STRUTTURALEGNO Poste Italiane spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n. 46), art. 1, comma 1 - LO/MI/ - euro 10,00 - In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio CMP Roserio (Mi) per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa - Editrice webandmagazine s.r.l. - Via Valla, 16 - I-20141 Milano - www.webandmagazine.media
ISSN 2283-8651
Dialoghi intorno alla casa di legno intelaiata Il legno “attecchisce” con la “legge” delle 4 D L’antico e il moderno di Sankt Martin Il trend multipiano tocca ormai i 20 piani Sistema “chiuso” o sistema “aperto”? L’architettura del futuro parla norvegese Tagli chiusi con raccordi a raggio zero sul CLT forum holzbau e GQL per la cultura del settore
020 MARZO 2018
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020 marzo 2018
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EDITORIALE
Le “vette” del legno «L’architettura del futuro, sostengono i progettisti che si sono alternati sul palco del centro DOGA di Oslo, limiterà in maniera significativa l’utilizzo del calcestruzzo e dell’acciaio che cederanno spazio al legno massiccio nella realizzazione di grandi strutture, grazie alla diffusione delle conoscenze sui moderni materiali di legno ingegnerizzato e sulle nuove tipologie costruttive si realizzeranno nelle città interi quartieri di costruzioni in legno. Le città diverranno virtuose, assorbiranno CO2 anziché produrlo, l’aria sarà più pulita, le abitazioni più confortevoli e la nostra vita migliore». L’ottimismo che si respira nella capitale norvegese, così ben restituito dall’Ingegnere Giorgio Bignotti, è contagioso, racconta del legno massivo impiegato per realizzare edifici multipiano, inventato e sviluppato in Europa, ora prodotto anche negli Stati Uniti e in Canada. Questo è quanto emerge, a proposito della partecipazione al Forum di Portland – Mass Timber Conference –, anche dal nostro incontro con Luciano Tagliaferri che ci parla di una “corsa al CLT” del mercato nordamericano iniziata lo scorso anno e delle interessanti prospettive di investimento nelle macchine a portale per i grandi formati. D’altra parte, un sistema per realizzare edifici sino a dieci piani solo con i pilastri rappresenta la novità di cui ci riferiscono Loris Agostini e Peter Lang. Anche Alberto Schiavinato evidenzia una crescita dell’edificio multifamiliare rispetto al monofamiliare. Resta però aperta, a maggior ragione per progettare edifici multipiano, la questione del linguaggio con cui si esplica in opera il legno strutturale, comportando una progettazione a tutto tondo che deve prevedere il coinvolgimento di esperti che conoscano approfonditamente le possibilità del legno. La mancanza di esperienza e quindi di competenze da parte degli architetti nel settore delle costruzioni di legno, rimarcata dall’Ingegner Andrea Bernasconi ma anche dall’Architetto Davide Maria Giachino, trova riscontro nella demolizione di alcuni edifici realizzati in CLT e risalenti a soli pochi anni fa, perché è stato ignorato il tema della durabilità. Diventa quindi cruciale prevedere un program-
The “Peaks” Of Wood «The architecture of the future, state the designers who took turns on the stage of the DOGA center in Oslo, will significantly limit the use of concrete and steel, giving space to solid wood in the construction of large structures: thanks to the diffusion of the knowledge on modern engineered wood materials and on the new construction types will be realized in the cities whole neighborhoods of wooden buildings. The cities will become virtuous, they will absorb CO2 instead of producing it, the air will be cleaner, the houses more comfortable and our life better ". The optimism that reigns in the Norwegian capital, so well reported by the Engineer Giorgio Bignotti, is contagious, it tells about the massive wood used to build multi-storey buildings, invented and developed in Europe, now also produced in the United States and Canada. This is what emerges, regarding the participation in the Portland Forum - Mass Timber Conference -, also from our meeting with Luciano Tagliaferri who speaks of a "rush to CLT" started last year in the North American market and of good investment prospects in the portal machines for large sizes. On the other hand, a system for building up to ten storey buildings only with pillars is the new that Loris Agostini and Peter Lang tell us about. Even Alberto Schiavinato highlights a growth of the multi-family building compared to the single-family building. However, the question of the language with which structural wood is carried out is still open, even more so when
di Sonia Maritan www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com
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ma di manutenzione e, ancor prima, una cantierizzazione del progetto costruttivo come afferma l’Ingegnere Attilio Marchetti Rossi. Per il raggiungimento di una corretta gestione dell’umidità è necessario adottare strumenti efficaci in fase di progettazione a livello di dettagli costruttivi, come indicato dall’Ingegner Alex Merotto che raccomanda di adottare “la Legge delle quattro D”, utilizzando principalmente 4 linee di difesa – Deflection (Deviazione), Drainage (Drenaggio), Drying (Asciugatura) e Durability (durabilità naturale) – che utilizzate tutte assieme possono creare delle condizioni in cui il rischio di fuori servizio per marcescenza diventi trascurabile. Questo non vale certo solo per il CLT, come dimostra la casa-torre di sei piani dell’Architetto Lorenzo Felder, una casa di legno intelaiata, che ancora dopo dieci anni costituisce un esempio di progetto coerente, sostenibile e pregevole. Degno di nota anche il capannone di legno massiccio e CLT che ci illustra l’Architetto Giuliano Gariglio. Forse non si tratta di raggiungere chissà quali vette con il legno, ma di acuire la sensibilità del progettista per riuscire a superare lo stereotipo dell'edilizia tradizionale. La “vetta” sarà raggiunta quando si avrà la diffusione di un corretto sistema costruttivo ligneo!
designing multi-storey buildings, resulting in an all-round design that must involve the involvement of experts who know in depth the possibilities of wood. The lack of experience and therefore of skills on the part of architects in the field of wood construction, underlined by the engineer Andrea Bernasconi but also by the architect Davide Maria Giachino, is reflected in the demolition of some buildings made in CLT and dating back only a few years ago, because the theme of durability was ignored. It becomes therefore crucial to provide a maintenance program and, even before, a construction site project as stated by the Engineer Attilio Marchetti Rossi. To achieve proper moisture management it is necessary to adopt effective tools in the design phase in terms of construction details, as indicated by Engineer Alex Merotto who recommends adopting the "Law of the Four D", using mainly four lines of defense - Deflection, Drainage, Drying and Durability - which all together can create conditions in which the risk of out of service due to rotting becomes negligible. This is certainly true for CLT, as evidenced by the six-story house-tower of the architect Lorenzo Felder, a framed wooden house, which after ten years is an example of a coherent, sustainable and valuable project. Also worthy of note is the massive wood shed and CLT which illustrates the architect Giuliano Gariglio. Maybe the question is not about reaching who knows what peaks with the wood, but to increase the sensibility of the designer in order to overcome the stereotype of traditional construction. The “peak” will be reached when a correct wooden building system will spread!
SOMMARIO www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com
005
EDITORIALE
di Sonia Maritan LE “VETTE” DEL LEGNO
009
CHRONICHAE
Klimahouse di Sonia Maritan LA SPECIALIZZAZIONE CHE PARTE DAL TERRITORIO
010
044 QUAESTIO di Franco Piva SISTEMA “CHIUSO” O SISTEMA “APERTO”?
PROIECTUS PRIVATUS
SIMPOSIUM GQL seconda parte di Sonia Maritan IL BUON COSTRUIRE COL LEGNO
046
Rubner
058
014
PROIECTUS PUBLICUS
066
016
FORUM
068
026
GUTTA CAVAT LAPIDEM
072
030
COLLOQUIUM
di Sonia Maritan PER L’UOMO E PER L’AMBIENTE
Quartier Sankt Martin di Pietro Ferrari L’ANTICO E IL MODERNO
Holzbau forum Garmisch di Sonia Maritan e Pietro Ferrari UNA PIATTAFORMA INTERNAZIONALE
di Alex Merotto LA “LEGGE” DELLE 4 D
Borlini & Zanini SA di Sonia Maritan L’ARCHITETTURA “TICINESE” COLLOQUIUM KLH di Sonia Maritan IL TREND MULTIPIANO
036
COLLOQUIUM Mozzone Building System di Sonia Maritan UNA “CASA” DI LEGNO PER IL ROBOT
038
SCIENTIA di Felice Ragazzo SCAVI A SPIGOLI VIVI TRAMITE CNC
TECHNICA Adler di Roberta Bocca SARÀ VERO LEGNO? TECHNICA Adveco di Sonia Maritan 55 ANNI DI LAMIERA E QUALITÀ
TECHNICA Weinmann Homag Group di Pietro Ferrari PRODURRE PICCOLE QUANTITÀ IN MODO EFFICIENTE
TECHNICA Woodcontrol di Roberta Bocca IL NEMICO DELL’UMIDITÀ 074
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INDIRIZZI
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CHRONICHAE KLIMAHOUSE www.fierabolzano.it /klimahouse
La specializzazione che parte dal territorio
di Sonia Maritan
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La modernità della progettazione coniugata alla messa in sicurezza sismica, in una continua tensione tra high e low tech, esempi di grandi opere legate ai vari usi dell’architettura, vista come paesaggio, ma anche funzionale, con un focus particolare su un’architettura che mette al centro la persona e il dialogo tra clima alpino e mediteranno, questi i temi di Klimahouse 2018. Un’altra edizione all’insegna della concretezza, un segno distintivo del format fieristico “Klima” rappresentando esso esclusivamente fiere specializzate, che ha organizzato per la prima volta Klimahouse da mercoledì a sabato, escludendo la domenica come richiesto da gran parte delle aziende e raccogliendo un generale consenso. Per tutta la durata della fiera i riflettori sono stati puntati sui recenti edifici virtuosi dell’Alto Adige per scoprire il “dietro le quinte” dei progetti altoatesini e delle più moderne alternative economiche e tecniche in edilizia attraverso un ricco programma di enertour tra scuole, condomini in edilizia sociale, biblioteche e masi, ma anche attraverso un programma di visite guidate a edifici certificati “CasaClima Living Experience”, in cui i proprietari aprono le porte delle “CasaClima” in cui vivono per raccontare le proprie esperienze e rispondere alle curiosità dei visitatori sulla qualità abitativa e sui risparmi. Klimahouse ha ospitato nella prima giornata di fiera anche Klimamobility, la principale conferenza in Alto Adige dedicata alla mobilità sostenibile, alla quale hanno assistito 190 persone interessate al futuro della mobilità e al ruolo che essa gioca all’interno dell’assetto urbanistico. Edilizia e trasporti concorrono, infatti, al progetto di un “territorio” più sostenibile! Anche i premi consegnati alle migliori aziende dell’edizione 2018 hanno dimostrato grande qualità e serietà, in particolare grazie alla prestigiosa giuria del Politecnico di Milano coinvolta nel premio Klimahouse Trend. Tra le 55 candidature al vaglio della giuria sono state premiate le aziende di tre diverse categorie: • Irsap SpA per il prodotto “NOW – SMART RADIATORS SYSTEM” nella categoria Innovation, dedicata alle aziende caratterizzate da eccellenti
capacità nella ricerca industriale e/o tecnologica, nonché nello sviluppo e nella commercializzazione di prodotti innovativi nel campo dell'edilizia sostenibile ed energeticamente efficiente. • Blumatica Srl per il prodotto “BLUMATICA EGE” nella categoria Timely, rivolta alle aziende che dimostrano una spiccata attitudine a sviluppare prodotti e sistemi in grado di rispondere tempestivamente e concretamente a esigenze estremamente attuali ed emergenti. • Clivet SpA per il prodotto “SPHERA” nella categoria Widespread, dedicata alle aziende che hanno sviluppato e commercializzato prodotti e sistemi altamente competitivi, dimostrando la capacità di incontrare e soddisfare le necessità di ampie fasce di utenti, ottenendo una larga diffusione sul mercato. Anche tra le giovani startup europee di altissimo livello che hanno partecipato ai Klimahouse Innovation Days è stata proclamata la migliore: Powahome, startup romana creatrice di un sistema di domotica che può essere facilmente inserito all’interno degli interruttori e delle prese già esistenti in casa. A Ricehouse è stato, invece, consegnato il premio speciale dell’Agenzia CasaClima.
A continuous tension The modern design combined with the seismic safety, in a continuous tension between high and low tech, examples of great works related to the various uses of architecture, seen as landscape, but also functional, with a particular attention an architecture that focuses on the person and the dialogue between Alpine climate and meditateanno, these are the themes of Klimahouse 2018.
PROIECTUS PRIVATUS RUBNER www.rubner.com di Sonia Maritan
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Per l’uomo e per l’ambiente Una residenza marina unifamiliare a basso impatto energetico costruita col sistema holzius da Rubner Haus, risponde al concetto di “casa passiva” in ambiente mediterraneo e ai requisiti del “protocollo Itaca della regione puglia”. Il progettista, l’Architetto Francesco Longano, di Villa Miriam, a Monopoli, concepisce l’architettura come un prodotto collettivo che deve creare valore, non solo economico, ma soprattutto estetico, sociale e ambientale.
L’assunto dell’Architetto Francesco Longano, che ha firmato il progetto di Villa Miriam, è di costruire per l’uomo e per l’ambiente, un principio che si sposa bene col sistema holzius e con Rubner Haus che nel settore del legno strutturale propone 4 differenti soluzioni costruttive e con le aziende del Gruppo copre tutta la filiera produttiva. Il risultato è che i disegni e la realizzazione di questa villa restituiscono un’atmosfera da sogno, alla quale anche il contesto concorre. In un borgo marinaro nel cuore della Puglia, in provincia di Monopoli, una casa unifamiliare di minimalista bellezza, costruita da Rubner Haus con sistema holzius, si staglia nel suo candore. Il progetto dell’architetto Francesco Longano pone particolare attenzione alle prestazioni
energetiche e alla qualità dell’abitare e si strutturata su due piani, piano terra e piano interrato. Domandiamo a Francesco Longano: Quale filosofia progettuale ha guidato la sua matita Architetto? «Siamo partiti dal concetto che l’architettura deve essere concepita come un prodotto collettivo, quindi, progettazione architettonica vuol dire creare valore, non solo economico, ma soprattutto estetico, sociale, ambientale in quanto modifica lo spazio in cui si inserisce e lo
PROIECTUS PRIVATUS_RUBNER
trasforma inevitabilmente in un contesto di pubblica fruizione nel tempo. La filosofia che ci ha portato alla progettazione di questa villa, è stata quella di voler costruire per l’uomo e per l’ambiente, al fine di raggiungere un elevato comfort abitativo inteso come efficienza energetica del contenitore casa, inserito nel miglior modo nel contesto urbano circostante». Dopo attento studio del luogo e del contesto urbano, la progettazione si è focalizzata sulla definizione di tutte le tecniche e tecnologie che hanno consentito di ottenere un involucro a basso consumo energetico, riducendo quasi a zero i flussi da e per l’edificio. Soluzione chiave è stata la tecnica costruttiva holzius utilizzata da Rubner Haus che consente di realizzare pareti e solai di legno senza l’impiego di colla e parti metalliche, garantendo costruzioni allo stesso tempo stabili e di tenuta duratura.
Il bilanciamento fra le strategie energetiche, la progettazione impiantistica e le tecniche costruttive ha permesso di raggiungere un comfort interno ottimale con un livello di consumo, durante l’inverno, minore di 15 kWh/m2anno. La produzione di acqua calda sanitaria per l'impianto di riscaldamento è garantita attraverso l'uso di una pompa di calore. Infine, un impianto fotovoltaico per la produzione di energia rinnovabile garantisce la copertura dei fabbisogni dell'edificio. Villa Miriam risponde quindi al concetto di “Casa Passiva” in ambiente Mediterraneo e ai requisiti del “Protocollo Itaca della Regione Puglia” per la certificazione della sostenibilità degli edifici. Domandiamo a Francesco Longano: Che cosa ha significato per lei progettare una casa naturale e passiva? «L’impegno progettuale è stato da noi profuso per la realizzazione di una casa naturale e passiva e riconducibile, il più possibile, alla bioedilizia, avendo come obiettivo primario un’architettura che avesse un equilibrio tra vari fattori, al fine di minimizzare il fabbisogno energetico dell’edificio e creare un ambiente più confortevole per i suoi utilizzatori, nel rispetto del pae-
PROIECTUS PRIVATUS RUBNER www.rubner.com di Sonia Maritan
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saggio esistente, integrando l’edificio stesso nell’ambiente circostante. La progettazione di una costruzione naturale e passiva, cioè ecosostenibile, rappresenta il nostro approccio all’architettura; un’architettura che tiene conto dell’uso dei materiali naturali e utilizza tecniche costruttive e impiantistiche che riducono al massimo l’impatto energetico e promuovono la migliore integrazione degli edifici con chi li abita e con l’ambiente naturale». Naturale ed ecosostenibile al 100%, il legno Rubner proviene da zone alpine a deforestazione controllata che si estendono per 150 km nei dintorni della segheria del gruppo in Austria. Da oltre 50 anni, Rubner Haus costruisce case di legno in cui la tradizione e le più moderne tecnologie diventano scienza del costruire in legno. Le abitazioni in legno presentano diversi punti di forza tra cui l’ecosostenibilità: l’utilizzo di materiali edili ecologici, come il legno e il sughero, garantiscono un’alta efficienza energetica. Per trasportare i materiali da costruzione di una casa Rubner Haus di 100mq sono sufficienti 3 camion contro i 20 di una casa in muratura, con conseguente risparmio di carburante e di emissioni di CO2. Inoltre, la quantità di Abete utilizzata in media per costruire una casa, ricresce in circa 23 secondi.
Building for man and environment A low-impact single-family marine residence built with the holzius system by Rubner Haus, responds to the concept of "passive house" in the Mediterranean environment and to the requirements of the "Itaca protocol of the Puglia region". The designer of Villa Miriam, in Monopoli, architect Francesco Longano, sees architecture as a collective product that must create value, not only economic, but above all aesthetic, social, environmental. The assumption of the architect Francesco Longano, who has signed the project of Villa Miriam, is to build for man and for the environment, a principle that goes well with the holzius system and with Rubner Haus that in the structural wood sector proposes four different constructive solutions and, with the companies of the Group, covers the entire production chain. The result is that the drawings and the realization of this villa give back a dreamlike atmosphere, to which the context also contributes.
PROIECTUS PRIVATUS_RUBNER
IDENTIKIT GRUPPO RUBNER Nato a Chienes, in provincia di Bolzano, da una segheria ad acqua, il Gruppo Rubner, che nel 2016 ha fatturato 375,3 M di , impiega circa 1300 persone, conta oltre 20 società, ha stabilimenti in Italia, Austria, Germania e Francia e il 55% dei ricavi lo sviluppa oltre i confini nazionali. I prodotti spaziano da case e porte sino alla progettazione e realizzazione di grandi opere strutturali realizzate in legno lamellare come edifici multipiano, scuole, capannoni, stabilimenti industriali e uffici, centri commerciali, centri congressi, palestre, stadi, depositi e magazzini, hotel. Le aziende del Gruppo Rubner coprono tutta la filiera produttiva: dall’industria del legno in cui sono attive RHI (Rubner Holzindustrie RHI), realtà specializzata nella produzione di segati e semilavorati in Abete; NORDPAN che produce e commercializza pannelli di legno massiccio di elevata qualità, monostrato e multistrato e nelle più vaste dimensioni e qualità; alle strutture di legno dove RUBNER HOLZBAU rappresenta il settore più dinamico e tecnologicamente avanzato del gruppo dedicato alla realizzazione di grandi costruzioni in legno lamellare dalle caratteristiche innovative o particolarmente sofisticate; dai grandi progetti ‘chiavi in mano’ in cui RUBNER OBJEKTBAU è il General Contractor del Gruppo a cui viene affidata la progettazione e la costruzione di commesse complesse; alle case di legno dove RUBNER HAUS ha realizzato più di 25.000 edifici e oggi è l’unica azienda europea capace di offrire 4 differenti soluzioni costruttive: Blockhaus per case di legno massiccio, Residenz per case in pannelli con struttura portante in legno a telaio, Casablanca per case di legno massiccio intonacato, e holzius che consente di realizzare pareti e solai di legno senza l’impiego di colla e parti metalliche e che viene prodotta dall’omonima società HOLZIUS con sede in Val Venosta, 10 anni di esperienza nella bioedilizia e una media di 70 abitazioni l’anno. Infine, le porte di legno in cui RUBNER PORTE si è guadagnata la fama di specialista nella produzione di porte di grande pregio per interni ed esterni ‘su misura’.
PROIECTUS PUBLICUS QUARTIER SANKT MARTIN di Pietro Ferrari
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In queste foto: Sonia Maritan nell’aria fresca del mattino al quartiere Sankt Martin. Esempi di edifici residenziali, in cui i moduli della tradizione si traducono in stilemi moderni. Dettagli di finitura e di struttura definiscono l’eleganza del legno. Nella foto centrale, l’albergo Quartier Sankt Martin tra l’isolato di villette e l’arteria di Sankt Martin Strasse.
L’antico e il moderno
Elementi tradizionali tradotti in modernità e una soluzione ingegnosa per il quartiere Sankt Martin, con la "quinta acustica" realizzata attraverso l'albergo Quartier Sankt Martin.
