LA SOLUZIONE PER L’ESSICCAZIONE
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DAL 1995 SECAL REALIZZA IMPIANTI PER L’ESSICCAZIONE DEL LEGNO PROGETTATI E COSTRUITI PER UNA ESSICCAZIONE DI QUALITÀ SPECIALIZZANDOSI SOPRATTUTTO NEI LEGNI DI GROSSO SPESSORE COME IL LEGNO DI ROVERE DA 120mm NEI QUALI I SOFTWARE DI PROGETTAZIONE E DI CALCOLO AERAULICO HANNO UN RUOLO CRUCIALE. LA MISSION DELL’AZIENDA È CHIARA: “SFRUTTARE QUEL TESORO UNICO CHE È L’ESPERIENZA PER SELEZIONARE MATERIALI E COMPONENTI, CURARE I DETTAGLI E OFFRIRE UN PRODOTTO UNICO E VINCENTE”.
SINCE 1995 SECAL CREATED WOOD DRYING SYSTEMS DESIGNED AND BUILT FOR QUALITY DRYING AND CARRIED OUT IN THE SHORTEST TIME POSSIBLE IN WHICH SOFTWARE HAS A CRUCIAL ROLE. THE COMPANY'S MISSION IS CLEAR: "TO EXPLOIT THAT UNIQUE TREASURE WHICH IS EXPERIENCE TO SELECT MATERIALS AND COMPONENTS, ATTENTION TO DETAILS AND OFFER A UNIQUE AND WINNING PRODUCT".
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Siamo specializzati nella Carperenteria in Legno e nella produzione di Perline. Disponiamo di un ampio magazzino di Travi lavellari e di un impianto automatizzato per il taglio delle barre. Vogliamo aiutarvi ad essere rapidi ed efficienti, vogliamo continuare a crescere con Voi.
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06
EDITORIALE
di Sonia Maritan
ARCHETIPO D’AVVENTO ADVENT ARCHETYPE
08 ACCADEMIA & RICERCA
di Corrado Cremonini
LA FILIERA DEL LEGNO OGGI THE WOOD SUPPLY CHAIN TODAY
12 OSSERVATORIO
HELLOSAFE
di Alexandre Desoutter L'ITALIA È IL 34° PAESE PIÙ PROSPERO AL MONDO
WHICH ARETHE RICHEST COUNTRIES IN THE WORLD IN 2024?
16 P.N.R.R.
CHAOS V-RAY E ANIMA
di Sonia Maritan
LA “VISIONE CICLICA” DELLE STAGIONI THE “CYCLIC VISION” OF THE SEASONS
20 EVENTI
EPF
di Pietro Ferrari
UN'INIZIATIVA A TUTELA
DEL COMPENSATO LEGALE THE CHALLENGE OF ILLEGALITY AND RESPONSIBLE SOURCING
24 AZIENDE
FLORIAN GROUP
di Viola Nardi
INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ
NELL’UTILIZZO DEL LEGNO INNOVATION AND SUSTAINABILITY IN WOOD USE
26 AZIENDE AMORIM
di Lorella Casagrande
LA DECORTICA SECONDO LA NATURA “CHE CAMBIA” CORK OAK SUPPLY CHAIN PLANNING RESPONDS TO CLIMATE CHANGE
31 FOCUS RICICLO E TRATTAMENTI DEL LEGNO
RELICYC
di Mariachiara Peron LA CIRCOLARITÀ DEL PALLET THE CIRCULARITY OF THE PALLET
34
FOCUS RICICLO E TRATTAMENTI DEL LEGNO INCONTRI MILLER MAC
di Sonia Maritan
INNOVAZIONE E QUALITÀ NEL RICICLAGGIO
INNOVATION AND QUALITY IN RECYCLING
38 FOCUS RICICLO E TRATTAMENTI DEL LEGNO INCONTRI PROMECO®+FIBRA
di Sonia Maritan
L’APPUNTAMENTO FLOROVIVAISTICO THE FLORISTRY APPOINTMENT
45 FOCUS RICICLO E TRATTAMENTI DEL LEGNO INCONTRI ISVE
di Sonia Maritan
L’INNOVAZIONE SOSTENIBILE SUSTAINABLE INNOVATION
53 FOCUS RICICLO E TRATTAMENTI DEL LEGNO INCONTRI P SYSTEM AUTOMAZIONE
di Sonia Maritan
L'AUTOMAZIONE FLUIDODINAMICA THE NEW ERA OF PELLETIZING
56 GEOBIOLOGIA
di Viviana Deruto
LA RISPOSTA DELLE COSTRUZIONI IN LEGNO ALL’INQUINAMENTO INDOOR THE RESPONSE OF WOODEN BUILDINGS TO INDOOR POLLUTION
62 SCENARI ADI - CHRISTIE'S
di Pietro Ferrari
GLI ALBERI NON MUOIONO MAI TREES NEVER DIE
66 ANNIVERSARIO NÜRNBERGMESSE
di Sonia Maritan
LA DANZA DI UN SUCCESSO THE DANCE OF SUCCESS
68 PIETRO ARNOLDI a cura della Redazione NON IMPORTA COSA TROVI SOTTO L’ALBERO, MA CHI TROVI INTORNO Stephen Littleword
ESSENZE EUROPEE
Abete Austria, Abete Vaporato, Acacia, Acero, Carpino, Castagno, Cedro, Ciliegio, Cirmolo, Faggio, Faggio Vaporato, Frassino, Larice Austria, Larice Vaporato, Larice Siberiano, Melo, Noce Nazionale, Olivo, Olmo, Ontano, Pero, Pioppo, Pino Austria, Rovere, Tiglio.
ESSENZE AMERICANE
72 INDIRIZZI UTILI
Black Walnut, Cedro Canadese, Cherry, Cipresso, Douglas, Red Elm, Tulipier, Yellow Pine.
ESSENZE TROPICALI
Afromosia, Bubinga, Doussié, Iroko, Mogano
Sapelli, Okoumè, Palma Nera, Teak, Wengé, Zebrano.
PANNELLI E SEMILAVORATI
Lamellari di Rovere, Lamellari di Castagno, Lamellari di Frassino, Lamellari di Rovere Rosso, Multistrati di Okoumè.
ARCHETIPO D’AVVENTO
di Sonia Maritan
La simbologia elementare del triangolo rimanda a una conifera e l’aggiunta di qualche decoro all’albero di Natale, come quelli fatti in compensato da Pietro Arnoldi il cui maggiore interesse oggi è recuperare legni antichi, salvarli dall’abbandono e trasformarli in opere d’arte.
Ha ritagliato la forma dell’Abete natalizio nel compensato e l’ha dipinto per evitare di ricorrere ad alberi veri oppure a facsimili di plastica.
Questa sensibilità crescente ai temi ambientali non è limitata a questo periodo che precede l’Avvento, ma si sta radicando nella mentalità contemporanea e lo dimostrano le proteste sempre più diffuse sul taglio ingiustificato di alberi di una certa età lungo tutto lo Stivale, come mi hanno recentemente scritto per il taglio apparentemente immotivato di un gruppo di gelsi nelle campagne vicentine oppure addirittura riguardo il taglio di un albero secolare per addobbare piazza San Pietro durante il Natale. Secondo change.org nonostante
di Ledro e al Governatore del Vaticano è rimasta inascoltata come dimostrerebbe la foto del 19 novembre scorso e l’abbattimento dell’albero a Ledro, in provincia di Trento, operazione che nel suo complesso sarebbe costata 60mila euro. I cittadini infreddoliti sotto la luce della luna avevano formato un cerchio per proteggere simbolicamente questo antico essere vivente indifeso. Un’immagine che dà il senso del sentire comune.
oltre 50mila persone abbiano firmato contro il suo taglio, la petizione lanciata dall’Associazione Bearsandothers rivolta al Comune
Sullo scacchiere internazionale non ci è dato di sapere come si collochi questa era verde non scevra da incoerenze nell’imponderabile “equilibrio dei poteri”, ma certamente immaginare grandi polmoni verdi, foreste urbane e connessioni dolci nelle città per migliorare la qualità dell’aria di chi le abita rende il futuro più desiderabile e in questo senso la forte valenza naturalistica dei progetti attuali sta acquisendo connotati nuovi di cui il focus riciclo in questo numero porta una testimonianza concreta e interessante.
Buon Natale!
ADVENT ARCHETYPE
The basic symbolism of the triangle refers to a conifer and the addition of some decorations to the Christmas tree, like those made of plywood by Pietro Arnoldi whose main interest today is to recover ancient woods, save them from abandonment and transform them into works of art.
He cut out the shape of the Christmas fir tree in plywood and painted it to avoid having to resort to real trees or plastic facsimiles. This growing sensitivity to environmental issues is not limited to this period preceding Advent, but is taking root in the contemporary mentality and this is demonstrated by the increasingly widespread protests about the unjustified cutting of trees of a certain age throughout the country, as they recently wrote to me about the apparently unmotivated cutting of a group of mulberry trees in the Vicenza countryside or even about the cutting of a centuries-old tree to decorate St. Peter's Square during Christmas.
According to change.org, despite over 50,000 people having signed against its cutting, the petition launched by the Bearsandothers Association addressed to the Municipality of Ledro and the Governor of the Vatican has remained unheard, as demonstrated by the photo of November 19th and the felling of the tree in Ledro, in the province of Trento, an operation that in its entirety would have cost 60,000 euros. The citizens, freezing under the moonlight, had formed a circle to symbolically protect this ancient, defenseless living being. An image that gives a sense of common feeling. On the international chessboard we are not given to know how this green era, not free from inconsistencies in the imponderable "balance of powers", fits in, but certainly imagining large green lungs, urban forests and soft connections in cities to improve the air quality of those who live there makes the future more desirable and in this sense the strong naturalistic value of current projects is acquiring new connotations of which the recycling focus in this issue bears concrete and interesting testimony.
Merry Christmas!
Archetipo d’Avvento
Genera l’atmosfera immutata di un paesaggio universale la simbologia elementare di un triangolo, archetipo del Natale sua sintesi lessicale
Per tornare ai balocchi e decorare l’Abete con vecchi addobbi carichi di polvere e ricordi.
E fare graffiti sulla piramide d’oggi, provare a foggiare un megafono per gridare: tutto sta per ricominciare!
Il tocco di un pensiero puro e diverrà magia il fascio di luce calda per germogliare.
Un cono soffia polvere di stelle per vestire d’Auguri ciascun focolare e il fuoco ravviva l’arcaica capanna.
LA FILIERA DEL LEGNO OGGI
QUALI PROSPETTIVE PER UNO SVILUPPO DUREVOLE DEL SETTORE? L’APPROVVIGIONARSI DI MATERIA PRIMA, PROVENIENTE IN GRAN PARTE DALL’ESTERO, HA
INDEBOLITO IL COMPARTO DELLA PRIMA TRASFORMAZIONE, ORMAI UNO DEGLI
ANELLI PIÙ DEBOLI DELLA FILIERA, MA LE RISORSE DI PROSSIMITÀ RIMANGONO
PIÙ SICURE E AFFIDABILI DI QUELLE DERIVANTI DA ALTRE CATENE DI APPROVVIGIONAMENTO COME SI COMPRENDE NEI MOMENTI DI NECESSITÀ.
di Corrado Cremonini
L’industria italiana dei prodotti legnosi importa oltre l’80% delle materie prime dall’estero (dati CREA, 2019) nonostante la produzione legnosa delle foreste italiane superi in quantità quella di altri Paesi europei.
Questo è dovuto alla concorrenza del legname importato, reperibile in quantità elevate e a prezzi relativamente bassi.
L’approvvigionarsi di materia prima, proveniente in gran parte dall’estero, ha indebolito il comparto della prima trasforma-
zione, uno degli anelli più deboli della filiera, che risulta fortemente condizionato dalla scarsa e discontinua disponibilità di assortimenti di origine locale, e da un pregiudizio di vecchia data che fatica a valorizzare il nostro legname.
Tuttavia, gli scenari economici sono in evoluzione e nel medio periodo si prospettano crescenti difficoltà nell’acquisto di legno tondo sui mercati internazionali il che obbligherà le imprese nostrane a cercare fonti di approvvigionamento alternative e a rivalutare le risorse interne. Cambiamento che deve essere
visto come un’opportunità di sviluppo per trasformare il tessuto produttivo e sociale di ampi territori a vocazione forestale, con nuove prospettive per gli attori coinvolti e non come una minaccia a un settore già da anni in stato di sofferenza e debolezza. Vi è quindi l’esigenza di uno sforzo congiunto e sistemico al fine di superare le criticità che ancora caratterizzano la scarsa integrazione di filiera, attraverso l’innovazione. Finora infatti gli addetti ai lavori hanno per lo più reagito ai periodi di crisi in modo disorganizzato, individualmente, con una visione strategica limitata del futuro, con il
risultato di non riuscire a innescare economie di scala e portando molte iniziative di sviluppo a esaurire i finanziamenti o a incontrare difficoltà legate al passaggio generazionale. Ma esistono anche esempi virtuosi. Per esempio, la diffusione della certificazione della gestione forestale e della catena di custodia, dell’associazionismo tra proprietari forestali, tra imprese di utilizzazione e di prima trasformazione finalizzato alla realizzazione di piazzali di raccolta e selezione di tondame classificato, o ancora la condivisione di strutture produttive e impianti. Tutti passi che portano verso un’ottimizzazione della catena di fornitura, segnali di cambiamento. Per fare il salto di qualità si deve dunque superare la radicata tendenza a operare secondo una logica di limitate interrelazioni aziendali in quanto la competitività richiede una sempre maggiore integrazione tra le realtà imprenditoriali locali (anche artigiane) finalizzata a incrementare
l’efficienza, anche in termini economici, nella gestione dei processi di approvvigionamento, produttivi e distributivi, anche attraverso l’attivazione di forme di associazionismo imprenditoriale.
A tal proposito, esistono case studies da seguire, finanziati dalle Istituzioni pubbliche di riferimento, per sopperire alla limitata disponibilità e discontinuità di legname lo-
cale, alla scarsità di impianti e attrezzature moderne, alla necessità di un adeguamento normativo per certe destinazioni finali dei prodotti, per promuovere la diversificazione produttiva e nuovi sbocchi di mercato (anche solo di nicchia) per manufatti di qualità, innescando nel contempo una serie di ricadute positive sul territorio inclusi il contrasto all’ab -
bandono delle aree rurali e la creazione di nuove prospettive occupazionali. È bene ricordare che, soprattutto nei periodi emergenziali le risorse di prossimità rimangono più sicure e affidabili di quelle derivanti da altre catene di approvvigionamento.
Sarà dunque strategico attivare quanto detto sopra senza dimenticare che, anche nel settore forestale, la sostenibilità economica, sociale e ambientale è quella che dovrà governare il sistema, sia nel caso delle proprietà boschive sia di iniziative imprenditoriali di carattere privato.
THE WOOD SUPPLY CHAIN TODAY
WHAT ARE THE PROSPECTS FOR SUSTAINABLE DEVELOPMENT OF THE SECTOR: THE PROCUREMENT OF RAW MATERIALS COMING LARGELY FROM ABROAD HAS WEAKENED THE FIRST TRANSFORMATION SECTOR, ONE OF THE WEAKEST LINKS IN THE SUPPLY
CHAIN,
BUT LOCAL RESOURCES RE MAIN SAFER AND MORE RELIABLE THAN THOSE DERIVING FROM OTHER SUPPLY CHAINS.
The Italian wood products industry imports over 80% of raw materials from abroad (CREA data, 2019) despite the fact that the wood production of Italian forests exceeds that of other European countries in quantity. This is due to the competition of imported wood, available in large quantities
and at relatively low prices. The procurement of raw materials coming largely from abroad has weakened the first transformation sector, one of the weakest links in the supply chain, which is strongly conditioned by the poor and discontinuous availability of assortments of local origin, and by a long-standing prejudice that struggles to valorize our wood.
However, economic scenarios are evolving and in the medium term there will be increasing difficulties in purchasing round wood on international markets, which will force local companies to seek alternative sources of supply and to reevaluate internal resources. This change must be seen as a development opportunity to transform the productive and social fabric of large forestry territories, with new prospects for the actors involved and not as a threat to a sector that has been suffering and weak for years. There is therefore a need for a joint and systemic effort in order to overcome the critical issues that still characterize the poor integration of the supply chain, through innovation.
Spazio a cura del gruppo di lavoro di Filiera del Legno della Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF). Coordinatrice della rubrica #Legno e Società Prof.ssa Michela Zanetti, Dip. TESAF - Università degli Studi di Padova, in collaborazione con la Dott.ssa Maddalena Monge in qualità di Responsabile dell'Ufficio Stampa SISEF.
Riprendiamo la rubrica ACCADEMIA & RICERCA (redatta a partire dal numero 376/2022 e proseguita fino al numero 383/2024 insieme alla preziosa collaborazione della Prof.ssa Paola Cetera e del Prof. Giacomo Goli in qualità di Coordinatore del Gruppo di Lavoro Filiera Legno), passando allo scambio con #Legno e Società, una rubrica della SISEF pubblicata sul blog SISEF.org, qui ripubblicata su sua gentile concessione. Ognuno di questi articoli viene riproposto sulla rivista IL LEGNO allo scopo di amplificare i canali divulgativi e quindi contribuire a diffondere la cultura del legno.
Nello scorso numero 386/2024 abbiamo pubblicato "Legno, bosco e boscaioli" a cura del Professore Associato Andrea Laschi, PhD: Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (SAAF), Università di Palermowww.unipa.it
È protagonista di questo numero 387/2024 il Professore Corrado Cremonini, PhD: Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) ULF Selvicoltura, Università di Torino - www.unito.it
L'ITALIA È IL 34° PAESE PIÙ PROSPERO AL MONDO
L'HELLOSAFE PROSPERITY INDEX OFFRE UNA VISIONE ARRICCHITA DELLA PROSPERITÀ GLOBALE DEI PAESI, PRENDENDO IN CONSIDERAZIONE INDICATORI ECONOMICI E SOCIALI CRUCIALI. QUESTA CLASSIFICA È UNO STRUMENTO PREZIOSO PER VIAGGIATORI, INVESTITORI E RICERCATORI CHE DESIDERANO COMPRENDERE LE DIFFERENZE DI PROSPERITÀ TRA I PAESI E SI DISTINGUE PER IL SUO APPROCCIO MULTIDIMENSIONALE.
di Alexandre Desoutter
Per la prima volta nel 2024, HelloSafe è lieta di presentare il suo World Prosperity Index, che ha
classificato 186 Paesi in base a una serie di criteri che includono indicatori di sviluppo economico, sociale e ambientale, con l'obiettivo di andare oltre le classifiche basate
esclusivamente su indicatori di ricchezza lorda come il PIL o il PNL. Il risultato è una classifica originale ed esclusiva che mette in evidenza le sfide dello sviluppo disuguale sul nostro pianeta.
Focus sui 20 Paesi più ricchi del mondo: Lussemburgo, Norvegia e Irlanda sono i primi 3 classificati.
I risultati dell'HelloSafe Prosperity Index mostrano che i primi 20 Paesi più ricchi sono in gran parte dominati da Paesi europei, con il Lussemburgo in testa (86,2), seguito da Norvegia (85,1) e Irlanda (84,7). Questa classifica riflette la forza economica di queste nazioni, unita a punteggi elevati per lo sviluppo umano e l'uguaglianza dei redditi. Il Qatar e Singapore sono gli unici Paesi non europei a figurare tra i primi cinque, a testimonianza delle loro economie dinamiche e delle infrastrutture
Punteggio di prosperità secondo l’indice di prosperità HelloSafe (2024)
Dati non disponibili
Sotto il 30: Paesi con un livello di prosperità molto basso
Tra 30 e 40: Paesi con un basso livello di prosperità
Tra 40 e 50: Paesi con un livello di prosperità intermedio
Tra 50 e 60: Paesi con un livello di prosperità elevato
Oltre 60: Paesi con un livello di prosperità molto alto
avanzate. Gli Stati Uniti e il Canada si posizionano al 18° e al 19° posto, mentre la Francia chiude la top 20 con un punteggio di 60,4, a dimostrazione di un elevato livello di prosperità, anche se inferiore a quello dei Paesi del Nord Europa e di alcune dinamiche economie asiatiche.
Focus sui 20 Paesi più poveri del mondo: i più rappresentati sono i Paesi dell'Africa sub-sahariana.
I 20 Paesi più poveri nell'HelloSafe Prosperity Index riflettono condizioni socio-economiche estremamente difficili, con punteggi molto bassi che vanno dal 10,88 del Mozambico al 17,37 dello Swazi-
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land. Questa classifica è occupata principalmente da Paesi dell'Africa subsahariana, dove le sfide economiche, la povertà e le infrastrutture limitate sono ricorrenti.
La Repubblica Centrafricana, il Madagascar e la Repubblica Democratica del Congo sono tra i Paesi meno prosperi a causa del basso PIL e dell'ISU, nonché del-
l'elevata disuguaglianza di reddito e dei tassi di povertà. Anche lo Yemen e l'Afghanistan rientrano in questo gruppo, caratterizzati da conflitti prolungati e instabilità che ne ostacolano lo sviluppo. Questa situazione evidenzia la necessità di investimenti significativi e di sviluppo per migliorare la prosperità in queste regioni.
