Controsenso del 04 Giugno 2011

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ANNO II n. 35/4 giugno 2011 Redazione:Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100- Potenza TEL. 0 9 7 1 - 0 9 2 2 5 5 Fax. 0 9 7 1 - 0 9 2 2 5 6

Acqua, politici e "carrozzoni"

"Eccellenti" ... ma "snobbati" dalle istituzioni

Un pomeriggio "da pazzi" alle Poste

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Cari Contro-Lettori, non ci nascondiamo dietro un dito: il dottor Michele Cannizzaro, nell’immaginario popolare lucano (o almeno di quelli che guardano la tv e leggono i giornali) è una figura per certi versi simile a quella di Giulio Andreotti: un manipolatore di trame fitte ed oscure per alcuni; un capro-espiatorio, ovvero un uomo potente ma pulito che si è fatto i nemici sbagliati, per altri. Insomma, “Deus ex Machina” di molti misteri lucani, o vittima degli errori e della malafede dei suoi accusatori e nemici? Allo stato attuale, per chiarezza giornalistica, i fatti ci dicono che il dottor Michele Cannizzaro, per le vicende eclatanti in cui è stato tirato in ballo o indagato, non ha mai subito condanne, né rinvii a giudizio. Non di meno, non è stato facile ottenere un incontro/intervista con lui: ci avevamo provato, qualche volta, ma forse l’aria avvelenata che avvolgeva lui e la città prima (durante il polverone di “Toghe Lucane”) e la voglia di essere lasciati in pace dopo (ad archiviazione ottenuta), aveva reso le cose più difficili. Oggi, in un clima sicuramente più “sereno”, in cui tutti, da un lato e dall’altro della barricata di Toghe Lucane, si stanno togliendo delle soddisfazioni, Michele Cannizzaro ha deciso di concederci un’intervista, che lui chiama “chiacchierata”, ma che sempre intervista è. E’ forse il primo vagito di quella che lui si augura sia una “rinascita” alla vita pubblica. Una vita pubblica in cui Cannizzaro intende ripartire da cinque punti. I primi tre sono: l’archiviazione nell’inchiesta che fu di De Magistris (novello sindaco di Napoli); la domanda presentata al San Carlo per tornare ad esserne il direttore generale; il buon ricordo e le opere che afferma di aver lasciato al nosocomio potentino, a prescindere dall’esito della sua domanda. Gli ultimi due “punti” della sua agenda, sono un po’ più aleatori. Anzi, per il momento Cannizzaro dice di non esserci tanto interessato, ma a proposito di un libro scottante sulla sua storia e ad una sua “scesa in campo” in politica, non se la sente di escludere del tutto queste eventualità. “Nella vita non si sa mai”, dice. Staremo a vedere. Walter De Stradis

Cannizzaro speaks: “RICOMINCIO DA CINQUE”


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Caso Claps: “Si rinvii a giudizio Restivo” Intanto al processo in Inghilterra continuano i collegamenti dal tribunale di Potenza, alla presenza del giudice Iannuzzi della Corte d’Appello di Virginia Cortese

sempre di probabilità».

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Anche Michele Zaccagnino, all'epoca dirigente della Polizia scientifica di Potenza ha ribadito: «La Polizia scientifica esaminò per la prima volta il cantiere della scale mobili, in cui Danilo Restivo disse di essersi ferito il 12 settembre 1993, il 5 ottobre, 23 giorni dopo la scomparsa di Elisa Claps e nei posti indicati da Restivo non vi erano oggetti taglienti o lamiere, ma il cantiere, secondo quanto ricordo - ha aggiunto - non era sotto sequestro e quindi gli operai circolavano liberamente». Zaccagnino, inoltre, ha ricordato che gli accessi al cantiere delle scale mobili erano sbarrati solo la sera e nei giorni festivi, da assi di legno.

stata depositata a Salerno la richiesta di rinvio a giudizio per Danilo Restivo nell'ambito dell'omicidio di Elisa Claps. L'accusa per Restivo è di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Attualmente nel Tribunale di Potenza sono in corso videoconferenze con la Corte di Winchester dove si sta celebrando il processo a Restivo per l'omicidio di Heather Barnett. La terza giornata di deposizioni ha visto il dottor Michele Albano, il medico di turno, quella domenica mattina del '93, al Pronto soccorso dell'ospedale San Carlo di Potenza. Albano ha spiegato ai magistrati inglesi di aver medicato Restivo intorno alle ore 13.30 e di avergli applicato un punto di sutura sul dorso della mano sinistra (tra il pollice e l'indice) per un taglio di circa un centimetro, «che ha specificato il medico - non sanguinava». Albano ha aggiunto che si trattava «di una ferita da taglio, procurata probabilmente da un oggetto tagliente». Alle domande dei giudici sulla causa del taglio, il medico ha risposto che «può essere stato un coltello, una lamiera, come affermò Restivo, o - ha aggiunto Albano - un qualsiasi altro oggetto tagliente, ma parliamo

La prima parte delle dichiarazioni è servita, invece, a ricostruire gli estremi del “vizio” di Danilo Restivo di tagliare ciocche di capelli alle ragazze, quando era in Italia. Due persone, in primis, hanno risposto ai quesiti posti dall’Inghilterra alla presenza del giudice Alberto Iannuzzi, della Corte di Appello di Potenza. Marino, con la moglie, Angela Campochiaro, che all'epoca dei fatti, fra il 1992 e il 1993, erano fidanzati hanno raccontato di un episodio in un cinema di Potenza, nella sala semi-

Gildo Claps in aula in un disegno della stampa inglese

deserta dove guardavano un film. La Corte inglese ha ascoltato Giovanni Motta, ex fidanzato della sorella di Restivo, due ragazze di Potenza e Gildo Claps presente di persona. Tutti sono stati chiamati a chiarire i propri spostamenti durante il giorno della scomparsa della giovane, il 12 settembre 1993, e su cosa fece Restivo. Gildo Claps, per la prima volta in aula con Restivo dopo 18 lunghissimi anni, in cui ha sempre sostenuto la colpevolezza del potentino, ha ricordato che sua sorella “aveva sostenuto alcuni esami di riparazione prima di scomparire. Viveva a casa con tutti noi. Nei giorni precedenti, sembrava “perfettamente felice”. E in quel periodo Restivo si avvicinò a Elisa e Gildo, chiedendo a lei se voleva uscire con lui. Quella

domenica, 12 settembre 1993, Elisa uscì da casa intorno alle 11.20. “Fu l’ultima volta che vidi mia sorella”, spiega Gildo. Fra le 12:30 e le 12:45 Eliana (l’amica del cuore) bussò al citofono di casa Claps per chiedere se Elisa fosse lì. Si erano separati, disse, uscendo dalla chiesa. Gildo andò a cercarla con un amico intorno alle 13:30-13:35 ma non riuscì a trovarla. Intorno alle 14:10 Eliana ritornò a casa Claps e disse a Gildo che si erano separate dopo la messa. Ma non era convincente. Gildo ricorda che ebbe una strana sensazione: “Conoscevo Elisa troppo bene e quello che mi aveva raccontato Eliana non gli sembrava possibile.” Allora Gildo la mette alle strette e lei dice la verità: non erano andate a messa. Elisa si era incontrata con Danilo Restivo. Quando lei fece il nome di Danilo Restivo, l’angoscia di Gildo aumentò. Chiamò Restivo e la sua voce sembrava quella di una persona molto agitata. Restivo gli raccontò di aver visto Elisa quella mattina. Poi lei se n’era andata e lui era rimasto a pregare nella chiesa della Trinità. Quel pomeriggio, Gildo tornò quindi in chiesa. Ma il prete (don Mimì Sabia) se n’era andato e la chiesa era chiusa.

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axi sequestro. Un operaio di Villaricca (Napoli) è stato arrestato sulla SalernoReggio Calabria dalla Guardia di Finanza dopo che, in un doppio fondo ricavato nella sua automobile, i militari hanno trovato quasi 108 chili di hascisc che avrebbero fruttato sul mercato circa due milioni e mezzo di euro. Da una prima ricostruzione pare che a tradire il trentenne alla guida sarebbe stato “un certo nervosismo”. Crisi di astinenza? Ballottaggio. Cade l’ultimo baluardo, o almeno quello più importante, del centrodestra lucano. Dopo quattordici anni torna alla guida dell’amministrazione comunale di Melfi il centrosinistra. Come se non bastasse, a Pisticci Pd e compagni si spartiscono sia la maggioranza che l’opposizione. Il Pdl cambia slogan: ‘Siamo

senza Speranza’. Elezioni. Grandi novità per i signori del palazzo. Una legge approvata lo scorso anno ha previsto la riduzione del numero di assessori e consiglieri per i comuni al voto lo scorso 15 e 16 maggio. Per garantire trasparenza alle nomine l’investitura sarà pubblica e a eliminazione: al via il gioco della sedia. Un’estate al mare. Sgomento in città. Nessuno se le aspettava più e, invece, dopo ‘soli’ due anni, la Regione Basilicata ha annunciato le date delle prove preselettive (l’appuntamento per tutti è tra l’11 e il 15 luglio: un plauso al tempismo) per l’accesso ai concorsi banditi dall’ente che impegneranno, tra una tornata e l’altra, più di 30mila candidati. Parafrasando una famosa hit balneare, stiliamo il kit del concorrente: penna, occhiali e … fucile. Pallavolo. Medical Center PotenzaBassano del Grappa. Sognando la A2, i lucani si giocano tutto in Gara 3. “A un passo dalla finale” si proclama con entusiasmo poche ore prima dell’incontro decisivo in terra veneta. Il verdetto: Potenza sconfitto. Bruno Pizzul docet.


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L’istantanea di King Buffino Aveva due milioni e mezzo di euro in droga

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n operaio di 30 anni di Villaricca (Napoli) è stato arrestato dalla Guardia di Finanza dopo che, in un doppiofondo ricavato nell’automobile che stava guidando sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, i militari hanno trovato quasi 108 chili di hascisc che avrebbero fruttato sul mercato, in oltre 270 mila dosi, circa due milioni e mezzo di euro. L’automobile viaggiava in direzione sud: la droga, divisa in 1.079 ‘’panetti’’, veniva trasportata in Calabria o in Sicilia, era nascosta in un doppiofondo

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IL PROVERBIO DELLA SETTIMANA

Au mel zappàtor de fastedij ù manc da zapp!!! (“Al cattivo zappatore da fastidio il manico della zappa!”Episcopia)

Editore Publicom S.r.l. Direzione - Amministrazione - redazione Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100 Potenza Tel. 0971 092254 - 092255 Fax. 0971092256 controsenso@email.it Direttore Responsabile Walter De Stradis Registrazione Tribunale di Potenza n. 778/09 Impaginazione grafica: Giovanna Cafaro Stampa: FINEDIT S.r.l. Via Rossini 2 87040 Castrolibero (CS)


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“INTERVISTA” ESCLUSIVA

C anniz za r o : “ Quei politici che mi hanno fr e gato ” L’ex direttore generale ci riprova: tutta la verità dietro la sua “ricandidatura” al San Carlo di Walter De Stradis

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uma molto, il dottor Michele Cannizzaro. Fuma delle strane sigarette molto sottili, e prima di pronunciare qualche frase importante trattiene in gola la boccata per poi liberarla insieme alle parole. E’ un sabato mattina quando ci riceve nel suo studio al centro di fisioterapia “Camillo Genovese” in via Ciccotti a Potenza. Ci ha concesso un’intervista –o meglio, una “chiacchierata”: il medico calabrese ci tiene particolarmente all’uso delle parole- per parlare del suo “ritorno” alla vita pubblica, suggellato dalla domanda presentata per ricoprire all’ospedale San Carlo, nuovamente, il posto di direttore generale che lasciò nei giorni bollenti di “Toghe Lucane”. Ed ecco che arriva la prima precisazione. “Non mi sono dimesso perché ero indagato, ma per la gogna mediatica che mi ha ingiustamente travolto”. L’avverbio “ingiustamente” viene pronunciato da Cannizzaro con molta enfasi, un’enfasi derivante dalla maxi-archiviazione che ha praticamente cestinato la maxi-inchiesta di Luigi De Magistris –ex pm, sindaco di Napoli fresco fresco- che aveva coinvolto l’allora diggì del San Carlo e una buona metà della Basilicata “che conta”. Ma ciò che più “conta” oggi, a sentir parlare Cannizzaro, è il buon ricordo che sostiene di aver lasciato nel nosocomio potentino, vivido nelle parole dei dipendenti che lo rimpiangono (“A Natale, a mezzanotte, chiamavo i centralinisti per gli auguri”) e palpabile nei progetti, partoriti come idee e fondi nella sua gestione, e che ora stanno per prendere vita. La palazzina dei nuovi uffici, l’asilo, una nuova struttura per il “day hospital” oncologico, i nuovi parcheggi: ad alcune di queste più o meno imminenti inaugurazioni che Cannizzaro sente sue è stato anche invitato, ma dice che non ci andrà. “Per il momento è meglio così”, ed anche se “Toghe Lucane” e tutte le altre faccende che hanno riguardato il dottore e sua moglie (il magistrato Felice Genovese) non sono oggetto dell’incontro, il pensiero, le parole (e le boccate di fumo), alla fine vanno sempre in quelle direzioni. “All’ospedale non ci sono andato per quattro anni, per le ben note vicende, e non ci andrò neanche adesso. Anche se qualcuno mi aspetta con ansia, perché da quando ho lasciato –mi riferi-

scono- le cose lì sono andate a rotoli”. Ma dopo la sua “ricandidatura” a direttore generale, possibile che a Michele Cannizzaro, papabile “ingombrante”, non l’ha chiamato nessun politico? Domanda. E scopriamo che Cannizzaro di telefonate ne ha ricevute (“Sì, ho riconosciuto qualche numero”), ma non ha risposto. Dopotutto -e qui torna l’inchiesta di De Magistriscon la politica l’ex diggì pare avere un conto aperto. Qui la boccata di fumo brucia di più ed è più grossa: “Ai tempi delle indagini mi hanno lasciato solo. Ho sentito il vuoto istituzionale attorno a me. E mi sono dimesso. Sapevo che c’era una fetta di politica e di magistra-

samente diplomatico- preferirei non commentare, ma posso dire che, in generale, sbagliare la nomina di un primario (tanto per fare “un esempio” ndr) è un danno economico e sociale notevole per una regione come la Basilicata. E’ un costume tipicamente italiano quello della politica che pretende di decidere tutto, anche le nomine nei reparti di un ospedale”. A tal proposito, altra cosa impossibile è non parlare di Luigi De Magistris, novello sindaco partenopeo e quindi “politico” in piena regola. Chiediamo a Cannizzaro di descriverci un ipotetico incontro con lui. C’è qualche attimo di silenzio. E’ ora di accendere un’altra sigaretta.

<<Ai tempi delle indagini mi hanno lasciato solo. Ho sentito il vuoto istituzionale attorno a me. Non mi sono mai piegato alle volontà del politico di turno. Se lo avessi fatto, non avrei passato tutti quei guai>> tura che voleva la mia testa”. Il motivo? “Non mi sono mai piegato alle volontà del politico di turno. Se avessi avuto un carattere più accondiscendente, non avrei passato tutti quei guai”. A questo punto è impossibile non pensare, fra le tante cose, alla nota vicenda –riportata ampiamente dalla stampa- di quel politico lucano “mastelliano” che a Natale del 2004 gli avrebbe “segnalato” un primario e che, a picche ricevute, avrebbe annunciato future sventure all’allora direttore generale del san Carlo. A gennaio 2008 era poi trapelato il contenuto di una telefonata, del marzo 2007, tra il ministro Mastella ed il presidente della Regione Basilicata De Filippo, nella quale il primo chiedeva le dimissioni di Cannizzaro dalla direzione generale dell’azienda ospedaliera San Carlo, in seguito al coinvolgimento della moglie di quest’ultimo - il magistrato Felicia Genovese - nell’inchiesta giudiziaria ‘’toghe lucane’’, condotta dall’allora pm di Catanzaro Luigi De Magistris. L’ufficio stampa dell’Udeur aveva fatto sapere che quella del ministro era stata una considerazione di carattere esclusivamente politico e basta. “Vede – dice un Cannizzaro deci-

Poi la risposta. “Se lo incontrassi gli rinfaccerei il suo motto, secondo il quale fare il magistrato è una missione. Secondo me chi si sente missionario vuol dire che è di parte. E che De Magistris si stesse preparando ‘il dopo magistratura’ l’ho capito quando mi è stato concesso di leggere le intercettazioni. Da come si relazionava con i giornalisti ho capito quali erano le sue vere intenzioni. Insomma, quando si è rimesso in gioco in politica, posso dire che non mi sono affatto sorpreso”. A questo punto, e ce la siamo cercata, Cannizzaro diventa un fiume in piena. E ce n’è per Marco Travaglio (“Vorrei ricordargli che Toghe Lucane l’ha archiviata un GIP, ovvero un giudice terzo”), per “Chi l’ha Visto” (”Vorrei tanto sapere che fine hanno fatto le mie querele per diffamazione”), e per tutti quelli che, a suo dire, ce l’avevano con lui per partito preso. Ad altri però, sembra che venga l’acquolina in bocca quando il buon dottore si mette a raccontare la sua storia (lui la chiama “Quello che mi hanno fatto”). Alcuni scrittori, anche di grido, gli hanno chiesto di poterci scrivere un libro. “E chissà che prima o poi non accetti”, dice Cannizzaro, quasi minaccioso. A pro-

posito di giornalisti, però, il medico calabrese ci tiene particolarmente che si riportino in quest’articolo i nomi di quelli che -parole sue-“disinteressatamente”, si sono rivelati dei veri amici, o, almeno, gente che non ha preso il largo quando lui ci aveva la peste: Nino Grasso (“Fu uno dei pochi a prendere le mie difese quando tutti mi davano addosso”) e Andrea Di Consoli (“Prima della famosa intervista che gli ho concesso non lo conoscevo. Ma poi ho apprezzato la sua professionalità”). E allora, a proposito di “professionalità”, il discorso torna sul tema dell’intervista -scusate “chiacchierata”- ovvero un suo eventuale grande ritorno al San Carlo. Cannizzaro ci crede, non ha presentato domanda tanto per fare. Ci dice che, nel caso, tornerebbe a guadagnare la metà di quanto percepisce adesso con la sua attività privata, e che, da quella scrivania, per prima cosa rimetterebbe a posto l’ordinario. “E non sarebbe poco, tutti i giorni leggo di liste di attesa clamorose, giornate in fila agli sportelli, scortesie e disservizi. Insomma, non mi sembra che ci sia il trend positivo, che senza offesa per nessuno, si registrava quando c’ero io”. La preoccupazione principale del Cannizzaro-ri-aspirantedirettore è come fermare “i viaggi della speranza” verso altre regioni ed altre strutture che pesano “come un macigno” sull’immagine e sull’efficienza della nostra sanità. “Questa deve essere una risorsa e non una spesa. Bisogna immediatamente tagliare le spese inutili e ripristinare dei punti d’eccellenza. Insomma, noi, geograficamente siamo una finestra sul Mediterraneo e dobbiamo capitalizzare la nostra posizione. Io sono grato ai Lucani per tutto quello che mi hanno dato, e voglio restituirlo lavorando sodo come ho sempre fatto”. Niente male, dottore, per uno che, in questo momento, sembra non avere molto in simpatia i “politici”. Per la serie … hai visto mai …? “Una volta l’assessore Colangelo, dopo un mio discorso ad un convegno, mi disse che avevo ‘le stimmate della politica’. Io puntualizzai che sono un tecnico, non un politico. E quella risposta vale ancora adesso”. Il dottore a questo punto, parlando parlando, ci accompagna alla porta e chiudendo conclude: “… Ma nella vita, dopo tutto, si può anche cambiare idea”.

<< E’ un costume tipicamente italiano quello della politica che pretende di decidere tutto, anche le nomine nei reparti di un ospedale >>

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Quando il “carrozzone” perde “acqua” Acquedotto Lucano, la depurazione e le tariffe: come stanno veramente le cose? di Mario Petrone

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umma’ sciam’ all’acqua. All’acqua si andava da giovanetti con il secchio o con il barile e chiunque abbia fatto quell’esperienza ha consapevolezza di quanto sia preziosa l’acqua e deve trasmettere questa consapevolezza ai giovani. Oggi è ancora più urgente ragionare di questo bene primario perché il 12 e 13 giugno si votano due Referendum che riguardano l’acqua. Insomma sono state fatte leggi che “volgarmente”, possiamo dire, vogliono privatizzare l’acqua nel senso che vogliono imporre l’ingresso dei privati nelle imprese di gestione dell’acqua. Io per capire sono andato a prendere il vocabolario ed ho cercato il significato della parola “PRIVARE” ed ho scoperto che significa togliere qualcosa a qualcuno. Fatta questa scoperta mi

sono domandato chi toglie cosa a chi ed ho scoperto che, nel nostro caso, ai comuni ed alla regione verrebbero tolte delle quote di proprietà degli enti di gestione ed ho scoperto anche che nel prezzo dell’acqua dovrebbe essere previsto, obbligatoriamente, il guadagno ovvero volgarmente la remunerazione del capitale investito….. Insomma anche qui vogliono che quando apriamo il rubinetto è come se pigliassimo i soldi a strozzo più o meno all’ingrosso o volgarmente detto. Ma,ovviamente, vi è anche il ragionare di come, poi, vengono gestiti gli Enti e di come devono venire gestiti. Qui ricordiamo che Acquedotto Lucano nasce da pochi anni e che malgrado la giovane età pure qualche polemica la provoca la sua modalità di gestione. Vi è certamente la componente politica nelle polemiche e, infatti, quando la P.D.L. dice che

acquedotto Lucano non è altri che un carrozzone politico travestito da SPA fa polemica pur constatando una verità e cioè acquedotto Lucano è una SPA le cui azioni sono in mano a regione e comuni della Basilicata. Il problema, dunque, è capire se quando la PDL dice che la gestione di A.L. è poco chiara dice una cosa fondata o spara nel mucchio giusto per fare can can. Qui partiamo dal fatto che i Consiglieri Regionali PDL interrogano il Presidente De Filippo e chiedono copia dei bilanci di A.L. perché vogliono capire bene la faccenda delle quote di tariffe per fognature e depurazione. La PDL svolge ragionamenti tecnici e giuridici a termini di legge circa la modalità di gestione di questi soldi e circa il conferimento all’autorità competente perché nei ragionamenti tecnico giuridici, alla fine, si finisce con il non capirci più niente. A me

interessa solo capire se le tariffe che A.L. ci fa pagare sono correttamente determinate e correttamente gestite per cui mi fa solo piacere che i politici s’interessino di queste cose cercando di prendere conto e dare conto alla gente e qui rimaniamo in attesa del seguito per capire se c’erano ombre o se si trattava solo di polemiche. In soldoni, però, poiché la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime quelle norme che fissano l’obbligo di pagare una tariffa, anche se non vi è corrispettivo e, dunque, non si doveva e non si deve pagare la tariffa di depurazione senza che vi sia la depurazione del tutto o temporaneamente, si tratta di capire se e cosa è stato fatto, per esempio da A.L. – per restituire l’eventuale non dovuto alla gente sempre che sia stata mai pensata e/o fatta la restituzione-. E in pratica anche se involontariamente l’interrogazione della

ArpaB su Pertusillo: pronti al contraddittorio, purché il metodo sia scientifico A Nella prima conferenza stampa del neo direttore dell’Agenzia lucana, Raffaele Vita, il punto sulla questione della moria dei pesci nel lago Pertusillo di Virginia Cortese

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la prima conferenza stampa ufficiale, quella del Direttore dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, Raffaele Vita, che si è tenuta venerdì 3 giugno presso la sede potentina dell’ArpaB ed è la stessa in cui si è discusso del lago Pertusillo e del fenomeno che si è verificato nelle ultime settimane che ha preoccupato i cittadini. “Il tema di questo primo incontro con la stampa, che ho voluto fortemente, riguarda una questione che sta a cuore a tutti e che ultimamente ha tenuto banco sulle testate giornalistiche locali: la moria di pesci avvenuta nel lago Pertusillo.”ha esordito così l’ingegnere Vita. “Più di una polemica sorge nel momento in cui vengono messi in discussione risultati oltremodo credibili e il lavoro onorevole e appassionato che i miei super professionisti svolgono nei nostri eccellenti laboratori. Per me, l’associazione che ha voluto tirarci in ballo può definirsi lodevole, senza retorica; comprendo la preoccupazione per la salute dell’uomo, comprendo l’interesse per l’ambiente, ma

c’è una cosa che non posso accettare: la mortificazione di un team che svolge un operato con una tale dedizione che non ha pari e l’assenza di un contraddittorio su base scientifica più che esclusivamente empirica. Qui accanto a me, a testimoniarlo, il dottor Bove, coordinatore del laboratorio che si occupa nella fattispecie delle analisi sul Pertusillo, la dottoressa Pilat, che cura la sezione dell’indagine sui metalli pesanti nelle acque e la dottoressa Cammardese che studia i parametri microbiologici. Ciò di cui discorriamo è un invaso artificiale classificato A2 pronto alla potabilizzazione dell’acqua. A2, vuol significare che si trova in una condizione di medio inquinamento e l’impianto che accoglie le acque adeguato ad esso. Insomma un intero sistema che si sincronizza. Alla base c’è ArpaB che ogni mese effettua analisi, all’uscita dall’impianto Acquedotto Lucano che fa le verifiche,

Un momento dell’incontro all’altezza di Missanello (dove si trova il potabilizzatore, ndr), l’ArpaPuglia e all’uscita Acquedotto Pugliese che deve garantire ai suoi utenti che l’acqua sia potabile. Così si comprende che il lavoro è strettamente coordinato, sistematico e assolutamente trasparente.” In merito alla tecnica utilizzata ha concluso: “15 i campioni prelevati e 5 gli elementi studiati e analizzati: i parametri microbiologici (1/10 del limite per i valori stabiliti per un livello A2); la presenza di metalli pesanti (ancora tutti in A2 e consultabili sul nostro sito internet); la presenza di idrocarburi (il cui risultato deve ancora essere consegnato); la presenza di pesticidi (anche qui siamo in attesa); le alghe (in collabo-

razione con l’Istituto Superiore della Sanità, anche in quest’ultimo caso, gli elaborati sono in itinere). La nostra ferma volontà di aprirci a voci trasversali sarà sempre punto saldo del modus operandi che perseguiamo; ogni primo martedì del mese in un tavolo congiunto accogliamo la proposte e le critiche, perché no, del mondo delle associazioni. Il prossimo martedì parleremo di Fenice, illustrando i dati in nostro possesso. E il protocollo d’intesa con Eni, che ci consegnerà 13 centraline per il monitoraggio su più fronti è motivo per noi di grande soddisfazione.”

