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Sonia Maritan MORBIDEZZA LAPIDEA Pietro Ferrari IL GRAN TEATRO DEL MARMO

FARE ITALIA7


Il padiglione uno che ha ospitato l'edizione 2016 dell'Italian Stone Theatre.



Italian Stone Theatre

Sonia Maritan

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MORBIDEZZA LAPIDEA Quando andai, circa quindici anni fa, a vedere la prima volta Marmomac, rimasi affascinata dalla varietà di marmi, graniti e pietre, dalle loro venature e da quelle imprevedibili e affascinanti “accidentalità” che rendono ogni superficie unica: anche quando quei blocchi appartengono allo stesso ceppo, grana e colorazione delle loro textures restituiscono “tagli” differenti. In modo analogo accade con i legni, non è possibile parlare di legno o marmo, ma dei legni e di un caleidoscopico mondo lapideo, e dell’origine, per entrambe queste tipologie di materie che hanno una storia e un’appartenenza a un territorio, come il marmo di Siena, il travertino di Rapolano – tipicamente il travertino toscano ma anche quello romano – , la pietra piacentina di Udine, o ancora il marmo di Torano – i marmi, calabresi, sardi etc –. Un mondo immenso, riflesso del sottosuolo del nostro Paese e del pianeta intero, che ci regala pietra lavica, marmi venati, onice, ardesia, botticino, quarzite, serpentino, pietra serena e moltissimi altri, e poi le tecniche di lavorazione che li trasformano in arredi, rivestimenti, e in architetture: le città italiane parlano attraverso il linguaggio lapideo e la stratificazione temporale si è espressa soprattutto attraverso l’uso di questi materiali per costruire palazzi e chiese, con


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la forza e la maestosità che forse solo il marmo può dare scrivendo la nostra Storia con un segno indelebile. La modellazione di questo materiale mi riporta alla tecnica della tornitura, di cui rimasi affascinata, allora, in quella prima visita a Marmomac e incuriosita dalla capacità di leggere la fibratura di un materiale lapideo e poi valorizzarla attraverso la sua lavorazione: solo una lunga esperienza in questo campo può restituire la conoscenza sufficiente per lavorare questo materiale assecondando la sua venatura. I materiali naturali però portano sempre con sé un equivoco che li vorrebbe, nella resa finale del manufatto, tutti lucenti e candidi, come nelle sculture di Michelangelo o del Bernini, fatte con il marmo di Carrara. Pur trattandosi di un materiale naturale, con le “mutevolezze” insite nella natura stessa del sito di appartenenza, tutti i “difetti” che la natura si porta


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dietro non vengono accettati. «Questo è il grande compito del design, – come affermò in occasione della presentazione di Marmomac 2016 il Presidente dell’ADI Luciano Galimberti – aver trasferito il mondo lapideo in questo ambito per trasformare quei difetti in pregi, agli occhi di chi non li vede! Lo stesso vale per le cave e l’accezione negativa dei segni che lascia sul territorio». Nella stessa occasione la Presidente dell’ordine degli Architetti Alessandra Ferrari, ci trasferì in una dimensione ancora più sensoriale «La pietra ha una sua flessibilità, suona, non è statica e si modifica: questi non sono difetti, le gocce del limone sul marmo sono metamorfosi: si tratta della capacità di trasformare in meglio qualcosa, come il lardo di Colonnata che il marmo trasforma in un’esperienza sublime». Oggi, lo scalpellino automatico esegue il disegno che il software trasmette al centro di lavoro, così non c’è più la fatica, ma dentro ogni pezzo di pietra rimane il pensiero! Come ci disse Raffaello Galiotto in occasione della presentazione di Marmomac 2016 «lo chiamiamo Padiglione 1 perché questo spazio espositivo rappresenta il ponte fra il materiale e il design, il Padiglione 1 è la copertina della fiera: la forza dell’Italia in questo settore sta nel processo di trasformazione e quindi vogliamo spronare i designer a “sporcarsi” un po’ le mani». Il passaggio dallo scalpello tradizionale a quello digitale aggiunge possibilità a volte inimma-


ginabili, perché le potenzialità dei centri di lavoro, di fatto, sono straordinarie e si superano continuamente, coadiuvate da software incredibilmente sofisticati: per chi progetta, si aggiunge l’impegno di capire come sia possibile, ad esempio, far entrare un utensile in una determinata cavità. Per questo una mostra come “Italian Stone Theatre” – allestita nel Padiglione 1 di Verona Fiere – diventa un’opportunità di fare ricerca anche per le aziende: il marmo ha potere in sé ma diventa poesia quando è scritto dall’uomo.

Italian Stone Theatre


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Pietro Ferrari

IL GRAN TEATRO DEL MARMO Parafrasando il drammaturgo spagnolo Calderòn de la Barca, raccontiamo un exploit di Marmomac 2016 che ha messo in mostra il marmo ma più in generale la pietra in una straordinaria rassegna di arte e bellezza.