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La classifica completa dei Paesi più ricchi d'Europa: l'Italia al 19° posto.
I risultati dell'HelloSafe Prosperity Index a livello europeo mostrano una classifica dominata dai Paesi dell'Europa occidentale e settentrionale, con Lussemburgo (86,20), Norvegia (85,09) e Irlanda (84,72) in testa, a testimonianza di economie solide, elevati standard di vita e una buona distribuzione della ricchezza. I Paesi nordici, tra cui Islanda (77,04) e Danimarca (72,96), confermano la loro prosperità grazie a una combinazione di ricchezza economica e sviluppo umano.
La Francia si colloca al 14° posto con un punteggio di 60,36, che riflette una prosperità solida, anche se più moderata rispetto ai Paesi leader. Al contrario, i Paesi dell'Europa orientale e dei Balcani, come la Moldavia (36,99), la Macedonia (38,46) e l'Albania (38,52), hanno i punteggi più bassi nella classifica europea, evidenziando le significative sfide economiche e sociali che queste regioni devono ancora affrontare.
Questa distribuzione evidenzia il divario tra Europa occidentale e orientale in termini di prosperità complessiva.
La classifica completa dei Paesi più ricchi dell'Africa: Mauritius, Seychelles e Algeria nella top 3. Nell'HelloSafe Prosperity Index, i Paesi africani più ricchi sono Mauritius (41,05), Seychelles (40,77) e Algeria (40,36).
Questi Paesi si distinguono per livelli di prosperità relativamente elevati per il continente, grazie
anche a una maggiore stabilità economica, a un PIL pro capite più elevato e a uno sviluppo umano più avanzato. Seguono la Libia (33,84) e l'Egitto (33,24) che, nonostante le significative sfide socio-economiche, beneficiano di risorse naturali e sviluppi storici che contribuiscono alla loro relativa prosperità.
Nell'Africa orientale, anche il Botswana (27,35) e il Gabon (32,20) ottengono un buon punteggio, grazie a una gestione più stabile delle loro risorse naturali. Questa classifica evidenzia i contrasti tra le economie più stabili del continente e i Paesi con sfide economiche più pronunciate, mostrando una chiara disparità di prosperità tra i Paesi del Nord Africa e alcuni Stati dell'Africa subsahariana.
WHICH ARE THE RICHEST COUNTRIES IN THE WORLD IN 2024?
For the first time in 2024, HelloSafe is pleased to unveil its World Prosperity Index, which has ranked 186 countries according to a set of criteria including economic, social and environmental development indicators, with the aim of going beyond rankings based solely on gross wealth indicators such as GDP or GNP. The result is an original and exclusive classification that highlights the challenges of unequal development on our planet.
Focus on the 20 richest countries in the world: Luxembourg, Norway and Ireland make up the top 3
The results of the HelloSafe Prosperity Index show that the top 20 most prosperous countries are largely dominated by European countries, with Luxembourg in the lead (86.2), followed by Norway (85.1) and Ireland (84.7). This ranking reflects the economic strength of these nations, combined with high scores for human development and income equality. Qatar and Singapore stand out as the only non-European countries in the top five, attesting to their dynamic economies and advanced infrastructures. The United States and Canada rank 18th and 19th, while France closes the top 20 with a score of 60.4, illustrating a high level of prosperity, albeit lower than that of Northern European countries and certain dynamic Asian economies. Focus on the 20 poorest countries in the world: the countries of sub-Saharan Africa are the most represented
The 20 lowest-ranked countries in the HelloSafe Prosperity Index reflect extremely difficult socio-economic conditions, with very low scores ranging from 10.88 for Mozambique to 17.37 for
Swaziland. This ranking is mainly occupied by nations in subSaharan Africa, where economic challenges, poverty and limited infrastructure are recurrent.
The Central African Republic, Madagascar, and the Democratic Republic of Congo are among the least prosperous countries due to their low GDP and HDI, as well as high income inequality and poverty rates. Yemen and Afghanistan also appear in this group, marked by protracted conflicts and instability that are hampering their development. This situation highlights the significant investment and development needs to improve prosperity in these regions.
The full ranking of the world's richest countries: the UK in 24th position
The results of theHelloSafe Prosperity Index highlight a marked distribution of global prosperity levels, dominated by European nations and certain advanced economies on other continents. Luxembourg, Norway and Ireland top the list, with high scores (above 80 points) reflecting their robust economies and social well-being.
The Scandinavian countries and several Western European states are over-represented at the top of the ranking, underlining the importance of strong social policies and economic stability. Outside Europe, Qatar and Singapore also feature in the top 10, illustrating the prosperity of small economies focused on specific sectors such as energy and financial services. Canada, with a score of 63.68 points, is in 19th place, just behind the United States (64.03 points).
The complete ranking of the richest countries in Africa: Mauritius, Seychelles and Algeria in the top 3
In the HelloSafe Prosperity Index, the most prosperous African countries include Mauritius (41.05), Seychelles (40.77) and Algeria (40.36). These countries stand out as having relatively high levels of prosperity for the continent, thanks in part to greater economic stability, higher GDP per capita and more advanced human development. Libya (33.84) and Egypt (33.24) follow, despite significant socio-economic challenges, but benefiting from natural resources and historical developments that contribute to their relative prosperity. In East Africa, Botswana (27.35) and Gabon (32.20) also score well, supported by more stable management of their natural resources. This ranking highlights the contrasts between the continent's most stable economies and countries with more pronounced economic challenges, showing a clear disparity in prosperity between the countries of North Africa and certain sub-Saharan African states.
LA “VISIONE CICLICA” DELLE STAGIONI
CHAOS V-RAY E ANIMA DANNO VITA AL PROGETTO DEL PARCO PUNGILUPO DI PISA, VISUALIZZANDO L’ALTERNARSI DELLE STAGIONI E LA CRESCITA DEGLI ALBERI NEGLI ANNI. OLTRE 100 MILA METRI QUADRATI PER REALIZZARE UN PARCO ACCESSIBILE, SICURO E CONNESSO CHE OFFRA AI CITTADINI SPAZI DI SOCIALIZZAZIONE IMMERSI NELLA NATURA E CONTRIBUISCA ALL’ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI CLIMALTERANTI IN CITTÀ: FORESTA PERIURBANA CHE PREVEDE UNA GESTIONE SOSTENIBILE DELLE ACQUE MELEORICHE.
di Sonia Maritan
Nell’ambito del P.N.R.R. M5-C 2-I
2.3 PiQuA (Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare), il Comune di Pisa si è aggiudicato il progetto PISA
T.H.I.S. “Tolleranza Hospitalità Inclusione Sostenibilità”, che prevede l’intervento di riqualificazione del Parco Pungilupo all’interno di un più ampio piano di rinnovamento urbano. Il progetto nasce con l’obiettivo di riqualificare un’area ai confini della città, formata principalmente da terreni agricoli abbandonati, per realizzare un polmone verde, migliorare la qualità della vita di numerosi cittadini e garantire importanti benefici all’ecosistema Secondo la ricerca “Architects of Chage” condotta da Chaos, specializzata nella tecnologia di visualizzazione 3D, le città sono, infatti, protagoniste di forti trasformazioni per soddisfare la sempre maggiore ricerca di un benessere fisico e mentale da parte dei cittadini.
Secondo circa il 50% degli intervistati, l’inquinamento è una delle principali preoccupazioni per i residenti delle aree urbane e il progetto di riqualificazione del parco Pungilupo nasce proprio con la volontà di ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell’aria. Basandosi sui feedback positivi dei residenti dopo la realizzazione dei parchi Timpanaro e Cisanello, il Comune di Pisa ha avviato a marzo i lavori per il parco Pungilupo, che avranno una durata di
circa 2 anni. Il concept progettuale è basato sulle soluzioni sistemiche integrate della foresta urbana, della città spugna e delle connessioni dolci per far diventare il parco un’area con una forte valenza naturalistica, contribuire all’abbattimento delle emissioni climalteranti in ambito urbano e creare spazi di socializzazione e integrazione per le attuali e future generazioni, che potranno vivere nel tempo il susseguirsi delle stagioni.
Con una superficie di oltre 10 et-
tari, il progetto prevede, infatti, la creazione di un micro paesaggio boschivo urbano che potrà generare nuovi processi ecologici e ambientali atti a favorire la biodiversità. Il parco Pungilupo conterà 1.800 alberi di specie selezionate adatte ai terreni umidi e articolati in boschi compatti, boschi a filare e boschi a filare stradale, oltre a 2.500 erbacee perenni. Il parco avrà anche funzione di laminazione idraulica, consentendo di raccogliere l’acqua piovana in queste vasche per rispondere alle richieste del progetto di riassetto idraulico dei bacini di Pisa Nord Est da parte del Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno per la sicurezza idraulica per i Comuni di Pisa e San Giuliano Terme. Inoltre, queste casse di laminazione idraulica contribuiranno a garantire la presenza di alcune aree umide per attivare processi di rinaturalizzazione con l’obiettivo di generare una possibile popolazione faunistica.
La realizzazione del modello 3D e dei fotoinserimenti del progetto è stato affidato allo Studio Bazzini, che ha adottato la soluzione Chaos V-Ray for Cinema 4D, software di rendering 3D ottimizzato per grandi produzioni e progetti di design fotorealistici, che hanno permesso di ottenere una visualizzazione realistica e dettagliata. Sviluppato per gestire progetti importanti, comprese le scene con enormi quantità di geometrie e migliaia di luci, le funzionalità di rendering della GPU e della CPU permettono di aumentare la velocità e, grazie ai suoi potenti strumenti, è possibile
realizzare ambienti e post-elaborare i rendering senza che applicazioni separate interrompano il processo creativo. Grazie a strumenti smart e potenti capacità di rendering, la combinazione di velocità e controllo creativo di Chaos V-Ray si è dimostrata perfetta per il progetto.
L'utilizzo di Chaos Scattering è stato cruciale per gestire la mole di duplicazioni e ottimizzare il progetto senza compromettere la qualità visiva. Inoltre, Chaos VRay offre possibilità di collaborazione senza precedenti: ad
esempio grazie al plugin Anima è stato possibile realizzare in modo semplice e veloce le animazioni dei personaggi 3D per dar vita al progetto, aumentando ulteriormente la sua capacità di connettersi con le persone, e grazie a Forester è stato possibile creare le animazioni degli alberi nel corso del tempo.
«Chaos V-Ray si è confermato un prezioso alleato, ha permesso di gestire in modo semplice e veloce una quantità estremamente elevata di poligoni, senza rinunciare a qualità visiva e prestazioni.
Inoltre, la possibilità di impostare la finestra di lavoro con le varie curve di livello così come le ombreggiature e le gradazioni di colore ha sicuramente permesso di ottimizzare le operazioni –, ha dichiarato Luca Bazzini –. Grazie a Chaos V-Ray è stato possibile gestire internamente anche l’effetto della luce del sole per aumentare il realismo e la profondità di campo così da ottenere gli shoot che volevo per il video».
La realizzazione del video per la presentazione del progetto ha permesso di comunicare in modo efficace e chiaro il concept. Sfruttando l’approccio della visione ciclica, il video permette di far vivere il progetto, rendendolo più facilmente comprensibile e immaginabile ai residenti. Un vero e proprio viaggio all’interno del parco che ne fa scoprire l’aspetto e le sue evoluzioni nel corso del tempo e delle stagioni.
Dalla sua creazione con un impianto giovane a 4-5 anni e alberi di circa 5/6 metri di altezza ai 20 anni con piante di media grandezza di 10/12 metri per raggiungere i 50 anni con alberature fino a 20/22 metri. Il susseguirsi delle stagioni è ben rappresentato dal foliage delle piante e dal cambiamento dei colori. Inoltre, nel video è stato riprodotto in maniera estremizzata il riempimento delle vasche a laminazione idraulica nel periodo autunnale/invernale,
quando le precipitazioni sono più abbondanti, per renderne ancora più comprensibile la loro funzione. «Oggi le città sono al centro di un profondo processo di trasformazione per affrontare le problematiche che impattano negativamente sul benessere dei cittadini. Secondo la nostra ultima ricerca Architects of Change, che evidenzia le principali criticità delle aree urbane e delinea le caratteristiche imprescindibili per città del futuro più vivibili e sostenibili, l’inquinamento e la qualità dell’aria sono una delle maggiori preoccupazioni per circa il 50% degli intervistati. La riqualificazione del Parco Pungilupo si inserisce perfettamente in quest’ottica di cambiamento, dove l’attenzione all’ambiente diventa un elemento imprescindibile», ha affermato Petr Mitev, VP Product, solutions for designers di Chaos
«Migliorare la qualità di vita delle persone e garantire benefici al-
l’ecosistema sono gli obiettivi principali di questa foresta periurbana che prevede una gestione sostenibile delle acque meteoriche grazie al principio dell’invarianza idraulica con aree di socializzazione con funzione di aree ludiche attrezzate, accessibili, inclusive e connesse», ha aggiunto il progettista Architetto Fabio Daole del Comune di Pisa
THE “CYCLIC VISION” OF THE SEASONS
Chaos V-Ray and Anima bring the Pungilupo park project in Pisa to life, visualizing the alternation of the seasons and the growth of trees over the years.
Over 100 thousand square meters to create an accessible, safe and connected park that offers citizens spaces for socializing immersed in nature and contributes to the reduction of climate-altering emissions in the city.
As part of the P.N.R.R. M5-C 2-I 2.3 PiQuA (National innovative program for the quality of living), the Municipality of Pisa has been awarded the PISA T.H.I.S. project “Tolleranza Hospitalità Inclusione Sostenibilità”, which includes the redevelopment of the Pungilupo Park within a broader urban renewal plan.
The project was born with the aim of redeveloping an area on the edge of the city, mainly made up of abandoned agricultural land, to create a green lung, improve the quality of life of many citizens and guarantee important benefits to the ecosystem. According to the research “Architects of Chage” conducted by
Chaos, specialized in 3D visualization technology, cities are, in fact, protagonists of strong transformations to satisfy the everincreasing search for physical and mental well-being by citizens.
According to approximately 50% of those interviewed, pollution is one of the main concerns for residents of urban areas and the redevelopment project of the Pungilupo park was born precisely with the desire to reduce emissions and improve air quality. Based on the positive feedback from residents after the construction of the Timpanaro and Cisanello parks, the Municipality of Pisa started work on the Pungilupo park in March, which will last approximately 2 years.
The design concept is based on the integrated systemic solutions of the urban forest, the sponge city and the soft connections to make the park an area with a strong naturalistic value, contribute to the reduction of climate-altering emissions in the urban area and create spaces for socialization and integration for current and future generations, who will be able to experience the succession of the seasons over time. With a surface area of over 10 hectares, the project envisages the creation of an urban woodland micro landscape that will be able to generate new ecological and environmental processes aimed at promoting biodiversity.
The Pungilupo park will have 1,800 trees of selected species suitable for humid soils and divided into compact woods, row woods and road row woods, as well as 2,500 perennial herbaceous plants. The park will also have a hydraulic lamination function, allowing rainwater to be collected in these basins to meet the requirements of the hydraulic reorganization project
IDENTIKIT CHAOS
Fondata nel 1997, Chaos è un’azienda specializzata a livello mondiale nelle tecnologie di visualizzazione.
Chaos sta definendo la visualizzazione offrendo strumenti accessibili, semplificando e accelerando i workflow e dando forza alla narrazione visiva per artisti, architetti, designer e altri professionisti creativi.
Il portfolio di tecnologie di visualizzazione di Chaos per l’architettura e il design, i media e l’intrattenimento e l’e-commerce dei prodotti comprende:
● V-Ray, un renderizzatore basato sulla fisica che è stato premiato con un Academy Award e un Engineering Emmy;
of the Pisa Nord Est basins by the Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno for hydraulic safety for the Municipalities of Pisa and San Giuliano Terme.
Furthermore, these hydraulic lamination basins will help ensure the presence of some wetlands to activate renaturalization processes with the aim of generating a possible wildlife population.
The creation of the 3D model and photo-insertions of the project was entrusted to Studio Bazzini, which adopted the Chaos V-Ray for Cinema 4D solution, 3D rendering software optimized for large productions and photorealistic design projects, which allowed for a realistic and detailed visualization.
The creation of the video for the presentation of the project allowed the concept to be communicated effectively and clearly. Using the cyclical vision approach, the video allows the project to be brought to life, making it more easily understandable and imaginable for residents.
A real journey inside the park that allows you to discover its appearance and its evolution over time and the seasons. From its creation with a young plant at 4-5 years old and trees of about 5/6 meters in height to 20 years old with medium-sized plants of 10/12 meters to reach 50 years old with trees up to 20/22 meters.
The succession of the seasons is well represented by the foliage of the plants and the change of colors. Furthermore, the video has been reproduced in an extreme way the filling of the hydraulic lamination tanks in the autumn/winter period, when rainfall is more abundant, to make their function even more understandable.
● Enscape, un plugin per il rendering in tempo reale e la realtà virtuale di alta qualità;
● Corona, un motore di rendering fotorealistico ad alte prestazioni;
● Cylindo, una piattaforma di visualizzazione di prodotti di arredamento in 3D per l’e-commerce;
● Anima, un software di animazione 3D/4D per aggiungere persone e folle realistiche alle visualizzazioni.
Con sede centrale a Karlsruhe, in Germania, Chaos ha quasi 800 dipendenti e uffici in 11 città del mondo. Per ulteriori informazioni, visitare i siti chaos.com, chaos-enscape.com, chaos-cylindo.com, chaos-corona.com e axyz-design.com
UN'INIZIATIVA A TUTELA DEL COMPENSATO LEGALE
LA EUROPEAN PANEL FEDERATION (EPF) HA CO-OSPITATO CON SUCCESSO IL WEBINAR "APPROVVIGIONAMENTO RESPONSABILE: RISCHI E CONSEGUENZE DELL'ACQUISTO DI COMPENSATO SANZIONATO DA RUSSIA E BIELORUSSIA". L'EVENTO HA ATTIRATO UN FORTE PUBBLICO INTERNAZIONALE, CONTANDO 366 PARTECIPANTI ONLINE DA OLTRE TRENTA PAESI. HA FORNITO AI SUOI PARTECIPANTI ATTIVI APPROFONDIMENTI MIRATI ALLE ATTUALI SFIDE CHE L'INDUSTRIA DEL COMPENSATO STA AFFRONTANDO, IN PARTICOLARE ALLA LUCE DELLE SANZIONI IN CORSO SUI PRODOTTI IN LEGNO RUSSI E BIELORUSSI.
di Pietro Ferrari
La sfida dell'illegalità e l'approvvigionamento responsabile sono stati i temi cruciali trattati durante il webinar dello scorso 10 settembre di cui riportiamo una sintesi dei principali concetti espressi.
L’incontro, che ha attirato un vasto pubblico (366 partecipanti online, oltre 400 registrazioni) proveniente da oltre 30 Paesi, mirava a stabilire un primo passo verso ulteriori sessioni locali per Paese organizzate dalle associazioni locali di lavorazione del compensato/legname/legno.
STATO ATTUALE
DELLE IMPORTAZIONI
ILLEGALI DI COMPENSATO
Mārtiņš Lācis di Latvijas Finieris, membro del consiglio direttivo dell'EPF e presidente del gruppo prodotti compensato dell'EPF, ha presentato un'analisi dettagliata e ricca di dati sulle importazioni illegali di compensato di Betulla che
stanno sconvolgendo il mercato europeo. Da quando sono state imposte le sanzioni ai prodotti in legno russi e bielorussi, le importazioni illecite hanno conquistato il 19% del mercato dell'UE e del Regno Unito nel 2023. Ha osservato che, sebbene le sanzioni dell'Unione Europea abbiano bloccato le importazioni dirette da questi Paesi, volumi significativi di compensato russo continuano a
entrare nell'UE attraverso Paesi come il Kazakistan, la Turchia e la Cina.
I dati sorprendenti relativi alle cifre presentati da Mārtiņš Lācis includevano:
Nel 2023, il 19% del mercato del compensato era costituito da importazioni illecite, che rappresentavano 175 milioni di euro di fatturato, la maggior parte dei quali è andata in Russia.
Analisi e ricerche di mercato mostrano che la quota di compensato di Betulla di dubbia origine è scesa al 16% nel 2024, il che rimane un dato significativo. L'impatto negativo sui produttori europei, che indica un calo del 5% nella produzione europea di compensato di Betulla nel primo trimestre del 2024, che si aggiunge al calo del 4% nel 2023, potrebbe tradursi in posti di lavoro persi nell'UE. Inoltre, le sanzioni hanno alterato i flussi commerciali globali con la Cina che è diventata il principale esportatore di compensato di Be-
tulla nell'UE, mentre si rifornisce di una quantità significativa di materie prime dalla Russia. "I prezzi più bassi del compensato illecito danno ad alcune aziende europee un vantaggio improprio, portando a una concorrenza sleale e a ulteriori danni alle aziende rispettose della legge", ha sottolineato l'oratore che ha spiegato come le aziende che non rispettano queste normative affrontino rischi significativi, tra cui multe e divieti commerciali.
