021_StrutturaLegno_2018

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STRUTTURALEGNO ISSN 2283-8651

021 GIUGNO 2018

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strutturalegno

021 giugno 2018

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EDITORIALE

di Sonia Maritan

SMART EXPERIENCE 010

046 051

QUAESTIO

ERGODOMUS® di Franco Piva

056

LA STATICA DEI PANNELLI CLT 012

GUTTA CAVAT LAPIDEM di Alex Merotto

LA PARETE PERIMETRALE 016

OTIA ET NEGOTIA di Andrea Zenari

TRA LEGNO E GHIACCIO 020

di Franco Riccardi

di Sonia Maritan

066

COLLOQUIUM WOOD BETON HUNDEGGER

VOCAZIONE IBRIDA

COLLOQUIUM UNITEAM LEITZ

di Pietro Ferrari

PERCORSI DI RICERCA E QUALITÀ 035

COLLOQUIUM KLH

TECHNICA SAYERLACK UN PROGETTO VIRTUOSO

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SIMPOSIUM GQL

di Sonia Maritan

COMPORTAMENTO AL FUOCO DELLE STRUTTURE LIGNEE: NE PARLA IL GQL 039

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REAZIONE E RESISTENZA. STATO DELL’ARTE DELLA NORMATIVA. PROGETTARE CON ATTENZIONE AL FUOCO di Fabio Spera VALUTAZIONE DELLA RESISTENZA RESIDUA DELLE STRUTTURE LIGNEE DOPO L’INCENDIO di Gerolamo Stagno e Linda Secondini

TECHNICA SCM GROUP di Pietro Ferrari

LA REALTÀ AUMENTATA IN FIERA 070

TECHNICA SEMA

di Pietro Ferrari

EFFICIENZA NELL'INTERO PROCESSO DI PROGETTAZIONE 072

di Sonia Maritan

IL LEGNO MASSIVO SBARCA IN AMERICA 036

PROIECTUM HOLZ ALBERTANI

HOUSING ECOSOSTENIBILE

ESSETRE

di Sonia Maritan e Pietro Ferrari

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COLLOQUIUM

LA FABBRICA IN FIERA 024

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PROGETTARE TRA LEGNO E FUOCO di Felice Ragazzo LEGNO E FUOCO: CONFERME E QUALCHE SORPRESA di Franco Laner e Alessio Piacenza DIAGNOSI E VALUTAZIONE MECCANICA RESIDUA DI ELEMENTI DI TRAVE SOGGETTI A INCENDIO: ANALISI DI UN CASO REALE di Silvia Ientile e Antonio Pantuso LEGNO E FUOCO NELLA SCUOLA DELL’OBBLIGO di Fabrizio Duglio

TECHNICA WEINMANN HOMAG GROUP di Pietro Ferrari

LA FUNZIONE CREA IL NOME PUBBLIREDAZIONALE COLORIFICIO FERONI FILM BIANCO 299

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PUBBLIREDAZIONALE KLH I NUOVI STRUMENTI ON LINE

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PUBBLIREDAZIONALE SOLTECH UNO “SGUARDO” ALLA DURABILITÀ

080

084 INDIRIZZI


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Smart Experience

Si potrebbe percepire una sorta di “realtà aumentata” al Fuorisalone – con circa 500 eventi sparsi in 11 distretti che hanno ormai conquistato tutti i principali quartieri della città – che in questi giorni ha portato Milano a un’affluenza record di visitatori dentro e fuori il Salone del Mobile.Milano con 434.509 presenze, in 6 giorni, provenienti da 188 Paesi per misurare in concreto quanto rappresenti uno dei motori dell’economia italiana, grazie al fertile rapporto tra impresa, città e territorio che riesce a creare ogni anno. Fra i diversi momenti che hanno segnato il legame con la città di Milano, ci sembra che alcuni siano degni di nota anche per chi opera nel settore edilizio: “SmarTown” nell'Orto botanico di Brera, “Living Nature. La natura dell’abitare” in Duomo, INHABITS – Milano Design City con l’esposizione di alcuni moduli abitativi alle “porte” del Castello Sforzesco e “Smart City” a Superstudio Più. “SmarTown”, parte della mostra “House in motion”, la segnaliamo per il valore del messaggio di fondo. L'opera – il progetto di Mario Cucinella Architects e della sua School of Sustainability e realizzata da Eni gas e luce in partnership con Hive – vuole rappresentare la bellezza intangibile dell'energia. In una città immaginaria 700 unità abitative luminose, smart e di piccole dimensioni, rendono tecnologico il verde dell'Orto che cinge l’Accademia di Brera e invitano i visitatori a riflettere sul consumo sostenibile dell'energia. Il progetto “Living Nature. La natura dell’abitare”, sviluppato insieme allo studio internazionale di design e innovazione Carlo Ratti Associati (CRA), in piazza del Duomo davanti a Palazzo Reale, riproduce un laboratorio che combina design, ingegneria e botanica: una mostrainstallazione delle “Quattro stagioni”. Un progetto che offre spunti alla progettualità green negli spazi interni delle case e pone una riflessione sul confine impercettibile fra naturale e artificiale. La nuova esposizione della Milano Design Week che ha animato l’area del Castello Sforzesco invece riguarda diversi moduli smart, dal modulo abitativo dispiegabile M.A.DI. che in qualche giorno permette di costruire una casa; a Genesi House concepita come spazio mobile, trasportabile e adattabile a ogni tipo di contesto grazie alla composizione di diversi moduli abitativi; a Biosphera 2.0, un modulo itinerante per sperimentare ogni possibile clima a “Zero Energy”, promossa da Aktivhaus, Politecnico di Torino, Vda structure, Univida e dagli istituti Zephir, Minergie e Pefc, con il patrocinio della Regione Valle d’Aosta,

One could perceive a sort of "augmented reality" at the Fuorisalone with about 500 events spread across 11 districts that have now conquered all the main districts of the city - which in these days has brought Milan to a record number of visitors inside and outside the Salone del Mobile.Milano with 434,509 people, in 6 days, coming from 188 countries to measure concretely how much it represents one of the engines of the Italian economy, thanks to the fertile relationship between business, city and territory that manages to create every year. Among the different moments that have marked the link with the city of Milan, it seems that some are noteworthy even for those working in the building sector: "SmarTown" in the Botanical Garden of Brera, "Living Nature. The nature of living" in Duomo, INHABITS Milan Design City with the exhibition of some living modules at the "doors" of the Castello Sforzesco and" Smart City" at Superstudio Più. "SmarTown", part of the "House in motion" exhibition, we highlight it for the value of the underlying message. The work - the project by Mario Cucinella Architects and his School of Sustainability and realized by Eni gas and light in partnership with Hive - aims to represent the intangible beauty of energy. In an imaginary city, 700 luminous, smart and small units of light make the green of the Garden surrounding the Brera Academy a technological one and invite visitors to reflect on the sustainable consumption of energy. The "Living Nature. The nature of living", developed together with the international design and innovation firm Carlo Ratti Associati (CRA), in Piazza del Duomo in front of Palazzo Reale, reproduces a laborato-

EDITORIALE

di Sonia Maritan www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com

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fino all’Haus Spaceship di Rubner: un modulo abitativo in legno che poggia su piedi metallici, a cui si può accedere attraverso un portellone-rampa che permette ai visitatori di entrare e vivere qualche istante immersi in un futuro prossimo, suggestivo e amico del pianeta. Infine, il disegno a cui rimanda “Smart City”, o meglio “City by all” a Superstudio Più, dichiara che una città di tutti è una città per tutti, nei pieni principi dell’inclusione e della resilienza, della capacità di assorbire eventi traumatici sia di natura sociale sia climatica. Districarsi nella “movida” del design e no risulta sempre più arduo, ma quello che ci sembra di Sonia Maritan al Fuorisalone 2018 di Milano aver colto rimanda a concetti polinel Rubner Haus Spaceship. semici – difficili da raccogliere tutti insieme in un edificio reale –: sostenibilità, creatività, flessibilità, tecnicità, innovazione, qualità: quelli che fra queste pagine non mancano e che gli esperti del settore declinano con straordinaria attuabilità.

ry that combines design, engineering and botany: an exhibitioninstallation of the "Four seasons". A project that offers ideas for green planning in the interiors of houses and poses a reflection on the imperceptible border between natural and artificial. The new exhibition of the Milan Design Week that has animated the Castello Sforzesco area, on the other hand, concerns several smart modules, from the M.A.DI. that in a few days allows to build a house; a Genesi House conceived as a mobile space, transportable and adaptable to any type of context thanks to the composition of different housing modules; at Biosphera 2.0, a traveling module to test every possible climate at "Zero Energy", promoted by Aktivhaus, Turin Polytechnic, Vda structure, Univida and by the Zephir, Minergie and Pefc institutes, under the patronage of the Valle d'Aosta Region, until to Rubner's Haus Spaceship: a wooden living unit that rests on metal feet, which can be accessed through a ramp-door that allows visitors to enter and live a few moments immersed in a future, suggestive and friend of the planet. Finally, the design to which "Smart City" refers, or rather "City by all" to Superstudio Più, declares that a city of all is a city for everyone, in the full principles of inclusion and resilience, of the ability to absorb events traumatic, both social and climatic. Untangling oneself in the "movida" of design is not always more difficult, but what we think we have grasped refers to polysemic concepts - difficult to collect all together in a real building -: sustainability, creativity, flexibility, technicality, innovation, quality: those that are not missing from these pages and that the experts of the sector decline with extraordinary feasibility.


QUAESTIO ERGODOMUS® www.ergodomus.it di Franco Piva

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La statica dei pannelli CLT Considerato l’uso sempre più diffuso dei pannelli CLT/X-Lam, utilizzati come parete o come solaio, il loro calcolo statico costituisce il tema trattato in questo articolo: un pannello CLT non può essere assimilabile a un elemento di legno omogeneo, nel primo saranno determinanti il numero degli strati, lo spessore di ciascuno di essi e soprattutto il loro orientamento. do e incollando tra loro strati di diverso spessore. Questa configurazione fa sì che le proprietà meccaniche complessive siano piuttosto particolari in quanto sarà possibile individuare una direzione principale e una secondaria caratterizzate da capacità portanti molto diverse. Prendiamo ad esempio un pannello CLT da 100 mm: con il solo spessore ho tutte le informazioni necessarie per il calcolo? Assolutamente no: devo conoscere il numero degli strati, lo spessore di ciascuno di essi e soprattutto il loro orientamento. Le figure seguenti ci permettono di capire meglio questo concetto:

Una tavola di CLT e sotto due disegni di sezioni in CLT a confronto. Nel disegno raffigurato nella pagina a destra i momenti principali a cui è genericamente soggetto il solaio, sotto i due diagrammi delle sollecitazioni a flessione e infine la matrice di rigidezza di un pannello CLT.

Il sistema costruttivo dei pannelli X-Lam (CLT nei paesi anglosassoni ovvero Cross Laminated Timber) è sempre più diffuso e nel corso del 2018 si ritiene che la domanda globale possa persino superare l’offerta nonostante l’entrata a regime di alcuni nuovi stabilimenti. L’ingresso del CLT nel mercato ha davvero creato non poco scompiglio e il numero di produttori è in continuo aumento: stime attendibili ritengono che si possa superare il milione di metri cubi nel corso dell’anno. Come si calcola un elemento CLT utilizzato come parete o come solaio? È indubbiamente nota a tutti la struttura di questi pannelli ottenuti incrocian-

Si tratta dello stesso pannello visto da due punti di vista diversi: se si trattasse di una casa, si potrebbe dire che sono i due prospetti Nord-Sud ed EstOvest. Come si può notare lo spessore totale “h” è il medesimo così come lo spessore dei singoli strati. Che cosa cambia allora? Solo e unicamente l’orientamento che diventa un dato essenziale soprattutto nel caso di pannelli caricati fuori dal piano (solai). Con riferimento all’immagine della pagina seguente possiamo vedere come il solaio possa essere genericamente soggetto a due momenti principali ortogonali tra loro indicati con M,0 e M,90. - M,0 agisce sulla sezione di sinistra (vedi i disegni sottostanti) e quindi sollecita 3 strati di cui 2 esterni cioè piuttosto lontani dall’asse neutro.


QUAESTIO_ERGODOMUS®

- M,90 invece agisce sulla sezione di destra e quindi

non è più possibile considerare i 2 strati esterni in quanto disposti ortogonalmente al momento stesso: ne risulta che saranno sollecitati solo i 2 strati interni che però sono più vicini all’asse neutro. Dal punto di vista statico si può indubbiamente concludere che il momento resistente nelle due direzione è diverso e nello specifico M,0,Rd > M,90,Rd.

Cosa ci insegna il grafico? A pari sollecitazione e dimensioni geometriche il grado di sfruttamento della sezione passa da 91,4% (verifica soddisfatta) a 186,6% (verifica non soddisfatta). Tra il primo e il secondo caso è stato modificato solo l’orientamento della sezione ovvero quello che potrebbe apparire come un fatto di poco conto e che potrebbe facilmente passare inosservato. NOTA: appare quindi evidente come sia assolutamente sbagliato assimilare un pannello CLT a un elemento in legno omogeneo ovvero dotato delle stesse proprietà meccaniche in ogni direzione.

Per capire meglio questo concetto ipotizziamo che M,0 = M,90 e andiamo a creare il diagramma delle sollecitazioni a flessione che è riportato qui di seguito (in alto il caso M,0 e in basso quello M,90):

La progettazione di un pannello X-Lam deve pertanto assolutamente prevedere le seguenti specifiche per evitare problemi di tipo strutturale: spessore dei singoli strati e loro orientamento. Molta attenzione va quindi posta nella modellazione dei pannelli CLT con i software di calcolo a elementi finiti: il calcolo della matrice di rigidezza di una piastra ortotropa non è semplice ma deve necessariamente essere affrontato per non incorrere in errore anche gravi.

Tensioni dovute a M,0

Tensioni dovute a M,90

Ai fini di una corretta analisi dinamica si raccomanda inoltre di modellare correttamente le giunzioni pannello/pannello che, viste le dimensioni geometriche in gioco, non sono assolutamente assimilabili a un incastro ma piuttosto a una cerniera lineare. Non vi sono molti software in grado di permettere un’accurata modellazione che tenga in considerazione tutti gli aspetti descritti sopra ed è pertanto indispensabile informarsi in maniera approfondita prima di procedere a eventuali acquisti.

Matrice di rigidezza di un pannello CLT (Dlubal RFEM).


GUTTA CAVAT LAPIDEM www.woodlab.info di Alex Merotto

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La parete perimetrale Nel precedente articolo ci siamo occupati della legge delle 4D, un ausilio fondamentale per una corretta progettazione della durabilità delle strutture di legno. Ne abbiamo illustrato i principi generali e li abbiamo declinati nell’elemento di copertura. Ma come ci si comporta quando si deve progettare una parete perimetrale?

Nella foto in basso a sinistra: la rasatura di spessore insufficiente, circa 5 mm. Nella foto in basso a destra: la rasatura di spessore insufficiente, circa 4 mm. Nella foto della pagina di destra: fessurazione fra il piano verticale del muro e quello orizzontale del davanzale, spesso passante.

L’American Wood Council ci da indicazioni molto precise su come procedere nella progettazione di un pacchetto parete (come dimostra la figura 8 Fonte: American Wood Council). Adottando la regola delle 4 D, uno degli strumenti ritenuti più efficaci in fase di progettazione da noi di woodlab, ne deriva che sporti, tetti inclinati, pareti ventilate, camere di ventilazione di tetti e facciate ventilate, sono soluzioni confacenti al linguaggio del legno. In particolare, adottando queste 4 linee di difesa: Deflection (Deviazione), Drainage (Drenaggio), Drying (Asciugatura) e Durability (Durabilità), focalizziamo questa procedura sul progetto di una parete perimetrale. Deflection: L’utilizzo di una parete ventilata, combinata con sporti di copertura e scossaline metalliche permette l’evacuazione del 92% dell’acqua meteorica (come evidenzia la figura relativa a Deflection). Drainage: Il 7% delle precipitazioni riesce a superare la prima barriera ma viene rapidamente allontanata dalla parete e rilasciata all’esterno (come evidenzia la figura relativa a Drainage). Driyng: Il restante 1% di precipitazioni e l’eventuale

umidità residua interna delle pareti vengono eliminate attraverso la permeabilità al vapore del pacchetto parete che permette la rapida asciugatura (come evidenzia la figura relativa a Driyng). Durability: L’utilizzo di specie legnose particolarmente durabili o di legno opportunamente trattato nei punti critici permette di tollerare piccole quantità d’acqua durante il periodo di asciugatura (come evidenzia la figura relativa a Durability). Come è facilmente intuibile guardando i disegni sulla pagina destra, il mondo anglosassone predilige la tecnica della parete ventilata mentre nel nostro mercato la quasi totalità delle pareti viene realizzata con la tecnica del cappotto. Gli isolamenti a cappotto, pur integrando nello stesso strato le funzioni di deflection e drainage, possono essere ugualmente efficaci e garantire pari tenute rispetto a una parete ventilata. Per fare in modo che l’isolamento a cappotto possa però svolgere la funzione di barriera all’acqua, è necessario procedere con una posa rigorosa e rispettosa delle linee guida di applicazione. Troppo spesso, per esempio, ci si trova di fronte a problemi causati da spessori di rasatura insufficienti, che in alcuni casi non raggiungono neanche la


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metà del valore prescritto (come dimostrano le due fotografie a sinistra, sia nel caso della rasatura di spessore insufficiente, circa 5 mm così come in quella di circa 4 mm, che presenta ancor più una rasatura di spessore insufficiente). Si deve anche tenere conto di particolari attenzioni nei punti di discontinuità come gli attacchi dei davanzali in pietra/marmo o i battiscopa (fotografia a destra). Elementi questi ultimi che andrebbero fortemente ripensati per lo sviluppo di un’architettura del legno. Riguardo alla fessura tra cappotto e davanzale di marmo, come mostra la fotografia, per evitare una continua manutenzione risulterebbero più efficaci gli imbotti in lamiera. Anche il battiscopa suscettibile di “scollamento” richiederebbe una continua manutenzione, e sarebbe meglio abbandonare certi dettagli anacronistici come questi, proprio per evitare l’attacco del battiscopa fessurato come mostra la fotografia.


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Nella foto sotto: fessurazione dell’attacco a muro del battiscopa, un dettaglio di finitura ormai del tutto obsoleto. Nella seconda foto sotto: un esempio di trave lamellare con testa esposta alle intemperie.

Per concludere un rapido cenno agli elementi esterni esposti, che devono essere protetti in tutti i modi sia dalla luce solare sia dalle precipitazioni piovose. Non è assolutamente pensabile di utilizzare del legno strutturale prodotto per una seconda classe di servizio in ambienti esterni caratterizzati da forte umidità e alti sbalzi di temperature tipiche della classe di servizio 3. Il risultato è che opere architettoniche molto famose e premiate, dopo solo pochi anni perdano gran parte della loro bellezza. Sono molteplici i casi, a pochi anni dalla fine della costruzione, che presentano, ad esempio, inequivocabili segni di umidità nei pressi delle teste dei controventi dovuti all’accumulo di acqua e neve, oppure, per fare un altro esempio, travi lamellari con le teste esposte sulle quali il sole e l’acqua stanno rapidamente avendo la meglio.

The 4D rule The American Wood Council gives us very precise indications on how to proceed in the design of a wall package. By adopting the 4 D rule, one of the tools considered most effective at designing by us of Woodlab, it follows that extruded roofs, sloping roofs, ventilated walls, roof ventilation chambers and ventilated facades are solutions suited to the language of wood. In particular, by adopting these 4 lines of defense: Deflection (Deflection), Drainage (Drainage), Drying (Drying) and Durability (Durability), we focus this procedure on the design of a perimeter wall. Deflection: The use of a ventilated wall, combined with covering surfaces and metal flashings allows the evacuation of 92% of the meteoric water. Drainage: 7% of the precipitations can overcome the first barrier but it is quickly removed from the wall and released to the outside. Driyng: The remaining 1% of precipitation and any internal residual moisture of the walls are eliminated through the steam permeability of the wall pack that allows rapid drying. Durability: The use of particularly durable wood species or wood suitably treated in critical areas allows to tolerate small quantities of water during the drying period.



OTIA ET NEGOTIA www.fattoriadellegno.it di Andrea Zenari

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Tra legno e ghiaccio Alla scoperta delle loghome sulle montagne rocciose canadesi: un viaggio reale, che si terrà dal 15 al 25 gennaio 2019, aperto a chiunque voglia approfondire da vicino questa tecnica costruttiva e respirare l’aroma del Cedro rosso. Il viaggio che faremo a gennaio 2019, dal 15 al 25, sarà fantastico e prende il via da Calgary (Alberta), quale scalo tecnico e aeroporto di partenza per l’attraversata delle montagne rocciose in invernale con temperature che arrivano anche a -30°C. La prima tappa, dopo poche ore di macchina sarà Banff, questa è una cittadina turistica nella provincia di Alberta, situata all'interno del Parco Nazionale di Banff. Le cime del monte Rundle e del monte Cascade, che fanno parte delle Montagne Rocciose, dominano il paesaggio. Sulla Banff Avenue, la strada principale dove si trovano i ristoranti, che servono hamburger di alce e spezzatino d’orso, si mescolano con gli hotel a castello i negozi di souvenir. I 6500 chilometri quadrati di parco che circondano la città sono popolati da alci e orsi grizzly. Soltanto una notte per riposarci dopo il lungo volo e si parte subito per la gita con i cani da slitta a Lake Louise, località canadese nello Stato dell'Alberta, all'interno del Parco Nazionale del Banff, situata nelle vicinanze dell'omonimo lago, che prende il nome dalla principessa Luisa Caroline Alberta. Il villaggio si trova a un'altitudine

di 1534 metri, mentre le zone circostanti superano abbondantemente i 2000 metri. Nei suoi dintorni sono posizionate alcune delle più belle cime delle Montagne Rocciose Canadesi, come il Monte Niblock e il Tempio Monte Whyte. Lago Louise è una nota località sciistica lungo la Icefield Parkway, ed è sede della tappa della Coppa del Mondo di Sci Alpino. Il tempo della scuola arriva presto e dopo 3 giorni saremo già sui banchi di scuola alla Stonehouse Woodworks, membro della British Columbia School of Log Building situata nella splendida Golden nella provincia del British Columbia, costruisce case di tronchi artigianali e ripristina le baite storiche e gli antichi palazzi di legno. «L'artigianato tradizionale e l'attenzione ai dettagli sono al centro di ciascuna delle nostre straordinarie case su misura e progetti di restauro di case di legno». Afferma con orgoglio Dave, titolare della Stonehouse Woodworks! E comunque, definirli “banchi di scuola” è improprio, perché i due giorni di corso saranno immersi nella neve e tra montagne di segature dove Dave ci insegnerà le tecniche d’uso del logscriber e della realizzazione degli incastri con la motosega. Gran parte della storia della città di Golden è legata alla Canadian Pacific Railway e all'industria del legno. Oggi, l'economia della città si basa ancora su queste due influenze, ma lo sviluppo di Kicking Horse Mountain Resort, il comprensorio sciistico della zona, insieme ad altre società di avventura all'aria aperta, ha permesso alla città di diversificarsi nel turismo. Il monte Seven, che si trova appena a sudest della città, è popolare tra gli appassionati di parapendio, deltaplano e mountain bike. La città fa parte della pista ciclabile del Triangolo d'oro


OTIA ET NEGOTIA

(attività che si svolge soltanto d’estate o meglio soltanto durante le calde estati). Dopo 2 giorni di corso con Dave sarà già ora di lasciare Golden e affrontare la lunga risalita delle montagne rocciose a Nord verso lo Yukon. Ci fermeremo a Williams Lake, una città nel Central Interior della British Columbia, in Canada, appena al di sotto di Prince George, la terra delle più grandi segherie della storia. Situato nella parte centrale di una regione conosciuta come Cariboo, è il più grande centro urbano tra Kamloops e Prince George, con una popolazione di 10.000 abitanti nei limiti della città. Williams Lake ospita l'annuale Williams Lake Stampede, che si svolge nel fine settimana del Canada Day. È la città natale di Rick Hansen, l'atleta paraplegico canadese e attivista per le persone con lesioni del midollo spinale, che è diventato famoso durante il suo tour mondiale per la raccolta di fondi di Man in Motion. Ma non è tutto perché negli ultimi anni Williams Lake è diventata importante per il programma TV “timber king” che viene trasmesso in Italia

con il nome ”pazzi per il legno” prima su Dmax e ora sul canale Alfa. Questo programma TV, a metà strada tra un reality di carpenteria e un documentario sulle case costruite con il sistema loghome, si riferisce particolarmente a una fabbrica, la Pioneer Log Homes, che oggi è affiliata ad altre colleghe nord americane e che costruiscono case di tronchi in tutto il mondo. Nel loro sito riportano questo: «C'è qualcosa di veramente speciale nel modo in cui Pioneer Log Homes progetta ogni singola struttura. Realizziamo scrupolosamente ogni singolo dettaglio per consegnare il tuo log di classe mondiale in tempo, nel budget e in equilibrio con la perfezione della natura.

