FareItalia_4_Triennale

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Sonia Maritan Paola Govoni Monica Zani Pietro Ferrari

Mostre al Palazzo della Triennale Mostre al Palazzo della Permanente Mudec - Museo delle Culture Mostre al Museo della Scienza e della Tecnologia Mostre al Museo Diocesano Mostre alla Fabbrica del Vapore

XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano

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Editoriale

LE ARTI APPLICATE NELLA MODERNITÀ LIQUIDA

Introduzione

DOPO VENT’ANNI LA TRIENNALE RITORNA A MILANO PER INDAGARE IL DESTINO DEL PROGETTO DOPO IL PROGETTO

Mostre al Palazzo della Triennale

NEO PREISTORIA. I 100 VERBI DI ANDREA BRANZI E KENYA HARA

Mostre al Palazzo della Triennale

TRIENNALE DESIGN MUSEUM. W. WOMEN IN ITALIAN DESIGN

Mostre al Palazzo della Triennale

BRILLIANT! I FUTURI DEL GIOIELLO ITALIANO

Mostre al Palazzo della Triennale

PAESAGGIO DI SUONI

Mostre al Palazzo della Permanente

L'IMPERFEZIONE: STRUGGIMENTO E FECONDITÀ

MUDEC, Museo delle Culture

LA MOSTRA ‘SEMPERING’ INDAGA SULLE TECNICHE DI LAVORAZIONE E LA CULTURA DELLA MATERIA

Museo della Scienza e della Tecnologia

UN CONFLUIRE DI CULTURE

Museo Diocesano

‘QUESTO MONDO IN CUI VIVIAMO HA BISOGNO DI BELLEZZA PER NON AFFONDARE’ (PAPA PAOLO VI, 1965)

Fabbrica del Vapore

TECNOLOGIA E ARTIGIANATO, OVVERO NEW CRAFT

Fabbrica del Vapore

SALVIAMO IL COSTRUTTIVISMO

Sonia Maritan

Paola Govoni

Paola Govoni

Paola Govoni

Paola Govoni

Paola Govoni

Pietro Ferrari

Paola Govoni

Pietro Ferrari

Paola Govoni

Monica Zani

Pietro Ferrari



Editoriale

Sonia Maritan

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LE ARTI APPLICATE NELLA MODERNITÀ LIQUIDA Nel maggio del 1933, con la V Triennale, si inaugura il nuovo Palazzo dell’Arte, progetto di Giovanni Muzio, con lo scopo preciso di ospitare esposizioni, tanto che lo stesso Muzio amava definirlo un “contenitore” pensato secondo una logica di trasformazioni provvisorie: fin dalle sue origini l’edificio è progettato per essere flessibile e adattabile a ogni esigenza performativa ed espositiva. Il Teatro dell’Arte, come da progetto originario, è stato recentemente ricollegato all’edificio espositivo e ricongiunto al Palazzo offre un vero e proprio palcoscenico da destinare al racconto dell’arte, del design e della cultura del progetto. Dal punto di vista architettonico e culturale la rinascita della Triennale di Milano parte da qui. E il 2016 passerà alla storia come il grande ritorno dell’Esposizione Internazionale della Triennale di Milano. Dopo vent’anni, con il titolo “21st Century. Design After Design”, l’evento ha cercato di decodificare il nuovo millennio e di individuare i cambiamenti che coinvolgono l’idea stessa di progettualità, esprimendosi in modalità diffusa attraverso diversi lessici


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e molteplici luoghi della città meneghina come Palazzo della Permanente, Politecnico di Milano, Pirelli HangarBicocca, Museo Nazionale della Scienza e Della Tecnologia “Leonardo Da Vinci”, Museo Diocesano, MUDEC, IULM, BASE, Fabbrica del Vapore e la sede storica: la neoclassica Villa Reale di Monza, disegnata dal Piermarini, che ospitò nel 1923, 1925, 1927 e 1930 le prime quattro edizioni della “Esposizione internazionale delle Arti Decorative”. Quelle origini, oggi silenti e lontane, hanno tracciato un percorso che ancora oggi resta affascinante nella memoria di tutti e che certo mi induce a una riflessione a ritroso, nel tentativo di rintracciare quali significati si possano attribuire oggi alle arti applicate. Il complesso ambito delle arti applicate entra in uso intorno alla seconda metà del IXX secolo, quando si evidenziò la necessità di raggiungere un punto d'incontro tra le esigenze dell'estetica e quelle dell'industria nella produzione di oggetti d'uso. L'espressione arte applicata deriva dall'inglese applied art, mentre il termine arti decorative proviene dal francese arts décoratifs, e denota una predominante attenzione all'aspetto ornamentale. In Germania, invece, si preferì utilizzare il vocabolo Kunstgewerbe, ossia arte industriale, mentre in Italia si fece riferimento alle 'arti minori', con riferimento alla disputa sul primato delle arti di età rinascimentale. Le diverse espressioni utilizzate indicano comunque che il processo creativo non è fine a sé stesso ma è volto alla realizzazione di oggetti d'uso e di arredamento: arti decorative, arti industriali,


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artigianato artistico. Una terminologia oscillante, forse indizio di una oggettiva difficoltà semantica e di classificazione, eppure per questo suscettibile di una sua rievocazione, soprattutto in relazione al ritorno dell’Esposizione Internazionale della Triennale di Milano. Il dibattito, cui contribuì il movimento Arts and Crafts, nasceva dalla necessità tutta nuova di trovare un trait d'union tra la libera creatività artistica e la progettazione tecnica del prodotto industriale, con finalità relative alla commercializzazione e all'uso. Uno dei tentativi di reale avvicinamento fra arte, artigianato e industria si ebbe in Germania, prima con la Deutsche Werkstätte (1898) e poi, agli inizi del XX secolo con il Deutscher Werkbund (1907) consolidatosi successivamente nel Bauhaus (1919), nell'ambito del quale gli artisti si resero interpreti delle nuove possibilità offerte dalla tecnologia. Le avanguardie europee lottarono per superare i confini accademici fra le arti e per esprimere la loro libertà creativa sperimentando nuovi linguaggi: in Italia, in risposta ai futuristi – che si appassionarono della tecnica e subirono il fascino della meccanica e dei nuovi sistemi produttivi – in diverse zone d'Italia, nacquero le Case d'arte, ovvero centri di produzione di oggetti d'uso artistici realizzati ancora con metodi artigianali. E potremmo continuare a ripescare nella storia, accompagnati dalle parole che Anna Maria Piras ci regala sulla Treccani, rispolverando le diverse fasi di un rapporto sempre problematico fra arte e industria, anche quando all'inizio


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degli anni Trenta, nasce la figura del designer: tecnico del progetto, ideatore di un prototipo realizzato e riprodotto successivamente da tecnici specializzati; nemmeno questo, infatti, sancisce il confine netto tra arte e design, tra arte pura e arte applicata rispetto quella ricerca di equilibrio tra forma e funzione del design storico. D’altra parte, ancora oggi, la riflessione e riconsiderazione critica sull'effettiva importanza che le arti applicate hanno avuto e continuano ad avere è testimoniata anche dalla Carta di Matera da cui è scaturito il Manifesto per le arti applicate del nuovo secolo, presentato a Milano nel 2001, e “sulla soglia del 3° millennio l'universo dell'arte contemporanea nella produzione di artefatti si esprime in tre principali modi, autonomi ma interrelati: Arte, Design, Artigianato Artistico". Seppur si continui a considerare di accezione limitativa questa terminologia, si propone di adottare ancora il termine arti applicate, come dimostra anche l'inaugurazione nel 2006 a Torino del Museo italiano delle Arti Applicate oggi MIAAO, denotando che direzione stia prendendo questo vastissimo campo di attività artistica. Proprio Torino, nel 2002, ha assunto il ruolo di nuova capitale europea delle Arti Decorative, istituendo un’altra occasione per dibattere sul tema delle arti applicate che così possono "svolgere una funzione agonista e antagonista nel sistema delle arti contemporanee, piuttosto che postulare una sua semplice ‘accettazione’ o la pari dignità". Nella società odierna sembra ancora più naturale riversare in molteplici luoghi queste disci-