Sono poi state evidenziate diverse normative chiave: Sanzioni UE (regolamento del Consiglio 2022/576 e 2024/1745) che proibiscono l'importazione, l'acquisto o il trasferimento di prodotti in legno provenienti da Russia o Bielorussia. Le normative proibiscono anche qualsiasi pratica di elusione, in base alla quale i prodotti vengono instradati attraverso Paesi terzi come il Kazakistan e la Turchia per mascherarne l'origine. Regolamento dell'Unione Europea sul legname (EUTR): questo regolamento richiede agli operatori di implementare rigorosi sistemi di due diligence per garantire che il legname raccolto illegalmente non entri nel mercato dell'UE. Nel suo intervento successivo Yuri Rudyuk, partner presso Van Bael & Bellis ha spiegato che la sospensione dei sistemi di certificazione FSC e PEFC in Russia e Bielorussia rende quasi impossibile verificare legalmente l'origine del legname proveniente da queste regioni.
Casi di studio che illustrano l'applicazione di queste leggi, tra cui:
Indagine anti-elusione: l'indagine della Commissione Europea sulle importazioni dal Kazakistan e dalla Turchia ha evidenziato che le aziende di questi Paesi stavano eludendo le misure applicabili nell'UE sul compensato di origine russa. L'indagine ha portato all'imposizione di un dazio del 15,8% su tutte le importazioni di compensato da queste regioni.
Caso del tribunale distrettuale di Rotterdam: il tribunale si è pronunciato contro l'azienda olandese per non aver fornito le prove necessarie sull'effettiva origine del suo compensato di Betulla, portando alla risoluzione dei suoi contratti da parte degli acquirenti. Applicazione lettone dell'EUTR: il servizio forestale nazionale lettone ha multato un'azienda locale di 10.000 euro e ha imposto un divieto di commercio di un anno per
inosservanza degli standard di due diligence dell'EUTR.
Raid del procuratore di Danzica in Polonia: in un'importante azione di controllo, le autorità polacche hanno fatto irruzione all’interno della struttura aziendale di un grande commerciante di compensato, sequestrando materiali sospettati di essere stati reperiti in violazione delle sanzioni applicabili. Questi esempi sottolineano l'aumento dell'applicazione e delle severe sanzioni per le aziende che non rispettano le direttive dell'UE e le normative sul legname, rendendo essenziale una rigorosa conformità e trasparenza nell'approvvigionamento.
SOLUZIONI INNOVATIVE PER LA VERIFICA
DEL
LEGNAME
Il dottor Victor Deklerck, direttore scientifico di World Forest ID, ha introdotto i più recenti metodi scientifici per la verifica del legname, presentando l'analisi del rapporto isotopico stabile (SIRA) e l'analisi degli oligoelementi. Entrambi i metodi consentono agli scienziati di determinare con precisione l'origine geografica del legno.
Il webinar ha trasmesso informazioni importanti creando coinvolgimento, fornendo uno scopo e compiendo i primi passi verso gli scambi locali del rapporto isotopico stabile SIRA che funziona analizzando la firma isotopica dei materiali organici all'interno del legno e che riflette le condizioni ambientali specifiche (come precipitazioni, temperatura e composizione del suolo) in cui è cresciuto
l'albero.
L'analisi degli oligoelementi misura la presenza di elementi chimici assorbiti dall'albero, fornendo un'impronta digitale unica che aiuta a tracciare l'origine del legno. La cooperazione di World Forest ID con Agroisolab Gmbh, un laboratorio specializzato in test isotopici e di oligoelementi, consente il riferimento incrociato di campioni di legname con l'ampio database di World Forest ID, offrendo un modo affidabile per verificare l'au-
tenticità delle origini del legname. Uno sviluppo cruciale nella verifica del legname è stata l'integrazione di modelli basati sull'intelligenza artificiale che aiutano a identificare discrepanze nelle dichiarazioni di origine analizzando i modelli commerciali e i dati doganali, identificando potenziali rischi di frode e disboscamento illegale.
Una storia di successo significativa ha coinvolto il rilevamento di 261 tonnellate di legname russo in Belgio, ottenuto incrociando i dati
isotopici con il database di World Forest ID.
Questo caso ha dimostrato il potente impatto della combinazione di scienza all'avanguardia con analisi assistite dall'intelligenza artificiale per far rispettare le direttive dell'UE e prevenire il riciclaggio di legname da territori in conflitto attraverso Paesi intermediari.
THE CHALLENGE OF ILLEGALITY AND RESPONSIBLE SOURCING
The European Panel Federation (EPF) successfully co-hosted the Webinar ‘Responsible Sourcing: Risks and Consequences of Purchasing Sanctioned Plywood from Russia and Belarus’. The event attracted a strong international audience, counting 366 online participants from more than 30 countries. It provided its active participants with in-depth insights into the current challenges the plywood industry is currently facing, particularly in light of ongoing sanctions on Russian and Belarusian wood products. Current State of Illegal Plywood Imports - Mārtiņš Lācis of Latvijas Finieris, EPF Managing Board Member and Chair of the EPF Plywood Product Group, presented a detailed and data-rich analysis of the illegal birch plywood imports disrupting the European market. Since sanctions were imposed on Russian and Belarusian wood products, illicit imports have captured 19% of the EU and UK market in 2023. He noted that although the European Union’s sanctions halted direct imports from these countries, significant volumes of Russian plywood are still entering the EU through countries like Kazakhstan, Türkiye, and China.
Striking figure-related data presented by Mārtiņš Lācis included: In 2023, 19% of the plywood market consisted of illicit imports, which accounted for 175 million euros in turnover, most of which went to Russia. Analysis and market research show that share of birch plywood with doubtful origin dropped to 16% in 2024 – which remains significant. The negative impact on European producers, pointing to a 5% drop in European birch plywood production in Q1 2024 what comes on top of 4% drop in 2023 may end up in lost work places in EU. Furthermore, the sanctions have altered global trade flows, with China becoming the major exporter of birch plywood to the EU, while sourcing a significant amount of raw materials from Russia. ‘Lower prices of illicit plywood give some European companies an unfair advantage, leading to unfair competition and further damage to law-abiding businesses’, the speaker emphasised. He explained how companies failing to comply with these regulations face significant risks, including fines and trade bans. Several key regulations were highlighted: EU Sanctions (Council Regulation 2022/576 and 2024/1745): These prohibit the import, purchase, or transfer of wood products originating from Russia or Belarus. The regulations also forbid any circumvention practices, whereby products are routed through third countries like Kazakhstan and Türkiye to disguise their origin.
European Union Timber Regulation (EUTR): This regulation requires operators to implement rigorous due diligence systems to ensure that illegally harvested timber does not enter the EU market. Rudyuk explained that the suspension of FSC and PEFC certification systems in Russia and Belarus makes it nearly impossible to legally verify the origin of timber from these regions. Case studies illustrating enforcement of these laws - Anti-Circumvention Investigation: The European Commission’s investigation into imports from Kazakhstan and Türkiye found that companies in these countries were circumventing the measures applicable in the EU on the Russian-origin plywood. The investigation resulted in the imposition of a 15.8% duty on all plywood imports from these regions. Rotterdam District Court Case: The court ruled against the Dutch company for failing to provide the necessary proof on the actual origin of its birch plywood, leading to the termination of its contracts by buyers. Latvian Enforcement of EUTR: Latvia’s National Forest Service fined a local company 10,000 euros and imposed a one-year trade ban for non-compliance with EUTR due diligence standards. Poland’s Gdańsk Prosecutor Raid: In a major enforcement action, Polish authorities raided a large plywood trader, seizing materials suspected of being sourced in violation of the applicable sanctions.
These examples underscore the increasing enforcement and severe penalties for companies that fail to meet EU sanctions and timber regulations, making strict compliance and transparency in sourcing essential.
Innovative Solutions for Timber Verification - Dr. Victor Deklerck, Director of Science at World Forest ID, introduced the latest scientific methods for timber verification, presenting Stable Isotope Ratio Analysis (SIRA) and trace element analysis. Both methods allow scientists to precisely determine the geographic origin of wood.
About the Webinar: Engagement, Purpose and first steps towards local Exchanges - SIRA works by analysing the isotopic signature of organic materials within the wood, which reflects the specific environmental conditions (such as rainfall, temperature, and soil composition) where the tree grew. Trace element analysis measures the presence of chemical elements absorbed by the tree, providing a unique „fingerprint” that helps in tracing the wood’s origin. World Forest ID’s cooperation with Agroisolab Gmbh, a laboratory specialising in isotopic and trace element testing allows the cross-referencing of timber samples with World Forest ID’s vast database, offering a reliable way to verify the authenticity of timber origins. A crucial development in timber verification has been the integration of AI-driven models that assist in identifying discrepancies in origin claims by analysing trade patterns and customs data, identifying potential risks of fraud and illegal logging.
One significant success story involved the detection of 261 tonnes of Russian timber in Belgium, achieved by cross-referencing isotopic data with World Forest ID’s database. This case demonstrated the powerful impact of combining cutting-edge science with AI-assisted analysis to enforce EU sanctions and prevent the laundering of conflict timber through intermediary countries. The webinar, attracting a wide audience (366 online participants, more than 400 registrations) coming from more than 30 countries, aimed at establishing a first step to further local country-wise sessions organised by local Plywood/Timber/Wood Processing Associations.
INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ NELL’UTILIZZO DEL LEGNO
GRUPPO FLORIAN CON SEDE PRINCIPALE A RIESE PIO X, IN PROVINCIA DI TREVISO, GESTISCE LA FILIERA COMPLETA DEL LEGNO, CONTROLLANDO L’INTERO PROCESSO PRODUTTIVO, DALLA FORESTA AL PRODOTTO FINITO, GARANTENDO LA MASSIMA QUALITÀ E IL MINIMO SPRECO DI RISORSE. CON OLTRE 60 ANNI DI ATTIVITÀ, È ALTAMENTE QUALIFICATA NEL MERCATO DEL LEGNO E COMPRENDE SOCIETÀ SPECIALIZZATE IN ITALIA E IN EUROPA.
di Viola Nardi
L'attenzione all’ambiente è nel DNA di Florian, che si impegna per uno sviluppo sostenibile in ogni fase del ciclo produttivo, dall’approvvigionamento in aree controllate all’uso di energia rinnovabile. Ogni tronco viene selezionato con cura e trasformato in una gamma di prodotti, minimizzando gli sprechi.
La lavorazione inizia con i segati, disponibili in varie specie legnose, qualità e dimensioni, rendendoli versatili per diverse applicazioni. Grazie a un’accurata essiccazione, viene garantita un’umidità adeguata a ogni specifica applicazione. Tra i prodotti più richiesti figurano tavole, lamelle ed elementi.
Florian si specializza anche nella produzione di profili lamellari e travi. Il legno viene accuratamente selezionato dando vita a prodotti come il FLO.LAM OAK, una trave lamellare in Rovere composta da lamelle giuntate a pettine, ideale per edilizia residenziale di prestigio.
Un prodotto che contribuisce a preservare il ciclo naturale delle foreste e a incrementare la resilienza e la resistenza, fattori fondamentali nella mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Florian prosegue nella trasformazione del legno con pavimenti dal design elegante e resistente. Grazie alla qualità dei materiali e alla lavorazione attenta, riflettono un impegno verso la sostenibilità e l'ottimizzazione delle risorse. Family® è un esempio di questa filosofia: un pavimento naturale, altamente performante che contribuisce al benessere e all’ambiente. Il processo di produzione è a zero emissioni e utilizza energia pulita. L’ultimo, importante passaggio della filiera integrata a “0 scarti” di Florian è la linea Woody Fire. Biocombustibili in legno ottenuti da materie prime costituite da specie legnose di latifoglia, come tronchi, refile e segatura e include pellet, briketts, sticks e legna da ardere.
Florian è impegnato nella produzione di energia rinnovabile tramite impianti a biomassa per il calore nei cicli di evaporazione, essiccazione e termo trattamento. Queste tecnologie verdi posizionano Florian come leader nella sostenibilità, dimostrando che innovazione e rispetto per l’ambiente possono coesistere.
INNOVATION AND SUSTAINABILITY IN WOOD USE
FLORIAN GROUP WITH HEADQUARTERS IN RIESE PIO X, CLOSE TO TRE-
VISO, MANAGES A COMPLETE WOOD CHAIN, CONTROLLING THE ENTIRE PRODUCTION PROCESS, FROM THE FOREST TO THE FINISHED PRODUCT, GUARANTEEING MAXIMUM QUALITY AND MINIMUM WASTE OF RESOURCES. WITH OVER 60 YEARS OF ACTIVITY, IT IS LEADER IN THE WOOD MARKET AND INCLUDES SPECIALIZED COMPANIES IN ITALY AND EUROPE.
The focus on the environment is on Florian’s DNA, which is committed to sustainable development at every stage of the wood production cycle, from the procurement of the raw material in controlled areas to using renewable energy. Each log is selected and processed into a range of products, minimizing waste.
The processing begins with sawn timber, available in a variety of essences,
qualities and sizes, making them versatile for different applications. Thanks to a thorough drying, a suitable humidity is guaranteed for each specific application. The most popular products include boards, slats and elements. Florian also specialises in the production of laminated profiles and beams. The Wood is carefully selected to create products such as FLO.LAM OAK, an oak laminated beam made of comb-jointed lamellas, ideal for prestigious residential construction. A product that helps to preserve the natural cycle of forests and increase resilience and resistance, which are key factors in mitigating the effects of climate change.
Florian continues the transformation of wood with floors with an elegant and durable design. Thanks to the quality of materials and careful processing, they reflect a commitment to sustainability and resource optimization. Family® is an example of this philosophy: a natural, high-performance floor that contributes to well-being and the environment. The production process is zero-emission and uses clean energy. The last, important step of the integrated "0 waste" chain by Florian is the Woody Fire line . Wood biofuels made from raw materials consisting of hardwood species such as logs, refile and sawdust and includes pellets, briketts, sticks and firewood.
Florian is engaged in the production of renewable energy through biomass systems to generate heat for the steaming, drying and thermal treatment cycles. These green technologies collocate Florian as a leader in sustainability, demonstrating that innovation and respect for the environment can coexist.
LA DECORTICA SECONDO LA NATURA “CHE CAMBIA”
LA PIANIFICAZIONE DELLA FILIERA DELLA QUERCIA DA SUGHERO RISPONDE AL CAMBIAMENTO CLIMATICO PER ASSICURARE CHE L'OPERAZIONE DI RIMOZIONE DELLA CORTECCIA AVVENGA NELLE CONDIZIONI IDEALI: PER QUESTO MOTIVO LA DECORTICA È STATA ANTICIPATA A MAGGIO PER IL BENESSERE DELLE PIANTE.
di Lorella Casagrande
Il momento più atteso dell'anno nella filiera del produttore di sughero Amorim è la decortica: nelle foreste di Quercia da sughero (Quercus suber) dell'Alentejo, luogo incontaminato del Portogallo, la decortica, ovvero la delicata operazione di rimozione della corteccia dalla Quercia, quest’anno viene anticipata a causa del cambiamento climatico. L'attività si trova a fare i conti con una precoce produzione della linfa tra corteccia e tronco: questa rappresenta la condizione ideale per il di-
stacco senza traumi alla pianta, pertanto, tutta la filiera aziendale si adegua e avvia fin dall'inizio del mese di maggio le operazioni. Il ciclo del tappo di sughero prende vita, quindi, con questo processo che ancora oggi viene svolto per la maggior parte a mano da squadre di decorticatori locali, che si tramandano un sapere artigiano di generazione in generazione, mantenendo in vita quella che, a oggi, è l'attività artigianale più remunerata al mondo, proprio per via dell'alta specializzazione richiesta e per la poca disponibilità di personale qualificato. In loro supporto Amorim ha brevettato una mac-
china per agevolare e velocizzare l’operazione di raccolta del sughero, composta da una sega circolare intelligente che capisce lo spessore della corteccia ed esegue un taglio preciso e veloce. La dedizione dei decorticatori è totale: si avvalgono di una piccola accetta, fanno leva con un apposito manico e distaccano il sughero. Compiono un lavoro certosino perché ogni ferita più profonda del necessario inferta alla pianta potrebbe causarle danni, la morte anche, di sicuro l’improduttività. La particolarità di questo ruolo sta anche in una forma di attenzione contro la desertificazione sociale, che altrimenti affliggerebbe queste zone, così lontane da territori in cui l’industrializzazione o l’urbanizzazione sono più rilevanti. La decortica ha anche una valenza per la pianta stessa, equivale alla tosatura di una pecora, perché le permette di non accumulare sughero all'esterno e quindi di evitare l’effetto isolante e di rigenerarsi ciclicamente, in modo più equilibrato. A contrasto della desertificazione climatica, inoltre, in un’epoca in cui gli alberi faticano a trovare letteralmente “ter-
reno fertile” per una crescita spontanea, situazione tipica delle sugherete, Amorim sta piantando 400mila Querce da sughero per arrivare, tra il 2022 e il 2030 a 1.500.000 nuovi alberi. Ha inoltre acquistato nuovi ettari di foreste storiche per tutelarle e già da diversi anni, con un innovativo sistema di irrigazione goccia a goccia, assicura una crescita più sana e rapida alle Querce. Un rimboschimento rapido, a ottimizzazione anche della risorsa idrica, sempre più a rischio, senza considerare la piantumazione aggiuntiva portata avanti negli anni, a popolare oltre 8mila ettari di terreno. Infine, Amorim è anche precursore di un progetto di recupero del 95% delle ghiande che oggi vengono perse, per farne farine gluten free, ideali per diverse tipologie di diete. Con un avvio di filiera così attento e sostenibile, la tecnologia e la scienza, poi, non possono che migliorare ulteriormente il sughero, vero e proprio dono della Natura messo al servizio della produzione umana.
CORK OAK SUPPLY CHAIN PLANNING RESPONDS TO CLIMATE CHANGE
The most important moment of the year in the Amorim cork production supply chain has already arrived in May: in the cork oak (quercus suberlat.) forests of Alentejo, an uncontaminated place in Portugal, the debarking, or the delicate operation of removing the bark from the oak, is brought forward due to climate change.
The activity has to deal with an early production of sap between the bark and the trunk: this represents the ideal condition for detachment without trauma to the plant, therefore, the entire company supply chain adapts and begins operations from the beginning of May. The cork stopper cycle begins, therefore, with this process that is still carried out mostly by hand by teams of local decorticators, who pass down artisan knowledge from generation to generation, keeping alive what is currently the most remunerated artisan activity in the world, precisely because of the high specialization required and the limited availability of qualified personnel. In their support, Amorim has patented a machine to facilitate and speed up the cork harvesting operation, consisting of an intelligent circular saw that understands the thickness of the bark and performs a precise and fast cut. The decorticators' dedication is total: they use a small axe, leverage with a special handle and detach the cork. They carry out a meticulous job because any wound deeper than necessary inflicted on the plant could cause damage, even death, and certainly unproductivity.
The peculiarity of this role also lies in a form of attention against social desertification, which would otherwise afflict these areas, so far from territories where industrialization or urbanization are more relevant.
The decortication also has a value for the plant itself, equivalent to shearing a sheep, because it allows it not to accumulate cork on the outside and therefore to avoid the insulating effect and to regenerate cyclically, in a more balanced way. In contrast to climatic desertification, moreover, in an era in which trees literally struggle to find "fertile ground" for spontaneous growth, a typical situation of cork oak forests, Amorim is planting 400 thousand cork oaks to reach, between 2022 and 2025, 1,500 thousand new trees. It
IDENTIKIT GRUPPO AMORIM
has also purchased new hectares of historic forests to protect them and for several years now, with an innovative drip irrigation system, has ensured healthier and faster growth for the oaks. A rapid reforestation, also optimizing water resources, increasingly at risk, without considering the additional planting carried out over the years, to populate over 8 thousand hectares of land. Finally, Amorim is also a forerunner of a project to recover 95 percent of the acorns that are lost today, to make gluten-free flours, ideal for different types of diets. With such a careful and sustainable start to the supply chain, technology and science, then, can only further improve cork, a true gift of Nature put at the service of human production.
Il Gruppo Amorim è la prima azienda al mondo nella produzione di tappi in sughero, in grado di coprire da sola nel 2023 il 45% del mercato mondiale di questo comparto e il 28% del mercato globale di chiusure per vino; conta un totale di 56 filiali di cui 22 distribuite nei principali Paesi produttori di vino. Il Gruppo Amorim esporta in più di 100 Paesi e ha le sue aziende in 28 Paesi nei cinque continenti.
