019_StrutturaLegno_2017

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STRUTTURALEGNO ISSN 2283-8651

019 DICEMBRE 2017

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strutturalegno

019 dicembre 2017

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007 editoriale MECCANICA INTERIORE 008

di Sonia Maritan

058 di Sonia Maritan

simposium promo_legno

060

colloquium HEARTWOOD

di Sonia Maritan

peritum

030

campus HUNDEGGER

IL MERCATO È IN RIPRESA 032

di Sonia Maritan

040

forum holzbau VILLA QUARANTA

di Sonia Maritan e Pietro Ferrari

DALLA PRATICA ALLA PRATICA 050

di Sonia Maritan

di Pietro Ferrari

forum holzbau MADEexpo

di Andrea Bernasconi

IL FUOCO, LA TERRA, L'ARIA, L'ACQUA … E IL PLC

strutturalegno pagina 005

quaestio

di Franco Piva

068

FOCUS COLLE E VERNICI ADLER, ZETAGì, VINAVIL

di Silvia Maestri e Sonia Maritan

“SOTTILE” TECNOLOGIA 076

proiectus publicus KLH

di Roberta Bocca

di Felice Ragazzo

MODELLARE L'ASTRATTO, MODELLARE LA MATERIA: DAL 3D PROGETTUALE AL 3D DEL CNC

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technica ROUTECH-SCM GROUP

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scientia

SOMMARIO

LEGNO – BIM – OFF-SITE – INGEGNERIZZAZIONE - II PARTE

di Silvia Tedesco

LA DERMATITE VENUTA DAL LEGNO

technica ESSETRE

UNA CASA AL GIORNO 064

IL VERBO DEL LEGNO DIVULGATO COL CUORE 028

di Alex Merotto

SMART TECHNOLOGIES

di Sonia Maritan

WOOD IN THE MEDITERRANEAN CITY 024

gutta cavat lapidem

LA DURABILITÀ DEGLI EDIFICI DI LEGNO

simposium GQL

IL BUON COSTRUIRE COL LEGNO - I PARTE 016

052

080

proiectus private RIWEGA

di Danilo Pierucci

DA CASCINA A CASA PASSIVA

pubbliredazionale ROCKWOOL GIARDINI D’INFANZIA IN BIOEDILIZIA 082

084

indirizzi


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CONVEGNO

QUANTO È ATTUALE LA SOSTENIBILITÀ?

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ESPOSIZIONE 460 AZIENDE PRESENTI


EDITORIALE

Meccanica interiore

di Sonia Maritan www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com

Dopo la lettura di questo numero, con gli importanti contributi che arrierrori di progettazione sono la vano da piattaforme culturali come Klimahouse, promo_legno, principale causa del degrado Holzbau Forum e Gruppo Qualità Legno, forse vi farete tutti la stessa degli edifici di legno. Altrettanto strutturalegno pagina 007 domanda che mi pongo io: come superare quella discrasia fra il prosignificativo il suo invito a “stacgetto astratto e quello esecutivo? Anche se, in un certo senso, chi si è carci” dall’architettura del trovato davanti a un disegno – come è capitato a me – non potrà che cemento armato e mettere le aver avuto un moto di nostalgia verso Leon Battista Alberti che sostebasi di un nuovo linguaggio architettonico che possa dare un solido neva la validità dei modelli a garanzia di una similitudine tra progetto futuro alle costruzioni di legno. ed edificio, insomma non potrà che concordare sul fatto che la Ricordandoci che il legno è un materiale anisotropo (che risponde dimensione 2D restituisca una visione scarsamente sostanziale rispetto diversamente nel piano), l’Ingegner Antonio Pantuso sottolinea ultequella a 3D, come afferma il Professor Felice Ragazzo: “per scongiurariormente quanto sia necessario saper progettare con rigore, conore ogni errore diventa fondamentale la relazione tra progetto e tecnoscenza e sapienza. fattura e oggi disponiamo di software 3D e di CNC che possiamo interL’Architetto Emanuele Garufi ci racconta della sua comune visione pretare come nuova matita e nuovo scalpello!” Non è poco, perché con l’Agenzia Casaclima nell’approccio al settore del costruire, incenabbiamo gli strumenti per far sì che i progetti spazino nella nostra trato sul convincimento che il ruolo professionale dei tecnici e delle mente in tutta la loro concreta fisicità, senza ricorrere alle dime come imprese si fondi su competenze in costante aggiornamento e sulla facevano i nostri falegnami nelle passate generazioni, oggi la sintesi convinzione nel portare avanti metodologie progettuali e costruttive tra pensare e fare la possiamo avere con un click. altamente qualificate, in cui resta primario il concetto per cui l’efficienLo stesso tutt’uno fra progettare e fare cui allude, con un linguaggio za sia sempre un’efficienza sostenibile. molto più immediato, l’Ingegner Franco Piva, quando asserisce che il A questo proposito, l’Ingegner Andrea Bernasconi nel suo intervento punto di partenza deve essere un progetto esecutivo non solo archiracconta il legno attraverso i quattro elementi naturali: fuoco, acqua, tettonico ma anche strutturale e impiantistico, e tratta della necessità terra e aria. di avere disegni chiari che consentano di gestire tutte le intersezioni tra Dalla piattaforma di promo_legno, autorevole auditorium per il settoelementi. Sono proprio questi i vantaggi offerti dall’ingegnerizzazione e re, arriva la lezione dell’Architetto Alberto Alessi su Italo Calvino che dalla tecnologia BIM nel settore delle costruzioni: la possibilità di radioparlava del prossimo millennio evidenziando qualità come: leggerezgrafare la meccanica interiore attraverso una za, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, visione 3D. Naturalmente questi straordinari consistenza, tutte proprietà – a cui possiamo strumenti devono essere gestiti con perizia e aggiungere la sostenibilità – che possono essesapienza come ben sintetizzato nelle finalità del re applicate anche al legno. “Manifesto” del GQL. La sintesi potrebbe essere L’Ingegner Laura Navarra, in occasione dello “un carpentiere che sappia il latino”, come stesso convegno a Palermo, con “La sostenibile afferma il Professor Franco Laner, che come leggerezza del legno” ha trattato delle tecnisempre non lascia via d’uscita! Questo implica che di riabilitazione e recupero delle strutture che l’addetto al CNC non sia solo un operario esistenti, un tema cruciale della città che non “addestrato al digitale” ma sia educato a può perdere il suo senso identitario, per tornare conoscere il legno e la geometria. Altrimenti a Italo Calvino con le “città invisibili” ma anche resterà immensa la distanza fra il livello di chi a Gabriele Basilico con le sue straordinarie fotoelabora-rappresenta e chi processa-realizza. grafie, citazioni dell’Architetto Vincenzo Melluso La formazione dei protagonisti della filiera del Dipartimento di architettura dell’Università legno riguarda anche la conoscenza delle spedi Palermo. cie legnose che si sta perdendo. Ancora, “la Dopo questa disamina, diventa emozionante la figura del Tecnico responsabile di produzione, scelta del legno di Castagno dell’Etna, dello che certifica la qualità e i profili strutturali del Studio Tuttiarchitetti, che nasce con il progetto legno, ha purtroppo vaghe idee sull’importanper soddisfare una precisa esigenza, la leggeza delle sue sottoscrizioni ai fini del calcolo e rezza, anche espressiva; dove, la definizione della sicurezza”: abbiamo però a disposizione della forma sboccia dalla costruzione in pietra professori della caratura di Laner disposti a lavica esistente, appollaiata sul terreno, sulla “educere il settore”, d’altra parte è questo l’auquale la nuova volumetria lignea si sovrappospicio del GQL, usando le sue parole, che “trovi ne: il legno viene percepito con una sua intrinla forza e la giusta strada per questa vocazioseca preziosità, una materia che si sceglie di ne”. Questo è l’augurio che dobbiamo farci mostrare per denunciare questo processo di tutti, simbolicamente aprendo questo numero stratificazione. con il primo contributo del GQL facciamo un Sono straordinariamente belli i progetti che si passo insieme per l’intero settore, un passo nei possono immaginare e realizzare con i legni, dipinti di Bruegel. ma dobbiamo superare il dilemma tra astrazioD’altra parte l’Ingegner Alex Merotto, attraverne e concretezza, solo così la nuova tecnica so woodlab sta dando concretezza ai propositi può aprire a nuovi contenuti, a nuovo sapere, a Sonia Maritan fotografata dai progettisti di "figura", prototipo predi questo Manifesto e dalla sua indagine su 27 nuovo senso comune. Solo così codificheremo il sentato all'EcoArea di Rimini in occasione del I Congresso del GQL. edifici segnala – drammaticamente – che gli nuovo alfabeto dell’architettura del legno!


SIMPOSIUM GQL

Il buon costruire col legno

Prima parte

wwww.qualitalegno.it di Sonia Maritan

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Da sinistra a destra: Felice Ragazzo, Almerico Ribera, Antonio Pantuso e Franco Laner.

Il Gruppo Qualità Legno nasce ad Altavilla Vicentina in provincia di Vicenza, il 21 novembre 2016, e fa la sua prima apparizione pubblica all’ultima edizione di Legno&Edilizia l’’11 Febbraio 2017 organizzando un seminario sullo “Stato dell’arte delle costruzioni di legno in Italia” per denunciare come il costante incremento dell’impiego del legno a uso strutturale non abbia uguale tendenza nella qualità del progetto e delle realizzazioni, e di come i casi virtuosi siano sempre più rari, a fronte della banalizzazione dell’impiego privo di qualità e razionale impiego di questa risorsa. Il GQL coerentemente procede, il 27 ottobre 2017, presso l’EcoArea di Rimini col “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno” focalizzato sul tema della durabilità delle costruzioni di legno. Come si evince dal Manifesto il Gruppo Qualità Legno ha dichiaratamente iniziato la sua marcia, e si propone con forza di individuare nuovi strumenti per denunciare la mancanza di diffusione di conoscenza tecnica, la necessità di fare cultura praticandola davvero e l’urgenza di aprire così un nuovo corso per il settore. I casi di insuccesso, specie a riguardo del tema della durabilità, incendio, azioni eccezionali sono documentabili e hanno scarso corrispettivo di ricerca e normativo. L’obiettivo del GQL è quindi quello di avviare nuove pratiche di comunicazione e formazione dei progettisti, di conoscenza tecnica ed esecutiva, codici di pratica con particolare riguardo alla durabilità, all’attesa di vita dei manufatti edilizi di legno, alla sicurezza, al comfort e al cantiere. Riportiamo i contenuti del Manifesto, l’introduzione allo stesso di Almerico Ribera e le relazioni del “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno” di Antonio Pantuso e Franco Laner, figura di riferimento di questo cenacolo, segnalando che nella rubrica Scientia di questo stesso numero viene riportata la relazione del Prof. Felice Ragazzo, altra figura di rilievo, ma anche quella dell’Ingegner Alex Merotto che attraverso il suo woodlab sta dando concretezza ai propositi di questo Manifesto, come d’altra parte l’Ingegner Franco Piva che aggiorna costantemente il settore con le sue pillole di Ergodomus, anche attraverso le pagine di questa rivista.


SIMPOSIUM_GQL

Quando la cultura è un optional Almerico Ribera è tutta la vita che si occupa di legno, in campo editoriale, convegnistico, fieristico ed è l’instancabile coordinatore anche di questa nuova e autorevole iniziativa battezzata GQL che vuole porre un veto a ciò che non è lecito definire buon costruire. Sono stati innumerevoli anche i suoi contributi giornalistici dei quali è impossibile enumerare le iniziative, non ultimo il suo libro “Legno, l'universo produttivo di un materiale nuovo”. Il Gruppo Qualità Legno (GQL) nasce su iniziativa di un Gruppo di Professionisti che hanno compreso la necessità di fare cultura in un settore nel quale non circola informazione e la cultura è assente. Il legno paradossalmente è uno sconosciuto, estromesso dagli Istituti tecnici e dalla maggior parte delle Università italiane. Comunque qualche cosa si sta muovendo grazie alle Scuole superiori dei Geometri che dedicano un biennio all’impiego del legno in edilizia. Succede questo forse perché il legno lo abbiamo tutto intorno a noi: nelle finestre e nelle porte, nei pavimenti, nei mobili, in natura e quindi supponiamo di conoscerlo. In realtà non esiste convinzione più errata. Sappiamo inoltre che la mentalità dell’acquirente italiano è legata al prezzo. Chi compra non chiede quasi mai quanti e quali siano i requisiti tecnici di un edificio di legno o di muratura, ma quanto costa al metro quadro e, in base al prezzo, fa le sue valutazioni. Per l’ente pubblico, invece, conta soltanto la velocità di costruzione e, a questo proposito, ormai tutti ci rendiamo conto quali e quanti guai abbia provocato l’aberrante criterio del “massimo ribasso” causa di disastri dei quali nessun amministratore pubblico paga di tasca sua. La giustizia intanto indaga le aziende che abbassano la qualità per vincere le gare. Ma alla fine paga l’utente. In aggiunta a tutto questo siamo invasi da costrut-

tori esteri che ingannano il pubblico con edifici di legno a prezzi bassi, costruiti con materiali tenuti insieme con i chiodi, senza neppure una vite, la cui durabilità non supera gli 8 anni di vita. Andamento allegro, al quale si sono uniformati alcuni impresari improvvisati, provenienti da settori che con l’edilizia di legno non hanno nulla a che vedere e soprattutto da imprenditori che non sanno gestire il cantiere, quindi inclini a commettere errori irreparabili, condannando il settore del legno al soffocamento lento. La sensibilità di alcuni professionisti legati al legno, alle sue caratteristiche, ai suoi pregi e ai suoi limiti, ha fatto scattare il senso di rivolta nei confronti di coloro che costruiscono con il legno trattandolo al pari del laterizio e del cemento armato. In una situazione così penosa il Gruppo Qualità Legno si rivolge al Professionista, sollecitando la sua sensibilità, proponendosi di diffondere la cultura del legno in edilizia ai livelli più elevati, vale a dire verso coloro che affiancano l’acquirente nella progettazione della propria casa, assumendosene la piena responsabilità; lo facciamo con fatica dovendo lavorare al di fuori dei canali tradizionali, prepotentemente occupati da istituzioni sorde e lontane dalle vere necessità del progettista: Associazioni, Ordini e Collegi provinciali, Istituzioni scolastiche. Nel manifesto del GQL, che pubblichiamo in fondo a questi atti, sottolineiamo che “il tema principe del fare cultura è la durabilità delle costruzioni di legno, sottovalutata, pur essendo la causa prima di insuccessi anche disastrosi”. Ovviamente, questo è anche il senso del primo Congresso italiano sullo stato dell’arte delle costruzioni con il legno.

di Almerico Ribera

In alto alcuni momenti del seminario sullo “Stato dell’arte delle costruzioni di legno in Italia”, che si è tenuto l'11 febbraio a Verona in occasione di L&E.


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In alto, a sinistra, la sala gremita al seminario sullo “Stato dell’arte delle costruzioni di legno in Italia”, che si è tenuto l'11 febbraio a Verona in occasione di L&E. A seguire l'apertura dei lavori per il “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni in legno” realizzato dal GQL, con la segheria mobile di Andrea Zenari e i progettisti di "figura" (Giuseppe Ragosta, Felice Ragazzo e Felice Patacca) presso l'EcoArea di Rimini (ben visibile a destra) dove si è tenuto l'evento.

Formare per conoscere, conoscere per progettare, progettare per la durabilità Franco Laner, professore ordinario di Tecnologia all’università IUAV di Venezia, è un tenace cultore dell’impiego del legno nelle costruzioni. In occasione del Convegno che si è tenuto a Legno & Edilizia l’11 febbraio di quest’anno per la prima presentazione ufficiale del Gruppo Qualità Legno e anche presso l’EcoArea di Rimini il 27 ottobre, in occasione del “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni in legno” realizzato dal GQL, ha sintetizzato le finalità riassunte in un “Manifesto” condiviso da molti protagonisti del comparto delle costruzioni di legno. In quarant’anni di attività di ricerca ha pubblicato più di 400 memorie e articoli, fra cui diversi libri, come “Il legno lamellare, il progetto”. Riportiamo la sintesi del suo intervento.

di Franco Laner

La Torre di Babele di Bruegel.

Imprescindibilità della conoscenza La conoscenza del legno può essere declinata in molti modi. Semplicemente, ad esempio, capendo la differenza fra una comune matita e la matita del carpentiere che sottende con la sua forma la sua funzione. Anche altri semplici oggetti, come un pennino per scrivere con l’inchiostro che deve rispondere ad alcuni requisiti, ma la sua forma può essere variamente progettata. Così un gocciolatoio di una gronda di legno può aver forme diverse, ma deve possedere comunque un intaglio tale da impedire all’acqua di scorrere per aderenza e ristagnare favorendo il marcimento. Le staffe di unione fra gli elementi di una capriata di ferro battuto non sono solo gradevolmente disegnate, bensì concepite per impedire allineamenti di chiodi che potrebbero favorire fessurazioni proprio in corrispondenza dei chiodi così da renderne vana la tenuta. In altre parole, se si ha chiara la funzione e l’utilità, la realizzazione sarà conseguente e congrua. Il particolare non sarà dunque in finzione, bensì in funzione, razionalità e bellezza devono diventare un unicum, ovvero ingegneria e architettura si devono fondere, trovare unità e allora potremmo parlare di progetto col legno ben riuscito.

La sintesi potrebbe essere “un carpentiere che sappia il latino”. Senza la conoscenza è impossibile progettare e costruire. L’ignoranza è foriera di guai e insuccessi. L’esempio, con cui apro l’intervento, prende spunto dal dipinto della torre di Babele di Bruegel. Il quadro è pittoricamente gradevole, molto intenso e carico di episodi. Se ci fermassimo al giudizio immediato, ingenuo, potremmo tutt’al più dire mi piace, non mi piace e poco più. Se però vi prendessi per mano e vi spiegassi come Bruegel abbia reso eloquente la confusio linguarum rappresentando la disorganizzazione del cantiere, i necessari complementi del cantiere, la città sullo sfondo, l’approvvigionamento dei materiali via acqua, la vista del committente, il ruolo dell’architetto, ecc. ecc. allora si potrebbe apprezzare il qua-


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dro, perché siamo stati e-ducati, da educere = condurre fuori/portare fuori, formati. Ora posso esprimere un giudizio critico e consapevole: mi piace, non mi piace e perché. Adesso diventerà chiaro che la torre di Babele non poteva giungere a compimento perché il cantiere era mal organizzato, caotico e compiuta quest’analisi si paleserà anche la posizione dell’architetto, inginocchiato e prostrato difronte alla committenza. Ci vorrà il grande Brunelleschi per dare dignità e centralità alla professione e al progetto, che se ne va dalla fabbrica di Santa Maria del Fiore quando ritiene di non essere debitamente valorizzato. Altro breve esempio: la Venere di Urbino di Tiziano. Questa Venere non è pudica. La linea del verde tendaggio termina proprio in prossimità del pube. Esibisce con enfasi e sfrontatezza la sua nudità e tutta una serie di elementi simbolici contribuiscono a costruire un messaggio dissacrante, molto diverso da ciò che di primo acchito lo spettatore è propenso a vedere. Dobbiamo guardare alla storia per fare speculazioni utili ad aumentare il livello culturale di chi opera in settori importanti come il nostro. La storia è ricca di inferenze progettuali, perché il legno è sempre stato usato e spesso con grande intelligenza ed efficacia. In un momento in cui i granai della conoscenza si stanno svuotando, dobbiamo concorrere a rimbottirli. Gli esempi si riferiscono all’impiego del cuneo, straordinaria macchina semplice, protagonista nelle costruzioni di legno. Fuor di metafora: si può impiegare il legno, diffonderlo, progettare e costruire senza la conoscenza delle proprietà del materiale e delle sue tecnologie? Formazione dei protagonisti della filiera legno La formazione dei protagonisti della filiera legno è imprescindibile, permette di capire che il problema dell’architettura è vincere la gravità, cosa a volte impossibile, quindi è meglio andare a patti: il legno deve essere messo “in forza”, dobbiamo dargli l’anima, mettere una tensione “prima che il legno inizi a lavorare”! Importanti i grandi temi, senza però sottovalutare i piccoli: sapere, ad esempio, che nelle unioni lignee le graffe sono più resistenti e i chiodi hanno una duttilità maggiore e che i chiodi non sono da infiggere parallelamente all’asse longitudinale. L’auspicio è traslabile a tutta la filiera, a partire dai commercianti e industriali: il primo soggetto che deve conoscere il legno è chi lo commercializza. A volte non si distingue l’Abete dal Larice: l’ignoranza sulle diverse proprietà delle specie legnose è crescente e preoccupante. La figura del Tecnico responsabile di produzione, che certifica la qualità e i profili strutturali del legno ha vaghe idee dell’importanza delle sue sottoscrizioni ai fini del calcolo e della sicurezza. Esempi di dilagante ignoranza, che

inficiano il settore, a meno di non pensare che vendere legno sia come vendere dentifricio o detersivi. Mancano scuole a ogni livello, mancano docenti e le aziende sono stanche di far supplenza con corsi e seminari, gli Ordini professionali organizzano convegni per “distribuire” i CFP che rappresentano solo un affare per umili appetiti. A tutto ciò concorre l’insufficienza dell’operato delle associazioni di categoria e un’infima e banale pubblicità del legno che spesso diviene fuorviante. Questo è il frutto della carenza della formazione. Formazione e ricerca Altra lapalissiana constatazione: senza ricerca di base e applicativa non è pensabile né il progresso e ancor meno la permanenza sul mercato del legno a uso strutturale. I temi prioritari sono: durabilità (drammaticamente prioritario), fuoco, sicurezza al vento e al sisma, risparmio energetico e sostenibilità. Se gli investimenti in S&R del nostro Paese sono l’1,3% del PIL, fra i più bassi dei paesi industrializzati, nel settore legno scendono, penso, sotto lo 0,01%, come il tasso di interesse sui conti correnti delle banche. Si possono aspettare i risultati della ricerca straniera, ma così facendo non ci accorgiamo di essere sempre più colonia, Paese terzo, del mondo che conta. La formazione dei progettisti è quindi il primo tassello di questo nuovo “corso” che ci impegniamo a prefigurare, assieme a chi abbia “buone orecchie” e volontà di scuotere i protagonisti, assopiti sui guanciali dell’indubbio successo del legno. Termino, come ho iniziato, con un altro bellissimo quadro – I pattinatori – di Bruegel. Il messaggio del pittore fiammingo è rivolto ai giovani indicando loro la fragilità, allora come oggi, del difficile momento storico. Stiamo pattinando sul ghiaccio, sottile e pericoloso. Il compito di educare sotteso nel dipinto spetta a me, vecchio e ad altri di buona volontà. Perciò mi auguro che il nostro GQL trovi la forza e la giusta strada per questa vocazione.

Marcimento della base di una parete in X-Lam di una scuola di 7 anni.

I pattinatori di Bruegel.


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di Antonio Pantuso

Considerazioni sulla quantificazione del coefficiente di struttura q nelle strutture di legno Antonio Pantuso, ingegnere strutturale, è specializzato nell’ambito del rinforzo strutturale di strutture esistenti mediante materiali compositi ma anche nella progettazione e nella diagnostica delle strutture di legno massicio e ricomposto. È autore di diverse pubblicazioni scientifiche e una voce importante del GQL, per il quale segue un estratto della sua relazione incentrata sul Fattore q. L'Attuale versione dell'Eurocodice 8 trascura alcuni importanti aspetti del comportamento delle strutture di legno nell'assegnazione del fattore di struttura q. Tale valore, nel caso del legno, è fortemente determinato dalla tipologia delle connessioni, visto il comportamento fragile di tale materiale. Tanto si evince considerando il legame costitutivo dei materiali, quali acciaio, calcestruzzo, i quali presentano un comportamento duttile

Meccanismi di collasso dissipativi, a) e non dissipativi b)

più o meno spiccato; per tali materiali la crisi si ha per raggiungimento della deformazione ultima e non di uno stato tensionale ultimo. In merito basta pensare alla rottura di un fil di ferro: è sufficiente piegarlo più volte su se stesso fino a esaurire tutto il tratto plastico. Uno stuzzicadenti si spezza: semplicemente non si piega. I sistemi costruttivi di legno destinati principalmente all’edilizia scolastica e residenziale, nonché alle costruzioni di nuove cellule residenziali nei crateri colpiti dal sisma stanno avendo sempre più crescente diffusione. Tanto è senz’altro dovuto ai temi della rapidità e semplicità dei processi costruttivi e a quelli della sostenibilità e dell’efficienza energetica. Altro aspetto importante è il generale miglior comportamento sismico di tali edifici se paragonati a strutture similari realizzate in calcestruzzo armato o in muratura. Tanto è dovuto, oltre che alla riduzione delle masse, soprattutto al maggior periodo proprio di vibrazione, a cui competono valori minori dell’accelerazione dello spettro di risposta elastico.


