Controsenso del 28 maggio 2011

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ANNO II n. 34/28 maggio 2011 Redazione:Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100- Potenza TEL. 0 9 7 1 - 0 9 2 2 5 5 Fax. 0 9 7 1 - 0 9 2 2 5 6

Scrutatori: tutta la verità "dietro" le nomine

a pag. 5 Cari Contro-Lettori, nella storica parata dei Turchi che si terrà domani sera, ci sono, come l’anno scorso alcuni “figuranti” speciali, che indosseranno le strette calzamaglie (chissà che fastidio ai gioielli di famiglia) pur di fare la loro degna “figura” nell’evento tanto atteso dai potentini. E’ incredibile, solo quattro-cinque anni fa su una prima pagina come questa, ironizzavamo sull’ipotesi quasi fantascientifica a proposito di una futuristica “sfilata” dei nostri politici in mezzo a soldati saraceni, donzelle e nobili con buffi cappelli. Ma la realtà, a volte, supera la fantasia. Ci sarebbe ben altro da stigmatizzare, si potrebbe obiettare: basti pensare ad un certo “immobilismo” che si registra in alcuni aspetti della nostra vita pubblica. In ogni caso ci piace pensare, tanto per non perdere le cattive abitudini, che i consiglieri ed assessori comunali che sfileranno in costume (Picerno, Smaldone, Pesarini, Ciriello, Cerverizzo, Becce, Pace, Fiore, il sindaco di Potenza a braccetto con quello di Piacenza) abbiano dovuto raccomandarsi l’anima a qualche “politicus superior” pur di essere “nominati” nella sfilata. Sarebbe un giusto contrappasso per certi magheggi ormai acclarati che avvengono per le nomine degli scrutatori, “consumate” proprio nei giorni scorsi, e i in cui sono appunto i consiglieri comunali a “spartirsi” i nomi di chi effettuerà lo spoglio dei voti ai referendum. Ma siccome la realtà supera la fantasia, come dicevamo prima, non è escluso che assessori e consiglieri bipartisan si siano litigati queste tutine attillate in una serrata contesa politica. Anche questa è Potenza. Wa l t e r D e S t r a d i s

Acquedotto Lucano: giorni difficili per la dirigenza a pag. 8

Il petrolio, il Memorandum ... e i pecoroni a pag. 11


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Processo inglese Restivo

L’accusa inglese fa “un salto” in Italia È stato preso in considerazione anche l’omicidio della giovane Elisa Claps, sfilano in Inghilterra i superperiti italiani e alcuni testimoni di Virginia Cortese

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e udienze presso l’aula 2 del Tribunale di Winchester continuano a ritmo serrato. Moltissimi i testimoni ascoltati che si susseguono per riportare il proprio, personale, contributo di informazioni sul delitto della sarta Heather Barnett. Due i video; nel primo si vede Heather Barnett che torna a casa con l’auto, nel secondo invece c’è un uomo che si muove per strada vicino a casa della donna in orario utile per l’assassinio: la farmacista Claire George ha identificato quell’uomo come Danilo Restivo. Un altro dirigente di polizia, Michael Davis sostiene di aver trovato nella stanza da letto di Restivo in una busta, insieme a delle foto della famiglia della moglie, una ciocca di capelli bruni legati con cotone verde. Carol Evans, esperta in analisi dei capelli ha analizzato nove capelli della mano destra della vittima e non c’era il Dna della famiglia Claps, così come per quelli rinvenuti nella busta su citata. E la prossima settimana, l’accusa potrebbe avvalersi anche di prove acquisite dalle indagini italiane a carico di Restivo. “Nessun processo per l’omicidio Claps –ha ribadito ai membri della giuria, l’accusa per l’appunto- ma se si dovesse verificare la sua colpevolezza anche nel caso italiano, allora

bisognerebbe prendere queste prove seriamente in considerazione.” Divise in due settimane, le dieci udienze previste, nelle quali saranno ascoltati il gip Attilio Franco Orio, il medico legale, Francesco Introna, la paleontologa, Eva Sacchi e l’antropologa, Cristina Cattaneo. Oltre ai periti, potrebbero testimoniare le ragazze che volontariamente hanno raccontato di essere state “vittime” del taglio di capelli da parte di Danilo Restivo. E proprio sulla vicenda Claps non si attenuano le polemiche che continuano ad emergere su fronti trasversali. Don Marcello Cozzi, referente regionale di Libera ha interrogato i vertici Rai, chiedendo una giustificazione al fatto che il noto giornalista, Bruno Vespa, non si sia mai occupato del delitto potentino. Il giornalista di Pontifex.it, Bruno Volpe, ha sentito, invece, il parere dell’avvocato Taormina, che in proposito ha utilizzato parole durissime: “Sono sconcertato. Certo, da avvocato seguo il principio di innocenza e ritengo Restivo tale sino a sentenza definitiva; sbagliato sbattere mostri in prima pagina, ma il suo ruolo va chiarito, molte cose bisognava accertarle prima. In sostanza se Restivo é accusabile di omicidio, non penso che lo abbia commesso da solo e forse é stato

Restivo in aula così come raffigurato dalla stampa inglese

coperto da qualcuno che oggi non ci sta più e non può parlare. Mi auguro che chi sa, parli.” Sulle indagini che ha definito “dilettantistiche”, l’avvocato Taormina ha sottolineato: “Ritengo la massoneria possibile epicentro di questa situazione. Il mistero é come ci sia finita la povera Elisa in quel posto e penso che sia stata uccisa in Chiesa, come misteriose rimangono le modalità del ritrovamento. Lo reitero: si indaghi in ambienti massonici “. E ha concluso: “Ho la sensazione che tra il caso Elisa e quello della Orlandi vi sia un legame ed un avvertimento massonico alla Chiesa: attenzione i cadaveri possono stare anche in chiesa, a buon intenditore...”

Tassa sulle disgrazie. Governo battuto in Commissione Ambiente alla Camera su una risoluzione a firma Salvatore Margiotta che riguarda gli eventi alluvionali in Basilicata. L’esecutivo dovrebbe dunque, tra l’altro, modificare l’articolo del decreto Milleproroghe che impone alle Regioni di reperire le risorse necessarie a fronteggiare i danni da calamità naturale aumentando le tasse. Il parlamentare lucano del PD chiede adesso al Governo una “marcia indietro”, noi ci auguriamo almeno che al popolo lucano non risponda col solito “Vieni avanti cretino”. Cronaca. Assalto in stile ‘pellicola americana’ a un portavalori sulla Melfi-Can-

dela. Un commando di almeno 6 persone dal volto coperto ha bloccato la strada in entrambi i sensi di marcia, l’uno con una catena, l’altro con un grosso autoarticolato posto ad occupare trasversalmente la carreggiata, e, esplodendo diversi colpi di fucile, ha costretto il mezzo blindato, poi ribaltatosi, a una brusca frenata. Scoperto il capo della banda: Bruce Willis. Carpe mortem 2. È diventata una vera e propria Mission Impossible per le autorità competenti stanare il misterioso agente killer, colpevole della moria di pesci nella diga del Pertusillo. Una task force ha convocato un incontro per discutere sul caso. Dove? A Spinoso ovviamente. Per adesso, però, nessuna novità. Solo gli abitanti acquatici del lago conoscono la mano dell’assassino. Il nostro appello? “Carpa Canta!”. NUE. Presentato a Potenza il Numero Unico Europeo delle Emergenze, il nuovo 112. Già sperimentato in Lombardia, servirà al coordinamento di forze di polizia, carabinieri, vigili del

fuoco e 118. Augurandoci di non trovare la linea intasata, speriamo anche di sfuggire alla petulante vocina elettronica: “Per i vigili del fuoco digiti 1. Se è troppo tardi, riagganci semplicemente”. Potenza Calcio. Intitolato a Nino Ferri il Largo antistante lo stadio Alfredo Viviani. Un sentito omaggio a un uomo di carisma, vero appassionato di calcio e acutissimo osservatore, capace di diventare il presidente del famoso “Potenza dei miracoli”, arrivato in un momento in cui di miracoli, sulla piazza sportiva, ce ne sarebbe davvero bisogno. E adesso che Ferri non c’è più? San Gerardo pensaci tu. La scoperta. Ascoltiamo al TgR: “Un’indagine dell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale presentata a Roma rileva che acqua, suolo e aria sono elementi essenziali per l’esistenza delle specie viventi”. Mmm, quanto è costata l’indagine?


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L’istantanea di King Buffino A Maggio ricordiamo anche Ottiava De Luise e Nicola Bevilacqua Nel mese di maggio non possiamo non ricordare Ottavia De Luise e Nicola Bevilacqua, scomparsi il 12 maggio 1975 e il 17 maggio 2003. E’ quanto si legge in un comunicato di Libera Basilicata. <<Oltre a continuare a chiedere verità sulla storia di Tiziano Fusilli (ucciso a Potenza il 22 maggio 1989), chiediamo ancora una volta che sia fatta luce sulla bambina di Montemurro e il ragazzo di Lauria. Nel caso di Ottavia, la persona che forse custodiva il segreto sulla scomparsa della dodicenne, è deceduta da quasi due mesi ma noi vogliamo sperare che gli inquirenti siano riusciti a cogliere le ultime parole dell’anziano e che da quelle possano ripartire per arrivare alla verità. Per quanto riguarda la scomparsa di Nicola vogliamo fare un appello a chi ha scritto la lettera anonima dove si affermava che il giovane fu ucciso dai due amici con i quali era uscito la sera della scomparsa. Chiediamo che anche in forma anonima diano maggiori indicazioni, maggiori dettagli, che mettano gli investigatori sulla strada giusta da percorrere per arrivare alla verità>>

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IL PROVERBIO DELLA SETTIMANA Figlia di gatt’ acchiappa sur’c “Figli di gatta, acchiappa topi”, ovvero, “buon” sangue non mente) – Salandra (MT)

Editore Publicom S.r.l. Direzione - Amministrazione - redazione Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100 Potenza Tel. 0971 092254 - 092255 Fax. 0971092256 controsenso@email.it Direttore Responsabile Walter De Stradis Registrazione Tribunale di Potenza n. 778/09 Impaginazione grafica: Giovanna Cafaro Stampa: FINEDIT S.r.l. Via Rossini 2 87040 Castrolibero (CS)


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Un membro della Commissione ci svela il “sistema” dietro le nomine

<<Lo scrutatore non lo fai se il Politico non ce l’hai>> Il Comune di Potenza fa proclami, ma la sostanza non cambia: il Consiglio Comunale spadroneggia sui nominativi di Walter De Stradis

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n una regione come la nostra, dove ormai la disoccupazione è un “blob” talmente vasto e putrescente da nascondere tutto il resto alla vista, anche le “misere” cento euro (e simili) di compenso da scrutatore sono un piatto appe-

nel comunicato- è quello di garantire la nomina di giovani e disoccupati, escludendo parenti ed affini di consiglieri comunali, assessori e dirigenti dell’Ente. La Conferenza ha ritenuto che il sorteggio non avrebbe di per sé consentito il perseguimento di tali obiettivi in quanto la casualità del

Il manifesto del Comune

tibile per chi è senza occupazione. Non dovrebbe essere, ma così è. E per questo, la politica locale, per decenni si è sempre riservata la prerogativa di servire questo piattino a chi più gli è “amico”, intingendo il biscotto nel tazzone dei voti di scambio e del clientelismo (altra parola talmente grossa da nascondersi alla vista). Non dovrebbe essere, ma così è. In settimana, in vista dei referendum del 12 e 13 giugno prossimi, e delle polemiche sollevate dal comitato di quartiere di Rione Lucania proprio sulle “magagne” relative alle nomine degli scrutatori, è giunta una nota del Comune in cui si prometteva trionfalmente, per quanto riguarda le suddette nomine, un bando alle “parentele ed affini di consiglieri comunali, assessori e dirigenti dell’ente”. <<L’indirizzo dato dalla conferenza dei capigruppo – si legge

meccanismo non permette di privilegiare le categorie di iscritti nell’elenco degli scrutatori relativamente a disoccupati e giovani. La Conferenza dei capigruppo ha valutato di dare alla Commissione elettorale tali indicazioni alla luce del disposto di legge che prevede espressamente quale sistema da utilizzare quello della nomina>>. Ebbene, le intenzioni erano buone, ma, come vedremo, affermare con certezza che le nomine degli scrutatori non avvengono più in “quota politica” (leggi “clientelismo”) non è cosa agevole. Procediamo con ordine. Innanzitutto, il manifestino che rendeva noto ai cittadini che la nomina degli scrutatori avveniva in “pubblica adunanza” (il giorno 23 maggio alle ore 15), “dimenticava” di indicare con precisione il

posto laddove avveniva la riunione della commissione, indicando una generica “sede del Comune”. Sì, ma dove? Si può obiettare che è compito del cittadino informarsi dove si trovano gli uffici preposti e difatti, su segnalazione di alcuni cittadini bene informati, ci siamo recati in loco a dare una controllatina, e per la precisione nei nuovi locali di Via Nazario Sauro. In realtà, non siamo così scaltri e previdenti, abbiamo deciso di verificare l’andazzo delle nomine su “pressione” di alcuni lettori che sono giunti, accaldati e sotto la pioggia, in redazione. <<I nomi li stanno prendendo da alcuni fogli già compilati a penna. E’già tutto deciso. Addirittura è arrivato un consigliere comunale che ha suggerito i suoi nominativi. Un membro della commissione ha telefonato a qualcuno per chiedere quale persona doveva inserire nell’elenco>>. Arrivati sul posto, abbiamo modo di verificare tutto ciò con i nostri occhi e con le nostre orecchie. La

L’adunanza “pubblica” per le nomine degli scrutatori

E’ la legge che consente ai membri della commissione di “scegliere” con discrezionalità gli scrutatori. Quindi non si sta commettendo nessun abuso, questo è chiaro. Ma qui c’è un “MA” grosso come una caserma. “E’ vero –conferma al nostro taccuino il membro della commissione- è venuto un consigliere comunale a suggerire i suoi nominativi. E’ vero, io stesso ho telefonato per avere altri ‘suggerimenti’. E’vero, i nomi di chi diventerà scrutatore

<<E’ vero -conferma al nostro taccuino un membro della Commissione- è venuto un consigliere comunale a suggerire i suoi nominativi. E’ vero, io stesso ho telefonato per avere altri ‘suggerimenti’. E’ vero, i nomi di chi diventerà scrutatore guadagnando il misero compenso sono decisi dai membri del consiglio comunale tutto. Ognuno di loro ‘porta’ i propri nominativi. E QUESTO PER NON FAR TORTO A NESSUNO>> commissione è in seduta e le nomine effettivamente “partono” dal famoso elenco di nomi scritti a penna. Già decisi prima, sembrerebbe. La Legge prevede che i nominativi vengano individuati dalla Commissione all’unanimità (nel caso contrario, si vota), ma qui il consenso dei membri appare “pregresso” e troppo “unanime”. Ed è un eufemismo. I cittadini che ci hanno chiamato per questo “raid” allora cominciano a rumoreggiare poco fuori. Un membro della commissione (di cui per “delicatezza” non riportiamo il nome), su nostro invito esce per dei chiarimenti.

guadagnando il misero compenso sono decisi dai membri del consiglio comunale tutto. Ognuno di loro ‘porta’ i propri nominativi”. Ma come, non si doveva deciderli il più possibile al “riparo” da “interferenze” politiche? “Questo è impossibile –ammette il membro della Commissione Elettorale Comunale, dandoci degli “ingenui” con lo sguardo- la Commissione è espressione del Consiglio e come tale esprime le persone indicate dal Consiglio al completo, e questo PER NON FARE TORTO A NESSUNO (vale a dire i consiglieri ndr)”.

(Per inciso, qui ci viene in mente la gag dei “Ditelo Voi”, celebre duo di avanspettacolo napoletano, nella quale, davanti al giudice che li accusa di essersi finti casellanti per incassare indebitamente il pedaggio, i due parlano di un gesto fortuito ed involontario, male interpretato. “Ma come! –obietta il Giudice- Ma se voi davate pure il resto!”. “Per fare una cosa giusta per tutti!”, rispondono i due alzando le mani). A questo punto, contestiamo al nostro interlocutore che allora, e con tutta evidenza, le nomine degli scrutatori SONO e RIMANGONO appannaggio della politica. Insomma, se non sei nelle grazie di qualche consigliere comunale, lo scrutatore non lo fai e niente cento euro. Figuriamoci le altre cose. Ecco perché spesso e volentieri fra gli scrutatori ci sono sempre gli stessi nomi. Hai voglia allora, a fare comunicati e proclami: non si tratterà forse di “parenti e simili”, ma di “amici”, “fedelissimi” ed “elettori” dei vari consiglieri e verosimilmente anche di politici “fuori dal Comune”. In quest’ottica stupisce poco allora, tanto per dirne una, che fra gli scrutatori scelti dalla Commissione ci sia ad esempio un giovane che si è candidato alle ultime elezioni comunali con un partito di cui ci risulta essere anche il referente del Movimento Giovanile. Ma, naturalmente, è solo un caso. Il membro della commissione si stizzisce. “Ma guardate che questo è l’unico modo. Come facciamo a nominare 238 persone? Io mi sono limitato ad indicare i miei CINQUE nomi. Ma ditemi voi, esiste un’alternativa?”. In-

somma, la Legge consente di “politicizzare” queste nomine e non si ha molta voglia di opporsi al sistema. Anzi, peggio ancora, lo si ritiene “impossibile”. Così è, se vi pare. Ma un’alternativa a questo sistema, se si ha la buona volontà di cercarla, forse c’è: dal momento che la Legge riserva ai membri della Commissione la prerogativa di SCEGLIERE gli scrutatori, gli stessi forse possono anche SCEGLIERE le modalità. Possono SCEGLIERE lì per lì di sorteggiare o di procedere a caso (anche se, attenzione, la Conferenza dei Capigruppo che è organo politico, ha in questo caso GIA’ escluso il sorteggio a priori); possono SCEGLIERE di non nominare persone che in passato hanno GIA’ fatto gli scrutatori (per fare una cosa “GIUSTA PER TUTTI”); possono SCEGLIERE di inserire nel loro elenco a discrezione anche coloro, iscritti nell’apposito albo, che si presentano in loco e fanno tale richiesta (e quel giorno ci sono stati, e non è stato possibile “accontentarli”). Magari, con questa possibilità, davanti a quell’ufficio in via Nazario Sauro se ne presenterebbero duemila di persone, piuttosto che cinque o sei come in questo caso, ma sarebbe più difficile parlare di “magagne”. Insomma, noi che scriviamo non siamo politici, non siamo amministratori e i nostri suggerimenti possono anche essere “ingenui”, ma certo è che se si vuole davvero, il modo per non fare le cose alla “politichese”, lo si trova eccome.

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<<Col giuoco illecito non si scherza>> Di queste ed altre tematiche, all’indomani della maxi-operazione nel lagonegrese, parla il colonnello Antonio Granata di Rosanna De Angelis

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uesta settimana abbiamo incontrato il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, il dottor Antonio Granata, al quale abbiamo posto alcune domande per avere un quadro generale su quella che è la realtà lucana rispetto ad alcune tematiche. A proposito di evasione fiscale: qual è il contesto lucano? “E’ notizia di questi giorni lo smascheramento di 170 persone che, fingendosi braccianti agricoli, percepivano impropriamente dall’Inps contributi agricoli. L’obiettivo principale è combattere situazioni che possono dar luogo a danni gravissimi sul bilancio dello Stato. Siamo inoltre riusciti a ottenere nel lagonegrese 6 provvedimenti di custodia cautelare ai danni di un pericolosissimo sodalizio criminale che frodava il fisco con un sistema molto articolato di false fatturazioni riconducibili ad alcune aziende lucane. Sottratte a tassazione decine di migliaia di euro. Contrastiamo tutti i traffici illeciti con un controllo costante del

territorio, con un’attività amministrativa svolta periodicamente, quindi un controllo fiscale di un numero consistente di società selezionate secondo indici di pericolosità, secondo il tenore di vita dei proprietari oppure attraverso la segnalazione da parte dei cittadini al 117 (numero telefonico del servizio pubblico).” È praticato il gioco illecito in Basilicata? “Sì, e rappresenta un fenomeno molto preoccupante (così come lo è anche per il resto d’Italia). Ci sono attività illecite di raccolta e gestione di scommesse clandestine via Internet, attraverso apparecchi elettronici da gioco presenti in vari locali pubblici, coordinate da organizzazioni di soggetti esterni alla nostra regione. Lo scorso ottobre, ad esempio, a Pescopagano in un esercizio commerciale sono stati trovati totem non collegati alla rete informatica dei Monopoli di Stato e non conformi alle caratteristiche tecniche ed autorizzative dettate dalla normativa di settore.” Per quanto riguarda la contraffazione dei marchi: esiste un giro d’affari lucano?

“Dietro a questo fenomeno ci La Basilicata conosce l’usura? questo commercio ad esempio: sono organizzazioni criminali “Non c’è una situazione critica nel luglio scorso con l’operaraffinatissime che provocano un in Basilicata però va comunque zione Alveare ci sono state 45 ordanno alle imprese, una man- tenuta sotto controllo perché dinanze di custodia cautelare, 79 cata difesa del made in Italy e siamo pur sempre influenzati persone denunciate e 5,5 kg di uno sfruttamento degli extraco- dalle regioni che ci circondano, droga sequestrata; nel dicembre munitari che rappresentano l’ul- tanto è vero che le nostre zone scorso sono stati fermati due tima ruota del carro. In più calde, dal punto di vista del- trafficanti di droga, internazioBasilicata abbiamo sequestrato l’illegalità, sono proprio le aree nali, sul tratto lucano autostracirca un centinaio di pezzi, ma si di confine come Rionero, Lauria, dale della A/3 (Salerno-Reggio tratta di numeri inferiori rispetto il Materano… L’usura è un de- Calabria), 59 kg di marijuana a realtà differenti e maggior- litto economico che può rappre- sequestrata dai quali potevano mente frequentate come quelle sentare un importante rischio essere tratte oltre 1.100.000 dosi portuali. Spesso il citta- <<Ci sono attività illecite di raccolta e gestione di scommesse clandestine dino è abbavia Internet, attraverso apparecchi elettronici da gioco presenti in vari gliato dai costi irrisori e aclocali pubblici, coordinate da organizzazioni di soggetti esterni alla noquista questi stra regione>> prodotti contraffatti anglio con le risorse a disposidando incontro a dei rischi per per la continuazione di un’atti- di sostanza psicotropa, che zione: aumentando l’efficienza, la propria salute: ad esempio i vità imprenditoriale locale e che avrebbero fruttato circa un mi- cercando di sviluppare l’attività giocattoli che, per la maggior purtroppo per motivi psicologici lione e mezzo di euro. Potenza è di Intelligence e Investigativa, parte provenienti dalla Cina, non viene facilmente denun- una città universitaria e quindi essere sul territorio, parlare con sono realizzati con materiali ciato.” l’alto numero di giovani ci porta il cittadino, acquisire informascadenti e a volte tossici. La Tra i servizi extra tributari vi a stare molto più vigili. La droga zioni per poi così intervenire a Guardia di Finanza cerca di tu- occupate anche di droga: qual rimane comunque un trend che colpo sicuro.” telare il lavoratore onesto, ma è la situazione? colpisce l’intera penisola.” c’è una continua concorrenza “Sicuramente per un problema Il Corpo della Guardia di Fisleale dovuta a prassi illecite che di facile accessibilità al territorio nanza come ha reagito ai tagli portano spesso alla chiusura di non sono presenti organizzazioni del governo? un’attività imprenditoriale lo- criminali in loco. Sono diverse le “Bisogna adeguarsi alla nuova cale.” operazioni effettuate per fermare situazione e fare del proprio me-

Matera: furto d’infissi ed ammissione di colpa U

n uomo è stato sorpreso dagli agenti della Volante mentre era intento a smontare diversi infissi da uno stabile in disuso della Provincia situato in via Primo Maggio (Zona Industriale). Lo stabile, che fu già notato da Controsenso in relazione all’inchiesta sui cantieri abbandonati in città, oramai quasi completato e mai utilizzato. L’attenzione e l’intervento degli agenti è scattato subito dopo la segnalazione effettuata da un cittadino al 113. Sul posto le forze dell’ordine hanno trovato L. G. E., noto pregiudicato e sorvegliato speciale che, dopo aver superato una recinzione protettiva ed essersi introdotto nello stabile disabitato, stava smontando ed accatastando le finestre in alluminio, pronte per trasferirle altrove. Precisamente aveva smontato e ripulito dai vetri rotti 19 finestre, di cui 4 disgiunte e ridotte in barre di

A Lagopesole il 4 giugno il coro degli alpini I

alluminio. L’uomo, che ha ammesso le proprie responsabilità, si è giustificato riferendo di farlo solo per guadagnarsi da vivere, aggiungendo di considerare la struttura uno spreco e pertanto aveva deciso di trarne profitto., un martello, una tronchese ed un tubo in met a l l o . Il tecnico della Provincia, a cui sono stati restituiti gli infissi, ha stimato il danno subito per circa 20 mila euro. Dallo scorso inverno, ha ag-

giunto il tecnico, si sono verificati diversi episodi di furto analoghi, tanto che l’Ufficio Tecnico della Provincia più volte ha provveduto a recintare il perimetro dell’immobile con apposita rete che veniva sistematicamente danneggiata. Proseguono le indagini per accertare eventuali responsabilità del soggetto anche in relazione agli altri furti. Renato Favilli

nserito nelle manifestazionidei 150 anni dell’unità d’Italia, il 4 giugno a Lagopesole nel comune di Avigliano,si terrà l’evento “Nord-Sud”. Il coro alpino di Carate Brianza diretto dal maestro Peppino Pirola, alle ore 18 terrà un concerto nell’atrio del castello federiciano di Lagopesole. L’iniziativa frutto della sinergia tra Lions club Toritto,comune di Avigliano e Pietra del Sale, vuole mettere in risalto il nostro territorio ed esportarne al di fuori dei confini regionali, gli aspetti culturali e gastronomici. A tale riguardo La pietra del sale da tempo si propone come contenitore di eventi culturali e gastronomici, come laboratorio di idee e luogo di discussione. Il patron Leonardo Samela, interprete del rinnovamento della cucina lucana, in prima persona si occupa della promozione del territorio creando rapporti diretti con interlo-

cutori interessati alla nostra regione. La festa campestre che vedrà esaltare la cucina del territorio, aperta al pubblico,si terrà dalle ore 13 nell’area pic-nic della Pietra del sale, dove grazie ad una acustica naturale, il coro La baita,potrà dare un assaggio delle proprie qualità vocali il momento istituzionale prevede, presso il monumento di piazza Federico, un saluto ai caduti con la deposizione di una corona in ricordo di tutti i caduti ,una sfilata ed un incontro con le autorità a suggellare uno scambio di ospitalità inserito già in un protocollo d’intesa in una prima visita ad aprile.L’assessore Emilio Colangelo ha fortemente voluto la manifestazione che vede unire due parti distanti d’Italia in un momento dove le spinte di-

sgregratrici tendono a creare divari inesistenti, il sentimento forte dell’ unità d’Italia ha ancora ben salde le maglie che saldano il nord al sud in un idem sentire..Il patrocinio della regione,provincia e comune,palesa un plauso all’iniziativa .nel piccolo borgo di Lagopesole e la sfilata delle penne nere porterà la fratellanza,sentimento cardine tra le popolazioni di montagna,dove la durezza del territorio ha forgiato caratteri schietti. “Il carattere dei lucani.” Rocco Bochicchio


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I festeggiamenti partiti col botto

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opo tanta attesa, alla fine , “Tarallucci e Vino” sono arrivati. Si sono aperti giovedì sera, con gli spettacoli e la “Cantina del Portatore”, i festeggiamenti in onore del Santo Patrono della città di Potenza. Già dalle ore 20.00 i ra-

gazzi dell’associazione Portatori del Santo hanno cominciato, come da tradizione, a distribuire dal loro stand, in piazza Mario Pagano, tarallucci e vino, aspettando l’inizio dello spettacolo de La Ricotta con canti, balli e brindisi. Di fronte ad una piazza gremita di gente, il trio co-

mico potentino si è esibito presentando il loro nuovo spettacolo dedicato alla nostra città, oltre agli sketch tradizionali che noi potentini amiamo e di cui tutti conosciamo le battute a memoria. L’emozione dei tre comici è palpabile e cresce quando viene loro conse-

gnato, da Gianpiero Perri, direttore generale dell’APT Basilicata, il premio Portatore d’oro 2011: una preziosa statuetta realizzata dall’artista potentina Manuela Telesca che ogni anno, a partire da quest’anno, sarà consegnato ai nostri concittadini che si distinguono sul panorama

nazionale. I Portatori del Santo hanno poi premiato la migliore foto dei festeggiamenti dello scorso anno. Il premio è andato ad Annalisa Mancini, per una foto, che la giuria tecnica ha votato come più rappresentativa della festa, che immortala due ragazzi che ballano

suon di musiche popolari. Da ieri è, inoltre, possibile visitare la mostra fotografica, allestita nelle Scale Mobili di C.so XVIII Agosto, che racconta con le immagini, quattordici anni di storia dell’associazione. Circa ottomila le persone presenti ieri sera, numero che ha sfondato le barriere

una tarantella, con un’espressione gioiosa e con indosso la maglietta dei Portatori del Santo. Mentre la Ricotta e il Sindaco Vito Santarsiero brindano con i portatori nella cantina, sul palco sale Niky Fox che fa ballare il pubblico fino a notte a

di ogni previsione. Venerdì sera i festeggiamenti sono continuati con la Cantina del Portatore, i Tarantolati di Tricarico e i Musicamanovella.