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pline, una modalità connaturata nel linguaggio multisciplinare e liquido della rete, che può rappresentare realizzazioni legate all'industrial design e soddisfare in un contenitore “attiguo” l'esigenza linguistica ed espressiva di privilegiare oggetti con una forte valenza simbolica, capaci di suscitare emozioni e porre in secondo piano la dimensione funzionalistica. La modalità di comunicazione multicanale e fluida interpreta spontaneamente una visione pluralistica e dinamica del vastissimo campo di attività artistiche, e consolida il principio di un'inaccettabile distinzione tra arti applicate e arti visive, messo in luce dai grandi movimenti del secolo scorso come Liberty, Art Nouveau o Art Déco. Lo spazio-tempo promiscuo della modernità è di per sé caratterizzato dalle contaminazioni fra diverse discipline artistiche e quel tentativo di marcare i confini sembra essersi dissolto nei contorni difficilmente definibili della modernità liquida che abita il mondo globale. Forse, per questo 21st Century. Design After Design tocca questioni chiave come la nuova “drammaturgia” del progetto, che consiste soprattutto nella sua capacità di confrontarsi con i temi antropologici – la morte, il sacro, l’eros, il destino, le tradizioni, la storia – , la questione del genere nella progettazione, l’impatto della globalizzazione sul design, i rapporti tra design e accessibilità delle nuove tecnologie dell’informazione, i rapporti tra design e artigianato. Quel potere di liquefazione che la modernità ha sempre esercitato nei confronti del passato


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“non si solidifica”, sottoposta allo stesso processo di sempre è rimasta fluida perché non si è ristrutturata secondo un ordine nuovo, essendo venuta meno quella fiducia nella ragione indispensabile per riconoscere un ordine nel mondo. Bauman ha definito questo processo come il tramonto delle illusioni: i liquidi, infatti, non hanno forma propria ma riescono a superare ogni barriera, così le note tipiche dei nostri modelli e codici di comportamento sembrano essere la flessibilità, l’espansibilità e la riadattabilità. Possiamo cogliere l’aspetto positivo di questa condizione rievocando il pensiero di Gillo Dorfles, già al centro delle ultime riflessioni di Platone, quando affronta il tema della relazione tra la perfezione dell’Idea e il mondo della realtà “senza la competenza del fabbro, non avremmo mai la ruota, certamente non perfetta come l’idea della ruota, ma è la nostra condizione conoscitiva”. Gillo Dorfles, dagli anni ’60 a oggi ha messo al centro della sua ricerca questa relazione tra la dimensione estetica, da un lato, e l’esistenza reale ed empirica delle ‘cose’, dall’altro lato, da cui è necessario partire per disegnare il ‘nuovo’. “La logica dell’approssimazione, nell’arte e nella vita” è la mostra– disegnata da Riccardo Blumer, a cura di Aldo Colonetti e Gillo Dorfles – che induce a un’esperienza multisensoriale, una sorta di percorso all’interno dell’approssimazione, come valore nel quale si fondono diversi linguaggi espressivi, dalle arti visive al design, architettura, moda, musica, letteratura fino ad arrivare a


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oggetti che da sempre accompagnano la nostra esistenza quotidiana; in una tensione tra la perfezione ideale del pensiero e la necessità di essere nel mondo fisico, nel quale e con il quale progettiamo il sistema degli oggetti, ovvero la nostra cultura. La logica dell’approssimazione consente, soprattutto oggi, l’evoluzione di oggetti quotidiani, ma anche i nuovi linguaggi dell’arte. E allora potremmo interrogarci, tornando alle arti applicate, riguardo la possibilità di far coincidere idea e realtà, ruota e idea della ruota. Il messaggio conclusivo comunque è confortante: l’estetica delle cose rimette al centro il ruolo determinante della persona, l’imperfezione mette le basi per la ricerca ‘infinita’ della ‘perfezione’. D’altra parte, la mostra “New craft” allestita dallo Studio Geza a cura di Stefano Micelli pone al centro della Fabbrica del Vapore un grande tavolo da lavoro, cuore della mostra, un tavolo di incontro e creazione, che mette in scena per ogni settore coinvolto – automobili, biciclette, stampa letterpress, gioielli, vestiti, mobili, materiali protesi e dentali, acciaio e legno – il processo di produzione. Viviamo una rivoluzione tecnologica che ha trasformato il modo di produrre, di consumare e, soprattutto, di progettare. Il digital manufacturing consente di immaginare un design che abilita varietà e personalizzazione: una leva di produttori artigiani di nuova generazione è in grado di sfruttare le nuove tecnologie per promuovere varietà e


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creare prodotti di qualità superiore. Questi artigiani mettono insieme tecnologia e tradizione per dare senso e valore economico a prodotti altrimenti facilmente replicabili. Ci avviciniamo così alla perfezione di cui diceva Gillo Dorfles? Certo, si tratta di interpretazioni contemporanee del design tradizionale per colmare il divario tra artigianato e design. L’azione costruttiva su di un materiale o un componente che lascia una traccia significativa del prodotto finale ci porta a “Sempering” a cura di Luisa Collina, Cino Zucchi con Valentina Auricchio e Simona Galateo, che ci parlano della tettonica come la vera arte cosmica: contemporaneamente l’ordine universale e l’ornamento. Il titolo della mostra è un neologismo tratto dal cognome dell’architetto Gottfried Semper, la cui originalità sta nella relazione fra i principi costruttivi e nel tentativo di dare ordine alla varietà delle ‘arti industriali’, dimostrando che molti motivi decorativi dell’architettura non possono essere interpretati se non nella loro origine ‘tessile’. Lui pone in relazione la ceramica e la metallurgia con il focolare, l’idraulica e la muratura con il terrapieno, la carpenteria con la copertura e i suoi sostegni e infine la tessitura con le pareti. Sempering riporta l’attenzione sulle tecniche: la ricerca sui nuovi materiali e sull’innovazione tecnologica condotta nella modernità appare oggi intrecciarsi con la trama dei ‘modi di fare’, che nella storia unisce gli elementi naturali – la pietra, il legno, l’argilla, il ferro, il cotone – con le modalità conosciute e trasmesse della loro selezione e del


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loro impiego in combinazioni introvabili nel loro stato originario. La negazione della dimensione imitativa non lascia nella contemporaneità altra strada figurale che quella della tessitura, dell’evidenza della connessione o del giunto tra le parti costitutive l’oggetto. Se il pensiero moderno si fondava sul superamento delle ‘arti applicate’ e sulla loro sostituzione con una nuova cultura della produzione industriale e seriale, oggi i procedimenti industriali si accompagnano al ritorno dell’artigianato, in cui la qualità di un oggetto o di un edificio non è minata dalle irregolarità proprie dell’esecuzione manuale, e in cui la serialità del prodotto ‘standard’ lascia il passo all’unicità del singolo elemento, sia esso realizzato manualmente o con processi produttivi evoluti, in un rinnovato interesse per le interrelazioni tra progetto e processo in cui spiccano fenomeni di ‘neo-artigianato’ e forme di manifattura avanzata. Un modo per ritrovare la direzione? “Neo Preistoria – 100 verbi”, a cura di Andrea Branzi e Kenya Hara, ci porta alle attuali frontiere della ricerca scientifica, volta a espandere la sopravvivenza umana attraverso la produzione di pezzi di ricambio del nostro organismo: il pensiero artificiale segna oggi l’inizio di una nuova antropologia, una nuova fase dell’evoluzione umana di cui, come nell’antica preistoria, non conosciamo il destino complessivo ma soltanto i singoli salti nel buio. Tanti gli interrogativi, come in “Architecture as Art”, ideata da Pierluigi Nicolin, a cura


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di Nina Bassoli, allestimento di Sonia Calzoni con Patrizia Rossi, che illustra le nuove responsabilità dell’architettura del XXI Secolo. La persuasione che la città abbia raggiunto il limite delle sue possibilità di sopravvivenza ci porta a un nuovo tipo di città in “City after the city”, ideata sempre da Pierluigi Nicolin che sottolinea il prorompere della ‘vita’ nel decostruire le convenzioni dell’urbano. Preoccupante eppure reale, “La Metropoli Multietnica”, a cura di Andrea Branzi, caratterizzata dalla convivenza di minoranze razziali e culturali, quotidianamente attraversata dai flussi invasivi delle merceologie internazionali diffuse dalla globalizzazione dei mercati, il cui effetto consiste in una progressiva omologazione, dentro alla quale scompaiono le memorie, le tradizioni, i volti, i costumi: una multietnicità che assorbe le complessità nella nebbia del mercato mondiale! ‘Ripariamoci’ con “Archidiversity”, un sito in divenire dove 9 architetti progettano Design for all (Dfa), l’approccio sociale che proclama il diritto umano di tutti all’inclusione e l’esperienza progettuale per conseguirla in modo da concepire ambienti, sistemi, prodotti e servizi fruibili in modo autonomo da parte di persone con esigenze e abilità diversificate. Ambienti che migliorino la qualità della vita degli individui, assecondando e valorizzando le loro diversità, nei quali i progetti toccano volutamente tipologie architettoniche diverse offrendo terreni pro-


