglia, trenzanese autore di un’ottima stagione, dovrebbe firmare a giorni, mentre si punta a D’Alessandro della Roma per l’altra fascia. Il Brescia quindi partirà a giorni per il ritiro con queste e altre situazioni in divenire: dopo le elezioni comunali sembra smuoversi la questione relativa al nuovo stadio,

ma è un altro il caso che in questi giorni ha coinvolto anche il Brescia insieme ad altre 40 societĂ di serie A e B. La Guardia di finanza, infatti, nell’ambito di un’inchiesta portata avanti dalla Procura di Napoli sta indagando in questi giorni sulla correttezza fiscale dei rapporti tra club, calciatori e procuratori e si è presentata anche in via Bazoli per acquisire documenti. In ogni caso, nonostante queste ombre, c’è grande entusiasmo per la ripresa dei lavori, in particolare per l’amichevole prestigiosissima contro il Bayern Monaco campione d’Europa, ora allenato da Pep Guardiola, rimasto legatissimo alle Rondinelle: la partita contro Robben, Ribery e compagni si giocherĂ quindi alle 18.30 del 9 luglio presso il campo comunale di Arco di Trento. I biglietti sono disponibili a partire da mercoledĂŹ 26 giugno presso la sede del Brescia Calcio: il costo varia dai 30 euro della curva Sud ai 15 della Nord , con gli under 15 che pagheranno in ogni caso 15 euro.

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’‘”– •— •ƒ„„‹ƒ ‡ƒ…Š †ƒ› ƒ ‡ŽŽƒ–‹…ƒ Dopo il successo dello scorso anno quest’estate il Centro sportivo italiano replicherĂ l’iniziativa del 2012 con il concorso fotograďŹ co “Il Csi in giro per il mondoâ€?. Partecipare è semplice: basta scattare una fotograďŹ a delle proprie vacanze con la bandiera arancioblĂš. La location è a totale discrezione dei partecipanti. Chi resta a casa potrĂ partecipare con fotograďŹ e scattate in luoghi suggestivi della propria cittĂ . Cinque le sezioni del premio, che incoronerĂ la miglior fotograďŹ a:

in giro per il mondo, quella dal luogo piĂš lontano, la piĂš originale, la migliore del concorso “Vacanze in cittĂ â€? e lo scatto con il gruppo piĂš numeroso. In palio numerosi premi: da macchine fotograďŹ che a buoni vacanza per un weekend, da biglietti per lo stadio a kit di materiale sportivo. Ciascun comitato vincitore avrĂ diritto a garantire 10 afďŹ liazioni gratuite per la prossima stagione. Le fotograďŹ e devono essere inviate all’indirizzo mail stampa@csi-net.it entro il 5 settembre.

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stata la finale piĂš giusta, tra le due squadre che l’hanno meritata maggiormente. La Coppa Leonessa finisce tra le mani dell’Urago d’Oglio, protagonista di una prestazione maiuscola. La formazione di Guzzi e Bertassi parte benissimo e dopo soli due minuti passa in vantaggio con Peri, che sfrutta un ottimo assist di Bonardi. La Dellese, però, reagisce trovando il gol con Pari, che insacca finalizzando al meglio un’azione personale di Asamoah. Dopo il pareggio il primo tempo continua all’insegna dell’equilibrio finchĂŠ Bonardi – migliore in campo – sradica palla all’avversario e va a trafiggere Garletti. A questo punto entra in scena il portiere uraghese Lorini, che a suon di prodezze abbassa la saracinesca parando anche un tiro libero di Asamoah. Nella ripresa la sfida è piĂš spettacolare e meno tattica. La Dellese si sbilancia, lasciando spazio al contropiede avversario. Cominardi realizza cosĂŹ il 3-1, sempre su assist di Bonardi. Poco dopo arriva il 41 di Moraschi: dribbling e appoggio in rete. A chiudere la partita ci pensa Claretti, che firma il 5-1. Partipilo colpisce un palo e anche Verzelletti sfiora il 6-1, che arriva a pochi minuti dalla fine con Peri,