San Gerardo, un ritorno “alla religiosità” di Rosanna Auletta Colella

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i respira in città un’atmosfera frenetica fatta di attesa e preparativi:gli stessi di ogni anno, alla stessa data, in concomitanza con la celebrazione del Patrono .Non sono soltanto le luminarie .a raccontare come ci si prepara ad un evento, ma è tutto il centro storico che diventa un teatro a cielo aperto, dove si prova e si riprova una rappresentazione antica che parla di genti, usi,lotte e tradizioni, che sono la nostra storia e che è doveroso conservare e tramandare a memoria, per salvaguardare un passato che ci appartiene. E, non im-

porta se la rappresentazione clou è “la Parata dei Turchi”, quella che ha accompagnato da sempre la nostra infanzia, quella che per i più datati è sempre stata la “sfilata”.Ci siamo sentiti, un po’ tutti legati a quel modo di festeggiare il Patrono. Un modo un po’ laico,quasi pagano e pseudo – religioso di onorare un Santo, in una sarabanda di gente e figuranti. Ma dov’è la religiosità genuina dei nostri padri, del popolo minuto, fatta di preghiere ed invocazioni, di tridui e di novene, di processioni e S.Messe? Una religiosità sentita e genuina, che sembrava appartenesse agli ingenui, la necessità del

popolo debole di avere, un dispensatore di grazie, un protettore contro soprusi ed ingiustizie sociali. Molti di noi , le ricordano le processioni e la festività di tanti anni fa”un po’ paesana”dove si andavano contaminando religiosità e fanatismo, devozione pura ed attesa di un miracolo o di una protezione celeste. Il popolo in prima fila, e la coralità della partecipazione non sempre registrava e significava l’interesse di tutte le generazioni, anzi! Scarsa o assente la classe giovanile, attratta ed interessata da altri santi protettori. Qualcuno, di buona volontà ha registrato e sofferto questa assenza e

nel 2004 qualcosa si muove e nasce l’associazione “San Gerardo La Porta” per aggregare gli scettici, i pigri, gli indifferenti, per ritrovare la religiosità e la devozione dei padri, che i tempi avevano diluito o disperso. Un cammino alla riscoperta dei valori,per coaugulare i giovani e tutti gli uomini di buona volontà a ritrovare il senso comune e religioso della celebrazione del protettore. Un impegno che esula dalla mera partecipazione,e si pone come forma di apostolato attivo. L’associazione, si pone anche un altro traguardo importante, quando assumendo il nome “Io, Potentino” fissa il suo

programma al conseguimento di un’altra priorità: la riscoperta dell’importanza di essere cittadino e figlio di questa città. Un modo per affermare l’orgoglio di essere nato in una terra che molti e per svariati motivi sentono sconfitta ed abbandonata .L’esodo di vecchi e nuovi migranti, dei giovani, dei nuovi poveri, cacciati da una terra non sempre ben governata, spesso sfruttata e derubata, ricca di genio, capacità di sopportazione e riserve naturali che, sembrano essere la nostra maledizione. Ritrovare la potentinità diventa una scommessa per l’associazione, perché bisogna avere tanta fede e tanta

speranza per far ritrovare una paternità a chiunque pensa di aver perso il suo punto di riferimento! Amare la propria città è un dovere, ma non vorremmo mai sentirci figliastri, non vorremmo mai vergognarci o dolerci di essere nati in un posto che non è capace di accoglierci e trattenerci. Ed ogni qualvolta siamo obbligati a lasciarla, il ritorno dovrebbe rappresentare un momento di riappacificazione, il ritorno a “casa nostra”, alle radici, quelle che ci consentono di pensare che apparteniamo a qualcosa ed a qualcuno.


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sabato 28 Maggio 2011

Acquedotto Lucano, è ora di “rinfrescare”? Diverse e da più fronti le critiche mosse alla dirigenza. << Tanti sono i dubbi che ci fanno ritenere che la gestione sia lontana dalle logiche di efficienza e gestione virtuosa>> di Michele Imperioli

G

li ultimi giorni sono stati proprio “freschi” per il presidente di Acquedotto Lucano Mitidieri che dal 2005 ricopre questa carica. Secondo alcuni, forse, sarebbe il caso di “rinfrescare” i vertici dell’azienda.. Le critiche mosse alla dirigenze negli ultimi giorni, sono arrivate sulla sua scrivania in “triplice” copia.Procediamo con ordine. Rocco Ligrani presidente di Federconsumatori Potenza rende noto che non è operativa la procedura di conciliazione paritetica su tariffe idriche, disservizi e rimborsi da parte di Acquedotto Lucano. Federconsumatori lamenta il ritardo nell’attivazione della procedura prevista da un protocollo d’intesa con le Associazioni dei consumatori e la mancata sospensione del pagamento delle fatture oggetto dell’istanza conciliativa. Cercheremo di approfondire su queste pagine. Intanto c’è anche da segnalare l’interrogazione di Rosa, Venezia, Pici e Castelluccio, presidente De Filippo per “chiedere spiegazioni sulla delibera n. 2262 del 29 dicembre 2010 con la quale si impegnano 500.000 euro in favore del Gestore unico del Servizio Integrato Acquedotto lucano Spa”. “Il trasferimento – dicono Rosa, Venezia, Pici e Castelluccio - previsto dalla legge regionale n. 31 del 2008 art. 40 comma 1, viene fatto a titolo di compensazione per gli anni 2008 e 2009, degli oneri derivanti dalla sentenza della Corte costituzionale n. 335/2008 che ha dichiarato l’il-

legittimità costituzionale dell’articolo 14, comma 1 della Legge 36/1994 ossia che ‘la quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione è dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano inattivi …’ e dell’articolo 155 comma 1 D.Lgs. 152/2006 che dispone: ‘… Il gestore è tenuto a versare i relativi proventi, risultanti dalla formulazione tariffaria definita ai sensi dell’articolo 154, a un fondo vincolato intestato all’Autorità d’Ambito, che lo mette a disposizione del gestore per l’attuazione degli interventi relativi alle reti di fognatura ed agli impianti di depurazione previsti dal piano d’ambito’. Acquedotto lucano – sottolineano i consiglieri - è formalmente una Spa, ma nella realtà rappresenta un carrozzone pubblico, il cui capitale è detenuto per il 49 per cento dalla Regione Basilicata ed il 51 per cento dai Comuni della Basilicata. Tanti sono i dubbi che ci fanno ritenere che la gestione sia lontana dalle logiche di efficienza e gestione virtuosa, quindi, non sorprende la trasfusione di danaro dei contribuenti che la Giunta regionale ha deliberato, sicuramente al solo scopo di sistemare di conti del bi-

Il presidente Mitidieri lancio di esercizio”.“Con l’interrogazione sono state, quindi, chieste specificatamente – comunicano i consiglieri del Pdl - le copie dei bilanci dal 2007 al 2010 e, se Acquedotto lucano ha provveduto alla consegna della documentazione comprovate il dettaglio analitico dei mancati ricavi per le annualità 2008/2009, e in caso affermativo di essere informati sulla stessa e sull’attuale stato della procedura. E’ stato, inoltre, chiesto l’elenco dei Comuni della regione Basilicata e la parte dei territori che non sono ancora dotati di impianti di depurazione, con l’analisi della relativa situazione ambientale. Per quanto riguarda la funzione di Aql, gli investimenti infrastrutturali in atto o previsti nelle zone sprovviste di impianti di depurazione, con il dettaglio progettuale, economico

ed i tempi previsti per la realizzazione e l’eventuale esistenza di opere realizzate ma non ancora entrate in funzione, con l’evidenziazione dell’entità degli investimenti effettuati, del cronoprogramma dei lavori e delle ragioni della mancata entrata a regime. Capiremo così – affermano gli esponenti del Pdl quanta parte dei territori lucani, nel 2011, sono sprovvisti di infrastrutture primarie come gli impianti di depurazione, indispensabili per la salvaguardia dell’ambiente”. “Nel programma elettorale di De Filippo – ricordano i consiglieri l’ambiente viene definito ‘una risorsa del territorio’, proprio per detta ragione, l’approvazione del Piano paesaggistico regionale è uno strumento indispensabile per la tutela dell’ambiente e per evitare che anche questa ‘risorsa’ svanisca

Basilicata, precari a Gogò I

nutile girarci intorno, dunque, il precarismo è il problema che insieme alla disoccupazione giovanile la politica dovrebbe affrontare e lo rileva e segnala anche il Papa con insolita frequenza. Il problema, come dimostrano le manifestazioni che da anni precari, disoccupati, inoccupati fanno e come dimostrano le piazze occupate in Spagna, è lì per esplodere anche da noi. Il Governo minimizza, distrae, sposta l’attenzione, ma la realtà è esattamente quella fotografata dall’ISTAT e non solo. Il paese è fermo, la ricchezza non cresce ed anzi siamo fermi a meno 6 punti di PIL rispetto a due anni fa. Se aggiungiamo, dunque, che tra i licenziamenti e la cassa integrazione e quanto altro la ricchezza disponibile diminuisce a vista di occhio e se consideriamo che, secondo i dati di Bankitalia, le

famiglie stanno intaccando i risparmi per andare avanti abbiamo un quadro a tinte foschissime dal quale non si può scappare. Inutile dire che in una situazione come questa l’unica cosa che non servirebbe è invece quella che c’è e cioè un Governo piegato a coprire, nascondere, le fesserie che il Premier ha fatto e fa e la inazione del Governo e della sua maggioranza. Ovviamente dentro la questione dei precari e dei disoccupati e dei cassaintegrati pienamente è immersa la Basilicata ed anzi per partire da un dato concreto la Basilicata, se vogliamo, è messa anche peggio di così dal momento che sconta insieme a questi i problemi suoi specifici. Dall’essere un insieme di micro paesi all’essere cittadini dispersi su un territorio vastissimo. Dall’essere un insieme di alte colline difficile e faticoso da coltivare e far produrr proficuamente all’essere, ora, la terra da spertusare per estrarre l’oro nero che attizza le compagnie e il Governo. Dall’essere un luogo ricchissimo di acqua da bere ad essere luoghi facilmente allagati e franati e lasciati soli. Insomma tra noi lucani e i nostri amministratori e i nostri

politici nazionali e la natura e il Governo e le politiche che ci impone… si può ben dire che noi Lucani non ci facciamo mancare niente assolutamente. Per capirci potremmo cominciare dal fatto che malgrado l’Italia sia invasa – secondo le accuse leghiste – da clandestini a gogò noi in Basilicata riusciamo solo a perdere popolazione e da ultimo ancora oltre mille in meno quest’anno sull’ anno passato. Si è appena cominciato a discutere delle eccellenze lucane da garantire magari in precarietà e si è finanche pronunciato il Presidente De Filippo … … e si è, anche, ragionato dei precari regionali tanti e con le più varie modalità di precarietà e ne abbiamo ragionato anche noi su pretesti offerti dalle opposizioni ed ora si deve riprendere a parlare di salotti e poi vi sarà la crisi di quest’altra fabbrica e insomma tutto abbonda qui e a Roma tranne le politiche attente, accorte necessarie a dare un minimo di prospettiva al mondo del lavoro dal lato operaio come dal lato imprenditore. Concludendo le azioni concrete stanno a zero e le chiacchiere stanno a mille mentre dovrebbe essere il contrario e,dunque, politicienne (politici all’italiana) vedete che dovete fare prima che anche qui ci indigniamo……e i conti presentiamo. Mario Petrone

nel nulla come tante altre. Quindi, con l’interrogazione, vogliamo conoscere lo stato attuale della redazione del piano citato, visto che mai detto argomento è stato trattato sino ad oggi dal Consiglio regionale”. C’è poi la questione Federazione Chimici Gas-Acqua Basilicata. Rientra anche tra i compiti di una Organizzazione Sindacale, quello di vigilare sulla vita sociale e politica, con particolare riferimento ad atti, provvedimenti e procedure che potrebbero danneggiare i lavoratori lucani avendo assimilato un principio di vita fondamentale quale: “chi non impedisce il verificarsi di un’ingiustizia ne è complice”. La UGL, denuncia quanto si sta verificando con dei bandi di gara emessi da Acquedotto Lucano S.P.A (A.L Spa). Giungono, a questa O.S. UGL, segnalazioni di anomalie relative ad un appalto pubblicato sul sito internet di A.L. Spa concernente la conduzione degli impianti di depurtazione. L’attenzione è stata focalizzata sui capitoli speciali e d’oneri; Dalla loro lettura si evince che a differenza di quelli redatti in occasioni similari nel passato,non sono stati previsti, in nessun articolo, norme specifiche per la salvaguardia del posto di lavoro degli attuali addetti al servizio di conduzione degli impianti di depurtazione. Ciò, a parere dell’ Organizzazione Sindacale è in contrasto con le normative nazionali e regionali che tutelano in modo specifico i lavoratori dei servizi speciali ed ambientali. Si tratta di personale che la maggior parte ha un’età superiore a 40 anni e che

gli stessi potrebbero essere interessati a serie difficoltà di reintegro nel mondo lavorativo, determinando di fatto uno stato di grave disagio esistenziale. Inoltre, risulta all’UGL. che alcune Ditte titolari del servizio di conduzione, non avendo più certezze economiche per il futuro, hanno già notificato con lettere di preavviso il licenziamento dei lavoratori. Tutto ciò secondo la UGL è dovuto dalla superficialità e scarsa attenzione della Dirigenza di A.L. Spa, nell’effettuare scelte opportune a tutela del lavoro, mettendo a rischio la sopravvivenza di diverse famiglie e delle Imprese locali che sino ad oggi hanno prestato la loro opera. A parere dell’UGL, anche nel rispetto delle normative che regolano gli appalti pubblici, vi sono strumenti e procedure che avrebbero potuto essere adottati sia per la tutela delle Imprese che dei lavoratori. Il Sergretario Regionale dell’UGL Giovanni Tancredi ritiene doveroso chiedere a tutti gli attori della vita sociale e politica della nostra Terra: Presidente ed alCda di A.L Spa, al Presidente della Regione Basilicata e ai Prefetti di annullare il bando di appalto, far cessare la “mattonanza” e di istituire un tavolo di concertazione con le parti sociali al fine di trovare soluzioni che possano tutelare la dignità del lavoro in Basilicata e l’imprenditoria locale

Ma ADOC VAI A FA LA SPESA? Carne bianca: mica siamo polli… R

agioniamo senza pretese intorno al costo della vita che poi vuole solo dire che ragioniamo intorno a quanti soldi servirebbero per fare quello che vogliamo ….E in pratica non essendoci altro modo e partendo dai dati della rilevazione settimanale sui prezzi al consumo di prodotti di largo uso che ADOC fa ci sforzeremo di fare di volta in volta – a seconda dei prodotti in rilevazione - una riflessione, un approfondimento. una constatazione, una lamentela. Questo è, quindi, un tentativo di parlare di cose concrete senza appesantirci troppo noi e chi legge nella spe-

ranza di aiutare noi e voi a capire meglio. Tra i prodotti rilevati ce ne sono due o tre che catturano il NS l’interesse e sono l’hamburger di vitello € 6,50 al KG e il pollo intero € 2,99 il kg. al prezzo + basso. A prima vista non c’è confronto e ognuno dovrebbe averci convenienza a comprare, cucinare e mangiare il pollo intero ma…. Sulla confezione del pollo intero non è indicato il peso disossato e, dunque, mentre l’hamburger è teoricamente tutta carne il pollo è carne, pelle e ossa e saranno tutti e tre pagati allo stesso prezzo di € 2,99 ma se per ipotesi la carne fosse solo il 50% del

pollo il prezzo al kg già diventerebbe € 5,98 e a quel punto ci dovresti aggiungere almeno ½ kg di pane per eguagliare il peso che al prezzo della settimana passata sono € 0.80 e un totale spesa superiore a quello dell’hamburger. Concludendo quello che pare bianco non sempre poi lo è e serve una riflessione o un ragionamento o un approfondimento a prescindere. http://www.adocbasilicata.org/pot enzaprezzinew.html Mario Petrone


sabato 28 Maggio 2011

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Le polemiche sul Nucleare

Latronico e Pesce: altrimenti … c’incazziamo

Un “incidente” a teatro fra il senatore e l’attore Ma cosa c’è di vero dietro le denunce di Ulderico pesce? di Virginia Cortese

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uella che stiamo per raccontarvi è una storia tutta lucana. Ambientata in un teatro della nostra regione. Una pièce moderna che vede “contrapporsi” (in un’ideale trama, s’intenda) due uomini. Non c’è una bella ad essere contesa e non c’entra nulla il fantasma dell’Opera. Qui si parla di terra, di nucleare, di un monologo e di un uomo che s’incazza! “Papà nel Deposito nucleare di Rotondella c’è un tubo lungo 5mila metri che parte dal deposito nucleare, passa sotto la terra agricola e scarica nel Mar Jonio liquido radioattivo, consentito dallo Stato italiano. Ora papà, questo tubo s’è bucato a marzo del 1993 e il liquido

è andato direttamente nella terra agricola. Il giudice Nicola Maria Pace ordinò all’Enea di togliere il tubo incidentato ma l’Enea non l’ha mai fatto, è sotto terra ancora.” Ebbene, questa la dissacrante frase pronunciata da Ulderico Pesce. Ed è al termine della stessa, che l’altro protagonista (della nostra piccola messa in scena) si alza e sbotta con fare del tutto teatrale. Il senatore del PDL Cosimo Latronico non può pensare che il suo contrapposto sappia più cose di lui sull’argomento. Le certezze derivanti da una “prosa preparata” che valore scientifico possono avere, si chiede nei giorni successivi alla querelle? “Ulderico Pesce deve dire tutta la verità. Ha sostenuto che il centro Enea Sogin di Trisaia scarica mate-

riale radioattivo nel mare Ionio con danni enormi sulla vita dell’ambiente, delle persone e delle produzioni. Io non ho le certezze di Pesce, ma tra le due l’una: o la regione Basilicata e tutte le altre autorità preposte a garantire la salubrità ambientale hanno certificato il falso in questi anni, nascondendo i danni che l’impianto di Trisaia realizzava con la cessione di materiale radioattivo, alle persone ed alle cose; oppure Ulderico Pesce nelle sue ‘prose’ riferisce cose veritiere che determinano danni incalcolabili alle imprese, alle persone ed alle produzioni che si esportano in tutto il mondo. Ho chiesto e richiedo al presidente della Regione Vito De Filippo, come massima autorità, di smentire pubblicamente le denunce

dell’attore lucano per impedire che si realizzi la fattispecie di un procurato allarme, con conseguenze catastrofiche sul tessuto sociale e produttivo del metapontino. Le dispute politiche dell’artista lucano non mi riguardano, ma l’arte dovrebbe nutrirsi di una onestà intellettuale di fondo che gli auguro di osservare nelle sue opere.” L’artista si difende e ribadisce: “Il Senatore Latronico è scorretto. Io recito quel brano dal 2003 in giro per l’Italia, nello spettacolo Storie di scorie e non ho mai detto ciò che mi attribuisce il Senatore e cioè che questo liquido arreca danni irreparabili alla salute, all’ambiente e alle persone perché non sta a me dirlo e non ne ho le prove scientifiche. Io mi sto battendo per farlo togliere questo

tubo, per dormire sonni più tranquilli. Nel frattempo su www.uldericopesce.it ho raccolto 7.500 firme per mettere in sicurezza la condotta incidentata e, sembra incredibile, l’Enea ha stanziato 780mila euro per i lavori. Appena ho detto: “Nel Deposito nucleare di Ro- Il senatore Latronico contesta vivacemente il monologo di Ulderico Pesce tondella c’è un tubo che scarica liquido radioattivo nel Mar in attesa, come nelle speranze di chi Jonio...” si è messo a urlare negan- scrive e forse anche di chi legge, di done l’esistenza ed è scappato via un sostanziale chiarimento tra i due insultandomi. Mi auguro che a par- avevamo proposto un “faccia a factire da questa condotta il Senatore cia” in stile Controsenso. Un’interLatronico cominci a portare qual- vista doppia (mutuando quella più che risultato nella terra che lo famosa del programma televisivo Le Iene). elegge.” E perché si realizzasse il lieto fine,

Latronico: “RidiUlderico Pesce: “Il tubo misterioso mensioniamo la e il campo di fragole” discussione”

U

lderico Pesce, però, ci ha tenuto a rispondere alle nostre domande. Riportiamo dunque l’intervista qui di seguito in cui l’attore muove delle accuse, che riportiamo per dovere di cronaca ma col dovuto distacco giornalistico.

Esiste una condotta che dalla Trisaia arriva su una spiaggia scaricando nel mare? Si è lunga 4.800 metri, parte dal Deposito nucleare di Rotondella, passa sotto la SS 106 Jonica e arriva nel Mar Jonio. L’ho vista con i miei occhi, l’ho filmata e quel filmato presto sarà un vero e proprio documentario a disposizione di chi lo voglia vedere. Enea Sogin di Trisaia scarica materiale radioattivo? Si. La condotta è testata per scaricare 24 metri cubi all’ora di liquido radioattivo nel Mar Jonio. E la cosa che a me preoccupa, è che a scaricare il liquido sono i dirigenti dell’Enea e a controllare il livello di radioattività rilasciato nel Mar Ionio sono gli stessi tecnici dell’Enea. Il controllore e il controllato sono la stessa persona. Mi piacerebbe se a controllare fosse un ente terzo, distante da tutti, e spero non rimanga un sogno ecco perché è aperta su www.uldericopesce.it una petizione che va in questo senso. Nella pièce, si parla di una condotta danneggiata. Quali sono le sue informazioni in merito? A marzo del 1993 si bucò e il liquido radioattivo invase la campagna. Lo stesso incidente si è verificato più volte negli anni. La condotta danneggiata nel 1993 che, secondo l’ordinanza del Giudice Nicola Maria

Pace, doveva essere disseppellita e messa in sicurezza, fu invece, con grande leggerezza, lasciata a cinquanta centimetri di profondità sotto la campagna agricola. Sul mio sito ho raccolto circa 8mila firme affinché venisse rimossa e finalmente, qualche anno fa, fu disseppellita e tolta. Anche in questo caso, però, le leggerezze e le violazioni del capitolato d’appalto durante i lavori furono enormi. A cosa si riferisce? Io ho seguito i lavori con una telecamera nascosta ed ho filmato che gli operai lavoravano senza mascherina protettiva e senza cartellino identificativo come prevedeva il capitolato d’appalto e che addirittura lasciavano circa 500 metri di condotta a 10 metri da un grande campo di fragole violando il medesimo capitolato che prevedeva il taglio a 5 metri dei pezzi della condotta e l’immediata rimozione dal suolo agricolo. Ovviamente mi sono chiesto a chi appartenesse il vasto campo di fragole. Un proprietario calmo e paziente che non si incazza per la condotta lasciata in prossimità delle sue fragole. Alla Camera di Commercio di Matera scopro il mistero: egli è sia il proprietario della ditta che rimuove il tubo, che della terra dove insistono le fragole. Ed è una persona chiamata in causa in altre vicende di grande clamore. Non ha avuto paura a girare queste scene con la camera nascosta? Lei è stato sotto la protezione della questura di Potenza per parecchio. Solo in un’occasione ebbi paura ma preferisco non raccontarlo. La Questura mi ha fatto proteggere dai carabinieri per parecchi mesi dopo che il mio autoveicolo è stato sfregiato più volte e dopo aver subito varie minacce. Nonostante i dati rilevati e messi a disposizione dei cittadini, serpeggia sempre un senso di mistero, incertezza, paura. Come mai? Perché noi sappiamo che nel Deposito di Rotondella arrivarono negli

anni ’60, 84 barre di uranio radioattivo provenienti dagli USA. Tipo quelle che ardono a Fukuschima. Oggi in una piscina ce ne sono 64. E le altre 20? Dicono che le hanno riprocessate. Su queste barre non c’è mai stata trasparenza di informazioni mentre sappiamo il succedersi di vari incidenti, di varie indagini della Magistratura e di varie condanne per alcuni dirigenti dell’Enea. Da 50 anni si aspetta un piano di sicurezza in tutta l’area, la creazione di un reparto ospedaliero idoneo a ricoverare le persone che potrebbero subire contaminazione da radiazioni ionizzanti. La chiusura a riccio di quel Centro nucleare fa crescere la paura in tutti Come si rassicura la popolazione? Restituendo quanto prima le 64 barre radioattive agli Usa, bonificando il territorio e restituendo quei circa 150 ettari di terra oggi recintati alla popolazione del Metapontino che ha dimostrato, nei secoli, di saper ricavare oro da quella terra. Perché un rappresentante delle istituzioni si indigna durante uno spettacolo teatrale? Il Senatore Latronico era libero di indignarsi e di intervenire a conclusione del lavoro. Non era altrettanto libero di interrompermi e insultarmi. Si indigna perché difende i colori della sua fazione politica che ha gravi colpe invece di pensare alla propria gente e al proprio territorio. Credo che il Senatore Latronico abbia perso le staffe anche per le cocenti sconfitte di Torino, Bologna, delle brutte figure rimediate a Milano e Napoli e dopo la quasi scomparsa del suo partito in cittadine lucane quali Montescaglioso, Pisticci, Lauria, Lagonegro, Melfi, Scanzano ed altre.

