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ELETTRICITÀ UNA CENTRALE IN CONDOMINIO

ELETTRICITÀ

UNA CENTRALE IN CONDOMINIO

Produrre corrente in modo autonomo? Si può grazie ai pannelli fotovoltaici. E la spesa è incentivata fiscalmente dai benefici delle detrazioni del 50% per impianti di potenza fino a 200 kW, oppure con il superbonus del 110%

Federico Della Puppa

Nel 2008, l’Unione Europea, con l’approvazione del primo pacchetto Clima Energia e in particolare della direttiva Red (Direttiva 2009/28/CE), ha posto le basi per le prime politiche climatiche e di sostegno agli investimenti in tecnologie di generazione di energia da fonti rinnovabili. Ha introdotto, infatti, una serie di obiettivi vincolanti per gli Stati membri tali da consentire, a livello europeo, una riduzione delle emissioni del 20% rispetto ai 116 Twh, produzione che si deve a nuovi impianti installati per oltre 900 Mw di potenza (dei quali circa 750 di fotovoltaico) e all’incremento della produzione fotovoltaica. Questi dati, resi noti recentemente dal Gse, il Gestore dei servizi energetici (la società pubblica per la promozione delle fonti rinnovabili), certificano che l’Italia nel 2020 ha superato gli obiettivi fissati dall’Unione europea (17% al 2020 per l’Italia). A fine 2020 risultano in esercizio in Italia

livelli del 1990 e una penetrazione delle rinnovabili sui consumi finali lordi pari al 20% entro il 2020. A livello nazionale questo obiettivo è stato raggiunto: nel solo settore elettrico nel 2020 il 37% dei consumi è stato soddisfatto da fonti rinnovabili. Si tratta di una produzione di circa

circa 950 mila impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva di oltre 56 Gw. Di questi impianti, quasi 936 mila sono fotovoltaici, circa 5.700 eolici, mentre i restanti sono alimentati dalle altre fonti (idraulica, geotermica, bioenergie).

I dati del Gse

Secondo i dati forniti dal Gse, l’Italia ha investito nel solo 2020 oltre 15 miliardi di euro destinati alla promozione della sostenibilità, dei quali 11,9 per l’incentivazione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, 1,1 miliardi per l’efficienza energetica e per le rinnovabili nel settore termico e 1 miliardo dedicato ai biocarburanti. Sono inoltre 1,3 miliardi di euro i proventi delle aste di CO2 nell’ambito del meccanismo europeo Ets (Emission trading scheme), e tutto ciò nonostante la pandemia. Il Gse, infatti, lo scorso anno ha favorito l’attivazione di nuovi investimenti, pubblici e privati, nel settore della green economy per circa 2,2 miliardi, mentre l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili e i risparmi indotti dagli interventi di efficientamento incentivati hanno evitato l’emissione in atmosfera di ben 42 milioni di tonnellate di CO2, pari al consumo di 109 milioni di barili di petrolio. Si stima che questi investimenti abbiano generato 51 mila posti di lavoro annuali. I costi dell’incentivazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili a carico del Gse sono in parte compensati dai ricavi, per circa 1 miliardo di euro, provenienti dalla vendita dei 29,2 Twh di energia verde ritirata dal Gse e collocata sul mercato elettrico. La differenza tra i costi e i ricavi ha determinato per il 2020 un onere sulla componente Asos della bolletta (gli oneri per il sostegno delle rinnovabili) di circa 11,9 miliardi di euro (l’incremento rispetto agli 11,4 del 2019 è legato alla maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili e alla contestuale riduzione dei ricavi legati alla vendita di energia).

