YouBuild giugno 2019

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Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P.

N° 12 - GIUGNO 2019

YouBuild

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

CANADA

La biblioteca che sa scrivere ALTO ADIGE

Il maso si apre alla montagna

SPECIALE BIM

È vero boom per il modeling

Knauf e Knauf Insulation

La sinergia che cambia l’edilizia

ISSN 2532 - 5345


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TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

ANNO 4 - NUMERO 12 - GIUGNO 2019 Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 - info@vgambinoeditore.it ISSN 2532 - 5345 Direttore responsabile / Publisher VIRGINIA GAMBINO virginia@vgambinoeditore.it Direttore Editoriale / Editorial Director LUCA MARIA FRANCESCO FABRIS Coordinatore editoriale / Editorial coordinator GIACOMO CASARIN Comitato scientifico / Scientific Committee EZIO ARLATI (Politecnico di Milano), GIAN LUCA BRUNETTI (Politecnico di Milano), ANNA FRANGIPANE (Università di Udine), FAN FU (Beijing University of Civil Engineering and Architecture), WENJUN MA (Shanghai Jiao Tong University), GARRY MILEY (Waterford Institute of Technology), LJUBOMIR MIŠČEVIĆ (University of Zagreb), EMANUELE NABONI (Royal Danish Academy of Fine Arts KADK), MATTEO UMBERTO POLI (Politecnico di Milano), PAOLO SETTI (Politecnico di Milano) VASO TROVA (University of Thessaly), ILARIA VALENTE (Politecnico di Milano), SERGIO ZABOT (Politecnico di Milano) Collaboratori / Contributors VALENTINA ANGHINONI, RICCARDO MARIA BALZAROTTI, GIACOMO CASARIN, ELENA COMMESSATTI, CASSANDRA COZZA, ERNESTO FAVA, DARIO IMPARATO (FOTOGRAFO), MONICA MANFREDI, GIUSEPPE PANEBIANCO, FRANCO SARO, GERARDO SEMPREBON, GABRIELE TAVASCI, CRISTIANO VASSANELLI, FRANCESCA ZANOTTO Impaginazione e grafica / Layout and graphics RAFFAELLA SESIA

Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 21,00 - Copia singola € 7,50. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/ category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento

Responsabilità / Responsability : la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro riproduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità per il caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista. Periodicità / Frequency of publication: trimestrale - 4 numeri/anno. Poste Italiane Spa - Sped. In a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c. 1 - DCB Trento. Registrazione / Registration: N. 343 del 04-12-2015 del Tribunale Civile e Penale di Milano. Ai sensi del D. Lgs. 196/2003, informiamo che i dati personali vengono utilizzati esclusivamente per l’invio delle pubblicazioni edite da Virginia Gambino Editore Srl. Telefonando o scrivendo alla redazione è possibile esercitare tutti i diritti previsti dall’articolo 7 del D. Lgs. 196/2003. 2

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edilizia a portata di mano. Sul web. È nato Edil24.it, un portale specializzato nei servizi alle imprese del settore edile. Obiettivo: diventare una piattaforma per produttori, installatori, applicatori, professionisti, architetti, designer, ma anche per l’utente finale. Chi cercherà un prodotto legato all’edilizia, da una caldaia a un controsoffitto, dalla domotica all’arredobagno, solo per fare qualche esempio, su Edil24.it troverà un grande punto d’incontro virtuale specializzato, con un catalogo di prodotti per tutte le esigenze. La Compiuto 24 Srl, società proprietaria del portale Edil24. it, si è rivolta per questa iniziativa a fornitori di primo livello: Getrix-Immobiliare.it per lo sviluppo tecnologico e le campagne advertising, Sembox Srl per la parte Seo e indicizzazione sui motori di ricerca, Contec Ingegneria per la parte di struttura del contenuto e partner industriali. A questo scenario di grande professionalità si aggiunge ora la partnership di Virginia Gambino Editore. Grazie a questo accordo la piattaforma sarà presente anche sui siti youtradeweb.com e youbuildweb.it, in

modo da aumentare ulteriormente la visibilità. La specifica esperienza di ogni soggetto diventa quindi una garanzia di efficacia nel raggiungere gli obiettivi prefissati. Il vantaggio di Edil24.it consiste nel consentire a ogni azienda di creare un catalogo dei propri prodotti, che può essere gestito in modo autonomo con immagini e descrizioni tecniche oltre che, ovviamente, alle informazioni necessarie per finalizzare l’acquisto. Ogni impresa, per esempio, avrà la possibilità di collegare ai propri prodotti i rivenditori, gli installatori e gli applicatori per ogni area geografica. Tra i servizi proposti da Edil24.it c’è anche la possibilità di delegare la gestione digitale del catalogo ai tecnici del portale, eliminando il lavoro di inserimento dati da parte dell’azienda. In un momento in cui utenti professionali e cliente finale utilizzano il web per informarsi e, sempre più spesso, procedere all’acquisto, la presenza su Edil24.it diventa un’occasione da non perdere per tutta la filiera dell’edilizia.


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N°12 - GIUGNO 2019

IN QUESTO NUMERO IN REGALO IL MANUALE PER LA CASA

SOMMARIO EDITORIALE

Siamo solo noi 11

INTERMEZZO

CONTENT ABSTRACTS 12

TOKYO È UNO SPECCHIO

Peter M. Cook 66

ATTUALITÀ

SPECIALI

FIERA DEL CONDOMINIO In regalo il manuale per la casa 14

ANTISISMICA Nuovi materiali anti scossa 72

Programma eventi 16

ANTISISMICA Operazione casa sicura 74

CANADA Autobiografia di una biblioteca 20

ANTINCENDIO La facciata? Un tema scottante 78

STATI UNITI Il bello di costruire sul bello 28

CONTROSOFFITTI Questa è edilizia al più alto livello 82

PORTOGALLO Recupero in Porto 36 LEGGI & TERRITORIO Chiamatela Edilizia circolare 42 SALONE DEL MOBILE Diario critico di sei architetti 46

STORIA DI COPERTINA KNAUF + KNAUF INSULATION Convergenze parallele 60 Andrea Bucci e Paolo Curati

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SOMMARIO

N°12 - GIUGNO 2019

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REDI Come far diventare l’acqua Innoqua 112

INTORNO ARREDO RUBANO Giochi d’acqua sul Lago di Como 114

ITALIA UNDER 40 BOLZANO A tutto volume nel maso 122 WORLD WIDE BUILD

130

BIM Il modeling di domani 90 BIM C’è una nuvola in corsia di sorpasso 92 BIM Così progettiamo tutto in digitale 96

COME SI FA TERREAL ITALIA Sardegna a scuola di riqualificazione 102 MAGNETTI BUILDING Il prefabbricato si tinge di verde 104 LOMBARDA PREFABBRICATI Prefabbricazione su misura 108 BRIANZA PLASTICA L’acqua si tuffa nella cultura 110

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102

ZAPPING

138

EVENTI & NOTIZIE

140

ARCHILEGGERE

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DALL’ESTERNO

144

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EDITORIALE

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

Siamo solo noi

di Luca MF Fabris

Care Lettrici, Cari Lettori, Mi è capitato fra le mani un piccolo saggio a cura di Massimiliano Panarari dal titolo Su Vasco Rossi (Franco Angeli, 2019) in cui sono stati raccolti tutti gli articoli scritti dal giornalista opinionista Edmondo Berselli sul cantante di Zocca. Una figura inscalfibile che Berselli, anche lui emiliano, ha studiato e analizzato per comprendere il suo divenire da cantante di provincia (soprattutto provinciale, diciamo) a simbolo di un’intera nazione. Gli scritti di Berselli vanno dal 1999 al 2009, e spesso ripercorrendo la storia della parabola fenomenica del cantante fanno riferimento a un arco temporale che parte nel 1979, quando Rossi incide Non siamo mica gli americani, l’album che contiene la celeberrima Albachiara. Quello che maggiormente mi ha colpito in questa raccolta è la corretta analisi sull’evoluzione dell’Italia o meglio della sua pancia (come purtroppo siamo abituati fin troppo spesso a definire la gente) che si può astrarre dai brevi articoli di Berselli. Mettendo a parte Vasco Rossi e la sua arte, rimane il ritratto della trasformazione della nazione. Scrive Berselli nel 2004: «(…) non crede in niente, e va bene, ma ci sono le masse che credono in lui, affollano gli stadi, lo adorano come se aspettassero da lui un vangelo. Mentre lui tace, al massimo bofonchia. E il messaggio, eh, il messaggio dov’è? Siamo solo noooooi, Noi chi? Boh». Mi è capitato anche di partecipare alla presentazione dell’edizione inglese del volume sull’architettura di Gino Valle scritto da Pierre-Alain Croiset e Luka Skansi edito da Lund Humphries (2018). Il dibattito si è subito spostato sulla necessità non solo di fare riscoprire in Italia e all’estero di uno dei più interessanti architetti italiani della seconda metà del secolo scorso, ma anche di analizzare come un vero e proprio scritto, un palinsesto continuo l’opera di un progettista che non ha mai voluto fare teoria, se non attraverso le proprie costruzioni e i propri disegni con un’arte eclettica perché nata da una cultura vasta e aperta, sinceramente profonda e solo apparentemente marginale, ma culturalmente avanzata, spesso in anticipo sui tempi e mai solipsistica. Essere capaci di parlare attraverso le cose impone delle regole, che non appartengono a tutti. In quello che appare il lavoro naturale di un progettista come Gino Valle può nascondersi una volontà intellettuale rigorosa. Siamo sempre e solo noi coloro che devono trovare la chiave per una giusta lettura. Sempre e solo noi che dobbiamo operare delle scelte. In questo numero di You Build, abbiamo deciso di illustrare attraverso vari esempi il tema della riqualificazione a varie scale e per vari utilizzi. Spazi per la conoscenza e la ricerca come lo Smith Campus Center alla Harvard University. Spazi per la cultura come la Maison de la Littérature a Quebec City. Uno spazio abitativo a Porto. Luoghi che erano altro e sono stati trasformati, ricreati e ristrutturati perché dei progettisti hanno operato delle scelte chiare e consapevoli. Delle scelte compiute sulla base di un sapere professionale sicuro e al tempo stesso curioso. Non di pancia, ma di testa. E questo non significa essere meri intellettuali, ma essere capaci di operare scelte che, allo stato dell’arte, dovrebbero essere se non esatte, almeno precise e responsabili. Ecco, noi qui a You Build abbiamo deciso di usare la testa. Con buona pace di Vasco, che comunque, la testa ce l’ha. Eccome.

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Content abstracts traduzioni di Ernesto Fava

MEMOIR OF A LIBRARY

The new Quebec Literature House is located in the historical district of the Old Town. The design from Stephan Chevalier and Sergio Morales architecture studio has been rewarded with the Prix Prize du Cabinet d’Architectes de la Relève 2018 from the Royal Institute of Architecture du Canada (Irac) which is meant for emerging practices. The project area contains the Wesley Temple, a neo-gothic church, built in 1848, closed to the public in 1931 and turned into a library in 1944. With a proposal which goes beyond the contracting authority restrictive request to stay inside the existing building, which consists in the juxtaposition of a new volume to the church, Chevalier Morales Architectes earned the first prize: the additional glazed box, which contains a further inner envelope of perforated brass plates, becomes an admittedly contemporary intervention which totally fits with the adjacent constructions and unlocks the possibility to lighten the Wesley Temple by the most of its technical elements, rediscovering its powerful expression. The interior of the Church, completely whitewashed, is characterized by a circular void on the mezzanine floor which assures light on the lower level and physically connects the main functions of the building: the reading room and the event hall.

WATERGAMES ON THE LAKE OF LECCO

The 2 kilometers long Lakefront in Malgrate (LC), designed by Stefano Santambrogio, awakens an intense connection between water, earth, and reassembles the existing landscape through accurately designed panoramic views and suggestive perceptions. The project has been designed in sequential phases, each one focusing on the natural element of the Lake. The banks have been lowered to the level of the existing road, in order to approach the pedestrian areas while keeping the traffic noise apart. The space configuration plays on different scales and their relations: from the huge planes to the lines of the coast, until the accurate, meticulous and narrative design of details. Grass, wood, rock, steel, cobblestone and water itself compose a harmonious strategy which enables and suggests possible uses, inhibits

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the approach to the lake to protect from falling, underlines and frames the opposite bank with its mountains. Most of the vertical protections along the perimeter have been replaced with more natural elements, such as water channels and lowered flowerpots, which constitute a pleasant architectural barrier. The remaining railings have been replaced with thin, glazed, transparent sheets opening to the landscape view.

BLARING FROM THE MASO

Life in the Alps has always been strictly tied with territory and nature, trying to mine all the available resources. The Tyrolean Maso represents the perfect example of a connection between man and mountain. The construction is characterized by a couple of buildings, the Paarhof, which defines the farming dwelling type based on the connection house-stable-barn. The young architect from Bolzano, Pavol Mikolajcak, has successfully integrated the existing Felder Hof maso in Villanders (BO) with a contemporary architecture, according to the owner need to extend his property. Since the first hypothesis to transform the barn into a house was rejected to preserve the agricultural activity, the adopted solution was to add a new volume without breaking the binomial quality of the Paarhof. The resolutive design includes a visually and functionally integrated underground construction, juxtaposed to the traditional one. The only visible elements of the contemporary insertion are the huge glazed wall, framed by a concrete line facing the valley, and the two skylights on the green roof, hidden by the edge of the mountain.

THE MILAN FURNITURE FAIR

The current trend is a soft, colored, nostalgic elegance. The 50’s are back at this 58th edition of the Milan Furniture Fair: a sorbet colors and curved lines revival which seems to be much more than a fad. In fact, it is an influencing trend which involves every ambient of the house. Kitchen and Bathroom are not excluded! They will be part of the 2020 Milan Furniture Fair


Biennale (April 21-26). The big question is: where are the typical 50’s light structures and soft volumes going to be located? We’re expecting something impressive! By the way, this one was the year of Euroluce and Workplace 3.0, with 2.418 exhibitors, 34% of them overseas, coming from 43 different countries: 386,236 people from 181 different nationalities have been recorded, pushing the attendance rate up to 12% if compared to the 2017 edition. Claudio Luti, the administrator, said: “The Furniture Fair confirms its unicity, and it is able to involve professionals and public in a full-access event which is rooted in Milan”. However, we ask ourselves how’s the feeling of the Italian architects who had the chance to visit the Fair and the Fuorisalone. We have demanded to six designers, two of them older than 35 and four of them younger, to express their thoughts.

THAT’S HOW BIM ESCALATED

According to the diffused data from the Cresme and the National Council of Architects, Planners, Landscapers and Conservatives, during 2018 the tendering procedures amount rose up to 246 million euros against the 36 millions of 2017. An eight-times bigger growth, whereas the most important data is the design tender procedure economic value of the 2018 fourth trimester that increased from the 2007 3% to the current 30%. It’s an amount of 163 millions of euro, which involves 80 competitions. According to the geographical distribution, the most important role in the whole national territory is surprisingly played by the South, with 92 tenders and 87,2 millions, especially if compared to the 16 procedures of 2017. The Bim competitions growth trend is striking and it is going to consolidate over coming years, both because of the stronger awareness and the Bim ordinance (DM 560/2017), which has made the Bim use compulsory from Jenuary 1st, 2019, for every tender amount which is greater than or equal to 100 million euros. The second step will be a progressive introduction for all the public procedures: a direction which has been anticipated by the contracting authorities, because the average amount of 2018 BIM competitions is lower than 1 million of euro.

PARALLEL CONVERGENCE FOR KNAUF

Knauf and Knauf Insulation bet on complementary and synergistic strategies: the first focuses on fire safety, seismic and dry systems, the second one markets glass and rock mineral wool products. Empathy is the capacity to understand or feel what another person is experiencing. What happens when it is chosen as a mean to redevelop the management of a big group? “Empathy allows Knauf and Knauf insulation to share the same target, to grow up in parallel, to develop together”, explains Paolo Curati, managing director of Knauf insulation Italy. Together with the Knauf Italia administrator Andrea Bucci, he explains to our readers the synergy between the two enterprises and the consequent supply chain improvement.

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ATTUALITÀ

Seconda edizione

FIERA DEL CONDOMINIO

SOSTENIBILE

Verona 20/22 ottobre 2019

In regalo

IL MANUALE PER LA CASA Assieme a questo numero «Il Libro del Condominio», domande e risposte curate dall’Ordine degli Ingegneri di Verona su riqualificazione, consolidamento e non solo. Media al completo alla presentazione di Franco Saro

I

l 98% dei condomini è in classe energetica per lo più dalla G alla C, quindi con quotazioni di mercato di scarsa appetibilità. Un grande mercato sul quale intervenire sfruttando tutte le detrazioni e le normative fiscali (con la convenienza della cessione del bonus) in tema di ristrutturazioni, riqualificazione energetica e adeguamenti antisismici. Il punto chiave è convincere i proprietari su due aspetti: la convenienza all’investimento e il benessere, cioè comfort e qualità della vita, che gli immobili riqualificati sono in grado di dare. Una situazione alla quale è necessario porre rimedio, come testimoniano i dati di una ricerca del Centro Studi YouTrade realizzata per la Fiera del Condominio Sostenibile 2019 e presentata assieme al Libro del Condominio a Verona di fronte a tutti i media, dai quotidiani alle radio alle reti televisive,

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compreso il Tg3. I numeri della ricerca sono emblematici: ci sono 14,5 milioni gli edifici in Italia, di cui 12,2 milioni residenziali. Di questi, circa il 10%, cioè oltre 1,2 milioni, sono condomini dove abita quasi il 60% dell’intera popolazione italiana. È un settore strategico dal punto di vista sociale, edilizio-urbanistico e ambientale, con un mercato in continua crescita. Si tratta, infatti, di un capitale immobiliare vecchio, edificato per la maggior parte dal primo dopoguerra fino agli anni Novanta del secolo scorso: il 60% dei condomini risale a prima del 1976, anno in cui per la prima volta fu introdotta una legge sui criteri di efficienza energetica negli edifici. L’82% degli edifici è stato costruito comunque prima dell’avvento della Legge 10 del 1991, la prima vera disposizione italiana sull’efficienza energetica.


Appuntamento a ottobre Insomma, la Fiera del Condominio Sostenibile, in programma dal 20 al 22 ottobre alla Fiera di Verona, è il luogo adatto per trovare soluzioni ai problemi che affliggono gli edifici di abitazione e, ovviamente, anche alle singole unità immobiliari. L’evento, organizzato da Virginia Gambino Editore e dall’Ordine degli Ingegneri di Verona, è dedicato proprio all’85% di italiani che possiede un immobile. Offrirà la possibilità di capire, imparare, scegliere le soluzioni migliori per la propria casa, con l’aiuto di esperti e tecnici. Perché il primo passo per migliorare la propria vita e, di conseguenza, anche salvaguardare l’ambiente è avere le informazioni giuste. Sapere è potere. Ed è per questo che, assieme all’Ordine degli Ingegneri di Verona, Virginia Gambino Editore offre a tutti il Libro del Condominio, che trovate assieme a questo numero della rivista. È una guida veloce, semplice e utile per chi amministra o vive in un condominio. Domande e risposte scritte da esperti che sono utili per affrontare i problemi più comuni, per chi vuole riqualificare la propria casa e, quindi, anche valorizzarla, ma anche agli amministratori di condominio, che sono chiamati a trovare soluzioni e a rispettare regole sempre più numerose e stringenti. È un piccolo antipasto, insomma, alle tante opportunità che saranno offerte alla Fiera del Condominio, che comprende anche una trentina di workshop e tre convegni a tema. Segnatelo subito sull’agenda.

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2a edizione - 20/22 Ottobre 2019

domenica 20 ottobre 10,00 - SALA LEONARDO

Curiosità giuridiche e aspetti controversi dell’assemblea di condominio a cura di SAFOA avvocato Palmiro Fronte 1,30

10,00 - SALA GALILEO

Strumenti di ausilio per l’amministratore di condominio per realizzare l’eccellenza a cura di UNICONDOMINIO Marco Venier (presidente nazionale), Iuri Di Bartolomeo (amministratore unico Tean Gest), Massimo Incerti (responsabile Administra Ced), Luigi Pennino (direttore divisione revisioni condominiali Team Gest)

14,30 - SALA LEONARDO

Il condominio che vorrei a cura di VALORE AGGIUNTO Daniela Zeba (coordinatore nazionale) e altri relatori 2,00 - coordinatore nazionale

15,00 - SALA GALILEO

Riqualifichiamo insieme tour www.riqualifichiamoinsieme.it a cura NACA Sabrina Apuzzo (responsabile nazionale), Antonio Rocco, Antonio Cerbone (coordinatore presidio architetti per la protezione civile Napoli e provincia), Walter Baricchi (consigliere nazionale CNAPPC e coordinatore rete nazionale presidio architetti per la protezione civile) 3,00

lunedì 21 ottobre

2,00

10,00 - SALA MICHELANGELO

9,30 - SALA CENTRALE

Approfondimento in materia di condominio: aspetti contabili

III Convegno Nazionale YouBuild

a cura di ALAC Paolo Balsamo, Vincenzo Peritore, Federica Sega, Simone Tagliaferro 1,30

10,30 - SALA RAFFAELLO

Lo scenario immobiliare: il registro e l’amministratore del futuro a cura di ACAP Filippo Bertolini (responsabile Emilia Romagna)

3,30

10,00 - SALA GALILEO

La privacy in condominio. Raggiungimento della compliance GDPR a cura di CONFAMMINISTRATORI avvocato Carlo Pikler - avvocato Giulia Cafiero 1,15

10,00 - SALA LEONARDO

I non compiti dell’amministratore

1,00

a cura di SAFOA avvocato Palmiro Fronte 1,30

In corso di elaborazione l’elenco dei convegni (due giornate con crediti formativi) a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Verona

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INCONTRI, CONVEGNI, WORKSHOP E CONSULENZE GRATUITE PER LA SALUTE DELLA CASA E DEL PORTAFOGLIO

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2a edizione - 20/22 Ottobre 2019

10,00 - SALA MICHELANGELO

14,00 - SALA GALILEO

Efficientamento energetico e bonus fiscali 2019

Certificato di idoneità statica per i condomini – casistica e soluzioni

a cura di ASSIMEA Ernesto De Rosa (presidente nazionale), Luca Loiero (Proger SpA)

a cura di ABABI ingegnere Maria Benedetta Filippini 2,00

1,15

14,00 - SALA LEONARDO 10,00 - SALA RAFFAELLO

Sicurezza nel condominio e lavori edili a cura di FNAI geometra Alessandro Cellitti (segretario nazionale) 2,00

11,30 - SALA MICHELANGELO

Contrasto alla sosta abusiva attraverso il controllo dei parcheggi condominiali a cura di APCOA PARKING Federico Spagnolo 45 minuti

11,30 - SALA GALILEO

Cambia il rapporto con i tuoi condomini con il modello del condominio felice a cura di SIMONA BASTARI Simona Bastari 1,00

13,30 - SALA CENTRALE

Roadshow Condominio OK Riqualificazione energetica del condominio a cura di CONDOMINIO OK 3,30

