YB YouBuild
PROGETTARE PROGETTAREEECOSTRUIRE COSTRUIRESOSTENIBILE SOSTENIBILE
REPORT CONVEGNO YOUBUILD
Dalla sostenibilità alla costruzione PREMI IN/ARCH 2023 rigenerativa Venti progetti italiani
Alberto Abbo
MCA MARIO PRIME 100 CUCINELLA IMPRESE ARCHITECTS DI COSTRUZIONI Ospedale Cremona
Crescono quelle
DALZ ARCHITETTURA di mediePordenone dimensioni Residenze MAB OFF ARQUITECTURA SITE IN ITALIA Centro parrocchiale Reggiolo
Il cantiere ALBERTO FERRARESI del Villaggio Olimpico Residenze storiche Cento BMIAA Premi progetti europei
BIFIRE
Protezione passiva al fuoco rigorosamente made in Italy GWJ ARCHITEKTUR Residenze Berna
INSITU-PROJECT Campo per rifugiati Kurdistan
© MCA | NUOVO OSPEDALE DI CREMONA
Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P. Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P.
N°N°3030- GENNAIO - GENNAIO2024 2024
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YB
Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P.
N° 30 - GENNAIO 2024
YouBuild
PROGETTARE E COSTRUIRE SOSTENIBILE
REPORT CONVEGNO YOUBUILD
Dalla sostenibilità alla costruzione rigenerativa
Alberto Abbo
PRIME 100 IMPRESE DI COSTRUZIONI
Crescono quelle di medie dimensioni OFF SITE IN ITALIA
Il cantiere del Villaggio Olimpico
BIFIRE
Protezione passiva al fuoco rigorosamente made in Italy YouBuild - GENNAIO 2024
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PROGETTARE E COSTRUIRE SOSTENIBILE
ANNO 8 - NUMERO 30 - GENNAIO 2024 Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Sede operativa: Via San Benedetto 6 - 24122 Bergamo - Italy Tel. +039 02 47761275 - info@vgambinoeditore.it ISSN 2532 - 5345 Direttore responsabile / Publisher VIRGINIA GAMBINO virginia@vgambinoeditore.it Direttore Editoriale / Editorial Director LIVIA RANDACCIO Direttore Scientifico / Scientific Director PROF. EMANUELE NABONI (professore e tecnologo per la sostenibilità di città, edifici e componenti costruttivi, opera globalmente) Comitato scientifico / Scientific Committee PAOLA ALLEGRI (Presidente associazione nazionale Esperti in Edificio Salubre), GIANLUCA BRUNETTI (Politecnico di Milano, Italia), PAOLO CARATELLI (Istituto Marangoni, Dubai), MATTEO CAZZANIGA (Politecnico di Milano, Italia), ANGELOS CHRONIS (Infrared, Austria), GUIDO CIMADOMO (Università di Malaga), MATTEO CLEMENT (Politecnico di Milano, Italia), ANDREA COSTA R2M (Solution), MARWA DABAIEH (University of Malmö, Svezia), MARCELLA GABBIANI (Direttore premio internazionale alla committenza di architettura Dedalo Minosse), FRANCESCO GASTALDI (Università Juav di Venezia), BARBARA GHERRI (Università di Parma, Italia), LUCA GIRAMIDARO (Perkins and Will, Stati Uniti), ALESSANDRA MISURI (Abu Dhabi University), CONSUELO NAVA (Università Mediterranea, Italia), FRANCESCA OLIVIERI (Università Politecnica di Madrid, Spagna), VALENTINA PUGLISI (Politecnico di Milano, Italia), AGATINO RIZZO (Lulea University of Technology, Svezia), ALESSANDRO ROGORA (Politecnico di Milano, Italia), TIZIANO RUMORI (Gottlieb Paludan Architects, Danimarca)
Gli articoli pubblicati sono stati preventivamente sottoposti a referaggio da parte del Comitato Scientifico della Rivista YouBuild. The published articles have previously been subjected to peer review by the Scientific Committee of the YouBuild Magazine. Collaboratori / Contributors REBECCA ALBERTI, ILARIA BIZZO, FABRIZIO CALVO, MATTEO CAZZANIGA, STEFANO CORNACCHINI, FEDERICO DELLA PUPPA, ALBERTO FERRARESI, ROBERTO GAMBA, FRANCESCO GASTALDI, CLAUDIO GIACALONE, SELENE MAESTRI (FOTOGRAFA), SILVIA NANNI, ANTONIO ORTENZI, MORENO PIVETTI, GIUSEPPE ROSSI, KEVIN SANTUS, FRANCO SARO, GERARDO SEMPREBON, PATRIZIA SPADA, DONINA ZANOLI Impaginazione e grafica / Layout and graphics RAFFAELLA SESIA Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari/ Commercial department - Sale of advertising Spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano / Tel. +039 02 47761275 - cell. 340 1761951 / info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Copia singola € 15,00. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link www.virginiagambinoeditore.it/shop/abbonamenti oppure, fare richiesta via mail ad abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing Pixartprinting S.p.A. stabilimento Lavis – Trento
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GENNAIO 2024 SOMMARIO
EDITORIALE Ripartiamo dalle città Costruzione rigenerativa
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CONTENT ABSTRACTS
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GRANDI TEMI Trasformazione delle aree urbane Costruzione rigenerativa, un percorso in 10 punti
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CONVEGNO YOUBUILD Report Verso la costruzione rigenerativa, una strada lunga ma possibile 30 Report - Carlo Battisti - Presidente Living Future Europe La salubrità indoor è una pratica possibile 32 Report - Giambattista Brizzi - Senior sustainable consultant presso Deerns Che valore hanno le certificazioni? 38 Report - Emanuele Naboni Ri-creare l'ambiente, la sfida è aperta 44 Report - Barbara Pollini - Designer e docente alla Naba di Milano Visioni di bio design 50 Report - Giancarlo De Marco - Fraunhofer Italia Il ruolo del Bim nella progettazione rigenerativa 54 Report - Leonardo Belladelli - Politecnico di Milano e
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YouBuild - GENNAIO 2024
GRANDI TEMI Architettura e biofilia Siamo ciò che viviamo 94 Rapporto Ispra Consumo di suolo a doppia faccia 102 Rigenerazione urbana Le città che cambiano sono un business di colore verde 106
PROGETTI ITALIA Premi In/Arch 2023 60 anni di storia dell'architettura112 Cremona | Architettura sanitaria Sistemi costruttivi industrializzati per il nuovo ospedale di Cremona 128 Montereale Valcellina, Pordenone | Residenze L'aspra bellezza della montagna 136 Reggiolo, Reggio Emilia | Centro Parrocchiale Rigenerazione post-sisma 142 Cento, Ferrara | Residenze storiche Il restauro di palazzo Provenzali 147
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Università di Parma Innovation of Nothing, riscrivere le regole del design rigenerativo 56 Report - Furio Barzon - Modular Building Institute Prefabbricazione nuova frontiera 58 Report - Alessio Battistella - Politecnico di Milano Dalle emergenze nascono nuove idee 64 Report - Valentina Torrente - Mario Cucinella Architects Città: preziose miniere di materiali 70 Report - Tavola rotonda La parola ai protagonisti del futuro 76 YouBuild Awards I premiati 90
L'INTERVISTA Juri Franzosi | Lombardini22 Un modello organizzativo vincente che mette al centro il cliente 154
N°30 - GENNAIO 2024 - SOMMARIO
PROGETTI MONDO BigMat International Architecture Award ’23 Sfida europea del buon costruire e del comfort abitativo 160 Berna, Svizzera | Residenze Modularità e industrializzazione edilizia 176 Kurdistan, Nord Iraq | Campo per rifugiati Etica tra comunità e sostenibilità 184
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I COMMENTI Territorio & Società Edilizia sociale, un bisogno senza adeguate risposte
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PRODUZIONE
PROJECT & CONSTRUCTION MANAGEMENT
Storia di copertina | Bifire La protezione passiva al fuoco ad alte prestazioni 248 Prevenzione Come gestire l'antincendio 256 Caoduro Evacuatori naturali di fumo e di calore sicuri 268 Klimahouse 2024 L'edilizia green cerca la rotta per il futuro 270 Bioisotherm Ottimizzazione sostenibile per il Marina di Arechi 274 Ursa L'isolamento che fa bene a edifici e persone 278 Roverplastik Restructura, il cassonetto che efficienta il foro finestra 280 BF Balconi Facciate Prestazioni e design per edifici che azzerano la manutenzione 282 Laterlite - Ruregold Intonaco armato per il consolidamento delle murature 284 Fibre Net Una soluzione ad hoc per la sicurezzza 286 Cavatorta Copertec System, Soluzione anticaduta certificata 288 Peikko Manicotti Modix per barre d'armatura flessibili e sicure 290 Isotex Il sistema costruttivo più completo e competitivo 292 Saint-Gobain Italia Più efficienza, meno impatto spazio ai nuovi materiali 294 Viega Centre Tutta la formazione necessaria per garantire la qualità dell'acqua 296 Refin Viaggio nelle collezioni in gres fra tecnologia e multisensorialità 298
Gdp Italia Piattaforma data driven per la filiera immobiliare
Nuovi titoli
INTERIOR DESIGN Franchi Umberto Marmi | MM Design Estetica del Metaverso per un marmo sempre più raffinato 192
DOSSIER TOP 100 Imprese di costruzione Chi ha vinto la grande corsa nei cantieri
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CANTIERI ITALIA Milano | Edilizia residenziale sociale Obiettivo rigenerazione a partire dal villaggio Dettagli costruttivi Impermeabilizzazione delle pavimentazioni esterne
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L'INTERVISTA Antonio Nespolino | Il Muratore Bergamasco A prezzo bloccato la crescita non si è bloccata 226 Vanessa Pesenti | Presidente Ance Bergamo Addio superbonus, meglio una legge sulla rigenerazione 230
I COMMENTI Cultura del costruito L’età dei perché e l’obbligo di avere cura Lavori Pubblici Le nuove frontiere sono qualità e sicurezza
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YB YouBuild
EDITORIALE
PROGETTARE E COSTRUIRE SOSTENIBILE
Ripartiamo dalle città Livia Randaccio direttore editoriale YB
La rivisitazione della linea editoriale di YouBuild, come dicevamo nello scorso numero, è stata concepita per rispondere alle nuove domande di sostenibilità e innovazione che ormai anche la società civile pone come prioritarie. Progettare e costruire sostenibile non è più un’opzione. Per questo l’editore ha chiamato a ricoprire il ruolo di direttore scientifico Emanuele Naboni, professore universitario esperto internazionale di sostenibilità e già coordinatore del convegno annuale YouBuild sulla sostenibilità in chiave rigenerativa. A lui la redazione dà il benvenuto, certa dell’apporto tecnico scientifico che imprimerà al dibattito rafforzando il dialogo tra la ricerca disciplinare, le istituzioni, i professionisti e i territori. L’ampio resoconto del convegno YouBuild dello scorso novembre ne dà testimonianza. Tecnologie digitali e innovazione edilizia sono certamente due leve di sviluppo sostenibile e gli attori delle costruzioni ne sono consapevoli. Ma non basta la consapevolezza a indurre i professionisti ad uscire dalla propria zona di comfort per abbracciare l’innovazione sostenibile. Si tratta di un “viaggio”, per dirla con Naboni, da percorrere con coraggio e determinazione, un viaggio che conta ancora troppi pochi casi di eccellenza nelle nostre città che coinvolgono l’intero processo costruttivo. Uno lo citiamo nella sezione “Cantieri Italia” con un ampio servizio dedicato alla costruzione del Villaggio Olimpico, iniziativa di partenariato pubblico-privato per un progetto con obiettivi di sostenibilità misurabili e parte del più ampio progetto di rigenerazione dello scalo di Porta Romana a Milano. Il Villaggio sarà poi trasformato nel più grande studentato d’Italia realizzato in edilizia residenziale sociale, circa 1.700 posti letto, con l’obiettivo di renderlo un modello replicabile su scala nazionale. L’utilizzo efficace della prefabbricazione in stabilimento è poi stata la chiave del successo del cantiere nel rispetto del cronopramma. Perchè è così difficile rigenerare le città italiane? Affidiamo la risposta ad alcuni dati che ci ha ricordato recentemente Ance: la legge urbanistica nel nostro Paese risale al 1942, la stessa che ha accompagnato l’espansione urbana nel boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta e che il decreto ministeriale sugli standard urbanistici risale al 1968. Ad oggi le trasformazioni urbane si reggono su norme che hanno rispettivamente più di 80 e 50 anni. Il tentativo di riassetto della materia, più volte invocato, soprattutto dai costruttori, si è trasformato in una sequenza di fallimenti. In 26 anni, 76 provvedimenti discussi in Parlamento ma mai approvati. Intanto i cantieri Pnrr di rigenerazione urbana sono già partiti: sono 503 per circa 600 milioni di euro, corrispondenti a un quarto delle gare pubblicate. Se si escludono le gare più recenti, circa il 40% degli interventi appaltati è nella fase realizzativa. Per i Piani urbani integrati sono 61 i cantieri aperti per circa 170 milioni di euro. Si tratta di progetti più complessi e più recenti che viaggiano a un ritmo più lento, ma che dimostrano un certo dinamismo delle città metropolitane. L’associazione italiana costruttori edili segnala che per i progetti tagliati dalla revisione del Pnrr il Governo ha sostenuto lo spostamento su altre fonti di finanziamento e che se non si chiariscono le coperture finanziarie e la relativa cassa si rischia il blocco delle procedure già avviate. Con il nuovo Pnrr, le risorse per le città passano da circa 9 a 6 miliardi. Attraverso la valutazione su singoli progetti, al posto dei tagli lineari, il programma sulla rigenerazione urbana perde 1,3 miliardi mentre i piani urbani integrati perdono 1,6 miliardi. Tagli a parte, condividiamo le 10 proposte Ance sulla rigenerazione urbana e in particolare quelle di dotare il Paese di una governance specifica per le politiche urbane e prevedere un canale di finanziamento pluriennale e stabile nel tempo. Insieme all’introduzione di specifiche misure per favorire la realizzazione degli interventi di bonifica dei siti contaminati e agire in un’ottica di economia circolare.
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YouBuild -GENNAIO 2024
YB YouBuild
EDITORIALE
PROGETTARE E COSTRUIRE SOSTENIBILE
Costruzione rigenerativa Prof. Emanuele Naboni direttore scientifico YB
Carissimi lettori e professionisti delle costruzioni, in veste di nuovo direttore scientifico di YouBuild sono onorato di guidarvi attraverso l’edizione di gennaio 2024, che segna una svolta nella nostra azione di confronto nel percorso verso la rigenerazione. Questo numero contiene alcune risposte alle sfide significative legate al cambiamento climatico e alla necessità di raggiungere obiettivi di zero emissioni nette. Secondo il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) del 2023, le emissioni globali di gas serra sono aumentate del 1,5% rispetto al decennio precedente. Le costruzioni e l’ambiente costruito rappresentano il 40% delle emissioni globali di gas serra, evidenziando la necessità di ridurre in modo radicale la quantità di carbonio incorporato nelle nuove costruzioni. Si prevede che il settore crescerà del 42% entro il 2030 nel contesto globale, spinto in gran parte dalla domanda di costruzioni residenziali. Un paradosso, impattare di meno costruendo di più. È necessaria quindi una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale, sociale e di governance (Esg), con una maggiore enfasi sulla costruzione rigenerativa. Per le imprese di costruzioni, ciò rappresenta sia un’opportunità sia una sfida, poiché dovranno essere proattive non solo nell’uso di materiali a bassa emissione ma anche nella gestione dei cantieri e nella decarbonizzazione delle catene di approvvigionamento. Immaginate la “Costruzione Rigenerativa” come un viaggio, un percorso che inizia nei laboratori dei ricercatori. Tra le intricate relazioni degli ecosistemi nasce il concetto di rigenerazione. È l’arte che gli organismi hanno di rinnovarsi, di rigenerarsi. E allora ci si domanda: come applicare questi meccanismi al nostro ambiente, alle nostre città? E così nasce la costruzione rigenerativa, dove gli edifici sono organismi viventi, parte integrante di un ecosistema più ampio. Gli edifici respirano, crescono, si adattano, promuovono la biodiversità, trasformano i rifiuti in risorse. L’edificio diventa un’entità che non solo occupa uno spazio ma lo arricchisce, lo rigenera: i dieci principi del design rigenerativo che presentiamo all’inizio di questo numero sono strumenti pratici, testimonianze di come possiamo costruire un futuro in cui gli edifici non solo coesistono con la natura, ma ne diventano custodi attivi. Il recente concorso YouBuild è stato un trionfo di innovazione e creatività applicate alla rigenerazione. Meticolosamente confezionato per premiare i prodotti che incarnano sostenibilità, efficienza energetica e impatto positivo sull’ambiente, ha messo in luce soluzioni che possono fare la differenza nel contesto attuale del cambiamento climatico. L’utilizzo di materiali riciclati, la riduzione dell’impronta di carbonio e l’integrazione di tecnologie pulite sono stati i temi al centro della nostra valutazione. Il relativo convegno, di cui si offre un dettagliato resoconto, ha unito menti brillanti dell’architettura, dell’ingegneria e della ricerca sui materiali per condividere idee su rigenerazione urbana e sostenibilità: una piattaforma per esplorare come l’innovazione può essere applicata. Le sessioni interattive e i diversi panels hanno fornito insights preziosi e hanno stimolato una discussione vivace sul futuro dell’edilizia. I casi studio offrono preziose indicazioni. Dal nuovo Ospedale di Cremona progettato da Mario Cucinella Architects, che promuove benessere e biodiversità, alle residenze Berna di GWJ Architektur che risponde ai Sustainable Development Goals dell’Agenda 20230. Infine, il progetto di Insitu-Project per un campo per rifugiati in Kurdistan dimostra come l’architettura possa fornire soluzioni sostenibili e rigenerative in contesti di emergenza. Questi progetti non solo incarnano la filosofia della costruzione rigenerativa ma forniscono esempi concreti di come le pratiche sostenibili possano essere applicate in diversi contesti e funzioni. Questo numero di “YouBuild” non è solo una pubblicazione, è un invito all’azione. Vi incoraggiamo a riflettere su come, nella vostra professione o nella vita di tutti i giorni, possiate essere rigenerativi.
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CONTENT ABSTRACTS
IN/ARCH AWARDS 2023
Twenty regional prizes, awarded by the 12 In/Arch sections, were awarded to interventions located in Italy, designed and built by Italians in the period between 2018 and 2022, in the new construction and redevelopment of existing building stock categories, restoration, renovation, regeneration. The Lifetime Achievement Award was awarded, for the first time in its history, to a non-Italian architect, Emilio Ambasz
Pag. 112
THE ROUGH BEAUTY OF THE MOUNTAIN
The Loli house is the result of the recovery, for residential purposes, of a building with a stone structure par tly already intended for this purpose, par tly used as a barn in the 18th century. The project was not simply an exercise in philological reconstruction but an oppor tunity to study local materials and techniques, fully understanding their characteristics and potential
Pag. 136
POST-EARTHQUAKE REGENERATION
Architecture as regeneration and participation. MAB Arquitectura designs a permeable, identifying and welcoming building. The redevelopment intervention, following the ear thquake that hit Emilia Romagna, stitches together expressive and relational elements of the territory, giving life to a new spatial hub open to the entire community
Pag. 142
INDUSTRIALIZED CONSTRUCTION SYSTEMS FOR THE NEW HOSPITAL IN CREMONA
Patient at the center of the project, construction innovation and efficiency. The sources used for energy production and the materials used meet the latest sustainability standards. A city within the city will be built, where multiple functions and relationships find space in a single complex infrastructure
Pag. 128
THE RESTORATION OF PALAZZO PROVENZALI
Summary: An eighteenth-century building, whose main members date back to a previous era, Palazzo Provenzali was the subject of a consolidation intervention to restore usability after the 2012 Emilian ear thquake. The planning of the delicate criticalconservative path was also aimed at restoration of monumental places: from the main staircase to the real estate units on the main floor
Pag. 148
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YouBuild - GENNAIO 2024
The Spanish Estudio Acta wins the international grand prize for large works of architecture and the Por tuguese studio Hugo Ferreira + Nuno Melo Sousa wins the international grand prize for small-scale residential architecture. The Italian national awards went to Balance Architettura of Turin for large architectural works and to the Demogo studio of Treviso for small-scale residential architecture
Pag. 160
REGENERATION OBJECTIVE STARTING FROM THE OLYMPIC VILLAGE
The construction site must be delivered by July 2025, a handful of months before the star t of the Milan Cor tina Winter Olympic Games. Construction work is progressing at an accelerated pace, three months ahead of schedule. The merit? It seems to be the constructive choice made
Pag. 204
A WINNING ORGANIZATIONAL MODEL THAT PUTS THE CUSTOMER AT THE CENTRE
A young, open and international community of professionals made up of over 400 people including architects, engineers, designers, communication and marketing specialists, with an average age of 35 and coming from 28 different nationalities which in the last three years has reached the top of the Italian project company market
Pag. 154
EUROPEAN CHALLENGE OF GOOD CONSTRUCTION AND LIVING COMFORT
GOODBYE SUPER BONUS BETTER A LAW ON REGENERATION
The president of the builders’ association of the Orbica city is calling for government intervention to trigger a stable process of redevelopment of the territory, in line with the green directive of the European Parliament. Without forgetting that the issue of problem loans must also be resolved
Pag. 230
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Grandi Temi
Trasformazione delle aree urbane
Costruzione rigenerativa
UN PERCORSO IN 10 PUNTI L’autore ha elaborato un decalogo di principi del design rigenerativo attingendo alle lezioni apprese nella storia della sostenibilità e della rigenerazione. Uno strumento che vuole offrire una panoramica dei concetti rigenerativi da utilizzare come punto di partenza per riflettere sulla transizione verso pratiche più sostenibili e rigenerative nel settore delle costruzioni
N
Emanuele Naboni
egli ultimi anni, il settore delle costruzioni ha assistito a un crescente interesse verso la sostenibilità, spingendo l’adozione di pratiche e materiali che riducono l’impatto ambientale e le emissioni nocive. Tuttavia, questa transizione ha evidenziato un gap significativo: la semplice riduzione dell’impatto negativo non è sufficiente per affrontare le sfide ambientali in modo completo. La costruzione sostenibile, pur essendo un passo avanti importante, spesso non riesce a contribuire attivamente alla rigenerazione e al miglioramento degli ecosistemi e della qualità della vita umana. In risposta a questa lacuna, emerge il concetto di ‘costruzione rigenerativa’, un approccio che rappresenta una svolta nel modo in cui concepiamo e costruiamo, integrando processi costruttivi e di uso con i processi naturali.
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L’analisi di dieci aspetti chiave della costruzione sostenibile, mette in evidenza le limitazioni di ciascun punto e quindi la necessità di un approccio più ampio e rigenerativo
Per delineare concretamente questo nuovo paradigma, proviamo a formulare dieci principi, che verranno esplorati in dettaglio e che rappresentano alcune direzioni verso l’arricchimento dell’integrità ecologica dei siti, la creazione di infrastrutture ecologiche, l’integrazione di materiali carbon-negative, e il forte miglioramento della salute in indoor.
I LIMITI DELLA COSTRUZIONE SOSTENIBILE L’urgenza di un cambiamento radicale nel settore delle costruzioni è enfatizzata dal crescente riconoscimento dei danni ambientali causati dalle attività umane, come sottolineato da relazioni autorevoli dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell’Onu. Questi rapporti evidenziano l’impatto devastante del
Il padiglione polacco a Dubai Expo, con i suoi microelementi che danzano, promuove il benessere psicologico e la tranquillità offrendo un approccio all’architettura che valorizza l’ambiente come partner collaborativo anzichè come risorsa da sfruttare
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Trasformazione delle aree urbane
ANALISI CRITICA: CONFRONTO TRA PRATICHE DI COSTRUZIONE SOSTENIBILE E LORO LIMITAZIONI Punto Sostenibile 1
Riduzione dell'Impatto Ambientale sui Siti Naturali
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Implementazione di Spazi Verdi Urbani
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Miglioramento dell'Eco-compatibilità in Cantiere
4
Minimizzazione dei Danni Ambientali da Emissioni e Deflussi
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Riqualificazione di Aree Urbane Deteriorate
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Efficientamento Energetico e Gestione dell'Acqua
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Utilizzo di Materiali a Minore Impatto Ambientale
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Miglioramento della Qualità dell'Aria e Illuminazione Interna
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Miglioramento del Comfort Interno
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Integrazione di Aspetti Sociali e Culturali
cambiamento climatico e la velocità senza precedenti del riscaldamento globale. In parallelo, la perdita di biodiversità e le estinzioni di massa diventano sempre più preoccupanti, come indicato dal Living Planet Report 2020 del Wwf, che rileva una diminuzione del 68% nelle popolazioni di specie selvatiche dal 1970. Anche il degrado ambientale e l’inquinamento rappresentano sfide significative, con oltre nove milioni di persone che perdono la vita ogni anno a causa dell’inquinamento, secondo la Global Alliance on Health and Pollution. Queste problematiche ambientali evidenziano che le attuali politiche e pratiche di costruzione non sono sufficienti. Si richiede un approccio di sviluppo sostenibile più ampio, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, per affrontare queste sfide in modo efficace. In particolare, nel settore delle costruzioni, l’adozione di tali pratiche influisce significativamente sulle decisioni e orienta il settore verso un futuro più sostenibile e resiliente. In questo contesto, emerge la necessità di una valu-
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Descrizione e Critica Minimizza l'impatto della costruzione, ma spesso trascura il miglioramento attivo dell'ambiente. Migliora le aree urbane, ma ha limiti nel contrastare significativamente le isole di calore urbane. Riduce l'impatto ambientale in cantiere, senza necessariamente contribuire a benefici ambientali a lungo termine. Controlla l'impatto negativo, ma non implementa soluzioni attivamente rigenerative. Migliora la qualità della vita urbana, ma spesso non affronta le cause profonde del degrado urbano. Riduce il consumo energetico e idrico, ma non sfrutta appieno le possibilità. Utilizza materiali con minor impatto ambientale, ma non sempre favorisce la decarbonizzazione Migliora l'ambiente interno ma riferendosi a valori minimi per non creare un danno alla salute. Si concentra su standard semplici trascurando l'integrazione si aspetti migliorativi della salute attaraverso la stimolazione termica e luminosa Crea e promuove l'educazione ambientale
tazione critica dei materiali e dei processi costruttivi utilizzati nell’edilizia sostenibile. Studi come i Global Status Reports del World Green Building Council evidenziano che molti materiali e metodi sostenibili hanno un impatto limitato in termini di rigenerazione ambientale. Per esempio, l’uso di materiali a basso impatto ambientale spesso non considera il loro potenziale di contribuire alla biodiversità o alla rigenerazione del suolo. Allo stesso modo, il ‘State of Green Business di GreenBiz indica che le strategie esistenti per la gestione dell’acqua e dell’energia sono spesso inadeguate. Di fronte a queste limitazioni, abbiamo articolato una tabella in cui forniamo un’analisi di dieci aspetti chiave della costruzione sostenibile, mettendo in evidenza le limitazioni di ciascun punto e la necessità di un approccio più ampio e rigenerativo. Questa analisi esplora come i metodi attuali di costruzione si concentrino su riduzioni o miglioramenti parziali e definiscono il gap in cui si inserisce la logica della costruzione rigenerativa.
LA SPINTA AL RIGENERATIVO DA IPCC E UN SDGS Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) L’Ipcc è un’organizzazione internazionale istituita dalle Nazioni Unite nel 1988. Il suo scopo principale è fornire valutazioni scientifiche dettagliate sul cambiamento climatico, i suoi impatti e i potenziali futuri rischi e risposte. I rapporti dell’Ipcc sono redatti da centinaia di scienziati ed esperti di tutto il mondo e sono considerati tra le fonti più autorevoli sul cambiamento climatico. Essi influenzano notevolmente le politiche climatiche globali. Recentemente, l’Ipcc ha iniziato a sottolineare l’urgenza di un approccio rigenerativo per contrastare il cambiamento climatico. I suoi rapporti, che un tempo si concentravano principalmente sulla mitigazione del danno e sulla riduzione delle emissioni, ora enfatizzano la necessità di strategie che non solo arrestino il danno, ma che attivamente ripristinino e migliorino l’ambiente. Ad esempio, parlano di soluzioni come la cattura e lo stoccaggio del carbonio, il ripristino di ecosistemi come foreste e torbiere, e l’adozione di agricoltura rigenerativa che può migliorare la salute del suolo e catturare il carbonio atmosferico. IPCC E SDGS SPINGONO ALLA COSTRUZIONE RIGENERATIVA L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite stanno influenzando profondamente il settore delle costruzioni, ponendo un’enfasi crescente sulle pratiche rigenerative. Ad esempio, i rapporti mettono in evidenza la necessità di adottare strategie di costruzione che contribuiscano attivamente alla rigenerazione ambientale, andando oltre la semplice riduzione delle emissioni. Questo include l’impiego di tecnologie innovative come i materiali da costruzione bio-basati (materiali o prodotti che sono basati su componenti biologiche o naturali) o il calcestruzzo che cattura il carbonio, come sottolineato nel Global Sta-
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L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite stanno influenzando profondamente il settore delle costruzioni ponendo un’enfasi crescente sulle pratiche rigenerative
tus Report 2018 del World Green Building Council. Gli SDGs, in particolare, hanno dato una spinta al settore delle costruzioni per integrare principi rigenerativi nella progettazione urbana e nell’edilizia. L’obiettivo 11 degli SDGs, che si concentra su città e comunità sostenibili, incoraggia l’uso di soluzioni costruttive che non solo siano efficienti dal punto di vista energetico, ma che contribuiscano anche a migliorare l’ambiente urbano. Questo si traduce nell’incorporazione di materiali da costruzione innovativi, come evidenziato nel report del 2022, il Global Status Report for Buildings and Construction: Towards a Zero‑emission, Efficient and Resilient Buildings and Construction Sector. Qui si indica come la decarbonizzazione del settore edilizio entro il 2050 è cruciale per ridurre le emissioni e affrontare la crisi planetaria tripla del cambiamento climatico, della perdita di natura e biodiversità, e dell’inquinamento e dei rifiuti. Il rapporto mostra che il settore può cambiare se si seguono le raccomandazioni ivi contenute per creare edifici rigenerativi nelle risorse e resilienti. Questi molteplici esempi dimostrano come il settore delle costruzioni sia chiamato a implementare pratiche che trascendano la mera riduzione dell’impatto ambientale negativo, spostando l’attenzione verso la promozione attiva della rigenerazione ambientale.
La copertina del Rapporto globale sullo stato degli edifici 2022. L’introduzione mette in evidenza la necessità di cambiamenti profondi nel settore dell'edilizia. Nonostante i progressi nelle certificazioni degli edifici verdi, il settore non sta progredendo a sufficienza in termini di miglioramento dell'intensità energetica e della crescita delle energie rinnovabili
LA NASCITA DEL PENSIERO RIGENERATIVO La genesi del concetto di costruzione rigenerativa può essere tracciata all’interno di un contesto storico più ampio, dove le idee di sostenibilità e rigenerazione hanno iniziato a prendere forma. Negli anni ‘70, influenzati dalle crescenti preoccupazioni ambientali e da lavori come ‘Silent Spring’ di Rachel Carson, si sviluppò una nuova consapevolezza sull’impatto dell’attività umana sull’ambiente.
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Trasformazione delle aree urbane
Inizialmente, i settori dell’ecologia e della conservazione furono i primi ad adottare approcci rigenerativi, con l’obiettivo di ripristinare e rinnovare gli ecosistemi danneggiati. Tuttavia, queste idee iniziarono presto a influenzare anche il settore delle costruzioni. Questo periodo vide l’emergere di figure chiave e istituzioni, come l’architetto John T. Lyle, che con il suo lavoro pionieristico sulla rigenerazione dei sistemi ecologici nei design urbani, pose le basi per ciò che sarebbe diventato il design rigenerativo. Il principio fondamentale del design rigenerativo, che eleva la prospettiva ‘dal meno cattivo al più buono’, considera gli esseri umani e l’ambiente costruito come parte integrante dei sistemi naturali, mira a una simbiosi in cui le costruzioni non solo riducono il loro impatto, ma contribuiscono attivamente al benessere degli ecosistemi.
Il masterplan del Center for Regenerative Studies, ideato da John T. Lyle negli anni '90, rappresenta uno dei primi progetti rigenerativi con un manifestato sostegno alla biodiversità e alla resilienza degli ecosistemi.
IL COSTRUIRE RIGENERATIVO IN DIECI PUNTI Abbiamo quindi elaborato un decalogo di principi del design rigenerativo, attingendo dalle lezioni apprese nella storia della sostenibilità e della rigenerazio-
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La transizione verso l’utilizzo di materiali carbon negative e l’integrazione di tecnologie avanzate per la rigenerazione ambientale richiede un impegno sostanziale in termini di ricerca e sviluppo
ne, che vengono poi commentati con alcuni spunti. Questo strumento vuole offrire una panoramica dei concetti rigenerativi, che può essere utilizzata come punto di partenza per riflettere sulla transizione verso pratiche più sostenibili e rigenerative nel settore delle costruzioni. Per i costruttori la tabella può stimolare la valutazione delle proprie metodologie attuali alla luce degli obiettivi rigenerativi. Ad esempio, l’obiettivo relativo all’arricchimento dell’integrità ecologica dei siti può indurre i costruttori a considerare come le loro pratiche possano non solo limitare l’impatto ambientale, ma anche contribuire attivamente al miglioramento degli ecosistemi locali. Per i produttori di materiali da costruzione, la tabella che abbiamo elaborato offre una visione complessiva di come i materiali possono influenzare positivamente l’ambiente. Il principio di utilizzo di materiali carbon negative, ad esempio, suggerisce una riflessione sulla produzione di materiali che vanno oltre la neutralità carbonica, contribuendo effettivamente alla riduzione dell’impatto ambientale. È importante sottolineare che questa tabella è solo un punto di partenza e che l’attuazione dei principi richiederà ulteriori approfondimenti e adattamenti specifici. Inoltre, la misurazione dell’impatto effettivo di queste pratiche rimane una sfida e necessita di ulteriore sviluppo in metodi di valutazione e monitoraggio. INTRODUZIONE DEI DIECI PUNTI RIGENERATIVI Questi dieci principi, se implementati con cura e impegno, possono guidare la trasformazione delle aree
IL DECALOGO DEL COSTRUIRE RIGENERATIVO Obiettivo Rigenerativo
Descrizione
1
Arricchimento dell'Integrità Ecologica dei Siti e Biodiversità
2
Generazione di Infrastruttura Ecologiche
3
Potenziamento delle Caratteristiche Naturali Durante la Costruzione
4
Riparazione dei Danni Ambientali da Emissioni e Deflussi
5
Rigenerazione di Spazi Urbani con un Positivo Microclima
6
Creazione di Energia e Acqua Pulita
7
Creazione e Uso di Materiali che sono Carbon Negative
8
Utilizzo di Materiali Sani e Salutogenici
9
Rigenerazione dell'Ambiente Interno
10
Arricchimento del Tessuto Culturale e Ruolo Educativo
Migliorare e arricchire l'ecosistema locale e la biodiversità attraverso la costruzione. Creare infrastrutture che integrano e promuovono elementi naturali per un impatto ambientale positivo. Preservare e migliorare le caratteristiche naturali del sito durante la fase di costruzione. Riparare l'impatto ambientale causato dalle emissioni e dai deflussi durante e dopo la costruzione. Trasformare aree urbane deteriorate in spazi che migliorano il microclima e la qualità della vita. Realizzare edifici che producano energia più energia di quella consumata e gestiscano l'acqua in modo sostenibile. Utilizzare materiali da costruzione decarbonizzanti Selezionare materiali che promuovano la salute e il benessere degli occupanti. Creare spazi interni che migliorino attivamente la salute e il benessere degli occupanti. Progettare spazi che contribuiscano positivamente al tessuto culturale e sociale e che promuovano l'educazione ambientale.
Il Thatched Brick Pavilion a Copenhagen combina blocchi di Poroton con elementi di paglia prefabbricati creando una struttura robusta e isolante. Questo sistema bio-based riduce l'impronta carbonica (crediti di Rønnow Leth & Gori + Cinark)
urbane in modelli sostenibili e rigenerativi, creando un futuro in cui l’ambiente urbano e naturale coesistono in armonia. 1) Arricchimento dell’integrità ecologica e biodiversità. Secondo ricerche scientifiche approfondite, la biodiversità rappresenta un pilastro vitale per la resilienza degli ecosistemi. In ambito urbano, l’incremento della biodiversità mediante pratiche costruttive rigenerative presuppone l’armonizzazione di habitat naturali e la reintroduzione di specie autoctone. L’obiettivo ambizioso è aumentare la biodiversità nelle aree di intervento di almeno il 50%, attraverso un’integrazione di habitat e specie autoctone, e collaborazioni con enti locali per programmi di conservazione e analisi ambientali dettagliate. 2) Generazione di infrastrutture ecologiche. L’integrazione di infrastrutture ecologiche, quali tetti e pareti viventi, in contesti urbani si basa su solide fondamenta scientifiche. Oltre a migliorare l’estetica e la connessione con la natura, questi sistemi sono cruciali per la purificazione dell’aria, il sequestro del carbonio e la mitigazione degli effetti
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Glasir è un progetto rigenerativo, culturale ed educativo, di agricoltura urbana che sfrutta sistemi aeroponici per produrre cibo sostenibile e acqua efficiente in spazi urbani ridotti, migliorando la nutrizione e coinvolgendo le comunità locali (©FramLab)
delle isole di calore urbano. Questi sistemi possono, ad esempio, ridurre le temperature locali di 2-4°C e assorbire fino a 200 kg di CO2 per ogni 100 m² di superfici verdi annualmente. 3) Potenziamento delle caratteristiche naturali durante la costruzione. Il processo costruttivo rigenerativo si focalizza sul miglioramento dell’integrità ambientale del cantiere. Tecniche di costruzione innovative, che limitano l’intervento sul terreno e preservano il sistema naturale esistente,
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È necessario un quadro normativo che incentivi la costruzione rigenerativa. Alcuni principi, come l’uso di materiali sani, possono essere più facilmente integrati nelle pratiche esistenti, mentre altri richiedono un cambiamento sistemico che va oltre le capacità di singole imprese di costruzione
sono fondamentali per minimizzare l’impatto ambientale e mantenere l’integrità ecologica. 4) Rigenerazione e riparazione dei danni ambientali da emissioni e deflussi di cantiere. Strategie come il trattamento delle acque reflue in loco e la gestione sostenibile delle risorse idriche sono cruciali. L’obiettivo è realizzare cantieri a impatto zero sulle acque, utilizzando tecniche di riciclaggio e purificazione avanzate. La creazione di sistemi chiusi di gestione delle acque, integrati con tecnologie di monitoraggio in tempo reale, è fondamentale per ottimizzare l’uso delle risorse idriche e ridurre l’impatto ambientale. 5) Rigenerazione microclimatica. La riqualificazione degli spazi urbani attraverso un approccio rigenerativo mira a creare aree vivibili per l’uomo e altre specie, superando il cosiddetto “box antropogenico”. Questo migliora non solo la qualità della vita, ma contribuisce alla creazione di un microclima più sano, abbassando le temperature urbane e migliorando la qualità dell’aria. Obiettivi come la riduzione delle temperature urbane fino a 5°C e la trasformazione di aree urbane degradate sono fondamentali, con un’attenzione particolare all’analisi del microclima locale e al
feedback dei residenti. 6) Creazione di energia e acqua pulita. L’autosufficienza energetica e la gestione sostenibile dell’acqua sono aspetti centrali nella costruzione rigenerativa. L’installazione di pannelli solari e sistemi di raccolta dell’acqua piovana trasforma gli edifici da semplici consumatori a risorse attive per l’ambiente. Ad esempio, un obiettivo potrebbe essere la produzione netta di 20 kWh/m²/anno. L’obiettivo si riferisce a un bilancio energetico che tiene conto sia dell’energia prodotta dall’edificio stesso, ad esempio tramite pannelli solari, che dell’energia consumata dalle attività e dai sistemi interni dell’edificio, come riscaldamento, raffreddamento, illuminazione e apparecchiature elettroniche. In questo contesto, raggiungere un valore netto di 20 kWh/m²/anno significa che l’edificio non solo dev’essere efficiente nel produrre energia, ma anche estremamente efficiente nel suo consumo. Un altro esempio puo’ essere il riutilizzo del 100% dell’acqua piovana raccolta. Questo obiettivo indica che tutta l’acqua piovana che viene raccolta dall’edificio dovrebbe essere riutilizzata. Questo può essere fatto attraverso sistemi di raccolta e filtrazione dell’acqua piovana, che poi può essere utilizzata per vari scopi, come l’irrigazione, i servizi igienici o persino, dopo un’adeguata purificazione, per l’uso potabile. 7) Creazione e uso di materiali carbon negative. L’impiego di materiali che non solo riducono l’impronta di carbonio ma contribuiscono attivamente alla rimozione di CO dall’atmosfera è una strategia chiave contro il cambiamento climatico. L’implementazione di questi materiali in grandi progetti di costruzione può avere un impatto significativo sulla riduzione dell’impronta di carbonio globale. Inoltre, l’utilizzo di materiali carbon negative non si limita solo agli edifici, ma può estendersi a infrastrutture, arredi urbani e altri elementi costruttivi, contribuendo così in modo significativo alla decarbonizzazione dell’ambiente costruito. 8) Utilizzo di materiali sani e salutogenici. La qualità dell’ambiente interno è essenziale per la salute degli occupanti. L’uso di materiali non tossici e a zero emissioni, come quelli privi di composti organici volatili (Voc), migliora significativamente la qualità dell’aria interna e contribuisce al benessere psicofisico degli occupanti. L’adozione di standard rigorosi come il Well e certificazioni per i materiali utilizzati garantisce un ambiente interno più sano e sicuro. 9) Rigenerazione dell’ambiente interno. L’impiego di sistemi naturali come piante per la filtra-
zione dell’aria e il controllo del clima interno è vitale per mantenere un ambiente salutare. Questi sistemi dovrebbero essere capaci di rimuovere inquinanti e regolare temperatura e umidità per massimizzare il comfort e l’equilibrio chimico dell’aria interna. 10) Arricchimento del tessuto culturale e ruolo educativo. La creazione di spazi che funzionano da centri comunitari ed educativi è cruciale in un contesto urbano rigenerativo. Questi spazi dovrebbero essere progettati per essere accessibili e per riflettere e arricchire la cultura locale. La collaborazione con ecologisti, artisti, storici ed educatori locali può aumentare significativamente il valore culturale di questi spazi, trasformandoli in fulcri di comunità ed educazione ambientale. A LONG WAY TO GO? In conclusione, dopo aver esplorato in dettaglio i dieci principi della costruzione rigenerativa, è essenziale riflettere sui gap e sulle sfide che si presentano nell’attuazione di questi concetti. Come autore di questo lavoro, riconosco che, nonostante l’ambizione e la vi-
I NUMERI DI CARBON DELLE COSTRUZIONI Si tratta di numeri approssimativi che possono variare a seconda delle specifiche tecniche e tecnologiche impiegate in ciascun progetto di costruzione. Tuttavia, offrono una visione generale del potenziale impatto di diversi approcci sulla riduzione o l'assorbimento delle emissioni di CO2 nelle costruzioni in Italia. Per fornire un riassunto numerico degli approcci normali, sostenibili e rigenerativi in termini di emissioni di CO2 per metro quadrato nelle costruzioni tipiche in Italia, consideriamo i seguenti scenari: Approccio normale (costruzioni convenzionali) • Cemento: circa 0,9 tonnellate di CO2 per tonnellata prodotta. • Acciaio: circa 1,85 tonnellate di CO2 per tonnellata prodotta. • Emissioni totali: in media, le costruzioni possono emettere tra 400 e 600 kg di CO2 per metro quadrato. Approccio sostenibile (costruzioni verdi) • Materiali a bassa emissione: riduzione delle emissioni fino al 50% rispetto ai materiali tradizionali. • Energie rinnovabili: ulteriore riduzione delle emissioni grazie all'uso di energia rinnovabile. • Emissioni totali: le costruzioni verdi possono ridurre le emissioni a circa 200300 kg di CO2 per metro quadrato. Approccio rigenerativo (costruzioni carbon negative) • Materiali carbon negative: come il calcestruzzo che cattura CO2, riducendo le emissioni fino all'80% rispetto al tradizionale. • Assorbimento attivo di CO2: attraverso tetti verdi, pareti vegetali e altre tecnologie. • Emissioni totali: potenzialmente meno di 100 kg di CO2 per metro quadrato o addirittura un bilancio netto negativo, a seconda dell'efficacia nell'assorbimento di CO2.
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UN DIALOGO SIMPATICO TRA PENSATORI E COSTRUTTORI Il filosofo: nella nostra ricerca della conoscenza e della saggezza, dobbiamo riflettere profondamente sul nostro impatto sull'ambiente. Caro costruttore, il tuo lavoro è intrinsecamente connesso alla creazione e alla trasformazione dello spazio fisico. Prendi questa responsabilità come una chiamata alla riflessione filosofica. Ogni struttura che costruisci ha un impatto sul mondo, e devi chiederti: "Sto contribuendo a un ambiente rigenerativo o a uno che consuma inesorabilmente le risorse?". L'ecologista: concordo con il filosofo. Il nostro pianeta è in crisi ecologica, e il settore delle costruzioni è uno dei principali consumatori di risorse naturali. Caro costruttore, hai il potere di cambiare questa dinamica. Abbracciando pratiche costruttive sostenibili e adottando materiali a basso impatto ambientale, puoi diventare un custode dell'ambiente invece di un suo distruttore. La tua opera può contribuire alla rigenerazione dell'ecosistema globale. Il medico: non dimenticare l'importanza della salute umana in questo contesto. Caro costruttore, la qualità degli ambienti che crei ha un impatto diretto sulla salute delle persone che li abitano. Un'architettura e una costruzione pensate per il benessere possono migliorare la vita delle comunità. Assicurati che gli spazi che costruisci siano sicuri, salubri e promuovano il benessere fisico e mentale. Il costruttore: apprezzo queste prospettive e mi impegno a considerarle seriamente nel mio lavoro. La filosofia, l'ecologia e la medicina mi ispirano a intraprendere un cammino verso la costruzione responsabile. Credo che possiamo creare edifici che siano armoniosi con la natura, che rispettino l'ecosistema e che migliorino la qualità della vita delle persone. Insieme, possiamo costruire un futuro migliore per tutti. Il produttore di componentistica edilizia: sono pronto a collaborare con te, costruttore, per fornirti materiali e tecnologie all'avanguardia che possano contribuire a realizzare questa visione di costruzione rigenerativa. Insieme possiamo guidare il settore delle costruzioni verso un futuro più sostenibile, dove l'ambiente, la salute umana e la filosofia della responsabilità convergono in un'unica direzione positiva. La nuova sede di Varsavia di Arup incorpora principi di sostenibilità ed economia circolare, utilizzando riutilizzo, upcycling e biomateriali. Il design include innovazioni come pareti divisorie in legno, canapa e alghe, e pannelli acustici in micelio, creando un ambiente di lavoro eco-efficiente e ispiratore (©Arup Varsavia)
sione progressista di questi principi, ci sono ostacoli significativi che devono essere affrontati per garantire un’implementazione efficace e realistica di tali ideali. Uno dei maggiori gap si trova nella scalabilità di questi principi. Mentre l’obiettivo di incrementare la biodiversità del 50% o di ridurre le temperature urbane di 5°C rappresenta un ideale lodevole, è chiaro che l’applicazione di questi target può variare notevolmente in base al contesto geografico e socioeconomico. È fondamentale, quindi, adattare questi principi alle specificità locali, tenendo conto delle variazioni ambientali, culturali e delle risorse disponibili. Inoltre, la transizione verso l’utilizzo di materiali carbon negative e l’integrazione di tecnologie avanzate per la rigenerazione ambientale richiede un impegno sostanziale in termini di ricerca e sviluppo. Questo rappresenta una sfida per il settore delle costruzioni, abituato a modelli di business più tradizionali, e può essere un deterrente a causa dei costi iniziali e dell’incertezza del ritorno sull’investimento. Un altro aspetto critico riguarda il bisogno di un quadro normativo supportivo e di politiche pubbliche che incentivino la costruzione rigenerativa. Alcuni principi, come l’uso di materiali sani, possono essere più facilmente integrati nelle pratiche esistenti, mentre altri richiedono un cambiamento sistemico che va oltre le capacità di singole imprese di costruzione. Infine, è necessaria una partecipazione collettiva che coinvolga una vasta gamma di stakeholder, inclusi politici, educatori, cittadini e decisori, per creare un ambiente favorevole all’adozione di queste pratiche. L’educazione e la sensibilizzazione del pubblico sono fondamentali per modellare la domanda del mercato e orientare il settore verso un futuro più sostenibile e rigenerativo. In sintesi, il modello proposto in “La costruzione rigenerativa in 10 punti” offre un approccio, è imperativo riconoscere e affrontare i gap esistenti per una trasformazione efficace nel settore delle costruzioni. Questo richiederà un impegno collaborativo, innovazioni tecnologiche, supporto normativo e una prospettiva a lungo termine per superare le sfide esistenti e realizzare appieno il potenziale della costruzione rigenerativa.
BIBLIOGRAFIA Naboni, E. & Havinga, L. (2019). Regenerative design in digital practice. A handbook for the built environment. Pistore, L., Konstantinou, T., Pasut, W., & Naboni, E. (2023) A framework to suppor t the design of a regenerative indoor environment. Frontiers in built environment, 9, 1225024. https://doi. org/10.3389/fbuil.2023.1225024/
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VII CONVEGNO YOUBUILD 2023
COSTRUIRE PER RIGENERARE Diamo una chance alla Terra Un convegno, un’ambizione: il Regenerative Design. Per la produzione di manufatti che si integrino nell’ecosistema, non utilizzino energia ma la producano, che contribuiscano alla decarbonizzazione. Non basta limitare i danni, occorre cooperare con gli elementi naturali
IL PROSSIMO CONVEGNO YOUBUILD SI TERRÀ A MILANO IL 27 NOVEMBRE 2024, YouBuild - GENNAIO 2024 27 SEGNATELO IN AGENDA
Convegno Grandi Temi YouBuild
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Report
Verso la costruzione rigenerativa UNA STRADA LUNGA MA POSSIBILE Oltrepassare il concetto di sostenibilità e arrivare a una progettazione che utilizzi sistemi e materiali completamente a impatto zero? Davanti a una fitta platea di architetti, ingegneri, geometri e costruttori, i relatori hanno portato a supporto delle loro tesi dati, schemi, case history, con l’obiettivo di dimostrare che si può fare
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Paolo Caliari
I
l maggio francese del 1968 è passato alla storia, nel bene e nel male. Ma alcune parole d’ordine risuonano ancora nell’aria. Come nel caso di uno degli slogan scanditi nei cortei parigini: «Soyez réalistes, demandez l’impossible». Cioè: siate realisti, chiedete l’impossibile. Che è un paradosso fino a un certo punto, visto che in qualsiasi trattativa si spara in alto per ottenere il giusto. In ogni caso, quel dimenticato slogan sembra guidare il pensiero di un nuovo campo della progettazione: l’archittettura rigenerativa. Tradotto: edifici che non solo non consumano energia e non inquinano, ma migliorano l’ambiente e fanno bene alla salute di chi ci abita. Un’utopia? Il VII Convegno YouBuild, che si è svolto a Milano l’8 novembre nella sede della Fondazione Cariplo, ha proposto alla discussione questa tesi, che per qualche aspetto può suonare provocatoria, visto che supera in curva anche i concetti di green e sostenibilità, considerati dall’architettura rigenerativa eredità del giurassico, anche se appaiono ancora traguardi molto lontani da essere raggiunti. Di sicuro la tesi secondo cui è necessario capovolgere l’impatto ambientale delle costruzioni è stimolante. Ma davvero è possibile non solo azzerare l’impronta di carbonio, ma addirittura renderla negativa, cioè a diminuire la CO2 nell’aria, abbassare il riscaldamento globale, utilizzare materiali che non impattano sull’ambiente, magari prodotti da aziende a loro volta impegnate a non inquinare? I relatori presenti al convegno si sono impegnati nel proposito di dimostrare la validità di questa tesi. Davanti a una fitta platea di architetti, ingegneri e geometri, che hanno beneficiato anche dei crediti formativi concessi dai rispettivi ordini professionali, i relatori hanno portato a supporto dati, schemi, case history. Con l’obiettivo di dimostrare che si può fare. Certo, superare il concetto di green, oltrepassare quello di sostenibilità e arrivare a una progettazione che utilizzi sistemi e materiali completamente a impatto zero la strada è lunga. Ma altrettanto convinta è stata la testimonianza dei relatori, dopo l’introduzione di Emanuele Naboni, Unipr, Royal Danish Academy, Unsw, Norman Foster Institute, School of Sustainability di Mario Cucinella e di Livia Randaccio, direttore editoriale YouBuild. Accanto a loro sono intervenuti Carlo Battisti, presidente Living Future Europe, Giambattista Brizzi, Senior Sustainable Consultant a Deerns, Barbara Pollini, designer e docente alla Naba di Milano, Ilaria Di Blasio, Fraunhofer Italia, Leonardo Belladelli, Politecnico di Milano e Università di Parma, Furio Barzon, Modular Building Institute, Alessio Battistella, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano, Valentina Torrente, Engineer, Creative
Content Strategist a Mario Cucinella Architects. Senza dimenticare i rappresentanti di aziende che guardano alla progettazione rigenerativa, come Paolo Zanotti (product manager di Wienerberger), Massimo Senini (titolare Senini), Eugenio Fadda (sales area manager Frem Group), Paolo Benzi (responsabile ufficio tecnico Rototec) e Chiara Lavizzari, (promozione tecnica Soprema), che hanno partecipato a un talk show moderato da Barbara Gherri, docente all’Università di Parma. L’evento si è concluso con un gran finale: la consegna degli YouBuild Awards. Relazioni, immagini e grafici dell’evento appena concluso le trovate nelle prossime pagine di YouBuild. Appuntamento per il prossimo Convegno YouBuild, che sarà in programma nel 2024 sempre a Milano.
Emanuele Naboni che apre il convegno
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Grandi Temi Convegno YouBuild
Report - Carlo Battisti - Presidente Living Future Europe
La salubrità indoor
È UNA PRATICA POSSIBILE Si può cambiare il modo di pensare la progettazione e la realizzazione degli edifici in un’ottica di rigenerazione dell’ambiente. È l’obiettivo per un futuro vicino che impegna gli operatori sin d’ora a essere più attenti alla salubrità dei materiali utilizzati
A
ttraverso Living Future Europe, il presidente Carlo Battisti, invita produttori, progettisti e costruttori ad entrare nell’era della rigenerazione. Da Bolzano, dove ha sede, questa associazione no profit, impegnata a livello europeo e partner dell’americano International Living Future Insitute, promuove la cultura del regenerative design. RIGENERAZIONE? «Sta diventando una parola molto utilizzata - ha spiegato Battisti - e vorremmo evitare che diventasse il nuovo sostenibile perché altrimenti siamo punto e a capo. Per cominciare a me basterebbe che i prodotti utilizzati fossero salubri, che non creassero problemi all’ambiente, alle persone, agli utilizzatori, alle persone che ci lavorano, quindi all’industria, ma anche agli spazi abitativi. E voi direte “vabbè dove è il problema?” I prodotti che sono in commercio sono comunque certificati, sono prodotti a norma, quindi sono prodotti già regolari. Però attenzione che Denis Hayes, fondatore della “Giornata della Terra”, sostiene che essere conforme alle regole è un gradino sopra essere illegale. Ed è l’affermazione di chi, come presidente della Bullit Foundation, ha realizzato il Bullitt Center a Seattle, considerato l’edificio commerciale per uffici più sostenibile, meno impattante nel mondo. Secondo il nostro l’approccio deve valere il principio di precauzionalità, il Precautionary Principle: i produttori devono mettere in commercio prodotti per i quali è acclarato che non ci sia alcun problema per le persone, sia a livello di produzione sia a livello di utilizzo al di là di ogni ragionevole dubbio».
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IMPATTO SULLA PROGETTAZIONE «Ovviamente, basti pensare che negli Stati Uniti siamo ancora al livello in cui architetti e progettisti, sono responsabili dei prodotti che inseriscono nel progetto, cioè della salubrità di tali prodotti. Se fossimo chiamati ad una tale responsabilità, noi europei, alzeremmo bandiera bianca. Al momento in Europa non siamo a questi livelli, però bisogna arrivarci; pensiamo al tempo che ci è voluto da quando abbiamo scoperto che certe sostanze sono veramente dannose e nocive dal punto di vista della salute ambientale ed umano, a quando effettivamente le abbiamo tolte, “bannnate” a livello normativo. L’amianto, ritenuto dannoso dopo vent’anni, è un esempio calzante che noi italiani abbiamo purtroppo imparato a conoscere bene. Quindi bisogna capire se il prodotto è effettivamente salubre al di là di ogni ragionevole dubbio; per questo bisogna cominciare a guardare dentro il prodotto, conoscendone gli ingredienti. Anche perché la chimica ne inventa di nuove tutti i giorni; registro che solamente a livello dell’Unione Europea ci sono circa 100.000 ingredienti chimici in circolazione. Quanti di questi sono dannosi per la salute umana? Chi lo sa! Gli studi sul tema sono tanti e a volte sono pure in contrasto fra loro e in contraddizione con studi analoghi eseguiti negli Usa. Negli Stati Uniti, dove hanno rilevato che di circa 84.000 ingredienti chimici in circolazione, l’ente per la protezione dell’ambiente ne ha validati dal punto di vista della salubrità 300, senza tuttavia considerare la possibile dannosità che può derivare dalla combinazione di diversi elementi chimici. È un ginepraio! Per selezionare i prodotti dovremmo avere al tavolo progettuale un chimico che aiuti a capire se quello
che stiamo selezionando è valido oppure no». Passi avanti però si sono già compiuti “schedando” molti elementi per supportare i progettisti nel momento della scelta. «ILFI - International Living Future Institute – ha confermato il Presidente - ha creato una “red list”; è una cosa molto importante poter contare su una lista di più di 20 gruppi di ingredienti chimici che non devono assolutamente entrare nei progetti, soprattutto nei progetti che vengono certificati col protocollo Living Building Challenge. È una materia effettivamente difficile, ma è importante andare a guardare all’interno dei singoli prodotti. Bisogna scandagliare ad un livello che deve essere di almeno 100 parti per milione cioè pari al 0,01 % in peso per capire effettivamente quali sono gli ingredienti chimici presenti nel prodotto. Il regolamento Reach dell’Unione Europea chiede di arrivare a 1000 parti per milione. Il controllo deve essere accurato perché abbiamo tutto il diritto di domandare ai produttori la stessa trasparenza di informazioni sulla salubrità degli ingredienti di quella che chiediamo per i prodotti alimentari, per il tessile o per altri settori economici. Per questo ILFI ha creato un’etichetta degli ingredienti, dei prodotti per le costruzioni, ma anche per gli arredi. Il database Declare contiene molti elementi di arredo. Si tratta di un’etichetta degli ingredienti del prodotto con la quale il produttore dichiara tutti i componenti che sono al di là di 100 parti per milione, quindi ancora lo 0,01% in peso che è tanto, è effettivamente un buon livello di dettaglio. Ci sono vari livelli di dichiarazione: un primo livello nel quale il produttore dichiara tutti i componenti e fra loro ci sono ingredienti dell’area “red list” dimostrandosi
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Report - Carlo Battisti - Presidente Living Future Europe
trasparente in modo apprezzato dal mercato. Poi c’è un livello superiore nel quale il produttore dichiara tutti gli ingredienti del prodotto fino a 100 parti per milione e non ci sono componenti della red list, quindi il prodotto è salubre. Trascorriamo gran parte della vita all’interno di spazi costruiti, quindi è molto importante sapere come questi spazi sono progettati e realizzati. Il produttore che si allinea a questo approccio può essere meglio riconosciuto dal mercato, crea un valore aggiunto sul prodotto che viene compreso dagli operatori del settore, dai progettisti, dagli utenti e può contribuire a realizzare edifici salubri. Del resto, l’edificio non è che un assemblaggio dei prodotti». IL RUOLO DELL’INFORMAZIONE «C’è un database dove si possono trovare queste informazioni, sono catalogati al momento più di 1200 prodotti da costruzioni e prodotti di arredo. Quelli realizzati in Europa sono circa 180. L’etichetta riporta gli ingredienti, dove è realizzato il prodotto, da dove arrivano le materie prime, cosa succede al prodotto a fine vita o a fine della prima vita, cioè se può essere riutilizzabile, riciclabile, compostabile, quali sono le emissioni di CO2 legate alla sua realizzazione. Sono informazioni importanti che abbiamo scoperto grazie ad un lavoro realizzato con Giambattista Brizzi, Alice Piovan ed altri all’interno del Technical Advisor Group che abbiamo istituito presso Living Future Europe. È un lavoro che ottempera alle direttive dell’Unione Europea, che si sta muovendo a tutto campo sul tema dei prodotti in maniera molto convincente e anche veloce; per questo a volte si fatica a seguire i nuovi regolamenti, le iniziative come per esempio la EU Taxonomy, ossia il protocollo di riferimento per definire la sostenibilità delle aziende che stanno sul mercato, di qualsiasi tipo di azienda. Un obbligo già in vigore che riguarda tutti e
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per affrontarlo possiamo contare su Declare che può dare informazioni sui prodotti senza ingredienti della “red list” già conformi con la tassonomia dell’Unione Europea. DECARBONIZZAZIONE «La decarbonizzazione è “the new energy efficency” – ha precisato Battisti -, è tutto ciò che prima era rappresentato dall’efficienza energetica; nelle direttive europee sta diventando la rotta da seguire. Alla fine di questo decennio, non so come ci arriveremo, tutti i nuovi edifici, privati o pubblici, dovranno essere Carbon Neutral, quindi veramente c’è tanto da fare. Anche l’informazione sulle emissioni di CO2 del prodotto è interessante per la nuova EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) perché riguarda l’efficienza energetica e la decarbonizzazione. Il regolamento Reach ne ha fatto già un piccolo accenno; questo regolamento dice che i produttori in Europa devono dichiarare gli ingredienti e se ci sono componenti nocivi e dannosi. Poi c’è anche l’iniziativa di ChemSec, agenzia svedese, che sostanzialmente si appoggia al regolamento Reach dell’Unione Europea ed ha creato la Sin List. Sin è un acronimo che sta per sobstitute is now, è quindi una lista di ingredienti chimici che molto probabilmente a breve verranno eliminati dall’Unione Europea. I produttori devono cominciare a trovare alternative per sostituire questi ingredienti. INNOVAZIONE Dietro tutto questo si cela un grande driver per l’innovazione, perché le aziende sono portate a cambiare i propri processi produttivi, a trasformarli e trovare qualcosa di nuovo. Level(s) è il framework dell’Unione Europea per la sostenibilità dell’ambiente nel quale c’è tutta l’azione sulla circolarità, l’economia circolare dell’Unione Europea
e spinge affinché il prodotto sia riutilizzabile, assemblabile, riciclabile, affinché si sappia come è fatto, dove va a finire. Son tutti temi che dobbiamo considerare, per non parlare della biodiversità. Emanuele Naboni ha mostrato i diagrammi dello Stoccolm Resiliant Center attraverso i quali abbiamo scoperto che il primo problema non è rappresentato dall’emissione di CO2, il gas serra, ma è la perdita di biodiversità. Quindi i prodotti devono avere un impatto positivo sull’ambiente. Per non parlare dell’Ecolabel e della decisione dell’Unione Europea di chiedere alle aziende di spiegare in maniera coerente, seria e basata su dati scientifici cosa stanno dichiarando dal punto di vista della “sostenibilità”. È una direttiva nuova e ancora non è chiaro cosa succederà, quali siano i requisiti, intanto la macchina si è messa in moto. Declare può combinarsi con vari protocolli, sul sito di Living Future Europe è scaricabile una pubblicazione che spiega come Declare è combinabile con le direttive e le iniziative europee e anche con i protocolli di certificazione europei. Declare è già riconosciuto in Leed, in Well e in altri protocolli abbastanza noti». REGENERATIVE In questo percorso vi è anche il tema del Regenerative. «Un tema che abbiamo cercato di definire con Emanuele Naboni in un lavoro di quattro anni, all’interno del progetto Restore. Per un anno, insieme a 160 ricercatori da 40 nazioni europee, abbiamo lavorato per capirci sul termine sostenibilità, che rappresenta il “ridare” all’ambiente ciò che abbiamo preso e, compiendo un ulteriore passo, siamo arrivati al restorative, cioè a recuperare i danni che abbiamo causato all’ambiente. Ma non basta, regenerative è andare ancora oltre, significa creare le
condizioni perché gli ecosistemi si sviluppino in maniera florida e quindi che gli edifici possano avere un impatto positivo dal punto di vista ambientale. E non si parla solo di energia, ma anche del ciclo dell’acqua, dei materiali, dei prodotti e della salute delle persone; è un concetto molto più allargato che adesso è diventato imprescindibile e può essere riassunto nella traiettoria di un grafico lungo la quale il punto “green” rappresenta il “fare meno male” e il “sustainable” è il punto di bilancio nullo dove compensiamo gli effetti negativi con quelli positivi. Non siamo ancora lì. Dobbiamo proseguire lungo questa traiettoria. Il settore delle costruzioni è così impattante dal punto di vista ambientale (40% per le emissioni di CO2, e non solo) che dobbiamo fare qualcosa; abbiamo una responsabilità come progettisti, architetti, ingegneri, produttori, sviluppatori. Tradotto in termini di curva della rigenerazione sugli edifici significa muovere il settore verso uno scenario più rigenerativo. Yvon Chouinard, ceo di Patagonia, sostiene che non dobbiamo iniziare a parlare di sostenibilità fin quando non abbiamo restituito all’ambiente tutto ciò che abbiamo preso. Per farlo bisogna cambiare paradigma, bisogna capire dal punto di vista concettuale cosa può fare più bene anziché cosa può fare meno male. Noi pensiamo che le aziende siano sempre degli inquinatori perché impattano sull’ambiente per il solo fatto che producono qualcosa. Per cambiare questo paradigma il Fee si è inventato la Positive Handprint; conosciamo l’impronta negativa di carbonio, cioè la Footprint, con la quale misuriamo il nostro impatto e cerchiamo di ridurlo. Il Fee si è chiesto: perché con gli stessi strumenti di calcolo non valutiamo anche gli impatti positivi mettendo i due parametri sulla bilancia? Potremmo scoprire che un’azienda può diventare meno negativa o essere nulla
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dal punto di vista dell’impatto ambientale o addirittura diventare positiva. È un cambiamento di scenario che dal punto di vista concettuale è rivoluzionario perché, se le aziende e il mercato cominciano a ragionare in questo modo, finisce l’era della sostenibilità triste, frustrante. Si sovverte lo scenario; l’analisi dei processi si estende a tutto il ciclo di vita dalla culla, ossia dall’estrazione delle materie prime, al cancello, ossia al camion o al bilico che esce dal cancello della fabbrica, sino ad abbracciare tutti gli altri aspetti positivi dell’azienda, per esempio come utilizza l’energia da fonti rinnovabili per il proprio processo produttivo, se in questo processo riesce ad agire positivamente sul ciclo dell’acqua. Considerare ciò che può creare un impatto positivo; dal monocriterio della salubrità dei prodotti l’attenzione si sposta poco a poco verso il multilivello, il multidsciplinare, riscontrando magari un impatto più rigenerativo. È un cambiamento interessante ed è l’oggetto della certificazione di economia circolare che si chiama Living Product Challenge, messa a punto da ILFI, che è basata su una serie di imperativi. Il simbolo è la farfalla monarca perché è colorata “in pasta” come si direbbe nel mondo delle piastrelle, il tessuto dell’ala è blu in maniera naturale e perché è un esempio di trasformazione. Quella trasformazione che si vorrebbe vedere nelle aziende avviate in un percorso più rigenerativo, basato sulla salubrità dei prodotti e sull’analisi del ciclo di vita, in modo da ragionare su un’effettiva rigenerazione e su un impatto ambientale positivo alla fine del percorso. Aziende che possono fare bene all’ambiente non in senso di green wash o green cleaning, ma effettivamente in maniera positiva, contribuendo a realizzare nel mondo un ambiente migliore. L’etichetta diventa così una specie di passaporto, di carta di identità del prodotto».
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IDEE, PROPOSTE, STUDI, FATTIBILITÀ «Dalle idee si può passare ai fatti e porto alcuni esempi nei quali sono stati utilizzati prodotti selezionati. Il primo edificio è il nuovo complesso di Google a Mountain View, progettato da Big in collaborazione con Eterwick. È un progetto certificato Living Building Challenge e in questo mega complesso molto interessante dal punto di vista architettonico non c’è un solo prodotto della red list. I progettisti hanno scandagliato il progetto in modo da realizzarlo in maniera completamente salubre. Il secondo progetto al quale voglio fare riferimento è un edificio molto grande, è il nuovo centro di ricerca di Scienza e Ingegneria di Harvard. Un complesso enorme certificato Living Building Challenge. In questo caso il team di progettazione ha passato in rassegna più di 6000 prodotti. Un lavoro ciclopico, che ha comportato non poche difficoltà nel reperimento delle informazioni. Il terzo progetto, il primo certificato Living Building Challenge in Spagna, è una casa di civile abitazione all’interno di un villaggio rurale nei Pirenei. Il proprietario, già consulente Living Building Challenge, si è impegnato nella ricerca di materiali locali raggiungendo un ottimo risultato anche in un progetto a scala più ridotta. Un altro edificio certificato con il Living Building Challenge sempre sotto il petrol dei materiali è quello che ospita gli uffici di Delos e l’International Well building Institute. È posto all’inizio della High Line di New York City. Infine, voglio portare l’esempio di un complemento d’arredo; una poltrona da ufficio di Humanscale che è leader nella sostenibilità negli arredi per ufficio. Sono riusciti a eliminare il Pvc che è nella red list e il cromo esavalente dalle cromature. Sono scelte che rendono più complessa la produzione di una poltroncina ma la rendono anche più salubre».
mod. ECLISSE UNICO versione per intonaco
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Grandi Convegno Temi YouBuild
Report - Giambattista Brizzi - Senior sustainable consultant presso Deerns
Che valore
HANNO LE CERTIFICAZIONI? Scale differenti, differenti parametri rischiano di creare confusione anziché diventare punti di riferimento per progettisti e produttori. Fare chiarezza non è affatto semplice, ma è troppo importante per creare edifici davvero “regenerative”
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ella “selva oscura” delle certificazioni è necessario un Virgilio che indichi la via; Giambattista Brizzi - senior sustainable consultant presso Deerns, società d’ingegneria specializzata nella progettazione e nell’ottimizzazione degli impianti per gli edifici ad alte prestazioni, fissa alcuni paletti per portare luce in questo delicato settore. CERTIFICAZIONI, SALUBRITÀ, RINNOVABILI «Come società di ingegneria, ci troviamo ad affrontare le tematiche del mercato e quello che abbiamo visto in progetti eccellenti, con target estremamente ambiziosi che obiettivamente sono complessi da portare nel panorama italiano e nel panorama quotidiano. Al nostro interno abbiamo un gruppo di building performance che si occupa di sostenibilità affiancando i progettisti per la parte di progettazione impiantistica ma anche architettonica, per portare i progetti in una nuova direzione. Questo è un po’ l’evoluzione delle sfide che ci hanno impegnato nel corso degli anni; all’inizio dal 2005 si parlava di sostenibilità e biodiversità e sono nate le prime certificazioni arrivate poi in Italia, il Leed ed il Bream. In Francia ci sono altre certificazioni, per esempio Dgnb di matrice tedesca. Sono poi arrivate le smart solution. Con The Edge, progetto realizzato in Olanda, abbiamo incrementato l’utilizzo dello smart building misurando cosa effettivamente si può portare in un edificio. Tutto questo è stato molto importante per noi perché abbiamo iniziato a comprendere i dati reali e a capire come si muovono i flussi delle persone, ma anche i flussi di energia e come queste attività generino emissioni. Nel 2015 nello scenario italiano è arrivato il decreto Requisiti Minimi e nel 2021 è stato varato il decreto 199 per l’attuazione della direttiva Ue sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
tutto quello che comporta anche rispetto al comfort termico; però questo vuol dire incrementare i consumi. Quindi come arriviamo al bilanciamento tra miglioramento delle performance ed incremento dei consumi per stare meglio all’interno degli spazi?