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gettuali ricchi di spunti e occasioni di confronto: “[…] come oggi non è più possibile pensare ad architetture che non tengano conto dei risvolti energetici ed ecologici, altrettanto non sarà più possibile rinunciare all’opzione forte dell’accessibilità fisica, percettiva e culturale per tutti, che diventerà un must, dice Luigi Bandini Buti.” Non a caso il Museo Nazionale della Scienza e Della Tecnologia “Leonardo Da Vinci” propone la mostra “Studiare il futuro già accaduto” Un progetto esplorativo su Uomo, Ambiente e Cultura, un ciclo di sei incontri incentrati sulla questione climatica. L’esposizione permette di esplorare il progetto del territorio inteso come contesto di progetto sui saperi, nell’idea che conoscere in sé sia una forma di abitare il mondo. Il museo esplora nuove possibilità per essere luogo d’incontro e di lavoro comune su tematiche rilevanti della contemporaneità, come lo sviluppo sostenibile, e al tempo stesso torna a quell’idea di unità della cultura che ispirò la nascita dell’Istituzione. Sempre, “intorno” alla Triennale di Milano, seppur partendo da essa, la delegazione lombarda di ADI, Associazione per il Disegno Industriale, ha organizzato due progetti che hanno messo in risalto la storia e la contemporaneità del design come strumento al servizio della comunità per il miglioramento della vita quotidiana: “Le vie del Compasso d’Oro” con lo scopo di comunicare il tratto multiforme della cultura del design e “Il design che non c’è”


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a dimostrazione che la mancanza di un progetto genera confusione, bruttezza e cattiva qualità della vita. In tema di design, il progetto di allestimento di Margherita Palli affronta il design italiano alla luce di uno dei nodi più delicati, più problematici, ma anche più stimolanti e suggestivi che è la questione di genere, non solo un dato biologico e naturale, ma una questione culturale! La celebrazione del femminile in quanto soggetto creativo, spontaneo e dinamico. Un fiume che attraversa tutto il Novecento per dimostrare con “Women in Italian Design”, a cura di Silvana Annicchiarico, che le donne creano, progettano, sperimentano, rischiano e sfidano; e nonostante la grande rimozione operata nel secolo scorso nei confronti del genere femminile, lo fanno da sempre. A proposito di storia, storiche furono le mostre di gioielli nelle Triennali degli Anni ’50, con i 21 gioielli di Salvador Dalì o attraverso la mostra organizzata da Arnaldo e Giò Pomodoro sui gioielli realizzati da artisti d’avanguardia come Bruno Martinazzi, Emilio Scanavino, Lorenzo Guerrini ed Ettore Sottsass. Espressione dell’alta capacità manifatturiera come della migliore produzione industriale, in una commistione armoniosa di arte, design, moda e nuove tecnologie “Brilliant! I futuri del gioiello italiano”, a cura di Alba Cappellieri, vuole evidenziare bellezza, qualità e varietà del gioiello italiano, una mostra in cui emerge un pluralismo di lin-


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guaggi, di sperimentazione e ricerca, dall’alta gioielleria alle nuove tecnologie indossabili e interattive. Terminiamo con la dimensione domestica, a cui si torna sempre dopo aver vagato per Milano, magari proprio fra i luoghi a cui 21st Century. Design After Design ha dato luce; rechiamoci in un luogo privilegiato di indagine come è quello dell’architettura d’interni, che induce ad altre filosofie dell’abitare, a pensare e definire gli spazi e gli ambienti con forme, colori e dettagli che poi plasmano i luoghi più intimi, quelli che accolgono la nostra famiglia, i nostri amici, che richiedono di progettare un ‘mondo’ intorno a queste vite. Con “STANZE. altre filosofie dell’abitare”, curata da Beppe Finessi, viene raccontata con l’opera sofisticata, sperimentale e originale di un gruppo selezionato di autori – Umberto Riva, Alessandro Mendini, Manolo De Giorgi, Lazzarini e Pickering, Marta Laudani e Marco Romanelli, Andrea Anastasio, Fabio Novembre, Duilio Forte, Elisabetta Terragni, Carlo Ratti, Francesco Librizzi –, proprio quel territorio di pratica professionale, l’architettura d’interni, nel quale ogni progettista trova il primo ascolto, le prime occasioni di lavoro. Il Salone del Mobile è così protagonista alla XXI Triennale di Milano, con i temi più significativi e profondi della società contemporanea, identificati dal filosofo Francesco Cataluccio e tratti dalle grandi opere filosofiche e letterarie contemporanee.


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Questa riflessione apre così a un altro numero di FARE ITALIA, dedicato al ritorno dell’Esposizione Internazionale della Triennale, che ci auguriamo stimoli altre riflessioni, perché resta ancora attuale lo sviluppo delle attività artistiche e dell'artigianato di design in queste mostre e in altre che riprenderemo. La tradizione ha sempre previsto la collaborazione tra artista e artigiano, l’attenta realizzazione dell'opera effettuata da esperti del settore, ed è questo importante dialogo che ha sempre orientato il settore delle arti applicate. Gli artigiani capaci di lavorare la materia grazie a una conoscenza approfondita e di risolvere problemi tecnici danno forma a oggetti che rispondono alle idee e ai segni pensati dall'artista. Ieri come oggi. L'artigianato ha una sua autonomia progettuale ma il suo percorso dovrà sempre avere uno sguardo rivolto al mondo artistico. La sfida tecnologica della stampa 3D cambierà ancora una volta le regole del gioco e l’essenza del processo di fabbricazione che oggi non è più percepito – in quanto siamo abituati ad acquistare/consumare prodotti finiti – recupererà posizioni.


Introduzione

Paola Govoni

DOPO VENT’ANNI LA TRIENNALE RITORNA A MILANO PER INDAGARE IL DESTINO DEL PROGETTO DOPO IL PROGETTO Dal 2 aprile al 12 settembre 2016 la XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano propone un programma articolato di mostre, eventi, incontri e concorsi, programmi teatrali e concerti, festival e convegni diffusi in tutta la città e riuniti sotto un tema comune: 21st Century. Design after Design. La grande esposizione internazionale della Triennale si avvale del sostegno del BIE, Bureau International des Expositions, del Governo Italiano, del Comune di Milano, Regione Lombardia, Camera di Commercio di Milano e Camera di Commercio di Monza e Brianza e della collaborazione, a vario titolo, di un prestigioso gruppo di partner istituzionali, aziendali, finanziari e associativi.

DECOFICARE IL MILLENNIO 21st Century. Design after Design non vuole dare visioni sul futuro, ma si propone di deXXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano

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codificare il nuovo Millennio e di individuare i cambiamenti che coinvolgono l’idea stessa di progettualità. In questo senso, il focus è sui percorsi della creatività progettuale che ‘cambia’ rispetto al secolo scorso e che si fa largo nel panorama culturale di questo nostro tempo. Il termine ‘after’ può essere inteso come ‘dopo’, in riferimento a una progettualità di fatto


DRAMMATURGIA DEL PROGETTO Alla cerimonia di presentazione della manifestazione a Milano lo scorso 30 gennaio, il Presidente della Triennale Claudio De Albertis ha voluto evidenziare il fatto che la nuova ‘drammaturgia’ del progetto consiste soprattutto nella sua capacità di confrontarsi con i temi antropologici che la modernità classica ha escluso dalle sue competenze (la morte, il sacro, l’eros, il destino, le tradizioni, la storia), con la questione del genere nella progettazione, con l’impatto della globalizzazione sul design, come le trasformazioni conseguenti la crisi del 2008 e l’arrivo del XXI secolo, con la relazione tra città e design, con i rapporti tra design e accessibilità delle nuove tecnologie dell’informazione e con i rapporti tra design e artigianato.

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posteriore o susseguente al Novecento, oppure come ‘nonostante’, cioè riferita a una progettualità che avanza, in via antagonista, a dispetto del persistere di condizioni ascrivibili al secolo precedente.


Introduzione

FRA SAPERI E PENSIERI

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Prendendo la parola nel corso della presentazione, l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno ha dato risalto al fatto che questa del 2016 è la prima Triennale del nuovo Millennio e che fa seguito all’anno dell’EXPO, un evento che ha dato grande visibilità internazionale a Milano. In questo senso, la Triennale si propone di dare una continuità a quel successo e di accreditare Milano come capitale del pensiero creativo. Merita inoltre particolare attenzione la straordinaria dislocazione dell’evento Triennale nello spazio urbano, con il coinvolgimento di tutta la città, fra ‘saperi’ e ‘pensieri’. ‘In quanto capitale del pensiero creativo - sottolinea l’Assessore - Milano offre un terreno fertile per sviluppare la creatività e una straordinaria piattaforma per poterla presentare’.


istituzioni, aziende), con l’adesione di oltre 30 Paesi.

