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STRUTTURALEGNO ISSN 2283-8651
015 2016 DICEMBRE FOCUS
WWW.WEBANDMAGAZINE.MEDIA • WWW.WEBANDMAGAZINE.COM
WCTE VIENNA 2016
Fiera di Verona
Verona Fairgrounds
9-12 Febbraio February 2017 Mostra internazionale sull’impiego del legno nell’edilizia International trade fair on the uses of wood in construction Edilizia
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SOMMARIO www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com
strutturalegno pagina 004 005
007
editoriale
008
scientia
di Sonia Maritan
IL RINASCIMENTO DEL LEGNO
BARBERIS, NIVOLA, BERTOCCHI: IL FAIT EN ITALIE PER LE CORBUSIER
di Felice Ragazzo
Tre figure di spicco si avvicendano intorno a Le Corbusier: Carlo Barberis, Costantino Nivola e Salvatore Bertocchi e il legno, con qualche lieve limitazione per Nivola, serpeggia prepotentemente in questa storia come collante, e insieme al materiale, anche l’impronta fabbrile dei tre personaggi, così affascinante per Le Corbusier. È in virtù di ciò che si può parlare di una sorta di Fait en Italie… Un viaggio solo apparentemente astratto che arriva alle più qualificate aziende produttrici di nuove tecnologie per la stereotomia del legno.
012
colloqium Ergodomus
L’ANIMA DI ERGODOMUS
di Sonia Maritan
Per introdurvi Franco Piva, di cui avremo il piacere di accogliere gli articoli, è necessario innanzitutto presentarvi Ergodomus, il suo studio, crogiolo di moltissimi progetti lignei originali e innovativi. Luogo in cui si raccolgono idee che, prima di diventare materiale da costruzione, sono materia di scambio con il team che in cantiere darà corpo all’opera. Con lui, raccoglieremo quindi quella esperienza preziosa, che nasce letteralmente sul campo e che oggi l’Ingegner Franco Piva ritiene importante mettere a disposizione di tutti i rappresentanti della filiera, perché ognuno possa farla propria o per creare un dibattito concreto che ci permetta di analizzare quali siano le potenzialità del legno strutturale, come ricavare il meglio da questo materiale e quali siano le soluzioni da adottare caso per caso, per rendere sempre più performanti le costruzioni in legno.
016
colloqium Architettura arborea
TREEHOUSES, DOVE L’ALTEZZA NON FA LA BELLEZZA
di Sonia Maritan
Thomas Allocca, ci racconta del suo progetto Treehouses, che implicando la comunione con la natura ha un alto valore simbolico ma anche progettuale, perché non è da intendersi come struttura abitativa sospesa sugli alberi ma piuttosto un’architettura arborea ovvero un’architettura integrata all’albero. Fondamentale, nel progetto della treehouse, è che gli alberi sono vivi e quindi si muovono e crescono.
018
colloqium Essetre
UNA PRESENZA DI PRIMO PIANO
di Pietro Ferrari
Essetre è protagonista a Eurobois con proposte innovative, soluzioni ecosostenibili e un logo di grandi dimensioni per la manifestazione. Pietro Ferrari ne parla con Deborah Vandervorst e Gianluca Viero, ma anche con il cliente di Essetre, ML Bois, che ci restituisce la storia dei piccoli moduli costruttivi, nati dalla matita di un amico architetto.
020
focus WCTE 2016 Vienna Austria
“L’ETÀ” DEL LEGNO
di Sonia Maritan e Pietro Ferrari
Dal 22 al 25 agosto a Vienna si è svolto il WCTE 2016: World Conference on Timber Engineering, il forum più importante al mondo che presenta e tratta i più recenti sviluppi tecnici e architettonici e le innovazioni legate al legno e al legno da costruzione. Grandiosa l’inaugurazione musicale e a seguire quella conferenziale presso il Palazzo Imperiale e intensa l’attività che si è svolta all’Università di Vienna – di cui è Rettrice Sabine Seidler – nelle 4 giornate del WCTE. Vienna è una città, che a ogni risveglio dà la sensazione di essere appena stata ritinteggiata “di fresco”: la sua candida monumentalità, la sua sfarzosa eleganza e il suo rigoroso apparato viario la rendono unica e indimenticabile. Dalla capitale alla Nazione, l’Austria, poi, insieme alla Germania, rappresenta il più grande produttore di legno lamellare del mondo ed esporta i pannelli in legno a strati incrociati a livello internazionale e lo sviluppo legato al legno gioca un ruolo rilevante nel bilancio economico austriaco.
030
interviste
•• ANDREA BERNASCONI •• ARIO CECCOTTI •• ROBERTO CROCETTI •• MASSIMO FRAGIACOMO •• MAURIZIO PIAZZA •• ROBERTO SCOTTA •• ROBERTO TOMASI •• GEORG BINDER DELLA PROMO_LEGNO •• MARIO WAGNER DELLA KLH •• PETER LANG DELLA RHOTO BLAAS •• RAINER REITERER DELLA COLLANO •• HUGO KARRE DELLA TIMBERTREND E.U. •• JOSEF EBERHARDSTEINER VICE RETTORE ALL’EDILIZIA DELLA TECHNISCHE UNIVERSITÄT WIEN
045
la vetrina dell'industria
•• COLLANO RAINER REITERER •• HASSLACHER NORICA TIMBER DI JEITLER •• HSBCAD GOTTFRIED JÄGER •• KLH MARIO WAGNER •• ROTHO BLAAS FLAVIO NEBIOLO •• RUBNER •• SCHWEIGHOFER ALFRED TEISCHINGER •• STORA ENSO •• TICOMTEC GILLES BASTIEN, RAINER BAHMER, FRIEDEMANN DIEHL
052
quaestio Potito Pedone P-LAM
IL SISTEMA “P-LAM” DI POTITO
di Sonia Maritan
Potito Pedone mette a disposizione dei lettori di Struttura Legno il risultato di una sua personale ricerca, avviata nel 2009, per la realizzazione di edifici antisismici ed ecosostenibili in legno X-Lam. Si tratta di un sistema costruttivo innovativo, scaturito da 50 anni di esperienza nel settore.
056
proiectum public Biennale di Venezia
MFS II: “LEONE D’ARGENTO” PER LA SCUOLA GALLEGGIANTE
di Franco Piva
colloqium Galoppini Legnami Hundegger
di Sonia Maritan
P3: PROGETTAZIONE, PRODUZIONE E POSA
Alla Galloppini Legnami siamo di fronte a quattro generazioni di storia in quindicimila metri quadrati coperti. La generazione attuale è rappresentata da Francesco e Alberto de Pace, che si assomigliano come due gocce d’acqua, anche se tutta la famiglia è attiva in azienda: dai genitori al nonno. Anticipare il mercato, equipaggiati della più attuale tecnologia Hundegger, e scegliere un target di riferimento preciso, queste le ragioni del loro successo. Il futuro, come dimostra l’ultimo acquisto, porta ancora i colori di Hundegger, e quando si parla d’impianti, i giovani di quest’azienda storica hanno davvero le idee chiare.
chronicae Saie Bologna
LA BIENNALITÀ SARÀ UNA REALTÀ
di Beatrice Guidi
L’appuntamento con la 53esima edizione del SAIE che diventa biennale sarà nel 2018, una buona notizia quella della biennalità per i big dell’edilizia e le aziende che lo chiedono da sempre per le fiere del settore edile. Intanto il SAIE 2016 cresce come emerge dai numeri che l’ente fieristico restituisce.
075
Makoko è il nome della baraccopoli alla periferia di Lagos nella quale l’architetto nigeriano Kunlè Adeyemi aveva costruito la scuola galleggiante per bambini. Versione II indica invece che si tratta di una struttura rivista e migliorata dallo studio Ergodomus, scelto dallo studio Nlè per ingegnerizzarla e ricostruirla in occasione della 15° Edizione della Biennale di Architettura di Venezia. Da sei mesi la “Makoko Floating School” galleggia davanti alle gaggiandre dell’arsenale, ed è proprio il realizzatore di questa meraviglia, l’Ingegner Franco Piva a raccontarci come siano riusciti in 6 settimane a progettare, produrre il materiale e a montare l’MFS.
062
070
indirizzi
Il Rinascimento del legno Il grande evento mondiale del WCTE, il World Conference on Timber Engineering, che ha avuto luogo a Vienna, dal 22 al 25 agosto 2016, costituisce l’evento cruciale del settore e per questo gli abbiamo dedicato due sedicesimi in questo numero. A cadenza biennale, la prossima volta ci porterà a Seoul, nel sud della Corea. Intanto però siamo stati a Vienna! Un ringraziamento particolare va a Hugo Karre, che da sempre opera per far crescere la cultura attorno al mondo delle costruzioni in legno e che si è occupato degli aspetti fieristici e delle sponsorizzazioni del WCTE, divenendo il vero “collante” delle relazioni sociali fra i partecipanti all’evento e un fantastico mediatore per quello che abbiamo chiamato "Focus WCTE", soprattutto riguardo le aziende. Un’esposizione, in cui vorrei riportare tutti i lettori, proprio là, nella storica Arcade Court della Technische Universität Wien che ha presentato un ampio panorama dello stato dell’arte del settore delle costruzioni in Europa. Il Professor Josef Eberhardsteiner, Vice Rettore all’Edilizia del Politecnico di Vienna, in quell’occasione affermava «Vogliamo creare un ponte, perché in questo modo gli esponenti del mondo accademico parlano alle aziende dell’innovazione tecnologica, e l’industria, dal canto suo, può sapere in che direzione si sta facendo ricerca: un binario che può portare vantaggi a entrambi». Dal suo osservatorio, quello della ricerca scientifica sui materiali, senza questo “ponte” non è possibile sapere in che direzione devono andare i “modelli numerici”, nel legno, più problematici che per gli altri materiali, e non si sa che previsioni fare. Ecco perché le interviste con i professori specializzati nel settore del legno strutturale ci hanno regalato dialoghi di altissimo livello, e averli battezzati “Vip” del nostro mondo, rende loro omaggio solo parzialmente. Abbiamo voluto conoscere la loro opinione anche riguardo le costruzioni ibride e seppur diverse, tutte aprono interessanti riflessioni: qualcuno, come ad esempio Andrea Bernasconi, dice che si debba spingere “avanti” il legno senza ricorrere all’aiuto di altri materiali che ne limitano lo sviluppo. «...abbiamo una serie di materiali e di tecnologie nuove nel legno di cui gli strutturisti e i progettisti devono impadronirsi per dimostrare quello che il legno può fare. […] La domanda però è: il “legno” vuole diventare adulto oppure essere solo un argomento di marketing? Questa è una delle discussioni può interessanti in corso adesso». Maurizio Piazza, addirittura, afferma che bisogna parlare di ibridazioni tra specie legnose ma soprattutto tra diversi componenti in legno: «il materiale sarà maturo quando avrà un suo ruolo preciso accanto agli altri materiali, ottimizzandone l’utilizzo. […] Se parliamo di ibridazione, però, dobbiamo fare attenzione, non c’è solo il legno abbinato al cemento o all’acciaio, ma ci sono “i” legni». Eppure altri ancora promuovono decisamente il connubio con altri materiali strutturali o forse credono che una cosa non escluda l’altra e che «…combinando i materiali si riesce ad arrivare a una soluzione più economica e più elegante», come asserisce Roberto Crocetti. Riportando questi stralci, raccolti in due giorni, mi accorgo che è come se tutti questi professori si fossero parlati attraverso me, perché reduce da un’intervista, ancora con l’eco di un loro pensiero arrivavo dal successivo ingegnere aprendo un nuovo dialogo a partire da quello appena chiuso, così si è creato un piccolo trattato, che tocca i temi cruciali. Roberto Scotta menziona Hermann Kaufmann, che nel suo intervento «ha parlato di modularizzazione dei sistemi costruttivi che secondo me rappresenta un fatto fondamentale». Roberto Tomasi “idealmente” prosegue «più il prodotto è ingegneristico, più la prefabbricazione facilita la produzione, velocizza il cantiere, e più gli approcci all’ibridazione sono importanti». Massimo Fragiacomo tocca un tema “scomodo” eppure importante. «Noi non abbiamo ancora delle cattedre, come in Austria e in Germania, di “Ingegneria del legno”, in Italia esistono solo delle cattedre di “Tecnica delle Costruzioni” che significa al 99% costruzioni in cemento armato ed eventualmente un pochino di acciaio». E Georg Binder, indica una strada «…fare formazione e promozione nelle città per informare l’utente finale: siamo molto più orientati agli opinion leader nelle aree urbane, interlocutori fondamentali a cui spiegare come siano importanti la foresta e il legno per le condizioni di vita, andando a toccare la sensibilità dell’uomo della strada e dei politici». Mario Wagner, ci ricorda che oggi non ci sono più limiti in altezza e che KLH ha realizzato «24 piani a Vienna e negli Stati Uniti ci sono studi per edifici anche più alti. L’Empire State Bulding potrebbe essere costruito in legno, ma questo avrebbe un senso? Non credo». Peter Lang della Rotho Blaas, ci riporta al luogo in cui ci troviamo: «Senza l’università non si potrebbero fare queste cose […], oggi, parliamo con il cliente, con il progettista, ormai quasi con l’utente finale e si finisce per parlare molto meno del prezzo e molto di più del progetto». Un’industria, dunque, che, in questa edizione del WCTE, ha avuto un ruolo importante nel dialogo più stretto che ha saputo stringere con il mondo accademico, cuore pulsante di questo evento sin dalle origini, a cui ci porta Ario Ceccotti: «…alla prima conferenza mondiale delle costruzioni in legno che non si chiamava wcte ma ITEC (International Timber Engineering Conference), io c’ero ed ero l’unico italiano, si è tenuta nel 1988 a Seattle nello Stato di Washington e ci saranno state 200/300 persone».
EDITORIALE
Sonia Maritan www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com
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Un momento lieto al WCTE durante l'incontro con Andrea Bernasconi, che Sonia Maritan non incontrava da (troppo) tempo.
SCIENTIA
Felice Ragazzo www.feliceragazzo.it
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Barberis, Nivola, Bertocchi: il Fait en Italie per Le Corbusier Tre figure di spicco si avvicendano intorno a Le Corbusier: Carlo Barberis, Costantino Nivola e Salvatore Bertocchi e il legno, con qualche lieve limitazione per Nivola, serpeggia prepotentemente in questa storia come collante, e insieme al materiale, anche l’impronta fabbrile dei tre personaggi, così affascinante per Le Corbusier. È in virtù di ciò che si può parlare di una sorta di Fait en Italie… Un viaggio solo apparentemente astratto che arriva alle più qualificate aziende produttrici di nuove tecnologie per la stereotomia del legno. A partire dagli anni ’40 in poi, si sono avvicendate tre figure di spicco nell’intorno di Le Corbusier che qui si vuole riunire insieme. Si tratta di personalità molto diverse per, formazione, professione, fama, vicende della vita, ma che, disparatamente, hanno portato molta acqua al mulino del grande maestro; ciascuna, tuttavia, avente in comune il tratto biografico della provenienza. Carlo (Charles) Barberis, piemontese, divenuto grande imprenditore nel settore del legno ad Ajaccio; Costantino (Titino) Nivola, sardo, grande artista del ‘900, seguace, amico, ma anche ispiratore dell’architetto; Salvatore (Salvador) Bertocchi, sardo, cugino di Nivola, muratore a Parigi e poi di esclusiva fiducia per Le Corbusier. L’idea di mettere insieme le tre figure è scaturita dalla consultazione di tre libri, poi seguita da approfondimenti online e ricerche sul campo. Il primo libro, in ordine di consultazione, è quello intitolato “Costantino Nivola – sculture dipinti disegni”, a cura di Luciano Caramel e Carlo Pirovano, Electa 1999; il secondo è quello intitolato “Le Corbusier – L’interno del Cabanon”, a cura di Filippo Alison, Electa 2006; il terzo è quello intitolato “Le Corbusier e Costantino Nivola – New York 1946-1953” di Maddalena Mameli, edizioni Franco Angeli 2012. Il legno, con qualche lieve limitazione per Nivola, serpeggia prepotentemente in questa storia come collante. In effetti, un ruolo in tal senso è comunque rivestito dal grande artista sardo, non soltanto perché fu egli a far conoscere Bertocchi a Le Corbusier, ma anche perché non poche sue sculture sono di
legno. E poi, sarà solo una supposizione, ma come escludere che in qualcuno dei carnet donati da Nivola a Le Corbusier non fosse tracciato qualche schizzo relativo al legno per costruire? In ogni caso, insieme al materiale, conta l’impronta fabbrile dei tre personaggi, così affascinante per Le Corbusier. È in virtù di ciò che si può forse parlare di una sorta di Fait en Italie, nascosto, non dichiarato e, con ogni probabilità forse anche non voluto, ma comunque implicito, potendosi ben scorgere nelle pieghe delle suggestioni di Le Corbusier verso una mitica aura mediterranea del fare. Aura in base alla quale non disdegnava delegare funzioni fattuali anche importanti, vista la convinta fiducia nell’attendibilità realizzativa plurisecolare espressa e sperimentata in questo Centro del Mondo e così ben incarnata dai tre personaggi. A PROPOSITO DI CHARLES BARBERIS A Cap Martin sulla Costa Azzurra, Le Corbusier fece costruire nei primi anni ’50 una casa di legno per la villeggiatura della moglie, casa divenuta celebre col nome di Cabanon. Il suo costruttore, e un po’ anche progettista, fu Charles Barberis, un cognome singolarmente diffuso tra Acqui Terme e dintorni. La letteratura specialistica, in varie lingue, dice però soltanto che trattasi di un italiano rifugiato ad Ajaccio intorno agli anni ’30, dove fondò una falegnameria. Durante la guerra partecipò alla resistenza contro l’occupazione tedesca e a causa di ciò, patì anche il carcere. A cavallo tra gli anni ’40 e ’50 si aggiudicò la fornitura di tutte le
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opere lignee presso l’Unité d’Habitation di Marsiglia. A seguito di ciò strinse amicizia col grande Maestro, collaborò a numerose altre prestigiose opere, tra cui, appunto, il Cabanon. Interpellata a Parigi la Fondazione “Le Corbusier“, la risposta è stata: Charles Barberis (Carlo …) nacque il 31 marzo 1908 ad Acqui Terme! Da Genova nel 1926 raggiunse Nizza e, quattro anni dopo, nel 1930, si trasferì ad Ajaccio. La collaborazione con Le Corbusier fu fortunata per il “falegname”, poiché accrebbe la sua lungimiranza di imprenditore, ma soprattutto – e questo è davvero eccezionale – progredì la sua maturazione come “pioniere della pre-fabbricazione in architettura”. Ciò in compagnia di un altro celebre collaboratore di Le Corbusier: Guy Rotier. Si capisce bene che questa circostanza proietta la Città di Acqui Terme nel firmamento dei luoghi ove sono radicati fatti di prima grandezza della cultura del Novecento! Inoltre, offre una connotazione nuova e pressoché inaspettata circa il complesso rapporto tra il grande maestro e il nostro Paese.
Il volto di Barberis non è svanito con la sua scomparsa avvenuta nel 1980. Recentemente, a cura di Jean-Louis André, è stato prodotto il documentario: “l’architecte et le menuisier”, diffuso il 12 giugno 2015 da France 3 – Corsica, interamente dedicato al personaggio. Forse non è un caso che l’evento sia coinciso con il cinquantenario dalla morte di Le Corbusier. Già nelle news reperibili on line si vedono più volte ritratti insieme l’architecte et le menuisier. Addirittura, su carta di identità, in alcuni sfuggenti frames si legge la parola “Acqui”. Questo fatto ha accresciuto il mio interesse e, poiché sono nato in un paese quasi confinante e i primi rudimenti sul legno li ho acquisiti proprio in questa cittadina, ho riattivato conoscenze di allora per cercare informazioni di prima mano. Mi sono quindi rivolto a Luisa e Lucilla Rapetti, sorelle entrambe studiose di storia, impegnate in ricerche legate all’emigrazione e alla grande guerra riferite al luogo. L’iniziativa ha fatto scaturire un risultato inedito: tramite l’esperto dell’archivio comunale John Keith Lilley, da loro coinvolto, è possibile ora qui dare conto dell’atto di nascita di Carlo Barberis (vedi riquadro in alto). In Francia la figura di Barberis gode più che di adeguata notorietà, ed è bene che anche da noi si venga a saperne di più su tanto illuminato personaggio circa il contributo recato nel campo del legno per costruire.
Atto di battesimo Carlo (Charles) Barberis, quello del suo domicilio ad Ajaccio, e due scatti in cui è in compagnia di Le Corbusier. Copertina del libro dedicato agli interni del Cabanon di Le Corbusier, promosso da Cassina nel 2006, curato da Filippo Alison. Edizioni Triennale Electa.
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Felice Ragazzo www.feliceragazzo.it
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A destra, la copertina del libro scritto da Maddalena Mameli nel 2012 sui rapporti intercorsi tra Le Corbusier e Costantino Nivola, dal 1946 al 1953 a New York. Edizioni Franco Angeli. In basso, la copertina del libro sulle sculture, i dipinti e i disegni di Costantino Nivola , scritto nel 1999 a cura di Luciano Caramel e Carlo Pirovano. Edizioni Electa.
