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S U L P WIR

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144 PAGINE DI «FASZINATION WIR» Sono passati 80 anni dalla fondazione della Banca WIR soc. cooperativa. Il libro «Faszination WIR – Resistent gegen Krisen, Spekulationen und Profitgier» («Il fascino WIR: resistente a crisi, speculazioni e avidità di profitto»), disponibile in tedesco, illustra alcuni degli aspetti più interessanti dell’avvincente storia di quest’azienda a partire dal crollo della borsa nel 1929, soffermandosi sulle opportunità che il futuro riserva alla moneta complementare WIR. Il volume, disponibile nelle librerie, può essere acquistato anche attraverso la Banca WIR a un prezzo speciale. Il sistema WIR della Banca WIR promuove l’economia interna svizzera ed è unico al mondo sia per dimensioni che per sostenibilità: avviato nel 1934 sotto forma di rete per un totale di 300 aderenti tra imprese e privati, raggruppa oggi ben 50 000 piccole e medie aziende che nel 2013 hanno registrato un fatturato extra complessivo pari a 1,43 miliardi CHW. Nel suo libro Hervé Dubois illustra le tappe principali di questa storia di successo, mostrando gli ostacoli che la Banca WIR ha dovuto superare e spiegando l’utilità economica anche futura di una moneta complementare in una logica economica dominata dai temi della crescita e del profitto. Hervé Dubois, nato a La Chaux-de-Fonds, è cresciuto a Zurigo. Dopo la maturità ha studiato economia e comunicazione presso la scuola universitaria professionale di San Gallo. Dubois ha lavorato nella regione di Basilea per 20 anni come redattore presso diversi quotidiani, all’agenzia di stampa svizzera e come giornalista radiofonico. Nel 1995 è passato alla Banca WIR soc. cooperativa, dove è stato responsabile della comunicazione fino al pensionamento, nel 2014. Attualmente Hervé Dubois vive nel Canton Vallese.

Faszination WIR – Resistent gegen Krisen, Spekulationen und Profitgier. 144 pagine, copertina rigida, struttura in lino goffrata Il volume è disponibile in tutte le librerie (ISBN 978-3-03781075-0) al prezzo di 34 CHF (prezzo indicativo). Il libro può inoltre essere acquistato, fino a esaurimento delle scorte, presso la Banca WIR al prezzo speciale di 20 CHF o 20 CHW – compilando il modulo online alla pagina www.bancawir.ch/libro* – compilando il tagliando sottostante* e inviandolo per posta – inviando una mail (cfr. tagliando)* – presso le succursali e le agenzie della Banca WIR

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Inviare il tagliando a Banca WIR, Marketing, Auberg 1, 4002 Basilea. Oppure ordinare il libro compilando il modulo online sul sito www. bancawir.ch/libro o inviando un’e-mail a Nadja Maurer: nadja.maurer@wir.ch (indicando il numero di copie desiderate, l’indirizzo e il tipo di pagamento con relativo numero di conto).


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AFFIDABILITÀ, VERIDICITÀ ED EQUITÀ EDITORIALE

L’unione svizzera delle arti e mestieri vuole vedere i fatti: dopo che il Consiglio federale ha perso l’occasione per adottare delle misure di riduzione dei costi regolamentari per le imprese, ora l’Unione esige un disegno di legge. Altrimenti farà ricorso a un’iniziativa popolare per far fronte all’esigenza di un abbattimento della burocrazia (pag. 36). Anche le grandi cooperative come la Banca WIR si rendono conto che l’apparato burocratico è in splendida forma. La chiusura statutaria con presentazione affidabile – in breve rapporto di gestione – non soddisfa più i requisiti: dal 2015 la chiusura dei conti secondo il principio del true and fair view è andata ad aggiungersi agli obblighi che gravano sulle grandi cooperative, introducendo un fattore di costo supplementare. Il legislatore ha quindi sbagliato mira, colpendo non solo le vere cooperative come la Coop o la Migros, ha affermato il CEO Germann Wiggli all’assemblea generale della Banca WIR (pag. 4). Salario inferiore agli uomini per lo stesso lavoro o licenziamento in caso di gravidanza: le donne devono lottare per conquistare la parità (pag. 33). Ma anche gli uomini che vogliono lavorare a tempo parziale, svolgere il lavoro casalingo o richiedere un congedo di paternità incontrano delle resistenze. A fine maggio la Federazione che riunisce le organizzazioni degli uomini e dei padri svizzeri ha presentato il programma MenCare. Obiettivo: un’equa ripartizione tra i sessi del lavoro retribuito e non retribuito. Anche il medico basilese Marco Caimi vuole dare, o meglio,

ridare voce agli uomini. Tra i suoi pazienti, che Caimi preferisce chiamare ospiti, troppi, pur essendo nati leoni, gli ricordano delle mucche che brucano l’erba. Nel primo studio medico per uomini della Svizzera, non sono solo gli uomini a ricercare le proprie componenti alfa. Anche le donne sono gradite ospiti, perché «le donne si interessano molto di più agli uomini sotto l’aspetto medico-psicologico di quanto facciamo noi uomini nei confronti delle donne o addirittura di noi stessi» (pag. 12). Walentina Wladimirowna Tereschkowa e Swetlana Jewgenjewna Sawizkaja, rispettivamente nel 1963 e nel 1982, sono state le prime donne nel cosmo. Astronauta è colui che si libra nello spazio a 100 km dalla Terra in assenza di gravità. Oggi sono pochi a potersi definire tali, ma non resterà così per sempre. Molte aziende vogliono infatti essere le prime a offrire voli commerciali nello spazio. Ne trarranno vantaggio gli space coach come il bernese Lorenz Wenger che offrono l’allenamento mentale indispensabile per quest’ultima avventura dell’umanità e raccomandato per i voli parabolici accessibili anche oggi (pag. 20). Senza preparazione e con i trasporti pubblici o l’auto si possono raggiungere invece il Chaplin’s World (pag. 24) e il Limmathof di Baden (pag. 8) che non promettono l’assenza di gravità, ma di certo momenti piacevoli. DANIEL FLURY

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SOMMARIO

PAGINA 4

PAGINA 27

La Banca WIR persegue una politica di crescita: in occasione dell’assemblea generale, i suoi 220 soci hanno deciso un aumento di capitale.

Stampanti 3D – il ritorno del fai da te: oggi se si rompe un elemento, ad esempio di un apparecchio domestico, questi finisce nella spazzatura. In futuro, invece, sarà possibile stampare e sostituire da sé le parti difettose.

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4 ASSEMBLEA GENERALE DELLA BANCA WIR SOC. COOPERATIVA Il sistema WIR del futuro 8 NUOVI BAGNI TERMALI PER NUOVI TURISTI A BADEN

Hotel Limmathof

12 PIÙ UMORISMO E SENSUALITÀ

Lo studio medico per uomini di Marco Caimi

16 PRIMA EMISSIONE DI EFIAG

20 UN PIEDE NELLO SPAZIO 24 VEVEY SOTTO LE «LUCI DELLA RIBALTA»

Chaplin’s World a Corsier-sur-Vevey

27 LE PROMESSE DELLE STAMPANTI 3D 30 OBBLIGO DI RILASCIO DEL CERTIFICATO DI LAVORO 33 L’OROLOGIO BIOLOGICO RINTOCCA

Prof. Ursula Guggenbühl

36 BILANCIO DI MEDIO TERMINE SUL PROGRAMMA STRATEGICO

Dott. Richard Schwertfeger

39 FOLLA IN DELIRIO

Colonna di Willi Näf

40 CARTOON

PAGINA 33 La gravidanza non è causa di discriminazione sul posto di lavoro. Ma nella pratica la situazione è diversa. Il dialogo reciproco aiuta ad allontanare i problemi in questo ambito.

41 APPUNTAMENTI

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IL SISTEMA WIR DEL FUTURO ASSEMBLEA GENERALE DELLA BANCA WIR SOC. COOPERATIVA A BASILEA

La Banca WIR persegue una strategia di crescita coerente.

Durante l’83esima assemblea generale sono stati approvati senza alcuna obiezione il conto annuale con un risultato di nuovo eccellente, l’aumento del dividendo con reinvestimento in parte ordinarie richiesto dal consiglio di amministrazione e l’aumento del capitale. Grande interesse hanno riscosso le delucidazioni del presidente del CdA Oliver Willimann e del CEO Germann Wiggli riguardo al contesto economico e in particolare al riposizionamento della Banca WIR, attuato soprattutto per gestire in modo ottimale in futuro il sistema di compensazione WIR.

Il presidente del CdA Oliver Williman ha esordito nel suo discorso spiegando che nel corso del 2015 l’economia mondiale si è leggermente ripresa. Sono stati registrati risultati positivi nell’Eurozona e negli USA, meno invece nei paesi emergenti. Ritiene che la situazione dell’economia svizzera possa essere considerata nel complesso stabile. L’abolizione del corso di cambio minimo CHF/ EUR da parte della Banca nazionale svizzera ha comportato una crescita zero del PIL reale nei primi tre trimestri dell’anno. Non c’è tuttavia stato alcun calo nella prestazione economica nazionale, cosa che, considerate le difficili condizioni quadro, costituisce un segnale rassicurante. Le banche continuano a risentire sensibilmente della pressione regolamentativa tuttora elevata. Secondo Williman «è in gran parte dovuta a fattori internazionali e influisce negativamente sui costi delle banche elvetiche».

Riposizionamento della Banca Nel suo rapporto annuale, Oliver Willimann ha particolarmente attirato l’attenzione sul riposizionamento della Banca WIR i cui preparativi sono in corso da fine 2014 e la cui attuazione verrà avviata ancora nel 2016. Nonostante circolino diverse supposizioni che – come emerso dai voti e dalle discussioni durante l’assemblea generale – vanno anche nella direzione sbagliata, Willimann non ha voluto svelare alcun dettaglio in merito. Una cosa è certa: «La Banca WIR persegue una strategia di crescita, poiché, considerata l’estensione del panorama delle PMI in Svizzera, il potenziale della rete WIR è lungi dall’essere esaurito.» Uno dei punti cardine del nuovo posizionamento sarà la digitalizzazione. Oliver Willimann: «L’interconnessione già esistente tra e con i nostri clienti grazie al sistema WIR 4

è facilmente estendibile al settore digitale.» Anche i processi per l’apertura di relazioni clienti e le attività di consulenza della Banca WIR potrebbero in futuro essere gestiti con maggiore efficienza. I prodotti e servizi frutto dei numerosi progetti dovrebbero sin dal giorno di lancio conquistare nuove cerchie di clienti, ma al contempo portare la clientela esistente ad apprezzare le nuove possibilità. Per raggiungere gli obiettivi di crescita è tuttavia indispensabile apportare modifiche all’organizzazione e mantenere una cultura aziendale positiva all’interno della Banca WIR. È pertanto fondamentale lo scambio di informazioni e la comunicazione tra collaboratori. Gli eventi per i team, i vari incontri informativi periodici e la gita aziendale organizzata ogni tre anni contribuiscono a rafforzare la coesione tra i vari reparti. La Banca attribuisce già da diverso tempo grande importanza alla formazione e al perfezionamento professionale. «Nel 2015 la Banca WIR ha investito 730 000 CHF nella formazione e nel perfezionamento professionale dei collaboratori», ha dichiarato Oliver Willimann. Per la prima volta, oltre al classico apprendistato bancario, l’istituto ha messo a disposizione anche tre posti di stage per il cosiddetto ingresso in banca per titolari di un diploma di maturità. La Banca WIR trae particolare vantaggio dalla formazione professionale dei giovani perché praticamente tutti gli ex apprendisti rimangono in azienda una volta superato l’esame di fine formazione.

Buone condizioni e rete PMI Secondo le dichiarazioni di Germann Wiggli, presidente del direttorio della Banca WIR dopo più di un anno dall’abolizione del


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Presidente del CdA Oliver Willimann.

CEO Germann Wiggli.

Dividendo: aumento e dividendo con reinvestimento delle quote ordinarie corso di cambio minimo da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) lo shock non è ancora stato del tutto superato, anche se la situazione si è stabilizzata. I tassi negativi introdotti dalla BNS hanno determinato un forte aumento dei costi di copertura per i prestiti nel settore ipotecario e lo spostamento verso il tasso zero sui conti di risparmio presso molte banche. Al fine di stabilizzare il mercato immobiliare, nel 2015 sono state inasprite le condizioni per la concessione di crediti e sono stati introdotti requisiti più elevati in materia di capitale proprio. «A fronte di questo contesto difficile, il nostro risultato, di per sé già positivo, assume ancora maggiore valore», ha sottolineato Germann Wiggli, aggiungendo «a tale risultato hanno sicuramente contribuito le nostre buone condizioni applicate ai depositi della clientela, la richiesta costantemente elevata di proprietà abitative e la nostra rete di PMI. Nell’esercizio in rassegna la somma di bilancio è cresciuta del 12,4% a 5,20 miliardi, superando per la prima volta la soglia dei 5 miliardi. Entriamo così nella rosa delle venti banche più importanti della categoria ‹banche cantonali e regionali, casse di risparmio e altre banche svizzere›», ha affermato Germann Wiggli. I prestiti alla clientela sono progrediti di 424,1 milioni (+10,4%)

Approvati ripartizione dell’utile e aumento del capitale L’assemblea generale ha… – … approvato l’impiego dell’utile di bilancio di 13,9 milioni proposto dal consiglio di amministrazione. Alle riserve libere sono stati destinati 13,75 milioni CHF. Il dividendo dalla riserva per apporti di capitale ammonta a 10 CHF (esercizio precedente: 9.75 CHF) per parte ordinaria. Per la distribuzione del dividendo vengono prelevati 9,5 milioni CHF dalle riserve per apporti di capitale. Se le parti ordinarie sono detenute da privati, i dividendi distribuiti non sono soggetti né all’imposta preventiva, né a quella sui redditi. La caratteristica particolare del dividendo di questo anno è il reinvestimento automatico in quote ordinarie (cfr. riquadro a pag. 6). – … approvato l’aumento di capitale proposto al consiglio di amministrazione (cfr. riquadro a pag. 7). – … concesso il discarico al consiglio di amministrazione e al direttorio. – … riconfermata per un altro anno la società Deloitte SA di Basilea come organo statutario di controllo.