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l senatore Latronico, che pure non si sottrae mai a nulla, non ha voluto partecipare al nostro invito ad una “Intervista Doppia” e ci ha candidamente rassicurati: “Non c’è e non c’è stata nessuna contesa. Io chiuderei così la questione. Non c’è alcun rancore, ma in definitiva nemmeno nessuna “materia del contendere”. La discussione è avvenuta a cielo aperto. Forse, il tutto è stato un po’ ingigantito e sarebbe il caso di ridimensionarlo. I rapporti umani tra me e Ulderico Pesce sono assolutamente distesi e c’è stima e rispetto reciproco. Tutto qui.”

La Regione tranquillizza: “Non c’è alcun reato” M

a, come dice un proverbio: “Tra i due litiganti…” . Abbiamo raccolto anche la versione della Regione in merito alla vicenda. E ci hanno fatto sapere: “Esistono esami svolti periodicamente e costantemente dall’Arpab. Un ente sub regionale che certamente non ha interesse ad occultare e falsificare i dati; in caso contrario l’anomalia sarebbe venuta alla luce. È chiaro che il Governatore deve fidarsi dei suoi uffici per quanto concerne le attività di monitoraggio e verifica. Se non sono state prospettate criticità e allarmi vorrà pur dire che lo status è sotto controllo, altrimenti staremmo ora a discutere di un vero e proprio reato. È un modo per tranquillizzare i cittadini: la Regione sulla questione ambientale e quindi nella volontà di promuovere e preservare la salute delle persone non fa sconti a nessuno, né alle compagnie petrolifere, né a Fenice o Fiat, tanto per citarne alcuni.”Ovviamente, come sempre ribadiamo, siamo pronti a raccogliere il diritto di replica di chiunque si senta di intervenire.


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sabato 28 Maggio 2011

POTENZA

Problemi al Francioso … parola di Scout La Comunità dei Capi AGESCI non ha gradito il progetto di riqualificazione ed i relativi lavori eseguiti

di Antonio Nicastro

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hi percorre via Baracca, via Nazario Sauro o Via Toti, le strade che costituiscono il rione Francioso, non può fare a meno di notare che sotto ogni portone dei palazzi di queste strade c’è appiccicata una locandina formato A3; è la riproduzione di una lettera scritta dal Gruppo Potenza 2 dell’Agesci, gli Scout, in sostanza, ed indirizzata al Sindaco Santarsiero. La garbata missiva è datata 15 aprile 2011 e pone alcune do-

mande al primo cittadino in merito ai lavori di riqualificazione, per totali 262.489, 21 euro, che hanno riguardato il quartiere. La Comunità dei Capi AGESCI non ha gradito il progetto di riqualificazione ed i relativi lavori eseguiti. Scrivono: “Ci chiediamo se era davvero necessario intervenire con questi lavori. Certo, anche l’occhio vuole la sua parte, ma crediamo sia necessario stabilire delle priorità. E se anche ci limitassimo all’ambito urbanistico e infrastrutturale, in una città che ha tanti problemi finanche stradali, quella di rifare marciapiedi che non erano decadenti e di sostituire illuminazioni funzionanti (e funzionali) non ci sembra una priorità” . Ed in effetti ai cittadini più attenti a certe problematiche è sembrato strano che si sia provveduto a rifare marciapiedi in buono stato di conservazione prevedendo, fra l’altro, l’im-

piego di materiali inadatti al clima citta, ci riferiamo ai cordoli in pietra bianca che con il gelo si sfaldano. I progettisti che hanno previsto lo smantellamento dei marciapiedi esistenti si sono dimenticati di prevederne di nuovi laddove mancano del tutto. Si manifesta disagio per i lavori di costruzione di un parcheggio privato laddove c’era la piazza antistante la chiesa di S. Pietro e Paolo, lavori che non favoriscono l’aggregazione e la vita sociale che al momento risultano azzerate.

Continua la nota: “Ci lascia perplessi, poi, la scelta dei nuovi lampioni, graziosi quanto non funzionali, i quali creano ambiente tenue che fa molto “pub” (per non dire “cimitero”, e in un quartiere con tanti anziani è di cattivo gusto) e poco piazza”. Non hanno torto, i nuovi lampioni, la cui

base è di dimensioni piuttosto consistente, restringono il passaggio sui marciapiedi, non illuminano gran che e in tanti già rimpiangono i vecchi pali della pubblica illuminazione. In qualche caso i lampioni sono stati mesi su carreggiata senza uno straccio di segnalazione catarifrangente. L’ultima parte della lettera scritta al Sindaco si riferisce al giardinetto di via Enrico Toti e si lamenta la mancanza di verde dove per verde si intende proprio l’erba, viene altresì mostrato rimpianto per la fontana a zampilli che venne smontata e portata nell’autoparco comunale che oggi è diventato il cantiere del Nodo Complesso, gli estensori della nota si augurano che quella fontana possa tornare al suo primitivo sito. La situazione più raccapricciante riguarda il giardino alle spalle della piazza del rione Francioso, esso è oggi quasi impraticabile, circondato da degrado ed incuria. Quasi tutte le panchine sono rotte, i giochi per i bambini quasi del tutto inservibili, rifiuti disseminati dappertutto. Un posto da evitare. Sono altresì impraticabili altri fazzoletti di terra nel quartiere dove le poche panchine presenti sono immerse nella esuberante vegetazione. Nella chiosa della lettera indirizzata al Sindaco la Comunità dei Capi AGESCI è propositiva: “Fiduciosi che la Sua Amministrazione sappia vedere le necessità dell’uomo, garantire la sua centralità e lavorare affinché la città sia per l’uomo e non l’uomo per la città, rinnoviamo il nostro impegno di collaborazione nell’educazione dei cittadini e nella partecipazione al bene comune”. Al momento in cui scriviamo ci è stato assicurato che dal Palazzo di Città non hanno ancora riscontrato la civile nota proveniente dal Francioso.

PER LA PRECISIONE

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La scalinata di Via delle Medaglie Olimpiche fu una cortesia dell’impresa

n merito all’articolo di sabato 21 maggio 2011 a firma di Antonio Nicastro dal titolo “La maledetta scalinata impossibile” si puntualizza che detta scalinata parte da via Delle Medaglie Olimpiche e non da via Giovanni XXIII e che dal Comune di Potenza e dal Comitato di quartiere di macchia Romana precisano che la scalinata venne provvisoriamente realizzata dall’impresa che curava i lavori per la realizzazione del nodo viario ospedaliero per abbreviare il tragitto da Macchia Romana verso l’ospedale, non era un’opera prevista ed è stata una cortesia fatta dall’impresa (non pagata) per creare un passaggio più agevole rispetto ad un sentiero sterrato e scivoloso quando è stata chiusa la strada per i lavori. In tutti i casi, considerato che il tracciato è idoneo ad accorciare il percorso verso l’ospedale, si sta cercando di reperire dei fondi per realizzare una scalinata regolare.


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La Basilicata, il Petrolio … e i Pecoroni

La forza della lucanità tra malinconie e rassegnazioni: i “rischi” del Memorandum vanno affrontati subito

Il sorriso di Giovanni Falcone

di Mauro Armando Tita

E’

bello riappropriarsi nuovamente della programmazione socio-economica lucana. Programmazione caduta nell’oblìo. Da qualche decennio, langue il dibattito politico sulle prospettive di sviluppo della Basilicata. Prospettive decantate dai vari Piani di Sviluppo Quinquennali che erano il vanto delle classi dirigenti degli anni ottanta. Le nuove sfide della Regione tracciate in questi giorni dal prof. Robert Putnam ripropongono quella sorta di dejà vu, condita però da tanta innovazione, da tanti big players. Quello che ci preme oggi è il dibattito forte posto in essere da Controsenso e scaturito dal Memorandum sottoscritto tra Regione e Governo Nazionale. Un memorandum che parte da un impatto dirompente voluto dalla popolare trasmissione Striscia la Notizia, e riferito alle modeste royalties pagate da ENI e Total. La fragilità politica ed economica, l’espressione geografica, la regione marginale hanno prodotto questo sciagurato risultato. Tutto ciò lo abbiamo denunciato in tutte le salse nelle settimane scorse. Qualche addetto ai Lavori rincarerà la dose sostenendo che in Basilicata manca la massa critica e che i Sindaci della Val d’Agri sono chiusi a qualsiasi apertura. Preferiscono accordi - guscio con ENI e Total. Si sono appropriati dell’egoismo leghista: “Padrone a casa mia”. Quasi a voler mutuare il bel libro di Alessandro Baricco “I Barbari”. Con quest’assurda chiusura e con questa sudditanza psicologica verso il Totem Petrolio aumenteremo solo i fumi del Centro Oli, una sospetta moria di pesci e un poco rassicurante aumento di tumori. Forse siamo troppo autolesionisti, pensiamo troppo in... piccolo. Non ci siamo resi conto che vi è una larga fetta di italiani che ancora ammirano i lucani di Scanzano Jonico. Facciamo i conti con un passato oscuro e sconosciuto. Ci chiediamo perché abbiamo avuto bisogno oggi di Putnam e ieri di Carlo Levi e

del suo “Cristo si è fermato ad Eboli” per farci riconoscere dalle Cartine geografiche? In quel momento del passato leviano abbiamo chiuso con “l’isolazionismo”, abbiamo aperto alla grande letteratura, alla grande sociologia, alla grande antropologia culturale. Memorabili sono i saggi di De Martino, Banfield, memorabili sono le Opere dei grandi registi calati in Basilicata con i loro capolavori da “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti al “Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini, per non parlare degli “Anni Ruggenti” di Luigi Zampa. Memorabile era la lettera al Duce del contadino materano dei Sassi che chiedeva, sommessamente, di poter avere, finalmente, una piccola casa con una finestra. Un mondo che ha creato una nuova immagine della Basilicata con le sue umiltà e le sue povertà. Un mondo che oggi viene definito antiquato e stereotipato. Eppure tutta la Questione Meridionale è racchiusa nei tanti scritti di queste comunità marginali. Comunità marginali che hanno avuto l’orgoglio di non superare la soglia della tribalità e delle sue regole. In Basilicata non ha mai attecchito la tribalità imbevuta da ritualità violente. Ritualità e familismo che sono state l’anticamera di organizzazioni criminali come camorra e soprattutto ‘ndragheta. Le ‘ndrine calabresi si sono avvalse di tribalità e di rapporti familiari che, ancora oggi, sono difficili da estirpare. Al contrario la Basilicata ha fatto dell’equilibrio e della sobrietà la “sua” arma in più. Un equilibrio e una sobrietà di un popolo “misurate” da anni di emarginazioni e di crudeli emigrazioni. Basterebbe ripercorrere gli “scenari” dei SASSI di Matera e la grande meraviglia dello statista Alcide De Gasperi, impressionato da tanta, tanta povertà. Tanti sono i passi in avanti, tante sono le dinamicità di un territorio che vorrebbe diventare definitivamente la capitale della CULTURAeuropea. Fatte queste debite premesse ancora

una volta dobbiamo registrare che il popolo di Basilicata segna il passo. Non partecipa alle kermesse socio-politiche ed economiche. Ignora i momenti più significativi dei nostri fatti economici. Il Memorandum sul Petrolio ne è la conferma “aggiornata”. E’ un popolo che non s’infervora, non si accanisce, non condivide le battaglie degli uomini con schiena dritta, di Controsenso e dei Movimenti civici. Non ama le salutari INCURSIONI alla Striscia, perché troppo VISTOSE. C’è una tale rassegnazione e una tale malinconia così... pronunciata da non consentire neanche la minima curiosità. Tutto scivola addosso... nell’assoluta abulìa. Tutti sono fermamente convinti che non vi siano alternative. Che l’aumento delle royalties e il rispetto dovuto di un Governo Nazionale non ci riguardi direttamente. Sembra di essere in presenza di un lento e inesorabile declino socio- economico e culturale con il perpetuarsi di un finto accordo come il Memorandum. Memorandum che produrrà mostruosità indecifrabili sul piano politico ed economico se non vi saranno riscontri concreti e palpabili. Per queste ragioni auspichiamo che i modelli Lucani alla Putnam si scontrino e si impattino con questa nuda e cruda realtà. Nuda e cruda realtà che ha bisogno di seri e duraturi investimenti. Siamo stanchi di oblii e di furbe dimenticanze. Siamo stanchi di essere illusi. Vogliamo riappropriarci del nostro futuro perché, come sosteneva Bernard Henry, Carlo Levi, le ILLUSIONI non hanno AVVENIRE . Noi al nostro positivo avvenire ci crediamo ... nonostante l’ambigua industrializzazione, i guasti nefandi degli sprechi e dei debiti del sottogoverno, l’esodo impazzito dei giovani, il clientelismo sempre dietro l’angolo, il familismo amorale, gli scippi delle risorse naturali e le modeste royalties di ENI e Total.

Giovanni Falcone nelle interpretazioni di: Michele Placido, Chazz Palminteri, Ennio Fantastichini e Massimo Dapporto

di Walter De Stradis

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iovanni Falcone, della cui tragica morte in questi giorni è ricorso l’anniversario, era un uomo irripetibile. E anche “irriproducibile”. Quando, nel maggio del 1992, sui telegiornali si ripetevano e si ripetevano quelle immagini che straziavano l’anima lentamente, chi scrive era poco più che un adolescente. E, da adolescente appunto, il suo “spirito civile” prese vita sotto forma del tema in classe di turno -forse anche pieno di banalità, e chi si ricorda- e magari di un intervento ad una qualche stanca assemblea d’istituto. Così fu anche per gli altri. Quell’uomo e la sua storia erano troppo grandi perché noi si dicesse qualcosa di veramente significativo ed originale. Così è stato anche dopo. E così è anche adesso. La testimonianza riportata qui, sul nostro giornale, può essere quindi solo il tentativo di descrivere quella breve, ma intensa fitta che ci stringe per un microsecondo il cuore, ogni qual volta, su Internet, in televisione o sui giornali, capita di scorgere quella famosissima istantanea di Falcone e Borsellino che si guardano e sorridono complici. Una foto che è diventata giustamente un’icona, come il trequarti di Che Guevara o l’autori-

tratto di Leonardo. E allora ci viene in mente che neanche il Maestro, autore di un altro sorriso “irriproducibile”, quello della Gioconda, avrebbe saputo raffigurare tutto ciò che il solo sguardo di Giovanni Falcone sapeva trasmettere. Quell’impossibilità di riprodurre il sorriso sereno e familiare di un uomo come lui, deve per forza significare qualcosa. Deve significare qualcosa se tutti i prestigiosi attori che lo hanno interpretato, nei film e telefilm che in questi giorni le tv piccole e grandi hanno riproposto, non hanno saputo rendere “giustizia” all’espressione di Falcone. Deve significare qualcosa, se non ci è riuscito “l’assopigliatutto” Michele Placido nel film di Ferrara, se non ci è riuscito l’americano (solitamente interprete di mafiosi) Chazz Palminteri nel film di Ricky Tognazzi, se non c’è riuscito Ennio Fantastichini col su ghigno inappropriato nel telefilm su Borsellino, e se non c’è riuscito Massimo Dapporto col suo volto di pietra nel film di Andrea ed Antonio Fazzi. Né, a riprodurre quel sorriso, siamo sicuri, ci riuscirebbero altri attori. Il fatto è che certi uomini sono irripetibili. E irriproducibili.


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A Potenza, “Le bandiere del mondo per una sinfonia di pace” Che bella musica! Saggio di fine anno degli allievi della scuola primaria di San Cataldo “L

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e associazioni Centro D’arte e Cultura Delta di Potenza e Art&venti 2012 hanno dato vita alla manifestazione “Le bandiere del mondo per una sinfonia di pace” , un progetto unico per la pace, parte di un più ampio panorama di iniziative che ha avuto il suo culmine domenica 22 Maggio 2011; a livello globale in un sistema di rete, vedendo la partecipazione degli organismi La Tavola della pace, The World Peace Prayer Society, The Byakko Shinko Kay, The World Centers of Compassion for Children International, The Nobel Women’s Initiative e numerose altre, a Potenza ed in numerose città italiane ed estere. L’iniziativa, già presentata da diversi anni in molte nazioni del mondo, ha coinvolto milioni di persone di tutte le etnie, religioni, ceti sociali. All’edizione del 2007 hanno partecipato oltre due milioni di persone connesse in vari luoghi del pianeta. Negli anni seguenti c’è stata la partecipazione di circa 423 località in più di 50 paesi di tutti i continenti

con la presenza di oltre 120 global link. Le bandiere di tutto il mondo (le 194 riconosciute dall’O.N.U.) hanno sfilato anche in Basilicata, nel Parco Europa Unita a Potenza; sono state portate dagli alunni di alcune classi della scuola media D. Savio di Pz, insieme ad essi innalzate e

accompagnate dalla parola PACE nella lingua corrispondente alla nazione di volta in volta protagonista e ad essa auguralmente riferita.

a musica dona gioia e chiede rigore. Nessun’altra disciplina riassume in sé una così alta potenzialità formativa”, lo ribadisce con entusiasmo Luigi Berlinguer, Presidente del Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica per tutti, che è l’anima del progetto nazionale “Musica 2020”, al quale abbiamo partecipato perché crediamo che l’armonia e la bellezza siano indispensabili nella formazione delle giovani generazioni. È per questo che con gioia e trepidazione tutti gli alunni della scuola primaria di San Cataldo mercoledì 25 maggio 2011, alle ore 11,00 nella palestra hanno invitato le famiglie e i parenti tutti per il saggio di fine anno. La maestra Fernanda Lucibello, che da sette anni insegna agli alunni della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo di Bella il canto e la musica li ha preparati, con amore e grande professionalità. Cantare, da soli e in gruppo, è un’attitudine naturale e spontanea. Fin da piccoli, i bambini ascoltano repertori vocali infantili dalla mamma o da altre persone nell’ambito della famiglia; fin dalla scuola dell’infanzia iniziano a cantare, non solo individualmente, ma con tutti i compagni all’interno del gruppo sezione. Si canta giocando con la voce e pian piano si intonano semplici intervalli musicali, coordinando inspirazione ed emissione, ascoltando la voce dell’amico vicino, sintonizzando lo sguardo verso il gesto dell’insegnante che dirige il coro. È importante, nel contesto scolastico, avvicinare al canto con gradualità, dando ai bambini la possibilità di esplorare e sperimentare con la loro voce filastrocche, cantilene, repertori corali appartenenti a diversi generi musicali, fino a consentire loro di improvvisare, di variare, di comporre. Quanto maggiormente ricco sarà l’ambiente musicale scolastico tanto più sarà sviluppato il talento vocale di ogni bambino. Il repertorio del saggio prevede cori parlati e cantati, esecuzioni al flauto dolce di musiche accattivanti. Se per i più piccoli di prima e seconda prevalgono girotondi, canzoni con “elefanti con le ghette”, già dalla terza le musiche sono più impegnative. Gli allievi saranno alle prese con “bidelli infuriati, principi e nonni”. La quinta farà viaggiare sulle note della musica a Rio De Janeiro e sulle orme dei cavalieri della tavola Rotonda. È per questa gioia di can-

tare e suonare che dal 2004, l’Istituto Comprensivo di Bella ha voluto l’utilizzo di docenti interni qualificati come l’insegnante Fernanda Lucibello che ha studiato canto al conservatorio per assicurare a tutti gli alunni della scuola primaria di Bella, S. Antonio Casalini e San Cataldo l’insegnamento della pratica musicale a scuola. Il metodo che l’insegnate Lucibello ha adottato è quello di fare prima esperienza con la musica e poi imparare a leggere le note, evitando barriere iniziali scoraggianti come la decodifica della notazione. Prima di tutto si è collocato il piacere di fare musica insieme. Il compito di chi ama la musica è di esprimere un’azione costante per sfruttare tutte le opportunità possibili di diffusione per arricchire il paesaggio sonoro scolastico. Si tratta di una bella battaglia culturale. La scuola ha realizzato ogni anno eventi in occasione della” Settimana Nazionale della Musica a scuola” ,con iniziative di partecipazione collettiva all’intervento musicale ed eventi e momenti di riflessione culturale sull’incidenza della musica nella formazione dei giovani. L’I.C. di Bella è frequentato da oltre 40 alunni di origine marocchina, rumena, indiana, albanese. La musica aiuta molto a combattere la dispersione scolastica e favorisce l’integrazione vera. La musica possiede una grande valenza educativa e un alto potenziale di socializzazione. “Sono convinto – afferma il dirigente scolastico Mario Coviello - che abbiamo fatto nostro lo slogan di Luigi Berlinguer: ‘‘La scuola insegni a leggere, a scrivere, a far di conto e a far di canto”. Mario Coviello, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Bella


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Potenza: Comune e Università studiano caratteristiche edifici

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e aule della scuola materna di via Roma sono state scelte da tecnici del Comune e dell’Università per dare il via al progetto di efficientamento energetico che interesserà tutti gli edifici municipali. Insieme all’assessore all’Ambiente Nicola Lovallo e al Energy manager del Comune Gino D’Angelo, docenti ed esperti dell’Università di Basilicata, intervenuti con una delegazione guidata dalla professoressa Ippolita Mecca, hanno illustrato i metodi di studio e di indagine seguiti per effettuare l’esame. In

pratica attraverso un sistema articolato di sonde poste all’esterno e all’interno dell’edificio, sul medesimo muro, si registrano le variazioni termiche per alcuni giorni. I dati raccolti vengono trasmessi a un computer che, elaborandoli, traccia un’approfondita analisi dei materiali che compongono l’immobile per così dire ‘nell’esercizio delle loro funzioni’, esercizio che viene scandagliato anche attraverso l’uso di ulteriori macchinari sofisticati, tra gli altri endoscopi e termocamere. “Questo metodo rispetto al pre-

lievo di un campione da analizzare successivamente in laboratorio – ha asserito l’ingegner Mecca – ha il vantaggio di sperimentare sul campo la risposta delle varie componenti edili alle sollecitazioni, soprattutto termiche”. “In un momento storico quale l’attuale, – ha spiegato il Sindaco Vito Santarsiero – nel quale una delle sfide più importanti risulta essere quella energetica, tra le fonti cui attingere per migliorare la qualità della vita attraverso un crescente rispetto dell’ambiente, va data sempre maggior importanza al risparmio

energetico, obiettivo principale di questo progetto”. All’incontro erano anche presenti “tecnici dei Comuni che ricadono nell’area metropolitana che abbiamo ritenuto di invitare – ha aggiunto l’assessore Lovallo – perché crediamo che la questione energetica riguardi l’intero territorio Potentino, vale a dire non solo le aree urbane e rurali del capoluogo, ma bensì anche quello dei Comuni confinanti”.

Emozioni in rete della III A e Inchiodo le emozioni della III B Le due sculture realizzate dagli alunni della scuola primaria Sant’Agnese nell’ambito del progetto didattico Il Mio Musma

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aranno esposte anche al Comune di Matera le sedici sculture realizzate dalle scolaresche di Matera che hanno aderito al progetto didattico Il Mio Musma. A offrire i locali del Palazzo di città per una inusuale esposizione sono stati il presidente del Consiglio comunale Brunella Massenzio e l’assessore comunale alle Politiche sociali Antonio Giordano. In visita, questa mattina, alla scuola primaria Sant’Agnese per consegnare gli attestati di partecipazione al Forum della Pace, Massenzio e Giordano hanno apprezzato le due sculture che gli alunni della III A e della III B stavano realizzando nell’ambito dei laboratori del progetto didattico Il Mio Musma. “In autunno, dopo la mostra che verrà fatta al Musma a giugno – ha detto il presidente del Consiglio comunale Brunella Massenzio – le esporremo al Comune, potrebbero essere collocate al piano del Consiglio di Presidenza. In una città che si candida a essere Capitale europea della Cultura, iniziative come

Il Mio Musma sono fondamentali. Avvicinano i più piccoli all’arte e li rendono consapevoli del patrimonio culturale di Matera. Non dobbiamo mai dimenticare che saranno loro a ereditare la città e che saranno loro, nel 2019, a vivere Matera Capitale europea della Cultura”. La visita dei rappresentanti di Giunta e Consiglio comunale ha entusiasmato i piccoli alunni che, per tutta la mattina, hanno lavorato ai due progetti artistici nati dalle suggestioni ricevute con la visita guidata al Musma. Dopo aver conosciuto il Museo della Scultura contemporanea – Matera e le opere che vi sono esposte, gli alunni della primaria Sant’Agnese, così come è avvenuto in tutte e sedici le classi partecipanti al progetto, hanno ripensato in aula a quanto visto e appreso. Dopo questo momento di riflessione, guidati dalla responsabile

del progetti didattici del Musma Mariella Larato, i ragazzini si sono cimentati nella ideazione di un’opera che rappresentasse quanto avevano vissuto, che fermasse e potesse raccontare con il linguaggio universale dell’arte i sentimenti suscitati in loro dalla visita al museo. La III A, sotto la guida della docente dell’ambito letterario Maria Antonietta Salerno, ha realizzato Emozioni in rete: un telaio con fili di diverso colore che s’intrecciano. Una rete capace di contenere, intrappolare e fermare tutte le emozioni della giornata trascorsa al Musma. La III B, insieme alla docente dell’ambito letterario Santa Diomeda coadiuvata dalla docente d’inglese Rossella Acito e dall’insegnante di sostegno Teresa Loperfido, ha dato forma a Inchiodo le emozioni: una colorata scultura in polistirolo e chiodi. Su base azzurra, un arco giallo-sole termina con un tratto grigio. I colori sono la gioia della giornata al Musma, mentre il piccolo tratto grigio rappresenta la tristezza per la fine di quell’esperienza conoscitiva dei linguaggi dell’arte contemporanea. I chiodi colorati sono la

volontà dei bambini di non voler dimenticare il Musma. Non solo le due classi della primaria Sant’Agnese sono al lavoro sulle sculture, in questi stessi giorni altre quattordici scolaresche stanno realizzando le proprie opere. Tutti i lavori saranno presentati al pubblico a giugno, in una mostra che sarà allestita al Musma. In autunno questi lavori saranno

esposti al Comune di Matera. “Il Mio Musma” è un progetto didattico realizzato in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale di Matera, con il supporto del Comune di Matera ed è ampiamente appoggiato dalla Fondazione Zétema, soggetto attuatore del progetto culturale “Musma”.

