Poste Italiane spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n. 46), art. 1, comma 1 LO/MI/ - euro 10,00 - In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio CMP Roserio (Mi) per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa - Editrice webandmagazine s.r.l. - Via Valla, 16 - I-20141 Milano www.webandmagazine.media
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In costante crescita La Storia del gruppo Florian
1950
1974
Florian Federico Società Individuale
1994
Florian Legno SpA Riese Pio X - TV (Italia)
2008
2008 Florian Trading Sro Praga (R. Ceca)
2009
Elda Drvo Doo Zagabria (Croazia)
2001
Albo Sarl Besançon (Francia)
2011
Flo.it Srl Riese Pio X - TV (Italia)
1998 Magyarplan Kft Barcs (Ungheria)
2000
F2 Attiva Spa Riese Pio X (Italia)
Iskralegno Srl Monfalcone - GO (Italia)
2012
Flogistika Kft Barcs (Ungheria)
2013
Lipovljani Lignum Doo Lipovljani (Croazia)
Otk Doo Turcin (Croazia)
2015 Marsolat 70100 Echevanne (Francia)
FC Legnami Srl 31039 Riese Pio X-TV (Italia)
Di Cažma Doo 43240 Cažma (Croazia)
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Florian Group si istituisce nel 1974 ed è oggi una delle principali realtà nel mercato del legno in Italia. Il Gruppo ha sede principale nel comune di Riese Pio X (Treviso) ed è composto da società specializzate per divisione e prodotto in Italia e all’estero.
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SOMMARIO
07
EDITORIALE Una stagione più serena
335 febbraio 2016
40
di Pietro Ferrari
08
FOCUS Il Forum ATIBT 2015
TECNOLOGIE Impianti Termici Industriali con un occhio all'ambiente
Da Pelucchi energia su misura al servizio dell'industria nel rispetto dell'ambiente per il nostro futuro. di Pietro Ferrari
Il Forum dell’ATIBT ha avuto luogo a Milano dal 14 al 16 Ottobre, durante l’esposizione universale EXPO Milano 2015.
44
14
La genialità italiana sbaraglia tutti: Silvano Caveglia è il vincitore del primo concorso europeo Wood-Mizer dedicato ai propri clienti. di Martina Valentini, GreenPress EnvironMedia
INTERVISTA Le infinite voci del legno
In una conversazione con Paolo Fantoni i temi e i problemi del nostro settore. di Pietro Ferrari
22
IL TAGLIO Tutta colpa della luna?
La luna piena di dicembre, dal momento che avviene all’inizio della stagione invernale è solitamente chiamata (negli Usa soprattutto) Full Cold Moon. Che sia piena il giorno di Natale, come è accaduto proprio questo scorso 25 dicembre, è un evento abbastanza raro. Si tratta piuttosto di una coincidenza tra il mese lunare (che dura 29,5 giorni, ovvero il tempo che intercorre tra due lune piene o due lune nuove) e l’anno solare di 365 giorni. di Andrea Zenari
26
DESIGN LIGNEO Natura chiama natura
Le forme di formaggio accatastate una sull'altra per la stagionatura configurano la morfologia di TRI, uno sgabello realizzato in legno di cedro massello: omaggio dell’alimento principe per la gente di montagna, ma non solo. Adesso TRI, design Ascanio Zocchi, è parte della collezione 2015 di oggetti in legno di cedro prodotti da RIVA 1920. di Sonia Maritan
30
TECNOLOGIE Un unico marchio per ogni lavorazione
48
TECNOLOGIE Il sogno del bambino che voleva giocare con il legno
TECNOLOGIE Un nuovo, rivoluzionario e innovativo sistema di essiccazione del legno
Il modello IDV “Incomac a Dissipazione Viscosa”. di Pietro Ferrari
50
TECNOLOGIE Il marchio Secal simbolo di qualità
Secal: impianti d’essiccazione in tutto il mondo. di Beatrice Guidi
52
TECNOLOGIE Interpreti del riscaldamento alternativo
Pelletemilia Group si conferma una realtà avanzata e creativa nel campo del riscaldamento a pellet. di Beatrice Guidi
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TECNOLOGIE Protagonisti nel cammino della tecnologia
D'Alessandro Termomeccanica all'avanguardia nelle soluzioni di riscaldamento. di Beatrice Guidi
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AZIENDE Coltivare Il legno
Weinig, ormai unico marchio che raccoglie le aziende del Gruppo, continua a perfezionare le fasi di prima lavorazione del massello, come dimostra l’ampia gamma di impianti presenti all’ultima Ligna e il contenuto innovativo proposto: dalla troncatura al centro di lavoro. di Sonia Maritan
Le risposte di un leader della logistica e del trading del legno. di Pietro Ferrari
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APPUNTI
36
66
FORESTA Il bosco tra natura, paesaggio e economia
TECNOLOGIE BIGonDRY: impianti di essiccazione “chiavi in mano” per legno e biomassa
Tecnologie per l’essiccazione e la vaporizzazione del legno, macchine speciali ed impianti su misura chiavi in mano. di Beatrice Guidi
di Franco Riccardi
Nel corso del convegno “Il valore del bosco per il paesaggio si sono discusse tematiche ed esperienze concrete di salvaguardia e valorizzazione. Presentiamo alcuni degli interventi più significativi. di Paolo Ferrari
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INDIRIZZI UTILI
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Un passo avanti! nuovo programma prodotti | nuovo sito web Teak, Rovere, Okoumè lamellari, compensati, tronchi scopri tutto quello che possiamo offrirti su:
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Editoriale GENNAIO 2016
UNA STAGIONE PIÙ SERENA Come rappresentanti della comunicazione tecnica di settore rappresentiamo il termometro più sensibile della situazione di mercato, proprio come i nostri lettori e inserzionisti produciamo un bene (nel nostro caso l'informazione) e lo distribuiamo. Il polso del mercato non ci sfugge, così come le dinamiche che stanno alla base dei diversi rapporti ed equilibri nel settore. Le nostre visite alle principali fiere internazionali (qui siamo alla Fimma-Maderalia di Valencia) ci danno la sensazione delle differenze di velocità e dei livelli di recupero dei differenti Paesi e, anche se autorevoli esponenti del settore legno, ma anche di altri settori, ci confermano che la crisi è molto lontana dall'essere superata quando si prendano in esame i dati numerici, purtroppo i soli che contano realmente quando si debbano tirare i bilanci. Invece, ci sembra che sia diverso l'animus di chi si muove e agisce nel settore del legno. Due ci sembrano le dinamiche alla base di questo nuovo sentire: in primo luogo una maggior fluidità dei mercati e in secondo luogo la crescente importanza del legno nel settore dell'edilizia, nel campo delle energie rinnovabili (con le cautele del caso) e nel comune sentire di un'opinione pubblica, purtroppo non sempre
correttamente e sensatamente informata dei valori e dei disvalori del settore. Ci auguriamo che segnali più concreti possano portare a risultati positivi per tutti il settore. Da parte nostra interpretiamo l'interesse crescente di lettori e inserzionisti per la nostra storica testata come un incoraggiamento a continuare a migliorare i contenuti e la grafica di questo nostro prodotto editoriale: infatti, da questo numero, una nuova veste grafica accompagnerà nuovi contenuti, sempre più approfonditi e internazionalizzati, all'attenzione dei lettori, per dare un piccolo contributo al revamping di tutto il settore.
EDITORIALE
07
redazione@webandmagazine.com
dal 1922
redazione@webandmagazine.com
Focus FORUM ATIBT
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Il Forum dell’ATIBT ha avuto luogo a Milano dal 14 al 16 Ottobre, durante l’esposizione universale EXPO Milano 2015.
FOCUS
IL FORUM ATIBT 2015
08
Il tema scelto “Il legno tropicale nutre il futuro” era in accordo con quello dell’esposizione universale che recitava: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. La posizione dell’ATIBT è infatti proprio questa: la nostra associazione intende favorire la promozione di una filiera sostenibile, etica e legale dei legni tropicali in quanto essi rappresentano una materia prima naturale, rinnovabile ed essenziale per lo sviluppo socio-economico dei paesi produttori. Durante l’evento, l’ATIBT ha dispiegato le sue più importanti funzioni: • vetrina dei mestieri della filiera del legno tropicale • facilitatore e catalizzatore di cambiamento • mezzo di comunicazione e di marketing • supporto di expertise Circa 190 rappresentanti della società civile, delle amministrazioni pubbliche e del settore privato hanno avuto, il 14 e 15 Ottobre, scambi conviviali e interattivi, culminati il 16 Ottobre, in un atelier di formazione per architetti (una novità assoluta per l’ATIBT) al quale hanno preso parte 280 partecipanti, 120 dei quali si sono poi recati ad EXPO Milano. Dei 21 paesi iscritti al Forum ATIBT 2015, ricordiamo: il Belgio, il Camerun, la Cina, la Costa d’Avorio, la Francia, la Germania, il Gabon, il Giappone, la Gran Bretagna, l’India, l’Italia, il Marocco, i Paesi Bassi, il Principato di Monaco, la Repubblica Centroafricana, la Repubblica del Congo, la Repubblica Democratica del Congo, la Spagna, gli Stati Uniti, la Svizzera, il Vietnam. Il kit in dotazione ad ogni partecipante comprendeva: • Un badge.
• La lista dei partecipanti. • Il programma del Forum in tre lingue: inglese, francese, italiano. • L’Annuario ATIBT 2015: una pubblicazione di 100 pagine volta a mettere in risalto l’utilizzazione dei legni tropicali nell’architettura, nell’arte, nell’eco-turismo, nella cultura e nella vita quotidiana così come nell’ambito del sociale e del sacro. Le schede in tre lingue (inglese, francese e italiano) riguardanti le opere (costruzione e architettura d’interni) erano accompagnate da schede tecniche in due lingue (inglese e francese) corrispondenti alle specie tropicali utilizzate per la realizzazione di ogni opera. Il testo presenta una prefazione degli architetti Luisa Collina e Laura Daglio, responsabili di EXPO Milano 2015 per il Politecnico di Milano. Fascicolo realizzato dall’Università di Gembloux in collaborazione con Nature+ (Q. Meunier, C. Moumbegou & J-L. Doucet, Les Presses Agronomiques de Gembloux, 2015). • “Le temps du bois” (Il Tempo del Legno), una nota strategica in prospettiva sull’avvenire mondiale delle foreste redatta dai Dr Groutel (WALE) e Dr Alix (SEFACIL). Mercati e potenzialità, gestione e regole o ancora, tecnologia ed etica sono gli argomenti affrontati al fine di porre le fondamenta di una economia forestale tropicale durevole. • Una chiave USB su cui era stato registrato in inglese e francese il video: “Come salvaguardare le foreste tropicali?”. Il video, lanciato in occasione del XIV Congresso forestale mondiale di Durban, è stato realizzato dalla FFEM in collaborazione con l’ATIBT.
dal 1922
GENNAIO 2016
PARTNER E SPONSOR
Gabon, ha sottolineato la volontà del Gabon di rivedere il suo Codice forestale, “revisione che sarà associata a una riforma fiscale destinata a incitare gli operatori economici a una gestione responsabile delle foreste, alla valorizzazione e alla trasformazione dei prodotti forestali e alla conservazione della biodiversità del Gabon”. Grégoire Nkeoua, Consigliere del Ministero delle Acque, delle Foreste e dello Sviluppo sostenibile (MEFDD) della Repubblica del Congo e Vincent Kongo, Direttore di Gabinetto del ministero delle Acque, Foreste, Caccia e Pesca della Repubblica Centroafricana hanno pronunciato i discorsi preparati rispettivamente per il Ministro Henri Djombo e per il Ministro Isabelle Gauduille, la cui presenza era necessaria nei loro rispettivi paesi e che avevano dovuto annullare la propria partecipazione al Forum. Il Forum è stato foriero di dibattiti che hanno offerto un’occasione importante per mettere in relazione e favorire contatti B2B in riferimento ai temi trattati. Grazie a un ottimo moderatore, Jean-Marie Noiraud, i temi sono stati sviscerati con metodo, così da fornire informazioni e spunti di riflessione. Convivialità, professionalità, scambio e apertura, ecco cosa c’era sul menu dell’edizione 2015. Ripercorriamo di seguito gli argomenti trattati. Mercoledì 14 Ottobre 2015 • Foreste e biodiversità, ovvero, come armonizzare produzione legnosa e rispetto della biodiversità. IL GIORNO DELL'APERTURA Nel suo discorso di benvenuto, Robert Hunink, Presi- • Il video realizzato in collaborazione con l’FFEM ha dente dell’ATIBT, ha incitato i partecipanti a svilup- aperto il dibattito. La UICN, il CIRAD, l’FSC e l’Univerpare “idee nuove per le imprese e le organizzazioni”. sità di Gembloux hanno presentato il proprio operato Stefano Corà ha accolto i partecipanti a nome di Fe- in questo senso. derlegnoArredo, rievocando come l’Italia, paese ospi- • Cartografia e territorio: i mezzi più sofisticati al sertante del Forum ATIBT e dell’Esposizione universale, vizio della gestione delle foreste e del loro futuro. abbia usato il legno nell’arte, nella storia e nella cul- L’Industria Airbus con il sostegno dell’AFD, ha propotura a partire dal Rinascimento. Flore Joséphine Mi- sto uno strumento di cartografia di altissima qualità. stoul Yame, Ministro per la Protezione dell’Ambiente ONFI e FRM hanno illustrato in quale modo sia possie delle Risorse naturali, delle Foreste e del Mare del bile utilizzare le immagini satellitari.
Momenti del Forum Atibt a Milano.
Gli Stati sovrani, i donatori, le ONG e la stampa hanno avuto un ruolo di prim’ordine offrendo il proprio sostegno e rappresentando, al tempo stesso, un grande stimolo. La Repubblica del Gabon, la Federazione italiana FederlegnoArredo ed EXPO per il loro patrocinio. L’Unione europea (UE), l’Agenzia francese dello Sviluppo (AFD) e il Fondo francese per l’ambiente mondiale (FFEM) hanno dato un generoso contributo alla realizzazione del forum. Come pure il Programma per la promozione dell’utilizzo certificato delle foreste (PPECF), l’Università di Gembloux e Nature+, il cui contributo finanziario e tecnico, ha permesso al Forum di arricchirsi della presenza di invitati provenienti dall’Africa centrale. La Coalizione europea per i legni tropicali sostenibili (STTC), OLAM e gli schemi di certificazione FSC e PEFC hanno assicurato la realizzazione di un innovativo atelier di architettura che si è tenuto presso la prestigiosa sede del Politecnico di Milano. Quanto all’impresa Alpi, essa ha gentilmente messo a disposizione una splendida sala riunioni dello showroom di Milano; mentre è stato stretto un nuovo partenariato con il gigante della logistica DB Schenker. Infine, l’impresa Corà ha reso possibile questo Forum grazie al proprio appoggio incondizionato offerto sin dal mese di Febbraio 2015.
FOCUS
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GENNAIO 2016
FOCUS
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Focus FORUM ATIBT
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A sera, uno splendido Cocktail di benvenuto, offerto da DB Schenker, ha riunito tutti i presenti, circa 120 persone, nella Bar Hall - riservata per l’occasione del Westin Palace Hotel di Milano. Il gigante della logistica mondiale DB Schenker ha presentato i superlativi mezzi di cui dispone per rispondere alle sfide del trasporto, specie nei casi in cui le condizioni o le infrastrutture non sono le più facili. I mercati Africani: demografia, sviluppo del ceto medio, urbanizzazione: come rispondere ai bisogni dei grandi numeri rispettando i legami con lo sviluppo responsabile? I rappresentanti delle imprese produttrici operanti nel continente africano hanno fornito le loro risposte alla complessa problematica. Le tre associazioni di imprese del settore privato operanti in Gabon, UFIGA, UFIAG e SIAG, si sono trovate riunite per la prima volta in un forum internazionale. Boubacar Ben Salah dell’associazione professionale SPIB (Costa d’Avorio) ha sottolineato come le foreste piantate assurgano a soluzione cui guarda il mercato domestico e sub-regionale, data la forte domanda e la poca disponibilità di territori forestali naturali. La signora Sophie Bourgier di OLAM/GSEZ ha presentato l’innovativa iniziativa del gruppo OLAM in Gabon, ovvero di promuovere lo sviluppo locale tramite la fabbricazione di mobili in legno pregiato. EUTR e “due diligence”: le Federazioni di importatori (ETTF, Fedecomlegno, LCB), così come la STTC, hanno raccontato le loro rispettive esperienze rispetto ai primi controlli. Gli importatori si trovano spesso a fronteggiare le contraddizioni derivanti dall’applicazione non omogenea del regolamento europeo noto come EUTR, ha rammentato Stefano Corà del Gruppo Corà. L’Istituto Europeo delle Foreste (EFI), rappresentato dal Signor A. Pénélon e WWF Italia rappresentato dal signor M. Rocco hanno
completato il discorso spiegando la posizione delle istituzioni e delle ONG. Il Consigliere del Ministro Henri Djombo, Grégoire Nkéoua, ha esposto l’idea della Repubblica del Congo di fare della certificazione il fulcro del sistema di legalità. Quindi, Carla Tavares ha presentato “Forests for all for ever” (Foreste per tutti per sempre), la nuova strategia marketing (B a C) dello schema di certificazione FSC. Quanto al Sig. Rupert Oliver, egli ha dedicato la sua presentazione alle tendenze generate dai flussi dei legni tropicali influenzati dal FLEGT. Infine, una proposta di approccio al progetto di marketing (di cui sono sponsor l’AFD e la KfW/PPECF) è stata presentata dal consorzio Ecom-Epub/Stratemark. Uno per uno, i donatori (Tadoum della COMIFAC; il signor Lorent del PPECF e il signor Fourmann dell’AFD) hanno parlato delle loro aspettative. I direttori commerciali delle imprese private coinvolte (Alpi, Olam, Pallisco, Precious Woods, Rougier) hanno presentato il proprio punto di vista su questo progetto strategico. Il dibattito si è acceso in merito allo slogan Rare&Precious proposto dal consorzio. L’uditorio ne ha contestato l’opportunità; in particolare, un importatore britannico ha dichiarato che il termine “rare” poteva costituire un deterrente all’acquisto di legname. L’uditorio ha quindi controproposto lo slogan Fair&Precious (Equo e Prezioso). Il consorzio dovrà quindi rielaborare la propria proposta per allinearla al nuovo concetto. Il pranzo di gala si è tenuto nelle sale Giardino e Colonne del Westin Palace Hotel di Milano e ha riunito 120 persone che hanno potuto condividere punti di vista e approfondire la propria conoscenza in modo conviviale. Prima del dolce, è stato proiettato un video sull’iniziativa di promuovere lo sviluppo tramite la fabbricazione di mobili in legno pregiato, ini-
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ziativa intrapresa dal gruppo Olam in Gabon. I partecipanti hanno anche festeggiato il compleanno di un invitato e quello del Ministro della Protezione dell’Ambiente e delle Risorse Naturali, della Foresta e del Mare del Gabon. Un gruppo di musicisti composto da una cantante gabonese e da due accompagnatori, uno congolese e l’altro togolese, ha allietato la serata.