Tutto ha inizio con la riprogettazione di un intero quartiere residenziale, un progetto che ha visto 27 famiglie finanziare la costruzione di un blocco abitativo nel vecchio quartiere ospedaliero di Garmisch. Gli architetti Anne Beer, Felix Bembe e Sebastian Dellinger hanno progettato appositamente a questo scopo le "case della PAC". In questo contesto si sono concentrati su elementi locali tradizionali come balconate e timpani e li hanno inseriti in una base di modernità. Il nome dello studio di architettura garantisce la qualità: le referenze di questo studio, vincitore del Premio tedesco per lo sviluppo urbano nel 2014 e del Premio tedesco per costruzioni in legno 2017, includono Il progetto alberghiero "Quartier Garmisch" che il Museo tedesco delll’architettura
ha proposto per il Premio DAM per l'Architettura in Germania 2018. Quando i progettisti iniziarono la costruzione mista di questa proprietà residenziale e commerciale, per prima cosa dovettero risolvere un problema fondamentale: l'area confinava con la trafficata St. Martin Street. "Senza un cataclisma, non saremmo stati in grado di rispettare i valori di isolamento acustico per l'area residenziale", spiegano oggi. L’idea della costruzione di un albergo come cortina "protettiva" potè convincere i soci. E così, la necessità si è trasformata in una virtù: l'edificio allungato mantiene in gran parte il rumore del traffico lontano dal quartiere retrostante. Complessivamente, il nuovo quartiere e l'hotel sembrano un edificio unico.
PROIECTUS PUBLICUS_QUARTIER SANKT MARTIN Traditional elements translated into modernity With the redesign of a whole residential district it started. As a project developer, Peter has accompanied 27 families in community building in the old hospital district of Garmisch. The architects Anne Beer, Felix BembÊ and Sebastian Dellinger designed the "GAP Häuser" specifically for this, where they pick up on traditional local elements such as gable shapes and transform them into modernity. The name of the architectural community guarantees quality. Her references include the German Urban Development Prize 2014 and the German Timber Construction Award 2017. The German Architecture Museum has now nominated the hotel project "Quartier Garmisch" for the DAM Award for Architecture in Germany 2018. When the planners went to the construction of the mixed-commercial property, they first had to solve a fundamental problem: the area adjoins the busy St. Martin Street. "Without a bolt on the thoroughfare, we would not have been able to comply with the sound insulation values for the residential area," explains Peter. A common business settlement was not an option for the developer, who had bought the separate piece of land on St. Martin Street with his partners: "That would be an aesthetic assault." That's when he came up with the idea of the hotel, from which he could convinces his co-partners . And so, out of necessity became virtue: The elongated building largely keeps the traffic noise away from neighboring residents. Overall, the new district and hotel looks like a one-stop area.
FORUM HOLZBAU FORUM GARMISCH www.forum-holzbau.com di Sonia Maritan e Pietro Ferrari
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Una piattaforma internazionale
Il Forum Internazionale dell’Edilizia in Legno viene organizzato dal «forumholzbau», una piattaforma internazionale delle università di Helsinki (Finlandia), di Monaco e di Rosenheim (Germania), di Biel/Berna (Svizzera), di Vienna (Austria) e di Prince George (Canada) e si basa sulla esperienza dell'Holzbau-Forum di Garmisch (Germania) a cui è dedicato questo servizio. Promuovere la costruzione di legno e offrire una piattaforma per creare una positiva tendenza verso il legno strutturale è quanto si propone di fare il Forum Internazionale dell’Edilizia in Legno, anche in quest’ultima edizione a Garmish, dove abbiamo parlato con alcune azienda e con Hugo Karre, che ci ha anticipato della nuova location per il 7° Forum dell’Edilizia in Legno, che si terrà il 14 marzo all’Hotel Parchi del Garda di Lazise con il patrocinio congiunto di CQ | Costruire in Qualità + Ordini e Collegi Professionali + ANCE Verona e la concessione dei relativi crediti formativi ai partecipanti iscritti agli Ordini e Collegi professionali.
In apertura una vista della parte espositiva ddell'Holzbau-Forum di Garmisch, dove si sono recati Pietro Ferrari, Sonia Maritan e Stefano Cervini (nella foto).
FORUM_HOLZBAU FORUM GARMISCH
Sono state prese in considerazione le variazioni del contesto generale, tra cui particolarmente significative quelle in Olanda e in Germania. Un passo significativo nella parificazione delle costruzioni in legno con quelle in mattone e cemento nel campo dei requisiti di resistenza al fuoco sembra essere compiuto in Svizzera. Questa prima sezione si è conclusa con la disamina dell'ampliamento delle aree interessate dalle costruzioni in legno nella città di Vienna. Le potenzialità nello sviluppo delle costruzioni in legno sono state esaminate nella seconda sessione del mattino: le capacità di crescita del settore sono state prese in esame nel dettaglio.
An international platform
Anche nel dicembre 2017 nell'atmosfera un po' magica e sospesa di Garmisch-Partenkirchen si è ripetuta la consolidata prassi dell'Holzbau Forum giunto alla 23esima edizione. L'appuntamento bavarese è l'origine di tutti i grandi meeting della cultura del costruire in legno che si sono diffusi per l'Europa: per il 2108 sono previste il 6 e il 7 marzo a Varsavia l'Holzbau-Forum Polska, l'8 marzo a Zurigo il Technik Tag VGQ, il 14 marzo il Forum dell'Edilizia in Legno a Lazise sul Garda (Verona). Ancora, a Digione dall'11 al 13 aprile il Forum Bois Construction, a Bad Wörishofen l'Internationale Holzbrückentage, il 16 e il 17 aprile, a Salzburg Holz/Bau/Wirtschaft prenderà la mosse il 16 e il 17 maggio, Merano celebrerà il 28 e il 29 giugno la quindicesima edizione dell'Internationales Branchenforum für Frauen, a Växjö il 27 e il 28 settembre avrà luogo il Forum Wood Nordic giunto alla settima edizione, Colonia ospiterà il 9 e il 10 ottobre l'undicesima edizione il Forum Bau Urban, infine ritorna a dicembre, dal 5 al 7 l'Internationales HolzbauForum. LA CORNICE GENERALE Mercoledì 6 dicembre 2017 sono stati tracciati i profili generali di quello che sarebbe stato il programma dei giorni successivi, la cornice del quadro convegnistico.
In December 2017, in the somewhat magical and snowy atmosphere of Garmisch-Partenkirchen, the consolidated event of the Holzbau Forum, which took place at the 23rd edition, was repeated. The Bavarian event is the origin of all the great wooden building culture meetings that have spread throughout Europe: the Holzbau-Forum Polska will be held in Warsaw on March 6th and 7th March 8th in Zurich the Technik Tag VGQ, on March 15th the Wooden Building Forum in Verona, in Dijon from 11th to 13th April the Forum Bois Construction, in Bad Wörishofen the Internationale Holzbrückentage, on April 16th and 17th, in Salzburg Holz / Bau / Wirtschaft will take place on May 16th and 17th, Merano will celebrate the fifteenth edition of the Internationales Branchenforum für Frauen on June 28th and 29th, and the Wood Nordic Forum will take place on September 27th and 28th in Växjö at the seventh edition, Cologne will host the 11th edition of the Forum Bau Urban on October 9th and 10th, and finally returns to December from 5 to 7 the Internationales Holzbau-Forum. The general frame On Wednesday 6 December 2017, the general profiles of what would have been the program of the following days, the framework of the conference, were outlined. Changes in the general context have been taken into consideration, particularly those in the Netherlands and Germany, particularly important. A significant step in the parification of timber constructions with those in brick and cement in the field of fire resistance requirements seems to have been made in Switzerland. This section ended with the examination of the enlargement of the areas realized by wooden buildings in the city of Vienna. The potential in the development of timber constructions was examined in the second morning session: the potential for growth in the sector was examined in detail.
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Alcuni momenti del convegno all'HolzbauForum di Garmisch.
I TRE PROLOGHI Tre prologhi hanno dato il via al vivo della presentazione dei progetti sotto il titolo comune di "Legno nella nuova architettura" . Nel primo, di altissimo livello etico oltre che tecnico, è stato esaminato il ruolo del legno nella nuova architettura. Il legno è stato ripensato nelle sue potenzialità, in una sorta di "ritorno al futuro" sono state ipotizzate le linee guida di un "ritorno al futuro" del legno strutturale: citazioni preziose come "Sinn und Sinnlichkeit" hanno mobilitato una visione storica per arrivare a una riflessione sul legno nel costruire quotidiano. Una riflessione proseguita con preziose riflessioni sul senso del costruire in legno e sulle specificità di questa prassi. Il secondo prologo ha trattato il tema quanto mai attuale della digitalizzazione nelle costruzioni con uno sguardo specifico sul settore legno. È stato preso in esame il modo in cui il mondo digitale ha cambiato la società, i mercati e i modelli societari, un altro tema di grandissimo momento è stato quello del cambiamento determinato dalla urbanizzazione sempre crescente nelle politiche della casa. Scendendo maggiormente nella specifico, si è parlato di come si sta esprimendo la digitalizzazione nel cambiare la modalità del costruire in legno. Il terzo prologo ha affrontato il tema del lavoro, evidenziando il significato del mondo 4.0 nella concezione di qualifiche professionali avanzate. Si è cercato di rispondere alla domanda: quale forza lavoro, quale formazione e quale sistema formativo richiederà in futuro il mondo delle costruzioni in legno? Da una parte sono state esaminate le modalità di formazione 4.0, dall'altra il concetto di formazione permanente. Non è mancata una riflessone su come conquistare i giovani alle professionalità del settore legno. NEL CUORE DEL FORUM Nella giornata del 7 dicembre 2017, sono stati svolti alcuni temi cruciali del settore delle costruzioni in legno ma più in generale del progetto edilizio. I rapporti dell'economia del legno sono stati presi in esame anche in relazione con le dinamiche politiche ed economiche e con le tendenze nazionali e internazionali, così come negli sviluppi specifici della tecnologia del set-
tore. La realizzazione di edifici multipiano, di veri e propri grattacieli in legno è stata esaminata sotto i suoi aspetti con l'illustrazione di una serie di esempi. Aspetto determinante di questi sviluppi è quello della modularità e della progettazione modulare che ha reso possibile la costruzione multipiano. Questa dinamica non va sottovalutata soprattutto per il risultato di aver reso possibile la fioritura di costruzioni in legno nello spazio urbano, costruzioni di carattere abitativo ma anche centri sportivi, auditorium o raccordi urbani come stazioni ferroviarie. I casi illustrati hanno confermato eloquentemente questa tendenza. La ricchezza della sezione dedicata nella giornata del 7 dicembre alla ricerca e sviluppo rende difficile relazionare sui temi trattati: incollaggio, fusione e giunzione sono stati i settori in cui aziende e istituti di ricerca hanno profuso la ricchezza di tutte le loro più innovative soluzione di cui la nostra rivista renderà conto nel corso dell'anno 2018. I PAESI BALTICI PROTAGONISTI La prima sezione della giornata dell'8 dicembre 2017 è stata dedicata all'ospite: i Paesi Baltici. Sono state esaminate le preziose risorse forestali di questi Paesi e le disponibilità di semilavorati in termini di elementi modulari di vario genere, oltre ad alcuni progetti di ponti e di spazi abitativi con particolare riguardo alle tematihe energetiche. Le costruzioni di spazi commerciali e di edifici pubblici hanno impegnato la sezione B. Il blocco C è ritornato sul tema delle costruzioni multipiano con particolare riguardo alle ibridazioni di materiali. I lavori dell'ultima giornata si sono conclusi con la premiazione di alcuni progetti di grande rilievo: il primo grattacielo solo in legno degli Stati Uniti a Portland (Oregon), il primo grattacielo realizzato in Svezia in vetro e legno, un edificio di diciannove piani nel Nord del Paese.
The three prologues Three prologues kicked off the presentation of the projects under the common title "Wood in the new architecture". In the first, of very high ethical as well as technical level, the role of wood in the new architecture was examined. Wood has been redesigned in its potential, in a sort of "return to the future" the guidelines for a development of structural wood have been hypothesized: precious quotations such as "Sinn und Sinnlichkeit" have mobilized a historical vision to arrive to a reflection on wood in day-by-day construction practice. A reflection continued with precious speech on the meaning of building in wood and on the specifics of this practice. The second prologue dealt with the very current topic of digitization in buildings with a specific focus on the wood sector. The way in which the digital world has changed society, the markets and the corporate models has been examined, another very important topic has been the change brought about by the ever increasing urbanization in the policies of the housing. Going down more specifically, experts talked about how digitalization is being expressed in changing the way house are built in wood. The third prologue addressed the theme of work, highlighting the significance of the 4.0 world in the conception of advanced professional qualifications. Professionals tried to answer the question: which workforce which training and which training system will require in the future the sector of wood constructions? On the one hand the modalities of formation 4.0 were examined, on the other the concept of ongoing formation. There was a reflexion on how to conquer young people to the jobs profiles of the wood industry. In the heart of the Forum On 7 December 2017, some crucial issues of the wood construction sector were carried out, but more generally the focus was on building project. The wood economy have been examined also in relation
to the political and economic dynamics and with national and international trends, as well as in the specific developments of the technology of the sector. The construction of multi-storey buildings, real wooden skyscrapers, has been examined in its aspects with the illustration of a series of examples. The decisive aspect of these developments is that of modularity and modular design that has made multi-storey construction possible. This dynamic should not be underestimated especially for the result of having made possible the flowering of wooden buildings in the urban space, buildings of a residential character but also sports centers or auditoriums or urban connections as railway stations. The cases illustrated eloquently confirmed this tendency. The richness of the section dedicated to research and development on December 7th makes it difficult to relate to the topics covered: gluing, fusion and junction were the sectors in which companies and research institutes profited the richness of all their most innovative solutions. our magazine will report during the year 2018. The Baltic countries protagonists The first section of the day of 8 December 2017 was dedicated to the guest: the Baltic countries. The precious forest resources of these countries and the availability of semi-finished products in terms of modular elements of various kinds have been examined, as well as some projects of bridges and living spaces with particular regard to energy issues. The construction of commercial spaces and public buildings involved section B. Block C returned to the theme of multi-storey constructions with particular regard to the hybridization of materials. The last day's work was concluded with the awarding of some major projects: the first wooden skyscraper in the United States in Portland (Oregon), the first skyscraper made in Sweden in glass and wood, a nineteen-storey building in the north of the country.
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In queste pagine Hugo Karre con Sonia Maritan durante l'intervista, e mentre parla con Stefano Cervini e Pietro Ferrari dell'ormai imminente 7° Forum dell’Edilizia in Legno che si terrà a Lazise sul Garda il 14 marzo 2018.
A Garmisch abbiamo creato anche l'angolo delle interviste, nel quale Sonia Maritan ha intervistato Hugo Karre, Luciano Tagliaferri, Loris Agostini e Peter Lang, mentre, Pietro Ferrari ha intervistato Wolfgang Klotz.
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Hugo Karre, prima di parlarci di Garmisch – dove ci troviamo con lui – ci regala un'importante novità sul 7° Forum dell’Edilizia in Legno, ormai imminente, che cambia sede seppur restando nella provincia di Verona. «Noi siamo stati sempre molto soddisfatti della location a Villa Quaranta, ma purtroppo a causa del crescente successo della manifestazione, i suoi spazi non erano più adatti a ospitarci e quindi, seppure a malincuore, abbiamo deciso di trasferirci a Lazise sul Garda a circa 20 chilometri dalla vecchia sede. Una nuova sede che ci offre tutte le possibilità di cui abbiamo bisogno: dagli spazi espositivi, alla stazione ferroviaria di Peschiera nelle immediate vicinanze». Tornando, invece a oggi, ci racconta che qui a Garmisch raggiungono un record di visitatori, annunciati prima dell'inizio, quasi 1.800! «Sì, noi qui abbiamo quasi 1.800 partecipanti provenienti da 32 Paesi diversi. Abbiamo delegazioni dalla Nuova Zelanda, dall'Australia, dagli Emirati Arabi, dagli Stati Uniti, dal Canada, dai Paesi Scandinavi e dall'Inghilterra per citarne solo alcuni. Chiaramente a questi si aggiungono tutti i visitatori provenienti dai Paesi di lingua tedesca. Siamo molto soddisfatti di questa partecipazione, anche se abbiamo raggiunto ormai il limite fisiologico di questo Centro Congressi, anche a Garmisch». Quindi gli espositori continuano ad aumentare edizione dopo edizione! «Purtroppo abbiamo dovuto rinunciare a molti
espositori perché siamo limitati dallo spazio espositivo. Comunque tutti gli espositori presenti sono molto soddisfatti della loro partecipazione a Garmisch, in quanto qui possono incontrare i visitatori provenienti da tutti i luoghi del mondo». Parliamo della fitta attività dei forum-holzbau organizzati ormai in ogni Paese europeo, che restituiscono il polso del mercato internazionale in merito ai trend che riguardano il legno strutturale, grazie all’importante attività convegnistica che rappresenta il cuore di ognuno di questi eventi. «La cosa più importante che emerge riguarda la qualità del costruire in legno. Ed è per questo motivo che noi siamo "nati". Abbiamo fondato la nostra piattaforma per offrire il maggior numero di conoscenze alle aziende del settore. Abbiamo iniziato in Svizzera per arrivare qui a Garmisch e oggi siamo presenti anche in Francia e in Italia. Abbiamo anche altri Convegni specializzati, ad esempio, sul costruire i ponti di legno. Per la prima volta quest'anno abbiamo organizzato un nostro convegno anche in Polonia del quale siamo rimasti molto soddisfatti e che sarà ripetuto il prossimo anno. Abbiamo poi il nostro Holzbau Forum nei Paesi Scandinavi, oltre al lancio continuo di nuovi progetti. Uno di questi riguarda i Paesi Baltici che vedranno il primo forum-holzbau nel 2019 a Tallinn. Siamo, inoltre, sulla buona strada per organizzare un forum-holzbau in Inghilterra. Abbiamo ancora un ulteriore progetto sulla programmazione, sulla produzione degli elementi e sul loro montaggio».
Questo scambio mi ricorda il nostro incontro a Vienna nel 2016 per il Wood Conference Timber Engineering. Che cosa è rimasto di quell’esperienza? «Questa conferenza è sempre organizzata dalle Università e ha cadenza biennale, ogni volta in un continente diverso. Non sappiamo quando tornerà in Europa – il WCTE 2018 si terrà in Corea a Seoul – ma quando accadrà, sono sicuro che avremo modo di collaborare di nuovo insieme, come a Vienna, che ha rappresentato una bella esperienza. Aggiungo una cosa particolarmente importante per noi, che riguarda l’ufficializzazione della nascita della Fondazione Forum Legno: domani, 7 dicembre 2017, firmeremo un primo documento ufficiale – la fondazione poi si costituirà formalmente nella prima metà 2018». Che cosa rappresenta la Fondazione Forum Legno? «La “Fondazione Forum Legno” è dedicata soprattutto al sostegno e al coordinamento di progetti di ricerca internazionali sul legno strutturale e alla promozione della costruzione di legno». Quali saranno i principali temi del 7° Forum dell’Edilizia in Legno che si terrà a Lazise sul Garda, il 14 marzo? «Parleremo della tradizione del costruire e delle nuove opportunità offerte da un uso moderno del materiale più antico, delle costruzioni che arrivano in città, di architettura, di resistenza al fuoco, di edifici residenziali multipiano e di costruzioni in X-lam: parleremo solo di legno! Questo Forum Internazionale offre a costruttori, progettisti, ingegneri e architetti la possibilità di dar conto delle loro esperienze e realizzazioni, nonché l’opportunità di ottenere e scambiarsi informazioni a tutto campo. L’Italia è un mercato molto importante per i materiali in legno, l’edilizia moderna in legno, l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. La costruzione di legno ha una crescente importanza nel settore dell’edilizia in Italia e ha una posizione di vertice in Europa».
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Il gruppo SCM al DACH & HOLZ di Colonia con Maria Lucia Riccardi, Tommaso Martini, Wolfgang Klotz, Christoph Roggenstein, Gianluca Moretti, Luciano Tagliaferri e Renato Benelli. L'intervista di Sonia Maritan a Luciano Tagliaferri, in alto, e al centro insieme a Stefano Cervini. In alto, nella pagina a fianco, Pietro Ferrari mentre intervista Wolfgang Klotz.
SCM GROUP LUCIANO TAGLIAFERRI Anche all’edizione 2017 dell'Holzbau-Forum di Garmisch incontriamo Luciano Tagliaferri – Responsabile di prodotto per il centro nord Europa oltre a Usa+Canada per la SCM –, che ci racconta di un ulteriore rafforzamento del mercato tedesco. «Il mercato tedesco è tradizionalmente il mercato a maggior potenziale per le macchine della carpenteria in legno. Negli ultimi 2 anni si è vista una crescita significativa del settore case e strutture in legno e in particolare si assiste a un incremento dei pannelli X-Lam e alla loro produzione. SCM mantiene un focus costante sul mercato tedesco e recentemente ha inserito una nuova persona proveniente dal settore carpenteria, il signor Wolfgang Klotz, che si occuperà in maniera specifica del mercato tedesco nell’ambito della nostra filiale di Nuertingen. Il momento è particolarmente attivo per le grandi macchine destinate alla lavorazione dei grandi formati X-Lam e si prevede che il trend positivo prosegua nei prossimi 2 anni. A febbraio parteciperemo alla DACH & HOLZ di Colonia».
Quindi è previsto un maggior utilizzo dell'XLam rispetto alla costruzione di legno intelaiata? «Per l'X-Lam è prevista, nei prossimi anni, una crescita particolarmente significativa in quanto è un sistema che consente lo sviluppo costruttivo in altezza e offre vantaggi significativi rispetto al sistema a telaio. In questo momento sono richieste specialmente macchine a portale ad alte prestazioni per grandi formati X-Lam. Alla luce di questi fatti noi stiamo cercando di sviluppare ulteriormente il nostro servizio pre e post vendita sul mercato tedesco per le applicazioni specifiche».