COMFORT TERMICO E CONSUMI Inoltre, con il Well si parla di migliorare l’efficienza e anche di migliorare gli standard di qualità della vita all’interno degli spazi confinati e quindi si parla di benessere dell’occupante. Ciò significa incrementare la ventilazione, incrementare il benessere, con
REGENERATIVE DESIGN Ecco un’altra sfida che ci porta al 2015, momento in cui tutte queste sfide si vanno a sommare e ci portano a parlare di regenerative design, anche se preferisco parlare di circular economy perché giungere al regenerative design è obiettivamente molto
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attraverso la formazione, le collaborazioni e soprattutto la ricerca, perché la ricerca è l’unico modo per capire come portare sul mercato l’innovazione. Per affrontare il tema delle emissioni, quindi, della decarbonizzazione del costruito, vorrei portare come esempio concreto lo sviluppo di Shanghai. L’ESEMPIO DI SHANGHAI In 25 anni la città è cambiata drasticamente, guardando le immagini di una stessa veduta cittadina scattate nel 1987 e nel 2013 si può notare l’enorme cambiamento; sulla città si sono riversate grandi tonnellate di vetro, acciaio, cemento, plastica. Nel contempo c’è stato un incremento della prosperità economica, una maggiore istruzione, una maggiore formazione. I grandi grattacieli avranno sicuramente grandissimi target ed ambizioni di certificazioni che li portano ad essere green building; quindi vediamo da una parte la crescita positiva per l’uomo, dall’altra le grandi emissioni che ha il settore del real estate». Ecco il nocciolo del problema: le emissioni. Ma come si calcolano ai fini della certificazione?
difficile. Quindi preferisco concentrarmi su quello che si sta cercando di fare all’interno dei progetti attraverso alcune ricerche che stiamo sviluppando con dei tesisti e che stiamo applicando su progetti al momento riservati». OPERATIVITÀ DEL TEAM DEERNS «Il nostro compito è principalmente l’analisi – ha spiegato Brizzi - in particolare mi occupo di computational design, fondamentalmente uniamo la fisica tecnica a modelli tridimensionali e lo facciamo anche
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CALCOLO DELLE EMISSIONI E CERTIFICAZIONI «Innanzitutto cerchiamo di capire i criteri di base. Quando si parla di operational carbon facciamo riferimento alle emissioni legate alle energie; una volta venivano espresse in chilowattora, ora il consumo energetico diventa una conversione in emissioni, in questo modo le possiamo unire e calcolare attraverso chilogrammi o tonnellate di CO2 equivalenti che si vanno a sommare all’embodied carbon, ossia quello che impatta sui materiali. Mentre l’operational indica l’energia che il nostro edificio consuma nel corso degli anni da quando diventa operativo, per esempio lungo un ciclo di 60 anni, le emissioni legate al carbonio incorporato nei materiali impatta soprattutto nel momento in cui l’edificio viene costruito. Per questo è una voce importantissima e pesante all’inizio e ha dei picchi negli anni, quando si effettuano interventi di rifunzionalizzazione, di manutenzione, di sostituzione di elementi e a fine vita. È facile comprendere quindi la rilevanza dell’intervento che eseguiamo sui nostri edifici quando li progettiamo; questa parte iniziale si chiama upfront carbon, rappresenta il carbon prima che il nostro edificio parta. Ecco che i dati diventano fondamentali; per questo è molto importante parlare con i produttori, parlare con i progettisti per ottenere i dati che, una volta immagazzinati, vengono valutati dal mio team per trovare le soluzioni più adeguate. Per esempio, analizzando i dati di riscaldamento
e raffrescamento, possiamo tracciare modellazioni energetiche sugli edifici e calcolare i dati dell’embodied carbon. Ossia i dati legati ai materiali, ai componenti edilizi, attraverso i quali si ottengono i dati del nostro edificio, che ci permettono di prevedere quelle che saranno le emissioni legate agli edifici». Ora che sono stati raccolti i dati, si può passare alla certificazione. Ma anche questa è una strada in salita. «Abbiamo una costellazione di certificazioni che possono anche diventare esempi virtuosi per il panorama italiano; noi abbiamo introdotto i criteri ambientali minimi e se li chiamano minimi ci sarà un motivo. Ci sono le certificazioni Leed e Bream che sono quelle principalmente utilizzate a sostituzione o come elemento di certificazione valido e conforme per verificare i criteri ambientali minimi. Poi c’è un framework europeo, il Level(s), che serve per la contabilizzazione delle emissioni per la taxonomy. Se parliamo di Leed e Bream ricordiamoci che assegnano punti; quindi, quando progettiamo, andiamo a fare una check list dei settori in cui prendiamo punti semplicemente perché abbiamo degli Epd. Basta avere una certificazione di prodotto ed otteniamo dei punti; otteniamo dei punti poi se facciamo un life cycle assessment, indipendentemente dalla bontà effettiva del progetto. Il Leed va a premiare se siamo migliorativi del 5 o del 10%, se noi siamo migliorativi più del 10% non porta alcun punto, cioè potremmo essere migliorativi del 20, del 30 e del 40% senza comunque ottenere punti. È chiaro che se un’azione non porta alcun punto il progettista, preso dalla fretta, si accontenta dei punti ottenuti e si concentra su altre voci».
bene informati, è di confrontare risultati non tanto simili. Vediamo gli elementi che vengono presi in considerazione. Se facciamo un ciclo di vita con Bream a punteggio minimo prendiamo in considerazione soltanto alcuni elementi; se utilizziamo il Bream per ottenere il massimo dei punti devo considerarli tutti. Lo stesso accade con Level(s). Confrontando le diverse certificazioni otteniamo risultati diversissimi. E li otteniamo anche nella consapevolezza di cosa impatta in un nostro edificio. Se usiamo il Leed non stiamo considerando gli impianti, quindi se le
SISTEMI DI CERTIFICAZIONE Quali sono le differenze fra i vari sistemi di certificazione? «Andiamo a confrontarli – ha risposto Brizzi - che è quello che facciamo nella ricerca. Confrontiamo ad esempio il Leed, il Bream e il Level(s) e vediamo che, quando facciamo un LCA, le metodologie applicate sono molto diverse. Ogni framework ha richieste obbligatorie ed altre non obbligatorie; ci sono differenze all’interno proprio delle fasi che devono essere considerate quando eseguiamo un life cycle assessment; consideriamo sempre il ciclo di vita, ma con metodologie diverse. Il LEED ne prevede alcune, il BREAM altre e il Level(s) altre ancora non sempre sono uguali; anche solo guardando le tabelle, senza entrare nei numeri, vediamo quanto sono diverse le risultanze di valutazione: Ciò significa che le certificazioni fra di loro non sono del tutto comparabili, nonostante poi tutte forniscano un valore di chilogrammi di CO2 equivalente. Il rischio, se non si è
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strutture che potremmo voler ottimizzare hanno un impatto di circa l’80% abbiamo l’illusione di lavorare sulla voce più importante da ridurre. Le facciate, ad esempio, se guardiamo un Bream minore impattano per il 43 %; lavorando sulle facciate ed ottimizzaindo l’involucro si rischia di pensare di avere risolto il 43% dei problemi. Ma se utilizziamo un sistema più completo come il Bream completo o il Level(s) vediamo che le facciate corrispondo ad un 18 o a un 12%, quindi fondamentalmente rischia di essere fuorviante concentrare tutte le energie su alcuni elementi basandosi su un framework che potrebbe non essere idoneo. Considerando i risultati, a livello complessivo il nostro edificio, se utilizziamo una certificazione Leed potrebbe avere un risultato del 40% in meno stesso rispetto all’utilizzo di un’altra certificazione. Non solo, il Level(s) si avvicina molto al Bream però concede 50 anni anziché 60 di vita all’edificio. Quindi considerando il Level(s) su un arco di 60 anni, l’impatto sarebbe ovviamente maggiore e il franework risulterebbe più completo. Il discorso può essere applicato ad elementi diversi, quindi scaricando risultati da internet e comparandoli o leggendo
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disclaimer sulla bontà dei progetti, se la metodologia è diversa, rischiamo di comparare mele con pere. E se confrontassimo i dati con quelli che sono i target Riba, in base alla certificazione utilizzata, potremmo veder collocato lo stesso edificio in una fascia A+, B o D. Fare chiarezza è fondamentale perché è attraverso i dati che il mio team riconosce gli elementi che impattano di più e decide dove andare a lavorare. Al di là delle singole certificazioni, possiamo affermare che al momento che i livelli di green high performance, sono\molto lontani dalle direttive». DOVE STIAMO ANDANDO Compreso il punto in cui ci troviamo, è adesso necessario capire dove stiamo andando. «Cerchiamo di spostarci andando verso lo zero; andare verso la parte rigenerativa mi sembra al momento troppo difficile. Lo facciamo attraverso certificazioni come la Zero Carbon che riguarda il ridurre, per poi andare in offset delle emissioni di operational della parte di energia. Un’operazione che richiede di ridurre la parte di embodied carbon e di andare a coprirla con un offset, quindi andare poi a coprire come se fosse una carbontax quelle che sono le emissioni legate ai materiali. Questa certificazione chiede di ridurre del 10% rispetto a una baseline, ma soprattutto dà un target e quindi è una delle prime volte che vediamo dei target di embodied carbon. Non si tratta più di realizzare un ciclo di vita ottenendo un punteggio rispetto ad un determinato numero, ma ho un target che in questo caso è relativo all’upfront carbon e devo raggiungerlo. Consideriamo un edificio, sei piani di uffici, analizziamolo per poter applicare poi le risultanze al progetto. Dove siamo collocati se dovessimo utilizzare una struttura in calcestruzzo dove non applichiamo alcun tipo di sostenibilità o di riciclo? Siamo ad 849 dell’upfront carbon e rispetto al 500 richiesto, siamo abbastanza lontani; se poi guardiamo l’embodied carbon completo siamo a 1365 chilogrammi di CO2 equivalente al metro quadro, quindi è da lì che da chilogrammi passiamo a tonnellate appena lo moltiplichiamo per i metri quadri dell’edificio. Applichiamo le norme di progettazione, i criteri ambientali minimi, percentuali di riciclo e passiamo a 822. Siamo ancora lontanissimi dal target, anche se siamo estremamente vicino a una progettazione standard. Applicando i criteri ambientali minimi otteniamo prodotti conformi e puntiamo a un tipo di certificazione di scarso valore. Allora dobbiamo arrivare a soluzioni ottimizzate, che vadano a ottimizzare non soltanto la struttura, per esempio misto legno; andiamo a migliorare
anche le facciate, a capire quanto impatta il vetro, quanto impatta la parte opaca, anche perché nel contempo dobbiamo utilizzare un sistema parametrico perché non dobbiamo dimenticarci che dobbiamo andare a coprire al 100% la parte energetica del nostro edificio. Quindi facciamo una comparazione di come i CAM si distanziano di pochissimo dal business as usual e come invece con soluzioni ottimizzate andiamo sotto i 500 chilogrammi». COME RAGGIUNGERE QUESTO TARGET «Se noi utilizziamo un sistema tradizionale, dopo avere ottenuto i risultati dei modelli e le quantità dei materiali, facciamo un energy modelling, facciamo un calcolo di impatto di embodied carbon, mettiamo insieme tutto quanto ed abbiamo una rendicontazione. Quello che risulta ce lo teniamo. Ma se abbiamo un target è impossibile raggiungerlo se utilizziamo gli standard normativi. Oltretutto i Cam sono applicati soltanto al pubblico. Per raggiungere il target dobbiamo operare in modo differente, attraverso una progettazione parametrica. Si raccolgono i dati, si assemblano e si informa il team di progettazione; a volte è necessario ripetere qualche operazione perché una parte magari è opaca, per ridurre la componente vetrata per limitare il grande impatto che ha il vetro e così facendo si migliorano le prestazioni di edificio. Questo lavoro viene eseguito attraverso sistemi computazionali che fondamentalmente partono da input, senza dei dati di input noi non possiamo fare nulla; poi li mettiamo insieme, ottenendo dei risultati che stimolano i progettisti. I dati sono la parte fondamentale, la valutazione dei building materials ossia l’Epd diventa discriminante a seconda che il nostro riferimento sia il semplice rispetto dei Cam o se abbiamo un altro target. In questo secondo caso non basta avere l’Epd; attualmente l’Epd specifico dà un vantaggio perché porta un punto nella certificazione. Ma non basterebbe se vogliamo ambire a certificazioni Leed particolarmente prestigiose, anzi un Epd specifico potrebbe avere addirittura un impatto peggiorativo, rispetto al minimo che potrebbe essere richiesto ai Cam. Quindi è necessario valutare gli EPD che sono una sorta di carta d’identità da analizzare criticamente; avendo un sistema previsionale di target dobbiamo analizzare l’edificio, i componenti, i materiali per stabilire l’impatto per ogni singolo elemento. Per cui da database generici ricaveremo indicazioni di impatto che dovranno essere stabilite altrimenti il target non lo raggiungiamo. Conoscendo i componenti ed i dati degli Epd possiamo intervenire qualora non si raggiunga il target ottimizzando il progetto. Oggi la trasparenza è premiante, ma un do-
mani che avremo dei target da raggiungere bisognerà capire come andare a migliorare prima di giungere alla rendicontazione finale. Un risultato ottenibile solo studiando i componenti e studiando i materiali». Le certificazioni però non sono l’unico dato da considerare quando si desidera ridurre l’impatto di una costruzione. OFF-SITE E DESIGN FOR DISASSEMBLING «C’è qualcosa che è il concetto di economia circolare – ha concluso Brizzi – consideriamo per esempio il villaggio olimpico Milano-Cortina dove un riutilizzo degli edifici, delle strutture esistenti ha aiutato a ridurre l’impatto delle emissioni attraverso l’utilizzo di prefabbricazione per le strutture. È stato sicuramente qualcosa che ha migliorato tantissimo le prestazioni, ma siamo arrivati a dover modellare e a studiare elementi modulari, come ad esempio i bagni; per cui la prefabbricazione del singolo componente edilizio o anche del modulo ci permette un controllo completo di quella che sarà la prevision delle emissioni dell’edifico. Non dobbiamo inoltre scordare uno dei temi più importanti, la flessibilità richiesta anche dalla tassonomia; in questo caso questo complesso avrà una completa conversione. Ospiterà gli atleti e poi diventerà un campus di residenze per studenti, per cui risulta fondamentale applicare la logica del design for disassembling, un approccio virtuoso e premiante anche sul fronte delle emissioni del nostro edificio. Un tema che dovremmo applicare al patrimonio storico immobiliare italiano: la flessibilità permette agli edifici di vivere 100, 200, 300 anni ed essere convertiti da residenza a uffici, per tornare a residenze. La conversione e la longevità, quindi building to last, è sicuramente un’altra strategia che a volte viene dimenticata, ma prolunga la vita dell’edificio e garantisce a questo di poter veramente ridurre l’impatto».
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Convegno Grandi Temi YouBuild
Report - Emanuele Naboni
Ri-creare l’ambiente LA SFIDA È APERTA
I prodotti, le progettazioni non possono più limitarsi a non arrecare nuovi danni alla biodiversità, ma devono operare in un’ottica di rigenerazione per il bene della terra e di tutti i suoi abitanti. Una sfida culturale prima che lavorativa
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are bene all’ambiente rappresenta un grande passo avanti rispetto al “non fargli male”, un passo che richiede sforzi economici e progettuali, un passo imprescindibile. Emanuele Naboni, tornato in Italia dopo numerose esperienze all’estero (Royal Danish Accademy, Unsw a Sidney, Norman Foster Institute a Madrid…) collabora attualmente con la scuola di sostenibilità di Mario Cucinella e con l’Università di Parma occupandosi proprio di questa difficile tematica. «Al momento – ha raccontato Naboni - le mie collaborazioni, che spaziano in diverse nazioni, riguardano sia la rigenerazione di masterplan di edifici sia l’affiancamento ai produttori per affinare le loro caratteristiche. È molto difficile che mi trovi nella stessa settimana nello stesso paese in modo continuativo e questo mi stimola molto perché mi permette di conoscere e trasferire un po’ di questa knowledge tra i diversi attori. RIVEDIAMO IL CONCETTO DI SOSTENIBILITÀ Desidero iniziare rivedendo un po’ il concetto di sostenibilità; parola che utilizziamo consciamente o inconsciamente e che ci dice di non fare alcuna operazione che possa danneggiare l’ambiente o possa creare un danno alle persone. Questa è una definizione che ha qualche anno, risale al 1987, e la si deve alla norvegese Mrs Brundland, ma sono ancora attuali la definizione ed il fatto di creare l’impatto minimo su ambiente e persone? Un’altra domanda che possiamo porci è questa: è ancora attuale la rappresentazione grafica di società, economia e sostenibilità come tre cerchietti che si intersecano, considerando questo come un buono schema di riferimento nella nostra produzione e nei nostri progetti? Entrambe queste definizioni sono messe in crisi da quelle che vengono chiamate Planet Boundaries ovvero i contorni, i limiti del nostro pianeta. Possiamo rappresentare la situazione come una matrice con diverse assi, ognuna di queste assi riguarda suolo, acqua, aria e spazio antropico; c’è anche una treshold, un limite oltre il quale si entra nell’ambito dell’irreversibilità. I danni provocati all’ambiente non sono più reversibili; dal 2009 al quadriennio 2020/2023, che è un tempo relativamente breve, abbiamo compromesso a livelli di non ritorno diversi aspetti di biodiversità. Alcuni contaminanti o concentrazioni in atmosfera hanno raggiunto limiti di non ritorno, lo stesso riguarda anche l’acqua, la qualità delle acque. Sul tema invito a guardare un film molto interessante, ormai datato di un paio di anni che trovate su Netlix, Breaking Boundaries, che parla proprio di come l’attività umana ha sostanzialmente lesionato questi layer che creavano l’ambito naturale. Con nove boundaries e sei sorpassate ampiamente, quello che dobbiamo fare è rivedere il nostro approccio. Sinora abbiamo solo considerato la fascia della sostenibilità, che vuol dire creare zero impatto su persone e ambiente; ma
Breaking Planet Boundaries (Stockholm Resilience Center)
Heat: Limit Degeneration or Regenerate?
What is the correct formulation of a climate change strategy?
Degeneration / Problem Statement
Regeneration / Architectural Design Proposal
Mitigation
Adaptation
From Sustainable to Regenerative Stockholm Resilience Centre
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Report - Emanuele Naboni
What in 2050?
With Mario Cucinella Architects modelling buildings and spaces
moderate heat stressstrong heat stress
very strong heat stress
UTCI
i nostri prodotti, i nostri manufatti architettonici hanno maturato un debito verso l’ambiente ormai in parte degenerato, quindi dobbiamo ricreare quell’equilibrio, riportandolo secondo i teorici più estremisti a livelli di pre development. L’ambizione di questo convegno è un po’ più ampia ed è quella del regenerative design, nel quale riusciamo a creare manufatti che rigenerano l’ecosistema, che creano salute, che non utilizzano energia ma la producono, che nell’ambito del ciclo del carbonio
Salute
Inquinamento Aria
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contribuiscono alla decarbonizzazione. In pratica abbiamo sempre un net value in tutti i prodotti e in tutti gli ambiti della nostra progettualità. Questo vuol dire cambiare anche terminologia: passare dal “mitigare” che vuol dire limitare i danni “all’adattarsi” e quindi creare sistemi in grado di cooperare con gli elementi naturali». CAMMINO PERCORRIBILE? E COME? «Serve un modello che non sia soltanto economico. È un modello, come rappresentato in un grafico wedding cake dello Stockolm Resilience Centre, che pone la biosfera al centro del nostro progetto. La stessa comunità europea sta revisionando tutto il suo quadro normativo sulla base di questa wedding cake, mentre prima ragioni lobbistiche ed economiche avevano un po’ prevalso nello sviluppo e nelle specifiche di nuovi prodotti. Sappiamo tutti che in un paio d’anni qualsiasi dei nostri atti costruttivi dovrà essere supportato dal life circle assessment, ossia da uno studio del ciclo di vita di tutto l’edificio. Per contestualizzare e portare questi problemi, sembrano così lontani, in situazioni specifiche vi porto idealmente a Sassuolo, un sito sul quale abbiamo lavorato con l’architetto Gehry e con lo studio di Mario Cucinella. Sassuolo è teatro di produzione ceramica; cercando di capire la situazione
proiettata nel 2050, abbiamo valutato le implicazioni nei diversi angoli di relazione di un progetto edilizio o di un prodotto edilizio. Dallo studio nascono proiezioni realizzate con dei modelli microclimatici che tengono conto anche di tutti i cicli di carbonio in cui vediamo le temperature percepite ad esempio nel centro di Sassuolo, dove abbiamo aree con temperature percepite di circa 50 gradi. Significa che i nostri prodotti devono capire come devono correlarsi nel ciclo termodinamico. Gli effetti di questi cambiamenti termici sono moltissimi; ad esempio, quando parliamo di salute i contaminanti presenti in atmosfera hanno una catalizzazione, una reazione chimica indotta dall’aumento di temperatura che porta all’aggravamento di alcune patologie. Diventa quindi importante che i prodotti edilizi diventino stabili, che non siano capaci di contribuire ulteriormente a quello che è il carico di inquinamento. Se pensiamo a un prodotto rigenerativo è molto importante avere un prodotto che sia in grado di assorbire parte di questi inquinanti e nello stesso tempo limitare le temperature, attraverso alcuni feature come per esempio la riflettenza termica. Sappiamo che c’è poi un forte tema legato al risparmio energetico rispetto all’energia impiegata per il riscaldamento ed il raffrescamento. Sappiamo che il riscaldamento diventerà sempre meno importante e il raffrescamento diventerà più importante; per questo andrà rivisto il ruolo dell’i-
solamento e andrà valutato il ruolo crescente da parte di tutti i sistemi di schermatura degli edifici. C’è una transizione in atto e sappiamo che alcuni edifici rispetto ad altri, per via della scelta materica dei prodotti utilizzati, sono più o meno resilienti rispetto ai nuovi trend termici. Teniamo conto che in generale su una media annuale ogni dieci anni avremo un incremento di temperatura di tre gradi secondo l’Apcc 8.5 che prevede poca azione di contrasting rispetto al climate change. Chi opera nella produzione è inserito in comparti industriali che hanno un loro metabolismo, hanno una loro termodinamica, hanno dei lavoratori e quindi deve subentrare un’etica del lavoro. La rigenerazione è anche un aspetto culturale del lavoratore che è parte del processo e che sostanzialmente è al centro del processo. Quindi rigenerare è anche un atto sociale dei lavoratori stessi, attraverso migliori condizioni indoor dal punto di vista termoigrometrico, ma anche dei contaminanti, ma anche psicofisiologico grazie al contatto con la natura, al fatto di avere un ambiente stimolante per i lavoratori. Seppur possa sembrare marginale, c’è una grossa crisi di tutto il living system». RIGENERARE DIVENTA IMPRESCINDIBILE «Benché si parli da anni di isola urbana di calore, questa definizione con il climate change diventerà sempre più desueta e meno contemporanea, perché sostanzialmente la
auracom.it
OTTO CERTEZZE PER RISPARMIARE IL 24% SULLA BOLLETTA
Grazie a uno studio, frutto di una convenzione tra OFFICINE RASERA srl e Consorzio Futuro in Ricerca, condotto presso i laboratori dell’Università di Ferrara, si è potuto constatare come il “SISTEMA ARIA” di Officine Rasera offra le migliori condizioni in fatto di risparmio energetico con un minimo del 24% garantito sulla bolletta. Lo studio ha messo in evidenza l’alta capacità ventilante in ingresso e soprattutto in falda, grazie al listello universale “UNO”, e in uscita con il nuovo “COLMOWINGS”. Il “SISTEMA ARIA” dispone di una vasta gamma di accessori per la posa a secco e l’ancoraggio di coppi e tegole. 1) VENTILAZIONE PIÙ EFFICIENTE 2) BENEFICI IN OGNI STAGIONE 3) MINOR COSTO COMPLESSIVO 4) TETTO ASCIUTTO E SANO 5) SISTEMA DI POSA A SECCO 6) STABILITÀ DEGLI ELEMENTI 7) POSA SEMPLICE E RAPIDA 8) FACILE MANUTENZIONE
OFFICINE RASERA srl - Via Degli Artigiani, 35 CROCETTA MONTELLO - TV 47 YouBuild del - GENNAIO 2024 tel +39.0423.639823 info@rasera.com - www.accessorirasera.com
Report - Emanuele Naboni
Ecosistema e Impollinazione Design?
città è il layer che resiste meglio al cambiamento climatico, per via della sua massa e della sua abilità di relazionarsi anche ad oscillazioni. Sappiamo però che la maggior parte delle specie, specialmente in questa zona dell’Emilia Romagna ma in Italia in generale, con tre o quattro gradi di differenza entra in crisi. Non è capace più di svolgere alcuna funzione di termoregolazione o di evaporative transpiration, il che vuol dire che la maggior parte delle coltivazioni e dell’agricoltura oggi sul territorio diventa disfunzionale, cambia il suo stato provocando in alcuni casi una riduzione delle performance non solo per il fatto che la pianta muore, ma anche perché se la pianta secca non solo non riduce la temperatura locale, ma addirittura la aumenta. Diventa quindi importante capire in che modo l’edilizia o il prodotto edilizio possono interfacciarsi con il prodotto e con l’elemento vegetale diventandone quasi scudo, protezione, elemento collaborante. Una grossa fetta del mercato futuro sarà rappresentata da prodotti o soluzioni architettoniche o da una città che sono in grado di creare un microclima e condizioni ideali non soltanto per l’utente finale, ma per la vegetrazione che poi va a Cosa succede al processo di impollinazione con 2 gradi di differenza
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Cambiamenti
Livello di Impatto
Cambiamenti nella Fenologia della Fioritura
Alto
Distruzioni nella Sincronizzazione
Moderato
Ridotta Qualità e Quantità dei Fiori
Alto
Cambiamenti nel Comportamento e nell'Abbondanza degli Impollinatori
Alto
Interazioni Alterate tra Impollinatori e Piante
Moderato
Ridotto Successo dell'Impollinazione e della Fruttificazione
Alto
Aumento dell'Impollinazione Asincrona
Alto
Cambiamenti nella Disponibilità e Vitalità del Polline
Alto
Impatti sulle Reti Mutualistiche Piante-Impollinatori
Alto
Aumento del Rischio di Estinzione degli Impollinatori
Molto Alto
Successo Riproduttivo Alterato delle Specie Vegetali
Alto
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svolgere quella funzione per le persone. Diciamo che l’ambito commerciale del prodotto edilizio non è più soltanto quello della persona ma anche dell’ambiente vegetale». COMPONENTISTICA EDILIZIA E BIODIVERSITÀ «Sappiamo in particolare che c’è un forte decadimento degli insetti impollinatori così come delle piante che producono il polline. Bastano un grado o due di differenza, indotti dal climate change, per provocare un disastro di tipo ecologico, nel senso che c’è una “disincronizzazione” tra ambiente vegetale ed animali che è alla base del fallimento delle colture agricole così come del ciclo della produzione sia animale che vegetale. Produttori e progettisti devono chiedersi che modo si possa creare un ambiente resiliente, in grado di creare le condizioni nelle quali l’aspetto umano, vegetale ed animale possono cooperare. Un altro problema è quello del ciclo delle acque, sappiamo che c’è una forte riduzione dei flussi idraulici. Valutando i dati che riguardano il comparto di Sassuolo abbiamo constatato ampiamente come il nostro territorio si stia sempre più privando di acqua; sono sempre più frequenti gli episodi eccezionali di grande carico idrico, unito però ad una media in cui il territorio perde sempre più acqua per cederla al mare. Quindi c’è una filiera produttiva che deve confrontarsi con meno acqua. L’acqua diventa una risorsa preziosa che deve essere rigenerata e non più soltanto reimmessa in un ciclo. Riportando quello che succede in un segmento italiano rappresentato da sistema ceramico, ma che succede in diversi segmenti produttivi, cerchiamo di capire quali possono essere le caratteristiche del prodotto rigenerativo e in che modo questo si differenzia rispetto al prodotto sostenibile. Da alcuni anni cerco di non usare più la parola sostenibile; ciò che si nota e che più mi urta quando si parla di ecologia, salute o decarbonizzazione nell’ambito della progettazione sostenibile, è la presenza di termini come basso, minore, minimiz-
Playing with new climatic extremes Consultancy for BIG – FarOer Educational Center
zazione, riduzione, ridotto. Tutto è riferito al ridurre un tipo di danno, invece in ambito teorico è qualche anno che studiamo il progetto rigenerativo attraverso concetti che arrivano dall’ecologia in primis. Quando parliamo di ecologia non si parla più di materiali che non impattano la diversità, la biodiversità, ma di materiali che supportano la biodiversità, materiali che sono facilmente riparabili, che al loro termine o in una fase del loro ciclo di vita sono “reimmissibili” nel ciclo nell’ecosistema. Materiali che aumentano e supportano l’ecosistema locale invece di limitarne l’impatto dello stesso, materiali che migliorano attivamente la qualità dell’aria sia dell’ambiente interno sia dell’ambiente esterno. Materiali senza emissioni o che addirittura riescono ad incorporare alcune di queste emissioni; materiali che non usano più energia, ma che la generano essi stessi. Materiali che non si limitano a ridurre l’impatto sull’uomo; abbiamo minimizzato per anni gli elementi impattanti la salute, partendo dalle tabelle con dei contenuti minimi di ingredienti precursori di tumori, quando invece il materiale rigenerante è un materiale “salutogenico”, un materiale che crea salute invece che ridurre il suo impatto sull’uomo». Questo nuovo modo di pensare l’edilizia impone un cambio di idee ed un cambio di passo. Sorgono così domande le cui risposte rappresentano la vera sfida. «Sia progettisti sia produttori o ingegneri sicuramente si chiederanno se sia necessaria una formazione specialistica e si porranno domande sui costi che
probabilmente sono più elevati. Sono proprio questi dubbi che ci rendono tutti un po’ autori di una certa resistenza al cambiamento. Abbiamo già dei prodotti codificati che funzionano bene, che in comune passeranno, perché dobbiamo metterci in gioco? Un altro freno è rappresentato dalle normative limitanti, nel senso che i nostri prodotti sono già stati certificati, sono già stati attraversati da varie iterazioni di certificazione, per quale motivo dovremmo avventurarci nell’utilizzo di materiali di indubbia stabilità nel tempo che il geometra comunale non recepirà con grande gioia? C’è una revisione di tutta una logica di produzione o anche del processo in cantiere o anche dei semplici blocchi Bim che l’architetto vorrebbe avere a disposizione per il suo progetto. Sono tutti elementi di resistenza, ai quali si aggiungono tutti gli aspetti economici, perché siamo in un momento in cui c’è pochissimo incentivo normativo per sostenere questa trasformazione. Il cambio culturale trova moltissimi ostacoli che dobbiamo conoscere ed approfondire, ma dobbiamo anche essere in grado di affrontare il salto dell’ostacolo. Suggerisco la lettura del libro “Design in digitale practice”, scaricabile gratuitamente su ResearchGate o su altri canali, anche sul sito della Royal Danish Accademy di Copenaghen. È un volume in inglese di circa 500 pagine dedicato al tema del regenerative design realizzato anche con grosse firms come Big, Henning Larsen e altri architetti italiani e alcuni produttori».
EPFL Campus
Complex case. Geometrically and Thermodynamically
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Convegno Grandi Temi YouBuild
Report - Barbara Pollini - Designer e docente alla Naba di Milano
Visioni
DI BIO DESIGN Mentre le città continuano a crescere e a evolversi, i principi di Barbara Pollini giocheranno senza dubbio un ruolo cruciale nella loro formazione. Il suo lavoro non si limita a creare materiali sostenibili, mira a promuovere una nuova cultura dei materiali che rispetti ed esalti il mondo naturale
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el panorama del design sostenibile, Barbara Pollini emerge come una figura chiave, una visionaria che ridefinisce il nostro approccio ai materiali, alle costruzioni e alla resilienza urbana. Il suo lavoro, che spazia da “Generative and Bioreceptive Design” (2023) a “Bioreceptive interfaces for biophilic urban resilience” (2023), dimostra un impegno profondo verso un futuro sostenibile e rigenerativo. Pollini non si limita a creare materiali sostenibili, ma riconsidera l’intero ciclo di vita dei materiali che usiamo. Il suo studio su “From
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Depaving food waste to circular materials for design” (2023) esemplifica questo approccio, trasformando i rifiuti alimentari in preziosi materiali di design. Questo metodo circolare è fondamentale per ridurre gli sprechi e promuovere la sostenibilità nel design. In “Design Resistance. Material Solutions for Local Remoteness” (2023), Pollini si concentra su materiali e soluzioni locali, sottolineando l’importanza di adattare le pratiche di design a specifici ambienti e comunità. Questa localizzazione non solo riduce l’impronta di carbonio, ma garantisce anche che i progetti siano più in sintonia con le esigenze e le culture locali.
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Report - Barbara Pollini - Designer e docente alla Naba di Milano
DESIGN BIOPERCETTIVO Il suo lavoro sul design bioricettivo è particolarmente innovativo. Pollini propone di creare superfici e materiali che incoraggiano la crescita di microorganismi, piante o altri sistemi viventi. Questo approccio non solo migliora l’estetica e la connessione emotiva con l’ambiente, ma contribuisce anche alla resilienza urbana, alla purificazione dell’aria e alla biodiversità. Anche il contributo di Pollini all’educazione è significativo. Integrando sostenibilità e biodesign nei curricoli di design, come in “Teaching sustainability through materials” (2022), sta formando la prossima generazione di designer, dotandoli delle conoscenze e competenze per continuare verso un futuro più sostenibile. SISTEMI UMANI ED ECOLOGICI Uno degli aspetti più intriganti del suo lavoro è l’enfasi sui materiali biodesignati per la guarigione. In “Healing materialities from a biodesign perspective” (2022), esplora come i materiali biodesignati possano contribuire alla transizione verso la sostenibilità, aprendo nuove possibilità per un design in armonia con i sistemi umani ed ecologici. Le implicazioni del lavoro di Pollini per il futuro della scienza dei materiali, dell’architettura e della pianificazione urbana sono profonde. Nel contesto di crisi ambientali, il suo approccio rigenerativo ed etico al design offre un modello per una coesistenza più sostenibile, resiliente e armoniosa con il nostro ambiente naturale. Mentre le città continuano a crescere ed evolversi, i principi di Barbara Pollini giocheranno senza dubbio un ruolo cruciale nella loro formazione. Il suo lavoro non si limita a creare materiali sostenibili; mira a promuovere una nuova cultura dei materiali che rispetti ed esalti il mondo naturale.
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Report - Giancarlo De Marco - Fraunhofer Italia
Il ruolo del Bim
NELLA PROGETTAZIONE RIGENERATIVA Il ruolo cruciale del Bim nella progettazione rigenerativa. Pur presentando alcune sfide, il Bim offre un approccio integrato e multidimensionale che può significativamente contribuire a progetti edilizi più sostenibili e in linea con le esigenze delle comunità
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l Building Information Modeling (Bim), presentato nel lavoro di Giancarlo De Marco del Fraunhofer Italia, rappresenta un’avanzata metodologia informativa nel settore dell’edilizia. Benché il Bim abbia dimostrato di essere uno strumento efficace, l’analisi del suo impiego in progetti rigenerativi svela sfide e opportunità. Il Bim, che integra progettazione 3D, gestione dei costi e del cronoprogramma, è fondamentale per migliorare l’efficienza e la qualità nei processi costruttivi. Tuttavia, l’accuratezza dei modelli Bim dipende dalla qualità dei dati inseriti e dalla competenza degli utenti. Queste variabili possono influenzare l’efficacia del Bim in progetti complessi. BIM E DIGITAL TWIN Nel progetto PRiORity, l’uso combinato di Bim e digital twin per la gestione del ciclo di vita delle opere pubbliche mira a prevenire criticità durante la costruzione e la manutenzione. Questo approccio anticipa problemi e supporta decisioni più informate, sebbene richieda una valida interpretazione dei dati e una continua verifica con la realtà di cantiere. L’implementazione del Bim nelle pubbliche amministrazioni e aziende è un passo verso la digitalizzazione del settore. Offre vantaggi in termini di trasparenza
e efficienza, pur richiedendo adeguati investimenti in formazione e infrastrutture tecnologiche. BIM E GIS Il progetto Geobimm si focalizza sull’integrazione di dati Bim e Gis, fornendo alle pubbliche amministrazioni strumenti per una gestione più efficace delle opere. L’integrazione di queste tecnologie favorisce una visione più olistica dei progetti, essenziale per iniziative di rigenerazione urbana. PROCESSO DECISIONALE Il BimSimLab, un laboratorio per la gestione delle informazioni digitali, evidenzia il potenziale del Bim nel supportare il processo decisionale nelle fasi di progettazione, esecuzione e manutenzione. La capacità di visualizzare e gestire dati complessi è fondamentale per lo sviluppo di soluzioni costruttive innovative e sostenibili. In conclusione, il lavoro di Giancarlo De Marco del Fraunhofer Italia mette in luce il ruolo cruciale del Bim nella progettazione rigenerativa. Pur presentando alcune sfide, il Bim offre un approccio integrato e multidimensionale che può significativamente contribuire a progetti edilizi più sostenibili e in linea con le esigenze delle comunità.
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Report - Leonardo Belladelli - Politecnico di Milano e Università di Parma
Innovation of Nothing
RISCRIVERE LE REGOLE DEL DESIGN RIGENERATIVO Occorre un cambiamento di paradigma nel pensiero architettonico che integri sostenibilità e rigenerazione, ma anche la necessità di un design più riflessivo e consapevole che valuti e sfrutti le risorse esistenti in modi nuovi e innovativi
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eonardo Belladelli porta una prospettiva unica e rivoluzionaria con il suo progetto “Invention of Nothing”. In questo approccio, Belladelli esplora il concetto radicale che il design non debba sempre creare qualcosa di nuovo, ma possa invece riscoprire e valorizzare ciò che già esiste nel contesto urbano e naturale. “Invention of Nothing” sfida la narrativa tradizionale dell’innovazione che spesso si concentra sulla creazione di nuove forme, strutture o materiali. Belladelli, al contrario, pone l’accento sul potenziale dei materiali esistenti, sostenendo che la vera innovazione può emergere dalla riconsiderazione e dal riutilizzo intelligente delle risorse già presenti. Questo approccio non solo è sostenibile ma incoraggia anche una maggiore consapevolezza e apprezzamento dell’ambiente costruito e naturale. INTEGRAZIONE FRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE Nel suo lavoro, Belladelli si concentra particolarmente sui materiali e tecniche di costruzione tradizionali, esplorando come possono essere integrati o adattati in contesti moderni per migliorare la performance ambientale degli edifici. Questo include l’uso di materiali naturali e riciclati, nonché l’applicazione di metodi di costruzione che riducono l’impatto ambientale e aumentano la resilienza degli edifici. Un aspetto fondamentale del progetto “Invention of Nothing” è l’approccio pedagogico. Belladelli integra questa filosofia nei suoi programmi di insegnamento per gli studenti di architettura e ingegneria, incoraggiandoli a pensare in modo critico sul significato e l’impatto del design. Gli studenti sono stimolati a esplorare come possono contribuire alla rigenerazione urbana e ambientale non solo attraverso nuove costruzioni, ma anche attraverso la riscoperta e il riutilizzo intelligente di ciò che già esiste. DIMENSIONE SOCIALE E CULTURALE Inoltre, il concetto di “Invention of Nothing” si
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Conservare
Pazientare
Io parlo della conservazione dei materiali, della conservazione della terra, del mantenimento delle foreste secolari, della comprensione di come potremmo essere in grado di concepire un edificio sostenibile. Glenn Murcutt
Devono passare più di cinquant’anni prima di poter giudicare se una casa ha veramente cambiato qualcosa. Alvar Aalto
Fare meno male
Fare “mente locale” Fare “mente locale” è la facoltà di vivere lo spazio che tutte le culture e gli individui possiedono, è la capacità di creare mappe mentali che ci consentono di abitare i luoghi. Questa interazione con il nostro ambiente, oggi espropriata dagli “esperti dello spazio”, architetti, politici, amministratori, si è ormai ridotta al banale consumo dei luoghi. Franco La Cecla
estende oltre i materiali e le tecniche costruttive per includere anche la dimensione sociale e culturale dell ’architettura. Belladelli incoraggia la riflessione su come gli spazi urbani possono essere riadattati e rivitalizzati per rispondere meglio alle esigenze delle comunità, preservando al contempo la loro storia e identità. In sintesi, il lavoro di Leonardo Belladelli con “Invention of Nothing” rappresenta un cambiamento di paradigma nel pensiero architettonico. Questo approccio non solo evidenzia l’importanza della sostenibilità e della rigenerazione, ma anche la necessità di un design più riflessivo e consapevole che valuti e sfrutti le risorse esistenti in modi nuovi e innovativi. È un invito a ripensare il ruolo dell’architetto e dell’ingegnere nel creare spazi che siano veramente sostenibili, funzionali e arricchenti per le comunità che li abitano.
Cultura (del) materiale
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Report - Furio Barzon - Modular Building Institute
Prefabbricazione
NUOVA FRONTIERA Velocità, precisione, efficienza fanno della prefabbricazione un modo nuovo di pensare la costruzione e la ristrutturazione. Il lavoro di cantiere lascia il posto a quello offsite nel quale la tecnologia garantisce la precisione realizzativa
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a prefabbricazione offre una diversa prospettiva progettuale e realizzativa; Furio Barzon – coordinatore regionale per l’Italia del Modular Building Institute Mbi - ha spiegato il contributo alla decarbonizzazione dei produttori di componenti edilizi. «Vorrei portare qualche messaggio semplice – ha esordito - che arriva dal mondo dell’industria, della prefabbricazione in particolare quella che iniziamo a sentir chiamare “architettura modulare” e come questa possa avere un utilizzo molto concreto nell’attualità. Porto un messaggio che contiene anche la mia passione e la mia esperienza diretta. Sono uno degli otto partecipanti al board europeo Mbi, un’organizzazione che nasce negli Stati Uniti, a Washington, una quarantina di anni fa e consorzia in maniera no profit oltre 400 aziende di questo settore specifico; nel 2019 abbiamo iniziato in Europa e oggi siamo 28 membri dei quali l’Italia detiene sei posizioni. Quando parliamo di architettura volumetrica modulare intendiamo una prefabbricazione portata agli estremi di quello che è possibile realizzare, cioè realizzare offsite, cioè in fabbrica, elementi tridimensionali. Immaginatevi una stanza di hotel, che è uno dei settori dove viene più applicata, che viene realizzata in tutte le sue componenti: strutturali, isolamento, finitura anche della facciata esterna, vetrature, arredi. Offsite, industrialized building, modern method construction sono differenti maniere di descrivere un mondo che è quello delle realizzazioni fuori dal sito di cantiere. Una tecnica che nasce tradizionalmente per la realizzazione di oggetti riposizionabili per i casi di emergenza, per situazioni temporanee; oggetti che sono appunto riposizionabili e che hanno un ciclo di vita molto breve, di solito di 5 anni, quindi utile anche per realizzare caserme o comunque luoghi militari in avamposti difficili. Ma sempre di più sta diventando una tecnica di realizzazione di edifici permanenti, quindi hotel, studentati, edifici per anziani e anche edifici residenziali multifamily di grandi dimensioni più che la singola villa».
IDEE E PROGETTI Calando le terminologie e le idee nella realtà si ottengono progetti interessanti che Barzon racconta con passione. «Ho una storia singolare da raccontare; un’azienda polacca, che è la Dmd Modular situata vicino a Cracovia, ha ricevuto da Marriot la commissione per la realizzazione di un hotel da realizzare a Manhattan New York. Si tratta di un hotel di 33 piani realizzato in parti a Cracovia, spedito via nave e assemblato un elemento sopra l’altro per 33 piani. Un’operazione che ha aperto grandi discussioni su che cos’è ad oggi il costruire. Se costruisco da una parte del mondo e poi assemblato dall’altra. La fattura di questa costruzione non è certo quella degli edifici realizzati per le emergenze; è una fattura di alta qualità, molto costosa, anzi molto più costosa della realizzazione in situ. Sorge una domanda che nasce dal fatto di dover trasportare i pezzi da una parte all’altra del mondo; col trasporto si perdono tutti i vantaggi di un calcolo di light circle sulla parte energetica. Ma trasportando in maniera rinnovabile, con motori elettrici, si supera anche questo problema. Il mondo variegato dell’offsite possiamo immaginarlo suddiviso in tre tipologie: il volumetrico che corrisponde al lavoro eseguito per realizzare l’hotel e che possiamo chiamare 3D; il pannellizzato 2D e l’1D basato su stecche di elementi primordiali. Il mondo pannellizzato è quello ben conosciuto in Italia; tutto il distretto della prefabbricazione in legno del Trentino Alto Adige è basato su questo tipo di costruzione che sia frame o che sia portante o cross laminated, poco cambia. Lo stud ad elementi singoli si avvicina di più a un fare in cantiere; più andiamo verso lo stud più andiamo a personalizzare, a customizzare, più andiamo verso il 3D e più siamo
RUOLO OFFSITE produzione
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Report - Furio Barzon - Modular Building Institute
VANTAGGI carbon neutral - 100% più veloce - 50-75% più economico - sarà - migliora la qualità del lavoro
ITALIA Credito d’Imposta - Modello: Convertibile del 110% Qualsiasi - Destinatari: abitazione residenziale €117.000 per unità - Spesa: unifamiliare (cash singolo nucleo familiare € 21.000) 3,5% di unità a - Risultati: Settembre 2023
vincolati da degli elementi scatolari che però, in certe ricerche, cominciano a diventare, controllati da software, elementi anche di forme strane non più solo scatolari. Chi è più avanti su questo tipo di classificazione è il governo inglese, la Gran Bretagna, che negli ultimi anni ha classificato questo mondo, ha una commissione parlamentare permanente che si chiama Modern Method of Construction. La commissione ha definito per il settore tutti i codici specifici, dando indicazioni di quali sono le parti che compongono un edificio, creando dei kit of parts standardizzati ed invitando le aziende ad aderire a questi kit of parts finanziando poi tutta una serie di attività specifiche. Per un approfondimento, si può visitare il sito del Governo britannico, cercando il nome della commissione. Pensando all’1D penso ad un’azienda di Vicenza, l’AD Dal Pozzo. Con questi elementi che non sono altro che barre di lamiera sottili, che vengono piegate a freddo quindi con dei macchinari tutto sommato abbastanza facili e accessibili, vengono composte le realizzazioni. Un
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lavoro che può avvalersi anche di software specifici che permettono di aggregarli per andare a formare l’edificio commissionato. È una tecnologia evidentemente molto flessibile, ma arriva fino a due pianti, tre piani forse quattro. Quindi abbiamo un limite in altezza. Anche nel 2D ci sono aziende italiane che operano con successo, dimostrando che questo modo di operare lo abbiamo sottomano, non è futuristico, non è impraticabile. Al 2D ha legato il proprio nome la XLam Dolomiti, una realtà di eccellenza che sta a Trento. Recentemente ha realizzato uno studentato in Australia nel quale domina l’elemento 2D, il pannello formato da lamine di legno portanti piene e massicce incollate in varie maniere. L’azienda produce pannelli portanti che si prestano ad essere tagliati e formati in maniera automatica dal disegno. Tornando al 3D volumetrico, un’altra eccellenza mondiale è la WB (Wood Beton) Factory di Brescia; l’azienda ha ottenuto una commessa molto importante da Marriot che si era rivolta ai Ikea per produrre una linea di suoi alberghi. Ikea ha trovato in WB il proprio partner al quale ha commissionato in 10 anni un miliardo di euro di produzione di hotel modulari che sono i Moxy Hotel. Ce n’è uno anche nell’aeroporto di Milano». Ci sono “traguardi ambientali” ambiziosi da raggiungere, traguardi fissati per legge ed anche la prefabbricazione deve adeguare i propri standard. NON SI TORNA INDIETRO «L’Unione Europea ha deciso, secondo degli accordi climatici mondiali su cui non si torna più indietro, che per il 2050 vogliamo diventare climaticamente neutri o per lo meno annullare il nostro apporto all’aumento della CO2. Con un obiettivo intermedio 2030, che è più vicino, di ridurre del 55% la condizione della CO2 rispetto al 1990. Questo è obbligatorio, ogni stato deve riportare annualmente i risultati rispetto a questo progresso. L’Italia li riporta mostrando che siamo indietro nel programma; per la verità siamo tutti indietro nel programma perché la richiesta è molto imponente. L’Europa sta dicendo che gli edifici che vanno recuperati energeticamente per diminuire la CO2 sono quelli alimentati a gasolio e a metano. Dobbiamo elettrificarli per avere la possibilità di produrre l’energia che ci serve da fonti rinnovabili, dal fotovoltaico o da altre fonti, e la accumuliamo, togliendo i fossili. Sono 112 milioni di unità edilizie che devono essere recuperate. In su 12 milioni di edifici, sono 9 milioni quelli interessati ossia quelli rientranti nella classe G o non catalogati, secondo la nostra classificazione. Se noi consideriamo quei 112 milioni, i 27 anni che
abbiamo a disposizione e facciamo un po’ di conti, significa che dobbiamo recuperare energeticamente più di 7,3 unità al secondo. È enorme quello che è richiesto però dobbiamo comunque avvicinarci perché se non andiamo in questa direzione ci estinguiamo come razza, quindi la posta in gioco è altissima. È totale. C’è una maniera per poter accelerare questo processo, non è detto che arriviamo al risultato fissato, ma dobbiamo provarci. La maniera è industrializzare il processo realizzativo, non può più concentrarsi su un edificio alla volta con tutte le traversie per arrivare a fare un deep retrofit di un edificio. Questa è l’occasione buona perché sul piatto ci sono 750 miliardi di euro di cui l’Italia si è presa circa 180 miliardi e ne abbiamo spesi 120/130. Perché industrializzare? Perché accelera il tempo di cantiere. Per esempio, consideriamo l’elemento finestra nel cappotto in una ristrutturazione tradizionale: è una tragedia. Coinvolge chi deve fare il davanzale, chi deve fare le finestre, poi servono i tempi giusti, le misure che a volte non tornano… è una tragedia. In fabbrica si ha un montaggio quasi automatico o automatizzabile, robotico e quindi il lavoro è molto semplificato rispetto a quello tradizionale di cantiere. È un esempio banale, ma il tempo di cantiere si riduce tantissimo, in più posso cominciare a produrre in una fase anticipata. In uno studio, McKinsey stima una riduzione fino al 50% per i sistemi offsite in generale, per il retrofit siamo 65/70% di velocità quindi mentre ne faccio uno ne posso fare tre. È il processo oggetto di ricerca anche da parte di Fraunhofer che, in Europa, è l’istituto di ricerca più importante che abbiamo. Qui in Italia siamo un po’ più avanti perché abbiamo aziende che sono in grado di farlo. La cosa interessante è che si parte direttamente da un digital twin; il digitalizzare non è un optional o uno sfizio oppure un modo per facilitare i processi. Ho bisogno di digitalizzare l’edificio con una precisione millimetrica, ci sono laser scan che creano una nuvola di punti e ne riproducono in 3D l’edificio con la precisione di -/+2 millimetri, quindi buona per la produzione industriale di fabbrica che avviene sulla base di questi disegni. Poi si procede all’installazione di questi elementi, spesso anche già dotati di finestre e serramenti, senza neanche impalcatura; molto veloci, molto leggeri, strutture in legno o strutture in acciaio leggero sono le più utilizzate, con un interno di vari tipi di isolamento da lana di roccia a fibre in legno. In questa maniera posso pensare di passare a elettrificare il mio edificio cioè ad avere fonti di generazione del riscaldamento e raffrescamento di tipo elettrico, quindi a pompa di calore, perché ho un tipo
di involucro che prima non avevo. Lavorando sulle basse temperature, per tecnologie speciali che hanno pompe di calore, ho bisogno che quel poco di calore generato rimanga conservato all’interno. Devo quindi fare questi nuovi involucri che sono cappotti, finestrature e anche tetti. Solo in questo modo ho un’economia molto buona e anche intelligente. I vantaggi: la velocità, il poter diventare davvero carbon neutral che ci viene richiesto al 100%, la maggiore economicità che si potrà ottenere con una produzione massiccia e l’inserimento di una generazione più giovane pronta a lavorare in edilizia. Le nuove generazioni fanno fatica ad avvicinarsi al settore; ma un lavoro più di qualità, più al coperto, meno complicato e più intellettuale può attirare le fasce giovani. In Italia abbiamo gli artigiani che hanno un’età media di 55 anni». ORGANIZZAZIONE ECONOMICA E sotto il profilo economico quale è il quadro che si
OLANDA Intervento pubblico - Modello: diretto Social Housing - Destinatari: da €60.000 (2012) a € - Spesa: 18.000 (2023) per unità 6.057 unità a - Risultati: Settembre 2023
SPAGNA Intervento pubblico - Modello: diretto + tre scaglioni di
detrazione: 20% per lavori di efficientamento passivo, 40% su impiantistica con fonti rinnovabili, 60% per deep renovation
- Destinatari: Social Housing + tutti 7,8 miliardi euro da EU Next - Spesa: Generation Avvio di 10 casi pilota su - Risultati: Social Housing a Settembre 2023 / Mezzo milione di case entro il 2026 (su totale di 25 milioni)
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Report - Furio Barzon - Modular Building Institute
STATI UNITI Nessun incentivo, ma - Modello: dimostratori e creazione filiera
attraverso Programma RetrofitNY (Leve: evitare penalizzazioni nell’immediato futuro, aumento del valore immobiliare, soddisfazione degli affittuari)
Housing 1-7 piani - Destinatari: multifamily - Spesa: n.d. 6 dimostratori su filiera - Risultati: ancora tradizionale
profila? «Ci sono diversi modelli di finanziamento di business, in Italia abbiamo conosciuto il Superbonus che ha generato tanta richiesta alla quale ha corrisposto poca offerta di imprese che hanno faticato a rispondere proprio per quel collo di bottiglia rappresentato dal metodo artigianale. A questo si sono aggiunte altre complicazioni: tanta richiesta e poca offerta ha portato all’innalzamento dei prezzi, che hanno subito ulteriori impennate a causa di guerre, pandemie ed inflazione; la legislazione ha generato complicazioni che hanno portato le banche a bloccare tutto sino al tracollo dell’idea di questo credito di imposta convertibile al 110. La spesa media per ogni unità è stata di 117.000 euro, troppo alta per convertire energeticamente, e abbiamo convertito il 3,5% di quei 9 milioni di edifici. Non sono pochi, ma abbiamo speso tanto. L’Olanda ha un modello di intervento diretto del pubblico, esclusivamente nel settore del social housing, e dal 2012 quando hanno iniziato la spesa media per unità era di 60.000 euro, oggi è di 18.000 euro. E sono unità a due piani dove vengono rivisti completamente gli involucri, messe a nuovo le finestre, posizionato il fotovoltaico, lasciati i termosifoni per una questione psicologica, ma in realtà c’è il riscaldamento ad aria. Ne hanno fatto circa 6000 unità. Non è tantissimo, ma non è neanche poco. In Spagna stanno iniziando adesso ibridano un modello di investimento pubblico con un modello di investimento diretto ai privati. L’intervento pubblico sul social housing sta aprendo ai sistemi di prefabbricazione, anche attraverso start up come Zeb Technologies, che sto seguendo direttamente; c’è molto interesse per prefabbricare il processo nei casi pilota che stanno avviando ed hanno già riservato circa 8 miliardi di euro. Negli Stati Uniti, infine, non c’è alcun incentivo pubblico, ma si fa leva sul fatto che si possono evitare penalizzazioni nel futuro, che aumenta il valore immobiliare anche del 15/20% in maniera ormai
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consolidata in letteratura e sulla soddisfazione degli affittuari, perché il modello è quello degli affitti. Stanno lavorando su sei dimostratori, aggregando la filiera e questo è interessante; lasciano libero il mercato, non offrono incentivi, però aggregano la filiera di produttori, li convocano con delle call di interesse molto libere, molto aperte; fanno incontrare fra di loro gli operatori, dagli architetti agli ingegneri, ma soprattutto i produttori e le imprese, i general contractor. Sono più organizzati. Stanno lavorando attraverso questi dimostratori puntando sulla prefabbricazione, ma non c’è alcuna azienda che si occupa di prefabbricazione di questo tipo lì negli Usa, quindi è un territorio interessante per le nostre realtà». NEL MONDO Ci sono appuntamenti mondiali per approfondire il tema. «Il prossimo world modular – ha concluso Barzon - sarà ad Orlando in Florida a marzo 2024, mentre ad ottobre saremo per la prima volta a Bruxelles. Il tema ha suscitato interesse ed anche una domanda dal pubblico: in ottica rigenerativa la prefabbricazione utilizza componenti standardizzati molto stabili, inerti dal punto di vista delle emissioni; pensando al concetto di rigenerazione, come può trasformarsi il settore in modo strategico, verso una modularizzazione che incorpora nuovi materiali? «Dobbiamo parlare onestamente - ha risposto -, anche la prefabbricazione spinta e avanzata non è partita nel mondo nonostante il modulare prefabbricato sia cresciuto dal 2015 al 2021 negli Usa da 2,5% al 5% di incidenza nel mercato totale. Ha raddoppiato la sua presenza in sei anni quindi stiamo iniziando una crescita, ma ci sono tante barriere, ci sono tanti fallimenti di grandi aziende modulari. Se non tentiamo la grande scala, la grande entrata, non entreremo mai. Quindi se entriamo nella prefabbricazione con approcci generativi, che siano legati ai materiali, che siano legati alle soluzioni, entriamo se produciamo in grande scala e questo non è sempre ben visto da altri settori che lavorano meno a secco e che dominano il mercato da centinaia d’anni. Per cui finchè siamo nell’ordine del 2% non diamo fastidio a nessuno, quando scaliamo e, stiamo scalando, cominciamo a dare fastidio. Quindi le barriere aumento. Comunque la mia risposta è, abbiamo bisogno prima di entrare nel mercato industriale in maniera importate poi è chiaro che questi sistemi vanno ad inglobare tutto il meglio che ci può essere per ottimizzare gli approcci fino al limite massimo, di spostarsi al di là della barriera e far diventare l’architettura un organismo vivente».
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Convegno Grandi Temi YouBuild
Report - Alessio Battistella - Politecnico di Milano
Dalle emergenze
NASCONO NUOVE IDEE Fra scenari di guerra e di estrema povertà, il viaggio del professore del Politecnico di Milano insegna a sfruttare le mancanze per trovare soluzioni nuove ed ecocompatibili. Riciclo, recupero, riutilizzo: linee guida per un nuovo modo di progettare
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e emergenze pongono i progettisti davanti a tanti ostacoli, soprattutto per il reperimento delle risorse economiche e di materiali; Alessio Battistella, del dipartimento di architettura e studi urbani Politecnico di Milano, ha spiegato attraverso una serie di progetti realizzati in diverse parti del mondo, come si possono risolvere problemi apparentemente insuperabili
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«Attualmente sono assorbito dal Politecnico, però sono anche presidente di Arcò, Architettura & Cooperazione. È una cooperativa di ingegneri, architetti e anche sociologi; ci occupiamo soprattutto di emergenze umanitarie quindi il concetto è capire come essere rigenerativi in situazioni in cui non hai altre alternative. Qui devi per forza andare nella direzione di “auto alimentarti” e vi-
vere di quello che hai, di quello che stai facendo e di quello che riesci a produrre. Non ci occupiamo di sostenibilità, perché abbiamo già superato abbondantemente, su una serie di indicatori, il punto di non ritorno; quindi, ora bisogna lavorare di più sul cercare di rigenerare quello che abbiamo». MATERIALI LOCALI «In Albania, in un contesto rurale, abbiamo iniziato guardandoci intorno, guardando cosa avevamo a disposizione; eravamo vicino a una fornace così abbiamo riusato il modulo del mattone come elemento espressivo, come linguaggio architettonico e quindi lo abbiamo fatto diventare ciò che è poi il tema di progetto per l’architettura. Girando un pochino nelle campagne mi sono reso conto che si usava un tempo un’altra tecnica che si chiama “torshì”, una tecnica fatta con canne da fiume, legno flessibile e terra cruda e quindi parlando di prefabbricazione abbiamo creato in loco un sistema di prefabbricazione di pannelli a costo zero. Canne da fiume, cornice in legno e terra cruda, praticamente clay e sabbia, e questo diventa poi il nostro modulo su cui abbiamo creato i pannelli di tamponamento e le aperture. Le finestre hanno altezze differenti in funzione anche dell’apporto gratuito di luce naturale all’interno dell’edificio. Tutti questi edifici hanno ottime prestazioni dal punto di vista del passivo». Ecco il punto “il passivo” come indicatore di traiettoria. «Sono un forte sostenitore del passivo prima che dell’attivo. Cioè non esiste buona architettura se prima non si è portato alle estreme conseguenze tutto ciò che è passivo, ciò che è buon senso. Cosa che si è persa abbondantemente negli ultimi anni». Nuova realtà e nuovo progetto. AUTOCOSTRUZIONE «A Milano abbiamo realizzato un padiglione che è una sorta di manifesto, un corso di autocostruzione con i richiedenti asilo. Lo abbiamo realizzato con tutti i materiali non convenzionali riutilizzati: le bottiglie sono state riutilizzate come mattoni, chiaramente con della calce per tenerle insieme. Abbiamo visitato alcuni cantieri della zona ed abbiamo raccolto tutte le finestre che con il 110 si buttano via, finestre ancora piuttosto prestanti. Con queste abbiamo realizzato la facciata che diventa una sorta di manifesto. Abbiamo usato gli air bag nell’altra parete che sono ottimi per fare – secondo il nostro punto di vista - dell’inerzia. Però questo è veramente un padiglione dimostrativo». Ma è nelle difficoltà vere che bisogna aguzzare l’ingegno. «Nella striscia di Gaza – ambiente piuttosto attuale - abbiamo
cercato di costruire una filiera. Come sapete a Gaza c’è un embargo, non possono entrare materiali convenzionali e quindi o diventi rigenerativo o muori. Abbiamo dato l’opportunità di creare una filiera che potesse lavorare lì; abbiamo puntato sui mattoni compressi, la mescola si trova lì vicino, si fanno le mescole lì sul posto, si comprimono i mattoni, si aumenta esponenzialmente la resistenza meccanica del mattone e poi abbiamo risolto il tema del tetto perché non si riescono a trovare tanti materiali. Abbiamo lavorato col buon senso, col progetto, con l’architettura. Attraverso l’uso della volta nubiana - una volta che semplicemente si performa, sta in piedi - abbiamo creato questo edificio che si rifà alla cultura locale perché questo, il creare identità, è un altro tema che secondo me viene dimenticato un po’ nel tema del rigenerativo. Secondo me tutto il tema sociale dovrebbe essere inserito e ripreso in considerazione per fare riappropriare le comunità locali e noi tutti della direzione in cui vogliamo andare».
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Report - Alessio Battistella - Politecnico di Milano
CASA CHIARAVALLE, MILAN
2018
EUROPEAN CALLS BIØN BUILDING IMPACT ZERO NETWORK ESPOSITION - SOCIAL
5.000 €
LOCAL AND RECYCLED MATERIALS EARTHBAGS
IMPLEMENTED
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IN BOLIVIA Da un continente all’altro alla ricerca di nuove sfide, di nuove soluzioni; il professor Battistella porta idealmente i suoi uditori in Bolivia. «Siamo a 4000 metri di altezza, un freddo allucinante. Gli impianti non li ha nessuno, non ci sono sistemi di riscaldamento. Abbiamo avanzato una proposta; non avevamo soldi, non avevamo nulla e volevamo proporre qualcosa che potesse isolare ed aumentare l’inerzia: un tetto verde. Non c’erano materiali per fare il tetto verde - anzi invito le imprese ad inventarsi un materiale – ed allora abbiamo stimolato la società. Grazie ad un appello in radio, abbiamo raccolto tappi di bottiglie. E con queste abbiamo fatto un tetto verde low tech, low cost, low tutto quello che volete, ma high performance. Si è veramente creato un evento nella città più brutta in cui sia mai stato ed ho viaggiato parecchio, Oruro. Lo strato filtrante realizzato con scarti di lana pressati ce l’hanno regalato al mercato; gli studenti di agraria hanno messo a dimora le piante; la terra l’ha regalata il Comune. Così abbiamo fatto un tetto verde con step molto basici, ma ripeto funziona e sta ancora funzionando». A GAZA Altra sfida, altro salto spazio-termporale; si torna a Gaza per conoscere un lavoro che è stato co-progettato con Mario Cucinella. «In questo caso siamo riusciti nel primo vero esperimento all’interno del mondo della cooperazione. Un mondo che purtroppo non presta molta attenzione a tutto il tema dei consumi energetici, spesso è soltanto un “flaggare” una lista di cose che bisogna fare, ma si lavora con bassissimo livello di qualità spendendo un sacco di soldi. Abbiamo provato a spendere pochi soldi (abbiamo fatto tutto con 130 mila euro), raggiungendo dei livelli altissimi di sostenibilità: raccolta le acque meteoriche, raccolta e riutilizzato le acque grigie, e avremmo potuto usare anche le acque nere però per questioni culturali non siamo riusciti a convincere i committenti. Però avevamo creato un sistema low tech molto semplice, un sistema di filtri. Le imprese potrebbero occuparsi della progettazione innovativa di filtri perché la cooperazione italiana spinge sulla promozione delle imprese italiane all’estero. Abbiamo sviluppato un doppio tetto che crea un movimento convettivo fra un tetto e l’altro, con dei principi molto basici, che ha reso inutile l’impermeabilizzazione del tetto». Il progetto ha cambiato radicalmente la vocazione di un’area. «Eravamo in un parco giochi, avevamo una vasca, avevamo le piante che aiutavano nella depurazione
Esprimi al meglio il tuo stile delle acque. Tutto intorno dai bagni usciva l’acqua che affrontava un percorso con diverse granulometrie che aiutavano a filtrarla e sotto avevamo il grande tank che raccoglieva anche le acque meteoriche. In una prima fase abbiamo scavato perché l’edificio era parzialmente ipogeo; abbiamo usato la terra di scavo per costruire tutto l’edificio. La cosa assurda che succede qua in Italia, invece, è che tutte le terre di scavo vengono considerate rifiuti speciali e le buttiamo quando invece potremmo usarle tranquillamente per un sacco di prodotti super innovativi, tipo mattoni, intonaci e via dicendo. Dunque, abbiamo scavato e siccome non avevamo la mescola giusta in quel luogo lì, abbiamo deciso di usare gli air bag perché è quello che avevamo a disposizione. Siamo in una zona di guerra e cosa fanno nelle zone di guerra, fanno le trincee; quindi, abbiamo usato lo stesso materiale usato per le trincee ed abbiamo trasformato il simbolo negativo della guerra in un simbolo positivo per l’intera comunità che di fatto ha imparato una tecnica nuova. Abbiamo trasformato tutto ed è una cosa che funziona, è solo molto faticosa; essendo semplicissimo, si dovrebbe studiare e capire come poterlo fare automatizzando alcuni processi. A quel punto è una tecnica che si potrebbe utilizzare anche qua».
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IDEE E PROGETTI Mutuare idee e processi però non è sempre facile, come ha spiegato ancora Battistella. «La stessa tecnica che qui in Italia non mi hanno permesso di utilizzare nemmeno per fare la cantina per stagionare il salame, ha resistito a tre bombardamenti. Qui non me la facevano fare per questioni strutturali, perché non era antisismica. Eppure, il muro era anche flessibile. Poi abbiamo portato un po’ di argilla, siamo riusciti a fare tutta la parete interna con i mattoni e abbiamo fatto il primo impianto fotovoltaico all’interno della striscia di Gaza portando gli impianti grazie al mercato nero. Adesso conoscete tutti i tunnel dall’Egitto, ne avete sentito parlare; ecco io ci ho portato il fotovoltaico. Tetto bianco chiaramente perché non assorbe il calore e con una forma che evoca le tende beduine di un tempo; questo è un villaggio beduino ed abbiamo colto l’occasione di creare identità attraverso una forma che è anche un modo ottimo per raccogliere più acque meteoriche possibile. E ci permetteva di dare anche l’inclinazione giusta per ottimizzare nel modo migliore possibile i consumi energetici. Mettere tutto insieme è un po’ il tema che interessa a me, quello che sto facendo al Politecnico e quello che ho fatto con Arcò fino ad ora. Cercare il lin-
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Report - Alessio Battistella - Politecnico di Milano
guaggio della sostenibilità, ma come? Partendo da principi passivi che possiamo spingere nella direzione della sostenibilità chiudendo il ciclo, chiudendo il cerchio. Siamo sempre in un’economia circolare: ciclo biologico e ciclo tecnico. Cerchiamo sempre di lavorare più possibile col ciclo biologico, attraverso materiali naturali, e dove non è possibile lavorare per la durabilità. Deve durare più possibile attraverso il design o semplicemente perché rimane: la città di pietra. Purtroppo, questa scuola è stata distrutta e temo che un’altra uguale sarà distrutta a breve; noi come genere umano, invece di lottare tutti insieme per affrontare la crisi climatica che abbiamo creato, continuiamo a fare queste idiozie». DOMANDA DAL PUBBLICO Dal pubblico è arrivata questa domanda: «Come fanno a dialogare su questo tipo di architettura o c’è un modo per far dialogare attraverso l’architettura della modularità». «Secondo me c’è, è un po’ tutto il tema – ha risposto Alessio Battistella -. Lo accennavo nel primo progetto che ho mostrato. Avevamo realizzato tutta una facciata in maniera modulare e puntava anche ad ottimizzare la manutenzione perché noi, lavorando in quei posti, dobbiamo ridurre al minimo la manutenzione o renderla più facile possibile in termine di sostituzione. Per questo il lavoro sulla prefabbricazione è un tema che a me interessa molto. Poi un tema che sto cercando di sviluppare è quello della tecnologia appropriata, per cui noi là lavoriamo in un determinato modo, qui magari possiamo lavorare spingendo più su un sistema adatto all’Italia. Però tutto ciò che è durabilità, ciò che è che è “disassembling” ed “assembling”, ciò che è reversibile in termini di progettualità, va nella direzione di quanto stiamo raccontando. Poi è chiaro che possono essere utilizzati diversi tipi di materiali; secondo me bisogna stare molto più attenti all’ Lca, alla valutazione di tutto il ciclo di vita dei materiali, e a “reimmet-
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tere” sempre. Dimentichiamo il concetto di rifiuto; l’industrializzazione, la meccanizzazione devono andare in quella direzione. Abbiamo moltissimo da fare in termine normativi anche perché noi abbiamo provato a lavorare nell’area del terremoto del centro Italia ed è tutto rifiuto speciale; non puoi utilizzare assolutamente nulla, siamo lontanissimi dal poter applicare realmente ciò che stiamo raccontando per delle questioni normative italiane. L’Europa invece sta cercando di aprirsi. Però non so se avete già parlato dei “levels”; la direzione è giusta, ma li avete mai usati? C’è qualcuno che li ha usati? Non è una cosa così “friendly” e non è così efficace, però è la strada giusta. Poi c’è tutto il sistema di certificazioni che non è del tutto affidabile (traduco così una frase piena di incertezze verbali ndr). Ho visto dei “Leed” (spero di avere compreso correttamente ndr) che non erano assolutamente reversibili, erano energivori in una maniera allucinante, però basta che si giochi un po’ con gli indicatori e si possono ottenere ottimi livelli su edifici che fanno schifo. Per cui è tutto un mondo da prendere in considerazione. Secondo me si può e si deve lavorare con i materiali giusti, puntando ai consumi giusti e considerando anche i
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trasporti, con le informazioni giuste. Attenzione che rinnovabili non è sinonimo di alternativi; bisogna capire bene come ci si muove in questo mondo ed essere sempre onesti in quel che si dice, soprattutto quando si è dalla parte dei relatori».
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Grandi Temi
Report - Valentina Torrente - Mario Cucinella Architects
Città: preziose
MINIERE DI MATERIALI Una sfida interessante è quella rappresentata dallo studio, dalla progettazione e dalla realizzazione di edifici che si possono smontare come costruzioni Lego in una prospettiva di riutilizzo dei materiali, per creare un circolo virtuoso
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ella sua collaborazione con lo studio di Mario Cucinella, si occupa di divulgazione della sostenibilità, della rigenerazione, temi che caratterizzano fortemente il lavoro di Valentina Torrente. Informare, formare ed educare a una progettazione rigenerativa è la sua vocazione. «Non realizziamo
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edifici sostenibili perché lo dicono i requisiti, le normative – così ha esordito nel suo intervento - ma perché è proprio necessario. Ci sono esperienze di progettazione in contesti di emergenza, dovremmo essere consapevoli che tutto il pianeta è in emergenza; dobbiamo prendere consapevolezza che il nostro modo di progettare, di lavorare e il nostro
modello di sviluppo sono inseriti in un contesto di emergenza. Non ci sono altri pianeti, ce n’è solo uno e anche l’approccio che probabilmente dobbiamo cercare di avere non è solo quello di limitare, ma quello di rigenerare che è il grande tema del futuro. Ci chiediamo quale è il modello del futuro, partendo dall’idea che, nel lessico comune, essere rigenerativi significa solo ridurre le emissioni; in realtà c’è una serie di processi che sembrano lontani e invece sono iperconnessi e molto vicini, e rendono possibile la vita sulla terra e così i processi produttivi: sono i planetary boundaries dei quali il climate change, che sembrava tanto lontano e oggi è molto vicino, è solo uno dei processi. Per poter continuare ad essere rigenerativi è necessario che rientriamo entro certi limiti di questi boundaries. CONSAPEVOLEZZA Per prendere consapevolezza di questo nostro agire sul pianeta e capire come possiamo essere rigenerativi, alcuni anni fa, è stata pubblicata una ricerca secondo la quale nel 2020 la massa antropogenica, ossia la massa artificiale generata dall’uomo, ha superato la quantità secca di massa biologica; il tutto generato dall’uomo che rappresenta lo 0,01% della massa vivente del nostro pianeta. Noi abbiamo generato tutta questa quantità e l’abbiamo generata sfruttando una quantità di risorse che finiranno, per questo parlo di un pianeta che è un pianeta finito. APPROCCIO Però è anche un tema di approccio, parlando di rigenerazione; in base a precise ricerche abbiamo visto che soltanto per produrre l’oggetto che tutti noi riteniamo indispensabile per la nostra vita, ossia il telefono, abbiamo necessità di 118 elementi della tavola periodica. Consideriamo che la natura, nei processi biologici di cui l’uomo fa parte, necessita solamente di quattro elementi per il 96% dei processi per costruire l’intero ecosistema. Forse la natura ci può insegnare qualcosa in termini di processo perché noi ne siamo parte e oggi sicuramente si stanno facendo tantissimi passi avanti. Il lavoro del progettista ha un impatto enorme e forse anche molto sottovalutato; per quello parliamo di consapevolezza e rivoluzione culturale, perché noi progettisti come deisgner abbiamo un impatto enorme su quello che è il modello di sviluppo. Nel mercato si stanno affacciando tantissimi materiali che sono biobased, materiali per l’edilizia che ormai sono anche facilmente rintracciabili perché c’è un enorme ricerca, c’è innovazione in questo ambito. Alcuni anni fa sono state approfondite queste tematiche che ci hanno
Building Information Modeling
Bioclimatic principles
portato alla creazione di materiali derivanti dalle squame di pesce, dal bambù o ancora materiali di riciclo…. Ciò significa che, vista anche la massa antropogenica che abbiamo generato e visto che il nostro pianeta non ha più risorse, forse quella stessa massa può diventare una risorsa per costruire o per modellare le nostre città rispetto a quello che sono le necessità di una società in evoluzione».