Gli incentivi

Sempre nel 2020 le domande di accesso al Conto termico (l’incentivo per la riqualificazione energetica degli edifici) sono state 113.498, corrispondenti a 451 milioni di euro di incentivi richiesti, dei quali 320 milioni in accesso diretto (da imprese e privati) e 131 milioni relativi a interventi prenotati dalla Pubblica amministrazione, che in base agli obiettivi fissati dall’Ue deve rendere efficienti energeticamente i propri edifici, una misura che in passato ha avuto forti investimenti grazie ai fondi europei e che oggi può contare sui fondi del Pnrr. Nel 2020 il Gse ha riconosciuto poco più di 1,7 milioni di Titoli di efficienza energetica, dei quali il 59% per interventi in ambito industriale, il 32% nel settore civile, il 5,5% per progetti di illuminazione e i restanti nel settore dei trasporti, gestendo più di 429mila richieste di supporto. Inoltre, un elemento molto interessante è l’utilizzo delle nuove tecnologie applicate alla gestione della produzione e dei consumi, come un progetto sviluppato proprio dal Gse per verificare l’applicabilità e il valore aggiunto della tecnologia blockchain, con particolare attenzione al tracciamento endto-end della filiera dei biocarburanti, al supporto alla mobilità sostenibile e alle Comunità energetiche.

Produzione diffusa

Il tema delle comunità energetiche è per certi versi la nuova frontiera della produzione diffusa e condivisa dell’energia. Tra il 2018 e il 2019

l’Unione Europea ha approvato il cosiddetto Clean Energy Package, un combinato di direttive aventi oggetto un nuovo sistema di politiche traguardate al 2030, con l’obiettivo di ridurre le emissioni a livello comunitario del 40% e la produzione da fonti rinnovabili sui consumi finali lordi al 32%. Rispetto al precedente ciclo di politiche climatiche, il Clean Energy Package pone un’enfasi maggiore su alcuni specifici modelli di generazione distribuita che, per le proprie caratteristiche sembrano poter conciliare il raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici fissati dall’Ue con obiettivi sociali, culturali e di innovazione dei sistemi anche di produzione e non solo di consumo. Il riferimento va alle varie forme di autoconsumo definite one-to-many e many-to-many e in particolare alle Energy Community, le comunità energetiche, così come previste nella Renewable Energy Directive 2 (direttiva 2018/2001, anche nota come direttiva Red 2) e nella Internal Energy Market Directive (direttiva 2019/944, anche nota come direttiva Iem). La direttiva Red 2 pone molta enfasi sul tema della generazione distribuita,

andando a introdurre, agli articoli 21 e 22, due differenti modelli di autoconsumo che coinvolgono più utenti finali. Nello specifico, l’articolo 21 introduce il concetto di auto-consumatore esteso rinnovabile, prevedendo la possibilità, per tutti i soggetti localizzati all’interno di un edificio in cui sia presente un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili, di effettuare autoconsumo, mentre l’articolo 22 introduce le cosiddette Renewable energy community (Rec).

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (Rec) sono una rivoluzione che prevede una partecipazione aperta e volontaria, sia autonoma e sia effettivamente controllata da soci che sono localizzati in prossimità dell’impianto di produzione

Partecipazione

Secondo uno studio di Elemens per Legambiente e Enel Foundation Knowledge Partner, quella delle Comunità Energetiche Rinnovabili (Rec) è una vera e propria rivoluzione perché prevede una partecipazione aperta e volontaria, sia autonoma e sia effettivamente controllata da soci che sono localizzati in prossimità dell’impianto di produzione, che dovrà essere posseduto e sviluppato dalla Rec stessa. I soci possono essere persone fisiche, enti locali (inclusi i Comuni) e Pmi, non dev’esserci scopo di lucro ma obiettivi di miglioramento dell’ambiente fisico, sociale ed economico dei membri della Rec e/o

dell’area in cui la Rec è localizzata. Questa innovazione è molto rilevante e ha assunto e sta assumendo sempre più importanza perché è il luogo dove si sta spingendo sempre più l’innovazione e la sperimentazione, un’innovazione sostenuta anche dal decreto Milleproroghe 2019 che, anche se transitoriamente, aveva anticipato gli effetti della Rec 2, norma integrata nel corpo di regolazione dall’Autorità di settore (Arera) e attuata da un decreto ministeriale del Mise (che poi ha definito anche i regolamenti operativi da parte del Gse). L’innovazione produttiva gioca sulla produzione diffusa e distribuita, è incentivata fiscalmente dai benefici delle detrazioni del 50% per impianti di potenza fino a 200 kW, nel limite di spesa di 96 mila euro, ma vi è anche la possibilità di accedere al superbonus del 110% se abbinati a interventi trainanti sugli edifici, in questo caso solo fino al raggiungimento di una poten-

