Poste Italiane spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n. 46), art. 1, comma 1 - LO/MI/ - euro 10,00 - In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio CMP Roserio (Mi) per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa - Editrice webandmagazine s.r.l. - Via Valla, 16 - I-20141 Milano - www.webandmagazine.media
STRUTTURALEGNO ISSN 2283-8651
014 2016 OTTOBRE ENGLISH TEXT
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SOMMARIO www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com
036 strutturalegno
di Sonia Maritan
LA GENESI DI UN “FIORE” …SECONDO NATURA
pagina 006
La Mautino Legnami è da quasi un secolo protagonista del commercio e dell’industria del legno, dal prelievo forestale all’arredamento, ma oggi parliamo della sua attività nelle costruzioni in legno con l’utilizzo degli impianti Hundegger acquistati negli ultimi vent’anni, in particolare del quarto che “profuma” ancora di nuovo. Alessandro, Mario e Livio Mautino, i tre fratelli che incontriamo, rappresentano la terza generazione.
009
editoriale
010
chronichae Forum Bois Lione Francia
SAPERE LEGNO
IL LEGNO PARLA FRANCESE
di Sonia Maritan
di Pietro Ferrari
Giornate di grande intensità a Lione per il Forum Bois 2016.
016
colloqium
042
Thomas Allocca, vero purista, ci racconta con entusiasmo del complesso residenziale “Quercia Bianca” che sorgerà nel Cilento sotto la guida del suo estro, non senza un pizzico di polemica, da parte di chi come lui vive solo di autentico legno e soffre “intimamente” qualunque azzardo ibrido: “all’estero la forma mentis è propositiva, positiva, audace, esploratrice, in Italia la forma mentis è rassegnata, negativa, spaventata, conservatrice e stanziale”.
colloqium Essetre House&Co
IL LEGNO È IN “BUONE MANI”
di Sonia Maritan
House&Co con il suo pay off, “Wooden Buildings from 1954”, si porta dietro la storia di Italtetti, quella della famiglia Gabrieli, alla terza generazione, che da allora opera nel campo della carpenteria. House&Co, fondata nel 2007, oggi ha richiesto per MultiWall, il nuovo impianto Essetre, un suo capannone dedicato: il quarto venduto in Italia, costruito su misura del cliente, e l’unico ad avere anche il tornio montato sul centro di lavoro.
028
scientia
di Felice Ragazzo
LA REGOLA, IL LEGNO, LO SPAZIO PER ABITARE: IL CASO CABANON
Fra le nostre più autorevoli firme, siamo onorati di avere il professore Felice Ragazzo, ospite di recente a RadioSapienza come esperto del settore http://www.radiosapienza.net/le-nostre-lenti-puntata-prof-felice-ragazzo. Contagioso quel sapere di stampo fabbrile di cui parla così bene a proposito del Cabanon costruito negli anni ’50. Il suo girotondo intorno al legno spazia dalla poesia alla tecnica in modo raramente ardito e dall'antico al moderno in un soffio, quello veloce e acuto del suo pensiero, che fa affiorare in superficie i paradigmi di Modulor e spazio minimo per abitare, ma non solo…
DOPPIO APPUNTAMENTO
062
projectum Tecnosugheri
di Sonia Maritan
Il 12 luglio scorso sul cantiere di San Felice sul Panaro in provincia di Modena si è svolto l’Open Day di Tecnosugheri, che con un taglio eminentemente tecnico ha attirato un folto gruppo di tecnici e operatori del settore. La struttura del centro socio-riabilitativo diurno per disabili, che ha ospitato l’evento, è fatta di legno e sughero. Cuore morfologico dell’edificio è una grande volta a botte in XLam che abbraccia con calore chi godrà di questi spazi. Il progetto, presentato da Andrea Dell’Orto, Responsabile Marketing di Tecnosugheri, è stato poi descritto nei dettagli dal team di progetto costituito dall’Architetto Mauro Frate, dall’Ing. Franco Piva e dall’Ing. Giovanni Benedetti. In questo progetto la parte del leone la fà la matericità dei materiali lasciati a vista, primo tra tutti il sughero posato in esterno e lasciato “faccia a vista”.
050
colloqium KLH
LA SFIDA DI MR. CHIAO A TAIWAN
di Sonia Maritan
Un'innovativa costruzione in legno a Taiwan, la Residenza Xu, vede protagonista il costruttore asiatico HsiangYang con l'utilizzo dei componenti KLH. È nel contesto dinamico ed elevato del WCTE di Vienna che incontriamo Chiao della ditta Hsiang Yang, il quale, cortesemente accetta di rispondere ad alcune domande sulla sua azienda e, in particolare, su una sua recente realizzazione, che in anteprima al WCTE la KLH mostra nei grandi video dell’area launge.
054
aedificare HSB Cad
BIM, IFC, CLOUD E HSBCAD
di Beatrice Guidi
L'introduzione del BIM rappresenta una rivoluzione paragonabile all'avvento del CAD che ha sostituito i tecnigrafi: una metodologia che innova completamente il modo di pensare il progetto e la progettazione fin dai presupposti di base: per la metodologia BIM, l’integrazione dei differenti modelli è l’essenza stessa dell’innovazione ed è proprio qui che entra in gioco tutto il know how di Hsbcad. Il software HSBREVIT presentato da hsbcad come prodotto innovativo è stato selezionato dalla giuria di competenza “Saie Innovation – verso impatto zero” tra i vincitori dell’edizione di SAIE 2016. I prodotti selezionati dalla giuria saranno mostrati al centro servizi in occasione di SAIE 2016 perché i visitatori italiani e stranieri possano immediatamente vedere le linee di innovazione su cui sta investendo il settore.
058
constructio Wood Beton
di Pietro Ferrari
WOOD BETON PER LA SALA DEL REGNO
Il luogo di culto, sorto a Dover, in Grand Bretagna, potrebbe essere il primo di una lunga serie di lavorazioni.
di Beatrice Guidi
Architect@Work a Milano e a Roma, un’evento che copre ormai 22 città europee e che l’anno prossimo migrerà oltre oceano.
UN INCONTRO CHE CREA CULTURA DI PROGETTO
di Sonia Maritan
UNA “QUERCIA BIANCA” DI MATRICE MEDIEVALE PER UN CILENTO CANTORE DI BELLEZZA
022
060 anticipatio colloqium Architect@Work Hundegger Milano Italia Mautino Legnami
anticipatio Bau Monaco di Baviera Germania
IL FUTURO DELL'EDILIZIA
di Beatrice Guidi
A Bau di Monaco un mondo di novità per il settore edile, con quattro temi conduttori: progettazione, costruzione e gestione digitali; abitare e costruire 2020; facciate intelligenti ed edifici intelligenti.
067
indirizzi
Fiera di Verona
Verona Fairgrounds
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9-12 Febbraio February 2017 Mostra internazionale sull’impiego del legno nell’edilizia International trade fair on the uses of wood in construction Edilizia
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Sapere legno Fra le pagine di questo numero a tutti sovverrà come il linguaggio architettonico muti il suo “abito” secondo il progetto, con tecniche moderne e spiccatamente espressive del lamellare o della casa a telaio, oppure raccogliendo dall’insegnamento della storia. Premesso che sono grata alle “sembianze” più attuali dell’architettura lignea, che ha dato vita a grandi strutture pubbliche, a ponti, a case, che in tutte queste forme si è fatto notare ai miei occhi e alla quale dobbiamo la rivoluzione del paradigma costruttivo in generale (non solo ligneo) e che ritengo abbia l’indubbio merito di spargere da tempo il verbo di un pensiero resiliente e con esso la cultura di un costruire sostenibile, sono insieme affascinata, direi fortemente attratta da tutto quello che la storia può regalarci sul legno. Certa, che fra le pieghe del tempo si depositi un sapere immenso, tale che saremmo stolti se non lo esplorassimo. Una breve introduzione personale questa, per restituire il mio pensiero, conscia però che Struttura Legno debba appartenere a chiunque scorra fra le sue pagine una parte del suo tempo, a chiunque di questa disciplina si nutra nei modi più congeniali alla sua persona e alla sua professione, con un’unica preghiera che mi sento di fare: non chiudiamo le porte all’ingegnosità antica e futura di questa straordinaria materia, che è fatta di infiniti materiali, quante sono le essenze e i legni che ne derivano. Una tecnologia spiccatamente ingegnerizzata dunque, e che raggiunge “vette” sempre più alte, anche grazie alla tecnologia di centri di lavoro altamente prestanti che si spingono sempre oltre, permettendo di assimilare anche lavorazioni fino a poco prima artigianali. Una tecnologia che, in definiva, è impastata di impianti che dialogano intimamente con i software e che a loro volta, con l’avvento della metodologia BIM anche nel settore edilizio, innova completamente il modo di pensare il progetto e la progettazione fin dai presupposti di base, per arrivare a far coincidere il prototipo con la realizzazione. Difficile immaginare dove ci porterà questa arditezza tecnologica, ma certamente consentirà a ognuno di prevedere e anticipare il comportamento di uno specifico edificio in “quel” preciso contesto geologico. Non si tratta di una cosa da poco! È forse però anche più difficile circoscrivere la storia, persino più arduo che farlo con le informazioni odierne, seppur incalcolabili, della “rete intelligente”, perché la prima richiede ricerca, studio e conoscenza! Per questo motivo, fra queste pagine, vogliamo raccogliere il dibattito più ampio e colto di esperti in materia, che aprono anche strade diverse, imprevedibili (come lo è il legno) e sorprendenti, anche se certo meno immediate, percorribili, o per usare un termine concreto, meno commerciali. Vogliamo farlo perché siamo certi che questo aprirà a sfide nuove per l’architettura in legno, elevandola via via sempre più, portando qualcosa dell’una nell’altra, anche grazie alla commistione di questi saperi, che influenzeranno nel tempo i produttori di tecnologie, gli stessi progettisti, ingegneri e architetti ma anche gli esperti, i professori e i ricercatori, di riflesso abbagliati dalla lucentezza degli impianti: veri gioielli e grandi destrieri. In questo numero, in particolare si stanno delineando due scuole di pensiero diverse, quella che abbraccia la tecnologia moderna delle case a telaio o dei pannelli CLT, in Italia più comunemente chiamati XLam, e quella che si rifà alle tecniche tradizionali e persino antiche, come gli incastri mutualmente spingenti, che rielaborano tecniche costruttive medievali di matrice vichinga, a cui si ispira Thomas Allocca nel suo lavoro quotidiano, che sposa definitivamente il legno massiccio tradizionale, senza possibilità di compromesso, seppur rielaborando il disegno in chiave moderna. Un purista che parla di architettura arborea più che di architettura in legno, che porta avanti la sua ricerca sui sistemi costruttivi in legno massiccio contro il lamellare e le sue ricerche sulle tecniche di costruzione medievale e in particolare vichinga continuando incessantemente il viaggio verso la sua città ideale TreGaard. Il professor Felice Ragazzo, grande esperto del settore, dal canto suo, in questo numero ci parla del Cabanon di Le Corbusier, ma il fatto che si riferisca (almeno in questo caso) a una storia più recente, non significa che vada meno a fondo. Oltre al sapere di stampo fabbrile di cui parla così bene a proposito del “capanno” a Cap Martin, costruito negli anni ’50, il suo girotondo intorno al legno spazia dalla poesia alla tecnica in modo raramente ardito e dall'antico al moderno in un soffio, quello veloce e acuto del suo pensiero, che fa affiorare in superficie i paradigmi di Modulor e spazio minimo per abitare, ma anche quelli di un trattato cinese del XII Secolo che prescriveva che i pezzi delle costruzioni fossero sostituibili. Questo per dire che molto possiamo raccogliere da chi studia a fondo la materia, da chi magari segue una tesi di laurea tutta incentrata sui giunti per la parte del legno che è a contatto con la terra ma anche con la grondaia, perché da qui possono nascere consigli preziosi riguardo il microclima che si crea nella connessione legno/terreno, con l’importante conseguente avvertenza che quella porzione potrà marcire e che allora sarà sensato fare i conti con la realtà, che allora potrebbe costituire un grande balzo evolutivo cominciare a prevedere dei pezzi “di sacrificio” da fare con il legno migliore, forse con quello termotrattato, comunque lui raccomanda: «bisogna tornare al sapere e stare attenti “agli azzardi”». Costruiamo il sapere del legno prima delle case dunque, e quando il basamento o la cornice “di colmo”, come una corona di mattoncini, fosse da sostituire, cambiamo i pezzi e rinnoviamo l’edificio. Per sapere come farlo, ci servirà “sapere del legno” più che avere ill “pezzo nuovo”!
EDITORIALE
Sonia Maritan www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com
strutturalegno pagina 009
CHRONICAE FORUM BOIS LIONE FRANCIA
Pietro Ferrari www.forum-legno.com
strutturalegno pagina 010 011
Il legno parla francese Giornate di grande intensità a Lione per il Forum Bois 2016. nio rappresenti, per l’associazione che presiede, l’avvenire dell’edilizia. COSTRUIRE CON LEGNO E PAGLIA Il primo dei laboratori paralleli del primo giorno di lavoro ha avuto per oggetto le biorisorse e il legno e ha visto l’illustrazione di una serie di edifici che sono stati realizzati con una struttura in legno e un riempimento in paglia. Primo tra tutti il palazzo dello sport della ZAC di Bon Lait presentato da Patrick Stremler Dietrich dello studio svizzero Untertrifaller, da Christian Charignon della Tèkhnè Architectes di Lione e da Laurence Clère di Arborescence di Lione. Il secondo progetto presentato è stata una palestra a Rillieux-La-Pape in struttura legno e isolamento in paglia realizzato da Guillaume Bonnet di Arborescence di Lione e da Max Rolland di Tecnonique di Lione. Il Polo culturale e sportivo di Alby-sur-Chéran è stato realizzato in Alta Savoia ed è stato presentato da Véronique Klimine di r2K Architecte di Grenoble.
Sopra, Pietro Ferrari, editore della Web and Magazine. A destra Stefano Cervini Art Director della casa editrice.
L’edizione 2016 del Forum Bois Construction ha avuto luogo il 14 e il 15 aprile a Lione. I lavori sono stati aperti da Dominique Sardet della FIBRA di Lione e da Luc Charmasson, vicepresidente del Comitato Strategico della filiera del legno che hanno sottolineato gli aspetti politico-amministrativi del mondo delle costruzioni in legno in Francia. Frank Mathis, presidente di ADIVbois ha reso conto dell’avanzamento dei lavori delle commissioni competenti, mentre Hélène Genin della BBCA ha sottolineato come la costruzione di edifici a bassa emissione di carbo-
IL BIM, UN TEMA D’ATTUALITÀ Philipp Zumbrunnen di EURBAN limited di Londra ha illustrato l’impatto della metodologia BIM nel mondo delle costruzioni in legno in Gran Bretagna. Nelle sue conclusioni ha sottolineato che il Building Information Modeling costituisce una sfida per il mondo delle costruzioni nel suo insieme ma che il settore del legno non ha alcuna ragione di timore, perché già in partenza risponde a numerosi dei requisiti richiesti al costruttore. Una ricaduta positiva del BIM è stata particolarmente osservata nella progettazione della Cité du Vin a Bordeaux, questa esperienza è stata presentata da Denis Bachmann di Arbonis e da Anouk Legendre di XTU Architectes di Parigi. Il BIM non è una bacchetta magica ma il suo utilizzo, assieme a una ottima organizzazione di cantiere, permette di portare a termine delle prodezze architettoniche: questa la loro conclusione. Il piano d’azione BIM per il settore legno è stato infine illustrato da Serge Le Nevé di FCBA di Bordeaux. VALORIZZARE LE LATIFOGLIE EUROPEE Il tema della valorizzazione delle latifoglie europee, già al centro dell’attenzione lo scorso anno, è
CHRONICAE_FORUM BOIS LIONE FRANCIA Spazio espositivo.
stato trattato nel terzo laboratorio parallelo. Il suggestivo titolo “Il cielo a portata di legno” si concretizza nel progetto Lineazen che, mediante un sistema a cassoni, mette a disposizione del legno di latifoglia delle prestazioni straordinarie. È una tecnologia francese presentata da Thomas Richez della parigina Richez associés e da Olivier Kracht di Lineazen. Le caratteristiche prestazionali meccaniche delle latifoglie sono state illustrate da Guillaume Pot di
Ensam di Zluny. Nelle conclusioni è stato evidenziato che la quercia presenta delle prestazioni meccaniche sufficienti per essere utilizzata nelle costruzioni, tuttavia il chiavistello da togliere sta nel disporre di mezzi per un'efficace classificazione dei segati in forma non distruttiva. Le tecnologie di classificazione della resistenza meccanica sono state ideate principalmente per le resinose che rappresentano la grande maggioranza del mercato del settore delle costruzioni. Queste macchine non possono essere utilizzate direttamente per la quercia perchè sono spesso basate sulla misura del modulo elastico e della massa dei volumi, mentre la quercia presenta la specificità di una resistenza poco correlata a queste grandezze. Sembra dunque necessario trovare un altro mezzo per verificare la resistenza e la misurazione locale dell'inclinazione delle fibre attorno ai nodi appare come la soluzione più promettente. In questa prospettiva l'ENSAM di Cluny, in collaborazione con l'LE"I sviluppa i metodi di misura dell'angolo delle fibre adattata al settore delle latifoglie e della quercia in particolare. Queste ricerche proseguono per
Foresta di quercia.
CHRONICAE_FORUM BOIS LIONE FRANCIA
Un utilizzo a 360 gradi del douglas è stato quello presentato da Pierre Chomette di Chomette-Lupi et AssociésArchitectes con sedi a Parigi e a SaintEtienne. Ma il douglas esprime interessanti potenzialità anche in abbinamento con altri materiali: è il caso di una soluzione legno-cemento presentata da Giullaime Belus di Belus&Hénocq di Parigi e da Jean Sion di GIE GIPEN di Parigi. Infine, Michel Perrin, direttore tecnico di Arbonis ha descritto l'applicazione del legno di latifoglia in un edificio residenziale a Motfavet.
In queste tre foto lo spazio espositivo. Una delle sale convegno. I suggestivi e razionali spazi del centro congressi.
verificare l'efficacia della misura locale dell'inclinazione delle fibre sulla previsione della resistenza alla flessione della quercia. Su questa strada Stéphane Grulois, della Delegazione Territoriale Sud-Est dell'IstitutoTecnologico FCBA di Grenoble e Valérie Chevallon della FiB01 di Cormaranche en Bugey hanno indagato la quescia rossa della Dombes come una varietà capace di offire interessanti applicazioni nel pavimento in legno e nelle perlinature. I diversi utilizzi se, in un primo tempo, lo rivelano assai simile alla quercia comune, alcune delle sue caratteristiche sono particolarmente interessanti per l'utilizzo nelle pavimentazioni in legno. Robert Masvar, direttore aggiunto dell'Istituto Europeo della Forest di Joensuu (Finlandia) e Andréas Kleinschmit von Legenfeld della FCBA hanno illustrato l'attività dell'atelier scientifico alorisation des feuillus. È stato Frédéric Pichelin dell'Haute Ecole spécialisée Bernoise di Bienne a illustrare, a sua volta, i grandi assi dell'innovazione e della ricerca nel campo delle latifoglie nel contesto dell'iniziativa europea EHIA "European Hardware Innovation Alliance". Nel laboratorio europeo A2 sul tema del legno in facciata e del legno utilizzati in esterni è stato preso in esame il douglas. Sabrina Pedrono di France douglas di Limoges ha definito questo legno una risorsa francese emergente, ha inquadrato il douglas nel quadro normativo francese per gli utilizzi in esterni e ne ha sototlineato la durabiltità. Bernard Quirot di SARL BQ+A di Pesmes ha presentato la realizzazione di una casa di cura in questo legno realizzata a Vézelay.