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Report - Valentina Torrente - Mario Cucinella Architects
Photocredit Duccio Malagamba
CITTÀ MODULARE Seguendo questa corrente le città cambiano radicalmente il loro ruolo o meglio diventano fonti preziose. «Il tema dell’urban mining, ossia l’idea di vedere la città come una miniera di materiali da cui attingere, è una delle avanguardie per l’architettura, una possibile strada anche se non l’unica. Abbiamo provato ad immaginare Milano come una città miniera di materiali come ogni epoca ha immaginato una città del futuro. Lo studio ha portato a suggestioni legate a questa necessità dell’uomo di immaginare la società del futuro rispondente alle condizioni che sono al contorno; forse questa città del futuro è una città un
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po’ modulare, che si compone, che si scompone, è flessibile e risponde ai processi ecosistemici ispirati alla natura. Questo approccio lo abbiamo voluto raccontare attraverso una installazione temporanea che ha avuto luogo al salone del mobile 2022; attraverso questo spazio abbiamo ricreato una sorta di ecosistema dove si potevano cogliere tutti questi contenuti per attivare, attraverso questa microarchitettura temporanea, una sorta di consapevolezza collettiva. Potremmo rispondere a queste tematiche attraverso i progetti. SEDE UNIPOL La nuova sede Unipol fa parte dello skyline di Milano ed è stato uno dei primi progetti nel quale lo studio si è potuto confrontare con l’approccio progettuale dei Bim, Building Information Modeling. Il Bim non è solo qualcosa che è prescritto dalla normativa, ma è anche un approccio progettuale che ha delle prospettive in un’ottica di urban mining perché, attraverso il Bim, noi attribuendo tutte le info di un edificio a un modello possiamo creare un digital twin dell’edificio o delle nostre città per aprirci nuove prospettive, per arrivare a questa idea di avere sempre una miniera di materiali disponibili per il futuro. Anche il Bim può diventare un’opportunità per creare questi nuovi modelli. Chiaramente all’interno dei nostri progetti rientra anche il tema della funzionalità passiva di un edificio; la costruzione deve essere ben progettata per funzionare anche a libello passivo e solo dopo si utilizzano le tecnologie attive. Un’idea che fa parte
Photocredit Damiano Comini
Photocredit Damiano Comini
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Report - Valentina Torrente - Mario Cucinella Architects
del nostro approccio consolidato e probabilmente non è solo un’idea dello studio di Mario Cucinella, ma è una consapevolezza collettiva che prima faceva parte della cultura materiale della nostra società.
Photocredit Damiano Comini
Photocredit Giovanni De sandre
MUSEO FONDAZIONE LUIGI ROVATI Un altro esempio è il museo della fondazione Luigi Rovati. Il piano ipogeo, che è la parte caratterizzante del progetto e si ispirava in questo alle tombe etrusche, nonostante sia stato realizzato con un materiale che è pensato per esser durabile e sul quale si basano la maggior parte delle nostre architetture storiche che è la pietra, in realtà è stato progettato e pensato per essere smontabile. Perché ha un sistema costruttivo totalmente a secco. Quindi un giorno, speriamo di no perché è un edificio molto bello e suggestivo, se mai dovessero sorgere altre necessità tutto questo museo potrebbe essere completamente smontato». Alla sollecitazione ad approfondire il concetto di “città miniera” Valentina Torrente risponde così: «Significa cedere l’edificio come se fosse una banca di materiali da cui attingere per trasformarsi in un’ottica di ciclicità. Chiaramente è una frontiera, una prospettiva molto ambiziosa; gli strumenti e la tecnologia oggi ci permettono di avere gemelli digitali delle nostre città che ci aiutano a capire come e cosa, a seconda delle necessità, possiamo prelevare riutilizzare. Proprio come avviene in contesti di emergenze proprio perché siamo in un contesto di emergenza globale. Chiaramente non è così facile a farsi come a dirsi, per il fatto che c’è tutta una tematica legata alla certificazione dei materiali, però diciamo che non ci sono così tante alternative perché il modo in cui costruiamo e a cui siamo abituati
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prima o poi finirà a prescindere dalle normative, dalle limitazioni che arriveranno dall’alto». Nei progetti c’è una forte fase di ricerca, ogni progetto cerca di avere un’identità ecologica specifica; in che modo nello studio si gestisce il rapporto con l’innovazione e in che modo economico si crea un loop per renderlo possibile? RICERCA «All’interno dello studio – ha concluso Torrente c’è un dipartimento di ricerca e sviluppo abbastanza strutturato e consolidato che contribuisce alla
progettazione e accompagna il team durante tutte le fasi. Chiaramente oltre a dare un contributo di natura tecnica, legato alle analisi che contribuiscono a far vedere le performance dell’edificio prima di tutto passive prima ancora che attive o alle analisi envoirmental delle facciate, c’è anche una ricerca sul contesto, sulle tecnologie, sull’innovazione che si cercano di portare avanti. Il gruppo di ricerca lavora sia sui progetti che su grandi temi di ricerca che possono diventare un valore aggiunto, ma è anche il progetto che porta il team di ricerca a confrontarsi con una nuova tematica, una nuova sfida».
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Convegno Grandi Temi YouBuild
Report - Tavola rotonda
La parola ai produttori DEL FUTURO
Materiali innovativi fra presente e ricerca: ecco come evolve il mercato, spiegato da chi il mercato lo vive e lo crea quotidianamente. Realtà differenti fra loro, ma accomunate dallo stesso obiettivo: creare prodotti che siano veramente rigenerativi
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a conclusione del “VII Convegno Nazionale YouBuild” è stata affidata a una tavola rotonda; momento di grande interesse che ha messo a confronto alcune aziende sul tema: “Il prodotto del futuro nel contesto dell’edilizia rigenerativa”. Moderati dalla professoressa Barbara Gherri e dal giornalista Roberto Di Lellis, sono intervenuti Paolo Zanotti (product manager Wienerberger Italia), Massimo Senini (titolare Senini), Eugenio Fadda (sales area manager Frem Group), Paolo Benzi (responsabile ufficio tecnico Rototec) e Chiara Lavizzari (promozione tecnica Soprema), mentre ad Emanuele Naboni (direttore scientifico YouBuild) è stato affidato un ruolo di “raccordo”. PAOLO ZANOTTI Product manager Wienerberger Italia «Wienerberger è una multinazionale che è nata in Austria all’inizio del 1800 – ha spiegato Paolo Zanotti -, in questi 200 anni si è sempre rinnovata ed evoluta per rimanere al passo con i tempi. Nasce come fornace, quindi come produttrice di laterizi e nel corso del tempo poi ha espanso il suo business in tanti altri settori come quello della gestione delle acque, la realizzazione di tubature e sistemi fotovoltaici, quindi energie rinnovabili, e pavimentazioni. Per affrontare il tema edilizia dobbiamo considerare un edificio come un insieme di elementi, non va considerato il singolo elemento, ma come un sistema che ha una prestazione nella sua interezza rappresentato da tutti gli elementi che interagiscono tra di loro. Wienerberger arriva in Italia negli anni ’90, abbiamo quattro stabilimenti e la sede principale è ad Imola. Anche in Italia nasce principalmente come fornace, per la produzione laterizi da muro e da solaio; pian piano stiamo espandendo un po’ il business, introducendo il fotovoltaico, le facciate, rinforzi e pavimentazioni».
di cemento, produciamo e realizziamo pavimenti autobloccanti; abbiamo sviluppato la tecnologia della fotocatalisi, che in parte nasce con Italcementi e che noi abbiamo brevettato tenendo il brevetto in azienda per poter utilizzare questo biossido di titanio che è un prodotto abbastanza difficoltoso da lavorare. Grazie a questa tecnologia e ai certificati che abbiamo ottenuto abbiamo vinto la gara ad Expo 2015. Tutte le pavimentazioni esterne le abbiamo fornite e posate noi. Poi nel 2015 è partita anche, sempre in linea con l’attenzione per lo sviluppo dell’ambiente, la produzione di un pavimento fotocatalitico, lascia drenare l’acqua ed abbassa le temperature. La nostra azienda è certificata Iso 14001 e siamo stata la prima azienda del nostro settore ad ottenerla e la sesta tra tutte le partite Iva italiane; già
Paolo Zanotti, product manager Wienerberger Italia. Sotto Massimo Senini, titolare Senini
MASSIMO SENINI Titolare Senini «Abbiamo sviluppato prodotti con la cannabis, la pianta della marijuana – ha detto Massimo Senini -, non vendiamo fumo, ma solidi blocchi per case da sballo. L’azienda nasce come produttrice di blocchi in cemento negli anni ’60; siamo un’azienda piccola, famigliare, con una quarantina di dipendenti in produzione e altrettanti nell’azienda di posa. Siamo piccoli, ma nel nostro settore siamo importanti perché siamo il primo polo produttivo italiano, però rispetto ad altre realtà siamo un’azienda ancora considerata di famiglia dove ci si mette il cuore, la passione nel fare prodotti. Nasciamo come produttori di blocchi
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Eugenio Fadda, sales area manager Frem Group. Sotto, Paolo Benzi, responsabile ufficio tecnico Rototec
a fine anni ‘90 nel nostro Dna c’era già l’ambiente e lo dimostrano le certificazioni ottenute. Nel 2015 partito anche il progetto della canapa e abbiamo sviluppato un prodotto per il quale abbiamo ricevuto il premio nel 2019 alla fiera Ecomondo di Rimini come miglior prodotto in edilizia e sta avendo successo anche all’estero, in Svezia, in Usa, in Canada e due settimane fa avevamo in azienda un progettista che viene da noi dal Giappone. Quindi anche dal Giappone vengono da noi per vedere i nostri prodotti per poter poi costruire case con canapa e calce».
EUGENIO FADDA Sales area manager Frem Group «L’acciaio presagomato è l’acciaio per il cemento armato e alla produzione abbiamo affiancato anche la rivendita; facciamo questo sia nella provincia di Cagliari che nella provincia di Milano. Sono qua per presentare il Rappsys che è il nostro programma di punta attraverso il quale i nostri clienti possono andare a recuperare tutti i certificati che abbiamo consegnato in cantiere. Il prodotto più importante è quello rappresentato da nostro slogan: “dall’armatura alla struttura”, un claim che coincide con la visione della nostra azienda. Per questo abbiamo realizzato un partenariato di imprese unendo produttori di calcestruzzo, tecnici che si occupano delle prove di laboratorio, i solaisti e noi che facciamo l’acciaio presagomato. Insieme abbiamo realizzato una struttura alleggerita che si chiama Structucam, il cui peso è di circa 140 kg in meno al metro quadro. Tutti i partecipanti al nostro progetto hanno la certificazione Cam; la difficoltà che abbiamo purtroppo è quella di trovare professionisti nel settore che riescano a darci dei loro feedback per cercare di progredire, di sviluppare la nostra piattaforma, seppur noi ci accolliamo tutti gli oneri di sviluppo. Per esempio, sulla normativa Cam abbiamo trovato delle difficoltà proprio perché non esiste una disciplina di produzione all’interno delle armature, quindi siamo stati noi a provare a proporlo all’Igq affinché crei questo tipo di certificazione. Il cemento armato attualmente non è proprio sinonimo di sostenibilità, ma per noi la sostenibilità non è soltanto un prodotto che si va a sgretolare col tempo diciamo, ma che deve avere una struttura, deve avere un tempo utile; deve essere una cosa che rimane. Infatti, la struttura per noi è quella che, mentre qualsiasi cosa all’interno di un edificio può essere demolito e distrutto, dà valore all’edificio in sé, perché quella che deve rimanere, è la importante». PAOLO BENZI Responsabile ufficio tecnico Rototec «Siamo parte di un grosso gruppo di aziende – così ha spiegato Paolo Benzi -, la holding si chiama System Group. A fine anni ’70 nascono le prime aziende, la Central Tubi, la Sammy Plastic, la Futura: tutte aziende che operano nella trasformazione dei polimeri. Quindi siamo aziende che lavorano i polimeri in generale. Rototec raggruppa una ventina di aziende sul territorio nazionale con qualche presenza estera Spagna, Francia… Siamo ubicati nel nell’entroterra marchigiano. A differenza di tutte le aziende che trafilano tubazioni che vanno da un
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pollice fino a 3 m di diametro, nel ’99 Rototec ha sposato la tecnologia dello stampaggio rotazionale. Realizziamo cisterne che hanno varie applicazioni. Il mio è un ruolo tecnico, anche se lo definisco trasversale, perché mi trovo durante l’anno a fare meeting formativi presso gli ordini piuttosto che a studiare investimenti aziendali. Sono in prima linea sugli investimenti di prodotto e di progettazione di prodotti, ma anche sul versante delle certificazioni. Un argomento che dovrebbe essere maggiormente approfondito perché il mondo della certificazione sta avendo una svolta molto repentina, specialmente per il mondo della depurazione». CHIARA LAVIZZARI Promozione tecnica Soprema Con Soprema si entra nel mondo dell’insulation, guidati da Chiara Lavizzari: «Siamo un gruppo importante, una multinazionale; la strategia è stata quella di inglobare i leader sul mercato della produzione di insulation, quindi la linea di polistirenici e dei poliuretanici, e per quanto riguarda l’isolamento abbiamo aggiunto anche la lana di roccia quest’anno e qualche sorpresa bio-based. Per quanto riguarda l’impermeabilizzazione abbiamo sia la linea del bitume che la linea del sintetico, ma anche la linea delle resine e dei liquidi. Siamo un’azienda assolutamente chimica, dove però vengono trattati prodotti con chimica organica, perché i polimeri di cui ci occupiamo fanno parte di quella branchia; siamo un’azienda in evoluzione, fondata nel 1907 già con spirito di ricerca e di evoluzione, ma anche di intraprendenza per quanto riguarda quello che era l’ambito di allora, e cioè nasciamo come applicatori di sistemi bituminosi. Suprema ha inventato il rotolo, sostituendolo alla spalmatura del bitume. La nostra attività ha un approccio etico che deve essere sottolineato perché non ci focalizziamo sulla sostenibilità, anche se è un tema che dobbiamo temere presente. Sostenibilità è una parola che ha diverse sfaccettature; una sfaccettatura è legata per esempio alla durabilità; ricordiamoci che sostenibilità non è solo l’essenza vera del materiale, ma è anche quello che è il suo ciclo di vita. È chiaro che auspicare un cradle to cradle per quanto riguarda un polimero diventa un pochino più complicato rispetto a prodotti biobase, però la volontà è quella di prestare attenzione non solo al prodotto ma al sistema, al territorio e alla città. Da qui anche soluzioni che richiamano il cool roof, soluzioni che richiamano il green roof, quindi con un rispetto anche di quella che è la gestione dell’acqua, per esempio. Ed ovviamente il fotovoltaico: con tutti i nostri sistemi si coniugano
con quello che è l’energia rinnovabile derivante dai pannelli fotovoltaici. È un’attenzione alle persone, all’economia circolare e anche all’edilizia futura. L’esigenza di mettere intorno al tavolo aziende diverse, portatrici di esperienze diverse, viene spiegata da
Chiara Lavizzari, promozione tecnica Soprema. Sotto Emanuele Naboni, direttore scientifico YouBuild
EMANUELE NABONI Direttore scientifico YouBuild «Questo tavolo non nasce casualmente, nel senso che abbiamo cercato entità diversificate, rappresentative di diversi approcci. Entità a volte familiari, a volte parte di un complesso industriale che hanno un’azione di trasformazione, di innovazione e di
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rigenerazione. Ed è per questo motivo che abbiamo cercato di suscitare anche un dibattito interno tra di loro. Il risultato è molto interessante. Ad esempio, per quanto riguarda Wienerberger, la linea bioplan, il fatto che il mattone classico o il mattone forato, viene rivisitato e portato a nuove performance ambientali lavorando sulla geometria, sulla termodinamica, così come sulla composizione, sul ciclo di produzione, ma soprattutto l’aspetto di recupero dei luoghi di estrazione dei materiali, è qualcosa di molto rigenerativo. Dei lunghi dialoghi con Senini, in cui abbiamo visto tanto entusiasmo perché è una creatura che nasce da zero per arrivare al mercato internazionale rappresentativa di alcune eccellenze familiari italiane, ci ha stupito l’aspetto di prodotti che guardano alla rigeneratività da molte angolazioni. Infatti, quando abbiamo avuto qualche discussione preliminare, la terminologia ha subito riecheggiato in questa direzione, nel senso che il materiale utilizzato è chiaramente carbon sequestrating. La canapa ha una performance anche in relazione alla luce, per questo aspetto dato dal prodotto specifico presentato per l’illuminazione notturna senza utilizzo di energia. Lodevole avere delle armature in cantiere che sono per il 95% provenienti da un materiale certificato e riciclato con ampia informa-
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zione, questi sappiamo che sono asset strategici non solo per varie certificazioni. Considerando l’orientamento normativo dell’Unione Europea, che ora tra un paio d’anni richiederà che quasi tutti gli edifici siano carbon neutral o carbon sequestrating, rende necessario quindi agire sulla struttura che è sempre stato un po’ l’elemento delicato. Come architetti o urbanisti spesso non ci occupiamo molto d’acqua, ma ci troviamo in un territorio in cui c’è un grosso problema di reazione ai grossi flussi, ai cicli d’acqua con un hardscape. Abbiamo soluzioni nelle quali l’acqua viene filtrata con meccanismi primordiali e sappiamo che c’è tutto un vocabolario di soluzioni di filtraggio e di depurazione, ma anche di gestione del timing attraverso cui l’acqua viene purificata e riportata in falda piuttosto che verso corsi di scolo. L’acqua è sicuramente un tema centrale anche per la naturale riduzione dei flussi idraulici; diventa sostanziale, peculiare il fatto di mantenere l’acqua in sito e un’acqua di certa qualità. Questo è un aspetto rigenerativo di Soprema. Abbiamo avuto un dibattito sulle diverse soluzioni di coperture verdi, sui sistemi di ventilazione, sistemi integrati in cui il loro know-how si interfaccia al prodotto per produrre una prestazione che è una prestazione energetica di salubrità rigenerativa. Molto interessante è il
settore chimico, che è in trasformazione, in cui c’è uno studio sia su polimeri di origine naturale, sia dei polimeri stessi come humus, substrato per layer di tipo biologico. Sappiamo che nelle coperture verdi necessitiamo di alcuni layer capacitivi, quindi, accanto a elementi più traspiranti, come possono essere quelli del laterizio di ultima generazione. Abbiamo bisogno di una chimica di supporto e il settore sta cercando di ragionare sui temi della carbonizzazione». LE DOMANDE DI ROBERTO DI LELLIS Giornalista e moderatore Ero rimasto che la sostenibilità era una cosa incredibile, invece qui siamo alle case, agli edifici che fanno bene all’ambiente. Un punto di arrivo che è però anche un punto di partenza. PAOLO ZANOTTI «Dal nostro punto di vista – ha sottolineato Paolo Zanotti - è fondamentale iniziare a guardare anche oltre. È da tanto che si parla di sostenibilità ed è necessario tenere in considerazione che si può essere 100% sostenibili. Per le aziende è un percorso da intraprendere; un percorso non banale, che implica
tempi lunghi ed investimenti importanti. Però è fondamentale iniziare a pensarlo, per velocizzare tutti questi cambiamenti. In Wienerberger c’è una road map stilata da anni, l’azienda ha iniziato a fare la prima Epd nel 2017; sei anni l’azienda ha aperto le porte a un ente terzo che per un anno e mezzo ha analizzato tutti gli aspetti produttivi, dall’approvvigionamento delle materie prime fino alla produzione del materiale e al suo fine vita. In Wienerberger la sostenibilità è considerata come poggiata su tre pilastri: decarbonizzazione, economia circolare e biodiversità. Siamo arrivati alla decarbonizzazione con un prodotto che ha una prestazione ottimale dal punto di vista di comfort sia invernale che estivo. C’è uno studio dell’Università di Ancona secondo il quale buona parte d’Italia consuma tre volte in estate quello che consuma in inverno, quindi, si consuma tre volte più per il raffrescamento rispetto al riscaldamento. Il prodotto di punta che cerchiamo di promuovere è un laterizio massivo che a fronte di una trasmittanza termica invernale di 0,19 garantisce anche uno sfasamento dell’onda termica in regime estivo maggiore di 24 ore. Per verificare ciò abbiamo monitorato edifici realizzati con questi sistemi. Un monitoraggio è stato fatto a Sassuolo, a
Roberto Di Lellis, moderatore della tavola rotonda
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Formigine, su un’abitazione. Con un sistema fotovoltaico non sovradimensionato, il classico ad uso domestico, è stato verificato che in regime estivo, nel momento di picco di caldo, la casa produceva più energia di quella che consumava. Quindi questa è una decarbonizzazione a livello di prodotto finale, in quanto abbiamo una casa che produce più di quello che consuma, con energie rinnovabili. A livello di processo parliamo di processi di combustione, con emissioni di Co2 legate al materiale, ma è tutto oggetto di una road map prestabilita che punta ad azzerare, ad arrivare alla carbon neutrality. Per una fornace non è banale, perché è inutile nascondere la fornace nasce come impianto energivoro. Si tratta di andare a prendere tutte le misure per far sì che diventi zero impattante. Per quanto riguarda l’economia circolare, c’è una ricerca continua sulle materie prime da aggiungere all’impasto. I rifiuti, anziché smaltiti, vengono immessi nella nostra ricetta e ci danno un valore aggiunto in quelle che sono le nostre prestazioni. Con la biodiversità arriviamo all’idea di rigenerazione. Le nostre cave a fine vita risultano essere grandi buchi, che vengono riconvertiti in aree verdi. In alcuni casi sono diventati dei laghetti all’interno di aree naturali protette e in un’area naturale a Feltre hanno ritrovato il loro habitat due specie a rischio estinzione. Alla fine di tutto l’impatto è stato nullo».
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MASSIMO SENINI La “casa che cura” insomma è una realtà. Lo conferma anche Massimo Senini: «Posso portare l’esempio di una signora che ci ha raccontato di come prima aveva dolori nei gomiti che non si sono più ripresentati dopo i lavori effettuati sull’involucro della sua abitazione con il mattone in canapa e calce. Perché questo prodotto è naturale e traspira; in più è igroscopico, quindi assorbe l’umidità in eccesso oltre isolare da caldo e freddo. La mission della nostra azienda è lavorare per il bene dell’uomo e dell’ambiente; l’ho scritta anni fa ed è la finalità di tutte le persone che lavorano nel nostro gruppo, nella nostra azienda. Quando facciamo convegni, con architetti progettisti, dico: sempre pensate a questo prodotto per casa vostra, non per i vostri clienti. Le nostre case quindi sono curative, il prodotto fa bene, sanifica, anche il pavimento è curativo per l’ambiente. Perché la pavimentazione rimanendo più fresca riduce l’isola di calore, quindi indirettamente si consuma meno aria condizionata; poi lascia il drenaggio naturale alle falde perché il nostro pavimento è anche filtrante, quindi ci sono dei benefici a valle anche indotti». EUGENIO FADDA Progettare la sostenibilità, ma anche garantirla. «Siamo focalizzati sulla costruzione – ha confermato Eugenio Fadda -, ma anche sul dare garanzie
e prova di tutto quello che è stato effettivamente portato in cantiere; rilasciamo infatti un attestato per certificare che il nostro di acciaio presagomato è sostenibile. La sostenibilità e l’attenzione ai temi ambientali sono temi sempre più proposti dalle nuove generazioni e si richiede più sensibilità. Magari all’inizio può partire semplicemente dallo Stato che impone, poi però sono il rivenditore, l’impresario, il progettista ad essere più sensibili, a porre attenzione all’approfondimento dei temi ambientali». PAOLO BENZI Una tematica imprescindibile anche per Paolo Benzi: «Per il secondo anno la nostra azienda ha conseguito il bilancio di sostenibilità. Una pratica che dovrebbe essere molto diffusa, instaurando adeguati processi in azienda. Eliminare la Carta non è una banalità; abbiamo anche velocizzato i processi produttivi; progettiamo prodotti che si impilano senza utilizzare dei packaging o il polistirolo. Cerchiamo fare economia sui magazzini nostri e dei nostri fornitori eliminando il più possibile il cellophane. Questi processi ci hanno portato ad intraprendere percorsi come Iso 14.001 e la 15.001 sulla sicurezza. Sono processi ormai che stanno adottando le imprese perché lo richiedono le amministrazioni, lo richiede il Pnrr imponendo determinati criteri. Quindi anche la normativa va in questo senso. Diventa quindi fondamentale anche la collaborazione delle aziende con i professionisti, da questo confronto nascono le problematiche e si generano le soluzioni. Da qui nasce tutto il discorso di certificazioni, di normative Ce dove esistono tutti i processi aziendali, dove c’è la tracciabilità del prodotto, il Dna del prodotto. Da lì si arriva alla Dop che serve per presentare i progetti. Le Dop sono una cosa importantissima e negli anni sono sempre più richieste. Ciò obbliga un’azienda ad attenersi a determinati sistemi qualitativi, produttivi, di documentazione, di aderenza alle normative, di conformità e di realizzazione del prodotto. Da anni ormai abbiamo introdotto anche le librerie Bim; chi progetta in Bim ha una tracciabilità che garantisce progettazioni specifiche e facilitate. Tutto questo per arrivare ai nostri prodotti che devono si pongono l’obiettivo di curare le case. In che modo? Partiamo dal problema come, per esempio, il recupero delle acque, quindi andare a curare le case sotto quel profilo mettendo dei serbatoi per recuperare le acque piovane che a me piace chiamare gratuite. Quindi acqua gratuita che viene utilizzata per gli impieghi meno nobili di casa. Ci sono i regolamenti edilizi comunali che prevedono stoccaggi minimi di acqua piovana sulle nuove re-
alizzazioni. Altro problema molto sentito è quello della regimentazione delle acque. Le piogge violente e la poca permeabilità del terreno dovuta alla siccità sommano i problemi. Dobbiamo riuscire a depurare le acque, spesso contaminate da plastiche, fa oli per poterle utilizzare. Ecco che abbiamo già curato due problemi che inficiano anche le abitazioni. L’ultimo problema che voglio considerare ora è il recupero delle acque attraverso la depurazione; si stima che possano essere recuperati tutti i giorni moltissimi litri pro capite di acque reflue civili. Una volta tratta e depurate possono essere scaricate pulite sotto terra o comunque nell’ambiente».
Chiara Lavizzari, promozione tecnica Soprema
CHIARA LAVIZZARI La sostenibilità è un file rouge al quale si aggancia anche il secondo intervento di Chiara Lavizzari. «Potemmo parlare di bilancio rigenerativo anziché di sostenibilità – ha sostenuto -. Un approccio che guarda non solo al materiale, non solo all’edificio, ma alla città, all’ambiente che lo circonda, al territorio. L’architettura ci insegna ad avere una visione più vasta per capire come ci si possa poi interfacciare. È chiaro che aziende tradizionali, storiche e con le spalle coperte hanno più possibilità di interagire in questo senso, perché la ricerca costa. L’investimento nelle persone, nei nuovi prodotti, non è un fattore trascurabile. Chi si mette sul mercato come multinazionale può godere di consulenze che possano indirizzare verso qualcosa che può all’apparenza
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Barbara Gherri, prof.ssa UniPR e moderatrice
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sembrare assolutamente diverso o nuovo rispetto a quello che si propone sul mercato. Questa etica rigenerativa, per quanto ci riguarda, è applicata in primis sui nostri siti produttivi e sulle nostre sedi. I primi investimenti sono stati fatti sui nostri stabilimenti pensando al cool roof, per andare a vanificare, calmierare l’effetto delle isole di calore, al green roof che si collega alla gestione delle acque, al fotovoltaico, all’eolico. Abbiamo puntato a un’autosufficienza, quindi avere degli edifici in grado di dimostrare che un edificio può essere autosufficiente. Perché non si può promuovere qualcosa che non si vive in prima persona. Abbiamo aderito all’agenda Onu 2030 e su diciassette punti riusciamo ad ottemperarne undici in un financial performance report del 2022, fra i quali la famosissima decarbonizzazione; quindi, il nostro goal più importante è quello di andare a ridurre di una percentuale pari a circa il 25% le emissioni di questo gas dal 2022 al 2030. È un percorso ostico, impegnativo, però la volontà c’è, anche perché il vantaggio di essere sul mercato da così tanto tempo è anche quello di poter essere un po’ un esempio, provocando reazioni di altri. Per quanto riguarda le certificazioni, è chiaro che i Cam oggi sono assolutamente un must e se non li presenti non puoi neppure partecipare, per esempio, alle commesse pubbliche. Ben presto arriveranno anche nelle commesse private dal punto di vista dell’obbligatorietà, anche se spesso oggi
vengono comunque già richieste. Ci sono poi gli Epd ossia la certificazione di come viene creato il prodotto che non è solo il percorso produttivo, ma è anche tutto ciò che sta attorno. È importante anche un’ottimizzazione di software; parlando con i tecnici, mi sono resa conto che siamo ancora un po’ agli albori, perché magari siamo pronti noi come oggetti Bim ma gli studi, soprattutto quelli magari medio piccoli, non hanno ancora una gerarchia dal BIM manager al Bim consultant e via dicendo. Quindi tutto questo serve sicuramente a migliorare e velocizzare il processo; per farlo servono le risorse ed il tempo è una delle risorse più importanti che abbiamo. Non dimentichiamo poi la performance dei prodotti; la rigenerazione deve anche essere intesa come performance costante nel tempo e la performance se la porta appresso il materiale. Se vanifico le prestazioni espresse di un prodotto, perché magari do più importanza al bio based, è chiaro che devo anche capire qual è il ciclo di vita utile di questo materiale, pensare che prima o poi arriverà a fine ciclo vita e quindi mi dovrò porre il problema di come smaltirlo. Abbiamo materiali tradizionali che si stanno evolvendo; l’industria non è assolutamente statica, dormiente, si sta evolvendo seguendo le esigenze del mercato e la sensibilità dei progettisti. Però ricordiamo l’importanza di ragionare anche sul ciclo di vita, su come va gestito l’edificio a fine vita. Siamo chiamati in causa nel proporre al mercato materiali che siano accettabili, perciò, la nostra priorità è quella di fornire un materiale che sia performante, con tutti i crismi che richiede oggi l’architettura». BARBARA GHERRI Prof.ssa UniPR e moderatrice A sintetizzare il secondo giro di interventi e a rilanciare con nuovi interrogativi è stata Barbara Gherri. «Credo che i nostri ospiti abbiano offerto una panoramica molto esaustiva di come i temi della sostenibilità e della rigenerazione, siano già estremamente integrati nella loro filiera produttiva – ha sottolineato la Professoressa -. Tutti gli aspetti di rigenerazione, o passatemi il termine, di sostenibilità a 360 ° sono già integrati perfettamente nella loro filiera produttiva. Se noi avessimo aperto questo dibattito solo cinque anni fa, avremmo ascoltato le loro parole con scetticismo. Invece, nel giro di poco tempo, le aziende piccole, medie, grandi e che coprono settori produttivi estremamente variegati si sono fatte carico di istanze molto diverse tra di loro. Il settore dell’edilizia è da sempre piuttosto scettico e poco ricettivo al tema dell’innovazione. Mentre anche i produttori di materiali piuttosto tradizio-
nali, come possono essere le pietre in laterizio, si sono fatti carico di un atteggiamento che possiamo già definire molto avanti in questo tanto dibattuto cambio di paradigma. Le presentazioni non si sono concentrate solamente sui prodotti, ma su un atteggiamento che indica come questo passaggio, questo cambiamento di paradigma sia già parzialmente in atto. Gli ultimi anni ci hanno richiesto necessariamente, volenti o nolenti, un’accelerazione. Dal punto di vista dei processi, dal punto di vista dell’integrazione, delle fasi progettuali. Per non parlare poi di tutte quei necessari adeguamenti che, per fortuna, ci richiede la normativa. Lancio una provocazione. Tutti ci siamo concentrati sulle nuove ex novo. Ma come sappiamo, il nostro patrimonio costruito necessita sempre di più di un approccio di riqualificazione e ancora di più di rigenerazione. In che modo le aziende si approcciano anche al tema della rigenerazione del retrofit, del recupero di edifici esistenti o di manufatti esistenti?». PAOLO ZANOTTI A rispondere per primo al quesito è stato Paolo Zanotti: «Wienerberger produce laterizi da muro, da solaio, ciò implica che il focus è la nuova costruzione. Da un po’ di tempo a questa parte questo focus è spostato anche sulla ristrutturazione, alla luce delle necessità che si sono presentate. Posso fare l’esempio di due prodotti
che abbiamo messo a punto e lanciato sul mercato, per cercare di risolvere il problema delle rinnovabili all’interno dei centri storici, dove un classico pannello fotovoltaico spesso difficilmente viene accettato. È stato creato Wevolt, un nuovo pannello costituito da due vetri laminati con all’interno le celle e presenta un coating color terracotta per cui la resa architettonica estetica è molto pregevole. Per cui iniziamo ad entrare anche nei centri storici, dando la possibilità anche a quegli edifici di iniziare a produrre energia e non a consumarne. Un altro esempio possono essere i sistemi a cappotto, per il miglioramento della prestazione termica degli edifici esistenti, pensati anche nell’ottica di voler offrire un prodotto che duri nel tempo e questa è una caratteristica del laterizio. Il nostro prodotto è accompagnato da una carta d’identità in cui vengono raccolte informazioni molto importanti, si dice appunto che il laterizio è un materiale inerte, stabile, chimicamente che non decade nel tempo e che dura. Rimane uguale a sè stesso e garantisce la stessa prestazione per almeno 150 anni. Questo sistema a cappotto che abbiamo lanciato ha un pannello isolante retrostante che può essere sintetico, plastico ed è ricoperto da listelli di laterizi. Abbiamo iniziato a produrre dei laterizi a listello, con spessore di 1 cm - 1 ½, che vanno a ricoprire lo strato isolante, la fuga viene coperta in Malta e la resa estetica è quella di un muro a faccia vista resistente e protetto contro gli agenti atmosferici. La prestazione è quella di un sistema a cappotto che,
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per la cura ed il miglioramento delle prestazioni di tutto il patrimonio esistente, risulta essere un sistema fondamentale, mentre sul nuovo noi promuoviamo il monostrato». MASSIMO SENINI Dei cappotti si occupa anche la Senini e il titolare ne ha parlato così: «Abbiamo già fatto esperienza con le soluzioni concrete nelle quali il nostro mattone in canapa e calce può essere utilizzato come mattone. Ma abbiamo anche un prodotto che si chiama biobeton e può essere applicato con la macchina a spruzzo; è un brevetto nostro e si possono applicare da uno a sei centimetri, quanto serve. Abbiamo già casi di clienti che volevano il cappotto in canapa, ma erano in un condominio e non tutti erano d’accordo per fare questo investimento. Hanno scelto di farlo internamente, quindi ci sono già casi dove con sei centimetri interni, uno si fa l’involucro con il nostro prodotto che può essere fatto a spruzzo, oppure si mette un pannello in Lastra di gesso fibra con l’intercapedine riempita col biobeton sfuso. Questo sistema crea un ambiente naturale senza toccare la parte architettonica esterna o senza toccare quello che può essere l’obiezione di condomini non vogliono realizzare il cappotto esterno. La nostra azienda è stata la prima ad aver ottenuto il certificato bianco, quindi, noi siamo un’industria che più produce più toglie Co2 dall’atmosfera. Siamo diventati virtuoso perché la pianta di canapa, quando cresce, mangia
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quattro volte più Co2 di tutte le altre piante, quindi ha un valore ambientale. In più le radici hanno la capacità di sanificare i terreni, di riequilibrarli. Sui capannoni della nostra azienda, abbiamo messo pannelli fotovoltaici che ci permettono di produrre in autonomia la nostra energia elettrica. Ci viene spesso chiesto se la canapa è resistente. Certo, ha una resistenza fortissima. Nella nostra zona sono state scoperte grotte con dipinti divenute patrimonio dell’Unesco; già nel 600 d.C. per proteggere i dipinti e mantenere umidità e temperatura costanti avevano realizzato involucri in canapa e calce. È prodotto collaudato nel tempo. Abbiamo brevettato questa ricetta aggiungendo microrganismi dentro il nostro mattone ed è un brevetto riconosciuto a livello mondiale. Questo prodotto resiste nel tempo, ma può anche darsi che uno voglia demolire la casa, allora possiamo prendere i blocchi, metterci il seme e fare crescere le piante; questo mattone può essere messo anche nei terreni, diventa un prodotto naturale a tutti gli effetti e viene riaccettato dalla natura». EUGENIO FADDA Differente l’esperienza portata da Eugenio Fadda: «Noi, lavorando con l’acciaio per cemento armato, siamo più verso la demo-ricostruzione, che per il per il consumo. Su Milano abbiamo alcuni interventi, abbiamo clienti che si affidano a noi per la prossimità, per la capacità autonoma dei mezzi di sventramento della struttura e ricostruzione del solaio, fondamen-
talmente lasciando l’involucro della facciata retrofit radicale. Sono sempre di più gli interventi di questo tipo e sono interventi che hanno delle direzioni lavori particolarmente esigenti e severe. E noi riusciamo ad operare bene, facendo bella figura». E quando si parla di plastiche la rigenerazione è possibile? PAOLO BENZI «Già dagli anni ’80 – ha spiegato Paolo Benzi – abbiamo nel nostro gruppo un’azienda che si occupa della rigenerazione e del riutilizzo delle plastiche. Ci chiedono spesso che fine facciano i cellophane, dove vadano a finire. Grazie alle aziende che rigenerano, questi materiali vengono poi rimessi nella filiera; vengono utilizzati per realizzare per esempio le tubazioni per gli scarichi di acque reflue, quindi, quelle tubazioni che non veicolano acqua potabile. Questo è un ciclo di vita che non possiamo definire eterno, ma che prevede più cicli di rigenerazione. Si sente spesso parlare di seconda vita della plastica, però io ricordo c’è anche la terza vita». ROBERTO DI LELLIS Recupero e riutilizzo sono termini spesso legati all’acqua come ha ricordato Roberto Di Lellis che ha posto un quesito interessante: si può dire riutilizzare l’acqua anche in edifici esistenti? PAOLO BENZI «Assolutamente sì. Abbiamo eseguito un intervento
di una di una riqualificazione un paio di anni fa in un opificio da 10.000 metri quadri circa. In quel contesto abbiamo integrato il nostro prodotto, serbatoi polietilene, che ha il vantaggio di avere delle modularità, delle forme che si prestano molto alle riqualificazioni. Ci sono casi nei quali si possono incontrare problemi di falda o trovare la roccia, casi in cui se le situazioni già esistenti che magari se non si lavora col cemento in opera è difficile integrarsi. In questo stabilimento noi siamo riusciti a mettere una vasca volano per regimentare le acque, in questo modo abbiamo riqualificato una struttura degli anni ‘70. Quindi con una vasca volano lunga 30 metri da 50.000 litri, con il diametro di una vasca di una nostra serie più piccola, quindi con 1 metro e ½ di diametro abbiamo fatto questa riqualificazione. Poi abbiamo posizionato una vasca antincendio, un serbatoio da 70.000 litri di polietilene sempre leggero; abbiamo scavato e posizionato. Poi ci siamo occupati dell’impianto di trattamento delle acque di piazzale perché, lavorando la polvere e il polietilene ci sono situazioni di trucioli e quindi dobbiamo trattare l’acqua che può sversare nel fiume, perché quello è il recapito finale. Con lo stesso impianto abbiamo anche regimentato l’acqua del tetto; poi abbiamo messo le vasche biologiche per fare tutti i trattamenti delle acque nere e un’altra vasca per recuperare le acque de tetto per irrigare il giardino davanti. Con questo esempio si può capire che il polietilene e i prodotti che produciamo rientrano bene in un discorso di recupero delle acque». Eugenio Fadda, sales area manager Frem Group
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Report - Tavola rotonda
CHIARA LAVIZZARI «Nell’approccio al costruito – ha sostenuto -, ci occupiamo di involucro, quindi coperture piane a falde e facciate. È chiaro che quando interveniamo sul costruito ci troviamo per forza a dover decidere se smantellare o meno. Ci sono casi in cui le impermeabilizzazioni vengono lasciate e vengono poi coperte con una nuova stratigrafia e ci avvaliamo di collaboratori partner che si occupano sostanzialmente di recuperare e riciclare quanto è smantellato. Sono anche nostri fornitori perché sono quelli da cui andiamo a comperare il materiale riciclato che rimettiamo nel processo, quindi, questo è un po’ l’approccio di una quasi autosufficienza, perché non siamo anchor arrivati al punto in cui possiamo avere le stesse prestazioni o prestazioni ottimali di 100% riciclato all’interno di un processo di produzione del poliuretano. Anche se la percentuale di riciclato aumenta sempre più; così anche il bitume sminuzzato, per esempio, per realizzare manti sintetici sta impegnando la ricerca. La progettazione di quello che sono lo smantellamento e l’intervento sul costruito parte dal primo approccio nello studio, attraverso quelle che sono le esigenze espresse e poi trasmesse e trasferite in prestazioni del prodotto o del sistema. Parlo di sistema perché in effetti si tratta di una condivisione che arriva in fase di progettazione e questa è una cosa estremamente importante perché si condividono le sensibilità e i limiti. Le esigenze devono essere trasferite e rielaborate per poter avere qualcosa
che funzioni. L’edificio deve funzionare, il riuso deve funzionare, tutto deve funzionare. Sennò poi non abbiamo più edifici che curano, ma abbiamo edifici che devono essere curati». Dal pubblico giunge una domanda che, dopo tante splendide riflessioni, porta a una quotidianità nella quale non è sempre facile interfacciarsi con la clientela. Il cliente, che è poi quello che paga, come fa a scegliere i prodotti proposti piuttosto che quelli a minor prezzo che trova nelle grandi catene di distribuzione? Come li si può convincere a scegliere la qualità? CHIARA LAVIZZARI «Mi viene sempre da fare un paragone con quello che è il mondo industriale dell’industria pesante che ha subito quattro rivoluzioni industriali. Noi in edilizia invece siamo forse alla mezza. È un po’ come quando si va al ristorante, si può andare nell’all you can eat sotto casa dove con 15 euro pranzi, oppure andare in un ristorante rinomato dove si capisce da quanto si paga che la qualità del prodotto è diversa. Non voglio parlare di un’edilizia di serie A e un’edilizia di serie Z però è quello che oggi ci troviamo a raffrontare sul mercato, quindi, quello che secondo me gli operatori possono fare è di intervenire con una onestà intellettuale che permette di far capire la differenza. L’operatore intellettualmente onesto deve saper dire “no” quando serve. Un’analisi del costruito su cui si va ad operare è sicuramente fondamentale per capire con quali tecniche dobbiamo approcciarci. La tecnica può essere pura, tradizionale, può essere un misto di sistemi innovativi e sistemi tradizionali. Oggi pensare a un mondo edile completamente bio based un po’ mi spaventa. L’edilizia non è pronta, per esempio, alle capacità produttive di queste startup che si occupano di micelio piuttosto che altro, quindi, bisogna anche interfacciarsi con un limite produttivo e generazionale che chiaramente va messo sul piatto. Quindi sicuramente un’analisi di quello su cui dobbiamo operare è fondamentale, poi lì si sceglie. MASSIMO SENINI «È una domanda che ci poniamo e la nostra soluzione oggi è spiegare che siamo un’industria, un’azienda che ha fatto ricerca e sviluppo, abbiamo inventato questo prodotto, abbiamo oltre 500 realizzazioni fatte con clienti soddisfatti. Non ce n’è uno che si lamenta, ma dico anche che abbiamo una capacità produttiva molto più elevata di quello che è la richiesta di mercato, perché abbiamo investito. Anche il passaparola è fondamentale: il cliente parla con l’amico, col fratello, col
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cugino e questi ci chiamano. Però l’aiuto giusto viene dato dai tecnici, quindi è il tecnico il prescrittore che ci può dare una mano in questa cultura dello sviluppo. Perché quando si parla di edilizia rigenerativa, di questi prodotti, deve essere il tecnico che è avanti rispetto ad altri tecnici e dice al cliente che questo è il prodotto più giusto, più idoneo per fare il futuro dell’edilizia. Quindi sicuramente il pallino del futuro è in mano ai prescrittori, ai tecnici. Stessa cosa vale per le pavimentazioni autobloccanti. Vedo ancora purtroppo piste ciclabili fatte con asfalto; non so se vi è capitato di camminare d’estate su queste piste ciclabili. Si respira il catrame. Sono dell’idea che dove vive l’uomo dovrebbe essere bandito l’uso del catrame, perché non fa bene alla salute dell’uomo; mettiamolo sulle tangenziali, sulle autostrade, ma non dove si vive. Ma chi può dare una mano per un cambio di mentalità? EUGENIO FADDA «Anche la tecnologia piò diventare un “quid” in più. Per tutti gli edifici che realizziamo, anche in aree meno attraenti rispetto a Milano creiamo dei gemelli digitali: il solaio e tutte le sue caratteristiche tecniche, il calcestruzzo utilizzato, trave per trave, posizione per posizione. Tutto è tracciato. Manca però la premialità, perché nonostante tutti i servizi che offriamo, se provo a offrire a tre centesimi in più l’acciaio non c’è nessuno che lo compra. Dobbiamo fare capire al cliente che se paga un po’ di più il servizio, poi ha una maggiore qualità quando va ad eseguire, ha una premialità da un punto di vista Cam, di sostenibilità». Un’ultima richiesta da pubblico sposta l’attenzione sui ritardi nella proposta di progetti rigenerativi e di recupero. Ritardi dovuti alle leggi, alla realtà difficile, alla mancanza di sensibilità o a costi troppo elevati? PAOLO BENZI «I ritardi sono legati a diversi fattori. Se penso alla Germania trovo una cultura del recupero più avanzata della nostra. Forse l’hanno sviluppata perché pagavano già l’acqua 4, 5 volte più rispetto a noi. Certamente negli ultimi anni ci siamo posti più spesso il problema del risparmio energetico; prima dell’impennata dell’energia neppure io mi ero posto il problema se installare o no un sistema fotovoltaico. C’è però anche un aspetto legato alla responsabilità di chi dovrebbe verificare le normative; le leggi ci sono, ma andrebbero in alcuni aspetti aggiustate. Inoltre, manca il controllo, se penso alle acque reflue so che si mettono gli impianti, però poi nessuno va a controllare. Questo non è un problema solo italiano, è un problema europeo. Ho assistito ad
alcuni meeting con referenti a livello europeo e questo è un problema di tutta Europa, dalla Francia alla Germania. Quindi secondo me sono due le risposte; una è dal punto di vista etico e personale. Dobbiamo cercare di usare l’acqua con attenzione e insegnarlo ai nostri figli per evitare gli sprechi. L’altro invece è il punto che riguarda le leggi e la vigilanza».
Paolo Benzi, responsabile ufficio tecnico Rototec
MASSIMO SENINI «Non ci sono leggi che ci impongono di fare questi prodotti nuovi. Semplicemente è cambiato il modo di pensare delle persone, nell’ultimo decennio. È un cambiamento visibile, per esempio, nell’alimentazione; vent’anni fa si mangiava di tutto, poi si è cominciato a ricercare cibo particolare integrale, bio. Questo pensiero è arrivato anche nell’abbigliamento; prima si indossava qualsiasi indumento, anche prodotti sintetici, invece adesso si sta attenti: cotone, lana… Questa sensibilità è arrivata anche nell’ambiente della casa perché è l’involucro che ci avvolge, l’ambiente che abbiamo intorno. Quindi se prima si utilizzava di tutto, oggi la cultura, per fortuna migliorata, la sensibilità delle persone, portano a dire: “no, non mi metto intorno del polistirolo, che poi mi crea dei problemi di respirazione. Mi metto un prodotto naturale”. La bioedilizia è frutto di questa crescita che abbiamo fatto come popolo ed è una cosa molto positiva. È vero che più si va avanti più si continua a migliorare, perché se 10 anni fa ci impegnavamo a convincere una persona spiegando le cose due o tre volte, adesso anche il cliente profano capisce immediatamente che è una cosa positiva che fa bene all’ambiente e fa bene alle persone» Atti a cura di: Donina Zanoli
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Convegno Grandi Temi YouBuild
YB YouBuild
AWARDS 2023
I PREMIATI
occhiello
Titolo
GUADAGNO ECOLOGICO
TITOLO TITOLO
Premio: Porotherm Bio Plan Wienerberger
Ha ritirato il premio: Ing. Paolo Zanotti Product Manager di Wienerberger Italia
Prosommario
DECARBONIZZAZIONE E ENERGIA
Premio: Addmira 2D Upwall Manni Greentech
Ha ritirato il premio Arch. Ermanno Fusaro Exterior Wall Technical Manager Manni Green Tech
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MENZIONE
Abitare Legno
Ha ritirato il premio: Dott. Andrea Milazzo Responsabile commerciale Italia Svizzera Francia – Abitare Legno
YouB
AWA 202
MENZIONE
Porotherm Bio Plan – Wienerberger Ha ritirato il premio Ing. Paolo Zanotti Product Manager di Wienerberger Italia
YB YouBuild
YB
RICICLO, CIRCOLARITÀ E CICLI BIOBASED
Premio: Raytent - Giovanardi
Ha ritirato il premio Sara Selmin Marketing & green business development Giovanardi
Build
ARDS 023
DECLARE
Premio: Tetto verde Isopan Manni Green Tech
Ha ritirato il premio Ing. Claudia Chiti General Manager – Manni Green Tech
AWARDS 2022
MENZIONE
Pregy GreenService - Etex
Ha ritirato il premio Ing. Lavinia Savini Sustainability and Innovation Manager | Building Performance - Etex
RIGENERAZIONE
Premio: Blocco Ambiente - Senini Ha ritirato il premio Paolo Ronchetti Direttore Commerciale e Marketing Linea Tecnocanapa Senini
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Convegno Grandi Temi YouBuild
YB
I PREMIATI
YouBuild
AWARDS 2023
occhiello
Titolo
TITOLO TITOLO
SALUTE E SALUTOGENESI
Premio: Ecotop Superior Senini Ha ritirato il premio Massimo Senini titolare Senini
Prosommario
COMMITMENT TO MEASURE
Premio: Siniat
Ha ritirato il premio Ing. Lavinia Savini Sustainability and Innovation Manager | Building Performance - Etex
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YouBuild - GENNAIO 2024
Y
MENZIONE
FN Nano 2D - 2G Nanotech Ha ritirato il premio Franco Gianturco Presidente 2G Nanotech
YouB
AWA 20
MENZIONE
Wienerberger
Ha ritirato il premio Ing. Paolo Zanotti Product Manager di Wienerberger Italia
YB YouBuild
YB
AWARDS 2022
Build
ARDS 023
l’avanguardia della tenuta stagna
WT Expansion è una guarnizione idroespansiva in EPDM con un’elevata resistenza al carico idraulico che crea un’ottimale sigillatura dei giunti di dilatazione e contrazione, in qualsiasi struttura di calcestruzzo armato.
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Grandi Temi
Architettura e biofilia
Siamo
CIÒ CHE VIVIAMO Riaffiliarsi alla natura per nutrire e rigenerare salute fisica e mentale. Molti dei comportamenti ritenuti fondamentali per la nostra salute psicofisica sono intrinsecamente connaturati all’organizzazione dei nostri spazi quotidiani e alla nostra relazione con l’ambiente naturale Moreno Pivetti
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N
el suo libro “L’intelligenza dinamica” (2020) David Eagleman, neuroscienziato al Baylor College of Medicine di Huston, osserva che il nostro cervello “ è terribilmente bravo ad assorbire quei segnali a cui assegna un significato. E con il significato si ha l’esperienza soggettiva”. In quanto “organo che trasforma delle scosse elettriche al buio nel caleidoscopico spettacolo del mondo”, il cervello immagazzina, codifica e archivia sensazioni ed emozioni tramite lo scintillante universo dei circuiti sinaptici, che illuminano l’oscurità del nostro territorio cerebrale come le costellazioni disegnano le infinite traiettorie del cosmo. Ma come riporta Michela Matteoli nel libro Il talento del cervello (2023), “I sistemi di memoria si sarebbero evoluti non tanto per archiviare le esperienze, quanto per poterle utilizzare migliorando le prestazioni future”. La tesi è formulata da un gruppo di ricercatori delle Università di Harvard e Toronto, secondo cui “la memoria riguarda il futuro, non il passato”. In altri termini, “il vero scopo della memoria è riuscire a utilizzare il passato per guidare in modo intelligente il processo decisionale, o decision making, cioè la capacità di scelta dell’essere umano, che porta a individuare la migliore strategia possibile tra le diverse alternative”.
Guido Canali, Prada Headquarters, 1999-2018, Valvigna, Arezzo (ph. Gabriele Croppi). A sinistra, Guido Canali, Prada Headquarters, 1999-2018, Valvigna, Arezzo (ph. Alessandro Ciampi)
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Architettura e biofilia
Frank L. Wright, Fallingwater, 1936-39, Pittsburgh. Pennsylvania. Sotto, Nature Near, Late essays of Richard Neutra, 1989
Questo presuppone che qualsiasi operazione di rielaborazione e reinterpretazione delle nostre esperienze o conoscenze acquisite esiga una capacità critica ed al tempo stesso creativa, intrinsecamente connessa alla plasticità dinamica del nostro cervello ed alla nostra capacità di porre le esperienze stratificate al servizio di quelle prossime, di discernere dal passato quanto ci
richiede il futuro. “Il fenomeno affonda le sue origini nella notte dei tempi, quando i nostri progenitori vivevano nelle caverne e tornava loro utile ricordare che, per esempio, un frutto era nocivo per non tornare a cibarsene di nuovo” (M. Matteoli). O ancora nelle radure della Savana sud-orientale, dove circa due milioni di anni fa l’Homo sapiens traeva la ragione della propria sopravvivenza dall’osservazione del mondo naturale prima di ramificarsi in tutto il pianeta. La quantità degli input che l’esistenza ci offre è fonte primaria che alimenta la nostra plasticità cerebrale; in quanto metronomo del metabolismo cognitivo, regola la nostra capacità di trasformare i ‘data’ in qualità dell’esperienza vitale. Come la salute del corpo dipende dalla qualità dei cibi che ingeriamo e dai nostri comportamenti alimentari, così la salute neurale è conseguenza, oltre che del cibo, degli input che assumiamo e della loro qualità esperienziale. Capite bene quanto sia determinante la configurazione degli spazi in cui dimoriamo sulla qualità della nostra vita. E capite ancor meglio quanto sia influente abitare un certo spazio piuttosto che un altro, almeno quando siamo liberi nella scelta. Entro certi limiti, siamo arbitri di noi stessi: decidiamo di assumere cibi sani, di condurre uno stile di vita in armonia con i nostri equilibri psico-fisiologici, cercando di eliminare fonti di stress o malessere, il tutto all’interno dello spazio fisico che abitiamo, in cui lavoriamo o che scegliamo di frequentare, ovvero lo spazio della nostra esistenza, il teatro della nostra quotidianità. Diceva dunque Santiago Ramòn y Cajal (1852-1934), neuroscienziato e premio Nobel: “Qualunque uomo può, se lo desidera, diventare lo scultore del proprio cervello”. Allo stesso modo, il progettista scolpisce la qualità esperienziale dell’uomo. “Diamo forma ai nostri edifici; quindi ci modelliamo” (W. Churchil, in “House of Commons Rebuilding”, 1943). “Il design di un luogo fisico influenza lo stato mentale delle persone che lì si trovano. Ciò modella i loro atteggiamenti e comportamenti”. (S. Augustin, 2009). “La percezione può essere intesa come un modo di esplorare attivamente l’ambiente, per cui ogni azione è abbinata a un cambiamento specifico di ciò che viene trasmesso di ritorno al cervello”. A prescindere dal modo, il cervello si attiva per capire come l’output corrisponde all’input. Tutti gli input trasmessi al cervello (fotoni negli occhi, onde di compressione dell’aria nelle orecchie, pressione sulla pelle) vengono convertiti in impulsi elettrici che si diramano nelle sue varie “foreste neurali”, indipendentemente dalle loro porte d’ingresso. NEUROSCIENZA E SENSI Se la Neuroscienza tuttora indaga l’attitudine delle nostre strutture cerebrali a surrogare la perdita di un senso
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– attraverso il meccanismo della cosiddetta sostituzione sensoriale – le nuove frontiere della ricerca saranno sempre più orientate nel dimostrare come potenziare, arricchire, educare il mondo dei sensi, il nostro ‘sensorium’. Oltre a riparare i sensi danneggiati, o sostituire quelli perduti (o di cui siamo privati per natura), la nostra plasticità cerebrale può trasformare e affinare i sensi esistenti. Oltre alle suddette implicazioni, quale ruolo gioca il mondo della cultura e della conoscenza sul potenziamento e l’educazione dei sensi? Se la scienza medica può fornire importanti contributi sul piano neurologico, come la disciplina dell’architettura può orchestrare “il magico combinarsi di tutti i sensi” (D. Neutra), arricchendo la configurazione dello spazio per promuovere e migliorare il nostro benessere e la nostra esperienza vitale? Così come “lo scopo di un dispositivo terapeutico è rimediare a un deficit per ripristinare le condizioni normali” (David Aegleman), scopo dell’architettura è configurare e dare forma al nostro “essere-nel-mondo” (Vittorio Gallese), in modo che l’ambiente educhi e sviluppi i nostri poteri sensoriali.
Con l’obiettivo di affinare prassi comportamentali in grado di allenare la stimolazione cognitiva, nei primi anni Ottanta del secolo scorso il medico Lamberto Maffei (n. 1936), allora Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr, intraprese una serie di ricerche orientate a indagare gli influssi esercitati da un ambiente ricco di stimoli (i ricercatori lo definirono “enriched environment”) sullo stato di salute della nostra plasticità neurale. Il professor Maffei e il suo gruppo idearono il progetto “Train the Brain”, il cui protocollo prevedeva un insieme di attività cognitive, relazionali e fisiche in sostituzione di farmaci e procedure invasive. Continuato da Michela Matteoli, il programma (“Train the Brain 2”) ha dimostrato, tramite tecniche innovative di scansione cerebrale (scanner a 7 Tesla), “come la combinazione di allenamento cognitivo ed esercizio fisico sia efficace nel ridurre il declino cognitivo e la perdita di volume della materia grigia”. Molti dei comportamenti ritenuti fondamentali per la nostra salute psicofisica sono intrinsecamente connaturati all’organizzazione dei nostri spazi quotidiani e alla nostra relazione con l’ambiente naturale.
Richard J. Neutra, Desert Kaufmann House, 1946-47, Palm Springs, California (ph. Julius Shulman)
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Architettura e biofilia
Richard J. Neutra, Moore House, 1950-52, Ojai, California (ph. Julius Shulman)
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NATURA PER NUTRIRE LA MENTE Com’è noto, gli esseri umani sono predisposti neurobiologicamente e psicofisiologicamente per connettersi con le forme naturali. Secondo Edward Wilson (1984) – uno dei padri della biofilia – “abbiamo bisogno del contatto con la natura, e con la complessa geometria delle sue forme, tanto quanto necessitiamo per il nostro metabolismo di elementi nutritivi e di ossigeno”. Il nutrimento neurologico derivante dal mondo naturale – con le sue risorse, le sue strutture, le sue forme – è condizione primaria per regolare e alimentare il nostro equilibrio biorealista. La nostra salute si fonda su meccanismi mentali e fisici che sviluppiamo in risposta all’ambiente naturale (Kellert, 2008). In quanto organismi dotati di sensori che si interconnettono con il mondo esterno, è evidente come lo spazio vitale rappresenti il neurobioregolatore del nostro benessere psicofisico. Come conferma la recente ricerca scientifica, la plasticità cerebrale di cui siamo dotati consente non solo di equilibrare sensibilmente bensì di arricchire il nostro sistema biologico neurale. In particolare, l’approccio dell’evidence-based design, sviluppatosi in ambito medico-sanitario, conferma come “gli esseri umani traggono sostanzialmente beneficio dalla presenza, nel loro ambiente di vita e di lavoro, di forme e strutture biologiche”.
Alcuni fattori cosiddetti ‘biofilici’, come luce e aria naturale, acqua, piante ed altre strutture naturali, costituiscono capisaldi fondanti dell’approccio biorealista, ma è dalla loro articolazione che dipende la qualità dell’esperienza spaziale. Alcuni autori (Diette, 2003) dimostrarono come paesaggi o suoni tratti dalla natura potevano ridurre la percezione del dolore durante le broncoscopie; altri autori (Steemers, 2003) osservarono come alcune caratteristiche biofiliche influenzavano il benessere sensoriale dell’utente tanto quanto la variazione di temperatura. Lo sapeva bene Richard J. Jakson, membro dell’unità ‘Healthy Cities’ dei Centers Desease Control di LA e assessore della salute pubblica della California, autore di una dissertazione sull’influenza dell’ambiente costruito sulla salute pubblica in un’edizione speciale dell’American Journal of Public Health. Lo sostiene con forza Raymond R. Neutra (n. 1939), fondatore dell’Isee (International Society for Environmental Epidemiology) e da anni impegnato nel dimostrare come la salute dell’ambiente sia garante di giustizia sociale. NATURAM SEMPER RECURRET É ormai da tempo dimostrato che l’ambiente rappre-
senta la prima dimensione dell’esperienza vitale. É esplorando il mondo – la sua fisicità, la sua presenza e le sue “vicende” – che un neonato o un bambino ai primi passi creano la loro relazione corporea (embodiment) con l’ambiente. “Un saldo attaccamento all’ambiente naturale è il modo per raggiungere la felicità personale, oltre che per procedere nell’evoluzione dell’estensione empatica fino a includere la natura in tutta la sua varietà” ( Jeremy Rifkin). Questo “distrarsi affettuosamente nel luogo natìo” costituisce il nostro prendere coscienza di essere uomini sulla Terra, la prima e intima familiarità fisica e corporea con il mondo naturale che ci circonda. Questo primordiale sviluppo della nostra innata coscienza biofilica incorpora e trascrive nella nostra memoria l’esperienza che costruiamo nel e del mondo e ci prepara (o dovrebbe prepararci) “a essere adattivi e resilienti su un pianeta che si rinaturalizza”. Il contatto con la natura non è soltanto un’esperienza estetica o un’attività ricreativa; recenti studi nel campo delle neurobiologie e delle neuroscienze cognitive hanno dimostrato come “le nostre funzioni corporee più intime, fino ai meccanismi di ogni cellula, così come le nostre funzioni cognitive, seguono i ritmi e i flussi del mondo naturale (…). I nostri umori, il nostro comportamento e
specialmente il nostro benessere mentale e fisico”, sono “inconsciamente influenzati dal rapporto fisiologico che abbiamo con l’ambiente” ( Jeremy Rifkin). La correlazione natura-salute è ormai corroborata da sorprendenti risultati dimostrati da diversi approfondimenti e ricerche, oltre che da eccellenti casi-studio legati al mondo dell’architettura. Già nel 1927 il medico naturopata Philip Lovell, direttore della rivista “The care of the body” individuò nel giovane Richard Neutra l’architetto-pioniere per la costruzione della sua “Casa della Salute” (Lovell Health House, Los Angeles, 1927-29), manifesto di uno stile di vita in armonia con la natura. Lo conferma un rapporto pubblicato sulla rivista “Annual Review of Environment and Resources” (2020) dal titolo “Umani e natura. Come conoscere la natura e farne esperienza influiscono sul benessere”, nel quale autori di ricerche condotte nei dieci ambiti della dimensione del benessere concludevano che “il bilancio delle prove indicava che conoscere la natura e farne esperienza ci rende in generale persone più felici e più sane”. Un rapporto immersivo nella natura “migliorava la salute fisica, riduceva lo stress, rafforzava l’autodisciplina e ripristinava la salute mentale, favoriva una più profonda spiritualità, accresceva la capacità di concentrazione, potenziava la capacità di apprendi-
Richard J. Neutra, Corona School, 1935, LA, California (ph. Julius Shulman)
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Architettura e biofilia
Richard J. Neutra, Lovell Health House, LA, California, 1927-29 (disegno Moreno Pivetti)
mento, ispirava l’immaginazione, approfondiva il senso di identità e stimolava una maggiore connettività e un senso di appartenenza”. Tutti benefici che possiamo ritrovare in alcuni silenti ma magistrali esempi contemporanei dedicati agli spazi del lavoro (come gli Headquarters Prada e Smeg), dove la meditata e paziente ricerca di Guido Canali ha evoluto il Moderno secondo un’etica attenta alle reali fina-
fronte di altre forme di esercizio fisico al chiuso, che limitavano invece il glucosio di circa il 20 per cento. Altri indicatori confermavano l’effetto rivitalizzante dell’immersione biofilica: “riduzione del cortisolo salivare (un misuratore dello stress) di una percentuale tra il 13,4 al momento delle visita nel bosco e il 15,8 per cento dopo la passeggiata”, del battito cardiaco (del 6 per cento) e della pressione sanguigna sistolica; la sensazione di rilassa-
lità del progetto come strumento per indagare, affinare e raffinare lo spazio dell’uomo nelle sue interrelazioni con l’ambiente naturale.
mento – l’attività nervosa parasimpatica – aumenta del 102 per cento (dopo la passeggiata), mentre la sensazione di stress – l’attività ortosimpatica – diminuisce di circa il 20 per cento. Questa rigenerazione ecoterapeutica è il risultato di una semplice escursione in un bosco. Il termine “biofilia”, letteralmente “passione per la vita”, fu coniato dallo psicologo umanista Erich Fromm (1900-1980) per descrivere il sentimento di empatia dell’uomo verso tutti i fenomeni viventi. Nel 1993 la definizione venne ripresa e studiata empiricamente da Edward O. Wilson, che descrisse la biofilia come “l’innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sul-
IMMERSIONE BIOFILICA Già negli anni 80 del Novecento ricercatori giapponesi provarono a misurare i benefici terapeutici derivanti dai cosiddetti bagni nella foresta (shinrin-yoku), escursioni ricreative nei boschi per ridurre lo stress psicofisico provocato da ritmi di lavoro frenetici. Una tranquilla passeggiata (compresa fra i 3 e i 6 chilometri) riduceva i livelli di glucosio nel sangue del 40 per cento circa, a
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le forme di vita e su tutto ciò che le circonda e, in alcune circostanze, ad affiliarsi emotivamente”, una caratteristica intimamente radicata nel nostro Dna, un originario e organico senso di appartenenza alla famiglia della vita: il nostro benessere dipende, quindi, dalla nostra profonda relazione percettiva con ciò che è vivo. In sintesi, Wilson definisce la biofilia come “la tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali (…). La biofilia riflette la nostra inclinazione intrinseca a empatizzare con le creature nostre compagne e con il mondo naturale”. L’evoluzione della nostra specie muove “da una predisposizione genetica innata ad affiliarsi alla natura”, non alla lotta per dominarla. “Dominio della natura non significa sconsiderata perversione delle sue forme e dei suoi processi, bensì l’arte di intonare al Suo ordine l’azione dell’uomo” (R.J. Neutra, in “Survival Through Design”, La, 1954). Riaffiliarsi alla nostra innata coscienza biofilica significa sentire tutte le creature viventi come la nostra famiglia evolutiva, i nostri parenti di vita, “e la natura come nostro luogo e nostra casa in senso stretto” ( J. Rifkin). Sta diffondendosi ovunque un nuovo approccio educativo che mira a riconciliare l’umanità con la propria coscienza biofilica. Dall’Europa alla Nuova Zelanda, dal Canada al Giappone, il fenomeno green si presenta sotto svariate etichette: scuole nella natura o nella foresta, asili nel bosco; gli Stati Uniti ne contano circa 600, la Germania oltre 2.000. Risvegliate dalla recente pandemia Covid-19, le ‘aule nella natura’ stimolano le giovani generazioni ad una interattività adattiva con e nel mondo, dove la natura – come osserva Joanna Ferraro, fondatrice dell’Early Ecology Preschool di Oakland – “è la nostra insegnante in compresenza”. LA TECNICA AL SERVIZIO DELL’ETICA Ma poiché trascorriamo il 90% della nostra vita quotidiana in ambienti chiusi, per rigenerarci davvero la natura non deve limitarsi a un piacevole scenario o fondale, ma deve abitarvi e costituirne l’essenza. Il mondo del progetto e dell’industria dovranno adoprarsi affinché l’atteggiamento virtuoso di casi di eccellenza diventi pratica comune per migliorare il nostro benessere, ponendo la tecnica al servizio dell’etica. Non solo patii, giardini e terrazzi ricchi di essenze, ma anche materiali che trasformino le risorse naturali in struttura rigenerativa della nostra condizione quotidiana. Non dobbiamo solo portare la natura dentro abitazioni o luoghi di lavoro, ma altresì educare progetto ed industria alla costruzione della nostra esperienza vitale. Se è possibile conservare, sostenere e arricchire il nostro ambiente – rendendolo paricraticamente accessibile, attraverso quali criteri o indicatori possiamo misurarne gli effetti sulla qualità dell’esperienza vitale?
BIBLIOGRAFIA • • • • • • • • • • • • •
D. Passarelli (a cura di), Le problematiche ambientali. Monitoraggio e gestione, Gangemi editore, 2004; M. Luisa Palumbo, Paesaggi Sensibili. Architetture a sostegno della vita. Cielo, terra, sponde, :duepunti edizioni, 2012; Wittfrida Mitterer, Gabriele MANELLA (a cura di), Costruire sostenibilità: crisi ambientale e bioarchitettura, Franco Angeli, 2013; Vittorio Gallese, Arte, corpo e cervello: per un’estetica sperimentale, in Micromega, n. 2, 2014, pp. 49-67. Adriano Olivetti, Le fabbriche di bene, Edizioni di Comunità, 2014; Richard J. Neutra, Progettare per sopravvivere, Comunità Editrice, Roma/Ivrea, 2015; Harry F. Mallgrave, L’empatìa degli spazi. Architettura e neuroscienze, Raffaello Cortina Editore, 2015; Stefano Mancuso, Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, Giunti Editore, 2015; Stefano Mancuso, Plant Revolution. Le piante hanno già inventato il nostro futuro, Ed. Giunti, 2017; Stefano Mancuso, L’incredibile viaggio delle piante, Edizioni Laterza, 2018; David Aegleman, L’intelligenza dinamica. L’evoluzione continua dei circuiti del nostro cervello, Casa Editrice Corbaccio, 2020; Paolo Inghilleri, I luoghi che curano, Raffaello Cortina Editore, 2021; Michela Matteoli, Il talento del cervello: 10 lezioni facili di neuroscienze, Sonzogno Editori, 2023.
In tale prospettiva, il protocollo Living Building Challenge (Lbc 3.0) – promosso dall’International Living Future Institute (Ilfi) e giunto ormai alla sua terza formulazione – “ha come obiettivo la rigenerazione degli edifici e la valutazione degli effetti che tale azione può promuovere sull’ambiente immediatamente oltre i limiti fisici del contesto analizzato”. In particolare, tra i segmenti innovativi introdotti dal protocollo figura il ‘petalo’ cosiddetto Health+Happiness, che ha come fine “la creazione di un ambiente in grado di ottimizzare il benessere fisico, psicologico dei fruitori dello spazio progettato”, introducendo nel progetto caratteristiche fisiche ed ecologiche del luogo in cui esso si radica al fine di creare, ristabilire o rafforzare l’esultante danza dell’interconnessione biofilica con la natura. Per l’uomo, quindi, non vi è cosa più facile che vestirsi del progresso e non vi è cosa più difficile che spogliarsi della natura, quella stessa forza rigeneratrice che portava il medico e filosofo tedesco Friedrich Schiller (17591805) ad enunciare che “Gioia suggon tutti gli esseri / dal seno della natura”. Si disegna per riconsegnare all’uomo la partecipazione immersiva nello “spettacolo della natura”, la fonte del nostro sentimento vitale. Se “la vista della bella natura desta entusiasmo”, cantava Giacomo Leopardi tra filosofia naturale e immaginazione poetica, riaffiliarsi alla natura, come progettisti e prima ancora come ospiti del pianeta, rigenera “la passione per la vita”, quel nostro innato “senso vivo del desiderio di felicità”.