Art. 1130 bis c.c. L. 220/2012: rendiconto condominiale incompleto, la delibera che lo approva è annullabile a cura di UPPI avvocato Gabriele Bruyère (presidente nazionale) 1,30

15,00 - SALA RAFFAELLO

L’amministratore di condominio come protagonista del recupero, riqualificazione e sostenibilità degli immobili a cura di SESAMO 1,30

15,00 - SALA MICHELANGELO

Condomini efficienti eco e sismabonus esperienze a confronto a cura di CNA VICENZA ingegnere Francesco Marinelli (associazione Ecoaction e consulente CNA) 2,00

16,00 - SALA LEONARDO

Nuove soluzioni energetiche per i condomini: la cogenerazione a pile a combustione a cura di SOLIDPOWER Stefano Modena 0:45

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Programma in via di definizione, convegni e workshop in arrivo crediti formativi dai principali ordini e associazioni 17,15 - SALA MICHELANGELO

10,00 - SALA LEONARDO

La revisione condominiale

L’amministratore e la PNL: l’importanza di saper comunicare

a cura di REVCOND dottoressa Deborah Furci (presidente) 1,00

a cura di SAFOA avvocato Palmiro Fronte 1,30

martedì 22 ottobre 9,30 - SALA GALILEO

Morosità condominiale e appalto a cura di ASSIAC moderatore Concetta Cinque (presidente), Giancarlo Sciortino (presidente Centro Studi) e Caterina Tosatti (consulente Centro Studi) 4,00

9,30 - SALA CENTRALE

XII Convegno Nazionale YouTrade - La distribuzione a una svolta: scegliere il proprio futuro CONVEGNO YOUTRADE 4,00

9,30 - SALA RAFFAELLO

10,00 - SALA MICHELANGELO

B&B e regolamento condominiale; locazione ad uso abitativo; profili contrattuali e criticità a cura di APPC Vincenzo Peritore, Federica Sega, Simone Tagliaferro, Paolo Balsamo 2,00

14,00 - SALA MICHELANGELO

Revisione del rendiconto condominiale e contenzioso. Il ruolo del CTU e del CTP a cura di ARCO dottor Francesco Schena (presidente nazionale) 2,00

Sicurezza nei cantieri: sistemi di anticaduta per il lavoro in copertura a cura di SICURPAL Giampiero Morandi, ingegnere Sebastiano Romano 4,00

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ATTUALITÀ

CANADA

Autobiografia

DI UNA BIBLIOTECA Un parallelepipedo rivestito da una vetrata. Una seconda superficie di lastre di ottone traforate. E una ex chiesa edificata nell’Ottocento. Ecco la Casa della letteratura a Quebec, che unisce scrittura e lettura

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di Gerardo Semprebon, Shanghai Jiao Tong University - Politecnico di Milano,

L

a Casa della letteratura disegnata dallo studio di architettura guidato da Stephan Chevalier e Sergio Morales, vincitore del Premio Prix du Cabinet d’Architectes de la Relève 2018 dell’Institut Royal d’Architecture du Canada (Irac), premio destinato agli studi emergenti, si trova nel distretto storico della Vecchia Quebec. Il sito, iscritto nella World Heritage List dell’Unesco, si caratterizza per la compattezza del tessuto edilizio. In particolare, la forma costruita si struttura su un sistema a griglia di isolati urbani di piccolamedia dimensione. L’edificazione perimetrale

La foratura circolare dalla sala lettura. Nella pagina a fianco, il padiglione di ingresso e l’ex chiesa esistente

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CANADA

Dettaglio sulla passerella di collegamento tra i due volumi

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Schemi di progetto. Sotto, il padiglione di ingresso e l’ex chiesa esistente

che li caratterizza si eleva per tre o quattro piani fuori terra, definendo la geometria e l’aspetto del reticolo dei tracciati viari. Nelle vie limitrofe all’area di progetto si respira l’atmosfera tipica delle città coloniali europee del XVII secolo, qual è Quebec City. All’interno del perimetro di progetto si trova il Wesley Temple, una chiesa neo-gotica eretta nel 1848. L’edificio di culto venne chiuso nel 1931 e trasformato in biblioteca pubblica con sala eventi nel 1944, rendendola, di fatto, una delle più antiche del Quebec. ESPERIENZA UNICA Obiettivo del concorso era far interagire una canonica biblioteca pubblica con stanze e percorsi devoti alla creatività letteraria, includendo un programma funzionale misto e aperto a reciproche contaminazioni. Ai concorrenti era chiesto di andare oltre la convenzionalità, per proporre un’esperienza spaziale unica nel suo genere, capace di rendere gli ambienti un luogo di incontro tra l’attività della scrittura e il suo pubblico. Con una proposta che trascende i limiti, imposti dall’ente banditore, di mantenersi all’interno della ex chiesa, Chevalier Morales Architectes si è aggiudicato il primo premio con un nuovo corpo di fabbrica da affiancare all’edificio esistente. L’operazione ha permesso di sgravare l’interno del Wesley Temple della maggior parte degli elementi tecnici e, quindi, di liberare la potenzialità espressiva di uno spazio già fortemente caratterizzato.

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CANADA XXX

L’interno del nuovo ingresso. A destra, la pianta. Sotto, la sezione

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ASPETTO FAMILIARE Il nuovo volume è un semplice parallelepipedo rivestito da una superficie vetrata che lascia trasparire una seconda pelle di lastre di ottone traforate, che ricorda il motivo di un bassorilievo. Il gioco di riflessi che si genera contribuisce all’armonico inserimento del nuovo edificio nell’antico brano di città. Infatti, la smaterializzazione della facciata non entra in competizione

con le costruzioni limitrofe. Piuttosto, le relazioni visive che si determinano, costituiscono una forma di rispetto verso l’esistente. Se, da un lato, si rifiuta ogni imitazione stilistica, dall’altro si suggerisce una feconda dialettica tra le solide forme del passato e la leggera carica innovativa di un presente, che guarda con consapevolezza all’eredità della storia. Il padiglione vetrato gestisce gli accessi principali alla Maison de


Dettaglio della scala e soffitto

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CANADA

La zona lounge. A destra, la foratura circolare dalla sala eventi

la littérature, che avvengono in corrispondenza dei suoi lati corti sia mettendo a sistema le differenze di quota presenti nel lotto sia ospitando i vani tecnici e di servizio. Contiene inoltre, all’ultimo piano, uno spazio espositivo e la residenza dello scrittore, dotata di accesso separato. Per entrare nello spazio principale è necessario imboccare una delle due passerelle e attraversare una vetrata gotica. Questa eccezionale modalità di ingresso rappresenta anche l’inizio del percorso espositivo della mostra permanente, che si snoda nell’ampio spazio interno della ex chiesa per sfociare nuovamente nel padiglione vetrato mediante un secondo passaggio sospeso posto al piano superiore. ALL’INTERNO Una volta dentro, le aree tematiche della biblioteca convergono attorno a due elementi fulcro dello spazio. Uno è la foratura circolare del solaio del piano rialzato che, oltre a portare luce a uno spazio lontano dall’illuminazione naturale, permette di connettere fisicamente le due principali funzioni dell’edificio: la sala lettura e la sala eventi. Il sistema di chiusura meccanico, dotato di pannelli acustici, permette di separare

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i due ambienti durante l’ordinario ciclo di utilizzo. Il secondo elemento è il moderno lampadario che si libra sospeso sotto le ampie campate, al centro dell’edificio. Insieme, e grazie a un attento controllo della radiazione solare, i due elementi legano lo spazio interno tanto alle parti inferiori della chiesa quanto a quelle superiori. L’interno è oggetto di operazioni di consolidamento e conservazione con successiva applicazione di strato pittorico bianco, atto a esaltare, attraverso il gioco di chiaroscuri, la ricchezza delle forme già esistenti, come le ogive delle finestre gotiche e le modanature. Le funzioni legate alla biblioteca si intrecciano indissolubilmente con l’esposizione permanente dedicata al tema della libertà nella letteratura del Quebec, organizzata su tutta la superficie dell’edificio, anziché all’interno di una singola stanza. I progettisti hanno integrato le due attività definendo un percorso espositivo concepito a mo’ di promenade architecturale che, attraverso le diverse modalità d’uso dello spazio, qualifica i tre livelli della Maison de la litérature. Più che una biblioteca pubblica il progetto definisce un vero centro culturale. I suoni si diffondono e si sovrappongono nello spazio ampio e luminoso. Le interazioni sociali tra i fruitori ricreano, alla micro-scala, l’atmosfera di un piccolo spazio pubblico aperto. SONORITÀ INASPETTATE Adottando diverse tattiche progettuali, Chevalier Morales Architectes ha cercato di enfatizzare il valore culturale di un edificio storico, riabilitando il suo spazio abitabile per garantire un’esperienza d’uso intensa, unica e al passo con i tempi. L’architettura agisce alle diverse scale del progetto, utilizzando un linguaggio contemporaneo che non si impone mai sul ricco apparato decorativo ereditato dalla storia ma, piuttosto, ne esalta i tratti peculiari, senza compromettere le richieste prestazionali della nuova Maison de la litérature. Guardando questo progetto, viene in mente l’immagine evocativa che Paul Valery regala ai lettori in Eupalinos o l’Architetto, quella secondo cui gli edifici possono «essere muti, parlare e cantare», secondo il grado di armonia che si instaura nei rapporti tra le parti. Il dialogo tra passato e presente, tra solidità e leggerezza, tra forma ed uso, che si alza tra gli edifici ed all’interno di essi, assume qui sonorità interessanti e inaspettate, che permettono alla nuova Maison de la litérature di radicarsi con delicatezza al contesto culturale in cui si inserisce. Questo progetto, inaugurato nell’ottobre del 2015, ha ricevuto vari premi tra cui recentemente la Médaille du Gouverneur Général en Architecture (2018) e il Grand Prix d’excellence 2017 de l’Ordre des Architectes du Québec.

LA SCHEDA Luogo: Quebec City (Canada) Cliente: Ville de Quebec Progetto: Chevalier Morales Architectes Info: www.chevaliermorales.com Costo: 11.800.000 CAN $ (circa 8 M di euro) Superficie: 1.920 mq Capacità: 235 posti Credit per foto e disegni: courtesy Chevalier Morales Architectes

Foto dei lavori in corso

Gerardo Semprebon, architetto, è dottorando di ricerca al Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani e alla Shanghai Jiaotong University, Department of Civil Engineering. La sua ricerca si concentra sulla riattivazione di piccoli insediamenti in Cina. Dopo il diploma di maturità scientifica frequenta il Politecnico di Milano e nel 2013 si laurea in Architettura. Da allora svolge attività progettuale a livello concorsuale, professionale e di ricerca.

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ATTUALITÀ

STATI UNITI

di Riccardo Maria Balzarotti, Politecnico di Milano

Il bello di costruire SUL BELLO L’intervento di Hopkins Architects sullo Smith Center di Harvard, progettato negli anni Cinquanta da Josep Lluis Sert, è partito dalla sostituzione delle facciate opache ai primi piani con grandi vetrate continue. Ma anche con nuovi padiglioni, open space e…

Ingresso principale su Massachusetts Avenue

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U

na delle esperienze più difficili e stimolanti per un progettista è il confronto diretto con i più illustri rappresentanti del passato, quando per diverse esigenze di ammodernamento nella tecnologia o negli usi ci si trova a dover intervenire su edifici nati dal pensiero di architetti di acclarata fama. Il tema dell’intervento sull’esistente vede aumentare le complessità tecniche e metodologiche quando il progetto originario fa parte del corpus di una firma significativa del passato. Come modificare lo spa-

zio senza tradire le intenzioni, prima ancora che l’aspetto, di chi per primo lo ha immaginato in un determinato modo, inserendolo in un percorso professionale e creativo dal riconosciuto valore? PUNTO DI PARTENZA Questo interrogativo è stato senza dubbio il perno dell’intervento di Hopkins Architects sullo Smith Center della Harvard University progettato negli anni Cinquanta da Josep Lluis Sert, diventato in seguito medaglia d’oro AIA e

Il prospetto su Holyhoke Street. Sotto, il nuovo padiglione Harvard Commons su Holyhoke Street

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STATI UNITI

Terrazza al primo livello su Dunster street

infine preside della Harvard’s Graduate School of Design. Il progetto, nato nell’ambito del ripensamento degli spazi dedicati agli studenti e denominato Common Spaces, interessa i primi due livelli, il decimo piano e gli spazi aperti dell’edificio di Sert, un tempo chiamato Holyoke Center e ora rinominato in onore dei principali donatori. L’approccio metodologico riflette su operazioni di addizione e sottrazione che, pur modificando lo spazio, non ne alterino la continuità compositiva. Così l’edificio originario, un corpo con pianta a H in cemento a vista dall’estetica brutalista, viene spogliato delle facciate opache ai primi piani, le quali sono sostituite da grandi vetrate continue. L’obiettivo è portare quanta più luce naturale alle aree più interne, un tempo buie. Sono rimossi anche diversi muri, alcuni originali, e molti altri frutto di aggiunte negli anni a seguire. L’impatto sull’esterno è molto forte, ma non snatura in alcun modo la proporzione generale del complesso: si intuisce che la facciata così aperta e vibrante è frutto di un intervento odierno e allo stesso tempo sottolinea per contrasto quanto viene mantenuto. LESS IS MORE La conseguenza di questo lavoro di sottrazione è ad esempio la valorizzazione della cosiddetta Arcade, l’ampio corridoio a portali in cemento a vista che attraversa tutto l’edificio trasversalmente, collegando Harvard Square alle aree interne del campus. La rimozione di setti e padiglioni e l’aggiunta delle superfici vetrate liberano la

Sezione concettuale del nuovo intervento

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Planimetria del piano terra

Planimetria del primo piano

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STATI UNITI

L’Arcade progettata da Sert. A destra, il nuovo padiglione Harvard Commons su Holyhoke Street

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prospettiva della Arcade, introducendo inoltre l’elemento della luce naturale e trasformando quello che era tessuto connettivo in uno spazio filtro abitato e vissuto. La lettura di questa prospettiva è accentuata fin dall’esterno grazie alle modifiche sulla facciata, in particolar modo dal lato di Forbes Plaza, ridisegnato in modo da dare una nuova vitalità e chiarezza al prospetto che è di fatto, nell’uso e nell’immaginario comune, il vero portale di accesso all’Università Harvard. Ai lati della Arcade si sviluppano due nuovi padiglioni vetrati pensati come un open space continuo che si sviluppa in tutte le direzioni eliminando anche i solai interpiano e trasformando in maniera sostanziale la precedente rigida divisione in due piani perfettamente impilati mediante la proposta di un unico grande spazio su più livelli interconnessi, attraversato da scale, ballatoi e mezzanini affacciati su un vuoto centrale. Queste sono le due scelte più marcate del progetto e necessitano di una contestualizzazione. Lo Smith Center è stato pensato fin dalle sue origini come spazio a servizio degli studenti e della collettività, un punto di incontro tra il mondo accademico e la città che lo ospita, con spazi di


servizio e relazione addossati alla già citata Arcade. L’edificio, infatti, è aperto a tutti: non è necessario essere iscritti a una facoltà per potervi accedere e sostare. Rispetto al periodo di creazione della struttura sono però radicalmente mutati gli scenari e le modalità di relazione e di utilizzo degli spazi collettivi, portando alla promozione del citato piano Common Spaces, volto all’implementazione di spazi e occasioni di incontro collettivo che aiutino a combattere fenomeni di isolamento che possono cogliere gli studenti di un polo universitario così vasto.

Nuovi spazi verdi lungo l’Arcade

AREE COMUNI Si spiegano così in maniera evidente le intenzioni di Hopkins Architects: da un lato aprire fisicamente il livello strada dell’edificio, dall’altro eliminare i microspazi interni confinati a favore di un unico macrospazio polifunzionale. Tale macrospazio, denominato Harvard Commons, ha l’aspetto di una collezione tipologica di aree comuni: la zona living di un appartamento, un caffè, una promenade pubblica, una sala studio e, ancora, un teatro e degli spalti di un palazzetto dello sport. Sono presenti divani, tavolini con sedute, grandi tavoli da lavoro, gradi-

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STATI UNITI

nate e un podio/palco liberamente utilizzabile a seguito di una semplice prenotazione online. I materiali sono caldi e contribuiscono a generare un’atmosfera accogliente e distesa: ampie boiserie e controsoffitti in faggio europeo (utilizzato anche per la bellissima scala che collega il piano terra alle terrazze del primo livello) e arredi imbottiti dai colori vivaci sono disposti come fossero elementi software che ammorbidiscono con successo i più freddi materiali di una componente hardware, come le strutture in acciaio e le vetrate. Lungo la Arcade sono mantenute le tipiche pavimentazioni in mattoni, presenti in tutto il campus, contribuendo con un gesto tangibile a portare metaforicamente una parte di Harvard all’interno dell’edificio. GIARDINO INDOOR Un ultimo elemento di aggiunta che non può essere tralasciato è il diffuso inserimento di aree verdi che trasformano l’ambiente in una sorta di giardino urbano indoor. Sono presenti teche vetrate al piano terra e terrazze vegetate sulle coperture dei nuovi volumi, allestite con sedute e aree relax. Al piano terra la presenza di alberi ha la doppia funzione di creare un filtro per la luce e per la vista e di offrire un rapporto con l’esterno da ogni punto dello spazio interno, aggiungendo un layer fondamentale nella rinnovata estetica fatta di piani trasparenti posti in successione. CONSULTAZIONI PUBBLICHE L’ammirevole risultato finale nella sua complessità compositiva e nella molteplicità di letture possibili dello spazio è frutto di un processo lungo e partecipato, costituito anche da più di un anno di consultazioni pubbliche. Ogni scelta è stata pesata e condivisa per arrivare al miglior bilanciamento possibile tra il rispetto dell’edificio di Sert e la risposta alle mutate esigenze del suo utilizzo, tenendo sempre al centro del progetto i futuri occupanti, la cui nutrita e costante presenza è forse la più grande certificazione del successo di un intero processo progettuale. Scala di accesso al primo livello

LA SCHEDA Riccardo Maria Balzarotti, attualmente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, laureato in architettura presso il Politecnico di Milano, è tra i fondatori dello studio di progettazione AOUMM con Luca Astorri, Rossella Locatelli e Matteo Poli. La sua attività professionale spazia tra progettazione a diverse scale e ricerca in campo architettonico. Ha partecipato alla XIV Biennale di Architettura di Venezia curata da Rem Koolhaas e progettato il Padiglione di Save The Children per EXPO 2015. Scrive contributi per periodici e associazioni ed è tutor e teaching assistant presso il Politecnico di Milano.

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Committente: Harvard University Progetto: Hopkins Architects (Londra, Gran Bretagna) Gruppo di progettazione: Andrew Barnett, Michael Taylor, Sophy Twohig, Tom Jenkins Architetto locale: Bruner / Cott & Associates (Boston, Massachusetts, Usa) Consulenti: Arup, Faithful and Gould, Simpson Gumpertz and Heger, Michael Van Valkenburgh Associates Info: www.hopkins.co.uk Foto di: Janie Airey, Nic Lehoux per concessione di Hopkins Architects


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ATTUALITÀ

PORTOGALLO

di Giulia Setti, Politecnico di Milano

Recupero IN PORTO

Vista della zona giorno

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La ristrutturazione di uno spazio abitativo è l’occasione per ripensare gli schemi, con l’introduzione di una parete curva, che riesce a dividere ma anche unire interno ed esterno

I Vista dalla terrazza esterna

l progetto di recupero e trasformazione di un appartamento in una soluzione abitativa per un nuovo proprietario, nel cuore di Porto (Portogallo), diventa un’occasione di sperimentazione di linguaggi, materiali e forme spaziali per lo studio fala atelier (il nome si scrive minuscolo). Posta al piano nobile di un blocco residenziale di carattere modernista, l’unità abitativa si apriva, nella parte posteriore, su di un solaio in calcestruzzo completamente inutilizzato: una superficie

libera, in attesa di nuovi possibili usi. La prima operazione di recupero ha trasformato la superficie esterna in calcestruzzo in una grande terrazza, estensione della casa, determinando una continuità materica e visiva tra lo spazio dell’abitare e l’esterno. Il progetto degli spazi interni, completamente riconfigurati, conserva così una profonda relazione con la struttura esistente, enfatizzando la fluidità spaziale che si genera grazie alle dimensioni minime a disposizione.

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PORTOGALLO

SENSIBILITÀ Il progetto propone un approccio sensibile nei confronti del preesistente. In particolare, «dialogando» con il fronte modernista su strada e riscoprendo il valore della terrazza interna quale giardino segreto che dilata lo spazio dell’abitare. Il progetto per la ristrutturazione dell’appartamento Santa Catarina di fala atelier è un percorso che mostra nuove declinazioni dell’abitare contemporaneo: lo spazio principale è una superficie continua, che si estende da facciata a facciata e che attraversa l’intera profondità del volume. È uno spazio contorto, denso, al limite della frammentazione, capace di costruire prospettive sempre nuove che enfatizzano momenti diversi dell’abitare. Lo spazio fluido principale, dove la quantità di elementi murari è ridotta al minimo, ospita il soggiorno e la zona pranzo, una cucina sapientemente celata nella nicchia verso la terrazza e la possibilità di predisporre una camera da letto supplementare e temporanea. Vista dalla terrazza esterna. Collage. Sotto, il contesto di progetto, planimetria dell’ambito di intervento

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ONDA PROVVIDENZIALE La divisione interna è definita da una semplice parete curva che avvolge e protegge gli spazi intimi della casa, celando la presenza della camera da letto e del bagno.


La composizione ideata per questo recupero mostra la forza simbolica dell’introduzione di una forma curva che enfatizza la fluidità del soggiorno e porta idealmente a collegare interno ed esterno. Lo spazio è pensato come un piano libero, sul quale disporre oggetti e mobili definendo diversi modi di abitare. La flessibilità si coglie nello studio, attento e mai banale, dello spazio, dei suoi usi e delle diverse configurazioni possibili, necessarie a non sprecare mai nulla di quanto a disposizione. Il progetto propone e determina una serie di delicate, precise e chiare opposizioni tra elementi esistenti e nuove addizioni. Opposizioni che stabiliscono un nuovo equilibrio nello spazio della residenza, contribuendo al tendersi di un discorso infinito tra passato e futuro. Attraverso alcuni gesti forti lo spazio cambia la propria identità: la parete curva, semplice e lineare, contrasta con la complessità della circolazione verticale dell’edificio esistente; la scelta di materiali di finitura, umili e sobri, enfatizza la ricchezza degli elementi strutturali preesistenti.

