S U L P WIR
perativa luglio 2015 o o c . c o s IR W a nti della Banc Rivista per i clie
go cursale di Zuri c su a ll e d a id u l Landolt alla g ie n a D o n sa fu f a: 8 Il scia soc. cooperativ IR W a c n a B a ll generale de 4 Assemblea e di successo e id sf i d o c c ri un esercizio sul lavoro? e g g e L a ll e d i le origin 28 Quali sono
144 PAGINE DI «FASZINATION WIR» Sono passati 80 anni dalla fondazione della Banca WIR soc. cooperativa. Il libro «Faszination WIR – Resistent gegen Krisen, Spekulationen und Profitgier» («Il fascino WIR: resistente a crisi, speculazioni e avidità di profitto»), disponibile in tedesco, illustra alcuni degli aspetti più interessanti dell’avvincente storia di quest’azienda a partire dal crollo della borsa nel 1929, soffermandosi sulle opportunità che il futuro riserva alla moneta complementare WIR. Il volume, disponibile nelle librerie, può essere acquistato anche attraverso la Banca WIR a un prezzo speciale. Il sistema WIR della Banca WIR promuove l’economia interna svizzera ed è unico al mondo sia per dimensioni che per sostenibilità: avviato nel 1934 sotto forma di rete per un totale di 300 aderenti tra imprese e privati, raggruppa oggi ben 50 000 piccole e medie aziende che nel 2013 hanno registrato un fatturato extra complessivo pari a 1,43 miliardi CHW. Nel suo libro Hervé Dubois illustra le tappe principali di questa storia di successo, mostrando gli ostacoli che la Banca WIR ha dovuto superare e spiegando l’utilità economica anche futura di una moneta complementare in una logica economica dominata dai temi della crescita e del profitto. Hervé Dubois, nato a La Chaux-de-Fonds, è cresciuto a Zurigo. Dopo la maturità ha studiato economia e comunicazione presso la scuola universitaria professionale di San Gallo. Dubois ha lavorato nella regione di Basilea per 20 anni come redattore presso diversi quotidiani, all’agenzia di stampa svizzera e come giornalista radiofonico. Nel 1995 è passato alla Banca WIR soc. cooperativa, dove è stato responsabile della comunicazione fino al pensionamento, nel 2014. Attualmente Hervé Dubois vive nel Canton Vallese.
Faszination WIR – Resistent gegen Krisen, Spekulationen und Profitgier. 144 pagine, copertina rigida, struttura in lino goffrata Il volume è disponibile in tutte le librerie (ISBN 978-3-03781075-0) al prezzo di 34 CHF (prezzo indicativo). Il libro può inoltre essere acquistato, fino a esaurimento delle scorte, presso la Banca WIR al prezzo speciale di 20 CHF o 20 CHW – compilando il modulo online alla pagina www.bancawir.ch/libro* – compilando il tagliando sottostante* e inviandolo per posta – inviando una mail (cfr. tagliando)* – presso le succursali e le agenzie della Banca WIR – in occasione di manifestazioni seguenti della Banca WIR (cf. pag. 41): • Fiera WIR di Zurigo • colloqui autunnali al KKL di Lucerna (per i titolari di parti ordinarie) • incontri Business WIR * Non verranno addebitate spese di spedizione
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Inviare il tagliando a Banca WIR, Marketing, Auberg 1, 4002 Basilea. Oppure ordinare il libro compilando il modulo online sul sito www. bancawir.ch/libro o inviando un’e-mail a Nadja Maurer: nadja.maurer@wir.ch (indicando il numero di copie desiderate, l’indirizzo e il tipo di pagamento con relativo numero di conto).
WIRPLUS luglio 2015
LE ULTIME SCELTE EDITORIALE
Molti clienti della Banca WIR soc. cooperativa hanno già riflettuto sulla terza fase della vita e hanno adottato gli opportuni accorgimenti, ad esempio acquistando parti ordinarie della Banca WIR o alimentando i conti di previdenza e di risparmio e, nel caso dei clienti commerciali, pianificando altresì la successione. C’è poi chi decide di fare un ulteriore passo avanti e di regolare per via testamentaria la divisione dell’eredità e, in ultima analisi, anche le modalità relative alle proprie esequie. È quello che in ogni caso raccomanda Ruedi Messer, che con la sua moderna impresa di pompe funebri a Soletta ha creato un precedente in Svizzera. Con la sua idea Messer risponde allo spirito dei tempi, in cui le persone richiedono sempre più spesso alternative all’estremo saluto nella cornice tradizionale di una chiesa (pag. 13). Per molto tempo le chiese non hanno avuto solo il monopolio sui funerali, ma hanno anche detenuto il primato degli edifici più alti: con i suoi 161 metri la cattedrale di Ulma vanta il campanile più alto del mondo, risultato sia del desiderio di avvicinarsi a Dio che di una semplice gara per costruire la torre più bella e imponente. Se si fosse trattato soltanto di appendere una campana o di installare un orologio in effetti sarebbe bastato anche un campanile di ben più modeste dimensioni. Oggi come allora, i motivi che ci spingono a costruire in altezza non sono esclusivamente di ordine pratico: l’edificio più alto nel paese X, nel continente Y o di tutto il mondo dona prestigio alla città che lo ospita e fama all’architetto che lo ha progettato. In Svizzera il primo grattacielo è stato quello di Montreux (rimasto uno anche se ne erano previsti dieci), mentre ultimamente Basilea e Zurigo sono state protagoniste di un gioco al rilancio per la realizzazione dell’edifi-
cio più alto del paese. In questo momento la palla è di nuovo nel campo di Zurigo: con i suoi 180 metri la torre Roche di Basilea ha decisamente strappato il record alla zurighese Prime Tower, di 126 metri. Come recita il proverbio, tra i due litiganti il terzo gode: in questo caso potrebbe essere Vals, dove l’investitore Remo Stoffel vorrebbe battere il primato europeo con un edificio alto 380 metri (pag. 22). Se per il momento l’edificio più alto in Svizzera si trova a Basilea, la succursale più grande della Banca WIR rimane, con i suoi 13 collaboratori da giugno, quella di Zurigo, dove la Banca WIR soc. cooperativa è stata fondata. Già dal 1° aprile di quest’anno la succursale è passata sotto la guida dello sciaffusano Daniel Landolt, succeduto a Luzius Hartmann (pag. 8). Più veloce, più in alto, più avanti: anche la Banca WIR è impegnata in un’aspra competizione che la vede seguire una strategia di crescita coerente. In occasione dell’assemblea generale a Basilea le socie e i soci hanno avallato il cammino intrapreso riconfermando tutti i membri del consiglio di amministrazione e approvando il conto annuale e le relazioni annuali di Oliver Willimann e Germann Wiggli (pag. 4). Il 1° luglio il direttorio si è arricchito di un nuovo membro, Patrick Treier, che dirige attualmente la nuova divisione management dei crediti (pag. 27). Grazie a questo e ad altri adeguamenti della propria struttura organizzativa la Banca WIR può contare su una base solida da cui partire per costruire un’ulteriore crescita sostenibile. DANIEL FLURY
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SOMMARIO
PAGINA 13
PAGINA 18
Rispondendo alla richiesta di forme alternative per l’ultimo saluto Ruedi Messer di Soletta ha realizzato una moderna struttura alle porte della città.
Il castello di Weinberg della famiglia Kessler a St. Margrethen: cantina e meta d’eccezione nella Svizzera orientale.
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4 ASSEMBLEA GENERALE DELLA BANCA WIR SOC. COOPERATIVA
Un esercizio ricco di sfide e di successi
8 IL SCHIAFFUSANO DANIEL LANDOLT ALLA GUIDA DELLA SUCCURSALE DI ZURIGO 11 FIERA WIR DI LUCERNA
Gran finale con Francine Jordi e Köbi Kuhn
13 UN’IMPRESA DI POMPE FUNEBRI CHE NON SI NASCONDE
Messer Begleitung & Bestattung a Soletta
18 UN CASTELLO CHE FA ONORE AL SUO NOME 22 IL RITORNO DELLE TORRI
27 PATRICK TREIER NUOVO RESPONSABILE MANAGEMENT DEI CREDITI 28 QUALI SONO LE ORIGINI DELLA LEGGE SUL LAVORO? 31 LANCIARE UN CHIARO SEGNALE, ANCHE NEI MOMENTI CRITICI 34 ALLA RICERCA DELL’ESCLUSIVITÀ 36 LE PMI – L’ULTIMA RUOTA DEL CARRO DELLA POLITICA ECONOMICA?
PAGINA 22
Le autorità sedotte dai grattacieli: costruire in altezza significa risparmiare risorse. Ma chi abita nelle zone limitrofe è spesso meno entusiasta.
39 NON PUÒ ESSERE UN CASO!
Dott. Richard Schwertfeger
Colonna di Willi Näf
40 CARTOON 41 APPUNTAMENTI
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UN ESERCIZIO RICCO DI SFIDE E DI SUCCESSI ASSEMBLEA GENERALE DELLA BANCA WIR SOC. COOPERATIVA A BASILEA In occasione dell’82a assemblea generale sono stati riconfermati tutti i membri del consiglio di amministrazione nelle loro funzioni, sono state approvate diverse modifiche statutarie e trattate le proposte avanzate. L’assemblea generale ha approvato a larga maggioranza il conto annuale con un risultato eccellente di 13,5 milioni CHF e l’aumento del dividendo richiesto dal consiglio di amministrazione a 9.75 CHF per parte ordinaria. Particolarmente interessanti sono state le delucidazioni del presidente del CdA Oliver Willimann e del CEO Germann Wiggli riguardo al contesto economico e all’interrogativo su come gestire in modo ottimale in futuro la Banca WIR e il sistema di compensazione WIR.
Il presidente del CdA Oliver Willimann e tutti i suoi colleghi del CdA sono stati rieletti a larga maggioranza per altri due anni di mandato.
All’inizio della sua presentazione, il presidente del CdA Oliver Willimann ha spiegato che nell’anno del suo anniversario anche la Banca WIR ha beneficiato della forza dell’economia nazionale svizzera – tassi bassi, intensa attività edilizia ed elevato tasso di immigrazione. Verso la fine anno la dinamica ha però perso vigore, a seguito anche del cuscinetto di capitale anticiclico e dell’approvazione dell’iniziativa popolare «Contro l’immigrazione di massa». La congiuntura edilizia svizzera ha mostrato ancora una buona tenuta, pur assumendo un andamento decisamente più tranquillo.
Shock «E poi c’è stato lo shock» ha spiegato Oliver Willimann «quando il 4
15 gennaio la Banca nazionale svizzera ha deciso, a sorpresa, di rimuovere la soglia minima di cambio di 1.20 CHF per un euro.» Il franco ha immediatamente spiccato il volo, causando enormi problemi al commercio al dettaglio, al settore gastro-alberghiero e al turismo. Tra le più colpite vi sono ovviamente le aziende che esportano nell’area dell’euro, con i loro fornitori. «Purtroppo non esiste una ricetta miracolosa» ha affermato Willimann. Ma le imprese svizzere hanno sempre saputo conservare la loro capacità concorrenziale e superare i momenti di incertezza nella pianificazione. Gli imprenditori dovranno concentrarsi sui loro punti di forza per poter conservare le quote di mercato o addirittura conquistare nuovi clienti.
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Sfruttare la rete WIR «Ognuno di voi, presente oggi in questa sala, sa come operare per avere successo» ha sottolineato Willimann. Occorre utilizzare in modo attivo la rete WIR, una rete che comprende 45 000 PMI e 15 000 collaboratori con conto dipendenti WIR. Questa rete offre ottime opportunità proprio nei momenti economicamente difficili. Anche la Banca WIR si concentrerà sui suoi punti di forza. E qui pensiamo ovviamente al sistema WIR: «Un sistema che ci rende unici al mondo» ha puntualizzato Willimann. Nel 2014 sono stati lanciati diversi progetti con l’intento di incrementare l’attrattiva della rete WIR. «Il sistema WIR resta uno dei cardini della Banca WIR e della sua strategia aziendale» ha affermato Willimann. WIR offre un vantaggio competitivo decisivo rispetto alla concorrenza, un vantaggio che dobbiamo sfruttare. Il poten-
perato, quasi tutti gli obiettivi di vendita. I depositi della clientela hanno registrato un aumento considerevole del 17,3% a 2,59 miliardi CHF. Sono stati nettamente superati anche gli obiettivi relativi all’ampliamento della base di investitori e all’acquisizione di partecipanti WIR con accettazione WIR garantita. «Questo ultimo punto è legato alla nostra strategia» ha affermato Wiggli. «Miriamo ad acquisire clienti WIR che siano visibili e che partecipino attivamente al sistema WIR.» La Banca WIR punta infatti sulla visibilità. I consulenti dispongono di automobili bianche con il logo della Banca WIR. Per dare risalto alla presenza della Banca WIR, dall’autunno scorso ci avvaliamo anche di canali digitali per la comunicazione.