A PROPOSITO DI COSTANTINO NIVOLA Se dai primi anni ’50 in poi il “menuisier” Barberis è stato per il legno una sorta di affidabile e geniale braccio destro di Le Corbusier, è per altro verso singolare lo stretto rapporto, intrattenuto su di un piano eminentemente artistico e con qualche anno di anticipo, con lo scultore Costantino Nivola, nativo di Orani in Sardegna. Partito ventenne come muratore e stuccatore di facciate esterne, Nivola, vinta una borsa di studio, si forma come artista nella Milano degli anni ’30. Conosce e frequenta i migliori artisti, grafici e architetti del momento. Dopo qualche esperienza, abbandona la retorica dei grandi dipinti parietali per dedicarsi alla grafica pubblicitaria. Imbastisce una proficua collaborazione con l’Olivetti. Compagna di studi, amica e poi moglie è stata Ruth Guggenheim. Nel 1938 fuggono a Parigi e nel 1939 si traferiscono a New York. Tra il 1946 e il 1948, Le Corbusier è a più riprese impegnato nella città americana come delegato dal governo francese per il progetto del Quartier Generale dell’ONU. Nivola, così come altri artisti europei rifugiati, frequenta un ristorante italiano, il “Dal Pezzo”, sulla 47a strada, ed è qui che in una circostanza fortuita viene presentato a Le Corbusier dall’architetto di origini catalane Josep Lluís Sert. Nasce subito una grande amicizia che poi diventerà per sempre. Si sviluppa uno scambio artistico intenso, tanto che Le Corbusier finisce per considerare Nivola suo referente a New York. Per far divertire i figli sulla spiaggia di Long Island, Nivola inventa un gioco che poi si trasformerà in
una nuova tecnica artistica conosciuta come “Sand-casting”. Si tratta di una forma di colaggio di gesso liquido dentro cavità impresse nella sabbia umida della spiaggia. In seguito, con questa tecnica Nivola farà importanti sculture, ma ciò che è altrettanto interessante è che Le Corbusier assimilerà il procedimento per farne un uso creativo proprio. La locuzione che a tal riguardo si invererà appropriata sarà quella di “béton brut”. Per certi aspetti, si inverte così il rapporto tra maestro e adepto. Con questa tecnica, seppure così significativa nel rapporto tra i due personaggi, ci siamo allontanati dal legno, ciò è vero, ma riferite alla prima metà degli anni ’80, poco prima che Nivola scomparisse, sono documentate diverse figure femminili (“Madre”) sotto forma di sottili stele. In questo caso, non si è trattato di una tecnica di plasmazione come il Sand-casting, così cara a Le Corbusier, perché così affine al cemento armato, ma di stereotomia, così tipica invece per il legno. Ma il legame con il legno si riallaccia in particolare con la figura del terzo personaggio di questa storia. A PROPOSITO DI SALVATORE BERTOCCHI Mastru ‘e muru è sempre rimasto nel profondo Costantino Nivola, mastru ‘e muru era in senso esplicito e professionale suo cugino Salvatore Bertocchi, anch’egli originario di Orani. Fu Nivola a
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parlare del cugino muratore a Le Corbusier, nel corso dei loro primi incontri newyorkesi. L’argomento è ben documentato da M. Mameli nel libro qui indicato. Si apprende che anche Bertocchi avesse raggiunto Parigi nel 1938 e qui avesse dato vita a una impresa di maçonnerie et béton armé, che assunse il nome di “Bertocchi & Gnuva”. Non è detto, ma, data la tecnica, è ben implicito il fatto che per le casseforme il legno giocasse un ruolo essenziale nelle abilità di Bertocchi. In ogni caso, il ruolo rivestito dal legno nel cemento armato emerge con forza in virtù dell’uso pressoché linguistico, sul piano formale, che ne è stato fatto da molteplici grandi architetti del ’90 a prescindere da Le Corbusier. Basti soltanto pensare a Felix Candela, oppure a Oscar Niemeyer. In molti casi ci si può ben trovare di fronte a una sorta di ossimoro figurato per via di texture fito-morfe in un materiale tipicamente amorfo. Messo dunque alla prova in alcuni lavori per Pierre Jeanneret e Wogensky, matura in Le Corbusier la viva convinzione di avvalersi di Bertocchi per le opere di rifinitura, quelle più delicate di carattere espressivo, sul tettoterrazza e nella sala d’ingresso dell’Unité d’Habitation di Marsiglia. Comincia quindi nel ‘51 una intensa collaborazione professionale, unitamente a una profonda amicizia col Maestro. Da quel momento in poi non è più venuta meno la fiducia da parte di Le Corbusier nei confronti del mastru maçon, tanto che gli farà realizzare, per la moglie Yvonne e per se, anche la tomba nel cimitero di Roquebrune Cap-Martin. CONCLUDERE LA STORIA Per chi è profondamente permeato di cultura fabbrile ancestrale, quella che ha nel proprio DNA i retaggi; del Mondo Classico; del travaglio Medievale; del risveglio Rinascimentale; degli specialismi maturati tra ‘600 e ‘700, fautori della modernità a partire da Illuminismo e Rivoluzione Industriale; non può che compiacersi del respiro a pieni polmoni di Le Corbusier circa quell’aria che così tanto profuma di mediterraneo. Tale atteggiamento, storicamente oramai ben documentato e consolidato, costringe noi a non dimenticare, ci impone a perpetrare nello scavo dei processi che hanno formato lentamente la nostra identità, all’insegna di quei linguaggi “a-formalizzati” e quindi impliciti del fare. Ma per evitare che lo sforzo sia vano, dobbiamo anche capire come questo patrimonio, tanto pervasivo quanto immateriale, possa maturare nel presente e proiettarsi nel futuro. Uno strumento del tutto nuovo esiste ed è incarnato dal digitale. Oggi quando si parla di digitale, se ne con-
sidera soprattutto la valenza nelle tecnologie della comunicazione. Si pensa poco al digitale, o quantomeno minimamente, quando questo scorre nei software per progettare. Ancora meno quando il nuovo linguaggio di intelligenza artificiale aziona gli elettro-mandrini dei CNC. E ciò, avendo al centro il materiale-legno per costruire, principalmente architetture, assume rilievo capitale. Pensando a quell’aura mediterranea - e dintorni - non dobbiamo dimenticare che è in tale contesto che si è sviluppata quella conoscenza specialistica così determinante per il fare reale, i cui promotori involontari sono stati, tra molti altri, Talete, Pitagora, Euclide, Apollonio, Archimede, Al-Khwrizm, Khayym, Fibonacci, Leonardo, Galileo, Newton, Diderot, Leibniz, Galois, Cauchy, per arrivare a Turing, e poi a Bézier, il quale, guarda caso, frequentava Olivetti. Cosa che la dice lunga su quella rigenerazione dei saperi di stampo fabbrile, di cui poco si parla, ma che silenziosamente avanza, se è vero, come è vero, che tra le più qualificate aziende produttrici di nuove tecnologie per la stereotomia del legno quelle che oggi sono praticate da tutte le falegnamerie - erano utilizzati prodotti digitali d’avanguardia di questa azienda. BIBLIOGRAFIA; SITOGRAFIA: Caramel, L., Pirovano, C. (a cura di), Costantino Nivola sculture dipinti disegni, edizioni Electa, Milano, 1999. Alison, F., (a cura di), Le Corbusier. L’interno del Cabanon. Interiors of the Cabanon. Le Corbusier 1952 – Cassina 2006, Triennale Electa, Milano, 2006. Mameli, M., Le Corbusier e Costantino Nivola. New York 1946 – 1953, Franco Angeli, Milano, 2012. Maniaque, Benton, C., Back to Basics. Maisons Jaoul and the Art of the mal foutu, in Journal of Architectural Education, pp 31-40, 2009 ACSA. http://www.researchgate.net/publication/229794058_Back_to_Basics http://www.fondationlecorbusier.fr/CorbuCache/2049_1041.pdf, p. 13 http://www.promolegno.com/materialegno/02/minimum-maximum/ http://oa.upm.es/32608/1/MIGUEL_DE_LOZAR_DE_LA_VINA_1.pdf
Riguardo la figura di Charles Barberis in rapporto alla sua attività con Le Corbusier abbiamo chiesto di poter avere il documentario di Jean-Louis André: l’architecte et le menuisie, diffuso attraverso France 3 nel giorno di venerdì 12 giugno 2015. Sarebbe intenzione del Professor Felice Ragazzo proiettare tale filmato in una giornata di studio presso la Sapienza, Università di Roma, dove insegna con la qualifica di Alta Formazione e pubblicarla anche sul sito di webandmagazine.media. http://france3-regions.francetvinfo.fr/corse/emissions/ghjenti/actu/l-architecteet-le-menuisier-vendredi-12-juin-20h45.html
COLLOQIUM FRANCO PIVA ERGODOMUS Sonia Maritan www.ergodomus.it
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In queste pagine l'Ingegner Franco Piva con i suoi due preziosi collaboratori: Cristiano Benacchio (a sinistra) e David Vicario (a destra).
L’anima di Ergodomus Per introdurvi Franco Piva, di cui avremo il piacere di accogliere gli articoli, è necessario innanzitutto presentarvi Ergodomus, il suo studio, crogiolo di moltissimi progetti lignei originali e innovativi. Luogo in cui si raccolgono idee che, prima di diventare materiale da costruzione, sono materia di scambio con il team che in cantiere darà corpo all’opera. Con lui, raccoglieremo quindi quella esperienza preziosa, che nasce letteralmente sul campo e che oggi l’Ingegner Franco Piva ritiene importante mettere a disposizione di tutti i rappresentanti della filiera, perché ognuno possa farla propria o per creare un dibattito concreto che ci permetta di analizzare quali siano le potenzialità del legno strutturale, come ricavare il meglio da questo materiale e quali siano le soluzioni da adottare caso per caso, per rendere sempre più performanti le costruzioni in legno. Pubblichiamo questo primo scambio sul finire dell’anno, anche se gli incontri con Franco Piva sono stati numerosi e le occasioni di dialogo molteplici, finalizzate all’individuazione del miglior contributo che un professionista come lui può portare fra le pagine di Struttura Legno. Ci saranno quindi da un lato i progetti firmati Ergodomus, e dall’altro una rubrica precipuamente volta a dar voce alle potenzialità del legno strutturale, a come ricavare il meglio da questo materiale e quali siano le solu-
zioni da adottare per rendere sempre più performanti le costruzioni in legno, come emerge da queste sue prime risposte si tratta di un prezioso contributo. Come nasce e cosa rappresenta Ergodomus? «Lo studio Ergodomus nasce nel 2007 per progettare edifici in legno, seguendone ogni aspetto e fornendo alle aziende il necessario supporto tecnico. La passione è parte integrante della nostra mission
COLLOQIUM_FRANCO PIVA_ERGODOMUS
aziendale: passione per il materiale legno, per i dettagli, lo studio e la ricerca delle migliori soluzioni al fine di offrire consulenze di alto livello su tutto il territorio nazionale, e non solo. Ergodomus porta con sé tutte le esperienze maturate negli anni presso aziende leader nel settore delle costruzioni in legno, cui si aggiunge la progettazione di oltre 400 edifici in legno di varia forma e tipologia. Lo studio, che conta sull’indispensabile apporto di un team di ingegneri esperti nell’attività progettuale, dal 2007 possiede, tra i primi in Italia, la strumentazione per lo svolgimento del test di tenuta all’aria BlowerDoor. Oltre a me, il team è composto da altri due preziosi collaboratori: Cristiano Benacchio e David Vicario». Il legno strutturale possiamo affermare che appartenga ormai all’immaginario collettivo? «In realtà inizia a esserci uno storico anche riguardo le costruzioni in legno, e sì, anche l’utente finale ha familiarizzato con le costruzioni in legno. Ne siamo lusingati, perché ormai il legno è nel novero dei materiali strutturali, come cemento armato o acciaio, ma come questi è dotato di pregi e difetti ed è molto importante conoscerli entrambi per poterlo sfruttare al meglio ottimizzando tempi e costi e garantendo lunga durata. Trovo quindi importante e molto stimolante collaborare con una testata come Struttura Legno, che rappresenta così bene il settore, per poter divulgare il “verbo” del legno e poter dare il mio contributo costruttivo per aumentare la conoscenza tra progettisti, tecnici e aziende del settore». Da quando Ergodomus ha iniziato a operare nel legno a oggi, cosa è cambiato? «Nel settore dell’edilizia negli ultimi anni ci sono stati forti cambiamenti: la crisi, le nuove regole sul risparmio energetico e sul calcolo strutturale, i terremoti che hanno colpito e devastato alcune zone del Paese, la riscoperta di nuovi materiali quali il legno, tanto per citarne uno in tema con il target dei lettori. Dopo molti anni di “letargo” siamo stati tutti svegliati di soprassalto e siamo stati chiamati a reagire.
Nel 2003, quando ho iniziato a operare nel settore, le case in legno venivano viste come qualcosa di esoterico, magico che solo pochi potevano e sapevano progettare e costruire, ovvero le carpenterie. Nel corso degli anni l’Xlam si è affermato sempre di più come materiale da costruzione e la sua “semplicità” ha permesso una veloce diffusione anche presso le imprese “tradizionali” che conoscono molto bene l’edificio nella sua interezza. A tutto ciò si aggiunge una maggior consapevolezza da parte del committente nel sapere cosa vuole e cosa può chiedere in accordo alla normativa vigente». In quali ambiti Ergodomus auspica si “spinga” il legno come materiale da costruzione? «Il legno usato per la realizzazione di edifici completi è paradossalmente un materiale giovane nel settore delle costruzioni, non solo a livello italiano e stiamo assistendo a una riscoperta a livello globale. A mio avviso la nuova direzione è quella di far uscire questo materiale dalla sua nicchia, farlo conoscere al grande pubblico e sostituirlo ai materiali tradizionali, esaltando tutte le caratteristiche che lo rendono unico: elevata capacità portante, ottime proprietà coibentanti, possibilità di avere una ingegnerizzazione molto spinta. Ritengo che su quest’ultimo punto, l’ingegnerizzazione, si giochi il futuro del legno utilizzato per interventi importanti che devo-
COLLOQIUM FRANCO PIVA ERGODOMUS www.ergodomus.it
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I protagonisti dello Studio Ergodomus fatto solo di ingegneri: Franco Piva, Cristiano Benacchio e David Vicario.
no essere realizzati con elevata precisione e tempi e costi certi. Le vere potenzialità sono ancora tutte da scoprire!». Cosa significa fare qualità nel settore? Quale contributo ci porterà Ergodomus? «La prima è una domanda cui è molto difficile dare una risposta, ma personalmente ritengo che la cosa più importante sia formare e informare i progettisti. Ingegneri, architetti, geometri, periti: siamo noi tecnici che abbiamo la responsabilità di garantire al nostro committente la massima qualità, ma per fare questo è necessaria una profonda conoscenza della materia, cosa che non si può acquisire in pochi giorni. Basta con i tecnici e le imprese che si improvvisano costruttori di edifici in legno e conquistano il mercato solo grazie a prezzi aggressivi e impossibili. Alta qualità e basso costo non vanno d’accordo tra loro e questi soggetti creano solo problemi a coloro i quali operano invece seria-
mente e investono quotidianamente per migliorare il proprio prodotto. Noi nel nostro piccolo cerchiamo di portare avanti questa filosofia attraverso il sito che raccoglie molti articoli tecnici liberamente scaricabili e consultabili, e una newsletter mensile cui tutti possono iscriversi partendo dalla nostra homepage». Ergodumus in quali ambiti si aggiorna? «La formazione continua è uno dei pilastri sui quali si basa l’intero progetto Ergodomus: ricerca e sviluppo, attive collaborazioni con le università e con le aziende del settore del legno e del risparmio energetico. Ritengo inoltre che i forum dedicati al legno strutturale siano un format vincente per permettere lo scambio rapido di informazioni e creare stimolanti occasioni di incontro non più virtuali. Tra i più importanti cui partecipiamo tutti gli anni vi sono: Forum legno a Verona, IHF a Garmisch e il Forum Wood Nordic».
ATTIVITÀ DELLO STUDIO
Ergodomus Timber Engineering
Loc. Fratte, 18/4 – Pergine Valsugana (Trento) – Italy telefono: +39 0461510932
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Ingegnerizzazione strutture in legno Calcoli statici Consulenze energetiche Analisi termiche FEM BlowerDoor test Supporto attività di ricerca e sviluppo
info@ergodomus.it
COLLOQIUM ARCHITETTURA ARBOREA
Sonia Maritan www.wooden-architecture.org/treehouses
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Treehouses, dove l’altezza non fa la bellezza
Thomas Allocca, ci racconta del suo progetto Treehouses, che implicando la comunione con la natura ha un alto valore simbolico ma anche progettuale, perché non è da intendersi come struttura abitativa sospesa sugli alberi ma piuttosto un’architettura arborea ovvero un’architettura integrata all’albero. Fondamentale, nel progetto della treehouse, è che gli alberi sono vivi e quindi si muovono e crescono.
Nelle immagini (fotografie di Thomas Allocca e John Harris) le Treehouses in Quercia bianca: design and construction by Thomas Allocca.
L’immagine che ci regala mi riporta all’infanzia, quando costruivo capanne rudimentali con chiodi e martello, assi di legno, scale e botole in cui poi “invitavo” gli amici che si rendevano disponibili nella fase costruttiva, deve essere capitato a molti altri bambini e forse a qualche altra bambina! «Sicuramente non tutti hanno avuto un’infanzia in campagna o un’abitazione prospiciente un giardino, dove poter scalare un albero, ma chi lo ha fatto, di certo è stato spinto soprattutto dall’innato desiderio di osservare il territorio da una posizione privilegiata, dall’alto, godendo di un grande senso di libertà e di una maggiore percezione del mondo, della sua scoperta, del suo controllo. – ci dice Thomas Allocca – Tra le foglie e più vicini alla voce del vento il mondo appare più grande e più vivo, e la sua bellezza inebria d’istinto anche chi non si interroga sul perché qualcosa ci attragga: se ciò che ci affascina può definirsi bello perché ci attrae o siamo conquistati dal bello per cui il concetto di bellezza esiste a prescindere dalla nostra consapevolezza. Ecco cosa accade negli animi degli “abitatori” degli alberi: una simbiosi, più o meno consapevole, per cui basta innalzarsi anche solo pochi metri dal suolo per ritrovarsi a vedere il mondo come loro, per percepirlo come una quercia, per vibrare come foglie al vento e comprenderne il canto». Senza dubbio è un ricordo magico e primordiale che può diventare pensiero attrattivo per la dimensione d’incanto che trasmette, e soprattutto è interessante che oggi si parli di questo ritorno a un livello diverso da quello del gioco, che forse, sin qui, ha smosso i ricordi più innocenti dei lettori. Un’esperienza che possiamo mettere a confronto con l’ambiente antropico? «Inevitabilmente sì. Un grattacielo è soprattutto simbolo di sfida, quella dell'ingegno umano contro la Natura, una treehouse invece ha lo scopo di usare l’altezza come strumento, e non come fine,
per entrare in simbiosi con la Natura. Un grattacielo non è tale se non svetta verso le nubi oltre decine e decine di piani, una treehouse è tale anche a due metri dal suolo, se consente di puntare lo sguardo all’orizzonte con “gli occhi” di un albero. Gli abitanti dei grattacieli non insegnano ai bambini che a puntare in alto per dominare il mondo in modo egocentrico. Gli “abitatori” degli alberi insegnano ai bambini che salire in alto deve servire quanto basta per meglio mettersi in condivisione con il mondo». La sua treehouse ha quindi un alto valore simbolico: contesta la mancanza di rispetto dell’uomo verso la natura. Vuole recuperare il senso di appartenenza del pianeta che abbiamo scientemente sfruttato e spesso violentato? Vuole portare un insegnamento o anche un progetto reale? «Si tratta di un’esperienza concreta. Esempi di treehouses sono documentati già nell'architettura militare romana con rudimentali castelli di guardia lungo le vie militari e carovaniere, ma è al fuggi fuggi moderno, via dalle città verso le campagne
alberate, che si deve questo ritorno. La loro concezione come strutture abitative sospese sugli alberi e non piuttosto architettura arborea ovvero architettura integrata all’albero è ciò che metto in discussione, perché ancora una volta l’approccio è sbagliato, guidato dalla dominazione del mondo in modo egocentrico, piuttosto che il contrario. Terribile conseguenza sono una miriade di progetti spregiudicati da un punto di vista della sicurezza, oltre che insulti estetici alla bellezza dei contesti naturali, con ancora poche soluzioni davvero rispettose del principio dell’architettura arborea e non piuttosto del bosco architettonico». La filosofia progettuale di Thomas Allocca è quella dell’architettura arborea, che definisce come una sua invenzione, a prescindere dall’uso come semplice rifugio di lettura o per il gioco dei bambini, piuttosto che casa per il week-end, studio professionale o attività ricettiva. Gli alberi, comunque, per lui non sono semplici spettatori: gli chiediamo di parlarci del suo approccio progettuale più in concreto. «Gli alberi sono partecipi, protagonisti narranti
del progetto e non semplicemente pilastri, una treehouse non necessariamente deve reggersi su alberi ma è tale se crea dialogo e non monologo tra i nuovi abitanti e i vecchi residenti. Nella valutazione della invasività e della sicurezza di una treehouse, fondamentale è la considerazione del fatto che gli alberi sono vivi e quindi si muovono e crescono. Una treehouse deve entrare in simbiosi con l'albero assecondandone tre tipologie di movimenti causati sostanzialmente dai venti e dai terremoti, torsioni, oscillazioni, sollevamenti, e deve prevenire le dilatazioni e gli allungamenti dovuti alla sua crescita, che non si deve e non si può ostacolare. Un albero è ancorato al suolo mediante le radici ed essendo il tronco a sezione decrescente verso l'alto, reagisce come un pendolo rovesciato, per cui maggiore è l'altezza a cui si trova la treehouse, maggiori saranno le sollecitazioni e le forze da prevenire e assecondare. Una treehouse ben fatta dura più dell’albero. Sembrerebbe un controsenso ma non lo è perché se ben concepita la treehouse continuerà a reggersi anche se l’albero muore, restando un pilastro di legno morto e non più vivo, divenendo testimone “funzionale” di quel genius loci».
COLLOQIUM ESSETRE
Pietro Ferrari www.essetre.com
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Una presenza di primo piano Essetre è protagonista a Eurobois con proposte innovative, soluzioni ecosostenibili e un logo di grandi dimensioni per la manifestazione. Pietro Ferrari ne parla con Deborah Vandervorst e Gianluca Viero, ma anche con il cliente di Essetre, ML Bois, che ci restituisce la storia dei piccoli moduli costruttivi, nati dalla matita di un amico architetto.
In basso gli elementi Fraise de Pin lavorati ed esposti con la macchina Techno Saw Plus di Essetre s.r.l.. Al centro, lo stand di Essetre s.r.l. all’Eurobois di Lione. A destra, Mathieu Lacombe, Gianluca Viero e Pietro Ferrari e il logo di Eurobois realizzato da Essetre s.r.l. in legno.
Arrivando al Salone Eurobois, non si poteva fare a meno di notare il logo EUROBOIS in legno, lungo 11 metri, realizzato con il centro di lavoro per pannelli MULTIWALL dall’azienda ESSETRE srl. Le novità erano presenti anche sul loro stand dove, Deborah Vandervorst, Sales & Marketing Department Assistent, ci ha cortesemente accolto e presentato le tecnologie innovative esposte; ci ha poi fatto da guida, Gianluca Viero, Sales Manager, responsabile per il mercato francese da noi incontrato già in precedenti occasioni sul territorio dell’Esagono. Le presentazioni del produttore veneto di centri di lavoro per la lavorazione del legno sono sempre brillanti e originali: in questo caso il prodotto lavorato e presentato con la macchina Techno Saw Plus è la “fraise de Pin”, un prodotto versatile e pratico, un componente ideale e multiuso realizzato in pino delle Landes, il cui nome è un gioco di parole che nella lingua francese significa sia utensile sia frutto del pino quindi la pigna. Ci dice Gianluca Viero: «il nostro cliente ML Bois si
trova a Saint-Mariens, nelle Landes, ed è produttore di case a ossatura legno e carpenteria, è uno specialista che realizza costruzioni in legno senza compromessi con diversi materiali. Ha investito in due centri di lavoro Essetre che sono andati progressivamente a sostituire tre macchine della concorrenza e sono stati preferiti per la loro flessibilità e versatilità nell’effettuare lavorazioni diverse anche con volumi sostenuti, fattori particolarmente importanti per un ‘azienda come ML Bois che fa dell’innovazione la propria bandiera. Techno Saw Plus si caratterizza per alcuni punti importanti : il cambio utensile a otto posizioni automatico, l’elettromandrino a doppia uscita, il carico e scarico automatico. L’estensione delle dimensioni del carico e scarico è flessibile grazie alla sua modularità». UN PROGETTO ECOSOSTENIBILE Del progetto Fraise de Pin abbiamo parlato, poi, con Mathieu Lacombe, titolare di ML Bois, che ci racconta: «Il progetto è partito 1 anno e mezzo fa con l’idea di stoccare CO2 per le grandi aziende che devono mantenere il bilancio di emissioni di CO2 entro determinati parametri che altrimenti prevederebbero sia l’acquisto di legno, sia di pannelli solari e sia di pale eoliche. Per questo abbiamo realizzato una specie di giocattolo fabbricato con il Pino delle Landes. Questo tipo di legno è sempre stato tradizionalmente poco utilizzato se non per l’industria carta-
ria e questo non ha valorizzato a pieno le sue caratteristiche. Pertanto, abbiamo pensato, per valorizzarlo di impiegarlo per il nostro progetto, che permette di accumulare al suo interno una certa quantità di CO2. La Fraise de Pin può essere utilizzata in un’infinità di produzioni: mobili per interni, mobili per ufficio, pareti di separazione tra un ambiente e un altro, spazi temporanei, arredi di negozi, strutture che si montano e si smontano, strutture da esterno, per giardino come casette, panche ecc.. I componenti possono essere dipinti di vari colori ma sono bellissimi anche utilizzati grezzi. Negli spazi per bambini possono essere utilizzati come semplici ed educativi giocattoli, insomma chi più ne ha più ne metta».