La cucina componibile

IL LATO B La nuova facciata posteriore, generosamente aperta verso l’esterno, ricostruisce un dialogo con il linguagVista dello spazio principale. Collage. Lo spazio fluido consente di immaginare un uso flessibile e la predisposizione di una camera da letto supplementare

Vista assonometrica della spazialità interna e del rapporto con la terrazza. Sotto,pianta del progetto di recupero dell’unità abitativa

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XXX PORTOGALLO

Dettaglio dell’infisso tra la terrazza e il soggiorno

LA SCHEDA Appartamento Santa Catarina, Porto (Portogallo), 2019 Architetti: Filipe MagalhĂŁes, Ana Luisa Soares, Ahmed Belkhodja, Costanza Favero, Lera Samovich, Joana Sendas, Paulo Sousa di fala atelier Impresa: Engilaco lda Vista del soggiorno

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foto di: Ricardo Loureiro


Dettagli delle aperture

gio modernista del prospetto su strada e, al contempo, si pone in contrasto con il lessico della facciata retrostante, più introversa e regolare. L’uso dei materiali è sapientemente dosato per costruire contrappunti e assonanze: le cornici in marmo raccordano gli infissi alla superficie muraria esistente, valorizzando il ruolo della terrazza come sorta di basamento dell’intero volume. Il pavimento, dalle tonalità verde menta, è pensato come un nastro continuo che unisce saldamente lo spazio interno a quello esterno attraverso un percorso libero. La purezza degli interni si contrappone a dettagli cromatici di grande carattere: la cucina modulare sulle tonalità del verde dialoga con preziosi inserti in marmo. Il legno connota e segna le aperture interne della casa: la trave strutturale lasciata a vista caratterizza l’ingresso, attraversa la superfice curva e demarca lo spazio. La casa è per fala atelier un prezioso monumento, lo spazio è progettato per assumere configurazioni diverse, l’essenza flessibile della casa si riconosce nella riduzione di arredi fissi e murature per consentire un uso aperto e libero della superficie a disposizione. Nulla è sprecato, tutto è accuratamente misurato e calibrato. DETTAGLI MATERICI La ristrutturazione dell’appartamento Santa Catarina mostra le possibilità progettuali di un intervento sull’esistente, su di un oggetto di piccola scala. E, al

contempo, palesa la cura verso dettagli materici e cromatici utili a definire un’identità nuova in continuità con i caratteri della preesistenza. Elementi semplici, puri, facilmente riconoscibili segnano l’immagine di questo progetto e, più in generale, del lavoro di fala atelier: è un progetto minuto, silenzioso, intenso, che rimuove per mantenere l’essenziale, aprendo a scenari diversi di vita e di uso dello spazio abitativo. Il disegno è, per gli architetti dello studio, uno strumento di racconto privilegiato, è una metodologia progettuale di lavoro che permette di fissare su carta l’idea originale di ciascun progetto. Attraverso l’uso di collage e assonometrie lo spazio della casa viene astratto e riletto, estraendone i caratteri essenziali. Un’immagine poetica che racconta del valore degli elementi architettonici nella composizione dello spazio.

Vista dell’atrio di ingresso

Giulia Setti, architetto, è dottore di ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana, insegna progettazione architettonica e urbana al Politecnito di Milano dove attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani. Tra il 2014 e il 2015 ha svolto attività di insegnamento al Cept University, Ahmedabad (India). La sua ricerca si occupa di dismissione e riuso del patrimonio industriale e delle declinazioni dello spazio pubblico nella città contemporanea.

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ATTUALITÀ

LEGGI & TERRITORIO

Chiamatela EDILIZIA CIRCOLARE La Regione del Veneto cerca di mettere ordine nella giungla di capannoni ed edifici inutilizzati con la rigenerazione urbana, senza consumo di suolo. Obiettivo: ritrovare l’equilibrio perduto. Così per costruire è necessario prima abbattere

I

l Veneto, dopo la Lombardia, è la seconda regione in Italia per consumo di suolo. Alcune aree regionali sono arrivate a limiti impensabili, ovvero nell’impermeabilizzazione dei terreni. L’esempio più estremo è il comune di Padova, che ha di fatto consumato e impermeabilizzato il 50% del proprio territorio. Ma anche molti altri comuni della regione hanno superato di molto la soglia media regionale, soprattutto quelli posizionati nelle aree più densamente urbanizzate e edificate, lungo la A4 e soprattutto nell’area centrale compresa tra le province di Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Venezia. I limiti del modello di sviluppo a urbanizzazione diffusa del Veneto si sono visti nel momento topico della crisi economica ed edilizia, quando molte aree rese urbanizzabili dai piani regolatori espansivi del passato sono rimaste intonse. LÀ DOVE C’ERA L’ERBA Laddove un tempo si vedeva nel terreno agricolo reso urbanizzabile occasioni di valorizzazione, se non di

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vera e propria speculazione, la crisi ha introdotto un ripensamento: le condizioni di mercato non sono più in grado di assorbire nuove iniziative edilizie, con la conseguenza che i terreni edificabili rimangono intonsi. Alla Regione del Veneto sono arrivate molte richieste di rendere tali terreni di nuovo agricoli, ovvero eliminando l’edificabilità e, dunque, riportandoli alla condizione originaria, soprattutto perché i proprie-


di Federico Della Puppa

tari non volevano pagare inutilmente Imu per terreni edificabili che non sarebbero mai stati utilizzati. Per poter rispondere a queste esigenze la Regione nel 2015 ha approvato una legge che in gergo ha assunto il termine di Varianti verdi. Il provvedimento permetteva di approvare varianti urbanistiche che riducevano la capacità edificatoria e riportavano i terreni alla loro condizione agricola originaria (peraltro, appunto, non ancora abbandonata). LA RIFORMA Per limitare la proliferazione di piani regolatori basati sull’espansione urbana, dato il cambiamento di paradigma che la crisi ha avviato e soprattutto anche in vista della necessità di perseguire gli obiettivi europei di consumo di suolo zero e quelli mondiali sullo sviluppo sostenibile, ai quali la Regione del Veneto ha aderito, nel 2017 l’amministrazione, con l’approvazione della legge regionale 14/2017 sul contenimento del consumo di suolo, ha avviato un programma di forte

riforma degli strumenti urbanistici e, dunque, anche delle modalità edificatorie. In particolare, tramite tale norma ha ridotto di fatto del 40% le volumetrie previste dai piani e ha introdotto il concetto di ambito urbano consolidato, nel quale concentrare l’attività edilizia futura. Dunque, superando lo sprawl (l’espansione suburbana) e densificando gli ambiti urbani già edificati. Ma a questo insieme di regole mancava un ultimo tassello, ovvero il superamento della legge di emergenza chiamata Piano casa, che dal 2009 in poi ha avviato oltre 100 mila interventi per oltre 5 miliardi di investimenti, garantendo ampliamenti e costruzioni di nuove cubature come premi volumetrici basati su riqualificazione edilizia ed energetica. Il piano casa in Veneto è stato una norma temporanea di successo che tuttavia a marzo del 2019 era arrivata a scadenza e non era più procrastinabile. Inoltre, come norma temporanea era basata soprattutto sul sostegno immediato al settore edilizio e non era certo una legge di visione.

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LEGGI & TERRITORIO

IL PAESAGGIO CONTA Inoltre, va considerato che il Veneto è la prima regione in Italia per numero di presenze turistiche e questa sua capacità attrattiva si deve non solo alla presenza di città d’arte e di bellezze naturali, ma anche per la qualità del suo paesaggio. Il turismo oggi è il primo motore economico del Veneto e la Regione ha deciso di puntare alla cura e qualità del paesaggio non solo per continuare a promuovere i territori e le loro economie nel mondo, ma anche per proporre una immagine territoriale che sia in linea con le aspettative del turista. Inoltre, proporre un bel paesaggio per chi lo visita da turista significa anche promuovere una qualità urbana e territoriale

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migliore per chi risiede, vive e lavora in Veneto. Questi presupposti, assieme al combinato disposto delle norme già richiamate in precedenza (LR 4/2015, LR 14/2017), sono i motori della nuova legge regionale 14/2019, che se da un lato ha puntato a rendere definitiva e non più temporanea la normativa legata all’ex Piano casa, da un altro lato ha voluto puntare sul tema della rinaturalizzazione del territorio, con specifiche regole per incentivare la demolizione degli edifici incongrui, non più utilizzati e abbandonati, siano essi residenziali, non residenziali o pubblici, presenti e molto diffusi nel territorio veneto al di fuori degli ambiti di urbanizzazione consolidata. RIMETTERE ORDINE La necessità della rinaturalizzazione nasce dall’esigenza di rimettere in ordine il territorio veneto, nel quale spesso si trovano edifici non più utilizzati, abbandonati e spesso isolati dai contesti urbani. Per esempio, vecchie case non più abitate e per lo più diroccate, capannoni non più utilizzati e degradati, oppure edifici pubblici e del demanio non più funzionali e abbandonati. La vera novità della legge è duplice. Da un lato apre alla rinaturalizzazione del territorio mediante demolizione di questi manufatti e trasformazione delle cubature demolite in crediti edilizi da «far atterrare» in aree urbanisticamente consolidate e destinate ad accogliere queste cubature. Da un altro, utilizza il meccanismo della premialità volumetrica spingendo all’uso dei crediti edilizi derivanti da rinaturalizzazione. Cioè, se da un lato si garantisce il proseguimento della politica di incentivazione volumetrica dell’ex Piano casa, ri-


Porte da garage e motorizzazioni

ducendone di poco le percentuali di base, da un altro lato punta sulla qualificazione dell’edificato e sull’uso incentivante dei crediti edilizi da rinaturalizzazione. È come se questa norma dicesse che da oggi in poi il territorio veneto funziona dal punto di vista edilizio come un sistema di vasi comunicanti: «Vuoi costruire? Allora devi demolire». SOSTENIBILITÀ Lo scenario nel quale si inserisce questa norma è il nuovo scenario dell’economia circolare e della sostenibilità dei processi edilizi, che la Regione del Veneto aveva, come già ricordato, già in parte attivato nel 2017 con l’altra legge 14, quella sul contenimento del consumo del suolo, che ha aperto anche alla nuova stagione del riuso temporaneo dei capannoni con cambi di destinazione d’uso in superamento alle norme urbanistiche. L’idea di fondo della Regione è, infatti, quella di avere un insieme di norme che in forma di combinato disposto lavorino assieme al fine di indirizzare le scelte pianificatore, costruttive e di riqualificazione urbana verso un riordino territoriale che permetta di avere un paesaggio e un territorio di maggiore qualità, rinaturalizzando attraverso demolizioni di vecchi manufatti non più utilizzati e dunque rendendo anche più permeabili i terreni. OPPORTUNITÀ CRESCENTI Le potenzialità di mercato di queste norme, inoltre, sono molto rilevanti non solo per le imprese ma soprattutto per i professionisti, perché ancor più che con il vecchio piano casa, la nuova legge regionale apre a molti ambiti di lavoro e di consulenza, dal supporto burocratico alle stime e valutazioni sull’economicità delle azioni, dall’accompagnamento all’iscrizione delle cubature nell’apposito registro Recred comunale al supporto valutativo in fase di definizione degli accordi tra privati per la vendita dei crediti edilizi, fino alle analisi preventive e di valutazione per gli enti pubblici. Infine, non va dimenticato che questa norma premiando le volumetrie aggiuntive ex Piano casa in termini di uso dei crediti edilizi, apre anche a molte opportunità progettuali e autorizzative per i professionisti, che dunque sono e saranno in prima linea per l’attuazione di questa importante innovazione legislativa che innoverà il modo stesso di riqualificare il territorio e quanto costruito in passato. Non è un caso che questa legge infatti si chiami Veneto 2050, perché guarda al futuro e al raggiungimento nel 2050 del consumo di suolo zero, un obiettivo imprescindibile per ridare valore al territorio e perseguire i grandi obiettivi strategici verso i quali l’Europa e anche il Veneto si sono impegnati per le future generazioni.

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ATTUALITÀ

SALONE DEL MOBILE

Diario critico

© Simone Manfreo

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a cura di Giacomo Casarin

DI SEI ARCHITETTI I padiglioni più brillanti. I designer che hanno riservato sorprese o hanno deluso. E le tendenze per il prossimo anno. YouBuild ha chiesto a un gruppo di professionisti di raccontare, senza riserve, impressioni e cronaca di un evento che ogni anno catalizza l’attenzione dei progettisti. Ecco che cosa hanno scritto

I © Simone Manfreo

l trend del momento è un’eleganza leggera, colorata, nostalgica. Alla 58esima edizione del Salone del Mobile sono infatti tornati in scena gli anni Cinquanta: un revival di tonalità sorbetto e linee arrotondate che non sembra essere una moda passeggera, ma una tendenza in grado di contagiare nel tempo qualsiasi ambiente della casa. Compresi cucina e bagno, che saranno le biennali del Salone del Mobile 2020 (21-26 aprile). La domanda è: dove troveranno spazio le strutture leggere e i volumi morbidi tipici dei Fifties? Ce ne aspettiamo delle belle. Quest’anno, invece, è stata la volta di Euroluce e Workplace3.0, con 2.418 espositori di cui il 34% esteri, da 43 Paesi: la manifestazione ha registrato 386.236 presenze di 181 nazionalità diverse, che hanno segnato un incremento del +12% rispetto all’edizione 2017 delle stesse biennali. Ha commentato il presidente Claudio Luti: «Il Salone del Mobile si conferma un appuntamento unico nel suo genere, in grado di coinvolgere professionisti e pubblico in quello che ormai è un evento a 360 gradi, profondamente legato a Milano e alle sue istituzioni e allo stesso tempo proiettato in una realtà internazionale». Ma che cosa ne pensano gli architetti italiani che sono andati a visitare la fiera e il Fuorisalone? Abbiamo chiesto a sei progettisti, due over 35 e quattro under 35 di rendere pubbliche testimonianze e riflessioni.

© Simone Manfreo

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SALONE DEL MOBILE

UNDER 35 Andrea Sparzani È un architetto freelance e progettista di interni. In seguito a diversi periodi formativi e lavorativi all’estero, si laurea presso lo Iuav di Venezia in Architettura e Culture del Progetto con una tesi sul rilancio dell’isola di Poveglia come luogo di aggregazione e formazione nel mondo della ristorazione. Dopo collaborazioni con studi di architettura e contract alberghieri decide di concentrarsi sulla libera professione come progettista e consulente tecnico fondando 2979 Studio – Architecture and Interior Design.

Sostenibilità in sosta In un mondo che deve impattare sempre meno sull’ambiente non c’è più spazio per gli sprechi. Ma la rivoluzione si trattiene: la natura non è ancora il modello per le buone pratiche Andrea Sparzani, 2979 Studio

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a quasi 60 anni il Salone del Mobile, e oggi ancor più il Fuorisalone, sono lo specchio del mondo dell’innovazione dell’arredamento e del design che contraddistingue le eccellenze mondiali del settore. In una manciata di giorni si riversano per le strade di Milano architetti, designer, appassionati o semplici curiosi per vedere le ultime novità del settore, trarne spunto, aggiornarsi o mettersi in gioco con le proprie idee. Vedere tutto è impossibile, in una città sovraesposta dove gli stand e gli showroom temporanei sono ovunque: dai piccoli designer alle aziende blasonate, è possibile trovare ogni genere di stimolo e nuovo prodotto. Nell’epoca dei cambiamenti climatici, della sostenibilità, della tecnologia e degli spazi dell’abitare ridotti all’osso ogni produttore vuole mostrare le sue ultime idee per risolvere problemi più o meno grandi.

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NATURA MODELLO DI DESIGN Tutti iniziano a fare la loro parte, l’illuminazione riduce gli sprechi e produce lampade a bassissimo impatto ambientale, con durata incredibile e quasi nessun costo in termini elettrici. L’arredamento torna a preferire il minimal e le materie naturali, riscoprendo che il design della natura può portare a rese straordinarie. Dai piccoli oggetti di Paulownia Furniture Azuma che disegna stoviglie monolitiche con un legno autoctono super-durevole, estremamente fine e dalla leggerezza

straordinaria, alle lampade componibili di Viabizzuno che con il medesimo corpo luce possono essere pendenti, da tavolo o sfruttate in altre mille maniere, il messaggio sembra chiaro: non c’è più spazio per gli sprechi. Viviamo in un’ epoca di passaggio dove le scelte del design sono più che mai legate alla qualità di vita presente e futura, la sostenibilità non può essere solo un pallino verde sul sito di una qualunque azienda ma deve essere un modo di pensare, interagire e produrre. I TEMPI DI UNA RIVOLUZIONE Essere imprenditori di questo settore deve stimolare a fare meglio, e farlo seguendo la traccia della natura, della tecnologia e dell’innovazione. Forse questo passo è davvero in atto, ma non è abbastanza tangibile. Sembra che arranchi a farsi spazio dietro a interessi di budget o difficoltà di produzione. In ogni caso qualcosa si è mosso: ho visto grandi idee da piccoli produttori che hanno trovato nella sostenibilità un modo per emergere, per fare qualcosa di diverso che li contraddistingua dai colossi del design. Una rivoluzione di cui tutti facciamo parte come progettisti e come persone, un messaggio chiaro e deciso ma che ancora deve prendere piede. L’augurio per la prossima edizione del Salone del Mobile è che la simbiosi tra sostenibilità e tecnologia, tra innovazione e natura e tra progettista e ambiente sia solida, concreta e sapiente.

Al centro, lampade componibili di Viabizzuno. Nella pagina precedente e sotto, i piccoli oggetti di Paulownia Furniture Azuma, che disegna stoviglie monolitiche con un legno autoctono superdurevole, estremamente fine e dalla leggerezza straordinaria

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SALONE DEL MOBILE

UNDER 35 Alex Bunea Si laurea all’Università Iuav di Venezia con Lode in Architettura, Progettazione e Pianificazione in Ambienti Complessi con una tesi magistrale sulla progettazione architettonica e urbana. Allo Iuav ha collaborato come teaching assistant e ora lavora con diversi studi di architettura e aziende specializzate nel settore lighting e facade. Attualmente si occupa di architettura e design.

Ci vuole equilibrio tra prodotto e esposizione Un architetto purista nella folla della Design Week: tra Ratio, monologo monocromatico e filosofia coreana, chi cerca trova. Anche nel caos della metropoli milanese Alex Bunea

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er me il Fuorisalone rappresenta una tipologia espositiva più naturale rispetto all’accanimento dettato dal marketing aziendale proposto in una qualsiasi altra esposizione, attraverso padiglioni e scenografie così carichi di finzione da snaturare a volte il prodotto,

A fianco, oggetti di design esposti al padiglione Monochrome Monologue, presso il Superstudio di via Tortona

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che è sempre il risultato di un processo artigianale, carico di storia e passione. Per la sua ritmica che non trovo stancante grazie alle dovute pause fra un mondo e l’altro, personalmente preferisco il Fuorisalone rispetto al Salone, che si presenta come una full immersion dentro tantissime realtà intente a farsi strada fra le altre in un big bang di teorie, prodotti e filosofie. Il Fuorisalone, poi, ha un sapore giovane: installazioni e ricerche sui materiali da parte di studenti e organizzazioni accademiche sono sempre interessanti e rappresentano il futuro. RATIO IN ANTEPRIMA Durante questa edizione ho apprezzato ancora il designer e architetto belga Vincent Van Duysen che per Molteni Dada, in anteprima a Eurocucina, propone Ratio, una cucina componibile dalle forme compositive ispirate a quelle degli edifici architettonici e caratterizzata da un sapiente uso dei materiali, ai quali si agganciano elementi tecnici, esili e minimali per creare un leggero gioco di equilibri. È evidente l’elegante ricerca dei materiali, come il legno di palma nera o il travertino di Rapolano, che caricano di carattere mediterraneo una cucina dai toni caldi. Da architetto penso che questo tipo di atteggiamento progettuale sia il più corretto, perché sono convinto che i materiali e le forme naturali abbiano, insieme, la capacità di trasmettere un comfort e una qualità inarrivabili per la finzione. ATTRAVERSO IL FUTURO Un padiglione che mi ha colpito particolarmente è stato Monochrome Monologue, esposto al Superstudio. Il segreto del tempo è guardare attraverso il futuro, e la professionalità e passione dei maestri coreani ne sono la dimostrazione. Questo padiglione è l’esempio concreto di come dovremmo comportarci di fronte alle nuove e sempre più presenti tecnologie. La tecnologia è solo uno strumento, attraverso il quale possiamo raggiungere determinati obiettivi, ma è uno strumento già obsoleto al momento della sua nascita, mentre il vero valore nel tempo, ciò che rimane, è conferito da un insieme di scelte quali materiali, forme e rapporto con il contesto, che rendono il progetto unico e senza tempo.

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UNDER 35 Alberto Giacomin Alberto Giacomin consegue la Laurea Magistrale in Architettura del Paesaggio e Sostenibilità presso l’Università Iuav di Venezia con una tesi sulla riqualificazione dell’antica ferrovia del Montello. Dal 2015 è disegnatore esecutivo e project manager presso Wroooom Srl.

Il culto della luce al Fuorisalone Un tempio moderno che ricorda quelli antichi attira l’attenzione. Per chi disegna edifici è l’ambiente a introdurre gli oggetti: è questa la filosofia sposata dal mondo della Design Week di Alberto Giacomin, Wroooom Foto: courtesy of Viabizzuno

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oglio cominciare con una sorta di confessione: nonostante l’attività che svolgo e gli studi pregressi, quest’anno è la mia seconda volta al Salone del Mobile di Milano. La prima è stata appena l’anno scorso. Ho studiato a Venezia e diciamo pure che, con la Biennale a portata di mano,

A fianco, Da ma terra colonna, progettata in collaborazione con David Chipperfield. Sopra, esposizione degli oggetti di design all’interno della gabbia progettuale realizzata da Viabizzuno

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non mancavano gli stimoli, senza contare la miriade di iniziative promosse dall’ateneo stesso. Certo, conoscevo il Salone di Milano, ma non è mai stato tra le mie priorità. Poi, una volta assunto dall’azienda per cui oggi lavoro, la Wroooom, ho iniziato a studiare con più attenzione il mondo del design. Wroooom è, infatti, un laboratorio

di progettazione di interni che fornisce arredi su misura, nonché il principale motivo del mio primissimo contatto con il Salone, avvenuto tre anni fa, quando un designer di Milano ci ha commissionato alcuni arredi da presentare all’edizione del 2016. Ma quell’anno c’era troppo lavoro per lasciare l’ufficio. Dovetti aspettare il 2018 per riuscire a vedere il Salone con i miei occhi. Davvero un peccato non averlo fatto prima.


UN TEMPIO DI LUCE Il Salone è un’occasione unica per incontrare professionisti da tutto il mondo. Gli espositori sono tantissimi: tra gli stand si respira eccitazione e non si può fare a meno di perdersi tra colori, luci, riflessi e suoni. E al Fuorisalone, tra le strade di Milano, si riversano migliaia di persone che si spostano da un quartiere all’altro, da un’esposizione all’altra. E qui voglio focalizzarmi, perché quest’anno sono stato piacevolmente colpito dal lavoro di Viabizzuno a Brera, in via Solferino, all’interno dello showroom di Viabizzuno, fabbrica di progettazione illuminotecnica fondata da Mario Nanni nel 1994. In un corridoio sono protagoniste alcune applique a parete. All’esterno, invece, ha preso vita la grande installazione pensata da Viabizzuno: una reinterpretazione dell’antico tempio periptero greco, dove le massicce colonne in pietra sono sostituite da una sottile struttura in metallo realizzata con i profili Traccia più (per i montanti verticali) e Traccia meno (per i traversi orizzontali) giuntati tra loro ad hoc. Tutti i profili che compongono l’intelaiatura contengono un cuore elettrificato. All’estetica si unisce quindi la funzionalità, e i due sistemi si integrano perfettamente. L’ingresso del tempio è sorvegliato da una coppia di luci a sospensione, tese, vigili, come due guardiani: sono le Candele di vals, disegnate nel 1996 da Peter Zumthor.