L'ATELIER PER LA FORMAZIONE DEGLI ARCHITETTI L’ATIBT e ALA AssoArchitetti, associazione italiana che raggruppa più di 12.000 architetti in Italia e 33.000 nel mondo, hanno organizzato un atelier di formazione e dibattito sull’utilizzazione dei legni tropicali dedicato agli architetti, ai creativi e agli ingegneri. La riunione, presieduta da Giovanni Pietro Ferrari, editore del gruppo editoriale Web and Magazine, si è articolata in due sessioni: architettura verde e legni tropicali nella costruzione. Forte della presenza di 280 partecipanti, di cui 140 architetti, il gruppo di esperti internazionali ha sottolineato le caratteristiche meccaniche, tecniche e rinnovabili del legno, compreso quello tropicale, in nome di una concezione rispettosa dell’ambiente. Nella prima sessione, l’architetto Luisa Collina del Politecnico di Milano ha aperto i lavori proponendo un excursus storico-architettonico delle esposizioni universali e dell’impiego del legno nelle costruzioni innovative. Sophie Bourcier ha mostrato la volontà della multinazionale Olam di coniugare sviluppo e responsabilità sociale con la produzione di mobili in legno in Gabon. Diego Florian (FSC) e Ana
Noriega (PEFC) hanno ricordato le conseguenze ambientali, sociali ed economiche che la scelta dei legni tropicali presenta per i paesi produttori e per i loro abitanti. Peter Wilson ha provocato la sala con l’invito a considerare gli architetti come dei clienti da coinvolgere e sensibilizzare sempre di più in funzione delle sfide che si trova a fronteggiare il pianeta e tenuto conto dei padiglioni in legno costruiti per EXPO Milano. Il portfolio degli edifici dai rivestimenti mozzafiato in legno dell’olandese Boris Zeisser ha preceduto l’intervento del direttore generale dell’impresa Alpi, Ettore Bandieri, che ha mostrato le applicazioni di architettura d’interni in cui il legno, opportunamente trattato, è il materiale base di scelte e realizzazioni eccezionali. Stefano Corà del gruppo Corà Woods, ha presentato un’applicazione per smartphone e tablet, che permette di vedere il pavimento trasformarsi, rivestendosi dei parquets prodotti dalla ditta Corà: un mezzo che permette ai clienti di vedere in tempo reale il prodotto finito e, di conseguenza, uno strumento utilissimo per far vivere il legno impiegando la tecnologia associata alla realtà aumentata.
FOCUS
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Focus FORUM ATIBT
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Bruno Gabbiani ha aperto la seconda sessione presentando le attività di ALA AssoArchitetti e del premio “Dedalo Minosse” diretto ai committenti di opere architettoniche di tutto il mondo. Poi James Biber ha spiegato in tutta la sua profondità, la concezione del padiglione degli USA a EXPO, un autentico organismo vivente, che si apre e respira attraverso una terrazza verticale coltivata. Hideyuki Yamashita ha spronato i suoi studenti a disegnare degli edifici con linee curve seguendo il ritmo della natura e del paesaggio giapponese. Il legno era il guardiano dei nettari preziosi della terra e nello stesso tempo anche “l’agente provocatore” delle irriverenti costruzioni realizzate da Gianni Arnaudo. Nel Gabon, l’edilizia tiene sempre conto delle necessità degli stili di vita moderni e il legno diventa allora, materiale di tendenza nelle costruzioni di Jean Joel Mebaley. Infine Fritz Auerha provocato la sala ponendo la domanda: “Visto il tasso annuale di deforestazione, quale legno può meglio contribuire a preservare la foresta?”
FOCUS
VISITA ALL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE EXPO MILANO 2015
12
120 partecipanti hanno scelto di visitare l’esposizione universale EXPO Milano 2015, dove il legno è stato usato come un materiale realmente vivente e, nello stesso tempo, come sorgente e materia di energia creatrice. Una volta arrivati sul sito di EXPO, approfittando di un’entrata riservata al gruppo, i partecipanti sono stati accolti nel padiglione del Gabon dove Stefano Corà, Console Onorario del Gabon in Italia, li ha ricevuti con un caloroso benvenuto. Essi hanno potuto
ammirare il concetto che ha ispirato il padiglione, quello della foresta tropicale, ricca di biodiversità e la cui produzione di ossigeno offre un contributo cruciale alla vita del pianeta. La produzione di ossigeno è stata misurata in tempo reale all’interno del padiglione a partire dalla data di inaugurazione di EXPO, il 1 Maggio 2015. Un cocktail è stato offerto agli invitati dall’ATIBT e dalla Repubblica del Gabon, riunite ancora una volta per promuovere una gestione responsabile delle foreste e della risorsa rinnovabile che è il legno. Infine, i partecipanti hanno avuto l’occasione di percorrere la via principale di EXPO, il Decumanus, visitando anche altri padiglioni come quello della Francia e quello degli Stati Uniti e godendo dei giochi di luce e della musica dell’albero della Vita, senza dubbio lo spettacolo più emblematico di EXPO, concepito su un disegno di Michelangelo e che invita a meditare sulle numerose sfide e opportunità emerse durante il convegno.
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Intervista Paolo Fantoni • Gruppo Fantoni di Pietro Ferrari
www.fantoni.it
In una conversazione con Paolo Fantoni i temi e i problemi del nostro settore.
INTERVISTA
LE INFINITE VOCI DEL LEGNO
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Abbiamo incontrato presso il quartier generale del Gruppo che porta il nome della sua famiglia, Paolo Fantoni (nella foto), da qualche mese, il primo imprenditore italiano a presiedere l’European Panel Federation. Abbiamo parlato di tanti e diversi aspetti accomunati solo dalla centralità che il legno come materia prima ma anche come filosofia di vita torna a occupare. Pietro Ferrari - Noi ricordiamo un mondo in cui si andava nelle segherie e, se vogliamo proprio parlare dell’inizio della storia, l’approvvigionamento della materia prima per il pannello non dico che fosse un gioco da ragazzi, perché di facile nel nostro mondo non c’è mai stato niente, però questa fase entrava in un ciclo logico. Oggi invece sul legno premono diverse necessità di utilizzo. In questi anni, da quando lei ha preso le redini di queste grande realtà, come è cambiata la percezione del legno e, naturalmente,
del pannello a base legno come materia prima? Paolo Fantoni - Il legno sta perdendo purtroppo, una serie di connotati che nel passato l’avevano reso quasi un elemento romantico nella nostra vita e anche nella nostra attività professionale. Il mondo nel suo complesso sta assumendo una velocità molto maggiore e questo sta cambiando alcune dinamiche anche nel nostro settore ma, soprattutto, sono cambiate e stanno cambiando molte premesse a proposito delle quali anche l’informazione fatica a dare un quadro esatto dei valori coinvolti nel mondo del legno. Noi, nei nostri percorsi educativi, abbiamo sempre vissuto il problema del legno come quello di una risorsa scarsa, abbiamo sofferto per moltissimi anni la carenza di legno, la psicosi che l’industria del legno fosse un settore non sostenibile che generava un impatto negativo sull’ambiente; nella nostra situazione attuale, invece, ci rendiamo conto che, soprattutto nelle economie avanzate, la situazione è diametralmente opposta a quella che si paventava negli anni Settanta o negli anni Ottanta. La superficie boschiva in Europa cresce, quasi a dismisura: negli ultimi vent’anni è aumentata dell’equivalente di quasi cinque volte il territorio del Belgio. L’industria cartaria sta indubbiamente vivendo, prima dell’industria del pannello, una logica per la quale il riciclo della carta sta incidendo profondamente sulle esigenze di materia prima; l’industria del pannello sta seguendo esattamente lo stesso percorso virtuoso con la differenza dovuta al fatto che l’industria del pannello non è riuscita ancora ad accreditarsi della stessa percezione positiva di cui fruisce l’industria cartaria, ormai riconosciuta come un settore
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Il legno, una materia prima preziosa, in una fase di sviluppo contraddittoria.
sostenibile che fa del riciclo la sua virtù. L’industria del pannello si muove, nella sostanza, allo stesso modo ma non occupa ancora lo stesso posto nell’immaginario collettivo. Poi bisogna tenere conto dell’elemento dirompente degli ultimi dieci-quindici anni che sta cambiando il sapere e il fare collettivo cioè del fatto che si punta a bruciare il legno, mentre per le vecchie generazioni il legno era qualcosa che doveva essere conservato e utilizzato al meglio. Per cui in tutto questo ci si rende conto di come sia in corso un grande cambiamento di valori di fondo e di elementi di riferimento: ci sono aree di approvvigionamento del legno che, oggi, non riescono a trovare uno sbocco per la propria produzione, segnatamente la Scandinavia; ci sono enormi nuovi ambiti di consumo del legno, basti pensare all’Inghilterra e alla sua, oserei dire, pressoché demenziale politica di combustione delle biomasse, in cui il legno viene utilizzato per la produzione di energia al posto del carbone, generando, a mio avviso, degli enormi scompensi; ci sono territori in cui l’economia del legno sta venendo meno perché si è persa la cultura del bosco, tipicamente l’Italia, dove le segherie sono soltanto aziende di nicchia che potranno fare qualità ma certo non volumi, sperando che continuino a presidiare il territorio. In tutto questo bisogna che le istituzioni e la politica comincino a definire dei principi di fondo, prima di tutto, ed è quello che noi auspichiamo a livello di categoria, di ridare centralità alla logica dell’utilizzo a cascata del legno, un principio sul quale vorremmo sperare che produttori, ambientalisti, politici e gestori di energia rinnovabile trovino un principio nel quale riconoscersi. Si può bru-
ciare il legno, si possono produrre col legno cose nobili ma c’è la necessità di stoccare il più possibile nei manufatti in legno il CO2 e il legno deve essere gestito, nella coscienza collettiva, dalla logica per cui prima si fanno con il legno le cose nobili e solamente quando il legno non è suscettibile di altri usi si arriva alla sua combustione: ci pare che questo principio possa ordinare la sostenibilità ambientale da un lato, l’ecologia dall’altro, da un lato la produzione di energie rinnovabili e l’industria del mobile e le altre industrie a grande valore aggiunto dall’altro. È necessario trovare una discriminante in cui, a livello di territorio, ci devono essere ambiti istituzionali che possano determinare con valore cogente se e dove possono essere o non possono essere installate centrali a biomasse anche in funzione della presenza o meno di industrie di produzione di pannelli a base legno, oppure dove debbano essere realizzate opere di rimboschimento o di arricchimento del patrimonio boschivo: è necessario in altri termini, dare un ordine ad azioni che invece continuano a sembrare ancora disordinate nelle loro dinamiche. Questo è il primo principio di fondo su cui riteniamo sia giusto che il mondo del legno debba trovare un accordo e sul quale ci stiamo, purtroppo, muovendo in maniera parziale e territorialmente frammentata in Italia; abbiamo potuto condividere alcuni elementi all’interno della Federlegno con i portatori di interessi che inizialmente avevano esigenze diverse, tenendo conto, peraltro, del fatto che l’Italia per alcuni aspetti è un Paese virtuoso. Siamo il primo Paese al mondo, infatti, che ha sviluppato, mercé la Legge Ronchi e Rilegno, un sistema di recupero del legno efficace: non
INTERVISTA
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Intervista Paolo Fantoni • Gruppo Fantoni
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finanzia il servizio di riciclo: io credo che in Italia, in qualche modo, o prima o dopo, questa coscienza o questa responsabilità di gestire il riciclo delle risorse, coinvolgendo anche i consumatori e i produttori di mobili, debba essere introdotta.
INFORMAZIONE E FORMAZIONE
INTERVISTA
Diverse fasi dell'attvità in Plaxil.
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esiste un Paese al mondo che abbia una situazione così evoluta come quella presente in Italia, tant’è che solo da poco in Francia gli enti preposti stanno cominciando a studiarla per implementare a loro volta un sistema simile. Siamo riusciti in Italia a trovare un accordo dimensionale sulla presenza delle centrali che desse un privilegio all’uso del legno entro i settanta chilometri di provenienza e in questo, a mio avviso, abbiamo dato importanti input che portano nella direzione della logica di un uso a cascata delle risorse. Forse il passo in più che dovremmo muovere nell’ambito del sistema legislativo in Italia è proprio quello di far sì che anche nel nostro sistema legno inizi a intervenire la logica, che in Francia sta prendendo forma, di rendere anche il produttore di mobili in qualche modo responsabile di questa grande operatività del riciclo. In Italia noi vediamo che l’attività di Rilegno viene principalmente finanziata dai produttori di imballaggi, di pellets e dai riciclatori, mentre chi produce i mobili non è, in questo momento, culturalmente o mentalmente, vicino alle logiche che, invece, in Italia abbiamo, ad esempio, per chi produce elettrodomestici, il quale ha la responsabilità nel momento in cui immette nel mercato un suo prodotto di accantonare una piccola quota che dev’essere quella che
Pietro Ferrari - Questo richiederà, al di là dei soggetti direttamente coinvolti, anche l’intervento su un’opinione pubblica che, purtroppo, spesso è vittima di una pubblicistica generalista o di spettacoli televisivi sensazionalistici che cercano in una maniera piuttosto rozza di far passare dei messaggi di conservazione fanatica del manto boschivo come se questa fosse un valore assoluto e incondizionato e, purtroppo, constatiamo che i risultati di questa mancanza di informazione corretta, anche a livello di scuole e asili, generi una vera e proprio ossessione, fino alla convinzione che l’utilizzo del legno sia qualcosa di devastante per l’ambiente naturale, equiparando qualsiasi bosco ceduo nostrano alla foresta amazzonica. Qui sarebbe importante un intervento di informazione e sensibilizzazione corretta anche sul cosiddetto “uomo della strada”, per definire così l’utente dei mass-media. Sono interventi che richiedono investimenti importanti e che, credo, debbano anche essere preceduti dallo sforzo di creare un clima di ricettività verso questo intervento. Paolo Fantoni - Quello che lei dice è correttissimo,
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gica, nessuno ha ancora impostato l’equazione che la non operatività nel bosco è uguale a maggiori problemi ambientali, mentre invece la cura del bosco che è equivalente a una migliore gestione del territorio. Devo anche osservare che, come Federlegno, ci siamo dati negli ultimi cinque-dieci anni l’obiettivo di confrontarci con le strutture amministrative dell’arco alpino almeno a livello regionale e abbiamo la convinzione e il conforto che, a livello di uffici regionali forestali, inizi a esserci una sensibilità importante sul fatto che non è l’essere totalmente asettici e distaccati dal bosco la soluzione della gestione idrogeologica del territorio; si rafforza, invece, la convinzione che, se si gestisce il bosco, si prevengono i problemi e si costruiscono presidi abitativi ed economia in purtroppo qui le nostre categorie economiche si sono montagna, non fare questo significa togliere i presidi sottratte al ruolo di dare un’informazione completa ed abitativi e il controllo e la sicurezza idrogeologica: su esauriente che pure sarebbe di loro obbligo. È però questi temi qualcosa sta cambiando, anche se ci difficile oggi fare controinformazione, ma se mai si manca ancora la grande voce che renda questo moinizia mai si raggiunge l’obiettivo. Noi a livello EPF, mento di condivisione pubblica. come Federazione Europea ci stiamo dando un obiet- Un ulteriore accordo interregionale sul prelievo del tivo che è quello di far capire che l’industria del pan- legno è stato firmato recentemente con l’obiettivo, nello e l’industria del mobile, in definitiva, sono parte per parlare molto concretamente, di raddoppiare la di questa economia circolare in cui i soggetti non sono massa di crescita boschiva annua relativamente aloperatori che disboscano ma operatori che, sostan- l’arco alpino e all’interno di questo accordo si registra zialmente, evitano a molta parte del legno di finire in tutta una serie di acquisizioni di responsabilità delle discarica. Così come va riconosciuta la capacità del- regioni dell’arco alpino per cercare di ricreare le prel’industria cartaria di far passare un messaggio per messe per cui l’attività nel bosco sia tale da consencui la carta oramai all’ottanta per cento, almeno in tire una vita dignitosa agli operatori e l’acquisizione Italia, è figlia di carta di riciclo, sarebbe estrema- di un contesto economico. Però su questo abbiamo mente importante per la nostra industria far capire che, da un lato, che anche noi, come l’industria cartaria, siamo parte di un’economia circolare, come auspicano ormai tutte le politiche ambientalistiche internazionali. Dobbiamo fare invece decisamente di più per quanto riguarda la prima parte delle sue constatazioni, cioè il fatto che l’operatività nel bosco è vista ancora oggi come un’azione che crea dei minusvalori, quando invece l’ordine del bosco è un plusvalore. Qui, nonostante tutti i problemi che abbiamo di stabilità del territorio o di sicurezza idrogeolo-
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Intervista Paolo Fantoni • Gruppo Fantoni
bisogno che anche gli ambientalisti inizino a prendere coscienza del fatto che il totale immobilismo non è l’approccio corretto con il quale fare sicurezza e sostenibilità ambientale.
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L’IMPORTANZA DELL’ASPETTO PAESAGGISTICO
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Paolo Fantoni - Un aspetto estremamente importante è quello della valenza paesaggistica che noi abbiamo toccato in parte quando abbiamo realizzato l’accordo interregionale sul pioppo che in effetti è diventato, soprattutto in certe zone come la Bassa Friuliana o l’Area Mantovana o il Bacino del Po, un ambiente di riferimento e dove c’è la valenza paesaggistica da recuperare come tradizione del territorio che trova un suo senso di riferimento in questi filari. Anche in questo caso non dobbiamo dimenticare una valenza ambientalista che purtroppo è stata in qualche modo fraintesa o non capita del tutto ma che, a mio modo di vedere, rappresentava invece un elemento di economia ma anche di sicurezza, quando certi bacini venivano coltivati a pioppo, proprio perché in definitiva il legno aveva sempre un effetto di contenimento e di trattenimento. L’aspetto paesaggistico è un aspetto importante che, soprattutto nell’arco alpino, oggi è drammaticamente attuale se vogliamo raffrontare le fotografie degli anni
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Cinquanta di certi ambiti che, a quel tempo, erano quasi completamente dedicati a pascolo e oggi sono diventati bosco ceduo o boscaglia incontrollata. Sono valenze anche queste che, in qualche caso, riescono a essere parte di politiche economiche attive in certi ambiti ma che probabilmente le difficoltà economiche in altri ambiti non riescono a valorizzare. Su questo però dobbiamo cercare di sfruttare le forze del libero mercato, adoperandoci a far sì che almeno queste vengono a essere indirizzate costruttivamente, perché, purtroppo, la realtà è che noi abbiamo perso segherie, piccole o grandi, abbiamo perso attività boschive, piccole o grandi, perché tra burocrazie, invidie e limiti di legge abbiamo sostanzialmente frenato l’impegno che un minimo di qualità di vita e di sicurezza di vita al territorio l’ha offerto. Di tutto questo la politica non è presa sufficientemente carico: ci siamo pianti addosso per il fatto che certe aree montane si spopolavano, ma solamente nei casi virtuosi del Trentino Aldo Adige abbiamo dato vita a politiche attive di gestione del territorio, il resto del Paese è poco attivo in questo campo, per non parlare dei “suicidi di massa” dei forestali in Calabria o in Sicilia.
