039_TEXTURES_2024

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issue039 dicembre2024

Magazine dedicated to textiles, from yarn to fabric, for furnishing and fashion industry

La rivista tecnica per il settore tessile dal filato al tessuto

ISSUE39DICEMBRE2024

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09 EDITORIALE

INFONDERE OTTIMISMO

ENCOURAGING OPTIMISM

di Beatrice Guidi

26 ART AND TEXTILE

TAPPETI AMINI.

FASCINO SENZA TEMPO AMINI CARPETS.

TIMELESS CHARM

di Paola Govoni

10 COVERSTORY

FILMAR

IL FUTURO DELLA MAGLIERIA

FILMAR UNVEILS ITS SPRING SUMMER 2026 YARN COLLECTION: INNOVATION, COMFORT AND SUSTAINABILITY

di Pietro Ferrari

13 INCONTRI

CARLO COVINI

LENZING

LE FIBRE DEL DOMANI THE FIBERS OF TOMORROW

di Pietro Ferrari

31 AREA

TESSUTO TECNICO

RADICI GROUP

IL FUTURO DELLA MODA NEL SEGNO DELLA SOSTENIBILITÀ, DELLA TRACCIABILITÀ E DELLO

STILE

RADILON CHILL-FIT BY RADICIGOUP ON THE CATWALK AT THE IMPERIAL FORUMS DURING THE PHYGITAL SUSTAINABILITY EXPO

di Beatrice Guidi

20 CULTURATESSILE

STEFANO PANCONESI

I DIALOGHI DI VILLA CORSINI

A MEETING OF MANY VOICES FOR A WEAVING OF CONCEPTS

di Beatrice Guidi

38 SPAZIOGREEN

C.L.A.S.S.

C.L.A.S.S. & FILO: SOLUZIONI PER UN’INNOVAZIONE RESPONSABILE

C.L.A.S.S. & FILO: SOLUTIONS FOR RESPONSIBLE INNOVATION

di Beatrice Guidi

e Pietro Ferrari

45 AREAMAGLIERIA

SÜDWOLLE GROUP

LA NUOVA VISIONE DELLA MAGLIERIA

BIELLA YARN FALL/WINTER

2025/26 COLLECTION

di Beatrice Guidi

48 PUBBLIREDAZIONALE

TOLLEGNO 1900

UN VIAGGIO NELLA LANA

NEW STAGES IN THE TOLLEGNO

68 AREA ARREDAMENTO

PULVERA

DA UN MATERASSO UN POUF DI DESIGN FROM A MATTRESS A DESIGNER POUF

di Beatrice Guidi

52 PERCORSITESSILI

FIL.PA

CINQUANT'ANNI DI NAVIGAZIONE

FIFTY YEARS OF NAVIGATION

di Pietro Ferrari

72 AREADENIM

PUREDENIM

GLI ULTRASUONI CREANO LA QUALITÀ E SALVANO L'AMBIENTE

WITH THE SOLUTIONS DEVELOPED BY PUREDENIM, WATER CONSUMPTION IS NO LONGER DRAMATIC AND DYEING BECOMES A SUSTAINABLE AND VIRTUOUS PROCESS

di Pietro Ferrari

58 PERCORSITESSILI

LANIFICIO DELL'OLIVO

RISPOSTE VINCENTI

WINNING ANSWERS

di Pietro Ferrari

61 ART AND TEXTILE

TESSILI E COLORE ALLA 60ESIMA

BIENNALE ARTE DI VENEZIA

TEXTILES AND COLOR AT THE 60TH VENICE ART BIENNALE

di Renata Pompas

76 AREATECNOLOGIA

JEANOLOGIA

JEANOLOGIA UNISCE LE FORZE CON HKRITA E LA FONDAZIONE H&M NEL NUOVO OPEN LAB DI HONG KONG

JEANOLOGIA IS CONTRIBUTING ITS TE- CHNOLOGY AND R&D EXPERTISE TO THE LAB TO SUPPORT THE AMBITIOUS GREEN MACHINE 2.0 PROJECT

di Beatrice Guidi

EDITORIALE

INFONDERE OTTIMISMO

Il 2024 è stato un anno davvero critico per il settore moda, ma nonostante il contesto economico complesso, caratterizzato dall’instabilità politica e dagli effetti dei conflitti sulle catene di approvvigionamento e sulla logistica, le imprese dimostrano una forte capacità di adattamento, per reagire e andare a cogliere le opportunità dei mercati con le migliori prospettive e dove la domanda è in crescita. Il 2025 potrebbe essere l’anno della ripresa?

In questo contesto aumenta l’importanza degli appuntamenti fieristici per promuovere le future collezioni, con l’obiettivo di stimolare la creatività e la ricerca di innovazione nella filiera tessile.

I concetti proposti dalle fiere che ci ospiteranno a fine gennaio a Firenze e a febbraio a Milano, hanno voluto evidenziare il sentimento che stiamo vivendo, ma anche favorire la spinta a fare sempre di più.

Pitti ha voluto esprimere lo spirito della prossima stagione SS 2026 at-

ENCOURAGING OPTIMISM

traverso l’immagine del Fuoco, FIRE è il tema delle prossime manifestazioni (Pitti Uomo, Pitti Bimbo e Pitti Filati): energia vitale che distrugge per ricostruire, simbolo che mette fine alle cose per poi rianimarle…

2024 was a very critical year for the fashion industry, but despite the complex economic environment, characterized by political instability and the effects of conflicts on supply chains and logistics, companies are showing a strong ability to adapt, to react and to seize opportunities in markets with the best prospects and where demand is growing. Could 2025 be the year of recovery?

In this context, the importance of trade fairs to promote future collections is growing, with the aim of stimulating creativity and the search for innovation in the textile industry.

The concepts proposed by the fairs that will host us at the end of January in Florence and in February in Milan, wanted to highlight the feeling we are experiencing, but also to encourage the drive to do more and more.

Pitti wanted to express the spirit of the next SS 2026 season through the image of Fire, FIRE is the theme of the forthcoming events (Pitti Uomo, Pitti Bimbo and Pitti Filati):

Sempre con la natura è connesso il concetto di MU Land presentato lo scorso 10 ottobre da Stefano Fadda, direttore artistico di Milano Unica, in cui la terra diventa non solo una fonte di ispirazione, ma un mezzo per risvegliare emozioni profonde. Il focus per la prossima edizione è l’equilibrio con la natura per riscoprire le semplici gioie della vita. Novità assoluta dell’edizione di Filo63 è la “Filo Capsule Collection”: prototipi di tessuti progettati dal Fabric Designer Rossano Bisio a partire da “Collages”, le proposte di sviluppo di prodotto individuate da Gianni Bologna. I tessuti saranno realizzati con i filati delle aziende espositrici, riservando una particolare attenzione ai materiali.

In questo numero di Textures abbiamo raccontato come le aziende e gli operatori del settore stanno affrontando le difficoltà del mercato facendo scelte sempre più consapevoli, investendo in innovazione, qualità e tracciabilità.

vital energy that destroys in order to rebuild, a symbol that puts an end to things in order to then reanimate them ... Also connected with nature is the MU Land concept presented on 10 October by Stefano Fadda, artistic director of Milano Unica, in which the earth becomes not only a source of inspiration, but a means of awakening deep emotions. The focus for the next edition is the balance with nature to rediscover the simple joys of life.

The absolute novelty of the Filo63 edition is the ‘Filo Capsule Collection’: fabric prototypes designed by Fabric Designer Rossano Bisio from ‘Collages’, the product development proposals identified by Gianni Bologna. The fabrics will be made from the yarns of the exhibiting companies, paying special attention to materials.

In this issue of Textures we have reported on how companies and operators in the sector are facing the difficulties of the market by making increasingly conscious choices, investing in innovation, quality and traceability.

IL FUTURO DELLA MAGLIERIA

Con oltre sessant’anni di esperienza nella produzione di filati di cotone di altissima qualità, Filmar presenta la sua collezione per la Primavera Estate 2026. Questo nuovo capitolo nella storia dell’azienda unisce tradizione, innovazione e sostenibilità, offrendo una gamma di prodotti pensati per rispondere alle esigenze del mercato contemporaneo.

In occasione del Pitti Filati 96, Filmar porterà in scena un campionario completamente rinnovato, in cui l’attenzione al design e alla funzionalità si tra-

duce in filati unici e versatili. La collezione si distingue per una proposta che spazia dal glamour sofisticato ai materiali naturali, passando per soluzioni tecniche e sostenibili, tutte accomunate dall’elevata qualità e dall’impegno verso un futuro responsabile. Tra le novità, spiccano filati come quelli della famiglia “Sparkling”, che catturano la luce con eleganza grazie a un effetto glitterato e colori intensi, ideali per capi di grande impatto visivo. La linea “Fresh Touch” esplora la leggerezza

e la traspirabilità dei materiali naturali, con combinazioni di cotone, lino, seta e cashmere che offrono superfici materiche e irregolari, perfette per la stagione estiva.

Chi cerca texture più dinamiche potrà apprezzare i filati “Flamed Mouliné”, caratterizzati da superfici tridimensionali e un effetto fiammato che dona movimento e originalità ai capi.

Anche le esigenze di performance trovano risposta nella linea “Sporty Feeling”, che combina cotone e fibre elasti-

che per creare capi tecnici e confortevoli, pensati per uno stile di vita attivo.

Per chi desidera il massimo in termini di qualità e durata, la famiglia “Élite Cotton” propone filati in cotone compatto e anti-pilling, perfetti per capi eleganti che mantengono la loro bellezza nel tempo. L’impegno di Filmar per la sostenibilità è evidente nella linea “Pure Cotton”, con filati biologici e riciclati certificati GOTS, e nella “Casual Luxury”, che offre un mix di materiali organici per capi che uniscono lusso e comfort.

Filmar non si limita a proporre

filati eccezionali, ma offre anche supporto creativo attraverso la “R&D Filmar Sample Box”. Questa selezione esclusiva di campioni esplora tecniche di lavorazione avanzate, come il vanisé multistrato, il punto nido d’ape e l’intarsio geometrico, pensate per ispirare i designer e aiutarli a creare collezioni uniche. Tra le lavorazioni più sorprendenti spiccano anche la catenella stretch, che combina un effetto bicolore e traforato, e le texture a rete, che regalano un effetto ricamo sofisticato grazie all’uso di filati mouliné.

Con la collezione Primavera Estate 2026, Filmar dimostra ancora una volta di essere un partner essenziale per il settore della maglieria. Ogni filato è pensato per soddisfare le aspettative di un mercato in continua evoluzione, con un’attenzione particolare alla sostenibilità e alla qualità, valori che rappresentano il cuore pulsante dell’azienda.

Filmar invita tutti gli appassionati del settore a scoprire questa nuova proposta al Pitti Filati 96, dove tradizione e innovazione si incontrano per definire il futuro della maglieria.

Esplorazioni d’avanguardia nella proposta Filmar a Pitti Filati in cui performance, creatività, eleganza e sostenibilità giocano assieme per creare un mondo nuovo di sensazioni e bellezza.

FILMAR UNVEILS ITS

SPRING SUMMER 2026 YARN COLLECTION: INNOVATION, COMFORT AND SUSTAINABILITY

With over sixty years of experience in the production of the highest quality cotton yarns, Filmar presents its collection for Spring Summer 2026. This new chapter in the company's history combines tradition, innovation and sustainability, offering a range of products designed to meet the needs of the contemporary market.

At Pitti Filati 96, Filmar will showcase a completely renewed sample collection, in which attention to design and functionality translates into unique and versatile yarns.

The collection stands out for a proposal that ranges from sophisticated glamour to natural materials, through technical and sustainable solutions, all united by high quality and a commitment to a responsible future.

Among the new products, yarns such as those of the "Sparkling" family stand out, which capture the light with elegance thanks to a glittering effect and intense colors, ideal for garments with a great visual impact.

The “Fresh Touch” line explores the lightness and breathability of natural materials, with combinations of cotton, linen, silk and cashmere that offer textured and irregular surfaces, perfect for the summer season. Those looking for more dynamic textures will appreciate the “Flamed Mouliné” yarns, characterized by three-dimensional surfaces and a flamed effect that gives movement and originality to the garments.

Performance needs are also met in the “Sporty Feeling” line, which combines cotton and elastic fibers to create technical and comfortable garments, designed for an active lifestyle. For those who want the best in terms of quality and durability, the “Élite Cotton” family offers compact and anti-pilling cotton yarns, perfect for elegant garments that maintain their beauty over time. Filmar’s commitment to sustainability is evident in the “Pure Cotton” line, with GOTS certified organic and recycled yarns, and in the “Casual Luxury”, which offers a mix of organic materials for garments that combine luxury and comfort.

Filmar does not only propose exceptional yarns, but also offers creative support through the “R&D Filmar Sample Box”.

This exclusive selection of samples explores advanced processing techniques, such as multi-layer vanisé, honeycomb stitch and geometric inlay, designed to inspire designers and help them create unique collections. Among the most surprising processes, the stretch chain stitch, which combines a two-tone and openwork effect, and the mesh textures, which give a sophisticated embroidery effect thanks to the use of mouliné yarns, also stand out.

With the Spring Summer 2026 collection, Filmar once again proves to be an essential partner for the knitwear sector. Each yarn is designed to meet the expectations of an ever-evolving market, with particular attention to sustainability and quality, values that represent the beating heart of the company.

Filmar invites all enthusiasts of the sector to discover this new proposal at Pitti Filati 96, where tradition and innovation meet to define the future of knitwear.

LE FIBRE DEL DOMANI

Incontriamo a Milano Carlo Covini, dirigente della Lenzing in Italia, per condividere la visione di chi opera al centro di un mondo di fibre cellulosiche che copre un mercato globale e storicamente ricco di cultura tessile. È l’occasione di una conversazione a 360 gradi che trova il suo centro nella straordinaria esperienza industriale di Lenzing.

UN CAMMINO NEL MONDO

DELLE FIBRE

Pietro Ferrari – Parliamo del suo profilo professionale, lei da che mondo viene e perché si è "innamorato" di Lenzing.

Carlo Covini – Io vengo dal liceo scientifico e, poi, mi sono laureato in Economia e commercio. Sono entrato nel mondo delle fibre, lavorando all'inizio in Hoechst, una realtà che non ha bisogno di presentazioni che produceva fibre poliestere, fibre acriliche e fibra di viscosa, oltre a una serie di fibre tecniche. Ho sempre lavorato in questo mondo dagli anni Ottanta. Sempre per il mondo tessile mi sono occupato della commercializzazione di polimeri (chips di poliestere, chips di poliammide alla Miroglio, alla Sinterama, alla Aquafil, alla Fulgar, al Gruppo Bonazzi), sono sempre rimasto nel tessile anche nel campo dei polimeri.

Pietro Ferrari – Quindi lei ha raccolto anche una grossa

competenza tecnica, pur provenendo da studi di carattere economico...

Carlo Covini – La definirei tecnico-commerciale: parlo correntemente di tutto, però quando si entra nello specifico tecnico so chi interpellare, perché su ogni tema, ognuno deve spendere quello che ha nelle proprie competenze e, poi, affidarsi a tecnici esperti, se si vuole portare in profondità il discorso. Sicuramente dispongo di una carrellata di conoscenze sul mondo delle fibre sintetiche e artificiali. Per inciso, oggi, la parola "artificiale" si cerca di evitarla e si preferisce parlare di fibre a base legno o biobased, all'inglese. L'importante è essere chiari.

Dopo il mio percorso in Hoechst, quindi nel mondo dei polimeri, sono andato a riprendere il mio viaggio nel

mondo cellulosico, lavorando alla Kelheim Fiber con la fibra viscosa Danfil e la fibra acrilica Dolan per l'acrilico tinto in pasta. Da lì sono cominciate le mie collaborazioni alla Lenzing, la quale aveva una quota di minoranza nella Kelheim Fiber. In questo contesto avevo il compito di supportare la Lenzing non nell'attività commerciale ma nell'attività di filiera e oltre: dalla filatura fino ai brand finali. Ho sviluppato anche un'attività di relazioni che si è molto espansa, grazie al fatto che ho scelto partner un po' al di fuori dagli schemi: in quegli anni stava prendendo piede una presenza diversa del mondo tessile sul mercato legata ai temi della sostenibilità e, per questo, ho scelto di collaborare con partner come la Fondazione Pistoletto-Cittadellarte,

Carlo Covini (dx) con Pietro Ferrari in un bel terrazzo milanese.

Lo stabilimento Lenzing: sostenibilità ante litteram.

Una materia prima preziosa.

Dal truciolo a una fibra pregiata e prestazionale.

portando avanti numerosi progetti assieme a sempre nuovi designer. Ma il primo progetto comune è stato intrapreso su incarico delle Nazioni Unite, perché il Dipartimento Foreste delle Nazioni Unite mi ha chiamato con l’idea di realizzare un progetto dal nome Forest for fashion e quindi ci serviva una serie di disegni creati con tessuti di materiali cellulosico. In questo modo abbiamo realizzato una prima iniziativa in collaborazione con Cittadellarte i cui designer di riferimento dovevano creare delle proposte. Pietro Ferrari – Che im -

patto ha avuto con la Fondazione Pistoletto?

Carlo Covini – È stato molto bello, prima di tutto perché è una struttura bellissima di archeologia industriale che ha ridato vita a un vecchio lanificio che s’affaccia sul fiume (e questo è già di per sé qualcosa di estremamente positivo) dandogli una nuova vita, non si può prescindere poi dalla ricchezza di iniziative didattiche, di ricerca creativa attorno alla mostra personale di Michelangelo Pistoletto con altre mostre ed eventi di ogni genere. Tutto questo crea una possibilità di

confronto ricchissima.

NUOVI RACCONTI

Attraverso questa iniziativa con la Fondazione si è passato dal dover raccontare gli aspetti tecnici delle fibre tessili a una narrativa diversa. Questo per me significa, raccontare, in un contesto artistico, un messaggio più semplice e più diretto attraverso la mediazione del bello. Con la Fondazione abbiamo portato avanti vari progetti, perché i suoi responsabili sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo nel campo dei materiali e dei prodotti sostenibili. Per questa via anche loro sono cresciuti nel mondo tessile con le loro attività. E, quindi, con molte cose siamo cresciuti insieme. Più recentemente anche con Class abbiamo portato avanti progetti comuni come quello relativo ai tessuti in TENCEL™ e ROICA™ V550, un elastomero degradabile che ci ha permesso di collaborare con alcuni leader di settore nella creazione di nuove collezioni, sempre nel segno della sostenibilità. L’aver unito due aziende di primo piano, come

Asahi Kasei e Lenzing, in un progetto comune è stata indubbiamente una grande soddisfazione per tutti.

Pietro Ferrari – Tutti in realtà appartenevamo a una logica di comunicazione in cui si parlava di prestazioni e caratteristiche tecniche, poi è arrivato e si è imposto energicamente il tema della sostenibilità che ha travolto la nostra generazione di comunicatori. Come è entrata questa narrativa della sostenibilità nel comunicare il tessile nel quotidiano, al di là delle belle e positive imprese di cui abbiamo parlato?

Carlo Covini – La capacità di raccontare e di affrontare nuovi temi è connaturata in me, per cui non dover parlare di aspetti tecnici ma di questo mondo così futuribile e concreto assieme l’ho vissuto positivamente: il fatto di esprimere una competenza più culturale che tecnica a me è piaciuto molto e anche questo ci ha permesso di essere presenti ovunque sul mercato italiano con un numero elevato di partner importanti, proprio perché abbiamo saputo sviluppare

questi temi molto pregnanti che da anni ormai vengono portati avanti con naturalezza e scioltezza.

SOSTENIBILI DA SEMPRE

Pietro Ferrari – Che anima ha la Lenzing? Come potrebbe definirsi come azienda?