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Si tratta, in pratica, per quanto attiene ai principi di progettazione in zona sismica, di non ammettere che la struttura resti in campo elastico ma dissipi con criterio energia: il legno può vantare ottime chance in questo ambito se ben progettato. I vantaggi sono costituiti dai periodi propri di vibrazione che sono più alti e dalla sua leggerezza, gli svantaggi sono dovuti al fatto che si tratta di un materiale a comportamento fragile. Una struttura rigida durante un evento sismico accelera quanto accelera il suolo, mentre una struttura deformabile si sposta quanto si sposta il suolo. Tuttavia, nell’ambito della progettazione antisismica, l’attuale normativa sulle strutture di legno pone maggiore attenzione alla salvaguardia della vita, ma meno agli altri due aspetti della progettazione antisismica, quali il contenimento dei danni e il mantenimento della funzionalità delle opere strategiche e rilevanti. Proprio in merito a tali due aspetti della progettazione occorre porre particolare attenzione, visto il comportamento fragile del legno, alla progettazione degli elementi di collegamento affinché siano in grado di dissipare energia e conferire all’intera struttura un comportamento duttile; ovvero, progettare secondo la capacità, come definito nell’Eurocodice 8. Il comportamento reale di una struttura sollecitata da un sisma severo è di tipo anelastico poiché i materiali sono costretti a lavorare oltre i limiti di proporzionalità, per questo se il Fattore q è alto, è necessario garantire gli spostamenti (il Prof. Massimo Fragiacomo propone dei valori), così la struttura si danneggia ma senza collasso. Il presente lavoro pone l’attenzione all’aspetto operativo della progettazione delle strutture di legno dove, dopo avere definito il “sistema strutturale”, si associa in maniera quasi automatica e banale il “fattore di struttura q”, tralasciando gli aspetti essenziali e importanti dei dettagli costruttivi e della Capacity Design, entrambi strettamente correlati alla progettazione e disposizione delle connessioni. La struttura deve arrivare a collasso per fasi successive e quindi deve avere un comportamento duttile. A stabilire se debba essere (questa duttilità) alta, media o bassa intervengono diversi fattori, come i sistemi costruttivi, i dettagli costruttivi e la Capacity Design appunto, che permette di stabilire dove voglio che l’edificio vada in crisi prima e anche precisamente quale parte (sulla

carpenteria metallica sono necessarie ulteriori prove), ad esempio in corrispondenza delle zone non dissipative: gli elementi parete, le connessioni, etc. Le strutture devono essere progettate secondo il criterio della gerarchia delle resistenze, assegnando agli elementi fragili capacità superiori a quelle degli elementi duttili, conservando il comportamento d'assieme della struttura. L’attuale normativa, frutto della carente sperimentazione sul tema, manifesta delle criticità in tale ambito contenendo ancora delle regole di carattere “prescrittivo” e non “prestazionale”, proprio in disaccordo con la filosofia degli Eurocodici. Ricordando che il legno è un materiale anisotropo (che risponde diversamente nel piano), sottolineiamo quindi quanto sia necessario saper progettare con rigore, conoscenza e sapienza.

In alto, il “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni in legno” realizzato dal GQL, presso l'EcoArea di Rimini dove si è tenuto l'evento.

Progettazione a domanda di spostamento “Performance Based Design”.


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MANIFESTO

del buon costruire col legno

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Sono ormai troppe le aspettative suscitate da un’enfasi del costruire col legno che, alla prova dei fatti, si stanno dimostrando effimere, fragili e illusorie. Il millennio si era aperto con interessanti prospettive di sviluppo della cultura materiale, tecnologica e di base, finalizzata alle costruzioni di legno. Sembrava, infatti, maturo un nuovo modello, o una nuova visione, a sostegno dell’impiego costruttivo della filiera legno, in competizione ad altri materiali. A partire dall’ultimo quarto del secolo scorso, il legno strutturale si è riproposto nel nostro Paese, anche grazie alle nuove tecnologie produttive di ricomposizione del legno, come lamellare, X-Lam, bi e trilama, parallam, microlam, OSB, ecc., oltre a nuove tipologie del massiccio. Per merito di pochi imprenditori, professionisti e studiosi, i quali si sono prodigati per il rilancio della risorsa legno, si è accresciuta nei suoi confronti la fiducia, sia tecnicostrutturale, sia di mercato. Si sono così realizzate opere lignee spettacolari e decisamente avanzate, in virtù delle quali era lecito aspettarsi un consolidamento delle specifiche basi scientifiche, tecniche e soprattutto culturali. Un segnale di corrispondenza, per quanto unico e per quanto passibile di revisioni e miglioramenti, si è manifestato con l’emanazione delle NTC del DM 14 gennaio 2008 che finalmente hanno legittimato il legno massiccio e ricomposto come materiale strutturale. Sicuri dell’automatico progredire e affermarsi del legno come alternativa costruttiva, spesso confondendo moda con cultura, si sono sottovalutate affermazioni di vago e generico ecologismo, precipitando così in un travisamento delle condivise virtù del legno, peraltro sostenute da un crescente consumo. Il tranquillo sonno che si è venuto a ingenerare ha offuscato i segnali negativi, relegando così gli insuccessi a episodi di fisiologica e insignificante statistica. Pertanto, a una attenta analisi dello stato dell’arte del costruire col legno, si evidenziano nel presente fraintendimenti e discrepanze, annuncianti un incerto futuro. La cultura del legno, sempre più evocata, ma sempre meno praticata, a cominciare, quale primo e chiaro segnale, dall’irresponsabile mancanza di insegnamento diffuso. E anche laddove si esercitano gli specialismi, se ne intravvedono i segni di un languido deperimento. Il tema principe – la durabilità delle costruzioni di legno – il cui materiale è organico e perciò fisiologicamente vulnerabile e degradabile, è molto sottovalutato, pur essendo essa la causa prima di insuccessi, anche disastrosi. Una casa non si costruisce con scarse aspettative di vita utile, specie in un Paese come il nostro, dove essa rappresenta un bene di carattere primario, identificativo e da trasmettere ai figli dei figli. La mancanza di cultura tecnica si rivela pure nella scarsa attenzione al fuoco e al vento, seppure con meno drammaticità rispetto alla durabilità. Sullo stesso piano, le preoccupazioni per la sicurezza antisismica sono per lo più soddisfatte con risibili e generici slogan, travisando di fatto la pur giusta ragione che il legno rappresenti un eccellente materiale per progettare e costruire in zone sismiche. Così come la corsa ai record, in particolare in altezza e numero di piani, va ottemperata con continuo riferimento alla qualità, di progetto ed esecutiva, che non ha come unità di misura la meraviglia o l’inusitato. Non basta, ci sono altri aspetti che si possono considerare. Sul versante produttivo, non di rado si registrano comportamenti a dir poco discutibili. Ci sono casi in cui il principio di valore viene fatto discendere più da forzose commercializzazioni, piuttosto che dalle qualità e dalle garanzie del bene venduto. In tale quadro, il legno

è inteso per lo più come mero e acritico materiale d’uso, spogliato di quell’aura storica derivante dal lento accumulo di sempre sperimentati magisteri e codici, senza i quali non avrebbe forato la coltre dell’oblio dei secoli, acquisendo così tanta importanza nel panorama costruttivo. Non si fa un favore al legno se, nei vari modi e strumenti mediante i quali mediocremente lo si propaganda, si dimentica quella sua natura – divina e sacrale – per essere stato essere vivente, prima di offrirsi come materiale. Tutto ciò con l’insufficiente attenzione delle Associazioni di categoria, spesso sorvolanti sulla missione di temperata e illuminata assistenza agli Associati. Chi non è disposto ad assecondare tanta deriva è stato assalito da una profonda inquietudine: da ciò la forza motrice per giungere alla costituzione del “Gruppo Qualità Legno” (GQL). Il Gruppo si è liberamente formato per contribuire alla promozione di una diversa visione dell’impiego del legno strutturale e intesa ad arginare la deriva di una preoccupante avventura che tutt’oggi lo investe, peraltro in un momento di grave difficoltà, anche a causa della perdurante crisi economica. In seno al Gruppo ha preso avvio uno studio per elaborare idonei strumenti e attivare opportune iniziative. Il punto iniziale di interesse si ispira ai principi che sinteticamente il Manifesto adombra. Al tempo stesso è viva l’intenzione di mettere a servizio l’esperienza e la professionalità di ciascun aderente. Ciò nella convinzione che si possano attivare azioni significative e incisive al fine di perseguire l’assunto che, senza cultura, scientifica e umanistica, anche per il legno è precluso il futuro. Per esplicitare e incanalare in un processo virtuoso e incisivo le forze e le intenzioni di radicale cambiamento nei confronti dell’attuale impiego del legno a uso strutturale, viene convocata una assemblea dei Soci fondatori, aperta agli interessati, sabato 11 febbraio 2017 nell’ambito di Legno & Edilizia a Verona. GQL Sottoscritti presenti * Marco Arata Anna Bruzzone Vincenzo Ciripino Massimiliano Coni Fabrizio Duglio Davide Maria Giachino Matteo Goggia Franco Laner Paolo Lanfranconi Gianfranco Magri Alex Merotto Attilio Marchetti Rossi Antonio Pantuso Franco Piva Felice Ragazzo Almerico Ribera Pietro Spampatti Fabio Spera Gerolamo Stagno Romano Ugolini Mario Viassolo Andrea Zenari Altavilla, 21 novembre 2016 * Il 26 ottobre 2017, in occasione del “1° Congresso italiano sullo stato dell’arte delle costruzioni di legno” di Rimini è stato discusso il Manifesto, con la sottoscrizione dei nuovi componenti.


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Wood in the Mediterranean City

Ad aprire il convegno, sono (da sinistra) Enzo Micali, e Andrea Sciascia con Vincenzo Melluso del Dipartimento di Architettura dell'Università di Palermo.

Il legno per intervenire sull’esistente è un tema cruciale su un mercato che in gran parte riguarda il patrimonio edilizio già disponibile e promo_legno, nella fitta agenda di convegni e corsi che propone, lo tratta a Palermo – il 22 marzo nell’Aula Magna di Palazzo ChiaramonteSteri – dedicandogli un’approfondita disamina, ricca di progetti esemplari realizzati nel sud della nostra penisola. Francesco Mirrione Legnami srl, Rothoblaas srl, Lo Castro spa e Rubner Holzbau Sud spa gli sponsor dell’evento che con la moderazione di Lorena De Agostini vede intervenire Alberto Alessi, Laura Navarra, Vincenzo Giusti, Xavier Ros, preceduti dai saluti istituzionali di Andrea Sciascia, Direttore dipartimento di architettura, Università di Palermo, che pone l’accento sul legno come fatto costitutivo dell’architettura alludendo al frontespizio di una capanna, all’archetipo, ma anche alla continuità dell’architettura californiana (Charles Moore) riportandoci esempi rintracciabili in Lotus n°8 ma anche Casa Bella n°680. “Il legno è organico e ci ispira un’immagine di grande bellezza, come fa in questo luogo”, afferma a seguire Vincenzo Melluso dello stesso dipartimento dell’Università di Palermo, che tratta del senso identitario di città, dell’intervento sul costruito nella città mediterranea che non può perdere il suo “senso” di città e divenire “città senza città” come restituisce efficacemente Italo Calvino attraverso le “città invisibili” ma anche Gabriele Basilico con le sue straordinarie fotografie. È però Enzo Micali, il decano del legno nel settore dal 1962, a dare la benedizione a questa giornata.

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L’intervento di Alberto Alessi, direttore di “Materialegno”, rivista sul legno e i suoi usi in architettura, si intitola “Woodencity: Ricostruire, riqualificare e rinnovare con un materiale rinnovabile”. Parte letteralmente dall’albero gigante di Adamo ed Eva per dirci, nella prima sezione, “In principio era il legno”, fino ad Avatar, del 2009, in cui James Cameron crea un albero attraverso la realtà aumentata, poi pone l’accento sulla capanna primitiva e il senso di protezione del frontespizio di Essai sur l’Architecture del 1755 di Marc-Antoine Laugier, di alcune colonne sbozzate (come tronchi) del Portico di Sant’Ambrogio di Milano del 1497 di Donato Bramante, del riparo raffigurato in De Architectura di Vitruvio, del Petit Cabanon del 1952 di Le Corbusier, di un prototipo di edificio a telaio per l’arca di Noè affrescata sulla navata del Duomo di Monreale. Innumerevoli sono le testimonianze di come il legno sia stato considerato un materiale da costruzione di importanza fondamentale per l’edilizia fin dai tempi antichi, ma si è rimasti legati a immagini tradizionali forse perché la trasformazione dalla lavorazione del legno artigianale a quella industriale si è verificata molto tardi. Questo, Alessi lo afferma nel paragrafo che intitola “Clichés”, nel quale cita l’Holzhausbau del 1930 di Konrad Wachsmann per ricordare come il pericolo di incendio costituisse da sempre una preoccupazione ricorrente e nei casi più favorevoli alla costruzione di legno come si attribuisse alla casa di legno un carattere di provvisorietà. Se mettiamo da parte i pregiudizi, possiamo però riconoscere che si tratta di un materiale costruttivo che ha, anche per la nostra epoca, la stessa importanza della pietra e del ferro. Bisogna imparare a usare questo materiale a par-

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Alberto Alessi

tire da una nuova concezione e per nuovi impieghi anche se le più moderne tra le costruzioni sono esse stesse i naturali perfezionamenti di un metodo costruttivo tradizionale. Altri esempi illustrati in cui il legno è scelto per le sue qualità, come una costruzione a graticcio a Pavia, il Ponte di Bassano del Grappa progettato da Andrea Palladio, una Pagoda a Kyoto, precedono il noto Progetto Sofie (IVALSA-CNR, IUAV) del 1995 che testimonia della capacità di resistere a un terremoto di un edificio ligneo. La Gaiola Pombalina nella parte bassa di Lisbona, del 1755, è costituita da edifici tutti a telaio ligneo, rivestiti poi in marmo e intonaco, come la Casa Barraccata del XVII Secolo nel Regno delle due Sicilie, ne esistono ancora molti esempi in Calabria ed erano stati progettati per resistere ai terremoti. Nella sezione successiva che l’Architetto Alessi intitola “Low Tech, High Tech” si evidenzia il concetto di natura circolare del legno, che da bosco torna a essere bosco, come oggi si auspica per l’economia, ben rappresentata dai centri di lavoro che ottimizzano la lavorazione degli elementi: una dimensione artigianale e un’altra tecnologica, ma anche un aspetto sensuale (organolettico) e uno scientifico desumibile dalle fibre del legno. Tre i sistemi costruttivi: block house, telaio (sistemi lineari) e X-Lam (sistemi piani), che con riferimento ai primi due sistemi storici deve tutto all’architettura classica. <Nessuno(a)>Secondo Alex de Rijke “il legno è il nuovo calcestruzzo”, tanto che alla

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Immagini tratte da “Materialegno”.

1) Esempio progettuale volto a sopraelevare e sovrapporre Kraus & Schönberg, Hanover House, Bradford (Inghilterra), 2007 2) Esempio progettuale volto a trasformare e modificare Andrea Oliva, Tecnopolo, Reggio Emilia (Italia), 2013 (un edificio abbandonato che si rianima, una volta rinforzata la struttura, con dei container in legno, rendendo questo spazio vivibile come spazio d’incontro, uffici, etc). 3) Esempio progettuale volto a recuperare e riabilitare Antonio J. Torrecillas, Torre del Homenaje, Huescar (Spagna), 2008 (una seconda torre in legno – sulla prima consolidata – che recupera la vista di un paesaggio che si era persa). 4) Esempio progettuale volto a sostituire e integrare Giorgio Volpe, Complesso Palatesta, Bologna (Italia), 2008 (aggiunta della struttura, mista a telaio e X-Lam, interamente in legno, a cui viene successivamente aggiunto un altro volume). 5) Esempio progettuale volto a completare ed estendere Kaden Klingbeil, Edificio residenziale E3, Berlino (Germania), 2008 (edificio massiccio in legno).


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6 6) Esempio di edificio ex-novo bauart, Microcity, Neuchatel (Svizzera), 2013. 7) Esempio della città che sale Hermann Kaufmann, Life Cycle tower, Dornbirn, 2012 (il legno che lavora con il cemento: il nucleo). 8) Esempio della città al mare Nicola Di Battista, padiglione stagionale, Praiano a Mare (Italia), 2004.

Laura Navarra

Immagini tratte dalla relazione di Laura Navarra.

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Biennale un edificio di Le Corbusier è stato ritenuto più vantaggioso riprodurlo in legno, un assunto che ha portato a una certa analogia formale fra gli edifici in calcestruzzo e quelli in legno, sdoganando questo materiale anche in città. La sezione “Woodencity” esordisce con le “Lezioni americane” di Italo Calvino, che parlava del prossimo millennio evidenziando qualità come: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, consistenza, tutte proprietà che possono essere applicate anche al legno! Gli esempi storici sono innumerevoli: i tre piani di tetto del Castello Del Valentino a Torino

del 1620 circa o la parte alta del Palazzo Branciforte a Palermo del XVI sec, per citare solo due esempi. Attraverso le innumerevoli qualità del legno, il Direttore di “Materialegno” crea, via via, pensiero dopo pensiero, un elenco di caratteristiche, aggiunge la sostenibilità alle sei evidenziate da Calvino, perché con il legno, come illustrano una sequenza di progetti, si può sopraelevare e sovrapporre, trasformare e modificare, recuperare e riabilitare, sostituire e integrare, completare ed estendere, fare edifici ex-novo, costruire la città che sale e la città al mare.

L’Ingegner Laura Navarra, dello studio Panormus di Palermo, con “La sostenibile leggerezza del legno” ci parla delle tecniche di riabilitazione e recupero delle strutture esistenti. Lei, da tecnico, in un albero vede un elemento che si comporta come una mensola incastrata alla base; il legno è pre-teso e pre-compresso dalla natura e svolge sulla pianta in piedi una funzione di sostegno: immaginando delle forze perpendicolari al suo fusto, tanto più è solleci-

tato tanto più questo oppone forze uguali e contrarie, grazie alle sue proprietà meccaniche. Il legno è un materiale classificato meccanicamente: ogni singola tavola di Abete è certificata (le conifere sono quelle prevalentemente utilizzate per usi strutturali secondo la Normativa del 2013) e classificata sulla base di rilevazioni. Il 90% del consumo di legno in Europa proviene da foreste europee certificate cioè “universal-

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mente stabili” che significa che tante piante si tolgono e tante se ne rimettono: questo perché la pianta nel suo ciclo di vita naturale crea uno scambio con l’ambiente: consuma anidride carbonica e restituisce ossigeno, anche se superata una certa età biologica della pianta questo scambio diviene meno efficace. Per uso industriale, il legname viene quindi sottoposto a segagione prima dell’invecchiamento e sono proprio le piante giovani quelle che trasformano più anidride carbonica in ossigeno: la stabilità della foresta è quindi garantita dalla sostituzione delle piante vecchie con quelle più giovani. Lo scambio geniale avviene attraverso la foglia grazie alla fotosintesi clorofilliana: l’albero assorbe l’H2O dal terreno, raccoglie la CO2 e libera O2 [= 6CO2 + 6H2O C6H12O6 (consumo dell’albero) + 6O2 (contributo all’ambiente)]: 1 m3 di legno consuma 1 tonnellata di CO2. Ecco perché è un materiale leggero per l’ambiente, perché è sostenibile, immettendo CO2, invece di consumarla! È leggero per l’ambiente anche perché ha un basso contenuto di energia di produzione a confronto con materiali metallici, plastici o cementizi, gli elementi strutturali in legno richiedono poca energia primaria per essere prodotti e quindi hanno un impatto ambientale basso. Ancora, il legno è leggero per l’ambiente perché biodegradabile: nel ciclo completo di vita di una costruzione, lo smaltimento di una struttura di legno costituisce un onere minore rispetto ad altre tecnologie costruttive, se non addirittura una risorsa, laddove sia possibile riutilizzarlo o riciclarlo in altre forme. Oggi non è più immaginabile costruire senza preoccuparsi di conoscere la destinazione dei materiali concluso il loro ciclo di vita. Il legno è leggero anche nella statica perché si tratta di strutture ascrivibili a un sistema isostatico, con una cerniera e un carrello ai lati estremi della campata, e quindi non trasferiscono sollecitazioni portanti e non appesantiscono la struttura, ecco perché sopraelevare con una struttura di legno costituisce un’opzione consigliabile, sia perché il materiale è leggero e sia perché la connessione fra la parte superiore e inferiore viene realizzata con modelli semplici. Il filo conduttore della leggerezza è ampiamente

suffragato dalla relazione chiara che l’Ingegner Navarra propone, anche per la sismica. Innanzitutto 1 mc di legno pesa 450 kg, 1 m3 di ferro ne pesa 7850 kg e 1 m3 di c.a. pesa 2500 kg, ma considerato un solaio di modeste dimensioni, ad esempio di 5 x 10 metri, va considerata anche l’incidenza (per valutare quanto materiale serva e se si tratti di un rapporto vantaggioso): per un solaio di legno corrispondente a 25 kg al m2 di peso proprio, 35 kg/m2 se fatto di ferro e 250 kg/m2 se fatto di c.a., esempio fondamentale considerato che l’azione sismica è proporzionale alla massa, quindi una struttura leggera dal punto di vista sismico non dà un grande contributo. La maggior parte delle strutture lignee deve essere verificata principalmente per il vento che può sollecitare la trave, la parete, la copertura, mentre l’azione sismica non costituisce la variabile più rilevante ai fini del dimensionamento statico della struttura stessa. L’Eurocodice 8, con il fattore q, rende protagonista la capacità che hanno i nodi strutturali di dissipare energia sismica. Le strutture in X-Lam e platform frame hanno una capacità di dissipare energia pari a 3,0, un vantaggio importante che sta alla base dell’ampia diffusione di questi sistemi nell’ambito delle ristrutturazioni e delle sopraelevazioni. La relazione prosegue poi mostrando quattro esempi di strutture esistenti recuperate, dal punto di vista dell’ingegnerizzazione di architettonici che sono stati da altri impostati, sottolineando l’importanza della sinergia fra architettura e ingegneria per poter garantire un’esecuzione armonica del progetto. L’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli in provincia di Napoli ritorna utilizzabile grazie alla nuova struttura di legno lamellare con gradini in Larice e la gradonata in travi di Abete – sorretta su piccoli plinti per non poggiare sui gradini preesistenti – che simula l’andamento ellittico con raggi di curvatura differenti. Un nuovo terminal passeggeri coperto per la Stazione Centrale di Messina con un sistema isostatico in legno lamellare contraddistinto da pilastri composti con doppio incollaggio e al piede cerniere ancorate a terra. La copertura di Santa Maria delle Grazie - Cimitero di Lentini a Siracusa (SR) rifatta completamente in legno lamellare rappresentata anche in questo caso da una struttura isostatica (e non spingente nonostante ci sia la curva), laboriosa dal punto di vista produttivo per1) e 2) Anfiteatro Flavio. 3) e 4) Stazione centrale di Messina. Nella pagina sucessiva 5) e 6) Santa Maria delle Grazie a Lentini provincia di Siracusa. 7) e 8) Cineteatro Marconi a San Cataldo provincia di Caltanisetta.

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ché sono state create tante sagome di travi diverse con l’accortezza che non toccassero il controsoffitto esistente, poi realizzate secondo disegno. Interessante, infine, dal punto di vista ingegneristico, il Cineteatro Marconi a

Vincenzo Giusti

La relazione “Dal bosco alla città” dell’Architetto Vincenzo Giusti, dello Studio Tuttiarchitetti, ci porta nel territorio lavico di Catania, con le sue tre soglie di margine: storica, ottocentesca e moderna (sviluppatasi verso nord) che definisce il perimetro urbano, oltre l’area periurbana con paesi etnei e quindi il suo progetto residenziale – che si colloca nell’ultima soglia della città – non può che tenere conto del carattere insediativo e cioè dello stretto legame con il territorio lavico. La casa su un solo livello si trova fra un parco e un tessuto urbano denso (Piano Regolatore del 1968) e si tratta di uno dei pochi edifici in pietra lavica

Immagini tratte dalla relazione di Vincenzo Giusti. Casa SG a Catania di Tuttiarchitetti.