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Rafforzare la coesione di collaboratori della Banca WIR con attività condivise: in questo caso la gita aziendale nei Grigioni.

a 4,50 miliardi CHF/CHW, mentre i depositi della clientela hanno segnato un aumento del 12,7% a 3,79 miliardi CHF/CHW (solo depositi della clientela: +16,1% a 3,008 miliardi CHF). Germann Wiggli ha inoltre spiegato che la Banca WIR ha presentato per la prima volta il proprio conto annuale in base alle nuove prescrizioni sulla presentazione dei conti per le banche in vigore dal 1° gennaio 2015. Il risultato d’esercizio per il 2015 si attesta a 26,3 milioni CHF. L’utile è aumentato dell’1,5% a 13,7 milioni CHF. La Banca WIR vanta un’ottima posizione anche in termini di capi-

Rapporto di gestione della Banca WIR I dati dettagliati sull’esercizio 2015 sono consultabili nel rapporto di gestione – al sito www.wir.ch/rapporti-di-gestione o sulla versione cartacea ordinabile – al numero di telefono 061 277 93 06 o per e-mail a nadja.maurer@wir.ch

Dividendo con reinvestimento in parti ordinarie

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Per ogni 40 parti ordinarie per ciascun deposito (o un loro multiplo) i detentori di parti ordinarie hanno la possibilità di acquistare una quota ordinaria. Ciò corrisponde a un «prezzo di acquisto» di 400 CHF. Considerato che, applicando il corso del 21 maggio 2016 pari a 470 CHF, ne risulta uno sconto di all’incirca il 15%, si tratta di un affare molto interessante. Se il numero (rimanente) di quote ordinarie per ogni deposito non è sufficiente per una nuova parte ordinaria, il dividendo accreditato di 10 CHF per parte ordinaria rimane sul conto. Anche il dividendo con reinvestimento in parti ordinarie è esente dall’imposta sul reddito per le persone fisiche in Svizzera.

tale proprio e liquidità, come ha sottolineato Germann Wiggli. I requisiti regolamentari sono stati nettamente superati.

Successo nonostante l’aspra concorrenza nel settore dei crediti Il risultato lordo da operazioni su interessi è progredito del 20,0% attestandosi a 56,1 milioni CHF, mentre il risultato netto ha registrato un incremento di 7,9 milioni, ossia del 16,9%. «Con una quota del 68,6% rispetto al risultato complessivo (anno precedente: 57,8%) le operazioni su interessi restano chiaramente la risorsa reddituale più consistente», ha specificato Germann Wiggli. Anche i crediti ipotecari in CHF/CHW hanno segnato una crescita (+9,4%) portandosi a 3,53 miliardi CHF. «I prestiti alla clientela della Banca WIR sono coperti per l’84,2% con fondi della clientela», spiega Germann Wiggli, «un’altra fonte di rifinanziamento importante, che serve anche per la gestione dei rischi di variazione dei tassi, è costituita dai mutui presso centrali di emissione di obbligazioni fondiarie e ora anche dai prestiti obbligazionari di EFIAG – Emissions- und Finanz AG.» (nota della redazione: cfr. pag. 16)

Il fatturato WIR, fonte di preoccupazione Germann Wiggli ha evidenziato una flessione del 5,4% a 25,9 milioni CHF nel risultato da operazioni in commissione e da prestazioni di servizio. I proventi da commissioni generati dalle operazioni di compensazione in WIR, la posizione più consistente del risultato da operazioni in commissione e da prestazioni di servizio, hanno registrato una diminuzione di 23,1 milioni CHF a 21,3 milioni CHF. Wiggli ha definito il fatturato WIR di 1,35 miliardi CHW, in calo del 5,6%, «la nostra fonte di preoccupazione». A suo avviso si tratta di un risultato poco soddisfacente, soprattutto se si considera il potenziale non ancora sfruttato. Ritiene che il rinnovo del sistema WIR rivesta un’importanza cruciale. «In futuro dobbiamo dare al sistema di compensazione WIR il posto


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che merita in seno all’economia elvetica», ha sottolineato. Il concetto di rete va promosso, il sistema semplificato, ampliato e ringiovanito, affinché diventi interessante per ancor più PMI svizzere. Più la rete è grande e migliore è la collaborazione tra tutti, più vantaggi ne traggono tutte le persone coinvolte. Il CEO ha ribadito che molto è già stato compiuto: «Ora si tratta di svilupparci ulteriormente per prepararci al futuro.»

Una critica Per finire Germann Wiggli ha criticato la nuova legge che dal 2015 obbliga le grandi cooperative (con più di 2000 soci) ad adottare una nuova modalità di presentazione dei conti («True and Fair View»). Le banche con una somma di bilancio decisa-

mente più elevata non sono tenute a rispettare tale prescrizione nel caso si tratti di società anonime. «Le grandi cooperative con più di 2000 soci sottostanno a questo obbligo proprio come noi, a prescindere dalla loro somma di bilancio, come ad es. le cooperative televisive comunali», ha sottolineato Wiggli. E pensare che l’intenzione era di creare maggiore trasparenza presso le grandi cooperative come Coop o Migros. Il passaggio alla nuova modalità di presentazione dei conti ha comportato un onere supplementare non indifferente per la Banca WIR. Wiggli si è espresso così in merito: «Mi auguro che in futuro per ogni nuova legge i politici ne aboliscano almeno due di quelle esistenti.» ROLAND SCHAUB

Aumento di capitale 2016 Lo scorso 18 maggio 2016 l’assemblea generale della Banca WIR ha approvato l’aumento di capitale proposto dal consiglio di amministrazione. Quest’ultimo si è reso necessario a fronte dei crescenti requisiti in materia di mezzi propri da parte dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, ma anche della futura strategia di crescita della Banca WIR. L’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari FINMA esige, conformemente a Basilea III1, una quota di capitale proprio del 13,7%. Al 31 dicembre 2015 la quota di capitale proprio si attestava al 14,7%. Dall’ultimo aumento di capitale (30 settembre 2013) è leggermente diminuita, ma i requisiti di Basilea III devono essere soddisfatti nel 2019. Tuttavia, per due motivi ci sarà bisogno già prima di maggiore capitale proprio: – passaggio al metodo AS-BRI per il conteggio delle esigenze di fondi propri nel comparto creditizio (previsto per il 30.6.2017); – la strategia di crescita della Banca WIR.

Nell’attuale contesto economico questo accresciuto fabbisogno di capitale proprio non può essere coperto soltanto con il cash-flow. L’aumento di capitale è stato eseguito come segue. – Aumento di capitale ordinario: emissione di 190 000 quote ordinarie con un importo nominale di 3,8 milioni CHF. Queste 190 000 parti ordinare sono state offerte agli attuali detentori di parti ordinarie al prezzo di emissione di 360 CHF; il rapporto di opzione era di 5:1. – Aumento di capitale autorizzato: emissione di 60 000 parti ordinarie al massimo, con esclusione del diritto di opzione. Queste parti ordinarie sono destinate al piano di partecipazione per collaboratori (PPC), alla partecipazione agli utili, a eventuali dividendi con successivo reinvestimento in parti ordinarie e ai nuovi soci. La liberazione è avvenuta il 30 giugno 2016. I nuovi titoli danno diritto al dividendo pro rata temporis a partire dal 1° luglio 2016. 1 Con

«Basilea III» si intendono le attuali disposizioni del Comitato di Basilea della Banca dei regolamenti internazionali (BRI) per la regolamentazione delle banche.

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NUOVI BAGNI TERMALI PER NUOVI TURISTI A BADEN Chi si sottopone a cure termali e i turisti in generale potranno presto includere Baden tra le destinazioni da non perdere: lo scorso maggio è infatti finalmente arrivato il permesso di costruzione per la realizzazione di un nuovo stabilimento termale firmato Mario Botta. Nel corso degli anni un albergo tra quelli presenti a Baden ha dimostrato di essere particolarmente apprezzato dagli ospiti, un successo che lo esorta oggi a scommettere sull’avvenire di questa rinomata località termale: stiamo parlando del «Limmathof».

Terme «Novum Spa»: immergetevi nell’acqua termale più ricca di minerali della Svizzera.

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L’edificio storico «Novum Spa».

Il «Limmathof» si compone di due edifici, uno vecchio, risalente al 1834 e rinnovato da cima a fondo una quindicina di anni fa, e uno nuovo, costruito circa cinque anni or sono, dove prima sorgeva l’hotel «Hirschen». I due edifici, tra cui sono distribuite le venti camere, non sono collegati tra loro, ma distano qualche centinaio di metri. In mezzo scorre la Limmat, che può essere attraversata percorrendo un ponticello riservato ai pedoni. Altra nota curiosa, un edificio si trova nel comune di Baden e l’altro in quello di Ennetbaden, separatosi da Baden nel 1819.

Il direttore dell’albergo Lorenz Diebold.

Quando, in agosto 2015, Lorenz Diebold, 32 anni, ha assunto l’incarico al «Limmathof», non è soltanto diventato uno dei direttori d’albergo più giovani della Svizzera, ma ha anche raccolto una sfida non da poco. Il «Limmathof» è un raffinato hotel a quattro stelle che offre un totale di venti camere, un’area benessere e bagni termali accessibili al pubblico dal nome di Novum Spa e alcune Spa Suite che possono essere affittate per la durata di due ore e accogliere fino a quattro ospiti. Si tratta di spazi raccolti, fatti per sentirsi a proprio agio, decorati con gusto e dotati di vasca idromassaggio, sauna o bagno turco, doccia e zona relax. «Con le Spa Suite, Werner Eglin ha realizzato una visione», afferma il direttore Diebold, riferendosi all’azionista maggioritario di Limmathof AG, società proprietaria dell’albergo.

L’edificio «Private Spa» sulla sponda del fiume nel comune di Ennetbaden ospita 4 suite private spa e 10 stanze.

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Atrio del «Novum Spa» con la reception per gli ospiti dell’albergo/ dell’area wellness e i soci del club di fitness.

Luogo di relax già ai tempi dei Romani La realtà che Lorenz Diebold e il suo team sono chiamati a gestire è dunque complessa, così com’è complessa la situazione di questa località termale dalle antiche tradizioni e con un piccolo centro storico che è un autentico gioiello: il quartiere termale. Già i Romani venivano qui a rilassarsi nelle tiepide acque sorgive, da cui il nome «Aquae Helveticae». Durante il Medioevo i bagni termali di Baden erano molto conosciuti e apprezzati per la libertà che vi regnava. Ma fu a metà del XIX secolo che le terme conobbero un vero boom, accompagnato dalla costruzione di numerosi alberghi. Il turismo termale toccò il suo apice poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale che, con gli anni della crisi, mise fine a questo exploit. Il maestoso «Grand Hotel» realizzato negli anni 1870 sulla Limmat andò in fallimento e nel 1944 venne definitivamente raso al suolo. Ad ascoltare la popolazione locale, Baden sarebbe in parte responsabile del proprio declino: a partire dal 1900 circa, avendo scommesso il tutto e per tutto sull’industria, in particolare su Brown Boveri, principale datore di lavoro, la cittadina avrebbe finito per trascurare il turismo. Dove un tempo si dava appuntamento la ricca ed elegante alta società zurighese, bernese, alsaziana e tedesca, ma anche francese e belga, dove Hermann Hesse e altri personaggi famosi erano di casa, domina oggi la tristezza: solo il «Limmathof» e il vicino hotel «Blume» – i due alberghi fanno parte della rete WIR – con l’atrio in stile mediterraneo, sono ancora in funzione. Gli altri alberghi, come l’«Ochsen», il «Bären» e il delizioso «Verenahof» risalente al XIX secolo, hanno chiuso i battenti molti anni fa. In giugno 2012 ha dovuto cessare la propria attività anche lo stabilimento termale pubblico perché non c’erano i fondi necessari per i lavori di ristrutturazione ormai improcrastinabili. Attualmente, quindi, la Novum Spa, situata nel vecchio edificio del «Limmathof», è l’unico centro termale accessibile al pubblico in una località a vocazione termale come Baden. 10

Stabilimento termale di Mario Botta Ma è giunta l’ora di ritornare agli antichi fasti: il permesso di costruzione per la realizzazione di un grande stabilimento termale progettato dall’architetto ticinese Mario Botta è stato appena concesso. «In questo modo l’obiettivo di inaugurare il nuovo stabilimento il 1° settembre 2018 si conferma realistico», ha dichiarato Benno Zehnder, presidente del consiglio di amministrazione di Verenahof AG, all’«Aargauer Zeitung». Alcuni edifici, più o meno datati, saranno sacrificati per fare spazio al progetto di Botta. Accanto allo stabilimento termale vero e proprio verranno realizzati anche appartamenti e superfici commerciali che dovrebbero consentire di valorizzare il lungofiume e contribuire così ad aumentare l’attrattiva del quartiere nel suo insieme. Anche il «Verenahof», l’«Ochsen» e il «Bären» ritorneranno a nuova vita: le tre vecchie glorie verranno probabilmente sostituite da un centro di salute, prevenzione e riabilitazione con vari ambulatori, un centro di diagnosi e cura e un centro di medicina olistica cinese, a cui si aggiungeranno 35 appartamenti. La procedura di autorizzazione, ancora in corso, dipenderà molto dal parere delle autorità preposte alla tutela dei beni culturali, soprattutto nel caso del «Verenahof».

Area relax.


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Suite private spa «Diamant».

tri da Zurigo, ci si può rilassare e distendere al meglio. E infatti Diebold afferma con soddisfazione: «Il numero di ospiti privati è in aumento, soprattutto quello delle coppie.»

Suite private spa «Mondstein» per esclusivi trattamenti di bellezza a due.

Lorenz Diebold e la responsabile marketing Steffi Becherer non nascondono il loro ottimismo: «Pian piano le nostre esclusive esperienze termali si fanno conoscere», afferma Becherer. Mentre per Diebold, a lungo termine bisognerà aumentare il numero di stanze, un’impresa tutt’altro che facile: le abitazioni di proprietà ai piani superiori del nuovo edificio e nell’ala anteriore del vecchio «Limmathof» ai bordi del fiume sono infatti tutte vendute. A riprova del fatto che Lorenz Diebold non è l’unico a credere nel futuro di Baden. O soprattutto nel futuro: nel garage del «Limmathof» ultimamente è stata collocata una presa per permettere ai proprietari di Tesla di caricare la loro auto elettrica. PC La «Novum Spa» sarà chiusa dal 25 luglio al 5 agosto 2016 per ristrutturazione. In questo periodo gli ospiti beneficeranno dei seguenti vantaggi: – 10% di sconto sui pernottamenti in hotel; – tre ore al prezzo di due nelle suite private spa.

