Poste Italiane spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n. 46), art. 1, comma 1 - LO/MI/ - euro 10,00 - In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio CMP Roserio (MI) per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa - Editrice Web and Magazine s.r.l. - Via Valla, 16 - I20141 Milano - www.webandmagazine.media
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EDITORIALE PEZZI DI CREATIVITÀ di Pietro Ferrari
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FOCUS PIOPPICOLTURA LA PIOPPICOLTURA TRA SOSTENIBILITÀ E NUOVE OPPORTUNITÀ INDUSTRIALI di Paolo Ferrari
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AZIENDA E PRODOTTI MARCHI CUCINE UNA VALORIZZAZIONE A 360 GRADI DELLA MATERIA LEGNO di Pietro Ferrari
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TECNOLOGIE BOSCH COMPATTI E MANEGGEVOLI di Pietro Ferrari
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ARTE E PROGETTO AHEC UN SUONO NUOVO PER UNA NUOVA GENERAZIONE di Pietro Ferrari
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LA PAROLA A... BASSO LEGNAMI IL CUORE IN AFRICA, MA NON SOLO… di Paolo Ferrari
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DIAGNOSTICA DEL LEGNO UN ESEMPIO DI APPLICAZIONE “USO FIUME DI CASTAGNO” di Gerolamo Stagno e Linda Secondini
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ARTE E PROGETTO SUMITOMO FOREST IL LEGNO PIÙ ALTO di Pietro Ferrari
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QUOTAZIONI
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LEGNO, LAVAGNA & CAFFÈ ANDREA ZENARI LA FATTORIA DIDATTICA PER IL LEGNO di Andrea Zenari
SCENARI PINO SVEDESE IL PINO DEL FUTURO di Pietro Ferrari
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AZIENDA E PRODOTTI PIECES OF VENICE LEGNO E LAGUNA di Pietro Ferrari
SOMMARIO 348 IL LEGNO APRILE 2018 www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com
dal 1922
APRILE 2018
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SCENARI AIEL SORPRESE E CONFERME IN UNA RICERCA AIEL di Pietro Ferrari
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EVENTI CARREFOUR DU BOIS AL CENTRO DEL MONDO di Beatrice Guidi
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EVENTI EPAL UN EPAL IN OTTIMA FORMA di Beatrice Guidi
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348 aprile 2018 348 april 2018
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IL LEGNO
PEZZI DI CREATIVITÀ Abbiamo approfondito per i nostri lettori un tema che nel settore del legno può essere prezioso: quello della creatività. Il legno è, da questo punto di vista un catalizzatore di progetti e di preziosi spunti di creatività. Ma questi progetti devono essere sostenuti da un piano di marketing o, quantomeno, di un percorso al mercato che risponda a una logica imprenditoriale, colorata perfino dalla ricerca di un giusto profitto. Troppo spesso la buona volontà degli operatori, accompagnata da un’ingenuità giovanile o da una sorta di innamoramento che fa del legno in tutte le sue forme e in tutti i suoi aspetti qualche cosa di indubitabilmente positivo, porta a esiti poco soddisfacenti. Gli insuccessi poi portano inevitabilmente alla delusione e al rifiuto di un mondo che viene visto come ostile o indifferente. Il progetto Pieces of Venice che il-
We speak for our readers about a value that in the wood sector can be precious: creativity. Wood is, from this point of view, a catalyst for projects and precious ideas for creativity. But projects must be supported by a marketing plan or, at least, a path to the market based upon an entrepreneurial logic, colored even by the search for a fair profit. Too often the goodwill of the operators, accompanied by a youthful naivety or a kind of falling in love that makes wood in all its forms and in all its aspects something indubitably positive, leads to unsatisfactory results. The failures then inevitably lead to the disappointment and rejection of a world that is seen as hostile or indifferent. The Pieces of Venice project that we illustrate in these pages is the op-
Pieces of creativity
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APRILE 2018
di Pietro Ferrari
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EDITORIALE
lustriamo in queste pagine è proprio il contrario di tutto ciò e dimostra come, assieme all’idealismo e all’amore per il legno, è necessario portare avanti un itinerario che partendo dalla materia prima intercetta il valore aggiunto del design e cammina lungo la strada del riciclo di materiali altrimenti destinati a diventare un costo e su quella del portare lavoro al territorio e financo a quelle persone meno favorite che, reinserite nel contesto del lavoro, esprimono tutta la creatività di cui sono capaci e tesori di diligenza e costanza nel lavoro. In questo numero parliamo anche, con la firma di Paolo Ferrari, di un’eccellenza italiana di cui si parla troppo poco, anche tra gli addetti ai lavori, quel cluster di centri di ricerca che a Casale Monferrato lavorano con passione e competenza nel campo della valorizzazione delle risorse del legno in Italia. Storie diverse, per certi aspetti agli antipodi, ma accomunate da un percorso virtuoso di cui c’è bisogno.
posite of all this and demonstrates how, together with idealism and love for wood, it is necessary to carry out an itinerary that, starting from the raw material, intercepts the added value of design and walks along the road of recycling materials otherwise destined to become a cost and to that of bringing work to the territory and even to those less favored people who, reintegrated in the context of work, express all the creativity they are capable of and diligence and strength in work. In this issue we also speak, with the signature of Paolo Ferrari, of an Italian case of excellence of which too little is said, even among the experts: the cluster of research centers that work in Casale Monferrato with passion and competence in the field of enhancement of wood resources in Italy. Different stories, in some respects poles apart, but united by the virtuous path we need to walk along.
07 EDITORIALE
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FOCUS di Paolo Ferrari
PIOPPICOLTURA
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LA PIOPPICOLTURA TRA SOSTENIBILITÀ E NUOVE OPPORTUNITÀ INDUSTRIALI
L'Unità di ricerca per le produzioni legnose fuori Foresta di Casale Monferrato è una fucina di sperimentazione scientifica e strategie industriali volte alla valorizzazione della pioppicoltura e dei suoi risvolti commerciali e ambientali. Nella sede di Casale Monferrato abbiamo incontrato Pier Mario Chiarabaglio (Ecologia forestale e agraria), Gaetano Castro (Tecnologia e Qualità del legno) e Gianni Allegro (Biologia e entomologia applicata). Una lunga e chiarificatrice conversazione tra sostenibilità ambientale e nuove possibilità di applicazione industriale della materia pioppo.
FOCUS
La storia della pioppicoltura in Italia si identifica in gran parte con le complesse dinamiche economiche, politiche e scientifiche che hanno portato all'attuale configurazione dell'Unità di Ricerca per le Produzioni Legnose fuori Foresta oggi facente capo al Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA). L'attuale Unità di ricerca è diretta filiazione dell'Istituto di sperimentazione per la Pioppicoltura (ISP) edificato in Casale Monferrato su terreni della Società Cartiere Burgo e inaugurato il 1 ottobre 1939. Dopo varie vicissitudini, l'ISP viene devoluto nel 2001 al Ministero per le Politiche Agricole e Forestali nell'ambito della riorganizzazione degli Istituti di Ricerca. Dal 1 ottobre 2004 entra a far parte del CRA - Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, oggi CREA – Centro di Ricerca Foreste e Legno.
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Per approfondire i variegati aspetti di questa importante realtà scientifica e produttiva abbiamo incontrato tre rappresentanti di altrettanti settori chiave dell'Unità di ricerca: Pier Mario Chiarabaglio (Ecologia forestale e agraria), Gaetano Castro (Tecnologia e Qualità del legno) e Gianni Al-
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legro (Biologia e entomologia applicata). Qual è lo scenario che vede nascere la vostra realtà e, per sommi capi, in quali forme si è declinata nel corso dei decenni? Chiarabaglio: L'Istituto nasce nel 1939 su finanziamenti della Società Cartiere Burgo per rispondere agli interessi industriali di questa, rivolti alla ricerca di disponibilità di cellulosa per carta. Nel dopoguerra, in seguito alla necessità di produzione interna, le prime attività sono state orientate verso l'individuazione di cloni di pioppo resistenti in particolare alla defogliazione primaverile, una pericolosa malattia crittogamica che provocava danni rilevanti. In quegli anni viene quindi selezionato il clone ‘I-214’, grazie alle ricerche del professor Giovanni Jacometti, allora direttore dell'Istituto. Il clone ‘I-214’ è ancora il più diffuso in Italia e probabilmente anche nel mondo. La pioppicoltura italiana si è diffusa, oltre che in diversi stati europei, soprattutto nell'area del Sud America e nei paesi asiatici, in Cina in particolare modo, dove esiste una pioppicoltura estesissima per un ammontare di alcuni milioni di ettari. In Italia, dopo la fase iniziale in cui il nostro Istituto si è dedicato alla pioppicoltura per la produzione di cellulosa, si è scoperto, già nel primo dopoguerra, che il pioppo si prestava benissimo alla produzione dei pannelli a base di legno, in particolare del compensato, che è alla base di tutta l'industria del mobile. È così pian piano diminuita la produzione finalizzata alla cellulosa per carta, attualmente importata dai paesi del Nord Europa ed extra-europei. Castro: A causa dell'embargo, durante la seconda guerra mondiale l’industria compensatiera è rimasta senza materia prima. Si è allora pensato di provare a sfogliare qualche tronco di grandi pioppi che si trovavano nelle cascine, visto che negli impianti specializzati non c’erano piante di grosse dimensioni a causa dei turni molto brevi. Da lì si è capito che i pioppi si potevano utilizzare anche per la produzione di pannelli e questo ha determinato una variazione nel sistema di produzione, con l'aumento del turno e della spaziatura fra le piante, che hanno consentito di ottenere piante di dimensioni adatte a questi impieghi. È stato così messo a punto quello che è il turno attuale di dieci-dodici anni che massimizza le rese per la produzione dell'industria del compensato. Chiarabaglio: l'Istituto in seguito è stato ceduto dalla Burgo
DA SINISTRA A DESTRA, GAETANO CASTRO (TECNOLOGIA E QUALITÀ DEL LEGNO) GIANNI ALLEGRO (BIOLOGIA E ENTOMOLOGIA APPLICATA) PIER MARIO CHIARABAGLIO (ECOLOGIA FORESTALE E AGRARIA)
al Ministero dell'Industria e gestito dall'Ente Nazionale per la Cellulosa e la Carta. Con la nascita dell'Unione europea l'ente è stato posto in liquidazione perché viveva su una tassa divenuta insostenibile perché alterava gli scambi commerciali del settore all'interno dell'Unione stessa. L’Istituto ha quindi attraversato un periodo di “limbo” dal '95 fino al 2004, quando è stato inserito nella riforma degli istituti di ricerca del Ministero dell'Agricoltura. Da quel momento, con decreto legge 404 del '99, è nato un ente (dapprima denominato CRA e poi divenuto CREA) che ha raggruppato tutti gli istituti di ricerca e sperimentazione che facevano capo al Ministero. Si tratta di istituti per lo più monotematici, dedicati a diverse filiere del settore agricolo e forestale: dal riso ai suini, alla frutticoltura, ecc. L’istituto di Casale, insieme ad altri due, si occupa di tematiche legate al mondo forestale e all’arboricoltura da legno. Castro: Quando è stato sciolto l'Ente, si è corso il rischio che – come è avvenuto per altre realtà – chiudessero tutte le attività da esso gestite, compreso la nostra; fortunatamente però la notorietà raggiunta dall’Istituto (per evitare la chiusura del quale sono arrivare più di duecento lettere da istituzioni di tutto il mondo) ne ha determinato la salvezza. Chiarabaglio: Nell'ultimo anno c'è stato un riordino interno all’Ente che ha accorpato il nostro Istituto con quello di Selvicoltura di Arezzo e quello di Assestamento Forestale di
ARCHIVIO DI GENOTIPI DI POPULUS ALBA
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FOCUS
PIOPPICOLTURA
AZIENDA SPERIMENTALE MEZZI FILARE PIANTATO NEL 1962
Villazzano (TN) per formare l’attuale Centro di Ricerca Foreste e Legno, con sede amministrativa principale ad Arezzo. Mentre ad Arezzo si trattano principalmente aspetti legati ad ambienti forestali, alla selvicoltura e in parte ad alcune tipologie di arboricoltura da legno, la sede di Casale si occupa espressamente di arboricoltura da legno – in particolare del pioppo – e quella di Trento si dedica in particolare agli inventari forestali, alla pianificazione e all’assestamento forestale. La grande forza del nostro Istituto è proprio quella di aver sempre lavorato sullo stesso argomento, ovvero il pioppo, con l'obiettivo principale della genetica, vale a dire la selezione di nuovi cloni disponibili per i coltivatori. Negli ultimi anni un'attenzione particolare è stata rivolta alla sostenibilità ambientale, cercando di individuare cloni che, più che essere completamente resistenti alle patologie, fos-
BARBATELLAIO CON DIFFERENTI CLONI DI PIOPPO
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CAMPIONI DI COMPENSATO DI PIOPPO TERMOTRATTATO
sero ad esse tolleranti, in modo da permettere la convivenza con il parassita senza riceverne danni importanti. Questo è un po' in sintesi l'obiettivo della selezione genetica che si svolge attualmente. Oltre ai genetisti sono presenti in istituto molti altri specialisti, che svolgono diversi tipi di valutazione sui nuovi cloni, tra cui un entomologo, un patologo e un esperto di tecniche di coltivazione, che svolge ad esempio la valutazione delle tecniche colturali più adatte alle caratteristiche dei singoli cloni (ad esempio le diverse modalità di potatura). È poi attivo un gruppo di tecnologia del legno che studia le caratteristiche dei vari cloni, e un gruppo di economia e inventari, al quale faceva anche capo la realizzazione di un inventario continuo della pioppicoltura, assai apprezzato sia dall'amministrazione pubblica sia dal settore industriale: l'amministrazione pubblica poteva avvalersene per pianificare interventi, la programmazione dei sussidi previsti dai programmi di sviluppo rurale per le piantagioni, e nello stesso tempo l'industria aveva la possibilità di avere sott'occhio la quantità di materiale disponibile anche nei quattro o cinque anni a venire. Questo inventario è ormai stato interrotto da diversi anni per mancanza di finanziamenti dedicati, ma è molto richiesto da tutti i settori e probabilmente il prossimo anno riusciremo ad avere uno stanziamento di risorse per produrne uno nuovo.