Grandi macchine e alte prestazioni, per la dimensione stessa dei pannelli X-Lam, ma anche grande flessibilità? «La richiesta riguarda macchine con accessori speciali ed esecuzioni che consentano prestazioni sempre più elevate e precisioni di lavorazione sempre maggiori abbinate alla flessibilità e versatilità di sistema per lavorazioni sempre più complete». Flessibilità per un centro di lavoro significa lavorare diversi elementi? «Esattamente: vi sono differenze tra le lavorazioni delle pareti e le lavorazioni dei soffitti, e a volte c'è la richiesta di suddividere la linea di produzione per i diversi componenti per incrementare la produzione e specializzare le macchine, soprattutto nei casi di produzioni elevate». SCM considera interessanti altri “nuovi” mercati? «Senz’altro Scandinavia, USA e Canada; in particolare SCM sarà presente nel prossimo mese di marzo al Forum di Portland – Mass Timber Conference –, il più importante del mercato nord americano, dato che lo scorso anno è iniziata “la corsa all’X-Lam” e vi sono interessanti prospettive di investimento nelle macchine a portale per i grandi formati. Allo stesso modo cercheremo di partecipare ai Forum scandinavi specialmente in Svezia e Finlandia». Abbiamo incontrato allo stand Scm Group, oltre a Luciano Tagliaferri, anche Wolfgang Klotz che lo affianca da qualche settimana sul difficile mercato tedesco e che Pietro Ferrari intervista in tedesco e traduce per Struttura Legno in italiano. Com’è la sfida di collaborare con Scm Group? «Ho trovato un gruppo estremamente organizzato in grado di operare sui mercati più esigenti in termini di qualità». Quali sono i punti di forza delle tecnologie Routech di Scm Group su un mercato evoluto? «Sono proprio le soluzioni di alto livello qualitativo proposte e l’attenzione al dettaglio di finitura, oltre a una serie di ritrovati che rendono il lavoro estremamente flessibile e semplificano l’impegno progettuale a rendere appetibili sul mercato tedesco le macchine di Scm Group nel settore delle costruzioni in legno».
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In queste pagine Loris Agostini e Peter Lang sono con Sonia Maritan e Stefano Cervini, durante l'intervista sull'ultima novità di Rothoblaas, Spider: nella foto in basso.
ROTHOBLAAS LORIS AGOSTINI E PETER LANG
All'Holzbau-Forum di Garmisch ormai conosciamo la posizione di Rothoblaas, collocata proprio nel cuore del centro espositivo: hanno un'altra grande novità da presentare in anteprima sul finire del 2017, di cui ci parlano Loris Agostini – Division Sales Manager Europa – e Peter Lang – Area Manager per il centro Europa e socio dell'azienda–, un "ragno" decisamente particolare. «Presentiamo qui a Garmisch il nuovo Spider, anche se il nome non è del tutto corretto, in quanto un vero ragno ha otto zampe mentre il nostro ne ha solo sei. Il suo cuore portante è un tubo passante da un solaio all'altro e scarica più o meno sei tonnellate sul pilastro. Grazie a questo è possibile realizzare grattacieli sino a dieci piani solo con i pilastri. Questa è la nostra novità assoluta mondiale che presentiamo all'Holzbau-Forum 2017».
Hanno attirato il mio interesse: si tratta quindi di un'anteprima assoluta che si rivolge a tutti i mercati? «Abbiamo presentato lo scorso anno la fase di avanzamento della ricerca di questo prodotto e oggi presentiamo la fase pressoché definitiva che sarà in vendita nei prossimi mesi, e sì, ci rivolgiamo a tutti i mercati indistintamente europei ed extraeuropei». Spider nasce per rispondere alla richiesta d'altezza crescente delle costruzioni di legno? «La questione dell'altezza ha effettivamente rappresentato lo stimolo centrale di questo progetto. La costruzione di legno a più piani è una tendenza che esiste in ogni parte del mondo, anche se ci possono essere Paesi o continenti dove è più forte e altri dove è meno frequente che si verifichi il caso del multipiano, ma la problematica c'è ovunque. Con il nostro sistema riusciamo a supplire ad alcune carenze del legno in termini di resistenza in presenza di grandi luci e grandi solai garantendo spazi ampi e fruibili, grazie alla sua portanza». Dove viene prodotto Spider? «Spider viene prodotto interamente in Italia». Un prodotto come questo che tempi di ricerca e sviluppo ha richiesto? «I nostri sono tutti prodotti che richiedono come minimo tre anni di ricerca, studi, test e prove».
Presentate altre novità? «Presentiamo anche un giunto, un'evoluzione del sistema Titan, che è stato studiato ad hoc in occasione della realizzazione di un cantiere a Firenze. Si tratta di un sistema molto efficace, che lavora come un angolare tradizionale ma rinforzato con viti tutto filetto in modo da sfruttarne le elevate resistenze a estrazione. In funzione della sollecitazione ciò che varia sono la quantità e la lunghezza di viti al suo interno. Le viti sono inclinate in modo da aumentare le prestazioni di resistenza del sistema di connessione. Questo è assolutamente fondamentale per riuscire ad avere un prodotto performante su grandi dimensioni». Le giornate sono intense e piene di stimoli che arrivano anche dal dialogo con le aziende oltre che dalla fibrillante attività convegnistica, da cui emerge che due terzi del materiale fra circa un lustro verrà venduto on line, che l’impennata delle costruzioni sembra avere raggiunto il suo apice per cui ci sarà una sorta di stabilizzazione in termini quantitativi – con una crescita degli edifici multifamiliari rispetto i monofamiliari –, mentre dal punto di vista qualitativo si sente con urgenza la necessità di codificare un nuovo linguaggio che sia confacente all’architettura lignea. I requisiti richiesti per gli edifici di legno, in ordine decrescente, sono la durabilità, la sostenibilità – economica, energetica, etc –, la protezione agli agenti atmosferici, i costi e i tempi realizzativi.
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La “legge” delle 4 D In Italia, rispetto ad altri Paesi, spesso si progettano e costruiscono edifici di legno emulando la morfologia di quelli tradizionali con il risultato che gli errori di progettazione sono la principale causa del degrado degli edifici di legno. woodlab invita a “guardare fuori” dove la cultura del legno ha già attecchito, ad esempio oltreoceano, con uno degli strumenti ritenuti più efficaci in fase di progettazione: la regola delle 4 D. Ne deriva che sporti, tetti inclinati, pareti ventilate, camere di ventilazione di tetti e facciate ventilate, sono soluzioni confacenti al linguaggio del legno. Ogni materiale costruttivo ha delle caratteristiche intrinseche che ne decretano il successo o meno all’interno di un mercato. In Italia per anni il mercato immobiliare è stato monopolizzato dal calcestruzzo e dai fabbricati a telaio in cemento armato. In altre nazioni c’è stata una diversificazione dei vari materiali secondo le destinazioni d’uso: cemento armato per le infrastrutture, acciaio per i multipiano e i commerciali, legno per il residenziale. L’utilizzo di un monosistema in Italia, per molti anni, ha da una parte ampliato le conoscenze nel progettare e realizzare opere in calcestruzzo ma dall’altra ha impoverito il bagaglio culturale degli operatori che hanno perso i riferimenti per progettare e realizzare strutture efficaci anche con altri materiali. Come abbiamo già visto, infatti, la maggior parte dei danni riscontrati su edifici di legno è da imputare a grossolani errori di progettazione e di esecuzione che derivano dalla cattiva prassi di mutuare dettagli e tecniche degli edifici di cemento armato agli edifici di legno. In particolare, la scarsa attenzione che si presta al controllo dell’umidità negli edifici tradizionali diventa il principale punto debole per un edificio di legno. Quei difetti degli edifici tradizionali normalmente tollerati come la risalita di umidità alla base delle murature e le tracce di muffa che si riscontrano spesso negli ambienti a nord, in un edificio di legno rappresentano un enorme problema. La risalita di umidità diventa marcescenza alla base, mentre le tracce di muffa indicano un problema di traspirabilità e isolamento che si trasformerà in marcescenza delle strutture. Quelli che per un edificio tradizionale sono solo dei problemi estetici, comunemente tollerati, in un edificio di legno diventano problemi statici con conseguenze potenzialmente drammatiche. È chiaro quindi che non si può pensare di continuare a progettare le stesse forme, dettagli, tipologie che si utilizzano quando si sceglie la strada tradizionale e allo stesso tempo non possiamo più utilizza-
re i dettagli costruttivi e i materiali di contorno che sono sempre stati utilizzati nell’edilizia in cemento. Ma se le regole di progettazione ed esecuzione che sono state seguite finora non sono più valide, quali sono i nuovi criteri da seguire? Quali sono le basi su cui costruire un nuovo linguaggio architettonico e funzionale? Un buon punto di partenza può essere quello di dare uno sguardo a quello che fanno i Paesi che hanno mantenuto negli anni una tradizione costruttiva in legno come il Nord Europa oppure il Nord America. In questi Stati, uno degli strumenti ritenuti più efficaci in fase di progettazione è rappresentato dalla regola delle 4 D. La legge delle 4D è uno strumento indispensabile se si intende progettare un edificio di legno bello e durevole. Questa regola pratica di progettazione viene da oltreoceano, ed è diffusamente utilizzata da decenni tanto che i casi di marcescenze di edifici lignei in Nord America sono sporadici. Negli Stati Uniti, alcune associazioni legate al settore delle costruzioni in legno, l’American Wood Council e l’associazione Rethinkwood, hanno pubblicato e continuano a pubblicare materiale molto utile e interessante per quel che riguarda la durabilità degli edifici di legno nei confronti della protezione all’acqua e nei confronti degli attacchi di insetti. In Canada, la Canadian Wood Council e Wood works contribuiscono ad aumentare la mole di documenti sull’argomento. Secondo l’AWC, American Wood Council, l’aspetto della durabilità è la prima caratteristica di cui si deve tener conto quando si progetta un edificio di legno. L’AWC pone la massima attenzione nella fase di progettazione, perché in questa fase si incide con maggior efficacia in quello che viene definito Moisture Control (MC), controllo dell’umidità. Le fonti di umidità in un edificio possono essere esterne o interne come abbiamo visto nel precedente articolo (“La durabilità degli edifici di legno” pubblicato su Struttura Legno n° 19). Tra le fonti
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esterne includiamo la pioggia, la neve, l’acqua nel terreno, gli impianti di irrigazione e l’umidità dell’aria esterna. Per queste fonti: “Any design and construction features that may trap moisture and slow the wood’s drying must be avoided” ovvero “Deve essere evitato qualsiasi dettaglio progettuale e costruttivo che possa intrappolare l’umidità o possa rallentare l’asciugatura del legno”. Le fonti di umidità interne invece consistono nella produzione interna di vapore causata dagli occupanti del fabbricato e dalle loro attività e da altre fonti derivanti da errori o guasti come spifferi d’aria, rotture di tubazioni e ventilazione insufficiente. Un corretto approccio, per il Moisture Contol, consiste nel tenere fuori le fonti di umidità esterna e gestire quelle interne grazie alle caratteristiche dell’edificio stesso. Il raggiungimento di una corretta gestione dell’umidità è possibile operando a livello di dettagli costruttivi utilizzando principalmente 4 linee di difesa. Ognuna di queste misure non è né perfetta né sufficiente di per se stessa, ma utilizzate tutte assieme possono creare delle condizioni in cui il rischio di fuori servizio per marcescenza diventa trascurabile. Queste 4 linee di difesa sono notoriamente conosciute come “La Legge delle quattro D: Deflection, Drainage, Drying and Durability”. DEVIAZIONE Deflection (Deviazione). La deviazione della pioggia è un aspetto essenziale per prevenire che la maggior parte della massa d’acqua penetri nell’involucro dell’edificio dalle pareti e dal tetto, dai serramenti e dalle aperture. “Pitched roof, overhangs and flashing should be used to deflect water away from the structure” ovvero “Per deviare l’acqua dalla struttura
Looking abroad In Italy, compared to other countries, wood buildings are often designed and built by emulating the morphology of traditional ones, with the result that design errors are the main cause of the deterioration of wooden buildings. woodlab invites you to "look out" where the culture of wood has already taken root, for example overseas, with one of the tools considered most effective in the design phase: the rule of 4 D (in italian words). It derives that extruded, pitched roofs, ventilated walls, rooms ventilation of roofs and ventilated facades, are solutions suited to the language of wood.
dovrebbero essere utilizzati tetti inclinati, sporti di copertura e scossaline”. Inoltre per le pareti: “per minimizzare l’effetto della pioggia battente, i rivestimenti di facciata dovrebbero essere posizionati sopra un piano di drenaggio. Se l’acqua penetra attraverso il rivestimento di facciata, il piano di drenaggio sarà progettato per allontanare il più velocemente possibile l’acqua dalla parete”. In sostanza AWC sconsiglia tetti piani ed edifici senza sporti, sconsiglia il rivestimento a cappotto (derivante dai sistemi tradizionali) in favore di una più prestazionale parete ventilata. DRENAGGIO Drainage (Drenaggio). Per qualsiasi goccia d’acqua che penetri attraverso il rivestimento di facciata, andrà ben progettato il percorso di drenaggio per le tegole del tetto o qualsiasi altra superficie dell’involu-
Nelle immagini, costituite da disegno (sopra) e fotografia (nella pagina successiva), la raffigurazione della Legge delle quattro D, rispettivamente: Deflection (Deviazione), Drainage (Drenaggio), Durable materials (durabilità naturale) e Drying (Asciugatura): utilizzate tutte assieme possono creare delle condizioni in cui il rischio di fuori servizio per marcescenza diventa trascurabile.
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Deflection (Deviazione)
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Drainage (Drenaggio)
cro, con lo scopo di allontanare nel modo più rapido possibile l’acqua dall’edificio. In quest’ottica le camere di ventilazione di tetti e facciate ventilate rappresentano la soluzione ideale. ASCIUGATURA Drying (Asciugatura). È il meccanismo per cui l’edificio rilascia l’umidità accumulata attraverso la ventilazione e la diffusione di vapore acqueo. Se, ad esempio, a seguito di un errore di costruzione o a una mancata manutenzione, dovesse infiltrarsi dell’acqua all’interno delle membrane di tenuta, quest’acqua deve avere la possibilità di asciugarsi. Negli edifici progettati correttamente, l’acqua ha modo di evaporare e il vapore può fuoriuscire dagli strati esterni che sono stati progettati in modo da garantire una corretta permeabilità al vapore. I muri perimetrali devono essere progettati in modo da garantire una sufficiente permeabilità sia verso l’interno sia verso l’esterno. La permeabilità dei rivestimenti, delle guaine impermeabilizzanti, degli schermi vapore, degli isolamenti (in particolari i cappotti esterni) e dei materiali per le finiture interne avranno un’influenza enorme nel determinare il potenziale di asciugatura totale della parete. Gli esperti ci avvertono che il meccanismo di asciugatura non è in grado di sopperire a eventuali errori di gestione degli altri meccanismi di allontanamento dell’umidità in quanto è in grado di gestire solo piccole quantità d’acqua e pertanto possiamo dire che il grosso della protezione nelle pareti viene affi-
Due ponti a confronto: quello nuovo evidenzia problematiche significative.
Drying (Asciugatura)
Durable materials (durabilità naturale)
dato ai primi due meccanismi di difesa: Deflection e Drainage. DURABILITÀ NATURALE Durable materials (durabilità naturale). Nei casi in cui siano previste applicazioni di elementi strutturali in legno in ambienti in cui non sia possibile garantire un corretto Moisture Control come ad esempio gli ambienti esterni ed esposti, si consiglia di utilizzare legni pretrattati o provenienti da specie arboree particolarmente durabili. In condizioni critiche di esposizione la scelta di specie con caratteristiche di durabilità naturale migliori possono fare la differenza anche in termini di manutenzione.
GUTTA CAVAT LAPIDEM Il muro come il tetto palesano uno stato di preoccupante marcescenza.
Proviamo ora ad applicare questo semplice strumento ai vari elementi di un edificio per cercare di iniziare a comporre con alcune parole quello che potrebbe essere un nuovo linguaggio più consono all’edilizia di legno. Cominceremo dalle coperture. Se proviamo ad applicare le 4D a una copertura partendo dalla
prima regola, per garantirne il rispetto, dobbiamo prevedere uno strato che si occupi di deviare la pioggia lontano dalla struttura. Questo strato deve essere inclinato (pitched), con sporti (overhangs) e opportunamente finito con scossaline metalliche (flashings). Normalmente questo strato viene chiamato manto di copertura e può essere in lamiera, in coppi e in tegole, in pietra e anche in legno. Al sotto di questo strato per garantire il secondo punto, Drainage, dobbiamo prevedere un secondo piano di scorrimento per permettere il drenaggio di eventuale acqua che dovesse superare il manto di copertura. Nella tecnica moderna questa funzione viene garantita dagli schermi traspiranti che unitamente alla membrana interna e allo strato di ventilazione garantiscono anche il rispetto del terzo punto, drying, asciugatura. Per quanto riguarda il quarto punto, si può ricorrere all’uso di specie legnose particolarmente durabili per quegli elementi che rimangono esposti. Solitamente, per citare un esempio, si utilizza il Larice al posto dell’Abete per le scandole.
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L’architettura “ticinese”
L’Ingegner Andrea Bernasconi, ci riserva un’accoglienza speciale e organizza per noi una visita completa: al nostro arrivo a Lugano presso lo Studio Borlini & Zanini SA, conosciamo anche l’Ingegner Vittorio Borlini, i loro collaboratori e discorriamo in merito alla loro attività e più estesamente anche di cultura di progetto, trovandoci peraltro di fronte a due professionisti eclettici, che svolgono la loro attività di ingegneri, docenti, relatori. Nella seconda parte della giornata ci rechiamo a visitare la casa-torre, chiamata fin dall’inizio della sua progettazione Casa Montarina, dal toponimo della collina lambita dalla valle del Tassino, a pochi passi dalla stazione di Lugano, e di cui riportiamo il nostro dialogo con il progettista, l’architetto Lorenzo Felder, che abbiamo il piacere di incontrare. LO STUDIO
Siamo nello Studio Borlini & Zanini SA con Vittorio Borlini e Andrea Bernasconi: entrambi ingegneri, insegnanti e appassionati di legno, anche se il loro ambito professionale abbraccia diversi target di progetto e anche altri materiali strutturali. L’Ingegner Borlini inquadra per noi questa realtà immersa nel verde di Lugano in una giornata di sole. «L'ufficio è stato fondato 20 anni fa e oggi siamo una bella realtà composta da una quindicina di collaboratori e operiamo a 360 gradi nell'ambito dell'ingegneria civile e grazie alle competenze dell'Ingegner Bernasconi anche del legno. Fondamentalmente come Studio di Ingegneria, in una realtà così piccola, dobbiamo spaziare un po’ in tutti gli ambiti: sottostrutture, realizzazione di acquedotti, di strade, piuttosto che occuparci di geotecnica, idraulica, direzione lavori, gestione del traffico, perizie od opere in calcestruzzo armato e legno».
Lo Studio spaziando dal comparto edilizio a quello urbanistico ha una visione ampia del settore, quindi cerchiamo di capire quali siano le inclinazioni dell’Ingegner Bernasconi e come venga distribuito il suo tempo. «Io insegno in varie strutture qui in Svizzera, e questo "pregiudica" un po’ la mia presenza in ufficio. Ho un contratto di docenza vicino a Losanna, dove 15 anni fa hanno istituito una cattedra per l'insegnamento di “Strutture e Tecnologie di legno”: qui mi occupo d’insegnamento e della ricerca esclusivamente nel settore legno. Poi lavoro in questo Studio, di cui sono titolare insieme a Vittorio, e nel quale seguo i progetti in legno e in parte la gestione dello Studio. Non saprei dire quale attività prevalga perché ci sono periodi in cui la scuola occupa la maggior parte del mio tempo e altri, invece, in cui dedico più tempo allo Studio. Ci sono poi anche i corsi, le conferenze e le pubblicazioni. Anche se per certi "lavori" è
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necessaria una presenza fisica in ufficio e da qui arriva l'auspicio del mio socio di una mia maggiore partecipazione. Io vengo dalla formazione e dalla ricerca. Mi sono occupato un po’ di carpenteria metallica appena dopo la laurea, ma il "destino" mi ha portato presto verso il legno e mi sono appassionato di legno abbastanza in fretta». La stessa domanda la rivolgiamo all’Ingegner Vittorio Borlini. «Anch’io, come Andrea, insegno. Sono docente di materie tecniche in una scuola professionale e quindi possiamo dire di avere la fortuna di poter contare su un buon team di collaboratori affiatato che ci permette di delegare molti compiti e fare in modo che i progetti vadano avanti nonostante i nostri molteplici impegni. Come il mio socio, anch’io ho sempre amato il legno». Cerchiamo conferma riguardo al fatto che costruire con il legno, implichi un punto di partenza e quindi anche di arrivo totalmente diverso rispetto il progetto tradizionale. «Di base c'è una mancanza di esperienza e quindi di competenze da parte degli architetti nel settore delle costruzioni di legno, per cui utilizzano questo "nuovo materiale", anche se in realtà è il più antico del mondo, come se utilizzassero il calcestruzzo piuttosto che il laterizio. Con lo stesso linguaggio, la stessa forma, la stessa metodica; cosa che è un peccato perché fondamentalmente il legno ha altre prerogative, altre caratteristiche e altre possibilità. Costruire un bellissimo edificio di legno e mascherarlo come se fosse un edificio in cal-
cestruzzo, non ha senso nemmeno dal punto di vista formale. C'è quindi una certa mancanza da parte degli architetti nel saper valorizzare il materiale legno a differenza dei loro colleghi del Nord Europa». Chiediamo se ci sia una vivacità progettuale propria del territorio svizzero, diversa da quella austriaca, bavarese o altoatesina. «Fondamentalmente la Svizzera è una nazione alpina e il legno fa parte della sua cultura, soprattutto rispetto alle regioni italiane centromeridionali, dove prevale la cultura del laterizio piuttosto che della pietra. Questo vale per tutto l'arco alpino che sia la Germania, l'Austria, la Svizzera, alcuni angoli della Francia o dell'Italia Settentrionale». Ci sembra che constatino però, con noi, che un'architettura che parli il linguaggio del legno non sia ancora nata. «Possiamo affermare che non ci sia ancora per niente. La tradizione e la cultura dell'edilizia in legno sono quelle mutuate da quella tradizionale. La tradizione del legno in Svizzera, come di tutto l'arco alpino, deriva dalla "casa familiare", dalla casa "privata". Dal privato, piccolo o grande che sia. Le basi da cui nasce sono queste, tanto architettoniche che tecniche, poi ovviamente si è sviluppata ed evoluta». A monte della filiera della costruzione di legno c’è l'X-Lam: chiediamo se la tipologia di lamellare possa rappresentare una variabile, per indagare quale possa essere la vulnerabilità di queste strutture. «La qualità di X-Lam è pressoché “standard”, il
In queste pagine lo Studio Borlini & Zanini SA, in alto con alcuni collaboratori, in basso, nella sala riunioni: da sinistra Vittorio Borlini con Andrea Bernasconi, qui a fianco, invece, mentre parla con Sonia Maritan.