Esperienza termale esclusiva al «Limmathof» Lorenz Diebold è felice della nuova concorrenza. «Con la chiusura dello stabilimento termale pubblico quattro anni fa, è diventato più difficile fare affari nel quartiere termale perché la clientela di passaggio non viene più da queste parti», ha spiegato. Grazie al nuovo stabilimento termale, agli studi medici, alle cliniche e alle abitazioni il centro storico di Baden riconquisterà finalmente il ruolo che si merita. E sfruttando la presenza del casinò nelle vicinanze, «parte integrante dell’offerta turistica», Diebold è convinto che Baden tornerà ad essere una destinazione interessante. «Mi sento all’altezza della sfida», dice il direttore: per il momento, infatti, la stragrande maggioranza dei clienti sono uomini d’affari. «Le aziende e le organizzazioni locali sono quelle che generano la fetta più consistente del nostro fatturato», afferma Diebold. Ma ci potrebbe essere un cambiamento, in particolare nei fine settimana: «Ci sforziamo in tutti i modi di attrarre un maggior numero di turisti.» In questo senso le offerte per il week-end con ingresso gratuito al casinò, accesso a prezzo ridotto alle Spa Suite e altre chicche si sono già dimostrate efficaci. Soprattutto gli zurighesi si sono accorti che a Baden, che dista solo 25 chilome-

In forma con WIR Per il fitness center e la spa con bagno termale è possibile sottoscrivere un abbonamento privato o aziendale. L’abbonamento privato annuale costa 1800 franchi, mentre un abbonamento aziendale non personale con due tessere collaboratore trasferibili costa 3600 franchi, pagabili sempre al 100% in WIR. Nell’ambito di un’offerta speciale, da luglio sino a fine agosto 2016, il «Limmathof» offre anche ingressi alla Novum Spa pagabili al 100% in WIR (quota di accettazione normale: 30%). L’adesione alla Novum Spa è esclusiva: i membri sono infatti appena 200.

L’acqua più sana Nel quartiere termale di Baden ci sono in totale 18 sorgenti. L’acqua sgorga da una profondità di 3000 metri e, con il suo elevato contenuto di minerali come ferro, fluoro, iodio, calcio, magnesio ecc., è l’acqua più ricca di minerali di tutta la Svizzera. Il «Limmathof» pompa ogni giorno 70 000 litri di acqua termale nella sua zona spa, raffreddandola da 47 gradi circa alla gradevole temperatura di 36 gradi. 11


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PIÙ UMORISMO E SENSUALITÀ LO STUDIO MEDICO PER UOMINI DI MARCO CAIMI

L’opinione del dr. med. Marco Caimi su… ... eutanasia: in alcune situazioni è importante e giusta. ... diagnostica preimpianto: ne capisco troppo poco per esprimermi a riguardo, passo. ... cassa malati unica: ancora più statalismo? No, grazie! ... carenza di medici di famiglia: le cause sono interne. Se peggioriamo ancora di più la professione del medico, in particolare quella del medico di famiglia, allora le nuove leve diventeranno ancora più scarse... ... mente sana in corpo sano: banale, ma ancora vero al cento per cento!

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... vegetariani vs. onnivori: l’uomo è fondamentalmente un onnivoro. I vegetariani si sentono spesso moralmente superiori. È logico, dopotutto il termine vegetariano contiene la parola «ariano». Una cattiveria, vero?


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Il medico basilese dr. med. Marco Caimi (54 anni) considera i suoi pazienti degli ospiti ed è proprio così che ci si sente quando si entra nel suo studio. Forse questa sensazione non scompare neanche dopo la prima iniezione o il primo prelievo di sangue. La particolarità dello studio medico di Caimi è però di essere il primo in Svizzera dedicato agli uomini. Figlio di un ticinese e di una catalana («non spagnola...») e padre di due figli già adulti, Caimi è convinto della necessità di avere dei medici per gli uomini: il sesso forte non solo deve confrontarsi sempre più spesso con questioni «deboli» come problemi di coppia e percezione di sé, ma in generale si preoccupa meno della salute rispetto alle donne, che consultano senza problemi la propria ginecologa o il proprio ginecologo. Per rilassarsi e mantenere l’«igiene psicologica», Marco Caimi si dedica ai suoi hobby: è tifoso del FC Basilea, cabarettista, autore di bestseller di saggistica e gialli – non a caso il suo commissario Sergi Guardiola è un catalano in esilio – e pratica yoga, allenamento coi pesi e sport di resistenza. L’attività fisica serve per controbilanciare il suo amore per la buona tavola, il vino rosso e la birra di frumento. Caimi ha studiato a Basilea, dove vive con la sua partner e accoglie i suoi «ospiti»; per le sue attività creative si reca periodicamente al lago Schluchsee in Germania o a Stellenbosch in Sudafrica.

Nessuno dubita della necessità di avere dei medici per le donne, ma perché servono anche quelli per gli uomini? Ah, per le donne non ci sono dubbi che servano dei medici specializzati... allora perché non dovrebbe valere lo stesso per gli uomini? Noi uomini rappresentiamo forse una società parallela dal punto di vista medico o le persone peggiori? Proprio perché gli uomini non dedicano ancora così tanta attenzione alla salute come le donne, sono necessari dei centri specializzati come il nostro studio medico per uomini.

Per un medico è più facile trattare con gli uomini? Risulta più difficile comprendere una donna? Gli uomini sono più semplici da capire, hanno meno cambiamenti di umore, non hanno il ciclo mestruale. Soprattutto gli sbalzi ormonali femminili impediscono spesso agli uomini di immedesimarsi in una donna in modo rapido e accurato.

Che immagine ha degli uomini e delle donne? Ad aprile, nella NZZ è stata pubblicata questa frase in merito alla pubblicità sessista: «Si ritiene che gli uomini siano guidati da un istinto irrefrenabile, ciò li rende colpevoli, mentre alle donne spetta sistematicamente il ruolo della vittima». È d’accordo?

Per nulla, è una stupidaggine, ma non c’è da stupirsi visto il calo di livello della NZZ: più stereotipi e meno fatti. Sempre più donne si lamentano che gli uomini sono stanchi e svogliati. Che c’è di male nella passione e nel desiderio, soprattutto se c’è il consenso reciproco e in una coppia stabile? «Molte donne sognano una maggiore spontaneità nei rapporti», afferma Karoline Bischof, ginecologa e sessuologa di Zurigo. E ha ragione. Non parlo della notte di capodanno a Colonia e di eventi simili: ingiustificabili perché violenti.

Sul suo sito web www.caimi-health.ch è riportata questa frase (potrebbe essere di Nietzsche…): «Dentro di voi siete ancora dei leoni, anche se ormai pascolate l’erba perché pensate che la vita vi abbia trasformati in mucche e buoi.» Incontra spesso questo tipo di uomini? Purtroppo con una frequenza sempre maggiore: Björn Leimbach, terapeuta di coppia e psicologo di Darmstadt parla della «betizzazione» degli uomini. Sempre più spesso l’uomo rinuncia alle sue componenti alfa. Ciò non contribuisce certo al suo fascino, soprattutto tra le donne che vogliono vivere la propria femminilità e non sono diventate vittima della follia postfemminista di genere, che vuole equiparare tutto. Che sexy...

Quali sono le tipiche malattie degli uomini? Lo stress e tutte le sue conseguenze: patologie cardiocircolatorie, impotenza, dipendenze, sovrappeso, disturbi del sonno. E, soprattutto con l’avanzare dell’età, le malattie della prostata. Ma tenetevi stretti: il 70% di tutte le malattie gravi e croniche hanno come causa principale lo stress cronico (negativo). Fonte: National Institute of Health, USA, la mecca della (ricerca sulla) salute. Per questo organizziamo anche un seminario dedicato allo stress. Ormai è quasi indispensabile per la sopravvivenza! (NdR: si veda il riquadro «Seminari e commedia») 13


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Come reagisce alle malattie immaginarie? Sono più frequenti tra gli uomini o le donne? No, non riscontro differenze legate al sesso. Bisogna comunque prendere sul serio le persone e in tali casi addurre ancora più argomenti in modo da dimostrare che tutto è a posto – se è davvero così!

Quali visite di prevenzione consiglia a un uomo e a quale età? È una questione individuale, dipende dalla predisposizione familiare (genetica!), dalla propria condizione di salute e dall’ambiente (professione, relazione di coppia, aspetti sociali). Tutto il resto porta a una medicina standardizzata ormai inaccettabile, che purtroppo viene impiegata ancora troppo spesso. Motivo per cui i check-up si sono fatti una cattiva reputazione anche presso le casse malati.

Conosco il mio gruppo sanguigno, la mia altezza all’inizio della scuola reclute, la mia età in mesi e il mio peso esatto – quali altri aspetti del mio corpo dovrei conoscere ovvero controllare periodicamente? Così tante cose? (Ride) Che ne dice di aggiungere la massa grassa, la pressione sanguigna, il polso, l’analisi del sangue?

Che cosa l’ha spinta dopo vent’anni a lasciare la sua specializzazione in medicina riabilitativa? Due motivi: innanzitutto, dal 2008 ho constatato che le esigenze degli uomini stavano crescendo, anche per questioni «deboli» come problemi di coppia, percezione di sé e domande esistenziali. La causa scatenante di tali esigenze: la crisi bancaria. In secondo luogo, volevo fare di nuovo qualcosa di diverso e cambiare anche dal punto di vista degli spazi, e non attendere senza voglia la pensione, come fanno alcuni professionisti e colleghi.

Come hanno reagito i suoi colleghi medici quando si è presentato come «medico per gli uomini»? Non si può apprezzare ciò che non si conosce. Non hanno reagito affatto o in alcuni casi in modo sprezzante. Una «collega» mol14

to «gentile» mi ha addirittura querelato presso il Collegio onorario della società medica di Basilea Città perché nel mio opuscolo c’era scritto che i pazienti spesso non si sentono abbastanza considerati e assistiti dal punto di vista sessuale da parte del medico. Vi sono però numerosi studi che lo dimostrano. Per questo l’ammonimento di sette pagine del giurista dell’ordine professionale mi ha lasciato indifferente.

Nessun uomo consulterebbe un ginecologo – accade lo stesso nel caso contrario? Ha perso tutta la sua clientela femminile? Tutt’altro, le donne sono molto più aperte da questo punto di vista e si interessano molto di più agli uomini sotto l’aspetto medico-psicologico di quanto facciamo noi uomini nei confronti delle donne o addirittura di noi stessi. Ciò ci dovrebbe fare riflettere, gentlemen! Quasi un terzo dei nostri ospiti (non è più bello che chiamarli pazienti?) sono pertanto donne – bene così!

In questo modo non dissuade pazienti maschili potenziali o di lunga data? Ad esempio quelli che non vogliono far pensare di soffrire di un tipico problema maschile come per esempio l’impotenza? No, perché? Anche un medico non può crearsi una lista dei clienti, o appunto ospiti, preferiti.

In alcune professioni agli uomini vengono attribuite più competenze che alle donne. Crede per esempio che i medici di famiglia/generalisti donna siano vittime di questo pregiudizio? No, almeno non più presso le persone con una formazione progressista. So che potrei essere impopolare, quindi non voglio pronunciarmi su altri tipi di uomini che a volte si rifiutano addirittura di stringere la mano a una donna che svolge la professione medica perché la ritengono impura, sebbene poi proprio questa persona li possa visitare nelle parti intime.

In quali casi ritiene importante consultare il medico in coppia?


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La mia attività principale è da quasi un quarto di secolo lo studio medico e gli impegni come relatore e organizzatore di seminari. Il cabaret e la scrittura sono degli hobby molto impegnativi, ma mi permettono anche di rilassarmi e mantenere l’igiene psicologica – oltre a divertirmi moltissimo.

È spesso in Germania, le piace più il pubblico tedesco di quello svizzero?

Ovviamente, soprattutto in caso di disturbi direttamente legati alla relazione di coppia. Ma anche alcune malattie come l’impotenza o il russare molto forte, solo per citare due esempi, possono influire negativamente sulla relazione.

Chi entra nel suo studio pensa di trovarsi in un salotto – tutto calcolato? Dove sta scritto che in una sala d’attesa devono esserci sempre e solo dépliant sulle scarpe ortopediche e sulla Lega contro il reumatismo e il cancro, formulari d’affiliazione a Exit od opuscoli dell’associazione Spitex locale? Preferiamo qualcosa sull’umorismo e sulla sensualità.

No, niente affatto. Ma noi svizzeri con il nostro buffo tedesco standard siamo molto amati in Germania. Probabilmente lo dobbiamo interamente a Emil, che ha spianato la strada molti anni fa. E adesso a 83 anni dà di nuovo prova di se stesso – per me è un vero incoraggiamento!

A proposito di cabaret: le capita di avere difficoltà a restare serio quando lavora nello studio medico? No, perché il lavoro nello studio è nella maggior parte dei casi molto serio. Nonostante ciò, cerchiamo di non perdere il senso dell’umorismo. A volte anche nel mio studio vale: meglio il buonumore che il tumore! Ma come relatore mi piace inserire passaggi divertenti nelle mie presentazioni. INTERVIEW: DANIEL FLURY

È noto per essere una persona che non ama i mezzi termini. Fa volentieri la predica ai suoi pazienti o come spiega loro le cose? Non sono un maestro di scuola. Cerco di parlare in modo semplice, chiaro e comprensibile, spiego inoltre i nessi di causalità, consiglio delle letture di approfondimento (non solo opere scritte da me!) e faccio infine appello alla responsabilità personale. A seconda dei casi, si deve capire individualmente se ciò deve avvenire con delicatezza o con forza. «C’est la situation et le ton qui font la musique.»

Qual è il suo atteggiamento nei confronti della morte? Esattamente come ha detto Woody Allen: «Sono del tutto contrario e spero di non essere a casa quando passerà!»

Quale sarebbe stato il suo piano B, se non fosse andata bene con gli studi di medicina? La scuola alberghiera! Amo la gastronomia e l’ospitalità – quando vengono rispettate.

È anche autore di libri, speaker, responsabile di seminari, blogger (Bushman’s Voice) e addirittura cabarettista nel ruolo di «Megaschwiizer». Si tratta di attività secondarie o sono il primo passo per un nuovo orientamento professionale?

www.caimi-health.ch www.maennerpraxis.ch

Seminari e commedia

Iscrizione e prezzi: www.caimi-health.ch Stress e resilienza «Una roccia nella tempesta invece che un criceto nella ruota» – Seminario intensivo di due giorni a Hoeri (D; lago di Costanza), 24/25 settembre 2016 Creatività e massima prestazione «La semplicità dell’ottimizzazione delle energie personali» Seminario intensivo di due giorni a Hoeri, 22/23 ottobre 2016 Prossimi spettacoli comici di Marco Caimi come Megaschwiizer con il suo programma «Helvetien ausser Rand und Band» (Svizzera senza limiti): – Venerdì 23 settembre 2016; ore 20.00 presso il ComedyHaus, Zurigo – Mercoledì 19 ottobre 2016; ore 20.00 presso il teatro Fauteuil/Tabourettli, Basilea Informazioni e biglietti su: www.caimi-health.ch

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PRIMA EMISSIONE DI EFIAG

Alla presentazione di EFIAG per investitori nell’hotel Euler a Basilea – da sinistra in senso orario: Daniele Ceccarelli, Germann Wiggli e Bernhard Curchod.