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CAMPIONI SPERIMENTALI PER PROVE DI TECNOLOGIA DEL LEGNO
Una particolare attenzione mi sembra sia rivolta verso le tematiche ecologiche e ambientali. Come sono state affrontate le problematiche legate alla certificazione? Chiarabaglio: In effetti l'ultimo settore che è stato istituito è proprio il gruppo di “Ecologia forestale e agraria”, da me coordinato. Nasce nel 2004, anche se già mi occupavo, insieme al Parco del Po, di riqualificazione fluviale, utilizzando genotipi di pioppo nero autoctono per interventi di riqualificazione. L’impiego del pioppo nero è legato al fatto che tale specie è stata dichiarata a rischio di estinzione dall'Unione europea, sebbene tra le liste “a minor attenzione”, ovvero non è una di quelle specie di cui esistono pochissimi esemplari, ma subisce forti pressioni per cui si sta via via restringendo il suo areale di distribuzione, principalmente per cause antropiche come la coltivazione di cereali anche in prossimità dei fiumi, e la realizzazione di arginature che limitano la possibilità per le specie autoctone di diffondersi e rinnovarsi; quindi, da una parte un'occupazione di ambienti adatti all'insediamento del pioppo nero da parte dell'agricoltura, e dall'altra una riduzione degli spazi dove potrebbe riprodursi. Il Centro continua a svolgere attività di conservazione del pioppo nero all'interno del programma europeo Euforgen, a tutela delle risorse genetiche forestali a rischio di estinzione, cercando di diffondere nuclei di riproduzione del pioppo nero, mettendo insieme gruppi di individui diversi
(non singoli cloni, ma appunto genotipi diversi in grado di fecondarsi fra loro) e distribuire poi i semi ottenuti nelle aree fluviali. Su questo programma abbiamo collaborato molto con il vicino Parco fluviale del Po e dell'Orba, ma anche con realtà di altre zone in Lombardia, alto Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Abbiamo selezionato un gruppo di 25 genotipi di pioppo nero. Recentemente ne abbiamo proposto al Ministero l'iscrizione al Registro Nazionale dei Materiali di Base per essere utilizzato in interventi di riqualificazione. Questo gruppo di genotipi deriva dall'attività che abbiamo svolto in circa 20 anni in collaborazione con i parchi, periodo durante il quale abbiamo visto come questi resistano molto bene alle condizioni di stress che frequentemente si ritrovano in aree golenali: siccità estiva, forti pressioni da vegetazione esotica invasiva ecc. Poiché questi genotipi autoctoni sono caratterizzati anche da buoni accrescimenti cerchiamo di proporli su vasta scala; i tempi saranno abbastanza lunghi per la valutazione e la registrazione da parte dell'Osservatorio Nazionale per il Pioppo, ovvero l’istituzione ministeriale che valuta i materiali prima dell'iscrizione nell’apposito registro nazionale. Castro: La nascita di tale gruppo di ricerca testimonia effettivamente l'evoluzione che c'è stata nel settore: come dicevamo, una volta l'Istituto era di proprietà dell'industria, ma anche in seguito ha avuto sempre come target la produttività della materia prima, quindi l'ottimizzazione delle rese da un punto di vista economico, principalmente per i pioppicoltori, in funzione delle esigenze industriali, perché un tempo non c'era molta sensibilità per le problematiche ambientali. Man mano le cose sono cambiate, ed il settore, in conseguenza dell’aumentata sensibilità per l’ambiente, ha dovuto conseguentemente trasformarsi e confrontarsi con essa. Così ad esempio, quando si è cominciato a parlare di certificazione forestale, è sorto un problema abbastanza grosso all'epoca: quando sono iniziate le implementazioni degli schemi di certificazione FSC e PEFC, si dava per scontato che le “foreste artificiali” come i pioppeti non avessero bisogno di un marchio, perché questo serve a tutelare le foreste tropicali dalla distruzione. Rimaneva però il problema del mercato, perché nel momento in cui Ikea, tanto per fare un esempio, avesse deciso di applicare il marchio di certificazione ad alcuni prodotti, tutta
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PIOPPICOLTURA
SOPRA: IMPIANTO DI PIOPPI IN ALTO A DESTRA: INTERVENTO DI RIQUALIFICAZIONE CON PIOPPI E SALICI A DESTRA: LA SEDE DELLO STORICO ISTITUTO SPERIMENTALE PER LA PIOPPICOLTURA
FOCUS
la produzione delle nostre zone temperate sarebbe di fatto rimasta esclusa dalla loro fabbricazione. Si è quindi avviato un processo abbastanza lungo, che Chiarabaglio ha seguito in prima persona, per trovare una soluzione valida anche per la certificazione dei pioppeti e in generale dell'arboricoltura da legno. Non è stato semplice poiché i criteri di base della certificazione, concepiti per preservare le foreste tropicali, non sono affatto adatti alla pioppicoltura e in genere alla arboricoltura. Per fare un esempio: viene richiesto che al momento del taglio si rilasci una certa percentuale di alberi in piedi, e già questo escluderebbe la pioppicoltura, proprio perché si tratta di una coltivazione di tipo agricolo, alternata nel tempo con altre; non sarebbe certamente possibile pretendere che il coltivatore lasci delle piante in piedi in mezzo a quella che poi sarà una coltivazione di tutt’altro tipo. La soluzione che si è infine adottata è stata quella di individuare le scelte di coltivazione, poi accorpate in un apposito disciplinare, che permettessero di minimizzare l’impatto della coltura sull’ambiente. A seguito dell’accettazione e dell’adozione di tale sistema da parte dei due marchi di certificazione, è adesso possibile certificare anche il pioppo con entrambi i marchi. In particolare il marchio PEFC, nel mondo del pioppo, ha avuto una diffusione maggiore per motivi organizzativi e anche di costi, poiché consente anche una certificazione consor-
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ziale. Poiché infatti la coltivazione del pioppo è molto frammentata (le dimensioni medie degli impianti si aggirano intorno all’ettaro), i costi di certificazione sul singolo impianto sono troppo elevati, anche perché sono previste diverse visite ispettive annuali. Per questo il marchio FSC ha avuto minor diffusione e viene spesso adottato da industrie che hanno anche produzioni pioppicole di dimensioni importanti, anche perché di norma dispongono già di un sistema documentale che permette loro di minimizzare i costi. Chiarabaglio: L'FSC è anche più restrittivo e più rigoroso; è più difficile trovare i prodotti previsti per garantire di minimizzare i trattamenti effettuati. Richiede anche che l'azienda destini una parte della propria superficie a riqualificazione di un'area naturale (richiesta che il PEFC non prevede). Questa è una delle motivazioni per cui l'FSC risulta più restrittivo e viene adottato da aziende che hanno a disposizione superfici non produttive dal punto di vista economico che quindi possono essere destinate alla rinaturalizzazione. Castro: Un’altra causa della scarsa diffusione della certificazione è stata la mancanza di chiarezza sulla maggiorazione del prezzo del pioppo che l’industria sarebbe stata in grado di accettare per acquistare materiale certificato. La diffusione è stata comunque abbastanza limitata, perché non è chiaro quanto di più l'industria sia disposta a pagare per un prodotto certificato; questo è anche dovuto al fatto che l'industria non ha più i margini di guadagno di una volta, tant'è vero che diverse aziende sono fallite negli ultimi anni. Ciò nonostante il fatto che il prezzo attuale del pioppo, confrontato con quello di vent'anni fa (e forse anche di più), sia rimasto sostanzialmente invariato, e quindi in realtà sia fortemente diminuito se si tiene conto dell’inflazione. Alla fine qualcosa in più viene pagato ma, mentre per l’acquisto di materia prima dall’estero certificata si sa che viene riconosciuto all’incirca un aumento del 10 % del prezzo, nel caso degli acquisti nel nostro Paese qualcosa in più viene probabilmente pagato, ma l’ammontare di tale differenza non è chiaro; i pioppicoltori quindi, non avendo certezza di recuperare nella vendita finale le spese sostenute per la certificazione, difficilmente vi fanno ricorso.
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Chiarabaglio: Come accennavamo prima, uno dei problemi del settore è il fatto che i pioppicoltori in realtà sono molto disaggregati, sia perché sono frammentati e non hanno grossi lotti da mettere in vendita, sia perché non riescono mai a costituire un mercato forte; in pratica c’è una sorta di oligopolio da parte dell'industria, che si suddivide più o meno il territorio. Tornando al discorso sulla certificazione, uno dei vantaggi che porterebbe al settore è la necessità di utilizzare anche altri cloni oltre all’‘I-214’ (quello più apprezzato dall'industria, con caratteristiche note ormai da 70 anni). L'industria sa come trattare questo clone, conoscendone bene i ritiri e le altre caratteristiche tecnologiche, mentre è più restia ad accettare i nuovi cloni – migliori dal punto di vista colturale anche perché resistenti o tolleranti alle malattie – riconoscendo loro un prezzo inferiore e frenandone quindi la diffusione. La certificazione forestale prevede invece l’obbligo, al di sopra di una superficie minima di impianto, di ricorrere ad un miscuglio clonale, che è poi alla base della sostenibilità: se su una superficie di un ettaro ci sono 250 individui tutti uguali, e se uno di questi prende una malattia, la prendono tutti contemporaneamente, mentre se hai un miscuglio di cloni il rischio di diffusione della patologia diminuisce parecchio e quindi è meno necessario il trattamento fitosanitario. Questo è un aspetto importantissimo della certificazione, promosso anche da diverse Regioni che, nell’applicazione dei Programmi di Sviluppo Rurale, vincolano la possibilità di avere contributi per la realizzazione di impianti di pioppo all’adozione di tali criteri (il ricorso ad un miscuglio clonale o addirittura di certificazione). La Regione Friuli Venezia Giulia, ad esempio, ha deciso di erogare questi contributi a tutti i pioppicoltori che si sono certificati perché questo già di per sé garantisce il fatto che la pioppicoltura sia sostenibile. Questo è un fatto di estrema importanza che nel tempo farà aumentare il numero dei nuovi cloni disponibili per l'industria; si spera che pian piano l'industria accetti e paghi in modo adeguato questo materiale diverso dal clone ‘I-214’. Occorre tenere presente che con i nuovi cloni gli impianti producono maggiormente rispetto all'utilizzo del clone ‘I214’ e con costi di coltivazione più bassi (perché, come dicevamo, sono necessari trattamenti minori).
Anche se l'industria paga un prezzo unitario a peso più basso rispetto al clone ‘I-214’, può comunque esserci un vantaggio economico, oltre al beneficio per l'ambiente dovuto al minor impiego di sostanze impattanti. Allegro: Visto che continuiamo a parlare di cloni, vale la pena chiarire che la scelta di puntare sugli ibridi per la coltivazione è legata principalmente al loro maggiore vigore vegetativo, che conferisce loro una maggior rapidità di crescita. L'ibrido tra il pioppo nero europeo (Populus nigra) e quello americano (Populus deltoides) è quello che ha mostrato subito prospettive produttive interessanti per il nostro Paese. Quando c'è stato il problema della defogliazione primaverile, gli ibridi al momento coltivati si sono mostrati sensibili; si è visto che, riuscendo ad identificare dei genitori interessanti, si potevano ottenere progenie con buone frequenze di individui resistenti. Questi cloni sensibili erano i cosiddetti “canadesi” (riconoscibili dalla corteccia chiara), ibridi fra pioppo nero europeo e Populus deltoide angulata, di una determinata zona degli Stati Uniti. Poi sono stati scelti altri individui di Populus deltoide (l’incrocio è sempre tra Populus nigra maschio e Populus deltoide femmina). Scegliendo genitori appropriati si è visto che era possibile modificare la frequenza di certi geni e quindi il livello di resistenza delle popolazioni. Il vantaggio del ricorso ai cloni consiste nella stabilità del prodotto, che presenta caratteristiche omogenee e quindi facilità di lavorazione. Ricordiamo che il pioppo, pur rappresentando solo l'1 per cento della superficie forestale complessiva italiana, produce il 50 per cento del legname lavorato in Italia, un dato questo
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PIOPPETO MULTICLONALE
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poco conosciuto. Inoltre sottolineo che la pioppicoltura permette anche una pressione minore sulle formazioni boschive naturali, che hanno turni molto più lunghi. Il fatto di poter avere in 10 anni quantità di legno di ottima qualità per l'industria in ambienti agrari consente di sfruttare meno gli ambienti naturali. Castro: Ormai la maggior parte del legno impiegato nell'industria del mobile è pioppo, poiché vengono usati soprattutto pannelli (esclusi settori di nicchia, come i mobili di “arte povera”, che vedono ancora l’impiego di legno massiccio) per i quali tale specie è di gran lunga la più impiegata; a parte infatti il mezzo millimetro di impiallacciatura, quando presente, realizzata con specie legnose più “nobili”, quasi tutto il resto del mobile è di norma realizzato in pannelli (quindi per lo più in pioppo). Tornando sulle questioni legate all’ambiente, vorrei sottolineare come uno degli aspetti che ha creato conflitto tra la pioppicoltura e il mondo degli ambientalisti sia stato un errato paragone tra il pioppeto ed il bosco, che portava a considerazioni negative basate sul fatto che il pioppeto fosse un ambiente completamente omogeneo, artificiale e senza biodiversità (soprattutto nel caso di impianti monoclonali). L’errore sta nel fatto che il confronto non deve essere fatto con il bosco naturale, ma con gli altri ambienti agricoli rispetto ai quali la piantagione di pioppo rappresenta comunque un deciso miglioramento, un elemento di discontinuità, comportando un aumento di eterogeneità, con effetti positivi, ad esempio nei confronti dell'avifauna e della fauna in generale. Una delle attività condotte dal gruppo di Chiarabaglio negli ultimi anni è stato proprio quella di mettere a punto sistemi per analizzare con precisione cosa comporti, per la fauna, la presenza di un piop-
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peto certificato, di un pioppeto normale oppure di un campo di mais, proprio per far capire l'importanza che possono avere gli impianti di pioppo diffusi nella Pianura Padana, in un ambiente ormai completamente antropizzato. Chiarabaglio: Effettivamente, da quando mi occupo di ecologia sto cercando di mettere a confronto gli ambienti di colture agricole con la pioppicoltura e il bosco naturale o naturaliforme (spesso in realtà si tratta di situazioni piuttosto degradate). Abbiamo visto, sia attraverso bioindicatori come i carabidi (di cui Gianni Allegro è un esperto) e i ragni (abbiamo collaborato con l'Università di Torino su questi temi), sia adottando un indice che permette di valutare la qualità biologica del suolo nei primi 10 cm di profondità, che la pioppicoltura si colloca sempre, a seconda dei gradi di sviluppo, in una posizione intermedia tra le aree agricole intensive e i boschi naturali. Abbiamo dimostrato così che, pur trattandosi di una coltura che richiede interventi piuttosto intensivi, permette comunque uno sviluppo di biodiversità decisamente superiore a quello delle altre colture agricole. Anche in termini di qualità del suolo, l’indice che abbiamo utilizzato funziona abbastanza bene. Gli indicatori sono basati sulla presenza di artropodi più o meno adattati alla vita in suoli disturbati; passando da un ambiente tipicamente agrario ad un ambiente di arboricoltura da legno, si verifica un'evoluzione delle tipologie di artropodi che troviamo, che si avvicina, in alcuni casi, alle situazioni che si possono trovare nei boschi naturali. Un altro aspetto interessante è costituito dall'accumulo di CO2: le coltivazioni a rapido accrescimento come il pioppo permettono di stoccarne nel legno (sia nel tronco che nell'apparato radicale) e nell'apparato fogliale quantità molto superiori a quelle dei boschi naturali che, avendo ritmi di accrescimento decisamente più lenti, non permettono di raggiungere valori altrettanto elevati. Una novità tra le tipologie di impianti realizzabili è costituita dagli impianti policiclici, che permettono l'associazione – sulla stessa superficie coltivata – di specie a rapido accrescimento come il pioppo con altre specie ad accrescimento meno rapido, utilizzando cicli di produzione continui nel tempo. Ad esempio, trascorsi dieci anni dall’impianto, si può procedere all'abbattimento di un primo turno di pioppo, mentre le piante di altre specie (ad esempio il
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noce, la quercia o il ciliegio) continuano a crescere fino al loro turno finale (di 30 anni o più). Volendo, all'interno dell’impianto posso anche ripiantare il pioppo. Alcuni impianti di questa tipologia, nati una ventina di anni fa, si stanno un po' diffondendo in Pianura Padana. Non sono però molto diffusi, soprattutto perché implicano un vincolo del terreno per molti anni; il loro impiego è quindi limitato ai terreni non così interessanti per l'agricoltore, dovendo essere destinati per decine e decine di anni a tale coltivazione. Esperienze di questo tipo sono state fatte in Veneto, con consorzi di bonifica che hanno dedicato a questo tipo di coltivazione parte dei terreni in prossimità dei canali, nell’ambito di un progetto denominato Life InBioWood, all'interno del quale si stanno piantando parecchi impianti consociati in questo modo. Altra importante opportunità per l'agricoltura è la consociazione con produzioni agrarie, la cosiddetta agroforestry che, soprattutto in altri Paesi, è una pratica molto diffusa, mentre da noi non incontra ancora molto interesse, anche se stiamo facendo dei tentativi per promuoverla con esperienze in Veneto e in Toscana. In effetti, la produzione agraria potrebbe subire un piccolo decremento dovuto alla riduzione della superficie e all'ombreggiamento, oltre che alla competizione tra produzione agraria e forestale, che però potrebbe essere compensato dalla produzione di legname che si andrebbe ad aggiungere a quella agricola tradizionale, con vantaggi interessanti per l'ambiente. In passato alcune forme di agroforestry erano impiegate anche in Italia; ad esempio, nel cuneese, la pioppicoltura veniva praticata con spaziature che consentivano, nei primi due-tre anni, la consociazione con cereali. Ultimamente queste pratiche si stanno diffondendo parecchio in altri Paesi, e vengono effettuati numerosi studi sull'argomento; in futuro questa pratica potrebbe divenire importante anche in Italia, soprattutto per le ricadute positive sull'ambiente. Castro: Ormai, come dicevamo in precedenza, è assodato che benefici ambientali si ottengono già con la pioppicoltura tradizionale, ed essi aumentano se ricorriamo a forme di coltivazione particolarmente studiate per il loro basso impatto ambientale, come il ricorso ai cloni cosiddetti MSA