Carlo Covini – A mio parere l’anima della Lenzing si può scoprire solo andando a Lenzing: l’azienda si trova in un contesto turistico – il lago Attersee – “buen retiro” di Klimt e di Mahler – e questo fatto le ha sempre imposto un’attenzione particolare a quella che oggi viene chiamata sostenibilità e che allora si chiamava lotta all’inquinamento. La Lenzing è stata obbligata, negli anni Settanta, a mettere a norma i propri impianti: l’acqua emessa dallo stabilimento di Lenzing deve essere raffreddata e pulita e devono essere tutelate tutte le specie di pesci che esistono nel fiume post scarico Lenzing e tutto dev’essere tuttora verificato in modo attentissimo. L’altro elemento che a me piace sempre sottolineare di Lenzing è che si tratta di una bio-raffineria: entra il legname, che può essere faggio o abete rosso, prelevato in un raggio di trecento chilometri

dallo stabilimento. Perché queste varietà legnose? Perché dal faggio e dall’abete rosso possono venire estratte le xilose, che vengono usate come dolcificanti, ma anche acido acetico che trova parecchi utilizzi nell’industria. Questa logica dell’utilizzo al cento per cento della materia prima è estremamente virtuosa. Pensiamo poi che il quaranta per cento va a costituire la cellulosa con cui si realizzano le tre fibre – Viscosa, Modal e Lyocell. Cortecce ed altri sottoprodotti vengono utilizzati come fonte di energia per il riscaldamento dello stabilimento.

Tutto questo va a costituire un processo economico che ha permesso alla Lenzing di superare le difficoltà che hanno portato alla chiusura di molte realtà produttive in questo settore in Europa. In primo luogo grazie alla logica di sostenibilità ante litteram che ha permesso di anticipare gli ingenti investimenti ormai obbligatori in questo campo. Va anche detto che, se questa è l’anima green di Lenzing nella sua località d’origine, è stata poi precisa volontà dell’azienda di estendere questi requisiti di sostenibilità alle unità produttive localizzate in Indonesia, questo attraverso

investimenti molto elevati che hanno, però, permesso di ottenere l’Ecolabel anche sulla viscosa prodotta in questo Paese.

Beatrice Guidi – Invece, parlando del progetto dei ghiacciai che ci sembra, nell’attualità, un vertice dell’impegno Lenzing nei confronti dell’ambiente, anche coerente a una parte della sua attività produttiva, cosa possiamo dire?

Carlo Covini – È un traguardo particolare che mette assieme i diversi settori: la divisione tessile e la divisione tessuto non tessuto, due realtà che in azienda sono decisamente separate ma non al riparo dalla mia curiosità.

La possibilità che ho visto di dare logica di circolarità a un tessuto non tessuto (Geotessile) che sta su un ghiacciaio da fine inverno a fine settembre, è qualcosa di entusiasmante: da un pezzo di tessuto non tessuto, attraverso la filiera tessile del riciclo meccanico, riusciamo a ritirare fuori le fibre, a filarle e a farne un tessuto: quindi abbiamo una logica di circolarita e un prodotto biodegradabile che non genera e diffonde microplastiche attraverso le acque contrariamente ai tessuti non tessuti in polipropilene attualmente in uso. Va

paragonato il costo di questo materiale con quello comportato dall’utilizzo di cannoni per sparare la neve sulle piste di sci. Consideriamo poi la prestazionalità eccellente di questo prodotto che nelle estati calde puosalvare quattro metri di spessore di ghiaccio.

La vita di questo manufatto è continuata a Biella dove è stato ridotto in stracci e filato da Marchi&Fildi, tessuto da Candiani e poi interpretato da Blue of a kind con la prima “giacca del ghiacciaio”. Ma questo non è bastato perché, in occasione dello scorso Fuorisalone a Milano è stato protagonista di un episodio di Upcycling. L’idea di due architetti: Lorenzo Palmeri e Mario Scairato, ha avuto un successo eccezionale presso designer e stilisti fino a portare a una installazione bellissima con undici designer protagonisti nel mondo dell’arredamento: i designer del settore del mobile si sono trasformati in stilisti per realizzare ciascuno il sogno nel cassetto di una propria giacca.

PROBLEMI E SOLUZIONI

Pietro Ferrari – Qual è, alla luce dell’impegno Lenzing, ma anche della sua visione personale, la direzione che dovrebbe prendere il

concetto di sostenibilità, cos’è giusto e cos’è sbagliato nell’attuale approccio?

Carlo Covini – Torno immediatamente al Progetto Ghiacciaio che per me riassume le cose nel senso che c’è un geotessile per cui immettiamo un prodotto in natura e qui c’è una prima attenzione: quando immettiamo qualcosa in natura che impatto ha? Un’altra questione è cosa ne faccio di questo tessuto a fine vita, e, quindi, abbiamo pensato a come dargli una seconda vita. Quindi se già abbiamo fatto un prodotto in maniera corretta, questo può essere riciclato o riutilizzato e inoltre essendo biodegradabile ha una sua circolarità naturale. Io direi: attenzione su tutti i processi e su tutti i momenti della vita del prodotto. Parlavo oggi con altri produttori di fibre e consideravo: se per il consumatore era già difficile capire cos’era la viscosa, una fibra che ha cent’anni, come possiamo pretendere che si orienti, con tutti i prodotti che sono sul mercato (poliammide bio-based, poliammide bio-degradabili), la complessità è infinità.

Consideriamo poi che le fibre naturali e cellulosiche non possono risolvere gli attuali consumi del tessile, perché il volume di materiale utilizzato prevalentemente è di natura sintetica. Non so se per questi volumi è sufficiente parlare di riciclo del poliestere, poi, come risolviamo il problema delle microplastiche per le quali la maggior parte dei depuratori urbani non sono tarati? È importante e positivo sollevare l’attenzione su mille temi ma la ricetta semplice non esiste: È corretto parlarne, è corretto che nascano delle norme, è corretto che ci sia moltissima attenzione, è cor-

6) TENCEL™ lyocell. Un ciclo completo.

retto che l’attenzione non sia solo sull’Europa ma anche sulla merce che arriva in Europa, perché, altrimenti, mettiamo solo in difficoltà le industrie del Vecchio Continente. Dunque, norme sì ma anche passo dopo passo vedere come risolvere un’infinità di problemi. Oggi l’attenzione è sulle microplastiche del tessile ma cosa comporta ogni colpo di freno che diamo in automobile? I problemi, invece che trovare una risposta, si aprono a ventaglio. Ed è giusto che sia così. Consideriamo che fino agli anni Quaranta non esistevano materie plastiche e tutto aveva un suo fine vita, senza contare che le materie prime in generale erano costose e avevano in sé un loro valore: il riutilizzo e la riparazione erano la regola,

oggi sarebbe impensabile. Le materie plastiche hanno creato delle soluzioni e delle possibilità infinite ma si è pensato solo alla crescita, adesso bisogna pensare a come gestirle e a che impatto ha ogni prodotto e a come minimizzarlo.

Io comunque vedrei positivamente qualsiasi sforzo corretto

THE FIBERS OF TOMORROW

We meet Carlo Covini, manager of Lenzing in Italy, in Milan to share the vision of someone who works at the center of a world of cellulosic fibers that covers a global market and is historically rich in textile culture. It is the occasion for a 360-degree conversation that finds its center in the extraordinary industrial experience of Lenzing.

A JOURNEY INTO THE WORLD OF FIBERS

Pietro Ferrari – Let's talk about your professional profile, what world you come from and why you "fell in love" with Lenzing.

Carlo Covini – I come from a scientific high school and then I graduated in Economics and Business. I entered the world of fibers, working initially at Hoechst, a company that needs no introduction that produced polyester fibers, acrylic fibers and viscose fibers, as well as a series of technical fibers. I have always worked in this world since the 1980s. Always for the textile world I have dealt with the marketing of polymers (polyester chips, polyamide chips at Miroglio, Sinterama, Aquafil, Fulgar, Gruppo Bonazzi), I have always remained in the textile sector also in the field of polymers.

Pietro Ferrari – So you have also gathered a great deal of technical expertise, despite coming from economic studies...

in ogni direzione senza dimenticare la dimensione globale. Consideriamo che il tessile ha un volume di impatto ed è al centro di una enorme cassa di risonanza, perché tutti ci vestiamo e questa risonanza va sfruttata per mettere i problemi sul tavolo e contribuire a risolverli.

Carlo Covini – I would define you as technical-commercial: I speak fluently about everything, but when it comes to technical specifics I know who to consult, because on each topic, everyone must spend what they have in their skills and, then, rely on expert technicians, if you want to take the discussion in depth. I certainly have a wealth of knowledge on the world of synthetic and artificial fibers. Incidentally, today, the word "artificial" is avoided and we prefer to talk about wood-based or bio-based fibers, in English. The important thing is to be clear.

After my journey at Hoechst, then in the world of polymers, I resumed my journey in the cellulose world, working at Kelheim Fiber with Danfil viscose fiber and Dolan acrylic fiber for solution-dyed acrylic. From there, my collaborations at Lenzing began, which had a minority share in Kelheim Fiber. In this context, I had the task of supporting Lenzing not in the commercial activity but in the supply chain activity and beyond: from spinning to the final brands. I also developed a relationship activity that expanded a lot, thanks to the fact that I chose partners a little outside the box: in those years, a different presence of the textile world on the market linked to the themes of sustainability was taking hold and, for this reason, I chose to collaborate with partners such as the Fondazione Pistoletto-Cittadellarte, carrying out numerous projects together with ever new designers. But the first joint project was undertaken on behalf of the United Nations, because the United Nations Department of Forestry

called me with the idea of creating a project called Forest for fashion and therefore we needed a series of designs created with cellulose fabrics. In this way we created a first initiative in collaboration with Cittadellarte whose reference designers had to create proposals.

Pietro Ferrari – What impact did it have with the Pistoletto Foundation?

Carlo Covini – It was very nice, first of all because it is a beautiful structure of industrial archaeology that has given new life to an old wool mill that overlooks the river (and this is already something extremely positive in itself) giving it a new life, then we cannot ignore the wealth of educational initiatives, creative research around the personal exhibition of Michelangelo Pistoletto with other exhibitions and events of all kinds. All this creates a very rich opportunity for comparison.

NEW STORIES

Through this initiative with the Foundation we have moved from having to tell the technical aspects of textile fibers to a different narrative. For me, this means telling, in an artistic context, a simpler and more direct message through the mediation of beauty. With the Foundation we have carried out various projects, because its managers are always looking for something new in the field of sustainable materials and products. In this way, they too have grown in the textile world with their activities. And, therefore, with many things we have grown together.

More recently, with Class we have also carried out joint projects such as the one relating to fabrics in TENCEL™ and ROICA™ V550, a degradable elastomer that has allowed us to collaborate with some industry leaders in the creation of new collections, always in the name of sustainability. Having united two leading companies, such as Asahi Kasei and Lenzing, in a joint project has undoubtedly been a great satisfaction for everyone.

Pietro Ferrari – In reality, we all belonged to a communication logic in which we talked about performance and technical characteristics, then the topic of sustainability arrived and energetically imposed itself, overwhelming our generation of communicators. How did this narrative of sustainability enter into communicating textiles in everyday life, beyond the beautiful and positive enterprises we talked about?

Carlo Covini – The ability to tell and address new topics is innate in me, so not having to talk about technical aspects but about this world so futuristic and concrete at the same time I experienced it positively: the fact of expressing a more cultural than technical competence I liked very much and this also allowed us to be present everywhere on the Italian market with a high number of important partners, precisely because we were able to develop these very significant themes that have been carried forward with naturalness and ease for years now.

SUSTAINABLE FOREVER

Pietro Ferrari – What soul does Lenzing have? How could it be defined as a company?

Carlo Covini – In my opinion, the soul of Lenzing can only be discovered by going to Lenzing: the company is located in a tourist context – Lake Attersee – Klimt and Mahler’s “buen retiro” – and this fact has always required it to pay particular attention to what is now called sustainability and was then called the fight against pollution. Lenzing was forced, in the Seventies, to bring its plants up to standard: the water emitted by the Lenzing plant must be cooled and cleaned and all the species of fish that exist in the river after the Lenzing discharge must be protected and everything must still be checked very carefully. The other element that I always like to emphasize about Lenzing is that it is a biorefinery: the wood comes in, which can be beech or spruce, taken within a radius of three hundred kilometers from the plant. Why these wood varieties? Because from beech and spruce, xylose can be extracted, which are used as sweeteners, but also acetic acid which has many uses in industry. This logic of using one hundred percent of the raw material is extremely virtuous. Let us also consider that forty percent goes to make up the cellulose with which the three fibers are made - Viscose, Modal and Lyocell. Barks and other by-products are used as a source of energy for heating the plant. All this constitutes an economic process that has allowed Lenzing to overcome the difficulties that have led to the closure of many production facilities in this sector in Europe. First of all thanks to the logic of sustainability ante litteram that has allowed us to anticipate the huge investments now mandatory in this field. It must also be said that, if this is the green soul of Lenzing in its place of origin, it was then the precise will of the company to extend these sustainability requirements to the production units located in Indonesia, this through very high investments that have, however, allowed to obtain the Ecolabel also on the viscose produced in this country.

Beatrice Guidi – Instead, speaking of the glaciers project that seems to us, at present, a peak of Lenzing's commitment to the environment, also consistent with a part of its production activity, what can we say?

Carlo Covini – It is a particular goal that brings together the different sectors: the textile division and the non-woven fabric division, two realities that in the company are decidedly separate but not immune to my curiosity. The possibility I saw of giving circular logic to a non-woven fabric (Geotextile) that is on a glacier from the end of winter to the end of September, is something exciting: from a piece of non-woven fabric, through the textile chain of mechanical recycling, we can take out the fibers, spin them and make a fabric: therefore we have a circular logic and a biodegradable product that does not generate and spread microplastics through the waters contrary to the non-woven fabrics in polypropylene currently in use.

The cost of this material must be compared with that involved in the use of cannons to shoot snow on the ski slopes. Let's then consider the excellent performance of this product that in hot summers can save four meters of thickness of ice. The life of this artifact continued in Biella where it was reduced to rags and spun by Marchi&Fildi, woven by Candiani and then interpreted by Blue of a kind with the first "glacier jacket". But this was not enough because, during the last Fuorisalone in Milan, it was the protagonist of an episode of Upcycling. The idea of two architects: Lorenzo Palmeri and Mario Scairato, had an exceptional success with designers and stylists to the point of leading to a beautiful installation with eleven designers protagonists in the world of furniture: the designers of the furniture sector transformed themselves into stylists to realize each one the dream in the drawer of their own jacket.

PROBLEMS AND SOLUTIONS

Pietro Ferrari – In light of Lenzing’s commitment, but also of his personal vision, what is the direction that the concept of sustainability should take, what is right and what is wrong in the current approach?

Carlo Covini – I immediately return to the Ghiacciaio Project which for me sums things up in the sense that there is a geotextile for which we release a product into nature and here there is a first concern: when we release something into nature what impact does it have? Another question is what do I do with this fabric at the end of its life, and, therefore, we thought about how to give it a second life. So if we have already made a product correctly, it can be recycled or reused and furthermore, being biodegradable, it has its own natural circularity. I would say: pay attention to all the processes and all the moments of the product’s life. I was talking today with other fiber producers and I was thinking: if it was already difficult for the consumer to understand what viscose was, a fiber that is a hundred years old, how can we expect them to orient themselves, with all the products that are on the market (bio-based polyamide, bio-degradable polyamide), the complexity is infinite.

Let's also consider that natural and cellulosic fibers cannot solve the current textile consumption, because the volume of material used is mainly synthetic. I don't know if it is enough to talk about polyester recycling for these volumes,

then, how do we solve the problem of microplastics for which most urban purifiers are not calibrated? It is important and positive to raise attention on a thousand issues but the simple recipe does not exist: It is right to talk about it, it is right that regulations are created, it is right that there is a lot of attention, it is right that the attention is not only on Europe but also on the goods that arrive in Europe, because, otherwise, we will only put the industries of the Old Continent in difficulty. So, yes to regulations but also step by step to see how to solve an infinite number of problems. Today the focus is on microplastics in textiles but what does every slam on the brakes we put on our cars entail? The problems, instead of finding an answer, fan out. And rightly so.

Let's consider that until the 1940s there were no plastics and everything had its end of life, not to mention that raw materials in general were expensive and had their own value: reuse and repair were the rule, today it would be unthinkable. Plastics have created infinite solutions and possibilities but we have only thought about growth, now we need to think about how to manage them and what impact each product has and how to minimize it.

In any case, I would positively see any correct effort in every direction without forgetting the global dimension.

Let's consider that textiles have an impact volume and are at the center of an enormous sounding board, because we all dress and this resonance must be exploited to put the problems on the table and help solve them.

Salvaguardare il ghiacciaio, riciclare il Geotessile

I DIALOGHI DI VILLA CORSINI

Incontriamo nelle belle giornate di Artigianato e Palazzo

Graziella Guidotti, Sissi Castellano e Stefano Panconesi: è l'occasione di raccontare qualche aspetto di un mondo complesso e affascinante

Pietro Ferrari – Parliamo di questa manifestazione e perché hai scelto di esserci?

Stefano Panconesi – Artigianato e Palazzo è indubbiamente una delle manifestazioni più importanti in Italia a livello artistico e a livello artigianale in cui le aziende che partecipano sono espressione di artisti riconosciuti anche a livello internazionale. La location è molto bella, qui nei giardini di Villa Corsini a Firenze. Non è la prima volta che noi partecipiamo e siamo tornati quest'anno anche perché questa è la quindicesima edizione della manifestazione.

Quest'anno abbiamo portato la parte tessitura di Casa Clementina, partendo però sempre dalle tinture naturali. Chi porta avanti questa attività è la mia compagna Sissi Castel-

lano che tiene corsi di tessitura con l’utilizzo prevalente di filati di lino, tinto con coloranti naturali con tecnica “a riserva” e poi portato a telaio dando quel tipico disegno sfumato della tecnica ikat. Confidiamo che la manifestazione porti un po' d'interesse su questo tema. Pietro Ferrari – Ho visto che c'è anche un'accentuata

attenzione ai giovani: questo mondo della didattica nel campo del tessile voi lo vedete come qualcosa di cui dovrebbe farsi carico il pubblico oppure l'importante è che ci sia una rete di operatori autonomi che trasmetta delle competenze.

Stefano Panconesi – Io penso che sia fondamentale da parte dell'artigiano trasmettere alle nuove generazioni tutto il proprio know-how, un sapere che non si trova sui libri che non si trova a scuola o nelle università. Questo knowhow l'artigiano lo mette a disposizione all'interno del suo atelier o attraverso manifesta-

zioni come queste. Infatti, in questo contesto noi e altri espositori abbiamo portato telai e altri strumenti per mostrare come si lavora nella tessitura, nell'attività di vasaio, nel fare cappelli, o in altre attività, dalla pelletteria all'argenteria.

Proprio per questo negli ultimi anni mi sto dedicando sempre di più alla didattica, che già comunque facciamo a CASA CLEMENTINA da più di quindici anni, sia insegnando in corsi a livello postuniversitario come lo Iuav a Venezia o il Polimoda a Firenze, ma anche manifestazioni legate alla tintura o all'artigianato tessile frequentate da un gran numero di giovani.

Pietro Ferrari – Come si integra l'insegnamento delle scuole tecniche e delle università con la sapienza artigiana?

Stefano Panconesi – Io, innanzitutto, credo molto ai fondamentali, e ritengo che oggi

i ragazzi debbano conoscere e approfondire la conoscenza dei materiali che saranno quello con cui loro dovranno lavorare e cimentarsi: non solo sapere, ad esempio, che differenza c'è tra una lana e un cashmere ma conoscere anche il kevlar piuttosto che il rayon. Questa conoscenza servirà loro a progettare nuovi capi, nuovi progetti, nuove collezioni, che dovranno essere sempre più naturali, circolari ma anche funzionali. Cioè essere depositari di tutte quelle competenze che oggi vengono meno riconosciute, perché è la velocità della moda ad imporsi.

Pietro Ferrari – Quindi pensi che non sia giusto demonizzare tutto quello che è artificiale dal punto di vista delle fibre.