San Cataldo (CL), ormai fatiscente che si voleva ricostruire con una rivisitazione, su cui era necessario realizzare un palcoscenico, le rampe per le macchine sceniche e poi (necessariamente) per ultima la copertura.

sopravvissuto alla fabbricazione intensiva degli Anni ’60-70, dominato quindi da un intorno incombente. Questa realizzazione del 2013, sulla quale è incentrata tutta la sua relazione, è possibile grazie all’emanazione straordinaria della Legge del Piano Casa (apprezzata perché ha permesso l’ampliamento di cubatura con vincoli meno stringenti) che permette l’ampliamento di un edificio in pietra lavica esistente attraverso la realizzazione di un sopralzo, caratterizzato da una rotazione in senso antiorario dei due lati longitudinali rispetto le due polarità, con due “squarci” del volume che costituiscono le aperture in corrisponden-


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za di due terrazzi: la definizione della forma nasce dalla costruzione in pietra lavica esistente, appollaiata sul terreno, sulla quale la nuova volumetria si sovrappone. La scelta del legno, castagno dell’Etna, è nata con il progetto per soddisfare una precisa esigenza, la leggerezza, anche espressiva: il legno viene percepito come qualcosa di preciso con una sua preziosità intrinseca, una materia che si sceglie di mostrare per denunciare questo processo di stratificazione. Il nuovo e prezioso “cappello” della casa si impone per differenza, la Casa SG è pensata anche come presenza pubblica e non solo come casa privata: l’architettura ha sempre una valenza

L’Architetto Xavier Ros, dell’Harquitectes di Barcellona, nella sua relazione “Sotto il sole del Sud”, espone moltissimi progetti, realizzati dal suo studio negli ultimi 10 anni, in cui il legno ha un valore primario, affermando che lo utilizza quando si rivela essere la migliore risposta. L’architettura oggi non può che essere efficiente e sono proprio i materiali utilizzati a garantire, secondo la stagione, un funzionamento efficace della struttura, questo deve essere l’obiettivo primario. Una palestra scolastica (714) realizzata nel 2007-09, infatti, non ha quasi mai richiesto l’accensione del riscaldamento: ha la facciata coibentata con cappotto in sughero, è contraddistinta da una successione di campate su una copertura inclinata, rivestita di policarbonato, dove il legno resta la matrice portante del progetto. Un’altra realizzazione riguarda una villa unifamiliare (205) realizzata in legno lamellare su un pen-

poetica ed evocativa. Lo skyline evidenzia lo zoccolo in pietra lavica sul quale poggia il volume ligneo realizzato con un sistema a telaio con connettori di acciaio, pannellatura e coibentazioni in fibra di legno, OSB e gesso fibra. I progettisti stessi sono rimasti stupiti di come sia stato molto lungo il progetto e, al contrario, veramente rapido il montaggio della struttura! Gli interventi sull’esistente invece che essere superfetazioni possono avere una valenza importante: il colore “cemento” del basamento dialoga armoniosamente con il sopralzo in castagno lasciato al naturale. All’interno volumi prismatici essenziali mettono in luce il linguaggio dei materiali.

dio, l’edificio come una grande trave ha sfruttato una roccia esistente come sostegno, e appoggia su due setti in cemento con il 60% di struttura a sbalzo: questi due montanti creeranno anche uno spazio permanentemente ventilato tra la casa e il terreno roccioso. Pareti, soffitti e pavimenti sono realizzati con legno lamellare a vista. Ancora, l’Architetto Xavier Ros, mostra la ristrutturazione e l’ampliamento di una scuola (906) realizzata nel 2009-15 e caratterizzata da una facciata a doppia camera che garantisce il comfort climatico interno, il rivestimento esterno è realizzato da montanti di durame di Pino Douglas, la parte più resistente del legno, e lamelle orizzontali orientabili che proteggono dal sole. Poi è la volta del più grande edificio

Xavier Ros


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strutturalegno Immagini tratte dalla relazione di Xavier Ros.

Progetti dello Studio Harquitectes di Barcellona. I numeri fra parentesi sono propedeutici a individuare la fotografia del progetto relativo in queste pagine, ma anche nel sito dello studio, il cui lay out è caratterizzato dalla morfologia planimetrica degli edifici che riportano gli stessi riferimenti numerici.

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costruito dallo Studio Harquitectes, il Centro di Ricerca Ambientale ICTA-ICP (1102) a Cerdanyola del Vallès, del 2011-14, realizzato con struttura in cemento, uffici e laboratori in legno, caratterizzato da lamelle che si aprono e si chiudono per rendere le condizioni climatiche eccellenti in tutte le stagioni: nel suo primo anno di vita l’edificio, concepito con l’ossatura esistente “riempita” con scatole di legno, ha risparmiato il 50% di energia. Ritorniamo all’edilizia residenziale con una realizzazione (1105) del 2011-15, di cui rimane fondamentale la progettazione climatica nell’impostazione dell’impianto e l’analisi della materialità di ogni elemento, anche in questa casa molto economica, alta e stretta, costruita su un piccolo lotto, con la particolarità di avere una facciata cieca a Ovest e che si apre totalmente a sud. Al piano terra, il volume è ampliato per consentire l'uso di un soggiorno in inverno e un portico in estate. Nel primo piano, invece il volume è ridotto per rinforzare il suo effetto camino e produrre un riscaldamento naturale

o una ventilazione incrociata. La scala perpendicolare alle pareti portanti è stata trasformata in vano strutturale. Ancora la ristrutturazione di una casa (1302) del 2013-16, con il corpo principale al piano terra e il primo piano adibito a zona notte. I muri portanti e i pavimenti sono fatti con grosse travi di legno. Del corpo principale svuotato è rimasta solo la struttura, con le sue trame e la qualità dei materiali, divenuta parte della nuova identità dell'abitazione. La scala dell'edificio esistente è stata mantenuta nella posizione originaria ma ingrandita fino a 90 cm. All'interno di questo contenitore sono state inserite tre nuove scatole di legno per organizzare lo spazio e il nuovo lay out distributivo. Infine, il Centro Civico Casal Tronada (1303) a Noubarris, Barcellona, del 2013-16, dove al vecchio edificio in mattoni è stato affiancato un porticato chiuso: una sala polivalente realizzata con una struttura leggera in lamellare. Secondo Xavier Ros sono le persone che danno valore all’architettura.

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COLLOQUIUM HEARTWOOD www.heartwood.it di Sonia Maritan

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Il verbo del legno divulgato col cuore Incontriamo il geom. Alessandro Baldini e l'architetto Emanuele Garufi alla presentazione stampa di ComoCasaClima powered by Klimahouse prossima alla sua seconda edizione, dal 10 al 12 novembre a Lario Fiere, dove li incontriamo di nuovo assieme con il Network CasaClima Village: uno spazio – condiviso fra una decina di aziende – non solo espositivo ma di incontro e soprattutto confronto, fra tecnici, fornitori e committenti che proietta lo sguardo sul futuro del settore. A proposito di futuro Heartwood è il nuovo marchio di cui ci parlano in questa occasione e di cui continuano ad aggiornarci nei mesi che seguono. Il suggestivo lago di Como di una splendida serata estiva fa da sfondo all’intervista al Geometra Alessandro Baldini e all'Architetto Emanuele Garufi, e rende particolarmente piacevole l’incantevole Casta Diva Resort&Spa di Blevio in provincia di Como, dove Fiera Bolzano – per la quale fa gli onori di casa Thomas Mur, Direttore di Fiera Bolzano – organizza la preview per la stampa di ComoCasaClima powered by Klimahouse. La prima curiosità riguarda la dinamica dell’incontro fra i due professionisti, incontro che li ha portati a fondare Heartwood. «Ci siamo incontrati prestando consulenza alla stessa azienda in due ambiti diversi ma con competenze abbastanza simili, in quanto entrambi da tempo ci occupiamo di edilizia sostenibile in legno – afferma Alessandro Baldini che conobbi una decina di anni prima in occasione dell’inaugurazione di una casa campione in Valtellina, di cui lui

era uno degli ideatori –. Quindi condividendo questa esperienza comune ci siamo conosciuti e abbiamo intrapreso questo percorso insieme: così inizia la storia di Heartwood». Come nasce questo progetto? «Questo progetto parte da una visione, da un mercato in forte espansione ma comunque difficile e che se non affrontato nel modo più opportuno può anche essere rischioso: il legno come materiale da costruzione presenta enormi vantaggi, però deve essere gestito con la giusta conoscenza e consapevolezza. Il mercato è stato anche "aggredito" da attori senza le necessarie competenze, falsandone quindi il percepito sia da un punto di vista di correttezza, sia tecnica sia economica, e sia anche dell'aspettativa finale del cliente – continua Alessandro Baldini –. Noi siamo nati proprio come risposta a queste problematiche, inizialmente lavo-


COLLOQUIUM_HEARTWOOD Due progetti curati da Heartwood: i nuovi uffici e la reception del Villaggio dei Fiori a Sanremo e il condominio in legno a Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze.

rando solo con le aziende e poi quando il cliente finale ha iniziato a cercarci, direttamente, abbiamo reinterpretato la soluzione mettendo al centro non più l'azienda ma il cliente. Cerchiamo di capire quindi cosa sia più giusto per il cliente, definiamo e rispettiamo standard qualitativi inderogabili e quindi decidiamo insieme al cliente stesso come procedere. Il nostro non è più il sistema del General Contractor, nel quale è l'azienda a decidere come e cosa fare, ma un sistema di consulenza legata alla sostenibilità della costruzione, intesa anche come sostenibilità economica, oltre all'efficienza energetica. Noi riusciamo a offrire un prezzo minore o uguale ai General Contractor ma offrendo di più. Questo lo otteniamo accorciando la filiera, utilizzando una rete di artigiani locali e aziende di comprovata esperienza nazionale che collaborando insieme sono da noi dirette e seguite con sistemi gestionali in soluzioni di project management. Abbiamo una realtà tecnica che rimane regia unica per tutta la durata del cantiere dando al cliente le garanzie finali che a volte un General Contractor non è in grado di offrire».

Vi rivolgete anche a quei clienti proprietari di una casa di legno che cominciano ad avere delle problematiche legate al suo degrado? «È capitato proprio un caso del genere recentemente, purtroppo o per fortuna, in questo periodo siamo particolarmente impegnati su diversi altri fronti e quindi non abbiamo, con dispiacere, potuto seguire questo tipo di richiesta. Nel passato quando siamo stati chiamati come consulenti abbiamo però sanato soluzioni che erano in divenire molto pericolose».

Quindi, garantite un servizio completo da tutti i punti di vista: progettuale, economico, finanziario? «Noi ci poniamo con una proposta differente che ha come fine quello di far spendere al cliente i propri soldi nel modo migliore, ottimizzando i processi, la filiera e il lavoro delle ditte coinvolte. Questo sistema ci permette di offrire qualità in un mercato che tende invece nella maggior parte dei casi a massimizzare ormai solamente il proprio profitto».

Parliamo con l’Arch. Emanuele Garufi di un interessante intervento di rigenerazione urbana, in chiave legno ovviamente, che sta seguendo a Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze: con Heartwood avete partecipato a un importante seminario di formazione, che si è tenuto il 30 e 31 ottobre, organizzato da INBAR? «INBAR ha organizzato un seminario di formazione per professionisti e addetti ai lavori che ha coinvolto le

Il vostro auspicio è quello di operare su tutto il territorio nazionale? Attraverso quale tipo di comunicazione intendete quindi farvi conoscere ai vostri potenziali clienti? «Secondo noi, il primo e più efficace strumento per farci conoscere è quello di far bene il nostro mestiere. Poi noi crediamo molto alla comunicazione diretta, partecipiamo e organizziamo workshop in cantiere con le aziende, corsi di formazione ed eventi seminariali condividendo le nostre esperienze, su tutto il territorio nazionale».

Sonia Maritan fra l'Architetto Emanuele Garufi e il Geometra Alessandro Baldini dopo l’intervista, e alcuni momenti della presentazione di Como CasaClima powered by Klimahouse il 9 giugno scorso al Casta Diva Resort&Spa di Blevio in provincia di Como durante la consegna di alcune targhe CasaClima.


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I disegni per lo studio del progetto dello stand del Casaclima Network Lombardia. Viste di studio del progetto

principali associazioni di categoria del territorio, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, la Confartigianato, con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti e degli Ingegneri di Firenze, del Comune di Sesto e della Città Metropolitana di Firenze, e ha fornito l’opportunità di presentare a una platea di tecnici e operatori specializzati aspetti di un costruire nuovo e sostenibile. Personalmente mi sono occupato di fornire consulenza per la parte legno e per gli aspetti di sostenibilità ed efficienza energetica alla società costruttrice – afferma l’Architetto Emanuele Garufi, relatore dell’evento in oggetto – e per noi è stato molto interessante partecipare a questa esperienza. L’intervento si configura come il primo di iniziativa privata nel suo genere su Firenze. Per le strutture è stata impiegata la tecnologia Cross Laminated Timber, X-Lam, a pannelli a strati incrociati di legno. L’intera produzione prevede la marchiatura PEFC di tutto il legname utilizzato, certificazione che permette di rispettare importanti criteri di sostenibilità che prevedono l’utilizzo di legname proveniente interamente da foreste a gestione controllata e sostenibile. L’utilizzo del legno come elemento strutturale è stato importante sia per la volontà di ridurre l’impatto ambientale e anche per contenere sensibilmente, quasi dimezzandoli, i tempi di realizzazione. I lavori sono iniziati, con la posa della prima parete di legno, i primi di luglio: prima di ferragosto i tre piani e il sottotetto sono stati completati. I primi di settembre la struttura è stata consegnata con le ultime lavorazioni di completamento. Le scelte sull’impiego di soluzioni virtuose e materiali dal basso impatto ambientale, prosegue nella scelta di impiegare il sughero autoespanso come materiale da isolamento per le facciate. Materiale cento per cento di origine naturale e altamente prestante sia in clima invernale sia estivo. Complessivamente sono stati impiegati per la realizzazione di questa struttura, dai pannelli cross-lam ai listelli per la ventilazione del tetto, circa 515 metri cubi di legno da boschi rigenerati, e più di 180 metri cubi di sughero in pannelli isolanti: complessivamente i materiali impiegati permettono di sottrarre all’atmosfera più di 500 tonnellate di CO2 equivalente».

Dunque un’operazione di successo questo condominio in X-Lam, come dimostra il fatto che una buona parte degli alloggi sia stata venduta sulla carta: quali sono state, Architetto, le dinamiche tecniche ed esecutive che l’hanno caratterizzata? «La lungimiranza dei committenti ha fatto sì che i temi della sostenibilità ambientale e dell’efficienza, siano diventati concretamente una proposta da immettere sul mercato con convinzione, strumento imprenditoriale volto a incontrare una richiesta per la qualità dell’abitare sostenibile sempre più matura e attuale sul mercato. L’approccio alla realizzazione, sulla base del sistema che noi portiamo avanti, pone competenza tecnico progettuale in abbinamento a competenze gestionale e organizzativa, connubio che ha permesso di rendere questi obiettivi sostenibili anche in chiave economica. L’attenta progettazione e una gestione dei processi volti alla migliore ottimizzazione possibile delle risorse e all’accorciamento di filiera, ci ha permesso scelte di qualità su tutte le soluzioni tecnico costruttive e sulle forniture, nel rispetto dei budget di investimento. In questo modo, pur impiegando soluzioni haut de gamme, non ci sono state, infatti, ricadute sul valore di mercato degli appartamenti finali che rimane standard seppur di una qualità ed efficienza nettamente superiori rispetto all’offerta media di mercato. La proposta della sostenibilità risulta competitiva ed efficace grazie al controllo dei costi e alla sostenibilità economica dell’intera operazione. Per i nostri clienti non succedeva da anni di vendere quasi metà delle unità sulla carta». Di recente Heartwood ha inaugurato i nuovi uffici e la reception del Villaggio dei Fiori a Sanremo – Certificato Casa Clima Gold e in occasione del nostro incontro al Casta Diva Resort&Spa abbiamo ascoltato insieme Ulrich Santa, Direttore dell’Agenzia CasaClima, che ha precisato come «CasaClima non sia solo sinonimo di efficienza energetica ma, soprattutto, di qualità: abbiamo certificato più di 15.000 edifici con una riduzione delle emissioni pari al 90%, un contributo concreto per il clima»!


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«Per noi poter certificare i nostri edifici è un messaggio di ulteriore garanzia al cliente. Rende oggettiva la bontà del nostro lavoro. Quella che resta primaria per noi è sempre l’urgenza di portare avanti il concetto per cui l’efficienza sia sempre un’efficienza sostenibile. Non si guarda al solo efficientamento energetico e al risparmio dei consumi, ma anche e sopratutto al percorso col quale si arriva a tale risultato. Un percorso che deve essere, per quanto possibile, del minor impatto ambientale, e che passa ovviamente dalla scelta di quei materiali naturali come il legno, il sughero ecc., e dalla scelta e progettazione di quelle soluzioni che garantiscano la maggiore durabilità e la riduzione dei costi di manutenzione. In particolare nel lavoro di Sanremo, ad esempio, è stata portata avanti la scelta del sughero faccia a vista proprio per ridurre i costi di esercizio, essendo un materiale che può tranquillamente essere esposto agli agenti atmosferici resistendo molto bene e lungamente senza manutenzione». “Abitare sostenibile” è quindi il verbo che si impegna a divulgare Heartwood ed essere stati parte del Network CasaClima Lombardia, dal 10 al 12 novembre a Lario Fiere per la II edizione ComoCasaClima powered by Klimahouse, ha assunto importanza in questo senso? «Il rapporto con il Casaclima Network Lombardia, nasce dalla collaborazione su alcune esperienze concrete, come quella che a breve verrà portata avanti per l’eco modulo di Crema. Ma trova le sue ragioni in una comune visione dell’approccio al settore del costruire, incentrato sulla convinzione che il ruolo professionale dei tecnici e delle imprese, si fondi su competenze in costante aggiornamento e sulla convinzione nel portare avanti metodologie progettuali e costruttive altamente qualificate. A Como abbiamo trovato l’opportunità di un momento di incontro, di confronto e di lavoro in sinergia. Abbiamo realizzato per il Network lo stand pensato come una piazza, un luogo di incontro fra la domanda di chi cerca qualità nel costruire e l’offerta di un sistema che risponde con competenze di alta formazione, passione e impegno. In questo spazio abbiamo voluto porre in evidenza la centralità delle

persone e delle competenze come valore aggiunto reale, come punto di unione fra il sistema e la sua attuazione. Abbiamo scelto anche qui il legno come elemento caratterizzante dell’allestimento, avendo condiviso la volontà per cui oggigiorno ormai diventano inseparabili i temi dell’efficienza e della sostenibilità. Un unico obiettivo che è quello dell’efficienza sostenibile. Ringraziamo il Network, del quale facciamo parte, per averci dato questa opportunità di vivere assieme questo importante evento». Con Alessandro Baldini ed Emanuele Garufi, ci siamo, infatti, incontrati nuovamente il 10 novembre proprio allo stand di Casaclima Network Lombardia, allestito in occasione di ComoCasaClima powered by Klimahouse – progetto che approfondiremo –, per indagare la visione che il network sta portando avanti, anche con un’intervista – che pubblicheremo sul prossimo numero – al Presidente di CasaClima Network Lombardia, Alessandro Giuliani e all’Architetto Fabiano Trabucchi – Consulente per il Casaclima Network Lombardia – che nel pomeriggio si è trasformato in una magistrale guida per il gruppo di giornalisti, di cui facevo parte, nella visita a Villa Galetti a Bellagio, in provincia di Como, una villa bifamiliare privata certificata CasaClima Gold.

Lo stand di Casaclima Network Lombardia durante la seconda edizione di ComoCasaClima powered by Klimahouse il 10 novembre a Lario Fiere.


PERITUM SILVIA TEDESCO peritolegno@gmail.com di Silvia Tedesco

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La dermatite venuta dal legno Il caso di questa perizia evidenzia la presenza di insetti che possono essere responsabili della dermatite nell’uomo, si tratta essenzialmente di due parassiti del tarlo, lo Sclerodermus Domesticus Klug, appartenente all’ordine degli imenotteri che attacca l’uomo e provoca dei ponfi pruriginosi e l’acaro del legno, anch’esso attacca l’uomo, si tratta dello Pyemotes Ventricosus.

Nella prima foto a destra: i danni causati da tarlo del legno. Nella seconda foto a destra: i fori di tarlo presenti su una gamba del tavolo.

Nella prima foto a destra: Acaro del legno; Pyemotes Ventricosus. Nella seconda foto a destra: Sclerodermus Domesticus, una tipologia di parassita del tarlo.

Circa all’inizio di maggio del corrente anno, andai a trovare una mia cara amica e in quell’occasione mi racconta che si era svegliata con numerosi puntini rossi sul tronco e sulle braccia che le davano parecchio prurito, le consigliai di rivolgersi al medico se non le fossero passati. Dopo alcuni giorni, ricevo una telefonata dalla stessa amica, che mi chiede se posso passare da lei per consigliarla perché pensa di avere i tarli su un comò e su uno scrittoio antichi che ha nella sua camera, le rispondo che appena avessi trovato un attimo sarei passata a vedere e le chiedo se ha ancora i puntini rossi e il prurito, lei mi riferisce che è abbastanza disperata e che la dottoressa non riesce a capire che cosa le causi questa “dermatite” che non si attenua con le creme e con l’antistaminico, le consiglio di andare da uno specialista in dermatologia. Mi recai dopo alcuni giorni presso l’abitazione della mia amica per controllare la presenza del tarlo sui mobili antichi della sua camera. Iniziai a controllare scrupolosamente gli arredi antichi, e notai che su due mobili e su un trave vecchio della sua camera vi era la presenza di fori da “sfarfallamento”. I fori evidenziavano, la presenza di tarli attivi, perché erano di colore chiaro e vi era la tipica polverina indice della rosura del tarlo, non vi era però presenza dell’insetto nell’ambiente. Le chiesi di vedere anche gli altri locali dove aveva travi vecchi e/o mobili antichi, ma non trovai alcun segno della presenza del tarlo.

Consigliai, vivamente, di trattare quanto prima i mobili e il trave in modo da eliminare questo fastidioso insetto xilofago, agendo nel seguente modo: • Portare i mobili in un ambiente coperto all’esterno dell’abitazione; • Trattare i mobili con permetrina di sintesi e avvolgerli con un nylon chiudendolo con lo scotch “tipo da pacchi” in maniera ermetica e lasciandoli sigillati per 30 gg; • Trattare il trave e per prevenzione anche i travi presenti nella camera, con lo stesso prodotto dei mobili e fasciarli con nylon e scotch chiudendoli ermeticamente per 30 gg. Se c’è la possibilità, si consiglia di non dormire in quell’ambiente. Iniziai a cercare se poteva esserci una correlazione tra i tarli e i puntini rossi apparsi sull’epidermide, presenti sul tronco, sulle braccia e anche sulle gambe della donna. Il tarlo non attacca l’uomo e non lo punge, perché esso si nutre solo delle sostanze che sono nel legno, esistono però due parassiti del tarlo, lo Sclerodermus Domesticus Klug, appartenente all’ordine degli imenotteri (ricorda un po’ la forma della formica ma con l’addome più allungato) che attacca l’uomo e provoca dei ponfi pruriginosi e l’acaro del legno appartenente al genere Pyemotes, anch’esso attacca l’uomo con numerosissimi puntini molto pruriginosi.


PERITUM_SILVIA TEDESCO

Punture da acaro del legno.

Lo Sclerodermus Domesticus è una specie predatrice e si nutre principalmente di larve del tarlo del legno (Anobium Punctatum), questa caratteristica gli fregia il nome di “amico degli antiquari”. Occasionalmente, può pungere l’uomo sia di notte sia di giorno. La puntura è molto dolorosa e può causare ponfi o paule pruriginose, malessere generale, febbre e in certi casi gravi dermatiti. Un solo esemplare può infliggere anche decine di punture e gli effetti durano a lungo: fino a due settimane. Oltre ai malanni sanitari questo insetto provoca danni economici e psicologici, legati all’ansia sviluppata dalle persone colpite nei confronti di questo insetto sconosciuto e invisibile. Lo Pyemotes Ventricosus è una specie di acaro dalle abitudini simili al precedente insetto. Il tarlo dei mobili è anche il vettore del Pyemotes Ventricosus, un acaro parassita delle larve di insetti responsabili dell’orticaria papulosa o Strofulo. L’acaro Pyemotes Ventricosus è invisibile a occhio nudo per le sue ridotte dimensioni. La femmina gravida partorisce individui adulti in numero talvolta

superiore a 400. La presenza dell’acaro all’interno delle nostre case, può essere particolarmente nociva per i soggetti più sensibili, come ad esempio i bambini, che possono sviluppare fenomeni di ipersensibilità o vere e proprie allergie. Per accertarsi di quale sia effettivamente la causa bisogna effettuare l’analisi delle polveri dell’ambiente che rileva la presenza di questi due fastidiosissimi insetti ma in questo caso non venne effettuata perché il caso si presentava urgente. Comunicai la mia osservazione alla “paziente” che si recò molto velocemente dalla dottoressa per farsi prescrivere la terapia esatta, le prescrisse un antistaminico per bocca e l’applicazione di una crema cortisonica e antibiotica sulla pelle, e del cortisone per bocca per cinque giorni per superare la fase acuta, oltre che consigliarle la bonifica ambientale. Non c’è bisogno di dire che si effettuò una scrupolosa bonifica dell’ambiente e che la mia amica usci da questo fastidiosissimo incubo, nel giro di un mese circa.