IL LEGNO NELLA COSTRUZIONE MODULARE La costruzione modulare in legno è stato il tema del laboratorio parallelo B2. È stato Marco Ryter della Bauart Architekten und Planer di Berna a illustrare le caratteristiche di base della modularità come sistema costruttivo per gli edifici in legno ma anche come strumento di pianificazione per il suo studio. Un ulteriore contributo a questo tema è stato portato da Sylvain Fourel di Selvea di Vendargues che ha approfondito le metodologie di adattamento delle procedure di modularità, di prestazione e di architettura con il legno. Un ulteriore passo è stato fatto da Cyril Paquiet di BH di La Roche-sur-Yon e da Gaëtan Genès di ECSB (IBC) di Chalonnes-sur-Loire che hanno illustrato le modalità di costruzione modulare in un contesto industrializzato. Per scendere nella pratica Michel Veillon di Ossabois e Max Rolland di Tectoniques hanno presentato la costruzione di sessanta case popolari a Rive de Gier, su questa traccia Guillaume Pujol di PPA Architecture di Tolosa e Sylvain Larrouy di Pyrénées Charpentes di Agos-Vidalos hanno tracciato la storia di cinquanta unità abitative modulari. ABBINAMENTO LEGNO-CEMENTO NEI SOLAI L'abbinamento legno-cemento nei solai è stato il tema trattato dal laboratorio parallelo A3. Alexis Autret di AIA Ingénierie di Nantes ha illustrato i lavoro della sede della Direzione Dipartimentale dei territori e del mare a Vannes. Un altro esempio illustrato da Thierry Castelain di Trace Architectes a Lille al campus Chimie Balard a Montpellier: "Questo progetto - ha dichiarato Autret - ha permesso di confrontare in un unico contesto delle tecniche molto differenti adattate alle particolarità di ogni parte del programma, pur conservando l'unicità di trattamento della volumetria e del rivestimento di volumi alti." Christian Charignon di Tekhnê Architectes e
Nella prima foto in alto: Chimie Balard a Montpellier. Nella foto sopra: Maison d'Education de la Legion d'Honneur.
Guillaume Bonnet di Arborescence, entrambi posizionati a Lione, hanno presentato la nuova sede sociale di Notre Logis. Sempre sulla linea dei lavori misti legno-cemento, Jean-Luc Sandoz, presidente di CBS-CBT e gli ingegneri Frédéric Dubedat, Marc Laracine, Vivian Louvel della società svizzera con sede a Saint-Sulpice hanno presentato grandiosi risultati di questa scuola tecnologica. Konrad Merz di merz kley partner ZT di Dornbirn in Austria ha presentato le strutture in legno delle classi e della sala ginnica del liceo Diedorf di Augsburg. LA PROTEZIONE DAGLI INCENDI Il tema sempre presente, e non solo o particolarmente quando si parli di strutture in legno, della protezione dagli incendi è stato trattato nel laboratorio parallelo B3. Il nuovo regolamento svizzero per la protezione dagli incendi per gli edifici a più piani, sempre prezioso come guida, è stato sviluppato da Daniel Ingold di Cedotec di Le Mont-sur-Lausanne. Un altro contributo al tema è stato portato da Olivier Gaujard di Legno Vivu di Avignon con l'illustrazione della circolare PRIFF relativa alle disposizioni costruttive in zone a rischio d'incendio forestale, nato da un percorso di elaborazione collaborativo. IL PINO, ABBONDANTE E VERSATILE Ewald Elsässer, del Forun Weisstanne di Gengenbach (Germania), ha tirato le somme di vent'anni di sforzi per la rivalorizzazione del pino come materiale da costruzione in Germania. L'enorme areale del pino tra Foresta Nera e Vosgi è stata oggetto di riflessioni di grande interesse. Un approccio alla falegnameria del pino bianco è stato approfindito da Jean-François Chorain della segheria Chorain, da Gilles Beal della Menuiserie Beal e da Laurent Fabrègue di Ceribois. Il lamellare in pino è stato, invece, l'oggetto dell'intervento di
Molinié di FCBA hano illustrato il progetto Bordeaux Euratlantique: la costruzione della torre in legno di cinquanta metri nel quartiere SaintJean Belcier.
Teatro Neoelisabettiano a Hardelot.
Hubert Vray della Scierie Vray di Saint Chamond, e di Christophe Gramond di Cosylva di Bourganeuf. È stata la volta delle applicazioni con l'intervento di Hervé Maurin della Menuiserie Charpente Maurin di Bourg Argentat che ha descritto la realizzazione di strutture per l'infanzia nella regione del Pilat. Poi l'architetto Jean Michel Lhommée di Gennes, l'architetto Jonathan Sanchez di Ornans e Frank Grillon di Bet Structures bois di La Rivière Drugeom hanno portato il loro contributo sull'utilizzo del pino del Giura. UNA GIORNATA DI RIFLESSIONE SUL COSTRUIRE IN LEGNO La politica per le costruzioni in legno locale nell'Isère è stata presa in esame da Fabien Mulyk, vicepresidente delegato ai fiumi e all'ambiente del Consiglio dipartimentale dell'Isère e ulteriormente descrittta da Françoise Audinois vicepresidente del settore agricoltura, foreste e montagna di GrenobleAlpes Métropole. Un ulteriore contributo è stato portato da Vincent Fristot del Municipio di Grenoble con delega all'Urbanismo, agli Alloggi, all'Habitat e alla transizione energetica. La sensibilità della città di Grenoble al tema delle costruzioni in legno è stata sottolineata. Più emotivamente coinvolto Serge Gros, direttore del Consiglio di Architettura, Urbanistica e Ambiente dell'Isère ha parlato di passione contagiosa per il legno. Tornando agli aspetti costruttivi, Julien Pemezec di Promicea ha presentato l'iniziativa di 140 alloggi in legno massello CLT sul Quai de la Borde, Marion Walller della città di Parigi ha illustrato i progetti che faranno parte del concetto del Reinventare Parigi in legno. Parlando ancora di grandi città, Alexandra Carpentier di EPA Bordeaux Euratlantique, con Patrick La Cité Musicale de l'Ile Seguin.
COSTRUIRE IN LEGNO E RISCALDAMENTO GLOBALE Per parlare di temi generali, Michaek Green del MGG di Vancouver ha rinverdito i temi della certificazione forestale e del costruire ecosostenibile. Restando nel tema della riqualificazione e della ristruttutazione. L'antico Osservatorio Longchamp Marseille è stato oggetto dell'intervento di Elisabeth Leteissier di Leteissier Corriol di Marsiglia, mentre Olivier Malingrey, Marc Lemaitre e Philippe Neurisse hanno illustrato la trasformazione di un edificio del terziario in una casa dello studente, Nicolas Debrosse di A-Team ha parlato della riconversione de l'Ehpad La Pastorale, Pierre Edern Brulé di Brulé Architectes Associés di Quimper ha parlato dell'estensione e della ristrutturazione del liceo Pierre Mendès France di Rennes. Enri Chabal di Chabal Architecte di Grenoble, Daniel Bignon, presidente dell'Associazione Bois des Alpes e Hubert Fèvre di Gaujardtechnologie scop hanno relazionato sul primo collegio in legno certificato Bois des Alpes™ à Beaumont-Lès-Valence, mentre Sylvain Rochet, di Teckicea-Bureau d'études structures Bois di Pontarlier e Guillaume Belus di Agence Belus&Hénocq Architectes di Parigi hanno illustrato un edificio di 61 camere e sette aule per la Maison d'Education de la Légion d'Honneur a Saint Denis, Didier Richard di Rue Royale Architectes di Lione e JeanBaptiste Gondin di Favrat di Balan hanno presentato un edificio passivo in legno per l'interrato e l'ingresso del liceo di Saint Genis Laval, Much Untertrifaller di Dietrich/Untertrittfaller ha presentato il collegio Jean Monnet a Broons. GLI STRUMENTI DI VALORIZZAZIONE DEL SETTORE I grandi temi della convegnistica non sarebbero completi senza una sezione dedicata agli strumenti di valorizzazione del settore. Emilie Ferchaud di CODIFAB di Parigi ha illustrato il lavoro di questo comitato professionale, importante per il settore legno. Florence Bannier del FCBA di Bordeaux ha presentato il sito Bivlio-bois.info dedicato alla formazione. Guillaume Derombise, capo progetto di "strutturazione e sviluppo delle filiere di materiali di costruzione a debole impatto ambientale" del Ministero competente. Nel campo delle iniziative scientifiche sono state evidenziate alcune linee di ricerca: Carole Faye dell'Institut Technologique FCBA di Bordeaux, ha presentato i progetti Sismob, Sisbois e Sisbat sul comportamento sismico dei sistemi costruttivi in
CHRONICAE_FORUM BOIS LIONE FRANCIA legno, Stephan Ott della Technische Universität di Monaco di Baviera ha presentato la messa a punto di un concetto semiprobabilista di controllo dell'umidità per le facciate in legno. UN EPILOGO E UN OMAGGIO Alcune "meraviglie" delle costruzioni in legno sono state presentate al Congresso: Jean Chabanne di Chabanne+Partenaires, Nicolas Robin di SMC2 di Mornant, Valéry Calvi del Bureau d'etudes Calvi di Avignon hanno raccontato dello straordinario sistema di copertura di 80 metri per la sala di atletica di Miramas; Andrew Todd dello Studio Andrew Todd di Londra ha illustrato l'affascinante storia di un teatro neo-elisabettiano nel Nord della Francia in cui il legno è protagonista; Jean de Gastines dell'omonimo studio ha presentato la Cité Musical, progetto
Salle d'Athletisme de Miramas.
faro della Valle della Cultura. I lavori congressuali hanno reso omaggio a Françoise-Héléne Jourda con uno scritto di Dominique Gauzin-Müller di Ecologik. La Jourda è stata una vera grande “dame” dell'architettura, venuta a mancare il 31 maggio del 2015. Nel suo utilizzo di materiali grezzi, il legno deve molto al suo comunicativo entusiasmo. PAESE OSPITE ITALIA Erano presenti tra i relatori del paese ospite Italia, Marco Spinello di Federlegno-Arredo che ha tracciato una panoramica della situazione dell'utilizzo del legno nelle costruzioni in Italia, sottolineandone la permanenza come fattore in crescita nel panorama edilizio. Una panoramica delle realizzazioni in legno nell'architettura contemporanea in Italia è stata presentata da Chiara Piccardo del Dipartimento di Scienze per l'Architettura di Genova. Andrea Spöcker di Anthy-sur-Léman ha tracciato una panoramica delle architetture in legno presenti nel quartiere dell'expo. Le realizzazione di Damiani Holz sono state illustrate da Markus Damiani che ha svolto un'ampia panoramica che andava da semplici ma eleganti superelevazioni al grandioso padiglione della Thailandia all'Expo.
Il padiglione Thailandia costruito da Damiani Holz.
COLLOQIUM
di Sonia Maritan www.wooden-architecture.org
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Una “Quercia Bianca” di matrice medievale per un Cilento cantore di bellezza Thomas Allocca, vero purista, ci racconta con entusiasmo del complesso residenziale “Quercia Bianca” che sorgerà nel Cilento sotto la guida del suo estro, non senza un pizzico di polemica, da parte di chi come lui vive solo di autentico legno e soffre “intimamente” qualunque azzardo ibrido: “all’estero la forma mentis è propositiva, positiva, audace, esploratrice, in Italia la forma mentis è rassegnata, negativa, spaventata, conservatrice e stanziale”. Ormai sono passati anni, da quando Thomas Allocca e io abbiamo iniziato a spargere il verbo del legno. Lui, però ogni volta riesce a stupirmi, per la caparbietà con cui persegue il suo obiettivo. «Una delle maggiori difficoltà che ha l’Italia, a differenza di paesi esteri come ad esempio Scandinavia e USA, – mi dice – è la scarsa propensione all’innovazione, la mancanza di coraggio a investire sul nuovo, su ciò che apparentemente sembra trasgredisca le regole, ma le mette in discussione allo scopo di migliorarle. All’estero il concetto di cambiamento è concepito come necessario al miglioramento, in Italia il cambiamento è per lo più inteso come sinonimo di ignoto, rischioso, inopportuno, e in particolare al sud, dove i media parlano soprattutto di perenne stato di dormienza creando essi stessi uno stato di torpore e assuefazione alla rassegnazione, stroncando sul nascere ogni entusiasmo di cambiamento». Così il legno non cresce? «Sì, fatte le dovute eccezioni, è questo il motivo per cui in Italia l’architettura è ancora dominata dalla lobby del cemento armato che benché condannata, ormai da decenni a livello internazionale come tra le più energivore al mondo, continua comunque a trovare terreno fer-
tile e a dominare l’immaginario collettivo italiano con una visione della casa in cemento armato più stabile e di sicuro investimento immobiliare. Nulla di più falso. Il mondo sta percorrendo altre strade e ormai da decenni, strade alberate verso TreGaard, la città arborea per eccellenza fatta di boschi e tecnologie a base lignocellulosica [www.wooden-architecture.org]». Questo inibisce la crescita culturale del settore? «Certo, è chiaro che in un contesto così chiuso il legno non riesce a emergere con efficacia, le informazioni non sono condivise, senza scambio non si stimola il cambiamento, e quel poco che si conosce si basa per lo più su falsi modelli di pura speculazione commerciale come ad esempio la tecnologia lamellare, o su errate congetture come ad esempio che il legno sia meno sicuro contro terremoti e incendi rispetto al cemento armato. In altre parole, l’Italia non si fida del legno e quel poco che ne sa per lo più è sbagliato o inadeguato per prestazione, per consumo di energia, per emissioni di gas serra, per quello che viene definito come LCA (life cycle assessment) nel contesto internazionale della sostenibilità dei processi costruttivi». Sono convinta, seppur conscia della sua posizione purista, che in
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una certa misura apprezzo, che la tecnologia lamellare stia portando molto al settore del legno strutturale, rappresenti cioè ormai da tempo l’alternativa più consueta al cemento che lei condanna! Questo però non toglie valore alla sua di scelta, ce ne parli! «Tale premessa è volta anche a mettere in giusta evidenza la mia stessa meraviglia, da esperto del settore, quando il costruttore Gabriele Brenca della Building Services di Roccadaspide in provincia di Salerno, mi ha chiesto di progettare edifici residenziali in legno a intonaco zero, limitando al massimo l’utilizzo di cemento armato e pro-
dotti causa di SBS (sick building syndrome), chiedendomi inoltre di valutare quanta CO2 si sarebbe dovuta compensare in termini di costi di carbonio dell’intero processo costruttivo perché si sarebbe impegnato alla piantumazione di verde equivalente ad alta capacità ACS (atmospheric carbon stocking)». Un progetto ardito e in Italia! «Credevo si trattasse di un progetto da realizzare all’estero ma Gabriele mi precisa “ho intenzione di realizzarlo nel Cilento, nel comune di Bellizzi, uno dei comuni più giovani della provincia di Salerno e per questo da utilizzare come segnale emblematico di un cam-
In queste pagine un ritratto di Thomas Allocca e a destra l'area di intervento nel Cilento che comprenderà oltre al complesso residenziale "Quercia Bianca", tre edifici in linea a doppia funzionalità sia residenziale che commerciale, un complesso di edilizia residenziale pubblica, una scuola materna immersa in quattro ettari di parco urbano. Sotto i due prospetti principali delle ville nella tipologia duplex del complesso residenziale "Quercia Bianca" e un dettaglio costruttivo.
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biamento in atto, far sapere che in Italia e soprattutto nel sud c’è chi ha il coraggio di rivedere le regole del costruire tradizionale e migliorarle nella direzione del Protocollo di Kyoto, del Bruntland Report, della Carta di Aalborg, chiavi di volta di un’architettura sostenibile per lo più ancora tutta da realizzare”. Una rara eccezione italiana di chi non solo ha ben compreso che il cemento armato è destinato a vita breve ma che investendo in innovazione, avendo il coraggio di mettere in discussione anche sistemi in legno ben collaudati, si può rimettere in moto un settore in forte crisi quale quello edilizio e rilanciarlo a livello internazionale nell’ottica del tanto decantato genio italiano per qualità e stile». Credo ci sia poesia nel suo modo di intendere l’architettura! «La più ancestrale ragione d'esistenza dell'Architettura è consentire l'Arte di Abitare in armonia con la Natura, non contro di essa ma appartenendo alla sua storia di meraviglia e genio, esaltando e non contrastando le sue affascinanti e incomparabili qualità quali la magia e la bellezza. L'Architettura è un atto d'amore prima che di scienza e invenzione, fatta da maestri d'umiltà, da poeti, da cantori di bellezza prima che da abili
costruttori. Per questo progetto non ho trovato nome più indicato e suggestivo di “Quercia Bianca”, della più pregiata tra le querce, simbolo per eccellenza della vitalità del mondo, di chi punta al cielo, di chi benché radicato in terra è alla bellezza che volge lo sguardo e brama. Quercia Bianca dunque per un progetto che non solo evoca simboli e materie lignee ma vera e propria architettura arborea nell'ottica della mia città ideale TreGaard, per un ritorno agli archetipi, per un Cilento umile benché degno di attenzione internazionale, coraggioso, innovativo, ambizioso di appartenere e non solo di apparire, per un Cilento cantore di bellezza». Il complesso residenziale che porterà il nome “Quercia Bianca” avrà un alto valore simbolico! «Sarà un grande esempio, il nome "Quercia Bianca" poi è anche in riferimento alla mia firma White Oak come designer di architettura arborea più che semplicemente architettura in legno, ma anche deciso riferimento al coraggio della Building Services di non temere lo scontro con la cultura locale più spaventata dal cambiamento, perché anche l’Uomo che Piantava gli Alberi di Jean Giono, ghianda dopo ghianda, ha creato
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foreste, economie, città nuove, eppure in principio nessuno credeva nella visione di Elzeard Bouffier». Questo racconto allegorico del pastore, della prima metà del XX secolo, che, con impegno costante, riforestò da solo un'arida vallata ai piedi delle Alpi vicino alla Provenza, ci porta alla cura del luogo che ci è più caro, la casa. «Una casa può essere comprata, abitata, ma solo quando si percepisce la sua essenza di bellezza e in essa ci si riconosce, solo allora ci si sente davvero a casa e la storia che racconta è tanto di chi la possiede quanto di chi le appartiene». Adesso, parliamo delle abitazioni che nasceranno nel Cilento. «“Quercia Bianca” nasce per consentire di abitare la bellezza e a essa appartenere, ed è per questo che tra i criteri progettuali si sono adottati punti fermi estremi come l’utilizzo di cemento armato solo per le fondazioni a platea, oltre a strutture portanti elastiche altamente antisismiche in legno massiccio e non lamellare con incastri mutualmente spingenti, rielaborando tecniche costruttive medievali di matrice vikinga (di cui stiamo valutando brevettabilità) eliminando il più possibile piastre metalliche e bullonature, strutture di completamento a base legno e fibra di legno assolutamente prive di VOCs (volatil organic compounds), eliminando l’intonaco per ridurre il rischio di allergia e di sindromi respiratorie
da polveri a base gesso. Inoltre, il sistema di montaggio a secco delle componenti edilizie abbatte i costi di gestione per il proprietario pur mantenendone alta l’efficacia e la qualità, i sistemi di rete idrica-elettrica-gas sono previsti senza traccia, l’ombreggiamento reciproco degli edifici è minimo per ottenere il massimo soleggiamento indoor, la minima dispersione termica tra le stanze, tra i piani e con l'esterno. Gli infissi sono a vetro unico maggiorato per aumentare il potere termoisolante ed evitare l'utilizzo di gas argon e la formazione di condensa e muffa tra gli strati di vetro. Riguardo l’isolamento termo-acustico sono previsti fibra di legno e sughero ad alta densità naturali senza VOCs per le parti opache. E ancora, la ventilazione naturale intra-strutturale per il lento rilascio del calore durante l'inverno e il veloce raffrescamento indoor durante l'estate, riducendo al minimo l'utilizzo di sistemi di condizionamento indoor a vantaggio sia della qualità dell'aria sia dei costi energetici. È stata prevista la ventilazione naturale di fondazione contro il rischio cancerogeno da gas radon, l’utilizzo di geometrie auree (golden proportion) a garanzia di benessere psico-fisco nella percezione di spazi e volumi sia interni che esterni, massima, infatti, anche la cura degli spazi esterni, considerati come elementi attivi attrattori e propulsori nella determi-
In queste pagine alcune costruzioni medievali e in particolare vichinghe a cui si ispirano le tecniche costruttive del complesso residenziale "Quercia Bianca".