FOCUS WCTE 2016
VIENNA AUSTRIA Sonia Maritan Pietro Ferrari
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In questa pagina, sotto, l'Università di Vienna e a fianco Sonia Maritan all'Hofburg. Nella pagina di destra l'inaugurazione al Palazzo Imperiale di Vienna e la foto di Hugo Karre mentre ha luogo l'importante cerimonia di apertura.
“L’Età” del Legno Dal 22 al 25 agosto a Vienna si è svolto il WCTE 2016: World Conference on Timber Engineering, il forum più importante al mondo che presenta e tratta i più recenti sviluppi tecnici e architettonici e le innovazioni legate al legno e al legno da costruzione. Grandiosa l’inaugurazione musicale e a seguire quella conferenziale presso il Palazzo Imperiale e intensa l’attività che si è svolta all’Università di Vienna – di cui è Rettrice Sabine Seidler – nelle 4 giornate del WCTE. Vienna è una città, che a ogni risveglio dà la sensazione di essere appena stata ritinteggiata “di fresco”: la sua candida monumentalità, la sua sfarzosa eleganza e il suo rigoroso apparato viario la rendono unica e indimenticabile. Dalla capitale alla Nazione, l’Austria, poi, insieme alla Germania, rappresenta il più grande produttore di legno lamellare del mondo ed esporta i pannelli in legno a strati incrociati a livello internazionale e lo sviluppo legato al legno gioca un ruolo rilevante nel bilancio economico austriaco. TUTTO IL MONDO DEL LEGNO
A Vienna, nello scorso mese di agosto, la scienza e la tecnica delle costruzioni in legno si sono date appuntamento. Il grande evento mondiale del WCTE (World Conference on Timber Engineering) ha avuto luogo in Europa, a Vienna, dal 22 al 25 agosto 2016, gli storici edifici della Hofburg e dell’Università di Vienna hanno ospitato quello che rappresenta il più grande consesso planetario del costruire in legno organizzato ogni due anni in un differente Paese del globo terracqueo. Tomi Toratti, Segretario del consiglio di coordinamento di WCTE ha dichiarato preliminarmente ai lavori: «Da un primo sguardo al programma della conferenza, possiamo constatare che avremo senza dubbio un dibattito interessante sui temi in oggetto e spunti
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altrettanto interessanti per la nostra attività quando torneremo a casa». Erich Wiesner, presidente dell’Associazione delle industrie austriache del legno, ha dato il benvenuto ai partecipanti e ringraziato i professori Josef Eberhardsteiner e Wolfgang Winter del Politecnico di Vienna per l’impegno profuso nell’organizzazione dell’evento. «Oltre 1.200 partecipanti sono stati presenti all’edizione 2016 della WCTE e circa mille relazioni, collegate ai cinque temi centrali delle conferenze, sono state sottoposte all’attenzione degli organizzatori, da relatori provenienti da 47 Paesi diversi – ha dichiarato proprio Josef Eberhardsteiner alla fine dei lavori – il programma scientifico del congresso nell’edizione 2016 si è svolto su quattro conferenze plenarie, dodici relazioni semiplenarie, 34 mini sim-
FOCUS WCTE 2016
VIENNA AUSTRIA Sonia Maritan Pietro Ferrari
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In questa pagina, Sonia Maritan all'Università di Vienna, a fianco la Prof. Regina Hitzenberger Vice rettore della “Università di Vienna” e la Prof. Sabine Seidler - Rettore del “Politecnico di Vienna” (Technische Universität Wien), riprese anche al tavolo dei relatori così formato: da sinistra a destra, Prof. Regina Hitzenberger Vice rettore della “Università di Vienna”, Prof. Sabine Seidler - Rettore del “Politecnico di Vienna” (Technische Universität Wien), Dr. Erich Wiesner - Presidente dell’Associazione delle industrie austriache del legno, Prof. Wolfgang Winter - Professore nel “Politecnico di Vienna” (Technische Universität Wien) e “Chair of WCTE 2016” e il Prof. Josef Eberhardsteiner - Vice Rettore del “Politecnico di Vienna” (Technische Universität Wien) e “Chair of WCTE 2016”.
stata costruita in un misto di materiali naturali come i mattoni per i muri e il legno per i pavimenti e i tetti prima dell’avvento del cemento: «Vienna potrebbe tracciare un cammino – ha dichiarato – verso la sostenibilità praticabile, la considerazione parallela di criteri di socialità, ecologia ed estetica con l’utilizzo senza pregiudizi di tutti i materiali».
posi con 48 sessioni generali e 20 sessioni specifiche per un totale di 747 contributi». A sua volta, Wolfgang Winter ha sottolineato come la città di Vienna che ha ospitato il congresso è
Un ringraziamento va anche ai segretari generali che si sono prodigati per la riuscita dell’incontro: Martina Pöll dell’Istituto per la meccanica dei materiali e per le strutture del Politecnico di Vienna relativamente alla parte gestionale e Alireza Fadai del dipartimento di progetto strutturale e di ingegneria del legno del Politecnico di Vienna relativamente all’aspetto scientifico.
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In questa pagina, dall'alto verso il basso, i tre principali relatori, che hanno parlato in occasione dell'inaugurazione all'Hofburg: Hermann Kaufmann, Erik Serrano e Ingo Burgert. Sotto lo stand del prossimo WCTE, che si terrà nel 2018 in Corea a Seoul.
Una segnalazione particolare va a Hugo Karre del forum-holzbau Austria timbertrend e.U. che si è occupato degli aspetti fieristici e delle sponsorizzazioni. L’organizzazione della parte logistica (registrazione, catering, distribuzione dei conference bag ecc.) è stata di Mondial Congress&Events nelle persone di Melanie Mareiner, Barbara Skrott ed Ellen Valckenaere. Sonia Maritan, Direttore di Struttura Legno, che ha partecipato per Web and Magazine ci racconta «Il comitato direttivo ci ha dato il benvenuto alla Conferenza mondiale WCTE 2016, il 22 agosto all’Hofburg di Vienna, con una moltitudine di strumenti musicali del Conservatorio di Vienna che riempivano il palco di una sala monumentale gremita di spettatori, attoniti di fronte allo spettacolare concerto che ha alzato il sipario sul WCTE con un’importante conferenza inaugurale, magistralmente “orchestrata” dal Professor Josef Eberhardsteiner, Vice Rettore all’Edilizia del Politecnico di Vienna che ha presentato le Plenary Lectures tenute da Ingo Bugert, Erik Serrano e Hermann Kaufmann. I lavori sono poi proseguiti fino al 25 agosto nella sede dell’Università di Vienna: 4 giornate di conferenze sul legno, di scambi con le aziende riguardo le loro innovazioni di prodotto e di dibattiti con i più autorevoli ricercatori, , ingegneri e professori, veri e propri guru del settore».
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VIENNA AUSTRIA Sonia Maritan Pietro Ferrari
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IL RUOLO DEL WCTE
In queste pagine l'Università di Vienna, sotto la sala dedicata ai progetti dell'Architetto Hermann Kaufmann, restituiti come tavole di progetto e modellini in legno, al centro una delle mostre allestite all'Università in occasione del WCTE e nelle foto a destra tre vedute del grande cortile porticato dedicato allo spazio espositivo per le aziende.
La serie di congressi conosciuta come World Conference on Timber Engineering è il primo forum mondiale per la diffusione dei più recenti sviluppi, tecnologie e innovazioni nell’ingegneria delle costruzioni in legno. I temi riguardano la ricerca, la formazione e la pratica costruttiva in tutto il mondo. Il nome WTCE esiste dal 1998 quando la comunità di ingegneria del legno di tutto il mondo decise di coordinare gli eventi precedenti e di introdurre una cadenza biennale con congressi in Europa, America, Asia e Oceania: 1998 – WCTE Montreux, Svizzera, 2000 – WCTE Whistler, Canada, 2004 – WCTE Shah Alam, Malaysia, 2006 – WCTE Portland Usa, 2008 – WCTE Miyazaki, Giappone, 2010 – WCTE Trentino, Italia, 2012 – WCTE Auckland, Nuova Zelanda, 2014 – WCTE Quebec City, Canada, 2016 – WCTE Vienna, Austria e, da celebrare, 2018 – WCTE Seoul, Sud Corea. Il forum WCTE, che si tiene ogni due anni in diverse parti del mondo, è il più importante fra questo genere di eventi, presenta e tratta i più recenti sviluppi tecnici e architettonici e le innovazioni nel settore del legno e del legno da costruzione. Si tratta del più prestigioso evento internazionale nel campo dell'ingegneria del legno, dei prodotti in legno ingegnerizzati e della progettazione di strutture in legno, e attira ricercatori, ingegneri e architetti, consulenti di codice e funzionari di costruzione, imprenditori e responsabili di progetto, costruttori e fornitori provenienti da tutti i continenti. Il WCTE 2016 è stato organizzato dal Politecnico di Vienna, e ha avuto luogo presso la sede dell’Università di Vienna, che, fondata nel 1815, è una delle università tecniche più autorevoli d’Europa. Le diverse discipline scientifiche di Architettura e Pianificazione e Ingegneria Civile delle Facoltà coinvolte hanno generato grandi sinergie combinando ingegneria e architettura. Questo si è riflettuto anche nel programma della conferenza, che, seppur mantenendo la tradizionale attenzione verso la carpenteria in legno, ha stimolato grandi sforzi interdisciplinari per stringere i legami ormai improcrastinabili tra l'ingegneria del legno, l’industria a base di legno, l'architettura e l'edilizia in generale. L'Austria è un paese ricco di foreste con quasi il 50% della sua superficie coperta da bosco ed è uno dei più importanti fornitori in Europa di prodotti in legno, un’industria del legno molto sviluppata che costituisce uno dei più rilevanti settori dell’export per il
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Paese. Infatti, l'Austria, insieme alla Germania, è il più grande produttore di legno lamellare del mondo ed esporta i pannelli in legno a strati incrociati a livello internazionale e lo sviluppo legato al legno gioca un ruolo rilevante nel bilancio economico austriaco. Come Paese alpino, l'Austria ha, infatti, una lunga tradizione nell'utilizzo del legno per le strutture edilizie. Vienna quindi è emblematica ma anche la scelta di creare un focus europeo è indicativo. Il focus europeo sulle costruzioni in legno parte dalla considerazione che il 40% del consumo totale di energia è causato dal settore delle costruzioni e sottolinea che l’energia e l’efficienza delle risorse energetiche costituiscono una preoccupazione centrale nella politica climatica europea. Il legno come materiale sostenibile ha eccellenti potenzialità per essere il materiale alternativo del futuro. La significativa crescita di richiesta del legno come materia prima può essere tranquillamente affrontata dalle foreste europee (l’80% della crescita annuale è attualmente non prelevata).
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In queste pagine l'Università di Vienna, in alto tre vedute del grande cortile porticato dedicato allo spazio espositivo per le aziende. In basso due vedute dell'area lounge condivisa fra la Rotho Blaas e la KLH, i due main sponsor del WCTE 2016.
Questi fatti lanciano una grande sfida per i pianificatori, l’industria, gli artigiani e i ricercatori. I differenti retroterra scientifici delle facoltà di Vienna coinvolte nel congresso (Architettura e Pianificazione e Ingegneria Civile) generano sinergie nel combinare ingegneria, scienza dei materiali, modellazione computerizzata e architettura. La selezione delle presentazioni orali ha seguito da una parte la strada tradizionale di proposizioni astratte, della loro disamina e del loro confronto in sessioni generali da parte del comitato nazionale e
internazionale di consulenza. Ma è risultato nuovo per il WTCE il formato denominato mini-symposia. Illustri scienziati si sono alternati come organizzatori di singoli incontri, invitando oratori e illustrando i rispettivi contributi. Il programma delle conferenze è stato strutturato in cinque conferenze quadro che hanno rappresentato le quattro piattaforme di conoscenza, con il supplemento di una piattaforma con esempi di best practice che hanno combinato assieme i differenti temi. Un’esposizione nella storica Arcade Court dell’Università di Vienna ha raccolto più di 35 espositori e presentato un ampio panorama dello stato dell’arte del settore delle costruzioni in Europa. In questo modo si è cercato di intensificare lo scambio di idee attraverso una più ampia esposizione di visioni. Il Blue Award, un concorso internazionale per studenti sul tema dell’architettura sostenibile è stato iniziato già alcuni anni or sono dall’architetto Francoise Helene Jourda, professoressa all’Università di Tecnologia di Vienna, dipartimento di progetto spaziale e sostenibile. Dopo la sua improvvisa scomparsa nel 2015, il premio è organizzato dal suo successore, il professor Ernst Beneder. Nel 2016, l’evento ha avuto luogo per la quarta volta. Una giuria internazionale diretta dall’architetto Kazuyo Sejima ha selezionato una serie di originali progetti che sono stati presentati e premiati durante il congresso. Concludiamo questa parte, rimandando i lettori all’approfondimento on line in pubblicazione su www.webandmagazine.com (pubblicazione fluida ON STAGE interamente dedicata al WCTE), per ogni singola relazione tenutasi in occasione del WCTE di cui diamo di seguito solo i titoli principali.
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Le conferenze hanno avuto un ruolo cruciale, dal 22 al 25 agosto 2016, ingegneri, ricercatori, docenti e responsabili di progetto si sono incontrati a Vienna, in un Paese che parla il linguaggio del legno composito e dei sistemi lignei. L’Università di Vienna, e in particolare le facoltà di "Architettura e Pianificazione" e "Ingegneria Civile" come partner, hanno ospitato nella grande corte dell’ateneo diversi espositori legati alla filiera edilizia del legno, e nelle numerose aule un gran numero di oratori tenevano lezioni di fronte a platee cosmopolite di attenti professionisti del settore, desiderosi di avvicinarsi ai guru del settore e di informarsi sulle innovazioni tecniche attingendo dalla loro viva voce. Alcuni numeri rendono meglio l’idea: si sono raggiunte anche 14 relazioni in parallelo, 620 sono state le presentazioni, 200 i progetti presentati e 1000 complessivamente gli abstract arrivati di cui circa 800 sono stati quelli selezionati. A illustri scienziati, professori, ingegneri il World Conference on Timber Engineering aveva assegnato infatti cinque tracce, nelle quali far ricadere le loro tematiche da trattare nelle conferenze del WCTE, questi i temi dei mini-simposi proposti: • Traccia 1: Prodotti in legno e componenti; • Traccia 2: Metodi basati su computer; • Traccia 3: Architettura in legno; • Traccia 4: Carpenteria in legno; • Traccia 5: Implementazione. Il programma della conferenza tra gli argomenti delle lezioni plenarie e semi-plenarie ha proposto: 1. "Materiali di legno a elevate prestazioni: progressi, sfide e visioni" by Ingo Burgert (ETH Zurigo, Svizzera),
2. "Il risveglio del legno in America" by Gerald Epp (StructureCraft, Canada), 3. "Sistemi di costruzione: Vincolo od opportunità per gli architetti?" by Hermann Kaufmann (Hermann Kaufmann Architects), 4. "Caratterizzazione razionale, modellazione e la progettazione di applicazioni di ingegneria del legno" by Erik Serrano (Università di Lund, Svezia), 5. "Il recupero della cultura del legno e tettonica urbana in Corea" by Ki-Cheol Bae (Università di Ulsan, Corea),
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Universität München, Germania / Delft University of Technology , Paesi Bassi), 15. "Il legno è buono!? - Minacce da tutto il mondo e conseguenti opportunità per costruire con il legno" by Stefan Inverno (Technische Universität München, Germania), 16. "Dall'Europa con amore ...recenti influenze in Nord America da parte di ricercatori e di produttori" by Gary C. Williams (Timber Systems Limited, Canada).
In questa pagina l'Università di Vienna,con tre vedute del grande cortile porticato dedicato allo spazio espositivo per le aziende. Nella pagina di destra tre delle tante aule in cui erano in corso i mini simposi.
6. "Le sfide per i progettisti di edifici alti in legno" by Andy Buchanan (Università di Canterbury, Nuova Zelanda), 7. "Recenti tentativi con le strutture in legno in Giappone" by Kaori Fujita (Università di Tokyo), 8. "Sviluppo di prodotti dal legno: il punto di vista industriale" by Jouni Hakkarainen (Group Metsä, Finlandia), 9. "Il contributo del legno per il clima / sfide energetiche - politica delle risorse e piano d'azione Legno in Svizzera" by Alfred W. Kammerhofer (Ufficio federale dell'ambiente UFAM, Svizzera), 10. "La previsione delle prestazioni per le strutture in legno: le insidie e le promesse della meccanica fondamentale" by Eric N. Landis (The University of Maine, Stati Uniti d'America), 11. "Determinazione delle proprietà del legname segato con scansione laser - potenzialità di sviluppo e applicazioni industriali" by Anders Olsson (Università Linnaeus, Svezia), 12. "Processo di ottimizzazione nell'uso del legno e legno a base di strutture ibride e composite" by Maurizio Piazza (Università di Trento, Italia), 13. "Opportunità e limiti del legno in edilizia" by Alfred Teischinnger (Università delle risorse naturali e scienze biologiche - BOKU, Austria), 14. "Le proprietà del legno grezzo e carpenteria in legno" by Jan-Willem Van De Kuilen (Technische
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L’Università di Vienna sembrava un’agorà in fermento, che in quel luogo così animato rendeva più forte la sensazione di essere depositari di una grande verità, fuori da lì non del tutto nota o tangibile, ma fra le mura di quell’ateneo già concreta e palpabile: stiamo vivendo una “Nuova Era del Legno” e in quei giorni si è aggiunto un altro tassello della storia! Una menzione particolare meritano per questo i VIP incontrati da Web and Magazine e in particolare, i personaggi intervistati in questa occasione, che rappresentano i grandi Nomi del settore: ricercatori, ingegneri, professori e architetti. Li chiamiamo meritatamente VIP, per intendere, non troppo velatamente, che questa società delle immagini a volte regala notorietà inopinatamente a volti poco significanti se confrontati a quelli dei nostri Incontri, davvero portatori di indicazioni interessanti, a tratti rivoluzionarie e che certamente stanno scrivendo le Pagine più importanti della Storia del legno strutturale. Questa gallery di VIP la riteniamo quindi speciale perché è rappresentativa degli importanti incontri che Web and Magazine si fregia di aver avuto in occasione del World Conference on Timber Engineering a Vienna. Nelle interviste i ricercatori, gli ingegneri e i professori che abbiamo avuto l’immenso piacere di incontrare e che elenchiamo in ordine alfabetico: Andrea Bernasconi, Ario Ceccotti, Roberto Crocetti, Massimo Fragiacomo, Maurizio Piazza, Roberto Scotta e Roberto Tomasi. Abbiamo scelto anche un’Associazione austriaca, la proHolz Austria, ben rappresentata da Georg Binder, per evidenziare lo storico legame esistente fra Austria e Italia. Abbiamo voluto conoscere l’opinione di tutti riguardo le costruzioni ibride. La curiosità nasce dal fatto che nei diversi forum dedicati al legno strutturale, negli ultimi anni sono state presentate molte realizzazioni, “pure” o ibride secondo lo stile progettuale. Quindi, ci sono diverse opinioni rispetto all’ibridazione: qualcuno dice che si debba spingere “avanti” il legno senza ricorrere all’aiuto di altri materiali che ne limitano lo sviluppo, qualcun altro afferma che bisogna anche parlare di ibridazioni tra specie legnose ma soprattutto tra diversi componenti in legno e altri ancora promuovono decisamente il connubio con altri materiali strutturali. Alle interviste a ognuno dei personaggi sopra menzionati, ne seguono altre dedicate ad alcune delle aziende che erano presenti in questa occasione. Abbiamo infatti incontrato, a proposito di industria, i due maggiori sponsor del WCTE: Mario Wagner della KLH e Peter Lang della Rhoto Blaas e,
restando nell’ambito produttivo, la Collano di cui abbiamo parlato con Rainer Reiterer, una fra le aziende che esponevano in occasione di questo importante forum, presa simbolicamente a rappresentare tutti gli espositori, che hanno avuto, tutti insieme, un ruolo fondamentale per la riuscita di questo format. Infine, ma non per importanza, Hugo Karre, “catalizzatore” vivace dell’evento, con il quale abbiamo lungamente parlato, avendo l’onore di condividere una parte della conversazione anche con il Professor Josef Eberhardsteiner, Vice Rettore all’Edilizia del Politecnico di Vienna e colui che ha aperto i lavori del WCTE all’Hofburg.
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INTERVISTE
VIENNA AUSTRIA
•• ANDREA BERNASCONI •• ARIO CECCOTTI •• ROBERTO CROCETTI •• MASSIMO FRAGIACOMO •• MAURIZIO PIAZZA •• ROBERTO SCOTTA •• ROBERTO TOMASI •• GEORG BINDER della promo_legno - proHolz •• MARIO WAGNER della KLH •• PETER LANG della Rhoto Blaas •• RAINER REITERER della Collano •• HUGO KARRE della Timbertrend e.U. •• JOSEF EBERHARDSTEINER Vice Rettore all’Edilizia della Technische Universität Wien
Sonia Maritan Pietro Ferrari
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Dall'alto verso il basso Sieglinde Weger della proHolz con Maurizio Piazza, e ancora con Andrea Bernasconi. In basso Sonia Maritan con Andrea Bernasconi e nella pagina di destra fra quest’ultimo e Maurizio Piazza.
!" ANDREA BERNASCONI
Ad Andrea Bernasconi – ingegnere, progettista, docente, con studio a Lugano, in Canton Ticino, da vent’anni attivo nel settore delle costruzioni in legno – chiediamo cosa farebbe di diverso se potesse ripartire dall’inizio. «Niente di diverso – risponde Bernasconi, oggi titolare di un grande studio di progettazione e spesso impegnato a parlare di legno anche nelle aule universitarie – il mio percorso è stato molto lineare e ne sono soddisfatto». Soddisfazione giustificata, tra le altre cose, dal grande exploit tecnico del gruppo di edifici di via Cenni a Milano, un cluster di palazzi di edilizia convenzionata in zona San Siro, in cui sono stati raggiunti i nove piani di altezza per diecimila metri quadrati di superficie calpestabile.
