S U L P WIR
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144 PAGINE DI «FASZINATION WIR» Sono passati 80 anni dalla fondazione della Banca WIR soc. cooperativa. Il libro «Faszination WIR – Resistent gegen Krisen, Spekulationen und Profitgier» («Il fascino WIR: resistente a crisi, speculazioni e avidità di profitto»), disponibile in tedesco, illustra alcuni degli aspetti più interessanti dell’avvincente storia di quest’azienda a partire dal crollo della borsa nel 1929, soffermandosi sulle opportunità che il futuro riserva alla moneta complementare WIR. Il volume, disponibile nelle librerie, può essere acquistato anche attraverso la Banca WIR a un prezzo speciale. Il sistema WIR della Banca WIR promuove l’economia interna svizzera ed è unico al mondo sia per dimensioni che per sostenibilità: avviato nel 1934 sotto forma di rete per un totale di 300 aderenti tra imprese e privati, raggruppa oggi ben 50 000 piccole e medie aziende che nel 2013 hanno registrato un fatturato extra complessivo pari a 1,43 miliardi CHW. Nel suo libro Hervé Dubois illustra le tappe principali di questa storia di successo, mostrando gli ostacoli che la Banca WIR ha dovuto superare e spiegando l’utilità economica anche futura di una moneta complementare in una logica economica dominata dai temi della crescita e del profitto. Hervé Dubois, nato a La Chaux-de-Fonds, è cresciuto a Zurigo. Dopo la maturità ha studiato economia e comunicazione presso la scuola universitaria professionale di San Gallo. Dubois ha lavorato nella regione di Basilea per 20 anni come redattore presso diversi quotidiani, all’agenzia di stampa svizzera e come giornalista radiofonico. Nel 1995 è passato alla Banca WIR soc. cooperativa, dove è stato responsabile della comunicazione fino al pensionamento, nel 2014. Attualmente Hervé Dubois vive nel Canton Vallese.
Faszination WIR – Resistent gegen Krisen, Spekulationen und Profitgier. 144 pagine, copertina rigida, struttura in lino goffrata Il volume è disponibile in tutte le librerie (ISBN 978-3-03781075-0) al prezzo di 34 CHF (prezzo indicativo). Il libro può inoltre essere acquistato, fino a esaurimento delle scorte, presso la Banca WIR al prezzo speciale di 20 CHF o 20 CHW – compilando il modulo online alla pagina www.bancawir.ch/libro* – compilando il tagliando sottostante* e inviandolo per posta – inviando una mail (cfr. tagliando)* – presso le succursali e le agenzie della Banca WIR
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WIRPLUS aprile 2016
UN PEZZO DI CÉSAR ALLA BANCA WIR EDITORIALE
Oltre 700 000 gli ingressi venduti tra fine novembre 2015 e fine febbraio 2016 per il film «Demain» di Mélanie Laurent e Cyril Dion: un inizio davvero sensazionale per questo documentario che finora ha ottenuto un successo senza pari in Francia. Un record di incassi senz’altro dovuto all’argomento trattato, ovvero che cosa possiamo fare per consegnare ai posteri un mondo intatto. Il film non indugia in sterili piagnistei, non cerca di giocare con le nostre ansie evocando scenari apocalittici né si fa paladino delle teorie più pessimiste. Al contrario, sottolinea che tutti gli strumenti per contrastare la deriva esistono già, e funzionano. Sul piano economico, ad esempio, c’è un sistema che preconizza un diverso funzionamento del denaro: quello della Banca WIR soc. cooperativa. Il 26 febbraio il film si è aggiudicato a Parigi il César per il miglior documentario (pag. 9). «Pharaonique», faraonico: è questo l’aggettivo utilizzato dai francofoni per descrivere un’opera dalle dimensioni gigantesche. Proprio come il raddoppio del Gottardo: eh sì, perché lo scavo genererà una quantità di materiale sufficiente per costruire varie piramidi come quella di Cheope. Naturalmente non in Svizzera, dove verrà piuttosto utilizzato per riempire buchi nella terra... Comunque vada, non sarà un gioco a somma zero perché, eco-
nomicamente parlando, l’impresa porterà solo vantaggi, anche se dal punto di vista della pianificazione territoriale restano ancora alcuni aspetti da definire, cosa che avviene del resto per quasi tutti i progetti che non scavano attraverso un ostacolo ma vengono realizzati nel sottosuolo per ovviare a un impedimento in superficie. Nonostante tutto lo shopping online, infatti, il traffico non accenna a diminuire e i pacchi devono pur essere recapitati ai destinatari. Cargo sous terrain potrebbe contribuire a fluidificare la circolazione stradale, almeno fino a quando non si passerà definitivamente ai droni (pagg. 18 e 36). Trovare la «voie royale» è una sfida per ogni azienda: fino a inizio novembre la Banca WIR attraverserà una fase di trasformazione, per così dire faraonica, al termine della quale si presenterà al pubblico in una veste completamente rinnovata. In questo momento vengono create decine di nuovi posti di lavoro per attuare e portare avanti diverse iniziative. Contemporaneamente la Banca WIR ha visto aumentare il suo utile raggiungendo un’ulteriore tappa decisiva: per la prima volta i depositi in CHF dei clienti hanno superato quota 3 miliardi (pag. 4). DANIEL FLURY
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WIRPLUS aprile 2016
SOMMARIO
PAGINA 9
PAGINA 28
Mélanie Laurent e Cyril Dion durante il conferimento del César per «Demain», il miglior documentario in cui anche la Banca WIR gioca un ruolo.
Proprio nel 2016, l’anno del centenario del dadaismo, la Banca nazionale svizzera congeda la banconota da 50 franchi con la «Tête Dada» di Sophie Taeuber-Arp.
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WIRPLUS aprile 2016
4 LA BANCA WIR CREA NUOVI POSTI DI LAVORO ESERCIZIO 2015
7 INNUMEREVOLI VANTAGGI CON LE PARTI ORDINARIE DELLA BANCA WIR 9 UN RUOLO PER LA BANCA WIR 10 7 DOMANDE ALL’APPRENDISTA
12 RISPARMIO FLESSIBILE CON LA BANCA WIR Novità nei conti di risparmio
14 SPECIAL OLYMPICS: NATIONAL WINTER GAMES A COIRA 18 SVIZZERA CON FEBBRE DA TUNNEL 22 VENTO DI NOVITÀ IN ROMANDIA
Philippe Maloberti, nuovo responsabile di succursale della Banca WIR a Losanna
25 NUOVA ECONOMIA – ANCORA UNO SFORZO! 28 LA «TÊTE DADA» SI CONGEDA NEL CENTENARIO DEL DADAISMO Nuova banconota da 50 franchi
31 LICENZIAMENTO: ABUSIVO, MA VALIDO Prof. Ursula Guggenbühl
PAGINA 22 Da Aldi Suisse SA alla Banca WIR soc. cooperativa: Philippe Maloberti, cresciuto bilingue a Zurigo, è il nuovo responsabile della succursale di Losanna.
34 COME SERVIRSI DELLE REFERENZE 36 ANCHE LE PMI HANNO BISOGNO DI BUONE INFRASTRUTTURE Dott. Richard Schwertfeger
39 LO SPAZIO DELLE DONNE Colonna di Willi Näf
40 CARTOON 41 APPUNTAMENTI 3
WIRPLUS aprile 2016
LA BANCA WIR CREA POSTI DI LAVORO ESERCIZIO 2015
La Banca WIR ha archiviato un anno con buoni risultati: il totale di bilancio, i depositi dei clienti e il volume complessivo dei crediti hanno messo a segno una crescita a due cifre percentuali e l’utile è aumentato di 206 000 CHF a 13,75 milioni CHF. In controcorrente rispetto all’andamento del settore finanziario e dell’economica nel suo complesso la Banca WIR ha potenziato nel 2015 il proprio organico, ampliandolo da 220 a 243 collaboratori. Questa tendenza proseguirà in forma più marcata anche nell’anno in corso.
L’esercizio 2015 è stato caratterizzato dalla decisione presa il 15 gennaio dalla Banca nazionale svizzera di rimuovere il tasso minimo di cambio del franco contro euro e di portare il tasso d’interesse negativo sui depositi bancari dallo 0,25 allo 0,75%. Il provvedimento messo in atto dalla BNS ha innescato una serie di conseguenze, causando tra l’altro una contrazione degli investimenti in beni strumentali, un calo dei prezzi nell’export e, in alcuni comparti, una riduzione di personale e una dislocazione dei processi produttivi all’estero. Il turismo interno e, ancor più, il commercio al dettaglio nelle zone vicino alla frontiera si sono trovati in grosse difficoltà. Nel 2015 l’euro conveniente ha rimpinguato le casse dei negozi di alimentari, abbigliamento, elettronica e arredamento dei paesi confinanti, facendovi confluire oltre 10,7 miliardi CHF, cioè un franco per ogni dieci spesi in consumo. Letto in chiave positiva, da questo dato emerge un’urgenza di interventi strutturali che nel lungo periodo potrebbero consentire una maggiore produttività e una più forte capacità concorrenziale. Le ripercussioni dei tassi negativi sull’economia non devono essere sottovalutate. Come prima reazione le banche hanno innalzato i tassi ipotecari a lungo termine per controbilanciare l’erosione dei margini. Gli effetti sul nostro sistema previdenziale saranno rilevabili solo in un futuro remoto. Le casse pensioni possono evitare in larga misura i tassi negativi ripartendo le loro liquidità su varie banche o togliendole dai conti bancari e conservandole a parte; in quest’ultimo caso devono però considerare i costi delle commissioni per la custodia e l’assicurazione. Potrebbero anche cedere alla tentazione d’investire i loro capitali in fondi hedge ad alto rischio o in infrastrutture estere. 4
L’introduzione dei tassi negativi non ha avuto ricadute negative di rilievo sul risultato dell’esercizio della Banca WIR. I suoi averi sui conti giro presso la BNS non superano il limite di non applicabilità, per cui non sono sottoposti a tassi negativi. Il quadro cambia per quanto riguarda la rimozione del tasso minimo di cambio del franco contro euro. La Banca WIR ha infatti subito una perdita in particolare nella negoziazione dei titoli e una perdita globale nelle operazioni di negoziazione di 4,17 milioni CHF (cfr. tabella a pag. 6). Non è diminuita la pressione regolamentativa che grava sugli istituti finanziari, indipendentemente dalla loro dimensione, e che per le piccole banche genera costi del tutto sproporzionati. Nel 2015 sono state introdotte nuove direttive contabili per il rendiconto, sono stati sanciti obblighi di trasparenza, prescrizioni in materia di liquidità, disposizioni relative al riciclaggio di denaro e obblighi di diligenza e sono state varate unilateralmente dagli USA le norme fiscali FATCA. Questa situazione è destinata a continuare nel 2016. Per l’inizio del 2017 è già prevista, ad esempio, l’entrata in vigore del primo accordo sullo scambio automatico di informazioni.
Crescita a due cifre In confronto all’anno scorso il totale di bilancio della Banca WIR è aumentato di 574,8 milioni a 5,199 miliardi CHF/CHW (+12,4%) e i depositi della clientela in CHF hanno raggiunto 3,008 miliardi CHF, con un incremento di 417,6 milioni, pari al 16,1%. La somma di tutti i crediti, composta dalle prime quattro voci riportate nella tabella a pag. 6, è salita di 424,1 milioni a 4,5 miliardi CHF/ CHW (+10,4%).
WIRPLUS aprile 2016
I depositi dei clienti superano i 3 miliardi I depositi dei clienti in CHF hanno oltrepassato per la prima volta la soglia dei 3 miliardi collocandosi a 3,008 miliardi CHF. La progressione del 16,1% sottolinea la posizione di preminenza della Banca WIR nelle condizioni praticate per gli averi di risparmio e di previdenza. Particolarmente sostenuta la crescita registrata nell’ambito dei conti di risparmio 60+ (+38,2% a 272,1 milioni CHF) e dei depositi a termine (+72,5% a 408,3 milioni CHF). I depositi dei clienti in CHW (cfr. tabella) corrispondono alla massa monetaria WIR; il suo aumento è stato dell’1,3% a 778,6 milioni CHW. Complessivamente l’insieme dei depositi dei clienti è pari a 3,787 miliardi CHF/CHW e coprono l’84,2% dei prestiti alla clientela (4,5 miliardi CHF/CHW), con un leggero miglioramento del coefficiente di rifinanziamento rispetto all’anno scorso (82,4%).
Confortevole dotazione di capitale proprio Il capitale proprio è aumentato dell’1,8% a 393,8 milioni CHF (cfr. tabella). Dedotti i 9,5 milioni CHF che saranno proposti all’assemblea generale per la distribuzione del dividendo, i fondi propri dichiarati al netto della destinazione dell’utile ammontano a 384,3 milioni CHF. I fondi propri computabili salgono a 465,6 milioni CHF (anno precedente: 450,1 milioni CHF, vedi tabella), un valore che supera abbondantemente l’importo fissato per legge di 381,2 milioni CHF. All’assemblea generale verrà proposto un rialzo del dividendo di 0,25 CHF a 10 CHF per parte ordinaria, che equivale a un rendimento del 2,3%.
Aumento dei prestiti dei clienti I crediti ipotecari in CHF e in CHW hanno avuto un incremento di 303,4 milioni a 3,531 miliardi CHF/CHW (+9,4%), gli altri crediti nei confronti della clientela sono saliti del 14,3% a 969,2 milioni CHF/CHW (cfr. tabella). La somma di tutti i crediti evidenzia quindi una marcata crescita di 424,1 milioni a 4,5 miliardi CHF/CHW (+10,4%). Il modello ipotecario più richiesto è quello a tasso fisso (64,3%), seguito da quello Libor (26,8%) e a tasso variabile (8,9%). I crediti sono concessi dalla Banca WIR soprattutto a PMI e privati e sono coperti da ipoteche. Data l’attività svolta su tutto il territorio svizzero, la Banca WIR è esposta solo in modo limitato ai rischi regionali del mercato immobiliare. A livello cantonale le aree di maggiore rilevanza sono Berna (21% delle ipoteche), Zurigo (13%), Argovia (13%) e Soletta (11%).