Il Musma osserva i seguenti orari: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 14 – lunedì chiuso. Informazioni su orari, biglietteria, prenotazioni e visite guidate: 366.9357768 info@musma.it

A Tito il meeting “Scuola e volontariato” S

ono circa 300 gli studenti provenienti dagli Istituti di Istruzione Superiore di II grado della regione che il 26 maggio, presso il “Centro per la Creatività – Cecilia”, a Tito, si sono incontratiper il Meeting 2011 della decima annualità del “Progetto Scuola e Volontariato”. Il Meeting rappresenta la fase conclusiva di un processo che si sviluppa durante l’intero anno scolastico, attraverso la realizzazione di azioni in-formative rivolte agli attori del progetto: gli Studenti e i loro Docenti referenti e l’implementazione di esperienze concrete di solidarietà in collaborazione con le Organizzazioni di Volontariato. Gli Sportelli Scuola-Volontariato rappresentano, infatti, un centro di in-formazione, rientamento e sperimentazione di concrete forme di solidarietà in cui sono coinvolti giovani studenti lucani. uest’anno il progetto ha visto l’attivazione di 14 Sportelli di cui 9 a Potenza e provincia e 5 a Matera e provincia. La giornata è iniziata alle ore 9.00 con l’inaugurazione della mostra antologica “Progetto Scuola-Volontariato: dieci anni di collaborazione e impegno”, per celebrare i dieci anni del Progetto che, dal 2001 al 2011, ha visto il coinvolgimento di 165 Istituti Scolastici, 408 OdV e 4780 studenti. Sono intervenuti: - Genesio De Stefano - Presidente CSV Basilicata - Pasquale Scavone – Sindaco di Tito - Franco Inglese - Dirigente Ufficio Scolastico Regionale - Dirigenti scolastici aderenti alla decima edizione del Progetto - Mariella Tapella – Responsabile Ser.co.ba. - El Salvador E’ seguita la presentazione del Concorso “Beni Comuni&Comuni Beni: ditelo a modo vostro”, promosso quest’anno dal CSV Basilicata con lo scopo di promuovere e diffondere tra i giovani studenti la consapevolezza, la tutela e la valorizzazione dei beni comuni attraverso l’ideazione e la realizzazione di prodotti grafici. Mentre la Giuria del Concorso valuterà le opere presentate, gli studenti saranno impegnati nello svolgimento di giochi di gruppo sui beni comuni.


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Odontoiatria del futuro: tra fattori di crescita e nanotecnologie

A cura di Dr. Nicola Straziuso Medico-Chirurgo - Odontoiatra - Master II° Liv in Ortognatodonzia Gnatologia e Funzione Masticatoria - Master II° Liv in Ottimizzazione Neuro-Psico-Fisica con Convogliatore di Radianza Modulante - Otorinolaringoiatra Specialista in Foniatria and Medical Dental Project Team Via Appia, 206 Potenza Tel. e fax. 0971 - 601163 info@medicaldentalproject.com www.medicaldentalproject.com

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e biotecnologie al servizio dell’odontoiatria e della chirurgia maxillofacciale, applicate con successo in diversi ambiti chirurgici, dalla neurochirurgia all’ortopedia chirurgica rappresentano il futuro per nuovi ed efficaci protocolli terapeutici. Questi nuovi materiali stanno trovando sempre maggiori spazi anche negli studi dentistici, dove trovano applicazione in numerose procedure quali la chirurgia orale rigenerativa o l’implantologia, contribuendo fortemente all’innovazione in questo settore. Sia in parodontologia che in implantologia è importante avere a disposi-

zione delle tecniche, semplici e affidabili, che consentano al clinico di ottenere una rigenerazione di tessuto osseo laddove questo è andato perso. Oltre agli innesti e alla rigenerazione ossea mediante membrane, recentemente sono stati introdotti nella pratica clinica dei fattori di crescita con lo scopo di consentire la formazione di nuovo tessuto osseo. Ampliare la conoscenza sull’utilizzo in odontoiatria delle biotecnologie, aggiornando la classe medica sulle nuove opportunità d’intervento, stimolando il confronto sulla possibilità di potenziare il parco scientifico e tecnologico rappresenta una tappa fondamentale per l’evoluzione della medicina. I nuovi materiali in ambito orale hanno ampliato le possibilità d’intervento, modificando anche le procedure odontoiatriche. Attraverso l’utilizzo di biomateriali altamente innovativi, riassorbibili e quindi biocompatibili, si ha oggi la possibilità di semplificare, ad esempio, tutto il procedimento chirurgico in campo odontoiatrico per il controllo dell’emostasi anche in pazienti con gravi alterazioni coagulatorie. Inoltre, attraverso l’impiego di prodotti a base di collagene non solo si ha modo di controllare l’emostasi ma è possibile anche limitare eventuali infezioni. Alcuni di questi biomateriali, infatti, rilasciano al contempo antibiotici in maniera graduale e mirata, intervenendo direttamente sul sito, a livello locale anziché sistemico. Oggi è possibile il trattamento di edentulie parziali e totali tramite la terapia implantare. Questa può essere eseguita anche quando le dimensione orizzontali e/o verticali dell’osso non lo permetterebbero. A tale scopo esistono diverse metodiche atte a risol-

vere la carenza ossea; Osteoconduzione, ove un materiale di innesto funge da guida nel processo di rigenerazione ossea; Osteoinduzione in cui dei fattori di crescita stimolano la rigenerazione ossea; La distrazione osteogenica in cui una osteotomia chirurgica permette l’allontanamento graduale delle due porzioni ossee con relativa osteoformazione; La rigenerazione ossea guidata. Siamo di fronte ad un’evoluzione del mondo odontoiatrico, ma è importante evidenziare anche il fatto che oggi possediamo questi prodotti, ma si è già a lavoro nell’ottica di ricercare nuove soluzioni. In odontoiatria così come nella medicina in generale, ogni innovazione non rappresenta il traguardo finale ma solo il raggiungimento di uno dei tantissimi obiettivi che attendono ancora di essere conquistati. FATTORI DI CRESCITA Uno degli argomenti più promettenti in odontoiatria e di cui è iniziata la sperimentazione clinica sull’uomo, riguarda l’impiego dei cosiddetti fattori di crescita. Si tratta per lo più di polipeptidi che svolgono un’importante azione regolatrice dei meccanismi di guarigione. Si è passati quindi, attraverso diverse tecniche e soprattutto mediante l’uso di differenti tipi di materiali naturali e di sintesi, a costruire sia le membrane che i riempitivi cavitari. Grazie a queste particolari tecniche le persone che hanno perduto i denti per colpa della parodontopatia o per un trauma mentre prima non potevano avere un impianto perché la perdita dei denti, con il passare degli anni, aveva provocato anche una perdita di osso, oggi possono ottenerlo. Adesso torna la speranza di sorridere senza imbarazzi alla conquista

di una funzionalità senza alcun tipo di problema. La parodontopatia è una malattia purtroppo molto diffusa, ma la scienza ha prodotto delle soluzioni anche su di essa. Tra i fattori di crescita oggi in sperimentazione troviamo il fattore di crescita piastrinico (PDGF), il fattore di crescita trasformante beta (TGF-beta), il fattore di crescita insulino simile (IGF), il fattore di crescita fibroblastico (FGF) e infine le proteine osso morfogenetiche (BMP). Una caratteristica comune a tutti questi fattori di crescita è che la loro azione è altamente specifica per un particolare tipo di cellula bersaglio. Ma la tecnica maggiormente diffusa è la Rigenerazione Ossea Guidata (GBR). Si tratta di una tecnica chirurgica che permette, tramite l’utilizzo di materiale di riempimento e membrane, la formazione di nuovo osso al fine di stabilizzare gli impianti e ricreare un aspetto estetico funzionale favorevole. Esistono differenti materiali utilizzati a tale scopo, tra di essi il “gold standard” è rappresentato dall’osso autologo, che in ambito ambulatoriale, viene prelevato più comunemente dalla branca montante della mandibola o dalla sinfisi mentoniera. Le altre metodiche, quali il prelievo dalla teca cranica, dalla tibia etc. sono meno utilizzate, il prelievo dalla cresta iliaca necessita di ambiente ospedaliero. A protezione del materiale di innesto, vengono utilizzate delle membrane che possono essere riassorbibili o non riassorbibili, comprese le griglie in titanio, e la percentuale di successo di sopravvivenza implantare nelle zone trattate con GBR varia dal 92 al 100% a seconda delle varie casistiche. La GBR è una tecnica ampiamente documentata

e predicibile nei risultati. Tra le controindicazioni merita particolare importanza il fumo di sigarette, il quale è in grado di ridurre la percentuale di successo del 20%. E’ importante ricordarlo in quanto alla abilità dell’operatore deve aggiungersi un coscienzioso comportamento del paziente. Gli ultimi sforzi della ricerca tendono ad accorciare la fase di guarigione e osteointegrazione degli impianti, periodo che può comportare al paziente certe scomodità ad esempio dovendo utilizzare una protesi provvisoria (a meno che non si opta per l’implantologia multipla e multitipo con tecnica elettrosaldata). In questo contesto i fattori di crescita ossea giocano un ruolo importante. Da un prelievo di sangue proprio ripetutamente centrifugato si ricava un concentrato di piastrine (trombociti) ad alto contenuto di fattori di crescita. Applicando questo concentrato,chiamato PRP (Plateled Rich Plasma), durante l’intervento implantare, si ottiene un’accelerata rigenerazione dell’osso e una perfetta guarigione anche

nei pazienti a rischio che, per chi non l’avesse ancora capito, sono i fumatori. PROCEDURA CHIRURGICA Vi sono fondamentalmente due possibilità. L’inserimento degli impianti contestualmente alla rigenerazione ossea e l’inserimento posticipato alla stessa. La scelta dipende dalla stabilità implantare primaria e quindi dal quantitativo di osso a disposizione in sede di intervento. Se l’impianto è stabile si può posizionare e procedere nella rigenerazione ossea altrimenti prima si rigenera e poi dopo 48 mesi si posizionano gli impianti. Un grande contributo allo sviluppo dei fattori di crescita negli anni lo hanno dato ricercatori italiani e statunitensi che attraverso i loro studi sono riusciti a consentire una qualità di vita a pazienti che, colpiti da piorrea, avevano perduto la speranza di una vita normale non avendo più denti.

Aor San Carlo di Potenza: ricostruita una lingua con il lembo di una coscia L’

équipe della U.O. di Chirurgia oncologica Cervico Facciale dell’Ospedale S. Carlo di Potenza, diretta dal dott. Lorenzo Santandrea, in collaborazione con la chirurgia plastica, ha effettuato un complesso e articolato intervento chirurgico per il trattamento di una patologia oncologica del cavo orale che ha richiesto la resezione della quasi totalità della lingua e la sua successiva ricostruzione con un lembo libero di coscia. L’intervento è perfettamente riuscito, il paziente è stato

dimesso, grazie all’impegno garantito dal personale medico, dagli infermieri e dall’altro personale dell’Unità operativa, che hanno ridotto al minimo i disagi legati allo stato di immobilità e alle difficoltà di alimentazione del paziente. L’intervento è stato effettuato da una equipe integrata e multidisciplinare, composta da diverse figure professionali (oncologo, chirurgo maxillo facciale, chirurgo plastico, anatomo patologo), in grado di fornire nelle diverse fasi diagnostico-terapeutiche della malattie le

necessarie e specifiche competenze. L’implementazione di nuove e innovative procedure chirurgiche consente all’Ospedale S. Carlo di consolidare il ruolo di struttura di riferimento nel trattamento delle neoplasie cervico-maxillofacciali, in quanto dispone di personale adeguatamente formato e tecnologie che consente la gestione del paziente affetto da neoplasie del testacollo.


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Patologie del cristallino: la cataratta oggetti lontani che vicini (come l’autofocus di una macchina fotografica). Questa azione avviene grazie ai muscoli contenuti nel corpo ciliare , che fanno sì che il cristallino modifichi la sua curvatura per “accomodare”, cioè mettere a fuoco gli oggetti più vicini. Purtroppo con l’età tali muscoli riducono progressivamente la loro elasticità e subentra la presbiopia, per cui sono necessari gli occhiali da vicino, per leggere, scrivere, cucire, oppure si è costretti ad allontanare lo scritto per vedere meglio,in quanto il cristallino diventa “sclerotico”, cioè meno elastico.

Acura del Dottor Vincenzo Pagliara Responsabile Branca OculisticaASPPotenza vincenzopagliara@alice.it www.vincenzopagliara..com 339/8081041 - 0971/310792 848821821

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uesta settimana parleremo della cataratta, una patologia molto diffusa e comune, che può riguardare noi tutti, anche se la frequenza aumenta notevolmente con l’età più avanzata. ANATOMIA E FISIOLOGIA DEL CRISTALLINO Si trova poco dietro l’iride e la pupilla, con la forma di una lente biconvessa trasparente. In pratica somiglia molto ad una lenticchia, con una porzione più esterna detta capsula ed una più interna detta nucleo. La sua porzione centrale ed anteriore corrisponde al foro pupillare, che appare di colore nero velluto se il cristallino è trasparente, per poi diventare grigiastra o biancastra secondo lo stadio di maturazione della cataratta. La funzione caratteristica del cristallino è l’accomodazione, che consente di vedere distintamente sia gli

EZIOPATOGENESI La cataratta è l’opacamento circoscritto o diffuso del cristallino. Nella etimologia esprime la convinzione antica, ancora diffusa tra chi non ha nozioni più precise, che si tratti di un liquido o di un velo che discende come un sipario. In effetti non è così, perché si ha un’opacizzazione del cristallino, ma le cause possono essere le più svariate e non sono certe. Sembrerebbe essere dovuta ad una turba del metabolismo con ossidazione e co-precipitazione delle sue proteine dove l’età ed il danno fotoossidativo hanno un ruolo importante. Infatti il principale fattore di rischio è l’invecchiamento, in quanto la cataratta senile rappresenta il 70% di tutte le diverse forme di cataratta SINTOMATOLOGIA La sintomatologia soggettiva consiste in una riduzione del visus, stazionaria o progressiva a seconda dell’evoluzione della cataratta. Visione di macchie scure, di aloni colorati intorno a sorgenti luminose; la precocità o meno del deficit visivo dipende oltre che dalla densità dell’opacità, detta comunemente maturazione, dalla sede in cui si localizza. E’ intuitivo che una piccola opacità centrale determina un disturbo maggiore di opacità periferiche più estese e numerose, perché va a porsi sull’asse ottico.. Notevole è la riduzione visiva se l’opacità ha sede negli strati corticali posteriori, cioè

nella zona del punto nodale del sistema diottrico dell’occhio, comportando una maggior intercettazione dei raggi. Nelle opacità centrali la diminuzione visiva è tanto più accentuata quanto più la pupilla è ristretta (miosi), cioè nelle ore diurne, quando c’è più luce. L’inverso si ha nelle opacità periferiche, dove il disturbo è maggiore quando la pupilla è dilatata (midriasi) per la poca luce ambiente. Altro sintomo frequente può essere costituito dalla molteplicità delle immagini determinate da un oggetto (poliopia monoculara), conseguenza di modificazioni dell’indice di rifrazione indotte dalle opacità del cristallino. Altro segno caratteristico è la variazione dell’impostazione ottica dell’occhio. In pratica si dovranno cambiare le lenti degli occhiali perchè spesso compare la miopia, dovuta ad aumento dell’indice di rifrazione delle parti centrali del cristallino (cataratta nucleare).. Tale miopia determina un peggioramento dell’acutezza visiva da lontano ed un miglioramento da vicino; infatti spesso il paziente affetto da cataratta abbandona gli occhiali da vicino credendosi ringiovanito. Nei casi di cataratta corticale può, invece, comparire una ipermetropia. Con il progredire della cataratta l’acutezza visiva va sempre più diminuendo fino a ridursi, nella cataratta completa , alla semplice percezione della luce, cioè si è in grado di distinguere soltanto da dove proviene la luce, stato che comporta la cecità assoluta. Il senso cromatico di solito è conservato, ma si può avere alterazione della percezione del viola e del blu. I sintomi obiettivi sono anche essi in rapporto alla sede ed estensione delle opacità del cristallino. Mediante illuminazione con una semplice piletta si può constatare che la pupilla non si presenta più di colore nero, ma grigiastro o biancastro, diffusamente o a chiazzette, secondo la densità, l’estensione e la forma delle opacità del cristallino. Con gli apparecchi a sua disposizione l’oculista può raccogliere dettagli molto precisi sul tipo di

cataratta. Si parla di cataratta completa o totale quando l’opacamento del cristallino è totale e quindi tutto il campo pupillare si presenta biancastro. E’ quindi fondamentale recarsi a controlli periodici presso il medico specialista in oculistica, l’unico che può diagnosticare precocemente e seguire l’evoluzione della cataratta con opportune apparecchiature, come il biomicroscopio o lampada a fessura, e decidere se prescrivere nuovi occhiali con lenti medicali fotoselettive, antiriflesso, fotocromatiche e valutare l’opportunità di una terapia medica con luteina e sostanze antiossidanti che specialmente nelle fasi iniziali potrebbe rallentarne l’evoluzione e migliorare il contrasto nella visione.

Possono essere parziali o totali; possono essere evolutive o stazionarie per tutta la vita; unilaterali o più spesso bilaterali, simili tra i due occhi. Tra le varie forme cliniche ricordiamo la polare (in corrispondenza di uno dei due poli della capsula, anteriore e posteriore) con scarso deficit visivo; fusiforme, stellata, zonulare (la più frequente che determina grave deficit visivo quando è diffusa, al centro del cristallino). Tali forme sono di interesse del medico oculista; quello che è importantissimo sapere è che nella cataratta congenita è fondamentale la diagnosi precoce e l’eventuale intervento chirurgico nel primo anno di vita, al massimo 2-3 anni, per evi-

Sensibilizzare alla donazione degli organi

CLASSIFICAZIONE DELLE CATARATTE Vi sono vari tipi di cataratta, che possiamo distinguere nelle seguenti categorie: Congenita, 2) Giovanile, 3) Senile, 4) Patologica o sintomatica, 5) Complicata, 6) Traumatica, 7) Secondaria, 8) Iatrogena. Prima di esaminare una per una i suddetti diversi tipi di cataratta per chiarirne il significato e le caratteristiche, ricordiamo che questi diversi tipi di cataratta possono dividersi a secondo della sede dell’opacità in : 1) Cataratta capsulare, 2) Cataratta capsulo-lenticolare, 3) Cataratta lenticolare, che può essere corticale o nucleare. Infine, in base all’evoluzione, possiamo avere una cataratta stazionaria ed una cataratta evolutiva (incipiente, avanzata, completa). CATARATTA CONGENITA O GIOVANILE Possono essere dovute a ereditarietà e malformazioni oculari provocate da radiazioni alla madre durante la gravidanza o da altri fattori teratogeni come alcuni farmaci; da embriopatia in seguito a rosolia materna o toxoplasmosi, da processi infiammatori intraoculari, turbe metaboliche come la galattosemia o il diabete materno; rachitismo, spasmofilia, ecc.

tare l’ambliopia da deprivazione. In pratica se l’occhio non ha la possibilità di “imparare” a veder nel primo anno di vita, determinante per lo sviluppo della visione, resterà “pigro” per tutta la vita. Un intervento chirurgico tardivo potrebbe rivelarsi inutile; ecco perché è importante il ruolo dell’oculista, meglio se si interessa di oftalmologia pediatrica, ma è necessaria la collaborazione del pediatra e dei familiari del bambino, che devono inviarglielo al minimo sospetto, per consentire un tempestivo recupero visivo. (continua sul prossimo numero)

Un atto di solidarietà umana e di vita di Patrizia Vaccaro

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a donazione degli organi della piccola Elena, generosamente concessa dai genitori dopo la tragica scomparsa della bambina di soli 22 mesi, ha riproposto all’attenzione il senso di umanità legato alle donazioni, che consentono di salvare altre vite umane. Sono, infatti, ben riusciti gli interventi di trapianti degli organi ai pazienti riceventi, con viva soddisfazione da parte dei parenti. Lo hanno ribadito i responsabili dell’AIDO di Basilicata, Biagio Cringoli, Georges Almaz ed Armando Lostaglio, i quali sono sempre più impegnati nella divulgazione dei concetti legati alla donazione e al vitale atto di solidarietà umana, a partire dalle scuole. In questi anni, anche in Basilicata si riscontra una sempre maggiore sensibilità nella donazione di organi e tessuti, e la contestuale apertura di nuove sedi sul territorio, che consentono una sempre più capillare diffusione dei concetti di aiuto reciproco, concetti di carità salutati con grandi simpatie anche da Giovanni Paolo II.

Splenomegalia Iter diagnostico pre radiologico

A cura del Dr. Antonio Rina Medico Radiologo Responsabile U.O. Ecografia Ospedale di Policoro – ASM Tel. 0835 - 986489 www.ecografiarina.it

MALATTIE CON SPLENOMEGALIA. -Emopatie (malattie del sangue): anemie emolitiche, leucemia mieloide cronica, leucemia linfatica cronica. -Ipertensione portale: cirrosi epatica, epatocarcinoma (HCC), trombosi portale. -Trombosi dell’arteria splenica: embolie, coagulopatie (alterazioni dei fattori della coagulazione). -Malattie infettive: tifo, paratifo, mononucleosi infettiva, malaria, leishmaniosi, Tbc (tubercolosi), epatite virale, AIDS, altre infezioni batteriche. -Malattie immunologiche: artrite reumatoide, LES (lupus eritematoso sistemico), sarcoidosi. -Malattie da accumulo: tesaurismosi, istiocitosi, amiloidosi. -Malattie tumorali: primitive (rarissime); benigne (cisti, angiomi, ama-

tomi); maligne (angiosarcomi, fibrosarcomi); linfomi; secondarie o metastatiche (metastasi da tumore polmonare, della mammella, della cute, della prostata eccetera). -Traumi. -Infarti. Nel caso di un paziente senza patologia nota, ma portatore di splenomegalia, si deve procedere ad una serie di accertamenti. Anamnesi (storia clinica). In questo contesto va valutata la presenza di un evento traumatico recente a carico dell’addome. Importante è la ricostruzione della storia clinica del paziente, indirizzata particolarmente al riconoscimento di patologie che possono associarsi a splenomegalia. Inoltre vanno ricercati alcuni segni e sintomi clinici di particolare interesse diagnostico, quali: dolore a sinistra, febbre, astenia, sudorazioni, perdita di

peso. Esame obiettivo (visita). La palpazione del quadrante addominale superiore sinistro (ipocondrio sinistro), in profonda inspirazione, consente di apprezzare la milza quando è aumentata di volume e di valutare, seppure grossolanamente, le dimensioni, la consistenza, i margini e la presenza di dolorabilità. E’ necessario, inoltre, effettuare un esame completo ed accurato, finalizzato all’individuazione di eventuali condizioni patologiche responsabili dell’aumento di volume. Esami di laboratorio. Sono rappresentati da emocromo completo, VES (velocità di eritrosedimentazione), test di funzionalità epatica e renale (transaminasi, gamma GT, azotemia e creatininemia), dosaggio dell’alfafetoproteina, test sierologici (Paul-Bunnel, EBV, CMV, HIV, markers dell’epatite A, B, C

e D), emocultura, ricerca del sangue occulto nelle feci. Se il quadro depone per una patologia ematologia (del sangue) si procederà ad aspirato midollare e/o biopsia ossea. Se c’è il sospetto di una epatopatia (malattia del fegato) di base di procede a studiare meglio il fegato, con esami di sangue completi, ecografia, eventualmente T.C., sino ad una biopsia epatica con guida ecografica. L’esame obiettivo (visita) va considerato, nel suo complesso, limitato e spesso insufficiente. La determinazione del volume della milza è affidata alla percussione ed alla palpazione ed in certe situazioni non favorevoli (vedi pazienti obesi) alla sola percussione. Si rende necessario, pertanto, ricorrere ad esami che diano maggiori informazioni. La radiologia tradizionale ha un ruolo ormai irrilevante nella dia-

gnosi della splenomegalia. Generalmente si tratta di reperti occasionali, per lo più indiretti, in corso di indagini radiologiche dell’addome effettuate per altri motivi. Può mostrare l’immagine della milza aumentata di volume. Più significative sono le impronte anomale sugli organi adiacenti determinate dalla milza ingrandita, evidenziate in corso di esame del tubo digerente con pasto baritato (mezzo di contrasto per bocca), di clisma opaco (studio dell’intestino) e di urografia (studio dell’apparato urinario). In ogni caso, sia che si venga da un esame obiettivo dubbio, sia che si abbia un reperto radiografico indiretto di splenomegalia, l’esame successivo è sicuramente l’ecografia.


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di Gianfranca Losasso Medico Specialista in Cardiochirurgia gcardio@libero.it

Che cos’è e a cosa ser ve la Tac Coronarica?

a Tac coronarica è una nuova metodica radiologica di diagnosi che permette di visualizzare l’anatomia delle arterie coronarie al fine di valutare la presenza di placche coronariche responsabili dell’ostruzione di queste arterie e della riduzione del flusso sanguigno che arriva al cuore. Fino ad oggi, la visualizzazione delle arterie coronarie era possibile solo mediante la coronarografia che è un esame invasivo effettuato attraverso l’inserimento di un catetere all’interno delle coronarie. La Tac coronarica è un indagine non invasiva in cui le immagini vengono acquisite in circa 10 secondi anche se, c’è una certa variabilità legata alla frequenza cardiaca del paziente ed alla macchina utilizzata; in media, con la Tac coronaria vengono acquisite immagini del cuore per circa 10 battiti cardiaci. Non si può fare la tac coronarica a pazienti che hanno un ritmo instabile o con tachicardia ovvero, con

una frequenza cardiaca maggiore di 65 battiti per minuto. In queste condizioni, i movimenti del cuore non sono costanti nei 10 battiti di acquisizione con creazione di artefatti sull’immagine. Naturalmente, la Tac viene effettuata con la somministrazione di un mezzo di contrasto iodato per via endovenosa per mezzo di una piccola agocannula posizionata in una vena del braccio. Lo scopo principale di questo esame consiste nell’escludere una malattia coronarica significativa in modo da evitare l’esecuzione inutile della coronarografia che invece, come già detto, è un esame più invasivo a cui è legato un certo rischio. Nel caso in cui il sospetto clinico di avere una malattia coronarica sia molto alto, è più opportuno sottoporre il paziente direttamente alla coronarografia, non solo per visualizzare l’albero coronarico ma anche per trattare mediante l’angioplastica ed, eventualmente, il posizionamento di uno stent, le stenosi coro-

Dove si trova? Per il 99% è presente nelle cellule, soprattutto a livello del sistema nervoso, cuore, reni, fegato, ossa; per il restante 1% è liDott.ssa Ivana Gruosso bero nel sangue. Ciò spiega il perché risulta difficile diagnosticare una carenza di Farmacia Marchesiello magnesio, infatti la misurazione del mawww.farmaciamarchesiello.it gnesio sierico può risultare nella norma anche in presenza di una carenza a livello c.so Garibaldi 92 cellulare. Invece nonostante sia presente in diversi alimenti come frutta, verdura, 85100 Potenza tel 097121179 pesce, spesso ci troviamo di fronte ad una email: i.gruosso@farmaciamarche- reale carenza di questo minerale.

siello.it ual è il ruolo svolto dal magnesio nell’organismo?