Un nuovo aumento del dividendo Approvati ripartizione dell’utile e modifiche statutarie L’assemblea generale ha… • … approvato l’impiego dell’utile di bilancio di 13,6 milioni CHF proposto dal consiglio di amministrazione. Alle riserve libere sono stati destinati 13,5 milioni CHF. Il dividendo dalla riserva per apporti di capitale ammonta a 9.75 CHF (esercizio precedente: 9.40 CHF) per parte ordinaria. Per la distribuzione del dividendo vengono prelevati 9 108 450 CHF dalle riserve per apporti di capitale. Se le parti ordinarie sono detenute da privati, i dividendi distribuiti non sono soggetti né all’imposta preventiva, né a quella sui redditi.
Germann Wiggli, presidente del direttorio, presenta un brillante esercizio 2014 e intende accrescere l’attrattiva del sistema WIR.
ziale di sviluppo è enorme: «Vogliamo crescere e raddoppiare a medio termine il numero di clienti PMI» spiega Willimann. «Il nostro obiettivo è chiaro: vogliamo diventare la banca e la rete d’affari per le piccole e medie imprese in Svizzera.»
Sfide e successi «Il 2014 è stato per noi un esercizio di successo, ma anche di sfide» ha dichiarato Germann Wiggli, presidente del direttorio. «Per noi è stato importante autodeterminare il corso degli eventi. È proprio questo l’approccio che in passato ci ha consentito di archiviare risultati brillanti e che ci premierà anche in futuro.» Nel 2014 abbiamo raggiunto, e in parte addirittura su-
• … approvato tutte le modifiche statutarie proposte dal consiglio di amministrazione. Un articolo sancisce ora che i compensi dei membri del consiglio di amministrazione saranno notificati all’assemblea generale. I soci hanno accettato la remunerazione proposta per il consiglio di amministrazione (cfr. riquadro «Regolamentazione trasparente dei compensi»). • … concesso il discarico al consiglio di amministrazione e alla direzione. • … riconfermato per un altro anno la società Deloitte SA di Basilea come organo statutario di controllo. • … riconfermato tutti i membri del consiglio di amministrazione nelle loro funzioni. Il consiglio di amministrazione è invariato ed è composto come segue: presidente Oliver Willimann, Büron, vicepresidente Georg Anthamatten, Visp, Jürgen Bletsch, Dietikon, Petra Müller, Wangen bei Olten, Marc Reimann, Küssnacht am Rigi, Kornel Tinguely, Pont-la-Ville, e Karin Zahnd Cadoux, Erlach.
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matériel
énergie
outil
déchets exploitation forestière
service
moisson
administration
accessoires
infrastructure
transport
logiciel
administration
outil production
confection
planification
service
garage matériel de bureau
administration
logistique développement
affinage outil
planification
couleur formes
dépôt
documentation
nettoyage
design
informatique
entretien
communication
matériel de bureau
machines
petit matériel
imprimante
achats
matière première
maquette
armature
machine-outil
montage
équipement
logiciel
industrie achats
achats
accessoires administration
dépôt
usage
laboratoire
La rete WIR deve crescere.
Regolamentazione trasparente dei compensi La pubblicazione dei compensi del consiglio di amministrazione e la votazione sull’ammontare proposto si basano sulla richiesta di un socio. Questa è stata sostenuta dal consiglio di amministrazione nel rispetto della trasparenza e della partecipazione. Compensi per i membri del consiglio di amministrazione della Banca WIR
Presidente Vicepresidente
Forfait 75 000 Indennità giornaliera per riunioni incl. tempo per la preparazione 2 500 Indennità giornaliera per riunioni escl. tempo per la preparazione 1 500 Compensi variabili in base all’andamento dell’esercizio 0-140 parti ordinarie Quota in WIR 20%
30 000 2 500 1 500 0-140 parti ordinarie 20%
Membro
25 000 2 500 1 500 0-140 parti ordinarie 20%
Compensi fissi totale del consiglio di amministrazione per il 2015 Compensi forfettari Indennità giornaliera Prestazioni sociali Riserva per imprevisti* Totale massimo
297 500 250 500 70 000 32 000 650 000 (80% in CHF, 20% in WIR)
* Ad es. per riunioni supplementari per le nuove disposizioni normative.
I compensi del CdA della Banca WIR sono simili a quelle versate dagli altri istituti bancari di dimensioni simili. L’assemblea dei soci 2015 della Banca WIR ha approvato a grande maggioranza la nuova regolamentazione in merito ai compensi. 6
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Oltre all’aumento dei depositi della clientela, altre cifre sono risultate positive: il volume complessivo dei crediti è salito dell’8,2% a 4,08 miliardi CHF/CHW e il totale di bilancio ha raggiunto 4,65 miliardi CHF/CHW (+11,3%). Anche sul fronte del capitale proprio la situazione della Banca WIR è decisamente positiva, come ha tenuto ad evidenziare Wiggli. Già oggi gli standard di Basilea 3 sono ampiamente superati. Resta il fatto che la Banca WIR si trova a operare in un contesto normativo particolarmente complesso.
diamo potenziare l’attrattiva del sistema WIR.» E tra le iniziative vi è, ad esempio, anche l’ampliamento delle possibilità di pagamento in forma digitale. Probabilmente in estate sarà introdotta la carta di debito combinata V-Pay. Gli ambiziosi obiettivi – il raddoppio a medio termine dei clienti PMI – richiedono un adeguamento della struttura organizzativa, la creazione di nuovi posti, una conduzione professionale, una cultura aziendale creativa e un piano funzionale degli edifici.
Economia svizzera La FINMA mostra comprensione Wiggli ha poi accennato all’incontro di una delegazione della Banca WIR con la FINMA, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari. La Banca WIR ha potuto esporre il proprio punto di vista, secondo cui le disposizioni in materia di fondi propri non tengono sufficientemente conto delle dimensioni e del modello operativo delle banche. A parere della Banca WIR viene dato troppo poco peso alle eventuali operazioni rischiose o all’eventuale attività all’estero di una banca. «Questo contesto normativo agisce da fattore di distorsione della concorrenza e va a minare la molteplicità del panorama bancario» sostiene Wiggli. I quattro rappresentanti della FINMA hanno mostrato comprensione per le tesi esposte, un atteggiamento che lascia ben sperare in futuro di avere condizioni più eque.
Costituzione dell’Efiag La FINMA ha altresì voluto conoscere i dettagli della fondazione dell’Emissions- und Finanz AG (Efiag). Con questa centrale di emissione anche le piccole banche hanno la possibilità di finanziarsi tramite il mercato dei capitali. Le banche troppo piccole per ottenere individualmente denaro sui mercati dei capitali possono beneficiare della concessione di prestiti. La FINMA valuta positivamente questa iniziativa.
Sistema WIR = USP Wiggli si è detto insoddisfatto del fatturato in WIR che dalla fase di tassi di interesse elevati degli anni ’90 continua ad accusare un calo, leggero ma progressivo. La politica dei tassi attuata dalla Banca nazionale svizzera incide pesantemente sul fatturato in WIR. Nel 2014 è stata registrata una flessione dello 0,5% a 1,43 miliardi CHW. Nemmeno una leggera diminuzione è accettabile, se si considerano le potenzialità della rete WIR e della realtà svizzera delle PMI. Il sistema WIR è ciò che ci rende unici» ha affermato Wiggli. L’USP* ci distingue dalla concorrenza. Per questa ragione inten-
Riguardo alla situazione economica generale, Wiggli ha sostenuto che il franco forte penalizzerà la crescita, destinata sicuramente a rallentare. L’aumento al 2% del cuscinetto di capitale anticiclico e il sì all’iniziativa popolare «Contro l’immigrazione di massa» freneranno in parte il mercato immobiliare svizzero, dove però i tassi estremamente bassi manterranno robusta la domanda di abitazioni di proprietà. I consumi privati resteranno un importante pilastro dell’economia svizzera. Nel complesso, quest’anno il prodotto interno lordo diminuirà di circa l’1%. Per contro, la Banca WIR continuerà a crescere. Nel settore dei crediti si può ipotizzare un’espansione superiore alla media. Per quanto riguarda i depositi della clientela, la situazione è più difficile. «Il successo della Banca WIR e del sistema di compensazione WIR dipende innanzitutto dalla nostra impostazione e dal nostro impegno» ha spiegato Wiggli. È importante che tutti – soci, Banca WIR e collaboratori, consiglio di amministrazione, gruppi WIR e clienti – si sentano come un grande team. «Se restiamo focalizzati sugli obiettivi della Banca WIR, condividiamo la visione e operiamo con solidarietà reciproca, niente ci potrà fermare» ha affermato con convinzione Wiggli. ROLAND SCHAUB * Unique Selling Proposition = argomentazione esclusiva di vendita.
Rapporto di gestione della Banca WIR Trovate tutto sull’esercizio 2014 nel rapporto di gestione (in tedesco e francese): – è consultabile al sito www.wir.ch/rapporti-di-gestione – oppure ordinate la versione cartacea telefonando allo 061 277 93 06 o scrivendo una e-mail a nadja.maurer@wir.ch
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DANIEL LANDOLT SUCCEDE A LUZIUS HARTMANN PASSAGGIO DELLE CHIAVI A ZURIGO
Dal 1° aprile 2015 la succursale zurighese della Banca WIR soc. cooperativa è sotto la direzione dello sciaffusano Daniel Landolt. Landolt, specialista della distribuzione, succede a Luzius Hartmann, che per 17 anni ha guidato la più importante delle sette succursali della Banca e che in veste di delegato WIR del direttorio riprenderà alcuni incarichi speciali soprattutto nel ramo della clientela commerciale.
Luzius Hartmann consegna la direzione della succursale di Zurigo a Daniel Landolt.
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Daniel Landolt e la sua sostituta Priska Metje.
Il team dei consulenti clienti privati: (da destra) Gabriela von Burg, Caroline Klukowski, Monika Niffeler, Barbara Meuli e Carmelo Palma.
Dal 2012 all’inizio del 2015 Daniel Landolt è stato responsabile della distribuzione e membro della direzione della Banca Raiffeisen Zürich-Unterland. Ma la sua reputazione se l’è guadagnata presso la Schaffhauser Kantonalbank dove, una volta portato a termine l’apprendistato bancario, ha lavorato per dieci anni nel settore dei crediti e dello sviluppo del personale. In concomitanza con l’attività professionale Landolt ha seguito una formazione SSQEA a Zurigo e nel 1995 è stato assunto presso la Interessengemeinschaft der Kantonalbanken für Kaderausbildung IGK da cui, dopo un management buyout nel 2001, al quale Landolt ha partecipato in veste di socio, è nata la Bankenberatungszentrum bbz st.gallen ag. Nel 2002 Daniel Landolt ha deciso di mettersi in proprio riprendendo per conto di varie Banche Raiffeisen e di alcuni istituti di credito regionali e cantonali una serie di mandati nei settori sviluppo della distribuzione e formazione alle vendite. Landolt: «La Banca WIR si è messa alla ricerca di queste competenze perché ha obiettivi ambiziosi: raddoppiare come minimo il numero di clienti commerciali a medio termine!» Da Landolt ci si aspetta in primo luogo che trasmetta ai consulenti WIR le sue conoscenze ed esperienze come specialista della distribuzione. Sotto questo profilo gli tornerà sicuramente utile la familiarità con il punto di vista dei clienti acquisita durante il periodo tra il 2002 e il 2011 in cui è stato imprenditore. In quanto responsabile della regione Svizzera orientale Landolt, come il suo predecessore Luzius Hartmann, assumerà anche le redini della succursale di San Gallo e dell’agenzia di Coira, alle quali presterà un’attenzione tutta particolare. In più la sua vice, Priska Metje, gli coprirà le spalle occupandosi di vari settori che in passato ricadevano nella sfera di competenza del direttore della succursale, come ad esempio l’assistenza ai clienti più importanti e la direzione della squadra di sei consulenti per la clientela commerciale composta da Rebecca Weck, Beat Eberle, Philippe Maloberti, Beat Neuenschwander, Martin Pauli e Sven Schudel. 9
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Priska Metje dirige il team dei consulenti clienti commerciali: (da sinistra) Rebecca Weck, Sven Schudel, Martin Pauli, Beat Eberle (seduto), Philippe Maloberti e Beat Neuenschwander.
Daniel Landolt è anche presidente della commissione per il controllo dei conti della chiesa riformata Weinland-Nord, membro della direzione della cooperativa immobiliare «Bi de Lüüt» a Dachsen e membro del Service Club Old Table 9 di Sciaffusa. Nel tempo libero ama tenersi in forma praticando il jogging e lo sci di fondo. Landolt è sposato con Corinne e ha due figlie, rispettivamente di 16 e 18 anni.