La struttura del tempio è suddivisa in aree, alcune delle quali attrezzate a libreria, altre nascoste da tende bianche, prima rigide poi fluttuanti. Tutte le aree però condividono lo stesso denominatore comune: la presenza di luce, declinata in molti modi. Dal piccolo al grande, dal flebile lume all’intensità del faro. Il sistema Traccia può ospitare svariati dispositivi, come Micromen, Ecomini, Trentotto, Lanterna n55, ma anche speaker per il suono, e così via.

Il corridoio centrale del tempio conduce alla zona più interna e intima, il naos per i Greci: qui veniva collocata la statua della divinità, trasfigurata da Viabizzuno nella Da ma terra colonna, progettata in collaborazione con David Chipperfield: si tratta di una sequenza verticale di anelli calandrati in ottone, distanziati tra loro da anelli più piccoli, disposti circolarmente, completi di lenti biconcave. All’interno della colonna, alcuni profili elettrificati illuminano le lenti creando effetti di luce suggestivi. Come se non bastasse, lo spettacolo visivo trova il suo culmine grazie all’inserimento di una copertura a specchio che riflette ogni cosa: struttura, luci e visitatori. All’esterno del tempio, dal lato opposto all’ingresso, la struttura prosegue più spoglia e diviene recinto per l’«altare sacrificale» convertito in un grande leggio, posizionato su un basamento preceduto da tre gradini in pietra bianca. Sopra l’altare, sospeso nel vuoto, un cerchio di luce un po’ intimidisce: è la C2 anelli.

Sopra, il tempio della luce: una reinterpretazione dell’antico tempio periptero greco, dove le colonne in pietra sono sostituite da una struttura in metallo. A sinistra, uno spazio all’interno del negozio di Viabizzuno con al centro la lampada Coppibartali

VARIETÀ, VERSATILITÀ Nello showroom sono state allestite alcune librerie, con gli stessi profili del tempio: ci sono eleganti lampade in vetro che scendono dal soffitto, torce portatili e una lanterna ricaricabile con autonomia di dieci ore il cui nome è tutto un programma: Manondovevamovedercipiù. Il pezzo che colpisce maggiormente l’attenzione, però, ricorda la catena di una bici: è la Coppibartali, omaggio agli omonimi ciclisti. La versatilità di questo oggetto è sorprendente, può essere utilizzata a terra, fissata a parete o sospesa dall’alto. Ma è la sua composizione che la rende unica e multiforme allo stesso tempo: cilindri cavi in vetro rigato vengono chiusi e tenuti assieme da tappi in alluminio anodizzato che, incastrandosi tra loro e ruotando su se stessi, permettono di creare composizioni e geometrie infinite. Come infinite sono le cose ancora da vedere al Fuorisalone.

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UNDER 35 Federico Quaia Federico Quaia si è laureato all’Università Iuav di Venezia e ora è architetto di professione. Quotidianamente, il suo obiettivo è realizzare qualcosa che offra l’idea di ciò che ha dentro e di ciò che vede. Dalle diversità trova e alimenta la curiosità che possiede. Essere uno dei fotografi per lo Iuav, partecipare a pubblicazioni con professori universitari, collaborare come teaching assistant a un corso di composizione architettonica sono state per lui occasioni uniche per stimolare il senso del fare.

Il design al varco digitale Il tempo del cambiamento, quando lo si vive in prima persona, passa molto lentamente: sembra così per quanto riguarda il cambiamento dettato dalla Rete. Le priorità rimangono comfort e prezzo di Federico Quaia

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l Salone è un momento importante di unione tra diverse realtà, che vanno da prodotti di design a eventi artistici, fino a opere temporanee realizzate da architetti di tutto il mondo. La realtà del Salone ha un significato unico dal punto di vista commerciale, ma è anche una interessante fucina di idee, paragonabile per certi versi alla Biennale di Venezia. Molto più concreta però, perché non dura mesi, ma tutto si concentra in una settimana densissima e piena di esperienze concrete e oggetti immediatamente vivibili che guardano anche al futuro, come un particolare legno visto al Fuorisalone su cui era possibile scrivere, quasi fosse stato una tavoletta grafica. RIVOLUZIONI IN ATTESA Siamo nel bel mezzo dell’era digitale, ma oltre a pochissimi esempi, non ho visto il design rivoluzionarsi da questo punto di vista. Sull’aspetto digitale e tecnologico, c’è da dire che non tutti i clienti sono pronti a fare questo

Totem Italia, lettino leggero ed economico, componibile con pezzi di legno a incastro tagliati a laser. In basso a destra, in collaborazione con Wacom, pannelli di legno su cui è possibile interagire attraverso una tavoletta grafica. In alto a destra, Vaselli, libreria Sole in travertino e metallo

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salto, soprattutto sul livello economico: esiste la tendenza da parte del committente di frenarsi e escludere a priori i prodotti troppo costosi e, quindi, non provare nemmeno a comprendere la qualità e il valore dell’oggetto. Anche per quanto riguarda la sostenibilità ecologica, ho notato che tra le aziende di produzione prevale ancora il pensiero di creare un prodotto che duri nel tempo, piuttosto che uno realizzato con materiali riciclabili o più sostenibili. La qualità del prodotto di design si basa ancora sull’aspetto fondamentale di solidità e durabilità. VERSO IL 2020 Al Salone ho visto la tendenza a tornare indietro nel tempo, come se correre in avanti nel futuro potesse spaventare. La sicurezza di uno stile retrò, degli anni Cinquanta e dei colori pastello hanno dominato l’edizione di quest’anno: mi è venuto subito in mente il regista Wes Anderson e in più di uno spazio espositivo ho pensato di trovarmi all’interno del set del film


O I Z I V R E S O U T L QUALITÀ A el settore dei

a leader n d n ie z a , R A S ioni e cancelli BALDAS z in c re , le a c s ini e grigliati, grad edilizia e prodotti per La recinzione aeroporto Marco Polo Venezia. Le passerelle in grigliato e la recinzione per la metropolitana di Brescia. Le bocche di lupo per piazza delle istituzioni Treviso. Sono tre degli esempi di che cosa può realizzare Baldassar, azienda leader nel settore dei grigliati, gradini e scale, recinzioni e cancelli e prodotti per edilizia, con forniture esclusive e sistemi produttivi unici nella loro categoria. Il nostro obiettivo: facilitare il più possibile qualunque utilizzatore dei nostri prodotti, dal progettista al rivenditore, all’utilizzatore. Grand Budapest Hotel. Pannoso, preciso, ordinato e tendente al minimal. Ma al contrario degli hotel di una volta, gli spazi diventano sempre più piccoli e su questo aspetto il design si sta adattando: ho visto letti richiudibili, tavoli allungabili e poltrone che sono la metà di quelle di un tempo, ma non per questo sono meno belle. Al Salone del Mobile 2020 ci saranno Eurocucina e il Salone del Bagno, passerelle per due ambienti che nella progettazione stanno cambiando tantissimo. Il bagno, in quanto spazio chiuso e privato, segue molto il gusto personale: spesso il cliente si sbizzarrisce scegliendo piastrelle, maioliche, legni finti e tante altre cose che insieme creano un obbrobrio. Bisogna infatti fare i conti con la grandezza ridotta dell’ambiente e la scala degli oggetti al suo interno. Mentre la cucina conquista sempre più spazio, anche nelle case più piccole, per diventare un contenitore operativo per tutto ciò che è funzionale alla zona giorno, come stoviglie, panni, tovaglie.

ALCUNE DELLE NOSTRE REALIZZAZIONI Recinzione aeroporto Marco Polo Venezia

Passerelle in grigliato e recinzione per la metropolitana di Brescia

Scala di sicurezza

Bocche di lupo per piazza delle istituzioni Treviso

Grigliati Baldassar S.r.l.

Via E. Maiorana, 13 - 31025 Santa Lucia di Piave (TV) - Italy Tel. (+39) 0438 450850 Fax (+39) 0438 450811 YouBuild - GIUGNO 2019 info@grigliatibaldassar.com www.GrigliatiBaldassar.com

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SALONE DEL MOBILE

OVER 35 Davide Vizzini Ha fondato Dvdv Studio Architetti nel 2010. E’ assistente nei corsi Architectural Design Studio del Politecnico di Milano e Piacenza, speaker a seminari e festival d’architettura (Programma Athens, Pecha Kucha Night Milano ed altri). Progetta di migliorare l’universo.

Quattro passi nel design Appunti di un viaggiatore tra le proposte della settimana milanese: Magistretti, Instagram e la folla che guarda attraverso lo smartphone

di Davide Vizzini, dvdv Studio Foto: Massimiliano Lowe

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entre visitavo gli showroom temporanei allestiti per la settimana del design di Milano, andavo abbozzando in mente questo scritto, consapevole del suo arrivare in stampa a folle passate, avvitatori riposti nelle valigette, cartongessi in discarica. E così, mi domandavo, che cosa vorrà sapere di interessante un lettore di questa settimana turbinante? Quale potreb-

be essere una sua perdurante eredità? Il lascito della Milan Design Week coincide con il suo presupposto: la città, Milano. All’origine di questa settimana di fuliggine eccitata mi è parso di vedere una schiera di dissertatori di visioni sulla vita, più che la presentazione di prodotti e dei loro disegnatori. Ed è proprio questo l’approccio che Milano ha verso il design.

Allestimento «Pattern as time» per DNP-Dai Nippon Printing di AtMa (Makoto Suzuki e Ayumi Koyama), agli ex Magazzini Raccordati

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SOTTILE RIFLESSIONE Come, trovandosi di passaggio, si va in visita da un vecchio zio di Milano, sono andato alla mostra Cose normali. Abitare con Vico Magistretti (Fondazione Magistretti, fino al 20 febbraio 2020) e ho trovato la radice di questo approccio a un design che non propone forme, ma discrete filosofie di vita. Come se nel modulare la luce di una lampada Eclissi si volesse suggerire un’abitudine riflessiva e misurata alla vita quotidiana. La città sembra aver costruito di sé un’immagine da Speakers’ Corner d’interpretazioni della vita per mezzo di forme. Chi viene ritiene di essere nel posto giusto per parlare. E così i giapponesi di Dai Nippon Printing, una delle più grandi industre di stampa al mondo, affidano ad AtMa (il designer Makoto Suzuki e l’artista Ayumi Koyama) il compito di imbastire una sottile riflessione sul tempo attraverso i pattern tradizionali Edo-Komon: Pattern as time. I motivi ripetitivi, tragicamente delicati, delle stoffe dei samurai, sono stati disposti su immaginarie timeline nella penombra degli ex Magazzini Raccordati, sotto la Stazione Centrale, solleticando riflessioni sull’illusorio punto di vista umano riguardo alla stratificazione del tempo e generando prospettive di grande potenza instagrammabile. Sotto una delle volte adiacenti, gli Hu-

manscale con Bodies in motion, ci mostrano invece quanto umana possa apparire una macchina se opportunamente interfacciata con il corpo. Se qui si concentra una folla di designer dissertatori di punti di vista, ancora più grande e impressionante è la massa degli ascoltatori e osservatori. Che cosa aspetta questa folla? Di quali spiegazioni sulla vita va in cerca questo pubblico? Per rilevare cosa puntano a mani giunte i propri account social?

Speakers’ Corner, Londra. Fonte Wikipedia, autore: Elwood (licenza CC by-sa 3.0)

IL RITO A Palazzo Serbelloni visito l’allestimento della collezione Vuitton, Objets Nomades: dal soffitto della grande sala centrale pendono centinaia di lanterne. Faccio un passo indietro prima di entrarvi: lascio scorrere la folla ritmata e mormorante che leva ritualmente al cielo il cellulare. L’allestimento è un set condivisibile pre-allestito, come il colossale Interstellar di Dimorestudio, che riconferma il design e l’architettura dei fratelli poveri dell’arte contemporanea. In modo più o meno riuscito gli allestimenti sono comunque sempre, qui a Milano, prese di posizione, intorno ondeggia una folla di fotografanti intenti alla definizione di sé attraverso la costruzione ed il dispiegamento di un mosaico di esperienze. Da srotolare online.

L’allestimento Interstellar di Dimorestudio

Mostra «Cose normali. Abitare con Vico Magistretti», a cura di Claudio Rosati, Fondazione Vico Magistretti

Allestimento Objets Nomades Luis Vouitton, di autori vari a Palazzo Serbelloni Allestimento «Bodies in motion» di Humanscale agli ex Magazzini Raccordati

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SALONE DEL MOBILE

OVER 35 Rossella Locatelli Si è laureata in Architettura al Politecnico di Milano dopo aver studiato all’École d’Architecture de Paris-Belleville. Con il suo studio Aoumm si occupa di architettura, allestimento e landscape design. Ha collaborato come architetto e ricercatrice con varie istituzioni culturali tra cui Gam-Milano, La Biennale di Venezia, Ubs Global Art e The Solomon R. Guggenheim Museum.

A scuola di sorprese Dalla Central Saint-Martin di Londra alla Muthesius Academy of Art and Design di Kiel: la lezione inattesa degli studenti

di Rossella Locatelli, Aoumm Milano

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ai come quest’anno mi sono domandata quale fosse il senso del Fuorisalone rispetto al racconto del design di prodotto. Attraversando Milano, tra Brera, zona Tortona, Ventura Centrale o a nord di Loreto, spesso ho avuto la sensazione che un sapiente e raffinato styling guidasse la narrazione di quanto esposto rendendo sibillina o assente la comunicazione del processo di ricerca e sviluppo che definisce un oggetto. Sulla capacità del Salone di catalizzare innovazione tecnica e invenzione formale non ho

Haus by the sea, Muthesius Academy,Kiel

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dubbi. Anche quest’anno la Fiera, attraverso i suoi espositori ed Euroluce, ha rafforzato il ruolo di alcuni designer. Uno su tutti, Stefan Diez. Di questo talentuoso designer tedesco segnalo due creazioni: il sistema di sedute componibili Costume per Magis, leggero, smontabile, con echi del miglior design degli anni Settanta, Plusminus per l’azienda spagnola di lighting Vibia, un progetto che ripensa in maniera radicale le strutture a binario o a sospensione dell’illuminotecnica grazie a un sistema di cinghie in tessuti tecnici e contrappesi minimi. Una ricerca

Formafantasma, WireLine, Flos


riscontrata anche da Flos, nella lampada WireLine del duo Formafantasma, piatto come una cintura, in gomma, il cavo elettrico supporta in maniera morbida un’asta in vetro scanalato contenente la fonte luminosa. LE DOMANDE La Fiera è terra di prodotto, è lo specchio di distretti e aziende nazionali che pur tra mille difficoltà vogliono continuare a presentare nuove tecniche e nuovi linguaggi. Il Fuorisalone sembra lasciare sempre meno spazio a queste storie. Il raggiungimento della composizione perfetta domina su mobili e oggetti. Dimore Studio, i setting di Alcova, Studio Pepe lavorano prima di tutto sulla forza comunicativa dell’immagine che verrà postata e condivisa dai visitatori. Ma dove è l’investigare sul significato, sulla produzione, sul messaggio di un prodotto? Non era forse questo il ruolo del Fuorisalone? Per fortuna ci sono le scuole. Bellissimi i progetti del laboratorio Material Futures della Central Saint-Martin, esposti a Base. Gli studenti si sono interrogati sulle possibilità di una nuova economia del tessile attraverso vinili in plastica 100% riciclata, cotone ottenuto con le fibre degli scarti delle foglie di ananas, abiti che cercano di incapsulare batteri per trasformarli in risorsa creando uno strato di protezione tra maglia e pelle. Un piacere imbattersi in Haus by The Sea degli studenti della Muthesius Academy of Art and Design

di Kiel, guidati dal professore Martin Postler. Kiel si affaccia sul Mar Baltico e gli studenti si sono chiesti come il loro lavoro potesse migliorare la vita della comunità di questa città portuale. Dall’analizzare bisogni reali sono nati progetti che toccano la didattica «piccole barche esplorano sistemi di propulsione non elettrici», il fashion design, il design dei servizi, fino ad arrivare all’architettura con il progetto di un ponte mobile per velocizzare gli attraversamenti dei canali. Insomma, non credete a quello che vi raccontano i social media. Il Fuorisalone quest’anno lo hanno salvato gli studenti, non gli stylist.

Stefan Diez, Costume, Magis. A sinistra, Stefan Diez, Costume, Magis

Material Futures, CSM, Rosie Broadhead

Material Futures, CSM, Marcel Nieto

Material Futures, CSM, Nathalie Spencer

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STORIA DI COPERTINA

EDILIZIA

di Valentina Anghinoni

Convergenze PARALLELE Da sinistra, Andrea Bucci e Paolo Curati

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Knauf Italia e Knauf Insulation puntano su innovazione, complementarità e sinergie strategiche per creare un’offerta di valore su misura per il cliente. Focus comune, la ricerca di soluzioni all’avanguardia e certificate per un nuovo benessere dell’abitare

L’

empatia è la capacità di comprendere e condividere ciò che sente un’altra persona. Che cosa accade quando l’empatia è scelta come mezzo per rivoluzionare il management di un grande gruppo? «L’empatia ci aiuta a far sì che Knauf Italia e Knauf Insulation oggi riescano a camminare con lo stesso obiettivo, in maniera parallela», spiega Paolo Curati, managing director di Knauf Insulation Italia. Il quale, assieme a Andrea Bucci, managing director di Knauf Italia, racconta ai lettori di YouBuild la nuova sinergia che si è instaurata tra le due imprese. E tutti i vantaggi che implicherà per la filiera.

Andrea Bucci Knauf Italia è lo specialista dei sistemi costruttivi a secco. Knauf Insulation è lo specialista dell’isolamento a 360 gradi e c’è una forte complementarità tecnologica tra i prodotti delle due aziende. Un anno fa circa, assieme a Paolo, ci siamo posti l’obiettivo di riportare il cliente al centro del nostro lavoro. Partendo da un confronto quotidiano, ci siamo resi conto che la stessa evoluzione del business aveva reso nuovamente necessario rivedere i processi per fare in modo che le due aziende, con le loro eccellenze, creassero maggior valore per il cliente finale. Ci siamo riusciti perché, a oggi, dopo aver segmentato tutti gli aspetti del business e dato una mission specifica su di essi, abbiamo annullato il più possibile le sovrapposizioni che si erano costituite tra le due realtà aziendali, che nel contesto odierno non davano più valore aggiunto al cliente finale, privilegiando invece le eccellenze specifiche delle due organizzazioni. Ciò ci permette di offrire la migliore soluzione per le sue esigenze.

Paolo Curati Domanda. Knauf e Knauf Insulation insieme. Prodotti e soluzioni Knauf sono il miglior complemento ai prodotti e soluzioni Knauf Insulation?

Le nuove sinergie tra Knauf e Knauf Insulation - oltre a quanto dice Andrea e che condivido a pieno - trovano un fertile presupposto nella natura delle persone, dove l’empatia diventa un elemento che, in questo contesto, aiuta a far sì che le due società riescano a camminare con lo stesso obiettivo in maniera parallela. Rimettere il cliente al centro della nostra vision, lasciando da parte in certa misura gli interessi particolari di ogni singola impresa per massimizzare gli interessi del gruppo e dei clienti, è stato un percorso non banale. Il nostro lavoro quotidiano oggi consiste nel fare in modo che le rispettive organizzazioni seguano questo modello. Abbiamo iniziato a gennaio e finora direi che i risultati sono stati soddisfacenti, anzi oserei dire sopra le aspettative. Mentre la strategia del passato era orientata in modo specifico a potenziare la presenza sul mercato, anche quando questo comportava delle sovrapposizioni con Knauf, oggi lavoriamo sulla complementarità facendo leva su sinergie strategiche. Anche a livello di prodotto, c’è continuo scambio di informazioni tra i laboratori di ricerca e sviluppo delle due strutture. Parimenti, i risultati di test e collaudi dei sistemi combinati sono condivisi e impiegati in maniera sinergica per il perfezionamento delle rispettive soluzioni tecniche. I miglioramenti dell’uno quindi vanno automaticamente a migliorare anche l’altro.

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STORIA DI COPERTINA

EDILIZIA

Andrea Bucci

Paolo Curati

Bisogna essere consapevoli che, ora più che mai, i processi e le strategie vanno rivisti continuamente. L’obiettivo può rimanere lo stesso, ma il mezzo, il tramite che serve per realizzare la propria strategia è un processo, e l’idea che il mercato ci permetta di mantenere, invariato, lo stesso processo per periodi lunghissimi, secondo la filosofia «squadra che vince non si tocca», non si applica più nella maggior parte dei casi. La volontà di massimizzare il valore per i nostri clienti è stata la scintilla che ha acceso la miccia, poi nel fare questa revisione abbiamo lavorato anche sulle ottimizzazioni.

D. Come è nata l’idea di creare questa sinergia?

Lo spunto è venuto nel momento in cui entrambi ci siamo resi conto che la nostra presenza sul mercato, per quanto forte anche grazie alla sovrapposizione, a livello strategico non ci consentiva più di realizzare il nostro vero potenziale. Insomma, abbiamo costatato che, metaforicamente parlando, uno più uno dava qualcosa meno di due. Così abbiamo cercato una formula efficace per far sì che la somma della nostra presenza sul mercato raggiungesse un valore più elevato. Abbiamo compreso che il nostro approccio non si adattava alle esigenze e ai trend espressi del mercato e questa consapevolezza ci ha stimolato a cercare una soluzione più efficiente.

Il vantaggio principale risiede in una maggiore capacità da parte nostra di offrire le giuste risposte alle loro attuali esigenze. I progettisti che utilizzano i nostri sistemi hanno la certezza di affidarsi a soluzioni precise, precostituite, con parametri tecnici certi e affidabili, che semplificheranno la progettazione e la stesura del progetto. Allo stesso tempo, imprese e applicatori avranno a disposizione prodotti pensati per essere facili da applicare e dai risultati sicuri. Il mercato di oggi presenta una domanda in crescita, ma anche più matura, con una competizione molto più serrata. Knauf Italia è lo specialista per quanto riguarda il mondo delle costruzioni a secco e questo ci porta ad avere una risposta sia di ampiezza di gamma che di profondità che è unica, difficilmente comparabile, affiancata da un know-how tecnico e storico proveniente dalle persone che crescono con questa focalizzazione, oltre alla competenza dei propri partner selezionati.

D. Quali vantaggi offre l’accoppiata Knauf e Knauf Insulation ai progettisti e alle imprese?

La sinergia fra le nostre due aziende ci differenzia da tutti i competitor sul mercato. Abbiamo distinto con chiarezza i ruoli delle due realtà e deciso di valorizzare le unicità di ogni singola azienda, piuttosto che limitarci a unificare le strategie del Gruppo. Ciò consente di trarre benefici dalle migliori pratiche per ogni ambito d’azione, arricchendo continuamente il nostro bagaglio di conoscenze e competenze. È un processo che non punta a unire o fondere le due realtà aziendali, come altri gruppi stanno facendo, ma piuttosto a coltivare la specificità delle due identità all’interno di un percorso sinergico. Sicuramente questa razionalizzazione porta anche a noi dei vantaggi, consentendoci di incrementare gli investimenti sul mercato. Il motore di questo cambiamento è stato, appunto, il processo di riposizionamento del cliente finale al centro del nostro lavoro. E direi che ci siamo riusciti, perché stiamo riscontrando una customer satisfaction migliore rispetto al passato.