Le 19 sedi: •• Triennale di Milano •• Accademia di Belle Arti di Brera •• Area EXPO •• BASE Milano •• Fabbrica del Vapore •• Grattacielo Pirelli, •• IULM •• MUDEC – Museo delle Culture •• NUFOCO – Museo di Fotografia Contemporanea

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IL PROGRAMMA La XXI Triennale si svolge in 19 sedi su oltre 22.000 m2 di superfici occupate fra Milano e Monza e 17.000 m2 in Area Expo, attraverso 11 mostre curate dal Comitato Scientifico XX1T e 16 mostre organizzate in collaborazione con altri soggetti (musei, enti,


Introduzione

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•• Museo Diocesano •• Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci •• Palazzo della Permanente •• Pirelli HangarBicocca •• Pirelli Headquarters •• Politecnico di Milano – Campus Leonardo e Bovisa •• Triennale ExpoGate •• Università degli Studi di Milano •• Villa Reale di Monza


•• Neo Preistoria – 100 Verbi, a cura di Andrea Branzi e Kenya Hara •• TDM 9. W – Women in Italian Design, a cura di Silvana Annichiarico •• Architecture as Art, a cura di Pierluigi Nicolin, a cura di Nina Bassoli •• Sempering, a cura di Luisa Collina e Cino Zucchi •• New Crafts, a cura di Stefano Micelli •• La Metropoli Multietnica, a cura di Andrea Branzi •• City after the City, direzione di Pierluigi Nicolin (con le mostre: Landscape Urbanism a cura di Gaia Piccarolo, Urban Orchard a cura di Maite Garcia Sanchis, Expanded Housing a cura di Matteo Vercelloni, People in Motion a cura di Michele Nastasi, Street Art a cura di Nina Bassoli).

16 in collaborazione con altri soggetti •• La logica dell’approssimazione, nell’arte e nella vita, a cura di Aldo Colonetti e Gillo Dorfles in collaborazione con la Permanente •• Brillant! I futuri del gioiello contemporaneo, a cura di Alba Cappellieri, in collaborazione con ICE

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11 mostre a cura del Comitato Scientifico XX1T


Introduzione

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•• STANZE. Altre filofie dell’abitare, a cura di Beppe Finessi in collaborazione con il Salone del Mobile di Milano •• Confluence. Studiare il futuro già accaduto: Un progetto esplorativo su Uomo, Ambiente e Cultura, in collaborazione con Museo Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci •• Design behind Design, a cura di Natale Benazzi, Carlo Capponi, Laura Lazzaroni, Marco Romanelli, Andrea Sarto, in collaborazione con Museo Diocesano •• Road to R(e)volution. Prospettive di futuro. La poetica del domani fra car design e mobilità, in collaborazione con Quattroruote •• Game/Video Art. A Survey, a cura di Matteo Bittanti e Vincenzo Trione in collaborazione con IULM •• Campus & Controcampus. Architetture per studiare e ricercare, a cura di Ilaria Valente e Marco Biraghi in collaborazione con la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni in collaborazione, Fondazione Politecnico di Milano •• Archidiversity.it 9 architetti progettano DESIGN FOR ALL, a cura di Giulio Ceppi, Rodrigo Rodriquez con Matteo Artusi in collaborazione con Fondazione Riccardo Catella, Design for All, Comune di Milano •• Casetta del Viandante, a cura di Marco Ferreri in collaborazione con INTERNI


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•• La bellezza quotidiana, a cura di Silvana Annichiarico-TDM •• Call over 35 •• Le architetture dell’industria: dal Progetto Bicocca al Polo Industriale di Settimo Torinese, a cura di Fondazione Pirelli •• Le età del Grattacielo. Il Pirelli a sessant’anni dalla posa della prima pietra, a cura di Alessandro Colombo •• Il design prima del design. Guido Marangoni e le Biennali di Monza 1923-1927, a cura di Renato Besana •• Patrick Tosani. La forma delle cose, a cura di Roberta Valtorta.


Introduzione

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Il programma è completato da numerose installazioni in vari luoghi della città. Tra queste, il Padiglione Milano, che intepreta il tema della XX1T con il progetto LABOR. Ogni lavoro ha un suono attraverso l’installazione Vermiglia di Attilio Stocchi, ospitata nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale. Padiglioni architettonici, un Orto Planetario, un programma teatrale, convegni, due summer school, partecipazioni a festival del cinema, un ciclo di concerti, di performances teatrali e


Nel suo intervento a conclusione della Cerimonia di presentazione della XXI Triennale il 30 gennaio scorso, Vicente G. Loscertales, Segretario Generale del BIE – Bureau International des Expositions – ha tenuto a ribadire che: ‘Sull’esempio delle Esposizioni Universali, le diverse edizioni della Triennale rappresentano una sinergia di impegno sociale e educativo, di utopia e di realtà, di estetica e di funzionalità, di immaginazione e di analisi del mondo attuale e dei fenomeni della società, di diversità culturale e di celebrazione dell’identità individuale, di tradizione e di innovazione’.

XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano

di danza, lectures di esponenti internazionali del design, dell’arte, dell’architettura e dell’economia, un ciclo di incontri dedicati alla cultura del progetto e al dialogo tra la filosofia, il design e l’architettura, un ciclo di documentari sulla storia della Triennale, sono tra gli appuntamenti di un ricchissimo programma che accompagnerà la città nei prossimi mesi e che, come ha dichiarato Claudio De Albertis, Presidente della Triennale di Milano, rappresenta ‘Uno sforzo produttivo e organizzativo senza precedenti, che lascerà in eredità non solo esiti culturali ma anche un’ipotesi di modello che farà da riferimento per il futuro’.


Mostre al Palazzo della Triennale

Paola Govoni

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NEO PREISTORIA. I 100 VERBI DI ANDREA BRANZI E KENYA HARA

Appena attraversata la soglia che sembra segnare un misterioso limite spazio-temporale, lo spazio che accoglie la mostra – al primo piano del Palazzo della Triennale – avvolge e coinvolge il visitatore in un percorso conoscitivo e sensoriale. Le luci basse come le tenebre della storia richiamano l’antro e la caverna, il gioco di specchi può inizialmente disorientare, ma rimanda in realtà a uno spazio infinito e poetico.


XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano


Mostre al Palazzo della Triennale

È il cammino dei ‘100 verbi’ e dei ‘100 strumenti’ dalla preistoria a oggi, proposto per la XXI Triennale da Andrea Branzi e Kenya Hara in una mostra suggestiva e potente.

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L’umanità ha una storia di utensili che ne ha accompagnato la crescita e lo sviluppo fin dall’età della pietra. Mediante gli utensili l’uomo ha accresciuto le sue capacità e i suoi desideri. La riflessione sulla storia degli oggetti aiuta a capire la nostra storia attraverso i secoli, dall’antichità ai giorni nostri e ci accompagna in una crescita che va dagli albori della civiltà fino all’intelligenza artificiale. In questo percorso sono stati volutamente omessi fattori legati alla religione, alla politica, all’economia, all’ideologia e alla razza e si è cercato di osservare la storia dell’uomo con una visione libera da questi condizionamenti.


Dice Andrea Branzi: ‘Il XXI secolo, ancora così poco esplorato, rappresenta in questo senso una nuova preistoria, quando il destino complessivo dell’umanità non aveva una direzione precisa e gli oggetti possedevano molti significati, dalla funzione pratica al valore rituale e magico. Il pensiero artificiale segna oggi l’inizio di una nuova antropologia, una nuova fase dell’evoluzione umana di cui, come nell’antica preistoria, non conosciamo il destino complessivo ma soltanto i singoli salti nel buio’.

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A ciascuno dei 100 verbi che indicano le attività umane corrispondono degli oggetti. Oggetti minuscoli, enormi, attuali, obsoleti, antichi, ironici, preziosi. Custoditi in teche di vetro o imponenti, disseminati lungo il percorso della mostra punteggiato da megaliti, con il ritmo del battito cardiaco in sottofondo, fino a giungere alle attuali frontiere della ricerca scientifica, che dilata il tempo della vita e ne espande la sopravvivenza grazie alla produzione di ‘pezzi di ricambio’ dell’organismo umano.


Mostre al Palazzo della Triennale

Così Kenya Hara: ‘Innanzitutto fissate gli occhi sugli oggetti dell’Era della pietra: i primi XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano

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utensili che l’uomo è riuscito a creare vivono nella mano dell’uomo di oggi, forse vi sono riflessi la stessa intelligenza, gli stessi errori. Nello stesso tempo sono molto belli e in quella bellezza – penso – si può forse leggere il destino e il futuro dell’umanità.’