Una rete con potenziale di sviluppo Facendo leva sul sistema WIR* la Banca WIR è riuscita a creare la più grande rete di PMI in Svizzera. Il sistema WIR distingue la Banca WIR dagli altri istituti finanziari conferendole un vantaggio competitivo determinante. Della promozione di questo nucleo centrale della strategia aziendale e di crescita approfitteranno tutti i gruppi target della Banca WIR, in particolare anche i clienti privati. Ed espandere, semplificare e svecchiare il sistema WIR è precisamente l’obiettivo degli sforzi intrapresi attualmente a tut10
ti i livelli della Banca e che godono oggi della massima priorità. Anche il predecessore di Daniel Landolt, Luzius Hartmann, parteciperà in parte a questo processo fino a quando andrà in pensione, tra due anni: «Tra i miei compiti vi sarà quello di presentare la Banca WIR ai rappresentanti di categoria, alle associazioni professionali, agli istituti di formazione e alle scuole per i quadri e illustrare i vantaggi del sistema WIR», ha dichiarato Hartmann. In veste di delegato WIR del direttorio, Hartmann terrà però anche i contatti con i clienti più importanti della Banca e con i vari gruppi WIR, cioè con le associazioni regionali che raggruppano i partecipanti al sistema WIR. All’interno del sistema questi 13 gruppi sono fondamentali per il loro ruolo di cassa di risonanza. Hartmann: «In questo senso è importante tastare il polso, analizzare le esigenze e proporre soluzioni concrete.» DANIEL FLURY
* Ecco come funziona il sistema WIR: www.wir.ch/video-it
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GRAN FINALE CON FRANCINE JORDI E KÖBI KUHN 62a E ULTIMA FIERA WIR DI LUCERNA
Dopo 62 anni la Fiera WIR di Lucerna chiude definitivamente i battenti. All’ultima edizione della manifestazione erano presenti nomi famosi, tra questi Francine Jordi e Köbi Kuhn che hanno allietato la serata inaugurale.
Köbi Kuhn e Francine Jordi firmano autografi per i loro fan.
Trend della Fiera WIR di Lucerna.
Francine Jordi nel suo elemento naturale.
150 espositori in uno dei più moderni centri fieristici della Svizzera, Francine Jordi e Köbi Kuhn come ospiti d’onore all’inaugurazione, una mostra speciale e una sfilata di moda allestite con la massima accuratezza: come sempre la Fiera WIR di Lucerna non aveva trascurato nulla per offrire ai visitatori un’esperienza unica e varia. Il presidente del Parlamento della città di Lucerna Jörg Krähenbühl si era detto convinto «che in una decisione di acquisto sono spesso i contatti personali a fare la differenza»; è il vantaggio sostanziale di una fiera rispetto alle transazioni anonime in Internet.
Decisione sofferta Gli sforzi e le speranze si scontrano però con una dura realtà: negli ultimi anni gli espositori della Fiera WIR di Lucerna si sono accontentati di spazi sempre più ridotti e gli introiti degli stand sono calati, mentre gli oneri per creare un’infrastruttura funzionale e attrattiva sono progressivamente aumentati. «Quest’anno siamo arrivati a un punto oltre il quale non è più possibile organizzare fiere che abbiano un ritorno economico», sintetizza così la situazione Werner Appetito, responsabile della fiera lucernese. La decisione di chiudere definitivamente è 11
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Tosare l’erba divertendosi.
dolorosa ma suffragata dai fatti, poiché anche il numero di visitatori ha subito una graduale flessione.
Focus sulla Fiera WIR di Zurigo Dato che l’Erlebnismesse Zofingen e la Fiera WIR di Berna hanno condiviso la stessa sorte rispettivamente nel 2013 e nel 2014, i riflettori sono puntati ora sulla Fiera WIR di Zurigo come unico evento WIR di questo tipo rimasto. La manifestazione, che si terrà dal 19 al 22 novembre 2015, ha in programma una serie di cambiamenti. Roland Hartmann, responsabile della fiera zurighese: «Molte delle fiere aperte al pubblico e specializzate registrano una stagnazione del numero di espositori e visitatori. L’edizione muba 2015 di Basilea ha visto diminuire gli ingressi da 160 000 a 130 000. Abbiamo cercato di contrastare questa tendenza negativa spostando il periodo di apertura da venerdì–lunedì a giovedì– domenica.» La superficie espositiva è stata inoltre ridotta da quattro a tre padiglioni. Ci si aspetta così che vi sia un tutto esaurito e che le spese per l’infrastruttura restino entro limiti sostenibili. 12
Gli ultimi acquisti alla Fiera WIR di Lucerna.
Potenziare la rete WIR Nel consiglio di amministrazione della Fiera WIR di Lucerna siede anche un rappresentante della Banca WIR soc. cooperativa, il presidente del direttorio Germann Wiggli. Wiggli è del parere che, nell’attuale contesto particolarmente difficile per le fiere aperte al pubblico la decisione di rinunciare definitivamente alla Fiera WIR di Lucerna sia giusta e giustificata. La rete WIR, uno dei cardini della strategia aziendale della Banca WIR, non deve però risentirne. Wiggli: «La Banca WIR sta portando avanti con il massimo impegno vari progetti volti a rafforzare il concetto di network. L’obiettivo che ci proponiamo è quello di diventare la banca e la rete per le piccole e medie imprese in Svizzera.» Attualmente la rete WIR conta 45 000 PMI. «A medio termine vogliamo raddoppiare i clienti e creare le basi per un business network vantaggioso ed efficiente», dichiara Wiggli. DANIEL FLURY
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UN’IMPRESA DI POMPE FUNEBRI CHE NON SI NASCONDE MESSER BEGLEITUNG & BESTATTUNG DI SOLETTA
Lavorano in silenzio e con discrezione e ci dimentichiamo volentieri che esistono. Eppure, quando abbiamo bisogno di loro siamo sollevati perché si fanno carico di ogni nostro compito gravoso. Inaspettatamente, la serie televisiva «Der Bestatter» (operatore di pompe funebri), il cui protagonista è un impresario di pompe funebri, ha portato alla ribalta questa professione. A partire da metà giugno la ditta Messer Begleitung & Bestattung si presenta con sicurezza a Soletta con la struttura di pompe funebri più completa e moderna della Svizzera, direttamente sulla strada principale e all’entrata della capitale del cantone. L’iniziativa nasce da Ruedi Messer che da 43 anni lavora nel settore ma che è anche fondatore di Messer Wohnen (Messer arredamento) a Bellach.
L’impresa di pompe funebri si trova nella Bielstrasse, all’entrata di Soletta.
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Unica decorazione nella sala del commiato: aforismi alle pareti e vetri dipinti.
Che cosa distingue la sua impresa di pompe funebri dalle altre? Di regola, un’impresa di pompe funebri in Svizzera comprende uffici, un locale per le bare e un carro funebre. Nella nostra struttura percorriamo strade nuove e offriamo la possibilità di scegliere, oltre alle strutture comunali e pubbliche, anche una stanza di commiato privata e i locali per l’esposizione del feretro.
La sede è situata in luogo importante. Si tratta di un caso o è intenzionale? È sicuramente inusuale che la sala del commiato, un luogo fondamentalmente destinato al silenzio, si trovi su una delle strade più trafficate di Soletta e ad uno degli incroci più animati. Ma perché nascondersi? La morte e i rituali annessi fanno parte della vita. Anche se salta all’occhio per la sua architettura moderna, il fabbricato è direttamente affiancato da una casa di abitazione di più vecchia data: non viene quindi percepito come un elemento estraneo. E poi all’interno dell’edificio il traffico non si vede e non si sente.
Con i vostri servizi fate concorrenza alla Chiesa? No, e per questo abbiamo un rapporto amichevole e aperto con i 14
parroci. Siamo sensibili allo spirito dei tempi, offriamo maggiore flessibilità per il momento dell’estremo saluto e completiamo i servizi offerti dalla Chiesa. Circa un terzo dei solettesi non si identifica con una confessione. Tra loro ci sono atei e agnostici, quindi persone che non ritengono sia possibile rispondere alla domanda se Dio esiste o no. Non desiderano alcuna cerimonia ecclesiastica, ma solo un commiato personalizzabile e famigliare al quale i congiunti possano partecipare con testi, musica, decorazioni, rituali con candele, ecc.
È per questo motivo che nella sala del commiato mancano i simboli religiosi? Esatto. A parte alcuni aforismi alle pareti, le uniche altre decorazioni sono delle pitture a colori su vetro. La sala è a disposizione di tutti, atei, cristiani, ebrei, musulmani, induisti o appartenenti a qualsiasi altra religione. Arrediamo la stanza con al centro la bara o l’urna secondo i desideri dei congiunti che a volte si assumono direttamente questo compito concentrandosi sulla vita o un hobby del defunto. Nel nostro magazzino teniamo molti accessori: pezzi di legno, farfalle, figure di angeli (gli angeli custodi sono apprezzati anche dai non religiosi), palline da tennis, con cui si può formare un cuore oppure scrivere il nome del defunto,
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Ruedi Messer: «Solo i famigliari conoscono il codice per accedere alle stanze per l’esposizione del feretro.»
e ancora conchiglie e sabbia che possiamo spargere quando ad es. qualcuno ha trascorso tutte le sue vacanze al mare. Pianoforte, beamer, schermo, altoparlanti e laptop permettono di riprodurre musica, filmati e foto che i congiunti portano con sé su una chiavetta USB. Possiamo trasmettere le esequie anche live. Recentemente in questo modo è stato possibile far collegare dei congiunti dallo Sri Lanka. Un grosso aiuto al nostro team di operatori di pompe funebri è dato da un collega che partecipa alle cerimonie di commiato e tiene orazioni funebri. È una persona particolarmente empatica in grado di ascoltare attentamente i desideri dei superstiti. I suoi discorsi hanno anche già riscosso applausi, cosa che verrebbe considerata come piuttosto inopportuna in chiesa.
C’è anche chi desidera un commiato il più informale possibile? Abbiamo constatato un aumento anche di questo fenomeno. Si va da congedi semplici, celebrati nell’ambito della cerchia famigliare a esequie anonime nel caso in cui non ci siano più congiunti in vita. Il defunto viene allora prelevato dal luogo del decesso, cremato senza che il feretro sia esposto e sepolto senza pubblicazione, cerimonia e orazione.
Chi desidera un funerale di questo tipo? Può essere un desiderio della famiglia o del defunto, ma ci sono anche altri motivi. Le persone diventano sempre più vecchie e spesso non hanno più nessun congiunto al momento del trapasso. Anche l’isolamento è spesso un motivo per quelle persone, che, seppure ancora nel pieno della vita, non curano i loro rapporti sociali. Altri motivi possono essere litigi e divergenze di opinione in famiglia o i costi. I defunti e i congiunti desiderano perlopiù che il commiato sia vissuto in modo intimo in seno alla famiglia. Il più diffuso di gran lunga rimane il funerale classico in chiesa con successiva sepoltura al cimitero. In Svizzera, nel 92% dei casi si tratta di inumazione di urne. Le sepolture in terra diventano sempre più rare.
Ruedi Messer mentre parla con gli architetti Theo Schnider e Lili Reckermann.
Qual è la percentuale di sepolture fuori dal cimitero? È consistente e tende ad aumentare. Le dispersioni in acqua sono apprezzate e per questo motivo teniamo delle urne che si dissolvono nell’acqua. Le ceneri delle salme cremate possono anche essere sparse nella natura. Attualmente i defunti i cui resti rimangono fuori dal cimitero sono circa il 15%. L’architettura interna della struttura delle pompe funebri è stata progettata da Sabine Messer, architetta d’interni diplomata FH che ha già realizzato altri progetti nell’ambito dei servizi funerari e dei cimiteri. L’edificio riscaldato con una pompa di calore aria-aria dispone di un garage per il carro funebre che è collegato con il deposito delle bare. «Gli svizzeri desiderano perlopiù bare semplici, in legno d’abete o di pioppo impiallacciato. La quercia o il noce impiallacciato costituiscono già oggi un’eccezione», dichiara Ruedi Messer. Le bare grosse e pesanti sono apprezzate dai tedeschi e dai francesi, quelle lucide e levigate dagli italiani, quelle colorate dai e per i giovani. Il deposito delle bare si trasforma in una stanza di lavaggio in cui le salme vengono preparate per la composizione nella bara. Gli operatori delle pompe funebri possono effettuare interventi di piccola portata come la rimozione del catetere o del pacemaker. 15
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La sala riunioni è separabile dalla sala del commiato.
Nella stanza per l’esposizione del feretro la bara poggia su una piastra di metallo raffreddabile.
Che qualità deve presentare l’addetto alle pompe funebri ideale?
che fare con congiunti di tutti gli strati sociali. Se i congiunti hanno richieste particolari occorre disporre di capacità di negoziazione con le autorità. Devono anche essere commissionati o eseguiti trasporti all’estero. Desidero anche ricordare che le attività delle pompe funebri si differenziano nettamente all’interno della Svizzera. Nelle parti orientali del paese molte attività vengono svolte dal comune o per il suo tramite. Nella Svizzera occidentale è esclusivamente il servizio di pompe funebri che esegue tutto il lavoro.