Stefano Panconesi – Non possiamo pensare di abolire il poliestere e di tornare tutti a utilizzare lana, cotone e lino: oggi ci sono spazi per poter

fare tutto, dipende chiaramente da cosa noi vogliamo realizzare e quali sono i fini dei prodotti che realizziamo: è chiaro che, per andare a sciare, ci vestiamo con la lana ma oggi ci si può vestire con dei materiali o degli accoppiati che garantiscono determinate performance, legate all'idrorepellenza o all'effetto termico. Ricordiamo che la lana è fondamentale anche se le sue proprietà, oggi non più sufficientemente riconosciute, vanno dal mantenere il fresco d'estate e il caldo d'inverno.

Pietro Ferrari – Che tipo di visitatori vi aspettate da questa fiera?

Stefano Panconesi – Qui ci sono molti stranieri – siamo a Firenze, che è la mia città d’origine, ed è indubbio che la presenza degli stranieri è fondamentale – stranieri che hanno anche esperienze tessili. Ci saranno curiosi italiani e stranieri ma anche tecnici tessili fiorentini e pratesi.

Momenti dei "dialoghi" a Villa Corsini con Graziella Guidotti, Sissi Castellano e Stefano Panconesi

TINTURA

NATURALE

E INDUSTRIA TESSILE

Pietro Ferrari – Ma quando parliamo del rapporto difficile tra tintura naturale e industria tessile, qual è la parete da abbattere?

Stefano Panconesi – Il problema sono i preconcetti e l’ignoranza" di chi vuole portare avanti un progetto diverso. Io penso invece, che ci sono percorsi per poter ritornare alla tintoria naturale: non stravolgendo la chimica, anzi, sono il primo a dire che la chimica è fondamentale. Ma se qualcuno oggi ha una maglia di lana, perché non tingerla con coloranti naturali, lo stesso vale per una maglia di cotone organico. Credo che, in questo contesto, l'industria debba essere chiara e debba capire

che ci sono delle opportunità in un contesto di nicchia, perché comunque il mercato va in quella direzione e ci sono tutte le prerogative per poter avere un tessile circolare e sostenibile.

INSEGNARE

LA TESSITURA

Pietro Ferrari – Chiediamo a Sissi Castellano che di didattica se ne intende come funziona oggi la trasmissione del sapere tessile artigianale. Sissi Castellano – Ci sono i giovani che sono interessati alla moda e spesso non sono così interessati a imparare la tessitura per tessere ma per capire di più come è fatto un tessuto, e questo è molto importante, perché se vuoi utilizzare dei tessuti è molto im-

portante sapere come si producono, poi se uno vuole fare una scelta consapevole è ancora più importante. Poi ci sono delle persone che invece sono arrivate alla fine del loro percorso professionale e hanno più tempo a disposizione e sono interessate alla tessitura come gesto artigianale. Ovviamente la tessitura è un lavoro molto lento e i giovani ne sono un po' spaventati, perché la loro vita è più veloce e la domanda è sempre: "quanto tempo ci metto a fare tutto questo?"

I giovani, sia designer sia clienti, sono consapevoli della necessità di cambiare, però vivono con l'incubo di essere marginalizzati perché propongono un lavoro diseconomico e, quindi, l'operare tra queste due variabili è qualcosa di molto importante per loro. Pietro Ferrari – Quindi è fondamentale trovare il giusto equilibrio con una gestione "antica" o comunque tradizionale...

Sissi Castellano – È importante per loro come prima cosa capire com'è fatto un tessuto, dopodiché valorizzare l'artigianato. Bisogna pensare che un lavoro manuale dove avere un prezzo più alto, perché ha un contenuto di tempo e lavoro più cospicuo. Questo gli stilisti lo sanno, i clienti lo sanno, la resistenza, però, è nell'industria, perché il cambio di marcia è oneroso sia dal punto di vista economico che da un punto di vista strategico dei costi e dei tempi necessari a una riconversione.

LA TESSITURA COME STILE DI VITA

Pietro Ferrari – È un onore e una piacevole combinazione del destino che allo www.pancolori.eu

stand di Casa Clementina si avvicini proprio adesso Graziella Guidotti, memoria storica e grande Maestra della tessitura, con una apertura sul settore che spazia su tutti i continenti.

Graziella Guidotti – Io sono veramente appassionata di tessuti, sono insegnante e sono appassionata di tessitura. Mi piace fare ricerca a partire dall'antichità, ma dall'antichità cinese di migliaia di anni or sono, perché lavorando e studiando sul tema storico ho capito che la tessitura come idea è nata in Cina. Gli studi particolari che ho portato avanti mi hanno permesso di risalire ai tessuti che venivano importati in Roma antica e di arrivare nei disegni fino ai tempi nostri: a me, dunque, interessa tutta questa parte di scoperta storica da un punto di vista tecnico, mentre la maggior parte degli studiosi si riferisce ai motivi decorativi e allo stile; io, invece, mi riferisco alla tecnica di tessitura. Per questo ho studiato un percorso dalla Cina alla Persia, all'Egitto, fino ad arrivare al Medioevo e al Rinascimento europeo, tutti temi su cui ho scritto dei libri. In questo percorso ho scoperto, tessendo e studiando, che la stola sulle spalle della Madonna della seggiola di Raffaello, per esempio, trae le sue origini, dal punto di vista della tessitura, dal Duecento avanti Cristo in Cina (epoca Han) e ho scritto un saggio dal titolo "Infinite invenzioni sul rimettaggio": su un'unica impostazione ho individuato diciotto temi diversi con un telaio praticamente identico a quello originario a quattro licci.

Graziella ci mostra il suo te-

laio che porta con sè: «Su questo telaio, che ha otto licci. ho fatto le mie ricerche per le industrie tessili, oltre a utilizzarlo come strumento didattico, ma ho lavorato molto anche per l'artigianato sardo, calabrese, dove purtroppo una tradizione meravigliosa si sta perdendo». Sul tema di cui parlavamo prima con Sissi, è vero che le persone interessate alla tessitura artigianale sono prevalentemente giovani ma non mancano nemmeno le persone anziane che nell'attività di tessitura manuale esprimono una passione intellettuale ed estetica.

Pietro Ferrari – Un dettaglio importante: si collega comunemente la tessitura con la donna ma noi sappiamo che nel Rinascimento la tessitura

di determinati arredi sacri era riservata agli uomini...

Graziella Guidotti – Questo valeva anche per il ricamo... Ma fino a cent'anni fa i tessitori sono prevalentemente uomini e non si vedevano perché erano al lavoro in fabbrica, le donne, invece, lavoravano in casa e la tessitura, per la donna, era un lavoro in più, quindi tutti conoscevano la tessitrice nel paese e nessuno pensava ai tessitori che erano in laboratorio.

Pietro Ferrari – Esiste una mano maschile e una mano femminile?

Graziella Guidotti – No, assolutamente no: tutt'ora ci sono uomini e donne che lavorano sui telai ma è impossibile distinguere una mano diversa. Possiamo solo dire che gli uo-

mini hanno forse una fantasia più limitata mentre le donne sono più creative ma questa può essere solo una mia impressione.

Pietro Ferrari – Parlando ai giovani si può dire che c'è una strada aperta in questa professione?

Graziella Guidotti – Io dico la prima volta alle mie allieve: vuoi imparare a tessere o vuoi imparare la tessitura? sono due strade completamente diverse: se vuoi imparare a tessere io ti insegno in un'ora, tu ti eserciti per qualche giorno e sei tessitrice, se vuoi, invece, capire la tessitura, non so quanto tempo ci vuole. Tutti possono trovare uno sbocco economico ma solo pochi possono arrivare a

prima oppure si trova ancora quella materia prima prettamente naturale?

Graziella Guidotti – Si trova ancora, se si paga, si trova. Però non trattata come la trattavano anticamente. Io ho ricostruito tessuti di automobili d'epoca e la mia difficoltà è stata non tanto nel tessere quell'intreccio ma nel trovare il tipo di filatura e di fibra adatta a quell'uso, perché oggi tutte le fibre sono diventate più sottili e più morbide, una volta, invece della morbidezza, si guardava alla consistenza, e dunque, alla durabilità. Io ho rifatto tutto uguale ma nella sostanza c'è una differenza.

LA DIDATTICA DELLA TESSITURA

Pietro Ferrari – Come sono costruiti i vostri programmi?

una piena comprensione.

Pietro Ferrari – Ma cos'è la complessità nella tessitura?

Graziella Guidotti – La complessità è capire il perché delle cose: un grande insegnante, originario di Como, che operava nel mondo della seta, Pietro Minchetti, diceva"la parte teorica della tessitura è la tecnica ragionata". Se lei si limita all'operazione, non succede niente nella sua testa, invece la tessitura è nata dalla mente di Atena, quindi è il lavoro di artigianato più intellettuale che esista, coinvolge tanti problemi di matematica, di meccanica e richiede un lungo apprendistato.

Pietro Ferrari – C'è stata un'evoluzione nella materia

Sissi Castellano – Solitamente i programmi di Casa Clementina li costruiamo in queste settimane e vengono pubblicizzati alla fine di novembre, sicuramente faremo la parte di residenza estiva, perché è una pratica che abbiamo fatto negli ultimi tre anni che è molto stimolante e ci appartiene molto perché è approfondita. Le persone che vengono da noi durante l'estate stanno due settimane, un tempo più lungo in cui c'è agio di approfondire tutti gli aspetti e la conoscenza reciproca. Faremo come sempre dei corsi brevi nel week end. La cosa più importante è che crediamo sempre nei corsi in presenza mentre, durante il Covid, molti si sono organizzati per fare i corsi on-line, noi invece pensiamo che le cose pratiche debbano essere organizzate praticamente e dal vivo, mentre imparare on-line sia veramente frustrante e pre-

cluda tantissimi lati dell'insegnare e dell'apprendere, legati al contatto fisico con le cose e le persone, oltre a impedire la dialettica o l'imitazione del maestro. Poi a noi piace anche ospitare nei nostri spazi.

Pietro Ferrari – L'anno ac-

cademico vostro, invece?

Graziella Guidotti – No, io faccio lezione su richiesta: si formano delle dinamiche nei grandi gruppi che impediscono di andare ciascuno al proprio ritmo, io lavoro con singoli, coppie o gruppi piccolissimi in cui non si creano di-

A MEETING OF MANY VOICES FOR A WEAVING OF CONCEPTS

We meet in the beautiful days of Artigianato e Palazzo Graziella Guidotti, Sissi Castellano and Stefano Panconesi: it is the opportunity to tell some aspects of a complex and fascinating world.

Pietro Ferrari – Let's talk about this event and why did you choose to be there?

Stefano Panconesi – Artigianato e Palazzo is undoubtedly one of the most important events in Italy on an artistic and artisanal level in which the companies that participate are the expression of artists recognized also at an international level. The location is very beautiful, here in the gardens of Villa Corsini in Florence. It is not the first time that we participate and we returned this year also because this is the fifteenth edition of the event.

This year we brought the weaving part of Casa Clementina, but always starting from natural dyes. The person who carries on this activity is my partner Sissi Castellano who holds weaving courses with the prevalent use of linen yarns, dyed with natural dyes with the “reserve” technique and then brought to the loom giving that typical shaded design of the ikat technique. We trust that the event will bring some interest to this theme.

Pietro Ferrari – I have seen that there is also a marked attention to young people: do you see this world of teaching in the field of textiles as something that the public should take charge of or is it important that there is a network of independent operators who transmit skills.

Stefano Panconesi – I think that it is fundamental for the craftsman to transmit to the new generations all his know-how, a knowledge that is not found in books and is not found in schools or universities. The craftsman makes this know-how available within his atelier or through events like these. In fact, in this context we and other exhibitors brought looms and other tools to show how to work in weaving, in the activity of potter, in making hats, or in other activities, from leather goods to silverware.

Precisely for this reason in recent years I have been dedicating myself more and more to teaching, which we have already been doing at CASA CLEMENTINA for more than

namiche competitive. Andrò prossimamente a Bibbiano in provincia di Reggio Emilia, dove ci saranno quattro persone, persone adulte e io mi porto due telaietti per condividere la tessitura ricevendo anche altre persone con cui mettere in comune il sapere.

fifteen years, both teaching in post-graduate courses such as Iuav in Venice or Polimoda in Florence, but also events related to dyeing or textile craftsmanship attended by a large number of young people.

Pietro Ferrari – We ask Sissi Castellano, who knows a thing or two about teaching, how the transmission of artisanal textile knowledge works today.

Sissi Castellano – There are young people who are interested in fashion and often they are not so interested in learning weaving for the sake of weaving but to understand more about how a fabric is made, and this is very important, because if you want to use fabrics it is very important to know how they are produced, then if one wants to make an informed choice it is even more important. Then there are people who have reached the end of their professional career and have more time available and are interested in weaving as an artisanal gesture. Obviously weaving is a very slow job and young people are a little scared of it, because their life is faster and the question is always: "how long will it take me to do all this?"

Young people, both designers and customers, are aware of the need for change, but they live with the nightmare of being marginalized because they offer a diseconomic job and, therefore, operating between these two variables is something very important for them.

Weaving as a lifestyle - Pietro Ferrari - It is an honor and a pleasant combination of fate that Graziella Guidotti, historical memory and great Master of weaving, with an openness to the sector that spans all continents, is approaching the Casa Clementina stand right now.

Graziella Guidotti – I am truly passionate about fabrics, I am a teacher and I am passionate about weaving. I like to do research starting from antiquity, but from Chinese antiquity thousands of years ago, because working and studying on the historical theme I understood that weaving as an idea was born in China. The particular studies that I have carried out have allowed me to trace the fabrics that were imported into ancient Rome and to arrive in the designs up to the present day: therefore, I am interested in all this part of historical discovery from a technical point of view, while most scholars refer to decorative motifs and style; I, on the other hand, refer to the weaving technique.

TAPPETI AMINI. FASCINO SENZA TEMPO

LO SHOWROOM MILANESE DI AMINI HA SALUTATO L’AUTUNNO CON UNO SPECIALE ALLESTIMENTO DI TAPPETI ICONICI IN OMAGGIO ALLA CREATIVITÀ E AL DESIGN DI RODOLFO DORDONI

Quella fra Amini e Rodolfo Dordoni è una lunga, bellissima storia di collaborazione e di amicizia, dalla quale nel corso degli anni sono nate numerose collezioni di tappeti, tutte nel segno di

una solidità classica, di inedite geometrie e di una indiscussa eleganza.

Ferid Amini, CEO del Gruppo ABC Italia, lo ricorda così: «Rodolfo ci ha accompagnato nel nostro progetto di unire le abilità dei nostri tessitori al grande design italiano senza tempo. Abbiamo lavorato con grande entusiasmo e condivisone di prospettiva»

Dordoni scriveva: «Per me il tappeto è il connettore di momenti di vita e di un arredo, il legante tra i diversi soggettiarredi, complementi, ma anche persone – che lo abitano»

UN RACCONTO DI PERSONE

Questo racconto di persone inizia nel 1962 in Afghanistan, a Herat, quando Sultan Amini, insieme ai suoi fratelli, fonda la ABC, Amini Brothers Company, società per la produzione e la commercializzazione di tappeti. La tradizione del tappeto è molto forte nei villaggi afghani, la materia prima è di eccellente qualità e le tecniche artigianali sono conosciute e condivise. Il progetto di Amini nasce su basi solide, che uniscono un sapere ancestrale e una tradizione fatta di ritmi, di motivi e di temi

affascinanti, con la curiosità per l’arte e per ogni forma di creatività che possa proiettare l’azienda verso una evoluzione costante, indicando nuovi percorsi progettuali e strategici.

L’obiettivo commerciale è l’Europa e il primo passo è la Germania, cui fanno seguito la Svizzera, l’Italia, la Gran Bretagna e molti altri Paesi.

Gli anni Ottanta segnano il passaggio della produzione di Amini verso uno stile contemporaneo nei decori, nella grafica e nei colori, sdoganando il tappeto come importante componente d’arredo. Negli anni seguenti, questa nuova filosofia si traduce in uno stile riconoscibile, non più legato alla moda e alle tendenze. Nel frattempo, ai laboratori in Afghanistan si sono affiancati quelli in Nepal, Cina, India, Marocco e Turchia, tutti Paesi in cui il tappeto è parte integrante della storia e della cultura locale e vanta una tradizione antichissima.

Alla base del progetto di Amini c’è una profonda conoscenza delle tecniche di lavorazione e dei materiali, un sapere basato sulla tradizione, che nasce da un genuino interesse per le arti in generale. È una visione industriale peculiare che, mantenendo uno scambio sempre aperto con le realtà produttive artigianali, valorizza da un lato l’unicità del tappeto consentendone al contempo una gestione efficiente a livello produttivo. Creatività, cultura e dedizione sono le componenti chiave che uniscono arte e impresa da Amini, fino dalla sua fondazione nel 1962. Nel 2014 ABC suddivide la sua attività in quattro brand e nasce la divisione Amini dedicata al mondo dell’architettura e del design, che prende forma beneficiando dei 60 anni di storia e di esperienza dell’azienda madre. La collezione è declinata in un catalogo complesso e poliedrico: dalle proposte più essenziali, basate sulle qualità espressive dei materiali utilizzati, a quelle più decorative che reinterpretano i disegni tradizionali in una percezione contemporanea. Dal 2022 la direzione artistica è affidata a Elisa Ossino Studio, che ha anche curato il progetto dello showroom monomarca di Milano inaugurato nel 2018 in occasione della Milano Design Week.

Amini's project is based on a deep knowledge of processing techniques and materials based on tradition, arising from a genuine interest in the arts in general. While maintaining an open exchange with artisanal production realities, this peculiar industrial vision enhances the uniqueness of the rug while at the same time allowing for efficient management at a production level. Creativity, culture and dedication are the key components that unite art and business at Amini, since its foundation in 1962. In 2014, ABC divided its business into four brands and created the Amini division dedicated to the world of architecture and design, which takes shape by benefiting from the 60 years of history and experience of the parent company. The collection is presented in a complex and multifaceted catalogue: from the most essential proposals, based on the expressive qualities of the materials used, to the more decorative ones that reinterpret traditional designs in a contemporary perception. Since 2022, the artistic direction has been entrusted to Elisa Ossino Studio, who also curated the project of the monobrand showroom in Milan,opened during the Milano Design Week 2018.

In apertura: Amini_Twist by Rodolfo Dordoni @valentinasommariva. Amini_Twist by Rodolfo Dordoni dettaglio_@valentinasommariva.
Sopra: Amini_Grid Berber Round (Ivory) by Rodolfo Dordoni. Amini_Grid Berber (Tortora) by Rodolfo Dordoni_dettaglio.

Amini_Halong (Yellow) design by

Amini_Braque (Green) by Rodolfo Dordoni_dettaglio.

La seconda generazione dell’azienda di famiglia – che si conferma tale nonostante il profilo globale del business –è guidata da Ferid Amini e dai suoi fratelli, che scelgono l’Italia e in particolare Milano, come luogo di elezione. Qui nascono le collezioni Design Icons – ispirata ai motivi e ai disegni del Maestri del design come Gio Ponti, Joe Colombo, Ico Parisi, Manlio

Rho, Fede Cheti e René Gruau – e Contemporary –che segna l’avvio di un dialogo con designer, artisti e architetti contemporanei come

Rodolfo Dordoni, Carlotta Fortuna, Antonio Marras, Elisa Ossino e Studio Juma

che danno vita a tappeti grafici e materici all’insegna della massima libertà creativa. Il fascino dei tappeti di Amini nasce dalla sintesi fra design contemporaneo, eccellenza della materia prima e tecniche di produzione tradizionali ed è questa la cifra che ha consentito all’azienda di costruire negli anni una propria identità forte, riconosciuta e apprezzata a livello internazionale. Come sottolinea un passaggio del profilo aziendale: «Il suo scopo è offrire una selezione di prodotti senza tempo, risultato di un costante dialogo tra il design, la moda, l’architettura e l’arte, impegnandosi a farlo con una filosofia ispirata alla responsabilità e al rispetto. Rispetto per un’arte antica, per la dignità delle persone e per l’ambiente, con la consapevolezza che il futuro dipende dalla capacità di mantenere vivo un patrimonio di cultura e di tradizioni, e di generare prosperità e bellezza per le generazioni che verranno»

IL MONDO DEI TAPPETI DI RODOLFO DORDONI

Visitare lo speciale allestimento nello showroom milanese di Amini in via Borgogna 7 offre l’occasione di entrare nel mondo particolarissimo dei tappeti firmati Rodolfo Dordoni, fatto di inedite geometrie, di studi prospettici, di architetture meditate, di morbidi accostamenti di colore e di un lusso insieme sobrio ed elegante. L’architetto milanese ha firmato per Amini numerose collezioni, che sono in mostra nello showroom, dove ci accompagna la responsabile Barbara Legnani

Amini_Trace by Rodolfo Dordoni.
Rodolfo Dordoni.