Un exploit che abbiamo seguito a più riprese nelle nostre testate specifiche nel settore del legno e delle costruzioni in legno. Oltre a questa vera e propria icona del costruire in legno gli domandiamo quali altre realizzazioni lo abbiano impegnato in questo settore. «A Lugano, dove ha sede il mio studio – risponde Bernasconi – abbiamo fatto già diversi progetti. Ci sono due o tre palazzine a sei piani realizzate da noi, con struttura completamente in legno, senza calcestruzzo, come nel caso di Casa Montarina: sei piani senza una parete in calcestruzzo». In che modo interagisce il fatto di essere ingegnere e insegnante assieme e il confronto continuo con i colleghi? domanda ancora Sonia Maritan. «Se vuoi insegnare devi sapere come si fa – risponde Andrea Bernasconi – e se vuoi sapere come si fa devi averlo fatto. Il mondo dell’insegnamento deve uscire dall’insegnamento. Non si può separare la formazione dei progettisti dal mondo professionale. Ci sono ricercatori forti e preparati ma se vuoi formare gli studenti sulla progettazione devi portare qualcosa della tua esperienza». Parlando di Casa Montarina, Bernasconi sottolinea come in quel tempo la normativa anticendio non permettesse di costruire case in legno di oltre tre piani, la presenza di due ingressi su due livelli diversi consenti di superare questa opposizione. A questo punto, tecnicamente non è stato un problema con le competenze e le capacità del progettista realizzare la struttura a sei piani. Questa ha rappresentato la seconda costruzione realizzata in Svizzera ma la prima senza la tromba delle scale in calcestruzzo. Oggi se ne costruiscono anche di otto piani con la tromba delle scale in legno. Gli chiediamo quale sia la sua specializzazione. «Io – ci dice l’ingegnere – sono specializzato in costruzioni in legno ma opero anche in altri ambiti, perché il problema del mercato dell’edilizia oggi, in tutta Europa, è la mancanza di margini. Se il mio studio facesse solo edilizia non avrebbe futuro, lavoriamo quindi anche nelle infrastruttture con maggior soddisfazione». Cosa pensa Andrea Bernasconi – domanda Sonia Maritan – delle costruzioni ibride? «Io sono fermamente convinto che abbiamo la possibilità di fare molte belle cose utilizzando solo il legno. Ibrido vuol dire mettere l’acciaio o il calcestruzzo quando abbiamo delle difficoltà che non riusciamo a superare col legno. Se collaborare con gli altri materiali significa che il legno diventa qualcosa di subordinato, un subfornitore di un cantiere dove il cemento detta la logica, non mi piace. Il valore
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aggiunto lo fa chi gestisce il tutto. È importante invece dimostrare cosa sa fare il legno: abbiamo una serie di materiali e di tecnologie nuove nel legno di cui gli strutturisti e i progettisti devono impadronirsi per dimostrare quello che il legno può fare. In questo senso siamo alla base di una scala che può portarci molto in alto: io non sono convinto che la strada più giusta verso il futuro sia quella dell’ibrido. Noi siamo già riusciti a superare le realizzazioni più fantasiose degli architetti costruite in calcestruzzo armato sfruttando la leggerezza del legno, riuscendo a realizzarle in modo più semplice ed economico, però questo presuppone nel suo prosieguo di sfruttare tutte le possibilità dei materiali a base legno. Occorre conoscere tutte queste possibilità e disporre di questa conoscenza che non è ancora sufficientemente diffusa. Alla domanda se per realizzare costruzioni “tipo via Cenni del domani” si debbano necessariamente usare tecnologie ibride, io rispondo no: vogliamo essere i fornitori di una parte del lavoro o vogliamo essere i leader della costruzione? Vogliamo che il cementiere venga a fare le fondazioni, su nostro incarico, e vogliamo poi fare il nostro business; o vogliamo andare a fornire metri cubi di legno su cui il cementiere fa il suo business?». La platea in cemento è imprescindibile: però nessun altro compromesso, è così? «Diciamo che tutto quello che va sotto terra deve essere minerale. La domanda però è: il “legno” vuole diventare adulto oppure essere solo un argomento di marketing? Questa è una delle discussioni può interessanti in corso adesso». “L’ingegner Spatti, che ho intervistato l’anno scorso
al Forum sul Legno di Verona, raccontava a poche settimane dall’apertura dell’Expo il progetto dell’Albero della Vita, dicendo che il legno, fosse stato l’unico materiale a permettergli di realizzare le spire torte su due assi che costituiscono la struttura di quell’opera – racconta Sonia Maritan – e non sarebbe stato possibile realizzarlo con un altro materiale, seppur sottolineando che ogni materiale ha i suoi punti di forza”. «Ibrido – insiste Bernasconi – significa troppo spesso portare il calcestruzzo nelle aziende in cui si lavora il legno e gettarlo, lasciandolo indurire sul legno e poi trasportare il prefabbricato ibrido per le strade. Il problema che abbiamo oggi è quello di superare questo abbinamento e questa subordinazione, non quella di minimizzare l’apporto del legno per risparmiare, o di dover mettere assieme un ingegnere per il legno e uno per il cemento. Questa non è la strada giusta. Anche se da un certo punto di vista tutto è ibrido, pensiamo al legno lamellare, ma credo che il legno da protagonista debba percorrere fino in fondo la sua strada, e non essere utilizzato solo in via subordinata».
!" ARIO CECCOTTI
E MASSIMO FRAGIACOMO
Nella prima giornata di sole incontriamo all’Università di Vienna Massimo Fragiacomo e Ario Ceccotti che discorrono della grandiosa inaugurazione al Palazzo Imperiale appena conclusasi, con gli interventi di Ingo Bugert, Erik Serrano e Hermann Kaufmann. «Secondo me queste sono delle ottime iniziative per tutto il settore del legno, perché bisogna divulgare quello che i ricercatori fanno – afferma con decisione Massimo Fragiacomo, che continua a restituirci la sua impressione iniziale del WCTE – e questo è il Paese ideale per farlo, perché l’Austria, rispetto all’Italia, a parte la tradizione di cui è depositaria, sta anche investendo tanto, molto di più, purtroppo, di quello che facciamo noi sul legno, quindi è importante partire da qui. Il fatto che, come diceva Ario, siamo 52 italiani è molto positivo, perché la prima conferenza, circa vent’anni fa, forse ha visto due o tre Italiani. Eravamo poi un po’ considerati i “parenti poveri” dei colleghi che si occupavano di acciaio e cemento armato, ed era
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Nella pagina di sinistra Ario Ceccotti e Massimo Fragiacomo, e Sonia Maritan fra loro nello scatto a fianco. Nella pagina di destra Roberto Crocetti mentre saluta Hugo Karre e Josef Eberhardsteiner, alle loro spalle Sonia Maritan.
complicato in Italia intraprendere i primi passi nel legno». – Ario Ceccotti, che abbiamo avuto il piacere di intervistare due anni fa a Garmisch, sottolinea – «Soprattutto non c’era nessuno in grado di giudicare gli operatori del settore e quindi per default nessuno ti giudicava! Comunque alla prima conferenza mondiale delle costruzioni in legno che non si chiamava WCTE, ma ITEC (International Timber Engineering Conference), io c’ero ed ero l’unico italiano, si è tenuta nel 1988 a Seattle nello Stato di Washington e ci saranno state 200/300 persone». «Da questo punto di vista, quindi – conferma Massimo Fragiacomo – è stato fondamentale portare l’Italia a questo WCTE». Sonia Maritan, altrettanto orgogliosa di constatare la forte presenza italiana, afferma “Io credo che anche le associazioni abbiano fatto la loro parte: c’è sempre stato, storicamente, un dialogo attivo tra Italia e Austria in questo settore, penso soprattutto a promo_legno nata da una costola della proHolz”. «Senza dubbio – afferma Massimo Fragiacomo – ma penso che ci vorrebbe per il mondo accademico un po’ più di supporto da parte dell’industria. Faccio un esempio: io insegno,
per il primo anno, all’Università dell’Aquila e il corso nel quale devo insegnare io si chiama “Costruzioni in cemento armato e in cemento armato precompresso”. Appena arrivato all'università dell'Aquila, ho chiesto di poter tenere un corso di costruzioni in legno, mi hanno risposto: “fallo pure, però solo in aggiunta al corso di costruzioni in cemento armato, perché noi abbiamo assunto un Professore ordinario per tenere il corso “Costruzioni in cemento armato”. Il corso di costruzioni in legno pertanto comporterà al sottoscritto di fare ulteriori 90 ore, da aggiungersi alle 90 del corso “classico”, obbligatorio e imprescindibile di costruzioni in cemento armato. Noi non abbiamo ancora delle cattedre, come in Austria e in Germania, di “Ingegneria del legno”, in Italia esistono solo delle cattedre di “Tecnica delle Costruzioni” che significa al 99% costruzioni in cemento armato ed eventualmente un pochino di acciaio. Forse l’unica Cattedra di “Ingegneria del legno” è quella del Professor Maurizio Piazza». Questo è lo stato dell’arte che portiamo in rilievo, come dibattito costruttivo aperto fra queste pagine, che auspichiamo possa indurre a nuove aperture – afferma Sonia Maritan – che poi ascolta la più ampia disamina proposta da Massimo Fragiacomo. «Pensiamo al caso della Nuova Zelanda, dove, stante l’importanza del legno nelle costruzioni in quel Paese, il governo stesso ha finanziato due cattedre, una ad Auckland, l’altra a Christchurch presso l'università di Canterbury. Io ho un ottimo rapporto con Federlegno Arredo, ma auspico un atteggiamento un po’ più deciso nel supportare l'attività di ricerca e di insegnamento nel settore dell'ingegneria del legno». La nostra rivista Struttura Legno si sta spendendo, nel suo piccolo, per dare sempre più voce al settore e segnalare gli episodi più interessanti in questo campo. Passando alle tre relazioni ascoltate stamattina di Ingo Bugert, Erik Serrano e Hermann Kaufmann, tutte interessanti e con tagli diversi, cosa l’ha colpita particolarmente? «Intanto ho trovato molto positiva la scelta delle relazioni che hanno preso in esame aspetti diversi, trattate con tagli differenti. Il primo era un approccio a quella che possiamo definire “Scienza delle costruzioni”, il secondo approfondiva temi legati all’energia di frattura e alle prove di rottura, il terzo era costituito dall’esposizione delle idee di un architetto di chiara fama. Mi è parso significativo ribadire il ruolo dell’architetto: generalmente sono gli architetti quelli che scelgono i materiali piuttosto che gli ingegneri, per questo è importante la formazione degli architetti. Se vogliamo che si usi più legno in Italia è fondamentale formare gli architetti, non nel senso di calcola-
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re strutturalmente il legno ma nel senso di spiegare cosa si può fare con il legno, una volta che gli architetti abbiano imparato le potenzialità del legno, allora è necessario formare gli ingegneri sui calcoli relativi al legno». Qual è il suo rapporto con gli architetti? – chiede allora Sonia Maritan. «Io prima di insegnare all’Aquila, ho insegnato per dieci anni alla Facoltà di Architettura di Alghero e devo dire che i miei studenti erano innamorati di questo materiale, pur nel tempo limitato che dedicavo a questo insegnamento. Per questo penso che una grande mano al legno la possano dare proprio gli architetti. D’altro canto anche gli ingegneri non ricevono un insegnamento adeguato sul legno strutturale. In Finlandia, a Helsinki, proprio per quanto riguarda il mondo dell’architettura, esiste una cattedra di “Architettura del legno”, questo potrebbe essere fatto anche nelle principali università italiane». Sonia Maritan aggiunge che anche l’utente finale cerca e vuole il legno nell’arredamento della sua casa, come dimostra l’uso crescente del materiale “grezzo” nel settore dell’arredamento, e poi chiede: “Cosa vi immaginate di nuovo e di possibile per il legno?” «Per il legno mi auguro una cosa sola – conclude Massimo Fragiacomo – che abbassino i coefficienti di sicurezza e il legno venga considerato un materiale come tutti gli altri. Importanti anche i nuovi materiali tecnici, senza rinunciare o demonizzare l’ibridazione del legno con altri materiali. Pensiamo però positivamente alla crescita del settore delle costruzioni in legno che in Italia è evidentemente aiutata anche dal ricambio generazionale». E Ario Ceccotti a sua volta “rincara la dose” e accentua il concetto «Assolutamente, deve essere un materiale come gli altri, e per quanto si ami il legno, non deve essere obbligatorio usarlo in esclusiva. Comunque la presenza dell’Italia in conferenze come questa è un segnale importante. – ma poi, sul finire, scherza un po’, con il suo accento toscano e la sua personalità vivace – E così anche nelle università italiane; perché fino a sei mesi fa avevamo un solo Professore ordinario che faceva un corso sul legno, Maurizio Piazza, adesso abbiamo raddoppiato: ne abbiamo due, con Massimo Fragiacomo! Concludo, più seriamente, considerandolo davvero un inizio, perché qualora un terzo professore proponesse un altro corso sul legno, avrebbe l’effetto delle ninfee sul lago, iniziate le prime poi lo specchio d’acqua si ricopre velocemente. Oggi i principi legati all’ecologia e l’ambiente sono entrati nell’immaginario collettivo, così le costruzioni eco sostenibili, l’importante è andare avanti e non fermarsi».
!" ROBERTO CROCETTI
Roberto Crocetti, ingegnere, opera da quasi vent’anni in un Paese, la Svezia, dove lavorare con il legno è basilare. Con lui parliamo di residenziale ma anche di grandi opere. «Diciamo che la maggior parte delle strutture monofamiliari in Svezia sono realizzate in legno, però le strutture di grandi dimensioni sono presenti non più che in Italia. In Italia il legno è prevalentemente legato a strutture di pregio architettonico, mentre in Svezia il fattore economico gioca un ruolo fondamentale». Crocetti ha molta esperienza nelle grandi strutture e in progetti di grande rilievo, oltre ad essere professore di Ingegneria strutturale all'Università di Lund e Sonia Maritan gli chiede se operi prevalentemente lì. «Ho fatto qualcosa in Italia, ma le costruzioni più grandi le ho fatte in Svezia. Il legno, anche per luci molto ampie, viene scelto però, non perché sia più bello dell’acciaio e del calcestruzzo, ma perché è più economico». Lo sguardo ampio e obiettivo che propone Roberto Crocetti è interessante, con lui siamo di fronte a un ingegnere che sceglie il legno quando e come serve e non tout court, nonostante si trovi in un territorio che ne dispone estesamente …o forse è proprio questo il motivo? «Io sono dell’idea che la combinazione dei materiali, come legno e acciaio, o legno e calcestruzzo, sia molto importante e che il legno venga valorizzato dal confronto con gli altri materiali».
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In questa pagina Roberto Crocetti con Sonia Maritan e nella pagina di destra tre momenti della sua intervista a Maurizio Piazza.
I lettori di “Struttura Legno” avranno già colto questa duplice tendenza, che naturalmente rileviamo per poterne creare un dibattito proficuo, che riscontra lo sviluppo di due scuole di pensiero parallele: chi è favorevole all’ibridazione del legno con altri materiali strutturali da una parte e chi invece, pensa che il legno abbia un suo cammino da percorrere per sviluppare le sue potenzialità e non si debba combinarlo con altri materiali, finché non abbia sviluppato autonomamente le proprie possibilità. Questa seconda scuola di pensiero può originarsi poi anche per motivazioni “puriste”. «Secondo me questo è controproducente – argomenta invece Roberto Crocetti – non solo per il legno ma anche per il calcestruzzo e l’acciaio, invece combinando i materiali si riesce ad arrivare a una soluzione più economica e più elegante». Il contributo di tutti i materiali nella misura in cui ciascuno si esprime al suo meglio, sia dal punto di vista funzionale che estetico, Sonia Maritan lo considera ragionevole e in un certo senso auspicabile, anche considerando le splendide realizzazioni internazionali che i forum del legno ci mostrano negli ultimi anni. “Dal suo osservatorio questo incontro a Vienna cosa porta a lei e al settore del legno?” – Chiede poi a Roberto Crocetti «È un avvenimento importate per vedere cosa succede nel campo della ricerca, e dove l’industria propone soluzioni e dispositivi nuovi che sono una fonte di ispirazione soprattutto per i giovani ricercatori. Secondo me è molto importante soprattutto sentire i contributi dei diversi ricercatori che portano i risultati delle loro ricerche, ma anche cercare contatti e sinergie sia nel senso della ricerca sia nel senso delle realizzazioni. Qui troviamo specialmente le aziende più attente al dialogo con il mondo accademico». Quali auspici per il settore del legno? – domanda ancora Sonia Maritan. «Stiamo andando nella direzione giusta – osserva Roberto Crocetti –, in Svezia, fino al 1994, si vietavano costruzioni in legno di oltre due piani, oggi il 10% degli edifici multipiano in Svezia sono di legno. Bisogna lavorare di più nelle infrastrutture, i ponti costruiti in legno sono pochi, perché la maggior parte delle amministrazioni stradali è scettica. È importante trovare soluzioni per aumentare la durabilità di questo tipo di struttura». “Il legno termotrattato aveva dei limiti strutturali, ma il trattamento di acetilizzazione, l’Accoya® (www.accoya.com), materiale che, stando ai test effettuati negli ultimi anni, dovrebbe garantire solidità, stabilità e resistenza alla variabilità delle condizioni atmosferiche, potrebbe essere interessante?” – chiede infine Sonia Maritan.
«È stato usato per un paio di progetti in Olanda – afferma Roberto Crocetti–, ma non se ne conoscono bene le caratteristiche, o comunque non esiste ancora uno standard che dichiari tutte le caratteristiche del prodotto. Lo ritengo però interessante, l’unico difetto è che viene realizzato con specie extraeuropee, si dovrebbe invece puntare a usare questi metodi di modificazioni chimiche per specie legnose locali come il pino o simili».
!"MAURIZIO PIAZZA
Siamo con Maurizio Piazza al WCTE 2016 di Vienna, al quale riferiamo che Ario Ceccotti ci ha raccontato che nel 1988, quando c’è stato il primo evento di questo genere, lui era l’unico italiano e che oggi i rappresentanti italiani ufficiali sono 52! Questo anche a testimonianza dell’interscambio tra Italia e Austria. Tra i nomi che ci sono nel grande catalogo del WCTE, compare inevitabilmente quello di Maurizio Piazza, in assoluto il primo ad aver avuto una Cattedra in Italia e che ha in un certo senso aperto la strada alle attività didattiche in ambito accademico nel settore dell'ingegneria del legno. Da docente e da professionista qual è, gli chiediamo quali siano i suoi auspici per un’evoluzione maggiore del legno da costruzione in Italia. «Diceva poco fa, giustamente, che il legno sarà maturo quando non avremo più bisogno di parlarne, succede con altri materiali, come l’acciaio: anche lì il mondo universitario sta soffrendo, perché la didattica non prepara oppure non c’è mercato e allora il materiale passa in secondo piano. Invece
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per il materiale legno c’è un gran ritorno, una nuova spinta che, però, deve essere supportata a livello didattico, poiché i nostri attuali progettisti sono in gran parte non correttamente preparati sul materiale legno che, se non trattato in modo adeguato, rischia di creare disastri. È importante essere preparati non solo dal punto di vista del calcolo ma proprio dal punto di vista della concezione della costruzione lignea. Questo vuol dire capire il materiale dal punto di vista tecnologico, della durabilità, anche rispetto a quelle caratteristiche del legno che, se per il calcestruzzo possono essere secondarie o di contorno, per il legno sono fondamentali. È un materiale che soffre, o può soffrire, nei rapporti con le condizioni ambientali, in particolare riguardo all'acqua e all'umidità. Il progettista che sceglie il legno come materiale da costruzione deve proprio partire da queste tematiche di base». Naturalmente, dall’alto della sua grande esperienza il Professor Piazza esordisce toccando il nocciolo della questione, perché non ha nessun senso nascondere le vulnerabilità di un materiale che ha dalla sua parte, per contro, un numero incredibile di qualità. «Non c’è solo un problema di progetto o di calcolo: così si sbaglia sicuramente e non si riesce più a portare a termine efficacemente il progetto. Il problema della didattica, dunque, c’è per le nuove leve, ma c’è anche un problema di formazione per gli attuali progettisti e c'è anche un problema di formazione per i costruttori, che non possiamo trascurare». “In questo incontro a Vienna, di altissimo livello internazionale, l’Italia che ruolo occupa?” – chiede ancora Sonia Maritan. «L’Italia non è all’ultimo posto, ci sono Paesi molto più grandi che sono decisamente a un livello inferiore. Il ruolo del progetto "promo_legno", l'iniziativa di Austria e Italia per lo sviluppo del legno in Italia, è stato importante soprattutto per la formazione dei professionisti e il loro aggiornamento». Vogliamo parlare anche con lui delle costruzioni ibride, tema sul quale Andrea Bernasconi ha espresso le sue perplessità, perché secondo lui, oggi – momento in cui lo stato dell’arte del legno strutturale non è ancora sufficientemente evoluto –, attraverso l’ibridazione, rallentiamo la crescita delle costruzioni in legno e perdiamo delle possibilità: sarebbe meglio che il legno potesse vincere le sue sfide da solo. «Il materiale sarà maturo quando avrà un suo ruolo preciso accanto agli altri materiali, ottimizzandone l’utilizzo. E se ne potrà ottimizzare l'uso secondo diversi parametri, ad esempio, costo, rapidità di costruzione, durabilità. Se parliamo di ibridazione,
però, dobbiamo fare attenzione, non c’è solo il legno abbinato al cemento o all’acciaio, ma ci sono “i” legni. Abbiamo molte specie legnose che non vengono sfruttate adeguatamente e che potrebbero dare ottimi risultati in campo strutturale, parlo in particolare di alcune latifoglie da sfruttare anche in Italia». Legni con caratteristiche diverse che si completano e si rafforzano le une con le altre? «Le grandi cupole geodetiche di Brindisi realizzate da Rubner sono, secondo me, una costruzione ibrida, perché viene impiegato il GLT e il CLT, quindi materiali diversi. Bisogna avere l’accortezza, se si vuole discutere di legno in modo maturo, di parlare di “legni” e non semplicemente di “legno”, tenendo bene in considerazione anche le differenze tra le diverse tecnologie di realizzazione dei materiali semilavorati». Qual è il valore più grande che ognuno di noi porta con sé, concluse queste giornate? «Ogni due anni si fa il punto sullo stato del legno strutturale nel mondo durante il convegno WCTE. Sicuramente questo è un fatto importante, poi è fondamentale il confronto tra il mondo accademico e il mondo industriale, il mondo della ricerca e quello produttivo, come qui accade. Importante è anche vedere, confrontandosi con il resto del mondo, che il nostro Paese non è messo poi così male a livello di utilizzo del materiale e di realizzazioni, non siamo i primi ma non siamo nemmeno gli ultimi. La cosa importante è mettersi a confronto e poi avere la possibilità di impostare ricerche in comune, un’altra opportunità offerta da queste giornate. Non trascuriamo, infine, i temi della didattica e dell'aggiornamento professionale, sono temi importanti e sentiti in tutto il mondo, temi che, se trascurati, possono avere conseguenze molto negative per tutta la filiera della costruzione in legno».
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In questa pagina, in alto, Roberto Scotta con Sonia Maritan e a destra una veduta del grande cortile dell'Università di Vienna, sotto Roberto Tomasi e nella pagina di destra Georg Binder.
!" ROBERTO SCOTTA
Incontriamo anche l’Ingegner Roberto Scotta del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università degli Studi di Padova, dove insegna da quattro anni Strutture in Legno, e gli chiediamo come sia iniziata la tua attività. «Sono partito dall’esperienza di Ario Ceccotti e di Maurizio Piazza e stiamo lavorando con buoni risultati, abbiamo una buona affluenza di studenti – afferma Roberto Scotta, sottolineando che si tratta di un corso libero e non obbligatorio –, ne abbiamo ogni anno dai quaranta ai cinquanta. Ma la cosa più bella è che seguono solamente per imparare, senza l'obbligo di sostenere l'esame, diciamo per passione». Quindi il legno appassiona architetti e ingegneri! Forse, manca ancora nella progettazione – indaga Sonia Maritan – qualcosa che ci permetta maggior libertà compositiva, così da raccontare il legno in maniera più attraente dal punto di vista estetico, o invece la prefabbricazione non costituisce un vincolo? «Hermann Kaufmann, nel suo intervento ha parlato di modularizzazione dei sistemi costruttivi che secondo me rappresenta un fatto fondamentale. Ritengo che il legno non sia solo un materiale naturale e riciclabile, ma sia suscettibile di essere trattato come materiale leggero, che trova la sua massima espressione nelle tecnologie di prefabbricazione che evitano le consuete situazioni di cantieristica e di degrado. La prefabbricazione, può essere un procedimento limitativo – afferma Roberto Scotta andando al cuore della domanda – se vengono ripetute le stesse strutture all'infinito e senza variazioni, ma non lo è più se vengono studiate e ricercate continuamente nuove forme che poi vengono tradotte in elementi prefabbricati, per progetti ogni volta diversi». Così, appare in effetti, come un progetto esecutivo altamente qualificato, che non deve essere letto come un vincolo alla creatività – puntualizza Sonia Maritan. «No, anzi il saper prefabbricare diventa un fattore di creatività esso stesso – conferma Roberto Scotta – che non prevede necessariamente la standardizzazione degli elementi. L’architetto Kaufmann ha presentato nel suo intervento un progetto e ha commentato: “non sono più riuscito a ripeterlo”. La prefabbricazione in legno come quella in acciaio ha bisogno di un grande lavoro di ingegneria, più che una prefabbricazione in cemento. L’artigianalità la fa ancora da padrona».