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Il magnesio è un elemento essenziale per il funzionamento dell’organismo, partecipa ai processi di comunicazione tra le cellule nervose e muscolari e regola diversi processi di produzione di energia. A livello del sistema nervoso centrale allevia i sintomi di stanchezza, irritabilità, scarsa concentrazione, regola la contrazione muscolare, la fissazione del calcio e del fosforo a livello di ossa e denti, controlla la pressione sanguigna. Regola il transito intestinale assorbendo acqua e aumentando l’idratazione, migliora l’ambiente digestivo perché attiva gli enzimi coinvolti nella digestione. Recenti studi evidenziano il ruolo svolto dal magnesio nel contenere

Quali sono le cause di una carenza di magnesio? La prima causa è un’alimentazione non equilibrata in particolare un consumo eccessivo di caffè e di alcool riducono la scorta di magnesio dell’organismo. Gli alimenti più ricchi di magnesio sono i broccoli, gli spinaci, il tonno e la frutta secca. Qualsiasi intolleranza alimentare porta ad una carenza di magnesio. Un deficit si ha anche a causa dello stress e del consumo di farmaci quali antibiotici, lassativi ed alcuni diuretici. Il fabbisogno di questo minerale aumenta notevolmente durante la gravidanza, l’allattamento, la fase premestruale e la menopausa. Importante è l’integrazione anche per la persona anziana in cui la capacità di assorbimento intestinale del magnesio è notevolmente ridotta e per i diabetici in cui una integrazione di magnesio migliora il quadro clinico.

nale e poi ricostruite dal computer mediante un software specifico di elaborazione ed analisi delle immagini. Come già detto, la qualità delle immagini è migliore se il paziente ha una frequenza cardiaca non troppo elevata per cui, alcune volte, subito prima dell’esame, è opportuna la somministrazione dei farmaci beta bloccanti. Con le nuove apparecchiature a disposizione, si è decisamente ridotta la dose di radiazioni somministrata al paziente con questo esame. Infatti, la dose di radiazioni a cui il paziente viene esposto dipende molto dal tipo di apparecchiatura Tac con cui viene acquisito l’esame. Tuttavia, altri fattori influenzano significativamente la dose assorbita dal paziente. I più importanti sono: la frequenza cardiaca, la presenza di aritmie e l’indice di massa corporea. Per esempio, una frequenza cardiaca inferiore a 60 battiti per minuto permette dosi di radiazioni più basse così come, un indice di massa

corporea elevato richiede una quantità di radiazioni superiore per ottenere un esame di buona qualità. Oltre alla presenza di aritmie e tachicardia, la Tac coronarica è controindicata nei pazienti con insufficienza renale severa, nei pazienti obesi in cui la mole fisica può inficiare la qualità delle immagini, nei pazienti con malattie polmonari severe per la difficoltà di trattenere il respiro durante l’esecuzione della procedura, la presenza di diffuse placche calcifiche sull’aorta. Il cardiologo che ha in cura il paziente prescriverà l’indicazione ad effettuare la procedura. Come esame di screening, la Tac coronarica, è sicuramente efficace per identificare quella categoria di pazienti ad alto rischio per un evento coronarico, al fine di migliorare significativamente la prognosi di questi casi clinici.

Maggio Freedom Prevenzione: cosa vuol dire fare screening?

Il Magnesio: il minerale fondamentale le manifestazioni allergiche controllando la produzione di istamina e nella stimolazione delle difese immunitarie cellulari riducendo i rischi di infezioni. Sono ben noti ormai i risultati positivi ottenuti con integrazioni di magnesio nella prevenzione dell’ingrossamento della prostata con l’invecchiamento.

nariche critiche. La Tac coronarica è indicata in pazienti con una prova da sforzo positiva ed, in quei pazienti già operati di bypass aortocoronarico in cui occorre controllare, a distanza dall’intervento, la pervietà dei bypass stessi o degli stent se, invece, sono stati sottoposti ad angioplastica. Bisogna dire che, l’esperienza riportata in letteratura, in merito alla Tac coronarica, dimostra che questo esame ha un valore predittivo negativo quasi del 100% per cui, se il radiologo dice che non ci sono placche che ostruiscono l’albero coronarico, si può stare certi che le coronarie sono normali. Il mezzo di contrasto viene eliminato attraverso i reni e l’evenienza di fenomeni allergici è estremamente rara. Il resto dell’esame viene compiuto come un normale esame Tac. Inoltre, le immagini delle coronarie riempite di mezzo di contrasto vengono fotografate dall’apparecchiatura Tac in maniera tridimensio-

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alve, sono la Presidente dell’associazione di volontariato Freedom per la tutela dei diritti dei malati oncologici. Abbiamo promosso con la nostra associazione il maggio freedom: uno screening gratuito ecografico al seno a tutte le donne dai 30 ai 50 anni per la prevenzione del tumore al seno. L’iniziativa ha riscosso molto successo,tanto che ha registrato il tutto esaurito, anche se alcuni, per esorcizzare la paura hanno ritenuto opportuno non partecipare a tale iniziativa, facendo orecchie da mercante. Il messaggio che vogliamo inviare a tutti i cittadini di Potenza è questo: “è meglio sapere di non avere niente, invece che non sapere di avere qualcosa” Infatti il nostro motto è “la libertà di volersi bene”, ciò significa che a volte non siamo liberi di volerci bene, perché siamo prigionieri di noi stessi e delle nostre paure o più semplicemente siamo presi da altri mille problemi che non ci fanno pensare che la

nostra salute è il bene più prezioso per cui abbiamo l’obbligo principale di occuparcene. D’altro canto il diritto alla salute è sancito dall’art.32 della Costituzione Italiana che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuoe interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Infatti ci troviamo catapultati nel 2011 nell’era del benessere,della globalizzazione, degli sprechi, dei fast food, dei cibi industrializzati,degli inquinamenti ambientali e tutto ciò ci porta ad essere depressi, frustrati, insoddisfatti e sempre più deboli nelle nostre difese immunitarie dunque malati. Quasi,quasi,ironicamente ci verrebbe da chiederci:”ma non è che si stava meglio quando si stava peggio?”

Fare screening vuol dire scoprire, prima che sia troppo tardi,che abbiamo una patologia da cui si può e si deve guarire, significa accorgerci in tempo di avere sì un problema ma che possiamo affrontare e superare, non fare screening o prevenzione vuol dire in primis non volersi bene,non voler affrontare le situazioni, nascondersi dietro un dito, peggiorare una situazione che si sarebbe potuta superare con meno farmaci,meno cure, meno spreco di tempo,di denaro e di energie. Concludendo, il nostro messaggio finale è: “Fare screening vuol dire non aspettare che sia toppo tardi” Cogliamo l’occasione per ricordare che siamo una onlus e che il nostro codice fiscale per il 5 x 1000 è 96065860767. Saluti dalla Presidente dell’associazione di volontariato FREEDOM, la libertà di volersi bene.

L ’associazione FREEDOM ti aspetta il 26 GIUGNO dalle 10:00 alle 13:00 in Viale Dante, piazza Don Colucci a Sant’Anna per il Baratto-Day: portaci un oggetto riciclabile e noi ti regaliamo un nostro gadget. Non mancare!!!!!

Come si manifesta una carenza di magnesio? Un deficit di magnesio causa contrazioni muscolari, crampi addominali, astenia, tensione nervosa, cefalea. A seconda della necessità si può ricorrere all’assunzione di magnesio cloruro, supremo, pidolato facendosi consigliare dal proprio farmacista di fiducia!

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Arduino Sacco sceglie la Basilicata per il suo ritorno al cinema Nella terra del sud, è il titolo dell’ambizioso progetto del regista/editore prodotto dalla Publicom: “Un film che farà storia”

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editore letterario Arduino Sacco non smette di sorprendere. Dopo diversi anni lontano dal set (il suo primo amore è infatti il cinema), torna nuovamente in Basilicata, sua terra d’origine peraltro, per presentare un ambizioso progetto cinematografico prodotto dalla Publicom. “Nella Terra del Sud”, questo il titolo del suo prossimo film, che vedrà proprio la nostra regione con le sue bellezze paesaggistiche arcaiche e selvagge protagonista di questa idea che presto prenderà forma. Con Arduino Sacco abbiamo parlato del film e di molto altro. Il suo prossimo film sarà girato in Basilicata. Perché? Una scelta di semplice “appartenenza” oppure un preciso criterio artistico? Questo film è girato nel sud e dedicato al sud, la mia terra è la Basilicata e ovviamente mi sento di girarlo nella mia terra di appartenenza. Quest’opera per me significa anche un ri-

torno al cinema come regista. Sai, il cinema è un amante capriccioso che si fa amare e odiare. E ogni volta che dici basta questo è l’ultimo film pensi sempre che non sia poi proprio così. Io ho iniziato a quattordici anni a fare cinema e puoi ben capire cosa significhi per me questo mestiere al quale ho dedicato tutto una vita. È difficile girare un film qui da noi e cercare di non dare un’immagine stereotipata del Sud? Il sud è sud, ed è sud proprio perché è sud. E’ risulterà così nel film, quello che il sud è: una meravigliosa terra d’amare con tutte le sue contraddizioni, ed è proprio nelle sue contraddizioni che scopri nella terra del sud il sud. Girano voci che sarà una via di mezzo fra “I Basilischi” e “Una Cavalleria Rusticana” moderna. Conferma? Non lo so, di una cosa sono certo, potrebbe diventare un film importante e il prossimo anno saremo a Cannes con un film interamente girato in Basi-

licata con attori della Basilicata, non credo che sia poco. In ogni caso, sarà un film con un “messaggio”? E’ un film che farà epoca per i contenuti, di questo sono certo. Come saranno effettuate le scelte di casting? Ci sarà qualche sorpresa? Dipende, ora cominciamo a prepararlo e poi si vedrà. Ha già scelto le location? Ho preso contatto con il comune di Spinoso – Moliterno – Sant’Arcangelo - Roccanova : zone che mi sembrano adatte al genere, ma non è escluso che durante la preparazione non escano altre location, Muro per esempio nella parte più vecchia, il sindaco Mariani ne sarebbe ben felice di ospitarmi come ha già fatto con un precedente film che abbiamo girato in buon parte lì. Cosa dovrà trasmettere questo film allo spettatore di Milano o di Roma? Il nord!? Il nord è nord, come il sud è sud, mi chiedo se, per chi crede in Dio, Dio abbia mai

<<Potrebbe diventare un film importante e il prossimo anno saremo a Cannes con un film interamente girato in Basilicata con attori della Basilicata e non credo che sia poco>> considerato questa differenza al momento della creazione, probabilmente sì, e ha li profondamente distinti e ci ha fatto diversi perché, solo unendo i due poli il mondo potrà costan-

temente rigenerarsi e migliorarsi. E considerare dove oggi siamo e dove l’uomo un domani potrà arrivare, credo che sia stata una giusta scelta. Solo mescolando il nord con il sud si

crea progresso e uguaglianza tra i popoli. Ci vorrà tempo, ma la natura non ha fretta e un giorno chissà …


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Una fine “indegna” per i resti dell’Acquedotto Romano Il Comune di Potenza li ha messi in deposito per la sicurezza della viabilità, ma per ora giacciono letteralmente “gettati” di Giovanni D’Andrea

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bbiamo cercato di fare luce su quanto la scorsa volta avevamo riportato, sul mistero della scomparsa e della ricomparsa dei resti dell’antico Acquedotto Romano della città di Potenza. Quando stavamo per andare in stampa, abbiamo saputo che la rimozione dei resti, fu decisa dal Comune, senza avere maggiori informazioni in merito. Abbiamo in seguito appurato, che la decisione della rimozione dei resti, è stata ad opera dell’ufficio viabilità e ci è stato riferito che si è provveduto per motivi di tutela per la sicurezza della viabilità cittadina, sia per quanto riguarda gli autoveicoli e sia per quanto riguarda i pedoni e anche per i resti archeologici, da eventuali danni e furti. I resti archeologici, sono stati depositati presso il magaz-

sopraggiunti impegni del dirigente. Avremmo voluto porre alcune domande, che purtroppo rimarranno nel nulla. Cogliamo lo stesso, l’occasione tramite il nostro giornale di formulare quelle domande, sperando che il sovrintendente o chi per lui possa leggerle e fornirci delle spiegazioni. 1) Come giudica l’azione del comune? 2) Ora cosa farete, e quale futuro si prospetterà, Le pietre dell’antico acquedotto al deposito comunale e dove andranno a zino della viabilità del co- Abbiamo cercato di discu- finire i resti? 3) A chi commune, in cui purtroppo tere in merito con il Sovrin- pete l’azione di tutela e salcome si potrà vedere dal- tendente ai Beni vaguardia? Può essere fatta l’immagine, sono stati let- Archeologici della Basili- anche da altri enti istituzioteralmente “gettati” in un cata. Non ci è stato consen- nali? 4) Come mai non è piccolo giardinetto come tito di intervistarlo al stato fatto nulla fino ad delle pietre qualsiasi, e telefono e l’appuntamento oggi? forse sarebbe bastata un po’ successivamente stabilito di accortezza. non si è concretizzato per

<<Questo scempio archeologico del Comune>> Gentile Direttore, con profonda costernazione ho appreso dal numero 33 di Controsenso che le pietre dell’acquedotto dell’Angilla sono state asportate per decisione del Comune di Potenza. Recatami sul posto, ho constatato lo scempio dei calcinacci e dei mattoni smossi per tirarle via dal sito in cui furono trovate e in cui sono rimaste nei quasi quarant’anni intercorsi. Ho fondati timori che il loro destino sia ormai segnato: sottratte agli sguardi, in parte distratti, in parte attenti, dei cittadini, prederanno ben immaginabili vie per ville private, ornamento dell’egoistica presunzione di chi può impunemente appropriarsi di un bene pubblico. Si tratta di un film cui personalmente ho già assistito, quando, impotente, vidi partire un camion carico delle belle pietre di cui era fatta l’originaria recinzione del parco dell’ex Ospedale di Verderuolo. Questa volta, però, si tratta di “pietre” di ben altra importanza, si tratta di quell’acquedotto che, captando l’acqua sorgiva di Contrada Botte, venne fatto costruire dai conti Guevara per esercitare il monopolio delle acque sui cittadini di Potenza, sprovvisti di pozzi privati. Non era certo l’asportazione di questi tubi di pietra che i cittadini chiedevano attraverso le denunce riprese dal suo giornale, bensì la loro conservazione all’interno di un museo, per esempio nel recinto del museo provinciale, identificate da pannelli che riassumessero la storia dell’antico acquedotto, rifatto nella prima metà dell’Ottocento, dopo l’elevazione della città a Capoluogo. La loro “silenziosa” asportazione operata dal Comune appare inquietante e affatto rispondente alle finalità di un’amministrazione che ha assunto la “cultura” come suo emblema. Con distinti saluti, Carmela Sanza


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Lo stato dell’agricoltura in Basilicata: che disastro

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hissà cosa ci riserverà il prossimo censimento dell’agricoltura? Un settore che nel corso di questi ultimi anni sta arretrando inesorabilmente in Basilicata, così come ci dice l’Annuario regionale 2010 di recentissima pubblicazione. A distanza di un solo anno (2006-2007) le aziende agricole passano da 56.529 a 53.914, ossia ben oltre 2600 aziende in meno, mentre gli addetti si contraggono di altre 1000 unità. Cosa ancor più grave è la incapacità di spesa dei fondi comunitari, così come riportato su Italia Oggi dello scorso 17 maggio. La Basilicata, che ha fatto scuola ed immaginato procedure innovative, che l’hanno portata alla ribalta nazionale e comunitaria nell’attuazione dei passati programmi circa la grande capacità, ma anche e soprattutto delle qualità della spesa dei fondi comunitari, oggi arretra vergognosamente, penalizzando gli addetti e le imprese agricole regionali. Burocrazia, ma anche incapacità tecnico-programmatoria sono alla base di un problema

che creerà seri condizionamenti ad un settore che invece va sostenuto e rilanciato concretamente. Abbiamo per questo voluto approfondire lo stato dei fondi comunitari, spulciando nell’ultima relazione sullo stato di attuazione del Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013 al 30 aprile 2011. Come si può ben vedere dei quattro anni già trascorsi del periodo in questione solo il 21,28% è stato speso rispetto alla dotazione finanziaria complessiva. Un dato tra i più bassi di tutte le regioni d’Italia, per la precisione la terzultima. Il che significa che, se non si spendono i fondi impegnati e previsti negli anni precedenti, oltre 55 milioni di euro saranno disimpegnati. Si potrà come sempre ricorrere a qualche espediente per scongiurarne l’avverarsi, come per lo scorso anno, ma rimane il fatto che, per altro in un momento tanto difficile economicamente e quindi bisognoso di liberare risorse finanziarie, le stesse saranno immobilizzate con un problema che si accentuerà maggiormente negli anni avvenire. Ciò che lascia ancor più perplessi è la mancanza di attua-

zione di tutte le misure previste nel Programma di Basilicata (Tab.3) rispetto alle dotazioni finanziarie complessive. Su 44 misure riportate nel Programma solo 10 sono state attivate, ossia quelle di puro sostegno al comparto, quali l’indennità compensativa (con tutti i problemi che sappiamo: Arbea), la forestazione, i pagamenti agro ambientali, ecc., piuttosto che quelle azioni di propulsione del settore, quali l’ammodernamento delle aziende agricole, le infrastrutture, gli imboschimenti produttivi, le diversificazioni delle attività non agricole, i servizi a supporto dell’economia e delle popolazioni agricole, ecc. ecc. Cosa dire: un vero disastro. Tutto ciò che ci doveva porci fuori dalle regioni dell’obiettivo 1 ci farà, per insipienza e supponenza politica, inesorabilmente riprecipitare dentro e posizionarci rispetto ai nuovi indirizzi comunitari futuri in posizione di retroguardia. Ma di ciò parleremo a parte. Potenza, lì 27 maggio 2011 www.aldomicheleradice.it aldomicheleradice@hotmail.it

Dal “femminismo liberale o dell’uguaglianza” al “femminismo della differenza” II PARTE titolo di aneddoto, la prima laureata in Giurisprudenza, la piemontese Lidia Poet, dovette sostenere una lunga battaglia prima di vedersi riconosciuta la possibilità di iscriversi all’albo degli avvocati. Si argomentava, affermando che “la facoltà di postulare è cosa contraria alla riservatezza e pudicizia conveniente al sesso; è disdicevole per le donne discendere nella forense palestra”. Nonostante tutti i riconoscimenti di livello internazionale e nazionale, le donne hanno continuato ad essere oggetto di discriminazione, tanto che nel 1979 la Convenzione sull’eliminazione di ogni discriminazione verso le donne (Cedaw) impegna gli Stati a prendere misure adeguate per garantire la parità dei diritti tra uomini e donne, con particolare riferimento alla partecipazione delle donne alla vita pubblica e lavorativa, ai processi decisionali, di contrastare la violenza di genere e di impegnarsi per modificare gli stereotipi associati ai ruoli tradizionali di uomini e donne nella famiglia e nella società. L’Italia solo nel 1984 ha ratificato la Convenzione in parola La Cedaw ha previsto al suo interno un Comitato per l’eliminazione delle discriminazioni sulle donne, cui devono riferire i singoli Stati ratificanti (98, compreso l’Italia); solo nel 2000 è entrata in pieno regime l’attività del Comitato in parola, prevedendo strumenti sanzionatori in caso di

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infatuazione della Convenzione, permettendo anche ai singoli ed alle associazioni di presentare denunce su violazioni di diritti sanciti. L’Italia ha presentato l’ultimo rapporto nel 2005 (il rapporto va svolto ogni 4 anni) ove ha espresso particolare preoccupazione sulla partecipazione alla vita politica delle donne (20% circa di deputati e senatori), il dilagare della violenza sulle donne, le differenze salariali (in Europa le donne percepiscono in media una retribuzione inferiore del 17% rispetto a quella degli uomini) e la discriminazione delle donne migranti. L’Unione Europea con la Storica Raccomandazione n.655 del 1984 ha invitato gli Stati membri a intervenire con azioni positive nei vari settori occupazionali per consentire il superamento della divisione dei ruoli tra donne e uomini. L’Italia ha dato attuazione a detta Raccomandazione solo nel 1991, con lo scopo di dare concreta attuazione all’art. 3 della Cost. La recente Carta dei diritti fondamentali dell’U.E (2000), ripresa dal trattato di Lisbona (2008) ribadisce il divieto di discriminazione di genere e la parità di trattamento in tutti i campi, specie quello lavorativo e retributivo. Con il percorso normativo degli ultimi decenni siamo passati dal riconoscimento dell’eguaglianza formale alla previsione di azioni per garantire l’uguaglianza sostanziale.La teoria della

differenza, che parte dal concetto di genere, che si affianca e contrappone a quello di sesso, l’uno dato di natura, l’altro di cultura, si è sviluppata agli inizi degli anni 70 e si riverbera oggi con le attuali legislazioni ove è maturata la consapevolezza che l’eguaglianza poteva e può realizzarsi solo attraverso la valorizzazione delle differenze e che l’utilizzo del diritto in termini di uguaglianza costituisca un boomerang in relazione a certi campi (differenze biologiche connesse alla maternità e alla gravidanza) e trattare le donne come gli uomini finisce per penalizzarle imponendo loro di assimilarsi ai modelli maschili. Mi piace concludere questo breve escursus sulla storia del femminismo, riportando le parole della Gilligan che scrive: “l’etica dei diritti si fonda sul concetto di uguaglianza e sull’equità del giudizio, mentre l’etica della responsabilità poggia sul concetto di giustizia distributiva, sul riconoscimento della diversità dei bisogni. Dove l’etica dei diritti dà espressione al riconoscimento dell’egual rispetto dovuto a ognuno e mira a trovare un equilibrio tra le pretese dell’altro e le proprie, l’etica della responsabilità poggia su una comprensione che fa nascere la cura”. Ivana Enrica Pipponzi


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“Salvate mia sorella, fatela venire in Basilicata”

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ome al solito mi preparo per andare a lavorare presso l’Associazione 100 per 100 Famiglia. Scendo dalla mia dolce Vice Presidente Anna Tortora, mi prendo le chiavi, scambiamo qualche parola riguardo l’organizzazione della giornata e vado sopra dove mi aspettano le mie ragazze. Sono tutte sorridenti e non potete immaginare che gioia ho nel cuore ad abbracciarle. “Ciao Sorina Pop, ciao dolce Beke Andrada, sei una bellissima ballerina lo sai? Ciao dolce Elisa.” Elisa è qui con me e lavoriamo assieme, è italiana e dà tanto amore alle ragazze. Insomma 100 per 100 famiglia si è trasformata in un luogo dove regna la pace, l’amore e l’allegria. Adesso torno di nuovo da Gopiramanan che sta a Matera ed ecco per voi la sua lettera: “Mi chiamo Gopi e sono dello Srilanka, li ero un professore di inglese e ingegnere di computer. Abitavo a Jaffna e avevo problemi di etnia perché io sono Tamiel e noi Tamiel siamo il 20% della popolazione, mentre l’80% è di etnia Sinhagla (Cingalese) e questa etnia ci da fastidio perché ci sottomette sempre. Riguardo lo studio se noi Tamiel vogliamo fare l’università della nostra etnia, ne prendono pochi, mentre loro possono andare in più e tran-

Continua la storia del giovane Gopi che vive a Matera: la turbolenta situazione nello Sri-Lanka lo spinge a rivolgere un appello quilli. Hanno la politica nelle loro mani, tutto. Nel 1976 abbiamo chiesto la liberazione e loro non ci hanno accordato questo. Dal 1976 abbiamo iniziato contro di loro una guerra civile per poter guadagnare i nostri diritti, la nostra libertà. Da quel giorno noi abbiamo chiesto un Tamileelam (un presidente) ma loro non hanno voluto. In questa guerra civile sono morte tante persone che fanno la guerra in silenzio. Il 19.05.11 sono stati uccisi tutti i militari del Tamileelam dai Cingalesi. Sono fuggito e scappato via dallo Srilanka il 7.05.09 perché non potevo stare più li a vedere come la gente muore ed essere ucciso anche io. Mio padre è stato ucciso il 28.05.07. Li sono rimaste mia madre e mia sorella che è un medico. In Italia sono arrivato nel 2009 e ho chiesto l’asilo politico a Roma, all’aereoporto e me l’hanno dato. Sto qui a Matera, lavoro pesante ma sono libero, libero di parlare e dire ciò che voglio, perché nello Srilanka non potevo farlo, li ti uccidono se dici qualcosa che non va. Mia mamma verrà qui tra due mesi e resterà con me a Matera, mentre mia sorella non può venire. La legge prevede che posso far venire solo mia madre o mia moglie, ma io non sono sposato e perciò per il momento verrà solo mia madre. Sono preoc-

cupato per mia sorella Shamini che resta li, è un medico, una ragazza bellissima ed è a rischio. Io non sono fidanzato e mi piacerebbe tanto conoscere il mio amore qui in Italia.” “Anche un’italiana Gopi?” “Si certo! Io adoro l’Italia.” “Lavoro, ho una casa e non vedo l’ora di abbracciare mia madre, lei ha 67 anni e le voglio regalare il sorriso sulle labbra, voglio che stia bene qui in Italia con me, anche se il cuore di mia mamma sarà sempre spezzato e penserà sempre a Shamini, perché da un giorno all’altro potrebbe arrivare una notizia brutta… ma con l’aiuto del nostro Dio, Sivan, (religione Indu) non credo che accadrà questo perché la preghiera di mia mamma e mia, come fratello la proteggeranno. Per venire qui ho pagato 25.000 euro, ho venduto la mia casa e mi ha aiutato anche mio zio che vive in Australia. Ho pagato questi soldi ad un’agenzia dello Srilanka che porta persone da li in Italia. Il mio sogno è quello di stare bene, diventare ancora più bravo, non voglio tanti soldi, sono umile, voglio stare in pace con tutti. La mia religione Hindu è molto pacifica, le persone per poter andare a pregare nel templio devono avere il cuore pulito altrimenti non si può, io mangio sempre il pesce e la verdura mai la

carne e non penso mai agli altri con cattiveria. Si, penso alla giustizia di mio papà e di altre vite perse in questa guerra.. 70.000 di Tamili, stanno senza marito; tantissimi bambini senza genitori, soli per strada, persone sequestrate dai militari nel campo, 40.000, che non possono uscire ed avere una vita normale. Pure l’acqua è poca e non si può usare, non gli danno da mangiare. Per loro è terribile ma io sono libero e sono preoccupato sempre per loro, per la vita di queste persone. I loro

mariti, i loro genitori, sono morti per me in questa guerra senza vincerla, ed è brutto. Comunque spero che un giorno vinceremo, e allora tornerò nello Srilanka per vedere il mio popolo Tamil libero.” E Gopi sorride guardando verso il sole. Io mi sento con Gopi su Skipe e so che devo aiutare Shamini perché l’ho vista nella foto ed è bellissima in quello Shari vestita, bella, giovane e a rischio perché potrebbe essere uccisa. Ma no…vi prego no… ho

visto anche le foto dei bambini che dormono per strada, è terribile quello che ho visto quel giorno a Matera. Ho visto la guerra, la fame, e la dolce Shamini. Ti aiutero Gopi, fratello, non ti preoccupare io Gabriela ti prometto che ti aiuterò insieme alle autorità di Potenza, Chiesa, Associazioni, qualsiasi cosa, cercherò di far capire a tutti quanti che Shamini ti deve raggiungere al più presto a Matera. “


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La storia della P2 – seconda parte el Testo integrale del “piano di rinascita democratica”, della loggia P2, sequestrato a M. Grazia Gelli nel luglio 1982 si poteva leggere, quanto appresso stralciato <<PROCEDIMENTI 1) Nei confronti del mondo politico occorre: a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciacuna rispettiva parte politica (per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli); b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica; c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti con i dovuti controlli- a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti; d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno, sulla-

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sinistra (a cavallo fra PSIPSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l’altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l’anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un’azione poltica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione è da ritenere inevitabile. 2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l’impiegodegli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominatoivamente. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro. L’azione dovrà essere condotta a macchia d’olio, o, meglio, a catena, da non piu’

di 3 o 4 elementi che conoscono l’ambiente. Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di “simpatizzare” per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d. In un secondo tempo occorrerà: a) acquisire alcuni settimanali di battaglia; b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata; c) coordinare molte TV via cavo con l’agenzia per la stampa locale; d) dissovere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit. 3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria è fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell’UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all’interno dell’attuale trimurti. Gli scopi reali da ottenere sono: a) restaurazione della libertà individuale, nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l’elezione dei consigli di

fabbrica, con effettive garanzie di segretezza del voto; b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quello legittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative. Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile snche ai fini dell’ incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica deei lavoratori. Anche in termini di costo e’ da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entità inferiori all’altra ipotesi.