IDENTIKIT AMORIM CORK ITALIA
Amorim Cork Italia, con sede a Conegliano (Treviso), filiale italiana del Gruppo Amorim, si è confermata nel 2023 azienda leader del mercato del Paese secondo quanto dichiara la stessa. Con i suoi 75 dipendenti, nel 2023 ha registrato oltre 633 milioni di tappi venduti per un fatturato di 77 milioni di euro, pari al +2,5% rispetto all'anno precedente. La leadership di Amorim è dovuta a una solida rete tecnico-commerciale distribuita su tutto il territorio della penisola, a un efficace servizio di assistenza pre e post vendita ma anche al fatto di essere all’avanguardia nei suoi sistemi produttivi e gestionali e soprattutto nel suo reparto Ricerca&Sviluppo, al quale si associa una spiccata sensibilità per la tutela dell’ambiente e in particolare per la salvaguardia delle foreste da sughero. Accento vigoroso anche quello sulle risorse umane, con una serie di iniziative di work-life balance per una migliore armonia tra vita personale e lavorativa della grande famiglia Amorim. Tra gli ultimi grandi traguardi raggiunti, infine, il compimento perfetto dell'economia circolare grazie alla linea SUBER, arredo di design nato dalla granina dei tappi raccolti dalle onlus del progetto ETICO (di Amorim stessa) e riciclati. Un'opera di sostenibilità divenuta anche culturale grazie alla Mostra "SUG_HERO - Metaforme - Le mille vite di uno straordinario dono della natura, il sughero", esposizione nata per valorizzare e testimoniare i valori che animano l’azienda.
LA CIRCOLARITÀ DEL PALLET
RELICYC AMPLIA LE SUE COLLABORAZIONI E PUNTA SULLA GRANDE DISTRIBUZIONE PER IL RITORNO DI PALLET DA RICICLARE: DAI PALLET IN LEGNO RIGENERATI AI LOGYPAL, IL PALLET REALIZZATO CON PLASTICA 100% RICICLATA IN LINEA CON L'OBIETTIVO DELLA CARBON NEUTRALITY.
di Mariachiara Peron
Quello dei pallet è da sempre un mercato variegato e frammentato in cui primeggiano alcuni grandi leader del settore, affiancati da realtà imprenditoriali di dimensioni più ridotte che riescono a farsi strada con una produzione in costante aumento. Food, beverage e retail i tre principali macrosistemi coinvolti nell’utilizzo del pallet. Ecco allora che, laddove la riduzione degli sprechi, lo sviluppo di tecnologie più efficienti e il riciclo dimostrano di essere le parole d’ordine per un futuro più a misura di pianeta, Relicyc – realtà attiva nel riciclo delle materie plastiche e del legno, nella
produzione e nel recupero di imballaggi alimentari industriali, che ha fatto da sempre della sostenibilità il suo punto di partenza e valore distintivo –, inaugura il nuovo anno proseguendo la sua crescente collaborazione con nuove aziende.
Apripista in tal senso, ça va sans dire, risulta essere la GDO dal momento che, per specifici prodotti come quelli alimentari o farmaceutici e per particolari situazioni di trasporto e stoccaggio, i requisiti normativi e le esigenze di carattere igienico rendono fondamentale la scelta del pallet più idoneo.
Nella grande distribuzione, i pallet sono utilizzati per lo stoccaggio e la movimentazione dei
beni di consumo. Questi imballaggi, a fine utilizzo, possono essere considerati rifiuti ingombranti e difficili da trattare, con conseguenze negative per l’ambiente e per l’economia. Per questo Relicyc, attraverso il ritorno di pallet da riciclare, offre alle grandi catene una soluzione innovativa e sostenibile, generando un circolo virtuoso che fa bene all’ambiente e riduce i costi, perché il sistema di recupero dei pallet in legno di Relicyc limita gli sprechi di materiale post-consumo.
Grazie all'accurato processo di ripristino e all'esperienza del personale, l'azienda assicura alti standard qualitativi, contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente. Al contempo, il cliente può partecipare attivamente al processo di riciclo e diventare un vero e proprio partner, fornendo lui stesso la materia prima con la quale poi verranno realizzati i suoi prodotti. In questo modo viene incentivata la circolarità dei materiali, creando una relazione win-win tra azienda e clienti, che potranno così ottimizzare i costi di smaltimento degli imballaggi plastici a fine utilizzo e ottenere un
guadagno aggiuntivo proporzionale al quantitativo di plastica conferito.
Relicyc, infatti, preleva i materiali presso le sedi delle aziende partner – ottimizzando in modo significativo il dispendio energetico, con una notevole riduzione delle emissioni di anidride carbonica –li trasporta presso le proprie sedi per le operazioni di riciclo e trasformazione in pallet o in cestini o carrelli per la spesa, nuovamente riciclabili al 100%.
Un’importante stretta di mano, quella tra Relicyc e il mondo della GDO, per una gestione circolare dei pallet, in grado di trasformare un rifiuto in una risorsa, e per una transizione verso un modello energetico più pulito e sostenibile.
«Il nostro Sistema Impresa presuppone la collaborazione attiva con altre aziende, condividendone idee e progetti – spiega Alessandro Minuzzo, CEO di Relicyc – il nostro, infatti, non è un semplice rapporto cliente-fornitore: ci poniamo piuttosto come vero e proprio partner per una sostenibilità misurabile e certificata, capace di creare nuovi pallet in plastica (e altri prodotti) a misura di singola esigenza. Sul pallet in plastica in Italia abbiamo inoltre l’unica filiera completa, l’unico EPD, l’unica materia prima seconda tracciata digitalmente tramite blockchain per l’intera filiera di raccolta e lavorazione e siamo pronti per il livello 5, quello relativo al prodotto finito, qualunque esso sia».
In ottica di favorire l’arricchimento della collaborazione, Relicyc promuove inoltre frequenti visite ai propri clienti e fornitori e li accoglie
presso la propria sede per far apprezzare loro il concreto contributo alla filiera.
Gli incontri sono l’occasione per conoscere meglio l’iter del riciclo, acquisire informazioni tecniche e di utilizzo dei pallet, condividere nuove esigenze di prodotto e avviare o ampliare le opportunità di collaborazione.
L’ampia offerta di Relicyc persegue l’ambizioso obiettivo di rispondere a qualunque esigenza: da una parte, la raccolta dei pallet in legno a fine utilizzo, la loro riparazione e la nuova immissione sul mercato come pallet in legno rigenerati; dall’altra, il recupero di materiale plastico da cassette e pallet e la sua trasformazione in Logypal, il pallet realizzato con plastica 100% riciclata.
Snodo centrale in questo processo anche la collaborazione con Certified Recycled Plastic®, il programma tecnologico che traccia in maniera immutabile e verificabile le risorse plastiche lungo l’intera filiera del riciclo. Punto di forza è infatti la tecnologia Blockchain, che permette di raccogliere le informazioni relative ai materiali lotto per lotto attraverso QR code univoci assegnati a ciascuno lotto di pallet. Grazie a questo, Relicyc
Chi è Relicyc
offre all’utilizzatore la possibilità di verificare in qualsiasi momento ciclo di vita, qualità, caratteristiche, conformità normativa e impatto ambientale dei prodotti. Ecco allora che, grazie alla lungimirante vision di Relicyc, pallet nuovo e vecchio diventano un unico prodotto, secondo una perfetta circolarità che lo rende uno strumento strategico per la sostenibilità economica e ambientale risparmiando denaro e limitando la CO2, coerentemente con il costante obiettivo della carbon neutrality
THE CIRCULARITY OF THE PALLET
RELICYC EXPANDS ITS COLLABORATIONS AND FOCUSES ON LARGE-SCALE DISTRIBUTION FOR THE RETURN OF PALLETS TO BE RECYCLED: FROM REGENERATED WOODEN PALLETS TO LOGYPAL, THE PALLET MADE WITH 100% RECYCLED PLASTIC IN LINE WITH THE GOAL OF CARBON NEUTRALITY.
The pallet market has always been a varied and fragmented one in which some large leaders in the sector excel, supported by smaller entrepreneurial
Con oltre 40 anni di esperienza nel settore, Relicyc rappresenta una realtà attiva nel riciclo delle materie plastiche e legno e ha alle spalle una lunga storia nella gestione completa del materiale da pallet a ne utilizzo, dal suo recupero alla reintroduzione nel mercato, garantendo alti standard produttivi, elevata qualità e un servizio ineccepibile grazie a un'organizzazione solida, essibile e in continua evoluzione. Proponendo sia legno sia plastica, permette di avere un'offerta completa, e altamente professionale. L'impostazione agile e innovativa consente di rispondere velocemente ai cambiamenti del mercato e di af ancare l'evoluzione delle aziende.
entities that manage to make their way with constantly increasing production. Food, beverage and retail are the three main macro-systems involved in the use of the pallet. Here then, where the reduction of waste, the development of more efficient technologies and recycling prove to be the watchwords for a more planet-friendly future, Relicyc ‒ a company active in the recycling of plastic materials and wood, in the production and recovery of industrial food packaging, which has always made sustainability its starting point and distinctive value ‒, inaugurates the new year by continuing its growing collaboration with new companies. In this sense, it goes without saying, the GDO is a trailblazer since, for specific products such as food or pharmaceuticals and for particular transport and storage situations, regulatory requirements and hygiene needs make the choice of the most suitable pallet essential.
In large-scale distribution, pallets are used for the storage and handling of consumer goods. These packages, at the end of their use, can be considered bulky and difficult to treat waste, with negative consequences for the environment and the economy. For this reason, Relicyc, through the return of pallets to be recycled, offers large chains an innovative and sustainable solution, generating a virtuous circle that is good for the environment and reduces costs, because the Relicyc wooden pallet recovery system limits post-consumer material waste. Thanks to the accurate restoration process and the experience of the staff, the company ensures high quality standards, contributing to the protection of the environment.
At the same time, the customer can actively participate in the recycling pro-
cess and become a real partner, providing the raw material with which his products will then be made. In this way, the circularity of materials is encouraged, creating a win-win relationship between the company and customers, who will thus be able to optimize the costs of disposal of plastic packaging at the end of use and obtain an additional profit proportional to the quantity of plastic delivered.
Relicyc, in fact, collects the materials from the partner companies’ premises – significantly optimizing energy expenditure, with a notable reduction in carbon dioxide emissions – transports them to its own premises for recycling and transformation into pallets or baskets or shopping carts, which are 100% recyclable again. An important handshake, that between Relicyc and the world of large-scale retail trade, for a circular management of pallets, capable of transforming waste into a resource, and for a transition towards a cleaner and more sustainable energy model.
“Our Business System presupposes active collaboration with other companies, sharing ideas and projects – explains Alessandro Minuzzo, CEO of Relicyc – ours, in fact, is not a simple customer-supplier relationship: rather, we position ourselves as a true partner for measurable and certified sustainability, capable of creating new plastic pallets (and other products) tailored to individual needs. In Italy, we also have the only complete supply chain for plastic pallets, the only EPD, the only secondary raw material digitally tracked via blockchain for the entire collection and processing chain and we are ready for level 5, the one relating to the finished product, whatever it is”.
With a view to encouraging the enri-
chment of collaboration, Relicyc also promotes frequent visits to its customers and suppliers and welcomes them to its headquarters to make them appreciate the concrete contribution to the supply chain.
The meetings are an opportunity to learn more about the recycling process, acquire technical and usage information on pallets, share new product needs and start or expand collaboration opportunities.
Relicyc's wide range of products pursues the ambitious goal of responding to any need: on the one hand, the collection of wooden pallets at the end of their use, their repair and their relaunch on the market as regenerated wooden pallets; on the other, the recovery of plastic material from crates and pallets and its transformation into Logypal, the pallet made with 100% recycled plastic.
A key part of this process is also the collaboration with Certified Recycled Plastic®, the technological program that immutably and verifiably tracks plastic resources along the entire recycling chain. Its strong point is in fact Blockchain technology, which allows the collection of information relating to materials batch by batch through unique QR codes assigned to each batch of pallets. Thanks to this, Relicyc offers the user the possibility of verifying the life cycle, quality, characteristics, regulatory compliance and environmental impact of the products at any time.
So, thanks to Relicyc's far-sighted vision, new and old pallets become a single product, according to a perfect circularity that makes it a strategic tool for economic and environmental sustainability, saving money and limiting CO2, in line with the constant objective of carbon neutrality.
INNOVAZIONE E QUALITÀ NEL RICICLAGGIO
INNOVAZIONE E QUALITÀ NELLA MACINAZIONE INDUSTRIALE E MACCHINE PER LA PRODUZIONE DEL PELLET.
MILLER MAC S.R.L.S. NATA NEL 2002, GRAZIE ALL’ESPERIENZA MATURATA
DAL SUO FONDATORE ANTONIO SORGENTE È OGGI UNA COLLAUDATA REALTÀ SPECIALIZZATA NEL RICICLAGGIO E IN PARTICOLARE NELLA PRODUZIONE DI MACCHINARI E IMPIANTI “CHIAVI IN MANO” PER LA MACINAZIONE INDUSTRIALE IN DIVERSI SETTORI MERCEOLOGICI E PER LA PRODUZIONE DEL PELLET. L’AZIENDA A SAN GIORGIO IN BOSCO, IN PROVINCIA DI PADOVA, LAVORA SVARIATI MATERIALI MA IL LEGNO RAPPRESENTA IL SUO CAVALLO DI BATTAGLIA.
di Sonia Maritan
Nel corso dell’anno abbiamo raccolto alcune interviste per approfondire i temi dei focus dedicati ai diversi numeri de IL LEGNO, in questo è protagonista il riciclo e all’ultima edizione di Progetto Fuoco abbiamo selezionato qualche importante testimonianza direttamente dalla voce dei produttori. In particolare è stata l’occasione per visitare lo stand di Miller Mac S.r.l.s., dove abbiamo incontrato il fondatore Antonio Sorgente che ci ha illustrato il percorso dell’azienda. Insieme a lui c’era anche Luca Sorgente, presente da anni in azienda a rappresentare la seconda generazione. «L'azienda è nata 24 anni fa con la produzione di macchinari per la macinazione e il riciclaggio dei cavi elettrici – esordisce Antonio Sorgente –, poi si è evoluta con nuovi progetti e quindi ulteriori macchinari per lavorare diversi materiali: plastica, legno, allumi-
nio, nylon, pallet. Il know-how che abbiamo sviluppato quindi è rimasto quello iniziale legato alle tecnologie di macinazione, puntando a rispondere alle più disparate richieste raccolte alle numerose fiere alle quali partecipiamo e che hanno via via ampliato il nostro portfolio clienti».
Il core business dell’azienda, collocata a San Giorgio in Bosco in provincia di Padova, è dunque la produzione di macchinari per la macinazione e il riciclaggio in diversi settori merceologici: ogni materiale richiede una tecnologia dedicata?
«Siamo “nati per macinare” – sottolinea il titolare di Miller Mac per enfatizzare la mission aziendale –e le nostre tecnologie in comune hanno il sistema di lavoro della macchina con i suoi componenti standard, ma per il resto ogni impianto nasce per fare determinate cose con le sue varianti per lo specifico materiale trattato, ad esempio la velocità o la tipologia dei rotori, in settori di applicazione molto diversi fra loro: innanzitutto il legno, ma anche plastica, cavi elettrici, trucioli di alluminio, pneumatici, hard disk, schede elettroniche, e altro ancora».
Nel tempo questa diversificazione avrà indotto a un ampliamento della vostra struttura produttiva?
«In effetti, proprio recentemente abbiamo aggiunto una nuova ala allo stabilimento e continuiamo a crescere. Ci stiamo muovendo però con molta prudenza compa-
tibilmente alla situazione generale del mercato internazionale».
Naturalmente a Progetto Fuoco siete presenti con le macchine per il legno...
«Ovviamente in questa fiera proponiamo le tecnologie per il legno, il nostro cavallo di battaglia che porta ogni anno grandi soddisfazioni in termini di novità da inserire nella nostra produzione, sia nel settore della macinazione con i cippatori sia in quello della produzione del pellet compreso il pallettizzatore cartesiano che posiziona i sacchi di pellet da 15 Kg sui pallet in maniera precisa».
Cosa differenzia il mercato estero rispetto quello interno?
«In Italia non c'è richiesta di grandi macchine a causa dei costi molti alti dell’energia e del costo del personale qualificato, mentre per l’estero realizziamo commesse ri-
levanti. Abbiamo ad esempio avuto ordini di impianti importanti da clienti in Argentina, Colombia, Messico, etc. Il mercato estero copre il 65-70% del nostro fatturato con un'ampia rete nel mondo che stiamo facendo gradualmente crescere, e dove esportiamo i nostri prodotti garantendo una fornitura di ricambi originali e un’assistenza tecnica post-vendita efficace, per assicurare il massimo rendimento e la lunga durata delle nostre macchine. Consideriamo infatti fondamentale il servizio e non abbandoniamo mai i nostri clienti fornendo un intervento costante anche personalizzato e studiato ad hoc caso per caso».
Dopo 24 anni il vostro brand è riconosciuto!
«Nonostante siamo partiti da zero, crescendo lentamente, adesso ci conoscono e non solo per le numerose fiere alle quali parteci-
piamo o per la pubblicità che facciamo sulle riviste specialistiche come la vostra, ma soprattutto per il passaparola. Ho clienti in Italia e all’estero che hanno comprato la prima macchina otto/ dieci anni fa e hanno continuato a servirsi da Miller Mac con nuove macchine per anni e anni continuando a riassortire il loro layout produttivo. Per me questo è motivo di orgoglio: io tengo più all’immagine che al denaro fine a se stesso».
Il cliente che “ritorna” rappresenta il riconoscimento più importante e la prova di un percorso positivo!
«La prima attività che ho creato io, in proprio a 23 anni, è cresciuta in 4/5 anni fino a raggiungere un organico di 13 persone. Era un settore molto particolare quello dell'oleodinamica, seppur affine alla branca dell’ingegneria meccanica alla quale appartiene anche l’attività attuale.
professionalità e competenza in ogni fase del processo. Siamo specializzati nello studio e nella produzione di macchine su mi-
sura, inclusi impianti non standard, per soddisfare le specifiche necessità dei nostri clienti: presso la nostra sede è possibile vedere le macchine e gli impianti in funzione.
La nostra specializzazione nella produzione di macchinari industriali ci permette di offrire una vasta gamma di macchinari adatti a piccole, medie e grandi produzioni, garantendo soluzioni personalizzate per ogni esigenza».
Ormai l’anno volge al termine, e per aggiornare la data del nostro incontro arriviamo all’oggi chiedendo infine quale sia il bilancio complessivo del 2024 per Miller Mac.
«Nonostante le difficoltà presenti nell’attuale mercato mondiale, continuiamo a collaborare con i
Sono presenti in Miller Mac due ingegneri con i quali progettiamo gli impianti internamente, ma ci appoggiamo molto anche ai collaboratori esterni. In particolare, alla SDA engineering di mio fratello, l’Ingegner Arcangelo Sorgente, che è un ingegnere meccanico».
L’esperienza è forse la ricchezza più grande per un’azienda!
«Anche la produzione 100% made in Italy, sinonimo di qualità e precisione: il nostro personale altamente qualificato assicura
nostri partner europei e italiani. Stiamo progettando infatti due impianti nella Regione dell’Estremadura in Spagna e nello Stato del Galles in Inghilterra, con produzioni che spaziano dal trattamento della lana di roccia ai nostri più che collaudati impianti di produzione del pellet. Oltre che a Progetto Fuoco a Verona, quest’anno abbiamo partecipato alle fiere Fimma-Maderalia a Valencia e a Bife-Sim a Bucarest per promuovere il made in Italy sinonimo di qualità e precisione».
INNOVATION AND QUALITY IN RECYCLING
INNOVATION AND QUALITY IN INDUSTRIAL GRINDING AND MACHINES FOR PELLET PRODUCTION. MILLER MAC S.R.L.S. WAS FOUNDED IN 2002, THANKS TO THE EXPERIENCE GAINED BY ITS FOUNDER ANTONIO SORGENTE, AND IS NOW A PROVEN COMPANY SPECIALIZED IN RECYCLING AND IN PARTICULAR IN THE PRODUCTION OF “TURNKEY” MACHINERY AND SYSTEMS FOR INDUSTRIAL GRINDING IN VARIOUS PRODUCT SECTORS AND FOR PELLET PRODUCTION. THE COMPANY IN SAN GIORGIO IN BOSCO, IN THE PROVINCE OF PADUA, WORKS WITH VARIOUS MATERIALS BUT WOOD IS ITS STRONG POINT. Over the course of the year we have collected some interviews to delve deeper into the themes of the focus dedicated to the various issues of IL LEGNO, in this one recycling is the protagonist and at the latest edition of Progetto Fuoco we have selected some
important testimonies directly from the voice of the producers. In particular, it was the opportunity to visit the Miller Mac S.r.l.s. stand, where we met the founder Antonio Sorgente who illustrated the company's path to us. With him was Luca Sorgente, who has been present in the company for years to represent the second generation.
«The company was founded 24 years ago with the production of machinery for grinding and recycling electrical cables – begins Antonio Sorgente –, then it evolved with new projects and therefore additional machinery to work different materials: plastic, wood, aluminum, nylon, pallets. The know-how that we have developed has therefore remained the initial one linked to grinding technologies, aiming to respond to the most diverse requests collected at the numerous fairs in which we participate and which have gradually expanded our customer portfolio».
The core business of the company, located in San Giorgio in Bosco in the province of Padua, is therefore the production of machinery for grinding and recycling in various product sectors: does each material require a dedicated technology?
«We are “born to grind” – the owner of Miller Mac underlines to emphasize the company mission – and our technologies have in common the working system of the machine with its standard components, but for the rest each plant is born to do certain things with its variants for the specific material treated, for example the speed or the type of rotors, in very different application sectors: first of all wood, but also plastic, electrical cables, aluminum shavings, tires, hard disks, electronic boards, and more».