LE EMISSIONI NOCIVE E LE RISPOSTE AL PROBLEMA Pietro Ferrari - Parlando di un argomento più legato al settore industriale, l’ultima volta che ci siamo visti a Pordenone si parlava, se ne parla in realtà da tanto, di emissioni di formaldeide. Questa tematica che ogni tanto ritorna di attualità nella convegnistica, nelle normative, come mai è vissuta in maniera così drammatica dal punto di vista del produttore sia da quello dell’utilizzatore? Paolo Fantoni - C’è uno sport di fondo che, per fortuna, non è solo italiano che consiste nell’agitare i fantasmi e le streghe, pensando che, in qualche modo, si ottenga qualche effetto e qualcuno ne ricavi un tornaconto. Nella realtà non abbiamo, per fortuna, ancora una sola prova di un caso di morte da ascriversi alla formaldeide e questo è già un dato di fatto. Se poi ci confrontiamo con quanto è accaduto
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qualche mese fa, quando sono stati dichiarati cancerogeni gli insaccati e la carne rossa, possiamo anche tirare un sospiro di sollievo, perché i pannelli a base legno non sono cancerogeni ma solo di sospetta cancerogenicità. Queste però sono solo battute: la realtà dei fatti è che noi, a livello europeo, come lei ha già registrato in occasione della conferenza stampa a Pordenone, stiamo iniziando un’attività di sensibilizzazione di tutti i governi per far sì che l’E1 sia obbligo di legge e non solamente un atto volontario di disciplina dei produttori, in maniera tale che tutto quello che è importazione di pannelli e di manufatti di legno non abbia a lasciare dei varchi aperti a produttori poco scrupolosi su questi aspetti e su questo abbiamo una compagine europea in cui, dei 28 Paesi membri dell’Unione, otto hanno già operato questa assunzione nel livello legislativo e ve ne sono altri sui quali stiamo esercitando crescenti pressioni, per cui io mi auguro che, in tempi abbastanza brevi, Spagna, Portogallo, Francia e Inghilterra, quantomeno abbiano a integrare questa proposta di legge rendendola obbligatoria. L’altro passo riguarda la ricerca attiva da parte nostra di un nuovo standard, cercando di adottare, anche in Europa, il Carb americano con l’obiettivo non soltanto di creare un nuovo standard europeo ma uno standard mutualmente condiviso tra Stati Uniti ed Europa che rafforzi l’industria e anche la scienza in entrambi i continenti sulla base del fatto che oltre questo principio non ha senso andare e che è inutile pensare di aprirsi a rincorse tra continenti - questo lo voglio sottolineare - che pensino di dichiarare principi più o meno virtuosi contraddetti da una realtà dei fatti che, già oggi, vede i livelli di emissioni dei pannelli talmente bassi che arriviamo al paradosso che i vari sistemi di misurazione, tutti su base estremamente scientifica e tutti su base estremamente qualificata e rodata da decenni di test effettuati con la grande camera americana o con il perforatore italiano o col dessicatore giapponese, portato a risultati paradossali: ovvero che gli stessi prodotti, misurati coi diversi strumenti scientifici, mostrano dei livelli di correlazione assolutamente inconsistenti. Questo, a mio modo di vedere, vuol dire che evidentemente stiamo facendo una caccia alle
streghe: perché, se ammettiamo che abbiamo lavorato per vent’anni con dei sistemi tecnico-scientifici a cui abbiamo dato credibilità e che a tutt’oggi non vengono ritenuti superati o poco attendibili ma sono tutti coerenti, corretti e logici, ma che i risultati dei test con i tre sistemi mostrano degli andamenti privi di correlazione sulla risultanza del dato di emissione, allora io traggo la conclusione che non siamo capaci di generare degli strumenti capaci di segnalarci in maniera coerente e corretta quali sono i valori. Stiamo, a mio modo di vedere, perdendoci di fronte a dei valori che sono inconsistenti. La formaldeide , come dicevamo, non sembra abbia generato un caso conclamato di tumore, sappiamo bene, poi, che la formaldeide è presente nell’ambiente naturale e sarebbe presuntuoso pensare di eliminarla, perché vorrebbe dire eliminare una gran quantità di alimenti tra cui i formaggi ed altri materiali ed elementi naturali: pensiamo anche che il legno naturale contiene formaldeide e la emette. Qual è la conclusione razionale allora? L’unica attenzione è quella di evitare di realizzare degli ambiti di forte concentrazione di formaldeide che è come dire: è meglio che tu non mangi bistecche ai ferri quattro volte al giorno. Vorrei anche ribadire che il livello di cancerogenicità della carne rossa o degli insaccati è oggetto di un grado di pericolosità acclarato molto superiore a quello della formaldeide. Questo per dire che dobbiamo in ogni caso tornare a ridare un minimo di informazione al consumatore che si rassereni, perché, se accetta di mangiare ancora la carne rossa e gli hamburger, a maggior ragione non abbia paura di dormire in una camera i cui arredi sono realizzati con pannelli incollati con resine urea-formaldeide. Noi viviamo in una società complessa, dove ormai le class action, gli interessi dei gruppi chimici, gli interessi degli studi tecnici e dei laboratori di ricerca sono spesso degli ambiti obliqui, per non dire poco trasparenti, in tutto quello che sono le esigenze di spaventare l’opinione pubblica o di elevare a grandi problemi aspetti che, nella realtà, problemi sono ma molto relativi. Il buon senso è medicina maestra di vita molto più di tanti elaborati scientifici.
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Intervista Paolo Fantoni • Gruppo Fantoni Momenti della visita del ministro Galletti in Plaxil.
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GLI SCHEMI DI CERTIFICAZIONE
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Pietro Ferrari - Lei ha parlato di schemi certificativi, di sistemi di certificazione e io ho immediatamente pensato al numero e alle intersecazioni di questi schemi e sistemi che costituiscono una vera e propria foresta: il legno in questa foresta come si trova? Paolo Fantoni - Io stesso mi trovo in difficoltà nella proliferazione di certificati che, ricollegandomi a quanto detto prima, rischiano di essere un insieme di “patacche” le quali finiscono per arricchire solamente coloro che le generano, complicando la vita degli operatori col cercare di attribuire a queste patacche dei valori che sono più di marketing che sostanziali. Parlando per esempio di certificazioni di origine nordamericane, pur non essendo un esperto, ho capito che alcuni aspetti mi pongono il problema delle attenzioni che questi schemi necessitano per essere trasposti nel nostro continente o nel nostro Paese che impongono delle revisioni culturali abbastanza forti. Secondo uno di questi schemi certificativi, il pioppo è considerato un elemento devastante, perché nella cultura americana il pioppo è
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visto come una specie che utilizza quantitativi eccessivi di acqua nel suo ciclo vitale. Se questo può avere un senso, e non so come possa averne ancora negli Stati Uniti di oggi, non vedo come possa averne per l’industria del mobile italiana che è fondata sul pioppo. Ricordo ancora, per esempio, un’altra serie di considerazioni certificative negli Stati Uniti, dove punteggi positivi venivano attribuiti a un approvvigionamento all’interno dei 2.500 chilometri: se gli stessi parametri venissero utilizzati in Europa, senza considerare cos’è la logistica nel Vecchio Continente rispetto agli Stati Uniti le conseguenze sarebbero paradossali. Con questo non voglio affermare che il tema della compatibilità ambientale non abbia la necessità di essere sviluppato, però, probabilmente, non deve essere sviluppato andando a comprare acriticamente una “patacca” americana ma cercando di costruire qualcosa che abbia un fondamento sulla nostra cultura europea. Relativamente al tema della certificazione del legno, invece, io credo che su questo molto si stia facendo in maniera abbastanza seria su più fronti, credo che le certificazione PEFC e FSC siano degli strumenti seri, soprattutto per come sono vissuti dal mondo silvicolo, è un peccato che esista questa mancanza di mutuo riconoscimento tra questi due grandi sistemi, per cui purtroppo abbiamo l’Europa spaccata in due. Bene invece l’introduzione della legislazione legata all’illegal logging che in qualche modo inizia a responsabilizzare la catena del valore sul fatto di porre dei limiti a certi eccessi o a certe libertà che in passato ci sono state.
IL RINASCIMENTO DEL LEGNO Pietro Ferrari - Volevo porre un’ultima domanda su qualche cosa di molto positivo, cioè su questo rinascimento del costruire in legno, anche nel nostro Paese, partendo dall’Expo di Milano che è stato una grandissima esperienza ma anche dall’entusiasmo delle pubbliche amministrazioni, e’ una strada che può portare il legno sotto gli occhi di tutti? Paolo Fantoni - In un convegno proprio durante l’Expo ho cercato di trarre alcune conclusioni sul tema del legno nelle costruzioni: ho esordito dicendo che più che del cibo questa Expo è l’Expo del legno, sostenendo che, posto il fatto che ormai il mondo funziona per comunicazione d’immagine più che per comunicazione di concetti, quello che viene percepito da questi venti milioni di visitatori, so-
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prattutto giovani, è la visione di queste decine di bellissimi padiglioni realizzati in legno che rappresentano un messaggio così immediato e così forte che, a mio modo di vedere, è molto più decisivo e profondo di quello che il tema cibo ha lanciato, pur legato alla tracciabilità e alla sostenibilità. Così come dalla tragica esperienza del terremoto in Abruzzo il legno ha iniziato un percorso basato sulla sua percezione come materiale antisismico nelle costruzioni, dall’Expo, in maniera meno drammatica ma altrettanto efficace, il legno trarrà un’accelerazione fortissima dalla visione di questi edifici bellissimi. Da questa prima considerazione che coglie le esigenze del costruire moderno, secondo me, si potevano sviluppare altri temi legati all’Italia e all’utilizzo che in Italia facciamo del legno e che sono legati per mia esperienza alla cultura del pannello: è chiaro che noi dobbiamo pensare di costruire le case non solo in legno massello ma anche in pannello e questo è il nostro obiettivo come Federazione ma da tutto questo avremmo potuto e dovuto e dovremmo impegnarci a continuare a esaltare questo ruolo dell’Italia per cui, partendo dal fatto che l’Italia è il
Paese che ha il più evoluto sistema di raccolta del legno, per il fatto che, primi al mondo, produciamo pannelli al cento per cento di legno di riciclo, possiamo vantare anche il fatto che siamo i produttori di case in legno maggiormente sostenibili,utilizzando i pannelli e siamo anche tra i Paesi che producono mobili a livello industriale con criteri di maggior sostenibilità, proprio per il fatto di essere stati i primi a creare questo circolo virtuoso. Avrei sperato che la nostra industria in occasione dell’Expo, vista la caratterizzazione così forte data all’utilizzo del legno, dicesse ad alta voce: siamo l’industria del legno più sostenibile al mondo. Questa coincidenza di attenzione sul fatto che il mondo della scuola, soprattutto a Milano, stia costruendo le scuole in legno è estremamente positiva e richiederebbe di creare un abbinamento di questa esperienza col progetto di cui si parla a proposito del quale Renzo Piano dichiara:”La mia scuola ideale è di legno e senza corridoi”. Io direi anche: perché ci limitiamo alle scuole? Perché non parliamo anche di altri edifici pubblici o di ospedali, di strutture abitative o di edilizia convenzionata?
Il Gruppo Fantoni
Il Gruppo Fantoni (azienda fondata da Achille Fantoni nel 1882) è leader nella realizzazione di mobili per ufficio, pareti divisorie ed attrezzate, pannelli MDF e truciolari, pavimenti melamminici e pannelli fonoassorbenti. Tutte le fasi del processo produttivo vengono svolte dal network di società che compongono il Gruppo e che operano sinergicamente per lo sviluppo del prodotto: dalla produzione dei materiali e dei semilavorati, alla progettazione di sistemi d'arredo ufficio innovativi ed ispirati ai più attuali principi del benessere e del design. Costituito da sette società – Fantoni s.p.a., La Con s.p.a., Lesonit (Slovenia), Novolegno s.p.a., Patt s.p.a., Spik Iverica (Serbia), Interrail s.p.a. – il Gruppo Fantoni produce autonomamente resine, impregna la carta per la nobilitazione dei propri pannelli e, grazie alle centrali idroelettriche e agli impianti di cogenerazione, contribuisce notevolmente al proprio fabbisogno energetico. Insignito dall’ADI nel 1998 del premio “Compasso d’Oro alla Carriera” per il design primario, il Gruppo Fantoni è diventato punto di riferimento nel suo settore, grazie all’intensa attività del Centro Ricerche: workshop, convegni e pubblicazioni sono gli esempi di un impegno che ne fanno un centro nevralgico di sperimentazione e ricerca. Dal 1882, architettura, ricerca e total design hanno guidato la crescita aziendale e lo sviluppo di prodotti sempre più innovativi e al servizio del benessere della persona.
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di Andrea Zenari
TUTTA COLPA DELLA LUNA?
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La luna piena di dicembre, dal momento che avviene all’inizio della stagione invernale è solitamente chiamata (negli Usa soprattutto) Full Cold Moon. Che sia piena il giorno di Natale, come è accaduto proprio questo scorso 25 dicembre, è un evento abbastanza raro. Si tratta piuttosto di una coincidenza tra il mese lunare (che dura 29,5 giorni, ovvero il tempo che intercorre tra due lune piene o due lune nuove) e l’anno solare di 365 giorni.
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La durata del ciclo lunare e dell’anno solare fa sì che ogni anno si abbiano dalle 12 alle 13 lune piene e che le lune piene, di anno in anno, si spostino di circa 11 giorni, anticipandosi (a dicembre 2016 per esempio la luna piena cadrà il 14 del mese).
Il ripetersi delle fasi lunari nelle stesse – o quasi – date del calendario avviene circa ogni 19 anni. Un periodo noto come ciclo metodico: 19 anni equivalgono infatti quasi perfettamente a 235 mesi lunari. Per questo, ho aspettato, proprio questa luna, per
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scrivere l’articolo sull’influenza della luna sul taglio del legno. Mario Rigoni Stern racconta in “La Storia di Tonle” un episodio accaduto ad Asiago a suoi conoscenti alle prese con mucchi di legna da ardere tagliata in momenti diversi: uno in calar di luna e l’altro in luna crescente. Hanno avuto un tempo di combustione completamente differente: il mucchio di legna tagliata in calar di luna ha bruciato per ore e ore, mentre l’altro si è esaurito in pochissimo tempo. Lo stesso Mauro Corona, quando dava prova della sua conoscenza del legno come nel libro “Le voci del bosco”, raccontava un episodio simile sempre esaltando la miglior qualità tra il legno tagliato in luna calante rispetto a quello tagliato in luna crescente. Anche Erwin Thoma in “La natura del legno – La vita e i segreti del più antico materiale da costruzione”, spiega quale sia il sistema per svolgere l’utilizzazione forestale nel migliore dei modi, precisa che sarebbe
meglio che sugli alberi abbattuti venga lasciato il cimale, cosi che attraverso gli aghi possa dissiparsi ulteriormente l’umidità. I tronchi dovrebbero inoltre essere lasciati tali per il maggior tempo possibile, le tensioni interne infatti diminuiscono con il passare del tempo. Una buona soluzione è quella di abbattere gli alberi in particolari giorni dell’autunno e dell’inverno e terminare il lavoro in primavera operando la scortecciatura manuale o a macchina. I tronchi dovrebbero restare scortecciati per almeno due mesi prima di essere portati in segheria, con questo metodo non c’è pericolo di attacchi funginei, da insetti o per la formazioni di crepe. Poi tratta anche dell’affascinante argomento del legno lunare, spiegando che presso il Politecnico Federale di Zurigo sono state condotte sperimentazioni con il legno lunare per diversi anni sotto la conduzione scientifica del Professor Zürcher. Sono state rilevate una serie di connessioni tra i processi cellulari e il ritmo della luna crescente e calante. Questa antichissima tradizione di tagliare al momento opportuno per la migliore possibile durabilità del legno contro funghi e insetti, era già nota nelle grandi culture di costruzione con il legno. In Giappone esistono le costruzioni in legno più antiche del mondo (1600 anni) – in legno lunare. Per riassumere si può dire che il legno lunare non è una panacea né una superstizione; ma è certamente l’anello di un’intera catena di misure volte al rafforzamento della qualità nella lavorazione del legno. Le relazioni sulle esperienze millenarie dell’umanità riflettono le varie possibilità di impiego. Certo è che nel periodo invernale gli alberi sono nel
Il legno protagonista della vita in area forestale.
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riposo vegetativo e questo è il periodo migliore per tagliare gli alberi, in quanto nei vasi del legno si trovano meno sostanze prodotte durante la fotosintesi, quindi meno sostanze appetibili dagli organismi patogeni, in quanto queste sostanze sono state traslocate durante l’autunno nelle radici. Se poi si somma a questo, che durante le fasi di calar di luna si ottiene la miglior qualità di legno tagliato, si ottiene davvero il miglior prodotto. Anche se l’esperienza storica è questa e la fisiologia vegetale è chiara, ci troviamo ancora di fronte all’industrializzazione della lavorazione del legno come se questo sia l’unico sistema Sostenibile per recuperare del legno dagli alberi. In un numero della rivista “Vita in Campagna” del 2005, all’interno dello speciale “L’influenza della luna in campagna”; seguendo le credenze e le esperienze tramandate attraverso i secoli dalla tradizione popolare, i contadini
hanno sempre tenuto in molta considerazione le fasi lunari nelle diverse pratiche agricole: semina, impianto, cure colturali, raccolta e conservazione dei prodotti. Tuttavia, pur senza escludere una possibile influenza della luna, la maggior parte dei nostri Esperti ritiene del tutto prevalente, per la buona riuscita delle colture, la scrupolosa osservanza delle più appropriate tecniche di coltivazione e produzione. Io stesso scrissi: “La mia esperienza inerente al taglio di tronchi è soprattutto legata alla segagione di legname da falegnameria e da costruzione. Questo settore a metà strada tra agricoltura e industria, si scosta pienamente dalle leggi delle stagioni e per motivi strettamente economici si perpetua in ogni periodo dell’anno. Ciò che comunque va precisato è che l’economia del settore del legno è anche l’economia dei selvicoltori e quindi è condotta in piena sintonia con la sostenibilità delle popolazioni locali e dell’ambiente in cui vivono. Qui per ragioni di produzione abbattono alberi in qualsiasi periodo dell’anno, senza tener conto del riposo vegetativo né delle fasi lunari. L’unico aspetto che regola l’abbattimento è il clima e si cercano le stagioni in cui la viabilità è più facile: inverno ed estate per i climi temperati e la stagione secca per i climi equatoriali. In ogni caso la qualità del legno che si va a ricavare
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non è compromessa, in quanto all’abbattimento seguono dopo qualche settimana, l’esbosco, la segagione e infine l’essiccazione. Queste fasi si susseguono molto velocemente e permettono di scongiurare l’attacco di parassiti; addirittura durante la primavera e l’estate, è necessario annaffiare i tronchi stoccati nel piazzale della segheria, in quanto con la saturazione d’acqua gli insetti non trovano un luogo favorevole all’attacco; in alcune zone si conservano i tronchi immersi in bacini idrici. Sono due, quindi, i requisiti fondamentali adottati nell’industria del legno: rapidita di segagione ed essiccazione.