Cenni d’indebolimento del fatturato WIR Il risultato da operazioni di negoziazione menzionato all’inizio è la nota dolente del conto economico. A fronte di un utile di 4,2 milioni CHF nell’esercizio 2014 si rileva una perdita di
4,17 milioni CHF nel 2015 (cfr. tabella). Il risultato da operazioni in commissione e da prestazioni di servizio mostra una leggera flessione del 5,4% a 25,95 milioni CHF, riconducibile principalmente all’indebolimento del fatturato WIR (–5,6% a 1,35 miliardi CHW) e alla corrispondente forte penalizzazione dei proventi da commissioni. Con una quota di oltre il 35% del fatturato WIR il settore dell’edilizia rappresenta la forza trainante del sistema WIR, davanti al commercio al dettaglio che contribuisce con il 18% e al terziario con il 17%. Percentuali a due cifre anche per il commercio all’ingrosso (15%) e il comparto produttivo (12%). Alberghi e ristoranti occupano il 3%.
Soddisfacente risultato delle operazioni su interessi Il risultato delle operazioni su interessi è la fonte di reddito più consistente della Banca WIR con il 68,6% (anno precedente: 57,8%). Grazie all’espansione considerevole dei volumi e al miglioramento dei margini d’interesse è stato possibile incrementare il risultato delle operazioni su interessi del 16,9% o di 7,86 milioni a 54,35 milioni CHF (cfr. tabella). In seguito al risultato più elevato da immobili e da alienazioni di immobilizzazioni finanziarie sono saliti notevolmente anche gli altri risultati ordinari passando a 3,17 milioni CHF.
Utile di 13,7 milioni CHF I costi di esercizio di 48,37 milioni CHF (+8,1%) comprendono i costi per il personale e gli altri costi di esercizio (spese generali e amministrative). Entrambe le poste sono più alte rispetto all’anno scorso a causa dei nuovi posti di lavoro e dei maggiori oneri per le tecnologie d’informazione e comunicazione. Dopo gli ammortamenti sul capitale immobilizzato (attivo fisso) e la contabilizzazione degli oneri fiscali di 5,0 milioni CHF ne consegue un utile per il 2015 di 13,75 milioni CHF (+1,5%).
Prospettive Adottando misure mirate negli ambiti della cultura d’impresa, del flusso di informazioni tra i collaboratori, della formazione e aggiornamento e della conduzione, la Banca WIR ha posto nel 2015 le basi necessarie per preparare e concretizzare la sua nuova presenza sul mercato nel 2016. Le novità sono molteplici e legate in particolare a un’azione offensiva sui canali digitali e a un rafforzamento della rete WIR. Per la Banca WIR è importante non solo acquisire nuovi gruppi di clienti, ma anche fidelizzare ulteriormente quelli esistenti grazie alle innovazioni. Un esempio: all’apertura di un nuovo conto il cliente non deve più presentare o inviare un documento d’identità autenticato, ma può ricorrere all’identificazione su video. 5
WIRPLUS aprile 2016
Che cosa ci riserva il contesto economico? I permessi di costruzione rilasciati fanno presupporre una crescita dell’edilizia residenziale nel primo e secondo trimestre del 2016 rispettivamente del 2,9% e del 4,6%. I tassi, che con ogni probabilità resteranno a bassi livelli anche nel medio termine, continueranno a rendere «il mattone» interessante e conveniente. È quindi realistico prevedere un incremento moderato dei proventi delle operazioni su interessi. Altrettanto realistica appare però anche una stagnazione del fatturato WIR, in sofferenza per i tassi ai minimi storici. È questo uno dei motivi che giustificano gli investimenti nel sistema WIR, fondamentale per la Banca WIR in quanto genera circa un quarto dei nostri ricavi.
Cifre Margine d’interesse lordo Coefficiente di rifinanziamento Return on equity dopo imposte Cost-income ratio
Leverage ratio Liquidity coverage ratio
2015
2014
1,14% 84,20% 3,62% 61,00%
1,06% 82,40% 3,63% 55,60% Requisito minimo regolamentare: 3,00% 60,00%
7,30% 121,50%
GERMANN WIGGLI, PRESIDENTE DEL DIRETTORIO
Voci selezionate del bilancio e del conto economico* Dati del bilancio
2015 IN CHF 1000
2014 IN CHF 1000
VARIAZIONE IN %
Crediti nei confronti della clientela in CHF Crediti nei confronti della clientela in CHW Crediti ipotecari in CHF Crediti ipotecari in CHW Operazioni di negoziazione Investimenti finanziari Depositi dei clienti in CHF Depositi dei clienti in CHW Mutui presso centrali di emissione di obbligazioni fondiarie e prestiti Capitale proprio (prima della destinazione dell’utile) Totale di bilancio
790 178 178 967 2 860 433 670 191 167 669 188 837 3 007 864 778 639 554 200 393 754 5 198 560
658 330 190 110 2 572 039 655 206 173 059 145 151 2 590 292 768 394 527 900 386 913 4 623 779
+ 20,0 – 5,9 + 11,2 + 2,3 – 3,1 + 30,1 + 16,1 + 1,3 + 5,0 + 1,8 + 12,4
465 572
450 137
+ 3,4
54 347 25 947 – 4 172 3 165 – 48 366 – 4 661 – 5 014 13 746
46 490 27 420 4 209 2 355 – 44 752 – 4 112 – 5 139 13 540
+ 16,9 – 5,4 – 199,1 + 34,4 + 8,1 + 13,4 – 2,4 + 1,5
Fondi propri computabili Fondi propri computabili Dati del conto economico Risultato netto da operazioni su interessi Risultato da operazioni in commissione e da prestazioni di servizio Risultato da operazioni di negoziazione Altri risultati ordinari Costi di esercizio Ammortamenti su immobilizzazioni materiali Imposte Utile (risultato del periodo)
* Esposizione conforme alle nuove direttive contabili (Prescrizioni sulla presentazione dei conti per banche, commercianti di valori mobiliari, conglomerati e gruppi finanziari, DCB). La versione integrale del rapporto di gestione 2015 – in tedesco e francese – è consultabile da fine aprile sul sito www.wir.ch/rapporti-di-gestione
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WIRPLUS aprile 2016
INNUMEREVOLI VANTAGGI CON LE PARTI ORDINARIE DELLA BANCA WIR NOVITÀ: DIVIDENDO CON REINVESTIMENTO IN PARTI ORDINARIE
Chi investe in parti ordinarie della Banca WIR partecipa a una solida azienda svizzera e può moltiplicare i propri vantaggi. Acquistando parti ordinarie fino al 20 maggio è possibile approfittare del primo dividendo già il 24 maggio – quest’anno sotto forma speciale.
Parte ordinaria della Banca WIR - sviluppo del corso (3 anni)* 500 480 460 440 420 400 380 360 340 320
3.16 04.0
.15 20.1 1.15
21.0 8
15.0 5.15
14 20.0 2.15
.14
.14
07.1 1.
30.0 7
02.0 5
07.0 2.14
18.1 0.13
4.13 19.0 7.13
300
19.0
– Dividendo interessante: la parte ordinaria della Banca WIR soc. cooperativa è un diritto valore che permette di percepire un dividendo interessante. L’anno scorso il dividendo si attestava a CHF 9.75 per parte ordinaria: rispetto alla quotazione di fine anno pari a 428 CHF, il rendimento del dividendo ammontava al 2,28%. I dividendi distribuiti continuano a non essere soggetti alla deduzione dell’imposta preventiva e, per le persone fisiche in Svizzera, sono esenti dall’imposta sul reddito. – Dividendo con reinvestimento in parti ordinarie: in occasione dell’assemblea generale di quest’anno, il consiglio di amministrazione proporrà un dividendo di 10 CHF per parte ordinaria con il reinvestimento in parti ordinarie. 40 parti ordinarie per ciascun deposito (o un plurimo di esse) danno il diritto di percepire una parte ordinaria. Questo corrisponde a un «prezzo d’acquisto» di 400 CHF, importo che, tenuto conto del corso attuale (448 CHF, situazione al 4 marzo 2016), si traduce in uno sconto del 10% circa. Se il numero per ogni deposito non è sufficiente per una parte ordinaria, il dividendo accreditato di 10 CHF per parte ordinaria resta sul conto. Anche il dividendo con reinvestimento in parti ordinarie è esente dall’imposta sul reddito per persone fisiche in Svizzera.
corso
NOVITÀ: DIVIDENDO LUCRATIVO CON REINVESTIMENTO IN PARTI ORDINARIE
– Bonus: con il conto di risparmio bonus della Banca WIR potete beneficiare di un tasso d’interesse preferenziale. Detenendo almeno 25 parti ordinarie in un deposito presso la Banca WIR ricevete un bonus sulle parti ordinarie dello 0,5% che va ad aggiungersi al tasso di base dello 0,2%. Addizionato al bonus dello 0,3% sui nuovi capitali, sul conto di risparmio bonus si può raggiungere un tasso d’interesse straordinario che può arrivare fino all’1,0% (bonus fino a un avere di max. 50 000 CHF), situazione al 4 marzo 2016.
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Le parti ordinarie della Banca WIR sono diritti valori con potenziale e un dividendo interessante. Chi acquista parti ordinarie adesso approfitta già in maggio del primo dividendo (giorno di stacco del dividendo 20 maggio 2016 – ex dividendo 23 maggio 2016).
* È evidente che l’attuale performance della parte ordinaria della Banca WIR non può costituire una garanzia dell’evoluzione futura del titolo.
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WIRPLUS aprile 2016
Chi beneficia del dividendo speciale con reinvestimento in parti ordinarie? 40 parti ordinarie per ciascun deposito (cfr. riquadro Dividendo con reinvestimento in parti ordinarie) danno automaticamente il diritto di percepire una parte ordinaria; per le parti ordinarie restanti il dividendo accreditato di 10 CHF per parte ordinaria resta sul conto. Tenendo conto del corso attuale pari a 448 CHF (situazione al 4 marzo 2016), il rapporto di 40:1 è molto interessante. Anche il dividendo con reinvestimento in parti ordinarie è esente dall’imposta sul reddito per privati in Svizzera. Fino al 20 maggio 2016 (ultimo giorno di negozio prima della distribuzione del dividendo) si ha la possibilità di aumentare la consistenza attraverso l’acquisto a 40 parti ordinarie o un multiplo di esse. I titolari di parti ordinarie possono quindi approfittare interamente del dividendo con reinvestimento in parti ordinarie.
Dividendo con reinvestimento in parti ordinarie Se un cliente dispone di più depositi, le consistenze per il dividendo con reinvestimento in parti ordinarie non vengono addizionate.
Esempio Giorgio Bianco1 ha due depositi (ad es. deposito privato e deposito aziendale) Deposito 1: 85 parti ordinarie Deposito 2: 35 parti ordinarie Per il deposito 1 Giorgio Bianco riceve 850 CHF (85 × 10 CHF) di cui 800 CHF vengono reinvestiti in 2 parti ordinarie (nuova consistenza: 87). I restanti 50 CHF rimangono sul rispettivo conto. Per il deposito 2 Giorgio Bianco riceve un accredito di 350 CHF (35 × 10 CHF) sul rispettivo conto. 1 Nome
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fittizio.
Aumento di capitale
In occasione della prossima assemblea generale, il consiglio d’amministrazione proporrà anche un aumento di capitale. Quest’ultimo è necessario a fronte delle disposizioni in materia di fondi propri ma anche della forte crescita della Banca WIR, in particolare nel settore dei crediti. Tutti i titolari di parti ordinarie riceveranno maggiori informazioni sull’aumento di capitale dopo l’assemblea generale del 18 maggio 2016.
L’investimento in parti ordinarie ha già confermato nel passato di essere uno strumento lucrativo, sia per quanto riguarda l’andamento di corso sul lungo periodo che la distribuzione annua di dividendi. Tuttavia, la performance della parte ordinaria della Banca WIR in passato non costituisce nessuna garanzia per lo sviluppo futuro del titolo. Ogni investimento è soggetto alle fluttuazioni di mercato. Ciò richiede una tolleranza e una capacità di rischio adeguate da parte degli investitori.
Acquisto di parti ordinarie Gli ordini di acquisto di parti ordinarie possono essere trasmessi alla Banca WIR tramite l’Internet-Banking, per posta (Banca WIR, divisione Finanze/Parti ordinarie, Casella postale, 4002 Basilea), per telefono (0848 947 949) o per fax (061 277 93 08). Le parti ordinarie possono essere negoziate il 1° e il 3° venerdì di ogni mese nella borsa interna della Banca WIR e tutti i giorni lavorativi bancari sulla piattaforma OTC della Berner Kantonalbank/ Banca cantonale bernese. ROLAND SCHAUB
Maggiori informazioni sui siti: www.wir.ch/parti-ordinarie oppure www.wir.ch/ risparmiare-bonus oppure (risparmiare in generale) www.wir.ch/risparmiare
WIRPLUS aprile 2016
UN RUOLO PER LA BANCA WIR Mélanie Laurent, francese di nascita, è conosciuta soprattutto come cantante e attrice (ad es. in «Inglourious Basterds» di Quentin Tarantino) ma è anche regista. Insieme a Cyril Dion ha realizzato il film per le sale cinematografiche di quasi due ore intitolato «Demain». Anche la Banca WIR soc. cooperativa gioca un ruolo.