Da quando va in onda la serie televisiva «Der Bestatter» riceviamo sempre più candidature spontanee. Quando si chiede in tutta serietà se si muore anche di domenica, allora non si parte proprio con il piede giusto. La disponibilità ai picchetti è un requisito indispensabile. Della massima importanza sono uno spiccato talento organizzativo e la capacità di sopportare fatiche fisiche e psicologiche: trasportare un defunto dalla sua abitazione può essere un lavoro duro. Allo stesso tempo, i congiunti si trovano in una situazione eccezionale e necessitano di una mano fidata che ispiri loro fiducia. In linea di massima, siamo i primi interlocutori – dopo il medico – dei congiunti sopravvissuti. Nel caso di suicidi o di vittime di incidenti, è necessario medicare le ferite o svolgere quelle operazioni spesso spiacevoli in loco. L’empatia è importante anche perché si ha a
63 anni di esperienza Con l’edificazione della struttura delle pompe funebri, Ruedi Messer ha completato l’opera di una vita e organizzato la sua previdenza. Le precedenti sedi di Soletta, Bellach e Grenchen sono state chiuse e riunite nella nuova struttura. L’edificio rimane di proprietà privata di Ruedi Messer. «Io lo cedo in locazione alla ditta e ricevo un reddito regolare durante il pensionamento.» I tre figli Philipp, Moritz e Benjamin rappresentano già la terza generazione della famiglia impegnata nell’esercizio delle pompe funebri. Nel 1952 Otto Messer, il padre di Ruedi, fondò una piccola falegnameria di paese dove fabbricava anche bare. Nel 1972 Ruedi Messer riprese l’esercizio del padre specializzandosi in funerali. Affittò un piccolo locale a Bellach nel quale iniziò anche un commercio di mobili. In quanto partecipante al sistema WIR, Messer ha finanziato la costruzione della sua struttura di pompe funebri in parte anche tramite la Banca WIR.
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Qualche volta tocca i suoi limiti? In quanto operatore di pompe funebri occorre disporre della capacità di porsi dei limiti e ciononostante di rimanere empatico. I morti non sono un problema per me. La nostra sfida riguarda piuttosto i congiunti che lottano con le loro emozioni e fanno fatica ad accettare l’inevitabile o l’irreversibile.
Messer Begleitung & Bestattung Bielstrasse 164 4500 Soletta T 032 757 50 50 info@mementomori.ch www.mementomori.ch Quota di accettazione WIR: 50% Messer Wohnen Tellstrasse 14 4512 Bellach T 032 617 41 91 info@messerwohnen.ch www.messerwohnen.ch Quota di accettazione WIR: 50%
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Sono molte le persone che definiscono in anticipo e in modo dettagliato il loro funerale? È un fenomeno diffuso e ha senso. Molte persone pianificano le loro finanze durante il pensionamento, redigono un patto successorio e scrivono un testamento – penso che anche la previdenza funeraria faccia parte di questa pianificazione. In questo modo, oltre ad assicurarsi che le proprie ultime volontà siano attuate, si liberano i propri congiunti da oneri e si creano rapporti chiari. Quando qualcuno muore, occorre prendere molte decisioni in poco tempo. Se in vita non si è pensato alla propria morte, sono mancate anche le conversazioni chiarificatrici con i propri partner e figli. Con la previdenza funeraria si prevengono perplessità e divergenze di opinione in famiglia in merito a dettagli e ad aspetti fondamentali come la cremazione o la sepoltura in terra. Inoltre, quando le spese funerarie sono prefinanziate, si liberano i congiunti anche degli oneri finanziari. È quindi vantaggioso fare un colloquio con l’operatore di pompe funebri, formulare i propri desideri, farsi consigliare e definire quindi per iscritto le proprie richieste. La previdenza funeraria viene quindi comunicata ai congiunti e la relativa documentazione viene depositata presso l’operatore di pompe funebri. In questo modo si garantisce che le richieste e le istruzioni saranno rispettate. Non si deve mai depositare la documentazione sulla previdenza funeraria con il testamento perché quest’ultimo viene aperto successivamente. L’elemento centrale della struttura delle pompe funebri è, oltre la sala del commiato, il Visitare. È così che si chiamano entrambe le stanze per l’esposizione del feretro, una delle quali può essere adibita anche al lavaggio. Durante l’esposizione, la bara poggia su una piastra di metallo raffreddabile. Ruedi Messer: «In questo
L’esposizione di bare, candele e urne.
modo raffreddiamo solo la bara e il suo contenuto e non tutta la stanza.» Come esprime il nome, il Visitare è aperto a qualsiasi ora ma l’accesso è consentito solo ai congiunti. L’autorizzazione all’accesso viene regolata mediante un codice che viene comunicato solo ai congiunti. A seconda delle convinzioni personali e della religione di appartenenza, anche i terzi possono dare il loro contributo nella stanza adibita al lavaggio, sempre però in presenza di un operatore delle pompe funebri. Così i defunti musulmani o ebrei vengono lavati e vestiti dagli appartenenti al relativo credo religioso. Oltre all’ufficio e a una sala dedicata ai colloqui separabile dalla stanza del commiato, la struttura include anche una sala per l’esposizione di bare, candele e urne dei materiali più diversi. L’edificio deve anche fungere da luogo di incontro e per questo motivo la stanza del commiato è utilizzabile anche per altre manifestazioni. Le visite di persona sono possibili su appuntamento telefonico. «Le classi scolastiche o di religione che trattano il tema della morte hanno qui la possibilità di farne pratica esperienza», dichiara Ruedi Messer. DANIEL FLURY
«Confronto con contrasti estremi» Theo Schnider e Lili Reckermann dello studio ssm architekten di Soletta si considerano fortunati per aver avuto la rara opportunità di progettare una struttura di pompe funebri. L’organizzazione dello spazio in un edificio di questo tipo è originale e straordinaria. Ma anche il fatto che un istituto di pompe funebri non si nasconda è davvero speciale. Inoltre ci si è dovuti confrontare con contrasti estremi. Schnider: «Quello che si svolge dentro l’edificio richiede intimità, ma la struttura si trova allo stesso tempo al centro di uno spazio pubblico; la quiete all’interno è in contrasto con la frenesia all’esterno, così come la nuova costruzione si contrappone a quella vecchia che le sta accanto.» Anche se l’idea alla sua base è di natura secolare,
la struttura ha una certa aria di sacralità, che fa forse dimenticare che un’impresa di pompe funebri è pur sempre un’azienda orientata al profitto. La risposta degli architetti alla vivacità e dinamicità dell’entrata orientale della città di Soletta e dell’incrocio stradale è una poderosa facciata in cemento. «Non risulta però ostile grazie allo speciale rivestimento utilizzato che crea un motivo floreale.» La trasparenza così ottenuta si rifà all’involucro architettonico in legno perforato sul lato occidentale che lascia trasparire il colore dorato del cemento. «Anche questo mezzo di design conferisce all’edificio un aspetto spirituale», afferma Schnider.
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UN CASTELLO CHE FA ONORE AL SUO NOME
«My home is my castle»: lo potrebbero dire tutti coloro che si sentono bene tra le pareti domestiche e che difendono la propria sfera privata. In alcuni rari casi la casa è davvero un castello. Ad esempio per la famiglia di viticoltori Kessler, proprietari del castello di Weinberg e dei vigneti circostanti nel comune di St. Margrethen nel Canton San Gallo. L’acquisto della tenuta nel 1980 ha segnato una svolta nella vita dei Kessler: dalle costruzioni metalliche alla coltivazione della vite.
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Boris Kessler nella cantina di vini climatizzata.
Boris e Andrea Kessler presentano i vini della Schlosskellerei.
La posizione, ma non solo quella, del castello di Weinberg ha fatto sì che passasse inosservato negli anni e accusasse lentamente i segni dell’abbandono: 150 metri sul livello del Reno, in fondo a una strada, senza vie di passaggio. Solo un escursionista attento sul sentiero del Rheintaler Höhenweg che costeggia l’ala ovest del castello è in grado di scorgere le torri svettanti della facciata principale rivolta verso il lago di Costanza. Da una trentina d’anni ormai, denominazioni di origine quali «Schloss Weinberg» o «St. Margrethen» risultavano sconosciute persino al migliore enologo, dato che le viti risparmiate dalla filossera attorno al 1900 furono completamente distrutte dalle gelate dell’inizio degli anni Sessanta. Soltanto il ricco grappolo d’uva che figura sullo stemma di St. Margrethen ricordava l’antica vocazione viticola del luogo.
Fino al momento dell’acquisto del castello Boris Kessler, ancora in età scolare, era praticamente cresciuto nell’officina del padre con la prospettiva naturale di un apprendistato come metalcostruttore per poi subentrare nell’attività paterna. Con la vendita dell’azienda, tutti i programmi hanno dovuto essere ripensati. I lavori di restauro e ampliamento del castello sono proseguiti per ben tre anni. Nelle vacanze autunnali Boris Kessler ha seguito uno stage presso un viticoltore e «ci ha preso gusto», proprio come speravano i suoi genitori. Dopo gli studi ha iniziato nel 1984 un apprendistato come viticoltore e cantiniere.
Ma non tutti sono rimasti insensibili al potenziale nascosto del castello e dei vigneti improduttivi che sovrastavano il paese alla frontiera austriaca. Il metalcostruttore e fabbro artistico Rudolf Kessler e sua moglie Ursula si sono innamorati della costruzione, conquistati dalla pace e dalla vista mozzafiato sul lago di Costanza. Quando, per motivi di salute, Rudolf Kessler è stato obbligato a vendere la sua fabbrica di Wittenbach (SG), la coppia ha puntato su un’unica carta. Boris Kessler racconta: «Nel 1980 i miei genitori hanno investito tutto quello che avevano nell’acquisto e nel restauro del castello di Weinberg. Avevano un obiettivo preciso in mente: ridare lustro al nome Weinberg (Weinberg significa in tedesco vigneto) e riportare la viticoltura a St. Margrethen.»
Il figlio Boris porta avanti la tradizione Per i genitori non si trattava solo di realizzare un grande sogno, quanto piuttosto di inaugurare una nuova tradizione di famiglia.
Da 345 a 40 000 bottiglie Il periodo dell’apprendistato è servito a Boris Kessler per imparare le tecniche di innesto e preparare da solo i piedi di vite da piantare. Il primo raccolto ha coinciso con la conclusione della sua formazione, quattro anni dopo: 320 bottiglie di Pinot nero e 25 di Müller-Thurgau, un quantitativo modesto, ma di qualità soddisfacente. Ai terreni di proprietà si sono aggiunti altri due appezzamenti, presi in affitto dal comune di St. Margrethen che è entrato così a far parte della categoria delle località vitivinicole. «Attualmente la produzione annua si aggira attorno alle 40 000 bottiglie di vino bianco, rosé, rosso e spumante», precisa Boris Kessler.
Azienda familiare a gestione ecologica Alla riuscita dell’impresa hanno concorso vari fattori. Il primo ingrediente del successo è la scelta fatta fin dall’inizio dai Kessler di adottare un tipo di viticoltura ecologica. «A quel tempo la produzione integrata PI applicata ai vigneti era tutt’altro che scontata: l’uso dei diserbanti chimici era generalizzato!» Le viti della Schlosskellerei, attorniate da erba e piante aromatiche che arrivano al ginocchio, erano considerate da molti come trascurate e 19
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Viticoltura ecologica: la vigna terrazzata offre un habitat anche a molte piante e specie di animali.
inselvatichite. Al giorno d’oggi, Boris riconosce la «lungimiranza ecologica» della maggior parte dei viticoltori in Svizzera. Il secondo ingrediente è proprio la famiglia e la sua rinuncia a metodi di produzione altamente automatizzati. Dal 1987 nell’attività viticola lavorano non soltanto i genitori e il figlio (il padre è deceduto nel 1996), ma anche Andrea, moglie di Boris, due altri collaboratori e infine i due figli di Boris, Lars e Jan, che, pur avendo seguito una formazione commerciale, danno una mano in azienda dove serve. E in questo caso le mani sono preziose, perché molto viene fatto artigianalmente. Si usano anche dei macchinari, di cui si occupa Kessler personalmente, ma sempre nel rispetto del prodotto naturale. «L’imbottigliamento, ad esempio, non viene svolto in modo meccanizzato a forte pressione, ma in modo delicato per preservare l’anidride carbonica dei vini bianchi e rosati.»
Schlosskellerei Kessler Schloss Weinberg 9430 St. Margrethen T 071 888 42 51 F 071 888 42 34 Info@schloss-weinberg.ch www.schloss-weinberg.ch Quota di accettazione WIR: 30% PROMOZIONE Per ordinazioni fino al 31 luglio 2015: 100% WIR sul prezzo della confezione di degustazione o sul set di spumanti (cfr. riquadro a destra).
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Condizioni ottimali per il Müller-Thurgau Il fattore decisivo è naturalmente la bontà dei vitigni. I terreni della Schlosskellerei Kessler, che hanno un’estensione di 4,3 ettari, sono coltivati per un terzo a Müller-Thurgau, la varietà di uva bianca, detta anche Rivaner o Riesling-Sylvaner, più diffusa nella Svizzera orientale. Secondo Boris, c’è un perché: il vitigno creato alla fine del XIX secolo dal botanico Prof. Dr. Hermann Müller originario è unico nel suo genere e autenticamente svizzero. La valle del Reno e in particolare il Weinberg offrono i presupposti ideali per ottenere straordinari aromi che Boris Kessler descrive così: «Un delicato bouquet con sentore di moscato in cui si mescolano una leggera fragranza floreale e un elegante accento di frutta.» Se per caso l’uva ha assorbito troppa acqua, i viticoltori della zona possono contare sull’azione del favonio (Föhn). L’aria calda fa evaporare l’umidità e accentua quindi il tenore zuccherino. «Non per niente il favonio viene anche chiamato ‹seccauva›», spiega Boris Kessler.