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problema risiede negli operatori che devono progettare e realizzare le costruzioni. Soprattutto nella correlazione tra i diversi e molteplici specialisti che, se a monte non hanno avuto esperienze approfondite sulla materia, possono studiare dei dettagli che con il tempo rischiano di risultare non ottimali per questa tipologia costruttiva, o che, semplicemente non tengono in debito conto le caratteristiche e le esigenze del materiale». Un problema quello della mancanza di formazione sul costruire in legno, particolarmente grave in Italia, dove manca quasi totalmente la formazione, a partire dalle istituzioni scolastiche, invece in Svizzera ipotizziamo che ci sia una preparazione migliore. «In Svizzera la situazione è diversa ma in parte anche simile, non come carenza, però l'edilizia di legno in Svizzera si sviluppa come evoluzione dell'edilizia classica tradizionale, e questo rimane spesso un errore cruciale». Se è sbagliato l’approccio, probabilmente l'ibridazione fra diversi materiali strutturali, allo scopo di cogliere il lato migliore di ognuno, non rappresenta la soluzione. «Considerazione interessante, ma dipenderà sempre dalla sensibilità del progettista di riuscire a fare coesistere in modo razionale i materiali. E poi ci deve essere una sinergia virtuosa tra l'architetto e i materiali che si devono "parlare" tra loro».
In queste pagine l'esterno della casatorre a Lugano, chiamata fin dall’inizio della sua progettazione Casa Montarina.
E poi non esiste un materiale eterno… «L'acciaio arrugginisce. La Torre Eiffel per esempio è in acciaio, ma ha bisogno di cicli di manutenzione continua. Un materiale può durare più o meno di altri, ma qualunque materiale ha bisogno di manutenzione per durare, e comunque di eterno non c'è nulla. Un tempo si credeva che il cemento armato
fosse eterno ma oggi sappiamo che non è così. Importante, vista la crescente sensibilità ambientale, è il saper predisporre il futuro smaltimento dell'opera che si andrà a realizzare, anticipatamente in fase di progetto». Le perizie più ricorrenti che lo Studio Borlini & Zanini SA si trova ad affrontare rappresentano un altro indicatore… «Le criticità più ricorrenti riguardano sia i punti nodali sia di concezione dell’opera da parte dell'architetto progettista; o ancora, perché l'esecuzione in sé è stata fatta male anche a causa di una mancanza di rigore da parte della direzione dei lavori». Infine, chiediamo quale sia la percentuale di opere in legno strutturale realizzate, rispetto a quelle in cemento armato, per lo Studio Borlini & Zanini SA. «Una buona parte è in legno, direi circa il 30%. Questa percentuale è dovuta anche al fatto che noi siamo diventanti, sul nostro territorio, un punto di riferimento per il costruire in legno». LA CASA MONTARINA L’Architetto Lorenzo Felder, invece il linguaggio del legno lo conosce bene, e soprattutto la sua esperienza di lavoro a Chicago che lo ha avvicinato fin da giovane alla casa di legno intelaiata americana resterà un tratto distintivo del suo stile; e certamente della sua attuale abitazione, da lui stesso progettata, e che ancora dopo 10 anni costituisce un esempio di progetto coerente, sostenibile e pregevole. La casa-torre si erge sulla pendenza del terreno di una collina, un’oasi verde poco edificata nonostante la centralità urbana, un progetto dello Studio Borlini & Zanini SA, che ci illustra l’Ingegner Andrea Bernasconi. L’edificio, di sei piani, nasconde una struttura portante interamente in legno. Qui l’ingegnere e l’architetto si
sono valorizzati a vicenda, realizzando una costruzione armonica e coerente all’idea primigenia. L’Ingegner Andrea Bernasconi rintraccia per noi l’Architetto Lorenzo Felder che ci racconta il suo progetto. «La costruzione, realizzata nel 2006/2007, è a telaio, modalità costruttiva che prediligo. L'XLam non c'era ancora, in quanto il progetto risale al 2003/2004. Le pareti parallele alle curve di livello sono portanti, ma anche controventanti come le pareti perpendicolari che assolvono specificatamente a questa funzione. La pianta ad H è divisa in due parti da una parete lignea che misura più di 16 metri di altezza. Dalla divisione risultano due coppie di appartamenti provviste di tripla esposizione, con la scala e i servizi posti al centro. I grandi spazi risultanti, di 6 per 3,80 metri, sono divisi a metà per ospitare le camere da letto singole, oppure alternativamente una camera matrimoniale e il suo bagno». Questo progetto ha un’altra particolarità: il blocco scala non è in cemento armato ma totalmente in legno. Soltanto lo zoccolo su cui poggia la costruzione è in cemento armato. «Precisamente, si tratta di una platea a gradoni, perché è tutto sfalsato di due piani
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essendo il terreno in salita: l’edificio utilizza la pendenza del terreno e, sfruttando la posizione della strada, che si trova a un livello intermedio, si articola in appartamenti distribuiti su tre livelli, ognuno con accesso indipendente. Due residenze hanno accesso diretto al giardino, le altre due hanno una terrazza sul tetto». L’architetto Lorenzo Felder abita una di queste residenze, oltre a esserne il progettista. Dall’esterno osserviamo il rivestimento della casa-torre. «Il rivestimento di facciata è costituito da tavolette di fibro cemento: si tratta di pannelli di fibre minerali e l'adesivo utilizzato è una malta cementizia. Quindi la facciata è concepita in modo a sé stante, d’altra parte la struttura portante e l’involucro costituiscono due ambiti distinti». Se apparentemente, da fuori, non c'è nessun segno del fatto che questa casa sia totalmente in legno, una volta entrati: i soffitti, il pavimento, la scala, tutto il guscio interno è di legno! L’Architetto Lorenzo Felder ci accoglie nella sua dimora e ci racconta la sua esperienza progettuale. «Innanzitutto, devo dire che questa non è
stata la mia prima esperienza progettuale, io ho lavorato a Chicago, nei primi anni '90, in uno Studio nel quale si progettavano case di legno. Ricordiamo che la casa di legno intelaiata è stata inventata proprio in questa città nel 1847». Felder appartiene alla generazione di architetti che stanno tracciando nuove prospettive di ricerca per l’architettura ticinese. Lui, particolarmente, ha portato la casa di legno intelaiata di Chicago in Svizzera. «In fondo, direi proprio di sì. Quando sono tornato in Svizzera dagli Stati Uniti, ho voluto riproporre qui la "leggerezza" delle case di legno che ho avuto modo di apprezzare a Chicago, in quanto io ho vissuto in quella città in una casa di legno del 1889». La singolarità tecnologica è accompagnata da una concezione spaziale di grande trasparenza e fluidità, basata sull’uso della scala centrale come elemento di collegamento anche orizzontale degli ambienti della casa, di cui – trovandoci all’interno – possiamo percepire lo stesso comfort abitativo di chi la vive, rispetto a una casa "tradizionale". «Io stavo benissimo nella casa di legno ameri-
cana nella quale abitavo e quindi quando sono tornato in Svizzera e ho trovato questo terreno, che era in forte pendenza e che nessuno voleva, ho avuto la possibilità di fare questa promozione alla costruzione “naturale” e dalla morfologia della collina è nata l'idea di fare dei triplex a piani sfalsati, per dare la possibilità agli appartamenti di sotto di poter godere della luce del sole, mattino e sera. Abbiamo inoltre, cercato di fare un condominio dove si mantenessero le caratteristiche di privacy tipiche della villetta unifamiliare». Lo sguardo, da qualunque parte della casa ci si trovi, può abbracciare a colpo d’occhio tutti gli ambienti: immaginiamo che sia stata anche certificata questa “qualità totale”. «Quando Casa Montarina è stata costruita, è stata certificata con il livello massimo di allora. In più era anche una costruzione "eco": è stata la sesta casa a essere certificata Minergie-Eco. Riguardo il progetto interno, la scala posta al centro di ogni alloggio funge da elemento distributivo sia verticale sia orizzontale e consente di “amplificare” gli spazi, stabilendo una continuità integrale delle viste prospettiche interne, mettendo in relazione tutti i locali. La cucina aperta sulla scala è il cardine del siste-
ma di rimandi visivi e viene enfatizzata dall’utilizzo dei colori. Le pareti dipinte di bianco, di verde e di azzurro, favoriscono trasparenze visive, mentre i pavimenti e i soffitti di legno realizzano un’atmosfera domestica, lontana dai modelli più enfatici e “minimali” dell’abitare contemporaneo». Chiediamo infine, all’Architetto Felder, se l'idea di lasciare a vista il soffitto derivi dal suo apprezzamento verso il materiale. «Sì, ma l'idea era anche di dare valore alla qualità dello spazio e della luce, oltre al rapporto tra interno ed esterno, piuttosto che alle finiture che invece sono molto grezze. Anche i dettagli sono relativamente standard, mentre la luce è un elemento fondamentale di tutto l'iter progettuale. Agli elementi estetici e formali io ho preferito curare quelli più essenziali: il benessere e l'ambiente. Gli appartamenti sono passanti nella direzione est e ovest, e organizzati su livelli sfalsati. Il sole durante il percorso quotidiano attraversa tutta la costruzione, illumina i locali da ambo le parti, mentre dall’interno le finestre a tutta altezza permettono viste sia verso il cielo sia verso la valle». È facile immaginare che dopo 10 anni il bilancio sia positivo, e che forse persino l’entusiasmo del primo giorno sia rimasto intatto. «Certamente sì, sono sempre felice di vivere qui, e lo è la mia famiglia».
In queste pagine Casa Montarina a Lugano, in particolare la residenza di Lorenzo Felder (nella foto a fianco), progettista di questo edificio: una casa di legno intelaiata americana mutuata dalla sua esperienza a Chicago.
Lugano and around Engineer Andrea Bernasconi, reserves us a special welcome and organizes for us a complete visit: upon our arrival in Lugano at the Studio Borlini & Zanini SA, we also know the Engineer Vittorio Borlini, their collaborators and we talk about their activities and more extensively also of design culture, finding us also in front of two eclectic professionals, who carry out their activities as engineers, lecturers, speakers. In the second part of the journey we go to visit the tower-house, called Casa Montarina, from the toponym of the hill in the Tassino valley, a few steps from the Lugano railway station, and of which we report our dialogue with the designer, architect Lorenzo Felder, we have the pleasure of meet.
COLLOQUIUM KLH ALBERTO SCHIAVINATO www.klh.at di Sonia Maritan
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Il trend multipiano A fine 2017 abbiamo avuto il piacere di avere Alberto Schiavinato – Sales Manager southernand southeastern Europe della KLH – a Milano, in visita presso la nostra redazione. Sono moltissimi i progetti in cui KLH fornisce materiale e competenza, e considerata la portata delle realizzazioni architettoniche di cui è partner l’azienda, Alberto Schiavinato certo ha il polso del settore. Gli chiediamo, innanzitutto, quali siano gli ultimi trend a livello mondiale nel campo delle costruzioni di legno. «Il trend più eclatante direi che è quello del multipiano. Ormai si parla facilmente anche di venti piani».
Alberto Schiavinato con Sonia Maritan durante la preparazione dell'intervista-video pubblicata come video a inizio anno.
L'altezza rappresenta dunque la sfida più ambita per questa tecnologia costruttiva, che può prevedere uno schema costruttivo standard? «Ogni progetto di questo tipo, quando parliamo di edifici superiori agli otto/nove piani, implica uno studio di ricerca incredibile, comporta un progetto su misura ogni volta e per ogni costruzione si sperimentano soluzioni mai provate prima. Proprio la necessità di soluzioni specifiche da creare su misura per gli edifici
sopra una certa altezza, porta gli investitori e i progettisti a cercare un partner come KLH da avere al proprio fianco: un produttore che abbia una vasta esperienza a livello mondiale nel supporto a progetti residenziali multipiano». Qual è la parte più delicata dell'edificio quando l’altezza è importante? «Senza dubbio le connessioni interpiano che subiscono delle sollecitazioni enormi. Pensiamo solo all'azione del vento». Diventa quindi fondamentale la vostra partnership con aziende che forniscono i sistemi di connessione? «Aziende ma anche ricercatori, ingegneri strutturisti e progettisti. Attualmente quello che richiede il mercato è una tipologia di edilizia diffusa di multipiano e quindi è questo l’ambito di studio». La tecnologia X-Lam si sta evolvendo, ma quali sono i suoi auspici per il futuro? «Progettare un edificio multipiano, dai quattro ai sei piani, che poi è la tipologia più diffusa nelle città italiane, comporta una progettazione a tutto tondo che non riguarda solo la connessione fra una trave lamellare e una parete X-Lam o un ponte termico da risolvere, ma deve prevedere in primis una progettazione architettonica concepita da persone che conoscano approfonditamente le possibilità del legno. Con una progettazione globale quindi, che tenga conto sia degli aspetti strutturali sia di quelli termotecnici e impiantistici, e che porti alla realizzazione di edifici poco costosi, funzionali e duraturi nel tempo. Però tutto questo deve essere coniugato con una progettazione architettonica adeguata a quello che il legno può dare: questo è il punto che vorrei sottolineare». Un'ultima domanda sul mercato in Italia: come lo percepite dall'osservatorio KLH? «Il mercato nel nostro Paese sta andando molto chiaramente nella direzione dello sviluppo di progetti immobiliari completi, "chiavi in mano", con lottizzazioni di villette e piccole palazzine multipiano».
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COLLOQUIUM MOZZONE BUILDING SYSTEM www.mozzone.eu (Mozzone F.lli) www.mozzonebs.it (Mozzone Building) www.hundegger.it di Sonia Maritan
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Una “casa” di legno per il Robot Mozzone F.lli. rappresenta nel tessuto imprenditoriale italiano, una realtà in espansione. Con le radici ben piantate nel cuneese, a Salmour, nasce nel 1972 come classica segheria, si specializza nell’imballo, nella carpenteria e poi nelle strutture lignee, acquistando a marchio Hundegger, prima la classica K2i 1250, e poi, il Robot Drive, per il quale costruisce un capannone completamente di legno veramente grandioso. Visitiamo la Mozzone Building System, ramo di azienda specializzato nelle strutture in legno, con il Responsabile Commerciale di Hundegger Ugo Campeotto, accolti dall’architetto Giuliano Gariglio, Direttore tecnico di produzione dello stabilimento a Savigliano. Ci troviamo nello stabilimento della Mozzone Building System con l'architetto Giuliano Gariglio, Direttore tecnico di produzione che ci racconta la storia dell'azienda... «La Mozzone F.lli nasce nel 1972, come una classica segheria. Nel 2010 abbiamo avuto l'occasione di comprare un nuovo stabilimento ampliando, quindi, un nuovo ramo d'azienda. Qui ci siamo specializzati, sempre continuando a operare nella carpenteria, nelle strutture, dalle case, alle scuole, ai condomini. In questo stabilimento abbiamo comprato la prima Hundegger, la classica K2i 1250, che era specializzata proprio nel taglio dei pannelli. Grazie a un continuo lavoro di ricerca e sviluppo siamo arrivati anche a lavorare all'Expo di Milano dove, abbiamo fatto il Padiglione della Birra Moretti e il Padiglione dell'Uruguay. Noi ci siamo specializzati subito nell'X-Lam, anche perché abbiamo un partner storico come la Binderholz che ci fornisce lamellare e X-Lam. Proprio la Binder ci ha spinto a ragionare anche sulle strutture.
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Nella pagina a sinistra Ugo Campeotto con Sonia Maritan, in questa pagina nelle foto di gruppo, dall'alto e da sinistra verso destra: Giuliano Gariglio (in primo piano nella foto a fianco), Flavio Mozzone, Ugo Campeotto e Sonia Maritan, ripresi anche in ufficio durante l'intervista. Nell'altra foto di gruppo Giuliano Gariglio, Flavio Mozzone, Pietro Ferrari e Ugo Campeotto. Sotto il capannone ligneo costruito per accogliere il Robot Drive.
Abbiamo iniziato costruendo, in X-Lam, una casa campione su due piani che ancora oggi funziona come casa espositiva. Dopo questa prima realizzazione ci siamo specializzati nel settore. Lavoriamo con le imprese, che rappresentano circa il 90% dei nostri clienti, alle quali diamo tutto il supporto e il know how necessario. Tra questi clienti hanno cominciato a esserci progettisti o imprese interessate alla costruzione di condomini. Abbiamo iniziato con un condominio a quattro piani, poi a cinque e un ultimo a sei piani, che è il massimo sinora raggiunto. L'azienda, con la K2i 1250 del 2010, continua a lavorare nell’ambito della carpenteria? Ci risponde Ugo Campeotto. «La K2i 1250, acquistata nel 2010, era equipag-
giata principalmente per lavorare le travi lamellari e massicce per costruire i tetti. Su questa macchina abbiamo implementato un aggregato mortasa verticale, concepito dalla Hundegger principalmente per poter lavorare il pannello X-Lam di 1250 mm in maniera più efficace e rapida. Così facendo abbiamo aumentato la capacità produttiva della K2i». Queste implementazioni del centro di lavoro hanno permesso alla Mozzone Building System di fare un "passo in avanti" per ottemperare alle nuove esigenze di andare oltre il tetto, poi c'è stato un passo successivo? «Esatto, poi abbiamo iniziato a parlare della
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Flavio Mozzone nuova macchina richiesta per poter lavorare principalmente i pannelli, oltre che i materiali già lavorati con la K2i». Operare nel legno a 360°, dalle costruzioni alla segatura, vi ha permesso di creare un ciclo virtuoso, una reale economia "circolare"? «Noi non buttiamo via nulla – risponde l'architetto Giuliano Gariglio – dalla trave al cippato. Per fare un esempio, noi seghiamo molto le travi di Rovere per le traversine della ferrovia, lo scarto di questa lavorazione diventa parquet, la corteccia viene cippata e poi trasformata in biomassa e la segatura viene utilizzata per le lettiere degli animali». L'architetto Giuliano Gariglio entra in azienda nel 2009 e vive un'esperienza particolarmente dinamica. Che cosa ha significato per lei progettare con il legno? «Il mio approccio all’architettura è sempre stato pragmatico, rivolto alla ricerca di soluzioni funzionali e strutturali, quest’ambiente mi ha aiutato ancora di più a capire come entrare nel dettaglio – la vite, il giunto, il nodo – e capire quali fossero le peculiarità di questa materia prima, che va trattata con un occhio di riguardo». Il legno che trattate, quindi questi pannelli XLam che poi vanno a costituire l'ossatura strutturale di queste costruzioni, è unicamente di conifera? «L’X-Lam per definizione è costituito da tavole incrociate di conifera, ci sono poi alcuni casi in cui è richiesta, per ragioni estetiche, la faccia a vista di maggiore qualità e, allora in questo caso si sceglie l'Abete classico o anche il Larice siberiano».
I suoi auspici riguardo l’architettura di legno considerando che ha vissuto “in casa” l’evoluzione dell’X-Lam, a fianco di Flavio Mozzone? «I nostri auspici sono rivolti alle opere pubbliche: abbiamo partecipato, e vinto, gare di appalto per realizzare scuole; il legno, oggi, assicura costruzioni veloci, rapide e sicure, e risponde alla necessità "green", che si sposa bene con questo materiale. La nostra idea è quindi quella di continuare e sviluppare questo percorso. Anche l’altezza delle strutture rappresenta una sfida, come dimostrano certe realtà del Nord Europa, che realizzano praticamente tutta la costruzione impiegando il legno per arrivare anche a 15 piani di altezza». Questo legno ingegnerizzato vi permette quindi di costruire delle strutture molto contemporanee? «Certamente, costruire a più piani ci dà grandi soddisfazioni. Il legno è un materiale che negli anni '80/90 è stato un po’ declassato: si facevano solette e tetto in cemento armato. Ai giorni nostri invece il legno è tornato di “moda”, ma, al di là di questo, la riuscita dei progetti è permessa dalla progettazione, dall’ingegnerizzazione del legno e dalla tecnologia spinta che realtà come Hundegger implementano continuamente, oggi permettendoci di produrre meglio che equivale a produrre di più».
Questo ci porta al Robot Drive, centro di taglio a sei assi che può lavorare il pezzo sui sei lati. A tre mesi dalla sua installazione com’è cambiata la vostra produzione? «Certamente il Robot ha apportato grandi migliorie nella produzione, ma anche il software Cambium è stato fondamentale, soprattutto per noi che abbiamo un pannello da un metro e venticinque e il fulcro del sistema è ottimizzare la barra. Prima noi facevamo un'ottimizzazione manuale, cioè inserivamo gli elementi manualmente. Il nuovo programma fa invece un nesting, cioè una ottimizzazione nel taglio dei pannelli limitando così gli scarti. Cambium ha accelerato la programmazione, migliorato il processo di taglio e conseguentemente lo sfruttamento dei pannelli». Com’è cambiato il lay out produttivo con i due centri di lavoro Hundegger? «In un certo senso, i due centri di lavoro Hundegger dialogano tra loro. Abbiamo implementato la macchina esistente, la K2i 1250, con lo stesso software Cambium installato sul Robot Drive montato ad agosto 2017 – tutte le macchine Hundegger vengono ora equipaggiate con questo nuovo software –. Dall'ufficio programmazione possono quindi lavorare su un unico software e sono liberi di inviare il programma a una macchina o all'altra».