Silvia Tedesco

Silvia Tedesco opera nel settore legno da oltre 25 anni, nello studio e nello sviluppo di nuovi prodotti, problematiche e soluzioni anche di cantiere, è formatore e relatore in corsi tecnici e di aggiornamento per operatori del settore legno. Consulente tecnico e CTU, marcature CE, DoP e prove di laboratorio, oltre ad avere il patentino di direttore operativo e ispettore di cantiere per opere di ingegneria in legno (UNI TR 11499/2013). Consulenza per l'ottenimento e il mantenimento delle certificazioni FSC e PEFC. Autrice del libro "la casa ecologica" GB edizioni.

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CAMPUS HUNDEGGER www.hundegger.de di Sonia Maritan

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Il mercato è in ripresa Abbiamo chiesto a un imprenditore che si muove specificatamente sul mercato italiano, Luca Dal Bianco – Amministratore delegato di Hundegger Italia –, quale siano le soddisfazioni raccolte nel corso dell’anno, gli abbiamo posto queste domande: “Il mercato è in ripresa? La crisi è alle spalle?” “Il mercato è in ripresa? La crisi è alle spalle?” sono domande che poniamo spesso in veste di giornalisti, e sono stati tanti (troppi) gli anni in cui un’espressione cupa precedeva qualunque parola. Abbiamo in particolare ritenuto interessante porla a un imprenditore che si muove specificatamente sul mercato italiano, e Luca Dal Bianco, ci ha riservato le stesse soddisfazioni che ha raccolto lui nel corso dell’anno.

Da sinistra, Nesco con Marco del centro assistenza Hundegger Italia.

La risposta a questa domanda posta alla Hundegger Italia con sede a Bolzano, ci sembra quindi che meriti di essere condivisa, questa azienda ci ha risposto molto positivamente e questo è un segnale che può e deve rallegrare l’intero settore. Sicuramente la Hundegger! Infatti, l’Amministratore delegato, Luca Dal Bianco, afferma che «possiamo considerare il 2017 un anno “magico” dal punto di vista delle vendite di nuovi centri di taglio, al quale si aggiungono le installazioni di macchine K2 usate presso nuovi clienti ancora privi del centro di lavoro. Per rispondere alla domanda “se la crisi sia alle spalle”, non posso sostituirmi certamente al parere di tutte le aziende che operano e “lottano” direttamente sul mercato delle costruzioni, ma è innegabile che uno spirito positivo aleggi dal nord al sud dell’Italia».

Il tono gioioso dell’Amministratore delegato di Hundegger Italia è quasi contagioso, ovviamente sottende alla sua grande soddisfazione nei confronti dell’operato di tutto il suo team. Gli chiediamo quindi di entrare più nel dettaglio, ad esempio riguardo gli impianti più richiesti sul nostro territorio. «In primo luogo – ci informa il responsabile commerciale per l’Italia Ugo Campeotto – la soddisfazione per il successo del Robot Drive, il centro di taglio compatto con il cambio utensile in automatico che, sebbene costruito dalla Hans Hundegger AG da diversi anni, aveva faticato nel mercato italiano a riscontrare un parere favorevole (diciamo pure anche a causa della solida affermazione del fratello maggiore K2i), ci ha dato grandi soddisfazioni».


CAMPUS_HUNDEGGER Da sinistra, Doris e Samantha negli uffici di Bolzano della Hundegger Italia.

Chiediamo a Ugo Campeotto anche un punto di vista più generale sul settore legno. «Le vendite distribuite su tutta la penisola, confermano la positiva tendenza degli imprenditori a credere che la ripresa del settore sia in atto e quindi ad essere propensi a investire in nuovi centri di taglio per rispondere alle nuove richieste del mercato e soddisfare la domanda di nuovi prodotti (vedi la forte ascesa del pannello X-Lam)». A Luca Dal Bianco domandiamo infine se abbiano contribuito altri fattori al successo sul mercato italiano del marchio Hundegger. «Bisogna ammettere che un’importante spinta alla decisione delle aziende di investire in nuovi macchinari è stata l’Iper Ammortamento, la manovra eco-

nomica presentata dal governo l’anno scorso per il 2017, che permette alle aziende che ne fanno utilizzo di avvalersi di vantaggi finanziari non indifferenti. E visto il successo ottenuto, in moltissimi si augurano che questa possibilità venga confermata e prorogata anche per il 2018».


SCIENTIA FELICE RAGAZZO www.feliceragazzo.it di Felice Ragazzo

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Modellare l'astratto, modellare la materia: dal 3D progettuale al 3D del CNC

L’approfondimento del Professor Ragazzo scaturisce dalla sua magistrale relazione tenuta il 27 ottobre presso l’EcoArea di Rimini al “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno” – focalizzato sul tema della durabilità delle costruzioni di legno – che lo vede fra i protagonisti come fra i firmatari del Manifesto del Gruppo Qualità Legno – nato il 21 novembre ad Altavilla – volto a individuare nuovi strumenti per denunciare la mancanza di conoscenza tecnica, la necessità di fare cultura praticandola davvero e aprire così un nuovo corso per il settore. Lui che ha trattato il tema cruciale del rapporto tra “Progetto” e “Tecno-fattura”, quello di una visione progettuale già sensibile e informata circa le implicazioni successive in sede CAD e CAM oramai interamente governati dal sodalizio tra meccanica e digitale, ci indica la strada per tradurre un’astrazione in un manufatto.

Prof. Guglielmo Giordano.

PREMESSA Il “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno”, appena celebrato a Rimini presso EcoArea, potrebbe segnare una svolta culturale circa l’applicazione di questo materiale nelle varie forme del costruire.

La differenza rispetto a un seppur pregevole convegno riguarda il fatto che non si è soltanto trattato di mettere a confronto qualificate esperienze e punti di vista illuminati, quanto invece di porre interrogativi su basi nuove, e forse inusuali, i quali mai prima d’ora hanno avuto tanto motivo di essere trattati. Tutti gli interventi sono stati caratterizzati, non soltanto nel senso dell’eccellenza cognitiva corroborata da eleganza espositiva, quanto in quello della ricerca di ciò che, in ultima analisi, è bene e di ciò che è male nell’applicazione del nostro materiale. Gli spunti dotti si sono mescolati a puntuali esempi pratici e in tal modo non si è edulcorato il complicato rapporto tra astrazione e concretezza. Ciò soprattutto in un frangente segnato da esempi applicativi non sempre encomiabili e per di più ricorrentemente incalzati da eventi disastrosi che hanno messo allo scoperto rovinose lacune e deficienze. È stato un Congresso capace di gettare le basi per riconsiderare il legno in modo nuovo, sia nel presente, ma soprattutto in una proiezione per il futuro. È stato un Congresso che ha messo in moto forze capaci di orientare la materia verso obiettivi di estrema essenzialità. Il tema principale intorno al quale si è dipanata la discussione è stato – programmaticamente – quello della durabilità e dei rischi di una sua sottovalutazione sia in


SCIENTIA_FELICE RAGAZZO

sede di progetto, sia di realizzazione. Tuttavia, il tema della formazione delle competenze ai vari livelli di specialismi, così come quello dell’innovazione nelle lavorazioni, sia sul fronte della stereotomia computerizzata, sia su quello – incipiente – della robotizzazione d’officina e di cantiere, sono stati estesamente considerati. Per concludere, la nota positiva è data dal fatto che la condivisione nell’avvicendarsi dei vari contributi non ha soltanto coinvolto i diretti soggetti proponenti come in un parziale e appartato cenacolo di addetti ai lavori, ma ha riguardato la globalità degli astanti, grandemente rappresentati da professionisti e imprenditori. E per ciascuno che è stato presente si sono ora meglio precisati i compiti da approfondire, i nuovi terreni da esplorare, le nuove ricerche da condurre, le nuove concrete esperienze da espletare. In questo quadro, la parte che mi sono trovato a svolgere ha riguardato il tema cruciale del rapporto tra “Progetto” e “Tecno-fattura”. O, per meglio dire, il tema di una visione progettuale già sensibile e informata circa le implicazioni successive in sede CAD e CAM. In entrambi i casi oramai interamente governati dal sodalizio tra meccanica e digitale. Tutto ciò alla luce dell’anisotropo e fibroso legno, il quale, in quanto tale esige cognizioni e competenze del tutto peculiari di non immediata assimilazione. L’esposizione si è articolata sulla base delle seguenti quattro tracce: - Intanto, imparare dal già esistito e dal già fatto. - E noi oggi? - Nuove frontiere per la stereotomia lignea. - Una sedia per «figura», con Rhino e Alphacam. INTANTO, IMPARARE DAL GIÀ ESISTITO E DAL GIÀ FATTO Anche facendo riferimento al legno, l’evoluzione del costruito, a partire da quella del pensiero scientifico, rappresenta un bacino immenso di esperienze – la quale in gran parte si apprende –, ma poi piano piano svanisce dalla mente sotto la pressione del quotidiano. Un segno al riguardo è l’affievolimento a cui già sembra andare incontro la figura del grande Giordano. All’introduzione di una più aggiornata tecnica, supportata da nuovi strumenti, può succedere che si scompagini quell’unità del sapere (e di senso comune) a fondamento di un operare ordinato e stabilizzato; oltre al fatto che la nuova soppianti la vecchia mettendo in ombra obsoleti armamentari.

Può succedere, pertanto, che il vantaggio tecnico alla fin fine vada a discapito della regola d’arte. L’esempio più significativo in tal senso è dato da un nuovo attacco a terra con materiali innovativi, ma indifferente a quelle precauzioni atte a preservare l’integrità del legno. Ecco una clamorosa discrasia tra nuova tecnica ed esito insensato. Sono tanti gli argomenti per stabilire un nuovo da capo, frutto di una particolare innovazione capace di ringiovanire (e non frustrare) quell’unità del sapere che abbiamo sempre il dovere di rincorrere. L’argomento qui prescelto riguarda la relazione tra progetto e tecno-fattura. Ciò sotto l’angolazione di come si impara a elaborare e redigere progetti, a fronte di come si impara a scomporli e processarli al fine di produrre manufatti. Il tutto, naturalmente, alla luce del digitale che oramai pervade stabilmente ogni ganglio del fare. Se guardassimo un po’ indietro, potremmo prendere atto del fatto che, per lo più, si costruiva (progettava) senza disegno o con poco disegno. Anche per un palazzo importante, per lo più, il supporto cartaceo spesso non andava oltre la pianta, ovviamente seguita, per i nodi difficili, da dettagli parziali tuttavia scollegati tra di loro. Soltanto da qualche tempo in qua, diciamo da meno di una manciata di secoli, per rendere il cantiere meno erratico e rischioso si è inverata una disciplina a carattere geometrico-proiettivo impervia, difficile da imparare e da applicare.

A sinistra: Modello 3D della duplicazione del cubo secondo Archita di Taranto (IV sec. a. C.) Sopra: Duplicazione del cubo improntata da Menecmo (IV sec. a. C.) mediante l’incrocio di due parabole di parametro doppio, l’una rispetto all’altra. Ciò sulla base di una doppia proporzione a partire dal II teorema di Euclide, e prima ancora concepita da Ippocrate di Chio; concetto poi ripreso e sistematizzato da Khayyam (X sec.).

Cornice realizzata da Siro Giuseppe Ragazzo tramite toupie, con l’ausilio di dime ondulate (Orsara Bormida, Al 1950).


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Nella prima foto in alto: elaborato CAD nel corso della preparazione di una tesi in design, dove è palese il fraintendimento del concetto di finger joint e di coda di rondine nella giunzione tra tavole di legno massiccio (dal PPT Modellare l’astratto, modellare la materia, F. Ragazzo, Ecoarea, 26/27-10, 2017, d. 22/58). Sopra: Esemplificazione di come si potrebbe riprendere tramite una fresa a cono, opportunamente foggiata e inclinata, lo smusso concavo in una elettro fresatura di un pannello XLam volta a ricavare un vacuo atto a ospitare una finestra, invece che procedere manualmente con una motosega o a scalpello (dal PPT “Modellare l’astratto, modellare la materia”, F. Ragazzo, Ecoarea, 26/27-10, 2017, d. 27/58).

Su di un piano più generale, tale disciplina, assumeva un’importanza più ampia e solida: appiattire il corporeo 3D in un astratto (e astruso) 2D, ma necessario per minimizzare il volume materiale della memoria. Un foglio di carta piegato occupa meno spazio di un plastico! Leon Battista Alberti, quando le discipline proiettive erano appena agli albori, propugnava la fattura di modelli a garanzia di una similitudine tra progetto ed edificio. Cosa che venne presto messa in crisi a causa di due diverse ragioni: l’insorgere a breve, appunto, della geometria descrittiva e proiettiva, ma soprattutto dal pugno sul tavolo di Galileo che, per ragioni sta-

tiche, scoprì che non vale la proporzione lineare tra piccolo e grande. Facciamo un passo indietro nella Grecia ellenistica (334 a.C.): col tempio di Apollo a Didime1, si viene a scoprire che si progettava al vero, in cantiere! All’incirca un secolo prima, Archita di Taranto, intersecando un cilindro, una ciambella e un cono riuscì a trovare il modo di duplicare il cubo (radice terza di due!). Io col mio 3D ho ripetuto l’operazione in soli dodici click e sono qui sgomento a domandarmi come si fosse potuto fare allora. Nel rapporto tra spazio e numeri, c’è anche da domandarsi cosa vagasse nella mente di quel Dante Alighieri persiano che fu Omar Khayyam poco più di un millennio dopo, il quale seppe muoversi con levità tra astronomia, algebra e poesia. Riprendendo il tema della duplicazione del cubo, proprio Khayyam, rifacendosi a uno spunto di Menecmo, a sua volta ispirato da Ippocrate di Chio, riuscì a risolvere il problema incrociando due parabole opportunamente parametrizzate. Questi sono tutti studi che rappresentano una sintesi sublime tra pensare e fare! Sono esempi che ci fanno capire come allora di fronte a un problema difficile da risolvere per carenza di mezzi pratici, la forza del ragionamento si dispiegava con grande potenza. Veniamo al nostro ieri: mio padre - e tanti come lui - dai tetti, ai serramenti, ai carri, alle bigonce, ai mobili, faceva tutto senza disegno (in effetti disponeva di molte dime). Talvolta, poteva ricorrere a scarne tracce su compensato. I suoi progetti spaziavano nella sua mente in tutta la loro concreta fisicità, per cui progettare e fare si riduceva a un tutt’uno interiore. È chiaro che così non va se l’oggetto è un edificio. Tant’è che: Li Jie in Cina (XII sec.); i giapponesi a seguire; Lopez de Arena in Spagna (XVII sec.); i Compagnon du Devoir (più vicini a noi) in Francia; trovarono ciascuno i loro modi analogici per formalizzare i numerosi e com-


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plessi passaggi tecnici che traducono in sicurezza un’astrazione in un manufatto. E NOI OGGI? Noi oggi disponiamo di software 3D e di CNC che possiamo interpretare come nuova matita e nuovo scalpello. Possiamo fare in un attimo ciò che una volta richiedeva una vita e uno stuolo di schiavi. Ma questa nei fatti è per lo più una chimera, poiché con la nuova tecnica, nei fatti, si persevera alle vecchie maniere. Il passo avanti lo si fatica a fare. Questa nuova unità del sapere, tra concepire e fare, levatrice di un nuovo autentico la si stenta a guadagnare. Il problema si pone già in radice, poiché in molti corsi di alta scuola si persevera a formare i progettisti con software 2D, favorendo in tal modo una visione essenzialmente lessicale del progetto, a discapito di una visione sostanziale. Non a caso, per ovviare all’alto rischio di errori che si verificano nelle pratiche 2D, occorre rifarsi al BIM, il quale, in senso geometrico, guarda caso opera come modellatore 3D. Una visione sostanziale del progetto presuppone molte doti, alcune anche di carattere divinatorio, ma di una davvero non si può proprio fare a meno: l’attitudine a non dimenticare o non banalizzare, anzi valorizzare in continuo, il ricco tessuto cognitivo di geometria, topologia, logica e matematica, oggi incamerato nei software e nei computer. Non è necessario conoscere tutto sugli Elementi di Euclide, basta rammentare circa la miniera che sono. E in miniera si va per scavare! Non è necessario citare a memoria Eulero, Lagrange, Galois, Abel, Cauchy e poi Felix Klein col suo Programma di Erlangen, basta avere chiara l’idea che modellare in 3D per progettare e poi simulare le lavorazioni prima di accendere il CNC è tutto un rivoltarsi di Gruppi di Trasformazione; i quali poi sono gli stessi che governano gli elettro-mandrini. Ma sono poi anche quelli che regolano i processi di robotizzazione. Non è necessario citare a memoria il Giordano, basta sapere che è esistito e che nel dopoguerra ha fatto grande il legno.

Tutto questo fuori dalla gabbia del ristretto specialismo, quindi a mente aperta, con ampia maturità cognitiva, con piena libertà di dialogo in tutte le direzioni. Ciò onde scongiurare che magari a un mese dalla laurea in Design qualcuno non possegga la nozione di bisettrice… Oppure, onde prevenire che le geometrie raggiate nei diedri concavi di un pannello X-Lam non siano poi squadrate manualmente a motosega e scalpello, ma direttamente a bordo macchina… Se in questo secondo caso occorre fare rifermento a nozioni trigonometriche di base, nel primo, gioca un ruolo essenziale il senso della tattilità dei materiali lignei in lavorazione. Se per la trigonometria occorrono doti di concentrazione cognitiva, per la tattilità si richiedono tempi lunghi di assimilazione. Per il bene e il futuro del legno è questo il chiasma perverso che va superato. Spostandosi sul versante operativo, analogo ragionamento vale per i conducenti di CNC, quelli che insieme alla tastiera schiacciano bottoni, montano pezzi di legno e girano interruttori. Non è un buon segno che per lo più si tratti di operai un po’addestrati al digitale. No! Occorre che anche questa categoria, oggi davvero strategica e scarna negli organici, sia portata a respirare a pieni polmoni un profilo culturale alto, a partire da legno e geometria. Solo in questo modo si può superare la sostanziale incomunicabilità – divenuta ovvia e inevitabile – tra la sfera alta dell’elaborare-rappresentare e quella bassa del processare-realizzare.

Al centro: Verifica in sede di progetto delle operazioni di stereotomia computerizzata a mezzo CNC, nello specifico caso finalizzate a effettuare riprese a spigolo vivo negli smussi concavi. Sopra:Informazioni essenziali per procedere con Alphacam in riferimento alla squadratura di un pannello X-Lam e all’escavazione di un vacuo centrale, facendo sì che i diedri vacui risultino a spigolo vivo, già a bordo macchina.

Struttura provvisionale nel cantiere del Parco Tecnologico della Città amazzonica di Belem. Le perfette geometrie arboree simboleggiano egregiamente l’idea euristica delle giunzioni “a-poliedriche” possibili con elementi fittili primitivi e che potrebbero essere artificialmente riprodotte tramite processi stereotomici a CN.


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Ipotesi di giunzione complessa in cui confluiscono diverse membrature, interamente concepita secondo geometrie lisce.

Sedia «figura», aggregata e disaggregata con i modellini in scala 1:10 e 1:5 di ArchDelta, esposta presso Ecoarea di Cerasolo (RM), in occasione del 1° Congresso sullo stato dell'arte delle strutture di legno, 26/27 ottobre 2017. Foto di Giuseppe Ragosta.

Solo in questo modo la nuova tecnica può aprire a nuovi contenuti, a nuovo sapere, a nuovo senso comune. Solo così si può superare il dilemma tra astrazione e concretezza, tra sapere e non saper fare o viceversa. NUOVE FRONTIERE PER LA STEREOTOMIA LIGNEA La stereotomia lignea, in parallelo a quella lapidea, ha un lungo vissuto evolutivo, tuttavia segnato da una costante: l’angolosità delle giunzioni. Per la verità, l’assunto è così radicato che, prima ancora di un fattore tecnico, è un portato culturale. Si veda al riguardo, per esempio, come sono sorprendentemente giuntate a “x” o a “v” le tavole nello Studiolo di San Gerolamo di Antonello da Messina… Per ogni materiale ciò non è un bene, ma per il legno a causa della sua struttura fibrosa è


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1. Modello digitale 3D della sedia «figura» in una complessiva visione disaggregata dei pezzi. 2. Modello digitale 3D in una visione parziale riguardante le connessioni tra sedile e membrature. 3. Modello digitale 3D trasparente, per sottolineare il fatto che ciò che sta dentro – e non si vede – è decisivo per ciò che sta fuori – e si vede. 4. Modello digitale 3D trasparente, per evocare l’idea di una meccanica interiore.

5. Modello digitale 3D trasparente, per mettere in evidenza la libertà di movimento bilaterale del fibroso e anisotropo tavolato del sedile, il quale, in tal modo, essendo fissato in mezzeria si può espandere o contrarre senza forzare sulla struttura o essere forzato se vincolato alle estremità. Tutto ciò grazie alle cavità ovoidali nei traversi laterali, in collaborazione a innesti a spina e a dente e canale a secco nei traversi anteriore e posteriore. Sono così scongiurati dissesti strutturali e fessurazioni nel tavolato.

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particolarmente un male. Oggi – in una logica scevra dall’assillo deformante del risultato economico immediato – si potrebbe fare un essenziale passo avanti: si potrebbero lisciare le giunzioni! Ciò utilizzando una tecnologia che oramai, tra modellazione 3D e stereotomia computerizzata a mezzo CNC, è perfettamen-

te assestata. Grazie ad essa si potrebbero fare cose che non hanno mai avuto eguali e tutte a favore del legno. Se poi il prodotto tra tecnica nuova e nuovo progetto si sposassero con i traguardi che sta raggiungendo la robotizzazione in riferimento ai montaggi, sia in officina, sia in cantiere, si capirebbe quanto sia irrinunciabile la nuova sfida.


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Nella prima foto in alto: Tavole preparatorie tramite Rhino in cui sono separati i futuri percorsi utensili, le future superfici di lavorazione diretta, le future superfici di lavorazione indiretta (dal PPT Modellare l’astratto, modellare la materia, F. Ragazzo, EcoArea, 26/27-10, 2017, d. 52/58). Sopra: Alphacam, programma di lavorazione concluso per quanto riguarda le elettro-fresature del traverso anteriore (dal PPT Modellare l’astratto, modellare la materia, F. Ragazzo, EcoArea, 26/27-10, 2017, d. 55/58).

UNA SEDIA PER «FIGURA», CON RHINO E ALPHACAM. L’occasione di un concorso di design ha fatto sì che ci riunissimo in tre per avanzare una proposta. La collaborazione si è sviluppata tra il sottoscritto, Felice Ragazzo, un modellista di altissima vaglia, Felice Patacca (titolare di ArchDelta), un architetto, Giuseppe Ragosta. Gli ultimi due sono anche docenti presso la RUFA (Rome University of Fine Arts). Ma perché parlare di una sedia in un Congresso volto alle strutture lignee per edifici?


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La ragione è semplice: nel gruppo è stata dominante l’idea di estremizzare la forma riducendo ai minimi termini la materia (circa 2 kg di legno di media densità), scommettendo sul vantaggio che poteva essere derivato applicando giunzioni di tipo “a-poliedrico”, ovvero senza spigoli, in un materiale sostanzialmente elastico. Altro aspetto tassativo è stato quello di omettere ogni sorta di tirantatura, al di fuori di quelle formanti il tamburo del sedile e l’esile spalliera. È vero che è indebito stabilire una correlazione di scala tra una sedia e un edificio e, come già detto, il perché ce lo ha spiegato bene Galileo fondando la moderna scienza del costruire. Tuttavia, abbiamo lo stesso pensato di uscire allo scoperto in un ambito diverso da quello del design, poiché abbiamo ritenuto che valesse la pena di cogliere l’occasione per esibire concetti di giunzione mai esperiti prima. A parte il fatto che, proprio la sedia, dovendo sopportare carichi orizzontali forti e altamente variabili, è considerata per antonomasia un modello di “struttura antisismica”. È comunque significativo il fatto che, limitatamente a carichi verticali, il modello in scala 1:10 (8 cm di altezza) abbia retto senza problemi un peso di otto chili e un modello in scala 1:5 ne abbia sopportati venti senza dare segni di cedimenti. Abbiamo ritenuto che fosse l’occasione buona per aprire un dibattito a carattere specialistico assai fecondo anche per le strutture di più grande mole, magari da vedere realizzate in un prossimo futuro.

Nella foto al centro: Alphacam, simulazioni di lavorazione per quanto riguarda il traverso anteriore (dal PPT Modellare l’astratto, modellare la materia, F. Ragazzo, EcoArea, 26/27-10, 2017, d. 56/58). Sopra: Pratelli Cornici, San Giorgio di Montecalvo in Foglia (PU), campionatura di alcuni pezzi elettro-fresati (dal PPT Modellare l’astratto, modellare la materia, F. Ragazzo, EcoArea, 26/27-10, 2017, d. 57/58). Nella foto al centro: "figura", tavola di presentazione a cura di Giuseppe Ragosta architetto, Roma. I modelli lignei a pezzi elettro-fresati a CN in scala 1:5 sono a cura di Felice Patacca, titolare di ArchDelta, Roma.