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nazione della qualità del complesso edilizio e non semplicemente come elementi passivi non edificati e decontestualizzabili». Sembrano innumerevoli i vantaggi del legno massiccio “tradizionale”! «Contrariamente a quanto molti ancora credono, la tecnologia in legno massiccio basata sulla giunzione a secco fornisce maggiori garanzie da un punto di vista statico rispetto al cemento armato e sia in termini di resistenza sismica che in termini di resistenza al fuoco. Contro i terremoti, infatti, ciò che occorre è soprattutto l’elasticità e la leggerezza della struttura portante che deve assecondare le oscillazioni telluriche e non contrastarle. Di tutti i ponti realizzati nella storia, infatti, quelli che sono crollati per via della risonanza sottoposti a terremoto o a vento prolungati non erano di legno ma di cemento armato o di acciaio. Anche riguardo la resistenza al fuoco, il legno massiccio è vincente rispetto alle tecniche costruttive tradizionali in cemento armato o acciaio o ancor peggio in mattoni. Nessuna casa, infatti, resiste a lungo al fuoco senza un adeguato sistema antincendio ma le strutture in legno massiccio carbonizzano riducendo la sezione resistente in modo omogeneo e più lentamente di quelle in cemento armato che invece collassano d'improvviso al piegarsi dei ferri sottoposti al calore, anche se fuori il cemento è integro. La combustione, infatti, è un processo chimico di ossidazione cioè non avviene in assenza di ossigeno e appena lo strato superficiale di travi e pilastri carbonizza il processo di combustione rallenta, anche se la temperatura resta costante perché la biomassa legnosa carbonizzata fa da barriera al passaggio dell’ossigeno atmosferico verso gli strati interni del legno ancora integro». Passando dal design funzionale a quello creativo, quali sono stati i criteri formali? «Riguardo le scelte architettoniche ho adottato come criterio guida quello dell’alternanza di pieni e vuoti sia a livello del piano che tra i diversi piani, in modo che associati a specchio nella soluzione duplex gli edifici creassero movimento di linee e ombre a piani falsati con ritmo armonico, benché non eccessivo, con dominanza di linee dritte e geometrie quadrangolari per un aspetto che nel complesso richiamasse l’immaginario, anche dei meno esperti, a uno stile moderno, benché basato su matrici medievali. Unica dominanza curvili-
nea è il profilo di copertura del torrino di accesso al solarium, che richiama sia il percorso del sole sia la curvatura della langhus vichinga, rielaborata in questo caso su geometria aurea. Il riferimento alla cultura vichinga è anche un omaggio alla conquista normanna del Cilento, periodo storico breve ma ricco di innovazione culturale, artistica e scientifica. Il complesso Quercia Bianca prevede almeno quaranta ville nella tipologia duplex (ottanta unità abitative) con giardino privato, inserito in un comparto di urbanizzazione più vasto nel quale sono previsti anche tre edifici in linea a doppia funzionalità sia residenziale che commerciale, un complesso di edilizia residenziale pubblica, una scuola materna immersa in quattro ettari di parco urbano». Insomma, coraggiosa e lodevole questa iniziativa, di cui lasciamo le battute finali a Gabriele Brenca della Building Services «Stiamo mettendo le basi di un “nuovo” Cilento, un Cilento di grande coraggio, sicuro di sé, che punta alla qualità per cambiare lo stato di fatto e scrivere nuove pagine di storia esaltante, che non si accontenta di restare a guardare mentre il mondo viaggia verso la TreGaard di Thomas, ma ne vuole far parte e da protagonista non da spettatore». Oltre a essere la guida, con il suo estro, per il progetto della Building Services di un “nuovo” Cilento, quali altri progetti Thomas sta portando avanti? «La mia ricerca costante sui sistemi costruttivi in legno massiccio contro il lamellare e le mie ricerche sulle tecniche di costruzione medievale e in particolare vichinga continuano incessantemente. Ho in cantiere il progetto di un modulo abitativo per un piccolo regno del Camerun di cui sono stato nominato ambasciatore in materia di sviluppo edilizio e piantagioni da legno, e in questo momento la mia priorità è di dare casa alla gente del luogo con moduli che utilizzino il legno locale da foreste di Bamboo e Teak. Continuo anche a occuparmi della White Oak Furniture Collection e di TreeHouses, e anche qui niente lamellare preferendo quercia bianca americana e larice siberiano, o frassino excelsior come nel caso del Tavolo Norway. La finitura a cera od olio esclude totalmente solventi e trattamenti chimici non naturali, ciò che deve garantire la durabilità è la qualità del legno, non la chimica».
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Il legno è in “buone mani” House&Co con il suo pay off, “Wooden Buildings from 1954”, si porta dietro la storia di Italtetti, quella della famiglia Gabrieli, alla terza generazione, che da allora opera nel campo della carpenteria. House&Co, fondata nel 2007, oggi ha richiesto per MultiWall, il nuovo impianto Essetre, un suo capannone dedicato: il quarto venduto in Italia, costruito su misura del cliente, e l’unico ad avere anche il tornio montato sul centro di lavoro.
Sopra, la nuova macchina Techno MultiWall di Essetre in funzione presso House&Co.
House&Co nata nel 2007 raccoglie tutto il know how di Italtetti nella lavorazione del legno, la realtà fondata nel 1954 da Dario Gabrieli, padre di Alessandro e Giorgio, oggi affiancati dai due giovani fratelli Massimo e Gianluca, figli di Alessandro, e dal cugino Francesco, figlio di Giorgio. A 500 metri dalla Italtetti un grande capannone ospita il nuovo gioiello Essetre, è la Tecno MultiWall costruita su misura per la famiglia Gabrieli. «A questa azienda abbiamo venduto questo centro di lavoro, che costituisce una novità sul mercato – afferma Pierluigi Gambardella, Responsabile commerciale Italia di Essetre – concepito per la lavorazione di qualunque parete, come dice il suo nome Tecno MultiWall, può lavorare sia l’X-Lam che le pareti a telaio. Partendo da un semilavorato di 13000 per 3500 millimetri lavora le pareti massicce in X-lam. Questo, grazie a un banco di lavoro flessibile, dove possono essere posizionati anche
i pistoni pneumatici per effettuare la squadra della parete a telaio, oppure comporre la parete a telaio con un gruppo speciale indipendente che va a lavorare su tutta la superficie della parete in automatico e che va a effettuare la graffettatura sul telaio stesso.» Avete automatizzato tutto il processo? «Esatto, proprio perché il mercato italiano finora utilizzava del personale che doveva effettuare sul pezzo manualmente questa operazione, noi proponiamo questo gruppo di graffettatura che, in automatico, va a eseguire questa operazione in modo esatto. Questo per rispondere alla normativa sulla marcatura CE, la quale impone che le graffe debbano essere a interassi regolari, cosa che un’operazione manuale non potrà mai garantire. Abbiamo realizzato questa macchina flessibile perché il mercato italiano è caratterizzato da numerose aziende che producono il 50% di X-Lam e il 50% di telaio e noi abbiamo voluto proporre ai nostri clienti la soluzione per lavorare sia l’X-Lam sia la parete a telaio con lo stesso centro di lavoro.» In modo da rispondere a questo mercato italiano: che è sempre diverso da tutti gli altri!? «Infatti, in Francia e in Germania, il 90% di aziende producono le pareti a telaio, mentre in Italia non abbiamo ancora una posizione precisa sulla tipologia costruttiva favorita: c’è chi predilige il telaio e chi l’X-lam.» Vengono create anche soluzione ibride? «Sì, c’è chi fa le pareti interne a telaio e le pareti esterne in Xlam.» Questa è la prima macchina Tecno MultiWall che vendete? «No, compresa questa, abbiamo già venduto quattro macchine di questo tipo in Italia, registrando da parte dei clienti molta soddisfazione per la flessibilità di cui è dotato questo centro di lavoro.» Quali altre caratteristiche ha Tecno MultiWall? «Tecno MultiWall è un centro di lavoro a cinque assi, dunque è come se disponesse di un robot antropomorfo che lavora a 360 gradi il pezzo, effettuando qualsiasi tipologia di lavorazione, ed è
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flessibile poiché dispone di un dispositivo di cambiautensile che, in funzione della lavorazione che è stata impostata dal programma, cambia gli utensili prelevandoli dal magazzino. Il pezzo da lavorare viene fermato con un sistema a depressione generata da una pompa, per i pezzi più piccoli, attinenti, per esempio, alla lavorazione del serramento o le scale, si possono utilizzare delle ventose. In più l’azienda House&Co, poiché è un’azienda molto lungimirante, ha voluto un’applicazione un po’ particolare, un tornio, in grado di lavorare pezzi fino a sei metri di lunghezza per un diametro massimo di seicento millimetri che, grazie alla testa a cinque assi con cambio utensile, può andare a tornire dei pezzi di trave lamellare, utilizzando un software Alphacam. Il tornio, posizionato sul banco, viene spostato, quando c’è la necessità di utilizzare quest’ultimo per l’intera superficie.» La flessibilità della Essetre mette in grado il suo cliente di effettuare persino operazioni di tornitura, come in questo caso! «La House&Co vuole attrezzarsi per realizzare case di un certo livello, per le quali se il cliente desidera una o più colonne di legno tornito o altri dettagli levigati che rispondano a progetti più creativi, li può avere. Inoltre, House&Co ha diverse sale mostra, e il tornio che monta la Tecno MultiWall è utile anche per creare oggetti di impatto emozionale per lo showroom visitato dai clienti.»
Riguardo al gradimento del nuovo impianto, interpelliamo però direttamente i due fratelli, a partire dal maggiore, Massimo Gabrieli. «Questa macchina è molto soddisfacente, a giudicare dai primi momenti di lavorazione: permette di effettuare sia pareti in X-Lam che a telaio, cosa per noi fondamentale. D’altra parte, è stata progettata in stretta collaborazione tra noi ed Essetre, e direi che il tornio ne è una dimostrazione tangibile, anche del fatto che l’hanno realizzata proprio per noi.» Come immagina House&Co tra dieci anni? «Se qualcosa cambia a livello burocratico, la casa in legno avrà un futuro importante. Il rischio è che la crescita sia ostacolata dai paletti normativi.» E dal punto di vista della progettualità creativa? «La macchina è stata acquistata per cercare di far
In questa pagina, Pietro Ferrari l’editore di Web and Magazine e Pierluigi Gambardella, responsabile commerciale Italia di Essetre. I fratelli Gabrieli: Massimo (a sinistra) e Gianluca (a destra), protagonisti con il cugino Francesco Gabrieli, della nuova stagione tecnologica di Italtetti e House&Co. Pierluigi Gambardella mentre spiega a Sonia Maritan, direttrice di Struttura Legno, le caratteristiche di questa macchina innovativa.
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In questa pagina, il magazzino utensili di Techno MultiWall. Sotto il particolare del dispositivo di cambiautensile che, in funzione della lavorazione impostata dal programma, cambia gli utensili prelevandoli dal magazzino.
crescere l’azienda e per creare qualcosa di diverso dagli altri.» Cos’è che vi caratterizza come House&Co? «La flessibilità, la capacità di poter realizzare i progetti che il cliente ci chiede, anche una parete tonda. L’abbiamo già fatto con questa macchina e vi faremo avere le fotografie dell’ampliamento curvo di una casa caratterizzata appunto da un’ampia parte tonda di cui abbiamo realizzato noi i pezzi. Da gennaio, i due ambiti saranno ancor meglio definiti, con Italtetti legato al reparto produttivo dei tetti e relativo ufficio tecnico, mentre qui in questo nuovo capannone in cui ci troviamo e che stiamo ultimando, avremo l’ufficio tecnico esclusivamente dedicato alle case. Le ordinazioni non mancano!» A Gianluca Gabrieli, il fratello minore di Massimo, manca la tesi di laurea e poi sarà un ingegnere strutturista, e con lui parliamo della progettazione di case in legno e gli chiediamo perché molti la scelgano, e quale opinione abbia della casa tradizionale. «La casa tradizionale può essere realizzata meglio con le nostre tecniche costruttive, ma il cliente cerca di risparmiare, solitamente, nella muratura e nelle parte principale, per investire nell’arredobagno, nelle finiture e negli accessori interni. Per quanto riguarda la casa in legno, è più leggera e tramite le connessioni in acciaio si riesce a rendere la struttura molto performante; anche dal punto di vista dell’isolamento, sia dal caldo sia dal freddo, si riescono a soddisfare alcune richieste che, con la muratura tradizionale sono difficili da esaudire e devono essere studiate nei dettagli molto meglio. Se dovessi costruire casa mia, la realizzerei in legno, perché è un materiale molto più caldo e, grazie all’introduzione del lamellare, possono essere realizzate luci più grandi.» Qual è il suo ruolo attuale all’interno dell’azienda? «Attualmente seguo la parte del cantiere, mi occupo quindi del montaggio e osservo che, essendo tutto il materiale prefabbricato, in una settimana riusciamo ad arrivare al tetto. Una casa
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in legno ha il vantaggio di essere realizzata dal progetto alla sua conclusione in sei mesi. Rappresenta anche una filiera più trasparente, perché i costi preventivati e il valore conclusivo stimato corrisponde precisamente a quanto il cliente dovrà pagare alla fine dei lavori.» Costruite esclusivamente immobili nuovi? «No, facciamo anche sopralzi su costruzioni esistenti.» Amatrice è cronaca recente, dal punto di vista tecnologico l’idea di ricostruire questo tessuto urbano così colpito a quale riflessioni induce? «Purtroppo, tornando con la memoria a L’Aquila, la prima considerazione riguarda, come avvenuto, che un episodio negativo che coinvolge un elemento in legno, anche riguardante un singolo caso, si trascina con sé tutto il settore e tende a colpevolizzare l’intero settore delle costruzioni lignee, mettendole in cattiva luce. Mi riferisco ai balconi crollati per un errore di progettazione, perché il legno indubbiamente va protetto e lì probabilmente si tratta di un’ipotesi non avendo avuto a che fare con quel progetto e con quel cantiere non avevano realizzato la guaina impermeabilizzante che è indispensabile prevedere.» Il legno ha delle risorse importanti, afferma sul finire, Pietro Ferrari, l’editore di Web and Magazine. «Il legno ha ottime qualità strutturali, è un materiale
Sopra, configurazione completa della macchina per lavorare diversi pannelli da X-lam, telaio, CLT e travi curve. A sinistra, testa a graffettare, sistema di fissaggio automatico dei pannelli.
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strutturalegno pagina 026 027 Sulla destra il braccio che monta il tornio. In basso, Gianluca Gabrieli mentre carica mediante il carro ponte una parete X-lam da lavorare. La flessibilità di Techno MultiWall permette di lavorare indistintamente pareti X-lam o pareti a telaio. Nella pagina seguente, l'ampliamento curvo di una casa di cui House & Co ha realizzato tutti i pezzi grazie a Techno MultiWall.
molto leggero e supporta molto bene gli sforzi meccanici che vengono applicati fra le forze orizzontali e verticali nella costruzione, e in generale pur essendo anisotropo con caratteristiche fisiche dissimili secondo i diversi assi di riferimento risponde bene agli utilizzi in cui viene impiegato: se guardiamo alle zone montane, è facile trovare edifici con secoli di vita, ancora in piena efficienza.» Cosa può dirci del vostro rapporto con Essetre durante la progettazione di questa Tecno Multi Wall su misura per voi? «Sono sempre pronti ad aiutare il cliente e predisposti a cercare nuove sfide, come in questo caso con il tornio! In realtà dobbiamo ancora sfruttare tutte le potenzialità di questo impianto perché è dotato di una tecnologia incredibilmente avanzata.» Pierluigi Gambardella conclude con una precisazione a proposito dell’aggregato creato ad hoc. «Questo tornio è il primo e l’unico all’oggi! Ad averlo reso possibile è la tecnologia a 5 assi di Essetre e la flessibilità che gli può
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dare la macchina, tale per cui, con questo centro di lavoro per falegnami potrei fare una finestra, una vasca di legno o un mobile, con il valore aggiunto che grazie al suo dimensionamento è possibile lavorare manufatti anche molto grandi. Infatti, tornando alla lavorazione delle pareti, un domani potrebbe realizzarsi un altro acquisto per aumentare la produttività di House&Co, quello di un secondo banco lungo 13 metri che consentirebbe di fare lavorazioni a ciclo continuo non stop, mentre il ponte lavorerebbe da una parte, dall’altra sarebbe possibile fare il carico-scarico dei pezzi e viceversa.» In un angolo dell’immenso capannone, uscendo noto una catasta di pannelli e travi ordinatamente riposti che sembrano confezionati per una spedizione. Gianluca Gabrieli prima che io possa fiatare mi dice: «comporranno uno spazio di circa 60 mq, forse un pronto soccorso. La costruzione è destinata ad Amatrice e rappresenta un nostro piccolo contributo: ci siamo anche offerti di andarla a montare sul posto!»
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La regola, il legno, lo spazio per abitare: il caso Cabanon Fra le nostre più autorevoli firme, siamo onorati di avere il professore Felice Ragazzo, ospite di recente a RadioSapienza come esperto del settore http://www.radiosapienza.net/le-nostre-lenti-puntata-prof-felice-ragazzo. Contagioso quel sapere di stampo fabbrile di cui parla così bene a proposito del Cabanon costruito negli anni ’50. Il suo girotondo intorno al legno spazia dalla poesia alla tecnica in modo raramente ardito e dall'antico al moderno in un soffio, quello veloce e acuto del suo pensiero, che fa affiorare in superficie i paradigmi di Modulor e spazio minimo per abitare, ma non solo…
Il Professor Felice Ragazzo durante Xylexpo tenutosi a maggio 2016 a Milano.