PDL al Presidente De Filippo rimette sul tappeto la questione delle tariffe di depurazione. Qui la questione si aggroviglia perché s’intreccia e s’incasina abbracciandosi con le polemiche che da mesi si sviluppano in merito all’inquinamento degli Invasi Lucani. Un punto allora va fatto e cioè l’invaso del Pertusillo ha visto la moria delle carpe… dopo varie indagini, anche di polizia, si è potuto accertare, senza ombra di dubbio, che le carpe non si sono suicidate per delusione d’amore (non si sono suicidate perché tradite dai lucci, insomma). A questo si aggiunga che alcuni cittadini hanno messo mano alla tela e pagato le analisi delle acque ed emerge dagli esiti che nell’invaso ci sta abbon-

dante anche la merde per dirla elegante all’uso del Generale Cambronne. Il che significa che o i depuratori non ci sono o non funzionano…ed allora tornando a bomba vogliamo che ci sia detto e dimostrato come stanno le cose. E se ne deve parlare.

L’agricoltura in Basilicata (2)

bbiamo visto nello scorso articolo quello che è lo stato dell’arte dell’agricoltura lucana e la situazione circa l’impiego dei fondi comunitari. Gli ultimi dati del censimento generale sull’agricoltura mostrano un settore che presenta in Basilicata molte problematicità e molti punti che con il passare del tempo possono costituire delle vere e proprie criticità irrimediabili. Innanzi tutto si registra una forte contrazione del numero di aziende agricole ed ancor più lo si rileva per le aziende zootecniche situate nelle aree montane. Ciò porta inevitabilmente all’abbandono dei luoghi e al non controllo del territorio, con le inevitabili conseguenze di dissesto idrogeologico. Non migliora rispetto alla situazione nazionale la condizione strutturale delle aziende, che presenta una dimensione media poco al di sotto dei 6,56 ettari. Ciò determina lo scarso potere contrattuale, anche per quei comparti (ortofrutticolo e cerealicolo) e per quelle aziende meglio strutturate site nel Metapontino e nel basso Vulture. La ridotta dimensione aziendale poi non consente, da un lato, di diversificare le produzioni e dall’altro di ridurne i costi, indispensabili per essere competitivi sui mercati nazionali ed internazionali. Si sconta poi un eccessivo individualismo accompagnato da uno scarso processo integrativo di filiera, che potrebbe produrre effetti positivi, quali economie di scala, con evidenti riduzioni di costi, e produzioni sicuramente più facilmente collocabili sui mercati, trattandosi di produzioni di migliori qualità. Attualmente mancano norme regionali che attestino tanto la tipicità dei prodotti agricoli ed agroalimentari, tradizionali e non, della regione, quanto la loro tracciabilità, oggi sempre più indispensabili per garantire la salute dei consumatori, si veda cosa sta accadendo in Germania a causa di un bacillo killer. Anche la situazione debitoria delle aziende agricole lucane è preoccupante, causa le crisi di mercato e le tante e ripetute calamità naturali, che hanno posto in ginocchio numerosissime imprese agricole, vedasi ora quelle del metapontino. Cosa dunque fare rispetto a questo stato di cose?, guardando a quelli che saranno i nuovi obiettivi dell’Unione Europea e pur sapendo che la politica agricola comunitaria è sempre più protesa ad incoraggiare le

produzioni alimentari di qualità, con varie forme di riconoscimento (DOP, IGP, STG) e con misure di controllo sulla sicurezza e l’igiene dei cibi, sulla salute ed il benessere degli animali, sul controllo dei pesticidi ed erbicidi, su una maggiore informazione dei prodotti, ecc. ecc.; che molte azioni dovranno riguardare il maggior ricorso all’agricoltura biologica, il rispetto dell’ambiente rurale e tutte quelle iniziative protese allo sviluppo del mondo rurale, pur così variegato e difforme, non solo, in Italia, ma nella nostra Regione. Occorre innanzitutto far diventare questo patrimonio una grande opportunità, sfruttandone le peculiarità e le diversità al fine di avviare uno sviluppo integrato tra i territori e tra le diverse attività esistenti o da proseguire o quelle nuove da avviare (agriturismo, turismo rurale, artigianato artistico, ecc.). In particolare gli interventi maggiormente da privilegiare sono: lo sviluppo rurale, sapendo che questo aspetto è fortemente legato alle problematiche ambientali mediante forme attive di tutela e conservazione del territorio; la qualità e la tipicità dei prodotti agricoli ed agroalimentari locali pruovendo l’approvazione di una norma sul loro riconoscimento ed una norma sulla traccabilità dei prodotti; la valorizzazione delle produzioni con la promozione di forme aggregative o associative a livello regionale o distrettuale; l’incentivazione tra gli operatori alla partecipazione e all’integrazione di filiera, per essere maggiormente competitivi ed eliminare le tante forme d’intermediazione, che riducono notevolmente margini di guadagno ai produttori; il migliorare, potenziandole, le strutture aziendali, rendendo più il facile il ricambio generazionale; il favorire forme di partnership con produttori dei paesi emergenti per la creazione di attive sinergie di mercato; e per ultimo, ma non ultimo il migliorare, potendolo sburocratizzare, l’apparato pubblico regionale, oggi di grande intralcio al riavvio del settore. www.aldomicheleradice.it aldomicheleradice@hotmail.it


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Giovani, eccellenti … ma “snobbati” dalle istituzioni L’unica lucana ammessa alla prestigiosa Accademia Navale di Livorno, attende ancora un certo riconoscimento dalla Provincia di Potenza di Walter De Stradis

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i chiama Ines Tufanisco, ed è una bella ragazza di 19 anni originaria di Genzano. Ai telespettatori più attenti il suo nome dirà sicuramente qualcosa, dato che la redazione lucana del TG3 (nonché il programma “Focus”) le ha dedicato più di qualche servizio. Ines è infatti l’unica lucana ad essere stata ammessa all’Accademia Navale di Livorno, una struttura esclusiva che accetta ogni anno soltanto 120 ragazzi da tutta Italia e che per molte sue coetanee rappresenta soltanto un sogno. Magari un giorno, quando Ines otterrà dei riconoscimenti ufficiali e taglierà traguardi importanti, qualcuno dei nostri amministratori –com’è già avvenuto nel caso della cantante Arisa- rivendicherà un qualche ruolo o merito nel processo di maturazione di un’eccellenza lucana come questa. In quel caso, al furbo politico, non resterà che sperare che qualcuno come noi non tiri fuori qualche articolo di giornale che lo smentisca clamorosamente. In effetti, già adesso, la prove-

nienza (Genzano) della giovane cadetta, ci ha fatto tornare alla mente qualcosa. E è stato così che ci siamo andati a rileggere un articolo del 26/10/2010, apparso su “Il Quotidiano”, che sinistramente titolava così: Genzano di Lucania: la singolare storia di una ragazza. Ha il massimo dei voti alla maturità ma attende il premio della Provincia. Ebbene, a questo primo articolo ne hanno fatto seguito altri due (l’ultimo a fine novembre 2010) e tutti e tre raccontano una storia semplice quanto desolante: la ragazza di Genzano del titolo, ed altri 42 coetanei come lei, unici a diplomarsi con 100 e lode in tutta la regione, attendevano un premio in denaro da parte della Regione (pari a circa 600 euro) e annunciato dal Tg3 ed un riconoscimento formale (targa, attestato o qualche altra cosa) da parte della Provincia di Potenza. Nisba. La stessa Provncia, per tramite del presidente Piero Lacorazza e dell’assessore Rosaria Vicino, con una nota su quelle stesse pagine aveva poi rassicurato i ragazzi e i loro genitori che la

Ines Tufanisco, cadetta lucana all’Accademia Navale di Livorno benedetta pergamena ci sarebbe stata. Ancora nisba. Infine, veniva riportato sul terzo ed ultimo articolo della serie, che il padre di uno di questi studenti brillanti aveva per caso incontrato il Presidente della Provincia, il quale vis-à-vis gli aveva fatto chiaramente capire che per quest’anno di premi e riconoscimenti non se ne parlava. Allo

stato attuale –ci siamo informatiquesta indiscrezione appare confermata dal fatto che di pergamene, biglietti, targhe o targhette non se n’è vista neanche l’ombra. Morale della favola, Ines Tufanisco, unica lucana ammessa all’ambitissima Accademia Navale di Livorno, è proprio quella ragazza di Genzano che, sollecitata dal cronista, sperava in un

riconoscimento formale, da parte delle istituzioni, per il suo brillante risultato scolastico. Questo, almeno, per portare con sé, in quel di Livorno, un ricordo della “grata” Basilicata. Ma così non è stato. Certo è che lei e quelli come lei non hanno bisogno delle 600 euro o della pergamena della Provincia, ma ci domandiamo: al chiuso delle loro camerette in accademia, o

sui tavoli della mensa, cosa racconteranno ai loro colleghi a proposito della terra da cui provengono e soprattutto di chi li amministra? Diranno, se saranno in vena di amnistie, che come minimo a chi ci governa piace tanto piangere sul latte versato, o meglio, sui cervelli in fuga. Ma sono lacrime di coccodrillo.

DOPO LA NOSTRA INDAGINE

A Potenza il Tricolore sta un po’ meglio In seguito ai nostri servizi, abbiamo verificato che lo stato delle bandiere esposte fuori di palazzi e uffici pubblici è migliorato. Con qualche eccezione di Giusy Trillo

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e abbiamo già parlato, ma in occasione delle celebrazioni del 2 giugno, la Festa della Repubblica italiana, per giunta nei 150 anni di Unità d’Italia, perché non tornare a trovarle? E allora, bottiglietta d’acqua in una mano, poiché i primi caldi si fanno sentire (e non siamo in menopausa!), e cellulare di ultima generazione nell’altra, ci siamo incamminati per mettere insieme un piccolo foto-album di bandiere. Il tema: come se la passano i drappi italiani in quel del capoluogo lucano? Fino a qualche mese fa non troppo bene. Li avevamo scoperti, infatti, desolati, abbattuti sui loro pennoni, scialbi, ridotti praticamente a brandelli; quasi a voler stigmatizzare lo stato di forma di un Belpaese sempre più senza lavoro, sempre più senza prospettive e sempre più … “senza cervello” (scusate, non potevamo resistere). Insomma, un Belpaese sempre più a pezzi. Ma Mameli, che ci vedeva lungo, da buon dottore della patria si è preoccupato di lasciarci la sua ricetta antisfacelo -tutti i

giorni, mattina e sera, una dose di Italia desta, anche a stomaco vuoto- e un monito: “Raccolgaci un’unica/Bandiera, una speme:/Di fonderci insieme/Già l’ora suonò”. Un vero e proprio promemoria, un memorandum, potremmo dire di questi tempi, che ha poco a che fare con una svendita di petrolio e molto, invece, con quell’orgoglio patriottico da pagare a caro prezzo -“anche con il sangue”, ci avrebbe rimproverato qualcuno solo un secolo e mezzo fa. Noi, in barba a tutto ciò, ci siamo ritrovati a immortalare i nostri colori, quel verde-bianco-rosso sotto il quale, almeno in epoche di Mondiali ed Europei, ci riconosciamo tutti, o quasi (Radio Padania docet), umiliato dall’indifferenza dei più. E allora, dopo i pomposi festeggiamenti per i centocinquant’anni della nostra Italia, siamo andati a controllare che anche gli stendardi tricolori fossero in ‘tiro’ per la festa. Mai sorpresa fu così tanto gradita, perché la situazione è visibilmente migliorata. Un plauso a chi si è preoccupato di sostituire brandelli maltrattati e slavati, in particolare, alla Biblioteca Pro-

vinciale e all’ITG “De Lorenzo” in via Lazio, dove ora la bandiera italiana segue arzilla l’andare del vento. Un bell’8+. Anche questa volta, però, incappiamo, purtroppo, in qualche ‘spettacolo’ non proprio in regola. Ricordiamo prima, per essere esaustivi, l’articolo 9.1 e 2 del Capo IV – Disposizioni generali e finali del D.P.R. 7 aprile 2000, n.121 (Regolamento recante disciplina dell’uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell’Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici): “Le bandiere sono esposte in buono stato e correttamente dispiegate; né su di esse, né sull’asta che le reca, si applicano figure scritte o lettere di alcun tipo./Su ciascuna asta si espone una sola bandiera”. Nota sul registro per la scuola media “Busciolano”: qui bandiera italiana ed europea giacciono cor’a core su un solo pennone. Non si fa. Come se non bastasse i due drappi appaiono attorcigliati su se stessi, quasi a voler far spazio all’ingombrante inquilino. Un’asta per due. Forse i tagli, quelli alla scuola intendiamo, fanno anche

questo. Il male minore, comunque. Lo scenario più desolante è, infatti, quello in mostra in via Di Giura. Ci riferiamo all’ex Itis, oggi indicata sul sito della scuola media Domenico Savio come sua succursale. A noi, occhio e croce, dall’esterno è sembrato più un tugurio abbandonato, se non altro perché in bella vista brandelli esanimi dello sten-

dardo nostrano ed europeo continuano a giacere esanimi sulle loro aste d’onore. Alla faccia dell’onore. Non si può certo dire che da queste parti l’orgoglio della nostra bandiera si senta libero di sventolare, ci sembra più uno spirito errante in cerca di una degna sepoltura e di un degno sostituto in cui rincarnarsi. Potremmo quasi citare

l’ultimo singolo di Zucchero, calza a pennello. “Me la vedo nera/ma nera nera!/Ma non mi arrendo/alzabandiera!”. Eh già, perché rimane lì, aggrappata con le unghie e con i denti, aspettando che qualcuno alzi lo sguardo e si preoccupi di lei. Noi lo sguardo lo abbiamo alzato, ora sotto a chi tocca.


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sabato 4 giugno 2011

<<In Basilicata non esiste la cultura mafiosa>>

Parla il Comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Potenza, il Capitano Antonio Milone di Rosanna De Angelis

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uesta settimana abbiamo intervistato il Comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri, il Capitano Antonio Milone, al quale abbiamo posto alcune domande per avere un quadro della situazione dell’attività della sezione e della realtà lucana. Quali sono le attività criminali più radicate sul territorio lucano? “Sicuramente il traffico di so-

stanze stupefacenti. I ragazzitossicodipendenti si sono resi conto della facilità di far soldi acquistando, tagliando e rivendendo le dosi recuperate fuori regione. Molto pericolosa è l’eroina, alla quale si avvicinano maggiormente, perché la si può tranquillamente fumare sfuggendo così al controllo dei genitori che cercano “buchi” sul corpo. Negli ultimi anni molti pregiudicati sono diventati collaboratori di giustizia, quindi oggi c’è una fase di assestamento che ci porta a cercare di capire chi in qualche modo mira a riempire i vuoti creati dai recenti interventi giudiziari. La droga purtroppo non può essere debellata se non si eliminano i contatti con la fonte, ovvero con paesi esteri, come ad esempio quelli sud-americani.

Il fenomeno degli stupefacenti apre la strada ad altre manifestazioni criminali, perché la droga portando facili guadagni genera l’esigenza di reinvestire i capitali ottenuti (s’investe per esempio sui videogiochi, che portano spesso a delle gravi conseguenze). Altra considerevole preoccupazione è il furto di rilevanti quantità di pannelli fotovoltaici e di rame: è questo però un problema che ha una portata nazionale, perché colpisce tutte le regioni, e per questo motivo è direttamente monitorato dal Ministero. Le bande specializzate in operazioni del genere vengono tutti dalla Puglia e dalla Campania, ma si tratta sempre di soggetti extra comunitari. Non meno importanti le truffe ai danni delle finanziarie, che spesso erogano prestiti con molta facilità. Di denunce purtroppo ce ne sono poche, perché si opta più per il recupero credito, ma così facendo non sempre si riesce a ottenere il pagamento! Resta quindi questo uno dei modi più facili per far soldi.” Si parla in questi giorni di una vera e propria escalation dei furti: è davvero così? “L’escalation di cui si parla è riferita ad alcuni periodi, ma spalmando le statistiche su tutto l’anno, non si evidenziano picchi rispetto al passato. Questo tipo di criminalità cerca zone un po’ sprovvedute e dove ci sono possibilità di fuga, e la Basilicata offre una situazione favorevole. Ad esempio lo scorso venerdì sono stati arrestati tre soggetti dell’Est Europa a Paterno per aver asportato monili in oro da

un’abitazione. Non sempre si tratta di gente del posto, ma spesso di stranieri e di zingari (ci sono insediamenti stanziali di Rom a Foggia e a Cosenza).” Esiste la mafia in Basilicata? “La mafia intesa come cultura non esiste. Ci sono stati in passato fenomeni criminali dovuti a bande che hanno cercato di copiare il modus operandi delle famose organizzazioni criminali limitrofe, ma non avendo radici proprie non hanno attecchito. Le prime manifestazione sono cominciate, negli anni ’85-’90, con i soggiorni obbligati di ex camorristi e con la detenzione domiciliare di qualche personaggio calabrese o napoletano nel Vulture-Melfese. Questi soggetti sono riusciti a far presa su persone del posto o perché senza lavoro o perché avevano già tendenze criminali. Poi con l’arrivo della Fiat e dell’estrazione di petrolio la moneta ha cominciato a circolare e sono così cominciati i primi segni malavitosi. Siamo riusciti, però, a evitare il radicamento della criminalità organizzata proprio perché non ha radici proprie, perché il tessuto sociale lucano è sano e perché il territorio non consente certe dinamiche. Le forze dell’ordine negli ultimi anni hanno fatto un gran lavoro: lo scorso anno si è fatto luce su molti omicidi della provincia (quasi tutti di mafia), frutto questo della sinergia che c’è tra le forze dell’ordine, la Magistratura e le Istituzioni.” Quali sono le zone lucane più sensibili da questo punto di vista? “Sicuramente quelle del Vulture-Melfese e del Venosino che subiscono maggiori influenze, sia per il loro posizionamento geografico sia perché sono zone molto ricche grazie alle attività collegate alla Fiat, ai

vari indotti, all’acqua e al vino. Vanno costantemente monitorate perché spesso protagoniste di aggressioni, come ad esempio le rapine in banca. Per quanto riguarda il Lagonegrese va considerata come una zona di transito, infatti ci sono pochi sequestri e pochi arresti. Il materano, invece, è una zona piuttosto calda perché molto ricca. Si producono ortaggi due volte l’anno, la zona intorno Policoro è addirittura denominata la “piccola California”. Recentemente nel

Metapontino ci sono stati incendi e aggressioni alle aziende agricole, fenomeni che non vanno assolutamente sottovalutati, né considerati come singoli episodi.” Qual è il rapporto tra i giovani e gli alcolici? “Siamo molto attenti al problema, facciamo controlli con l’etilometro, monitoriamo ecc, ma per affrontarlo c’è comunque bisogno di una volontà politica. Ai ragazzi piace violare le regole e questo porta a un aumento dell’abuso di alcool.

Per vedere la reale situazione basta fare una passeggiata il sabato sera nel centro storico di Potenza. Credo che vada limitato l’orario di vendita degli alcolici e soprattutto obbligare, come succede per esempio in America, la consumazione all’interno dell’esercizio pubblico dopo aver mostrato un documento per accertarsi della maggiore età del soggetto. La politica purtroppo cercando di non far danno al commerciante ignora il problema.”

<<Il testamento di mio marito>> QUESITO Gentile Redazione, alla morte di mio marito ho scoperto l’esistenza di un testamento con cui veniva nominato erede universale un suo nipote. Volevo conoscere quali sono i miei diritti e quali le azioni da esercitare, tenuto conto che io e il mio defunto marito eravamo in regime di comunione dei beni, non abbiamo avuto figli e che nel testamento è stato disposto anche in merito all’immobile adibito ad abitazione familiare che mio marito aveva acquistato per successione ereditaria e ad alcuni fondi comuni di investimento. Lettera firmata. RISPOSTA Gentile Signora, la questione che ci occupa riguarda il caso dell’erede legittimario pretermesso, ed è disciplinato dal combinato disposto degli artt. 179, 540 e seguenti c.c. L’art. 540 c.c., sancisce che “a favore del coniuge è riservata la metà del patrimonio dell’altro coniuge, salve le disposizioni dell’art. 542 per il caso di concorso con i figli. Al coniuge, anche quando concorra con altri chiamati, sono riservati i diritti di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano, se di proprietà del defunto o comuni. Tali diritti gravano sulla porzione disponibile e, qualora questa non sia sufficiente, per il rimanente sulla quota di riserva del coniuge ed eventualmente sulla quota riservata ai figli”. Pertanto, al coniuge super-

stite spetta la metà del patrimonio, oltre ai diritti di uso e di abitazione sull’immobile, qualora sia stato adibito a casa coniugale. Qualora vi siano disposizioni a favore di altri soggetti che limitino i detti diritti del coniuge, quest’ultimo, al fine di far valere le proprie ragioni, potrà agire in riduzione. A tal proposito è opportuno evidenziare che, sebbene l’art. 564 c.c. stabilisca che “il legittimario che non ha accettato l’eredità con il beneficio d’inventario non può chiedere la riduzione delle donazioni e dei legati”, la Cassazione ha precisato che “la condizione della preventiva accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario – richiesta dall’art. 564 c.c. per la proposizione dell’azione di riduzione delle donazioni e dei legati – non si applica al legittimario che sia stato totalmente pretermesso dall’eredità, anche nel caso in cui abbia ricevuto beni dal de cuius a titolo di donazione ovvero si sia impossessato, dopo la sua morte, di beni ereditari, atteso che egli acquista la qualità di erede soltanto a seguito del favorevole esercizio dell’azione proposta” (Cass., 13804/2006,in Giust. civ. Mass., 2006, 6). Quanto poi all’immobile adibito ad abitazione, la sua provenienza ereditaria esclude la caduta del bene in comunione. Di conseguenza, essa spetterà in parti uguali al nipote del de cuius (erede testamentario) ed al coniuge. La circostanza che lo stesso fosse adibito a residenza coniugale comporta che spettano al coniuge i

di itti di uso e di abitazione. Quanto, infine ai titoli (Fondi di Investimento) lasciti in eredita, la giurisprudenza conformemente ritiene che essi cadano in comunione legale dei beni. È stato precisato, infatti, che “le azioni di società costituiscono incrementi patrimoniali rientranti tra gli acquisti ex art. 177, lettera a, c.c., e quindi nell’oggetto della comunione legale tra coniugi, in quanto, anche se non sono meri titoli di credito, ma titoli di partecipazione, l’aspetto patrimoniale è prevalente rispetto ai diritti e agli obblighi connessi con lo status di socio in essi incorporato. Il passaggio delle azioni (almeno per la componente patrimoniale data dal loro valore) in comproprietà dell’altro coniuge non è escluso dalla previsione dell’intrasferibilità delle azioni, eventualmente contenuta nello statuto sociale, atteso che (a prescindere dall’art. 22 della l. 281/1985, nella specie entrato in vigore dopo l’acquisto delle azioni) la comproprietà è un effetto voluto dalla legge per attuare il principio d’ordine costituzionale della parità tra i coniugi, come tale preminente alla volontà dei privati” (Cass., 7437/1994; Cass., 5172/1999; Trib. Milano, 21 maggio 1997, App. Genova, 22 aprile 2000 ). Studio Legale Pipponzi – Delli Colli