(a Maggior Sostenibilità Ambientale) o alle piantagioni certificate. Una soluzione per dare rilancio a questo settore sarebbe riuscire a far riconoscere tali benefici: questa potrebbe essere la chiave di volta per coprire quel margine di guadagno di cui il pioppicoltore ha bisogno e che l'industria attualmente non riesce più a garantirgli, anche perché il mercato attualmente è molto meno differenziato di una volta. Una volta, anche se il costo della pianta veniva coperto in buona parte dall’industria del compensato, che acquistava la porzione di maggior valore della pianta, a questo si aggiungeva la quota di chi acquistava le rimanenti porzioni per produrre pallet, pannelli di particelle ecc.; quindi nell'insieme si riusciva ad ottenere un prezzo globale per la pianta tale da garantire una sufficiente remunerazione al pioppicoltore. Attualmente però i produttori di pannelli di particelle si sono spostati sull’impiego quasi esclusivo di materiale di recupero (pallet, imballaggi, ecc.), pagando pochissimo la materia prima vergine. Anche la produzione di pallet in pioppo è diminuita, in parte per il trasferimento in altri Paesi delle linee di prima trasformazione; infine l’aumento dei costi di trasporto ha fatto sì che le vendite di queste porzioni “secondarie” dei tronchi siano ormai vantaggiose solo se le industrie destinatarie si trovano molto vicine (discorso a parte, ma complesso, meriterebbe la novità legata alla recente nascita di un impianto per la produzione dei pannelli OSB). Insomma, il settore è cambiato molto e spesso il costo di produzione del pioppo grava in percentuale maggiore che in passato
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PROVE DI CARICO DI TRAVI LAMELLARI CON PIOPPO
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sul solo compensatiere. Come dicevamo, i margini di guadagno per il pioppicoltore si sono progressivamente ridotti, tanto che oggi, se calcoliamo il valore attuale netto della produzione di pioppo, esso è sostanzialmente uguale a zero, secondo le stime del nostro economista: tanto spendi, tanto guadagni. In queste condizioni nessuno pianterebbe più il pioppo; in realtà però normalmente non si tratta di pioppicoltori “puri”, ma di agricoltori che – tra l’altro – coltivano anche pioppo; possono quindi dedicare a tale coltura momenti in cui sono “liberi” dalle incombenze di altre coltivazioni, e quindi effettuano parte delle lavorazioni (ad esempio la potatura) “in economia”. Quindi una certa redditività alla fine ce l'hanno, anche se non molto elevata; sottolineiamo anche che, rispetto alle tipiche colture agrarie, la coltivazione del pioppo comporta anche rischi economici molto maggiori, legati alla notevole lunghezza del ciclo produttivo, se comparato con le altre coltivazioni, con cicli di un anno o due: se viene un uragano all'ottavo anno, io ho perso l'investimento di tanti anni. Chiarabaglio: Mentre gli incentivi sono previsti più che altro per le fasi di impianto, per i servizi eco-sistemici adesso non c'è un vero e proprio riconoscimento economico. Se ne sta parlando, a livello legislativo si sta muovendo qualcosa, ma non è ancora molto chiaro. Tra i benefici, lo stoccaggio della CO2 è quello più facile da quantificare. Esiste un mercato dei crediti di carbonio al quale i produttori di pioppo potrebbero accedere, ma in pochissimi casi è stato fatto; noi stiamo lavorando per cercare di quantificare e far riconoscere questi benefici ambientali a livello economico. C'è un'esperienza di pioppicoltori della Val Bormida che hanno avuto un riconoscimento ambientale, anche se non espressamente legato alla vendita di crediti di carbonio: il gruppo Leroy Merlin si è impegnato a pagare ai pioppicoltori una quota in più riconoscendo il fatto che loro fornivano materiale ottenuto esclusivamente con pratiche sostenibili a un'industria del settore della stessa Regione, che poi rivendeva i pannelli a Leroy Merlin. Ci sono anche esperienze in Umbria che stanno partendo proprio adesso. Il mercato dei crediti di carbonio è molto variabile, ma potrebbe esserci un valore di quasi il 10 per cento del prodotto legnoso, un beneficio importante per il pioppicoltore. Non c'è solo lo stoccaggio di CO2 da considerare, ma anche altri
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benefici rispetto alle colture agrarie. La coltivazione del pioppo in un ambito golenale permette una riduzione dell'erosione in caso di piene forti. Altri benefici sono la maggiore biodiversità rispetto alla coltura agraria, di cui abbiamo già parlato; la pioppicoltura permette una migliore conservazione di alcune specie animali. Sono parametri di difficile quantificazione: gli economisti si arrampicano un po' sui vetri con quesiti del tipo: “quanto pagheresti tu per andare a fare un pic-nic sotto un pioppeto rispetto a farlo in un campo di mais?”, cercando di quantificare questo valore. Anche se la valutazione economica può essere difficile, nondimeno la differenza fra le coltivazioni può essere molto rilevante in determinate situazioni. Ad esempio: se io ho un impianto di arboricoltura da legno di fianco a casa tua e decido di sostituirlo con una coltivazione risicola, evidentemente le tue condizioni di vita cambiano non poco! Allegro: Ad esempio, le più alte densità di popolazione di lodolai si trovano proprio nei pioppeti. Una delle cose che abbiamo sempre chiesto è di lasciare le piante morte in piedi perché questo migliorava molto anche le possibilità di nidificazione del picchio rosso maggiore, una presenza importante perché uno dei problemi nella pioppicoltura sono gli insetti xilofagi, che diminuiscono il valore del legno, dando luogo ad assortimenti che non vengono accettati dall'industria o che comunque vengono molto deprezzati. La presenza del picchio rosso maggiore, con un territorio che fa centro nel pioppeto, ottimizzando proprio le energie che vengono disperse dall'individuo per la ricerca di cibo, fa sì che all'interno del pioppeto le popolazioni di xilofagi diminuiscano in modo sensibile. Purtroppo spesso il pioppicoltore, trovando una pianta colpita da un fulmine o comunque schiantata, la rimuove, anche perché il pioppeto viene visto un po' come il giardino di casa. Queste sono alcune delle tematiche che abbiamo cominciato ad affrontare quando abbiamo redatto il disciplinare di cui abbiamo parlato più volte in precedenza: il pioppeto deve essere qualcosa di diverso, pur salvaguardando ovviamente la funzione produttiva. Castro: Tornando a parlare di aspetti legati invece alla tecnologia del legno, tra le attività che svolgiamo qui in Istituto ci sono le prove industriali per la trasformazione di
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nuovi cloni, per vedere se sono appetibili al mercato e per indirizzarli per gli impieghi più corretti. Collaboriamo molto strettamente con Federlegno Arredo e direttamente con molte industrie del settore, anche per cercare di ampliare gli impieghi del legno, un aspetto cruciale per il sistema pioppo, con diversi progetti aventi questa finalità. Per diversi anni ad esempio abbiamo lavorato per verificare la possibilità di utilizzare il legno di pioppo per ottenere travi lamellari, perché uno dei pochi settori trainanti ultimamente è quello dell'impiego del legno in edilizia, in controtendenza rispetto al calo del settore dell'edilizia in genere. Siamo convinti, sulla base dei nostri studi e di vari esempi concreti, che il pioppo sia adatto anche ad utilizzi in ambito strutturale, soprattutto se ne vengono migliorate alcune caratteristiche che ne permetterebbero l’impiego anche in situazioni più difficili. Con gli opportuni metodi di progettazione, si possono benissimo realizzare delle strutture utilizzando il pioppo non solo in forma di segati, ma anche di pannelli. Ad esempio, anche in collaborazione con la facoltà di Architettura del Politecnico di Torino e il dipartimento DISAFA della Facoltà di Agraria di Torino, ci sono in corso dei progetti proprio per realizzare piccole strutture (punti di osservazione dell’avifauna, capannelli, ripari per ciclisti lungo le ciclovie, pensiline per autobus e simili), utilizzando principalmente pannelli. Non stiamo parlando dei pannelli di X-lam (o Crosslam) che si sono recentemente diffusi nel settore (realizzati per lo più in abete), ma di pannelli di compensato. Uno dei limiti alla diffusione dell’impiego del pioppo in edilizia è legato ad un problema di immagine: l'idea che il pioppo sia poco durabile e poco resistente. Ma in realtà il fatto che un materiale sia poco resistente non è un vero problema: l’importante è sapere con precisione quanto resiste, per poter effettuare i necessari calcoli. Anche le questioni legate alla scarsa durabilità in realtà sono secondarie: non è che l’abete sia poi molto più durabile del pioppo! Anche l'abete nessuno si sognerebbe di metterlo all'esterno senza una protezione; lo stesso vale per il pioppo. Quello che veramente conta in questi casi è la capacità del progettista di scegliere opportune soluzioni tecniche per evitare l’insorgere di problemi a carico del legno: non per niente ci sono esempi concreti di impiego di pioppo per la realizzazione di strutture vecchie ormai di
centinaia di anni, ma ancora in perfetta efficienza. Vorrei sottolineare che l’uso del pioppo in ambito strutturale è diffuso in altri Paesi, sia in forma di legno lamellare (ad esempio in Francia, dove esistono da parecchi anni sistemi di classificazione del pioppo per l’impiego in ambito strutturale) che di pannelli. RAMI FIORALI PER ATTIVITÀ Per quanto riguarda l’uso del pioppo in DI MIGLIORAMENTO GENETICO forma di tavole, uno dei problemi è legato alla quasi completa scomparsa di questo mercato, in particolare per materiale essiccato. Ad esempio, personalmente ho provato a proporre ad alcuni produttori di X-lam l’introduzione di tavole di pioppo nello strato centrale del pannello, ottimizzando l’efficienza strutturale. Mi è stato detto: potremmo provare con una partita di tavole essiccate! Già, e dove le trovo? Il problema è che non c'è più un mercato delle tavole di pioppo, perché tanti hanno delocalizzato la produzione. Una serie di produzioni come il legno lamellare non possono neanche partire perché non c'è più un'industria in grado di portarle avanti, per cui compriamo semilavorato dall'Austria e dalla Germania. Quindi, dato che non abbiamo una tradizione di tecnologia dell'uso del pioppo in edilizia, quando importiamo l'X-lam, importiamo la tecnologia e nello stesso tempo anche il materiale, e questo non ha senso, perché una volta opportunamente utilizzato, si potrebbe valorizzare parecchio il pioppo in uno dei pochi settori di potenziale sviluppo del suo utilizzo.
Enhanging poplar wood potential The Research Unit for wood production outside Forest in Casale Monferrato is a breeding ground for scientific experimentation and industrial strategies aimed at enhancing poplar cultivation and its commercial and environmental implications. At the Casale Monferrato site we met Pier Mario Chiarabaglio (Forest and Agricultural Ecology), Gaetano Castro (Wood Technology and Quality) and Gianni Allegro (Applied Biology and Entomology).
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LA PAROLA A... di Pietro Ferrari
BASSO LEGNAMI
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IL CUORE IN AFRICA, MA NON SOLO…
Luca Zago di Basso Legnami ci racconta il percorso di una realtà storica e assieme proiettata al futuro.
LUCA ZAGO, CEO DI BASSO LEGNAMI.
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Magazzini che ospitano legni di primissima qualità e scelta, attività di lavorazione a livello industriale, impianti di essiccazione di primo livello e dispositivi di recupero e pannelli solari che garantiscono l'autosufficienza energetica. Questa è oggi la Basso Legnami, nella realtà dell'approvvigionamento in tutto il mondo di legni, pannelli e semilavorati a base legno in grado di soddisfare l'esigente mercato italiano. DAL MONDO ALL'ITALIA "La Basso Legnami - ci dice Luca Zago, CEO di Basso Legnami che incontriamo in una bella mattina di marzo a Rovasenda – è un'azienda particolarmente legata all'importazione di legno dall'Africa. L'attività distributiva, in passato focalizzata su l’Okoumé e poche altre varietà è stata oggi profondamente modificata.
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VEDUTE DEI DEPOSITI DELLA BASSO LEGNAMI A ROVASENDA.
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Pietro Ferrari - Com'è oggi l'attività dell'azienda, rispetto a quella iniziale? Luca Zago - L'attività oggi è diversa, perché per stare nel mercato attuale è necessario offrire un ampio ventaglio di offerta: abbiamo rivisto il nostro pacchetto di prodotti e, con un discreto sforzo riorganizzativo e finanziario, abbiamo esteso l'attività commerciale. Oggi trattiamo le latifoglie americane ed Europee, trattiamo i resinosi, importiamo dall'Africa in maniera più completa che in passato, abbiamo un discreto lavoro con l'Asia, in particolare con il teak per i mercati di riferimento. Abbiamo, poi, introdotto i pannelli di compensato, dai quali, a nostro modo di vedere, non si può prescindere: ci riforniamo da produttori esteri, in particolare da produttori africani e Francesi per il compensato di okoumé, importiamo compensati fenolici dal SudAmerica ed importiamo compensato di betulla dalla Russia e paesi Baltici. Abbiamo reparti attrezzati per trasformazioni e prime lavorazioni. L’azienda è certificata Pefc ed Fsc. Pietro Ferrari - Questo per il mercato italiano ed europeo? Luca Zago - Esattamente. L'azienda è stata completamente rivista nelle proprie attività. Questo ha portato a dei risultati decisamente positivi: è molto migliorata la rotazione di magazzino , il fatturato in Italia è cresciuto in maniera importante e siamo solo all'inizio dell'attività che ci proponiamo di portare avanti. Pietro Ferrari - Esiste dunque un preciso progetto di crescita e di sviluppo? Luca Zago - Certamente, noi vogliamo incrementare, come già abbiamo cominciato a fare, la nostra capacità di commercializzazione, e stiamo lavorando perché la Basso Legnami sia presente più direttamente nei paesi origine di materia prima. Crediamo che la storia, il cuore, il know how di questa azienda portino alla scelta di investire ancora in attività dirette nei paesi origine. Pietro Ferrari - Cosa intendete più precisamente per attività diretta?
Luca Zago - Intendo organizzare approvvigionamenti garantiti e controllare attività di segheria e lavorazioni con la finalità di ottenere prodotti finiti accordati alle esigenze del mercato. Pietro Ferrari - Dunque importando direttamente prodotto industriale a valore aggiunto maggiore... Luca Zago - Certamente, questo permetterà di aumentare la nostra competitività. La differenza, rispetto al passato, è che, oggi c'è a valle una struttura distributiva molto più organizzata e strutturata: c'è una rete di vendita, c'è un'organizzazione commerciale corrispondente alle esigenze distributive di oggi. Pietro Ferrari - Quali sono le caratteristiche della nuova struttura distributiva sul mercato della Basso Legnami? Luca Zago - È una struttura molto motivata e molto snella: ne è riprova il fatto che il 2017 si è chiuso con un aumento del fatturato del 18,5% rispetto al 2016 ed un rapporto fatturato/addetto ad 1.15 Milioni/euro. Per gli esercizi futuri, contiamo di continuare a crescere tenendo sotto controllo i costi fissi. Siamo convinti che un'azienda che lavora nel difficile settore del legno abbia un compito molto arduo, perché deve impegnare moltissimo capitale, deve mettere in campo delle competenze e delle esperienze importanti. Purtroppo, capita talvolta che parte di questo sforzo non si finalizzi , perchè al nostro utilizzatore finale non arriva il messaggio corretto e completo. La forza vendita e la struttura commerciale non sempre riescono a trasmettere il potenziale del prodotto nella sua interezza. È una criticità importante. Con l’intenzione proprio di limitare questo fenomeno, noi
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investiamo molto tempo nella preparazione del personale. Questo ci ha portato ad avere oggi venditori dipendenti ed agenti che sono spesso presenti a “vivere” l’azienda e ricevere la giusta formazione. Pietro Ferrari - Voi date comunque un ventaglio di proposte con le quali i vostri collaboratori possono lavorare su un mercato in profondità. Luca Zago - Esistono modi diversi di organizzare le vendite: ci sono aziende che hanno una struttura commerciale interna che gestisce tutto (disponibilità di magazzino, offerte,
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ecc.) e lasciano solo un ruolo indifferenziato al personale sul campo, noi stiamo lavorando per avere sul mercato delle persone formate come parte dell'azienda, che conoscano tutto e trasmettano tutto il know how . Questa strada è molto impegnativa, specialmente perché ci parametriamo oggi con quello che è un problema di tutto il settore legno, la comunicazione: siamo un settore che non fa sistema e fatica a stimolare la domanda. Ad esempio ,tutti conoscono la differenza tra un vino docg rispetto a un vino scadente.
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Wood of the highest level The activity of Basso Legnami is different today, because to be on the current market it is necessary to offer a wide range of products: we have reviewed our product package today and, with a fair reorganization and financial effort, we have extended our commercial activity. Today we treat American hardwoods, we treat softwood, we import from Africa in a more complete way than in the past, we have good sources from Asia, in particular with teak for the boot construction market. We then introduced the plywood panels, which, in our view, we can not ignore: we supply from foreign producers, in parti-
cular from African producers for okoumé plywood, we import Chilean and Brazilian phenolic plywood and we import plywood of birch from Russia. We use birch plywood to address different market sectors: a beautiful proposal of birch plywood for the interior, the filmed birch for body shops and booths builders. On this material, with our investment not indifferent, we also have obtained a certification of fire resistance that the foreign supplier releases in a slightly bland way. The company has been completely revised in its activities. This has led to very positive results: the turnover of warehouses has increased considerably compared to the past, the turnover in Italy has grown considerably and we are only at the beginning of the activity that we intend to carry forward.
È solo un esempio di come altri settori informano correttamente il consumatore. Al contrario, il nostro utilizzatore finale spesso non sa che differenza passa tra un tavolo in legno massello rispetto ad un tavolo in laminato. Dobbiamo comunicare al grande pubblico: il legno come materia prima rinnovabile dalle elevate prestazioni , e mirare anche a mercati di target elevato. Il legno si confronta con settori che usano un linguaggio comunicativo sofisticato, e sono in grado di far passare concetti bizzarri per i quali un contenitore di legno è antiecologico e uno di plastica no. Pietro Ferrari - Oggi che gamma di prodotti mettete a disposizione dei vostri clienti? Luca Zago - Abbiamo quaranta legni diversi declinati in differenti formati e tipologie: andiamo dai tronchi ricomposti, al tavolame, ai listoni, ai lamellari, ai compensati di latifoglie, di tropicali o di resinosi. Nel progetto, c'è la volonta’ anche di andare ad approcciare altri Paesi. Siamo protagonisti nell'okoumé, abbiamo tutta la gamma dei Mogani, abbiamo iroko, Azobé, Bahia, tutte le Latifoglie Africane. Latifoglie Europee ed Americane, il Teak. Abbiamo decking per esterno, rivestimenti e pavimenti per interni. Pietro Ferrari - Come valutate le normative Eutr? Luca Zago - Noi le riteniamo giuste di base, ma generano anche confusione e complicazioni . In qualche caso degli eccessi di zelo. Rappresenta una voce di costo abbastanza importante che per noi impegna una persona a tempo pieno. MODERNISSIME TECNOLOGIE DI TRASFORMAZIONE.