Ciò che si sa in termini pratici del Cabanon è principalmente insito in ciò che è reso disponibile da tutte quelle fonti che hanno potuto accedere direttamente al manufatto1. Non sarà pertanto agevole trattare l’argomento su terreni non coperti da quello che circola on-line e sulla carta stampata. Incide al riguardo la inadeguatezza iconografica e la scarsezza di informazione di ciò che si nasconde, per esempio, all’interno di ogni organismo tecnologico, di ogni membratura strutturale, di ogni componente d’arredo. Anzi, proprio su questo terreno ci si può imbattere in interpretazioni ricostruttive palesemente in contrasto con l’evidenza di ciò che è possibile cogliere a colpo d’occhio su schermo, quindi non recandosi sul posto. Risulta altresì impegnativo formulare esaustive interpretazioni circa i modi in cui ogni parte fu realizzata, peraltro in considerazione del particolare frangente temporale in cui il Cabanon fu fatto, ovvero agli inizi degli anni ’50. E, inoltre, sulla base del distacco da parte di Le Corbusier nei confronti di prescrizioni tecniche da impartire al costruttore, in ordine a un ideale di spontaneità fabbrile di tenore mediterraneo. Trattandosi di una sofisticata opera interiore del personaggio Le Corbusier, ciò che affiora in superficie sono per lo più gli essenziali paradigmi di Modulor – la scala di proporzioni basate sulle misure dell'uomo inventata dall'architetto svizzero-francese Le Corbusier come linea guida di un'architettura a misura d'uomo – e spazio minimo per abitare. Beninteso, in un intenso dialogo col qualificante espressivismo pittorico. Premesso ciò, ci proporremo qui di sviluppare spunti interessanti e significativi su altri terreni meno praticati. Avvertendo che le considerazioni si base-
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ranno, da un lato, su ciò che si sa per mezzo di immagini e testi noti, dall’altro, su ciò che, a prescindere, fa parte di conoscenze specialistiche delle lavorazioni del materiale-legno. Porremo quindi al centro dell’attenzione detto materiale in una triade di accezioni così articolate: • La regola - sublime astrazione, ma anche arbitrio ideologico. È la successione di segmenti aurei a doppia scala, adottata da Le Corbusier per improntare un sistema metrologico, non decimale, nell’idea di ottimizzare ogni aspetto ergonomico: dallo spazio abitativo, agli oggetti in esso contenuto. • Il legno - materiale votato alla stereotomia, in condizioni di anisotropia. Indagare ciò che non appare in superficie, presuppone più che mai un approccio di studio di tipo deduttivo a carattere indiziario. • Lo spazio per abitare - qui così particolare: tra spirito nuovo, regola aurea e manifattura convenzionale; espone l’utopia a misurarsi con l’atto del momento, la regola aurea a mediare con la materia, la manifattura ad adattarsi a linguaggi progettuali sofisticati e insoliti. Poiché si tratterà di solcare un terreno irto di ambiguità e incertezze, varranno criteri asseverativi assoluti solo quando fondati su dati sicuri e inoppugnabili. Altrimenti, varranno criteri probabilistici, in tutti i loro possibili gradi. Chiarito ciò, passiamo ora alla prima questione. LA REGOLA Il nucleo attivo che informa la Regola adottata da Le Corbusier, ovvero la Proporzione Aurea, gode di ampia notorietà, pertanto, vediamo solo qualche dettaglio. Giusto per fare mente locale, vale la pena di ricordare che, se si prende un quadrato e si circoscrive con un semicerchio incentrato in un punto medio di uno dei lati, tra lato e raggio (più
mezzo lato) si stabilisce un rapporto aureo. Nel senso che, se il lato del quadrato vale 1, il raggio del semicerchio vale radice di 5 diviso 2 (1,118…) il quale, in aggiunta a mezzo lato (0,5), diventa 1,618… (), da cui la nota formula radice di 5 +1 diviso 2. Nel grafico risulta chiaro come il raggio del semicerchio equivalga alla diagonale del semiquadrato, ovvero con il tratto che collega il punto mediano di un lato con uno degli estremi del lato opposto. Consiste praticamente in questo la proposizione 11, Libro II, Elementi di Euclide. È questo lo schema da cui partire per le costruzioni della figura del pentagono, le cui diagonali formano la stella a cinque punte. In chiave proporzionale, la Sezione Aurea consiste in un valore che, rispetto a uno più grande, forma la stessa proporzione intercorrente tra la differenza tra i due e il valore aureo stesso. In questo caso la successione è a diminuire e, pertanto, il valore numerico diventa radice quadrata di 5 - 1 diviso 2, ovvero 0,168… (). Venendo al Modulor, lo scopo fu di utilizzare le proporzioni auree al fine di porre in essere un sistema di relazioni geometriche utili a un dispositivo, sia compositivo, sia estetico, con risvolti ergonomici, nel progettare. Se ricavare geometricamente e algebricamente la Sezione Aurea è semplice, il dispositivo approntato da Le Corbusier non è palese a prima vista. Per capire l’artificio adottato, bisogna fare mente locale su alcune proprietà della successione di segmenti, via via, l’uno aureo dell’altro. Partiamo dalla somma di tutti i segmenti che, nel nostro caso, è stata scalata in un primo tempo a 216 cm e poi a 226 cm. Vedremo che dal terzo segmento a scendere la somma infinita equivale al primo e vedremo che il secondo è aureo di questo primo. Inoltre vedremo che il secondo occupa una posizione centrale nel segmento totale, come il lato del pentagono interno alla stella rispetto a due cor-
Alcune immagini di dominio pubblico prese dal web, in particolare dal link https://www.google.it/search?q=cabanon+di+le+corbusier&client, a puro scopo illustrativo per meglio significare la lezione magistrale del Professor Felice Ragazzo.
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Il Cabanon che Le Corbusier realizzò nel 1952 a Cap Martin, in legno rustico, connaturato nella vegetazione mediterranea, nasconde in realtà un pregevole esercizio di architettura che intese assegnare all'interno dell'abitazione, piuttosto che all’esterno, il primario valore architettonico.
rispondenti punte radiali. Ma vedremo anche che la somma dal secondo a scendere equivale al segmento aureo dell’intera altezza di 226 cm. Pertanto, il primo segmento sarà aureo rispetto a quello equivalente di detta somma. C’è ancora da dire che se il primo segmento vale 0,618… la somma di tutti i restanti infiniti vale 1. È una questione che si chiarisce alla luce della Serie di Fibonacci e, in particolare, col fatto che ogni segmento può essere calcolato elevando la nota formula con una potenza a numero intero. Ai fini del Modulor, tuttavia, questa semplice successione offre poche possibilità di utilizzazione, poiché lo scarto tra un segmento e il successivo, o il precedente, è troppo alto. Ecco allora che Le Corbusier introduce un sofisticato marchingegno: divide in due ogni segmento e somma le metà di due consecutivi, attivando così una seconda successione scalata in proporzione aurea rispetto alla prima. In tal modo il sistema è reso più flessibile. Il resto dell’elaborazione consiste nell’effettuare una selezione di segmenti a carattere modulare, capaci di approssimare dimensioni ergonomicamente plausibili. Nel noto diagramma pluri-figurato appare
chiaro come i moduli prescelti siano tre: il primo corrispondente alla metà del primo segmento, così avviene per il secondo e poi per il terzo; tutti insieme formano un’ulteriore successione aurea. Per dare conto di tanta ricchezza geometrica, c’è da dire che il modulo intermedio ai tre corrisponde anche alla somma infinita dei segmenti, della seconda scala, a scendere dal quinto. Altri raggruppamenti possono essere trovati nelle zone intermedie della scala. Insomma, tutta questa materia offre l’idea di una grande mobilità interpretativa. Questo modo flessibile e mutabile di combinare si spiega anche perché il numero aureo è “irrazionale”. Attenzione: irrazionale è parola che chiude, ma al tempo stesso apre, poiché una tra le più alte figure del movimento razionalista si è servita dell’irrazionale per formare l’architettura! Naturalmente, questo linguaggio metrologico fu agilmente manipolato da Le Corbusier anche per delineare le proporzioni del manufatto e dei suoi arredi contenuti, ma soprattutto nel tracciare abbozzi di progetto e appunti di cantiere.
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Il Salone Internazionale del Mobile, in occasione della XX1 Triennale è stato protagonista con "Stanze. Altre filosofie dell'abitare"”, curata da Beppe Finessi, che ha raccontato con l’opera sofisticata, sperimentale e originale di un gruppo selezionato di autori – Umberto Riva, Alessandro Mendini, Manolo De Giorgi, Lazzarini e Pickering, Marta Laudani e Marco Romanelli, Andrea Anastasio, Fabio Novembre, Duilio Forte, Elisabetta Terragni, Carlo Ratti, Francesco Librizzi – l'architettura degli interni, cercando di prospettare le fondamenta della cultura che verrà. Fra le 11 "stanze" la riproposizione del Cabanon di Umberto Riva, di cui proponiamo tre viste interne.
IL LEGNO Trattare il legno in un’opera di Le Corbusier è inusuale sotto molti aspetti. Se non sarà stata probabilmente l’unica volta che il maestro abbia manipolato il legno in modo esclusivo, col Cabanon ha certamente prodotto una incisiva identità tra questa materia e la particolare architettura. “Materia”!… Sovviene che in spagnolo e portoghese il legno è detto “madera” come reminiscenza del latino “materia”. Così si appellava sia il materiale di origine vegetale, sia il materiale tout court. Soltanto per casi specifici, quindi, si intendeva quello che per noi ora è un polimero naturale composto principalmente di cellulosa e lignina. Alla luce degli argomenti qui trattati, il legno finisce per trasfigurarsi. Per Le Corbusier il vero materiale era il cemento armato, ma è singolare che il legno si metaforizzi con tondini di ferro e calcestruzzo per visualizzare fibrille cellulosiche e grani amorfi di lignina. Dove le prime sono responsabili della resistenza a trazione, mentre la seconda di quella a compressione. Insomma, senza volere, siamo di fronte ad un curioso intreccio o forse a una insolita eterogenesi dei fini. Vista la varietà di specie e prodotti legnosi che ruo-
tano intorno al Cabanon, sarebbe più giusto dire “i legni”. Si parte, come sembra pressoché acclarato, da membrature di rovere per intelaiare le pareti, e da foderature con sciaveri di pino per ricoprirle. Ogni immagine esterna mostra con chiarezza come le foderature siano a sciaveri. Che così sia, lo si percepisce bene negli spigoli del fabbricato quando talvolta si verificano sovrapposizioni o distaccamenti che i chiodi non riescono a contenere. La dicotomia tra telaio e fodera è facilmente intuibile anche per il gioco dei chiodi che si intravvede in superficie. Certamente non è possibile confondere questo stato strutturale con quello, per esempio, a blocchi sovrapposti. Se di “blockbau” si dovesse trattare, allora le altezze dei componenti sarebbero meno difformi, ma soprattutto, sarebbe radicalmente diverso il gioco delle giunzioni d’angolo. Se, per esempio, vigesse un doppio sistema di giunzioni a metà legno, allora apparirebbero vistose testate. Ma se anche ci fosse un semplice sistema di sovrapposizione (che richiederebbe un corposo riscontro angolare interno di cui non c’è alcun indizio in nessuna delle immagini) si dovrebbe vedere almeno una fila di testate per intero, invece
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Alcune immagini di dominio pubblico prese dal web, in particolare dal link https://www.google.it/search?q=cabanon+di+le+corbusier&client, a puro scopo illustrativo per meglio significare la lezione magistrale del Professor Felice Ragazzo.
che sottili sciaveri. Il sistema a blocchi sarebbe poi insensato rispetto alle strette e verticali finestre d’angolo. Il presumibile sistema a telaio e fodera (alluso peraltro da uno storico schizzo), vista la sua conformità a una moltitudine di capannoni che si costruivano più o meno nello stesso tempo, è più accettato che progettato. È vero che il Cabanon è stato costruito ad Ajaccio, ma, per esempio, anche nella vicina Liguria e nel non lontano entroterra piemontese all’epoca i capannoni si costruivano più o meno alla stessa maniera. Tra l‘altro è pressoché identico l’appellativo nelle lingue locali, i cui suoni sono: “cabanoon” o, più in Liguria, “capanuun” e, più in generale, “caboona”, “cabana”. Talvolta anche “baraca” (baraque de chantier …). E poi, Charles Barberis …, il costruttore, un cognome assai radicato tra Langhe, Monferrato e provincia di Cuneo. Sapendo che questo pioniere della prefabbricazione fuoriuscì
dall’Italia negli anni ’30 e ad Ajaccio fondò la falegnameria che in seguito si sarebbe aggiudicata la fornitura delle opere lignee presso l’Unité d’Habitation di Marsiglia, si capisce meglio il tono di quella spontaneità costruttiva a cui si è fatto cenno prima. Tornando al carattere costruttivo della muratura, in una fotografia in bianco e nero, dove si vede ritratto alla finestra Le Corbusier, appare significativamente scoperto un tavolato verticale, dalle chiare sembianze di conifera. La presenza di un grosso serragiunto (in primo piano), esprime un’immagine in corso d’opera, la quale rende proprio evidente che la foderatura sia a doppio strato e tutto lascia supporre che sia così anche all’interno, ovvero che il fissaggio dei pannelli sulle nervature sia mediato da un simile tavolato interno. Il rapporto tra materiale e dettaglio, pensato e progettato, nell’interno si trasfigura. Ci sono tutta una serie di particolari che, seppure sulla base di un disegno modernista, sottintendono un tipico approccio di menuiserie, ed anche di ébénisterie e, per quanto riguarda i rivestimenti, di boiseries,
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tuttavia di carattere semplificato. Si possono considerare a questa stregua le numerose unioni a “coda di rondine”. Il che presuppone che i tavolati siano di legno massiccio. Si tratta di una tecnica identitaria, efficace, ma piuttosto onerosa dal punto di vista tecnico, tanto più che è tipica di una lavorazione a mano. All’epoca non esistevano macchine per questa difficile lavorazione ed anche oggi che ci sono i CNC si tratta pur sempre di cosa poco agevole. L’utilizzo del legno massiccio è segno di valore, per nobiltà di ascendenza tecnica e per purezza di materia, tanto più che anche qui è implicato il pregio del legno di rovere e, in alcuni casi, quello di castagno. Tuttavia, nei volumi chiusi, come negli sgabelli, il massiccio oppone una insanabile contraddizione, insita nella nota anisotropia del legno. In sostanza, è incompatibile l’unione a coda di rondine in due dei tre spigoli che convergono in un vertice. Accade che, mentre in due spigoli le fibrature sono ad andamento “diversamente” conforme, nel restante l’andamento è difforme. Va tutto bene quando nello spigolo entrambe le fibrature sono ortogonali, come in ogni cassetto. Va malissimo, invece, quando nello spigolo le fibrature sono parallele, la greca delle code costituisce una esiziale stratagliatura. Va ancora peggio nel terzo caso. Qui la difformità di orientamento produce un contrasto nei valori di ritiro-dilatazione. È facile che si spacchi una delle tavole o si lesionino alla base le code nell’altra. È probabile, per aggirare il problema, che nei famosi sgabelli una coppia di tavole sia giuntata alle restanti quattro per mezzo di viti o di chiodi. Ciò, tra l’altro, con un po’ di ragione, per il fatto che la nota “rifollatura” subita soprattutto dai chiodi sotto sforzo trasversale, limiterebbe il rischio di spaccatura nelle tavole a contrasto. Azzardandosi a non pensare proprio bene, ciò però adombra anche un precipizio di semplificazione, per non dire di approssimazione. Esattamente come accade negli objet trouvé cui si ispirano questi oggetti e che, come noto, sono casse da liquori. Al netto del fatto, però, che qui le giunzioni di testa sono “a pettine”, quindi a facce parallele e per questo già allora ben meccanizzabili. L’aspra schiettezza di questi sgabelli, e dei relativi archetipi, si trasfigura in levigata ricercatezza nelle ricostruzioni in seguito fatte. Un prodotto derivato nobilitato a piallaccio; una bordatura con placche a venatura di testa; sono operazioni che si addicono più a un Maggiolini o a un Ruhlmann, piuttosto che a un sobrio carpentiere italo-corso. Peraltro tenendo conto delle insolite lavorazioni a controllo numeri-
Il Salone Internazionale del Mobile, in occasione della XX1 Triennale è stato protagonista con "Stanze. Altre filosofie dell'abitare"”, curata da Beppe Finessi, che ha raccontato con l’opera sofisticata, sperimentale e originale di un gruppo selezionato di autori – Umberto Riva, Alessandro Mendini, Manolo De Giorgi, Lazzarini e Pickering, Marta Laudani e Marco Romanelli, Andrea Anastasio, Fabio Novembre, Duilio Forte, Elisabetta Terragni, Carlo Ratti, Francesco Librizzi – l'architettura degli interni, cercando di prospettare le fondamenta della cultura che verrà. Fra le 11 "stanze" la riproposizione del Cabanon di Umberto Riva, di cui proponiamo la vista esterna.
co. Oltretutto, nei nuovi prodotti sono messe a raffronto due specie legnose: il castagno e il rovere, le quali, sono sì accomunate dal colore, ma nella fibratura sono assai diverse. Vedere un appariscente parenchima in sezione trasversale tipico di un Quercus che non possiede alcun corrispettivo nella fibratura in taglio longitudinale di una Castanea, genera un senso di spaesamento nello specialista del legno. Se armadi e librerie si presentano in forme semplificate, tale da richiamare, ma pure anticipare un consolidato complesso di stereotipi tuttora in auge, il tavolo mostra invece alcune peculiarità. Partiamo dal piede. Si tratta di un chiaro richiamo ai pilotis de l’Unité d’habitation. Questo dettaglio merita interesse poiché nella sua limitatezza è a tutti gli effetti, un’operazione plastica carica di significati estetici. In partenza sarà stato un blocco di legno massiccio; poi rastremato; poi sfaccettato in più fasi, via via producendo diedri sempre più ottusi, e infine arrotondato. Con questo dettaglio si offre la prova che un algoritmo operativo ben congegnato e rigorosamente applicato (anche con strumenti semplici e manuali) garantisca obiettivi progettuali ambiziosi. Se per il piede tutto si gioca in uno stretto rapporto tra forma e geometria (con una minima visibilità riservata al legno per l’imprevedibile ornato delle venature su superfici curviformi), per il ripiano il tono cambia di registro in virtù del deliberato disegno fornito dalle placcature di testa. Si tratta di un’operazione del tutto paragonabile a un intarsio, benché non si possa escludere che si tratti di un prodotto industriale prefabbricato. Il colore marroncino scuro, la tessitura compatta, le spaziose zone alburnose, un astratto concetto di valore per un legno che è sempre stato principe nel mobilio di pregio, idealmente spendibile per una superficie che a scala maggiore potrebbe suggestionare
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quella di una piazza, conducono alla quasi certezza che si tratti di legno di noce. Con una elevata probabilità che si tratti di Noce nero (Juglans nigra L.). Qui, che non è implicata altra funzione meccanica se non quella di resistere meglio agli urti in quanto legno di testa, l’operazione si dispiega interamente in termini di pura forma. Ogni tessera è un campione a sé e il suo inserimento nel disegno generale, seppur casuale, non ha altra ragione che quella espressiva pittorica. Insomma, il tavolo vive per un piede che è una “scultura” e un piano che è una “pittura”. Un’ultima questione: all’inizio faceva parte del progetto anche Jean Prouvé. Risulta che volesse per qualche ragione applicare il legno di acero. Ma a un certo punto ha smesso di collaborare. In effetti, biancore e tessitura dell’acero mal si accostano al castagno e al rovere. La questione non è banale e rimane ancora aperta. LO SPAZIO PER ABITARE La forte dicotomia tra il rustico disegno esterno e la limpida geometria interna, qua e la vivificata da dipinti d’artista, ma anche coloriture primarie a tinte piatte, suggestiona l’idea che il Cabanon – esterno – “abiti” la rigogliosa riviera della Costa
Azzurra, mentre quello – interno – sia (prima di tutto) “abitato” da un astratto coacervo di arbitrii culturali. Mobili, arredi, decorazioni, non “parlano” soltanto il linguaggio della funzione, ma anche quello di un’arte ricercata e praticata. La sofisticatezza di ciò che si percepisce a colpo d’occhio, eleva l’ambiente a livello di spazio artistico: più precisamente a spazio artistico per abitare. Dove si fondono le emozioni nel guardare il bellissimo mare, insieme a quelle di fruire una intenzionale collezione creativa. Un trascorrere del tempo semplice e frugale e al tempo stesso intenso e coinvolgente. Ci sono tanti modi per rappresentare Le Corbusier in questa dimensione da lui così amata: per esempio, mentre dipinge nella casa americana dello scultore Costantino Nivola o mentre osserva, in coppia, una sua scultura nel giardino. Per Le Corbusier, lo spazio abitato sembra sempre speso per una vita ispirata e operativa: un contesto in cui essere intellettuale! In quest’avventura abbiamo visto intrecciarsi numerose e significative dicotomie: esterno/interno; geometria/tecnica; progetto/improvvisazione; acero/rovere (castagno) … Al contrario, lo spazio al coperto per abitare (chambre de villégiature), satura un senso di insieme. Questo particolare spirito del “villeggiare”, non solo perché alleggerito dei pesi della vita durante l’anno, si arricchisce per una unitarietà di valori e significati. Benché l’ambiente sia contenuto e circoscritto, ogni dettaglio assurge a reperto espositivo. Benché il vano sia funzionalizzato all’essenziale, per di più con la significativa elisione della preparazione dei cibi, soverchia per l’acume degli stimoli culturali. La sezione aurea delle forme, il purismo dei colori, i paesaggi filtrati, o riflessi, sono espressione di un’estetica a impatto totale. Finestre, armadi, letti, tavoli, sgabelli, lavandini, attaccapanni, pannelli, permangono nella loro identità funzionale, ma tutto soggiace al cono luminoso di un unico astro. Per concludere, il Cabanon ha già significato una lunga storia, ma se è plausibile il tratteggio qui adombrato, il caso appare tutt’altro che concluso.