Cyril Dion (a destra) durante i preparativi all’intervista a Hervé Dubois, responsabile della communicazione della Banca WIR nel 2014, e con Mélanie Laurent (foto a destra).
con i rispettivi protagonisti. «Per noi era importante sottolineare Il sistema WIR per PMI è unico al mondo e per questo motivo che gli strumenti per un mondo migliore sono già disponibili», team cinematografici provenienti da tutto il mondo si recano dichiara Dion, «cosicché tutti coloro che hanno visto il film posregolarmente a Basilea per girare documentari e fare interviste. sano affermare: ‹Questo potrei L’8 e il 9 settembre 2014 era la farlo anch’io!›» Anche un nuovo volta di un’équipe dalla Francia «(…) la grande prerogativa di ‹Demain› è quella di dimostrare che accesso al denaro potrebbe che voleva saperne di più sul tutte le iniziative hanno un punto in comune: privilegiare tutto ciò che è piccolo, locale e l’impegno dei cittadini anziché il loro contribuire a eliminare ingiustifunzionamento della moneta consenso passivo.» complementare WIR. «Non si fa zie e conflitti a livello economiArnaud Gonzague, «Le Nouvel Observateur» altro che parlare di tutto quello co. Per questo motivo, il capitoche va storto nel mondo; noi lo «Un’economia per domani» è però vogliamo mostrare come potrebbe essere il mondo di dodedicato al denaro WIR non fruttifero e adatto a mercati locali o mani», spiegano i registi Mélanie Laurent e Cyril Dion parlando nazionali. del loro film «Demain». In «Demain» gli spettatori vengono portaLo scorso mese di novembre il film ha debuttato nelle sale cineti in viaggio per incontrare persone e istituzioni in dieci paesi che matografiche, prima in Francia e poi in Romandia; dalla fine di affrontano molte cose in modo diverso dagli altri. Vengono premaggio 2016 dovrebbe essere lanciato anche nella Svizzera tedesca e in diversi paesi europei. sentati nuovi approcci sostenibili alla formazione, alla produzione di generi alimentari, alla democrazia o all’approvvigionamenDANIEL FLURY www.demain-lefilm.com to energetico – e in modo che gli spettatori possano identificarsi www.facebook.com/demain.lefilm 9
WIRPLUS aprile 2016
SETTE DOMANDE ALL’APPRENDISTA
Presso la sua sede principale di Basilea, la Banca WIR soc. cooperativa forma costantemente fino a sei apprendisti. Ogni anno ve ne presentiamo uno. Oggi è il turno di Jenny Zaugg, al suo secondo anno di formazione.
Alla Banca WIR hai* trovato il tuo lavoro ideale?
Ti piace anche cucinare?
Mi piace molto l’ordine e mi piace anche aiutare le persone, per cui in realtà la mia professione ideale sarebbe la poliziotta. Dopo aver lavorato per un certo tempo con i bambini ho deciso di seguire un apprendistato bancario. È una buona base per qualsiasi altra professione commerciale e più tardi, dopo aver lavorato in banca per un paio d’anni, potrei anche decidere di entrare nella polizia. Per me questa formazione è un trampolino di lancio. In ogni caso, per tornare alla carriera di poliziotta, a lungo termine non mi vedo dietro una scrivania ma piuttosto con mansioni operative. Il mio sogno sarebbe quello di entrare a far parte nella polizia criminale.
Nella mia famiglia siamo tutti dei bravi cuochi, sappiamo preparare anche piatti di carne abbastanza complicati. Ho cercato diverse volte di diventare vegetariana, ma non c’è niente da fare: quando mia madre cucina lo spezzatino è impossibile resistere! La mia specialità sono i biscotti e le torte. I miei hobby sono in oltre lo jogging e l’allenamento in palestra. Per orientarmi professionalmente ho anche fatto uno stage in una panetteria, poi però ho deciso che l’arte di creare i dolci è piuttosto un passatempo.
Prima di iniziare l’apprendistato conoscevi già la Banca WIR? Ciò che rende speciale la Banca WIR, ovvero il sistema WIR, l’ho scoperto solo quando ho fatto lo stage. Il sistema WIR mi ha subito incuriosito perché è la caratteristica che distingue la Banca WIR da tutte le altre.
Come spiegheresti con una frase il sistema WIR a chi non ne ha mai sentito parlare? Il sistema WIR si basa su una moneta complementare riconosciuta e genera quasi automaticamente un aumento degli ordinativi e la creazione di una rete molto importante per le piccole e medie imprese.
Usi anche tu il denaro WIR? Certo. Oltre ai fino 300 franchi in WIR che tutti i collaboratori della Banca WIR ricevono ogni anno a seconda del grado di occupazione, mi faccio versare 50 franchi del mio stipendio in WIR. Dato che mi piace mangiare bene, utilizzo questi soldi per pagare nei ristoranti di Basilea che fanno parte del sistema WIR. 10
In quale reparto della Banca WIR lavori attualmente? Ho iniziato al centro di consulenza, poi sono passata allo sportello in succursale e la prossima tappa sarà la contabilità finanziaria. Il lavoro in succursale mi piace, preferisco il contatto diretto con i clienti anziché parlare al telefono. I clienti mi fanno tanti complimenti, ma non è solo merito mio: molte delle nostre offerte sono davvero imbattibili, ecco perché i nostri clienti tornano a casa contenti. Il conto del pilastro 3a TERZO, ad esempio, è così richiesto che conosco il processo di apertura a memoria, potrei farlo a occhi chiusi!
Raccomanderesti un apprendistato nella Banca WIR a un collega o una collega? Non se alla persona in questione interessa il private banking, perché la Banca WIR non opera in questo settore. Altrimenti di sicuro: le varie attività sono interessanti e gli apprendisti vengono seguiti benissimo. In più la Banca WIR ha molto a cuore lo spirito di squadra: ci si sente uniti e ben integrati. INTERVISTA: DANIEL FLURY * I collaboratori della Banca WIR si danno del tu.
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Jenny Zaugg non è diventata pasticciera, ma familiari e amici sanno che possono aspettarsi da lei dolci da professionista come questa deliziosa torta al cioccolato.
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RISPARMIO FLESSIBILE CON LA BANCA WIR NOVITÀ NEI CONTI DI RISPARMIO
L’attuale «conto di risparmio» si chiamerà ora «conto di risparmio bonus». Continuerà a essere remunerato al tasso di base dello 0,2%. Con la denominazione «conto di risparmio» sarà introdotta una nuova tipologia di conto. Resta immutato il conto di risparmio 60+.
Il nuovo conto di risparmio sarà remunerato allo 0,15%. Il vantaggio è dato dal fatto che ogni trimestre è possibile prelevare fino a 30 000 CHF senza preavviso. Il conto di risparmio bonus (prima «conto di risparmio»), dotato di possibilità di ottimizzazione, era e rimane meno interessante per quanto riguarda i prelievi. Consente infatti di ritirare senza preavviso al massimo 25 000 CHF per semestre civile. Inoltre, dal 2017 in caso di prelievo dal conto di risparmio bonus verrà soppresso il bonus sui nuovi capitali per il corrente anno civile e non sarà più applicato nemmeno se vengono effettuati nuovi versamenti. Qui sotto sono elencate le principali caratteristiche delle tre tipologie di conto di risparmio.
Conto di risparmio (nuovo) 0,15% Tasso d’interesse (Situazione al 1° aprile 2016)
Conto di risparmio bonus (prima «conto di risparmio»)
Conto di risparmio 60+ (senza variazioni)
0,2% + 0,5% bonus sulle parti ordinarie + 0,3% bonus sui nuovi capitali
0,4%
Limite di remunerazione
500 000 CHF
500 000 CHF
300 000 CHF
Limite bonus
–
50 000 CHF
–
Prelievi senza preavviso
30 000 CHF per trimestre civile
25 000 CHF per semestre civile
10 000 CHF per mese civile
Particolarità
Il singolo cliente privato Perdita del bonus sui nuovi capitali può detenere più conti in caso di prelievo (dal 2017)
Idoneità
Risparmio a breve e medio termine con elevata flessibilità
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Risparmio a medio e lungo termine, possibilità di ottimizzare i tassi
Per il risparmio dai 60 anni con interesse allettante ed elevata flessibilità
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SUGGERIMENTO
Il nuovo conto di risparmio è adatto alle persone che intendono risparmiare con un obiettivo ben preciso e che nel corso di un anno civile effettueranno con certezza uno o più prelievi da ogni conto di risparmio. Un tale conto di risparmio può pertanto essere utilizzato, ad esempio, per versare periodicamente, tramite un ordine permanente, un importo da destinare al pagamento delle imposte. Un altro conto può essere aperto per versare i risparmi necessari per un futuro grande acquisto. Se un prelievo dovesse superare il limite esente da preavviso di 30 000 CHF per trimestre, per il relativo importo occorre dare un preavviso di 3 mesi. www.wir.ch/risparmiare www.wir.ch/risparmiare-bonus
Tasso fino all’1% sul conto di risparmio bonus Il conto di risparmio bonus (prima «conto di risparmio») è la soluzione ideale per i clienti che desiderano depositare il denaro a un tasso d’interesse elevato e non intendono effettuare prelievi. Grazie al conveniente tasso di base dello 0,2% i titolari di parti ordinarie (a partire da 25 parti ordinarie nel deposito cliente presso la Banca WIR) raggiungono una remunerazione dello 0,7%. Chi possiede meno di 25 parti ordinarie o non ne possiede affatto, con un versamento di almeno 5000 CHF ottiene una remunerazione dello 0,5%.
I clienti che sfruttano entrambe le possibilità di ottimizzazione possono beneficiare sia del bonus sulle parti ordinarie sia del bonus sui nuovi capitali e avere così una remunerazione massima pari complessivamente all’1%. Avete domande a proposito dell’offerta di conti di risparmio della Banca WIR? Il nostro servizio consulenza è raggiungibile dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 18.00 al seguente numero telefonico: 0848 947 949. DANIEL FLURY
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LA PIÙ ANTICA CITTÀ SVIZZERA È STATO «OLYMPIC TOWN» PER QUATTRO GIORNI SPECIAL OLYMPICS: NATIONAL WINTER GAMES A COIRA Oltre 550 atlete e atleti con disabilità mentale hanno partecipato ai National Winter Games di Special Olympics a Coira. Alla manifestazione hanno partecipato anche 15 aiutanti volontari della Banca WIR soc. cooperativa.
La Banca WIR fa parte degli sponsor di Special Olympics Switzerland e può fare affidamento sui propri collaboratori che si impegnano a titolo privato e volontario durante le manifestazioni sportive per atlete e atleti con disabilità mentale. In occasione dei National Winter Games a Coira, la dedizione e l’entusiasmo di oltre 550 sportivi, che si sono misurati nelle discipline sci alpino, snowboard, sci di fondo e unihockey, hanno offerto esperienze indimenticabili e riscaldato il cuore dei partecipanti e del pubblico, facendo dimenticare le temperature a volte basse. Dall’inizio di marzo, il nostro fotografo, Paul Haller, ha seguito tutte le quattro giornate – dalla cerimonia di apertura con Christa Rigozzi e Bernhard Russi fino alla cerimonia di chiusura con il consigliere federale Guy Parmelin – per catturare impressioni di un evento che, anche nel caso degli Special Olympics, ha luogo soltanto ogni quattro anni. DANIEL FLURY www.specialolympics.ch
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Reto Hunziker, Volker Strohm e Ruedi Frehner.
BREVE INTERVISTA A VOLKER STROHM, ADDETTO STAMPA DELLA BANCA WIR Da Berna a Coira, quasi 400 chilometri in dieci giorni: Ruedi Frehner e Reto Hunziker, promotori del progetto sociale legato alla corsa RUEDIRENNT, hanno raccolto fondi considerevoli per una buona causa assicurando, tra l’altro, il finanziamento del set completo di medaglie per i National Winter Games di Special Olympics. Anche in questo caso la Banca WIR era presente: Volker Strohm, l’addetto stampa, lavora dietro le quinte per RUEDIRENNT, occupandosi della homepage, della presenza nei media sociali e, a volte, non disdegna nemmeno di partecipare alla corsa.
di tre progetti concreti: le medaglie per i National Winter Games 2016 di Special Olympics, la partecipazione alla Kerzerslauf dell’Associazione «Blind Jogging» di Basilea per persone ipovedenti e il campo estivo dell’Associazione Quack per bambini in sovrappeso. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo – un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito con la loro donazione. Comunicheremo il risultato finale definitivo come pure ulteriori dettagli concernenti la realizzazione sulla nostra homepage www.ruedirennt.ch.
Quali sono i ricordi indelebili dopo dieci giorni di «The Special Run for Special People»?
Perché RUEDIRENNT riscuote tanto successo?
Volker Strohm: innanzitutto moltissime, grandi emozioni. Nel corso delle varie tappe RUEDIRENNT ha visitato istituzioni in cui vivono e lavorano le atlete e gli atleti degli Special Olympics. Molti di loro ci hanno accolto lungo gli ultimi metri prima della nostra meta, hanno partecipato con noi alla corsa e, successivamente, hanno provveduto a intrattenerci con prelibatezze culinarie, musica e altre rappresentazioni.
La quarta edizione di RUEDIRENNT può quindi essere archiviata nuovamente come un successo? In ogni caso. Una volta risvegliate le emozioni e letteralmente messe in moto le persone abbiamo raggiunto il nostro scopo. È fantastico poter aiutare le persone il cui destino non è tutto rose e fiori. E proprio quest’anno abbiamo vissuto una cordialità e simpatia del tutto particolari.
La totalità delle donazioni è devoluta a favore di progetti chiaramente definiti. Decadono quindi le spese per oneri amministrativi e, inoltre, il denaro non viene versato a istituzioni in modo generalizzato. In questo modo posso spiegare esattamente a chiunque dona anche solo un franco a quale scopo viene devoluto il suo denaro.
E la tua conclusione personale dopo l’arrivo a Coira? Anche se sono solo il classico corridore per hobby, sono molto lieto di far parte della storia di RUEDIRENNT attraverso la mia amicizia con Ruedi e Reto. Personalmente non sono del tutto soddisfatto: dopo circa 50 chilometri, superate le prime due tappe intermedie, mi è venuta la febbre durante la seconda settimana del progetto, circostanza che ha ridotto notevolmente i miei chilometri di corsa. Ma l’arrivo a Coira ha più che compensato la mia delusione – un momento assolutamente indimenticabile.
E sotto il profilo finanziario? «The Special Run for Special People» puntava sul finanziamento
INTERVISTA: DANIEL FLURY
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SVIZZERA CON FEBBRE DA TUNNEL È nella natura delle cose che la Svizzera sia diventata uno dei paesi con il maggior numero di tunnel al mondo. Chi attraversa un territorio montuoso in treno o in auto e vuole andare in linea retta da A a B deve per forza scavare gallerie e costruire ponti. Il responso positivo del referendum del 28 febbraio sulla seconda canna del Gottardo per il traffico stradale, l’apertura il 1° giugno della galleria di base del Gottardo per il traffico ferroviario e la presentazione di grandi progetti visionari nell’Altipiano fanno entrare di diritto il 2016 nella gloriosa storia dei tunnel. Fino al 22 giugno una mostra celebra i cento anni della famosa galleria ferroviaria del Grenchenberg che, con i suoi quasi 8,6 chilometri, è il più lungo traforo del Giura.