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un gruppo fantastico che ha coronato una grande stagione. Siamo amici dentro e fuori dal campo e questo ha fatto la differenza. Nei momenti difficili ci siamo compattati e il risultato è questo. Un grazie anche ai nostri inseparabili tifosi e agli allenatoriâ€?. Urago d’Oglio – Dellese 7-2 Urago d’Oglio: Lorini, Bonardi, Claretti, Giardini, Moraschi, Partipilo, Verzelletti, Guzzi, Peri, Cominardi. Allenatori: Guzzi e Bertassi. Dellese: Garletti, Coffinardi, Rossini, Gianluigi Pari, Zanolini, Gianpaolo Pari, Baronio, Pescini, Asamoah, Adly. All. Renica e Boldrini.

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LEALE FEDELE CORAGGIOSA

LA VOCE è quella giusta ‡‰—‹…‹ǥ Ž‡‰‰‹ǥ Â˜Â‡Â†Â‹ÇĄ ÂƒÂ•Â…Â‘ÂŽÂ–ÂƒÇĄ Â‰Â—ÂƒÂ”Â†ÂƒÇĄ …‘Â?Â?‡Â?–ƒ ‰Â?‹ ‰‹‘”Â?‘ Žƒ˜‘…‡†‡Ž’‘’‘Ž‘Ǥ‹– ”ƒ……‘Â?–ƒ Â”Â‡Â•Â…Â‹ÂƒÇĄ Žƒ •—ƒ ‰‡Â?–‡ǥ Žƒ •—ƒ Š‹‡•ƒ •‡Â?œƒ †‹Â?‡Â?–‹…ƒ”‡ ‹Ž Â?‘Â?†‘ ”‘˜ƒ…‹ ‹Â? –™‹––‡” ‡ …Ž‹……ƒ ‹Ž –—‘ Dz ‹ Â’Â‹ÂƒÂ…Â‡Çł ‹Â? ˆƒ…‡„‘‘Â? •—ŽŽƒ Â?‘•–”ƒ ’ƒ‰‹Â?ƒ

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REGALA LA VOCE A UN AMICO Quest’anno Voce festeggia i 120 anni di vita. Aiutaci a farla conoscere segnalandoci l’indirizzo di persone che potrebbero essere interessate a leggerlo: glielo invieremo per due mesi gratuitamente. Puoi farlo compilando e inviandoci il coupon qui riprodotto oppure telefonando al numero 03044250 interno 1 o inviando i dati a abbonamenti@lavocedelpopolo.it Nome ............................................... Cognome ‌..........................................................................................‌ Via...........................................................................................................................................................................

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Â? –‡Â?‡”ƒ”‹‘ „‘––ƒ ‡ ”‹•’‘•–ƒ Egr. direttore, devo dirle, anzitutto, che con non poco stupore ho assistito, sugli ultimi numeri de “La Voce del Popoloâ€?, a uno scambio di opinioni tra sacerdoti del quale mi sono chiesto, anzitutto, il perchĂŠ. Cerco di spiegarmi, pur brevemente e magari con parole non troppo adatte. Sia ben chiaro che non voglio qui negare il valore, anche nella nostra Chiesa, del confronto. Meglio sarebbe poter dire del dialogo ma, talvolta, è utile anche il confronto. Schietto e sincero. In questo non mi dilungo perchĂŠ sappiamo tutti, noi bresciani, come questa sia una virtĂš che non ci manca. Ma torno alla mia domanda: perchĂŠ? Quale era lo scopo? Addirittura, sul medesimo numero di un “temerarioâ€? botta e risposta tra due personalitĂ certo carismatiche della nostra Chiesa bresciana? Ecco, una risposta a questa domanda sinceramente non sono riuscito a trovarla. Sono certo che lo scopo non era di un poco produttivo, come sempre dopotutto, protagonismo degli interessati, che sono certo essere preti innamorati della loro Chiesa. Come sono sicuro che il fine non era un qualche voyeurismo giornalismo della redazione che sa bene come poco godimento ne trarrebbe il lettore (spero). Ma allora perchĂŠ? Mentre leggevo gli articoli non potevo non pensare ai giovani delle nostre parrocchie, quelli tifosi del Brescia e quelli no. Quelli che vanno al grest e quelli che non ci vanno. Ai preti che possono organizzarli‌ e a quelli che magari non ne hanno piĂš le forze. E sĂŹ: pensavo anche ai genitori di Andrea. Di fronte a loro mi chiedo: che segno di Chiesa si è data? Mi sono tornate al-