Over time, will this diversification have led to an expansion of your production structure?
«In fact, we have just recently added a new wing to the plant and we continue to grow. However, we are moving very cautiously, compatible with the general situation of the international market».
Of course, at Progetto Fuoco you are present with woodworking machinery... «Obviously, at this fair we are proposing woodworking technologies, our flagship product that brings great satisfaction every year in terms of new products to be included in our production, both in the grinding sector with chippers and in the pellet production sector, including the Cartesian palletizer that places 15 kg pellet bags on pallets in a precise manner».
What differentiates the foreign market from the domestic one?
«In Italy there is no demand for large machines due to the very high costs of energy and the cost of qualified personnel, while for foreign markets we carry out significant orders. For example, we have had orders for important systems from customers in Argentina, Colombia, Mexico, etc.
The foreign market covers 65-70% of our turnover with a large network in the world that we are gradually growing, and where we export our products, guaranteeing a supply of original spare parts and effective after-sales technical assistance, to ensure maximum performance and the long life of our machines. In fact, we consider service to be fundamental and we never abandon our customers by providing constant intervention that is also personalized and studied ad hoc on a case-by-case basis."
L’APPUNTAMENTO FLOROVIVAISTICO
ALL’ULTIMA EDIZIONE DI MYPLANT & GARDEN ABBIAMO INCONTRATO PAOLO
REBAI, TITOLARE DI PROMECO® S.P.A., E DAVIDE ALGAROTTI, COMMERCIALE DI FIBRA S.R.L., CHE CONDIVIDEVANO LO STAND E LA RAPPRESENTAZIONE DI UNA FILIERA RIVOLTA AL SETTORE FLOROVIVAISTICO: LA PRODUZIONE DI FIBRA DI LEGNO, DA PARTE DI FIBRA S.R.L., ESCLUSIVAMENTE DA LEGNO DI ORIGINE NAZIONALE GRAZIE ALLA TECNOLOGIA BIOEXTRUDER® DI PROMECO® CHE CONSENTE L’UTILIZZO PERFINO DI SOVVALLO DA COMPOSTAGGIO. IL RISULTATO È UN AMMENDANTE VEGETALE DI QUALITÀ VERIFICATA E PROVENIENTE DA UN PROCESSO DI GRANDE SOSTENIBILITÀ.
di Sonia Maritan
Lo studio prodotto da Myplant, che si è tenuta presso Fiera MilanoRho il 21-23 febbraio di quest’anno, su dati Istat a gennaio 2024 ha certificato la crescita a doppia cifra (+11,4%) delle produ-
cellenza apprezzata a livello internazionale: l’Italia è infatti il secondo esportatore continentale di questi prodotti “dal forte richiamo dal punto di vista dell’immagine del nostro Paese”.
Tra le categorie dei buyer selezionati c’erano aziende operanti nel
del vivaismo, dei vasi, macchinari, manutenzione, sementi, reciso, oltre a decisori di grandi catene di acquisto (Garden Center, GD, DIY, Home & Garden, e-commerce), Pubbliche Amministrazioni, rappresentanti di capitali europee, strutture dell’ospitalità, sviluppatori immobiliari e pianificatori.
Lo sconfinamento nel settore del florovivaismo mi regala un po’ di colore mentre passeggio fra gli stand alla ricerca di qualche tecnologia legata all’arboricoltura e al riciclo.
Lo stand di Promeco® s.p.a. abbinato a quello di Fibra s.r.l., azienda la prima di Como e la seconda con stabilimento produttivo a Sannazzaro de’ Burgondi, in provincia di Pavia, ha attirato la mia attenzione sia per le soluzioni di riciclo rifiuti, sia perché è protagonista la fibra di legno e il concetto di filiera corta.
Da una parte c’è il titolare di Promeco® s.p.a. Paolo Rebai con alle spalle un’esperienza ormai trentennale nella realizzazione di so-
luzioni di recycling e dall’altra Davide Algarotti con Fibra s.r.l. responsabile della produzione di una fibra di legno 100% made in Italy realizzata con legno di origine nazionale, utilizzando la tecnologia Bioextruder® di proprietà Promeco®
Allo stand spicca, anche dalle grafiche alle pareti, la produzione della fibra di legno e su questo verte la mia prima domanda.
«Specifico che Promeco® non fa soltanto questo – chiarisce subito Paolo Rebai – ma più in generale realizza opera a livello internazionale da ormai trenta anni offrendo soluzioni di recycling in quattro settori principali: scarti ligneo cellulosici/verdi/agricoli, rifiuti solidi urbani, cartone e plastiche.
L’azienda è specializzata nella produzione di macchine e linee industriali tecnologicamente avanzate e, se necessario, customizzate in base alle necessità del cliente che viene affiancato per un risultato che sia efficacie, efficiente, equo e sostenibile. Le soluzioni targate Promeco® consentono la diversificazione delle fonti energetiche e garantiscono una crescita sostenibile. Gli impianti di riciclo, infatti, sono dotati di attrezzature all'avanguardia per la lavorazione e il recupero degli scarti, consentendone il riciclo e/o il riutilizzo per la produzione di nuovi prodotti».
Rispetto al target di Myplant & Garden avete messo in risalto la produzione della fibra di legno.
«In questa occasione, presentiamo un’applicazione innovativa
Un’ambientazione
dell’ultima edizione di Myplant tenutasi presso Fera Milano-Rho lo scorso febbraio.
per il riciclo del legno finalizzata alla produzione di fibra di legno. Con il processo Promeco®, questo materiale può essere ottenuto sia da cippato vergine, come fanno molti altri operatori del settore nostri concorrenti, sia da matrici alternative, che rappresentano la nostra vera peculiarità.
In particolare, è possibile produrre fibra di legno utilizzando sovvallo proveniente da impianti di compostaggio che, come indubbio vantaggio, comporta la riduzione del nitrogen lock, ovvero la fissazione dell’azoto, tipica della comune fibra di legno.
L’utilizzo combinato di queste matrici consente di perseguire una chiara vocazione alla sostenibilità, riducendo le emissioni di CO2. È importante sottolineare come l’opzione più sostenibile rimanga l’impiego di legno già disponibile sul mercato, evitando così l’abbattimento di alberi. È inteso che prima della produzione, ogni materiale viene sottoposto a rigorose analisi per verificarne l’idoneità alla realizzazione di substrati di qualità.
Preciso infine che Fibra s.r.l. è il soggetto che produce e commercializza il prodotto fibra di legno utilizzando un impianto e un processo forniti e targati Promeco®».
La prima macchina a quando risale?
«La prima macchina Promeco® per questa specifica applicazione è stata realizzata nel 1998. Vale la pena di ricordare che agli anni 2007 e 2009 risalgono le prime referenze destinatarie di particolare nota. Grazie infatti alle linee Promeco®, un cliente inglese si era distinto per aver prodotto i substrati di coltivazione peat-free (cioè substrati senza torba sempre più utilizzati nel florovivaismo negli ultimi anni) utilizzati per il verde degli Olimpic Games tenutisi a Londra nel 2012.
Al 2010, invece, risale la vendita della prima macchina in Italia, al leader di mercato nel settore della produzione di terricci. Oggi Promeco® vanta circa una trentina di impianti referenza per la produzione di fibra di legno nel mondo».
Vengono richieste dimensioni specifiche per il cippato?
«No, e questo rappresenta un altro punto di forza della nostra tecnologia. Non abbiamo infatti vincoli dettati dalla dimensione del cippato. La linea Promeco® è in grado di ricevere diverse varietà e tipologie di legno anche con presenza di contaminanti che, sappiamo per certo, non tutti i nostri concorrenti possono gestire. Per contaminanti si intendono anche sassi, radici, nodi, legni troppo duri. Il nostro impianto ha tolleranze molto elevate ed è in grado di “sfibrare” qualsiasi tipologia di materiale con grande vantaggio in termini di reperibilità del materiale, facilità di utilizzo e abbattimento conseguente dei costi di produzione».
Si tratta di un know-how legato solo al legno o ci sono anche altri settori in cui Promeco® opera?
«Promeco®, come ho accennato
poc’anzi, opera non solo nel riciclo del legno/scarti da agricoltura/rifiuti verdi, ma anche nel settore dei rifiuti solidi urbani, in quello di carta e cartone e in quello della plastica. Soprattutto nel riciclo plastico ci distinguiamo oggi per la duplice offerta di soluzioni di riciclo meccanico, (ad esempio le linee per la produzione di granulo di PET o di PP) e di riciclo chimico che consente di riutilizzare scarti plastici oggi non riciclabili e destinati generalmente alla discarica o all’incenerimento. Diciamo che il riciclo è il nostro core business».
Ci parla del passaggio dal riciclo meccanico a quello chimico alla luce delle direttive europee?
«Negli ultimi anni, l'Unione Europea ha intensificato i suoi sforzi per combattere i rifiuti di plastica –conclude Paolo Rebai –, determinando un cambiamento di paradigma nelle strategie di riciclaggio. Mentre nuove normative e diret-
tive sottolineano la necessità di soluzioni di gestione dei rifiuti più sostenibili ed efficienti, il riciclo meccanico viene gradualmente messo in ombra dall’alto potenziale del riciclo chimico. Questa transizione riflette l'impegno dell'UE verso un'economia circolare, che mira a ridurre al minimo gli sprechi e massimizzare il riutilizzo delle risorse.
Il riciclo chimico è un processo che consente di scomporre, attraverso diverse reazioni chimiche, i polimeri plastici nei loro componenti molecolari, offrendo al contempo indubbi vantaggi rispetto al riciclo meccanico tradizionale.
È una soluzione più versatile in quanto permette la valorizzazione anche di quei flussi di scarti plastici oggi ritenuti più difficili e non riciclabili meccanicamente. E produce inoltre materiali di alta qualità comparabili alle plastiche vergini. Convertendo gli scarti plastici in materie prime preziose, il riciclo chimico supporta il modello del-
l'economia circolare in cui le risorse sono oggetti di costante riuso e riciclo con connessa riduzione di utilizzo delle risorse vergini.
Ed è grazie a questi vantaggi in termini di qualità e versatilità che la tecnologia di riciclo chimico è destinata a diventare il metodo dominante nel settore plastico».
Dalla tecnologia al prodotto: parliamo quindi con Davide Algarotti di Fibra s.r.l. delle diverse tipologie di fibra di legno originate dalle differenti specie legnose, ma anche dal sovvallo degli impianti di compostaggio.
«Offriamo tre tipologie di fibra differenti, – spiega Davide Algarotti –per rispondere alle esigenze specifiche del mercato florovivaistico, che si suddivide principalmente in due settori: l'hobbistico e il professionale.
Il settore professionale richiede fibre con precise caratteristiche chimico-fisiche, che abbiamo individuato nelle fibre di conifera, in particolare quelle di Abete. La parte più esterna della pianta risulta più tenera, e grazie a un processo di estrusione termo-meccanica, il Promeco®Bioextruder®, otteniamo una fibra particolarmente sviluppata, leggera e adatta alla miscelazione nei substrati di coltivazione professionale. Questo settore necessita di materiali organici con caratteristiche qualitativamente costanti, fondamentali per identificare e replicare le migliori soluzioni di crescita delle piante, garantendo risultati stabili e di alta qualità.
Il settore hobbistico, invece, ha
linea
esigenze diverse. Qui la qualità deve coniugarsi con l'economicità, per garantire competitività anche sul piano commerciale. I substrati destinati all'uso hobbistico vengono infatti venduti confezionati in sacchetti, tramite la grande distribuzione e i garden center specializzati.
Per questo settore offriamo due tipologie di fibra: Timberfiber e Refiber, che si distinguono per l’origine della matrice legnosa utilizzata nella produzione. Timberfiber è realizzata con miscele di differenti specie legnose vergini. Refiber, invece, si caratterizza per l’utilizzo di materiali derivati dalla valorizzazione di scarti verdi ligneo cellulosici. Questo ci consente di offrire un prodotto totalmente sostenibile, in linea con i principi dell’economia circolare.
In definitiva, tutte le nostre fibre di legno – sia per l’uso professionale sia per quello hobbistico – possono essere miscelate in percentuali variabili, oggi superiori al 40%, con altri composti organici come torba, fibra di cocco, perlite, ecc. Queste miscele conferiscono ai substrati di
coltivazione caratteristiche fondamentali: leggerezza, porosità e drenaggio, favorendo una migliore radicazione e crescita delle piante».
Cosa differenzia la vostra fibra di legno dagli altri ammendanti?
«Oltre alle sue caratteristiche distintive già evidenziate, ciò che lo differenzia è il processo produttivo, che è particolarmente sostenibile dal punto di vista ambientale. Questo approccio permette di ridurre significativamente l’utilizzo di materiali come la torba, la cui estrazione dal sottosuolo non solo rilascia enormi quantità di CO₂ nell’atmosfera, ma contribuisce anche alla distruzione della biodiversità presente in quelle aree.
Fibra s.r.l. è l’unico produttore a offrire una fibra di legno 100% made in Italy, realizzata esclusivamente con legno di origine nazionale. Il nostro processo produttivo utilizza una tecnologia, Bioextruder® di Promeco® interamente italiana e si sviluppa su diversi siti produttivi distribuiti sul territorio nazionale, consentendo di ridurre le distanze dai fornitori e dai clienti e di mas-
simizzare la sostenibilità del prodotto.
Supportiamo il settore florovivaistico nello sviluppo di soluzioni competitive e sostenibili, in un mercato globale dei substrati che registra volumi di vendita in costante crescita».
Come avete realizzato il confronto in termini di sostenibilità fra questa fibra di legno e gli altri ammendanti?
«Nel nostro sito abbiamo pubblicato uno studio commissionato a una società terza, Enerion Renewables, che analizza l'impatto ambientale delle diverse sostanze utilizzate nel settore florovivaistico.
Dai risultati emerge che la fibra di legno da noi prodotta è significativamente più sostenibile lungo il suo intero ciclo di vita, non solo in termini di emissioni di CO ₂, ma anche dal punto di vista dell’impronta idrica.
La produzione della nostra fibra di legno richiede un utilizzo di acqua notevolmente inferiore rispetto ad altre fibre organiche, come la fibra di cocco.
Quest’ultima, infatti, deve essere desalinizzata prima dell’uso, un processo che comporta un enorme impiego di risorse idriche, creando seri problemi in aree già colpite da scarsità d'acqua, una situazione aggravata dai cambiamenti climatici».
Interessante! Quindi il legno è già pronto “per sua natura” ad assolvere al proprio compito di substrato …come l’humus del terreno che si forma nel bosco alla base degli alberi?
«Teoricamente sì, tutte le matrici lignocellulosiche possono essere potenzialmente utilizzate in florovivaistica se processate correttamente.
Eventuali agenti fitotossici o sostanze potenzialmente dannose per la crescita delle piante vengono abbattuti durante il processo di lavorazione, che, nel caso del Promeco® Bioextruder®, trasforma la matrice in una fibra completamente idonea all’uso.
Il nostro processo Promeco® si distingue per l’utilizzo di una speciale lavorazione termo-meccanica. Durante la fase cosiddetta di stream explosion, le molecole d'acqua presenti nel materiale lignocellulosico, esplodono e grazie all’innalzamento della temperatura fino a 150°C, si realizza la separazione delle fibre e si genera un prodotto completamente igienizzato e adatto all’impiego.
Ogni specie legnosa presenta caratteristiche chimico-fisiche di partenza differenti, che influenzano le qualità della fibra prodotta e ne determinano l’idoneità per specifici settori della florovivaistica. Tutta-
via, grazie al nostro processo di lavorazione, Promeco® Bioextruder®, è possibile ottenere fibre di alta qualità da diverse matrici lignee: da una singola specie, da miscele di specie differenti o persino da legno rivalorizzato. Questo garantisce una grande versatilità e sostenibilità nell’utilizzo delle risorse disponibili».
La biomassa lignocellulosica derivante dagli scarti vegetali secchi è il materiale grezzo maggiormente presente sulla Terra, quindi la fonte primaria di Fibra s.r.l. è ampiamente disponibile e forse può avere sviluppi ulteriori…
«Il nostro impiego di scarti ligneo cellulosici – incluso il sovvallo da compostaggio – per realizzare la fibra di legno favorisce un’economia circolare, valorizzando questi materiali e offrendo una soluzione sostenibile per il loro recupero naturale.
Questo approccio rende la produzione di fibra di legno completamente sostenibile, con un impiego in costante crescita nel settore florovivaistico italiano. Inizialmente, l’utilizzo della fibra di legno nei substrati di coltivazione in Italia è stato accolto con una certa dose di scetticismo. Rispetto ad altri mercati europei, dove l’adozione era già consolidata grazie alla disponibilità di legno vergine di conifera nei paesi del Nord Europa, l’Italia ha recepito questa innovazione più di recente
Tuttavia, siamo riusciti a sviluppare ulteriormente il mercato, puntando su sostenibilità e innovazione.
Questo è stato possibile grazie all’introduzione di tecnologie di lavorazione avanzate, appunto il Bioextruder® di Promeco® che permette di processare tutti i tipi di legno, ampliando così le possibilità di applicazione e rendendo il prodotto ancora più versatile e competitivo».
Un processo produttivo interessante in un mercato italiano ancora giovane quello approfondito con Promeco® e Fibra s.r.l., calato in un settore letteralmente florido come si evince dai dati dello studio prodotto da Myplant Sono 17.000 le aziende e oltre 45.000 gli ettari di terreno dedicato al florovivaismo italiano. Toscana, Liguria, Sicilia, Lombardia, Lazio, Puglia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte guidano nell’ordine la classifica delle regioni italiane che registrano il più alto valore produttivo del settore florovivaistico nazionale. Un valore che ha raggiunto i 3,14 miliardi di euro, “il dato più alto della serie storica dell’ultimo decennio”, confermano da Myplant.
Alla Toscana il primato delle produzioni vivaistiche nazionali (55% del mercato), con un fatturato alla produzione vicino al miliardo: 921 milioni di euro (+11,6%). Liguria sempre più ‘regina dei fiori’, con 435,6 milioni di euro (+11,7%), pari al 30% delle produzioni floricole tricolori.
Il buon andamento dell’export garantisce un saldo positivo della bilancia commerciale (+370 milioni) nonostante l’aumento delle importazioni (passate da 600 a 865 milioni).
L’Italia è la seconda potenza esportatrice europea del prodotto orto-florovivaistico (dietro ai Paesi Bassi – indiscusso leader mondiale – e davanti a Germania e Spagna).
L’export tricolore ha raggiunto quota 1,23 miliardi di euro (valore produzione), in leggera crescita sul 2021 (Istat, Eurostat, AIPH).
Il volume è generato soprattutto dai 780 milioni delle piante ornamentali e vivaismo (esclusi gli alberi da frutto e arbusti, che valgono 90 milioni), dai 300 milioni delle piante in vaso, dai 170 milioni derivati da fogliame, rami, muschi, licheni, ecc., recisi, freschi o trattati e dai 135 dei fiori recisi. I 27 Paesi dell’UE sono il principale sbocco dei prodotti italiani (ca 80%).
Il 70% dell’export italiano è destinato, nell’ordine, a Francia e Paesi Bassi (225 milioni ciascuno), Germania (194), Regno Unito (54), Svizzera (47).
Paesi Bassi (580 milioni), Germania (44), Spagna (43) e Belgio (36) sono invece i principali mercati di
approvvigionamento (import) per l’Italia.
La prossima edizione di Myplant & Garden si terrà il 19, 20, 21 febbraio 2025 alla Fiera Milano-Rho.
THE FLORISTRY APPOINTMENT
AT THE LAST EDITION OF MYPLANT & GARDEN WE MET PAOLO REBAI, OWNER OF PROMECO® S.P.A., AND DAVIDE ALGAROTTI, SALES REPRESENTATIVE OF FIBRA S.R.L., WHO SHARED THE STAND AND THE REPRESENTATION OF A SUPPLY CHAIN AIMED AT THE FLORICULTURE SECTOR: THE PRODUCTION OF WOOD FIBER, BY FIBRA S.R.L., EXCLUSIVELY FROM WOOD OF NATIONAL ORIGIN THANKS TO THE BIOEXTRUDER® TECHNOLOGY BY PROMECO® THAT ALLOWS THE USE EVEN OF COMPOSTING OVERFLOW. THE RESULT IS A VEGETAL SOIL IMPROVER OF VERIFIED QUALITY AND COMING FROM A HIGHLY SUSTAINABLE PROCESS.
The study produced by Myplant, which
was held at Fiera Milano-Rho on 2123 February this year, based on Istat data in January 2024, certified the double-digit growth (+11.4%) of Italian flower and plant production, an excellence appreciated internationally: Italy is in fact the second continental exporter of these products "with a strong appeal from the point of view of the image of our country". Among the categories of selected buyers there were companies operating in the world of landscaping, parks, nursery, pots, machinery, maintenance, seeds, cut flowers, as well as decision makers of large purchasing chains (Garden Center, GD, DIY, Home & Garden, e-commerce), Public Administrations, representatives of European capitals, hospitality structures, real estate developers and planners.