Oggi una fresa meccanica a piena sezione può raggiungere una lunghezza di 450 metri. Nella foto il montaggio della perforatrice per il tunnel di base del Lötschberg (1999). La testa della perforatrice ha un diametro di 9,4 metri. Per la costruzione di tunnel stradali sono necessarie teste di diametro maggiore. Per i lavori di risanamento della galleria del Belchen, iniziati il 9 febbraio, viene utilizzata una testa del diametro di 14 metri.
La lunga storia dei tunnel in Svizzera ha preso avvio 300 anni fa, quando nel 1707 il ticinese Pietro Morettini fece esplodere la roccia fino alla gola di Schöllenen, il cosiddetto Buco di Uri, lungo 64 metri, rendendo più sicuro dal 1708 il transito di corrieri a piedi e bestie da soma attraverso il Gottardo visto che la passerella lungo la parete della montagna fu spazzata via più volte dalla Reuss. Con questo suo primo tunnel, probabilmente Morettini ha dato un esempio nefasto per i tanti costruttori svizzeri di tunnel che si sono susseguiti: i costi di realizzazione del progetto lievitarono infatti dell’83% arrivando a 3080 tal18
leri francesi. Per risolvere il problema si ricorse a un sistema vecchio e allo stesso tempo moderno: i pedaggi per il transito furono aumentati finché non fu incassata la somma mancante. Oltre 120 anni dopo il Buco di Uri venne ampliato unitamente ai sentieri sul passo in Ticino. Le carrozze potevano finalmente percorrere il Gottardo, ma solo 50 anni più tardi furono superate da un mezzo molto più interessante: il 1° giugno 1882 transitò il primo treno. Il tunnel ferroviario di 15 chilometri, molto più sicuro, veloce e non esposto agli eventi meteorologici, relegò la strada di valico in secondo piano.
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ghezza di 789 chilometri, superiore a quella dei trafori ferroviari. Entro il 2027 anche gli attuali 361 tunnel stradali aumenteranno, dopo l’accoglimento della proposta referendaria del 28 febbraio 2016 sul raddoppio della galleria del Gottardo. Il progetto, che prevede uno stanziamento di 2,8 miliardi di franchi, partirà nel 2020 e porterà alla costruzione di una seconda canna parallela a quella esistente di 16,9 chilometri.
Obiettivo Grimsel Nel 2016 la febbre da tunnel ha colpito anche i bernesi e i vallesani. Il Grimsel, ancora vergine avrà il suo tunnel ferroviario che collegherà Meiringen e Oberwald nel distretto di Goms. La canna più lunga avrà una lunghezza di 8,3 chilometri. Uno dei promotori del progetto, presentato lo scorso febbraio, è Swissgrid, gestore nazionale della rete ad altissima tensione, che contribuirà al finanziamento per circa 600 milioni di franchi, con l’obiettivo di trasportare energia elettrica lungo il percorso e attraverso il tunnel eliminando la linea ora in uso sul passo del Grimsel. Se tutto procede come previsto, già nel 2025 potrebbe entrare in servizio il primo treno a scartamento ridotto sulla tratta totale di 22 chilometri.
Tunnel nel «Mittelland»
1143 chilometri di tunnel Sempre il 1° giugno, ma del 2016, viene inaugurata ufficialmente la galleria di base del Gottardo, dopo 17 anni di lavori. I suoi 57 chilometri le valgono il record di più lunga al mondo e fanno salire la lunghezza complessiva dei tunnel stradali e ferroviari in Svizzera a 1143 chilometri. Messi in fila coprirebbero la distanza in linea d’aria tra Berna e Madrid. La parte del leone è fatta dalle 559 gallerie ferroviarie che si snodano per ben 720 chilometri. Gli appassionati dei tunnel misurano anche la rete di drenaggio delle acque dei tunnel e in questo caso si arriverebbe a una lun-
Il progetto Cargo sous terrain lanciato nel gennaio di quest’anno darà una nuova dimensione alla costruzione di tunnel. L’idea di spostare sottoterra il trasporto merci è stata messa a punto nel lontano 2001 dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale. In un primo tempo è in programma l’apertura di una galleria lunga 67 chilometri e profonda da 20 a 60 metri tra Härkingen e Zurigo per un costo complessivo di 3,5 miliardi di franchi. Dal 2030, container su ruote trasporterebbero, 24 ore su 24 ma a una velocità contenuta di 30 km/h, merci nei due sensi, snellendo così il traffico in superficie. Dietro al progetto finanziato da privati vi è un consorzio formato da soggetti di spicco come FFS, Swisscom, La Posta, la città di Zurigo, il CI CDS (Comunità di interessi Commercio al dettaglio svizzero comprendente Coop, Migros e Manor) e l’azienda Cargo-Tube. Le premesse fanno sperare in un esito più rapido di Swissmetro, i treni a levitazione magnetica destinati al trasporto di viaggiatori che dovrebbero funzionare nella fase iniziale sull’asse Berna–Lucerna– Zurigo–WinterthurcoprendopiùtardilalineaGinevra–Basilea–San Gallo–Coira–Sion. Da anni però il nuovo tunnel sottovuoto, che consente di raggiungere velocità di 500 km/h, stenta ad avanzare e ora sarà penalizzato – almeno per quanto riguarda ad esempio la sollecitazione del sottosuolo tra Ginevra e Losanna – dal progetto Cargo sous terrain. L’ingegnere edile Rudolf Mettler, delegato di ProSwissmetro, non vede alcun problema: «Il nostro tracciato si troverebbe a una profondità che va da 50 a 100 metri, quindi molto più sotto di quello di Cargo sous terrain.» 19
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Per avvicinare ulteriormente Berna e Zurigo si amplierà la rete ferroviaria esistente nel «Mittelland». Al posto della variante a doppia galleria tra Rupperswil e Zurigo, che comporta un esborso di 5 miliardi di franchi, in discussione fino a poco tempo fa, sembra che la scelta propenda al momento per un unico tunnel di 28 chilometri. Questa alternativa limiterebbe la costruzione a soli due portali invece di quattro e ridurrebbe i tempi di percorrenza grazie alla linea più diretta. Il Parlamento si occuperà del messaggio relativo alla fase di potenziamento presumibilmente nel 2018.
Uso diverso o chiusura I tunnel non sono eterni, soprattutto quelli che hanno ormai uno o due secoli alle spalle. La stretta galleria del Bözberg di 2,5 chilometri tra Effingen e Schinznach, ultimata nel 1875, è uno dei punti deboli della NFTA. In primavera verranno pertanto avviati i lavori per un nuovo attraversamento parallelo più ampio. Il vecchio tunnel avrà unicamente una funzione di servizio e di sicurezza. Un altro progetto, relativo alla galleria del Weissenstein della BLS (linea ferroviaria Berna–Lötschberg–Sempione) tra Soletta e Gänsbrunnen/Moutier, va a incidere sulla materia viva. Risalente al 1908, necessita ora di interventi di risanamento per una spesa totale che va dai 100 ai 170 milioni di franchi, a seconda della durata voluta (25 o 50 anni) delle misure edili e tecniche da mettere in atto. Dato che la tratta serve soprattutto al traffico regionale di viaggiatori e che il grado di copertura dei costi è inferiore al 30%, la Confederazione si farà carico del finanziamento solo se verrà dimostrata l’impossibilità di trovare soluzioni alternative con un rapporto migliore di costoutilità, ad esempio un bus diretto via Balsthal e Oensingen. Mentre gli esperti sono ancora alle prese con l’analisi dei piani progettuali è sorto nel frattempo un comitato a difesa del tunnel del Weissenstein («Weissensteintunnel erhalten»). C’è un motivo ben preciso alla base dell’iniziativa del distretto di Thal, situato nella parte nord del tunnel: al di fuori dell’area alpina è l’unico comprensorio in Svizzera in cui nel perio-
A chi appartiene il sottosuolo? La proprietà di un fondo si estende anche al sottosuolo, in ogni caso «fin dove esiste per il proprietario un interesse ad esercitarla» (art. 667 Codice civile). Lo stesso vale per lo spazio sopra la superficie. Secondo l’attuale interpretazione dell’articolo, il proprietario di un fondo può interrare geosonde per il riscaldamento o il raffreddamento di un edificio fino a 300–400 metri di profondità. Qualora il cantone o la Confederazione decida di costruire su quel terreno un tunnel o un deposito finale, dovrebbe corrispondere al legittimo proprietario un risarcimento. In linea di 20
Scavo della galleria del Grenchenberg 1911–1915: oltre a 360 tonnellate di esplosivo è stata usata anche la perforatrice pneumatica a percussione Meyer, come in precedenza per il tunnel del Lötschberg (1906–1913).
do 2010–2013 la popolazione non ha registrato aumenti. La chiusura del tunnel danneggerebbe ulteriormente Thal come centro residenziale ed economico. Sempre ancora a rischio è il futuro del primo traforo del Giura. L’Hauenstein tra Sissach e Olten – un tunnel di sommità con forte dislivello – aperto nel 1858 e lungo 2 chilometri, non può più competere dal 1914 con il nuovo tunnel di base. Quest’ultimo, di oltre 8,1 chilometri, è fra le linee ferroviarie a traffico più intenso della Svizzera. La vecchia galleria è rimasta in servizio per la linea Olten–Läufelfingen–Sissach, la cosiddetta «Läufelfingerli», grazie all’iniziativa dell’Associazione Hauensteinbahn. Nei mesi estivi i convogli sono trainati a volte da una locomotiva a vapore.
Un tunnel a costo zero per la Svizzera Non il più vecchio ma il più lungo traforo del Giura (quasi 8,6 chilometri) è il tunnel del Grenchenberg della BLS. Voluto tra l’altro dal Canton Berna allo scopo di velocizzare i collegamenti con i suoi comuni transgiurassiani, il progetto è stato portato avanti soprattutto dalla Francia che puntava ad avere un’alternativa più diretta alla tratta Pontarlier–Vallorbe–Losanna–galleria del Sempione–Italia. Con la costruzione della BLS e della gal-
principio, però, il sottosuolo appartiene al cantone in cui si trova a titolo di «cosa senza padrone e di dominio pubblico» (art. 664). Il Canton Argovia è stato il primo a disciplinare l’uso del sottosuolo profondo e l’attività estrattiva. La legge (Gesetz über die Nutzung des tiefen Untergrunds und die Gewinnung von Bodenschätzen), entrata in vigore il 1° marzo 2013, non si applica alle geosonde, alle gallerie o ai condotti elettrici, che vengono autorizzati o respinti mediante normale domanda di costruzione. La normativa argoviese regola le procedure da seguire solo nei casi in cui gli investitori vogliano scavare in profondità – vari chilometri – per scopi geotermici o sfruttare il sottosuolo per le risorse minerarie. Nel campo dell’energia
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leria del Lötschberg (1906–1913) il dado era tratto: la Francia entrò in campo per ridurre i tempi di percorrenza della linea da Delle e Basilea a Bienne e Berna (con tappa a Moutier e Tavannes) e per sostenere così la galleria tra Moutier e Grenchen ai piedi del Giura meridionale. Un trattato internazionale sottoscritto da Svizzera e Francia, la vendita di azioni ordinarie della BLS per 6 milioni di franchi da parte delle ferrovie orientali francesi e un prestito al 4% di 15 milioni di franchi del Crédit Français Paris permisero di concretizzare il progetto. Tra il 1911 e il 1915 oltre 1000 operai, quasi tutti minatori italiani, scavarono incessantemente nelle viscere del Grenchenberg. Le squadre si alternavano in tre turni giornalieri per sei giorni alla settimana. Per consentire l’accesso al portale sud a 484 metri s.l.m. furono costruiti dei viadotti che cambiarono il volto di Grenchen, la tranquilla cittadina sede dell’attività orologiera che aveva già vissuto una trasformazione in seguito al folcloristico insediamento dei lavoratori italiani chiamato «Tripoli». Gli immigrati portarono una ventata di novità che divenne parte integrante del tessuto locale, come testimoniano ancora oggi i numerosi cognomi italiani nell’elenco telefonico di Grenchen. La galleria ha richiesto una spesa di 25,7 milioni di franchi, 300 000 in meno rispetto al budget previsto, e alla Svizzera non è costata praticamente niente. La sua avvincente storia è esposta fino al 22 giugno 2016 al Museo storico-culturale di Grenchen (www.museumgrenchen.ch).
Tunnel e piramidi? Malgrado tutto non è completamente giusto dipingere gli svizzeri come un popolo di laboriose «talpe». Come ha mostrato la foto di gruppo scattata in occasione del brillamento del diaframma principale della galleria di base del monte Ceneri (15,4 chilometri) in gennaio 2016 in cui troneggiava la bandiera albanese – che ha fatto il giro dei media accompagnata dal sottotitolo «Ma possono farlo?» – gli operai che hanno fatto il lavoro sporco, lasciandovi troppo spesso la vita, erano e sono in gran parte stranieri: italiani, tedeschi
nucleare, della protezione delle acque o per quanto riguarda la pianificazione e l’autorizzazione di grandi infrastrutture per i trasporti è sempre e comunque la Confederazione che ha la competenza di decidere in materia di diritto della proprietà. Necessario un coordinamento Si assisterà a un’«espansione incontrollata» sottoterra sulla falsariga di quella sopra la superficie? Nella Legge sulla pianificazione del territorio della Confederazione non viene esplicitamente regolamentato l’utilizzo del sottosuolo. Già molti anni fa l’Associazione svizzera dei geologi aveva
o, nel caso dei canali verticali di ventilazione nella galleria di base del Gottardo, addirittura sudafricani. Chi sa farsi largo nella roccia procedendo in avanti non è necessariamente un esperto dello scavo in senso discendente. In questo caso si rivela molto utile l’esperienza dei lavoratori africani nelle miniere d’oro e diamanti. Per quanto gigantesche possano essere le dimensioni di un tunnel, alla fine tutto quello che si vede non è altro che un doppio buco nero. Come si usa in Svizzera, anche il materiale di risulta viene trattato e riciclato, ad esempio sotto forma di calcestruzzo da spruzzare sulle volte dei tunnel. Dalla galleria di base del Gottardo si otterrebbero, ad esempio, i 28 milioni di tonnellate di pietre, 13 milioni di metri cubi, necessari per costruire cinque piramidi di Cheope! Se così fosse, Christian Kracht dovrebbe rivedere la frase «Altri grandi popoli hanno eretto piramidi, noi scaviamo gallerie» tratta dal suo libro del 2008 «Ich werde hier sein im Sonnenschein und im Schatten» [Io sarò qui nel sole e nell’ombra].