Partendo da RD Grid Berber e RD Grid Kilim che interpretano in chiave contemporanea la tradizione berbera e la lavorazione kilim con un blend 100% di lane pregiate annodate a mano, il viaggio prosegue attraverso la serie RD Braque, prodotta con il 100% di lana neozelandese ritorta e annodata a mano, con un motivo che gioca con l’effetto della rifrazione attraverso un vetro ondulato, e le collezioni RD Shade, (tappeto composto da un blend di lana e seta ritorta, annodato a mano), RD Gris (composto al 50% da lana e 50% da Tencel, annodato a mano) e RD Trace (composto al 100% da un blend di lana neozelandese, tessuto a mano); tutte collezioni ispirate a forme geometriche e campiture di colore,

dai rossi ai gialli, dal nero al beige e all’avorio, e agli incredibili toni di verde, blu, porpora e arancio. Il progetto RD Trace, componibile, è pensato per ampliare i confini del singolo tappeto attraverso un motivo geometrico che si completa in ogni direzione senza mai perdere la conti-

AMINI CARPETS. TIMELESS CHARM

THE MILANESE SHOWROOM OF AMINI GREETED AUTUMN WITH A SPECIAL DISPLAY OF ICONIC CARPETS IN HOMAGE TO THE CREATIVITY AND DESIGN OF RODOLFO DORDONI.

Over the years, Amini and Rodolfo Dordoni built a long, beautiful story of collaboration and friendship, from which numerous collections of carpets were born, all in the name of classic solidity, new geometries and undisputed elegance. Ferid Amini, CEO of ABC Italia Group, remembers him like this: “Rodolfo accompanied us in our project to combine the skills of our weavers with great, timeless Italian design. We worked with great enthusiasm and a shared perspective.” Dordoni wrote: "For me, the carpet is the connector of moments of life and of a piece of furniture, the binder between the different subjects – furniture, accessories, but also people – who inhabit it".

A STORY OF PEOPLE

This story of people begins in 1962 in Afghanistan, when Sultan Amini, together with his brothers, founded ABC, Amini Brothers Company, in Herat, a company for the pro-

nuità grafica del disegno. La lavorazione di lana, seta e viscosa, ovvero di materiali ottenuti da fibre tessili naturali è garanzia di un prodotto che, oltre a valorizzare le tradizioni locali nei principali siti di produzione in India e in Nepal, si basa su solidi principi di sostenibilità ambientale.

english text

duction and marketing of carpets. The carpet tradition is very strong in Afghan villages, the raw material is of excellent quality and the artisan techniques are widely known and shared.

he Amini project was born on solid foundations, which combine ancestral knowledge and a tradition made of rhythms, motifs and fascinating themes, with the curiosity for art and for every form of creativity that can lead the company towards constant evolution, indicating new design and strategic paths. With Europe as commercial objective, Germany was the first step, followed by Switzerland, Italy, Great Britain and many other countries. The 1980s marked the transition of Amini's production towards a contemporary style in decorations, graphics and colors, turning the carpet into an important furnishing component. In the following years, this new philosophy translated into a recognisable style, no longer tied to fashion and trends.

In the meantime, the laboratories in Afghanistan have been joined by those in Nepal, China, India, Morocco and Turkey, all countries where the carpet is an integral part of local history and culture and boasts an ancient tradition. The second generation of the family business – which remains so despite the global profile of the business – is led

Rodolfo Dordoni, photo credits Jessica Soffiati.

by Ferid Amini and his brothers, who choose Italy and in particular Milan, as their place of choice.

This is where the Design Icons collections are born – inspired by the motifs and designs of design masters such as Gio Ponti, Joe Colombo, Ico Parisi, Manlio Rho, Fede Cheti and René Gruau – and Contemporary – which marks the start of a dialogue with contemporary designers, artists and architects such as Rodolfo Dordoni, Carlotta Fortuna, Antonio Marras, Elisa Ossino and Studio Juma who give life to graphic and material carpets in the name of maximum creative freedom.

The charm of Amini carpets comes from the synthesis of contemporary design, excellence of the raw material and traditional production techniques. This has allowed the company to build its own strong identity over the years, recognized and appreciated at an international level. As underlined in a passage from the company profile:

“Its aim is to offer a selection of timeless products, the result of a constant dialogue between design, fashion, architecture and art, committing to do so with a philosophy inspired by responsibility and respect. Respect for an ancient art, for the dignity of people and for the environment, being aware that the future depends on the ability to keep alive a heritage of culture and traditions, and to generate prosperity and beauty for the generations to come”.

THE WORLD OF RODOLFO DORDONI’S CARPETS

Visiting the Amini showroom in Milan at Via Borgogna 7 offers the opportunity to enter the

very particular world of Rodolfo Dordon’si carpets, made up of unusual geometries, perspective studies, thoughtful architecture, soft color combinations and a luxury that is both sober and elegant. The Milanese architect has designed numerous collections for Amini, on display in the showroom, where we are accompanied by Barbara Legnani.

Starting from RD Grid Berber and RD Grid Kilim, which interpret the Berber tradition and kilim workmanship in a contemporary way with a blend of 100% fine hand-knotted wools, the journey continues through the RD Braque series, produced with 100% twisted and handknotted New Zealand wool, with a motif that plays with the effect of refraction through wavy glass, and the collections RD Shade, (a rug made of a blend of twisted wool and silk, handknotted), RD Gris (made of 50% wool and 50% Tencel, hand-knotted) and RD Trace (made of 100% New Zealand wool blend, hand-woven); all collections inspired by geometric shapes and color fields, from reds to yellows, from black to beige and ivory, and incredible tones of green, blue, purple and orange.

RD Trace, modular, is designed to expand the boundaries of the single rug through a geometric pattern that is completed in every direction without ever losing the graphic continuity of the design.

The processing of wool, silk and viscose, or materials obtained from natural textile fibres, is a guarantee of a product that, in addition to enhancing local traditions in the main production sites in India and Nepal, is based on solid principles of environmental sustainability.

Amini_Shade by Rodolfo Dordoni.

IL FUTURO DELLA MODA NEL DELLASEGNOSOSTENIBILITÀ, DELLA TRACCIABILITÀ E DELLO STILE

RadiciGroup ha partecipato alla quinta edizione di Phygital Sustainability Expo , evento di riferimento nel settore fashion interamente dedicato alla transizione ecologica dei brand di moda e design attraverso l'innovazione tecnologica, che si è tenuto a Roma il 4 e 5 giugno 2024. Per il terzo anno consecutivo RadiciGroup ha voluto essere presente, insieme ad altri esponenti del mondo istituzionale, delle imprese e dei consumatori, al fine di testimoniare il continuo impegno del Gruppo per una moda che possa essere non solo uno strumento di espressione individuale, ma anche di cambiamento positivo per il pianeta.

Durante la “sfilata narrata”, svolta nella serata di martedì 4 giugno nel suggestivo complesso archeologico del Museo dei Fori imperiali, RadiciGroup ha presentato infatti un outfit stiloso, versatile e du-

revole, capace di adattarsi a situazioni in continua evoluzione. Si tratta di una jumpsuit realizzata in Radilon Chill-fit, un filato innovativo in nylon –realizzato da RadiciGroup nei suoi siti produttivi a basso impatto ambientale – che conferisce al tessuto prestazioni tecniche eccellenti: è capace, infatti, di garantire una perfetta regolazione termica e as-

sicurare freschezza e comfort durante l'intera giornata. Data la sua estrema comodità, la jumpsuit indossata di giorno può trasformarsi rapidamente nella “base” di un outfit adatto a eleganti appuntamenti serali, tramite l’aggiunta di un kimono-dress, realizzato a sua volta in nylon, per garantire una completa riciclabilità futura.

STILE E SOSTENIBILITÀ

L’outfit è il frutto della collaborazione tra RadiciGroup e la talentuosa stilista Anita Bertini, giovane designer del POLI.Design (realtà di riferimento a livello internazionale per la

formazione post-laurea del Politecnico di Milano): obiettivo è proporre un guardaroba composto da capi essenziali, duraturi e riciclabili, che offrono infinite possibilità di abbinamento senza mai compromet-

tere lo stile personale e l'impegno per un mondo migliore. A questo progetto hanno collaborato, come partner tecnici, due aziende del panorama tessile italiano: Calzificio Argopi per la realizzazione della jumpsuit ed Erco Pizzi per il tessuto del kimono-dress.

Chiara Ferraris, Chief Communication Officer RadiciGroup, è intervenuta in uno dei panel di approfondimento organizzati durante la due giorni romana, soffermandosi sui temi della sostenibilità nel settore tessile/moda: «Per noi attori “a monte” della filiera, il Phygital Sustainability Expo è un’opportunità per far visualizzare quello che si può ottenere con scelte consapevoli fin dai primi step della value chain. Serve un’attenzione sempre maggiore, da parte di tutti, per salvaguardare una produzione europea che è capace di condensare in un capo di abbigliamento sia le performance tecniche sia quelle ambientali e sociali.

Sfilata Narrata®

La jumpsuit realizzata con il nostro filato Radilon Chill-fit si inserisce perfettamente in questa linea, dando la possibilità di ottimizzare il guardaroba, puntando su un numero limitato di capi che si contraddistinguono per durabilità, versatilità e riciclabilità».

Altro tema affrontato durante lo speech è stato quello della tracciabilità, come asset strategico di una filiera che vuole essere sostenibile dall’inizio alla fine: «Proprio nelle scorse settimane RadiciGroup ha lan-

ciato il primo progetto di tracciabilità fisica e digitale nel nylon.

Si tratta di un progetto concreto di trasparenza per la catena di fornitura tessile che ha come obiettivo quello di tracciare e seguire il percorso di un capo di abbigliamento o di un qualsiasi prodotto tessile attraverso tutte le fasi della sua produzione, lavorazione e distribuzione, grazie a un tracciante che univocamente caratterizza il filato e che rimane individuabile durante

RADILON CHILL-FIT BY RADICIGOUP ON THE CATWALK AT THE IMPERIAL FORUMS DURING THE PHYGITAL SUSTAINABILITY EXPO

RadiciGroup participated in the fifth edition of the Phygital Sustainability Expo, a leading event in the fashion industry entirely dedicated to the ecological transition of fashion and design brands through technological innovation, which was held in Rome on June 4 and 5. For the third consecutive year, RadiciGroup wanted to be present, together with other representatives of the institutio-

tutte le lavorazioni, sia sul tessuto che sul capo finito».

Grazie alla tracciabilità, aumenta la consapevolezza dei consumatori sui reali luoghi di produzione di ciò che indossano e possono quindi compiere scelte di acquisto più sostenibili. Inoltre, la tracciabilità aiuta a contrastare la contraffazione, valorizzando i prodotti "Made in Europe", in linea con i principi del Regolamento sul Digital Product Passport promossi dall’Unione Europea.

nal, business and consumer world, in order to demonstrate the Group's ongoing commitment to a fashion that can be not only a tool for individual expression, but also for positive change for the planet.

During the "narrated fashion show", held on the evening of Tuesday, June 4 in the evocative archaeological complex of the Imperial Forums Museum, RadiciGroup presented a stylish, versatile and durable outfit, capable of adapting to constantly evolving situations.

This is a jumpsuit made of Radilon Chill-fit, an innovative nylon yarn – made by RadiciGroup in its low environmental impact production sites – that gives the fabric excellent te-

chnical performance: it is capable, in fact, of guaranteeing perfect thermal regulation and ensuring freshness and comfort throughout the day. Given its extreme comfort, the jumpsuit worn during the day can quickly transform into the "base" of an outfit suitable for elegant evening appointments, by adding a kimono-dress, also made of nylon, to ensure complete future recyclability.

STYLE AND SUSTAINABILITY

The outfit is the result of the collaboration between RadiciGroup and the talented stylist Anita Bertini, a young designer from POLI.Design (an international reference reality for post-graduate training at the Milan Polytechnic): the aim is to offer a wardrobe composed of essential, long-lasting and recyclable garments, which offer infinite combination possibilities without ever compromising personal style and commitment to a better world. Two companies from the Italian textile scene collaborated as technical partners on this project: Calzificio Argopi for the jumpsuit and Erco Pizzi for the kimono-dress fabric.

Chiara Ferraris, Chief Communication Officer of RadiciGroup, spoke at one of the in-depth panels organized during the two-day event in Rome, focusing on the issues of sustainability in the textile/fashion sector: «For us, the “upstream” players in the supply chain, the Phygital Sustainability Expo is an opportunity to show what can be achieved with conscious choices right from the first steps of the value

RADICI GROUP IN SINTESI

Radicigroup – Con circa 3mila dipendenti, un fatturato di 1069 milioni di euro nel 2023 un network di unità produttive e sedi commerciali dislocate tra Europa, Nord e Sud America e Asia, RadiciGroup è oggi leader mondiale nella produzione di una vasta gamma di intermedi chimici, polimeri di poliammide, tecnopolimeri ad alte prestazioni e soluzioni tessili avanzate, tra cui filati in nylon, filati in poliestere, filati provenienti da recupero e da fonti bio, tessuti non tessuti. Prodotti realizzati grazie ad un know-how chimico d’eccellenza e all’integrazione verticale nella filiera della poliammide, sviluppati per impieghi nell’ambito di molteplici settori industriali tra cui: Automotive - Elettrico/Elettronico - Beni di consumo - Abbigliamento - Arredamento - Edilizia - ElettrodomesticiSport. Alla base della strategia di RadiciGroup, forte attenzione all’innovazione, alla qualità, alla soddisfazione dei clienti e ai temi della sostenibilità sociale e ambientale. Con le sue macro Aree di Business - Specialty Chemicals, High Performance Polymers e Advanced Textile Solutions - RadiciGroup è parte di una più ampia struttura industriale che include anche il business meccanotessile (Itema) e quelli dell’energia (Geogreen) e dell’Hotellerie (San Marco).

chain. We all need to pay ever greater attention to safeguarding European production that is capable of condensing both technical and environmental and social performance into a single item of clothing. The jumpsuit made with our Radilon Chill-fit yarn fits perfectly into this line, making it possible to optimize the wardrobe, focusing on a limited number of garments that stand out for their durability, versatility and recyclability».

Another topic addressed during the speech was traceability, as a strategic asset of a supply chain that wants to be sustainable from start to finish: «Just in the past few weeks, RadiciGroup launched the first physical and digital traceability project in nylon.

This is a concrete transparency project for the textile supply chain that aims to trace and follow the path of a garment or any textile product through all stages of its production, processing and distribution, thanks to a tracer that uniquely characterizes the yarn and that remains identifiable during all processes, both on the fabric and on the finished garment».

Thanks to traceability, consumers increase awareness of the real places of production of what they wear and can therefore make more sustainable purchasing choices. Furthermore, traceability helps to combat counterfeiting, enhancing "Made in Europe" products, in line with the principles of the Digital Product Passport Regulation promoted by the European Union.

IN A NUTSHELL

With approximately 3,000 employees, a turnover of 1,069 million euros in 2023 and a network of production units and sales offices located in Europe, North and South America and Asia, RadiciGroup is today a world leader in the production of a wide range of chemical intermediates, polyamide polymers, high-performance engineering plastics and advanced textile solutions, including nylon yarns, polyester yarns, yarns from recycled and bio-sources, nonwovens. Products made thanks to excellent chemical know-how and vertical integration in the polyamide supply chain, developed for use in multiple industrial sectors including: AutomotiveElectrical/Electronic - Consumer goods - Clothing - Furnishings - Construction - Household appliances - Sports. The basis of RadiciGroup's strategy is a strong focus on innovation, quality, customer satisfaction and social and environmental sustainability issues. With its macro Business Areas - Specialty Chemicals, High Performance Polymers and Advanced Textile Solutions - RadiciGroup is part of a larger industrial structure that also includes the textile machinery business (Itema), the energy business (Geogreen) and the hotel business (San Marco).

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C.L.A.S.S. & FILO: SOLUZIONI PER UN’INNOVAZIONE RESPONSABILE

CON “SOSTENIBILITÀ DALLA A ALLA Z” SI RAFFORZA LA COLLABORAZIONE TRA

C.L.A.S.S. E IL SALONE DEL FILATO E DELLA FIBRA CON L’INTRODUZIONE DI EPHEA™ DI SQIM, INNUANCE E SPIBER

C.L.A.S.S. ha preso parte a Filo, presentando aziende innovative che danno un contributo significativo a un’industria tessile sempre più orientata alla sostenibilità e alla creatività responsabile. La partecipazione di C.L.A.S.S. a Filo rientra nel progetto “Sostenibilità dalla A alla Z”, che si rinnova ormai da quattro stagioni. L’iniziativa ha un valore particolare perché mira a

creare una filiera trasparente, etica, consapevole del suo impatto e pronta a essere misurata fin dai primi step, come fibre e filati. La partnership di C.L.A.S.S. con Filo sottolinea un impegno condiviso per l'innovazione e la responsabilità, focalizzando l'attenzione sulle soluzioni avanzate dell'industria tessile per una produzione più rispettosa dell'ambiente e di tutti gli stakeholder coinvolti.

A Filo, C.L.A.S.S. ha selezionato tre start-up, definite da obiettivi e valori simili, ma totalmente diverse e complementari nelle loro proposte che spaziano da materiali "tessili" ottenuti tramite biotecnologia, a materiali di nuova generazione come il micelio, per finire con una tecnologia di colorazione dalle caratteristiche uniche.

A destra: Nicholus Tayari Akankwasa, vice President di Spiber.

In alto a destra: Fermentazione in laboratorio.

A destra in basso: Filatura di Brewed Protein™.

LE FIBRE PROTEICHE DI SPIBER

Brewed Protein™ di Spiber: la fibra Brewed Protein™, l'unica offerta disponibile in commercio nella categoria emergente delle fibre proteiche, si tratta di un prodotto unico appartenente alla rivoluzionaria piattaforma di materiali di Spiber. Prodotte tramite un processo di fermentazione di precisione utilizzando ingredienti di origine vegetale, queste fibre innovative offrono tessuti di lusso con una consistenza distinta, offrendo al contempo il potenziale per ridurre significativamente le pre-

occupazioni ambientali ed etiche associate alle fibre tradizionali derivate da animali come il cashmere e la seta. Ci dice Nicholus Tayari Akankwasa, vice President: «Spiber è un’azienda d’avanguardia in grado di realizzare nuovi materiali, partendo dall’analisi delle proteine presenti nelle fibre tessili di alta qualità, analizzandone le funzionalità. Partendo da ciò noi riusciamo a costumizzare le caratteristiche più positive delle fibre, creando un nuovo materiale e questo materiale nasce dall’in-

serimento delle proteine in una macrostruttura. Noi utilizziamo solo zuccheri e acqua e otteniamo questo prodotto da un processo di fermentazione. Siamo in grado di produrre cinquanta tonnellate all’anno di questo materiale. Lavoriamo con aziende italiane di tessitura».

INNOVAZIONE

RESPONSABILE

Innuance è un esempio da manuale di innovazione responsabile per l'industria tessile nell'intero processo di

tintura e finitura. L'azienda ha brevettato una tecnologia di tintura ad alte prestazioni e scalabile che utilizza colori commestibili altamente purificati, solitamente utilizzati per l'industria alimentare, delle bevande e dei cosmetici, eliminando così le sostanze pericolose, preservando la qualità e le prestazioni dei metodi di tintura tradizionali.