Questo porta a un livello più elevato e qualificato – afferma Sonia Maritan – «Questo centralizza il ruolo del progettista». – precisa Roberto Scotta. Quella che stiamo tracciando, sembra una strada che non censura le costruzioni ibride – azzarda Sonia Maritan. «Nei progetti che stiamo portando avanti, ci sono delle strutture miste legno-calcestruzzo – conferma Roberto Scotta –, stiamo cercando di ricavare il meglio dalle caratteristiche dei diversi materiali. Non bisogna estremizzarsi sul “solo-legno”. Inoltre, i sistemi di connessione sono in così rapida evoluzione che bisogna sempre confrontarsi con innovazioni continue. Nel legno poi, è molto più facile cambiare i criteri della prefabbricazione. Io sono arrivato al legno cercando di portarmi dietro quello che avevo imparato dall'esperienza sul cemento armato. Quello che critico a chi è più esperto di me nel legno, è di avere la presunzione di tenere il sapere in mano. Credo che ci vorrebbe maggior elasticità per creare delle sinergie fra “saperi” mutuati da diverse esperienze e per generare evoluzione per il settore».
!" ROBERTO TOMASI
Sonia Maritan incontra nuovamente, dopo il Forum di Verona dello scorso anno, Roberto Tomasi, che gli porta una grande novità: gli è stata assegnata una Cattedra in Norvegia, nella patria del legno, e sta
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vivendo un percorso professionale e didattico di rilievo. «Questa posizione è appena iniziata ed è molto interessante, siamo in un’università, a poca distanza da Oslo, giovane, multidisciplinare con una forte enfasi sul legno. Importante dal punto di vista della didattica ma anche dal punto di vista della ricerca, ricerca che solitamente viene svolta a Trondheim. L’ambiente è ottimo e ripaga di certi sacrifici». “Creare un corso vicino a Oslo è una prima importante esperienza anche se lei ha già compiuto un lungo percorso in Italia, all’Università di Trento, esatto?” chiede Sonia Maritan «Sì, io collaboro con l’Università di Trento e ho partecipato per più di quindici anni anche all’esperienza di promo_legno». Anche Sonia Maritan, ha avuto il piacere di presentare per una lunga e florida stagione i convegni di promo_legno ed è proprio di quel periodo il suo incontro con Roberto Tomasi, a cui chiede cosa sia cambiato dai suoi inizi. «Non si può paragonare il mondo degli inizi di promo_legno, quando si parlava a persone piene di dubbi solo in merito a coperture, solai, finestre, adesso si parla di grattacieli in legno! Adesso c’è quello che gli inglesi chiamano Timber Renaissance. Non potrebbe essere diverso, perché queste tematiche sono state un’avventura molto bella e oggi siamo allineati a quello che è un percorso vitale per l’umanità». Oggi costruire grattacieli è stato reso possibile anche da questi piccoli e geniali esperimenti e alle grandi ricerche nel campo del legno strutturale, in relazione alle giunzioni e molto altro – afferma Sonia Maritan –. Ma quando si è verificata la svolta che ha permesso di costruire grandi edifici multipiano? «La svolta è avvenuta quando si è cominciato a produrre l’X-Lam e a progettare con questo materiale che ha permesso un approccio più ingegneristico. Adesso si sta andando oltre l’X-Lam, entra in campo la creatività tecnologica di ingegneri e progettisti e delle aziende produttrici». Sonia Maritan vuole poi conoscere l’opinione di Roberto Tomasi riguardo le costruzioni miste, comunque le si vogliano intendere. «Più il prodotto è ingegneristico, più la prefabbricazione facilita la produzione, velocizza il cantiere, e più gli approcci all’ibridazione sono importanti». Quali obiettivi si è posto nella sua esperienza norvegese dal punto di vista didattico? «C’è una grossa enfasi sull’X-Lam o CLT che dir si voglia, si lavorerà molto su questi temi, anche sulle strutture in senso più generale». Quale terminologia predilige fra X-Lam e CLT? «C’è stata, ultimamente, un po’ di discussione sull’uso dei due nomi, in Italia è molto più conosciuto come X-
Lam, e in effetti, questo termine cominciava ad essere usato anche all’estero, però recentemente l’orientamento nei documenti ufficiali sembra essere quello di usare il termine CLT, quello che io personalmente preferisco». Quali sono le sue sensazioni rispetto a giornate come questa? «Sono occasioni molto importanti, di incontro anche a livello personale, occasioni propizie».
!" GEORG BINDER
della proHolz - promo_legno
Georg Binder è il fondatore di promo_legno in Italia e con lui vorremmo ripercorrerne la storia. «L’idea è nata dalla volontà di replicare in Italia il successo di proHolz, l’Italia è un mercato importante per l’Austria, nonostante la crisi. Abbiamo, infatti, mantenuto un certo livello di scambio commerciale nel campo del legno lamellare». Sonia Maritan gli domanda quando sia nata la promo_legno. «È nata in Italia come iniziativa nel 1999 e nel 2004 come associazione». E oggi? «Abbiamo dovuto sciogliere l’associazione per cambiamenti interni. Abbiamo creato, sotto il marchio promo_legno un gruppo pilota al cinquanta per cento tra Italia e Austria, gestito legalmente da proHolz e stipulato un protocollo con Federlegno. Oggi riteniamo prioritario costruire più know-how, fare formazione e promozione nelle città italiane attraverso il woodbox a Milano e a Torino (www.wooddays.eu) e l’anno prossimo a Roma e
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VIENNA AUSTRIA Sonia Maritan Pietro Ferrari
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In questa pagina, in alto, Sonja Moder fra Hugo Karre e Mario Wagner, sotto ritratto anche con Sonia Maritan. Nella pagina a destra, Sonia Maritan fra Peter Lang e Mario Wagner.
organizzare il wooddays per informare l’utente finale: siamo molto più orientati agli opinion leader nelle aree urbane, interlocutori fondamentali a cui spiegare come siano importanti la foresta e il legno per le condizioni di vita, andando a toccare la sensibilità dell’uomo della strada e dei politici. Continuiamo intanto anche con i corsi di formazione». A proposito di orientamento culturale è stato molto importante – sottolinea Sonia Maritan – anche il padiglione austriaco all’Expo di Milano. «Ha trasmesso il messaggio molto bene ed è stato molto importante per promuovere il legno». Rispetto al format convegnistico originale di promo_legno che raccoglieva platee di quattrocento o più, fra architetti e ingegneri, ai quali ho avuto il piacere di partecipare – ricorda Sonia Maritan – “ritiene che sia una formula che oggi funziona ancora?” «Purtroppo con molto più fatica, a causa della crisi che si è fatta sentire, oggi di conseguenza ognuno va per la sua strada». “Comunque, promo_legno, in Italia, ha avuto il merito di promuovere il legno strutturale, contribuendo al suo utilizzo procapite – dice Sonia Maritan – e questa è stata la sua grande forza. Questa attività è stata portata avanti anche in altri Paesi?” «Sì, in Repubblica Ceca, in Slovenia, in Slovacchia, in Croazia, però i livelli sono diversi. Stiamo lavorando in questi Paesi e nell’area balcanica con gli studenti. Abbiamo una collaborazione tra Assolegno e proHolz Austria per l’insegnamento della tecnologia del legno a Trento». Cosa manca? «Manca – dice Binder – una strategia per andare verso i centri urbani, ci stiamo muovendo a macchia di leopardo, questo non solo in Austria, ma in tutta Europa. Questo aspetto va recuperato o coltivato: più che la promozione serve oggi la formazione. promo_legno in futuro può aiutare a capire come usare il legno strutturale, bisogna parlare ai giovani e investire su questo. Le associazioni devono mettere le forze assieme per investire in formazione». Come si entra a far parte di promo_legno? «Si possono sponsorizzare i singoli eventi organizzati in Italia». Quali saranno i prossimi corsi di promo_legno? «Stiamo definendo la possibilità di andare nel sud Italia, nel 2017 a marzo facciamo un corso sulle case in legno a Catania e un workshop a Palermo (www.promolegno.com). Al Sud il legno rappresenta un mercato interessante e la necessità di formazione è molto sentita. L’Italia resta per i produttori austriaci, soprattutto nel settore del lamellare, un mercato importante e dobbiamo mantenere questo mercato con grande impegno».
!" MARIO WAGNER della KLH
KLH, uno dei due sponsor principali del WCTE, aveva uno spazio espositivo molto riconoscibile nel cortile dell’università, una visibilità sicuramente accentuata dalla loro premium-Lounge che ha costituito un ambito privé molto apprezzato per fare networking a questo importantissimo evento di Vienna. Ne parliamo con Mario Wagner, Amministratore Delegato di KLH, al quale chiediamo di trasferisci il sentiment di questa esperienza. «Come premium partner siamo qui per la prima volta, ma noi eravamo presenti anche nel 2014 nel Quebec». Questa esperienza in Quebec – domanda Sonia Maritan – le ha fatto percepire maggiormente quanto sia importante creare un ponte tra il mondo della ricerca e dell’accademia e il mondo della produzione e del cantiere? «Siamo molto vicini alla ricerca scientifica perché il fondatore dell’azienda ha sviluppato i propri prodotti in stretta collaborazione con l’università di Graz: dunque siamo sempre stati in contatto con il mondo accademico. KLH nasce nel 1995, ed è stata fondata sulla base di un prodotto realizzato da tre persone che avevano una segheria e hanno fatto ricerca sui tronchi studiando la possibilità di sfruttare tutte le parti del legno, arrivando a ideare il legno lamellare a strati incrociati. Siamo stati i primi a concepire questo tipo di prodotto con metodo industriale in serie, anche se altre aziende hanno avuto questa idea solo a livello artigianale». Perché non lo avete brevettato? «Non è stato possibile brevettarlo perché è stato realizzato assieme all’università».
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Il mondo produttivo
Cosa implica proporre un prodotto di questo genere a livello industriale dal punto di vista progettuale? «È possibile usare diversi spessori che permettono una serie di soluzioni in grado di consentire la massima libertà progettuale, sicuramente una maggior libertà progettuale rispetto all’acciaio e al cemento. Con le congiunzioni è possibile superare anche le dimensioni naturali del legno. L’ambizione di KLH è quella di operare in tutto il mondo». “Che cosa comporta proporsi in diversi mercati?” domanda Sonia Maritan. «Noi ci muoviamo allo stesso modo in tutti i territori, semplicemente adeguandoci alla normativa e alle richieste specifiche in ogni Paese. Non siamo solo fornitori di materiali, ma supportiamo la posa e diamo consulenza di prodotti: il nostro è un approccio basato sulla consulenza». Qual è il limite dell’azienda nel fornire i pezzi? «Noi abbiamo centocinquanta persone in produzione che producono ottocentomila metri quadri e millequattrocento commesse in tutto il mondo all’anno». La vostra premium-Lounge l’avete condivisa con Rotho Blaas, l’altro premium partner del WCTE, e sui video di questo spazio privè girava uno dei vostri ultimi grandi progetti, in particolare la grande Residenza Xu realizzata a Taiwan, con 650 metri cubi di legname per la struttura e 440 connettori XRAD: è stata una collaborazione proficua? «Abbiamo lavorato bene insieme, anche se non c’è una partnership particolare con Rotho Blaas ma ci riforniamo da diversi fornitori. Non possiamo, infatti, legarci a un solo produttore di ferramenta». Come potrà evolversi il prodotto KLH in futuro? «Può essere migliorato e c’è un costante impegno di ricerca nel nostro reparto Ricerca & Sviluppo che tratta i vari temi legati al legno strutturale, come acustica, fuoco, giunzioni, proprio per far evolvere il nostro prodotto continuamente». Qual è il limite in altezza oggi con il vostro sistema? «24 piani a Vienna e negli Stati Uniti ci sono studi per edifici anche più alti. L’Empire State Bulding potrebbe essere costruito in legno, ma questo avrebbe un senso? Non credo». L’auspicio raccolto qui, parlando con professori e ricercatori, è quello di poter dire un giorno: non serve una specializzazione per costruire con il legno ma ingegneri e architetti sono in grado di costruire, allo stesso modo, con il legno, il cemento armato o l’acciaio. Si può dire che il legno non ha limiti? O che ci sia qualcosa di speciale nel settore del legno? «Il materiale è vivo: ogni pezzo è diverso».
!" PETER LANG della Rotho Blaas
Conveniamo anche con Peter Lang, sul fatto che questa importantissima convention internazionale costituisca un ponte tra l’industria e l’accademia, la ricerca e il mondo produttivo. L’area lounge condivisa tra Rotho Blaas e KLH ha costituito poi uno spazio importante, come la loro scelta di essere main sponsor. «Io penso che qui incontriamo le persone che contano per le grandi opere, professori che sono anche progettisti per i grandi produttori: una costruzione di dodici piani richiede la consulenza di professori e ingegneri capaci. Per Rotho Blaas è importante essere dentro i progetti fin dall’inizio con i nostri prodotti». Quanto ha influito il connettore X-RAD che avete presentato per la prima volta a Garmisch lo scorso anno: non si tratta forse anche per questo prodotto, così innovativo, di andare a braccetto con la ricerca? «Senza l’università non si potrebbero fare queste cose: l’X- RAD non sarebbe stato possibile senza un dialogo con il mondo accademico, e questo è solo un primo passo. Rotho Blaas inizialmente vendeva macchine, poi ha cominciato a trattare ferramenta, quindi abbiamo assunto ingegneri interni e adesso siamo al punto in cui abbiamo capito che dobbiamo andare in fondo ed entrare nel progetto, e questa è la cosa più importante perché noi non dobbiamo vendere prodotti ma soluzioni e vendendo soluzioni l’educazione del cliente è molto importante. È più facile educare i giovani architetti e gli utilizzatori, siamo passati a un sistema key
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VIENNA AUSTRIA Sonia Maritan Pietro Ferrari
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In questa pagina, a destra, Hugo Karre con Peter Lang nell'area lounge di Rotho Blaas e KLH, sotto Peter Lang con Sonia Maritan mentre guardano il nuovo catalogo di KLH. Nella pagina a destra Sonia Maritan durante l'intervista a Rainer Reiterer. A destra in basso Sonia Maritan fra Josef Eberhardsteiner e Hugo Karre.
account al 100%, parliamo con il cliente, con il progettista, ormai quasi con l’utente finale e si finisce per parlare molto meno del prezzo e molto di più del progetto».
Oggi l’azienda è sponsor di un evento mondiale, di pari passo deve crescere anche il livello dei collaboratori di Rotho Blaas? «Oggi i nostri grandi commerciali gestiscono i key account, ma trasmettere questa cultura a tutta l’azienda rappresenta un cammino lungo, ancora da fare». Crede che ci sia un valore etico in quello che fa nell’ambito delle costruzioni lignee? «C’è un valore etico nel costruire in legno perché è un costruire green, ma è motivo d’orgoglio che ci siano clienti importanti che mettono nei loro cataloghi i nostri prodotti anche in altri settori. Ci sono programmi di calcolo che caratterizzano solo i nostri prodotti». Il mercato globale è grande, in molte aree siete entrati, in altre dovete ancora entrare, quale sarà il prossimo obiettivo? «Oggi stiamo lavorando per certificarci sui mercati del Nordamerica, forse avendo la possibilità di avere un prodotto certificato possiamo entrare più velocemente. Fino la domenica sera – Peter Lang si riferisce alla sera del 21 agosto, quando con tutte le aziende si sono trovati in una birreria per partecipare al benvenuto, al quale era presente anche Sonia Maritan, organizzato da Hugo Karre – io non conoscevo la metà delle persone che conosco oggi». Sonia Maritan conviene sul fatto che siano enormi le relazioni che tutti stanno tessendo in questo agosto viennese, e termina chiedendo il numero dei dipendenti della Rotho Blaas. «Siamo 270 e abbiamo appena festeggiato i 25 anni e costruito un capannone nuovo tutto in frassino. Abbiamo fatto una festa, venerdì scorso con 500 invitati, per questo importante anniversario».
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Il mondo produttivo
colla adottino la loro tecnologia secondo le varietà di legno che saranno maggiormente disponibili. «Il faggio ha grossi problemi di incollaggio perché è un legno molto forte – conclude Reiterer – e fortemente soggetto ai condizionamenti dell’ambiente atmosferico e ai parassiti, questo sarà un problema in futuro. Collano è una società che va sempre sul mercato alla ricerca di innovazioni e nuovi prodotti, per cui sta lavorando anche su tali prodotti al fine di sviluppare un adesivo idoneo al faggio».
!" HUGO KARRE
della Timbertrend e.U.
E JOSEF EBERHARDSTEINER
!"RAINER REITERER della Collano
Rainer Reiterer si occupa solo di colle poliuretaniche per le travi e per le pareti strutturali in legno. Il faggio costituisce una specialità della ditta Collano – introduce Sonia Maritan che domanda – perché questo livello esclusivo di collaborazione? «Realizziamo un prodotto bi componente – dice Reiterer – per incollare legno di faggio e questa è la nostra grande specialità: non c’è un’altra ditta in grado di realizzare un prodotto simile: specificatamente per il legno di faggio utilizzato per le travi e per l’X-Lam. Prima che diffondessimo il nostro prodotto sul mercato, era possibile utilizzare solo colle fenoliche che emettevano formaldeide ed erano molto costose da realizzare». Avete quindi scelto il legno di faggio – chiarisce Sonia Maritan – perché è molto diffuso in Europa? «Siamo convinti che in futuro si userà sempre di più il faggio nelle costruzioni in legno, perché l’abete avrà problemi di disponibilità in Europa». È interessante riflettere sul fatto che i produttori di
Hugo Karre, del forum-holzbau Austria e Italia / timbertrend e.U., si è occupato degli aspetti fieristici e delle sponsorizzazioni, e ha rappresentato davvero il “collante” dei rapporti sociali durante l’evento. Con lui abbiamo lungamente conversato, avendo l’onore di condividere una parte della conversazione anche con il Professor Josef Eberhardsteiner, Vice Rettore all’Edilizia del Politecnico di Vienna, relatore di apertura dei lavori del WCTE all’Hofburg. E Sonia Maritan parte proprio da qui. “Al Palazzo Imperiale la conferenza inaugurale del WCTE è stata introdotta dall’Orchestra del Politecnico di Vienna, e i tre relatori principali, Ingo Bugert, Erik Serrano e Hermann Kaufmann, ben conosciuti in tutto il mondo per la loro attività hanno dato una chiara indicazione dell’altissimo livello dell’evento”. «Era responsabile il Board internazionale degli ingegneri per la scelta delle relazioni di apertura, e credo che l’inaugurazione all’Hofburg non avrebbe potuto essere più alta». – concorda Hugo Karre. Era suggestiva la relazione di Kaufmann con il com-
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In queste pagine, Hugo Karre, nella pagina di destra durante l'intervista con Sonia Maritan.
mento sull’architettura di Frank Lloyd Wright e riguardo le possibilità espressive dell’architettura in legno, che dava significato alla parte estetica oltre che a quella tecnologica, ormai già in gran parte acquisita. L’architettura lignea ci porta proprio alle grandi realizzazioni che vengono mostrate in occasione dei forum-holzbau, che Hugo Karre organizza a Verona, Garmisch, Klagenfurt, riguardo le quali ci informiamo circa le novità che si prospettano per l’anno prossimo. «L’anno prossimo organizzerò un convegno al MADEexpo, sarà la prima volta a Milano, che si affiancherà alla nostra giornata a Verona in maggio ormai giunta alla sesta edizione. Saremo a MADE perché la vediamo come la cornice giusta per parlare delle costruzioni in legno di qualità di calibro internazionale, arriveranno relatori dall’Olanda, dalla Germania, dalla Svizzera e dalla Norvegia». Quindi non un forum, ma una conferenza ad altissimo livello, e certamente un evento come MADEexpo saprà valorizzarlo! – afferma Sonia Maritan. «Dobbiamo guardare a quello che possiamo imparare da questi relatori e la loro attenzione ai piccoli dettagli che permettono di creare un quadro d’insieme di grande di qualità, sia a livello di progetto e di design ma soprattutto a livello di realizzazione». – risponde Hugo Karre. “L’affluenza a questo WCTE da parte degli italiani è importante – sottolinea Sonia Maritan – Ario Ceccotti ci raccontava che lui era l’unico italiano alla prima conferenza di questo genere nel 1988 a Seattle, oggi gli Italiani sono più di cinquanta”. «Un bel segnale, anche se io vengo dal forum-holzbau, quindi dal 1991 in poi abbiamo coltivato il nostro format, di cui io mi sono sempre occupato in prima persona. Il WCTE arriva da un’altra tradizione che si rivolge al mondo accademico – afferma Hugo Karre – anche se credo che questi due eventi valorizzino in modo diverso il mondo del legno.
Il Forum ha fatto il suo percorso in Europa ed è cresciuto di anno in anno. Io ricordo che le prime volte si parlava di baite in montagna, edifici di tre piani al massimo e circa dieci anni fa abbiamo iniziato a parlare di città: oggi sei piani in legno non sono più un’eccezione. In questo senso siamo stati promotori di una nuova possibilità: quella di costruire in legno. Abbiamo invitato non solo architetti e progettisti a Garmisch, ma abbiamo invitato anche persone comuni che sono vissute dentro le abitazioni, così abbiamo potuto far crescere la cultura attorno al mondo delle costruzioni in legno». “Il fatto di aver chiamato gli architetti ha fatto la differenza perché sono loro i fautori di ardite creazioni lignee che ci hanno permesso di vedere il legno come protagonista di capolavori architettonici”. – sottolinea Sonia Maritan. «Hermann Kaufmann, anche membro del nostro Consiglio del forum-holzbau, ha creato uno stile di costruzione che è lo “Stile di costruzioni in Legno nella Voralberg”, uno stile riconosciuto, una scuola che ha creato una grande linea di sviluppo. L’esposizione realizzata qui e che dedicata un’intera stanza alle sue opere andrà poi a Berlino. Il WCTE è sempre stato un incontro con un profilo più accademico che proponeva 500-600 relazioni in quattro giorni ma Wolfgang Winter, professore al Politecnico di Vienna e membro del nostro Consiglio del forum-holzbau, ha fatto ad Auckland in Nuova Zelanda la richiesta di portare il WCTE a Vienna con una presentazione in cui dichiarava di voler rinforzare ancora di più il ponte tra la teoria e la pratica. Per questo motivo ha avuto l’idea di abbinare la conferenza accademica del WCTE al mondo economico e produttivo con una esposizione organizzata dal forum-holzbau. Anche il forumholzbau viene dall’accademia, ma ha tante esperienze e contatti con il mondo produttivo, perché abbiamo sempre avuto l’obiettivo di essere in contatto con chi realizza: l’artigiano, il carpentiere, etc». Hugo Karre, quindi ha in qualche modo trasposto la sua lunga esperienza maturata al forum-holzbau nel WCTE di Vienna, tema di cui, a questo punto, discutiamo anche con il Professor Josef Eberhardsteiner, Vice Rettore all’Edilizia del Politecnico di Vienna. «Vogliamo creare un ponte, perché in questo modo gli esponenti del mondo accademico parlano alle aziende dell’innovazione tecnologica, e l’in-
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Il mondo produttivo
dustria, dal canto suo, può sapere in che direzione si sta facendo ricerca: un binario che può portare vantaggi a entrambi». – afferma il Vice Rettore, una delle figure di maggior spicco in questo WCTE. “Io penso ci siano due cose a testimonianza di quello che stiamo dicendo – afferma Sonia Maritan – una riguarda la filiera della comunicazione che si è accorciata, come si constata ad esempio a una fiera dove si parla a tante utenze quasi delle stesse cose, semplicemente utilizzando un linguaggio più semplice per i non addetti ai lavori. Ad ampio raggio, si tratta, infatti, della costruzione in legno o della casa passiva, temi che non interessavano una volta al pubblico finale. Gli studenti come i professori sono coscienti delle novità introdotte dallo sviluppatore industriale e quindi sono ansiosi di conoscere i titolari e i tecnici delle aziende produttrici di queste nuove tecnologie. Naturalmente la rivoluzione digitale ha accelerato la circolazione delle informazioni, agevolando questo scambio”. «I giovani conoscono bene oggi le tecnologie – conferma Josef Eberhardsteiner – io vengo dalla ricerca scientifica sui materiali, e al Politecnico di Vienna riteniamo opportuno che si conoscano i materiali: bisogna stare vicino alle aziende, altrimenti non è possibile sapere in che direzione devono andare i modelli numerici e non si sa che previsioni fare. Nel 2016 la scelta principale è stata quella di portare i modelli numerici nel mondo del legno, rispetto ai quali si parla della “simulazione” di base di “modelli matematici” in cui questi modelli sono normalmente sviluppati in modo indipendente in un progetto/computo concreto. Questa esposizione al WCTE è molto importante, proprio perché crea un ponte tra le aziende, i progettisti e gli ingegneri: l’idea è quindi quella di condividere l’esperienza delle aziende e il loro percorso che va aggiunto alle esperienze dei ricercatori e degli accademici». Rispetto il mondo dell’industria, possiamo quindi affermare che da questa edizione il WCTE cambia un poco pelle? – chiede Sonia Maritan. «Ogni WCTE ha avuto la sua propria storia e ideologia – risponde Josef Eberhardsteiner – questa volta ha portato al centro il mondo industriale con le sue esperienze. Soprattutto questa volta il focus era sui diversi modelli numerici che, nel legno, sono problematici più che per gli altri materiali. Infatti, i “modelli numerici” in futuro potranno far parte del “calcolo strutturale”, ma mentre per altri materiali come acciaio, cemento armato, vetro ecc. questi “modelli matematici (numerici)” funzionano già perfettamente, per il legno non esistono ancora». Che cosa pensa della combinazione fra i diversi materiali strutturali? – chiede Sonia Maritan.