Meglio per aria che sottoterra I tunnel piacciono anche nelle grandi città per la circolazione dei tram. Ma non in Svizzera. Se si escludono i brevi tratti sotterranei della rete tranviaria zurighese, solo Losanna possiede una metropolitana, che dal 2008 copre il tragitto Ouchy–Épalinges. Ma l’esempio non funge da modello, nemmeno in Romandia. Per sfoltire il traffico cittadino e collegare i vari quartieri, in molti centri urbani si pensa piuttosto a impianti di funivia. Il Consiglio di Stato friburghese si dice disposto ad appoggiare il progetto di una funivia metropolitana che assicuri gli spostamenti dalla stazione e l’ospedale cantonale alla nuova zona di sviluppo nei pressi dello svincolo autostradale di Friburgo Sud. Il métrocâble, che ha una lunghezza di 1,5 chilometri e un costo di circa 25 milioni di franchi, potrebbe entrare in servizio già nel 2021. Proposte simili sono allo studio per la tratta Morges–Tolochenaz e nelle città di Losanna (Vallon–ospedale universitario) e Ginevra. DANIEL FLURY
attirato l’attenzione sulla possibilità che l’uso crescente e in forme sempre diverse del sottosuolo, ad esempio per lo stoccaggio di CO2, possa causare conflitti e rischi. Occorre orientare l’utilizzo al futuro e improntarlo a criteri di economicità, così come è necessario un coordinamento tra Confederazione e cantoni per lasciare alle generazioni a venire un sottosuolo «ancora fruibile nel tempo». L’appello non è rimasto inascoltato. Nel quadro della seconda fase della revisione della Legge sulla pianificazione del territorio, l’utilizzo sostenibile del sottosuolo è stato posto come principio basilare della pianificazione. Il progetto di messaggio sarà presentato al Consiglio federale verso la metà del 2017. 21
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VENTO DI NOVITÀ IN ROMANDIA
PHILIPPE MALOBERTI È IL NUOVO RESPONSABILE DI SUCCURSALE DELLA BANCA WIR A LOSANNA
Dal 1° settembre 2015, in qualità di nuovo responsabile, Philippe Maloberti tiene in mano le redini della succursale di Losanna. Maloberti, appassionato di equitazione, ha iniziato a lavorare per la Banca WIR nell’aprile dello stesso anno come consulente ai clienti commerciali presso la succursale di Zurigo. Cresciuto bilingue in questa città, ha già fatto esperienze professionali nella Svizzera romanda e ama le nuove sfide – tutte premesse ideali per un compito molto impegnativo.
Il nuovo responsabile di succursale della Banca WIR a Losanna, Philippe Maloberti (31), vanta ottime credenziali e un’esperienza professionale variegata in diversi settori. Philippe Maloberti ha iniziato il suo percorso professionale con un apprendistato di commercio, compresa la maturità professionale, in un’azienda commerciale. Dopo una lunga assenza per il servizio militare – Maloberti è capitano – ha seguito un’ulteriore formazione presso la Scuola universitaria professionale di economia a Brugg conseguendo il titolo di economista aziendale FH (Bachelor of Science in Business Administration). Di recente ha ottenuto un Master of Advanced Studies (MAS) in Business Consulting.
Bilingue a Fribourg/Freiburg Dopo la formazione presso la scuola universitaria professionale, Maloberti ha lavorato come responsabile regionale delle vendite presso Aldi Suisse SA occupandosi di tre succursali, un compito ideale dato che è cresciuto bilingue a Zurigo. Con sua madre ha sempre parlato lo svizzero tedesco, con suo padre, invece, il francese.
WIR – che cos’è? Maloberti è entrato per la prima volta in contatto indiretto con la Banca WIR come consulente clienti commerciali presso la Neue Aargauer Bank AG (Credit Suisse Group). Molti clienti avevano un conto WIR nel loro bilancio. Avendo chiesto informazioni in merito, dalle risposte Maloberti si era fatto un’idea approssimativa del sistema WIR. Solo al momento di candidarsi come consulente alla clientela presso la Banca WIR ha iniziato a studiare in modo più approfondito il sistema. «Il concetto di rete e i vantaggi che ne derivano, ad esempio 22
Il responsabile della succursale di Losanna, Philippe Maloberti, vuole rafforzare la presenza WIR in Romandia.
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Il team della Banca WIR a Losanna: (da sinistra ) Antoine Berger, Francesca Costa, Helene Lischer e Philippe Maloberti. (Assenti della foto: Basil Schubiger e Raphael Dewarrat.)
l’acquisizione di nuovi clienti e il conseguimento di un fatturato supplementare, mi hanno convinto sin dall’inizio», spiega Maloberti. Questo elemento è anche stato determinante per la sua decisione di passare alla Banca WIR. «La Banca WIR è un partner professionale e affidabile per i suoi clienti PMI», sottolinea Maloberti.
Mentalità diversa in Romandia Philippe Maloberti conosce la mentalità dei Romandi: «Ho imparato a stimare e ad amare la Svizzera francese già dalla mia precedente attività a Friburgo.» I Romandi sono particolarmente aperti al contatto diretto, «il che naturalmente facilita il lavoro dei consulenti, che sono benvenuti e ascoltati volentieri dai clienti». Eppure, nonostante questa mentalità generalmente aperta, non è facile convincerli. Ciò si nota in particolare in relazione ai clienti commerciali. Sono ancora in molti a credere che in realtà il sistema WIR sia stato ideato solo per la Svizzera tedesca e non possa funzionare veramente nella Svizzera romanda. «Gli attuali partecipanti WIR in Romandia possono essere suddivisi a grandi linee in due gruppi: da un lato, gli entusiasti del sistema WIR, dall’altro quelli che ritengono che nella Svizzera francese non ci siano abbastanza possibilità di utilizzare i WIR.» Effettivamente succede spesso che i Romandi debbano spendere i loro WIR nella Svizzera tedesca. «E questo non lo fanno volentieri», sottolinea, «preferirebbero molto di più fare affari con altri Romandi. Proprio questo è l’aspetto su cui dobbiamo lavorare.»
Obiettivi ambiziosi Nella Svizzera francese, quindi, il sistema WIR ha bisogno di essere fortemente consolidato e ampliato. «Il nostro obiettivo è conquistare ovunque, e in particolare nei settori sottorappresen-
tati, un numero molto più elevato di partecipanti», ribadisce Maloberti. La Svizzera francese offre un grosso potenziale in questo senso. Nonostante circa 110 000 delle 550 000 PMI svizzere si trovino nella Svizzera francese, l’intera regione conta appena la metà dei partecipanti WIR del Cantone di Basilea Campagna. «Sono lieto di poter contare su un team motivato e affiatato per affrontare con successo questo compito non indifferente», sottolinea Maloberti (v. riquadro a pag. 24).
Campagna informativa «Per aumentare il grado di notorietà del sistema WIR nella Svizzera francese è prevista tra l’altro una serie di grandi eventi informativi», spiega Philippe Maloberti. Il primo si è già svolto nel mese di ottobre dell’anno scorso: l’evento intitolato «Vivez le réseau!» (Vivete la rete!) è stato un grande successo. Circa 150 persone – per la metà non partecipanti WIR – hanno seguito la manifestazione serale tenutasi nella scuola alberghiera di Losanna durante la quale sono state illustrate le peculiarità uniche del sistema WIR e i suoi vantaggi. Tra i relatori c’erano anche l’imprenditore WIR Jean-Daniel Descartes, che da 30 anni utilizza con successo il sistema WIR, Sophie Favez, presidente del gruppo WIR Romandia, Kornel Tinguely, membro del consiglio di amministrazione della Banca WIR, Hervé Dubois, ex responsabile della comunicazione della Banca WIR, e lo stesso Philippe Maloberti, che nella sua presentazione ha ribadito la necessità di fare sì che un numero maggiore di PMI utilizzi il franco WIR affinché il sistema possa funzionare meglio. Infatti, con una quota dell’1,2% delle PMI in Romandia, il sistema WIR non ha ancora raggiunto la massa critica. 23
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Francesca Costa consiglia una cliente agli sportelli bancari.
Philippe Maloberti e il suo team possono contare sul sostegno del gruppo WIR Romandia e del suo presidente Sophie Favez, con la sua azienda Essence de marque. «Sophie Favez ci affianca nella pianificazione di tutte le nostre attività di marketing», spiega Maloberti, «tra cui ad esempio l’organizzazione e lo svolgimento degli eventi WIR-Economy Club nella Svizzera francese.»
Friburgo e Neuchâtel... ... sono le prossime tappe della serie di manifestazioni informative «Vivez le réseau!», in maggio a Friburgo e in giugno a Neuchâtel. «Per conquistare nuovi partecipanti è indispensabile sottolineare costantemente l’importanza del concetto di rete, la considerazione reciproca dei partecipanti WIR e l’incremento del fatturato che ne deriva», insiste Maloberti.
Appassionato di equitazione Philippe Maloberti si è integrato velocemente nel nuovo ambiente e in ottobre ha traslocato a Losanna. Quando torna in visita a Zurigo o la sua fidanzata viene a trovarlo a Losanna passano il tempo insieme andando a cena al ristorante, facendo escursioni nella regione o lunghe passeggiate con il cane della fidanzata. Philippe Maloberti è appassionato di equitazione e di caccia. Come cavaliere non nutre ambizioni sportive ma ama cavalcare nella natura e, almeno una volta all’anno, partecipare a cavallo alla tradizionale festa zurighese «Sechseläuten». ROLAND SCHAUB
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Un team in gamba Nella succursale di Losanna lavorano attualmente cinque collaboratori, responsabile compreso. – Helene Lischer è entrata nella Banca WIR a settembre 2014, vanta una grande esperienza nella consulenza alla clientela privata e sostiene fattivamente la succursale anche per quanto riguarda le incombenze amministrative. – Antoine Berger, impiegato presso la Banca WIR da dieci anni, possiede vaste conoscenze in tutti i settori e segue i clienti nell’area occidentale del cantone Vaud e nei cantoni Giura e Neuchâtel. – Basil Schubiger (attualmente impegnato nel servizio militare) segue uno stage presso la succursale di Losanna e successivamente lavorerà come consulente. Durante il servizio militare viene sostituito da Francesca Costa, consulente alla clientela di grande esperienza. – Dal 1° aprile 2016, Raphael Dewarrat lavora come consulente ai clienti commerciali presso la Banca WIR di Losanna, dove segue le regioni di Friburgo e Chablais (VD). Raphael Dewarrat ha al suo attivo un notevole bagaglio di esperienze nel rampo dei crediti e conosce approfonditamente il settore bancario. Dal 1° settembre 2015 Philippe Maloberti ha assunto la carica di responsabile della succursale di Losanna. Le esperienze fatte sinora in questa funzione nella Svizzera francese sono state positive su tutta la linea. Maloberti si occupa della regione di Ginevra e dei grandi finanziamenti di costruzione in Romandia. E aggiunge: «Sono fiero di questo team motivato e affiatato a Losanna e sono lieto di portare avanti la nostra proficua collaborazione.»
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NUOVA ECONOMIA – ANCORA UNO SFORZO! Ogni anno decollano giovani PMI innovative, ma sono molte quelle che restano a terra: non per mancanza di idee, bensì a causa delle fonti di finanziamento insufficienti – e altro ancora...
La Svizzera, paese privo di risorse naturali, dipende dalla competitività della sua economia. La volontà politica di progredire traspare dall’eccellenza delle alte scuole e dal numero di progetti
innovativi che ne emergono. Ma i progetti non fanno le aziende ed è su questo fronte che i limiti del modello svizzero appaiono oggi evidenti. 25
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Gabriel Gomez: «A partire da 5 milioni di franchi è più difficile.»
In particolare è il finanziamento di questi progetti innovativi, rischioso per natura, che risulta insufficiente. In Parlamento, il consigliere agli Stati lucernese, Konrad Graber, e il consigliere nazionale vodese, Fathi Derder, si sono rivolti al Consiglio federale. L’anno scorso Derder ha anche pubblicato un libro dal titolo eloquente, «Le prochain Google sera suisse (à dix conditions)» (Editions Slatkine) (Il prossimo Google sarà svizzero (a dieci condizioni), in cui sostiene che i responsabili politici svizzeri si siano adagiati sugli allori e che la prosperità potrebbe svanire così com’è arrivata, se il paese non si muoverà con decisione per saltare sul carro della nuova economia.
de svizzere che hanno 10 o 20 anni di vita, con un fatturato compreso tra 20 e 80 milioni di franchi, per lo più attive su scala internazionale», precisa Christian Waldvogel, Managing Partner. I gruppi di investimento, costituiti da 8 imprese, mirano a ottenere un rendimento del 6–10%, con una volatilità ridotta rispetto alle azioni quotate. Per contro, non possono investire in startup che non hanno ancora realizzato prodotti o dato inizio alla fase di sviluppo commerciale, poiché le performance sono troppo aleatorie e gli investimenti più volatili, risultando inadeguati rispetto alla politica d’investimento della Fondazione Renaissance.
Più capitale di rischio
Autogoal della Svizzera
Per coprire il fabbisogno finanziario necessario per lo sviluppo e il successo delle PMI di domani, molti invocano il ricorso ai mezzi delle casse pensioni. In una mozione del 2013, Konrad Graber citava l’esempio americano: «Negli Stati Uniti, le casse pensioni investono ad esempio circa il 5% dei loro patrimoni sotto forma di capitale di rischio. I principali motori della crescita americana, come Intel, Google, Genentech, Amgen, HP ecc., sono stati tutti finanziati con capitale di rischio.» All’epoca il Consiglio federale si è mostrato poco disposto a imporre una politica di rischio alle casse, la cui missione principale implica appunto non assumerne troppo.
A Losanna, Gabriel Gomez gestisce per DEFI Gestion un fondo di capitale di rischio più piccolo, con un patrimonio di circa 15 milioni di franchi, destinato espressamente alle giovani imprese tecnologiche («venture»). «Non mancano gli aiuti per lo sviluppo di progetti, ma sono più difficili da ottenere quando una start-up necessita di 5–10 milioni di franchi per crescere», spiega. Il fondo è stato creato e viene alimentato da operatori tradizionali (casse pensioni, banche, aziende). «In genere, quando si dispone di un fondo come questo, la tappa successiva consiste nel crearne un altro; ma non è stato riscontrato interesse sufficiente tra gli investitori per proseguire.» Gomez è anche consulente della Fondazione FIT, che aiuta le start-up innovative a realizzare i loro primi prodotti. «Nell’arco di 3 anni sono rientrate nel processo 37 società e 16 di queste hanno ricevuto finanziamenti, ma l’avrebbero meritato praticamente tutte, data la qualità dei progetti presentati.»