Cosa possiamo aggiungere a proposito del software? «Il Robot Drive utilizza il software Cambium. Si tratta di un programma di funzionamento macchina e anche di utilizzo che permette di leggere i programmi di disegno CAD e trasmettere i dati per realizzare le strutture. Questo software può essere implementato anche sulla macchina K2i 1250, come si diceva prima. Possiamo dire che il Robot Drive completa la K2i 1250, nel senso che le lavorazioni che con la K2i esistente non è possibile fare per molteplici motivi, adesso con il Robot Drive si eseguono tranquillamente, portando così a termine operazioni che prima dovevano essere completate a mano». Per il nuovo Robot Drive della Hundegger – di cui continua a parlare Ugo Campeotto – è stato costruito appositamente uno splendido capannone di legno X-Lam con pilastri e struttura di legno massiccio. «Si tratta di una macchina completa, equipaggiata con una lama di taglio da 800 millimetri in cinque assi indipendente e il braccio robot con il cambio utensile. Oltre al magazzino utensili standard con 16 posizioni, dispone di un magazzino supplementare, dove alloggia l'aggregato mortasa. Inoltre, vi sono unità sup-
In questa doppia pagina, da sinistra a destra e dall'alto verso il basso: l'estrattore che velocizza l’uscita dei pezzi lavorati, il lamellare, i cavalletti di appoggio pezzi lavorati allo scarico macchina, il foratore orizzontale indipendente fino 525 mm e la lama indipendente a 5 assi (con protezione durante manutenzione macchina).
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In questa pagina, da sinistra a destra e dall'alto verso il basso: l'utensile Mortasa alloggiato nel magazzino specifico, il Magazzino utensili a 16 posizioni (con una seconda vista ravvicinata), il Trascinatore travi sulla rulliera d’entrata, gli Utensili foratori (fino 420 mm) e il Lettore del movimento trave durante le lavorazioni.
pletive come l'estrattore del pezzo lavorato che velocizza l'uscita dello stesso, il contenitore dove entrano i pezzi, fino a 17 centimetri, lavorati da entrambe le parti senza farli cadere e poi portati vicino all'operatore». Infine, l'architetto Giuliano Gariglio ci parla della “casa” di legno costruita per il Robot Drive. «In Italia, l’edilizia in legno applicata a impianti industriali è un argomento che stuzzica ma che spaventa un po’ i progettisti e i clienti, in realtà in aziende del centro e nord Europa molti impianti sono realizzati con questo sistema. Questa è la ragione per la quale abbiamo voluto costruire la "casa" del robot in legno, dimostrare la versatilità del materiale e la sua sicurezza strutturale. La struttura ha una pianta rettangolare con una larghezza di circa 21 metri e una lunghezza di 60 metri, con un classico tetto a 2 falde. Il capannone, progettato per resistere al fuoco per 60 minuti, è composto da una maglia di pilastri di legno lamellare accoppiato a elementi in massiccio di
Douglas. I pilastri sorreggono le capriate di legno massiccio anch’esso di Douglas. Le pareti sono in X-Lam con una funzione di controvento. I pilastri sono progettati per supportare il carico ulteriore di un carroponte, come si vede dalle mensole predisposte in X-Lam!»
Specializing in wood carpentry Mozzone F.lli. represents an expanding firm in the Italian entrepreneurial sector. With roots firmly planted in Cuneo, in Savigliano, it was founded in 1972 as a classic sawmill that specializes in time in carpentry and then in wooden structures, buying the classic K2i 1250 first and then the Robot Drive, for which it builds a hall completely of wood beams.
QUAESTIO ERGODOMUS® www.ergodomus.it di Franco Piva
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Sistema “chiuso” o sistema “aperto”? Lo spunto per questo articolo nasce da un meeting sulle costruzioni di legno cui ho partecipato qualche mese fa e che si è tenuto in una città del sud della Svezia. Tra i numerosi e interessanti interventi, uno in particolare ha attirato la mia attenzione in quanto si parlava di sistemi chiusi e sistemi aperti. Anche all’Holzbauforum di Garmisch, di fine 2017, si è parlato del concetto di standardizzazione del prodotto, assimilabile a un sistema chiuso. Una concezione lontana dagli operatori italiani: qual è la strada migliore?
In queste pagine, alcune foto dei cantieri di Ergodomus a Cavezzo (MO), Decimoputzu (CA), Modena (MO), Palagano (MO) e San Felice (MO).
Fra le relazioni di un meeting sulle costruzioni di legno cui ho partecipato qualche mese fa e che si è tenuto in una città del sud della Svezia, approfondiamo i contenuti dell’intervento che trattava di sistemi chiusi e sistemi aperti, durato circa mezz’ora, e iniziato con una sintetica presentazione su quali siano le definizioni e le conseguenti differenze tra questi due diversi sistemi: • Sistema chiuso: in questa situazione la ditta fornitrice ha un proprio metodo di costruzione e una lista di specifici materiali che utilizza. Una sorta di pacchetto chiuso standard che costringe il progettista architettonico ad adeguare alcune sue scelte.
! Prossima pubblicazione È in uscita il libro dell’Ingegnere Franco Piva, a cui dedicheremo un’intervista sul prossimo numero.
• Sistema aperto: la barra del timone passa, almeno parzialmente, di mano e il progettista esterno ha la facoltà di chiedere l’adozione di determinate soluzioni/materiali per soddisfare delle specifiche esigenze estetiche/statiche. In questo secondo caso appare subito chiaro che non esiste alcuno standard/soluzione pre-costituita. I vantaggi offerti dal primo sistema sono la modularità, la possibilità di studiare in maniera approfondita una soluzione e di poterla poi riutilizzare molte altre volte con una conseguente riduzione dei
costi. Tutti aspetti questi molto apprezzati dal settore dell’industria del legno che in Svezia, come anche in tutta la Scandinavia, è indubbiamente molto potente ma allo stesso tempo piuttosto legata alle tradizioni. La seconda opzione invece crea problemi in quanto elimina la “soluzione standard” sempre valida e richiede che l’azienda si adatti di volta in volta alle esigenze del progettista studiando sempre nuove soluzioni. Mi è subito venuto in mente un paragone con il settore dell’abbigliamento nel quale il compratore ha la possibilità di acquistare un prodotto industriale o di andare da un piccolo sarto e farsi personalizzare il capo come, per esempio, aggiungere le proprie iniziali sulla camicia. Il relatore ha concluso dicendo che a suo parere è indispensabile cercare di andare sempre più verso una industrializzazione/standardizzazione del prodotto e queste parole mi sono tornate in mente a fine anno, durante l’Holzbauforum di Garmisch (DE), che si tiene tutti gli anni all’inizio di dicembre. Numerosi relatori hanno detto a gran voce che l’industria delle case in legno deve necessariamente prendere spunto da quella automobilistica! Questa, infatti, ha fatto passi da gigante negli ultimi anni creando piattaforme modulari scalabili per la produzione di uno degli elementi più delicati e
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importanti di tutta l’autovettura ovvero il telaio. Alcuni si spingevano persino a dire, molto ottimisticamente, che questa rivoluzione potrebbe portare a riduzioni di prezzo del 20% e oltre. Tornando indietro a quanto visto in Svezia, ricordo che al termine dell’intervento mi sono intrattenuto a parlare con alcuni progettisti locali, riportando la mia esperienza da calcolatore strutturale/ingegnerizzatore in Italia, dicendo loro che sono io a proporre (e talvolta imporre) determinate scelte tecniche alle aziende. Naturalmente questo presuppone che il progettista conosca la normativa e sia in grado di preparare dettagli costruttivi completi, chiari e che non diano problemi in fase di posa. Il rapporto stretto con i posatori e le aziende è assolutamente indispensabile per una buona riuscita dell’opera e un contenimento dei tempi di costruzione. Il modus operandi “italiano” è apparso talmente diverso da quello adottato normalmente in Svezia che, a dire il vero, non sono così sicuro di essere riuscito a convincerli della bontà del nostro sistema. In seguito a queste esperienze mi sono confrontato con molti tecnici e imprenditori del settore delle costruzioni (non solo in legno) chiedendo la loro opinione. Un sistema chiuso “sta stretto” a molti, ma soprattutto agli architetti/progettisti che lo vedono come un limite alla propria creatività. Per contro un sistema chiuso è apprezzato da chi produce per ovvi motivi di riduzione dei costi tecnici. Il settore del real estate e delle costruzioni in genere è in un certo modo “indifferente”, in quanto uno dei fattori principali che orientano la scelta del sistema costruttivo è il costo. Anche se, in realtà, proprio questa loro esigenza ben si sposa con il sistema chiuso evidentemente. È possibile coniugare le varie esigenze? Magari creando un sistema ibrido? Personalmente sono da sempre convinto che i migliori risultati si possano ottenere solo attraverso il dialogo tra le parti mantenendo però fissa la centralità della figura del progettista. Le nuove opportunità offerte dal BIM e da innovativi sistemi informatici potranno sicuramente permettere un rapido, chiaro e sicuro scambio di informazioni e magari portare alla creazione di un sistema ibrido. Il mondo del legno è “BIM ready” già da molti anni, ma spesso mancano gli interlocutori con cui parlare la stessa lingua. Vi saluto con una domanda: voi cosa ne pensate? Sistema chiuso o sistema aperto?
Looking for the best way The inspiration for this article comes from a meeting on wooden constructions that the author attended a few months ago and was held in a city in southern Sweden. Among the numerous and interesting interventions, one in particular caught his attention because it talked about closed systems and open systems. Also at the Holzbauforum in Garmisch, at the end of 2017, people talked about the concept of standardization of the product, similar to a closed system. A concept far from Italian operators: what is the best way?
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Il buon costruire col legno Seconda parte
Immagini relative all'Ecoarea Better Living di Rimini, dove si è tenuto il “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno” del GQL.
Il Gruppo Qualità Legno presso l’EcoArea di Rimini ha organizzato il “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno” focalizzato sul tema della loro durabilità. Il GQL, infatti, si propone di fare cultura particolarmente sul tema della durabilità, a cui è dedicata questa II parte del Congresso, che si è tenuto il 27 ottobre scorso – di cui abbiamo pubblicato la I parte sul n° 19 di Struttura Legno–, ma anche per progettare la sicurezza al fuoco, assunto portante del Seminario che si è tenuto il 24 febbraio a Verona in occasione di Progetto Fuoco: “Comportamento al fuoco delle strutture lignee: ne parla il GQL”. Qui però riportiamo la II parte del “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno” con le relazioni di Davide Maria Giachino, Attilio Marchetti Rossi, Romano Ugolini e Giorgio Bignotti, oltre all’intervista allo stesso Ugolini in merito a Ecoarea Better Living , location del Convegno destinata a diventare la sede del GQL.
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Il nodo di appoggio in fondazione delle strutture di legno per l’edilizia di civile abitazione
In Italia gli edifici costruiti in legno sono stati 3.200, nel 2015, con un incremento rispetto al 2014 del 9,9%, secondo i dati forniti dal Centro Studi di Federlegno, ma le conoscenze per far fronte a tale implemento, si sono dimostrate adeguate? È necessaria una premessa. A quasi dieci anni dall’uscita in Italia delle Norme Tecniche per le Costruzioni D.M. 14 Gennaio 2008, l’architettura del legno ha compiuto un cammino inaspettato. Quando nel 2010 con la redazione della casa editrice Utet, si incominciò a occuparsi della raccolta dei casi studio da pubblicare in un manuale sul legno, che volutamente fosse riferito a soli casi italiani, presto ci si rese conto che l’operazione era destinata ad arenarsi ancora prima di partire. Gli edifici interessanti ai fini della pubblicazione si contavano sulle dita di una mano. Il progetto venne così rinviato più volte, fino al 2013, anno di stampa del testo. Questo aneddoto oggi fa sorridere, perché se si leggono i recentissimi dati forniti dal Centro Studi di Federlegno, nel 2014 gli edifici costruiti (in legno) in Italia sono stati 3.025, mentre nel 2015 sono passati a 3.200; 1 abitazione su 14 è stata realizzata in legno, l’incremento rispetto al 2014 è stato pari al +9,9%. Ora la domanda nasce spontanea, le conoscenze per far fronte a tale implemento, si sono dimostrate adeguate? Tutta la filiera dagli Istituti della conoscenza ai progettisti, dai committenti alle imprese, dagli uffici tecnici dei comuni ai legislatori, è stata all’altezza di questo incremento, che ha portato il mercato italiano al 4° posto in Europa nel 2015? La risposta purtroppo è negativa; non si passa dalla cultura del cemento a 360° a quella del legno in pochi anni senza inevitabili problematiche. Per passare più concretamente al tema dell’intervento, il nodo di appoggio in fondazione delle strutture è in generale uno dei punti nevralgici del sistema edilizio, ma lo diventa in modo molto più evidente in un edificio interamente in legno perché entra in gioco il fattore durabilità. Il concetto di Manutenzione Programmata o di programma di manutenzione, non è una novità! Nelle ricerche storiche effettuate in merito al tetto del castello del Valentino di Torino, sono emerse interessanti questioni sul tema della manutenzione. Pensiamo all’incarico del Duca al falegname Pierre Rolla e ai suoi figli di: «mantenere li coperti […] nelle fabbriche in qualsivoglia Luogo de’ Stati di Piemonte dandogli le materie e forniture»,
di Davide Maria Giachino
In alto, la copertina del corso organizzato dal Politecnico di Milano, sotto Davide Maria Giachino durante la relazione all'Ecoarea Better Living di Rimini.
offrendo loro uno stipendio e addirittura una dimora all’interno del castello stesso. Il legno può competere ad armi pari con altri sistemi costruttivi, ma deve fare i conti con la sua natura biologica, questo è l’assioma. In quest’ultima considerazione si cela la trappola. La Circolare 617 al par. C4.4.1, in merito alla valutazione della sicurezza, solleva due aspetti interessanti che derivano dalla natura biologica del legno e dal modo in cui l’albero si e sviluppato: «Il legno è un materiale di origine biologica e pertanto le sue caratteristiche fisiche e il suo comportamento meccanico sono strettamente legati all’anatomia della pianta di provenienza».
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Esempio di biodegradamento per una sottovalutata progettazione della durabilità.
In secondo luogo: «Per quanto riguarda la durabilità, particolare attenzione verrà posta alla sensibilità del legno al biodegradamento principalmente per azione di funghi e insetti xilofagi». Le distorsioni del mercato del legno, che il GQL denuncia, stanno portando a conseguenze molto gravi. Per esempio si deve assistere alla demolizione di alcuni edifici realizzati in Cross Laminated Timber (X-Lam) pochi anni fa, perché è stato ignorato il tema della durabilità. Questi casi sono solo la punta dell’iceberg e rappresentano quello che fino a ora è emerso, ma nei prossimi anni, ci si deve aspettare un panorama poco edificante e molto pericoloso per l’architettura del legno e non solo. Gli strumenti per fare bene sono a disposizione di tutti, a partire da uno schema procedurale/normativo per il progetto delle durabilità, che preveda a inizio progettazione la definizione del livello prestazionale in base alla classe di utilizzo (UNI EN 335) e la selezione della specie legnosa con la determinazione della durabilità naturale (UNI EN 350-2), valutando altre specie legnose e quando necessario la modifica del progetto (UNI EN 460). Se la specie legnosa non è sufficientemente durevole per le prestazioni richieste dovrà essere effettuato un trattamento preservante (UNI EN 351-2). Se ancora le prestazioni non saranno soddisfatte si dovrà modificare il progetto. Quando la specie legnosa è sufficientemente durevole per le prestazioni richieste non sarà necessario il trattamento. Alcune aziende del settore legno, però propongono metodologie che spesso vanno nella sola direzione di accelerare i lavori in cantiere e di ridurre quindi i costi, sottovalutando in modo più o meno consapevole i rischi per le strutture. Sono state relativamente poche le innovazioni tecnologiche in questo settore, a causa di carenze nella ricerca e in investimenti specifici, tipici delle politiche miopi del nostro Paese. Si è dimostrato attraverso la lettura di certe sentenze, che in alcuni casi gli errori sono stati compiuti più per ignoranza che per dolo, torna quindi il tema di fondo: la conoscenza. A questo si deve collegare il tema della formazione, che a oggi è assolutamente insufficiente a tutti i livelli della filiera.
Le norme DIN tedesche hanno individuato una serie di nodi tecnologici e propongono delle soluzioni secondo la tipologia di facciata (cappotto-ventilata) e del rapporto tra la quota di calpestio interna ed esterna e la finitura perimetrale delle pavimentazioni. Uno schema efficace per il progetto della durabilità è infatti quello che considera quattro linee di difesa per tenere fuori le fonti di umidità esterna e gestire quelle interne grazie alle caratteristiche dell’edificio stesso, operando a livello di dettagli costruttivi; si tratta della “Legge delle quattro D: Deflection (Deviazione), Drainage (Drenaggio), Drying (Asciugatura) e Durability (durabilità)” – per le quali rimandiamo alla rubrica “Gutta cavat lapidem” (di Alex Merotto che tratta su questo numero di Struttura Legno approfonditamente proprio questo tema). Per entrare nello specifico, sul nodo di attacco in fondazione si può dire che si sono sviluppate diverse soluzioni nel corso degli anni, in parte derivate da altri sistemi costruttivi o da tecnologie ormai “obsolete”. Non è facile e nemmeno corretto propinare proposte risolutive e standardizzate in grado di soddisfare qualsiasi progetto, perché non si deve ingabbiare l’architettura e le sue forme in schemi e ricette precostituite. È necessario recuperare la Tecnologia come Disciplina del fare secondo una regola, lavorare duramente per progettare di volta in volta il nodo tecnologico più idoneo per quella specifica architettura, ricordandosi che il legno non è il cemento armato e non è l’acciaio. Una carrellata di immagini di edifici lignei, a corollario della tesi dell’Architetto Giachino, evidenzia come stia cambiando il modo di pensare all’architettura in legno, quali siano le incongruenze e gli auspici per alimentare nuovi paradigmi coerenti al linguaggio di questo materiale strutturale. Nel corso dell’intervento sono state analizzate alcune tipologie di nodo di attacco a terra, ritenute più idonee e frutto di un recente lavoro di ricerca scaturito dalla Tesi di Laurea dell’Architetto Paolo Ferrero: “Legno e durabilità in architettura. Ricerca e progetto dei nodi costruttivi per i sistemi a telaio e Cross Laminated Timber (CLT)”, nel quale emerge come le patologie degli edifici di legno siano da ricondurre a deformazioni (variazioni dimensionali, difetti del legno, cause biologiche), degrado, fuoco, vento, errori di progetto (progetto esecutivo o progetto in corso d’opera) ed errori di esecuzione.
Davide Maria Giachino, architetto, ecodesigner, diversamente carpentiere, fonda nel 2003 lo studio ELEMENT, legato ai principi fondamentali della materia: terra, acqua, aria e fuoco. Specializzato nei sistemi costruttivi a ridotto impatto ambientale, nei sistemi costruttivi “a secco” in particolare, quelli in legno e in pietra, e nelle coperture vegetali-orti urbani, sperimenta in prima persona l’auto costruzione di oggetti e manufatti (es. case su alberi) presso il proprio laboratorio di falegnameria, progetta edifici eco-innovativi, sia nel settore terziario sia residenziale, integrando sempre le due attività. Negli ultimi anni si è concentrato sui sistemi costruttivi in legno ingegnerizzato a rapido montaggio. Parallelamente all’attività professionale, svolge dal 2008 attività di docenza presso il DAD (Politecnico di Torino).
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La cantierizzazione del progetto costruttivo La cantierizzazione per gli edifici di legno costituisce nella redazione dei documenti di interfaccia tra il progetto e l’esecuzione un aspetto cruciale che consente di coniugare le esigenze progettuali con quelle di realizzazione delle opere. La progettazione e la programmazione del cantiere costituiscono la base per un corretto montaggio della costruzione. La progettazione di edifici di legno si articola, nel rispetto dei vincoli esistenti preventivamente accertati e dei limiti di spesa prestabiliti, secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici: preliminare, definitiva ed esecutiva; per assicurare innanzitutto la qualità dell'opera e la rispondenza alle finalità relative e in secondo luogo la conformità alle norme ambientali e urbanistiche; infine al soddisfacimento dei requisiti essenziali definiti dal quadro normativo nazionale e comunitario. La cantierizzazione è un termine ormai di uso comune di un edificio che non può consistere nel completamento del progetto esecutivo, il quale non deve risultare – in base alle norme – tale da rendere necessari ulteriori livelli progettuali in senso proprio e neppure implicare attività progettuale destinata a colmare lacune eventualmente presenti nel progetto esecutivo stesso. Deve, invece, intendersi come produzione di quella documentazione che l’esecutore elabora per tradurre le indicazioni e le scelte contenute nel progetto, in istruzioni e piani operativi. Vale a dire l’attività propria dell’impresa che ha piena competenza nel determinare l’organizzazione dei lavori. Nella pratica ciò si verifica, per esempio, nel caso di impiego di manufatti prefabbricati. Infatti, il progettista è responsabile essenzialmente dell’organico inserimento e della previsione di utilizzazione dei manufatti, mentre il relativo dimensionamento e calcolo rientra principalmente tra i compiti del produttore. D’altra parte la scelta delle Aziende fornitrici dei prodotti prefabbricati deve essere riservata all’appaltatore e non può essere predefinita se non violando le norme di mercato. Gli elaborati redatti in ragione delle caratteristiche specifiche del prodotto prefabbricato – sovente soggetto a omologazione – sono appunto il frutto di attività di “cantierizzazione”. Pertanto è da ritenere che la cantierizzazione costituisca la redazione degli eventuali documenti di interfaccia tra il progetto e l’esecuzione consentendo di coniugare le esigenze progettuali con quelle di realizzazione delle opere: 1. Adeguamento alle dimensioni di produzione, 2. Adeguamento tipologico nodi di carpenteria metallica,
di Attilio Marchetti Rossi
Attilio Marchetti Rossi durante la relazione all'Ecoarea Better Living di Rimini.