L'azienda garantisce lo standard GB18401, offrendo una tavolozza completa con toni scuri e luminosi. La tecnologia si applica in tutte le fasi della filiera, consentendo la tintura dalla fibra al capo finito. Un approccio più responsabile, sicuro e sano per l'ambiente, i lavoratori e i consumatori.

«Abbiamo realizzato la nostra prima capsule – ci dice il cofounder Francesco Bazzano –per capire come può lavorare questo innovazione sul prodotto finite. Il percorso di ricerca e sviluppo è partito qualche anno fa da una semplice intuizione: quella di utilizzare i colori che “mangiamo” tutti I giorni nell’industria alimentare per il tessile, quindi c’è stato l’apporto della parte tecnica per arrivare a una modalità di utilizzo simile a quella di un materiale tradizionale, arrivando alla fine alle solidità che il mercato richiede. Abbiamo investito tempo, fatica e denaro per arrivare a un prodotto che potesse soddisfare la ben nota CB18401 da lì è nato il nostro brevetto.

Aggiungiamo che siamo riusciti a offrire una palette molto profonda con prodotti scuri, brillanti, ben oltre alle palette pastello consuete per i prodotti sostenibili: questo

non è un nostro limite, anzi è un nostro plus. Aggiungiamo due aspetti fondamentali: l’unitezza della finitura e la sua scalabilità. Col nostro prodotto si può tingere dalla fibra al singolo capo e tutto quanto vi sta in mezzo. Attenzione anche alla scalabilità: non c’è il problema di dover utilizzare una materia prima limitata che non è in grado di rispondere alla domanda di quantitativi industriali. Infine I prodotti sono di sintesi e non c’è un limite di materia prima. «Attenzione –aggiunge – non c’è inquinamento: non ci sono metalli pesanti, ammine aromatiche, non ci sono apeos, non ci sono perfluoroclorurati, non c’è formaldeide, non ci sono bisfenoli e questo è fondamentale».

EPHEA™

Ephea™ di SQIM è un passo avanti nel percorso verso un'industria della moda più consapevole e sostenibile. Il materiale è ricavato dal micelio, il corpo vegetativo dei funghi, e grazie alla tecnologia di fermentazione proprietaria all'avanguardia e a una conoscenza approfondita dei

Tinture innovativi dall'industria del food.

processi biotecnologici, le materie prime di basso valore vengono trasformate in alternative innovative e di alta qualità ai materiali tradizionali, come la pelle animale e i materiali sintetici, per un approccio alla moda con un impatto ambientale ridotto. Adottando tecnologie naturali che promuovono la circolarità e l'innovazione responsabile, Ephea™ Aura consente una trasformazione positiva dell'intera filiera della moda, senza compromettere la qualità, la durata, le prestazioni o l'estetica del prodotto finale.

C.L.A.S.S. & FILO: SOLUTIONS FOR RESPONSIBLE INNOVATION

WITH “SUSTAINABILITY FROM A TO Z” THE COLLABORATION BETWEEN C.L.A.S.S. AND THE YARN AND FIBER EXHIBITION STRENGTHENS INTRODUCING EPHEA™ BY SQIM, INNUANCE AND SPIBER.

C.L.A.S.S. took part to the 62nd edition of Filo, focusing on responsible and innovative start-ups making a significant contribution to an increasingly oriented to sustainability and responsible creativity textile industry.

C.L.A.S.S.’s participation to Filo is part of the “Sustainability from A to Z” project, which has been renewed for four seasons now. The initiative has a particular value because it aims to create a transparent, ethical production chain, aware of its impact and ready to be measured from the initial steps, such as fibers and yarns.

C.L.A.S.S.’s partnership with Filo underlines a shared commitment to innovation and responsibility, focusing the attention on the textile industry advanced solutions for a production more respectful of the environment and all the stakeholders involved.

C.L.A.S.S. has selected three start-ups, defined by similar aims and values, but totally different and complementary in their proposals: they range from “textile” materials obtained through biotechnology, to new generation materials

La materia grezza di Ephea™.

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such as Mycelium, ending with a coloring technology with unique characteristics.

Brewed Protein™ by Spiber: Brewed Protein™ fiber, the only commercially-available offering within the emerging protein fiber category, is a unique product from Spiber’s revolutionary material platform. Produced through a precision fermentation process using plant-based ingredients, these innovative fibers deliver luxurious textiles with a distinct texture, while offering the potential to significantly reduce the environmental and ethical concerns associated with traditional animal-derived fibers like cashmere and silk. “Spiber is a cutting-edge company – says Nicholus Tayari Akankwasa, vice President – capable of creating new materials, starting from the analysis of the proteins present in high-quality textile fibers, analyzing their functionality. Starting from this, we are able to customize the most positive characteristics of the fibers, creating a new material and this material is born from the insertion of proteins in a macrostructure. We use only sugars and water and we obtain this product from a fermentation process. We are able to produce fifty tons of this material per year. We work with Italian weaving companies.”

RESPONSIBLE INNOVATION

Innuance is a classic example of responsible innovation for the textile industry in the whole process of dying & fini-

shing. The company has patented a high performing and scalable dyeing technology that uses highly purified edible colors, typically used for food, beverage and cosmetics industries, thus eliminating hazardous substances, preserving the quality and performance of traditional dyeing methods. The company guarantees the GB18401 standard, offering a complete palette with dark and bright tones. The technology applies in all phases of the supply chain, allowing dyeing from fiber to finished garment. A more responsible, safer, healthy approach for the environment, workers and consumers. “We created our first capsule – says co-founder Francesco Bazzano – to understand how this innovation can work on the finished product. The research and development path started a few years ago from a simple intuition: that of using the colors that we “eat” every day in the food industry for textiles, so there was the contribution of the technical part to arrive at a method of use similar to that of a traditional material, finally arriving at the solidity that the market requires. We invested time, effort and money to arrive at a product that could satisfy the well-known CB18401 and from there our patent was born. We add that we have managed to offer a very deep palette with dark, bright products, well beyond the usual pastel palettes for sustainable products: this is not our limit, on the contrary it is our plus. We add two fundamental aspects: the unity of the finish and its scalability. With our product you can dye from the fiber to the single garment and everything in between. Attention also to scalability: there is no problem of having to use a limited raw material that is not able to respond to the demand for industrial quantities. Finally, the products are synthetic and there is no limit on the raw material.” “Attention – he adds – there is no pollution: there are no heavy metals, aromatic amines, there are no apeos, there are no perfluorochlorinated, there is no formaldehyde, there are no bisphenols and this is fundamental.”

A STEP FORWARD

Ephea™ by SQIM is a step forward in the journey towards a more conscious and sustainable fashion industry. The material is crated from mycelium, the vegetative body of mushrooms, and thanks to cutting-edge proprietary fermentation technology and a comprehensive understanding of bio-technological processes, low-value feedstocks are transformed into innovative, high-quality alternatives to traditional materials, such as animal leather and synthetics, for an approach to fashion with a reduced environmental impact.

By adopting natural technologies that promote circularity and responsible innovation, Ephea™ AURA enables a positive transformation of the entire fashion supply chain, without compromising quality, durability, performance, or aesthetics of the final product.

AREAMAGLIERIA SÜDWOLLE GROUP

LA NUOVA VISIONE DELLA MAGLIERIA

Südwolle Group rafforza la propria rete di collaborazioni e annuncia la partnership con Knitwear Lab, Dutch Design and Development Centre Questo incontro unisce l'esperienza di Knitwear Lab nella maglieria con quella nella produzione di filati Merino di alta qualità di Südwolle Group. I risultati sono i capi fisici e virtuali presentati a Pitti Filati di Firenze all’edizione di giugno scorso.

L’abito è un modello completamente sagomato, lavorato a maglia con finezza 14, e presenta una struttura a coste doppie che si espande in lunghe

Un incontro di eccellenze unisce l'esperienza di Knitwear Lab nella maglieria con quella nella produzione di filati Merino di alta qualità di Südwolle Group

Crediti immagine: Design & Produzione: KNITWEAR LAB Fotografia: Kilian Reil

maglie fluttuanti verso l'estremità. Il suo design aggiunge ampiezza attraverso la creazione di maglie che vengono poi lasciate cadere, e impiega una tecnica di diminuzione multi-step per formare angoli molto aguzzi.

COLLEZIONE BIELLA YARN AUTUNNO/INVERNO 2025/26.

È confezionato in lana Merino proveniente dalla collezione Biella Yarn del Südwolle Group, combinando un filato

1x Nm 2/48 con un altro 1x Nm 2/48 di colore diverso per ottenere un effetto contrastante su ogni lato.

La giacca è un indumento interamente modellato e tricotato (finezza 7) su macchina per maglieria E7.2, caratterizzato da una struttura tridimensionale. Presenta alette in doppio jersey di varie lunghezze, inserite su una base di jersey singolo, realizzate mediante una

BIELLA YARN FALL/WINTER

tecnica multi-gauge. Le alette, che si incastrano variando in lunghezza, cadono naturalmente senza bisogno di tensione.

Questo capo all'avanguardia è confezionato in lana Merino Nm 2/30 della Biella Yarn Collection di Suüwolle Group, con ogni colore protetto da due strati di TPU, consentendo la personalizzazione dell'ondulazione delle alette.

La sfida più grande nella maglieria digitale è la visualizzazione virtuale dettagliata delle strutture complesse, dei filati e

Südwolle Group is strengthening its collaboration network and announcing a partnership with Knitwear Lab, Dutch Design and Development Centre. This collaboration brings together Knitwear Lab’s expertise in knitwear with Suedwolle Group’s expertise in producing

dei movimenti. Tuttavia, l’utilizzo durante le fasi iniziali di progetto permette di identificare e affrontare le difficoltà che potrebbero emergere durante lo sviluppo del prodotto. Attraverso il proprio processo, Knitwear Lab garantisce che il modello virtuale sia collegato ai materiali e alle loro caratteristiche, permettendo di visualizzare in anteprima le scelte di filato, le strutture e le disposizioni prima di realizzare i campioni effettivi. Questo consente di risparmiare tempo e materiali, un aspetto cruciale per uno sviluppo prodotto efficiente.

Le trame digitali sono create in formato open-source, rendendole accessibili a qualsiasi software di modellazione 3D. Questa flessibilità permette al designer di regolare, progettare e sperimentare ampiamente nel mondo digitale, senza dipendere da figure tecniche per tradurre le proprie idee.

Guardando al futuro, il progetto Virtual Knitting ha un grande potenziale. Con l'avanzare della tecnologia, sono possibili visualizzazioni più accurate e integrazioni fluide tra prodotto fisico e digitale, offrendo possibilità senza precedenti per innovare il settore moda.

Per maggiori informazioni la pagina suedwebs.com.

high-quality Merino yarns. The results are the physical and virtual garments presented at Pitti Filati in Florence in June 2024.

The dress is a fully fitted design, knitted in 14 gauge, and features a double rib structure that expands into long, floating stitches towards the end. Its design adds width by creating stitches that are then dropped, and uses a multi-step decrease technique to form very sharp angles.

It is made from Merino wool from the Biella Yarn Collection by Südwolle Group, combining a 1x Nm 2/48 yarn with another 1x Nm 2/48 of a different colour to achieve a contrasting effect on each side.

The jacket is a fully fashioned and knitted garment (7 gauge) on an E7.2 knitting machine, featuring a three-dimensional structure. It features double jersey wings of varying lengths, inserted into a single jersey base, made using a multi-gauge technique. The wings, which interlock as they vary in length, fall naturally without

the need for tension. This cutting-edge garment is made from Merino wool Nm 2/30 from the Biella Yarn Collection by Südwolle Group, with each colour protected by two layers of TPU, allowing the wave pattern of the wings to be customised.

The biggest challenge in digital knitting is the detailed virtual visualisation of complex structures, yarns and movements. However, using it during the early stages of a project allows us to identify and address challenges that may arise during product development.

Through its process, Knitwear Lab ensures that the virtual pattern is linked to the materials and their characteristics, allowing us to preview yarn choices, structures and arrangements before making actual samples. This saves time and materials, which is crucial for efficient product development.

The digital patterns are created in an open-source format, making them accessible to any 3D modelling software. This flexibility allows the designer to adjust, design and experiment extensively in the digital world, without being dependent on technical figures to translate their ideas.

Looking to the future, the Virtual Knitting project has great potential.

As technology advances, more accurate visualisations and seamless integrations between physical and digital products are possible, offering unprecedented possibilities for innovating the fashion industry.

For more information, visit suedwebs.com

Südwolle Group è un produttore leader a livello globale di filati pettinati in pura lana e misto lana per la tessitura, la maglieria circolare e rettilinea e le applicazioni tecniche. Le collezioni di Südwolle – Biella Yarn, Yarn in Motion, Richter, Stoehr e Soey – si rivolgono a diversi segmenti del mercato tessile globale. Situato nell’area metropolitana di Norimberga, in Germania, Südwolle Group impiega più di 3000 persone in tutto il mondo, con impianti di produzione in Germania, Italia, Polonia, Romania, Bulgaria, Cina e Vietnam. La ricerca dell’eccellenza sostenibile in tutte le sue forme è la filosofia che guida l’attività, la pianificazione e gli investimenti dell’azienda.

About Südwolle Group

Südwolle Group is a leading global manufacturer of worsted yarns in pure wool and wool blends for weaving, circular and flat knitting and technical applications. The Südwolle collections – Biella Yarn, Yarn in Motion, Richter, Stoehr and Soey –address different segments of the global textile market. Located in the Nuremberg metropolitan area, Germany, Südwolle Group employs more than 3,000 people worldwide, with production facilities in Germany, Italy, Poland, Romania, Bulgaria, China and Vietnam.The pursuit of sustainable excellence in all its forms is the philosophy that guides the company's activities, planning and investments.

www.tollegno1900.it

UN VIAGGIO NELLA LANA

La lana come ispirazione, come elemento che definisce l’identità e apre a nuovi percorsi.

La lana come espressione di benessere individuale, fisico e psicologico, come connessione con la propria essenza e l’ambiente. Tollegno 1900 prosegue il proprio itinerario di crescita nel nome di “ Humanly Body”, “New Reality” e “Organically crafted”. L’azienda mette la lente sul valore intrinseco della lana che, da filato nobile per eccellenza, diviene sinonimo della cura che il marchio riserva alla persona, al suo benessere, fisico e psichico, al comfort e alla ricerca di armonia. La lana si conferma così fattore di connessione con sé stessi e con la natura. Ma non è tutto. Il filato va “oltre” la sua anima e, grazie alle innate caratteristiche, interpreta le necessità di sicurezza e tranquillità dell’uomo contemporaneo, la sua ricerca di equilibrio tra corpo, mente e spirito e il suo bisogno di armonia. Un viaggio nell’essenza che Tollegno 1900 affida alla lana, traccia ed ispirazione per nuove visioni. Partendo da questa consapevolezza, il marchio prosegue nel suo “wool journey”, lasciando che a scandirlo siano tre nuove tappe:

“Humanly body”, “Organically crafted” e “New reality”.

«Negli ultimi anni, tutte le nostre scelte – commentano da Tollegno 1900 – sono state orientate a mettere l’uomo al centro e a promuovere la definizione di una zona di comfort dove essere pienamente e liberamente sé stessi. Uno spazio dell’anima in cui la lana diventa rassicurazione e calore, sollievo e piacere». “Take your time and choose your Humanly body” diventa, così,

L’archivio colori, un patrimonio frutto di un enorme impegno.
Biolino
Biolino più Flaxy
Il book colori, un viaggio nel tempo e nello spazio.

più di uno slogan, ma un inno alla vita, un invito a ricentrarsi e a definire nuove priorità. «Questo tema mette la lente sullo stretto legame che esiste tra il tessuto a maglia e il corpo, sulle sensazioni che si generano dal loro contatto, sulla sensorialità. Tatto e vista diventano i sensi maggiormente coinvolti grazie alla morbidezza e alla fluidità dei filati e a scelte cromatiche evocative. Le tonalità “nude” sposano infatti le nuance dei verdi richiamando una connessione profonda con la natura e con il benessere che il corpo avverte immergendovisi». Immersività nella natura che vive anche in “Organically crafted” che fa di Biolino, e Flaxy i suoi interpreti principali e di colorazioni “nature” il suo tratto. «Questo tema è un elogio alla purezza e all’imperfezione.

I punti, infatti, hanno tutti un tratto non regolare, non perfetto e grezzo con lo scopo di sottolineare la bellezza dell’autenticità». Autenticità che non può però prescindere dalla “New reality”, fatta di digitalizzazione, tecnologie, avanguardie. Spazio dunque a filati luminescenti, avvenieristici per estetica e DNA, e a colori in contrasto che generano sfumature cariche di suggestione. “Take your time and start your journey”.

TUTTI LE SUGGESTIONI

DEL PROGETTO “COLOR”

Viene riproposto a Pitti 2025 anche il progetto “color” del brand biellese che propone una selezione delle tonalità che hanno definito le stagioni degli ultimi dieci anni in quattro book. Una carrellata di cromie dal forte imprinting emozionale ed un servizio di valore per i propri clienti alla ricerca di ispirazioni e di nuove suggestioni.

L’attenzione per il colore e la vocazione per la ricerca di cromie sempre nuove ha tracciato la strada e Tollegno 1900 la percorre dando vita a questo servizio pensato appositamente per i propri clienti e per chi è alla ricerca di ispirazioni. Dall’attenzione che l’azienda da sempre riserva all’universo dei colori ha preso forma “L’ Archivio colori” che, presenta una selezione delle tonalità sviluppate da Tollegno 1900 nell’ultimo decennio a corollario delle palette appositamente pensate per le collezioni. Un alfabeto di tinte che tratteggia un arcobaleno unico nel suo genere, capace anche di raccontare le evoluzioni subite dalla moda negli anni: dall’epoca dei basici a quella dei fluo, passando per i pastellati e i toni della natura, “L’ Archivio colori” di Tollegno 1900 è un simbolico viaggio nel tempo e un itinerario nelle emozioni che le cromie, come la musica e le parole, sanno

suscitare. Messi a disposizione dei clienti direttamente negli spazi aziendali, i book dell’Archivio diventano non solo memoria storica, ma anche suggerimento per sviluppare nuove tendenze, per rileggere il passato proiettandosi nel futuro, per creare nuove visioni.

«L’ Archivio colori – dicono da Tollegno 1900 – è frutto di un lavoro certosino che abbiamo svolto con un obiettivo chiaro: raccontare la storia e le evoluzioni della nostra azienda anche attraverso le cromie che negli anni abbiamo progettato, creato, ricercato.

Una summa di ispirazioni e creatività che, insieme alla lana, filato trasversale per eccellenza, diviene rappresentazione del nostro sentire e operare».

L’emozionalità che si genera nel vedere scorrere, colore dopo colore, le diverse stagioni che hanno scandito l’ultimo decennio di Tollegno 1900, va di pari passo con la funzionalità di aver creato una banca-colori completa.

«Un servizio ulteriore per i nostri clienti che avranno così a disposizione una gamma di scelte ancor più ricca e variegata. Un valore aggiunto che, nel medio periodo, contiamo anche di fornire in forma digitalizzata così da essere ancora più efficaci».

english text NEW STAGES IN THE TOLLEGNO 1900 JOURNEY

Wool as an inspiration, as an element that defines identity and opens up new paths. Wool as an expression of individual, physical and psychological well-being, as a connection with one’s essence and the environment. Tollegno 1900 continues its growth journey in the name of “Humanly Body”, “New Reality” and “Organically crafted”.

Tollegno 1900 focuses on the intrinsic value of wool which, as a noble yarn par excellence, becomes synonymous with the care that the company reserves for the person, for their physical and psychological well-being, for comfort and the search for harmony. Wool thus confirms itself as a factor of connection with oneself and with nature.