Nota 1. Haselberger, L., I progetti di costruzione del tempio di Apollo a Didime, in Le Scienze, n° 210, febbraio 1986.


FORUM HOLZBAU A VILLA QUARANTA www.forum-legno.com www.forum-holzbau.com di Sonia Maritan e Pietro Ferrari

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Sonia Maritan all’Holzbau Forum di Villa Quaranta. Pietro Ferrari con Hugo Karre. Un momento di intensa attività convegnistica.

A Vil a Quaranta si passa dalla pratica alla pratica Al 6° Forum Internazionale dell’Edilizia in Legno altamente specializzato nelle “Costruzioni in legno: dalla pratica alla pratica!”, come recitava il pay off, e inerente innovazioni, durabilità, ecologia, sviluppi, che si è tenuto come di consueto a maggio a Villa Quaranta, a Ospedaletto in provincia di Verona, abbiamo incontrato alcuni esponenti del settore, espositori – come Egger, Glockner Holz, HSBCad, Novatop – che cavalcano quotidianamente questo settore e che ci hanno restituito il polso del mercato.

Il Forum Internazionale dell’Edilizia in Legno si basa sulla esperienza dell'Holzbau-Forum di Garmisch (Germania) e viene organizzato dal «forum-holzbau», una piattaforma internazionale delle università di Helsinki (Finlandia), di Monaco e di Rosenheim (Germania), di Biel/Berna (Svizzera), di Vienna (Austria) e di Prince George (Canada). Per l'Italia esiste una forte collaborazione con l'università di Trento. Promuovere la costruzione in legno e offrire una piattaforma per creare una positiva tendenza verso il legno strutturale è quanto si propone di fare il Forum Internazionale dell’Edilizia in Legno, che in questa ultima edizione non ha disatteso le aspettative e ha garantito a costruttori, progettisti, ingegneri e architetti la possibilità di dar conto delle loro esperienze e realizzazioni; nonché dei loro obiettivi nel campo delle opere portanti e delle costruzioni in legno e allo stesso tempo ha dato l’opportunità agli architetti e ai progettisti, ai responsabili degli enti preposti al controllo e alla supervisione delle opere edili, ai costruttori di strutture in legno e agli artigiani, agli esperti e agli addetti alla formazione di ottenere e scambiarsi informazioni a tutto campo. L’Italia è un mercato molto importante per i materiali in legno, l’edilizia moderna in legno, l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Questo il focus sul quale hanno vertito le nostre interviste sul campo, rivolte ad alcuni espositori che cavalcano quotidianamente questo settore e che ci hanno restituito il polso del mercato, ognuno da una peculiare angolazione.


ADVANTAGE Austria: lo sguardo del commercio estero sul legno www.advantageaustria.org/it Al Forum Holzbau ci fermiamo da Advantage Austria di cui parliamo con la Key Account Manager Dottoressa Laura Viehweider e il Marketing Officer Dottor Matteo Zen. Loro hanno portato a Villa Quaranta una delegazione di aziende allo scopo di farle interagire con il settore di riferimento. «Esatto – afferma Matteo Zen – si tratta di aziende austriache specializzate nelle costruzioni in legno con abilità e competenze diversificate. Noi abbiamo favorito la loro partecipazione incentivandola con fondi pubblici, motivandole a partecipare a questo evento di nicchia altamente specializzato e quindi molto importante per tutto il mondo del legno. Parlando di costruzioni in legno l'Austria non può non essere protagonista, per cui queste aziende, tramite i loro diretti rappresentanti o tramite la filiale italiana, partecipano a questo evento con uno stand presso il quale hanno la possibilità di esporre dei campioni o anche delle sezioni dei propri prodotti, il tutto a un costo agevolato. Una parte del costo è stato, infatti, sostenuto dalla nostra organizzazione, l'Organizzazione Austriaca per il Commercio Estero che è una diramazione della Camera Federale dell'Economia». Chiediamo se si tratti di un’esperienza circoscritta a questo evento o si possono presentare altre occasioni per queste aziende. «Le occasioni per le aziende sono molteplici nel settore e si riferiscono a numerosi appuntamenti. Non si tratta di promuovere solo il mondo del legno, noi promuoviamo tutti i settori dell'economia austriaca in Italia. Quindi ripetiamo lo stesso formato presente qui, a volte più grande a volte più ridotto, anche in altri ambiti espositivi». Allo stand Advantage Austria con la Key Account Manager Dottoressa Laura Viehweider e il Marketing Officer Dottor Matteo Zen.


In effetti, il commercio estero riguarda tutti i settori merceologici, l’esperienza e la visione ampia di un’organizzazione come questa garantisce di mirare meglio il target a cui le aziende si rivolgono e le agevolazioni del governo rendono accessibile la partecipazione anche ad aziende di piccole dimensioni. Certamente, trasmettono una certa familiarità con questo Forum. «Abbiamo partecipato a tutti i Forum, anche se inizialmente in forma più "light" con solo un info-point. Quest'anno, invece, abbiamo avuto la possibilità grazie ai fondi supplementari messi a disposizione dalla nostra casa madre, la Camera Federale dell'Economia austriaca, di poter favorire la partecipazione diretta di aziende austriache». A partire da queste esperienze che li portano in contatto con le aziende aderenti alle loro proposte, ci sembra interessante capire come prosegua il rapporto: se accade che continuino a seguirle anche dopo gli eventi verificando quali esiti questo progetto porti agli imprenditori stessi. «Accade molto spesso, anche perché in altri format di partecipazione, come ad esempio durante una fiera internazionale, noi seguiamo eventualmente anche i contatti con gli agenti di commercio, la verifica di solvibilità. Insomma, offriamo un pacchetto di servizi come ente pubblico che copre il mercato a 360 gradi: iniziamo dalle ricerche di mercato, dalla ricerca di un partner commerciale fino alla trattativa vera e propria». Si tratta, allora, di un approfondimento che potrebbe coinvolgere anche il knowhow aziendale; portiamo l’esempio del caso in cui un’impresa stia seguendo un trend che non sia quello attuale o comunque che potrebbe essere modernizzato per assecondare una richiesta del mercato. «Noi siamo in Italia per dare sia le buone sia le cattive notizie. Nel senso che quando ci viene chiesto di fare un'analisi di mercato per un determinato prodotto lo dobbiamo fare ovviamente con grande onestà professionale; e se per un prodotto c'è una certa saturazione di mercato è naturale che diventi difficile per un'azienda austriaca inserirsi su quel mercato. Noi verifichiamo l'esistenza del prodotto, la concorrenza e se il prodotto offerto dall'azienda austriaca sia più innovativo e più concorrenziale a livello di prezzo. Tutto questo viene realizzato dalla nostra organizzazione, offrendo una consulenza alle aziende austriache nella loro attività di mercato in Italia». Una ricerca che ci racconta, in questa occasione, che il mercato non è saturo in questo settore! Chiediamo anche alla Dottoressa Laura Viehweider il suo parere su questa esperienza in particolar modo legata al legno. «Apprezzo particolarmente il clima che si è creato tra le aziende presenti. Si tratta di un bel gruppo, costituito sì da concorrenti ma con un rapporto amichevole e di collaborazione tra di loro, dato anche dal fatto che si conoscono bene, ma questo sappiamo che non è sempre sufficiente». Chiediamo, ancora, se le aziende abbiano dato un riscontro positivo riguardo la loro esperienza a Villa Quaranta. «Sì, queste aziende considerano importante e utile questa loro esperienza all’Holzbau-Forum. Vorrei aggiungere che ogni lavoro che facciamo è sottoposto a un sondaggio di qualità. Infatti, ogni ricerca di mercato o partecipazione che facciamo è giudicata dalle aziende tramite un questionario». Naturalmente il loro lavoro è più che altro di tipo commerciale ma siamo curiosi di sapere se preveda anche una preparazione tecnica. «È ovvio che abbiamo una conoscenza generale dei diversi settori che trattiamo, ma sarebbe impensabile avere una preparazione tecnica specifica in 20/30 settori diversi».


FORUM_HOLZBAU A VILLA QUARANTA EGGER: un agile sistema per tetti brevettato www.egger.com

Allo stand di Egger, durante il Forum Holzbau, incontriamo Gemma Leone, Responsabile Marketing Italia, che ci parla di un particolare sistema per tetti denominato “Egger Roofing Board”. Sappiamo che la Egger è da sempre presente al forum di Villa Quaranta! «Siamo uno sponsor premium dell'Holzbau Forum». Poi Gemma Leone ci mostra il prodotto per il roof con incastro maschio/femmina che è in mostra allo stand Egger, illustrandolo con dovizia di particolari e di dettagli tecnici. «Il prodotto in sé e per sé è multiuso ma si tratta pur sempre di un prodotto standard al quale Egger ha voluto dare un valore aggiunto dotandolo di un particolare incastro brevettato per facilitare e velocizzare l’installazione del pannello. Va inoltre enfatizzato anche il concetto di maggior sicurezza, in quanto a differenza di un pannello tradizionale con formato 2,50 per 1,25 metri, il nostro ha una larghezza ridotta di “solo” 60 cm, permettendo così una presa più sicura e una più pratica maneggevolezza su una superficie come il tetto, che

non è piana ma ha una pendenza. Inoltre grazie al peso ridotto di ca.12 kg può essere posato da una sola persona». Un prodotto per costruire un tetto a regola d’arte che tenga conto delle peculiarità della tipologia stratigrafica di quello italiano. «Il classico tetto in legno, che in Italia è sempre a vista perché parte integrante dell'arredamento, prevede

Gemma Leone, Responsabile Marketing Italia di Egger.


delle perline, una barriera al vapore, quindi l'isolante e successivamente pannelli di OSB sopra ai quali viene posta una barriera bituminosa e quindi i listelli a cui ancorare le tegole. La tendenza verso i tetti a una falda e i tetti piani nel settore delle costruzioni a ridotto consumo energetico, e in particolare delle case passive, riguarda però l’Europa in generale e per questo Egger con la sua divisone Egger Building Products, sviluppa prodotti mirati con proprietà specifiche». Oggi anche il tetto contribuisce a rendere “ermetica” la costruzione nel suo complesso. «Nella stratigrafia del tetto appena evidenziata la guaina ha un ruolo fondamentale e svolge svariate funzioni in un edificio: aumenta la rigidità del tetto, protegge contro l’umidità, aumenta la sicurezza dei posatori, migliora l’isolamento acustico, impedisce la penetrazione di insetti e roditori, riduce le perdite di calore dal tetto e diventa un supporto stabile per una facile installazione di lucernari. Consigliamo poi due diversi tipi di strutture per tetti spioventi ventilati». Entriamo maggiormente nel dettaglio del pannello Egger Roofing Board. «Il pannello per tetti Egger è la soluzione ergonomica per una copertura del tetto facile e veloce, perché facile da trasportare e più sicuro e veloce da posare grazie a una maggiore maneggevolezza nell’installazione, che consente di risparmiare tempo e costi, avvalendosi anche del sistema “innesto e scorrimento” o “inserimento e abbassamento”. La combinazione unica di giunto a incastro a “L” con spazio di dilatazione integrato di 2 mm costituisce la sua caratteristica saliente che consente una posa continua grazie alla profilatura sul lato corto del pannello». Egger in occasione del Forum sembra puntare a promuovere questo prodotto specifico e chiediamo se si tratti di una scelta commerciale rivolta verso il nostro Paese. «Più che altro si tratta di un prodotto nuovo per il mercato italiano. L’intento è comprendere la compatibilità, la possibilità d’uso e la potenzialità che il nostro pannello per tetti può avere. In Austria e Germania è un prodotto già molto utilizzato, ciò in considerazione anche del sistema costruttivo in essere in quei paesi, che in parte differisce dal nostro. Infatti in centro Europa, il legno è da sempre utilizzato nelle costruzioni, prevalentemente però come materiale strutturale e non a vista».

Nicola Carlo Alberti, Branch Manager di Glockner Holz.

GLOCKNER Holz: l’esperienza nel mondo del legno www.glocknerholz.com A Villa Quaranta incontriamo anche Nicola Carlo Alberti, Branch Manager di Glockner Holz, e con lui apriamo una finestra sulla sua esperienza nel mondo del legno iniziata 25 anni fa. «Io sono metà austriaco e metà italiano e dopo le scuole mi sono trasferito in Austria e ho iniziato a lavorare con la famiglia Cappellari. La famiglia Cappellari è presente da quattro generazioni nel mondo del legno, ed era suddivisa in tre rami d’azienda, Carlo Cappellari a Wolfsberg seguiva i segati di conifera, il figlio Marco rappresentava prevalentemente la ditta Pfeifer di Imst in Italia con semi lavorati in abete (travi lamellari, pannelli a tre strati per edilizia e falegnameria) mentre il fratello di Carlo, Benito Cappellari insieme al figlio Luca ha rappresentato e Luca rappresenta tuttora, la ditta Egger in Italia. La grande scuola della Cappellari rimane indelebile, il primo anno sono stato in diverse segheria dove ho imparato le caratteristiche dell’abete, dal segato al semilavorato, successivamente ho trascorso tre mesi con un agente storico, Renzo Occhiena, in Piemonte, e quindi mi è stata assegnata la mia prima mansione ossia quella di seguire gli agenti che erano presenti in ogni regione italiana con i prodotti della Pfeifer. Sono rimasto in questa azienda per sette anni seguendo


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inizialmente i rappresentanti e successivamente seguendo direttamente due regioni: il Friuli e il Veneto. Nel 2000 a seguito del trasferimento di residenza del signor Marco Cappellari io mi sono messo in proprio pur continuando a lavorare per lui e in seguito anche con il padre Carlo e con lo zio Benito». Gli chiediamo cosa sia cambiato nel mondo del legno da quel suo primo anno in segheria… «È cambiato molto. È sempre stato un settore molto tradizionale e anche chiuso: gli agenti passavano di generazione in generazione. Io mi sono subito innamorato di questo materiale perché lo vedevo come una sorta di investimento futuro. Si lavorava con un materiale elitario. L'evoluzione del mondo del legno poi è andata in una direzione più "popolare" e questa aurea di esclusività è scomparsa diventando un prodotto di successo per il grande pubblico e le nuove generazioni raramente hanno "vissuto" la segheria». Nonostante questi cambiamenti però sembra piacergli ancora il mondo in cui vive e lavora. «È il mio mondo e mi piace, anche se l'Italia è un Paese nel quale purtroppo i consumi non sono più quelli di una volta». Sembra che voglia alludere anche al fatto che oggi-

giorno molte persone che vendono case di legno non sono assolutamente preparate e nuocciono al mercato. «Purtroppo, in questo settore, molti in Italia sono entrati vendendo “molto fumo e poco arrosto”. Nel nostro Paese, nel settore costruttivo inerente l’ambito ligneo sono stati fatti degli errori spaventosi. In Austria, secondo le regioni, si arriva sino a un 45% di case "costruite con il legno". È importante sottolineare che però in Austria e in Germania non si usa come in Italia la parola "prefabbricata" ma si usa il termine "casa finita". In Italia utilizzando la parola prefabbricata si dà un’accezione negativa alle case in legno, sminuendone il valore e dandole un'immagine economica. Tuttavia costruire in legno non è economico ma offre importanti vantaggi energetici nel lungo periodo. Altro termine usato impropriamente in Italia è la "casa in legno" in quanto richiama nell'immaginario dei possibili clienti la casetta da giardino. Una casa in legno va chiamata semplicemente "casa"». Come vede il futuro del legno in Italia dal punto di vista del legno costruttivo? «In grandissimo aumento ma chi è bravo deve "combattere" tanto, anche perché i nuovi prodotti tecnologici come l'X-Lam purtroppo, pur essendo un prodotto geniale, favoriscono l'improvvisazione».


Giovanni Pallaver di HSB Cad.

HSB Cad: segnali positivi dal mercato interno www.hsbcad.com Al Holzbau-Forum come di consueto troviamo anche lo stand di HSB e discorriamo con Giovanni Pallaver di mercato e in particolare della sua percezione di un certo risveglio al Sud. «Sì, e questa mia impressione è stata confermata dal fatto che un mio vecchio cliente che non sentivo più dall'ormai lontano 2008 mi ha ricontattato in quanto sentiva l'esigenza di aggiornare il suo software perché evidentemente il mercato offre nuove prospettive di sviluppo». HSB Italia ha il polso del mercato italiano rappresentandolo e percepisce un certo risveglio del mercato, in tutto il Paese, di cui cerchiamo di carpire qualche indizio interessante. «Abbiamo notato un certo risveglio del mercato, non solo al sud, che percepiamo particolarmente nell'Italia centrale, forse anche a causa del sisma, soprattutto per quanto riguarda le piccole realtà e qualcosa “si muove” anche al nord Italia, dove aziende più strutturate si aggiornano o ampliano il loro target di riferimento diversificando il loro mercato». Sul finire, parliamo di quando sia iniziata la sua storia "professionale" e lui ci regala un aneddoto legato al settore e alla memoria di Giovanni Cenci. «Subito dopo la mia laurea in Architettura ho risposto a un annuncio di ricerca di personale da parte della Moruzzi Legnami che cercava un tecnico che parlasse tedesco per la sua sede di Trento. Passati pochi giorni, dopo il colloquio verso il quale non riponevo molte speranze in quanto non ero milite esente, sono invece stato ricontattato e assunto e ho passato circa due mesi in Germania. Dopo circa cinque mesi che lavoravo a Trento la sede è stata poi spostata ad Ascoli Piceno in quanto la provincia di Trento non aveva dato le disponibilità attese. La mia storia nasce quindi nel legno, e mi piace ricordare quegli anni nei quali ho potuto conoscere e apprezzare la figura professionale di Cenci». Quando nomina Giovanni Cenci, un personaggio così noto per il settore (importante firma anche per questa testata), reclamiamo qualche dettaglio che non si fa attendere… «A questo riguardo mi piace ricordare un interessante aneddoto del nostro rapporto che è esemplare riguardo alla professionalità e la passione di Cenci. Una sera ero in azienda ad Ascoli da solo in orario di chiusura. Rispondo a una telefonata ed era Cenci. Abbiamo parlato per circa tre quarti d'ora su un argomento tecnico, con diverse domande da parte sua su come calcolare un bullone, come posizionarlo eccetera. Io sostenevo la mia opinione in base a ciò che dicevano le normative e alla fine credendo che ci fossimo spiegati ci siamo salutati rimandando al giorno dopo eventuali chiarimenti. La mattina seguente, come sempre ero uno dei primi ad arrivare in azienda, ho trovato davanti al cancello ancora chiuso una macchina. Scendo dalla mia auto mi avvicino e trovo all'interno di quell'automobile Cenci che dormiva. Lui dopo la nostra telefonata ha pensato a quanto ci eravamo detti e non essendo convinto appieno delle mie motivazioni e non riuscendosi a spiegare al telefono ha preso l'auto ed è partito da Como in piena notte per arrivare dopo sette ore ad Ascoli. Abbiamo passato l'intera giornata a spiegarci e alla fine è ripartito per Como. Un piccolo ricordo della figura di Cenci del quale mi onoro di avere avuto l’amicizia».


Da sinistra a destra Marco Amatore, Gino Mencarini e Vittorio Caporello all’Holzbau Forum di Villa Quaranta.

NOVATOP: l’evoluzione “a strati” dell’X-Lam tx approvato www.novabuilding.it www.agrop.cz

Allo stand di Novatop incontriamo Marco Amatore, Vittorio Caporello e Gino Mencarini. Chiediamo a Marco Amatore, Responsabile Commerciale per l'Italia di Novatop, in cosa consista la sua attività e a cosa corrisponda l’identità di questo marchio. «Io seguo tutta la rete vendita e la promozione della Novatop in Italia. Nova Building Top Qualtiy Srl nasce dall’unione di due aziende, Building Group Srl e Agrop Nova Spa, accomunate dalla stessa filosofia e dallo stesso pensiero strategico relativamente all’edilizia innovativa e di qualità. Con prodotti per il legno, Building Group Srl si è presentata sul mercato italiano nel 2003 con un approccio in controtendenza per l’epoca: puntare sulla qualità e su prodotti ad alte prestazioni. La società Agrop Nova Spa è stata creata nel 2001, seguendo la tradizione della produzione dei pannelli massicci a tre strati della società Agrop, fondata nel 1992, e oggi rappresenta uno dei più grandi e più avanzati produttori di pannelli lamellari a più strati in Europa. L’apporto degli esperti svizzeri nel campo delle costruzioni in legno ha permesso di reinventare il pannello a tre strati come scheletro a celle da utilizzare come solaio e parete». Chiediamo se l’azienda odierna si configuri come realtà italiana e ci risponde Gino Mencarini, Responsabile Italia per la Novatop. «Oggi Building Group Srl e Agrop Novatop Spa sono i due brand confluiti in Nova Building Top Qualtiy Srl, una azienda italiana a tutti gli effetti, pronta a soddisfare il cliente sotto ogni punto di vista nella costruzione di edifici in legno di qualità. Mettere insieme le forze e le competenze di due realtà cosi importanti significa creare un polo produttivo e commerciale in grado di raccogliere le sfide più impegnative del mercato italiano attuale. Agrop è l’azienda produttrice e Novatop rappresenta la divisione X-Lam: l’unico ad avere la tecnologia dei 6 strati. Io seguo le vendite dalla Repubblica Ceca per il mercato Italiano. Poi abbiamo anche una sede in Svizzera». Io e Vittorio Caporello non sappiamo calcolare gli anni trascorsi da quando ci siamo conosciuti – cosa che non rappresenta un


FORUM HOLZBAU A VILLA QUARANTA www.forum-legno.com www.forum-holzbau.com di Sonia Maritan e Pietro Ferrari

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Da sinistra a destra Marco Amatore, Vittorio Caporello e Gino Mencarini, sponsor-espositori all’EcoArea di Rimini il 26 e 27 ottobre 2017, in occasione del “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno”.

buon segno per chi scrive – e lui racconta di essere entrato da poco in azienda e di essere molto soddisfatto di rappresentare questa realtà. «Io seguo il mercato italiano e più precisamente la parte commerciale insieme a Gino Mencarini. Ci saranno nuovi plus che presenteremo come progetto insieme all'azienda Nova Building Top Qualtiy Srl, un brand che nasce come marchio italiano della Novatop e creato appositamente per adeguarsi alle esigenze del nostro Paese con un servizio di progettazione e ingegnerizzazione a supporto del professionista o come Partner e unico referente che si fa garante dalla progettazione alla esecuzione con un servizio anche chiavi in mano». Non sarà sfuggito ai lettori, in apertura, l’accenno alla nuova tecnologia del pannello a tre strati come pacchetto solaio e/o parete dell’involucro edilizio, che ci illustra Gino Mencarini. «Novatop è un sistema completo per la costruzione, realizzato con pannelli di grandi dimensioni in legno massiccio incrociato e incollato (CLT – Cross Laminated Timber). Il sistema unisce una tecnologia all’avanguardia alla solidità di tutti gli elementi che lo compongono e alla bellezza del legno naturale. L’obiettivo del sistema Novatop è la produzione e lo sviluppo di prodotti di alta qualità con il massimo rispetto per la natura. Abbiamo voluto apportare un'evoluzione all'X-Lam, studiato dai nostri architetti in Svizzera, e poi portarlo in tutta Europa. Il nostro pacchetto comprende una lamella da 9 millimetri esterna che è possibile lavorare facilmente a vista con una qualità da falegnameria, e questo sia nella parete sia nel solaio e nel tetto. Inoltre, nel pacchetto solaio e tetto abbiamo inventato un “elemento” incavo con un'intelaiatura interna, dove viene inserito a richiesta isolante acustico o termico. Noi ci differenziamo quindi dall'X-Lam “classico” in quanto non offriamo un pannello pieno ma un pannello più leggero, vuoto e completo di ulteriori funzionalità. Si tratta di un pannello con celle interne e contigue, creato con un uno o due pannelli tre strati da 27 millimetri proprio per garantire una statica maggiore a parità di peso. La nostra ambizione è di lavorare senza travi». Sorge a questo punto spontanea la domanda riguardo le luci massime coperte. «Attualmente anche superiori agli 8 metri. Riusciamo a coprire queste misure ovviamente aumentando lo spessore dell'elemento. Anche in questo caso abbiamo la possibilità di lavorare a vista con una qualità da falegnameria». Chiediamo da quanto tempo esista questo prodotto. «Praticamente deriva da un'esperienza già acquisita e un’innovazione apportata sul sistema costruttivo che era già disponibile, nata soprattutto grazie alla precisione e la maestria svizzera. Questo progetto è stato quindi sviluppato e ingegnerizzato per offrire oggi sul mercato una soluzione che possa aumentare le rese, abbassare i costi e creare soluzioni che possano dare vantaggi ai clienti. Ci sono tre plus studiati però specificatamente per il mercato italiano». Naturalmente desideriamo conoscere questi plus. «I tre plus introdotti per il mercato anche italiano li definiamo come “Sistema Element”, uno scatolato che viene realizzato in due diverse tipologie. Esiste una versione open, che è aperta, e poi esiste la variante scatolata chiusa prefinita anche con la predisposizione dell’impiantistica e dell’isolamento chiamata appunto Element, che ha una conformazione e una costruzione dove strutturalmente si possono incrementare le prestazioni e le resistenze, in


FORUM_HOLZBAU A VILLA QUARANTA entrambi i casi parliamo di un sistema portante. Il terzo importantissimo plus riguarda l'incollaggio anche laterale oltre che frontale degli elementi, senza formaldeide oppure poliuretanico». Aumentando le luci aumentano gli spessori, ma una delle caratteristiche è proprio quella di essere un sistema scatolare quindi costituito da elementi leggeri e allora vorremmo capire se la performance strutturale vada a scapito degli spessori. «Non si tratta di spessori molto più grandi, in quanto noi non lavoriamo sullo spessore ma su elementi che richiedono meno passaggi grazie alla geometria costruttiva che permette di velocizzare i sistemi di posa in opera. In pratica aumentiamo le rese diminuendo quindi i passaggi produttivi». Imprescindibile sapere di quale legno stiamo parlando. «Abete rosso lamellare». A Vittorio Caporello poniamo un’ultima domanda: Perche scegliere voi? «L’intero sistema viene prodotto in Repubblica Ceca influenzato da una cultura di costanza e qualità dimostrata con la partecipazione dei maggiori esperti svizzeri sulle costruzioni in legno. Nel 2008 l’azienda ha rappresentato il primo produttore Ceco di legno stratificato a ricevere il prestigioso certificato NATUREPLUS e con il nuovo sistema di incollaggio esente da formaldeide, tutti i prodotti sviluppati sono completamente TOP NATURE. L’intera produzione è continuamente verificata da organi di controllo indipendenti nazionali e internazionali, soddisfando i criteri rigorosi di numerosi sistemi di certificazione. Ancora, le tecnologie di produzione provengono da aziende di fama mondiale come Steinemann, Weinig, Diefenbacher, Italpresse, Torwege, Muhlbock, Reichenbacher, Hundegger, Fill, Microtech, ecc.