On the Rocky Mountains Discovering loghome in the Canadian Rocky Mountains: a real journey, which will take place from January 15 to 25, 2019, open to anyone who wants to take a closer look at this construction technique and breathe in the aroma of red cedar.

In apertura Andrea Zenari in viaggio, così come i tronchi sotto, alcune immagini di log home in costruzione e nelle pagine seguenti oggetti e arredi costruiti con il legno locale.


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I costruttori e i progettisti di Pioneer Log Homes sono molto orgogliosi di un lavoro ben fatto, sapendo che le lussuose case di tronchi che costruiamo e le foreste che aiutiamo a sostenere dureranno nel tempo e saranno apprezzate per molte generazioni e secoli a venire». Insomma a 8000 km di distanza già sento il profumo della segatura di Cedro rosso e sento i cavalli delle motoseghe che vanno al massimo per segare quei tronchi giganti. La Pioneer ha diffuso “il virus della febbre del legno” e da quando sono in onda alla TV hanno

incominciato a realizzare mobili e molti attrezzi per la casa, tutti fatti di tronchi e come mi dice Garry Crosina, il direttore commerciale con lontane origini trentine: «riceviamo ogni giorno migliaia di mail e telefonate dai nostri fans che vogliono acquistare dai mille gadget disponibili sul sito ai prodotti quali mobili e case, ma anche soltanto sacchettini di segatura con i quali diffondere il profumo del legno nelle proprie case». Purtroppo, come in tutti i sogni, alla fine ci si deve svegliare e tornare alla normalità ed ecco che sarà giunto il momento di prendere la via del ritorno e metterci in viaggio per la lunga trasferta verso Vancouver. Vancouver è una splendida perla posta tra le montagne e l’oceano pacifico, qui il clima è sempre mite e non a caso la popolazione è in continua crescita. Vancouver è costantemente classificata fra le prime tre città più vivibili del mondo. Secondo il rapporto 2010 della Mercer Human Resource Consulting, ad esempio, Vancouver è considerata la prima città al mondo per qualità della vita. Nel 2007 Vancouver era la seconda città più cara del Canada dopo Toronto e la 89ª a livello globale. Qui ci attende il museo di antropologia posto all’interno dell’Università del British Columbia e tante tante case di legno costruite a telaio. Una visita particolare che faremo è costeggiare il fiordo, trafficato da navi mercantili e chiatte con tronchi, fino alla “Teal cedar products”, dove Scott ci guiderà in visita della sua segheria dove produce scandole di Cedro rosso americano. Vi aspetto quindi a gennaio sulle montagne rocciose tra legno e ghiaccio.


Loghome o blockhaus? Loghome o blockhaus? Case di tronchi o di travi? Con il termine di origine tedesco Blockhaus, anche noto in inglese come Blockhouse, si intende una tipologia di abitazione con pianta rettangolare e circondata da pareti in legno. Il termine "blockhaus" è di origine tedesca, forse legata all’olandese medio blokhus e al francese del XVIII secolo blocus. L’enciclopedia Treccani descrive il termine "blockhaus" nel modo seguente: ‹blòkhaus› s. neutro tedesco (propri «casa, costruzione di tronchi»; pl. Blockhauser‹blokhoüër›), usato in italiano al maschile. 1. Tipo di abitazione a pianta rettangolare, con pareti formate da travi sovrapposte e tetti di solito a spioventi, che è stato adottato fin da tempi remoti, e in certe zone è tuttora, l’abitazione tipica delle popolazioni sedentarie delle zone temperate e fredde dell’Eurasia. 2. Per estensione, nome di un’opera difensiva, originariamente di tronchi d’albero, circondata da un fosso o da difese accessorie, destinata a riparare un piccolo presidio: i primi esempi risalgono alla guerra d’indipendenza americana (1778). La tecnica di costruzione di una Blockhaus dispone l'utilizzo di tronchi, anche appena lavorati, ma comunque sovrapposti e stabilizzati tra di loro. Queste costruzioni presentano quindi strutture orizzontali e con tetti maggiormente sporgenti nei confronti degli angoli. La tradizione tirolese delle costruzioni di legno fonda le sue radici nel sistema costruttivo blockhaus, noto a molti perché tipico delle baite e dei masi di montagna. La stessa tradizione è diffusa tra le case Walser della Valsesia in particolare Alagna sotto il Monte Rosa e di molte valli Valdostane. Il sistema costruttivo blockhaus è anche diffuso a Livigno e a Nord Est nei villaggi cimbri dell’Altipiano di Asiago, del Cansiglio e della Val di Zoldo, Sauris e Sappada. Di fatto questa è la tipologia di abitazione utilizzata dalle popolazioni sedentarie che fin dal Medioevo vivevano nelle zona fredde alpine dell'Eurasia (anche nei Balcani).

Itinerario di viaggio IN CANADA TRA LE MONTAGNE ROCCIOSE, LOG-HOME E “PAZZI PER IL LEGNO” A GENNAIO 2019 SI PARTE PER IL BRITISH COLUMBIA PER UN VIAGGIO SPECIALE DEDICATO ALLE COSTRUZIONI DI LEGNO 15.01.19 Venezia-Londra-Calgary partenza 07.00 e arrivo 15.45 La partenza è di primo mattino da Venezia e dopo lo scalo a Londra si prosegue per Calgary. L’arrivo ad Alberta è previsto nel primo pomeriggio e dopo le procedure doganali e il ritiro della macchina si proseguirà subito verso il Parco Nazionale di Banff e si dormirà nell’omonima cittadina. Il 16 gennaio ci si recherà sulle nevi di Lake Louise, per sciare, girare con le motoslitte oppure soltanto per passeggiare attorno allo splendido lago ghiacciato. Verso sera si proseguirà per Golden BC attraversando il Parco Nazionale di Yoho sulle montagne rocciose. Il 17-18 gennaio si inizieranno a studiare le tecniche del “loghome sistem”, per imparare a lavorare i tronchi e realizzare le cabin, piccole o grandi ville fatte soltanto con tronchi di Cedro rosso incastrati tra di loro. Nei due giorni successivi si arriverà alla British Columbia School Of Log Building (costo del corso 400 CAN $ e saranno necessari i DPI per l’uso della motosega). Il giorno 19 è dedicato al trasferimento verso Williams Lake, per più di 7 ore si sarà immersi nei boschi di conifere e si farà una sosta tecnica a Kamloops. Domenica 20 gennaio è previsto un momento di relax tra case di tronchi e il 21 al mattino si sarà ospiti negli uffici della “Pioneer loghomes buildings” e forse si potranno incontrare i carpentieri del telefilm “pazzi per il legno” che in Canada viene chiamato “Timber Kings”. Nel pomeriggio si prenderà la strada per Vancouver: circa 6 ore di viaggio. I giorni 22-23 e 24 a Vancouver è prevista la visita della città e del fantastico museo di Antropologia posto all’interno dell’Università del British Columbia, di una riserva indiana e se il tempo lo permetterà il giorno 23 si andrà nell’Isola di Vancouver a visitare la foresta dei Cedri Giganti. Il 24 mattino è prevista la visita a un produttore di Scandole di Cedro rosso canadese. 24.01.19 BA084 Vancouver-Londra-Venezia partenza 21.10 e arrivo alle 21.50 del giorno dopo. Sconto speciale per chi si iscrive entro fine aprile 2018: 2.000 euro circa per informazioni contattate g.galeazzi@zeppelin.it.


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di Sonia Maritan

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La fabbrica in fiera

Pierluigi Gambardella ci racconta di Essetre a LIGNA 2017 e ci anticipa di XYLEXPO 2018 all'Open house del 16 aprile 2018, attraverso le sue parole leghiamo idealmente i due principali appuntamenti fieristici del settore, ormai alle porte quello meneghino. Presso lo stand di Essetre ad Hannover ci aveva spiegato quale fosse la modalità espositiva che caratterizza la presenza dell’azienda a tutte le più importanti fiere di settore. Sul mercato tedesco rappresentavano un piccolo ciclo di produzione completo e a Xylexpo porteranno altri due impianti nuovi, Tecno Multiwall e Tecno Progress, perché a “casa” di Gianni Sella le novità sono all’ordine del giorno. una macchina veloce per la travatura, e quindi una macchina che esegue la composizione della parete a telaio con la graffettatrice automatica». Una linea completa che un carpentiere o un costruttore potrebbe acquistare? «Esatto e che qui in fiera trova rappresentata come se fosse installata nella sua fabbrica».

Nell'immagine sopra Sonia Maritan con Pierluigi Gambardella alla Ligna 2017, a destra con Gianluca Viero al Batimat 2017, nell'ultima pagina con Cristina e Gianni Sella all'Open house 2018, dove fra loro è ritratto anche Pietro Ferrari. Nelle pagine successive alcuni dettagli del ciclo di produzione delle travi per le pareti a telaio presentato alla Ligna e a seguire Tecno Multiwall e Tecno Progress che verranno presentati a Xylexpo: fotografati in anteprima all'Open house 2018 presso la Essetre.

Iniziamo dalla Ligna 2017, dove ci troviamo con Pierluigi Gambardella. «Al nostro stand presentiamo due macchine. La prima, per la lavorazione delle travi è una macchina nuova, in quanto, come in tutte le fiere, Essetre porta le novità: questo centro di lavoro, Tecno Saw, serve soprattutto per la lavorazione della travatura e in particolare le lavorazioni delle travi per le pareti a telaio. Abbiamo anche un piccolo ciclo di produzione, con il quale tagliamo le travi per il telaio, e le passiamo successivamente alla macchina per la composizione della parete e la graffettatura-squadratura della stessa». Perché la scelta di puntare sulla parete a telaio? «Perché in Germania la maggior parte della produzione è costituita da pareti a telaio, e anche in Inghilterra e negli altri Paesi nordici la parete a telaio rappresenta la tipologia costruttiva prevalente. L'idea è quella di avere

Ad Hannover merita un accenno, il gadget che hanno creato, un’idea simpatica, per la natura degli omaggi “fai da te” di Essetre. Non è la prima volta che pensate a dei gadget lignei! «A tutti i nostri clienti o a chi comunque si sofferma a vedere le macchine, regaliamo un piccolo gadget, che ogni anno cerchiamo di differenziare. Quest'anno è un portacellulare con una raffigurazione particolare: il logo di Essetre. Lo scorso anno era un bicchiere da


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birra di legno. Cerchiamo in questo modo di fare comunicazione in modo simpatico, appunto, un po’ originale». La successiva intervista a Pierluigi Gambardella la raccogliamo in occasione dell’open house di Essetre, solo qualche settimana prima di incontrarli a Milano. Il portacellulare di Essetre è sulla mia scrivania (di legno) da allora: da Hannover a Milano, cosa è possibile anticipare ai lettori di Struttura Legno riguardo Xylexpo? «Per Xylexpo e in questa open house stiamo presentando due macchine, come sempre innovative, nel campo delle strutture di legno, la prima è la Tecno Multiwall lunga più di quaranta metri, specifica sia per le pareti X-Lam sia per le pareti a telaio. È una macchina con doppio banco per poter lavorare in ciclo nonstop in modo da poter lavorare in continuo: mentre su un piano si prepara il carico o effettua lo scarico, nell'altro piano si effettuano le lavorazioni. La novità per questa macchina, fiore all'occhiello di Gianni Sella, è la testa a cinque assi con motore di 55 kW e una lama da 1 metro e 200 millimetri indipendente dalla testa con un motore da 53 kW. Questo aumenta la produttività della macchina, perché non abbiamo i tempi morti del cambio utensile e abbiamo dei gruppi operatori molto performanti: abbiamo due teste utensili molto robuste e con motori potenti dove possiamo montare frese molto massicce e, appunto, una lama da un metro e 200 millimetri». Di quale potenzialità produttiva parliamo? «Il cliente a cui abbiamo venduto la più recen-

te configurazione ha la possibilità di produrre una casa al giorno, che equivale a un'abitazione di 100-150 metri quadrati. A differenza del passato, abbiamo acquisito dei grossi clienti dell'industria, tra cui la ditta Costantini di Perugia che costruisce case di legno e la ditta Legnotech di Tirano in provincia di Sondrio, in cui saranno in funzione questi centri di lavoro di grandi dimensioni». Anche la Tecno Progress, come la Tecno Multiwall, ha dimensioni davvero strabilianti che raggiungono i 40 metri, basta la loro presenza a spiegare che proporzioni debba avere il reparto produttivo di Essetre, nel quale ci troviamo, mentre ci dirigiamo verso questo altro centro di lavoro. «La Tecno Progress, un altro brevetto della Essetre, è una macchina molto flessibile in cui c'è una zona in cui si lavorano le travature e una zona dove si lavorano le pareti: è un modello che ci sta dando tantissime soddisfazioni sul mercato, perché è una macchina unica nel suo genere: la sua flessibilità, infatti, è quella che stanno cercando oggi i costruttori di case e di edifici in legno. Consideriamo che questa macchina, oltre a lavorare travi e pareti, può lavorare diverse tipologie di pareti: XLam, telaio, travi curve, sul banco, e tutto ciò che si desidera a livello di legno strutturale». Quando è nato questo brevetto? «Questo brevetto è nato sette-otto anni fa attraverso la collaborazione con la ditta Boraschi. Quindi nasce da una richiesta del cliente che abbiamo studiato assieme a lui».

Da sinistra a destra: testa a 5 assi brevettata completa di lama fissa per eseguire tagli veloci. Testa a 5 assi con cono HSK63F per le fresature, forature, code di rondini ecc.. Testa a 5 assi completa del magazzino Cambio utensili da 8 postazioni.


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In alto: TECHNO SAW centro di lavoro a CNC completo di carico e scarico.

Un altro brevetto di Gianni Sella? «Ogni macchina Essetre rappresenta una tecnologia messa a punto da Gianni Sella. La forza dell’azienda è proprio quella di offrire macchine flessibili, tecnologie brevettate che ci danno la possibilità di differenziarci dagli altri».

Qual è per Essetre il mercato attuale con riferimento al settore del legno strutturale? «Il settore del legno strutturale, che rappresenta per Essetre l’80% del fatturato aziendale, ci vede presenti su tutti i mercati consolidati, ma stiamo investendo moltissimo anche in America e in Australia.


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Abbiamo qualche mese fa consegnato tre centri di lavoro in Cina e in Giappone, dove, per una grossissima azienda abbiamo realizzato una macchina per la produzione di pareti XLam, un settore che, in Giappone, si sta sviluppando moltissimo. Possiamo dire che il nostro mercato si suddivide equamente per il 50% in Italia e per l’altro 50% all'estero». Un dato che indica un mercato interno florido? «In Italia i nostri impianti entrano nell'universo della produzione 4.0 e fruiscono dell'iperammortamento del 250%, che ci ha molto facilitato nella vendita delle tecnologie, anche l'anno scorso». Quali caratteristiche deve avere l’impianto per rientrare nella produzione 4.0? «Il software connesso all’impianto deve essere operativo dall'ufficio e deve essere dotato di simulatore con la possibilità di ottimizzare il materiale. Aggiungiamo che i motori sono tutti digitali, sotto Inverter, quindi motori che hanno una grande produttività».

From Ligna to Xylexpo Pierluigi Gambardella tells us about Essetre at Ligna 2017 and anticipates Xylexpo 2018: through his words we ideally tie the two main trade fairs in the sector, now the Milanese one. At the Essetre stand in Hanover, he explained to us what the exhibiting method that characterizes the company's presence at all the most important trade fairs. On the German market they presented a small complete production cycle and at Xylexpo they will bring two more new plants, Tecno Multiwall and Tecno Progress.


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di Sonia Maritan e Pietro Ferrari

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Vocazione ibrida

Ci accoglie, inondato di luce, un tavolo riunioni di legno con lettere di calcestruzzo incastonate a comporre la scritta Wood Beton, intorno siedono: Luca Dal Bianco e Ugo Campeotto per Hundegger Italia – rispettivamente Amministratore delegato e Responsabile Commerciale dell’azienda –, Nino Nulli, Alberto Giorgi e Luana Felappi – rispettivamente Direttore Commerciale, Direttore Tecnico e addetta al marketing per Wood Beton –, Sonia Maritan e Pietro Ferrari – rispettivamente Direttrice Responsabile ed editore di Web and Magazine –. L’azienda è una di quelle realtà che guarda lontano con l’ambizione di ristrutturare il nostro intero Stivale con il nuovo sistema RhinocerosWall®, in particolare quel patrimonio edilizio leso dalle numerose attività sismiche che hanno devastato porzioni del Paese. Innovazione continua, dunque, la parola d’ordine di Wood Beton, nella quale la tecnologia Hundegger risulta determinante. Nino Nulli ci racconta della storia dell'azienda: il Gruppo Nulli fornisce da oltre 60 anni legname e strutture di legno per l'edilizia. «La Nulli è nata nel 1953 mentre la Wood Beton nel 1989. Io e mio fratello abbiamo avuto la fortuna di avere questa azienda fondata da nostro padre, Vigo Nulli, come detto negli anni '50. Nel 1989 lavoravamo in azienda da alcuni anni: allora il core-business era la vendita dei tetti. Ma, poiché la concorrenza era molta, era necessario creare un sistema che ci consentisse di poter vendere a prezzi più bassi.

In apertura, Luca Dal Bianco e Ugo Campeotto di Hundegger con Sonia Maritan, direttrice di Struttura Legno. Nella pagina a destra dall’alto in basso, attorno al tavolo: Nino Nulli, Luana Felappi e Sonia Maritan, Ugo Campeotto e Luca Dal Bianco, Nino Nulli e Alberto Giorgi, ancora mentre mostra a video il sistema RhinocerosWall® a Sonia Maritan.

Ci hanno suggerito, a tal proposito, di collaborare con le Università, cosa che abbiamo fatto e che continuiamo a fare tutt’ora, in quanto risponde a una reciproca convenienza. Abbiamo iniziato con l'Università di Brescia e adesso collaboriamo anche con il Politecnico di Milano». L’ingresso in azienda di Nino Nulli precede di poco la nascita di Wood Beton. «La Wood Beton Spa, azienda specializzata a livello nazionale nella progettazione e nella produzione di sistemi costruttivi per l’edilizia, nasce nel 1989 da un brevetto dell’Ing. Giovanni Spatti: un sistema innovativo di connessione tra legno e calcestruzzo. L’azienda si afferma sul mercato sia nell'ambito residenziale, soprattutto a seguito dell’esperienza maturata con la partecipazione al Progetto C.A.S.E., per la ricostruzione in Abruzzo del 2009, sia in quello delle grandi strutture di legno, firmando negli anni opere prestigiose, come il Teatro “La Fenice” a Venezia, il Teatro “Alla Scala” a Milano, la Strand East Tower a Londra e l’Albero della Vita, simbolo di Expo 2015. La volontà di superarsi continuamente per offrire al mercato standard sempre più evoluti, si è tradotta nella realizzazione di sistemi brevettati che hanno cambiato il modo di costruire: l’idea della struttura mista legno-calcestruzzo, e la messa in opera solo in ultimo della struttura pre-assemblata in stabilimento, ha rivoluzionato le performance dei due materiali connessi, i tempi di consegna, il cantiere e la sicurezza degli operai. Nonché le aspettati-


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ve di ogni committente. Così, al primo brevetto del 1990 per il solaio misto legno-calcestruzzo in opera Wood Beton, ne seguono molti altri: quello per il solaio Prepanel®, per le scale prefinite Easy Step® e Nautilus®, per il bagno preassemblato Hot&Cold® e, per finire, il brevetto per Aria®, la parete ventilata che associa il legno al calcestruzzo e che, utilizzata congiuntamente ai solai e alle coperture Prepanel®, concorre a realizzare un involucro edilizio altamente performante dal punto di vista termo-igrometrico, acustico e statico, il primo in Italia ad avere ottenuto la marcatura CE mediante il conseguimento del Benestare Tecnico Europeo ETA». X-Aria®, un prodotto più recente, rappresenta un’ulteriore evoluzione. «Si tratta di un’evoluzione della parete Aria®, che vede l’impiego dell’X-Lam affiancato a una “crosta” esterna in calcestruzzo con all’interno un'intercapedine d'aria che consente quindi di dare più solidità alla struttura e garantire la ventilazione della parete». Mentre parliamo, fa capolino sul video della sala riunioni l’ultimissimo prodotto di Wood Beton: Rhinoceros-Wall®, un sistema che permette di adeguare sismicamente gli edifici esistenti. «Si tratta di un “esoscheletro multifunzionale”, che permette con la posa di un solo elemento di adeguare sismicamente l’edificio e riqualificarlo dal punto di vista energetico. È un sistema impiegato per gli edifici prevalentemente costruiti negli anni Sessanta e Settanta, che hanno bisogno di essere riqualificati sismicamente – considerato che l'Italia si è “oggi” scoperta tutta a rischio sismico – e devono essere adeguati attraverso un iter certo, mente risulta difficile, in mancanza di stratigrafie e disegni che documentino il tipo di materiale utilizzato ai tempi della costruzione, risalire alle sezioni murarie costituenti l’edificio. Il nostro nuovo sistema rappresenta invece una integrazione delle strutture esistenti che “incamicia”, con-


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troventandole e tenendole ferme, senza coinvolgere le persone che abitano nell'edificio e senza distruggere i muri esistenti. Il suo successo sarà decretato dall’adeguamento che assicura dal punto di vista tecnico e sismico – ma anche impiantistico – consentendo inoltre di accedere ai bonus per le ristrutturazioni». Con piacere constato che esiste un sistema che può contribuire a ristrutturare l'Italia perché scongiura l’abbandono delle aree colpite dai terremoti e la conseguente rinuncia del patrimonio identitario di ogni inimitabile genius loci. «Il sistema si presta a svolgere pienamente questa funzione, anche se si lavora tuttora in un contesto difficile perché l'edilizia non è ancora del tutto ripartita: abbiamo assistito a una Terza Guerra mondiale! Ma il nostro Gruppo si è contraddistinto per la propria capacità innovativa, investendo nella mano d'opera, nell'ufficio tecnico aumentando quella che è la sua qualità e la sua possibilità di trovare soluzioni tailor made per ogni cliente, cercando di lavorare in quelle che erano delle nicchie che oggi si stanno trasformando in segmenti veri e propri di mercato». La tecnologia Hundegger – che rappresenta, nel suo ambito, la parte più cospicua degli investimenti – nella storia del Gruppo Nulli ha avuto, sempre, un ruolo determinate. «Il nostro rapporto con Hundegger è ormai storico. Abbiamo 5 centri di taglio di Hundegger: una K2i 1250, una K2 625 e un Robot Drive qui

Nelle foto in alto: Hundegger Robot Drive, dettagli di una tecnologia d'avanguardia. A destra: Il carico delle travi lamellari.

a Iseo (provincia di Brescia), e una K2 900 e una K2i 625 a Milano. Abbiamo sempre ricomprato Hundegger, ci siamo anche guardati intorno cercando di essere patriottici, ma in realtà quello che loro sanno fare, lo sanno fare meglio. Ci troviamo bene, le macchine sono più intuitive rispetto alle altre, “user friendly” e sono macchine che necessitano di una manutenzione normale, senza spese particolari. Danno in ogni caso una buona assistenza». L’assistenza l’abbiamo sentita menzionare con orgoglio altre volte da Luca Dal Bianco. «L’assistenza per noi è importante tanto quanto le vendite delle macchine. Abbiamo lavorato molto e cerchiamo sempre di migliorare il servizio post vendita dando anche la possibilità di risolvere i problemi a distanza tramite connessione remota direttamente alla macchina. Anche dalla sede in Germania, dove tutti i tecnici parlano inglese, sono in grado di dare questo servizio a tutte le macchine installate al mondo. Hundegger ha investito molto sull’assistenza perché è un segno di serietà e professionalità; così facendo crediamo di dare sicurezza ai clienti e un ritorno di fidelizzazione. Questa è la filosofia Hundegger; una componente importante del pacchetto che proponiamo». Alberto Giorgi apprezza molto la filosofia Hundegger. «Certamente ci viene garantito un dialogo migliore con l'ufficio progetto ma la nostra scelta è dettata anche dal fatto che Hundegger, tra tutti i produttori di macchine a


controllo numerico, è quello più inserito all'interno del mondo edilizio, mentre la concorrenza è più indirizzata all’ambito della meccanica. In edilizia ogni costruzione, dalla villetta alla palazzina, è customizzata e ingegnerizzata ad hoc, e quindi ci vuole una macchina molto flessibile che ben dialoghi con i software gestiti dai tecnici. Si parte dal concetto di ingegnerizzazione, quindi di dimensionamento strutturale e si dialoga con Autocad: un ambiente molto vicino al tecnico. Per noi è stato determinante che la macchina fosse molto vicina e dotata di uno strumento che dialogasse bene con questo programma: il punto, la linea e il piano ben si sposano con Autocad e Autocad ben dialoga con il concetto tramite l'applicativo che è SB». L’acquisto del Robot Drive sembra sposare la stessa logica. «Il passaggio al Robot Drive era quasi dovuto per “realizzare” l’industria 4.0. Le K2i 1250 sono macchine meno elettroniche, sono elettromeccaniche, certamente più modulari, quindi centralizzate alla produzione con la massima resa e comunque eccezionali; nei nostri capannoni le K2i 1250 sono tutte in funzione, dalla prima acquistata nel 2005 fino all’ultima». Luca dal Bianco evidenzia che le macchine Hundegger non vengono mai dismesse! «In questo ottimo anno che è stato il 2017, in cui molte industrie hanno investito in Hundegger quasi nessuno ci ha restituito la macchina vecchia, se la sono tenuta. Lo scorso anno abbiamo fatto un 10% in più in Italia, e la legge sull'iperammortamento ci ha aiutato molto». Il disegno di Alberto Giorgi guarda comunque molto avanti. «Assieme all'investimento sul Robot Drive, per l'ottimizzazione del taglio, stiamo investendo anche sul BIM e sull'ERP: abbiamo in corso un'evoluzione del gestionale ERP importante e molto pesante: un progetto sul BIM tramite Autocad, Architecture, Hsb e il software Cambium. Il nostro progetto è che tra l'operatore – che copia – e il suo strumento di lavoro – che è l'ambiente di disegno – il lavoro si sposti esclusivamente in ambiente disegno. Il BIM raccoglie le informazioni necessarie e le passa al gestionale per quanto riguarda tutto il pro-

cesso – rintracciabilità, costi, etc –. Questa configurazione è quella che abbiamo l'obiettivo di raggiungere, entro fine anno, connettendo questi tre software: ERP, BIM, Cambium». Nella logica di Industria 4.0, i diversi impianti saranno chiamati a operare secondo la tipologia produttiva. «Secondo la commessa e il tipo di lavorazione sull'elemento si sceglierà di utilizzare la K2i 1250 o il Robot Drive. Questo, per quanto riguarda l’ingegnerizzazione del pezzo-legno, lavorato per essere utilizzato assieme alla collaborazione di resine epossidiche nell’elemento finale: il cemento “lo fa” il legno e l'acciaio “lo fa” l'acciaio, solo che vengono connessi e collegati fra di loro tramite l'utilizzo di queste resine e di queste colle che potrebbero essere epossidiche o poliuretaniche. Il processo produttivo che riguarda le geometrie dei pezzi lignei sarà quindi affidato all’Industria 4.0.: dall'ufficio tecnico nasce l'ordine di produzione, attraverso il BIM l'ordine di produzione dialoga con il software Cambium che tramite l'utilizzo di particolari procedure sceglierà se passare su una

In queste pagine, il Robot Drive, l'ultimo acquisto di una tecnologia Hundegger da parte del Gruppo Nulli, ormai cliente fidelizzato del costruttore di impianti.