L’approccio di Knauf verso la formazione mi piace definirlo nobile, perché ricopre un’importanza primaria e, per questo motivo, siamo molto prodighi negli investimenti. I nostri sistemi, per la loro natura intrinsecamente innovativa e specialistica, richiedono una tale attenzione in questo senso. Nel 2018 abbiamo organizzato più di 350 eventi e nel 2019 puntiamo a realizzarne più di 500 tra seminari, convegni, corsi per applicatori tenuti presso le rivendite edili e corsi nelle scuole, coinvolgendo 15 mila attori della filiera. Anche la formazione è stata rivista alla luce delle nuove sinergie tra Knauf e Knauf Insulation. Le sinergie, infatti, non sono solo commerciali ma anche tecniche, di formazione e di logistica. Concretamente, per quanto riguarda gli incontri formativi, pensiamo che la cosa migliore per chi vi partecipa sia avere sul palco l’interlocutore più specializzato per ogni argomento.

D. Parliamo della formazione, che è il vostro fiore all’occhiello…

Per Knauf Insulation la formazione è fondamentale. Già lo scorso anno abbiamo programmato i primi interventi insieme a Knauf, e posso confermare che è stata una novità ben apprezzata dagli operatori del mercato. Il nostro obiettivo è orientato a realizzare un modello di una formazione continua quotidiana per i nostri interlocutori. Un esempio è la recente creazione del Punto KI, una formula concreta di affiliazione con la nostra clientela, che prende le mosse proprio nell’ottica di vicinanza al mercato e agli interlocutori e che prevede una serie di attività di formazione, sia per la rete vendita dei nostri clienti, sia per gli utilizzatori finali.

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Andrea Bucci

Paolo Curati

A mio avviso, il segreto è racchiuso nella parola nobile, che ho utilizzato per descrivere il nostro approccio alla formazione. È vero, investiamo in un contesto dove è difficile fare formazione ma, anche grazie al Gruppo, abbiamo l’occasione di poter continuare a investire in un settore nel quale, non lo nego, è arduo avere un ritorno economico immediato. Proprio grazie ai nostri marchi e alla posizione di leadership sul mercato non veniamo meno a questo impegno, e gli stessi operatori sono solitamente molto consapevoli della necessità di ricevere un aggiornamento costante.

D. In Italia non è facile fare formazione. Qual è la vostra ricetta?

Quando si parla di formazione è importante avere obiettivi chiari, costanza e molta determinazione, poiché questo è sicuramente un aspetto complesso del nostro lavoro, sul quale è difficile avere un ritorno immediato. Notiamo però un aumento della sensibilità negli ambiti dell’isolamento termico e acustico, e anche per le tematiche relative alla resistenza al fuoco, sia sul fronte della qualità che su quello della sicurezza, e noi facciamo il possibile per promuoverla anche in ambienti istituzionali.

Abbiamo contrattualizzato le nostre strategie inter company, proprio perché vogliamo dare un segnale forte sulla solidità di questo progetto. La piattaforma che abbiamo creato non è qualcosa di effimero e passeggero, è un progetto in divenire, ma anche di lungimiranza. Potremmo definirlo, un po’ ironicamente, un’unione moderna: non è un matrimonio, ma neanche un fidanzamento. L’attenzione del Gruppo stesso è puntata sul nostro operato, per capire come si evolve questa strategia.

D. La convergenza odierna è qualcosa di momentaneo o prevedete di portare avanti questo processo?

A questo proposito, c’è una frase che forse avete già sentito, cioè «Knauf da azienda di famiglia, a famiglia di aziende». Come queste famiglie si relazionano, è un argomento di interesse anche per il Gruppo.

Della complementarietà tra l’offerta di Knauf Italia e quella di Knauf Insulation abbiamo già parlato. Concentrandoci sui prodotti di punta possiamo dire che Knauf eccelle ed è leader assoluto nei sistemi innovativi per l’edilizia a secco grazie ai quali è possibile costruire edifici esteticamente appaganti, confortevoli dal punto di vista termoacustico, attenti al benessere e all’ambiente e capaci di proteggere da sismi e incendi. In questo contesto si collocano sistemi per l’esterno come quelli basati sulla tecnologia Aquapanel Outdoor, eccellenza assoluta e standard di riferimento per il settore; sistemi per le pareti interne come quelli basati su lastre standard o prestazionali, sistemi per i soffitti come quelli basati sui pannelli modulari; sistemi antincendio basati su lastre prestazionali e corredati con tutta l’accessoristica del caso; soluzioni per il pavimento con la gamma di massetti e livelline. Con tutto questo si integrano poi soluzioni ad alta performance acustica, antincendio e sismica. È sottolineare che l’approccio di Knauf è di tipo sistemico, contemplando in modo integrato soluzioni per l’esterno e l’interno, dalla pavimentazione al soffitto, perfette per lavorare assieme. L’accordo con Knauf Insulation aggiunge un valore ancora maggiore a questa impostazione.

D. Quali sono i prodotti-sistemi di punta di Knauf e Knauf Insulation?

Knauf Insulation oggi commercializza prodotti in lana minerale di vetro e lana minerale di roccia. Siamo uno dei pochi player che gioca su entrambe le tipologie di prodotti. Per quanto riguarda la gamma in lana minerale di roccia proponiamo soluzioni sia per copertura che per cappotti sia per internal partitions, quindi prodotti più leggeri con una offerta assolutamente completa. La nostra gamma in Ecose Technology è una linea completa di prodotti leggeri con binder senza formaldeide aggiunta: siamo gli unici in grado di proporre una tecnologia così innovativa sul mercato, anche perché siamo stati i primi a metterla a punto e applicarla alla produzione della lana minerale di vetro, già più di dieci anni fa.

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STORIA DI COPERTINA

EDILIZIA

Andrea Bucci

Paolo Curati

La mission di Knauf ci impone di essere leader tecnologici e di mercato nel mondo dell’edilizia a secco e punto di riferimento per tutto il sistema casa. Coerentemente con tutto ciò, Knauf ha adottato una visione integrata che si fa carico di dare soluzione alle esigenze edili di ogni parte dell’edificio, dalle facciate esterne alle pareti interne, dai solai ai massetti, con soluzioni strutturalmente collegate e caratterizzate funzionalmente in relazione al bisogno che si desidera soddisfare. Così, per dare risposte mirate e all’avanguardia tecnologica abbiamo strutturato l’azienda in diverse unità di business: Knauf antincendio, Knauf akustica, Knauf antisismika e altre ancora, ciascuna delle quali provvede a gestire i prodotti, la ricerca e sviluppo, la formazione.

D. I vostri prodotti, dunque, coprono tutte le referenze del sistema?

L’offerta di soluzioni isolanti Knauf Insulation è molto vasta e copre tutte le esigenze di isolamento termoacustico e protezione al fuoco sia in ambito residenziale, che commerciale e industriale. Nell’ultimo anno abbiamo investito tantissimo per completare la gamma di prodotti in lana minerale con ECOSE Technology dedicata all’isolamento indoor, in grado di offrire eccellenti prestazioni tecniche e una ottimale qualità dell’aria interna. Le soluzioni isolanti Knauf Insulation sono studiate per ogni singola applicazione in edilizia: dalle partizioni interne, alle pareti perimetrali, dall’isolamento a cappotto, alle facciate ventilate, dalle contropareti all’isolamento di coperture, a falda o piane. L’incombustibilità della lana minerale di roccia, classificata Euroclasse A1, offre la massima sicurezza in caso di incendio.

La sostenibilità, per le caratteristiche intrinseche dei nostri prodotti, ci appartiene da sempre e da sempre ci fa proiettare il business in modo green, sia per quanto riguarda la scelta dei materiali, i processi produttivi, sia in termini di prestazioni dei sistemi. A prova di questo, Knauf ha adottato per tutti i suoi siti produttivi un sistema certificato per la gestione ambientale conforme allo standard Iso 14001:2004. La sostenibilità è poi direttamente legata al benessere che questi sistemi riescono a garantire agli utilizzatori finali e penso che nella diffusione sempre più spinta dei sistemi a secco, il passaparola giochi un ruolo rilevante: mi capita sempre più spesso di ricevere riscontri positivi da chi ha già avuto modo di provare il comfort legato a questi materiali. Il fatto che anche l’utente finale promuova da sé queste soluzioni è un segnale che fa sperare molto bene.

D. Quando si parla di sistemi costruttivi innovativi non si può trascurare l’aspetto legato alla loro sostenibilità. In che cosa consiste la sostenibilità per Knauf e Knauf insulation?

Il nostro compito è quello di promuovere la diffusione delle nuove tecnologie, delle quali siamo gli specialisti. Oggi, quando uno pensa a ristrutturare la casa, molto spesso si rivolge ai sistemi a secco: se pensiamo che la maggior parte di noi passa il 90% della propria vita all’interno di quattro mura, è evidente come la sensibilità verso il benessere e il comfort abitativo indoor diventi un valore irrinunciabile che spinge ad una scelta oculata verso prodotti da costruzione a basse emissioni di VOC ed elevata salubrità. La sostenibilità ambientale e l’elevata qualità dell’aria indoor sono alla base della scelta di Knauf Insulation di investire in maniera importante nella tecnologia ECOSE tanto da riconvertire gradualmente tutti gli impianti produttivi di lana minerale di vetro e di roccia in Europa verso questa tecnologia. La lana minerale con Ecose Technology è certificata Eurofins Indoor Air Comfort Gold, come materiale eccellente secondo gli standard di valutazione della qualità dell’aria degli ambienti interni.

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LE DUE SORELLE IN ITALIA Knauf e Knauf Insulation hanno una lunga storia in Italia. «Knauf arriva in Italia a fine anni Settanta con un’attività di importazione a Treviso e lì mette le sue radici nel nord-est. Poi, come sappiamo, i sistemi a secco vanno in espansione nel resto del Paese. Per raccontare un aneddoto, la storia dice che alcuni lungimiranti posatori già agli inizi degli anni Settanta varcavano il confine nazionale per approvvigionarsi di questi prodotti innovativi, diventandone anche i primi distributori locali», racconta Andrea Bucci. «Negli anni successivi sono iniziati gli investimenti, in una prima fase nei profili e nelle polveri, in particolare presso lo stabilimento di Gambassi (Firenze). In un secondo tempo, la profilatura si sposta a Castellina (Pisa) dove, a metà degli anni Ottanta, sorge un impianto dedicato alla realizzazione di tutta la linea del cartongesso, oltre che di alcune lastre prestazionali. In breve tempo, Castellina e Gambassi diventano i due siti italiani che ci permettono di coprire gran parte della produzione della nostra gamma, la parte restante della quale ci viene fornita dal Gruppo». Più recente, invece, lo sbarco di Knauf Insulation Italia, che nasce a metà degli anni Duemila come produttore di Xps, con un impianto nei pressi di Torino. «L’azienda poi si è focalizzata sempre più sul business delle lane: oggi il nostro core business è il settore delle lane minerali. Importiamo il prodotto da im-

pianti situati all’estero, in particolare Francia, Belgio, Germania, Slovenia, Slovacchia e Croazia. Siamo una delle poche realtà che è presente sia sul business della lana di vetro sia sul business della lana di roccia, con una gamma estremamente completa e con una forte attenzione alla sostenibilità dei nostri prodotti», precisa Paolo Curati. Knauf è oggi conosciuta come leader di sistemi e soluzioni leggere, a secco. «Ci teniamo molto a dare al cliente delle certificazioni e delle performance che sono in linea con le aspettative di chi decide di affidarsi a un’azienda leader di questo segmento. Puntiamo a dare ai nostri prodotti, dalla prescrizione all’assistenza tecnica, dalla distribuzione al post vendita, un livello premium non solo come qualità dei materiali, ma soprattutto come fornitori di un pacchetto completo. Nel concreto significa realizzare un sistema di costruzione in tutte le sue componenti, di qualità certificata in ogni singola componente», continua Bucci. «L’attenzione alla qualità del prodotto», aggiunge Curati, «che è insita nel dna del Gruppo, ci da un vantaggio competitivo. Al tema della qualità, affianchiamo quello del servizio: siamo vicini e attenti alla nostra clientela e, a livello più ampio, siamo impegnati sul fronte delle tematiche ambientali: abbiamo a cuore la salubrità dell’ambiente e per questo investiamo molto nell’efficienza energetica delle nostre soluzioni».

Andrea Bucci

Paolo Curati

Andrea Bucci ricopre l’incarico di Direttore Generale di Knauf Italia da aprile 2016. Classe 1972, una laurea in economia e commercio presso l’università La Sapienza di Roma, prima di approdare in Knauf Italia, ha maturato una vasta esperienza nel b2b di beni e servizi industiali, principalmente nell’automotive. In Iveco ha assunto diverse responsabilità in ambito Sales, Marketing e Network development, di cui le più rilevanti sono state nei mercati Australiano New Zealand e del Sud Est Asiatico, UK e Irlanda. In Italia è riapprodato con la responsabilità di General Manager truck &bus e movimentazione terra fino al 2013, anno in cui ha assunto la responsabilità per l’Europa. Un passaggio in Nissan veicoli commerciali nel 2014-15 per l’Europa chiude il suo ciclo nel mondo Automotive. Knauf Italia è la branch italiana del gruppo tedesco fondata nel 1977 e conta due siti produttivi in Toscana, a Castellina Marittima (Pi) e a Gambassi Terme (Fi). L’azienda si è posizionata negli anni come punto di riferimento per la produzione dei sistemi a secco e degli intonaci e a base gesso. Parallelamente Alla produzione, knauf ha investito molto anche sulla formazione, costruendo i centri polifunzionali di Milano e Pisa, che offrono un’ampia gamma di corsi, seminari e servizi ai professionisti dell’edilizia.

Managing Director di Knauf Insulation S.p.A., società del Gruppo Knauf. Knauf Insulation è azienda leader a livello mondiale nella produzione di materiali per l’edilizia e di soluzioni per l’isolamento, con più di 37 stabilimenti produttivi distribuiti in 15 paesi e oltre 5.500 dipendenti. In Knauf Insulation, Paolo Curati si occupa dell’implementazione dello sviluppo strategico dell’azienda nel nostro paese, coerentemente con i valori del gruppo, orientati all’innovazione, alla sostenibilità e al miglioramento continuo.Vive e lavora tra Roma e Torino, orgoglioso padre del piccolo Edoardo, laureato in Economia Aziendale alla Bocconi di Milano, con MBA conseguito nello stesso ateneo, ha maturato una approfondita esperienza in ambito strategico, commerciale e finanziario, presso importanti realtà aziendali di respiro internazionale. Dal 2008 al 2017 in Cementir Italia, prima come Direttore Vendite e dal 2013 come Direttore Commerciale. Prima ancora ha ricoperto il ruolo di Responsabile Strategia e Sviluppo presso IVM Group, uno dei principali produttori mondiali di vernici per il legno, e in precedenza ha operato presso Pirelli RE in qualità di Investment and Asset Manager. Esperto del settore immobiliare italiano e di sistemi costruttivi, è impegnato sui temi dell’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale dell’edilizia urbana.

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INTERMEZZO

TOKYO È UNO SPECCHIO

L

a prima domanda che ci si fa quando finalmente (sì, c’è sempre un «finalmente» in casi come questi) si giunge a Tokyo è: dov’è Tokyo? E questa domanda viene solitamente prima di chiedersi «che cos’è Tokyo». Mentre sulle mappe è chiaro che sia lì, grande e vasta, dai monti all’oceano, quando ci si immerge nella capitale nipponica ci si rende conto che Tokyo è un insieme di tante realtà, alle volte diversissime, che convivono alle volte conducendo vite parallele. In fin dei conti, Tokyo è solo una stazione del treno, un posto d’incontro da cui si diramano mille vie che connettono un tessuto pulsante. Sì, perché osservando la mappa della città quando si è nella metropoli, si scopre che Tokyo è riferito a quella che noi chiameremmo Stazione centrale. E questa stazione, a ben vedere, non è nemmeno l’ombelico attorno al quale tutto si ricollega. In pratica, Tokyo sembra non esistere di per sé. Ovvero esiste per tutti, tranne per chi a Tokyo ci vive e lavora. Dentro la città diventano importanti e hanno un senso le sue parti e i suoi toponimi si riferiscono a quartieri attraverso i cui nomi orientarsi e al tempo stesso definirsi. Se non ci credete, prendete uno dei romanzi di Banana Yoshimoto ambientato in questa enorme conurbazione. Alcuni di questi quartieri sono diventati talmente famosi che sono assurti a icona stessa non solo della cosmopoli, ma dell’intera nazione. Come l’incrocio di Shibuya. Tutti abbiamo in mente l’immagine del quadrato e delle sue diagonali che ordinatamente e velocemente si formano e scompaiono al ritmo dell’alternanza delle luci del semaforo. Un fiume di persone impetuoso e al tempo stesso diligente che rappresenta la perfetta definizione del cittadino giapponese, che mette il gruppo sempre prima dell’essere in quanto individuo. Il lavoro del fotografo britannico Peter M. Cook (1967), studi di architettura alle spalle e

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cittadino adottivo di Tokyo dal 1998, rilegge il panorama della metropoli giapponese con una tecnica pittorica che appartiene al periodo Edo, corrispondente allo shogunato Tokugawa (1603-1868), prendendo così in uso un vocabolario visuale che, ai tempi, Utagawa Hiroshige aveva reso famoso grazie alle sue Cento Famose Vedute di Edo. Che cosa inserisce Cook di così particolare in questa serie di immagini che percorrono oltre 20 anni di lavoro e osservazione su una città sempre in trasformazione? La calma. La calma della monotonia, nel senso etimologico di un tono solo. La monotonia vince sulla monocromia in questi ritratti di volumi e materia, dove la natura, come fossimo di fronte a affreschi tardo medievali, appare solo come sfondo. Lo sguardo viene applicato con calma serafica e permette di entrare in relazione con queste perfette nature morte che sembrano rimandare per tonalità e relazioni all’eredità europea di Giorgio Morandi. Lunghi silenzi che parlano di bellezza e tecnica che si coniugano per diventare casa dell’uomo. Un atteggiamento così distaccato e al tempo stesso così partecipe che trasforma le fotografie di architettura di Peter M. Cook in qualcosa di magico, qualcosa di fermo nel tempo. Una storia senza fine. Un vero specchio della vita. (lmff)

Peter M. Cook - Edo, a cura di Maggie O’Regan, con un’introduzione di Kengo Kuma e testi di Maggie O’Regan, graphic design di Welmoet Wartena, Hatje-Cantz Publishers, 2018, 168 pagine, 100 illustrazioni, ISBN 9783775745178, 58,00 euro.


Shinjuku and Fuji from Bunkyo Ward Office, Bunkyo-ku © Peter M. Cook. Courtesy Hatje-Cantz Publishers

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Tokyo Gate Bridge, Koto-ku © Peter M. Cook. Courtesy Hatje-Cantz Publishers

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Yoyogi National Stadium 1st Gymnasium, Shibya-ku © Peter M. Cook. Courtesy Hatje-Cantz Publishers

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G LI SPECIALI LA NUOVA ANTISISMIC A

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ANTINCENDIO pag.

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CONTROSOFFITTI pag.

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SISTEMA TETTO pag.

BIM

82 Architetti, ingegneri, costruttori: tre categorie che lavorano con il rischio. Perché i professionisti si devono confrontare con sistemi di sicurezza sempre più evoluti: un incendio oppure un crollo causato dal sisma sono evitabili se si usano i nuovi materiali, progettazione digitale le soluzioni più avanzate

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SPECIALE ANTISISMICA

TECNICA & COSTRUZIONI

di Giacomo Casarin

Nuovi materiali ANTI SCOSSA

Tra normative sempre da aggiornare e materiali innovativi, due aziende come Fibrenet e Italcementi hanno investito in soluzioni per il consolidamento al passo con i tempi

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ontro il terremoto non basta rinforzare le strutture di un edificio. È necessario consolidare prima le normative. Che faticano a seguire l’evoluzione rapida ed efficiente dell’innovazione, che comprende nuovi materiali e tecniche di esecuzione. «Una vera marcatura Ce sul sistema di rinforzo a intonaco armato non esiste, perché non c’è ancora una norma europea armonizzata», spiega Luca Parravicini, tecni-

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co commerciale Milano di Fibrenet, azienda friulana specializzata in recupero strutturale, miglioramento e adeguamento sismico e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare. LE LINEE GUIDA Nella definizione delle linee guida, secondo Parravicini, è possibile però compiere il primo passo verso la marcatura Ce attraverso la certificazione Eta, che Fibrenet ha conseguito per il sistema a intonaco armato Crm, e che a breve otterrà per il sistema Frcm. Mentre il Crm rinforza il muro mediante connessioni, l’Frcm aderisce direttamente al supporto. Fibrenet utilizza la fibra di vetro per l’intonaco armato e una rete in fibra di carbonio per il sistema Fcrm. Fibre di basalto e reti di acciaio sono stati a lungo i materiali tradizionali. «Ma la normativa ha ora iniziato a mettere dei paletti e prevede solo tre tipologie specifiche per il rinforzo strutturale: fibra di vetro, di carbonio e di aramide, gli unici calcolabili e, quindi, prevedibili. Solo con questi materiali le prove in laboratorio conseguono risultati ripetibili, quindi controllabili», continua il tecnico. «Le fibre d’acciaio, invece, non sono caratterizzate da questa ripetitività e i risultati ottenuti in una prova non sono ripetibili in quella successiva con lo stesso valore».