The trespassing into the floriculture sector gives me a bit of color as I walk among the stands in search of some technology related to arboriculture and recycling.
The stand of Promeco® s.p.a. combined with that of Fibra s.r.l., a company the first from Como and the second with a production plant in Sannazzaro de’ Burgondi, in the province of Pavia, attracted my attention both for the waste recycling solutions and because the wood fiber and the concept of short supply chain are the protagonists. On one side there is the owner of Promeco® s.p.a. Paolo Rebai with thirty years of experience in the creation of recycling solutions and on the other Davide Algarotti with Fibra s.r.l. responsible for the production of a 100% made in Italy wood fiber made with wood of national origin, using the Bioextruder® technology owned by Promeco®.
L’INNOVAZIONE SOSTENIBILE
A BORGO PONCARALE, IN PROVINCIA DI BRESCIA, LO SCORSO 11 GIUGNO ABBIAMO VISITATO ISVE, UN'AZIENDA FONDATA NEL 1977 CHE HA SAPUTO CONQUISTARE AUTOREVOLEZZA E CONSENSI GRAZIE A UN APPROCCIO FORTEMENTE COLLABORATIVO NEI SETTORI DEL LEGNO E DEL RICICLAGGIO DI SCARTI INDUSTRIALI. ISVE SI EVOLVE SU DUE BINARI PRINCIPALI: L'INNOVAZIONE E LA SOSTENIBILITÀ. ABBIAMO AVUTO L'OPPORTUNITÀ DI RIPERCORRERE LA STORIA DI QUESTA IMPRESA, CON PIERLUIGI CORDUA, FIGLIO DEL FONDATORE DI ISVE, E ATTUALE AMMINISTRATORE UNICO, SCOPRENDO IL VALORE DELLE SUE TECNOLOGIE, CHE COMBINANO ELEVATI LIVELLI DI EFFICIENZA CON UNA CONCRETA SENSIBILITÀ AMBIENTALE.
di Sonia Maritan
Insieme a Laura Gregorutti, Responsabile amministrativa di Web and Magazine, l’11 giugno scorso ci siamo recate presso la sede di ISVE a Borgo Poncarale, in provincia di Brescia, dove abbiamo incontrato il titolare di ISVE s.p.a. Pierluigi Cordua, figlio del fondatore e attuale amministratore unico, insieme a Francesca Salomoni, responsabile per la comunicazione. Durante l’incontro, abbiamo ripercorso insieme i passi principali che hanno portato questa azienda a una crescita continua.
«L’azienda è nata nel 1977 con quattro soci – risponde Pierluigi Cordua a Sonia Maritan – e inizialmente si occupava principalmente di trattare il legno con la tecnologia del vuoto, sviluppando in primo luogo gli essiccatoi sottovuoto, poi altre tipologie di impianti, tra cui gli impregnatori che utilizzano la pressione per far penetrare soluzioni di
principi attivi nel legno. Successivamente, abbiamo diversificato la nostra l’attività includendo la realizzazione di sistemi di movimentazione, sempre a depressione, utilizzando la pompa del vuoto per i manufatti in legno. Nel 1997 abbiamo cominciato a produrre impianti di macinazione destinati alla riduzione volumetrica del legno, quindi sempre nel nostro settore di riferimento. Da lì, abbiamo creato una vera e propria nuova divisione, quella del recycling, con impianti
industriali per il riciclaggio e il recupero di scarti non ferrosi: non solo legno ma anche plastica, carta e via discorrendo. L’azienda oggi opera in entrambi i settori».
Entrambe le divisioni si esprimono in un contesto globale?
«Sì. Dal 2008 al 2019 ho seguito io personalmente la creazione di una joint venture a Shanghai, destinata alla produzione di impianti industriali per il riciclaggio rivolti ai mercati esteri, prevalentemente
quello asiatico. L’azienda, che conta quasi 150 dipendenti, è tuttora esistente ed è stata ceduta all’inizio del 2019.
Gli impianti per il legno sono rimasti importanti, perché sono parte del DNA di ISVE e, in particolare, ci siamo concentrati sull’integrazione di automazione, sia nel settore dell’essiccazione sia nel trattamento del legno con gli impregnatori vuoto-pressione. Questa forte automazione ci ha permesso di acquisire una commessa di circa 2,5 milioni da SvedenTrä AB, il più importante produttore svedese di semilavorati in legno. Quest’ultima è una bellissima storia d’impresa perché si è posizionata nel cuore delle foreste tra Stoccolma e Oslo, una comunità che vive per l’azienda che a sua volta si appoggia alla comunità locale. È un grande player con un fatturato molto elevato, la cui attività parte dalla segheria per arrivare all’essicazione».
Quali sono le caratteristiche dell’impianto installato presso la SvedenTrä AB?
In queste pagine la sede di ISVE a Borgo Poncarale, in provincia di Brescia, e alcuni scatti nel reparto produttivo fra le divisioni Wood e Recycling.
«Questo impianto è in grado di effettuare tre diversi trattamenti preservanti in una prima autoclave –spiega ancora il CEO di ISVE – e un trattamento di ignifugazione in una seconda. Può trattare fino a 160 metri cubi di legno in 24 ore, in maniera completamente automatica, senza l’intervento di operatori.
L’impianto è composto da 5 princi
pali aree operative: un’area di carico esterna con parking predisposto per stoccare e movimentare fino a 12 carrelli lunghi 14 metri, carichi di legna da trattare, 6 stazioni di sgocciolamento tiltanti, 2 autoclavi vuoto pressione e un’area tecnica con 4 serbatoi per le soluzioni di trattamento. La caratteristica principale di questo grosso impianto è il livello di automazione: il ripristino delle soluzioni consumate avviene in modo completamente automatico, utilizzando sia concentrati liquidi sia principi attivi in polvere. Un altro aspetto interessante è la perfetta integrazione del nostro prodotto con l’automazione del cliente, grazie a un’architettura software che permette al cliente di tracciare ogni singolo carrello contenente i pacchi da trattare, con report che certificano tutti i dati di processo, incluso il peso del legno prima e dopo il trattamento
Le due divisioni legate agli impianti per il legno e al recycling quale peso hanno sul bilancio aziendale?
«Le dinamiche variano, ma mediamente contribuiscono ciascuna al 50%. Si tratta di merceologie completamente diverse, ma entrambe rispondono alle richieste dei clienti attraverso una continua ricerca che non condiziona un output di circa 120 impianti all’anno di vario genere, distribuiti su due siti produttivi».
Come si bilanciano le entrate fra i mercati nazionale ed estero?
Le vostre tecnologie nascono tutte internamente nei reparti produttivi di ISVE?
«Circa il 70% del nostro fatturato proviene da mercati esteri, con una forte presenza nel Nord Europa e, per alcune merceologie, anche in Nuova Zelanda. Ci sono impianti di essiccazione particolari per cui abbiamo sviluppato delle tecnologie nostre. Noi come azienda ci occupiamo di tutta la filiera: produciamo impianti su misura, partendo dalla progettazione per il singolo cliente e realizzando manufatti certificati, comprese le saldature, con una progettazione elettrica interna. Siamo operativi anche nella fase di installazione e chiaramente anche del post-vendita.
Abbiamo un server dedicato con connessione wi-fi o internet attraverso un sistema di monitoraggio in tempo reale, che ci consente di operare in un contesto di Industria 4.0 o anche 5.0. Ogni impianto è pienamente integrato con i processi dei clienti».
Come si traduce la prestazionalità dei vostri impianti in termini di politica aziendale?
«Realizziamo tecnologie che attivano processi produttivi virtuosi: meno scarti e maggiori vantaggi economici. Siamo da sempre convinti che l’impegno deve trasformarsi in un obiettivo tangibile –prosegue Pierluigi Cordua – e non rimanere solo un ideale, per quanto nobile. È per questo che abbiamo deciso di contribuire attivamente alla causa, avviando una
politica aziendale che mira principalmente a favorire una crescita responsabile e sostenibile. L’impegno per un futuro più sostenibile è, infatti, da sempre alla base della nostra concezione di fare impresa, motivo per il quale abbiamo deciso di aderire con grande entusiasmo agli ambiziosi obiettivi fissati dal progetto Sustainable Development Goals promosso dalle Nazioni Unite, per lasciare alle future generazioni un mondo migliore. Dal 2021 redigiamo il nostro Bilancio di
Sostenibilità e ogni decisione che prendiamo si basa sui criteri ESG: Ambientale, Sociale e di Governance».
Una scelta seria e che traccia una strada precisa per ISVE: sviluppate tecnologie estremamente innovative e siete al contempo testimoni dell’evoluzione verso la sostenibilità nel settore legno.
«Non cerchiamo solo partner tecnologici strategici, ma anche partner credibili sul fronte della sostenibilità. Siamo un’azienda sostenibile, con un bilancio di soste-
nibilità che rappresenta un valore importante, soprattutto per i mercati del Nord Europa.
Il fatto di lavorare in un contesto di sostenibilità, con dei percorsi ben definiti e con un rating che deriva da procedure ben consolidate, è un plus importante. Questo, insieme al nostro impegno nel sociale, come la collaborazione con una fondazione per la gestione di un asilo nella nostra zona, ci consente di contribuire a progetti di valore. Le nostre scelte di crescita responsabile si basano su tutti e tre i criteri ESG.
Ambientale: ci impegniamo a mo-
nitorare le scelte nelle direzioni più coerenti con la tutela e la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, oltre a promuovere l’attenzione al tema della circolarità nella catena del valore. Sociale: trasformeremo l’azienda in una società benefit, con l’obiettivo di generare dei benefici comuni al territorio e alla collettività in cui la nostra attività è inserita. Governance: grazie alla digitalizzazione dei processi e alla tecnologia 4.0 e 5.0 avremo dati tempestivi sull’andamento aziendale in grado di supportare e ottimizzare le scelte manageriali».
Al suo ruolo in ISVE lei aggiunge anche la rappresentanza di Confapi, dal 2024 con una nuova carica!
«Sì, assolvo anche ai ruoli istituzionali che rivesto come presidente di Confapi Brescia e Confapi Lombardia per il mandato 20242026, con una forte presenza nel settore metalmeccanico, come è vocazione del nostro territorio. Proprio il dialogo con Regione Lombardia rappresenterà un fattore decisivo per il trasferimento costruttivo e propositivo di contenuti e istanze delle nostre imprese.
E per tornare al fattore produttivo di ISVE, va tenuto presente che, oltre a essere certificati ISO9001, garantiamo la completa tracciabilità dei progetti attraverso una distinta base aggiornata ogni quattro ore e consultabile da ogni operatore con uno scanner.
Siamo abbastanza strutturati e quindi riusciamo a lavorare per aziende di grandi dimensioni con affidabilità e puntualità».
Come viene gestita la Divisione recycling?
«La parte recycling viene gestita per il 70% internamente e per il 30% con dei semilavorati che vengono acquistati dalla nostra exazienda estera. Automazione e aspetti strategici sono del tutto sviluppati internamente».
Come vede il futuro della vostra azienda?
«Sicuramente vogliamo percorrere un cammino che non privilegia nessuna delle due linee di prodotto, ponendo attenzione anche ai nuovi mercati emergenti, come l’area africana. La divisione Legno si concentra su mercati con una domanda tecnologica abbastanza elevata (Nord Europa, Italia, Stati Uniti, Canada). Il settore riciclaggio, invece, è molto più trasversale e globale, rivolgendoci prevalentemente al recupero di scarti industriali all’interno dei processi produttivi».
L’eccellenza in questo settore è data da una sommatoria di elementi: conoscenza della materia prima, esperienza, know-how … ma cos’è che vi differenzia dai concorrenti?
«Come dicevo, il nostro punto di forza è il controllo completo di tutto il ciclo produttivo. Negli essiccatoi sottovuoto, per esempio, è la capacità di monitorare completamente il ciclo. Progettiamo internamente, abbiamo calandre, robot di saldatura, varie certificazioni per le saldature, automazione gestita da un softwarista interno. I sensori di controllo dell’umidità e della temperatura del legno, infatti,
sono interamente wireless e sono sempre stati sviluppati da noi. Tutto questo ci permette di controllare al meglio il processo e dare qualche cosa in più ai nostri clienti. Quando si ha il controllo completo di tutte le fasi di progettazione e produzione si può assimilare e sviluppare meglio il proprio knowhow, vero patrimonio di ISVE s.p.a.».
È possibile approfondire le caratteristiche dei diversi sistemi di essiccazione, ad esempio è corretto asserire che in certe condizioni alcuni trattamenti di-
minuiscono la resistenza meccanica del legno?
«L’essiccazione, mi riferisco al trattamento sottovuoto, se svolta correttamente, preserva le caratteristiche meccaniche del legno perché si usano temperature basse (nei nostri essiccatoi dai 45 ai 60 gradi). In alternativa, per altri scopi, abbiamo dei sistemi in cui la piastra riscaldante può raggiungere temperature più elevate, fino a effettuare un vero e proprio termo-trattamento. L’alta temperatura, in questo caso, provoca dei cambiamenti della struttura chimico-fisica del legno, che diventa
più fragile. Abbiamo una linea di prodotti che eseguono questo tipo di trattamento, sempre completamente sottovuoto, garantendo così il massimo livello di sicurezza. Ritornando al processo di essiccazione, l’obiettivo è di avere un manufatto in legno in equilibrio con l’ambiente in cui viene collocato. L’uniformità e la precisione del processo di essiccazione sono indispensabili perché il prodotto finito non si deformi o fessuri. Caso estremo sono i produttori di strumenti musicali (pianoforti e chitarre) che usano i nostri impianti di essiccazione per ottenere un migliore suono dello strumento finito!
A parte questi casi un po’ estremi, l’essiccatoio sottovuoto è vantaggioso quando si vuole essiccare perfettamente legno di elevato spessore ed elevata densità, soprattutto per valori al di sotto del 12%, dove questa tecnologia risulta particolarmente vantaggiosa. Per i legni più teneri, il processo può durare fino a 1/5 rispetto ai sistemi tradizionali a ventilazione. Nei nostri impianti serie ES elet-
trici, molto apprezzati in questa fase di mercato dai nostri clienti, ogni singola piastra può essere termostatata in maniera indipendente. In pratica, il software di essiccazione ISVE distribuisce il calore dove è più necessario, stabilizzando a livello di processo la temperatura in maniera perfetta. Questo, ovviamente, si traduce anche a livello di risultato finale, con un gradiente di umidità tra i vari elementi, sostanzialmente uniforme. Il processo viene facilmente controllato con delle sonde wire-
less che possono essere inserite anche all’interno della catasta, per misurare correttamente temperatura e umidità durante il processo. Ci tengo, infine, a sottolineare che questa tecnologia risulta particolarmente interessante dal punto di vista della sostenibilità. Usando fonti energetiche rinnovabili, il processo è carbon neutral. Inoltre, il calore viene prodotto in prossimità del legno da scaldare, evitando perdite di efficienza per passaggi di scambio aria- acqua, acqua-aria e aria-legno.
Abbiamo comunque anche degli essiccatoi a vuoto discontinuo che riscaldano il legno con aria a bassa pressione, senza utilizzo delle piastre. Questa soluzione va bene per grossi volumi e quando si vuole evitare di comporre le cataste con le piastre in alluminio. Tuttavia, il processo è un po' più lento e non sempre si riesce a ottenere lo stesso risultato qualitativo degli impianti a piastre, soprattutto per spece legnose dure».
Dopo questa interessantissima lectio magistralis di Pierluigi Cordua sui processi di essiccazione, visitiamo la produzione ISVE fra la DIVISIONE WOOD con essiccatoi legno, impregnatori legno, macinatori e raffinatori, vaporizzatori legno, degassificatori legno, movimentatori per legname, igrometri digitali e la DIVISIONE RECYCLING con macinatori monoalbero, trituratori a due o a quattro alberi, combinati, granulatori a lama, impianti con linee dedicate. Un mondo fatto di ingegneristici colossi della meccatronica che creano un paesaggio caratteristico
nel reparto produttivo con i suoi immensi impianti!
Il CEO di ISVE Pierluigi Cordua ci mostra l’area recycling-impianti per riciclaggio: durante la nostra visita sono in costruzione sei impianti per i rifiuti ospedalieri su disegno e progetto di ISVE. C’è un magazzino automatico dove si preparano degli slot di componenti. Un impianto di impregnazione è in costruzione, si tratta di una commessa per la Nuova Zelanda. Ci viene mostrata anche l’area di verifica e di prova: gli impianti prima di partire per essere destinati al cliente vengono smontati e verificati in tutti i componenti. Per le verifiche si utilizza acqua e non viene usato il principio attivo del cliente. In questa area è un continuo smontare e rimontare, partono impianti per le diverse destinazioni in tutto il mondo. Ci sono serbatoi di soluzione con l’autoclave: vengono controllate per la certificazione con una serie di procedimenti. «Normalmente verniciamo internamente – illustra Pierluigi Cordua – ma il tipo di autoclavi che vedete qui vengono verniciate esternamente, perché c’è un processo di sabbiatura e di verniciatura epossidica da fare secondo specifiche ben precise. Per realizzare i nostri impianti, noi partiamo dalle lamiere che vengono lavorate da una calandra per formare le virole. Queste ultime vengono poi saldate in maniera automatica da un robot. Per gli impianti di impregnazione vuotopressione è inoltre indispensabile fornire una certificazione PED del prodotto. Per farla bisogna seguire delle norme ben precise sulle sal-
dature, che devono essere fatte da personale specializzato e soprattutto abilitato con patentini e formazione. Ogni saldatura viene poi verificata sia con liquidi penetranti sia con un controllo a ultrasuoni. I nostri clienti devono poter contare sulla massima qualità e durata dei prodotti ISVE».
Alla base c’è un disegno tecnico esecutivo molto dettagliato (come quelli che abbiamo davanti)!
«Il disegno restituisce la procedura di montaggio, fornendo istruzioni precise a ciascun operatore. Ogni componente è codificato: dai pezzi che arrivano dal taglio al laser, con le rispettive impronte di saldatura. L’ufficio tecnico realizza una distinta base completa, arrivando a dettagliare ogni elemento dell’impianto, incluso ogni singolo bullone. Questo permette di controllare in maniera molto puntuale il processo produttivo avendo la piena tracciabilità delle singole componenti. Abbiamo una clientela molto esigente, e spesso questo approccio è indispensabile».
Siamo di fronte a un’azienda i cui macchinari per l’essiccazione del legno si distinguono per l’efficienza energetica e la capacità di trattare una vasta gamma di specie legnose, dalle più delicate alle più resistenti. Una tecnologia sofisticata, dotata di sistema Power Controller che permette un perfetto e uniforme riscaldamento della catasta e di sistema Air Bag Pressing, che permette di regolare la pressione esercitata sul legno.
SUSTAINABLE INNOVATION
ON JUNE 11, IN BORGO PONCARALE, IN THE PROVINCE OF BRESCIA, WE VISITED ISVE, A COMPANY FOUNDED IN 1977 THAT HAS GAINED AUTHORITY AND CONSENSUS THANKS TO A HIGHLY COLLABORATIVE APPROACH IN THE WOOD AND INDUSTRIAL WASTE RECYCLING SECTORS. ISVE EVOLVES ON TWO MAIN TRACKS: INNOVATION AND SUSTAINABILITY. WE HAD THE OPPORTUNITY TO RETRACE THE HISTORY OF THIS COMPANY, WITH PIERLUIGI CORDUA, SON OF THE FOUNDER OF ISVE, AND CURRENT SOLE DIRECTOR, DISCOVERING THE VALUE OF ITS TECHNOLOGIES, WHICH COMBINE HIGH LEVELS OF EFFICIENCY WITH A CONCRETE ENVIRONMENTAL AWARENESS.
Together with Laura Gregorutti, Administrative Manager of Web and Magazine, on June 11, we went to the ISVE headquarters in Borgo Poncarale, in the province of Brescia, where we met the owner of ISVE s.p.a. Pierluigi Cordua, son of the founder and current sole director, together with Francesca Salomoni, responsible for communications. During the meeting, we retraced together the main steps that have led this company to continuous growth.
«The company was founded in 1977 with four partners – Pierluigi Cordua replies to Sonia Maritan – and initially it mainly dealt with treating wood with vacuum technology, first developing vacuum dryers, then other types of systems, including impregnators that use pressure to penetrate solutions of active ingredients into the wood. Subsequently, we diversified our activity by including the creation of handling systems, always with vacuum, using the
vacuum pump for wooden products. In 1997 we began producing grinding systems for the volumetric reduction of wood, therefore always in our reference sector. From there, we created a real new division, that of recycling, with industrial systems for the recycling and recovery of nonferrous waste: not only wood but also plastic, paper and so on. The company today operates in both sec-
ISVE production between the WOOD DIVISION with wood dryers, wood impregnators, grinders and refiners, wood vaporizers, wood degasifiers, wood handlers, digital hygrometers and the RECYCLING DIVISION with single-shaft grinders, two- or fourshaft shredders, combined grinders, blade granulators, systems with dedicated lines. A world of engineering mechatronics giants that create a characteristic landscape in the production department with its immense systems! ISVE CEO Pierluigi Cordua shows us the recycling-recycling systems area: during our visit, six systems for hospital waste are under construction based on ISVE's design and project. There is an automatic warehouse where component slots are prepared. An impregnation system is under construction, it is a contract for New Zealand.