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In queste pagine, da sinistra a destra e dall'alto verso il basso, Alberto Giorgi con Sonia Maritan in stabilimento e nella pagina destra mentre le mostra il sistema X-Aria®, poi la squadra al completo con Alberto Giorgi, Luca Dal Bianco, Nino Nulli, Ugo Campeotto e gli operatori alla macchina. Nella foto sotto, Nino Nulli e Alberto Giorgi con Pietro Ferrari. Al centro, un binomio vincente, WoodBeton e Hundegger: Luca Dal Bianco mentre parla con un tecnico.

delle K2i 1250 oppure sul Robot Drive, o di differenziare i pezzi a seconda delle diverse funzioni delle due macchine, valutandole in termini di resa». Wood Beton – ritorniamo a parlare con Nino Nulli – realizza prodotti ingegnerizzati, puntando al massimo dell’industrializzazione. «Questo è un tema molto importante: vogliamo anticipare il più possibile le richieste del mercato, e considerare che alcuni committenti ritengono che il legno sia debole rispetto al calcestruzzo, oltre a valutare i costi. Ad esempio, per realizzare una palazzina uffici è quasi un peccato utilizzare solo il legno che deve poi essere controsoffitato per le norme antincendio. Noi utilizziamo legno, metallo e cemento indifferentemente, i tre materiali fondamentali, secondo le loro diverse caratteristiche e i costi: questo ci consente di non essere solo dei fornitori ma di diventare anche dei General Contractor. Il cliente è contento perché ha a che fare con un unico interlocutore». D'altra parte, fornire un progetto "chiavi in mano" significa avere innanzitutto una visione oggettiva del disegno finale. «Si parte dalle esigenze architettoniche che ci vengono proposte dal committente, si comin-


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cia a dialogare con il progettista e, sulla base di questo, decidiamo quali sono i materiali migliori da impiegare. Garantendo soprattutto due cose fondamentali al nostro mercato: la certezza dei costi e dei tempi. Pensiamo anche alla sicurezza, perché l'operatore, invece di essere esposto verso l'alto per mesi, lo è per pochi giorni, riducendo così la possibilità di un incidente. Salvaguardiamo la vita delle persone con i nostri sistemi costruttivi». In stabilimento davanti al Robot Drive, scopriamo con Alberto Giorgi che proprio mentre siamo lì l’impianto sta realizzando i primi travettini di prova, e ci promettono che sarà operativo in un paio di settimane, per garantire maggior produttività ma anche maggior precisione, flessibilità... «In tema di macchine a controllo numerico è chiaro che la connessione di queste macchine con fibre ottiche viene fatta direttamente in ufficio, quindi non c'è più lo scambio di infor-

mazioni tramite la classica pennina e si dialoga direttamente in posizione di stazione remota. Sempre meno sono anche le lavorazioni manuali e quindi cresce il livello di qualità e anche lo standard rimane costante. Una classica parete in X-Lam che viene inserita, tagliata e lavorata per poi essere assemblata e andare a costituire un insieme strutturale e funzionale dal punto di vista termico, acustico, sismico, passa poi al reparto di assemblaggio del prefabbricato di industrializzazione del legno. Hundegger, rispetto l’ingegnerizzazione edile dei pezzi, rappresenta il primo step a livello di produzione». Terminiamo con il ritratto che del Robot Drive ci fa Ugo Campeotto. «Si tratta di una macchina completa, equipaggiata con una lama di taglio da 800 millimetri in cinque assi indipendente e il braccio robot con il cambio utensile. Oltre al magazzino utensili standard con 16 posizioni, dispone di un magazzino supplementare, dove alloggia l'aggregato mortasa. Inoltre, vi sono unità supplementari come l'estrattore del pezzo lavorato che velocizza l'uscita dello stesso e il contenitore dove i pezzi lavorati di piccole dimensioni – da 17 fino a 40 centimetri – cadono e sono portati vicino all’operatore evitando di farli cascare all’interno della zona di taglio».

Research and technology Nulli was born in 1953 while Wood Beton in 1989- At the beginning the mission was the sale and building of roofs. But because there was a lot of competition, it was necessary to create a system that would allow to sell at lower prices. In this regard, we collaborate with the universities, as it responds to reciprocal convenience. Nulli and WoodBeton started with the University of Brescia and now also collaborate with the Polytechnic of Milan . The Hundegger Robot is a complete machine, equipped with an 800-mm cutting blade in five independent axes and arobot arm with tool change. In addition to the standard tool magazine with 16 positions, it has an additional warehouse, where it houses the mortise aggregate. In addition, there are additional units such as the extractor of the workpiece that speeds up the output of the same and the container where the small pieces of work - from 17 to 40 centimeters - fall and are brought close to the operator avoiding to make them end within the cutting area.


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Percorsi di ricerca e qualità

Biesse Group, Uniteam e Leitz: convergenze verso l'alto, in un percorso che ha portato Uniteam nell'orbita di Biesse, partner di Leitz. Approfondito il dialogo fra Silvano Maddalon e Giovanni Gregori, dal quale emerge quanto siano determinanti gli utensili per le prestazioni dichiarate dal costruttore di macchine.

In queste pagine: Silvano Maddalon (Uniteam) a sinistra con Giovanni Gregori (Leitz) a destra. L'ufficio tecnico. La squadra dei progettisti con Silvano Maddalon: da sinistra, Roberto Serafino, Giacomo Canin, Flavio Mendo.

Raccontare ai nostri lettori la nuova realtà Uniteam è riallacciare il filo di un percorso di ricerca e sviluppo nel campo dei diversi settori della lavorazione del legno e dei materiali compositi, ma è anche fare la cronaca di un incontro tra l'azienda vicentina e Biesse Group che ha portato in evidenza un impegno costante nel campo delle costruzioni in legno. Ci piace anche parlare dello stretto rapporto di collaborazione tra Uniteam, da due anni parte integrante di Biesse Group, e Leitz, il leader tedesco degli utensili (e una volta tanto usiamo questo termine con la massima appropriatezza). Pietro Ferrari - Raccontiamo ai nostri lettori qual è stato il percorso che ha portato Uniteam nell'orbita di Biesse Group. Silvano Maddalon - «La proprietà di Uniteam è partita dalla constatazione che era assolutamente necessario investire in nuovi prodotti e in nuove strategie e che la forza dell'azienda non era in grado di supportare talune iniziative che si intendevano portare avanti sia dal punto di vista del prodotto sia dal punto di vista del marketing sia da quello della penetrazione sui mercati internazionali. È così iniziata la ricerca di partner o investitori che potessero aiutare l'azienda a fare un passo avanti. Questa ricerca ha portato a contatti con Biesse Group che, a sua volta, stava valutando la possibilità di espandersi per incorporazioni anziché per crescita organica. Sicuramente il Gruppo aveva tutte le risorse per percorrere questa seconda via ma desiderava abbreviare i tempi per raggiungere questo risultato in alcuni segmenti di mercato in cui non era presente. Il primo segmento che Biesse Group intendeva cominciare a penetrare era quello dei materiali compositi in cui un nostro concorrente molto brillante ci dimostrava come fosse possibile raggiungere risultati di fatturato

importanti in un settore in rapidissima crescita, difficile anche da descrivere nella sua variegata e complessa struttura. In questo settore, Uniteam aveva portato a termine alcune importanti esperienze, affrontando diverse sfide nel mondo dei compositi. Un suo punto di forza era, tra gli altri, la conoscenza di quei controlli numerici specifici prodotti da Siemens e da Heidenhain e propri del mondo della meccanica. Da lì è nato l'interesse di Biesse Group nei confronti di Uniteam, ma lungo questo percorso il gruppo pesarese ha potuto anche constatare la grande competenza e presenza sul mercato dell'azienda nel campo dei centri e delle linee a controllo numerico per gli elementi in legno dedicati al mondo delle costruzioni, fossero essi travi o panneli CLT e X-Lam». UN MERCATO IN CRESCITA PER VOLUME E CULTURA TECNICA «Un mercato - continua Maddalon - che si è trovato in una fase di grande crescita e molto interessante e, in qualche modo affine, a quello che Biesse faceva nel mondo del serramento con le tematiche di Solid Wood. A metà 2016 c'è stato l'annuncio ufficiale e da lì in avanti si sono delineate una serie di attività di


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vario genere. Biesse Group ha iniettato grande fiducia, grande entusiasmo e, soprattutto, ha dimostrato una forte volontà di investire: siamo passati da un'unità produttiva che aveva 57 dipendenti a una situazione attuale dove sono quasi 90. Molte risorse sono state destinate all'ufficio tecnico, risorse specializzate di alto livello, tra cui un certo numero di giovani ingegneri a supporto dei collaboratori più esperti». Pietro Ferrari - C'è anche una condivisione del software che Biesse Group continua a sviluppare? Silvano Maddalon - «C'è soprattutto una condivisione di risorse: il software utilizzato sulle macchine Biesse nel settore, per esempio, del serramento non è esattamente sovrapponibile nel settore delle costruzioni, perché ci sono delle specificità che contraddistinguono le costruzioni di legno. Come è noto, tutto parte da un progetto architettonico che nasce su CAD specifici e viene ben definito dal format BTL che consente di portarsi dietro informazioni geometriche ma anche altre informazioni legate al progetto, e la macchina deve essere in grado di importare il progetto completo e attraverso un CAD/cam che è a bordo del CN deve riuscire a riconoscerlo e ad associare tutte le lavorazioni relative ai piccoli pezzi, a operare un'ottimizzazione per sezioni e generare programmi macchina in tempi molto rapidi. Tutto questo avviene però con dei software dedicati e deve interfacciare dei CAD di settore che sono diversi da quelli del serramento o da altri utilizzati nell'industria del mobile. In questo campo, invece, Uniiteam aveva competenze specifiche e importanti maturate in anni di esperienza». Pietro Ferrari - Tutto questo in un settore in costante evoluzione... Silvano Maddalon - «Certamente, per esempio, nel mondo del CLT hanno luogo le dinamiche più spinte con integrazioni di macchine all'interno dei cicli produttivi sempre più avanzate. Le richieste si avvicinano, in alcuni casi, a quelle che possono essere quelle delle più importanti industrie del mobile, dove si ragiona per lotto, dove si studia l'ottimizzazione del nesting di ogni piccola commessa. All'interno di un master panel abbiamo, per esempio, più di una pressa con una sua cadenza e, quindi, dobbiamo dare alle macchine in questo caso una logica che, a volte, richiede l'utilizzo di un supervisore, il più delle volte in carico al cliente, ma sempre più ci stanno arrivando richieste

Paths of quality Telling our readers about the new Uniteam reality is reconnecting the thread of a research and development process in the field of the various woodworking and composite materials sectors, but it is also the chronicle of a meeting between the Vicenza-based company and Biesse Group which brought out a constant commitment in the field of wooden constructions. We also like to talk about the close collaboration between Uniteam, an integral part of the Biesse Group for two years, and Leitz, the German leader of the tools (and once in a while we use this term with the utmost appropriateness). spinte per rispondere alle quali non è più sufficiente fornire un grosso centro di lavoro ma bisogna anche mettere in gioco la meccanizzazione e una gestione che richiede non solo competenze in capo alla singola macchina ma ragionare come in un insieme». Pietro Ferrari - Questo dimostra come la cultura Biesse assieme alla cultura Uniteam sia uno straordinario moltiplicatore di idee. Silvano Maddalon - «Quello che è successo a livello di ufficio tecnico è stata una maggiore sinergia tra l'unità produttiva di Uniteam, e la sede centrale attraverso l'arrivo di un direttore tecnico, Gianluca Maserati, con una grossa esperienza nel settore del massello, proveniente da Biesse Group. Una cosa da sottolineare è che all'interno di Biesse Group abbiamo definito un team che


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I reparti di produzione, spazi ordinati, in attesa della nuova sede.

lavora nel settore Solid Wood Housing, in modo da condividere alcune visioni, alcuni eventi e alcune risorse, mettere in scena degli incontri a tema sul solid wood, in maniera di cercare di ottimizzare anche l'utilizzo delle risorse dedicate alla vendita ma anche dei know-how trasversali che in qualche modo avvicinano i due settori, serramento e housing. La collaborazione in Biesse Group è essenziale tra quelle divisioni che possono condividere tematiche e risorse. Stiamo cercando in ogni caso di condividere la logistica ma anche di provare a condividere dei know-how trasversali. In questo senso ci sono dei progetti in corso anche con Viet per l'importante settore del CLT che oggi richiede sempre più un certo grado di finitura del manufatto con una parte dei pannelli che andranno a vista. Presso alcuni clienti vediamo già in funzione una calibratrice levigatrice sopra-sotto, perchè una percentuale di pannelli saranno visibili». Giovanni Gregori - «È difficile seguire un mercato come l'attuale, in continua evoluzione». Silvano Maddalon - «Già da qualche anno grossi nomi utilizzano levigatrici ad alte prestazioni per la finitura delle superfici del pannello: cresce, infatti, la quota di pannelli in vista nelle costruzioni. Si parla sempre più anche di verniciatura del pannello CLT che su uno dei lati si presenta tinteggiato. Questo implica un diverso approccio alle lavorazioni che sono richieste in macchina, perché, se il pannello viene montato all'interno delle intercapedini di carton gesso, la finitura e meno importante ma se il pannello è finito, gli spazi per l'impiantistica devono essere visti come lavorazioni all'interno del pannello stesso, utilizzando delle forature molto profonde che richiedono punte specifiche». Giovanni Gregori - «Sono punte molto lunghe che vengono corredate anche di un guidapunta». Silvano Maddalon - «È previsto un guidapunta e, in queste lavorazioni è prevista una iniezione d'aria attraverso la punta e una cava laterale che consente di scaricare il truciolo». PROTAGONISTA NELLE COSTRUZIONI IL LEGNO Pietro Ferrari - Vorrei anche ricordare che Uniteam si è presentata a Biesse Group con un portafoglio di realizzazioni molto importante... Silvano Maddalon - «Le Musèe du Vin di Bordeaux è stato realizzato con una macchina

Uniteam per le travi che, però, si avvale di dispositivi particolari per lavorare: il museo è un gioco di travi lamellari diritte e curve e anche di travi curve molto particolari ed è stato realizzato da uno dei grossi gruppi francesi, Harmony, che fa parte di Vinci Construction, una delle più grandi realtà delle costruzioni in Francia. Un'altra azienda del Gruppo Vinci ha realizzato lo stadio di Nizza, dove una struttura in acciaio si abbina con un potente completamento in legno. Ma anche in Italia abbiamo referenze importanti: purtroppo il mercato è stato penalizzato da una crisi che ha colpito poi in modo particolare il livello di mercato a cui Uniteam si rivolgeva, mentre un livello più vicino alle piccole imprese non era nelle nostre corde». Pietro Ferrari - Come si evolverà in futuro la proposta Uniteam su questo livello di mercato? Silvano Maddalon - «Nell'ambizioso progetto che ci siamo dati assieme a Biesse Group di coprire meglio questo settore di grande interesse c'è anche una sviluppo di prodotto che vuole rispondere alla domanda di un grande mercato che richiede centri di lavoro per la lavorazione della struttura (2by4) che costituisce il pannello della casa di legno intelaiata, presente in tutto il mercato nordamericano, in tutto il mercato australiano, in parte del mercato giapponese, dove però i produttori locali sono molto forti e lo occupano al novanta per cento; su questa tipologia ci sono anche richieste in tutto il Nordeuropa e nell'Est Europa. Questo centro di lavoro idealmente è compatto, di piccole dimensioni, intelligente e veloce, in grado di lavorare, oltre al 2by4, anche tutte quelle dimensioni di trave che in Francia si chiamano "ossature bois" che vanno da un massimo di sezioni di 200 per 4,50: non è la macchina che lavora il colmo del tetto delle Alpi italiane e francesi ma una macchina più piccola che arriva al massimo di sezioni 4,50 per 200 e deve essere declinata in configurazioni che devono essere appetibili in termini di rapporto prezzoprestazioni per il carpentiere medio-piccolo». Pietro Ferrari - Ma in questo livello Uniteam non parte da zero... Silvano Maddalon - «Non parte da zero: la consapevolezza di questa esigenza c'è da tempo; oggi, potendoci avvalere di un processo di progettazione più vicino a quella che è la mentalità Biesse, è possibile pensare a un piano prodotto declinato fin dal principio su una serie di


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configurazioni possibili, a partire dal basso per arrivare al medio, che ci ha portato a focalizzare quale segmento vogliamo “attaccare” e a lavorare per avere un prodotto più competitivo, anche in quel segmento». Pietro Ferrari - E in questa fascia di prezzo non si raccomanderà mai abbastanza l'interfaccia operatore semplice... Silvano Maddalon - «Quello della carpenteria è un mondo in cui non sempre ci si avvale di programmatori quanto di operatori con una esperienza consolidata nel settore. La nostra bravura, quindi, sarà anche quella di fornire un'interfaccia in grado di ricevere le informazioni che poi consentano il più breve tempo di intervento dell'operatore». Pietro Ferrari - Il marchio Uniteam continuerà a battezzare le macchine per le costruzioni o è destinato a scomparire? Silvano Maddalon - «Fin dall'inizio, dai primi cataloghi, abbiamo deciso di dare priorità al nome Biesse nel settore dell'advanced materials, anche se di fatto le macchine nascono qui a Thiene; nel campo del cosiddetto housing, il nome Uniteam resterà, perché l'azienda è riconosciuta, dagli Stati Uniti al Giappone, come uno degli attori importanti sul mercato». Pietro Ferrari - Qual è il progetto che, per il futuro, caratterizzerà l'azione di Uniteam ? Silvano Maddalon - «Abbiamo approvato e iniziato quest'anno un ambizioso programma sui nuovi prodotti, alcuni caricati di una fortissima proposta innovativa nel campo, che prima ci vedeva svantaggiati, dell'entry level: quel prodotto che parte dal 2by4 e arriva alla piccola carpenteria con macchine molto flessibil. Ci sarà poi una revisione di alcuni modelli per la lavorazione delle grosse travi in legno, della trave lamellare in cui siamo già piuttosto avanzati. Qui abbiamo un paio di prodotti che vorremmo migliorare, aggiungendo delle unità di lavoro che lavorano la trave dall'alto e dal basso. Infine, ci sarà un'importante revisione che darà i suoi frutti alla fine di quest'anno con il prodotto per il CLT al momento declinato su due segmenti, uno più semplice e uno più sofisticato, in termini di contenuti di automazione per rispondere meglio a una domanda sempre più importante su tutti i mercati in Europa, in America e in Giappone. Prevediamo, tarato su un business plan triennale, la realizzazione del progetto partito nel 2017 per rinnovare quasi tutta la gamma di questa

famiglia di prodotti, introducendo nel contempo dei prodotti nuovi, in modo da avere un'ampiezza e una profondità di gamma che ci renda maggiormente competitivi e presenti su tutti i settori. C'è, poi, bisogno non solo di avere delle singole macchine, dei tavoli di montaggio, dei tavoli di ribaltamento, ma anche delle linee con portali che eseguano addirittura l'aggraffaggio dell'OSB, il tutto governato da un software di supervisione della linea, sia essa semplice, semiautomatica o più complessa, che potrebbe diventare uno dei prossimi step». L'IMPORTANZA DEGLI UTENSILI Pietro Ferrari - Il rapporto con Leitz per Uniteam è fondamentale nella logica della qualità del lavoro, quali sono le ragioni di questa scelta? Silvano Maddalon - «La spiegazione è quasi ovvia: da un certo momento in avanti, il driver è stato costituito da un certo numero di vendite sul mercato giapponese: da lì in avanti è nata la volontà, quasi la necessità, di aggiungere alla macchina dei commercializzati, come è l'utensile, di grande qualità. Utensili che potessero aggiungere alla macchina delle ulteriori prestazionalità e darle lustro, assieme alla macchina stessa e alla sue caratteristiche, e potessero essere manutenuti anche a lunga distanza da strutture altamente qualificate che si rifacessero alla casa madre. In Giappone è nata per la prima volta la necessità ma anche l'opportunità di percorrere questo cammino di qualità. Ci sono stati parallelamente alcuni sviluppi anche nostri con l'utilizzo di elettromandrini sincroni più potenti, questo, aggiunto a un utensile di qualità, ha dato alla macchina prestazioni elevatissime». Giovanni Gregori - «La collaborazione con Uniteam è iniziata quattro anni fa, tra il 2013 e il 2014, noi, io in particolare, abbiamo imparato moltissimo lavorando con questa azienda sempre alla ricerca di soluzioni innovative. L'appartenenza al gruppo Biesse ha oggi potenziato ulteriormente lo spirito di ricerca e di sviluppo di nuovi prodotti e soluzioni di Uniteam. Per loro abbiamo messo a punto diversi utensili particolari e con il tempo ci siamo resi conto di come il prodotto faccia l'utensile e si evolva costantemente nel dialogo tra cliente e produttore di utensili. La costanza della richiesta di utensili da parte di Uniteam lo rende più che un cliente un partner e suscita la miglior disposizione alla ricerca e allo sviluppo».


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Pietro Ferrari - Cosa chiedete all'utensile specifico che voi utilizzate? Silvano Maddalon - «Alla fine a guidare il discorso è sempre il cliente: il cliente sempre più spesso chiede una soluzione basata sulla capacità di soddisfare dei requisiti ma anche delle prestazioni, queste soluzioni possono essere illustrate da una dimostrazione in un CAD/cam che però è pur sempre qualcosa di teorico; ma arriva sempre il momento in cui bisogna arrivare alla realtà, magari confermando dei test di prestazione. Lì diventa importante essere assolutamente consapevoli di quella che è la capacità della macchina, della sua struttura, dei suoi elettromandrini, abbinata al miglior utensile per le varie operazioni specifiche: questo implica che ci sia una buona sinergia tra gli uffici tecnici di Uniteam e di Leitz che, per ciascuna delle lavorazioni critiche, che determinano la prestazione finale, siano in grado di ottimizzare quello che è l'utensile scelto per le migliori caratteristiche dell'elettromandrino nel momento di massima coppia e potenza. È questo che stiamo cercando assieme di ottimizzare per ognuna delle soluzioni scelte, così da poter massimizzare le prestazioni delle macchine in generale ma anche di poter essere certi di quello che dichiariamo e utilizzarlo come vantaggio competitivo». Giovanni Gregori - «Per questo abbiamo messo a disposizione un simulatore all'ufficio tecnico di Uniteam in modo che quest'ultimo possa determinare le potenze dei motori in maniera autonoma. Queste sono cose che non penso tutti i produttori di utensili possano dare, un valore aggiunto molto importante».