L’essiccazione porta i segati a un contenuto d’acqua intorno al 12%, non permette l’attacco di numerosi insetti e funghi dannosi e garantisce una maggiore stabilita degli elementi una volta lavorati”. Riguardo il tema qui trattato, mi son trovato a discutere di questo argomento diverse volte: se fosse meglio tagliare in luna calante o in luna crescente. Ad esempio, con il Direttore di Holz Foschung Austria, Michael Golser, il quale mi ha azzittito con queste parole: “La scienza ha dimostrato che la qualità del legno non cambia con il momento del taglio dell’albero. Poi a fine serata, ritorna sull’argomento di sua spontanea volontà e precisa, non so se la luna può incidere o meno sulla qualità del legno, ma è certo che in passato il pregio di chi lavorava il legno era: il tempo. Con il tempo potevano scegliere il momento giusto per tagliare l’albero maturo, con il tempo potevano esboscarlo nel modo più ottimale e poi aspettare il tempo giusto per segare il tronco e soprattutto aspettare il giusto periodo per la lavorazione dopo che il tempo lo aveva portato alla giusta umidità”.
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Le forme di formaggio accatastate una sull'altra per la stagionatura configurano la morfologia di TRI, uno sgabello realizzato in legno di cedro massello: omaggio dell’alimento principe per la gente di montagna, ma non solo. Adesso TRI, design Ascanio Zocchi, è parte della collezione 2015 di oggetti in legno di cedro prodotti da RIVA 1920.
NATURA CHIAMA NATURA
Nelle immagini, i disegni, lo still life e l’ambientazione di TRI nella sala bar del Rifugio Malga Montagnoli realizzata a giugno 2014 a Madonna di Campiglio, in provincia di Trento.
Dal formaggio al legno, oppure dal legno al formaggio, comunque la natura chiama la natura e diventa design. TRI è uno sgabello realizzato in legno di cedro massello che ricorda in modo esplicito le forme di formaggio accatastate una sull'altra per la stagionatura. Eppure la sua semplicità disegna la sua bellezza e soprattutto si caratterizza grazie a un pensiero progettuale leggibile. Il progetto è stato pensato e realizzato in occasione di Expo 2015 e vuole rendere omaggio all’alimento principe per la gente di montagna, ma non solo. Infatti, TRI è stato realizzato innanzitutto in occasione della ristrutturazione del Rifugio Malga Montagnoli realizzata a giugno 2014 a Madonna di Campiglio, in provincia di Trento, per l’arredamento della sala bar, adornata di numerosi esemplari di TRI o “sgabello Spressa”, una sorta di nomignolo che racconta bene quale gesto creativo l’abbia originato. Prende, infatti, ispirazione dal luogo, la Malga Montagnoli, dal formaggio tipico della zona, la Spressa, e dalla sua storia molto antica, legata alle Regole di Spinale e Manez che risalgono al 1249.
Nasce, dalla creatività del designer Ascanio Zocchi, con l’intento di dare un riferimento storico al luogo e una connotazione spazio-temporale incisiva, che ha portato a realizzare con forte enfasi figurativa un elemento che caratterizza sia il luogo che la sua storia. È così che nasce l’idea di uno sgabello a forma di Spressa: un’immagine realistica che si fonde però
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Presa forma l’idea e realizzato il disegno, si trattava di scegliere un materiale adeguato, per un progettista come Ascanio Zocchi così amante del legno e che normalmente disegna gli spazi pensando principalmente al legno come materiale “ideale”, si trattava più che altro di scegliere la tipologia legnosa più adatta a questo arredo iconico. Il materiale da utilizzare per la sua realizzazione doveva avere un colore naturale che richiamasse quello della Spressa, allo stesso tempo che non necessitasse di esser verniciato e che resistesse all’umidità del luogo; valutando anche la tipologia di edificio: un rifugio di montagna con ospiti che entrano con abbigliamento particolare, a volte bagnato e comunque di tipo sportivo. Nella scelta del materiale è stata quindi determinell’atto della sua creazione in un pensiero proget- nante la collaborazione di un’azienda specializzata tuale, diventando altro, qualcosa che si è compiuto a nella produzione di arredamenti e oggetti di design partire da lì, ma acquisendo poi una sua precisa iden- made in Italy, quale è RIVA 1920 di Cantù in provincia tità! Dopo un’accurata progettazione attenta ai più di Como, ormai un marchio noto nell’ambito del depiccoli dettagli, a partire dai particolari legati alle mi- sign ligneo. Si è giunti così a trovare nel legno di sure di una seduta confortevole, che per esser tale Cedro tutte le caratteristiche più idonee al tipo di madeve essere di 45 cm di altezza e 40 cm di diametro; nufatto e al suo utilizzo. Maestosi tronchi di cedro si è giunti alla forma di 3 Spresse sovrapposte una profumato, provenienti dalla Lombardia e dal Piesopra l’altra, adeguandone la dimensione al loro uti- monte, caduti in seguito a eventi naturali o abbattuti a causa di tagli programmati, sono il punto di parlizzo.
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tenza per la lavorazione di questo legno pregiato che viene plasmato impiegando macchine a controllo numerico. Una tecnologia all’avanguardia che trasforma il tronco grezzo in un oggetto di design dal profumo particolare e inconfondibile, successivamente levigato e rifinito a mano. Infatti, RIVA 1920 è fra le rare aziende in Italia che utilizza nella sua produzione macchine a controllo numerico adatte alla realizzazione di uno sgabello con questa morfologia. Una tecnologia a CNC avanzata, a 5 e 6 assi e totalmente automatizzata che riesce, grazie alla manovrabilità e agli utensili intercambiabili, a lavorare in tutte le direzioni e a eseguire tutti i tipi di scolpitura, intaglio e lavorazione che si può desiderare di eseguire sul legno. Gli sgabelli vengono poi rifiniti a mano.
“Si può affermare” – sottolinea Ascanio Zocchi – “che l’oggetto è bio-ecologico per molti aspetti, gli alberi di cedro non vengono abbattuti per la costruzione di manufatti ma secondo una logica di gestione boschiva controllata e il legno non viene trattato. Inoltre Riva1920 per ogni mobile od oggetto che vende pianta un albero”. Al progetto del Rifugio Malga Montagnoli, che merita attenzione in quanto tale, dedicheremo un prossimo articolo, nel numero successivo de “Il Legno”, per non rischiare di togliere luce a TRI, luce che merita, e che diffonde, amplificandola grazie al colore chiaro del Cedro e a quella forma pura e sinuosa che sembra volerla assorbire tutta per poi profumare e illuminare di sé il suo intorno.
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La Spressa
La specificità della “Spressa delle Giudicarie” deriva principalmente dalle condizioni socio-economiche, storiche e geografiche della zona di produzione, un tempo caratterizzata da una grande povertà, un territorio montano e un’economia basata principalmente sull’agricoltura e sull’allevamento. In passato la Spressa era sostanzialmente un prodotto “residuale”; i contadini e i casari cercavano di ricavare dal latte la maggiore quantità possibile di burro, ben pagato dal mercato locale. Ciò che rimaneva era utilizzato per la produzione di un formaggio povero, il cui consumo era riservato quasi esclusivamente alla famiglia del contadino. Il suo nome deriva probabilmente da “spress”, massa spremuta, a causa della particolare tecnica di produzione basata, appunto, su numerosi processi di scrematura. Oggi la DOP “Spressa delle Giudicarie” non è più magrissima come un tempo, perché non sarebbe più gradita dal consumatore, ma è pur sempre un formaggio a basso contenuto di grassi. Gli elementi che comprovano l’origine del prodotto sono costituiti da riferimenti storici che attestano la lunga tradizione lattiero-casearia di questo territorio. Questa si fa risalire a tempi molto antichi come dimostra la “Regola di Spinale e
Forma di spressa nostrana di malga.
La cagliata viene messa nella fascera (foto Caseificio Pinzolo-Fiavè, Rovereto).
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Forma di spressa commerciale moderna.
Manez” del 1249 “... unum pensum casei sani et pulcri sicci de monte (Spinali)” (“un peso - kg. 4,400 circa - di formaggio sano e bello da monte - Spinale”). Dall’inizio del 1900 i richiami e i riferimenti alla Spressa prodotta nella zona si fanno più precisi e numerosi; ad esempio: • “urbario” di don Marini, dove si fa cenno, per gli anni 1915 e 1916, alla “Spressa da polenta” come formaggio nostrano; • bollette di accompagnamento del Consorzio Esercenti di Ragoli degli anni 1935-1937 dove l’oggetto era descritto come “forme di spressa (formaggio magro)”; • “Libro protocolli delle sessioni dei soci del Caseificio di Coltura” con l’elenco delle produzioni e dei prezzi di vendita di Spresse per i vari anni, dal 1926 al 1934 del Caseificio di Coltura di Ragoli. La Spressa è citata e descritta da importanti autori in molti libri e pubblicazioni sui formaggi (Luigi Veronelli, Jan Pierre Gallois, Silvano Dalpiaz, Aldo Gorfer). È necessario sottolineare inoltre che nel 1985 è stato depositato il marchio collettivo d’impresa “Spressa” presso il Ministero dell’Industria di Roma, nel tentativo di difendere la produzione tipica dalla concorrenza sleale di taluni commercianti che distribuivano come Spressa, formaggi similari che provenivano da zone spesso remote, ma prodotti con latte e con una tecnologia diversi. (tratto da: rivista agraria -> n. 27 - 15 novembre 2006 di Marco Salvaterra)
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Tecnologie WEINIG GROUP di Sonia Maritan
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Weinig, ormai unico marchio che raccoglie le aziende del Gruppo, continua a perfezionare le fasi di prima lavorazione del massello, come dimostra l’ampia gamma di impianti presenti all’ultima Ligna e il contenuto innovativo proposto: dalla troncatura al centro di lavoro.
UN UNICO MARCHIO PER OGNI LAVORAZIONE lettura della tavola: si tratta sostanzialmente di uno scanner che in base alla configurazione impostata dall’utente va a individuare i difetti del legno, i nodi, la direzione della vena, tra l’altro con i vari opzionali in dotazione può leggere i colori, valutare l’umidità, operare con sistemi a raggi x, in base alle diverse opzioni”. Combiscan rileva quindi ogni imperfezione della tavola, ma anche le sue dimensioni? “In fiera abbiamo portato un modello che effettua una scansione bidimensionale della tavola e il rilevamento dei difetti, ma si può disporre anche di un sistema per cui si effettua solo la lettura dimensionale della tavola, la sua lunghezza, larghezza e curvatura. In
Sonia Maritan, direttore di Sistema Serramento e Struttura Legno, alla conferenza stampa Weinig.
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L’appuntamento di Ligna 2015 continua a fornirci materiale di grandissimo interesse raccolto nel corso della nostra visita alla grande fiera tedesca. In particolare, in questo numero de Il Legno vogliamo occuparci di tecnologie specifiche per la prima lavorazione. Alla Weinig con Davide Mosconi che si occupa del gruppo di marchi dedicati al taglio, alla refilatura e alla scansione delle tavole, facciamo un interessante giro fra gli impianti a marchio Weinig che raccoglie ormai tutte le aziende del gruppo. “La Linea Combiscan” prodotta da Luscan – ci dice Davide Mosconi –“propone alcune soluzioni per la Davide Mosconi illustra a Sonia Maritan alcune tecnologie innovative presentate da Weinig alla Ligna.
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La conferenza stampa Weinig a Ligna 2015.
base a quello che lo scanner rileva e in base ai dati inseriti nel computer a bordo macchina, Combiscan riesce a calcolare qual è la miglior ottimizzazione di taglio delle lame e trasmetterla; per esempio, a una delle macchine in catalogo come la multilama che dispone di quattro lame mobili che si aggiustano in automatico in base alla lettura fornita a monte: va detto che tutto questo avviene alla velocità di 160 metri al minuto”. Ma le novità non finiscono qui: Davide Mosconi continua nella sua esposizione. “C’è un’altra soluzione, sempre dotata di scanner, si tratta di una troncatrice ottimizzata, Opticut 450 FJ, la più veloce al mondo, attrezzata con uno scanner in grado di leggere le tavole che vengono caricate: in questa macchina, vengono tagliate, intestate, in base a quello che viene letto dallo scanner e alle misure che devono essere realizzate nell’ottimizzazione. Poi le tavole escono, vengono marchiate, vengono espulse oppure accatastate. Con questa velocità si realizza il prodotto principale che viene scaricato con cataste a lunghezze fisse, oppure quando la scelta è di un prodotto finale giuntato vengono eliminati tutti i difetti individuati dallo scanner. I pezzi ottimizzati vengono poi incollati, sempre con macchine Weinig, per la produzione per
esempio del lamellare”. Per le finestre ma non solo. Quindi queste non sono delle misure fisse? “Queste generalmente sono misure casuali che vengono realizzate eliminando i nodi… Naturalmente il prodotto può essere regolato in funzione delle esigenze di qualità, di misura minima e via dicendo”. Con lo scanner è dunque possibile scegliere fra diversi criteri di selezione? “Certo. È possibile addirittura tagliare per qualità, per colore, secondo tutta una serie di criteri
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A destra, lo scanner frontale della linea Opticut.
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diversi, che si scelgono secondo il tipo di lavorazione che seguirà. Chi fa questo tipo di lavori di espulsori di questo tipo ne può avere in linea addirittura fino a venti. Si tratta di macchine lunghissime che eseguono tutti i tagli richiesti”. Più precisamente l’Opticut 250 che abbiamo di fronte a quale funzione assolve? “L’Opticut 250 è stata concepita per proporsi a una fascia di mercato in cui i clienti, che prima non si avvicinavano nemmeno all’idea di investire in uno scanner, adesso invece potrebbero essere interessati all’acquisto di una linea che lo comprenda. Si tratta quindi di disporre di uno scanner meno spinto, perché prevede una linea, come quella che abbiamo portato in fiera, compresa di scanner, di una macchina operatrice e di un ulteriore scanner a valle con una velocità di circa cento metri al minuto. Resta solo da affrontare l’ovvia complessità insita
nello scanner, cioè di prevedere nella messa a punto i criteri di selezione delle tavole. Va detto però che in questo senso il dialogo con l’interfaccia macchine è facilitato da un software molto user friendly, e quindi in definitiva si tratta semplicemente di decidere cosa è accettabile oppure no: cos’è un nodo, un difetto, stabilendo i propri criteri, cosa voglio e cosa no, così poi lo scanner selezionerà secondo questo imput”. Tagliati i pezzi si passa all’incollaggio? “Passando all’utilizzo di altre macchine. La fase di incollaggio viene poi portata a termine con macchine come questa finger joint prodotta da Grecon l’HS200 in grado di realizzare 240 pezzi al minuto. Questa macchina realizza il giuntato orizzontale prima su un lato poi su un altro”.
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Risultati di qualità impeccabile.
Infine, ci spostiamo nell’area al servizio del serramentista. “La troncatrice tipica da serramentista” – prosegue Davide Mosconi – “è la classica Opticut. È ovviamente più lenta di quella vista in precedenza, ma possono essere tagliate le lunghezze che vengono segnalate direttamente dal software dell’ufficio: i pezzi vengono tagliati e poi vengono espulsi. Quando il pezzo viene espulso, può essere marchiato con una
stampante ink jet oppure con un’etichetta con codice a barre che gli viene applicata. Con questa soluzione può essere messa in linea anche una piallatrice Powermat 700, è una sei alberi con un sistema che è stato presentato nel 2014 e che permette anche di piallare pezzi particolarmente corti. È la tipica macchina Weinig in grado di eseguire una superfinitura con gli ultimi due alberi che permettono di raggiun-
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Risultati di qualità impeccabile.
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gere una qualità elevata, pur restando in linea. La maggior parte dei nostri clienti utilizza questo tipo di macchina”. Una piallatrice così sofisticata, grazie agli ultimi due alberi che levigano ulteriormente la superficie, permette di bypassare un procedimento di carteggiatura? “Chi possiede queste macchine generalmente spazzola, non leviga.
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PASSIAMO AL CENTRO DI LAVORO CONTUREX
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Questa, per sommi capi, è la tecnologia Weinig per fare le finestre: altissima precisione, carico in automatico di pezzi da 150 millimetri fino a sei metri senza nessuna regolazione, morse che hanno una corsa indipendente in modo da potere
andare a fare lavorazioni particolari all’interno, con un magazzino automatico posteriore dove è possibile avere fino a 170 utensili. Inoltre, abbiamo introdotto il sistema di lavaggio automatico degli utensili, quindi alla sera gli utensili vengono caricati in una lavatrice che li pulisce”. Questa nell’insieme è la configurazione più richiesta? “La configurazione di Contourex che abbiamo presentato in fiera dispone di quattro gruppi, due mandrini posteriori da trenta cavalli, un gruppo tiltante con un magazzino anteriore che, in questo caso, fa parte delle lavorazioni accessorie. Invece degli aggregati che sono spariti completamente, qui è stata introdotta la testa a cinque assi interpolante. Pezzi anche molto stretti vendono presi, bloccati e finiti”. Poi ci troviamo di fronte al centro di lavoro Multirex. “Questo centro di lavoro è stato migliorato rispetto a quello presentato nel 2014, infatti, è stata aggiunta una serie di morse pur restando un centro di lavoro a piani automatici, che svolge il suo lavoro al livello più qualificato. È solo il cambio utensile ad essere diverso, grazie a una navetta che può gestire fino a settanta utensili”. Un magazzino utensili un pò più ricco, per un centro di lavoro che può permettersi anche un piccolo produttore? “Ci sono diverse taglie e quella che vediamo qui in fiera è dotata di una testa a cinque assi, con 17 kW: un aspetto importante da segnalare è che la testa a cinque assi monta un sistema di freni, quindi in qualunque posizione lavori è frenata ed è di conseguenza molto rigida. Sono state vendute macchine a cinque assi anche per il pannello ma riguardo questo stiamo lavorando molto. Non dimentichiamo poi che il legno è sempre il legno ma bisogna guardare anche ai materiali nuovi come quelli compositi e noi con le nostre macchine siamo in grado di lavorarli tutti”.