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Grandi Temi
Rapporto Ispra
Consumo di suolo A DOPPIA FACCIA Nel 2022 l’occupazione di terreni agricoli in Italia ha registrato un balzo di oltre il 10%, con una superficie di 76,8 chilometri quadrati. Troppo? A prima vista sì. Ma il conteggio comprende anche le installazioni di parchi fotovoltaici, necessari alla transizione green, e la costruzione di edifici meno energivori Giuseppe Rossi
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regg Easterbrook, giornalista ed editore americano, è famoso soprattutto per un aforisma che viene ricordato tutte le volte che si apre una discussione attorno a una statistica: «Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa». Niente di più vero: i numeri, se calati nella realtà della vita, non sono neutrali. Dipende da come li si legge. Questo vale anche per dati che periodicamente sono pubblicati da Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Il suo report più recente, reso noto a ottobre, riguarda la quantità di superficie italiana occupata in più da una qualche attività umana rispetto all’anno precedente. Tradotto a favore di telecamera: il consumo di suolo, che nel 2022 è aumentato ulteriormente. Anzi, decisamente a dismisura. I dati sono senza dubbio interessanti, ma lo è anche una considerazione che solitamente è ignorata: la qualità delle opere che occupano il territorio, visto che nessuno si pone come traguardo di coprire per sport un territorio con strati di cemento, asfalto e laterizio. Se si costruisce molto di più, forse troppo, è necessario anche valutare come e dove si occupa il suolo. E, non da ultimo, con che cosa. ACCEZIONE NEGATIVA Tra l’altro, si può obiettare che la definizione di consumo contiene di per sé una valenza non neutrale. L’Enciclopedia Treccani definisce la voce «consumare» come «distruggere, ridurre al nulla mediante l’uso o l’utilizzazione per determinati fini o bisogni». Eppure, se costruisco un condominio o un asilo non distruggo nulla. Offro, al contrario, un bene o un servizio, non qualcosa che si scioglie come una caramella. E, probabilmente, visto che l’edificio è nuovo, sarà anche meno energivoro rispetto a una corrispettiva costruzione già esistente che non consuma suolo, ma spreca tanto calore in più. Non solo: se Milano pianifica un nuovo quartiere, per esempio CityLife, statisticamente si tratta di consumo di suolo, anche se occupa un’area già urbanizzata. Eppure si tratta della prima area al mondo a ottenere il livello Platinum in tre certificazioni di sostenibilità internazionali attribuite da enti certificatori indipendenti: il Leed for Cities and Communities, il Well Community Standard e Sites for Existing Landscape. Insomma, il consumo di suolo ha due facce, visto che solitamente non si investono soldi in superfici di calcestruzzo per il gusto di eliminare un campo di mais, ma per coprire qualche bisogno. Ovviamente non è che manchino sprechi e cementificazioni eccessivamente speculative, ma tradurre l’occupazione di suolo come dato automaticamente negativo è perlomeno grossolano. Come nel caso di una strada che smaltisce il traffico: abbasserà anche l’inquinamento dell’area che in precedenza era intasata dalle vetture, con beneficio per
l’aria. Il cosiddetto consumo di suolo, quindi, può essere buono o cattivo, ma non necessariamente una sciagura. I NUMERI Premesso questo, veniamo ai dati. Nel 2022 il cosiddetto consumo di suolo ha riguardato 76,8 chilometri quadrati, il 10,2% in più rispetto al 2021. Il conteggio totale indica 21,5 mila chilometri quadrati. Non sorprende che si costruisca di più dove l’attività economica è più intensa, cioè lungo la Pianura Padana, tra Milano e Venezia, e lungo la costa adriatica fino alla Puglia. Sempre secondo la classifica quantitativa, le regioni in cui percentualmente si edifica maggiormente sono Lombardia (12,16%), Veneto (11,88%) e Campania (10,52%), mentre il maggiore incremento netto nel 2022 è stato registrato in Puglia, Emilia-Romagna e Piemonte. Il primato a livello provinciale, però, spetta ancora alla Lombardia, con il distretto di Monza e Brianza con il 41% di copertura artificiale, seguita da Napoli (35%) e Milano (32%). CEMENTIFICAZIONE La cementificazione, il bau bau del territorio, spesso a ragione, è un fenomeno più presente nelle città metropolitane di Roma e Napoli. L’area di Roma Capitale ha registrato il consumo di suolo più elevato, curiosamente seguita da Uta (Cagliari) e Casalpusterlengo (Lodi). Questi ultimi due casi meritano una riflessione. Uta, comune sardo di 10 mila abitanti, entrando nelle classifica di Ispra è sospettato di una dissennata cementificazione. Ma è un classico esempio di come i numeri non siano neutrali: è vero che a Uta l’incremento di consumo di suolo è stato di quasi 58 ettari rispetto al precedente. Ma, attenzione: si tratta dell’ampliamento di una superficie destinata all’installazione di pannelli fotovoltaici a terra su aree precedentemente agricole. Insomma, il consumo di suolo è, in realtà, parte della tanto auspicata rivoluzione green, che punta a utilizzare l’energia solare al posto dei combustibili fossili. Ogni parco fotovoltaico è consumo di suolo, eppure fa bene all’ambiente. Da notare che i nuovi impianti fotovoltaici a terra hanno comportato un consumo di suolo, misurato, secondo i criteri definiti dalla Ue, di una superficie di poco inferiore al 50% sul totale delle installazioni. Per questo è sbagliato puntare sui pannelli solari? I titoli che generano traffico sul web, i cosiddetti clickbait, non lo specificano. Anzi, paradossalmente indignano proprio chi è più sensibile alle ragioni della sostenibilità. LOGISTICA Del tutto diverso il caso dell’area di Casalpusterlengo, nel Lodigiano, dove l’occupazione di aree agricole è stata spinta invece da attività legate alla logistica. Che però sono la diretta conseguenza del boom degli acquisti
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Rapporto Ispra
nel caso specifico l’allagamento è stato semplicemente causato dalla rottura di un argine.
online, attività spesso utilizzata anche dai più irriducibili ambientalisti, nonché da chi sostiene la necessità per le imprese della distribuzione di utilizzare lo strumento dell’e-commerce. Anche in questo caso, quindi, aleggia un profumo di contraddizione. In poche parole: indignarsi per il consumo di suolo è facile, ma l’informazione a riguardo spesso è univoca, anzi, una sòla, con l’accento sulla o, per dirla alla romana. INTERPRETAZIONE L’interpretazione errata dei numeri, naturalmente, non deve nascondere la realtà: l’occupazione di suolo adibito all’agricoltura da parte di edifici, piazzali e parcheggi è spesso superflua. Secondo Ispra, la costruzione di nuovi edifici nel 2022 ha comportato la perdita di circa un migliaio di ettari di suoli agricoli. La domanda successiva è: questi edifici resteranno vuoti, oppure serviranno a ospitare qualcuno? Difficile, da un dato generale, fornire una risposta. Di certo l’urbanizzazione a prescindere genera mostri, come segnalano le alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna e, più di recente, la Toscana. Proprio secondo il rapporto Ispra, la Toscana non è tra le peggiori regioni per consumo di suolo. Ma l’area di Campi Bisenzio, quella colpita dall’alluvione, con +8,86 ettari di suolo occupato nel 2022 è al terzo posto dopo Cavriglia (+12,67) e Pisa (+10,10) tra le zone in cui si è più costruito. Il sospetto è che, in questo caso, sia stato edificato troppo dove non si sarebbe dovuto, anche se
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IL BOOM Episodi come questo sono, probabilmente, anche alla base dell’allarme lanciato dal Rapporto Ispra: «Gli ultimi dati ci mostrano che, purtroppo, il consumo di suolo, con le conseguenze analizzate approfonditamente in questo rapporto, non solo da due anni non rallenta più, ma nel 2022 accelera bruscamente e torna a correre a ritmi che, in Italia, non si vedevano da più di dieci anni. I fenomeni di trasformazione del territorio agricolo e naturale in aree artificiali hanno così sfiorato i 2,5 metri quadrati al secondo e riguardato quasi 77 chilometri quadrati in un solo anno, il 10% in più rispetto al 2021. Si tratta certamente di un ritmo non sostenibile, che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale», è l’analisi del presidente dell’Istituto, Stefano Laporta. Visto che l’Unione Europea si pone tra gli obiettivi quello di azzerare il consumo di suolo, certamente il dato italiano stride. Inoltre, va considerato che, a prescindere dalla qualità del costruito, il trend attuale non è statisticamente sostenibile. Secondo il calcolo dei tecnici Ispra, con il ritmo di occupazione del suolo registrata nel periodo 2006-2012, entro il 2050 si sfiorerebbero i 3 mila chilometri quadrati di suolo consumati in più, all’incirca l’area occupata dalla provincia di Bergamo, montagne comprese. LA SOLUZIONE Qual è la soluzione? La prima indicata dai tecnici dell’Istituto riguarda, non sorprendentemente, la rigenerazione urbana. Riqualificare dove possibile, ricostruire dove necessario e riutilizzare edifici dismessi, come nel caso di capannoni e impianti in disuso, è la chiave per evitare un ulteriore apporto di asfalto e cemento. Senza sottovalutare il ripristino a verde di aree dismesse. Non è un obiettivo lunare: nonostante l’accelerazione di consumo di suolo, nel 2022 la riconversione da costruito a verde ha interessato 44 aree naturali, pari a 6 chilometri quadrati, passati da suolo consumato a non consumato, in genere grazie al recupero di aree di cantiere o di superfici che erano state già classificate come consumo di suolo reversibile. È ancora poco, ma testimonia come costruire non sia sempre una sciagura e, soprattutto, non per sempre. E se negli ultimi due anni è stata registrata un’accelerazione, non bisogna dimenticare che nell’ultimo decennio non è sempre stato così. Tra il 2012 e il 2015, per esempio, il decremento è stato del 46,5%. Segno che l’urbanizzazione del territorio segue prima di tutto il ciclo economico. Sta alla politica coniugare lo sviluppo con il rispetto del territorio.
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Da qui al 2050 la riqualificazione delle aree cittadine italiane può coinvolgere 920 chilometri quadrati di suolo. È circa l’1,6% della superficie costruita nazionale, per 350 milioni di metri quadrati di immobili realizzabili. E con un relativo fatturato industriale di 2.300 miliardi di euro in 27 anni Franco Saro
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Roma ci sono progetti come la Metro C - Piazza Venezia, l’Expo Solar Park o il nuovo parco di Centocelle. A Milano sono previsti il Parco Romana, le riqualificazioni dello Scalo Farini e dell’ex Scalo San Cristoforo, per non parlare del nuovo quartiere UpTown. A Torino sono in pista il Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione, oltre alle aree inutilizzate delle Ferrovie, in tutto 12 chilometri quadrati tra aree dismesse, inutilizzate e da trasformare, il 9% del territorio comunale. Ma, in realtà, l’elenco delle superfici urbane interessate da progetti di recupero e rigenerazione è molto più lungo. IL BILANCIO Non tutte le idee presentate dalle amministrazioni locali, va detto, si trasformano poi in opere compiute. Altre arrivano faticosamente al traguardo solo dopo anni di ripensamenti e caccia ai fondi necessari. Ma il trend della rigenerazione urbana è conclamato. In circa dieci anni, tra il 2014 e il 2023, le azioni di rigenerazione messe in atto sul territorio italiano hanno interessato la trasformazione di circa 312 chilometri quadrati di
territorio, con lo sviluppo e trasformazione di 117 milioni di metri quadrati e 160 miliardi di euro di valore. Tutte le grandi città (ma anche le piccole) sono coinvolte. Tanto che nella capitale del design, che per inciso è anche la città principale della Lombardia, il Comune ha creato un assessorato ad hoc alla Rigenerazione urbana e urbanistica. IL TREND Qual è oggi la situazione? Una risposta arriva dal Primo Rapporto nazionale sulla rigenerazione urbana, curato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Urban Up-Unipol, e presentato a Roma nel corso del convegno Future Cities. La ricerca ha quantificato il fenomeno: in Italia la rigenerazione urbana, da qui al 2050, può coinvolgere 920 chilometri quadrati di suolo, circa l’1,6% della superficie urbanizzata nazionale, per 350 milioni di metri quadrati di superfici immobiliari realizzabili, con un conseguente fatturato industriale da 2.300 miliardi di euro in 27 anni. Questa catena di operazioni immobiliari, se realizzata, porterà anche un beneficio alle finanze pubbliche, con entrate stimato tra 20 e 25 miliardi di euro di gettito aggiuntivo annuo. Infine, in
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questo quadro ottimistico, sono compresi 100 mila nuovi posti di lavoro tra costruzioni e servizi. L’IMPATTO Altri dati incentivanti: secondo i calcoli di Scenari Immobiliari, la rigenerazione potrebbe mettere in moto 700 miliardi di ricadute dirette sul comparto del real estate dalle aziende fornitrici, dalla filiera e dai servizi, più altri 850 miliardi di ricadute indirette e 750 miliardi di indotto. Gli interventi di rigenerazione, che nel 2023 hanno interessato quasi 28 chilometri quadrati di territorio per una superficie lorda superiore a 10 milioni di metri quadrati, hanno portato a un valore aggiunto immobiliare di poco superiore ai 13 miliardi di euro. Insomma, rigenerare sembra la classica operazione winwin. A maggior ragione se si tiene conto che nella ricetta della riqualificazione il sapore forte è quello dato dalla salsa green: nessun progetto può prescindere anche dall’impatto ambientale. LE INCOGNITE Il conteggio, per la verità, non tiene conto di fattori legati all’economia, che sono imponderabili: inflazione, disponibilità di capitali, emergenze, tensioni geopolitiche, amministrazioni che si susseguono, piani regolatori che si sfaldano, decreti legge che cambiano le carte in tavola dall’oggi al domani (leggi: superbonus). Ma, anche se il quadro dipinto da Scenari Immobiliari dovesse rivelarsi con dimensioni più modeste, resterebbe pur sempre tanto lavoro da fare. A Milano, per esempio, è stato appena presentato da Coima e dallo studio Piuarch il progetto di riqualificazione dell’area ex Isotta Fraschini, tra San Siro e Citylife: interessa una superficie di circa 14 mila metri quadrati per 12 piani fuori terra, con circa 1.400 metri quadrati di terrazze panoramiche, oltre a spazi polifunzionali e retail: diventerà un centro direzionale con forte connotazione di design. E, dal punto di vista dell’efficienza, sarà un passo in avanti: oltre il 65% del fabbisogno energetico dell’edificio ristrutturato sarà coperto da fonti rinnovabili. Nella zona centrale di Porta Nuova, invece, il progetto di Lombardini22 interessa un immobile con una superficie complessiva di circa 35 mila metri quadrati. A fine lavori, nel 2025, l’edificio ospiterà uffici con standard di sostenibilità certificati Core&Shell Leed Platinum, Well Platinum, Breeam Excellent, Wiredscore Platinum. Sarà un nZeb (Nearly Zero Energy Building), edificio a energia quasi zero. Due esempi tra i tanti. RITORNO AL FUTURO «Il futuro del mercato immobiliare è nel suo passato. La crescita con consumo di suolo è finita e bisognerà lavorare sempre di più con i tanti vuoti che il passato
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ha lasciato», è l’analisi di Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. «Dalle fabbriche dismesse alle aree ferroviarie e poi i complessi a uffici anni Sessanta non più adatti alle nuove esigenze. Le città del futuro, come già successe nell’undicesimo secolo, devono recuperare intramoenia le funzioni necessarie. Non solo le normative, ma anche l’etica impongono di non consumare, se non in casi eccezionali, il terreno verde, ma di operare e trasformare per funzioni economiche o sociali le aree urbanizzate non più utilizzate o abbandonate. Un principio fondamentale, che va coniugato con i costi di intervento, come le bonifiche, e con le prospettive del mercato che hanno logiche discontinue. È una sorta di campo di gioco più importante per il nostro futuro, dove le aspettative pubbliche devono confrontarsi con le prospettive del mercato e dei finanziamenti». Insomma, un ritorno al futuro, urbanisticamente parlando. PUBBLICO & PRIVATO Come incentivare i progetti? La risposta sta nel coniugare l’obiettivo della rigenerazione con il business, dato che un investimento va remunerato. E, in questa chiave, è necessaria una sinergia con le amministrazioni pubbliche. «La cooperazione virtuosa tra pubblico e privato è oggi imprescindibile per avviare una rigenerazione urbana sostenibile e dare nuove identità e nuovo slancio alle aree dismesse attivando scambi destinati a premiare la collettività», è il commento di Massimiliano Morrone, amministratore delegato di UnipolSai Investimenti Sgr. «È stato questo l’approccio che ci sta guidando nel ripensare le aree periferiche di proprietà del Gruppo nell’ambito del Comune di Milano, dove abbiamo attivato una traslazione di volumetrie da aree edificabili ubicate a sud della città verso altre aree edificabili a nord con grandi potenziali di sviluppo (Bruzzano e Stephenson). Questa traslazione di diritti edificatori, che ha comportato la rinuncia da parte del Gruppo di circa 120 mila metri quadrati di superficie libera, ha coinvolto superfici fondiarie per circa 450 mila metri quadrati a sud della città, aree verdi che manterranno la loro vocazione agricola». DUE POLI In ogni caso, secondo Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, il trend della rigenerazione tenderà a polarizzarsi: «Da un lato le grandi trasformazioni continueranno a riguardare i maggiori centri urbani, le città metropolitane, quello che resta dei vasti complessi dismessi, edifici e aree pubbliche di varia natura, scali e superfici ferroviarie, grandi spazi commerciali e logistici, terziario e ambiti residenziali spesso prodotti di sperimentazioni. Dall’altro, saranno essenziali per le realtà provinciali le piccole trasfor-
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CHI RIGENERA DI PIÙ Dove si focalizza la rigenerazione urbana? Il Rapporto di Scenari Immobiliari ha stimato che dei 920 chilometri quadrati di superficie potenzialmente rigenerabile, il 21% si trova in Lombardia. Seguono il Veneto (19%), Emilia-Romagna (17%), Piemonte (14%) e Lazio (7%). Sul fronte dell’edificabilità, nelle stesse regioni è distribuita la maggior parte dei 350 milioni di metri quadrati di superficie lorda, con Lombardia in testa (23%), Veneto (22%), Emilia-Romagna (18%), Piemonte (16%) e Lazio (6%). La stessa classifica, ovviamente, risulta se si considera il valore immobiliare correlato a interventi di rigenerazione urbana: dei 700 miliardi di euro potenzialmente impegnabili da qui al 2050, il 26% si concentrerà in Lombardia, il 21% in EmiliaRomagna, il 20% in Veneto, il 14% in Piemonte e il 7% nel Lazio. Milano, Torino, Roma e Bologna sono, tra le principali aree metropolitane più interessate, ma la rigenerazione urbana interessa porzioni di territorio più ampie, per esempio, città di provincia come Verona, Treviso, Brescia, Piacenza, oltre all’area di Venezia.
mazioni, puntuali e reticolari, in gran parte insistenti sul sito di attività andate in disuso e spazi pubblici sottoutilizzati». COINVOLGIMENTO Dipenderà molto anche da come gli interventi urbanistici sapranno coinvolgere i residenti, non sempre entusiasti di abbandonare vecchie abitudini, paesaggi urbani e, non bisogna dimenticarlo, spesso anche le proprie abitazioni quando il progetto coinvolge edifici residenziali. Un esempio è quello del progetto di rigenerazione di piazzale Loreto, a Milano, un’area che sarà completamente rivoluzionata. Nhood Italy, uno dei principali attori del real estate italiano, per confrontarsi con i residenti nella zona ha inaugurato uno spazio apposito: l’hub Loc 26, uno spazio informativo e di ascolto su Loc - Loreto Open Community, in compartecipazione con Arcadis Italia, Metrogramma Milano, Studio Andrea Caputo, Mic-Hub, Land e Temporiuso. Anche perché il bando internazionale Reinventing Cities è stato vinto proprio esasperando il tema della rinascita dell’area, oggi occupata da un endemico ingorgo di traffico. Per far digerire il ribaltamento urbano nell’hub si svolgono workshop, seminari ed eventi pubblici con professionisti ed esperti per spiegare il senso della rigenerazione-rivoluzione urbana. Perché la città, in fondo, è di chi ci abita.
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Progetti Italia
Premi In/Arch 2023
60 anni di storia
DELL’ARCHITETTURA Venti premi regionali, assegnati dalle 12 sezioni In/Arch, sono stati conferiti a interventi ubicati in Italia, progettati e realizzati da italiani nel periodo compreso tra il 2018 e il 2022, nell’ambito delle categorie nuova costruzione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, restauro, ristrutturazione, rigenerazione. Il premio alla carriera è stato assegnato, per la prima volta nella sua storia, a un architetto non italiano, Emilio Ambasz
Moreno Pivetti*
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remiare l’architettura nelle sue tre componenti fondamentali – ideazione, costruzione, commissione – è la mission del premio In/ Architettura 2023, promosso dall’Istituto Nazionale di Architettura In/Arch e dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili Ance, in collaborazione con Archilovers, nell’anno in cui ricorrono, in una singolare assonanza, le sue 60 primavere unite al centenario dell’istituzione degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri (legge n. 1395 del 24 giugno 1923). Fin dalla sua prima edizione, i premi In/Arch hanno alimentato il dibattito culturale nazionale, celebrando l’opera di architettura come convergenza di un processo multilivello che ne caratterizza l’intero percorso esecutivo: “domanda, esigenze, norme, risorse, progetto, realizzazione, controllo, gestione, manutenzione”. Nell’edizione 2020, il filosofo Aldo Colonetti li presentava come “un’esperienza unica, non solo a livello nazionale, perché pensati da un intellettuale, come Bruno Zevi, che considera l’architettura non solo come disciplina ma come attività progettuale a tutto tondo, capace di trasformare e migliorare la società. Una visione illuministica, oggi ancor più attuale poiché
totalmente in controtendenza, con un atteggiamento diffuso di carattere strumentale: ovvero una sorta di specializzazione progettuale al servizio del “particolare”, mentre l’architettura appartiene a un sapere che sta a fondamento della nostra vita, individuale e collettiva”. VENTI PREMI REGIONALI Venti premi regionali, assegnati dalle 12 sezioni In/ Arch, sono stati conferiti a interventi ubicati in Italia, progettati e realizzati da italiani nel periodo compreso tra il 2018 e il 2022, nell’ambito delle categorie nuova costruzione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente (restauro, ristrutturazione, rigenerazione). Tutte le opere premiate si sono date appuntamento lo scorso 7 novembre a Venezia a Cà Giustinian, sede della Biennale, dove una giuria presieduta dal già citato Aldo Colonetti ha proclamato i vincitori dei Premi Nazionali. Opere e loro autori entrano così di diritto nel firmamento dei principali protagonisti della cultura architettonica premiati dall’Istituto nell’arco dei sessant’anni di storia del premio: Giuseppe e Alberto Samonà, Mario Ridolfi, Pierluigi Nervi, Franco Albini, Giovanni Michelucci, Carlo Scarpa, Luigi Caccia Dominioni, Carlo Aymonino, Gino Valle, Roberto Gabetti e Aimaro Isola, Umberto Riva, Marco Zanuso, Giancarlo De Carlo, Renzo Piano, Guido Canali, Gae Aulenti, Cino Zucchi, Massimiliano Fuksas e Doriana Mandrelli, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo ed altri ancora. Come sosteneva Vincenzo Cabianca presentando l’edizione del 1966, “il sistema dei premi è anzitutto un sistema di denuncia, effettuato attraverso la messa
in evidenza delle interrelazioni a monte, a livello di cause. Per questo motivo i premi sono una dizione da chiarire: non si tratta di premiare il meglio, se mai di denunciare il contesto attraverso le eccezioni. Per questo motivo non diciamo che stiamo distribuendo dei premi: diciamo che stiamo tracciando il panorama della condizione italiana attraverso le sue architetture”. Oltre alle due categorie prevalenti della nuova costruzione e del recupero/rigenerazione del patrimonio esistente, sono stati conferiti: • il premio internazionale Bruno Zevi per la diffusione della cultura architettonica, “assegnato a un’iniziativa di comunicazione, realizzata in Italia o all’estero, che costituisca un esempio qualificato di promozione di architettura contemporanea di qualità nel mondo”; • il Premio alla carriera, “assegnato a un progettista italiano vivente, le cui opere costituiscono un importante contributo alla storia dell’architettura contemporanea e la cui figura rappresenta con eccellenza la cultura architettonica italiana”. Premi speciali sono stati quindi assegnati ad aziende e istituti di ricerca. In particolare: • premio speciale “Architettura solare in contesti di pregio”, assegnato a un intervento “che dimostri il dialogo tra conservazione del patrimonio edilizio e paesaggistico di valenza culturale, miglioramento dell’efficienza energetica e del comfort ambientale interno, riduzione dell’impronta ecologica”; • premio speciale “Federbeton”, “assegnato ad un
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Premi In/Arch 2023
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intervento che abbia saputo valorizzare l’utilizzo del cemento e del calcestruzzo in qualità di materiale da sempre legato al mondo dell’architettura e delle costruzioni”; premio speciale “Listone Giordano”, “assegnato a un intervento che abbia saputo valorizzare l’utilizzo del legno in qualità di materiale da sempre legato al mondo dell’architettura e delle costruzioni”; premio speciale “More the Wellbeing”, “assegnato a un intervento che abbia posto particolare attenzione nel coniugare il benessere climatico degli ambienti con le esigenze delle persone, attraverso l’uso di soluzioni innovative ad elevata efficienza”; premio speciale “WTW – Willis Towers Watson”.
UN SECOLO FA NASCEVANO GLI ORDINI PROFESSIONALI Celebrare l’architettura quest’anno assume quindi una particolare rilevanza: esattamente un secolo fa, il 24 giugno 1923, Vittorio Emanuele III Re d’Italia approvava in Parlamento la nascita degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri (con legge n. 1395, Tutela del titolo e dell’esercizio professionale degli Ingegneri e degli Architetti). Premiare l’opera di architettura, oggi, significa evidenziarne il ruolo “Reale” nelle sue più nobili declinazioni: come disciplina in grado di rispondere ai contenuti concreti, attuali e oggettivi dell’uomo, offrendo “soluzioni reali a problemi reali”, e come arte regalis in grado di conferire alla nostra esistenza una “Alma real, dignissima d’impero” (F. Petrarca), come disciplina capace – come già auspicava Bruno Zevi – “di trasformare e migliorare la società”.
Poiché, proseguiva Zevi, “l’architettura non è solo arte, non è solo immagine di una vita storica o di una vita vissuta da noi o da altri, è anche e soprattutto l’ambiente, la scena ove la nostra vita si svolge”. LE RIFLESSIONI DI ARGAN In occasione della loro prima edizione, nel 1962, Giulio Carlo Argan li introduceva con le seguenti riflessioni: “I premi In/Arch, oltre a segnalare, evidentemente, quegli architetti che hanno compiuto un lavoro di sintesi e di risoluzione finale di tutte le componenti di forza nella componente ultima… cioè nell’opera d’arte, sono rivolti anche a premiare personalità politiche, funzionari di enti, produttori, critici d’arte, istituti e imprese, cioè l’intera sfera di attività e di interessi, al centro della quale si pone il risultato artistico. È poi molto importante che anche i premi che sono destinati agli edifici, premino non solo l’architetto ideatore ma anche il committente e il costruttore”. Già Leon Battista Alberti scriveva che ogni opera d’arte ha un padre e una madre: il padre è il committente, il quale la ordina e la finanzia, la madre è l’architetto che la custodisce dentro di sé, pian piano la fa crescere e infine le dona vita. Per lo stesso Filarete, l’edificio si genera con il contributo di una madre – l’architetto – e di un padre – il signor committente. Se Architetto e Committente si uniscono per concepire l’idea, l’opera di Architettura si compie soltanto con l’apporto fattuale del soggetto ‘terzo’, il Costruttore, colui che organizza i fattori produttivi per convertire il progetto in luogo in cui promuovere l’esperienza vitale. L’impiego e l’impegno della triade architetto-committente-costruttore non descrive tanto e soltanto il driver necessario a inverare la singola opera di architettura,
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Premi In/Arch 2023
ma convoglia “le componenti di forza” - le energie, le vitalità e gli stimoli - del mondo del progetto e del mondo della produzione per costruire l’identità culturale di una società autenticamente democratica. Secondo questa prospettiva olistica, i Premi In/Arch rappresentano un osservatorio per educare l’uomo al valore dell’architettura e della sua costruzione. *Menzione In/Architettura 2023 nella categoria riqualificazione edilizia/rigenerazione, sezione Lombardia ed Emilia-Romagna I VINCITORI NAZIONALI 2023 “La crescente rilevanza della qualità del costruire – tra consumo di suolo, efficienza energetica, criteri ambientali minimi – conferma il ruolo centrale dell’architet-
tura” ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, on. Gilberto Pichetto Fratin, nella lettera inviata in occasione dell’evento di premiazione. “I 10 progetti premiati non si pongono all’attenzione del pubblico con la pretesa di essere i più belli in assoluto, e tanto meno gli unici meritevoli, tra i tanti realizzati in Italia negli ultimi anni – ha osservato il presidente In/ Arch Andrea Margaritelli - ma siamo qui per un motivo ben più alto: indicare una rosa di progetti che, nel loro insieme possano avere rappresentatività e forza di manifesto per promuovere la cultura della progettazione architettonica nel nostro Paese. Del resto, è questa da sempre la vera natura e il significato più profondo dei premi In/Architettura, e anche la ragione per cui In/ Arch e Ance vi dedicano così tante energie”
MIGLIORI OPERE DI ARCHITETTURA (NUOVA COSTRUZIONE) I premi nazionali per interventi di nuova costruzione sono stati assegnati a: RCF Arena - Reggio Emilia Committente: C. Volo spa Progettisti: Iotti + Pavarani, Tassoni & Partners, Studio LSA Impresa: Nial Nizzoli A quest’opera è stato conferito anche il Premio speciale WTW-Willis Towers Watson.
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The Dome. Nuovo edificio scolastico LUISS – Roma Committente: LUISS Guido Carli Progettisti: Alvisi Kirimoto e Studio Gemma Impresa: ECOFAST Sistema srl
SON Cascina San Carlo – Milano Committente: SON Onlus Progettisti: B22 - Stefano Tropea con Carlo Venegoni Impresa: SAPA srl
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Premi In/Arch 2023
Casa 46 – Ragusa Committente: Flavio Tirrito Progettisti: SM-ARCH | Vania Santangelo, Maria Flaccavento, Serafino Sgarlata, Salvatore Ingrao Impresa: Angelo Giombarresi & C snc
La Manufacture - New manufacturing facility for Celine Production in Radda in Chianti (Siena) Committente: Celine Production Progettisti: MetroOffice Architetti Impresa: Ing. Ferrari spa (general contractor)
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In questa categoria la giuria ha assegnato anche due menzioni speciali a: Ring Road, Bressanone – Varna Committente: Provincia Autonoma di Bolzano Progettisti: MoDus Architects e Studio di Ingegneria Valdemarin Impresa: PAC spa
Museo Archeologico Nazionale di Aquileia Committente: MiBACT Polo Museale del Friuli Venezia Giulia Progettisti: GNOSIS Progetti Impresa: Impresa De Marco
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PREMIO SPECIALE FEDERBETON Digital Innovation Gate 421 – Roreto di Cherasco (Cn) Committente: Tesisquare spa Progettisti: Nemesi Architects Impresa: Fratelli Sartore
PREMIO AI MIGLIORI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE (RESTAURO, RISTRUTTURAZIONE, RIGENERAZIONE) Nuova sede della Procura della Repubblica di Catanzaro nell’ex Ospedale Militare Committente: Agenzia del Demanio – Direzione Generale Calabria Progettisti: Corvino+Multari (Vincenzo Corvino, Giovanni Multari) Imprese: Costruzioni Edili 2001 e Sami
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Museo Fellini – Rimini Committente: Comune di Rimini Progettista: Orazio Carpenzano Realizzatori: Lancia srl, Aplomb, Civita Laboratori Fiorentini, ETT e Gruppo Maggioli
Riqualificazione del Capannone 18 nell’area Ex “Officine Reggiane” a Reggio Emilia Committente: STU Reggiane spa Progettisti: Andrea Oliva Impresa: Allodi srl
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Riqualificazione dell’Area Ex Dufour a Cornigliano – Genova Committente: Società per Cornigliano Progettisti: Dodi Moss Imprese: ATI Lumode e Innovazione Caudin
Gallerie d’Italia – Torino Committente: Intesa San Paol Progettisti: AMDL Circle - Michele De Lucchi Impresa: Ediltecno Restauri
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MENZIONE SPECIALE Restauro della Villa La Saracena realizzata da Luigi Moretti nel 1955/ 58 a Santa Marinella – Roma Committente: Eleonora Cecconi Progettisti: Paolo Verdeschi con Flavio Fiorucci, Giulio Valerio Mancini e Giulia Seppiacci Imprese: Edilperfect e Luca Foschi opere in ferro
PREMIO SPECIALE LISTONE GIORDANO Casa DICA – Roma Committenti: Camilla Castroni e Leonardo Di Vincenzo Progettisti: b15a architettura (Andrea Desideri, Silvia Guzzini) Realizzazione a cura di: Fastedil, Vetroferr sas, Falegnameria Frezzini, O.H.M. srl, Morgante Iolanda srl
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PREMIO SPECIALE MORE THE WELLBEING Attico L – Milano Committente: Luisa Ranno Progettista: Marco Carini Impresa: Meridionale Impianti spa
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PREMIO SPECIALE ARCHITETTURA SOLARE IN CONTESTI DI PREGIO, NELL’AMBITO DEL PROGETTO EUROPEO BIPV MEETS HISTORY Impianto fotovoltaico BIPV su dimora storica a Montecrestese (Verbano) Committente: Simona Rizzi Progettista: Sofia Tiozzo Pezzoli (GruppoSTG Fabbrica srl) Impresa: Gruppo STG Fabbrica srl
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PREMIO ALLA CARRIERA 2023 Il premio alla carriera è stato assegnato, per la prima volta nella sua storia, a un architetto non italiano, Emilio Ambasz. “Architetto cosmopolita, argentino di nascita, 1943, internazionale dal punto di vista progettuale, italiano per frequentazione del nostro paese, avendo avuto anche per molti anni uno studio a Bologna, con il quale ha collaborato con aziende, istituzioni territoriali, committenze pubbliche e private. Ha sempre messo al centro un’idea concreta di natura, senza ideologismi e fughe in avanti, ma operando concretamente nel “fare architettura” privilegiando un atteggiamento che lui stesso ha definito “il verde sul grigio”, ovvero inserendo già negli anni settanta “architetture e piante”, senza proclami ma nel segno di accostamenti razionali tra “natura e artificio”. Sono testimonianza di questa opzione costruttiva l’Ospedale dell’Angelo e la Fondazione Banca degli occhi a Mestre (2007-2008), insieme al progetto Acros Fukuoka in Giappone. È stato il primo grande ambasciatore del Made in Italy con la grande mostra, presso il Moma di New York, 1972, “Italy:The New Domestic Landscape”, il primo vero sbarco negli Stati Uniti, e non solo, dell’identità italiana, dalla città agli oggetti, dalla casa all’automotive, offrendo ai giovani protagonisti del nostro Paese uno straordinario palcoscenico. Emilio Ambasz, nel rispetto di una sua affermazione programmatica, “ogni atto di costruzione è una sfida alla natura”, recentemente ha donato 10 milioni di dollari al Moma, destinati alla realizzazione all’ “Istituto di Ricerca Emilio Ambasz”, dedicato all’interazione natura e architettura: la prima iniziativa concreta è la grande mostra “Emerging Ecologies”, aperta in questi mesi al Moma, dedicata agli architetti-artisti, ovvero secondo Ambasz, “ovvero quelli che creano nuovi modelli e fanno cultura”. Anche questo è uno sguardo italiano, soprattutto di origine rinascimentale. Ambasz ha così commentato:“Sono profondamente commosso per questo generoso riconoscimento. Essere il primo straniero a ricevere questo importante premio è un grande onore […] Dobbiamo inventare un’architettura che sia l’incarnazione di un patto di riconciliazione tra natura e costruito. Come architetti e designer dobbiamo creare modelli alternativi di futuro proponendo una vita migliore, per guidare le nostre azioni se non desideriamo perpetuare le condizioni presenti: credo che non sia etico qualsiasi progetto architettonico che non tenti di proporre modi di esistenza nuovi o migliori. Questo compito – conclude Emilio Ambasz - può far vacillare l’immaginazione e paralizzare la speranza, ma non possiamo sottrarci al suo perseguimento”.
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PREMIO BRUNO ZEVI PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA ARCHITETTONICA 2023 È stato conferito a Editoriale Lotus, diretta da Pierluigi Nicolin, che “ha trasformato nel corso degli anni una rassegna di Architettura in uno spazio di discussione aperto verso posizioni diverse. Con la rivista Lotus l’architettura italiana assume un ruolo preminente nel dibattito internazionale sviluppando un’ampia riflessione sui grandi temi del pensiero architettonico attraverso i contributi di un numero scelto di notevoli personalità. In questo modo, negli ultimi decenni un’intera generazione di architetti italiani ha potuto sviluppare le proprie idee in un rapporto diretto con le proposte progettuali e le riflessioni dei protagonisti del dibattito contemporaneo. Pierluigi Nicolin con Lotus ha progettato la sua più importante opera architettonica perché ha consentito alla cultura italiana di entrare nel grande dibattito internazionale, non dimenticando mai che è nel dialogo con tutte le altre discipline, soprattutto con le cosiddette arti applicate e non solo, dove è possibile alimentare nuove idee e inediti tragitti compositivi. L’architettura al centro, senza mai perdere di vista la relazione tra la parte e il tutto, tra il pensiero e l’azione. Lotus è, a tutti gli effetti, un grande progetto di architettura e non solo una rivista.
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Progetti Italia
Cremona | Architettura sanitaria
Sistemi costruttivi industrializzati
PER IL NUOVO OSPEDALE DI CREMONA Paziente al centro del progetto, innovazione costruttiva ed efficienza. Le fonti utilizzate per la produzione di energia e i materiali impiegati rispondono ai più recenti standard in materia di sostenibilità. Sarà costruita una città nella città, dove molteplici funzioni e relazioni trovano spazio in un’unica infrastruttura complessa Patrizia Spada
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ario Cucinella Architects propone un nuovo modello di architettura sanitaria dal quale emerge una visione olistica della salute e del benessere della persona, in stretta connessione con i sistemi territoriali e la rete sanitaria assistenziale. Il Nuovo Ospedale di Cremona si integra con il contesto socioculturale, diventando centro sanitario che non ospita solo servizi di diagnosi e cura, ma anche spazi di interazione sociale, per lo svago, per accrescere il valore del benessere e della cura della persona. Il processo progettuale parte da un’analisi approfondita della struttura urbana e territoriale, integrando da un lato la struttura radiale di percorsi e spazi urbani tipici di Cremona, che contribuiscono alla
Vista aerea. A sinistra, vista dal Parco Fluviale. Visual by MCA Visual
IL C OMMENTO
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di Mario Cucinella, MCA
l nuovo ospedale di Cremona potrà rappresentare un modello per l’architettura sanitaria sotto più aspetti, a iniziare dal bando che, con le sue linee guida, ha rimesso al centro la qualità dell’architettura come fattore centrale per il benessere psicofisico. Diverse sono le sfide che siamo chiamati ad affrontare: dal progettare spazi che si prendano cura non solo dei degenti ma di tutte le persone che quotidianamente vivono un ospedale, pensiamo a chi ci lavora, alla capacità di prevedere edifici capaci di trasformarsi e adattarsi alle mutevoli condizioni (non solo alle ultime emergenze sanitarie, ma anche alle continue evoluzioni in campo medico che comportano innovazioni anche strutturali). Dobbiamo tornare a un’idea di ospedale che sia parte della vita della città e non unicamente un luogo di cura: Cremona ha fatto una scelta importante e di qualità, che farà scuola non solo in Italia.
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Occhiello
definizione dell’area di progetto come nuovo centro di attrazione; dall’altro la composizione altimetrica delle terrazze fluviali caratterizzata da argini e passeggiate sospese nel paesaggio naturale. A tale analisi, si integra la necessità di creare un sistema resiliente, capace di adattarsi al mutare delle esigenze sociali economiche e ambientali. ECOSISTEMA DELLA SALUTE L’area di progetto, a cavallo tra l’espansione urbana e il
Vista dalla copertura verde. Visual by MCA Visual. Sotto, Nuovo Ospedale di Cremona, archivio MCA
Parco del Po e del Morbasco, ne consente la riconnessione, diventando così una nuova porta d’accesso per il sistema naturale. Il Nuovo Ospedale, che si sviluppa in continuità con il paesaggio del Parco della Salute, segue un andamento semicircolare che garantisce la permeabilità sia fisica sia visuale tra i due elementi. Il progetto architettonico permette di concepire gli spazi proposti come core centrali dai quali possono scaturire nuove aree di espansione: la copertura verde che emerge dal sistema del parco crea spazi coperti in relazione con il paesaggio circostante, che possono essere colonizzati nel tempo al fine di rendere l’Ospedale un luogo attivo per l’incontro e l’interazione sociale. Le funzioni di asilo e aree legate all’educazione, attualmente presenti nel complesso, sono integrate da una biblioteca e residenze temporanee a supporto di pazienti e famiglie, al fine di promuovere nuove relazioni con la comunità. PARCO DELLA SALUTE Nuovo tassello nel paesaggio per la città di Cremona, è un punto di riferimento per la comunità, animato da spazi di socialità e luoghi introspettivi per la cura e il benessere fisico e mentale. Al contempo, rappresenta un ambito di naturalità e di biodiversità urbana. È caratterizzato da tre elementi: bosco climatico, un sistema naturale che abbraccia l’Ospedale, caratterizzato da percorsi verdi che legano una sequenza di attività terapeutiche per i residenti e gli utenti dell’ospedale, alternate a zone di biodiversità animale e vegetale. Qui è possibile beneficiare di una terapia psico-fisica del tutto naturale, grazie ad attività quali la meditazione e la contemplazione, il
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Forest Bathing e Barefooting, spazi di lettura singola e collettiva all’aperto, e una Food Forest comunitaria; anello vitale, un percorso caratterizzato da spazi per le attività ludico-sportive e per l’interazione sociale, in dialogo con gli elementi architettonici pubblici e del complesso ospedaliero; anello rurale, un ampio sistema naturale a prato caratterizzato da uno specchio d’acqua centrale come punto cardine dell’intero Parco. Un luogo per eventi e attività. EDIFICIO OSPEDALIERO Sarà una “città nella città” dove molteplici funzioni e relazioni trovano spazio in un’unica infrastruttura complessa. L’edificio, sviluppato su sette livelli fuori terra, è suddiviso in due corpi principali che si connettono a livello 00, in corrispondenza con il principale accesso sanitario: un cuore centrale, caratterizzato dalla piastra
tecnologica che accoglie il blocco operatorio diviso in quattro settori (emergenza, cardiovascolare, multifunzionale, chirurgia minore), e una struttura in elevazione caratterizzata dalla presenza di servizi sanitari a media/ bassa tecnologia. Partendo dalla concezione dell’utente quale centro del sistema ospedaliero, la progettazione avviene attraverso principi di empatia, creatività e comprensione delle esigenze della persona in cura, dello staff sanitario e dei visitatori, per garantirne alti livelli di benessere. Questo è possibile anche grazie all’ottimizzazione di parametri che, come evidenziato dai più recenti studi in tema di Evidence-Based Design, hanno una ricaduta sul decorso dei pazienti e sulle performance del personale sanitario, quali l’illuminazione naturale, il rapporto con la natura, i livelli di rumore negli ambienti e la qualità dell’aria.
Prospetto Sezione by MCA. Sotto, vista dal Parco della Salute. Visual by MCA Visual
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Cremona | Architettura sanitaria
Schema Bioclimatico by MCA
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IL PAZIENTE AL CENTRO DEL PROGETTO La considerazione del paziente come centro fondamentale del sistema ospedaliero ha orientato la strategia progettuale: da una parte il paziente troverà in ospedale ambienti differenti a seconda dei percorsi e dell’intensità di cura che dovrà seguire; d’altra parte, si rompe l’isolamento dei vari reparti, non più “celle” distinte ma gruppi di professionalità diverse (medici ed infermieri) che operano sullo stesso paziente. Ne deriva un sistema nel quale l’intero ospedale collabora alla cura del paziente come se fosse un unico reparto, e non come una sommatoria di reparti isolati. Altro tema centrale è la flessibilità di gestione dell’ospedale che, già dalla sua progettazione, si deve preparare al nuovo, con spazi e modalità adatti: così nel progetto si
facilita il riassetto degli ambiti di degenza per rispondere al mutare delle necessità sanitarie (il 20% delle camere di degenza può essere trasformata in area di terapia intensiva con interposizione di un filtro, e l’80% può essere trasformato in camera a due letti, al fine di poter far fronte ad esigenze improvvise di posti-letto). L’architettura del Nuovo Ospedale di Cremona definisce anche un gradiente di accessibilità degli spazi: da ambienti raccolti nei quali privacy e benessere del paziente diventano centrali, a quelli più permeabili e aperti ai cittadini che ospitano servizi commerciali per l’utenza e i visitatori e connettono l’ospedale alla scala urbana. Lo sono, ad esempio, l’Hospital Street, area di accoglienza per il pubblico ma anche spazio di interazione per il personale sanitario, e il Centro di gestione,
IMPRONTA ECOLOGICA Il nuovo intervento è l’occasione per integrare nell’edificio e nello spazio esterno risposte di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico: elementi e processi naturali, Nature-Based Solutions, come la presenza di vegetazione, di acqua e la scelta dei materiali di pavimentazione contribuiscono a mitigare l’isola di calore urbana raggiungendo una diminuzione della temperatura media percepita di circa 4° rispetto alla situazione attuale. In più, oltre alla scelta di materiali e di soluzioni costruttive specifiche, si ricorre a strategie passive, come orientamento ottimale, permeabilità ai venti e illuminazione naturale, con l’obiettivo di minimizzare l’impatto sull’ambiente, riducendo le emissioni. Le diverse scelte progettuali mirano alla riduzione di: • emissioni incorporate, che riguardano la scelta dei materiali e la fase di costruzione. In quest’ottica saranno privilegiate alternative che consentono di coniugare una buona disponibilità di mercato e ottime prestazioni sotto il profilo energetico e ambientale, favorendo aspetti quali l’origine naturale dei prodotti e la scelta di soluzioni costruttive che privilegiano sistemi di assemblaggio a secco, e prefabbricati (Design for Manufacturing and Assembly); • emissioni prodotte durante la fase operativa, tramite una progettazione in sintonia con il clima e implementando processi di monitoraggio continuo del funzionamento della grande “macchina sanitaria” attraverso diversi processi di controllo; • emissioni a fine vita, massimizzando le opportunità di un approccio cradle-to-cradle, con l’obiettivo di generare, tramite il passaporto dei materiali, una loro tracciabilità e la possibilità di convogliare i componenti in nuove filiere.
Vista dalla Hospital Street. Visual by MCA Visual
che al primo piano accoglie gli spazi dedicati al governo delle attività cliniche dislocate sul territorio. L’area strategica dell’Ospedale è dove sono allocati i servizi assistenziali, che rappresentano il ponte tra l’Ospedale stesso e il territorio che lo circonda: Il Pronto Soccorso, al piano 00, rispecchia lo schema dell’Ospedale nell’ospedale ed è in grado di funzionare autonomamente dal resto della struttura senza che ci sia interferenza vicendevole, abbattendo i tempi di esecuzione delle prestazioni mediche previste. Allo stesso tempo è collegato con percorsi veloci e dedicati ai servizi diagnostici, ai blocchi operatori, alle terapie intensive e alle degenze. È prevista anche una sezione autonoma per la gestione del paziente infetto con collegamento diretto e dedicato con aree di degenza precettabili in caso di emergenza sanitaria. Sempre al piano 00, è ubicato il servizio di Diagnostica per immagini, in contiguità con il Pronto Soccorso, il Blocco operatorio e le degenze intensive ai quali è collegato tramite corridoi dedicati. L’area ambulatoriale è al piano 01, fuori dagli altri percorsi, in connessione con le aree destinate alla prenotazione e all’accettazione. VELOCITÀ NELLE FASI PROGETTUALI E REALIZZATIVE La dimensione del cantiere del nuovo ospedale e la sua divisione in fasi sono una delle caratteristiche di maggior attenzione del progetto. La forma del nuovo ospedale
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Cremona | Architettura sanitaria
permette di utilizzare dettagli ed elementi costruttivi modulari su tutta l’estensione della struttura permettendo notevole semplificazione delle fasi progettuali. La scelta di utilizzare elementi prefabbricati in legno e acciaio nelle porzioni superiori permette notevole risparmio di tempi di costruzione. Il montaggio di un impalcato in legno e acciaio sarà realizzato nel 40% del tempo di un equivalente solaio in calcestruzzo armato con notevole vantaggio economico per la gestione transitoria dell’ospedale. PREFABBRICAZIONE E MODULARITÀ La pianta delle strutture fuori terra, con forma ad arco di cerchio, si associa bene alla necessità di utilizzare una struttura modulare, permettendo la possibilità di ampliare, in futuro, l’ospedale utilizzando il medesimo Dettaglio By MCA
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sistema costruttivo. Nell’ottica del raggiungimento di una struttura ospedaliera flessibile, diventa fondamentale orientare la progettazione verso scelta di elementi modulari e prefabbricati, che garantiscano: riduzione dei tempi di realizzazione, controllo della qualità e Basso impatto ambientale. l’industrializzazione delle componenti in officina porta ad avere un cantiere veloce, in quanto il lavoro on-site si riduce al solo processo di assemblaggio di elementi prefiniti. L’assemblaggio delle componenti del manufatto in officina, infatti, incrementa l’affidabilità del risultato finale riducendo drasticamente il margine di errore e gli imprevisti; Infine, un cantiere veloce riduce l’impatto ambientale, soprattutto rispetto alle soluzioni integralmente in calcestruzzo. Oltre alla diminuzione dell’impiego di
SISTEMI DI RACCOLTA E GESTIONE DELLE ACQUE REFLUE La scelta di servirsi di sistemi SuDs (Sustainable drainage systems) prevede il riuso in loco delle acque, riducendo quindi il carico idrico al sistema fognario, i costi di trattamento delle acque, i costi di utilizzo di acque depurate. L’acqua, filtrando nel terreno, subisce un naturale processo di trattamento chimico-fisico di depurazione accentuato dall’appropriata scelta di specie vegetali. Il focus sull’area di intervento mostra le diverse soluzioni adottate per il sistema di raccolta delle acque piovane, tra cui terrazze a verde pensile, canali vegetati e rain-gardens. Questo tipo di soluzioni aiuta il processo di incanalazione delle acque meteoriche, con sistemi a gravità all’interno del bacino di infiltrazione e delle vasche di accumulo sotterranee, al fine di inserirla in una strategia virtuosa di riutilizzo secondario, come ad esempio quello irriguo.
risorse idriche, minori rifiuti e trasporti, vi sono anche i vantaggi correlati alla facilità di un futuro disassemblaggio e riutilizzo delle componenti. Per le strutture fuori terra si ricorre all’utilizzo di pannelli di legno bidirezionale di tipo Cross Laminated Timber (Clt). Le dimensioni dei pannelli sono ripetute sempre uguali lungo lo sviluppo tangenziale della struttura. Per massimizzare la velocità di esecuzione e per lasciare il cantiere più ordinato possibile, la connessione degli elementi strutturali sarà eseguita a secco con connettori e bulloni metallici, semplificandone l’esecuzione ed eliminando i tempi di attesa per la maturazione degli eventuali leganti cementizi.
LA SCHEDA Cliente: Asst di Cremona Luogo: Cremona Anno: 2023 Area di intervento: 180mila mq Progetto Strutture: Buromilan Progetto impianti e prevenzione incendi: Artelia Progetto del paesaggio: Land Italia Team di progetto: Mario Cucinella Architects, Mario Cucinella Project manager: Valentina Grasso Design leader: Tommaso Bettini Design manager: Mariachiara Mondini Engineer, computational design expert: Marcello Michelini Architect, Bim specialist: Jacopo Ambrosiani Engineer, computational design expert: Giacomo Righi Grimaldi Visual unit manager: Alessia Monacelli Senior visual artist specialist: Walter Vecchio, Vincenzo Metafora, Chiara Giammarco, Gian Lorenzo Petrini, Lorenzo Mancini
STOP PONTI TERMICI
DECORI SU MISURA .. WWW.ELENI-SRL.COM YouBuild - GENNAIO 2024
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Progetti Italia
Montereale Valcellina, Pordenone | Residenze
L’aspra bellezza
DELLA MONTAGNA
Vista notturna prospetto principale
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La casa della Loli è frutto di un recupero, a fini abitativi, di un manufatto con struttura in pietra in parte già destinato a tale scopo, in parte utilizzato come fienile nel ‘700. Il progetto non è stato semplicemente un esercizio di ricostruzione filologica ma un’occasione per studiare i materiali e le tecniche locali comprendendone fino in fondo le caratteristiche e le potenzialità
Vista di rapporto con contesto storico. A destra, dettaglio del ballatoio
Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini
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uso dell’aggettivo vernacolare, abbinato all’architettura, è relativamente recente anche se la radice è antica. Il termine vernaculum, nella lingua latina, designava tutto ciò che veniva costruito, allevato, confezionato e coltivato in casa, in opposizione a ciò che ci si procurava tramite lo scambio con l’esterno ed il commercio. La locuzione emerge, per la prima volta, verso la fine del diciannovesimo secolo nei testi che parlano delle architetture rurali e spontanee ma una definizione compiuta arriva solo negli anni ‘50 del ‘900 nelle pubblicazioni dello studioso britannico Eric Mercer. Interessante anche l’accezione coniata negli anni ‘60 da Bernard Rudofsky, architetto austriaco naturalizzato americano, che le definisce “non-pedigreed architecture”. Quindi di cosa stiamo parlando in concreto? Di tutte quelle costruzioni edificate con materiali locali, oggi diremo “a km zero”, seguendo le tecniche tradizionali specifiche della cultura di un territorio. Entrambi gli
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Montereale Valcellina, Pordenone | Residenze
autori concordano nel sottolineare che l’architettura vernacolare sia caratteristica non solo di un’epoca ma anche della classe sociale che ha commissionato o, in molto casi, autocostruito i manufatti.
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di Dalz Architettura
ntervenire nel contesto storico rappresenta una delle principali sfide a cui l’architettura contemporanea è chiamata a dare risposta attraverso azioni concrete che si pongono, tra i diversi obiettivi, quello di superare l’ansia del contatto tra il nuovo e l’esistente. Il riuso e la riqualificazione urbana e architettonica, associati a modalità operative come l’aggiunta, la sottrazione e l’innesto, rappresentano sempre più i temi attorno ai quali ruota lo sviluppo sostenibile del territorio. Al contempo, intervenire nel contesto storico significa riconoscere i valori storici e sociali passati e presenti per individuare delle azioni di intervento future compatibili sia con le mutate modalità dell’abitare sia con la naturale evoluzione storico-culturale del costruito che definisce la ricchezza e il fascino di tali ambiti. Nel progetto “La casa della Loli” l’antico “paiol” (ballatoio) viene reinterpretato con l’impiego di sottili piatti in acciaio che compongono una nuova facciata enfatizzata da un constante mutare di luci ed ombre. La verticalità degli elementi in ferro la ritroviamo anche negli spazi interni nel parapetto della scala che definisce una scarna volumetria e assume il ruolo di ossatura portante nel muoversi all’interno degli ambienti.
Stato pre intervento
ARCHITETTURA VERNACOLARE Questa lunga premessa risulta quanto mai opportuna per introdurre questo progetto di Dalz, sodalizio friulano, che a nostro avviso ben incarna l’evoluzione contemporanea dell’architettura vernacolare sottolineandone la radice nobile e culturalmente elevata. Ci troviamo a Montereale Valcellina, provincia di Pordenone, in un contesto rurale dove le pendici della montagna sono punteggiate da costruzioni in massima parte legate alla silvicoltura e all’allevamento. Il nostro intervento si focalizza sul recupero, a fini abitativi, di un manufatto con struttura in pietra in parte già destinato a tale scopo, in parte utilizzato come fienile. L’edificio viene fatto risalire, con successivi rimaneggiamenti, al ‘700. Il tema è spinoso e quanto mai attuale: come rispettare un involucro storico, costruito con estrema povertà di mezzi, adeguandolo ai cogenti requisiti prestazionali imposti dalle normative vigenti? Già nel proprio nome i nostri professionisti dichiarano il proprio radicamento in un contesto ben specifico. Il dal(t)z, è infatti il termine che designa i ballatoi in legno presenti nelle facciate delle antiche costruzioni dell’arco prealpino friulano, rilevabili, seppur in stato deplorevole, anche nel presente edificio. Tali aggetti, che sono divenuti degli elementi distintivi che connotano fortemente i prospetti degli edifici del territorio, nascono per un fondamentale ruolo pratico. Erano infatti il supporto per l’essiccazione dei prodotti agricoli. MATERIALI E TECNICHE LOCALI Nell’interpretazione di Giorgia Liut ed Ermes Povoledo, nati rispettivamente nel 1987 e nel 1985, il recupero della casa della Loli non diventa semplicemente un esercizio di ricostruzione filologica ma un’occasione per studiare i materiali e le tecniche locali comprendendone fino in fondo le caratteristiche e le potenzialità. Solo con questa profonda conoscenza si può giungere a un risultato formale che si distacca nettamente da un’immagine retorica ed estetizzante, tipica di alcuni deprimenti recuperi “in stile”, restituendoci un’architettura viva e contemporanea e allo stesso tempo antica e perfettamente fusa con il suo contesto etno-socio-culturale. Sotto il profilo funzionale i progettisti attuano due semplici ma decisi interventi, il tutto senza alterarne la sagoma e le bucature esterne: ripristinano il colle-
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Prospetto lato sud-est
Prospetto lato nord-est
SCEGLI IL COMFORT E LA SOSTENIBILITÀ
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gamento interno tra i due corpi di fabbrica; sfruttano la doppia altezza del fienile per ricavare un secondo livello. Questo ha permesso di realizzare un comodo alloggio su tre livelli così distribuito: al piano terra la zona giorno con cucina a vista, un soggiorno e un piccolo servizio igienico; al piano primo la zona notte con una camera doppia, un servizio igienico completo ed un ripostiglio; al piano secondo un’ulteriore camera da letto singola. Il nuovo intervento è segnalato in facciata, in modo bilanciato, dalla sostituzione dei ballatoio pre-esistente, non recuperabile, con nuovi elementi in legno e metallo. Una teoria di sottili piatti in acciaio ripropone, reinterpretandolo, la tradizionale contrapposizione fra la massività delle muratura in pietra e la leggerezza del daltz. Il metallo, lasciato al naturale, viene riproposto anche nella realizzazione della nuova scala interna, ricavata nel nuovo solaio inserito nella stalla.
Dall’idea di risparmio energetico, comfort e benessere è nato originariamente in Roverplastik il concetto di monoblocco come elemento di integrazione e continuità tra l’involucro ed il serramento.
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Montereale Valcellina, Pordenone | Residenze
Interno salotto piano terra. A sinistra, interno salotto piano terra
Pianta piano terra
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MESSA A NORMA SISMICA Gli interventi edili per la messa a norma sismica della muratura in pietra vengono occultati da una contro parete interna, che si trova su tutto l’involucro. Tale elemento integra anche un consistente pacchetto isolante, altamente performante, e i condotti impiantistici, elettrici e meccanici. I solai sono stati integralmente sostituiti con nuovi elementi a struttura mista, legno e acciaio. Il metallo si ritrova anche negli esili infissi che massimizzano l’apporto solare delle bucature esistenti. Sotto il profilo energetico l’abitazione risulta del tutto autonoma.
LA SCHEDA L’intera copertura è dotata di pannelli fotovoltaici che abbinati a batterie di accumulo, ad alta efficienza, alimentano una pompa di calore che garantisce l’energia per l’impianto a pannelli radianti, posti a pavimento, con funzione sia climatizzante estiva che riscaldante invernale. Questo progetto è un gesto di amore non solo per un singolo edificio ma per un intero territorio. Dalz fa propria la pratica parsimonia tipica delle popolazioni montane, abituate ai rigori di una natura aspra e matrigna, e ci restituisce un edificio asciutto ed essenziale ma affascinante.
Zona pranzo piano terra. A destra, camera primo piano
Cliente: Samantha Giacomello Progetto: Dalz Architettura arch. Ermes Povoledo, collaboratore arch. Giorgia Liut Strutture: ing. Marco Pujatti Impianti elettrici: Linx di Vezzato Damiano Impianti meccanici: Nuova Termoidraulica di Fassetta Milo Impresa edile: Toffolon Costruzioni srl Info: www.dalzarchitettura.it Realizzazione: 2021-2023 Fotografie: Alessandro Ruzzier e Dalz Architettura
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Progetti Italia
Reggiolo, Reggio Emilia | Centro Parrocchiale
Rigenerazione POST-SISMA
L’architettura come rigenerazione e partecipazione. MAB Arquitectura disegna un edificio permeabile, identitario e accogliente. L’intervento di riqualificazione, in seguito al sisma che ha colpito l’Emilia Romagna, ricuce elementi espressivi e relazionali del territorio, dando vita a un nuovo polo spaziale aperto a tutta la comunità Rebecca Alber ti
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R
iqualificare un’area degradata a causa di un grave evento sismico, attraverso una progettazione integrata e un approccio al costruito focalizzato sulla funzione sociale e culturale del luogo. Il progetto del nuovo Centro parrocchiale di Reggiolo si è aggiudicato il premio In/Arch 2023 come migliore opera di architettura in Emilia Romagna “per la capacità di configurare su scala urbana il nuovo com-
plesso e i suoi spazi aperti, in relazione alla struttura preesistente, con scelte appropriate sia nella dimensione volumetrica sia nell’impianto a corte che integrano e completano il tessuto esistente”, questa la motivazione della giuria composta da Francesca Battisti (Politecnico di Milano), Francesca Riva (Architetto), Isotta Cortesi (Architetto), Marco Prusicki (Politecnico di Torino), Regine De Albertis (Presidente Assimpredil Ance), Paolo
Vista cortile d’ingresso
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Reggiolo, Reggio Emilia | Centro Parrocchiale
IL C OMMENTO
L
di Floriana Marotta e Massimo Basile
a r icostr uzione post-sisma è certamente la risposta a un’emergenza, ma allo stesso tempo è necessaria la definizione di strumenti di rigenerazione che sappiano interpretare i bisogni di una comunità resa così fragile di fronte alla perdita dei propri punti di riferimento. Spesso l’architettura diventa scenografia e si fa portatrice di un racconto capace di testimoniare la sua funzione: con il nostro progetto abbiamo proprio cercato di restituire a questo luogo la sua funzione sociale, creando nuove connessioni spaziali e relazionali atte a far ritrovare un senso alla comunità di Reggiolo, e un’opportunità da cui ripartire per riscrivere il futuro.
Vista Sacrestia e Chiesa di San Rocco
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Rosselli (Architetto e fotografo), Luca Piraino (IN/Arch Lombardia). Frutto di un concorso a inviti indetto dalla Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, il nuovo Centro parrocchiale di Reggiolo, andato distrutto durante il terremoto del 2012, è rinato grazie al progetto firmato da MAB Arquitectura, studio guidato dagli architetti Floriana Marotta e Massimo Basile, nato nel 2004 a Barcellona e con sede a Milano dal 2014, vincitore del concorso nel 2016. Risultato di un’azione partecipativa, il bando comprendeva anche istanze e suggestioni provenienti dalla comunità, in un percorso di ascolto e confronto attivo che ha coinvolto gli stessi architetti nello sviluppo delle varie fasi di lavoro. Il progetto del nuovo Centro parrocchiale è incentrato su un’idea di comunità che ritrova i propri valori fondanti negli spazi aperti e d’incontro, intorno a un edificio dalla forte identità e capace di ricucire i tessuti connettivi tra la Chiesa, le aule, l’oratorio e i vari spazi che gli appartengono. PROGETTO INTEGRATO Il progetto mixed-used di MAB Arquitectura nasce dall’esigenza di restituire alla città di Reggiolo gli spazi parrocchiali distrutti, ma diventa anche un’occasione per
Corte centrale
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Cortile est. Sopra, stato di fatto
ridefinire l’intera organizzazione urbana di quell’area. Attraverso un masterplan che ha previsto una demolizione parziale delle strutture esistenti e la ricostruzione di un nuovo edificio - un volume leggero e vetrato, molto compatto, sviluppato su due piani nel rispetto delle altezze del contesto - gli architetti hanno ricavato una serie di cortili destinati a creare nuove relazioni spaziali tra la chiesa di S. Rocco e il Centro Parrocchiale, e a favorire le connessioni tra la parte pubblica a ovest, e la parte privata a est, dove è stata collocata la casa canonica. In continuità, seppur autonome e contraddistinte ognuna da un proprio vano scala, le due zone occupano le due ali opposte della pianta: gli spazi parrocchiali si sviluppano al piano terra dove si trovano anche il grande ingresso, il salone parrocchiale e il bar, mentre al primo piano ci sono vari spazi polifunzionali, tra cui dieci aule didattiche per la catechesi; la casa canonica invece si sviluppa interamente al primo piano, al di sopra della zona uffici, e ospita cinque alloggi privati. Essenziale nella sua purezza formale, il complesso di Reggiolo rievoca caratteri tipici della tradizione religiosa: dalla pianta quadrata ai cortili esterni che si susseguono in successione ad evocare i chiostri, letti da MAB Arquitectura come elementi di forte valore simbolico nell’iconografia cattolica e come luoghi rassicuranti di ritrovo della comunià. Lo spazio del Centro parrocchiale è infatti organizzato intorno a un primo cortile, più intimo e raccolto, definito dal nuovo oratorio e dalla Chiesa di S. Rocco, valorizzata dagli architetti mettendo a nudo la facciata laterale pur mantenendo, attraverso la sagrestia, un collegamento con il nuovo innesto; e un secondo cortile-chiostro, definito dall’edificio dell’oratorio, su cui si affacciano tutte le funzioni del piano terra: uno spazio ideale per eventi o feste all’aperto, in linea con le richieste emerse dalla progettazione partecipata. I MATERIALI Il nuovo complesso edilizio è stato progettato per la
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Sala polivalente
LA SCHEDA Progetto: centro parrocchiale e casa canonica Programma: centro parrocchiale con sala conferenze, dieci aule, cinque alloggi privati, servizi Località: Reggiolo, Reggio Emilia Committente: Diocesi di Reggio Emilia Concorso: a inviti 2016, primo premio Fine lavori: 2023 Progetto architettonico, direzione lavori, coordinamento e Bim: MAB Arquitectura Progetto strutturale: ing. Filippo Tinarelli Progetto impiantistico: RES - ing. Stefano Silvi Sicurezza: ing. Marco Manzini Superficie: 1.292 mq Prestazione energetica: Classe A Premi ricevuti: Premio In/Arch Ance 2023 Emilia Romagna, Categoria nuova costruzione The Plan Award 2017 Fotografie: Andrea Martiradonna
certificazione di Classe A e si costruisce intorno a tre materiali: il corten, il vetro e l’intonaco bianco. Il registro cromatico e materico è leggibile all’interno e all’esterno, senza soluzione di continuità ed è richiamato dagli elementi verdi presenti nello spazio raccolto dei chiostri. Le ampie vetrate massimizzano l’ingresso della luce nelle varie stanze, dando corpo e valorizzando una trasparenza visiva che permette di leggere la sequenza delle corti fino ai campi sportivi. La copertura inclinata a compluvium è realizzata interamente con struttura in legno, visibile in tutti gli spazi del primo piano.
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Progetti Italia
Cento, Ferrara | Residenze storiche
Il restauro
DI PALAZZO PROVENZALI Edificio settecentesco, le cui membrature principali risalgono a epoca precedente, Palazzo Provenzali è stato oggetto di un intervento di consolidamento per il ripristino dell’agibilità dopo il sisma emiliano del 2012. La progettazione del delicato percorso critico-conservativo è stata volta anche al restauro degli spazi monumentali: dalla scala principale alle unità immobiliari presenti al piano nobile
Scalone Monumentale ©Alberto Ferraresi
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Alber to Ferraresi
A
seguito del sisma dell’Emilia del maggio 2012 l’intero palazzo settecentesco, le cui membrature principali risalgono a epoca precedente, sono state oggetto di significativi interventi di consolidamento finalizzati al ripristino dell’agibilità dei luoghi. All’interno di queste fasi di lavoro sono state condotte progettazioni volte anche alla trasformazione in senso restaurativo degli spazi monumentali della scala principale e delle unità immobiliari presenti al piano nobile. SCALA MONUMENTALE La scala monumentale è stata riportata alle sue cromie originarie rinvenute per tramite dei saggi stratigrafici preliminarmente condotti, con il risultato di tonalità coerenti fra i marmi della scala e la sommità della lanterna, fra le membrature murarie verticali, quelle voltate e gli orizzontamenti, nell’unitarietà ritrovata anche grazie alla partitura definita dagli ordini classici preesistenti. PIANO NOBILE Al piano nobile sono stati eseguiti molteplici interventi minuti, capaci di ripristinare gli spazi agli usi abitativi e di uno studio professionale eliminando superfetazioni incongrue, riconducendo trasformazioni più recenti alle regole spaziali del palazzo, restaurando forme e colori di portali, stucchi e volte dipinte, riqualificando
Scalone Monumentale: recupero delle cromie originarie. Sotto, appartamento principale al piano nobile: restauro delle volte decorate. ©Alberto Ferraresi
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Cento, Ferrara | Residenze storiche
Appartamento principale al piano nobile: restauro degli stucchi dei portali ©Nicola Palumbo. Sotto, appartamento principale al piano nobile: nuovi calpestii pavimentali e dotazioni impiantistiche ©Alberto Ferraresi
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Studio legale, consolidamento del solaio policromo ©Mezzadringegneria srl
Studio legale, mappatura delle lesioni degli affreschi. ©Alberto Ferraresi
i pozzi di luce interni e adeguando gli impianti delle unità immobiliari alle esigenze attuali. L’utilizzo del legno nelle superfici orizzontali del piano nobile recupera la suggestione della pavimentazione storica più evocativa dell’epoca della costruzione. All’interno dell’abitazione principale, la scelta di essenze dalle tonalità omogenee e dalla vena non particolarmente accentuata, cerca l’accostamento armonico senza rivaleggiare, ma anzi esaltando la ricchezza dei decori verticali e soprattutto sommitali. La finitura superiore in legno degli orizzontamenti occulta i consolidamenti e le nuove dotazioni impiantistiche, modellandosi sui dislivelli per uniformare la percezione del piano di base. Il materiale si accosta armonicamente alle preesistenze lignee quali i cassettoni decorati, gli sportelli oscuranti delle finestre e le porte dipinte. FREGIO GUERCINIANO
Studio legale: ricostruzione iconografica da fotografie storiche ©Alberto Ferraresi
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Cento, Ferrara | Residenze storiche
Studio legale, dettaglio degli sportelli lignei ©Michele Bonfiglio Fotogiemmbi Studio legale, scorci in posizioni d’angolo ©Michele Bonfiglio Fotogiemmbi
Nelle sale di proprietà dell’originaria famiglia Provenzali è stato rimosso il controsoffitto posto a storica protezione del fregio guerciniano incentrato sulle leggendarie vicende di Provenco, e del solaio policromo, entrambi completamente restaurati; si è scoperta la presenza di fregio e solaio di analoga fattura anche nella stanza adiacente affacciata sull’attuale via Mar-
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cello Provenzali, probabilmente rinvenendo in questo modo l’originaria sala della musica descritta nei testi. L’idea di base del fregio risiede nell’aver immaginato che il riverbero proveniente dal camino si ripercuotesse sulle finte statue, animandole con singolare vivacità. Il fregio è dunque indicativo della volontà dell’artista di porre in particolare risalto il problema illuministico,
Rinnova la facciata del tuo immobile. LA SCHEDA Luogo: Cento (Fe), Italia Cliente: Famiglie Benazzi e Burzi Anno progetto: 2018 – 2019 (progetti di variante). Costruzione: 2019 – 2022 Superficie: 1.950 mq (corpo principale del palazzo) Progetto: arch. Alberto Ferraresi (trasformazioni abitative) Gruppo di progettazione: archh. Ilaria Balboni, Debora Giacomelli, Dott.ssa Federica Botti Progetto strutturale: Mezzadringegneria srl Progetto impiantistico: p.i. Andrea Pittureri e p.i. Alberto Montanari Direzione lavori: arch. Alberto Ferraresi Impresa edile: Appaltatore generale B.A. lavori edili; Completamenti edili Tre np scrl Restauri Emmequattro srls – Luigi Soligo: Red Art Conservazione e Restauro di Federica Congiu, Restauri Brandoli Matteo, Licia Tasini restauro e conservazione opere d’arte; Sdb Parquet srl; Impianti elettrici Manfredini impianti; Impianti termo-idraulici Tisa srl Info: www.aaferraresi.com Fotografie: ©Alberto Ferraresi, ©Nicola Palumbo, @ Michele Bonfiglio - Fotogiemmebi
Studio legale, solai policromi e affreschi ©Alberto Ferraresi
HPL
realizzando vistosi effetti di illusionismo scenografico. L’intervento è stato occasione di ricerca e approfondimento sulle fasi costruttive della fabbrica, le cui particolarità e irregolarità hanno evidenziato datazioni diverse e particolarmente più antiche di quelle ricondotte alle forme settecentesche del palazzo. L’intervento ha ricevuto il premio speciale Listone Giordano per l’area Emilia-Romagna e Lombardia in occasione dei premi Inarch 2023.
VETRO
LEGNO
WPC
Borgo Chiese TN Tel. 0465 670062
bfbalconifacciate.com YouBuild - GENNAIO 2024 153
L'intervista
Juri Franzosi | Lombardini22
Un modello organizzativo vincente CHE AL CENTRO METTE IL CLIENTE Una comunità di professionisti giovane, aperta e internazionale composta da oltre 400 persone tra architetti, ingegneri, designer, specialisti della comunicazione e del marketing, con un’età media di 35 anni, provenienti da 28 nazionalità diverse, che negli ultimi tre anni è arrivata al vertice del mercato delle società di progetto italiane
Livia Randaccio
UN’AZIENDA | 7 BRAND 1.
L22 | Architettura e ingegneria
2.