But that’s not all. The yarn goes “beyond” its soul and, thanks to its innate characteristics, interprets the need for security and tranquility of contemporary man, his search for balance between body, mind and spirit and his need for harmony. A journey into the essence that Tollegno 1900 entrusts to wool, a trace and inspiration for new visions. Starting from this awareness, the brand continues on its “wool journey”, letting three new stages mark it: “Humanly body”, “Organically crafted” and “New reality”. “In recent years, all our choices – commented Tollegno 1900 – have been oriented towards putting man at the center and promoting the definition of a comfort zone where one can be fully and freely oneself. A space of the soul in which wool becomes reassurance and warmth, relief and pleasure”. “Take your time and choose your Humanly body” thus becomes more than a slogan, but a hymn to life, an invitation to re-center oneself and define new priorities. “This theme focuses on the close bond that exists between knitted fabric and the body, on the sensations that are generated by their contact, on sensoriality. Touch and sight become the senses most involved thanks to the softness and fluidity of the yarns and evocative color choices. The “nude” shades marry the nuances of green, recalling a deep connection with nature and with the well-being that the body feels when immersed in it”. Immersion in nature also lives in “Organically crafted” which makes Biolino and Flaxy its main interpreters and “nature” colors its trait.

“This theme is a tribute to purity and imperfection. The stitches, in fact, all have an irregular, imperfect and rough trait with the aim of underlining the beauty of authenticity”. Authenticity that cannot, however, ignore the “New reality”, made of digitalization, technologies, avant-gardes. Space therefore for luminescent yarns, futuristic in aesthetics and DNA, and for contrasting colors that generate nuances full of suggestion. “Take your time and start your journey”.

ALL THE SUGGESTIONS OF THE “COLOR” PROJECT

The “color” project of the Biella brand is being re-proposed at Pitti 2025, offering a selection of the shades that have defined the seasons of the last few years in four books. A series of colors with a strong emotional imprint and a valuable service for its customers looking for inspiration and new suggestions.

The attention to color and the vocation for the search for ever new colors has traced the path and Tollegno 1900 is following it, giving life to a new service for its customers that also tells a lot about its history. From the attention that the company has always reserved for the universe of colors,

“The Color Archive” takes shape, which, divided into 4 books, presents a selection of the shades developed by Tollegno 1900 in the last decade as a corollary to the palettes specifically designed for the collections. An alphabet of colors that outlines a unique rainbow, also capable of telling the evolutions undergone by fashion over the years: from the era of basics to that of fluorescents, passing through pastels and the tones of nature, “The Color Archive” of Tollegno 1900 is a symbolic journey through time and an itinerary in the emotions that colors, like music and words, can arouse. Made available to customers directly in the company spaces, the books of the Archive become not only historical memory, but also inspiration to develop new trends, to reread the past by projecting into the future, to create new visions.

“The Color Archive – they say at Tollegno 1900 – is the result of painstaking work that we have carried out with a clear objective: to tell the story and the evolution of our company also through the colors that we have designed, created, researched over the years. A compendium of inspirations and creativity that, together with wool, a transversal yarn par excellence, becomes a representation of our feelings and actions”

The emotion that is generated by seeing the different seasons that have marked the last decade of Tollegno 1900 flow by, color after color, goes hand in hand with the functionality of having created a complete color bank. “An additional service for our customers who will thus have an even richer and more varied range of choices available. An added value that, in the medium term, we also plan to provide in digital form so as to be even more effective”.

CINQUANT'ANNI DI NAVIGAZIONE

Incontriamo nello stabilimento

Fil.pa, i titolari Barbara e Andrea Padrini: è l'occasione di raccontare una lunga storia pratese che unisce la bellezza e la creatività con una solida managerialità.

Pietro Ferrari – Come è nata Fil.pa?

Barbara Padrini – La nostra azienda nasce cinquant'anni fa proprio nella zona in

cui ci troviamo ora. E a questa zona siamo molto legati. Allora era completamente diversa: c'erano molte piccole aziende com'era caratteristico del settore tessile ma anche di tanti altri settori dal dopoguerra in avanti. Si partiva spesso da uno spazio provvisorio, come un'autorimessa. Questa zona era stata la prima zona industriale a svilupparsi a Prato, pur essendo vicinissima al centro storico, ed era il Macrolotto Zero, le zone industriali poi si sono allargate ma noi siamo rimasti qui Infatti, fisicamente, l'azienda è nata a trecento metri da qui ma poi crescendo e passando da un’attività quasi completamente contoterzi ad una di produzione autonoma, lo spazio iniziale non è più stato sufficiente). Il complesso in cui ci troviamo ora è stato ristrutturato da nostro padre, Paolo Padrini, fondatore dell’azienda. Siamo entrati in questo complesso nel 1997 in un contesto industriale importante.

Pietro Ferrari – Qual è stata la scelta produttiva?

Barbara Padrini – La scelta produttiva di nostro padre è stata inizialmente, una volta lasciato il vecchio socio e creata la Manifattura Fil.pa come

azienda individuale, quella della produzione della ciniglia. L'attività si concentrò sul mercato tedesco e sulle sue tessiture per l'arredamento, grazie a contatti commerciali importanti.

Dalla base della ciniglia si è cominciato a realizzare filati diversi e a tingere la ciniglia che inizialmente veniva proposta essenzialmente grezza. Gli anni 85-90 hanno visto il nostro impegno nella realizzazione delle fantasie. Fantasie –va detto – di un certo tipo, ovvero quelle che si vedono nel nostro catalogo: soggetti particolari, lavorati a telaio con un grande valore aggiunto. Con questa scelta si è aperta per noi un altro tipo di mondo per cui la ditta ha cominciato a crescere. Erano anni in cui le quantità prodotte e i margini erano diversi: risultati positivi con un minor dispendio di energie e la metà delle maestranze impiegate oggi. Erano anni in cui l'esternalizzazione della produzione era piuttosto accentuata: la ciniglia con materiali nostri veniva lavorata anche esternamente. Quando, poi, nel 2010 nostro padre lasciò l'azienda gradualmente e, poi, definitivamente nel 2012, molte lavorazioni vennero riportate all'interno.

Foto Credits: Cosimo Baldi.
Barbara e Andrea Padrini
Particolare azienda.

Andrea Padrini – Nel periodo di grandi volumi di lavorazione, un'attività come la roccatura, ad esempio, poteva dare reddito sufficiente, ora con i prezzi più bassi non basta più a sostenere voci di costo come l'affitto e simili. Così abbiamo deciso di riportare dentro lavorazioni che sarebbero poco più che un reparto esterno dell'azienda. Consideriamo anche che così possiamo anche contare su un controllo più puntuale della qualità e tempistiche più rigorose. Anche la riduzione dei quantitativi ha portato a un cambiamento nelle impostazioni di lavorazione.

Barbara Padrini – Ma il nostro impegno produttivo negli anni non si è concentrato

solo nella ciniglia, ci siamo anche organizzati con macchine da ritorto e fantasia: questo ci ha permesso di esprimerci in maniera molto versatile anche in questi contesti: nel complesso il gioco vincente ormai da diversi anni è quello di essere propositivi, anche in dialogo con i clienti. Altro fattore vincente è la velocità e la precisione nelle consegne, pur adeguandoci alle quantità che sono decisamente diminuite.

Non a caso la nostra scelta di macchinari è stata quella di meno produttività, di dimensioni ridotte ma di grande flessibilità: questo ci ha permesso di garantire puntualità e tempi ridotti. pur non lavorando in stock service.

Noi, comunque, produciamo molti filati, anche realizzati a telaio, producendo una serie di articoli che possiamo tenere a magazzino, altrimenti non sarebbe possibile effettuare le consegne in tempi rapidi. Andrea Padrini – Consideriamo anche che i nostri prodotti hanno un costo piuttosto elevato, quindi il magazzino ha un peso economico importante.

Pietro Ferrari – Voi vi identificate, almeno in parte, come specialisti della ciniglia: che dinamiche avete rilevato in questa merceologia?

Barbara Padrini – In generale la ciniglia è un pezzo di bravura e richiede tre figure fondamentali per essere prodotta: il capo che fa il programma, l'operaio che controlla e governa la macchina e, infine, la roccatura specializzata che gestisce un nodo che è particolare. Nel campo dell'arredamento la ciniglia mantiene una dinamica abbastanza stabile e si lavora su contratti spesso abbastanza importanti con un parco clienti

significativo composto da un numero ridotto di grandi clienti, posizionati per lo più nel comparto di Prato e in Brianza.

NEL MONDO DELL'ARREDAMENTO

Andrea Padrini – Lavorare nell'arredamento è stato importante nel periodo del Covid: abbiamo ben lavorato nel 2021 e 2022, nonostante la fase difficile di altri settori del mercato. Tuttora, in questa fase di alti e bassi, l'arredamento ha una sua tenuta costante rispetto all'abbigliamento.

Barbara Padrini – Io penso che la dinamica dell'abbigliamento sia legata a un cambiamento epocale del gusto e della rilevanza del vestire nella spesa delle famiglie. Il fornitore di tessile è poi soggetto agli umori delle grandi griffe del fast fashion e dei Cinesi.

Andrea Padrini – La cosa positiva per noi è che non lavoriamo né per i Cinesi né per il fast fashion, se non di riflesso. La fascia che noi presi-

diamo è di prodotti diversi, particolari, meno soggetti a dinamiche ondivaghe o a un parco clienti limitato.

Abbiamo clienti di livello alto, esigenti ma fidati.

Pietro Ferrari – La creatività come si esprime?

Andrea Padrini – Oggi il rapporto con i clienti si è molto burocratizzato soprattutto nel

mondo dell'abbigliamento, nel mondo dell'arredamento i rapporti sono molto più diretti e il dialogo è più intenso come nella tradizione.

Barbara Padrini – Mancano nella moda trentamila professionalità che servono dal punto di vista tecnico e che lavorino nelle posizioni industriale.

Oggi non si può pensare che la scuola, pubblica o privata, esprima solo dei grandi creativi ma deve esprimere quei quadri che, nelle varie competenze, diano vita alla produzione.

Pietro Ferrari – Come vi siete approcciati con il tema della sostenibilità?

Andrea Padrini – Lavoriamo già dal 2012 con un impianto fotovoltaico, recuperiamo gli scarti, compresi quelli della ciniglia con un'azienda specializzata, saremo a breve certificati FSC per la viscosa e GRS, stiamo lavorando per certificarci GOTS.

FIFTY YEARS OF NAVIGATION

Pietro Ferrari – Qual è la vostra visione del futuro?

Barbara Padrini – Io per carattere sono abbastanza realista, vedo che nel nostro settore chi è rimasto a Prato, chi è rimasto a Biella o negli altri distretti tessili qualcosa da raccontare ce l'ha. Le professionalità ci sono, purtroppo ci si scontra anche con delle realtà che sono completamente fuori dalla nostra portata, per cui bisogna tramandare quello che è stato fatto investendo nella maniera giusta, senza eccessi. Il fatto che noi – parlando per noi – ci siamo da cinquant'anni

We meet the owners Barbara and Andrea Padrini in the Fil.pa factory: it is the opportunity to tell a long Prato story that combines beauty and creativity with solid management.

Pietro Ferrari – How was Fil.pa born?

Barbara Padrini – Our company was founded fifty years ago in the very area where we are now. And we are very attached to this area. Back then it was completely different: there were many small companies as was typical of the textile sector but also of many other sectors from the post-war period onwards. We often started from a temporary space, like a garage.

This area was the first industrial area to develop in Prato, despite being very close to the historic center, and it was the Macrolotto Zero, the industrial areas then expanded but we remained here. In fact, physically, the company was born three hundred meters from here but then growing and moving from an almost completely subcontracted activity to an independent production, the initial space was no longer sufficient). The complex where we are now was renovated by our father, Paolo Padrini, founder of the company. We entered this complex in 1997 in an important industrial context.

Pietro Ferrari – What was the production choice?

Barbara Padrini – Our father's production choice was initially, once he left his old partner and created Manifattura Fil.pa as an individual company, that of the production of chenille. The activity focused on the German market and its furnishing fabrics, thanks to important commercial contacts.

From the base of the chenille, we began to make different

significa che, con una gestione oculata, si riesce a fare fronte ad anni che non sono certo stati facili. È importante l'aspetto finanziario e sono importantissime anche le persone.

Andrea Padrini – Io non vedo un futuro nero ma certamente la dinamica dei mercati chiederà ancora un prezzo al settore. Lavoriamo ad affrontare oggi una nuova situazione, la fine della multistagionalità che creerà problematiche non piccole alle aziende ma anche ai momenti fieristici.

yarns and to dye the chenille which was initially offered essentially raw.

The years 85-90 saw our commitment to the creation of patterns. Patterns – it must be said – of a certain type, namely those that can be seen in our catalog: particular subjects, worked on a loom with great added value. With this choice, another type of world opened up for us, which is why the company began to grow. Those were years in which the quantities produced and the margins were different: positive results with less expenditure of energy and half the workforce employed today. Those were years in which the outsourcing of production was rather accentuated: the chenille with our materials was also worked externally. Then, in 2010, when our father gradually left the company and then definitively in 2012, many processes were brought back in-house.

Andrea Padrini – In the period of large processing volumes, an activity such as winding, for example, could provide sufficient income, now with lower prices it is no longer enough to support cost items such as rent and the like. So we decided to bring back processes that would be little more than an external department of the company. We also consider that in this way we can also count on more precise quality control and more rigorous timing. The reduction in quantities has also led to a change in the processing settings.

Barbara Padrini – But our production commitment over the years has not only been concentrated on chenille, we have also organized ourselves with twisting and fantasy machines: this has allowed us to express ourselves in a very versatile way even in these contexts: overall the winning game for several years now has been to be proactive, also

in dialogue with customers. Another winning factor is the speed and precision in deliveries, while adapting to the quantities that have significantly decreased.

It is no coincidence that our choice of machinery was the one with the least productivity, of smaller dimensions but of great flexibility: this has allowed us to guarantee punctuality and reduced times, even without working in stock service.

We, however, produce many yarns, also loom-made, producing a series of items that we can keep in stock, otherwise it would not be possible to make deliveries quickly.

Andrea Padrini – We also consider that our products have a rather high cost, so the warehouse has a significant economic weight.

Pietro Ferrari – You identify yourselves, at least in part, as chenille specialists: what dynamics have you detected in this product category?

Barbara Padrini – In general, chenille is a piece of skill and requires three fundamental figures to be produced: the boss who makes the program, the worker who controls and governs the machine and, finally, the specialized winder who manages a knot that is particular. In the furniture field, chenille maintains a fairly stable dynamic and we work on contracts that are often quite important with a significant customer base consisting of a small number of large clients, mostly located in the Prato and Brianza areas.

IN THE WORLD OF FURNITURE

Andrea Padrini – Working in furniture was important during the Covid period: we worked well in 2021 and 2022, despite the difficult phase of other sectors of the market. Even now, in this phase of ups and downs, furniture has its own constant holding compared to clothing.

Barbara Padrini – I think that the dynamics of clothing is linked to an epochal change in taste and the importance of clothing in family spending. The textile supplier is then subject to the moods of the big fast fashion brands and the Chinese.

Andrea Padrini – The positive thing for us is that we do not work for the Chinese or for fast fashion, except by re-

flection. The range that we cover is of different, particular products, less subject to fluctuating dynamics or a limited customer base. We have high-level, demanding but trustworthy customers.

Pietro Ferrari – How is creativity expressed?

Andrea Padrini – Today the relationship with customers has become very bureaucratic especially in the world of clothing, in the world of furniture the relationships are much more direct and the dialogue is more intense as in the tradition.

Barbara Padrini – In fashion there is a lack of thirty thousand professionals who are needed from a technical point of view and who work in industrial positions. Today we cannot think that schools, public or private, only express great creatives but must express those executives who, in the various skills, give life to production.

Pietro Ferrari – How did you approach the topic of sustainability?

Andrea Padrini – We have been working since 2012 with a photovoltaic system, we recover waste, including that of chenille with a specialized company, we will soon be FSC certified for viscose and GRS, we are working to get GOTS certified

Pietro Ferrari – What is your vision of the future?

Barbara Padrini – I am quite realistic by nature, I see that in our sector those who remained in Prato, those who remained in Biella or in the other textile districts have something to tell. The professionalism is there, unfortunately we also come up against realities that are completely out of our reach, so we need to pass on what has been done by investing in the right way, without excesses. The fact that we – speaking for ourselves –have been here for fifty years means that, with careful management, we can cope with years that have certainly not been easy. The financial aspect is important and people are also very important. Andrea Padrini – I don't see a bleak future but certainly the dynamics of the markets will still ask a price to the sector. We are working to address a new situation today, the end of multi-seasonality that will create significant problems for companies but also for trade fairs.

RISPOSTE VINCENTI

A distanza di un anno, difficile e controverso nelle sensazioni dei protagonisti del settore , ci sembra opportuno fare il punto con Fabio Campana, amministratore del Lanificio dell'Olivo che traccia un quadro completo ed esplicativo del mercato e della strategia dell'azienda.

Pietro Ferrari – Una situazione di mercato, dopo anni positivi, piuttosto complessa, quali sono le risposte di Lanificio dell’Olivo?

Fabio Campana – Oltre alla situazione del mercato non brillante, LdO ha dovuto affrontare tutte le difficoltà legate alla tragica alluvione del novembre 2023 che in modi diversi hanno impattato soprattutto la prima parte dell’esercizio.

Fabio Campana, amministratore del Lanificio dell'Olivo.
Creatività... Tecnologia... Qualità.

È stato messo a punto e implementato dal management dell’impresa un percorso di rilancio per trasformare il disastro in un’opportunità.

Si chiama Back to Excellence, il piano di rilancio che ha coinvolto tutte le dimensioni dell’azienda ed è stato pensato con un «green field approach”.

La nostra storica realtà italiana, vera eccellenza del Made in Italy, possiamo dire che sia rapidamente tornata alla proverbiale capacità di offrire innovazione, qualità e servizio di eccellenza.

Pietro Ferrari – Ci sono novità nel percorso di Lanificio dell’Olivo sui temi della certificazione di prodotto e della sostenibilità?

Fabio Campana – La soste-

nibilità è sempre più centrale in tutte le nostre azioni. Il nostro programma Going Green articolato sui quattro pilastri People, Product, Planet e Governance è sempre più articolato e capace di dare risposte

Pietro Ferrari – Quali sono le nuove proposte che vedremo a Pitti Filati?

Fabio Campana – Presenteremo una decina di nuovi prodotti, rafforzando l’attenzione alla sostenibilità e investendo sullo stock service che garantisce disponibilità immediata dei prodotti riducendo i tempi di risposta alle esigenze dei clienti.

I nostri rinomati filati fantasia, accanto a proposte lineari di grande versatilità e facile utilizzo, per la maglieria donna,

uomo e genderless accanto ancora a filati di altissima raffinatezza e preziosità caratterizzano la proposta per la PE 2026.

Pietro Ferrari – Quali nuove sinergie sono allo studio.

Fabio Campana – Filidarte, la nostra holding che oltre a LdO annovera Manifattura Sesia, è nata con l’obiettivo di dare vita al polo del filato italiano di eccellenza. Un percorso stimolante e destinato a creare grande valore per i nostri clienti, offrendo marchi di assoluto rilievo uniti da una comune piattaforma di crescita. Un’aggregazione in futuro destinata ad allargarsi a nuovi importanti protagonisti del filato Made in Italy.

WINNING ANSWERS

english text

After a difficult and controversial year in the readings of the protagonists, we feel it is appropriate to take stock with Fabio Campana, administrator of Lanificio dell'Olivo who paints a complete and explanatory picture of the market and the company's strategy.

Pietro Ferrari – A market situation, after positive years, rather complex, what are Lanificio dell'Olivo's responses?

Fabio Campana – In addition to the not brilliant market situation, LdO had to face all the difficulties linked to the tragic flood of November 2023 which in different ways impacted especially the first part of the financial year.

A relaunch path was developed and implemented by the company's management to transform the disaster into an opportunity. It is called Back to Excellence, the relaunch plan that involved all dimensions of the company and was designed with a "green field approach".

Our historic Italian reality, a true excellence of Made in Italy, we can say that it has quickly returned to the proverbial ability to offer innovation, quality and excellent service.

Pietro Ferrari – Are there any new developments in Lanificio dell’Olivo’s journey on the issues of product certification and sustainability?