Ma ADOC, prendi un caffè-latte? R

agionando intorno al costo della vita in Italia non si può scappare e bisogna per

forza parlare di caffè e latte. Siamo il paese dell’espresso al Bar e a Casa, quello della caffet-

tiera che fa co,co,co ad ogni ora. Al mattino ti sveglia, al pomeriggio favorisce la digestione e per tanti italiani, come me, dopo cena favorisce il riposo una buona tazza di caffè. Il costo del caffè e quello del latte, dunque, fanno la SPIA dimostrano, forse più e meglio del prezzo della carne, lo stato di salute di un paese come l’Italia. Guardando la rilevazione ADOC di questa settimana li troviamo a € 0,55 il

litro il latte a lunga conservazione e a € 2,09 250 grammi di caffè. A occhio, con questi prezzi il caffèlatte non ci mancherà mai però una riflessione ci scappa sul prezzo del latte, per esempio, un litro di latte a lunga conservazione venduto a € 0,55 al negozio quanto sarà stato pagato alla stalla? Insomma l’allevatore quanto avrà preso su quel litro di latte? L’allevatore è pure un consumatore, la domanda,

dunque, è legittima e una riflessione necessaria…del tipo ma non sarebbe meglio se in negozio ci fosse pure il distributore di latte fresco locale? Ma passiamo al caffè, la cosa mi attizza di più, per 250 grammi bastano € 2,09 il che vuole dire che la confezione da quattro pacchetti costa € 8,36 e neppure 2 mesi fa la stessa confezione da 4 pacchetti costava neanche € 6.30 insomma due euro di aumento

in due mesi diamine sono proprio troppi anche per una buona tazza di caffè espresso fatto ‘ngasa. http://www.adocbasilicata.org/p otenzaprezzinew.html Mario Petrone


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sabato 4 giugno 2011

Il Pranzo dei Portatori ... maglietta per maglietta


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Poste a Potenza: quel pomeriggio di un giorno da cani

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na fila chilometrica ieri pomeriggio (venerdì 3 giugno) alla sede di Via Grippo di Poste Italiane a Potenza. La gente ha cominciato a rumoreggiare sonoramente, e fra i poveri utenti incappati in un “vero pomeriggio di un giorno cani”, anche il sindaco di Bella Salvatore Santorsa, dopo ore passate in passione davanti agli sportelli in tilt, ha rinunciato al suo tentativo di spedire una semplice raccomandata. Il 1 giugno 2011, poi, molti Uffici Postali della Basilicata non hanno erogato i servizi alla clientela fra cui il pagamento delle pensioni con notevole disagi e disservizi per quanti si sono recati, come di consueto e come cittadini italiani, presso le strutture di Poste Italiane. L’UGL Comunicazioni, per I’ennesima volta segnala come tali disser-

vizi, oltre ad arrecare un danno alla clientela” crea no un notevole disagio alle poche attività produttive in regione. Inoltre, secondo il sindacato, anche i lavoratori Postali sono frustati dall’impossibilità di svolgere in maniera continuativa le proprie mansioni e delusi dai vertici aziendali, nazionali e locali, che non mettono in atto un piano operativo per superare agevolmente tali anomalie. Per quanto afferma il Segretario Regionale UGL Comunicazioni Giuseppe Di Giuseppe, rispetto alle gravi difficoltà esposte, ritiene che tutto ciò venga amplificato dalla carenza di personale negli uffici postali e da una carenza strutturale nelle linee di collegamento con i server centrali che di fatto immobilizzano I’attività quotidiana, con le ire, anche nei confronti del

Momenti di tensione ieri pomeriggio alle Poste in Via Grippo - fra gli utenti disperati anche il sindaco di Bella (foto inviateci dai lettori) personale inerme, di quanti affollano con fiducia le strutture postali, nonostante le continue segnalazioni da parte dei DUP degli Uffici sul territorio verso i responsabili dei servizi di riferimento di filiale le stesse vengono prese “con superficialità”. A tutela dei dipendenti colleghi, I’UGL Comuni-

cazioni chiede che venga immediatamente ripristinato un assetto omogeneo di personale al fine di colmare questa carenza di personale alla sportelleria e di garantire lo svolgimento delle attività postali con un clima sereno e nel rispetto degli standard di sicurezza indispensabile anche alla luce dei recenti sconvolgi-

menti che hanno interessato il gruppo Poste, fra cui la liberalizzazione dei servizi, la divisione dei servizi soprattutto -nella sportelleria e recapitoI’introduzione di nuove tecnologie in un territorio vasto, frazionato nei nuclei e di difficile percorrenza per gli addetti al recapito e addetti al trasporto. L’UGL Comuni-

cazioni si augura che i Responsabili di settore della Filiale di Potenza nonché i Direttori delle due Filiali si attivino celermente per garantire un miglior servizio alla popolazione lucana e garantire una migliore condizione lavorativa dei propri dipendenti.

I “rebus” degli automobilisti potentini La segnaletica orizzontale e quella verticale a Potenza sono “cosa complicata”

di Antonio Nicastro

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er gli appassionati di parole crociate, aver a che fare con le definizioni orizzontali e verticali è roba da niente; per gli automobilisti ed i pedoni potentini, invece, dover convivere con la segnaletica orizzontale e verticale, in molti casi, è un problema. Al di là della metafora enigmistica, a seguito di varie segnalazioni pervenute, ci occupiamo della segnaletica stradale, nella città capoluogo di regione. Cominciamo dalla segnaletica orizzontale, quella “dipinta” sulle strade. La più grande criticità riguarda i passaggi pedonali che risultano assenti o cancellati su gran parte delle strade cittadine. Circa un mese fa sono state ri-asfaltate alcune strade del rione Serpentone e del Rione Lucania ed ancora non è stata ancora apposta la se-

gnaletica orizzontale; entrambi i rioni sono popolatissimi, anche da persone anziane e c’è una grande lamentela da parte loro, per la pericolosità nell’attraversare le strade in assenza delle “zebre”. Ma anche dove le strisce pedonali ci sono, o, per meglio dire

c’erano, il problema è identico, in quanto il bianco sul nero dell’asfalto dura poche settimane e quasi tutti gli attraversamenti pedonali di Potenza sono invisibili o visibili parzialmente per la maggior parte dell’anno. Per non parlare delle linee di delimitazione della carreggiata che,

laddove è stata riportata, scompare dopo qualche tempo. In alcune strade, c’è confusione sull’asfalto per la sovrapposizione di segnaletica: quella nuova si confonde con quella vecchia e i segni sull’asfalto sono di difficile interpretazione. I casi più evidenti sono in Via Vaccaro, all’incrocio con via dei Ligustri, dove permangono i segni della segnaletica gialla, utilizzata durante i lavori per la costruzione del Nodo Complesso ricoperta, “ma mica tanto”, dalle segnalazioni bianche. Stessa confusione in via Adriatico, all’incrocio con la strada che collega al Parco dell’Europa Unita; ma anche in altre strade ci sono analoghe criticità nell’interpretazione della segnaletica orizzontale. Passando ad esaminare la problematica della segnaletica verticale cominciamo da un episodio capitato ad un automobilista tarantino che abbiamo visto girare intorno alla rotatoria all’inizio di via della Fisica, nei pressi del Ponte Musmeci. Il malcapitato automobilista doveva andare in direzione Matera per ritornare a Taranto, dopo aver fatto una visita ad un parente ricoverato all’Ospedale S. Carlo. Abbiamo “soccorso” il povero cristo, indicandogli di imboccare la Basentana. In effetti, il tarantino non aveva tutti i torti, per im-

boccare la Basentana o il raccordo Sicignano - Potenza, in quell’incrocio, non esistono indicazioni che conducono alle località delle due direttrici, ci sono due piccoli segnali con la scritta “Basentana” e “Autostrada” troppo poco per non perdersi. Un’altra segnalazione riguarda la difficoltà di leggere i segnali di indicazione, posizionati sul ponte Musmeci in uscita dalla città. Qui la criticità è rappresentata dai paletti bianchi, posati oltre due anni fa, in occasione di una rassegna d’arte (“Arte in transito” curata da Daniel Buren) che servirono a far sventolare una miriade di bandierine multicolori. Quando la rassegna terminò, il 30 settembre 2009, nessuno si premurò di recuperare i paletti, quelli sul lato destro in uscita dalla città ostacolano la visuale di due cartelli che indicano la direzione da intraprendere alla fine del ponte Musmeci. Gli stessi paletti sono

stati utilizzati a marzo di quest’anno in occasione della XVI Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie per posizionare le bandierine dell’Associazione Libera; in questi giorni, sono comparse nuove bandierine. Nessuno ha nulla da obiettare se sul ponte si vogliono, di tanto in tanto, posizionare delle bandierine, l’effetto cromatico è molto bello e ci si dimentica dei buchi che insistono sul ponte. La questione è che le bandierine e gli stessi paletti impediscono di leggere i segnali stradali. A questo punto, meglio farebbero a spostare più in alto i due segnali, meglio ancora metterne due nuovi, di dimensioni più grandi perché quelli attuali sono davvero miseri.


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Due chiacchiere con Federico Taddia

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o abbiamo intercettato al margine della premiazione nell’Istituto Comprensivo di Bella come autore, con l’astrofisica Margherita Hack, del libro “Perché le stelle non ci cadono in testa” Editoriale Scienze come esempio di una generazione creativa in via di estinzione. Nell’era dell’analisi del prodotto televisivo e della dittatura dei tecnicismi, Taddia ammette di essere un autore “artigianale” e continua a battersi per il primato delle (sue) idee. Con la consapevolezza di non poter mai scrivere la scaletta di un reality o un talent show. Federico Taddia inizia nel 1994 scrivendo per Topolino, dove tuttora collabora, e come giornalista free lance ha firmato su numerose testate. Ha condotto per sette anni su Radio24 un programma per bambini intitolato "Pappappero". Autore televisivo, ha scritto programmi per Rai, Mediaset, Sky, Disney Channel, Nickelodeon e DeaKids, e per sei anni è stato autore e conduttore di "Screensaver", programma di Raitre dedicato ai cortometraggi realizzati dai ragazzi. A Cento ha inventato "Teste Toste", rassegna annuale di lezioni tenute da docenti universitari ad un pubblico di ragazzi fino ai 14 anni. Esperienza che nel 2010 si è ripetuta

al Politecnico di Milano in collaborazione con Focus Junior. È inoltre uno degli autori del programma di Fiorello e Marco Baldini "Viva Radio2" e collabora a "Ballarò" e a "Parla con me" su Raitre. Fa parte del team di autori di Fiorello anche per gli spettacoli teatrali "Volevo fare il ballerino" e "Fiorello Show". Appassionato di letteratura per ragazzi e adolescenti, ha tenuto una rubrica all'interno del "Gt Ragazzi" e scrive di libri su "Style Piccoli" e su "TuttoLibri". Ha pubblicato i libri "Girogirotonda" (Mondadori), "Iacopopò il genio della cacca" (Editoriale Scienza), "Mamma, posso farmi il piercing?" (Fabbri), scritto con la nuotatrice Federica Pellegrini e, sempre per Editoriale Scienza nell'aprile 2010, "Perché le stelle non cadono?", con Margherita Hack, e "Perché siamo parenti delle galline?", con Telmo Pievani. Da dov’è partito Federico Taddia per meritarsi la patente della tv dei ragazzi? Non hai neanche quarant’anni, quindi per l’Italia sei un giovane. “La mia carriera professionale nasce con Topolino, Focus Junior e la radio per bambini. La sfida era di co-

municare con loro anche trattando temi difficili. Poi mi inventai una rassegna in provincia di Bologna, Teste toste, dove chiedevo a professori universitari di tenere lezioni ad under 12. L’ultima esperienza in questo senso è il libro scritto con Margherita Hack, da cui è nata la sfida di Big Bang. A fare da filo conduttore è una mia convinzione di fondo: i bambini non vanno trattati come piccoli geni, ma neanche come piccoli scemi. Sono curiosi e attenti, perciò credo che a livello educativo, per avvicinarli alla conoscenza, funzioni la tecnica del sassolino lanciato. Tutto ciò tentando di non essere noiosi. La tv pedagogica spesso viene additata come tale, mentre bisognerebbe essere stimolanti”. Tu ad esempio hai permesso a tantissimi adolescenti di realizzare dei corti sul servizio pubblico. Peccato che Screensaver sia stato cassato da RaiTre, insieme a tutta la tv dei ragazzi. Se ripenso a Screensaver, far fare dei video su Raitre, peraltro prima di Youtube, era troppo avanti. Per questo è un programma che è passato, ma è comunque durato quattro anni. Dare l’opportunità ai ragazzi di raccontarsi tramite un video, senza un talent show che ti elimini, resta qualcosa in cui credo molto. Mi piacerebbe riproporre altrove quell’esperienza, ovviamente con le dovute correzioni”. Intanto sei assorbito dal lavoro nel team autorale di Fiorello. Com’è “produrre” per il conclamato re della qualità televisiva italiana?

“Innanzitutto non ti sembra di essere lavorare perché l’ambiente è davvero bello. Però l’attesa è massima. Rosario lo definirei catalizzante, perché ti prende in tutto e per tutto. Al di là del suo talento e della sua simpatia, sono sempre colpito dalla sua intelligenza artistica, perché capisce sempre quello che funziona e ha una grande velocità di testa. Quella velocità lì poi lui la chiede a te, perché si aspetta che tu gli scriva al volo una battuta al volo su quello che ti ha detto all’improvviso”. Qual è il tuo segreto nel passare da un personaggio all’altro, oltre che dai bambini agli adulti? “Una cosa sono i bambini, una cosa gli adulti. Sta a te proporre le cose giuste alla persona giusta: è una questione di istinto. Lavorando coi bambini mi sono allenato molto con l’imprevedibilità, mentre gli adulti mi hanno insegnato la serietà e la professionalità. La mia caratteristica primaria è di prendere la realtà e farne satira con Crozza, costume con Fiore e comicità surreale col Trio Medusa. Sono una persona fondamentalmente cinica e questa cifra la porto nel far ridere”. Hai anche lavorato come story editor per film tv, dove l’imprevedibilità e l’umorismo non sono pervenuti. Come hai fatto ad adeguarti all’ennesimo cambio di registro? “E’ che ho lavorato solo con il regista Roberto Burchielli, con cui mi trovo molto bene, per Sbirri e il film tv di Non smettere di sognare. Mi ha convocato perché serviva un occhio

esterno e veloce, che è la mia caratteristica, in un lavoro di ricostruzione e ribaltamento. Avevo già lavorato con lui per La vittima e il carnefice su RaiTre, un docu-reality sulla violenza domestica in Italia in cui abbiamo usato le Barbie. Un’altra cosa ‘oltre ‘di quelle che ho fatto”. Quindi sei un completo autodidatta? Non hai seguito l’iter delle scuole di televisione che oggi è un po’ la trafila comune? “Diciamo che gli unici modelli che ho avuto non hanno a che fare col piccolo schermo: sono Gianni Rodari come vate della creatività e Don Milani per il suo messaggio di riscatto sociale. Io ho fatto pedagogia, la parte scientifica in apparenza mi manca anche se ti potrei fare un algoritmo su come nasce una battuta comica, perché è sempre matematica applicata alla parola. E’ solo che per me il lato autorale resta puramente creativo, per questo ho sempre fatto cose che erano un po’ troppo avanti o un po’ troppo indietro. Da queste scuole, probabilmente utilissime, escono persone di massima professionalità ma in chiave seriale. A me quella serialità lì un po’ spaventa”. Insomma, cosa non riusciresti proprio a fare come autore? “Se mi chiedi di scrivere un film non son capace. Poi non è che non farei i reality per snobismo, ma proprio per incapacità. Stesso discorso vale

per i contenitori domenicali. Il varietà l’ho fatto, ma solo per i monologhi e le parti di scrittura. Sanremo non lo saprei fare, ma magari se mi avessero voluto per i testi di Luca e Paolo allora sì”. Qual è il consiglio che daresti agli aspiranti autori che ci leggono? “Io ho avuto la fortuna di poter scegliere. Anche se non tutti possono permetterselo, chi ha una propria cifra merita sempre di esprimersi liberamente e di fare la sua strada”.In definitiva, Taddia ci insegna che il marketing non è una regola per tutti i creativi. Mario Coviello, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Bella

Gli alunni della scuola media di Bella vanno alla scoperta del bosco Sabato 28 maggio cinquanta alunni della scuola media di Bella alla scoperta del bosco in località “Acqua del Faggio”

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el corso di quest’anno scolastico le docenti di scienze Ciciani Anna Maria, Cioce Giuliana e Sarli Cristina, hanno fatto conoscere agli alunni il bosco, la sua storia, caratteristiche, funzioni, l’ambiente fisico, i viventi del bosco, la sua biodiversità, e, in collaborazione con “Le Giacche Verdi” di Bella, una organizzazione che si occupa di protezione civile, hanno realizzato un progetto di conoscenza del nostro ambiente boschivo. Alla fine del percorso, i ragazzi sanno qualcosa di più sul bosco ed è aumentata in loro la curiosità di conoscere e capire di più questo affascinante e complesso ambiente. La vera ricchezza sta

nella voglia di osservare, di scoprire, di comprendere; il bosco è una miniera infinita per chi vuole cercare. Non bastano mille pagine per scrivere cos’è un bosco. Non ne bastano altrettante per scrivere quanto sia importante. La nostra vita dipende dalla presenza dei boschi. La nostra salute, la nostra sicurezza, la qualità della vita, la possibilità di provare emozioni vere, lo spazio per ricrearsi a contatto con una natura reale e non inventata dipendono dalla presenza delle grandi foreste ma anche dei boschi minuscoli, delle preziose macchie che orlano le scogliere, per arrivare fino dai maestosi alberi che vivono isolati in qualche radura.

ISTITUTO COMPRENSIVO GIACCHE VERDI Bella

Alla Scoperta del Bosco Gli alunni della scuola media con le Giacche Verdi per scoprire e difendere il nostro patrimonio.

Sabato 28 maggio 2011, ore 8,30-13,30

Studiando il bosco i ragazzi hanno compreso che tutto è in relazione dentro un ecosistema e che tutti dipendiamo da tutti. Finalmente è arrivato il momento di conoscere direttamente la ricchezza del bosco. Gli alunni, accompagnati dalle docenti e dai responsabili delle Giacche Verdi, hanno programmato la visita guidata al bosco “Acqua del faggio”. Hanno abbracciato i tronchi, ascoltato il fruscio

dell’erba, il canto degli uccelli. Al rientro hanno visitato un percorso salute che le Giacche verdi hanno realizzato alla periferia del paese. Qui è possibile camminare nel verde, fare ginnastica, respirare aria pulita. “Un giorno scoppiò nella foresta un incendio devastante e tutti gli animali scapparono. A un tratto il leone, re della foresta, vide che volava un piccolo colibrì proprio in direzione dell’incendio. Allora, preoccupato, tentò di fermare l’uccellino per fargli cambiare direzione, ma il colibrì rispose che stava andando a spegnere l’incendio. Il leone, meravigliato, replicò che era impossibile spegnere l’incendio con la

goccia d’acqua che portava nel becco. Allora il colibrì, sempre più deciso, disse al re della foresta: “Io faccio la mia parte, e questo crea la differenza”. Questo racconta una fiaba africana. E come il colibrì che corre verso l’incendio mentre il leone lo guarda preoccupato, anche ognuno di noi deve fare la propria parte perché i boschi siano conosciuti, amati, goduti, rispettati, difesi perché “gli alberi sono poesie che la terra scrive in cielo” (K.Gibran). Mario Coviello, dirigente scolastico dell’I.C. di Bella


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Premio Giovanni De Blasiis: suggestive esibizioni in finale La manifestazione in onore del fondatore del teatro in Basilicata si è conclusa lo scorso 29 maggio

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al 24 al 29 maggio, le scuole secondarie di primo e secondo grado e i laboratori teatrali provenienti da varie regioni d’Italia si sono esibiti sul palcoscenico del Teatro Francesco Stabile di Potenza, nella competizione teatrale del Festival Nazionale Teatro Scuola Ragazzi, premio “Giovanni De Blasiis”. Il Festival, giunto alla sua terza edizione, ha registrato in tre anni l’adesione di oltre centocinquanta scuole di tutta Italia, nove quelle selezionate dalla commissione per l’edizione 2011, provenienti dalla Basilicata, Puglia e Sicilia. Il premio dedicato a “Giovanni De Blasiis”, uno dei fondatori del mondo del teatro in Basilicata, è stato organizzato da Cose di teatro e musica, Organismo di promozione, distribuzione e formazione del pubblico per le attività teatrali, con il patrocinio del Comune di Potenza, della Regione Basilicata, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

e della SIAE, sotto l’egida dell’associazione nazionale “Voglia di teatro”. Ottanta giurati, divisi in una ‘giuria tecnica’, formata da giornalisti, attori, registi ed operatori del settore teatrale e una ‘giuria ragazzi’, fatta da studenti di ogni ordine e grado, che all’unanimità hanno attribuito i numerosi riconoscimenti e premi. I due premi in denaro, vincolati all’utilizzo per scopi didattici o per l’organizzazione di attività teatrali, sono stati riconosciuti: per la sezione ‘scuole superiori di primo grado’ il premio Migliore Spettacolo è andato alla Scuola Media Giovinazzi di Castellaneta (Taranto), che ha portato in scena “Don Quixote De La Mancha”, con la seguente motivazione da parte della giuria “Da un classico della letteratura di non facile adattabilità al teatro, è stato tratto uno spettacolo che si distingue per la capacità di condurre lo spettatore nel mondo fantastico, dominato da un simpatico e strampalato personag-

gio. Esperienza utile per capire qualcosa in più del mondo che ci circonda. La particolare chiave narrativa della trasposizione scenica, la dimestichezza della regia nel modellare l’abito del teatro sulle caratteristiche dei singoli e del gruppo, specie se ragazzi e la spiccata propensione al teatro di diversi componenti del gruppo stesso, hanno fatto dello spettacolo nel suo complesso il migliore della sezione”; per la sezione ‘scuole superiori di secondo grado’, è stato premiato come Migliore Spettacolo “Novecento”, messo in scena dal Liceo Classico e Scientifico Vittorio Emanuele III di Patti (Messina), con la motivazione “E’stata rischiosa la scelta di rappresentare un lungo monologo attraverso il racconto di più voci narranti e del coro greco. Sfida vinta con grande partecipazione emotiva nel numeroso gruppo di giovani interpreti e del pubblico. L’abile sintesi del racconto, la

coralità della messa in scena, l’esaltante partecipazione emotiva dei giovani interpreti, hanno emozionato e commosso il pubblico e convinto la giuria. Il premio assegnato alla sezione ‘laboratori teatrali’, che prevede l’ inserimento dello spettacolo nella Stagione Teatrale 20112012 della Città di Potenza, è stato assegnato in ex aequo, all’Associazione La Torre del Drago di Bitritto (Bari) che ha portato in scena “Baraonda, la città dell’altra sponda” e alla Compagnia Teatro Malgrado di San Nicandro Garganico (Foggia) per lo spettacolo “Wonderland”, premi assegnati con le

Finali nazionali giochi sportivi studenteschi di I° grado di Atletica Un lucano sale sul podio, classificandosi al 3° posto su 20 gareggianti di Lorenzo Zolfo

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ccezionale impresa sportiva di uno studente di scuola media Sant’Angelo di Avigliano. In una gara sportiva dei giochi sportivi studenteschi, nei 1000 metri piani, su 20 partecipanti, un atleta per ogni regione, giunge al 3° posto, guadagnandosi il podio ed una meritata medaglia di bronzo. La competizione è avvenuta lo scorso 24 maggio presso lo stadio della Farnesina di Roma dove si sono svolte le finali nazionali di atletica leggera riservate alle scuole medie, vincitrici delle rispettive finali regionali. Già la scuola media di S.Angelo di Avigliano, lo scorso 16 maggio presso il campo Coni di Potenza, aveva vinto la fase regionale di atletica leggera. Sei le squadre partecipanti, in rappresentanza delle scuole delle province di Po-

tenza (IC Avigliano-Possidente, IC Tramutola, IC Lagonegro) e di Matera (IC Scanzano, IC Nova Siri, IC Torraca) che si sono date battaglia in una appassionante gara all’ultimo punto. La scuola media di S.Angelo di Avigliano (IC Avigliano-Possidente), tra la sorpresa di tanti, è riuscita nel battere l’agguerrita concorrenza e si è laureata Campione regionale 2011, con un punteggio di 4716 punti. Grande è la soddisfazione di tutti i componenti di questa scuola, composta da pochi alunni (basti ricordare che l’unica classe di 3^ media è composta da soli 9 maschietti, e sei di questi facevano parte della squadra di atletica presente a Roma), rispetto alle altre scuole che hanno partecipato, dal Dirigente scolastico, prof. Mascolo, primo tifoso della squadra e convinto sostenitore della va-

lenza educativa dello sport scolastico, al Prof. Quatrale Domenico, già pluri-vincitore in passato con l’IC di Lagopesole, fino a tutti gli alunni della scuola che hanno sostenuto, con striscioni e tifo assordante, le performance dei compagni. Lovallo Giuseppe, Coviello Giuseppe, Romaniello Alessandro, Zaccagnino Luca, Sabia Pierdonato, Romaniello Gianluigi, Santoro Vito e Nella Rocco sono stati i ragazzi che hanno rappresentato la Basilicata alla fase nazionale dei Giochi Sportivi Studenteschi di atletica leggera. “L’impresa del giovane Giuseppe Lovallo -riferisce il suo docente di educazione fisica, prof. Domenico Quatrale- è storica. Lovallo era in vantaggio fino a 100 metri dall’arrivo, è stato superato di pochissimo da un alunno friulano per 1’e da un modenese per

un altro 1’. Il tempo stabilito dal mio alunno è stato 2,59”. Il suo record personale era 3,05”. Questo risultato inorgoglisce una piccola scuola come la nostra che si è battuta alla pari contro altre realtà scolastiche di gran lunga più grandi”. La felicità di Giuseppe Lovallo è stata immensa: “Un’esperienza indimenticabile di fronte a tanta gente. Ho potuto cimentarmi con coetanei di tutta l’Italia e dimostrare che anche dalla Basilicata, pur priva di impianti idonei, possono uscire dei campioni. Allo stadio Olimpico in occasione del “Golden Gala” di giovedì 26 maggio, ho ammirato dal vivo i Grandi atleti del presente, primo tra tutti il campione del mondo Usain Bolt”.

seguenti motivazioni: “Due spettacoli diversissimi che nascono da due altrettanto diverse esperienze di laboratorio. La Torre del Drago, laboratorio di giovani, ha presentato una divertente mescolanza di ironici personaggi, parodia di una realtà sublimata dalla televisione e dai suoi miti. Una caricatura sopra le righe della realtà disegnata con cura, con ritmo e con ottima capacità interpretativa.Teatro Malgrado, laboratorio di bambini e ragazzi ha presentato un tenero e delicato adattamento da Alice nel Paese delle Meraviglie. Ha meravigliato per l’ottima realizzazione

della messa in scena: le voci, il ritmo, le espressioni, la padronanza della scena anche da parte dei più piccoli. Due esempi di come si può fare del buon teatro a qualunque età”. “Obiettivo di un Festival dedicato al Teatro Scuola Ragazzi – afferma Dino Quaratino direttore di Cose di teatro e musica- è di far incuriosire ed avvicinare le nuove generazioni al media più antico della storia, perché il teatro è anche un luogo dove si impara a crescere!”.