3. Progetto di produzione (holz-liste e distinte officina), 4. Piano di carico e di trasporto, 5. Progetto di montaggio, 6. Piano di manutenzione-As Built. La progettazione e la programmazione del cantiere costituiscono la base per un corretto montaggio. Le operazioni di montaggio vengono anticipate da una serie di verifiche in cantiere e dalla consegna del piano operativo di sicurezza. BRIEFING DI CANTIERE Vi partecipano: il direttore di cantiere, il capo cantiere, il direttore di montaggio e il capo squadra montatori. I temi da affrontare in questa sede riguardano essenzialmente l’organizzazione della logistica, la verifica delle norme infortunistiche, la definizione del programma dei lavori, e il controllo dei mezzi necessari per eseguire l’intervento (gru, piattaforme e ponteggi). TRACCIAMENTO Lo scopo principale di questa fase è la verifica della rispondenza del progetto esecutivo con la geometria plano-altimetrica del cantiere. Vanno verificate tutte le quote primarie, le contropiastre e ogni sistema di connessione con le strutture murarie. FOLLOW-UP Scarico materiali in zone individuate nella visita preliminare o nel progetto di cantiere. Il montaggio e il pre-assemblaggio della struttura deve seguire le indicazioni del progetto costruttivo e di montaggio, dove sono definite le posizioni di ogni
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Immagini relative alla cantierizzazione del progetto costruttivo
elemento ligneo e metallico. Gli elementi dovranno essere messi in sicurezza mediante l’utilizzo di stralli di acciaio e tirfort fissati a punti inamovibili. Infine, va sottolineato che anche il
piano di manutenzione fa parte del progetto e costituisce un allegato importante da predisporre ad hoc e includere nella pratica del progetto come richiesto dal Genio civile.
Attilio Marchetti Rossi, Ingegnere civile strutturista, svolge la propria attività libero professionale nel campo della progettazione statica di strutture di legno ininterrottamente dal 1981. Dopo la laurea e l’abilitazione conseguita presso l’Università di Bologna, l’Ing. Marchetti Rossi si specializza in “Timber Engineering” all’Università di Toronto in Canada. Ha al suo attivo oltre 4000 progetti in strutture di legno. È stato membro della Commissione CEN /TC 250 SC5 per la redazione dell’EUROCODICE 5 e ha partecipato al gruppo di lavoro per le istruzioni CNR-DT 206/2007, i principali strumenti normativi per le costruzioni di legno. È relatore in diversi convegni in Italia e all’estero riguardanti le tematiche dell’uso strutturale del legno in edilizia.
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Dalle macchine a controllo numerico alla robotizzazione nell’edilizia lignea Gli ambienti di lavoro rendono sempre più protagonista il CNC; questo però verrà davvero valorizzato in tutte le sue potenzialità quando il progettista imparerà a far entrare il CNC come condizione progettuale ed esso sarà piegato al progetto. Non è facile immaginare gli scenari che si apriranno dopo il rinnovato interesse nell’impiego del legno nelle costruzioni, specie in questo periodo di perdurante crisi economica. Cionondimeno, per il breve periodo, il legno e tutti i suoi derivati continueranno a godere dell’attenzione favorevole del mercato indirizzato verso materiali, prodotti e sistemi sostenibili, ecologici, sani e non inquinanti. Sul fronte delle tecnologie costruttive avanzamenti promettenti fanno sempre più riferimento agli ambienti di lavoro, dove il CNC è protagonista. L’industria del legno per le costruzioni se ne serve oggi quasi esclusivamente per velocizzare il lavoro ordinario. Per fare tre tetti in una settimana anziché uno, per intenderci. Ma il vero impiego sarà quando il progettista imparerà a far entrare il CNC come condizione progettuale ed esso sarà piegato al progetto.
di Romano Ugolini
Diversi sono i filoni di ricerca attivati. L’obiettivo di fondo è l’impiego del legno col legno, ovvero soluzioni strutturali col legno, massiccio o ricomposto, con minimo ricorso ad altri materiali nella confezione dei nodi strutturali di interfaccia, come unioni, giunzioni, confluenza di aste, puntoni e tiranti. Gli strumenti principe per queste soluzioni sono il cavicchio, il cuneo e ovviamente la precisione offerta dai centri di lavoro a controllo numerico (CNC). Ora il tema di maggior coinvolgimento è la durabilità delle opere di legno e anche in questo settore possiamo ben affermare che proposizioni di frontiera sono possibili con l’impiego mirato del CNC.
Nella foto sopra, Romano Ugolini durante i saluti di benvenuto all'Ecoarea Better Living di Rimini. Sotto: due immagini della lavorazione degli elementi massicci di larice per lo stand giapponese all’Expo 2015 (Galloppini Legnami, Borgosesia).
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L’intervista a Romano Ugolini causa di questa energia che è a basso costo. Il problema è che non si tratta di energia rinnovabile e dovremmo preoccuparci di creare un nuovo mondo che è quello della "Green Economy" e le sue energie rinnovabili come il sole, il vento e la geotermia che non inquinano».
Sonia Maritan mentre intervista Romano Ugolini presso l'Ecoarea Better Living di Rimini.
Il Ministro dell'ambiente Gian Luca Galletti in visita all'Ecoarea Better Living di Rimini.
Il 26 ottobre scorso, alla vigilia del “1° Congresso sullo stato dell’arte nelle costruzioni di legno” abbiamo approfondito con il padrone di casa di Ecoarea Better Living, il significato di “Tecnologie verdi, sostenibilità e cultura dell’innovazione per competere nella green economy”, pay off di questo contenitore, che promette di diventare anche la sede del GQL.
La missione di Ecoarea Better Living è quella di collegare domanda e offerta all'interno della Green Economy, attraverso attività di formazione quali i vostri 200 convegni annui ma anche molto altro. Il claim "Dire, Dare, Dimostrare" che leggo sui “manifesti”, all’ingresso di Ecoarea Better Living, rimanda a un laboratorio di idee apprezzabile per chi vuole “toccare con mano” nuovi prodotti. «Assolutamente sì, proprio all’inizio di questa giornata abbiamo visto Andrea Zennari intento a tagliare un tronco: si tratta, in questo caso, di divulgare le potenzialità delle segherie mobili, come lui sta facendo, un concetto di Green Economy in quanto si sfrutta il bosco locale. A proposito di questo un elemento fondamentale della Green Economy è proprio quello di valorizzare il bosco italiano. Questo è uno dei tanti tasselli del mosaico». In questo contenitore flessibile e multifunzionale c'è anche un'area preposta agli architetti che in questo spazio creano il loro office, anche allo scopo di creare un'interazione di idee con gli altri professionisti che lo “abitano”?
All'Eco Area, "casa" di Romano Ugolini, focalizziamo l’attività che qui si svolge. Lui parla di Green Economy e Brown Economy. «Sì, c'è una parte "sana" che è la Green e una che invece inquina, la Brown, che è quell'economia iniziata con la rivoluzione industriale del 1800 con la scoperta del petrolio. Da quella scoperta l'essere umano si è atrofizzato a
Romano Ugolini, è stato General Manager della filiale USA del Gruppo SCM, Direttore Commerciale Estero della Survey gmbh azienda tedesca ideatrice di Fiere di successo quali ZOW, Fokus Kitchen & Bath, Forum Maschinenbau. Ha organizzato DOMUSLEGNO, fiera dedicata alle costruzioni di legno. Attualmente organizza Fiere quali Condominioeco, IDEA Fiera e gestisce il progetto Ecoarea Better Living www.ecoarea.eu. Risiede in Germania dove opera come consulente alla ditta Koch Technology.
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«Abbiamo scambi continui all’interno di Ecoarea Better Living, che rappresenta un vero e proprio incubatore di startup. Avrebbero potuto essere ancora di più ma purtroppo la crisi non ci ha aiutato. Comunque in questi anni abbiamo fatto partire ben sette startup». Questo Congresso del GQL potrebbe diventare il primo di tanti e in futuro anche uno spazio di riferimento per l’associazione? «Assolutamente sì, io ritengo che il Gruppo Qualità Legno debba avere una "casa", e vorrei che questo edificio, di cui sono anche proprietario, diventi fucina di cultura e creatività per questa associazione e per tutto quello che andremo a sviluppare insieme». Il Ministro dell'ambiente Gian Luca Galletti ha recentemente visitato l'Ecoarea better living! «l Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti, accompagnato dai parlamentari Sergio Pizzolante, Tiziano Arlotti e una nutrita delegazione di politici locali, in visita lo scor-
so 20 febbraio presso l'Ecoarea certificata in classe energetica A e costruita interamente in legno, vetro e bio cemento, è stato favorevolmente impressionato da questo collettore di start up e imprese legate allo sviluppo dell'economia verde tanto da auspicarne la duplicazione anche in altre città».
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Nella foto sotto, Giorgio Bignotti durante la relazione all'Ecoarea Better Living di Rimini, restituisce l'esperienza di Oslo. Nella foto centrale, da sinistra a destra: Roberto Tomasi, Giorgio Bignotti, Michael Green e Thomas Orskaug al Convegno di Oslo 2017. Nella foto della pagina a destra, al centro, il famoso architetto nordamericano Michael Green. In basso, Thomas Robinson diLever Architecture. Nelle fotografie in alto il Wood Innovation Design Center (WIDC).
di Giorgio Bignotti
Oslo “Trekonstruksjonsdagene 2017” – L’architettura del futuro protagonista alle giornate delle costruzioni in legno tenutesi a Oslo il 13 e 14 giugno 2017 L’architettura del futuro, sostengono i progettisti che si sono alternati sul palco del centro DOGA di Oslo, limiterà in maniera significativa l’utilizzo del calcestruzzo e dell’acciaio che cederanno spazio al legno massivo nella realizzazione di grandi strutture. L’industria sposerà l’agricoltura forestale e “mieterà” i tronchi da boschi gestiti in maniera sostenibile. Grazie alla diffusione delle conoscenze sui moderni materiali di legno ingegnerizzato e sulle nuove tipologie costruttive si realizzeranno nelle città interi quartieri di costruzioni di legno. 20 Progetti: tante sono state le opere scelte per fare il punto, attraverso due intense giornate di convegno, sullo stato dell’arte delle costruzioni di legno nel mondo occidentale. La formula di Oslo, già utilizzata con successo anche nel 2016, si basa sul coinvolgimento diretto dei progettisti. Le opere vengono presentate dagli autori dei singoli progetti: architetti e ingegneri strutturisti, insieme sul palco, ognuno per le proprie competenze, illustrano i loro lavori. Il risultato è una straordinaria panoramica sullo stato dell’arte delle costruzioni di legno che rende immediatamente consapevoli di quanto si sia evoluto il settore negli ultimi dieci anni. I tecnici e i costruttori norvegesi, attraverso le organizzazioni NITO (associazione ingegneri e tecnologi), l’Istituto Norvegese di Tecnologia del legno e la FBA (comitato costruzioni), hanno voluto sottoli-
neare in questo convegno come le grandi strutture di legno si stiano sempre più affermando in Norvegia e negli altri Paesi scandinavi, ma anche evidenziare come il Nord America stia velocemente recuperando il gap che in passato l’aveva resa poco presente nel settore delle costruzioni massive in legno. Nei paesi ricchi di risorse forestali, ma non solo in quelli, sono sempre più frequenti e qualificate le proposte di chi intende costruire le città del futuro con quanto le foreste stesse possono produrre in maniera sostenibile, contenendo al tempo stesso il consumo di suolo. Gli edifici alti in legno rispondono perfettamente a queste esigenze e diventano l’unica opzione possibile in uno scenario futuro che vede la popolazione mondiale concentrarsi sempre più nelle città. Si calcola che nel 2050 il 66% degli abitanti del pianeta vivrà nei centri urbani: saranno circa 6 miliardi di persone, praticamente il doppio di quante risiedono oggi nelle città. Negli Stati Uniti, il tradizionale modello delle piccole costruzioni residenziali, spesso monofa-
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miliari, a struttura leggera tipo platform frame, viene messo in discussione e ripensato in favore di edifici residenziali più grandi, multipiano, realizzati con strutture più pesanti e massive. Non a caso la prima giornata si è aperta con i progetti dello Studio LEVER di Portland (Oregon), la nuova capitale del “Mass Timber”, sede di conferenze annuali su questa tipologia di costruzioni. Il legno massivo, impiegato per realizzare edifici multipiano, è il Cross Laminated Timber (CLT), inventato e sviluppato in Europa ma ora prodotto anche negli Stati Uniti e in Canada. Albina Yard è stato il primo modesto edificio in CLT costruito in USA pochi anni fa, ma Framework, un progetto molto più ambizioso e innovativo che utilizza il sistema della post-tensione (ha ottenuto parere favorevole dalle autorità delle norme tecniche dell’Oregon) sarà realizzato nel corso del 2018 a Portland. Alla fine della prima giornata, una sessione straordinaria, postdinner, ha visto la partecipazione di Michael Green, famoso architetto nordamericano. Nonostante la stanchezza per la trasvolata dal Canada compiuta nella stessa giornata, Green è
stato ugualmente capace di entusiasmare l’audience presentando i suoi progetti più noti: il Wood Innovation Design Center (WIDC) di Prince George (British Columbia) e l’edificio T3 di Minneapolis (USA).
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In queste pagine, dall'alto e da sinistra verso destra il Framework che verrà realizzato a Portland nel corso del 2018, a seguire Albina Yard (il primo edificio in CLT costruito in USA pochi anni fa) e sulla destra l'edificio T3 di Minneapolis (USA). Il gruppo di foto sotto invece rappresenta il Mjøstårnet (l'edificio multipiano in corso di realizzazione a Brumunddal, tra Oslo e Lillehammer).
Il motto di Michael Green, grande sostenitore delle costruzioni di legno, è “wood will be the only structural material of the future”. Durante la seconda giornata sono stati presentati alcuni progetti di cantieri realizzati in Francia e Regno Unito ma a far da padroni sono stati la Scandinavia e il Canada,
Paesi, dove le autorità nazionali, consapevoli delle straordinarie risorse forestali a loro disposizione, promuovono con forza la diffusione della cultura tecnica delle costruzioni di legno creando così le condizioni ottimali per lo sviluppo dell’industria dell’edilizia di settore. Mjøstårnet, l’edificio multipiano in corso di realizzazione a Brumunddal, tra Oslo e Lillehammer, è stato tra i progetti protagonisti della seconda giornata. Il General Contractor norvegese HENT lo sta costruendo per conto di AB Invest subappaltando a Moelven la parte specialistica relativa al legno, ossia la fornitura e la posa delle strutture composte da GLULAM, LVL e CLT. Il lamellare di Moelven è utilizzato per i grandi reticolari verticali, il Kerto di Metsä Wood per i solai e il CLT di Stora Enso per i vani scale e ascensori. L’architettura del futuro, sostengono i progettisti che si sono alternati sul palco del centro
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DOGA di Oslo, limiterà in maniera significativa l’utilizzo del calcestruzzo e dell’acciaio che cederanno spazio al legno massivo nella realizzazione di grandi strutture. L’industria sposerà l’agricoltura forestale e “mieterà” i tronchi da boschi gestiti in maniera sostenibile. Grazie alla diffusione delle conoscenze sui moderni materiali di legno ingegnerizzato e sulle nuove tipologie costruttive si realizzeranno nelle città interi quartieri di costruzioni in legno. Almeno nei Paesi dove le condizioni ambientali lo permetteranno, si svilupperà una nuova sinergia tra centri urbani concentrati, densamente abitati e circondati da estese aree verdi, a vocazione agricola e forestale, integrate con una moderna economia industriale basata sul legno e sulle tecnologie pulite. Le città diverranno virtuose, sequestreranno CO2 anziché produrla, l’aria sarà più pulita, le abitazioni più confortevoli e la nostra vita migliore. A Oslo si respira ottimismo e si è convinti che se saremo in grado di cogliere queste opportunità, allora il futuro del legno ci attenderà con straordinarie prospettive. Giorgio Bignotti, si laurea in ingegneria civile, indirizzo strutture, al Politecnico di Milano nel gennaio 1987. Già da studente collabora presso lo studio d’ingegneria del padre Guido, in via Leoncino a Verona, da cui apprende oltre la pratica anche l’etica e la deontologia della figura professionale dell’ingegnere. Desideroso di mettersi alla prova anche in altri contesti, nella stessa estate dell’87 approda all’ufficio tecnico della Holzbau Spa di Bressanone. In quegli anni, in Italia, il legno lamellare cominciava ad affermarsi ma era ancora sconosciuto alla maggior parte dei progettisti. Nelle università generalmente non si tenevano corsi sul legno e le aziende produttrici dovevano necessariamente fornire un notevole supporto tecnico a corredo delle strutture che intendevano porre sul mercato. Per un giovane ingegnere lavorare in uno di questi uffici poteva essere un’esperienza gratificante. Bellissimi progetti, spesso definiti soltanto nella parte architettonica, arrivavano ogni giorno sulla scrivania e attendevano di essere tradotti in esecutivi per il deposito al genio civile e in dettagliati costruttivi per la produzione e il montaggio. Si imparava molto anche dai disegnatori e dai carpentieri, oltre che dall’unico ingegnere senior presente in azienda. Grande impegno ma anche grande libertà d’azione unite alla possibilità di interfacciarsi con affermati architetti e ingegneri. Dopo 10 anni, di crescita professionale tecnica arricchita da esperienze commerciali e nella gestione dei cantieri, si offre a Giorgio Bignotti la possibilità di amministrare un’azienda del settore, la Holzbau Sud di Calitri (AV), con l’implicito compito di trasferire il know-how dalla società madre all’azienda figlia, concentrata allora sulla sola produzione di legno lamellare. Per renderla in grado di produrre sufficiente valore aggiunto occorre trasformarla in azienda costruttrice di strutture. Nei 19 anni di presenza al sud crea, ex-novo, la struttura tecnica e commerciale dell’azienda irpina, assume e forma il personale necessario, passo dopo passo dota l’azienda di un buon portafoglio clienti, la radica nel contesto delle regioni vicine ma le apre anche le porte verso i mercati esteri, soprattutto extraeuropei. Nei 15 anni in cui ne è Direttore Generale la guida con successo attraverso una crescita rapida e costante dal 2000 al 2010 per poi difendere quanto costruito, anche in termini di occupazione, nei difficili anni della crisi 2010-2014. Il trentennale rapporto col gruppo Rubner termina il 15 febbraio 2016. Bignotti lascia l’azienda con i conti in ordine, un’ottima reputazione e l’eredità della copertura della stazione del Centro Direzionale della Metropolitana di Napoli che sarà acquisita di lì a poco grazie al lungo lavoro preparatorio iniziato nel 2006. Il cantiere della copertura sarà avviato a marzo 2018. Nel biennio 2016 - 2017 è dirigente presso la Sistem Costruzioni di Solignano di Castelvetro (MO), azienda di spicco che è divenuta una delle principali nel panorama italiano delle costruzioni di legno. Dal gennaio 2018 opera individualmente, come consulente, per la federazione Federlegno-Arredo e per altri operatori del settore. Da osservatore privilegiato, da sempre segue con interesse l’evoluzione del comparto delle costruzioni di legno in Italia e nel mondo. È membro della commissione ingegneria strutturale CT 021 dell’UNI, partecipa ai lavori della sottocommissione SC 05 "Strutture di legno” e del Gruppo Qualità Legno GQL.