Ogni anno, Triennale Design Museum racconta il design italiano attraverso una serie di rappresentazioni che cambiano di volta in volta tematiche, configurazioni e allestimenti, per cercare di rispondere alla domanda ‘ Che cos’è il Design Italiano’ e ogni edizione offre percorsi inediti e nuovi punti di vista, in grado di generare una riflessione sul significato e la storia della disciplina. Nel quadro della XXI Triennale di Milano, la nona edizione del Triennale Design Museum in programma dal 2 aprile 2016 al 19 febbraio 2017 a cura di Silvana Annichiarico e con progetto di allestimento di Margherita Palli, affronta il tema del design italiano dal punto di vista del ‘genere’, presentando la mostra: W. Women in Italian design. Come evidenzia la curatrice Silvana Annichiarico: ‘La sfida che ci siamo date è quella di affrontare la differenza di genere’. L’idea che il genere non sia più solo un dato biologico e naturale, ma una questione culturale, apre interessanti prospettive e stimola la riflessione. Dopo un periodo di indiscusso monopolio maschile, le donne sono entrate a buon diritto nella cultura del progetto e oggi la

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TRIENNALE DESIGN MUSEUM. W. WOMEN IN ITALIAN DESIGN

Paola Govoni


Mostre al Palazzo della Triennale

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mostra ‘W. Women in Italian Design’ si propone di offrire una visione tutta al femminile pacificata, positiva ed elegante, lungi dal voler ribadire istanze femministe o insistere sui temi logori e scontati.


La mostra parla di 350 donne e presenta 600 opere di design al femminile. Un fiume di creatività che attraversa tutto il Novecento e arriva fino a noi. L’ordinamento cronologico racconta questa storia in modo dinamico, fluido e liquido. E la sensazione che trasmette l’originale allestimento di Margherita Palli è proprio quella di essere trasportati dalla corrente di un fiume di oggetti, di forme, di colori, di immagini e di idee

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Le donne creano, progettano, sperimentano, rischiano, sfidano. Oltrepassato il ponte d’ingresso al Museo del Design al primo piano del Palazzo della Triennale, luogo-soglia di alta densità simbolica per l’occasione arricchito da eleganti motivi ornamentali, il percorso inizia con uno spazio – tana? covo? utero? nido? dedicato al tema del ‘tessere’ e e del’tramare’, ai merletti e ai ricami, con l’esposizione di manufatti che richiamano il tema dell’intreccio dai primi del Novecento ai giorni nostri e rende omaggio alla donna che tesse i fili della tela e della vita. Citiamo dalla presentazione: ‘Ne emerge una ragnatela di trame dentro cui si esprimono, come in una tessitura infinita, l’intelligenza, la creatività e la passione con cui le donne, intrecciando fili, hanno intrecciato vite e destini’.


Mostre al Palazzo della Triennale

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che scorre lento e ricostruisce figure, teorie e attitudini progettuali, che sono state seminate nel secolo scorso e si sono affermate, trasformate ed evolute nel XXI secolo. Infatti, dopo che la modernità novecentesca e gli storici e teorici del design hanno lasciato ai margini la progettualità femminile, il nostro secolo è sempre più caratterizzato da una sua maggiore presenza e visibilità e dal riconoscimento di una rinnovata forza progettuale. Ancora una citazione dalla presentazione della mostra: ‘Una delle differenze fra il progetto maschile e il progetto femmi-


Attraverso questa mostra, Triennale Design Museum ha inteso celebrare la donna in quanto nuovo soggetto creativo di un design meno asseverativo, meno autoritario, più spontaneo e più dinamico.

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nile sta nel fatto che il secondo, quanto meno nel Novecento, è stato caratterizzato da un coinvolgimento affettivo, da una connotazione emozionale e da un investimento di pathos che il design maschile non sempre è stato capace di generare’.


Mostre al Palazzo della Triennale

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Per la XXI Triennale di Milano, Alba Cappellieri ha curato una mostra che celebra l’alta capacità manifatturiera e la migliore produzione industriale nel campo del gioiello. In un’ambientazione suggestiva che sottolinea e valorizza i preziosi oggetti in mostra, Brilliant! I futuri del gioiello italiano presenta una selezione di 50 gioielli italiani, opera di maestri e di giovani talenti, di artigiani e di maison orafe, che danno vita a un paesaggio prezioso e sono espressione di arte, design, moda e nuove tecnologie. Protagonista assoluto è il collier, il gioiello che più di ogni altro rappresenta l’arte orafa italiana

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BRILLIANT! I FUTURI DEL GIOIELLO ITALIANO

Paola Govoni


Mostre al Palazzo della Triennale

e che negli anni abbiamo visto indossato da donne celebri, spesso ambasciatrici del gusto italiano nel mondo. ‘La frammentarietà del presente

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apre squarci sul futuro in un’intersezione di contesti e ambiti di grande fascino’ e, di fatto, i 50 gioielli esposti in mostra sono emblematici di scenari futuri per il gioiello italiano, caratterizzato da bellezza, qualità e varietà di proposte, che vengono definiti: •• Manifattura Mirabile, •• Bellezza Quotidiana,


Quando Alba Cappellieri dichiara che ‘Il gioiello è tornato alla Triennale’ si riferisce ai protagonisti di una storia che di tanto in tanto si ripete, come accadde per la collezione di 21 gioielli di Salvador Dalì alla X Triennale del 1954 e per la mostra, a cura di Arnaldo e Giò Pomodoro, alla XI Triennale del 1957 sui gioielli realizzati da artisti d’avanguardia come Bruno Martinazzi, Emilio Scanavino, Lorenzo Guerrini e Ettore Sottsass.

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•• Avant Craft, •• Tecnologie Preziose e •• Creatività Collettiva. L’intento della mostra è quello di presentare la vocazione squisitamente artigianale e l’abilità manifatturiera della produzione orafa italiana, evidenziando allo stesso tempo l’alto contenuto di innovazione tecnologica nelle tecniche di lavorazione e la capacità di interagire con discipline diverse e con materiali innovativi, talvolta del tutto inaspettati in un gioiello, dando vita in questo modo a uno straordinario pluralismo di linguaggi e di gusto, che implica a monte un intenso lavoro di sperimentazione e di ricerca.


Mostre al Palazzo della Triennale

Paola Govoni

PAESAGGIO DI SUONI Un vero e proprio paesaggio di suoni accoglie i visitatori della mostra ‘Onde e risonanze da Toyama’ ospitata alla Triennale di Milano. La tecnologia della fusione è una delle principali industrie attive nella Prefettura di Toyama, Giappone. La testimonianza più antica di un oggetto realizzato con la fusione in Giappone è quella che si riferisce alla campana di un tempio (AD 562).

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Mostre al Palazzo della Triennale

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Negli ultimi 400 anni, la città di Takaoka è stata il centro della produzione di campane per i templi. Nella cultura giapponese, la funzione della campana non è soltanto quella di segnare il tempo, ma anche quello di accompagnare la persona che ascolta il suono attrverso un percorso di illuminazione, che lo allontani dalle amarezze. Oggi, molti prodotti di uso quotidiano sono costruiti utilizzando le tecniche di produzione di allora, usate nella costruzione delle campane dei templi e questo conferisce loro il valore della tradizione, oltre alla particolare dolcezza e armonia dei suoni.


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Mostre al Palazzo della Permanente

Pietro Ferrari

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L'IMPERFEZIONE: STRUGGIMENTO E FECONDITÀ Tra le tante mostre che Milano ha ospitato nella stagione del ritorno della Triennale, un particolare struggimento per gli addetti ai lavori e per il pubblico dei visitatori è quella a cura di Aldo Colonnetti e Gillo Dorfles ospitata dallo storico Palazzo della Permanente e che ha come colore quello delle parole di Gillo Dorfles a margine del convegno organizzato proprio in Triennale nel 1951, intitolato "De Divina Proportione", un convegno che vedeva tra i presenti Le Corbusier, Giedon,Roberts, Nervi e Zevi. "Viviamo in mezzo all'approssimazione, diremmo quasi che senza approssimazione la nostra vita diverrebbe impossibile, e ancora maggiormente la nostra arte". queste le parole di Dorfles. Ma il visitatore è introdotto al suo percorso anche dalle parole di Platone che lo accolgono all'ingresso: "senza la competenza del fabbro, non avremmo mai la ruota, certamente non perfetta come l'idea della ruota, ma questa è la nostra


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IL PALAZZO DELLA PERMANENTE, SEDE DELLA MOSTRA "LA LOGICA DELL'APPROSSIMAZIONE".


Mostre al Palazzo della Permanente PLATONE E HUSSERL FANNO GLI ONORI DI CASA.

condizione conoscitiva". Nel contesto della Settima Lettera che rappresenta per il filosofo una sorta di testamento, questa frase assume un colore struggente, come struggente è il colore della mostra,

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mostra di oggetti comuni, privi di ogni ornamento, un poco dimessi ma orgogliosamente indispensabili, in un contesto di velari sintetici e misterici. Ma quasi a compensare, accanto a Platone, Edmund Husserl ci ricorda che "L'anticipazione del futuro non è il protendersi verso i futuro ma l'immaginare e il pensare il futuro come se fosse già avvenuto, e tutto questo in relazione al progetto." ASPETTI DELLA MOSTRA.