ESAMI DI LABORATORIO Il punto, secondo l’esperto, è che la normativa sta diventando sempre più restrittiva, nell’ottica di produrre risultati che garantiscano sicurezza: automaticamente le fibre di acciaio e quelle di basalto si autoelimineranno, mentre si confermeranno gli intonaci armati con la fibra di vetro e i sistemi con fibre di carbonio. Come l’Frp (Fiber Reinforced Polymers), caratterizzato dall’utilizzo di resine, che oggi deve essere certificato con Cvt (Certificato di validità tecnica), ovvero una dichiarazione delle effettive prestazioni di laboratorio e in opera del materiale. Si tratta del sistema più certificabile e la sua prestazione non è solo data dal tessuto, ma soprattutto dalle resine, poiché una parte importante è rappresentata dalle temperature di esercizio che variano da un minimo a un massimo, oltre al quale non è garantito il trasferimento della forza sul supporto. Esistono aziende che vendono resine caratterizzate da temperatura massima di esercizio di 30 gradi, inutilizzabili in estate perché non garantiscono la tenuta. Tutto dipende dalla qualità e la qualità si raggiunge anche controllando tutti i prodotti che formano un sistema, allo scopo di dare un’unica fornitura con più garanzia possibile. Ma non solo, perché la messa in opera è fondamentale tanto quanto il progetto: l’applicazione del sistema deve essere perfetta. «Per quanto riguarda Fibrenet, il servizio di posa è gestito da una società specifica formata da loro stessi», conclude Parravicini. «Poi, nel momento in cui vengano scelti altri operatori, nessun problema: come azienda, Fibrenet può assistere i lavori in cantiere attraverso formazione e consulenza tecnica, perché il risultato deve sempre portare a un certificato di corretta posa in opera». SICUREZZA PER I VECCHI EDIFI Le strade per un’efficace azione di rinforzo strutturale sono molteplici. Come testimonia i.power Rigenera, conglomerato cementizio fibro-rinforzato ad alte prestazioni studiato da Italcementi per adeguare e ripristinare quelle strutture sorte 50-60 anni fa e che ora versano in uno stato di degrado. Dopo un’attenta

diagnosi dello stato strutturale, la soluzione completa dell’azienda bergamasca, ora parte di HeidelbergCement Group, consiste nella customizzazione del prodotto a seconda dell’esigenza, nella posa in opera e nel successivo monitoraggio del suo stato nel tempo. «È concepito per opere infrastrutturali: viene colato all’interno di una cassaforma con uno spessore di 12 centimetri: non c’è bisogno di alcuna armatura di rinforzo, ma sono necessarie solamente le barre di connessione con la base della struttura», descrive Marcello Molfetta, specialista innovazione materiali di Italcementi. «Nei laboratori dell’Università di Brescia è stata costruita una pila da ponte per essere testata insieme al prodotto: dopo la maturazione del calcestruzzo è stata portata a rottura, per poi essere rivestita con la soluzione i.power Rigenera e nuovamente essere portata a rottura dopo la maturazione. È stato riscontrato che il prodotto ha conferito alla struttura un aumento delle prestazioni, tra cui una resistenza a flessione maggiore del 70%, con un risultato che assicura in caso di evento sismico tenuta e alta deformazione, ma non rottura». Il conglomerato cementizio fibrorinforzato è costituito da tre componenti: un micro calcestruzzo dry, additivi liquidi e le fibre metalliche, che devono essere mescolati in loco da esperti tecnici, opportunamente formati. Il prodotto offre rinforzo, adeguamento e sostenibilità, visto che una soluzione ordinaria in calcestruzzo occuperebbe uno spessore di 30 centimetri, invece di 12. Infine, i.power Rigenera è stato testato anche per quanto riguarda la resistenza al fuoco e il risultato ha evidenziato che riesce a sopportare temperature fino a 750 gradi centigradi.

Life+, antisfondellamento per solai. Sotto, da sinsitra, H-planet, intonaco armato sottile Crm (Composite Reinforced Mortar), C-Matrix, sistema composito Frcm (Fiber Reinforced Cementitious Matrix) e i.power Rigenera, spessore 12 centimetri

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SPECIALE ANTISISMICA SPECIALE

EDILIZIA

di Giovanni Nicolò *

Operazione CASA SICURA I sismabonus offrono una imperdibile occasione per rinforzare le strutture costruttive di un condominio. L’Italia è un Paese che è destinato, purtroppo, a registrare altri terremoti. Ma per i lavori è importante affidarsi a un esperto

L’

Aquila 2009, Emilia 2012, Amatrice 2016. Le fotografie scattate nei luoghi colpiti dai terremoti sono drammatiche ed eloquenti e ci confermano che è importante diffondere la cultura della conoscenza e della prevenzione: solo riconoscendo l’esistenza di un problema si creano infatti i presupposti per poterlo risolvere. Il patrimonio edilizio nazionale è piuttosto datato e necessita in molti casi di interventi di miglioramento significativi per poter far fronte a tali eventi. La maggior parte dei condomini sono stati costruiti a seguito del boom edilizio della seconda metà degli anni Sessanta. Si tratta di costruzioni del tutto inadeguate nei confronti

Amatrice 2016

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Amatrice 2016

delle moderne prescrizioni antisismiche e delle quali spesso non si conosce come siano state realizzate, non essendo più reperibili gli elaborati di progetto originali.

Emilia 2012

COME EVITARE IL RISCHIO DI CROLLI 1 La storia dell’edificio La prima attività che deve svolgere un ingegnere specializzato in strutture riguarda l’insieme delle operazioni necessarie a reperire le informazioni sulla storia del fabbricato e le modifiche subite nel corso della sua vita. È importante anche effettuare un accurato sopralluogo per individuare eventuali danni e criticità presenti, molto più frequenti di quanto si possa immaginare, in particolare nei condomini che hanno superato i cinquant’anni di vita. Troppe volte si è constatato come il terremoto sia selettivo e colpisca i punti più deboli di una costruzione. 2 La diagnosi Deve poi seguire l’analisi strumentale con la diagnosi: riguarda tutte le attività necessarie per indagare le caratteristiche di un edificio. Comprende le prove sui materiali di cui è costituita la costruzione, le analisi del sottosuolo, il rilievo geometrico e strutturale. Dato che gli edifici in cui viviamo spesso non sono isolati, è fondamentale individuare i diversi corpi di fabbrica, la presenza di giunti e le loro dimensioni, al fine di valutare il possibile verificarsi di fenomeni di martellamento.

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EDILIZIA

Intervento

3 L’analisi di vulnerabilità e la valutazione della sicurezza Consiste nella modellazione tridimensionale dell’edificio al computer e nella successiva analisi sismica. Tale attività consente di simulare il comportamento dinamico del fabbricato sottoposto al terremoto di progetto previsto dalla normativa. Il risultato finale dell’analisi di vulnerabilità è l’Indice di rischio, che rappresenta la percentuale di accelerazione sismica alla quale l’edificio è in grado di resistere rispetto alla accelerazione massima attesa nel luogo sul quale sorge la costruzione. Per esempio,

Modello elementi finiti

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se un condominio ha un Indice di rischio pari al 60% significa che è in grado di resistere al 60% delle accelerazioni sismiche che ci si attende possano avvenire. Risulta chiaro che una «schedatura speditiva», che si limiti alla compilazione di un modulo, per quanto sia redatta da un tecnico abilitato può essere solo una utile raccolta di dati, ma non può assolutamente indicare il livello di vulnerabilità di un condominio. Soltanto dopo avere condotto le attività fin qui descritte è possibile progettare le lavorazioni più appropriate per migliorare la capacità del condominio di resistere alle forze sismiche.


4 Le soluzioni Le tipologie di intervento che si possono mettere in atto per conseguire un miglioramento sismico sono numerose. Ognuna di esse presenta delle specificità: non esiste una ricetta che vada bene per tutti i casi. Tra le tecniche più efficaci si possono citare a titolo di esempio l’impiego di fibre composite, di vetro o carbonio, e l’utilizzo di dissipatori sismici. La scelta deriva anzitutto dalla tipologia costruttiva dell’edificio che vogliamo migliorare: un telaio in cemento armato richiede interventi differenti rispetto ad un edificio in muratura o ad una struttura in acciaio. Poi dipende dalle vulnerabilità che abbiamo individuato in sede di diagnosi e che vogliamo risolvere. Infine, la scelta è legata alle proprietà dell’edificio da modificare. Solo in questo modo potremo operare con consapevolezza, prevedendo in ogni nostro lavoro gli interventi più opportuni in funzione del problema che dovremo risolvere, in modo da impiegare le risorse economiche disponibili nel modo più efficiente. * Ingegnere

LA FORMA INCONTRA LA SOSTANZA La massima qualità dell’essere nell’apparire: un nuovo modo di intendere lo spazio e di arredarlo. Comfort acustico e design si incontrano in isolspace per ridisegnare ogni spazio. Chiudi gli occhi e immagina, isolspace nasce per realizzare i tuoi desideri, crea ambienti su misura, adatti alle tue esigenze e alla massima soddisfazione dei sensi.

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SPECIALE ANTINCENDIO SPECIALE

SICUREZZA

La facciata?

UN TEMA SCOTTANTE

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di Paolo Setti, già docente di Teoria e Progetto della Sicurezza al Fuoco – Politecnico di Milano

Il decreto ministeriale di gennaio considera gli interventi che interessano più del 50% della superficie complessiva: deve essere limitata la propagazione del fuoco e garantita la compartimentazione antincendio anche all’esterno dell’edificio

L

a necessità di ridurre i consumi energetici ha fatto sì che nella realizzazione di edifici nuovi e nella riqualificazione di quelli esistenti sia aumentato l’uso di materiali combustibili in facciata, con conseguente incremento del rischio incendio. Con il decreto ministeriale del 25 gennaio 2019 Norme di sicurezza antincendi edifici di civile abitazione, per gli interventi che interessino più del 50% della superficie complessiva delle facciate sono diventati cogenti i requisiti di sicurezza al fuoco delle superfici già introdotti in modo volontario dalla lettera circolare numero 5043 del 15 aprile 2013. In particolare, è richiesto che sia limitata la propagazione del fuoco in facciata e che sia garantita la compartimentazione antincendio anche all’esterno dell’edificio. Altra novità normativa è l’obbligo di utilizzo del decreto ministeriale 3 agosto 2015 Nuovo Codice di Prevenzione Incendi per tutte le attività soggette a controllo dei Vigili del Fuoco per le quali non sia stata emanata una specifica regola tecnica. In tal caso diventa obbligatorio l’utilizzo dell’approccio prestazionale del Nuovo Codice, che considera anche il rischio incendio in facciata.

Incendio Grenfell Tower di Londra, giugno 2017. L’incendio innescatosi ad uno dei piani inferiori, per malfunzionamento di un apparecchio domestico, si è propagato velocemente in facciata coinvolgendo tutto l’edificio e causando più di 70 vittime, a causa della rapida propagazione causata da pannelli di rivestimento non idonei e dalla presenza di un’unica scala interna non compartimentata. A destra, il Manuale «Sicurezza Antincendio delle Facciate negli Edifici», predisposto dal Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Zagabria e reperibile on line gratuitamente, inquadra i sistemi di classificazione europea in merito alla reazione al fuoco dei materiali e dà i risultati di numerose prove di comportamento al fuoco delle facciate tramite test su larga scala

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Incendio di via Cogne 20, Milano, febbraio 2018. Il fuoco si è innescato sul balcone del 10° piano dove si aveva un’eccessiva presenza di materiale combustibile. La presenza di tapparelle di chiusura combustibili ha consentito il passaggio del fuoco all’appartamento retrostante, causandone la completa distruzione. Le fiamme hanno coinvolto anche il balcone del piano superiore ed il relativo appartamento retrostante, causando una vittima. La mancanza di un cappotto combustibile in facciata ha evitato la propagazione del fuoco alle restanti parti dell’edificio. Inoltre la presenza di un’idonea scala a prova di fumo ha permesso lo sfollamento in sicurezza degli occupanti dei restanti appartamenti

FACCIATA COMBUSTIBILE Molti esempi mettono in evidenza come un sistema di facciata combustibile possa costituire un aggravio di rischio. È importante tenere conto che nelle riqualificazioni energetiche, se si interviene sulle facciate, cambiano le condizioni di rischio e questo può rendere prive di valore le autorizzazioni di prevenzione incendi rilasciate precedentemente. L’impiego di cappotti in-

combustibili consente di considerare invariato il rischio iniziale. Al contrario, l’uso di isolanti combustibili può alterare significativamente le condizioni di sicurezza e deve essere valutato dai progettisti. Un recente studio condotto al Politecnico di Milano ha evidenziato la necessità di avere a disposizione agevoli strumenti per quantificare l’eventuale incremento di rischio dovuto alla realizzazione di un sistema a Matrice Probabilità - Magnitudo

molto alta scala di probabilità (P)

SICUREZZA

n.a.

alta

media

bassa

bassa matrice

media

alta

scala di magnitudo (M)

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molto alta


cappotto. Partendo da una presa di coscienza circa le caratteristiche proprie dell’edificio e le misure di sicurezza presenti, si valuta quale può essere l’aggravio del rischio dato dalla messa in opera di un rivestimento di facciata. Altezza e area in pianta, tipologia strutturale, sistema di compartimentazione, vie di esodo e presenza o meno di impianti di rilevazione e allarme e/o di protezione attiva, definiscono la situazione di rischio iniziale.

piano all’altro ed eventuale propagazione laterale. La presenza di materiale combustibile in facciata facilita la propagazione del fuoco; la velocità di sviluppo dipende dalla reazione al fuoco dei materiali e dalle condizioni di ventilazione. Per quel che riguarda la sicurezza del sistema tecnologico adottato è da tener presente che la fiamma può propagarsi tra un piano e l’altro anche per mancanza di sigillatura dei giunti interni tra facciata e solaio che devono perciò esse-

Incendio Sede dell’Autorità Portuale di Savona, ottobre 2018 L’incendio ha avuto origine da cause incerte all’esterno dell’edificio e si è rapidamente propagato a tutto l’edificio per la presenza di materiale combustibile in facciata

Sorgente di fuoco utilizzata nella prova. A sinistra, Meccanismo di Propagazione dell’Incendio tra i Piani, tratto dal Manuale «Sicurezza Antincendio delle Facciate negli Edifici» (2017)

PERICOLO PROPAGAZIONE Al fine di definire gli scenari, si valuta sia l’innesco di un incendio interno al compartimento con propagazione in facciata attraverso le aperture sia il caso di innesco direttamente in facciata, quale potrebbe essere l’incendio di un veicolo o di un cassonetto dei rifiuti in adiacenza. Nello schema è indicato il meccanismo di propagazione del fuoco originato all’interno di un compartimento, con fuoriuscita delle fiamme dalle finestre e passaggio del fuoco da un

re progettati e qualificati secondo specifiche regole codificate. Per quantificare i parametri significativi che caratterizzano il comportamento al fuoco della facciata, è necessario effettuare test sperimentali che ricreino lo scenario di incendio di interesse. L’Università di Zagabria è stata tra le prime a fare ricerca sul tema. Già nel 2017 è stata pubblicata una guida che, dopo un inquadramento normativo riporta soluzioni progettuali e utili raccomandazioni per sistemi a cappotto e facciate ventilate.

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SPECIALE CONTROSOFFITTI SPECIALE

MATERIALI & TECNICA

di Cristiano Vassanelli

Questa è edilizia

AL PIÙ ALTO LIVELLO

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Isolamento termico, acustico, canali per far passare cavi e condutture: i pannelli aggiunti al soffitto offrono molti vantaggi. Con soluzioni sorprendenti

I

materiali e le modalità costruttive sono da sempre sottoposti a un naturale e necessario processo di innovazione e mutamento, figlio di esigenze normative e di nuovi concetti architettonici. Sono anche obbligati ad adeguarsi alle tendenze di un mercato estremamente dinamico ed in continua evoluzione. I sistemi costruttivi, pur rimanendo fedeli ai principi originari, sono stati spesso oggetto di mode che hanno determinato dapprima il loro ingresso nel mercato edile e in un secondo momento il loro accantonamento. Un po’ come accade a un paio di pantaloni o a una giacca che andavano molto di moda negli anni Novanta e che ora non si usano più o vengono considerati vintage. Come nella moda, anche nell’edilizia si assiste spesso a una rivisitazione di una modalità costruttiva, quasi un ammodernamento di un concetto già saldo e ampiamente conosciuto, rivisto e ripresentato sulla base di concetti e materiai innovativi in grado di soddisfare molteplici necessità e obblighi normativi. UN SIMBOLO Il controsoffitto è un caso emblematico. Il ricorso al controsoffitto è tornato a far parte dell’edilizia nazionale in un periodo relativamente recente, dettato all’inizio dall’esigenza di nascondere passaggi impiantistici, ma divenuto anche una soluzione per molteplici problemi legati all’isolamento termico e acustico, alla limitazione del riverbero interno degli ambienti, alla resistenza al fuoco oltre che una soluzione leggera, veloce ed estremamente flessibile anche sotto l’aspetto della resa estetica. Prima di questa rinnovata richiesta e della larghissima diffusione del solaio in latero-cemento, il controsoffitto era abitualmente in uso nella versione con camera a canne o incannucciato, ancora presente in moltissimi esempi di edilizia di nazionale degli anni Cinquanta e Sessanta.

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MATERIALI & TECNICA

I solai in legno tradizionali venivano rivestiti all’intradosso da una struttura leggera, anch’essa in listelli di legno, sulla quale erano disposte una serie di canne appiattite, una vicino all’altra e legate assieme o intrecciate, necessarie a fornire un idoneo supporto e fungere da armatura per il successivo strato di intonaco o gesso di finitura. Questa tecnica costruttiva consentiva di dare uniformità alla superficie inferiore dei solai in legno che, diversamente da ora, erano costruiti con travi uso fiume recuperate o di fortuna con resa estetica limitata, e permetteva di realizzare finiture più complesse come volte a botte o a vela, grazie all’inserimento di opportune centine e sostegni atti a garantire una idonea staticità alla struttura stessa. LA VARIANTE Una variante al controsoffitto incannucciato molto sfruttata nella storia delle costruzioni per la sua grande flessibilità e apprezzabile resa estetica, oltre che per ragioni statiche in taluni casi, è il controsoffitto cosi detto a cassettoni. Tale tecnica costruttiva, in cui in buona sostanza l’incannucciato continuo è stato sostituito con pannellature in legno sospese tra la struttura

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in travi di legno portanti, è attualmente oggetto di nuove attenzioni da parte di una rinnovata richiesta di una nicchia di mercato di buone capacità economiche, che cerca elementi distintivi alla propria creazione e grazie ad artigiani e decoratori che hanno negli anni portato avanti la tradizione di una lavorazione delicata e talvolta complessa, che rischiava di perdersi tra le pieghe della storia. Volendo circoscrivere la nostra analisi alle sole nuove costruzioni, il controsoffitto, nella sua connotazione moderna che si basa sulle tecnologie a secco con strutture eseguiti con telai metallici e placcaggi effettuati con lastre di gesso rivestito o gesso-fibra, ha ormai raggiunto una larghissima diffusione anche in ambito di edilizia residenziale. Ma è sfruttato soprattutto per edifici adibiti ad attività ricettive, scolastiche e ospedaliere, grazie ad alcune sue innegabili peculiarità: la velocità di posa, le tempistiche necessarie per l’esecuzione, la grande flessibilità estetica e la capacità di essere una valida soluzione alle problematiche di cui si discuteva all’inizio di questo articolo. Rappresentazione grafica di controsoffitto aderente con struttura metallica di sostegno e riempimento in fibra minerale

PASSAGGIO OBBLIGATO Una delle principali destinazioni d’uso del controsoffitto, che lo fanno spesso preferire ad altre modalità costruttive, è la possibilità di creare un’intercapedine per l’alloggiamento e passaggio di impianti. Condotti di ventilazione, centrali e tubazioni di distribuzione degli impianti di ventilazione meccanica controllata (Vmc), cavi elettrici, domotici e di raffrescamento, sono confinati all’interno del controsoffitto, ottenendo così strutture più leggere ed eventualmente ispezionabili, capaci di garantire una resa estetica adeguata alle richieste del cliente. Un altro importante segmento di mercato dove il controsoffitto trova ampia applicazione è quello dell’isolamento termico. Il mercato dell’isolamento termico, grazie alla propulsione garantita dalla stringente necessità di efficientamento energetico tradotta in


obblighi legislativi e sgravi fiscali di notevole interesse, ha creato una numerosa domanda di interventi di isolamento di pareti e solai facendo da volano a tutte le tecniche costruttive adibite alla diminuzione delle dispersioni dell’involucro. I PLUS All’interno di questo panorama di possibilità, spesso un intervento di controsoffitto è stato preferito ad altri sistemi grazie a una serie di plus legati alla velocità di esecuzione, alla possibilità di intervenire dall’interno e, quindi, limitare i costi per la messa in sicurezza, alla sua leggerezza, duttilità e resa estetica. Il mercato si è arricchito di una notevole quantità di materiali adibiti all’isolamento termico, che possono essere facilmente accoppiati a lastre in gesso rivestito, tramite processi di incollaggio a caldo o tramite adesivo, fornendo al mercato un valido spettro di soluzioni di veloce e semplice messa in opera e prezzi limitati. Per quanto riguarda la determinazione dello spessore, dipende fondamentalmente dalla Trasmittanza termica (U) che ci si è prefissati di raggiungere e dalla tipologia del materiale, si tratterà di spessore di 8÷10 centimetri o più per gli isolanti più comuni, siano naturali o sintetici, fibrosi o cellulari, mentre per gli isolanti più prestazionali di estrazione aerospaziale si potrà arrivare a spessori particolarmente contenuti.