Fondi prudenti Questo orientamento prudenziale si evince dall’esperienza dei gestori di fondi specializzati. La Fondazione di investimento Renaissance era stata creata per investire nelle PMI tecnologiche e accompagnarle nel loro sviluppo. Una decina d’anni dopo, la sua attività si è gradualmente riorientata verso le società in fase di buy-out o di transizione familiare. «Si tratta in genere di azien26
Emerge quindi inequivocabilmente il problema della carenza di finanziamenti e, secondo Gabriel Gomez, la situazione si è dete-
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Claire Gadroit: «I giovani imprenditori hanno bisogno di una rete.»
Oscar Recouso: «Ho dovuto imparare a stabilire le priorità.»
riorata rispetto a qualche anno fa: «I business angel sono sempre più attivi in questo ambito, così come i fondi esteri di capitale di rischio. Il problema è che se si fa avanti un investitore californiano, tanto vale che l’azienda si trasferisca negli Stati Uniti.» È la dimostrazione dell’autogoal della Svizzera, secondo l’espressione del consigliere nazionale Fathi Derder.
Rete mancante
Paura di fallire I capitali non sono l’unica cosa che manca alle PMI di domani. Nel suo libro, Fathi Derder parla di strategia numerica nazionale, di politica di accoglienza dei «cervelli esteri»… Ma altri operatori mettono in luce carenze più sottili. L’Alta scuola di gestione di Friburgo (HEG-FR) collabora a uno studio internazionale sull’imprenditoria. Secondo il rapporto, intitolato Global Entrepreneurship Monitor (GEM), la Svizzera soffre di una relativa mancanza della volontà di lanciarsi in attività imprenditoriali, come anche della paura del fallimento, che risulta particolarmente diffusa tra i giovani (18–24 anni). Questo fenomeno è rilevato anche dalla rete Rezonance, che si è interessata ai vincitori di numerosi premi per l’innovazione. «Nella sola Svizzera romanda vengono assegnati una cinquantina di premi sotto forma di dotazioni finanziarie, affiancamento, coaching, visibilità», spiega Claire Gadroit, General Manager. Perché tutti questi progetti non diventano aziende di successo? Per capirlo meglio, Rezonance organizza La Suisse des Talents, un evento al quale sono invitati i vincitori e i finalisti di questi premi. «Ci confermano che vincere dà loro una grande energia, ma in seguito cala la motivazione. Si vede che hanno bisogno di una rete, della possibilità di confrontarsi reciprocamente.» Per approfondire la questione, è in corso l’inserimento dei dati dei vincitori dei premi romandi nel GEM.
Per Claire Gadroit, che si muove quotidianamente in questo ambiente, la solitudine dell’ideatore del progetto non aiuta. E non è automatico assumere l’«atteggiamento» dell’imprenditore. «Spesso ci dicono che non sarà un coach a insegnare loro come affermarsi. Piuttosto, hanno bisogno della testimonianza di un imprenditore che abbia superato gli ostacoli e raggiunto il successo.» Vengono organizzati eventi in questa direzione, e a volte funzionano. Testimonianza di Oscar Recouso, che aveva lanciato la sua società Altura dopo aver ascoltato il discorso di un giovane imprenditore di successo: «Il suo messaggio era: ‹Buttatevi!›» Secondo lui i progetti abbondano, ma un’idea che non viene messa in pratica non vale niente. Questo concetto mi ha dato la spinta giusta. Mi stavo già preparando a debuttare, ma ci si può mettere tutta la vita, soprattutto per chi è perfezionista come me. A un certo punto bisogna buttarsi, anche se non è tutto pronto.» «Sono stato direttore del marketing per quasi 10 anni, ma quando si avvia un’attività bisogna essere pronti a fare tutto. Amministrazione, contabilità, gestione operativa, risorse umane... ho dovuto scoprire i ruoli dell’imprenditore! Soprattutto, ho dovuto imparare a stabilire le priorità. Ho dovuto vestire i panni del perfezionista e puntare all’essenziale, pensare in termini di produttività.» Responsabili politici, finanziatori, giovani imprenditori, svizzeri, ancora uno sforzo!
VINCENT BORCARD
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LA «TÊTE DADA» SI CONGEDA NEL CENTENARIO DEL DADAISMO
«Tête Dada» di Sophie Taeuber-Arp sulla banconota di 50 franchi della 8a emissione.
Nel 2016 il dadaismo compie 100 anni. E proprio nell’anno del centenario una presenza pressoché quotidiana nei nostri portafogli si congeda: a partire dal 12 aprile la banconota da 50 franchi con il ritratto dell’esponente di spicco del dadaismo Sophie Taeuber-Arp e la sua «Tête Dada» sarà sostituita. Entro il 2019 dovrebbero entrare in circolazione tutte le banconote di questa nuova serie, la 9a dalla costituzione della Banca nazionale nel 1907. 28
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La prima banconota sul territorio elvetico: «Cento talleri francesi del valore di cinque franchi» dalla collezione della DC Bank Deposito-Cassa di Berna.
Solo la banconota dello stesso taglio della 3a emissione* del 1918 è rimasta in circolazione ancora più a lungo – ben 38 anni – rispetto a quella dell’8a serie emessa nel 1995. Comunque, la banconota dada ha raggiunto la ragguardevole età di 21 anni unicamente perché la realizzazione tecnica delle caratteristiche di sicurezza delle nuove banconote si è rivelata più complessa del previsto. Le caratteristiche di sicurezza e i motivi che fregiano la 9a serie sono stati resi noti solo il 6 aprile 2016. Non si tratta più di personalità storiche bensì di motivi che raffigurano la Svizzera quale punto di incontro – «la Svizzera aperta al mondo» – e richiamano temi come umanità, dialogo, esperienza o creatività. Per il design della 9a serie la grafica zurighese Manuela Pfrunder aveva ottenuto il secondo premio in occasione del concorso di idee lanciato nel mese di aprile 2005: per la giuria le sue bozze erano «un po’ banali» e non molto innovative. Ciò nonostante è stata comunque incaricata della realizzazione poiché, secondo la giuria, il suo
concetto si avvale di tutte le tecniche di stampa disponibili ed esprime una riflessione approfondita sui temi proposti.
Tre serie di banconote valide A decorrere dal 12 aprile, come prima delle sei nuove banconote, sarà emessa quella da 50 franchi. Circa sei mesi dopo seguirà quella da 20 franchi ed entro il 2019 sarà in circolazione tutta la nuova 9a serie. A chiusura di redazione del presente numero di WIRPLUS non era ancora nota la scadenza della validità dell’8a serie tuttora nei nostri portafogli. La 6a serie introdotta nel 1976, con la raffigurazione di Francesco Borromini sulla banconota da 100 franchi – era stata sostituita nel 1995 direttamente con l’8a serie poiché la 7a era servita da pura serie di riserva – è tuttora valida fino al 1° maggio 2020. E così dal 2019 al 1° maggio 2020 ci si potrebbe divertire a pagare un acquisto con cartamoneta di tre diverse serie complete (6a, 8a e 9a). 29
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Peter A. Vonlanthen, CEO della DC Bank Deposito-Cassa di Berna, presenta le prime banconote svizzere: «buoni» della Deposito-Cassa.
I bollini della Banca WIR degli anni ’30 e ’40, non del tutto ineccepibili sotto il profilo giuridico.
In bianco e nero e manoscritte
il fatturato WIR, dato che spesso piccoli importi venivano pagati in franchi svizzeri anziché in franchi WIR per evitare la complicazione di dover compilare un ordine di giro (paragonabile a un assegno). Nell’allora giornale WIR del 20 novembre 1936 si lesse: «Ora tutti possono fare una consumazione in un caffè per soli 50 centesimi pagando in WIR, possono fare piccoli acquisti nel negozio sotto casa, utilizzare il proprio avere WIR fino all’ultimo centesimo e, contemporaneamente, risparmiare il proprio denaro in contanti…» Coloro che accettavano i bollini dovevano incollarli in libretti di raccolta che successivamente potevano essere spediti per l’accredito alla cooperativa di Zurigo (dal 1942 a quella di Basilea).
Peter A. Vonlanthen non è a conoscenza di quanto fosse a prova di contraffazione la prima banconota sul territorio svizzero. Il CEO della DC Bank Deposito-Cassa di Berna veglia su numerosi esemplari di «buoni» del valore di 100 talleri francesi da cinque franchi. Ai tempi si faceva affidamento sulle firme scritte a mano del presidente della commissione finanziaria della Città di Berna e del segretario della commissione come pure sul numero della banconota e sulla data di emissione, anch’essi scritti a mano. Le banconote di proprietà della DC Bank Deposito-Cassa risalgono al 1849; tuttavia, la prima serie di 50 pezzi fu già messa in circolazione al momento della costituzione della banca nel 1825. Carta anziché metallo? Pare che a Berna fosse palpabile il timore che questo nuovo mezzo di pagamento andasse distrutto o smarrito. I biglietti finirono comunque per essere accettati poiché erano comodi da custodire e trasportare e non era più necessario preoccuparsi della volatilità delle quotazioni dell’argento.
Denaro WIR in forma cartacea Sin dalla fondazione della Banca WIR soc. cooperativa nel 1934, la moneta WIR è una pura moneta scritturale e non può essere diversamente poiché l’emissione di banconote e monete compete alla Banca nazionale svizzera. Nel 1936 la Banca WIR ebbe l’audacia di varcare la soglia del regno del denaro stampato emettendo per la prima volta bollini del valore di 10 centesimi WIR e di un franco WIR. La metà dei bollini emessi in blocchi era perforata al centro; ciò consentiva ulteriori tagli in unità di 5 e 50 centesimi. L’obiettivo di questa iniziativa era quello di incentivare 30
In questo contesto veniva fatto espressamente notare che i bollini WIR potevano essere utilizzati solo una volta e non dovevano essere passati isolati a terzi poiché: «I trasgressori contravvengono alle disposizioni della legge sugli istituti di emissione e a quelle WIR.» È chiaro che, nonostante questo avvertimento, non mancavano i soliti furbi che facevano circolare questi bollini come mezzo di pagamento alla stregua di banconote e monete, risparmiando la tassa di contabilizzazione dovuta al momento della consegna del libretto. Per questo motivo, dopo alcuni anni si rinunciò ai bollini come possibilità di pagamento. Ovviamente, al giorno d’oggi anche la Banca WIR punta soprattutto sui canali elettronici. DANIEL FLURY * Panoramica di tutte le serie di banconote svizzere: www.snb.ch (> Banconote e monete)
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LICENZIAMENTO: ABUSIVO, MA VALIDO Contrariamente a quanto molti pensano, un licenziamento può giungere senza motivo, in qualsiasi momento e in modo del tutto inatteso. Persino le disdette abusive hanno la loro validità. Per tutelarsi, le persone interessate hanno una sola possibilità: appellarsi a un’autorità giudiziaria per cercare di ottenere un’indennità.
Per quanto diverse in termini di sesso, età e profilo professionale, le cinque persone alla ricerca di un impiego sono accomunate da un aspetto: una disdetta davvero spiacevole.
Pietro Per quattro anni Pietro ha prestato un buon lavoro tanto da essere promosso a membro della direzione estesa. Ma alcuni mesi dopo, senza preavviso o un valido motivo, è stato licenziato – la figlia del titolare dell’azienda, fresca di studi, ha voluto occupare proprio il posto di Pietro.
Silvia Anche il datore di lavoro di Silvia si è sempre complimentato con lei per il buon lavoro svolto. Si arrabbia ancora molto quando pensa al motivo del suo licenziamento. Poco dopo essere rientrata dalla luna di miele ha accennato al desiderio di avere un bambino; e il licenziamento è arrivato all’istante. Motivazione: l’azienda non può permettersi un’assenza per maternità in alta stagione.
Gianni Beat invece è stato punito per essere stato l’unico a contestare il numero eccessivamente elevato di ore supplementari. Per settimane Gianni e i suoi colleghi hanno dovuto prestare numerose ore straordinarie. Anche di sabato il datore di lavoro chiamava i magazzinieri all’ultimo momento. Una situazione che ha pesato sulla sua vita familiare e la sua salute. Dopo aver richiesto un miglioramento sul fronte della pianificazione del lavoro, è stato l’unico a essere licenziato nell’ambito di una ristrutturazione.
fino a tarda sera. Dopo 20 anni di impegno straordinario ed eccellenza costante è caduta vittima di mobbing da parte delle nuove leve giunte in segreteria. E pensare che in caso di necessità, andava a lavorare anche il sabato senza lamentarsi! Una dedizione a favore dell’azienda che si aspettava anche dalle più giovani, che invece alle 17 chiudono e vanno a casa. E come ringraziamento per il suo atteggiamento al lavoro è stata scartata poiché ritenuta priva di spirito di gruppo.
Giorgio Anche Giorgio, che a due anni dal pensionamento è stato licenziato a causa di prestazioni insufficienti, ritiene il suo licenziamento abusivo e sleale. È vero, gli mancava la motivazione, ma il suo lavoro ha sempre soddisfatto le attese del datore di lavoro. Eppure, dopo oltre vent’anni è stato licenziato per prestazioni insufficienti.
Tutti i licenziamenti sono validi Tutti e cinque sono unanimi nel ritenere i rispettivi licenziamenti sleali al punto da dover essere considerati semplicemente abusivi e quindi non validi. Di fronte a simili macchinazioni, lo Stato dovrebbe aiutarli. Ed è proprio qui che si sbagliano: i loro licenziamenti, anche se dovessero risultare abusivi (cfr. sotto), mantengono in ogni caso la loro validità. La protezione dal licenziamento consiste unicamente nel fatto che i collaboratori dimessi in modo ingiustificato possono appellarsi a un’autorità giudiziaria per ottenere un’indennità pari al massimo a 6 salari mensili.