Pietro Ferrari - Un'ultima osservazione: a Norimberga, in conferenza stampa, abbiamo visto l'importanza che Leitz attribuisce all'assistenza, cosa possiamo dire ancora? Giovanni Gregori - «È sempre stato un po' il fiore all'occhiello della Leitz: storicamente la Leitz è sempre stata molto attenta a questo valore, soprattutto perché gli utensili si evolvono molto velocemente, quindi si possono avere nell'arco di un anno un inizio, un corso e un fine vita. Il fatto poi di gestire, di affilare e di manutentare questo utensile fuori dalla Leitz porta a una valutazione visiva, seguita dall'affilatura, in funzione dell'esperienza dell'affilatore, mentre, se l'utensile entra in Leitz, in qualsiasi parte del mondo, chi va a effettuare la manutenzione si mette in contatto con chi ha prodotto l'utensile e riceve tutte le informazioni per affilarlo e mantenere tutte le caratteristiche che aveva da nuovo. A ogni affilatura l'utensile perde una percentuale della sua efficacia, bisogna ridurre il più possibile questa perdita e far sì che l'utensile mantenga le stesse caratteristiche con cui veniva prodotto inizialmente e questo può essere fatto solamente se si dispone di tutte le informazioni. Per questo motivo possiamo contare su quasi centoventi centri di affilatura in tutto il mondo». Silvano Maddalon - «Io aggiungerei, dal nostro punto di vista, che, nel momento in cui io vendo, assieme alla macchina, un pacchetto di utensili che ha un costo importante, devo fare una serie di simulazioni e dimostrazioni che precedono la stipula del contratto e dovrò comunque avere a disposizione gli utensili, dovrò programmarli nel CAD e dovrò utilizzarli per avere quelle prestazioni che ho dichiarato: solo con un utensile di qualità, io posso dichiarare con un margine di certezza alcune prestazioni, in altre parole, vendo un utensile solo se posso spendere un utensile di qualità, altrimenti mi assumo un rischio eccessivo. Questa è un'altra ragione per cui ci siamo appoggiati a chi ci sta dando un certo tipo di servizio e di competenza». Giovanni Gregori - «Vorrei aggiungere e concludere che, con tutti gli utensili che forniamo, diamo sempre in anteprima il prospetto con tutte le sporgenze e con tutte le quote, in modo tale che l'operatore, nel momento in cui deve fare un test, ha tutti i dati a disposizione per poter programmare la macchina, questo è il caso anche di Uniteam».


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Il legno massivo sbarca in America

www.klh.at di Sonia Maritan

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Incontriamo a Bolzano, in occasione di Klimahouse 2018, Marco Huter, Managing Director di KLH. Ci parla di un numero di progetti davvero importante per l’azienda e del mercato come se lo tenesse in una mano concentrato in una sfera di cristallo. Incontriamo allo stand di KLH, a KlimaHouse 2018, Marco Huter, Managing Director dell’azienda, che ci parla di numeri importanti con grande padronanza e da vero stratega del mercato. «Abbiamo constatato che il mercato nel 2016 è stato decisamente attivo e si è sviluppato molto bene in tutti i mercati in cui noi siamo presenti. Noi negli ultimi 20 anni abbiamo fatto 25.000 progetti ossia circa 2.500 all'anno. Sono tantissimi e coprono i più disparati mercati, andando da regioni artiche come l'Islanda fino all'Australia, alla Nuova Zelanda o ancora, alla Cina. Lo sviluppo in tutti questi mercati è abbastanza positivo, ora il nostro compito è di adeguare il livello della produzione a una capacità che sia in grado di assolvere tutte queste richieste». Nessun limite alla quantità di progetti e alla forza di diffusione del marchio? «Da una parte puntiamo alla quantità di progetti e dall'altra al servizio che possiamo offrire ai nostri clienti indipendentemente dalla quantità di prodotto richiesto. Il nostro obiettivo è fornire ai nostri clienti sempre il giusto progetto e garantirci una relazione con il cliente in grado di svilupparsi nel corso degli anni, fidelizzandolo, una modalità operativa che implica sempre la qualità. Vogliamo anche incrementare l'importanza del nostro marchio e a questo è legata l'idea di comunicare il nostro brand attraverso l’attività convegnistica». Un brand internazionale: KLH sta sviluppando un mercato in particolare? «È nostra intenzione restare una realtà internazionale. Abbiamo una filiale a Portland nell'Oregon molto attiva sul mercato americano, dove abbiamo iniziato nel 2016 ma il primo anno di attività vera e propria è stato il 2017». Possiamo parlare di una nuova stagione del legno sul mercato americano …o forse di un “nuovo” modo di costruire con il legno? «Il mercato americano nel settore delle costruzioni è tradizionalissimo.

La situazione competitiva è completamente diversa rispetto l'Europa: nel nostro continente i nostri competitor strategici sono quelli legati ai materiali tradizionali, mentre negli Stati Uniti sono i produttori delle case a telaio. La nostra proposta su questo mercato è il legno massivo che rappresenta la soluzione migliore per le abitazioni a più piani e costituisce, in effetti, una novità che potrebbe portare alla nascita di un modo diverso di costruire con il legno, rispetto la tradizionale casa di legno intelaiata americana. Un’altra idea interessante riguarda lo sviluppo dell'ibridazione dei materiali, quindi cemento, legno e acciaio unendo il meglio dei tre materiali. Insomma, KLH guarda al futuro».

Nelle immagini Sonia Maritan, Marco Huter e Alberto Schiavinato allo stand di KLH al Klimahouse 2018 di Bolzano.


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In questa pagina e nella successive alcuni dei relatori del convegno “Comportamento al fuoco delle strutture lignee: ne parla il GQL”, da sinistra a destra: Silvia Ientile, Franco Laner, Fabio Spera e Almerico Ribera che ha moderato l'incontro.

Comportamento al fuoco delle strutture lignee: ne parla il GQL Dal 21 al 25 febbraio a Verona, in occasione di Progetto Fuoco, il Gruppo Qualità Legno ha organizzato alcuni incontri presso il suo stand, oltre a diversi seminari, in particolare, riportiamo i contenuti di: “Comportamento al fuoco delle strutture lignee: ne parla il GQL”. Progettare la sicurezza al fuoco è certamente uno degli assunti portanti, anche se il GQL si propone di individuare nuovi strumenti per denunciare la mancanza di conoscenza tecnica e la necessità di fare cultura a tutti i livelli. Le relazioni, che riportiamo secondo l’ordine in cui si sono tenute il 24 febbraio scorso, vedono protagonisti: Fabio Spera, Gerolamo Stagno e Linda Secondini, Felice Ragazzo, Franco Laner e Alessio Piacenza, Antonio Pantuso e Silvia Ientile, e Fabrizio Duglio. In questa sede viene approfondito il tema del comportamento al fuoco, da molteplici punti di vista con dimostrazioni laboratoriali che forniscono un contributo concreto al tema e portano a congetture che altri attori del settore dovrebbero valorizzare, investendo in questa ricerca condotta intorno a un tavolo di esperti. I contributi di ogni relatore, restituiscono nell’insieme un excursus interessante intorno al tema in cui è rintracciabile una premessa e una conclusione, distinguendo innanzitutto fra “resistenza al Fuoco” – capacità di un manufatto di svolgere la propria funzione dal momento in cui viene investito da un incendio – e “reazione al fuoco – la capacità di un materiale di contribuire a un incendio e di propagarlo, ed evidenziando che le verifiche di resistenza al fuoco della struttura lignea potranno eseguirsi

con riferimento alla normativa UNI-EN 1995-1-2. Lo stato dell’arte della normativa, in tutte le sue declinazioni viene particolarmente trattato nella prima relazione, e approda a un’evoluzione nell’approccio alle problematiche della sicurezza antincendio sulle costruzioni garantendo una maggiore flessibilità al progettista di individuare le soluzioni migliori che consentano un adattamento alle diverse e complesse fattispecie sulle quali s’interviene, slegandolo da prescrizioni normative eccessivamente vincolanti. Nel secondo intervento vengono presi in esame tre casi reali per valutare la resistenza residua delle strutture lignee dopo l’incendio, compresa la quantità di acqua utilizzata per lo spegnimento che crea ulteriore danno agli elementi lignei se non viene riequilibrata l'igroscopicità degli stessi. Il Prof. Felice Ragazzo, invece, mette idealmente alla “prova del fuoco” le giunzioni a spigoli arrotondati concepiti secondo una visione a “solo-legno” e al fine di limitare gli effetti negativi del fuoco nei nodi strutturali visualizza e rappresenta, coadiuvato dalle simulazioni 3D, quattro modelli di giunzione. Il Prof. Franco Laner cala il suo intervento nella realtà di un esperimento compiuto in prima persona, dal quale emerge come i collegamenti con elementi metallici rappresentino un punto di debolezza della struttura lignea quando esposta all’incendio. Il suo resoconto di una campagna sperimentale di resistenza al fuoco condotta su diverse tipologie di connessioni del legno strutturale dimostra la bontà, dal punto di vista della resistenza, delle connessio-


ni legno-legno, senza ricorso all’acciaio o all’alluminio. Le prove hanno fornito anche utili informazioni sulla velocità di propagazione della combustione, più lenta nelle latifoglie rispetto le conifere. Per il calcolo della resistenza al fuoco degli elementi di legno, la quinta relazione si riferisce al metodo della sezione efficace (come metodologia prevista dalla UNI-ENV 1995-2) secondo il quale non si tiene conto di una riduzione delle proprietà meccaniche ed elastiche, ma a vantaggio della sicurezza si considera una maggiore riduzione della sezione per effetto dell’esposizione al fuoco. Infine, particolarmente apprezzato, per il contesto didattico nel quale nasce, il resoconto di un’esperienza formativa volta a far comprendere sul campo, in età scolare, gli elementi essenziali delle condizioni per cui il legno marcisce o brucia; che forse consentirà, domani, a uno di quei bambini di dire che certe cose sul legno le ha imparate da piccolo a scuola!

Fire behavior of wooden structures: the GQL speaks about it From 23 to 25 February in Verona, on the occasion of Progetto Fuoco, the Wood Quality Group organized two meetings, in addition to several seminars, in particular, we report the contents of: "Fire behavior of wood structures": GQL. Designing fire safety is certainly one of the main assumptions, even if the GQL aims to identify new tools to denounce the lack of technical knowledge and the need to make culture at all levels. The reports, which we publish according to the order in which they were held on February 24, see as protagonists: Fabio Spera, Gerolamo Stagno and Linda Secondini, Felice Ragazzo, Franco Laner and Alessio Piacenza, Antonio Pantuso and Silvia Ientile, and Fabrizio Duglio. Here, the subject of fire behavior is explored, from different points of view with laboratory demonstrations that give a concrete contribution to the topic and lead to conjectures that other players in the sector should value, investing in this research conducted around a table of experts . The contributions of each expert, together give an interesting excursus around the theme in which a premise and a conclusion can be traced, first and foremost distinguishing between "resistance to Fire" - ability of a product to perform


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its function from the moment it is invested from a fire - and "reaction to fire - the ability of a material to contribute to a fire and propagate it and highlighting that the fire resistance checks of the wooden structure can be carried out with reference to the UNI-EN 1995-1-2 standard. The state of the art of the legislation, in all its forms, is particularly discussed in the first report, and leads to an evolution in the approach to fire safety issues on buildings allowing greater flexibility to the designer to identify the best solutions that allow a adaptation to the various and complex cases on which it intervenes, disconnecting it from excessively binding regulatory provisions. In the second intervention three real cases were examined to evaluate the residual strength of the wooden structures after the fire including the amount of water used for extinguishing, which creates further damage to the wood elements if it is successively rebalanced the hygroscopicity of the same. Felice Ragazzo, on the other hand, ideally puts the "rounded corners" junctions designed according to a "wood-only" vision and, in order to limit the negative effects of the fire in the structural knots, visualize and represent, assisted by the 3D simulations, four junction models. Prof. Laner drops his intervention in the reality of a first-person experiment, from which emerges how the connections with metallic elements represent a weak point of the wooden structure when exposed to the fire. His account of an experimental fire resistance campaign conducted on different types of structural wood connections demonstrates the efficiency, from the point of view of resistance, of woodwood connections, without employng steel or aluminum. The tests also provided useful information on the rate of propagation of combustion. For the calculation of the fire resistance of wood elements, the fifth report refers to the effective section method (as methodology provided for by UNI-ENV 1995-2) according to which a reduction of mechanical and elastic properties is not taken into account, but for the sake of safety, a greater reduction of the section is considered due to the exposure to fire. Finally, the report on a training experience aimed at making students understand in school age the essential elements of the conditions under which wood rots or burns perhaps will allow one of those children tomorrow to say that certain things on the wood were learned by himself from school being a child.


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Reazione e resistenza. Stato dell’arte della normativa. Progettare con attenzione al fuoco Fino a non molto tempo fa, la maggior parte dei progetti edilizi per gli aspetti antincendio e con particolare riferimento al calcolo della resistenza al fuoco delle costruzioni era basata su norme strettamente prescrittive che lasciavano ai progettisti poche o nessuna possibilità di adottare soluzioni alternative, diverse da quelle previste dalle norme stesse. Negli ultimi 10 anni il quadro normativo è cambiato per aderire al progresso tecnologico permettendo una certa flessibilità interpretativa. Il primo segnale di cambiamento verso un approccio non più rigidamente prescrittivo e vincolante, ma di tipo prestazionale, che dunque lasciava al progettista la possibilità di individuare soluzioni diverse da quelle già previste dalla norma, pur rispettando la medesima finalità di tutela, è avvenuto nel campo della resistenza al fuoco con il Decreto del Ministero dell’Interno 9 marzo 2007 che ha definitivamente abrogato il vecchio sistema del calcolo della resistenza al fuoco previsto dalla Circolare del medesimo Ministero del 14/9/1961 n.91. In tale decreto, si parla, per la prima volta, di livelli di prestazione che una costruzione deve garantire in funzione degli obiettivi di sicurezza. Il secondo importante cambiamento normativo è avvenuto con l’entrata in vigore del Codice di Prevenzione Incendi adottato con Decreto del Ministero dell’Interno 3 agosto 2015. Il Codice contiene, infatti, regole meno prescrittive, più prestazionali e flessibili, che prevedono la possibilità di

scegliere tra diverse soluzioni, “conformi” o “alternative” per il raggiungimento del collegato livello di prestazione e favorire al contempo l’utilizzo dei metodi dell’ingegneria per la sicurezza più aderenti al progresso tecnologico e agli standard internazionali. La sua applicazione è per il momento facoltativa, riferita, in particolare, alle nuove attività alla data di entrata in vigore del Codice e soggette ai controlli di prevenzione incendi, di cui al DPR 151/2011, ivi comprese quelle definite come attività non normate (come depositi, officine, stabilimenti, ecc.) poiché non dotate per ora di specifiche regole tecniche attuative. Il terzo cambiamento normativo, questa volta non in termini di tempo, è stato la pubblicazione del Decreto del Ministero dell’Interno 31 luglio 2012 G.U. n. 73 del 27 marzo 2013 – concernente le Appendici Nazionali degli Eurocodici - National Determined Parameters, NDP - le cui indicazioni tecniche sono le uniche applicabili in Italia. La norma UNI 9504 per il calcolo di resistenza al fuoco

di Fabio Spera


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di elementi costruttivi di legno è da ritenersi dunque abrogata. Il nuovo Regolamento (UE) n.305/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 marzo 2011, che fissa le condizioni armonizzate per la commercializzazione di prodotti da costruzione, nell’allegato I Requisiti di base delle opere da costruzione stabilisce sette requisiti essenziali che devono possedere le opere da costruzione, tra cui al punto 2) vi è la Sicurezza in caso d’incendio. Il punto 2) stabilisce che: “Le opere di costruzione devono essere concepite e realizzate in modo che, in caso d’incendio: a) la capacità portante dell’edificio possa essere garantita per un periodo di tempo determinato; b) la generazione e la propagazione del fuoco e del fumo al loro interno siano limitate; c) la propagazione del fuoco a opere di costruzione vicine sia limitata; d) gli occupanti possano abbandonare le opere o essere soccorsi in altro modo; e) si tenga conto della sicurezza delle squadre di soccorso”. Analizzando i vari punti appare evidente che: le voci a), c) ed e) sono strettamente correlate con la capacità delle strutture portanti e separanti di resistere all’azione dell’incendio (resistenza al fuoco); la voce b) riguarda l’attitudine dei materiali a partecipare all’incendio alimentando la reazione di combustione (reazione al fuoco); la voce d) riguarda la progettazione delle vie di esodo (riassume tematiche di reazione al fuoco e resistenza al fuoco). Le voci a), c) ed e) erano già presenti nella Direttiva Prodotti da Costruzione 89/106 CEE e sono state il motore che ha indirizzato la comunità tecnico-scientifica verso l’individuazione di criteri e codici condivisi, con l’obiettivo di armonizzare il calcolo strutturale su tutto il territorio europeo (Eurocodici). Per le costruzioni destinate ad attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco (v. allegato I del DPR 1/8/2011 n.151), è obbligatorio il rispetto delle Regole Tecniche di P.I. o l’applicazione del Codice Antincendio. Per tutti gli altri casi, ivi comprese le abitazioni di legno alte non più di due piani, il livello di prestazione è scelto dal progettista, sulla scorta delle indicazioni fornite dal committente e tenendo conto del punto 3) dell’allegato al DM 9 marzo 2007 (Livelli I-V), in funzione dello specifico obiettivo che si intende perseguire attraverso la resistenza al fuoco e la capacità di compartimentazione. Per tali edifici lo strutturista dovrebbe eseguire verifiche di resistenza al fuoco a campione sulle strutture più sollecitate, se realizzate con elementi di legno massiccio, attraverso i metodi semplificati in base agli Eurocodici, utilizzando coefficienti specifici di sicurezza richiamati nel DM 14 gennaio 2008. Per le costruzioni con tecnologia strutturale XLam o Log House, la valutazione della resistenza al fuoco del pannello-parete di legno dovrebbe prendere in considerazione tutti e tre i possibili criteri e cioè la stabilità, la tenuta e l’isolamento termico. In particolare: il criterio di resistenza o stabilità può essere valutato nello stesso modo utilizzato per le travi e le

colonne; il criterio della tenuta, più difficile da soddisfare soprattutto nel caso di sistema Log House, può essere valutato mediante l’equazione riportata nell’appendice E dell’Eurocodice 5 (adottata per analogia al metodo di valutazione dei solai) che tiene conto dell’effetto dei giunti tra blocchi. Se i criteri di tenuta e stabilità sono soddisfatti, non vi saranno problemi con il criterio di isolamento, dato che lo spessore del legno residuo necessario a soddisfare i carichi applicati sarà superiore a quello richiesto per evitare un eccessivo aumento della temperatura. Altro metodo di valutazione sono le prove sperimentali, alla stregua di quella condotta nel 2007 presso il laboratorio di prove al fuoco del CNR-IVALSA a San Michele all’Adige su un pannello a strati incrociati da 85 mm. Per le costruzioni intelaiate leggere, sia si tratti di elementi di legno, di acciaio, oppure di pannelli stratificati (sandwich), data la complessità dello scenario dell’incendio, occorre adottare programmi di calcolo termico agli elementi finiti (FEA). Il più delle volte ci si affida a valori tabellari di resistenza al fuoco, frutto di campagne di prove eseguite a livello sperimentale dai produttori su componenti edilizi in scala reale. Infatti, in tali casi, non è utile eseguire le stesse prove in scala ridotta, poiché i software dedicati non sono in grado di tener conto e dunque di valutare alcuni importanti fattori quali il ritiro o la deformazione strutturale. Per questo tipo di costruzioni, in cui la resistenza al fuoco è affidata ai materiali protettivi, il più diffuso è il cartongesso, ma anche pannelli di legno, di fibrocemento o silicato di calcio, sono della massima importanza l’impiego di prodotti di alta qualità e l’utilizzo di giunzioni a perfetta tenuta di porte, di asole per il passaggio di tubi, di cavi e condotte. Il comportamento dell’edificio secondo le previsioni, senza alcuna propagazione del fuoco agli ambienti circostanti e senza perdita di capacità portante, ha permesso di costatare che sono di rilevanza fondamentale i seguenti aspetti:(a) la qualità della lavorazione, soprattutto nel fissaggio del cartongesso mediante chiodatura, (b) il corretto posizionamento delle barriere anti-fiamma a protezione della cavità e (c) la sigillatura al fuoco. Il punto (a) è essenziale per la resistenza meccanica al fuoco, mentre i punti (b) e (c) lo sono per la tenuta. In conclusione, osserviamo un’evoluzione nelle modalità con cui il legislatore si è approcciato alle problematiche della sicurezza antincendio sulle costruzioni, passando da una prescrizione normativa testuale e vincolante a una disposizione che prevede una maggiore flessibilità e affida al progettista la possibilità di individuare le soluzioni migliori che consentono un adattamento alle diverse e complesse fattispecie sulle quali s’interviene. Qualora si operi, ad esempio, su strutture preesistenti o risalenti ai secoli scorsi (tutti gli edifici dei centri storici, ad esempio) si affida al progettista una grande responsabilità che va valutata non solo in termini economici, ma anche per la preparazione tecnica specifica e certificata su queste tematiche che lo stesso deve possedere.


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Valutazione della resistenza residua delle strutture lignee dopo l’incendio

di Gerolamo Stagno e Linda Secondini

L’incendio, come è noto nell’immaginario collettivo, rappresenta sempre un momento catastrofico del ciclo di vita di una struttura, di qualsiasi materiale essa sia composta. Dopo il terremoto, è forse una delle esperienze più drammatiche cui può essere soggetta una costruzione; con la differenza che al fuoco, sia nei primi momenti in cui si genera che durante il processo di combustione, la mano dell’uomo può limitare l’estensione del danno. Diversamente, le conseguenze degli eventi sismici si possono arginare con appositi interventi ma, in caso di terremoto, occorre attendere che cessino le scosse e in seguito ricostruire o riparare ove possibile. Come l’esperienza ci insegna, in caso di incendio il legno prende fuoco e alimenta la fiamma. Ma cosa accade effettivamente al materiale? Si verificano due fenomeni: il primo, detto pirolisi, avviene in assenza d’aria e produce un residuo carbonioso; il secondo, la combustione viva, si sviluppa in presenza di aria lasciando ceneri. L’elemento ligneo a contatto con una fonte di calore attraversa le seguenti fasi: • Evaporazione dell’acqua interna; • Serie di reazioni chimiche interne che spezzano le molecole organiche in molecole semplici in grado di liberarsi dalla superficie del materiale; • Liberazione di idrogeno e di altri idrocarburi leggeri combustibili che si accendono per autocombustione o per effetto di una fiamma. La superficie del legno si carbonizza mentre gli strati interni del legno conservano le loro caratteristiche fisiche e meccaniche sino a quando non sono anch’esse raggiunte dal fronte di carbonizzazione (Figura 1). La velocità di penetrazione della carbonizzazione, tenendo conto anche della specie legnosa, è sostanzialmente costante e consente di stimare nel tempo la riduzione dimensionale dell’elemento considerato. Di seguito verranno illustrati tre casi di incendio, di cui lo studio si è occupato, concentrandosi sulle relative diagnosi e interventi di recupero. I CASI IN ESAME 1. Centro Storico di Genova. Incendio a seguito di corto circuito elettrico nell’impianto luce, che ha interessato gli impalcati lignei, (Figure 2-3) in Abete rosso, di un edificio residenziale. In questa caso, oltre alle difficoltà di rapido intervento, si aggiunge l’accessibilità al sito. Siamo al settimo piano di un edificato a schiera, in muratura, con orizzontamenti lignei di diversi piani, collocato in una stretta via pedonale meglio nota

come “vicolo”, con scale di accesso molto strette che rendono difficoltosa l’attività dei soccorritori. Spento il rogo, resa inagibile la parte oggetto delle fiamme, si pone la valutazione del danno e naturalmente la sistemazione dei residenti sia direttamente coinvolti, che degli immobili confinanti (parametro da non sottovalutare nel calcolo dei danni complessivi e nell’accertamento delle cause con relativi costi di risarcimento). Vengono poste opere di messa in sicurezza e si procede con la Diagnosi, propedeutica alle verifiche strutturali. Fondamentale per una corretta valutazione è il verbale di intervento dei Vigili del Fuoco ma, in questo caso come sovente accade, non riescono a stabilire i tempi di durata dell’incendio e i materiali causa di questo, informazioni che renderebbero più semplice definire la valutazione della velocità di combustione quindi di penetrazione nel materiale con successiva pirolisi e carbonizzazione.

Fig. 1

Fig.1 . M. Piazza, R. Tomasi, R. Modena, Strutture in legno, Biblioteca tecnica Hoepli, 2005, Milano.