«Indipendentemente dal materiale che si utilizza – afferma Josef Eberhardsteiner – nel nostro dipartimento di Edilizia, presso questa università, è stato creato un reparto, dove si lavora su una base che permette all’architetto di disegnare quello che vuole, anche forme libere, e poi in una simulazione il computer dice cosa si può fare oppure non fare, come modificarlo, oppure in che materiale è meglio realizzare il manufatto. Dobbiamo arrivare a un punto in cui possiamo giocare sul computer con il materiale legno, come già accade con altri materiali quali cemento armato, vetro, acciaio ecc., liberando la fantasia». Certo, infatti, il professor Ario Ceccotti auspica che il legno in futuro sia un materiale come gli altri. – afferma Sonia Maritan. «L’importante è che si possa utilizzarlo perché calcolabile – sottolinea Josef Eberhardsteiner –. Stiamo collaborando con un’azienda per arrivare a mettere il progettista in condizione di realizzare qualsiasi cosa. Il problema è che il modello 3D non si riesce a realizzare con il legno o con un componente a base legno, questo costituisce ancora un limite. Comunque, un modello non mostra come utilizzare il materiale, però un prototipo 3D realizzato con il legno sarebbe molto interessante per valutare i punti deboli del legno, come le giunzioni e le zone di tensione». Riprendiamo e terminiamo poi la nostra lunga conversazione con Hugo Karre, il quale ha evidentemente portato qui un po’ della sua esperienza. «Diventa sempre più importante non parlare del legno solo tra di noi, ma anche della combinazione tra il legno e altri materiali, prendendo il meglio di ognuno. Qui, a livello universitario, fanno ricerca sui “modelli numerici” perché questo sarà un altro importante passo in avanti. Fra le seicento relazioni, proposte in questi quattro giorni, ce ne sono, per dare un esempio, anche alcune dedicate al rinforzo delle prestazioni del legno con le nanotecnologie, anche questo amplierà ulteriormente gli oriz-
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Sonia Maritan su una delle monumentali scalinate dell'Università di Vienna, a destra inizia la IV e ultima parte dedicata ad alcune delle aziende che esponevano in occasione del WCTE.
zonti. Per questo è interessante seguire queste conferenze, c’è il mondo del carpentiere, quello dell’industria e quello dell’università: ci vuole qualcuno che crei dei ponti tra tutti questi mondi, e questo è quello che abbiamo fatto a questa conferenza noi del forum-holzbau». “Come interloquiscono WCTE e il forum-holzbau?” – chiede a questo punto Sonia Maritan. «Il mondo del forum-holzbau e il mondo del WCTE rimarranno due cose diverse. Il “forum-holzbau” si rivolge sempre alle realizzazioni, alle aziende e l’industria, ai carpentieri e gli artigiani e il WCTE si rivolge al mondo accademico – le due cose, seppur diverse, sono però assieme molto importanti per il nostro mondo del legno». Quali sono i progetti futuri che ha in serbo il forumholzbau? Sonia Maritan chiede anche di anticipare ai lettori il calendario 2017. «Il materiale che offriamo è ricco e interessante, ma è molto complicato da cogliere se questi temi non vengono interpretati in maniera corretta e adottando soluzioni adeguate – afferma un po’ dispiaciuto Hugo Karre –. Oggi, senza un approccio realistico al legno, possiamo parlare di tutto, ma a vuoto, perché ci sono varie strade, ma prima le regole devono essere chiare. Io mi auguro che queste diventino scontate e che non serva più parlarne, solo dopo potremo parlare del futuro. Questo perché i regolamenti ci sono, ma chi non è ben informato può fare grandi danni, come sempre fa la mancanza di competenza. Sono contento che il Professor Maurizio Piazza abbia fatto un gran passo verso la pratica, perché lui è l’emblema dell’universo accademico e sono orgoglioso del fatto che noi con il nostro forum-holzbau possiamo entrare in un altro mondo ancora, e organizzare convegni di alto livello alle fiere. Ognuno enfatizza il suo cammino. Ho già accennato della nostra presenza al MADEexpo, si tratterà di un formato simile a quello proposto alla fiera di Klagenfurt e lì abbiamo notato che stiamo arrivando a persone che ai convegni non vanno, per questo motivo lo faremo anche a Milano, sperando vada bene anche qui: ci saranno Zeisser, Kropf, Reitter, ci saranno due esperti dall’Italia e ci sarà Hermann Blumer, un’icona nelle costruzioni in legno, ben conosciuto con le sue realizzazioni dei progetti dell’architetto Shigeru Ban. Non importa quante persone verranno, l’importante è che offriremo un livello alto con esempi di altissima qualità, e sono contentissimo che MADEexpo ci dia la possibilità di farlo. Il 12 maggio a Verona facciamo poi per la sesta volta il “Forum Internazionale dell’Edilizia in Legno” a Villa Quaranta. Valutato il gran numero di temi legati al legno, abbiamo deciso di mante-
nere anche il formato annuale veronese. Questo, anche perché vogliamo puntare sull’Italia, considerato anche il numero di esperti italiani. Possiamo anche creare una situazione win win in modo da portare anche esperti da altri Paesi». Il calendario 2017 si apre dunque a Milano, quindi Verona, per poi uscire dall’Italia. –. “Quali le altre iniziative?” chiede Sonia Maritan. «Io sono coinvolto anche a Klagenfurt al 100% e lavoriamo anche sui mercati extraeuropei. Faremo anche un nuovo convegno in Polonia, ci sono aziende interessantissime e c’è una tradizione nel costruire in legno, quindi abbiamo colto il momento per risvegliare questo tipo di interesse. Poi ci sarà Nancy e Garmisch, tutti format nei quali creo un ponte tra accademia e industria attraverso i miei innumerevoli contatti, e ci sono molte idee per sviluppi ulteriori. Per questo motivo, è ufficiale, anche la creazione di una fondazione forum-holzbau, in modo da essere sempre autofinanziati: siamo contenti di essere riusciti a pensare a un’associazione no profit, perché tutti quelli che sono finanziati dallo Stato si trovano in difficoltà. Abbiamo anche assunto dei rischi personali, però abbiamo pensato che l’idea era valida. C’è un cambio generazionale, però abbiamo il vantaggio che essendo autofinanziati, possiamo coinvolgere altri soggetti e allargare la cerchia dei fondatori». Prossimo ormai il forum-holzbau di Garmisch, dove noi di Web and Magazine saremo presenti con questo numero! «La forza dei forum-holzbau sta nel gruppo di amici che l’ha creata, che è rimasta fedele alle origini, anche se nel tempo tutto cambia, cercheremo di capire come».– afferma in conclusione Hugo Karre.
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La vetrina dell’industria
LA VETRINA DELL’INDUSTRIA Indubbio punto di forza del WCTE è stato anche la presenza delle aziende, che nel meraviglioso cortile soleggiato dell’Ateneo creavano una corona di stand, ordinatamente disposta sotto i portici. Gli stessi ricercatori, ingegneri e professori hanno visitato con curiosità la parte espositiva, riferendo a Sonia Maritan di aver scorto fra gli stand diverse interessanti novità. Questo ci ha indotto a dedicare anche a loro uno spazio, una vetrina del mondo produttivo che parallelamente alla ricerca evolve continuamente, anzi, come è emerso nelle pagine precedenti, soprattutto nel caso delle interviste a tre aziende KLH, Rotho Blaas e Collano, che ci hanno permesso di approfondire maggiormente il punto di vista degli imprenditori, spesso ricerca e industria procedono “a braccetto”. Le aziende sono inserite in un contesto vincente perché il legno è il materiale più ecologico che ci sia in un presente sempre più green. Concludiamo quindi, con l’obiettivo di completare così davvero la panoramica dell’ampia proposta WCTE, con una decina di aziende che illustrano brevemente la loro esperienza viennese, una sezione specificatamente dedicata all’industria, che è stata parte attiva dell'evento, dando anche a questa il massimo risalto. La presenza delle aziende prevede due livelli di intervento: da una parte ci raccontano cosa abbia significato per loro essere parte del WCTE (opinion), restituendoci così la loro opinione sul campo; e dall’altra ci illustrano il prodotto che hanno scelto di portare (product) in un’occasione così importante.
•• COLLANO •• HASSLACHER NORICA TIMBER Di Jeitler •• HSBcad Gottfried Jäger •• KLH Mario Wagner •• ROTHO BLAAS Flavio Nebiolo •• RUBNER •• SCHWEIGHOFER Alfred Teischinger •• STORA ENSO •• TiComTec Gilles Bastien, Rainer Bahmer, Friedemann Diehl
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COLLANO
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OPINION «Collano era presente alla conferenza specializzata WCTE 2016 di Vienna sia come sponsor che come espositore. Abbiamo allacciato molti contatti importanti e potuto ampliare la nostra rete per trovare soluzioni innovative per il futuro».
PRODUCT Colle poliuretaniche di nuova generazione «Sulla scia dello scambio regolare di informazioni all'interno del settore del legno, sviluppiamo soluzioni di incollaggio sempre nuove e innovative per l'impiego del legno nell'edilizia, frutto di ricerca, sviluppo e tecnologie applicative interne, con le attrezzature e gli impianti di prova più moderni e collaudati in stretta collaborazione con politecnici, istituzioni e commissioni normative. Sfruttiamo la nostra competenza tecnica nella produzione e il montaggio di incollaggi con il legno, materiali di legno ed elementi ibridi.
Pressa idraulica da laboratorio.
HASSLACHER NORICA TIMBER
collano.com Di Jeitler alla sua presentazione in merito alle travi lamellari e pannelli x-lam in bettula all’Università di Vienna.
PRODUCT «Nell’ambito di una “extended lecture”, dall’Ingegner Jeitler Georg, è stato presentato il progetto “Birch for CLT and GLT” a un largo pubblico di scienziati, architetti, ingegneri strutturisti e progettisti. Legno lamellare e legno X-lam in betulla oltre all’incomparabile ottica anche fino al 200% di migliori caratteristiche meccaniche di prodotti in legno di abete. Le conseguenze positive sono una riduzione del volume del legno utilizzato fino al 25% e come effetto una riduzione dei costi delle costruzioni in legno».
OPINION «HASSLACHER NORICA TIMBER si è presentata con una ventata di energia innovativa per quanto riguarda i prodotti da costruzione in legno e i sistemi costruttivi in legno. Soprattutto la superficie “Exzellent” e il sistema di giunzione legno-legno X-fix per pareti e solai in legno X-lam sono stati al centro dell’attenzione». Ernst Woels e Wolfgang Nemec spiegano pannelli x-lam con superficie “Excellent” e sistema “x-fix”.
hasslacher.com
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La vetrina dell’industria
hsbcad
Nella foto Gottfried Jäger, Amministratore di hsbcad Gmbh, una delle società facenti parte del gruppo hsbcad.
PRODUCT «Per noi è stato importante dimostrare le nostre competenze tecniche, ma anche offrire all'eccellente pubblico di questa manifestazione degli spazi in cui potersi incontrare e fare networking. La Nostra premium-Lounge è stata un diversivo molto ben riuscito ai numerosi seminari, ed è stato volentieri utilizzato sia dal mondo accademico che da quello dell'industria».
OPINION «La decisione di sostenere come partner il WTCE 2016, viene da noi valutato positivamente da ogni punto di vista. Da un lato ci ha dato visibilità internazionale grazie alla intensa attività mediatica dell’organizzazione, dall’altra abbiamo potuto utilizzare la manifestazione per presentare in modo efficace le nostre innovazioni più recenti e ottenere, nei colloqui intercorsi, un feedback positivo».
hsbcad.it Mario Wagner durante la sua relazione.
PRODUCT «Le lastre KLH, nei loro differenti spessori e finiture superficiali, vengono utilizzate in tutto il mondo: abbiamo mostrato alcuni di questi progetti. Abbiamo presentato in anteprima la nostra nuova sistematica costruttiva. Con questa sistematica, abbiamo sviluppato soluzioni standardizzate per edifici a 6 o 8 piani, che comunque lasciano ai progettisti ogni libertà architettonica. Le soluzioni standardizzate si riferiscono non solo all'utilizzo delle lastre in X-lam, bensì si confrontano anche con altri temi e soprattutto con questioni di acustica. Abbiamo anche integrato certificati di prova e soluzioni per la protezione al fuoco».
KLH
OPINION «Per noi è stato importante dimostrare le nostre competenze tecniche, ma anche offrire all'eccellente pubblico di questa manifestazione degli spazi in cui potersi incontrare e fare Networking. La Nostra premium-Lounge è stata un diversivo molto ben riuscito ai numerosi seminari, ed è stato volentieri utilizzato sia dal mondo accademico che da quello dell'industria».
klh.at
Alberto Schiavinato accoglie allo stand KLH i visitatori.
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ROTHO BLAAS
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PRODUCT «In occasione del WCTE, abbiamo potuto esporre e contestualmente presentare un paper dedicato a un nostro nuovo prodotto in fase di sviluppo, denominato “Spider connector system”. Tale sistema, sviluppato in collaborazione con l’università di Innsbruck, rappresenta una soluzione a elevato contenuto tecnologico per edifici multipiano in CLT, consentendo la posa diretta di solai in CLT su appoggi puntuali, anche in presenza di elevati carichi verticali, trasmessi dai pilastri».
OPINION «Partecipare al WCTEcome main sponsor ha consentito alla nostra azienda di confermarsi leader nel settore delle soluzioni tecnologiche per l’edilizia moderna delle costruzioni in legno. Essere presenti in 5 paper dimostra il nostro continuo impegno nella direzione della ricerca e dell’innovazione del prodotto».
rothoblaas.com
RUBNER
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In fotografia l’Ingegner Flavio Nebiolo, Head of Technical Dept.
PRODUCT «Rubner ha presentato al WTCE un sensazionale progetto internazionale: la realizzazione del secondo aeroporto per dimensioni delle Filippine, il Mactan Cebu International Airport. Si prevede, infatti, di ampliare l’aeroporto in questione con un nuovo terminal in legno: una vera sfida per gli specialisti dell’edilizia del settore. Travi ad arco realizzate con 4500 m3 di legno lamellare formano la struttura portante ondulata della copertura a botte disegnata per la nuova e moderna costruzione. Il progetto costituisce una novità per un duplice ordine di ragioni: si tratta della più grande commesOPINION sa per una costruzione in legno lamellare e al «Per Rubner è stata un’occasione di grande soddi- tempo stesso del primo aeroporto asiatico a essere sfazione poter presentare il prestigioso progetto costruito in legno». dell’aeroporto Mactan Cebu International Airport nelle Filippine al WTCE davanti a un qualificatissimo pubblico internazionale. Oltre a offrire la possibilità di interventi e dibattiti di grande interesse, il WTCE si è rivelato la cornice perfetta per dimostrare la competenza e le capacità degli esperti del legno Rubner».
haus.rubner.com
SCHWEIGHOFER
FOCUS_WCTE 2016_VIENNA AUSTRIA
La vetrina dell’industria PREMIUM Il Premio Schweighofer è donato dalla famiglia austriaca Schweighofer che è stata attiva per generazioni nell’industria europea del legno. Dal 2003, il premio viene conferito ogni due anni ed è finanziato con un importo di premi di 300mila euro al netto delle imposte. Il Premio Schweighofer è conferito alle idee innovative, alle tecnologie e ai servizi per rafforzare la competitività del settore forestale europeo. Il modulo di iscrizione on-line è disponibile dal primo novembre 2016 fino al 3 febbraio 2017. OPINION «Il WCTE fornisce una rassegna unica sui più recenti sviluppi e conseguimenti nel settore dell’ingegneria del legno in termini di ricerca e innovazione. Essere un membro della giuria del Premio Schweighofer ha rappresentato un’eccellente opportunità di osservare questi sviluppi per essere al corrente dello stato delle arti per valutare le domande per la prossima edizione del Premio Schweighofer».
schweighofer-prize.org
FOCUS WCTE 2016
VIENNA AUSTRIA
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clt.info Gilles Bastien, Rainer Bahmer, Friedemann Diehl (da sinistra a destra).
iComTec
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STORA ENSO
Sonia Maritan Pietro Ferrari
Allo stand Stora Enso erano presenti: Bernd Troppmann, PRODUCT Julia Ahvenainen, Johanna Kairi, Richard Steindl e alcuni visitatori. LVL di Stora Enso (Laminated Veneer Lumber) è un prodotto evoluto a base legno adatto a un’ampia gamma di applicazioni strutturali. Essendo uno dei più resistenti materiali da costruzioni a base legno in relazione al suo peso, LVL fornisce una soluzione ideale quando vengano richiesti forza, stabilità dimensionale e alta capacità di sostenere peso. Il vantaggio essenziale di LVL deriva dalla scelta della materia prima utilizzata e dalla modalità produttiva: i tronchi vengono scortecciati con un processo rotatorio e poi ridotti a fogli di tranciato di 3 millimetri di spessore, quindi compattati assieme con l’utilizzo di pressione e calore. Ogni foglio di impiallacOPINION ciato è valutato individualmente in termini di densi«Stora Enso’s Wood Product Division è stata orgo- tà, contenuto di umidità e modulo di elasticità per gliosa di sponsorizzare la prestigiosa World ottimizzare le prestazioni del prodotto. I fogli vengoConference on Timber Engineering (WCTE) 2016 a no quindi reincollati in una biglia in una avanzatissiVienna. Questa conferenza ci ha dato la possibilità ma linea di produzione. di incontrare esperti come architetti, ingegneri o La gamma tipica di applicazione va dai pilastri e le sviluppatori di progetti da tutto il mondo per impo- travi, ai travetti per i tetti, alle costruzioni a ossatura stare fruttuose discussioni con loro e per presentare in legno e agli elementi da costruzione prefabbrialcuni dei nostri prodotti di riferimento come CLT, cati, ma l’LVL è sempre più utilizzato nelle applicaLVL o KVH al nostro stand. La sede scelta, zioni industriali più impegnative dove forza, lavoral’Università di Vienna, si è dimostrata eccellente per bilità, stabilità e peso sono fattori chiave. un evento di questo genere e ha fatto da scenario per grandi discussioni che abbiamo condiviso nel nostro stand con operatori da tutto il mondo accomunate da un grande interesse sul costruire con il legno».
OPINION «Il WCTE 2016 a Vienna è stato l’evento più opportuno per presentare il nuovo logo e il sito web della nostra società e per festeggiare il nostro decimo anniversario assieme a tutto il mondo delle costruzioni in legno. Riunendo ingegneri, produttori, architetti e scienziati, il WCTE è stato un appuntamento brillante che dev’essere ricordato».
PRODUCT Al WCTE TiComTec ha presentato il sistema HBV e il sistema HSK. Con il sistema composito legnocemento, HBV-Systems con connettori incollati a guscio HBV, la ditta ha sviluppato un sistema che combina i vantaggi propri di entrambi i materiali. La composizione rigida del legno assieme agli elementi in cemento rende possibile nuove applicazioni per questo materiale in tetti, pavimenti, pareti e, anche, nella costruzione di ponti, grazie alle sue caratteristiche impressionanti in termini strutturali e di fisica delle costruzioni. TiComTec ha raggiunto un’ulteriore pietra miliare con lo sviluppo del proprio sistema adesivo (HSK Systems) per legno e acciaio che viene incontro alle idee innovative con una soluzione innovativa.
Un campione dimostrativo del nostro sistema HBV-System.