C ASTIGLIONI
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Essiccazione BIGonDRY
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Tecnologie per l’essiccazione e la vaporizzazione del legno, macchine speciali ed impianti su misura chiavi in mano. di Beatrice Guidi
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ESSICCAZIONE
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BIGonDRY, azienda Vicentina produttrice di impianti di essiccazione del legno “very made in Italy”, ha concentrato la propria attenzione non solo nelle tecnologie utilizzate a basso consumo energetico, ma soprattutto nell’affidabilità e nel servizio di assistenza a 360°! L’ alto livello tecnico ed umano delle persone, la pro-
gettazione accurata e un’attenta scelta dei materiali, garantiscono la più alta affidabilità a tutti i prodotti BIGonDRY. La forte sensibilità alle specifiche esigenze dei propri clienti ha spinto BIGonDRY a realizzare un innovativo sistema di controllo, applicato anche agli impianti di asciugatura della Biomassa e relativi sistemi di riscaldamento, tutti interfacciabili e ottimizzati dalla gestione da remoto , capace di garantire un’assistenza rapida e costante. Assistenza ed efficienza nel servizio post-vendita sono diventati così punto di forza e motivo di grande fiducia , riconoscendo un valore aggiunto agli impianti chiavi in mano BIGonDRY, grazie alla grande capacità e flessibilità di adattarsi a qualsiasi circostanza.
BIOLEM Un altro mercato in continua crescita è quello della legna e biomassa: BIGonDRY ha studiato soluzioni di essiccazione specifiche che asciugano cippato e
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tronchi di legno, sia in essiccatoi convenzionali che nelle unità BIOLEM, realizzate in container pre-allestiti. La serie BIOLEM , grazie alla sua flessibilità, può essere applicata a molteplici soluzioni quali l’asciugatura di foraggio, legna da ardere etc.. Il BIOLEM è disponibile nei formati da 80 KW a 650 KW. Si propone anche in combinazione con un sistema di asciugatura in continuo, con pavimento mobile e coclea di estrazione, con scarico automatico al raggiungimento del livello di umidità pre-impostato, il tutto gestito da un semplice sistema di regolazione PLC e touch, controllabile da computer. BIGonDRY, con la linea BIOLEM, vuole dare soluzioni semplici ed economicamente efficaci per piccole applicazioni e volumi di biomassa di medio/piccola quantità, interessanti anche dal punto di vista del risparmio energetico (termiche ed elettriche).
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Alcuni progetti di BIGonDRY.
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Essiccazione BIGonDRY
EESSICCAZIONE
Esempio di Impianto di Essiccazione che sfrutta l’Energia Termica di risulta dal raffreddamento delle Turbine per la Produzione di energia Elettrica nei processi cogenerativi (Caldaia a Biomassa, Olii vegetali o Gassificatori), residuo termico che diversamente verrebbe dissipato in aria.
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THW BIGonDRY è fortemente impegnata nell’inventare sempre nuove soluzioni, con un’attenzione particolare all’eco-sostenibilità, offrendo impianti eco-compatibili che ottimizzano i consumi energetici e le immissioni in atmosfera. BIGonDRY produce anche gli Impianti THW per la termo-modificazione del legno ad alte temperature. Questi macchinari, tecnologicamente avanzati, compatti ed estremamente versatili, possono realizzare tutti i possibili processi quali: essiccazione, vaporizzazione , sterilizzazione e trattamento termico fino a 230 ° C.
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Tecnologie PELUCCHI CALDAIE
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Da Pelucchi Caldaie energia "su misura" al servizio dell’industria nel rispetto dell’ambiente per il nostro futuro. di Pietro Ferrari
PELUCCHI CALDAIE IMPIANTI TERMOELETTRICI INDUSTRIALI
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Pelucchi Caldaie s.p.a. progetta, produce ed installa soluzioni tailor-made per la generazione di energia termica ed elettrica da fonti rinnovabili, da rifiuti, da combustibili fossili e da recupero da cicli industriali. Il fondamento del quasi secolare successo della Pelucchi Caldaie risiede nella cultura tecnologica della produzione speciale. Di norma l’incontro tra le richieste del cliente e la tecnologia Pelucchi conduce ad un impianto ogni volta specifico, unico ed irripetibile, perché progettato e realizzato in base alle concrete necessità di una realtà industriale ben determinata.
Le variabili sono numerose: il fluido termovettore (acqua calda o surriscaldata, vapore saturo o surriscaldato, olio diatermico); la configurazione a tubi da fumo, a tubi d’acqua o ad olio; il combustibile (gas, olio, biomasse di varia natura) con le necessarie diversificazioni del sistema di combustione. Dalla combinazione di questi elementi, alla luce delle esigenze tecniche del cliente, nasce una tipologia di unità termiche virtualmente infinita. Si calcola che le caldaie Pelucchi prodotte con questa filosofia ed installate in tutto il mondo, dal 1924, siano circa 7000.
Pelucchi Caldaie è in grado di utilizzare una grande ampiezza di combustibili, quali: Fonti fossili: Gas naturale, olio combustibile, carbone, gas reflui di processo ed eventuali mix dei suddetti Fonti rinnovabili: Solide:, cippato di legno, cortecce, segatura, potature, sfalci, pellet, lolla di riso, vinacce, sansa di oliva, gusci, ecc. Liquide: bioliquidi Gassose: biogas prodotti da gassificazioni di materiale di origine biologica-organica (fanghi, legname, scarti agro-alimentari, etc.) Valorizzazione termica: CDR, pulper, fanghi di processo ed altri combustibili secondari Cicli industriali (recupero): Da gas di scarico di motori endotermici, turbogas e forni di processo.
industriale e tecnologico in rapida evoluzione. La Pelucchi è stata un'azienda pioniera nella realizzazione di impianti a biomassa costruendo sin dagli anni Cinquanta centinaia di caldaie utilizzando come combustibile scarti di lavorazione del legno per la produzione di energia termica. Negli anni Settanta ha realizzato i primi impianti di cogenerazione abbinando alla produzione di energia termica anche l’energia elettrica e utilizzando come combustibile qualsiasi tipo di biomassa agricola o forestale o scarti di lavorazione del legno.
GLI OBBIETTIVI DELL'AZIENDA “Essere partner tecnologico del proprio cliente lungo tutte le fasi del processo di selezione, investimento e manutenzione al fine di sviluppare progetti ed applicare soluzioni che generino un valore reale, sostenibile e di lungo periodo, attraverso lo sviluppo della cultura tecnologica dell'applicazione speciale, supportato da una qualità progettuale e costruttiva senza compromessi".
UNA LUNGA STORIA Fondata nel 1924 dal Cavalier Battista Pelucchi e poi guidata per un quarantennio dal figlio Costantino, l’azienda è ora guidata da Giambattista Pelucchi, esponente della terza generazione e, come tale, legato alla propria tradizione imprenditoriale ma anche attento interprete delle esigenze di un mondo
A partire dagli anni novanta Pelucchi Caldaie ha progettato e costruito numerosi impianti per la produzione di 1 MWe a Ciclo Rankine Organico (ORC) e da oltre 3 MWe con turbina a vapore surriscaldato ad alta pressione.
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Tecnologie PELUCCHI CALDAIE
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I GRANDI TEMI DELL'INNOVAZIONE Attenta ai temi fondamentali dell'innovazione tecnologica e dell'evoluzione socio-economica che sempre più condizionano il ciclo di vita del prodotto, Pelucchi Caldaie s.p.a. è in prima linea nella selezione e nell'applicazione di soluzioni d'avanguardia. Ad oggi è in grado di offrire oltre ai tradizionali impianti di combustione a griglia mobile anche: Impianti di combustione "a letto fluido" bollente con potenze da 3 MWt sino a 70 MWt, costruiti su licenza e tecnologia tedesca sviluppata appositamente per taglie medio-piccole. Tale tecnologia, rispetto all’impianto tradizionale a griglia, presenta i seguenti vantaggi: • rendimenti termici elevati sino al 95% • flessibilità sulle variazioni repentine di carico • flessibilità sull’uso contemporaneo di combustibili sia legnosi che di origine biologica-organica • modalità completamente automatica
TECNOLOGIE
Camera di combustione con griglia mobile.
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Combustione a letto fluido.
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La genialità italiana sbaraglia tutti: Silvano Caveglia è il vincitore del primo concorso europeo Wood-Mizer dedicato ai propri clienti.
IL SOGNO DEL BAMBINO CHE VOLEVA GIOCARE CON IL LEGNO
Project photo caption: Silvano Caveglia è il vincitore del primo concorso europeo ideato e realizzato da Wood-Mizer nel 2015.
Aveva da poco compiuto dieci anni Silvano Caveglia (nella foto), quando capì che lavorare il legno sarebbe stato il suo futuro una volta diventato grande. Per lui, cresciuto con un padre impegnato in tutt'altro settore (era autista di tir), è stato quasi un colpo di fulmine: durante le scuole medie aveva compreso il proprio bisogno di entrare a contatto con quella materia viva, versatile, profumata, che richiedeva passione e dedizione. Non che il legno fosse per lui un elemento del tutto oscuro: la sua famiglia era già da tempo proprietaria di diverse porzioni di bosco, nelle campagne e montagne attorno a Ceres, a una cinquantina di chilometri da Torino. Ma quegli alberi venivano utilizzati unicamente per essere trasformati in legna da ardere. Per inseguire il suo piccolo sogno, Silvano decide di iscriversi, dopo le scuole medie, all'istituto tecnico San Carlo di Torino: praticamente una leggenda per il Piemonte. Lì, fin dal 1848, quando la regione era cuore pulsante del Regno di Sardegna e
l'Italia come Stato unitario non esisteva ancora, si sono formate schiere di falegnami. Un'eccellenza per quel tipo di studi. Che valse a Silvano, appena quindicenne, la proposta di assunzione in un'azienda, dove lavorò finché non seguì la strada che aveva in mente: voleva lavorare il legno in proprio, seguendo le sue passioni. Ci riuscì sei anni dopo quando nel 2000, aprì la sua attività di falegnameria. Quasi un enfant prodige, tanto che – racconta - “puntualmente i nuovi clienti, vedendomi, mi scambiavano per il garzone e chiedevano di parlare col titolare dell'azienda...”. Nel suo magazzino di Chiamorio, la concretizzazione delle sue aspirazioni di bambino: “Ho fatto una scelta controcorrente” – ammette Silvano – anche rispetto agli altri che lavorano legno qui in zona. Non mi è mai interessato fare serra-
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macchina Wood-Mizer: una segatronchi LT15. “L'avevo adocchiata nel 2004 durante la Fiera del legno Forlener a Biella: al primo colpo d'occhio mi era sembrata quasi una bicicletta, tanto era esile ed essenziale ma ho capito rapidamente che avrebbe potuto avere delle potenmenti o prodotti standardizzati. Mi hanno sempre at- zialità molto utili per il tipo di lavori che già avevo initirato le cose da personalizzare e realizzare su mi- ziato a realizzare”. Dal primo incontro all'acquisto sura. Mobili, scale e tutto ciò che possa rappresentare vero e proprio sono passati un paio d'anni (“Prima vooltre che una appassionante sfida tecnica, anche un levo smaltire debiti e mutui pregressi per non avere elemento artistico”. A metà tra ingegneria e genio. Ed troppe voci di spesa in sospeso”). Ma l'ingresso nella è in questo ambito che si inserisce la scelta di Silvano sua azienda per Silvano ha rappresentato un altro di farsi accompagnare nella propria attività da una gradino nella crescita. “Il nuovo macchinario” – os-
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Le tecnologie WoodMizer in azione.
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Il laboratorio di falegnameria di Caveglia.
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serva – “ha un prezzo contenuto e un ottimo rapporto con la qualità. In breve, mi ha permesso di costruire direttamente in magazzino, dove posso lavorare direttamente con la stessa LT15. Ho potuto segare grosse quantità di tronchi con un bassissimo costo di esercizio della macchina. In poco tempo ho ripagato l'investimento fatto e ne ho tratto subito profitto”. L'ennesimo tassello verso la realizzazione completa del suo progetto: iniziare ad usare il legno dei boschi di famiglia anziché quello importato dal resto d'Italia e dall'estero: “un pò per scommessa e un po' perché provavo dispiacere a dover trasformare in mera legna da ardere i tronchi più belli, ho iniziato a utilizzarli per i miei prodotti”. L'idea di partenza è completa: una propria azienda, con una identità precisa che la distinguesse dalle altre realtà locali e basata sull'uso di legno di proprietà. Castagno, frassino, tiglio, faggio. Il vero chilometro zero (gli appezzamenti più vicini distano meno di mille metri dalla fabbrica). Di ciascun albero cresciuto nei boschi di casa, Silvano ha imparato a conoscere tutte le peculiarità: dalle colorazioni uniformi di un legno di media durezza come il tiglio (“in grado di sostituire egregiamente il tulipier statunitense, ma
a minor costo e a più basso impatto ambientale visto che lo troviamo nei boschi delle nostre regioni”), alle venature fiammanti del frassino, ideali per mobili sia classici sia rustici ma anche per gli arredamenti più moderni che richiedono effetti decapati o laccature a poro aperto. In poco tempo, anche grazie alla LT15, il cerchio produttivo si chiude: ogni anno, Silvano Caveglia taglia il quantitativo di legno che prevede gli possa servire per la stagione successiva e lo immagazzina destinandolo alla stagionatura che avviene ancora in modo naturale: in questo modo, dopo i primi 4-5 anni – ci racconta – “ho man mano dismesso l'uso di legno importato e ormai più del 90% del materiale usato viene dalle terre vicino casa mia”. Una scelta romantica ma anche di grande impatto economico (“utilizzando il mio legno riesco a tagliare i costi di quasi il 40%”) e ambientale: gli alberi crescono vicino all'azienda e per ciascuno di essi
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Silvano può garantire la completa tracciabilità. Un sistema che infatti gli ha permesso, negli anni scorsi, di ottenere anche la certificazione PEFC per la gestione forestale sostenibile. Un tassello in più a dimostrazione della qualità e della ridotta impronta ecologica delle sue produzioni. Tanti piccoli passi che hanno rafforzato il progetto di Silvano di unire tecnica e arte. Fino a tentare prove apparentemente “estreme” quando si lavora il legno. Come quella di realizzare un lavandino per il bagno. Sembra una follia, viste le peculiarità del materiale. Ma l'esperimento, nato su richiesta di un suo amico che stava ristrutturando la propria abitazione, è pienamente riuscito: dopo due anni e mezzo di utilizzo quotidiano è perfetto come il primo giorno. Merito della scelta, coerente con l'idea di un'azienda amica dell'ambiente, di saturare il legno di oli naturali. La ciliegina sulla torta è arrivata nell'autunno scorso
Alcuni esempi della produzione Caveglia, versatile e qualitativa.
quando, grazie a questo progetto nato un pò per gioco, Silvano ha vinto il primo concorso pensato dalla Wood-Mizer Europa per i progetti dei propri clienti: “sono stati nove quelli vincenti, provenienti da sette Paesi” spiega Jacob Mooney, PR specialist di Wood-Mizer Industries. “Esempi brillanti della creatività e la progettualità dei falegnami e della loro arte di lavorazione del legno, che viene resa più facile grazie all'impiego delle nostre macchine”. Una soddisfazione in più, che può condividere con la famiglia che nel frattempo è riuscito a mettere in piedi: i suoi quattro figli, che oggi hanno tra 8 e 3 anni, già condividono con il loro papà la passione per il legno, possono giocare con gli scarti di lavorazione e, grazie all'innata fantasia dei più piccoli, lanciare idee per realizzare prodotti innovativi. Nella speranza, sempre più concreta, di essere riuscito a porre le basi per lasciare a loro in futuro un'azienda di qualità.
TECNOLOGIE
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Tecnologie INCOMAC
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Il modello IDV “Incomac a Dissipazione Viscosa”. di Pietro Ferrari
UN NUOVO, RIVOLUZIONARIO E INNOVATIVO SISTEMA DI ESSICCAZIONE DEL LEGNO
Schema di funzionamento del sistema IDV.
Il rendering di un impianto IDV.
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Il rivoluzionario e innovativo sistema di essiccazione del legno, proposto da Incomac, non ha la necessità di riscaldare l’essiccatoio con acqua calda, né con vapore, né con gas o gasolio, né con il sistema della pompa di calore. Viene quindi eliminata la caldaia o
qualsiasi altro tipo di riscaldamento. Tuttavia, i tecnici del settore, sanno che, per essiccare il legno, è essenziale il riscaldamento! Anche nel nuovo e rivoluzionario sistema, il legno viene riscaldato, pur mancando un apporto esterno di calore. L’innovazione consiste nel produrre calore solo con la ventilazione, tramite un processo di Dissipazione Viscosa: i ventilatori sono la sorgente di energia termica. Scompaiono le valvole di regolazione dell’acqua o del vapore, scompaiono gli scambiatori con le loro per-
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GENNAIO 2016 Vedute di essiccatoi convenzionali Incomac.
dite d’acqua e la loro corrosione, scompaiono i bruciatori con tutti i loro problemi. Gli essiccatoi diventano così molto semplici, con costi di manutenzione drasticamente ridotti. Le celle di essiccazione restano assolutamente identiche a quelle dei sistemi convenzionali: o prefabbricate in Allumino o in muratura.
IL PROCESSO DI DISSIPAZIONE VISCOSA È noto che viene indicata come “viscosità” la resistenza che un fluido incontra quando scorre: è fondamentalmente una frizione interna a se stesso. Ad esempio l’acqua ha una viscosità interna inferiore al miele. Più bassa è la viscosità e più alta è la facilità di movimento (Fluidità). L’acqua è più fluida del miele, l’aria è più fluida dell’acqua. Se un fluido si muove in modo turbolento, crea un fenomeno detto di “dissipazione viscosa”. Cioè “l’Energia Cinetica” di un fluido che si muove in modo turbolento, per effetto della viscosità, viene trasformata in Energia Termica. Quindi la Dissipazione Viscosa è la distruzione della velocità turbolenta del fluido a causa della sua frizione viscosa, velocità che si trasforma in calore. Anche tra un liquido che scorre a contatto di un solido c’è una viscosità molto alta. Alla Energia Cinetica persa per turbolenza, si deve aggiungere anche quella persa o dissipata quando il fluido scorre sopra una superficie solida. Il fluido si riscalda, il processo è irreversibile e viene indicato come dissipazione viscosa. La dissipazione sarà tanto più elevata quanto più alta è la turbolenza e quanto più estesa è la superficie di contatto tra fluido e solido.