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In alto a sinistra Fig.3 Solaio incendiato del centro storico di Genova, a destra Fig.2 Cedimento del solaio in canniccio, centro storico di Genova. Nelle fotografie sotto, Fig.4. Solaio incendiato, Cesena e Fig.5 Trave carbonizzata superficialmente, Cesena

Fig. 2

Fig. 3 Se gli effetti del danno da fuoco sono cessati, non è così per quelli da acqua ed è noto come il rapporto umidità e legno non debba superare determinate soglie ideali di percentuale (dal 12% al 20%). Durante la fase di spegnimento, infatti, le strutture stesse vengono letteralmente inondate da forti getti di acqua in pressione, con eventuali soluzioni e additivi, che generano repentine escursioni termiche. Si pone quindi anche il quesito della validità che possano avere certi risultati ottenuti da prove sul legno, se rilevati in tempi brevi dal termine dello spegnimento dell’incendio. In questo caso si è proceduto ponendo nei locali sensori termo igrometrici al fine di valutare le variazioni fisiche del microclima. Le misure eseguite, prima fra tutte la determinazione del tenore di umidità, sono state quindi interpretate come una sorta di monitoraggio giungendo in tempi abbastanza brevi a poter considerare stabilizzata la percentuale di umidità degli elementi lignei. È parametro da non sottovalutare anche il fatto che siamo in presenza di strutture storiche, nel caso in essere con circa duecento anni di vita, ove la verifica del tempo assume un valore e soprattutto è oramai completata la stagionatura del materiale, fatte salve le recenti ristrutturazioni. Per la diagnosi è stato applicato il procedimento convenzionale per la valutazione delle caratteristiche del legno comprensivo di Protocollo di Ispezione Tecnologica e di successive indagini sclerometriche tramite Pilodyn e Resistografiche sia su elementi interessati da

Fig. 4

incendio sia su quelli non danneggiati. Si è proceduto anche alla misura della deformazione assunta dalle travi mediante metodi topografici, considerando complementari gli effetti della deformazione differita del legno e quelli da incendio. E noto che nell’applicazione dei criteri di Classificazione a Vista vigenti, già le misure delle sezioni in varie parti del materiale impongono delle riduzioni se vengono riscontrate variazioni geometriche; questa situazione va posta su travi di legno antiche, talvolta sbozzate che hanno già di per se questo parametro. Occorre poi tenere conto del periodo di vita degli elementi che, nelle orditure storiche, possono presentare problemi di verifica delle deformabilità per le sezioni, generando il fastidioso effetto della vibrazione che è proprio la risposta della elasticità naturale del materiale legno. La domanda ricorrente, che viene posta da chi deve eseguire le verifiche su questo tipo di strutture lignee incendiate (che non sempre è chi effettua la diagnosi), è principalmente una: “quale sezione residua reagente si deve assumere al termine del percorso diagnostico?”. La risposta sta al diagnosta e alle verifiche in sito, rese più difficoltose dalle differenze residue presenti con cui occorre confrontarsi. Quindi in taluni casi si preferisce procedere alla soluzione della sostituzione anche parziale degli elementi o almeno al loro affiancamento, evitando ogni verifica analitica sulle resistenze residue.

Fig. 5


SIMPOSIUM_GQL Ma optare per la sostituzione di tutti gli elementi, acclarando questa scelta come criterio di maggiore sicurezza, pone in essere il problema del cantiere successivo, soprattutto se riferito alle movimentazioni degli elementi in spazi ristretti come in questo caso, alle difficoltà di trasporto e messa in opera di travi di dimensione non contenuta. In questo caso la scelta del Monitoraggio delle misure ha permesso tuttavia di verificare le sezioni interessate consentendo di procedere a un consolidamento degli elementi danneggiati mantenendoli in opera con posa di nuovi travetti adiacenti. 2. Centro Storico di Cesena: Solaio di Pino incendiato a causa di un corto circuito elettrico (Figura 4). Le condizioni logistiche sono differenti dall’episodio genovese e l’intervento di spegnimento avviene in tempi estremamente rapidi interrompendo la “combustione”. L’impalcato, sottoposto a verifica della freccia deformativa, ha presentato valori compresi nelle tolleranze di norma delle verifiche ancor prima di porle in essere. Si tratta di dati rilevanti a conferma che il tempo di incendio è stato breve e le sezioni sono rimaste pressoché intatte, salvo un primo strato superficiale di carbonizzazione (Figura 5). Si è proceduto con dei micro sondaggi locali, previa rimozione del limitato strato carbonizzato, e successivamente è stata applicata la fase strumentale. Gli elementi non presentavano degrado xilofago né micotico e potevano considerarsi nuovi, in fase di stagionatura, e soggetti a deformabilità e ritiri fisici che si accentuano durante la fase di essicazione. Le indagini, condotte a distanza dall’evento, hanno previsto prove sclerometriche e resistografiche, oltre alla misura di umidità per resistività elettrica (Figura 10). Dai dendrogrammi resistografici si è presentata una situazione di limitata stagionatura ma lineare sia per le travi incendiate sia per quelle sane. Le verifiche successive condotte con le NTC generali del D.M. 14/09/2005 e le NI.CO.LE CNR/DT 206/2006 hanno permesso di mantenere in opera la struttura senza alcun intervento strutturale.

Fig. 10

3. Villa Storica settecentesca nel basso Piemonte nel Comune di Capriata d’Orba (AL). Incendio della copertura lignea (Figure 6-7). Il rogo si è generato nel periodo invernale a causa dell’accensione della stufa la cui canna fumaria ha avuto un’improvvisa rottura a livello del camino. I soccorsi intervenuti tempestivamente trovano tuttavia una sgradita sorpresa: la grande vasca di acqua, predisposta come misura provvisionale d’intervento, non contiene sufficiente quantità a spegnere l’incendio che rapidamente avanza. La disponibilità di altre fonti idriche degli edifici confinanti evita il peggio e consente lo spegnimento prima della completa perdita della copertura. Il quadro del danno è tuttavia moto grave, alcune strutture portanti costituite da capriate sono andate perdute o irrimediabilmente danneggiate (Figura10). In queste situazioni configurabili come “danno improvviso” del ciclo di vita di una costruzione, esiste un problema di costi di ripristino e conseguenti problemi burocratici. La polizza assicurativa che copriva realmente i costi dei danni come quello generatosi, ha evitato i lunghi tempi di attesa delle perizie e degli altri accertamenti, permettendo di ridurre costi e tempistiche. Occorre citare, anche quando si parla di valutazioni delle strutture incendiate, l’aspetto patrimoniale del valore delle stesse, quello dei costi e dei tempi necessari al ripristino. In questo arco di tempo in cui vengono definiti i ruoli, i soggetti coinvolti e non si può procedere alle valutazioni, le condizioni strutturali possono evolvere negativamente. Questi ritardi incidono sfavorevolmente sulla struttura stessa; con possibili crolli post incendio dovuti alla mancanza di intervento immediato di opere provvisionali. Nella villa piemontese si è potuto agire speditivamente con sopralluoghi e interventi preliminari di puntellazioni. L’analisi costruttiva della copertura ha permesso di identificare una duplice funzione delle capriate danneggiate. Queste ultime, oltre ad avere un ruolo strutturale nella copertura, forniscono anche un contributo al sistema resistente portante del piano sottostante(Figure 8-9); perciò la sostituzione degli elementi avrebbe aumentato i costi e creato condizioni di danno maggiore. A causa della consistente quantità di acqua utilizzata per lo spegnimento, gli elementi lignei vengono riportati a una percentuale di umidità idonea mediante un sistema di asciugatura specializzato, opportunamente termo-igrometricamente monitorato, che consente di accelerare i tempi in maniera notevole. In questo caso l’acqua di spegnimento ha fatto più danni del fuoco, soprattutto agli apparati decorativi e alle finiture della Villa non soggette a incendio. Da un’indagine sulla “storia della

Fig. 6

Fig. 7 Nelle fotografie sopra, in alto Fig.6 Copertura incendiata, Capriata d'Orba (AL) e in basso Fig.7 Capriata incendiata, Capriata d'Orba (AL). Nelle fotografie sotto, il disegno rappresenta la Fig.8 Sezione dei solai appesi alla copertura, Capriata d'Orba (AL), in basso Fig.9 Tirante metallico del solaio, Capriata d'Orba (AL) e a sinistra Fig.10 Capriata incendiata, Capriata d'Orba (AL).

Fig. 8

Fig. 9


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Fig. 13

Fig. 11

Villa” e in particolare della copertura, si è desunto che in anni recenti era stata oggetto di lavorazione con la posa di nuovi elementi secondari della copertura lignea. Su alcuni elementi erano state applicate anche vernici intumescenti, scelta imposta dalle Norme Antincendio per edifici a destinazione alberghiera. Se per la copertura si è individuato e si è proceduto celermente, per i solai sottostanti, pur rendendosi necessario un consolidamento, si è dovuto attendere che le percentuali di umidità regredissero; inoltre la negata autorizzazione della Soprintendenza, dovuta alla richiesta di ulteriori verifiche, ha causato l’interruzione e la non realizzazione dei lavori necessari. La diagnosi, condotta con tecniche non distruttive, ha consentito di procedere al consolidamento degli elementi maggiormente danneggiati tramite protesi e integrazioni, tenendo conto del ruolo portante delle capriate per il piano sottostante. Tuttavia, l’estensione del danno ha obbligato alla sostituzione integrale

Fig. 12 di molte parti della copertura. Si è provveduto a integrare gli elementi danneggiati mediante protesi lignee, collegate con piastre di ferro e al posizionamento di regge metalliche nei puntoni. Inoltre si è posto in essere anche un intervento di miglioramento sismico eseguito posizionando sull’estradosso del solaio delle staffe in ferro a “croce di Sant Andrea”. Laddove l’incendio aveva causato danni irreparabili, sono state previste nuove capriate Palladiane di Castagno e connessioni con piastre metalliche. In particolare, gli elementi nuovi delle capriate di Castagno sono stati divisi in parti e assemblati in opera, al fine di evitare la perdita delle parti restanti (Figure 11-12-13). Di fatto questo episodio rappresenta anche l’esempio del degrado non visibile: quello dell’acqua post incendio che penetrando nei solai raggiunge le sottostanti volte dipinte in canniccio generando problemi da umidità. Queste forme di infiltrazione, se non oggetto di prevenzione, innescano un processo di marcescenza sia nel canniccio sia nei tiranti lignei con cui le volte finte sono appese ai solai giungendo prima o poi a possibili crolli parziali delle stesse. Siamo di fronte quindi al problema analogo a quello degli “sfondellamenti” dei solai in latero-cemento e proprio l’acqua di spegnimento è stata in questo caso uno degli elementi più dannosi. CONCLUSIONI La breve rassegna dei casi pone in essere come, nella Valutazione delle Strutture oggetto d’incendio, siano determinanti la diagnosi e le verifiche. Dopo i roghi, gli accertamenti devono essere eseguiti con metodologie non invasive e in tempi opportuni, pena la formazione di un quadro post-danno non corretto. Tra i fattori da non trascurare si evidenziano anche: • La definizione dei tempi di incendio, che può aiutare a dare risposta per lo stato del materiale post incendio;


SIMPOSIUM_GQL • I materiali che hanno generato la combustione; • In fase diagnostica, sicuramente la definizione della sezione residua Resistente e della Categoria strutturale rappresentano i momenti più complessi; • La disponibilità di risorse e soprattutto di tempi adeguati; • La definizione della storia della costruzione e se possibile dei carichi nel tempo, quindi la conoscenza delle vicende costruttive; • La definizione dei tempi di ripristino e soprattutto le opere provvisionali; • Non ultima la scelta delle procedure Edilizie Urbanistiche da attuare se si recupera. Consolidando si evitano i tempi maggiori richiesti dagli iter finalizzati alla Nuova ricostruzione rispetto alla manutenzione straordinaria o al restauro conservativo. Occorre quindi una particolare attenzione se si vuole perseguire (come è intenzione sempre dello scrivente) l’obiettivo, pur in una circostanza così drammatica, di salvaguardare ciò che resta dal rogo riconferendogli un ruolo strutturale. Le immagini degli interventi confermano che l’obiettivo di salvare i resti delle strutture incendiate integrate con le nuove necessarie parti è riuscito.

Bibliografia, Monumental, “Chantier / Actualités, Edition du Patrimoine, pp. 108-109, Semestrale 2 – Dicembre 2017; G. Stagno, R. Morra, C. Roberto, G. Toso, M. Ferrari “Strutture danneggiate da incendio. Il caso di un fabbricato industriale consolidamento o ricostruzione”, Teramo, CONCRETE, 25.ottobre 2012; M. Piazza, R. Tomasi, R. Modena, Strutture in legno, Biblioteca tecnica Hoepli, 2005, Milano; E. L. Schaffer, C. M. Marx, D.A. Bender, F. E. Woeste, Res. Pap. FLP 467, USDA Forest Service, Forest Product Lab., Madison (1986); C.N.R. Istituto per la Tecnologia del legno – S. Michele all’Adige (TN).

Nella pagina di sinistra, in alto Fig.12 Integrazione con materiale nuovo, Capriata d'Orba (AL), a sinistra, sopra, Fig.13 Rinforzo del nodo monacopuntone, Capriata d'Orba (AL) e in basso, Fig.11 Misura del contenuto di umidità tramite igrometro, Capriata d'Orba (AL).


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di Felice Ragazzo

Progettare tra legno e fuoco In occasione di “Progetto Fuoco, 21/25 febbraio 2018”, dedicato al rapporto “legnofuoco”, si sono svolte attività con la presenza di vari esponenti del Gruppo Qualità Legno. Il tema da me preso di mira ha riguardato come un progettista si sarebbe dovuto attrezzare idealmente al fine di limitare gli effetti negativi del fuoco nei nodi strutturali. Tutto ciò con un fare attualizzato dall’apporto digitale, sia nelle tecniche di modellazione 3D, sia negli aspetti di elementare visualizzazione. Inoltre, ho voluto mettere idealmente alla “prova del fuoco” le giunzioni a spigoli arrotondati concepiti secondo una visione a “solo-legno”. Infine, ho ritarato il presente contributo sulla base della discussione che si è sviluppata nelle giornate veronesi. I nodi strutturali di seguito trattati sono quattro, ciascuno dei quali riguardanti la congiunzione trave-travetto in un orizzontamento intelaiato. Circa la scelta tipologica, nonché aspetti di definizione formale, mi sono avvalso di utili suggerimenti offertimi dal professor Franco Laner. Appartengono totalmente alla mia responsabilità i criteri di arrotondamento degli spigoli. Di seguito, nodo per nodo, sarà fornita una breve descrizione. Come si evince dalle illustrazioni, sono focalizzati quattro momenti: - un primo momento in cui i pezzi risultano connessi; - un secondo momento in cui i pezzi risultano invece disconnessi, ma giustapposti in modo tale da poterne percepire al meglio le fattezze interne (ricorrendo eventualmente a opportuni esplosi); - un momento in cui è sublimata la presenza delle fiamme di un incendio in corso; - un momento in cui, infine, si possono vedere gli effetti di bruciatura trascorsa mezz’ora di tempo (anche qui con eventuali esplosi). Nel concreto delle modellazioni si compenetrano pertanto due stadi: - quello relativo ai pezzi integri fino al momento d’inizio dell’evento distruttivo; - quello relativo, invece, allo scoccare dei trenta minuti da che hanno preso a svilupparsi le fiamme. Quale parametro per passare da una modellazione all’altra e, pertanto, simulare la consistenza del danno prodotto, è stato assunto il valore medio di 0.7 mm al minuto, così come si evince da consolidate statistiche in letteratura specialistica riferite al legno di Abete. In concreto, si è trattato di “consumare” all’incirca 21 mm, tenendo conto del fatto che in prossimità

degli spigoli il legno che va in fumo è generalmente maggiore e, inoltre, sotto l’azione delle fiamme i pezzi perdono il loro carattere poliedrico. A questo punto si rendono necessarie alcune precisazioni al fine di rendere conto delle scelte rappresentative di questa ipotetica esperienza. Il nucleo della questione ruota intorno al rapporto tra forme e colori. Posto il problema di come si potrebbero modificare le forme dei pezzi quando bruciati, si evince come si debbano mettere a confronto, da un lato i caratteristici parallelepipedi dei pezzi (a parte scavi e protuberanze intersecanti), dall’altro le modellazioni delle parti simulativamente consunte. E come queste siano sviluppate tramite superfici a carattere bombato, le quali in realtà sono NURBS di grado superiore. Anche i colori adottati per le visualizzazioni giocano un ruolo importante o, quanto meno, non banale. Ciò al fine di dribblare il rischio, sì banalizzante, di rappresentare i pezzi di legno con futili quan-

Fig. 1


SIMPOSIUM_GQL to improbabili mappature legnose render. Si tratta di colori vivaci per i pezzi integri, mentre per le parti bruciate si tratta di una tonalità scura di grigio leggermente contaminato. Le travi principali, con funzione di montanti, sono colorate col “primario” rosso; le travi secondarie, con funzione di traversi, sono invece colorate col “complementare” viola (ovvero rosso misto a blu); i pezzi di sacrificio, infine, sono colorati col bianco. Lo stesso fuoco è idealizzato con un acceso e innaturale fuxia, imprigionato in schematiche e geometriche superfici. Tutto ciò risponde alla necessità di smaterializzare idealmente, ma anche visivamente, un costrutto che soltanto quando ci saranno pezzi veri e veramente bruciati potrà dirsi reale. Ciò accadrà presto e allora il discorso potrà essere ripreso, non più su di un terreno assiomatico-deduttivo, ovvero volto a ricavare un dato particolare a partire da una teoria o da una generalizzazione, ma più utilmente su di un terreno induttivo, ovvero volto a fornire una visione universalizzata a partire da concrete e puntuali misurazioni. D’altro canto si parla di gangli strutturali lignei e l’approccio epistemologico è coerentemente, ma anche volutamente, “strutturalista”. C’è un altro aspetto che merita di essere messo in chiaro, ovvero le dimensioni nelle forme interne delle giunzioni, qui modificate per via degli arrotondamenti degli spigoli, rispetto a quelle tradizionali di tipo poliedrico. In questo caso l’approccio ha carattere intuitivo, nel senso che approssima all’incirca le dimensioni, così come si possono dedurre da noti repertori rintracciabili in trattazioni storiche, come per esempio quella tardo-ottocentesca di Bartolomeo Saldini, oppure in quella attuale del Manuale del Recupero del Comune di Roma a cura di Paolo Marconi. La scelta di ciò è praticamente obbligata e per almeno due ragioni: per un verso la disciplina di calcolo statico sulla base dei cosiddetti “Elementi finiti” per quanto riguarda l’anisotropo legno, necessita ancora di essenziali perfezionamenti; per altro verso, una strategia di ricerca fondata su sistematiche elettro-fresature e, pertanto, rotture di campioni – giunzione per giunzione – legno per legno – al fine di pervenire ad attendibili statistiche non vede al momento alcun mecenate che se ne faccia carico. L’unico aspetto preso in considerazione in modo non intuitivo consiste nel dimensionamento secondo Norme Din per quanto riguarda i diametri e gli interassi degli spinotti nel Modello

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di giunzione 01. In tutti i modi, anche per quanto riguarda questo particolare caso, dati certi sul dimensionamento se ne potranno avere soltanto dopo aver effettuato accurate prove di rottura. Fatte queste considerazioni di metodo, vediamo rapidamente Modello per Modello. Modello di giunzione 01 - “a gobba di cammello” Questo modello sembrerebbe non avere precedenti nei repertori storicizzati. Con l’elemento intermedio a foggia di mensola, sono postulati due obiettivi: - l’alloggiamento della testata della “trave-traverso” mediante scorrimento dall’alto verso il basso, e non in senso orizzontale; - l’asportazione di materiale la più esigua possibile, oltre che il più possibilmente distribuita nell’area di contatto, per quanto riguarda la “travemontante”. Ciò grazie ai fori di alloggiamento degli spinotti della mensola, rifuggendo l’idea della comune mortasa che invece sarebbe fortemente invasiva. Al fine di adeguare gli spinotti agli sforzi di taglio da essi subiti in prossimità delle superfici di contatto tra trave e mensola, vale l’ampio raccordo a quarto di cerchio tra le loro superfici cilindriche e il comune rasamento. Sempre negli spinotti, le testate semisferiche contribuiscono poi ad aumentare le aree di contatto tra superfici positive e negative. Oltre a tutto ciò, con la superficie simile a una gobba di cammello, ma soprattutto con la lieve strozzatura, comunque ben visibile sia in prospetto, sia in pianta, localizzata nella zona mediana della mensola, si viene a creare un “sottosquadra”, il quale, producendo attrito, impedisce alla testata di sganciarsi con movimento solamente orizzontale. Infine, i due “guanciali” giustapposti simmetricamente in prossimità dell’attaccatura (unico caso tra i quattro) postulano un ulteriore obiettivo: -creare una coppia di “pezzi di sacrificio” volti a posticipare nel tempo la carbonizzazione delle parti interne. Per quanto riguarda le spine di attacco dei guanciali al resto del sistema, merita osservare che il loro compito è qui, per ora, volutamente circoscritto a questa sola limitata funzione. Come si può evincere dall’ipotesi simulativa, i due guanciali risultano pesantemente consunti, ma la gran parte delle superfici interne risulta invece intatta. È soprattutto la mensola, la parte che subisce i danni minori (Figure 1-4).

Fig. 3

I disegni in queste pagine si riferiscono al Modello di giunzione 01 - “a gobba di cammello”.

Fig. 4


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I disegni in questa pagina si riferiscono al Modello di giunzione 02 - “a coda di rondine”, mentre quelli della pagina a destra al Modello di giunzione 03 - “a cuneo”.

Fig. 5

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Fig. 7

Modello di giunzione 02 - a “coda di rondine” A prescindere dall’arrotondamento degli spigoli, questo modello detto “a coda di rondine” gode invece di un’ampia casistica, non tanto negli storici Trattati, quanto invece nelle recenti metodiche tramite CNC. Lo scopo della particolare forma strozzata in prossimità del rasamento consiste nel prevedere qui per l’alloggiamento il solo scorrimento in senso verticale, vincolando i pezzi in senso orizzontale. In un caso recente sussiste addirittura uno specifico brevetto. Il criterio-guida principalmente seguito tra dimensionamento e modellazione è stato quello di prefigurare un’ampia zona di rispetto nella parte inferiore, prestando attenzione al fatto che ciò avvenisse anche in senso bilaterale. Ciò al fine di non correre il rischio che la carbonizzazione vada a invadere le geometrie dell’incastro (Figure 5-8). Modello di giunzione 03 - “a cuneo” Grazie alla sua forma trapezioidale (con la base corta orientata verso il basso), il “travettotraverso” assume le caratteristiche di un cuneo. Pertanto l’incastro può essere detto “a cuneo”. Forse in allusione all’azione di una chiave cuneiforme che si serra con pressione progressiva, questo tipo di incastro è detto anche ciavariol in area veneta. Lo stesso concetto di cuneo, magari applicato in magisteri di diversa natura, è stato documentato anche per quanto riguarda l’area romana. Rispetto ai due Modelli precedenti, l’altezza del “travettotraverso” è postulata minore di quella della “trave-montante”. Permane anche in questo caso il solo grado di libertà di movimento in senso verticale. In basso, i raccordi cilindrici sono a loro volta tangenti a rispettive superfici toroidali a matrice ellittica (determinata dall’intersezione di un piano sghembo rispetto all’asse di un cilindro). Questo artificio mira a conseguire l’obiettivo di garantire che gli spigoli della parte concava coincidano perfettamente con quelli della parte convessa. Ciò onde evitare che si vengano a determinare vacui o sfasature che potrebbero essere perniciosi in termini di vortici qualora i pezzi fossero attaccati dal fuoco.

Fig. 8


Al tempo stesso, ciò costituisce una garanzia onde scongiurare il formarsi di micro-condense, beninteso a prescindere da eventuali incendi (Figure 9-12). Modello di giunzione 04 - “a tasca” Il Modello “a tasca” qui trattato, non sarebbe tanto dissimile da quello precedente “a cuneo”, se non fosse per il fatto che le facce oblique mutano in ortogonali. Permane, peraltro, la differente altezza tra “trave-montante” e “travetto-traverso”. Anche il grado di libertà di movimento, per quanto riguarda l’innesto dei pezzi, risulta sostanzialmente circoscritto a quello dall’alto verso il basso. Però, data la presenza delle smussature, a differenza del caso precedente, non è possibile fare in modo che gli spigoli combacianti tra parte concava e parte convessa, collimino con lo stesso grado di precisione. L’anomalia si verifica nella zona inferiore del sistema. Ciò in quanto, per semplificare, diventa proibitivo risolvere alcune tangenze tra superfici. Ecco perché, nella parte concava, sarebbe giocoforza accettare il taglio netto delle due superfici raccordanti a quarto di cilindro. Ciò in corrispondenza della limitrofa faccia verticale della “trave-montante”. Mentre nella parte convessa è giocoforza spostare all’esterno le due piccole superfici raccordanti Fig. 9 tra rispettivi cilindri a quarto di cerchio e spigoli. Certamente questo aspetto comporta di per sé rischi per quanto riguarda i vortici in caso di incendio e, al tempo stesso, per quanto riguarda l’insorgere di micro-condense. Tutto sarebbe in ogni caso più semplice se la superficie d’appoggio in basso della cavità fosse piana. Ma, accogliendo il raffinato suggerimento di rendere tale superficie leggermente arcuata, al fine di accompagnare la rotazione della testata del “travetto-traverso” qualora un carico faccia flettere questo, la fessura sottostante diventa sistemica. Tanto più che, Fig. 10 onde evitare che il “travetto-traverso” finisca per ruotare rozzamente sullo spigolo orizzontale della cavità, sarebbe preferibile che questo fosse leggermente smussato. Inoltre, in caso di rotazione, si produrrebbero divaricazioni anche nella parte superiore. Tutti aspetti che sui tre modelli precedenti ho voluto sorvolare, ma che certamente non potrò far a meno di trattare in occasione di sperimentazioni con pezzi reali. Ma, dato tutto ciò, verrebbe allora da domandarsi: perché smussare e arrotondare se, stando a questo caso, per lo più se

Fig. 11


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Fig. 12

Fig. 14

I disegni in questa pagina si riferiscono al Modello di giunzione 03 - “a cuneo” (solo la Figura 12), e al Modello di giunzione 04 - “a tasca”, le restanti Figure: 13-14-15-16.

ne potrebbe fare a meno? Lasciando da parte, peraltro, la raffinata rotazione? Intanto, a parte la rotazione, il problema non sussisterebbe affatto qualora anche gli spigoli inferiori del “travetto-traverso” fossero per tutta la loro lunghezza arrotondati. Se però si azzerasse tutto, e si tornasse ai soli spigoli vivi, permarrebbe tuttavia un altro problema, ovvero quello di scavare a fresa un vertice concavo a tre superfici piane. Con sistemi e frese standard ciò sarebbe possibile soltanto in parte, dovendo per forza intervenire con successive operazioni manuali tramite scalpello o altro. A ben vedere, però, anche in questo caso una soluzione ci sarebbe se la fresa avesse forma conica… Guarda caso è quanto ho trattato con l’articolo: “Scavi a spigoli vivi tramite CNC” su Struttura Legno 020 Marzo 2018. Da tutte que-

Fig. 13

Fig. 15

Fig. 16

ste considerazioni, in conclusione emerge con forza il fatto che, nonostante tutta la tecnologia, peraltro supportata da elevata scienza di cui oggi disponiamo, per tentare di raggiungere la perfezione in un tipo di giunzione di per sé semplice, ma parametrizzata con alcuni qualificanti attributi, diventa inevitabile imbattersi in irresolubili contraddizioni. Di sicuro, tuttavia, per quanto mi riguarda, la questione rimane ben aperta (Figure 11, 13, 14, 15, 16). È bello finire con un dilemma, con un nuovo problema insorgente proprio dopo averne risolto altri in precedenza. Vuol dire che non si esaurisce mai la possibilità di fare meglio. Però è anche un po’ angoscioso imboccare un nuovo sentiero oscuro e misterioso. D’altro canto, arrivati fin qui, ci si può accontentare dello statu quo?