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Implantologia a carico immediato e a carico differito

A cura di Dr. Nicola Straziuso Medico-Chirurgo - Odontoiatra - Master II° Liv in Ortognatodonzia Gnatologia e Funzione Masticatoria - Master II° Liv in Ottimizzazione Neuro-Psico-Fisica con Convogliatore di Radianza Modulante - Otorinolaringoiatra Specialista in Foniatria and Medical Dental Project Team Via Appia, 206 Potenza Tel. e fax. 0971 - 601163 info@medicaldentalproject.com www.medicaldentalproject.com

L’

implantologia - ovvero l’insieme di tecniche chirurgiche volte a ripristinare la funzionalità in un paziente affetto da edentulismo (totale o parziale) attraverso l’utilizzo di impianti dentali – si distingue principalmente in due scuole di pensiero per quanto riguarda la tempistica di utilizzo: la scuola svedese che opta per il cosiddetto carico differito e la scuola italiana che predilige il carico immediato. Alla scuola italiana si deve infatti l’utilizzo del primo impianto specificamente progettato per il carico immediato, l’introduzione di un materiale come il titanio nella produzione degli impianti, la saldatrice endorale e l’introduzione dell’area di rispetto biologico sui corpi implantari. Il carico immediato prevede un inserimento, immediato degli impianti e la riabilitazione funzionale ed estetica con denti fissi. Il carico immediato per-

mette di fissare gli impianti dentali in titanio sopra le corone provvisorie nella stessa seduta o comunque entro 24-48 ore. Alla scuola svedese, invece, si deve la metodica di “osteointegrazione”, basata sul carico differito e volta a rendere più controllabile il successo dell’intervento implantologico. Tale metodica, sviluppata per la prima volta da Per-Ingvar Branemark, prevede l’utilizzo di impianti endossei a vite e a connessione protesica. Nel carico differito gli impianti inseriti nell’arcata superiore devono essere fissati in media dopo 5-6 mesi dal loro inserimento, mentre gli impianti inseriti nell’arcata inferiore devono essere fissati dopo 3-4 mesi dal loro inserimento. Negli ultimi anni in Italia la soluzione più gradita è quella del carico immediato, una tecnica senza dubbio sicura, in quanto gli impianti inseriti con questa metodologia si osteointegrano perfettamente. Tuttavia, il carico immediato non può essere utilizzato in tutte le occasioni e sta al professionista dentale stabilire se sia opportuno utilizzare il carico immediato o differito. Per potersi avvalere del carico immediato, infatti, è necessario che l’impianto abbia una stabilità ottimale, ovvero deve esserci un’ottima tenuta nell’osso durante l’inserimento. Qualora questa prerogativa non sia soddisfatta, il dentista dovrà necessariamente optare per l’utilizzo del carico differito, una soluzione altrettanto valida, ma dalle

tempistiche sicuramente più lunghe, e con disagi maggiori da parte del paziente, costretto – durante i mesi di attesa per il carico definitivo degli impianti - a portare protesi rimovibili oppure a rimanere senza denti.

Ma chi può affrontare l’implantologia e quali sono le controindicazioni? Non è consigliabile sottoporsi a terapia implantare se il paziente attraversa un periodo di particolare stress psicofisico, oppure durante una gravidanza. Non si possono eseguire interventi implantologici a carico differito se sono in atto trattamenti farmacologici anticoagulanti od immunosoppressori. Anemie, alterazioni delle difese contro le infezioni e della coagulazione e anche il diabete giovanile costituiscono controindicazioni assolute all’implantologia endo-ossea. In caso di malattie cardiocircolatorie, in pazienti con protesi valvolari cardiache esistono rischi elevati che vanno valutati con il cardiologo curante. Anche in caso di particolari malattie dell’osso si devono vagliare attentamente i pro ed i contro dell’eventuale terapia implantare. Ci sono dei limiti di età per il trattamento? L’età di per sé non è una controindicazione all’uso degli impianti. Tuttavia un paziente più

anziano può presentare problemi di salute che sconsigliano l’implantologia. Per quanto riguarda il paziente in età adolescenziale dove talvolta si presenta la necessità di sostituire elementi andati perduti a causa di incidenti traumatici, è indispensabile attendere fino a che non si sia realizzato un completo sviluppo osseo dei mascellari il che deve essere valutato per ogni singolo caso. Non si possono fare impianti su pazienti giovani prima del completamento della crescita (16 anni per le femmine, 18 anni per i maschi). Qual è il comportamento più corretto per mantenere gli impianti? È assolutamente necessario ef‐ fettuare regolari visite di con‐ trollo, in genere con cadenza semestrale, durante le quali il dentista controllerà le infrastrut‐ ture implantari e l’igiene orale praticata dai pazienti. Per questo motivo prima ancora di posizionare i pilastri implantari, il paziente deve essere istruito, illustrando l’uso dei mezzi per praticare l’igiene degli impianti e dei denti residui e deve essere in seguito controllata e verificata la sua capacità di eseguire adeguatamente le necessarie manovre di igiene orale attraverso visite di controllo presso lo studio. Da questa capacità dipende in larghissima misura la possibilità di far durare nel tempo un impianto corretta-

mente posizionato e protesizzato. Ogni paziente che entra nello studio dentistico deve essere esaminato clinicamente e radiologicamente con grande accuratezza in modo tale da poter prevedere quali e quanti impianti potranno essere inseriti. Il tutto correlato da un’approfondita discussione e valutazione delle esigenze del paziente anche in relazione alle sue possibilità economiche. Innovazioni sulla saldatura intraorale: la Sincristallizzatrice In questi ultimi anni si è sviluppata una nuova concezione sulla unione dei metalli: i sistemi a laser sono i più conosciuti. Fino ad ora è stato sempre necessario operare con apporto di metallo fra i pezzi da unire sia usando il sistema a laser sia con le classiche saldature operate dal Laboratorio Odontotecnico. In Odontoiatria, l’esigenza di unire con saldatura parti di manufatti protesici è sempre attuale, con le complicanze dei passaggi di studio e laboratorio che rendono in ogni caso impossibile un controllo di qualità dell’unione ottenuta. Per rendere più semplice e sicura l’unione fra i dispositivi medici in metallo è stata introdotta sul mercato un’attrezzatura denominata SINCRISTALLIZZATRICE. La ricerca e l’esperienza hanno portato al progetto e alla produzione di quest’apparecchiatura nata per solidarizzare gli impianti direttamente in bocca e

consentire il carico immediato. La prima innovazione sta nell’essere una apparecchiatura brevettata e certificata rispondendo ai requisiti normativi Europei. La seconda innovazione è la possibilità per l’operatore di unire tutti i tipi di leghe metalliche a uso odontoiatrico. Il processo di saldatura avviene tramite la corrente che fluisce attraverso le punte di rame che ferma i pezzi e fondendo la parte, li unisce. Prima di ogni ciclo di saldatura il microprocessore verifica che vi siano le condizioni corrette del circuito elettrico e del punto di saldatura; questo aspetto rende sicuro il processo sia dal punto di vista tecnico (fase di saldatura) sia dal punto di vista clinico (sicurezza del paziente). E’ una opportunità nuova e innovativa che consente al professionista di agire anche in queste fasi con la sicurezza e l’efficacia che fino a ora sono state lacunose e che hanno provocato insuccessi. La Sincristallizzatrice fornisce valore ai processi per cui è predisposta e allo studio dentistico che ne fa uso.Il paziente si gioverà della tecnologia e della rapidità di soluzione. Questo nuovo concetto di saldatura degli elementi abbatte i costi di esercizio dello studio dentistico in quanto con un unico passaggio si ha la prova degli elementi; la saldatura; la prova della saldatura: con notevole risparmio di tempo sia per il paziente che per il professionista.

Rionero: si rafforza il centro antidiabete

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n nuovo passo avanti per rafforzare il Centro Antidiabete di Rionero in Vulture di competenze specialistiche e di servizi è stato compiuto con il seminario scientifico della scorsa settimana presso l’Irccs-Crob promosso in occasione del 35esimo Anniversario di attività del Laboratorio Analisi Flovilla Srl (LAF), con tema centrale “Il

piede diabetico: integrazione tra diagnostica strumentale e assistenza clinica. Sapere e prospettive”. Da molti anni i progressi nella cura della malattia diabetica hanno portato ad un allungamento dell’aspettativa di vita dei diabetici che ormai non differisce sostanzialmente dall’aspettativa di vita della popolazione

non diabetica. I problemi principali oggi per i diabetici non sono più quelli legati alla sopravvivenza ma quelli legati alle complicanze croniche del diabete; sia microangiopatiche, cioè dei piccoli vasi arteriosi (retinopatia, nefropatia, neuropatia), sia macroangiopatiche, cioè dei grossi vasi arteriosi (cardiopatia ischemica, arteriopatia degli arti inferiori,

arteriopatia dei tronchi sovraortici). Per il dott. Antonio Flovilla, responsabile di LAF Rionero, se si pensa alle previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha stimato in oltre 300 milioni il numero di diabetici nel 2025 rispetto ai 120 milioni calcolati nel 1996 si può facilmente immaginare quale

dimensione assuma questo problema: stime di questa patologia dicono infatti che circa il 15% dei diabetici andrà incontro nella vita a un’ulcera del piede che richiederà cure mediche. Ma il fatto che più deve far riflettere è il seguente: su 100 diabetici amputati circa 84 hanno avuto come causa dell’amputazione un’ulcera del piede aggravatasi nel tempo.

E’ evidente quindi che se si vuole ridurre il numero delle amputazioni è necessario migliorare la capacità di curare efficacemente e precocemente l’ulcera; per raggiungere questo obbiettivo è necessario disporre di protocolli diagnostici e terapeutici efficaci e di tutte le professionalità necessarie.


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Cataratta: innovazioni chirurgiche, lenti ed integratori

Acura del Dottor Vincenzo Pagliara Responsabile Branca OculisticaASPPotenza vincenzopagliara@alice.it www.vincenzopagliara..com 339/8081041 - 0971/310792 848821821

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uesta settimana parleremo della cataratta, una patologia molto diffusa e comune, che può riguardare noi tutti, anche se la frequenza aumenta notevolmente con l’età più avanzata. ANATOMIA E FISIOLOGIA DEL CRISTALLINO Si trova poco dietro l’iride e la pupilla, con la forma di una lente biconvessa trasparente. In pratica somiglia molto ad una lenticchia, con una porzione più esterna detta capsula ed una più interna detta nucleo. La sua porzione centrale ed anteriore corrisponde al foro pupillare, che appare di colore nero velluto se il cristallino è trasparente, per poi diventare grigiastra o biancastra secondo lo stadio di maturazione della cataratta.

La funzione caratteristica del cristallino è l’accomodazione, che consente di vedere distintamente sia gli oggetti lontani che vicini (come l’autofocus di una macchina fotografica). Questa azione avviene grazie ai muscoli contenuti nel corpo ciliare , che fanno sì che il cristallino modifichi la sua curvatura per “accomodare”, cioè mettere a fuoco gli oggetti più vicini. Purtroppo con l’età tali muscoli riducono progressivamente la loro elasticità e subentra la presbiopia, per cui sono necessari gli occhiali da vicino, per leggere, scrivere, cucire, oppure si è costretti ad allontanare lo scritto per vedere meglio,in quanto il cristallino diventa “sclerotico”, cioè meno elastico. EZIOPATOGENESI La cataratta è l’opacamento circoscritto o diffuso del cristallino. Nella etimologia esprime la convinzione antica, ancora diffusa tra chi non ha nozioni più precise, che si tratti di un liquido o di un velo che discende come un sipario. In effetti non è così, perché si ha un’opacizzazione del cristallino, ma le cause possono essere le più svariate e non sono certe. Sembrerebbe essere dovuta ad una turba del metabolismo con ossidazione e coprecipitazione delle sue proteine dove l’età ed il danno foto-ossidativo hanno un ruolo importante. Infatti il principale fattore di rischio è l’invecchiamento, in quanto la cataratta senile rappresenta il 70% di tutte le diverse forme di cataratta SINTOMATOLOGIA La sintomatologia soggettiva consiste in una riduzione del visus, stazionaria o progressiva a seconda dell’evoluzione della cataratta. Visione di macchie scure, di aloni colorati intorno a sorgenti luminose; la preco-

cità o meno del deficit visivo dipende oltre che dalla densità dell’opacità, detta comunemente maturazione, dalla sede in cui si localizza. E’ intuitivo che una piccola opacità centrale determina un disturbo maggiore di opacità periferiche più estese e numerose, perché va a porsi sull’asse ottico.. Notevole è la riduzione visiva se l’opacità ha sede negli strati corticali posteriori, cioè nella zona del punto nodale del sistema diottrico dell’occhio, comportando una maggior intercettazione dei raggi. Nelle opacità centrali la diminuzione visiva è tanto più accentuata quanto più la pupilla è ristretta (miosi), cioè nelle ore diurne, quando c’è più luce. L’inverso si ha nelle opacità periferiche, dove il disturbo è maggiore quando la pupilla è dilatata (midriasi) per la poca luce ambiente. Altro sintomo frequente può essere costituito dalla molteplicità delle immagini determinate da un oggetto (poliopia monoculara), conseguenza di modificazioni dell’indice di rifrazione indotte dalle opacità del cristallino. Altro segno caratteristico è la variazione dell’impostazione ottica dell’occhio. In pratica si dovranno cambiare le lenti degli occhiali perchè spesso compare la miopia, dovuta ad aumento dell’indice di rifrazione delle parti centrali del cristallino (cataratta nucleare).. Tale miopia determina un peggioramento dell’acutezza visiva da lontano ed un miglioramento da vicino; infatti spesso il paziente affetto da cataratta abbandona gli occhiali da vicino credendosi ringiovanito. Nei casi di cataratta corticale può, invece, comparire una ipermetropia. Con il progredire della cata-

ratta l’acutezza visiva va sempre più diminuendo fino a ridursi, nella cataratta completa , alla semplice percezione della luce, cioè si è in grado di distinguere soltanto da dove proviene la luce, stato che comporta la cecità assoluta. Il senso cromatico di solito è conservato, ma si può avere alterazione della percezione del viola e del blu. I sintomi obiettivi sono anche essi in rapporto alla sede ed estensione delle opacità del cristallino. Mediante illuminazione con una semplice piletta si può constatare che la pupilla non si presenta più di colore nero, ma grigiastro o biancastro, diffusamente o a chiazzette, secondo la densità, l’estensione e la forma delle opacità del cristallino. Con gli apparecchi a sua disposizione l’oculista può raccogliere dettagli molto precisi sul tipo di cataratta. Si parla di cataratta completa o totale quando l’opacamento del cristallino è totale e quindi tutto il campo pupillare si presenta biancastro. E’ quindi fondamentale recarsi a controlli periodici presso il medico specialista in oculistica, l’unico che può diagnosticare precocemente e seguire l’evoluzione della cataratta con opportune apparecchiature, come il biomicroscopio o lampada a fessura, e decidere se prescrivere nuovi occhiali con lenti medicali fotoselettive, antiriflesso, fotocromatiche e valutare l’opportunità di una terapia medica con luteina e sostanze antiossidanti che specialmente nelle fasi iniziali potrebbe rallentarne l’evoluzione e migliorare il contrasto nella visione. CLASSIFICAZIONE DELLE CATARATTE Vi sono vari tipi di cataratta, che possiamo distinguere nelle seguenti

categorie: Congenita, 2) Giovanile, 3) Senile, 4) Patologica o sintomatica, 5) Complicata, 6) Traumatica, 7) Secondaria, 8) Iatrogena. Prima di esaminare una per una i suddetti diversi tipi di cataratta per chiarirne il significato e le caratteristiche, ricordiamo che questi diversi tipi di cataratta possono dividersi a secondo della sede dell’opacità in : 1) Cataratta capsulare, 2) Cataratta capsulolenticolare, 3) Cataratta lenticolare, che può essere corticale o nucleare. Infine, in base all’evoluzione, possiamo avere una cataratta stazionaria ed una cataratta evolutiva (incipiente, avanzata, completa). CATARATTA CONGENITA O GIOVANILE Possono essere dovute a ereditarietà e malformazioni oculari provocate da radiazioni alla madre durante la gravidanza o da altri fattori teratogeni come alcuni farmaci; da embriopatia in seguito a rosolia materna o toxoplasmosi, da processi infiammatori intraoculari, turbe metaboliche come la galattosemia o il diabete materno; rachitismo, spasmofilia, ecc. Possono essere parziali o totali; possono essere evolutive o stazionarie per tutta la vita; unilaterali o più spesso bilaterali, simili tra i due occhi. Tra le varie forme cliniche ricordiamo la polare (in corrispondenza di uno dei due poli della capsula, anteriore e posteriore) con scarso deficit visivo; fusiforme, stel-

lata, zonulare (la più frequente che determina grave deficit visivo quando è diffusa, al centro del cristallino). Tali forme sono di interesse del medico oculista; quello che è importantissimo sapere è che nella cataratta congenita è fondamentale la diagnosi precoce e l’eventuale intervento chirurgico nel primo anno di vita, al massimo 2-3 anni, per evitare l’ambliopia da deprivazione. In pratica se l’occhio non ha la possibilità di “imparare” a veder nel primo anno di vita, determinante per lo sviluppo della visione, resterà “pigro” per tutta la vita. Un intervento chirurgico tardivo potrebbe rivelarsi inutile; ecco perché è importante il ruolo dell’oculista, meglio se si interessa di oftalmologia pediatrica, ma è necessaria la collaborazione del pediatra e dei familiari del bambino, che devono inviarglielo al minimo sospetto, per consentire un tempestivo recupero visivo.

SPLENOMEGALIA (AUMENTO VOLUMETRICO DELLA MILZA)

A cura del Dr. Antonio Rina Medico Radiologo Responsabile U.O. Ecografia Ospedale di Policoro – ASM Tel. 0835 - 986489 www.ecografiarina.it ECOGRAFIA L’ecografia ha rivoluzionato l’approccio diagnostico alla patologia della milza perché consente di vi-

sualizzare rapidamente la milza e di determinare facilmente le sue dimensioni e la sua struttura. A differenza di altre indagini diagnostiche, ricordiamo che l’ecografia è innocua, quindi ripetibile, ma è operatore dipendente. Sono stati proposti numerosi metodi ecografici per valutare il volume della milza. Il più facile, ma comunque accurato, è quello di misurare il diametro longitudinale dell’organo; la milza viene considerata aumentata di volume se superiore a 12-13 cm. Questo parametro varia con la costituzione del paziente e con l’età; esistono delle tabelle in cui sono riportati i valori normali del volume della milza con il variare dell’età. Per una misurazione ancora più precisa si può prendere in considerazione l’area della milza, che con i moderni ecografi, è facile determinare. In alcune patologie, soprattutto del sangue, è opportuno calcolare il diametro longitudinale,

il diametro antero-posteriore, il diametro trasversale e l’area. All’esame ecografico la milza può mostrare ecostruttura omogenea oppure presentare delle lesioni focali (nodulari). Nel paziente con splenomegalia omogenea e patologia nota, in cui vi sia aumento di volume della milza (LLC, LMC, linfoma eccetera) si segue l’iter della malattia. Nella splenomegalia da ipertensione portale, secondaria a cirrosi epatica, si può procedere a biopsia epatica ecoguidata, per determinare il grado di compromissione del parenchima epatico. Nel paziente con splenomegalia omogenea in assenza di una patologia nota, è bene estendere l’esame ecografico al fegato (nel dubbio di una patologia primitiva epatica), alle stazioni linfonodali superficiali e profonde (nel sospetto di un coinvolgimento linfomatoso o infettivo) ed alle strutture vascolari del si-

stema portale, per studiare l’eventuale presenza di trombosi. Qualora nessuna indagine mostri una causa alla splenomegalia può essere utile ricorrere alla biopsia ecoguidata della milza. Nel paziente portatore di splenomegalia con lesioni focali (nodulari) e affetto da malattia (linfoma, tumore del polmone, mammella, pelle, prostata eccetera) in cui può essere presente tale alterazione si può soprassedere a qualsiasi altra indagine, anche se talora può essere indicato un accertamento con agoaspirato ecoguidato. Nel paziente con lesioni focali spleniche e con patologia sconosciuta l’iter diagnostico può complicarsi. All’ecografia, la splenomegalia può essere spiegata da una voluminosa cisti semplice; in questo caso non c’è bisogno di ulteriori accertamenti. Si può consigliare il controllo (follow-up) ecografico annuale per monitorare le possibili compli-

canze. Qualora si riconoscono una o più lesioni focali, di dubbio significato, si impone il ricorso all’agoaspirato ecoguidato ed eventualmente al prelievo bioptico di microfrustolo. Il materiale prelevato viene utilizzato per l’esame citologico e/o istologico per la diagnosi di natura, per l’allestimento di colture e per l’antibiogramma se si sospetta una lesione infettiva. Se si tratta di una voluminosa formazione ascessuale, si può procedere ad un approfondimento diagnostico con TC, prima e dopo m.d.c. (mezzo di contrasto), che meglio definisce le caratteristiche della lesione, specie in pazienti in cui l’esame ecografico risulti limitato dal meteorismo e/o dalla costituzione del paziente. Se vi è la storia (dato anamnestico) di pregresso trauma al fianco sinistro e/o all’addome in generale e l’ecografia mostra una lesione traumatica della milza, eventualmente

associata a raccolta ematica sottocapsulare o sparsa nell’addome (emoperitoneo), in genere non si perde tempo e si procede al trattamento chirurgico. I traumi più frequenti, in cui vi è un interessamento della milza, sono quelli da incidenti stradali o da lavori. Non è raro che la milza possa subire una rottura in tempi diversi; la cosiddetta rottura “in due tempi”. Se il quadro ecografico depone per infarto splenico, è bene ricorrere alla T.C. Si consiglia il follow-up ecografico delle complicanze dell’infarto: colliquazione, ascessualizzazione ed evoluzione in pseudocisti. In conclusione possiamo affermare, senz’altro, che l’ecografia ha un ruolo centrale e spesso definitivo nell’iter diagnostico della splenomegalia.


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Il cardiopatico e l’alta quota

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di Gianfranca Losasso Medico Specialista in Cardiochirurgia gcardio@libero.it

a tutti è risaputo che camminare mantiene giovane e sano il nostro cuore così come la circolazione e, fa bene anche alla mente che in questa maniera si allevia da stress e preoccupazioni. Particolarmente salutari sono le camminate in montagna, meta di vacanze per molti. La montagna però, è considerata un luogo di rifugio per chi ha un cuore sano mentre, per chi soffre di problemi di cuore, rappresenta una meta addirittura “pericolosa”. Non è insolito che, all’inizio della stagione invernale ed anche di quella estiva, al cardiologo venga chiesto il permesso di andare in montagna da parte di camminatori appassionati che però soffrono di qualche malattia cardiaca o, di figli premurosi che chiedono al medico una sorta di “lasciapassare” per l’anziano genitore prima di portarlo in villeggiatura.

Innanzitutto, è bene chiarire il perché la montagna è un luogo tanto temuto dai pazienti cardiopatici. In particolare, due sono i fattori che differenziano l’ambiente della montagna da quello della pianura: l’altitudine e la temperatura. L’aumento di altitudine quando si sale di quota andando in montagna, è caratterizzato da un abbassamento della concentrazione di ossigeno nell’aria che respiriamo. Per tale motivo, il cuore deve lavorare di più per assicurare comunque, una corretta ossigenazione di tutti gli organi del nostro corpo. In montagna, le temperature sono notoriamente più basse. Le basse temperature comportano una vasocostrizione che determina un aumento della pressione arteriosa ed un rischio maggiore di angina pectoris nei coronaropatici perché, poiché arriva meno ossigeno, il cuore riceve

anche meno nutrimento. Infatti, è statisticamente provato che nei mesi invernali aumenta il numero di episodi anginosi così come, proprio nei periodi più freddi dell’ anno, i pazienti scoprono di avere una coronaropatia, per esempio durante un soggiorno in montagna. In considerazione delle brusche variazioni di temperatura, il cardiopatico dovrà riguardarsi adottando delle ragionevoli precauzioni come un abbigliamento più pesante per proteggersi dal freddo ed un attento monitoraggio della pressione arteriosa che potrebbe richiedere una terapia antipertensiva più efficace di quella che il paziente sta facendo. Per il cardiopatico l’altitudine consentita è di 1000-1500 metri. Al di sopra di 1500 metri compaiono le prime modificazioni fisiologiche da parte del nostro organismo di adattamento all’altitudine.