Fabio Campana – Sustainability is increasingly central to all our actions. Our Going Green program structured on the four pillars of People, Product, Planet and Governance is increasingly structured and capable of providing answers.

Pietro Ferrari – What are the new proposals that we will see at Pitti Filati?

Fabio Campana – We will present about ten new products, strengthening the focus on sustainability and investing in the stock service that guarantees immediate availability of products, reducing response times to customer needs.

Our renowned fancy yarns, alongside highly versatile and easy-to-use linear proposals for women's, men's and genderless knitwear, alongside yarns of the highest refinement and preciousness characterize the proposal for SS 2026

Pietro Ferrari – What new synergies are being studied.

Fabio Campana – Filidarte, our holding company that in addition to LdO includes Manifattura Sesia, was born with the aim of giving life to the hub of Italian yarn excellence. A stimulating path destined to create great value for our customers, offering brands of absolute importance united by a common growth platform. An aggregation in the future destined to expand to new important protagonists of Made in Italy yarn.

TESSILI E COLORE ALLA 60ESIMA BIENNALE ARTE DI VENEZIA

Il tema della 60esima Biennale Arte di Venezia (20 Aprile 24 Novembre 2024) Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, è stato scelto dal curatore brasiliano Adriano Pedrosa, il primo curatore dichiaratamente queer nella storia della Biennale Arte e si riferisce alle categorie degli esclusi: queer, meticci, outsider, indigeni, espatriati, esiliati, rifugiati. Ha detto il Presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco: “questa edizione della Mostra ospita frammenti di bellezza marginalizzata, esclusa, punita, cancellata da schemi di geo-pensiero dominante.” Ho ripensato alle numerosissime opere esposte (332 artisti) per cercare di capire quale mi sembra essere stata la tendenza emergente, di cui ho individuato in primis due elementi: il colore e il linguaggio tessile.

Colori – È il grande murale sulla facciata del Padiglione Centrale del collettivo Mahku, acronimo del Movimento degli artisti amazzonici Huni Kuin, ad accogliere i visitatori anticipando con i disegni tribali e i colori accesi i contenuti della Biennale.

Ho visto colori esuberanti, abbacinanti, intensi, pulsanti, emotivi: così ho capito che al di fuori nella nostra comfort zone detta occidentale – dove i colori sono accostati e misurati con criteri percettivi, estetici, espressivi – il colore indisciplinato e sfrenato esiste e vibra! Tessili – Diffuso ovunque l’uso di materiali e di tecniche tessili in opere morbide, fluttuanti, a volte sontuose a volte intime. Non di fiber art si tratta, ma di arte esterna ai grandi circuiti del sistema dell’arte cosiddetto occidentale, che attinge ai costumi tradizionali, ai tessuti lo-

cali, all’economicità dei materiali e alla loro avvolgibilità e trasportabilità. Tra queste un’unica opera di Fiber Art: l’arazzo dell’artista colombiana Olga de Amaral: Muro tejido terruño 3 (1969. Terruño 3 Muro intrecciato del luogo nativo), realizzato ispirandosi alle tecniche dell’annodamento dei fili dei quipo. Tessuti stesi – Tante le installazioni in cui erano presenti dei tessuti “stesi”. Come quella della palestinese Diana Awartani che ha esposto Come, let me heal your wounds. Let me mend your broken bones (Vieni, lascia che io guarisca

1. Mahku. ph. Matteo de Mayda. Courtesy.

https://fil3.it/it

le tue ferite. Permettetemi di riparare le tue ossa rotte), composta da pannelli di seta tinti con colori naturali, lacerati da buchi che simboleggiano i siti colpiti durante le guerre, che l’artista ha rammendato come segno di speranza.

Nei tessuti indaco presenti nell’installazione sonora Messengers of the Sun (Messaggeri del sole) dell’olandese-panamense Antonio Jose Guzman e della serba Iva Jankovic, il cui colore e la cui lavorazione tintoria simboleggiano “la storia coloniale e il commercio degli africani schiavizzati che portarono nelle Americhe la loro esperienza della coltivazione dell’indaco”.

Blu sono anche i tessuti patchwork impreziositi da ricami, che formano delle quinte teatrali nell’installazione Don't Miss the Cue (Non perdere l’occasione) che ricostruisce l’atmosfera dei backstage delle Case della Cultura euroasiatiche, dell’artista della diaspora uzbeka Aziza Kadyri I tipici ricami suzani, con i loro elementi figurativi tradizionali, sono stati interpretati dall’AI che, non conoscendone la cultura, li ha “occidentalizzati” perdendone il senso, come nel pavone che diventa macchina da cucire.

Appesi tessuti magenta tagliati nelle forme di stendardi, nel Padiglione del Belgio intitolato Petticoat Government (Governo da parte delle donne)

RICAMI E CONTERIE

Ovunque c’è stato uno spettacolare sfoggio di conterie, perline, paillettes, conchiglie, elementi di bigiotteria, piume, ricami, imbottiture e applicazioni varie; pur se spesso accostati da video, suoni e

installazioni. Lavorazioni a volte simili in contesti geografici e culturali diversi che ne ribadiscono l’aspetto tribale. Una dichiarazione estetica antagonista all’arte concettuale dove è il pensiero che si dichiara: qui sono le tecniche della cultura materiale a esprimere l’identità valoriale. All’esterno del Padiglione dipinto in rosso degli Stati Uniti, dedicato a Jeffrey Gibson, sventolano le bandiere coloratissime di The space in which to place me (Lo spazio in cui collocarmi), mentre all’interno l’uso di perline, borchie, frange, tessuti e ricami animano le pitture astratte e le sculture totemiche dell’artista, nativo americano di origine Choctaw e Cherokee, che attinge ai materiali della cultura queer e indigena. Tessuti ricamati a motivi mitologici con la tecnica del quilt e del trapuntato distinguono i costumi esposti tra un intrico di

canne di bambù nel Padi glione Nordico. L’installa zione multimediale Artesea Opera è ispirata allo spirito della compagnia operistica itinerante che ha reso popo lare l’opera cantonese nel XIX secolo ed è realizzata da Kholod Hawash, irachena ri fugiata in Finlandia, Lap-See Lam svedese e dal composi tore norvegese Tze Yeung Ho. Il coloratissimo arazzo del l’artista filippino-statunitense Pacita Abad (1946-2004), You Have to Blend In, before You Stand Out (1995, Prima di distinguersi, bisogna mime tizzarsi) ci parla di immigra zione e volontà di integrazione e lo fa con la tecnica della trapuntatura della tela dipinta, arricchita da paillettes e bottoni, ispi randosi alle tecniche artigia nali indigene dei numerosi paesi visitati alla cui cultura rende omaggio.

2. Diana Awartani.
3. Jose Guzman-Iva Jankovic).
4. Aziza Kadyri.
5. Petticoat Government.
6. Jeffrey Gibson-esterno.
7. Jeffrey-Gibson.

8. Chiachio-Giannone.

9. Pacita-Abadj.

10. Jose Guzman-Iva Jankovic.

CHIACHIO & GIANNONE

Tra le centinaia di opere che hanno presentato lavorazioni, materiali, colori e applicazioni

tessili mi sono soffermata sul lavoro della coppia Chiachio & Giannone, un’opera non folkloristica, contemporanea, colta, dai colori raffinati.

Artisti argentini con formazione accademica nelle scuole d'arte – coppia nella vita e nell'arte – membri attivi della comunità LGBTQIA+ (acronimo

TEXTILES AND COLOR AT THE 60TH VENICE ART BIENNALE

inglese di Lesbian, Gay, Bisessuale, Trans & Queer, Questioning, Intersex, Asexual and Ally).

I due artisti declinano una diversa concezione di famiglia che può essere generata da una coppia di uomini, inserendo i propri ritratti accompagnati dai loro tre cani bassotto, scegliendo una tecnica “marginale” nella storia dell'arte, come il ricamo.

Alla Biennale hanno esposto Comechifonnes #1 e Comechifonnes #4, due complessi e riccamente lavorati arazzi, la cui composizione centralizzata si ispira nei ritratti fotografici del XX secolo, con un pizzico di umorismo. La tecnica tessile è di supporto a una solida for-

The theme of the 60th Venice Art Biennale (April 20 - November 24, 2024) Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, was chosen by the Brazilian curator Adriano Pedrosa, the first openly queer curator in the history of the Art Biennale and refers to the categories of the excluded: queer, mixed-race, outsiders, indigenous, expatriates, exi-

mazione pittorica: i due artisti lavorano con filati di 400 colori diversi e dichiarano che “il nostro lavoro non lo consideriamo un ricamo ma un dipinto”.

È interessante quanto hanno dichiarato nelle interviste riguardo alla loro scelta tecnica: “il tempo di ricamo non è uguale al tempo di pittura. Per vedere una piccola immagine, nella pittura con due pennellate ci si può avvicinare più o meno, mentre nel ricamo ci vuole molto più tempo. Facciamo gesti di ripetizione che, sommati insieme, ti danno un'immagine.

È come un mantra e la tua mente va ad un altro stadio, anche se parli...”

les, refugees. The President of the Biennale Pietrangelo Buttafuoco said: "this edition of the Exhibition hosts fragments of marginalized, excluded, punished, erased beauty from dominant geo-thought schemes."

I thought back to the numerous works exhibited (332 artists) to try to understand what I think was the emerging trend, of which I identified two elements first and foremost: color and textile language.

8.
9.

COLORS

It is the large mural on the facade of the Central Pavilion by the Mahku collective, an acronym for the Huni Kuin Amazonian artists’ movement, that welcomes visitors, anticipating the contents of the Biennale with tribal designs and bright colors.

I saw exuberant, dazzling, intense, pulsating, emotional colors: that’s how I understood that outside our so-called Western comfort zone –where colors are juxtaposed and measured with perceptive, aesthetic, expressive criteria –undisciplined and unbridled color exists and vibrates!

TEXTILES

The use of textile materials and techniques is widespread everywhere in soft, floating works, sometimes sumptuous, sometimes intimate. This is not fiber art, but art external to the great circuits of the so-called Western art system, which draws on traditional costumes, local fabrics, the affordability of materials and their rollability and transportability. Among these, a single work of Fiber Art: the tapestry by Colombian artist Olga de Amaral: Muro tejido terruño 3 (1969. Terruño 3 Native Place Woven Wall), created by taking inspiration from the knotting techniques of the quipo threads.

STRETCHED FABRICS

Many installations featured “stretched” fabrics. Like that of Palestinian Diana Awartani who exhibited Come, let me heal your wounds. Let me mend your broken bones (Come, let me heal your wounds. Let me mend your broken bones), composed of silk panels dyed with natural colors, torn by holes that symbolize the sites hit during the wars, which the artist mended as a sign of hope.

In the indigo fabrics in the sound installation Messengers of the Sun by the Dutch-Panamanian Antonio Jose Guzman and the Serbian Iva Jankovic, whose color and dyeing process symbolize “the colonial history and trade of enslaved Africans who brought their experience of growing indigo to the Americas.”

Blue are also the patchwork fabrics embellished with embroidery, which form theatrical wings in the installation Don't Miss the Cue, which reconstructs the backstage atmosphere of the Eurasian Houses of Culture, by the Uzbek diaspora artist Aziza Kadyri. The typical suzani embroidery, with its traditional figurative elements, has been interpreted by the AI which, not knowing the culture, has “Westernized” them, losing their meaning, as in the peacock that becomes a sewing machine.

Hanging magenta fabrics cut into the shapes of banners, in the Belgian Pavilion entitled Petticoat Government.

EMBROIDERIES AND GLASS BEADS

Everywhere there was a spectacular display of glass beads, beads, sequins, shells, costume jewelry elements, feathers, embroidery, padding and various applications; although often combined with videos, sounds and installations. Sometimes similar processes in different geographical and cultural contexts that reaffirm their tribal aspect. An aesthetic declaration antagonistic to conceptual art where it is the thought that declares itself: here it is the techniques of material culture that express the value identity. Outside the red-painted United States Pavilion, dedicated to Jeffrey Gibson, the colorful flags of The space in which to place me flutter, while inside the use of beads, studs, fringes, fabrics and embroidery animate the abstract paintings and totemic sculptures of the artist, a Native American of Choctaw and Cherokee origin, who draws on the materials of queer and indigenous culture. 10.

Fabrics embroidered with mythological motifs using the quilting and quilting technique distinguish the costumes exhibited among a tangle of bamboo canes in the Nordic Pavilion.

The multimedia installation Artesea Opera is inspired by the spirit of the traveling opera company that popularized Cantonese opera in the 10th century.

The colorful tapestry by the Filipino-American artist Pacita Abad (1946-2004), You Have to Blend In, before You Stand Out (1995, Before You Stand Out, You Need to Blend In) speaks to us of immigration and the desire to integrate and does so with the technique of quilting the painted canvas, enriched with sequins and buttons, inspired by the indigenous artisan techniques of the many countries visited whose culture it pays homage to.

CHIACHIO & GIANNONE

Among the hundreds of works that presented processes, materials, colors and textile applications, I focused on the work of the couple Chiachio & Giannone, a non-folkloristic, contemporary, cultured work with refined colors. Argentine artists with academic training in art schools – a couple in life and art – active members of the LGBTQIA+

community (acronym for Lesbian, Gay, Bisexual, Trans & Queer, Questioning, Intersex, Asexual and Ally). The two artists decline a different concept of family that can be generated by a male couple, inserting their portraits accompanied by their three dachshund dogs, choosing a “marginal” technique in the history of art, such as embroidery.

At the Biennale they exhibited Comechifonnes #1 and Comechifonnes #4, two complex and richly worked tapestries, whose centralized composition is inspired by photographic portraits of the 20th century, with a pinch of humor. The textile technique supports a solid pictorial training: the two artists work with threads of 400 different colors and declare that “we do not consider our work an embroidery but a painting”.

It is interesting what they stated in interviews about their choice of technique: “the embroidery time is not the same as the painting time. To see a small image, in painting with two brush strokes you can get more or less close, while in embroidery it takes much longer. We make gestures of repetition that, added together, give you an image. It is like a mantra and your mind goes to another stage, even if you speak...”

Aziza Kadyri.

DA UN MATERASSO UN POUF DI DESIGN

Nasce Cremino, il pouf di design che era un materasso: la startup Pulvera mostra il primo esempio di come un’innovativa tecnologia di riciclo meccanico degli scarti tessili possa dare vita ad oggetti creativi, belli e utili. Cremino viene presentato ufficialmente nel Textile District di Ecomondo, l'evento di riferimento per la

transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare, che si è tenuto dal 5 all’8 novembre presso la Fiera di Rimini.

COS'È

CREMINO?

Cremino è un pouf nato dalle cover tessili dei materassi destinati alla discarica. Questi materassi, che sareb-

bero avviati a essere inceneriti, vengono invece riciclati per realizzare una seduta a strati che ricorda il famoso cioccolatino. La base, la parte fondamentale, è un agglomerato di scarti di cover di materassi polverizzate: sono recuperate, sfilacciate grossolanamente e successivamente polverizzate attraverso la macinatura mec-

Beatrice ed Eleonora Casati con tessuti riciclo.
Disegni di progettazione di Cremino
Eleonora Casati CEO di Pulvera con Cremino.

canica che da oltre 70 anni caratterizza la produzione di Casati Flock & Fibers –azienda in cui Pulvera affonda le radici. Il risultato è una polvere che assomiglia a dei batuffoli, il cui colore grigio-azzurro deriva dagli

scarti stessi. L’ultimo strato, che completa Cremino, è interamente di flock riciclato, core business di Casati Flock & Fibers: una fibra tessile di scarto polverizzata e successivamente applicata al poliuretano, così da proteggerlo dallo sfregamento e donargli una finitura elegante, di design e piacevole al tatto.

«L’idea di Cremino è quella di dimostrare come un prodotto di scarto, un materasso, si possa ottenere qualcosa di nuovo senza dover sfruttare ulteriori risorse e materiali. In questo caso, sia le cover che il materasso stesso sono stati riciclati per essere trasformati in un pouf di design», spiega Eleonora Casati, ceo di Pulvera.

«Cremino non è solo funzionale, sostenibile, bello di suo: pone sotto i riflettori la bellezza degli stessi materiali riciclati.»

Pulvera e Casati Flock & Fibers formano un ecosistema virtuoso che mira a rivoluzionare il settore del riciclo tessile.

L’esperienza pluridecennale di Casati nel mondo del flock e della tecnologia della polverizzazione, unita alla visione innovativa di Pulvera, crea un valore aggiunto che va oltre il

semplice riciclo: si tratta di un modello di business basato sull’innovazione, che integra soluzioni tecnologiche avanzate e personalizzabili. In un contesto globale in cui la sostenibilità sta diventando una priorità sempre più centrale per le aziende, la sinergia tra Casati Flock & Fibers e Pulvera rappresenta un punto di riferimento per un futuro più responsabile.

FROM A MATTRESS A DESIGNER POUF

An idea by Pulvera, the startup that provides innovative solutions for recycling textile waste and combines beauty and sustainability Cremino is born, the designer pouf that was a mattress: the Pulvera startup shows the first example of how an innovative mechanical recycling technology for textile waste can give life to creative, beautiful and useful objects.

Cremino is officially presented in the Textile District of Ecomondo, the reference event for the ecological transition and new models of circular economy, which took place from 5 to 8 November at the Rimini Fair.

PULVERA

Pulvera è una startup italiana che supporta le aziende tessili europee fornendo soluzioni innovative per il riciclo dei loro scarti, trasformati in nuovi prodotti. L’azienda nasce a Renate (MB) nel 2024 come spin-off della casa madre Casati Flock & Fibers, portando sul mercato la sua tecnologia di polverizzazione come nuova soluzione per il riutilizzo degli scarti tessili. Pulvera affianca le aziende durante l’intero processo di recupero degli scarti tessili e lavora allo sviluppo di prodotti su misura, ottimizzando l’efficienza produttiva e riducendo l’impatto ambientale. A guidare Pulvera è la terza generazione della famiglia Casati: CEO dell’azienda è Eleonora Casati, co-founder e advisor è Beatrice Casati; entrambe under 30, guidano un team dinamico e altamente competente già oggi al servizio di società italiane e internazionali.

WHAT IS CREMINO?

Cremino is a pouf created from the textile covers of mattresses destined for landfill. These mattresses, which would otherwise be incinerated, are instead recycled to create a layered seat that resembles the famous chocolate. The base, the fundamental part, is an agglomerate of pulverized mattress cover scraps: they are recovered, roughly frayed and then pulverized through the mechanical grinding that has characterized the production of Casati Flock & Fibers – the company in which Pulvera has its roots – for over 70 years. The result is a powder that resembles balls, whose grayblue color comes from the scraps themselves.The last layer, which completes Cremino, is entirely made of recycled flock, the core business of Casati Flock & Fibers: a waste textile fiber pulverized and then applied to polyurethane, so as to protect it from rubbing and give it an elegant, designer finish that is pleasant to the touch.

"The idea of Cremino is to demonstrate how a waste product, a mattress, can be obtained into something new without having to exploit additional resources and materials. In this case, both the covers and the mattress itself have been recycled to be transformed into a designer pouf", explains Eleonora Casati, CEO of Pulvera.

"Cremino is not only functional, sustainable, beautiful in itself: it puts the beauty of the recycled materials themselves under the spotlight."

Pulvera and Casati Flock & Fibers form a virtuous ecosystem that aims to revolutionize the textile recycling sector. Casati's decades of experience in the world of flock and pulverization technology, combined with the innovative vision of Pulvera, creates an added value that goes beyond simple recycling: it is a business model based on innovation, which integrates advanced and customizable technological solutions. In a global context where sustainability is becoming an increasingly central priority for companies, the synergy between Casati Flock & Fibers and Pulvera represents a point of reference for a more responsible future.