300mila euro per l’innovazione nel legno con il Schweighofer Prize Trovare nuove, concrete opportunità per il legno. Questo l’obiettivo che si pone lo “Schweighofer Prize”, prestigioso riconoscimento voluto dalla omonima famiglia austriaca, imprenditori nel settore del legno da oltre 400 anni e proprietari di una delle aziende leader in Europa, per stimolare la competitività e la capacità propositiva dell’industria europea del legno e delle sue applicazioni. Un premio importante che ogni due anni, a partire dal 2003, individua e riconosce le migliori idee, tecnologie, prodotti e servizi che abbiano dato o possano dare un concreto contributo allo sviluppo e alla innovazione nel settore del legno e della gestione sostenibile delle risorse forestali in Europa. Un modo concreto per attirare l’attenzione su un settore dinamico e propositivo, sui valori legati alla materia prima legno e sulle grandi opportunità che quest’offerta significa per la nascita di nuove idee, di nuovi prodotti, di nuovi strumenti per una migliore qualità della vita. Il premio – al quale possono partecipare persone, enti, organizzazioni, aziende, consorzi o istituti – gode di una importante dotazione economica: al vincitore del “Main Prize” va un primo premio di 100mila euro, riconoscimento per chi ha posto in essere attività di straordinaria rilevanza per la filiera legno nel suo insieme. L’ultima edizione, nel 2015, ha visto vincitore Erich Wiesner, un riconoscimento allo sviluppo dell’azienda familiare WIEHAG in una delle società leader in Europa nel costruire in legno. La sua capacità di persuasione e determinazione, così come le sue visioni lungimiranti lo hanno fatto un pioniere nel settore (Austria). Lo Schweighofer Prize prevede anche l’assegnazione degli “Innovation Prizes” (da tre a sei, secondo le scelte della giuria, a cui vanno i restanti 200mila euro), che nella passata edizione furono vinti dalla Rotho Blaas S.r.l. (Italia), dalla Weinig AG (Germania), dalla LEUCO AG (Germania), dalla Välinge Innovation (Svezia), dalla MeisterWerke (Germania) e da un gruppo di ricercatori. É possibile presentare idee e progetti innovativi fino al 3 febbraio, il bando del concorso è visibile sul sito, ma per ulteriori informazioni: Hugo Karre hk@timbertrend.at /Cellulare: +43 660 144 20 20
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Il Sistema “P-LAM” di Potito
Potito Pedone mette a disposizione dei lettori di Struttura Legno il risultato di una sua personale ricerca, avviata nel 2009, per la realizzazione di edifici antisismici ed ecosostenibili in legno X-Lam. Si tratta di un sistema costruttivo innovativo, scaturito da 50 anni di esperienza nel settore. Potito Pedone, ha alle spalle un lungo percorso e da 50 anni porta avanti la sua ricerca in questo campo, con importanti confronti con il mondo accademico e quello della ricerca, gli chiediamo dove operi attualmente. «Vorrei innanzitutto dirle che leggo con interesse tutti i numeri di Struttura Legno. Sono adesso direttore tecnico presso la società Woodsystem International S.r.l. – con sede in Moncalieri in provincia di Torino, realtà che opera da oltre 35 anni nel settore delle costruzioni in legno lamellare dedicandosi sin dall’inizio al settore dell’impiantistica sportiva, luoghi di aggregazione, centri commerciali etc. – e vorrei mettere a disposizione il risultato di una mia personale ricerca, avviata nel 2009, per la realizzazione di edifici antisismici ed ecosostenibili in legno X-Lam». La sua ricerca è molto attuale e in sintonia con la proposta dell’Archistar Renzo Piano, quella di mettere in sicurezza 10 milioni di edifici con un importante progetto di lunga durata, per salvaguardare il patrimonio residenziale del nostro Paese dal sisma. E parliamo di Paese, perché la lunga dorsale dei terremoti che seguendo l’Appennino ha toccato Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo, Campania e Sicilia ha coinvolto tutta l’Italia: tutti luoghi in cui sono cresciute migliaia di case nonostante l’indicazione sulla carta dei terremoti del 1939 le segnasse come zone in rosso nella mappa del rischio sismico. «Proprio per questo mi sono messo in contatto con la redazione di Web and Magazine! Il risultato raggiunto diventa di fondamentale importanza proprio in questo momento, alla luce dei tragici eventi sismici, ancora presenti in centro Italia proprio in questi giorni, e potrebbe essere una soluzione applicabile al “Piano di prevenzione del rischio sismico” – inserito nel lodevole progetto "Casa Italia” affidato all'Architetto Renzo Piano, Senatore a vita, con un programma di 10 milioni di case da mettere in sicurezza nei prossimi 50 anni – tramite l'applicazione di soluzioni concrete basate principalmente su una diagnostica avanzata e avvio di cantieri leggeri». Giustamente Renzo Piano affermava, il mese scorso, che abbiamo gli strumenti, a partire dai sistemi di termografia, e che la chirurgia è diventata più
precisa, e quanto sia essenziale partire dalla diagnostica, prevedendo di suddividere gli edifici antichi da quelli del Dopoguerra, e secondo il materiale di costruzione: la pietra, il laterizio, la struttura mista, il cemento. Ha previsto anche la realizzazione di dieci prototipi, probabilmente distinguendo i modelli di intervento a partire dalla tipologia esistente sulla quale è necessario intervenire. Facendo un passo indietro, chiediamo a Potito Pedone come abbia iniziato e cosa lo abbia portato ad approfondire questo tema, così assonante con la cronaca attuale del Paese. «Nel 2009, in seguito al disastroso evento sismico che ha coinvolto la città dell’Aquila, ho pensato di mettere a frutto l’esperienza maturata nei 20 anni precedenti, inerente il sistema costruttivo per le opere di impiantistica sportiva: strutture in legno lamellare di tipo reticolare spaziale. È stato un lavoro di ricerca lungo e impegnativo, sotto ogni punto di vista, avente l’obiettivo di migliorare i sistemi costruttivi attualmente in uso per gli edifici in legno al fine di raggiungere il risultato principale che mi ero preposto e precisamente: la salvaguardia delle vite umane e del loro patrimonio immobiliare». Come ha raggiunto questo obiettivo? «Per raggiungere l'obiettivo di cui sopra, sono partito dall'esperienza della prova di resistenza al sisma risalente all'anno 2007 e denominata “Progetto Sofie”, effettuata in Giappone dal CNR IVALSA con la supervisione del Professor Ario Ceccotti e finanziato dalla Provincia di Trento; ottenendo un risultato eclatante che ha dimostrato la validità delle costruzioni in legno in termini di salvaguardia delle vite umane. La soluzione tecnica definitiva del mio sistema costruttivo, altamente innovativa, è in grado di dare garanzie sul piano della resistenza statica a fronte di forti eventi sismici e altri eventi catastrofici tristemente noti e pertanto raggiunge entrambi gli obiettivi precedentemente indicati, consentendo inoltre di ottenere l'agibilità immediata degli edifici post terremoto». Qual è stata l’evoluzione del suo sistema costruttivo rispetto il “Progetto Sofie”? «In pratica il “Progetto Sofie”prevedeva di sfruttare la duttilità delle connessioni legno-acciaio, mentre la soluzione “P-LAM” innovativa sfrutta l'elasticità
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dell'intero edificio rispettando i requisiti sismici in conformità alle prescrizioni di legge vigenti in materia. Alla luce degli ultimi eventi sismici verificatisi nelle regioni dell’Italia centrale, ci tengo particolarmente a trasmettere questa mia innovazione tecnica: il sistema di connessione brevettato “P-LAM”, in quanto ritengo possa risultare interessante e da prendere in considerazione soprattutto per quanto concerne la fase successiva all’emergenza in atto, nell’ottica di una ricostruzione sicura e rapida delle cittadine e delle frazioni devastate dal sisma». Quali materiali strutturali prevede il suo progetto? «I materiali strutturali impiegati per le costruzioni sono di tipo ecosostenibile (al 95% legno) e il sistema costruttivo è prefabbricato al 100% negli stabilimenti di produzione esistenti in Italia e in tutto il mondo. Ne consegue una velocità di montaggio strutturale degli edifici corrispondente a circa 1\4 del tempo necessario per la realizzazione di edifici con i sistemi tradizionali in cemento armato, mattoni e murature. Tale aspetto, in caso di ricostruzione post terremoto, risulta essere il requisito più importante per i cittadini colpiti da tali eventi. Inoltre, con una eccellente coibentazione interna ed esterna e l’installazione di pannelli fotovoltaici, pompe di calore e sistemi eolici etc., si può addirittura raggiungere il requisito di “casa passiva”, riducendo al minimo i costi di consumo energetico e ottenendo il massimo confort abitativo all’interno. Infine, occorre aggiungere che gli edifici in legno abbattono la quasi totalità dei campi elettromagnetici. Il tutto a fronte di tempi rapidi, costi certi e concorrenziali rispetto agli attuali sistemi di costruzione tradizionali». Il suo progetto può essere commisurato al contesto in cui viene realizzato? «Certo. In merito al “Piano di prevenzione del rischio sismico” inserito nel progetto “Casa Italia a lungo termine”, preciso che, considerando i rischi di modificazione naturale del sottosuolo (vedi il caso dell'Emilia Romagna), con il sistema di connessione “P-LAM”, si può prendere in considerazione (in fase di progettazione esecutiva dei nuovi edifici, pubblici e privati) se adottare i parametri di calcolo e di verifica dell'area a rischio sismico 1, tenendo conto che l'incidenza economica sui costi di costruzione aumenta di circa il +5% e il +7% al massimo, su valori di circa 1.500,00 /m2. (Costi riferiti alla costruzione " chiavi in mano" comprensiva di tutto: rivestimenti interni ed esterni, impiantistica generale, tetto e quant'altro necessario al contenimento dei con-
In queste pagine, alcuni progetti e realizzazioni di Wood System International srl. In particolare, a destra due dettagli del modellino che evidenziano il nodo di connessione e in quello sotto anche la presenza della lana di roccia.
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In queste pagine due progetti di edifici pluriplano, rispettivamente di 7 e 20 piani, con sistema brevettato "P-LAM".
sumi energetici gestionali con esclusione delle opere di fondazione in cemento armato, opere di urbanizzazione, costi dei terreni edificabili, pratiche burocratiche per i permessi etc.)». Lei all’inizio affermava di voler mettere questo progetto a disposizione di tutti! «Lo ribadisco, e sottoscrivo di essere l’inventore dell’innovativo sistema di connessione “PLAM”, e che è mia intenzione metterlo a disposizione a scopo sociale per tutte le persone coinvolte nei recenti eventi sismici e per il progetto “Casa Italia”». Il suo sistema costruttivo è stato sottoposto a prove? «Premesso, che rimango a disposizione per coloro che ne faranno richiesta, a inviare una documentazione tecnico illustrativa del sistema di connessione “P-LAM”, completa di un filmato dimostrativo del sistema costruttivo e di montaggio strutturale, è mia intenzione effettuare una prova sismica su piattaforma vibrante di un edificio di 4 piani, avente dimensioni di metri 7x5,60 presso il Centro Europeo di formazione e ricerca in Ingegneria sismica “Eurocentre di Pavia”, partner del Consorzio “S.E.R.I.E.S.” (Seismic Engineering Research Infrastructures for European Synergies) che coinvolge 23 laboratori sismici europei. A tale scopo sono alla ricerca di fondi (per circa 150.000,00 Euro) da tutte le realtà coinvolte e interessate a tale prova. Ritengo che questo ultimo aspetto sia indispensabile, in riferimento soprattutto agli eventi sismici del centro Italia, considerata la necessità di trovarci tutti pronti per la fase di ricostruzione e guadagnare
così tempo rispetto al momento in cui la stessa potrà essere operativa». Ringraziamo Potito Pedone, che porta il nome del Santo Protettore del paese in cui è nato, e questo ci fa ben sperare sul fatto che la sua innovazione possa contribuire a “guarire” il nostro Paese, ultimamente così gravemente ferito, e terminiamo con la sua sintetica tabella che mostra i risultati che si ottengono in presenza di sisma, realizzando edifici in legno con il sistema di connessione “PLAM”: 1) Salvaguardia delle vite umane e del loro patrimonio immobiliare. 2) Agibilità immediata degli edifici post terremoto. 3) Ricostruzione in tempi rapidi con costi certi e concorrenziali. 4) Piano di prevenzione del rischio sismico “economicamente sostenibile”. 5) Materiali strutturali impiegati ecosostenibili (95% legno), smontabili e riciclabili al 100%.
6) Peso proprio del legno pari a 1/ 5 del peso proprio del cemento armato quindi: minori costi di trasporto e delle opere di fondazione in cemento armato. 7) Oneri per la sicurezza in cantiere molto contenuti vista la riduzione drastica dei tempi di posa in opera (pari a 1/4 di quelli relativi ai sistemi tradizionali in cemento armato e muratura). 8) Il sistema costruttivo è prefabbricato al 100%, producibile in Italia e in tutto il mondo. 9) Il sistema costruttivo è idoneo per la costruzione di edifici residenziali, ospedali, scuole, luoghi di culto, caserme, uffici pubblici e privati, centri commerciali e industriali etc, sia di tipo mono piano che multipiano e, ovviamente, si presenta ottimale e concorrenziale anche nel caso di costruzioni in aree a rischio sismico pari a zero. 10) Inoltre, con una eccellente coibentazione interna ed esterna e l’installazione di pannelli fotovoltaici, pompe di calore e sistemi eolici etc., si può raggiungere lo standard qualitativo di “Casa passiva” riducendo al minimo i costi di consumo energetico e i campi elettromagnetici. Il tutto per ottenere il massimo comfort abitativo.
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MFS I : “Leone d’argento” per la scuola galleggiante Makoko è il nome della baraccopoli alla periferia di Lagos nella quale l’architetto nigeriano Kunlè Adeyemi aveva costruito la scuola galleggiante per bambini. Versione II indica invece che si tratta di una struttura rivista e migliorata dallo studio Ergodomus, scelto dallo studio Nlè per ingegnerizzarla e ricostruirla in occasione della 15° Edizione della Biennale di Architettura di Venezia. Da sei mesi la “Makoko Floating School” galleggia davanti alle gaggiandre dell’arsenale, ed è proprio il realizzatore di questa meraviglia, l’Ingegner Franco Piva a raccontarci come siano riusciti in 6 settimane a progettare, produrre il materiale e a montare l’MFS. La Biennale di Architettura di Venezia, una delle manifestazioni più importanti a livello mondiale nel suo genere e giunta alla 15° Edizione, ha aperto i battenti sabato 28 maggio 2016 per chiudere domenica 27 novembre 2016 dopo 6 mesi di intensa attività e centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo. Come sempre l’evento si è svolto in due luoghi: giardini e arsenale. È proprio quest’ultimo che ha accolto un’opera molto particolare in legno ovvero la “Makoko Floating Scholl II”. La
In queste pagine la “Makoko Floating School” che galleggia davanti alle gaggiandre dell’arsenale, al centro l'Ingegnere Franco Piva.
struttura è la “versione 2.0” rivista e migliorata della creazione dell’architetto nigeriano Kunlè Adeyemi che aveva avuto qualche anno fa l’intuizione geniale di costruire una scuola galleggiante per i bambini della baraccopoli di Makoko, situata alla periferia di Lagos. In Nigeria erano stati usati materiali poveri ma facilmente reperibili e lavorabili in loco e quindi il legno aveva avuto un ruolo determinante. Per questa sua elevata valenza sociale nonché per il suo
PROIECTUM PUBLIC_BIENNALE DI VENEZIA
indubbio impatto estetico la Makoko Floating School (di seguito indicata con MFS) è stata scelta e premiata dal curatore della Biennale Alejandro Aravena che la ha voluta presso l’arsenale dedicandole uno degli spazi principali ovvero quello davanti alle gaggiandre. I visitatori della Biennale di Architettura previsti erano migliaia e pertanto per la manifestazione veneziana è stata necessaria una rivisitazione del
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In queste pagine la “Makoko Floating School” durante le fasi di montaggio, imbragatura, sollevamento con la gru e posa sulla chiatta davanti alla banchina. Emozionante il suo "varo" in acqua per tutti i protagonisti dell'opera.
progetto originario “in chiave moderna” per garantire la sicurezza statica in accordo alla normativa vigente. Era inoltre necessario definire tutti gli aspetti tecnici e logistici viste le importanti dimensioni dell’opera che presentava una pianta quadrata 10x10 metri e si sviluppava su 3 piani che andavano rastremandosi dalla base alla sommità. Giunta la conferma della Biennale di Venezia, lo studio Nlè, con sede a Lagos e ad Amsterdam, ha iniziato la ricerca di uno studio/azienda in grado di ingegnerizzare la struttura garantendo qualità, tempi ridotti e controllo delle fasi di processo. Dopo un lungo periodo, tramite una sorta di catena di amici, sono arrivati allo studio Ergodomus ma il tempo trascorre velocemente ed era ormai il 18 aprile quando sono state ricevute le prime bozze! Ovvero a disposizione c’erano meno di 6 settimane per ingegnerizzare la nuova struttura, trovare e selezionare i fornitori, trovare una squadra di montatori estremamente capace e risolvere i numerosi problemi logistici che una zona come Venezia crea. Sono fin da subito iniziate le riunioni in video conferenza con l’Olanda in lingua inglese per definire tutti i dettagli e discutere le modalità operative. Il processo di ingegnerizzazione si è rivelato molto complesso fin dalle prime fasi di calcolo, visto che si doveva modellare un edificio che appoggiava su una sorta di piattaforma formata da 256 bidoni in plastica vuoti (uguali a quelli usati in Nigeria) in grado di garantire la necessaria spinta di galleggiamento. Sono state valutate le numerose possibili situazioni di carico simmetriche e asimmetriche, con e senza vento, con e senza moto ondoso e con diversi gradi di affollamento così da poter dimensionare correttamente tutti gli elementi costruttivi. Tutto questo processo è stato svolto internamente allo studio Ergodomus.
HSB Cad si è rivelato un valido strumento per la preparazione di tutti i disegni di produzione, programmazione delle macchine CNC e preparazione dei complessi piani di montaggio di cantiere. La struttura a traliccio necessitava di un modellatore veloce con funzioni tali da permettere la facile manipolazione nello spazio di tutti gli elementi portanti. Dlubal RFEM è stato utilizzato invece per la modellazione e il calcolo strutturale e grazie alle sue funzioni avanzate ha permesso di applicare con efficacia i numerosi carichi e di combinarli tra loro per
individuare le situazioni più critiche. Le sue funzioni avanzate hanno consentito una facile modellazione dei vincoli cedevoli in acqua che rispondevano alla legge di Archimede e un’ottimizzazione di tutte le sezioni. Durante queste fasi, da Ergodomus sono state selezionate le aziende in grado di fornire i materiali richiesti a tempo zero. Dopo lunghe discussioni e attente valutazioni è stato risolto anche il problema della logistica: la struttura doveva essere assemblata interamente a terra, sollevata da una gru, caricata su di una chiatta e trasportata fino all’arsenale dove una volta arrivata doveva essere nuovamente sollevata e calata in acqua nella sua posizione finale. Da un calcolo il peso complessivo oscillava tra le 20 e le 22 tonnellate; peso che doveva essere equamente distribuito su 9 punti di ancoraggio opportunamente calcolati, tenendo in considerazione eventuali eccentricità e asimmetrie della struttura impreviste e imprevedibili. Il larice è arrivato da Zoldo ed è stato tagliato dalla ditta Bozza Legnami di Padova che ha poi fornito tutto il supporto logistico grazie alla passione del suo titolare Enzo Bozza e dei suoi collaboratori. Gli elementi pre-tagliati e parzialmente pre-assemblati sono stati trasportati quindi a Marghera via terra e qui montati a tempo di record su di una banchina fronte mare davanti all’incredulità delle persone che transitavano su barche varie. La ditta Holz Snc, di Luca Sambugaro ed Eros Lazzaretti, si è occupata del montaggio assieme ad alcuni collaboratori e a tutto lo staff dello studio Ergodomus che si è trasferito a Venezia partecipando attivamente e in prima persona alle operazioni di montaggio. Luca Sambugaro ed Eros Lazzaretti, meritano un ringraziamento particolare per quanto hanno fatto in così poco tempo!
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Alcuni disegni tecnici della“Makoko Floating School”, al centro la squadra di montaggio che da essa si affaccia e in basso l'Ingegner Franco Piva che parla con Kunlè Adeyemi, autore dell’opera.
Le fasi di montaggio sono state molto complesse e rapide allo stesso tempo (mediamente 12 ore al giorno) visto che il tempo a disposizione era di soli 6 giorni, ovvero dal 19 al 25 maggio. Il meteo ha aiutato con soli due giorni di pioggia e i restanti con un sole fin troppo forte che ha scottato tutti i membri della squadra. Il 26 maggio è stato il giorno più difficile in quanto la MFS II doveva essere imbragata, sollevata dalla gru e posata su di una chiatta in attesa davanti alla banchina. L’emozione di tutti è stata fortissima nel momento in cui per la prima volta la struttura si è alzata da terra ed è rimasta per qualche secondo ferma immobile. Il gruista ha rotto il silenzio esclamando in dialetto veneto “Gnanca en crepo l’ha fat!”. Prima di essere caricata sulla chiatta è stato fatto il necessario collaudo in acqua che ha naturalmente dato esito positivo. Poche ore dopo la struttura ha attraversato il canale della Giudecca e ha sfilato davanti a San Marco sotto lo sguardo attonito e incuriosito dei numerosi turisti. Impossibile passare inosservati! Le operazioni di scarico presso l’arsenale si sono svolte secondo programma e dopo gli ultimi ritocchi necessari, la struttura è stata aperta ai primi curiosi accorsi per il vernissage, che hanno potuto assistere in prima fila a un evento davvero particolare. A coronamento di tutto questo grandissimo lavoro lo studio Nlè si è aggiudicato il Leone d’argento. Il larice è rimasto esposto alle intemperie durante
tutti questi mesi non ha riportato nessun danno. IDENITIKIT DELLA MAKOKO FLOATING SCHOOL •• Progettisti: - Architettonico: Kunlè Adeyemi - Nlè Architects, Amsterdam (www.nleworks.com) - Calcolo statico: Ergodomus, Italia (www.ergodomus.it) - Ingegnerizzazione: Ergodomus, Italia
PROIECTUM PUBLIC_BIENNALE DI VENEZIA
•• I numeri:
- Dimensioni: base 10,5 x 10,5 m, altezza circa 11 m fuori acqua - Superficie complessiva: oltre 200 m - Peso: circa 21 tonnellate - Materiali usati: legno di larice. L’acciaio è stato utilizzato solo per realizzare le connessioni legno-legno - Bulloni: 1544 - Elementi in legno: 1173 - Elementi in acciaio: 422 - Galleggianti: la spinta di galleggiamento è data da 256 barili in plastica a uso alimentare ovvero gli stessi utilizzati in Nigeria - Giorni di cantiere per il montaggio: 6 - Giorni di taglio e preassemblaggio elementi: 2
•• I ringraziamenti:
Un ringraziamento particolare va alle seguenti aziende senza il cui impegno e aiuto non sarebbe mai stato possibile completare l’opera: - Holz s.n.c. strutture in legno di Gallio: Luca ed Eros, assieme ai loro collaboratori, si sono rivelati lavoratori instancabili, di grandissima esperienza e con ottima capacità organizzativa. - Bozza legnami: fornitura legname, taglio CNC e supporto logistico - Heco Italia: fornitura ferramenta standard - Ing. Ferrari Nicola: consulenza opere marine
COLLOQIUM GALLOPPINI LEGNAMI HUNDEGGER Sonia Maritan www.galloppinilegnami.it www.hundegger.it
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Le casette che il nonno di Alberto e Francesco de Pace prefabbricò e donò ai terremotati di Messina (1908).
P : Progettazione, Produzione e Posa 3
Alla Galloppini Legnami siamo di fronte a quattro generazioni di storia in quindicimila metri quadrati coperti. La generazione attuale è rappresentata da Francesco e Alberto de Pace, che si assomigliano come due gocce d’acqua, anche se tutta la famiglia è attiva in azienda: dai genitori al nonno. Anticipare il mercato, equipaggiati della più attuale tecnologia Hundegger, e scegliere un target di riferimento preciso, queste le ragioni del loro successo. Il futuro, come dimostra l’ultimo acquisto, porta ancora i colori di Hundegger, e quando si parla d’impianti, i giovani di quest’azienda storica hanno davvero le idee chiare. Con i fratelli Francesco e Alberto de Pace parliamo degli ultimi anni e dell’importante riallineamento dell’azienda verso le costruzioni e non più solo verso i tetti. Chiediamo se questo abbia rappresentato il cambiamento più significativo e ci risponde Francesco. «Sì, sicuramente; da quando abbiamo iniziato a lavorare in azienda, sono cambiate tante cose, un po’ perché l’ha dettato il mercato, un po’ perché le nostre competenze e le nostre capacità hanno portato a delle innovazione che hanno indotto la nostra azienda a fare dei passi avanti. Oggi l’azienda non è semplicemente un’industria che lavora il legno, ma che lo pensa, lo progetta e lo realizza, in questo sicuramente un passo importante è stato fatto nel momento in cui, nel 2003, abbiamo cominciato a introdurre le macchine a controllo numerico all’interno dell’azienda. Forse eravamo tra i primi nella nostra zona ed era un passo che la vecchia generazione, all'interno dell'azienda, vedeva un po’ azzardato, ma che poi attraverso le nostre capacità abbiamo reso possibile e convincente, perché impegnandoci direttamente e lavorando in prima persona su queste macchine ne abbiamo capito le potenzialità. Da lì si è sviluppato tutto il discorso del pretaglio, della progettazione fino ad arrivare oggi ad avere tre macchine che lavorano a pieno ritmo».
menti che abbiamo fatto in termini di formazione del nostro personale e preparazione dei nostri clienti, di conoscere tutte le potenzialità offerte dall’impiego efficiente ed efficace delle nuove tecnologie. In più l’evoluzione è avvenuta grazie al contemporaneo riposizionamento sul mercato dell’ X-Lam e delle pareti a telaio, che ci ha trovato pronti al momento giusto, con le tecnologie appropriate e con le competenze adeguate per progettarli e per produrli».