Le tecnologie più moderne garantiscono la massima qualità, che ci consente l’esportazione verso mercati sviluppati come la Svizzera, l’Austria, la Germania, l’Italia, la Francia e anche oltre oceano. Il sistema costruttivo principale, in legno massiccio incrociato e incollato, è completo di un certificato per la costruzione ottenuto in Germania, la Zulassung, European Technical Approval (ETA) ed è contrassegnato con il marchio della Comunità Europea CE. Gli aspetti della rinnovabilità delle risorse sono, inoltre, molto importanti: il legname di conifere utilizzato è garantito dal certificato PEFC e dall’attestato ISPM. Oggi il sistema Novatop è l’unico X-Lam strutturale a 6 strati».


FORUM HOLZBAU AL MADEEXPO www.borlini-zanini.ch www.hieg-vd.ch di Andrea Bernasconi

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Il fuoco, la terra, l'aria, l'acqua …e il PLC Le due tappe italiane, dell’intenso calendario dei Forum-Holzbau internazionali, sono quelli che proponiamo in questo numero. A marzo, infatti, in occasione del MADEexpo, si è tenuto anche il convegno internazionale “Costruire in legno [quasi] senza limiti”, per offrire a costruttori, progettisti, ingegneri, architetti e professionisti del settore la possibilità di condividere le loro esperienze con esperti di fama internazionale del costruire in legno.

Il Prof. Andrea Bernasconi a sinistra e il Prof. Maurizio Piazza a destra che ha moderato la seconda parte del Convegno.

Due le sezioni tematiche: Architettura urbana in legno - sfida per il futuro – moderata da Hugo Karre – caratterizzate dal Complesso residenziale Chalet e Design Hotel presentato da Helmut Reitter (reitter_architekten, Innsbruck), il Gradonna Mountain Resort | Großglockner /Austria, seguito dall’intervento di Boris Zeisser (24H-architecture, Rotterdam) che titolava “Art déco e l’amore per la natura” e chiuso con la rassegna di Helene Stangeland (Helen & Hard Architekten, Stavanger) con le “Architettura in Legno nel lontano Nord”. “Sfida tecnica nel costruire il legno”, il titolo della seconda sessione moderata dal prof. Maurizio Piazza (Università di Trento) con l’intervento di Herman Blumer (Creation Holz, Waldstatt) “Costruire in ambienti estremi”, quello di Ivan Giongo (Università di Trento) “Riqualificare con il legno in zone caratterizzate da rischio sismico” e infine quello del Prof. Andrea Bernasconi (École d’ingénieurs Yverdon) “Costruire in legno da zero – le 5 domande tecniche fondamentali e le risposte”.

Restituiamo i passaggi principali di questo ultimo intervento che prende a prestito i quattro elementi naturali da cui trae origine ogni sostanza di cui è composta la materia, completando l’esposizione con una quinta fondamentale caratteristica: il PLC (ciclo di vita del prodotto). Il legno non è durabile sebbene si voglia raggiungere un fine altamente innaturale che è quello di renderlo tale. È assolutamente sbagliato pensare o dire che il legno è il migliore materiale o fare confronti tra il legno e altri materiali. È assurdo anche affermare che il legno sia migliore di un altro materiale nei confronti del fuoco, dobbiamo semplicemente arrivare a definire la prestazione del materiale per cui sia coperta la richiesta che ci viene fatta in termini di resistenza al fuoco della struttura. Direi che la parola a cui dobbiamo stare attenti è “improvvisazione”. L'improvvisazione è pericolosa, non solo per il legno ma per tutti i materiali. Il fatto che si faccia ricerca per realizzare dei nuovi oggetti vuol dire non improvvisare. Il legno è un materiale meraviglioso ma abbastanza complicato che ha bisogno di approfondimenti e ricerca. FUOCO Che il legno sia combustibile non lo nega nessuno. D'altra parte si può costruire una struttura resistente al fuoco. Quello che tutti sanno sul legno è semplicemente che il legno brucia, la domanda da porsi è se questo sia effettivamente un problema e se possiamo dare una risposta da un punto di vista progettuale. La sicurezza in caso di incendio si misura nel tempo necessario a dare l'allarme e a scappare. Si tratta quindi di avere un tempo sufficiente a uscire prima che la struttura collassi. Un aspetto tipico del legno è che se si usa legno di piccole dimensioni brucia più velocemente mentre se si usa legno di grandi dimensioni questo brucia più lentamente. Inoltre il


FORUM_HOLZBAU AL MADEEXPO La sala gremita del Forum-Holzbau.

legno brucia dall'esterno verso l'interno, grazie a questo la parte interna del legno che sta bruciando mantiene tutte le sue caratteristiche dandoci tempo prezioso per intervenire. Abbiamo a che fare con un materiale che per il suo comportamento ci è favorevole, si tratta solamente di progettarlo in modo intelligente in modo da potere sfruttare queste sue caratteristiche. Se poi lavoriamo con i pannelli la parte esposta al fuoco è solo una superficie, sulla parte non esposta al fuoco la temperatura è praticamente quella ambiente. In Svizzera, con le recenti disposizioni antincendio, si è giunti alla conclusione che dal punto di vista della sicurezza antincendio è indifferente quale materiale si utilizzi. Quindi nella classe RF1, quella senza nessuna reazione al fuoco, possiamo oggi configurare anche gli elementi strutturali in legno sempre a condizione che questi siano progettati, realizzati ed eseguiti conformemente a quei principi che non sono ovviamente gli stessi degli altri materiali. ACQUA Il secondo elemento è l'acqua. Quello che tutti sanno sul legno è che in presenza di acqua il legno marcisce. Lavorando correttamente si risolve questo problema: ne sono un esempio strutture costruite secoli fa come il Ponte Nuovo, poco distante da Berna, costruito nel 1535 e nel quale buona parte dei suoi elementi strutturali sono ancora quelli originali. L'acqua è comunque un problema per ogni tipo di materiale, non solo per il legno ma anche ad esempio per il calcestruzzo. L'importante è sempre una corretta progettazione che metta la sicurezza al primo posto. La parte di legno di una costruzione deve essere isolata dal terreno con un qualche materiale ermetico all'acqua (una barriera, un foglio, una parte metallica) e sollevata rispetto al livello del terreno. TERRA Il terzo elemento è la terra. Forse quello che non tutti sanno sul legno, è che gli elementi strutturali in legno sono estremamente performanti. Quali alternative ha il mercato dell'edilizia per realizzare solette dallo spessore di 23/24 centimetri o minori ottenendo le medesime prestazioni del legno? Io credo nessuna. Elemento essenziale non è solo il pannello X-Lam, ma anche il collegamento che ci permette di passare dalle due alle tre dimensioni. La collegamentistica classica costituisce una parte vulnerabile dal punto di vista strutturale rispetto a quanto il materiale potrebbe offrire perché introduce un punto debole in una struttura, in quanto ogni collegamento strutturale – in qualunque materiale – rappresenta un punto debole, ma comunque sarà più accettabile se verranno utilizzati elementi più nuovi e recenti, progettati in modo

corretto. Anche dal punto di vista della prestazione strutturale abbiamo tutto il bagaglio necessario per poter sviluppare tutto quello che i progettisti richiedono. ARIA L'ultimo elemento è quello dell'aria. Il legno è leggero, se è troppo leggero, può essere un problema. Una struttura di legno non deve essere solo appoggiata a una postazione solida ma deve essere anche ancorata perché non si sollevi. Chi si occupa di progettazione deve poter disporre della tecnologia per risolvere anche queste situazioni, ed essendo a disposizione è possibile – anzi auspicabile – sfruttare la leggerezza del legno. È cosa nota che le forze sismiche sono proporzionali alla massa in gioco e dato che le forze sismiche sono simili al vento abbiamo un punto di partenza interessante. Questo non vuol dire che con il legno possiamo dimenticare tutte le altre regole. Se vogliamo costruire utilizzando il legno, questo deve rispettare tutte le regole che stanno alla base di una corretta progettazione antisismica. RICICLO Il fine vita è un altro punto importante, ossia cosa ne facciamo degli edifici che non servono più a niente? Anche in questo caso il legno ha dei vantaggi: se non è trattato, è semplicemente legno e al limite lo si brucia facendo ritornare in atmosfera il carbonio che è stato utilizzato nella costruzione. Un manufatto di legno privo di trattamento posso progettarlo anche nella durata – ad esempio 10 anni – sapendo che di quel legno potrò farne ciò che voglio. Le piante riprendono il carbonio, lo fissano e si riattiva il ciclo. L'economia circolare per il legno effettivamente esiste da millenni, non è una novità. Lavorando a livello di progettazione si riesce ad aumentare la durabilità ottenendo quella richiesta. Sui rivestimenti invece, per esempio il legno utilizzato all'esterno, non esiste una specie legnosa che sia durabile all'infinito, semplicemente esistono delle specie legnose che sono maggiormente durabili in un determinato ambiente. Per i trattamenti che si possono fare, va tenuto presente il problema dello smaltimento che si pone nel fine vita. Il trattamento, costituisce sempre l'ultima soluzione perché comunque prevede che di anno in anno il manufatto sia ritrattato, mentre per esempio per le termiti ci sono degli aspetti particolari della progettazione che permettono di isolare la costruzione e di impedire che la colonia delle termiti salga dal terreno. Una progettazione ad hoc può eliminare il problema da un punto di vista strutturale. La progettazione è fondamentale anche per la durata e la manutenzione dell'opera. I materiali devono essere usati al meglio di quello che possono offrire.


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La durabilità degli edifici di legno woodlab concorre a porre le basi di un nuovo codice di architettura del legno come già avviene nel resto del mondo, mentre in Italia troppo spesso ci si limita a camuffare gli edifici di legno da edifici tradizionali, e rarissimi sono gli esempi di edifici pensati e ideati per essere realizzati in legno, il risultato è che gli errori di progettazione sono la principale causa del degrado degli edifici in legno. Questo è il nodo intorno a cui si articola la lezione di Alex Merotto, Ingegnere e uno dei relatori del “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni in legno” tenuta il 27 ottobre presso l’EcoArea di Rimini, fra i firmatari del Manifesto del Gruppo Qualità Legno – nato il 21 novembre ad Altavilla – volto a individuare nuovi strumenti per denunciare la mancanza di conoscenza tecnica, la necessità di fare cultura praticandola davvero e aprire così un nuovo corso per il settore. Siamo lieti di diffondere al vasto pubblico di Struttura Legno l’intervento che abbiamo avuto l’onore di presentare al “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno”che si è tenuto a Rimini lo scorso 27 Ottobre. Nonostante il settore delle costruzioni di legno sia in continua crescita e le prospettive per il futuro siano molto promettenti, una scarsa attenzione verso aspetti apparentemente secondari legati alle costruzioni di legno può indurre una brusca inversione di tendenza mettendo in discussione tutti i risultati finora raggiunti. Un’indagine sulle cause di degrado su 27 edifici segnala innanzitutto una problematica concreta ma in senso più ampio racconta anche di un approccio progettuale sbagliato che non tiene conto di un nuovo codice di architettura del legno che a questo materiale si confaccia. Mentre in Europa e nel resto del mondo l’edilizia in legno sta conoscendo uno sviluppo senza precedenti per diffusione e importanza delle opere realizzate, nel nostro paese si susseguono segnalazioni di edifici con problemi strutturali legati a fenomeni di marcescenza. Per capire meglio quali siano i punti critici maggiormente soggetti a problemi e quali siano le cause di questi disservizi abbiamo analizzato i dati raccolti in questi mesi e messo a disposizione le

statistiche riguardanti i casi seguiti direttamente o di cui si aveva un chiaro quadro della situazione. I dati da noi analizzati riguardano appunto – come già anticipato in apertura – 27segnalazioni di problemi di danni a edifici di legno dovuti a marce-


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scenza. I casi riguardano principalmente abitazioni monofamiliari o plurifamiliari fino a 15 unità, ma nell’elenco sono incluse anche 4 scuole pubbliche. Il registro è continuamente in aggiornamento e vi invitiamo a contribuire segnalandoci eventuali casi di cui siate a conoscenza (www.woodlab.info), per cooperare quanto più possibile nella raccolta dei dati e nell’ampliamento dell’indagine. Ci siamo concentrati cercando di capire due aspetti del fenomeno, quali siano i punti critici e quale sia la causa ultima del danno. Per quanto riguarda il primo aspetto, c’è subito da dire che l’attacco a terra non è la principale causa di danno agli edifici in legno. Pur essendo un punto nevralgico per la coesistenza di umidità e aria e coinvolgendo più di un quarto dei casi visti, le superfici orizzontali piane, in particolari terrazzi e tetti piani, risultano responsabili dei danni per la metà dei casi analizzati. Una percentuale minore di casi riguarda invece problemi ai cappotti o agli impianti. Per quanto riguarda la causa del danno, è demoralizzante constatare come gli errori di progettazione siano la principale causa di insuccesso di questo tipo di edifici. Per capire meglio, è necessario approfondire i singoli punti critici e determinare quali siano le norme di progettazione della durabilità che vanno a definire la regola dell’arte. In merito a quest’ultimo aspetto si deve sottolineare

Nei due grafici: a sinistra i meccanismi di migrazione dell’acqua (American Wood Council) e a destra la Regola delle 4D applicata all'attacco a terra (American wood Council).


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Architettura lignea nordica, fonte: norvegia.com

Esempio di architettura in legno Zoldana, tutti gli elementi sensibili sono protetti.

come la regola pratica principale di progettazione per il legno sia la regola delle 4D. La legge delle 4 D (dall’inglese Deflection, Drainage, Drying and Durability) prevede che una superficie in legno debba essere protetta dalla pioggia battente (Deflection), debba avere la possibilità di drenare rapidamente l’eventuale acqua che vi dovesse arrivare (Drainage), si possa facilmente asciugare (Drying) e abbia una durabilità naturale (specie vegetale) più alta nei punti più critici (Durability). Progettare con il legno significa innanzitutto partire dalla forma adeguata del volume, non si può traslare il sistema costruttivo adatto per il cemento così com’è senza porsi delle domande. Sono numerose le indicazioni che arrivano dalle normative (American wood Council, DIN etc). Applicando queste indicazioni nei vari elementi di una costruzione di legno è possibile realizzare edifici sicuri, esteticamente belli e con durabilità superiori ai 50 anni, quelli richiesti per legge. Esempi di edifici costruiti nel rispetto di queste indicazioni li possiamo trovare nei vecchi “Masi” di montagna, nelle chiese di legno polacche, lituane, norvege-

si,… e in generale in tutta quella edilizia precedente all’introduzione della chimica. Se prendiamo come riferimento questa semplice regola come base di analisi dei casi di insuccesso diventa più semplice andare a definire cosa non ha funzionato e se si è trattato di una mancanza di osservanza alla regola (errore di progettazione) oppure di una maldestra applicazione della stessa (errore di esecuzione). Per quanto riguarda le superfici piane, colpevoli del 50% dei fuoriservizi delle strutture viste, è abbastanza immediato comprendere come sia estremamente difficile raggiungere livelli di Drenaggio soddisfacenti senza un minimo di pendenza che vada a colmare anche la successiva freccia della


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Fonte: norvegia.com

struttura. Se poi, come in molti dei casi visti, si procede con rivestimenti di strati di isolante e impermeabilizzazioni fuori controllo, si va a impedire anche la possibilità di asciugatura della struttura, costringendo il legno in condizioni DISA. La condizione DISA (Drying Inhibition Surface Area) è quella condizione in cui il legno si trova rivestito da materiali non traspiranti che rendono impossibile l’asciugatura. Questa condizione è la più gravosa in

termini di durabilità per il legno e i casi visti dimostrano che in queste condizioni la struttura inizia a dare segni di cedimento già dopo 4/5 anni. Un altro aspetto riguarda la mancanza di un qualsivoglia progetto di impermeabilizzazione, la prassi è mutuare materiali e tecniche dei sistemi a base cemento nei supporti in legno senza nessuna variazione. Questi materiali inoltre hanno garanzie che vanno dai 10 anni per i più tradizionali ai 30 anni per i più tec-

Nella foto alto: intradosso di un terrazzino. In alto a sinistra: tetti piani con forma a vasca che rappresentano una delle soluzioni più rischiose. Sopra: Meglio un ballattoio con struttura a vista che permette di asciugare piuttosto che rivestimenti mutuati dall’edilizia tradizionale.


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Indicazioni dell’American Wood Council sulla distanza minima terreno-legno.

nologici mentre sulla posa nessuno va oltre i 10 anni. Se per un complesso multipiano la sostituzione del manto di impermeabilizzazione ogni 10 anni può essere considerata normale manutenzione, il discorso è ben diverso per una abitazione monofamiliare. Riteniamo quindi che progettare un edificio in legno con un tetto piano sia un azzardo se non un errore. Le condizioni per poterli realizzare correttamente sono talmente vincolanti architettonicamente da non poter essere più considerati piani. Per quanto riguarda l’attacco a terra, la situazione è più chiara e le soluzioni a portata di tutti. I danni in questo punto sono sempre causati dal fatto che

troppo spesso il legno viene inserito sotto il livello del terreno, tutti i casi visti erano accomunati da questa caratteristica. Un altro errore grossolano di progettazione che oramai non può più essere tollerato. I casi riguardanti impianti e cappotti invece interessano problemi legati a errori esecutivi o a imprevisti come la rottura di uno scarico. Errori in buona fede difficilmente evitabili se non con una attenzione maggiore verso la natura biologica di questo materiale da costruzione. È ormai chiaro da quanto evidenziato come la ragione ultima di moltissimi dei problemi che abbiamo avuto modo di vedere sia profondamente legata ad aspetti di progettazione architettonica. La realtà degli edifici di legno, in Italia, è composta quasi esclusivamente da edifici a struttura lignea camuffati da edifici tradizionali. Nonostante il passaggio da un materiale all’altro imponga un deciso cambio nelle forme e nell’estetica di quanto si va a costruire, si pensi all’introduzione dell’acciaio o a quella del cemento armato, al momento si resta aggrappati a stilemi e paradigmi che appartengono solo a un remoto passato. Tetti piani, terrazzi, assenza di sporti, pavimenti a filo con il giardino esterno, sono scelte stilistiche mal sopportate dalla materia legno che vuole respirare, non essere soffocata. Non si può pensare di prendere tecniche, materiali, manovalanza e dettagli costruttivi utilizzati nel tradizionale e trasferirli, sic et simpliciter, in una nuova tecnica costruttiva. I risultati non possono essere che deludenti come nei casi che vi abbiamo presentato. Riteniamo che questa sia una fase fisiologica dovuta alla rapida e consistente espansione che il settore ha avuto negli ultimi anni, confidiamo in un momento di riflessione e di sedimentazione che possa permetterci di vedere quali possano essere gli sviluppi di una nuova architettura del legno. Vi esortiamo infine a fare un passo in più, a voler conoscere questo materiale e a valorizzarlo per quello che sa fare e non a punirlo per quello che non può fare. Solo in questo modo ci potremo staccare dall’architettura del cemento armato e mettere le basi di un nuovo linguaggio architettonico che possa dare un solido futuro alle costruzioni di legno. Pensare che un edificio di legno possa essere realizzato con le stesse forme, gli stessi nodi, gli stessi stilemi di un edificio tradizionale è un sogno ingenuo che ha buone probabilità di trasformarsi in un incubo per chi lo ha progettato. Nonostante sia chiaro da anni, ormai, che il passaggio da un materiale a un altro comporti una vera e propria rivoluzione nel


GUTTA CAVAT LAPIDEM Nelle due foto in alto: anche in questo caso la presenza di guaine non traspiranti non fa che peggiorare le cose impedendo al legno di asciugare. Al centro: funghi sotto alla guaina bituminosa “di protezione”. Sotto: posa errata di guaina bituminosa.

concepire e progettare i manufatti come fu per l’introduzione del cemento armato, troppi sono purtroppo i progettisti che con leggerezza continuano a proporre gli stessi dettagli tecnici e le stesse forme che utilizzavano nel tradizionale anche nel legno.

L’analisi di alcuni dei casi visti in questi anni, assieme agli esempi del passato, ci può dare un valido aiuto per iniziare un dibattito per porre le basi di un linguaggio comune. Un alfabeto condiviso con cui scrivere le prime righe dell’architettura del legno.


TECHNICA ESSETRE www.essetre.com di Sonia Maritan

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Smart Technologies Essetre dal 1979 prosegue il suo cammino, in costante crescita, sviluppando una tecnologia sempre al passo con i tempi volta a rispondere puntualmente alle richieste del mercato, promuovendo così tecnologie smart come quelle introdotte dal nuovo centro di lavoro Techno Progress che propone un ottimo compromesso per le aziende che lavorano sia travature che qualsiasi parete prefabbricata in legno: l’obiettivo è quello di produrre impianti flessibili ma anche compatti in termini di spazi, tempi e manodopera. Essetre è in continua crescita, e dal 1979 a oggi non ha ancora smesso di incrementare il suo parco macchine. Il continuo evolversi del mercato ha impegnato Essetre a sviluppare il nuovo centro di lavoro Techno Progress che propone un ottimo compromesso per le aziende che lavorano sia travature che qualsiasi parete prefabbricata in legno. La nuova concezione di Essetre è di lavorare travi e pareti occupando la metà dello spazio normalmente utilizzato da due diverse macchine per lo stesso tipo di produzione, allo stesso tempo riducendo sensibilmente tempi e costi di manodopera utilizzando tecnologia all’avanguardia per l’INDUSTRY 4.0. La Techno Progress standard è dotata di una unità di fresatura a 5 assi completa di magazzino cambio utensili automatico da 9 postazioni che può

lavorare sia nella zona delle travi sia nella zona delle pareti. Per chi avesse esigenze di aumentare la produzione in maniera esponenziale Essetre propone la macchina configurata con nr. 4 gruppi operatori indipendenti che sono: - Seconda unità indipendente di fresatura a 5 assi completa di magazzino cambio utensili automatico da 9 postazioni che può lavorare in contemporanea con la prima testa a cinque assi sulla zona delle travi. Con questa configurazione si riesce a eliminare il tempo del cambio utensili e a lavorare i colmi con le due teste contemporaneamente aumentando in maniera considerevole la produzione. - La Terza unità indipendente è composta da un gruppo a cinque assi con motore da 55 Kw specifica per il taglio delle pareti X-Lam con lama diametro fino a 1200 mm per tagliare pareti di grossi spessori fino a 400 mm. - Un ulteriore gruppo che rende la Techno Progress unica nel suo genere e flessibile al 100% è la testa indipendente a graffettare. Questa permette di lavorare in maniera automatica le pareti a telaio aumentando la precisione di graffatura senza alcuna manodopera e cosa molto importante rendendo le pareti certificabili.