Trasformazioni produttive, nuovi materiali, soprattutto tecnologie che cambiano il nostro modo di vedere e progettare il mondo: dagli anni Sessanta a oggi, Gillo Dorfles ha messo al centro della sua ricerca questa relazione tra la dimensione estetica, da un lato, e l'esistenza reale ed empirica delle "cose", dall'altro lato, da cui è necessatio partire per disegnare il nuovo. L'approssimazione, quindi, è vista come valore sul quale si fondano i diversi linguaggi espressivi dalle arti visive al design, all'architettura, alla moda, alla musica, alla letteratura fino ad arrivare alla cucina: sono esposti opere e oggetti che, da sempre, accompagnano la nostra esperienza quotidiana. Questa mostra, disegnata da Riccardo Blumer, è un'esperienza multisensoriale, come una sorta di percorso all'interno dell'"approssimazione" con cui abbiamo rapporti tutti i giorni: mette al centro, con una serie di opera, a partire da Mondrian fino ad arrivare ad alcuni oggetti della vita quotidiana, come la caffettiera ma anche una partitura inedita di John Cage,

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LE COSE E IL NUOVO


Mostre al Palazzo della Permanente

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ALTRI ASPETTI DELLA MOSTRA.

questa tensione tra la perfezione ideale del pensiero e la necessità di essere nel mondo fisico, nel quale e con il quale progettiamo il sistema degli oggetti, ovvero la nostra cultura. Come scrive Alexandre Koyrè, citato dai curatori "tutte le macchine del XVI e XVII secolo, con le quali si è sviluppata la rivoluzione industriale, sono state concepite e realizzate "a occhio e croce". La logica dell'approssimazione consente, soprattutto oggi, l'evoluzione degli oggetti quotidiani ma anche i nuovi linguaggi dell'arte. L'imperfezione mette le basi per una futura, progressiva ricerca infinita della "perfezione", l'estetica delle cose da sempre è fondata s questo principio e rimette al centro il ruolo determinante della persona.


Mudec - Museo delle Culture

LA MOSTRA ‘SEMPERING’ INDAGA SULLE TECNICHE DI LAVORAZIONE E LA CULTURA DELLA MATERIA Nato da un’operazione di recupero di archeologia industriale nell’area dell’ex fabbrica Ansaldo in zona Tortona a Milano, il MUDEC, Museo delle Culture, costituisce un punto di riferimento per la conoscenza e la ricerca della creatività e dell’arte provenienti da tutto il mondo e, accanto alla collezione permanente costituita da 7.000 opere provenienti dalle civiche raccolte etnografiche, ospita grandi mostre internazionali, esposizioni temporanee e una ricca programmazione di eventi e di iniziative, in una struttura di 17.000 metri quadri, con spazi multifunzionali, laboratori didattici e aree di intrattenimento e ristoro. Al primo piano del Museo è allestita ‘Sempering’, la Mostra della XXI Triennale di Milano a cura di Luisa Collina e Cino Zucchi, con Valentina Auricchio e Simona Galateo.

Paola Govoni

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Mudec - Museo delle Culture

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Mudec - Museo delle Culture

Il titolo è il presente continuo del verbo inglese ‘to semper’, che in architettura e nel design sta a significare ‘un’azione costruttiva su di un

materiale o un componente che lascia una traccia formale significativa nel prodotto finale’ ma, allo stesso tempo, è un neologismo dal cognome dell’architetto tedesco Gottfried Semper (1803-1879), autore di ‘Der Stil in den technischen und tektonischen Künsten’ – Lo stile nelle arti tecniche e tettoniche - 1860-63.

DAL PROLOGO XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano

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‘La tettonica è un’arte che trova il proprio modello in natura, non nelle sue manifestazioni concrete, ma in conformità alle sue leggi (…). L’ambito in cui si esplica quest’arte è il mondo fenomenico; le sue opere esistono nello spazio e si manifestano ai nostri occhi come corpi, attraverso la forma e il colore. La tettonica è dunque la vera arte cosmica, la parola greca cosmos, che non trova corrispettivi, in nessuna delle lingue vive, designa a contemporanea-


Nell’anno della prima Esposizione Universale di Londra del 1851, Gottfried Semper scrive ‘Die vier Elemente der Baukunst’ – I quattro elementi dell’architettura – dove identifica gli elementi di un’ideale abitazione originaria che possano essere considerati come fondamentali delle architetture di tutti i tempi e i luoghi: il focolare, la copertura/tetto, il terrapieno/basamento e la recinzione/pareti. Molti altri tentativi erano stati fatti in precedenza per cercare di fondare l’architettura su prin-

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mente l’ordine universale e l’ornamento. Tra creazione artistica tettonica e leggi universali della natura esiste un’armonia che ne rappresenta anche l’ornamento’.


Mudec - Museo delle Culture

cipi costruttivi che fossero comuni a tutte le civiltà. L’originalità di Gottfried Semper consiste nell’utilizzare questi principi per dare un ordine alle varie ‘arti industriali’.

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‘Egli pone in relazione la ceramica e la metallurgia con il focolare; l’idraulica e la muratura con il basamento/terrapieno; la carpenteria con la copertura e i suoi sostegni; e infine la tessitura con le pareti/recinzione. La delimitazione dello spazio domestico mediante tappeti o stuoie è pensata da Semper come gesto primario dell’architettura. A dimostrazione di questo – e colpito dall’assonanza che esiste nella lingua tedesca tra la parola ‘Wand’ (parete) e il verbo ‘Gewand’ (tessere) – egli mostra come molti motivi decorativi dell’architettura non possano essere interpretati se non nella loro origine ‘tessile’. Gottfried Semper fonde storia e contemporaneità nel tentativo di ricondurre a categorie co-


Come sottolinea Luisa Collina, anche questa mostra si propone di ‘dare ordine’ attraverso l’analisi dei ‘modi di fare’ che partono dalle riflessioni di Gottfried Semper sull’arte industriale e il ruolo della tecnica nella sua doppia natura di ‘innocenza’ e ‘cultura’ e sulle categorie da lui elaborate, che non si riferivano tanto al materiali in sé, quanto al alcune sue proprietà fisiche in relazione a una serie di possibili lavorazioni e modi di assemblaggio in strutture complesse. La mostra allarga queste premesse a situazioni diverse e contemporanee e propone 8 possibili processi di trasformazione, ovvero 8 pratiche rappresentate da altrettante azioni che la mente, la mano o la macchina operano sulla materia: •• STACKING – impilare, o l’azione del muratore; •• WEAVING – intrecciare, o l’azione dell’impagliatore e del tessitore; •• MOULDING – plasmare, o l’azione del fonditore e dello scultore;

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nosciute la straordinaria e variegata presenza di manufatti esposti nella grande serra del Crystal Palace dell’Expo di Londra, per la quale l’architetto tedesco, che era fuggito da Dresda dopo il fallimento dell’insurrezione per la quale aveva progettato le barricate, aveva curato le sezioni Canadese, Svedese, Danese e Ottomana.


Mudec - Museo delle Culture

•• CONNECTING – connettere, o l’azione del carpentiere di legno o metallo; •• FOLDING – piegare, o l’azione del lattoniere; •• TILING – disporre, o l’azione del piastrellista e dell’assemblatore di elementi; •• ENGRAVING – incidere, o l’azione del decoratore e dell’intagliatore; •• BLOWING – soffiare, o l’azione del vetraio.

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Ciascuna di queste lavorazioni e le potenzialità formali nuove o consolidare che esse esprimono, sono presentate in mostra dentro un percorso gradevole e di ampio respiro, fatto di piccole narrazioni, che sono, di volta in volta, collezioni storiche, prototipi di studio, stampi, modelli, disegni, prodotti al vero; in grado di individuare le radici delle forme e dei linguaggi che hanno generato nell’architettura e nel design, il tutto corredato da un ricco materiale fotografico a supporto. La mostra Sempering offre in modo sintetico, mirato ed efficace l’opportunità di un excursus attraverso interessanti ricerche nel campo dell’architettura, del design, del disegno del paesaggio e nell’arte urbana e i curatori propongono alla riflessione del visitatore i segnali di ‘un nuovo atteggiamento progettuale in grado di affrontare la sfida ambientale con consapevolezza, empirismo e rigore, ricombinando forme ed eventi conosciuti per formare insiemi ori-


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ginali e ridiscutendo comportamenti consolidati attraverso tecnologie e processi innovativi; osservando il concetto di ‘tecnica’ non più come processo neutro e oggettivo, ma come cultura materiale viva e in continua mutazione, collegata alla sfera più vasta del pensiero e del comportamento umano’.


Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci

Pietro Ferrari

UN CONFLUIRE DI CULTURE Il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, con un progetto di allestimento di dotdotdot, partecipa alla XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano, progettando la mostra Confluence, sviluppando un programma educativo dal titolo

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‘Fai da tech’, rivolto a giovani e famiglie, e ospitando nei nuovi spazi delle Cavallerizze i progetti di undici Paesi diversi. L'esposizione nasce da ‘Studiare il futuro già accaduto’, un ciclo di incontri sul sistema climatico del bacino del Po dal Novecento a oggi. Un progetto che ha inteso aprire e condividere una riflessione tra saperi diversi: sulla natura e sull'uomo, accademici e non, su scala locale e globale, attraverso le generazioni.


Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci

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È stato ideato dal Museo con l'Autorità di bacino del fiume Po, l'Università degli Studi di Milano e l'Università Milano Bicocca. La mostra si apre con un nucleo dedicato a Leonardo da Vinci per rappresentare la sua attenzione al territorio, all'acqua e la sua idea unitaria del sapere. Un'installazione che si snoda per l'intero percorso espositivo suggerisce come tutto nel mondo sia connesso e ognuno di noi sia parte di una rete complessa di relazioni.


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Il bacino del Po è riprodotto su grande scala in un'atmosfera suggestiva che invita a scoprire le principali caratteristiche del territorio e la complessità di una progettazione integrata. Idrosfera, atmosfera, geosfera, biosfera e antroposfera permettono di esplorare il sistema climatico. I saperi sono rappresentati da strumenti storici e contemporanei: mappe, oggetti, documennti , testimonianze e opere artistiche.


Museo Diocesano

‘QUESTO MONDO IN CUI VIVIAMO HA BISOGNO DI BELLEZZA PER NON AFFONDARE’ Paola Govoni

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(PAPA PAOLO VI, 1965)

Se il tema scelto per la XXI Triennale di Milano ‘Design after Design’ pone implicitamente la questione di ‘cosa vi sia dopo il progetto’, ovvero che cosa rimane dentro gli oggetti al di là della loro funzione e della loro forma, la mostra ‘Design behind Design’ curata da Marco Romanelli e Carlo Capponi con Natale Benazzi, Laura Lazzaroni e Andrea Sarto, organizzata dall’Arcidiocesi di Milano nell’ambito della Triennale e ospitata presso il Museo Diocesano, sposta il campo di indagine del ‘dopo’ (after) e propone uno spostamento di significato verso ciò che sta oltre (behind) e che non è completamente rivelato, qualcosa che è prima e dopo le cose e che ha a che fare con la spiritualità. La mostra racconta ciò che architetti, designer e artisti hanno disegnato e progettato per la committenza della Chiesa cattolica o comunque rappresentando il sacro attraverso 99 opere d’arte, fotografie, oggetti di arredo sacro, progetti di architettura, produzioni artistiche e composizioni musicali, nel periodo che va dal secondo dopoguerra ad oggi.


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Come si legge nella presentazione della mostra: “L’iniziativa invita il visitatore ad andare ‘al di là’ dell’oggetto, artistico o di design, alla ricerca di un significato implicito contenuto in esso, ma che non per questo elude la funzione prima a cui l’oggetto è destinato. Raccontare la storia di alcuni di questi manufatti significa mostrare un ‘uomo creatore’, capace di guardare oltre la sua matita e di progettare l’oggetto in base a ‘regole’ che rimandano al senso, oltre che alle necessarie funzioni tecniche”. Il percorso espositivo è organizzato per aree tematiche e si apre con una installazione che rimanda al significato della croce e che presenta anche alcune lettere di Gio Ponti in cui il Maestro include segni e simboli che rimandano al sacro. La sezione dedicata all’architettura racconta attraverso la proiezione ambientale con scatti inediti di Giovanni Chiaramonte alcune delle più importanti chiese milanesi del moderno, secondo la linea tracciata


Museo Diocesano

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alla metà degli anni ’50 dall’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, che per primo ebbe l’intuizione di aprire la Chiesa al contemporaneo, chiamando a collaborare alcuni degli artisti e architetti più interessanti di quegli anni: Gio Ponti, Figini e Pollini, Vico Magistretti e Mario Tedeschi, Giovanni Muzio, Ignazio Gardella e Luigi Caccia Dominioni. Il percorso continua con le creazioni di artisti e designer che si sono confrontati con le tematiche del sacro e le regole del rito liturgico. Sono in mostra alcune tipologie moderne di arredo, croci, calici, ostensori, candelieri, paramenti disegnati da Giulio Iacchetti, Marta Laudani e Marco Romanelli, Marco Ferreri, Emilio Nanni, Lorenzo Damiani, Studio Quattroassociati, Nanni Strada, Afra e Tobia Scarpa, Tito Amodei, Giusepe Polvara, Giovanni Muzio. Del 1963 un sedile per il celebrante progettato da Gio Ponti e realizzato in ferro verniciato, cuoio e ottone. Sono


Museo Diocesano

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del 2011 due coperte per l’Evangelario Ambrosiano realizzate da Nicola De Maria e Mimmo Paladino. Importante la sezione dedicata alla pittura e scultura, con due Crocifissioni di Lucio Fontana, le sculture di Francesco Messina (busto del Cardinale Schuster), di Fausto Melotti (La Veronica) e di Emilio Greco (Testa di Apostolo), oltre ai dipinti di Mario Sironi (Cristo porta croce), William Congdon, Adolfo Wildt (Mater Misericordiae), Roberto Sambonet e William Xerra. La sezione di ricerche fotografiche a soggetto sacro include, fra le altre opere, quella di Gabriele Basilico che visita le guglie del Duomo di Milano. Chiude idealmente l’itinerario la sezione musicale, dove il visitatore può accomodarsi in confortevoli poltrone in una ‘stanza della musica’ per ascoltare una selezione di composizioni di


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musicisti del ‘900 che hanno interpretato il tema del sacro, raggruppate per grandi capitoli: la Messa, l’Organo, i Salmi e i Canti su testi poetici.


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Nelle sale attigue alla mostra ‘Design behind Design’, sono ospitate alcune installazioni di Paesi che hanno dedicato una riflessione al tema dell’Uomo, dell’Architettura e della Sostenibilità Sociale. Apre la rassegna l’India, con una mostra sulle origini e la fortuna dell’Architettura Partecipata, che si ispira a un Protocollo redatto nel 1945 da Otto Koenigsberger declinato in quasi cento casi in India e ripreso nel resto del mondo, che detta le regole e le economie per la pianificazione del prototipo di città processuale. La mostra intitolata ‘Indian Architecture Building Democracy: a Warm Modernity’ è frutto di una ricerca italo-indiana durata 5 anni e illustra attraverso fotografie dello stato di fatto le conseguenze della scelta democratica nell’India indipendente, le sue realizzazioni e gli esiti nella società globalizzata. L’installazione ospita 4 esempi di ‘Democratic New Towns’, risultato dell’incrocio fra le


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esperienze di Frey, Drew e Le Corbusier e quelle dei loro omologhi indiani Varma, Doshi, Correa e Rewal. Attiva da 30 anni ad Haiti in numerosi progetti sanitari, di accoglienza, educativi, di housing e di emergenza, la Fondazione Francesca Rava-NPH Italia Onlus ha ideato e presentato la mostra ‘La casa come diritto. Dalla lamiera al mattone, l’architettura in risposta ai bisogni dell’uomo’ ospitata nello spazio di Haiti, dove troneggia la statua dell’artista di strada Andrè Eugène che rappresenta Legba, il più importante spirito positivo


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del vodoo, alta 5 metri e interamente realizzata con materiali di riciclo come legno, ferro e pneumatici. Il video Haiti Chèrie realizzato dall’artista svizzero-haitiana Sasha sulla neve del Mar Baltico, intende trasmettere un messaggio di solidarietà e di speranza dopo il devastante terremoto del gennaio 2010 che ha causato 230mila vittime, 300mila feriti e danni incalcolabili alla popolazione. Il progetto della Fondazione Rava Fors Lakay (in creolo la forza della casa e della famiglia) è realizzato nello slum di baracche di Citè Soleil di Port-auPrince e ha già visto nascere 200 casette in mattoni prodotti sul posto con mano d’opera


Museo Diocesano

locale. La riflessione che ha dato vita all’installazione della Repubblica del Sud Sudan (divenuto Stato indipendente i 9 luglio 2011) è una frase celebre della stilista Coco Chanel: “Alcune persone pensano che il lusso sia l’opposto della povertà. Non lo è. E’ l’opposto della volgarità”. La volgarità è quella di coloro che fingono di non conoscere i problemi legati ai conflitti, ai milioni di sfollati, alla mortalità infantile, alle carenze alimentari e all’assenza di approvvigionamento di acqua e di strutture di assistenza sanitaria sufficienti a fare fronte a situazioni di emergenza endemica. Volgarità è continuare a perseguire la retorica dei consumi sfrenati e di approccio marcatamente edonistico e del tutto indifferente

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alla sofferenza. L’installazione è un grido forte di invocazione contro i conflitti nel mondo e indica un percorso di riflessione attraverso quattro tappe: Guerra – Acqua – Cibo – Sanità. Attraverso la mostra ‘Lo spirito libero della Liberia’ questo paese ha saputo ben descrivere la drammatica situazione seguito alla pandemia di ebola in Africa occidentale, ispirandosi alla frase di Heinrich Heine: “Dove finiscono le parole, inizia la musica”.