Note: 1. Il principale riferimento a questo riguardo consiste nella nota pubblicazione curata da Filippo Alison per Cassina nel 2006. Bibliografia; sitografia: Alison, F., (a cura di), Le Corbusier. L’interno del Cabanon. Interiors of the Cabanon. Le Corbusier 1952 – Cassina 2006, Triennale Electa, Milano, 2006. Mameli, M., Le Corbusier e Costantino Nivola. New York 1946 – 1953, Franco Angeli, Milano, 2012. Maniaque, Benton, C., Back to Basics. Maisons Jaoul and the Art of the mal foutu, in Journal of Architectural Education, pp 31-40, 2009 ACSA. http://www.researchgate.net/publication/229794058_Back_to_Basics http://www.fondationlecorbusier.fr/CorbuCache/2049_1041.pdf, p. 13 http://www.promolegno.com/materialegno/02/minimum-maximum/ http://oa.upm.es/32608/1/MIGUEL_DE_LOZAR_DE_LA_VINA_1.pdf
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La genesi di un “fiore” …secondo natura
La Mautino Legnami è da quasi un secolo protagonista del commercio e dell’industria del legno, dal prelievo forestale all’arredamento, ma oggi parliamo della sua attività nelle costruzioni in legno con l’utilizzo degli impianti Hundegger acquistati negli ultimi vent’anni, in particolare del quarto che “profuma” ancora di nuovo. Alessandro, Mario e Livio Mautino, i tre fratelli che incontriamo, rappresentano la terza generazione.
In questa pagina, Sonia Maritan, direttrice di Struttura Legno, su una carrozza antica della collezione Mautino, “per una gita virtuale”. Sulla foto di gruppo da sinistra a destra Alessandro Mautino, Luca Dal Bianco con Sonia Maritan, Ugo Campeotto e Livio Mautino.
In una bella mattina di settembre visitiamo la sede della Mautino Legnami a Rivarolo Canavese in provincia di Torino. La prima emozione è quella storica: l’azienda, nata nel lontano 1920, si avvicina al secolo di vita e alle tre generazioni di attività, sempre a cura della stessa famiglia, impiegando una ventina di persone. Prelievo forestale, dunque, ma anche segheria idraulica, produzione di manufatti di vario genere in legno, commercio di pavimenti, di porte e di quant’altro possa fare riferimento al legno sono nel DNA della famiglia. Al punto che la vecchia strut-
tura che, utilizzando l’energia derivata da un corso d’acqua, effettuava il lavoro di segagione, viene oggi amorevolmente restaurata, in attesa di essere rimessa in funzione per documentare la storica attività della famiglia. Ma prima ancora l’azienda Mautino operava come abbattitore nel prelievo forestale, affiancando d’inverno l’attività di falegnameria. Alessandro Mautino rievoca per noi le fatiche di quel mondo in cui tronchi enormi che potevano arrivare a quindici-sedici metri venivano scaricati a forza di braccia con il sapiente utilizzo di leve e di corde. Non stupisce quindi che i tre fratel-
COLLOQIUM_MAUTINO LEGNAMI li, Alessandro, Mario e Livio, seppur con un temperamento completamente diverso, siano accomunati dalla passione viscerale per questo materiale. Nella sala dove ci riuniamo per l’intervista, c’è un’originale libreria disegnata da Livio Mautino, e Mario Mautino ci mostra orgoglioso il suo “fiore della vita”, raccontandoci la sua genesi. «Ho disegnato e poi fatto trasferire su CAD-Cam questo concetto di fiore, ispirandomi un poco all’albero della vita dell’Expo 2015, eravamo invitati a Bosconero a una fiera del paese, per fare festa. Un paese che ci apprezza particolarmente perché in occasione degli eventi portiamo i banchi da lavoro di mio nonno, si va giù con i cavalli e conduciamo le persone in carrozza per ricreare l’atmosfera del passato e la valorizzazione delle tradizioni del luogo. Questa volta ho voluto creare qualcosa in più e mi è venuta in mente questa struttura, un grande fiore ligneo che abbiamo illuminato alto sei metri, pesa sei quintali sotto il quale fare le premiazioni e creare un punto di incontro per i vari eventi. Sono stati molto contenti: l’abbiamo smontato e poi potrà essere rimontato. Raggiungerà il culmine della sua crescita per il 2020, in occasione del centenario della Mautino Legnami perché questo fiore raffigura l’azienda. Crescerà attraverso quello che la natura porta». La crescita attraverso la natura non è soltanto metafora dell’azienda attraverso la rappresentazione del fiore di Mauro. «Quattro anni fa – aggiunge Mario Mautino – abbiamo dato vita a un’azienda che si chiama “Quercia” e realizza case in legno. “Quercia” costruisce case in X-Lam per l’edilizia: questo ci ha fatto conoscere un mondo completamente diverso. Abbiamo scelto questo nome per significare la forza e la radicazione di un legno che rappresenta bene il nostro territorio e la forza e la tenacia delle persone che lo abitano». Una dinamica costante nell’attività della famiglia Mautino è stata quella dell’investimento in tecnologie, particolarmente nel campo della lavorazione delle travi lamellari e di tutti i componenti delle case in legno. La preoccupazione di essere sempre al passo con i tempi e di essere, particolarmente in questi anni difficili, pronti a cogliere le occasioni della ripresa, porta a un costante percorso di investimento: in particolare quattro centri di taglio Hundegger K2 e K2i sono state acquistate negli ultimi quindici anni, mantenendo una piena sintonia con il progresso tecnologico che vedeva l’implementarsi di funzioni e capacità produttiva nelle macchine del produttore tedesco. Alessandro Mautino, che con i fratelli Mario e Livio rappresenta l’attuale generazione della ditta, sottolinea come,
fatto salvo un prelievo fiscale sempre più pesante, l’azienda investe tutte le sue risorse in tecnologia e in nuove attività. «Questo – ci dice – dovrebbe far riflettere chi ci governa, se aggiungiamo che il Presidente della Confapi di Torino non ha avuto nel suo mandato il piacere di inaugurare nella provincia una sola nuova azienda». L’attività della Mautino dal 1920 si è evoluta, di decennio in decennio, includendo la produzione di componenti in legno, di botti, di rivestimenti, di tutto ciò che rappresentava la trasformazione del legno nella tradizione. Dopo le vicissitudini della seconda
In questa pagina, il suggestivo atrio della sede della Mautino a Rivarolo Canavese, sotto la quarta generazione Hundegger in funzione alla Fratelli Mautino.
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In queste due pagine, due diverse angolazioni della K2i: i comandi e il piano di lavoro.
guerra mondiale che avevano pesantemente segnato la famiglia, il cammino dell’azienda era ripreso con vigore e con un ventaglio di attività sempre più ampio. Dopo la crisi dell’edilizia alla fine degli anni Settanta e l’esperienza accumulata nella fase in cui i componenti d’arredo venivano prodotti direttamente, arriva il nuovo millennio e parte il rapporto con l’azienda Hans Hundegger. «Abbiamo investito con un ritmo più o meno quadriennale – ci dice Alessandro Mautino – quattro modelli di macchine Hundegger: il primo modello K2 4 assi è stato acquistato nel 2001, nel 2005 è
Fasi di lavorazione sulla K2i.
stata acquistata la K2 cinque assi con capacità di 625 mm e poi nel 2009 circa la K2i 5 assi con larghezza utile lavorabile di 1250 mm, infine abbiamo investito in questo ultimo modello, la K2i 1250 robot». La prima Hundegger ha segnato il passaggio dalla organizzazione artigianale a un processo produttivo industriale, con un aumento di produttività e anche di personale impiegato. «Infatti – puntualizza Luca Dal Bianco, Amministratore Delegato di Hundegger Italia Srl – non è detto che maggior automazione significhi necessariamente meno personale impiegato». «Un altro aspetto importan-
COLLOQIUM_MAUTINO LEGNAMI Componenti in fase di lavorazione.
te che abbiamo sempre perseguito con l’utilizzo della nuova generazione delle macchine Hundegger – sottolinea Alessandro Mautino – è stato quello della maggiore precisione. Abbiamo sempre cercato di fare un prodotto industriale di alta qualità, curando diversi aspetti, anche dal punto di vista dell’ecosostenibilità con l’impregnazione ad acqua delle travi. Le fasi del rilievo delle misure in cantiere trovano una risposta nella precisione garantita dalla macchina Hundegger, per esempio, negli incastri a coda di rondine che, prima, non riuscivamo a fare in un tempo ragionevole: anche se ovviamente era abbastanza consueto con processi manuali, richiedeva tempi lunghi e una abilità non comune». Siamo ormai decisamente nel presente, di fronte alla sfida che la nuova K2i robot con tutta la sua arditezza tecnologica propone e il nostro dialogo diventa più diretto e partecipato fra gli astanti. Domando quale sia il loro target di mercato. «Noi abbiamo un target di livello alto, abbiamo lasciato il lavoro verso il terzismo con volumi più alti, per concentrarci su una clientela di qualità, specialmente quando siamo partiti con l’azienda Quercia. Abbiamo fatto lavori importanti e ci siamo via via diversificati». Quindi avete fatto il percorso dal tetto grezzo, al tetto finito, alla casa e ormai proponete anche la posa? «Dal 2010, circa, eseguiamo anche la posa. – Riprende Alessandro Mautino che chiarisce –, bisogna considerare che, fino a sette-otto anni fa, la nostra produzione era piuttosto indifferenziata, si faceva un po’ di tutto, poi abbiamo scelto di specializzarci. Solo di recente abbiamo ripreso a produrre alcuni articoli di qualità, come le scale, per mantenere un livello di fatturato costante a fronte del cedimento di certi settori merceologici». «Il nostro cliente ideale – interviene Mario
Mautino – è il privato, lavoriamo ancora con le imprese e con i terzisti ma preferiamo concentrarci su un’utenza privata, a cui poter eventualmente realizzare anche i componenti di finitura della costruzione come le scale. La nostra politica oggi, dopo aver investito sulla macchina Hundegger e sul nuovo pantografo, è però di specializzarci sul tetto e sulla casa». Con il Responsabile Commerciale di Hundegger, Ugo Campeotto, parliamo un po’ dell’ultimissima Hundegger entrata in azienda all’inizio di settembre. «È l’evoluzione di un modello che già funzionava qui da Mautino ma che è stato arricchito di un nuovo aggregato robot con il cambio utensile automatico che permette di aumentare notevolmente le capacità di lavorazione della “classica” e conosciuta K2i sia sulle travi che sui pannelli X-lam per la costruzione di pareti». Dopo tre Hundegger cosa è stato chiesto ancora – vuole sapere Pietro Ferrari – per andare oltre? «Con questo nuovo centro di taglio, penso che l’azienda Mautino abbia fatto un nuovo passo avanti: l’aggregato robot infatti permette e permetterà di fare tantissime lavorazioni che con la precedente K2i erano impensabili; dico permetterà perché, come per tutta la tecnologia, bisogna imparare e scoprire come usare e sfruttare tutta la potenzialità che la macchina offre». «Bisognerà imparare a sfruttare l’impianto e a scoprirne i segreti – commenta Alessandro Mautino – abbiamo seguito anche un corso di 3 giorni presso la sede della Hundegger sul nuovo software Cambium». «I Mautino, grazie a questo aggregato robot – aggiunge Luca Dal Bianco – della nuova macchina, saranno in grado di unire la produttività di cui erano già dotati con una flessibilità notevolissima.
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A questo si aggiunge il software Cambium in grado di potenziare tutte le funzionalità». La produttività c’era anche prima ma quali sono le caratteristiche in cui si esprime questa flessibilità? «Possiamo dire – replica Ugo Campeotto – che la K2i precedente aveva solamente degli aggregati “fissi” che possono montare 1 utensile per volta e per cambiare appunto l’utensile è necessario fermare e spegnere la macchina. La nuova K2i robot invece, oltre ai citati aggregati “fissi” è equipaggiata anche con un magazzino utensili a 16 posizioni dove l’aggregato robot va a “cercare” e montare automaticamente l’utensile necessario alla lavorazione. Quindi si riducono notevolmente i fermi macchina e le interruzioni del lavoro. La nuova K2i robot aumenta considerevolmente la ben nota velocità e capacità produttiva della K2i. Il robot permette di effettuare tutte quelle lavorazioni complesse, per esempio forature o incastri con angolazioni particolari, che precedentemente non era possibile effettuare. Con il robot la fantasia non ha limiti e ampia notevolmente la capacità di esaudire le richieste di lavorazioni su travi e pannelli. Come rileviamo da diverse aziende, il mercato cambia continuamente; oggi si cerca di costruire con i criteri della bioedilizia e dagli architetti nascono tante idee ed esigenze per il tetto e per la casa che prima non venivano considerate: particolari su misura, incastri speciali, una maggior finitura dell’elemento tetto che si avvicina sempre più al mobile; tutte esigenze che prima non esistevano». Luca Dal Bianco conclude e completa quanto si sta dicendo «Noi cerchiamo di avvicinare il progetto fatto in ufficio al lavoro eseguito sul centro di taglio: così facendo i progettisti possono capire
come funziona la macchina e quindi coglierne realmente le innumerevoli capacità e possibilità». Non possiamo a questo punto esimerci dal chiedere se il valore aggiunto del software sia già stato colto a beneficio della Mautino Legnami. «Sicuramente – dice Alessandro Mautino – abbiamo visto che molte operazioni vengono alleggerite. Le prime percezioni sono positive». «E noi siamo lieti di raccoglierle, perché per Hundegger – sottolinea in tema di assistenza, ancora Dal Bianco, – il contratto col cliente non si limita a una semplice vendita, ma è molto di più; direi quasi come un matrimonio, nel quale cerchiamo di dare la massima assistenza, perché crescendo i nostri clienti, cresciamo anche noi». «Il nostro obbiettivo era quello di migliorare la qua-
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lità, l’efficienza ma anche i tempi – aggiunge Mario Mautino –. Oggi c’è la necessità di ampliare il nostro raggio d’azione, di poter recepire delle richieste che prima si potevano trascurare, quindi questo investimento, accompagnato da un adeguato passaparola, dovrà portare a buon esito questo obiettivo. Certamente, il recupero di tempo rispetto agli interventi manuali è stato fondamentale per giustificare questo investimento». Prima di andar via, lo sguardo torna a quelle antiche mura che gli scavi hanno riportato alla luce, e il pensiero corre all’archivio storico di un’azienda, in questo caso molto “corposo” come lo è l’antica segheria in corso di restauro. Gli archivi storici come custodi del nostro domani, raccolta di saperi di valore inestimabile, che diventa anche una stratifi-
cazione di futuri, e in questo senso, in quel museo a cielo aperto di Mautino, c’è anche il futuro di quest’azienda …che si sta incamminando verso il suo centesimo anniversario. In queste pagine, in alto a sinistra Sonia Maritan con lo lo sfondo della libreria disegnata da Livio Mautino e costruita con le antiche tavole della loro personale raccolta di legni antichi. Al centro, il grande assortimento di materiali nei depositi della ditta. Sopra, un momento dell’intervista presso l’ufficio dell’azienda con i fratelli Alessandro e Mario Mautino, Luca Dal Bianco e Ugo Campeotto della Hundegger Italia con Pietro Ferrari di Web and Magazine. Infine, una porzione della segheria antica che gli scavi hanno riportato alla luce.
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Un incontro che crea cultura di progetto Il 12 luglio scorso sul cantiere di San Felice sul Panaro in provincia di Modena si è svolto l’Open Day di Tecnosugheri, che con un taglio eminentemente tecnico ha attirato un folto gruppo di tecnici e operatori del settore. La struttura del centro socio-riabilitativo diurno per disabili, che ha ospitato l’evento, è fatta di legno e sughero. Cuore morfologico dell’edificio è una grande volta a botte in X-Lam che abbraccia con calore chi godrà di questi spazi. Il progetto, presentato da Andrea Dell’Orto, Responsabile Marketing di Tecnosugheri, è stato poi descritto nei dettagli dal team di progetto costituito dall’Architetto Mauro Frate, dall’Ing. Franco Piva e dall’Ing. Giovanni Benedetti. In questo progetto la parte del leone la fà la matericità dei materiali lasciati a vista, primo tra tutti il sughero posato in esterno e lasciato “faccia a vista”.
Il centro socio-riabilitativo diurno per disabili di San Felice sul Panaro lo visitiamo in occasione dell’Open Day in cantiere organizzato da Tecnosugheri il 12 luglio e lo viviamo work in progress mentre è in corso la posa del cappotto faccia a vista con il pannello di sughero Corkpan MD Facciata. La pelle esterna dell’edificio si racconta attraverso la bellezza del sughero tostato, che, lasciato a vista insieme alle strutture in X-Lam, diviene il leitmotiv del progetto voluto dall’Arch. Mauro Frate. «L’obiettivo della progettazione di questo tipo di strutture, racconta l’Architetto Frate – esperto di edifici a uso sociale e di costruzioni in legno –, è quello di produrre edifici caratterizzati da una elevata durabilità e minimi costi di manutenzione e di gestione, così che le risorse economiche possano essere destinate il più possibile ai fruitori della struttura, ovvero i disabili». In effetti, oltre a offrire un eccellente comfort termo-acustico agli occupanti, il sughero Corkpan MD Facciata soddisfa sia i requisiti ambientali che quelli economici, garantendo una Sonia Maritan, direttrice di Struttura Legno con Andrea Dell'Orto e Giacomo Maffezzini di Tecnosugheri.
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durabilità praticamente illimitata, la costanza delle prestazioni coibenti nel tempo e l’assenza di manutenzione della facciata. Proprio per queste sue peculiarità, il sughero Corkpan non è stato scelto solo per isolare soddisfacendo così i requisiti di legge in materia di efficienza energetica ma anche per rivestire la facciata, creando un piacevole effetto dogato. Il dialogo che si apre fra i membri del team di questo progetto è alto, interessante e molto partecipa-
to sotto la volta moderna in X-Lam, nella quale ci raduniamo ad ascoltare questi discorsi, ricchi di tecnicismi ma anche di tanta passione e soddisfazione per quanto fatto. Un indubbio merito per avere creato un rapporto diretto e collaborativo fra i fautori di questo edificio è di Giacomo Maffezzini e Andrea Dell’Orto, che hanno saputo far appassionare al sughero i migliori professionisti del settore, ritrovandoli insieme in progetti ambiziosi. L’incipit è così lasciato ad Andrea Dell’Orto, che apre i lavori
Alcuni momenti della visita al cantiere di San Felice sul Panaro nel mese di luglio in occasione dell'Open day di Tecnosugheri.