Il 6 maggio è stata collocata con successo la prima emissione obbligazionaria di EFIAG per un importo complessivo di 100 milioni di CHF, di cui 35 milioni per la principale banca EFIAG, cioè la Banca WIR.

Emissions- und Finanz AG – EFIAG – è stata fondata in dicembre 2014 su iniziativa di Germann Wiggli – CEO della Banca WIR – dalla Regiobank Solothurn e dalla Banca WIR. In ottobre 2015 si sono aggiunti altri dodici azionisti e il capitale azionario è stato portato a 5 milioni di CHF.

mentare», ha dichiarato Germann Wiggli in occasione della presentazione di EFIAG Emissions- und Finanz AG in aprile 2016. Con tassi d’interesse di poco superiori allo 0% per le scadenze medio-lunghe, il metodo di rifinanziamento classico attraverso i conti di risparmio e le obbligazioni di cassa non funziona praticamente più.

EFIAG – piattaforma di emissione per piccole banche Dato che le 14 banche aderenti sono tutte istituti di credito prevalentemente orientati al mercato interno, troppo piccoli per rifinanziarsi direttamente sul mercato dei capitali, EFIAG funge da piattaforma di emissione. «Per le banche partecipanti questa piattaforma rappresenta una fonte di finanziamento supple16

Scopo di EFIAG è l’emissione di obbligazioni quotate sulla borsa svizzera o collocate privatamente. I capitali raccolti tramite le emissioni vengono versati alle banche aderenti. Le obbligazioni EFIAG, pure essendo state pensate in primo luogo per gli investitori istituzionali (casse pensioni, assicurazioni ecc.), possono es-


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EFIAG in breve – Emissions- und Finanz AG (EFIAG) è una società anonima con sede a Basilea. – Scopo sociale: emissione di obbligazioni in franchi svizzeri sul mercato nazionale dei capitali. – Il flusso di fondi generato dall’emissione di obbligazioni permette la concessione di prestiti di rifinanziamento a banche d’affari svizzere di piccole e medie dimensioni. – Le banche che contraggono i prestiti sono azioniste di EFIAG. – L’obiettivo di EFIAG è consentire alle banche aderenti l’accesso al mercato dei capitali. EFIAG non persegue la generazione di utili. Presidente del consiglio d’amministrazione:

Germann Wiggli, Seewen SO

Direttore:

Bernhard Curchod, Oberdorf SO

Responsabile Legal and Compliance: Daniele Ceccarelli, Pfeffingen Capitale azionario al 31.12.2015:

5 milioni di CHF

Numero di azionisti: 14 Internet: www.efiag.ch

sere acquistate anche da privati. Ogni anno è previsto il collocamento di un’emissione di almeno 100 milioni di CHF. Tutte insieme, le 14 banche aderenti a EFIAG presentano una somma di bilancio pari a 18,1 miliardi di CHF. Per i prossimi anni l’obiettivo è l’aumento del numero di azionisti a 20 e una somma di bilancio complessiva pari a 30 miliardi di CHF. La quota di capitale delle 14 banche aderenti va dall’1,78% al 18,61%. Le cinque principali detengono una quota del 64,8%; da sola, la Banca WIR possiede il 18,61%. Dato che non si vuole che EFIAG diventi di proprietà di pochi azionisti è stata introdotta una limitazione del diritto di voto del 4%, il che significa che nel

registro degli azionisti vengono iscritte partecipazioni al massimo del 4% onde evitare il rischio di acquisizione.

Tra le banche aderenti solo istituti solidi Anche se è vero che EFIAG si ispira al modello della Banca delle Obbligazioni fondiarie, a cui le banche EFIAG sono tutte affiliate, ci sono delle differenze importanti: EFIAG, ad esempio, emette obbligazioni che non sono assicurate direttamente tramite prestiti ipotecari delle banche aderenti. Ciò offre alle banche EFIAG un margine di manovra maggiore nel rifinanziamento e consente un impiego più flessibile dei prestiti corrispondenti. «I capitali raccolti attraverso l’emissione obbligazionaria possono essere utiliz17


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zati per le attività bancarie in generale», spiega Germann Wiggli, presidente sia di EFIAG che del direttorio della Banca WIR. Wiggli ribadisce l’enorme valore della sicurezza: «Solo banche solide potranno rifinanziarsi in questo modo.» Rispondono delle emissioni EFIAG: – EFIAG Emissions- und Finanz AG con il suo patrimonio; – ogni banca aderente per la sua quota di prestiti nei confronti di EFIAG. Anche se le banche aderenti non rispondono in solido, devono tuttavia soddisfare requisiti molto stringenti in termini di liquidità e capitale proprio. Grazie a soglie di allerta è possibile individuare tempestivamente i rischi e adottare le contromisure del caso. Due dei parametri riconosciuti dalla FINMA (l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari – www.finma.ch) vengono verificati periodicamente: le banche aderenti sono tenute a comunicare alla Banca nazionale svizzera la percentuale di fondi propri e la percentuale di liquidità rispettivamente ogni sei mesi e ogni mese. Con la stessa frequenza devono informare anche EFIAG. Oltre alla quota minima di fondi propri richiesta dalla FINMA, EFIAG esige dalle banche creditrici anche un cuscinetto di sicurezza superiore dell’1-2% alla quota FINMA. A questa condizione ottemperano tutte le banche aderenti. Per quanto riguarda la liquidità, la quota minima 2016 secondo Basilea III1 ammonta al 70%, oltre alla quale EFIAG esige un cuscinetto di sicurezza del 3,5%. Entro gennaio 2019 questa percentuale passerà al 100% mentre il cuscinetto EFIAG al 5%. La percentuale totale, che sarà pari al 105% nel 2019, è già stata raggiunta da tutte e dodici le banche aderenti che hanno preso parte alla prima emissione.

Come comprare l’obbligazione EFIAG L’obbligazione EFIAG viene scambiata alla SIX Swiss Exchange tutti i giorni lavorativi bancari. Alla chiusura di redazione il 7 giugno il titolo veniva scambiato a quota 100%.

Così funziona l’EFIAG Azionisti («banche aderenti») Banca A

Banca B

Con «Basilea III» si intendono le attuali disposizioni del Comitato di Basilea della Banca dei regolamenti internazionali (BRI) per la regolamentazione delle banche. Con l’introduzione degli standard minimi di liquidità (Liquidity Coverage Ratio – LCR) si è voluto rafforzare il settore bancario e far sì che tutte le banche dispongano di una quantità idonea di attivi liquidi di prima classe non gravati da oneri e trasformabili facilmente in disponibilità liquide. Gli standard minimi LCR aumentano progressivamente da gennaio 2015 (60%) a gennaio 2019 (100%). Ciò significa che da gennaio 2019, anche nelle condizioni più sfavorevoli, il fabbisogno di liquidità dovrà poter essere soddisfatto completamente per almeno 30 giorni di calendario. 1

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Banca D

Banca N

Prestito

Obbligazione Investitore 1

Investitore 2

Investitore 3

Investitore 4

Investitore N

Gruppo di banche d’affari medio-piccole («banche aderenti»), attive in Svizzera a livello regionale e nazionale, che vogliono emettere e offrire obbligazioni quotate in borsa attraverso una società per azioni appositamente creata a tal fine, EFIAG Emissions- & Finanz AG.

Dati salienti della prima emissione EFIAG Tipo

Obbligazione a tasso fisso

Rating dell’emissione*

A– / stabile

Volume dell’emissione

CHF 100 MLN

Moneta CHF Durata

5 anni

Liberazione

6 maggio 2016

Scadenza

6 maggio 2021

Data della cedola

6 maggio

Cedola 0,3750% Prezzo di emissione 100% Listing

ROLAND SCHAUB

Banca C

SIX Swiss Exchange

N. di valore 32.094.490 ISIN* CH0320944900 (International Securities Identification Number)

Joint Lead Managers

Bank Vontobel AG e Regiobank Solothurn

* Il rating A– è quello della Bank Vontobel ed è identico al rating standalone ponderato delle banche aderenti. La Banca WIR ha ottenuto il rating A.


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Membri di EFIAG Aderiscono a EFIAG Emissions- und Finanz AG con sede a Basilea le 14 banche elencate di seguito. Nome

Anno di fondazione Somma di bilancio (in MLN di CHF) Quota a EFIAG

Alpha Rheintal Bank AG, Heerbrugg Bank EKI Genossenschaft, Interlaken Bank Gantrisch Genossenschaft, Schwarzenburg Bank Zimmerberg AG, Horgen BBO Bank Brienz Oberhasli AG, Brienz Bezirks-Sparkasse Dielsdorf Genossenschaft, Dielsdorf DC Bank Deposito-Cassa der Stadt Bern, Bern Ersparniskasse Rüeggisberg Genossenschaft, Rüeggisberg Ersparniskasse Schaffhausen AG, Schaffhausen Regiobank Männedorf AG, Männedorf Regiobank Solothurn AG, Solothurn SB Saanen Bank AG, Saanen Spar- und Leihkasse Bucheggberg AG, Lüterswil-Gächliwil Banca WIR soc. cooperativa, Basilea

1868 1852 1825 1820 1851 1837 1825 1835 1817 1903 1819 1874 1850 1934

Importo

1 875 984 664 979 520 1 143 993 305 829 333 2 502 1 240 524 5 199

9,18% 4,58% 4,43% 4,58% 4,43% 9,18% 4,58% 1,84% 4,43% 1,78% 18,61% 9,18% 4,58% 18,61%

18 088 100,00%

Ammontare del prestito della prima emissione e di tutte le banche EFIAG Nome

Quota azionaria a EFIAG

Ammontare del prestito in CHF

Quota del prestito

9,2% 4,6% 4,4% 4,6% 4,4% 9,2% 4,6% 1,8% 4,4% 1,8% 18,6% 9,2% 4,6% 18,6%

15 000 000 – 2 000 000 5 000 000 2 000 000 2 000 000 – 2 000 000 3 000 000 7 000 000 20 000 000 3 000 000 4 000 000 35 000 000

15% – 2% 5% 2% 2% – 2% 3% 7% 20% 3% 4% 35%

Importo

100 000 000

100,00%

Alpha Rheintal Bank AG, Heerbrugg Bank EKI Genossenschaft, Interlaken Bank Gantrisch Genossenschaft, Schwarzenburg Bank Zimmerberg AG, Horgen BBO Bank Brienz Oberhasli AG, Brienz Bezirks-Sparkasse Dielsdorf Genossenschaft, Dielsdorf DC Bank Deposito-Cassa der Stadt Bern, Bern Ersparniskasse Rüeggisberg Genossenschaft, Rüeggisberg Ersparniskasse Schaffhausen AG, Schaffhausen Regiobank Männedorf AG, Männedorf Regiobank Solothurn AG, Solothurn SB Saanen Bank AG, Saanen Spar- und Leihkasse Bucheggberg AG, Lüterswil-Gächliwil Banca WIR soc. cooperativa, Basilea

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UN PIEDE NELLO SPAZIO

Amate viaggiare? Allora il vostro passaporto è ancora valido, la valigia pronta e la destinazione perlustrata, grazie a Internet e alle guide. Si può partire! Ma che ne direste se la meta del viaggio fosse 100 km sopra la Terra e il dress code non prevedesse l’abbigliamento per escursioni né il costume da bagno, bensì una tuta pressurizzata? In tal caso è indicata non solo una preparazione medica, ma anche mentale, magari a cura del bernese Lorenz Wenger (41 anni), uno dei cinque space coach svizzeri della Space Coach Academy con sede ad Amburgo e operante a livello internazionale.

Il problema di un viaggio nello spazio non è riuscire a infilare nella valigia la tuta pressurizzata, completa di casco. Considerato il costo del volo che oscilla tra 100 000 e 250 000 dollari americani – dipende dall’offerente – è lecito aspettarsi che equipaggiamento e servizio di ristorazione siano inclusi. La sfida è piuttosto di tipo emozionale, mentale. Come reagirò all’assenza di gravità e alle forze gravitazionali? Come mi comporterò all’interno di un team? Cosa farò se darò di stomaco e il vomito traboccherà nel casco fino al naso?

Turismo spaziale ai nastri di partenza In questo momento simili problemi sono ancora di carattere squisitamente teorico – il turismo spaziale è in una fase sperimentale, i multimiliardari che hanno già messo il naso nello spazio si contano sulle dita di una mano. Tuttavia «aziende come Virgin Galactic di Richard Branson o Elon Musks Spacex lavorano alacremente sui sistemi capaci di mandare i turisti nello spazio e farli tornare in modo sistematico: da qui a pochi anni assisteremo ai primi voli e tra 20–30 anni i voli nello spazio saranno la normalità, esattamente come lo sono oggi una crociera o un volo charter», afferma con convinzione Lorenz Wenger. Wenger è uno dei 25 coach nel mondo e dei 5 in Svizzera che già adesso offrono una preparazione specifica per viaggiare nello spazio agli amanti dell’avventura. Per quan20

to riguarda gli strumenti di coaching utilizzati a tale scopo non è stato necessario inventarli da zero. Wenger aggiunge: «Anche gli astronauti o i turisti spaziali sono semplici persone e lottano con le paure ataviche che noi siamo in grado di affrontare con metodi consolidati.» Blocchi interiori, ansie e fobie sono il pane quotidiano di Wenger. Batofobia, aerofobia, paura delle gallerie, paura delle cavallette, dei serpenti o dei ragni mettono in moto processi che possono causare tachicardia, sudorazione o nervosismo. Tutte cose estremamente indesiderate quando si è in orbita e si è speso un mucchio di soldi per godersi in pace e tranquillità quei 45–60 minuti di assenza di gravità. Nei casi estremi un attacco di panico da stress può addirittura compromettere l’intera missione.

I fattori di stress sono anche a bordo Con uno dei più grandi fattori di stress i turisti spaziali devono confrontarsi già prima del decollo: il countdown. È il momento in cui si inizia a realizzare che non si può più tornare indietro. La spinta dei reattori non si avverte solo fisicamente, ma acuisce quella sensazione d’ineluttabilità. Persino la comunicazione via radio, il campo visivo limitato per via del casco, il casco stesso e la massiccia tuta pressurizzata che pesa fino a 40 kg possono trasformarsi in fattori di stress, durante il volo di andata e quello di ritorno nonché durante la fase di assenza di gravità. Proprio la tuta non va affatto sotto-


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I voli parabolici negli aerei per passeggeri offrono un primo assaggio dell’assenza di gravità nello spazio.