Nel caso del nostro innovativo sistema di essiccazione, si può affermare che il riscaldamento della cella avviene tramite un processo di Dissipazione Viscosa nel quale un flusso accelerato d’aria viene distrutto e trasformato in calore. Quindi l’idea geniale degli esperti dell’Incomac è stata quella di creare all’interno di una cella di essiccazione un elevato flusso d’aria e di farlo scorrere in modo turbolento sopra una vasta superficie di legno. Per il doppio effetto di turbolenza e di attrito aria-legno, l’aria aumenta la temperatura, perdendo velocità: progressivamente, la temperatura della cella e del legno stesso aumentano. Il legno, riscaldandosi, provoca l’evaporazione dell’acqua contenuta nelle proprie cellule. Le prove sperimentali condotte, confermano che il consumo energetico può raggiungere il 50% in meno dei sistemi tradizionali. Infatti il consumo è solo quello dei ventilatori, che danno velocità all’aria (Energia Cinetica). Inoltre un ventilatore di piccola potenza riesce a dare una velocità molto alta al flusso d’aria. Con il fenomeno della dissipazione viscosa dovuto alla turbolenza ed alla frizione sulla superficie del legno, quell’alta velocità viene trasformata in Energia termica. In questa trasformazione non c’è alcuna dispersione o perdita di calore, contrariamente a quanto avviene in altri processi di scambio termico.
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Tecnologie SECAL
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Secal: impianti d’essiccazione in tutto il mondo. di Beatrice Guidi
ILMARCHIO SECAL SIMBOLO DI QUALITÀ mento e soprattutto il sistema elettronico di controllo. Grazie all’esperienza acquisita insieme a clienti che trattano le più diverse essenze e in condizioni climatiche molto diverse, Secal ha sviluppato soluzioni per ogni singolo problema di essiccazione. L’elettronica di controllo Secal è un sistema configurabile ed espandibile, in funzione delle necessità del singolo utente ed è caratterizzato dalla facilita d’uso e da un livello di affidabilità elevatissimo. Inoltre, alcune esclusive opzioni sono particolarmente apprezzate dagli operatori. Nel post vendita sono sempre disponibili i servizi di telecontrollo e teleassistenza, pezzi di ricambio e consulenza. La cultura della qualità in Secal è uno stile di lavoro, un modo di intendere ogni fase dei processi sia di progettazione, che In un mercato sempre più difficile, la Secal è rimasta fedele al proprio principio di ricerca della qualità globale, continuando a proporre un prodotto di alta qualità ad un prezzo concorrenziale. Le migliaia di impianti, installati in ogni parte del mondo, sono il risultato di un successo che non ha lasciato spazio a compromessi sulla qualità.
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L’esperienza maturata è garanzia dell’alto livello qualitativo degli impianti Secal, identificati da alcuni tratti distintivi che li rappresenta sul mercato, come la robusta struttura, l’esclusivo sistema di isola-
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di produzione e vendita. Il nostro staff, professionale e amichevole, sarà lieto di trovare le soluzioni giuste per voi!
• Impianti “chiavi in mano” completi di caldaie per la combustione degli scarti della lavorazione del legno.
PROGRAMMA DI PRODUZIONE • Impianti d’essiccazione per legno di tipo convenzionale, funzionanti ad acqua calda, surriscaldata, vapore ed olio diatermico, con capacità fino a 300 m3 /ciclo. • Impianti d’essiccazione funzionanti con bruciatore diretto a gas metano o GPL. • Impianti d’essiccazione tipo tunnel, per essiccazioni rapide. • Impianti di vaporizzazione con sistema diretto, indiretto e misto. • Impianti per il trattamento termico (sterilizzazione) degli imballaggi in legno e pallet conformi alla normativa IPPC/FAO ISPM-15. • Pre-essiccatoi. • Impianti di essiccazione per materiali igroscopici diversi dal legno.
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Tecnologie PELLETEMILIA GROUP
www.pelletemilia.com
Pelletemilia Group si conferma una realtà avanzata e creativa nel campo del riscaldamento a pellet. di Beatrice Guidi
INTERPRETI DEL RISCALDAMENTO ALTERNATIVO www.pelletemilia.com
I pellets Plus Calor nella loro vivace confezione.
La Pelletemilia Group è una Società a Responsabilità Limitata nata nel dicembre 2010. In Pelletemilia Group s.r.l. nasce e si consolida l'attività già intrapresa da un’idea nata nel 2006 dopo una attenta indagine e analisi sulle prospettive di mercato delle energie alternative, in particolare per il settore delle biomasse. La Ditta ha sede legale in Granaglione (Bologna) e attualmente commercializza all’ingrosso e al dettaglio biomasse (pellets, bricchetti, cippato e legna) e al dettaglio stufe, idrostufe e caldaie pellets/cippato/legna, inoltre è in grado di svolgere attività di manutenzione sui principali termoprodotti presenti sul mercato. Pelletemilia produce e commercializza pellet di conifera con proprio marchio certificato DIN PLUS denominato “Plus Calor”. Dal 2013 in esclusiva per il mercato italiano, commercializza le prima macchine per la distribuzione con metodo innovativo di travaso del pellet/cippato sfuso “Turbopellet H28” . L'Azienda, altresì, grazie all'esperienza maturata negli ultimi dieci anni, attraverso collaborazioni dirette con titolari/tecnici/progettisti di varie ditte costruttrici, è impegnata nella progettazione e realizzazione di nuovi modelli di caldaie a biomassa dal sistema innovativo di ricircolo ed espulsione dei fumi di scarico, nonché allo studio di fattibilità e del relativo lay-out per l'industrializzazione del prodotto con proprio marchio.
UN PRODOTTO CONVENIENTE La mission principale è quella di offrire un prodotto “alternativo” per il riscaldamento sia in termini economici (risparmio) sia in termini di sostenibilità ambientale. Competenza e professionalità sono i punti di forza dell’azienda che è particolarmente attenta alla qualità dei prodotti che commercializza. • I principali punti di forza dell’attività sono i seguenti: vicinanza alle fonti di approvvigionamento della biomassa legnosa e contatti consolidati sia con produttori di pellets (italiani ed esteri) sia con gli autotrasportatori; • concorrenza positiva con le altre fonti energetiche collegate ai prodotti petroliferi (Metano, GPL e Gasolio), con un numero di potenziali utenze ad alto assorbimento di prodotto (alberghi, agriturismi ecc) e forte sviluppo ed espansione di sistemi di riscaldamento domestici (stufe a pellets); • fattore emozionale della “fiamma”, che induce all’acquisto di un termoprodotto; •sufficiente grado di aggregazione dei centri abitati per la distribuzione presso privati; • strategia aziendale di produzione energetica diversificata, nonché di diffusione delle più avanzate ed innovative tecnologie oggi disponibili per il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale; • consolidata collaborazione con i maggiori produttori dei termoprodotti a pellet.
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PRODOTTI E SERVIZI I prodotti commercializzati sono il pellet di legno, i bricchetti, il cippato, la legna e i sistemi di riscaldamento/produzione acqua calda sanitaria: stufe, idrostufe e caldaie a pellets/legna. La ditta è in grado di fare una proposta a 360 gradi, dalla progettazione alla installazione (con termotecnici e idraulici esterni), alla certezza di approvvigionamento del combustibile a prezzi e qualità certa. Punto di forza è l’estrema competenza professionale dei soci maturata nel corso degli anni (presenza attiva nei maggiori convegni nazionali e internazionale del settore). L’elevata conoscenza dei prodotti e l’ubicazione territoriale della ditta ne fanno un punto di sicuro riferimento per i consumatori. L’azienda è abilitata all’installazione, manutenzione e certificazione degli impianti termici realizzati in base alla normativa vigente (D.M. 37/08 n. 5 maggio 2008).
Notevole punto di forza è la consistenza dei mezzi di consegna, infatti la Pelletemilia è già dotata di un camion gru per le consegne “pesanti”, un furgone per le consegne leggere e mezzi 4x4 che permettono la consegna del prodotto nelle condizioni più disagiate.
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Il dispositivo Turbo-Pellet visto frontalmente.
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Tecnologie D’ALESSANDRO TERMOMECCANICA
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D'Alessandro Termomeccanica all'avanguardia nelle soluzioni di riscaldamento. di Beatrice Guidi
PROTAGONISTI NEL CAMMINO DELLA TECNOLOGIA
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L’azienda D’Alessandro Termomeccanica produce, dal 1980, generatori di calore a biomassa rivolgendo particolare attenzione alla progettazione e alla ricerca tecnologica di sistemi alternativi di riscaldamento. L’elevato standard qualitativo dei prodotti e dei servizi è certificato secondo le norme UNI EN ISO 9001:2008 e secondo la norma Europea EN 303-5. La D’Alessandro Termomeccanica propone soluzioni
per il riscaldamento nel settore residenziale, agricolo e zootecnico, per l’applicazione dei propri generatori in impianti industriali, di teleriscaldamento e così via, grazie all’ampio range di potenze disponibili: da
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20 kW a 4.100 kW. Le caldaie sono costruite per essere alimentate con combustibili solidi, in particolare pellet e biomasse provenienti dalla lavorazione dei residui agricoli e forestali (legna, sansa di olive, gusci e noccioli di frutta triturati, cippato, trucioli, segatura e così via). Tra le fonti energetiche rinnovabili, le biomasse rappresentano una grande risorsa per l’uomo e per la salvaguardia dell’ambiente. Nel 2010 la D’Alessandro Termomeccanica decide di entrare anche nel settore industriale analizzando nuove realtà, ponendo particolare attenzione alla continua evoluzione delle esigenze del mercato e dei molteplici campi di applicazione dei propri generatori. La costante ricerca ha spinto la D’Alessandro Termomeccanica ad ampliare la propria gamma e ad accrescere il proprio know-how tecnico costruttivo al servizio di impianti tecnologici industriali e di cogenerazione, con la produzione di caldaie a vapore, ad acqua surriscaldata (sia a tubi d’acqua che a tubi di fumo) e di caldaie ad olio diatermico. La nuova gamma è dedicata principalmente alla realizzazione di impianti ad uso industriale come ad esempio per l’industria agro-alimentare (macellerie, caseifici, ecc.), per il settore agricolo e zootecnico (es. fungaie e coltivazioni simili), per l’industria tessile (lavanderie, asciugatrici, stirerie ecc.), per l’industria della carta, del legno e così via. In generale, le potenze disponibili variano da 100 kW a 7000 kW in base ai modelli, con pressioni da 5 bar a 24 bar.
Tra i punti di forza della D’Alessandro spiccano l’interesse per la ricerca di soluzioni ideali che soddisfino sempre le esigenze del cliente, anche tramite test preliminari dei combustibili da esso forniti così da trovare la giusta combinazione dei prodotti ad esso più idonei; il design e la produzione esclusiva nei propri stabilimenti e la politica del Made in Italy; l’utilizzo dei materiali e la costruzione secondo normativa P.E.D. (Pressure Equipement Directive) con certificazione da parte di Ente italiano riconosciuto; i test di collaudo presso i propri stabilimenti; la messa in funzione dell’impianto e l’assistenza post-vendita. La D’Alessandro Termomeccanica, inoltre, realizzando prodotti per la produzione di Energia Termica ed Elettrica sfruttando le fonti energetiche rinnovabili, si inserisce perfettamente nell’ambito della cosiddetta “Green Economy”, garantendo una doverosa sostenibilità ambientale, oltre ad un notevole risparmio energetico rispetto ai tradizionali combustibili fossili.
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Aziende KROSTAR
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Le risposte di un leader della logistica e del trading del legno. di Pietro Ferrari
COLTIVARE IL LEGNO
AZIENDE
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Woodchips e tronchi certificati sono il cuore del trading di Krostar, azienda da 800mila tonnellate di volumi, guidata dall’imprenditore bergamasco Angelo Alimonti, specializzato in grandi carichi di legno Finita l’era del disboscamento selvaggio oggi il legno è una materia prima che si coltiva e raccoglie come
il mais o il grano destinati all’industria alimentare: il legno destinato al commercio è prodotto principalmente da foreste piantate o proviene anche dalla manutenzione dei parchi, necessaria per mantenere i boschi sani e vitali. Lo testimonia il caso di Krostar, azienda svizzera lea-
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der a livello globale nella logistica e nel trading del legno, che commercializza 800 mila tonnellate l’anno di woodchips e tronchi, la cui provenienza è garantita da certificazioni che ne assicurano l’origine da foreste gestite in maniera responsabile. Come sottolinea anche la FAO nel suo ultimo rapporto, le foreste piantate, stabilite per la produzione, contribuiscono a ridurre la pressione sulle foreste naturali: negli ultimi 25 anni il tasso di deforestazione globale netto si è ridotto di oltre il 50% e molti Paesi stanno migliorando la gestione delle risorse forestali. Spiega Angelo Alimonti, managing director di Krostar: “Per ottenere il legno non vengono più disboscate le foreste naturali, ma tutta la materia prima è certificata e proviene da due fonti principali: dalle foreste piantate oppure dalla manutenzione dei boschi”. Continua Alimonti: “Le woodchips e i tronchi che commercializziamo sono per tale ragione accompagnati da certificati di origine e fitosanitari. Valore aggiunto di Krostar è una logistica efficiente che rende possibili trasporti unitari di grandi dimensioni: ci avvaliamo di navi dedicate per il trasporto grazie a contratti pluriennali di timecharters con primari armatori mondiali.” Il legno di Krostar è destinato all’industria pulp and paper, a quella dell’MDF (pannello di fibra a media densità derivato dal legno) e al settore della biomassa legnosa per le centrali elettriche, la cui materia prima proviene da foreste altamente produttive, a seguito di un programma di gestione molto controllato. Nel 2015 Krostar ha raggiunto un fatturato aggregato tra logistica e trading di woodchips e tronchi, di 60 milioni di dollari con una dimensione globale: significativi volumi di materia prima provengono da foreste dell’America settentrionale, ma anche dal-
l’Ucraina e sono destinati in primo luogo ai mercati europei e turchi. L’obiettivo del 2016 di Krostar è raggiungere un fatturato di 80 milioni di dollari e 1 milione di tonnellate di legno commercializzato.
KROSTAR IN BREVE Krostar, azienda svizzera con sede a Lugano guidata dall’imprenditore bergamasco Angelo Alimonti, è specializzata nella logistica del legno e nella commercializzazione di woodchips e tronchi certificati. Krostar conta un giro d’affari aggregato di 60 milioni di dollari nel 2015 con l’obiettivo di 80 milioni di dollariper il 2016 e 1 milione di tonnellate. Nel 2015 Krostar ha commercializzato circa 800 mila tonnellate tra woodchips e tronchi, conta 15 collaboratori ed ha anche una sede in Ucraina, vicino la città di Odessa.
AZIENDE
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Appunti
di Franco Riccardi
XYLEXPO SOTTO UNA BUONA STELLA Riprendiamo qui il discorso di Roberto Primultini, Presidente di Acimall, sul tema della prossima Xylexpo 2016, che esprime in maniera esaustiva le linee generali della prossima edizione di Xylexpo. Sono particolarmente lieto di incontrarvi oggi, perché mai come quest’anno abbiamo bisogno del vostro aiuto: ci sono tante idee e tanti progetti sui quali stiamo lavorando. Indispensabile contare sul lavoro degli opinion leader, della stampa di settore di tutto il mondo che voi oggi rappresentate, per aiutarci a comunicare agli operatori italiani ed esteri ciò che vogliamo fare. Non solo per l’edizione 2016, oramai alle porte, ma a breve e medio termine. Il mondo, il nostro settore ha vissuto trasformazioni che conoscete meglio di me. Nessuno può restare alla finestra a guardare, attendere che la situazione si stabilizzi per scegliere una strada, perchè il contesto in cui ci troveremo tutti a operare ci offre una sola certezza, ovvero il continuo movimento. Nella prossima edizione di Xylexpo – la biennale internazionale delle tecnologie e delle forniture per l’industria del legno e del mobile che ben conoscete, in programma a Fieramilano-Rho, dal 24 al 28 maggio prossimo – avremo indubbiamente modo di dimostrarlo. Non solo noi, con il risultato del nostro lavoro come organizzatori, ma le aziende che esporranno, vere protagoniste di ogni fiera.Sono, siamo convinti che sarà una fiera fatta di innovazioni: basterà guardarsi attorno per accorgersi di quanto e di come sono cambiate le tecnologie per il legno. Con Ice e FieraMilano camminiamo insieme da molto tempo, realizziamo molti progetti, portiamo a termine iniziative a favore del nostro settore e dei suoi interpreti. Ogni nostra scelta futura passerà attraverso la collaborazione con loro, l’amicizia con loro, il loro concreto supporto. Con loro, grazie a loro, stiamo dando vita a
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numerose iniziative promozionali, in Italia e nel mondo e di questo, della loro attenzione al nostro settore industriale vogliamo ringraziarli. Il “fare squadra” oggi è la chiave di volta di qualsiasi sistema; senza nuove collaborazioni, senza nuovi stimoli a rapporti consolidati difficile aggiungere valore alle nostre esperienze. Ci tengo a dire subito che Xylexpo è il solo evento italiano dedicato al settore delle tecnologie e delle forniture per l’industria del legno e del mobile che può vantare il patrocinio di Eumabois, del Ministero delle Attività produttive e di Cfi-Comitato Fiere Industria (Confindustria), oltre che della già ricordata fattiva e concreta collaborazione di Ice-Agenzia per il commercio estero e di Fiera Milano. E non è certo un caso che oggi, per la prima volta a un nostro evento sia presente FederlegnoArredo. E che fra noi ci sia proprio Giovanni De Ponti, che ha saputo guidare e gestire con i suoi collaboratori una stagione di grandi cambiamenti nella federazione e nel Salone del mobile di Milano, realtà di cui è amministratore delegato. Da sempre siamo convinti che una maggiore integrazione della filiera, un rapporto più stretto con chi rappresenta l’eccellente, variegato mondo degli utilizzatori delle tecnologie che noi costruiamo potrà creare un circolo virtuoso infinito. La presenza del dottor De Ponti fra noi è un segno tangibile che questo tempo è arrivato e lo saluto con particolare gratitudine e con entusiasmo per quanto potremo e dovremo fare insieme. Doveroso ringraziamento per quello che è il nostro “testimonial”, se mi permette questa definizione. Come ricorderete nella conferenza stampa per l’edizione 2014 invitammo Paolo Fantoni, imprenditore di grande spessore. Quest’anno abbiamo con noi Maurizio Riva, l’uomo che
più di molti altri ha saputo declinare tecnologia, creatività e design in un linguaggio nuovo, ma che ha anche trovato il punto di incontro fra macchine e capacità artigianali, comprendendo che la manualità e il rispetto per la materia prima legno sono valori che vanno aggiunti alle tecnologie, che non possono essere sostituiti, cancellati. Un uomo che non solo crede in ciò che fa, ma che ha valori e convinzioni ben salde che lo portano ad agire guardando al territorio, ai suoi colleghi, a quella “Brianza del mobile” che è alla ricerca di nuovi percorsi e di esempi come Riva1920. Un altro doveroso grazie alle aziende che vedete in questa sala. Quest’anno, per la seconda volta, ospitiamo alcuni dei “top exhibitors” di Xylexpo, aziende e realtà che credono fortemente nel lavorare insieme e che hanno scelto di essere sponsor di questa giornata e di avere l’opportunità di incontrarvi e di presentarvi in anteprima le novità che proporranno in maggio. A loro – Salvador, Emc, Giardina Group, Cefla Group, Scm Group, Homag Italia, Biesse Group, Greda, Incomac, Leuco, Costa Levigatrici, Metal World, Imal, Pal – un sentito grazie; a voi l’invito – per quanto superfluo – di dedicare loro l’attenzione che meritano.