Anna Sotto sotto, la cinquantasettenne Anna ritiene comprensibili i licenziamenti degli altri tre. La sua situazione è ben diversa: senza figli, ha praticamente vissuto per l’azienda, lavorando spesso
Nel diritto del contratto di lavoro svizzero vige il principio della libertà di disdetta. Il Tribunale federale precisa in ogni occasione che un rapporto di lavoro può essere disdetto da entrambe le 31
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parti in qualsiasi momento senza motivi. Una disdetta non presuppone né un motivo valido né un preavviso. Come si assume una persona, la si può anche licenziare. Pertanto sono ammesse anche le disdette del tutto inattese. I licenziamenti difficilmente comprensibili per i collaboratori interessati ma che non violano le regole di un minimo di decoro e rispetto non sono abusivi. E quindi nemmeno il licenziamento di Pietro.
Quando vi è un abuso? Solo quando una disdetta ordinaria viola la buona fede (art. 2 CC), sul datore di lavoro può incombere la minaccia del pagamento di una multa a favore del collaboratore licenziato. Quando quasi tre 32
decenni fa nel diritto del lavoro veniva integrata una protezione dal licenziamento abusivo, il legislatore ha raggruppato ed elencato delle casistiche. Così facendo ha definito la gravità della violazione.
Disdetta per una ragione intrinseca alla personalità del destinatario. L’impegno illimitato di Anna per l’azienda è parte della sua personalità. Un licenziamento con questo motivo sarebbe di per sé abusivo. Se però questa ragione è relativa al rapporto di lavoro o penalizza la collaborazione, la disdetta non è abusiva nonostante il motivo di per sé malvisto. Anna forniva prestazioni eccellenti
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e viveva per l’azienda. Il fatto però che si attendesse la stessa dedizione anche dalle altre colleghe ha notevolmente penalizzato la collaborazione con il gruppo. Pertanto il suo licenziamento non è abusivo.
Disdetta perché il destinatario esercita un diritto costituzionale. Per contro, il licenziamento di Silvia è per svariati motivi abusivo. Il matrimonio è un diritto fondamentale protetto e il desiderio di avere figli fa parte della personalità di una persona. Una disdetta fondata su questi motivi è abusiva.
Disdetta soltanto per vanificare l’insorgere di pretese del destinatario derivanti dal rapporto di lavoro. Inoltre con il licenziamento di Silvia non è stato consentito di maturare le pretese legali derivanti da una gravidanza.
Disdetta perché il destinatario fa valere in buona fede pretese derivanti dal rapporto di lavoro. Gianni invece non è stato licenziato per eventuali pretese future, ma perché ha fatto valere pretese giustificate del diritto del lavoro – ossia un numero eccessivo di ore straordinarie. Questi cosiddetti licenziamenti per rappresaglia sono classici casi di disdetta abusiva. Altresì abusive sono le disdette a seguito dell’esercizio di obblighi legali o dell’appartenenza a un sindacato. Nella pratica quotidiana sono rare poiché i responsabili hanno imparato velocemente a pianificare i licenziamenti e a eludere i motivi illeciti. Per questo la disdetta abusiva è nella migliore delle ipotesi un palliativo, ma mai una vera e propria protezione contro licenziamenti sleali.
Tanto fumo niente arrosto – o stavolta qualcosa in più? Negli ultimi anni il Tribunale federale ha sviluppato una tendenza volta alla protezione contro disdette abusive dei collaboratori più anziani e con una maggiore anzianità di servizio. L’abuso di una disdetta non è dato soltanto dai motivi del licenziamento, ma anche dal modo in cui la parte che licenzia esercita il suo diritto. Anche quando spiega la disdetta in modo legittimo, deve osservare l’obbligo di un esercizio delicato del diritto. In particolare, la parte non può giocare a carte coperte o fare carte false, per non violare in modo lampante il principio della buona fede.
Una procedura troppo poco delicata nella disdetta è abusiva. Nel caso di Giorgio, licenziato poco prima del pensionamento a seguito di prestazioni insufficienti, il Tribunale federale ha tutelato una sentenza cantonale che riteneva la disdetta abusiva.
Sebbene Giorgio non fosse sufficientemente motivato e le sue prestazioni fossero pari a un quinto di quelle dei colleghi, secondo il Tribunale il suo datore di lavoro ha dimostrato insufficiente delicatezza nel trattare la situazione. Avrebbe ad esempio potuto incentivarlo a non cedere ulteriore produttività in occasione del colloquio di valutazione. Invece, Giorgio è sempre stato rassicurato del fatto che si contava ancora su di lui. Il collaboratore non poteva quindi ipotizzare un licenziamento. La sua disdetta è pertanto abusiva. Anche un datore di lavoro che ha sfruttato tutte le possibilità a sua disposizione quali colloquio, coaching e supporto specialistico ha dovuto versare un’indennità pari a due salari mensili, poiché non ha reso sufficientemente attento il collaboratore sul fatto che nonostante le condizioni invariate potesse sussistere il rischio di una disdetta.
La violazione dell’obbligo di assistenza in caso di una disdetta conflittuale è abusiva. Una violazione dell’obbligo di assistenza è data anche quando in presenza di un clima aziendale alterato o di un conflitto sul posto di lavoro un datore di lavoro non prende tutte le misure ragionevoli per allentare la situazione. Il datore di lavoro che ad esempio non ostacola il mobbing viola il suo obbligo di assistenza. Nei confronti di Anna il datore di lavoro ha osservato il suo obbligo di assistenza in quanto il licenziamento è pervenuto dopo diversi colloqui e una mediazione esterna che non hanno dato i risultati sperati.
La comunicazione è fondamentale I lavoratori che richiedono un’indennità devono poter comprovare che una disdetta è abusiva. È quindi importante conservare una traccia scritta della controversia con il datore di lavoro. Lo stesso vale anche per il datore di lavoro che deve documentare tutti i suoi sforzi tesi a risolvere il conflitto o comprovare l’applicazione di una procedura delicata. Soltanto così può attestare questi passi in un procedimento. Quale ultima ratio per un colloquio, il collaboratore deve protestare contro la disdetta a suo parere abusiva, inoltrando una lettera scritta al datore di lavoro ancora durante il termine di disdetta. Se non è possibile trovare un’intesa, il collaboratore deve intentare un’azione presso il Tribunale del lavoro entro 180 giorni dalla conclusione del rapporto di lavoro. Se non viene inoltrato alcun reclamo al datore di lavoro o non si rispetta il breve termine per agire, non si ha diritto ad alcuna indennità.
PROF. URSULA GUGGENBÜHL
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COME SERVIRSI DELLE REFERENZE
La maggior parte di noi ha bisogno, almeno una volta nella vita, di ricorrere alle referenze. Questo tipo di informazioni vengono raccolte, ad esempio, in occasione di una domanda di lavoro, della ricerca di un appartamento, per nuove relazioni commerciali o in vista di iscrizioni associative. Che cosa devono o possono contenere? A quali condizioni possono essere richieste? Queste domande aiutano ad avvalersi delle referenze in modo corretto.
Le referenze forniscono dati utili sulle caratteristiche o sull’operato di una persona in un determinato ambito. Praticamente si tratta di una conferma rilasciata in genere in forma scritta da un soggetto in merito a un altro soggetto all’attenzione di un terzo. Tali informazioni sono riservate e accessibili solo a una cerchia ristretta di persone, esclusivamente dietro richiesta.
precisare di quale persona si parla, riportando cognome, nome, data di nascita, luogo d’origine/nazionalità e indirizzo. L’indicazione di questi dati personali è necessaria e non dovrebbe comportare alcun problema. Ciò che interessa è contenuto nella parte testuale della lettera di referenze. I punti importanti che devono essere riportati sono:
Contenuto delle referenze Le referenze non devono necessariamente essere formulate per iscritto, possono anche essere comunicate a voce – per telefono o in un colloquio. Nella maggior parte dei casi però sono redatte su un documento, il che non esclude comunque un contatto telefonico successivo da parte del ricevente per chiarire o approfondire aspetti specifici. Che cosa contiene una lettera di referenze? Innanzitutto occorre 34
– indirizzo a cui viene inviata la lettera di referenze (= destinatario delle informazioni) – motivo del rilascio della lettera di referenze – origine/circostanze del rapporto tra il referente (= persona che fornisce le referenze) e il referenziato (= persona a cui si riferiscono le referenze) – durata del rapporto tra referente e referenziato
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– grado di soddisfazione del rapporto tra referente e referenziato – argomenti a favore dell’instaurazione di un rapporto commerciale con il referenziato
Lettera di referenze di una banca Sulla lettera di referenze di una banca figura in alto il nome e l’indirizzo del destinatario. Seguono le generalità del referenziato e la data di inizio del rapporto commerciale, da cui si può ricavare la sua durata. Di solito, la banca si limita a confermare che il rapporto commerciale è stato soddisfacente sotto tutti i punti di vista e che non sono noti aspetti pregiudizievoli. Non viene espressa alcuna raccomandazione esplicita. Al contrario, la banca declina qualunque responsabilità per le referenze scritte nella lettera e per i suoi collaboratori. Normalmente una clausola liberatoria in tal senso è riportata al termine della lettera di referenze. Occorre notare che, con il rilascio delle referenze, la banca viene sollevata (dal referenziato) dal segreto bancario e autorizzata a notificarlo come cliente.
Referenze del datore di lavoro La lettera di referenze del datore di lavoro presso cui si è lavorato è generalmente più articolata. La struttura è simile, nell’intestazione viene indicato l’indirizzo del destinatario e le generalità dell’ex dipendente. Sono specificate la durata dell’impiego, la funzione ricoperta e le mansioni svolte. In alcuni casi sono descritti ed evidenziati eventi, esperienze o capacità particolari, ad esempio le promozioni ottenute nel corso del rapporto di lavoro, i soggiorni all’estero, la realizzazione di progetti (speciali) o la conoscenza di lingue straniere. La lettera di referenze è diversa dal certificato di lavoro. A differenza di quest’ultimo, che ha un carattere di oggettività e concerne esclusivamente le prestazioni lavorative, la lettera di referenze è una dichiarazione fatta dal referente su basi personali e amichevoli. Inoltre per avere delle referenze non sussiste alcuna pretesa legale, mentre la normativa in materia sancisce il diritto a ricevere il certificato di lavoro.
Solo con il consenso dell’interessato La richiesta di informazioni a un referente esige il previo consenso della persona valutata, indipendentemente dal fatto che vengano trasmesse per iscritto o a voce. Tale consenso può essere esplicito o tacito. Per sicurezza, è consigliabile tuttavia disporre del consenso scritto dell’interessato, ad esempio confermato via mail. Spesso è il referenziato stesso che si mette in contatto con il referente per chiedergli le referenze. In molti casi tra i due vi è un rapporto personale e questo permette di formulare il contenuto della lettera secondo i desideri del referenziato e in modo più dettagliato.
Le referenze possono essere raccolte nel quadro di una domanda di lavoro o della ricerca di un appartamento. Succede di frequente che, dopo la presentazione della candidatura e l’esame del dossier, chi deve prendere la decisione manifesti il desiderio di consultare le referenze, di comune accordo con il postulante. Non è consentito richiedere delle referenze senza aver prima ricevuto il consenso del referenziato. Pertanto un potenziale nuovo datore di lavoro non è autorizzato a rivolgersi di sua propria iniziativa al datore precedente, nemmeno se lo conosce personalmente. Il divieto viene posto per salvaguardare la protezione dei dati, come previsto dalla legge, e allo scopo di prevenire una violazione dei diritti della personalità. Esempio: a proposito di una domanda di lavoro per un posto vacante, Paolo Marcone*, membro della direzione, viene a sapere che la candidata abita nella stessa casa di una collaboratrice. Si presuppone quindi che le due donne si conoscano personalmente. Marcone deve però tenere per sé questo fatto ed evitare, se possibile, di chiedere le referenze alla collaboratrice.
Responsabilità in caso di false informazioni? Le informazioni vengono fornite dal referente a titolo volontario, spesso in via amichevole, senza alcun impegno da parte sua. Si tratta di un’opinione personale e soggettiva di un singolo che può divergere da quella di un’altra persona. Se però qualcuno rilascia intenzionalmente dichiarazioni false, ad esempio sulle conoscenze tecniche della persona in questione o sulla sua esperienza professionale, ne risponde in prima persona. Lo stesso vale anche per i certificati di lavoro. Per non incorrere in spiacevoli complicazioni, si consiglia di usare formulazioni prudenti e succinte quando non si conoscono bene i fatti.
Conclusione Le referenze sono un valido strumento per acquisire fiducia e sicurezza in una persona. Servono sia al destinatario che al referenziato e sono molto utili ad entrambe le parti. Il referente non deve temere eventuali conseguenze. I rischi sono molto inferiori rispetto a quelli, ad esempio, a carico dei testimoni, a condizione che si rispetti quanto esposto sopra circa le dichiarazioni intenzionalmente false. MIRCO LOMBARDI WWW.LOMBARDIPARTNERS.COM * Nome fittizio
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ANCHE LE PMI HANNO BISOGNO DI BUONE INFRASTRUTTURE
Nei prossimi mesi e anni l’economia svizzera deve diventare più competitiva per poter superare le sue attuali difficoltà. Uno dei compiti principali dello Stato consiste nel mantenere il buon livello delle infrastrutture o di migliorarlo ulteriormente al fine di rafforzare la capacità concorrenziale e quindi promuovere la crescita. 36
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Un elevato livello delle infrastrutture è il contenuto sostanziale dell’ultimo rapporto sulle infrastrutture in cui l’organizzazione mantello dell’economia svizzera economiesuisse avanza le sue esigenze nei confronti della politica per i prossimi quattro anni. Buona parte di queste esigenze sono di grande importanza anche per le PMI.
Le PMI diventano più importanti ma anche più sensibili Un anno dopo lo shock del franco, i tagli dell’organico e le delocalizzazioni della produzione all’estero da parte delle industrie svizzere orientate all’export hanno ripercussioni durature anche sulle PMI. Le piccole e medie imprese nel nostro paese non solo sono diventate più importanti al fine di conservare posti di lavoro ma devono anche dare prova di maggiore flessibilità rispetto alle grandi aziende. Lo Stato dovrebbe pertanto promuoverle anziché ostacolarle. Purtroppo le cose non stanno così. È comunque decisivo che le PMI non vengano risucchiate dalla spirale negativa come, ad esempio, l’industria metalmeccanica o il turismo.