Museo Diocesano

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In questo caso, si tratta della musica di Wesseh Freeman, un musicista non vedente di 37 anni che vive senza dimora nelle strade di Monrovia, dove suona una chitarra realizzata con materiali di scarto e di riciclo, vivendo di offerte di chi ascolta la sua musica e lo invita a comporne di nuova. Le chitarre in mostra, struggenti nella povertà dei materiali (legni, scatole di latta), diventano icone dello spirito di questo Paese cosÏ duramente colpito. La partecipazione della Liberia alla Triennale di Milano si propone di ampliare la diffusione dell’informazione e la partecipazione di sponsor, partner e privati benefattori per la raccolta di risorse a favore del Fondo Umanitario Bambini Orfani da Ebola.


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Fabbrica del Vapore

Monica Zani

TECNOLOGIA E ARTIGIANATO, OVVERO NEW CRAFT New Craft è il titolo della mostra che, nell'ambito della XXI Triennale internazionale di Milano, è stata realizzata negli spazi della Fabbrica del Vapore. Si tratta dell'incontro virtuoso fra XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano

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saper fare artigianato, innovazione tecnologica e cultura del progetto: una mostra che permette di guardare all’opera i nuovi strumenti del digital manufacturing e capire la loro integrazione con il lavoro e le abilità degli uomini. La Fabbrica del Vapore, luogo classico per la creatività più giovane, è la cornice dell'esposizione, proprio perché offre una rassegna che


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affianca produttori consolidati a giovani selezionati nell’ambito della Call Under 35, che ha raccolto oltre 500 candidature da piÚ di 30 paesi del mondo. Stefano Micelli, curatore dell'esposizione, afferma: "in questa mostra abbiamo fatto capire che oggi buona parte della qualità manufatturiera di Paesi come l'Italia, ma anche la Francia, l'Olanda, gli Stati Uniti in qualche caso, dipende da uno sforzo che


Fabbrica del Vapore

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in parte sta nella tradizione e in parte sta nella saldatura tra la tradizione e le nuove tecnologie. Esiste una nuova manifattura che non vive più di economie di scala, ma di economia di varietà e personalizzazione, che trova nella matrice artigianale la forza per dialogare con i clienti finali, siano essi persone fisiche o aziende. L'insieme di questi percorsi legati a tante materie diverse, a tante tecnologie diverse dà veramente l'idea di un'economia che sta cambiando profondamente. Non di una frontiera generica, ma di un percorso che, in Italia, è già da tempo avviato". Oltre ai prodotti, dei più svariati: dalle biciclette alla stampa letterpress, dai gioielli ai vestiti, dai mobili alle protesi, dall'acciaio al legno, anche i processi e i video dei loro ideatori. Interessante l’allestimento della mostra, a cura dello Studio Geza: al centro della Fabbrica del Vapore si trova un grande tavolo da lavoro, una struttura con finitura in ce-


Fabbrica del Vapore

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mento, dalla forma a 'X', spazio di incontro e di creazione, oltre che supporto per videoproiezioni e informazioni grafiche, e luogo dove, durante i mesi di apertura della mostra, si alternano workshop e vengono creati oggetti inseriti nella mostra stessa. Inoltre, grandi installazioni verticali materiche raccontano il risultato dell’incontro e un'area multilab che accoglie diverse realtà dell’artigianato contemporaneo.


SALVIAMO IL COSTRUTTIVISMO A livello globale, nel campo dell'architettura, l'Avanguardia Sovietica costituisce il più grande contributo russo alla cultura del ventesimo secolo. Nel tentativo di costruire "un mondo nuovo" nel giovane Paese dei Soviet, affamato e distrutto dal primo conflitto monIRINA KOROBINA, DIRETTORE diale e dalla Guerra Civile DEL MUSEO STATALE ,da parte di un moviDI ARCHITETTURA mento architettonico inA.V.ŠUSEV. ternazionale. Dopo un decennio, brillante e mitico, segnato da rotture e schiarite su scala mondiale, la politica del governo sovietico cambiò bruscamente. Le conquiste dell'Avanguardia a metà degli anni Trenta furono ufficialmente dichiarate "errori" e questo LA FABBRICA-CUCINA DELLO STABILIMENTO MASLENNIKOV.

Pietro Ferrari

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Fabbrica del Vapore L'ELEGANTE SPAZIO DELLA MOSTRA MILANESE.

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movimento venne spezzato. Nel corso degli anni, non essendo ufficialmente riconosciuta nel proprio Paese, l'architettura dell'Avanguardia fu minacciata e oggi si contano perdite irreparabili. Ma, nel contempo, si è assistito a un cambiamento di approccio all'architettura sovietica dell'Avanguardia e oggi se ne riconosce il valore per la storia e la cultura del Paese. Non sono piÚ solo gli entusiasmi di singoli ma le stesse istituzioni pubbliche si prefiggono il compito di conservare questo patrimonio. Una delle principali direttive statali contiene l'impegno di cerca e attribuire nell'epoca del "design dopo il design" un nuovo ruolo e una nuova destinazione a questi monumenii. Il progetto di mostra presentato a Milano nell'ambito della ventunesima Triennale evidenzia i


UN PARTICOLARE DELLA CASA-ATELIER DI KONSTANTIN MEL'NIKOV.

principali approcci usati per far fronte a questa esigenza di conservazione di un patrimonio unico al mondo che si trova nella Russia odierna.

MONUMENTI A RISCHIO Per quanto riguarda i problemi della conservazione, i monumenti dell'Avanguardia Sovietica in Russia si trovano in una situazione di particolare rischio per una serie di cause: tra queste vanno annoverate la bassa qualità delle costruzioni, realizzate in condizioni di arretratezza tecnica e di sfacelo economico, nonché lo sfruttamento inconsapevole e talvolta incompetente degli edifici nella loro vita. La causa più importante sta, però, nel fatto che il vero valore

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KONSTANTIN MEL'NIKOV, PERSONAGGIO DI PUNTA DEL COSTRUTTIVISMO.


Fabbrica del Vapore

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VEDUTA ESTERNA.

PARTICOLARE DELLA RIMESSA PER CAMION DI NOVORJAZANSKAJA ULICA A MOSCA DI KONSTANTIN MEL'NIKOV CON VLADIMIR Å UKOV.


dell'eredità costruttivista per la storia e per la cultura del Paese non è stata ancora compreso in tutto il suo valore. Il problema si aggrava, perché manca un'esperienza di conservazione dell'eredità degli anni Venti che per lo stato di abbandono in cui versa rischia perdite disastrose. La politica statale, di cui il Ministero della Cultura è il portaboandiera intende conservare l'eredità costruttivista, ritenuta parte integrante della cultura mondiale. La conservazione di ogni singolo monumento richiede l'adattamento alle condizioni attuali. Ogni caso deve essere esaminato nel quadro di una vasta gamma di problemi, collegati agli aspetti e alla funzione economica del monumento, non solo durante il suo ripristino ma anche e soprattutto per l'uso che se ne farà successivamente.

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LA MITICA TORRE BIANCA DI EKATERINENBURG.



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Il cortile d’onore di Palazzo Reale ospita l’installazione di Attilio Stocchi denominata ‘Vermiglia’, un progetto della Triennale e dell’Assessorato alle Politiche per il Lavoro del Comune di Milano realizzato in collaborazione con Kartell e con la partecipazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune. Il Padiglione Milano interpreta il tema della XXI Triennale (Design after Design) e lo declina nei temi del pensiero applicato, della fatica e del saper fare. Nasce così ‘Labor after Labor’. Vermiglia non è un padiglione-contenitore, come ci si potrebbe aspettare, ma un padiglione-nuvola. È atmosfera e, soprattutto, è suono. Sono i suoni del lavoro. Dalla nuvola di tubolare rosso esce la sonorità del lavoro e ogni lavoro ha un suono diverso e una sua voce. Sono rumori e suoni di lavori presenti, passati e futuri, legati al tema


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