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di Gerolamo Stagno e Linda Secondini
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UN ESEMPIO DI APPLICAZIONE “USO FIUME DI CASTAGNO”
FIGURA 1: VALORI DI RESISTENZA MECCANICA ETA12/0504. FIGURE 2 E 3: COPERTURA INTERESSATA DALL’INCENDIO, VILLA SPINOLA, S. OLCESE, GENOVA. FIGURA 4: COPERTURA A CAVALLETTI TIPICA DELL’EDILIZIA STORICA GENOVESE DA G. V. GALLIANI, MANUALE DEL RECUPERO DI GENOVA ANTICA, ED. DEI,2006, GENOVA. FIGURA 5: COPERTURA INTERESSATA DALL’INCENDIO E PARETE SEMIPORTANTE AGGIUNTA. FIGURA 6: COPERTURA DANNEGGIATA.
DIAGNOSTICA DEL LEGNO
DIAGNOSTICA DEL LEGNO
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Gli architetti Gerolamo Stagno e Linda Secondini aprono su Il Legno la rubrica “Diagnostica del legno” narrando il caso di un edificio storico a Sant’Olcese sulle alture genovesi, Villa Spinola in Torrazza, coinvolta da un incendio che ha interessato la sua copertura e per il cui ripristino è stata scelta una specie legnosa che offre valori particolarmente alti in termini di resistenza meccanica: il Castagno “Uso Fiume” Certificato. !NORMATIVA ! Dal 2013 è terminato l’iter di Valutazione ETA – 12/0540 rilasciata da OIB (EOTA) finalizzata alla marcatura CE per l’assortimento “Uso Fiume di Castagno” ottenuta dal Conlegno (Consorzio Servizi Legno-Sughero): importante riconoscimento reso a uno dei prodotti strutturali più antichi che trova applicazione nelle costruzioni. Numerose aziende italiane associate ad Assolegno - Federlegno Arredo hanno partecipato all’iniziativa sostenendo lo sforzo per il raggiungimento di questo importante obiettivo. Sono stati quindi assegnati precisi e affidabili valori di resistenza meccanica ai segati “Uso Fiume di Castagno” ottenuti dalla squadratura meccanica continua e parallela dal calcio alla punta su quattro facce, a spessore costante con smussi inferiori a 1/3 del lato considerato e contenenti il midollo.
Per tale produzione si fa riferimento alle NTC (Norme Tecniche delle Costruzioni), quindi oltre alla ETA -12/0540 si deve tener presente la Circolare esplicativa del 02.02.2009 n. 617. Gli stabilimenti affiliati<Nessuno(a)> a Conlegno e al Comitato Tecnico Uso Fiume di Castagno sono gli unici che possono produrre e vendere queste travi strutturali. Per altri soggetti produttori occorre operare su tronchi esclusivamente italiani qualificati presso il Servizio Tecnico Centrale. Come si può notare i valori di resistenza meccanica sono quelli del BTE come riportato nella tabella (Figura 1).
Figura 1
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Figura 2
!PROGETTO ! L’esperienza di seguito brevemente descritta tratta l’incendio che ha interessato la Figura 3 copertura di Villa Spinola nel comune di Sant’Olcese, edificio storico sulle alture genovesi (Figure 2 e 3). Il palazzo, oggetto di Vincolo Architettonico ai sensi del vigente Codice dei Beni CultuFigura 4 rali, è posto in prossimità di un fronte franoso che in occasione delle recenti alluvioni, ha mostrato segni di cedimento. Particolare è la struttura della copertura, realizzata originariamente con tecnica a cavalletto (Figura 4) e integrata nel tempo con la collaborazione di murature semiportanti interne che si sviluppano in quota fino alle terzere (Figura 5). L’incendio, avvenuto nel periodo autunnale con l’accensione delle stufe, si è generato dalla canna fumaria ed è probabilmente imputabile all’utilizzo di un combustibile non idoneo. I tempi di propagazione sembrano essere stati molto lunghi in quanto gli inquilini si sono accorti solo dopo molte ore di quanto stava accadendo. Il danno del fuoco è stato circoscritto in tempi rapidi ma gli accadimenti suc-
Figura 5
cessivi, tra cui le problematiche assicurative, hanno costretto a lunghe tempistiche per il ripristino. Spento il rogo, resa inagibile la parte oggetto delle fiamme, è stato necessario porre in opera puntelli provvisionali e un sistema di copertura in tubi Dalmine per evitare infiltrazioni che avrebbero peggiorato la situazione. Il primo passo è consistito nella valutazione del danno (Figure 6 e 7) che comporta anche la definizione della velo-
Figura 6
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Figura 7
cità di combustione; tuttavia è necessario tener conto anche dell’acqua di spegnimento che, in caso d’incendio causa forti e veloci escursioni termiche degli elementi. Una volta spento, il fuoco cessa di creare danni, non è così invece per l’acqua che, all’interno del materiale deve rientrare, come da indicazioni normative, nella soglia ideale del 12%, tollerabile fino al 20%. Si pone quindi anche il quesito della validità che possano avere certi risultati diagnostici su elementi appena incendiati. Questa problematica non interessa solo il tetto, ma anche gli elementi sottostanti quali i solai e le volte dipinte in canniccio generando grossi problemi da umidità. Queste forme d’infiltrazione, se non oggetto di prevenzione, innescano un processo di marcescenza sia nel canniccio sia nei tiranti lignei con cui le volte FIGURA 7: COPERTURA DANfinte sono appese ai solai giungendo a possibili crolli NEGGIATA. FIGURA 8: PROGETTO DELLA parziali delle stesse. È parametro da non sottovalutare anche il fatto che siamo in presenza di strutture NUOVA CAPRIATA. FIGURA 9: NUOVA CAPRIATA storiche, nel caso in essere con diversi secoli di vita, MESSA IN OPERA. ove la verifica del tempo assume un valore e soprat-
www.materiastd.it tutto è oramai completata la stagionatura del materiale fatte salve le recenti ristrutturazioni. È stato applicato il procedimento convenzionale per la valutazione delle caratteristiche del legno comprensivo di Protocollo di Ispezione Tecnologica e di successive indagini sclerometriche tramite Pilodyn e Resistografiche sia su elementi incendiati che non. Occorre poi tenere in considerazione il periodo di vita degli elementi, che possono presentare nelle orditure storiche problemi di verifica delle deformabilità per le sezioni. La domanda che normalmente viene posta da chi deve eseguire le verifiche su questo tipo di strutture lignee incendiate, che non sempre è chi esegue la diagnosi, è principalmente una: “Quale sezione residua reagente si deve assumere al termine del percorso diagnostico?”. Nel caso di incendio la risposta si fa ancora più complessa in quanto la situazione è aggravata dalle diverse sezioni residue con cui occorre confrontarsi. La scelta di intervento ha comportato il rifacimento parziale dei manufatti con il consolidamento e l’integrazione; tuttavia le modifiche successive all’originaria costruzione, hanno creato le condizioni necessarie allo sviluppo di un nuovo intervento. Le murature semiportanti che si sviluppano in quota fino alle terzere si sono rivelate non sufficienti alle sollecitazioni cui erano sottoposte con visibili situazioni di instabilità e schiacciamento del punto di vulnerabilità. Il rilievo ha palesato come tali pareti non avessero continuità sottostante e gravassero quindi sugli impalcati dei solai lignei cauFigura 8
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Figura 9
sando principi di deformazione delle travi. Pertanto nella riproposizione del sistema resistente si è scelta la soluzione strutturale di evitare la precedente gerarchia dei carichi e di optare non più per puntoni e terzere ma capriate permettendo di non perdere la tecnica costruttiva e di dare corretta distribuzione delle sollecitazioni gravanti sui muri portanti. In particolare, gli elementi nuovi delle capriate in Castagno sono stati assemblati in opera in pezzi calati da appo-
sita gru, al fine di evitare la perdita delle parti restanti, così come la ponteggiatura di sicurezza interna era stata dimensionata e realizzata per far fronte a questa evenienza (Figure 8 e 9). Se per la copertura si è posta la giusta soluzione, per i solai sottostanti, pur rendendosi necessario un consolidamento, si è dovuto attendere che le percentuali di umidità regredissero. La Soprintendenza competente non ha ritenuto di autoriz-
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Figura 10
FIGURA 10: CERTIFICATO DI CONFORMITÀ DELLE TRAVI DI CASTAGNO “USO FIUME”.
zare l’intervento se non dopo successive verifiche che a oggi non ha ancora compiuto. I carichi imposti, così come la durabilità della copertura, hanno suggerito di valutare la scelta di una specie legnosa particolarmente resistente quale appunto il Castagno“Uso Fiume” Certificato che offre valori caratteristici superiori in termini meccanici di resistenza (Figure 10).
The chestnut “Uso Fiume” The architects Gerolamo Stagno and Linda Secondini open the "Diagnostics of wood" section on Il Legno, describing the case of a historic building in Sant'Olcese on the Genoese hills, Villa Spinola in Torrazza, involved in a fire that affected its coverage and the restoration of which was chosen a wood species that offers particularly high values in terms of mechanical resistance: the chestnut certificate "Uso Fiume ".
!IDENTIKIT PROGETTO ! DIAGNOSI (RILIEVI – INDAGINI DIAGNOSTICHE PROGETTO DI RESTAURO CONSERVATIVO) S.T.D. Studio Tecnico Diagnostico dell’Arch. Gerolamo Stagno, Genova - stdstagno@libero.it VERIFICHE E CALCOLI STRUTTURALI Studio Tecnico di Ingegneria. Enrico Giordano, Genova - enrico-giordano-ge@libero.it DIREZIONE LAVORI Ing. Federico Martignone, Genova studio@martignoneassociati.it OPERE DI LEGNO Segheria Puppo, Campoligure (Genova) informa@puppolegno.it
SEGATI E SQUADRATI DI CONIFERE
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QUOTAZIONI
> IL PREZZO MEDIO DEL LEGNAME SULLA PIAZZA DI MILANO Rilevazione della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Milano dei prezzi minimi e massimi dall’importatore o dal grossista all’utilizzatore finale, Iva esclusa. Rilevazione del 15 febbraio 2018
ABETE TAVOLAME - SPESSORI DA MM 20 A 60, LARGHEZZE CM 16 IN AVANTI, LUNGHEZZA M 4
assortimento primo/secondo assortimento secondo assortimento terzo falegnameria assortimento terzo assortimento quarto assortimento fianchi assortimento imballo travetti per imballo
m3 m3 m3 m3 m3 m3 m3 m3
660,00 570,00 420,00 320,00 280,00 275,00 175,00 180,00
730,00 630,00 440,00 335,00 300,00 295,00 190,00 195,00
sottomisure, spess. da mm 20 a mm 30, lungh. m 4: assortimento terzo assortimento quarto
m3 m3
240,00 225,00
260,00 235,00
sovrapprezzi: per lo spessore di mm 20: q 20,00 al m3; per merce prismata: q 25,00 al m3; per piallati su una faccia e due fili: q 40,00 (+) al m3; per sezionatura a misura (per taglio): q 5,00 al m3; per merce essiccata: + 15% (+) al m3; per trattamento HT ISPM 15 FAO per merce fresca da euro 20,00 a euro 30,00 secondo spessore al m3
morali e travetti sez. comm. lungh. m 4 per imballo e armatura morali e travetti sez. comm. lungh. m 4 scelti per tetti listelli da m 4 in avanti, sezioni e lunghezze commerciali smezzole mercantili, sez. comm. fino a m 4,50 smezzole mercantili, sez. comm. da m 5 in avanti travi squadrate uso Trieste, lung. comm. sezioni: fino a cm 13/16 da cm 16/19 in avanti travi in abete lamellare sezioni e lunghezze commerciali (qualità a vista)
m3 m3 m3 m3 m3
260,00 385,00 270,00 360,00 385,00
280,00 400,00 305,00 385,00 425,00
m3 m3 m3
230,00 260,00 580,00
240,00 270,00 620,00
assortimento primo/secondo assortimento secondo assortimento terzo falegnameria
m3 m3 m3
700,00 600,00 350,00
760,00 640,00 365,00
assortimento U/S assortimento quinto
m3 m3
400,00 350,00
430,00 370,00
assortimento U/S assortimento quinto
m3 m3
385,00 335,00
415,00 355,00
base spess. mm 52 in tavole refilate - KD in tavole non refilate (prima qualità) - KD
m3 m3
500,00 430,00
530,00 460,00
assortimento primo (n. 2 clear - con max 15% n. 3 clear), base spessore mm 78 - KD assortimento secondo (n. 4 clear), base spessore mm 78 - KD componenti per serramenti in douglas KD (essiccato) - VG
m3 1.300,00 1.390,00 m3 1.020,00 1.060,00 m3 1.350,00 1.400,00
assortimento primo (n. 2 clear con max 15% n. 3 clear), base spessore mm 78 - KD assortimento secondo (n. 4 clear), base spessore mm 78 - KD componenti per serramenti in hemlock KD (essiccato) - VG
m3 m3 m3
meranti rovere pino del nord
m3 820,00 900,00 m3 1.500,00 1.800,00 m3 820,00 900,00
LARICE TAVOLAME - SPESSORI DA MM 20 A 80, LARGHEZZE CM 16 IN AVANTI, LUNGHEZZA M 5
PINO DEL NORD TAVOLAME - SPESSORI, LARGHEZZE E LUNGHEZZE COMMERCIALI ABETE DEL NORD TAVOLAME - SPESSORI, LARGHEZZE E LUNGHEZZE COMMERCIALI PITCH-PINE, YELLOW-PINE
DOUGLAS FIR IN TAVOLE - SPESSORI LARGHEZZE E LUNGHEZZE COMMERCIALI
HEMLOCK IN TAVOLE - SPESSORI LARGHEZZE E LUNGHEZZE COMMERCIALI
COMPONENTI LAMELLARI A TRE STRATI PER SERRAMENTI, SEZIONE STANDARD
800,00 700,00 810,00
840,00 740,00 840,00
• EUROPEE IN TAVOLE DI BUON ASSORTIMENTO, CON STAGIONATURA COMMERCIALE
• EXTRAEUROPEE IN TAVOLE REFILATE ALL’ORIGINE ED ESSICCATE AL FORNO, ASSORTIMENTO F.A.S.
rovere americano rosso/bianco, base mm 27 rovere americano rosso/bianco , base mm 52 frassino, base mm 27 frassino, base mm 52 ciliegio americano, base mm 27 ciliegio americano, base mm 52 yellow poplar (tulipier), base mm 52
• TROPICALI IN TAVOLE REFILATE DI BUON ASSORTIMENTO ED ESSICCATE AL FORNO
abura/bahia samba - wawa ayous iroko mogano sipo-utile
• NAZIONALI CON STAGIONATURA COMMERCIALE
noce scelto pioppo non refilato per falegnameria pioppo refilato rovere scelto
• COMPENSATI DI BUONA QUALITÀ, DIMENSIONI NORMALI
pioppo, spessore mm 4 multistrati pioppo, spessore mm 10 multistrati pioppo, spessore mm 20 multistrati betulla Russia, spessore mm 12 multistrati betulla fenolico con film antiscivolo, spessore mm 30 multistrati betulla Russia C spessore mm 6 (cinque strati) fenolici resinosi CDX, base spessore mm 10 compensato okumé, base spessore mm 15 fenolici resinosi BX, base spessore mm 10
• ESOTICI MULTISTRATI E PANIFORTI LISTELLARI
spessore mm 10 meranti spessore mm 20 paniforti listellari con pioppo all’esterno, spessore mm 18 controplaccati mogano, spessore mm 4 - 5 strati controplaccati akatio, spessore mm 4 - 5 strati
• PANNELLI DI BUONA QUALITÀ, DIMENSIONI NORMALI
truciolari standard, calandrati, spessore mm 4 truciolari standard, spessore mm 18 truciolari tutto pioppo, spessore mm 20 truciolari ignifughi classe 1, spessore mm 18 truciolari idrofughi, V100, base mm 18 truciolari nobilitati legni vari e colori spessore mm 20 truciolari nobilitati, bianco, 120 gr, spessore mm 20 truciolari controplaccati akatio, spessore mm 19 medium density fiberboard (MDF), base spessore mm 4 medium density fiberboard (MDF), base spessore mm 19 medium density fiberboard (MDF), ultralight spessore mm 19 truciolari oriented strand board (OSB), base spessore mm 9 pannelli di fibra di legno, tipo normale, base spessore mm 3,2 lamellare finger-joint in massello (faggio), spessore mm 32
• PANNELLI PER L’EDILIZIA
abete, per casseforme mm 27 trave doppia T (h. 20)
• PERLINE GREZZE DA RIVESTIMENTO
abete, spessore mm 10 assito abete maschiato (per sottotetto) mm 21 pino, spessore mm 10
m3 500,00 655,00 m3 720,00 850,00 m3 1.055,00 1.200,00 m3 695,00 775,00 m3 m3 m3 m3 m3 m3 m3
1.330,00 1.860,00 920,00 1.030,00 1.020,00 1.350,00 770,00
1.380,00 1.960,00 970,00 1.100,00 1.970,00 1.420,00 820,00
m3 800,00 m3 580,00 m3 700,00 m3 1.220,00 m3 1.150,00
900,00 600,00 730,00 1.260,00 1.250,00
m3 2.500,00 m3 240,00 m3 170,00 m3 850,00
3.700,00 260,00 185,00 950,00
m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2
4,15 7,30 12,40 8,70 41,00 2,40 6,00 18,20 6,50
4,65 7,80 12,90 10,20 51,00 2,70 6,50 20,20 6,80
m2 m2 m2 m2 m2
7,80 10,50 13,50 7,60 7,60
8,80 11,50 14,00 8,10 8,10
m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2
1,95 4,30 5,40 8,10 7,40 10,50 8,00 14,70 1,80 6,40 5,70 3,50 1,40 45,00
2,25 4,60 5,70 8,50 7,60 11,00 8,50 16,70 2,00 7,40 6,70 4,00 1,70 70,00
m2 m
16,00 9,50
17,00 10,00
m2 m2 m2
7,15 9,00 8,20
7,85 9,50 9,00
SEGATI DI LATIFOGLIE SEMILAVORATI
faggio naturale (fino a mm 60 di spessore) faggio evaporato (fino a mm 60 di spessore) rovere frassino
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LEGNO, LAVAGNA & CAFFÈ di Andrea Zenari
ANDREA ZENARI
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LA FATTORIA DIDATTICA PER IL LEGNO
LEGNO, LAVAGNA & CAFFÈ
Una giornata di pioggia nonostante la luna calante mi fa rinunciare al taglio della legna, e mi dà il tempo di scrivere e ascoltare il rumore insistente del piovasco sul tetto, quello della Fattoria del Legno, dove si apre la mia nuova attività di Imprenditore agricolo, grazie al Decreto 13.02.2015 che assimila la silvicoltura all’agricoltura, e dove, dal 28 aprile al Primo maggio si terrà la prima grande manifestazione della filiera del legno locale: “Il legno nel bosco” il cui programma è illustrato in ultima pagina. Fuori piove e qualche giorno fa è nata la luna nuova, quindi ora sta calando. Da tempo non pensavo a tutto questo, almeno dal mio ultimo volo intercontinentale, occasioni nelle quali trovo sempre tanto tempo per guardare fuori dal finestrino e ammirare la nostra terra e dove per ore mi capita di rincorrere e scappare dalla luna. Però per molto tempo che la luna fosse piena o stesse per calare non mi interessava minimamente. Oggi, invece, per me questo è veramente importante, e lo è che in questo fine settimana del 10 e 11 marzo fuori piova proprio con la luna calante di marzo, l’ultima luna utile per fare la legna e tagliare i tronchi per i miei lavori in fattoria; questo un po’ mi penalizza e mi farà rimandare i lavori di qualche giorno. Non è però così strategico dover rimandare quando si ha una finestra temporale di 14 giorni di luna calante per soltanto 4 mesi all’anno e tante volte rimandare vuol dire anche passare all’anno prossimo. Nessun problema però, perché con gli alberi c’è sempre tempo e in selvicoltura bisogna anche organizzarsi così: “andando un po’ a patti” con il tempo, quello meteorologico però perché quello dell’orologio bisogna scordarselo e lavorare con le ore perfettamente scandite dalla luce senza alcuna necessità di Rolex o Swatch. Molti credono che siano solo dicerie quelle che stabiliscono
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IN APERTURA, UN ESPOSITORE DEI PRODOTTI ALIMENTARI TIPICI DEL LUOGO CHE SARANNO PRESENTATI ALLA MANIFESTAZIONE "IL LEGNO NEL BOSCO". A SINISTRA: LA SEGHERIA MOBILE, MACCHINA CHE DÀ LA POSSIBILITÀ DI COSTRUIRE QUALSIASI COSA CON UN TRONCO, E OVUNQUE. SOTTO, UN INTAGLIATORE DEL LEGNO CON LA MOTOSEGA.