Legno e fuoco: conferme e qualche sorpresa

di Franco Laner e Alessio Piacenza

Breve resoconto di una campagna sperimentale di resistenza al fuoco condotta su diverse tipologie di connessioni del legno strutturale. Le prove, seppur di numero limitato e con mezzi non canonici, hanno dimostrato che il progetto di difesa al fuoco delle strutture lignee deve porre molta attenzione a questo particolare costruttivo. In particolare, sono poco resistenti le giunzioni metalliche a vista, mentre la loro resistenza aumenta notevolmente se sono protette dal legno (protesi a scomparsa). Molto meglio, dal punto di vista della resistenza, le connessioni legno-legno, senza ricorso all’acciaio o all’alluminio. Le prove hanno fornito altresì utili informazioni sulla velocità di propagazione della combustione. Prima di entrare nel merito di questa campagna di prove, che ho condotto assieme ad Alessio Piacenza, con cui condivido l’interesse per le costruzioni di legno, specie della loro storia e delle problematiche di cantiere di cui è profondo conoscitore, voglio solo dire che ho provato una sottile attrazione per la forza, la bellezza e il fascino della fiamma. Nel “Cantico delle Creature” anche San Francesco ringrazia Dio per l’Acqua, il Fuoco, il Vento (aria) e la Terra. Come non condividere il Cantico, in particolare l’inno a “Frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte?” Nei giorni in cui stavamo eseguendo le prove era in programmazione l’ultimo film di Woody Allen, “La ruota delle meraviglie”, dove il figlio undicenne della protagonista, piromane, riesce a dar fuoco anche al cestino della psicoanalista che vorrebbe curarlo da questa patologia, che ha origine nel profondo della psiche umana e questa circostanza mi ha un po' distolto dal sottile invaghimento del fuoco (immagine n° 2). Bando alle ciance, cerco di venire al sodo. Legno e fuoco sono sostantivi antitetici, dire legno è dire fuoco e viceversa. È una figura retorica assai comune e quindi non possiamo sottrarci dall’evento sotteso. Fortunatamente però, mentre il legno ha un altissimo grado di partecipazione al fuoco, resiste al fuoco. La resistenza al fuoco, come definito anche dal recente DM 17 gennaio 2018, “Norme tecniche per le Costruzioni”, è la capacità di una costruzione, di una parte di essa o di un elemento costitutivo di mantenere per un tempo prefissato, la sua capacità portante. Perciò l’unità di misura è quella del tempo, il minuto. La nostra normativa consente di verificare la resistenza al fuoco. Il grado di partecipazione alla fiamma (reazione) del legno, come già accen-

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1A. San Floriano patrono dei Vigili del

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Fuoco, dipinto su una caserma dei pompieri (studafò) in Val Badia. 1B. Ex voto. Più che ringraziare la Madonna per i pericoli scampati, è tempo di impegnarsi nella prevenzione e difesa dal fuoco. 2. Dal film di W. Allen, “La ruota delle meraviglie”.


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3A. 3B. Frontespizio del libro di Gaetano Della Giustina (ed. Le Moniteur, Parigi, 1985) e sintesi percentuale delle cause di fuori-servizio delle costruzioni di legno. Si evince che il fuoco partecipa con una percentuale minima agli insuccessi. Sarebbe molto interessante un aggiornamento di tale casistica anche nel nostro Paese, dove gli incendi sono in aumento in correlazione con il rinnovato impiego del legno. 4. Esempio di compartimentazione attiva. In questo dipinto di Giuseppe Ghedina (Cortina, 1870) si cristallizza il modo di circoscrivere un incendio, bagnando le lenzuola stese sulle costruzioni limitrofe, in modo di evitare l’effetto domino. 5. Effetto domino di un incendio per mancanza di “robustezza” del sistema insediativo.

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3B nato, è massima e pertanto non servono nemmeno prove per stabilire la classe di reazione (vedere ad esempio Gazzetta uff. dell’U.E. L329/1, per X-Lam). Forse l’indagine di G. Della Giustina (immagine n° 3a- 3b) eseguita negli anni ‘80 per meglio conoscere le cause di fuori servizio delle costruzioni di legno e per dare elementi di quantificazione del premio assicurativo andrebbe rifatta, perlomeno nel nostro Paese, dove l’aumento degli incendi delle case sta aumentando in correlazione con l’impiego del legno e la mancanza di attenzioni preventive e di difesa. Spesso, per inevitabili disattenzioni, ma anche per vera e propria ignoranza, mancanza di cultura tecnica e progettuale, fra i casi mostrati di fuori servizio per incendio, è assente il concetto di compartimentazione, che consiste nel tentativo di limitare i danni degli effetti disastrosi di propagazione dell’incendio, cercando di confinare gli edifici e gli spazi. Si tratta, in altre parole, di evitare gli effetti a domino (immagine n° 4), che le nostre NTC (Norme tecniche per le Costruzioni) racchiudono nell’importante capitolo sulla “Robustezza” (immagine n° 5). Prima però di passare al cuore di questa comu-

5 nicazione – comportamento al fuoco delle connessioni legno-legno – vogliamo richiamare brevemente i risultati di una ricerca sperimentale, eseguita con mezzi artigianali, per verificare la velocità di avanzamento della combustione in alcune specie legnose, oggetto di tesi di laurea (Laureando Armando Furlanis, Relatore Franco Laner, Iuav, 2004), anch’essa scaturita dalla curiosità di conoscere, per meglio progettare la prevenzione al fuoco. Queste prove, come quelle di cui rendicontiamo più avanti sulle connessioni, hanno il “difetto” che la fiamma è concentrata, con temperature decrescenti dal centro verso la periferia. Sono comunque prove significative perché le condizioni di prova sono sempre le stesse e il confronto è pertanto attendibile. I risultati ottenuti, riassunti nella retta di regressione (immagine n° 6) mostrano ciò che tutti conoscono, ovvero che la velocità di combustione è in correlazione con il peso della specie legnosa e la sua umidità. Sono dunque penalizzate le più leggere resinose, mentre la combustione è rallentata nelle latifoglie. Purtroppo, quest’ovvia correlazione non è tenuta presente (par. 3.6.1.2 dalle menzionate nuove NTC) nelle disposizioni emanate dal Ministero dell’Interno ai sensi del D.P.R del 29 luglio 1982, n. 577 e successive integrazioni, come l’importante norma UNI-En 1995-1-2 che consente di verificare la sicurezza al fuoco del legno. La velocità di progressione del legno è in pratica

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7 uniformata a 0,7mm/m’, che è quella che generalmente si riscontra nell’Abete rosso. L’indagine condotta sul comportamento delle connessioni legno-legno amplia il campo della sicurezza al fuoco spostando l’attenzione non più alla resistenza dell’elemento strutturale, di cui ormai esiste ampia letteratura, bensì alla loro connessione. Il mercato oggi offre una vasta tipologia di soluzioni che hanno come principale obiettivo la sicurezza statica. La scelta si indirizza di solito verso la praticità realizzativa e il prezzo della connessione. In pochi casi virtuosi viene tenuta in conto la soddisfazione formale del particolare costruttivo. Generalmente però la scelta del tipo di connessione si decide in base a un computo economico, ovvero prezzo e praticità esecutiva. Se si introduce il parametro di resistenza al fuoco nella scelta del tipo di connessione, le risposte sono ancora diverse. L’immagine (fotografia n° 7) mostra una soluzione per aumentare la resistenza al fuoco ottenuta mediante il rivestimento ignifugo delle scarpette metalliche, che alla luce delle prove svolte appaiono risibili e anche bruttine! Perciò abbiamo deciso, facendo anche noi i conti con alcuni parametri, economici in primis, per assoluto nostro autofinanziamento, di puntare su 6 tipologie di connessione, allestendo un “campo sperimentale” con tutte le precauzioni alla sicurezza di uomini e cose. Dal mio schizzo, Alessio è passato alla realizzazione (immagine n° 8) con importanti modifiche per la sicurezza e la fattibilità con minimo sforzo e poca fatica – esempio carico e scarico travetto secondario con 400 kg che simulano un normale esercizio dei solai di legno – con quella che è in edilizia l’organizzazione del cantiere, capitolo sempre più negletto, irrazionale e trascurato. (È qui il momento per ringraziare Artuso Legnami che ci

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8B ha fornito e trasportato le travi e travetti a Marmirolo (Mn) e la Soltech che ci ha fornito la ferramenta). Le prove si sono svolte al freddo e al gelo – per fortuna c’era il fuoco! – registrando i parametri che ci sono sembrati interessanti, come la temperatura dei nodi di interfaccia aggrediti dal fuoco con un termometro a infrarossi laser. Ovviamente il dato interessante è la resistenza, tempo di sopportazione del carico dall’inizio dell’incendio al collasso (minuti e secondi). Alcune immagini danno l’idea della sperimentazione (fotografie n° 9-12). Interessanti i filmati che colgono il momento del collasso, qui ovviamente non presentabili. Nella tabella (immagine n° 13) sono riassunti i dati registrati nelle 6 prove. CONCLUSIONI Molti comportamenti al fuoco delle strutture lignee sono stati confermati, in primis la velocità di avanzamento della fiamma. L’intensità della fiamma e quindi la temperatura sono elementi decisivi per la velocità di combustione. C’è da dire che difficilmente in realtà ci saranno strutture lignee sottoposte per lungo tempo a temperature intorno ai 700°-800°. Queste temperature si possono magari oltrepassare, ma non per lungo tempo. Quindi la sperimentazione è stata severa,

6. Tabella relativa alla velocità di combustione. L’indagine eseguita su 8 specie legnose ha portato a identificare una buona retta di regressione peso specifico/resistenza. L’altro parametro che influenza la resistenza del legno è la sua umidità. L’acqua contenuta nelle cellule deve essere progressivamente espulsa. Il processo pertanto è in correlazione con la quantità d’acqua presente e rallentato in proporzione. Questa ricerca ha ovviamente valorizzato alcune specie legnose in caso di vulnerabilità all’incendio (Tesi A. Furlanis, rel. F. Laner, Iuav, 2004). 7. Protezione al fuoco di scarpette metalliche. Il progettista ha capito che la vulnerabilità al fuoco era dovuta all’acciaio a vista, ma la soluzione, specie sul piano formale, non è soddisfacente. 8A. 8B. Schema e realizzazione del banco di prova allestito da Alessio Piacenza, con grande attenzione alla sicurezza di persone e cose e alla praticità delle prove. La trave secondaria sopporta un carico concentrato di 400 kg simulando un usuale carico di esercizio.


9 9. Tavolo di registrazione dati, orologio, termolaser. In primo piano la scarpetta metallica del provino n. 1 deformata. 10A,10B, 10C. Prova su provino 4. Fase di bruciatura, sede dell’appoggio e sezione residua. L’analisi della resistenza della sezione residua, combinando trazione per flessione (la rottura è avvenuta a 12 cm dall’appoggio, sforzo di taglio e torsione), porta alla conclusione che la sezione residua del legno dopo 54’ conserva intatte tutte le caratteristiche meccaniche del legno.

anche se naif. D’altra parte, tali prove sotto carico abbisognano di laboratori altamente sofisticati e costosi, che noi non possediamo. Prove come quelle che mostriamo e che simulano situazioni reali, sotto carico, non sono effettuabili nel nostro Paese, nemmeno alla Capannelle. E nemmeno c’è letteratura, se non teorica. La resistenza al fuoco di protesi metalliche, come ad esempio acciaio e alluminio a vista, è infima e decisamente da evitare. Questo è comunque risaputo, meno che la resistenza è equivalente a un Pater, Ave e Gloria (unità di misura con cui si descriveva, nel passato, la durata di un terremoto)! Forse si potrebbero cercare leghe di altra natura, che comunque saranno costose e non sempre belle se a vista. Il risultato più confortante è sicuramente la constatazione che qualora la connessione metallica, di acciaio o alluminio, sia protetta dal legno, la resistenza aumenta in relazione allo spessore di protezione. Infatti, anche se pare paradossale, la migliore connessione è proprio quella dove il legno si unisce al legno senza alcuna protesi, perché essa resiste mettendo in atto la sua capacità di opporsi all’avanzamento della combustione. In sintesi, proprio grazie al legno, la resistenza di una connessione, si può verificare grazie alla conoscenza della velocità di propagazione, partendo dal presupposto che le connessioni

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metalliche non hanno resistenza al fuoco e che l’avanzamento della combustione indicata dalla norma è abbastanza attendibile per l’Abete, specie comunemente usata. Molto più lenta è invece la velocità nelle latifoglie. L’altro dato evidente delle prove è che la protezione dell’acciaio, esempio chiodi o perni, è totale, fino a un paio di mm di spessore del legno di avvolgimento. La temperatura del legno, subito dopo la linea di combustione, è

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12 intorno ai 30-40° (misura empirica sulla piccola sezione residua) della connessione legno-legno. Abbiamo già avvertito della consapevolezza che il numero dei campioni è basso e le condizioni di sperimentazione sono approssimative e pertanto lungi da noi la pretesa di conclusioni perentorie. C’è comunque una buona significatività, qualche conferma del già noto, ma anche qualche sorpresa e soprattutto le prospettive di ricerca, ad esempio connessioni con cavicchi di legno, oppure la ripresa dell’impiego del legno lamellare fibrorinforzato, che in precedenti sperimentazioni aveva messo in luce modestissima velocità, grazie alle fibre che trattenevano la brace, impedendo alla fiamma di avanzare (fotografie n° 14a - 14b). Infine, godiamoci la sottile attrazione del fuoco, ovviamente mai tale sulle nostre costruzioni di legno. Il fuoco associato ai riti, come i fuochi del Natale, rinascita dell’anno e anche di nostro Signore: quando il sole solstizia, nei giorni a cavallo del 21 dicembre, dobbiamo, col fuoco, aiutarlo a riprendere il suo ciclo, o se si vuole, auspicare la perenne rinascita della luce, anche quella della conoscenza, che mi pare ce ne sia bisogno, perché i suoi granai sono quasi vuoti (immagine n° 15).

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14B 15 11. Collasso del provino 2 solo dopo 6’. 12. Le protesi metalliche dopo il collasso.

13. Tabella riassuntiva dei risultati delle prove sulle diverse tipologie di connessione. 14A 14B. Legno lamellare fibrorinforzato. Prove meccaniche e al fuoco che hanno mostrato la lenta progressione della fiamma. 15. Frate Focu: bello, iocundo, robustoso et forte.


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di Silvia Ientile e Antonio Pantuso

Diagnosi e valutazione meccanica residua di elementi di trave soggetti a incendio: analisi di un caso reale Per il calcolo della resistenza al fuoco degli elementi di legno, il metodo della sezione efficace è una delle metodologie previste dalla normativa di riferimento UNI-ENV 1995-2; secondo il quale non si tiene conto di una riduzione delle proprietà meccaniche ed elastiche, ma a vantaggio della sicurezza si considera una maggiore riduzione della sezione per effetto dell’esposizione al fuoco. È stato quindi analizzato un caso reale, un fabbricato realizzato in pannelli di legno X-Lam con orizzontamenti e copertura a doppia falda, entrambi in legno lamellare (GL24H). L’edificio è stato interessato da incendio raggiungendo temperature tra 600 °C e 800 °C con fiamme dirette negli ambienti relativi al solaio del primo impalcato (Figura 1). Sono state calcolate le sezioni residue di tre travi in legno a seguito di rilievo e misurazioni in-situ attraverso trivella di Pressler determinando la profondità dello strato pirolitico (Figura 2). Il calcolo della resistenza a fuoco tenendo conto delle sezioni residue è conforme ai parametri di progetto in funzione del Fig. 2 coefficiente di carbonizzazione previsto per la tipologia di legno. Le stesse travi sono state sottoposte successivamente a prove di flessione eseguite presso il laboratorio LABSCO dell’Università IUAV di Venezia in riferimento alla norma UNI EN 408:2004 (Figura 3). I risultati delle prove hanno restituito un valore medio di resistenza a flessione di circa 278 daN/cm2, superiore rispetto a quella prevista per il legno lamellare secondo la UNI EN 1194, e un modulo elastico marcatamente

Fig. 1

inferiore, 61656 daN/cm2 rispetto al valore di riferimento previsto (116000 daN/cm2). Dai risultati ottenuti emerge una discordanza tra le proprietà meccaniche valutate sperimentalmente e quelle ricavate dalle tabelle per i profili caratteristici, osservata anche in termini di peso specifico. Poiché il metodo della sezione efficace non prevede una riduzione delle proprietà meccaniche a seguito dell’esposizione al fuoco, si ritiene che i parametri di riferimento dei profili caratteristici non tengano conto della eterogeneità delle caratteristiche meccaniche del materiale legno.


Fig 1. Dettaglio primo impalcato. Fig 2. Dettaglio del rilievo delle sezioni residue su travi bruciate. Fig 3. Set-up della prova a flessione presso laboratorio LabSco (IUAV). Fig 4. Grafico carico-deformazione della prova a flessione su trave pre e post esposizione ad alte temperature.

È necessaria l’estensione dell’indagine su elementi esposti ad alte temperature per valutare l’effettiva ipotesi del metodo della sezione efficace. Una prima valutazione è stata fatta sulla base di prove a flessione su un travetto di legno in condizioni pre (Trave 1a) e post (Trave 1b) esposizione ad alte temperature. Il grafico carico-freccia (Figura 4), ricavato dalle misurazioni sperimentali, dimostra come vi sia una riduzione del modulo elastico in contrapposizione con l’ipotesi prevista per il calcolo della resistenza al fuoco.

Fig. 3

Fig. 4


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di Fabrizio Duglio

In queste pagine alcune immagini del Laboratorio Didattico Tecnologia: Fig. 1 Misurazione con un calibro di tipo digitale delle dimensioni di un cubetto di Tiglio (T3), Fig. 2 - Pesatura con bilancia di precisione di un cubetto di Castagno (C4), Fig. 3 Campionatura di cubetti appartenenti alle tre specie legnose adottate dopo aver subito il processo di bruciatura. Paradossalmente sono risultati meno consunti i cubetti di Abete, rispetto a quelli di Tiglio, ma, soprattutto, rispetto a quelli di Castagno e ciò contrariamente ai dati statistici in letteratura specialistica. Per risalire a tale anomalia sarebbe stato necessario misurare l'umidità dei campioni.

Legno e fuoco nella Scuola dell’Obbligo In vista del Convegno su legno e fuoco tenuto a Verona il 24 febbraio 2018, durante un Laboratorio Didattico di Tecnologia, Classe 1C – Plesso di Predosa – Istituto Comprensivo IC Pochettino, Scuola Secondaria di Primo Grado di Castellazzo Bormida (Alessandria), è stata condotta un’esperienza formativa volta a far comprendere sul campo, in età scolare, gli elementi essenziali delle condizioni per cui il legno marcisce o brucia. I pur semplificati criteri operativi, non hanno comunque disatteso l’essenzialità scientifica essendo stati improntati, in linea di principio, a un rigoroso metodo sperimentale. È noto come i processi cognitivi si sviluppino con maggior efficacia in età giovanile. Un concetto acquisito in età scolare è altamente più probabile che entri a far parte in modo permanente del bagaglio cognitivo, rispetto a quanto può succedere in un’età avanzata. Soprattutto se tale concetto viene acquisito con attività laboratoriali in cui l’allievo è protagonista del suo apprendimento. Fatta questa premessa pedagogica, veniamo al punto della questione. LACUNE SULLA CONOSCENZA DEL LEGNO Poiché da molteplici parti si lamenta una scarsa o, se si vuole, superficiale conoscenza a livello diffuso del materiale-legno, soprattutto per quanto riguarda la facile degradabilità per cause termo-igrometriche avverse, nonché la rapida infiammabilità, a fronte di proprietà che

Fig. 1

ne fanno invece uno straordinario materiale per le costruzioni, sono pertanto poste in evidenza in questo contesto le sue vulnerabilità. In tal senso, l’esperienza didattica qui descritta mira a far scoprire agli allievi le proprietà più significative del legno, in un quadro di conoscenze più complessivo. Vale la pena di rimarcare che una conoscenza parziale delle proprietà del legno influenzi il giudizio complessivo del rapporto legno-costruzioni, sia nel senso dei pericoli che possono derivare in caso di incendi, alluvioni, semplici infiltrazioni o terremoti, sia nel senso dei vantaggi che invece detto materiale grandemente offre. Tutto ciò a fronte di una sbilanciata vulgata sulle virtù del legno; in quanto, dette virtù certamente sussistono e sono di grandissima portata, ma da sole e in mancanza del contrappunto delle sue criticità, finiscono per fornire un quadro distorto della situazione.

Fig. 2


L’ESPERIENZA IN CLASSE In concreto è successo che gli allievi della classe 1 C siano stati suddivisi in sei gruppi di lavoro e a ciascuno di essi sia stato affidato un compito di valutazione circa le trasformazioni subite da alcuni cubetti di legno sottoposti a talune alterazioni di condizione rispetto al normale. Tali alterazioni di condizione hanno riguardato da un lato l’immersione in acqua, dall’altro il rapporto col fuoco. Per quanto riguarda l’umidità, le trasformazioni hanno riguardato la variazione di peso e di dimensione. Per quanto riguarda il rapporto col fuoco, le trasformazioni hanno riguardato la velocità di combustione rispetto a tre tipi di legno: l’Abete, il Castagno, il Tiglio. A ogni gruppo è stato assegnato un numero di identificazione, da 1 a 6. Così come a ogni legno è stato attribuito un simbolo partendo dalla prima lettera del nome comune: A per Abete; C per Castagno; T per Tiglio. Non è stata codificata simbolicamente la distinzione tra acqua e fuoco, ma in modo indiretto una differenziazione c’è stata per via delle due diverse dimensioni dei cubetti destinati, da un lato a essere imbibiti, dall’altro, destinati a essere bruciati. Nel primo caso i cubetti hanno misurato 30 x 30 x 30 millimetri. Nel secondo caso i cubetti hanno misurato 40 x 40 x 40 millimetri. Un’apposita scheda è stata approntata per registrare e comparare ogni tipo di misurazione.

Fig. 3 Se la valutazione dell’aumento di peso da imbibizione per ogni intervallo di tempo (dieci minuti) tramite una bilancia di precisione poteva essere cosa immediata, così altrettanto non era detto che fosse per la misurazione delle variazioni dimensionali, peraltro in riferimento alle tre sezioni caratteristiche del legno dei cubetti.


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Fig. 5

Fig. 6

In queste pagine alcune immagini del Laboratorio Didattico Tecnologia: Fig 4Raffronto diretto tra un campione bruciato di Abete e uno di Castagno, Fig 5- Pesatura con bilancia di precisione di un campione di Abete dopo aver subito il processo di bruciatura e Fig 6- Misurazioni di un campione bruciato con un calibro di tipo analogico. Oltre alle fotografie sono raffigurate le prima quattro schede di rilevazione. I risultati delle prove sono stati infatti riportati in un’apposita scheda, una per ogni prova effettuata, approntata per registrare e comparare ogni tipo di misurazione, completata da una sintesi con le conclusioni a cui i bambini sono arrivati (nell'ultima pagina).