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esempio, è un aspetto a cui siamo molto attenti, c’è comunque una relazione che non può essere impostata integralmente sulla base del problema della performance. Questo è un edificio ben studiato, a partire dall’orientamento che vede la struttura orientata a sud e questo ci permette di poter installare un impianto fotovoltaico di quasi dodici chilowatt». Interessante anche il punto di vista del termotecnico riguardo l’impiantistica, Ing. Giovanni Benedetti, che racconta i vantaggi di una progettazione veramente integrata: «Noi molto spesso ci troviamo a lavorare a progetto architettonico finito e questo modus operandi costituisce sempre una tragedia annunciata. Invece, una delle cose più belle del lavoro di questo gruppo perché non si tratta del primo che condividiamo è che quando parte un progetto ci si siede attorno a un tavolo con Mauro Frate, con Franco Piva, e con tutti gli attori che concorrono all’opera e viene studiato l’edificio a progetto anticipatamente e fino al dettaglio esecutivo. Ad esempio, per noi impiantisti, una delle difficoltà sarebbe stato operare sul cordolo in cemento armato che gira tutt’attorno all’edificio e su cui scorre la struttura in legno, dove avrete notato che ci sono dei fori, se non si fosse studiato accuratamente il progetto “a tavolino”. Sul cordolo ci sono dei passanti che non sono casuali ma previsti a livello di progetto per far uscire ed entrare gli impianti, un dettaglio eloquente riguardo l’accuratezza con la quale anche l’impiantista ha potuto operare. Il progetto impiantistico di quest’edificio, già sperimentato per altri edifici per i quali il budget non era elevatissimo, doveva prevedere una soluzione ottima dal punto di vista prestazionale, di comfort e che nello stesso tempo non costasse tantissimo: abbiamo ottenuto anche questo risultato! Un altro obiettivo che mi son posto è stato di dare continuità di servizio alla struttura: non volevo che rimanesse al freddo. Per evitare che si verificasse questa condizione abbiamo usato una doppia fonte energetica: il teleriscaldamento e la pompa di calore per il riscaldamento e
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Comportamento al fuoco del pannello Corkpan.
Il rivestimento della struttura e il volume della grande volta a botte in X-lam.
con una presentazione molto dettagliata del progetto. Poi, a seguire, Mauro Frate, Franco Piva e Giovanni Benedetti ci restituiscono la loro esperienza sul campo, incrociando aneddoti e obiettivi condivisi sin dalla fase progettuale e facendoci così entrare davvero nella storia di questo edificio che è ancora in fase di gestazione. Quando il risultato finale è così soddisfacente in termini estetici e funzionali, è possibile anche spingersi oltre con i ragionamenti, sfidando in modo propositivo i singoli ambiti di competenza dei professionisti coinvolti in questo centro socio-riabilitativo diurno per disabili, che battagliano sapientemente sulle potenzialità tecnologiche di una tecnologia costruttiva come questa. A partire da Mauro Frate, che afferma: «Io penso che il buon risultato del progetto debba essere una continua ricerca di compromessi. È evidente che alcune grandi superfici vetrate possano essere un problema dal punto di vista energetico ma è anche vero che un patio che diventa una sorta di piccolo atelier dà un’opportunità in più agli operatori, e soprattutto alle persone che stanno qui dentro di godere di uno spazio armoniosamente articolato. Per cui la questione delle schermature solari, ad
PROJECTUM_TECNOSUGHERI la produzione di acqua sanitaria, questo ci consente di poter scegliere come scaldare. Il sistema di riscaldamento principale è un sistema a pavimento radiante e per quanto riguarda il riscaldamento e il raffrescamento è stato predisposto un sistema ad aria e pompa di calore. La produzione di acqua sanitaria è affidata a un boiler a pompa di calore con serpentina alimentata anche dal teleriscaldamento ed è presente anche un sistema di ricambio dell’aria meccanizzato. Io credo che il successo di quello che abbiamo fatto dipenda dalla collaborazione tra tutti». Dalla parte degli strutturisti del legno la voce di Franco Piva, familiare a tutti nel settore, entra ancora più nello specifico: «Come strutturisti della parte in legno, siamo responsabili anche della realizzazione dei disegni tecnici e mi piace sottolineare che il know-how sviluppato dal nostro studio, ha permesso di dotare Mauro, ancor prima che il materiale arrivasse in cantiere, di disegni e tridimensionali precisi e di tutte le informazioni che gli hanno permesso di prevedere e prevenire alcune problematiche di cantiere, ottimizzando le interazioni pavimento-pareti e impianti, evitando qualsiasi errore. Questo approccio è possibile, a oggi, solo con il legno e offre importanti garanzie di successo rispetto all’edilizia tradizionale». Dai discorsi fatti si percepisce poi un forte richiamo al bisogno di crescita culturale nei confronti del legno e della sua tecnologia, come ci ricorda ancora l’Arch. Frate. «È evidente che si deve creare una cultura del legno, rendendo automatici certi processi sia dal punto di vista delle pubbliche amministrazioni, in quanto committenti, che dell’impresa, dove accade che gli uomini, pur validissimi, non sempre adottino le procedure e le tecniche specifiche, proprie dei carpentieri del legno. Importante è anche che la posa dei serramenti sia certificata, perché sappiamo che i serramenti devono essere fatti con un determinato criterio, il controtelaio sul legno è un’ottima soluzione, perché risolve un sacco di problemi, soprattutto a noi, perché ci troviamo ad avere delle pose decisamente più semplici. Su questo c’è molto da fare e bisogna conquistare la cosiddetta “normalità”, nel legno ma anche negli edifici ordinari, c’è un problema di cultura del progetto in generale che riguarda noi progettisti, che riguarda l’impresa e che riguarda anche la committenza». Quelli riportati sono alcuni degli interessanti temi, o almeno degli stralci, che l’Open Day di Tecnosugheri ha portato all’attenzione dei presenti e che noi ci impegniamo a diffondere, rendendoci testimoni dell’iter che il cantiere ha compiuto e sta compiendo. Con questo spirito ci spostiamo poi all’esterno dell’edificio, dove è in corso la posa del sughero, ben raccontata da Andrea Dell’Orto. «Questo strato rimarrà a vista e non sarà in nessun modo rasato, perché il sughero tostato ha delle caratteristiche di insensibilità all’acqua e all’umidità che lo rende stabile in ogni condizione, non ci sono rischi di degenerazioni di parti organiche e questo è importante anche dal punto di vista dei costi futuri di manutenzione e della durabilità del materiale. Va anche ricordato che il sughero tostato Corkpan, oltre a non deteriorarsi nel tempo, mantiene inalterato il proprio potere coibente e le proprie performance termo-igrometriche.
L'effetto dogato dei pannelli in doppio spessore.
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Primo strato del cappotto in sughero Corkpan avvitato alla struttura in X-lam e sotto quattro momenti della fase di posa.
In merito all’applicazione, il protocollo di posa su legno del Sistema Cappotto MD-CORK FACADE prevede di applicare alla struttura un primo strato di pannelli Corkpan, utilizzando viti da legno e rosette, senza interporre alcun collante. Successivamente, su questo strato di sughero che funge da porta-intonaco, viene applicato lo strato di sughero MD Facciata a vista. L’applicazione del pannello a vista sullo strato sottostante avviene attraverso la doppia stesura a tutta superficie, con spatola dentata, del collante specifico AdhereVit ecoCORK MD, a base di calce idraulica naturale e micro-granuli di sughero. Con lo scopo di evitare che l’acqua piovana possa infiltrarsi tra i due strati di sughero, tra i due viene posto un leggero cordolo di mastice». La scelta del sughero all’esterno non è stata affatto banale e anche l’Arch. Frate ne ha temuto un po' l’esito estetico. «Dubitavo che, data la natura
del materiale, con un accostamento semplice, senza questa articolazione volumetrica, le fughe potessero risultare sgradevolmente imprecise, ragione per la quale questa articolazione, rappresentata dalle lastre in doppio spessore, consente di avere quello scuretto d’ombra che diventa un piacevole elemento di “decoro”. Rilevante poi è la questione dei costi, visto che uno degli obiettivi primari era di fare in modo che Tecnosugheri non calcasse la matita nel momento in cui scriveva i numeri per la fattura! Di fatto, il formato e il tipo di posa hanno consentito battute spiritose a parte di non avere sfridi e di tagliare le lastre senza avere sprechi e quindi possiamo affermare che ogni aspetto, compresa la fornitura e posa dei materiali, ha concorso all’economicità dell’opera finale, senza che questa perdesse di “valore”». «Anche questo obiettivo è stato possibile grazie alla stretta e continua collaborazione tra noi e l’area progettuale». Precisa Andrea Dell’Orto, che poi, su questo tema aggiunge: «Mauro Frate ha fatto presente un aspetto che, se non valutato preventivamente e portato a conoscenza della committenza, potrebbe ingenerare problemi in fase di posa, ovvero il fatto che il sughero tostato, sottoposto ai raggi UV schiarisce, presentandosi in modo totalmente diverso da come lo si vede da “nuovo”. Ora, voi lo vedete marrone molto scuro, ma già da quando è iniziata la posa, le parti al sole dei pannelli di sughero si sono schiarite, come dimostrato dalle zone di ombra in corrispondenza del ponteggio e nel giro di qualche mese il materiale assumerà un altro colore, diventando molto
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Il patio da due visuali diverse.
più chiaro. In queste condizioni il problema del fugato tra un pannello e l’altro può diventare molto più evidente, soprattutto se non considerato e soppesato in fase progettuale. Giustamente l’Architetto, non sapendo quale avrebbe potuto essere l’effetto finale, ha preferito enfatizzare il ruolo della fuga, creando l’effetto dogato, trasformando una potenziale criticità in un valore architettonico. L’altra cosa che noterete passando per questo cantiere, è che nessun pannello sarà identico a quello accanto: questo è un materiale naturale, che assume un proprio colore, in base alla composizione specifica del pannello. Il processo industriale, che vanta la Marcatura CE, è in grado di farvi pervenire pannelli perfettamente squadrati e con tolleranze minime in termini dimensionali, ma poco può sull’omogeneità cromatica e sull’effetto estetico, dove anche la disposizione casuale dei granuli di sughero nelle blocchiere porta a esiti “naturalmente” differenti. Se progettisti e committenza non sono certi di sapere accettare questa naturale variabilità del materiale, allora è meglio che si orientino su soluzioni “a vista” differenti e sicuramente meno naturali». Il risultato estetico, in parte inaspettato, tutti gli astanti lo considerano raggiunto e anche l’architetto esprime la propria soddisfazione, in attesa di vedere l’opera compiuta. È interessante però ascoltare ancora Andrea Dell’Orto in merito alle funzioni di questo straordinario materiale. «L’abbinamento dei due strati, un pannello a minor densità sotto e un pannello a maggior densità sopra, ci permette di ottimizzare le prestazioni invernali e quelle estive. Infatti, la minor densità del pannello Corkpan del primo strato (110kg/m3) permette di ottimizzare le prestazioni invernali, con un lambda di 0,039 W/mK, mentre lo strato superficiale di MD Facciata, avendo una densità superiore, ne aumenta l’inerzia termica estiva. È chiaro che la posa, rispetto a quella tradizionale, richiede maggior cura: è forse più un lavoro da piastrellista che da cappottista tradizionale, qui la precisione è tutto. Il sughero a vista è una soluzione che sta piacendo molto, perché, se in generale, abolire i costi
di manutenzione degli edifici è sempre più importante, farlo in strutture come queste diventa strategico». All’interno, poi, assistiamo alla prova “live” di comportamento al fuoco del materiale, che ci viene commentata in diretta dal titolare di Tecnosugheri, Giacomo Maffezzini. «Per bucare il pannello nel punto colpito dalla fiamma diretta di un cannello ci vorrebbero almeno tre ore. Le singole cellule di sughero non sono in grado di sostenere la fiamma e si estinguono, carbonizzando senza propagare fiamma e calore. Purtroppo le normative e gli standard di riferimento in materia anti-incendio non li fa sicuramente il produttore di sughero, e quindi il sughero e i pannelli isolanti sintetici si trovano nella stessa classe E, secondo le normative europee, pur avendo due comportamenti al fuoco totalmente diversi. La caratteristica del sughero di produrre poco fumo e di non gocciolare in caso di incendio ne permette l’uso anche come cappotto e vie di fuga in strutture pubbliche, cosa che è preclusa ai materiali sintetici». Dopo aver fatto toccare con mano il comportamento al fuoco del pannello, Giacomo sposta l’attenzione su un’altra peculiarità che solo il sughero tostato vanta: la stabilità dimensionale e l’insensibilità ad acqua e umidità. «Uno dei motivi per cui, sempre più spesso, l’attenzione dei costruttori in legno si sta spostando sul sughero Corkpan è la durabilità, dovuta all’insensibilità ad acqua e umidità. Il sughero tostato è costituito da cellule chiuse, che si agglomerano tra di loro sfruttando la suberina, una resina naturale contenuta nella corteccia della quercia da sughero, che a 350° si scioglie diventando collante, senza dover aggiungere collanti chimici o di sintesi. Una volta raffreddata, la suberina, raffreddandosi, si densifica e riveste i granuli di sughero, rendendoli insensibili ad acqua e umidità. L’assenza di collanti aggiunti, che solo il sughero tostato vanta (EN 13170) e la struttura a cellula chiusa rivestita dalla suberina, rende il sughero tostato Corkpan stabile, eterno e insensibile all’imbibizione per capillarità.
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Alcune immagini del lavoro terminato.
CENTRO SOCIO-RIABILITATIVO DIURNO PER DISABILI Elenco operatori Progettista Architettonico: Arch. Mauro Frate Opere strutturali in legno: Studio Ergodomus Termotecnico & Impianti: Studio Benedetti & Santini Opere strutturali in CA: Ing. Sabrina Aldrovandi Impresa costruttrice: Alcide Stabellini s.r.l. Strutture in legno: Woodbeton s.p.a.
Proprio per questo motivo, i cappotti che facciamo partono da terra, senza zoccolature in materiali sintetici, perché non abbiamo problemi di questo tipo. Quindi, sulle strutture in legno dove la preoccupazione principale sono acqua e umidità, il sughero diventa una sicurezza, per il progettista, per il committente e per il costruttore. Questo materiale è perfettamente compatibile anche con la muratura, però ci stiamo accorgendo che il mercato dell’edilizia in legno sta premiando questo materiale proprio per la serie di qualità appena elencate. Queste perlomeno sono le caratteristiche principali, poi, dal punto di vista termico, ci sono ingegneri e periti qualificati che effettuano le stratigrafie, dimostrando più precisamente quale sia il comportamento in ogni stratigrafia». Chiudiamo curiosi di avere qualche informazione più precisa sulla stratigrafia delle murature di questa struttura, che immagino essere un’altra delle fonti di “benessere” invisibili del centro socio-riabilitativo diurno per disabili che davanti ai
nostri occhi sta prendendo forma. «La stratigrafia, partendo dall’interno, è composta da un pannello di cartongesso, un pannello di fibrogesso, 5 centimetri di lana di roccia, X-Lam; esternamente, 13 centimetri di sughero per il primo strato e 2/3 cm per il faccia a vista. Ci siamo resi conto che alla fine abbiamo aumentato di qualche centimetro lo spessore per la fase invernale, ma abbiamo migliorato molto l’inerzia termica e quindi il comfort estivo». Conclude Giacomo Maffezzini. Speriamo, con questo reportage, di avervi portato almeno un po’ con noi a San Felice sul Panaro, in quella giornata di sole che tanto benessere ha restituito a tutti i partecipanti, perché là si respirava quel sapore piacevole che dà capire che si sta facendo qualcosa di buono, equilibrato e serio. Daremo un’enfasi maggiore al progetto architettonico di questo centro socio-riabilitativo diurno per disabili su “Bio Casa”, proprio per la grande valenza ecosostenibile che questo progetto ha in sé. Vi parleremo della stanza multisensoriale del Centro diurno previsto dall’Architetto Mauro Frate che ci racconta come l’atelier multisensoriale stia cominciando a diffondersi anche in Italia, in Nordeuropa ce ne sono già moltissimi. «Uno spazio che vi accoglierà e vi bombarderà di percezioni. C’è la possibilità di ascoltare la musica ma anche di percepirla sotto una pedana che trasmette le vibrazioni dei suoni». Ora, che la struttura è quasi terminata, non ci resta che darvi appuntamento per l‘inaugurazione del centro, che è prevista intorno alla metà di novembre.
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La sfida di Mr. Chiao a Taiwan
Un'innovativa costruzione in legno a Taiwan, la Residenza Xu, vede protagonista il costruttore asiatico HsiangYang con l'utilizzo dei componenti KLH. È nel contesto dinamico ed elevato del WCTE di Vienna che incontriamo Chiao della ditta Hsiang Yang, il quale, cortesemente accetta di rispondere ad alcune domande sulla sua azienda e, in particolare, su una sua recente realizzazione, che in anteprima al WCTE la KLH mostra nei grandi video dell’area launge.
l Signor Chiao della ditta Hsiang Yang qui a fianco e nella pagina a destra alcune immagini della grande villa ancora in fase di costruzione in cui si evidenzia il sistema costruttivo KLH+X-rad.
La sfida del Signor Chiao è già vinta in partenza, con il suo entusiasmo e la sua determinazione, convince il padre a operare un importante cambiamento per la sua azienda a Taiwan. Lo scopo? Costruire con un materiale sostenibile e spargere la cultura della Green economy dove vive. Ne parliamo con lui, ringraziandolo per aver condiviso con noi questa esperienza e per averci restituito così bene il suo pensiero rispondendo alle nostre domande. IDENTIKIT HSIANG YANG Mr. Chiao, la sua ditta opera in Taiwan già da qualche anno: quando ha iniziato, sono là le sue origini e qual è stata l’idea di partenza? «In realtà fu mio padre a iniziare questa attività nel
campo dell'import-export più di 25 anni fa. Io utilizzo la stessa piattaforma ma ho assegnato un nuovo nome, cioè WoodTek al posto di Yuh Tsai, perché suona meglio in un contesto internazionale secondo me, ed è più coerente al settore del legno. La nostra attività principale si svolge nel campo delle costruzioni, mio padre ha creato la società Hsiang Yang nel 1994, il significato cinese del suo nome è "seguendo il sole". Hsiang Yang construction CO. LTD. è stata fondata nel mese di agosto del 1994, si tratta di una ltd con un capitale sociale di $ 750.000 USD, certificata di primo grado in termini di capacità costruttiva (su tre gradi di valutazione di Taiwan), l'azienda è certificata anche da CPAMI, agenzia di costruzione e di pianificazione del Ministero degli Interni di Taiwan. L'attività di costruzione principale è nel settore del residenziale, nelle opere pubbliche, nelle costruzioni militari, nelle scuole, negli edifici produttivi e negli aeroporti. L'azienda ha portato a termine circa settanta progetti a partire dal 1994. Il suo volume d'affari complessivo è di oltre $ 75.000.000 dollari dal 1994, annualmente il volume medio d'affari raggiunge i 6.500.000 USD. Ho iniziato la mia attività con il marchio WoodTek dal 2009, ho ottenuto interessanti informazioni riguardo il CLT dal mio migliore amico ma anche mio maestro Julian Wang originario del Canada, che in quel periodo stava ottenendo il dottorato per il CLT nell'università della British Columbia. Ero convinto che avrebbe potuto avere molto successo nel mercato delle costruzioni di Taiwan e, poiché il mercato tradizionale non mi interessa affatto, ho chiesto a Julian di darmi una mano fin dall'inizio. Lui mi ha aiutato molto a cercare l’azienda che producesse il CLT e a inquadrare razionalmente il progetto: la ricerca è iniziata nove anni fa. In quel periodo c'erano solo quattro aziende attive in questo settore e abbiamo scritto una lettera di
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richiesta di informazioni sul CLT, la risposta di KLH è stata molto positiva e così mi ha dato la grande opportunità di provare il mercato del CLT a Taiwan. Tra l'altro, non va trascurato il fatto che il regolamento edilizio per le costruzioni in legno a Taiwan è molto vecchio e non avanzato, quindi per costruire e utilizzare il CLT in modo legale, è necessario dimostrare di aver completato tutti i test che il Regolamento edilizio di Taiwan impone, in particolare la prova di resistenza al fuoco per un'ora. Ma prima di cominciare a lavorare su tutti i test, ho passato circa due anni per convincere mio padre dell'opportunità di sostenere e investire il mio piano (o sogno): nel mese di ottobre del 2010 siamo andati in Austria per la prima visita della fabbrica KLH e di alcune realizzazioni con il CLT. Dopo il viaggio, ho ottenuto la piena fiducia di mio padre e abbiamo superato il test del fuoco e costruito la prima casa in legno CLT in Asia come referenza per tutte le persone interessate.» CONTESTO TAIWANESE Quali sono le attività principali della sua azienda?