Meta ideale di escursioni Gran parte della produzione annuale viene consegnata direttamente da Boris Kessler alle cantine dei clienti, tra cui anche vari partecipanti WIR. «Già quando lavorava come metalcostruttore mio padre si è avvalso dei vantaggi del sistema WIR. Impiego le mie entrate in WIR soprattutto per l’acquisto di apparecchiature agricole e per le vacanze», dichiara Boris Kessler. Tra i clienti che si riforniscono da Kessler vi sono anche i ristoranti della regione e il comune di St. Margrethen. Al castello vengono organizzati rinfreschi e seminari enologici (vedi riquadro), nell’intento di far conoscere ancora meglio la maestosa costruzione come meta privilegiata di escursioni. Nel locale di mescita dei vini nel fabbricato rurale del castello è possibile ospitare gruppi di turisti, invitati di nozze – il giardino barocco con il pozzo
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Offerta Bottiglie da 75 cl, prezzi tra 17.20 e 18.80 CHF Müller-Thurgau (blanc de blancs) Weissherbst (blanc de noir) Œil de Perdrix (rosé de Pinot) Blauburgunder (Pinot noir) Cuvée Wyberg Süsser Weinberg Bottiglie da 50 cl, prezzi tra 10.20 e 11.30 CHF Müller-Thurgau (blanc de blancs) Weissherbst (blanc de noir) Œil de Perdrix (rosé de Pinot) Blauburgunder (Pinot noir) Barrique (Pinot noir), 16.50 CHF
Il giardino del castello è ideale per scattare foto di matrimonio. Sullo sfondo Lustenau in Austria.
Confezione di degustazione (75 cl) 12 bottiglie di vino del castello assortite, 198 CHF Spumanti (75 cl) Don Rudolfo, brut, 32.00 CHF Goldrausch, demi-sec, 27.00 CHF Perlros, rosato dolce, 24.20 CHF Set di degustazione spumanti 1 bottiglia di Don Rudolfo, Goldrausch e Perlros, 79.90 CHF Liquori (75 cl) Acquavite Santa Lucia, 37.00 CHF, puro distillato di vinaccia (Pinot noir) 40% vol. Olio d’oliva (50 cl) Sicilia, extra vergine, 19.20 CHF Bottiglie di vino con etichetta personalizzata In base ai desideri del cliente per omaggi alla clientela, regali di giubileo, nozze, compleanno ecc.
Nella dépendance del castello si trovano le apparecchiature come il filtro a pressa (foto), il magazzino delle bottiglie e il parco macchine.
a carrucola sono una suggestiva cornice per le foto ricordo – e comitive aziendali. Il castello di Weinberg è raggiungibile sia in auto, sia a piedi. Il Rheintaler Höhenweg, lungo un centinaio di chilometri e suddiviso in sei tappe, vi passa proprio accanto. Per chi preferisce il treno c’è la ferrovia di montagna RheineckWalzenhausen: il castello si raggiunge in soli 15 minuti a piedi dal capolinea Walzenhausen (AR). DANIEL FLURY
Programma per aperitivi 1 bicchiere di vino con grissini, la storia del castello, proiezione di diapositive «Von der Rebe bis zum Wein» (dalla vigna al vino) Durata da convenire Costo: 8 CHF a persona Piccolo corso di enologia Evento di due ore e mezza, a partire da 10 persone Visita della vigna e della Schlosskellerei Proiezione di diapositive, degustazione, snack, 1 bottiglia di vino del castello da portare con sé Costo: 38 CHF a persona Piccolo seminario di enologia Evento di quattro ore e mezza, a partire da 10 persone Aperitivo, visita della vigna e della Schlosskellerei Prontuario sulla degustazione del vino, con documentazione del corso Informazioni sulla produzione di spumante, con degustazione Proiezione di diapositive, degustazione, snack, 1 bottiglia di vino del castello da portare con sé Costo: 68 CHF a persona 21
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IL RITORNO DELLE TORRI In Svizzera è ricominciata la costruzione di edifici di notevole altezza. I progetti ispirano ancora scarsa fiducia nella cittadinanza, ma seducono più facilmente le autorità pubbliche, che non hanno più paura delle opere che prendono quota. Soluzione a precisi problemi di urbanismo o fenomeno di moda, anche guardare dall’alto ha un prezzo.
All’inizio della primavera, i lettori della stampa locale hanno saputo lo stesso giorno che nel centro di Neuchâtel era in programma la costruzione di una torre alta 97 metri e composta da 18 piani di appartamenti di lusso; niente in confronto a Coira e Vals (1000 abitanti), dove erano state progettate costruzioni di 400 e 381 metri. Il giorno in questione era il 1° aprile. Sappiamo tutti come funziona: è il giorno in cui i bambini attaccano pesci di carta sulla schiena dei genitori e i media annunciano notizie assurde ma in grado di eludere la sorveglianza dei lettori, suscitandone l’indignazione. Che due quotidiani – «L’Express» e la «Südostschweiz» – abbiano deciso di provocare i rispettivi lettori citando ine22
sistenti progetti di nuovi grattacieli conferma che questo argomento scatena grandi passioni da un angolo all’altro del paese. Il vero motivo è che questo tipo di costruzione – residenziale o ad uso uffici – ricomincia a diffondersi in Svizzera. L’inizio di questo fenomeno risale alla costruzione della Basler Messeturm nel 2003 (105 metri), seguita dalla Prime Tower di Zurigo nel 2011 (126 metri). E ormai tutti sanno che a Basilea è in costruzione l’edificio più alto della Svizzera, la Roche Tower, che raggiunge 180 metri. Aspettando il seguito, poiché il gruppo farmaceutico ha annunciato la
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Il futuro stabilimento del gruppo farmaceutico Roche, con le sue torri alte 200 e 180 metri. L’edificio alto 180 m (nell’immagine grande a sinistra) è già stato costruito.
costruzione di altre torri nella stessa area, di cui una di oltre 200 metri.
Mode passeggere La storia degli edifici più alti del paese mostra che il fenomeno ha registrato una flessione negli anni 1990, per poi riaffermarsi progressivamente. L’epopea di uno dei primi grattacieli residenziali svizzeri, la Tour d’Ivoire de Montreux (1969), illustra perfettamente la questione. «All’epoca, la popolazione aveva votato a favore del progetto ‹Manhattan in Montreux›, che prevedeva la costruzione di dieci torri simili» ricorda l’attuale sindaco Laurent Wehrli. «Ma l’edificio, alto circa 80 metri, non
era stato all’altezza delle aspettative. La situazione economica permise di costruire solo una torre e il progetto fu ufficialmente abbandonato a metà degli anni 1970.» Per diversi anni i montreusiens ebbero parole dure nei confronti di questa costruzione. Il loro disamore diminuì progressivamente negli anni 1990, durante i quali la torre divenne più presente nelle immagini che la città dava di se stessa. E il sindaco cita un recente segnale d’inversione di tendenza: «All’inizio dell’anno, la città ha dovuto organizzare un’elezione intermedia al consiglio municipale. Sui rispettivi manifesti elettorali, entrambi i candidati erano raffigurati sullo sfondo della Tour d’Ivoire.» Criticata fino a ieri, oggi la torre è tornata a essere un simbolo di dinamismo. 23
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Lo stesso vale per Le Lignon a Vernier (Ginevra): questo grande complesso, contemporaneo della Tour d’Ivoire, è stato a lungo rinnegato dai ginevrini, ma sono ormai state riconosciute le qualità architettoniche del lungo edificio principale e delle due torri (la più alta delle quali raggiunge 78 metri). La struttura è ormai protetta, il che complica i lavori di ristrutturazione e miglioramento dell’isolamento termico in corso: è infatti vietato modificare l’aspetto esterno degli edifici!
Divisioni tra comuni Queste costruzioni non godono ancora dell’apprezzamento unanime dei cittadini, anche quando raggiungono un’altezza inferiore a quella della Roche Tower. Nel distretto dell’Ouest lausannois, Bussigny ha respinto il progetto di una torre in occasione di una votazione nel 2012. L’anno scorso, Chavannes-près-Renens ha invece approvato l’apertura dei cantieri per un edificio alto 117 metri. Sempre nel 2014, un vero psicodramma comunale a Losanna si è concluso con la bocciatura della torre Taoua, di 87 metri. Le motivazioni citate dai suoi detrattori sono il disturbo, l’ombra, l’impatto negativo sul paesaggio e/o il timore che gli alloggi a pigione moderata nelle torri creino problemi sociali. Queste argomentazioni affiorano 24
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Costruita negli anni 1960, la Tour d’Ivoire è stata a lungo poco amata dai montreusiens, prima di riaffermarsi come simbolo di dinamismo.
Le autorità pubbliche non hanno più paura di prendere quota. Progetto per il nuovo quartiere a Les Vernets, Ginevra, che comprende una torre alta 80 metri.
tra le righe nelle risposte dei sostenitori. I progetti vengono rivisti al ribasso – in termini di metratura – e le autorità sottolineano il gettito fiscale generato dagli alloggi di qualità. Nei suoi comunicati, il gigante Roche precisa che gli edifici più alti, collocati al centro del complesso, non disturberanno troppo i vicini.
Marcare il territorio Per le autorità, invece, è più facile accettare una torre in quanto edificio monumentale che permette di inserire in un determinato territorio un progetto di maggiori dimensioni. È il caso del Canton Ginevra, dove si prevede di costruire una torre alta 80 metri sul sito dell’attuale caserma di Les Vernets. I responsabili urbanistici del progetto spiegano che la torre non costituisce un elemento portante del nuovo quartiere, ma non si stupiscono più di tanto dell’interesse mostrato dai cittadini (e dai media) per questo edificio in particolare. Sempre nel Canton Ginevra, la città di Meyrin prevede la costruzione di 10 torri nell’ambito del vasto progetto di un ecoquartiere composto da 30 edifici. Questo esempio permette di menzionare un altro aspetto di questo tipo di costruzione: il prezzo!
I promotori di alloggi a pigione moderata sono più colpiti dai maggiori costi associati alla costruzione di grattacieli, comunque più dei promotori di appartamenti destinati alla vendita o di edifici amministrativi. La cooperativa Les Ailes, che costruirà un edificio Minergie A di 37 metri nell’ecoquartiere di Meyrin, dovrà affrontare questo problema. Senza dubbio l’impresa dovrà chiedere al Cantone una deroga alle pigioni, ovvero un’autorizzazione speciale per poter stabilire canoni di locazione superiori ai massimi consentiti per legge.
Costi supplementari Per quanto riguarda i costi, aumentano anche senza raggiungere altezze vertiginose. Nei Cantoni Ginevra e Vaud, i problemi si presentano a partire da 30 metri, l’altezza massima raggiunta dalle scale dei vigili dei fuoco. Santiago Miguel Hernandez, architetto EPFL presso lo studio Aeby-Perneger responsabile dell’edificio della cooperativa Les Ailes, illustra le implicazioni: «Le pareti, i pavimenti e i rivestimenti che formano i compartimenti tagliafuoco, costruiti in genere con una ignifugicità EI 60 (ovvero 60 minuti di tenuta stagna contro il fuoco e il fumo), devono invece presentare una ignifugicità EI 90. L’isolamento termico o acustico richiede a sua volta l’uso di materiali incombustibili. 25
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Costruire edifici di notevole altezza obbliga a soddisfare norme antincendio più severe. Gli architetti hanno calcolato maggiori costi pari a CHF 2 milioni per questo edificio di 37 metri che sarà costruito a Meyrin.
Siamo dunque costretti a utilizzare lane minerali generalmente più costose e spesso più delicate da installare. Occorre inoltre prevedere spessori maggiori per ottenere i risultati attesi rispetto a materiali che isolano meglio ma sono più sensibili al fuoco. Inoltre, per poter garantire il funzionamento tecnico di un edificio più alto, oltre che per ottenere l’etichetta Minergie A e applicare la norma AEAI, è necessario sostenere costi molto più elevati per le installazioni di riscaldamento, ventilazione, sanitarie ed elettriche.» Le norme antincendio esigono che venga installato un montacarichi, più profondo rispetto a un ascensore standard, e che si acceda al tetto tramite una scala, anziché una semplice botola. Per questo progetto, gli architetti stimano maggiori costi pari a 26
CHF 2 milioni su un prezzo di costruzione di CHF 32 milioni – CHF 40 milioni per l’intero progetto nel suo complesso. Tutti questi vincoli spiegano perché i grattacieli non rappresentano una soluzione miracolosa per i problemi di alloggio. Il che però non significa neanche che sia spiacevole a bitare in un edificio più alto. I proprietari degli appartamenti sopra il 12o piano della Tour d’Ivoire non hanno alcuna difficoltà a trovare acquirenti, perfino in un mercato ribassista. Quanto alla difficoltà di vivere in quota, sembra trattarsi di un aspetto puramente culturale. Niente impedirà a una nuova generazione di svizzeri di trarne il massimo beneficio. Ma sicuramente non a Vals. VINCENT BORCARD http://skyscraperpage.com/diagrams/?countryID=125
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PATRICK TREIER NUOVO RESPONSABILE MANAGEMENT DEI CREDITI AMPLIAMENTO DEL DIRETTORIO
Patrick Treier è passato alla Banca WIR dalla Aargauische Kantonalbank AKB, dove dal 2005 ha ricoperto la funzione di responsabile del centro di elaborazione crediti con 40 collaboratori. In precedenza era stato responsabile team della gestione del rischio clientela (1996–1998) e responsabile management dei crediti e credit officer per tre regioni dell’AKB (1998–2005). Patrick Treier ha svolto l’apprendistato presso l’Unione di Banche Svizzere (UBS), dove ha anche fatto le sue prime esperienze professionali prima nella segreteria crediti (UBS Aaarau), poi come consulente della clientela commerciale (UBS Lenzburg) e quindi come responsabile progetto e team ristrutturazioni/risanamenti (UBS Zurigo). Treier è in possesso di un diploma federale di esperto bancario e ha portato a termine il St. Gallen CIO Programm e l’Advanced Executive Programm (Swiss Banking).