la memoria le parole del Vescovo pronunciate il GiovedĂŹ Santo: “Una delle esperienze belle del Sinodo è stata la serenitĂ con cui tutti hanno esposto le loro opinioni; avevamo l’impressione che ciascuno non stesse difendendo le sue idee, ma stesse cercando di migliorare e arricchire la posizione di tutti. Se manteniamo questo spirito, il cammino della nostra Chiesa sarĂ costruttivoâ€?. Ecco, mi piacerebbe tornasse viva e forte, almeno dalle colonne della Voce, quell’impressione del Vescovo. E che quell’impressione di comunione e di dialogo sembrasse anche un po’ non solo un’impressione‌ E lo scopo di questa lettera? Molto pacatamente mi piacerebbe anche che quando qualcuno compie un piccolo errore – e tutti ne facciamo – sapesse anche chiedere scusa. Semplicemente scusa. E questo farebbe bene a tutti. Sono certo che i chierichetti della mia parrocchia quando alla porta della chiesa venderanno anche una “Voce di scuseâ€? faranno il loro piccolo servizio alla nostra comunitĂ , e lo faranno con ancor piĂš frutto. Marco Rodondi

—„„‹ •—ŽŽ‡ —Â?‹–Â? ’ƒ•–‘”ƒŽ‹ Egr. direttore, in questo spazio di dialogo con i lettori sto notando di recente la presenza di alcune riflessioni vivaci. Apprezzo il fatto che il nostro settimanale diocesano dia spazio a piĂš voci. Si sta dando attenzione ai vari responsabili delle erigende unitĂ pastorali (San Paolo, centro storico di Brescia, Erbusco, Lumezzane e, ultimamente, Toscolano Maderno). Noto un certo entusiasmo nelle varie descrizioni nonchĂŠ una certa enfasi che corona lo sforzo dell’ordinaria autoritĂ del nostro Vescovo di costituire la

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commissione diocesana per le unitĂ pastorali. Tra i membri si evidenziano particolari novitĂ che fanno ben sperare. La solita congrega della curia diocesana darĂ il suo valido contributo. Il tutto sembra ben avviato in una diocesi dove tutto pare procedere a gonfie vele. Leggo che in media Valle Camonica le unitĂ pastorali sono molto avanti; a San Paolo, Scarpizzolo e Cremezzano la vita dei fedeli è segnata positivamente. Nella zona XVI non si sa però come si possa far riferimento a un modello di cammino unitario escludendo Gardone Riviera e Salò. Giustamente il parroco di Lumezzane Gazzolo avanza riserve, sul numero 24 del 13 giugno, circa l’inserimento nell’unitĂ pastorale. Probabilmente in diocesi occorrerĂ impegnarsi maggiormente perchĂŠ sia data attenzione seria nelle erigende unitĂ pastorali, per evitare che si voglia descrivere una situazione da eden quando invece ci si trova ancora in purgatorio. don Eraldo Fracassi