Scheda 1

Scheda 3

Scheda 2

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La prova di imbibizione si è svolta nel seguente modo: tre gruppi hanno immerso i cubetti con fibratura orizzontale; tre gruppi, invece, hanno immerso i cubetti con fibratura verticale. La profondità di immersione è stata di venti millimetri, ovvero metà dell’altezza. Leggendo le schede si possono vedere i risultati rilevati. Per quanto riguarda la prova di bruciatura, l’esperienza ha riguardato la valutazione degli effetti a bruciatura terminata, relativamente a campionature di cubetti distinti da quelli destinati al processo di imbibizione. L’effettuazione della bruciatura vera e propria è avvenuta in ambiente extrascolastico onde scongiurare ogni possibile rischio di danno. Il metodo è stato quello di porre su di un fornello da campeggio i cubetti a fibratura verticale. I tempi di bruciatura sono stati i seguenti: Gruppo 1, 5 minuti; Gruppo 2, 10 minuti; Gruppo 3, 15 minuti; Gruppo 4, 20 minuti; Gruppo 5, 25 minuti; Gruppo 6, 30 minuti.

Fig. 4


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CONCLUSIONE L’esperienza si è conclusa con la comparazione e la discussione dei risultati ottenuti, opportunamente registrati su apposite schede e sintetiche relazioni. In particolare gli allievi della Classe 1 C di Predosa hanno appreso che: Fig. 7 se il legno assorbe acqua, aumenta di peso e si ingrossa (mentre avviene il contrario quando si asciuga) e, se si brucia, ciò avviene a velocità costante. Soprattutto, per quanto riguarda questo secondo aspetto, hanno

Scheda 6

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In questa pagina ancora un'immagine del Laboratorio Didattico Tecnologia: Fig 7Osservazione degli effetti della bruciatura in un cubetto per mezzo di una lente di ingrandimento. Oltre alle fotografie sono raffigurate le ultime due schede di rilevazione e la breve descrizione dell'esperienza su un foglio fronte-retro.

cominciato a fare i conti con il dilemma tra paura del fuoco (sacrosanta) e sicurezza (non facile da immaginare) grazie a quella parte di legno che, seppure prossimo a essere incendiato, non è stato ancora intaccato. Un domani, gli allievi saranno in grado di fare scelte consapevoli e non sul “sentito dire”, proprio in virtù dell’esperienza di Laboratorio Didattico Tecnologia, in cui la conoscenza di alcune essenziali proprietà del legno è stata costruita e non semplicemente raccontata. Se un domani qualcuno della Classe diventerà ingegnere o architetto o metterà su una fabbrica per case di legno, potrà dire che certe cose sul legno le ha imparate da piccolo a scuola.

Fig. 8

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PROIECTUM HOLZ ALBERTANI www.holzalbertani.it di Franco Riccardi

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Housing ecosostenibile A Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) Holz Albertani SpA ha realizzato una struttura ecosostenibile interamente in legno, per la creazione di un nuovo edificio di “edilizia residenziale pubblica”, appaltato da ACER Piacenza.

Il complesso interamente in legno, a Fiorenzuola d’Arda in provincia di Piacenza, costituito da un unico corpo di fabbrica e sviluppato su quattro piani, copre una superficie in pianta di circa 600 metri quadrati, vanta un’altezza fuori terra di circa 15 metri e si basa su una distribuzione degli spazi tali da consentire un’ottimale dislocazione dei 17 alloggi previsti dal progetto principale. Holz Albertani s.p.a. è stato il fornitore principale della struttura, che dal punto di vista costruttivo è caratterizzata da un sistema di prefabbricazione modulare in legno che consente un risparmio energetico garantito dall’adozione di sistemi e materiali performanti e dalla loro collocazione in opera in modo tale da annullare quanto più possibile l’effetto dei ponti termici. Il progetto posto a base di appalto prevedeva come uniche opere realizzate in calcestruzzo un reticolo di travi di fondazione e due vani scala, intorno ai quali si sarebbe sviluppata la struttura prefabbricata. Per la costruzione del fabbricato multipiano, si è dunque scelto di utilizzare la tecnologia costruttiva a telaio (o Platform Frame), che permette la realizzazione di edifici a basso impatto ambientale con caratteristiche di resistenza meccanica molto eleva-

ta anche sottoposti ad azione sismica. Tale sistema permette inoltre di ridurre notevolmente le tempistiche di cantiere senza rinunciare all’elevato standard qualitativo dei materiali, che vengono prefabbricati da Holz Albertani con procedimenti controllati e sottoposti a severe verifiche da parte degli Enti certificatori. Le pareti prefabbricate dell’edificio costituite da un’intelaiatura di travi di legno lamellare saturata con isolante in lana di roccia, sono rifinite internamente con cartongesso rasato e tinteggiato con


PROIECTUM_HOLZ ALBERTANI Housing eco friendly The all-wood complex, in Fiorenzuola d'Arda in the province of Piacenza, consisting of a single building and developed on four floors, covers a surface area of about 600 square meters, has a height above ground of about 15 meters and it is based on a distribution of spaces able to allow an optimal dislocation of the 17 dwellings provided by the main project. Holz Albertani SpA was the main supplier of the structure carrying on this contract, which, from the constructive point of view, is characterized by a modular wooden prefabrication system that allows energy savings guaranteed by adoption of performing systems and materials and their placement in such a way to cancel the effect of thermal bridges as much as possible. The procurement-based project envisaged the construction of a network of foundation beams and two staircases, around which the prefabricated structure would be developed. For the construction of the multi-storey building, it was therefore decided to use the frame-based construction technology (or Platform Frame), which allows the construction of buildings with low environmental impact and with very high mechanical strength characteristics also subjected to seismic action. This system also makes it possible to considerably reduce construction times without renouncing the high quality standard of materials, which are prefabricated by Holz Albertani spa with controlled procedures and subject to strict checks by the certifying bodies.

idropitture naturali, mentre all’esterno troviamo un cappotto realizzato con pannello in legno-cemento e finitura con intonaco tinteggiato. Idonee membrane traspiranti assicurano il giusto equilibrio igrometrico dell’elemento parete, che presenta uno spessore totale di soli 32,5 cm. Inoltre sono state installate in stabilimento tutte le predisposizioni impiantistiche che troviamo negli elementi verticali ed è quindi facile immaginare come questa soluzione dia la possibilità di ridurre in modo importante le tempistiche globali di cantiere. La conoscenza tecnica del prefabbricatore non si è però fermata alle sole pareti lignee, infatti in fase di aggiudicazione dell’appalto, Holz Albertani ha messo in gioco tutto il proprio know-how proponendo una serie di migliorie al fine di elevare ulteriormente lo standard qualitativo dell’opera, proponendo solai collaboranti legno/calcestruzzo e copertura realizzata con travi scatolari Timber, il tutto di propria concezione e produzione. Per gli orizzontamenti di interpiano è, infatti, stato proposto un sistema di solai collaboranti costituiti da pannelli di legno lamellare posati in orizzontale resi solidali a un massetto strutturale in CLS mediante rete elettrosaldata e speciali connettori di acciaio ad alta resistenza. Riprese metalliche resinate direttamente

alle strutture lignee perimetrali e ai vani in c.a. migliorano ulteriormente il comportamento antisismico dell’intera opera. Completano la stratigrafia dei solai, un massetto alleggerito per contenimento impianti e una pavimentazione ceramica. A tetto troviamo invece, come detto, le travi scatolari Timber che costituiscono l’orditura portante e, saturate con lana di roccia, l’isolamento termoacustico. Il risultato è un intradosso di copertura essenziale ed elegante, senza orditure secondarie a vista e con elevate capacità strutturali. Completa il tutto un manto di copertura discontinuo in tegole rifinito con lattonerie in acciaio. L’obiettivo del risparmio energetico è stato ricercato attraverso l’adozione di materiali costruttivi con elevate caratteristiche di isolamento termo-acustico, mentre una batteria di pannelli fotovoltaici in copertura garantisce l’annullamento delle spese per le parti comuni e l’alimentazione dei due ascensori a servizio della struttura. A completare il progetto sono stati realizzati posti auto e un’area verde che circonda il nuovo complesso di ERP, complesso all’avanguardia la cui puntuale e precisa realizzazione è stata curata direttamente dallo Staff tecnico Holz Albertani s.p.a..

In queste pagine, il complesso edilizio interamente in legno, realizzato a Fiorenzuola d'Arda in provincia di Piacenza, di cui Holz Albertani s.p.a. è stato il fornitore principale della struttura.


TECHNICA SAYERLACK www.sayerlack.com a cura di Sayerlack

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Un progetto virtuoso Fare impresa senza inquinare, un obiettivo della Ricerca Sherwin- Williams: il progetto GAIA, il Programma integrato di Sostenibilità ambientale, di Sayerlack lo conferma. LA SFIDA DI GAIA: “PRONTI A RIDURRE L’IMPATTO” Una delle sfide più importanti che Sayerlack è chiamata ad affrontare, parte integrante dell’attività e del processo di crescita produttiva, è la riduzione dell’impatto ambientale. Per “impatto ambientale” di un prodotto o di una produzione, si intende il peso in termini di consumo di risorse naturali e di produzione di emissioni dannose. Sayerlack valuta l’impatto delle proprie attività e dei prodotti, al fine di gestirne gli aspetti ambientali secondo un approccio preventivo che promuova l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili (contemplate anche dalla normativa sulla protezione dell’ambiente), e l’uso efficiente delle risorse naturali. Controlla e riduce le proprie emissioni, adotta misure idonee a limitare gli effetti delle proprie attività sul clima, sulla biodiversità e sull’ecosistema, persegue la minimizzazione della produzione di rifiuti e la loro gestione efficiente. Sayerlack ha bisogno di acqua e di energia per il proprio sistema produttivo: l’impegno è quello di trattare queste risorse con rispetto, apportando continui miglioramenti al sistema, lavorando per ridurre il consumo di energia. LA “SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE” SECONDO SAYERLACK Per Sayerlack “Sostenibilità Ambientale” significa potenzialmente rendere alla natura ciò che le viene sottratto, anche avviando processi produttivi che riducano le emissioni e che dipendano sempre meno da fonti esauribili: le risorse a disposizione non

sono infinite. Gli investimenti in Ricerca, Sviluppo e Innovazione, hanno come risultato processi e prodotti a sempre minore impatto ambientale, grazie all’impiego delle risorse naturali nel rispetto dell'ambiente. Per questi motivi Sayerlack ha ideato GAIA, il Programma Integrato di Sostenibilità Ambientale. L’approccio produttivo è orientato verso le più avanzate tecnologie di abbattimento dell’impatto ambientale, anzitutto attraverso la tecnologia AIR che prevede l’utilizzo di materie prime provenienti da fonti non fossili. Il fulcro innovativo poggia principalmente sul contemporaneo utilizzo di fonti biorinnovabili dedicate, contenute in grandezze definite nelle composizioni, tracciabili attraverso il metodo C14 e l’impiego di biorisorse allocate. I TRE PUNTI DI FORZA DI GAIA HYDROPLUS è la gamma di prodotti all’acqua, nati nei Laboratori Sayerlack, che, riducendo drasticamente le emissioni di COV, contribuisce fortemente alla riduzione dell’impatto ambientale. • Il Progetto EARTH sviluppa prodotti ad alto residuo secco, pronti all’uso, che non prevedendo diluizione abbassano il carico di composti organici volatili. • Sayerlack con il Progetto AQUA ha realizzato anche un’ampia gamma di prodotti a ridotta pericolosità esenti da aromatici, contenenti isocianati a basso contenuto di monomeri, o basati sulla tec-


TECHNICA_SAYERLACK

Gaia's challenge: "Ready to reduce impact" One of the most important challenges that Sayerlack is called upon to address, is reffered to an integral part of the activity and of the process of productive growth and is the reduction of the environmental impact. By "environmental impact" of a product or a production, we mean the weight in terms of consumption of natural resources and production of harmful emissions. Sayerlack assesses the impact of its activities and products, in order to manage its environmental aspects according to a preventive approach that promotes the use of the best available technologies (also contemplated by the legislation on environmental protection), and the efficient use of natural resources. It monitors and reduces its emissions, adopts suitable measures to limit the effects of its activities on the climate, on biodiversity and on the ecosystem, pursues the minimization of waste production and its efficient management. Sayerlack needs water and energy for its production system: the commitment is to treat these resources with respect, making continuous improvements to the system, working to reduce energy consumption.

nologia alternativa NOT-ISO PU esente da isocianati. Sempre attenti al controllo preventivo, con l’occhio rivolto alla salute degli operatori produttivi e degli utilizzatori. Vede la luce una generazione di prodotti innovativi ed eco-sostenibili per serramenti e arredamento dalle performance straordinarie. Perché sempre contando sulle prestazioni a cui siamo abituati, è possibile immaginare un futuro diverso.

“NO IMPACT” Per Sayerlack è possibile ridurre l’impatto negativo sull’ambiente, agendo in maniera perfettamente ecocompatibile, riducendo l’impronta umana, l’influenza della nostra specie sul pianeta. Il futuro esige un presente capace di rigenerarsi: per questo occorre volare alto: “No Impact”. Perché tra centinaia di anni gli alberi dovranno ancora crescere e circondare gli uomini. E il legno è il primo partner dell’azienda.


TECHNICA SCM GROUP www.scmgroup.com di Pietro Ferrari

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La realtà aumentata in fiera

L’estrema flessibilità dei centri di lavoro di Scm in mostra a Dach+Holz di Colonia, presentate nella versione virtuale (a dimensione reale) grazie all’innovativo sistema multimediale. SCM ha partecipato alla “Dach + Holz”, che si è tenuta nel mese di febbraio a Colonia, con la presentazione delle tecnologie a controllo numerico per la lavorazione di travi e pareti per case in legno. Caratteristica peculiare dei centri di lavoro di SCM è l’estrema flessibilità, che permette di realizzare una ricca varietà di prodotti: tetti, pareti, case da giardino, strutture lamellari X-Lam/CLT, travature dritte, curve e tonde, pannelli isolanti o compositi e tutte le diverse tipologie di elementi strutturali richiesti oggi dal mercato. Importante novità è la lavorazione di pannelli parete XLam/CLT con tecnologia nesting, che permette l'ottimizzazione del materiale utilizzato e la riduzione di tempi e costi di produzione. «Abbiamo creduto e investito molto nel mercato tedesco in questi anni – afferma Tommaso Martini, BU Manager SCM per i Centri di Lavoro Carpenteria in Legno - e i risultati sono arrivati e ancora di più arriveranno in futuro, grazie all’esperienza fatta in molte importanti installazioni che sono diventate un riferimento tecnologico per il settore. La strada non è stata semplice ma il mix tra professionalità e soluzioni tecnologiche innovative ha funzionato in modo eccellente e questo ci permetterà di consolidare i risultati anche nei mercati che considerano quello tedesco come un modello in merito alle scelte sugli investimenti». Le tecnologie SCM sono state presentate a Dach + Holz grazie all’innovativo sistema multimediale destinato a rivoluzionare l’esposizione delle mac-

Scm in Dach+Holz SCM participated in the Dach + Holz trade fair in February in Cologne, Germany, with numerically controlled machines for processing beams and walls for the wood building industry. A unique feature of the SCM machining centres is their extreme flexibility, which facilitates the creation of a wide variety of products, including roofs; walls; garden sheds; X-lam/CLT laminated panels; straight, curved and round beams; insulating or composite panels; and all the various types of structural elements demanded by the market today. An important new feature is the X-lam/CLT panel processing with nesting capabilities, which helps optimise material usage and cut production times and costs.

"Over these years we have always believed and invested considerably in the German market," said Tommaso Martini, SCM Wood Carpentry Machining Centres BU Manager. "And we've seen good results, and will see even better results in the future, thanks to the experience we've gained installing a multitude of systems which have become acclaimed technological success stories. The road has not been easy but the mix between professionalism and innovative technological solutions has produced excellent results, which will allow us to consolidate our position also in markets that have until now considered only the German models when choosing where to invest". The SCM machines wiere displayed at the Dach + Holz Fair also using the innovative multimedia system desi-


TECHNICA_SCM GROUP

chine in fiera. Su un grande videowall (6x3,4 mt), il gruppo ha presentato una versione virtuale delle proprie tecnologie. Grazie a riprese in alta definizione a 6k e animazioni 3D, le macchine sono state riprodotte a grandezza reale e con straordinaria fedeltà, garantendo al visitatore inedite possibilità di interazione. Attraverso un iPad, infatti, i visitatori potevano “entrare” all’interno di queste, seguendo da vicino ogni singolo dettaglio del processo di lavorazione. Un’innovazione assoluta per il settore, che rappresenta un importante salto tecnologico in avanti: virtualizzare le macchine significa da un lato

poter ridurre in maniera importante i consumi energetici e l’impatto ambientale legato alla movimentazione dei prodotti, dall’altro offrire ai clienti uno strumento multimediale di illimitate potenzialità, in grado di superare, sotto alcuni aspetti, anche l’esperienza “reale”.

In queste immagini: i visitatori allo stand Scm Housing a dach+holz. Lo stand Scm Housing a dach+holz, al centro della foto Tommaso Martini, BU Manager SCM per i Centri di Lavoro Carpenteria in Legno. Le molteplici possibilità di lavoro illustrate ai visitatori con l'innovativo sistema multimediale e in particolare Scm Area 2, versatilità e flessibilità.

“AREA”, IDEALE PER LA LAVORAZIONE DEL CLT “Area” è la soluzione a portale “gantry” dedicata alla lavorazione automatica su cinque lati di elementi parete in X-Lam/CLT - il materiale destinato ad avere la più grande crescita in futuro, per cui le tecnologie SCM sono particolarmente adeguate e in generale a componenti di grandi dimensioni, come ad esempio le travi strutturali lamellari. L’impianto può essere personalizzato per eseguire lavorazioni anche su grandi elementi compositi e pannelli isolanti rivestiti. “Area” è dotata di una testa operatrice con potenza 30 kW per la lavorazione a 5 assi e un sistema di cambio utensile automatico. Le dimensioni lavorabili dei pezzi possono variare da 3200 mm a 4500 mm di larghezza, con spessore fino a 360 mm e lunghezze fino a 50 metri.

gned to revolutionise the way machines are shown in trade fairs. The Group showed on its large (6x3.4 metres) videowall virtual versions of some of its technological solutions. Using 3D animation, filmed at 6K high definition, the machines were reproduced in their real-life dimensions with stunning clarity and detail, offering the visitor new interaction possibilities. Using an iPad, for example, visitors could "enter" these machines and follow from up close every single detail of the woodworking process. A groundbreaking industrial innovation that is a huge technological step forward: the possibility of machine virtualisation means, on the one hand, being able to drastically reduce energy consumption and the environmental impact of product movement, and, on the other, being able to offer customers a

multimedia tool with unlimited potential which in some respects can exceed the actual, real-life, experience. The winning features of A rea - Area is a gantry-style mobile solution for automated machining of 5 sides of X-lam/CLT wall elements – the type of timber that is expected to have the greatest growth in the future, and for which Scm machines are a perfect fit – and generally for a wide variety of large components, such as laminated structural beams. The system can be customised to machine also such workpieces as composite elements and coated insulating panels. Area comes with a 30 kW 5-axis spindle head and an automatic tool changer. Workpieces can be 3,200 to 4,500 mm wide, up to 360 mm thick and up to 50 metres.


TECHNICA SEMA www.sema-soft.it di Pietro Ferrari

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Efficienza nell'intero processo di progettazione Alta efficienza e produttività nell'intero processo di progettazione sono le esigenze richieste da un software moderno. Proprio grazie ai continui sviluppi ed evoluzioni del software SEMA, l’azienda presenta nuovi strumenti per poter essere sempre più competitiva. IL VANTAGGIO DI SCEGLIERE SEMA Già oggi i molti processi di progettazione relativi alle diverse fasi, dal rilievo alla produzione, sono gestiti tramite "Closed-BIM" all'interno di SEMA Software e possono essere realizzati senza alcuno scambio di dati esterno. Le costruzioni di legno, di scale e le facciate & coperture in metallo sono integrate in maniera straordinaria in una Software Suite, dalla prima bozza di progettazione fino ad arrivare al file da trasferire alla macchina. Insieme ad altre soluzioni completamente integrate per la statica (Abies Engineering, Frilo Software) e ai sistemi di rilievo (Leica, Hilti) l'utente dispone di una completa gamma software. Le progettazioni di impianti domestici possono essere utilizzate e scambiate tridimensionalmente attraverso un'interfaccia IFC “Open-BiM” con altre soluzioni software dedicate.

Efficiency throughout the entire planning process High efficiency and productivity in the whole planning process are the requirements with regard to a sophisticated software today. SEMA with its practical new features and enhancements provides the tools required to maintain your competitiveness. Your benefits with SEMA Even today many cross-discipline planning processes are embedded in the SEMA software via "Closed-BIM" and can be implemented without any external data exchange. From the initial draft plan to machine control - SEMA has incorporated the fields "Timber construction", "Stair design" and "Facade & metal cladding" into a uni-

RAPPRESENTAZIONE PERFETTA GRAZIE ALLA TECNOLOGIA 4K ULTRA HD Di pari passo con gli sviluppi tecnologici e i trend più recenti, come i monitor ad alta definizione, l'utente beneficia in maniera significativa in ogni fase della sua attività di questa nuova tecnologia: nella progettazione, nella preparazione del lavoro e nell'ergonomia del posto di lavoro. Così nell'ambito dello sviluppo di SEMA Power è stata realizzata la grafica perfetta su schermi ultra HD 4K. Tecnicamente l'immagine ha una definizione 4 volte più elevata e quindi è anche 4 volte più nitida rispetto a uno schermo full-HD. È possibile scalare secondo le proprie esigenze la dimensione delle barre strumenti. Sono molto evidenti i vantaggi della nuova tecnica: tutto sembra più raffinato e filigranato. Linee, tratteggi, spigoli di corpi 3D, textures, e molti altri dettagli con la tecnologia 4K nel SEMA Software dalla versione 18-1 tutto viene rappresentato con la massima qualità e in modo chiaro. Inoltre, lo spazio di lavoro utilizzabile per Ultra HD è 4 volte maggiore rispetto a Full HD. Questo incide in modo particolarmente positivo, specialmente quando si lavora con piani e progetti estesi, perché molte delle linee vicine l'una all'altra non si

que software suite. Together with other fully incorporated solutions for statics (Abies Engineering, Frilo software) and quantity systems (Leica, Hilti), users are perfectly equipped for each task to come. External trades such as building services can be exchanged three-dimensionally with other specialised software solutions via the IFC interface (Open-BIM). Perfect representation with 4K technology By taking up current trends and technical developments, for example, high-resolution display devices, SEMA provides its users with significant benefits in the field of planning, overall work preparation and workplace ergonomics. In line with the SEMA Power developments, the perfect optics on 4K Ultra HD monitors has been implemented. The resolution of the image is four times higher and thus


TECHNICA_SEMA

confondono più e le linee oblique non vengono più visualizzate in modo seghettato. Si leggono più facilmente quotature e testi. Non è necessario eseguire frequenti operazioni di zoom avanti e indietro. Quindi: gli utenti beneficiano di un lavoro efficiente senza fatica. NOVITÀ NEL “MONDO DELLA LAMIERA” Il settore facciate-lamiera ne approfitta soprattutto per le ampie programmazioni destinate a eseguire una vasta gamma di sistemi per facciata (pannelli spigolati a innesto, pannelli-soft, pannelli a cassetto) come anche per le possibilità avanzate di esportare i dati pronti per la macchina direttamente alle piegatrici-CNC della ditta Schechtl. Inoltre nella nuova versione 18-1 si è realizzata l'interfaccia-SMX (Sheet Metal Exchan-ge), con cui si rende possibile l'export universale alle macchine di lavorazione della lamiera. Con l'interfaccia SMX standardizzata attualmente si riescono a trasferire i dati di produzione alle macchine delle ditte Jorns, Thalmann, Schröder e Trumpf. Grazie a questo ulteriore sviluppo ora nell'ambito della copertura in metallo e della facciata vi è un flusso di lavoro continuo dalla progettazione alla produzione. Quindi si rispetta al 100% l'idea del BIM.

IDENTIKIT SEMA Il gruppo di aziende SEMA è il produttore specializzato a livello mondiale di soluzioni software e prestazioni di servizio supplementari nel settore delle costruzioni di legno, delle costruzioni di scale e nell’ambito dell’industria di lavorazione della lamiera. Le soluzioni software sono disponibili in 11 lingue e sono usate da oltre 9.000 clienti di 54 Stati diversi, e ciò con successo da oltre 33 anni. Per estendere continuamente la posizione sul mercato, il Gruppo investe ca. il 15 % del suo fatturato nello sviluppo delle soluzioni nel suo stabilimento in Algovia. In questo modo il gruppo è in grado di reagire in modo rapido e consistente alle esigenze del mercato. The SEMA group is the world-wide leading supplier of software solutions and additional services in the timber building industry, in stair design as well as in sheet metal work. Our software solutions are available in 11 languages and have been successfully used by more than 9,000 customers in 54 countries for over 33 years now. To continuously expand our market position and to always offer customers innovative solutions, the SEMA group invests every year on average 15% of its turnover in the further development of its software solutions at its headquarters in Wildpoldsried, Germany. Thus the SEMA group is also able to react quickly and extensively to the changing requirements of the market.

four times sharper as compared to today's FullHD monitors - the toolbars are freely scalable according to individual wishes. The advantages of the new technology are obvious: The display is much finer and more delicate. Lines, hatches, 3D object edges, textures, … they will all be displayed with maximum quality and sharpness on 4K monitors from the new version (18-1) of the SEMA software. In addition, the usable work space for Ultra HD is 4x larger than for Full HD. This has a particularly positive effect especially when working with extensive plans and projects, because many of the lines that lie close to one another no longer blur and are no longer displayed in an unsightly stepped manner. It is much easier to recognize dimensions and texts. Frequent zooming in and out is therefore unnecessary. Users benefit from efficient working without fatigue.