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Il percorso di Marmomac di Verona da fiera strettamente tecnica di settore a momento straordinario di espressione delle possibilità dei materiali lapidei ha trovato un momento di sorprendente efficacia nella mostra intitolata Italian Stone Theater e ambientata nel padiglione 1, memore di altri fasti espositivi e di altre fiere, splendidamente allestita. Per la seconda volta la riflessione partita da mezzo secolo di design italiano è stata raccolta da nuove generazioni di designer che hanno aggiunto alla sapienza naturale dei lavoratori del marmo le più evolute tecnologie dalla ormai consolidata di taglio a getto d'acqua ai centri a controllo numerico. Raffaello Galiotto, curatore della mostra, ha presentato i suoi lavori sotto il titolo "The power of stone". Originario della Val di Chiampo, nelle montagne veronesi, Galiotto ha unito il genius


Pietro Ferrari in visita al teatro della pietra.


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loci alla più sofisticata tecnologia moderna, senza lesinare sulle ore di programmazione delle macchine. È infatti di Licom Systems il software utilizzato per la realizzazione di Caleido, realizzato con il Palissandro del Gruppo Tosco Marmi e prodotto da GMM, che accoglie i visitatori di "The power of stone". Minacciosa ma assieme organica Thorn prodotta da Intermac con il il suo Cremo Delicato e l'Arabescato Orobico delle Cave Gamba. Prodotto da Margraf, sempre più leader nel panorama del materiale lapideo italiano, Organic sfida la rigidità del materiale per creare una forma volatile e leggera, gli utensili sono di Nicolai Diamand e il materiale è il Crema Nuova di Margraf. Si vorrebbe stringerla per cavarne chissà quale filosofica essenza Spongia prodotta da Helios Automazioni con gli utensili Digma lavorando il suo Maljar su un letto di Dolomia di Marini Marmi. Cuspidale e organico Zenit è prodotto da Antolini con le macchine di Prussiani Engineering sulla propria Sodalite Blu in uno scrigno della sua azzurrite. Il Sol di Europorfidi è reaizzato con macchine di Pellegrini Meccanica su Porfido Rosso. Isopode è prodotto da T&D Robotics sullo Zandobbio Nuvolato by Marmo Nuvolato e si ap-


L'ingresso all'esposizione "The Power of Stone".


Un foglio volante di pietra è Organic.


Thorn è un lavoro di raro virtuosismo e di grande espressività .


Italian Stone Theatre Spongia da afferrare e stringere.

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poggia su Zandobbio Classico ed evoca geologie e forme viventi antichi ma anche il gioco di un materiale lapideo semovibile e meccanico. Prodotto da Omag material con l'Arabescato Altissimo by Henraux e avvolto dalla Pietra Lavica Vulcanica by Fratelli Lizzio, Torso esprime tutto il dinamismo di un materiale e l'energia compressa che si libera dalla pietra. Soave ma concreta, Corolla prodotta da Donatoni Macchine con software DDX, vede protagonista il travertino di il Travertino Piceno. L'Agave è prodotta da Marmi Strada con il Verde Guatemala e l'Orosei Daino di La Qua-



Macchine, software e utensili sul materiale lapideo.


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drifoglio su pavimenti e contorni: esprime una stilizzazione quasi mistica senza rinunciare al colore naturalistico della pietra. Un commento tecnico è per noi quello di Marco Silva, titolare di Licom Systems che incontriamo nel padiglione 1: "Quella di Power of Stone" è una sfida tecnologica di grande impegno ma anche la prova che l'eccellenza dei risultati ottenuti è resa possibile dall'utilizzo di software sofisticati ed estremamente flessibili."

Pietro Ferrari con Marco Silva.

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Zenit prodotto da Antolini con le macchine di Prussiani Engineering sulla propria Sodalite Blu in uno scrigno della sua azzurrite.

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Sol è prodotto da Europorfidi.

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Isopode è prodotto da T&D Robotics sullo Zandobbio Nuvolato by Marmo Nuvolato e si appoggia su Zandobbio Classico.

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Italian Stone Theatre Torso Prodotto da Omag material con l'Arabescato Altissimo by Henraux e avvolto dalla Pietra Lavica Vulcanica by Fratelli Lizzio, Torso esprime tutto il dinamismo di un materiale.

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Corolla prodotto da Donatoni Macchine.


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Scorci del padiglione 1.


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www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com editor in chief Sonia Maritan redazione@webandmagazine.com Hanno scritto: Sonia Maritan, Paola Govoni, Monica Zani, Pietro Ferrari. Impaginazione: Stefano Cervini I nomi, le ditte e i prodotti citati redazionalmente sono pubblicati senza responsabilità dell’editore; testi e fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti Names, firms and products which are quoted editorially are published without publisher’s responsibility; texts and photos, altough unpublished, are not returned Informativa Ex D. Lgs.196/03 – webandmagazine s.r.l., titolare del trattamento tratta i dati personali liberamente conferiti per fornire i servizi indicati. Per i diritti di cui all'art. 7 del D. Lgs n. 196/03 e per l'elenco di tutti i Responsabili del trattamento rivolgersi al Responsabile del trattamento, info@webandmagazine.com.I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all'amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l'invio di materiale promozionale. Il Responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati a uso redazionale è il direttore responsabile a cui ci si può rivolgere, per i diritti previsti dal D. Lgs. 196/03, presso: editrice webandmagazine s.r.l., Via Valla, 16 - Milano.


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