LE SCELTE Nella scelta della tipologia di controsoffitto, sia esso effettuato con pannelli accoppiati prefabbricati o con una struttura di sostegno e intercapedine riempita di materiale isolante, un’importante valutazione va sempre effettuata in merito al comportamento dell’intero pacchetto di copertura sotto l’aspetto termo-igrometrico, al fine di evitare l’insorgere di problemi di condensa e conseguente apparizione di muffa derivanti da squilibri della gestione dell’umidità dell’aria. Per scongiurare questa situazione, è sempre opportuno affidarsi a un professionista esperto capace di determinare con il diagramma delle pressioni parziali di Glaser, il bilancio termo-igrometrico e valutare, qualora se ne presentasse la necessità, l’inserimento di un sottile strato con funzioni di controllo del vapore, sintetico o bituminoso in base alle necessità derivanti dal calcolo. Questo strato andrà comunque sempre inserito all’interno della stratigrafia, verso il così detto lato caldo cioè dalla parte dove la temperatura è superiore. CARATTERISTICHE DI RESISTENZA Per determinate categorie di destinazione d’uso di edifici, come gli edifici adibiti ad attività ricettive, adibiti ad uso ufficio, attività scolastiche e ospedaliere e per le autorimesse, rivestono enorme importanza le caratteristiche di reazione e resistenza al fuoco dei Esempi di lastre in gesso rivestito accoppiate con materiali isolanti termici, in senso orario a partire da sinistra: fibre di legno e cemento, polistirene estruso, lana di roccia e sughero

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MATERIALI & TECNICA

materiali e dei sistemi costruttivi. In base a un’attenta valutazione del carico d’incendio, cioè della quantità e del posizionamento di materiali combustibili all’interno di un determinato edificio, sarà possibile intervenire dapprima compartimentando le varie zone a maggior carico e poi affidarsi a una serie di sistemi adibiti alla limitazione delle problematiche dovute all’incendio. In quest’ottica d’intervento oltre alle vernici intumescenti e i rivestimenti a base cementizia con proprietà di limitazione della propagazione dell’incendio, trovano largo impiego i sistemi leggeri a controsoffitto, con intercapedini vuote o riempite con materiali isolanti aventi altrettante idonee caratteristiche di resistenza al fuoco e placcati con lastre specifiche in gesso, gessofibra o cemento, con caratteristiche tali da garantire all’intero pacchetto del solaio, resistenze al fuoco certificate a partire da REI 30 fino ad arrivare ad REI 360, in base alle necessità. ANTI RUMORI MOLESTI In ambito di isolamento acustico (cioè limitazione dell’energia sonora trasmessa attraverso un elemento divisorio) e correzione di locali (cioè il controllo dei tempi di riverberazione interni di un determinato ambiente, che determinano la «coda» di un segnale sonoro e, quindi, quello che conosciamo come effetto eco), il sistema dei controsoffitti aderenti o sospesi è senza dubbio alcuno la soluzione maggiormente diffusa. Per incrementare l’isolamento acustico di un solaio divisorio tra distinte proprietà abitative, innanzitutto dovremmo conoscere la tipologia di rumore sulla quale dobbiamo intervenire in considerazione del fatto che i suoni sono sempre percepibili (quindi potremmo definire la nostra percezione aerea, cioè tramite le variazione di pressione che l’aria subisce a seguito di un qualunque segnale sonoro), ma hanno origini differenti. Dividiamo e definiamo quindi i rumori come aerei, quando sono generati nell’aria e veicolati al nostro orecchio dall’aria stessa (come la voce e la musica) e come rumori di percussione o calpestio quando l’origine è riferita alla vibrazione di un elemento strutturale (come il camminare del nostro vicino, lo spostamento di sedie o mobilio o ancora la caduta accidentale di oggetti). QUALI INTERVENTI Determinata, quindi, la tipologia di fastidio sarà necessario fare alcune valutazioni sui possibili interventi, partendo dal presupposto che per quanto riguarda i rumori di tipo aereo l’intervento di controsoffitto avrà un beneficio molto elevato (si arriva anche a incrementi di isolamento che possono superare i 10÷12 dB), mentre per quanto riguarda i rumori di calpestio provenienti

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dalla vibrazione di una struttura edilizia, il beneficio portato dal controsoffitto sarà di entità certamente inferiore e dipenderà fortemente da una ulteriore serie di valutazioni delle condizioni al contorno del solaio oltre che dalla tipologia costruttiva del solaio stesso. Le regole che governano tali variabili sono fondamentalmente queste: • minore sarà l’isolamento dai rumori aerei del solaio prima dell’intervento, maggiore sarà l’efficacia del controsoffitto • per solai di tipo massiccio (tra cui i solai in laterocemento, quelli in getto di calcestruzzo e quelli prefabbricati a lastre), l’isolamento dai rumori di calpestio ottenibile con il controsoffitto è nell’ordine di 4÷8 dB, più vicino all’estremo inferiore nei casi in cui le pareti su cui poggia il solaio siano molto leggere e, quindi, esposte a forti trasmissioni laterali (che, chiaramente, non possono essere intercettate a meno di edificare anche delle contropareti), più tendente al limite superiore nei casi in cui le pareti siano molto massicce e riescano di conseguenza a limitare, disperdendo una parte maggiore di energia, le trasmissioni laterali; • per solai in legno tradizionali, l’isolamento dai rumori di calpestio ottenibile con il controsoffitto è superiore al precedente caso e può arrivare ad incrementi di isolamento nell’ordine di 9÷10 dB indipendentemente dalle condizioni al contorno. GUERRA ALLA MOVIDA In casistiche come quelle sopra accennate è necessario affidarsi a un consulente esperto, che a seguito di un’attenta analisi preliminare sia in grado di valutare come procedere, in considerazione di tutte le condizioni imposte dalla situazione e in riferimento a eventuali limiti di legge da ottemperare. Un segmento di mercato dove trovano spesso applicazione queste tipologie d’intervento è rappresentato dalle così dette attività rumorose, come bar, ristoranti e panifici, sovente poste in contesti adiacenti a unità abitative e molto spesso responsabili di disturbo verso i piani soprastanti. Un caso studio molto interessante che riteniamo opportuno portare a conoscenza dei lettori, è relativo a una situazione in cui al piano terra è presente un’attività di ristorazione ed al primo un’abitazione civile. Da una prima analisi strumentale dell’indice di potere fonoisolante apparente R’w del solaio (che ne determina la capacità di resistere al passaggio dei rumori di tipo aereo) era emersa una capacità di isolamento effettivamente deficitaria, che esponeva l’attività commerciale al superamento dei limiti di emissione ed immissione imposti dalla legge.


Dettaglio del controsoffitto a doppia membrana: si può vedere il rivestimento in materiale assorbente in fibra sintetica di poliestere derivante da riciclo, la lastra di gesso rivestito posata tra i travi dell’orditura portante secondaria e la struttura metallica di sostegno delle ulteriori lastre che chiuderanno il controsoffitto

Dettaglio del controsoffitto a doppia membrana: si può vedere la posa del primo strato di lastre, la loro stuccatura e la conseguente conclusione con la posa del secondo ed ultimo strato di lastre che chiuderanno il controsoffitto

UN CASO CONCRETO Senza entrare troppo in dettaglio, il Dpcm 17.11.1997 impone che la massima differenza tra il rumore ambientale (rilevato senza l’attività disturbante in funzione ed espresso con un indice che viene definito come Livello equivalente ed indicato con il simbolo Leq) e quello con l’attività in funzione, non superi 5 dB di giorno (dalle 6 alle 22) e 3 dB di notte (dalle 22 alle 6). Nel caso in sede di studio la differenza misurata di giorno era di ben 14,6 dB, quindi di quasi 10 dB al di sopra del massimo consentito dal Decreto. Tale assunto di partenza implicava che intervento di con-

trosoffitto dovesse essere progettato e messo in opera per ottenere un miglioramento minimo di circa 10 dB per raggiungere le indicazioni del decreto di giorno e di almeno 12 dB per quanto riguarda il limite notturno. Per sfruttare al massimo la grande capacità isolante delle lastre in gesso rivestito, in grado di assorbire molta energia di pressione sonora grazie alla loro elasticità e possibilità di vibrare, per questo caso è stato ideato un controsoffitto a doppia membrana, interponendo un ulteriore strato di lastre tra l’intradosso del soffitto esistente e le lastre di chiusura sottostanti. Ultimata l’opera edile, si è proceduto all’ulteriore col-

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MATERIALI & TECNICA

Spettri sonori dei due collaudi effettuati prima e dopo l’intervento di controsoffitto a doppia membrana

laudo strumentale, per misurare l’indice di isolamento dai rumori aerei dopo l’intervento di controsoffitto. Il risultato è stato superiore ai limiti indicati dal Decreto e prima menzionati, con un incremento di 15 dB, come è possibile evincere dagli spettri sonori di seguito riportati, relativi ai due collaudi effettuati prima e dopo l‘intervento: R’wante = 45 (-1; -3) dB (valore rilevato prima dell’intervento di isolamento) R’wpost = 60 (-2; -5) dB (valore rilevato dopo l’intervento di isolamento)

Cristiano Vassanelli, Ingegnere aerospaziale laureato al Politecnico di Milano, svolge attività di libero professionista. È consulente di fisica applicata alle costruzioni ed esperto in Acustica edilizia, iscritto all’elenco dei Tecnici Competenti in Acustica Ambientale della Regione Veneto. Appassionato studioso dell’acustica edilizia applicata alle costruzioni con struttura in legno massiccio (tipo X-Lam), è docente per acustica e impermeabilizzazione nei corsi CQ (Ance e Ordini Professionali Verona), Istituto Tecnico Superiore per la Riqualificazione e il Risparmio Energetico Its-Red e formatore per l’Agenzia CasaClima di Bolzano. Al suo attivo vanta varie pubblicazioni di articoli in materia di acustica applicata all’edilizia sul bollettino degli Ingegneri della Provincia di Verona e del Collegio dei Geometri di Milano. Coautore del libro Prontuario di Acustica Applicata all’Edilizia, edito da Dario Flaccovio, pubblicato a settembre 2018. Ha un’esperienza pluriennale nell’ambito dell’edilizia nazionale maturata in circa undici anni di collaborazione con Index e a seguito delle attività di consulenza.

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TEMPI DI RIVERBERAZIONE Il controsoffitto, oltre a essere sfruttato con successo per la limitazione della propagazione dell’energia sonora, è impiegato largamente anche per interventi di correzione e/o controllo dei tempi di riverberazione interni di un determinato ambiente. Il Tempo di riverberazione, indicato con il simbolo T60, è definito come il tempo misurato in secondi necessario affinché un segnale sonoro di tipo impulsivo, perda 60 dB della sua energia sonora. Tale valore determina la condizione e la qualità acustica di un ambiente secondo la destinazione d’uso dell’ambiente stesso secondo un andamento piuttosto immediato da comprendere: a tempi di riverberazione elevati corrisponderanno code sonora molto lunghe e, quindi, fenomeni accentuati di eco, come nelle chiese. Al contrario, a tempi di riverberazione più contenuti, tipici di locali più asciutti, corrisponderanno code sonore quasi annullate, come nelle sale di registrazione o nei cinema oppure, comunque, contenute per evitare problemi di intelligibilità del parlato, come accade nelle aule scolastiche e nelle sale conferenze. DISTINGUERE LE PAROLE In materia di intelligibilità del parlato e qualità acustica dei locali, all’interno del Decreto del 11 ottobre 2017, che ha introdotto i Criteri ambientali Minimi (Cam, attualmente cogenti solo per quanto riguarda l’edilizia pubblica) è possibile prendere visione che al paragrafo 2.3.5.6. viene indicato di analizzare e


valutare due parametri, il tempo di riverberazione e l’indice Sti (Speech trasmission index). Mentre il T60 è indicativo della qualità acustica di un locale e può essere modificato in base alle necessità operando un’oculata modellazione e scelta delle soluzioni disponibili, lo Sti prende in considerazione la chiarezza del segnale oggetto della destinazione d’uso del locale, fornendo un indice numerico descrittivo di come verrà recepito tale segnale sonoro. Se prendiamo a esempio una sala conferenze e determiniamo un valore dello Sti in una posizione al fondo della sala pari a 0,6, significherà che l’ascoltatore seduto in quella posizione sarà in grado di capire il 60% di quello che verrà detto, non per sua scarsa capacità acustica, ma solo per difficoltà annesse alla qualità acustica dei locali (ma questo non ditelo ai vostri figli). Le soluzioni per il controllo del T60 e dello Sti, sono molteplici e spesso sfruttano la superficie del soffitto come luogo d’intervento grazie alla bassissima necessità di manutenzione e al fatto di essere protetti da potenziali contatti accidentali o urti. Vanno dai controsoffitti sospesi classici, finiti con

pannelli forati in gesso rivestito o pannelli fibrosi, passando dai rivestimenti a soffitto aderenti o pendenti e terminando con baffles e altri sistemi su misura di grande resa estetica, come lampadari o elementi d’arredo delle forme, colorazioni e finiture delle più disparate. Oltre alle valutazioni tecniche sulla quantità di superficie su cui intervenire (tecnicamente definita area di assorbimento equivalente) per determinare il valore del tempo di riverberazione considerato ottimo per la destinazione d’uso dell’ambiente oggetto di studio, prima di procedere alla scelta del tipo di intervento e dei materiali necessari, in certi ambienti come piscine e palestre, risulta importante effettuare anche valutazioni riguardanti la resistenza all’umidità e la resistenza agli urti e determinare il sistema più adeguato. Che sia, quindi, una necessità di celare delle tubazioni impiantistiche o di incrementare l’isolamento termico di una struttura, che ci sia necessità di protezione all’incendio o limitazione di rumori o riverbero, esiste una soluzione veloce, leggera, flessibile e affidabile: un controsoffitto per tutte le necessità. Esempi di controsoffitti con diverse tipologie di finiture, adatte a rispondere a diverse esigenze e sfruttate in importanti sedi aziendali, edifici sportivi, commerciali, scolastici, ospedalieri e residenziali

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SPECIALE BIM

MERCATO

di Giacomo Casarin

Il modeling DI DOMANI O

rmai lo sanno tutti: il Bim è la modellazione elettronica delle informazioni edili. Ovvero, un metodo di progettazione integrata che consente di unire in un unico modello i dati utili ad ogni fase della progettazione: da quella architettonica a quella strutturale, da quella impiantistica a quella energetica e gestionale. Di Bim ormai si parla da anni: era ancora il 2014 quando, attraverso la direttiva 2014/24/Eu (European Union Pubblic Procurement Directive, Euppd), l’Unione Europea incoraggiava tutti gli stati membri a richiederne l’utilizzo negli appalti pubblici a partire dal 2016. E da allora qualcosa si è mosso. Anche in Italia. IL SUD TRAINA Secondo i dati diffusi dal Centro studi del Consiglio

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Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e dal Cresme, nel 2018 l’ammontare delle gare di progettazione in Bim è salito a 246 milioni di euro, contro i 36 milioni del 2017. Una crescita pari a otto volte, dove spicca come dato più rilevante il valore delle gare di progettazione nel quarto trimestre del 2018, che dal 3% del 2007 sale al 30%. Si parla di 80 bandi, pari a 163 milioni di euro. Ma la vera sorpresa riguarda la distribuzione territoriale per macro area, in cui il ruolo più importante su tutto il territorio nazionale lo ricopre il Sud, con 94 bandi e 87,2 milioni di euro messi in gara, rispetto ai 16 bandi del 2017. Il trend di crescita dei bandi Bim è evidente e sembra destinato a consolidarsi nei prossimi anni sia per la crescita culturale che sta avvenendo sia per effetto del decreto Bim (Dm 560/2017), che ha reso obbligatorio l’uso del Bim dal 1° gennaio 2019 per i bandi con


Uno studio rivela che tra il 2017 e il 2018 c’è stato un aumento del 30% della richiesta dell’uso delle metodologie digitali nelle gare di progettazione. È un risultato che offre nuove opportunità per ingegneri e architetti importo a base di gara pari o superiore a 100 milioni di euro. A cui seguirà un’introduzione progressiva per tutti gli appalti pubblici: dal 2020 per i lavori complessi oltre i 50 milioni di euro, dal 2021 per i lavori complessi oltre i 15 milioni di euro, dal 2022 per le opere oltre i 5,2 milioni di euro, dal 2023 per le opere oltre 1 milione di euro e dal 2025 per tutte le nuove opere pubbliche. Una direzione, questa, che le stazioni appaltanti stanno anticipando, perché l’importo medio delle gare in Bim nel 2018 è inferiore a 1 milione di euro. NUOVE PROFESSIONI Nell’ottica della valorizzazione delle professionalità in ambito Bim, a fine dicembre 2018 è stata pubblicata la norma Uni 11337-7 relativa alla qualifica delle competenze dei progettisti che operano con questo metodo integrato. Merito anche di AssoBim, la prima

associazione italiana del Building Information Modeling. La Uni 11337-7 si pone così come riferimento fondamentale per la certificazione delle competenze e apre nuove prospettive: viene introdotta la possibilità di avere una certificazione rilasciata in conformità a una norma nazionale e insieme all’accreditamento di Accredia, che consente a tale certificazione di essere riconosciuta come titolo professionale ai sensi della legge 4/2013 sulle professioni non organizzate. L’importanza di questa legge, introdotta al fine di riconoscere formalmente le professioni che non sono regolamentate da albi, ordini o collegi, consiste proprio nel fatto che la certificazione viene riconosciuta come vero e proprio titolo professionale e consente di porsi sul mercato con competenze verificate da un ente terzo indipendente, a garanzia anche delle società che ne richiederanno le prestazioni.

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SPECIALE SPECIALE BIM

PROGETTI

di Michele Carradori, direttore di Bis-lab*

C’è una nuvola

IN CORSIA DI SORPASSO

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La realizzazione di aree di servizio per un concessionario autostradale ha permesso di sperimentare alcune delle peculiarità tipiche e i possibili benefici del Building Information Modeling. A partire dalla condivisione dei dati via cloud

L’

evoluzione digitale che ormai da qualche anno anima il dibattito nel comparto delle costruzioni, e di cui il Bim costituisce sicuramente l’aspetto più gettonato, si manifesta, anche nel contesto della progettazione, come un fenomeno a più velocità. Semplificando uno scenario in realtà molto più complesso, crediamo si possano riconoscere almeno tre diversi approcci. C’è quello di chi ha adottato metodi e strumenti afferenti alla metodologia del Building Information Modeling volontariamente e oggi, riconosciuti gli indubbi vantaggi in termini competitivi, di qualità, controllo del progetto, economicità, li ha introdotti stabilmente nelle proprie organizzazioni. Esiste, poi, chi ha avviato un processo di transizione con un approccio meno strutturato, più rarefatto, inseguendo le richieste di un mercato che comincia a chiedere e premiare il ricorso a processi informativi innovativi. Infine, una larga fetta dei professionisti del settore, specie quelli non afferenti a organizzazioni strutturate, è ancora del tutto avulsa da discorsi di questo tipo. SOLUZIONI SEMPLICISTICHE Lo scenario descritto può essere esteso anche agli altri attori del processo, quali costruttori e committenti, probabilmente con uno squilibrio verso il basso. Del resto, nonostante gli indubbi vantaggi che l’evoluzione digitale delle costruzioni garantirà, ancor più a livello di ciclo di

vita dell’edificio, era difficile immaginare uno scenario diverso, stante la portata del cambiamento richiesto. In questo contesto fortemente segmentato e contraddistinto da diversi livelli di maturità, la sfida che spesso ci si pone di fronte è quella di attuare metodi e strumenti semplicisticamente detti Bim (talvolta perché richiesto, talvolta perché utile) che realizzino un’utilità e al contempo siano sostenibili da tutti gli attori coinvolti nel processo. È uno scenario simile a questo quello che ci sta vedendo operare come consulenti nella realizzazione di aree di servizio per un concessionario autostradale. Questo incarico ci ha permesso di sperimentare alcune delle peculiarità tipiche e i possibili benefici che, in questa fase storica, contraddistinguono la fase realizzativa di un processo edilizio che «studia per essere completamente Bim». Ecco, quindi, un capitolato informativo (Uni 11337-5) che, in fase di gara, esprime determinati requisiti in ordine alla gestione informativa. Un progetto esecutivo tradizionale, che l’impresa è chiamata a trasformare in un modello informativo (con le probabili incongruenze progettuali che l’attività di modellazione porterà a evidenziare e che sarà necessario risolvere in via preventiva). L’esigenza di

Visone complessiva del modello federato dell’area di servizio, visualizzato all’interno di Autodesk Bim 360

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PROGETTI

declinare in maniera più efficiente la condivisione del materiale informativo e i flussi approvativi fra impresa e direzione lavori, la volontà di dare immediata evidenza delle lavorazioni rendicontate con ciascun stato di avanzamento dei lavori. E l’obiettivo di consegnare, alla chiusura dei lavori, un modello as-built che possa rappresentare una risorsa utile in ottica di gestione dell’opera realizzata. PIÙ DATI PER TUTTI Sulla base di queste ipotesi di partenza, il nostro intervento è stato funzionale, innanzitutto, a trovare una sintesi fra le esigenze di committente ed appaltatore, sintesi poi descritta all’interno di un Piano di gestione informativa (Uni 11337-5) che regolasse i processi informativi della fase realizzativa. L’implementazione di un ambiente cloud per la condivisione, la visualizzazione, la revisione e l’approvazione del materiale informativo ha offerto a tutti gli attori coinvolti uno spazio unico e sicuro, accessibile via browser anche attraverso dispostivi mobile, per essere sempre aggiornati sulla documentazione (modelli informativi, elaborati grafici 2D e documenti testuali) trasmessa e vigente. All’interno di questo spazio è stato anche possibile gestire i flussi approvativi di documenti quali schede tecniche di prodotto e certificazioni Ce, mantenendo costantemente aggiornato l’archivio della documentazione che assumerà un ruolo chiave nella successiva fase di manutenzione dell’opera. Si tratta di qualcosa di molto vicino a quello che la normativa tecnica italiana (Uni 11337-1) chiama Ambiente di condivisione dei dati (Acdat) o, per dirla con il rispettivo termine anglosassone, Common data environment (Cde). Il modello prodotto (per la verità, i modelli disciplinari prodotti) come restituzione del progetto esecutivo redatto in modalità tradizionale è servito a segnalare criticità sulle quali l’impresa ha proposto delle ipotesi di risoluzione al committente. Il modello federato (unione dei singoli modelli disciplinari) visualizzato all’interno di Autodesk Bim 360, lo spazio cloud utilizzato per la condivisione del materiale informativo. Dagli oggetti del modello è possibile risalire alle loro proprietà, così come (nella schermata di sinistra) è possibile formulare osservazioni e indirizzarle a specifici attori del processo, consentendo modalità di comunicazione più efficienti tra ufficio e cantiere

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Al fine di offrire uno strumento di monitoraggio del raggiungimento effettivo degli stati di avanzamento lavori previsti, invece, le lavorazioni eseguite sono state progressivamente registrate negli oggetti costituenti i modelli disciplinari. All’atto dell’emissione del Sal, quindi, è stato possibile filtrare il contenuto informativo dei modelli visualizzando solo gli oggetti effettivamente realizzati e offrendo alla direzione lavori uno strumento visuale per il confronto fra quanto dichiarato e quanto realmente realizzato. AGGIORNAMENTI Infine, l’aggiornamento dei modelli esecutivi con il rilievo di quanto effettivamente realizzato in cantiere, ha permesso di far maturare il contenuto informativo degli stessi dallo stato di progetto, allo stato as-built. Così facendo non si manifesterà più per il committente l’antipatica situazione di scoprire, all’atto di un intervento di manutenzione, che quanto rappresentato negli elaborati non corrisponde alla realtà. L’arricchimento degli oggetti digitali con le relative informazioni di natura qualitativa e prestazionale consente, attraverso un semplice clic sull’oggetto, la conoscenza delle caratteristiche fondamentali dell’elemento tecnico o del prodotto, permettendo di risalire direttamente alla scheda tecnica associata come link al documento Pdf esterno. L’esperienza sinteticamente illustrata, proprio perché scaturita da uno scenario reale e verosimilmente diffuso, diverso da quello maturo e totalizzante a cui correttamente si cerca di tendere, mostra come un’adozione consapevole e ragionata possa produrre vantaggi concreti ed avviare quel processo di rinnovamento a cui tutte le realtà sono inderogabilmente chiamate. * Building Innovation and Skills-Lab, laboratorio di ricerca e sviluppo del Gruppo Contec


AL LAVORO CON YOUBUILD Smartphone, computer e YouBuild. Il magazine edito da Virginia Gambino Editore è diventato in breve uno strumento apprezzato dai professionisti della filiera delle costruzioni: architetti, geometri, ingegneri, periti, imprenditori... YouBuild, infatti, non si propone solo di fare genericamente cultura del costruire e del progettare. La rivista, che ha cadenza bimestrale, pubblica anche informazioni utili, pratiche, aggiornate. Sotto la direzione di Luca Maria Francesco Fabris, docente al Politecnico di Milano, un comitato scientifico internazionale è in grado di selezionare le tecnologie, case history e metodologie migliori. Ecco perché l’abbonamento a YouBuild è uno strumento per migliorare il vostro lavoro.