Degw | Progettazione integrata di ambienti per il lavoro
3.
Fud | Physical branding e communication design
4.
Cap Dc | Progettazione data center
5.
Eclettico Design | Luxury interior design per residenze e alberghi
6.
Atmos | Progettazione di spazi sensoriali
7.
Tuned | Applicazione delle neuroscienze in architettura
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I
l gruppo Lombardini22 nasce nel 2007 per iniziativa di sei professionisti che introducono un approccio innovativo nel mondo del progetto di architettura in Italia. Si tratta di un metodo multidisciplinare e multiautoriale, basato su un’attività di analisi e consulenza strategica pre-progetto, sviluppata da professionisti specializzati in tutte le discipline: dell’architettura, dell’ingegneria, del marketing e della comunicazione. Oggi Lombardini22 è un gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e dell’ingegneria che opera a livello internazionale ed è specializzato nei settori Office, Retail, Urban, Living, Hospitality e Data Center. In 15 anni di attività è cresciuto in modo esponenziale, quintuplicando fatturato e personale, puntando sull’Italia e sui giovani, ponendo un’attenzione particolare a Milano e alle sue dinamiche, investendo sulle tecnologie e sull’innovazione, con un occhio di riguardo per arte e cultura. Così Lombardini22
Juri Franzosi, direttore generale Lombardini22
ha raggiunto il 1° posto nelle classifiche elaborate da Guamari delle Top 200 società di architettura e design italiane in base al fatturato (33,4 milioni nel 2022) e in quella redatta da YouBuild. Una crescita costante che nell’ultimo triennio ha registrato un tasso medio annuo del 17,63% e che ha permesso al gruppo di entrare anche nella classifica “Leader
della crescita” stilata dal Sole 24 Ore e Statista, che raggruppa le 500 imprese italiane cresciute di più, e in quella dei “Campioni della Crescita” redatta dall’Istituto Tedesco Itqf in collaborazione con La Repubblica Affari&Finanza, sulle 800 aziende che si sono distinte per tassi di crescita superiori alla media. Il gruppo è accreditato anche tra le “Best
RISTRUTTURAZIONE | VIGENTINA 9 A MILANO Luogo: Corso di Porta Vigentina 9 Milano Superficie: 5.600 mq Clienti: SSavills Investment Management SGR S.p.A. (architettura); Crédit Agricole Assurances (interior) Management sgr spa (architettura); Crédit Agricole Assurances (interior) Tipologia: Uffici Periodo: 2018-2021 A Milano, in zona Porta Romana, il progetto integrato di Lombardini22 ha rinnovato i caratteri dell’involucro in chiave contemporanea e sostenibile e ridefinito i volumi e gli spazi interni. L’edificio, che si estende su 5.600 metri quadrati, ospita dipendenti del Gruppo Crédit Agricole. L’immobile è uno smart-building ecosostenibile innovativo, caratterizzato da elevati standard in termini di efficienza energetica, scelta dei materiali e qualità ecologica degli interni, tanto da aver ottenuto importanti riconoscimenti quali la certificazione Leed Platinum, in seguito all’intervento di riqualificazione edilizia che ha aggiornato alla contemporaneità la struttura del 1962 dell’arch. Enrico Bignoli e dell’ing. Franco Fasoli. Il progetto di ristrutturazione è stato condotto dal Gruppo Lombardini22 con l’obiettivo di riqualificare l’edificio, nel rispetto del contesto urbano, migliorando la composizione e la fruizione degli spazi, e le caratteristiche energetico-sismiche. La progettazione degli interni è stata concepita in ottica di flessibilità e benessere delle persone, in linea con le metodologie di lavoro adottate dal gruppo assicurativo ispirate al principio di “work-life integration”, che prevedono l’alternanza tra lavoro in presenza e da remoto. Spazi modulari, adattabili a diverse esigenze in termini di crescita di organico, con postazioni openspace multifunzionali, prenotabili dai collaboratori tramite un’app dedicata. Lombardini22 ha mantenuto intatta la struttura dell’edificio e ha pianificato la demolizione degli interni in sicurezza. La ristrutturazione ha aggiornato gli spazi interni e la facciata, fornendo un nuovo dinamismo all’edificio. L’intervento di L22 Urban & Building, la business unit di Lombardini22 specializzata nella progettazione architettonica di edifici di nuova costruzione o da ristrutturare, ha mirato alla riqualificazione complessiva esterna e interna dell’immobile, mantenendo la sua funzione terziaria a uffici, ridefinendo i caratteri del suo involucro e della composizione e fruizione degli
spazi interni. Il team di progetto insieme a BIMLand, gruppo trasversale dedicato all’implementazione della metodologia Bim nei diversi brand di Lombardini22, ha sviluppato un flusso di progettazione Bim in grado di rispondere in maniera coordinata e dinamica alle modifiche richieste di soprintendenza, cliente e fase progettuale. Il progetto di riqualificazione ha potuto contare su un team multidisciplinare che grazie al processo Bim ha potuto verificare e coordinare le attività per il raggiungimento della certificazione Leed Platinum, svolte in sinergia con L22 Engineering & Sustainability, altro brand del gruppo Lombardini22.
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Juri Franzosi | Lombardini22
RISTRUTTURAZIONE | TO DREAM A TORINO Luogo: Torino Cliente: Romania Sviluppo srl, Antea Re srl Superficie area costruita: 85.000 mq di Gla (su superficie di intervento di 270.000 mq) Tipologia: retail, mixed use Periodo: 2019 – in corso Le business unit del gruppo Lombardini22: L22 Retail – masterplan, concept design, progettazione preliminare, landscape design, supervisione della progettazione definitiva ed esecutiva, direzione artistica; Atmos – Lighting design; Fud – Wayfinding; Ddlab – Architectural visualization Collaborazioni: Master Retail; Realia; Studio Rolla; Studio 421; Conti Associati; Ai Engineering; Deerns I diciotto chilometri di eleganti arcate e portici, cifra stilistica di Torino, sono l’elemento che ha ispirato il progetto dell’architetto Adolfo Suarez, direttore di L22 Retail,brand del Gruppo Lombardini22.Suarez ha rielaborato i diversi riferimenti storici e naturalistici del capoluogo piemontese articolandoli in una promenade, lunga circa un chilometro, che accompagna i visitatori in un viaggio pensato per durare una giornata intera all’interno dell’Urban District. La food court è l’elemento centrale del percorso e prevede uno spazio allestito con ampi dehors che si alternano a grandi porzioni di verde e pagode in legno per ombreggiare la passeggiata. Il percorso di visita dell’Urban District inizia dalla piazza che si sviluppa intorno alla torre
piezometrica, elemento di archeologia industriale che è stato conservato per ricordare il passato di quest’area, estesa su 270.000 mq. Una grande scalinata in legno porta al piano commerciale rialzato dove archi e portici abbracciano la promenade e accolgono le vetrine dei negozi. L’architettura elegante ricorda la tradizione sabauda, reinterpretandola con grandi archi dal disegno minimale e contemporaneo, in un continuo gioco di arcate, contrafforti e nicchie. Il pavimento della promenade centrale ricorda il pietrisco e lo sterrato tipici delle cascine piemontesi, un elemento che ritorna nei parcheggi a raso dove i colori si ispirano ai toni della campagna. La
Managed Companies” selezionate da Deloitte Private, un premio alle aziende italiane che dimostrano eccellenza nella capacità organizzativa e strategica. Una comunità di professionisti giovane, aperta e internazionale che si compone di oltre 400 persone tra architetti, ingegneri, designer, specialisti della comunicazione e del marketing, con un’età media di 35 anni e provenienti da 28 nazionalità diverse. Lombardini22 prende il nome proprio dall’indirizzo della sua sede a sottolineare il legame con una tra le zone più caratteristiche della città, i Navigli, dove è forte la storia della Milano produttiva e operosa. Una sede innovativa e moderna, uno spazio industriale rigenerato secondo i valori di trasparenza, autenticità, pulizia, candore. L’interno è ritmato dalle colonne, dalle diverse altezze, dai corpi illuminanti e dalle scrivanie: tutto bianco, aperto, dove la luce gioca un ruolo fondamentale. Il Gruppo, guidato dal presidente Paolo Facchini e dall’amministratore delegato Franco Guidi, conta oggi sette soci e opera attraverso sette brand: L22, dedicato all’architettura e all’ingegneria; Degw, progettazione integrata di ambienti per il lavoro; Fud, specializzato in physical branding e communication design; Cap Dc, dedicato
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ai data center, Eclettico Design, per i progetti di luxury interior design per residenze e alberghi, Atmos, dedicato alla progettazione di spazi sensoriali e Tuned, rivolto all’applicazione delle neuroscienze in architettura. Nel 2020 Lombardini 22 introduce una nuova figura in organico, si tratta del direttore generale a ricoprire questo ruolo chiama Yuri Franzosi, già direttore Ance Varese. Ed è proprio con lui che abbiamo fatto una lunga chiacchierata per commentare attività, organizzazione, spirito e obiettivi di un’azienda, tutto sommato ancora giovane, ma che ha al suo attivo risultati davvero ragguardevoli e peculiari per il settore delle società di progetto in Italia. Yuri come si inserisce la figura di direttore generale in una società di progetto? È la stessa domanda che mi fece una collega quando fui presentato ufficialmente in azienda nel 2020. E io risposi: in Lombardini22 il direttore generale deve prima di tutto ascoltare. Sono convinto che le posizioni di responsabilità all’interno delle organizzazioni siano innanzitutto figure di ascolto, conoscenza e comprensione delle dinamiche che si manifestano, per essere al servizio nel modo più corretto e fare in modo che le persone siano messe nelle migliori con-
piazza centrale che ospita la food court declina verso l’area di corso Romania, e anticipa le fasi ancora da completare del progetto che vedrà un secondo livello di 3.000 mq con destinazione a uffici, in gran parte occupati dall’headquarter Michelin Italia. Una passerella aerea, che ricorda un giardino spontaneo, segna l’inizio del percorso verso un villaggio di oltre 23.000 mq, con spazi dedicati al divertimento ma anche alla formazione e all’istruzione. Anche in questa tranche del progetto, la food court coperta da un grande “velarium” con tende scorrevoli è un elemento centrale, oltre il quale inizia un percorso esperienziale, caratterizzato dagli spazi verdi, dalla presenza di giochi dizioni per esprimere il proprio potenziale. Inoltre, va detto che Lombardini22 è una spa, e non uno studio professionale, nemmeno una grande società di professionisti, ma una società che offre servizi a valore aggiunto per il mondo del real estate, svolgendo per i clienti una consulenza a 360 gradi, fino al termine del ciclo di vita del prodotto di architettura. Arrivando in Lombardini sono stato sfidato proprio sul tema della managerialità di una società che è cresciuta tanto e che negli ultimi tre anni è raddoppiata in termini numerici, sia come persone sia come fatturati, e sono nate diverse specializzazioni interne. In che modo la compagine dei soci, provenienti da competenze e mondi diversi ha caratterizzato la nascita e l’evoluzione della società di progetto? Cominciamo con l’elencare i soci e le loro competenze ed avremo una risposta che connota l’amalgama e i caratteri specifici dell’azienda. Partiamo da Franco Guidi, amministratore delegato ed economista, con un passato in multinazionali e successivamente in una società di progetto milanese dalla quale provengono anche gli altri cinque soci. Il presidente, Paolo Facchini, rappresenta il riferimento per le specializzazioni relative alla sicurezza e all’antincendio;
e installazioni, che si affacceranno sulla pista di kart coperta, visibile attraverso una grande parete vetrata curva. In quest’area sorgeranno il cinema multisala, i percorsi avventura e la realtà virtuale, i tappeti elastici zero-gravity, le attività sportive indoor e outdoor, oltre a un’arena eventi da 1.500 posti, un hotel 4 stelle e un’area ristorazione circondata da un’ampia fascia verde che ricorda i viali di Torino. ll tema del paesaggio, infatti, è fondamentale: un grande parco lineare affianca il complesso di To Dream con circa un chilometro di percorsi ciclopedonali, percorsi salute e filari alberati per mitigare l’impatto del traffico di corso Romania.
Elda Bianchi, Cfo, anche lei ha una formazione economica; Adolfo Suarez, architetto specializzato nel Retail. Poi ci sono i partner storici di Lombardini22: Marco Amosso, architetto, fondatore e direttore di L22 Urban & Building; Alessandro Adamo, che si aggiunge alla compagine successivamente, specializzato nel mondo Uffici con Degw. La competenza economica, rara da trovare in una società di progetto, quale valore aggiunto ha determinato? L’organizzazione aziendale. Franco Guidi proviene dall’industria e di conseguenza è sempre stato attento al processo di produzione ma è anche molto attento alla soddisfazione professionale delle risorse umane, che oggi sono 440: un centinaio di ingegneri, circa 250 architetti, seguiti da una serie di specializzazioni come lo staff di comunicazione, quello amministrativo, gestione del personale. Il vero vantaggio competitivo che però ha permesso a Lombardini di crescere così tanto è stata la scelta accurata delle persone nel corso degli anni. Veniamo all’organizzazione per attività di progetto. Siamo organizzati a matrice, abbiamo una serie di
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Juri Franzosi | Lombardini22
INTERIOR E GRAFICA | HAMLEYS A MILANO
Luogo: Corso Vittorio Emanuele II, Milano Cliente: Giochi Preziosi Superficie: 1.330 metri quadrati Periodo: 2022-2023 Servizi: Interior design, PM, direzione lavori, pratiche, impianti elettrici e meccanici, graphic design, branding
Il più antico negozio di giocattoli del mondo sbarca in Italia in franchising con Giochi Preziosi con il progetto di interior design e grafica di Lombardini22. Lo store, all’interno degli ex locali Gap in corso Vittorio Emanuele, si distribuisce su due piani per un totale di 1.300 metri quadrati dedicati alla vendita, al gioco, alla sorpresa e all’interazione dei bambini.
business unit Industry (retail, commerciale, hospitality, uffici, data center) e poi una serie di business unit che sono centri di competenza (Bim, nuove scienze applicate all’architettura, Esg, certificazioni, project and construction management, direzione lavori, sicurezza, antincendio). Come si integrano? Da noi comanda il progetto, al quale destiniamo due figure di riferimento, un client leader e un project leader. Queste due figure decidono anche quali figure professionali interne scegliere per costruire lo staff di progetto. All’occorrenza, facciamo ricorso anche a competenze esterne e se, la situazione lo richiede, collaboriamo anche con competitor. Progettiamo come Lombardini22 ma partecipiamo anche a raggruppamenti dando il nostro contributo dove serve. Impatto ambientale e strategia energetica: qual è il vostro approccio? Siamo molto attenti alle prestazioni dell’involucro e a quelle degli impianti con la finalità di integrarli a livello energetico. Abbiamo in corso un progetto molto interessante con la nostra divisione Esg per
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dare forma a una sorta di albo dei fornitori di materiali e tecnologie in riferimento alla loro impronta di carbonio, guardando al ciclo di vita della componentistica edilizia integrata in opera. In questa operazione ci sono di grande aiuto le alleanze interne fra le diverse specializzazioni. E sul fronte della formazione? Abbiamo un’academy interna organizzata per fornire anche i crediti formativi. Uno dei suoi punti di forza sono i docenti: i migliori professionisti di Lombardini22 che eccellono nei rispettivi campi. La formazione può così concentrarsi sulle esigenze reali che affrontiamo nei progetti e nella gestione del lavoro quotidiano. Crescere, per Lombardini22, significa ricchezza semantica, ma anche generazione di spazio per le attese professionali ed economiche dei giovani che vi lavorano (età media 34 anni), per accompagnarli alla scoperta dei loro talenti, e coltivarli insieme, e alimentare il grande e multilingue “dizionario” interno della società: il circolo è virtuoso. Trattiamo tematiche orizzontali come le soft
Iniziato nel settembre 2022, il processo progettuale è stato orientato a creare un format replicabile di Experiential Store Hamleys, rispettando i codici del brand e, al contempo, inserendo elementi che rimandano alla cultura italiana. L’obiettivo dell’intervento è far emergere armoniosamente due grandi identità – l’origine inglese e la inedita connotazione italiana – valorizzando l’esperienza all’interno del negozio e promuovendo uno storytelling coerente con l’essenza di Hamleys. Nel dettaglio, l’operazione si è svolta accostando simboli ed elementi fondanti del concept di Hamleys con connotazioni che si rifanno all’immaginario culturale delle città italiane. Non precludono la riconoscibilità del brand, ma ne valorizzano la connessione con il territorio. Il piano terra mira a stupire attraverso l’utilizzo di materiali e scenografie dal forte impatto visivo, come gli ipnotici pavimenti bianco e rosso. Lo spazio centrale è interpretato come una tipica piazza monumentale italiana, intorno alla scenografica scala a doppia rampa progettata dallo studio di architettura Bbpr tra il 1968 e il 1972. La scalinata è vincolata dalla Soprintendenza; si è scelto quindi di enfatizzare la sua presenza e la sua monumentalità. Sotto di essa sono posti due arredi progettati e costruiti ad hoc dove i bimbi possono salire e diver tirsi: sono un autobus rosso a due piani e un tram a esplicitare la felice convivenza tra gli spiriti british e milanese. L’autobus è uno dei tanti elementi disseminati nel negozio che ripropongono l’essenza del marchio Hamleys e che si ritrovano in tutto il mondo. Altri esempi del format internazionale sono la vetrina, qui personalizzata con un por tale d’ingresso ispirato agli archi a sesto acuto del Duomo di Milano, i moduli per le casse, le nuvole fonoassorbenti a soffitto. Uno dei principali simboli di
skill, non più accessorie ma fondamentali, a quelle verticali, le hard skills, come l’uso dei software, lo studio delle normative più tecniche e l’applicazione delle nuove tecnologie per la progettazione. Competenze che ci servono nel lavoro quotidiano: non un esercizio accademico ma una complessità reale. C’è poi il tema delle professionalità che vengono a mancare: per questo nel corso del 2024 partiremo con un corso Ifts di specializzazione post diploma per disegnatori meccanici, elettrici e i cost controller. Anziché aspettare che queste competenze arrivino dall’università, andiamo nelle scuole superiori a promuovere la specializzazione post diploma e il percorso successivo in azienda. Quali sono state le tappe di crescita aziendale? Nell’idea originaria potrei dire che c’era già tutto. Il motto di Lombardini22 era infatti Design Thinking, ovvero, un approccio all’innovazione che poggia le sue fondamenta sulla capacità di risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creative. Un motto che configura un posizionamento
Hamleys è il carosello: si è scelto di renderlo il fulcro del primo piano, contribuendo a rendere lo spazio un parco giochi pieno di magia. Con una grafica ad hoc e un attento studio dei materiali si è dato carattere a ogni corner : anche gli ascensori si animano sia dall’esterno, con un arredo che li incornicia e che accoglie il visitatore con l’insegna luminosa ciao Milano sia all’interno con una grafica disegnata ad hoc che avvolge tutte le pareti.
di mercato che distingue l’azienda dal mondo delle archistar, che vuol dire mettere al centro della scena il cliente. Gli step di crescita si possono suddividere in una crescita abbastanza regolare nei primi 12 anni di storia (2007-2018, da zero a 15 milioni di fatturato), con il 2020 siamo arrivati a 20 milioni e in questi ultimi tre anni siamo passati da 20 a 40 milioni. La nostra piattaforma, che integra tante specializzazioni diverse, ci ha consentito di compensare, anno per anno, le debolezze o i punti di forza dei vari mercati. Infine, veniamo alla digitalizzazione. Che ruolo riveste nel percorso progettuale? Non la applichiamo a tutti i costi. Il comparto fa ancora fatica a parlare il linguaggio digitale a causa di un gap generazionale e di formazione. Diversi anni fa abbiamo fatto una scelta molto netta: i nostri progettisti devono essere padroni del linguaggio digitale ma dobbiamo fare attenzione a non perdere il patrimonio di conoscenze che precede questa evoluzione, che si traduce in capacità progettuale.
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Progetti Mondo
BigMat International Architecture Award ’23
Sfida europea
DEL BUON COSTRUIRE E DEL COMFORT ABITATIVO Lo spagnolo Estudio Acta vince il Gran Premio Internazionale per le grandi opere di architettura e allo studio portoghese Hugo Ferreira + Nuno Melo Sousa va il Gran Premio Internazionale per l’architettura residenziale su piccola scala. I Premi Nazionali italiani sono andati a Balance Architettura di Torino per le grandi opere di architettura e allo studio Demogo di Treviso per l’architettura residenziale su piccola scala
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Patrizia Spada
Jesús Aparicio Presidente di giuria
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BigMat International Architecture Award ’23 ha raggiunto un successo non solo quantitativo, per il numero di progetti presentati ma anche, e soprattutto, qualitativo. Le opere di questa edizione rappresentano varie tipologie di architettura, budget, concept e usi, esercitano un impatto sul territorio e la città ma tutte sono intrise dell’architettura del XXI secolo.
I
l Premio Internazionale di Architettura, ideato dal Gruppo BigMat, uno dei principali player in Italia e in Europa della distribuzione dei materiali per le costruzioni, è giunto nel 2023 alla sua 6ª edizione biennale. La premiazione si è svolta Siviglia con la partecipazione di 500 ospiti
tra protagonisti del mondo dell’architettura europea e soci BigMat in Europa. La sfida europea dell’architettura organizzata da BigMat è stata vinta dallo spagnolo Estudio Acta con la vittoria del Gran Premio Internazionale per le grandi opere di architettura e dal portoghese Hugo Ferreira + Nuno Melo Sousa che si è aggiudicato il nuovo e ambìto riconoscimento del Gran Premio Internazionale per la categoria dell’architettura residenziale su piccola scala. Sono poi stati attribuiti 12 Premi Nazionali. I Premi Nazionali italiani sono stati assegnati a Balance Architettura di Torino per le Grandi opere di architettura con il progetto Bicocca Superlab a Milano e allo studio Demogo di Treviso per l’architettura residenziale su piccola scala con il Bivacco Fanton ad Auronzo di Cadore (Bl) candidato anche al Premio EUmies Awards 2024. Ancora italiano il premio destinato al miglior giovane architetto: la Menzione Speciale giovani architetti è
Da sinistra: Fabrice Maud, (presidente BigMat International), Nuno Melo Sousa (Nuno Melo Sousa Architecture) e Jesús Aparicio (presidente di giuria del BMIAA) | ©BigMat. A sinistra, i vincitori del BigMat International Architecture Award ’23 | ©BigMat
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BigMat International Architecture Award ’23
Fabrice Maud Presidente BigMat International
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stata, infatti, assegnata a Last architettura • Stefano Larotonda di Como per il suo Underground Patio.
BigMat International Architecture Award è un premio che si rinnova in ogni edizione per essere sempre rappresentativo del nostro tempo e orientato al futuro, individuando nell’architettura una promessa e una leva di trasformazione del mondo. I progetti finalisti e i vincitori di questa edizione sono emblema delle sfide che la nostra società deve affrontare e il premio è un contributo che offriamo nel nostro ruolo di distributori di materiali edili. Potremmo dire che vogliamo costruire meglio e, soprattutto, costruire insieme, unendo tutti gli attori del settore, per creare un mondo più bello ma anche più giusto e sostenibile. BigMat già da tempo ha avviato una riflessione su questi temi e oggi la transizione ecologica richiede un ripensamento delle prassi architettoniche e urbanistiche. Da sinistra: Fabrice Maud, Francisco Javier López e Ramón Pico (Estudio Acta) e Jesús Aparicio | ©BigMat
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DESTINAZIONE FUTURO Da oltre dieci anni BigMat celebra con con il BMIAA (BigMat International Architecture Award), la creatività di migliaia di progettisti e architetti mettendo al centro la sostenibilità, il benessere abitativo, l’efficienza energetica e, dalle ultime due edizioni, anche l’edilizia del vivere quotidiano, con l’obiettivo di valorizzare l’importante ruolo dei progettisti nella società e mettere in evidenza la relazione con le imprese edili e con le rivendite BigMat che ogni giorno collaborano con i protagonisti dell’architettura. MOTIVAZIONI DELLA GIURIA L’opera di Estudio Acta (Mercato del pesce e riqualificazione zona sud del porto, Roquetas de Mar – 2022) si è distinta per la sua dimensione perfettamente inserita nello spazio e in relazione con il castello di Santa Ana, il porto e il mare; aprendo un dialogo a distanza con il mare di plastica delle serre di Almeria attraverso l’avvolgente tessile del tetto; ma anche per il chiaro ordine strutturale e degli usi poiché colloca l’attività del mercato al pian terreno mentre dedica al pubblico il piano superiore, da cui si può osservare lo spettacolo dell’asta del
I Premi Nazionali italiani BigMat International Architecture Award’23 | Da sinistra: Simone Gobbo di Demogo, il giurato italiano Enrico Molteni, Davide De Marchi di Demogo, il presidente di BigMat Italia Alessandro Cerbai, Jacopo Bracco e Alberto Lessan di Balance Architettura e il presidente di giuria Jesús Aparicio | ©BigMat Menzione Speciale giovani architetti a Last architettura • Stefano Larotonda | Da sinistra: Fabrice Maud, Stefano Larotonda (Last architettura) e Jesús Aparicio | ©BigMat
Matteo Camillini Direttore BigMat Italia e International
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Con BMIAA ’23 abbiamo ancora una volta onorato l’eccellenza degli architetti europei, premiando i progetti più meritevoli e che contribuiscono a ridisegnare il paesaggio urbano, incentiviamo così la diffusione di un’edilizia di qualità, innovativa e lungimirante. Inoltre, l’alto coinvolgimento degli architetti all’iniziativa, soprattutto italiani, è la prova dell’ottimo rappor to di par tnership tra BigMat e i professionisti della progettazione.
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BigMat International Architecture Award ’23
I VINCITORI GRAN PREMI INTERNAZIONALI | GRANDI OPERE DI ARCHITETTURA •
Spagna: Mercato del pesce e riqualificazione zona sud del porto di Estudio ACTA, Roquetas de Mar (2022)
ARCHITETTURA RESIDENZIALE SU PICCOLA SCALA •
Portogallo: Casa no Tamega di Hugo Ferreira + Nuno Melo Sousa, Marco de Canaveses (2020)
PREMI NAZIONALI | GRANDI OPERE DI ARCHITETTURA •
Belgio: ECAM (Ecole Centrale des Arts et Métiers) di Agwa, Bruxelles (2023)
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Francia: Trasformazione di un palazzo di uffici in 52 appartamenti di DATA Architectes, Parigi (2022)
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Italia: Bicocca SUPERLAB di Balance Architettura, Milano (2022)
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Portogallo: Adega Azores Wine Company di SAMI-arquitectos, Ilha do Pico - Açoresv (2020)
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Repubblica Ceca: PLATO Contemporary Art Gallery di KWK Promes, Ostrava (2022)
•
Slovacchia: Jelšava Cabins di 2021 Architekti, Jelšava (2022)
ARCHITETTURA RESIDENZIALE SU PICCOLA SCALA •
Belgio: jtB House di BLAF architecten, Blanden (2022)
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Francia: M26 di BAST, Tolosa (2020)
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Italia: Bivacco Fanton di DEMOGO studio di architettura, Auronzo di Cadore (2021)
•
Repubblica Ceca: Suburban villa di Nacházel architekti, Praga (2022) (Menzione Speciale della giuria)
•
Slovacchia: Pernek Family House di ksa _ studeny, Pernek (2022)
•
Spagna: Ca na Catalina I en Joan di TEd'A arquitectes, Maiorca (2022)
MENZIONE SPECIALE | GIOVANI ARCHITETTI Italia: Underground Patio di LAST architettura • Stefano Larotonda, Rovagnate (2021)
pesce e degustarlo poi nel ristorante con dehors e vista sul porto. «La proposta per il mercato del pesce di Roquetas riordina l’ambiente architettonico del porto e risponde con un volume unitario, chiaro e netto, libero da altre antiche costruzioni – spiega il giurato italiano, architetto e professore, Enrico Molteni,–. Si presenta alla città con la chiarezza tipica di qualsiasi edificio pubblico, invitando i visitatori a entrare, attraverso un portico, nello spazio centrale del salone delle aste. L’immagine industriale, leggera e semitrasparente dell’edificio, staccata dal suolo, consente di stabilire intorno a essa una differenziazione fra spazi esterni con ingressi indipendenti per uso interno e pubblico, con un funzionamento interno chiaro e comprensibile. La chiarezza del volume esterno, con una pianta che si
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affonda leggermente nel suo perimetro, così come succede con la copertura in tessuto, non esonera però la costruzione da una sezione svariata, con diverse altezze al suo interno, sotto la copertura unica». Ad aggiudicarsi l’ambito riconoscimento per la novità di questa edizione 2023, ovvero il Gran Premio Internazionale per la categoria dell’Architettura residenziale su piccola scala, è stato lo studio Nuno Melo Sousa Architecture di Hugo Ferreira e Nuno Melo Sousa. Una “casa nel paesaggio”, così è stata definita dalla giuria l’opera dello studio portoghese. Situata nei pressi di un fiume è definita da un prisma longitudinale, in cemento armato che si sovrappone a un ambiente naturale selvaggio, come racconta Enrico Molteni: «La casa mostra una costruzione il cui senso principale è il potenziale rapporto fra l’artificio architettonico e l’organizzazione della natura. L’oggetto domestico mostra un’essenza materiale e volumetrica, una grande semplicità tipologica e austerità spaziale che, affermandone la dimensione artificiale e astratta, lo avvicinano alla forza morfologica del suo ambiente naturale, della sua natura rocciosa e topografica. Senza quasi toccare il terreno, la casa prende posto nell’ambiente circostante attraverso il comfort, fra i parametri di cemento armato e i livellamenti rocciosi, su cui galleggia, creando una potente e singolare osmosi». A Balance Architettura è andato il Premio Nazionale grandi opere di architettura per l’Italia, lo studio torinese ha conquistato il primo posto tra i candidati italiani con il progetto Bicocca Superlab a Milano. Si tratta della ristrutturazione dell’edificio che ospitava gli uffici della storica Breda Siderurgica, una nota fabbrica metallurgica milanese, situata nei pressi del quartiere Bicocca. L’edificio di quattro piani, con una superficie di 6.500 m 2 e circa 100 m di lunghezza, «è stato ristrutturato mantenendone lo spirito industriale, di straordinaria bellezza e precisione, e conservando la sua struttura in acciaio, materiale prodotto dalla stessa Breda – sottolinea il giurato italiano Enrico Molteni –. La nuova facciata consiste in spessori d’appoggio e copre i pilastri esterni in gomma di silicone riciclabile e trasparente. In particolare, i pilastri esterni in gomma sono stati brevettati per la prima volta e la gomma proviene dal quartiere Bicocca, dov’è nata la Pirelli». La giuria ha ammirato la soluzione della facciata, che all’esterno è più in linea rispetto a quella precedente e che riesce ad andare al di là delle scale, nascondendole così alla vista ed eliminando i tagli visivi che provocavano l’elevazione precedente. La facciata in vetro lascia l’edificio visivamente aperto verso l’esterno, e sulla terrazza si trova un giardino di cui possono godere
GRAN PREMIO INTERNAZIONALE Grandi opere di architettura Fish Market and South Area Remodeling di Estudio ACTA Roquetas de Mar – Spagna, 2022 ©Fernando Alda Calvo
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Occhiello BigMat International Architecture Award ’23
GRAN PREMIO INTERNAZIONALE Architettura residenziale su piccola scala Casa no Tamega di Nms Nuno Melo Sousa Architecture Marco de Canaveses - Portogallo, 2020 © José Campos
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gli utenti. Inoltre, «la variopinta scelta cromatica dei vari livelli è una soluzione molto semplice, ma efficace, nel contesto di una logica di riscoperta creativa» aggiunge Molteni. È senza dubbio di grande impatto il progetto italiano che si è conquistato il Premio Nazionale per l’architettura residenziale su piccola scala: il Bivacco Fanton ad Auronzo di Cadore (Bl) di Demogo studio di architettura. Lo studio di Treviso – candidato anche al Premio EUmies Awards 2024 – è stato premiato da BigMat per un’opera di grande intensità, sia per la sua localizzazione sul gruppo montagnoso aspro e selvaggio delle Marmarole, nelle Dolomiti, sia per l’idea di instabilità contenuta nella proposta e per la difficoltà costruttiva che questa comporta. Il Bivacco Fanton si trova a 2.700 metri sopra il livello del mare, in un luogo di straordinaria bellezza. La forma tubolare a sezione rettangolare caratterizza anche gli spazi interni di questo piccolo rifugio: «È un’eccezionale opera architettonica dal profilo fortemente inclinato, che si adatta all’orografia del territorio, dando una sensazione di precarietà, quando lo si guarda dall’esterno – commenta il giurato italiano Enrico Molteni –. Se dall’esterno il progetto sembra essere alla mercé delle intemperie e della natura circostante, all’interno il legno grezzo offre comfort, calore e sicurezza». La giuria ha apprezzato l’instabile equilibrio della forma esterna in giustapposizione con l’asprezza del paesaggio alpino, oltre alla pianta interna del rifugio, che sfruttando il terreno inclinato, prende la forma di una sequenza di spazi connessi da scalini, che culminano in un’ampia apertura terrazzata che si affaccia sulla valle sottostante. Altro premio che veste il tricolore italiano è quello per il miglior giovane architetto: la Menzione Speciale giovani architetti è stata infatti assegnata a Last architettura • Stefano Larotonda. Il comasco, under 40, ha ottenuto il riconoscimento per il suo progetto Underground Patio, in provincia di Lecco. Un progetto che «esplora tutte le specifiche esigenze del cliente e le sintetizza in un unico gesto essenziale: lo scavo di una fossa per definire il tutto. Underground Patio comporta la scoperta del seminterrato e la successiva creazione di uno spazio esterno, configurato come stanza all’aperto. Il nuovo ambiente offre illuminazione al seminterrato, che diventa un ampio salone. I muri in cemento sono stati formati usando assi di legno verticali, successivamente sottoposte a sabbiatura. Il pavimento è ricoperto in cemento e ghiaia e all’interno il seminterrato ricorda le tonalità del paesaggio montagnoso circostante. Il cemento grigio ricopre il pavimento, mentre la stanza è delimitata da una serie di suddivisioni interne, colorate in verde bosco» spiega il
TUTTI I NUMERI DEL PREMIO Edizione: 6a edizione biennale Candidati: 858 opere architettoniche, 450 opere residenziali su piccola scala e 408 grandi opere di architetture. L’Italia, tra le nazioni più attive, con 147 studi di architettura partecipanti e un totale di 224 opere candiate: 133 opere residenziali su piccola scala e 91 grandi opere di architettura). CATEGORIE PREMIATE Architettura residenziale su piccola scala: abitazioni unifamiliari nuove, ampliate, ristrutturate e/o riabilitate o progetti residenziali su piccola scala con fino a un massimo di 12 unità residenziali e/o un massimo di 1.200 m2 costruiti totali. Grandi opere di architettura: tutti gli interventi architettonici realizzati in ambiti diversi da quello dell’architettura residenziale su piccola scala. Premi: valore complessivo 79.500 euro, così suddivisi: 1 premio Internazionale BMIAA ’23, valore: 30.000 euro; 6 premi Nazionali BMIAA ’23, valore: 1.500 euro. Grandi opere di architettura 1 premio Internazionale BMIAA ’23, valore: 30.000 euro. 6 premi Nazionali BMIAA ’23, valore: 1.500 euro. Menzione Speciale Giovani Architetti BMIAA’23, valore: 1.500 euro.
giurato italiano. La giuria ha apprezzato il concetto iniziale del progetto e la tonicità materiale ottenuta (estremamente raffinata ed evocativa), in un intervento su minima scala, in perfetto equilibrio fra le parti e il contesto.
LA GIURIA INTERNAZIONALE • •
Presidente di giuria: Jesús Aparicio, architetto e cattedratico dell’Università Politecnica di Madrid Segretario: Jesús Donaire, architetto e professore associato dell’Università Politecnica di Madrid.
MEMBRI DI GIURIA: • Enrico Molteni (Italia), architetto e professore del dipartimento Architettura e Design Università degli Studi di Genova; • David Van Severen (Belgio), architetto e fondatore di OFFICE Kersten Geers David Van Severen; • Petr Janda (Repubblica Ceca e Slovacchia), architetto e fondatore di Brainwork; • Gilles Delalex (Francia), architetto e dirigente di Muoto Architecture Studio; • Nuno Brandão Costa (Portogallo), architetto e professore; • Ángela García de Paredes (Spagna), architetto e fondatrice Paredes Pedrosa Arquitectos, prof. di Project Design dell’Etsam di Madrid.
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BigMat International Architecture Award ’23 PREMI NAZIONALI GRANDI OPERE DI ARCHITETTURA
Premio Nazionale Italia Bicocca SUPERLAB di Balance Architettura | Milano, 2022 © Beppe Giardino, Philipe Dujardin
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Premio Nazionale Francia Trasformazione di un palazzo di uffici in 52 appartamenti di Data Architectes | Parigi, 2022 © Maxime Delvaux, Florent Michel, Edouard Fargues
Premio Nazionale Belgio Ecam Ecole Centrale des Arts et Métiers di Agwa | Bruxelles, 2023 ©Séverin Malaud
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BigMat International Architecture Award ’23 PREMI NAZIONALI GRANDI OPERE DI ARCHITETTURA
Premio Nazionale Portogallo Adega Azores Wine Company di Sami-arquitectos | Ilha do Pico, Açoresv, 2020 © Francisco Nogueira
Premio Nazionale Repubblica Ceca Plato Contemporary Art Gallery di Kwk Promes | Ostrava, 2022 ©Julius Sokolowski
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Premio Nazionale Slovacchia Jelšava Cabins di 2021 Architekti Jelšava, 2022 © Matej Hakár
MENZIONE SPECIALE GIOVANI ARCHITETTI Menzione Speciale giovani architetti | Italia Underground Patio di Stefano Larotonda | Rovagnate, Lecco – 2021 © Marco Cappelletti
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BigMat International Architecture Award ’23
PREMI NAZIONALI ARCHITETTURA RESIDENZIALE SU PICCOLA SCALA
Premio Nazionale Italia Bivacco Fanton di DEMOGO studio di architettura | Auronzo di Cadore, 2021 © Iwan Baan
Premio Nazionale Francia M26 di Bast | Tolosa, 2020 ©Bast
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Premio Nazionale Repubblica Ceca Suburban villa di Nacházel architekti Praga, 2022 © Petr Nacházel
Premio Nazionale Slovacchia Pernek Family House di k sa _studeny | Pernek, 2022 ©Alex Shoots Buildings
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BigMat International Architecture Award ’23
Premio Nazionale Spagna Ca na Catalina I en Joan di T Ed’A arquitectes | Maiorca, 2022 ©Luis Díaz Díaz
Premio Nazionale Belgio jtB House di Blaf architecten | Blanden, 2022 © Stijn Bollaert
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Progetti Mondo
occhiello Berna, Svizzera | Residenze
Titolo Modularità
ETITOLO INDUSTRIALIZZAZIONE EDILIZIA TITOLO Prosommario
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Il complesso residenziale progettato da Gwj Architektur risponde ai Sustainable Development Goals dell’Agenda 20230 ed esprime una cultura di progetto contemporanea impegnata ad affrontare le sfide globali attraverso azioni locali, che impattano sulla qualità dei luoghi e sulla vita delle persone Gerardo Semprebon, Politecnico di Milano
H
uebergass è il nuovo complesso residenziale di Berna progettato da Gwj Architektur in collaborazione con Ort für Landschaftsarchitektur, per la parte di paesaggio, e Soziale Plastik, per la pianificazione sociale. Si tratta di un intervento ambizioso che ha voluto dare una risposta tangibile ad alcuni dei diciassette Sustainable Development Goals annoverati nell’Agenda 2030. Anche per questo motivo è stato quindi presentato al Congresso Uia (International Union of Architects) di Copenhagen a luglio 2023, inserendosi nel filone di una cultura di progetto contemporanea impegnata concretamente ad affrontare sfide globali attraverso azioni locali, che impattano sulla qualità dei luoghi e sulla vita delle persone. E infatti, sono sociali, ecologiche ed economiche le sostenibilità che i progettisti hanno racchiuso, in seguito alla vittoria del relativo concorso, nel nuovo quartiere di Berna, nel distretto di Holligen.
CINQUE EDIFICI I cinque edifici di Huebergass sono disposti su due linee spezzate che aderiscono a una logica di continuità rispetto La laneway
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Berna, Svizzera | Residenze
Sezione Sopra, vista dal parco pubblico
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al tessuto costruito circostante, confermando le geometrie di edifici e tracciati limitrofi. Il volume in angolo che forma una L è disposto in modo sia da confermare il bordo costruito al parco urbano che fa da sfondo all’antico castello sul lato opposto della Schlossstrasse, sia da dare un senso di chiusura al percorso pedonale interno. È questo, infatti, l’elemento cardine dell’intervento, il suo cuore pulsante come viene definiti dagli architetti, concepito per ricreare un’atmosfera di vicinato aperta ai prati del parco. Questa laneway, che funziona un po’ come vialetto di accesso e un po’ come cortile condiviso, è un interessante elemento di mediazione tra la vita domestica e quella della città. Raccoglie la circolazione tra le singole unità e crea le condizioni spaziali per ospitare attività condivise che stimolano interazioni anche spontanee tra i residenti. Su questo spazio si affacciano le strutture a telaio che fronteggiano gli ingressi degli edifici, assumendo un ruolo sia servente, nell’organizzare la distribuzione alle unità, sia servito, nel definire spazi porticati e loggiati destinati alla sosta, al relax, o ad altri usi collettivi. Posizionandosi esternamente, contribuiscono inoltre alla riduzione dei materiali edilizi impiegati per garantire il comfort termoigrometrico, limitato pertanto ai soli spazi abitati racchiusi dalle murature piene. Il contrasto che questi telai costruiscono con la massività dei cinque edifici determina una suggestiva e inaspettata immagine urbana, impreziosita nelle transizioni che si generano tra la sfera privata e quella pubblica.
Planimetria
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Berna, Svizzera | Residenze
Piano tipo Sotto, gli spazi semipubblici della laneway
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Gli spazi loggiati tra gli edifici e la laneway Sopra, gli spazi semipubblici della laneway
APPARTAMENTI A completare il programma residenziale si trova un bar, una lavanderia, sale comuni, e spazi ateliers. Gli appartamenti sono organizzati secondo una forte modularità e ripetizione di misure e componenti edilizie che permettono di ridurre i costi di costruzione, senza rinunciare a una significativa variazione tipologica che varia dai due agli otto locali. Tutte le unità godono del doppio affaccio e quindi di una relazione con la laneway. Mentre gli
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Berna, Svizzera | Residenze
Cucina di uno degli appartamenti. Interni
appartamenti sul lato sud beneficiano della vista sul parco, quelli sul lato nord sfruttano meglio le strutture a telaio che risultano disposte a sud. Nel canone d’affitto è integrato anche un servizio di car sharing, dal momento che, per insediarsi - salvo situazioni particolari, gli inquilini hanno accettato di rinunciare all’automobile.
LA SCHEDA Luogo: Berna Progetto: Gwj Architektur Project manager: Eva Herren, Gw Impresa edile: Immobilien Stadt Bern Architettura del paesaggio: Ort für Landschaftsarchitektur Pianificazione sociale: Soziale Plasti Ingegneria strutturale: Bill Weyermanm Partner Progetto impianti: Climeco Impianto sanitario: Climeco Impianto elettrico: Electrics planning Toneatti Engineering Sicurezza antincendio: Siplan Progetto acustico e impianti: Marc Rüfenacht Bauphysik & Energie Geologia: Geotechnisches Institut Contractor: Halte Fotografie: ©Damian Poffet e Susanne Goldschmid Info: www.gwj.ch
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Progetti Mondo
Kurdistan, Nord Iraq | Campo per rifugiati
Etica tra comunità E SOSTENIBILITÀ
L’Habibi Community Centre è stato realizzato facendo ricorso a principi di costruzione ambientale e di responsabilità comunitaria. Usati materiali reperibili in loco, quali terra e vetro di scarto per realizzare le murature con la tecnica del superadobe ovvero con sacchi riempiti di terra impilati gli uni sugli altri e poi ricoperti e resi solidali da un intonaco di terra
Kevin Santus, Politecnico di Milano
O
ggigiorno ci dobbiamo confrontare con una sovrapposizione di crisi e vulnerabilità che spesso richiedono all’architettura di introdurre una serie di valori etici importanti quali accoglienza, codesign, sostenibilità, risparmio delle risorse, riciclo, salvaguardia dell’ambiente. Sono tutte questioni all’ordine del giorno che, al contempo, influiscono direttamente sui risultati dell’architettura.
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Container sormontati da coperture in lamiera Sopra, costruzione attraverso la tecnica superadobe
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Occhiello
Posa dei sacchi riempiti di terra da parte dei lavoratori, nonché residenti nel campo per rifugiati. Sopra, fase di cantiere del centro di comunità: è possibile apprezzare l’andamento sinuoso della parete, scandito poi dalla struttura metallica che reggerà la copertura in lamiera
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SOSTENIBILITÀ Il progetto Habibi Community Centre propone una riflessione pratica su questi temi. L’architetto Peter Hasdell nell’intervista rilasciata a YouBuild ha infatti affermato: «Una delle cose che mi propongo di fare insieme al gruppo di collaboratori di InsituProject è di esplorare e trovare soluzioni sostenibili per quel 60% del mondo che non ha accesso alla sostenibilità sofisticata dell’Occidente come, ad esempio, le procedure di certificazione Leed o soluzioni altamente costose di prefabbricazione. Quello che facciamo è cercare di lavorare con le risorse locali e le capacità presenti nelle collettività che vivono i luoghi in cui siamo chiamati a progettare. Spesso la gente locale possiede già le abilità, ma non sa come metterle in pratica in maniera collettiva. Per questo nei nostri progetti non cerchiamo solo di guidare le persone, ma piuttosto di attivare le condizioni necessarie per far sì che siano in grado di rendersi autosufficienti». E questa volontà metodologica progettuale è ben visibile in questo centro comunitario realizzato all’interno del campo per rifugiati in Iraq, dove sono ospitati più di 7.000 persone Yazidi, una minoranza etnica del paese mediorientale che, a partire dal 2014, ha subito il genocidio per mano
dell’Isis. Il Centro presenta 350 mq di strutture sanitarie e sociali essenziali, tutte disposte attorno a un cortile che, come un’oasi, offre spazi di gioco e di incontro, in modo da accrescere la coesione tra i rifugiati. Il progetto è stato sviluppato a stretto contatto con la comunità, che ha poi preso parte al processo di costruzione. Questo ha permesso lo sviluppo di competenze specifiche a soggetti che, potenzialmente, possono trasferire le competenze acquisite in altri progetti simili.
Soluzioni locali sostenibili low-tech
SOLUZIONI LOW-TECH Oltre a questo, il programma ha sviluppato una serie di soluzioni sostenibili low-tech, che sono state attuate in una prospettiva circolare di riuso delle risorse. Infatti, in prima battuta, il progetto ha utilizzato materiali reperibili in loco, quali terra e vetro di scarto, che ha trasformato in materiali da costruzione per realizzare le murature, come è avvenuto per la sala destinata alla comunità costruita con la tecnica del “superadobe” ovvero con sacchi riempiti di terra impilati gli uni sugli altri e poi ricoperti e resi solidali da un intonaco di terra. I muri così ottenuti permettono di ridurre notevolmente i costi di costruzione, utilizzando unicamente
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Kurdistan, Nord Iraq
LA SCHEDA Progetto: Habibi Community Centre Luogo: Bersive Internally Displaced Persons Camp, Zakho, Kurdistan, Nord Iraq Cliente: HIS Foundation (Andrew Kwong) e Habibi International (Willy Tan) Progetto: Insitu-Project (Peter Hasdell e Tan Ming) e ABCD Collaborative (Chan Hei); Superadobe:Vide Terra (Davide Frasca); Finestratura in Bottiglie Riciclate: MedEast (Paul Kingery) Campo da gioco: Catalytic Action (Giulia Galli) Project management: Habibi International (Heidi Tan, Jonathan Su), HIS Foundation (Andrew Kwong) Realizzazione: 2022 Fotografie: ©Habibi Community Centre
I vuoti di bottiglia sono utilizzati come elemento decorativo all’interno delle porzioni trasparenti del centro di comunità
Messa in opera dei vuoti di bottiglia utilizzati per le aperture superiori del volume del centro di comunità
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materiale locale e incidendo inoltre sulla velocità di montaggio delle strutture. PRESTAZIONI TERMICHE L’utilizzo dei superadobe, infine, permette di migliorare le prestazioni termiche dell’architettura, perché avendo un’importante inerzia termica permette di ottimizzare le condizioni microclimatiche durante le estati torride e gli inverni rigidi che caratterizzano questa zona del mondo. Sopra questi muri massicci, una fascia trasparente permette di massimizzare l’illuminazione naturale, mediata non attraverso finestre, ma filtrata tramite bottiglie in vetro riciclate. Insieme a questo volume si affacciano sulla corte interna altri tre corpi che riutilizzano dei container sormontati da una copertura inclinata in lamiera, che determinando uno spazio di ventilazione, permette ai volumi di non surriscaldarsi, mentre consente la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua piovana. In sintesi, il progetto dell’ Habibi Community Centre incorpora principi di costruzione ambientale e di responsabilità comunitaria, sviluppando un vero e proprio prototipo potenzialmente esportabile in contesti similari.
La sala di comunità vede il muro perimetrale scandito da una serie di nicchie che permettono all’estero la creazione di piccoli spazi protetti, mentre muovono la continuità dello spazio interno
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I Commenti
Territorio & Società
Edilizia sociale, un bisogno senza adeguate risposte Francesco Gastaldi Università Iuav di Venezia
L’abitare è un tema tornato prepotentemente di attualità in questo 2023, le proteste degli studenti universitari per il caro affitti, articoli e inchieste giornalistiche, l’aumento dei casi di forme di povertà e disagio a seguito delle crisi ricorrenti, tutto porta a considerare come il problema casa sia una questione aperta, soprattutto per alcune fasce di popolazione. Criticità e bisogni I bisogni quantitativi nel nostro Paese non sono più quelli degli anni ‘50-‘80, ma certamente rimangono irrisolte molte criticità e bisogni specifici, a livello quantitativo e qualitativo, molto differenti fra singole aree del paese, territorialmente differenziate (per esempio, grandi città vs centri minori), ma non meno impattanti in termini economici. Inoltre, in una società in continua (e rapida) evoluzione, emergono nuove domande abitative, sempre più articolate legate a studenti e lavoratori fuori sede, giovani coppie, nuove famiglie e single non possessori di abitazioni familiari, immigrati stranieri, anziani che vivono in case inadatte alle loro condizioni di vita e salute. Come detto, un quadro molto complesso, e il disagio abitativo presenta porta con sè questioni etiche, politiche ed economico-finanziarie, giuridico amministrative che alimentano, solo molto parzialmente, un dibattito politico che è più incentrato su questioni collegate (crisi economiche, accoglienza e immigrazione, rigenerazione e qualità urbana) che non strettamente focalizzato sull’emergenza abitativa. Tuttavia, in presenza di queste necessità (specie dei grandi centri urbani e con massimizzazione di queste tendenze in città come Milano), si registrano politiche e progetti di vario genere e una scarsa verifica dei risultati ottenuti. Inoltre, il più difficile accesso ai mutui bancari, il lavoro temporaneo, poco garantito e poco tutelato, le forme di precarietà e instabilità economica e sociale e le migrazioni, aumentano la domanda di abitazioni in locazione per le popolazioni in condizioni di, eterogenee, necessità. Strumenti e misurabilità I programmi pubblici a favore dell’edilizia sociale dovrebbero indicare con chiarezza chi sono i veri be-
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neficiari delle politiche contro il disagio abitativo, verificare che il denaro pubblico sia speso per favorire risultati efficienti e migliorare la posizione e il trattamento di soggetti svantaggiati. Gli strumenti utilizzati nel nostro Paese sono molto diversi, ma in tutti i casi mancano verifiche e comparazioni dei reali risultati delle azioni contenute nei singoli strumenti e tra soluzioni alternative. La scarsa verifica dei risultati ottenuti favorisce l’implementazione degli strumenti già utilizzati, anziché soluzioni innovative. In Italia sono prevalse misure indirette che hanno esplicitamente favorito la casa in proprietà, in particolare nella forma di agevolazioni fiscali e al credito. Tra i benefici, ingiustificati dal punto di vista economico e sociale, ricordiamo il riscatto a prezzi non di mercato, la possibilità di rivendita degli alloggi e l’ereditarietà degli stessi. Quando non sono prevalse le privatizzazioni, l’alloggio ha talvolta costituito un diritto duraturo (e trasmissibile), senza essere riportato alla sua funzione d’uso per far fronte ad esigenze contingenti. Social housing Il mancato turn-over ha prodotto, fra le altre cose, un innalzamento dell’età media degli assegnatari. L’espressione edilizia residenziale pubblica è stata negli ultimi anni sostituita con social housing, alloggi sociali, edilizia residenziale sociale, quest’ultima definita come “l’insieme dei servizi abitativi finalizzati al soddisfacimento delle esigenze primarie” erogate da “operatori pubblici e privati prioritariamente tramite alloggi in locazione” 1 Tuttavia, al cambiamento del linguaggio non sono conseguite sostanziali variazioni, e non un maggior ruolo di una eterogeneità di soggetti privati, nelle modalità di trattamento del disagio abitativo in una società in forte evoluzione (economia, famiglie, mercato del lavoro), che ha assunto le nuove forme sommariamente descritte senza innovazioni significative nelle modalità di intervento. 1. Si rinvia al decreto interministeriale n. 146 del 2008. Vale la pena di osservare che la nuova definizione ha superato il riferimento a residenziale e pubblico.
31/01-03/02/2024 Bolzano
Join the future of sustainable building
Costruire bene. Vivere bene. Fiera internazionale per il risanamento e l’efficienza in edilizia
Il premio nazionale per l'architettura in legno.
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www.klimahouse.it
Interior & Product Design
Franchi Umberto Marmi | MM Design
di Livia Randaccio
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Estetica del Metaverso per un marmo sempre più raffinato
Il progetto presentato durante Marmomac di quest’anno, nel contesto dell’evento ‘Material Match Up’, curato da Adi, ha avuto come protagonisti i marmi Calacatta 900, Statuario, Grigio Collemandina e Bardiglio, tutti di Franchi Umberto Marmi (Fum), lavorati nelle diverse finiture del bocciardato, opaco e lucido grazie a precise incisioni a laser, e quindi proposti su un moodboard esemplificativo dei trattamenti applicati alle superfici. Il concept sviluppato da MM Design per Fum è stato quello di proporre una nuova caratteristica estetica e decorativa per il marmo attraverso i principi del Cmf design, dove Cmf è acronimo di colori, materiali e finiture. Un segmento del design industriale che lavora sull’identità cromatica, tattile e decorativa di materiali, superfici, oggetti e ambienti. Con quest’approccio progettuale il marmo di Fum compie un viaggio di interpretazione della natura che lo porta fino nel Metaverso. Il design, combinandosi con le più innovative tecnologie, porta a migliorare la qualità percepita della superficie del marmo e crea nuove e suggestive tendenze allineate con l’interior design più attuale. Che si tratti di fiori, di cellule, di pelli o di strutture ossee non fa differenza: tutti questi elementi passano all’astrazione e al digitale. Nel passaggio dal fisico al virtuale il marmo trova infinite possibilità di declinazione e di sfaccettature. Forme biomorfe e superfici tattili Il circolo mimetico e metaforico fra uomo e natura si esprime con nuova linfa attraverso un design sempre più evoluto che sintetizza la massima naturalità delle forme organiche col massimo artificio della tecnologia. È così che il progetto di MM Design per Fum si articola e si sviluppa in diverse direzioni: da una parte trasferisce le molteplici geometrie e le incredibili forme complesse che troviamo in natura sulla superficie del marmo, rendendolo, se possibile, ancora più ricco di appeal nel momento in cui esso prende vita e acquisisce movimento. Dall’altra arricchisce le superfici marmoree di un fascino tutto nuovo quando propone impronte e incisioni sviluppate su disegno a rilievo. È totale la fluidità con cui si passa dai pattern geometrici alle forme organiche, dalle texture più
LA SCHEDA Produzione: Franchi Umberto Marmi spa Project design: MM Design Materiale: Calacatta 900, Statuario, Grigio Collemandina e Bardiglio Finiture: bocciardato, opaco, lucido creati con incisione laser Info: www.fum.it; www.mmdesign.eu
raw a quelle più sottili e impalpabili, dall’effetto knitting a un rilievo della vena del marmo del tutto simile alla pelle. Approcciandosi al phygital, quel mondo in cui la tecnologia fa da ponte fra mondo fisico e virtuale, MM Design ne sonda i confini con capacità e sperimenta attraverso il marmo di Fum la combinazione tra un materiale naturale dalla lunga storia e nuove superfici metalliche, finiture ultrariflettenti, effetti iridescenti e sfumature di colore dicroiche. Il raffinato effetto riflettente ‘a specchio’ o il riflesso metallico trasparente applicati alla superficie del marmo rivelano, valorizzandola, la sua naturale texture e portano all’attenzione dell’osservatore sorprendenti cromie e riflessi.
Il moodboard, sviluppato in un pannello delle dimensioni di 140x180 cm, raccoglie esempi dei particolari trattamenti sulle superfici di marmo combinati fra tecnologie di incisione avanzate e quelle con la sottile pellicola di deposizione metallica. Dalla Natura al Metaverso emerge tutto il potenziale estetico e la versatilità applicativa del marmo
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torterolo&re
L’AMBIENTE IDEALE Il comfort abitativo ha ispirato T&R nel processo di continua innovazione della porta d’ingresso, dimostrando quale può essere il contributo fondamentale che il principale serramento di una casa può apportare per il risparmio energetico e il benessere ambientale. La resistenza all’acqua e al vento, l’isolamento termico e il taglio termico permettono di reagire in maniera efficace al cambiamento climatico, garantendo comfort abitativo e sicurezza elevata. Le porte della serie Confort sono particolarmente adatte ad installazioni ove siano richieste prestazioni energetiche elevate: offrono un eccellente isolamento termico, riducono la possibilità di formazione di condensa e non permettono infiltrazioni d’acqua o il passaggio 194
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d’aria sotto la soglia del battente. Il falsotelaio monoblocco offre una condizione di posa ottimale della porta blindata in strutture edilizie ad alta prestazione energetica, isolando ed eliminando i ponti termici del muro nei punti di contatto con il controtelaio in acciaio. È stato progettato per adattarsi sia a strutture murarie tradizionali, anche con cappotto interno o cappotto esterno, sia a strutture in legno o muri a secco. Il controtelaio è dotato di quarto lato per garantire l’interruzione termica anche tra il pavimento interno e il pavimento esterno e include sul lato esterno una protezione in acciaio antieffrazione a difesa della battuta tra telaio e falsotelaio. Torterolo & Re, porte blindate a prestazioni elevate.
VIA CORNARETO, 180 | 17017 COSSERIA (SAVONA) | PH +39 019 516901 | clienti@torteroloere.it | torteroloere.it
DOSSIER YouBuild TOP100 DELLE IMPRESE DI COSTRUZIONI
Quale impatto ha avuto il boom dell'edilizia negli ultimi anni sui bilanci delle aziende che operano in cantiere? Il Centro Studi YouTrade ha messo ai raggi X i risultati dei grandi gruppi. E ha scoperto qualche sorpresa
Dossier Top 100
Imprese di costruzione
Chi ha vinto
LA GRANDE CORSA NEI CANTIERI
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Il Centro Studi YouTrade ha selezionato le prime cento aziende del settore. E l’analisi dei bilanci testimonia il boom legato al superbonus, ma anche la ripresa degli appalti pubblici. Con un dato rassicurante: il sistema ora è più solido
di cura del Centro Studi YouTrade
S
e il 2021 è stato l’anno che ha condotto l’edilizia su un binario di crescita molto consistente, il 2022 ha di fatto consolidato quella crescita, incrementando ulteriormente il mercato. Certamente il superbonus 110% è il principale artefice di questa crescita, ma va anche sottolineato che nel 2022 si sono avuti anche alcuni primi segnali dal Pnrr. Anche se gli effetti della spesa e dell’impatto sul settore delle costruzioni di vedrà solo nei valori del 2023 e nei due anni successivi, dato che la scadenza per la rendicontazione dei fondi straordinari che l’Europa deve versare all’Italia per il Next Generation Eu, dei quali ricordiamo circa 80 miliardi sono destinati al settore delle costruzioni, è fissata alla fine di giugno 2026. In questo quadro complessivo, l’analisi dei bilanci delle prime cento imprese di costruzione italiane per dimensione del fatturato fa segnare un incremento del fatturato nel 2022 rispetto al 2021 del 12,4%, con una crescita biennale del 32,0%. La somma di utili e perdite a livello di tutte le cento imprese analizzate porta a un valore di utili in percentuale sul fatturato dello 0,5%, un indice molto basso che, come vedremo, se depurato dalle imprese con bilanci in perdita, porta in realtà a una media del 5,4%. L’analisi è condotta sui bilanci civilistici disponibili al 10 gennaio 2024 presso il portale delle Camere di Commercio e non contiene analisi dei bilanci consolidati, che in alcuni casi modificherebbero di molto i pesi in gioco (come nel caso di Webuild, leader della classifica, che a livello consolidato ha un giro d’affari nel 2022 superiore agli 8 miliardi di euro). RICAVI PER 16,6 MILIARDI La Top 100 delle imprese di costruzione nel 2022 ha rappresentato un giro d’affari complessivo pari a 16,6 miliardi di euro, in crescita del 12,4% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, se si considerano solo le imprese con bilancio in utile, emergono valori molto diversi di crescita, con un incremento complessivo del fatturato del 18,3% sul 2021 e del 42,2% sul 2020. Analizzando i risultati economici delle imprese emerge che le prime quattro imprese in classifica presentano perdite di bilancio complessive per oltre 276 milioni di euro, che incide notevolmente sul valore complessivo, modificando molto la media. Ciò è molto evidente se si confrontano
YouBuild - DICEMBRE/GENNAIO 2024
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Imprese di costruzione
VARIAZIONI % DEL FATTURATO PER CLASSI DIMENSIONALI DELLE TOP 100 DELLE IMPRESE DI COSTRUZIONE. ANNO 2022 SU 2021
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali
gli andamenti e i valori di redditività delle imprese per classi dimensionali di fatturato. Considerando tutto il campione di cento imprese, emergerebbe che sono solo le imprese fino 100 milioni di euro a presentare i migliori risultati di redditività, intorno al 6,0-6,1%, mentre le altre classi presentano valori più contenuti, se non negativi. Queste differenze sono dovute al forte peso di alcune imprese che, per motivi diversi, hanno presentato nel 2022 perdite di bilancio in alcuni casi molto consistenti. Come nel caso di Itinera, di Rizzani De Eccher, di Toto, di Fincantieri Infrastructures, con percentuali negative rilevanti rispetto al fatturato. A queste vanno aggiunte le perdite di imprese che in percentuale perdono meno, ma in valore assoluto pesano molto sulla somma complessiva, come nel caso di Webuild, Pizzarotti, Bonatti. Se si depurano le medie per classi dimensionali dai valori di bilancio di queste imprese, emerge, come vedremo, un quadro molto diverso. PICCOLI BOOM Analizzando gli andamenti dei fatturati delle imprese per classi dimensionali, emerge come tutte le classi siano state in crescita, ma che nel biennio 2020-2022 sono quelle inferiori a far registrare le crescite maggiori, con la classe inferiore a +68,6%. Risultato che è segno di una dinamica molto consistente per molte imprese che, a osservarne nel dettaglio i dati di fatturato, hanno saputo sfruttare in modo determinante le opportunità del superbonus 110%. Molte realtà presentano infatti incrementi nel biennio assolutamente di grandissima consistenza, con otto imprese con crescite di fatturato
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YouBuild - GENNAIO 2024
a quattro cifre e altre 13 con crescite a tre cifre. In alcuni casi, quelli più eclatanti, effetto diretto dell’essere imprese di recente costituzione, come per Alpha General Contractor, società nata nel 2020 per agire nel mercato del superbonus 110%. Nella classe inferiore, fino a 70 milioni di euro, si trovano 29 imprese che presentano un fatturato medio di 60 milioni di euro, delle quali solo una, Cossi Costruzioni, con bilancio in perdita anche in presenza di aumento di fatturato. Molto interessante il valore degli utili sui ricavi, pari al 5,9%. Un segno della capacità di queste imprese di ottimizzare la propria gestione al punto da riuscire a fare utili pur in una contrazione dei fatturati (sette imprese su 29 vedono ridursi il fatturato nel 2022 in questa classe dimensionale). Il confronto tra il valore medio percentuale degli utili sul fatturato riferito a tutte le imprese della classe rispetto a quelle con i soli bilanci in utile mostra uno scostamento positivo, passando dal 5,9% al 6,3%, uno scostamento non così significativo come in altre classi. PIÙ UTILI Diversa la dinamica delle 30 imprese con fatturato tra 70 e 100 milioni di euro, che presentano un valore medio di fatturato di 85 milioni di euro e una crescita nel 2022 sul 2021 del 10,4%, con un valore degli utili sul fatturato in linea con la classe inferiore e pari al 5,9%. Nella dinamica biennale 2020-2022 questa è la seconda classe dimensionale che ha fatto registrare il maggior incremento: +45,8%. Il confronto tra il valore degli utili sul fatturato di tutte le imprese della classe in confronto a quelle con bilanci solo in utile
TOP 10 DELLE IMPRESE DI COSTRUZIONE IN ITALIA PER INCREMENTO DI FATTURATO 2022/2021
LA CLASSE MEDIA La classe tra 200 e 500 milioni di euro conta 16 imprese, con fatturato medio di 314 milioni di euro, delle quali 14 con bilancio in utile, e con una dinamica di fatturato nel 2022 sul 2021 del +8,2% e nel biennio del +14,0%. Anche in questo caso le due imprese con bilancio in perdita pesano molto sull’indicatore di classe, in quanto il valore rilevato, pur positivo, è pari a metà di quello relativo alla media delle imprese, passando da 1,9% a 3,8%. Ultima classe, quella maggiore, comprende cinque imprese con oltre 500 milioni di euro di fatturato, in crescita del 7,7% rispetto al 2021 e del 30,2% rispetto al 2020, con un valore medio di utili sul fatturato negativo e pari a perdite quantificabili in -5,4%, valore che cambia notevolmente se si considera solo il dato positivo della quinta in classifica, Techbau, unica a presentare un bilancio in attivo con utili pari al 6,0% del fatturato.
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali
POSIZIONE
mostra una differenza, anche in questo caso come nel precedente, minima, passando dal 5,9% al 6,2%. La terza classe dimensionale, quella delle imprese tra 100 e 200 milioni di euro (con fatturato medio di 136 milioni), presenta il maggior incremento rispetto al 2021, con una crescita del 27,5% e un aumento nel biennio comunque consistente e pari al 44,2%. Dal punto di vista della redditività questa classe, nel suo insieme, presenta quattro aziende con bilanci in perdita, e con un rosso anche consistente: risultati che portano la media complessiva a un valore debolmente negativo. Ma, come vedremo, non può essere preso a riferimento, in quanto pari a -0,8%, un valore fortemente determinato dalla perdita di bilancio di Fincantieri Infrastructures. Depurando i dati dalle imprese con bilancio in perdita emerge come la percentuale di utili sul fatturato sia pari al 7,0%, un valore decisamente molto diverso dalla media complessiva della classe dimensionale, segno che in questo caso gli outlier tendono a nascondere la vera capacità di questa classe di produrre utili a fronte anche di una forte crescita di mercato.
RAGIONE SOCIALE
var. % 2022/2021
1
OLTRE Srl
371,9
2
S.I.CO.GEN. Srl
220,0
3
GRUPPO ZETA COSTRUZIONI Srl
218,7
4
ARTEMIA COSTRUZIONI Srl
203,9
5
C.A.E.C. CONSORZIO ARTIGIANO EDILE COMISO SOC. COOP.
199,1
6
FINSO FINCANTIERI INFRASTRUTTURE SOCIALI Spa
170,2
7
FINCOSIT Spa
161,3
8
MANELLI IMPRESA Srl
149,1
9
ALFANO COSTRUZIONI GENERALI Srl
141,1
10
CANTIERI COMMERCIALI Srl
140,1
POSIZIONE
TOP 10 DELLE IMPRESE DI COSTRUZIONE IN ITALIA PER PERCENTUALE DI UTILI SUL FATTURATO 2022
RAGIONE SOCIALE
var. % 2022/2021
1
IMPRESA TONON Spa
34,5
2
ALPHA GENERAL CONTRACTOR Srl
32,1
3
TASSI GROUP COSTRUZIONI Srl
30,3
4
ROMANA COSTRUZIONI Spa
24,4
5
MI.COS. Spa
21,4
6
SOCIETA' INIZIATIVE NAZIONALI AUTOSTRADALI - S.I.N.A. Spa
19,6
7
ALFANO COSTRUZIONI GENERALI Srl
15,6
PRIMA WEBUILD
8
GRUPPO ZETA COSTRUZIONI Srl
15,4
A livello di valore assoluto, leader incontrastata della classifica è Webuild, con 1 miliardo 863 milioni di euro di fatturato, in aumento dell’11,2% sul 2021, con al secondo posto Pizzarotti a 880 milioni, ma in calo del 27,5% rispetto al miliardo e 214 milioni del 2021. Terzo posto per Itinera, a 783 milioni e in crescita del 12,7%, mentre un forte balzo in avanti lo fa ICM, in crescita del 39,9% e superando così i 515 milioni di euro, così come Techbau, a oltre 511 milioni di euro e in crescita dell’87,1%. Forte crescita anche per Salcef,
9
SOSETEG Srl
13,8
10
G.C.F. GENERALE COSTRUZIONI FERROVIARIE Spa
13,7
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali
al sesto posto, con un +84,5%. Mettendo a confronto le crescite di mercato, la top ten per incrementi di fatturato vede al primo posto imprese nella maggior parte dei casi legate all’andamento del mercato del superbonus 110%. Al vertice si trova l’impresa Ol-
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Imprese di costruzione
FATTURATO E UTILI DELLA TOP 100 DELLE IMPRESE DI COSTRUZIONE IN ITALIA PER CLASSI DIMENSIONALI (VALORI IN MILIONI DI EURO) - TOTALE IMPRESE FATTURATO CLASSE DIMENSIONALE DI FATTURATO
UTILE NETTO in % su fatt. in % su fatt. 2022: 2022: tutte le solo imprese con imprese bilancio in utile
NUMERO DI IMPRESE
2022
2021
2020
Oltre 500 milioni
5
4.553
4.227
3.498
7,7
30,2
-246
-5,4
6,0
Da 200 a 500 milioni
16
5.019
4.637
4.401
8,2
14,0
97
1,9
3,8
Da 100 a 200 milioni
20
2.721
2.135
1.887
27,5
44,2
-22
-0,8
7,0
Da 70 a 100 milioni
30
2.546
2.306
1.747
10,4
45,8
151
5,9
6,2
Fino a 70 milioni
29
1.739
1.445
1.031
20,4
68,6
103
5,9
6,3
TOTALE
100
16.578
14.749
12.563
12,4
32,0
84
0,5
5,4
var. % var. % 2022 2022/2021 2022/2020
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali
tre srl, con una crescita quasi del 372%, seguita da SiCoGen (+220,0%) e al terzo posto Gruppo Zeta Costruzioni (+218,7%), seguita da Artemia Costruzioni (203,9%), da Caec (Consorzio Artigiano Edile Comiso, +203, 9%), Finso Fincantieri Infrastrutture Sociali (+170,2%), Fincosit (+161,3%), Manelli Impresa (+149,1%), Alfano Costruzioni Generali (+141,1%) e Cantieri Commerciali (+140,1%). Complessivamente si registrano 21 imprese in crescita di oltre il 50% di fatturato, altre 16 in crescita tra il 25% e il 50%, 22 in crescita tra il 10% e il 25% e altre 19 in aumento fino al 10%. Due aziende fanno segnare crescita zero, mentre sono 20 quelle con flessioni di fatturato comprese tra percentuali minime fino al -49,3% di Gksd Edile, che tuttavia presenta dati positivi di redditività. Da questo punto di vista, la redditività vede una top ten con al primo posto Impresa Tonon, con il 34,5% di utili sul fatturato, seguita da Alpha General Contractor con il 32,1%, Tassi Group Costruzioni con il 30,3%, Romana Costruzioni con il 24,4%, Mi.Cos. con il 21,4%,
200
YouBuild - GENNAIO 2024
Sina con il 19,6%, Alfano Costruzioni Generali con il 15,6%, Gruppo Zeta Costruzioni con il 15,4%, Soseteg con il 13,8% e Gcf con il 13,7%. LEADERSHIP Analizzando andamenti e redditività delle imprese della Top 100 emerge un quadro molto interessante, perché al di là dei casi specifici legati agli andamenti aziendali e a valori di bilancio dipendenti da situazioni contingenti, le imprese di maggiore dimensione continuano a consolidare e rafforzare la loro posizione di leadership nel mercato. Ma è nella fascia media che si registrano le crescite e le dinamiche più interessanti, segno di una capacità di queste imprese di sfruttare l’ottima congiuntura di mercato, sfruttando le dinamiche legate al superbonus 110%, ma anche la stagione di investimenti pubblici e di appalti, che come ricordano i dati Anac, nel 2022 hanno avuto una vera e propria impennata, con un incremento del 39,5% rispetto al 2021 e del 56,2% rispetto al 2020, portando il solo valore dei lavori a 108 miliardi di euro, la maggior parte dei quali dovuti a opere finanziate dalle consistenti risorse del Pnrr. Il rafforzamento del sistema delle imprese a livello di fatturato, con le dinamiche positive a livello di redditività, sono due buone notizie, perché evidenziano che il settore ha intrapreso, grazie alla congiuntura positiva, una strada di consolidamento e ottimizzazione della gestione operativa che è uno degli anelli deboli del nostro sistema imprenditoriale delle costruzioni che, anche grazie alla forte iniezione di capitali privati (bonus e superbonus) e pubblici (Pnrr e altri programmi di riqualificazione urbana a varia scala), può guardare al futuro con una certa dose di ottimismo.