Il mercato ha capito le vostre potenzialità? «Decisamente sì, e soprattutto abbiamo avuto la dimostrazione che la nostra è stata una scelta vincente in termini di qualità, di rapidità di produzione, e questo ha fatto sì, grazie anche agli investi-
A quale target vi rivolgete? «Abbiamo scelto come azienda di rimanere concentrati sulla carpenteria in legno e di non costruire le case “al finito”, come altre aziende hanno scelto di fare, questo è un limite ma è anche un vantaggio perché ci permette
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di rimanere specializzati soprattutto sulle strutture in legno. Vantaggio confermato dal momento fortunato dell’Expo 2015, un’esperienza vissuta da protagonisti di fronte alla richiesta, l’anno scorso della ingegnerizzazione, lavorazione e posa degli elementi lignei per il Padiglione Giappone. Il nostro merito è stato quello di farci trovare pronti, in termini di competenze e capacità produttive, anche di fronte a quella grande commessa che abbiamo completato nei tempi richiesti, dando a noi stessi un’ulteriore riprova che la strada intrapresa fosse quella giusta. Una realizzazione che sembrava una scommessa è stata vinta ed è stata importante e tale che pochi avrebbero potuto portarla a termine e rappresenta tutt’oggi una sfida indimenticabile, in tutti i sensi, e di cui voi su FARE ITALIA, oltre che sulle vostre riviste cartacee che dedicate al legno, avete ampiamente trattato». E in futuro? «Il nostro futuro è quello di continuare a evolverci nel mercato delle costruzioni in legno, stiamo anche realizzando strutture di edifici multi-piano (4/5 piani) e la chiave del successo in futuro sarà quella non solo di produrre ma di progettare in maniera efficiente, perché gestendo tutte le fasi, dalla progettazione alla produzione, sappiamo dove poter intervenire e puntare per rendere più veloci ed efficienti le modalità di costruzione. Con la stessa professionalità stiamo integrando nei nostri progetti l'impiego di altri materiali come acciaio e vetro, che devono essere pensati e inseriti nelle nostre modellazioni tridimensionali, al fine di creare poi i corretti collegamenti all'interno degli elementi in legno: lavorazioni che poi eseguiamo in modo preciso con le macchine a controllo numerico». Quindi progettate anche edifici ibridi? «Esattamente, abbiamo delle commesse in cui abbiamo solo un ruolo di trasformatori, ma ci stiamo rendendo conto che ci sono delle enormi potenzialità, se si è in grado di sfruttare diversi materiali e tecnologie disponibili. Vogliamo essere il punto di riferimento per le costruzioni di strutture particolari, oltre a lavorare nel mercato che riguarda il legno nelle costruzioni. Impieghiamo da tanto tempo i giunti resinati, le barre filettate di giunzione, staffe a scomparsa, e altri sistemi: la capacità che ci contraddistingue è quella di adottare in ogni progetto le soluzioni più adatte tra quelle disponibili. I nostri tecnici sono formati su tutte le soluzioni più innovative».
In apertura, l’ingresso alla zona uffici della Galloppini Legnami. Sopra, dall’alto verso il basso, da sinistra a destra, Luca Dal Bianco, Amministratore Delegato di Hundegger Italia, Alessandro Ardito, tecnico della Hundegger, Francesco de Pace e Alberto de Pace, e Ugo Campeotto, Responsabile Commerciale di Hundegger. Nella foto al centro lo stesso gruppo è con l'editore di Web and Magazine, Pietro Ferrari, e nella foto sotto il nuovo impianto Hundegger visto dall’alto.
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In queste pagine l'ultimo acquisto Hundegger: un'altra K2i 1250, che produce pannelli per case in X-Lam e tetti e si esprime al massimo in termini di flessibilità.
Gli aspetti strutturali del progetto sono fondamentali, direi molto più del “finito”, perché nel caso del legno un cantiere ben progettato e ben strutturato garantisce un risultato senza errori, il che non è poco. Siete un’azienda moderna e aver scelto una specializzazione credo sia una delle ragioni del vostro successo, immagino si tratti di un mercato locale, o si potrebbe ampliare? Toccando questi temi abbiamo attirato l’attenzione di Alberto de Pace, e adesso parliamo con lui, o almeno – vista l’incredibile somiglianza fraterna con Francesco – crediamo di farlo! «Indubbiamente, le costruzioni in legno hanno un target abbastanza territoriale: noi operiamo in Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta, stiamo cominciando a lavorare in Svizzera e ci attestiamo su una fascia di medio o alto livello, proprio perché lavorando su commessa, sappiamo interpretare il progetto e indicare le soluzioni giuste. Anche se abbiamo lavorato anche in altre zone, costruendo in Sicilia, in Veneto, a Saint Tropez, a Crans Montana. Attualmente abbiamo quindi un bacino d’utenza abbastanza ampio, ma sappiamo che allontanarsi significa dover rinforzare e riorganizzare la struttura aziendale, con un inevitabile aumento dei costi.
In questo momento “particolare” stiamo cercando di ottimizzare sul territorio le nostre possibilità di offerta e, oltre a questi limiti, valutiamo attentamente le richieste per cantieri economicamente importanti. Siamo infatti in possesso anche della SOA per strutture in legno OS32, in categoria quarta, e questo ci permette di fare lavori, anche pubblici, di una certa dimensione. Il futuro è in quello che ci mette a disposizione la tecnologia, ma bisogna saperla utilizzare, e questo, avendo una filiera continua dalla progettazione alla posa, comporta un continuo connubio e interscambio tra i nostri tecnici progettisti, i tecnici in produzione e le squadre di tecnici dedicati alla posa». Quando chiediamo di quante persone si componga il loro personale, riprende la parola Francesco de Pace. «Siamo circa trenta persone di cui sette sono operatori qualificati in progettazione. Nella parte produttiva si continuano a valutare soluzioni innovative, per portarci a una prefabbricazione sempre più spinta in azienda, riducendo così in cantiere le tempistiche di montaggio, tenendo però sempre presente che ogni cantiere è una storia a sé e quindi ognuno richiede soluzioni ad hoc». Inevitabilmente indaghiamo anche in merito al passato dell’azienda e quando a ritroso ricordiamo insieme l’inizio nel legno della Galloppini Legnami, Alberto de Pace rievoca le gesta del nonno. «Abbiamo più di cento anni di storia nel legno, ed è significativa la vicenda delle casette che mio nonno prefabbricò e che donò ai terremotati di Messina (1908), anche se qui forse più di ogni parola, racconta bene la fotografia che vi possiamo mostrare. Un tema alquanto attuale
ahimè, in effetti, per il terremoto dell’Aquila abbiamo avuto dei contatti che per tempistiche e valutazioni non abbiamo approfondito. Abbiamo comunque partecipato indirettamente ma con lavori minori». Poi, Pietro Ferrari chiede come si sia svolta la lunga storia tra Galloppini e Hundegger. Francesco de Pace prende la parola. «Come accennavo prima, la nostra intraprendenza come giovani si scontrava un po’ con l’esperienza degli anziani e poi tredici anni fa non c’era nemmeno la richiesta da parte del mercato di tetti pretagliati. Abbiamo quindi cominciato a lavorare manualmente come tutti e abbiamo capito fin da subito nel 2003, che si trattava di un mercato promettente, nel quale era importante investire. In effetti, arrivata la prima Hundegger e poi il suo software, abbiamo imparato a gestire una tecnologia che nessuno qui riusciva a governare, oggi abbiamo una presenza di operatori qualificati». – Alberto de Pace lo incalza – «Per noi avere tre macchine che lavorano allo stesso modo, è un vantaggio fondamentale, anzi direi che costituisce la formula vincente». – E Francesco de Pace aggiunge – «Il know how accumulato in tutti questi anni ci ha permesso di utilizzare queste tecnologie con grande facilità e con la massima efficienza».
A questo punto, Luca Dal Bianco, Amministratore Delegato di Hundegger Italia si sente tirato in causa. «Mi permetto di dire che Galloppini Legnami è uno dei pochi clienti che, fin dall’inizio, ha studiato e poi conosciuto talmente bene la nostra macchina che il progetto della macchina è stato dettato precisamente dalle esigenze del cliente e dalla sua esperienza: Alberto e Francesco erano sorprendentemente preparati sulla capacità dell’impianto e sapevano esattamente cosa chiedere! Quello che da parte nostra, come Hundegger, possiamo dire è che già la prima macchina comprendeva un software collaudato che viene tuttora utilizzato, ma che nelle successive due macchine è diventato qualcosa di diverso e di configurabile in futuro secondo le evoluzioni della macchina». – Alberto de Pace aggiunge – «È una macchina ben oliata, al punto che dobbiamo tendere a rallentare un poco le tempistiche di inserimento del nuovo software, e questo di solito accade quando tutto funziona alla perfezione». Torniamo alla specializzazione della Galloppini Legnami: progettazione, produzione e posa, dal tetto all’edificio, e all’utilizzo della tecnologia Hundegger per produrre gli elementi lignei strutturali, riguardo questa le tre macchine Hundegger sono preposte a lavorazioni specifiche? Alberto de Pace ci illustra il ruolo di ognuna. «Sono 3 macchine molto flessibili, e intercambiabili: una macchina, una K2i 1250, è impiegata su due turni per costruire componenti per grandi strutture, in cui c'è ripetitività nel lavoro e grandi quantitativi da lavorare, un'altra, una K2i 625, la più vecchia, lavora componenti per i tetti e per case a telaio, l’ultima arrivata, un'altra K2i 1250, produce pannelli per case in X-Lam e tetti e si esprime al massimo in termini di flessibilità. Più che altro attualmente lavora a supporto delle altre due». Dal punto di vista tecnico, che differenza vedete tra le case a telaio e le case realizzate con pannelli in X-Lam, oppure pensate che si possa ottenere l’op-
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Due dettagli dell'impianto K2i 1250 in lavorazione.
timum ibridando i due sistemi? Francesco de Pace risponde evidenziando accuratamente similitudini e differenze fra i due sistemi costruttivi. «Sono due tecnologie differenti: poiché noi costruiamo al grezzo, per quanto riguarda la nostra clientela è più una scelta di gusto, comunque fino a due piani le due soluzioni hanno le stesse caratteristiche e per come noi le realizziamo, entrambe le soluzioni hanno bisogno di un rivestimento esterno o un cappotto, e una contro parete interna predisposta per il passaggio degli impianti, oltre a una finitura interna in cartongesso o simili. Il fondamentale vantaggio della casa a telaio è una coibentazione maggiore dal freddo, mentre la costruzione con pannelli X-Lam, avendo più massa, garantisce un isolamento maggiore al caldo. In Italia, secondo noi è più un concetto di ordine culturale a determinare la preferenza per l’X-Lam, l’orientamento verso questo sistema restituisce una sensazione di maggior solidità proprio perché psicologicamente il “muro robusto” viene prediletto. Ovviamente i componenti, qualunque sia la scelta, devono essere progettati bene, per non dare nel tempo problemi di durabilità. In dieci anni di esperienza abbiamo visto che, se queste case, in entrambe le soluzioni, vengono progettate bene, non creano problemi. Questo è quello che cerchiamo di trasmettere ai tecnici e ai progettisti a cui facciamo corsi di formazione e ai quali proponiamo continui aggiornamenti». Quando però la costruzione si sviluppa in altezza, è preferibile l’X-Lam? «Certamente, per determinate altezze l’X-Lam è più performante ed è più facile da progettare, il telaio è più vincolante perché presenta difficoltà negli interventi successivi. In questi termini oltre i tre piani si preferisce l’X-Lam. Per i sottotetti ci sono potenzialmente un’infinità di commesse, ma c’è l’ostacolo della normativa antisismica che richiede non tanto la verifica del sottotetto ma dell’intero edificio, il che diventa estremamente oneroso». Quando chiediamo quali siano i vantaggi tecnologici garantiti dalle macchine Hundegger, riprende la parola Alberto de Pace. «Tutto quello che noi realizziamo è reso possibile dalle tecnologie a controllo numerico: l’affidabilità, la precisione e la conoscenza della macchina ci ha reso possibile fare nostre le tecnologie comunemente utilizzate dalle carpenterie più importanti a livello di costruzioni in legno. Inoltre, avere il controllo totale della filiera, dalla progettazione alla posa, ci ha sicura-
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mente aiutato a rendere più efficienti e produttivi i sistemi. Quindi, ad esempio, il fatto che un giunto resinato fosse fatto con uno scasso di 8 mm invece che di 10 con il foro di scolo del materiale in eccesso, piuttosto che altri dettagli, è dovuto proprio al fatto che chi lo calcola, lo disegna, lo taglia e lo monta è a conoscenza di tutta la linea del progetto, nel quale tutto è estremamente connesso permettendo di rendere agile il lavoro, proprio perché il controllo totale sulla filiera è ben orchestrato da ogni operatore. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo aumentato esponenzialmente i metri cubi di materiale pretagliato, un lavoro che non sarebbe stato possibile senza una macchina in grado di lavorare sedici ore al giorno. Questo inoltre con una precisione estrema, con tolleranze millimetriche». Pietro Ferrari chiede a Luca Dal Bianco di raccon-
tarci quali siano le caratteristiche dell’ultima macchina Hundegger entrata in Galloppini, ma lui afferma che in questa azienda “masticavano” già Hundegger da tempo ed erano tecnicamente talmente preparati da aver davvero facilitato il loro lavoro. E simpaticamente Ugo Campeotto, il Responsabile Commerciale di Hundegger, “lancia” al centro, di quella che ormai è diventata una dinamica tavola rotonda, una battuta eloquente in questo senso. «Ci hanno praticamente dettato la macchina». Luca Dal Bianco, riprende poi le fila del discorso, focalizzando la risposta sul modello K2. «Innanzitutto, abbiamo dato tutta la nostra disponibilità nell’informare il cliente in merito alle eventuali innovazioni che abbiamo sviluppato, e poi abbia-
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Sotto, alcuni momenti dell'intervista ad Alberto de Pace (a destra) e Francesco de Pace (a sinistra), nella foto a destra con Sonia Maritan.
to il suo lavoro si stava congedando, ma non prima di fare una foto con noi. Chiediamo infine, se dal punto di vista creativo ma anche della produttività non abbiano quindi alcun vincolo. Alberto de Pace termina a sua volta. «Abbiamo la fortuna, soprattutto grazie ai nostri genitori, di essere un’azienda solida, che non ha bisogno di rincorrere il fatturato. La scelta di Hundegger è stata dettata anche dall’affidabilità per poter disporre di macchine che, quando necessario, non si sono mai fermate. Abbiamo ricevuto commesse e riceviamo commesse per grandi lavori, in cui ci siamo distinti e ci distinguiamo per l’affidabilità, la puntualità delle consegne e la qualità del lavoro, proprio grazie a questa “qualità totale” che sappiamo offrire».
mo costruito, come sempre si fa con una K2, che è una macchina modulare, il loro impianto su misura. Quindi anche noi progettiamo le macchine letteralmente sulla base delle esigenze del cliente, le installiamo e poi soprattutto forniamo il servizio di assistenza, un aspetto fondamentale, per garantire la massima disponibilità e sostegno, inoltre cerchiamo sempre di essere presenti e puntuali per ogni esigenza». Infatti, arrivando presso la sede di Galloppini Legnami abbiamo incontrato un tecnico di Hundegger, Alessandro Ardito, che termina-
Quanto contribuisce la tecnologia e quanto è il know how dell’azienda? Conclude così anche Francesco de Pace. «È il connubio che rende il risultato vincente e si è accresciuto in parallelo, il know how è cresciuto con la tecnologia, quello che sappiamo fare al computer dipende da quello che impariamo a fare; una crescita che è avvenuta in concomitanza, trasferendo la capacità della macchina nella nostra progettazione, l’importante è mettere in comunicazione all’interno dell’azienda queste due cose». La battuta finale è di Luca Dal Bianco. «L’interazione con il cliente è una sfida anche per noi e un motivo di crescita e collaborazione».
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Innovazioni per la carpenteria in legno
CHRONICAE SAIE BOLOGNA
Beatrice Guidi www.saie.bolognafiere.it
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La biennalità sarà una realtà
L’appuntamento con la 53esima edizione del SAIE che diventa biennale sarà nel 2018, una buona notizia quella della biennalità per i big dell’edilizia e le aziende che lo chiedono da sempre per le fiere del settore edile. Intanto il SAIE 2016 cresce come emerge dai numeri che l’ente fieristico restituisce. Il successo dell’edizione appena conclusa e l’annuncio della cadenza biennale di SAIE hanno trovato riscontro positivo da parte delle principali associazioni di categoria del mondo delle costruzioni e subito incassato il consenso degli espositori e delle aziende. «Il SAIE è un appuntamento che ha sempre animato il dibattito interno alla filiera delle costruzioni – ha dichiarato Gabriele Buia, Vice presidente vicario di ANCE – è un’occasione per il Paese per riunire quanti, a diverso titolo, hanno un ruolo nel complesso processo dell’edilizia, promuovendo occasioni di sviluppo e discussione su tematiche che indirizzano la ricerca. Anche nel 2016 SAIE si è distinto non solo come evento legato ai prodotti ma come luogo di ricerca e discussione per il futuro. La notizia della biennalizzazione di SAIE a partire dal 2018 è una scelta matura che si allinea con un mercato che, per uscire dalla crisi, deve riposizionarsi. È una scelta ponderata che preannuncia una politica sinergica e una visione per il fieristico italiano. Non solo, la
In queste pagine alcuni momenti della recente edizione del SAIE, che si è svolta dal 19 al 22 ottobre 2016 a Bologna.
biennalizzazione risponde alle aziende che necessitano di tempo per promuovere progetti significativi sul fronte dell’innovazione». «L’idea di biennalizzare il SAIE di Bologna è il primo segnale concreto da parte di BolognaFiere che sta ripensando il futuro della fiera di settore. Sarà utile progettare delle tappe intermedie – dichiara Federica Brancaccio, presidente di Federcostruzioni – momenti di avvicinamento all’autunno del 2018, che resterà fondamentale come occasione di confronto e dibattito su temi tecnici e altri di visione. La fiera del futuro non è uno spazio-vetrina ma deve diventare un momento topico di un percorso che conta ad esempio delle visite in cantiere e in fabbrica, dei progetti tra aziende e filiere, delle iniziative condivise con protocolli interdisciplinari». I numeri della crescita intanto, sono a doppia cifra per la 52esima edizione del SAIE, Salone internazionale dell’edilizia e delle costruzioni (+10%), ecco i principali: oltre 1.000 espositori, oltre 70.000 le visite, più di 250 eventi, 170 prodotti novità presentati
dalle aziende, 114 delegazioni di buyer provenienti da 4 continenti che hanno dato vita a circa 300 incontri b2b. Sono stati più di 2.000 i professionisti che hanno partecipato agli incontri di formazione organizzati direttamente da SAIE, a cui si aggiungono le migliaia di professionisti che hanno seguito le iniziative promosse nell’area di Acca, in quelle di Logical Sacert e di All Digital Smart Building e nello spazio “La fabbrica delle Idee” di Federbeton. Sicurezza sismica e del territorio, innovazione con ricadute dirette su nuove tecnologie e soluzioni. Questi i filoni che hanno caratterizzato l’edizione 2016 di SAIE con un faro puntato sulla digitalizzazione e sulla normativa, con attenzione ai temi della sostenibilità e dell’ambiente. I quattro giorni di SAIE sono stati aperti dalla presentazione del Rapporto Congiunturale e Previsionale del Cresme. Sul tema della sismica accanto alle voci dell’accademia e alle soluzioni delle aziende è arrivato a Bologna Kit Miyamoto a portare la sua esperienza a valle dell’impegno dello studio specializzato in ingegneria sismica. «Sono segnali estremamente positivi quelli che abbiamo registrato a chiusura di SAIE 2016: incremento delle aziende e degli operatori – dichiara Antonio Bruzzone, Direttore Generale BolognaFiere – e, fondamentale, un importante contributo dei protagonisti del settore, che si sono confrontati, in questi giorni, sulla ripresa del settore e sulle strategie da adottare per far si che i segnali che il mercato rileva, diventino il traino della nuova stagione delle costruzioni. L’annuncio della biennalizzazione del Salone – prosegue Bruzzone – è stata accolta con entusiasmo dagli espositori che, da alcuni anni, evidenziavano la necessità di allinearsi alle grandi fiere internazionali dell’edilizia. SAIE avrà un concept espositivo articolato in percorsi che guideranno il visitatore attraverso i mercati attuali e futuri del mondo delle costruzioni, sarà il luogo di dibattito e crescita verso una nuova industria del settore e nuove professioni. Un SAIE protagonista di una nuova cultura dell’industrializzazione, fra digitale e circolare». Restituiamo, infine, ancora qualche commento riguardo la biennalizzazione della manifestazione che vede proprio tutti d’accordo. «Decisione molto positiva – ha
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Beatrice Guidi www.saie.bolognafiere.it
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commentato Luca Ferrari, Presidente ISI – perché le aziende hanno bisogno di un tempo ragionevole per portare le proprie esperienze in ricerca e innovazione». «Scelta che risponde all’andamento del mercato delle costruzioni. Il mondo fieristico – ha dichiarato Sergio Crippa, Presidente di Federbeton – deve
In queste pagine alcuni momenti della recente edizione del SAIE, che si è svolta dal 19 al 22 ottobre 2016 a Bologna. Sotto a sinistra lo stand di Web and Magazine presieduto da Betraice Guidi e Franco Riccardi, Direttore Editoriale dei portali del Gruppo.
prendere atto della necessità di avere una presenza e un’offerta qualitativa molto alta e rappresentativa di tutta la filiera». «Credo che la biennalizzazione faccia bene al settore in termini di investimenti in comunicazione e possa fare bene al SAIE in termini di qualità e presenze di aziende in fiera. Scelta oggettivamente giusta lega-
ta ai tempi attuali, le fiere – ha commentato Vanni Bottaro di Wolf System – si sono moltiplicate e parteciparvi è un’opportunità ma anche un investimento». «È una notizia positiva – ha sottolineato Giovanni Buonanno di Bunker – che ci permette di preparare meglio le nostre novità e di essere presenti al Salone in modo più efficace». «È una scelta che condivido – ha detto Ernesto Erali di Mapei – con Internet le novità arrivano abbastanza velocemente all’utente finale, ogni due anni perciò il SAIE porterà migliori risultati creando nel contempo maggiore aspettativa». «È una decisione molto valida di cui siamo tutti molto contenti – ha riconosciuto Dario Mantovanelli di Wienerberger – aiuta a mantenere alto l’interesse per l’innovazione che è anche difficile garantire annualmente, la biennalità aiuta noi e consentirà a chi verrà a visitare la fiera di trovare ciò che si aspetta». «È una notizia che dà più tempo a noi e a tutte le aziende di studiare al meglio la preparazione dei propri prodotti – ha confermato Andrea Bagni di Kerakoll, e Vincenzo Stella di Tecno K Giunti ha ribadito – che da anni gli espositori richiedevano la biennalità come le fiere europee perché non è possibile avere le novità tutti gli anni».
«Una scelta stupenda che arriva nel momento giusto e che noi espositori chiedevamo da tempo – ha detto Simonetta Verdi di S.T.A. Data –. Il web ha azzerato le distanze ma rimane la necessità ogni tanto la biennalità è perfetta - di incontrarsi. E il SAIE, per il mondo dell’edilizia, è una fiera storica, il luogo dove bisogna essere presenti».
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015 dicembre 2016
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