TECHNICA_ESSETRE

Il nuovo centro di lavoro Techno Progress lavora sia travature sia pareti prefabbricate in legno, secondo una nuova concezione, quella di produrre impianti flessibili ma anche compatti in termini di spazi, tempi e manodopera, utilizzando tecnologia all’avanguardia per l’INDUSTRY 4.0.

La macchina è progettata con un banco versatile per bloccare le pareti X-Lam e le pareti a telaio, la struttura del banco lo rende adattabile a entrambi i tipi di produzione grazie alle diverse opzioni installate come l'impianto del vuoto e relative ventose per la trattenuta degli elementi in X-Lam. Mentre per lavorare le pareti a telaio sono previsti dei fori a griglia su tutta la superficie del piano per le battute e lo squadro della parete tramite i perni di riferimento e i pistoni di spinta. Infine, ma non meno importante, il centro di lavoro è dotato di due postazioni interfaccia operatore complete del Software Essetre Travi e Pareti che forniscono un controllo totale delle funzioni e un immediato e semplice utilizzo da parte dell’operatore. Il pragramma di Essetre si caratterizza per essere un sistema aperto che permette ogni tipo di connessione soft-

ware e trasferimento diretto dei file in BTL dai vari CAD di progettazione che esistono sul mercato. La gamma che offre Essetre per il settore delle strutture in legno garantisce una vasta scelta per ogni esigenza del cliente offrendo le migliori performance richieste dal mercato.


COLLOQUIUM ROUTECH - SCM GROUP www.scmgroup.com di Pietro Ferrari

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Una casa al giorno Tecnologie CNC avanzate, nuovi progetti e un contesto di mercato in netta crescita alla base dell’open house SCM dedicata alle soluzioni per le costruzioni in legno. Nello stabilimento SCM di Sinalunga, lo scorso 12-13 ottobre, si sono incontrate aziende e partner tecnologici del settore dell'edilizia in legno provenienti da Giappone, Francia, Germania, Austria, Belgio, Finlandia, Portogallo, Danimarca e Italia per conoscere dal vivo i progressi tecnologici dei centri di lavoro CNC Oikos e Area. Una prima edizione dell'open house SCM di forte spessore internazionale, dedicata a chi costruisce in legno grandi strutture per edifici privati e pubblici. L'importanza attribuita dal Gruppo SCM a questo evento è stata sottolineata anche dalla presenza

Il centro di lavoro Area per la lavorazione di grandi elementi come pannelli X-lam per pareti e travi strutturali dritte e curve.

della proprietà e dei manager in visita da Rimini a Sinalunga, dove faceva gli onori di casa Livio Tiezzi, fondatore della CTC - Routech, Adriano Aureli, presidente del Gruppo SCM, Luigi De Vito, direttore della Divisione Macchine per il Legno SCM. Di fronte alla straordinaria produttività espressa da questi centri di lavoro, Adriano Aureli ha coniato l'efficace claim "una casa al giorno", per sottolineare l’importante evoluzione tecnologica che ha interessato le soluzioni SCM dedicate all’edilizia in legno, che le porta a interpretare in modo perfetto le esigenze di un mercato in piena crescita. Luigi De Vito ha così presentato l'importanza di


COLLOQUIUM_ROUTECH - SCM GROUP

questa realtà all'interno di SCM: «Lo sviluppo tecnologico sui centri di lavoro dedicati alle case in legno ricopre un ruolo strategico nell'universo SCM, si tratta infatti di uno dei settori che ancora non stanno esprimendo tutte le loro potenzialità e la differenza fra un'azienda che vive nell'oggi rispetto a una che vive nel domani sta nel capire come si muovono i mercati e le direttrici tecnologiche. Il nostro impegno attuale è quello di mettere a fattor comune in tali soluzioni, la conoscenza SCM, quindi tutta l'esperienza relativa al CNC, al software, alla conoscenza del cliente e delle sue necessità con la profonda capillarità del Gruppo stesso: non solo, dunque, il know-how tecnico ma anche quello commerciale, per far sì che i centri di lavoro SCM siano all’apice della piramide dei modelli più avanzati ed evoluti disponibili per questo settore...». Le parole di Tommaso Martini - business unit manager SCM per i Centri di Lavoro per la carpenteria in legno - racchiudono tutto l'entusiasmo che ha contrassegnato lo svolgersi della due giorni toscana. «Se oggi si costruisce sempre più in legno lo si deve anche agli importanti passi in avanti realizzati nella tecnologia, aspetto in cui la ricerca SCM ha investito e continua a investire molto. La CNC Timber-Evolution di SCM si esprime appieno attraverso Oikos e Area, due centri di lavoro che assicurano innovazione continua, massima precisione, flessibilità applicativa, semplicità di utilizzo e che i nostri clienti scelgono in tutto il mondo per costruire in legno il futuro». «In Italia - dichiara ancora Martini - la domanda di

edifici in legno cresce a ritmo veloce: nel 2015 una nuova abitazione su quattordici era già in legno, e spesso oggi è il committente a chiedere e a cercare chi realizza una casa nella materia prima ecologica per eccellenza. Questi dati ci spingono ad accelerare nello sviluppo tecnologico e progettuale anche attraverso importanti collaborazioni con il mondo accademico, da qui l'annuncio della partnership tra SCM e il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino». Durante l'open house, inoltre, un ricco programma di dimostrazioni tecniche ha posto l'attenzione sulle ineguagliabili performance di Oikos nella lavorazione di travi strutturali e pannelli parete X-Lam/CLT e di Area nella lavorazione di pareti, pannelli isolanti e travi curve. Due macchine diverse ma in cui ritroviamo gli stessi principi costruttivi che caratterizzano tutti i cen-

In alto a sinistra: Livio Tiezzi "racconta" Area. Nella prima foto in alto: Pietro Ferrari tra Adriano Aureli e Livio Tiezzi. Sopra: il Gruppo Scm a Sinalunga da sinistra a destra: Tommaso Martini, business unit manager SCM per i Centri di Lavoro per la carpenteria in legno, Giovanni Tiezzi, responsabile dell'unità tecnologica CTC di Sinalunga, Luigi De Vito, direttore della Divisione Legno SCM, Adriano Aureli, con Guido Callegari, docente del Politecnico di Torino.


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Intestature impeccabili eseguite su tecnologie Scm. Al centro: il nesting applicato nelle costruzioni in legno grazie alla tecnologia Oikos.

La delegazione giapponese.

tri di lavoro SCM. Grande interesse anche per le dimostrazioni del software SCM Maestro Beam&Wall, attraverso cui si è dimostrata la facilità d'uso nella programmazione e nel controllo sia di Oikos sia di Area. Infine, la presenza di Guido Callegari, docente del Politecnico di Torino, ha ricordato quanto sia fondativo il contributo della tecnologia nello sviluppo dell'edilizia del futuro, sottolineando come l'architetto tedesco Konrad Wachsmann, già negli anni Trenta, riconoscesse al "nuovo metodo di lavorazione del legno" (vale a dire la prefabbricazione in fabbrica dei componenti) la capacità e la potenzialità di "mutare anche l'aspetto esteriore dell'opera costruita, da cui non può che nascere una forma nuova". Queste riflessioni fanno cogliere quanto l'evoluzione tecnologica sia interconnessa con il cambiamento culturale.

LA PAROLA A TOMMASO MARTINI

Abbiamo incontrato a margine della open house SCM a Sinalunga Tommaso Martini, business unit manager SCM per i Centri di lavoro per la Carpenteria in legno che gentilmente ha risposto ad alcune domande: Cosa avete voluto presentare in questo evento Timber Evolution o Revolution che dir si voglia? In questo evento presentiamo un concetto centrale: come SCM sia riuscita a creare, sviluppando delle specifiche metodologie e procedure, un metodo diverso da applicare al settore della carpenteria in legno. Questo nuovo metodo è rappresentato nei nostri modelli: Oikos, centro di lavoro per travi strutturali e pareti modulari, e Area, centro di lavoro per elementi costruttivi con


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una larghezza fino a 4,5 m e una lunghezza fino a 50 m. L’open house è anche un momento di condivisione con i nostri clienti ed è importante presentare non solo i prodotti ma anche come questi vengono pensati e realizzati. In questi giorni, quindi, mettiamo a disposizione tutte le nostre competenze tecniche all'interno della sede produttiva per mostrare come alle spalle ci sia una struttura, una realtà industriale importante e affidabile. Grandi progressi nel software e l'affermazione di una via italiana alle costruzioni in legno... La tipologia di macchina evoluta, rappresentata da Oikos e Area, rende possibile realizzare qualsiasi forma. Ovviamente questo comporta anche un metodo di lavoro diverso rispetto a un lavoro standardizzato, un metodo specifico e unico, necessario per arrivare a determinati risultati. Questo è fondamentale anche pensando che chi non aveva a catalogo normalmente delle costruzioni complesse ma solo forme classiche ha riconosciuto nelle potenzialità espresse dalle nostre soluzioni sia meccaniche sia software, la possibilità di creare opere originali in un futuro molto vicino. Cosa è stato apprezzato in questi primi anni di piena presenza di queste linee sul mercato? Il centro di lavoro Oikos per travi lamellari e i pannelli modulari ci ha dato grandi soddisfazioni. Oikos è stato apprezzato perché rende possibile una lavorazione sulle sei facce del pezzo senza nessun ribaltamento e lo rende possibile con estrema flessibilità, e con un risultato di finitura e precisione veramente elevato, su travi di larghezza fino a 1250 millimetri, spessore fino a 300 millimetri e lunghezza fino a 19 metri. Oltre a ciò lo sviluppo del software, relativamente alla lavorazione nesting del pannello è stato fondamentale perché velocizza i tempi produttivi anche nel caso di forme complesse. In sintesi, ci siamo concentrati su due sviluppi paralleli: rendere più veloce e semplice la programmazione

e rendere sempre più possibili e numerose le lavorazioni fattibili e gestibili in automatico con il nostro software. Il dialogo con le software house è stato fondamentale, non a caso alcune sono ospiti di questo incontro. Lo stesso vale per gli utensilieri, sempre nell'ottica di fornire al cliente soluzioni che possano garantire standard di qualità e finitura ai massimi livelli. Mercato italiano in primo piano ma anche estero? Abbiamo avuto l'opportunità di crescere contemporaneamente nel mercato tedesco e nel mercato italiano per numero di macchine e installazioni con una forte spinta a migliorarci su ciascuno per le diverse caratteristiche. Stiamo lavorando sul mercato francese che ha peculiarità diverse dai precedenti. Il mercato francese non ha tecnologia propria, è un mercato importatore, per contro è un mercato che nel campo delle costruzioni in legno è di grande rilievo e molto creativo… In Francia stanno crescendo grandi progetti con un importante livello progettuale. Ma è doveroso citare anche altri mercati europei: non a caso le due macchine in dimostrazione sono in partenza per il Portogallo. Nell'ottica di essere sempre più presenti in tutti i mercati saremo espositori ai prossimi eventi europei, tra cui Dach+Holz di Colonia e i grandi appuntamenti americani. Oltre al mondo occidentale, non dobbiamo, però, dimenticare un mercato molto importante nel campo delle costruzioni in legno, che è quello del Giappone. Nel paese del Sol Levante abbiamo molte installazioni e un'importante delegazione è in visita qui all’open house. Come già nelle precedenti edizioni anche nel 2017 saremo presenti al grande appuntamento fieristico Mokkiten di Nagoya e non mancheremo di rafforzare investimenti e partnership in Giappone in futuro.

Tommaso Martini, business unit manager SCM per i Centri di Lavoro per la carpenteria in legno.


QUAESTIO ERGODOMUS® www.ergodomus.it di Franco Piva

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Legno – BIM – Off-site – Ingegnerizzazione

SECONDA PARTE

In questa seconda parte di “Legno – BIM – Off-site – Ingegnerizzazione” si evidenzia la coerenza che ci deve essere fra il progetto esecutivo e quello costruttivo – come da Art. 23.8 del Decreto legislativo 18 aprile 2016/50 relativo al codice dei contratti pubblici –, infatti, maggiori saranno le informazioni contenute negli elaborati grafici consegnati a chi si occupa dell’ingegnerizzazione e più rapido sarà l’iter. Disegni chiari consentono di gestire tutte le intersezioni tra elementi, anche per chi si occupa della parte grafica dell’ingegnerizzazione riguardo alla statica: il progetto esecutivo non deve essere solo architettonico ma anche strutturale e impiantistico! Nel precedente articolo sono stati esposti i vantaggi offerti dall’ingegnerizzazione e dalla tecnologia BIM nel settore delle costruzioni (non solo quelle in legno). Per arrivare a un modello 3d completo in tutte le sue parti e pronto da “mandare in macchina”

occorre però molto lavoro e il punto di partenza non può che essere un progetto esecutivo non solo architettonico ma anche strutturale e impiantistico. La definizione di questo livello di progettazione è contenuta nel Decreto legislativo 18 aprile 2016/50 ovvero il codice dei contratti pubblici nell’Art. 23.8


QUAESTIO_ERGODOMUS®

che recita: “Il progetto esecutivo, redatto in conformità al progetto definitivo, determina in ogni dettaglio i lavori da realizzare, il relativo costo previsto, il cronoprogramma coerente con quello del progetto definitivo, e deve essere sviluppato a un livello di definizione tale che ogni elemento sia identificato in forma, tipologia, qualità, dimensione e prezzo. Il progetto esecutivo deve essere, altresì, corredato da apposito piano di manutenzione dell'opera e delle sue parti in relazione al ciclo di vita”. È noto che la lingua universale dei progettisti è il disegno e in questo contesto maggiori saranno le informazioni contenute negli elaborati grafici consegnati a chi si occupa dell’ingegnerizzazione e più rapido sarà l’iter. Chi ingegnerizza non dovrà effet-

tuare continui Start&Stop per chiedere ulteriori dati e aspettare di riceverli. Le due immagini seguenti mostrano due livelli molto diversi di progettazione che per comodità abbiamo identificato come “livello 0” e “livello 1”. Quale dei due è esecutivo? Sembra una domanda retorica eppure molto spesso l’ingegnerizzazione parte da elaborati grafici come quello in prima pagina e in questo caso l’iter diventa estremamente complesso. Complessità che va ad aumentare inevitabilmente il rischio di errore e allunga i tempi, considerando che le aziende produttrici riservano delle “finestre” di produzione per le singole commesse e perderne una significa dover aspettare la successiva, anche se i disegni sono completi.

Le due immagini mostrano due livelli molto diversi di progettazione, solo il secondo illustra un progetto esecutivo.


QUAESTIO ERGODOMUS® www.ergodomus.it

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Le due immagini illustrano un disegno preliminare nel caso di quello fatto a mano e un disegno esecutivo di una connessione che riporta tutti i dati necessari permettendo una restituzione 3d del disegno 2d.

Per quanto riguarda la parte statica, chi si occupa della parte grafica dell’ingegnerizzazione deve ricevere disegni chiari che lo mettano nelle condizioni di gestire tutte le intersezioni tra elementi. Nulla contro i disegni a mano naturalmente ma il disegno in alto, in questa pagina, non è un esecutivo utile all’ingegnerizzazione bensì un pre-liminare. Un disegno esecutivo di una connessione deve riportare tutti i dati come per esempio il disegno a sinistra. Il costruttivo non sarà altro che una restituzione 3d del disegno 2d visto sopra come nell’immagine che ritrae il rendering di un dettaglio costruttivo colorato, in questa pagina. Come ultimo esempio riportiamo quello dei fori finestra: a cosa si riferiscono le quote riportate sui disegni architettonici? Foro architettonico interno o esterno, luce netta di passaggio, foro strutturale, dimensioni vetro per valutazione R.A.I., o altro ancora? Il dettaglio di posa del serramento dovrà essere opportunamente studiato dai progettisti e concorda-


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to con l’azienda che andrà a realizzare l’opera definendo: foro strutturale, presenza o meno del falso telaio, materiali utilizzati per garantire tenuta all’aria e al vento, stato del cantiere al momento della posa, etc. L’immagine sotto mostra un dettaglio tipo di aggancio parete-serramento. Gli stessi ragionamenti vanno naturalmente fatti anche per quanto riguarda la vista in sezione verticale e non solo quella in pianta. Come appare chiaro la fase di ingegnerizzazione necessita di una forte interazione tra le diverse figure professionali coinvolte. I buoni frutti di questa collaborazione portano all’ottimizzazione, alla riduzione dei costi e a una migliore gestione del cantiere.

Non va assolutamente dimenticato l’aspetto della durabilità: è questa, infatti, la fase in cui vanno definiti i vari dettagli che non possono e non devono essere studiati solo dall’azienda che realizza l’opera o, come purtroppo spesso accade, essere lasciati nel dimenticatoio.

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Sopra: il rendering scaturito dal disegno esecutivo in 2d di una connessione. Sotto: il disegno in pianta di un serramento secondo il suo posizionamento in posa che evidenzia il nodo parete-serramento.


FOCUS COLLE E VERNICI ADLER www.adler-italia.it di Silvia Maestri e Sonia Maritan

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Le colle come le vernici sono componenti fondamentali per il manufatto ligneo, per questo le aziende specializzate continuano a proporre evoluzioni tecnologiche e nanotecnologiche sempre più performanti, e disponibili sia per il piccolo artigiano sia per la grande industria del mobile, del serramento o dell’edificio. Il settore della finitura dei manufatti di legno e dei derivati dal legno vede un dispiego di cultura tecnologica in continuo sviluppo: dai decenni di prevalenza della materia prima come commodity ai tempi odierni in cui la "pelle" dei prodotti diventa determinante nella percezione dell'utente finale, dai tempi della produzione seriale alla personalizzazione assoluta del prodotto contenuta e veicolata dall’industria 4.0, le ricerche sulla finitura hanno giocato a una rincorsa continua con le materie prime e le tecnologie di applicazione. La voce del produttore arriva da Adler, Vinavil e Zetagì, da tre aziende in particolare che nei loro laboratori di Ricerca e Sviluppo sono prodighe di novità.

Progetto Glome

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Da sempre Adler è sinonimo di qualità e avanguardia tecnica senza compromessi nel campo dei prodotti vernicianti per manufatti in legno. Con questo obiettivo nasce Progetto Glome®: prodotti per l’incollaggio professionale dei manufatti di legno a 360°. È pur vero che il solo strato di verniciatura, ossia una pellicola di resina dello spessore di pochi millesimi di millimetro, non qualifica il manufatto come eccellente e durevole tanto quanto i prodotti vernicianti che si sono applicati per proteggerlo, a meno che questo manufatto non sia stato progettato e realizzato con la stessa cura e qualità, sia che si tratti di un mobile, di una finestra o semplicemente della posa in opera di quest’ultima. Allo scopo di mantenere ai massimi livelli qualitativi il manufatto che si è realizzato, Adler ha deciso di imporre, non solo nella verniciatura ma ora anche nel campo degli incollaggi e dei materiali per la posa del serramento, uno standard qualitativo estremamente elevato; in una parola: Progetto Glome®.

A partire dal 2010, Adler Italia ha sviluppato il Progetto Glome® riguardante la creazione, la certificazione e la distribuzione tramite rivenditore, di materiali da incollaggio per manufatti di legno da interno e per l’incollaggio e la posa di manufatti da esterno in una classe di qualità superiore, mantenendoli però estremamente concorrenziali sul mercato. Per offrire a 360 gradi qualsiasi prodotto il falegname e/o il posatore richieda, sono state sviluppate famiglie prodotto differenti e specifiche per ogni lavoro si debba affrontare. Si spazia quindi dalle colle viniliche in classe D1, D2, D3, D4 che garantiscono la massima tenuta, idonee per schermi oscuranti e manufatti all’esterno di varia natura, alle colle ureiche a quelle fondenti Hot Melt per bordatrici, senza trascurare quelle poliuretaniche. La scelta che si può attuare fra i diversi prodotti Glome® non è solo in funzione delle materie prime ma anche in funzione delle viscosità, dei tempi di presa differenti e anche in funzione delle essenze legnose da incollare, del loro spessore e della destinazione d’uso finale, aspetto questo di fondamentale importanza. Molta attenzione è stata fatta anche nel considerare i metodi di applicazione e di essiccazione di questi prodotti: rullo manuale, rullo in linea ed essiccazione in pressa a caldo o ad alta frequenza o semplicemente nello strettoio, qualunque sia il metodo di applicazione non fa differenza poiché tutte queste possibilità sono già state previste al fine di adattarsi a tutte le esigenze che si possono presentare partendo dal piccolo artigiano per arrivare alla grande industria del mobile, del serramento o del carpentiere. In altre parole nulla è stato lasciato al caso ma al contrario, qualsiasi sia la richiesta d’incollaggio proposta dal mercato, Glome® offre la soluzione più specifica e performante.


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FOCUS COLLE E VERNICI ZETAGÌ www.zetagi.it

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60 anni di ricerca e innovazione

tettivo, basso impatto ambientale e in grado di soddisfare le più svariate esigenze estetiche e tecnico-applicative nella protezione e finitura di serramenti, infissi e manufatti di legno per interno ed esterno. Gli elevati standard qualitativi dei trattamenti Holzfreund all’acqua per interni ed esterni quali: • cicli di verniciatura laccati per esterni, • cicli di verniciatura trasparente Long Life per impieghi esterni, • cicli di verniciatura trasparente per esterni, • cicli di verniciatura per mobili domestici interni.

Zetagì srl compie quest'anno 60 anni di attività caratterizzati da una costante propensione alla ricerca e all'innovazione accompagnati da una spiccata concretezza nelle formulazioni e soluzioni proposte, tutto ciò accompagnato da una notevole flessibilità produttiva in grado di dare sempre risposte valide alle richieste del mercato. Sessant’anni di valore estetico e duratura protezione del legno all'esterno e all'interno è l’obiettivo che ha perseguito Zetagì. L’azienda vanta quindi una lunga e consolidata esperienza nella formulazione e produzione di cicli di trattamento per la protezione del legno identificabile nella linea Holzfreund, impregnanti, fondi e finiture all’acqua disponibili in un’ampia gamma di tipologie e di varianti cromatiche, caratterizzata da elevato potere pro-

Per le ottime prestazioni registrate sono certificati dalla rispondenza ai requisiti CATAS. Holzfreund all'acqua ovvero una diversificata gamma di prodotti che sanno sempre coniugare al meglio una efficiente e duratura protezione del legno e valenza estetica del manufatto trattato. La linea di trattamenti comprende una serie di prodotti per esterni e una per interni: La linea Holzfreund all'acqua per esterni comprende: • Isolanti monocomponenti all’acqua, trasparenti, formulati con resine acriliche modificate indicati come fondi isolanti per legni esotici o difficili in quanto creano una barriera all’eventuale azione di sostanze, presenti nel legno, con il processo di filmazione. Il loro utilizzo oltre che un valido supporto per il trattamento di finitura, dà un efficace effetto ravvivante alla venatura del legno. • Fondi monocomponenti all’acqua Holzfreund trasparenti, formulati con resine acriliche idrodiluibili oleomodificate che li rendono adatti al pretrattamento di serramenti e infissi per esterni in quanto creano una base atta a garantire, al successivo trattamento di finitura, di filmare in modo omogeneo. • Un’ampia serie di impregnanti all’acqua neutri o colorati formulati con resine speciali idrosolubili di elevata qualità che li rende idonei al trattamento di serramenti in legno esotico o di specie lignee ricche di tannino. L’applicazione può essere fatta a pennello, a spruzzo, per immersione e flow-coating. • Un’eterogenea gamma di finiture monocomponenti all’acqua trasparenti o pigmentate adatte, alle più diverse tipologie di legno.


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Formulate con resine acriliche, le finiture garantiscono elevata resistenza agli agenti atmosferici, all’azione dei raggi UV e assenza del fenomeno di sbiancamento. L’elevato livello tecnologico delle finiture Holzfreund garantisce ottima durezza superficiale del film ed elevata elasticità anche a basse temperature; ciò, assieme all’ottima resistenza all’acqua, si traduce in una buona continuità del film, anche nelle condizioni più critiche del serramento. Grandissima resistenza al blocking, elevata trasparenza, pienezza del film a secco e grande verticalità rendono le finiture all’acqua Holzfreund particolarmente adatte per qualsiasi applicazione e in particolare per quelle di tipo industriale, di infissi e serramenti realizzati in qualsiasi tipo di legno. A ciò va aggiunta la linea “Lasur”, impregnante e finitura formulati per la protezione della carpenteria in legno, travature, gazebi, ecc., particolarmente resistente agli agenti atmosferici. Il ciclo ottimale prevede due mani di impregnante all’acqua serie 682000 HF LASUR IMP “W”, che per la particolare tixotropia permette di applicare spessori idonei anche su superfici orizzontali, anche in opera; per ottenere un’idrorepellenza superiore

è consigliabile sovrapplicare, senza carteggiare, la finitura all’acqua 1714018 HF LASUR “W” colore teak a base di resine acriliche nanotecnologiche. Con questi cicli di verniciatura si raggiunge il duplice obiettivo di preservare il legno ma anche di ottenere un elevato effetto estetico e quindi la valorizzazione nel tempo dei manufatti. La linea di trattamenti all'acqua per interni comprende invece: • Una serie di fondi e isolanti trasparenti o pigmentati mono e bicomponenti per il rivestimento di mobili e rifiniture interne in legno. • Finiture opache e lucide, trasparenti e pigmentate monocomponenti, formulate con resine acriliche ossidrilate, o bicomponenti a base poliuretanica o a base di emulsione di copolimero acrilico. Prodotti particolarmente indicati per la verniciatura di mobili e manufatti di legno in quanto, una volta applicati, creano un film che presenta una eccellente resistenza al graffio e agli agenti per la pulizia domestica. • Infine l'additivo IG Silver Barrier che consente di creare una efficace barriera alla proliferazione di batteri e muffe sui manufatti trattati con finiture pigmentate.