FATTURATO E UTILI DELLA TOP 100 DELLE IMPRESE DI COSTRUZIONE IN ITALIA (VALORI IN MILIONI DI EURO) POSIZIONE
FATTURATO RAGIONE SOCIALE
2022
2021
2020
UTILE NETTO var. % var. % 2022/2021 2022/2020
2022
in % su fatt.
1
WEBUILD Spa
1.863,09
1.676,08
1.863,67
11,2
0,0
-69,60
-3,7
2
IMPRESA PIZZAROTTI & C. Spa
880,64
1.214,08
636,03
-27,5
38,5
-22,05
-2,5
3
ITINERA Spa
783,39
695,09
593,75
12,7
31,9
-180,60
-23,1
4
ICM Spa
515,09
368,28
282,09
39,9
82,6
-4,10
-0,8
5
TECHBAU Spa
511,28
273,24
122,31
87,1
318,0
30,49
6,0
6
SALCEF Spa
451,20
244,59
217,90
84,5
107,1
45,60
10,1
7
AMPLIA INFRASTRUCTURES Spa
416,63
478,23
428,51
-12,9
-2,8
0,14
0,0
8
C.M.B. SOCIETA' COOPERATIVA
402,56
628,86
612,26
-36,0
-34,3
3,18
0,8
9
ENGINEERING 2K Spa
397,65
365,11
367,75
8,9
8,1
14,20
3,6
10
G.C.F. GENERALE COSTRUZIONI FERROVIARIE Spa
357,56
332,75
304,65
7,5
17,4
48,95
13,7
11
CIMOLAI Spa
353,21
353,21
290,90
0,0
21,4
12,03
3,4
12
CPL CONCORDIA SOC. COOP.
302,05
290,31
271,49
4,0
11,3
6,27
2,1
13
BONATTI Spa
297,70
384,92
582,58
-22,7
-48,9
-15,23
-5,1
14
CARRON CAV. ANGELO Spa
290,32
161,81
199,28
79,4
45,7
7,08
2,4
15
C.A.E.C. CONSORZIO ARTIGIANO EDILE COMISO SOC. COOP.
285,27
95,39
19,84
199,1
1.338,2
7,55
2,6
16
AR.CO. LAVORI SOCI. COOP. CONS.
262,24
224,98
192,38
16,6
36,3
0,19
0,1
17
GSE ITALIA Srl
256,62
141,27
35,54
81,7
622,1
12,28
4,8
18
RIZZANI DE ECCHER Spa
254,14
261,51
225,67
-2,8
12,6
-58,06
-22,8
19
IMPRESA PERCASSI Spa
242,52
231,45
142,65
4,8
70,0
0,47
0,2
20
GHELLA Spa
229,90
267,21
273,68
-14,0
-16,0
11,23
4,9
21
INC Spa
219,53
175,08
235,85
25,4
-6,9
1,07
0,5
22
COSTRUZIONI LINEE FERROVIARIE Spa
199,78
169,26
138,63
18,0
44,1
15,47
7,7
23
TOTO Spa COSTRUZIONI GENERALI
174,67
174,67
92,24
0,0
89,4
-21,71
-12,4
24
COBAR Spa
173,50
107,85
62,06
60,9
179,6
15,95
9,2
25
ALFANO COSTRUZIONI GENERALI Srl
170,96
70,90
8,74
141,1
1.856,7
26,71
15,6
26
MANELLI IMPRESA Srl
170,31
68,38
26,58
149,1
540,7
4,75
2,8
27
CO.GE.FA. Spa
168,92
137,65
89,40
22,7
88,9
3,49
2,1
28
COLOMBO COSTRUZIONI Spa
149,08
143,07
172,82
4,2
-13,7
1,52
1,0
29
SICILSALDO Spa
138,40
176,35
208,35
-21,5
-33,6
5,61
4,1
30
MAX STREICHER Spa
133,19
100,58
115,87
32,4
n.c.
-3,90
-2,9
31
DRILLMEC Spa
125,47
106,14
80,79
18,2
55,3
4,30
3,4
32
I.T.I. IMPRESA GENERALE Spa
122,33
94,38
62,93
29,6
94,4
1,25
1,0
33
CANTIERI COMMERCIALI Srl
119,09
49,60
16,80
140,1
609,1
8,42
7,1
34
RCM COSTRUZIONI Srl
118,53
71,09
45,38
66,7
161,2
10,53
8,9
Imprese di costruzione
UTILE NETTO
POSIZIONE
FATTURATO RAGIONE SOCIALE
35
TASSI GROUP COSTRUZIONI Srl
116,22
83,06
6,91
39,9
1.581,9
35,26
30,3
36
I.CO.P. Spa SOCIETA' BENEFIT
114,84
100,76
243,90
14,0
-52,9
5,38
4,7
37
IMPRESA TRE COLLI Spa
113,39
108,77
88,45
4,2
28,2
1,43
1,3
38
SICIM Spa
108,31
167,86
173,35
-35,5
-37,5
14,20
13,1
39
FINSO FINCANTIERI INFRASTRUTTURE SOCIALI Spa
103,33
38,24
0,00
170,2
n.c.
-8,45
-8,2
40
ADR INFRASTRUTTURE Spa
100,88
75,91
0,00
32,9
n.c.
0,51
0,5
41
FINCANTIERI INFRASTRUCTURE Spa
100,08
90,00
253,71
11,2
-60,6
-142,55
-142,4
42
COSTRUZIONI GENERALI GILARDI Spa
98,79
86,99
55,28
13,6
78,7
0,41
0,4
43
VITALI Spa
98,56
89,52
68,71
10,1
43,4
10,65
10,8
44
C.E.M.E.S. Spa
98,54
57,36
58,48
71,8
68,5
5,77
5,9
45
GKSD EDILE Spa
96,07
189,34
95,58
-49,3
0,5
4,59
4,8
46
DI VINCENZO DINO & C. Spa
95,64
94,07
65,22
1,7
46,6
2,86
3,0
47
IMPRESA COSTRUZIONI ING. ENRICO PASQUALUCCI Srl
93,16
57,22
43,80
62,8
112,7
1,93
2,1
48
SOCIETA' INIZIATIVE NAZIONALI AUTOSTRADALI - S.I.N.A. Spa
90,62
88,60
68,74
2,3
31,8
17,78
19,6
49
ING. FERRARI Spa
90,49
119,17
30,04
-24,1
201,2
-1,60
-1,8
50
WOLF SYSTEM Srl
90,32
77,22
73,70
17,0
22,5
3,81
4,2
51
S.E.C.A.P. SPA
88,87
60,35
38,79
47,3
129,1
5,44
6,1
52
M.G.A. SRL - MANUTENZIONI GENERALI AUTOSTRADE
88,33
68,74
55,76
28,5
58,4
8,87
10,0
53
S.A.C. - SOCIETA' APPALTI COSTRUZIONI - Spa
87,23
80,59
63,53
8,2
37,3
9,23
10,6
54
SAC Spa
87,23
80,59
63,53
8,2
37,3
9,23
10,6
55
GENCANTIERI Spa
86,98
65,60
43,95
32,6
97,9
5,85
6,7
56
IMPRESA MILESI GEOM.SERGIO SRL
84,99
62,88
54,68
35,2
55,4
8,23
9,7
57
IMPRESA PELLEGRINI Srl
84,94
62,70
98,35
35,5
-13,6
3,86
4,5
58
TODINI COSTRUZIONI GENERALI Spa
84,40
54,50
74,76
54,9
12,9
6,09
7,2
59
COSTRUZIONI EDILI BARALDINI QUIRINO Spa
83,85
56,19
48,37
49,2
73,3
1,98
2,4
60
PAVONI Spa
83,76
70,32
48,80
19,1
71,6
1,59
1,9
61
SETTEN GENESIO Spa
80,69
56,32
57,30
43,3
40,8
2,11
2,6
62
QUADRIO GAETANO COSTRUZIONI Spa
80,68
81,73
48,57
-1,3
66,1
5,54
6,9
63
MAEG COSTRUZIONI Spa
79,86
78,58
39,18
1,6
103,8
0,27
0,3
64
EDILTECNO RESTAURI Srl
79,01
66,02
58,62
19,7
34,8
0,70
0,9
65
VIANINI LAVORI Spa
76,44
68,37
66,21
11,8
15,5
3,94
5,2
66
DE SANCTIS - COSTRUZIONI Spa
74,34
67,78
59,88
9,7
24,2
0,50
0,7
67
AEC COSTRUZIONI Srl 202 YouBuild - GENNAIO 2024
73,31
63,70
61,18
15,1
19,8
0,75
1,0
2022
2021
2020
var. % var. % 2022/2021 2022/2020
2022
in % su fatt.
POSIZIONE
FATTURATO RAGIONE SOCIALE
2022
2021
2020
UTILE NETTO var. % var. % 2022/2021 2022/2020
2022
in % su fatt.
68
IMPRESA LUIGI NOTARI Spa
73,25
90,55
48,36
-19,1
51,5
4,76
6,5
69
IMPRESA TONON Spa
72,98
58,69
33,13
24,3
120,3
25,16
34,5
70
SMV COSTRUZIONI Srl
72,31
67,88
51,33
6,5
40,9
0,60
0,8
71
GARC Spa
70,15
84,70
72,80
-17,2
-3,6
0,17
0,2
72
P.A.C. Spa
69,68
73,64
59,18
-5,4
17,7
0,72
1,0
73
DEVERO COSTRUZIONI Spa
68,38
69,95
43,62
-2,2
56,7
5,01
7,3
74
GE STEAM POWER ITALIA Srl
68,09
67,01
40,70
1,6
67,3
0,58
0,8
75
SOCIETA' COOPERATIVA BRACCIANTI RIMINESE
66,40
66,66
62,43
-0,4
6,4
1,87
2,8
76
FINCOSIT Spa
65,98
25,25
33,47
161,3
97,2
0,38
0,6
77
MONACO Spa
65,97
47,88
65,33
37,8
1,0
5,80
8,8
78
GRUPPO ZETA COSTRUZIONI Srl
65,53
20,56
19,39
218,7
238,0
10,09
15,4
79
S.A.L.C. Spa
65,10
46,07
37,00
41,3
75,9
0,71
1,1
80
COOPERATIVA EDILE APPENNINO SOC. COOP. R.L.
64,66
65,59
58,06
-1,4
11,4
0,14
0,2
81
SEMAT Spa
64,18
54,68
36,02
17,4
78,2
2,35
3,7
82
UNIONBAU Spa
63,91
59,96
40,21
6,6
58,9
1,28
2,0
83
OLTRE SRL
63,38
13,43
0,76
371,9
8.261,9
3,84
6,1
84
CRUCIANELLI REST/EDILE Srl
62,44
50,03
21,16
24,8
195,1
1,52
2,4
85
ROMANA COSTRUZIONI Spa
61,71
48,60
31,22
27,0
97,7
15,08
24,4
86
TREVI Spa
59,52
96,04
91,30
-38,0
-34,8
3,22
5,4
87
COSSI COSTRUZIONI Spa
57,35
53,65
40,82
6,9
40,5
-1,85
-3,2
88
ALPHA GENERAL CONTRACTOR Srl
57,02
45,93
0,66
24,1
8.565,2
18,33
32,1
89
SICE PREVIT Spa
56,84
52,38
33,74
8,5
68,5
3,94
6,9
90
VITTADELLO Spa
56,56
93,85
1,61
-39,7
3.417,7
1,12
2,0
91
COSPE Srl
56,39
51,86
50,98
8,7
10,6
1,83
3,2
92
ARTEMIA COSTRUZIONI Srl
55,60
18,29
0,76
203,9
7.225,3
0,33
0,6
93
COLLINI LAVORI Spa
54,58
29,60
30,35
84,4
79,8
1,08
2,0
94
NESSI & MAJOCCHI Spa
54,27
64,98
48,47
-16,5
12,0
0,26
0,5
95
SOSETEG Srl
53,26
26,87
1,94
98,2
2.644,0
7,34
13,8
96
S.I.CO.GEN. Srl
52,59
16,44
12,77
220,0
311,8
5,81
11,0
97
MI.COS. Spa
52,58
45,19
40,19
16,3
30,8
11,27
21,4
98
C.I.M.S. Spa
52,56
47,38
44,98
10,9
16,8
0,15
0,3
99
ZINI ELIO Srl
52,47
48,32
41,92
8,6
25,1
1,07
2,0
100 C.F.C. SOC.COOP.
51,90
44,64
42,14
16,2
23,2
0,04
0,1
TOTALE
16.578,49
14.748,98
12.563,49
12,4
32,0
83,64
0,5
DI CUI IMPRESE CON BILANCIO IN UTILE
11.325,35
9.572,71
7.962,89
18,3
42,2 613,34 5,4 YouBuild - GENNAIO 2024 203
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali
Cantieri Italia
Milano | Edilizia residenziale sociale
Obiettivo rigenerazione
A PARTIRE DAL VILLAGGIO OLIMPICO
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Il cantiere dev’essere consegnato per luglio 2025, una manciata di mesi prima dell’inizio dei giochi olimpici invernali Milano Cortina. I lavori di costruzione procedono a ritmo accelerato, con un anticipo di tre mesi sulla tabella di marcia. Il merito? Pare essere della scelta costruttiva operata dall’impresa: il ricorso all’edilizia industrializzata leggera Livia Randaccio
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Milano, nel quartiere Porta Romana, i lavori per la costruzione del Villaggio Olimpico procedono a ritmo accelerato, con un notevole anticipo, tre mesi rispetto alla pianificazione iniziale. Questo quartiere sarà la residenza delle delegazioni straniere durante i XXV Giochi olimpici e paralimpici invernali nel febbraio 2026. Il Villaggio Olimpico si configura quindi come un progetto all’avanguardia, che sfrutta l’industrializzazione edilizia come modello innovativo di gestione del cantiere per garantire la tempestiva consegna dell’opera. Dopo le Olimpiadi, il quartiere si trasformerà in un vivace ecosistema con abitazioni studentesche, residenze, co-working, servizi pubblici e spazi aperti. Il cronoprogramma prevede soli quattro mesi dalla fine dell’evento sportivo per questa tra-
Il Villaggio Olimpico invernale 2026 sarà la prima area rigenerata del grande progetto di riqualificazione urbana dello Scalo di Porta Romana
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Gli edifici del Villaggio Olimpico visti da via Ripamonti
L’ingresso al nuovo complesso
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sformazione. La zona della piazza olimpica diventerà uno spazio pubblico accessibile alla cittadinanza sulla quale si affacceranno edifici destinati a residenza libera e agevolata e negozi, esercizi commerciali e spazi per eventi. PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO Il Villaggio, progettato dallo studio di architettura Skidmore, Owings & Merrill – SOM, rappresenta il primo tassello del grande progetto di rigenerazione urbana dello Scalo di Porta Romana: funzionale a offrire uno spazio fondamentale per le Olimpiadi Invernali 2026, sarà restituito alla comunità cittadina attraverso la trasformazione nel più grande studentato d’Italia realizzato in edilizia residenziale sociale, con circa 1.700 posti letto. Come previsto dal masterplan “Parco Romana”, il Villaggio è posizionato nell’area a sud ovest dello Scalo e garantirà continuità con le funzioni esistenti e l’equilibrio generale del quartiere. Il progetto, che si pone l’obiettivo di diventare un modello di studentato replicabile su scala nazionale, è stato conferito al fondo Coima Housing che ha avviato la raccolta con la sottoscrizione da parte di Coima Esg City Impact Fund (Cecif ) e di Intesa Sanpaolo, ed è stato preselezionato dal Fondo Nazionale per l’Abitare Sostenibile (Fnas) promosso da Cdp Immobiliare Sgr. Grazie alla collaborazione pubblico-privato fra gli acquirenti e Fondazione Milano-Cortina, con Comune di Milano e Regione Lombardia, il Villaggio Olimpico è stato sviluppato coniugando le esigenze di utilizzo pre e post competizione, per realizzare un progetto emissioni operative zero raggiungendo i requisiti nZEB (Nearly Zero Energy Building) e consentire l’integrazione, nel futuro quartiere, degli spazi fisici e dei servizi progettati per gli atleti, minimizzando i lavori di riconversione e gli impatti ambientali. I materiali usati sono stati selezionati per le loro caratteristiche di sostenibilità (riciclabilità, riuso, ecocompatibilità ambientale), tutti gli edifici saranno certificati Leed, le strutture edilizie saranno permanenti e quelle temporanee saranno riutilizzabili. Più del 60% dell’energia sarà prodotta grazie all’istallazione di impianti che sfruttano le fonti rinnovabili, tra cui impianti geotermici e fotovoltaici; le acque meteoriche saranno raccolte e riutilizzate, con una riduzione di CO2 del 40% per riscaldamento e raffrescamento. Lo sviluppo dello Scalo di Porta Romana è finanziato da Intesa Sanpaolo, che supporta Coima Sgr, Covivio e Prada Holding spa nell’operazione attraverso un “Sustainability-linked Loan” - una particolare tipo-
IL C OMMENTO di Colin-Koop, design
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partner SOM – Skidmore, Owings & Merrill
sistemi meccanici del villaggio si collegheranno ai circuiti del distretto, ma le strategie di raffreddamento passivo, i pannelli solari e i giardini sui tetti – tra le altre caratteristiche – garantiranno che oltre il 60% dell’energia utilizzata sarà prodotta in loco. Le acque piovane verranno raccolte in loco e riutilizzate, con una riduzione dell’uso di acqua potabile di oltre il 50% e una riduzione della CO2 del 40% per il riscaldamento e il raffreddamento. Inoltre, i nuovi edifici massimizzano l’uso di materiali sostenibili, dalla struttura in legno massiccio degli edifici residenziali ai materiali per facciate a basso contenuto di carbonio incorporato. Senza muro di supporto, lo stucco viene applicato direttamente sul compensato per ridurre i materiali in eccesso e riecheggiare le storiche tipologie milanesi nelle espressioni orizzontali e nelle variazioni inclinate dotate di finestre e porte incassate. La pavimentazione in pietra di provenienza locale e gli infissi interni in cemento riconoscono ulteriormente l’estetica del quartiere e l’impegno per la sostenibilità. In tutto il sito ci sono oltre 6.000 mq di spazio verde poroso. Il verde integrato all’interno delle aree esterne contribuirà alla resilienza climatica del quartiere e creerà anche spazio per le fattorie urbane che consentono la produzione alimentare in loco. I balconi a vista, tipici dell’architettura vernacolare della città, hanno lo scopo di fornire spazio sociale tra i residenti. Insomma, abbiamo cercato di dare forma alla visione di Som di una città rigenerata. Come team interdisciplinare con esperti in architettura, progettazione urbana e ingegneria, la nostra visione intende contribuire a un futuro sostenibile della città attraverso molteplici interventi e approcci su ogni scala. Dal punto di vista architettonico, il nostro progetto vuole contribuire all’architettura storica milanese esistente che informa la città mentre, su scala di pianificazione, dare priorità allo spazio pedonale rispetto alle auto e al verde integrato, si spera, farà avanzare un futuro sostenibile e resiliente.
logia di finanziamento le cui le condizioni finanziarie dipendono dal raggiungimento di obiettivi di sostenibilità predeterminati - del valore di 250 milioni di euro, volto a sostenere un progetto di rigenerazione urbana che punta ai più alti standard Esg. Gli spazi a verde pubblico e attrezzato, rappresenteranno il 50% dello Scalo e sono stati progettati con riferimento all’area del Villaggio Olimpico dal paesaggista Michel Desvigne, in coordinamento con il masterplan generale di Outcomist, la cui parte paesaggistica è curata dall’architetto Elizabeth Diller, già progettista dell’Highline di New York, con l’obiettivo di creare un luogo fruibile dagli studenti e dalla cittadinanza, in armonia con le altre strutture dello Scalo e con la città. Il progetto del Villaggio Olimpico prevedeva un costo complessivo di circa 100 milioni, che, a causa dell’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime la scorsa primavera, è lievitato a circa 150 milioni, e successivamente è stato abbassato a circa 140 milioni grazie alle sinergie tra Coima e le imprese di costruzioni.
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di Claudio Foscaro, direttore tecnico Cev e Olimpyas scarl
ev per il Villaggio Olimpico è capogruppo di un Rti con Grassi e Crespi e Milani (mandatari), all’interno dell’Rti è stata costituita una società consortile, Olimpyas scarl, che si occupa di tutte le opere edili mentre Milani si occupa delle opere impiantistiche, meccaniche ed elettriche. I lavori sono cominciati nell’immediatezza della firma del contratto, nel gennaio 2023, e al 30 di novembre avevamo già realizzato 45 milioni di lavori, al 90% opere strutturali. Abbiamo eseguito la piastra in calcestruzzo delle fondazioni e la scatola che chiude il livello interrato. Al di fuori del piano terra, la realizzazione dei sei edifici è avvenuta in prefabbricazione leggera, utilizzando pilastri in acciaio cavi che hanno permesso una facile movimentazione in cantiere, senza l’ausilio di gru pesanti, e con il montaggio di travi e solai prefabbricati, facendo ricorso a meno di 20 persone al giorno (con un cantiere tradizionale sarebbero state 200). Abbiamo ridotto di dieci volte il personale di cantiere, ottenuto maggior qualità e più sicurezza, oltre alla velocità di esecuzione. La prefabbricazione delle strutture è stata accoppiata all’esecuzione dei tamponamenti delle murature esterne attraverso l’utilizzo di pannelli prefabbricati in legno lamellare con solo tre persone per la posa. Stiamo lavorando come un orologio con squadre sincronizzate che permettono l’avanzamento simultaneo degli edifici, utilizzando tre gradi di prefabbricazione: le strutture con Tecnostrutture, i pannelli perimetrali con Dolomiti XLam e le 1100 cellule bagno che arrivano complete da Stone Bathwear. La copertura è costituita dall’ultimo solaio, sopra c’è una braccatura metallica inclinata per la posa dei pannelli fotovoltaici. L’involucro è costituito da un cappotto esterno in lana minerale che viene incollato al pannello XLam e all’interno vi è una controparete in cartongesso isolata internamente in lana minerale. Sto Italia, che si occupa dell’intonacatura esterna, ha creato delle porzioni prefabbricate in stabilimento per la grafica di facciata scelta da Som. Interessanti sono anche le due opere di collegamento (ponti) in calcestruzzo (fornito da Unical), lunghi 80 m e alti 8 piani, anzi, direi che sono molto imponenti e rappresentano la parte più impattante del progetto. Sono realizzati in calcestruzzo faccia a vista (ottenuto utilizzando casseri Peri a 13 strati) e hanno una struttura molto esile (sezioni 35x35). Dal punto di vista organizzativo questo è un cantiere che sviluppa produzioni di 6-7 milioni/mese e per l’edilizia sono numeri importanti. Siamo partiti con una scelta forte di prefabbricazione per evitare il più possibile le esecuzioni in opera, ridurre il numero di persone in cantiere, garantire la velocità dei lavori e ottenere un prodotto di un ottimo livello di qualità. Il cantiere nel suo complesso arriverà a superare i 350 uomini/giorno. Altra nota importante è che si tratta di un’opera in cui si progetta in cantiere. Abbiamo un campo base dove i vari team di progettazione strutturale, architettonica e impiantistica sono presenti e lavorano alla progettazione esecutiva e costruttiva. Anche la sicurezza è seguita quotidianamente e se ne occupa Progemi Servizi, una società di consulenza che opera in materia di qualità, ambiente e sicurezza per le principali imprese di costruzioni. Ats fa controlli settimanali e porta le nuove leve a fare formazione su questo cantiere di industrializzazione edilizia.
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SPERIMENTAZIONE URBANA SOSTENIBILE Dopo la manifestazione, lo Scalo di Porta Romana sarà trasformato in un laboratorio di sperimentazione urbana sostenibile focalizzata sulle persone, sulla comunità, l’integrazione e la resilienza. Attorno al parco centrale sorgeranno residenze, uffici, social housing, student housing e servizi interconnessi a tutta l’area metropolitana tramite le stazioni della ferrovia e della metropolitana. Coima Sgr si occuperà della componente residenziale libera e agevolata con destinazione di edilizia residenziale sociale (Ers), investendo nel progetto tramite Coima Esg City Impact Fund partecipato da Fondazione Enpam, Cassa Forense, Cassa Dottori Commercialisti, Inarcassa, Bcc Credito Cooperativo, Fondazione Cariparo, Compagnia di San Paolo e la stessa Coima Sgr, che sta strutturando un programma di investimento nel living a cui sarà conferito anche lo studentato di Porta Romana. Covivio curerà lo sviluppo di uffici di nuova generazione nel quadrante orientale (East Gate) dell’area dello Scalo, secondo i più elevati standard internazionali del Gruppo, attingendo anche al know how maturato in ambito hotellerie e residenziale nella direzione di una progressiva ibridazione delle destinazioni d’uso degli spazi. Come già sperimentato in Symbiosis, sviluppo a scala di quartiere già scelto da primari brand italiani e internazionali, Covivio svilupperà nell’area dello Scalo uffici flessibili, sostenibili, che stimolino l’incremento della
produttività e massimizzino collaborazione e inclusione. Spazi attenti al benessere degli occupanti e capaci di rispondere alle esigenze attuali delle grandi corporate che interpretano sempre più l’ufficio come espressione della propria cultura aziendale e mezzo per comunicarla agli stakeholder interni ed esterni. Prada Holding spa interessata soprattutto alla qualità del parco, realizzerà un edificio a uso laboratorio e uffici per estendere le sue attività già presenti nell’area. Ricordiamo che il progetto dello Scalo di Porta Romana è regolato dall’Accordo di Programma sotto-
Il progetto si inserisce nell’architettura storica milanese esistente dando priorità allo spazio pedonale
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di Angelo Briancesco, development management Coima
iciamo subito che questo progetto non è stato pensato per essere un villaggio olimpico che diventa studentato ma come studentato che si presta ad essere il villaggio olimpico. Dove la funzione è compatibile ci sarà la stessa destinazione d’uso (per esempio, centro medico, palestra…) mentre quelle attività che non hanno una sovrapposizione netta con le attività dello studentato, verranno riconver tite ad altre funzioni. I sei edifici saranno tutti destinati a studentato tranne la piastra del piano terra, che è destinata a servizi pubblici convenzionati con il comune di Milano e passerà attraverso l’identificazione di un tenant commerciale. Il presupposto è che questi servizi siano accessibili a tutti, con un affitto controllato. Con obiettivo di conversione da funzione olimpica a funzione studentato in soli 4 mesi, il villaggio olimpico sarà trasformato in un laboratorio di sperimentazione urbana sostenibile focalizzata sulle persone, sulla comunità, l’integrazione e la resilienza; sarà un vivace ecosistema di abitazioni studentesche, residenze, co-working, servizi privati di interesse pubblico e spazi pubblici; sarà luogo di scambio e di dibattito della città: attrarrà giovani, imprenditori, microaziende che potranno socializzare, sperimentare e condividere. L’area sarà gestita attraverso una piattaforma digitale funzionale al monitoraggio delle performance degli edifici e al coinvolgimento della comunità, con previsione della realizzazione del digital twin. Sono previste serre e or ti per la produzione di cibo all’interno dell’area, consentendo la creazione del primo villaggio per studenti con prodotti a chilometro zero. Le abitazioni degli atleti saranno riutilizzate per la loro nuova destinazione di student housing (circa 1.000 posti letto) utilizzabili anche da altre categorie professionali al di fuori del periodo accademico; gli edifici lato parco e ferrovia nell’area della piazza olimpica saranno destinati a residenza libera e agevolata; l’Olympic Village Plaza sarà la nuova piazza del quar tiere, sulla quale si affacceranno i negozi e gli esercizi previsti al piano strada degli edifici, e nella quale si potranno prevedere mercati contadini ed eventi. Il polo sarà sviluppato in continuità con il tessuto circostante: la permeabilità fra spazi aper ti e pubblici consentirà la creazione di una comunità che potrà usufruire delle nuove aree integrate nelle preesistenti; lo sviluppo di funzioni miste e servizi accessori renderà vivo il quar tiere; programmi ricreativi e culturali consentiranno - anche attraverso collaborazioni con associazioni e aziende del territorio - l’attivazione di comunità e la creazione di una nuova centralità per Milano, anche in par tnership pubblico-privata. L’area dello scalo di Por ta Romana si inserisce all’interno dell’Accordo di Programma degli scali ferroviari sottoscritto da Ferrovie dello Stato, Comune di Milano e Regione Lombardia, e relativamente al Villaggio Olimpico da realizzare per la Fondazione MilanoCor tina e il Comitato Olimpico Internazionale, in attuazione di una legge nazionale specificamente predisposta al fine di accelerare le procedure urbanistiche. Coima Sgr, Covivio e Prada Holding si sono aggiudicate, tramite la par tecipazione al bando di gara lanciato dal Gruppo FS Italiane a gennaio 2020, lo Scalo di Por ta Romana (area che si estende per una superficie di circa 190.000 mq, oltre alla residua porzione di 26.000 mq delle Ferrovie) per 180 milioni di euro.
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Strutture di facciata
scritto nel 2017 di cui sono parte Comune di Milano, Regione Lombardia, Ferrovie dello Stato Italiane (con Rete Ferroviaria Italiana e FS Sistemi Urbani) per la riqualificazione dei sette scali ferroviari dismessi (Farini, Porta Romana, Porta Genova, Greco-Breda, Lambrate, Rogoredo, San Cristoforo), che insieme coprono una superficie di 1 milione e 250mila mq, di cui circa 200mila rimarranno a funzione ferroviaria. Si tratta del più grande piano di rigenerazione urbana che interesserà Milano nei prossimi 20 anni, uno dei più grandi progetti di ricucitura e valorizzazione del territorio in Italia e in Europa. IL PROGETTO DI SOM L’idea progettuale del Villaggio Olimpico Milano Cortina sfrutta le Olimpiadi invernali del 2026 come opportunità per creare una comunità sostenibile, intergenerazionale e verde nel cuore del quartiere di Porta Romana a Milano. “Il progetto di Som – ci racconta Colin Koop, design partner Som - intende fornire un nuovo modello di transizione delle strutture olimpiche agli obiettivi sociali post-olimpici. Progettato innanzitutto per diventare parte integrante del tessuto urbano di Milano, il progetto mira
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di Marco Ferrario, co-fondatore Progetto Cmr e direzione lavori Villaggio Olimpico
iamo orgogliosi che la nostra esperienza come Progetto Cmr sull’intervento del Villaggio Olimpico per Milano-Cortina 2026 rappresenti un modello che potrà portare la direzione lavori verso un nuovo modo di fare cantiere. Tutto questo sta avvenendo in uno dei siti più innovativi a livello europeo dal punto di vista progettuale, organizzativo, tecnologico e gestionale, che concentra su di sé alte aspettative a livello nazionale e internazionale.
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di Franco Daniele, fondatore e ceo Tecnostrutture
uesto cantiere rappresenta l’opportunità di mettere in mostra le nostre competenze progettuali, produttive e realizzative, accumulate in quarant’anni di attività nel settore. Il rappor to con la committenza si è basato da subito sulla trasparenza delle relazioni. Abbiamo compreso i bisogni della committenza in termini di tempistiche, flessibilità e sostenibilità dell’intervento. Sulla base del nostro know-how e della credibilità acquisita, la committenza ha riposto fiducia in noi. Abbiamo incontrato un’impresa che ha riconosciuto le potenzialità del nostro sistema costruttivo, capacità che avrebbero potuto offrire oppor tunità significative per affrontare i vincoli temporali e garantire la qualità richiesta dal cliente. Posso affermare che c’è stata una convergenza positiva di circostanze, che ha consentito al lavoro di procedere rapidamente. Questo è avvenuto fin dalla fase di valutazione preprogettuale. L’anticipo di tre mesi rispetto al cronoprogramma ufficiale è il risultato dell’approccio innovativo adottato fin dall’inizio dei lavori. Un risultato impossibile da ottenere con un metodo tradizionale.
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a promuovere un quartiere attivo e vivace per una comunità intergenerazionale e mista, dimostrando al tempo stesso l’impegno del nostro cliente per lo sviluppo sostenibile e garantendo un impatto sociale positivo. Il progetto si trova all’interno del quartiere di Porta Romana, il sito di un ex scalo ferroviario che si sta lentamente evolvendo attraverso l’aggiunta di nuovi edifici e sviluppi. La nostra visione comprende nuovi spazi pubblici verdi, trasforma due strutture storiche esistenti in loco e aggiunge sei nuovi edifici residenziali che serviranno gli atleti olimpici a breve termine. Dopo le Olimpiadi, le case degli atleti verranno riutilizzate come studentati per gli studenti universitari; gli edifici lato parco e ferrovia vicino alla Piazza Olimpica saranno utilizzati per alloggi a prezzi accessibili; e l’Olympic Village Plaza diventerà una piazza di quartiere, con negozi, bar, ristoranti e caffè previsti al livello della strada, insieme a spazi all’aperto per i mercati degli agricoltori e altri eventi comunitari. Ispirato da ciò che rende distintivo ogni luogo e comunità, l’approccio della nostra azienda risponde ai contesti locali attraverso un approccio olistico. Per mantenere il senso del luogo e della particolarità all’interno del villaggio, il nostro approccio incorpora diverse caratteristi-
che specifiche del patrimonio architettonico della città. Questi includono il cortile milanese, spazio pubblico interconnesso a misura d’uomo progettato per favorire i meandri e gli incontri casuali tra la comunità più ampia. I nuovi edifici traggono ispirazione architettonica dagli edifici storici della città pur presentando materiali sorprendenti e contemporanei. Alla base degli edifici, podi flessibili consentono ai programmi pubblici di evolversi con l’uso del villaggio, proprio come i palazzi storici di tutta Italia sono stati adattati nel corso dei secoli. Sopra, spettacolari terrazze ombreggiate da piantagioni verticali fungono da ponti tra gli edifici, diventando esclusivi spazi di ritrovo e aule studio all’aperto per gli studenti e conferendo un senso di energia e vita a ogni livello. La scelta dei materiali e le risposte sostenibili per la salubrità degli ambienti interni e l’impatto ambientale. Piuttosto che cessare di essere utilizzato dopo le Olimpiadi, il villaggio è progettato per lasciare un’eredità oltre il 2026 per diventare un quartiere vivace e autosufficiente costruito attorno all’impegno ambientale, al benessere, all’equità sociale e all’inclusione”.
PROGETTAZIONE STRUTTURALE E GEOTECNICA BCube si occupa della progettazione strutturale, contribuendo alla realizzazione di 6 edifici di 9 piani fuori terra in calcestruzzo armato, adibiti ad albergo e futuro studentato, che spiccano sopra un basemento comune di 25.000 metri quadri, adibito a parcheggi e locali tecnici, servito da una rampa di accesso. Piazze e spazi pubblici, verde e aree retail completano il podio del piano terra. Il progetto prevede degli addendum di valenza architettonica costruiti in acciaio
L'area di cantiere vista dall'alto
ALCUNI NUMERI • • • • • • • •
1.175 stanze 1219 bagni 290 km di cavi 35 km di fibra ottica 36 colonnine di ricarica auto elettrica 645 telecamere 1976 varchi/porte controllate 2059 pannelli fotovoltaici da 500 Wp per totali 1.029,5 kWp
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di Massimo Mauri, resp. tecnico Milani spa
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ilani spa ha abbracciato la sfida di condurre la riprogettazione e la realizzazione degli impianti elettrici e meccanici del Villaggio Olimpico per superare il trade-off tempi-costi. Obiettivi molto sfidanti di budget, raggiunti senza ridurre la qualità dell’esecuzione della struttura, e un traguardo da raggiungere entro 30 mesi per un’importante realizzazione green field. Sfida raccolta dall’azienda, impiegando le sue migliori risorse. Le attività di progettazione degli impianti elettrici e meccanici si basano sul principio che sottende l’intero progetto: realizzare un villaggio olimpico moderno e all’avanguardia, senza dimenticare la futura necessità di riconversione della struttura in studentato, che dovrà avvenire in tempi estremamente sfidanti guardando all’intero ciclo di vita del complesso. Lo studentato dovrà offrire i migliori servizi tecnologici agli studenti, così come il villaggio olimpico dovrà offrire la massima copertura tecnologica per gli atleti. L’aspetto sicurezza è estremamente importante, sia durante l’evento, sia per la gestione sicura degli spazi in un’area di Milano oggetto di un’importante riqualificazione urbanistica. Ricordiamo che Milani nasce nel 1964 per volontà di Giovanni Milani a cui negli anni si affiancano i figli Beatrice e Oreste che hanno saputo creare valore diversificando le aree di business e approcciando anche a mercati esteri. Dal 2011 infatti Milani ha intrapreso attività nel settore delle rinnovabili, dell’automazione industriale fino ad arrivare oggi ad essere protagonista della transizione energetica, avendo in pipeline circa 1000 MW di impianti fotovoltaici, la realizzazione di un impianto per la generazione, lo stoccaggio e la riconversione di idrogeno in energia elettrica e calore. L’obiettivo di applicare queste soluzioni agli ambiti civili, offrendo ai clienti risposte ai più stringenti protocolli di sostenibilità, ha portato Milani a sviluppare interventi come quello per il Villaggio Olimpico di Milano.
strutturale denominate Horizontal connections, pianificate per l’intercomunicazione degli edifici stessi ai piani fuori terra. Quest’ultima parte ha previsto la progettazione sismica e statica degli edifici per supportare e accompagnare il comportamento dinamico e la stabilità dell’intero assieme strutturale. Completano la progettazione due edifici storici, rinforzati strutturalmente ai fini dell’adeguamento sismico e statico. Particolare rilevanza assume la nuova copertura lignea dell’edificio H, con sistemi di capriate in legno e acciaio che coprono un’area di 36×65 m, adibita a ristoranti e luoghi ricreativi. DIREZIONE LAVORI A Progetto Cmr, società specializzata in progettazione integrata fondata dall’architetto Massimo Roj con l’ingegner Marco Ferrario, è stata affidata la direzione lavori del Villaggio Olimpico. Progetto Cmr è parte in gioco in uno dei primi casi di contratto di partnering: formula che va oltre il concetto tradizionale del “general contractor” verso un sistema organizzativo-decisionale condiviso con la committenza, che trova applicazione sulle tecnologie, l’organizzazione del cantiere e le scelte di acquisto permettendo interventi in tempi più rapidi e risparmio di risorse economiche che sono poi rimesse in gioco con formula premiante in termini di investimento in qualità. Grazie a un team multidisciplinare che comprende architetti, ingegneri, esperti di pianificazione degli spazi, project manager, designer, esperti di sostenibilità e tecnici, la società è in grado di seguire il
Le preesistenze da riqualificare
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La soluzione strutturale Nps New Performance System composta da travi e pilastri misti acciaio-calcestruzzo e l’avanzamento del cantiere
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progetto dalla fase di concept fino alla sua realizzazione, di fornire consulenze che spaziano dalla pianificazione urbana all’architettura, dal progetto di interni fino al dettaglio del design di prodotto. STRUTTURE L’utilizzo efficace della prefabbricazione in stabilimento è la chiave del successo del cantiere: travi e pilastri in acciaio, solai e rampe in calcestruzzo prefabbricato, tamponamenti esterni in legno XLam e unità bagno prodotte in fabbrica. Un cantiere che si distingue per l’innovazione progettuale, tecnologica e organizzativa. È stata proprio questa scelta, quella della produzione off-site di gran parte delle strutture portanti e dei principali componenti delle sei palazzine che ospiteranno gli atleti, che ha permesso di mantenere il vantaggio di tre mesi accumulato grazie a un avvio lavori anticipato da fine marzo, come programmato, ai primi di gennaio. Un guadagno di tempo confermato pubblicamente dallo stesso Manfredi Catella, ceo di Coima, ai primi di ottobre in occasione di una cerimonia pubblica alla presenza dei ministri dello Sport e delle Infrastrutture. Nell’autunno 2023 sono stati impiegati in cantiere 150 maestranze. Con il metodo tradizionale si sarebbero avute punte massime di 500 persone in
cantiere. Oggi, in 150, si producono sei milioni di euro al mese di lavori. Claudio Foscaro, direttore tecnico di Cev e della società consortile Olimpyas, architetto con vent’anni di esperienza nel settore delle costruzioni, condivide il concetto che “l’arma vincente, considerando i rigorosi tempi dell’appalto, è stata la prefabbricazione, in particolare quella leggera proposta da Tecnostrutture. Pilastri, travi, solai e rampe scala sono tutti prodotti in stabilimento e assemblati direttamente in cantiere. Questa soluzione tecnologica ha offerto il vantaggio di utilizzare le gru già presenti in cantiere. In pratica, in opera sono stati realizzati solo i vani scala e l’ascensore. L’utilizzo della prefabbricazione off-site è stato esteso ad altri elementi, come i tamponamenti esterni in legno XLam e le cellule bagno. In questo modo, rispetto al metodo tradizionale, è stato ridotto di oltre la metà il numero di ore-uomo necessarie per completare questa parte dell’opera. Tecnostrutture, ha sede a Noventa di Piave ed è coinvolta in progetti di rilievo sia in Italia che all’estero, riveste un ruolo cruciale in questo complesso progetto. La sua responsabilità principale è la fornitura di pilastri, travi, solai e rampe prefabbricate, elementi chiave per la struttura degli edifici. Per la componente strutturale degli edifici, è stato adottato il sistema Nps New Performance System, un sistema completo e flessibile composto da travi e
La soluzione di tamponamento in legno di XLam Dolomiti con posa automatizzata
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pilastri misti acciaio-calcestruzzo. Questi elementi, realizzati in stabilimento, vengono successivamente montati in cantiere in totale autoportanza, eliminando la necessità di casserature e puntellazioni provvisorie, un approccio che consente la progressione rapida del cantiere. Dopo il completamento del getto, il sistema dà origine a una struttura mista conforme agli standard prestazionali degli Eurocodici e delle norme italiane Ntc 2018. Per il Villaggio Olimpico, l’azienda veneta fornisce 760 pilastri, 2.638 travi, 46.500 metri quadrati di solaio alveolare e 240 rampe e pianerottoli prefabbricati. Il contributo di Tecnostrutture si conclude all’ultimo
solaio, con la realizzazione di una struttura metallica sulla copertura dell’edificio per supportare i pannelli fotovoltaici. Questa struttura supplementare fungerà da sottotetto tecnico, ospitando gli impianti originariamente posizionati nel piano interrato. Tecnostrutture, che di recente ha festeggiato il suo quarantesimo anniversario, è, di fatto, il principale fornitore per il cantiere del Villaggio Olimpico di Porta Romana. TAMPONAMENTI IN LEGNO I tamponamenti in legno XLam degli otto piani delle sei palazzina sono forniti da Dolomiti XLam
SOLUZIONE STRUTTURALE NPS FLEX DI TECNOSTRUTTURE Nps Flex è una soluzione composita acciaio-calcestruzzo progettata per essere smontata, rendendo riutilizzabili gli elementi costruttivi. È composta da travi Nps e colonne miste acciaio-calcestruzzo Nps Pdti, entrambe con resistenza al fuoco nativa fino a 120 minuti. Un sistema di collegamento trave-pilastro può essere facilmente smontato all’occorrenza semplicemente agendo su alcuni bulloni predisposti in fase di costruzione. Il sistema bullonato consente la stabilizzazione delle strutture sia in fase di montaggio che per tutta la vita utile della struttura. È previsto un sistema di collegamento tra le travi ei solai mediante l’inserimento di rinforzi sagomati nervati. La trasmissione delle forze verticali è completamente assorbita dal sistema bullonato trave-pilastro. Le azioni orizzontali (es. vento) sono demandate a strutture di controvento realizzabili in opera, quali pareti di taglio o da un sistema di controventi metallici tipico delle ordinarie strutture in acciaio. Oltre ai vantaggi delle strutture Nps standard, Nps Flex offre una gestione ancora più efficiente delle strutture in fase di fine vita: riduzione degli sprechi; riduzione dei costi e mantenimento del valore dell’edificio; raggiungimento di obiettivi di sostenibilità più elevati; flessibilità.
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di Trento. Si tratta di componenti prefabbricati in stabilimento e montati in modo automatizzato in cantiere. Un metodo di lavoro (con richiesta di brevetto) che utilizza una macchina, manipolatire industriale, che collabora con un operatore nel posizionamento dei pannelli. In questo modo si velocizza il lavoro e occorre un quarto di personale in meno. Oltre a lavorare in modo sicuro e in un ambiente di cantiere pulito. Via via che avanza il lavoro di Tecnostrutture vengono posati i pannelli in legno, spessi 90 mm; all’intradosso è prevista una doppia lastra con un’intercapedine in lana di roccia; all’esterno un cappotto di 12 cm di spessore e un intonachino di finitura a strisce orizzontali. CELLULE BAGNO PREFABBRICATE Le cellule bagno prefabbricate che saranno installate a cantiere ultimato sono 1.100 e sono fornite da Stone Bathwear. L’azienda produce da oltre 10 anni cellule bagno su misura, progettate in Bim. Per il Villaggio Olimpico le cellule sono realizzate in stabilimento, trasportate in cantiere e posate ai piani dove il lavoro prosegue con le opere impiantistiche coordinate dalla Milani spa. LA SFIDA IMPIANTISTICA Un nuovo edificio, simbolo di una Milano e di un’Italia proiettate nel futuro, non può prescindere da importanti tematiche in termini di sostenibilità e riduzione delle emissioni di CO2. Questo un altro punto cardine delle attività di progettazione di Milani spa per il Villaggio Olimpico. Tramite mobile application certificate per cybersecuirty, sarà possibile non solo accedere alla propria stanza, ma usufruire dei diversi servizi messi a disposizione dal complesso, sfruttando un’innovativa tecnologia di controllo degli accessi strettamente interconnessa al sistema di building management, che garantirà sia sicurezza che massimizzazione del comfort degli ospiti. Un’estesa rete dati formata da 37 km di fibra ottica con 583 spot WiFi garantirà una connettività di 1,2 Gbit/s per ciascun piano di ogni edificio e permetterà di gestire attività di studio e tempo libero. Servizi di parcheggio di mezzi green (biciclette e monopattini) e lockers saranno messi a disposizione degli studenti e degli atleti. I parcheggi saranno dotati di più di 36 colonnine di ricarica per auto elettriche. Milani ha messo a disposizione di Coima le migliori tecnologie sviluppate dal proprio gruppo di R&S per un’ottimizzazione del controllo degli accessi e il controllo dei varchi anche aperti, studiato fin dalla fase di progettazione con metodi di cyberse-
LA SCHEDA Opera: Villaggio Olimpico Località: Milano, ex scalo Porta Romana Committente: Coima Sgr - Fondo Porta Romana Lead devolopment manager: Coima Rem Co development manager: Covivio Progettazione architettonica: Skidmore, Owings & Merrill Progettazione esecutiva e architettonica: D&D Progettazione strutturale e direzione lavori: Bcube Impresa appaltatrice: Rti - Cev (mandataria), Grassi e Crespi (mandante), Milani (mandante) Direttore tecnico Rti: Claudio Foscaro (Cev) Direttore Olympias: Claudio Foscaro Direttore tecnico di cantiere: Andrea Quaglia (Cev) Site manager: Greca Sollai (Tecnostrutture) Strutture prefabbricate: Tecnostrutture Tamponamenti esterni: Dolomiti XLam Cellule bagno prefabbricate: Stone Bathwear Progettazione impianti e direzione lavori: Planning Progettazione prevenzione incendi: Ing. Antonio Corbo – Ing. Davide Luraschi Consulenza ambientale: Hpc Italia Direzione artistica: Skidmore, Owings & Merrill Direzione lavori: Progetto Cmr Certificazione Leed e sostenibilità: Greenwich Collaudo strutture: Milano Engineering Collaudo impianti: Advanced Engineering
curity by design. Un sistema di analisi immagini Tvcc che sfrutta avanzati algoritmi di intelligenza artificiale faciliterà il lavoro del personale addetto alla sicurezza e garantirà un altissimo livello di sicurezza degli inquilini e degli atleti. Il villaggio olimpico sarà dotato di un impianto fotovoltaico ad alto rendimento con potenza installata superiore ad 1MWp che contribuirà ad alimentare circa il 35% del fabbisogno energetico del complesso e 3 pozzi geotermici per la minimizzazione dell’impatto climatico per il condizionamento dell’edificio, oltre a più di 36 colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Attività di cantiere e di gestione dell’edificio si prefiggono di traguardare un livello Leed Platinum, grazie all’alta qualità esecutiva delle opere da realizzare e grazie ad un modernissimo sistema di regolazione ed efficientamento energetico - Bms (Building Management System) e Pms (Power Management System) - che sfrutta gli algoritmi ad intelligenza artificiale sviluppati dal gruppo di ricerca Milani per l’ottimizzazione del funzionamento degli impianti tecnologici dell’edificio.
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Cantieri Italia
Dettagli costruttivi
Impermeabilizzazione
DELLE PAVIMENTAZIONI ESTERNE Continue, discontinue, posa a secco, incollata o flottante, le pavimentazioni esterne rappresentano una bella sfida costruttiva perché soggette a un livello di utilizzo intensivo e nel contempo sono perennemente esposte all’azione degli agenti atmosferici. È necessario, pertanto, agire con grande scrupolosità per preservarne l’integrità e la durabilità
Matteo Cazzaniga
DETTAGLIO 1
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L
a protezione dall’acqua è una delle sfide più impegnative che si deve affrontare quando si costruisce un manufatto edilizio. Che si parli di un’abitazione, di un negozio, di un luogo di lavoro oppure semplicemente di un deposito, preservare lo spazio interno dalla presenza di acqua o più in generale dall’umidità è fondamentale per creare le condizioni necessarie a renderlo idoneo alla propria destinazione d’uso. Quando si parla di spazi esterni, la situazione diviene ancora più complessa, in quanto non ci si deve concentrare tanto sul “tenere l’acqua fuori”, bensì sulla capacità di conservare il bene realizzato nel tempo quando lo stesso è inevitabilmente a contatto in maniera continuativa con l’acqua. È il caso, per esempio, delle pavimentazioni esterne: rappresentano uno dei punti più delicati dal punto di vista costruttivo in quanto elementi di finitura (talvolta anche di grande pregio) soggetti a un livello di utilizzo intensivo e nel contempo perennemente
esposti all’azione degli agenti atmosferici. Acqua battente, cicli di gelo e disgelo, irraggiamento solare diretto sono fattori potenzialmente distruttivi su qualsiasi manufatto, soprattutto se prolungati nel tempo. È necessario, pertanto, agire con grande scrupolosità per preservare l’integrità di quanto realizzato e non rischiare di compromettere rapidamente il proprio lavoro. Quando parliamo di pavimentazioni esterne è necessario, innanzitutto, effettuare una prima classificazione tipologica suddividendole in due macrocategorie: Pavimentazioni continue: cioè caratterizzate da una superficie di calpestio omogenea Pavimentazioni discontinue: cioè caratterizzate da una superficie di calpestio non omogenea, nella maggior parte dei casi modulare. Le pavimentazioni discontinue poi, si diversificano in funzione della modalità di posa: a secco o incollate. PAVIMENTAZIONI CONTINUE Le pavimentazioni continue sono caratterizzate generalmente dall’applicazione di un materiale fluido in un determinato spessore, che a volte può costituire nello stesso tempo sia la struttura sia la finitura della pavimentazione stessa. È il caso delle pavimentazioni stradali che possono essere realizzate con getti di calcestruzzo armato o in conglomerato bituminoso (asfalto) senza soluzione di continuità. In queste situazioni il tema delle impermeabilizzazioni passa in secondo piano: nelle pavimentazioni in calcestruzzo il tutto è costituito da un unico materiale monolitico, con un grado di finitura basso, che non necessità di particolari protezioni per aumentarne la durabilità del tempo e, soprattutto, non porta con sé il rischio di fenomeni di distacco superficiale del
MATTEO CAZZANIGA Architetto, collaboratore didattico presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dipartimento ABC, sui temi della Tecnologia delle Costruzioni supporto superficiale, in quanto non presente. Nel caso delle pavimentazioni in conglomerato bituminoso, l’obbligo di protezione dall’acqua viene meno, in quanto la stessa pavimentazione ha spesso proprietà drenanti: la stratigrafia con la quale è costituita (vedi dettaglio 1) prevede la presenza di elementi che lascano filtrare l’acqua piovana attraverso la pavimentazione stessa in maniera uniforme, fino a che la stessa si disperda nel terreno sottostante. L’adesione tra lo strato di finitura superficiale e la sottofondazione (toutvenant) è garantita da specifici primer particolarmente resistenti all’umidità. Laddove la pavimentazione fosse concepita con un conglomerato solo parzialmente drenante, le acque vengono generalmente convogliate ai lati della strada in apposite reti fognarie di raccolta. All’interno delle pavimentazioni continue ritroviamo anche alcune derivazioni molto specialistiche, quali le pavimentazioni ad uso sportivo e le antitrauma (utilizzate soprattutto nelle aree giochi con presenza di bambini) (vedi dettaglio 2). Si tratta di soluzioni che riprendono sempre il concetto di ap-
DETTAGLIO 2
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Dettagli costruttivi
DETTAGLIO 3
plicazione di materiali fluidi in getto con proprietà drenanti, proprio per ridurre al massimo i rischi di distacco in presenza di acqua. In questo caso, inoltre, il drenaggio ha anche una funzione essenziale per la fruibilità della pavimentazione stessa. PAVIMENTAZIONI DISCONTINUE Le pavimentazioni discontinue sono invece quelle che presentano le maggiori criticità in termini di durabilità nel tempo: il concetto stesso di discontinuità materiale, infatti, apre potenzialmente le porte al rischio di infiltrazioni. Da sempre i punti di contatto tra materiali diversi necessitano di una particolare cura e verifica della compatibilità tra gli stessi, ciò avviene in maniera particolare quando si lavora in ambienti esterni, laddove gli agenti atmosferici sono maggiormente aggressivi.
DETTAGLIO 4
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POSA A SECCO La modalità di posa a secco è quella che scavalca il problema in maniera netta, in quanto non prevede uno strato di adesione diretta tra l’elemento di finitura e il sottofondo. In questo modo, l’acqua è libera di scorrere e/o filtrare attraverso la pavimentazione, senza arrecare danno. Un tipico esempio sono le pavimentazioni in masselli autobloccanti cementizi che vengono generalmente utilizzate per cortili, strade o piazzali (vedi Dettaglio 3). Laddove però si desideri raggiungere un risultato estetico maggiormente appagante, soprattutto per spazi pedonali, terrazze, lastrici solari allora è necessario ricorrere a delle soluzioni differenti, molto più assimilabili a quanto si utilizza per gli interni. Si tratta cioè di applicare elementi modulari (piastrelle) di varie dimensioni su un supporto adeguatamente planare e con le idonee pendenze per il convogliamento delle acque piovane.
PRODUZIONE | SOLUZIONI MAPEI MAPELASTIC ZERO Mapelastic Zero è una malta bicomponente a base di leganti cementizi, aggregati selezionati a grana fine, additivi speciali e polimeri sintetici in dispersione acquosa, secondo una formula sviluppata nei laboratori di ricerca Mapei. Miscelando i due componenti si ottiene un impasto scorrevole facilmente applicabile anche in verticale fino a 2 mm di spessore in una sola mano. L’applicazione su sottofondo cementizio normalmente avviene in doppia mano incrociata, a distanza di qualche ora di tempo una dall’altra, con l’interposizione di una rete antifessurazione in fibra di vetro. L’adesione di Mapelastic Zero, inoltre, è ottima su tutte le superfici in calcestruzzo, muratura, ceramica e marmo, purché solide e adeguatamente pulite. Queste proprietà, insieme alla resistenza all’effetto degradante dei raggi U.V. propria di questo prodotto, fanno sì che le strutture protette e impermeabilizzate con Mapelastic Zero, anche se poste in climi particolarmente rigidi oppure in zone costiere ricche di salsedine o in aree industriali dove l’aria è particolarmente inquinata, siano durevoli.
KERAKOLL NANOFLEX NO LIMITS Kerakoll Nanoflex No Limits è una gel-membrana cementizia impermeabile, per l’impermeabilizzazione traspirante, antialcalina e cloro-resistente di sottofondi per pavimenti. Nanoflex No Limits è parte integrante del sistema Laminato No Limits di Kerakoll, sistema impermeabilizzante a elevata resistenza agli sforzi di taglio per la posa impermeabile e traspirante ad alta lavorabilità di piastrelle ceramiche e pietre naturali con gel-adesivi minerali in balconi, terrazzi, lastrici solari, piscine e superfici orizzontali esterne. In buona sostanza, mediante un processo chimico la gel-membrana (Nanoflex) diviene un corpo unico con il gel-adesivo (linea H40) utilizzato per la posa delle piastrelle, incrementando notevolmente la resistenza a taglio dell’insieme. La fusione strutturale tra gel-adesivo e gel-membrana garantisce l’impermeabilizzazione traspirante insensibile all’idrolisi alcalina e l’annullamento delle tensioni da dilatazione nelle superfici esterne di qualsiasi dimensione. Kerakoll Nanoflex non necessita di armature aggiuntive di rinforzo.
SIKA SIKALASTIC 1-K Sikalastic-1K è una malta impermeabilizzante monocomponente fibrorinforzata, a base di cementi modificati con speciali polimeri alcali-resistenti, con buona capacità di far da ponte sulla fessure. La sua applicazione può avvenire a spatola, pennello, rullo e spruzzo per uno spessore di almeno 3 mm in due strati. Non necessita di alcuna rete di armatura. Sikalastic 1-K è un prodotto caratterizzato da una buona elasticità e versatilità, che lo rendono idoneo non solo per l’impermeabilizzazione di terra, balconi e camminamenti esterni, ma anche di vasche, canali e serbatoi nonché di contrasto a piccoli fenomeni di infiltrazioni in controspinta.
VOLTECO PLASTIVO 180 Plastivo 180 è un rivestimento impermeabile polimero modificato bicomponente, tixotropico e flessibile, applicato in doppia mano con uno spessore minimo di 2 mm. La maturazione del prodotto è molto rapida ed avviene anche in presenza di basse temperature e di supporti parzialmente umidi (sistema Core Curing Technology) in modo tale che il ciclo completo di impermeabilizzazione può essere completato nell’arco di 24 ore. Plastivo 180 può essere utilizzato in presenza di spinta idrostatica sia positiva che negativa.
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Dettagli costruttivi
Se dal lato estetico la tipologia di materiale scelta segue le attuali tendenze di mercato in cui è il gres porcellanato a farla da padrone, dal punto di vista funzionale ed esecutivo sono fondamentalmente due le modalità di posa utilizzabili: flottante o mediante collanti. FLOTTANTI Le flottanti sono quelle pavimentazioni discontinue in cui la posa della piastrella avviene a secco in sopraelevazione rispetto al sottofondo, mediante appositi piedini regolabili (vedi Dettaglio 4). Il piano di scorrimento dell’acqua piovana, pertanto, non è la piastrella stessa bensì al di sotto di essa, in quanto l’acqua penetra attraverso le fughe delle piastrelle stesse che non sono stuccate bensì distanziate. L’impermeabilizzazione, pertanto, è posizionata sul sottofondo e non è prevista un’adesione diretta tra lo stesso e la piastrella. Con le pavimentazioni flottanti gli interventi di manutenzione sono molto semplici in quanto eventuali cause di infiltrazioni possono essere verificate in maniera rapida, mediante la semplice rimozione del pavimento, che avviene senza rischio di intaccare l’integrità delle guaine. Allo stesso modo, una periodica pulizia dell’intercapedine presente tra pavimento e strato di protezione dall’acqua è vivamente consigliata, in quanto lo spazio tra le fughe consente il passaggio di sporcizia che a lungo andare potrebbe influire negativamente sul normale deflusso delle acque. Le pavimentazioni flottanti sono utilizzate anche in ambienti interni, laddove è richiesta flessibilità nelle partizioni interne (per esempio: uffici, spazi commerciali): l’intercapedine presente sotto piastrella infatti può essere sfruttata in questi casi per il passaggio di linee impiantistiche di varia natura. POSA INCOLLATA Per ottenere un risultato estetico più raffinato è necesDETTAGLIO 5
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sario ricorrere alla posa incollata: la piastrella cioè viene fatta aderire direttamente sul sottofondo mediante appositi collanti cementizi e le fughe stuccate in maniera completa, in modo da creare un piano di calpestio e di scorrimento delle acque piovane omogeneo. Le pavimentazioni discontinue incollate sono le più delicate se applicate in spazi esterni, in quanto il rischio di rapido deterioramento è molto concreto se non si presta la necessaria cura a livello esecutivo. Il fenomeno di degrado più evidente è il distacco delle piastrelle, quello che spesso non è noto è che il punto critico nella maggior parte dei casi non è la piastrella in sé, realizzata con materiali molto resistenti (per esempio: gres porcellanato) ma le fughe presenti tra di esse: anche se adeguatamente sigillate con materiale apposito, esse non garantiscono mai completa impermeabilità. Il risultato è che, anche se in maniera non visibile dall’esterno, l’acqua penetra andando a bagnare il sottofondo cementizio su cui le piastrelle sono state posate, non riuscendo poi ad evaporare rapidamente e qui ristagnando. Un sottofondo bagnato è la principale causa di degrado di una pavimentazione esterna incollata: i cicli di gelo e disgelo nella stagione invernale determinano una variazione di volume dell’acqua presente nel sottofondo, con un conseguente decadimento della sua consistenza ed una progressiva disgregazione. L’aspetto da curare sempre, quindi, la realizzazione di un’impermeabilizzazione tra piastrella e sottofondo, che ha lo scopo principale proprio di proteggere quest’ultimo e di mantenerlo asciutto. Nel Dettaglio 5 è rappresentato un ipotetico camminamento esterno, poggiante su terreno. Nel Dettaglio 6, invece, è rappresentato un elemento aggettante (balcone, loggia, lastrico solare): tecnicamente in questo caso la stratigrafia presenta una doppia impermeabilizzazione. La prima in materiale bituminoso applicato a caldo (o in teli di pvc termosal-
DETTAGLIO 6
dati) che è a protezione diretta del solaio, la seconda sotto piastrella. Come per tutte le impermeabilizzazioni, la regola fondamentale in fase applicativa è di prevedere un adeguato risvolto sulle pareti perimetrali, in particolar modo laddove sono presenti delle soglie d’ingresso ver-
so ambienti interni: lì è dove risiede il maggior rischio di possibili infiltrazioni di acqua. Il resto lo fa una corretta pendenza (minimo 1%) per il deflusso delle acque meteoriche ed un adeguato numero di scarichi in funzione della superficie di pavimentazione interessata (minimo n. 1 scarico diam. 100 mm per ogni 80 mq).
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L'intervista
Antonio Nespolino | Il Muratore Bergamasco
A prezzo bloccato
LA CRESCITA NON SI È BLOCCATA L’impresa di costruzioni bergamasca si è specializzata nella riqualificazione di appartamenti, con la garanzia di non sforare i preventivi. Un successo. Che il titolare, Antonio Nespolino, vuole alimentare con altre iniziative: nuove società e persino una Bibbia delle ristrutturazioni
Fabrizio Calvo
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isporre di un referente unico, sia in cantiere sia durante l’espletamento delle pratiche burocratiche. Con la certezza, garantita da un contratto blindato, che il costo finale dell’intervento sarà quello pattuito. Nemmeno un centesimo di più. Questi i due valori aggiunti del servizio chiavi in mano che Il Muratore Bergamasco, brand creato da Antonio Nespolino, titolare della Enneapi General Contractor, azienda edile di Urgnano (Bergamo), offre alla clientela interessata a ristrutturare le proprie abitazioni. «Spesso il fai-da-te si rivela stressante oltre che impegnativo», spiega il 37enne imprenditore trevigliese. «In più, se non si è del settore c’è il rischio di commettere errori, soprattutto durante le operazioni di coordinamento degli artigiani e dei professionisti che si è deciso di ingaggiare. Col risultato di perdere tempo e danaro». COME FUNZIONA IL BUSINESS Intravvedendo le opportunità che sarebbero potute derivarne, qualche anno fa l’estroverso (complici, forse, le radici familiari campane e, più specificamente, di nonno Pasquale, cui è dedicata la sillaba «pi» della denominazione sociale) l’imprenditore ha fondato una società, con un core business imperniato sulle ristrutturazioni (anche parziali) di appartamenti. Una nicchia di mercato che, numeri alla mano, si è rivelata decisamente interessante. «Dai quasi 600 mila euro fatturati nel 2020 siamo saliti ai circa 3 milioni dell’anno dopo. Per poi toccare i 6,7 milioni di ricavi a dicembre 2022. Quest’anno, dovremmo attestarci sui 9 milioni», specifica Nespolino. Oltre alla garanzia del prezzo bloccato come funziona, in pratica, la formula ideata dall’imprenditore trevigliese? Dopo un primo contatto, solitamente telefonico, segue una visita del cliente in ufficio. «Vogliamo che ci parli dell’appartamento che intende ristrutturare, di come vuole realizzarlo in base alle sue necessità», racconta l’imprenditore. Ascoltate le esigenze dell’aspirante cliente, il team de Il Muratore Bergamasco analizza la situazione e mette a punto alcune possibili soluzioni. A quel punto, dopo un ulteriore confronto con il cliente, formula una proposta mirata, relativa al progetto dettagliato. Una volta accettato il quale, Il Muratore Bergamasco blocca il prezzo della ristrutturazione, il cosiddetto contratto blindato. Il prezzo concordato, quindi, non subirà variazioni. E, anche in caso di aumenti dei costi, il cliente non avrà spiacevoli sorprese. Tempo qualche settimana, a seconda dei tipi di interventi e
dell’approvvigionamento del materiale, e l’azienda procede con l’apertura del cantiere. Una crescita del 1400% in soli quattro anni? Una performance più unica che rara: com’è stato possibile metterla a segno? Qual è stato il vostro segreto? Tutto è dipeso dalle agevolazioni sulla riqualificazione energetica degli immobili. Rispetto a chi ha scelto di intervenire su grossi condomìni, noi ci siamo focalizzati sulla riqualificazione energetica di abitazioni di privati. Questi ultimi hanno costituito, fin dagli inizi, il nostro target di riferimento. Servire questo tipo di clientela, quindi, ci ha consentito di farci conoscere e di aumentare costantemente,
Villetta a Pianengo
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Antonio Nespolino | Il Muratore Bergamasco
Ristrutturazione di un appartamento a Segrate
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tramite le referenze, la nostra crescita. Già, ma per passare da 600mila euro a circa 9 milioni di ricavi, nel giro di soli quattro anni, significa che avete sgobbato non poco. Per ottenere un risultato del genere sono stati determinanti due elementi: tanta volontà e parecchi sacrifici. Nel 2020 la mia giornata lavorativa cominciava alle 4 del mattino e finiva non prima delle 8.00-8.30 di sera. Poi, pian piano, aumentando il lavoro abbiamo iniziato a strutturarci con diverse figure. Oggi abbiamo un organico di 25 persone, compresa una decina a partite Iva. Null’altro? Siamo stati molto tempestivi. Ci siamo mossi immediatamente dopo il varo del superbonus, installando i ponteggi non appena sono stati pubblicati i primi decreti. Questo ci ha consentito di avere un grande vantaggio rispetto alla concorrenza e rispetto alle altre imprese che stavano in attesa. Quante ristrutturazioni realizzate, in un anno? Circa un centinaio.
Che durata media hanno, i vostri interventi? Circa due-tre mesi. E quali sono i costi medi per la vostra clientela? Da un minimo di 12 mila euro per la ristrutturazione di un bagno, a circa 200mila euro per una ristrutturazione completa. Poi, ovviamente, dipende da caso a caso. Attualmente, Enneapi opera con il brand Il Muratore Bergamasco in Lombardia, per lo più tra le province di Bergamo e Milano. Ma, per l’anno prossimo, ci sono ha due obiettivi: consolidare marchio e azienda in ambito regionale e, se possibile, iniziare ad acquisire qualche commessa fuori dai confini della Lombardia. Veniamo a un po’ di storia aziendale. Come è nata questa attività? Dopo aver conseguito il diploma da geometra ho iniziato a lavorare per un’importante realtà del settore costruzioni, appassionandomi immediatamente alla vita di cantiere. E ho cominciato a sognare di avere un’impresa edile tutta mia. Nel 2013 ho costituito la Costruzioni Enneapi, con una piccola
partecipazione di mio padre, che mi aiutava a gestire la parte amministrativa. Ero un piccolo artigiano e lavoravo direttamente con l’aiuto di altri artigiani, in base alle necessità. Sempre quell’anno, il tocco di novità: ho creato il brand Il Muratore Bergamasco. Perché questo nome? Stavo cercando una denominazione diversa per la mia impresa, qualcosa che colpisse l’attenzione dei clienti. E visto che i bergamaschi sono generalmente ben visti a Milano, Il Muratore Bergamasco mi è sembrato perfetto. È sinonimo di lavoratore instancabile, di persona di fiducia a cui potersi affidare e che lavora con un buon livello qualitativo. Quattro anni più tardi, nel 2017, la costituzione della Enneapi General Contractor. L’intenzione era di presentarsi sul mercato, dichiarando la disponibilità a eseguire tutti i lavori che, tradizionalmente, un’impresa edile garantisce ai propri clienti. Ma, con il passare del tempo, ho pensato che sarebbe stato meglio che ci distinguessimo dal resto del mercato, operando nella nicchia delle ristrutturazioni degli appartamenti. Altra tappa importante, il 2020. Ho smesso di lavorare in cantiere e ho iniziato a gestire da solo tutta la parte tecnica e ammnistrativa. Poco dopo ho sentito il bisogno di farmi affiancare da qualcuno che seguisse i lavori nei cantieri, che erano diventati numerosi. E ho inserito in azienda il primo geometra. Ben presto è nata la necessità di rafforzare la Enneapi, acquisendo altre competenze. L’anno dopo, nel 2021, ho iniziato a studiare marketing. Obiettivo: mettere sempre meglio a fuoco il brand creato nel 2013, per rispondere puntualmente alle esigenze del cliente privato, interessato a ristrutturare la propria abitazione. Offrendogli, in particolare, un progetto completo con garanzia di tempi e costi. Ma non si è fermato qui… Ho seguito vari corsi di formazione manageriale di Osm (Open Source Management, società di consulenza ndr) e, a fine anno, conseguirò il diploma. Inoltre, in Svizzera, a Mendrisio, ho partecipato anche ad alcuni corsi dell’esperto di marketing Frank Merenda. Questa formazione mi ha cambiato e fatto crescere. Abbiamo aperto due campagne di marketing (una sui bagni e l’altra sulle ristrutturazioni) e abbiamo dato vita a un’Academy per il nostro personale. Il traguardo che mi sono prefissato è di ingegnerizzare sempre di più la nostra attività. Nel frattempo, a inizio 2023, Enneapi ha creato un altro brand, Casa riqualificata, destinato a chi intende ammodernare, dal punto di vista energetico installando cioè pannelli fotovoltaici, cappotti e serramenti 4.0 la propria abitazione. Il brand seguirà le opportunità legate alle
Ristrutturazione di una cucina a Bergamo
nuove regolamentazioni europee sulla casa green. E a breve, verosimilmente l’anno entrante, terremo a battesimo l’ennesimo brand che, al momento, non ha ancora una denominazione, il cui core business sarà la creazione di studi dentistici. Altre novità? A breve uscirà un libro, Bibbia delle ristrutturazioni, che servirà a spiegare e divulgare il metodo messo a punto da Il Muratore Bergamasco durante questi ultimi dieci anni.