Cosa l'ha avvicinata al legno e il legno strutturale nell'edilizia con quale contesto urbano si confronta a Taiwan? «Il mercato delle costruzioni in legno conta per meno dell’1% a Taiwan, fino al 75% le costruzioni sono in cemento, perché i componenti in cemento sono economici da produrre, e perché il mercato degli edifici in legno è molto ristretto. Oltre a questo, la maggior parte delle università di Taiwan non insegna ingegneria strutturale del legno, cosicché la maggior parte degli architetti e degli ingegneri non ha familiarità con il legno. Ora stiamo cominciando a vedere che la mentalità dei clienti sta cambiando, vogliono avere una qualità migliore della vita e un ambiente più naturale, dove vivere e i designer sono alla ricerca di materiali sempre più sostenibili per costruire. Va considerato anche che il problema principale nel settore delle costruzioni, adesso e per il futuro, è la carenza di lavoratori: ai giovani non piace lavorare sotto il sole e i giovani non frequentano una scuola tecnica legata all’ambito delle costruzioni, mentre il legno CLT può risolvere tutti i problemi, utilizzare
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ginare che l'edificio sia stato realizzato con il legno strutturale di KLH. Sono stati necessari circa 650 metri cubi di legname per la struttura e 440 connettori X-rad, e in totale sono stati necessari solo 38 giorni di tempo per posare tutti gli elementi CLT (KLH). La destinazione d'uso dell'edificio è residenziale, si tratterà infatti di una villa privata.» SISTEMA COSTRUTTIVO Qual è stato il motivo principale per cui ha deciso di utilizzare questo sistema costruttivo (KLH + X-rad)? Ci sono dei precedenti? «No, noi siamo i primi al mondo a utilizzare KLH + X-rad e combinarlo anche con le tradizionali connessioni CLT. Il motivo che sta alla base della nostra scelta è molto semplice: si tratta di un'ottima occasione per promuovere WoodTek, vogliamo essere i pionieri e mostrare al mondo, che a Taiwan, nella giungla di cemento, costruiamo un edificio in legno e piantiamo il seme della vera bioedilizia sostenibile.»
poca mano d'opera e consentire di costruire rapidamente. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere il 5% del mercato in cinque anni, speriamo di poter ottenere questo risultato al più presto.» IL NUOVO PROGETTO Veniamo al progetto in questione: ci da qualche dato? La superficie edificio, la quantità di legno utilizzato, il numero di connettori X-rad? Quali sono i tempi di costruzione previsti? Quale destinazione d’uso avrà il suo edificio? «La superficie della Residenza Xu non è visibile: quando l'edificio sarà completato, il 90% della superficie di legno sarà coperta, l'edificio è stato progettato per assomigliare a una vecchia casa spagnola tradizionale, nessuno potrà quindi imma-
PERCHÈ IL LEGNO Come ha fatto a convincere il suo cliente a costruire in legno? L'Architetto responsabile del progetto aveva esperienze precedenti? Qual è la sensibilità riguardo il green building a Taiwan? «Il nostro architetto Hung YucCheng è stato uno degli uomini chiave in questo progetto: Hung è il più famoso architetto di edifici in legno a Taiwan, e ha realizzato il nostro primo progetto CLT per la nostra WoodTek Headquarter (la sede centrale della WoodTek), lui e noi assieme abbiamo convinto il cliente a costruire in CLT. Il più grande vantaggio nei confronti della struttura originale RC è quello di risparmiare tempo nel fare la costruzione (il 60% in meno), le pareti della struttura in CLT sono più sottili e riducono lo spessore a circa 11 centimetri (25>14), ma la cosa più importante è che il costo è circa lo stesso della costruzione originale.»
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SVILUPPI PER IL LEGNO A TAIWAN Lei è venuto al WCTE assieme a un cliente, e noi lo abbiamo visto molto entusiasta e felice. Come vede gli sviluppi delle costruzioni in legno nel suo Paese fra 2 anni e fra 10 anni? «Quando si parla di "Green building" a Taiwan, nella maggior parte dei casi (potrei dire tutti) non si intende l’uso di materiali sostenibili per la struttura principale, ma semplicemente di calcolare il consumo di energia solo una volta che l'edificio è completato. In realtà così non sono in grado di calcolare quanto carbonio producono o quanta energia consumano, e dal mio punto di vista questo percorso è sbagliato e non perseguibile. Sono convinto però che le cose possano cambiare. Noi siamo impegnati nel settore delle costruzioni di legno da quasi dieci anni, fin dall'inizio nessuno pensava che ce l'avremmo fatta e tutti ci prendevano per pazzi, e senza appoggi da parte del governo è davvero un mercato duro quello di Taiwan. Ma stiamo lavorando molto duramente, proprio come farebbe un missionario, per visitare i clienti quasi tutti i giorni, e presentare loro le caratteristiche dell'edificio in legno correttamente inteso. Fortunatamente, per ora, abbiamo fatto già tre edifici CLT a Taiwan, e alcuni sono in corso di progettazione, uno dei tre è un edificio pubblico. Il più importante, la fabbrica verde Shuter inizierà la fase di costruzione il prossimo anno (2017), sarà il più
grande e il più alto edificio in legno a Taiwan. Quando sarà completato tra due anni, saprà ottenere l'attenzione di tutti, e questo grande progetto sarà possibile vederlo al WCTE 2018. Siamo molto positivi e fiduciosi sui prossimi dieci anni di sviluppo edilizio a Taiwan e in Asia, convinti che l'incremento più forte sarà nelle costruzioni in legno!» SVILUPPI PER IL LEGNO IN ITALIA (NEL DOPO-TERREMOTO) Riguardo il terremoto avvenuto in Italia il 24 agosto (proprio durante il WCTE): crede che un nuovo paradigma costruttivo basato sul costruire con il legno sia la strada da seguire anche per un Paese come l'Italia? «Io direi che Taiwan è la località geografica migliore per testare le costruzioni in legno, se l'edificio può sopravvivere a lungo qui, può reggere in qualsiasi altro luogo del pianeta: abbiamo un altissimo livello di umidità, numerosissimi eventi sismici e potentissimi tifoni.» IL LEGNO STIMOLERÀ NUOVI STILI ARCHITETTONICI? Lei pensa che costruire con il legno cambierà il mondo e stimolerà la nascita di nuovi stili architettonici? Pensa che il connubio del legno con altri materiali strutturali sia vincente? «Questo non è ciò che facciamo già ora?»
Nella pagina di sinistra alcuni dettagli costruttivi della connessione KLH+X-rad, sopra alcuni momenti delle giornate al WCTE che si è tenuto a Vienna nel mese di agosto. In particolare due immagini dello stand di KLH, nel quale fa gli onori di casa Alberto Schiavinato e l'area louge di KLH e Rotho Blaas, main sponsor del WCTE, in cui viene proiettato il video della realizzazione in legno del Signor Chiao a Taiwan.
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BIM, IFC, CLOUD e hsbcad L'introduzione del BIM rappresenta una rivoluzione paragonabile all'avvento del CAD che ha sostituito i tecnigrafi: una metodologia che innova completamente il modo di pensare il progetto e la progettazione fin dai presupposti di base: per la metodologia BIM, l’integrazione dei differenti modelli è l’essenza stessa dell’innovazione ed è proprio qui che entra in gioco tutto il know how di Hsbcad. Il software HSBREVIT presentato da hsbcad come prodotto innovativo è stato selezionato dalla giuria di competenza “Saie Innovation – verso impatto zero” tra i vincitori dell’edizione di SAIE 2016. I prodotti selezionati dalla giuria saranno mostrati al centro servizi in occasione di SAIE 2016 perché i visitatori italiani e stranieri possano immediatamente vedere le linee di innovazione su cui sta investendo il settore.
CULTURA BIM Nell'ultimo periodo vi è un gran parlare di BIM – Building Information Modeling. Ma già nel 1974, cui generalmente si fa convenzionalmente risalire l’inizio della ricerca sul BIM, veniva illustrato un “sistema descrittivo dell’edificio”, ottenuto mediante l’aggregazione di elementi grafici 3D in grado di contenere informazioni di tipo geometrico, ma anche relative ai materiali e altre proprietà. Fin dall’inizio appare chiara la svolta impressa da tale visione. Lo sviluppo degli strumenti software che è poi avvenuto nel corso del tempo ha consentito la reale disponibilità di modelli virtuali, sempre più funzionali e versatili, e di conseguenza adeguati alle effettive esigenze della produzione edilizia.
L’acronimo BIM ha subito un processo di evoluzione e maturazione, alla lettera “M” di BIM, ad esempio, sono state associate negli anni, a seconda che ci si riferisse ai modelli virtuali dell’edificio, ai processi edilizi, all’organizzazione e gestione, parole differenti, tese a sottolineare aspetti che di volta in volta sembravano maggiormente caratterizzanti, quali Model, Modeling o Management. Oggi è più diffusamente utilizzato il termine Modeling, in quanto, facendo riferimento alle fasi di creazione, archiviazione, gestione e condivisione delle informazioni relative all’intera opera edile, meglio rappresenta l’intero processo edilizio. Nella lingua italiana la M dell’acronimo è spesso tradotta con “modello” che tuttavia sembra essere un concetto troppo riduttivo, infatti di solito si pensa “solo” al disegno tridimensionale dell’edificio. Sarebbe forse più appropriato il termine “prototipo”. Un prototipo del prodotto edilizio, realizzato mediante entità rappresentative dei reali componenti edilizi in grado di relazionarsi tra loro (cioè dotati di comportamento) e di conglobare ulteriori informazioni in aggiunta ai semplici dati geometrici, tali da consentire ai professionisti verifiche immediate e condivise di tutte le scelte effettuate. Con BIM si intende dunque una metodologia di generazione, gestione, trasmissione ed elaborazione delle informazioni, di cui fanno parte tutta una serie di processi e strumenti interconnessi e interdipendenti, che si fonda sulla disponibilità di modelli digitali del prodotto edilizio, integrabili e in grado di dialogare tra loro. L'introduzione del BIM rappresenta una rivoluzione paragonabile all'avvento del CAD che ha sostituito i tecnigrafi. Infatti ora non si tratta più solo di produrre con una maggior precisione gli stessi disegni con gli stessi contenuti di quelli fatti “a mano”, ma
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di una metodologia che innova completamente il modo di pensare il progetto e la progettazione fin dai presupposti di base. Per il mondo delle costruzioni, in cui fino a oggi le realizzazioni edilizie, in massima parte “uniche”, sono il prototipo di se stesse, si tratta di un modo di operare nuovo ma che, per contro, costituisce da sempre la metodologia abituale di lavoro in qualsiasi altro comparto produttivo industriale ma spesso anche artigianale, ove è prassi normale procedere verificando le proprie scelte progettuali utilizzando prototipi di prodotto progressivamente più raffinati. La Direttiva 2014/24/EU, ha dato indirizzi sull'utilizzo del sistema BIM per le opere pubbliche, e quindi un forte impulso a questo processo di sviluppo, crescita e analisi di modelli multi-dimensionali virtuali generati in digitale per mezzo di programmi su computer a supporto della progettazione e realizzazione degli edifici. È doveroso precisare che non si fa esplicito richiamo all'uso di particolari software, bensì principalmente alla creazione di metodologie di gestione e verifica dei dati costituenti tutto il processo edilizio. Nel corso del mese di luglio 2016 l’UNI (Ente Italiano di Normazione) ha ultimato la stesura finale di alcune parti della nuova norma “UNI 11337 Edilizia e opere di ingegneria civile – Gestione digitale dei processi informativi delle costruzioni“, che rappresenta un primo passo per fornire le linee guida ita-
liane sul tema del BIM per il settore delle costruzioni. La metodologia BIM prevede la predisposizione, essenzialmente in modo virtuale in termini di file, di una serie di dati trasmissibili utili nella fase di progettazione, ma che possono essere utili anche per la fase di costruzione in cantiere e la gestione dell'edificio finito, da parte della committenza durante la vita utile dello stesso, in modo da programmarne l'uso e la manutenzione. Il progetto, nei primi anni di progettazione orientata al BIM, veniva gestito grazie a reti locali, in cui i dati grafici e documentali venivano salvati su server locali con protocolli di salvataggio in grado di garantire una salvaguardia degli stessi da interventi errati. Con l’aumento della necessità di condividere i dati di progetto con sempre più collaboratori, si incominciò a creare dei database di dati accessibili attraverso la rete Web, mediante protocolli FTP o indirizzi IP privati, e al server condiviso veniva dato accesso mediante password definendo categorie di Utenti con diversi diritti di lettura, scrittura e modifica. In entrambi i casi tuttavia, tutta una serie di dati facenti parte del progetto (per esempio le comunicazioni tra i gruppi di progettazione e di tutti quei dati non digitalizzati che vengono gestiti ancora oggi spesso in modalità tradizionale con sistemi cartacei o similari) non riuscivano a trovare modalità corrette di salvataggio e soprattutto di monitoraggio. Tutto questo ha portato a riflessioni sull’idea stessa
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di modello virtuale, che si è evoluta, da quella iniziale di un unico file gestito da un unico motore software, all’attuale concezione di una federazione di modelli in grado di dialogare tra loro. L’esigenza quindi di migliorare e identificare le comunicazioni e la gestione dei dati di progettazione, porta alla necessità di tracciare in modo sempre più preciso ogni comunicazione, gestendola in una unica fonte per ogni progetto, ove raccogliere, gestire e condividere con i team di partecipanti al progetto tutti i documenti riferiti al progetto stesso. Ne consegue che la qualità dello scambio dei dati è vitale per la diffusione del BIM, sia dal punto di vista procedurale che degli strumenti software. La sovrapponibilità dei modelli e la loro capacità di dialogo senza perdita di informazioni, ossia l’interoperabilità, rappresenta quindi l’aspetto fondamentale per l’effettiva possibilità di utilizzazione della federazione dei modelli. Non si tratta di un concetto nuovo: da sempre l’esigenza di dialogo tra applicazioni destinate a scopi specifici ma appartenenti alla medesima filiera ha rappresentato un’esigenza, come testimonia il formato DXF affermatosi per trasferire dati grafici in formato vettoriale tra diversi software. Tale esigenza assume importanza primaria nel caso della metodologia BIM, dove l’integrazione dei differenti modelli è l’essenza stessa dell’innovazione. Inoltre la qualità delle informazioni da scambiare va ben oltre il semplice dato grafico, in quanto l’uso degli oggetti consente la gestione e il trasferimento di informazioni relative anche a materiali, quantità, costi, tempi, analisi strutturali, e molto altro. Per soddisfare al meglio tutte queste esigenze, in ambito BIM sembra essersi ormai affermato a livello mondiale il formato di scambio dati denominato IFC, acronimo derivato dall’espressione Industry Foundation Classes (www.buildingsmart-tech.org). Si tratta di un modello strutturato di dati, ma anche
un sistema di classificazione e descrizione riferito non solo alle componenti fisiche del manufatto quali muri, porte, solai, ecc. o loro attributi come materiali, masse, ecc. (grandezze fisiche), ma anche a concetti astratti quali quantità, costi, sequenze temporali delle lavorazioni e molto altro. Le IFC definiscono un unico modello di dati objectoriented del manufatto, “interoperabile” tra tutti gli applicativi conformi: è un formato di dati aperto, pubblico e indipendente da qualsiasi produttore software che permette di scambiare informazioni del manufatto semplicemente scambiando file in formato “*.ifc” tra i vari applicativi. HSBSHARE Supponiamo di dover realizzare un villaggio turistico nei Caraibi e che, per questo progetto, il committente abbia individuato un architetto francese, uno studio di ingegneria tedesco, un produttore di strutture in legno austriaco e un posatore sudafricano, risulta evidente come la comunicazione reciproca venga ad assumere una importanza decisiva. Per i progettisti di Timber Concept, (ingegneri a Weißensberg in Germania) questo tipo di distanze e le difficoltà che ne conseguono non rappresentano una novità. La società di progettazione fondata nel 2013 realizza infatti il 90% delle sue opere all’estero, tra cui molte oltreoceano. Per il progetto caraibico cui accennavamo sopra, lo studio sta utilizzando per la prima volta hsbshare, un nuovo sviluppo software di hsbcad. Il programma, basato sul web, permette in tempo reale ai partecipi del progetto, sparsi in tutto il mondo, di lavorare assieme allo stesso progetto. Fino ad ora il BetaTester si dichiara molto soddisfatto. Con oltre 25 anni di esperienza, hsbcad si è affermato sul mercato come software per la progettazione 3D user-frendly, integrato e universale. Il programma si basa su Autocad Architecture, uno standard nel mondo dell’industria. Su questa base i programmatori di
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hsbcad sviluppano applicazioni per la progettazione delle strutture in legno. La società nell’ultimo decennio si è specializzata, oltre che nelle costruzioni in legno di tipo tradizionale, anche nelle costruzioni di edifici nella tipologia a pannelli Crosslam (CLT), e con notevole successo, infatti oltre il 50% (riferito alla quantità di pannelli prodotti) dei produttori di pannelli CLT utilizzano oggi il software hsbcad. Con hsbshare viene ora fatto un serio e concreto passo in direzione BIM. Infatti questa applicazione innovativa permette di caricare direttamente nel Cloud interi modelli IFC e quindi condividerli con tutti gli attori del processo progettuale. Il programma funziona direttamente nel browser e non richiede quindi alcun software aggiuntivo. Il modello 3D contiene tutte le informazioni rilevanti di ciascun elemento costruttivo, quali ad esempio materiali, numeri di posizione, pesi. Il posatore in cantiere con un tablet può richiamare tutte queste informazioni e, nel caso di dubbi o problemi, mettersi direttamente in contatto con il progettista o con il produttore. Se ad esempio in una connessione non torna qualcosa, il montatore può, con il tablet o con lo smartphon, scattare una foto e collegarla nel modello 3D all’elemento costruttivo corrispondente, formulare i suoi quesiti e mettere tutto online. “Tutto questo avviene in tempo reale e grazie al fatto che le informazioni vengono direttamente collegate a un elemento costruttivo concreto e definito, siamo in grado sempre di sapere dove stanno i problemi” afferma Ansgar Knill, responsabile tecnico di Timber Concept e uno dei primi ad aver testato hsbshare nella pratica quotidiana di cantiere. Inoltre ogni singolo partecipante al processo costruttivo può documentare il proprio stato di avanzamento dei lavori con eventuali commenti utili ad altri operatori, direttamente nell’applicazione, che quindi può essere utilizzata anche come giornale dei lavori interattivo. Sul mercato hsbshare sarà disponibile entro fine 2016.