di seguire la luna per tagliare gli alberi, ma di questo ne ho già parlato su questa rivista circa un anno fa e io sono sempre più convinto che abbia una grande influenza e nella mia azienda mi impegno a rispettare questi ritmi. Sono i ritmi della natura che faccio miei e mi portano a parlarvi delle mie ultime novità che riguardano sempre necessariamente i boschi! Da qualche mese, infatti, sto per realizzare il mio nuovo sogno e da gennaio sono finalmente diventato Imprenditore agricolo, mi occupo del comparto della Selvicoltura con il codice ATECO 02100 e con l’attività connessa: manipolazione dei prodotti derivanti dalla silvicoltura, comprendenti la segagione e la riduzione in tondelli, tavole, travi e altri prodotti similari compresi i sottoprodotti, i semilavorati e gli scarti di segagione delle piante. Certo, rimane da salvaguardare il principio della prevalenza, in pratica che i tronchi arrivino dai fondi che gestisco, ma è una bella novità attribuibile alle aziende agricole ed è legata al Decreto 13.02.2015, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 62 il 16.03.2015, che ha ampliato notevolmente l'elenco
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LEGNO, LAVAGNA & CAFFÈ
LEGNO, LAVAGNA & CAFFÈ
IN QUESTA PAGINA, SOPRA UN MOMENTO DEL CORSO PER IMPARARE A COSTRUIRE LE BLOCKHAUSE , E A DESTRA LA PREPARAZIONE DEL CAFFÈ NELLA FATTORIA DEL LEGNO. NELLA PAGINA A DESTRA, IN ALTO UN EDIFICIO LOGHOME REALIZZATO DURANTE UN CORSO IN FATTORIA, IN BASSO A SINISTRA UNA PANCHINA REALIZZATA CON TRONCHI DI BETULLA PROVENIENTI DALLA POTATURA E A DESTRA GLI ALBERI DI NATALE CERTIFICATI PEFC. E INFINE UN PIATTO DI PASTA SU UN VASSOIO DI FAGGIO.
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delle attività ricomprendendo: la manipolazione dei prodotti derivanti dalla silvicoltura interpretandoli come i prodotti derivati dall’agricoltura. Con questa nuova legge io posso svolgere l’attività di segagione e lavorazione dei tronchi e quindi posso divertirmi un sacco con la mia segheriamobile. Fuori continua a piovere e lo si sente bene sul tetto di lamiera della mia baita qui in fattoria. Ho deciso di usare la lamiera sul tetto perché è tipico da queste parti coprire le casere, le baite e le malghe di montagna. Tutti dicono che si usi la lamiera perché la neve scorre meglio, mente altri dicono che si fa così perché da queste parti è una antica tradizione. Riguardo alla neve, non saprei e vedremo dal prossimo inverno, ma in merito al fatto che si tratti di un’antica tradizione, non è assolutamente vero perché qui sull’Altipiano di Asiago, la lamiera per il tetto è arrivata con la fine della Grande Guerra, la prima quella del 15-18. Quindi la lunga tradizione risale a 100 anni fa ed è dovuta al fatto che qui nei dintorni c’erano tantissime baracche dei militari, proprio come quelle del recente film “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi, tanto per capirsi. In quegli anni era tutto distrutto dai bombardamenti e tutti sono corsi a prendersi le lamiere da mettere sui tetti di case, baracche e in fine anche delle malghe. La Grande Guerra ci ha lasciato 2 cose sull’Altipiano: le lamiere per i tetti e il filo spinato. Altro elemento introdotto soltanto in quegli anni
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nell’agricoltura e nella pastorizia perché i campi militari ne erano pieni ed era comodo usarlo per delimitare i pascoli e i confini. Io personalmente, nei miei fondi ho anche una trincea e una postazione per armi leggere. Finalmente ritorniamo alla mia fattoria che è un nuovo modo di fare selvicoltura valorizzando il legno sul posto dove cresce. La mia fattoria si chiama “fattoria del legno” e nasce dall’unione di due concetti pratici che sono legati a due realtà concrete: la “fattoria”, l’ambiente dove si coltiva e si produce; e il “legno”, il materiale nobile prodotto in modo sostenibile utilizzato nell’edilizia e il benessere della vita quotidiana. La fattoria del legno è una tipica tree farm dove al vivaismo, vocato alla produzione di alberi di Natale, si associa la valorizzazione del territorio con funzione turistica e didattica legata alla materia prima legno. Tutto è nato dalla mia passione per il legno e la vita in bosco, alle quali sono state associate molte delle esperienze forestali praticate in giro per il mondo. Come è noto per tree farm si intende comunemente l’azienda vivaistica che produce alberi di Natale e in Nord America questo è un must da vivere con la famiglia, la camicia a quadri, e al quale dedicarci almeno qualche week-end all’anno verso dicembre. Insomma l’immersione in un mondo forestale appena fuori città, una sorta di “parco di divertimento” degli alberi dove le famiglie vengono, rigorosamente con la camicia a quadrettoni, trovano la casetta rossa dove bere il succo di mela caldo alla cannella, una fetta di calda focaccia e poi vanno a scegliere l’albero sotto il quale “Babbo Natale porterà i regali”. Nella fattoria del legno però sarà Natale tutto l’anno e tutti possono “stare” con gli alberi in ogni momento; l’obiettivo è quello di impiantare 1000 abeti ogni anno, di cui una
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parte sarà destinata alla produzione di alberi di Natale, ma una buona parte rimarrà li a costruire un ambiente forestale alpino. Ma tree farm, nel termine originario Nord americano, è anche il servizio di gestione delle aree forestali con scopo produttivo dal punto di vista manageriale, è l’azienda che gestisce gli impianti e il taglio dei boschi. Il mio obiettivo è quello di poter adottare foreste trascurate, di chi non sa cosa farne, e renderle produttive nel modo più sostenibile possibile: con la certificazione forestale PEFC. In fattoria produco i materiali a base di legno e il tronco viene trasformato in semilavorati per impiegarlo come tronco tondo e come tronco lavorato sotto forma di segato. I prodotti che sono realizzati in fattoria, attraverso la trasformazione dei tronchi, sono edifici più o meno rudimentali ma anche parti di essi oppure parti di arredo e una miriade di altri oggetti per la casa. Tutto questo, in fattoria, è fatto con semplici macchinari tipici di una azienda agricolo-forestale quali motosega e segheria mobile o arnesi ancora più semplici quali avvitatore e martello. Il percorso che ho intrapreso è volto a qualificare questa attività come fattoria didattica specialistica per il legno, i destinatari della fattoria didattica saranno dapprima carpentieri e operatori forestali, più o meno professionisti, che potranno imparare ad affinare le tecniche della lavorazione del legno.
I bambini però per me sono gli ospiti principali, ai quali sarà insegnato a conoscere il legno e amarlo fin dal gioco. Far conoscere il bosco e il legno ai bambini significa far vivere loro un’esperienza inedita e indimenticabile. Questa esperienza potrà essere didattica ma anche ricreativa e terapeutica. L’albero, per i bambini, è un simbolo di potenza e creatività e con il suo legno potranno esprimersi in totale sintonia con la natura. In fattoria, proprio con i bambini stiamo (con l’aiuto di alcune specialiste del settore) proponendo un programma educativo per la scuola dell’Infanzia nel bosco, dove i bambini crescono in simbiosi con il bosco e dove impareranno a costruirsi i giocattoli di legno con i quali passare le giornate più uggiose (come questa). Ma quando c’è il sole saranno sempre fuori all’aperto a correre sui prati. Insomma tanto tanto legno, proprio nel bosco, dove chiunque potrà rendersi conto di quanto la materia prima legno porti a sensazioni assimilabili ad aggettivi come: bello, pulito e giusto! Proprio per questo a fine aprile faremo qualche giorno di presentazione di questo mio progetto di valorizzazione del legno. Ho voluto chiamare questo momento: “Il Legno nel Bosco”, e di seguito riporto il programma nella speranza di avervi tutti, per far sì che diventi un evento di riferimento per tutta la filiera del legno locale.
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LEGNO, LAVAGNA & CAFFÈ
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LEGNO, LAVAGNA & CAFFÈ
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AZIENDA E PRODOTTI di Pietro Ferrari
PIECES OF VENICE
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LEGNO E LAGUNA
AZIENDA E PRODOTTI
Pieces of Venice è il nuovo progetto di recupero del materiale della Laguna di Venezia, presentato in anteprima alla Triennale di Milano. In Triennale a Milano l’11 gennaio 2018 Pieces of Venice ha presentato il progetto nato dall’intesa tra Luciano Marson, Karin Friebel e Luca Cerchier e dalla loro volontà di superare il concetto di design in senso stretto, per rendere la produzione artigianale funzionale al benessere del cliente, in “senso olistico” ovvero a partire dalla percezione tattile del materiale, allo stare bene in compagnia dell'oggetto e infine, nel comprendere a fondo le sue origini e il suo odierno utilizzo, sia esso nella sua forma naturale o trasformato. Pieces of Venice recupera i materiali riciclabili della Laguna di Venezia, li mantiene invariati oppure li trasforma radicalmente, per offrirli ad un pubblico amante del bello e attento al sociale. I principali destinatari di questo progetto innovativo appartengono a due differenti fasce sociali, che rappresentano l’inizio della vita e la maturità. Ai bambini, considerati da Pieces of Venice come gli ideali eredi della cultura, delle tradizioni, della bellezza di Venezia vengono offerti giocattoli, modellini, oggetti del passato, tutti reinterpretati da designers contemporanei da poco diventati papà, nonni o zii affinché abbiano ben presenti le richieste ed esigenze dei bimbi odierni; ad ognuno Pieces of Venice ha fornito un puntuale brief di prodotto ed indicazioni sui legni e materiali da utilizzare, tutti provenienti da Venezia e dalla sua magica Laguna. Con identici valori progettuali Pieces of Venice si propone anche ai “nuovamente bambini”, ossia persone mature che conservano la voglia di giocare e la gioia di vivere tipica dell’infanzia. A loro viene dedicata tutta una sezione di prodotti come l’elegante bastone da passeggio, già preso di mira dai collezionisti, il lungo calzascarpe free standing, il ventaglio, i portapillole da tasca, i modellini di barche veneziane, oltre a discrete luci per scorribande notturne al bagno …o al frigo!
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IL CALZASCARPE CASTELLO DI GIULIO IACCHETTI. CALZASCARPE IN PIOPPO DI LAGUNA CON IMPUGNATURA E BASE IN ROVERE DI BRICOLA.
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Pieces of dreams
La presentazione di quest’originale progetto, attivato dalla Benefit Company che è una delle primissime a capitale privato vede la partecipazione dei designer che hanno collaborato attivamente: Baldassari & Baldessari, Mariapia Bellis, Patrizia Bertolini, Carlo Cumini, Odo Fioravanti, Giulio Iacchetti, Cristian Malisan, Lorenzo Palmeri, Matteo Ragni, Studio Auber, Marco Zito oltre all’inventore Alberto Martinazzo e Gianluca Pavan presidente di Cooperativa Sociale Futura.
!PIECES OF VENICE, UNA BENEFIT COMPANY RIVOLTA AL FUTURO ! Il progetto Pieces Of Venice nasce dall’intesa tra Luciano Marson e Luca Cerchier e si propone di recuperare i materiali nobili riciclabili del territorio di Venezia e della Laguna per metterli a disposizione di un pubblico ampio e diversifi-
The Pieces Of Venice project stems from the agreement between Luciano Marson and Luca Cerchier and aims to recover the recyclable noble materials of the territory of Venice and the Lagoon to make them available to a wide and diversified public, keeping them unchanged or radically transforming them through cuts, drilling, sanding, or emptying and other types of work. The customer who buys a Pieces Of Venice product gives the chance to save a real piece of Venice, the only city in the world for beauty, culture and history. It is possible to buy a simple table that made up a pier rather than a piece of the same, then turned into a paperweight or a swing seat. Pieces Of Venice is a project activated by the Benefit Company that operates with great sensitivity and firm awareness in the reuse of materials and in their transformation, which are mainly occupied by companies that operate for the purpose of social redemption. The main recipients of this innovative project are the children, considered by Pieces of Venice as the ideal heirs of culture, traditions and pieces of Venice.
ELICA DORSODURO DI LUCIANO MARSON. LARICE DI PONTILE E ROVERE DI BRICOLA. LA MACCHININA LIDO DI MATTEO RAGNI. LARICE DI PONTILE O ROVERE DI BRICOLA. RUOTE IN ROVERE DI BRICOLA COLORATO. LA RAGANELLA SANT’ERAMO DI LORENZO PALMIERI. ROVERE DI BRICOLA E LARICE DI PONTILE. MECCANISMO SONORO IN ACCIAIO ARMONICO.
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IL TAXI SAN PIETRO DI CASTELLO DI MARCO ZITO. ROVERE DI BRICOLA.
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I SUGGESTIVI PACKAGING DEI MANUFATTI.
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!SOLTANTO A VENEZIA ! Dai materiali di recupero della Laguna un progetto che unisce l'economia circolare e tutto il fascino del design italiano Incontriamo a Milano, Karine Friebel e Luciano Marson che, assieme a un socio amico o amico socio che dir si voglia, hanno dato vita all'affascinante progetto di Pieces of Venice, in cui il legno, almeno in questa prima fase, gioca un ruolo fondamentale. Un legno particolare però, un legno inserito in un contesto ideale di "economia circolare", il legno recuperato dalle briccole e dai pontili e dai materiali lignei che "arredano" la città di Venezia e che a fine vita viene stoccato nei depositi delle isole minori della laguna e della terraferma verso Jesolo e Chioggia.
cato, mantenendoli invariati o trasformandoli radicalmente attraverso tagli, forature, levigature, o svuotature e altri tipi di lavorazioni. Il cliente che acquista un prodotto Pieces Of Venice dona la possibilità di salvare un vero e proprio pezzo di Venezia, città unica al mondo per bellezza, cultura e storia. E’ possibile acquistare un semplice tavolo che componeva un pontile piuttosto che un pezzo della stessa poi trasformato in fermacarte o in sedile di un’altalena. Pieces Of Venice è un progetto attivato dalla Benefit Company che opera con grande sensibilità e ferma consapevolezza nel riuso dei materiali e nella loro trasformazione, di cui si occupano soprattutto aziende che operano con finalità di riscatto sociale. I principali destinatari di questo progetto innovativo sono i bambini, considerati da Pieces of Venice come gli ideali ereditieri della cultura, delle tradizioni, dei pezzi di Venezia.