PROVE ESEGUIBILI SU SERBATOI IN ESERCIZIO A QUALSIASI LIVELLO DI RIEMPIMENTO

I controlli non richiedono lo svuotamento o la bonifica e non prevedono l’utilizzo di pressione all’interno evitando rotture o cedimenti preservando l’integrità strutturale delle lamiere.

RISULTATI DOCUMENTABILI CON QUANTIFICAZIONE DEL RATEO DI PERDITA

I dati registrati sono inalterabili e consentono di rilevare minime perdite secondo quanto previsto dalle linee guida ARPA.

OPERA SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE PROVE DI TENUTA NON DISTRUTTIVE SU SERBATOI E VASCHE INTERRATE

• Bonifica risanamento dismissione serbatoi

Iscrizione Albo Nazionale Gestori Ambientali TO 01399 • Controllo spessore e taratura serbatoi • Indagini ambientali • Sicurezza sul lavoro

TECNICI QUALIFICATI PER OPERARE IN SICUREZZA

Personale qualificato, formato e informato sui rischi specifici i per operare su serbatoi contenenti prodotti chimici e petrolchimici.

TECNOLOGIE SICURE E COMPUTERIZZATE

Metodi di prova valutati e riconosciuti UNICHIM previsti nel Manuale n.195 Ed. 2000/2003.

za di 20 kW, oltre la quale scatterà la normale detrazione al 50%. In questo caso, in particolare, la quota di energia che accede al superbonus (prodotta dai 20 kW citati in precedenza) non potrà ottenere gli incentivi e dovrà essere ceduta al Gse a prezzi di mercato tramite il meccanismo di Ritiro dedicato. Per esempio, un impianto da 40 kW realizzato da una Rec in abbinamento a interventi trainanti vedrà i primi 20 kW inseriti nelle detrazioni del superbonus e i restanti 20 kW accedere alla detrazione del 50%. In ogni caso un’ottima opportunità di innovazione nei sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabili che può essere realizzata a livello condominiale, nella quale la Rec può vedere come soci i condomini stessi.

Diffusione

La sfida delle comunità energetiche rinnovabili è aumentare la quantità di energia prodotta ma destinata all’autoconsumo, una delle modalità attraverso le quali il ministero della Transizione Energetica oggi guarda con favore e con gli incentivi per il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello nazionale, europeo e mondiale legati alla riduzione delle emissioni climalteranti e alla riduzione dei combustibili fossili. Il punto chiave è che questa logica punta a diffondere non solo impianti ma anche una maggiore consapevolezza e compartecipazione del singolo e delle singole comunità energetiche agli obiettivi fissati e inderogabili. L’Italia è sulla buona strada e queste opportunità possono rappresentare una delle strade attraverso le quali la rigenerazione degli edifici condominiali produca non solo maggiore qualità degli edifici stessi ma renda anche un servizio all’ambiente e alle persone. Autoprodurre l’energia in ambito di singolo condominio o di sistemi di condomini è una sfida che va colta grazie anche agli incentivi oggi disponibili, in particolare il superbonus che potrà essere sfruttato fino al 2023 grazie al recente recepimento delle richieste degli operatori da parte del Governo nel Nadef. La sfida delle rinnovabili è giungere alla produzione distribuita, ovvero favorire l’autoconsumo e la creazione delle comunità energetiche, dove la produzione è diffusa e capillare, un nuovo modo di affrontare la sostenibilità che vede nel condominio uno degli attori principali di questa rivoluzione. Le carte sul tavolo ci sono tutte e le comunità energetiche oggi possono giocarle con successo per vincere la partita della sfida energetica, una sfida che ci coinvolge tutti.

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