Nel quadro della sua strategia di crescita la Banca WIR soc. cooperativa ottimizza la propria struttura organizzativa. Il management dei crediti viene pertanto scorporata dal service center e diventa una divisione a sé stante. Dal 1° luglio sarà diretta da Patrick Treier (51 anni) che, al contempo, entrerà a far parte del direttorio generale facendo così salire a cinque i suoi membri.
Per Germann Wiggli, presidente del direttorio, ciò crea le migliori premesse per consentire alla divisione management dei crediti, di importanza nevralgica per la banca, di evolversi. «Con Patrick Treier abbiamo trovato un esperto in grado di mettere al servizio del direttorio le sue pluriennali esperienze nel campo della gestione, dell’informatica, dei processi, dell’ottimizzazione, della valutazione del rischio, della garanzia della qualità e della gestione dei progetti» afferma Wiggli. Patrick Treier è sposato con Susanna Treier-Nussbaum e, come hobby, ama giocare a biliardo, viaggiare e stare a diretto contatto con la natura. DANIEL FLURY Il consiglio di amministrazione e il direttorio della Banca WIR in sintesi: www. bancawir.ch > La Banca WIR > Organizzazione
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QUALI SONO LE ORIGINI DELLA LEGGE SUL LAVORO?
L’odierna legge sul lavoro con tutte le sue ordinanze risale alla prima legge federale sul lavoro nelle fabbriche emanata nel 1877, sull'esempio della legge sulle fabbriche del Canton Glarona del 1872. Ma, al giorno d’oggi, fino a che punto è ancora indispensabile la protezione della legge sul lavoro per i lavoratori?
L’ultimo articolo era dedicato alla situazione di stallo del dibattito sull’obbligo di registrazione dell’orario di lavoro: né i datori di lavoro né i lavoratori sono soddisfatti dell’obbligo di registrazione dettagliata dell’orario di lavoro prescritta dallo Stato. 28
Nel mondo del lavoro di oggi in molte professioni è praticamente impossibile fare una netta distinzione tra lavoro e tempo libero. A seconda dei casi, la validità di tali registrazioni della presenza risulta quindi molto relativa.
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Considerare le ore di lavoro come parametro di valutazione delle prestazioni di un lavoratore è un metodo superato e insoddisfacente per il datore di lavoro. D’altronde, se non è più il tempo trascorso al servizio del datore di lavoro, quale criterio adottare per determinare le prestazioni del lavoratore?
te il lavoro notturno e le innumerevoli ore di lavoro supplementari svolti dai lavoratori siano la causa di incendi in queste imprese. È evidente che lo Stato non è in grado di proteggere i suoi lavoratori. L’Occidente ha quindi lanciato un appello alle ditte acquirenti affinché effettuino controlli privati nelle aziende manifatturiere di questi paesi.
Più libertà – meno controlli? Nello spirito di un diritto del lavoro moderno incentrato sulla partnership, basta basarsi sulla fiducia che i risultati definiti vengano raggiunti? I datori di lavoro e i lavoratori non sono forse abbastanza responsabili per negoziare le disposizioni occupazionali nei contratti di lavoro individuali o perlomeno, attraverso le associazioni, nei contratti collettivi di lavoro, senza ingerenze da parte dello Stato?
La Svizzera 150 anni fa: condizioni come oggi nel Bangladesh
Non è giunto il momento di abolire la legge sul lavoro con tutte le sue ordinanze? Le disposizioni in materia di sicurezza, tempo di lavoro massimo e di riposo, lavoro domenicale e di tutela speciale per i giovani lavoratori sono ancora necessarie? Non si tratta piuttosto di relitti ormai sorpassati come le regole per la registrazione dell’orario di lavoro? La riduzione delle disposizioni volte a proteggere i lavoratori è oggetto di discussione pubblica.
Infatti, solo 150 anni fa la situazione dei lavoratori in Svizzera era del tutto paragonabile a quella nel Bangladesh di oggi. Regnava un’estrema povertà in gran parte della Svizzera. I giovani dovevano emigrare. Lo testimoniano ancora oggi le città come New Glarus negli Stati Uniti.
L’abolizione senza riserve del divieto del lavoro notturno per le donne nel 1996 dimostra che è possibile seguire questa strada. Con gli anni, la tutela speciale per le donne prevista in origine era diventata paternalistica e contraddiceva la legge sulla parità dei sessi.
La Svizzera non è un paese del terzo mondo E allora perché non abolire anche tutte le regole che disciplinano l’obbligo di registrazione dell’orario di lavoro? In fin dei conti viviamo nel 21o secolo in uno Stato progredito e sociale e non in un paese del terzo mondo come, ad esempio, il Bangladesh dove, circa due anni fa, sono morte 1127 persone nel crollo di una fabbrica; più di 2500 sono rimaste ferite. Il giorno della catastrofe la polizia aveva proibito l’accesso all’edificio, ma i proprietari avevano insistito sulla prosecuzione del lavoro. I lavoratori sono morti perché, sotto la minaccia di perdere il posto e nonostante il pericolo di morte, hanno continuato a svolgere il loro lavoro. Per loro non esisteva né sicurezza sul lavoro né tutela della salute ma solo sfruttamento con lunghi orari di lavoro e salari bassissimi.1 Secondo un’indagine dell’UNICEF,2 in Bangladesh circa cinque milioni di bambini devono contribuire al sostentamento della famiglia lavorando a condizioni disumane. Pertanto, molti di loro non possono mai andare a scuola e quindi non potranno mai liberarsi dalla trappola della povertà. Pare che regolarmen-
In Svizzera, per contro, l’appello è di segno opposto. Coloro che vogliono frenare l’ingerenza dello Stato a favore della responsabilità autonoma delle parti disconoscono che esattamente questo controllo ha fatto sì che venissero superate le condizioni che regnano oggi nel Bangladesh.
Nelle nuove fabbriche e filande molti lavori non richiedevano una specializzazione e potevano essere eseguiti dai bambini e dalle donne. La libertà contrattuale individuale non era praticamente circoscritta; fondamentalmente era possibile convenire tutto. Le settimane lavorative di sei giorni con fino a 14 ore al giorno di lavoro erano la regola. In realtà, i lavoratori non godevano praticamente di nessuna protezione o diritto. Un infortunio sul lavoro significava spesso sprofondare nella miseria più assoluta. Fabbriche venivano ridotte in ceneri perché si lavorava anche di notte alle peggiori condizioni soltanto con la luce delle lampade a olio. Prima dell’industrializzazione, le ore di lavoro venivano perlomeno dettate dalla luce del giorno. Le donne della classe operaia dovevano lavorare nelle fabbriche e spesso abbandonare i figli a loro stessi. Anche i bambini lavoravano nelle fabbriche prima e dopo la scuola per far sopravvivere la famiglia. Bambini dai sei a dieci anni appena lavoravano già nelle filande di cotone. Un terzo non poteva frequentare la scuola a causa del lavoro in fabbrica.
Glarona – pioniere sul fronte della protezione dei lavoratori Così come nel Bangladesh, anche in Svizzera i lavoratori avevano paura di perdere il lavoro e quindi non osavano ribellarsi. Ed è così che la lotta contro questa situazione disumana era condotta soprattutto da insegnanti, parroci e dottori. Molto gradualmente 29
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riuscirono a far introdurre norme di protezione minime da parte dello Stato, ma non tutti i cantoni le applicarono con la stessa rapidità. Il Canton Glarona è stato il pioniere per la Svizzera. Nel 1846 il governo cantonale di Glarona proibì l’occupazione di bambini sotto i 12 anni nelle filande meccaniche. L’introduzione di norme di protezione più ampie fino ad arrivare alla legge cantonale sulle fabbriche del 1872 era stata resa possibile dalla democrazia diretta della Landsgemeinde, anche se ci sono voluti dibattiti agguerriti e votazioni aspramente combattute. La prima legge federale sul lavoro nelle fabbriche venne emanata nel 1877 e sostituì le varie leggi cantonali. Questa legge della Confederazione ricalcava la legge sul lavoro nelle fabbriche emanata dal Canton Glarona e prevedeva delle norme in materia di lavoro infantile, limitazione degli orari di lavoro e protezione della manodopera. L’osservanza della legge veniva controllata da tre ispettori federali.
Dove non vigeva la legge sul lavoro nelle fabbriche persisteva lo sfruttamento Queste prescrizioni valevano tuttavia solo per le fabbriche ma non per tutte le attività di produzione primaria, le istituzioni come gli ospedali e tanto meno per le imprese familiari (lavoro a domicilio). Anche gli imprenditori, i membri ai vertici delle società, gli artisti e i lavoratori che svolgevano attività indipendenti non sono mai stati soggetti alla legge sul lavoro nelle fabbriche. È proprio per questo motivo che l’attività nelle filande e negli stabilimenti tessili e di ricamo venne ristrutturata e trasferita sempre di più al lavoro a domicilio dove i bambini potevano essere sfruttati illimitatamente. Ma anche i bambini che venivano collocati presso famiglie contadine come manodopera a basso costo erano una forza lavoro priva di protezione. Secondo un’indagine effettuata in Svizzera nel 1904, in dodici cantoni lavoravano circa 300 000 bambini. Sia l’elusione della proibizione del lavoro minorile e della tutela dei lavoratori attraverso il lavoro a domicilio sia la prosecuzione del lavoro minorile in settori non soggetti alla legge sul lavoro nelle fabbriche dimostrano che senza norme e controlli non è possibile far valere alcun diritto.
sulla sicurezza sul lavoro e sulla protezione della salute. I giovani, le donne incinte o le madri che allattano godono di una protezione speciale. Oltre alle imprese industriali, alle disposizioni di protezione erano assoggettati anche il commercio e l’artigianato. La legge è stata rivista due volte e integrata con cinque ordinanze illustrate nelle rispettive istruzioni. La Segreteria di Stato dell’economia SECO veglia rigorosamente sull’osservanza delle prescrizioni ritenute in parte superate.
I dirigenti lavorano alla cassa Per citare un esempio, nell’ottobre 2007 le librerie non hanno ottenuto l’autorizzazione per vendere, un minuto dopo mezzanotte, l’ultimo volume della saga di Harry Potter perché non sussisteva la necessità impellente di lavoro notturno. La Posta, invece, che non è soggetta alla legge sul lavoro, a mezzanotte distribuiva le copie del libro ordinate su Amazon nelle cassette delle lettere. Il grande evento di vendita in diverse librerie ha avuto luogo comunque ma solo perché proprietari e membri di consigli d’amministrazione non sono soggetti alla legge sul lavoro. Alle casse hanno quindi lavorato i dirigenti ai vertici aziendali.3 Risulta difficile capire il rigido atteggiamento della SECO; la decisione non ha più nulla a che fare con l’idea di protezione dei lavoratori all’origine della legge. Tuttavia, considerato l’aumento del numero di persone affette da disturbi psichici e dei lavoratori con esaurimenti psicofisici, occorre valutare con spirito critico l’appello di abolire la registrazione dell’orario di lavoro conquistata in lotte accanite nel corso degli ultimi due secoli come pure le norme della legge sul lavoro giudicate da molti ormai superflue. Il sistema della registrazione dell’orario di lavoro sarà forse superato ma la riflessione alla base dell’obbligo di registrazione dettagliata dell’orario di lavoro e delle pause effettuate è tuttora legittima, come lo dimostra il tragico esempio nel Bangladesh. E così, come 150 anni fa, anche oggi sono i medici che mettono in guardia da uno sfruttamento dei lavoratori senza registrazione dell’orario di lavoro e quindi senza controlli. Non dovremmo quindi rinunciare troppo avventatamente alle conquiste dei nostri antenati. PROF. URSULA GUGGENBÜHL
Nel 1964 la legge sul lavoro nelle fabbriche venne sostituita dalla legge federale sul lavoro nell’industria, nell’artigianato e nel commercio che è composta da due parti principali: la prima disciplina la durata del lavoro e del riposo, la seconda le norme 30
1 it.wikipedia.org/wiki/Crollo_del_Rana_Plaza_di_Savar 2 UNICEF,
Documento sul lavoro minorile 2008, The State of the World’s Children 2008 3 NZZ, 6 settembre 2007
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LANCIARE UN CHIARO SEGNALE, ANCHE NEI MOMENTI CRITICI Anche nelle fasi più difficili le aziende devono distinguersi e mostrare fermezza. Lo sganciamento del franco svizzero dall’euro ha creato non pochi problemi all’imprenditoria. Le sfide a cui sono confrontate aziende e collaboratori sono aumentate. In che modo si può consolidare la propria presenza sul mercato? Quali processi devono essere ripensati e adeguati? Come si comporterà il mercato nei prossimi anni?