ORA ANCHE SU BASE REVIT Già da anni Autodesk, parallelamente ad AutoCAD Architecture, ha iniziato lo sviluppo di Revit. Si tratta di un programma di progettazione per architetti, ingegneri e impiantisti che ha trovato maggiore diffusione in nazioni come Inghilterra, Scandinavia, USA e in alcuni paesi asiatici. Per poter offrire una soluzione anche in questi settori di mercato in forte espansione, hsbcad ha avviato, già da tempo, un programma di sviluppo della sua applicazione per le strutture in legno su base Revit. Una prima versione di hsbrevit è già disponibile per il download gratuito nella App-Store di Autodesk. Questa versione freeware è limitata nel numero di aste e lavorazioni ed è destinata a carpenterie e costruttori di strutture (aste lineari). Prossimamente verranno implementate ulteriori funzionalità, ad esempio per la tipologia Crosslam (CLT) la cui versione beta è prevista per dicembre 2016. Già in questa versione è tuttavia possibile esportare, senza alcun problema, i dati di taglio e lavorazione alle macchine CNC maggiormente diffuse sul mercato. Si prevede che nel corso del 2017 possa essere disponibile un update della versione “full” ove saranno disponibili due tipologie di prodotto: hsbrevit DESIGN (per progettisti) e hsbrevit PRODUCTION (per aziende produttrici/trasformatrici). Trattandosi di un progetto di sviluppo in corso, che si trova attualmente nella fase beta, è ovviamente una applicazione suscettibile ancora di molte migliorie e implementazioni che verranno sviluppate nel corso dei prossimi tempi, con l’obiettivo di mettere a disposizione tutte le possibilità di progettazione e output che gli attuali utenti di hsbcad hanno a disposizione e apprezzano. D’altra parte hsbcad non ritiene che Revit possa sostituire completamente AutoCAD Architecture nel breve periodo e pertanto continuerà comunque a mantenere e sviluppare la versione basata su AutoCAD Architecture in parallelo con quella di hsbrevit.
CONSTRUCTIO WOOD BETON
Pietro Ferrari www.woodbeton.it
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Wood Beton per la Sala del Regno Il luogo di culto, sorto a Dover, in Grand Bretagna, potrebbe essere il primo di una lunga serie di lavorazioni.
Nelle foto: la veduta aerea dell'area del cantiere di Dover. e il cantiere in azione. Dalle travi alle tamponature al tetto come mostrava a scopo illustrativo anche il mock up presso Wood Beton.
Nelle giornate del 19 e del 20 aprile, una delegazione di 9 Testimoni di Geova ha visitato il quartier generale di Wood Beton a Iseo, in riferimento alla commessa che vede i leader del legno-calcestruzzo impegnati nella realizzazione di una Sala del Regno, tradizionale luogo di culto di questa religione, a Dover, in Gran Bretagna. La delegazione era composta dal Responsabile dell’Ufficio Acquisti Europa, dal design-team tedesco e inglese e dai capi squadra che si sono occupati del montaggio della struttura in loco, a Dover. Per far sì che i committenti si rendessero perfettamente conto dell’opera che Wood Beton avrebbe dovuto poi realizzare, presso la sede dell’azienda, è stato prodotto un modello in scala (detto MockUp) dell’edificio stesso, composto da 2 portali in legno lamellare, pannelli di parete e pannelli di copertura. Gli ospiti hanno assistito al montaggio e, in alcuni casi, hanno partecipato in maniera
attiva all’assemblaggio, occupandosene in prima persona. A seguito della visita a Iseo, i feedback ricevuti dalla Delegazione dopo il rientro in Gran Bretagna sono stati eccellenti, delle perfette basi per poter impostare nel migliore dei modi un rapporto duraturo con questo importantissimo committente. Le successive lavorazioni in cantiere, in Gran Bretagna, sono iniziate il 9 e il 10 maggio: l’edificio realizzato presenta una forma rettangolare dalle dimensione di 24,9 x 13,20 m, per una superficie commerciale complessiva di circa 330 mq, la cui struttura è composta da 6 portali in legno lamellare, a sezione variabile e di spessore 24 cm, a eccezione dei due portali di testa che hanno uno spessore ridotto, di 14 cm. Il comportamento strutturale dei portali è quello di un “arco a 3 cerniere” e la controventatura è stata ottenuta grazie all’impiego di pannelli prefabbri-
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cati, con struttura a telaio, che compongono tutte le pareti e la copertura, entrambe isolate con 24 cm di lana di roccia, densità 70 kg/m3. Anche in questo caso la prefabbricazione è stata l’arma vincente, che ha permesso di ridurre i tempi di costruzione e di garantire maggiore sicurezza in loco: ogni portale è stato infatti preassemblato in due parti, in stabilimento, le quali sono state successivamente trasportate in cantiere dove sono state semplicemente collegate al fine di formare l’intero portale, attraverso l’utilizzo di barre resinate, tecnologia spesso impiegata da Wood Beton. Nello specifico, l’assemblaggio dei due semi portali in can-
tiere è avvenuto a terra: il portale così ottenuto è stato ruotato (facendo perno sulle cerniere alla base), fino a raggiungere la sua configurazione verticale. Quello di Dover è il primo “progetto pilota” realizzato con la tecnologia Wood Beton : questa realizzazione è solo la prima di quella che potrebbe essere una lunga lista di realizzazioni. Ora infatti il quartier generale americano sta valutando se utilizzare la tecnologia di Spatti & co. per costruire anche tutte le future Sale del Regno che dovranno essere realizzate in tutta Europa (si parla di più di 100 opere).
ANTICIPATIO ARCHITECT@WORK
Beatrice Guidi www.architectatwork.it
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Architect@Work a Milano e a Roma, un’evento che copre ormai 22 città europee e che l’anno prossimo migrerà oltre oceano.
Doppio appuntamento
Dopo lo straordinario successo dell’edizione 2015 a Milano lo scorso novembre, Architect@Work torna in Italia con due appuntamenti. Per il terzo anno di seguito l’evento si terrà a Milano il 23 e 24 novembre 2016, al MiCo Milano Congressi. Novità di quest’anno, su richiesta di espositori e visitatori, sarà la nuova edizione a Roma, il 5 e 6 ottobre alla Fiera Roma. Architect@Work è un evento fieristico dal format unico, con un layout molto innovativo. Oggi sono 22 le città europee in cui si tiene l’evento, e a queste da marzo 2017 si aggiungerà anche una prima edizione di Architect@Work oltreoceano (a Toronto). Gli espositori sono produttori e distributori esclusivi nei diversi settori dell’edilizia, dell’architettura e del design (struttura della costruzione, serramenti, rivestimenti, finiture per interni, materiale tecnico, illuminazione, domotica, riscaldamento, sanitari, software). I visitatori sono esclusivamente profes-
sionisti dell’architettura: architetti, interior-designer, progettisti, che possono accedere all’evento gratuitamente previa registrazione on-line. Il focus della manifestazione è sull’innovazione. Ogni singolo prodotto presentato sugli stand di
Architect@Work deve essere precedentemente approvato da una commissione tecnica composta di architetti e interior-designer. Oltre allo spazio espositivo vero e proprio, Architect@Work Roma e Architect@Work Milano vanteranno anche un ricco programma di seminari a tema, la mostra di materiali ‘re-generation wood’ curata dal Matrec, gallerie fotografiche e altre installazioni legate al mondo dell’architettura. Inoltre segnaliamo che partecipare a uno dei seminari durante Architect@Work dà diritto a crediti formativi professionali. Per ulteriori informazioni e conoscere tutti i dettagli di questo evento esclusivo evidenziamo il sito: www.architectatwork.it.
ANTICIPATIO BAU
Beatrice Guidi bau-muenchen.com
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Il futuro dell'edilizia A Bau di Monaco un mondo di novità per il settore edile, con quattro temi conduttori: progettazione, costruzione e gestione digitali; abitare e costruire 2020; facciate intelligenti ed edifici intelligenti. BAU 2017 si occuperà di quattro tematiche principali, decisive per il futuro dell’edilizia. Molte aziende espositrici proporranno interventi e soluzioni all’insegna di queste tematiche. Nei forum e nei convegni, architetti, ingegneri edili e sviluppatori di progetti illustreranno e tratteranno gli stessi argomenti da diversi punti di vista. E, infine, le mostre speciali in programma a BAU offriranno esempi concreti di prodotti e progetti legati ai temi in primo piano. FACCIATE INTELLIGENTI Facciate, strutture portanti, materiali e funzioni protettive sono sempre stati elementi strettamente integrati fra loro. Nel corso dei secoli la facciata è sempre stata l’immagine della struttura dell’edificio sottostante. Ne esprimeva l’utilizzo e forniva informazioni sui suoi proprietari, sul loro stato sociale, sulla loro ricchezza e, non da ultimo, sulla loro sensibilità estetica. Questa concezione della facciata è oggi cambiata radicalmente. Le facciate sono diventate “gusci multifunzionali” innovativi che devono rispondere a esigenze complesse. L’evoluzione tecnologica dell’edilizia svolge un ruolo essenziale per la crescente diffusione di edifici con involucri sempre più intelligenti e complessi. Architetti, progettisti e produttori di materiali per edilizia sono chiamati a tenere conto di questa evoluzione. La protezione contro la pioggia e le intemperie è solo la funzione principale dell'involucro di un edificio. A questa si aggiunge ora l’efficienza energetica, alla quale la facciata contribuisce in misura rilevante, con sistemi di controllo automatizzati che garantiscono il benessere degli abitanti. Sostenibilità e riciclabilità sono ulteriori esigenze imprescindibili, così come la climatizzazione con elementi termoattivi e l’impiego del fotovoltaico. L’involucro del futuro sarà una facciata multimediale, che interagisce con l’utilizzatore e il contesto urbano e introduce nuovi modelli di leasing.
PROGETTAZIONE, COSTRUZIONE E GESTIONE DIGITALE L’edilizia e soprattutto le tecniche di costruzione si stanno evolvendo a ritmi vertiginosi. Dopo aver seguito per secoli regole immutabili, nell’ultimo decennio l’innovazione tecnologica ha introdotto da un lato una quantità infinita di prodotti intelligenti e dall’altro nuove forme di (ri)produzione architettonica. L’adozione di processi di progettazione e produzione mutuati dall’industria automobilistica e metalmeccanica consente oggi di fabbricare prodotti in serie o in piccoli lotti, anche di un solo pezzo. È possibile realizzare componenti su misura con livelli di precisione e qualità per ora riservati a progetti pilota particolarmente innovativi. Ma nell’architettura del futuro questa tecnologia digitale, di cui oggi si intravedono solo i tratti principali, definirà nuovi standard. La fabbricazione assi-
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EDIFICI IN RETE La digitalizzazione e il collegamento in rete di tutti gli impianti di un edificio consentono enormi miglioramenti sul fronte del risparmio energetico, senza i quali sarebbe impossibile raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dalla politica. In futuro gli impianti di gestione e controllo degli edifici saranno in grado di prevedere i comportamenti degli abitanti. Collegando le abitudini di mobilità degli abitanti, il fabbisogno energetico degli edifici e le condizioni ambientali di meteo, irraggiamento solare e consumi temporanei di corrente (ad esempio per il funzionamento degli elettrodomestici), si potranno sfruttare margini di ottimizzazione con un livello di complessità finora impensabile. Al tempo stesso sta crescendo una nuova generazione di persone per le quali sarà assolutamente normale fare affidamento su questa tipologia di servizi digitali. Questa generazione scoprirà nuovi aspetti importanti come il comfort e la sicurezza. Un “edificio intelligente” offre da questo punto di vista molto di più rispetto a 25 anni fa, quando la digitalizzazione e la domotica erano solo agli inizi. In futuro la temperatura dei locali potrà essere mantenuta su livelli ideali senza che l'abitante se ne debba mai preoccupare, neanche quando rientra da una vacanza. Le porte si apriranno automaticamente quando ci si avvicina e si chiuderanno a chiave quando si lascia l’appartamento o l’edificio. Le luci stita da computer (CAM), dal progetto, passando per la logistica del cantiere e la gestione dell'edificio, fino al riciclo, cela enormi potenzialità economiche per l'edilizia e solide garanzie di affidabilità e sicurezza per progettisti, costruttori, utilizzatori, gestori e riutilizzatori. Nel contesto di questi cambiamenti ampi e profondi nel mondo delle costruzioni e di una cultura edilizia necessariamente nuova e finora sconosciuta, la gestione dei processi e lo sviluppo di nuovi processi diventeranno sempre più importanti. Ma chi definisce questi processi? In che modo opzioni tecnologiche tuttora imperscrutabili potranno essere raccolte in un unico modello di qualità, strutturate e integrate nella catena di creazione del valore dell’industria edilizia? E quali sono i vantaggi e i rischi di una catena di progettazione, costruzione e gestione completamente digitalizzata? Sono queste le domande più “calde”.
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pochi anni questa enorme capacità darà vita a un concetto integrato di città produttiva, la città dove abiteremo e lavoreremo nel XXI secolo. MOSTRE SPECIALI A BAU 2017 Accanto alle presentazioni degli espositori, i temi principali di BAU 2017 (Facciate intelligenti – Progettazione, costruzione e gestione digitali – Edifici connessi in rete – Costruire e abitare nel 2020) saranno trattati e illustrati in mostre speciali e forum, da punti di vista e angolazioni differenti. Per queste iniziative BAU ha collaborato con partner prestigiosi. Ecco una rapida rassegna.
si accenderanno prima ancora che il sensore di movimento sia scattato, la cassetta della posta invierà un SMS per segnalare l'arrivo di nuova corrispondenza e la lavatrice partirà nell'orario con la tariffa elettrica più conveniente. Sempre che esistano ancora tariffe elettriche negli edifici intelligenti del futuro, che puntano all'autarchia energetica. L’edificio stesso diventerà parte integrante dell’Internet of Things, costantemente collegato con i suoi abitanti e il resto del mondo. VERSO IL 2020 Già oggi sono visibili le direttrici di sviluppo delle città e dei comuni dei prossimi 25 anni. Ciò che costruiamo oggi definisce il contesto dell’edilizia residenziale e lavorativa dei prossimi decenni. In futuro, vita privata e lavoro saranno sempre più strettamente integrati e si svolgeranno in diversi luoghi, con diverse modalità, all'insegna della massima flessibilità. Già oggi gruppi di lavoro temporanei collaborano a progetti comuni con scadenze precise in spazi di co-working. In futuro il lavoro non sarà più legato a una sede fisica dell’azienda e questo produrrà anche un cambiamento nel concetto di mobilità. La qualità degli spostamenti non sarà più legata solo alla velocità e alla distanza, ma sempre di più alla vicinanza e alla silenziosità. E questo obiettivo si può ottenere solo se, a volte, abitazione e luogo di lavoro coincidono. Ben presto l’industria edilizia sarà in grado di costruire 400.000 case e oltre in un anno. Entro
COSTRUIRE NEL 2020: DALL’EFFICIENZA ENERGETICA ALL’EFFICACIA DEI PRODOTTI La società tedesca per l’edilizia sostenibile DGNB (Deutsche Gesellschaft für Nachhaltiges Bauen) organizza una mostra sul tema “Costruire e abitare nel 2020”, incentrata sui temi della piena integrazione e dell’efficacia dei prodotti. La direttiva europea prevede che i nuovi edifici debbano essere costruiti come strutture a consumo energetico pressoché nullo. L’efficienza energetica dell'intero ciclo produttivo diventa così un argomento di vendita importante anche per le aziende costruttrici e produttrici. Allo stesso modo acquisiscono importanza tutti gli aspetti legati alla sostenibilità: durevolezza, costi di ammortamento, riciclabilità, comfort e salute. Questa rassegna mostra come tutti questi valori possano essere ottimizzati. FRAUNHOFER CITYLABORATORY Edifici che rispondono pienamente alle esigenze dei loro utilizzatori e al tempo stesso garantiscono efficienza energetica e sostenibilità. Facciate intelligenti con proprietà che influiscono positivamente sulla climatizzazione dei locali e fungono da fonti di energia. Città che, grazie a metodi intelligenti di riciclo e trattamento, non producono più rifiuti né acque nere, realizzando un ciclo chiuso di tutte le materie. Queste visioni future si concretizzeranno nella mostra speciale “StadtLabor” (Laboratorio Urbano) organizzata da Fraunhofer-Allianz Bau. 14 istituti Fraunhofer mostreranno i risultati più recenti dell'attività di ricerca e sviluppo dedicata ai centri urbani, proponendo soluzioni per il futuro delle nostre città.
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striale, commerciale e residenziale, e per l’arredo di interni, sia per le nuove costruzioni sia per l’edilizia esistente. La fiera è l’unico evento al mondo che, ogni due anni, riunisce i leader del settore in una rassegna completa e trasversale a diversi comparti. Con la presenza di oltre 60.000 progettisti, BAU è anche il più grande salone specializzato al mondo per architetti e ingegneri. L’offerta merceologica è suddivisa per materiali edili, settori produttivi e tematici. L’offerta del salone è completata da un ricco programma di eventi collaterali, fra cui forum di alto livello con esperti da tutto il mondo. EDILIZIA INTERGENERAZIONALE 2.0 COME CAMBIA L’EDILIZIA RESIDENZIALE Sempre nell’ambito del tema “Costruire e abitare nel 2020”, la società tedesca di gerontotecnica GGT (Deutsche Gesellschaft für Gerontotechnik®) presenterà un esempio di edificio concepito su misura per una determinata generazione. La mostra intitolata "Come cambia l'edilizia residenziale" si rivolge invece in particolare al mondo immobiliare. L’idea di fondo è garantire maggiore comfort e benessere in tutte le fasi e le età della vita. Un immobile concepito per determinate generazioni non offre solo un ambiente senza barriere architettoniche, ma anche comfort per tutti gli utilizzatori. Come verrà dimostrato in questa presentazione ricca di soluzioni interessanti, queste esigenze possono essere soddisfatte sia nei nuovi edifici sia in quelli esistenti e ristrutturati. QUALITY FOLLOWS FUNCTION La progettazione e la costruzione di edifici ed elementi costruttivi diventano sempre più complesse e differenziate. Non esiste più un materiale o un componente adatto a tutti gli scopi: per ogni applicazione bisogna tenere conto di esigenze e requisiti specifici. In questa mostra speciale, l’istituto ift Rosenheim fornirà indicazioni sull’impiego di componenti in relazione all’obiettivo specifico e alle necessità dell’utente. Gli esempi comprendono scuole, case di cura, edifici pubblici, strutture di sicurezza, edilizia agevolata e costruzioni residenziali di fascia alta. La mostra ruoterà attorno al concetto di “Qualità orientata all’applicazione” e ai suoi effetti in termini di sicurezza e costi. IL BAU IN BREVE BAU, Salone Internazionale di Architettura, Materiali e Sistemi, è la manifestazione più grande e importante del settore. La prossima edizione di BAU avrà luogo dal 16 al 21 gennaio 2017 presso il Centro Fieristico di Monaco di Baviera. Al Salone sono attesi circa 2.000 espositori da una quarantina di Paesi e oltre 250.000 visitatori da tutto il mondo. Su una superficie di 180.000 m (il quartiere espositivo segna da anni il tutto esaurito), BAU presenta architettura, materiali e sistemi per l’edilizia indu-
LA FIERA DI MONACO Messe München, con i suoi circa 40 saloni dedicati a beni di investimento, beni di consumo e nuove tecnologie nella sola piazza di Monaco di Baviera, è uno dei principali organizzatori fieristici al mondo. Oltre 30.000 espositori e circa due milioni di visitatori partecipano ogni anno alle manifestazioni presso il Centro Fieristico, il Centro Congressi Internazionale (ICM) e il Centro Espositivo MOC. Inoltre, Messe München organizza saloni specializzati in Cina, India, Turchia, Sudafrica e Russia. Con diverse consociate estere in Europa, Asia e Africa e oltre 60 rappresentanze straniere, che offrono i loro servizi in più di 100 Paesi, Messe München dispone di un’organizzazione su scala mondiale.
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014 ottobre 2016
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