Al cardiopatico viene raccomandato un esercizio fisico regolare, aerobico, come camminare, andare in bicicletta, nuotare. Gli sport invernali sono poco raccomandati al paziente cardiopatico. Tutto, comunque, deve essere fatto con il dovuto allenamento. Bisogna incrementare gradualmente l’attività fisica poiché il cuore, essendo un muscolo, con l’allenamento migliora le sue prestazioni, acquistando tono e forza. È noto infatti che il rischio di morte improvvisa in montagna nella popolazione generale sembra confinato a soggetti non allenati. Comun-

que ed in ogni caso, è buona norma da parte del medico prescrivere al paziente cardiopatico o, ad anche solo iperteso, un Test da sforzo prima di lasciarlo andare per un soggiorno prolungato in un posto di montagna.

Arriva l'estate, prepariamoci all'esposizione al sole! A

rriva l’estate e con essa il desiderio di tutti di abbronzarsi, grazie alle sfumature che il sole regala alla nostra pelle facendoci sentire più belli e ammirati! Ma i raggi del sole portano benefici anche al corpo in generale, stimolando per esempio la vitamina D, elemento indispensabile per lo sviluppo e l’irrobudott.ssa Maria Rita Milella stimento delle ossa; migliorando mr.milella@farmaciamarche- alcuni disturbi dermatologici come l’acne, la dermatite seborsiello.it roica, la psoriasi; e infine alleviando i dolori reumatici. Senza 097121179 dimenticare che influiscono poFarmacia Marchesiello c.so sitivamente anche sull’umore garibaldi 92 aumentando i livelli di serotonina, un neurotrasmettitore che 85100 Potenza svolge un ruolo importante nella regolazione del sonno, della ses-

sualità e dell’appetito, oltre che del nostro stato d’animo. Il sole fa bene, ma occorre esporsi con attenzione. Perché senza un’adeguata protezione i raggi solari possono provocare danni all’epidermide, dalla formazione di eritemi, alle allergie, all’invecchiamento precoce fino a veri e propri disturbi cutanei più seri come il tumore. Per aiutare la pelle ad abituarsi al sole è consigliabile anche l’assunzione di integratori a base di vitamine, betacarotene ed estratti vegetali che non sostituiscono il solare, ma ne rinforzano le difese cutanee nei confronti del fotoinvecchiamento, preservando la cute da eritemi, macchie scure, rughe. Contemporaneamente preparano

la pelle a una pigmentazione omogenea, intensa e prolungata nel tempo. Va ricordato che vanno assunti sempre un mese prima delle vacanze e per tutta la durata dell’esposizione. Sfatiamo la convinzione che i solari non facciano abbronzare! Usando solari con protezione media o alta ci si abbronza ugualmente, ma in modo più “dolce” e senza causare stress alla pelle: più graduale è l’approccio con il sole, più intensa, sicura e duratura sarà l’abbronzatura! Non dimentichiamoci dei capelli. D’estate non si può dimenticare la protezione dei capelli: i raggi ultravioletti ne danneggiano il fusto e il bulbo,

accelerando il processo di invecchiamento e quindi la caduta. A ciò si aggiunge il vento e la salsedine che li inaridiscono. Prima dell’esposizione è quindi consigliabile assumere integratori e antiossidanti per rinforzare il cuoio capelluto e proteggerli con prodotti specifici come spray, gel, oli da scegliere in base al proprio tipo di capello. Proteggiamo anche i nostri occhi. La luce abbagliante del sole in estate può creare più di un problema alla vista, in particolare cornea e retina sono le parti più esposte al rischio. Ma anche la pelle intorno agli occhi: proprio d’estate infatti si formano le cosiddette e tanto odiate “zampe di gallina”! È soprattutto d’estate

che i nostri occhi sono sottoposti alle sollecitazioni luminose che possono creare rischi alla vista: è sufficiente uno sguardo verso il sole a occhio nudo per provocare il fenomeno dell’abbagliamento. Un efficace prevenzione e aiuto può venire dall’assunzione di antiossidanti specifici, con integratori di Vitamina A, C ed E., che contengono anche la luteina, un carotenoide in grado di contrastare l’azione degli ultravioletti, oltreché un costante uso degli occhiali da sole è un grado di aiutare a difenderci dai raggi nocivi.

Opinioni Freedom “Bacco, tabacco e Venere portano l’uomo in cenere” Q

uesto proverbio goliardico dice che il vino, il fumo e le donne portano l’uomo alla morte. Analizziamo e vediamo quanto siano sempre attuali queste parole. Pranzo dei portatori a parte che avviene una volta l’anno a San Gerardo e in cui concediamo pure ai nostri giovani di “divertirsi”a piacimento in onore di Bacco, Dio del vino, ma il perpetrarsi ogni sabato di concessioni esagerate di alcol in ragazzi anche minorenni è veramente scandaloso! Sono stati avvisati dai loro genitori dei danni IRREVERSIBILI prodotti al fegato e non solo, da un abuso sfrenato di superalcolici ? Come mai , per riuscire a raggiungere il fatidico sballo, bisogna ingurgitare a sbafo questi cocktails e drinks capaci di inebriare la mente e lo spirito per riuscire a sentirsi “meglio”? Probabilmente si tratta di una nuova moda o forse alla base c’è un vuoto incolmabile di affetto… Cosa dire del tabacco?

Quanto fumo di sigaretta a iosa c’è nei polmoni dei nostri ragazzi, sono stati avvisati dei danni IRREVERSIBILI prodotti dal tabacco nei loro polmoni? Eppure le scritte minacciose di morte abbondano sui pacchetti di sigarette, ma si ignorano completamente; gli adulti, si sa, sono “de coccio”, ma i giovani vanno educati e preparati perché possano avere un futuro in buona salute. Per quanto riguarda Venere… In questo caso dobbiamo dire che oggi i rapporti umani sono stati fortemente minati da internet, siamo tutti nella rete, alzi la mano chi non è su Facebook, i ragazzi passano ore chiusi in una stanza a parlare con una scatola che si chiama computer. Si sono sì acquisite nuove tecnologie, ma si è perso quel sano confronto a volto scoperto per strada o in piazza fra coetanei che era alla base della società civile di una volta. Non siamo nostalgici di un passato ormai andato, ma vogliamo sottolineare che queste apparecchiature così tecnolo-

giche possono rivelarsi molto pericolose se se ne dovesse fare un uso scorretto per cui bisognerebbe evitare di incorrere anche accidentalmente in siti e persone sbagliate. Per il resto ci auguriamo che comunque l’amore trionfi sempre perché, dalla notte dei tempi, è sempre stato il motore propulsivo di ogni generazione passata, presente e futura. La nostra proposta per i giovani è: - Bacco - tabacco + venere = - malattie + salute + benessere

L ’associazione FREEDOM ti aspetta il 26 GIUGNO dalle 10:00 alle 13:00 in Viale Dante, piazza Don Colucci a Sant’Anna per il Baratto-Day: portaci un oggetto riciclabile e noi ti regaliamo un nostro gadget. Non mancare!!!!!

Cogliamo l’occasione per ringraziare tutto lo staff della clinica Luccioni ed in particolare la Dottoressa Flavia Postiglione per la gentile collaborazione nella realizzazione dello screening ecografico al seno gratuito effettuato a tutte le donne che hanno partecipato al maggio Freedom promosso dalla nostra associazione. Presidente Associazione Freedom “la libertà di volersi bene”

Per il tuo 5xmille ASSOCIAZIONE FREEDOM O.N.L.U.S CF. 96065860767 Per info : associazione.freedom@libero.it


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Se il rifiuto diventa risorsa Strategie ed esperienze a confronto tra ricerca e innovazione in un convegno organizzato dal Consorzio Seari di Luca Santoro

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i è tenuto lo scorso sabato a Venosa un interessante e quanto mai attuale convegno organizzato dal Consorzio Seari riguardante la gestione integrata dei rifiuti. Ormai l’immagine di città sporche, immondizia, rifiuti di ogni genere sono all’ordine del giorno. Spesso, molto spesso si sente parlare in televisione così come sui giornali di emergenza rifiuti, di politiche volte alla raccolta differenziata, di mal costume da parte della cittadinanza. È una prassi consolidata nel Bel Paese, ma in particolar modo nei piccoli comuni, puntare il dito contro chi ha il dovere di gestire situazioni difficili così come lo è la raccolta dei rifiuti. Ma siamo sicuri di sapere tutto per quanto concerne la raccolta differenziata? Siamo sicuri che al problema non v’è soluzione? Il ciclo integrato dei rifiuti nel corso degli ultimi anni ha subito notevoli processi di innovazione e ricerca definendo nuove strategie organizzative nella gestione di rifiuti. Il ciclo integrato di rifiuti non è un’utopia, ma una realtà in

grado di garantire il recupero di materie prime secondarie e nuove fonti energetiche alternative. Qualche mese fa sul nostro giornale pubblicammo un articolo dal titolo “Quando dalla monnezza si ricava ricchezza” , beh quello che scrivemmo non era fantascienza, ma realtà. Le grandi emergenze rifiuti possono essere gestite con una attenta politica volta al ciclo integrato. In questo contesto la Seari si colloca come interlocutore attento e avanzato nell’offrire servizi ma soprattutto come soggetto d’impresa che utilizza le tecnologie del processo industriale per trattare e valorizzare i rifiuti. Avere in “casa nostra” una possibilità di questo tipo può veramente fare della nostra regione un modello da imitare. Ad esempio solo nei comuni del Vulture-Alto Bradano in meno di un anno si sono raggiunti livelli di raccolta differenziata superiori al 40%. Occorre relazionarsi in maniera virtuosa al nuovo sistema di raccolta e questo è possibile solo attraverso la relazione tra le forze imprenditoriali, produttive ed economiche. Il convegno è stata l’occasione per il confronto tra

realtà diverse come quelle di Barcellona, Firenze, Tarragona e la nostra. È stata un occasione di crescita attraverso le esperienze e competenze dei vari relatori intervenuti dall’Assessore all’Ambiente del comune di Venosa, Luciano Buonpensiere al Commissario Aato Rifiuti di Matera e Potenza , Sabino Altobello, da Pierpaolo Fabbri, presidente del consorzio Seari, a Donato Viggiano, dirigente generale del dipartimento ambiente, territorio della Regione Basilicata, fino ad arrivare ad Agatino Mnacusi, Assessore Ambiente e Assetto del Territorio della Regione, e Salvatore Masi dell’Università degli Studi della Basilicata. Quello che è emerso è che nella nostra regione in particolar modo nella provincia di Potenza su sette impianti di smaltimento rifiuti previsti dal piano provinciale ne sono in funzione soltanto tre nonostante gli sforzi della Provincia sottolineati dall’assessore Macchia. Sforzi che hanno portato alla pubblicazione del bando per l’impianto di compost che si realizzerà proprio a Venosa. “E’ necessario incidere su aspetti strutturali” – ha ag-

Un momento del convegno

Solo nei comuni del Vulture-Alto Bradano in meno di un anno si sono raggiunti livelli di raccolta differenziata superiori al 40%. giunto Macchia – “ e lavorare per aggiornare la programmazione che dovrà essere, necessariamente, sostenibile, intercettare le istanze, i bisogni e la produzione del territorio e quindi basarsi sui principi del riciclo, riutilizzo e raccolta differenziata”. Riorganizzare la

raccolta rifiuti a favore di una metodica tecnologica, innovativa e soprattutto sicura sarà la sfida del futuro. Il nostro è un territorio piccolo, che vive la quotidiana e continua difesa dei suoi confini e della sua identità; le sue qualità ambientali, paesaggistiche ed urbane meritano

l’attenzione e l’impegno di tutti. Attenzione, divulgazione e condivisione sono queste le basi per offrire un grande servizio alle nostre comunità. Con la raccolta differenziata e il ciclo integrato dei rifiuti un nuovo mondo è possibile.


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Nel Materano il giro delle patenti facili Chi voleva prendere la patente senza studiare doveva consegnare all’organizzazione dai 2 mila ai 2500 euro di Renato Favilli

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oncorso continuato per falso ideologico e materiale, sostituzione di persona e truffa legata agli esami della patente di guida. E’ questo il reato a carico di 33 persone tutte incensurate e residenti in centri della provincia di Matera, Potenza e Bari coinvolte nell’ambito dell’operazione Ghost, conclusa dalla Polizia stradale di Matera in collaborazione con la Motorizzazione civile. I particolari sono stati illustrati in conferenza stampa dal comandante Antonio Fatiguso, dal comandante regionale Andrea Spinello e dal direttore della motorizzazione civile Antonio Rizzi presso il Comando della Sezione della Polizia Stradale di Matera in via delle Cererie. La truffa era messa in atto in sede di svolgimento degli esami teorici informatizzati per il conseguimento della patente di guida, svolti presso la sede di Matera della Motorizzazione civile. Le indagini risalgono ad otto mesi fa. Dopo aver riscontrato alcune anomalie in pratiche presentate per giovani per sostenere gli esami da privatista (documenti spil-

Un momento della conferenza stampa del codice della strada che prevede l’annullamento dell’esame e la nuova prova d’esame. Un ingente quantitativo di documentazione per sostenere gli esami e’ stata sequestrata presso una autoscuola in provincia di Bari.

La foto veniva tolta da una patente e sostituita con un’altra lati e rispillati e timbri non originali utilizzati dall’organizzazione dedita alla truffa) sono scattati i controlli che hanno permesso di smascherare gli autori della truffa. Chi voleva prendere la patente senza studiare doveva consegnare all’organizzazione, un gruppo di persone residenti nel barese e nel potentino, una somma che variava dai 2 mila ai 2500 euro

e la documentazione richiesta, fotografie comprese. Ed erano proprio le foto a determinare la truffa: all’organizzazione bastava sostituire le foto presentate con quelle di candidati molto preparati, che ovviamente non avevano difficoltà a superare la prova teorica. La persona che si presentava al posto del candidato veniva retribuita dall’organizzazione con un

compenso di 400-500 euro. Dopo aver superato la prova naturalmente si provvedeva a cambiare nuovamente la fotografia e a consegnare tutta la pratica al diretto interessato, che pagava la somma pattuita per la “patente facile”. In seguito alle indagini condotte dalla Polizia stradale per le persone denunciate è scattata anche l’applicazione dell’ art.128

Adesso gli inquirenti dovranno verificare presunte responsabilita’ di un medico che avrebbe falsificato la documentazione.


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LA DROGA E IL DISAGIO GIOVANILE A POTENZA

<<No al buco>>: una scelta anche “politica” Diario di bordo di un fenomeno allarmante. Occorrono interventi col coinvolgimento dei giovani

di Mauro Armando Tita

L’

urlo straziante delle povere madri dei ragazzi tossico-dipendenti durante il Consiglio Comunale di Potenza tenuto nei giorni scorsi ... ci amareggia e ci sconforta tanto. Polizia, Associazioni, Azienda sanitaria hanno raccontato in Consiglio il fenomeno della tossicodipendenza potentina. Una tossico-dipendenza in crescita esponenziale e non più effetto di un disagio giovanile. Lo ha ribadito con estrema chiarezza il SERT di Potenza. E’un’analisi per certi versi in controtendenza. Basterebbe ricordare il 2008 e i grandi appuntamenti “giovanili” di quei giorni. Il coordinamento nazionale delle Politiche Giovanili dell’ANCI aveva tenuto la Prima Conferenza Nazionale degli Informagiovani in Basilicata. Noi siamo convinti che non la “timidezza”, ma, la partecipazione, la condivisione e la solidarietà danno grandi risultati. A fronte di tante serie problematiche giovanili... in Basilicata, nonostante questo crudo SOS lanciato dagli addetti ai lavori, vi è un dato certamente sconvolgente... Sembra quasi un “Boom”.

Cresce a dismisura l’Associazionismo e cresce l’impegno verso questa ricca e plurale eterogeneità. La conferma di tali “novità” è avvalorata dalla crescita esponenziale di tanti Movimenti e tanti Forum Comunali dei Giovani. Negli ultimi mesi infatti ne sono stati istituiti oltre cinquanta. Un vero successo di partecipazione per un profondo cambiamento dei “ragazzi” lucani. Tali Forum rappresentano la prima vera forma di contestualizzazione degli “avvenimenti” giovanili. Le concrete proposte poste in essere dai giovani lucani non possono essere vanificate da Patti di Stabilità o Mannaie di bilancio, ingiustificate sul piano politico. Abbiamo constatato che la partecipazione, quella agognata da tanti ragazzi, rappresenta un impegno continuo e costante. Un impegno che incide in maniera visibile e palpabile, sulle coscienze morali e civili dei futuri cittadini lucani, e, soprattutto, allontana il disagio giovanile. Tanti sono gli esempi, basterebbe citare il Gruppo Abele di don Ciotti con le sue articolazioni territoriali, confermate dalla grande manifestazione di LIBERA, tenuta a Potenza, il 19 marzo scorso. Sono associazioni

tra le più seriamente impegnate che non amano i progetti a “forte impatto dirigista”. Nei mesi scorsi ci siamo spesi a riproporre tante “istantanee” sul “pianeta giovani” della Basilicata. Tutti siamo parzialmente ottimisti. Tutti vogliamo scommettere ed investire sui giovani e sulla rete dei Movimenti di Volontariato e sui Forum. Questa nuova percezione/visione del contesto giovanile lucano ha individuato nella vera partecipazione dei giovani una nuova latitudine storico/sociale. Abbiamo compreso che la visione dinamica degli avvenimenti è indispensabile per cogliere quanto sta accadendo in Basilicata. I Forum Comunali prima e il lento proliferare dei Movimenti giovanili ci convincono sempre più che i diritti e la cittadinanza dei giovani non possono essere imposti da un desueto “cartello” partitocratico, ma, da un sentirsi parte di una collettività. Esserci e organizzare attività di gruppo e di tempo libero, stare bene insieme, portare avanti progetti condivisi, con impegno e molta volontà, senza scopo di lucro, è uno dei seri obiettivi di questi giovani che non avvertono alcun disagio e sono tanto lontani da Scampia e dall’eroina. Una

scelta e una “vera opzione politica” che parte dal “basso”. Non può essere, infatti, un Consiglio Comunale, un’indagine conoscitiva, Un Patto o un piccolo finanziamento per un Piano delle Politiche Giovanili, a dare seri riscontri alle problematiche e alla fragile condizione dei ragazzi lucani, in particolare potentini. “La società adulta” non può, in alcun modo, continuare sul “vecchio adagio”, elaborando progetti e proposte, sulla base delle “sue” percezioni (vedi Regione ed Azienda Sanitaria). Onestamente, ci si è convinti che è meglio attivare una rete, direttamente gestita dai giovani, che continuare a relegarli in posizione di “oggetto di ricerca”. Attivare una rete comporta comunque un serio approfondimento. Non a caso la rete dei Movimenti potrebbe influenzare comportamenti sociali e differenti interpretazioni che potranno a loro volta generare nuovi profili giovanili. La rete può invertire l’attuale tendenza, comune a tanti giovani lucani, pronti a “emigrare” senza indugi e senza tentennamenti. La rete può generare comportamenti sociali diversi, non definibili con i soli paradigmi di ribellione, rumorosa e violenta ma, da un som-

merso periferico, il più delle volte annidato, nei luoghi del “divertimento” e dello “sballo”, molto vicini alle platealità “metropolitane” e “cittadine”, ma, non per questo, espressione di minore tensione e inquietudine etica e culturale. La rete dei Movimenti ha anche questo “improbo” compito di superamento della società “dell’estraniazione”. Se i “poteri” locali terranno i giovani , ancora oggi, fuori dai cancelli istituzionali, frustandoli nella loro voglia di poter contare e decidere , il loro comportamento non può che assumere toni di disimpegno, nei confronti dell’etica della partecipazione, rifluendo, senza scampo, sulle “spiagge dell’indisponibilità”, del rifiuto e dell’emarginazione.

Questo “divorzio dalla realtà” crea i presupposti del disagio giovanile potentino. Per queste serie motivazioni chiediamo agli Amministratori Locali di Potenza di non esaurire l’annoso problema con una discussione in Consiglio Comunale, ma, di “integrare” seriamente le giovani generazioni, con vere aperture di credito politico. Aperture di credito che ribaltino definitivamente la attuale dinamica ricorrente di “semplice ascolto”, costruendo insieme anche attraverso i Movimenti giovanili del Volontariato una cittadinanza giovanile fuori dalla droga e lontana da Scampia.


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La storia della P2 – 3a parte

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el Testo integrale del “piano di rinascita democratica”, della loggia P2, sequestrato a M. Grazia Gelli nel luglio 1982 si poteva leggere , quanto appresso stralciato: PROGRAMMI Per programmi si intende la scelta, in scala di priorità, delle numerose operazioni in forma di: a) azioni di comportamento politico ed economico; b) atti amministrativi (di Governo); c) atti legislativi; necessari a ribaltare - in concomitanza con quelli descritti in materia di procedimenti l’attuale tendenza di sfascimento delle istituzione e, con essa, alla disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano più secondo gli schemi originali. Si tratta, in sostanza, di “registrare” - come nella stampa in tricromia - le funzioni di ciascuna istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati e scompaiano le attuali aree

di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento dello Stato. A titolo di esempio, si considerano due fenomeni: 1) lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati e dal Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL e una nuova struttura dei Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere oggi perduti; 2) l’involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell’area di istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonche’ dalla programmazione dei fabbisogni in tema di occupazione. Ne e’ conseguente una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale - con gravi deficenze invece nei settori tecnici nonche’ la tendenza a

individuare nel titolo di studio il diritto al posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all’egualitarismo assolto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i piu’ meritevoli) e, con la delusione del non inserimento, il rifugio nella apatia della droga oppure nell’ideologia dell’eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio - posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione. Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersecherà temi e notazioni già contenute nel recente Messaggio del Presidente della Repubblica - indubbiamente notevole - quale diagnosi della situazione del Paese, tenendo, pero’, ad indicare terapie più che a formulare

nuove analisi. Detti programmi possono essere esecutivi - occorrendo - con normativa d’urgenza (decreti legge). a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri provvedimenti istituzionali (rivolti cioè a “registrare” le istituzioni) e provvedimenti di indole economico-sociale. a1) Ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono: - la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati; - il divieto di nomina sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari; - la normativa per l’accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari); - la modifica delle norme in tema di facoltà libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione - anche tentata - nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonché di violazione delle norme sull’ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di persona e di violenza in generale.

a2) Ordinamento del Governo 1 - legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Minister (Cost. art. 95) per determinare competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari); 2 - legge sulla programmazione globale (Cost. art. 41) incentrata su un Ministero dell’economia che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. PPSS -Mediocredito Industria - Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d’incontro delleforze sociali e sindacali, imprenditoriali e culturali e su procedure d’incontro con il Parlamento e le Regioni; 3 - riforma dell’amministrazione (Cost. artt. 28 -97 98) fondato sulla teoria dell’atto pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabiltà politica da quella amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;

4 - definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti espressamente dalla Costituzione e individuazione delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie di quelle regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell’ambito delle leggi cornice. a3) Ordinamento del Parlamento 1) ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR); 2) modifica (già in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto (Cost. art. 64) fra maggioranza-Governo da un lato, e opposizione, dall’altro, in luogo della attuale tendenza assemblearistica; 3) adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma governativo. (continua sul prossimo numero)


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Fiori d’arancio e belle speranze per capitan Pietrafesa Il calciatore del Controsenso analizza la passata stagione e fa progetti per il futuro di Giusy Trillo

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imenticati l’odore e il tocco dell’erbetta, nell’Usd Controsenso ora è tempo di profumo di fiori d’arancio. Eh già, perché il capitano della neopromossa potentina si prepara a convolare a nozze ma, nonostante il gran da farsi, riesce a trovare qualche minuto per salutare quella che anche lui definisce “un’ottima annata”. Massimo Pietrafesa, classe ‘81. Centrocampista. Prima di vestire la maglia rossoblu, vince gli ultimi due campionati in Promozione con il Tolve (2008/2009) e in Prima Categoria con il Cancellara (2009/2010). Vanta esperienze in Eccellenza con il Brienza (2006/2007) e con il Muro Lucano (2007/2008) e, solo un anno fa, decide di sposare il progetto di una società nascente apprezzandone, in particolare, la volontà di far crescere il movimento del pallone potentino, scegliendo di puntare su giocatori della città. Ciò che è accaduto dopo quel ‘sì’ è ormai storia e lui la legge così. “È stata davvero un’ottima annata. Tutti hanno lottato per i propri compagni. Non sono mancati i momenti di tensione, anche nello spogliatoio, ma insieme siamo diventati un gruppo sempre capace di superare le avversità e di scendere

in campo per il bene della squadra”. E la squadra, infatti, in campo non è mai mancata, fatta eccezione per un primo assaggio di campionato poco convincente. Qui la spiegazione. “La difficoltà più grande di questa stagione è stata sicuramente affrontare i primi mesi di gioco. Ci conoscevamo tutti, fuori dal campo. Siamo cresciuti insieme”. Ma riuscire a sincronizzarsi sul terreno di gioco è tutta un’altra storia. “In una squadra creata dal nulla hai bisogno di tempo per ambientarti, in particolare in una categoria in cui spesso gli avversari pensano poco a giocare e molto a mirare le gambe. Io stesso avrei potuto fare molto di più”. E in Promozione, quale potrebbe essere l’ostacolo più grande da superare? Lo chiediamo al capitano, che dovrebbe conoscere meglio degli altri i suoi uomini, e al giocatore che in Promozione ha vinto tre campionati (Abriola 2004/05, Basilicata - 2007/08, Tolve - 2008/09). “Dipenderà tutto da noi, dalla capacità che avremo di trovare il giusto meccanismo con i nuovi innesti, ma credo che non ci saranno grandi difficoltà. Già quest’anno abbiamo cercato di giocare a calcio, saremo agevolati”. Basterà questo per ripetere il bellissimo risultato

siglato nella stagione appena conclusa? “Solo una buona programmazione e tre quattro innesti di spessore tra gli under potranno garantirci la possibilità di ben figurare, soprattutto in una piazza come Potenza”, dove tutti adesso si aspettano un bis. E Massimo Pietrafesa ci sarà, per tentare la scalata nella Promozione? “Progetti calcistici non ne ho, sono un po’ indaffarato -comprendiamo-. Ovviamente mi piacerebbe molto rimanere ma ci sono delle situazioni da verificare, situazioni a cui sicuramente si potrà trovare una soluzione. La speranza è comunque quella di vedere confermato tutto il gruppo e di accogliere quei ritocchi necessari per disputare un altro buonissimo campionato”. Insomma, ancora tutto da definire. I nostri auguri ai promessi sposi, invece, sono già scritti! Precisazione su Mister Romano e gli arbitri. Le parole spese dall’allenatore dell’Usd Controsenso nel numero della scorsa settimana non si riferivano a tutta la classe arbitrale, ma esclusivamente al direttore di gara Paolo Carretta.