PULVERA

Pulvera is an Italian startup that supports European textile companies by providing innovative solutions for recycling their waste, transformed into new products. The company was founded in Renate (MB) in 2024 as a spin-off of the parent company Casati Flock & Fibers, bringing its pulverization technology to the market as a new solution for the reuse of textile waste. Pulvera supports companies throughout the entire textile waste recovery process and works on the development of customized products, optimizing production efficiency and reducing environmental impact. Pulvera is led by the third generation of the Casati family: the company's CEO is Eleonora Casati, co-founder and advisor is Beatrice Casati; both under 30, they lead a dynamic and highly competent team already serving Italian and international companies.

Tessuti riciclo bianchi.
©Alberto Rugolotto

GLI CREANOULTRASUONI LA QUALITÀ E SALVANO L'AMBIENTE

Originariamente la Italdenim a Inveruno era una tessitura che ha prodotto denim fino al 2017. Alla sua ripartenza dopo alterne vicende, l'obiettivo è stato uno solo: produrre in modo ecosostenibile. Luigi Caccia si è messo in pista, passando dal Chitosano alle pectine, implementando l’uso di SMART INDIGO a cui sono seguiti l'investimento sul finissaggio per lavare i tessuti con gli ultrasuoni, attività già avviata dal 2020 e, infine, con la tecnologia SONOVIA per tingere con gli ultrasuoni. Questa è la realtà attuale che riduce l’impatto della chimica e il consumo di acqua, un aspetto straordinariamente importante oggi, se consideriamo il volume di acqua consumato e inquinato dalle migliaia di linee di tintoria nel mondo.

Sonovia è oggi proprietaria del brevetto: si tratta di una realtà specializzata nel veicolare il colore con gli ultrasuoni e ha la missione di realizzare le tecnologie di applicazione da introdurre sul mercato.

È pero nello stabilimento PureDenim di Inveruno che ab-

biamo visto in funzione a livello industriale la linea di tintura a ultrasuoni frutto di anni di ricerca. Ci fa da guida Alessandro Rudoni: «Noi autoriduciamo l’indaco in modo sostenibile e qui stiamo facendo la prova di una tintura industriale (siamo già alla quarta prova) che non usa acqua. Abbiamo modificato una macchina che dispone di sedici vasche di cui quattro di prelavaggio e quattro di post lavaggio più otto vasche di tintura e l’abbiamo configurata con una vasca

unica che, mediante gli ultrasuoni, applica l’indaco al filato.

Il processo è molto innovativo: l’indaco viene applicato con gli ultrasuoni, questo sistema cambia completamente il tipo di tintura, perché non abbiamo più un ph basico ma abbiamo un ph 8,5 senza la necessità di ridurre niente, non usiamo acqua né prima né dopo: praticamente accorciamo il ciclo di lavorazione di duecento metri, recuperiamo in una tintura duecento metri all’inizio e duecento metri alla fine di

scarto e, soprattutto, utilizziamo, invece dei consueti seimila litri di acqua per lavare e prelavare, ZERO litri. Abbiamo realizzato la prima partita a luglio 2024 e oggi (dicembre 2024) faremo due partite».

Pietro Ferrari – È una innovazione rivoluzionaria.

Alessandro Rudoni – Tutto tramite il sistema degli ultrasuoni: questo sistema noi l’abbiamo già sperimentato sui tessuti, perché utilizziamo già da quattro-cinque anni il procedimento per i tessuti a ultrasuoni, con dei risultati ottimi e, adesso, lo stiamo applicando sulla tintura, e qui non si usa acqua, perché l’ultrasuono permette di applicare il colorante in modo uniforme e senza l’ossidazione: viene a cadere il concetto stesso dell’ossiriduzione.

Pietro Ferrari – Come funziona il meccanismo?

Alessandro Rudoni – Il meccanismo è abbastanza semplice e la tintura indaco viene effettuata per ossidazione: entra il filato, si bagna, esce e si ossida all’aria. Questo passaggio viene ripetuto per otto o dieci volte a seconda del colore. Nel nuovo processo, in una vasca sola l’indaco viene applicato dall’ultrasuono: è l’ultrasuono che fa da veicolo. L’ultrasuono aggredisce il filo e applica il colorante che resta tutto all’esterno; quindi, resta l’anima bianca.

Nelle foto che illustrano questo servizio particolari della linea di tintura a ultrasuoni presso lo stabilimento Pure Denim che garantisce un risparmio d’acqua eccezionale rispetto alle consuete tinture e il team operativo sul progetto.

https://puredenim.it

Noi ci stiamo lavorando da qualche anno.

Pietro Ferrari – Dal punto di vista dei consumi cosa possiamo dire?

Alessandro Rudoni – Il grosso risparmio è quello dell’acqua, noi portiamo a zero il consumo di acqua: Consideriamo anche che lo scarto non contiene alcun residuo chimico, La chimica qui è molto semplice ma non basta: c’è tutta una serie di vantaggi che stiamo scoprendo poco a poco. Diciamo anche che, teoricamente, su questa macchina potremmo tingere non solo un colorante indaco ma tutti i colori, però ci vorranno alcuni anni di messa a punto.

Noi non usiamo praticamente prodotti chimici: prendiamo l’indaco in polvere, lo autoriduciamo mediante cellule elettrochimiche, perché l’indaco non si può sciogliere in acqua, senza usare idrosolfito. Quindi prepariamo un bagno che va in linea di tintura e non deve essere assolutamente più toccato, l’intervento di un chimico non è necessario, anche qui il vantaggio è che si riduce lo scarto.

Pietro Ferrari – Si lavora anche con personale non particolarmente qualificato?

Alessandro Rudoni – La preparazione è così semplice che non si richiede personale con competenze di chimica.

Pietro Ferrari – Ci si aspetta una grande flessibilità…

Alessandro Rudoni – Noi vorremmo arrivare a fare in modo che questa tintura funzioni con le stesse prestazioni di tutte le altre se non maggiori, usando pochissima acqua, usando le pectine (sicure e presenti anche nel mondo alimentare) generando zero microplastiche, come già facciamo nel lavaggio. Il costo è paragonabile, se si tiene conto degli straordinari vantaggi dal punto di vista della sostenibilità. Questo stesso sistema ad ultrasuoni lo impieghiamo per il lavaggio dei tessuti riducendo al dieci per cento l’uso dell’acqua.

«Questa è la nostra filosofia –ci dice Luigi Caccia che interviene nella conversazione –una tintura in continuo che tinge senza ossidazione ma mediante ultrasuoni».

«La macchina che vediamo qui a Inveruno – conclude Luigi Caccia – è un impianto pilota in grado di tingere in modo sostenibile a costi relativamente interessanti. La grossa sfida, una volta stabilito che la macchina funziona, è di ottenere gli stessi colori che realizziamo in modo tradizionale. Abbiamo già visto che il colore decolora benissimo, l’anima resta bianca, ma ci vorranno ancora tre-quattro partite. Consideriamo anche che, oltre all’indaco, arriveremo nel prossimo anno alla tintura con altri colori».

Originally, Italdenim in Inveruno was a weaving mill that produced denim until 2017. When it restarted after various events, the goal was only one: to produce in an eco-sustainable way. Luigi Caccia got on track, moving from Chitosan to pectins, implementing the use of SMART INDIGO,

followed by investment in finishing to wash fabrics with ultrasound, an activity already started in 2020 and, finally, with SONOVIA technology to dye with ultrasound. This is the current reality that reduces the impact of chemistry and water consumption, an extraordinarily important aspect today, if we consider the volume of water consumed and polluted by thousands of dyeing lines in the world.

Sonovia is now the owner of the patent: it is a company specialized in conveying color with ultrasound and has the mission of creating application technologies to be introduced on the market. However, it is in the PureDenim plant in Inveruno that we saw the ultrasonic dyeing line, the result of years of research, in operation at an industrial level.

Alessandro Rudoni guides us:

"We self-reduce indigo in a sustainable way and here we are testing an industrial dye (we are already at the fourth test) that does not use water. We have modified a machine that has sixteen tanks, four of which are pre-washing and four post-washing plus eight dyeing tanks and we have configured it with a single tank that, using ultrasound, applies the indigo to the yarn.

The process is very innovative: the indigo is applied with ultrasound, this system completely changes the type of dyeing, because we no longer have a basic pH but we have a pH of 8.5 without the need to reduce anything, we do not use water either before or after: we basically shorten the processing cycle by two hundred meters, we recover two hundred meters of waste at the beginning and two hundred meters of waste at the end in a dye and, above all, we use, instead of the usual six thousand liters of water for washing and pre-washing, ZERO liters. We made the first batch in July 2024 and today (December 2024) we will play two games.

Pietro Ferrari – It is a revolutionary innovation.

Alessandro Rudoni – All through the ultrasound system: we have already tested this system on fabrics, because we have been using the ultrasound process for fabrics for four or five years, with excellent results and, now, we are applying it on dyeing, and here we do not use water, because ultrasound allows the dye to be applied uniformly and without oxidation: the very concept of oxy-reduction falls away.

Pietro Ferrari – How does the mechanism work?

Alessandro Rudoni – The mechanism is quite simple and the indigo dye is done by oxidation: the yarn enters, gets wet, comes out and oxidizes in the air. This step is repeated eight or ten times depending on the color. In the new process, in a single tank the indigo is applied by ultrasound: it is the ultrasound that acts as a vehicle. The ultrasound attacks the yarn and applies the dye which remains entirely on the outside; therefore, the white soul remains.

We have been working on it for a few years.

Pietro Ferrari – From the point of view of consumption,

what can we say?

Alessandro Rudoni – The big saving is that of water, we reduce water consumption to zero: Let's also consider that the waste does not contain any chemical residue, The chemistry here is very simple but it is not enough: there is a whole series of advantages that we are discovering little by little. Let's also say that, theoretically, on this machine we could dye not only an indigo dye but all the colors, but it will take a few years of fine-tuning.

We practically do not use chemicals: we take the indigo powder, we self-reduce it using electrochemical cells, because indigo cannot be dissolved in water, without using hydrosulphite. So we prepare a bath that goes into the dyeing line and absolutely must not be touched again, the intervention of a chemist is not necessary, here too the advantage is that waste is reduced.

Pietro Ferrari – Do you also work with personnel who are not particularly qualified?

Alessandro Rudoni – The preparation is so simple that personnel with chemical skills are not required.

Pietro Ferrari – Great flexibility is expected… Alessandro Rudoni – We would like to make this dye work with the same performance as all the others if not better, using very little water, using pectins (safe and also present in the food world) generating zero microplastics, as we already do in washing. The cost is comparable, if you take into account the extraordinary advantages from the point of view of sustainability.

We use this same ultrasound system for washing fabrics reducing the use of water by ten percent.

"This is our philosophy – Luigi Caccia tells us who intervenes in the conversation – a continuous dyeing that dyes without oxidation but through ultrasound.

"The machine we see here in Inveruno – concludes Luigi Caccia – is a pilot plant capable of dyeing in a sustainable way at relatively interesting costs. The big challenge, once it has been established that the machine works, is to obtain the same colors that we produce in the traditional way. We have already seen that the color bleaches very well, the core remains white, but it will take three or four more batches. Let's also consider that, in addition to indigo, we will be dyeing with other colors next year."

JEANOLOGIA UNISCE LE FORZE CON HKRITA E LA FONDAZIONE H&M NEL NUOVO OPEN LAB DI HONG KONG

Jeanologia ha aderito all'iniziativa

Open Lab, un progetto guidato dall'Hong Kong Research Institute of Textiles and Apparel (HKRITA) e dalla Fondazione H&M

L'iniziativa mira a creare un hub dinamico per l'intera filiera tessile, guidando le innovazioni per affrontare le sfide del cambiamento climatico.

Situato nell'Advanced Manufacturing Centre di Hong Kong, questo laboratorio pionieristico si estende su 1.800 metri quadrati ed è dedicato alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni tessili sostenibili. Ospiterà oltre 80 progetti incentrati sulla sostenibilità e fungerà da punto di incontro per

marchi, produttori e fornitori per sviluppare tecnologie scalabili che promuovano una maggiore circolarità ed efficienza nel settore.

Il laboratorio colma il divario tra le innovazioni in fase di ricerca e la loro applicazione pratica nella produzione tessile.

Jeanologia, allineata ai valori di HKRITA, fa parte dell'ecosistema Open Lab, contribuendo

con la sua tecnologia e R&S al progresso del progetto Green Machine. Come spiega Enrique Silla, CEO e fondatore di Jeanologia, «La creazione di Open Lab rappresenta un'opportunità unica per unire marchi, produttori e fornitori in un ambiente collaborativo e guidato dall'innovazione. Siamo certi che, insieme a HKRITA e alla Fondazione H&M, faremo passi da gigante verso un fu-

turo tessile più circolare ed efficiente».

In questo spazio all'avanguardia, Jeanologia ha introdotto alcune delle sue soluzioni tecnologiche più avanzate volte a ridurre l'uso di acqua, sostanze chimiche ed energia nell'industria tessile. Le innovazioni chiave includono il sistema di recupero dell'acqua H2 Zero, un processo a circuito chiuso che consente il riutilizzo dell'acqua senza sostanze chimiche, riducendo al minimo il consumo di energia. Un altro punto forte è la

tecnologia G2 , che utilizza l'aria atmosferica per generare ozono che interagisce con le tinture tessili, il tutto senza emissioni e con un notevole risparmio di acqua e sostanze chimiche.

L`Open Lab, finanziato dalla Commissione per l'Innovazione e la Tecnologia del governo di Hong Kong

Advanced Manufacturing Centre, mira ad affrontare le sfide ambientali condivise attraverso lo sviluppo di soluzioni agili e scalabili. Il cuore della struttura è il Pilot

Plant, una linea di riciclaggio su scala industriale progettata per dimostrazioni e test tecnologici. È inoltre dotata della Green Machine 2.0, che separa le fibre di poliestere dai tessuti misti PET-cotone su larga scala, con la capacità di riciclare fino a una tonnellata di materiale al giorno. Si prevede che l'Open Lab sarà pienamente operativo entro la fine del 2024, consolidando il suo status di uno dei centri più avanzati al mondo per la ricerca e sviluppo di tecnologie tessili sostenibili.

Nella pagina di sinistra: Creatività nel denim con Jeanologia Schema operativo dell'Open Lab.

Nella foto in alto: tecnologie per una rivoluzione sostenibile.

Riconosciuta a livello mondiale per le sue innovazioni dirompenti, Jeanologia riafferma la sua leadership nella trasformazione dell'industria tessile con il suo coinvolgimento in questo ambizioso progetto. L'azienda spagnola sottolinea il suo approccio collaborativo per affrontare le urgenti sfide di sostenibilità che il settore deve affrontare.

«Crediamo fermamente che il futuro della moda sarà eco-efficiente e, attraverso partnership come questa, stiamo costruendo quel futuro oggi», afferma Enrique Silla, aggiungendo che «l'innovazione tecnologica è fondamentale per

risolvere le sfide più urgenti del settore».

JEANOLOGIA:

OLTRE 25 ANNI

DI TRASFORMAZIONE

DELL'INDUSTRIA TESSILE Dal 1994, la missione di Jeanologia è stata quella di creare un'industria tessile etica, sostenibile ed eco-efficiente.

L'azienda lavora a stretto contatto con marchi, rivenditori e i loro fornitori nel loro percorso di trasformazione, offrendo tecnologie dirompenti, software innovativi e un nuovo modello operativo. Le sue soluzioni rivoluzionarie, come la

tecnologia laser, G2 ozone, Dancing Box, e-flow e H2Zero, hanno rivoluzionato il settore tessile, offrendo possibilità illimitate di progettazione e finitura.

Questi progressi non solo riducono i costi, ma consentono anche di risparmiare acqua, energia e sostanze chimiche, garantendo un inquinamento pari a zero.

Nel 2024, Jeanologia celebra il 25° anniversario della sua pionieristica tecnologia laser, lanciata nel 1999, che ha rivoluzionato la finitura del denim sostituendo pratiche dannose e eliminando l'uso di sostanze nocive. Con lo stesso scopo,

Jeanologia affronta ora la doppia sfida di ridurre l'impatto ambientale dei processi di tintura dei capi, uno dei più inquinanti del settore, attra-

verso la sua rivoluzionaria tecnologia ColorBox e implementando il suo processo di lavaggio con ozono ATMOS come tecnica di riferimento

JEANOLOGIA IS CONTRIBUTING ITS TECHNOLOGY AND R&D EXPERTISE TO THE LAB TO SUPPORT THE AMBITIOUS GREEN MACHINE 2.0 PROJECT

Jeanologia has joined the Open Lab initiative, a project led by the Hong Kong Research Institute of Textiles and Apparel (HKRITA) and the H&M Foundation. The initiative aims to create a dynamic hub for the entire textile value chain, driving innovations to tackle the challenges of climate change.

Located in Hong Kong’s Advanced Manufacturing Centre, this pioneering lab spans 1,800 square meters and is dedicated to the research and development of sustainable textile solutions. It will host over 80 projects focused on sustainability and serve as a meeting point for brands, manufacturers, and suppliers to develop scalable technologies that promote greater circularity and efficiency in the industry. The lab bridges the gap between research-phase innovations and their practical application in textile production.

Jeanologia, aligned with HKRITA’s values, is part of the Open Lab ecosystem, contributing its technology and R&D to advance the Green Machine project. As Enrique Silla, CEO and founder of Jeanologia, explains, “The creation of the Open Lab presents a unique opportunity to unite brands, manufacturers, and suppliers in a collaborative, innovation-driven environment. We are confident that, together with HKRITA and the H&M Foundation, we will make significant strides toward a more circular and efficient textile future."

In this cutting-edge space, Jeanologia has introduced some of its most advanced technological solutions aimed at reducing water, chemical, and energy use in the textile industry. Key innovations include the H2 Zero water recovery system, a closed-loop process that allows for the reuse of water without chemicals, while also minimizing energy consumption. Another highlight is the G2 technology, which uses atmospheric air to generate ozone that interacts with textile dyes, all without emissions and with substantial savings in water and chemicals.

The new Open Lab, funded by the Innovation and Technology Commission of the Hong Kong government. The Open Lab, funded by the Innovation and Technology Commission of the Hong Kong governmentAdvanced Manufacturing Centre, aims to address the shared environmen-

per l'invecchiamento eco-efficiente del denim.Jeanologia joins forces with HKRITA and the H&M Foundation in the new Open Lab in Hong Kong.

english text

tal challenges by developing agile and scalable solutions.

. At the heart of the facility is the Pilot Plant, an industrialscale recycling line designed for demonstrations and technology testing. It also features the Green Machine 2.0, which separates polyester fibers from PET-cotton blended textiles at scale, with the capacity to recycle up to one ton of material daily.

The Open Lab is expected to be fully operational by the end of 2024, cementing its status as one of the world’s most advanced centers for sustainable textile technology R&D. Globally recognized for its disruptive innovations, Jeanologia reaffirms its leadership in transforming the textile industry with its involvement in this ambitious project. The Spanish company emphasizes its collaborative approach to addressing the pressing sustainability challenges the sector faces.

“We firmly believe that the future of fashion will be eco-efficient, and through partnerships like this one, we are building that future today," says Enrique Silla, adding that "technological innovation is key to solving the industry’s most urgent challenges."

JEANOLOGIA: OVER 25 YEARS TRANSFORMING THE TEXTILE INDUSTRY

Since 1994, Jeanologia's mission has been to create an ethical, sustainable, and eco-efficient textile industry. The company works closely with brands, retailers, and their suppliers on their transformative journey, offering disruptive technologies, innovative software, and a new operational model. Its revolutionary solutions, such as laser technology, G2 ozone, Dancing Box, e-flow, and H2Zero, have revolutionized the textile sector, offering unlimited design and finishing possibilities. These advances not only reduce costs but also save water, energy, and chemicals, ensuring zero pollution.

In 2024, Jeanologia celebrates the 25th anniversary of its pioneering laser technology, launched in 1999, which revolutionized denim finishing by replacing harmful practices and eliminating the use of harmful substances. With the same purpose, Jeanologia now faces the dual challenge of reducing the environmental impact of garment dyeing processes—one of the most polluting in the industry—through its revolutionary ColorBox technology and implementing its ATMOS ozone washing process as the reference technique for eco-efficient denim aging.

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