ƒŽ‘”‹œœƒ”‡ Ž‡ ‘’’‘”–—Â?‹–Â? ‡†—…ƒ–‹˜‡ Egr. direttore, Sappiamo tutti quante difficoltĂ e contrasti si incontrano sul piano educativo e formativo, e come siano rare le occasioni che ci vengono date per riscoprire i grandi valori della vita umana, soprattutto nella dimensione escatologica che è il nostro fine ultimo. Ebbene, a Chiari, presso il Centro Giovanile 2000, il 15 giugno, è stato presentato lo spettacolo “Raggi di luceâ€?, giĂ andato in scena al Pala Banco di Brescia nel marzo scorso. Il Gruppo composto da oltre un centinaio di ragazzi/e, con pochi adulti,

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provenienti da varie parti della Lombardia, ha offerto ai partecipanti un forte messaggio di speranza, centrato sul dono di una giovane vita. Tra scuola, ricreazione e musica, in un contesto di gioia e di amore autentico, è stata presentata la figura di Chiara Luce Badano, colpita da un tumore osseo in giovane etĂ , ha saputo predisporsi con tanta letizia all’abbraccio, a soli 19 anni, con lo sposo scelto: GesĂš Cristo. Faccio notare che un tale evento, cosĂŹ ricco di insegnamento umano e cristiano, curato dal Movimento dei Focolari, meritava una partecipazione molto maggiore di pubblico; sia giovanile che di adulti. Ma forse la comunicazione, anche in rete, non è stata sufficiente. Giuseppe Delfrate

Â? ƒ’’‡ŽŽ‘ Egr. direttore, faccio mia la richiesta di centinaia di cittadini che richiedono vengano ripristinata, in sala Consiglio, la galleria delle foto dei Sindaci che avevo donato alla Loggia nel 2008.Il sindaco Paroli, al suo insediamento, ne aveva disposto la soppressione... non è bastato. Franco Lucini

ǯ‘”‰‘‰Ž‹‘ Â†Â‡ÂŽÂŽÇŻÂƒÂ’Â’ÂƒÂ”Â–Â‡Â?‡Â?œƒ Egr. direttore, voglio esprimere in questo spazio di dialogo con i lettori l’orgoglio di essere appartenuti alla stessa comunitĂ di Paolo VI e di esserci spiritualmente sentiti a fianco dei 5000 bresciani, nel pellegrinaggio a Roma del 22 giugno scorso, in occasione dei 50 anni dalla sua elezione. Pellegrinaggio che ci ha riportati al ricordo

toccante di quei giorni. Papa Paolo VI fu un grande maestro e un testimone per tutti gli uomini, soprattutto per gli ultimi e i poveri. CosÏ come ora lo è Francesco, che con la grande carica umana che lo contraddistingue, ha sottolineato la lezione di fede e umanità di papa Paolo VI, patrimonio che lo stesso papa Francesco ci ha raccomandato di riscoprire, di non dimenticare e di valorizzare sempre al massimo. Eugenio Massetti presidente Confartigianato

Â?ƒ ‰”ƒÂ?†‡ ‡•’‡”‹‡Â?œƒ Egr. direttore, ho partecipato come tanti al pellegrinaggio a Roma per l’incontro con il Papa assieme a tutti i rappresentanti della diocesi e della Chiesa bresciana, nel ricordo del 50° dell’elezione di Paolo VI e degli anniversari di altre importanti opere diocesane come il nostro settimanale. Ăˆ stata una bellissima e indimenticabile esperienza da mettere nel nostro zaino nel cammino di crescita spirituale. Mi permetto, però, una piccola nota. All’elenco dei doni fatti da Brescia a papa Paolo VI al momento della sua elezione al soglio pontificio che il nostro Vescovo ha citato nel suo saluto al papa ne mancava uno. Brescia, nei primissimi anni del pontificato di Giovanni Battista Montini si era impegnata anche nella creazione di una parrocchia nella cittĂ di Roma. Si tratta di quella di GesĂš Divin Maestro alla Pineta Sacchetti (parrocchia dell’UniversitĂ cattolica del S. Cuore e Policlinico Gemelli), retta come primo parroco da mons. Attilio Chiappa, coadiuvato da suore e sacerdoti diocesani. Luciano Demasi

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

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