FOCUS COLLE E VERNICI VINAVIL www.vinavil.it di Paolo Rolandi

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La vista dello stabilimento Vinavil di Villadossola.

Innovazioni tecnologiche negli adesivi polivinilici resistenti all’acqua D3 Nel settore arredamento per legno vengono impiegati adesivi termoindurenti e termoplastici. Tra i polimeri termoplastici, il polivinilacetato in dispersione acquosa è di gran lunga il più impiegato come materia prima per la formulazione di colle per legno e suoi derivati. Le caratteristiche chimico-fisiche intrinseche delle colle viniliche le rendono particolarmente sensibili alle variazioni di temperatura e all’esposizione all’acqua. Il loro impiego nel settore risale agli anni 50 dello scorso secolo, periodo in cui si è consolidato l’assetto normativo per la valutazione delle loro prestazioni. A tal proposito va ricordata la norma europea EN 204, che classifica gli adesivi termoplastici in 4 classi di durabilità associando, a ciascuna classe, un esempio di condizione climatica specifica e i campi di applicazione. I cosiddetti adesivi per legno D3 nascono appunto sulla base di questa standardizzazione e sono in grado di fare presa in tempi significativamente ragionevoli senza azione del calore (da cui il nome di “colle a freddo”). Da un punto di vista strettamente tecnico, l’espressione “colla D3” si riferisce a un adesivo che supera il requisito della EN 204 (2 N/mm2) dopo essere stato sottoposto alla sequenza di condizionamento 3 (D3/3). In particolare tale classe di durabilità si riferisce a manufatti impiegati in ambienti interni soggetti a frequenti ma brevi esposizioni ad acqua corrente o di condensa e/o soggetti a persistenti esposizioni a condizioni di elevata umidità o ad ambienti esterni non esposti alle intemperie. È doveroso ricordare che, nel settore specifico, con il termine “adesivo D3” non si fa riferimento solo alla resistenza all’acqua, ma anche al calore (WATT91 EN 14257) e alla resistenza al carico statico (creep test – EN 14256). Per meglio comprendere l’impatto che queste prestazioni dell’adesivo hanno sul prodotto incollato è sufficiente pensare a una delle applicazioni più note nel mondo del legno, quello

delle finestre, dove le colle D3 vengono ampiamente impiegate nell’intelaiatura. Nella vita media di una finestra si possono verificare infatti differenti condizioni al contorno: temporali (da cui la necessità di resistenza all’acqua), sole post-tempesta (da cui la necessità di resistenza al calore) e apertura parziale (da cui la necessità di resistenza al carico statico). Non tutte le colle viniliche pertanto sono classificabili resistenti all’acqua D3, resistenti al calore (sforzo di adesione superiore a 7 N/mm2 dopo condizionamento di 1 h a 80°C) e resistenti per 21 gg al creep (30 Kg su una superficie di incollaggio di 4 cm2) e la qualità delle varie colle D3 presenti sul mercato si differenzia proprio per il sussistere contemporaneo o meno delle tre prestazioni citate. La maggior parte delle colle viniliche sono classificate come D2 (resistenti all’umidità) e caratterizzate da valori di resistenza al calore molto inferiori rispetto al valore imposto dal mercato di 7 N/mm2. Da un punto di vista chimico le colle D3 tradizionali sono delle dispersioni acquose di polivinilacetato e si ottengono mediante una reazione di polimerizzazione per via radicalica impiegando alcol polivinilico come colloide protettore. A differenza delle altre colle viniliche, generalmente appartenenti alla classe D1 o D2, le dispersioni D3 sono caratterizzate dalla presenza del reticolante N- metilolacrilammide (NMA). Durante la reazione si ha formazione di formaldeide e il processo è influenzato dalla temperatura e dall’acidità. Una volta sintetizzato il polimero in dispersione acquosa, si aggiunge un reticolante esterno in grado di rendere i gruppi idrofilici polimerici meno disponibili all’acqua. La scelta dell’agente reticolante è dettata dall’esigenza di abbassare il pH della dispersione (al fine di catalizzare la reazione di reticolazione) e di diminuire l’idrofilia del colloide protettore. Per garantire la formazione di un film in condizioni di temperatura


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favorevoli (8-10°C), la dispersione viene poi additivata di un agente coalescente. La presenza di formaldeide nelle colle viniliche è anche legata all’impiego di iniziatori chimici nella reazione di polimerizzazione e di specifici biocidi, usualmente impiegati per ridurre il rischio di contaminazione microbiologica dell’adesivo stesso. Le colle viniliche D3 tradizionali sono impiegate in svariati settori: manifattura di mobili e arredi, impiallacciatura e laminazione di legno e derivati, mobili per uso in ambienti umidi quali cucine, bagni e giardini, fabbricazione di porte e finestre, fabbricazione di pavimenti in laminato, ecc. Tuttavia, gli operatori del settore conoscono molto bene quali sono i limiti nell’utilizzo di colle viniliche D3 tradizionali: rilascio di formaldeide, colorazione della linea di colla, macchiatura di alcune specie legnose, impossibilità di formulare il prodotto con cariche inorganiche a base di carbonato, acidità e problematiche di corrosione degli impianti coinvolti. Il rilascio di formaldeide nel tempo è noto nel mondo del legno e arredamento, soprattutto nel settore dei pannelli (truciolari, compensati e MDF) dove vengono impiegati, come leganti delle particelle di legno o come adesivi dei vari strati legnosi, polimeri che impiegano come additivo la formaldeide e che sono in grado, dopo polimerizzazione, di rilasciare formaldeide a seguito di reazione di idrolisi del polimero stesso. Tuttavia, come descritto sopra, anche i polimeri vinilici in dispersione acquosa tradizionali possono rilasciare tracce di formaldeide. A seguito della nuova classificazione della formaldeide (Carc. 1B H350), i prodotti che la contengono o che la generano rischiano di essere limitati nell’impiego, in quanto vari paesi europei hanno già adottato legislazioni specifiche per quanto concerne l’emissione all’interno di ambienti chiusi per il settore edile, inclusi arredamento e pavimentazione. Simili legislazioni riguardano inoltre paesi extra europei quali USA (CARB) e Far East (JAS). In ogni caso, al di là dei singoli criteri legislativi, i produttori internazionali leader nel settore dell’arredamento stanno già adottando i limiti più restrittivi. Un’altra caratteristica delle colle viniliche D3 tradizionali è quella di indurre nel tempo una variazione cromatica della linea collante che può generare problemi estetici non indifferenti nel caso di laminazioni o componenti di mobili, come in (Fig 1). Il problema della colorazione è legato all’esposizione alle alte temperature, ai raggi solari e alle interazioni con le specie legnose coinvolte. Secondo la letteratura, la temperatura e l’esposizione ai raggi solari sono in grado di fornire all’adesivo l’energia necessaria a sviluppare reazioni di idrolisi di gruppi esteri con conseguente formazione di acido acetico e di compo-

Fig. 1: Variazione cromatica su un’impiallacciatura.

sti di ossidazione, come ad esempio gruppi carbonilici prossimi a gruppi insaturi, noti cromofori. Risulta invece complicato individuare le motivazioni delle variazioni cromatiche che la colla presenta quando entra in contatto con le varie specie legnose in presenza di differenti condizioni atmosferiche. La complessità nasce infatti dal fatto che sia la temperatura che la luce da un lato sia il basso pH e la presenza di metalli anfoteri dall’altro, influenzano sia le proprietà cromatiche dell’adesivo che del legno e pertanto l’effetto di colorazione finale dipende da un effetto sinergico legato a entrambi i substrati. L’aggiunta di sali di alluminio alle colle viniliche D3 tradizionali contribuisce a fare diminuire il valore del pH dell’adesivo nelle zone di alta acidità (pH 3). Tale ambiente chimico facilita le reazioni di reticolazione sulla catena polimerica aumentando le prestazioni dell’adesivo, ma impedisce all’adesivo di essere formulato mediante aggiunta di cariche inorganiche che ne modifichino il pH (onde evitare di sfavorire le reazioni di reticolazione) o che contengano carbonato (onde evitare di formare schiuma eccessiva). Dal momento inoltre che il sale di alluminio più comunemente impiegato è il cloruro di alluminio, tali adesivi costituiscono dei potenziali induttori di corrosione dei metalli negli apparati di trasporto, stoccaggio, formulazione o applicazione. Pertanto, nonostante l’impiego delle colle viniliche D3 tradizionali sia largamente sperimentato, gli applicatori preferirebbero impiegare degli adesivi che, pur mantenendo le stesse prestazioni (resistenza all’acqua D3, resistenza al calore WATT 91 e resistenza al carico statico), non presentino i suddetti limiti. Il laboratorio di Ricerca e Sviluppo di Vinavil, sulla base delle analisi approfondite delle cause di tali inconvenienti e della padronanza della chimica delle dispersioni viniliche tradizionali, ha sviluppato


FOCUS COLLE E VERNICI VINAVIL

Riferimenti bibliografici: F. Chiozza, B. Pizzo – Innovation in poly(vinyl acetate) water resistant D3 glues used in wood industry, International Journal of Adhesion & Adhesives, Elsevier, June 2016

www.vinavil.it

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Tabella 1: Caratteristiche chimico fisiche della colla vinilica di nuova generazione, Vinavil 2259 L..

una nuova dispersione vinilica, Vinavil 2259 L, in modo tale da: - eliminare l’impiego di reticolanti tipo NMA e di tutte le altre sostanze, biocidi e iniziatori compresi, che possono rilasciare formaldeide; - evitare l’impiego di cloruro di alluminio come reticolante esterno e di qualsiasi altro componente che abbassi il valore di pH della colla, al fine di ridurre la probabilità di formazione di complessi tra estrattivi del legno e metalli anfoteri a pH bassi e di indurre qualsiasi reazione di corrosione metallica.

Fig. 3: Resistenza al creep del giunto in legno incollato con Vinavil 2259 L.

Fig. 4: Potere collante finale e percentuale di asportato su legno di giunti in faggio e acero incollati con il D3 di nuova generazione (Vinavil 2259 L).

Vinavil 2259 L può essere impiegato per l’incollaggio di differenti specie legnose e presenta ottimo potere collante finale e valori di asportato profondo su legno come evidenziato in (Fig 4.).

Fig. 2: Resistenza all’acqua D3 e resistenza al calore del giunto in legno incollato con Vinavil 2259 L.

VINAVIL 2259 L (Tabella 1) trova impiego come adesivo monocomponente per legno quando è richiesta la resistenza degli incollaggi all’acqua secondo la classe di durabilità D3 della norma EN 204. VINAVIL 2259 L presenta un’ottima resistenza al creep, buona rapidità di presa e resistenza al caldo (Figure 2 e 3).

Per aumentare ulteriormente la resistenza all’acqua e raggiungere la classe di durabilità D4 è necessario additivare, alla dispersione, EasaquaTM WAT-4: la quantità consigliata è 5 pp. di additivo per 100 pp. di VINAVIL 2259 L. In questo caso il tempo di utilizzo della miscela è compreso tra 8 e 10 ore. La dispersione non contiene cloruri e metalli anfoteri, evitando così la corrosione di impianti, o parti di essi, di natura metallica. (Fig. 5) Il valore 4.5 di pH della dispersione consente la formulazione del prodotto con cariche inorganiche di qualsiasi natura chimica sino a un quantitativo massimo del 15% in peso sulla dispersione onde garantire il mantenimento della classe D3. (Fig. 6) Da rilevare che nell’incollaggio a caldo e anche ad alta frequenza, la linea di colla non subisce nessuna colorazione. (Fig.7)

Fig.2

L’assenza totale di formaldeide nella dispersione di Vinavil 2259 L consente di realizzare l’incollaggio di pannelli classificabili secondo i più severi limiti di restrizione, in termini di emissione di formaldeide nell’ambiente circostante. (Fig.8)


FOCUS_COLLE E VERNICI

Fig.3

Fig.7

Fig.4

Fig.5

Fig.8 Fig. 5: Assenza di corrosione su superfici metalliche con il nuovo D3 rispetto ai D3 tradizionali Fig. 6: Effetto dell’aggiunta di carica inorganica carbonato di calcio a Vinavil 2259 L sulle proprietà di resistenza all’acqua di un giunto in faggio Fig. 7: Valutazione dell’ effetto cromatico dell’esposizione alla luce sulla linea di colla stesa su specie legnose differenti e della temperatura sul film di colla. L’impiego di Vinavil 2259 L non crea negativi effetti cromatici.

Fig.6

Fig. 8: Contenuto di formaldeide libera nella dispersione e emissione di formaldeide nel pannello incollato.


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Wilder Mann

Un edificio ricco di storia e musica, essendo stato in passato sede dell’Opera di Graz, cambia look e rinasce grazie all’inserimento di un sopralzo ligneo per opera di Love architecture and urbanism, questo il nome dello studio di architettura austriaco. Il volto moderno dell’edificio deve all’utilizzo del legno il successo di questo risanamento che grazie all’ampliamento conseguito attraverso l’importante sopraelevazione cambia aspetto e accoglie nuovi spazi al suo interno sia a uso abitativo sia lavorativo.


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L’edificio esistente risale alla locanda preesistente da cui il progetto prende il nome, si chiama “Wilder Mann” che tradotto letteralmente vuol dire “uomo selvaggio”, proprio come il nome dell’osteria che un tempo vi trovava posto. Lo stabile nel 1907/08 divenne l’hotel “Zum Wilden Mann” e successivamente è stato utilizzato dall’Opera di Graz e vi trovavano posto anche istituti della facoltà di musica e arti figurative dell’Università di Graz.

L’edificio a quattro piani si sviluppa su un corpo di fabbrica fronte strada con tetto a capanna e un corpo di fabbrica interno, rivolto verso la corte, con tetto piano. La facciata lungo la Jakoministraße mostra caratteristiche dell’architettura dei tardi Anni ‘60. Essa è rimasta inalterata ed è stata ampliata attraverso una volumetria in X-Lam: i pesi ridotti hanno reso possibile la sopraelevazione. I nuovi alloggi disposti su due livelli, con una superficie fra i 37 e i 115 m coprono sia le esigenze di appartamenti per single sia dei classici appartamenti a due camere con cucina separata, che possono essere anche utilizzati come appartamenti condivisi. La maggior parte degli appartamenti dispongono di un balcone o di una terrazza.

In queste pagine il nuovo sopralzo progettato da Love architecture, nel ritratto, sulla sinistra la statua dell' "uomo selvaggio" dal quale prende nome il complesso e i disegni di progetto. Ringraziamo per la foto di sinistra e quella nella pagina successiva Love Architecture, www.love-home.com e per la foto al centro e quella sotto Wilder Mann© di go-art, Georg Ott, www.georgott.com.


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strutturalegno pagina 078

L’ampliamento prevede anche gli attici: la dimensione delle penthouses variano fra i 31 e i 124 m e offrono piante flessibili, in parte anche con affacci su doppia altezza e ampi terrazzi continui con grandi facciate vetrate che regalano una splendida vista su Graz. Anche gli uffici, con un’altezza libera di 4 m e di 6 m e una superficie da 80 m a 360 m, offrono un’atmosfera lavorativa unica. Tutte le aperture sono disposte sui balconi o sulle terrazze lasciando passare dalle ampie porta-finestre grandi quantità di luce. Dal momento che era determinante stabilire quale materiale meglio si adattasse alle esigenze del progetto, basato sul risanamento di un edificio esistente nel cuore di Graz nel quale la sopraelevazione si è stilisticamente integrata alla storicità dell’architettura sottostante, il legno ha avuto un ruolo da protagonista ed è stato fin da subito parte del concept architettonico. Hanno giocato a favore del legno il fatto che si trattasse di un materiale leggero, con oneri di trasporto non rilevanti e che non siano state necessarie ulteriori opere di fondazione.

Il prodotto grezzo è costituito da una combinazione di acciaio e lastre X-Lam prodotte dalla KLH, le pareti non portanti sono fatte in telaio leggero in modo da garantire quanta più flessibilità e possibilità di adattamento possibili. Il progetto ha ricevuto il “Premio costruzioni in legno regione Stiria anno 2017”

IDENTIKIT PROGETTO WILDER MANN GRAZ: Committente: Pluto Vermögensverwaltung GmbH Architettura: LOVE architecture and urbanism Ziviltechniker GmbH Carpenteria legno: Graf-Holztechnik GmbH Statica: Petschnigg ZT GmbH Fisica tecnica: Vatter & Partner ZT GmbH Fornitore X-Lam: KLH Superficie totale dell’intervento: 3.510 m Spessori dell’X-Lam: da 140 mm DL a 208 mm DL (solai) e da 128mm DQ – 158mm DQ (pareti) Superfici dell’X-Lam: NSI/NSI (non a vista) Quantità pannelli KLH: 3.500 m


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Da cascina a casa passiva La storia della villa di Stezzano, un vecchio casale in provincia di Bergamo, si lega all’obiettivo preciso di rendere l’edificio efficiente dal punto di vista energetico e del comfort abitativo: la sinergia progettuale integrata tra architettura e tecnologia sarà determinante. zia di posa, nonché consulenza e supporto tecnico», ha spiegato Cristian Bassani. La scelta di prodotti dalle alte prestazioni è caduta sulla triade di aziende Riwega - 3therm - Roofrox, legate ormai fra loro da una sinergia consolidata, che hanno firmato il tetto made in Stezzano. «Il risultato è un tetto in legno con struttura a travetti lamellari, su cui è stato posato il freno a vapore nonché tre strati di fibra di legno per un totale di 28 cm di spessore; il tutto è stato ricoperto da un telo traspirante aspirante – spiega con orgoglio l’Ing. Bassani, che specifica – la particolarità della realizzazione è che il primo telo, ossia il freno a vapore, è stato risvoltato sulle strutture verticali interne al fine di garantire una perfetta tenuta all’aria in vista del Blower Door Test». Isolanti termici e acustici di ultima generazione, elementi per una perfetta tenuta all’aria e al vento, impermeabilità della struttura; ecco i concetti fondamentali per garantire il raggiungimento dei più alti standard di efficienza energetica e sicu-

Tutto comincia con un proprietario con la vocazione al risparmio energetico degli edifici accompagnato dall’Arch. Daniela Farina, progettista architettonico sensibile al tema della sostenibilità. Insieme, per la ristrutturazione del vecchio casale in provincia di Bergamo si sono rivolti a uno specialista di efficienza energetica nell’edilizia. È così che l’energy designer dipl. Ing. Cristian Bassani, è entrato a far parte del team della progettazione, integrando gli aspetti energetici e tecnologici dell’edificio a vocazione passiva. L’obiettivo del proprietario di Stezzano si è così ben presto tradotto in interventi pratici, volti a realizzare una casa passiva ed efficiente dal punto di vista dei consumi e del comfort abitativo. A raccontare la trasformazione da vecchia cascina ad abitazione all’avanguardia e la sinergia progettuale integrata tra architettura e tecnologia è proprio l’Ing. Cristian Bassani. «Per la realizzazione di quest’abitazione innovativa, ho scelto di appoggiarmi a partner in grado di fornire soluzioni di qualità e con un’importante garan-


PROIECTUS PRIVATE_RIWEGA

rezza – non dimentichiamo, infatti, che a completamento dell’opera è prevista l’installazione della linea vita safetymania di Riwega. «Un obiettivo raggiunto grazie all’utilizzo di prodotti top di gamma come i nastri e i teli Riwega, la fibra di legno 3therm e le viti Isolant di Roofrox – sottolinea Bassani, che continua specificando un’ulteriore particolarità della realizzazione di Stezzano –. Le viti da 45 cm sono state fissate ai travetti sottostanti al tetto; il sistema a falsi puntoni ha consentito di non interrompere la continuità dell’isolamento tra parete verticale e isolante del tetto, quale miglior metodo per evitare inutili ponti termici e quindi dispersioni di energia?». Una storia di eccellenze che fornisce nuovi modelli per costruire ad alto tasso di efficienza, a vantaggio del comfort, del risparmio e del benessere delle famiglie.

Identikit progetto

Progetto: Arch. Daniela Farina Studio Farina Strutture: Dipl. Ing. Cristian Bassani Impianti: Idraulica di Zeggio Fornitura: Edil Service Wood Srl Copertura: Alex Beretta, Consulente: Riwega, 3therm e Roofrox


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Giardini d'infanzia in bioedilizia

Anche le scuole materne sono sempre più sensibili al concetto di sostenibilità dell'abitare. L'esempio di un asilo in legno costruito a Locri con il contributo ROCKWOOL. Sostenibilità e sicurezza sono due leitmotiv che dovrebbero ricorrere in tutti i casi di realizzazione di edifici scolastici, di ogni ordine e grado, in qualsiasi area geografica. Purtroppo il panorama dello stato attuale non sempre conferma questo punto. Sulla spinta di alcuni modelli innovativi provenienti soprattutto dai Paesi nordici e favoriti da normative che spingono verso un ripensamento dell'edilizia scolastica in chiave più evoluta, anche in Italia cresce l'attenzione nei confronti di edifici scolastici caratterizzati da design particolari e dall'utilizzo di materiali e di soluzioni impiantistiche particolarmente performanti.

IN CALABRIA UN ASILO A 5 STELLE A Locri, in provincia di Reggio Calabria, lo scorso mese di settembre é stata inaugurata la scuola d'infanzia "Virgilio", il primo edificio scolastico della regione ad essere stato realizzato secondo i criteri della bioedilizia. Sintesi perfetta tra efficienza energetica, comfort e sostenibilità ambientale, l'edificio é stato costruito da Cesariolegnoedilizia utilizzando il legno, materiale naturale per eccellenza. L'edificio presenta infatti una struttura portante in legno lamellare secondo il sistema costruttivo a telaio "Platform Frame". Le partizioni interne sono state realizzate con sistema a secco per risponde-


re in modo adeguato alle nuove normative sull'edilizia scolastica e quindi alle esigenze di comfort termo-acustico, sicurezza antisismica e protezione dal fuoco.

permette così di attenuare l’intensità e la propagazione del rumore. Un requisito fondamentale per poter svolgere le lezioni in un clima tranquillo, favorendo concentrazione e apprendimento.

Tutti i materiali sono ecocompatibili e certificati. Anche dal punto di vista impiantistico la struttura é tecnologicamente all'avanguardia: l'impianto di climatizzazione é infatti costituito da un sistema VRV di ultima generazione, da un sistema di Ventilazione Meccanica Controllata e da un sistema di raccolta delle acque piovane.

PER UNA SCUOLA SICURA Un'altra qualità importante della lana di roccia ROCKWOOL è la protezione dal fuoco: resiste infatti fino a una temperatura di 1000° C e contribuisce quindi, nell'eventualità di un incendio, a rallentarne la propagazione e a ridurre al minimo l'emissione dei fumi. E guadagnare tempo, in caso di incendio in un edificio scolastico, fa davvero la differenza, perché significa accelerare gli interventi di soccorso e salvare vite.

COMFORT VISIVO, TERMICO E ACUSTICO Le vetrate a elevata trasmissione luminosa e l’utilizzo di colori brillanti per pareti e pavimenti consentono di godere in modo ottimale della luce naturale, garantendo una perfetta visione e al tempo stesso un notevole risparmio sui consumi elettrici. Per assicurare un isolamento termo-acustico ottimale, sulla copertura di 2.000 m2 sono stati utilizzati i pannelli rigidi in lana di roccia a doppia densità ROCKWOOL Hardrock Energy, di spessore 12 cm. La lana di roccia ROCKWOOL, grazie alla struttura a celle aperte, garantisce elevati valori di isolamento termico e acustico, che risultano fondamentali per ottenere un microclima interno ottimale, sia in termini di comfort termo-igrometrico, sia sul piano acustico. Oltre ad essere un materiale assolutamente sicuro per la salute di chi trascorre molte ore al giorno negli ambienti scolastici, la lana di roccia favorisce infatti l’assorbimento delle onde acustiche e

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STRUTTURALEGNO dicembre 2017

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STRUTTURALEGNO dicembre 2017

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