Punto focale: la circolazione stradale Come constatato nel rapporto di economiesuisse, le PMI che devono recarsi dai loro clienti o che devono poter fare affidamento sulle visite di questi ultimi, sono sicuramente molto più interessate dal deterioramento della qualità delle nostre strade rispetto all’industria o alla finanza. La causa è nota: il traffico cresce più rapidamente della popolazione e dell’economia e questo non solo sulla rete stradale nazionale dove dal 2000 il traffico è aumentato del 50%. Stando alle ultime cifre statistiche, nella media la popolazione svizzera si sposta di 36,7 chilometri al giorno, di cui 14,7 chilometri per viaggi nel tempo libero, 10,9 chilometri di tragitto al/dal posto di lavoro, 4,7 chilometri per fare la spesa e solo 2,5 chilometri (calcolati pro capite) per viaggi d’affari. Pertanto, il crescente sovraccarico delle nostra rete viaria è generato prevalentemente dai consumi e non dalla produzione. Si può partire dal presupposto che buona parte degli spostamenti d’affari è da ricondurre al commercio al dettaglio e alle PMI. Per queste ultime i chilometri percorsi sono effettuati allo scopo di erogare prestazioni di servizio per i clienti. E in questo frangente la situazione è tutt’altro che rosea. Dal 2008 il numero di ore passate in code stradali è raddoppiato: nel 2014 erano già state registrate oltre 21 000 ore. Se le strade principali non sono più in grado di convogliare il traffico, gli ingorghi si estendono sempre di più sulla rete viaria restante nei centri abitati e al di fuori di essi. Le code provocano danni miliardari all’economia e alla società. Compromettono significativamente la puntualità delle forniture e dei servizi presso il cliente nuocendo all’attrattiva della piazza economica svizzera e quindi alla nostra competitività.
Uno studio allestito annualmente dal World Economic Forum sulla competitività internazionale mette in rilievo fino a che punto siamo già arrivati: nel 2009 l’infrastruttura stradale svizzera vantava ancora il secondo posto in classifica mentre ora (2015) è scesa al nono rango. Che cosa occorre fare? La nostra rete stradale deve essere di nuovo riportata rapidamente al livello di punta internazionale e a tale scopo sono necessari investimenti più elevati. La rete stradale nazionale deve essere ampliata laddove il sovraccarico è più pesante, vale a dire nell’Altipiano. Anche il necessario ampliamento delle strade cantonali e comunali deve essere coordinato di pari passo con l’espansione della rete stradale nazionale. Inoltre, la viabilità deve essere distribuita meglio durante il giorno. A questo scopo le possibilità di lavoro, di formazione e della cura dei bambini devono essere rese più flessibili. È discutibile se il proposto trasferimento del transito degli autocarri alle ore notturne porrebbe rimedio alla situazione. Il commercio non ne beneficerebbe in modo significativo. Un altro elemento molto più importante, ma non menzionato nel rapporto, è costituito dalla lotta contro le crescenti limitazioni della circolazione e dei posteggi nelle località di più grandi dimensioni; per le PMI queste limitazioni rendono il servizio alla clientela un vero e proprio calvario corredato di multe salate. In questo contesto emerge che la lotta alla calamità del traffico è anche di competenza della politica comunale. I budget dei Comuni non devono essere semplicemente «aggiustati» attraverso il freno agli investimenti nelle costruzioni stradali; infatti questa prassi provoca unicamente un trasferimento dei costi sull’economia, in particolare sulle PMI.
Altre note dolenti Il rapporto osserva che la pianificazione del territorio costituisce un notevole ostacolo all’espansione delle infrastrutture, ad esempio omettendo la «terza dimensione». Nell’interesse dell’economia non è sufficiente pianificare meglio soltanto la superficie (certamente limitata nel nostro paese), ma anche l’altezza. E questo richiede la liberalizzazione degli ordinamenti edili. Purtroppo il rapporto non osa dire apertamente che gli ordinamenti edili lottizzati e spesso desueti o scoordinati sono una delle cause principali delle carenze infrastrutturali. economiesuisse si concentra piuttosto su aspetti secondari che non promettono grandi progressi, ad esempio la soppressione del monopolio sull’invio di lettere della Posta svizzera sulla scorta dell’esempio della liberalizzazione di Swisscom nel 1998. Nella migliore delle ipotesi, le PMI potrebbero risparmiare alcune 37
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centinaia di franchi, un importo di gran lunga inferiore rispetto a quello ad esempio di banche o assicurazioni con le loro attività di massa. La liberalizzazione potrebbe anche rivelarsi un fallimento, ad esempio nel caso in cui il servizio universale offerto oggi dalla Posta su tutto il territorio potrebbe essere erogato unicamente attraverso sovvenzioni. Diamo invece ragione ai redattori del rapporto per quanto riguarda le esigenze avanzate in materia di politica energetica con cui mettono in guardia da sovvenzioni costose e poco utili dell’energia solare ed eolica. Tra le PMI solo pochissimi fornitori di tali impianti per privati potrebbero beneficiarne. Commento
Smarrita la retta via? Ora persino l’AVS, che in passato è sempre stata lodata per la sua eccellente politica d’investimento, è scivolata in territorio passivo. Ben 15 cantoni sono in deficit e il miracolo delle entrate della Confederazione – un surplus inaspettato di 2,3 miliardi – non è durevole. Anche qui si prospetta di nuovo il pericolo di spese pubbliche eccedenti. Perlomeno, ai finanziamenti degli investimenti è ancora concesso un attimo di tregua. Attualmente, la tesoreria federale è penalizzata molto meno del previsto dalla flessione del gettito fiscale del settore finanziario quanto dal basso prezzo del petrolio che assottiglia i ricavi generati dall’imposta sul valore aggiunto e dall’imposta sugli oli minerali. Nell’anno in corso la Confederazione risentirà dell’indebolimento congiunturale attraverso l’imposta sul valore aggiunto. Per contro, introiti mancanti dalle imposte dirette dovute al calo dell’occupazione e alla riduzione degli utili aziendali non dovrebbero concretizzarsi prima del 2017. A differenza di numerosi paesi dell’UE che dipendono dagli aiuti finanziari della Banca centrale europea e senza i quali sarebbero già in bancarotta, le nostre strutture dello Stato sono ancora finanziariamente in buona forma. I programmi di risparmio in corso un po’ ovunque o quelli appena avviati assicurano che siano tuttora disponibili fondi per i necessari investimenti pubblici senza dover ricorrere ai prestiti sul mercato dei capitali. Tuttavia, in questa situazione, le riforme fiscali non hanno vita facile. È indiscusso che il sistema di imposizione delle imprese in Svizzera debba essere rivisto nell’interesse della nostra competi-
tività internazionale. Sarà tuttavia arduo rendere appetibile all’elettorato il calo del gettito fiscale dell’economia che ne deriva. Non ci si può aspettate che i lavoratori e consumatori contribuiscano a colmare la lacuna generata dalla riduzione dell’imposizione delle imprese. L’elettorato ha comunque dimostrato a stragrande maggioranza di voler evitare un harakiri fiscale, ad esempio con il no alle iniziative popolari federali sulla riforma dell’imposta sulle successioni e sulla riforma dell’imposta sull’energia invece dell’IVA. L’economia non è ancora riuscita a «vendere» agli elettori la riforma III dell’imposizione delle imprese, nonostante la sua necessità impellente. Peraltro, la situazione è tutt’altro che favorevole anche per il previsto incremento dell’imposta sul valore aggiunto per la riforma Berset dell’AVS. Tenendo conto di questo contesto, è indispensabile rivedere almeno una parte delle priorità poste dalla politica della spesa pubblica. I programmi di risparmio per i bilanci pubblici sono soggetti a verifiche in merito alla loro necessità, ciò che non esclude una certa generosità nei confronti di singoli destinatari di sovvenzioni, ad esempio l’agricoltura. Tuttavia deve essere assolutamente evitato che gli investimenti nel futuro e nelle infrastrutture siano rasi a terra. Le code sulle autostrade vengono a costarci molto di più rispetto a finanziamenti per la costruzione di strade nazionali o per le FFS. A livello di Confederazione esistono progetti concreti che incrementano gli oneri sull’economia, ad esempio la tassa sul CO2 prevista dalla nuova politica energetica. Ovunque si invoca l’impiego razionale dei fondi. Ma, in questo contesto, la concorrenza contribuisce a ridurre i costi. E questo vale anche per gli investimenti nelle infrastrutture. Il principio fondamentale è il seguente: lo Stato deve intervenire con i suoi fondi laddove – come voluto a livello politico – la concorrenza non è in grado di offrire un servizio universale, ad esempio nei trasporti pubblici. Laddove il servizio universale funziona senza lo Stato, ad esempio nell’economia energetica, la concorrenza tra offerenti privati deve assicurare l’approvvigionamento e l’ulteriore ampliamento dell’infrastruttura. Un «compito erculeo», ha soggiunto Heinz Karrer, presidente di economiesuisse, in occasione della presentazione del nuovo rapporto sulle infrastrutture. Avere il coraggio di affrontare le riforme è tuttavia una prerogativa della politica. In questo contesto è d’importanza fondamentale tenere debito conto delle esigenze delle PMI. DOTT. RICHARD SCHWERTFEGER
«Un’economia sana e competitiva richiede la collocazione opportuna dei fondi pubblici.» 38
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LO SPAZIO DELLE DONNE «So what» ha detto mia moglie. «So what.» Senza punto interrogativo. Così, con assoluta impassibilità, mia moglie ha commentato il mio racconto di un ragazzo di campagna invitato a cena al Garrick Club del Covent Garden londinese. Il Garrick Club, dovete sapere, è uno di quei Gentlemen’s Club britannici con tanto di poltrone in pelle, tappeti, sculture di valorosi uomini d’onore e nutritissime biblioteche che odorano di storia in cui si aggirano camerieri scattanti vecchi 150 anni che ogni mattina ingoiano un bastone da passeggio. Il Garrick Club è stato fondato nel 1831 e per aderirvi è necessario attendere sette anni, essere stati magnanimamente raccomandati e aver superato una votazione segreta. I membri si contraddistinguono per le cravatte, i papillon o i fazzoletti al taschino nei colori del club: salmone e verde cetriolo. A sorvegliare l’ingresso un enorme e serissimo gentleman in frac dall’occhio vigile che quando si trova davanti qualcuno dallo sguardo estasiato e tanto esterrefatto da non riuscire a chiudere la bocca si rende conto in un attimo della situazione: tutto chiaro, vestito anni ’70, nodo della cravatta riuscito solo al 39° tentativo; questo qui può entrare solo in compagnia di un onorabile membro, ad esempio di un Officer of the Order of the British Empire.
E allora cosa ha fatto mia moglie? Ha semplicemente fatto spallucce e ha detto: «So what. Non c’è un impianto di risalita che mi conceda la tariffa per anziani sul biglietto. Cosa dovrei fare secondo te? Sentirmi discriminata perché sono troppo giovane? Dopotutto le donne non sono le uniche a vedersi rifiutare l’ingresso. Non accetterebbero mai neanche un poveraccio come te. In fin dei conti, anche le donne possono fondare dei club. So what?» In qualità di appenzellese macchiato da un’atavica colpa quando si tratta di parità dei sessi le ho risposto qualcosa come «ma dobbiamo aprirci, i club maschili dovrebbero accettare anche le donne, le associazioni sportive femminili dovrebbero ammettere gli uomini, i cori ecclesiastici i musulmani e le associazioni appenzellesi gli zurighesi». A quel punto mia moglie mi ha lanciato un sguardo assolutamente vittoriano e ha brontolato: «Nel mio lavoro sono responsabile di 47 collaboratori e solo il Signore sa quali argomenti, ben più importanti, meritino il mio sdegno. Altro che club per soli uomini!» Con il suo sguardo severo mia moglie farebbe di certo una bella figura su un dipinto a olio. Ma vi assicuro, dal vivo è ancora meglio.
E in effetti così è stato. Sono seguite quattro ore ispiratrici con tre bottiglie, quattro commensali e quattro portate decisamente di tutt’altro livello delle specialità cui il ragazzo era abituato. Dopo l’antipasto l’Officer ha affermato con un sorriso: «Proprio ultimamente abbiamo votato sull’ammissione delle donne nel Club. Io ho dato il mio consenso, ma la proposta è stata respinta.» Il ragazzo di campagna si è sentito per un attimo a casa, visto che, da buon appenzellese, conosceva bene la questione dell’esclusione delle donne. Ma conosceva altrettanto bene le ondate di sdegno che vi facevano puntualmente seguito in radio, in televisione, su stampa e blog. Eppure, nel nobile Club le donne hanno trovato il loro spazio. Lungo le scale. Su dipinti a olio. E sui volti di queste donne non vi era ombra di sdegno. Anzi, sguardi severi e vittoriani si posavano dall’alto sul tranquillo ospite.
WILLI NÄF WILLI NÄF È AUTORE INDIPENDENTE, SCRITTORE E CABARETTISTA
«2016» ho detto allora a mia moglie dopo aver raccontato questa storia sui generis, «2016 e non accettano donne, pazzesco, no?!»
E VIVE NELLA REGIONE DI BASILEA E NELL’APPENZELLO. WWW.WILLINÄF.CH
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MANIFESTAZIONI
IMPRESSUM
Assemblea generale 2016 della Banca WIR
WIRPLUS Rivista per i clienti della Banca WIR Aprile 2016, 83a annata, n. 923
18.5.2016 a Basilea (per cooperatori/cooperatrici)
Colloqui autunnali 2016 5.11.2016, KKL Lucerna (per titolari di parti ordinarie) Per ulteriori informazioni vi preghiamo di consultare il nostro sito web www.bancawir.ch o telefonate allo 0848 947 949.
FIERA WIR DI ZURIGO 24.11.2016 – 27.11.2016 www.wmzag.ch
Editrice/Redazione Banca WIR soc. cooperativa Auberg 1 4002 Basilea www.bancawir.ch Redazione Daniel Flury (redattore capo), Annette Lempen, Roland Schaub, info@wir.ch, tel. 061 277 93 27 o 061 277 92 76 Traduzioni Daniel Gasser, Yvorne CLS Communication Layout: fischerundryser, Basilea Stampa: Vogt-Schild Druck AG, Derendingen Pubblicata in gennaio, aprile, luglio e settembre in tedesco, francese e italiano Tiratura: 1550
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