Lorenz Wenger: «Uno dei compiti dello space coach è quello di operare come ambasciatore, sensibilizzando l’opinione pubblica sui voli in assenza di gravità.»

normali aerei per passeggeri, dove siano stati preventivamente smontati i sedili, ad altitudine di crociera ovvero nello spazio suborbitale. Durante la fase di discesa da 8,5 km di altezza i passeggeri si trovano pressoché in assenza di gravità, ma a causa della compensazione di pressione in cabina non hanno bisogno né della tuta pressurizzata, né del casco. In occasione di questi voli vengono effettuate numerose parabole in successione, ogni fase dell’assenza di gravità dura solo 20 secondi circa. Lo stesso Wenger è nell’imminenza di salire su un volo del genere, «l’acconto per il biglietto è già stato pagato». Una delle sensazioni che si accompagnano all’assenza di gravità gli è già nota dalla sua esperienza di subacqueo con oltre 2000 immersioni alle spalle. In veste di coach, il fatto di non avere alcun asso nella manica per l’assenza di gravità nei confronti dei propri clienti non disturba affatto Wenger: «Non è uno svantaggio per la mia attività di space coach, perché ognuno vive questo fenomeno in maniera diversa e dovrebbe prepararvisi individualmente – io non posso rapportarmi agli altri basandomi su di me. Durante il coaching devo invece sintonizzarmi sulla persona che mi siede di fronte.»

Turismo spaziale – un prodotto secondario valutata perché, entro certi limiti, comporta una perdita del controllo. È noto ad esempio che Felix Baumgartner ha combattuto a lungo contro la scarsa libertà di movimento. Solo dopo sessioni intensive di coaching e un ritardo di alcuni mesi è stato pronto ad affrontare il salto stratosferico da poco più di 39 km di altezza. Per il momento il volo nello spazio, probabilmente l’ultima grande avventura, è riservato ai contemporanei con eccellenti disponibilità: oggi un biglietto costa fino a un quarto di milione di dollari americani, spendibile non appena la tecnologia dell’offerente prescelto sarà pronta e ritenuta idonea dalla Federal Aviation Administration (FAA) degli Stati Uniti. Benché sia ancora incerto quando avverrà il lancio della prima navicella spaziale con turisti a bordo, sono già molte migliaia le persone in possesso di un biglietto. «Quante siano esattamente non lo sa nessuno, attualmente le stime dicono tra 1500 e 8000, ma la verità è certamente da qualche parte nel mezzo», dice Wenger.

Volo parabolico come primo assaggio Nel ventaglio di opzioni accessibili – a partire da 3000 franchi si potrebbe fare – troviamo i costi dei voli parabolici, realizzabili con

«L’astronautica ha imboccato da tempo la via della privatizzazione», Wenger ne è convinto. I governi in difficoltà sono felici se i fornitori privati inviano satelliti ed eseguono esperimenti nello spazio o approvvigionano la stazione spaziale ISS. In realtà il trasporto di turisti abbienti è solo un prodotto secondario dell’industria aerospaziale commerciale privata che nel frattempo, secondo Wenger, ha già investito nell’astronautica complessivamente più denaro di quanto abbiano fatto le istanze statali dal primo sbarco sulla Luna. Anche coloro che partecipano ai voli parabolici non si trovano a bordo soli con il pilota: gli scienziati si servono di questi aerei per preparare a prezzi vantaggiosi gli esperimenti che saranno poi eseguiti in assoluta assenza di gravità nella stazione spaziale internazionale ISS.

Apollo 13 più eccitante dello sbarco sulla Luna Per il space coach Wenger la fallita missione dell’Apollo 13 è più eccitante di quella dell’Apollo 11, la prima che portò l’uomo sulla Luna. Anche l’Apollo 13 sarebbe dovuto sbarcare sulla Luna, ma l’esplosione di un serbatoio d’ossigeno rese necessario anticipare il rientro sulla Terra. Guidati dalla stazione terrestre, gli astronauti 21


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Space coach in visita al centro astronauti dell’Agenzia spaziale europea (ESA – European Space Agency).

Lorenz Wenger.

dovettero improvvisare molto, ad esempio per intervenire sull’impianto sovraccarico di depurazione dell’aria. Durante il volo di ritorno la temperatura all’interno della navicella spaziale scese a 0 gradi Celsius. Wenger non ha dubbi: «Situazioni estreme come queste hanno potuto essere domate solo perché la comunicazione ha funzionato a tutti i livelli e gli astronauti hanno avuto la creatività necessaria e uno straordinario spirito di squadra – tutte qualità esercitate nella preparazione verosimilmente durissima.»

pubblica sui voli in assenza di gravità. «Inoltre, è divertentissimo accompagnare persone e aziende dotate di una grande curiosità, desiderose di scoprire nuovi orizzonti e di gettare lo sguardo oltre lo spazio visibile.»

Largo agli space coach In questo campo si aprono grandi prospettive per gli space coach, perché i fornitori di voli parabolici o spaziali vogliono concentrarsi sugli aspetti tecnici di simili imprese. Accertamenti sanitari e preparazione mentale devono essere appannaggio di soggetti esterni. Il tedesco Alexander Maria Fassbender è stato probabilmente il primo a comprenderlo e nel 2011 ha fondato la Space Coach Academy, mettendo a fuoco gli strumenti per il coaching degli astronauti. Lorenz Wenger ha completato il corso di formazione presso l’accademia nel 2013, ma già prima si era dedicato con successo all’attività di coach in modo autonomo. «Io provengo dalla comunicazione d’impresa e lì ho capito quanto siano importanti i rapporti interpersonali per introdurre i cambiamenti – ad es. nuove linee guida all’interno di un’azienda non possono cambiare nulla se non cambiano anche i collaboratori.»

Sensibilizzare e comunicare In collaborazione con altri due space coach svizzeri Wenger ha fondato la rete di mental coaching swissMentalists (www. swissmentalists.ch). Insieme rappresentano in Svizzera in particolare la Space Coach Academy che opera a livello globale. Accanto all’affiancamento di sportivi, aziende e privati nonché alla formazione di mental coach, il coaching di turisti spaziali e avventori del volo parabolico è (ancora) una piccola parte delle loro attività. «Però è importante essere presenti già adesso in questo settore», afferma Wenger. Uno dei compiti dello space coach è quello di operare come ambasciatore, sensibilizzando l’opinione 22

Dallo straordinario al quotidiano Last but not least il concetto di spazio è trasferibile al mondo delle imprese, al programma di addestramento degli atleti da competizione o alla quotidianità di tutti noi. Ecco alcune parole chiave. – Competenza decisionale: non solo nello spazio, ma anche sulla Terra può essere determinante assegnare le priorità e decidere in modo rapido e corretto, oppure decidere in via generale. Wenger afferma: «Spesso preferiamo ancorarci alla zona franca: una scelta che può rivelarsi fatale proprio per un’azienda.» – Tolleranza di errore: spesso e volentieri gli errori vengono nascosti sotto il tappeto per paura delle conseguenze, ma nello spazio sarebbe assurdo perché gli errori e la loro individuazione sono essenziali per il progresso di un progetto. – Lavoro di squadra: nella stazione spaziale internazionale ISS lavorano persone provenienti da tutte le nazioni, che sulla Terra si guardano con diffidenza o addirittura si fanno la guerra. Questo dovrebbe essere possibile anche sulla Terra – le competenze interculturali saranno sempre più importanti nel mondo globalizzato. C’è un ultimo aspetto su cui Wenger invita a riflettere: chi ha fatto bene ogni cosa può godersi un volo nello spazio con tutti e cinque sensi. Guarda la Terra e scorge il più straordinario cambio di prospettiva mai possibile per un essere umano. «Chi osserva il globo terrestre con la sua atmosfera leggera e sottile cambia per sempre. Anche come creature terrestri dovremmo riservare regolarmente un po’ del nostro tempo alle pause e alla riflessione e chiederci: che cosa ho raggiunto? Sono sulla strada giusta?» DANIEL FLURY

www.swissmentalists.ch www.space-coach-academy.com


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DUE MUSEI AL PREZZO DI UNO!

Jean-Pierre Pigeon: «Ho capito che Chaplin è ancora apprezzato in tutto il mondo e che la sua umanità ha tratti molto attuali.»

Il museo è situato nella villa e nella tenuta dove Charlie Chaplin ha vissuto dal 1952.

Il Chaplin’s World invita alla scoperta di Charlie Chaplin, uomo nella sua intimità familiare, e di Charlot, stella di prima grandezza nel firmamento cinematografico internazionale. A prima vista il Chaplin’s World è un immenso parco con una vista spettacolare sul lago Lemano e sulle Alpi. Prima tappa: la bella villa dove Charlie Chaplin ha vissuto, in cui tutto parla ancora di lui. Ad accogliere il visitatore è una riproduzione in cera, frutto della classica tradizione Grévin. Le stanze della sontuosa dimora sulle colline di Vevey conducono attraverso la vita della 24

famiglia Chaplin. Negli archivi è conservata la memoria dei grandi traguardi dell’esistenza pubblica e privata dell’artista. Particolarmente emozionante è la visione dei tanti video trasmessi non stop, che formano un album di famiglia. È una delle costanti che caratterizzano il Chaplin’s World: quello stesso cinema che ha reso famoso Charlie Chaplin nel mondo lo celebra qui, nel suo museo. Immagini di vacanze, viaggi in paesi esotici, partecipazioni a cerimonie ufficiali nella regione di Vevey, attimi rubati durante le cene sulla terrazza: c’è sempre un operatore, un amico o un membro della sua (numerosissima) famiglia pronto a prendere in mano la macchina fotografica o la cinepresa. A distanza di


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Gli elementi scenici dei film dell’artista sono stati ricreati negli ampi spazi dello studio cinematografico, seconda tappa della visita.

«Il progetto del museo è un po’ come un buon vino invecchiato nelle migliori condizioni. È arrivato a compimento quando ha raggiunto la piena maturazione.»

Il Manoir de Ban permette di scoprire un Chaplin intimo, tra le pareti domestiche e i mobili di casa.

Numerosi schermi trasmettono non stop video di famiglia, filmati d’archivio e spezzoni tratti dai suoi capolavori, per il piacere dei visitatori.

quaranta o cinquant’anni l’effetto di questi documenti fotografici è più forte che mai.

e, insieme a lui, si incontrano le grandi star del suo tempo e i suoi tanti «figli artistici». Le statue in cera di registi illustri – Federico Fellini, Woody Allen e molti altri – testimoniano il forte influsso esercitato dal genio di Chaplin, allora come ai giorni nostri. Spezzoni tratti dai suoi film, proiettati in continuazione, catturano l’attenzione dei visitatori incantati dalle «creature magiche» che si muovono sullo schermo. Nelle sale sono esposti gli oggetti cari all’artista: il bastone da passeggio, la bombetta, gli scarponi, l’Oscar assegnato alla carriera. Secondo la direzione del museo una visita approfondita richiede più di due ore e mezzo.

La seconda tappa del museo è lo «studio cinematografico», consacrato all’artista e alla sua carriera. Nelle immense sale sotterranee si possono ammirare le ricostruzioni dei set più noti e una ricca serie di dettagli scenici dei suoi capolavori. Un film resta un film, è vero, ma dagli anni Trenta ad oggi le tecniche di realizzazione hanno subito notevoli cambiamenti e il museo ne ripercorre l’evoluzione collocando in questo contesto il cammino del maestro indiscusso della settima arte. Si rivive da vicino Charlot

VINCENT BORCARD

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VEVEY SOTTO LE «LUCI DELLA RIBALTA» Chaplin’s World, dedicato a Charlie Chaplin, è stato inaugurato in aprile a Corsier-sur-Vevey. Un successo fin dall’inizio, come conferma il direttore del museo, il canadese Jean-Pierre Pigeon.

Lo scorso aprile, la regione del Lemano ha accolto un nuovo complesso museale di richiamo internazionale. Le Manoir de Ban, a Corsiersur-Vevey, è stata la casa di Charlie Chaplin dal 1952, anno del ritiro del suo visto per gli Stati Uniti in pieno maccartismo, alla sua morte nel 1977. Il Chaplin’s World è costato circa 60 milioni. Avviato da Philippe Meylan, un architetto della zona, il progetto è stato reso possibile grazie al know-how internazionale e ai capitali di Yves Durand, un imprenditore culturale canadese. Oggi la gestione è affidata a Grévin International, un’affiliata della Compagnie des Alpes francese. Nell’incontro ai primi di maggio Jean-Pierre Pigeon, direttore del museo, è apparso oltremodo soddisfatto. «Tutti i segnali sono positivi, dopo due settimane dall’apertura i risultati stanno superando le nostre più rosee previsioni. L’eco suscitata dall’inaugurazione, che ha visto la presenza di 140 media accreditati, è stata enorme. Ancora adesso riceviamo 5–10 richieste al giorno.»

Quali sono le aspettative dei responsabili del Chaplin’s World? Le star della regione, il castello di Chillon e la Maison Cailler, attirano annualmente oltre 370 000 persone. Il nostro obiettivo per il primo anno di attività è raggiungere i 300 000 visitatori. Paesi come la Francia hanno prodotti dotati di un elevato potere di attrazione internazionale, ad esempio Versailles. In Svizzera c’è solo il museo della FIFA a Zurigo ad avere un potenziale in grado di generare pernottamenti turistici. La gente viene in Svizzera soprattutto per la natura e per il paesaggio – come in Canada!

Dove mette Charlie Chaplin su questa scala? Quando sono stato contattato, mi sono reso conto che conoscevo poco il personaggio. Da buon gestore mi sono chiesto se una leggenda del passato potesse ancora funzionare. Ho capito poi che Chaplin è ancora apprezzato in tutto il mondo e che la sua umanità ha tratti molto attuali. Ho avuto modo di constatarlo anche recentemente: in occasione degli attentati di Bruxelles, nei media si sono moltiplicati i riferimenti al suo universo privato e artistico. 26

Oggi l’idea di un museo Chaplin sembra naturale. Allora come si spiega che sia occorso tanto tempo per concretizzarla? Tutto è cominciato quando la famiglia Chaplin ha prospettato la possibilità di separarsi dal Manoir de Ban. L’architetto Philippe Meylan ha pensato che non si dovesse disperdere un simile patrimonio e nell’aprile del 2000 ha organizzato un incontro con la famiglia. Il suo primo partner, il museografo Yves Durand, ha lavorato alacremente alla messa a punto di uno scenario sulla cui base è stato presentato il progetto. La famiglia Chaplin si è mostrata interessata e si è impegnata. Ma voleva assolutamente qualcosa che corrispondesse ai desideri di Charlie Chaplin: non certo un mausoleo – questo era imperativo – e nemmeno un parco dei divertimenti. Bisognava trovare la formula giusta e un perfetto dosaggio dei vari ingredienti. Dopodiché le cose hanno cominciato lentamente a mettersi in marcia. La Fondazione ha acquistato il Manoir de Ban che la famiglia Chaplin ha venduto a un prezzo molto al di sotto della valutazione di mercato in cambio della promessa di farne un museo… Questi sedici anni in fondo vanno a tutto vantaggio del visitatore, perché nel frattempo il progetto ha raggiunto la piena maturazione, un po’ come un buon vino invecchiato nelle migliori condizioni!