Potenza, abbiamo già dato I

l pallone ha fatto boom. E’ accaduto ancora ed ogni volta è sempre come la prima volta: scioccante, assurdo, devastante. La credibilità di questa disciplina è andata nuovamente in frantumi. C’è ancora tanta gente per bene che ha fatto suoi i principi base di ogni disciplina sportiva, recepiti nell’articolo 1 (Codice Giustizia Sportiva) che richiama al fondamento della lealtà sportiva. Il mondo sta cambiando e pure velocemente. Nelle pieghe del mondo consumistico e dell’Economia, tro-

vano terreno fertile le nuove forme di criminalità che mietono proseliti e che prendono di mira il calcio. Il pianeta della pedata richiama folle ovunque ed è in grado di far ruotare interessi più disparati. Le calamità che hanno ciclicamente colpito il calcio, dagli anni ottanta, sono devastanti come un terremoto del decimo grado. Il calcio scommesse ha prodotto dei cloni sempre più evoluti che, approfittando di un assopimento generale e di una forma larga di tolleranza, da parte dell’opi-

nione pubblica, hanno sconfinato nel crimine, debordando. Anche Potenza sportiva e il Potenza calcio hanno pagato dazio, per questo fenomeno deprecabile. Nel diritto sportivo vige la responsabilità oggettiva (art. 2, comma 4, Codice Giustizia Sportiva), principio sempre richiamato dalla giustizia sportiva, che serve a garantire una certezza della pena con sanzioni spesso sommarie ma certe poiché applicabili in tempi brevi. A differenza di quanto accade nei procedimenti della giu-

stizia ordinaria, nei quali vi è una macchinosa lentezza ed un garantistismo delle parti che ne prolunga i tempi. Il calcialingo lucano non sa se ridere o piangere. Ha il televisore a tutto volume che spara le notizie di tutti i tg nazionali sul nuovo scandalo che sta macchiando il calcio. La finestra su viale Marconi rimanda gli echi del notiziario in un Viviani deserto. Il silenzio rimbalza da una curva all’altra e lascia il posto alla desolazione di una potentinità smarrita nel nulla. In un contesto simile è fa-

cile, per il recluso del calcio, lasciarsi andare ad un’espressione quasi scontata: “Abbiamo già dato”! Il nuovo misfatto calcistico ha investito la serie B e la Lega Pro. E’ presto per trarre delle conclusioni, anche se a sentire gli inquirenti pare che ci siano pesanti compromissioni, di calciatori e società, sull’esito di alcune gare dei relativi campionati. Possibile, allora, che sia stato tutto falsato? E questo cataclisma calcistico giunge alla vigilia della riforma dei campionati,

proprio di quei tornei inferiori (Lega Pro) che vedono spesso le formazioni partecipanti arrancare nel portare a termine la stagione e, spesso, patire forti penalizzazioni e sanzioni per irregolarità amministrative. Il pallone sta implodendo. E’ il caso che ci si interroghi tutti perché, di questo passo il giocattolo rischia di rompersi irreparabilmente.


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Calcio e solidarietà Concluso il 1° torneo Four Soccer “donasangue” della Fidas Potenza

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i è concluso il 1° torneo four soccer “donasangue” organizzato dalla Fidas Potenza. A salire sul gradino più alto del podio per la gara di calcio disputata è stata la squadra Fidas Brienza, ma nel gradino della solidarietà tutti i partecipanti hanno meritato il plauso e la disponibilità perché oltre all’impegno sportivo, quasi tutti si sono resi disponibili per la donazione di sangue o per la pre-donazione. Avvincente la gara finale tra Fidas Brienza, risultata prima classificata, e “I Disperati” del Rione Chianchetta di Potenza. “A prescindere dal risultato sportivo”, ha commentato Rosario Sagaria, coordinatore del gruppo Fidas Giovani Potenza, “il nostro obbiet-

la squadra vincitrice, Fidas Brienza tivo era quello di promuovere, sensibilizzare e fare coesione sociale attraverso lo sport tra quanti godono di buona salute e possono compiere

il gesto della donazione. Una manifestazione andata oltre le nostre aspettative per partecipazione e presenza”.

Tra i partecipanti si sono registrate 40 intenzioni di donazione, di cui 25 si sono trasformate in donazioni di sangue intero.

Particolarmente fattiva la collaborazione di Don Franco Corbo e dei suoi parrocchiani della Chiesa Sant’Anna che si sono prodigati nella fase organizzativa e nello svolgimento del torneo. Anche il Gruppo Lucano di Protezione Civile di Potenza, con spirito di collaborazione tra associazioni di volontariato ha garantito presenza, collaborazione e assistenza durante lo svolgimento delle gare oltre ad avere una propria squadra iscritta. Soddisfazione per la riuscita dell’evento è stata espressa anche dal presidente Fidas Potenza Professor Salvatore Accardo che ha dichiarato: “Queste attività sono utili alla nostra Associazione perché ci consentono di venire a contatto con la nostra Città e

di veicolare meglio il nostro messaggio che vuole essere un invito ad essere solidali con quanti hanno necessità di terapia trasfusionale. Ci consentono, inoltre, di organizzare momenti di aggregazione e di sano divertimento che accrescono la qualità della vita nei nostri quartieri. La Fidas Potenza ringrazia quanti hanno assicurato impegno e partecipazione per questa e per tutte le iniziative che si stanno attuando sul territorio, ma ringrazia soprattutto quanti con il loro dono consentono di continuare a vivere e sorridere alla vita ai bisognosi di terapia trasfusionale”.

Grande successo per la 8° Mostra scambio auto moto S

i è chiusa con un buon numero di visitatori nei giorni 28 e 29 maggio 2011, nei padiglioni dell’Ente Fiera in Gravina in Puglia (Ba), la 8° Mostra Scambio – Auto Moto Ricambi & Oggetti del Passato. Una delle più importanti rassegne di auto, moto, cicli, accessori e ricambi d’epoca dell’Italia meridionale, divenuta riferimento per gli appassionati del settore che ogni anno affollano gli spazi espositivi, organizzata da sempre dalla locale associazione Rombo Arcaico, club federato ASI. Quest’anno in contemporanea si è svolta inoltre la 1° Edizione di Motori in Fiera, rassegna dedicata allo spettacolo, alla cul-

tura, al tempo libero e al mondo del motorismo moderno. E’ intenzione dei promotori e organizzatori per il prossimo futuro continuare a costruire un evento importante e duraturo nel tempo che potrà confrontarsi con analoghe realtà del centro Italia. La Mostra sarà strutturata come segue: · 10.000 mq coperti destinati alla ricambistica · 5.000 mq coperti destinati all’esposizione di autoveicoli e motoveicoli · 20.000 mq esterni suddivisi in settori, precisamente per vendo/compro veicoli di privati, ricambistica minore e piazzale per esibizione e promozione

· 10.000 mq di ampio parcheggio riservato · Area bar e ristorazione Per gli appassionati ci sarà la possibilità di trovare molteplici opportunità e scoprire ogni tipo di ricambio e accessorio, prezioso per completare il restauro del proprio veicolo d’epoca, oltre a scoprire le novità presentate dai concessionari di auto e moto. I visitatori potranno trascorrere un intero fine settimana all’insegna dello svago, della curiosità e della buona cucina, in una città riccadi storia e cultura. Sarà realizzata una mostra tematica di auto e moto, appartenenti a case costruttrici italiane, che racconteranno la storia dei

nostri decenni passati, particolarmente dedicata ai giovani, che a questa realtà si avvicinano sempre più numerosi. La Mostra è stata strutturata con 10.000 mq coperti destinati alla ricambistica; 5.000 mq coperti destinati all’esposizione di autoveicoli e motoveicoli; 20.000 mq esterni suddivisi in settori, precisamente per vendo/compro veicoli di privati, ricambistica minore e piazzale per esibizione e promozione; 10.000 mq di ampio parcheggio riservato con area bar e ristorazione.Per gli appassionati c’è stata la possibilità di trovare molteplici opportunità e scoprire ogni tipo di ricambio e accessorio, prezioso per

completare il restauro del proprio veicolo d’epoca, oltre a scoprire le novità presentate dai concessionari di auto e moto. I visitatori hanno potuto trascorrere un intero fine settimana all’insegna dello svago, della curiosità e della buona cucina, in una città ricca di storia e cultura.E’ stata realizzata una mostra tematica di auto e moto, appartenenti a case costruttrici italiane, che racconteranno la storia dei nostri decenni passati, particolarmente dedicata ai giovani, che a questa realtà si avvicinano sempre più numerosi.Molta affluenza nel piazzale esterno con protagonisti gli eventi e gli intrattenimenti, con speaker Antonio Petrino

dell’Agenzia Lucania Network e l’esibizione spettacolare del trial team lucano di Lagonegro con in evidenza i bravi motociclisti esibitisi Flavio Maimone, Raffaele D’Angelo e Christian Fortunato, mentre nella seconda giornata alto gradimento con il suggestivo e accattivante sexy car wash con gadget omaggio per tutti. Con preghiera di cortese diff usione e divulgazione. Grazie e cordiali saluti. Antonio Petrino


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B1 maschile - Semifinale Play Off: la Medical dice addio al sogno A2

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i infrange in gara 3 il sogno della Medical Center Potenza di proseguire il suo cammino verso la finale play off per la promozione in serie A2. E finisce con una sconfitta subita in terra veneta ad opera dei padroni di casa della Golden Game Bassano del Grappa. Dopo una gara 2 giocata ai massimi livelli in quel di Potenza, la Medical Center si è trovata di fronte un avversario che non ti aspetti e che, senza mezzi termini, ha fatto il suo gioco in modo impeccabile otte-

nendo il lascia passare per l’ambita finale. Mister Draganov e mister De Palma hanno potuto disporre di tutto l’organico ma ad avere ragione è stato l’allenatore veneto. La Virtus, di contro, non si è resa mai troppo pericolosa se non sul finale di secondo set quando, sospinta dal solito “aceman” Gribov, è riuscita a recuperare uno svantaggio notevole facendo

venire così i brividi ai numerosi sostenitori locali. La rimonta, tuttavia si è poi vanifica a causa di due errori degli stessi rossoblù che hanno permesso così al Bas-

sano di prendersi anche il secondo set. Il resto della gara vede una predominanza dei giallorossi e un Potenza forse troppo rinunciatario. Bassano mura l’impossibile

e gli attacchi dei cecchini lucani non riescono a produrre i frutti sperati. E dunque, sul 25-17, non c’è più nulla da fare. A parte la cronaca di una gara su cui poco altro può essere speso, la stagione agonistica disputata da 13 splendidi atleti non può essere certo oscurata da questo finale. La pallavolo lucana può solo ringraziare e applaudire questa squadra e quanti hanno lavorato per rendere possibile tutto questo. Onore agli atleti, onore al loro mister e onore ad una società che ha sempre cre-

duto nei suoi ragazzi e ha permesso alla città di Potenza di essere stata partecipe di un risultato ad oggi mai ottenuto. E così… Il sogno si infrange ma il traguardo raggiunto non può che riempire di gioia ed essere vanto per Potenza tutta. Un grazie particolare va agli atleti che hanno permesso di vivere questo sogno fino all’ultimo pallone in campo e che sono già entrati nella storia della pallavolo maschile locale.

B2 – La Corporelle festeggia il suo sogno Festa nella palestra Sinisgalli di Potenza per la promozione delle atlete lucane

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rande festa venerdì sera per la promozione della Corporelle Potenza Volley in B2. La squadra del presidente Rocco Fieno ha voluto così salutare in bellezza il campionato 2010/2011 prima di mettersi al lavoro in vista di una nuova stagione che si preannuncia avvincente. Tanti, tantissimi i sostenitori della formazione potentina che si sono ritrovati nella palestra Sinisgalli di Potenza per applaudire ancora una volta le loro beniamine e un sogno diventato realtà.

Ma numerosi erano anche gli atleti del settore giovanile e del minivolley, accompagnati da genitori e fratelli per vivere insieme una serata all’insegna dello sport e del divertimento per tutta la famiglia. Grandi e piccini si sono quindi cimentati in gare e giochi di abilità accompagnati da tanta buona musica per poi gustare un delizioso buffet. Ma prima le parole del presidente Fieno hanno ricostruito in sintesi questi mesi indimenticabili: “Nel darvi il benvenuto - ha

detto – mi preme ringraziarvi per il vostro sostegno e per l’affetto che non sono mai mancati in questa stagione. Stasera abbiamo davvero tanto da festeggiare: una squadra che ha dominato il campionato e che lo ha stravinto senza mai perdere una gara; una promozione tanto attesa e che ci porta ora a misurarci con nuove sfide; una società, la Alcide De Gasperi Volley che in pochi anni ha davvero raccolto intorno a sé grandi consensi”. Il presidente ha poi ringraziato

ancora una volta tutti i vertici societari, coach Davide Claps, tutto lo staff tecnico, il main sponsor Centre Corporelle, la Tua Assicurazioni e gli altri sponsor che anche il prossimo anno certamente saranno vicini al club potentino. “Mi preme infine ricordare il nostro impegno quotidiano ha aggiunto – nel creare insieme ad atleti e genitori un ambiente sano in cui crescere non solo come atleti. Le nostre scelte sono sempre concordate con le famiglie che sono parte integrante di que-

sto grande progetto che stiamo costruendo insieme. E’ questa la strada che continueremo a seguire anche in futuro”. Poi una pioggia di

applausi ha attraversato il palazzetto a conclusione di una festa davvero ben riuscita.

Chico a Misano in cerca del riscatto Questa sera prima ed unica notturna del campionato

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uesto weekend il lucano Vito Chico Postiglione tornerà a bordo della sua Porsche 997 GT3 Cup sull’autodromo internazionale di Misano Adriatico nel campionato italiano Porsche Carrera Cup. Si disputeranno il 5° e 6° round del monomarca tedesco che vede il veloce driver potentino secondo in classifica assoluta dietro al

campione in carica Alessandro Balzan. Dopo il mezzo disastro di Franciacorta il team Petri ha una gran voglia di rimettersi in carreggiata per il campionato e cosi anche Postiglione che ha dichiarato poco prima della partenza per Misano: “Il week-end di Franciacorta era iniziato nel migliore dei modi con la pole position che mi aveva regalato i

2 punti necessari per esser primo in campionato, ma le incerte condizioni meteo di gara 1 hanno reso la mia macchina inguidabile e sono finito 11 raccogliendo zero punti, uno zero che pesa come un macigno, in gara 2 la sfortuna mi ha reso le cose ancora più amare perché dall’undicesimo posto in griglia ero riuscito a recuperare fino al

quarto posto e proprio mentre ero all’attacco della terza posizione mi sono girato in testacoda finendo sul liquido di una macchina che mi precedeva. L’amarezza è stata tanta ma già da Misano sarò concentrato e pronto alla battaglia agonistica per recuperare il terreno perso.” A Misano andrà di scena la prima ed unica gara in notturna

dell’intero campionato, infatti questa sera alle 21,50 ci sarà lo start di Gara 1 con l’illuminazione artificiale e sarà un grandissimo spettacolo certamente molto suggestivo. Nel pomeriggio ci saranno le prove ufficiali alle 14,30 e gara 1. La copertura televisiva è sempre garantita su più fronti che sono i seguenti: gara 1 scatterà alle 21,50 di sa-

bato e gara 2 invece sarà disputata domenica alle 15,20 entrambe le gare saranno trasmesse in diretta tv da Class News (Canale 27 del Digitale Terrestre) e su Class Life (Canale 507 Sky), la diretta streaming live sul sito www.carreracupitalia.it.

Muro Lucano e le arti marziali Stage tecnico di sport da combattimento di Sandrino Caffaro

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associazione sportiva dilettantistica Dinamika fitness club di Muro Lucano si è aperta ufficialmente alle arti marziali e sport da comabttimento con un bellissimo stage per le varie specialità. Allo start di partenza oltre agli atleti ha partecipato anche un folto pubblico, a testimonianza dell’interesse suscitato dalla

manifestazione. A dare il via alla kermesse è toccato al maesrto Bartolo Telesca presentando il suo kungfu con i vari stili e per circa 20 minuti si e’ esibito insieme agli allievi presenti cercando la perfezione nei movimenti, a seguire il karate con i maestri Lucio Verrasto e Marco Cirenza che, coadiuvati dai loro atleti, hanno illustrato tecniche di kata dello stile shotokan, mentre il maesto Cirenza

ha mostrato altresì il kempo descrivendone bene le varie analogie con il kungfu, per poi passare sulla difesa personale simulando situazioni di vita reale, impegnando nella esibizione alcuni dei suoi migliori allievi (Francesco Cianci, Pietro Lo Sasso,Tomas Lo Sasso, i fratelli Pierluigi e Andrea Castaldo ed infine Antonio Turi). Infine l’esibizione della kick-boxing tutta al femminile dell’istruttrice

Laura Fasano, che ha evidenziato l’utilizzo tecnico degli arti superiori ed inferiori coinvolgendo i partecipanti con metodologie di facile acquisizione e grande efficacia. Il presidente del sodalizio sportivo murese sig.ra Vita Naturale, dopo aver ringraziato tutti i partecipanti ha ufficialmente aperto le basi alla prossima edizione.


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«La Scaletta» festeggia a Roma i suoi 50 anni Presenti i soci fondatori e il presidente del Consiglio Regionale della Basilicata Vincenzo Folino di Lucia Stefania Manco

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l 20 maggio presso l’Associazione dei Lucani a Roma si è svolto il convegno «Motori culturali in Basilicata: il Circolo La Scaletta». A rappresentare il Circolo culturale di Matera - fondato nel 1959 ed insignito nel 1967 del Diploma per Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte, confermato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del cinquantenario della sua nascita - il Past President e socio fondatore Michele De Ruggieri e il socio fondatore Raffaello De Ruggieri. Insieme a questi ultimi è intervenuto il presidente del Consiglio Regionale della Basilicata, Vincenzo Folino. «La Scaletta», come ha ricordato Michele De Ruggieri, nacque dalla volontà di un gruppo di giovani liceali e universitari di dedicarsi alla ricerca e valorizzazione delle risorse culturali, economiche e monumentali del proprio territorio, ab-

bandonato, dimenticato, non conosciuto e invece ricco di grandi potenzialità. «Abbiamo avuto una grande fortuna nella nostra città -ha detto Michele De Ruggieri riferendosi a quegli anniperché non solo eravamo eredi di una storia millenaria, ma avevamo visto con i nostri occhi una storia contemporanea forse addirittura più interessante di quella antica. Una storia che nasceva dal libro denuncia di Carlo Levi, Cristo s’è fermato a Eboli, ma anche da tutta una serie di attività culturali e politiche create da alcuni personaggi, in primis Adriano Olivetti, in quello straordinario momento storico che è stato il secondo dopoguerra». Nel corso del Convegno Raffaello De Ruggeri ha presentato attraverso la proiezione d’immagini la storia di oltre cinquant’anni di attività a servizio della comunità materana, e non solo, da parte de «La Scaletta». Sono stati passati in rassegna gli interventi degli anni Sessanta, dalla pubblicazione del primo

volume sulla preistoria della città di Matera alla scoperta della «Cappella sistina della civiltà rupestre» la cui recente ristrutturazione in base ad un protocollo d’intervento creato da «La Scaletta» ha fatto della città lucana il quarto polo nazionale del restauro, passando per l’organizzazione degli incontri sul piano regionale di sviluppo stimolati da Manlio Rossi - Doria, Rocco Mazzarone e Gabriele Gaetani D’Aragona (principali esponenti del Comitato per lo studio delle prospettive di sviluppo delle province lucane costituito nel 1961 con un decreto dell’allora ministro dell’Industria Emilio Colombo). Con le immagini riguardanti l’elaborazione della legge istitutiva del Parco archeologico storico e naturale delle chiese rupestri, la battaglia per il recupero dei Sassi, e, quella contro l’insediamento nel Metapontino - area a forte vocazione agricola e industriale - di uno stabilimento petrolchimico per la fabbricazione di bioproteine, da

parte della Liquichimica, il socio fondatore ha affrontato le principali vicende degli anni Settanta. Infine, De Ruggeri ha illustrato le recenti iniziative de «La Scaletta», il progetto della «Casa di Ortega» e quello del Musma (Museo della scultura contemporanea), nato dal convincimento che i Sassi di Matera, in parte scolpiti nella roccia e in parte modellati dalla sapienza costruttiva popolare, rappresentino un «sito straordinariamente adatto ad ospitare esposizioni di scultura». La parola è passata al Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata. «La forza de La Scaletta -ha detto Folinoè consistita nel fatto di essere animata dall’interesse sincero e dagli sforzi di una parte della città di Matera, soprattutto giovani, di occuparsi della propria terra e delle sue problematiche. «I Sassi - ha aggiunto Folino oggi patrimonio mondiale dell’umanità, sono un vanto per la Basilicata, ma è necessario, continuare a lavorare per rafforzare

il profilo di Matera come città della cultura». Il presidente si è inoltre complimentato con l’Associazione dei Lucani a Roma presieduta da Filippo Martino per le iniziative promosse in questi anni e per il recente coinvolgimento dei giovani. Il convegno è stato anche l’occasione per presentare l’anteprima dell’edizione 2011 de «Le Grandi Mostre nei Sassi», la tradizionale mostra estiva che il Circolo culturale «La Scaletta» promuove e organizza, in collaborazione con il Comune di Matera dal 1987, e

diventata ormai uno dei maggiori appuntamenti mondiali di arte contemporanea. Per la sua venticinquesima edizione, la mostra (aperta da 18 giugno al 9 ottobre) vedrà protagonista la scultura italiana con un’antologica dedicata all’artista siciliano Francesco Somaini (1925-2005) e al suo rapporto con la città di Matera.