4) Governo, Magistratura e Parlamento E’ evidente che si tratta di obiettivi nei confronti dei quali i procedimenti divengono alternativi in varia misura a seconda delle circostanze . E’ comunque intuitivo che, ove non si verifichi la favorevole circostanza di cui in prosieguo, i tempi brevi sono - salvo che per la Magistratura - da esclu-

dere essendo i procedimenti subordinati allo sviluppo di quelli relativi ai partiti, alla stampa e ai sindacati, con la riserva di una più rapida azione nei confronti del Parlamento ai cui componenti è facile estendere lo stesso modus operandi già previsto per i partiti politici. Per la Magistratura è da rilevare che esiste già una forza interna (la corrente di magistratura indipendente della Ass. Naz. Mag.) che raggruppa oltre il 40% dei magistrati italiani su posizioni moderate. E’ sufficiente stabilire un accordo sul piano morale e programmatico ed elaborare una intesa diretta a concreti aiuti materiali per poter contare su un prezioso strumento, già operativo nell’interno del corpo anche al fine di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la giustizia alla sua tradizionale funzione di elementi di equilibrio della società e nongià di eversione. Qualora invece le circostanze permettessero di contare sull’ascesa al Governo di un uomo politico (o di un’equipe) già in sintonia con lo spirito del club

e con le sue idee “ripresa democratica”, è chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la possibilità di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine in modo contestuale all’attuazione dei procedimenti sopra descritti. In termini di tempo ciò significherebbe la possibilità di ridurre a 6 mesi e anche meno il tempo di intervento, qualora sussista il presupposto della disponibilità dei mezzi finanziari>>.


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Nino Ferri: una figura di sportivo diventata mito Lunedi 23 maggio momento di aggregazione dei sentimenti veri

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uò sembrare una cerimonia anacronistica con il Potenza Sport Club ridotto a brandelli ed il gruppo del tifo organizzato Lions che “esterna” le sue preoccupazioni per il futuro del sodalizio rossoblù, ma non è così: pensiamo, invece, ad un momento di aggregazione dai sentimenti veri, autentici, quando il Sindaco di Potenza ha scoperto la targa intitolata al dr. Nino Ferri, situata all’ingresso principale dello Stadio “A. Viviani”, in viale Marconi di Potenza, in prossimità del Bar Locatelli, storico punto di ritrovo del tifo rossublù. Questo momento particolare per l’intera comunità potentina e non solo, fa seguito ad una recente delibera della giunta comunale di Potenza che ha raccolto la proposta di intitolare uno slargo a Nino Ferri, formulata, in data 26 luglio 2008, da un Comitato Promotore formato da Pino Gentile, presidente Nicola Ferri, Franco Vinci, Rocco Labbella, Nicola Martinelli – scomparso immaturamente cui è subentrata Enza Martinelli – Giuseppe Rita, Pio Gerardo Bellettieri, membri dello stesso comitato. Niente accenti anacronistici si diceva, né retorica bolsa,

ma una semplice e significativa cerimonia per ricordare Nino Ferri, personaggio a tutto tondo per il suo impegno sportivo, politico e sociale, medico dentista come lo sono oggi i figli Nicola e Laura, depositario di una cultura sportiva lontana un miglio da quella che si vive oggi. Personalità di spicco nel contesto storico della città, ricordato, soprattutto, come dirigente prima e presidente poi del “Potenza miracolo” nei cinque consecutivi campionati di calcio di serie “B” (1963-1968) con l’undici rossoblù definito dalla critica squadra del Novecento. Un’iniziativa, quella programmata dal Comune di Potenza, che ribadisce affetto, amicizia, gratitudine per tutto quanto Ferri ha saputo dare ai giovani della sua epoca ed alle generazioni più giovani lo stimolo e l’entusiasmo per impegnarsi a rinverdire il glorioso passato rossoblù. In quest’ultimo contesto ci piace ricordare l’appassionato e amorevole impegno di Stefano Iasilli, 23 anni, potentino, laureato in Graphic Desing E Art Direction, che vive da cinque anni a Milano, dove frequenta l’ultimo anno di specialistica in Desing della Comunica-

zione. “Sin da piccolo – confida al cronista – mi è scoppiata la passione per il Potenza, ed oggi, che mi ritrovo con abbastanza materiale, scarpe, cappellini, foto, libri, due spillette della serie B recuperate da Malta, mi mancano ancora tante cose per poter pensare di creare un Museo del Potenza. La invito a divulgare la notizia con il nr. di cellulare 340-1419677 l’e-mail: museodelpotenzacalcio@hotmail.it” Con Nino Ferri (nato a Potenza il 24 Giugno 1923, ivi deceduto il 3 luglio 1996) ed altri amici che vanno rigorosamente ricordati (il Sindaco dell’epoca Francesco Petrullo, Antonio Andretta, Giovanni Benvenuti, Sandro Geraldi, Rocco Labella, Franco Vinci, Peppino Lichinchi, Luigi Lozzini, Claudio Merenda, Egidio Sarli, Michele Tolla, Mario Pedio, Nicola Cerverizzo, Egidio De Rocco, Nicola Martinelli) inizia la vera rinascita del Potenza Sport Club. È il campionato 1959-1960 a dare inizio alla scalata del Potenza verso prestigiosi traguardi. Dopo gli epici duelli, rispettivamente con Casertana e Salernitana, i rossoblù balzano prima in Serie C, poi in serie B nella stagione

Nino Ferri, presidente del Potenza Miracolo

1962-63: cinque anni di imprese memorabili, che segnano la storia del sodalizio, oltre 90 anni di vita. Ma è la stagione 1964-1965 a consacrare Nino Ferri, consigliere nazionale della Figc, a fianco dei mecenate Gianni Agnelli ed Angelo Moratti, per la sua abilità gestionale del sodalizio, ma, soprattutto, tecnico di primordine. Un gioco praticato all’insegna dello spettacolo e dei criteri più moderni senza nulla tralasciare in fatto di praticità, un invidiabile temperamento davanti alle formazioni di

più alto lignaggio come i purosangue nei cimiteri di maggior impegno: tutto questo è per il Potenza Sport Club la squadra boom della zona depressa, una molteplicità di attributi e di virtù degni ciascuno di un “Oscar” sullo stile dei film adornati di famose firme. Un vero e proprio talent scout, questo sig. Ferri, il cui nome eccellente, il Comune di Potenza ha inserito nella toponomastica, uno dei modi per entrare in contatto con la storia delle città. È questo il primo passo, l’apripista per dare

sbocco ad un Premio Nazionale Annuale “Nino Ferri”. I requisiti, dati alla mano, ci sono tutti, testimoniati da una storia sportiva tra le più elettrizzanti del calcio italiano. Il 3 luglio 2011, ricorrenza del 15esimo anno della scomparsa di Nino Ferri, ne sapremo di più sull’argomento, che coinvolgerà i vertici nazionali del movimento sportivo, istituzioni, e quanti hanno fatto parte (direttamente e indirettamente) della storia del Potenza Sport Club.

Il rebus del Potenza che verrà S

i chiude una stagione interlocutoria e balorda per il calcio potentino. E si apre, invece, a stagione conclusa, un’altra parentesi, all’interno della quale vi albergano un po’ tutti gli elementi che hanno scandito il fumo prodotto in tanti mesi di chiacchiericcio da bar sport. Il pallone, quello vero che non conosce chiacchiere e mezze misure, ha finito la sua corsa rotolando

sul prato spelacchiato del Viviani. Ormai sgonfio, privo di rimbalzo ed incolore non fa più effetto a nessuno. Se è vero che, sul piano della concretezza, non c’è più alcun potentino in grado di regalare la prima mossa, quella decisiva per sbloccare una situazione di impasse. Si profila, così, un’altra estate tiepida, fatta di nì e di vedremo, sino alle scadenze solite per formalizzare un’iscrizione impor-

tante o meglio: di un certo rilievo, dopo l’anno di penitenza tra i dilettanti lucani. Il film, purtroppo, è di quelli già visti, sebbene ci siano degli apparentamenti e dei contatti febbrili per esplorare la possibilità di mettere insieme più soggetti disponibili a creare una nuova cordata. Il tutto, però, sempre con il beneficio dell’inventario e con il timore di farsi male. La testa dei tifosi potentini, intanto, è già fa-

sciata da un bel pezzo. Le ferite e i traumi contusivi di questi ultimi anni hanno lacerato l’entusiasmo culminato con la promozione in C1 del 18 giugno 2007 a Benevento. Da quel successo inatteso ai tornei, a seguire, in C1 ed in Prima Divisione, sino alla radiazione e alla retrocessione d’ufficio in Seconda Divisione. Poi, di colpo, si è dissolto tutto nel nulla. I brandelli di quel che resta

dello storico Potenza sono, ora, nelle mani di Vito Santarsiero, primo cittadino della città che, nel corso della stagione estiva, dovrà sciogliere inderogabilmente, diversi nodi importanti. Chi dovrà rilevare il marchio del leone rampante? Non solo: chi dovrà subentrare, eventualmente, acquisendone il titolo? E, ancora: ci sono diversi progetti annunciati nel corso della stagione appena termi-

nata ma, incomprensibilmente, incompiuti. Nel frattempo, alcuni degli stessi soggetti che avevano sottoscritto l’intesa sono tornati sulle proprie decisioni. Insomma il Potenza che verrà è un vero e proprio rebus, difficile da decifrare. Ci si augura che questo nodo, ai primi caldi, possa sciogliersi in favore della ripresa del calcio cittadino ad un livello dignitoso.


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Melfi - Novelli, ritorno di fiamma? Se i gialloverdi si iscriveranno hanno già pronto il nuovo mister

L’

iscrizione al prossimo campionato è la priorità assoluta per i dirigenti gialloverdi, ma nel caso in cui si riuscisse in questa impresa si avrebbe già in mente il prossimo allenatore. O almeno già ci sarebbe un nome in cima alla lista dei papabili. L’indiscrezione affascinante, e neanche tanto remota, è quella del ritorno sulla panchina gialloverde di Raffaele Novelli, attualmente impegnato negli spareggi promozione con la Pro Patria. Il tecnico salernitano, già alla guida della formazione lucana nella stagione 200506, quella dei playoff per intenderci, ha fatto parlare di

sé per lo straordinario campionato concluso a 52 punti nonostante la penalizzazione, frutto delle innumerevoli difficoltà economiche e societarie. Un successo personale e di squadra che ha confermato la sua capacità di gestire e motivare un gruppo. Un po’ quello che era accaduto a Melfi quando i gialloverdi, molti dei quali giovanissimi, videro svanire il sogno promozione soltanto al termine del doppio confronto con il Taranto, e comunque dopo una stagione da incorniciare. In tale prospettiva il suo sarebbe un ritorno più che gradito. A dire il vero il suo

nome era circolato anche la scorsa estate, ma alla fine si dirottò sul duo formato da Ciullo e De Gennaro. Al momento però, le possibilità che i due possano essere riconfermati sono praticamente nulle. Salgono, dunque, le quotazioni di Novelli. Altra alternativa non meno affascinante quella di Paolo Rodolfi.

Mister Romano <<Di questo campionato non cambierei nulla, solo qualche arbitro>> ià una settimana di vacanza per la Prima Categoria, ma qui si continua a parlare di calcio. E lo fanno sempre molto volentieri quelli dell’Usd Controsenso ancora affamati di vittoria e già con la testa ai sogni di Promozione. Parola di mister. “In settimana inizieremo a programmare la prossima stagione. Sarà importante valutare eventuali inserimenti, soprattutto tra gli under, capaci di affrontare un campionato di categoria superiore”. Il Controsenso, infatti, si presenta da neopromossa, solitamente sinonimo di ‘obiettivo salvezza’, ma dopo una stagione quasi perfetta, perché “quel record di punti scivolato via nell’ultima giornata” proprio non va

giù, tentare di rubare la scena alle più blasonate sarà semplicemente un dovere. Chi continuerà a indossare la maglia rossoblu? “Io -parla Rosario Romano- confermerei tutti, così come tutti hanno confermato il loro valore”. Nessuna sorpresa per l’allenatore, “fatta eccezione per Bochicchio di cui ancora non conoscevo le qualità”, nessun nome a brillare più di altri in una squadra che ben ha saputo rendere onore allo spirito di gruppo. “Non cambierei nulla di questo campionato appena concluso. Forse qualche arbitro -prosegue simpaticamente- ma del Controsenso tutti hanno meritato il ruolo ricoperto”. Una vera e propria dichiarazione d’amore per i suoi

(melfilive.it)

Raffaele Novelli

USD CONTROSENSO G

I due sono accomunati dalla capacità di lavorare con i giovani, e dal buon ricordo lasciato nella tifoseria di fede melfitana. Per ora comunque, è bene sottolinearlo, si tratta soltanto di indiscrezioni di fine maggio. Nelle prossime settimane ne sapremo sicuramente di più.

ragazzi, quelli che hanno saputo “scendere in campo sempre con la massima concentrazione” e, soprattutto, “sminuire il valore degli altri avversari”. Eh già, perché a settembre di pretendenti al titolo, magari più quotate, ce n’erano. Castelpantano, Rionero, Vitalba, Foggiano, tutti organici competitivi che per larghi tratti del campionato hanno saputo intimidire ospiti e padroni di casa, senza però mai riuscire a strappare i 3 punti ai potentini. Una bella soddisfazione da cui partire per continuare a sognare… perché ‘adesso che si fa? La Promozione”. Giusy Trillo

USD CONTROSENSO

B1 maschile Semifinale play off: la Medical fermata al tie-break Stasera alle 19 Gara2 I sogni passano

dal PalaPergola

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na grande Medical Center Potenza capitola solo al tiebreak nella gara 1 della semifinale per la serie A2 giocata in quel di Bassano del Grappa contro i forti padroni di casa della Golden Game. Priva di Luca Nuzzo, atleta di indubbia importanza nell’economia del gioco dei lucani, costretto ai box per una serie di fastidi fisici che lo stanno tenendo lontano dagli allenamenti dalla scorsa settimana, la Virtus ha disputato comunque un’eccellente gara mettendo KO i veneti nei primi due set, chiusi a proprio vantaggio a 19 e a 14, ma soffrendo la pressione dei locali nel proseguo. Bassano subisce inizialmente l’ottimo attacco dei potentini guidati da Figliolia e Gribov ma soprattutto patisce la bravura dei centrali rossoblù che sono saracinesca a muro. Quando poi la Golden Game decide di svegliarsi, la situazione cambia. Potenza rincorre e

Bassano gestisce il gioco con maggior tranquillità e sicurezza. Il V set è indubbiamente il più emozionante. La Golden continua a mantenere il suo vantaggio (8-3) ma una prova di orgoglio e cuore della Medical fa vacillare le certezze dei locali. Capitan Zuccaro, il cui contributo è stato di grande peso, e soci si portano a -1 sul 9-8 per la Golden per poi pareggiare i conti sul 10-10. Potenza annulla poi due set point al Bassano ma ai vantaggi i padroni di casa riescono a chiudere definitivamente la pratica. La Medical Center Potenza esce tuttavia a testa alta dimostrando di essere una formidabile compagine. Ora occorre imporsi in casa in gara 2 che si disputerà questa sera alle ore 19 presso l’impianto del PalaPergola.


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Potenza Rugby Day Terza edizione della festa Sociale Open test domenica 29 maggio a Macchia Romana

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ome ormai da tradizione il CUS Potenza Rugby chiuderà la stagione agonistica con il “Potenza Rugby Day” arrivato ormai alla sua 3° edizione ed organizzato per festeggiare con una degna conclusione la stagione sportiva appena conclusa e che, come ormai consuetudine, vede i rugbisti potentini impegnati nel Sociale. La manifestazione, che ha ormai un posto fisso nel cartellone del Maggio Sportivo Potentino, quest’anno si svolgerà il 29 maggio. Il programma della manifestazione prevede, dopo la cerimonia di apertura che avverrà alle ore 10, un 'Open Test’ nel quale tutte le persone che accorreranno al Campo Scuola di Macchia Romana, potranno provare le emozioni del nostro sport. A seguire andrà in scena il 2° Trofeo San Gerardo, riservato alle categorie juniores U.12 e U.14. A questo trofeo prenderanno parte le formazioni giovanili della società potentina, ovvero l’I.C. di Pignola, l’I.C. di Tito e la S.M.S. Sinisgalli di Po-

tenza. Nel pomeriggio vi sarà, come consuetudine, l’esibizione degli atleti della categoria Seniores con la partita che vedrà scontrarsi sul campo la formazione di casa con il Matera Rugby. Questo incontro sarà a coronamento di una stagione che ha visto le due compagini lucane affrontare fianco a fianco le fatiche del campionato appena finito e che quindi pur essendo un derby, sarà sicuramente un’occasione per divertirsi e per rimarcare il fatto che nel rugby gli stupidi campanilismi che campeggiano negli altri sport, non esistono. La lunga giornata di

"Con il contributo della Regione Basilicata e della Provincia di Potenza"

3° POTENZA RUGBY DAY Domenica 29 Maggio 2011 Campo Scuola di Macchia Romama

Una giornata di rugby a favore della casa famiglia "MELANIA" Potenza

ore 10,00 Inizio Manifestazione e Cerimonia di Apertura ore 10,30 Open Test - Il Rugby per tutti ore 11,00 2° Trofeo SAN GERARDO - Cat. U 12-14 I.C. Sinisgalli Potenza - I.C. Pignola - I.C. Tito a seguire Terzo Tempo e Premiazione ore 16,00 Partita di esibizione - Cat. SENIORES POTENZA RUGBY VS MATERA RUGBY

info: www.potenzarugby.it - potenzarugby@gmail.com - 389 1629511 - INGRESSO GRATUITO

ISOLAMENTO TERMICO E IDRAULICO - FUMISTERIA

festa terminerà con la premiazione ed il rugbystico TERZO TEMPO, occasione per spettatori e giocatori di stare insieme. La giornata della festa ovale potentina, avrà come detto, il filo conduttore della solidarietà. Infatti la Dirigenza nero – verde, dopo aver appoggiato negli anni passati l’AISM e l’AVIS, quest’anno, metterà a disposizione il proprio merchandising per la raccolta volontaria di fondi per la Casa Famiglia “MELANIA” di Potenza, certi che valori propri del Rugby quali il sostegno, l’unione, la determinazione e la disciplina si sposino con l’operato di chi ha scelto come missione di vita prendersi cura del prossimo. Appuntamento dunque per domani, domenica 29 Maggio, presso il Campo Scuola di Macchia Romana per una giornata di festa, di sport e solidarietà.

Il titolo di campione regionale di Serie C resta a casa Gingles Soddisfatto il tecnico Ostuni che conquista la vittoria per il secondo anno consecutivo

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l Tennis Club Gingles Potenza nei campi del Circolo Tennis Matera, si è aggiudicata il titolo di campione regionale di Serie C di Tennis Maschile a Squadre. Il team potentino, composto da Marco Castello, Giovanni Cillo, Giacinto Cirenza, Luca Croglia, Michele Gioia e capitanato dal tecnico federale Giovanni Ostuni, ha avuto la meglio contro i corregio-

nali. Questi i risultati dell’anno sportivo: il Gingles vince contro il T.C. Rionero in Vulture 6-0 (andata e ritorno); contro il C.T. Val d’Agri 60 (andata e ritorno); contro il C.T. Matera 42 (andata) e pareggiando oggi 3-3 (ritorno). Grande soddisfazione per il tecnico Ostuni che vede la sua squadra vincere il prestigioso titolo

per il secondo anno consecutivo, affermare l’abilità tecnica e la smodata passione dei suoi allievi dopo costanti sacrifici negli allenamenti e confermare la grande rinascita del tennis a Potenza grazie all’impegno e al lavoro svolto con tenacia negli ultimi anni dal Tennis Club Gingles Potenza.

Il karate per le donne A San Chirico Raparo stage di Karate Tradizionale e di Autodifesa per donne

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San Chirico Raparo (PZ) presso la palestra scolastica dell’istituto comprensivo è stato organizzato dall’A.S.D. Heian- Karate-Do di Castelsaraceno e San Chirico Raparo uno stage di “Karate Tradizionale” e di

“Autodifesa per donne” diretto dal M° Sandro Caffaro di Potenza e patrocinato dal Comune di San Chirico Raparo. Grazie a questa iniziativa il piccolo paese della Val d’Agri è stato raggiunto da oltre 150 persone tra

atleti, genitori e simpatizzanti creando in queste aree depresse un grande momento di socializzazione e aggregazione sportivo-culturale.


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Un Ritratto d’autore: Engel Von Eiche Angelo Calderone è un poeta-scrittore originario di Ruvo del Monte, residente in Emilia Romagna

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e ogni essere umano è unico ed irripetibile, come dice una legge della biologia, ciò vale, sillogisticamente, soprattutto per gli scrittori ed i poeti. Engel von Eiche (alias Angelo Calderone), poetascrittore originario di Ruvo del Monte, residente in Emilia Romagna, rispetta in pieno questa regola. Andiamo a conoscerlo di persona per saperne di più. A prima vista la persona sembra molto schiva, riservata, piuttosto laconica, ma dopo qualche minuto si scioglie e tradisce il suo aspetto austero nascosto dietro la sua “barba carismatica”, come qualche critico l’ha definita prima di me. Grazie all’omonimia col sottoscritto, Angelo mi consente di dargli del tu e di usare solo il suo nome di battesimo. Mi porge il suo curriculum editoriale e noto con sorpresa che ha pubblicato già cinque libri. Il primo è del 1988, si intitola “L’obiettivo” (Seledizioni, Bologna) ed è una raccolta di poesie; il secondo è dell’anno successivo, si chiama “L’arrivo” (Edizioni Fruska, Arezzo) ed è una raccolta di nove racconti per ragazzi; il terzo, del 1991, è un florilegio di poesie intitolato “Speranza fra sogno e realtà” (Book Edizioni, Bologna); il quarto libro è del 1994 e raccoglie delle “Riflessioni” (Cultura 2000, Ragusa); last but not least abbiamo un’altra silloge di poesie, scelte tra le centinaia rimaste nel cassetto, “Tanto per dir qualcosa” del 2002 (Edizioni Menna, Avellino). Dando uno sguardo alla sua notevole libreria noto anche torri di antologie varie

per le scuole, dove sono contenute altre poesie di Angelo, spesso tradotte in lingua spagnola o inglese, a testimonianza del respiro internazionale dell’autore. Ora non resisto alla curiosità di porgli qualche domanda per approfondirne il profilo psicolinguistico. Engel von Eiche, il tuo pseudonimo significa Angelo della Quercia. Mi vuoi dire quando hai iniziato la tua doppia carriera di poeta e scrittore e perché hai voluto scegliere la lingua tedesca per nascondere la tua vera identità? L’inizio della mia passione per la scrittura e la poesia prende il via alla fine degli anni ‘60, allorquando dopo un gravissimo incidente automobilistico occorsomi in Germania, mi accorsi che, purtroppo, per me l’attività lavorativa era da considerarsi finita per sempre. Il mio pseudonimo è un omaggio alla lingua tedesca, che io adoro, nonostante tutto. Arguisco che ti trovavi in Germania non certo per turismo. Perché? Mi trovavo nel Paese teutonico perché ero emigrato a causa della disoccupazione, che in Basilicata è stata e continua ad essere un male endemico. Capisco che per te è particolarmente doloroso rievocare i drammatici momenti di quell’incidente, ma ci puoi dire almeno che età avevi in quel giorno fatidico? Avevo solo ventitré anni: praticamente avevo tutta la vita davanti a

me. E, invece, essa si fermò per colpa di un incosciente che si era messo alla guida sotto l’effetto di stupefacenti, rendendomi quindi invalido permanente. Ripensando a quei momenti tragici, mi tremano le vene ai polsi. Tu non puoi immaginare quanto mi costi rievocare il mio passato di sofferenze che continua nel presente e si proietta nel futuro. Come trascorri le tue giornate? Passo le mie giornate componendo, appunto, poesie o scrivendo racconti per ragazzi. A proposito di poesia, ho notato che alterni facilmente la rima ai “blank verse”, posso chiederti che studi hai compiuto prima di dedicarti a questa nobile arte? Per la verità, io sono un autodidatta puro, un “fuorilegge della metrica”: questo status mi consente una maggiore libertà d’espressione. Da bambino avevo una grande passione per la scuola, ma purtroppo la povertà assoluta in cui versava la mia famiglia era d’ostacolo al prosieguo degli studi. All’età di soli dodici anni fui mandato garzone presso un allevatore di bestiame in quel di Melfi, per la modica “cifra” di qualche caciotta di formaggio all’anno. Sbaglio o nella tua famiglia avveniva qualcosa di simile a ciò che ha raccontato Gavino Ledda in “Padre padrone”? Sì, hai colpito nel segno. È quasi la stessa storia. La tua prima opera pubblicata è del 1988. Che cosa tratta? È una silloge di componimenti sotto

il titolo “L’obiettivo”, dove ho raccolto i miei sentimenti più intimi: <<Solo rinunce/nient’altro che rinunce!/ Rinunciare a camminare come gli altri,/ se non addirittura rimanere immobile per tutta la vita. (...)>>; i miei ricordi :<<Quanta allegria v’è al mio villaggio,/nei giorni di festa./ Le Paoline al mattino gioiose,/ annunciano agli abitanti,/ che è giorno di allegria e di riposo./ La banda prende a girar per le vie, /intonando allegre melodie.(...)>> In senso cronologico ho visto che hai pubblicato “Speranza tra sogno e realtà”; che cosa dice? Questa silloge del 1991 rappresenta un mix tra sociologia e storia, in cui cerco di denunciare i mali di quest’epoca crudele, ad es. le guerre: <<Rombi d’aerei/accompagnati da deflagrazioni/tuoni di cannoni e spari di mitraglie/seminano morte e dolore/fanno stragi/ ai popoli tolgon la pace./La guerra no! (...)>>. Sfogliando le tue pubblicazioni ho notato con sorpresa che alcune di esse sono illustrate da tua figlia, come ti è venuta l’idea? Rossella, a giudizio di critici d’arte, è un’ottima pittrice: è una dote naturale che aveva già da piccola. Allora perché non dare a lei, che mi conosce meglio di tutti, la possibilità di illustrare il mio pensiero? Così, l’esperimento del 1991 si è ripetuto con la copertina di “Riflessioni”, nel 1994: una raccolta che spazia dal ricordo geografico:<<Mio caro Bradano, amico mio!/Non ti ricordo più /per quel che eri:/il grande

rio./Sì, così come ti ricordo io.(...)>>, alla condizione di disabile:<<Che cos’è per me,/la vita in questo mondo?:/che cosa può aver in serbo/per me handicappato, questo mondo?/ Non certo un futuro,/ poiché per me/ non vi è orizzonte (...)>>. Tu hai scritto anche dei racconti. Ti posso chiedere a chi ti ispiri e qual è il tuo target di lettori? I destinatari naturali di questi racconti sono i ragazzi, anche se credo che la morale della favola in essi contenuti potrebbe giovare anche agli adulti. Qualche critico ha detto che io mi ispiro ad Esopo, ma ciò è vero solo molto parzialmente, perché in realtà cerco con parole chiare, non sofisticate, di tessere delle trame fiabesche originali il cui significato profondo va oltre l’apparenza del significante. Lo testimonia “Il pentimento”, l’unico racconto dove non sono protagonisti degli animali, che rappresenta una metafora della “bontà” e della povertà spirituale dell’uomo, un incitamento a non giudicare mai chi ci è di fronte solo dall’abito che indossa. Certo, non rifulgo dall’inventare storie, come la leggenda “Le lucciole e il colibrì”, dove fantastico sulla nascita delle lucciole, “salvate e trasformate da piccoli insetti senza ali in piccole stelle delle notti d’estate”. Un’ultima domanda. Vedo una selva di coppe e targhe vinte negli innumerevoli concorsi a cui hai partecipato: a quale premio sei

più legato? È difficile dirlo, ma uno ai quali tengo di più è sicuramente quello di finalista ex aequo con l’eminente prof. Elio Toaff (rabbino capo della Chiesa Israelita di Roma), per la poesia religiosa, al prestigioso “Premio Basilicata”, nel 1999. Mi congedo dalla cortesia di Angelo, facendo mio il giudizio espresso dal critico letterario Stefano D’Amelio: <<Engel von Eiche sa di essere una voce solitaria in un contesto sociale deformato da arroganze, servilismi, complicità, connivenze e prepotenze, ma non se la sente di tacere; non accetta di essere imbavagliato, e rivendica la sua autonomia di uomo libero>>. Domenico Calderone