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Scavi a spigoli vivi tramite CNC
Una disamina dei metodi per effettuare tagli chiusi con raccordi a raggio zero su pannelli X-lam. Riguarda il problema dei vuoti per alloggiare finestre. Per i quattro diedri concavi in corrispondenza dei quattro angoli, nella prassi comune sono presi per buoni i raggi di curvatura delle frese cilindriche, ed è rimandata a un dopo incerto – sia tecnico, sia economico – l’asportazione del materiale residuo. Se si applicassero i metodi qui presentati, si potrebbe fare tutto a bordo-macchina, elevando senza ombra di dubbio il livello qualitativo di questo specifico comparto industriale e aprendo un nuovo corso per chi progetta e produce le macchine, ma anche per chi le utilizza. 1. PREMESSA SU SPIGOLI, DIEDRI CONCAVI, CAVITÀ A SPIGOLO VIVO Se con seghe, scalpelli e sgorbie fare scavi a spigoli vivi era cosa normale, oggi con le rotanti frese insorgono vari tipi di problemi, a volte anche notevoli. Dire scavi a spigolo vivo quando erano principalmente presupposti le sole seghe e scalpelli, beninteso in aggiunta a una varietà di attrezzi come, sponderuole, incorsatoi, asce, bedani, etc., significa intendere uno scavo sfaccettato dalle sembianze di un poliedro concavo. Dunque non qualcosa di strettamente geometrico, ma bensì qualcosa che fonde la geometria con la materia o, più precisamente, con la fisica. Qualora fossero state implicate le sgorbie, lo scavo poteva contemplare superfici variamente modellate, tra cui quelle cilindriche, non necessariamente circoscritte alla sola sezione circolare. Quando si tratta di scavi a spigoli vivi, si può parlare di “diedri concavi”. Quando invece nello scavo a spigoli vivi alcuni di questi hanno andamento curvi-forme, si può parlare più genericamente di “cavità a spigolo vivo”. Questo caso, per esempio, ricorre nella mortasa fatta “a mecchia” dove nel fondo si hanno due diedri e due semi-cilindri, reciprocamente
Fig. 1
contrapposti. Sempre per quanto riguarda diedri e cavità, si impone l’importante precisazione circa la differenza tra “spigolo aperto” e “spigolo chiuso”. È aperto quello spigolo in cui dalle sue estremità si dipartono spigoli di diedri convessi (come nelle testate di una tavola interamente scanalata). C’è anche il caso (piuttosto raro) che uno spigolo sia semiaperto, ovvero quanto i diedri convessi si dipartono da una sola estremità (come in una scanalatura “passante” soltanto da una parte). È invece chiuso quello spigolo, beninteso riferito a un diedro concavo, in cui dalle sue estremità si dipartono spigoli di diedri parimenti concavi. Questa differenza è importante poiché non tutti gli attrezzi e utensili sopra elencati sono adatti a praticare uno spigolo chiuso. Per esempio, seghe, sponderuole, incorsatoi, risultano inadatti a praticare spigoli chiusi, e il motivo è semplice: tagli e asportazioni di truciolo richiedono traslazioni che necessitano di esorbitare le dimensioni del pezzo. A certe condizioni, anche con determinate frese si possono scavare diedri concavi, oltre a determinate cavità multiformi, ma si tratta di casi limitati che lasciano inevase una grande quantità di situazioni. Con frese cilindriche, o tramite lame a disco, si pos-
SCIENTIA_FELICE RAGAZZO sono praticare per lo più tutti i casi visti prima e riguardanti gli spigoli aperti. Con sole frese cilindriche, andando un po’ oltre, si possono praticare pure cavità mistilinee (come nelle mortase, ma anche nell’attacco tra tenore e rasamento). Nel caso di un vertice cavo, dove convergono come minimo tre spigoli e tre facce, non è possibile invece scavare con una fresa cilindrica tale da definire perfettamente i tre diedri che ne risultano. La chiave pratica di queste scontate considerazioni presuppone in realtà un sostrato disciplinare arduo e profondo, in termini di topologia, geometria, matematica, trigonometria e così via. Sostrato disciplinare preciso e rigoroso, ma talvolta disagevole nelle applicazioni di tutti i giorni, vuoi nel concreto di un frangente progettuale, vuoi nella preparazione di una lavorazione CNC. Qui, senza rinunciare al necessario rigore, seguiremo la via breve, o “leggera”, o “agile”, consentita dal metodo grafico di risoluzione di problemi, oggi grandemente favorito dalle tecniche CAD di modellazione, soprattutto 3D, specialmente in quei casi in cui gioca un ruolo positivo l’approccio intuitivo. 2. PRATICARE DIEDRI TRAMITE FRESE-CONO Un modo per scavare un vertice cavo ci può essere se si adotta una fresa a forma di cono. Il principio è relativamente semplice e consiste nel far scorrere – spigolo per spigolo – la fresa con asse sghembo rispetto alla linea di percorso (che coincide con lo spigolo), in modo che la superficie conica sia tangente alle due facce che formano il diedro. Per dare un’idea di questa configurazione, basti pensare allo scorrere ad asse inclinato di un lapis in una scanalatura, facendo mente locale sulla parte appuntita che ha forma conica. Si tratta, pertanto, di identificare le relazioni geometriche che intercorrono tra “l’angolo-diedro” e “l’angolo asse-generatrice” del cono-fresa. Ciò al fine di stabilire l’esatta inclinazione tra “spigolo”, e “asse-fresa”. Tenendo conto della situazione geometrica complessiva del sistema, ovvero tenendo conto dell’orientamento del diedro rispetto a un sistema di coordinate 3D. In un caso più complesso, ma con la limitazione che tutti i diedri abbiano stessa angolazione, si può arrivare a determinare una inclinazione dell’asse, tale da rendere tangente la superficie conica a ogni superficie che converga nel vertice. Il caso più comune, in questo caso, è dato dal sistema a tre piani ortogonali intersecanti. Vediamo come si risolve il problema nei suoi vari livelli e sfaccettature.
Fig. 2
Fig. 3
3. CAMPO D’AZIONE DI UNA FRESA-CONO In un tipo di lavorazione in cui la fresa debba traslare sbiecamente rispetto alla direzione di percorso, il campo d’azione di una fresa-cono varia in funzione dell’apertura angolare tra asse e generatrice. Se l’apertura angolare è piccola (angolo acuto), il campo d’azione risulta grande, viceversa, se l’apertura angolare è grande (angolo ottuso), il campo d’azione risulta piccolo (Fig. 1). In un sistema semplificato di riferimento, l’angolo entro cui calcolare il campo d’azione è quello retto. Più precisamente, si tratta dell’angolo che si forma quando l’asse della fresa è coincidente con la direzione di percorso e quando, invece, ne è perpendicolare (Fig. 2). Il campo d’azione si determina sottraendo all’angolo retto l’angolo tra asse e generatrice (Fig. 3). All’interno di questo angolo la fresa può assumere infinite inclinazioni in virtù di ognuna delle quali è presupposto un dato angolo diedrale di scavo. Si passa da un angolo massimo di 180°, quando la generatrice del cono si allinea con la direzione di percorso, a un angolo minimo direttamente determinato da due opposte generatrici. In quest’ultimo caso ciò accade quando l’asse si orienta a 90° gradi, sempre rispetto alla direzione di percorso (Fig. 4). Per quanto riguarda l’angolo massimo di 180° è opportuno osservare che si tratta di un caso-limite, dove lo spigolo non è reale, ma virtuale, in quanto le due superfici tangenti sono complanari, peraltro in larghezza tendenti a zero (Fig. 5). Questo aspetto risulterà più chiaro alla fine del punto 5. È opportuno altresì osservare che quando l’asse della fresa coincide con la direzione di percorso si è fuori del campo d’azione del tipo di lavorazioni che qui
Fig. 5
Fig. 4
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Fig. 8 vogliamo considerare, in quanto il risultato prodotto è un mero foro conico e non dunque una coppia di piani intersecanti (a parte il tratto terminale che, coincidendo con la fresa, è esso stesso un cono vacuo). 4. DETERMINARE L’INCLINAZIONE DELL’ASSE DI UNA FRESA CONICA DATA, RISPETTO A UN DIEDRO DATO Per rendere più semplice il processo scegliamo una fresa la cui inclinazione tra asse e generatrice sia di 30°. Peraltro si stratta di un tipo di fresa relativamente comune nei vari magazzini-utensili a bordo macchina. Per motivi trigonometrici risulteranno più semplici i calcoli. Taluni definiscono anche “incisore” questo tipo di fresa. Stabiliamo a priori di lavorare a millimetri e di considerare quattro cifre decimali dopo la virgola che, come vedremo in seguito, sarà necessario per ben utilizzare un comando di Alphacam. In sede CAD sarebbero addirittura meglio cinque. Di questa fresa valutiamone preliminarmente i rapporti geometrici nella sue varie parti. Sempre per semplificare i calcoli, stabiliamo che il raggio della base coincida a 1,0000 (uno). In casi diversi, non sarà poi difficile sviluppare gli opportuni adattamenti. Se il raggio di questa fresa è lungo 1,0000 (uno), la sua generatrice sarà lunga 2,0000 (due); a tanto misura, infatti, l’inverso del seno di 30°.
Fig. 6
Fig. 7
Fig. 9
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Al tempo stesso, l’altezza del cono sarà radice quadrata di 3, ovvero 1,7320…, così è, infatti, l’inverso della tangente di 30°. Per quanto riguarda il diedro, stabiliamo che il suo angolo misuri 90°. Sempre per semplicità di calcolo, stabiliamo che lo spigolo sia ortogonale al piano di lavoro. È doveroso far presente che in situazioni diverse, sia per quanto riguarda le caratteristiche geometriche della fresa-cono, sia per quanto riguarda il valore angolare del diedro, è soltanto questione di far fronte a un lieve aumento di difficoltà nei calcoli, ma nulla cambia nell’essenziale del processo. Nel procedere, sappiamo già che il percorso-fresa coincide con lo spigolo, e allora per individuare l’inclinazione dell’asse della fresa medesima pratichiamo i seguenti passaggi: - Portiamo a ciascuno dei due piani formanti il diedro, un piano parallelo nel verso della cavità, secondo una distanza pari al raggio convenzionale della fresa (in questo caso pari a 1,0000); quindi ricavando la linea di intersezione tra detti piani (Fig. 6); - Centriamo nel vertice formato dai due piani del diedro, in aggiunta al piano orizzontale (ma anche all’estremità “inferiore” dello spigolo, o anche nel punto di intersezione tra linea di percorso e pianobase), una sfera di raggio pari alla direttrice della fresa (in questo caso pari a 2,0000) (Fig. 7);
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Fig. 11 - Intersechiamo detta sfera con la linea di intersezione tra i piani paralleli, individuando un punto (Fig. 7); - Tracciamo una retta tra detto punto e il vertice dei diedri (centro della sfera; estremità dello spigolo e così via) (Fig. 7). Tale retta costituirà il risultato del problema, e avrà dunque l’inclinazione richiesta. Ora, per verificare se il calcolo grafico non sia errato, occorre disegnare la superficie della fresa e controllare che l’intersezione tra superficie conica e ciascuno dei piani formanti il diedro produca una retta, cosa che equivale a dire zero. Tale retta, detto per inciso, coinciderà con una delle generatrici del cono. Pertanto, si può procedere nel seguente modo: - Tracciamo un cilindro di raggio 1,0000 e di lunghezza pari all’altezza del cono convenzionale, ovvero 1,7320… (oppure, 1/tangente di 30°, etc.); facendo in modo che l’asse del cilindro coincida con l’asse-fresa ottenuto e facendo in modo che una sua estremità coincida con il vertice dei diedri, ovviamente estendendo il cilindro nel verso della cavità (Fig. 8); - Tracciamo un segmento tra il vertice dei diedri e un punto qualsiasi dell’orlo opposto del cilindro, ricavando così una generatrice (Fig. 9); - Facciamo rivoluzionare detto segmento secondo l’asse-fresa ottenuto, ed ecco che abbiamo così tracciato la superficie della fresa(Fig. 9); - Intersechiamo ora questa superficie, sia con l’uno, sia con l’altro, dei piani formanti il diedro e accertiamo che i rispettivi risultati corrispondano a un segmento rettilineo, ovvero diano come risultato zero (Fig. 10). A questo punto non resta che valutare il valore vettoriale dell’asse-fresa ottenuto e trasferirlo in Alphacam, o altro, in un apposito comando. Questo problema sarà trattato nel punto 8. 5. DETERMINARE L’ANGOLO-DIEDRO, DATA UNA DETERMINATA FRESA E DATA LA SUA INCLINAZIONE RISPETTO ALLA DIREZIONE DI PERCORSO Qui l’incognita è ora l’angolo-diedro. Sempre per semplificare, prendiamo in considerazione la fresa già
Fig. 12 trattata. Per quanto riguarda l’inclinazione, scegliamone una qualsiasi (sempre però all’interno del campo d’azione di questa particolare fresa), magari presupponendo che il vertice del cono vada a orientarsi verso il “basso”. Per procedere con il calcolo grafico occorre prioritariamente stabilire altresì una direzione di lavoro mediante un’apposita retta e un piano di riferimento che s’intersechi con questa ortogonalmente. Occorre inoltre tracciare la geometria del cono-fresa, rendendo coincidenti asse e linea prima definita. A questo punto si può procedere nel modo seguente: - Proiettare l’orlo circolare del cono-fresa convenzionale sul piano di riferimento, trasformandolo in un’ellisse (Fig. 11); - Portare la coppia di tangenti all’ellisse, partendo dal punto di intersezione tra linea direzionale di lavoro e piano di riferimento (Fig. 12); - Estrudere dette tangenti formando una coppia di piani intersecanti (Fig. 13). Con questo passaggio si sono determinati i piani del diedro incognito. Adesso occorre verificare che l’operazione risulti priva di errori. Ancora una volta occorre verificare se nell’intersezione tra geometria della fresa e coppia di piani si determini una coppia di linee rette. Non resta che attivare gli appositi comandi CAD. In ordine a questo procedimento, il campo d’azione della fresa – sul piano di riferimento – si manifesta nella variazione d’inclinazione delle tangenti rispetto al loro asse di simmetria. Come già detto, si noterà che quando la generatrice coincide con la direzione di percorso l’angolo formato dalle tangenti (in ordine alla rispettiva ellisse) risulta di 180°, mentre, via via detto angolo tende a restringersi fino a coincidere con quello formato tra due opposte generatrici. Merita osservare come l’angolo tra le tangenti via via che esso si allarga, via via le stesse si accorciano. Ciò aiuta a capire per cui, tendendo le tangenti a lunghezza zero, come l’angolo formato tra di loro passi a 180°. Merita altresì osservare che all’estremo opposto del campo d’azione, quando l’asse della fresa risulta ortogonale alla direzione di percorso, non ha più
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Fig. 14
Fig. 15
senso parlare di tangenti, in quanto la proiezione dell’orlo della fresa non risulta più un’ellisse ma un segmento di retta (Fig. 5). Per quanto riguarda la tracciatura della coppia di tangenti all’ellisse da un punto dato, va osservato che nei manuali di geometria, ma anche on-line, sono indicati appositi procedimenti. Tuttavia in ordine al livello pratico di un’operazione di questo tipo, ci si può affidare ai comandi di cui ogni CAD di un certo livello dispone. 6. DETERMINARE L’AMPIEZZA DELL’ANGOLO ASSEGENERATRICE DI UNA FRESA-CONO, DATO UN DIEDRO E UNA LINEA SGHEMBA RISPETTO AL SUO SPIGOLO In questo caso l’incognita è la forma della fresa. Per fare in modo che la fresa-cono risulti tangente ai due piani del diedro, occorre che la linea sghemba appartenga al piano bisettore del diedro stesso. Se
Fig. 17
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Fig. 16
non si parte da questa condizione di simmetria, il risultato consisterà in due frese di ampiezza angolare diversa. Ancora per semplicità, sceglieremo qui un diedro retto avente spigolo ortogonale al piano di riferimento. Detto ciò, si può dunque procedere nel modo seguente: - Dall’estremità non coincidente con l’origine del sistema della linea sghemba data, portare una perpendicolare a uno dei piani formanti il diedro (Fig. 14); - Collegare quindi il punto di intersezione ricavato sul piano all’origine del sistema con un segmento, ricavando in questo modo la generatrice della fresacono e dunque l’ampiezza angolare con il rispettivo asse (Fig. 15). Per visualizzare la forma di detta fresa non occorre fare altro che rivoluzionare il segmento trovato rispetto alla linea sghemba data. Circa l’esigenza di
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portare una perpendicolare a un punto da un piano dato, ogni CAD dispone di propri specifici comandi.
re che l’intersezione tra la superficie del cono-fresa con i restanti piani dia risultato zero (Fig. 20).
7. DETERMINARE L’AMPIEZZA DELL’ANGOLO ASSE-GENERATRICE DI UNA FRESA-CONO, TALE CHE LA SUA SUPERFICIE SIA TANGENTE A TRE PIANI CONVERGENTI IN UN VERTICE Qui le incognite diventano due. Procediamo nell’ipotesi che i tre diedri implicati abbiano ampiezza angolare retta. In effetti, qui il problema non consiste soltanto nel ricavare l’angolo tra asse e generatrice, ma consiste altresì nel trovare l’angolazione dell’asse rispetto ai rispettivi spigoli; angolazione che, merita fare presente, dovrà essere uguale nelle tre combinazioni. Per risolvere il problema grafico si può procedere nel modo seguente: - Tracciare per ogni piano un suo parallelo nel verso della cavità, facendo in modo che la distanza sia uguale al raggio del cono-fresa convenzionale (ovvero 1), trovando le reciproche intersezioni (che, merita ricordare, si intersecheranno tutte in un punto) (Fig. 16); - Collegare questo punto all’origine del sistema con un segmento, ricavando in questo modo l’asse della fresa-cono (Fig. 17); - Collegare con il punto d’origine del sistema il punto in cui una delle intersezioni dette prima si incontra con il rispettivo piano, ricavando in questo modo la generatrice della fresa-cono e dunque l’ampiezza angolare con il rispettivo asse (Fig. 18). Anche in questo caso, per visualizzare la forma di detta fresa non occorre fare altro che rivoluzionare il segmento trovato rispetto alla linea sghemba parimenti trovata (Fig. 19). Per finire è opportuno verifica-
8. TROVARE IL VETTORE PER IL COMANDO “DEFINISCI VETTORE UTENSILE” IN ALPHACAM In tutti questi passaggi il punto-chiave è consistito nel trovare l’asse della fresa-cono o, stabilito esso a priori, trovare gli altri elementi. Tra i vari comandi per costringere una fresa ad assumere un determinato assetto spaziale, in Alphacam ve n’è uno di particolare efficacia. Si trova nella tendina “Lavora Spline o Polilinee” ed è indicato con le parole di “Definisci vettore utensile”. È da supporre che in altri software ci sia un comando similare. Questo comando richiede di digitare la terna di numeri che decompone un vettore in rapporto ai tre assi x; y; z. Il calcolo avrà esito immediato se il vettore sarà portato a lunghezza 1. I numeri della terna di cui sopra possono oscillare da -1 a +1. Ciò in ordine al noto problema trigonometrico dei coseni direttori. Il potente teorema di riferimento stabilisce che la somma dei rispettivi quadrati equivalga a 1. Nel caso di comuni lavorazioni a cinque gradi di libertà è doveroso e necessario precisare che i valori “z” non possono mai risultare negativi. Ciò, in quanto, l’intero semispazio al di sotto del bancale di lavoro risulta negato all’operatività degli elettro-mandrini.
Fig. 20
Trovare in forma grafica i tre numeri in un CAD è davvero semplice. Si può procedere nel seguente modo: - Modellare in un punto qualsiasi dell’asse della fresa una sferetta di raggio 1; stando alla praticità del lavoro di tutti i giorni, è meglio se la sferetta è centrata nell’estremità “inferiore” dell’asse medesimo, in modo
Essenzialità del campo di lavoro in sede CAD (Rhinoceros).
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Nella pagina a destra, in alto: valori trigonometrici intercorrenti tra: il raggio (ridotto a 1) della base del cono; la sua generatrice; la sua altezza; secondo alcuni angoli caratteristici. Nella pagina a destra, in basso: essenzialità del campo di lavoro in sede CAM (Alphacam). Sotto: essenzialità e potenza del comando “Definisci vettore utensile”.
Fig. 21
Simulazione dell’azione di una fresa-cono in un diedro concavo.
che fuoriesca nel rispetto del verso della fresa (se si lavora a millimetri, il raggio equivarrà a un millimetro); - Fissare temporaneamente l’UCS-origine nel centro della sferetta; - Intersecare la sferetta con l’asse e individuare un punto (Fig. 21); - Valutare le coordinate – ma soltanto quelle parziali – di detto punto (riferite all’UCS temporaneamente spostato) (Fig. 22); - Assicurarsi che il grado di tolleranza delle misure sia di almeno quattro cifre decimali dopo la virgola (meglio se le cifre sono cinque, tale da poter scartare con criterio l’ultima); ciò in quanto è tale il grado di tolleranza presupposto dal comando di Alphacam; fare molta attenzione ai segni + e -. In alternativa ai primi due passaggi si può adottare quest’altra coppia di azioni: - Modellare nel punto 0,0,0 del sistema di coordinate globali una sferetta di raggio 1; - Copiare l’asse della fresa con punto di inserimento
Fig. 22 0,0,0 di uno dei suoi estremi, facendo attenzione di scegliere quello che non porta a scambiare il verso di assetto della fresa. Ottenute le tre cifre, non si tratta che di digitarle nel comando sopra detto. Ovviamente, poi, in una corretta programmazione CAD/CAM, occorrerà sempre scrupolosamente verificare che con i dati ottenuti non si vengano a produrre movimenti scorretti, tali da produrre guasti e rotture da collisione. Tra i tanti casi applicativi delle metodiche qui trattate, ve n’è uno particolarmente significativo per quanto riguarda le lavorazioni su pannelli X-Lam. L’esempio riportato trae origine proprio dal comparto delle costruzioni lignee e fa riferimento al taglio chiuso per alloggiare una finestra; situazione in cui tutti e quattro i diedri, riferiti al profilo del vacuo, sono concavi. Poiché in tali diedri concavi, con prassi usuali di lavorazione a fresa cilindrica non si può fare di meglio che lasciare un raccordo, al fine di arrivare allo spigolo vivo, altrettanto usualmente, si asporta il materiale eccedente con utensili manuali da taglio o con elettro-utensili portatili. Per lo più si tratta di operazioni a carattere erratico, improvvisato, ma soprattutto non a bordo macchina e dunque incerte, sia tecnicamente, sia economicamente. Applicando le metodiche qui presentate si può fare tutto a bordo-macchina, elevando senza ombra di dubbio il livello qualitativo di questo specifico comparto industriale. Questa metodica è vantaggiosamente applicabile in moltissime altre situazioni, anche quando saranno presupposti altri tipi di fresa, ragione per cui la presente esposizione è da prendere come base circa molti altri casi che in futuro tratterò. Anticipo già da ora che il prossimo caso che svilupperò riguarderà quello dell’elettro fresatura delle testate a “coda di rondine” dei pezzi per le costruzioni di tipo “block bau”. Inoltre, inizierò a mettere a confronto, caso per caso, geometrie a spigoli vivi (poliedriche) e geometrie a superfici lisce (a-poliedriche).