Il museo permette di scoprire il volto meno conosciuto di Charlie Chaplin, un uomo nella sua quotidianità Chaplin ha lasciato una quantità incredibile di materiale d’archivio: film, video, foto, articoli e ricordi di famiglia molto personali. Non è possibile esporre tutto quello che abbiamo trovato, ma ci permette di mostrare al pubblico cimeli sempre nuovi. Abbiamo anche una licenza per allestire delle mostre temporanee all’estero. Un modo per far conoscere ancora meglio Charlie Chaplin, un piccolo assaggio per stimolare la voglia di venire qui a gustare il resto.

INTERVISTA: VINCENT BORCARD


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LE PROMESSE DELLE STAMPANTI 3D Le stampanti 3D e le tecnologie correlate possono favorire lo sviluppo di una nuova generazione di imprenditori in Svizzera. Sono già sorte alcune piccole realtà in questo settore di nicchia. Incontro a Ginevra con Creoform e l’associazione OnI’fait.

La stampante 3D permette a Giovanni Cosatto (Creoform) di realizzare forme complesse ad altissima precisione. Di che sedurre gli industriali, ma anche gli ambienti culturali.

Giovanni Cosatto ha iniziato a lavorare con le stampati 3D due anni fa aprendo una società tutta sua, la Creoform. «Si tratta di una tecnologia che semplifica i processi di fabbricazione», spiega il giovane imprenditore citando l’esempio classico di un ingegnere che sviluppa un prototipo e che ha bisogno di far produrre in serie alcune parti. Se si rivolge a un’azienda che usa macchinari CNC dovrà aspettare 1–2 settimane. «Io, invece, con una stam-

pante 3D posso fornirgli i pezzi di cui ha bisogno in 1–2 giorni. È un risparmio di tempo incredibile.» La Creoform lavora con una decina di macchine, ognuna con le proprie specificità. «Mi limito a realizzare elementi di 20 centimetri al massimo.» Una forma semplice, fabbricata a partire da strati di materiale spessi mezzo millimetro, richiede forse due ore, 27


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Oggi come oggi le stampanti 3D sono ideali per lo sviluppo di prototipi e convenienti per la realizzazione di oggetti di piccole dimensioni in serie limitate.

Sébastien Mischler ha contribuito allo sviluppo di modelli di stampanti 3D.

il doppio se gli strati sono due volte più sottili e così via. Per la precisione ci vuole una quantità di tempo direttamente proporzionale alle dimensioni dell’oggetto che si intende realizzare. Da questo punto di vista, quindi, una stampante 3D è ideale per la fabbricazione di piccoli oggetti in serie limitate.

pian piano in un ramo, ma secondo Cosatto il futuro richiede altro. A suo parere, infatti, la maggior parte dei clienti finirà per acquistare e imparare a utilizzare una stampante 3D. «Tuttavia ci sarà bisogno di specialisti competenti in grado di progettare gli oggetti.» La modellizzazione geometrica e la CAC (computeraided conception) sono due discipline molto complesse su cui Giovanni Cosatto intende concentrarsi in avvenire. Oggi, ordinativo dopo ordinativo, le sue conoscenze si affinano e, da qui a due–cinque anni, dopo aver contribuito, nel limite delle proprie possibilità, a sensibilizzare l’industria e a far crescere la domanda, Cosatto diventerà una tessera a forte valore aggiunto in un puzzle molto più grande. Un notevole incremento della domanda potrebbe venire, ed è ciò che Giovanni Cosatto si augura, dal rilancio dell’attività industriale nella regione, ad esempio da tante PMI altamente specializzate, a cui il movimento Makers, letteralmente «coloro che fanno», dovrebbe fare da apripista.

Materiali plastici, resine sintetiche, parti metalliche Anche se le macchine più conosciute sono quelle che lavorano i materiali plastici a partire da un filamento, le tecnologie e i materiali utilizzati sono molto numerosi. Le resine sintetiche, ad esempio, permettono una precisione dell’ordine di 9 micron. È anche possibile realizzare parti metalliche, soprattutto con polveri solidificate al laser (fiammatura). E le tecnologie evolvono costantemente. Ingegnere meccanico di professione, Giovanni Cosatto ha già esplorato tre mercati: il primo, quello dei modellini architettonici, in cui la stampante 3D gli consente di lavorare a una velocità e con una precisione imbattibili; il secondo, quello della gioielleria e dell’orologeria, per il quale ha realizzato articoli di bigiotteria e parti di robot di montaggio destinati ad alcuni dei principali nomi del settore orologiero ginevrino; il terzo, senza dubbio il più promettente, quello dell’industria. «Ho concepito il telaio di un drone sviluppato da uno start-up. Realizzo anche numerosi alloggiamenti per dispositivi elettronici.» Giovanni Cosatto collabora inoltre con istituzioni artistiche: ha creato ad esempio i bracci dei lampadari per un teatro e gli elementi decorativi per un’opera.

Mercato in mutamento Attualmente, quindi, la sua clientela è estremamente eterogenea. Certo, la logica imprenditoriale vorrebbe che si specializzasse 28

Il ritorno del fai da te Tra le altre cose, questo movimento scommette molto sul fai da te. Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito a un drastico cambiamento delle abitudini: complici il calo dei prezzi e il largo impiego di materiali plastici, ciò che prima veniva riparato, ad esempio un mobile difettoso, oggi viene buttato nella spazzatura. Stessa sorte è riservata a lampade, elettrodomestici e numerosi utensili non appena un piccolo elemento in plastica o in metallo si rompe o non funziona più. Ma un ritorno al passato è meno improbabile di quanto si pensi: con una stampante 3D è infatti possibile sostituire la cassa del televisore, il pezzettino che tiene la molla della lampada per la scrivania o il manico dell’aspirapolvere. «Quando organizziamo una dimostrazione la gente capisce subito l’interesse di queste tecnologie. E la cosa diventa


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Alcune stampanti consentono di raggiungere una precisione dell’ordine di 9 micron.

praticamente virale», spiega Sébastien Mischler, fondatore dell’associazione On’Ifait (in francese «lo facciamo»). Le stampanti 3D e le apparecchiature ad esse associate come tranciatrici laser ecc. permettono ai consumatori di riprendere in parte il controllo sulle loro scelte. Con On’Ifait, Sébastien Mischler vuole proporre all’interno di uno spazio comune materiale, competenze e corsi di formazione. «Lo scopo è far sì che le persone imparino a lavorare in maniera indipendente. Bastano due o tre giorni e si può iniziare a utilizzare questa tecnologia. Per il CAD (computer-aided design), invece, ci vuole più tempo.» E le istruzioni per la realizzazione di oggetti a uso industriale sono disponibili in misura via via maggiore sul web. A Mischler piace il paragone con un corso di ceramica, dove ognuno lavora al proprio oggetto insieme ad altri dilettanti ma al contempo viene seguito da professionisti che sono lì per dare una mano. Con il suo socio Mathieu Jaquesson, Sébastien Mischler vuole aprire uno spazio di circa cinquanta metri quadrati dove proporre un servizio, dei corsi di iniziazione, delle formazioni, ma anche mettersi a disposizione delle PMI e soprattutto delle start-up. Per l’associazione l’ideale sarebbe funzionare insieme a terzi. Sébastien Mischler riprende gli argomenti di Giovanni Cosatto: «Per un ingegnere che sviluppa un progetto, collaborare con un’associazione come la nostra significa avere il suo prototipo in 1–2 giorni, testarlo, migliorarlo e avere quindi tre modelli nell’arco di una settimana.»

ziamenti per 100 000 franchi il primo anno e per 50 000–70 000 in quelli successivi. A sostegno di questa iniziativa vi è senz’altro la volontà delle autorità economiche cantonali di far emergere strutture del genere. I primi contatti con le fondazioni private interessate a partecipare sono stati giudicati molto positivi. Se questo progetto sarà coronato da successo, On’Ifait dovrebbe evolvere verso una struttura di tipo cooperativo, più vicina all’ideale di Sébastien Mischler. Dopo aver conseguito l’attesto federale di capacità (AFC) di elettricista, Mischler (un appassionato autodidatta) ha collaborato alla fabbricazione o al miglioramento di stampanti 3D con équipe di developer basate negli Stati Uniti e in Canada. Seguendo il modello dell’open source, le istruzioni di realizzazione vengono pubblicate gratuitamente su Internet e sono così a disposizione di tutti. Per Sébastien Mischler questa formula partecipativa è un vettore d’innovazione di gran lunga più prolifico dei dipartimenti di ricerca e sviluppo delle grandi aziende. Creoform e On’Ifait hanno approcci diversi a queste tecnologie, ma entrambi possono favorire il rilancio dell’attività industriale nella regione. Ecco che la fabbricazione di nuovi prodotti, spesso a elevato contenuto tecnologico, potrebbe, grazie a strutture di questo tipo, rimanere in Svizzera. VINCENT BORCARD

Seminari aperti La volontà di creare una struttura professionale ma al tempo stesso con finalità didattiche e aperta a tutti ha i suoi costi. Mathieu Jaquesson stima che l’associazione dovrà trovare finan-

www.onlfait.ch www.creoform.ch 29


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OBBLIGO DI RILASCIO DEL CERTIFICATO DI LAVORO

Il certificato di lavoro, detto anche attestato di lavoro, è uno strumento importante nel rapporto tra datore di lavoro e collaboratore, disciplinato dal diritto del lavoro. Nel corso di tale rapporto vengono rilasciati certificati intermedi e al termine un certificato finale. La maggior parte di noi ha avuto bisogno, almeno una volta nella vita, di un certificato di lavoro, che può essere usato tra l’altro per la presentazione di una candidatura o per un’eventuale promozione all’interno dell’azienda. Ne sono esclusi coloro che svolgono un’attività indipendente e gli imprenditori.

Il datore di lavoro è obbligato a rilasciare un certificato di lavoro? Il collaboratore deve farne espressa richiesta o l’ottenimento è automatico? Non di rado il certificato di lavoro dà luogo a divergenze di opinioni e a conflitti veri e propri.

Che cos’è esattamente il certificato di lavoro? Il certificato di lavoro serve ad attestare l’esistenza di un rapporto di lavoro di un collaboratore, a specificare la sua funzione e l’ambito delle sue mansioni nell’azienda del datore di lavoro, a evidenziarne le competenze tecniche e sociali e a descrivere il suo comportamento verso i superiori e i colleghi. Non si deve confondere il certificato di lavoro con la semplice conferma del rapporto di lavoro in cui viene attestata unicamente l’esistenza di un rapporto di lavoro tra datore di lavoro e collaboratore per un determinato periodo di tempo, senza alcuna indicazione o valutazione del tipo e dell’ambito delle mansioni della funzione ricoperta e delle competenze tecniche e sociali del collaboratore. Nella prassi comune la conferma del rapporto di lavoro è finalizzata ad attestare che una persona è abile al lavoro e dispone di un reddito regolare; viene presentata, ad esempio, quando si cerca un appartamento, si accende un credito o si stipula un’ipoteca. 30

Il certificato di lavoro si distingue anche dalla lettera di referenze che di solito contiene informazioni scritte su richiesta della parte interessata. A differenza dal certificato, che ha un carattere di oggettività e concerne esclusivamente le prestazioni lavorative, la lettera di referenze è una dichiarazione fatta dal referente su basi personali e amichevoli.

Diritto sancito per legge Partiamo da un caso ricorrente. Giorgio Caselli* si licenzia nei termini previsti, rispettando il dovuto preavviso. Si congeda dai colleghi e dal datore di lavoro, chiedendo a quest’ultimo di fargli avere nei prossimi giorni il certificato di lavoro. Ma dopo più di una settimana non gli è ancora pervenuto nulla. Essendo una persona gentile e paziente, pensa che il certificato di lavoro non gli venga mandato in qualche giorno, ma che occorra più tempo. In fondo può aspettare alcune settimane. Ma quando ormai è passato abbondantemente oltre un mese Giorgio comincia a spazientirsi. Contatta il suo ex-datore di lavoro – e ha ragione di farlo. Un collaboratore deve ricevere il certificato di lavoro entro due-quattro settimane al massimo. Il suo diritto al rilascio del certificato di lavoro è sancito per legge e cade in prescrizione dopo dieci anni, diversamente da altre pretese


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relative al rapporto di lavoro (ad es. crediti salariali) che si estinguono dopo cinque anni. Il termine di prescrizione di dieci anni è comunque solo teorico, in quanto per la maggior parte delle aziende è difficile rilasciare un certificato dopo tanti anni dalla conclusione del rapporto di lavoro. Spesso le persone competenti non sono più le stesse e le informazioni sul collaboratore non sono più interamente disponibili. In queste circostanze sarebbe complicato, se non addirittura impossibile, redigere un certificato di lavoro serio e fondato che possa essere effettivamente utile al collaboratore che ne fa richiesta. Per questo motivo è indispensabile che il collaboratore faccia valere il suo diritto, sancito per legge, a ricevere un certificato di lavoro entro un congruo termine dalla conclusione del rapporto di lavoro. Più il tempo passa e maggiore è il rischio che il documento risulti inadeguato.