Michelangelo Volpe e il suo Numero Perfetto L’autore parla a Controsenso del mondo dell’editoria e dei suoi progetti per il futuro di Virginia Cortese

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ucano d’acquisizione, Michelangelo Volpe, classe 1978, è ufficiale giudiziario presso la Corte d’Appello di Potenza. Proprio questi posti e sedi istituzionali hanno ispirato la penna per il suo primo romanzo noir: “Il Numero Perfetto”; il debutto per un autore che si è già cimentato con la poesia, pubblicando la raccolta “Vorrei amarti in un sorriso”. C’è tanta Basilicata nel suo lavoro, ma soprattutto molto dei lucani, nelle loro peculiarità caratteriali, sociali e umane. La trama è certamente intrisa di aspetti fantasiosi. Insidiosa e complessa, come si legge; l’essenziale necessità per l’uomo di vivere di stimoli e momenti di riferimento diviene simbolo dello stesso. Il Numero Perfetto. Un thriller che dalla provincia lucana attraversa tutta l’Italia. Che tipo di riscontro ha avuto in Basilicata? Il Numero Perfetto è un noir scritto in gran parte per i Lucani, che si alimenta del profumo dei paesaggi e degli sguardi del suo popolo. In pochi mesi ho potuto riscontrare un interesse notevole della gente che ha avuto modo di leggerlo. Si sono realizzate molte presentazioni, organizzate da associazioni culturali o direttamente dalle amministrazioni comunali. Penso alle serate a Potenza, Acerenza, Palazzo San Gervasio, Oppido Lucano, Genzano di Lucania, per ultimo a Matera, queste per quanto concerne la promozione in Basilicata. Anche i mass media , finora, hanno parlato notevolmente del mio romanzo, come anche siti web gestiti da enti o associazioni; insomma il Numero Perfetto sta entrando nel cuore del po-

polo lucano e questo mi inorgoglisce. Cercherò di continuare sulla strada della promozione, rispondendo alle curiosità e alla voglia di conoscere la mia fervida fantasia. Scrivere un libro è senza dubbio un’esperienza intima, che manifesta la voglia di esprimersi e il bisogno di comunicare. Lei appartiene ad un mondo differente. Come giudica la sua “avventura” da scrittore? La mia avventura da giovane scrittore mi entusiasma ogni giorno di più. In ogni scorcio di borgo, in ogni sguardo, in ogni rivista...cerco un nuovo elemento da mutare su carta e questo mi fa pensare ad un frase che mi è stata rivolta prima dell’uscita del libro: “Iniziare a scrivere è come drogarsi, difficilmente si smette”...ebbene sono fortunato poiché la mia “droga” non nuoce , ma arricchisce! L’editoria vive un mondo difficile. Così come l’arte in generale. Che opinione ha in merito? L’arte vive del tempo che muta i suoi orizzonti, i suoi spazi, i suoi referenti. Oggi la razionalità e le difficoltà quotidiane fanno oscillare la capacità ad emozionare con qualsiasi espressione artistica, compresa la scrittura. Bisogna che si riprenda a credere in questa valvola di sfogo, in quanto consente di vivere in un mondo parallelo che sazia la nostra mente! Nell’ultima settimana, Torino ha ospitato un’importantissima vetrina editoriale, la Fiera del Libro. Lei ne ha preso parte. Cosa può raccontarci? Ho avuto modo di partecipare al Sa-

lone Internazionale del Libro di Torino. Una delle rassegne più prestigiose per autori, editori e amanti della cultura del libro. Sono stato emozionato a calcare le stesse aree visitate in contemporanea da letterati come Dario Fò, Dacia Maraini, Umberto Eco, per citarne alcuni. Essere lì è stato per me motivo di soddisfazione , ma anche di slancio per migliorare la mia capacità creativa...voglio dare di più, voglio stupire ancor più chi mi legge! Progetti per il futuro? Il Numero Perfetto non è altro che il primo atto di una trilogia, dunque sono solo all’inizio di un percorso letterario che ho deciso di intraprendere, con un sogno su tutti: essere sempre entusiasta di me stesso. Il secondo atto è quasi completato, ma sarà in uscita per fine anno. Prometto di incuriosire e sorprendere ancora, con la fantasia che si ispira alla realtà!

Giuliano: perché Baccini non ha cantato A

causa dell’improvvisa pioggia caduta domenica scorsa 22 maggio 2011, il concerto di Francesco Baccini, in programma per la festa patronale di Giuliano (PZ) è stato annullato. Il comitato festa ringrazia il cantautore italiano per aver atteso fino a notte fonda sperando invano in un miglioramento delle condizioni metereologiche. Il comitato precisa che non è stato possibile rinviare il concerto, considerato il peggiorare delle condizioni meteorologiche, e l’aggravio di costi che ci sarebbe stato nel caso fosse stata fissata un’altra data. Un aggravio che sarebbe stato pari ad un ulteriore 50 % di costi. Il comitato specifica inoltre che i palchi attrezzati con telone devono avere una dimensione minima di 12-10 mt quadri e che la piazza di

Giuliano è conforme soltanto a palchi che abbiano una dimensione massima di 12-8. Di fronte a tutte le sopra citate difficoltà tecnicometereologiche il comitato ha ritenuto opportuno far fronte alla liquidazione di tutto lo staff tecnico del cantautore ottenendo però la riduzione del compenso, che l’artista ha comunque richiesto (come da contratto) pur essendo rammaricato di non aver completato la serata. Pertanto, avendo comunque ottenuto un congruo risparmio sull’ingaggio del cantautore, il comitato comunica che la somma risparmiata sarà utilizzata nei prossimi mesi per iniziative riguardanti la comunità.


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sabato 28 Maggio 2011

Carmine Crocco detto Donatello si racconta Un interessante romanzo di Matteo Donato Gallucci sul capobrigante

di Michele Traficante

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tre. Sono i volumi che Matteo Donato Gallucci ha dedicato al brigantaggio post-unitario ed, in particolare, al capobrigante Carmine Crocco detto (soprannominato) Donatello. Infatti, dopo “Briganti” del 2002 e “Caccia al Brigante” del 2004 è uscito recentemente “Cronache Minute del Brigante Crocco”, Editore Aletti di Villalba di Guidonia (Roma), febbraio 2011, pagg. 293. Si tratta di un pregevole lavoro che rientra nel filone del romanzo storico in cui Matteo Donato Gallucci sta dando prove eccellenti. Sulla scorta dell’autobiografia di Carmine Crocco, pubblicata a cura del capitano Eugenio Massa nel 1903, l’autore ripercorre (o meglio fa ripercorrere allo stesso Crocco) le vicende brigantesche del famoso capobrigante rionerese. E Crocco lo fa nel carcere di Portoferraio alla presenza del capitano Eugenio Massa e del suo aiutante stenografo. Una narrazione che Gallucci ci presenta su due piani: uno con una rappresentazione quasi filmica del brigantaggio post-unitario e l’altro, antropologico e più intimistico dei vari protagonisti pubblici e privati. Un Crocco che narra le sue gesta, le sue imprese, diremmo militari con l’assalto a Comuni anche di una certa importanza, con le stragi e i saccheggi, che costrinsero l’esercito piemontese e le Guardie Nazionali a sconfitte clamorose e a pericoli continui. Non si sottotacciono le nefandezze, le violenze inaudite e brutali che caratterizzarono i fatti briganteschi, gli omicidi, gli incendi, gli stupri effettuati dalle sue bande durante le varie scorribande nella zona del Vulture ed oltre. Pesanti sono i giudizi di Crocco su alcuni capobriganti, come il famigerato e sanguinario Coppa che beveva il sangue umano, sangue dei nemici uccisi (“Un autentico diavolo in veste umana. Crudele fino all’estremo, un mostro che ripugna persino parlarne”) e poi sul feroce Ninco Nanco, Caruso e via elencando. Oltre a questi numerosi episodi, ormai diventati storici, trattati da numerosi autori, Matteo Donato Gallucci ha il merito, come ha evidenziato anche Giampaolo D’Andrea nel corso della pre-

sentazione del volume, di farci conoscere la vita dei briganti, l’ambiente in cui operarono, le condizioni economiche, la cultura e la società del tempo, le superstizioni, le credenze e le abitudini di quelle popolazioni. Si riporta, fra l’altro, la storia del “munaciello”, uno spiritello burlone e la credenza dei “pumminari”, i nati nella notte di Natale che avevano l’assurda capacità di trasformarsi, nelle notti di luna piena, in veri mostri forniti di artigli e zanne. Interessanti le usanze popolari in merito agli sposalizi con tutti gli “accorgimenti” (scongiuri) per evitare “disgrazie”. E poi la solidarietà del vicinato come una famiglia allargata (“Un vicino di casa diventava quasi di famiglia, e ci si voleva bene”); ancora termini popolari come “appendirame”, piattara”, “cascia” e “cascione”, “buffetta” ecc. Un Carmine Crocco non solo brigante feroce e “guerrigliero”, quindi, ma presentato anche nei suoi aspetti umani, psicologici e privati. Matteo Donato Gallucci è soprattutto un narratore, un abile narratore di talento, dalla notevole e forte capacità espressiva con una delicata vene poetica (“La pioggia prendeva a scendere sopra la cupola verde della foresta e un ticchettio si udiva sulle foglie, rare gocce giungevano al suolo”. “ I raggi del sole brillavano attraverso i rami dei cerri e tracciavano intricati disegni sugli uomini e sui cavalli”). Magnifiche e suggestive, fra l’altro, le descrizioni di albe e di tramonti, dei fenomeni naturali, dei paesaggi e delle scene campestri che pongono Donato Matteo Gallucci in un posto di rilievo fra i più significativi narratori italiani. Infatti, ha già pubblicato i romanzi “La Marchesa di Mantova” (1998), “Specchio di giorni lontani” (2005), “Il Quinto Vangelo” (2008), “ L’ombra del Visir” (2010) con notevoli successi di pubblico e di critica, meritando anche ambiti riconoscimenti, fra cui il Premio Tolkien negli anni 1983, 1984, 1985. In questo ultimo lavoro spicca in lui anche un grande acume psicologico, soprattutto per quanto riguarda il pianeta femminile, come, ad esempio, nel trattare i primi turbamenti adolescenziali, le prime pulsazioni sentimentali e sessuali della sua piccola Carlina, una ipotetica ( immaginata) figlia nata dalla sua compagna Filomena Contaldo e brutalmente uccisa all’età di tredici anni. Un Crocco, insomma, che rivela non comuni ed insospettati sentimenti di forte amore paterno, di delicate attenzioni verso la sua donna e dolcezze nella vita familiare. Il libro è stato presentato nei giorni scorsi a Rionero presso l’Auditorium del Centro Sociale “Pasquale Sacco. I lavori sono stati introdotti e moderati dal giovane Nicola Giansanti, presidente dell’Associazione

culturale “ Suggesto”, il quale, fra l’altro, ha evidenziato dei collegamenti fra alcune situazioni narrate dal romanzo e l’attualità dei nostri tempi. Il sindaco di Rionero, Antonio Placido, nel suo ampio intervento, ha inquadrato le vicende del brigantaggio post-unitario nelle condizioni di miseria economica e sociale del tempo; condizioni di arretratezza del Mezzogiorno, non del tutto (ed ovunque) ancora oggi cambiate in meglio. La dott. ssa Lucia Guarini, dirigente della Corte d’Appello di Potenza, sulla scorta del processo intentato a Crocco nel 1872, si è soffermata sui numerosi e gravi capi d’accusa mossi a carico del capobrigante rionerese (dodici grassazioni, sessantasette omicidi consumati, sette omicidi mancati, quattro attentati all’ordine pubblico con strage, devastazione, saccheggio, cinque ribellioni, venti estorsioni, quindici incendi di case, con un danno di oltre un milione e duecentomila lire) con la conseguente condanna morte. La condanna a morte poi, con decreto Regio 13 settembre 1874, fu commutata in lavori forzati a vita. Nel carcere di Portoferraio, Crocco trascorse oltre trent’anni e qui vi morì il 18 giugno 1905, poiché, pur graziato, nessun familiare, come lui stesso dice, lo volle con sé. Alla domanda del capitano Massa “Sei pentito del tuo passato?”, Crocco rispose: “Vorrei non aver aderito al patto di sangue con il Borbone. Vorrei poter tornare indietro e disfare tutto”. La preside emerita Luigia Bozza, presidente dell’UNILABOR rionerese, si è soffermata sulla vita privata di Crocco, sulla sua sensibilità nei confronti della figlia e della sua compagna Filomena Contaldo. Lo storico prof. Giampaolo D’Andrea, dal canto suo, ha tratto interessanti spunti di riflessione non solo sulle vicende brigantesche, ormai note, di Carmine Crocco, quanto sulla vita dei briganti e sull’ambiente sociale ed economico in cui esse sono avvenute, riconoscendo all’autore del libro, il merito di averle egregiamente portate a conoscenza. L’autore, nelle conclusioni, si è soffermato soprattutto sul linguaggio semplice e lineare con cui ha scritto il romanzo, frutto dei tanti anni d’insegnamento nelle scuole medie e negli istituti d’istruzione superiore quale stimato docente di Lettere. Una lettura del libro, seppure delle vicende scabrose e orride del brigantaggio che hanno interessato il giovane Stato italiano, è pur sempre godibile ed accattivante grazie allo stile agile e scorrevole che caratterizza la narrazione di Matteo Donato Gallucci il quale s’inserisce a pieno titolo nel pur affollato panorama letterario italiano.

Leonardo Covello, un aviglianese a New York di Michele Strazza

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ella vastissima biblioteca americana della Historical Society of Pennsylvania si trova l’archivio documentale di un importante insegnante e studioso italo – americano di origini lucane, Leonard Covello, il quale, tra il 1907 ed il 1974, raccolse materiale di vario genere che, ancora oggi, getta una significativa luce sulla storia delle comunità italiane a New York e sui nessi tra alimentazione ed identità etnica. Leonard Coviello, il cui vero nome era Leonardo Coviello, nacque il 26 novembre 1887 ad Avigliano, in Basilicata, da una famiglia di artigiani ciabattini. Il padre, Pietro, emigrò nel 1890 a New York dove svolse vari lavori: sei anni dopo fu raggiunto dalla moglie, da Leonardo e dai due fratelli minori nella zona dell’East Harlem, allora abitata prevalentemente da immigrati irlandesi e dai nuovi arrivati ebrei ed italiani. Nel nuovo ambiente la vita della famiglia si svolse all’interno della comunità aviglianese della “Little Italy”. Leonardo, come la maggior parte dei bambini della comunità, non venne mandato alla scuola elementare pubblica, ma ad una scuola gestita da una associazione filantropica protestante, la “Female Guardian Society of America”, conosciuta come “Soup School” perché, a mezzogiorno, i ragazzi potevano avere una tazza di minestra, con del pane bianco e soffice, che, forse, costituiva la vera ragione della scelta per molte famiglie povere. E fu qui che la maestra ne cambiò il cognome da Coviello a Covello, giustificando l’iniziativa per facilitarne la pronuncia. Dopo la “Soup School” fu la volta delle scuole pubbliche e della sua adesione al protestantesimo che egli apprese, frequentando la missione metodista “Home Garden”. Qui il giovane Leonard conobbe la fondatrice, Anna C. Ruddy, il cui insegnamento fu per lui basilare soprattutto per il suo futuro impegno sociale e riformista. E fu proprio grazie a lei che Covello ottenne una provvidenziale borsa di studio che gli permise, nel 1911, di laurearsi presso la Columbia University. La missione protestante, intanto, veniva trasformata nell’ “Harlem House”, un vero e proprio centro sociale di quartiere frequentato, peraltro, da giovani che diventeranno molto famosi nella politica americana, come Fiorello La Guardia, futuro Sindaco di New York. In quegli anni Leonard Covello fu particolarmente im-

pegnato nell’organizzazione di veri e propri “corsi di cittadinanza” per gli immigrati, senza dimenticare l’insegnamento della lingua e della cultura italiana presso i figli dei nuovi arrivati. Dopo il primo conflitto mondiale lo ritroviamo ad insegnare francese e spagnolo alla DeWitt Clinton High School, nel West Side di Manhattan, dove, nel 1922, riuscì ad istituirvi il primo corso di italiano delle scuole superiori di New York. Il suo impegno per l’integrazione italo – americana e per la promozione culturale italiana trovò realizzazione anche attraverso la partecipazione a numerose istituzioni come la Casa del Popolo ad Italian Harlem, l’Italian Parent – Teachers Association ed il Circolo Italiano alla DeWitt Clinton, l’Educational Bureau della Casa Italiana presso la Columbia University. Nel 1934 riuscì ad ottenere l’apertura della Benjamin Franklin High School, nella sezione italiana di East Harlem, di cui divenne preside. Fermo sostenitore di una istruzione multiculturale, tenne, tra il 1935 ed il 1941, importanti seminari alla School of Education della New York University che rappresentano una lucida analisi delle condizioni di partenza degli emigrati meridionali e dei loro rapporti con il nuovo Paese, oltre che dei principali problemi di socializzazione e di adattamento dei giovani italo – americani. Particolarmente significativa resta la tesi secondo cui la struttura della famiglia contadina meridionale era chiusa al suo interno, senza responsabilità e solidarietà verso soggetti ed istituzioni esterne, e tale caratteristica sopravvisse intatta nel Nuovo Mondo, trovando così spiegazione la centralità della famiglia nella vita delle “Little Italies”americane. Era, invece, necessario, per superare le difficoltà di adattamento nel passaggio da una società tradizionale, rurale ed antiquata, ad una moderna, urbana ed industriale, concentrarsi sulla partecipazione attiva alle istituzioni sociali e pubbliche: la scuola, la chiesa, il quartiere, la stessa politica. Da un lato, dunque, partecipazione alla nuova vita, dall’altro, però, consapevolezza ed orgoglio per le proprie tradizioni culturali. Di qui i suoi studi sulle abitudini alimentari degli immigrati e sui rapporti con l’etnicità: la cultura alimentare italiana andava conservata, diventando espressione di appartenenza ma anche di condivisione.

Per questo quando, dopo lo scoppio della guerra con l’Etiopia, la Camera di Commercio italiana a New York promosse una massiccia campagna per invitare gli italiani in America a comprare prodotti provenienti dalla madrepatria, con l’espresso scopo di aiutare il Regime a fronteggiare le sanzioni economiche, Covello, in un intervento radiofonico, fu pronto a sostenere l’importanza di consumare prodotti italiani. Questi i passi più significativi del suo discorso: “…tra i costumi, nulla distingue così tipicamente un popolo come i cibi e le bevande (…). Forse mentre io vi parlo ricorrono al vostro pensiero certi prodotti italiani che rappresentano il paese o la città donde voi o la vostra gente è venuta, così tipicamente come il dialetto che voi parlate o come i principali monumenti della vostra particolare sezione. Noi, Americani di origine italiana, dobbiamo costantemente tenere presente il fatto che è necessario evitare che scompaiano tra di noi certi costumi dei quali i cibi, le bevande e le caratteristiche leccornie locali sono esempi principali; poiché se li facciamo scomparire renderemo più povero il godimento totale della nostra esistenza. Continuiamo dunque ad usare e ad aumentare l’uso dei prodotti italiani che i nostri amici americani hanno imparato ad apprezzare e godere, e che spesso rappresentano per noi la vera essenza dell’Italia e ci richiamano alla mente alcune delle più interessanti tradizioni che hanno reso famosa l’Italia.” Ritornato in Italia ormai vecchio, Leonard Covello morì il 19 agosto 1982. Di lui, oltre a varie opere (compresa la sua tesi di Ph.D. “The Social Background of the Italo – American School Child: A Study of the Southern Italian Family Mores and Their Effect on the School Situation in Italy and America”), ci resta, come già detto, l’importante collezione di documenti (Covello Papers) sulla relazione tra abitudini alimentari ed eticità nella comunità italo – americana di New York, conservata alla Historical Society of Pennsylvania.


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Due chiacchiere con il pronipote di Francesco Crispi Un uomo di teatro e parente dell’illustre personaggio storico lucano di Lucia Stefania Manco

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ino Crispi, volto noto del mondo dello spettacolo, è il pronipote di Francesco Crispi, uno dei promotori e organizzatori dell’impresa dei Mille nonché Presidente del Consiglio (29 luglio 1887-6 febbraio 1891 e 15 dicembre 189310 marzo 1896) e deputato in Basilicata (eletto nel collegio di Tricarico nel 1870, 1874,1876 e 1880). Ultimamente lo abbiamo visto recitare in diversi spettacoli a teatro, cantare e ballare in varie trasmissioni televisive tra cui «Uno Mattina» e «Casa Raiuno» sulla Rai. Attualmente è impegnato nella preparazione del tour estivo, di un nuovo disco e di una trasmissione televisiva con cui ci condurrà alla scoperta dei luoghi più misteriosi d’Italia. Signor Crispi come vive la parentela con questo illustre per-

sonaggio storico? «Sono molto fiero di essere il pronipote di uno degli uomini più importanti della storia d’Italia, che ha dedicato la sua vita alla creazione della nazione e ai problemi del Paese». Cosa pensa delle polemiche che hanno accompagnato la festa dell’Unità del 17 marzo? «Sinceramente non ho condiviso le polemiche che ci sono state, soprattutto da parte di alcuni esponenti politici… Centocinquant’anni fa l’Italia divenne un Paese indipendente, libero! E’ giusto e doveroso, quindi, secondo me, festeggiare l’unità. E’ importante ricordare quegli uomini che insieme hanno saputo lottare con coraggio e amore per la patria, soprattutto per trasmettere ai giovani la forza e la volontà di credere negli ideali e di costruire una società mi-

gliore». Quale uomo politico di oggi paragonerebbe a Francesco Crispi? «Diversi uomini politici, perché Francesco Crispi era un personaggio molto complesso. Indubbiamente, però, la sua capacità di guardare al bene del Paese mi porta a pensare al nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano». Nel 1878 Crispi, Ministro dell’Interno e sposato con Rosalia Montmasson, prende in moglie, in gran segreto, una giovane donna, ma la notizia trapela, la stampa lo accusa di bigamia sottolineando la valenza pubblica dell’accaduto, ed è costretto a dimettersi. Secondo Lei oggi, in una società indubbiamente molto diversa rispetto a quella di centocinquant’anni fa, un uomo poli-

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i chiama “Pizzaiolo a casa tua”, l’innovativo servizio pensato da un pizzaiolo materano per crearsi un posto di lavoro in questo periodo di crisi. Se finora era la pizza ad andare a domicilio, con l’idea di Tonino Nobile è il pizzaiolo a recarsi a casa del cliente per preparare la vera pizza Napoletana secondo il disciplinare STG. Basta disporre di un forno a legna adeguato alla cottura della pizza e al resto ci pensa il “Pizzaiolo a casa tua”. Una nuova formula che propone il piatto tipico della tradizione napoletana in un’atmosfera familiare e conviviale. L’idea è nata dall’esigenza di ricollocarsi nel mondo del lavoro a cinquanta anni suonati. Tonino Nobile ha riscoperto la passione per la professione di pizzaiolo che ha imparato da giovanissimo in una pizzeria napoletana: “Ho fatto il pizzaiolo sin da ragazzo - afferma - poi per venti anni ho venduto libri, pur continuando a preparare pizze in maniera occasionale. Ora, con la crisi del-

l’editoria, ho dovuto chiudere la libreria e ritornare al mio vecchio mestiere, reinterpretandolo e adattandolo alle nuove esigenze”. Il pizzaiolo si occupa di tutto: dalla preparazione dell’impasto alla scelta degli ingredienti che è concordata con il padrone di casa per assecondare i gusti della famiglia o degli ospiti, ma si può anche occupare della spesa. “I clienti - continua Nobile- mi chiamano in occasione di feste tra amici, compleanni, lauree, cene professionali o addii al celibato, quando vogliono stupire gli invitati offrendo una pizza di qualità preparata al momento per loro. Ovviamente prima di accettare l’incarico faccio un sopralluogo per verificare che, oltre al forno a legna, ci siano i requisiti tecnici di base per preparare la pizza secondo il protocollo di Specialità Tradizionale Garantita. La famiglia e gli ospiti spesso partecipano alla realizzazione della pizza collaborando alla preparazione degli ingredienti, esclusivamente di produzione locale, come la semola rimacinata di grano duro ‘senatore Cappelli’, compresi quelli della dispensa casalinga per la farcitura”. Tonino Nobile che si occupa anche di comunicazione enogastronomica del territorio è un grande esperto di pizza tradizionale: nel 1988 ha curato il progetto editoriale del libro “Pizza, storia, segreti, ricette” edito da Idea Libri Rusconi. Infine, con l’obiettivo di migliorare il suo servizio di “pizzaiolo a domicilio”, Nobile sta lavorando alla progettazione e realizzazione di un forno a legna portatile, una struttura leggera ma efficiente, per accontentare gli amanti della pizza che non hanno un forno in casa o in giardino. Per contattare il “Pizzaiolo a casa tua”: toninonobile@gmail.com

Foto di Roberto Rocchi mentata, intensa… Adoro girare il mondo, scoprire nuove culture, cogliere l’essenza della vita, gli attimi fuggenti… Credo che la noia sia la fine della vita!». E’ vero che sta lavorando a un progetto teatrale sulla figura di Francesco Crispi?

«Sì, è vero». Vuole accennarci qualcosa? «Si tratta di uno spettacolo sull’unità d’Italia molto divertente. Tutto il resto lo scoprirete...».