We are also shown the verification and testing area: before leaving for the customer, the systems are dismantled and checked in all their components. For the tests, water is used and the customer's active ingredient is not used. In this area there is a continuous disassembly and reassembly, plants leave for different destinations around the world.
L'AUTOMAZIONE FLUIDODINAMICA
NEL CORSO DELL’ANNO INCONTRIAMO A DUE DIVERSI EVENTI FIERISTICI MICHELE VITALE, IL TITOLARE DI P SYSTEM AUTOMAZIONE S.R.L., SITUATA A CREMONA, PRIMA A VERONA IN OCCASIONE DI PROGETTO FUOCO E POI IN MARZO A NORIMBERGA IN OCCASIONE DELL’HOLZ-HANDWERK E TENIAMO IN SERBO LA SUA TESTIMONIANZA PER IL FOCUS RICICLO DI QUESTO NUMERO. LA PREROGATIVA DI P SYSTEM È QUELLA DI PRODURRE IMPIANTI DEI QUALI SOLO
LE PARTI INTERCAMBIABILI SI LOGORANO E LA MACCHINA TORNA COME NUOVA CON POCHE SPESE. D’ALTRA PARTE “AUTOMAZIONE” È LA PAROLA CHIAVE DEL BUSINESS CHE RUOTA INTORNO ALLA STORIA DI QUESTO IMPRENDITORE NATO NELL’AUTOMOTIVE.
di Sonia Maritan
All’ultima edizione di Progetto Fuoco a Verona, il 28 febbraio scorso, ho avuto il piacere di incontrare Michele Vitale presso lo stand di P System Automazione che ci ha raccontato la sua storia trasferendoci la sua anima tecnica con un trascorso nell’automotive e in particolare nell’automazione in ambito siderurgico. Una testimonianza che abbiamo tenuto in serbo per questo numero che dedica una sezione al riciclo.
«L’azienda nasce con me – racconta Michele Vitale – per applicare al concetto tradizionale della macchina per il pellet l'automazione fluidodinamica. Nel 1995 quando abbiamo cominciato venivamo dal mercato per l'automazione delle bricchettatrici, alla fine degli anni Novanta sono comparse le prime pellettatrici meccaniche e abbiamo visto che non erano predisposte molto bene per lavorare il materiale legno perché erano state
concepite per il mangime, il concime o legni molto morbidi che comunque nascondono insidie perché possono avere nodi in grado di distruggere la meccanica degli impianti».
Quindi avete realizzato una nuova generazione di pellettatrici?
«Noi abbiamo semplicemente applicato alle pellettatrici lo stesso concetto che avevamo concepito per le bricchettatrici per evitare l'usura delle parti meccaniche: tanti pensano che l’acciaio sia più duro del legno ma non è vero, il legno può distruggere qualunque acciaio! Così, come già anticipato, abbiamo applicato al concetto della macchina meccanica tradizionale per il pellet l’automazione fluidodinamica. Come per la bricchettatrice che dopo una certa resistenza si apre – grazie a un congegno idraulico che si chiama morsa –, per lasciar scorrere perché lo scopo è di lasciar passare piuttosto che rompere, lo stesso
abbiamo fatto per le macchine per il pellet. Sulle nostre macchine è impossibile rompere le sfere: non serve fare manutenzione e nemmeno pulire la trafila! Mentre per le macchine meccaniche si prevede una vigilanza costante, sulle nostre macchine completamente automatizzate non serve: hanno dei sensori e non sono statiche, ma in grado di adattarsi alle insidie delle
In apertura e in questa pagina l'incontro con il titolare di P System Automazione s.r.l. Michele Vitale in due diversi eventi fieristici: a Verona in occasione di Progetto Fuoco e a Norimberga in occasione dell’Holz-Handwerk.
componenti più dense che qualunque materiale può nascondere. Le nostre linee di produzione completamente automatizzate comprendono: silos per carico materia prima, essiccazione, pellettizzazione, imballaggio e linee di trasporto e filtrazione aria. Quindi ci rivolgiamo a diversi target: segheria, cogenerazione, industria dell’imballaggio, lavorazione del legno, agricoltura e nautica».
Sono quasi trent'anni che mantenete questo focus, cosa vi ha spinto ad andare avanti?
«La continua ricerca tecnologica nella direzione dell’automazione fluidodinamica!
È questa che ci consente di dire stop alla manutenzione e alla pulizia della trafila grazie all’esclusivo sistema oleodinamico “EASYSTART” che non richiede di avere nessuna necessità di liberare i fori della trafila o di ricorrere alla pulizia con trapani o punteruoli.
Di dire stop alle rotture delle trafile e rulli perché Il sistema oleodinamico “LOAD SENSING” permette di monitorare ogni fase della produzione, proteggendo come un ammortizzatore il gruppo trafila dalle rotture! E ancora di poter as-
sicurare lo stop alle spese di interventi meccanici: grazie all’automazione oleodinamica le Serie P-300/P-500/P-70O (garantiscono un’elevata produzione con il costo Euro/tonnellata di pellet più basso) si adattano automaticamente al materiale, senza l’assistenza di interventi meccanici da parte degli utilizzatori. L’utilizzatore deve solo procurarsi il materiale perché a trasformarlo in pellet con vero profitto ci pensa il nostro impianto. E anche stop agli sprechi di energia con costi di produzione ridotti anche del 75% rispetto alle macchine meccaniche e un recupero certo del capitale investito in meno di 12 mesi».
La robustezza dei vostri impianti vi ha reso vincenti?
«La prerogativa di P System è quella di produrre impianti dei quali solo le parti intercambiabili si logorano e la macchina torna come
nuova con poche spese, ed è anche quella di offrire attraverso il sistema oleodinamico linee completamente modulari per produrre pellet con una vastissima gamma di legno, biomasse e materie plastiche con spese di gestione ridotte del 50% rispetto gli impianti tradizionali. Siamo gli unici a progettare e produrre tutti i componenti dei nostri impianti oleodinamici esclusivi di pellettizzazione e di essiccazione: produciamo tutto in casa, componenti e ricambi; diamo assistenza senza creare nessuna attesa provvedendo alla soluzione di qualunque necessità, garantiamo rapidità di consegna e di risoluzione delle problematiche e progettiamo gli impianti sulle specifiche esigenze dei clienti. Provenendo dall’automazione per noi il prodotto non è mai maturo, ma suscettibile di continue evoluzioni».
P System Automazione si rivolge a un mercato globale?
«Lavoriamo per un mercato globale, abbiamo installato 500 macchine sul territorio europeo e depositato molti brevetti, ad esempio, quello relativo a un impianto con un solo rullo, e siamo gli unici ad aver concepito una simile tecnologia».
Quali sono gli ultimi risultati che avete presentato all’edizione 2024 di Progetto Fuoco?
«Abbiamo dei sensori in più – e anche qui siamo gli unici al mondo – per far sì che uno più uno non faccia due ma faccia uno. Nel senso che non sempre si ha a disposizione legno secco e che
chiunque voglia pellettizzare o bricchettizzare deve passare attraverso un sistema di essicazione, mentre per noi è una cosa inutile perché la macchina può integrare il processo essiccativo: entra materiale umido ed esce il pellet! Quindi io offro materiale che non è passato da un sistema di essiccazione: infatti la macchina non ha bisogno di un sistema di essiccazione perché usciamo dalla macchina direttamente col pellet».
“Automazione” è la parola chiave dell’azienda e parte del suo nome, ma soprattutto del know-how di Michele Vitale! «In effetti è la linfa del nostro business!
Nelle bricchettatrici noi forniamo pacchetti chiavi in mano just in time – conclude Michele Vitale –che rendono questi macchinari automatizzati e personalizzati ma lo facciamo anche per altri settori, come le macchine utensili (nel settore del valvolame, dell’aeronautica, delle piattaforme di lavoro aereo) fornendo i pacchetti con i meccanismi di movimentazione: è questa la nostra forza! Noi nasciamo come terzisti e prima facevamo solo questa attività.
Poi, uno dei nostri clienti nel campo delle bricchettatrici ci ha commissionato lo studio per i pellet che abbiamo reso plug&play e lo stesso è successo alle bricchettatrici. Siamo subentrati nell'azienda, abbiamo fatto quattro macchine complete e abbiamo iniziato a fare i produttori diretti di questa tipologia di impianti e oggi realizziamo e distribuiamo quasi l'80% dei nostri prodotti per l'estero».
Ha abbandonato l’attività di terzista?
«No, continuo a occuparmi per il 40% di fornire pacchetti di automazione per i target più disparati, ma per il 60% mi dedico a P System».
THE NEW ERA OF PELLETIZING
DURING THE YEAR WE MET MICHELE VITALE, THE OWNER OF P SYSTEM AUTOMAZIONE S.R.L. LOCATED IN CREMONA, AT TWO DIFFERENT TRADE FAIRS, FIRST IN VERONA ON FEBRUARY 28TH AT PROGETTO FUOCO AND THEN IN MARCH IN NUREMBERG AT HOLZ-HANDWERK. P SYSTEM'S PREROGATIVE IS TO PRODUCE SYSTEMS IN WHICH ONLY THE INTERCHANGEABLE PARTS WEAR OUT AND THE MACHINE RETURNS AS GOOD AS NEW WITH LITTLE EXPENSE.
At the last edition of Progetto Fuoco I had the pleasure of meeting Michele Vitale at the P System Automazione stand who told us his story by transferring his technical soul to us.
«The company was born with me –says Michele Vitale – to apply fluid-dynamic automation to the traditional concept of the pellet machine.
In 1995 when we started we came from the market for the automation of briquetting machines, at the end of the nineties the first mechanical pelletizers appeared and we saw that they were not very well prepared to work the wood material because they had a technology that came from fertilizers or that was suitable for very soft woods, which in any case hide pitfalls, because they can have knots that can destroy the mechanics».
LA RISPOSTA DELLE COSTRUZIONI IN LEGNO ALL’INQUINAMENTO INDOOR
RIPROPONIAMO LA RUBRICA DI “GEOBIOLOGIA” CHE SUL NUMERO 384/2024 DE IL LEGNO CON IL TITOLO “MEDICINA DELL’ABITARE” AVEVA APPROFONDITO DUE RICERCHE CHE SI SONO OCCUPATE DI RILEVARE LE REAZIONI ALL’AMBIENTE COSTRUITO. LA “MEDICINA DELL’ABITARE” INFATTI IMPLICA LA RICERCA, LA SALUTE, LA SOSTENIBILITÀ E LA CERTIFICAZIONE EVA DI CUI L’ARCH. VIVIANA DERUTO SI OCCUPA IN QUALITÀ DI ESPERTA IN BIO-ARCHITETTURA E GEBIOLOGIA, DOCENTE DI COSTRUZIONI, TECNOLOGIA DEI MATERIALI E IMPIANTI PER LA BIOEDILIZIA, LA BIOCLIMATICA E LE ENERGIE RINNOVABILI. È PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE PROGETTOCASABIOECOLOGICA, DIRETTRICE IRSA-ISTITUTO RICERCHE SCIENZA DELL’ABITARE E FRA LE FONDATRICE DE LDDL. QUESTO CONTRIBUTO È DEDICATO ALL’INQUINAMENTO INDOOR.
di Viviana Deruto
Cosa si intende per inquinamento indoor?
Tutto quell’insieme di fattori che concorre alla formazione di elementi di disturbo con caratteristiche di inquinamento dell’aria indoor o dell’ambiente costruito, che possono essere di origine antropica o naturale ed essere concausa dell’insorgere di patologie, più o meno gravi: dalle cefalee alle allergie fino a patologie invalidanti.
FATTORI DI INTERAZIONE
I fattori di interazione possono es-
sere di origine antropica o naturale, fra i primi vi sono:
• onde radio,
• elettrosmog,
• inquinamento acustico,
• inquinamento luminoso,
• materiali da costruzione,
• arredamento.
Fra quelli di origine naturale, invece, si possono trovare:
• reti di interazione naturale,
• discontinuità geologiche,
• falde acquifere,
• gas radon,
• composizione del suolo,
• radioattività di base,
• disturbi magnetici.
Le soluzioni di mitigazione possono essere di diverso tipo e, nella maggioranza dei casi, vanno applicate in fase di progettazione dell’edificio (Figura 1).
Di inquinamento indoor si parla da decenni, negli ultimi anni con maggiore attenzione, in parte dovuta anche all’esperienza dei periodi di lockdown, ma l’assenza di una vera e propria normativa, disattende a quelle che dovrebbero essere delle vere e proprie regole del costruire sano.
Negli ultimi anni si è posta maggiore attenzione alle problematiche legate alla qualità dell’aria interna ed è aumentata l’offerta a
livello della sua analisi, con l’utilizzo di rilevatori elettronici di agenti inquinanti, che possono attivare in automatico sistemi di ricircolo e filtrazione dell’aria, ma è la risposta adeguata?
Non sempre e, comunque, non in maniera risolutiva perché è necessario iniziare a pensare, laddove è possibile, in prevenzione, non solo in correzione.
La progettazione delle nuove costruzioni può prevedere soluzioni che limitano l’inquinamento indoor dovuto a fattori antropici attraverso una corretta scelta dei materiali da impiegare, sia per le strutture sia i tamponamenti, per giungere a finiture e arredi.
Le costruzioni in legno e con materiali di derivazione naturale, non di sintesi, realizzate, ovviamente, in assenza o quasi di colle/resine, con attenzione alla progettazione degli impianti e all’inserimento nel territorio, sono una risposta concreta all’abbattimento dell’inquinamento indoor e anche outdoor,
derivante dalla produzione dei materiali stessi.
Bisogna porre attenzione alla scelta dei materiali e ricordare che: un materiale naturale è “bio” non “eco”: il suffisso deve essere letto nella sua accezione più completa e confortato dalla presenza di una scheda tecnica, che ne definisca tutti i componenti, che devono essere naturali e a
ciclo chiuso non di sintesi
Bioedilizia non è solo risparmio energetico, ma deve essere garanzia della qualità dei materiali e impianti utilizzati al fine di concorrere a un involucro edilizio volto non solo al risparmio energetico, ma anche salutistico (Figura 2).
INTERAZIONI CON L’ORGANISMO
L’inquinamento indoor (e anche outdoor) influisce sul nostro benessere ed è ormai provato che un mancato benessere psicofisico compromette lo stato di salute dell’individuo.
Non dimentichiamo che la salute ha un costo pubblico e privato, nonché economico ed emotivo.
La ricerca MaVE - Material Value
Exposure, condotta da IRSAIstituto Ricerche Scienze dell’Abitare, ha evidenziato come alcuni materiali, più di altri, possono mitigare alcuni dei fattori di disturbo, primo fra tutti il legno, in tutte le sue declinazioni, ha dimo-
strato la sua capacità di agire a livello biofisico, modificando la nostra risposta all’ambiente interno e consentendo una percezione di maggior comfort abitativo.
I risultati della ricerca MaVE (Gruppo di lavoro IRSA) sono confluiti nella realizzazione di due prototipi, il primo, utilizzato per le fasi dei test e dei rilievi biofisici, si trova a La Spezia, ed è stato denominato “comfort room” (Figura 3). Il secondo si trova a Vicenza ed è l’applicazione non solo dei risultati, ma la dimostrazione che il legno è un materiale versatile, capace di migliorare il comfort abitativo con risultati estetici apprezzabili sia dal punto di vista architettonico sia del design di interni. (Figure 4 - 5 - 6 - 7).
CONCLUSIONI
Noi passiamo il 90% del nostro tempo in ambiente costruito: è necessario che sia non solo confortevole, ma anche sano. Il concetto di risparmio va ampliato da energetico a salutistico, perché
la salute ha un costo: sociale, economico e, soprattutto, emotivo, come i due lunghi anni di Pandemia ci hanno insegnato.
Una progettazione degli spazi costruiti che tenga conto dei fattori di rischio, dall’inquinamento indoor alla sicurezza strutturale, e delle esigenze dei futuri fruitori, può aiutare a un reale miglioramento
dell’abitare e del lavorare. I risultati delle ricerche che si sono occupate di analizzare le reazioni psicofisiche ai materiali presenti in un edificio, dalle strutture agli arredi, e di quelle che hanno testato le risposte strutturali, dal cemento armato al legno, hanno dimostrato che, a parità di impatto visivo, di integrazione e armonizzazione nel paesaggio circostante, si può produrre un’architettura di qualità, compatibile con l’ambiente in tutte le sue fasi: produzione, utilizzo, dismissione.
Per circa trent’anni il tema della salute all’interno degli spazi costruiti è stato sviluppato solo in un ambito ristretto, ma gli eventi degli ultimi anni e le mutate esigenze di utilizzo degli spazi domestici, hanno portato alla ribalta aspetti prima spesso sottovalutati. Il parametro più utilizzato per la misura del comfort abitativo è quello termoigrometrico, ma vi sono svariati fattori che determinano il benessere indoor, solo
negli ultimi anni e solo ancora in un ambito ristretto, se ne tiene conto in contesto progettuale.
La così detta sindrome dell’edificio malato, “sick building sindrome” ha posto l’accento soprattutto sui problemi legati ai fenomeni di condensa e di conseguente formazione di muffe, ma i fattori di disturbo all’interno di uno spazio costruito sono molteplici, i più legati ai materiali con i quali sono realizzati gli edifici e gli arredi, ma non solo.
È, ormai, scientificamente provato che alcune problematiche derivanti dai fattori di inquinamento indoor possono essere concausa di diverse patologie, più o meno gravi, o, nel minore dei casi, essere generatori di discomfort.
La pandemia e la necessità di un utilizzo prolungato degli spazi domestici, anche per motivi lavorativi, hanno portato alla consapevolezza della presenza di questi fattori di disturbo e alla necessità che gli ambienti costruiti siano sani e confortevoli.
L’utilizzo di materie prime naturali, non di origine petrolchimica, sia per i materiali da costruzione sia per gli arredi, ha dimostrato di indurre la migliore risposta psicofisica nei soggetti testati, consentendo, inoltre, di realizzare ambienti a inquinamento indoor quasi nullo.
Quasi perché un’altra problematica è rappresentata dagli impianti, non solo termoidraulici, ma anche elettrici e di wi-fi, che generano inquinamento elettromagnetico, anch’esso limitabile, il più delle volte, con accorgimenti in fase di progettazione, spesso di facile attua-
zione, anche in fase di ristrutturazione.
Sano è anche sinonimo di sicuro per cui va posta attenzione anche verso i sistemi costruttivi che meglio rispondono, non solo agli aspetti di risparmio energetico, ma anche di sicurezza in caso di sisma o di altri eventi ambientali estremi.
Le prove sulle piattaforme vibranti hanno dimostrato come le strutture in legno siano quelle che meglio rispondono alle sollecitazioni, mantenendo la propria integrità strutturale anche a seguito di sollecitazioni estreme, come quelle che si sono avute durante il terremoto di Kobe del 1995 in Giappone (Magnitudo: 7,3).
Le sensazioni di comfort o discomfort percepite all’interno degli spazi costruiti dipendono anche dalla sicurezza che una struttura ci trasmette e dalla sua capacità di riequilibrare le nostre risposte biofisiche.
La maggiore salubrità di un ambiente costruito significa anche una migliore risposta psicofisica e quindi il benessere dei suoi fruitori. Il messaggio che in futuro dovremo far passare è la comprensione che non è il mondo che dobbiamo salvare, ma noi stessi, un concetto che sta alla base della difesa ambientale, anche se non ancora del tutto compreso.
THE RESPONSE OF WOODEN BUILDINGS TO INDOOR POLLUTION
WE REPROPOSE THE “GEOBIOLOGIA” COLUMN THAT IN ISSUE 384/2024 OF IL LEGNO WITH THE
TITLE “MEDICINE OF LIVING” HAD DEEPENED TWO RESEARCHES THAT DEAL WITH DETECTING REACTIONS TO THE BUILT ENVIRONMENT. “MEDICINE OF LIVING” IN FACT IMPLIES RESEARCH, HEALTH, SUSTAINABILITY AND EVA CERTIFICATION OF WHICH ARCH. VIVIANA DERUTO IS AN EXPERT IN BIO-ARCHITECTURE AND GEOBIOLOGY, A TEACHER OF CONSTRUCTION, MATERIALS TECHNOLOGY AND SYSTEMS FOR BIO-BUILDING, BIOCLIMATICS AND RENEWABLE ENERGY, PRESIDENT OF THE ASSOCIATION PROGETTOCASABIOECOLOGICA AND DIRECTOR OF IRSA-ISTITUTO RICERCHE SCIENZA DELL’ABITARE. THIS CONTRIBUTION IS DEDICATED TO INDOOR POLLUTION.
What is meant by indoor pollution?
All that set of factors that contribute to the formation of disturbing elements with characteristics of indoor air pollution or of the built environment, which can be of anthropic or natural origin and be a contributory cause of the onset of pathologies, more or less serious: from headaches to allergies to disabling pathologies.
Indoor pollution has been discussed for decades, in recent years with greater attention, partly also due to the experience of lockdown periods, but the absence of a real regulation, disregards what should be real rules of healthy construction.