New features in the "world of sheet metal" The sheet-metal façade sector benefits above all from extensive programming for the design of a wide range of façade systems (reveal panels, Sofit panels, block panels) as well as the expanded possibilities of directly exporting machine-ready data to CNC bending machines from the Schechtl company. In addition, the SMX interface (Sheet Metal Exchange) has been realised in the new Version 181 which enables the universal machine export to sheet metal working machines. Currently, this standardised SMX interface enables the transfer of production data to the machines from the Jorns, Thalmann, Schröder and Trumpf companies. These further developments now allow for the consistent workflow from planning to production in the field of metal cladding and façade. The idea of "BIM" has thus been taken into account 100%.


TECHNICA HOMAG GROUP WEINMANN www.homag.com di Pietro Ferrari

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La funzione crea il nome

Una nuova generazione di macchine Weinmann, nelle quali il nome indica chiaramente la funzione, dal design progressivo orientato alla funzione e all'innovativa potenza del sistema operativo. Innovative, personalizzate e flessibili: queste le caratteristiche delle macchine e degli impianti Weinmann di nuova generazione. Oltre alla consueta alta qualità di elaborazione propria del produttore tedesco, le macchine sono arricchite da un design moderno e da una nuova e innovativa struttura operativa per un'esperienza utente davvero speciale. Ci sono anche definizioni di prodotto nuove, standardizzate e coordinate. In linea con il motto "il design incontra il digitale", tutte le macchine Weinmann sono ancora più intuitive da usare e le macchine e gli impianti possono anche essere collegati in rete in modo facile e veloce utilizzando l'ecosistema Tapio. L'utente decide autonomamente se e quando verrà utilizzata questa funzione. Il funzionamento della macchina diventerà un'esperienza unica grazie al design progressivo orientato alla funzione e all'innovativa potenza del sistema operativo utilizzato dalla macchina con un vantaggio competitivo non indifferente per l’utilizzatore. UN NOME PER OGNI COSA Oltre al nuovo design delle macchine Weinmann, i nomi di ciascuno di esse sono stati impostati in modo più chiaro per il cliente: le nuove designazioni sono facili da capire, coerenti e tracciabili: d'ora in poi, il nome di ciascuna macchina indicherà chiaramente la sua funzione. Ad esempio, i visitatori possono ora trovare le macchine per carpenteria Weinmann con la denominazione Beamteq e i ponti multifunzione ora portano tutti il nome Wallteq. Ciò rende molto più semplice per i clienti esistenti e potenziali navigare nel mondo delle tecnologie Weinmann.

The new generation of Weinmann machines Innovative, individual and flexible — a perfect description of the machines and plants from Weinmann. In addition to the usual high processing quality expected from Weinmann, the machines are enhanced by a modern design and a new, innovative operating structure for a very special user experience. There are also

Beamteq è efficiente nella lavorazione delle travi e incredibilmente potente: le macchine per carpenteria sono attrezzate per affrontare una vasta gamma di operazioni di lavorazione, dai tagli rapidi alle operazioni complesse di lavorazione del fascio. Dimostrano precisione, velocità e flessibilità impressionanti in tutti i processi di lavoro e aumentano l'efficienza della produzione. Il design compatto della macchina con protezione acustica integrata consente un'installazione salvaspazio. Beamteq B-540 garantisce una lavorazione delle travi economica con un elevato livello di flessibilità: il design compatto e l'ampia gamma di applicazioni rendono questa falegnameria la soluzione ideale per le piccole e medie imprese di falegnameria. Con un basso livello di investimento, Beamteq B-

new, standardized, and coordinated product designations In line with the motto "design meets digital," all Weinmann machines are now even more intuitive to use and feature more modern and unique designs. The machines and plants can now also be networked easily and quickly using the tapio ecosystem. The user decides for themselves if and when this function will be used.


TECHNICA_HOMAG GROUP_WEINMANN

540 può essere utilizzato per eseguire una vasta gamma di fasi di lavorazione con la massima precisione. Il cambio utensile integrato a otto pezzi può essere equipaggiato in base alle esigenze e, insieme alla stazione di prelievo per la lama, offre una vasta gamma di opzioni di lavorazione. Beamteq B-660 permette di lavorare tutti e sei i lati di un componente in un unico passaggio. La macchina offre le più elevate prestazioni di elaborazione del raggio, un'ampia varietà di operazioni di elaborazione e una qualità costantemente elevata. Oltre al cambio utensili in dodici parti e al secondo mandrino principale integrato, questa falegnameria è dotata di un'unità sottopiano. Tutti e sei i lati dei componenti vengono lavorati in modo completamente automatico a qualsiasi angolo e inclinazione. I giunti tradizionali a blocco, i solchi di bloccaggio delle travi e le connessioni a coda di rondine su entrambi i lati delle travi possono essere prodotti rapidamente e facilmente. Wallteq è il centro ideale nella costruzione di struttu-

re di legno con una struttura multifunzionale: il ponte multifunzione controllato da CNC completa in modo completamente automatico tutte le operazioni di planking dell'elemento telaio di legno, compresa la messa in sicurezza delle doghe e la formattazione e il taglio di tutte le aperture nell'elemento. La macchina convince anche per l'ampia gamma di attività di elaborazione, i bassi requisiti di spazio e le operazioni semplici. Unità potenti e precise garantiscono il massimo livello di qualità. Wallteq M-120 produce basse quantità di profitto. Con i suoi bassi costi di acquisto, questa macchina offre il livello di ingresso ideale per la produzione controllata da CNC per la costruzione di case. Due supporti per i dispositivi di pinzatura e inchiodatura e un'unità di sbavatura consentono il fissaggio e l'elaborazione veloce e facile dello strato di fasciame. Con la sua elevata economicità, anche per la produzione in batch 1, il Wallteq M-120 è molto performante. Wallteq M-340 è molto versatile: dotato di un cambio utensile in 12 parti, questo ponte multifunzione offre una vasta gamma di utilizzi e può essere esteso per

Operating the machine will become a unique experience thanks to the progressive, function-oriented design, and the innovative power of the operating system used by the machine will become even more apparent. For the user, this makes a clear statement to their end customers — not to mention to their competitors. In addition to the new design of Weinmann machines, the product names have also been more clearly structured for

Nella pagina di apertura: l’elegante struttura delle macchine Weinmann di nuova generazione. Nella foto sopra: una versione della famiglia Beamteq, il B560.

the customer: The new designations are easy to understand, consistent and traceable. From now on, the name of each machine clearly states its function. For example, visitors can now find Weinmann carpentry machines under the designation Beamteq, and the multifunction bridges now all bear the name Wallteq. This makes it is far easier for existing and prospective customers to navigate the world of Weinmann products.


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Una configurazione di Wallteq.

soddisfare le esigenze individuali. I tempi di installazione sono ridotti al minimo e l'efficacia è aumentata in modo significativo. Il Wallteq M-340 offre elevate prestazioni e flessibilità alla produzione di elementi. Il Wallteq M-560 è altamente efficace per la lavorazione del legno massiccio: di fronte a strutture in legno massiccio o travi in legno lamellare, il Wallteq M-560 è straordinariamente dinamico e flessibile. Questa macchina elabora materiali con una larghezza fino a 5,6 m e una lunghezza fino a 60 m ad alta velocità e precisione. Gli spessori del pezzo fino a 350 mm vengono lavorati come standard, mentre con una lama speciale è possibile anche uno spessore fino a 600 mm. I tavoli di montaggio sono disponibili in diverse versioni e possono essere utilizzati per produrre elementi angolati e di alta precisione nella costruzione di strutture in legno per elementi di pareti, soffitti e tetti, oltre a elementi frontali e speciali. Buildtech A-300 è la soluzione flat-pack, un sistema di alta qualità e facile da usare. Utilizzando le istruzioni di installazione fornite, il telaio della parete è prodotto dal cliente e assemblato: permettendo di creare così la propria tabella di assemblaggio e beneficiando di una soluzione personalizzata. Buildtech A-500 è lo strumento universale per i falegnami, indipendentemente dal fatto che si tratti di un tavolo inseribile, di un tavolo inclinabile o di un tavolo girevole, Buildtech A-500 può essere utilizzato per qualsiasi applicazione. In tutti i campi di utilizzo, assicura che gli elementi vengano creati con un'elevata precisione angolare e dimensionale. Frametech è creato per il telaio con un uso altamente flessibile. Le opere di intelaiatura complesse e impegnative vengono prodotte automaticamente e a seconda delle esigenze del cliente, l'inserimento può essere manuale o automatico. In Frametech F-300, le cornici vengono prodotte con facilità: i telai vengono prodotti automaticamente. La caratteristica fondamentale di Frametech F-300

è l'alto livello di flessibilità che facilita la produzione di batch: 1 specifica per il cliente con tempi di installazione brevi. La macchina Frameteq M-300 combina invece i processi per la produzione del telaio e l'elaborazione del tavolato su una singola stazione di lavoro. Gli elementi per la struttura del telaio in legno sono realizzati in un processo automatizzato con un solo operatore. Moveteq può essere utilizzato in modo flessibile e con maggiore frequenza nelle linee di produzione. Svolge compiti come tornitura, allineamento degli elementi agli angoli corretti per un assemblaggio e un’inchiodatura sicuri, trasporto longitudinale e trasversale e posa di elementi per lo stoccaggio. Stockteq è una tecnologia di magazzinaggio, gli elementi possono essere trasferiti rapidamente e facilmente a una stazione intermedia e ripresi per il ritorno alla produzione. I sistemi offrono lo spazio necessario per lavori di finitura come l'applicazione di intonaci esterni o il montaggio di finestre e porte. C'è di più: i sistemi di storage Stockteq presentano anche una serie di utili dettagli che rendono la vita lavorativa di tutti i giorni molto più semplice. L’abbinamento di Feedteq e Storeteq consente una manipolazione facile e ottimizza la logistica del capannone di produzione, riducendo i tempi di attesa e rendendo la postazione di lavoro dell'operatore del sistema ergonomica e sicura. Esistono vari sistemi in base alle prestazioni richieste: ad esempio, il sistema Feedteq offre un grande supporto per il deposito manuale dei pannelli, i sistemi Storeteq offrono opzioni per l’alimentazione completamente automatica. Il software, infine, sta diventando un fattore sempre più importante nell'uso delle macchine. Per consentire percorsi brevi e realizzare i requisiti del cliente nella massima misura possibile, il software di preparazione del lavoro e il software della macchina utilizzati sono interamente sviluppati da Weinmann.


Trattamenti per il legno all’Acqua

H ol z fre u nd

Zaniolo CdA - 31.18

r e p e r Amo il Legno

Protezione e bellezza all’interno e all’esterno. I Cicli Holzfreund all’Acqua, una serie di impregnanti e finiture per la protezione e la bellezza degli infissi esterni e i Cicli Retron bicomponenti all’Acqua, fondi e finiture per mobili domestici, garantiscono resistenza all’umidità, durezza superficiale, elevata aderenza e un alto livello estetico cromatico. I cicli di trattamento Holzfreund, per serramenti esterni, e Retron, per mobili domestici, hanno ottenuto la certificazione Catas Quality Award. Colorificio Zetagì Srl - Tel. 0444.228300 - Fax 0444.228366 - zg@zetagi.it

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Film Bianco 299 Il FILM BIANCO 299 è un prodotto TRASPARENTE di nuova concezione formulato per bloccare l’assorbimento di umidità per capillarità delle strutture di legno a contatto con la giunzione a terra. La sezione terminale, a contatto con la giunzione a terra, è la più soggetta a deterioramento in quanto è possibile la risalita di umidità nel legno. Grazie all’elevata impermeabilità, il FILM BIANCO 299 applicato nella sezione terminale della parete crea una barriera contro l’umidità, e protegge la struttura stessa per garantirne una maggiore durabilità nel tempo. Il FILM BIANCO 299 è un prodotto monocomponente a base acquosa, per favorirne la facilità di applicazione anche in cantiere. Il FILM BIANCO 299 è studiato principalmente per strutture in X-LAM, però trova utilizzo in tutte le strutture di legno con elementi di giunzione a terra. Il prodotto va applicato solo nella sezione terminale della struttura, e nella parte esterna della stessa, per lasciar traspirare il supporto ligneo verso l’interno.

Ulteriore utilizzo del FILM BIANCO 299 è l’applicazione nelle sezioni di parete dove sono state ricavate le aperture per porte e finestre prima che vengano isolate con appositi materiali che ne creeranno la soglia o il davanzale. Il FILM BIANCO 299 ha un ancoraggio ottimale su tutto il legname di conifera comunemente utilizzato nella carpenteria in legno. A destra il report di prova elaborato da ISTITUTO GIORDANO per testare il prodotto.

Ciclo applicativo

Applicare 3 mani di FILM BIANCO 299, diluito massimo con 10% di acqua, nella sezione terminale della parete in X-lam e per una fascia di minimo 30 centimetri nella parete posta all’esterno della struttura. Nella parte interna della struttura applicare una fascia da 3 a massimo 5 centimetri, per dare una protezione ma comunque favorire la traspirabilità del legno stesso. Per singola mano applicare minimo 100 grammi di prodotto per metro quadro. Fra le varie mani lasciar asciugare il prodotto per 2 – 3 ore. Il prodotto può essere applicato a PENNELLO, RULLO e SPRUZZO. N.B. i tempi di essiccazione fra una mano e l’altra sono dipendenti dalla temperatura e dell’umidità ambientale.

Essiccazione a 20 °C e 65% di umidità relativa • • •

Tempo di essiccazione superficiale o al tatto: 2 ore; Tempo di essiccamento in profondità: 8 – 12 ore; Tempo di sovra-verniciatura: dopo 2 – 3 ore.


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Caratteristiche fisiche Peso specifico: 1230 gr/litro ± 20 gr/litro; Residuo secco in massa: 70% ± 2% p/p; Viscosità cinematica a 20°C: coppa Ford/8: 20’’ ± 3’’; Brillantezza: satinato, a seconda dell’assorbimento del legno; Resa: 10 m2/kg; Diluizione: con ACQUA, massimo 10% p/p.

Sotto, il report di prova elaborato dall' Istituto Giordano per testare il prodotto.


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I nuovi strumenti on line

L’anima pionieristica di KLH si esplica in molti modi: con due strumenti innovativi a disposizione online sul sito dell’azienda da aprile e la sua mission di fondo che, come emerge dalle parole di Marco Huter, la porta ormai a 100mila m3 di legno lamellare all’anno (questa intervista è restituita nella rubrica Colloquium KLH).

Pioniere nella produzione di compensato multistrato (legno lamellare a strati incrociati – KLH, CLT, X-Lam) KLH ha sviluppato il prodotto nel 1996 in collaborazione con l’università tecnica di Graz. Dopo un lavoro di ricerca e sviluppo durato diversi anni, nel 1999 ha inaugurato lo stabilimento di Teufenbach - Katsch, il quale negli anni successivi è sempre stato ammodernato e ampliato. Opera a livello internazionale, pertanto i pannelli di legno massiccio KLH non vengono utilizzati soltanto in Europa ma in tutto il mondo come elementi strutturali di pareti, solai e tetti nelle costruzioni di legno. La KLH Massivholz GmbH è posseduta al 100% dal gruppo Johann Offner, un’azienda a conduzione familiare tradizionale, con una storia lunga più di 250 anni. L’indole pionieristica è mantenuta anche oggigiorno e l’azienda sviluppa costantemente nuovi prodotti e software, come il KLHdesigner e il catalogo componenti online, da “oggi” a disposizione sul sito. Il KLHdesigner è un programma di calcolo online (oppure sotto forma di App per dispositivi Apple e Android), che serve per il calcolo della sezione residua di pannelli KLH in caso di

incendio, e dei relativi parametri di resistenza meccanica. Il programma fornisce anche i valori per il caso “freddo” (non incendio), come ad esempio la matrice delle rigidezze da inserire nel programma di calcolo agli elementi finiti. Le particolarità di questo software sono: - Il KLHdesigner si basa sul documento di valutazione tecnica europea (European Technical Assessment), il quale a sua volta si basa sui risultati di molte prove di incendio effettuate da KLH, quindi non è un mero programma di calcolo “astratto”; - Possibile selezionare tutti i tipi di pannello e svariati tipi di rivestimento (placcature, contropareti, ecc.); - Fornisce degli output che possono essere inseriti nei programmi di calcolo strutturale; - È un programma aperto, ossia predisposto a continui aggiornamenti; - Interfaccia molto intuitiva e provvista di help delle varie funzioni; - Multilingua (italiano, tedesco, inglese, francese, spagnolo, norvegese); - Agevole funzione di stampa. Sito internet dedicato: www.klhdesigner.at


KLH MASSIVHOLZ GmbH 8842 Teufenbach-Katsch - Gewerbestraße 4 Tel. +43 (0)3588 8835 0 office@klh.at - www.klh.at - www.klh.it

Il Catalogo componenti online costituisce una raccolta interattiva di schede tecniche di ca. 140 stratigrafie riguardanti pareti esterne, pareti interne, pareti divisorie fra appartamenti, solai e tetti in pannelli KLH. Le particolarità sono: - Grande varietà di combinazioni fra pannelli KLH e altri materiali come: contropareti e controsoffitti di diverso tipo, diversi tipi di cappotto, diversi tipi di copertura sia spiovente che piana, diversi tipi di pavimentazione; - Per ogni scheda tecnica viene citato a fine pagina il test di laboratorio relativo (eseguito in collaborazione con enti certificatori accreditati);

- Fornisce i valori di protezione acustica, di comportamento al fuoco e di trasmittanza; - Layout moderno e intuitivo; - Agevole funzione di filtro; - Denominazioni e filtri multilingua, schede tecniche in inglese e tedesco. Link al sito: www.klh.at/it/download/datasheets/ «Il motivo che ci ha spinto a realizzare questi strumenti è stato quello di descrivere in modo dettagliato il metodo di misura in caso di incendio nel nostro ETA, in un modo che rispecchi esattamente la realtà – dichiara il Dipl. Ing. Johannes Habenbacher, co-amministratore delegato, responsabile tecnico di KLH, e supervisore del lavoro di implementazione di questi strumenti, svolto dagli ingegneri di KLH –. Questi strumenti facilitano moltissimo il calcolo da parte degli ingegneri e sono messi a loro disposizione in maniera assolutamente gratuita. La sfida più grande è stata quella di sviluppare il software in modo tale che sia l’inserimento dei dati sia l’output finale fossero risultati user-friendly». «Siamo convinti di aver messo a disposizione dei progettisti degli strumenti innovativi e molto utili nei vari stadi di approfondimento del progetto, sia esso in fase preliminare sia di studio approfondito. Siamo naturalmente aperti a suggerimenti e anche a richieste particolari se non dovessero già rientrare nei materiali testati – conclude, l’Ing. Alberto Schiavinato, responsabile commerciale per il sud e sudest Europa –. Siamo disponibili a effettuare delle consulenze ad-hoc presso gli studi dei progettisti oppure anche on-line, basta inviarci una email: alberto.schiavinato@klh.at».

A sinistra Johannes Habenbacher, co-amministratore di KLH e sopra un esempio di scheda tecnica.

KLHdesigner: calculate on line The KLHdesigner is an online calculation program (or in the form of an App for Apple and Android devices), which is used to calculate the residual section of KLH panels in case of fire, and the related mechanical resistance parameters. The program also provides values for the "cold" case (non-fire), such as the matrix of the stiffness to be included in the finite element calculation program. The special features of this software are: - The KLHdesigner is based on the European Technical Assessment document, which in turn is based on the results of many fire tests performed by KLH, so it is not a mere "abstract" calculation program; - It is possible to select all types of panel and various types of cladding (plating, counter-walls, etc.); - Provides outputs that can be included in structural calculation programs; - It is an open program, ie prepared for continuous updates; - Very intuitive interface and provided with help of the various functions; - Multilingual (Italian, German, English, French, Spanish, Norwegian); - Easy printing function.


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Uno “sguardo” alla durabilità Una delle novità che ci offre il Sistema Cordolo Ventilato di Soltech è proprio la possibilità di monitorare e ispezionare la radice della parete per tutta la sua vita, semplicemente inserendo sonde o predisponendo un sistema di monitoraggio. I proprietari degli edifici, saranno quindi liberi di controllare lo stato della loro parete in ogni momento, prevenendo di fatto ogni possibile situazione di degrado. Il tutto è possibile grazie alla particolare geometria del Cordolo Ventilato che, oltre a offrire un solido appoggio per la parete, mantiene libera la zona centrale rendendola visibile e a contatto diretto con l’aria consentendo quindi al legno di “respirare”. Il punto di accesso al Cordolo Ventilato e di conseguenza alla radice della parete, è presente in tutti gli angoli della struttura grazie a dei partico-

Il sistema costruttivo Cordolo Ventilato, prodotto e brevettato da Soltech s.r.l. nasce per soddisfare la richiesta di tanti tecnici ma soprattutto dei committenti finali che desiderano una struttura in legno sicura, duratura e tecnologica. Si tratta di un elemento in grado di sollevare la parete in legno dalla fondazione ma allo stesso tempo ancorarla e proteggerla, offrendo un sistema di montaggio rapido e sicuro. Il collegamento alla fondazione delle pareti in legno (platform frame o cross-lam) è sicuramente uno dei nodi più delicati della struttura in quanto la possibile presenza di umidità causata dalla fondazione o possibili infiltrazioni di acqua da soglie e finestre potrebbero generare situazioni di degrado e marcescenza compromettendone la resistenza. Inoltre, a costruzione terminata, la radice della parete normalmente non è più accessibile se non riaprendo la parete finita.


Soltech s.r.l. Via F.lli Mengaroni, 5/7 61025 Montelabbate PU telefono +39/0721 498461 info@soltechonline.com www.soltechonline.com lari raccordi che presentano delle bocchette. Oltre all’inserimento di sonde è possibile collegare anche delle pompe o ventilatori in grado di creare un flusso d’aria che servirà a riportare alla condizione ottimale la parete in legno in caso di presenza di umidità. Il sistema Cordolo Ventilato viene utilizzato anche per risanamenti di edifici che hanno presentato segni di degrado. La semplicità e la rapidità di montaggio del sistema consentono di intervenire direttamente dall’esterno, senza dover ricorrere a interventi troppo invasivi. Vista la novità che Soltech ha portato nel mondo dell’edilizia in legno, Il Cordolo Ventilato è stato adottato anche dall’Università la Sapienza di Roma, selezionata tra i migliori 22 Atenei internazionali


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che competeranno al Solar Decathlon Middle East; il Sistema verrà impiegato nella realizzazione di un’abitazione smart, sostenibile e del tutto autonoma. L’azienda Soltech s.r.l. è presente sul mercato dell’edilizia in legno da più di 25 anni, offre prodotti di carpenteria metallica e soluzioni tecniche per l’ancoraggio degli elementi in legno, dispone di un magazzino con oltre 30000 articoli in pronta conse-

gna e un reparto carpenteria attrezzato con macchinari a controllo numerico, robot e personale altamente qualificato. Dal 2016 Soltech è certificata EN 1090-1 con classe di esecuzione EXC3. Queste certificazioni consentono di marcare CE anche gli ancoraggi metallici che vengono realizzati su progetto.

Soltech, specialists in metal carpentry for wooden elements The Soltech S.r.l. has been on the wooden building market for more than 25 years, offers metal carpentry products and technical solutions for anchoring wooden elements, has a warehouse with over 30000 items ready for delivery and a carpentry department equipped with machinery numerically controlled, robots and highly qualified personnel. Since 2016 Soltech is certified EN 1090-1 with EXC3 execution class. These certifications make it possible to mark CE also the metal anchors that are realized on the project.



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▼ COLLE E ADESIVI▼ COLLANTI CONCORDE S.R.L. COLLE SPECIALI PER APPLICAZIONI INDUSTRIALI Via Schiaparelli, 12 – Zona Industriale 31029 Vittorio Veneto (Treviso) , Italy Tel +39 0438 912121 – Fax +39 0438 501822 info@collanticoncorde.it www.collanticoncorde.it Collanti Concorde produce l’adesivo poliuretanico “XILOBOND T” certificato secondo la norma EN 15425 e con “Attestato di Conformità” dell’MPA di Stoccarda del 13.02.2015. Lo XILOBOND T è idoneo per produzione di legno lamellare per prodotti quali KVH, bilama, trilama e per pannellature portanti strutturali tipo XLAM; per strutture lignee in bioedilizia, costruzione edifici prefabbricati, case clima; per l’incollaggio di specie legnose termotrattate (tipo THERMOWOOD). Collanti Concorde produce altresì una vasta gamma di colle poliuretaniche, viniliche, ureiche, polimeri innovativi, hot-melt e hot-melt PUR.

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