La decisione di sganciare il franco svizzero dall’euro ha preso in contropiede molte aziende di diversi settori ponendole davanti alla necessità di adeguarsi alla nuova realtà. L’industria automobilistica ha lanciato, ad esempio, un chiaro segnale. Con l’eurobonus – sconto fino al 20% – o con un tasso di leasing dello 0% ha dato maggiore attrattiva all’acquisto di un’autovettura. Le domande che si pongono i clienti sono svariate. – Vale ancora la pena importare l’auto dall’estero? – Il prezzo è l’unico criterio determinante? – Il fattore tempo non è forse altrettanto importante? – Che differenza c’è in termini di prestazioni di garanzia per un’auto acquistata in Svizzera e una importata? Sono punti che vanno soppesati e messi a confronto. Molti consumatori nel nostro paese puntano sulla qualità, sulla serietà professionale e sull’affidabilità: valori svizzeri che rappresentano una solida base. Bisogna vedere però quanto il cliente è disposto a spendere in più per la «swissness». Attenersi a questi valori anche nei momenti più ardui dovrebbe comunque
tradursi in un vantaggio per la gran parte delle aziende. Sul terreno della competitività essi sono diventati ancora più importanti nell’attuale situazione. Quando tutto si riduce a una gara spietata a chi offre il prezzo più basso, non si sa esattamente come andrà a finire. Chi ha elevati oneri fissi deve valutare costantemente se vi sia ancora un effettivo margine di redditività. Un ampio appoggio da parte del personale consente di trovare validi accordi, anche se implicano dei sacrifici. Numerose imprese sono ricorse a riduzioni salariali o al prolungamento temporaneo dell’orario di lavoro. In un contesto così problematico come quello attuale è indispensabile comunicare, o continuare a comunicare, con i propri dipendenti in modo trasparente e univoco. I collaboratori saranno grati di questa franchezza. È proprio nei momenti critici che le capacità di un dirigente sono messe alla prova.
Restare credibili anche dando notizie negative La ditta commerciale Righetti Sagl* è schiacciata dalla concorrenza. Deve assolutamente abbattere i costi. Decide di effettuare tagli dell’organico. È venerdì mattina. Sei collaboratori del servizio esterno ricevono per SMS l’avviso di licenziamento. Lo scarno messaggio arriva come un fulmine a ciel sereno. Molto probabilmente i responsabili non sapevano come affrontare una situazione così delicata, sembra l’unica spiegazione plausibile per un simile comportamento. Come reagisce un collaboratore che legge il proprio licenziamento sul display del cellulare? 31
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L’impatto e i contraccolpi sfuggono a ogni possibile definizione o controllo. In lui subentrano sentimenti di delusione, rabbia, tensione, disperazione, avvilimento, seguiti da forti timori per il proprio futuro. Lo stesso succede anche in caso di comunicazione del licenziamento per e-mail. Al giorno d’oggi vi sono molti strumenti comunicativi a disposizione. Informare un reparto su una misura di risparmio attraverso la posta elettronica interna è senz’altro il sistema più rapido, ma le conseguenze possono essere imprevedibili per l’azienda. Qualora un’informazione di questo tipo arrivasse ai media, la sua immagine sarebbe gravemente compromessa. Per comunicare personalmente una decisione negativa – ad esempio un licenziamento o una misura di risparmio – occorre scegliere il momento giusto, usare le parole appropriate e tenere un atteggiamento credibile. Queste circostanze sono altrettante occasioni in cui l’azienda e i suoi dirigenti possono dimostrare la loro credibilità verso i propri dipendenti. 32
I decisori o i superiori sono chiamati a dedicare il tempo necessario per mettere al corrente i collaboratori con la massima chiarezza e completezza sull’andamento dell’azienda.
Pensare positivo e restare creativi In tempi turbolenti è possibile che alcuni collaboratori o addirittura gran parte del personale mostri un certo disinteresse e una sorta di passività. In questi casi spetta alla direzione prendere l’iniziativa. Paola Rossi* guida un team composto da otto persone. Nelle ultime settimane, tra di loro e anche all’interno di tutta l’azienda si è parlato spesso dei cambiamenti dovuti all’eliminazione del cambio fisso franco-euro. In modo aperto, leale e realistico sono state esposte le opportunità e i rischi della situazione contingente. Paola Rossi ha tenuto a sottolineare ancora una volta ai suoi collaboratori quali sono i punti di forza dell’azienda per stimolare la loro motivazione. Ha sostenuto con forza le decisioni della
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direzione. Nei singoli processi è inevitabile procedere a riassetti, ma i collaboratori colpiti vengono coinvolti nelle decisioni e hanno la possibilità di incidere parzialmente sulle novità da introdurre. Paola Rossi incentiva i propri collaboratori e ha fiducia in loro. Così facendo possono nascere nuove idee creative grazie alle quali l’azienda è in grado di mantenere la posizione sul mercato o addirittura rafforzarla. La filosofia aziendale mira, tra l’altro, a un miglioramento continuo. Non tutti i collaboratori concorrono automaticamente a raggiungerlo. Si deve pertanto creare un contesto favorevole e investire tutto il tempo necessario.
Conclusione In periodi difficili l’azienda deve affrontare sfide impegnative. Bisogna non perdere di vista la realtà, andare avanti con coraggio e mostrare una risoluta determinazione. I clienti e i collaboratori non pretendono miracoli, ma serve un’azione dinamica e non un immobilismo inerte. Insieme è più facile arrivare al traguardo; «insieme» vuol dire anche far partecipare tempestivamente i collaboratori ai cambiamenti e comunicare in modo credibile.
A volte serve una parola inequivocabile e diretta da parte del superiore, altre volte un approccio diplomatico e molto tatto, a seconda della situazione. È questo che fa di un dirigente un responsabile valido, capace di prendere le decisioni giuste e di informare in modo situativo e consono. ENRICO LOMBARDI INTRA DM AG TRAINING & MARKETING
* Nomi fittizi
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ALLA RICERCA DELL’ESCLUSIVITÀ Molte persone dei nostri giorni sono alla ricerca di oggetti particolari, possibilmente rari ed esclusivi, oggetti da collezione, che hanno un valore sostanziale e che rappresentano un investimento promettente. Questi oggetti sostituiscono o completano gli investimenti tradizionali e sono piuttosto richiesti in periodi di turbolenze sui mercati.
Negli ultimi tempi il contesto finanziario ha subito notevoli cambiamenti. Basti pensare alla pronunciata flessione dei tassi d’interesse. Ma anche la sicurezza economica è stata in parte penalizzata. Molti investitori hanno subito delle perdite. Di recente, l’adeguamento del cambio euro-franco svizzero e i provvedimenti globali sui mercati finanziari hanno contribuito in misura determinante ad aumentare l’insicurezza dei consumatori che cercano di individuare, perlopiù come integrazione, anche opportunità di investimento alternative. Ma quali sono queste possibili alternative e quanto sono interessanti?
Che cosa si cerca al giorno d’oggi? Oggi come oggi, l’offerta è dominata da prodotti che nella maggior parte dei casi presentano un rapporto prezzo-prestazioni equo, ma una durata di vita breve e un rapido deprezzamento. In 34
tutti i settori i prodotti tendono sempre più verso brevi durate, mentre le offerte che salvaguardano il valore nel tempo sono sempre più rare. Un classico esempio di buon investimento è rappresentato dagli immobili, ritenuti da sempre un collocamento oculato e sicuro del capitale. Ma anche in questo caso occorre fare delle differenze. Località, posizione e tipologia della costruzione sono fattori decisivi per valutare (o per rispondere alla domanda) se un investimento appare giustificato o meno. Non ci si dovrebbe limitare a cercare oggetti a prezzi vantaggiosi, bensì tenere conto delle prospettive a lungo termine. Oltre ai classici investimenti immobiliari, sono richieste anche opportunità alternative come, ad esempio, investimenti sostenibili nel settore del legno (soprattutto nell’ambito delle foreste pluviali tropicali) o in speciali tecnologie innovative.
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Pezzi da amatori Molti di noi hanno un debole per qualcosa che può diventare un hobby o una passione per il collezionismo. Può trattarsi di collezioni che hanno un valore affettivo per il proprietario, ma che allo stesso tempo possono costituire anche un investimento lucrativo. Questa tendenza ha fatto sì che ultimamente i prezzi di determinate rarità siano andati alle stelle – e le prospettive restano favorevoli. Evidenti in questo contesto sono gli investimenti in opere d’arte come dipinti o sculture. Anche gli orologi di lusso molto rari possono costituire un’allocazione premiante: in tal caso bisogna naturalmente considerare, da un lato, la marca e, dall’altro, il modello di quella marca. Attualmente un altro settore sta registrando un boom degno di nota: oggi sono ambite più che mai le automobili classiche con carattere di rarità, sia per passione di collezionisti inveterati, sia come oggetto d’investimento alternativo con notevole potenziale di incremento del valore. Spesso questi due elementi sono accoppiati. In tale contesto emerge tuttavia una serie di domande. – Quali automobili sono adatte come oggetti da collezione? – Come si arriva a questi veicoli? – Di quali caratteristiche devono disporre? – Il capitale è sufficiente per un’auto supersportiva prestigiosa degli ultimi decenni o solo per un classico «young timer» con potenziale di apprezzamento? – Dove si custodisce un’auto del genere e cosa occorre fare per la sua manutenzione? – A quanto ammontano le spese correnti (assicurazioni, manutenzione ecc.)?
La scelta dell’oggetto d’investimento Nel caso ideale si acquista l’automobile nel momento in cui comincia a guadagnare valore sul mercato. Spesso solo gli esperti sono in grado di stimare se una determinata autovettura entrerà negli annali della storia dell’automobilismo come modello classico d’epoca, ma, naturalmente, non vi è mai una certezza assoluta. Ci sono auto che sono classiche fin dalla nascita. E non dipende solo dalla marca. Infatti, anche all’interno di un marchio molto prestigioso, possono esserci grandi differenze a seconda del modello.
In generale, il momento sembra propizio per i modelli degli anni 80 e per gli «young timer» degli anni 90 per quanto riguarda il potenziale di incremento del valore. Il prezzo d’acquisto viene influenzato in modo significativo dallo stato dell’oggetto (meccanica e carrozzeria). Occorre infatti considerare le seguenti caratteristiche distintive: 1. oggetto restaurato (da un esperto) con o senza pezzi originali; 2. stato originale, nessun restauro, come nuovo dal punto di vista meccanico ed estetico. Particolarmente amato e quindi ben pagato è lo stato originale come da fabbrica. Queste auto vantano spesso un potenziale di apprezzamento particolarmente elevato a lungo termine. Ma anche un modello restaurato ad opera d’arte da un esperto può essere molto costoso, proprio perché il rivenditore vuole recuperare almeno una parte del denaro investito nel restauro. Eppure, anche una macchina restaurata alla perfezione non potrà mai fare concorrenza a un esemplare originale con pochi chilometri al suo attivo. Ogni decisione d’acquisto deve essere ponderata con la massima cura. Solo in casi rari vale la pena optare per offerte convenienti. Le necessarie spese di restauro possono infatti superare notevolmente il prezzo d’acquisto. Spesso è consigliabile avere pazienza e aspettare che si presenti l’oggetto ideale. È raccomandabile affidarsi al consiglio di un esperto.
Conclusione Pezzi da collezione preziosi, che si tratti di orologi o automobili, possono essere paganti anche ai fini di puro investimento. Naturalmente è ancora meglio se si può abbinare l’investimento lucrativo alla propria passione. Ad ogni modo occorre sempre tenere presente che non ci sarà mai una garanzia di apprezzamento. E, non da ultimo, è necessario considerare la questione delle spese dopo l’acquisto (custodia, manutenzione, assicurazione) nel calcolo dell’investimento. MIRCO LOMBARDI WWW.LOMBARDIPARTNERS.COM
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LE PMI – L’ULTIMA RUOTA DEL CARRO DELLA POLITICA ECONOMICA? Un’enorme differenza separa l’importanza economica delle PMI nel nostro paese e la loro rilevanza nella politica congiunturale nazionale. Le PMI contribuiscono con oltre un terzo al prodotto interno lordo svizzero, rappresentano l’85% di tutte le aziende e la quota di posti di tirocinio raggiunge il 70%. Nell’artigianato la percentuale di PMI è ancora più alta. Eppure, per la politica federale assumono un ruolo secondario.