Una buone edizione Ci attende una buona edizione, come ho avuto modo di dire diverse volte negli ultimi mesi. Lo scenario economico, come vi dirà più compiutamente fra poco il direttore di Acimall Dario Corbetta, è indubbiamente più positivo: il 2015 si è concluso con dati in crescita per le industrie italiane che producono tecnologie per il legno e i suoi derivati e – per quanto riguarda Xylexpo – tutto lascia presagire che supereremo i dati del 2014, quando registrammo 440 espositori, di cui 119 stranieri, su una superficie di 26.176 metri quadrati netti espositivi. A oggi, infatti, i numeri sono nettamente migliori rispetto allo stesso periodo di due anni fa, con poco più di 300 espositori, di cui un terzo stranieri, che hanno già confermato la propria partecipazione su una superficie attorno ai 25mila metri, avvicinandoci già oggi ai 26.176 metri quadrati totali del 2014. Ci aspettiamo, dunque, di arrivare vicini a quota 450 espositori e di avvicinarci ai 30mila metri quadrati. Siamo ottimisti anche sul versante dei visitatori: ci attendiamo risultati superiori al 2014, quando nelle cinque giornate di fiera registrammo 44mila presenze, ovvero 15.250 “visitatori unici” (il 30 per cento stranieri), il vero parametro che vogliamo offrire ai nostri interlocutori per valutare in termini reali, di concrete opportunità di business cosa oggi Xylexpo è e può offrire. A questo proposito ecco la prima novità: l’ingresso a Xylexpo sarà gratuito per gli operatori che si registreranno nella apposita sezione del sito www.xylexpo.com; per tutti gli altri è previsto un biglietto di ingresso di 15 euro per un giorno, 25 euro per l’intero periodo della fiera. Abbiamo volutamente deciso una tariffa contenuta se paragonata con altre rassegne: il nostro obiettivo prioritario è scoraggiare i curiosi e fare quanto possibile perchè i nostri visitatori siano motivati. Lo abbiamo già detto in occasione delle ultime edizioni: non vogliamo inseguire numeri, ma essere un servizio per espositori e visitatori, specialmente in un periodo in cui le fiere devono assolutamente cambiare. continua
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Appunti L’offerta sarà anche quest’anno articolata in tre padiglioni: nelle hall 1 e 3 saranno ospitate macchine, utensili e accessori per l’industria del mobile più vicine alla seconda lavorazione, alla trasformazione del pannello. Nel padiglione 2 macchine e attrezzature per il legno massiccio, e tutti i comparti legati alla prima lavorazione, alle tecnologie per l’edilizia e i semilavorati in legno, con una appendice nell’area all’aperto riservata agli espositori più legati ai lavori in foresta. Un’offerta completa - Tanti gli elementi che ci portano a essere ottimisti. Forse qualcuno ricorderà le mie parole di due anni fa, al Museo nazionale della Scienza e della tecnica, quando mi dissi convinto che i nostri sforzi e le volontà comuni erano“… un altro, grande passo verso una totale, completa riunificazione che ci permetterà di dire – nel 2016 – che tutta, ma proprio tutta l’industria italiana è nella sua vetrina privilegiata”. È così: oggi ritroviamo finalmente a Xylexpo tutti, ma proprio tutti, i protagonisti della filiera. Come abbiamo comunicato nelle scorse settimane, anche Scm Group ha scelto di ritornare a Xylexpo, una decisione che ci incoraggia e ci spinge a fare sempre meglio. E non è una sterile dichiarazione di intenti: come ho già accennato all’inizio, questo settore è profondamente cambiato e – tutti insieme – possiamo ora lavorare per percorrere nuove strade, per ricercare diverse opportunità. Grandi gruppi e realtà di piccole e medie dimensioni da tutti i comparti e per tutte le tipologie produttive oggi sanno di dover essere a Milano perché è una piazza ritornata al suo antico, completo splendore e perché è un luogo dove finalmente non ci si accontenta dei risultati raggiunti, ma si vuole guardare avanti. Lavorando, lo ribadisco, tutti insieme a un progetto comune di grande respiro. Acimall al Salone del Mobile di Milano - Anche questa è una grande novità e credo che a nessuno sfugga il messaggio che intendiamo lanciare con la presenza dell’industria italiana delle tecnologie per il legno a questo grande evento. Una “prima” che ha un sapore forte, una esperienza che vuole rendere esplicito ed evidente al mondo il rapporto che c’è fra la macchina e il design, il ponte che esiste fra una idea e il prodotto finito. Per noi essere nella grande kermesse milanese, avere uno stand nel padiglione 14 significa testimoniare quale contributo la tecnologia può dare alla qualità del “buon vivere”, rendendo ripetibile la bellezza con soluzioni rapide, potenti, flessibili, capaci di rendere anche l’oggetto più splendido, il mobile più elegante alla portata di un maggior numero di possibili utenti. Una opportunità, quella di poterci definire “espositori del Salone del mobile.Milano” di cui dobbiamo indubbiamente ringraziare FederlegnoArredo e che, ne siamo sicuri, è solo il primo tassello di un disegno ben più grande. Maggio e le sue aspettative - Una buona edizione di una fiera che ha una grande storia alle spalle, innanzitutto. A maggio festeggeremo l’edizione numero 25, un numero importante da cui ripartire, una opportunità per ripensare a quella lontana, prima edizione svoltasi dal 18 al 24 marzo 1968 e ai protagonisti di allora. E sarà anche il cinquantesimo anniversario di Acimall, l’associazione dei costruttori italiani di macchine per il legno, che fu fondata con atto notarile il 29 gennaio 1966. Anniversari importanti, una storia che merita rispetto e impegno per il futuro. Ne parleremo mercoledì 25 maggio, durante “La notte di Xylexpo”, serata alla quale siete fin d’ora invitati durante la quale festeggeremo questi traguardi e consegneremo il secondo Xylexpo Innovation Awards, premio che quest’anno sarà dedicato solo alla innovazione e che vedrà all’opera una giuria fatta di personalità accademiche e del mondo della formazione di settore impegnati a scegliere i prodotti più innovativi per le sezioni “Prima lavorazione”, “Seconda lavorazione” e “Finitura”.
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INFORMAZIONI DA E PER HOLZ-HANDWERK 2016 Uno dei temi che continuano a toccare il settore rimane la mancanza di risorse umane qualificate. Per venire incontro a questa esigenza l’organizzatore del salone ha creato l’HOLZ-HANDWERK Campus, un forum concentrato dei più prestigiosi istituti superiori e scuole professionali e specialistiche, che si pone come piattaforma di lancio per le giovani leve e che fornisce informazioni ad espositori e visitatori sulle possibilità di formazione e aggiornamento. Altro debuttante tra gli ultimi eventi è stato anche lo stand collettivo delle giovani aziende innovative promosso dal Ministero tedesco per l’Economia e l’Energia (BMWi). Con il sostegno economico del Ufficio federale per l’economia e il controllo sulle esportazioni (BAFA), anche nel 2016, i newcomer tedeschi avranno la possibilità di presentare le loro promettenti novità ad un pubblico specialistico qualificato e di allacciare preziosi contatti in occasione di uno dei saloni leader del loro settore.
“Luci e colori” - La mostra speciale dell’FSH Bayern è d’ispirazione Fedeli allo slogan “Scoprire. Provare. Fare.”, le mutevoli mostre speciali al salone HOLZHANDWERK rappresentano temi caldi e spunti concreti per l’applicazione artigianale. Così la mostra speciale “DesignObjekt – ObjektDesign” dell’associazione di categoria Schreinerhandwerk Bayern (Artigiani del legno della Baviera) nel 2016 sarà tutta all’insegna di “Luci e colori – Gli artigiani creano gli spazi abitativi” cogliendo in tal modo l’aspetto creativo che sta acquistando sempre più importanza per chi lavora con il legno. I visitatori riceveranno consigli pratici che potranno mettere direttamente in pratica acquisendo così un notevole vantaggio concorrenziale. La novità di quest’anno è la posizione centrale della mostra speciale all’ingresso centrale nel foyer, dove i consulenti dell’FSH Bayern saranno a disposizione del pubblico per colloqui individuali in uno spazio notevolmente più ampio. La mostra speciale aprirà già alle 9.00, un’ora prima quindi dell’apertura ufficiale del salone, e sarà un modo invitante di iniziare la giornata fieristica.
“Norimbergalvolo”: volo diretto dal Nord Italia al salone Il primo giorno del salone HOLZ-HANDWERK gli espositori avranno la particolare opportunità di allacciare contatti con clienti, partner e rappresentanti mediatici provenienti dall’Italia. La NürnbergMesse Italia ha organizzato per mercoledì 16 marzo 2016 un volo diretto da Bergamo a Norimberga andata e ritorno in modo da permettere ai visitatori dal Nord Italia di concentrare la visita al salone HOLZ-HANDWERK in un’unica giornata. Anche gli espositori interessati ad invitare i propri partner commerciali avranno a disposizione posti all’interno del pacchetto completo comprendente trasporto, ingresso e spuntino. Per maggiori informazioni sulle condizioni e sulla prenotazione visitate la pagina www.norimbergalvolo.it.
Subito negli app store: la App HOLZ-HANDWERK2016 Quest’anno per la prima volta è disponibile una App per Android e iOS che rende più facile la pianificazione della visita al salone: un’apposita rubrica consente di salvare espositori e prodotti, mentre la piantina dinamica dei padiglioni aiuta i visitatori ad orientarsi all’interno del salone. Gli utilizzatori ricevono, inoltre, notifiche push su eventuali modifiche all’elenco delle selezioni personali.
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AVVIATA LA FILIERA ECOSOSTENIBILE CARNE “SILVO PASTORIL” Il gruppo Brazzale ha varato un piano innovativo nello sviluppo di “filiere eco sostenibili”. Di fronte al crescente squilibrio ecologico del pianeta, infatti, gli imprenditori sono chiamati a riconsiderare i propri modelli produttivi. Giustamente, la sensibilità del consumatore è sempre più attenta al contesto ecologico nel quale si svolge un ciclo produttivo ed all’impatto del medesimo sull’ambiente. Il consumatore oggi non si accontenta che un prodotto finale sia buono, sano, conveniente, rintracciabile in ogni sua fase; chiede in aggiunta che l’intero ciclo produttivo sia in armonia con la natura e generi benefici ambientali. Il primo grande passo del nostro gruppo in tal senso, dopo circa dieci anni di esperienze di sistemi innovativi condotte dallo staff italiano guidato dal dottor Vittorio Maionese, è costituito dal nuovo rivoluzionario allevamento che la
Brazzale spa ha avviato nel settore della carne bovina, chiamato “Ouro Branco – Silvopastoril”, presentato nei giorni scorsi alla stampa. Come per la carne, anche per il latte ed i formaggi il gruppo ha di recente completato una filiera di alta qualità all’insegna della eco sostenibilità, unica nel suo genere, che verrà presentata il prossimo maggio in occasione della fiera “Cibus” di Parma.”. In Mato Grosso do Sul – Brasile, nel municipio di Bandeirantes, Brazzale spa ha siglato con il partner locale Ouro Branco lt.da un “protocollo verde” che dà il via ad un rivoluzionario allevamento bovino da carne detto “Silvo Pastoril”, basato sulla consociazione tra pascolo e coltura arborea. Il risultato delle ricerche e degli esperimenti effettuati ha permesso di collocare la piantagione di alberi nel pascolo senza perdite di resa, in modo che la somma di uno più uno dia due e mezzo.
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“La conoscenza delle problematiche dell’utilizzatore finale mi consente di parlare la sua stessa lingua... di capire le sue esigenze e di consigliarlo per il meglio.”
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Il sistema origina un ciclo biologico sostenibile che raggiunge i più elevati standard di benessere animale ed efficienza senza modificare l’equilibrio ecologico naturale. Un ampio territorio, finora sfruttato dagli agricoltori con monocolture, sarà recuperato in gestione, seminato con pascolo nobile e quindi riforestato mediante la piantagione di 300 alberi di alto fusto per ogni capo bovino, per un totale di circa 600.000, dando luogo ad un bosco alternato a radure. Il complesso è visibile al pubblico. Il bestiame, pur costantemente controllato e sottoposto a rigorosa rintracciabilità, vivrà come allo stato di natura e, salvo una manciata di sale, si nutrirà solo di erba. Saranno eliminati taglio e trasporto meccanizzato dei foraggi, con grande risparmio di emissioni. Non saranno impiegati concimi chimici perché la fertilità sarà mantenuta in equilibrio grazie al corretto carico animale per ettaro. L’orientamento est-ovest dei filari consentirà all’energia solare la massima fotosintesi. Il microclima del bosco preserverà l’umidità dei terreni, impedendo la desertificazione ed incrementando la piovosità naturale. Non si dovrà perciò irrigare, risparmiando enormi quantità di acqua dolce. Per garantirne la purezza le sorgenti ed i corsi d’acqua saranno qualificati riserva protetta ed il bestiame disporrà di abbeveratoi alimentati da pompe idrauliche azionate dalla stessa corrente dell’acqua.La biodiversità sarà garantita da una oasi naturale ampia il 20% dell’area, in cui sarà proibito l’accesso ed il pascolo, collegata ad una rete di “bio-corridoi” nei quali la fauna selvatica si muove per centinaia di km. fuori da aree antropizzate. Le operazioni di cura del bestiame avverranno secondo la più moderna etica animale in un centro “anti-stress”, che evita agli animali agitazione e traumi fisici. I nuovi boschi daranno legno pregiato per sostituire cemento e ferro in edilizia, mentre gli scarti alimenteranno le centrali termiche come fonte rinnovabile di energia. Grazie al risparmio di risorse il costo di produzione della carne, di primissima qualità e venduta in una filiera speciale della grande distribuzione, sarà dimezzato rispetto a quello europeo.
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Foresta FESTIVAL DEL PAESAGGIO IN MONFERRATO di Paolo Ferrari
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Nel corso del convegno “Il valore del bosco per il paesaggio si sono discusse tematiche ed esperienze concrete di salvaguardia e valorizzazione. Presentiamo alcuni degli interventi più significativi.
IL BOSCO TRA NATURA, PAESAGGIO E ECONOMIA www.comune.casale-monferrato.al.it
Si è svolto il 1 e 2 ottobre 2015 il convegno dal titolo “Il valore del bosco per il paesaggio”, nella più ampia cornice del Festival del Paesaggio in Monferrato organizzato da Parco fluviale Po e Orba, Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato casalese e Città di Casale Monferrato. Il primo giorno il convegno ha avuto luogo presso la sede del Parco fluviale del Po e dell’Orba di Casale Monferrato, per proseguire, il giorno successivo, presso la sede di Pobietto a Morano sul Po. La grande varietà di temi trattati ha posto in risalto la complessità di tematiche e visioni all’interno del quale l’ambiente bosco è concepito culturalmente e pensato dalla nostra contemporaneità che sta vivendo, da una parte una rinnovata presa di coscienza dei valori di biodiversità intrinseci agli ambienti naturali (indipendentemente e anteriormente ai loro valori monetizzabili), dall’altra uno stile di vita sempre più artificiale e distante dall’esperienza naturale. Il convegno, fortemente caratterizzato in senso naturalistico, ha dato tuttavia ampio spazio a esperienze virtuose di gestione sostenibile del bosco, inteso anche come risorsa economica.
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GLI INTERVENTI
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Franco Correggia, dell’Associazione Terra, boschi, gente e memoria, ha illustrato le iniziative di conservazione di una piccola area del nord astigiano, non
completamente alterata da processi di industrializzazione o da un’agricoltura impattante, finalizzate a porre freno alla perdita progressiva di territorio naturale. Tra collina di Torino e basso Monferrato occidentale un paesaggio di vigneti si alterna a aree forestali piuttosto significative. “Questa area ha peculiarità interessanti”, ha spiegato Correggia, “perché concentra in spazi limitati una marcata compresenza di biotopi diversificati, questo per la morfologia collinare con accentuati dislivelli, la variabilità della composizione del suolo e degli aspetti termici e pluviometrici anche a piccole distanze, l’ andamento mutevole della falda freatica. Microambienti dove si è conservato un tasso di biodiversità superiore rispetto ad altre aree a vocazione rurale caratterizzate oggi da una banalizzazione degli ambienti naturali. Zone umide, formazioni vegetali golenali, cenosi erbacee, ma soprattutto formazioni forestali. Il paesaggio forestale di quest’area dell’astigiano è generalmente in una situazione disastrosa soprattutto a causa della pesante infiltrazione della robinia, una specie nordamericana con apparati radicali estremamente efficienti e una capacità molto elevata di accrescimento che le consente di sostituirsi spesso all’antica flora nemorale originaria. Accanto a questo problema si sono conservati fortunatamente come isole alcune formazioni forestali costituite da specie autoctone, qualche volta fustaie disetanee miste. Queste aree di maggior
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interesse hanno tipologia differente: querco-carpineto, carpino bianco, tiglio, con sottobosco molto ricco e con specie interessanti e anche piccole rarità, licheni, muschi , funghi, microflora e anche aspetti faunistici interessanti. Sulle sommità collinari o nei versanti esposti troviamo sostanzialmente boschi di orniello e roverella cui si associano cerro e bagolaro, il pino silvestre con popolamenti che mostrano qualche volta una certa tendenza alla rinnovazione, e un sottobosco interessante. Nel fondovalle lungo l’asta del corso d’acqua si trovano boschi idrofili come ontano nero, pioppo bianco, salice bianco, cui si associano frangola, salicone e così via, anche qui sottobosco che spesso presenta specie relativamente comuni oppure meno comuni fino a specie decisamente poco comuni come la Caltha palustris. L’associazione ha avviato iter che portassero all’istituzione di vincoli senza però ottenere risultati; si è quindi deciso di costituire un fondo senza contributi pubblici per acquisire direttamente luoghi di valore naturalistico e garantire una protezione integrale degli stessi. Le aree sono 13 per un totale di 32, 33 ettari. Pur consapevoli dei limiti enormi che comporta una tutela di porzioni isolate di territorio, rileviamo che oggi dalle nostre parti le aree preservate in questo modo sono quasi le uniche ad aver caratteristiche di biodiversità interessanti; inoltre questa rete di siti significativi è entrata nell’identità del territorio come dimostra il fatto che nessun evento culturale o sagra organizzati sul territorio prescinde dall’ambiente e dalla rete di aree protette”. Correggia ha inoltre concluso rilevando la differenza tra un mondo contadino in cui il bosco era fonte di risorse sfruttato in maniera intensiva in funzione della propria economia di sussistenza, motivazione che oggi è venuta meno; ha inoltre rilevato i limiti dell’idea diffusa secondo la quale un bosco “pulito” sarebbe un risultato apprezzabile, perché dal punto vista ecologico questo concetto
Un momento del convegno, in primo piano a destra, per Il Legno, Paolo Ferrari.
equivale a “povero” di biodiversità, a meno che non si parli di boschi pesantemente alterati dall’intervento umano dove serve un enorme mole di lavoro per recuperare un minimo di consistenza ecosistemica. “I boschi veramente importanti”, ha spiegato Correggia, “sono le formazioni forestali mature costituite di specie autoctone che stanno muovendo verso lo stadio teorico del climax, una sorta di stadio regionale finale di maximum biologico stabile; quelli che contengono il più alto livello di bio-diversità, la maggior varietà di nicchie ecologie, di biomassa e complessità dei cicli biologici e di catene trofiche”.