Dal Vulture al Festival di Cannes

“Pizzaiolo on demand” Da Matera una nuova professione per sfidare la crisi

tico è tenuto a dare conto della sua vita privata? «Secondo me un uomo politico deve essere giudicato soprattutto per quello che riesce a fare per il Paese, non per le sue vicende personali. Non bisogna dimenticare, però, che è pur sempre un personaggio pubblico e potrebbe essere un modello di riferimento». Che cosa crede di avere in comune con il suo bisnonno? «Sicuramente sono molto diverso da lui. Io adoro l’arte in tutte le sue espressioni, in particolar modo tutto ciò che riguarda il ballo e la danza, lui invece non l’apprezzava molto. Ci accomuna però il fatto di credere negli ideali e non mollare mai. Come lui lotto per i miei sogni perché credo che solo così la vita abbia un senso. E poi anch’io come lui ho una vita movi-

La storia dell’attore esordiente Mauro Conte nato a Melfi ma vissuto a Lavello di Michele Traficante

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el mondo sfavillante del cinema internazionale di Cannes non ha certo sfigurato il giovane attore lucano Mauro Conte, co-protagonista del film francese “Impardonnablés” del regista André Téchimé, con attori del calibro di André Dussollier, Carole Buiquet e Adriana Asti. André Téchiné è un regista molto noto in Francia. Non per niente nel Festival del 1985 vinse il premio per la migliore regia col film “Rendez vous”. Il film “Impardonnablés” nei giorni scorsi è stato presentato nella Quinzaine des Réalisateur, sezione parallela del festival di Cannes a cui il nostro giovane attore lavellese ha avuto l’onore di essere invitato. Un film che ha riscosso grande successo ed ottimi giudizi da parte di autorevoli cineasti e della stampa specializzata, fra cui Liberation (“Non ci si meraviglierà dunque se la parte migliore di Impardonnablés è quella in cui Téchiné osserva e sviluppa il personaggio di Jeremie, a cui il giovane Mauro Conte dona una consistenza superba”) e ancora L’Humanité (“Oltre ad una Carole Bouquet impeccabile nel ruolo di Judith (…) il cast si arricchisce di una bella galleria di figure, voci e corpi italiani: cominciando dall’attrice pasoliniana Adriana Astio fino ai “ragazzi” tenebrosi” Mauro Conte e Andrea Pergolesi”). “… Bravo anche Mauro Conte, il ragazzo dagli occhi pesti, che nulla vuole toccare, nemmeno il corpo malato della madre”. “André Téchiné sembra tornato con una commedia lieve e con un messaggio senza ombre retoriche, come molti maestri francesi hanno saputo fare, a partire dall’ultimo Resanais. E il pubblico lo ha abbracciato con risate e lungo applauso” (My Movies). “Un film molto legato all’Italia, a partire dall’ambientazione veneziana. Ed erano molto felici e curiosi anche tantissimi spettatori della Quizaine des Réalidateurs, che hanno accolto il cast di Impardonnables di André Téchiné con grandissimo calore. Il regista francese – autore di 23 pellicole tra cui “L’età acerba” e “Hotel des Amériques” – ha realizzato il film a partire dal romanzo omonimo di Philippe Djian, trasferendone vicende e personaggi dalla costa basca alla Laguna e interpellando un cast di lusso composto da André Dussollier,

Carole Bouquet, Adriana Asti, Mélanie Thierry e l’esordiente italiano Mauro Conte, che in patria ha fatto molto teatro, ma qui è alla sua prima prova per il grande schermo” (Cinecittà News). E ancora: “ Quelle di Impardonnables sono figure condizionate dalla propria memoria e dai propri legami, ma si aprono anche a slanci improvvisi come il momento bellissimo degli sguardi tra Juduth (Carole Bouquet) e Jeremie (Mauro Conte) su due barche diverse che sembrano circondarsi” (Sentieri Selvaggi). Il film è la storia di uno scrittore di successo, Francis, interpretato da André Dussolier, in cerca d’ispirazione. Arriva a Venezia in cerca di pace e di tranquillità per scrivere il suo nuovo romanzo. Però, in cerca di un appartamento, s’innamora dell’affascinante agente immobiliare Judith, interpretata da Carole Bouquet. Francis riesce a convincerla a vivere con lui in una casa sull’isola di Sant’Erasmo. Dopo qualche tempo di intenso amore, Francis è roso dalla gelosia e allora si affida ad un ex detenuto, Jeremie, per farla pedinare. Ne vengono fuori fatti e personaggi intriganti (ed imperdonabili), fra cui la figlia dello scrittore, giunta a Venezia in vacanza, che s’innamora di un poco di buono e poi amori, tradimenti, pazzie ecc. che rendono il film accattivante. Quello di Jeromie è un personaggio particolare che disprezza il contatto umano, tanto da non voler toccare nemmeno il corpo malto della madre, magnificamente interpretato dall’esordiente Mauro Conte. Un’interpretazione superlativa di un personaggio considerato dalla critica “ragazzo tenebroso”, per gli occhi pesti, per le occhiaie nere e profonde, per l’intensità recitativa. Una prova superba, dunque, questa del giovane attore lavellese che gli apre un avvenire sicuro nel mondo del cinema che conta. Ma chi è questa giovane promessa del cinema italiano e non solo? Marco Conte, è nato a Melfi il 27 giugno 1983, ma è vissuto a Lavello col padre Paolo, insegnante elementare e la madre Antonietta Vood, rionerese fisioterapista in servizio presso l’Ospedale S. Giovanni di Dio di Melfi. Ha frequentato le scuole elementari e medie a Lavello. Si è diplomato ragioniere presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Giuseppe Solvimene” di Lavello. Con la pas-

sione per il teatro nel sangue a 19 anni si trasferisce a Roma ove dal 2004 studia recitazione e canto frequentando numerosi stages e diverse scuole tra le quali la Libera Accademia del Teatro del Sogno e l’Accademia Corrado Pani. Tra i suoi insegnanti di recitazione figurano, fra gli altri, Ennio Coltorti, Gianni Diotaiuti, Annabella Cerliani, Gianluca Ferrato, Claudioi Insegno, Isa Danieli, Paola Gassman, Roberto Pedicini, Alessandro Prete, Edoardo Vinello, Patrizia La Fonte. Nel 2007 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo presso la Facoltà di Scienze Umanistiche della Sapienza di Roma con votazione 110/110 e lode. Ha, quindi, intrapreso, con passione e non pochi sacrifici la sua attività di attore di teatro per poi approdare al grande schermo. Numerose le sue partecipazioni a spettacoli teatrali di richiamo, fra cui “Giulio Cesare di W, Shakespeare ( ai Fori Imperiali) regia di Roberto Parafante, “Mercury Fur Philip Riley regia di Carlo Emilio Lerici ( 2007); “Altri amori” di AA.VV. con la regia di Giuseppe Marini, “La Cena dei Lupi” di C.Oldani regia di Gianluca Ferrato, “La scarpetta di Cristallo” di A.Calabretta regia di Pino Strabioli, “La Cena dei Cretini” di F.Weber regia di Rosario Mastrota, “La Bella Addormentata” di A.Calabretta regia di Vania Castelfranchi ecc. (2008). Nel 2007 ha preso parte come attore in vari sketch comici all’interno del programma TV “Decameron” di Daniele Luzzatti in onda su La7. Collabora con l’Orchestra di Roma e del Lazio, diretta dal M° Germano Neri, come narratore delle rappresentazioni della favola di Pierino e il Lupo di Sergej Prokofiev. E’ speaker in alcune trasmissioni della rete Coming Soon Television. Un attore, seppur giovane, all’esordio della sua carriera artistica con un innato talento per la recitazione ed una solida preparazione professionale, a cui si prospetta un futuro nel mondo della celluloide ricco di soddisfazioni e di meritati successi. Un motivo di orgoglio per i lucani e, in particolare, per le popolazioni del Vulture che vedono un loro figlio affermarsi nel non facile mondo del cinema.


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Giuseppe Chiummento detto “Il Cavaliere”, il banditore di Potenza

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ra i personaggi caratteristici della Potenza degli anni 30-40, insieme ai vari Amedeo Zambaglione, Silvio Provolone e Faluccio Sarachella, era il “Cavaliere”, al secolo Giuseppe Chiummiento, il banditore che a prima mattina partiva dalla sua umile casa di Vico Siani per acquisire le novità del mercato e poi pubblicizzare in via Pretoria a Piazza Sedile e a Corsp XVIII Agosto. Il pittore Mario Parajer lo eternò in un dipinto a çargo Plebiscito (collezione Di Giovanni) con una trombetta e un pezzo di baccalà tra le mani. Il Dr. Francesco Galasso nel suo libro “Potenza nei ricordi e nelle immagini”, così lo descriveva: “Girava per la città, in quei tempi, il banditore, una figura simpatica, suggestiva e caratteristica, berretto militaresco con fregio, <<trùmbettella>>, da cui più che suoni uscivano rumori ma che, comunque, richiamavano la gente, che, con voce, quasi sempre rauca, annunziava le novità del mercato, quello che offriva la piazza con relativi prezzi. Non era un mestiere facile e né comodo, nemmeno ricco perché il più delle volte il compenso era in natura, e, oltre tutto, il povero banditore subiva anche lo sfottò dei soliti giocherelloni e perditempo. Quante volte il bando era accompagnato da bordate di fischi e tuonanti pernacchie, che facevano tremare <<pilastros et lampioncellas>>. Era succeduto nell’ingrato mistero a <<don Nicola>>, dall’immancabile berretto militare con due

giri di nastrino dorato da tenere nel Regio Esercito, morto per edema polmonare, cardiopatia, malepatenze, fumo e cantina, un signore, di origine acheruntina, che, sotto le spoglie povere e trasandate, il linguaggio sconnesso e sgrammaticato tra lingua ufficiale e dialetto, nascondeva un animo poetico, che andava molto al di là del poemetto <<il Tremuto>> che aveva pubblicato, e, soprattutto, tanta ma tanta semplicità e innocenza. A guastarlo sembrava un nobile decaduto, con l’abito nero a zone stinte dall’uso e dalle macchie di unt, con colletto inamidato che non andava molto d’accordo con la pistagnina della camicia e che da anni aveva abbandonato il colore bianco originale, pantaloni alla <<zumpafuossi>> che, forse, erano stati stirati dal sarto che li aveva cuciti, scarpe <<a scioffole>> di colore non decifrabile e che non si capiva bene se avessero più finestre alla suola o alla tomaia, usava il berretto in servizio e il cappello a passeggio, un cappello alla <<Totò>> e che, bollito avrebbe potuto fare il brodo per un intero reggimento. <<Get-

tava il bando>> e il suo compito non si esauriva così perché faceva seguire un suo commento e, tante volte, mostrava anche un campione per l’assaggio. Un tipo così non poteva di certo sfuggire alla <<gang Riviezzi>> e, infatti, non sfuggì. Con una scusa e con l’altra se lo fecero amico e, dopo essere entrati nella sua stima e fiducia, gli dissero di approntare i documenti perché, con l’interessamento di un personaggio molto importante, gli avrebbero fatto

avere l’onore di <<Cavaliere>>. Quando tutto fu pronto, in una serata di lunedì, giorno di riposo di forbici e rasoi, con il sacrificio della solita scampagnata, nella barberia, nell’occasione trasformata e rivestita a festa con bandiere, nastri tricolori e fiori, non mancavano i dolcetti e lo spumante, in nome del Re d’Italia e per volontà del Duce del Fascismo il Chiummiento venne nominato Cavaliere del Regno, per i meriti speciali acquisiti nel campo

professionale e della poesia, gli fu consegnata la regolare pergamena (perfettamente imitata all’originale) con croce, di cui fu autorizzato a fregiarsi nelle grandi ricorrenze della Patria. Il <<neo-cavaliere>> si commosse, pronunciò il sermoncino di ringraziamento, lesse qualche strofa del suo <<Tremuoto>> e fu, così, il cavaliere di Potenza per antonomasia, forse l’unico a ostentare le insigne in ogni occasione, l’unico a pretendere sempre il titolo da-

vanti al suo cognome. Non ebbe vita facile nemmeno con la moglie ma l’essere <<cavaliere>> gli fece sopportare meglio tutte le avversità e, ringraziando Riviezzi e Compagni, vi fu anche per lui un pizzico di gloria e di felicità, che una vita ingrata ed amara gli aveva sempre negato.” Paolo Di Giovanni

Muore il più grande barzellettiere di Ginestra Michele Di Pace era un bravo, capace e intelligente agricoltore di Lorenzo Zolfo

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i sono svolti lo scorso 22 maggio, i funerali di Michele Di Pace, un agricoltore del posto dalla battuta facile.

La chiesa madre di San Nicola Vescovo era gremita da tanta gente, alcuni provenienti anche dai centri limitrofi. La messa funebre è stata ce-

lebrata da don Riccardo di Atella e don Gilberto, parroco di Ginestra. Il nipote, Tonio ha ricordato la figura dello zio: “Non è facile rivolgerti un ul-

timo saluto, ma ci provo comunque. Caro zio Michele, in questi giorni di malattia ho pensato molto a trovare 3 aggettivi che potevano rispecchiare il

più possibile la persona. Tra i tanti ho deciso di riprendere una tua battuta ed analizzarla: Michele Di Pace, bravo,intelligente e capace. Bravo perché sei stato sempre disponibile ed abile nell’aiutare, ma soprattutto nel dare consigli spassionati al tuo prossimo. Intelligente perché sei stato un gran lavoratore, hai dedicato tutta la tua vita al lavoro dei campi, partendo con poco, con le tue capacità sei riuscito a realizzare tante cose. Capace perché sei stato in grado di instaurare un rapporto leale e duraturo con i nostri genitori, ed in particolar modo con i tuoi 3 nipoti, un rapporto bellissimo

fatto di confronto, dialogo, suggerimenti, consigli. Su alcune tematiche ci siamo anche scontrati, com’è giusto che sia, ma alla fine ci siamo sempre ritrovati. Sei sempre stato presente nelle decisioni più importanti. Ci hai voluto bene come figli e noi ti abbiamo rispettato e considerato, come un secondo padre. Un arrivederci e grazie di cuore, Tonio, Gianicola e Michele”. Ci piace ricordarlo per questa battuta: U guvern d u cil ci manna grandin e thmbest, u guvern d la terra ci freca quir che rest. (Il Governo del cielo ci manda grandine e tempesta, quello della terra ci ruba quello che resta).


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San Massimiliano Kolbe: l’apostolo della medaglia miracolosa

A cura di don Marcello Stanzione esperto di demonologia ed angelologia Raimondo, più tardi divenuto frate francescano conventuale col nome di fra Massimiliano fu beatificato dal Papa Paolo VI nel 1971 e canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1982. San Massimiliano che morì martire del lager nazista di Auschwitz, fu un apostolo zelantissimo della Medaglia Miracolosa. Era nato in Polonia, presso Lodz, il 7 gennaio 1894. Entrato nella congregazione dei Frati Minori Conventuali, aveva studiato per sette anni a Roma, ove fu ordinato sacerdote il 28 aprile 1919. Ancor prima dell’ordinazione sacerdotale aveva creato la Mili-

zia dell’Immacolata e, nel 1922, la rivista “ Il cavaliere dell’Immacolata” che diffonderà in tutto il mondo raggiungendo tirature altissime. Volle celebrare la sua prima Messa nella cappella di S. Andrea delle Fratte, dove l’Immacolata era apparsa ed aveva convertito l’ebreo Alfonso Ratisbonne nel 1842. Una manifestazione faziosa di massoni, avvenuta in Piazza San Pietro nel 1917, aveva scosso il giovane, ancora suddiacono. Con alcuni compagni, altrettanto decisi e zelanti, aveva allora fondato la “Milizia dell’Immacolata”, che oggi conta milioni di adepti in tutto il mondo. Nel programma tracciato dal fondatore, ogni attività di santificazione propria e di apostolato per la conversione degli eretici e specialmente dei massoni, viene posta sotto il patrocinio dell’Immacolata della Medaglia Miracolosa. I membri della “Milizia” devono portare al collo la Medaglia: “Sul nostro petto – dice il regolamento – essa sarà come un segno della nostra consacrazione interiore”. Tutti inoltre debbono recitare almeno una volta al giorno la giaculatoria della Medaglia, così modificata: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi e per quelli che non ricorrono, spe-

cialmente per i nemici della Chiesa”. “Le Medaglie – soleva dire il p. Kolbe – sono le mie cartucce”. Nel 1926, scriveva nel periodico “Il Cavaliere dell’Immacolata”. “Bisogna distribuire la Medaglia Miracolosa ovunque è possibile: ai fanciulli, perché la portino al colo, ai vecchi e soprattutto ai giovani, perché sotto la protezione di Maria abbiano la forza sufficiente per esistere alle innumerevoli tentazioni e pericoli che oggi li insidiano. Anche a coloro che non entrano mai in chiesa, che hanno paura della confessione, si fanno beffe delle pratiche religiose, ridono della verità della fede, sono immersi nel fango dell’immortalità, oppure che se ne stanno al di fuori della Chiesa, nell’eresia: a tutti costoro bisogna assolutamente offrire la medaglia dell’Immacolata e sollecitarli affinché la portino volentieri e, contemporaneamente, pregare con fervore l’Immacolata per la loro conversione”. Una delle più note conversioni operate dal P. Kolbe per mezzo della Medaglia Miracolosa, fu quella del massone polacco Stempowski, che nel 1927 era Gran Maestro della loggia massonica di Varsavia e della Polonia. Il p. Kolbe si recò a trovarlo nella sua abitazione ed ottenne che accettasse

una Medaglia e promettesse di portarla con sé. Terminata la guerra e liberata Varsavia nel 1945, Stempowski fu commosso dalla notizia del martirio dell’umile fraticello nel campo di concentramento, fraticello che anch’egli aveva conosciuto. Fu questo caro ricordo che lo ricondusse in seno alla Chiesa Cattolica. Poco dopo morì con la Medaglia Miracolosa tra le mani ed ebbe sepoltura cattolica. Quando nel 1939 i tedeschi occupano la Polonia, padre Kolbe si trova nella sua terra e non teme di prendere posizione contro i nazisti. Diventa ben presto una figura scomoda, e nel febbraio 1941 è internato nel lager di Auschwitz al blocco 14 con il numero 16.670. La fine del p. Kolbe commuove ancora il mondo. Nel luglio del 1941, per la fuga di un prigioniero dal campo di Auschwitz, il comandante tedesco Fritsch designò dieci detenuti per la cella della morte, al posto di quello fuggito. Quando il dito del comandante si fermò sul vicino del p. Kolbe, il pover’uomo scoppiò in un pianto disperato, chiamando a gran voce i suoi bambini e la sua sposa. Fu allora che il p. Kolbe fece un passo avanti, dicendo a Fritsch: “Vi prego di accettare la mia vita in cambio della vita di questo padre di famiglia. –

Chi siete? – domandò il tedesco. – Un sacerdote cattolico. – Accetto!. Così il p. Kolbe entrò nella cella della morte con gli altri nove. Abituato ad una vita ascetica ed alle rinunzie, egli poté vedere i suoi compagni morire di inedia ad uno ad uno, assistendoli amorosamente. Alla fine i nazisti, per affrettare la sua morte, gli iniettarono nelle vene un terribile veleno. Morì all’età di 47 anni il 14 agosto 1941, vigilia della festa ma-

riana dell’Assunta, e dopo due settimane di indicibili sofferenze nel porgere il braccio per la puntura di acido fenico, fra’ Massimiliano serenamente esclamò: “Ave Maria”. Il suo corpo fu subito bruciato dai tedeschi. Il bunker di Auschwitz è sempre pieno di fiori in sua memoria.

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l e di Daniele Nardiello

Da Venerdi 27 maggio 2011 Tito Scalo (PZ) MULTICINEMA RANIERI Programmazione

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uesta è la storia di una famiglia moderna, di una fabbrica di giocattoli e di un castoro di peluche parlante, di nome Mr. Beaver. Ma questa è tutto tranne che una favola. Non è una commedia, ma neanche del tutto un dramma. O meglio un dramma di fondo c’è: è quello del “male oscuro” e di chi ne è vittima. Jodie Foster, al suo ritorno dietro la cinepresa dopo 16 anni di assenza - la sua ultima performance da regista fu A casa per le vacanze(1995) -, firma una pellicola dai toni malinconici. La ragazzina terribile di Taxi Driver non è cupa e disperata, ma piuttosto riflessiva nel delineare il ritratto di un uomo malato di depressione. Tratteggia molto bene un contrasto stridente: il crudo realismo dei devastanti effetti determinati dalla depressione si stempera, edulcorandosi nella favolistica presenza del castoro parlante Mr. Beaver. La Foster deve aver letto di recente qualche saggio dello psicologo

n o s t r e

Winnycot e ne ripropone un classico strumento: l’oggetto transazionale, ovvero un feticcio, un simbolo catartico che può prendere la forma di una coperta di Linus o di un orsacchiotto. La narrazione si apre sull’immagine grave di Walker Black (un attempato e sofferto Mel Gibson), chiuso nei balbettanti silenzi e nell’apatia della sua malattia. Viene cacciato di casa dalla moglie Meredith (una bella e matura Jodie Foster). Anche al lavoro la situazione è critica, e il manager Walker, ormai al declino, sembra sprofondare in una palude d’alcol e goffi tentativi di suicidio, quando – deus ex-machina – fa la sua salvifica apparizione Mr. Beaver. È l’amico immaginario e segreto, quello che ognuno di noi ha desiderato e celato nelle pieghe dell’anima. Così il pupazzo-feticcio si anima di un’inquietante vita propria, invadendo e vivificando la grigia esistenza del povero Walker, sedotto dalla straripante appariscenza di questo schizofrenico prodotto della sua personalità. Il film, attraverso la reci-

r e c e n s i o n i

MR. BEAVER

tazione mirabile ed autobiograficamente sofferente di Gibson, racconta la depressione non solo nel suo stadio distruttivo, ma anche indagandone le probabili cause e gli eventuali rimedi, forse più autodistruttivi del male stesso. Lo stile della Foster è delicato, ma allo stesso tempo energico, permeato di spietata consapevolezza. O

almeno è questa la sensazione di incompiutezza che accompagna lo spettatore nella particolare happy-end, in cui il protagonista deve letteralmente sacrificare la parte oscura di sé, per “ritornare tra i vivi”, i cosiddetti normali. Mr. Beaver è, in qualche modo, una riflessione sulla disperata solitudine della società contemporanea. La depressione è solo uno dei volti assunti dal tremendo demone del vuoto che ci accompagna, e che ognuno di noi affronta in modo differente: rifugiandosi nell’arte o nell’alcool, chiudendosi in se stesso, pretendendo di essere amati ad ogni costo o sfogando il proprio dolore nella violenza. Un gran bel film, che insegna anche la speranza di metabolizzare il proprio passato e usarlo in maniera costruttiva. GENERE: DRAMEDY, Psicologico, Romantico, Esistenzialista, Familiarista; Durata 90’; il nostro voto: 4 star (decisamente consigliata la visione)

L E AV V E N T U R E D I C A P I TA N VA F F D I K I N G B U F F I N O

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A Melfi, la prima edizione della Notte Rosa All’interno di una vasta area commerciale, spettacolo e divertimento per grandi e piccini

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rande affluenza e positivi riscontri per la prima edizione dell’iniziativa “Notte Rosa”, di scena nell’area interna ed esterna dell’imponente e rinomato Centro Commerciale ‘Arcobaleno’ della cittadina normanna, in un evento spettacolo polivalente con numerose attrazioni, intrattenimenti, varietà, ospiti, animazione e con la partecipazione del ‘testimonial’, Umberto Sardella e il suo cabaret, uno dei protagonisti più bravi, amati ed affermati del programma tv ‘Mudù’di Telenorba, che con uno show ha divertito molto i numerosi visitatori accorsi. È stato un sabato da ricordare, pienamente vissuto a partire dalle ore 20, ovviamente con ingresso libero, con chiusura dei negozi alle ore 02.00 e divertimento protrattosi fino a notte inoltrata, con protagonista il “rosa” negli allestimenti e negli effetti luce scenografici e dedicato principalmente alle donne, con anteprima ‘Moda Show’Tour Estate 2011 con le creazioni oriental style della stilista Morena, l’esibizione di danza del ventre di Elektra e le Rose del Deserto e del fachiro mangiafuoco Excalibur e tante sorprese, soprattutto imperdibili offerte promozio-

nali di tutte le attività commerciali per una ‘notte shopping’ straordinaria. L’animazione per bambini è stata molto apprezzata, a loro sono stati regalati dolciumi, sculture di palloncini, e poi tanta magia, gli spettacoli del trampoliere, i truccabimbi e i castelli gonfiabili di Vultur Babylandia; e per i più grandi, i ritmi sudamericani con la ballerina cubana Teresita; le proiezioni su maxi schermo dei video live di U2 e Pink Floyd; i successi dance del d.j. Tony Delta (di Radio Tour) e i gadget

omaggio; la performance di danze popolari, pizzica e taranta delle danzatrici Iatrida; il sound ethno beat partenopeo del gruppo musicale Skizzekea. Un nuovo evento studiato e realizzato a disposizione della sua affezionata e sconfinata clientela da parte del Consorzio che gestisce l’imponente struttura melfitana, grazie all’impegno del presidente Antonio Sapio e di tutto il suo staff, con il coordinamento di Graziella Marchitiello e la direzione artistica di Antonio Pe-

trino. Dopo il successo della ‘Notte Bianca’ dello scorso mese di dicembre e del festival nazionale di cabaret ‘Mangia & Ridi’ e di tante altre iniziative ludiche e di spettacolo, è in allestimento un ricco programma estivo per soddisfare i numerosi clienti e potenziali prossimi nuovi acquirenti, con uno pensiero anche al sociale e al mondo della scuola grazie alla recente operazione delle borse di studio ‘Crescere insieme pensando al futuro’.

Bushman è un artista di notevole talento, ormai da tempo entrato nell’Olimpo degli artisti “new roots” giamaicani, ma che forse non ha mai realmente “sfondato” come meritava, BUSHMAN “a causa” della sua somi“Bushman sings glianza vocale the Bush Doctor: a e di stile con LuTribute to Peter ciano. Dopo esTosh” (VP) sere stato considerato, a volte, poco più che un bravo “clone” del più celebre collega, il nostro da qualche tempo si è ritagliato un’immagine da “erede di Peter Tosh”, modulando la sua splendida voce baritonale su quella del defunto eroe del Reggae morto ucciso nel 1987, indossandone spesso e volentieri i celebri occhiali scuri, e imitandone le pose in copertina su alcuni cd, come in “Signs”, del 2004. In quel disco, come ricorda lo stesso Bushman nelle note sul booklet di questo nuovo album, era presente il brano “Lighthouse”, che molti, ascoltandolo, pensarono fosse un brano postumo di Peter Tosh. In effetti, a parte il figlio del compianto fondatore dei Wailers, ovvero Andrew Tosh, Bushman sembra oggi l’unico in circolazione in grado di poter portare avanti una tradizione “sacra” della musica reggae, troppo spesso offuscata dalla stella e dal ricordo dell’amico/rivale Bob Marley. E così Bushman –che evidentemente preferisce essere considerato un discepolo di Tosh piuttosto che un clone di Luciano- ha pensato bene di dar vita ad un album di cover del rivoluzionario musicista, che fa involontariamente il paio con il disco-tributo del già citato figlio, uscito a breve distanza e che è stato candidato ai Grammy Awards. Laddove Andrew Tosh ha reinterpretato le canzoni del padre in chiave acustica, Bushman ha scelto una approccio più vicino alle versioni originali dei brani scelti, ricantati e risuonati in maniera pressoché identica. Inutile e fuori luogo, comunque, fare paragoni con gli originali. L’operazione di Bushman (che si esalta su pezzi come “Brand New Second Hand”, o “Maga Dog”, nonché in uno splendido duetto col Tarrus Riley/Mick Jagger di “Don’t Look Back”), è pur sempre un tributo, ma fresco e piacevole, che si spera avvicinerà nuovi ascoltatori alla musica del grande ed immortale Peter Tosh.


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