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For a better quality in Blockbau contructionâ&#x20AC;Śand more Among the many application cases of the methods discussed in these pages, there is one particularly significant with regard to machining on X-Lam panels. The example given originates from the sector of wooden buildings and refers to the closed cut to house a window; situation in which all four cornerstones, referring to the profile of the vacuo, are concave. Since in such concave corners, with usual cylindrical milling practices, it is not possible to do better than to leave a fillet, in order to reach the sharp edge, as usual, the excess material is removed with manual cutting tools or with electro- portable tools. Mostly they are erratic, improvised, but above all not on the machine and therefore uncertain, both technically and economically. By applying the methods presented here, everything can be done on board-machine, raising without any doubt the quality level of this specific industrial sector. This method is advantageously applicable in many other situations, even when other types of milling machines will be presumed, which is why the present exposition should be used as a basis for many other cases that I will deal with in the future. I already anticipate that the next case I will develop will concern that of the electro milling of the "dovetail" heads of the pieces for the "block bau" type constructions. In addition, I will begin to compare, on a case by case basis, sharp-edged (polyhedral) geometries and smooth-surface (a-polyhedral) geometries.
TECHNICA ADLER www.adler-italia.it di Roberta Bocca
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Sarà vero legno? Un’altra innovativa proposta arriva da Adler, azienda tirolese a conduzione familiare che vanta una lunga tradizione nella produzione di vernici, colori e protettivi del legno, il cui claim non a caso recita “Nelle nostre vene scorre colore”, che lancia sul mercato la finitura metalizzata. Siamo ormai abituati alle imitazioni del legno da parte di tutti gli altri materiali, ma Adler, leader austriaco nella produzione di vernici, colori e protettivi del legno, offre un’interessante e moderna variante per l'industria della costruzione in legno, invertendo questa attitudine. Oggi, infatti, anche le superfici di legno possono brillare e risplendere grazie a Lignovit Platin di Adler, una finitura metallizzata che conferisce a questo materiale naturale un aspetto metallico. Per conferire un'estetica nobile e moderna a un edificio non sarà più strettamente necessario fare uso di questo materiale così freddo, ma ottenerne
l’effetto grazie alla nuova finitura di Adler, perché, in effetti, il metallo è un materiale sempre più di tendenza anche nel settore delle costruzioni. Le costruzioni di legno più all’avanguardia sono delle vere opere d'arte e come tali devono essere valorizzate per mostrare il loro splendore: i laboratori di ricerca e sviluppo di Adler hanno lavorato per proporre a questo specifico settore una vernice che donasse quel raffinato aspetto metallico tanto ricercato e di tendenza. La finitura per il legno è arricchita con speciali scaglie di alluminio che conferiscono al supporto uno splendore inconfondibile e allo stesso tempo ne
TECHNICA_ADLER
A jewel of finishing Adler Lignovit Platin is ideal for fir wood and rough, planed, brushed, roughed or sanded larch. Apply with Vacumat® or with a brush. In addition to the required silver tones, the company enriches its metal range with new brilliant shades: ruby red, lapis lazuli blue or emerald green, so that the metallic finish turns any wood façade into an authentic jewel. Moreover, it is possible to create particular shades to your own pleasure by mixing the available colors together. With Lignovit Platin, Adler offers even greater quality, beauty and durability in a metallic glow.
aumentano la resistenza alla luce, grazie all'azione riflettente dei raggi UV. L'eccezionale resistenza alle intemperie e la protezione da funghi dell'azzurramento e muffa garantiscono inoltre una bellezza duratura. Con Lignovit Platin, Adler offre al mercato il tanto richiesto "effetto argentato" che va ad affiancarsi come nuova scelta a base d’acqua all’apprezzato e affermato Pullex Silverwood. TONALITÀ SFACCETTATE Adler Lignovit Platin è ideale per legno di Abete e di Larice grezzo, piallato, spazzolato, sgrossato o
carteggiato. Si applica con Vacumat® o a pennello. Oltre alle tonalità argento richieste, l’azienda arricchisce la propria gamma metallica con delle nuove brillanti sfumature: rosso rubino, blu lapislazzulo o verde smeraldo, in modo che la finitura metallica trasformi qualsiasi facciata di legno in un autentico gioiello. Inoltre, è possibile creare delle tonalità particolari a proprio piacere miscelando tra loro le colorazioni disponibili. Con Lignovit Platin, Adler offre ancora maggiore qualità, bellezza e resistenza in uno splendore metallizzato.
TECHNICA ADVECO www.adveco.it di Sonia Maritan
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55 anni di lamiera e qualità Adveco, dal 1963 continua il suo cammino, aggiungendo continuamente valore all’impresa, specializzata nella produzione di ferramenta per le costruzioni di legno, per rimanere al passo con i tempi che oggi hanno il passo veloce, e ci portano al 55° Anno, un Anniversario che l’azienda festeggia con un investimento sostanzioso per la realizzazione di un capannone efficiente e snello che le permetta di essere più rapida e precisa con le consegne, aumentare il servizio al cliente e organizzare meglio le attività in azienda. L’attività, partita nel 1963 come tranciatura e imbutitura a freddo di particolari in lamiera conto terzi si è successivamente specializzata nella produzione di ferramenta per le costruzioni in legno diventando uno dei pochi produttori sul territorio nazionale di questa specifica tipologia produttiva, scelta imprenditoriale che rappresenta in sé il fiore all’occhiello dell’azienda. Dai suoi esordi, Adveco prosegue il suo cammino, aggiungendo continuamente valore all’impresa attraverso diverse attività, che nell’insieme disegnano il suo profilo odierno con la terza generazione affiancata alla seconda. La famiglia Moretti ci parla innanzitutto di Certificazioni, infatti, sta concludendo la certificazione EN 1090 che le permetterà di marcare CE le piastre di ferro prodotte su disegno del cliente; oltre alle seguenti certificazioni di cui si è già dotato: • Dal 2002 Adveco opera con un sistema di qualità conforme alla norma ISO 9001 L'attenzione alla qualità dei prodotti e dell'ambiente di lavoro è da sempre un punto cardine di Adveco, non solo per questioni connesse alla competitività aziendale, quanto per l'approccio di rispetto per il lavoro che i fondatori hanno voluto imprimere in questa società. Le certificazioni e gli attestati di qualità ottenuti nel tempo ne sono la naturale conseguenza. • Da giugno 2014 Adveco è un centro di trasformazione certificato ISO 3834-2 La ISO 3834-2 prevede requisiti di qualità estesi concernenti la saldatura per fusione di materiali metallici; la qualificazione di saldatori e dei processi di saldatura garantisce ai clienti dell’azienda una qualità dei particolari saldati costante nel tempo. • Da giugno 2017 Adveco è certificata EN 1090-1:2009 ed EN 1090-2:2008 Le certificazioni attestano la possibilità di marcare CE le piastre commissionate su progetto dal cliente.
Ottimo risultato per stare al passo con le esigenze del mercato, coadiuvato da un nuovo software 3D che permette all’azienda di ottimizzare le lavorazioni sia per quanto riguarda lo stampaggio lamiere sia per quanto concerne la carpenteria a disegno e standard. Il secondo ambito d’interesse riguarda l’Internazionalizzazione, il quale implica uno
TECHNICA_ADVECO
sguardo puntato su un futuro che mira ad ampliare capillarmente la distribuzione dei prodotti Adveco su tutto il territorio italiano ma anche verso nuovi mercati esteri, progetto già in corso da tempo e citato nell’ultimo articolo dedicato all’azienda sul numero17 di Struttura Legno. Il sito internet è stato tradotto in inglese e tedesco cosi come i cataloghi di Adveco e questo passo ha già permesso di raccogliere qualche frutto facendo ottenere all’azienda importanti risultati concreti con le prime vendite. Il Nuovo catalogo prodotti, multilingue merita quindi un approfondimento a sé, uscito l’anno scorso, offre una gamma ampia di prodotti adatti a diversi settori: case ecologiche, bio edilizia, pergolati, gazebi, elementi strutturali in genere etc. Nelle prime pagine del catalogo viene illustrata brevemente la storia dell’azienda, le certificazioni già ottenute e in continua fase di ampliamento e poi, soprattutto, viene spiegata la Legenda che guida alla conoscenza dei prodotti, illustrando come vengano formati i codici e come si legga il catalogo attraverso l’utilizzo di icone conoscitive e di immediata comprensione per facilitare il cliente nella scelta del prodotto adatto. Dal sito è quindi possibile scaricare i catalogni in pdf, relativi a ogni settore – il target di Adveco è molto diversificato, e spazia dall’automotive,
In queste pagine e in quelle successive disegni della ferramenta Adveco in fase di progettazione e una giunzione ad angolo in fase di saldatura.
From production to certification Adveco, since 1963 continues its journey, continuously adding value to the company, specialized in the production of hardware for wooden constructions, keeping up with the times that today have a fast pace, In the 55th year, Adveco celebrates its anniversary with a substantial investment for the construction of an efficient and lean shed that allows to be faster and more precise with deliveries, increase customer service and better organize the activities in the company. The activity, started in 1963 specialized in the production of hardware for wooden constructions, making Adveco one of the few producers in Italy of this specific type of production, an entrepreneurial choice that represents in itself the flagship of the company. From its beginnings, Adveco continues its journey, continuously adding value to the company through various activities, which together draw its current profile with the third generation alongside the second. In Adveco it’s time to speak of Certifications, in fact, concluding the EN 1090 certification that will allow to mark CE the iron plates produced according to the customer's design.
TECHNICA ADVECO www.adveco.it
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all’elettrodomestico fino alle strutture in legno, settore in continua crescita –, completi di tutti i dettagli dimensionali e tecnici della ferramenta Adveco, ricordando che l’azienda realizza anche prodotti su disegno e in base alle specifiche richieste del cliente fornendo per questo un preventivo gratuito. Altro ambito cruciale per l’azienda è quello relativo all’investimento nei Nuovi macchinari: nell’ultimo anno Adveco ha rinnovato e ampliato il parco macchine, acquistando una pressa nuova da 450 t, una puntatrice e sostituendo la cesoia e la punzonatrice con macchine di nuova generazione. Questo ha permesso di migliorare la qualità dei prodotti offerti e di aumentare la capacità produttiva. Altri investimenti sono stati fatti in attrezzature prodotte ad hoc per l’azienda e volte all’ottimizzazione della produzione. Del 2018 l’acquisto di un’altra pressa nuova da 350 t completa di linea di alimentazione. Ancora, è degno di nota il settore Commerciale: perché segno di una crescita continua anche il premio ricevuto da Legno&Edilizia come espositore fedele, sempre presente a tutte le edizioni della fiera, e l’occasione per consolidare partenship storiche e intraprendere nuove collaborazioni sul territorio nazionale con l’auspicio che nelle prossime edizioni possano essere anche di matrice internazionale. Infine, quest’anno ricorre il 55° Anniversario di Adveco e l’altro investimento sostanzioso che l’azienda intende fare è quello concernente il nuovo capannone: un magazzino di cui si sente fortemente la necessità perché in quello esistente le lamiere iniziano "a starci strette". Il progetto è già in fase di progettazione e si prevede di iniziare entro l’anno il cantiere. La finalità è quella di avere un magazzino efficiente e snello, che permetta di essere più rapidi e precisi con le consegne per poter aumentare il servizio al cliente e per organizzare meglio le attività in azienda.
RITORNO AL FUTURO
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TECHNICA WEINMANN HOMAG GROUP www.homag.com di Pietro Ferrari
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Produrre piccole quantità in modo efficiente
Il master carpenter bridge WMS 060 protagonista del Weinmann Treff d'autunno.
In apertura il master carpenter bridge WMS 060. Nella pagina di destra in alto i dettagli di WMS 060 e in basso alcuni momenti dell'affollato Weinmann Treff d'autunno.
Già al suo esordio alla Ligna di Hannover, il WMS 060 è stato costantemente ben accolto. A partire dal primo cliente presso cui la macchina è stata utilizzata per quasi tre mesi. Anche al Weinmann Treff, il ponte Zimmermeister ha impressionato per la sua vasta gamma di applicazioni - può essere utilizzato per diverse strutture murarie e geometrie, nonché per elementi del tetto e del soffitto, soprattutto nei mercati del legno come Stati Uniti o Regno Unito, il WMS 060 trova il suo utilizzo. Dotata di dispositivi per cucitrici o chiodatrici e un'unità di fresatura, è possibile il montaggio e la lavorazione del fasciame. Oltre alle aperture per finestre, porte o prese includono anche forme libere come cerchi, curve o smussi. Il risultato sono elementi con elevata precisione dimensionale.
La macchina è configurata per consentire alle piccole e medie imprese di carpenteria, che producono in piccole quantità, di entrare nella produzione controllata da CNC. Come ulteriore highlight, il ponte Zimmermeister è dotato dello strumento software easyRun di nuova concezione, che offre un'enorme facilità nella creazione dei dati. Con questo strumento, i dati possono essere inseriti facilmente e rapidamente direttamente sulla macchina quando necessario. Per operazioni semplici come inchiodare il fasciame, fresare le aperture e sezionare i pannelli, non è necessario alcun sistema CAD. Ma anche il trasferimento dati completamente automatico dal CAD è possibile. L'operatore apre il file di dati sulla macchina e inizia l'elaborazione.
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The master carpenter bridge WMS 060 Already at the premiere at the Ligna in Hanover, the WMS 060 was consistently well received. So also with the first customer where the machine has been in use for almost 3 months. Also at the Weinmann Treff, the Zimmermeister bridge impressed with its wide range of applications - it can be used for different wall structures and geometries as well as for roof and ceiling elements. Especially in wood markets such as USA or UK, the WMS 060 finds its use. Equipped with fixtures for staplers or nailers and a milling unit, the mounting and processing of the planking is made possible. In addition to openings for windows, doors or sockets also include free forms such as circles, curves or bevels. The result is elements with high dimensional accuracy. The machine is configured to enable small and medium-sized carpentry companies, which produce in small quantities, to enter CNC-controlled production. As another highlight, the Zimmermeisterbrücke is equipped with the newly developed easyRun software tool, which offers tremendous ease of data creation. With this tool, the data can be easily and quickly entered directly on the machine when needed. For simple operations such as nailing the planking, milling the openings and formatting the plates, no CAD system is needed. But also the fully automatic data transfer from the CAD is possible. The operator opens the data record on the machine and starts processing. With the intuitive powerTouch operating system, the machine is easy to operate without special expertise. The brackets and milling machines were demonstrated live on the Zimmermeister bridge. The planking was automatically fastened with the two staplers. The machine adopts the clamping distances specified in CAD and converts them exactly, thus ensuring the statics of the elements. The built-in milling unit introduced door and window openings as well as socket cut-outs into the element. The interpolating processing, which allows shapes such as circles, curves or bevel cuts, inspired the visitors. Existing thickness variations in the element are tracked and compensated with the aid of the momentary milling unit.
Con l'intuitivo sistema operativo PowerTouch, la macchina è facile da usare senza particolari competenze. Le staffe e le fresatrici sono state dimostrate dal vivo sul ponte Zimmermeister. Il fasciame è stato automaticamente fissato con le due pinzatrici. La macchina adotta le distanze di serraggio specificate in CAD e le converte esattamente, garantendo così la statica degli elementi. L'unità di fresatura incorporata ha introdotto aperture per porte e finestre e ritagli per le prese dell'elemento. L'elaborazione interpolante, che consente forme come cerchi, curve o tagli conici, ha entusiasmato i visitatori. Le variazioni di spessore esistenti nell'elemento sono tracciate e compensate con l'aiuto dell'unità di molaggio momentanea.
TECHNICA WOODCONTROL www.woodcontrol.eu di Roberta Bocca
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Il nemico dell’umidità
Una buona gestione dell’umidità per il legno strutturale equivale a garantire una vita longeva per l’immobile: la durabilità del legno non può essere una opzione, deve essere una certezza. MyMeter è la tecnologia nata per dare questa sicurezza: un sistema di controllo e misurazione che segnala per tempo eventuali problemi legati alla eccessiva presenza di umidità negli edifici di legno; un sistema che collega vari sensori distribuiti nella struttura utilizzando una tecnica di comunicazione digitale. numerosi studi, WoodControl ha concepito questa soluzione innovativa di analisi e controllo, completa e flessibile nelle soluzioni di installazione che fornisce indicazioni precoci permettendo di eseguire eventuali interventi di risanamento prima che i danni siano troppo gravi e sia di conseguenza compromessa la durata e la sicurezza della struttura stessa.
Il legno è un materiale la cui aspettativa di vita è indefinita. Costruire con il legno rappresenta un investimento a lungo termine se correttamente progettato e realizzato. Per garantire la durabilità, occorre il rispetto di alcune regole irrinunciabili che fanno tutte capo alla medesima finalità: evitare che il legno accumuli l’umidità. Naturalmente sono regole che hanno a che fare con la conoscenza del materiale e con la capacità di saperlo progettare, ma garantendo una buona gestione dell’umidità, il legno potrà garantire le sue straordinarie caratteristiche di resistenza, sicurezza e comfort per anni e anni. D’altra parte esistono strutture di legno vecchie di secoli. Progettare e realizzare opere con il legno significa pensare e realizzare la durabilità del legno stesso. I più grandi progettisti e le migliori aziende del settore non solo attuano questa rigorosa attenzione, ma da oggi possono garantire e dimostrare ai loro clienti il risultato del loro operato, attraverso il monitoraggio delle strutture con MyMeter: una nuova tecnologia nata per “misurare” il livello di umidità, un sistema di controllo e misurazione che segnala per tempo eventuali problemi legati alla eccessiva presenza di umidità negli edifici di legno. Dopo una ricerca durata 3 anni e sulla base di
L’HARDWARE DI MyMeter MyMeter è un sistema di controllo dell’umidità, all’interno delle strutture in legno, composto da sensori intelligenti, distribuiti in punti strategici delle strutture, che tramite uno specifico software per la misura dell’umidità, restituisce una serie di valori per ogni singolo sensore. La centralina garantisce: • l’autodiagnosi del sistema, • uno storico dei dati raccolti, • un allarme sonoro in soglia critica di temperatura e umidità, • l’interfaccia uomo macchina tramite una connessione WiFi. Facile da installare il sistema MyMeter comprende infatti una centralina dotata di un microcomputer a bassissimo consumo con WiFi integrata per collegarsi con un normale smartphone, un tablet o un qualsiasi PC, e di una serie di unità sensore da installare nelle apposite posizioni.
TECHNICA_WOODCONTROL
In queste pagine le immagini del nuovo sistema MyMeter di WoodControl.
Tutto il sistema è facilmente accessibile poiché le unità sensore vengono installate all’interno di "normali" scatole elettriche da incasso, tipicamente usate nell’impiantistica civile dagli elettricisti. L'affidabilità nel tempo e la precisione del sistema di rilevamento e trasmissione dati è stato a lungo testato sia in cantiere sia in laboratorio ed è conforme alle normative vigenti. L'accesso alle informazioni fornite da MyMeter con uno smartphone è semplicissimo e intuitivo: basta un tocco e, grazie alla presentazione grafica facilmente comprensibile, è possibile verificare istantaneamente lo stato di salute del legno e della struttura. Anche quando non si è collegati con lo smartphone, MyMeter continuerà a sorvegliare i livelli di umidità dando un allarme acustico nel caso questi divengano eccessivi. IL SOFTWARE DI MyMeter La WoodControl, acquisiti i diritti per una soluzione pensata per la Internet of Things, ha opportunamente personalizzato la sua applicazione software per offrire la possibilità di fornire fino a 16 punti di elaborazione dati nella struttura, di nominarli singolarmente e di memorizzarli. Caratteristica esclusiva di MyMeter è la particolarità di poter utilizzare coppie di elettrodi di lunghezza maggiore rispetto ai tradizionali sistemi, così da poter monitorare l’umidità in tutto lo spessore del legno. Questo garantisce di poter rilevare con più tempestività eventuali problemi legati a infiltrazioni o perdite di tubazioni, che provengano dall’interno o dall’esterno della struttura. I dati di umidità e temperatura, dopo essere stati elaborati dal software MyMeter, vengono memorizzati in un database temporale. Da qui – altra peculiarità del sistema –, l'interfaccia semplice e intuitiva fornisce una visualizzazione grafica della tendenza dei valori. Inoltre questa pagina è accessibile tramite un qualsiasi smartphone, tablet o PC dotato di connessione WiFi. Semplice e affidabile, il sistema è concepito per permettere di operare indifferentemente attraverso onde convogliate su linee di potenza (utilizzando
l'impianto elettrico preesistente), oppure onde radio o attraverso linee dedicate a bassa tensione. La PREVENZIONE di MyMeter Il sistema di monitoraggio MyMeter è dunque garanzia di qualità progettuale e costruttiva, certificabile attraverso i dati raccolti, che permette di avere nel tempo il controllo della situazione e la garanzia che il legno sia nelle corrette condizioni di umidità e funzionalità. Le infiltrazioni di umidità nel legno possono causare danni consistenti con costi rilevanti che il sistema MyMeter, sviluppato da WoodControl, può segnalare con anticipo permettendo di risolvere il problema prima che sia troppo tardi. Il permanere di un eccesso di umidità può causare la crescita di muffe e funghi e la marcescenza nel legno con irreparabili danni strutturali, rendendo l’abitazione insalubre e deperibile. Nei casi di edifici costruiti correttamente le infiltrazioni di umidità possono essere causate, come negli edifici in muratura, da innalzamento delle falde o da logoramento degli impermeabilizzanti. Con l'installazione di sensori permanenti del sistema MyMeter è possibile monitorare e fornire una tempestiva segnalazione in caso di problemi.
My Meter, a friendly solution Easy to install the MyMeter system includes a control unit equipped with a very low consumption microcomputer with integrated WiFi to connect with a normal smartphone, a tablet or any PC, and a series of sensor units to be installed in the appropriate positions. The reliability over time and the accuracy of the data collection and transmission system has long been tested both on site and in the laboratory and complies with current regulations. Access to information provided by MyMeter with a smartphone is simple and intuitive. Just a touch and, thanks to the easily comprehensible graphic presentation, you can instantly check the state of health of the wood and your structure. Even when you are not connected to your smartphone, MyMeter will continue to monitor humidity levels for you by giving you an audible alarm if they become excessive.
INDEX
STRUTTURALEGNO Marzo 2018
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STRUTTURALEGNO Marzo 2018
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