Obbligo sancito per legge La normativa di legge impone il rilascio del certificato di lavoro al datore di lavoro che non può sottrarsi a questa incombenza. Inoltre il collaboratore può richiedere in qualsiasi momento un certificato intermedio che ha un suo valore sia per il collaboratore che per i suoi superiori come quadro aggiornato della situazione. A volte il collaboratore esita a richiedere un certificato di lavoro per paura che ciò sia interpretato come «indizio» dell’intenzione di candidarsi per un altro posto. È ovvio peraltro che non si deve esagerare nella frequenza. Sarebbe inopportuno pretendere un certificato intermedio ripetutamente nel corso dell’anno. Il datore di lavoro potrebbe non dare seguito alle continue richieste. In linea di principio in capo al collaboratore è riconosciuto un diritto azionabile a ricevere il certificato di lavoro, diritto che può essere esercitato in sede giudiziale. Nella realtà di tutti i giorni capita sovente che i certificati di lavoro dovuti non vengano rilasciati. Disponiamo di numerosi esempi di ex-dipendenti che hanno atteso a lungo senza risultato, pur avendone fatto esplicita richiesta a più riprese. Naturalmente è anche possibile che il collaboratore non se ne curi o se ne disinteressi completamente. A un certo punto il certificato non serve più. Ed è peccato, perché questo mina la relazione tra ex-datore di lavoro ed ex-collaboratore, che prima della conclusione del rapporto di lavoro era buona, o la compromette del tutto. Il rilascio di un corretto certificato di lavoro è un’ultima testimonianza di apprezzamento nei confronti del collaboratore, un segno significativo che resterà nel tempo. 32

Quali informazioni devono figurare nel certificato di lavoro? – Obbligatoriamente occorre indicare i dati personali del collaboratore per consentire una chiara identificazione: cognome, nome, data di nascita, luogo d’origine/nazionalità e indirizzo – Durata dell’impiego – Funzione/grado – Mansioni del collaboratore – Eventi o aspetti particolari come promozioni nel corso del rapporto di lavoro, soggiorni all’estero, esperienze o capacità spiccate (in campo tecnico o nella conoscenza di lingue) In generale il certificato di lavoro deve essere improntato alla benevolenza, in modo da favorire e non pregiudicare l’avvenire economico della persona interessata. Questo tuttavia non deve indurre il datore di lavoro a dichiarare il falso. Infatti, nel caso in cui siano state attestate competenze tecniche che si rivelano inesistenti e che erano determinanti per il nuovo posto di lavoro, chi ha compilato il certificato di lavoro può essere chiamato a risponderne. Ogni datore di lavoro deve essere consapevole di questa eventualità. In fondo, scrivendo cose non vere si nuoce a tutti.

Conclusione Il certificato di lavoro è un valido strumento nel mondo del lavoro e ha un’importanza fondamentale per l’avvenire economico del collaboratore. Il certificato intermedio serve a entrambe le parti per tracciare un quadro della situazione, il certificato finale è un attestato delle prestazioni fornite e l’ultimo atto di un rapporto che in alcuni casi si è prolungato per molti anni. I datori di lavoro sono tenuti a rispettare sempre l’obbligo di rilascio del certificato non solo per ragioni puramente oggettive, ma anche per dimostrare il proprio apprezzamento ai collaboratori e trasmettere un’immagine positiva dell’azienda. MIRCO LOMBARDI WWW.LOMBARDIPARTNERS.COM

* Nome fittizio


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L’OROLOGIO BIOLOGICO RINTOCCA... ... FINANZE, CARRIERA E LAVORO SONO A RISCHIO? Carriera o figli – oppure entrambi, perché no? Ma cosa ne pensa il datore di lavoro? Il congelamento degli ovuli è un’ipotesi progressista, forse meno per i figli di genitori ormai prossimi alla terza età.

che? Qual è il rischio di perdere il contatto con il mondo del lavoro per una donna?

Licenziata perché voleva una famiglia Mobbing per via della gravidanza Respinta dopo il congedo di maternità I figli ostacolano la carriera

Ai padri si fanno mille congratulazioni, nessuna discriminazione. Dov’è la differenza? Cosa rende le madri apparentemente meno interessanti per un datore di lavoro? Quali sono le conseguenze concrete di una gravidanza nel lavoro quotidiano? Il problema sorge solo per via delle limitazioni durante il periodo della gravidanza?

La donna rientra al lavoro dopo essersi assentata per un periodo

Protezione della salute ai sensi di legge

La voglia di maternità prima o poi arriva per tutte, o quasi, ma quale giovane donna con elevato livello di istruzione desidera un figlio quando le cronache raccontano:

Già l’espressione «rientro» la dice lunga. Perché, tra l’altro, presuppone un’uscita dalla vita professionale. Il successivo reintegro nella medesima posizione non è affatto garantito. Per il desiderio di maternità la donna rischia di essere relegata a forza lavoro di seconda classe? Datori di lavoro come Facebook o Apple finanziano addirittura il congelamento degli ovuli ai propri talenti femminili per incentivare il rinvio di una gravidanza appena entro il limite massimo, e arrivano anche a pagare un premio fino a 20 000 dollari. Prima la carriera, poi i figli: sembra impensabile conciliare entrambi. Anche se la possibilità di congelare gli ovuli allenta la morsa dell’orologio biologico, non è certo questa la soluzione. Quale figlio vorrebbe avere dei genitori di terza età?

Congratulazioni al papà; licenziamento della mamma Ma quando una donna decide di avere figli deve effettivamente mettere in conto un licenziamento, difficili possibilità di reintegro, isolamento in azienda, doppio carico di lavoro e difficoltà economi-

A seconda dell’attività professionale, una gravidanza può essere più o meno penalizzante. La salute della collaboratrice incinta e del nascituro sul posto di lavoro godono di una speciale tutela di legge. L’orario di lavoro è limitato a nove ore al giorno e dall’ottava settimana prima del parto vige il divieto di lavoro notturno. Se in azienda si svolgono mansioni potenzialmente pericolose o dannose per una madre o il bambino, occorre commissionare una perizia del rischio in azienda prima di assumere personale femminile. Se la salute della gestante o di suo figlio è in pericolo, la donna ha diritto a un cambio di mansione. A partire dal quarto mese di gravidanza gode anche di pause supplementari ogni due ore se lavora principalmente in piedi. Dal sesto mese di gravidanza può stare in piedi per non più di quattro ore al giorno. Occorre anche allestire un luogo adeguato dove la gestante possa sdraiarsi e riposare durante il lavoro. 33


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Se non può assegnare una mansione equivalente, sicura, senza eccessive sollecitazioni, il datore di lavoro deve esonerare la collaboratrice dal lavoro corrispondendo l’80% del salario. In ogni caso, la collaboratrice ha il diritto di rimanere a casa o di prendersi una pausa se non si sente bene durante la gravidanza. Presentando un apposito certificato medico, le ore di assenza vengono retribuite per un certo periodo o viene corrisposta un’indennità giornaliera dell’80%. La salute della collaboratrice incinta è tutelata per legge. In caso di gravidanza senza complicazioni si può continuare a lavorare fino a poco prima del parto. La gravidanza in sé non può pertanto essere causa di discriminazione sul posto di lavoro.

Più lavoro e incertezza nella pianificazione per il datore di lavoro Sembra tuttavia che sempre più gestanti vengano dichiarate parzialmente inabili al lavoro dopo pochi mesi di gravidanza, con conseguenti problemi organizzativi per l’azienda. Inoltre, più assenze prolungate per gravidanza incidono direttamente sui premi aziendali per indennità giornaliera negli anni successivi. La gestante che si crogiola nel suo stato e si gode tutti i privilegi derivanti senza alcun riguardo per i collaboratori può alimentare il dissenso dei colleghi fino al mobbing. L’interesse dei datori di lavoro a evitare quanto più possibile gravidanze delle proprie collaboratrici è quindi comprensibile.

Il potere della comunicazione Il dialogo reciproco aiuta a scongiurare molti problemi legati alla gravidanza. Non esiste alcun obbligo di informazione. Ma una comunicazione tempestiva agevola da un lato la pianificazione al datore di lavoro e dall’altro la gestante può iniziare a beneficiare di condizioni di lavoro più favorevoli dopo avere comunicato il proprio stato. Visite mediche e corsi pre parto andrebbero programmati possibilmente al di fuori dell’orario di lavoro. Di regola, non rappresentano un orario di lavoro. Se si ha necessità di ridurre l’orario di lavoro, allora occorre presentare un chiaro certificato medico. Il datore di lavoro ha il diritto di sapere se «inabilità al lavoro al 50%» significa che la gestante può lavorare solo al 50% per non mettere a rischio il nascituro oppure se è totalmente abile al lavoro ma può assentarsi per un massimo del 50% qualora non si sentisse bene.

Protezione totale contro il licenziamento Ma per impedire che qualche datore di lavoro ceda alla tentazione di licenziare una collaboratrice incinta, la legge disciplina la protezione dal licenziamento fino alla 16a settimana dopo il parto. Non importa che la gravidanza sia già nota o meno: un licenziamento in questo periodo è inefficace. Se una lavoratrice entra in gravidanza a licenziamento ricevuto, il decorso della disdetta è interrotto per la durata della gravidanza e per le 16 settimane successive. Successivamente il rapporto di lavoro termina senz’altro allo scadere del termine di disdetta. Questo divieto di licenziamento vale solo per il datore di lavoro. La collaboratrice può rassegnare le dimissioni in qualsiasi momento. Ad avere la peggio sono le donne con rapporto di lavoro a tempo determinato. In questo caso non serve un licenziamento e il rapporto termina a prescindere da un’eventuale gravidanza.

Indennità in caso di licenziamento abusivo Durante il periodo di prova, la protezione dal licenziamento non ha alcuna efficacia. È quindi possibile licenziare una collaboratrice incinta. Lo stesso accade quando il datore di lavoro licenza preventivamente a causa del desiderio di maternità. Ma un simile licenziamento costituisce una violazione contro la Legge sulla parità dei sessi. Se la collaboratrice licenziata riesce a provare con sufficienti evidenze di essere stata licenziata principalmente per il suo desiderio di maternità, l’onere di provare il contrario cade sul datore di lavoro che, se non riesce a confutare l’accusa, deve corrispondere un’indennità pari a un massimo di sei mensilità. Il licenziamento resta comunque valido. La Legge sulla parità dei sessi prevede addirittura un’indennità di un massimo di tre mesi di salario se una donna non viene assunta perché incinta o perché desidera avere un figlio. Bisogna tuttavia dimostrare il motivo della mancata assunzione, con scarse probabilità di successo. Durante il colloquio di assunzione, la candidata ha il legittimo diritto di mentire su domande sulla gravidanza. Ha tuttavia il dovere di rispondere e informare se il posto di lavoro non è compatibile con una gravidanza. Chi si candida come ballerina per «Il lago dei cigni» non potrà certo volteggiare leggiadra sul palco in stato interessante.

Congedo di maternità Se la comunicazione funziona, un datore di lavoro difficilmente rinuncia a una forza lavoro consolidata per una semplice gravidanza. 34

Dopo la nascita vige il divieto di lavoro per otto settimane. Successivamente, la lavoratrice può tornare al lavoro, ma con la pri-


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ma ripresa del lavoro dopo questo breve periodo perde qualsiasi altro diritto all’indennità di maternità.

voro precedente oppure dimettersi. Molte donne perdono il posto proprio per questo motivo.

L’indennità di maternità viene corrisposta sotto forma di 98 indennità giornaliere. Di regola ammonta all’80% del salario, comunque a una indennità giornaliera massima di 196 CHF. È già inclusa una quota per una eventuale 13a mensilità.

Le donne che dopo il congedo di maternità vogliono continuare a lavorare a nuove condizioni dovrebbero quindi discuterne per tempo con il datore di lavoro e stipulare un accordo scritto che disciplini: durata e modalità del congedo, reintegro, nuovo orario, salario e tipo di mansione.

Hanno diritto all’indennità di maternità solo le donne che fino alla nascita del bambino hanno svolto un’attività lucrativa (anche in qualità di lavoratrici autonome), che risultavano assicurate obbligatoriamente ai sensi della legge sull’AVS durante i nove mesi immediatamente precedenti il parto e che durante questo periodo hanno esercitato un’attività lucrativa per almeno cinque mesi. In caso di parto prematuro, ad esempio nel settimo mese, il periodo di assicurazione richiesto è ridotto a sette mesi. In altre parole, al momento del parto la donna deve già essere obbligatoriamente assicurata ai sensi della legge sull’AVS. Questo vale anche per le collaboratrici a tempo parziale, che ottengono l’80% del proprio salario part-time. Dall’indennità giornaliera vengono dedotti i contributi per AVS/ AI, IPG e AD, ma nessun premio per l’assicurazione contro gli infortuni. Durante il congedo retribuito, le madri sono gratuitamente assicurate contro gli infortuni. Per le 14 settimane di congedo di maternità non è consentito ridurre i diritti alle ferie della collaboratrice. Quindi al termine del congedo di maternità è possibile beneficiare di quasi due settimane di ferie retribuite.

Quanto può convenire il lavoro a tempo parziale all’impresa? La collaboratrice si assenta per circa quattro mesi dopo la nascita, ma questo congedo di maternità è solitamente pianificabile per il datore di lavoro. Inoltre, l’indennità di maternità viene finanziata tramite l’indennità per perdita di guadagno.

Perché mai allora i datori di lavoro non dovrebbero reintegrare la collaboratrice? Solitamente le giovani madri non vogliono lavorare a tempo pieno. Non tutte le aziende possono o vogliono offrire posti a tempo parziale. Se però la collaboratrice esige un grado di occupazione parziale dopo il congedo di maternità, questo implica una variazione del contratto. Se il datore di lavoro non accetta questa variazione, la donna deve lavorare alla percentuale di la-

Per nessun motivo la collaboratrice dovrebbe dimettersi o sottoscrivere un accordo di uscita prima dello scadere del congedo di maternità. In questo modo sprecherebbe la protezione sociale garantita dal diritto del lavoro.

Madri che allattano e figli malati – paga il datore di lavoro Anche l’ulteriore protezione di cui godono le madri che allattano e i giovani genitori può intimorire il datore di lavoro. Se la madre desidera allattare il proprio figlio durante l’orario di lavoro, il datore di lavoro deve predisporre un apposito luogo tranquillo in azienda. Può anche andare a casa per allattare. In questo caso, la metà del tragitto verso casa viene conteggiata come tempo di lavoro. Una donna che allatta può restare a casa anche dopo le 14 settimane di congedo di maternità. Non riceve alcun salario in questo periodo ma non può essere costretta a tornare al lavoro. Se il figlio si ammala, la madre o il padre può accudire il figlio a casa per un massimo di tre giorni interamente retribuiti dal datore di lavoro.