Pietro Ferrari - Come nasce questo amore per il legno? Luciano Marson - Il primo impatto con la straordinaria tattilità del legno nasce dai templi giapponesi e dai loro pavimenti da calcàre a piedi nudi in cui la straordinaria levigatezza ed elasticità del legno mi dava una straordinaria sensazione di benessere. Sul fronte della lavorazione, mi ha ispirato la meravigliosa capacità dei piccoli artigiani marocchini che nei loro minuscoli laboratori di Essaouira lavoravano qualsiasi varietà, ricavando manufatti dal più piccolo pezzo di legno. In un certo senso, nasce qui la mia ispirazione di realizzare oggetti utili o semplicemente affascinanti. Pietro Ferrari - Cosa c'è a Venezia di questi legni? Luciano Marson - Questi legni si trovano nelle adiacenze di Venezia, in genere non sono nella Venezia cittadina, ma nella Laguna, nelle isole vicine, come Pellestrina per esempio, oppure bisogna andare a Sottomarina di Chioggia, o nell'entroterra di Treporti e Liopiccolo, paesini che si trovano dietro Jesolo, percorrendo il litorale di Jesolo e Jesolo Lido, proseguendo fin quasi a Punta Sabbioni, da qui si arriva nell'entroterra e si entra nella laguna vera, dove ci sono le valli da pesca e le isole. Lì si trovano i depositi degli impresari che hanno l'incarico di riparare le briccole, di rinnovare i pontili e pulire i canali navigabili e nel far questo recuperano di tutto e di più. Nelle nostre "esplorazioni" abbiamo trovato persino una grande gondola di quelle che, con due rematori, facevano da traghetti da una riva all'altra dei canali, abbiamo trovato una passerella proveniente dal Lido di Venezia servita, chissà, per il Festival del Cinema, abbiamo
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trovato, intera, una piccola stazione per l'attracco dei vaporetti e chi più ne ha più ne metta. Ma quello che più ci sembrava interessante non era utilizzare il legno delle briccole, l'idea non era originale, originale era invece utilizzare legno di recupero, associando al marchio il nome di Venezia. Abbiamo puntato sul larice, un legno molto lavorabile, tanto più che nei luoghi di cui parlavamo si trovano montagne di larice di pontile, materiali che vanno comunque ben verificati prima di essere lavorati. Pietro Ferrari - Parliamo tanto di larice ma ci sono altri legni interessanti nel recupero?
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Luciano Marson - Di recupero no, ma si trovano legni in piedi anche sconosciuti come le tamerici o ben conosciuti come il pioppo che vengono usati come legna da ardere: tagliando pezzature più importanti si può recuperare legno da essiccare e lavorare. In ogni caso in laguna si trova anche il castagno, il rovere e, meno conosciuta, l'acacia, resistente all'acqua e utilizzata per le briccole e le palificazioni. Pietro Ferrari - Voi forse avete anche ideato un approccio particolare con queste varietà legnose?
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Luciano Marson - Avendo coinvolto nell'attività la cooperativa sociale Futura che effettua le fasi finali, abbiamo, dopo la prima fase di sgrossatura e taglio effettuata presso segherie tradizionali, portato avanti un approccio non proponibile in un ciclo di lavorazione industriale e pieno di soluzioni creative da parte di questi ragazzi. Recentemente abbiamo messo in opera anche procedure di termotrattamento, con il rovere termotrattato realizziamo componenti per la nostra oggettistica di colore scuro. Karin Friebel - In questo modo evitiamo di utilizzare tinte e sostanze che potrebbero essere nocive. Pietro Ferrari - Voi sostanzialmente siete anche un laboratorio di ricerca e creatività. Karin Friebel - Luciano è innamorato del legno ha percorso un cammino lungo e approfondito con questo materiale e la sua esperienza è stata messa a disposizione di questo progetto, così come tutte le conoscenze e le amicizie sono state messe a frutto. Luciano ama creare delle sinergie, al di là del progetto razionale è importante unire anche il fattore umano e creare occasioni di lavoro per tutti: è nato così un team di collaboratori che si basa su relazioni e su amicizie. Il risultato è un lavoro di squadra che coinvolge designer di grande rilievo per creare forme e proposte accattivanti ed emozionali.
NELLA FOTO KARINE FRIEBEL E LUCIANO MARSON CON CHI SCRIVE.
Pietro Ferrari - Nel caso della serie di oggetti Pieces of Venice possiamo parlare di una venezianità stilizzata: tutto nasce dalla laguna ma viene interpretato con le belle regole del design italiano. D'altra parte Venezia è sempre stata un grande laboratorio di materiali ecosostenibili: pensiamo agli intonaci di malta e canapa. Luciano Marson - Anche per noi il legno è stato un primo passo, in fondo logico e naturale, ma stiamo pensando ad altri materiali altrettanto veneziani, come il vetro e i tessuti, ma questa è un'altra storia...
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MARCHI CUCINE
UNA VALORIZZAZIONE A 360 GRADI DELLA MATERIA LEGNO
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La seconda vita del legno secondo Marchi Cucine. La scelta di un arredo in legno non è mai dettata da una semplice tendenza... si tratta di qualcosa di più. Un materiale che conferisce all’ambiente autenticità, calore e una sensazione di profondo comfort. Marchi Cucine, che ha fatto di questo materiale uno dei protagonisti principali della sua storia, va oltre e abbraccia la filosofia del recupero del legno. Una filosofia produttiva che esplora nuove aree di gusto: recuperare questo materiale dalle baite di montagna e dagli antichi casolari significa realizzare cucine in cui le naturali imperfezioni, le venature del legno, i segni del tempo, diventano caratteristiche estetiche uniche nel loro genere, a testimonianza del fatto che le seconde possibilità possono essere belle quanto le prime. Dalla profonda passione per la qualità dei prodotti nascono linee eco-friendly come Lab 40 e Brera 76, cucine fuori dal tempo in cui lo stile industrial si fonde con quello country, in cui la funzionalità si mixa con il benessere abitativo e il comfort di una vita ‘in montagna’. Due linee dalla forte personalità che fanno parte dell’ultima collezione di Marchi Cucine, che racconta, solo dal nome, una bellissima storia di stile che continua a incantare: Gusto Italiano. Brera 76 - La forza del legno e l’equilibrato contrasto con altri materiali come acciaio e cemento è il vero segreto di Brera 76. Un approccio progettuale unconventional, che rilegge le citazioni industrial in maniera originale. Frutto di questa filosofia è una cucina che prende ispirazione dai loft delle grandi metropoli, avvolta da un’atmosfera sospesa tra passato e presente. Il calore del legno trasforma una so-
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IL PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLA LINEA LAB 40 DI MARCHI CUCINE È PROPRIO IL LEGNO E LA SUA FORZA, CON CUI RIESCE A TRASMETTERE UN SENSO DI PROTEZIONE E STABILITÀ RINNOVANDO IL PIACERE DI STARE IN CASA. IL PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLA LINEA LAB 40 DI MARCHI CUCINE È PROPRIO IL LEGNO E LA SUA FORZA, CON CUI RIESCE A TRASMETTERE UN SENSO DI PROTEZIONE E STABILITÀ RINNOVANDO IL PIACERE DI STARE IN CASA. BRERA 76 È UNA CUCINA COMPONIBILE, REALIZZATA IN LEGNO MASSELLO, DISPONIBILE IN TRE COLORAZIONI – BIANCO, ROSSO E ANTRACITE.
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Brera 76
luzione d’arredo contemporanea e funzionale nel vero cuore della casa, un luogo in grado di raccontare una storia affascinante di estro e stile. Un sapiente contrasto di materiale per un forte effetto scenico. Il protagonista indiscusso della linea Lab 40 di Marchi Cucine è proprio il legno e la sua forza, con cui riesce a trasmettere un senso di protezione e stabilità rinnovando il piacere di stare in casa. Un materiale che si adatta alle differenti esigenze abitative e con cui si gioca con arditi contrasti materici. Si passa dal legno vecchio che ricopre il top dell’isola centrale, alle ante in legno di Conifera verniciato, nelle due varianti spazzolate o con superfici irregolari. L’imponente piano cottura strizza l’occhio alle cucine professionali, mentre cassetti e cestoni, dotati di guide e sponde in metallo, permettono una perfetta stabilizzazione e ammortizzazione del suono in chiusura. I porta bottiglie, con finiture speciali sono progettati in due tipologie, a terra, per permettere di sfruttare tutta l’altezza oppure a filo top. Il tutto è incorniciato dal sistema di pensili a giorno con illuminazione a led. Uno stile che ricorda il tipico loft newyorkese, avvolto però dall’’atmosfera rilassata che il legno sa regalare.
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TDesign and experimentation, in a tribute to creative designers and values that have made Italian design great – all embodied by finely-worked details, an artisanal approach and creative talent, for a unique yet practical kitchen that rises above current trends. Attaining these objectives requires talent. Brera76 is a modern kitchen that harmoniously redefines spaces with a distinctly original appeal, creating a lived-in atmosphere for a setting that is absolutely appealing. It's an industrial mood, underlined by the contrasting materials. Solid wood blends with metal carcasses, recycled wood creates unique cabinets, while cement, slate and tiles allow you to customise your kitchen, adding a distinctive contemporary touch.
Lab40 The pleasure of a wooden kitchen and the art of cooking find their expression in Lab40, for a collection in which design and emotion go hand-in-hand. According to this approach, the modern kitchen is a space where cutting, mixing and tasting turn into real moments of joy and sharing. Similarly to a chef who reinterprets traditional recipes, the modular kitchen reinvents itself freely by adapting to the diverse operating and storage requirements of a contemporary kitchen. Original, customised solutions for different ideas of kitchen.
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TECNOLOGIE di Pietro Ferrari
BOSCH
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Per la prima volta nella gamma da 12 Volt: rifilatore a batteria e pialletto a batteria Bosch Professional.
COMPATTI E MANEGGEVOLI Con i nuovi GKF 12V-8 Professional e GHO 12V-20 Professional, Bosch offre per la prima volta un rifilatore a batteria e un pialletto a batteria nel segmento da 12 Volt, entrambi dotati di potenti motori EC brushless e alimentati da efficienti batterie al litio. La linea da 12 Volt comprende oggi sei diverse batterie al litio tradizionali, da 1,5 fino a 6,0 Ah, oltre a quelle Wireless, e il Flexible Power System Bosch assicura la compatibilità tra tutti gli attuali elettroutensili e caricabatterie di una determinata categoria di tensione, offrendo agli artigiani sicurezza nella pianificazione e nei costi. Attualmente, il sistema da 12 Volt si compone di più di 30 utensili, tra cui, ad esempio, utensile multifunzione, seghetto alternativo, sega circolare e sega universale, nonché diversi avvitatori a batteria. Grazie alla loro concezione, il rifilatore a batteria e il pialletto a batteria consentono un impiego pratico, controllato e versatile in qualsiasi posizione, ideale per gli artigiani che lavorano il legno per finiture d’interni o allestimento di cucine, oltre che nella costruzione di finestre e scale e nel settore del mobile. Gli utensili sono ben bilanciati, ergonomici e particolarmente compatti, grazie al sistema da 12 Volt e alla tecnologia EC brushless. Inoltre, il motore EC brushless offre prestazioni elevate ed è esente da manutenzione.
!IL PRIMO RIFILATORE A BATTERIA DA 12 VOLT: GKF 12V-8 PROFESSIONAL !
TECNOLOGIE
Il rifilatore a batteria GKF 12V-8 Professional si distingue per la grande praticità di utilizzo nella lavorazione di bordi e rivestimenti incollati. L’impugnatura ha una forma particolarmente compatta ed ergonomica, per consentire di condurre il rifilatore con una sola mano, così da poter fresare profili e scanalature
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IL PIALLETTO BOSCH PT GHO.
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IL REFILATORE BOSCH PT GKF.
concavi e convessi. Grazie ai soli 1,1 kg di peso, l’utensile è inoltre molto leggero e la sua geometria lo rende ben bilanciato: poiché la fresa è disposta sul retro, il baricentro dell’utensile è spostato verso il pezzo in lavorazione, mentre il piedino è concepito per offrire il massimo contatto con il materiale in lavorazione – una combinazione che protegge efficacemente dai ribaltamenti. Anche la regolazione in altezza del GKF 12V-8 Professional è particolarmente pratica: grazie alla regolazione rapida, infatti, il piedino si può registrare semplicemente premendo un pulsante. La regolazione di precisione avviene mediante una rotella a ghiera: un giro completo corrisponde a un millimetro di altezza. La regolazione desiderata si può fissare con un apposito perno filettato, e anche l’accessorio si può sostituire con pochi semplici movimenti.
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TECNOLOGIE
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TECNOLOGIE
BOSCH
!L’UNICO PIALLETTO A BATTERIA DA 12 VOLT: GHO 12V-20 PROFESSIONAL ! Quanto a peso e dimensioni, il pialletto a batteria GHO 12V-20 Professional è paragonabile a un classico pialletto manuale e, perciò, consente agli artigiani di utilizzarlo come di consueto. Grazie all’impugnatura ergonomica e al buon bilanciamento, l’utensile si può comodamente condurre con una sola mano. La larghezza di taglio ottimale del pialletto a batteria, con una profondità di battuta di 1 mm, è pari a 40 mm; la profondità di taglio massima è pari a 56 mm. La profondità è regolabile in 20 stadi, fino ad un massimo di 2 mm. Inoltre, fra le particolari caratteristiche dell’utensile si contano la robusta carcassa in alluminio per l’alberino del pialletto e il sistema di aspirazione della polvere – che può avvenire sia tramite sacco raccoglipolvere, sia mediante aspiratore esterno – collegabile tramite adattatore. Il pialletto a batteria offre anche un supporto integrato per una lama supplementare, nonché la protezione contro il riavvio accidentale.
!IL NUOVO SISTEMA L-BOXX: MAGGIORE PRATICITÀ DI UTILIZZO E PIENA COMPATIBILITÀ ! TECNOLOGIE
Ciascuno dei due utensili viene fornito nella nuova vali-
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I DUE UTENSILI IN ATTIVITÀ.
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getta L-BOXX 136, che offre ai professionisti maggiore praticità per il trasporto e lo stivaggio. Grazie al sistema a scatto ottimizzato, le valigette L-BOXX si possono ora aprire anche quando sono impilate e si possono collegare e scollegare rapidamente con una sola mano. Inoltre, i nuovi modelli di valigette L-BOXX 102, 136, 238 e 374 sono più leggeri e capienti rispetto ai predecessori, pur essendo altrettanto robusti. E, naturalmente, sono compatibili con le preesistenti varianti di valigette LBOXX e con il sistema per allestimento dei veicoli commerciali Sortimo. Il rifilatore a batteria GKF 12V-8 Professional e il pialletto a batteria GHO 12V-20 Professional sono disponibili. L’ampia gamma di accessori Bosch offre per il GKF 12V8 Professional diverse frese, con i consueti diametri da 6 e 8 mm e da di pollice, per la lavorazione di superfici convesse, scanalature e rivestimenti incollati. Nella gamma di accessori Bosch sono anche disponibili lame per il pialletto GHO 12V-20 Professional.
News from Bosch The 12 volt brushless cordless compact router GKF 12V-8. This model features excellent ergonomics and safety, including drop detection. The high quality, low weight L-Boxx offers sufficient room and security for your small components, tools and machines.
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ARTE E PROGETTO di Pietro Ferrari
AHEC
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UN SUONO NUOVO PER UNA NUOVA GENERAZIONE Il tulipier americano rinnova e rivaluta la sala spettacolo del Northern Beaches Colleges Senior Campus a Freshwater, Australia.
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varietà di colori e toni tale da creare interesse sullo sfondo del teatro da trecento posti. I lampi di viola e nero in alcune sezioni del muro e il grigio sporco che ne attraversa altre, hanno portato a risultati straordinari e sono stati, a detta di Percy, uno degli elementi più discussi del design. Il tulipier è stato finito con un olio trasparente per valorizzarne il colore naturale. La sostenibilità del tulipier americano è stata un fattore chiave nella scelta del materiale “Penso sia fondamentale un’idea di design che resista oltre
Vedendo le tavole orizzontali realizzate in solido legno di tulipier, sfalsate in larghezza, che scorrono attorno al palcoscenico del Performance Theatre del Freshwater Senior Campus, si potrebbe presumere correttamente che questa non sia la creazione standard di una società di pannelli acustici. Il design è stato infatti ideato e creato dal giovane designer di arredi Ben Percy da tre metri cubi di tulipier americano. Percy ha volutamente cercato un legno che fornisse una
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la singola generazione - soprattutto in un ambiente come questo, dove i giovani australiani stanno creando valori e idee per il loro futuro" ha commentato il designer.