IL LIBRO “Lettere provinciali” di Giovanni Caserta Nove racconti che rievocano fatti e personaggi della Matera di ieri di Rocco Zagaria

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iovanni Caserta, illustre storico e critico letterario, è materano e sente molto intensamente la sua maternità, onde appena ha potuto liberarsi da impegni di altra natura, ha dato sfogo pieno e coinvolgente, col volume “Lettere provinciali” (Ed. Osanna, Venosa, febbraio 2011), alla rappresentazione dei suoi legami con la terra natia e soprattutto col mondo degli umili, che in essa vivevano. I Sassi e la gente che vi ha vissuto sono parte viva del mondo eticoaffettivo dell’autore, che credo - vi è nato ed ha partecipato alle sue tribolazioni. Il libro, che consta di nove racconti, rievoca vicende di personaggi rappresentativi della povertà dominante in Matera nel secolo scorso. Il primo racconto, il più lungo e significativo, ha come protagonista Francesco, che dalla miseria è costretto ad emigrare in Germania, ove patisce grossi sacrifici di varia natura finché conosce una giovane signora cui egli si lega, conducendola anche a conoscere Matera. Francesco è il prototipo dell’emigrante lucano intraprendente e fortunato. In ogni altro racconto, si rimarca un diverso tipo umano del mondo degli umili, il padre ateo e triste preferisce accompagnare la famiglia la notte di Natale nella chiesa di San Rocco, situata tra il carcere e l’ospedale; Biagino, la cui sorte, fatta di stenti e miserie, si conclude tragicamente col suicidio; Il soldato che dopo

l’armistizio dell’8 settembre 1943, nell’ansia di raggiungere la sua famiglia affronta mille peripezie, compresa l’esperienza delle ferocie nazifasciste. Roccuccio Piancazzo, pastore poi sindacalista sfortunato, infine emigrato in Argentina: La figura austera di un nonno capace di acquistare un modesto terreno che lo fa elevare al titolo di “patron”. Samuele, ragazzo mendicante, poi operaio volenteroso, destinato a morte prematura per un male inesorabile mezzo secolo fa, Bellisario, morto nella campagna militare di Grecia nel 1940; Suora Angelica, mirabile allevatrice delle sofferenze dei soldati feriti in guerra. La rievocazione, infine, di un padre meritevole di un monumento “di parole e di carta”. Tutti questi personaggi “sono veri anche quando sono inventati”, dice l’autore in una breve nota iniziale, alquanto enigmaticamente: Io credo che i nomi sono inventati ma i fatti narrati sono tratti da esperienze direttamente acquisite oppure apprese da parenti ed amici. I racconti sono rivelatori di autentico pathos, esprimono un’intima partecipazione dolente ed affettuosa dell’autore. Nel risvolto del libro si dice che Giovanni Caserta abbia avuto come modelli, Alessandro Manzoni, Giovanni Verga, Cesare Pavese e Giorgio Bassani. Non lo nego. Ma ciò che differenzia Giovanni Caserta, è che i suoi personaggi, pur con nomi fittizi, sono realmente

di sua conoscenza diretta e indiretta e ne ha condiviso qualche sofferenza. Ma l’amore profondo di Giovanni Caserta per Matera fa si che trovi modo di tratteggiare la storia della sua città, a cominciare dalla costruzione delle chiese rupestri ad opera dei monaci bizantini. Bob si manca di revocare l’era fascista, compresa la visita di Mussolini, con tocchi caricaturali in quanto messa in bocca ad un giovane sprovveduto. La rivolta del 21 settembre 1943 è revocata brevemente, con assoluta correttezza storica; con mirabile sensibilità umana si ricorda la tragedia degli oltre 500 viaggiatori morti nella galleria di Campomaggiore nel 1944; erano in maggioranza poveri napoletani che venivano in Basilicata per cercare di raccattare masserizie per sfamare i propri familiari. Peraltro, Caserta non esita a citare i Propri “nobili” materani che possedevano gran parte dell’agro di Matera indicendo la massa dei contadini ad una vita di stenti non sempre sufficienti a sfamarli. Caserta fa rivivere icasticamente le vicende di tanti umili materni con una prosa fornitamente distaccata ed ariosa, ma qua e là rivela emozioni (talvolta illuminate da pennellate poetiche) che si trasmettano nel lettore, specie se questi ha vissuto qualche esperienza rievocata. Certo, gran parte dei fatti narrati riguardano i materni, ma certe tradizioni e certi costumi cui si accenna valgono anche per

la gente umile dei paesi vicini. Anche in Salandra, ad es., tante madri minute e intelligenti parteggiavano per i figli desiderosi di attività diverse da quelle agricole; i padri erano austeri e se riuscivano ad acquistare pur modesti terreni ottenevano l’appellativo di patron (mio padre fu uno di essi, e fu anche cavaliere di Vittorio Veneto), non mancavano di offrire doni, sia pure modestissimi, ai mendicanti, in occasione delle grandi feste religiose chi è anziano non può non nutrire accorate emozioni durante la lettura. Perciò raccomando agli anziani, materani e non, la lettura meditata del libro, ma la consiglio anche ai giovani, che forse ben poco sanno della vita di sacrifici dei loro antenati, ma apprendendola acquisteranno non solo conoscenze preziose ma anche elementi e fattori di maturazione etico-sociale.

Basilicata Music Net, è ora di salire sul palco L

e 13 neo-band si esibiranno a luglio durante il Festival BMN Domani sabato 4 giugno, a partire dalle ore 16, l’Accademia Musicale Lucana di Potenza ospiterà l’ultimo appuntamento con i seminari Basilicata Music Net. Dopo aver studiato le tecniche vocali (sabato 7 maggio), approfondito le tematiche relative al recording (sabato 14 maggio) e all’editoria musicale (sabato 21 maggio) e dopo una lezione sull’educazione all’ascolto (sabato 28 maggio), i 59 giovani musicisti lucani che hanno intrapreso circa un mese fa il percorso formativo sono pronti a lasciarsi condurre nella dimensione live della musica. Renato Pezzano, Francesco Fabrizio e Pierluigi delle Noci illustreranno tutti gli aspetti da non sottovalutare nella preparazione di un’esibizione dal vivo: dalla logistica alla strumentazione, dai permessi e autorizzazioni alla preparazione fino ad arrivare sul palco. Sebbene non nuovi ai palchi, anche le 18 band che hanno partecipato alle selezioni Italia Wave Basilicata 2011 potranno sedere tra gli auditori del seminario, come già accaduto durante i primi quattro incontri. La fase formativa, coordinata dall’Associazione Culturale Multietnica, è curata dalle quattro scuole di musica coinvolte nel progetto: Accademia Musicale Lucana, Associazione Culturale Electric Town e le scuole di musica L.e.a.l.i. e Tumbao. I partecipanti sono stati selezionati attraverso un Avviso Pubblico del Comune di Potenza, capofila del progetto Basilicata Music Net 2011. Le audizioni dei circa 100 candidati si sono svolte tra marzo ed aprile davanti ad una commissione composta da docenti di musica ed esperti del settore. Parallelamente alla fase seminariale, il percorso prevede la costituzione delle 13 band che debutteranno sul palco del BMN Festival in programma a luglio a Potenza: a loro disposizione avranno un tutor e una sala prove gratuita per preparare al meglio l’esibizione. “Dopo un mese di appuntamenti, ora possiamo davvero dirci soddisfatti: tutti i ragazzi che hanno seguito i seminari formativi hanno mostrato entusiasmo ed interesse e per noi questo è un grande risultato - spiega Nico Ferri di Multietnica, che aggiunge - altrettanto significativa è la nascita delle nuove formazioni musicali, ma anche la rete di relazioni tra musicisti, operatori del settore, scuole di musica, festival e associazioni che si è consolidata durante questo percorso”. L’Avviso Pubblico Basilicata Music Net 2011 rientra tra le azioni del progetto Basilicata Music Net, realizzato dal Comune di Potenza nell’ambito di “Giovani Energie in Comune”, promosso dal Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Anci - Associazione Nazionale Comuni Italiani. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito ufficiale del progetto www.basilicatamusic.net; è possibile inoltre seguire indiretta tutte le attività sulla pagina facebook Basilicata Music Net.


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Ad Antonio Rocco Tozzi il premio speciale “Carmine Cassese” Assegnati i premi del concorso regionale “I dialetti lucani” dall’Ass. “Rivonigro”

Un momento della premiazione.Da sinistra, Vitale, Chieppa, Martiello, Di Lucchioi, Placido (Foto Traficante) di Michele Traficante

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on c’è che dire; negli ultimi tempi si assiste ad una vera e propria rivalutazione del dialetto. E, in effetti, non sono pochi i cultori, anche di un certo livello culturale, di questa che è da sempre considerata “la lingua madre” di ogni comunità. E fioriscono nei vari paesi le tante iniziative che tendono ad una maggiore conoscenza, se non proprio ad un uso, ma certamente valorizzazione del vernacolo. Si sprecano in tal senso i concorsi di poesie, rappresentazioni teatrali in vernacolo che riscuotono sempre maggior successo di critica e di pubblico. A Rionero in Vulture nei giorni scorsi vi è stata la cerimonia di premiazione della 3^ edizione del Premio regionale di poesia “ I dialetti lucani”, con il patrocinio del Comune di Rionero in Vulture – Assessorato alla Cultura e della Provincia di Potenza- Assessorato alla Cultura. Si tratta di un’iniziativa lodevolmente portata avanti dall’Associazione Culturale “Rivongro”, un sodalizio di Rionero che, fra l’altro, vanta un affiatato gruppo teatrale, circa venti attori per hobby di comprovata bravura, da anni è impegnata nella valorizzazione del dialetto rionerese. Presieduto dal dinamico e versatile cultore del vernacolo rionerese Gerardo Nardozza, autore, fra l’altro, di alcune pregevoli raccolte di poesie dialettali (“Quann’ s’ ric’… nger’ na vot’”, 2003, “Timp’ e timp’”, 2005) e di apprezzati testi teatrali (“Timp’ passat”, “Na vita sbagliat”, 2009 e recentemente “Ar’niur’ e Arn’uris”), di cui è anche regista dalla consumata esperienza, messi in scena con notevole successo, la benemerita associazione culturale si è fatta promotrice dell’interessante Premio di poesia ( e di racconti) in dialetto non solo di Rionero ma dell’intera ragione lucana. Il Premio è intitolato al noto poeta dialettale rionerese Carmine Cassese, autore, fra l’altro, della raccolta di poesie “La rarica”, deceduto alcuni anni fa, con un “me-

morial Città di Rionero” ed è giunto alla 3^ edizione raccogliendo interessanti adesioni e numerosi partecipanti da diversi paesi lucani. Il Premio prevedeva le sezioni A (riservata ai ragazzi delle medie inferiori e superiori) e B (riservata a tutti i cittadini residenti e non in Basilicata). Quest’anno è stata inserita anche la nuova sezione “I racconti dei nonni” riservata agli alunni della Suola elementare e media di Rionero (in gruppo o singoli). Oltre 90 i componimenti pervenuti da parte di più di 45 partecipanti provenienti da diversi paesi della Basilicata e anche di lucani residenti in altre regioni italiane (Rionero, Avigliano, Muro Lucano, Melfi, Rapolla, Lavello, Picerno, Brienza, Missanello, Rapone, Castelluccio, Tursi, Ferrandina, Potenza, Vaglio di Basilicata, Pisticci, Castelgrande, Rivelllo, Pomarico, Grassano, Ruvo del Monte, Miglionico, Anatrella (Fr), il concorrente è originario di Matera. Certamente è stato arduo il compito della giuria, formata da Donato Martiello, Leo Vitale, Donato Di Lucchio e Maria Antonietta Chiappa, che ha dovuto procedere ad una classifica, vista la bontà e la validità dei lavori presentati. La classe 5^ E della scuola elementare di Rionero, coordinata dall’ins. Maria Pia Trama, è stata la 1^ classificata della sez. “Racconti dei nonni”, per aver raccolto una serie di proverbi, detti e filastrocche e premiata con una targa alla classe, mentre ad ogni alunno è andato un diploma personalizzato. Michele Terminio, della scuola elementare “Michele Prezioso” di Rionero, con il racconto “Lu cunt’ r’ lu adducc’” è stato il 2° classificato e premiato con targa e diploma personalizzato. Questa la classifica del premio di poesie della sez. A (ragazzi): 1° Enza Veneziano di Rionero con la poesia “E po’… (targa e diploma), 2° Maria Lucia Lacertosa di Grassano con la poesia “Chiov e chiov” (targa e diploma), 3° Martina Lamorte di Rionero in Vulture con la poesia “La nev’ “ (targa e diploma), 4° Maria Immacolata

Lisanti di Castelgrande con la poesia”L’amor’ e l’amicizij”, 5° Gloria Lagrotta di Castelluccio con la poesia “La bella soccorsa”, 6° Antonio Libutti di Rionero in Vulture con la poesia “U’ timp’“, 7° ex aequo Margherita Scibelli di Rionero in Vulture con la poesia “La fest’”, 7°ex aequo Francesco Falcetto di Lavello con la poesia “U carneval’ d’Lavidd’”, 9° Carlo Giura De Loenardis di Lavello con la poesia “La nonn’ d’i pruverbij”, 10° Francesca Giordano di Lavello con la poesia “La spranz’ d’timp’ passat’”. Questa, invece la classifica della sez. B (Adulti): 1° Margherita Mattia di Vaglio di Basilicata con “L’an’m’ r’u fuullar” premiata con assegno di 300,00 euro offerto dal Comune e diploma, 2° Adriano Cozza di Brienza con “Crammatine” (assegno di 200,00 euro offerto dal Comune e diploma), 3° Nino Asquino con “Tip’ nuv’” (assegno di 150,00 offerto dal Comune e diploma), 4°Anna Maria Manieri di Ferrandina con “Druozzole” (diploma e targa), 5°Sergio Cappiello di Melfi con “Grazie papà” (diploma e targa), 6° Maria Grazia Rapone di Rapolla con “Chiov’” (diploma e targa), 7° ex equo Isabella Lacertosa di Grassano con “A vurrij ten’ a cas’ nnand’ a u cumment” (diploma e targa), 7° ex aequo Donato Imbrenda di Avigliano con “ Nu cuan’ sfurtunat’ “ ( diploma e targa), 9° Felice Silvano di Picerno con “Tata” ( diploma targa), 10° Giuseppe Bitonto di Ferrandina con “Cerche la pace” ( diploma e targa). Il premio speciale “Memorial Carmine Cassese”, donato generosamente dalla famiglia Cassese, è stato assegnato ad Antonio Rocco Tozzi di Rapone con la poesia “L’amicizij”, consistente in un’artistica coppa e diploma consegnategli personalmente da Luigi Cassese, figlio del compianto poeta dialettale rionerese Carmine. A tutti i concorrenti non premiati è stato consegnato un attestato di partecipazione. Nel corso della simpatica cerimonia di premiazione, svoltasi presso l’auditorium del Centro Sociale “Pa-

PER LA PRECISIONE IN MERITO ALL’ARTICOLO PUBBLICATO SULLO SCORSO NUMERO DI CONTROSENSO DAL TITOLO ”GIUSEPPE CHIUMMIENTO DETTO IL CAVALIERE, IL BANDITORE DI POTENZA”, SI PRECISA CHE IL NOME DEL PERSONAGGIO IN QUESTIONE FOSSE DOMENICO. CI SCUSIAMO PER L’ERRORE E RINGRAZIAMO I FAMILIARI PER L’OPPORTUNA SEGNALAZIONE

squale Sacco” con l’intervento del sindaco di Rionero, Antonio Placido che si è vivamente complimentato con gli organizzatori del Premio, brillantemente condotta dalla brava Fortunata Libutti e allietata anche dal Gruppo folk “A Nannarella” di Rapone, i vincitori hanno declamato, fra l’entusiasmo e gli applausi del numeroso pubblico, fra cui il vicesindaco Vito D’Angelo, le loro composizioni. Molto applaudita la lettura, meglio l’interpretazione, di tre brevi poesie del poeta dialettale Carmine Cassese da parte di Fernando Ricci e Peppino Di Carlo (“Rop’, Natal’ fridd’e fam’”), di Filomena Consiglio e Mariella Imbriano (“Cumm’ hai fatt’ tu fazz’ ij”) e di Grazia Placido e Fernando Ricci

(“Nun sciarram’ mai”). Molto soddisfatto dell’ottima riuscita di questa 3^ edizione del Premio Gerardo Nardozza, il quale, nel ringraziare le Istituzioni (Comune, Provincia, dirigenti scolastici ed insegnanti) si è impegnato a fare sempre meglio nel futuro consapevole della valenza culturale del Premio regionale di poesia “I dialetti lucani”.

Luigi Cassese premia Antonio Tozzi (Foto Traficante)

FESTIVAL DELL’ARTIGIANATO LUCANO. 23° EDIZIONE A MELFI. A

nche quest’anno si è rinnovato il tradizionale appuntamento con il Festival dell’Artigianato Lucano, 23° edizione, indetto e organizzato dalla Confartigianato Provincia di Potenza e curato dall’Associazione Artigiani del Vulture-Melfese con il patrocinio della Camera di Commercio di Potenza, inoltre con la collaborazione dell’A.N.A.P (gli artigiani pensionati), e in contemporanea la 4° edizione della Festa del Pensionato Artigiano. La manifestazione, come del resto nella passate edizioni 2009 e 2010, si è tenuta come da tradizione nel giorno della Festa della Repubblica,

giovedi 2 giugno, nella cornice della sala ricevimenti dell’Hotel Ristorante “Novecento” di Melfi che, per l’occasione ha proposto un pranzo a base di tipicità lucane con sicuro vivo gradimento dei numerosi ospiti partecipanti, con buoni auspici dei promotori e organizzatori, oltre alle varie autorità invitate che come sempre hanno partecipato al rituale dell’evento. Un’edizione a dir la verità in sordina e sottotono, considerata la prematura scomparsa di un ex presidente e componente della Confartigianato di Melfi, Gerardo Mossucca, deceduto proprio nell’immediata vigilia della manifestazione. L’iniziativa si è aperta proprio in memoria dello sfortunato imprenditore, con un minuto di raccoglimento e il ricordo doveroso e di rispetto del coordinatore dell’evento Vincenzo Morra e del Direttore Provinciale Confartigianato di Potenza, Antonio Gerardi. Come da prassi e programma, dopo

una visita ai monumenti e testimonianze storiche più importanti della cittadina normanna, ès eguito un incontro con gli artigiani coordinato da Antonio Gerardi (Segretario Provinciale Confartigianato), con i saluti di Vincenzo Soriano (Presidente della Confartigianato di Melfi), di Luigi Amarena (vice Presidente Provinciale Confartigianato) e dello stesso Morra (Presidente Provinciale A.N.A P.) che ha relazionato in merito a ‘l’attività dell’Associazione Pensionati’. Nel corso del pomeriggio spazio al cerimoniale di consegna riconoscimenti, citazioni e attestazioni di merito a diversi addetti ai lavori per il loro impegno e dedizione nelle proprie attività negli anni nel settore artigianato. La manifestazione è stata presentata come di consueto da Antonio Petrino dell’Agenzia Lucania Network in compagnia questa volta della simpatica e avvenenteAlessandra Mettola, con in evidenza a vari momenti di moda con anticipazione delle tendenze moda mare estate e l’anteprima del tour ‘Moda Show 2011’, con le sontuose acconciature di Vanessa Di Vito di Bella e la partecipazione del giovanissimo stilista Giuseppe Zanfino di Bella, che ha presentato per l’occasione alcune sue interessanti creazioni ed è stato premiato come ‘emergente dell’anno’, ancora intrattenimenti e spettacolo, con ospiti il duo Sarni con il piano bar di Anna e Giò, l’ospite d’eccezione direttamente dal programma televisivo Mediaset ‘La Corrida 2011’ Donato Massari di Lavello e la miss madrina dell’iniziativa, Carmen Gonnella (Fascia Nazio-

nale e finalista in Calabria al concorso ‘Il Volto del Successo 2010’) di Pescopagano. Spettacolare e applaudito lo show moda capelli dei 2 parrucchieri più piccoli d’Italia (di San Severo in provincia di Foggia) Alessio Tantaro (12 anni) e il cugino Pasquale Tantaro (11 anni). Spazio ancora come di consueto per le degustazioni di tipicità lucane a cura di rinomate aziende tra cui Magilforno di Lavello con prodotti da forno e Gialloro di Ripacandida con olio Candida Olearia. Appuntamento alla prossima edizione con nuove iniziative e altrettanti momenti di celebrazione. Con cortese preghiera di divulgazione e diffusione. LA S.V. E’ INVITATA A PARTECIPARE. N.B. In allegato le foto delle indossatrici con lo stilista e l’organizzatore Vincenzo Morra con la conduttrice Alessandra Mettola e l’ospite Donato Massari nel corso della sua premiazione. Grazie e cordiali saluti. Antonio Petrino


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Il coro alpino La Baita a Lagopesole Il gruppo diretto dal maestro Pirola omaggerà il pubblico nella suggestiva cornice del castello federiciano di Rocco Bochicchio

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ggi giornata particolare nel borgo federiciano di Lagopesole nel comune di Avigliano: il coro alpino La baita di Carate Brianza, diretto dal maestro Peppino Pirola, alle ore 18.00, nell’atrio del castello di Lagopesole terrà un concerto gratuito aperta al pubblico. L’evento, inserito nei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia, si è rende possibile grazie all’interessamento dei Lions Club di Toritto, Pietra del sale e Comune di Avigliano: a tale, riguardo il gio-

vane assessore Emilio Colangelo, intende promuovere la conoscenza di un passato che ha visto le genti del nostro comune, lottare per un ideale comune quali la Patria e la bandiera. Un momento significativo sarà il saluto ai Caduti, il piccolo monumento ai caduti è allo stesso tempo monito contro le guerre ed emblema di un sacrificio di giovani ragazzi mandati a combattere per difendere la nostra patria. L’incontro con le autorità avrà un momento significativo nella deposizione di una corona a ricorda di tutti i caduti. A seguire una sfilata per

le vie del borgo e festa campestre nell’area di sosta picnic della Pietra del sale. La festa campestre avrà la possibilità di far conoscere i prodotti della nostra terra, dai vini, ai formaggi. La Pietra del sale intende così iniziare un modo concreto di promozione del territorio con scambi culturali già calendarizzati. Leonardo Samela, a tale riguardo, intende riempire di contenuto idee e proposte discusse all’interno di questo luogo di cibo e cultura, avendo in programma altre manifestazioni.

I sovrani di casa Savoia in Basilicata La visita del Re e della Regina a Potenza nel gennaio del 1881 di Michele Strazza

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onostante il forte contributo dato dalla Provincia di Basilicata alla lotta risorgimentale, i regnanti di Casa Savoia non visitarono queste terre, se non nel gennaio del 1881. Di tale visita, avvenuta appunto nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, ci lascia un dettagliato racconto, Raffaele Riviello nella sua “Cronaca potentina” pubblicata nel 1888. In città, l’entusiasmo era alle stelle. Nessuna cosa veniva lasciata al caso per ospitare degnamente il Re Umberto, la Regina Margherita ed il Principe Amedeo: tappezzato e decorato “con lusso di reggia” il Palazzo della Prefettura, risistemate le strade ed il sistema pubblico di illuminazione, piantati fiori ed alberi, preparati bandiere, drappi, lumi e festoni. Cospicue somme, vennero prestate al Municipio il quale, nonostante il dissesto delle proprie finanze, si diede da fare tantissimo per offrire una immagine decorosa della città. Dalle singole amministrazioni (la sola Provincia spese lire 215.739,40) alle società private, dai negozianti ai singoli cittadini, tutti furono impegnati in una interminabile gara per abbellire, migliorare, tappezzare, colorare, nonostante il tempo fosse tutt’altro che clemente. Mentre, infatti, si era avuto un dicembre alquanto mite e sereno, ora il mese successivo aveva portato con sé pioggia, neve e vento freddissimo, “sicché il cielo umido, grigio e pesante pareva che volesse torturare la letizia di un popolo”. Ma se su alcuni aspetti, per così dire “folcloristici”(l’arrivo di domestici e ministri della Casa Reale con carrozze e carri carichi di utensili da cucina per la mensa dei sovrani), il popolo potentino non ha nulla da ridire, esso

non sembra affatto gradire circondati dai corazzieri, l’aumento del controllo poli- muovono verso la città con ziesco da parte di guardie e tutto il seguito. Ma ben poco delegati di Pubblica Sicu- riesce a vedere la folla assierezza riversatisi, alquanto nu- pata ai lati delle strade perché, merosi, sulla città per andare appena la carrozza è vicina, “fiutando di qua e di là per più volte viene respinta lonlocande e per cantine”. tana da carabinieri e soldati Una ulteriore delusione ser- sicché il passaggio dei sopeggiò nella popolazione vrani “fu per tutti una visione quando, il 24 gennaio, il Prin- confusa, chiassosa, fantastica cipe di Napoli “passò diritto e fugace”. Solo dopo aver per la Stazione”, con la scu- varcato il portone della Presante “che il reale giovinetto fettura e dopo i ripetuti rinon potesse per raffreddore chiami della piazza zeppa di sopportare più a lungo i di- folla, i reali ospiti per ben tre sagi della stagione”. volte si affacciano al balcone, Tuttavia, arrivato il gran sotto un freddo da neve, a ringiorno, nonostante il tempo graziare la massa imponente inclemente, di popolo: “Solo tutta la città è allora si ebbe pronta a renagio di vedere le dere onore ai severe e marsovrani ed al ziali fisonomie Principe del Re Umberto Amedeo che e del Principe trovano tutte Amedeo, i quali le strade ora capo scoperto nate di bansalutavano diere: “Fra la coll’elmo piufolla, pasmato la folla Re Umberto I sano e ripasplaudente, mensano le tre la bionda di Savoia c a r ro z z e , Regina agitava perché non bastando quelle il fazzoletto in segno di grazie della città, n’erano venute e di gioia”. quaranta da Napoli per conto Il giorno seguente si consuma della Provincia, i cui coc- il ricevimento reale ma prima chieri dalle lunghe livree e di esso si sparge la voce che dai cappelli a tuba sgualciti la Famiglia Reale avrebbe visotto l’imperversare del sitato il Duomo e l’Istituto tempo piovoso e freddissimo delle Girolomine, mettendo formavano la nota più carat- in subbuglio soprattutto le teristica in quel movimento di donne che si assiepano per gente festosa”. vedere la Regina, acclamarla E gli oltre 20.000 potentini, e coprirla di fiori. Popolane e tormentati da pioggia e neve, signore, vecchi e fanciulli si aspettando per strada, dai bal- affollano agli sbocchi dei viconi, dalle finestre e dalle ter- coli, nelle botteghe, sui balrazze, tengono lo sguardo coni ed alle finestre delle case rivolto “verso la Tiera, per , attendendo “ansiosi per vedere se spunti il fumaiuolo gioia e tremanti per freddo”, della vaporiera”del treno “ma passa il tempo e niuno si reale, al cui apparire “un ev- vede, sicché anche questa viva immenso, fragoroso e volta la folla, sebbene desideprolungato prorompe da più rosa, si dirada e sparisce, aldi ventimila petti”. lorché si accerta che vano è Così, dopo il saluto delle au- l’attendere, e l’umido penetra torità, i sovrani prendono nelle ossa”. posto in carrozza chiusa e, Dopo la cena vi fu la serata di

Margherita di Savoia gala al Teatro cittadino dove la “Traviata” di Verdi fu cantata da una compagnia del S. Carlo di Napoli giunta per la circostanza. La sala, scintillante di mille fiammelle elettriche, raffiguranti sull’arco del proscenio la stella d’Italia e la sigla dei Sovrani, era pullulante di “numerosa ed eletta schiera di signore” che si disputavano dai palchetti “il vanto dell’eleganza, della bellezza e dei brillanti”. Il terzo giorno della visita il tempo migliorò, apparve il sole e l’aria si stemperò, consentendo più favorevolmente l’assieparsi della gente ai bordi di via Pretoria dove sarebbe passata la carrozza reale che, questa volta scoperta, consentì al popolo la vista dei sovrani ed a loro di rispondere con sorrisi e saluti alle acclamazioni di gioia della folla che accompagnarono gli ospiti reali fino alla stazione. Così, dopo le cerimonie di ringraziamento e di addio, i sovrani salirono sul treno “e finché furono a vista della Stazione, se ne stettero diritti sulla loggetta”, a guardare ed a salutare il popolo plaudente che seppe in tal modo smentire tutte le preoccupazioni di sicurezza dell’apparato poliziesco esageratamente predisposto.