In recent years, greater attention has been paid to the problems related to indoor air quality and the offer at the level of its analysis has increased, with the use of electronic pollutant detectors, which can automatically activate
air recirculation and filtration systems, but is it the adequate response?
Not always and, in any case, not in a decisive way because it is necessary to start thinking, where possible, in prevention, not just in correction.
The design of new buildings can include solutions that limit indoor pollution due to anthropic factors through a correct choice of materials to be used, both for the structures and the infill, to arrive at finishes and furnishings.
Constructions in wood and with materials of natural origin, not synthetic, obviously made with almost no glues/resins, with attention to the design of the systems and the insertion in the territory, are a concrete response to the reduction of indoor and outdoor pollution, deriving from the production of the materials themselves.
We must pay attention to the choice of materials and remember that: a natural material is “bio” not “eco”: the suffix must be read in its most complete meaning and supported by the presence of a technical sheet, which defines all the components, which must be natural and closed-cycle, not synthetic.
Green building is not just energy saving, but must be a guarantee of the quality of the materials and systems used in order to contribute to a building envelope aimed not only at energy saving, but also at health.
INTERACTIONS WITH THE ORGANISM
Indoor (and outdoor) pollution affects our well-being and it is now proven that a lack of psychophysical well-being compromises the state of health of the individual.
Let's not forget that health has a public and private cost, as well as economic and emotional.
The MaVE - Material Value Exposure research, conducted by IRSA - Istituto Ricerche Scienze dell’Abitare, has highlighted how some materials, more than others, can mitigate some of the disturbing factors, first of all wood, in all its declinations, has demonstrated the ability to act on a biophysical level, modifying our response to the internal environment and allowing a perception of greater living comfort.
The results of the MaVE research have flowed into the creation of two prototypes, the first, used for the testing and biophysical survey phases, is located in La Spezia, and has been called "comfort room".
The second is located in Vicenza and is the application not only of the results, but the demonstration that wood is a versatile material, capable of improving living comfort with aesthetic results that are appreciable both from an architectural and interior design point of view.
CONCLUSIONS
We spend 90% of our time in the built environment: it is necessary that it is not only comfortable, but also healthy. The concept of saving must be expanded from energy to health, because health has a cost: social, economic and, above all, emotional, as these two years of the Pandemic have taught us.
A design of built spaces that takes into account risk factors, from indoor pollution to structural safety, and the needs of future users, can help to achieve a real improvement in living and working.
The results of research that has analyzed the psychophysical reactions to the materials present in a building, from structures to furnishings, and those that have tested the structural responses, from reinforced concrete to wood, have shown that, with the same visual impact, integration and harmonization in the surrounding landscape, quality architecture can be produced, compatible with the environment in all its phases: production, use, decommissioning.
For about thirty years, the topic of health within built spaces has been developed only in a limited context, but the events of recent years and the changing needs of use of domestic spaces have brought to the fore aspects that were often underestimated before.
The most used parameter for measuring living comfort is the thermo-hygrometric one, but there are various factors that determine indoor well-being, only in recent years and only still in a limited context, have they been taken into account in a design context.
The so-called sick building syndrome has placed the emphasis above all on the problems related to condensation phenomena and the consequent formation of mold, but the disturbing factors within a built space are many, most related to the materials with which buildings and furnishings are made, but not only.
It is now scientifically proven that some problems deriving from indoor pollution factors can be a contributory cause of various pathologies, more or less serious, or, in the least, be generators of discomfort.
The pandemic and the need for prolonged use of domestic spaces, even for work reasons, have led to awareness of the presence of these disturbing factors and the need for built environments to be healthy and comfortable.
The use of natural raw materials, not of petrochemical origin, both for building materials and for furnishings, has been shown to induce the best psychophysical response in the tested subjects, also allowing the creation of environments with almost zero indoor pollution.
Almost because another problem is represented by the systems, not only thermo-hydraulic, but also electrical and wifi, which generate electromagnetic pollution, which can also be limited, most of the time, with measures in the design phase, often easy to implement, even during the renovation phase.
Healthy is also synonymous with safe, so attention must also be paid to the construction systems that best respond, not only to energy saving aspects, but also to safety in the event of earthquakes or other extreme environmental events.
Tests on vibrating platforms have shown that wooden structures are the ones that best respond to stress, maintaining their structural integrity even following extreme stresses, such as those that occurred during the 1995 Kobe earthquake in Japan (Magnitude: 7.3).
The sensations of comfort or discomfort perceived within built spaces also depend on the safety that a structure transmits to us and on its ability to rebalance our biophysical responses.
The greater healthiness of a built environment also means a better psychophysical response and therefore the wellbeing of its users.
The message that we will have to get across in the future is the understanding that it is not the world that we must save, but ourselves, a concept that is at the basis of environmental protection, even if not yet fully understood.
GLI ALBERI NON MUOIONO MAI
UNA APPASSIONATA INIZIATIVA DELLA DESIGNER NICOLETTA GATTI PRESSO ADI DESIGN MUSEUM L'11 SETTEMBRE SCORSO HA CELEBRATO SOLENNEMENTE IL LEGAME TRA L'ALBERO E LA CITTÀ, DOPO LO STORICO NUBIFRAGIO
DEL 25 LUGLIO 2023 CHE HA CAUSATO L’ABBATTIMENTO DI OLTRE 5.000 ALBERI. DIECI ALBERI PER DIECI TOTEM D’AUTORE RINASCONO GRAZIE ALLA CREATIVITÀ DI DIECI DESIGNER ED ESALTANO IL CICLO VITALE E LA CAPACITÀ GENERATRICE DELLA NATURA.
di Pietro Ferrari
Non ero a Milano in quella tremenda giornata di luglio del 2023 che ha portato all'abbattimento di oltre 5mila alberi ma i resoconti degli amici, le testimonianze dei social sono state più che eloquenti nel rendere il dramma che ha vissuto Milano e la sua popolazione vegetale.
Mi è sembrato perciò un segno meraviglioso della concreta capacità milanese di rialzarsi nei grandi e nei piccoli drammi che punteggiano la sua storia e liberatorio per me seguire l’11 settembre di oltre un anno dopo, presso ADI Design Museum, l'asta battuta da Christie's, a favore del Fondo Milano per gli Alberi istituito dal Comune di Milano per il ripristino del verde cittadino dopo il nubifragio del luglio 2023.
Il progetto “Second life, 10 alberi per 10 totem d’autore”, ideato da Nicoletta Gatti, dopo l’anteprima alla Milano Design Week 2024 dal 15 al 21 aprile in piazza San Fedele, è approdata nel tempio del
design d’autore a Milano dove questi pezzi unici sono stati messi all’asta.
Il ricavato – tolte le spese vive dell’intera operazione – verrà interamente donato alla comunità per la ripopolazione del verde.
I totem, esposti nel museo cittadino a partire dal 4 settembre 2024, sono stati accessibili al pubblico per consentire la visione e il racconto del progetto nella sua totalità. L'idea era nata nell’agosto 2023, quando la designer e curatrice Nicoletta Gatti ha partecipato al bando del Comune e ha recuperato alcuni tronchi degli alberi caduti, coinvolgendo dieci designer per trasformarli in dieci opere d’arte.
I totem esplorano tematiche importanti interrogandosi sul rapporto uomo-natura. I progetti di Alessandra Baldereschi "La memoria dell’albero", ed Elena Salmistraro "Il pesce mutante", sono caratterizzati da un’estetica decorativa dal forte impatto visivo e riflettono sul significato della memoria custodita dalla natura e sul concetto di rinascita attraverso
una rappresentazione giocosa e, a tratti, provocatoria. "Sempreverde" di Mario Trimarchi è un’opera poetica che parla di ottimismo e rinascita. Questi progetti custodiscono e narrano ricordi, suggerendo il binomio vita-morte e la spinta creatrice che lo sottende.
Altri invece svolgono il tema della trasformazione e della metamorfosi mettendo al centro la materia e l’approccio del designer. "Inciso" di Federico Peri, "Ancora vivo" di Marco Piva e "Fattoafette" di Francesco Meda esplorano l’essenza stessa del legno, modificandola, per farle assumere nuove forme e trasformandola in opera d’arte dalle linee pulite e decise. Questi lavori celebrano la rinascita, esaltano il ciclo vitale e la capacità generatrice della natura. Dare nuova vita e significato ai tronchi per ricordare allo spettatore il rispetto che la natura merita è il centro del lavoro di Giulio Iacchetti con "Diunodue", di Zanellato/Bortotto con "S’i’ fosse foco" e di StudioPepe con "Come affrontare una tempesta".
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Tutti i progetti che vogliono ricordare la capacità della natura di rinascere e trasformarsi anche dopo la distruzione, dando nuova vita e significato agli alberi caduti. Infine "Hereditas" di Nicoletta Gatti rievoca la profonda relazione tra l’essere umano e la terra invitando al rispetto e a una vera connessione con la natura ovvero con le nostre radici.
La mostra e l'asta condotta da Christie's l'11 settembre presso l'ADI Design Museum, hanno messo in risalto i valori del design e dell’arte con un obiettivo significativo: donare nuovi alberi alla città di Milano, promuovendo una rinascita verde e rafforzando il legame tra arte, natura e comunità.
TREES NEVER DIE
I was not in Milan on that terrible day in July 2023 that led to the felling of over 5 thousand trees but the accounts of friends, the testimonies on social media were more than eloquent in rendering the drama that Milan and its plant population experienced. It therefore seemed to me a wonderful sign of the concrete ability of Milan to get back up in the great and small dramas that punctuate its history and liberating for me to follow the auction held by Christie's on September 11th two years later, at the ADI Design Museum, in favor of the Fondo Milano per gli Alberi – established by the Municipality of Milan for the restoration of the city's greenery after the storm of July 2023.
The project "Second life, 10 trees for 10 designer totems", conceived by Nicoletta Gatti, after the preview at the Milan Design Week in Piazza San Fedele, arrives in the temple of designer design in Milan where these unique pieces were auctioned.
The proceeds – minus the out-of-pocket expenses of the entire operation –will be donated entirely to the commu-
nity for the repopulation of the greenery. The totems, exhibited in the city museum starting from September 4th 2024, were accessible to the public to allow the viewing and the story of the project in its entirety.
The idea was born in August 2023, when the designer and curator Nicoletta Gatti participated in the Municipality's call for proposals and recovered some fallen tree trunks, involving ten designers to transform them into ten works of art.The totems explore important themes by questioning the relationship between man and nature. The projects by Alessandra Baldereschi, "La memoria dell’albero" and Elena Salmistraro, "Il pesce mutante" are characterized by a decorative aesthetic with a strong visual impact and reflect on the meaning of the memory preserved by nature and on the concept of rebirth through a playful and, at times, provocative representation. "Sempreverde" by Mario Trimarchi is a poetic work that speaks of optimism and rebirth. These projects preserve and narrate memories, suggesting the life-death binomial and the creative drive that underlies it. Others instead develop the theme of transformation and metamorphosis by placing the material and the designer's approach at the center. "Inciso" by Federico Peri, "Ancora vivo" by Marco Piva and "Fattoafette" by Francesco Meda explore the very essence of wood, modifying it, making it take on new forms and transforming it into a work of art with clean and decisive lines. These works celebrate rebirth, exalt the life cycle and the generative capacity of nature.
Giving new life and meaning to the trunks to remind the viewer of the respect that nature deserves is the center of the work of Giulio Iacchetti, "Diunodue", of Zanellato/Bortotto, "S’i’ fosse foco and of" StudioPepe, "Come facce una tempesta".
All the projects want to remember the ability of nature to be reborn and transform even after destruction, giving new life and meaning to fallen trees. Finally "Hereditas" by Nicoletta Gatti evokes the profound relationship between human beings and the earth, inviting respect and a true connection with nature or with our roots.
The exhibition and auction conducted by Christie's on September 11 at the ADI Design Museum, highlighted the values of design and art with a significant goal: to donate new trees to the city of Milan, promoting a green rebirth and strengthening the link between art, nature and community.
LA DANZA DI UN SUCCESSO
DUPLICE IL COMPLEANNO DEL GRUPPO NÜRNBERGMESSE NEL 2024 CON I 15 ANNI DELLA FILIALE ITALIANA E I 50 ANNI DEL GRUPPO TEDESCO, UN DOPPIO TRAGUARDO CHE RENDE ANCOR PIÙ ILLUSTRE LA CELEBRAZIONE DELLO SCORSO 10 LUGLIO DI NÜRNBERGMESSE ITALIA PRESSO I CHIOSTRI DI SANT’EUSTORGIO DEL MUSEO DIOCESANO DI MILANO.
di Sonia Maritan
Un successo tangibile quello di NürnbergMesse Italia con il suo contribuito all’aumento crescente della presenza italiana alle manifestazioni del Gruppo a Norimberga: una crescita notevole che ha visto NürnbergMesse Italia al primo posto dal 1994 per numero di espositori a Norimberga e al primo posto dal 2014 per numero di visitatori.
È stato un viaggio affascinante attraverso il tempo, mostrando come il settore fieristico abbia saputo evolversi mantenendo il suo impatto fondamentale sulla società e sull'economia.
NürnbergMesse Italia ha festeggiato il suo quindicesimo anniversario guardando con orgoglio alla sua storia segnata da una crescita
e da un successo costanti. Fondata nel 2009 con tre dipendenti per essere sempre più vicina e attenta a un mercato strategico e ad alto potenziale come quello italiano, NürnbergMesse Italia ha contribuito da allora al notevole aumento della presenza italiana alle manifestazioni del Gruppo a Norimberga raggiungendo un picco di 1.478 espositori e 54.559 metri quadrati nel 2018.
La pandemia COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulla filiale, ma grazie a resilienza e determinazione il team sta guidando una solida ripresa, avvicinandosi progressivamente ai livelli prepandemici. «Oggi celebriamo la visione e il duro lavoro del nostro team italiano – ha dichiarato Peter Ottmann, CEO del Gruppo NürnbergMesse, durante l’evento meneghino – nonché il forte le-
game tra i nostri Paesi. L'Italia è un mercato strategico per il Gruppo NürnbergMesse e guardiamo al futuro continuando a investire per rafforzare le nostre relazioni».
Nel corso dei suoi 15 anni NürnbergMesse Italia ha sviluppato anche forti relazioni con la stampa italiana e con le associazioni per i vari eventi di Norimberga. «Ciò che rende questa azienda così speciale è il suo team – ha sottolineato Sonia Bennati, giornalista di Editrice Zeus, che collabora con la filiale da molti anni –, composto da persone appassionate e genuine, che lavorano in modo efficiente e sono pronte a fare il passo più lungo della gamba per fare la differenza per clienti e partner, avendo sempre un sorriso o una parola gentile per tutti».
Se guardiamo al futuro, Nürnber-
gMesse Italia si impegna a promuovere ulteriormente lo scambio di idee e l'internazionalizzazione delle aziende italiane, mettendo a disposizione di espositori e visitatori il proprio know-how e investendo nell'offerta di servizi nuovi e innovativi che rispondano alle esigenze del mercato, soprattutto per la community della fiera Focus on PCB. «Continueremo a lavorare per anticipare e rispondere alle esigenze di mercati in continua evoluzione – ha dichiarato Stefania Calcaterra, Amministratore Delegato di NürnbergMesse Italia fin dalla sua fondazione, alla presenza di dipendenti, clienti commerciali, stampa, partner nazionali e internazionali presso la sala conferenze del Museo Diocesano di Milano – e a investire nelle relazioni italiane, puntando su iniziative che valorizzino la qualità e l'eccellenza delle imprese italiane nel contesto internazionale».
Alla conferenza stampa è seguita la cena di gala nei Chiostri di Sant’Eustorgio del Museo Diocesano di Milano, anticamente parte del primo convento domenicano milanese.
Oltre a festeggiare i 15 anni della
In queste pagine, alcuni momenti della celebrazione dell’anniversario della filiale italiana di NürnbergMesse. In particolare, la conferenza stampa organizzata dal team di NürnbergMesse Italia (da sinistra a destra nella foto: Peter Ottmann, Stefania Calcaterra e Sonia Bennati), un immagine dell'ex ballerina della Scala di Milano Tamara Fragale durante la sua esibizione e la cena nei Chiostri di Sant’Eustorgio del Museo Diocesano di Milano lo scorso 10 luglio.
filiale italiana, nel 2024 il Gruppo celebra anche i 50 anni di NürnbergMesse, Promotrice di innovazione.
I partecipanti alla serata che hanno preso parte ai festeggiamenti per i 15 anni di attività di NürnbergMesse Italia hanno avuto il piacere di assistere a una performance di danza unica, strutturata in tre atti, un artistico parallelismo con l'evoluzione del mondo fieristico, dalla tradizione all’avanguardia futura. Protagonista della performance l’eclettica ex ballerina della Scala di Milano, attualmente impegnata in vari spettacoli in Italia e nel mondo con coreografi di fama internazionale Tamara Fragale. Il primo atto, intitolato "La Tradizione", ha raccontato agli ospiti sulle note di Vivaldi la classicità del mondo fieristico, richiamando la lunga tradizione delle fiere quali luoghi di scambio, catalizzatrici di trasformazione sociale, economica e culturale sin dal Medioevo. Nel secondo atto, "Innovazione e Sperimentazione", la ballerina, con movimenti fluidi e liberi su musiche di Nicolas Jaar e suoni elettronici contemporanei, ha esplorato l'evoluzione moderna del settore che abbraccia l'innovazione e la sperimentazione pur mantenendo salde le proprie radici.
Infine, il terzo atto, "Futuro e Avanguardia", ha proiettato una visione del futuro delle fiere, che con tenacia si evolvono e diventano esperienze immersive che valorizzano le interazioni umane pur incorporando nuove tecnologie e metodi innovativi.
THE DANCE OF SUCCESS
THE NÜRNBERGMESSE GROUP WILL CELEBRATE ITS 2024 BIRTHDAY TWICE, WITH THE 15TH ANNIVERSARY OF THE ITALIAN BRANCH AND THE 50TH ANNIVERSARY OF THE GERMAN GROUP, A DOUBLE MILESTONE THAT MAKES THE CELEBRATION OF NÜRNBERGMESSE ITALIA HELD LAST JULY 10TH AT THE CHIOSTRI DI SANT’EUSTORGIO OF THE DIOCESAN MUSEUM OF MILAN EVEN MORE ILLUSTRIOUS.
A tangible success for NürnbergMesse Italia, with its contribution to the growing Italian presence at the Group’s events in Nuremberg: a remarkable growth that has seen NürnbergMesse Italia in first place since 1994 for the number of exhibitors in Nuremberg and in first place since 2014 for the number of visitors. It has been a fascinating journey through time, showing how the trade fair sector has been able to evolve while maintaining its fundamental impact on society and the economy.
NürnbergMesse Italia celebrated its fifteenth anniversary, looking back with pride at its history marked by constant growth and success. Founded in 2009 with three employees to be ever closer and more attentive to a strategic and high-potential market such as the Italian one, NürnbergMesse Italia has since then contributed to the notable increase in the Italian presence at the Group's events in Nuremberg, reaching a peak of 1,478 exhibitors and 54,559 square meters in 2018. The COVID-19 pandemic has had a significant impact on the branch, but thanks to resilience and determination the team is leading a solid recovery, gradually approaching pre-pandemic levels.
STEPHEN LITTLEWORD
a cura della Redazione
“Si è abituati ad alberi veri che poi finiranno come scarto, oppure con orrendi facsimili di plastica che poi saranno riposti in cantina.
Per evitare tutto questo ho ritagliato la forma dell’abete di Natale con compensato e l’ho dipinto, tutto a mano, ognuno avrò un pezzo unico.
Un modo per rispettare la natura e l’ecologia e avere un alberello che ci ricorda il nostro Natale e che in seguito potrebbe fare da scenografia”.
Pietro Arnoldi
Per informazioni o per acquistare un albero di Natale scrivere a: pietroarnoldi.artist@gmail.com
PIETRO ARNOLDI
Pietro Arnoldi è nato a Taleggio in provincia di Bergamo, nel 1955: Allievo di Rovello, l’assistente di Funi, ha lavorato per una vita a Milano, ora vive e lavora in Sicilia.
Pietro Arnoldi è un artista estremamente versatile, in grado di esprimersi in molte forme artistiche: dalla pittura alla scultura, dalla scenogra a al design. Utilizza diversi materiali per realizzare oggetti e complementi d’arredo, dal ferro battuto al vetro. Ma è nella scultura e nel legno che ha trovato la sua ispirazione più profonda. Il suo maggiore interesse è oggi recuperare legni antichi, salvarli dall’abbandono e trasformarli in opere d’arte.
Vasto il suo percorso artistico che lo ha portato a esporre in molte città d’Europa e nel mondo. La sua produzione scon na ultimamente nel design per l’arredamento con la realizzazione di tavoli, sedie e altro, che possano personalizzare una casa esigente e colta. In queste pagine, una serie di sagome di alberi di Natale in compensato, ma sul sito è possibile visualizzare diverse opere dell’artista che, oltre a essere in vendita, da alcuni anni le noleggia per eventi, mostre, set fotogra ci, showroom (ambientazioni).
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