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Uno sguardo al rapporto di gestione del Consiglio federale Su 200 pagine il Consiglio federale ha illustrato i temi principali su cui si è concentrato in modo particolare lo scorso anno. In un secondo fascicolo di 60 pagine sono elencati i punti salienti dell’attività dei dipartimenti e della cancelleria federale. In sintesi: le PMI non vengono menzionate. Per loro vale ciò che il Consiglio federale ipotizza per tutta l’economia: «Grazie alle migliori condizioni quadro possibili l’economia svizzera è robusta e continua a crescere.» Di seguito esamineremo più accuratamente la correttezza dell’affermazione in merito alle condizioni quadro. Nel complesso si ottiene l’impressione che, tra gli argomenti trattati, gli affari con l’estero come pure la politica sociale e ambientale diventino sempre più importanti a scapito dell’economia nazionale. Tra l’altro, anche la politica agraria è stata relegata in secondo piano.
I grandi interventi volti alla liberalizzazione mancano Il rapporto accenna unicamente alla mozione per una nuova legge quadro sugli orari di apertura dei negozi che per le PMI ancora attive nel commercio specializzato e nella vendita al dettaglio è piuttosto ambigua. Temi di rilievo per le PMI sono anche contenuti nel nuovo «Messaggio concernente la promozione della piazza economica» del 18 febbraio 2015, presentato in parlamento ma che non sarà più trattato nella sessione in corso.
Approcci esitanti Il «Messaggio concernente la promozione della piazza economica» contiene la bozza di un decreto federale sul finanziamento delle attività di governo elettronico per piccole e medie imprese negli anni 2016–2019. A tale scopo il Consiglio federale intende esborsare 17,7 milioni di franchi. È prevista l’espansione a cosiddetto «one stop shop» del portale già in essere per la costituzione d’impresa online StartBiz. Ciò consentirebbe alle PMI di sottoporre tutte le loro richieste ed esigenze a un unico ente a livello federale. In questo modo non vengono tuttavia eliminati i grandi problemi delle PMI con le autorità che nella maggior parte dei casi sussistono a livello comunale e in parte anche cantonale. Il nuovo portale è comunque un notevole progresso per quanto riguarda la trasmissione dei dati sui salari dei collaboratori che non devono più essere inoltrati a innumerevoli autorità e assicurazioni sociali ma notificati soltanto a un unico ente. È pur sempre uno sviluppo positivo.
Il secondo approccio della politica delle PMI sta nel finanziamento delle imprese. Nel quadro delle sue competenze, il Consiglio federale intende vegliare affinché il sistema di assicurazione dei rischi legati alle operazioni di finanziamento delle PMI che, secondo il rapporto federale del 2012, funziona abbastanza bene, non si deteriori. Questa dichiarazione d’intenti è di rilievo anche per la Banca WIR. Affinché ciò resti possibile è necessario sostenere ulteriormente il sistema di fideiussioni commerciali. Dalla riorganizzazione nel 2007, quest’ultimo si sta sviluppando positivamente ma ha tutt’ora un’importanza limitata poiché comprende solo circa 2000 imprese con 22 000 collaboratori. Il Consiglio federale si oppone a un aumento della soglia d’intervento delle cooperative di fideiussione da 500 000 a un 1 milione di franchi poiché è del parere che, a fronte delle possibilità di finanziamento relativamente buone per le PMI, ciò non sia necessario. Resta dunque la sovvenzione federale indiretta con cui la Confederazione si assume buona parte dei costi amministrativi delle cooperative di fideiussione. Il Consiglio federale deve tuttavia ammettere che il sistema di fideiussioni commerciali in Svizzera è tuttora poco sviluppato rispetto alla maggior parte dei paesi dell’UE. Il pacchetto di misure volte alla promozione della piazza economica prevede due ulteriori componenti d’importanza per i partecipanti WIR attivi nel settore alberghiero e della ristorazione, ovvero la promozione dell’innovazione nel turismo e la proroga del mutuo aggiuntivo alla Società svizzera di credito alberghiero (SCA) fino al 2019. In seguito all’approvazione dell’iniziativa contro le abitazioni secondarie, è venuta a crearsi una nuova situazione per il credito alberghiero che richiede una revisione dei criteri di ammissione.
Problemi irrisolti Le PMI svolgono un ruolo di particolare importanza nelle aree rurali e nelle zone di montagna. Tuttavia, le delucidazioni in merito nel messaggio federale sono molto vaghe e ben poco adatte alle esigenze delle PMI. Nel quadro delle consultazioni parlamentari i rappresentanti del commercio e i loro alleati dovranno impegnarsi affinché le PMI ottengano una propria politica settoriale e non vengano semplicemente trattate congiuntamente a interessi estranei. Questo vale anche per la politica in materia di agglomerazioni. Proprio nelle agglomerazioni le PMI sono messe alle strette da molti lati, non da ultimo attraverso requisiti di 37
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costruzione e pianificazione a dir poco vessatori. È interessante notare che per la promozione delle PMI il Consiglio federale punta maggiormente anche sulla sua politica di coesione, ovvero sul contributo della Svizzera alla nuova strategia politica dell’UE «Europa 2020». Ciò non significa altro che il Consiglio federale si impegna a facilitare la collaborazione tra le PMI svizzere e quelle nei paesi dell’Europa centrale e orientale in fase di costituzione o incentivate attraverso sovvenzioni della confederazione. Il Parlamento dovrà vegliare attentamente sulla distribuzione di tali fondi. Purtroppo però, tutto ciò non incide minimamente sulla marea normativa che continua a sommergere il nostro paese e che rappresenta l’ostacolo principale allo sviluppo proficuo delle nostre PMI. Di meno sarebbe di più. Commento
Nuova vessazione burocratica per le PMI in materia di registrazione dell’orario di lavoro? Da febbraio tira aria nuova nelle imprese per quanto riguarda le regolamentazioni della registrazione dell’orario di lavoro. Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, il cui atteggiamento favorevole all’economia è indiscusso, l’Unione padronale svizzera e l’unione sindacale svizzera hanno presentato congiuntamente una proposta per una nuova regolamentazione della registrazione dell’orario di lavoro. La rispettiva modifica dell’ordinanza 1 della legge sul lavoro è stata sottoposta fino al 15 giugno non tanto a una procedura di consultazione bensì solo a un’audizione unicamente accessibile a una cerchia ristretta. I nuovi articoli proposti 73a e 73b dell’ordinanza prescrivono la registrazione dell’orario di lavoro generale da parte delle imprese. Da questa norma è possibile derogare unicamente se un contratto di lavoro collettivo prevede delle eccezioni o se nell’impresa esiste una commissione del personale che esercita una funzione di controllo. Il contratto di lavoro collettivo dovrebbe prevedere un servizio preposto a contenziosi in materia di orario di lavoro e la rinuncia alla registrazione dello stesso verrebbe tollerata sol-
tanto nel caso di dipendenti che guadagnano almeno 120 000 franchi all’anno e che dispongono di un’ampia autonomia nella gestione del loro lavoro. Secondo il nuovo testo sarebbe possibile una registrazione semplificata dell’orario di lavoro ma dovrebbe essere approvata dai rappresentanti dei lavoratori. Persino nel caso di una registrazione semplificata, il datore di lavoro dovrebbe mettere a disposizione non necessariamente un orologio di controllo ma uno strumento idoneo per la registrazione dell’orario di lavoro. Senza dubbio queste proposte sono ben poco adatte alle piccole PMI e non fanno che creare nuovi iter burocratici e relative spese. Con la nuova regolamentazione non sarebbe più possibile nemmeno la sospensione di collaboratori dei quadri dirigenti, ad esempio del direttore. La conseguenza: elusioni attraverso la conversione di contratti di lavoro in partecipazioni alle imprese, tanto per fare un esempio. Ancora una volta ci troviamo dinanzi a un caso lampante in cui un provvedimento previsto a tutela dei collaboratori viene trasformato in una vessazione burocratica. C’è anche da chiedersi se tutto ciò è propizio per la flessibilità delle imprese e dei loro collaboratori. Già oggi vi sono casi in cui i collaboratori lavorano autonomamente per quanto riguarda il loro orario e non solo nel settore alberghiero e della ristorazione. Questa esigenza ampiamente diffusa difficilmente si concilia con il previsto assoggettamento alla registrazione dell’orario di lavoro ai sensi della politica associativa. L’esempio dimostra che le nuove regolamentazioni possono essere dannose per le PMI anche se, a prima vista, questa circostanza non è affatto evidente. Tutto ciò che proviene dalle fucine legislative, e purtroppo si tratta in misura crescente di ordinanze per le quali il Parlamento e l’elettorato non ha voce in capitolo, pullula di trappole. A volerle identificare in tutti i casi equivale a una fatica di Sisifo. DOTT. RICHARD SCHWERTFEGER
«Nuova regolamentazione della registrazione dell’orario di lavoro – un esempio di come non andrebbero fatte le cose.» 38
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NON PUÒ ESSERE UN CASO! Mi piacciono le teorie del complotto. Ma credo solo a quelle vere, ossia quelle che i teorici del complotto non possono dimostrare, perché i cospiratori ne nascondono bene le prove, altrimenti verrebbe a mancare l’essenza stessa della teoria, perché ci sarebbero appunto le prove. In effetti i cospiratori dovrebbero mettere le «prove» sul tavolo: cari teorici avete ragione, teniamo nascosti Elvis e gli alieni, abbiamo inscenato l’atterraggio sulla Luna, abbattuto gli aerei, fatto saltare in aria i grattacieli, messo veleno nelle scie di condensazione, assassinato Kennedy e Diana, seminato Aids e influenza aviaria, affondato il Titanic e infiltrato gente di sinistra nella televisione svizzera. Per quanto queste ammissioni farebbero improvvisamente decadere appassionanti teorie a noiosi dati di fatto, i dati di fatto esistono proprio per essere messi in dubbio. In effetti non si dovrebbe subito credere a un cospiratore solo perché per una volta dice la verità. Già cinque minuti dopo la confessione i teorici avrebbero già nuovi indizi di un complotto ancora maggiore.
Ora direte di certo che è stato Putin, nel tentativo di scuotere gli Stati Uniti nel profondo della loro anima, privandoli delle loro leggende. Ma si tratta ancora una volta soltanto di una teoria, diffusa con malizia dalla CIA per accusare Putin di complotto. Ma sapete chi controlla la CIA? Chi dà un’immagine di sé discreta e assolutamente poco appariscente, ma che in effetti governa il mondo? Ve lo dico io: la Banca WIR. «Come ho fatto a non accorgermene!» starete dicendo. È chiaro come il sole: ampia rete di contatti, condizioni di lusso, quartiere generale discreto... Dopo tutto, la Banca WIR non è stata fondata durante la crisi del 1934 per dare maggiore indipendenza a PMI e commercianti? E non ci troviamo ancora una volta in un periodo di crisi? Ecco, come volevasi dimostrare! Al prossimo incontro con il vostro consulente WIR non abbiate paura di chiedergli se fa parte anche lui del governo segreto mondiale. Se lo negherà potrete essere sicuri che qualcosa non quadra.
Personalmente credo ai complotti soprattutto quando ci sono fin dall’inizio evidenti ipotesi. In particolar modo quando torno a casa dopo il lavoro. Quando mi metto a navigare un po’ in Internet e leggo che il crollo della Grecia, dell’euro, del prezzo del petrolio e di Germanwings sono tutti complotti di poteri oscuri. Che Osama bin Laden non è mai esistito e, soprattutto, che era la nonna adottiva extraconiugale di George Bush. E che tutte queste insensatezze facilmente riconoscibili come tali sono state avvolte con arguzia nel silenzio e occultate in modo fumoso in atti segreti anziché essere portate alla luce del sole da un buon bicchiere di vino. A proposito, ora anche io mi sono fatto una mia teoria del complotto. E cioè: il 14 aprile 2015 è morto Percy Sledge («When a man loves a woman»); sedici giorni dopo Ben E. King («Stand by me»); quattordici giorni più tardi B. B. King («The thrill is gone»). Vi prego ora di non dirmi che persone di quest’età possono morire così semplicemente, come se si trattasse del normale corso della vita: la morte delle tre più grandi leggende del Soul ed R&B nel giro di sole quattro settimane non può essere un caso.
WILLI NÄF WILLI NÄF È AUTORE INDIPENDENTE, SCRITTORE E CABARETTISTA E VIVE NELLA REGIONE DI BASILEA E NELL’APPENZELLO. WWW.WILLINÄF.CH
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MANIFESTAZIONI
IMPRESSUM
Colloqui autunnali 2015
WIRPLUS Rivista per i clienti della Banca WIR Luglio 2015, 82 annata, n. 920
31.10.2015, KKL Lucerna (per titolari di parti ordinarie)
Editrice/Redazione Banca WIR soc. cooperativa Auberg 1 4002 Basilea www.bancawir.ch
Assemblea generale 2016 della Banca WIR 18.5.2016 a Basilea (per cooperatori/cooperatrici) Per ulteriori informazioni vi preghiamo di consultare il nostro sito web www.bancawir.ch o telefonate allo 0848 947 949.
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FIERA WIR DI ZURIGO
Traduzioni Daniel Gasser, Yvorne CLS Communication
19.11.2015 – 22.11.2015 www.wmzag.ch
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