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L'intervista
Vanessa Pesenti | Presidente Ance Bergamo
Addio superbonus
MEGLIO UNA LEGGE SULLA RIGENERAZIONE La presidente dell’associazione dei costruttori della città orbica chiede un intervento del governo che inneschi un processo stabile di riqualificazione del territorio, in linea con quella che è la direttiva green del Parlamento europeo. Senza dimenticare che va risolta anche la questione dei crediti incagliati
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Fabrizio Calvo
«L’
Italia ha urgente bisogno di una legge sulla rigenerazione urbana». Vanessa Pesenti, presidente di Ance Bergamo, ne è assolutamente convinta. E lo ha ribadito con fermezza durante l’assemblea pubblica di fine ottobre nell’Aula Magna dell’Università di Berga-
Il secondo: in questo stesso periodo, il comparto edile nazionale è stato protagonista di «un immenso lavoro». Certificato dal fatto che oltre la metà della crescita del Pil (compreso fra l’11 e il 12%) è dipesa dal settore delle costruzioni, dal momento che, tra il 2022 e la prima metà del 2023, gli importi dei bandi e delle aggiudicazioni
mo, convocata sia per celebrare il 75esimo anniversario della Territoriale orobica di Ance, sia per trasmettere la forte richiesta ai numerosi ospiti del mondo politicoistituzionale intervenuti all’incontro-confronto (c’erano esponenti di varie amministrazioni: dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, al presidente della Provincia, Pasquale Gandolfi, fino al presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e al suo assessore alle Infrastrutture e alle Opere pubbliche, Claudia Maria Terzi), davanti a decine di colleghi costruttori. Obiettivo della precisa richiesta iniziale era la seguente: sollecitare i decisori a gettare, quanto prima, le fondamenta di un cantiere legislativo, auspicato dalla miriade di imprese (bergamasche, lombarde e non solo) che operano nel comparto edile, capace di delineare uno scenario operativo di medio-lungo termine, che sia certo e trasparente.
hanno toccato livelli record (777 milioni) grazie sia al Pnrr sia al Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc). Livelli che vanno oltre la soglia del miliardo se, ai 777 milioni, si sommano altre importanti risorse pubbliche, come quelle stanziate dalla Regione con il Piano Lombardia, secondo la Ricerca Cresme per Ance Bergamo. Il terzo: una volta che l’effetto di Pnrr e bonus vari inevitabilmente si esaurirà, è la riflessione di Pesenti, che ne sarà del comparto? Il quarto: proprio per scongiurare una sorta di salto nel vuoto ecco la possibile àncora di salvezza: una legge nazionale sulla rigenerazione urbana che oltre ad azioni e interventi di recupero e riqualificazione degli spazi (limitando il consumo del territorio, a tutela della sostenibilità ambientale), persegua un sempre maggior efficientamento energetico delle costruzioni e un loro miglioramento sotto il profilo antisismico. Anche se, come ha sottolineato la presidente di Ance Bergamo, «rigidità anacronistiche spesso bloccano operazioni di rigenerazione, condannando tante città a immobilismo e degrado. Per questa ragione si deve mettere mano al complesso di vecchie leggi frammentario e incerto». Come ha argomentato la stessa Vanessa Pesenti a YouBuild. Quattro passaggi inequivocabili. Ma perché c’è bisogno di questa legge, proprio adesso? Mai come ora i progetti di rigenerazione urbana sono
QUATTRO PUNTI Il ragionamento esposto da Pesenti, che dal maggio 2022 è anche vicepresidente nazionale di Ance con delega all’area Economica, tributaria e fiscale, si articola in pochi passaggi. Il primo: dopo un triennio vissuto al galoppo, «questo è il momento di fare una profonda riflessione sia sull’impetuosa recente crescita sia, soprattutto, sull’atteggiamento da adottare per evitare di vederne sfumare gli effetti positivi».
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Vanessa Pesenti | Presidente Ance Bergamo
opportunità su cui puntare sempre di più per valorizzare le nostre città e i nostri territori. E noi dobbiamo poter lavorare in una cornice normativa ed economica che promuova e attivi le trasformazioni dei tessuti urbani, attraverso regole certe e chiare supportate da adeguate politiche di fiscalità e incentivazione. Di che tipo? Quelli che, negli anni passati, hanno consentito la detassazione dell’acquisto degli immobili da rigenerare, da parte degli operatori. Oppure, le misure finalizzate a incentivarne l’acquisto, tra cui il sisma bonus e il superbonus. Bonus vari e Pnrr hanno rappresentato un bel sostegno al settore… Non c’è dubbio che le misure messe in campo fin qui abbiano rappresentato un bel polmone per il settore edile. Nonostante le buone perfomance messe a segno nell’ultimo triennio, le incognite restano tante. Nell’estate 2023 si sono già avvertiti i primi segnali di rallentamento del settore. Tuttavia, l’alternativa ai bonus non possono essere altri bonus. Non è più il tempo delle misure emergenziali. Bisogna arrivare al dunque su qualcosa di più strutturale. Le nostre imprese stanno lavorando bene. Ma l’interrogativo che ci poniamo è: come può il nostro sistema mantenere, e possibilmente aumentare, la crescita registrata negli ultimi anni? Già, come? Partendo dall’assunto che solo insieme possiamo affrontare le nuove sfide, ritengo che le istituzioni debbano creare, da subito, le condizioni perché si possano percorrere strade nuove e più ambiziose, rompendo con le rigidità e gli errori del passato. Noi, il nostro contributo al confronto su questo argomento, lo abbiamo fornito. Proprio il tema della rigenerazione urbana è stato al centro della mostra Bergamo ’23, visioni per un futuro presente. Città, ambiente, comunità, che si è conclusa a settembre 2023. Perché, allora, una legge specifica sulla rigenerazione urbana? Il nostro sistema è ancora lontano dai livelli produttivi antecedenti la crisi intervenuta nel periodo 2009-2018. E i conflitti attualmente in atto in Ucraina e nel vicino Medio Oriente hanno contribuito ad appesantire sia la questione legata alla crisi energetica sia l’aumento dei costi delle materie prime. Quindi? Finora, sul tema della rigenerazione urbana in Parlamento sono state depositate quattro proposte di legge. E Ance, che le sta esaminando nei dettagli, è impegnata perché presto si possa giungere a una di sintesi che incentivi e permetta grossi interventi per l’efficientamento energetico, la riduzione del rischio idrogeologico e la messa in sicurezza sismica degli edifici stessi. Temi da affrontare come vero e proprio dovere morale oltre che civico. In
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gioco, c’è il nostro futuro. L’assemblea del 75esimo anniversario di Ance Bergamo è servita anche per portare all’attenzione dei partecipanti altre questioni cruciali. Cominciamo con l’aggiudicazione delle gare. Gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione e dei prodotti energetici, non adeguatamente recepiti dai prezzari di riferimento, e l’aumento del numero delle gare hanno portato a una forte riduzione dei ribassi in fase di aggiudicazione: del 13,5% medio nel 2022 e del 9,3% nel primo semestre 2023. E trattandosi di valori medi, ciò significa che tante gare sono state aggiudicate con percentuali di ribasso vicine allo zero. Un termine di paragone? Nel quinquennio precedente (2015-2019) i valori dei ribassi si sono attestati abbondantemente al di sopra del 20%. E per quanto riguarda i dati relativi alle imprese che hanno partecipato alle gare d’appalto? Da una media di 32 partecipanti a gara, rilevata nel 2016, nel primo semestre 2023 siamo scesi a cinque partecipanti. Numeri tutt’altro che da sottovalutare, soprattutto se consideriamo che sono valori medi. In ambito locale, invece, qual è stato il trend? Da inizio 2022 a metà 2023, le imprese edili bergamasche si sono aggiudicate il 58,5% delle gare, pari al 42% degli importi. Gli importi medi delle gare assegnate, sono stati di 1,2 milioni. Per quanto riguarda le procedure negoziate, si avverte una maggiore incidenza nell’affidamento dei lavori fino alla soglia europea dei 5,3 milioni. E ciò per via delle semplificazioni introdotte a partire dal 2020. A riprova di tale tendenza, il sensibile aumento dell’importo medio dei bandi affidati con questa procedura. Siamo passati dai 244 mila euro, del quinquennio 2015-2019, agli oltre 650mila euro, con la messa in gara dei progetti Pnrr.
Il lavoro viaggia di pari passo con la sicurezza. Dobbiamo continuare a mantenere alta l’attenzione, vigilando sulla corretta applicazione del contratto di lavoro e sull’adeguata formazione di tutti i lavoratori che operano nei nostri cantieri. Il processo di cambiamento e sviluppo delle nostre imprese dipende soprattutto da noi. In questo contesto si inserisce anche il nuovo codice dei contratti pubblici. Una volta conclusa la fisiologica fase iniziale di ri-
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Vanessa Pesenti | Presidente Ance Bergamo
duzione del numero dei bandi, noi auspichiamo una rapida attuazione delle riforme introdotte. Fra loro, l’introduzione del principio dell’equilibrio contrattuale e la conseguente nuova revisione prezzi, che Ance chiedeva da anni. Inoltre, con il nuovo codice, il 96% degli appalti potrebbe essere affidato solo a imprese invitate dalle Stazioni appaltanti. Le altre non possono neanche candidarsi e farsi conoscere. Un aspetto, quest’ultimo, su cui è necessario tornare a riflettere. Il governo, però, consente alle stazioni appaltanti di ricorrere a procedure concorrenziali, per lavori sopra il milione. Certamente. Ma dobbiamo fare di più. Altra questione emersa, i crediti incagliati. Qual è la posizione di Ance sul tema? Va trovata una soluzione per il loro smobilizzo. Per migliaia di imprese, i crediti incagliati costituiscono un peso non più sopportabile. Se non si agirà prontamente su questo versante, molte imprese correranno il serio rischio del fallimento. Nella sua relazione all’assemblea, lei ha poi lamentato anche la mancanza, da troppo tempo, di un Piano Casa. Ad Ance Bergamo risulta una domanda di immobili in affitto in crescita. Occorre rispondere a questa esigenza, che comprende anche le fasce più fragili, garantendo un’adeguata offerta di alloggi attraverso la disponibilità di risorse pubbliche. Ma anche attraverso il coinvolgimento di soggetti privati, a cui andranno assicurate condizioni di mercato agevoli e presupposti di natura fiscale che superino le attuali barriere imposte da una disciplina penalizzante. Veniamo al tema finanza pubblica. Qual è la vostra posizione in merito? Dobbiamo uscire dalla tagliola contabile dei Patti di stabilità che, negli ultimi vent’anni, ha penalizzato gli investimenti pubblici, ampliando il ritardo infrastrutturale italiano e limitando l’attività di manutenzione del territorio, sacrificato al totem dei conti in regola. La crisi pandemica ci ha dimostrato che esistono spese correnti incomprimibili, come quelle per la Sanità, così come investimenti altrettanto urgenti, come quelli per la manutenzione del territorio e per le infrastrutture. Un’ultima riflessione sui giovani. Per rispondere alla grande richiesta di manodopera proveniente dal nostro settore, c’è un gran bisogno di forze fresche. Noi abbiamo messo a punto un corso Its per la formazione di manager in digital construction. Realizzata in sinergia con università, centri di ricerca, poli dell’innovazione per dare supporto a tutta la nostra filiera, questa offerta non è solo un’opzione, ma un dovere per chiunque oggi voglia fare la nostra professione.
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Cultura del costruito
L’età dei perché e l’obbligo di avere cura Silvia Nanni Architetto Usciamo da questi tre lunghi anni, ansiosi e ansiogeni, segnati da incertezze, restrizioni e dai Bonus e Superbonus. Ne usciamo, ed è una speranza, con molte domande, con molti perché; vale in generale ma forse in modo ancora più stringente nel settore delle costruzioni. Bonus I bonus fiscali hanno in qualche messo sotto i riflettori e sul banco degli imputati i nostri edifici, le nostre case, colpevoli di consumare troppo. E quindi abbiamo consumato per risolvere questo problema, un po’ come si fa per i saldi: per risparmiare alla fine devi spendere. Per poi accorgersi che forse abbiamo speso e basta, e ci siamo dimenticati di un rilevante numero di altre questioni; di non aver posto tutte le domande, chiesto tutti i perché, o che le domande le abbiamo espresse in modo non esatto, non pertinente. Una questione di cultura Ai miei nipoti ho sempre ricordato che si studia innanzitutto per sapere domandare; se non sai, non saprai domandare e porre le domande in modo non parziale o fuorviante; e saper chiedere perché. Cultura non è nozionismo, cultura è capacità di dare senso alle proprie azioni. “Trovare una soluzione, o cercare di farlo, richiede soltanto conoscenza: è necessario conoscere soluzioni promettenti e sapere come metterle in pratica. Ma non nuocere richiede una intera cultura.” Nel tentativo di efficientare le nostre case di cosa ci siamo dimenticati? Quali domande non abbiamo posto, quali perché non abbiamo domandato? Un po’ di domande in sospeso Forse ci siamo dimenticati di chi avrebbe dovuto continuare a vivere negli immobili, e se al loro interno sarebbero stati bene; se gli ambienti fossero stati salubri; e se fosse poi poco dignitoso dover sforacchiare le pareti perimetrali per installare degli scambiatori d’aria; ed ancora: domandarsi quindi qual è il risparmio effettivo, ammesso per un momento che fosse la priorità. E ancora, se non ci fossero state strategie diverse da esperire; se quei muri non potessero, per esempio,
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per assurdo, essere in parte abbattuti per fare spazio alla luce, a una serra solare, a un giardino d’inverno. Se abbiamo pensato, o ci siamo dimenticati, di quelle terribili giornate, a quei bimbi chiusi in casa senza la possibilità di uscire, senza un terrazzo, un piccolo spazio giardino, all’aria aperta. E se fosse giusto applicare un cappotto a un edificio non antisismico, e se magari, e perché, non fosse il caso prima di preoccuparsi della messa in sicurezza antisismica e antincendio. E rimanendo in tema di sostenibilità, se la scarsa durabilità dei materiali impiegati non mettesse in dubbio l’effettivo risparmio in termini di emissioni. O se non fosse più ragionevole parlare alle persone invitando alla frugalità, cosa che poi hanno fatto per altri motivi. In fondo, gli interventi di efficientamento effettuati, ad esempio nel 2022 (ultimo dato disponibile) sono, secondo i dati Enea, 91.880 su un totale di oltre 12 milioni di edifici residenziali, ovvero hanno interessato una percentuale modestissima di edifici; un’azione culturale potrebbe efficientare il 100% degli edifici, raggiungere un risparmio energetico sul 100% degli edifici, a costo zero. Perchè no... come ricorda La Tecla “al pari di qualunque altro sistema commerciale hanno bisogno di trasformare una facoltà umana in un bene di consumo e di produrre dei consumatori ignari che il bene che considerano scarso è invece alla sua origine abbondante e già il loro possesso.” Oppure, perchè non fosse prioritario ripensare al design delle città, al loro microclima, ai venti e alle brezze, all’introduzione di nuovo verde, a piantare alberi. O se non fosse più coraggioso promuovere interventi di qualità con premialità crescenti e investire sulla complessità e sulla capacità di affrontarla - che si chiama competenza, che si esprime con l’aver cura. E provare a sperimentare un approccio globale - olistico, se preferiamo - con un po’ di idealismo e tanta capacità di visione. Creare, trovare, dare spazio e spazi di umanità, per tutta l’umanità. Stanze dove trovino spazio il conforto e la benevolenza, la cortesia e la cordialità, la quiete, l’armonia, l’equilibrio e la tenerezza, la bontà... “Un lavoro per la cui impresa era necessaria la speranza”.
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Lavori Pubblici
Le nuove frontiere sono qualità e sicurezza Antonio Ortenzi Project Manager
La nuova legge sui lavori pubblici in Italia ha introdotto importanti novità nel settore edile, mirando a migliorare la qualità delle costruzioni e a garantire maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro. Tra le novità più rilevanti, spicca l’obbligo di adottare strumentazioni digitali adeguate, in linea con gli standard europei. In questo contesto, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità per l’industria delle costruzioni: questa tecnologia può infatti essere applicata alla progettazione, pianificazione, esecuzione e gestione dei progetti edili, offrendo numerosi vantaggi in termini di precisione, velocità, sicurezza e sostenibilità del processo costruttivo. Tuttavia, è importante sottolineare il ruolo fondamentale della professionalità dei Rup per appalti e concessioni di lavori, nonché la necessità di una formazione adeguata per compensare alcune carenze. Ci sono alcune parole chiave che ci accompagneranno nel 2024 e delle quali sentiremo parlare sempre più spesso in tema di innovazione e digitalizzazione, al netto di qualche revisione procedurale della nuova legge sui lavori pubblici. Building Information Modeling Gli articoli che parlano del Bim nella nuova legge sui lavori pubblici in Italia, il dlgs 36/2023, sono principalmente l’articolo 43 e l’allegato I.9. L’articolo 43 stabilisce che a partire dal 1° gennaio 2025, le stazioni appaltanti e gli enti concedenti devono obbligatoriamente adottare strumentazione digitale adeguata. In particolare, prevede l’utilizzo obbligatorio del Bim per gli appalti superiori a un milione di euro. L’allegato I.9 fornisce precise indicazioni sui “metodi e strumenti di gestione informativa digitale delle costruzioni”. Questo allegato si compone di 13 articoli volti a chiarire e definire le modalità e i termini di adozione di metodi e strumenti di gestione informativa digitale delle costruzioni. Project Management Gli articoli che parlano di project management nella nuova legge sui lavori pubblici sono principalmente gli articoli 3 e 30 dell’allegato I.7 che fanno riferimento alle norme Iso Uni 21500 (21502) e l’art. 4 dell’allegato I.2 che tratta i “Requisiti di professionalità del Rup per appalti, concessioni di lavori e per servizi attinenti all’ingegneria e all’architettura”.
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Intelligenza Artificiale L’intelligenza artificiale (IA) rappresenta una tecnologia innovativa che può essere applicata in vari settori, compreso quello edile. L’IA può infatti essere impiegata per la progettazione, la pianificazione, l’esecuzione e la gestione dei progetti edili, consentendo di ottenere numerosi vantaggi. In particolare, l’IA è utile anche per creare modelli virtuali delle opere da realizzare utilizzando il software Bim integrando informazioni su materiali, costi, tempi e risorse. Questa tecnologia consente di individuare eventuali problemi prima dell’inizio dei lavori, riducendo così i costi associati alle modifiche successive. L’IA può anche essere utilizzata per controllare i processi produttivi in cantiere con sistemi automatizzati e computerizzati, assicurando una maggiore efficienza e una migliore qualità del prodotto finale. Ad esempio, gli strumenti per il controllo dei dati che provengono dal Bim possono essere utilizzati per controllare l’avanzamento dei lavori e garantire il rispetto dei tempi e dei costi previsti. In sintesi, l’applicazione dell’intelligenza artificiale alla progettazione, pianificazione, esecuzione e gestione dei progetti edili offre numerosi vantaggi in termini di efficienza, precisione e qualità del prodotto finale. Tuttavia, è importante sottolineare che la formazione adeguata degli operatori del settore edile rappresenta un fattore critico per garantire l’utilizzo efficace di queste tecnologie innovative. Its Accademy L’importanza di una formazione adeguata nel settore edile non può essere sottovalutata. La tecnologia digitale avanzata sta cambiando rapidamente il modo in cui si concepiscono e si realizzano le opere nel settore edile. La mancanza di professionisti adeguatamente formati rappresenta una sfida critica per il settore. Gli Its Accademy e le scuole edili rappresentano un’opportunità per compensare questa carenza e garantire l’utilizzo delle tecnologie digitali avanzate per migliorare il processo costruttivo. Occorre compensare la mancanza di professionisti adeguatamente formati in questo campo e garantire il futuro sostenibile delle costruzioni. Nel corso di questo 2024, in questa rubrica, affronteremo uno a uno gli argomenti appena citati valutando rischi e opportunità per ognuno di essi, ma tratteremo anche di modelli e best practice per la loro applicazione.
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Project & Construction Management
Gdp Italia
Piattaforma data driven
PER LA FILIERA IMMOBILIARE Con l’intervista al Ceo dell’azienda, Wilmer Berton, abbiamo cercato di comprendere gli aspetti più rilevanti della Piattaforma Dyana, concepita per gestire e coordinare, in tempo reale, i servizi, le fasi e i soggetti coinvolti in un progetto di costruzione, garantendo efficienza delle scadenze e degli obiettivi previsti attraverso una solida base analitica che consente di prendere decisioni e anticipare i rischi
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Fabrizio Calvo
fine ottobre GDP Italia - società di Project management - ha presentato, a una selezionata cerchia di clienti e operatori del real estate italiano, DYANA, piattaforma ideata per analizzare, pianificare e realizzare svariati progetti, gestendoli durante le diverse fasi evolutive. You Build ha colto l’occasione per approfondire - insieme a Wilmer Berton, amministratore delegato di GDP Italia, nonché referente della controllante britannica GDP Engineering & Consulting Ltd –
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La metodologia alla base della piattaforma sfrutta il concetto di data pipeline, che permette la raccolta e l’elaborazione dei dati di progetto, l’aggiornamento rapido, frequente e automatizzato dei processi
gli aspetti più rilevanti del nuovo prodotto, messo a disposizione del mercato nazionale delle costruzioni. Ingegner Berton, che cos’è Dyana? Si tratta di una piattaforma concepita per rendere tempestivo e dettagliato il monitoraggio del progetto di costruzione di un immobile; dal punto di vista dei rischi, dei costi e dei tempi. In particolare, Dyana gestisce e coordina, in tempo reale, tutti i servizi, le fasi e i soggetti coinvolti nell’iniziativa, garantendo maggiore efficienza e, quindi, il rispetto delle scadenze e degli obiettivi previsti. In che modo il monitoraggio è tempestivo e dettagliato? Grazie a Dyana, è possibile avere aggiornamenti settimanali sugli stati di avanzamento del progetto, rispetto alla base line di partenza. In questo modo, tutte le parti coinvolte vengono messe nelle condizioni
WILMER BERTON Dal 2022 managing director di GDP Italia, Wilmer Berton, trevigiano, ha conseguito la laurea in Ingegneria edile a Trieste. Nel 2006 l’ingegner Berton iniziò il suo percorso lavorativo nel Regno Unito per una società di Cambridge come site engineer; dopo una breve parentesi italiana, andò in Turchia nella veste di project manager di progetti riguardanti di infrastrutture ferroviarie. Da quel momento, iniziò ad occuparsi di attività di project management e dell’apertura di nuovi mercati (tra cui: Germania, Inghilterra, Marocco e Stati Uniti) per conto di società di ingegneria e di project management operanti nei settori del real estate e delle infrastrutture. Dal 2017 si occupa, con particolare attenzione al mercato italiano, del real estate, con esclusivo focus sulle attività di Project management a servizio dei diversi operatori della filiera.
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Gdp Italia
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Ulteriori soluzioni innovative sono i layout personalizzati, l’aspetto client and project oriented, la velocità di setup, l’integrazione totale con l’ambiente Office e le funzioni speciali across the board
DYANA…case study
DYANA…case study
DYANA…case study
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di comprenderlo, avendo inoltre una chiara idea del punto esatto in cui si trova il progetto, rispetto allo stato di avanzamento che ci si era dati fin dall’inizio. Da quali esigenze sono nate l’idea e poi la Piattaforma? Direttamente dalle sollecitazioni arrivateci dal mercato. In particolare, là dove i dati non erano mai aggiornati, causando così sovrapposizioni, extra lavori ed extra costi. Dove ha preso forma Dyana? All’interno del Centro Ricerche & Sviluppo di GDP Italia. Come avete sviluppato questa Piattaforma? Spinti dalla volontà di mettere ordine nell’apparente confusione, generata dal gran numero di informazioni oggi disponibili nell’ambito del real estate, ci siamo impegnati a mettere a punto uno strumento che raccogliesse, elaborasse e lavorasse l’imponente massa di dati e news disponibili. Arrivando a rappresentarli in modo relativamente sintetico, ma senza dubbio organico, organizzato, puntuale e incisivo. Trattando e riorganizzando informazioni e numeri, riteniamo di aver colmato, almeno in parte, il grave gap digitale riscontrato in Italia, nel settore delle costruzioni. Che, stando ai dati di una recente indagine, condotta dal Cresme, è davvero rilevante. Esattamente. Nel 2022, ben l’84,5% delle imprese di costruzioni italiane, con più di 10 addetti, ha evidenziato un livello di digitalizzazione compreso fra il ‘basso’ e il ‘bassissimo’. Un fattore, quest’ultimo, che pone il nostro comparto edilizio, tra i settori più arretrati del Paese, sul versante digitale. Ed è anche sulla scorta di quanto emerso dall’indagine del Cresme, che abbiamo deciso di intraprendere il percorso che ci ha portati a realizzare Dyana.
DYANA…case study
DYANA…case study Per quale target di addetti alle Costruzioni è stata pensata, la Piattaforma? Dyana si rivolge a tutta la filiera del real estate. Non ci sono àmbiti per i quali la Piattaforma possa essere, più o meno, indicata. Qualsiasi componente di un processo edificatorio - dai progettisti agli sviluppatori fino alle imprese di costruzione - può trarre beneficio da un controllo dei dati di cui è in possesso, oltre che di quelli che sono sempre a disposizione di un progetto. Stavolta, però, in modo organico, oltre che sintetico, efficace ed incisivo. Qual è, se c’è, l’aspetto più significativamente innovativo di Dyana? Eccome se c’è! Con un’unica soluzione è possibile monitorare tutti i parametri temporali, dei costi, delle prestazioni e dell’andamento del progetto. Ma non è tutto. Dyana è di semplice utilizzo oltre che fruibile da ogni tipo di dispositivo elettronico.
Può entrare un po’ più nel dettaglio? La soluzione innovativa consente di gestire i progetti con un approccio fortemente data driven. Grazie alla Piattaforma creata da GDP Italia, anche le Imprese di costruzione del nostro Paese saranno messe nelle condizioni ottimali per prendere decisioni, tattiche e strategiche, basate su dati. E non più sull’istinto, su
GDP ITALIA GDP Italia srl è una società specializzata nella fornitura di servizi di Project Management. Opera nei settori Real Estate, Infrastrutture, Opere Pubbliche, Trasporti ed Energia, occupandosi di tutte le attività di gestione presenti nei processi di un progetto: dallo studio preliminare e di fattibilità, lungo tutte le fasi della progettazione e implementazione, fino alla chiusura; interfacciandosi con tutti i soggetti, pubblici e privati, aziende ed enti coinvolti. La società fornisce servizi di gestione durante l’intero ciclo di vita del progetto, coordinando le expertise di ogni soggetto coinvolto nell’iniziativa, declinando gli standard operativi internazionalmente riconosciuti a una personalizzazione basata sul ruolo del cliente, all’insegna del motto Understand to improve (Comprendere per evolvere). Nata dall’incontro di professionisti dell’ingegneria, specializzati nella gestione di progetti complessi, GDP Italia assiste i clienti durante l’intero ciclo di vita di un immobile: dallo studio di fattibilità alla realizzazione. Controllata da GDP Engineering & Consulting Ltd (con sede a Cambridge, Regno Unito), GDP Italia ha chiuso il 2023 con ricavi intorno al milione di euro. Costituita nel 2022, si avvale della collaborazione di una dozzina di persone, tra dipendenti e collaboratori continuativi. Partner dell’ing. Wilmer Berton è l’ing. Alessandro Ghisellini.
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Gdp Italia
opinioni personali oppure su altri sentimenti aleatori. Inoltre, grazie a Dyana, i nostri Project Manager saranno in grado di orientare al meglio gli imprenditori-clienti nei successivi processi decisionali, oltre che nell’individuazione e nell’anticipazione dei rischi. In che modo? Grazie alla raccolta e alla gestione di dati, informazioni e documenti su un’unica piattaforma di lavoro, unitamente ai report e alle dashboard interattive esportabili nei classici formati (.xls, .pdf, .ppt), tutti
DYANA…case study
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GDP opera nei settori real estate, infrastrutture, opere pubbliche, trasporti ed energia coordinando tutti i soggetti coinvolti come operatore della gestione del progetto che indirizza e facilita le iniziative nel solco delle più attente modalità operative Esg
i soggetti coinvolti si troveranno nelle condizioni di comprendere, seguire e contribuire all’andamento del progetto in ogni sua fase. La metodologia alla base di Dyana sfrutta il data pipeline, che permette la raccolta e l’elaborazione dei dati di progetto e l’aggiornamento rapido, frequente e automatizzato dei processi. Insomma: i freddi dati, come direbbe qualcuno, giudici monocratici delle scelte decisionali delle imprese. Quelle di Costruzioni, nello specifico. Esattamente. Ma Dyana è portatrice di altre soluzioni innovative: dai layout personalizzati all’aspetto client and project oriented; dalla velocità di set-up all’integrazione totale con l’ambiente Office e le funzioni speciali across the board. A essi vanno sommati alcuni dettagli di interfaccia e usability di Dyana. Per esempio? La home page consente una facile navigazione nella Piattaforma. La pagina “Panoramica del progetto” offre un esaustivo riassunto con Indicatori chiave di prestazione (KPI, ndr), statistiche, finestra economica e altri dati. In “Avanzamento” è messa a fuoco l’evoluzione effettiva, pianificata e prevista del progetto. Nell’area “Pianificazione”, in una struttura gerarchica a livelli, sono elencate e scomposte le attività del progetto. Sempre dalla Home page si può accedere alla “Gestione dei rischi” dove, grazie a più metriche, vengono rilevati i possibili rischi con la probabilità e le possibili azioni correttive. Parallelamente, in “Analisi dei rischi” viene valutato l’impatto economico e sui tempi, con un focus sulle cause. La “Panoramica economica”, oltre a diversi indicatori economici, mostra il rapporto tra costi e ricavi con in dettaglio le operazioni effettuate. Infine, in “Modifiche agli ordini”, sono riportati tutti i cambi di direttiva con i relativi impatti, dovuti a fattori interni ed esterni al progetto. Dyana si sta facendo conoscere, ora, in Italia. È un debutto assoluto, oppure avete già presentato e testato la piattaforma, in altri Paesi? Sì! La presentazione, fatta a Milano a fine ottobre, ha rappresentato il debutto assoluto di Dyana. Che
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costituisce la risposta integrata ad esigenze di gestione dei progetti in cui ci siamo imbattuti negli anni, in diversi Paesi e in diverse realtà in cui il team di lavoro di GDP ha operato. Se quella odierna rappresenta la frontiera tecnologica più avanzata della Piattaforma, nulla vieta che, in futuro, essa possa valicare i confini nazionali estendendo la sua adozione anche da parte di realtà operanti in àmbiti extra real estate C’è, ci sono case histories significativi? Ci racconta
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gli aspetti salienti, diversi fra loro, emersi in Paesi e circostanze diverse fra loro? Sì, uno ce n’è. Abbiamo testato la Piattaforma su un caso di studio nuovo. Si tratta di un progetto di sviluppo per la creazione di un parco eolico offshore galleggiante. Questo ci ha permesso di sviluppare e integrare nella Piattaforma, Kpi (acronimo dell’espressione Indicatori chiave di prestazione, ndr) ad hoc, nuovi grafici e analisi, dimostrando quindi la replicabilità e la versatilità della nostra soluzione, in base alle peculiari esigenze di progetti diversi. Non ci stiamo fermando. Dyana ha riscontrato l’interesse di operatori attivi in àmbiti e settori che vanno oltre il Real Estate, da dove tutto ha preso inizio. Qual è, infine, il costo approssimativo della Piattaforma? Dipende. Non c’è un costo standard e non è nemmeno facile indicare una forbice di prezzo. Trattandosi di un servizio “su misura”, il costo finale prende forma a seguito della definizione della strategia e sulle base delle richieste dei clienti. Al momento, siamo in grado di offrire un servizio di hosting, che comprende il personale di GDP e completa il pacchetto di servizi offerti, sia uno sviluppo ad hoc cucito sul cliente finale, partendo dalla sua infrastruttura digitale. Nel primo caso si parla quindi di uno strumento fornito da GDP e utilizzato nella gestione dei progetti; di solito il costo di questi servizi è correlato alla dimensione e complessità del progetto.
Progettazione e assemblaggio
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Una lastra, tante applicazioni certificate: è questo il punto di forza dell’azienda. Supersil 12 mm in calcio silicato è il prodotto che ha un ottimo comportamento al fuoco insieme a una significativa resistenza meccanica che in caso di incendio consente di bloccarne la propagazione. E poi si tratta di tecnologie rigorosamente made in Italy
L'
antincendio in edilizia è una materia che negli ultimi anni ha vissuto una grande accelerazione, in parte dovuta ai fatti di cronaca nazionali e internazionali riguardanti l’incendio di involucri di edifici alti, in parte al nuovo approccio normativo che chiama in causa la responsabilità del progettista in merito alla valutazione del rischio d’incendio nel progetto. Proprio alla luce dell’impatto che ha la materia nella progettazione e nell’applicazione delle soluzioni
in cantiere, abbiamo cercato di capire con Alberto Abbo, amministratore delegato Bifire, quali sono le linee guida nello sviluppo delle soluzioni aziendali che ne fanno un riferimento tecnologico nel settore in Italia e in Europa. Qual è l’approccio Bifire alle richieste provenienti dal mercato dell’antincendio nelle costruzioni? Innanzitutto, desidero ricordare che la nostra tecnologia e relative soluzioni sono rigorosamente made in Italy, sia per quanto concerne l’isolamento termico
Livia Randaccio
La lastra Supersil 12 mm A sinistra, Alberto Abbo, amministratore delegato Bifire
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Storia di copertina | Bifire
Lato esposto al fuoco di un cavedio antincendio a fine prova
e sia per l’antincendio. In secondo luogo, mi piace precisare che Bifire presidia l’ambito della protezione passiva dal fuoco degli edifici con la più ampia gamma di soluzioni certificate dai più importanti laboratori, secondo le più restrittive norme italiane ed europee. Produciamo lastre per la riqualificazione
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e la nuova costruzione di pareti e solai, per controsoffitti, per pareti divisorie, per la protezione delle condotte di areazione, per la protezione strutturale e sistemi per attraversamenti di murature e solai. Sviluppiamo con il cliente e per il cliente tecnologie che permettono ad entrambi di raggiungere e mantenere
Laboratorio Bifire e prove di resistenza al fuoco utilizzando i die forni. uno più piccolo e uno di dimensioni reali
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la leadership nei propri i mercati di competenza. I nostri clienti debbono considerarci il loro partner tecnologico. E per questo l’organizzazione che ci siamo dati è finalizzata a garantire che la qualità dei prodotti e del servizio si concretizzino in un reale vantaggio competitivo. Qual è il punto di svolta tecnlogico di Bifire e il prodotto di punta? Bifire viene fondata da mio padre nel 2002 insieme ad Alfredo Varini ma il grande salto avviene nel 2016 quando realizziamo un nuovo stabilimento produttivo a Paderno Dugnano dedicato alla produzione della lastra antincendio Supersil, una lastra a base di calcio fibrosilicato ad alte prestazioni, in classe A1, ovvero, incombustibile, che si lavora e si installa con facilità, si stucca solo sui giunti, ed è sicura e garantita dalla marcatura Ce. Nel nome della nostra azienda è contenuto anche il suo focus: la protezione passiva al fuoco, ovvero la progettazione e la produzione di tutti quegli elementi che Da sinistra, Ing. Mauro Ravelli, ufficio tecnico Bifire e Alberto Abbo
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SUPERSIL 12 MM | IN CANTIERE Cantiere di Riqualificazione funzionale di edificio multipiano in via Fara a Milano. Viene applicato Supersil 12 mm per la riqualificazione Rei 120 di un solaio in cemento armato. Nelle foto, le fasi di posa, stuccatura e tinteggiatura. Come si posa
Utilizzando Supersil è possibile ottenere pezzi a disegno di alta precisione in quanto il materiale non si sfalda anche durante lavorazione meccanica. La sua alta resistenza meccanica ne consente l’impiego alle condizioni più severe. Non teme gli shock termici e risulta inalterabile nel tempo anche a funzionamento discontinuo. Lavorabilità Supersil è facilmente lavorabile mediante lavorazione meccanica o manuale. Gli utensili elettrici, come le seghe circolari, sono senz’altro consigliabili qualora sia richiesta velocità e precisione nell’esecuzione del prodotto. Le lastre andranno installate su orditura metallica idonea a seconda che si tratti di parete, controparete o soffitto, oppure tassellate in aderenza alla parete o al solaio, comunque rispettando le indicazioni fornite con il certificato di resistenza al fuoco. Le lastre dovranno essere installate con il lato taglio a vista, i giunti orizzontali dovranno essere sfalsati come nelle normali applicazioni dei rivestimenti a secco; fra una lastra e l’altra lasciare 3-4mm. Montaggio Tenere le lastre sollevate da terra di 12/12,5 mm aiutandosi con uno sfrido della lastra (che andrà poi rimosso) per impedire l’eventuale risalita di umidità per capillarità, sali o impurità delle basi di appoggio, e per permettere le normali dilatazioni dei materiali. Fissare quindi le lastre alla struttura metallica con viti Aquafire Star avvitando sul lato taglio a passo 25 cm (15 cm per le applicazioni in orizzontale); dal bordo lastra si indica una distanza di c.a. 15 mm per sfruttare al meglio il contatto della lastra alla ampia superficie della testa della vite. Eseguire un giunto di dilatazione ogni 12 m lineari, sia in direzione orizzontale che verticale. Stuccatura Quando richiesto dal certificato o per soli motivi di finitura estetica, è possibile stuccare le lastre spalmando uno strato di Finish sui giunti longitudinali e trasversali, largo 100 mm e annegare il nastro in fibra di vetro per giunti da 75 mm nel rasante appena posato. Passato il tempo di asciugatura (variabile in funzione di temperatura e umidità ambientali), lisciare la superficie con Finish in un’unica mano, annegando una rete per rasatura (160gr/mq) in fibra di vetro nel rasante appena posato, avendo cura di nasconderla completamente. A questo punto la parete è pronta per la tinteggiatura che deve essere preceduta da stesura di fissativo.
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Aquafire è la lastra in cemento alleggerito fibrorinforzato, vista nel laboratorio prove
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servono a contenerlo. La legge si basa sul concetto di compartimentazione e i nostri prodotti rispondono a questa specifica bloccando il fuoco all’interno dei locali per il periodo di tempo certificato. Quale mercato serve Bifire in modo diretto? La nostra scelta strategica è quella di vendere attraverso i distributori che, a livello locale, svolgono un’attività di promozione del prodotto supportandoci sia dal punto di vista delle vendite sia per la parte logistica. Lavoriamo principalmente con i distributori di materiali edili per le costruzioni a secco. Col passare degli anni, però, tutto il mondo della distribuzione edile si è affacciato ai nostri prodotti. Presidiamo la distribuzione con 50 agenti sul territorio nazionale che hanno il compito di individuare i distributori ma che fanno promozione diretta anche sui target dei progettisti e dei costruttori ma poi convogliando le vendite sui distributori. Bifire nel 2022 si quota in borsa, con quali obiettivi? La quotazione in borsa ci ha consentito di aprire l’azienda a un pubblico molto più ampio di investitori e ha risposto in primo luogo alla necessità di trovare capitali sul mercato da reinvestire in ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Infatti, abbiamo dato vita a due nuovi impianti produttivi, uno a Varedo, dove amplieremo la nostra gamma di prodotti per l’acustica e la protezione passiva al fuoco, l’altro, a
Ufficio tecnico: il cuore dello sviluppo della produzione e della consulenza al cliente Bifire
Seregno che aumenterà la nostra capacità produttiva di lastre in cemento alleggerito fibrorinforzato Aquafire. In secondo luogo, si è trattato di dare una connotazione ancora più rigorosa all’azienda seguendo regole di mercato consolidate e controllate. Inoltre, essere quotati sul mercato azionario rappresenta un plus per clienti, fornitori e anche per le nostre risorse umane. Infine, anche tanta soddisfazione per un’azienda che nell’anno in cui nasce, 2002, è davvero piccola, solo 6 milioni di fatturato, e che con la quotazione ambisce a una crescita più rapida e solida. Prove di laboratorio e certificazioni fanno la differenza nel mercato dell’antincendio. Come si è organizzata Bifire? Il mondo fuoco incide sul nostro fatturato per circa il 30% e la nostra strategia in questo segmento prevede di continuare a investire, a provare e certificare nuove soluzioni costruttive. Questo è un processo indispensabile e ciò che ci caratterizza sul mercato: abbiamo infatti la più ampia gamma di certificazioni per i diversi sistemi costruttivi e ogni volta che dal mercato ci arriva una richiesta non prevista procediamo a progettare, provare e certificare le soluzioni più adatte all’applicazione richiesta. Abbiamo investito molto sulla lastra Supersil 12 mm perché si tratta di una soluzione trasversale a moltissime applicazioni che contribuisce a semplificare l’attività sia ai distributori, che devono stoccare un solo prodotto, sia ai progettisti che hanno a disposizione una soluzione trasversale. Una lastra tante applicazioni: è questo il nostro punto di forza. Abbiamo realizzato più di
130 certificazioni, ovvero, più di 130 casi applicativi certificati al fuoco. Chi si rivolge a Bifire trova una gamma completa di applicazioni e il progettista trova certamente una risposta a tutte le sue richieste prestazionali. Inoltre, abbiamo un ufficio tecnico che offre la garanzia al progettista di essersi rivolto a un partner serio e affidabile. Ricerca e sviluppo della produzione. Come si colloca all’interno dell’organizzazione aziendale? Abbiamo all’interno un ufficio di ricerca e sviluppo di nuove soluzioni e, se servono, di nuovi materiali e un laboratorio prove attrezzato con le migliori tecnologie per testare le soluzioni progettate. Per Supersil 12, per esempio, sviluppiamo sempre nuovi ambiti applicativi per pareti, controsoffitti e pavimenti. I nostri forni di prova sono gli stessi dei laboratori di certificazione. Ne abbiamo due, uno di dimensioni ridotte e uno di dimensione reale che sono gli stessi che utilizzano i laboratori che rilasciano le certificazioni. A noi servono per controllare già prima della certificazione la qualità della nostra produzione. Supersil 12: quali sono le sue principali caratteristiche? È una lastra in calcio silicato con un ottimo comportamento al fuoco ma soprattutto un’ottima resistenza meccanica in caso di incendio e questo è importante per bloccare la propagazione del fuoco. Supersil è la prima lastra in calcio fibrosilicato sul mercato che si può agevolmente tagliare con un cutter ed è ideale anche per l’impiego in ambienti ad elevata umidità perché non marcisce, non si deforma, non si sfalda e non si disgrega.
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Produzione
Prevenzione
Come gestire
L’ANTINCENDIO
Per gli edifici di grande altezza le legge prevede regole stringenti con l’obiettivo di contenere eventuali fiamme. Ecco le norme bisogna seguire: lo spiega un comandante dei vigili del fuoco Claudio Giacalone
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G
li edifici civili destinati ad abitazione sono soggetti alle visite e controlli di prevenzione incendi. Il decreto del Presidente della Repubblica 1 agosto 2011, n. 151, individua al punto 77 gli edifici destinati a uso civile con altezza antincendio superiore a 24 metri, che comprende anche gli edifici condominiali destinati ad abitazione e li suddivide in tre categorie. L’altezza antincendio è definita dal decreto del ministro dell’Interno 30 novembre 1983 come l’altezza massima misurata dal livello inferiore dell’apertura più alta dell’ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelle dei vani tecnici, al livello del piano esterno più basso. CAT. A
CAT. B
CAT. C
da 24 m fino a 32 m
oltre 32 m e fino a 54 m
oltre 54 m
Per gli edifici in categoria B e C non è richiesta la valutazione del progetto antincendio, che è invece esclusa per quelli di altezza antincendio compresa tra 24 e 32 metri. La messa in esercizio degli edifici condominiali, indipendentemente dalla categoria a cui appartengono, avviene a seguito della presentazione della segnalazione certificata di inizio attività (Scia) al Comando dei Vigili del fuoco competente per territorio, dopo l’ultimazione dei lavori. Dal punto di vista dei requisiti tecnici di sicurezza antincendio, la regola tecnica sugli edifici civili è stata emanata con il decreto del ministro dell’Interno 16 maggio 1987, n. 246, che individua i criteri di sicurezza antincendio da applicare agli edifici destinati a civile abitazione, con altezza antincendi uguale o superiore a 12 metri. È opportuno evidenziare che la normativa antincendio si applica per altezze antincendio superiore a 12 metri, mentre la competenza dei Vigili del fuoco è solamente per gli edifici di altezza antincendio superiore a 24 metri. DOVE SI APPLICANO Le norme si applicano agli edifici di civile abitazione di nuova costruzione o agli edifici esistenti in caso di ristrutturazione che comportino modifiche sostanziali i cui progetti siano presentati agli organi competenti per le approvazioni previste dalle vigenti disposizioni dopo l’entrata in vigore del decreto. Per modifiche sostanziali si intendono lavori che comportino il rifacimento di oltre il 50% dei solai o il rifacimento strutturale delle scale o l’aumento di altezza. Qualora per particolari esigenze di carattere tecnico o di esercizio non fosse possibile attuare qualcuna delle prescrizioni contenute nelle presenti norme potrà essere avanzata istanza di deroga con le procedure di cui all’articolo 7 del decreto
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Prevenzione
del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151. Gli edifici di civile abitazione vengono classificati in funzione della loro altezza antincendi secondo quanto indicato nella tabella. TIPO DI EDIFICIO
ALTEZZA ANTINCENDI
a
da 12 a 24 m
b
da oltre 24 a 32 m
c
da oltre 32 a 54 m
d
da oltre 54 a 80 m
e
oltre 80 m
Gli edifici devono essere suddivisi in compartimenti anche costituiti da più piani, di superficie non eccedente quella indicata nella tabella A. Gli elementi costruttivi di suddivisione tra i compartimenti devono soddisfare i requisiti di resistenza al fuoco indicati in tabella A.
zione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione. Assume fondamentale importanza la compartimentazione verticale che consente di proteggere l’edificio dalla diffusione dei fumi ai piani alti per evitare la propagazione dell’incendio ai piani superiori e per non creare panico. È indispensabile, invece, la protezione dei vani scala e dei vani ascensore dai fumi. Gli accessi all’area ove sorgono gli edifici oggetto delle presenti norme devono avere i seguenti requisiti minimi: • larghezza: 3,50 metri • altezza libera: 4,00 metri • raggio di volta: 13,00 metri • pendenza: non superiore al 10% • resistenza al carico: almeno 20 tonnellate (8 sull’asse anteriore e 12 sull’asse posteriore; passo 4,00 metri) Per gli edifici di tipo «a» e «b» deve essere assicurata la possibilità di accostamento delle autoscale dei vigili del fuoco, sviluppate come da schema grafico,
TABELLA A TIPO DI EDIFICIO
a
b
ALTEZZA ANTINCENDI
da 12 a 24 m
da oltre 24 a 32 m
MAX SUPERFICIE COMPARTIMENTO (MQ)
8.000
6.000
MASSIMA SUPERFICIE DI COMPETENZA PER OGNI SCALA DI PIANO
TIPI DEI VANI SCALA E DI ALMENO UN VANO ASCENSORE
CARATTERISTICHE REI DEI VANI SCALA E ASCENSORE, FILTRI, PORTE, ELEMENTI DI SUDDIVISIONE TRA I COMPARTIMENTI
500
Nessuna prescrizione
60
500
Almeno protetto se non sono osservati i requisiti del punto 2.2.1
60
500
Almeno a prova di fumo interno
60
600
A prova di fumo
60 (**)
500
Nessuna prescrizione
60 (**)
500
Almeno a prova di fumo interno se non sono osservati i requisiti del punto 2.2.1
60
550
Almeno a prova di fumo interno
60
600
A prova di fumo
60
c
da oltre 32 a 54 m
5.000
500
Almeno a prova di fumo interno
90
d
da oltre 54 a 80 m
4.000
500
Almeno a prova di fumo interno
90
e
oltre 80 m
2.000
350 (**)
Almeno a prova di fumo interno
120
I requisiti di resistenza al fuoco degli elementi strutturali vanno valutati secondo le prescrizioni e le modalità di prova stabilite dal decreto del ministro dell’Interno 16 febbraio 2007, inerente la classifica-
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almeno a una qualsiasi finestra o balcone di ogni piano. Le autoscale sono realizzate per consentire dall’esterno l’intervento dei vigili del fuoco ai piani superiori dei fabbricati.
Qualora tale requisito non sia soddisfatto, gli edifici del tipo «a» devono essere dotati almeno di scale protette e gli edifici di tipo «b» almeno di scale a prova di fumo interna. In presenza di un edificio con più vani scala, non comunicanti fra loro, l’accostamento dell’autoscala dei vigili del fuoco deve essere garantito almeno a una finestra o un balcone di ogni piano appartenente alla verticale servita da ciascun vano scala. SCALE Le caratteristiche di resistenza al fuoco dei vani scala sono previste nella tabella A. Negli edifici di tipo «a», di tipo «b», di tipo «c», la larghezza minima delle scale deve essere di 1,05 metri, negli edifici di tipo «d» e di tipo «e» la larghezza minima delle scale deve essere di 1,20 metri. Le rampe devono preferibilmente essere rettilinee. Sono ammesse rampe non rettilinee a condizione che vi siano pianerottoli di riposo e che la pedata del gradino sia almeno 30 centimetri misurata a 40 centimetri dal montante centrale o dal parapetto interno. La misura della pedata del gradino deve essere effettuata secondo la proiezione verticale, considerando quindi la pedata utile in fase di discesa. Nel caso di realizzazione di scale di tipo aperto, totalmente esterne all’involucro del fabbricato, occorrerà proteggere dal fuoco in modo efficace gli accessi alle stesse da ogni piano in modo che siano sempre praticabili in caso di emergenza. È quindi sempre necessario, soprattutto nei complessi condominiali difficilmente accessibili, garantire un’efficace presenza
di vie di esodo verticali privilegiate tali da consentire una corretta evacuazione degli edifici da parte dei loro residenti. Il vano scala deve avere superficie netta di aerazione permanente in sommità non inferiore a 1 metro quadrato. Nel vano di aerazione è consentita l’installazione di dispositivi per la protezione dagli agenti atmosferici. Il tipo e il numero delle scale sono stabilite in funzione della superficie lorda di ogni piano e del tipo di edificio (tabella A). L’evacuazione dai fabbricati alti è condizionata dalla loro destinazione d’uso in genere sempre intensiva. In questo tipo di edifici, sia nelle nuove realizzazioni come nel risanamento o adeguamento strutturale, occorre tenere presente il tipo di utenza. Il vano di corsa dell’ascensore deve avere le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco del vano scala e deve essere conforme alle specifiche disposizioni vigenti. Per le comunicazioni con le aree a rischio specifico si devono applicare le disposizioni emanate con le relative normative. Sono consentite le comunicazioni tra scale, ascensori e locali cantinati pertinenti le abitazioni dell’edificio secondo quanto indicato nella tabella B.
TABELLA B TIPO DI EDIFICIO
TIPO DI COMUNICAZIONE
a
Diretta
b
Tramite disimpegno con pareti REI 60 e porte REI 60
c
Tramite filtro a prova di fumo con pareti REI 60 e porte REI 60
d, e
Accesso diretto esclusivamente da spazio scoperto
Le scale ed i gradini per gli androni e passaggi comuni devono essere realizzati con materiali di classe 0 (non combustibili). Sono ammessi materiali di rivestimento di classe 1, per androni e passaggi comuni e, limitatamente agli edifici di tipo «a» e di tipo «b», anche per i rivestimenti delle scale e gradini. Non sono soggetti a tali prescrizioni le scale e i passaggi ubicati all’interno della stessa unità immobiliare. Per le aree a rischio specifico pertinenti gli edifici (autorimesse, locali di esposizione o vendita, depositi di materiali combustibili, ecc.) valgono le disposizioni in vigore, di seguito riportate. • D.M. 8/11/2019 impianti termici a gas • D.M. 28/4/2005 impianti termici a gasolio • D.M. 27/7/2010 attività commerciali • D.M. 13/7/2011 gruppi elettrogeni Per gli impianti di produzione di calore devono essere osservate le norme vigenti oltre a quanto
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indicato nella tabella C (vedi Lettera circolare n. 24648/4122 del 22/12/1987). TIPO DI EDIFICIO
COMBUSTIBILE LIQUIDO O SOLIDO
GAS CON DENSITÀ RISPETTO ALL'ARIA < 0,8
GAS CON DENSITÀ RISPETTO ALL'ARIA ≥ 0,8
a
4
4
3
b
4
4
1
c
4
4
1
d
1
2
1
e
1
2
1
1 = divieto di installazione entro il volume degli edifici 2 = divieto di installazione entro il volume degli edifici ma ammessa sul terrazzo più elevato 3 = divieto di installazione nei piani interrati 4 = ammesso entro il volume dell’edificio N.B. In corpi di fabbrica separati sono ammessi impianti alimentati da qualsiasi tipo di combustibile con la sola condizione, per quelli funzionanti a gas con densità rispetto all'aria => 0,8, che siano ubicati in locali fuori terra.
Le condutture principali dei gas combustibili devono essere esterne al fabbricato e a vista, secondo le indicazioni della lettera circolare del ministero dell’Interno n. 14795/4101 del 26 luglio 1988. Sono ammessi attraversamenti di locali, purché le tubazioni siano poste in guaina metallica aperta alle due estremità comunicante con l’esterno e di diametro superiore di almeno 2 centimetri rispetto al diametro della tubazione interna. Gli impianti elettrici devono essere realizzati in conformità della legge 1 marzo 1968, n. 186. Negli edifici di tipo «c», «d», «e», deve essere installato un sistema di illuminazione di sicurezza, che deve garantire un’affidabile illuminazione e la segnalazione delle vie di esodo. L’illuminazione di sicurezza garantisce l’evacuazione sicura degli occupanti e l’accesso più rapido ai soccorritori per le operazioni di spegnimento e deve avere alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata che, per durata e livello di illuminamento, consenta un ordinato sfollamento. IMPIANTI ANTINCENDIO Gli impianti antincendio, secondo la modifica normativa del decreto del Ministro dell’interno 20 dicembre 2012 (c.d. decreto impianti), sono realizzati secondo i seguenti requisiti tecnici.
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CLASSIFICAZIONE SECONDO DISPOSIZIONE VIGENTE
LIVELLO DI PERICOLOSITÀ SECONDO LA NORMA UN1 10779
PROTEZIONE ESTERNA
CARATTERISTICHE MINIME DELL’ALIMENTAZIONE IDRICA, SECONDO LA NORMA UNI 12845
Tipo: b, c
1
NO
Singola
Tipo: d ,e
2
SI
Singola superiore
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Sono ammesse le seguenti alimentazioni idriche singole: a. un acquedotto b. un acquedotto con una o più pompe di surpressione c. un serbatoio a pressione (solo per LH e OH1) d. un serbatoio a gravità e. un serbatoio di accumulo con una o più pompe f. una sorgente inesauribile con una o più pompe Le alimentazioni idriche singole superiori sono alimentazioni idriche singole che forniscono un elevato grado di affidabilità. Comprendono: a) un acquedotto alimentato da entrambe le estremità, in conformità alle seguenti condizioni: • ciascuna estremità deve essere in grado di soddisfare le richieste di portata del sistema • deve essere alimentato da due o più sorgenti di acqua • deve essere indipendente in qualsiasi punto su una singola condotta principale • se solo un’estremità fornisce la pressione richiesta, deve essere installata una singola pompa di surpressione. Se entrambe le estremità non forniscono la pressione richiesta, devono essere installate due o più pompe di surpressione b) un serbatoio a gravità senza pompa di surpressione oppure un serbatoio di accumulo con due o più pompe dove il serbatoio soddisfa le seguenti condizioni: • il serbatoio deve essere della capacità totale richiesta • non deve permettere penetrazione di luce o materiale esterno • deve essere utilizzata acqua pulita • il serbatoio deve essere verniciato o protetto contro la corrosione, in modo da ridurre la necessità di svuotare il serbatoio per le operazioni di manutenzione per un periodo di tempo non minore di dieci anni c) una sorgente inesauribile con due o più pompe Il naspo deve essere corredato di tubazione semirigida con diametro minimo di 25 millimetri e di lunghezza idonea ad assicurare l’intervento in tutte le aree del piano medesimo. Tale naspo deve essere installato nel locale filtro qualora la scala sia a prova di fumo interna. Al piede di ogni colonna montante deve essere installato un idoneo attacco di mandata per autopompa. NORME TRANSITORIE Negli edifici esistenti, entro cinque anni della data di entrata in vigore delle norme (1992), sono state attuate le seguenti prescrizioni. Negli edifici di tipo «b», «c», «d», «e», sono ammesse le comunicazioni tra scale, ascensori e locali cantinati pertinenti le abita-
zioni dell’edificio attraverso porte Re 30, anche senza disimpegno, filtro a prova di fumo o accesso diretto da spazio scoperto. Negli edifici di tipo «c», «d», «e», deve essere installato un sistema di illuminazione di sicurezza in conformità con quanto specificato al punto 5. Negli edifici di tipo «c», «d», «e», devono essere installati impianti antincendio fissi con i requisiti indicati al punto 7. Restano tuttavia validi gli impianti già installati a condizione che siano sempre assicurate le prestazioni idrauliche di cui al punto 7. DECRETO MINISTERO DELL’INTERNO 25 GENNAIO 2019 Il decreto del ministro dell’Interno ha previsto modifiche e integrazioni all’allegato del decreto 16 maggio 1987, n. 246 sulle norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione. Il decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 5 febbraio 2019 ed è in vigore dal 6 maggio 2019. L’articolo 2 del nuovo decreto stabilisce i requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici di civile abitazione e prevede, per quelli soggetti ai procedimenti di prevenzione incendi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, che i requisiti di sicurezza antincendio delle facciate sono valutati avendo come obiettivi quelli di: a. limitare la probabilità di propagazione di un incendio originato all’interno dell’edificio, a causa di fiamme o fumi caldi che fuoriescono da vani,
aperture, cavità verticali della facciata, interstizi eventualmente presenti tra la testa del solaio e la facciata o tra la testa di una parete di separazione antincendio e la facciata, con conseguente coinvolgimento di altri compartimenti sia che essi si sviluppino in senso orizzontale che verticale, all’interno della costruzione e inizialmente non interessati dall’incendio; b. limitare la probabilità di incendio di una facciata e la successiva propagazione dello stesso a causa di un fuoco avente origine esterna (incendio in edificio adiacente oppure incendio a livello stradale o alla base dell’edificio) c. evitare o limitare, in caso d’incendio, la caduta di parti di facciata (frammenti di vetri o di altre parti comunque disgregate o incendiate) che possono compromettere l’esodo in sicurezza degli occupanti l’edificio e l’intervento delle squadre di soccorso Ai fini del raggiungimento dei predetti obiettivi, nelle more della determinazione di metodi di valutazione sperimentale dei requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili, la guida tecnica Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili allegata alla lettera circolare n. 5043 del 15 aprile 2013 della direzione centrale per la prevenzione e sicurezza tecnica del Dipartimento dei vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile, del ministero dell’Interno può costituire un utile riferimento progettuale. Le disposizioni di sicurezza antincendio si applicano agli edifici di civile abitazione di nuova realizzazione
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e per quelli esistenti che siano oggetto di interventi successivi alla data di entrata in vigore del presente decreto comportanti la realizzazione o il rifacimento delle facciate per una superficie superiore al 50% della superficie complessiva delle facciate. Le disposizioni non si applicano per gli edifici di civile abitazione per i quali alla data di entrata in vigore del presente decreto siano stati pianificati, o siano in corso, lavori di realizzazione o di rifacimento delle facciate sulla base di un progetto approvato dal competente comando dei vigili del fuoco ai sensi dell’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, ovvero che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, siano già in possesso degli atti abilitativi rilasciati dalle competenti autorità. Le problematiche relative alla sicurezza antincendi delle facciate continue possono essere identificate come segue: • Produzione di fiamme e fumi • Compartimentazione di piano • Propagazione ad edifici adiacenti • Rottura dei vetri • Collasso delle strutture di facciata • Fruibilità delle vie di fuga e degli spazi aperti
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adiacenti all’edificio La nuova normativa ha individuato alcune misure di gestione della sicurezza antincendio degli edifici a destinati a civile abitazione e ha previsto delle definizioni. • Evac (Sistema di allarme vocale per scopi di emergenza): impianto destinato principalmente a diffondere informazioni vocali per la salvaguardia della vita durante un’emergenza • Gsa (Gestione della Sicurezza Antincendio): insieme delle misure di tipo organizzativo-gestionale finalizzate all’esercizio dell’attività in condizioni di sicurezza, sia in fase ordinaria che in fase di emergenza, attraverso l’adozione di una struttura organizzativa che prevede compiti, azioni e procedure. Si attua attraverso l’adozione di misure antincendio preventive e di pianificazione dell’emergenza • Misure antincendio preventive: misure tecnicogestionali, integrative di quelle già previste nelle norme di sicurezza allegate al decreto ministeriale 16 maggio 1987, n. 246, che completano la strategia antincendio da adottare per l’attività, al fine di diminuire il rischio incendio • Lp Livello di prestazione; • H Altezza antincendi dell’edificio, di cui al de-
creto ministeriale 30 novembre 1983 I livelli di prestazione Lp devono essere attribuiti come di seguito indicato: • Lp 0 edifici di tipo «a» (altezza antincendi da 12 metri a 24 metri) • Lp 1 edifici di tipo «b» e «c» (altezza antincendi oltre 24 metri a 54 metri) • Lp 2 edifici di tipo «d» (altezza antincendi oltre 54 metri fino a 80) • Lp 3 edifici di tipo «e» (altezza antincendi oltre 80 metri) Per gli edifici di altezza antincendi superiore a 24 metri, qualora siano presenti attività ricomprese in allegato I al Dpr 151/2011, e comunicanti con l’edificio stesso, ma ad esso non pertinenti e funzionali, dovrà essere adottato un livello di prestazione superiore, indipendentemente dal tipo di comunicazione. Per attività pertinenti e funzionali all’edificio si intendono, per esempio, impianti produzione calore, autorimesse, gruppi elettrogeni. 9-bis.3 - Misure gestionali in funzione dei livelli di prestazione L.P. Ai fini del decreto, il responsabile dell’attività deve adottare quanto previsto dal corrispondente livello di prestazione:
LP 0 (12 M ≤ H < 24 M) COMPITI E FUNZIONI
Responsabile dell'attività
• • • •
identifica le misure standard da attuare in caso d’incendio; (come sotto dettagliata) fornisce informazione agli occupanti sulle misure da attuare in caso d’incendio; espone un foglio informativo riportante divieti e precauzioni da osservare, numeri telefonici per l'attivazione dei servizi di emergenza, nonché le istruzioni per garantire l’esodo in caso d’incendio, come previsto nelle misure da attuare in caso d’incendio; mantiene in efficienza i sistemi, dispositivi, attrezzature e le altre misure antincendio adottate, effettuando verifiche di controllo ed interventi di manutenzione;
Occupanti
In condizioni ordinarie: • osservano le indicazioni sui divieti e precauzioni riportati nel foglio informativo; • non alterano la fruibilità delle vie d'esodo e l’efficacia delle misure di protezione attiva e passiva; In condizioni d'emergenza, attuano quanto previsto nel foglio informativo;
Misure da attuare in caso d’incendio (Nota 0)
Le misure standard da attuare in caso d’incendio consistono nell’informazione agli occupanti sui comportamenti da tenere: • istruzioni per la chiamata di soccorso e le informazioni da fornire per consentire un efficace soccorso; • azioni da effettuare per la messa in sicurezza di apparecchiature ed impianti; • istruzioni per l’esodo degli occupanti, anche in relazione alla presenza di persone con limitate capacità motorie, ove presenti; • divieto di utilizzo degli ascensori per l'evacuazione in caso di incendio, ad eccezione degli eventuali ascensori antincendio da utilizzare con le modalità di cui al D.M. 15 settembre 2005;
Nota 0: In attività caratterizzate da promiscuità strutturale, impiantistica, dei sistemi di vie d'esodo ed esercite da responsabili dell'attività diversi, le pianificazioni d'emergenza delle singole attività devono tenere conto di eventuali interferenze o relazioni con le attività limitrofe. In tali attività, devono essere previste planimetrie per gli occupanti indicanti le vie d’esodo, installate in punti opportuni ed essere chiaramente visibili.
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Prevenzione
L.P. 1 (24 M < H ≤ 54 M) COMPITI E FUNZIONI
Responsabile dell'attività
Organizza attraverso: • predisposizione e verifica periodica della pianificazione d’emergenza; (come sotto dettagliata) • informazione agli occupanti su procedure di emergenza da adottare in caso d’incendio e sulle misure antincendio preventive che essi devono osservare; • mantenimento in efficienza dei sistemi, dispositivi, attrezzature e delle altre misure antincendio adottate, effettuando verifiche di controllo ed interventi di manutenzione, riportando gli esiti in un registro dei controlli; • esposizione di foglio informativo e cartellonistica riportante divieti e precauzioni da osservare, numeri telefonici per l'attivazione dei servizi di emergenza, nonché riportante istruzioni per garantire l’esodo in caso d’incendio; tali istruzioni saranno redatte in lingua italiana ed eventualmente, su esplicita richiesta dell’assemblea dei Condomini o qualora l’Amministratore lo ritenga opportuno, potranno essere redatte anche in altre lingue fermo restando l’utilizzo di cartellonistica di sicurezza conforme alla normativa vigente; • verifica, per le aree comuni, dell'osservanza dei divieti, delle limitazioni e delle condizioni normali di esercizio; • adozione delle misure antincendio preventive. (come sotto dettagliato)
Occupanti
In condizioni ordinarie, osservano le disposizioni della GSA, in particolare: • osservano le misure antincendio preventive, predisposte dal Responsabile dell'attività; • non alterano la fruibilità delle vie d'esodo e l’efficacia delle misure di protezione attiva e passiva; • In condizioni d'emergenza, attuano quanto previsto nella pianificazione di emergenza, in particolare: • attuano le procedure di allarme e comunicazioni; • attuano l’evacuazione secondo le procedure della pianificazione di emergenza;
• • • • • Misure da attuare in caso d’incendio (Nota 1)
•
•
Pianificazione dell’emergenza (Nota 2)
Le misure antincendio previste consistono in: corretto deposito ed impiego dei materiali combustibili, delle sostanze infiammabili liquide e gassose; mantenimento della disponibilità di vie d'esodo sgombre e sicuramente fruibili; corretta chiusura delle porte tagliafuoco nei varchi tra compartimenti; riduzione delle sorgenti di innesco (es. limitazioni nell’ uso di fiamme libere senza le opportune precauzioni, divieto di fumo in aree ove sia vietato, divieto di impiego di apparecchiature elettriche malfunzionanti o impropriamente impiegate, ...); gestione dei lavori di manutenzione, e valutazione delle sorgenti di rischio aggiuntive, in particolare: operazioni pericolose (es. lavori a caldo, …), temporanea disattivazione impianti di sicurezza, temporanea sospensione della continuità di compartimentazione, impiego delle sostanze o miscele pericolose (es. solventi, colle, infiammabili); valutazione dei rischi di incendio in caso di modifiche alle strutture, alle finiture, al rivestimento delle facciate, all’isolamento termico e acustico e agli impianti;
La pianificazione dell'emergenza può essere limitata all'informazione agli occupanti sui comportamenti da tenere. Tali informazioni potranno essere trasmesse anche semplicemente con avvisi in bacheca, ove presente, o secondo le modalità ritenute più opportune. Essa deve riguardare: • istruzioni per la chiamata di soccorso e le informazioni da fornire per consentire un efficace soccorso; • informazioni da fornire alle squadre di soccorso intervenute sul posto • azioni da effettuarsi per la messa in sicurezza di apparecchiature ed impianti; • istruzioni per l’esodo degli occupanti, anche in relazione alla presenza di persone con limitate capacità motorie, ove presenti; • divieto di utilizzo degli ascensori per l'evacuazione in caso di incendio, ad eccezione degli eventuali ascensori antincendio da utilizzare con le modalità di cui al D.M. 15 settembre 2005; • Ove presente l’impianto rivelazione automatica o manuale dell’incendio, dovranno essere previste apposite istruzioni di impiego e attivazione dell’allarme.
Nota 1: Sono fatti salvi gli adempimenti previsti dalla normativa vigente, per le aree indicate al punto 3 del D.M. 16 maggio 1987 n. 246, individuate quali luoghi di lavoro; Nota 2: In attività caratterizzate da promiscuità strutturale, impiantistica, dei sistemi di vie d'esodo ed esercite da responsabili dell'attività diversi, le pianificazioni d'emergenza delle singole attività devono tenere conto di eventuali interferenze o relazioni con le attività limitrofe. In tali attività, devono essere previste planimetrie per gli occupanti indicanti le vie d’esodo, installate in punti opportuni ed essere chiaramente visibili.
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L.P. 2 (54 M <H ≤80 M) COMPITI E FUNZIONI Responsabile dell'attività
Come per il livello di prestazione 1 ed in aggiunta: • Prevede l’installazione di un impianto di segnalazione manuale di allarme incendio con indicatori di tipo ottico ed acustico, realizzato a regola d’arte;
Occupanti
Come per il livello di prestazione 1
Misure antincendio preventive
Tutti gli adempimenti del livello di prestazione 1 ed in aggiunta i seguenti: • impianto di segnalazione manuale di allarme incendio con indicatori di tipo ottico ed acustico;
Pianificazione dell’emergenza
•
In aggiunta a quanto previsto per il livello di prestazione 1, la pianificazione dell'emergenza deve contenere le procedure di attivazione e diffusione dell’allarme;
L.P. 3 (OLTRE 80 M) COMPITI E FUNZIONI
Responsabile dell'attività
Come per il livello di prestazione 2 ed in aggiunta: • predispone centro di gestione dell'emergenza conforme a quanto sotto dettagliato; • designa il Responsabile della GSA; • designa il Coordinatore dell’emergenza (soggetto in possesso di attestato di idoneità tecnica a seguito di frequenza di corso di rischio elevato ex D.M. 10 marzo 1998); • prevede l’installazione di un impianto EVAC a regola d’arte;
Responsabile della GSA (Nota 3)
Pianifica e organizza le attività della GSA, di seguito indicate: • predispone le procedure gestionali ed operative, relative alle misure antincendio preventive; • aggiorna la pianificazione dell’emergenza; • controllo periodico delle misure di prevenzione adottate; • fornisce al Coordinatore dell’emergenza le necessarie informazioni e procedure da adottare previste nella pianificazione dell’emergenza; • segnala al Responsabile dell'attività le non conformità e le inadempienze di sicurezza antincendio;
Coordinatore dell’emergenza
Sovrintende all’attuazione della pianificazione di emergenza e delle misure di evacuazione previste e si interfaccia con i responsabili delle squadre dei soccorritori. • se presente in posto, collabora alla gestione dell’emergenza presso il centro di gestione dell'emergenza; • se non presente in posto, deve essere immediatamente reperibile secondo le procedure di pianificazione di emergenza;
Occupanti
Tutti gli adempimenti del livello di prestazione 2 ed in aggiunta i seguenti: • centro di gestione dell'emergenza; • Sistema di allarme vocale per scopi di emergenza (EVAC) realizzato a regola d’arte;
Pianificazione emergenza
Centro di gestione dell'emergenza
•
In aggiunta a quanto previsto per il LP2, la pianificazione dell'emergenza deve contenere le procedure di attivazione del centro di gestione dell’emergenza;
Il centro di gestione dell’emergenza è un locale utilizzato per il coordinamento delle operazioni da effettuarsi in condizioni di emergenza e può essere costituito in locale anche ad uso non esclusivo (es. portineria, reception, centralino, ...). Il centro di gestione dell’ emergenza deve essere fornito almeno di: • informazioni necessarie alla gestione dell'emergenza (es. pianificazioni, planimetrie, schemi funzionali di impianti, numeri telefonici...); • centrale gestione sistema EVAC; • centrale di controllo degli impianti rilevanti ai fini antincendio, ove presenti; Il centro di gestione dell'emergenza deve essere chiaramente individuato da apposita segnaletica di sicurezza.
Nota 3: Il responsabile della GSA può coincidere anche con il Responsabile dell'attività
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Prevenzione
ADEGUAMENTO DEGLI EDIFICI ESISTENTI Le disposizioni transitorie e finali, individuate all’articolo 3 del decreto del ministro dell’interno 25 gennaio 2019, prevedono che gli edifici di civile abitazione esistenti alla data di entrata in vigore del decreto siano adeguati alle disposizioni dell’allegato 1 del presente decreto entro i seguenti termini: a. due anni dalla data di entrata in vigore del decreto (6 maggio 2021) per le disposizioni riguardanti l’installazione, ove prevista, degli impianti di segnalazione manuale di allarme incendio e dei sistemi di allarme vocale per scopi di emergenza b. un anno dalla data di entrata in vigore del decreto (6 maggio 2020) per le restanti disposizioni Il termine per l’attuazione delle misure stabilite dall’articolo 3, comma 1, lettera b, del decreto del ministro dell’Interno 25 gennaio 2019 è stato rinviato di sei mesi dal termine dello stato di emer-
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genza per il covid, quindi è scaduto il 31 ottobre 2021. La proroga è stabilita dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126 di conversione del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 (decreto agosto) che all’articolo 63-bis, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 253 del 13 ottobre 2020. CODICE DI PREVENZIONE INCENDI Il Codice di prevenzione incendi prevede, per gli edifici di civile abitazione, il regime del doppio binario, per cui è possibile applicare, secondo le decisioni dell’amministratore del condominio e del professionista antincendio, il decreto del ministero dell’Interno 19 maggio 2022 che prevede l’approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi per gli edifici di civile abitazione, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, in alternativa all’applicazione del decreto del ministro dell’interno 16 maggio 1987, n. 246.
LA MASSIMA FACILITÀ DI POSA: PROGETTARE IN TEMPO REALE Il Cappotto prefabbricato con finitura in mattone faccia a vista Il sistema Terracoat® assicura una elevata performance termica dell’edificio, oltre a migliorare l’aspetto estetico, grazie ai listelli in terracotta faccia a vista a pasta molle nelle varietà di finiture e colori della gamma SanMarco e Pica. YouBuild - GENNAIO 2024
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Produzione
Caoduro
Evacuatori
NATURALI DI FUMO E DI CALORE SICURI Da sempre al fianco di progettisti, aziende e imprese di costruzioni nella progettazione e realizzazione di sistemi di controllo del fumo e del calore, l’azienda, grazie a una vasta gamma di prodotti, offre la più ampia scelta di soluzioni per ogni tipo di copertura e di edificio Rebecca Alber ti
D
al 1989, data della prima pubblicazione della norma Uni 9494 dedicata ai sistemi di evacuazione di fumo e calore, Caoduro progetta e produce dispositivi per la realizzazione di questa tipologia di sistemi. APPLICAZIONE DI CENTO SMOKE OUT I prodotti Caoduro sono stati recentemente scelti per l’installazione di un impianto di evacuazione di fumo e calore per un importante opificio in provincia di Perugia. L’edificio si estende su un’area di circa 7000 mq, è realizzato in elementi prefabbricati e presenta una copertura a falde inclinate con tegoli prefabbricati a doppio T e lastre grecate coibentate di finitura. Su questa tipologia di copertura, attraverso l’utilizzo di appositi basamenti pressopiegati e coibentati forniti dalla Caoduro, sono stati posati oltre 100 evacuatori naturali di fumo e calore Smoke Out della dimensione di 100x200 cm con cupola a tripla parete in policarbonato bianco Opal del tipo protetto ai raggi UV.