!RICERCA E CREAZIONE ! Non avendo competenze sui requisiti tecnici dei rivestimenti acustici, il primo passo di Percy è stato quello di fare una "tonnellata di ricerca", come lui la descrive. Questo ha portato alla struttura ondulata della superficie per ridurre al minimo le superfici piane e rompere le onde sonore in modo da ridurre il riverbero quando il palcoscenico è in uso. Percy ammette che il progetto l’ha spinto al di là della sua comfort zone “Volevo creare qualcosa che riportasse al mio background da designer di arredi. Ho usato quindi le tecniche del design di arredi piuttosto che della pannellatura, come laminazione e piegatura del legno”. “Sono rimasto entusiasta della facilità con cui il legno si taglia e si lavora in generale” aggiunge Percy. “Ho preso in considerazione anche altre specie di legno come l’acero duro americano che sarebbe stato veramente bello, ma troppo complicato per questo progetto”. Il palcoscenico ha fornito un immediato miglioramento all'acustica del teatro, che viene regolarmente utilizzato per concerti e proiezioni della scuola, ed è messo anche a disposizione di aziende esterne per conferenze ed eventi.
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!"SCHEDA ! I pannelli di tulipier americano sono stati installati con l’aiuto dell’impresa locale Altone Constructions. Il legno è stato fornito da Britton Timbers: www.brittontimbers.com.au e Northland Forest Products www.northlandforest.com
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A new sound for a new generation American tulipwood uplifts and updates the performance hall at this Northern Beaches Colleges Senior Campus in Freshwater.On seeing the horizontally positioned boards of solid American tulipwood, staggered in width, flowing around the stage in the Performance Theatre at Freshwater Senior Campus, you might correctly assume that this was not the creation of a standard acoustic paneling company. The design was conceived and created by young furniture designer Ben Percy from 3 cubic metres of American tulipwood. Percy deliberately sought out a timber which would provide variation in colour and tone to create interest in the backdrop to the 300-seat theatre. The flashes of purple and black in some sections of the wall and mottled grey that runs through others has led to stunning results and, according to Percy, is one of the most talked about elements of the design. The tulipwood has been finished with a transparent oil to ensure the natural colour remains the key feature. The proven sustainability of American tulipwood was also a key factor in the choice of material “I think it matters that we embrace the importance of creating designs that endure beyond a single generation – especially in an environment such as this, where young Australians are forming values and ideas for their future” the designer commented. Unfamiliar with the technical requirements of acoustic paneling, Percy’s first step was to do what he describes as a ‘ton of research’. This led to the wavy surface texture inherent in the design to minimise flat surfaces and break sound waves to reduce reverberation when the stage is in use. Percy admits that the project forced him out of his comfort zone “I wanted to create something that referenced my background as a furniture designer. I drew on techniques from furniture design rather than paneling, such as laminating and bending the timber”.“I was happy with how easy the timber was to machine and work with” Percy adds. “I had considered other timbers such as American hard maple. It would have looked beautiful, but I think would have been too hard for this design”.
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SUMITOMO FOREST
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IL LEGNO PIÙ ALTO Un’iniziativa di Sumitomo Forest pone le basi per il grattacielo di legno più alto al mondo.
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Sarà il grattacielo di legno più alto del mondo. Verrà costruito a Tokyo, un'imponente torre di 70 piani, alta 350 metri e una superficie di 455mila m2. Numeri da capogiro per il cosiddetto W 350 Project. A idearlo è stata la società giapponese di prodotti in legno Sumitomo Forestry Co che ha proposto di costruire il grattacielo alto 350 metri per celebrare il suo 350° anniversario nel 2041. L'azienda infatti è nata nel 1691. Il grattacielo verrà inaugurato proprio quell'anno. Il governo giapponese ha pubblicizzato da tempo i vantaggi
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degli edifici in legno e nel 2010 ha approvato una legge secondo cui tale materiale debba essere utilizzato per tutti gli edifici pubblici di almeno tre piani. Il nuovo edificio sarà quasi tutto in legno, con solo il 10% di acciaio. La sua struttura interna di colonne, travi e controventi sarà un ibrido tra i due materiali e terrà conto anche dell'elevato tasso di attività sismica del Giappone. La struttura interna di W350 sarà interamente realizzata in legno. I rendering mostrano appartamenti, uffici e negozi luminosi belli da vedere, caldi e accoglienti.
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Su tutti e quattro i lati dell'edificio saranno presenti dei terrazzi che faciliteranno la diffusione del verde dal suolo ai piani superiori. “I balconi danno al grattacielo uno spazio in cui le persone possono godere dell'aria fresca esterna, ricchi elementi naturali e la luce del sole che filtra attraverso il fogliame. In questo modo, la vegetazione si collega da terra ai piani superiori e offre una visione della biodiversità in un contesto urbano. La struttura interna è di un legno puro, producendo uno spazio calmo che trasuda calore", spiegano gli ideatori. E i costi? Ad oggi saranno il doppio rispetto a quelli di un tradizionale grattacielo di pari dimensioni, ma la società spera di ridurre questa cifra anche grazie alle tecnologie dei prossimi 20 anni. Un dubbio lecito riguarda l'utilizzo del legno e lo sfruttamento delle foreste. Per realizzare questo grattacielo saranno necessari 185mila metri cubi di legno. Tuttavia, la
società rassicura dicendo che promuoverà il reimpianto delle foreste. “L'aumento della domanda di legname promuoverà il reimpianto e contribuirà alla rivitalizzazione della silvicoltura e delle comunità locali attraverso la produzione di piante per incoraggiare la sostenibilità delle foreste” spiega. Il legname utilizzato nei grattacieli sarà in parte sostituito dopo un determinato periodo. Non verrà gettato ma sarà modificato in nuovi materiali da costruzione, promuovendone così la circolazione in città.
The tallest wood It will be the tallest wooden skyscraper in the world. It will be built in Tokyo, an imposing 70-floor tower, 350 meters high and 455 thousand square meters. Dizzying numbers for the so-called W 350 Project. It was the Japanese wood products company Sumitomo Forestry Co who proposed to build the 350 meter high skyscraper to celebrate its 350th anniversary in 2041. The company was founded in 1691. The skyscraper will be inaugurated that year. The Japanese government has long publicized the advantages of wooden buildings and in 2010 passed a law that this material should be used for all public buildings of at least three floors. The new building will be almost all in wood, with only 10% of steel. Its internal structure of columns, beams and braces will be a hybrid between the two materials and will also take into account the high rate of seismic activity in Japan.
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The internal structure of W350 will be entirely made of wood. The renderings show bright, warm and welcoming apartments, offices and shops. On all four sides of the building will be present terraces that will facilitate the spread of green from the ground to the upper floors. "The balconies give the skyscraper a space where people can enjoy the fresh air outside, rich natural elements and the sunlight filtering through the foliage.This way, the vegetation connects from the ground to the upper floors and offers a Biodiversity vision in an urban context The internal structure is made of pure wood, producing a calm space that exudes warmth "explain the designers. And the costs? To date they will be twice the size of a traditional skyscraper of the same size, but the company hopes to reduce this figure thanks to the technologies of the next 20 years. A legitimate doubt concerns the use of wood and the exploitation of forests. 185,000 cubic meters of wood will be needed to build this skyscraper. However, the company reassures saying that it will promote the replanting of forests. "The increase in demand for timber will promote replanting and will contribute to the revitalization of forestry and local communities through the production of plants to encourage the sustainability of forests," he explains. The wood used in the skyscrapers will be partly replaced after a certain period. It will not be thrown away but will be modified in new building materials, thus promoting circulation in the city.
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SCENARI di Pietro Ferrari
PINO SVEDESE
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IL PINO DEL FUTURO Un materiale sempre più lavorabile e ispirazionale per artigianato e industria del legno.
SCENARI
in pino svedese ideali per la creazione di interni con una La posizione del pino come materiale interessante del fuvasta gamma di look e stili. Allo stesso tempo, sono fatti da turo è chiaramente dimostrata nella mostra Trend creata un materiale svedese naturale e rinnovabile - proprietà che dallo studio di design svedese Hallerod per Stockholm Fursono sempre più richieste tra i consumatori esigenti di oggi. niture & Light Fair. È una specie di legno che può assumere “Il pino è un materiale versatile che può adottare molti una ricchezza di espressioni innovative grazie ai moderni aspetti diversi, poiché la superficie è così facile da trattare. trattamenti superficiali e alle nuove tecnologie. Ci sono Può essere levigato e spazzolato, ad esempio, per creare molte ragioni per cui quella dello studio con Swedish Wood trame diverse. La superficie può anche essere colorata o diè un'entusiasmante collaborazione per l'organizzazione del pinta in diversi colori e sfumature. Una macchia marrone settore Swedish Wood o nera, ad esempio, può evocare associazioni con specie Lo studio di design Halleröd ha scelto Swedish Wood come legnose molto diverse. E l'uso di una vernice metallizzata uno dei suoi partner per la Trend Exhibition alla Stockholm può persino creare associazioni con materiali completaFurniture & Light Fair. Gli organizzatori dell'evento hanno mente diversi”, spiega Charlotte Dedye Apelgren. incaricato Halleröd e la libreria dei materiali di creare un Per Halleröd, l'obiettivo della mostra è anche quello di ambiente che esplori i temi del reale, del falso e dell'artiaprire un dibattito su ciò che è reale e ciò che è falso. gianato. I tronchi di pino sono stati usati come l'epitome di materiali reali. Ma i tronchi sono anche un simbolo del processo che produce materiali futuri per l'interior design. “È importante che Swedish Wood abbia una presenza in fiera. È uno degli eventi più importanti dell'anno nel Nord Europa e il fatto che il team di designer di Christian Halleröd abbia scelto di abbracciare il pino nella mostra Trend dimostra quanto sia solido questo materiale, non solo nella produzione di mobili ma più ampiamente negli interni moderni. I pannelli in legno che Materialbiblioteket ha messo in mostra sono anche dei prodotti affascinanti per il futuro design degli interni”, afferma Charlotte Dedye Apelgren, direttore degli interni e del design di Swedish Wood. I pannelli in pino conferiscono agli interni un'atmosfera calda e moderna. L'ultima tecnologia e ESEMPI DI MAUFATTI ESPOSTI. nuovi trattamenti superficiali rendono i pannelli
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Pole position for the pine Pine’s position as an interesting material of the future is clearly showcased in the Trend Exhibition created by the Swedish design studio Halleroed for Stockholm Furniture & Light Fair on 6–10 February. It is a wood species that can take on a wealth of innovative expressions thanks to modern surface treatments and new technology. There are many reasons why this is an exciting collaboration for the industry organisation Swedish Wood. The Halleroed design studio has chosen Swedish Wood as one of its partners for the Trend Exhibition at the Stockholm Furniture & Light Fair. The event organisers commissioned Halleroed and the Material Library to create an environment that explores the themes of real, fake and craftsmanship. Pine logs have been used as the epitome of real materials. But the logs are also a symbol of the process that produces future materials for interior design. “It’s important for Swedish Wood to have a presence at the fair. It’s one of the year’s most important events in Northern Europe and the fact that Christian Halleröd’s design team has chosen to embrace pine in the Trend Exhibition proves what a solid place this material has, not just in furniture production but more widely in modern interiors. The wooden wall panels that Materialbiblioteket has put on display are also fascinating products for future interior design,” says Charlotte Dedye Apelgren, Director of Interior and Design at Swedish Wood. Pine wall panels lend a warm and modern feel to interiors. The latest technology and new surface treatments make Swedish pine panelling ideal for creating interiors with a wide array of looks and styles. At the same time, they are made from a natural, renewable Swedish material – properties that are increasingly in demand among today’s discerning consumers.
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PINO SVEDESE
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CHRISTIAN E RUXANDRA HALLEROD (FOTO HELENA KAASIK)
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LE ALTRE: VARIE DECLINAZIONI CHE DIMOSTRANO L’ESTREMA VERSATILITÀ DEL LEGNO DI PINO (FOTO JOHANN ARDEFORS)
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I materiali "reali" stanno diventando scarsi o moralmente indifendibili da estrarre e quindi vengono sostituiti da imitazioni create dall'uomo, che sono spesso chiamate materiali "falsi". Il pino, tuttavia, è abbondantemente rifornito in Svezia. Inoltre, le foreste svedesi sono gestite in modo sostenibile, dal momento che più alberi vengono reimpiantati in Svezia rispetto a quelli raccolti. Il pluripremiato studio di design Halleröd, che ha progettato negozi di fascia alta per clienti come Acne Studios, Totême e Byredo, ha sede a Stoccolma ma lavora anche a livello internazionale. A mano a mano che aumenta la concorrenza dei rivenditori online, si concentrano sulla creazione di ambienti che offrono un'esperienza a chi visita i negozi fisici. “Sembrava ovvio che avessimo il pino nella mostra Trend. Il legno è un materiale che ci piace sempre usare per creare i nostri mobili e gli interni. Il pino è anche una specie legnosa ispiratrice da utilizzare nella creazione di ambienti moderni, inoltre invecchia molto bene”, conclude Christian Halleröd.
“Pine is a versatile material that can adopt many different looks, since the surface is so easy to treat. It can be sanded and brushed, for example, to create different textures. The surface can also be stained or painted in different colours and shades. A brown or black stain, for example, can conjure associations with very different wood species. And using a metallic paint can even create associations with entirely different materials,” explains Charlotte Dedye Apelgren. For Halleroed, the aim of the exhibition is also to open up a debate about what is real and what is fake. ‘Real’ materials are becoming scarce or morally indefensible to extract and thus are being replaced by man-made imitations, which are often called ‘fake’ material. Pine, however, is in plentiful supply in Sweden. What is more, the Swedish forests are managed in a sustainable way, since more trees are replanted in Sweden than are harvested. The award-winning Halleroed design studio, which has designed high-end stores for clients such as Acne Studios, Totême and Byredo, is based in Stockholm but also works internationally. As competition from online retailers increases, they focus on creating environments that offer an experience for those who visit the physical stores. “It seemed obvious for us to have pine in the Trend Exhibition. Wood is a material we always like to use when creating our furniture and interiors. Pine is also an inspiring wood species to use when creating modern environments, plus it ages beautifully,” concludes Christian Halleröd.
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SCENARI di Pietro Ferrari
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SORPRESE E CONFERME IN UNA RICERCA AIEL I numeri del segmento domestico in Italia nel riscaldamento a biomasse legnose. Nella classifica delle fonti rinnovabili le bioenergie termiche si confermano al primo posto. Il contributo delle singole fonti ai consumi finali lordi di energia da FER fotografato dall'ultimo report statistico del GSE riporta un quadro chiaro in cui, diversamente da quanto è comunemente percepito, la prima tipologia energetica rinnovabile consumata dagli italiani è quella termica (50 per cento) seguita da quella elettrica (45 per cento) e da quella utilizzata nei trasporti (cinque per cento).
BIOMASSA SOLIDA PER RISCALDAMENTO
Rapporto statistico GSE, 2016
I NUMERI DEL SEGMENTO DOMESTICO IN ITALIA
ENERGIA RINNOVABILE IN ITALIA L’energia termica è la prima fonte rinnovabile consumata dagli italiani
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fonte: GSE
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Elaborazione Aiel su rapporto statistico GSE, 2016
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a biomasse più venduto in Italia, paese che rappresenta oltre il cinquanta per cento del mercato europeo delle stufe a pelletIn Europa si vendono oltre 1.800mila di apparecchi domestici a legna e a pellet all'anno, di cui il 35 per cento prodotti da aziende italiane, e oltre 1.330mila quelli a legno, di cui il il 15 per cento prodotti da aziende italiane.
High in the rank PIETRO FERRARI A UN CONVEGNO SULLE TEMATICHE DELLE BIOMASSE.
!BIOMASSA SOLIDA PER RISCALDAMENTO ! La fonte rinnovabile più utilizzata per i consumi termici è la biomassa solida, utilizzata soprattutto nel settore domestico in forma di legna da ardere e pellet. Dopo il metano, le biomasse sono la seconda fonte di riscaldamento delle famiglie. Di queste, il 21 per cento e il 4 per cento usano rispettivamente la legna da ardere e il pellet come fonte prevalente.Il 15 per cento delle famiglie che hanno un sistema di riscaldamento a legna o a pellet hanno installato una tecnologia innovativa e altamente efficiente. Il Piemonte è la regione d'Italia con i maggiori consumi diretti di biomassa solida nel settore del riscaldamento residenziale (10,5 per cento) sul totale nazionale nel 2016), seguita dal Veneto (10,1 per cento), dalla Lombardia (9,7 per cento) al Nord, al centro seguono Lazio (7,5 per cento) e Toscana (7 per centro, al Sud Campania (8,5 per cento) e Calabra (6,4 per cento). Secondo il report statistico del GSE, i consumi complessivi di biomasse solide nel 2016 (legna e pellet) per il riscaldamento del settore residenziale superano diciotto milioni di tonnellate. Sono 460mila i sistemi di riscaldamento a biomasse installati annualmente e rappresentano il 26 per cento del totale delle nuove installazioni (1.800mila). Questa percentuale sale al 31 per cento si si considerano gli edifici di nuova costruzione. Le stufe a pellet sono il sistema di riscaldamento
In the ranking of renewable sources, thermal bioenergy are confirmed in first place. The contribution of individual sources to gross final consumption of RES energy photographed by the latest statistical report of the GSE shows a clear picture in which, unlike what is commonly perceived, the first renewable energy type consumed by Italians is the thermal one (50 percent ) followed by electricity (45 per cent) and the one used in transport (five per cent).
CONVEGNISTICA DI ALTO LIVELLO SULLE TEMATICHE ENERGETICHE ALTERNATIVE.