L’antico patrono della città di Potenza: Sant’Oronzo (Oronzio) Vescovo di Giovanni D’Andrea

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a pochi giorni, si sono conclusi i festeggiamenti in onore del santo patrono della città di Potenza, San Gerardo “La Porta”. Nato a Piacenza, venne a Potenza durante il periodo delle crociate, fu vescovo della diocesi dal 1111 al 1119, e venne canonizzato da Callisto II° nel 1120 a “viva voce”. Patroni secondari della città di Potenza: sono S. Aronzio (che ne fu l’antico patrono) e S. Rocco. L’antico patrono della città di Potenza, fu proprio Sant’Oronzo (Oronzio), la cui festa ricade il 26 di agosto, il quale è divenuto il santo patrono della città di Lecce. Il sant’Oronzo, venerato nel Salento, è da identificarsi con il martire “Arontius” di Potenza, ricordato dall’antico martirologio Geronimiano. Si tratta di un martire sicuramente esistito, il cui corpo, insieme a quello di altri santi appulo - lucani, venne traslato verso la metà dell’VIII° sec. a Benevento. In questo centro longobardo, si venne a formare la leggenda secondo la quale Aronzo e Fortunato, quest’ultimo non compare nel Geronimiano, ma risulta da un’altra antica fonte, quale la Passio di San Felice di Thibiuca, farebbero parte del gruppo dei dodici fratelli africani martirizzati nella persecuzione di Massimiano in varie città del mezzogiorno d’Italia. Da Potenza e Benevento, il culto di sant’Aronzo si diffuse in molti centri meridionali come risulta essere at-

testato da una vasta documentazione ascrivibile ai secoli XI-XIV. Prima della venerazione di San Gerardo Vescovo (1111-1119), era venerato il martire Diacono Sant’Aronzio (238-288d.C.), il quale nacque ad Adrumeto, città marittima a sud-est di Cartagine, da una famiglia che aveva abbracciato la fede cristiana. L’imperatore Massimiliano, più probabilmente Massimiano, inviò un certo Valeriano a verificare le notizie giunte e, eventualmente, a condurre a Roma i “rebellos Deorum nostrorum”. I dodici fratelli tra cui Aronzio, furono fatti prigionieri ed imbarcati alla volta di Roma. Sbarcati a Messina, raggiunsero Reggio e, traversato il Bruzio, arrivarono a Potenza, passando per Grumento. A Potenza, nei pressi del fiume Basento, nelle vicinanze dell’antico ponte romano denominato di San Vito, anticamente intitolato a Sant’Oronzio, Valeriano chiese nuovamente l’abiura ad Aronzio, Fortunato, Onorato e Sabiniano; e al loro rifiuto li fece uccidere il 28 di agosto, e per questo martirio i potentini elessero Aronzio patrono della città di Potenza.


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Basket Story on tour passa per Potenza di Antonio Nicastro

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ell’ambito delle celebrazioni dei suoi 90 anni di vita la Federazione Italiana Pallacanestro ha allestito un museo itinerante denominato Basket Story on tour, che farà tappa in 12 città italiane, una di questa è Potenza. Il TRUCK di 100 mq sarà in piazza don Bosco il 7 e 8 giugno prossimi e resterà aperto dalle 10.00 alle 22.00 con orario continuato. Oltre ad un mini bar all’interno del TRUCK troveranno posto 90 anni di rassegna stampa, filmati, fotografie, cimeli quali palloni, divise delle nazionali del passato, medaglie e trofei, pubblicazioni, gadget en vasto assortimento del merchandising. Ci sarà un’audioguida, con la voce di Meneghin scaricabile gratuitamente su iphone mentre un filmato, anch’esso scaricabile su chiavetta USB o in bluetooth, mostrerà le partite più significative della storia del basket in azzurro. Molte altre sorprese attendono i 300.000 visitatori stimati che visiteranno il museo itinerante.. Il Comitato Regionale FIP della Basilicata allestirà un angolo dedicato alla storia del basket lucano le cui prime tracce risalgono al 1940 anno in cui una squadra lucana partecipò ai campionati GIL (Gioventù italiana del littorio). All’inaugurazione della tappa potentina, parteciperà il presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Dino Meneghin che illustrerà alle autorità e alla stampa, i 90 anni di storia della pallacanestro in Italia.

OLIMPIA MATERA

5 luglio 1949 - Potenza-Matera

Bernalda 1968

Basket Tursi

LIBERTAS INVICTA ANNI 70

CLUB ATLETICO FEMMINILE POTENZA ANNI 70


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Il regista Federico Fellini e gli angeli

A cura di don Marcello Stanzione esperto di demonologia ed angelologia

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ederico Fellini è stato certamente il più celebre, il più osannato e premiato dei registi italiani. Nasce in una famiglia piccolo – borghese (il padre, Urbano, è un commerciante e la madre, Ida Barbini, casalinga) e, trascorre un’infanzia “normale”. Abile vignettista umoristico, nel gennaio del 1939 si trasferisce a Roma dove, invece di frequentare l’università, inizia una carriera di giornalista collaborando con parecchi settimanali fra i quali il bisettimanale umoristico “Marc’Aurelio”, per il quale inventa rubriche e personaggi vari. Introdotto in radio e nel mondo del cinema da Maccari e Steno, collabora a varie sceneggiature. Scampato al richiamo alle armi per una fortuita coincidenza, nell’ottobre del 1943 sposa Giulietta Masina e per superare le difficoltà finanziarie del periodo di guerra

vende ritratti umoristici. Nel 1945 viene inviato da Roberto Rossellini a collaborare alla sceneggiatura di Roma città aperta (1945), in particolare per lo sviluppo del personaggio di Don Pietro, interpretato da Aldo. Fabrizi, di cui è amico personale. E’ proprio Rossellini che lo instrada definitivamente verso il cinema: collabora alla sceneggiatura di Paisà (1946), sostituendo Rossellini alla regia nell’episodio fiorentino; poi scrive il soggetto e la sceneggiatura di Il Miracolo, secondo episodio di L’amore (1947), per il quale è anche attore e aiuto – regista, così come lo è Francesco giullare di Dio (1949). Nel frattempo, insieme a T. Pinelli, scrive varie sceneggiature per Lattuada, Germi, Comencini e altri. Nel 1950, insieme a Lattuada, dirige Luci del varietà, racconto delle illusioni e delusioni professionali e amorose del capocomico di una “scalcagnata” compagnia di avanspettacolo. Il vero esordio nella regia avviene nel 1952 con Lo sceicco bianco, storia di una ingenua giovane sposina che, durante il viaggio di nozze, va a cercare il suo idolo dei fotoromanzi per scoprire che si tratta un uomo rozzo e volgare . Accolto molto tiepidamente dalla critica alla Mostra di Venezia e ancor più freddamente dal pubblico, sarà molto rivalutato nel tempo. I Vitelloni (1953, Leone d’argento a Venezia), affresco generazionale su un gruppo di giovani affetti dal complesso di Peter Pan e sul loro disagio nell’entrare nella maturità. Subito dopo gira Un’agenzia matrimoniale, episodio del film collettivo Amore in città (1953) prodotto da Zavattini, e l’anno successivo (1954) vince nuovamente il Leone d’argento con La Strada, favola commovente centrata sulla figura di Gelsomina interpretata da Giulietta Masina, giovane donna semplice, ingenua e umile, non intelligente ma ricca

di amore e di poesia, che riesce a spezzare la corazza di fredda animalità del rozzo Zampanò interpretato da Antony Quinn solo con la sua morte. Tra gli altri premi, il film vince nel 1956 l’Oscar come miglior film straniero e Gelsomina diventa l’emblema di tutti i personaggi umili, ingenui e di buon cuore che affollano i suoi primi film. Abbandonato il soggetto di Moraldo in città dirige Il bidone (1955) che viene pressoché ignorato dalla critica e dal pubblico, ma ritorna subito al grande successo con Le notti di Cabiria (1957), intenso ritratto della prostituta “dal cuore d’oro” (già apparsa con lo stesso nome e le stesse vesti in Lo sceicco bianco), che vale alla Masina il premio quale migliore attrice protagonista al Festival di Cannes e a Fellini il secondo Oscar. Con questo film si esaurisce la prima fase della sua poetica – legata alla caduta delle illusioni e al disvelamento della personalità nascosta dei personaggi – e del suo stile, ancora iconograficamente influenzato da echi del neorealismo. Nel 1959 inizia le riprese di La dolce vita, pietra miliare del cinema nella sua filmografia e nella storia del passato. Affresco soggettivo – dipinto attraverso gli occhi del suo alter ego Marcello (Mastroianni), giornalista di cronaca rosa – della società alto borghese romana nel momento di massimo splendore di Cinecittà, vince il premio come miglior film a Cannes nel 1960 (e successivamente il New York Films Critics Award e un Oscar per i costumi di Gherardi), ma già fin dall’anteprima suscita un enorme scandalo e la polemica arriva fino in parlamento, nel 1962 gira Le tentazioni del dottor Antonio, episodio di Boccaccio ’70. Nel 1969 presenta Fellini Satyricon, film onirico e visionario quant’altri mai, costruito su brandelli di narrazione intessuti di spazi vuoti come l’originale racconto di Petronio,

che diventa un cult negli Stati Uniti, dove Fellini ottiene una nomination come migliore regista, e in Giappone, dove il film tiene cartellone di una sala per quasi quattro anni. Dopo I clowns (1970), cortometraggio – inchiesta sui comici circensi mitizzati fin dall’infanzia, dirige Roma (1972) in cui mischia (falso) documentario d’attualità e memorie fantasiose del suo arrivo nella capitale (riprese dell’abbandonato progetto di Moraldo in città). Alla fine del 1973 esce Amarcord rivisitazione onirico – nostalgica della sua prima giovinezza che impone personaggi indimenticabili. Dopo E la nave va (1983), Oscar per le scenografie di D. Ferretti, in cui Fellini sembra celebrare gli ultimi fasti del melodramma lirico e della declinante borghesia elitaria del primo Novecento, nel 1985 viene premiato con un Leone d’oro alla carriere e si lascia convincere a girare alcun spot pubblicitari (Campari e Barilla). Nel marzo del 1993 è invitato a Hollywood per ritirare un Oscar alla carriera, il suo quinto; il 3 agosto viene colto da ictus celebrale mentre si trova al Grand Hotel di Rimini. Curato a Ferrara e Rimini, sembra totalmente ristabilito, ma viene colto da un nuovo attacco a Roma, dove muore il 31 ottobre. Il regista Federico Fellini, prima della sua scomparsa, fu protagonista di un incontro probabilmente con una figura angelica. L’episodio, riportato su alcuni giornali, fu narrato dopo la sua morte dal suo amico e sceneggiatore G. Angelucci. Il giorno che il famoso regista restò vittima dell’ictus cerebrale, aveva pranzato regolarmente e poi si era ritirato nella sua suite che occupava abitualmente al Gran Hotel Rimini. Quando fu nella sua stanza, sedette sul letto e cercò di sfilarsi la stretta calza elastica, che era costretto a portare da quando aveva subito un’operazione al cervello per un

aneurisma. Non si sa se per lo sforzo o perché colto da malore, cadde battendo la testa sullo spigolo del comodino accanto al letto. Finì riverso sul pavimento, dove restò parecchio tempo in uno stato di semi coscienza. Cercò di arrivare al telefono per chiedere aiuto, ma era troppo lontano. Così egli descrisse quel brutto momento: “Avevo perduto la sensibilità di una mano ed ero incapace di fare qualunque movimento. Mi lamentavo, chiedevo soccorso, speravo che qualcuno mi venisse a soccorrere”. Ma non c’era nessuno ad aiutarlo. Ad un certo punto il regista sentì la voce di un bambino nel corridoio. Non riuscì a capire cosa mai dicesse, ma comprese che parlava inglese. Cercò di far rumore, di attirare in qualche modo la sua attenzione, ma non riusciva a muoversi. Provò a chiedere aiuto, ma benché riuscisse in qualche modo a muovere le labbra, dalla sua bocca non uscì alcun suono. Tra poco – pensò il regista – sarebbe andato via ed egli avrebbe perso l’unica occasione di essere salvato. Fu allora che accadde una cosa sorprendente. Benché non l’avesse chiamato nessuno, la porta si spalancò di colpo ed il bambino entrò nella sua stanza. “Aiutami, ho bisogno d’aiuto – riuscì a dire il regista con un filo di voce – va a chiamare il portiere.” Il bambino lo fissò immobile per un lungo istante. Fellini temette che non avesse capito le sue parole. Ma fu solo un attimo di esitazione, poi il piccolo si girò e corse via veloce. Pochi minuti dopo il regista fu soccorso dal personale dell’albergo. Anche

quella volta si salvò. Quando le condizioni di salute di Fellini si stabilizzarono, l’amico Angelucci domandò del bambino che aveva trovato il regista sul pavimento. Nessuno dell’albergo ne sapeva niente. Consultarono i registri, ma quel bambino sembrava non essere mai stato cliente dell’albergo. Era come non fosse mai esistito. Eppure Federico Fellini era sicuro che fosse stato lui a salvarlo, ne fornì persino una descrizione dettagliata: “Aveva un vestito alla marinara, io berretto rosso, le scarpe di vernice nera, un calzettone su e un giù, sulle gambe magre”. Ricordava che aveva in mano un grosso cono gelato che continuare a leccare meccanicamente mentre lo guardava e cercava di capire le sue parole incomprensibili”. Chi aveva salvato Fellini? Da dove era venuto quel bambino che nessuno aveva mai visto o incontrato? Era stato un angelo?

SMARRITO AD APRILE CANE PASTORE TEDESCO


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sabato 4 giugno 2011

l e di Daniele Nardiello

Da Venerdi 3 giugno 2011 Tito Scalo (PZ) MULTICINEMA RANIERI Programmazione

“Old man…my ass!” (libera traduzione: “vecchio a chi?!?!). Evidentemente la formula di matematica Hollywoodiana che somma un action-movie con una commedia sembra ancora funzionare, se riesce a dare un film godibile e divertente. Il grande schermo made-in-Usa non è obiettivamente in crisi creativa ma ultimamente sembra prediligere canali ampiamente sperimentati, di sicura presa sul pubblico. “Red” - Retired extremely dangerous! (acronimo di Reduci estremamente pericolosi) racconta le peripezie vissute da un gruppo di ex agenti segreti della CIA che non si rassegna a fare la vita dei pensionati e lotta contro i cattivi che vogliono eliminarli, rinnovando nostalgicamente le emozioni dei bei tempi. Il film è tratto dalla miniserie di graphic-novels dello sceneggiatore Warren Ellis e disegnate da Cully Hamner,dal 2003 al 2004, con i ca-

n o s t r e

ratteristici tratti dei fumetti di azione di stampo avventuroso. Proprio con i ritmi veloci ed essenziali di un fumetto o di un cartoon, la regia di Robert Schwentke porta sullo schermo un discreto numero di grandi attori, sublimi come Morgan Freeman, sottilmente ambigui come John Malkovich o ironicamente bastardi come Bruce Willis. Le protagonisti femminili sono la divina signora Helen Mirren (che tutti ricorderanno nel ruolo della fata Morgana, sorellastra di Re Artù, in Excalibur) e la bella Mary-Louise Parker, semplicemente perfetta nel ruolo dell’eterna ragazzina romantica, che viene puntualmente salvata dal protagonista, tra un paio di manette, una pistola alla tempia e un romanzetto rosa sulla testa. Il risultato è un adrenalinico meltingpot di azione, avventura e commedia. Buona la sceneggiatura, con un ritmo alternato di trovate farsesche, malinconiche e trucchi brillanti, in cui gli eroi non si prendono mai troppo sul serio. Willis, in particolare

r e c e n s i o n i

RED

ci è sembrato rinverdire i fasti del bellissimo The Jackal (Lo sciacallo) da lui interpretato qualche anno fa. Autentica perla, ironica e spettacolare, è invece la singolar tenzone del panzone paranoico Marvin (grandioso Malkovich), che duella armato di Colt contro la signora di mezza età che brandisce un bazooka.

Tempeste di pallottole e gragnuole di granate che si riversano sull’avvinto spettatore per quasi due ore, senza il minimo realismo, ma di fatto non è questo che importa ai molti estimatori del genere. Gli spettatori hanno sete di eroi, come diceva una vecchia canzone di Ligabue, meglio se attempati, dal carattere ruvido e con il fascino rugoso del “vissuto”. Per questo vecchie glorie del cinema continuano a re-interpretare personaggi resi più avvincenti dal tempo trascorso avventurosamente, dimostrando ancora una volta che invecchiare è soltanto un’arte per rendere più preziosa una vita di emozioni. Genere: THRILLER, AZIONE, SPY-STORY, SPARATUTTO; Durata: 111’; Il nostro voto: 3 star (film per amanti del genere, consigliabile per distrazione).

L E AV V E N T U R E D I C A P I TA N VA F F D I K I N G B U F F I N O

“Adesso Magazine”, Press Tour in Basilicata della rivista tedesca in lingua italiana È

un segreto da svelare, di quelli che non si possono contenere in una sola emozione, perché esprimono il modo di essere dell’Italia intera. La Basilicata è il pezzo mancante di un puzzle senza il quale il Bel Paese non potrebbe essere noto oltre confine nella sua completezza. Certo, il clima dei giorni in cui si sono aggirati tra Costa Ionica e Costa Tirrenica, Parco delle Dolomiti Lucane e Matera (24-28 Maggio) non ha giocato a favore di Salvatore Viola e Filippo Cirri, giornalista e fotografo di Adesso, l’unico mensile in lingua italiana diffuso in Germania, Austria e Svizzera. Ma durante il Press Tour organizzato dall’Apt, i due reporter hanno comunque messo insieme utili appunti che contribuiranno alla stesura di un racconto tutto lucano, da pubblicare il prossimo Agosto sulla rivista di riferimento per i tedeschi amanti dell’Italia. “Se non avessimo la convinzione che la Basilicata ha molto da offrire non saremmo qui” esordisce Salvatore Viola. E c’è un elemento tra i tanti che non può fare a meno di sottolineare: “Il silenzio che ti avvolge sulla cima del Pollino o ai piedi della statua del Cristo di Maratea”, se per un lucano questo è un limite, “per chi arriva da città rumorose è un toccasana che non si trova altrove”. Basilicata luogo del silenzio, posto in cui ci si può prendere tempo e fermarsi a riflettere, luogo in cui si sintetizzano le ragioni di un viaggio: “Ritrovare le proprie energie - spiega Viola - e vivere un’esperienza di conoscenza. Per il solo fatto di trovare una novità vale la pena

venire in Basilicata”. La rivista Adesso racconta l’Italia dalla politica alla cultura e si rivolge “a un pubblico molto attento che conosce il Paese e ciò che può offrire, per questo i nostri racconti devono rispecchiare una realtà che diventa conferma”. A partire dal cibo. “Le strutture che ci hanno ospitati in questi giorni – assicurano - saranno le stesse che consiglieremo ai nostri lettori, che non sono i tedeschi di una volta”. Nel senso che “sanno cos’è la cucina italiana - in Germania ci sono ristoranti italiani di grande qualità - e amano i piatti regionali. Non si fanno prendere in giro, insomma”. Più che rincorrere sapori raffinati il tedesco preferisce la genuinità e la freschezza dei prodotti. “E questi sono elementi caratterizzanti della cucina lucana” – commentano Salvatore Viola e Filippo Cirri. Il mensile tedesco tiene conto delle passioni del turista teutonico: trekking, cicloturismo, sport in generale, per questo “proponiamo servizi giornalistici che non ritraggono solo le mete italiane più consuete, ma anche posti al di fuori dai tragitti turistici classici”. E la Basilicata rientra in questo schema. “I tedeschi la conoscono per località come Matera, ma lo scopo di questo nostro itinerario è dimostrare che c’è anche altro”. Ci sono il mare e la montagna, “dove praticare rafting oppure vela”, ci sono la natura e la storia, “e una dimensione straordinaria come il Pollino per il trekking a cavallo”. Un altro potenziale elemento di attrazione verso la Basilicata è il suo rispondere ad ogni esigenza, una percezione

manifestata da Filippo Cirri che ne ha immortalato i diversi paesaggi, i quali “sottopongono chi osserva a diverse esperienze visive”. La nostra è poi una regione, una delle poche, “che si può attraversare da parte a parte – nota Viola - un po’ come la Puglia, ma la differenza sta nel fatto che qui, andando da mare a mare, si incontrano montagne e paesini arroccati”. Il reporter commenta con stupore l’essersi ritrovato sulla Costa Ionica tra sabbia e archeologia e l’aver vissuto l’esperienza della fusione tra mare e cultura anche sulla Costa Tirrenica, facendo tutto in poco tempo”. Questo non accade ovunque. Viola e Cirri hanno individuato un aspetto positivo in uno dei gap della Basilicata, l’assenza di collegamenti: “È vero che una volta arrivati a Napoli è più facile prendere un aliscafo per raggiungere Ischia, ma questa è una regione che in qualche modo ti obbliga alle escursioni cui appassionati come i nostri lettori non rinunciano”. A conferma della loro impressione raccontano - quasi con orgoglio - di aver incontrato molti ciclisti o camper con targhe tedesche. Il giornalista non esclude che dalle colonne del suo articolo i lettori saranno invitati a percorrere la Basilicata “coast to coast”, né dubita di essere preso in parola. Rocco Papaleo, premiato per tre volte aI David di Donatello 2011 per il suo “Basilicata coast to coast”, “non poteva avere idea migliore per presentare al grande pubblico la sua regione”.

Quando ha visitato Pietrapertosa e Castelmezzano, alzando lo sguardo al cavo d’acciaio lungo il quale ogni estate turisti di tutti il mondo compiono il “Volo dell’Angelo”, Viola ha pensato che “quando punti su quello che hai giochi una carta vincente, quando cerchi invece di trasformare forzatamente un luogo lo snaturi, e non vai nella direzione giusta”. Alla Basilicata va riconosciuto un merito: “Senza stravolgere il suo territorio – nota il giornalista - lascia la natura al suo posto attirando, inconsapevolmente, il turista”. La storia che Viola racconterà ai suoi lettori sarà una “Basilicata coast to coast” un po’ diversa, dove l’esigenza è illustrare cosa c’è da vedere da una parte all’altra di una regione che non è vasta ma neanche piccola come si pensa e permette di scoprire storie antiche rivissute nel presente. L’incipit della sua storia lucana potrebbe offrire l’immagine più originale che della Basilicata gli è rimasta impressa: “Accanto al mare c’è un parco archeologico così, dopo aver fatto surf, ci si può tuffare anche nella cultura”.

A l p h a Blondy, incontrastato re del Reggae Africano da quasi trent’anni, esce in forma smagliante con questo album, “Vision”, che rappresenta ALPHA BLONDY per l’artista quasi un ri“Vision” torno alle origini. Bisogna infatti riconoscere che è difficile per un’icona, quale è ormai la superstar della Costa D’Avorio, sfornare uno dietro l’altro album di volta in volta convincenti. Troppo spesso per artisti del suo calibro, il rischio è di suonare sempre uguali a se stessi, o al contrario, di avventurarsi in sperimentazioni sonore che non sempre danno buon esito. Il vecchio Alpha queste strade le ha già percorse, inserendo nella sua discografia capitoli non sempre esaltanti, ma questo nuovo disco rappresenta un vero e proprio ritorno di fiamma che non fa rimpiangere i fasti degli album degli anni Ottanta quali “Cocody Rock”, “Jerusalem” e “Apartheid is Nazism”. Il sound di questo nuovo cd è quindi puro “Alpha Blondy Style”, vale a dire melodie dolci con ritornelli orecchiabili e bass-lines semplici ma irresistibili. Si va dal “nuovo classico” “Rasta Burgeois” (contro l’immagine turistica e poro realistica che i media danno dei rasta), alla curiosa ma sorprendente “Stewball”, alla simpatica “Vuvuzela”, perché il Sudafrica non è solo “Waka Waka”. Insomma, se simpaticamente nutriamo dubbi sull’autenticità dei dreadlocks folti e nerissimi sfoggiati in copertina dal 58enne cantante africano, lo stesso non possiamo fare per la sua musica, oggi più genuina che mai.


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