Per raccordare i basamenti alle lastre grecate di copertura sono stati realizzati dei carter in lamiera preverniciata di colore rosso Siena garantendo così una perfetta impermeabilizzazione e un’ottima resa estetica. EVACUATORI PNEUMATICI A BATTENTE I dispositivi Smoke Out installati sono degli evacuatori pneumatici a battente provvisti di marcatura CE secondo le normative vigenti, il cui funzionamento si basa sull’azionamento tramite gas compresso. Ogni evacuatore è equipaggiato di un apposito attuatore Mini Termico dotato di ampollina termica e bombola di CO2 che permette l’azionamento automatico dei dispositivi al raggiungimento della temperatura programmata. Il comando a distanza degli evacuatori avviene attraverso l’uso dei box pneumatici Mds E, ognuno dei quali è dotato di una bombola di CO2 di opportuna grammatura che permette l’apertura degli evacuatori ad esso collegati tramite una linea di tubazioni in rame. Infine, ogni box è collegato all’impianto di rilevazione e allarme incendi Irai che ne permette la rapida apertura in caso di allarme. Circa quaranta dei cento evacuatori Smoke Out installati sono del tipo a doppia funzione, ovvero grazie all’installazione di motori elettrici aggiuntivi è possibile aprire e chiudere i dispositivi da terra per le esigenze di aerazione dei locali sottostanti. Per evitare l’ingresso degli insetti tutte le aperture sono state dotate di zanzariere.
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Produzione
Klimahouse 2024
L’edilizia green
CERCA LA ROTTA PER IL FUTURO
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L’evento in programma dal 31 gennaio al 3 febbraio a Bolzano prende spunto dal recente accordo europeo sulla riqualificazione degli edifici. Spazio tutto esaurito, con 400 aziende tra cui 17 start-up. E tante occasioni di formazione Paolo Caliari
Nelle immagini la presentazione del format 2024 e il team del klimahouse
I
l Parlamento di Strasburgo ha fatto un grande regalo di Natale all’edilizia europea: dopo una logorante trattativa con i governi dei 27 Paesi della Ue, il 7 dicembre è arrivato l’accordo che prevede l’obbligo di riqualificazione degli edifici. E da questa storica decisione prende spunto la nuova edizione di Klimahouse, la fiera della edilizia sostenibile programmata dal 31 gennaio al 3 febbraio. La manifestazione quest’anno conterà oltre cento appuntamenti, con circa 400 aziende partecipanti, e tutto esaurito già nello spazio espositivo, in cui ci saranno anche 17 start-up, che rappresentano una nuova leva dell’ecosistema. Tornano anche il fuorisalone per le strade di Bolzano e un B2B match, che amplificherà le occasioni di networking. Come sempre anche questa edizione di Klimahouse è aperta a tutti, architetti, progettisti e professionisti dell’universo building, che possono confrontarsi e scoprire le ultime novità metodologiche e
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tecnologiche, e anche ai privati, che hanno un’occasione per comprendere come efficienza energetica ed edilizia green rappresentino il futuro della modalità di abitare. COSTUIRE, VIVERE Il titolo dell’evento, aperto anche al pubblico, per la verità, rimane sulle generali: Costruire bene, vivere bene.
D’accordo. A questo si aggiungono però gli obiettivi collaterali. A partire dalla necessità di una rigenerazione urbana che sia verde, ma anche non in rosso, cioè che rispetti anche l’equilibrio economico e sociale. Perché l’ambiente e l’edilizia devono essere sostenibili anche per il portafogli. Tutti temi che non solo sono riflessi nelle proposte delle aziende presenti, ma che percorrono trasversalmente la manifestazione alla Fiera Bolzano che, secondo gli organizzatori, «si distingue come un laboratorio di innovazione, dove la sostenibilità energetica e l’edilizia responsabile rappresentano il cuore pulsante di una società orientata al futuro». LA MISSION «Vogliamo contribuire a salvaguardare il nostro pianeta, questa è da sempre la nostra mission. Klimahouse è diventata una piattaforma che opera tutti i giorni e su tutti i canali, online e offline, per favorire l’innovazione, mettere in connessione gli attori del settore, promuovere la sostenibilità in edilizia in tutto il territorio non si ferma e continuerà nella sua mission con l’impegno e la passione che da sempre la contraddistingue e con l’aiuto di tutti coloro che vorranno unirsi al suo progetto», ha commentato Armin Hilpold, presidente di Fiera Bolzano durante la presentazione dell’edizione 2024 Klimahouse. L’impegno ideale, che travalica il business, è testimoniato anche dal conferimento a Klimahouse del Premio Miglior Valorizzazione Forestale, deciso da Pefc Italia e Legambiente durante la quinta edizione dell’iniziativa Comunità Forestali Sostenibili. Tra i meriti riconosciuti alla manifestazione, quello di aver cambiato la percezione dell’edilizia, promuovendo soluzioni innovative per sostenere e rilanciare le buone pratiche di gestione forestale nelle aree interne del Paese. QUATTRO TEMI Klimahouse è articolato su quattro focus tematici: legno, energia, materiali e innovazione in edilizia. Attorno a questi concept ruota l’offerta delle aziende presenti, con le soluzioni che riguardano, per esempio, l’isolamento
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QUOTA ROSA SEMPRE PIÙ VERDE Il programma della prima giornata del Klimahouse Congress, con il tema Build the Future (2 febbraio, Meeting & Event Center di Bolzano) è dedicato alle voci di professioniste dell’architettura impegnate nel sostenere il cambiamento per una progettazione più pulita e consapevole. Tra gli architetti italiani, quasi la metà sono donne e nel settore il loro ruolo ha da sempre risonanza, contribuendo in modo fondamentale all’evoluzione della creatività, con prospettive uniche e soluzioni innovative tra estetica, esperienza umana e funzionalità pratica. Dei 153.692 architetti italiani il 42,5%, ovvero circa 65 mila, è composto da donne, 6,5 punti percentuali in più rispetto alla situazione del 2005 (quando era il 35,9%). Tra il 2010 e il 2020, le iscritte all’albo sono cresciute del 13,9%, cioè 8 mila in più e, a oggi, negli atenei universitari le studentesse iscritte ad architettura superano numericamente i colleghi uomini.
La sensibilità femminile nel settore si manifesta in progetti che pongono al centro la sostenibilità, la connessione con la comunità e la valorizzazione degli ambienti circostanti. Questo approccio ha dimostrato la sua efficacia in numerosi contesti, con esempi virtuosi di progettazione che vanno dalla riduzione del consumo energetico a iniziative di riqualificazione di spazi pubblici, fino a edifici pioneristici, come iniziative di rigenerazione urbana, trasformando aree dismesse in parchi pubblici e creando quartieri residenziali innovativi con un forte focus sulla comunità. L’evento organizzato da Klimahouse in collaborazione con l’Agenzia CasaClima ha coinvolto dieci personalità del mondo dell’architettura e dell’innovazione come Samia Henni, Francesca Galeazzi, Benedetta Tagliabue e Christine Pfeifer, Walter Angonese, Roger Boltshauser, Konrad Graser, Dirk Hebel e Marthijn Pool, ma anche scrittrici come Melania Mazzucco.
termico, l’impiantistica avanzata per la climatizzazione e la qualità dell’aria indoor, le soluzioni tecnologiche digitali per una gestione smart degli edifici, fino a quelle ideate dalle startup presenti al Klimahouse Future Hub. «Il futuro non esiste, perché ci sarà solo domani, quando si sarà realizzato. Per scegliere i futuri possibili bisogna imparare a immaginarli concretamente», è la chiosa di Fabio Millevoi, direttore Ance Friuli-Venezia Giulia. «Il futuro non è un prodotto, ma è un processo, non è ciò che ci succederà, ma è ciò che stiamo facendo. Il viaggio non è importante tanto per la meta, ma per le occasioni che offre di mettersi in gioco. Il viaggio un’esperienza dove è molto importante la compagnia, la condivisione. Traslando questo concetto, nel viaggio verso i prossimi futuri, vanno costruite sinergie, la competizione si deve fare tra ecosistemi e non tra imprese, e avranno successo quelli che attueranno la collaborazione non solo come una sfida etica, ma come uno strumento per costruire il domani». TRANSIZIONE ENRGETICA L’emergenza clima si collega anche con il tema della transizione energetica. Le tensioni geopolitiche, assieme alla conseguente decisione dell’Europa di cercare un equilibrio meno precario nell’approvvigionamento senza perdere di vista la sostenibilità, sono argomenti che si riflettono negli appuntamenti previsti nel Klimahouse Congress. L’incontro in programma l’1 e il 2 febbraio al Meeting & Event Center di Bolzano è incentrato sul tema delle energie e materiali rinnovabili. La prima parte sarà dedicata all’Inspiration, con un’agenda tutta al femminile, assoluta novità di quest’anno (vedi box). La seconda, incentrata sull’Innovation, ha una direzione più tecnico-formativa. La circolarità sarà il concept chiave con esempi di progetti virtuosi, excursus storici e focus su nuovi materiali, approcci inediti e schemi di pensiero innovativi. Un altro focus riguarda l’eco-compatibilità e l’impatto ambientale dei materiali. Non sorprende che
anche quest’anno un’attenzione particolare è rivolta al legno e al suo utilizzo come elemento strutturale, una delle sfide ingegneristiche più attuali. IL PREMIO Nel programma spicca anche la premiazione dei vincitori del secondo Wood Architecture Prize 2024, il premio che celebra il valore architettonico e sostenibile delle opere italiane in legno, istituito con la partnership scientifica del Politecnico di Torino, dell’Università Iuav di Venezia e in collaborazione con Pefc Italia, no profit che promuove una gestione forestale sostenibile e che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione Pefc. Come negli anni scorsi, infine, sono previsti anche i Klimahouse Tours, visite guidate alla scoperta dei segreti degli edifici ad alta efficienza, architetture virtuose e stabili all’avanguardia, che hanno già visto la luce sul territorio.
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Produzione
Bioisotherm
Ottimizzazione energetica SOSTENIBILE PER IL MARINA DI ARECHI Con il sistema costruttivo Argisol, per la formazione di pareti in calcestruzzo con doppio strato isolante e l’uso di pannelli termici Termosolaio per la copertura, è stato realizzato un edificio totalmente isolato, quindi un Nearly Zero Energy Building per il Marina d’Arechi Salerno Port Village
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M
arina d’Arechi è uno dei maggiori porti turistici del Mediterraneo, con i suoi 1000 posti barca da 10 fino a 100 metri e uno specchio acqueo complessivo di 340.000 metri quadri. Il porto aveva l’esigenza di ampliare la struttura attualmente occupata a uffici attraverso una sopraelevazione. Il committente, Arechi Costruzioni srl di Salerno, era alla ricerca di una tecnologia finalizzata a realizzare un edificio ad elevata efficienza energetica (nZEB) in tempi ridotti prima dell’arrivo della stagione estiva per non interferire con la movimentazione navale interna del porto. SOPRAELEVAZIONE L’edificio che si realizza è una sopraelevazione su fabbricati esistenti, denominati M1-M2-M3 posti
sulla Banchina Sud, trasformando l’attuale terrazza di copertura in un fabbricato realizzato con geometria curvilinea e continua in sopraelevazione agli stessi, avente superficie lorda quasi coincidenti ai precedenti (749,50 mq superficie lorda e 621,30 di superficie netta). I tre corpi in pianta si susseguono ad arco con raggio di curvatura pari a circa 200 m. Il blocco M1 ha uno sviluppo (misurato lungo il lato più vicino al muro paraonde) pari a 43,50 m e una larghezza pari a 5,70 m, le misure del blocco M2 in pianta sono di 49x5,70 m e quelle del blocco M3 sono 36,40x5,70 m. TECNOLOGIE PER L’INVOLUCRO Per il nuovo fabbricato “Uffici” in sopraelevazione ai tre blocchi M1-M2-M3 per le pareti di chiusura del lato paraonde e lato frontale ad ampie vetrate che guarda verso il porto, si è scelta la tecnologia Argisol, mentre per la nuova copertura in parte a terrazzo calpestabile e una parte non praticabile, Termosolaio. La separazione degli spazi interni è realizzata con pareti vetrate leggere, mentre i servizi con tamponamento a secco. Nel fronte verso il porto è stata prevista una facciata continua che assicura la completa protezione dalle intemperie e crea un suggestivo effetto scenografico del porto. Il progetto di riqualificazione energetica si è concentrato da un lato sul miglioramento della qualità dell’involucro edilizio dell’edificio, che per come era stato costruito in precedenza non presentava isolamento termico e notevoli punti di dispersione e dall’altro sul potenzia-
mento impiantistico con un sistema ibrido di produzione dell’energia elettrica, necessaria a coprire il fabbisogno energetico dell’edificio, basato sulla fonte eolica e fotovoltaica. Si è proceduto prima della sopraelevazione a isolare il solaio esistente, disponendo al di sopra dei pani di Eps a geometria variabile. ACCORGIMENTO TECNICO 1: LE PARETI Per le pareti di chiusura del lato paraonde (lato verso mare) e lato frontale ad ampie vetrate che guarda verso il porto, si è scelta la tecnologia Argisol, ovvero pareti in calcestruzzo armato gettate in opera all’interno di una cassaforma autoportante mediante l’interposizione di blocchi cassero preassemblati composti da due lastre isolanti in Eps-Neopor a conducibilità termica migliorata. Si è scelta la parete Argisol 35/21.5 garantendo una trasmittanza termica U = 0.20 W/m 2K e uno sfasamento di quasi 10 h. Una volta gettata la parete e attesi i tempi di maturazione, questa era pronta per la finitura estetica finale. Ciò ha permesso di ridurre notevolmente i tempi di cantiere, consegnando l’intera opera dei tre corpi di fabbrica entro i tempi di consegna. I vari componenti del sistema permettono un involucro senza interruzione di isolamento a ponti termici corretti e a perfetta tenuta all’aria. ACCORGIMENTO TECNICO 2: LA COPERTURA Per la nuova copertura in parte a terrazzo calpestabile e in parte non praticabile si è scelto di utilizzare il
Il Marina d’Arechi è un porto-isola al largo della costa sud di Salerno
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Bioisotherm
Cantiere di sopraelevazione
ARGISOL A CAPPOTTO SISMICO La tecnica è quella di realizzare in aderenza alle pareti esterne dell’edificio esistente, una “cover” composta da una struttura antisismica a pareti in calcestruzzo armato che risulta termicamente isolata in quanto realizzata con casseforme Argisol composte da lastre isolanti che rimangono permanente installate in opera a maturazione del calcestruzzo. La nuova struttura esterna (esoscheletro di controventamento) viene opportunamente ammorsato con ferri inghisati o connettori metallici alla struttura portante esistente in modo da renderla resistente alle azioni sismiche. La tecnica adottata permette l’effetto combinato di: • aumentare la sicurezza sismica del fabbricato, andando a correggere quelle vulnerabilità strutturali dell’edificio in caso di terremoto, raggiungendo miglioramento o l’adeguamento sismico; • miglioramento energetico, andandolo ad isolare termicamente dall’esterno (come una sorta di cappotto) e allo stesso tempo correggendo eventuali ponti termici; • ridotta invasività di cantiere, operando solo dall’esterno senza interromper le attività all’interno.
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Sistema Argisol per applicazione a cappotto sismico per edifici esistenti
pannello Termosolaio, quale cassero isolante totalmente in Eps, per realizzare un solaio a travetti in c.a.. Grazie alla possibilità di avere un fondello isolante sotto il travetto ha permesso di ridurre il ponte termico strutturale, garantendo una trasmittanza termica pari = 0.16 W/m 2K. L’utilizzo del Termosolaio abbinato alla parete Argisol ha permesso di evitare il ponte termico in corrispondenza del cordolo di piano. La leggerezza del pannello e la prefabbricazione a misura hanno permesso di movimentarlo a mano all’interno del piano di posa seguendo una orditura a raggiera per seguire il profilo di curvatura della parete agevolando l’operatività degli addetti ai lavori. Il suo peso proprio ridotto rispetto a solai tradizionali è stato utile nelle parti vetrate per alleggerire il carico della trave di bordo e limitare le deformazioni in corrispondenza delle grandi luci delle vetrate. Il pannello Termosolaio è stato accessoriato anche del profilo a “C”, quale utile guida metallica per la finitura finale con lastre in cartongesso. SOSTENIBILITÀ Il sistema costruttivo Bioisotherm è un sistema certificato in possesso dell’Eta, che garantisce il superamento di standard prestazionali e utilizza materiali isolanti conformi Cam nel rispetto dell’ambiente e permettono di accedere alle detrazioni dei bonus edilizi attuali. Il materiale isolante utilizzato per pareti e solai viene prodotto con il metodo Bmb (BioMass
Balance) nel quale le fonti fossili sono totalmente sostituite con fonti rinnovabili certificate, ovvero Biomassa (come rifiuti organici e scarti di produzione) dedicato a edifici altamente eco-sostenibili. Il sistema costruttivo Argisol per la formazione di pareti in calcestruzzo con doppio strato isolante e l’uso di pannelli termici Termosolaio per la copertura, ha permesso di realizzare un edificio totalmente isolato, in modo da: • diminuire la spesa per il riscaldamento del 30%; • ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente grazie a come viene prodotto il materiale isolante stesso e al guadagno energetico che restituisce nel tempo; • ottenere un edificio completamente isolato senza interruzione di continuità verticale ed orizzontale; • correggere gli esistenti ponti termici in corrispondenza delle strutture portanti grazie ad elementi isolanti speciali ed evitare l’insorgere di muffe negli ambienti interni; • edificio isolato sia termicamente sia acusticamente; • rientrare nei tempi prefissati senza ostacolare il turismo locale. Il progetto proposto oltre a cogliere le naturali esigenze di ottimizzazione energetica del Marina di Arechi, fornisce un modello alla portata del settore della Nautica da Diporto italiana, che chiede, da tempo, uno sviluppo sempre più sostenibile delle strutture ricettive.
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Produzione
Ursa
L’isolamento
CHE FA BENE A EDIFICI E PERSONE Pioniera sul mercato italiano, l’azienda sta investendo sempre di più nella sostenibilità come elemento di distinzione, che va ad affiancarsi alle elevate performance tecniche dei propri prodotti Patrizia Spada
U
rsa Xps Eco è la nuova frontiera degli isolanti in polistirene estruso: consapevolezza e maturità alla base di una scelta aziendale etica che pone l’accento sull’importanza del fatto che la qualità imprescindibile sia quella sostenibile. Consolidando anno dopo anno il proprio posizionamento nel mercato degli isolanti grazie alle eccellenti prestazioni tecniche, Ursa si è migliorata costantemente nel tempo avvalendosi delle più moderne tecnologie di produzione:
*Quota media annua di riciclato e rigenerato nella famiglia di prodotti
con ECO l’azienda vuole fare un salto in avanti, in ottica innovativa e lungimirante. CIRCOLARITÀ E SALUBRITÀ La circolarità è il cardine del ciclo di vita dei prodotti Ursa: assicura il meglio dal punto di vista tecnico e porta con sé un nuovo modo di fare edilizia guardando al futuro, all’ambiente, alle persone. Ursa Xps Eco ha un contenuto di riciclato medio del 70% nel prodotto finito, viene imballato con packaging eco-friendly e per la sua movimentazione vengono utilizzati bancali a “zero consumo” realizzati con gli sfridi di produzione. Il nostro stabilimento di Bondeno ha inoltre raggiunto l’obiettivo Zero Landfill, programma ideato per favorire l’economia del riuso, contenendo l’impatto ambientale e azzerando il quantitativo di rifiuti da smaltire in discarica. Tutti i pannelli in Xps prodotti a Bondeno sono certificati Indoor Air Comfort (Iac) Gold di Eurofins, che ne attesta le ridottissime emissioni a garanzia di un’eccellente qualità dell’aria interna. ISOLAMENTO TERMICO Resistente e stabile, Xps Eco è ideale per realizzare interventi di isolamento termico che perdurino per l’intera vita dell’edificio: non richiede manutenzioni e risulta la scelta migliore in contesti critici, nei quali nessun altro prodotto può fornire le medesime garanzie in termini di resistenza meccanica e comportamento all’acqua.
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HABIMAT COLOR COLLECTION
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Ci siamo divertiti a mischiare la civetteria con l‘arte della seduzione. Abbiamo ottenuto Cipria un colore che parla di bellezza, eleganza e femminilità, 26 ma sempre sottovoce.
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Produzione
Roverplastik
Restructura, il cassonetto CHE EFFICIENTA IL FORO FINESTRA Ideali per costruire e riqualificare, non necessitano di opere murarie. Per le loro prestazioni termoacustiche, contribuiscono a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici sia di nuova costruzione sia di riqualificazione. Disponibili anche all’interno di librerie Bim
Patrizia Spada
Restructura Legno, effetto naturale decorabile con laccatura o pittura effetto muro
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overplastik opera nell’ambito delle tecnologie legate alla costruzione del foro finestra ed è conosciuta per aver implementato nella sua produzione una serie di innovazioni tecniche che consentono all’utente finale un miglioramento del livello di comfort abitativo. Con Restructura, la linea di cassonetti a vista per interni, Roverplastik ha raggiunto un’ottima sintesi fra tecnica ed estetica per ogni tipo di cantiere, di nuova costruzione e di riqualificazione. PER COSTRUIRE E RIQUALIFICARE Realizzata in Mdf, su misura e in diverse versioni, la linea Restructura, in caso di ristrutturazione per la riqualificazione energetica di cassonetti preesistenti, non richiede opere murarie e assicura ottimi valori di coibentazione termica (1.0 W/m2K) e isolamento acustico (fino a 45 dB). Proprio per le sue capacità termoacustiche, Restructura concorre a migliorare le prestazioni del foro finestra e dell’intero edificio
Restructura Finitura dall’eccellente impatto estetico, rivestito con pellicola in 3 varianti (Golden Oak, Bianco e Noce)
Restructura Venatura, rivestito da un’elegante pellicola a rilievo finto legno, verniciabile per essere abbinato alla tinta del serramento
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IL CASSONETTO CON VMC INTEGRATA In occasione della manifestazione BeOpen, evento del settore serramenti organizzato dal consorzio LegnoLegno a Bergamo, abbiamo incontrato Aldo Guardini, direttore generale Roverplastik, che ci ha illustrato l’ultima novità dell’azienda di Nolano (Tn): Restructura Aria, “una combinazione che chiude definitivamente il cerchio della riqualificazione leggera”. Continua Guardini: “installare in un cassonetto da ristrutturazione a vista la Vmc risolve l’annosa complessità di gestire l’umidità in eccesso che si genera andando a sostituire un vecchio serramento che permette un ricambio d’aria tre volte al giorno con un serramento di nuova concezione
rientrando a pieno titolo nella serie di prodotti in linea con gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici. EFFICIENZA IN TRE VERSIONI I cassonetti Restructura di Roverplastik sono attualmente offerti in 3 versioni: 1. Restructura Legno, con effetto naturale decorabile con laccatura o pittura effetto muro; 2. Restructura Finitura, dall’eccellente impatto estetico, rivestito con pellicola in 3 varianti (Golden Oak, Bianco e Noce) per serramenti
che va a migliorare notevolmente le prestazioni ma, di fatto, non permette più il ricambio d’aria che c’era prima. Intervenire solo sul foro finestra può portare all’accumulo di umidità nei punti freddi delle pareti in presenza dei ponti termici e l’eventuale insorgenza di muffe a meno che non si affronti lo smaltimento di umidità in eccesso con l’aerazione. Restructura Aria consente quindi il miglioramento dell’aria indoor e ha uno spread di prestazioni termiche che copre tutte le classi climatiche, fino alla F e dal punto di vista acustico è arrivato fino a 45 dB quindi. Le tipologie di edifici che possono fruire di questo prodotto sono molto ampie.
dal design più moderno; 3. Restructura Venatura, rivestito da un’elegante pellicola a rilievo finto legno, verniciabile in abbinamento al serramento. I cassonetti Restructura soddisfano anche le esigenze degli installatori per lavori veloci ma fatti a regola d’arte. Utilizzando delle turboviti, infatti, è possibile fissare saldamente al muro il cassonetto in modo rapido e preciso, attraverso la cornice di supporto interna. Ricordiamo, infine, che questi prodotti sono disponibili all’interno delle librerie Bim, pronti per essere inseriti in ogni progetto.
Aldo Guardini, general manager Roverplastik mentre presenta Restructura Aria a BeOpen
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Produzione
BF Balconi Facciate
Prestazioni e design
PER EDIFICI CHE AZZERANO LA MANUTENZIONE La facciata ventilata di BF è un sistema di rivestimento degli edifici che permette la naturale circolazione dell’aria tra le pareti e i pannelli di finitura, murature che traspirano e sono protette dagli agenti atmosferici
V
ogliamo presentarvi le soluzioni BF a partire da un lavoro di riprogettazione dell’involucro esterno dello stabilimento di un’azienda del bresciano: la OMB Technology di Rezzato, azienda recentemente acquisita da Busi Group e specializzata nella realizzazione di veicoli e attrezzature per la raccolta e il trasporto di rifiuti. La commessa è arrivata dallo studio del geom. Corrado Romagnoli che ha affidato a BF il restyling esterno dello stabilimento.
Rebecca Alber ti
I nuovi prospetti dell’edificio a lavori ultimati
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LE SOLUZIONI BF IN FACCIATA L’intervento di BF è consistito nell’applicazione dell’isolazione con pannelli in lana di roccia, spessore 80+60 mm, struttura in alluminio completa di staffe e profili, pannelli Hpl. L’intervento ha richiesto la creazione di una struttura con staffe e profili di varie dimensioni per ottenere l’inclinazione e alzare la facciata. Per dare movimento alla parete è stata creata una cornice che poi è stata rivestita con pannelli Hpl. Nella parte inclinata della facciata sono stati applicati pannelli in Hpl tinta Corten, spessore 8 mm in lastre da 1300 mm fissate con rivetti, mentre il per il restante rivestimento sono stati utilizzati pannelli dal colore grigio grafite. Nelle immagini vi mostriamo il cantiere e i prospetti a lavori ultimati. FACCIATA VENTILATA E BALCONI BF nasce nel 1999 come punto di riferimento dei progettisti per la facciata ventilata e i balconi mettendo a punto soluzioni per ogni tipologia edilizia con lo scopo di azzerare la manutenzione e favorire la privacy degli occupanti. La facciata ventilata di BF è un sistema di rivestimento degli edifici che permette la naturale circolazione dell’aria tra le pareti e i pannelli di finitura, murature che traspirano e sono protette dagli agenti atmosferici. Ad interventi ultimati, gli edifici sono isolati con ottime prestazioni energetiche. Lo spazio vuoto lasciato tra parete e rivestimento genera moti convettivi favorendo la traspirabilità dell’edificio. L’isolamento esterno continuo rende la protezione termica della facciata omogenea eliminando i ponti termici e migliorando quindi le prestazioni energetiche dell’edificio in estate e in inverno. Fra le alternative di
Dettagli dei pannelli applicati in facciata
isolamento termico di un edificio, la facciata ventilata BF è la soluzione che consente la maggiore libertà d’espressione sotto il profilo artistico ma richiede perizia nella realizzazione. Funzione, armonia estetica e posa professionale sono i tratti identificativi dei cantieri BF insieme alla cura del dettaglio e alla qualità del prodotto. L’azienda utilizza materiali come Hpl, legno e vetro, da soli o abbinati tra loro, per creare un design esclusivo frutto della collaborazione tra lo staff BF con architetti, progettisti con l’intento di fornire risposte che esaltino l’individualità di ciascun committente.
In fase di cantiere
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Produzione
Laterlite - Ruregold
Intonaco armato
PER IL CONSOLIDAMENTO DELLE MURATURE I sistemi di rinforzo Crm di Ruregold permettono di confinare efficacemente la muratura e limitare o ritardare la separazione dei paramenti stessi. La compatibilità è elevata con qualsiasi tipologia di muratura, comprese quelle di edifici di carattere storico-monumentale Rebecca Alber ti
C rm Ruregold Intonaco Armato per il consolidamento antisismico degli edifici A destra, C rm Ruregold rete G-Mesh 490 in fibra di vetro Gfrp alcali resistente
G
li edifici in muratura sono organismi edilizi complessi soggetti ad ammaloramenti e degrado dei materiali nel tempo e dagli eventi sismici. I danneggiamenti più frequenti sono ad esempio fessurazioni da schiacciamento causate da un eccesso di carico verticale e conseguente raggiungimento della resistenza a compressione della muratura, fenomeni di instabilità locale dei paramenti murari a causa della presenza di carichi, raggiungimento
della resistenza a trazione del materiale a causa di fenomeni di presso-flessione, taglio-scorrimento e taglio-trazione, vulnerabilità dei giunti. Ruregold, con oltre 20 anni di presenza nel mercato del rinforzo strutturale degli edifici con interventi ad alto contenuto ingegneristico, ha sviluppato l’Intonaco Armato - Sistema Crm. Questo sistema certificato è stato oggetto di una vasta campagna sperimentale presso il Laboratorio Prove Materiali e Strutture del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (Dicar) dell’Università di Pavia, da cui è emerso che i sistemi di rinforzo Crm di Ruregold permettono di confinare efficacemente la muratura e limitare o ritardare la separazione dei paramenti stessi.
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C rm Ruregold rete in fibra di vetro Gfrp alcali resistente e G-Mesh Fazzoletti Sotto, intonaco Armato C rm Ruregold e prove sperimentali Dicar Pavia
COMPOSIZIONE Il Sistema Crm Ruregold è costituito dalle reti GMesh 400 e 490 preformate in materiale composito Gfrp (Glass Fiber Reinforced Polymer) alcali resistenti, utilizzate in combinazione con il sistema di connessione in barre di acciaio inossidabile Connettori Elicoidali oppure in elementi preformati in fibra di vetro A.R. G-Mesh Connettori, i G-Mesh Fazzoletto per la ripartizione delle concentrazioni di sforzo in corrispondenza delle connessioni e G-Mesh Angolare. Crm Ruregold si completa al meglio con la gamma di malte strutturali Mx-Rw Alte Prestazioni a base di legante idraulico ad alta pozzolanicità, Mx-Cp Calce a base di pura calce naturale Nhl 3.5 e Mx-15 Intonaco fibrato a base cementizia, realizzando un sistema Crm ideale per il consolidamento e rinforzo strutturale di murature esistenti di laterizio, tufo e pietrame irregolare. Il Sistema Crm Ruregold offre una serie di importanti vantaggi, fra cui un elevato modulo elastico a trazione e ottime prestazioni di resistenza meccanica grazie all’ampia gamma di malte strutturali disponibili e alla scelta fra diversi sistemi di connessione, che lo rendono estremamente versatile e ideale per ogni esigenza. Le reti G-Mesh 400/490 possiedono inoltre un ottimo comportamento in ambiente alcalino grazie alle proprietà alcali resistenti offerte dal vetro, e assicurano un ottimale trasferimento delle sollecitazioni all’intero sistema. COMPATIBILITÀ La compatibilità è elevata con qualsiasi tipologia di muratura, comprese quelle di edifici di carattere storico-monumentale grazie alla possibilità di impiego in combinazione con la malta a base calce idraulica naturale Mx-Cp Calce. La posa risulta facile e veloce, grazie alla relativa rigidità dei materiali e alla possibilità di applicare le malte strutturali in modalità manuale o meccanica così da soddisfare le esigenze di ogni cantiere.
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Produzione
Fibre Net
Una soluzione
AD HOC PER LA SICUREZZA L’azienda sviluppa soluzioni e sistemi innovativi certificati in grado di rispondere alle specifiche esigenze di ogni progetto per garantire resistenza, massima affidabilità e durabilità degli interventi sulle strutture anche in zone ad alto rischio sismico Paolo Caliari
I
l territorio italiano è ciclicamente esposto al rischio sismico, quindi prepararsi ad affrontare il terremoto è fondamentale. Non solo. Anche l’obsolescenza degli edifici concorre al rischio di crolli o di inabitabilità dei volumi. La sicurezza, insomma, dipende soprattutto dalla casa in cui si abita. Se è costruita in modo da resistere a un terremoto, non subirà gravi danni. Per questo le aziende specializzate in soluzioni per il rinforzo strutturale e la messa in sicurezza di edifici esistenti svolgono un ruolo fondamentale. Ed è questa l’attività di Fibre Net: messa in sicurezza e rinforzo strutturale dell’edilizia esistente, con un know-how ingegneristico, sviluppo di soluzioni e sistemi innovativi certificati, formazione e assistenza tecnica al servizio della filiera delle costruzioni. COMPETENZA Fibre Net offre una profonda competenza nel campo dell’ingegneria strutturale e sismica a un know-how avanzato nella ricerca e sviluppo, e produzione di materiali fibro rinforzati, malte civili e dispositivi antisismici. Sviluppa soluzioni e sistemi innovativi certificati in grado di rispondere a specifiche esigenze di ogni
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progetto per garantire sicurezza, resistenza, massima affidabilità e durabilità degli interventi sulle strutture anche in zone ad alto rischio sismico. L’ufficio tecnico dell’azienda supporta i progettisti, consigliando le soluzioni e i materiali più performanti sulla base delle specifiche esigenze, fino all’esecuzione in cantiere, fornendo assistenza alle fasi di accettazione dei materiali e all’esecuzione degli interventi. Le soluzioni di rinforzo strutturale prevedono l’utilizzo di sistemi in materiali compositi fibro-rinforzati (Crm, Frp, Frcm) per migliorare la resistenza, la sicurezza e la durabilità di edifici esistenti. Questi materiali innovativi sono caratterizzati da elevata resistenza meccanica, leggerezza e flessibilità, permettendo interventi di rinforzo non invasivi e reversibili. Fibre Net offre, inoltre, soluzioni di rinforzo di alta qualità e sicurezza certificata. L’intento sono interventi di consolidamento e rinforzo strutturale poco invasivi, compatibili e rispettosi delle specifiche storiche e architettoniche del manufatto. I sistemi Fibre Net intervengono anche sui problemi legati al naturale degrado o ai danni da eventi sismici di murature faccia a vista, in pietra, laterizio o materiali misti. Gli elementi quali partizioni e tamponamenti, spesso, sono esclusi da interventi di rinforzo strutturale. Con un contributo fondamentale alla resistenza all’azione sismica, è opportuno invece che siano considerati durante la progettazione strutturale. MESSA IN SICUREZZA E RINFORZO STRUTTURALE I sistemi di messa in sicurezza di Fibre Net permettono di realizzare consolidamenti efficaci, non invasivi e reversibili, apportando alla muratura miglioramenti della resistenza meccanica, caratteristiche di duttilità e prevenzione dai fenomeni di ribaltamento e sfondellamento. Negli edifici di costruzione moderna tamponamenti, tramezzature e divisori in laterizio, spesso non risultano opportunamente collegati alla struttura principale. Tali elementi, pur non essendo strutturali, possono essere estremamente critici, soprattutto in caso di evento sismico. Inoltre, i sistemi Fibre Net consentono consolidamenti efficaci, non invasivi e reversibili, apportando alla muratura miglioramenti della resistenza meccanica, caratteristiche di duttilità e prevenzione dai fenomeni di ribaltamento. Uno dei fenomeni di degrado caratteristici negli edifici esistenti è il cosiddetto sfondellamento, che consiste nel distacco all’intradosso dei solai di elementi di laterizio. Per la messa in sicurezza della struttura, Fibre Net propone il sistema Life+, con l’applicazione all’intradosso di reti preformate in fibra di vetro, opportunamente collegate ai travetti attraverso sistemi di fissaggio, ed eventualmente intonacate.
SISTEMA RI-STRUTTURA È la tecnica di rinforzo strutturale attraverso l’utilizzo di reti, connettori ed accessori preformati in fibra di vetro e resine termoindurenti, abbinati a malte preferibilmente a base di calce. Gli intonaci armati collaboranti migliorano le resistenze al taglio, alla flessione e alla compressione della muratura.
Le soluzioni Fibre Net prevedono l’utilizzo di sistemi in materiali compositi fibro-rinforzati per migliorare resistenza, sicurezza e durabilità di edifici esistenti
SISTEMA BETONTEX È un sistema Frp composto da tessuti e nastri in fibra di carbonio e resine epossidiche per interventi di confinamento di pilastri, rinforzo a taglio e flessione di travi, confinamento di nodi, rinforzo flessionale e/o taglio di solai. Consente di migliorare le resistenze meccaniche e la duttilità della struttura in maniera puntuale e poco invasiva.
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Produzione
Cavatorta
Copertec System
SOLUZIONE ANTICADUTA CERTIFICATA Il sistema di protezione permanente per lucernari non calpestabili è destinato a edifici industriali, agricoli ma anche di altra tipologia. Certificato e sicuro, è anche il più utilizzato sul mercato Patrizia Spada
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opertec System è il sistema di protezione anticaduta permanente per lucernari non calpestabili da applicare all’interno sull’orditura portante della copertura oppure all’esterno su pannelli sandwich in doppia lamiera o su lastre metalliche grecate e ondulate. L’impiego, finalizzato alla protezione in fase di manutenzione delle coperture di edifici con destinazione industriale e agricola, prevede l’utilizzo delle reti anticaduta Copertec o Coperplax. Copertec System rappresenta l’apice della sicurezza e dell’affidabilità nel settore delle reti anticaduta. Il sistema è stato sviluppato da Cavatorta più di 20 anni fa, diventando ben presto il sistema sul genere in assoluto più utilizzato sul mercato. Cavatorta esporta in più di 50 paesi con fatturato di gruppo di oltre 140 milioni di euro grazie ai suoi 6 stabilimenti produttivi. Applicazione in esterno di Copertec
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Sopra, da sinistra, rotolo della rete elettrosaldata Copertec e rotolo della rete elettrosaldata Coperplax
POSA IN ESTERNO SU COPERTURE IN LAMIERA Il montaggio del sistema in esterno è molto comodo quando sono presenti coperture con lastre grecate o ondulate metalliche in acciaio/alluminio o pannelli sandwich doppia lamiera in acciaio/ alluminio di idoneo spessore, a maggior ragione quando si mettono in sicurezza manti di copertura già esistenti. L’ufficio R&D di Cavatorta ha accuratamente studiato gli accessori di fissaggio al fine di garantire la massima sicurezza e durabilità del sistema, dal momento che si tratta di un sistema di protezione anticaduta permanente.
per essere facilmente applicata sotto alla piastra. La guarnizione serve a: • colmare i vuoti che si formano tra piastra e lamiera a causa dello spessore delle reti • dare il giusto spessore di serraggio per il funzionamento ottimale del rivetto • migliora la tenuta all’acqua anche se non la si può considerare a tenuta stagna.
PIASTRA INOX Non si tratta di un semplice lamierino ma di una vera e propria piastra di sp. 2,5 mm. I numerosi fori permettono di mettere i 3 rivetti per piastra senza intercettare eventuali fili della rete. I bordi della piastra sono stondati per ridurre le lacerazioni della rete in caso di sollecitazioni improvvise.
RIVETTI STRAPPO 7,7X27,7 MM La scelta del rivetto è avvenuta coi seguenti criteri: • diametro maggiorato per migliore resistenza a trazione e a taglio anche su lamiere sottili • la guarnizione contribuisce a migliorare l’impermeabilità • sono in alluminio, materiale dall’ottima durata e resistenza alla corrosione • mantenere il corretto spessore di serraggio anche nei casi di sovrapposizione di 2 reti.
GUARNIZIONE EPDM La guarnizione viene fornita già pretagliata, con un lato adesivo, Elementi di ancoraggio: piastra inox, guarnizione Epdm, tre rivetti per piastra
INSTALLAZIONE IN INTERNO Il sistema viene posizionato sotto ai lucernari in materiale plastico non calpestabili da proteggere e viene ancorato direttamente sulla struttura portante della copertura seguendo una tra gli schemi di posa A, B e C descritti nell’Agrèment tecnico. Per l’ancoraggio della rete (Copertec o Coperplax) vengono date 3 opzioni di differenti profili e 3 opzioni di viti da scegliere in base al tipo di struttura su cui ancorarsi. INSTALLAZIONE IN ESTERNO Nel caso di coperture rivestite con pannelli sandwich in doppia lamiera o lastre metalliche grecate/ondulate di idoneo spessore e adeguatamente ancorate alla struttura sottostante, il sistema può essere ancorato direttamente sugli stessi, sopra ai lucernari in materiale plastico non calpestabili da proteggere, seguendo uno tra gli schemi di posa D ed E descritti nell’Agrèment tecnico. In questo caso, essendo la rete esposta agli agenti atmosferici, occorre necessariamente usare la rete nella sua versione plastificata (Coperplax) ancorandola con appositi accessori (piastra inox con relativa guarnizione Epdm, n. 3 rivetti per piastra).
CERTIFICAZIONE ITC-CNR Copertec System è l’unico sistema anticaduta presente sul mercato che può vantare la certificazione rilasciata da Itc-Cnr (Istituto per la Tecnologia delle Costruzioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche) che prevede un accertamento complesso, attraverso prove e indagini, che porta alla formulazione di un giudizio tecnico favorevole circa l’idoneità all’impiego di materiali, componenti e sistemi destinati all’edilizia.
Applicazione in esterno di Coperplax
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Produzione
Peikko
Manicotti Modix
PER BARRE D’ARMATURA FLESSIBILI E SICURI La soluzione di Peikko garantisce un’elevata velocità di produzione senza compromettere la qualità. Un esclusivo sistema di controllo visivo consente di verificare in modo semplice e sicuro che tutte le connessioni siano serrate correttamente, garantendo che la posa in opera sia facile e veloce
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manicotti Modix per barre d’armatura sviluppati di Peikko sono utilizzati per realizzare connessioni meccaniche tra le barre ad aderenza migliorata nelle strutture in calcestruzzo gettato in opera e prefabbricato. Il sistema Modix è costituito da manicotti con filettatura maschio e femmina prefabbricati, pressati in stabilimento, sulle barre d’armatura. I manicotti standard denominati SM consentono di connettere tutte le barre d’armatura di diametro compreso tra 10 e 40 mm. Il sistema garantisce un’elevata velocità di produzione senza compromettere la qualità. ASSEMBLAGGIO L’esclusivo sistema di controllo visivo posizionato sulle boccole maschio rende il processo di assemblaggio rapido e sicuro. Senza bisogno di utilizzare chiavi dinamometriche il serraggio viene eseguito fino a che la rondella presente sulla boccola maschio non chiude lo spazio che la separa dalla boccola stessa. In questo modo sia chi esegue il serraggio sia chi deve
TUTTE LE CONNESSIONI DI MODIX • • • • • La gamma di manicotti Modix è composta da sei modelli, tra cui manicotti standard, manicotti con ancoraggio finale e manicotti combinati
• •
Modix offre svariate possibilità di connessione delle barre come ad esempio: Modix SM standard per collegare barre dello stesso diametro delle quali almeno una può ruotare; Modix PM per collegare barre che non possono ruotare tra di loro; Modix RM per collegare barre di diametro diverso; Modix KM per collegare barre a profili metallici tramite bullonatura; Modix EM per terminare e ancorare le barre semplicemente con una piastra metallica; Modix AM per collegare le barre a profili metallici mediante saldatura.
verificarlo possono avere visivamente la certezza di aver operato correttamente. CARICHI STATICI, SIMICI E A FATICA I manicotti per barre d’armatura Modix hanno la marcatura CE in base alla Valutazione Tecnica Europea ETA-21/0804 e soddisfano tutte le caratteristiche essenziali relative ai sistemi di giunzione meccanica delle barre d’armatura. L’Eta consente l’utilizzo del sistema Modix in strutture soggette a carichi statici, sismici e a fatica.
Sequenza d’installazione
YouBuild - GENNAIO 2024
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Produzione
Isotex
Il sistema costruttivo
PIÙ COMPLETO E COMPETITIVO Materie prime naturali e processo produttivo con tecnologie innovative e rinnovabili fanno del sistema costruttivo Isotex in legnocemento un protagonista del nuovo mercato europeo delle costruzioni in fatto di comfort abitativo, sicurezza sismica e cantieri veloci e organizzati. A Klimahouse tutte le novità 2023-24 e, fra queste, il brevetto Isotex Air con parete ventilata integrata Patrizia Spada
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sotex è il maggior produttore europeo di blocchi cassero, blocchi con parete ventilata integrata, tramezze e solai in legno cemento per la realizzazione di edifici sostenibili e sicuri. La storia aziendale inizia in Germania nel 1946 e dal 1985 è presente sul territorio italiano dove ha già realizzato più di 90.000 abitazioni efficienti, ecosostenibili e antisismiche. Il sistema costruttivo in legno cemento Isotex può essere utilizzato per edilizia residenziale, commerciale, bioedilizia, social housing, edifici pubblici e scolastici. I prodotti Isotex dispongono di numerose cer tificazioni (termica, acustica, antisismica, resistenza al fuoco, sostenibilità ambientale, traspirabilità…) che garantiscono sicurezza e comfort abitativo. Inoltre, la produzione Isotex soddisfa i requisiti Cam necessari per accedere agli incentivi previsti per l’edilizia scolastica e per le opere da realizzare con i fondi del Pnrr. Ha ottenuto il certificato Epd di tipo III, certificazione Bioedilizia Anab/Icea, ha superato il test Voc con etichetta “Indoor Air Comfot Gold” e ReMade in Italy con etichetta Classe A+ per gli inserti isolanti. MATERIE PRIME NATURALI Per la realizzazione di tutti prodotti Isotex vengono utilizzate materie prime di assoluta qualità: legno di abete 100% riciclato, cemento Portland puro al 99%, ossido di ferro, acqua, per ottenere un prodotto salubre,
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NOVITÁ PRODOTTI ISOTEX IN FIERA KLIMAHOUSE 2024 BLOCCO VENTILATO ISOTEX AIR. Struttura, isolamento e ventilazione in un’unica posa semplice e veloce. Isotex Air è un blocco cassero in legno cemento per la costruzione di muri perimetrali con ventilazione integrata. La geometria classica dei blocchi Isotex è stata ridisegnata per integrare, nella struttura, la parete ventilata esterna: in un’unica posa semplice e veloce si ottiene la parete estesa debolmente armata (gettata all’interno dei blocchi cassero) la facciata ventilata e l’isolamento termico grazie all’isolante in Eps con grafite protetto dal legno cemento del blocco. Perché scegliere Isotex Air per la realizzazione di pareti ventilate? Il blocco Isotex Air supera gli svantaggi della parete ventilata tradizionale. La costruzione tradizionale di pareti e facciate ventilate è laboriosa e complessa perché prevede la somma di più strati costruttivi posati in successione. Ha costi elevati, perché ha bisogno di manodopera specializzata e del coordinamento di più maestranze. Il blocco Isotex Air fa risparmiare costi di materiale e di manodopera, riduce i tempi in cantiere, non richiede manodopera specializzata.
Complesso residenziale 50 alloggi a Jesolo (VE) con blocco ventilato Isotex AIR
TRAMEZZA 10 cm La soluzione perfetta al problema acustico negli ambienti interni. Vengono posate a malta e consentono di realizzare facilmente gli impianti. Hanno eccellenti prestazioni di isolamento acustico (46dB e 54 dB). La struttura macroporosa offre un ottimo aggrappo per l’intonaco. Isotex espone a Klimahouse 2024: Piazza Anit, stand A05/28 privo di additivi e sostanze chimiche. Il legno viene mineralizzato con l’impiego di un minerale naturale, che lo rende inerte, quindi resistente al fuoco (Rei 120 - 240), agli agenti atmosferici e ai parassiti. Molta importanza viene data anche alla qualità e alla sostenibilità dell’inserto isolante all’interno del blocco cassero Isotex. Infatti, è stato scelto l’isolante in Eps made of Neopor Bmbcert di Basf, dove il 100% delle fonti fossili primarie viene sostituito da fonti rinnovabili sostenibili e certificate, ovvero biomassa.
SOLAIO S49. i pannelli solaio in legno cemento Isotex vantano ottime performance in tema di antisismica, resistenza al fuoco (Rei 240 senza intonaci) e isolamento termo-acustico. Sono certificati per la bioedilizia e l’emissione di Voc. Il Solaio S49 viene utilizzato per luci fino a 7,5 metri con trasmittanza termica U 0,19 W/m²K.
NOVITÀ PRODOTTI 2023-2024 Il sistema costruttivo in legno cemento Isotex è composto da: blocchi cassero, solai, tramezze ed elementi per barriere acustiche. Tra il 2023 e il 2024 verranno lanciati tre nuovi prodotti innovativi: l’elemento Solaio S49 per ambienti freddi e di copertura, la tramezza per pareti divisorie negli appartamenti e l’ultima novità brevettata, e unica sul mercato, è rappresentata dal blocco cassero Isotex Air con parete ventilata integrata (vedi box).
Produzione dei blocchi pronti per la consegna. A sinistra, stabilimento di produzione di Poviglio, Reggio Emilia
TECNOLOGIE DI ULTIMA GENERAZIONE La produzione viene effettuata nello stabilimento di Poviglio (Re) con un impianto di ultima generazione, automatizzato e collaudato, che permette di ottenere prodotti di alta qualità e precisione. Un processo di produzione che consente a Isotex di superare le ispezioni degli enti certificatori a cui l’azienda è sottoposta annualmente per rinnovare le certificazioni di processo e organizzazione. L’impianto fotovoltaico, di cui è dotato lo stabilimento, riduce del 40% il fabbisogno di energia elettrica.
- SET TEMBRE 2023 YouBuild YouBuild - DICEMBRE/GENNAIO 2024
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Produzione
Saint-Gobain Italia
Più efficienza
MENO IMPATTO SPAZIO AI NUOVI MATERIALI Nel corso di Made Expo abbiamo incontrato Antonio Radaelli, direttore marketing Saint-Gobain Italia. A lui abbiamo chiesto di offrirci la visione dell’azienda nell’attuale panorama dell’industria delle costruzioni fra esigenze di decarbonizzazione e prestazioni energetiche sempre più stringenti
Patrizia Spada
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YouBuild - SET GENNAIO TEMBRE 2024 2023
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l pubblico di Made Expo ha apprezzato il contributo di Saint-Gobain alla riduzione dell’impatto ambientale e al miglioramento dell’efficienza energetica e del comfort, tanto nel nuovo edificato quanto nelle ristrutturazioni edilizie. L’azienda era alla manifestazione con due spazi espositivi sotto il segno della sostenibilità. Nel Padiglione Costruzioni lo stand si è focalizzato sui prodotti innovativi per l’edilizia marchiati Gyproc, Isover, Weber e Glass; nel Padiglione Involucro lo stand ha presentato la vasta offerta di soluzioni di design per il vetro firmate Logli e Saint-Gobain Glass. In particolare, lo stand al Padiglione Costruzioni, progettato dal designer Marco Piva, è stato concepito per generare un’esperienza di visita coinvolgente. Il percorso espositivo è stato infatti suddiviso in due aree: lo Spazio ai Materiali, in cui i visitatori sono stati introdotti alla presenza di nove totem realizzati con lo specifico materiale che lo esemplifica (dal gesso alla calce Nhl, dalla lana di vetro e di roccia al cemento, dal vetro e specchio al bitume e il metallo) in cui si racconta l’impegno dell’azienda nel rendere sempre più sostenibile il processo produttivo e il prodotto finale. La seconda area, chiamata Casa Saint-Gobain, ha ospitato la Materioteca, l’area Spazio ai Sistemi con le riproduzioni delle soluzioni multi-brand per l’edilizia e display interattivi in cui i visitatori hanno potuto consultare MyPlanner, la piattaforma digitale di Saint-Gobain Italia dedicata al mondo della progettazione. Nel corso della fiera abbiamo incontrato Antonio Radaelli (nella foto), direttore marketing Saint Gobain Italia e a lui abbiamo chiesto di offrirci la visione dell’azienda nell’attuale panorama dell’industria delle costruzioni. A seguire quanto ci ha raccontato. “Saint-Gobain è oggi un’azienda molto forte sotto il profilo commerciale, prescrittivo e del supporto ai propri clienti e applicatori. Negli anni è riuscita a capitalizzare le diverse anime che la compongono, proponendo sul mercato anche un’offerta integrata, come ad esempio, le soluzioni a cappotto dotate di Eta, grazie alle sinergie dei suoi forti mar-
chi: Gyproc, Isover e Weber per il mondo “opaco”, Glass per il mondo “trasparente”. Abbiamo potuto beneficiare appieno di tutti gli incentivi governativi per l’efficientamento e la riqualificazione dell’edificio e al contempo sappiamo di avere una grande responsabilità in termini di impatto ambientale, quindi di emissioni di Co2, per questo la nostra ragion d’essere è “Making the world a better home”. A questo proposito, nel 2023 abbiamo introdotto una serie di prodotti a minore impronta di carbonio, tra i quali colle e massetti a marchio Weber in cui il cemento Portland, alto emissivo in termini di Co2, è stato sostituito da leganti che provengono da scarti industriali di altri ambiti, con un embodied carbon minore di oltre il 50%. Per quanto riguarda le lastre in cartongesso, abbiamo affiancato alla nostra Gyproc DuraGyp Eco Activ’Air, con ben il 35% di gesso riciclato, la nuova Gyproc Wallboard Eco che, grazie a un processo produttivo innovativo ci consente di consumare meno acqua e immettere una ridotta emissione di Co2 nell’ambiente. Per quanto concerne la lana di
vetro, stiamo investendo in energie rinnovabili nel nostro stabilimento di Vidalengo di Caravaggio, in provincia di Bergamo. Ultimo prodotto a cui mi piace accennare è nel settore del vetro: abbiamo introdotto il nuovo substrato Oraé che riduce l’impronta di carbonio fino al 42% rispetto al vetro standard di base Planiclear. A Pisa, abbiamo recentemente avviato la produzione del Planitherm Infinity Oraè, il primo vetro al mondo a basso contenuto di carbonio, e siamo al momento gli unici sul mercato ad avere l’Epd, ovvero la dichiarazione ambientale di prodotto. Viene infatti realizzato combinando elevato contenuto di rottame di vetro (cullet) e il 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili. I nuovi materiali a ridotto impatto ambientale richiedono anche molta comunicazione verso i nostri clienti. A loro vogliamo fornire parametri concreti e significativi del nostro sforzo produttivo ai fini della sostenibilità. Per questo utilizziamo tutti i canali disponibili, comprese sessioni formative dedicate e organizzate in base alle loro specifiche esigenze”.
Gamma Newlife. A sinistra, Planitherm Infinity Orae
Gyproc Wallboard Eco A sinistra, Gyproc DuraGyp Eco
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Produzione
Viega Centre
Tutta la formazione
NECESSARIA PER GARANTIRE LA QUALITÀ DELL’ACQUA Pierluigi Sgarabotto, Patrizia Fiaccadori e Alessio Baldi hanno guidato la redazione di YouBuild alla scoperta del nuovo Viega Centre, che in Italia concentra tutte le competenze espresse dall’azienda nel campo della progettazione intelligente degli edifici sul fronte dell’igiene e della sostenibilità nell’uso dell’acqua potabile
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iega è un’azienda esperta nell’igiene dell’acqua potabile che viaggia nei nostri edifici ed è uno dei principali attori del mercato mondiale nella tecnica d’installazione. Come impresa familiare che pone al primo posto la qualità, con quasi 5.000 collaboratori a livello internazionale, Viega vanta oltre 120 anni di esperienza nell’impiantistica edile. Le principali attività dell’azienda riguardano la tutela e l’ulteriore sviluppo dell’igiene dell’acqua potabile, dell’efficienza energetica e degli standard di comfort e sicurezza all’interno degli edifici. Il gruppo Viega sviluppa e produce oltre 17.000 prodotti e sistemi nelle sue 10 sedi presenti nel mondo.
Rebecca Alber ti
Pierluigi Sgarabotto, amministratore delegato Viega Italia | Laureato in ingegneria gestionale, con un master in Business Administration, Sgarabotto è un profondo conoscitore del mercato italiano. Con un forte background sales & marketing, ha ricoperto incarichi di rilievo per aziende e multinazionali estere sul mercato italiano. Fra i suoi principali compiti ora ci sono il coordinamento della rete commerciale italiana, lo sviluppo strategico della sede locale di Viega e il rapporto diretto con i decision maker del settore
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Pierluigi Sgarabotto, Patrizia Fiaccadori e Alessio Baldi hanno accolto la stampa specializzata presso la nuova sede aziendale a Zola Predosa, in provincia di Bologna, dove è stato dedicato uno spazio importante alla formazione e al confronto con i professionisti dell’idrotermosanitario. Il nuovo Viega Centre è dunque un traguardo davvero importante per Viega Italia.
Nelle foto, gli interni del Viega Centre, il centro di formazione Viega presso la sede di Zola Predosa in provincia di Bologna
DAI TECNICI AGLI ACCADEMICI Viega Centre è il polo divulgativo del know-how Viega legato a temi fondamentali come l’igiene dell’acqua potabile, la sostenibilità e l’efficienza energetica; oltre ad applicazioni industriali e speciali, e impiantistica gas. Un centro interattivo per trasferire norme e soluzioni all’avanguardia testandole nell’area tecnica. L’offerta formativa di Viega Centre permette a installatori e progettisti di conoscere da vicino (gratuitamente) le più avanzate tecnologie di impiantistica non solo a livello teorico, ma anche toccando con mano strumenti e materiali. Il centro della qualità Viega ospita anche meeting e workshop che gravitano attorno a figure professionali diverse: dai tecnici agli accademici - per “dare vita agli edifici di domani, insieme” - come recita la filosofia purpose di Viega accanto al logo di Viega Centre, con le finestre simbolo di sguardo al futuro.
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Produzione
Refin
Viaggio nelle collezioni in gres FRA TECNOLOGIA E MULTISENSORIALITÀ Come nasce una collezione ceramica oggi? Lo abbiamo visto in un tour molto speciale, tra fabbrica digitale, laboratorio creativo artigianale e spazi di accoglienza tecnici ed emozionali che accolgono i clienti trasmettendo loro bellezza, esperienza e creatività. Dalle argille ai ai rivestimenti che segnano lo stile degli spazi in cui si vive, si lavora, si progetta, si ama
Rebecca Alber ti
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i recente la redazione di YouBuild è stata ospite di Refin alla scoperta del nuovo showroom e del nuovo percorso di visite in fabbrica inaugurati lo scorso settembre, in occasione del Cersaie. Refin Experience è la nuova esperienza di Factory Tour pensata da Refin per far entrare nel vivo della propria realtà produttiva clienti e visitatori, e curata a livello progettuale da Limiteazero, agenzia specializzata nell’exhibition and interactive design. Un viaggio a più tappe che racconta cosa ci sia dietro i prodotti ceramici Refin attraverso un percorso multisensoriale che alterna elementi da toccare con mano all’uso di tecnologie sofisticate, per far vivere quella trasformazione complessa e affascinante attraverso la quale vengono realizzate
le collezioni in grès dell’azienda. Un percorso di visita innovativo, digitale ed esperienziale, che ci ha permesso di immergerci nella fabbrica. Abbiamo poi visitato il laboratorio, vero cuore dell’attività creativa dell’azienda. Qui, come alchimisti contemporanei, vengono dosate e mescolate arte, natura e design per dare vita a collezioni che vogliono suscitare emozioni. DESIGN CREATIVO Il processo creativo e di design avviene internamente, a partire dalle ispirazioni sviluppate dal tile designer. Il fatto poi che il laboratorio sia nel cuore della fabbrica permette di sperimentare continuamente tutte le idee che sopraggiungono, senza discontinuità. Ogni collezione ha la sua storia, dalla ricerca di pietre nelle cave, a quella un falegname che abbia il legno giusto, o di altri materiali naturali da rielaborare con il proprio stile. In altri casi il percorso creativo è molto più audace e si sviluppa creando da zero dei manufatti con l’aiuto di artisti, scultori, pittori o artigiani, per preparare prototipi da cui ricavare le piastrelle. IL NUOVO SHOWROOM La rivisitazione degli spazi aziendali destinati a showroom, curata dall’arch. Valerio Loris Bianchi, è nata dalla necessità di riconfigurare gli spazi di accoglienza e di esposizione ceramica al piano terreno della sede di Refin. Il processo progettuale ha coinvolto tutte le parti decisionali dell’azienda, conducendo a un vero e proprio teamwork durato mesi. Il risultato non è stato dettato da prerogative stilistiche o di effimero estetismo ma una vera e propria “scultura collettiva”, sbozzata e affinata nel corso del tempo per accogliere tutte le istanze aziendali, al fine di creare uno “strumento” utile e confortevole negli anni a venire. La planimetria generale presenta due ali grossomodo simmetriche rispetto al corpo scale centrale, vero elemento baricentrico di accesso. La vocazione ricettiva di una metà è dichiarata dalla presenza di grandissime vetrate, che donano all’intero spazio una luminosità estremamente gradevole durante l’arco della giornata mentre l’ala opposta si presenta come un grande salone di poco più di 3 metri di altezza e con una finestratura stretta e continua che accentua la sensazione di chiusura e compressione dello spazio. ALA ESPOSITIVA L’obiettivo dell’azienda era di mostrare nuovi grandi formati (lastre ceramiche) e di evitare il mix di effetti, ovvero la divisione netta di aree per tipologia. Data la superficie relativamente contenuta a disposizione, la proposta è andata nella direzione di creare una sequenza di compartimentazioni, per l’esattezza una progressione di quattro scatole all’interno delle quali si potessero trovare
tutte le collezioni appartenenti alle relative macrocategorie (pietre, marmi, legni, cementi). Questa sequenzialità elementare necessitava però di una rottura, ovvero di “un evento” che generasse una narrazione interattiva attraente. Qui è entrata in gioco la variabile della “contaminazione”, che ha segnato l’intero progetto. La soluzione consiste in vani che dialogano tra loro, uniti dal fil-rouge dell’occhio del visitatore che può attraversare questi ambienti visivamente, indovinando traiettorie dirette o sghembe. Queste direzioni volontarie e involontarie della vista permettono “una porosità”, una sinergia ottica tra le collezioni esposte, arricchendo fortemente l’esperienza di visita. In questo senso gli spazi si attraversano fisicamente seguendo percorsi lineari, ma l’occhio non rimane mai imprigionato all’interno di ogni singola stanza, cerca continuamente nuove prospettive di fuga. In questa sintesi ricca e stimolante il percepito è ben maggiore della somma delle singole parti elementari, si raggiunge un’armonia corale di tutti gli elementi. Dal punto di vista dell’esposizione ceramica si è deciso di adottare un profilo dinamico, con piani slittanti sia in senso verticale che orizzontale, che potessero regalare movimento agli interni e soprattutto creassero un’interazione fisica con l’osservatore, inducendolo ad avvicinarsi, a toccare le superfici, a sperimentare direttamente con i propri sensi. C’è stato anche uno
Alcune viste dello spazio espositivo
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Refin
Refin Experience Factory Tour. Un viaggio fra tecnologie digitali all’avanguardia e la creatività del laboratorio artigianale | ©ChaosLab
studio dedicato all’illuminazione naturale, convogliata sul perimetro della sala mostra attraverso l’installazione di apposite velette. Questi diaframmi evitano l’ingresso della fonte luminosa diretta sui prodotti (come si sa la luce naturale è variabile per intensità e cromatismo durante le ore del giorno), caratteristica che può inficiare la leggibilità corretta del prodotto da parte dell’utente. Si è optato quindi di condurla verso il basso dove fioriere mobili ospitano una ricca vegetazione che fa da contorno (o passepartout) alle zone espositive. Altri elementi di rilievo sono la sala vestibolare di fondo che ospita una didascalica galleria lastre e l’imponente pensilina a sbalzo in ingresso che segnala e guida il visitatore verso l’interno dello showroom. Infine, in tutte le aree è stato ripulito il soffitto dalle superfetazioni occorse nel tempo, mostrando la natura “industriale” dello spazio, che dialoga per contrasto con l’allestimento. ALA HOSPITALITY L’area di accoglienza è organizzata non secondo una sequenza di spazi (come nell’ala opposta) ma di azioni. Si è infatti dato rilievo a un percorso per gradi, attraverso cui il visitatore prende contatto con l’identità dell’azienda nella quale si trova. Dopo aver superato la reception e disceso le scale, il visitatore intercetta l’ampia lounge, vero e proprio “snodo”: qui è possibile accomodarsi al banco bar per un caffè, ammirare il paesaggio fuori le grandi vetrate seduti in divano, oppure osservare le novità
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Alcune viste degli spazi hospitality
Arch. Valerio Loris Bianchi, che ha curato la rivisitazione degli spazi aziendali destinati a showroom.
aziendali trasmesse dai maxischermi. La natura logistica della lounge è di fondamentale importanza in quanto consente lo smistamento verso direzioni varie: il tour in fabbrica, la sala conferenze, le meeting rooms, la visita alla salamostra o agli spazi esterni a cui si ha accesso diretto da qui. Una monumentale libreria multipiano delimita (sempre seguendo il criterio di porosità visiva degli ambienti) l’area lounge dal grande archivio materiali, completo di un tavolo tecnico dedicato agli abbinamenti tra effetti diversi. Questa sala è a sua volta collegata visivamente con la conference-room retrostante, organizzata in due momenti: una platea utile a incontri ristretti unita a una gradonata a tre livelli per eventi di maggiore portata. L’ambiente è inoltre arricchito dalla presenza di un piccolo stage dotato di leggio e di una parete-lavagna in cui è possibile esporre e presentare nuovi prodotti. Al contorno pareti di un blu intenso sono intervallate dalla presenza di stripled verticali, mentre la parete di fondo illuminata da luce naturale è vivacizzata dalla presenza di verde. Altri spazi accessori sono le salette meeting per incontri a numero ristretto. Questi spazi sono dotati di monitor per presentazioni aziendali o per l’introduzione a collezioni in modo molto agevole mediante la lettura (da parte di un sensore posizionato sotto il piano del tavolo) di sample dotati di chip. Gli ambienti sono completati dallo styling di Studio Salaris, con arredi e oggetti posti in un equilibrato dialogo materico e cromatico con le superfici esposte.
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Nuovi Titoli
di Rober to Gamba
MATERIALI PER L’ARCHITETTURA
KYIV. ARCHITECTURAL GUIDE
Adolfo F. L. Baratta
Semen Shyrochyn
Lingua Italiano Editore Clean Anno 2020 Pagine 330 ISBN 9788884977823 Prezzo di copertina 35 euro
Lingua Inglese - Ucraino Editore Dom publischers Anno 2023 Pagine 304 ISBN 9783869228549 Prezzo di copertina 38 euro
L’autore, docente a Roma Tre, ha concepito il libro come
Questa guida fa parte del programma avviato dagli editori
gegneria e come manuale di consultazione per ogni tipo
dell’Ucraina.
strumento di lavoro per gli studenti di Architettura e Indi materiale edilizio.
Si tratta infatti di una rielaborazione di quanto sviluppato
dal 2002-2003 al Corso di Materiali ed Elementi Costrut-
tivi, prima all’Università di Firenze, poi alla Sapienza e a Roma Tre.
Sono illustrati i materiali che possono essere impiegati senza richiedere particolari lavorazioni (terra cruda, materiali
lapidei, legni, bambù); i materiali naturali sottoposti a rile-
vanti processi produttivi (calcestruzzi, materiali ceramici, metallici, vetrosi, polimerici e legni), quelli compositi (calcestruzzi armati, armati precompressi, legni ricomposti);
i materiali destinati a specifici impieghi (leganti, isolanti termici e acustici, impermeabilizzanti), con un ultimo capitolo dedicato ai materiali riciclati.
Ognuno di essi è descritto iniziando con un excursus sto-
rico, non inteso come un susseguirsi di episodi cronologici, ma come un racconto che mira a introdurne l’attualità di impiego; continuando con definizione, composizione e
classificazione, processo di produzione e lavorazione, posa in opera, caratteristiche e proprietà (distinte in chimicofisiche, meccaniche e tecnologiche), durabilità, cause di
degrado e interventi di consolidamento, impatto, nelle varie fasi di vita, sull’ambiente e sulla salute dell’uomo. Ogni capitolo è completato da una bibliografia.
L’introduzione è curata da Maria Chiara Torricelli che
sottolinea il ruolo didattico degli argomenti trattati e l’importanza degli studi tecnologici di architettura.
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Dom in risposta all’attacco della Russia alla sovranità Con il termine Euromaidan (piazza Europa) si indicano
una serie di manifestazioni filoeuropee, tenutesi nel 2013, all’indomani della decisione governativa di sospendere le trattative per la conclusione di un accordo di associazione
e libero scambio tra Ucraina e Unione europea. Le proteste contro la repressione poliziesca hanno avuto luogo
principalmente a Kiev, accompagnate da un crescendo di violenza.
Per l’autore della guida, storico dell’architettura ucraina, Euromaidan è il luogo a Kiev ove si decide il futuro
dell’Europa tra Oriente e Occidente, dopo che la guerra ibrida scoppiata nell’Ucraina orientale e nella penisola di Crimea si è trasformata in una guerra di aggressione russa. Edifici significativi a Kiev e infrastrutture vitali sono stati bombardati e il libro documenta con alcune fotografie le recenti distruzioni.
La Guida presenta in un centinaio di anni oltre 100 edifici
degni di nota, precisamente localizzati su mappe stradali:
i tipici complessi residenziali del periodo dell’architettura d’avanguardia, gli imponenti palazzi dell’era di Stalin, i
progetti iconici appartenenti al Modernismo sovietico e i
progetti di costruzione più significativi realizzati da quando l’Ucraina ha acquisito l’indipendenza nel 1991.
Del secolo appena passato, il primo capitolo inquadra la storia architettonica influenzata dalle conformazioni barocche e neoclassiche. Poi la schedatura degli edifici viene
suddivisa in cinque periodi pluriennali, dal 1925 al 2023.
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Nuovi Titoli
DALLA CAVERNA ALLA CASA ECOLOGICA. STORIA DEL COMFORT E DELL’ENERGIA
CARUSO MAINARDI ARCHITETTI. ABITAZIONI
Federico M. Butera
Luca Ortelli
Lingua italiano Editore ReteAmbiente Anno 2022 Pagine 280 ISBN 9788866273226 Prezzo di copertina 29 euro
Lingua Italiano -Inglese Editore Electa Anno 2023 Pagine 144 ISBN 9788892824614 Prezzo di copertina 35 euro
La nuova versione del libro è un aggiornamento all’edizione
Il volume, con fotografie di Marco Introini e Paolo Rosselli,
tema di fonti energetiche, materiali, dispositivi, sistemi
all’Accademia di Mendrisio) e Alberto Caruso (già mem-
del 2014, resa necessaria dal susseguirsi degli sviluppi in impiantistici e di gestione.
Ripercorre l’evoluzione storica dell’abitazione, dalla caver-
na e dalle prime capanne fino alle case tecnologicamente avanzate in cui viviamo oggi, motivando, con la descri-
zione di tante tipologie abitative susseguitesi nei secoli,
lo svilupparsi di ogni progresso civile; in modo altresì da
bro della Commissione Edilizia di Milano e dal 1998 al
2017 direttore di “Archi”, organo della Società Ingegneri e Architetti Svizzeri (SIA).
Nel primo saggio, Gubler, che è stato redattore di Casa-
bella e docente in America e in Svizzera, presentando gli autori, che progettano insieme dal 1990, dedicandosi in
particolare alle residenze collettive, afferma che il libro
Dalla candela alla lampadina, dalla stufa a legna fino
Nell’intervista Luca Ortelli (già docente in varie università
all’aria condizionata, la successione dei capitoli, attraverso
secoli di storia, passa in rassegna l’evoluzione dell’abitare:
la caverna, la casa romana; il freddo, il tepore della stufa e, dal XIX secolo in poi: la luce; la mitigazione del freddo e del caldo; gli elettrodomestici; il vetro dell’architettura
moderna; la ricerca del comfort; la casa e la città sostenibile.
Talvolta l’autore (professore emerito di Fisica Tecnica Am-
bientale al Politecnico di Milano, collaboratore ONU Habitat), per l’efficacia delle descrizioni fa riferimento a
personaggi e scenari di vita passata, utilizzando narrazioni
in terza persona, illustrazioni tecniche, pubblicità e cartoline d’epoca, citazioni o estratti di romanzi.
Attraverso l’analisi dell’accelerazione tecnologica ed energe-
tica degli ultimi 200 anni, il testo inquadra l’obiettivo della salvaguardia ambientale, con la diffusione delle pratiche di riciclo e riuso delle risorse e il corretto impiego dei materiali.
YouBuild - GENNAIO 2024
è dedicato a Elisabetta Mainardi (già assistente senior
indurre alla riflessione sui cambiamenti degli stili di vita e
di adattamento, sia entro lo spazio domestico, sia in città.
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con scritti di Giancarlo Consonni, Jacques Gubler,
“vuole rilanciare il dibattito sull’alloggio economico.”
svizzere) chiede agli autori i criteri con cui hanno concepito i progetti raccolti e le motivazioni riguardo al loro specifico interesse per il progetto della residenza.
Di seguito Consonni, poeta, pittore e professore emerito di
Urbanistica al Politecnico di Milano, nel suo scritto sottolinea la rilevanza storica dei progetti, che testimoniano gli sforzi compiuti dagli Enti locali attuatori, dal movimento coope-
rativo e da una parte delle imprese edili, “per contrastare la
tendenza al disfacimento degli insediamenti e per affermare un ruolo dell’intervento pubblico sul tema della casa”.
Dei ventuno insediamenti illustrati, realizzati dal 1985
al 2021 (due sono progetti di concorso), viene messo in
evidenza l’accurato inserimento territoriale dei manufatti, la loro chiara definizione tipologica, planimetrica, morfo-
logica e distributiva e la loro riconoscibilità, nei contesti periurbani in cui si inseriscono.
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