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!IL PELLET ENPLUS® ! Con oltre 8,1 milioni di tonnellate certificate nel 2016 e una previsione di 9,2 milioni per il 2017, ENplus® conferma il ruolo leader nell'armonizzazione globale della qualità del pellet. Nel 2016, i produttori di pellet certificati ENplus® sono stati 366 a cui si aggiungono 324 distributori collocati in 41 Paesi. Il trend positivo confermato dalle proiezioni per il 2017 porta a 411 produttori certificati (+11 per cento) e 359 distributori (+10 per cento), inoltre, per la prima volta
IL LEGNO COME RISORSA.
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produttori collocati in Australia e in Nuova Zelanda hanno presentato domanda di certificazione. La Germania mantiene la sua leadership con 1,7 milioni di tonnellate di pellet ENplus® prodotte, seguita da Austria, Francia e Romania. La richiesta della certificazione da parte di aziende russe sta assumendo un'importanza sempre maggiore. Nel 2016, la Federazione Russa è stato il primo Paese extra-UE28 in termini di volume di pellet prodotto certificato, entrando
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nella classifica dei cinque principali Paesi per produzione di pellet certificata ENplus®. Per quanto riguarda le classi di qualità, oltre il novanta per cento di tutta la produzione certificata ENplus® ricade in classe A1, la più elevata dello schema di certificazione. La classe A2 rappresenta circa il nove per cento, mentre la produzione di pellet in classe B rimane limitata a meno dell'uno per cento del volume certificato. Questa distribuzione in classi indica chiaramente che il settore del riscaldamento domestico a scala europea rimane un mercato guidato da pellet di qualità pregiata. L'Italia si caratterizza per una crescita significativa dei volumi di pellet ENplus® commercializzato e certificato. Con un volume di oltre 500mila tonnellate, l'Italia entra nelle top-five dei Paesi più significativi in termini di volumi di pellet ENplus® commercializzato. Anche sul fronte della produzione l'Italia sta crescendo d'importanza: nel 2018 la produzione di pellet nazionale certificata ENplus® supererà le 200mila tonnellate.
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!GLI INCENTIVI CONTO TERMICO ! In Italia nell'arco di due anni (2016-17) sono state presentate quasi 33mila richieste di accesso al sistema incentivante Conto Termico per generatori a biomasse, per un valore superiore ai 76 milioni di euro. In altri termini, in due anni, grazie al Conto Termico, sono stati riqualificati, dal punto di vista energetico e ambientale, circa 33mila impianti a biomasse e/o gasolio con moderni impianti a biomasse.
!IL PATRIMONIO FORESTALE ITALIANO !
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Il patrimonio forestale italiano copre complessivamente circa 11,8 milioni di ettari pari al 39 per cento dell'intera superficie nazionale (fonte Inventario dell'uso delle terre d'Italia IUTI). La superficie forestale nazionale è raddoppiata in cinquant'anni: 5,5, milioni di ettari nel 1959; 10,4 milioni di ettari nel 2000. Contrariamente all'impressione diffusa tra l'opinione pubblica, il bosco italiano è per il 66,4 per cento di proprietà privata, la quota pubblica è del 33,6 per cento. Ogni anno la crescita delle foreste italiane produce potenzialmente (incremento) 38 milioni di metri cubi di legname, ma la quota al netto delle perdite per cause naturali e per vincoli ambientali o naturalistici, è pari a trenta milioni di metri cubi (Fonte CREA-pb). La quota annuale dei prelievi dai nostri boschi è stimata in 9-11 milioni di metri cubi, pari al 30-35 per cento dell'incremento.
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La media europea dei prelievi è del 56 per cento dell'incremento. Il 65 per cento dei prelievi annui è costituito da materiale destinato alla produzione energetica, il 35 per cento all'industria.
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I boschi gestiti secondo criteri di sostenibilità contribuiscono molto di più alla protezione del clima rispetto a quelli abbandonati. Una tonnellata di legna da ardere di faggio genera un risparmio di 2,7 tonnellate di CO2. Un risparmio di 1.603 tonnellate di CO2, ovvero dieci volte di più rispetto al risparmio conseguibile da una foresta vergine (146 tonnellate di CO2), questo perché il legname prelevato attraverso la sua valorizzazione energetica sostituisce vettori energetici fossili. Secondo lo studio prodotto da Austrian Energy Agency e ÖBMV, la valorizzazione energetica delle biomasse produce positivi effetti sociali, occupazionali, economici, ambientali. Rispetto alle fonti fossili le biomasse generano otto volte più posti di lavoro, con costi di approvvigionamento sette volte più bassi ed emissioni di CO2 equivalente calcolate in tutto il ciclo di produzione e impiego, quasi 39 volte inferiori.
!EMISSIONE IN CALO CON IL TURNOVER TECNOLOGICO ! Il turnover tecnologico, cioè la sostituzione delle vecchie e obsolete stufe e caminetti, con moderni ed efficienti apparecchi do-
mestici a biomasse, produce una sostanziale riduzione delle emissioni di polveri sottili. Il livello di innovazione introdotta negli ultimi anni nelle tecnologie di riscaldamento domestico a biomasse sta determinando concreti e documentati effetti positivi sulla qualità dell'aria (ad esempio -20 per cento di PM10 negli ultini sette anni in Veneto (dati ArpaVeneto) e -30 per cento in Lombardia in cinque anni (dati ArpaLombardia).
!LA CERTIFICAZIONE ARIAPULITA™ ! A un anno e mezzo dal lancio, la certificazione volontaria di qualità araPulita™ raggiunge il traguardo di oltre 3.500 modelli tra stufe, camini, inserti e caldaie a biomasse certificati. A fare la parte del leone tra i prodotti certificati troviamo gli apparecchi alimentati a pellet (66 per cento) seguiti da quelli a legna (34 per cento). I dati relativi alle certificazioni emesse confermano l'impegno dei costruttori nella ricerca di soluzioni tecnologiche per migliorare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni: il 63 per cento dei prodotti certificati raggiunge quattro stelle, il 33 per cento tre stelle e solo il 4 per cento due stelle. Il 2018 inizia con un ulteriore impulso alla qualità e l'emissione dei certificati dei primi dieci prodotti che rientrano nella classe cinque stelle. Infatti, i generatori così classificati emettono fino all'ottanta per cento in meno di polveri rispetto ai sistemi obsoleti, non ammissibili nella certificazione.
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EVENTI di Beatrice Guidi
CARREFOUR DU BOIS
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Il legno protagonista a 360 gradi al Carrefour du Bois 2018 di Nantes.
AL CENTRO DEL MONDO
Riconosciuto come l'evento imperdibile del settore, il Carrefour International du Bois accoglierà dal 30 maggio al 1 giugno 2018 operatori del settore legno provenienti da tutto il mondo presentando un’offerta completa del legno in tutte le sue espression: legname, pannelli, parquet, commercio specializzato, soluzioni di costruzione in legno dimostrandosi un barometro eccellente per la professione.
!CONVINZIONI ECOLOGICHE E CERTEZZE PER IL FUTURO !
EVENTI
Steven Ware "il legno offre un bilancio energetico molto vantaggioso rispetto ai materiali tradizionali. Di tutti i materiali strutturali, è quello il cui contenuto energetico è il più basso. È una soluzione per utilizzare l'effetto ‘carbon trap’ a lungo termine. L'incorporazione di questo modello nelle nostre costruzioni permette di passare da una riduzione dell'impatto alla creazione di valori positivi a livello sociale,
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economico e ambientale", afferma in un'intervista rilasciata a Décideurs Magazine nel 2017. Nato a Londra, cresciuto in Giamaica, Inghilterra e Canada, Steven Ware lavora a Parigi dal 1998. Laureato presso l'Architectural Association di Londra e in Biologia presso l'Università Western Ontario, dirige l'agenzia di Parigi “Art & Build” con Bruno Caballé. & Build dal 2007.
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Un altro ospite di fama internazionale è Andrew Waugh, l'architetto inglese che simboleggia lo spirito di Carrefour International du Bois. Convinto che "il legno è il materiale del diciannovesimo secolo", nel 2009 Andrew Waugh ha realizzato un progetto pionieristico, il primo edificio in legno al mondo: la Stadthaus, torre residenziale in legno di 9 piani a Londra. Più che una sfida tecnica, la torre è diventata un esempio di realizzazione e la prova che il grande edificio è anche il futuro del materiale in legno.
!UN APPUNTAMENTO NEL SEGNO DEL BUSINESS ! • Informazioni, notizie, dati e tecniche sulle evoluzioni proposte nell’edilizia Legno per consulenti, proprietari di edifici, imprese di costruzione, promotori, studi di progettazione, carpentieri, falegnami; • Architettura, mercati, flussi di materiali, foreste, grandi edifici, visione internazionale; • Alcuni esperti saranno presenti durante i 3 giorni; • L’innovazione al centro del padiglione. In collaborazione con istituti di ricerca e formazione, un nuovo spazio informerà sui progressi tecnici, le nuove macchine e i processi di realtà virtuale, la simulazione o la stampa 3D. Punto di incontro ad alto potenziale tra la Valle della Loira, la costa atlantica e la Bretagna, Nantes, la sesta città della Francia e metropoli della Francia occidentale, è una destinazione dinamica e attrattiva servita dall'aeroporto internazionale "Nantes Atlantique" e dalla Stazione TGV che collega Nantes a Parigi in 2 ore.
In the middle of the world Recognized as the unmissable event of the sector, the Carrefour International du Bois welcomes from 30 May to 1 June 2018 operators in the wood sector from all over the world. Presents a complete offer of wood in all its expressions. Timber, panels, parquet, specialized trade, wooden construction solutions, the Carrefour is an excellent barometer for the profession. ECOLOGICAL CONVICTIONS AND CERTAINTIES FOR THE FUTURE For Steven Ware, "wood offers a very advantageous energy balance compared to traditional materials, of all the structural materials, the one whose energy content is the lowest, it is a solution to use the" carbon trap "effect for a long time The incorporation of this model into our constructions allows us to move from a reduction in the impact to the creation of positive social, economic and environmental values ", he says in an interview with Décideurs Magazine in 2017. Born in London, grew up in Jamaica, England and Canada, Steven Ware has been working in Paris since 1998. He graduated from the Architectural Association of London and in Biology at the Western Ontario University, directs the Paris agency "Art & Build" with Bruno Caballé. & Build since 2007. Another internationally renowned guest is Andrew Waugh, the English architect who symbolizes the spirit of Carrefour International du Bois. Convinced that "wood is the material of the nineteenth century", in 2009 Andrew Waugh realized a pioneering project, the first wooden building in the world: the Stadthaus, a 9-storey wooden residential tower in London. More than a technical challenge, the tower has become an example of achievement and proof that the great building is also the future of wooden material. AN APPOINTMENT IN THE NAME OF BUSINESS Information, news, data and techniques on the developments proposed in the building sector Wood for consultants, building owners, construction companies, promoters, design studios, carpenters, carpenters ... Architecture, markets, material flows, forests, large buildings, international vision ... Some experts will be present during the 3 days Innovation at the center of Hall 1 In collaboration with research and training institutes, a new space will inform about technical progress, new machines and virtual reality processes, simulation or 3D printing. High-potential meeting point between the Loire Valley, the Atlantic coast and Brittany, Nantes, the sixth largest city in France and the metropolis of western France, is a dynamic and attractive destination served by the "Nantes Atlantique" international airport and the train station. TGV that connects Nantes to Paris in 2 hours.
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EVENTI di Beatrice Guidi
EPAL
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Traguardi importanti anche per il mercato italiano che chiude l’anno con un incremento del 6%, più di 9 milioni di pallet immessi sul mercato e un aumento dell’11% delle aziende licenziatarie del marchio EPAL. Numeri che confermano l’apprezzamento della qualità dei pallet EPAL a livello nazionale e internazionale.
UN EPAL IN OTTIMA FORMA
EVENTI
La European Pallet Association e.V. (EPAL), organizzazione che raggruppa produttori e riparatori di pallet a marchio EPAL, annuncia un risultato record per il 2017: con 115.8 milioni di pallet complessivamente immessi sul mercato mondiale e una crescita complessiva del 10%, la qualità dei pallet EPAL continua a essere apprezzata e premiata negli corso degli anni. In particolare nel 2017 la produzione è aumentata complessivamente del 9,7%, con la realizzazione di 88.3 milioni di pallet EPAL nuovi, mentre i pallet riparati ammontano a 27.5 milioni, +10% rispetto all'anno precedente. I pallet EPAL, garanzia di sicurezza, qualità e riutilizzo, conquistano così i mercati di tutto il globo registrando risultati significativi anche in Italia. Secondo l’analisi fornita da Conlegno, Consorzio per la tutela del legno e del sughero che ricopre il ruolo di gestione del marchio EPAL per il territorio italiano, il 2017 si è chiuso con un +6% rispetto all’anno precedente, toccando la quota complessiva di 9.293.737 pallet EPAL, di cui 5.209.189 prodotti e 4.084.548 riparati. Con 200 aziende italiane licenziatarie del marchio EPAL, il Comitato Tecnico EPAL gestito da Conlegno firma un altro traguardo importante a livello nazionale registrando un incremento dei consorziati dell’11% rispetto all’anno precedente. “In un’economia globale, sempre più attenta a uno sviluppo sostenibile, il sistema EPAL rappresenta un esempio riuscito di ‘buona pratica’ – spiega Orlando Fravega, Coordinatore del Comitato Tecnico EPAL – EPAL è una filiera integrata di piantagioni rinnovabili, segherie, produttori, riparatori e piattaforme di recupero che, nel loro insieme, creano un ‘ciclo chiuso circolare’ al passo con la rapida accelerazione imposta da un’opinione pubblica sempre più
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consapevole e desiderosa di nuove e concrete risposte su questi temi”. L’Europallet EPAL è considerato un indicatore precoce per l'economia. Negli ultimi anni il crescente barometro economico nei principali mercati internazionale ha fatto registrare, nel 2017, un picco significativo della domanda di Europallet EPAL obbligando produttori e riparatori EPAL a lavorare a pieno regime per mesi. La persistente domanda di legname ha portato però a una carenza di materie prime e a un conseguente incremento del prezzo dei segati, aumentando la pressione sui produttori di pallet EPAL. Martin Leibrandt, CEO di EPAL, afferma: “Gli attuali picchi di domanda possono essere ammortizzati adottando una pianificazione solida e una partnership di lungo termine tra produttori di pallet EPAL, fornitori e clienti. Le eccezionali cifre del 2017 sono il risultato del lavoro congiunto di tutti i Comitati Nazionali EPAL e dei soggetti licenziatari, e un segnale che il commercio e l'industria fanno sempre più affidamento su qualità e sicurezza certificata, che nel lungo periodo ripaga”. Il sistema EPAL, con i suoi tre pilastri fondamentali (standardizzazione internazionale, qualità assicurata e perseguimento delle violazioni del marchio), garantisce infatti una logistica globale efficiente fornendo strumenti riutilizzabili e con costi di riparazione contenuti, capaci di preservare così le risorse naturali e tutelare l’ambiente.
The European Pallet Association e.V. (EPAL), an organization that brings together EPAL brand pallet manufacturers and repairers, announces a record result for 2017: with 115.8 million pallets globally placed on the world market and an overall growth of 10%, the quality of EPAL pallets continues to be appreciated and rewarded over the years. In particular, in 2017 production increased by 9.7%, with the construction of 88.3 million new EPAL pallets, while the repaired pallets amounted to 27.5 million, + 10% compared to the previous year. EPAL pallets, a guarantee of safety, quality and re-use, thus conquer markets all over the globe, recording significant results also in Italy. According to the analysis provided by Conlegno, Consortium for the protection of wood and cork that covers the role of management of the EPAL brand for the Italian territory, 2017 ended with a + 6% compared to the previous year, touching the quota total of 9,293,737 EPAL pallets, of which 5,209,189 products and 4,084,548 repaired. With 200 Italian companies licensed under the EPAL brand, the EPAL Technical Committee managed by Conlegno signs another important milestone on a national level, registering an increase of 11% in the consortium compared to the previous year. "In a global economy, more and more attentive to sustainable development, the EPAL system represents a successful example of 'good practice' - explains Orlando Fravega, Coordinator of the EPAL Technical Committee - EPAL is an integrated supply chain of renewable plantations, sawmills, producers , repairers and recovery platforms that, together, create a 'circular closed cycle' in step with the rapid acceleration imposed by an increasingly aware public opinion and eager for new and concrete answers on these issues ". The EPAL Europallet is considered an early indicator for the economy. In recent years, the growing economic barometer in the main international markets has seen a significant peak in the demand for EPAL Europallet in 2017, obliging EPAL producers and repairers to work at full capacity for months. However, the persistent demand for timber has led to a shortage of raw materials and a consequent increase in the price of sawn timber, increasing pressure on EPAL pallet producers. Martin Leibrandt, CEO of EPAL, says: "Current demand peaks can be amortized by adopting solid planning and a long-term partnership between EPAL pallet manufacturers, suppliers and customers. The exceptional figures for 2017 are the result of the joint work of all EPAL National Committees and licensors, and a signal that trade and industry are increasingly relying on certified quality and safety, which in the long run pays off ". The EPAL system, with its three fundamental pillars (international standardization, assured quality and the pursuit of trademark violations), guarantees an efficient global logistics supplying reusable tools with low repair costs, able to preserve natural resources and protect the 'environment.
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EVENTI
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www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com 001 002_APRILE_2018
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