GUIDO BLANCHARD, “IL PROGETTO FORCREDIT: GESTIONE SOSTENIBILE DELLE FORESTE E CREDITI DI CARBONIO” Blanchard, Dottore Forestale, ha innanzitutto sottolineato la straordinarietà del paesaggio forestale del Monferrato dove, in un’estensione limitata, si offrono caratteristiche peculiari, il bosco forma, all’interno di un eco-mosaico, un elemento imprescindibile di questo paesaggio, su queste colline si vede l’interagire tra formazione forestale, vigneto e coltivo. Queste caratteristiche di mosaicatura fanno sì che convivano specie tipicamente alpine e specie tipicamente mediterranee, come l’ “albero della nebbia” o scotano (Cotinus Coggygria), una specie tipicamente rivierasca che troviamo anche sulle colline monferrine; si registra inoltre la presenza di praterie mesoxeriche che sono zone di interesse a livello europeo per la direttiva Habitat, le quali si intersecano con ambienti forestali vicini; altre specie ci dicono che in queste zone si succedevano periodi estremamente freddi e si sono conservate specie che sono scese dalle Alpi, come faggio e geranio erboso. “Fino a quando non riusciremo a dare al bosco un valore che non sia solo quello del quintale di legna che vi ricaviamo”, ha spie-
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Le varie fasi del convegno.
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gato Blanchard, “non troveremo mai una giustificazione economica alla gestione della proprietà boschiva. Se vogliamo avere una gestione sostenibile occorre trovare un valore economico alle funzioni del bosco che non sono biomassa. Il progetto Forcredit è partito da questo presupposto promuovendo piani di gestione di boschi volti alla sostenibilità alla ricerca di un migliore equilibrio tra gestione e ecosistema, cercando delle risorse per fare questo. Nell’ambito delle emissioni e degli stoccaggi della CO2 il bosco riveste un ruolo fondamentale. Il progetto Forcredit promuove il miglioramento della ricerca forestale finalizzato a un maggior stoccaggio della CO2 nel bosco, con un’area di intervento focalizzate nel Monferrato Astigiano e una nelle valli di Lanzo. I boschi del Monferrato sono prevalentemente cedui o a governo misto, miscellanea di robinie e querce o altre specie come roveri e frassini. La loro utilizzazione non prevede una particolare tradizione selvicolturale, invece in val di Lanzo si trovano con faggete o piante di invasione, aceri e frassini su ex pascoli che se gestite in un certo modo possono produrre piante di una certa qualità anche abbastanza velocemente. ll progetto Forcredit redige piani di assestamento forestale per capire cosa possiamo fare dei nostri boschi; potremmo fare una selvicoltura finalizzata ad avere un ritorno economico massimizzato dalla legna e dalla vendita nei limiti della norma. In alternativa si prevedeva di fare una selvicoltura sostenibile che non ha il suo fine principale nel beneficio finanziario diretto, ma quello di avere boschi con migliori risposte ecosistemiche, in riferimento per esempio ai principi formulati dall’associazione internazionale ProSilva. Si tratta quindi di interventi selvicolturali che non massimizzano la ritrazione del materiale legnoso, ma se io trasformo il ceduo in un bosco a governo misto, tenendo quindi anche delle piante da seme,
ho una maggiore biomassa; alto fusto e governo misto possono creare una differenza di biomassa nel bosco con un intervento piuttosto che con un altro, il progetto ha voluto fare sì che questa differenza venisse riconosciuta in termini di crediti di carbonio, quindi di maggiore stoccaggio di biomasse di CO2 fissata nel bosco. Questo risultato può interessare le aziende che sono emettitrici di CO2 nei loro processi produttivi e che intendono ridurre le emissioni, ma nello stesso tempo quello che non riesco a ridurre lo compenso finanziando processi che riescono a fissare la CO2 atmosferica, per esempio un parco fotovoltaico in Turchia o un rimboschimento in Costarica o, come nel caso in questione, una gestione forestale sostenibile che mi consenta di stoccare maggiore quantità di CO2”. Dario Zocco, direttore del Parco del Po e dell’Orba ha ricordato come questa strategia viene adottata anche dal parco utilizzando la necessità di compensare emissioni di carbonio mettendo a dimora alberi e arbusti per ricostituire il bosco lungo la fascia fluviale. Sono così stati realizzati una trentina di ettari e altri sono in corso di realizzazione; si tratta di interventi a costo zero per l’ente parco, realizzati con la mediazione di una società denominata ZeroCO2 la quale funge da tramite tra chi deve acquistare crediti di carbonio e chi mette a disposizione il terreno.
MATTEO MASSARA, “LE PIANTE ESOTICHE INVASIVE: IMPATTO SUL PAESAGGIO FORESTALE” Matteo Massara, Regione Piemonte settore Biodiversità e aree naturali, ha affrontato il problema delle piante esotiche invasive, e dei metodi per limitarne l’impatto sulle foreste. “La specie esotica è una specie che è stata trasportata volontariamente o involontariamente dall’uomo lontana dal suo areale naturale. Caso emblematico in ambito fluviale l’im-
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patto della Reynoutria japonica oppure robinia e ailanto che causano notevoli problemi anche sui manufatti, come nel caso della Cittadella di Alessandria, dove sono richiesti interventi dai pesanti costi economici. In ambito forestale le specie invasive riducono il livello di biodiversità semplificando l’ambiente boscato, sia a livello di specie sia di struttura del bosco, con conseguenze anche sulla produttività del bosco e sulla sua capacità di protezione dei versanti. Dal punto di vista paesaggistico si determina una semplificazione visiva dei boschi rispetto alle foreste con specie autoctone. Le specie esotiche si sviluppano molto velocemente, hanno una produzione di semi molto intensa, sistemi di dispersione semi anche a grande distanza ed altre caratteristiche che ne favoriscono la diffusione come la produzione di semi che per molti anni stanno in stato di quiescenza e quando le condizioni ambientali diventano adatte sviluppano la pianta, magari per un taglio del bosco che fa entrare la luce. L’ailanto, ad esempio, se muore mantiene un reticolo di strutture radicali che sono in grado di produrre nuovi polloni quando le condizioni ambientali lo permettono. In ambito forestale la situazione più a rischio è la creazione di un varco e di luce fino al suolo che crea la possibilità dell’ingresso di specie esotiche. Anche il movimento di terreno o trasporto di terreno già contaminato da fuori cantiere può determinare la diffusione di queste specie esotiche.”
zando legname da biomasse proveniente dall’Austria e ha deciso di rivolgersi a una possibile risorsa forestale più vicina. “L’intervento selvicolturale”, ha spiegato Bidone, “si è svolto su un tratto di circa 10 chilometri dell’Orba, tecnicamente con finalità di asportazione di biomassa legnosa eseguita in modo parziale, in realtà il lavoro è stato eseguito come un progetto di manutenzione forestale, con l’obiettivo ultimo - anche se non quello ufficiale - di far parte di un piano di gestione forestale a lungo termine dell’asta del torrente. Secondo molti tecnici la gestione di questi torrenti, in aree fortemente antropizzate in cui le sponde sono spesso soggette a degrado, ha bisogno di un piano che però deve essere pubblico in modo da porre regole precise. Non può un privato fare un piano di gestione, ma per quello che come privati potevamo fare ci abbiamo provato. Purtroppo le norme della Regione e anche dello Stato sono molto complesse, per cui per avere la possibilità di intervenire ci sono due atti amministrativi fondamentali: una è la concessione ai fini del demanio idrofluviale, una è l’autorizzazione in base al regolamento forestale. Le superfici sono tutte e solo demaniali perché se andassimo su superfici private ci sarebbe un iter autorizzativo completamente diverso, e le norme si complicherebbero ulteriormente. Oltre alle due norme principali per un intervento di questo tipo servono le norme forestali nazionali, leggi, regolamenti leggi regionali e soprattutto il regolamento forestale che nel giro degli ultimi dieci anni ha subito continue modifiche, le norme idrauliche, tantissime, le norme CARLO BIDONE, “PROGETTO demaniali, quelle delle concessioni ai privati di beni SELVICOLTURALE DEL BOSCO pubblici, la direttiva habitat e le norme sulla nidificaFLUVIALE DEL TORRENTE ORBA zione degli uccelli e la tutela della fauna ittica”. TRA OVADA E CAPRIATA D’ORBA” Carlo Bidone ha illustrato il Progetto selvicolturale del “Il corso d’acqua”, ha proseguito Bidone, “è costituito bosco fluviale del torrente Orba tra Ovada e Capriata per il 99 per cento da saliceti e pioppeti ripari, mand’Orba, progetto che nasce dall’esigenza di cava un aspetto di biodiversità perché il bosco planiun’azienda che fino ad oggi aveva prodotto utiliz- ziale querco-carpineto non c’è mai stato, l’ontaneto
Il bosco come patrimonio paesaggistico.
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non c’è mai stato, i cerri non ci sono mai stati; la forma di governo di questi saliceti, per usare le definizioni del regolamento forestale, è di popolamenti senza gestione, nel passato queste superfici spondali sono state quasi sempre tagliate, ma con i metodi di asporto di rapina di una risorsa. Quello che abbiamo voluto fare è una gestione ragionata della risorsa. Parametri dendrometrici : molti polloni, quindi anche piante in passato cippate, benché siano salici, ci sono spesso diametri bassi e piante morte, è un tipo di saliceto abbastanza degradato di scarso valore economico e anche ambientale. Come superfici di progetto le sponde forestali rappresentano una superficie totale di quasi 80 ettari, quindi il rapporto della proprietà demaniale tra quella percorsa dall’acqua e quella senza acqua è del 50%. Gli interventi si fanno solo all’interno della fascia riparia, dei confini demaniali accatastati come terreni demaniali oppure tutti quelli che si trovano anche su terreni privati, ma alla quota inferiore all’altezza di piena ordinaria”.
perché servite da viabilità sono circa il 27 % del totale. I boschi privati hanno una elevata frammentazione; il disinteresse da parte degli stessi proprietari raggiunge livelli ormai cronici e costituisce un enorme limite allo sviluppo di un’economia forestale. Si sono pertanto organizzati incontri dedicati alla popolazione residente e non per far conoscere la risorsa bosco e le “migliori pratiche” per la gestione boschiva con un’attenzione particolare a raccogliere le esigenze del territorio. Dal confronto con i proprietari, le amministrazioni e le imprese, si sono individuate alcune“aree pilota” quali piccoli laboratori territoriali su cui convergevano gli interessi sia dei proprietari che delle ditte di utilizzazione e per i quali si è valutato possibile far nascere accordi per superare la eccessiva frammentazione territoriale e rendere economicamente più vantaggioso il taglio delle aree boscate. Da questa esperienza è nata l’idea di inserire dei limiti minimi alle superfici di intervento e di dare priorità nei bandi locali ai progetti così presentati.
FERNANDA GIORDA, “RAFFORZARE LA FILIERA DEL LEGNO LOCALE: IL CASO PRATICO DELLE VALLI DI LANZO”
LE INIZIATIVE DELLA COMUNITÀ MONTANA
Fernanda Giorda, Dottore Forestale, ha presentato il progetto che dal 2011 la Comunità Montana in accordo con il Gruppo di Azione Locale, ha intrapreso allo scopo di rafforzare la filiera del legno locale per consentire il giusto ritorno economico alle aziende del settore. Il patrimonio boschivo delle Valli di Lanzo è costituito da 35.000 ha di boschi di cui 70% di proprietà privata e 30% pubblici. Le categorie forestali più rappresentate sono le faggete (25%), a seguire i castagneti (12%), i lariceti, gli acero-tigliofrassineti e i querceti per un 10% ciascuno, i rimboschimenti (5%). Le aree facilmente esboscabili
La Comunità Montana ha avviato alcune iniziative per favorire i proprietari che già intervenivano normalmente sul territorio per il mantenimento e la cura dei boschi. Si sono sostenuti i privati che “fanno la legna da sé” contribuendo con fondi dell’ente di valle, sulla base del prezziario regionale, agli interventi di manutenzione boschiva (ripuliture, sfolli, diradamenti) su superfici minime di mezzo ettaro, attribuendo punteggi di priorità ai proprietari che presentavano un progetto di pulizia del bosco su un’area costituita dai boschi di due o più ditte catastali confinanti. L’idea di stabilire un intervento minimo non solo in termini di estensione ma anche in termini di numero
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di proprietari è stata poi trasferita nel bando messo a punto dal GAL sulla misura 123 di finanziamento macchine e attrezzature per le imprese forestali. La promozione di accordo tra privati e ditta di utilizzazione boschiva per formare lotti di taglio che abbiano una dimensione gestionale conveniente in due anni ha visto il coinvolgimento di 86 proprietari per 50 ha di bosco ripulito con manutenzione svolta dai proprietari stessi o da ditte iscritte all’albo; 6 lotti boschivi di utilizzazione per 10 ha di superficie, 26 proprietari privati coinvolti, 5 ditte che hanno lavorato per ottenere 4.600 quintali di legname esboscato; tre accordi hanno previsto il coinvolgimento anche di falegnamerie di valle che ritiravano il materiale. Soggetti dell’accordo sono esclusivamente i componenti della filiera locale e si prevede di attingere dalle risorse della misura 225 del PSR scaduto e dalla misura 16 della nuova programmazione. L’iniziativa di un accordo di gestione la possiamo estendere con nuove e diverse declinazioni a le proprietà private collettive (già avviata una tesi per le “partecipanze” delle Valli di Lanzo che qui si chiamano “quinte”); le grandi proprietà private; i consorzi tra privati (41 sul territorio) che si sono costituiti negli anni per l’apertura la costruzione e il mantenimento delle piste agrosilvopastoriali; le proprietà private aggregate confinanti con proprietà pubbliche pianificate. Nella prima giornata del convegno si sono tenuti anche gli interventi di Gian Paolo Bardazza (“Il ruolo dell’Osservatorio del paesaggio per il Monferrato Casalese”), Marco De Vecchi (“I filari arborei: le alberate campestri e le aree boscate quali elementi di qualità dei paesaggi agrari”), Giuseppe Bogliani (“A cosa serve la biodiversità, vecchi boschi compresi”), Luca del Negro (“Il nuovo Piano Paesaggistico Regionale”), Fiorenzo Ferlaino (“Il valore del paesag-
gio”), Mario Palenzona (“La gestione del bosco per favorire i prodotti secondari”), Franco Licini (“Il Piano di Sviluppo Rurale per il miglioramento dei boschi”, Francesco Pellicciari (“Camminare nel paesaggio: le proposte del Parco nell’ambito della rete Escursionistica Regionale”). Il giorno successivo il convegno ha visto la partecipazione di Mario Pividori (“Selvicoltura per il turismo, il paesaggio e l’educazione ambientale”, Andrea Ebone (“La gestione forestale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino”), Fulvio Anselmo (“L’intervento di recupero del Bosco del Poetto di Trino”)., Antonio Aschieri (“Messa in sicurezza e riqualificazione paesaggistica del bosco da seme del Sacro Monte di Crea”). Durante la giornata si sono svolte visite tecniche al Bosco Poetto di Trino, al Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino e al Sacro Monte di Crea.
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INDIRIZZI UTiLI AGENTI
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03 03 03 07
commercianti carrelli elevatori commercianti impianti di aspirazione essiccazione e verniciatura scaffalature metalliche agenti/Agelegno
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BASSO LEGNAMI srl BAUMANN srl BIANCHI DOTT. FRANCESCO snc BIGONDRY srl
CASTELLANA LEGNAMI sas CODARRI SEGHERIA snc COLLANTI CONCORDE srl CONCRETE srl CONTROL LOGIC srl
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D’ALESSANDRO TERMOMECCANICA srl DAL LAGO spa DERWOOD srl DI NUNZIO ENNIO
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F.A.L. srl FLORIAN LEGNO spa FOSCALE EUGENO LEGNAMI
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GARBELLOTTO G. & P. spa GENERAL TIMBER BROKER SrLS GM SISTEMI
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AZIENDA
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C
www.webandmagazine.media www.webandmagazine.com
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AZIENDA
CATEGORIA
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commercianti
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04 04 02 02 05
MOROSINI LAMELLARI srl MS MASCHINENBAU
commercianti commercianti agenti/Agelegno agenti/Agelegno commercianti macchine per la lavorazione del legno lamellari per serramenti segherie
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PATTI LEGNAMI srl
commercianti segherie commercianti macchine per la lavorazione del legno
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PICCIOCCHI MARIO spa PRIBO srl
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RIGA WOOD sarl
filiali di ditte estere
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SECAL srl
impianti di aspirazione essiccazione e verniciatura commercianti commercianti perlinati edilizia
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SEGNA LEGNAMI snc SOCIETÀ LEGNAMI PAGANONI SOLIANI F.lli STRATEX spa
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commercianti perlinati impianti di aspirazione essiccazione e verniciatura agenti agenti/Agelegno
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UPM-KYMMENE srl
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INDUSTRIA CHIMICA ADRIATICA spa ICA spa - Divisione ITALIAN COATINGS IMOLA LEGNO spa ITAT
vernici per legno vernici per legno commercianti agenti
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KAPPA LEGNAMI
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Tavoli di montaggio per pareti di case in legno, a telaio e X-LAM
Scortecciatrici a fresa per tronchi
Impianti di macinatura e impianti per pellets
Accatastatatore automatico per travi, morali e tavole
Macchine e impianti per cilindrare pali, tronchi di vari diametri e travi squadrati