Nessuna discriminazione della gravidanza e della maternità La Legge sul lavoro e il diritto del lavoro consentono a una donna in gravidanza e a una madre di continuare a lavorare. Purtroppo le normative sulla protezione vengono continuamente abusate. Se però una collaboratrice si avvale delle agevolazioni che le spettano durante e dopo la gravidanza senza abusarne, il disagio per il datore di lavoro è ridotto. In quest’ottica, il desiderio di maternità non è un motivo per interrompere il rapporto di lavoro, né per il datore di lavoro né per la collaboratrice. Se l’accudimento esterno o familiare dei figli è ben organizzato, allora anche in caso di impiego a tempo parziale nulla vieta di svolgere primi incarichi dirigenziali o di costruirsi una carriera. PROF. URSULA GUGGENBÜHL

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BILANCIO DI MEDIO TERMINE SUL PROGRAMMA STRATEGICO Nel 2014 l’Unione svizzera delle arti e mestieri si è posta nuovi obiettivi politici per il quadriennio fino al 2018. Due anni sono già passati, purtroppo senza risultati eclatanti. Nel nostro paese far cambiare corso alla politica richiede tempo, e questo nonostante le elezioni del Consiglio nazionale nel 2015 abbiano determinato uno spostamento delle forze politiche a favore dell’Unione delle arti e mestieri. Questo il risultato del bilancio intermedio che abbiamo fatto a ridosso del congresso dell’Unione delle arti e mestieri tenutosi il 12 maggio 2016.

Anche un’unione di punta di cui fanno parte 250 organizzazioni – tra cui sette società cooperative – in rappresentanza di 300 000 PMI svizzere non è onnipotente. E viene messa continuamente alla prova soprattutto dalla tenacia dello Stato e dalla crescente piena di iniziative, in particolare quelle di stampo socio-politico con impatti pecuniari sull’economia. L’handicap dell’Unione delle arti e mestieri risiede nel fatto che pur avendo gran voce in capitolo nell’ambito dei referendum, tanto da riuscire a bloccare innovazioni deleterie per le PMI, non dispone dello stesso potere a livello di riforme e cambiamenti, in particolare per quanto concerne le iniziative popolari federali. Su questa scena, infatti, dominano altri attori, che non prendono molto sul serio le proprie responsabilità nei confronti dell’economia e preferiscono piuttosto distribuire quanto non è ancora stato guadagnato. Agli occhi dell’opinione pubblica, quindi, l’Unione rischia di essere messa in discussione e di venire considerata come una forza conservatrice piuttosto che progressista, un’immagine retaggio del passato, quando, molti anni fa, alcune delle sue associazioni nacquero in difesa del cartello. Oggi le cose sono cambiate. L’Unione delle arti e mestieri persegue una politica improntata sulla libera concorrenza, basata sulla forza innovativa e sulle prestazioni di alto profilo qualitativo delle nostre PMI e condivisa indistintamente da tutti i suoi membri.

Unico comune denominatore È possibile che non venga sempre percepito, eppure quest’unico comune denominatore è più importante e promettente di qualsiasi eventuale interesse particolaristico dei suoi membri. Per quanto sia ovvio che le organizzazioni vicine al settore agricolo non perseguano necessariamente gli stessi intenti dell’edilizia, ciò non mina la forza dell’Unione delle arti e mestieri; neanche quando – come è successo di recente nel Consiglio nazionale – il presidente vota a favore dell’esenzione dall’imposta federale diretta dei contadini che vendono terreni agricoli, e il direttore dell’Unione esprime un voto di tenore opposto. 36

Un altro rimprovero mosso talvolta all’Unione delle arti e mestieri è di non perseguire una politica congiunturale e occupazionale attiva. In occasione del congresso dell’Unione il presidente JeanFrançois Rime ha risposto a queste rimostranze affermando: «Dal 15 gennaio 2015 tutti parlano della forza del franco, ma fanno uso di una terminologia sbagliata. Il problema non è la forza del franco, ma la debolezza dell’euro. Le notevoli differenze tra le valute sono il risultato dei problemi economici dei paesi europei. E la Svizzera non ha alcun potere d’intervento in merito. Non possiamo risolvere i problemi dell’UE.»

Affrontare di persona i problemi chiave Da allora l’economia – e le PMI – hanno preso molti provvedimenti per accrescere produttività e competitività. La politica, invece, è in ritardo. Il Consiglio federale non ha ottemperato al proprio dovere di operare una notevole riduzione del carico di costi regolamentari (una montagna alta 60 miliardi di franchi) che grava sulle aziende. Ora l’Unione delle arti e mestieri richiede che questo capitolo cruciale del suo rapporto strategico venga affrontato e chiuso con un disegno di legge entro l’autunno 2016, senza aspettare fino al 2018. Garanzie in tal senso non sono state fornite. In occasione del congresso dell’Unione delle arti e mestieri il presidente della Confederazione Johann N. Schneider-Ammann ha cercato di tergiversare affermando che lo smantellamento burocratico è appunto una questione molto difficile. Se la situazione resterà tale non si potrà fare a meno di ricorrere a un’iniziativa popolare; e in questo caso anche Cantoni e Comuni dovrebbero essere messi di fronte alle loro responsabilità. L’iniziativa potrebbe prevedere di rilevare tutti i costi regolamentari per poi porvi un freno, ossia prevedere la maggioranza assoluta nei parlamenti qualora i costi dovessero superare una certa cifra o interessare più di 10 000 imprese.


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L’Unione delle arti e mestieri intende difendersi anche contro la riforma III dell’imposizione delle imprese, sulla quale grava già la minaccia di un referendum. L’Unione teme che, nell’intento di renderlo maggiormente «a prova di referendum», il Parlamento modifichi il progetto di riforma facendogli assumere contorni sfavorevoli per le PMI, ad esempio cercando di circoscrivere le perdite nel gettito fiscale cancellando in tutto o in parte le riduzioni concesse dalla riforma II dell’imposizione delle imprese per quanto riguarda l’imposizione dei dividendi.

Uno zuccherino per l’UE Il terzo punto fondamentale per l’Unione delle arti e mestieri è rappresentato dalla politica economica esterna – e questo in deroga alle priorità attribuite dal programma strategico 2014. A differenza dell’agricoltura, l’Unione delle arti e mestieri è favorevole a nuovi accordi di libero scambio. In fin dei conti, ha affermato il presidente Jean-François Rime, un buon rapporto con l’UE è una questione di trattative. L’accettazione automatica del diritto UE, comunque, è un punto su quale non si discute. Per quanto riguarda l’attuazione dell’iniziativa sull’immigrazione di massa, l’Unione è propensa a soluzioni liberali a favore dei transfrontalieri e a concedere permessi per lavori brevi per un intero anno anziché per soli quattro mesi. Resta da vedere se l’UE si accontenterà di questo zuccherino. «Riusciremo nel nostro intento solo dimostrandoci un partner forte al tavolo delle trattative», ha sostenuto Jean-François Rime alla fine del suo discorso.

Commento

Le tante sfaccettature della politica industriale Le organizzazioni dell’economia industriale non sono propense alle sovvenzioni e apportano le proprie prestazioni a favore dell’intero settore economico senza recriminare. Il miglior esempio è quello della formazione professionale. Grazie al nostro sistema di formazione duale, il 70% di coloro che portano a termine una formazione professionale lavora nel settore delle PMI. Per le aziende di minori dimensioni la formazione professionale è più onerosa che non per le grandi aziende o l’amministrazione pubblica. Date le circostanze, quindi, è giusto che la Confederazione voglia apportare un contributo sostanziale alla formazione professionale di livello superiore – stanziando, come previsto, 400 milioni di franchi all’anno a partire dal 2018. Anche così la forma-

zione professionale costa molto meno del percorso diretto nelle scuole superiori. Questo miglioramento della formazione in termini di adeguatezza si deve alla tenacia dell’Unione delle arti e mestieri. E ciò è anche nell’interesse dei contribuenti. Per preservare una posizione di forza, come quella rivendicata dall’Unione delle arti e mestieri, è necessario anche poter disporre di valide colonne portanti dell’iniziativa personale nel settore; tra queste va annoverata la partecipazione del fondo di protezione a campagne di coordinamento. I mezzi a sua disposizione, tuttavia, sono di gran lunga inferiori a quelli di organi affini dei settori industriali e commerciali. È per questo che l’Unione delle arti e mestieri non è riuscita a spuntarla nel referendum sull’imposta sui media Billag. Molto attiva invece è stata nell’iniziativa per l’imposta di successione, di vitale importanza per le PMI, e per la quale ha raccolto ottimi risultati. Grande impegno è previsto anche in occasione delle prossime votazioni politiche europee. La prestazione più concreta per i membri è «Helpy», una rete di specialisti qualificati accessibile tramite Internet che offre servizi di consulenza e che è diventata pienamente operativa il 1° maggio 2016. Gli ambiti di consulenza spaziano dal diritto del lavoro all’acquisto di aziende e questioni assicurative, passando per la previdenza professionale, le questioni sanitarie aziendali, il marketing e la comunicazione. Un aspetto interessante è che nell’offerta manca il finanziamento alle imprese, malgrado ciò rappresenti un problema di cruciale importante per la maggior parte delle PMI. La ragione di questa lacuna potrebbe risiedere nel fatto che nessuna delle banche o dei gruppi bancari operanti nell’ambito dei finanziamenti al commercio fa parte dell’Unione delle arti e mestieri, a differenza delle cooperative di fideiussione, tuttavia prive di rappresentanza in «Helpy». Il fatto che l’Unione delle arti e mestieri e le banche prossime al settore commerciale siano completamente indipendenti l’una dalle altre è senz’altro positivo perché favorisce la concorrenza tra gli istituti bancari e facilita anche la specializzazione e flessibilizzazione delle prestazioni bancarie alle PMI. Ciò vale in particolare per la Banca WIR soc. cooperativa e la sua offerta di servizi unica nel suo genere.

DOTT. RICHARD SCHWERTFEGER

«La politica industriale consiste anche in prestazioni a favore delle PMI.» 38


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FOLLA IN DELIRIO Potrei cambiare professione. Fare un lavoro totalmente diverso. Ad esempio, potrei diventare presidente americano. Quel posto è occupato da persone sempre nuove. Ed è molto popolare. In genere più popolare della persona che lo occupa. Certo, probabilmente sono troppo poco americano, non abbastanza ricco e non abbastanza intelligente (bisogna però precisare che i requisiti posti ai candidati non sono ancora del tutto chiari). Ma in fin dei conti, l’America non è il paese dalle infinite opportunità? Ciò che mi manca per la campagna elettorale è una folla che mi acclami. Vale a dire delle persone che mi forniscano sostegno morale quando, dal palco, faccio con voce arrochita il mio discorso rivolto al padiglione strapieno e alla telecamera. Queste avrebbero il compito di appoggiarmi, ascoltare con attenzione e al momento giusto: a) annuire coscienziosamente, b) applaudire freneticamente, c) alzare le braccia in segno di giubilo e d) strillare e sventolare bandierine. Dovrebbero infatti contagiare con il loro entusiasmo i miei elettori a casa, davanti alla TV. Naturalmente i miei sostenitori dovrebbero essere fotogenici. Essere cordiali. E se la pensassero come me non guasterebbe di certo. Altrimenti l’entusiasmo diventa presto faticoso. E a quel punto dovrei persino pagarli. Forse è per questo che le campagne elettorali sono tanto costose in America.

gliano. Basta una sola fauce spalancata dietro di te per offuscare il tuo carisma all’intera nazione. Importante: non devono esserci neppure agenti del team della campagna elettorale dell’avversario, perché ti appioppano orecchie d’asino durante il tuo discorso. Da escludere pure i fan raffreddati, perché nel punto cruciale del tuo discorso ti inonderebbero da dietro con una pioggia appiccicosa e sarebbe la fine della tua corsa alla presidenza. Attenzione anche a chi ha la vescica debole. Il tuo programma a sei punti per la pace nel mondo non interessa di colpo più a nessuno se dietro di te uno si trattiene disperatamente perché gli scappa. Ma credo che lascerò perdere la presidenza, meglio il Consiglio federale svizzero. Lì infatti è sufficiente una fontana, il tunnel del Gottardo, un alberello di Natale senza ipersudorazione e il maialino dell’OLMA con la vescica ben funzionante. Potrei aprire un’agenzia internazionale di casting per reclutare sostenitori entusiastici. In tal modo potrei fornire ai politici svizzeri dei piccoli cori esultanti, appositamente composti. Mentre ai politici americani potrei mettere a disposizione maialini dell’OLMA e appenzellesi. Accetto WIR.

L’importante è la miscela. L’elettore a casa davanti alla TV vuole vedere gente come lui, per potersi identificare, no? Quindi deve essercene un po’ per tutti, maschi e femmine, piccoli e grandi, vecchi e giovani, spigolosi e paffutelli, di pelle nera, visi pallidi e ispanici. Basta che non ci siano persone dell’Appenzello Interno. Perché quelle in America non hanno diritto di voto. Tra l’altro non lancerebbero urla di giubilo neanche a pagamento. La mimica è un elemento cruciale. Quando, come candidato, esponi la situazione della popolazione, sullo sfondo ti servono facce che enfatizzino le tue parole con drammatica costernazione. I sostenitori dovrebbero poi annuire alle tue proposte di soluzione. Ed esultare freneticamente quando tuoni i tuoi slogan di battaglia. E infine, scoppiare commossi in lacrime quando presenti la tua famiglia felice. WILLI NÄF

E attenzione durante il casting: mai reclutare persone con le ascelle sudate, perché non potrebbero alzare i tuoi cartelloni senza macchie di sudore. Banditi anche i sostenitori che sbadi-

WILLI NÄF È AUTORE INDIPENDENTE, SCRITTORE E CABARETTISTA E VIVE NELLA REGIONE DI BASILEA E NELL’APPENZELLO. WWW.WILLINÄF.CH

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MANIFESTAZIONI

IMPRESSUM

Colloqui autunnali 2016

WIRPLUS Rivista per i clienti della Banca WIR Luglio 2016, 83a annata, n. 924

5.11.2016, KKL Lucerna (per titolari di parti ordinarie)

Editrice/Redazione Banca WIR soc. cooperativa Auberg 1 4002 Basilea www.bancawir.ch

Assemblea generale 2016 della Banca WIR 31.5.2017 a Basilea (per cooperatori/cooperatrici) Per ulteriori informazioni vi preghiamo di consultare il nostro sito web www.bancawir.ch o telefonate allo 0848 947 949.

Redazione Daniel Flury (redattore capo), Annette Lempen, Roland Schaub, info@wir.ch, tel. 061 277 93 27 o 061 277 92 76

FIERA WIR DI ZURIGO

Traduzioni Daniel Gasser, Yvorne CLS Communication

24.11.2016 – 27.11.2016 www.wmzag.ch

Layout: fischerundryser, Basilea Stampa: Vogt-Schild Druck AG, Derendingen Pubblicata in gennaio, aprile, luglio e settembre in tedesco, francese e italiano Nel 2016 la prossima edizione di WIRPLUS sarà pubblicata inizio novembre. Tiratura: 1460

AVVERTENZE LEGALI

Cambiamenti di indirizzo: Banca WIR, Servizio consulenza, casella postale, 4002 Basilea o fax 0848 947 942

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