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SPECIALE SPECIALE BIM

CASE HISTORY

di Francesca Zanotto, Politecnico di Milano

Così progettiamo TUTTO IN DIGITALE Lo Studio Brusa Pasquè Architetti Associati utilizza da tempo il sistema Bim. Che ora serve per realizzare la nuova biblioteca di Magnago (Milano)

D

a gennaio l’utilizzo della tecnologia Bim è diventato obbligatorio in Italia per la progettazione di opere pubbliche con importo lavori superiore ai 100 milioni di euro. Per partecipare e aggiudicarsi gare di tale entità è oggi necessario, quindi, essere attrezzati per sviluppare un progetto secondo il Building Information Modeling, un sistema dirompente che, associando agli elementi grafici del disegno e del modello 3D tutti i dati dimensionali, fisici ed economici dei componenti impiegati, rivoluziona il mondo della

Vista del progetto della nuova biblioteca di Magnago, da piazza san Michele. Il fabbricato esistente è alleggerito di segni e i suoi elementi caratteristici, come cornici e scansione delle finestre, sono enfatizzati. Al piano terra si è scelto di riutilizzare la pietra esistente, il ceppo, recuperando il materiale dalle demolizioni per formare pareti cieche, piene, in opposizione all’apertura in direzione perpendicolare che «sfonda» il basamento. Il corten riveste, all’esterno come all’interno, tutti gli elementi di novità del progetto

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professione. Progressivamente, l’obbligo all’utilizzo del Bim interesserà un range di lavori sempre più ampio, arrivando, nel 2025, a includere tutte le opere pubbliche. Gli studi e le società di progettazione, pertanto, si trovano in una fase di adeguamento che, a diverse velocità, porterà a dotarsi di strumenti e competenze per gestire i lavori in Bim anche le realtà più piccole che intendono mantenersi competitive nel settore pubblico. TRANSIZIONE Lo Studio Brusa Pasquè Architetti Associati, con sede a Varese, ha intrapreso già da qualche tempo tale transizione, passando a un utilizzo regolare del sistema Bim attraverso il programma Archicad nel 2016, ma iniziando già dieci anni fa a formare alcuni collaboratori al software Revit, per anticipare un cambiamento che sembrava prossimo. Attualmente, lo studio sta sviluppando in Bim il progetto per la nuova biblioteca del Comune di Magnago (Milano), un’operazione a scala minuta, che riqualifica un edificio degli anni Trenta demolendo alcune superfetazioni successive per realizzare un punto di riferimento nella mappa della città: un volume che instauri nuovi rapporti con la piazza San Michele e la chiesa adiacente. L’architetto Elena Brusa Pasquè, titolare dello studio, e il progettista Marco Zanini, hanno raccontato a YouBuild modalità, potenzialità e riflessioni relative al lavoro in Bim. Domanda. Qual è il primo passo nell’impostare un processo progettuale in Bim? Risposta. Il primo passo è capire quali sono gli obiet-

Assonometria dell’intervento, vista da ovest. Un prato e un ingresso con una lunga seduta accolgono i visitatori. Una pergola definisce uno spazio coperto che offre protezione da sud e ovest alla facciata vetrata

tivi dell’operazione e progettare un flusso di lavoro che possa efficientemente rispondervi. La figura del Bim manager è fondamentale, perché definisce l’impostazione ottimale del lavoro e coordina i vari attori coinvolti. È la figura che costruisce il modello di partenza in funzione del progetto e dell’output richiesto. Il progettista, che nel nostro caso coincide con il Bim manager, inizia in seguito a modellare in funzione delle idee emerse nella fase di concept preliminare. D. Come è gestito in seguito il processo? Come avviene la collaborazione con gli attori complementari alla progettazione? R. Per il momento abbiamo molta difficoltà a trovare figure specialistiche che possano entrare attivamente nel flusso di lavoro Bim, pertanto ci accontentiamo,

Da sinistra, Elena Brusa Pasquè, Federica Ambrosioni, Marco Zanini.

Sezione prospettica. Al piano terra dell’intervento si trova un grande spazio polifunzionale di 70 metri quadri illuminato da luce diffusa e protetto dal sole diretto. Il primo piano ospita la biblioteca vera e propria

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CASE HISTORY

Confronto assonometria stato di fatto – progetto

PRIMA

Sezione prospettica. Al primo piano sono mantenuti e restaurati gli scuri all’interno dei muri. L’isolamento, pertanto, sarà interno per meglio gestire i ponti termici dovuti a tale condizione e per una facilità di recupero delle cornici esistenti

per ora, di ricevere dei feedback che poi integriamo noi stessi nel file di lavoro. Quando invece riusciamo a rapportarci con realtà attrezzate, il file esce dallo studio in formati di interscambio Ifc, così da consentire a tutti gli altri attori coinvolti di lavorare sullo stesso modello. In ogni caso, stiamo cercando su vari fronti di stimolare i soggetti con cui ci interfacciamo ad adeguarsi, mostrando durante gli incontri il nostro modello Bim a impiantisti, strutturisti e specialisti. Così facendo notiamo una maggior consapevolezza e comprensione dei nostri obiettivi. D. Sotto quali aspetti adottare la tecnologia Bim ha cambiato il lavoro in studio?

DOPO

R. Il lavoro è più consapevole e c’è maggiore controllo del processo fin dalla fase di concept. Avendo fin da subito la possibilità di costruire un cantiere virtuale, possiamo conoscere in tempo reale dati e quantità anche di singole componenti. Il computo metrico non arriva alla fine del processo ma viene calibrato nel corso della progettazione. Qualunque cambiamento venga apportato durante il processo, il sistema Bim permette di non ricominciare da capo, velocizzando enormemente il lavoro. D. Che differenze emergono nel processo creativo di sviluppo di un’architettura quando è concepita fin dall’inizio per essere sviluppata in Bim, rispet-


LA SCHEDA Progetto: Biblioteca Magnago (Milano), 2018 – in corso. Progetto architettonico: Elena Brusa Pasquè (Studio Associato Brusa Pasquè), Paolo Borsa (Ingeco) con Marco Zanini Impianti: Carlo Ascoli (Varese Controlli) Consulente restauro: Rossella Bernasconi Strutture: Riccardo Aceti Progetto invarianza idraulica e idrologica: Alessandro Nicoloso (Studio Nicoloso) Elaborati grafici: Studio Associato Brusa Pasquè

to a una da sviluppare secondo modalità di lavoro tradizionali? R. Le differenze sono sostanziali, è una rivoluzione copernicana perché l’architettura non è più solo concepita attraverso una rappresentazione bidimensionale di un volume o di un’idea, ma è una continua verifica delle proporzioni, dell’estetica e della quantità delle componenti nel loro insieme. Si costruisce digitalmente il manufatto ed è possibile prevedere alcuni problemi che potrebbero presentarsi in cantiere. Tracciare una linea in Bim non significa definire un semplice limite spaziale, ma un asse di riferimento di un elemento tecnico che si sviluppa in altezza, ha uno spessore, caratteristiche fisiche e tecnologiche: una geometria tridimensionale che contiene al suo interno informazioni diversamente dettagliate a seconda della fase del progetto. D. Come gestite la fase di concept di un progetto da sviluppare in Bim? R. Nonostante il passaggio al Bim, in studio permane il disegno come luogo del ragionamento. Il disegno come connessione cervello-mano è sempre lo strumento principale per definire delle strategie, iniziare delle riflessioni. Successivamente, si comincia subito a modellare per sperimentare nello spazio tridimensionale queste prime riflessioni e far emergere possibili conflitti. Si tende a modellare lo spazio urbano in cui l’edificio è inserito. D. Che potenzialità offre la tecnologia Bim in termini di fine vita dell’edificio? R. Il progetto in Bim è in grado di gestire la quarta dimensione: il tempo. Immaginiamo un futuro in cui componenti di altri edifici in via di demolizione possano entrare a far parte del nostro progetto in Bim, così da applicare tangibilmente l’economia circolare. Il Bim aiuta le città di oggi a diventare le miniere di domani, ragionando sull’architettura come una combinazione di componenti. D. Secondo voi la tecnologia Bim limita le possibi-

PRIMA

DOPO lità espressive degli architetti o, al contrario, è uno strumento che apre nuove prospettive anche sotto questo aspetto? R. Sicuramente apre nuove e importanti prospettive, grazie al maggior controllo del processo che consente di ottenere migliori risultati in termini formali e non. Soprattutto, il Bim riduce sensibilmente il tempo di produzione ed elaborazione di documentazione tecnica, lasciandone di più al pensiero progettuale.

Sopra, la Pplanimetria al piano terra dello stato di fatto e la planimetria al piano terra del progetto

Francesca Zanotto, architetto, nel 2018 consegue il Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica, Urbana e degli Interni al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, dove è collaboratrice a corsi di progettazione architettonica. La sua ricerca è focalizzata sulla dimensione spaziale dello scarto e sulle implicazioni del cambiamento dei consumi per la cultura architettonica. Dal 2019 è cofondatrice di RE-sign, startup innovativa costituenda dedicata al riutilizzo di materiali da costruzione.

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Expert On Demand


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COME SI

FA

DIRE, FARE, PROGETTARE Le tecnologie al servizio di architetti e imprese

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TERREAL ITALIA Sardegna a scuola

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LOMBARDA PREFABBRICATI Opere su misura

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MAGNETTI BUILDING Prefabbricato verde

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BRIANZA PLASTICA Tuffo nella cultura

REDI Come far diventare l’acqua Innoqua YouBuild - GIUGNO 2019

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COME SI FA

Terreal Italia

Ad Atzara, città in provincia di Nuoro, l’area che comprende elementari e medie è stata ristrutturata e potenziata, con lo scopo di rendere pubbliche le strutture sportive. Per la coibentazione è stato utilizzato il sistema a cappotto prefabbricato Thermoreal SM con finitura in mattone faccia a vista

Sardegna a scuola di riqualificazione di Giacomo Casarin

L’

obiettivo del progetto per l’area scolastica di Atzara (Nuoro) è stato potenziare le strutture sportive, attraverso interventi focalizzati su involucro, infissi, corpi illuminanti, impianto elettrico e pavimentazione. L’idea è stata porre una particolare attenzione alla riqualificazione energetica dell’intero edificio, per ridurre da un lato il fabbisogno energetico e dall’altro implementare la produzione di energia da fonti rinnovabili. I lavori sono stati eseguiti in funzione del miglioramento del comfort interno, operando sui punti di congiunzione tra i differenti materiali dell’involucro edilizio per ridurre i ponti termici presenti e garantire allo stesso tempo una buona qualità estetica.

Il complesso scolastico di Atzara (Nuoro)

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INVOLUCRO EDILIZIO L’edificio è stato scomposto in tre volumi ideali, individuabili per la differente altezza e la diversa funzione: un primo spazio dedicato alle attività sportive, un secondo agli spogliatoi e un terzo costituito dal locale caldaia. I tre volumi sono stati quindi oggetto di un’analisi volta alla ridefinizione delle stratigrafie delle chiusure verticali, che avrebbero dovuto presentare come condizioni necessarie la performance termica, l’aspetto estetico e la ridotta manutenzione nel tempo. In seguito all’avvenuto risanamento degli elementi in calcestruzzo armato prefabbricato e delle travi e pilastri realizzati in opera, è stata


COMMITTENTE: Comune di Atzara PROGETTO E DIREZIONE LAVORI: E.S.Co. Engineering Srl - Ing. Mirko Etzo LUOGO: Atzara (Nuoro) ESECUTORE DELL’OPERA: Consorzio Ica Artigiani Associati PRODOTTO IMPIEGATO: sistema SanMarco Thermoreal SM

Facciata ventilata per il blocco delle attività sportive, con sistema di fissaggio meccanico, pannelli in lana di roccia e finitura in gres porcellanato. Per il blocco degli spogliatoi è stato utilizzato invece l’innovativo prodotto Thermoreal Sm

costituita una facciata ventilata per il blocco delle attività sportive, con sistema di fissaggio meccanico, pannelli in lana di roccia e finitura in gres porcellanato. Mentre per il blocco degli spogliatoi è stato utilizzato l’innovativo prodotto Thermoreal SM.

ficace di passivazione del materiale isolante che rallenta la propagazione dell’incendio, riducendone i fumi e aumentando il tempo per intervenire e mettere in sicurezza l’edificio.

CAPPOTTO VERSATILE

L’involucro è stato completato attraverso la sostituzione degli infissi esistenti con altrettanti in alluminio, a taglio termico, caratterizzati da una trasmittanza termica complessiva di circa 1,9 W/m2K, calcolata secondo il procedimento previsto dalla norma Uni En 10077-1 e certificata dal produttore. La dotazione impiantistica consiste ora in un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria, a circolazione forzata, costituito da tubi sottovuoto per una superficie assorbente di sei metri quadri circa, da un sistema elettronico di ricircolo e da un accumulo bivalente per l’integrazione con il generatore a pompa di calore aria-acqua. Funzionale per raffrescare gli spogliatoi, lo spazio adibito alle visite mediche e i vari ambienti di passaggio, per circa 380 metri cubi complessivi. Il fabbisogno elettrico dell’intero edificio, ridotto grazie al rifacimento dell’intero impianto elettrico e alla sostituzione dei corpi illuminanti esistenti con altrettanti a tecnologia led, è ampiamente soddisfatto dall’impianto fotovoltaico installato in copertura, che copre una potenza complessiva di 6 kWp. Il risparmio certificato dell’intervento è stato di circa 20 tep (tonnellate equivalenti di petrolio) e l’edificio è passato dalla classe G alla classe A2.

Thermoreal SM è un sistema a cappotto per l’isolamento termico costituito da pannelli prefabbricati montati mediante l’assemblaggio di schiuma poliuretanica, quarzite e listelli di laterizio faccia a vista a pasta molle. Il sistema di assemblaggio assicura che i tre elementi non siano semplicemente incollati tra loro, ma creino un corpo unico, indivisibile e con un’altissima resistenza agli agenti atmosferici. Le dimensioni ridotte del pannello (1310 x 660 millimetri, equivalenti a 0,864 metri quadri per pannello) e il suo peso limitato (25 chilogrammi circa) non solo lo rendono molto versatile nelle fasi di logistica e stoccaggio in cantiere, ma soprattutto permettono velocità e facilità di posa. I pannelli possono essere fissati meccanicamente a qualsiasi struttura di supporto, dalla parete in legno alla più tradizionale parete in latero-cemento, fino al pannello in calcestruzzo armato delle strutture prefabbricate. Tra i vantaggi, la classe di reazione al fuoco B-s1, d0, che rende Thermoreal SM una scelta sicura, poiché la schiuma termoindurente Pur, in presenza di fiamme o forte calore radiante, carbonizza e si trasforma in una struttura chimica che non è più in grado di bruciare. Tale trasformazione è una forma ef-

TAGLIO DELLA DISPERSIONE

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COME SI FA

Magnetti Building

L’azienda bergamasca ha concepito una fabbrica a ciclo chiuso, che consente di eliminare la gestione degli scarti in discarica e recuperare totalmente le materie prime impiegate durante il processo produttivo, trasformando i rifiuti in una risorsa. E il mercato premia la capacità di innovazione

Il prefabbricato si tinge di verde di Franco Saro

E

dilizia e green, edilizia ed economia circolare, edilizia e riuso. Il tam tam della sostenibilità è il ritmo che accompagna lo sviluppo delle aziende del settore, perlomeno quelle più innovative. E non è necessario essere una start-up per sviluppare un modello di impresa sostenibile e creativa, come dimostra la storia di Magnetti Building, azienda specializzata nel settore della prefabbricazione e che ha messo in primo piano tecnologie attente al risparmio energetico.

UNA LUNGA STORIA L’azienda fa capo alla famiglia Magnetti da otto generazioni e ha una lunga storia: è nata oltre due secoli nella bergamasca. Interpreta la sua mission guardando al futuro, soprattutto per l’impegno in ricerca e innovazione, che ha portato l’azienda a crescere e sviluppare tecnologie, perfezionare processi, esplorare nuovi settori e ampliare il proprio raggio d’azione. A partire dal prefabbricato prefinito in calcestruzzo, cuore del suo sistema costruttivo, l’azienda ha integrato progettualità e capacità operativa per fornire soluzioni complete, chiavi in mano, a ridotto impatto ambientale: centri per la logistica, edifici con destinazione industriale e commerciale, strutture alberghiere e ricettive. «Ma si tratta di prefabbricazione evoluta», sottolinea il presidente del gruppo, Gregorio Magnetti. «Non

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COME SI FA

Magnetti Building

solo: la nostra filosofia ci porta a essere non solo fornitori, ma partner dei nostri clienti. E questo vale sia per le nuove costruzioni che per la riqualificazione, che oggi si traduce in circa un quarto del fatturato».

ORGANIZZAZIONE GREEN Lo sviluppo di Magnetti Building passa anche attraverso quella

Gli uffici della Magnetti Building a Carvico, nel Bergamasco. In alto e a destra, le aree produttive

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che è l’evoluzione dei sistemi di produzione e di costruzione, sempre più attenti all’ambiente. Per questo ha concepito una fabbrica a ciclo chiuso, che consente di eliminare la gestione degli scarti in discarica e recuperare totalmente le materie prime impiegate durante il processo produttivo, trasformandoli da rifiuto in risorsa. La razionalizzazione e il riutilizzo degli scarti, spiegano in azienda,


CRESCITA A DUE CIFRE Risultati in forte crescita: per Magnetti Building la stagnazione dell’edilizia non esiste. Il bilancio 2018 ha segnato un fatturato di 51,4 milioni (+13% rispetto al 2017), Ebitda di 3,5 milioni (+71,5%), e un Ebit di 2,7 milioni (+77,8%), al netto di oneri e proventi non ricorrenti. E anche il 2019 promette bene se si considerano le commesse attualmente in costruzione e in portafoglio per i prossimi mesi, che confermano le competenze di Magnetti Building nell’ambito già consolidato delle soluzioni chiavi in mano e un sempre maggior know-how nell’ambito della riqualificazione degli edifici esistenti, progetti che hanno consentito un raddoppio di fatturato dal 2016. D’altra parte, è un trend che prosegue dal 2016: «Il percorso di crescita intrapreso nell’ultimo triennio non si arresta, e il bilancio ci dà la misura di quanto il nostro piano di business sia solido», sottolinea Umberto Magnetti, amministratore delegato del gruppo. «Oltre agli edifici prefabbricati tradizionali il nostro impegno si concentrerà nell’offerta di nuovi prodotti e soluzioni architettoniche all’avanguardia, che ci permettono di espandere le nostre attività realizzando commesse particolarmente complesse, tra le quali la fornitura di pannelli sottili per la ristrutturazione del Teatro Donizetti di Bergamo». L’azienda, interamente di proprietà della famiglia bergamasca, guarda anche oltre confine dopo l’espansione in Toscana: ha infatti aperto una nuova filiale in Svizzera.

sono un obiettivo primario per ottenere un minor inquinamento ambientale, atmosferico, acustico, oltre a diminuire il traffico veicolare sia in termini di costi che di tempi di trasporto. Come testimonia anche la partnership con Innowee, l’innovativo progetto per il riciclo dei rifiuti provenienti dall’attività di costruzione e demolizione di edifici, sulla base di nuove formulazioni nella tecnologia dei geopolimeri, in termini di fattibilità economica, prestazioni e avanzamento tecnologico.

A GONFIE VELE Basti pensare che nello stabilimento produttivo di Magnetti Building ogni giorno si producono circa 30 tonnellate di scarti, principalmente blocchi di calcestruzzo derivanti da scarti di fine getto e fanghi provenienti dai lavaggi dei manufatti o degli impianti di produzione. Questi materiali fino a qualche anno fa erano stoccati in un’area interna al sito, nella quale i blocchi erano frantumati e i fanghi lasciati asciugare, per poi essere caricati su automezzi e trasportati in una discarica esterna. Da qui l’idea di realizzare una fabbrica a ciclo chiuso attraverso una progettazione impiantistica che, integrandosi con tutte le fasi produttive, considerasse ogni aspetto dei temi ambientali, dell’utilità di strategie economiche sostenibili e rispettose dell’ambiente, riducendo notevolmente sia la quantità che la pericolosità dei rifiuti prodotti. La strategia dell’azienda è stata bene accolta dal mercato, come testimoniano i dati di bilancio (vedi box): «Il fatturato cresce a due cifre ogni anno, con una media del 15%: merito degli investimenti, ma anche delle risorse umane», commenta Umberto Magnetti, amministratore delegato dell’azienda bergamasca. «E in tre anni siamo passati da 145 a 180 dipendenti, tra cui ingegneri e architetti, oltre a circa 200 dipendenti, non sono 200 agenti di vendita».

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COME SI FA

Lombarda Prefabbricati

L’azienda di Montichiari (Brescia) ha imboccato la strada della qualità: una nuova linea di lavorazione su pannelli per le superfici esterne è in grado di spazzolare, levigare, bocciardare, martellinare e produrre finiture originali

Prefabbricazione su misura

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di Giacomo Casarin

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Sommario

Titolo autore

N

ato dall’intretesto

TETITOLINO Dal punto di vitesto

are prefabbricati nel 2019 significa cercare di produrre qualità a 360 gradi», spiega Marco Dossi, ufficio acquisti e ricerca nuove tecnologia Gruppo Lombarda Prefabbricati. Fondata da Bruno Dossi e Vaifro Farina nel 1986, l’azienda di Montichiari (Brescia) ha continuato a migliorare i propri prodotti, attraverso ricerca e sviluppo e una intelligente diversificazione. Perché, come aggiunge Dossi, non deve essere solo un fornitore per capannoni industriali, ma inseguire la tecnologia e il trend dell’ecosostenibilità: «Significa non andare alla ricerca affannosa della produzione ai massimi livelli, ma andare alla ricerca in modo mirato di prodotti e manufatti, come pannelli di facciata, che abbiamo sempre più performance in funzione del comfort e della qualità estetica», chiosa Dossi. Domanda. Come è cambiato il modo di fare prefabbricazione oggi? Risposta. Significa cercare di produrre meno per produrre meglio. Non andare alla ricerca affannosa della produzione ai massimi livelli, ma cercare in modo mirato prodotti e manufatti, come pannelli di facciata, che abbiamo sempre più performance in funzione del comfort e della qualità estetica. Per quanto riguarda le strutture, invece, l’attenzione è sempre più rivolta all’antisismica, per cui la nostra azienda continua a migliorarsi e a impostare la ricerca verso nuovi materiali. D. Come sta andando oggi il mercato? R. C’è stata una ripresa dovuta principalmente al fatto che l’Italia è una nazione con una grandissima quantità di aziende a livello manu-

Dida

TITOLO Hgoepgeprpg

Il nuovo stabilimento della ditta Florim Spa da poco realizzato a Mordano (BO). Nella pagina a fianco, il sito produttivo. Qui a fianco Marco Dossi.

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L’IDENTIKIT DEL GRUPPO Fatturato 2018 del gruppo: 50 milioni di euro Superficie coperta stabilimenti in Italia e Romania: 55.000 mq Superficie scoperta in Italia e Romania: 180.000 mq Numero dipendenti in Italia: 85 Numero dipendenti in Romania: 55 Sede Lombarda Prefabbricati Spa: Via Brescia, 162,164,166 - 25018 Montichari (BS) Sede Prelco Italia Srl: Via Levate, 50/A - 25018 Montichiari (BS) Sede Incontro Sa: Sat Chisoda Comuna Giroc DN 59 km 8+550 Stanga Timisoara (Romania)

fatturiero, eccellenze del settore a livello mondiale, che continuano a investire e ad ampliare i propri siti produttivi. È aumentata la domanda, mentre l’offerta si è contratta per gli effetti della crisi: oggi chi costruisce non ha più le attenzioni del passato ma delle esigenze molto più alte. D. Quali sono stati gli step più importanti per la crescita dell’azienda? R. Intorno al 1994, in occasione di vari incontri in Svizzera con il titolare della Prelco, Bruno Dossi è venuto a conoscenza di nuovi know how e linee di produzione, che ha poi importato nella realtà aziendale italiana. Abbiamo così compreso che il prefabbricato doveva nel tempo staccarsi dall’essere mero fornitore per capannoni industriali: se avessimo perseguito esclusivamente questo percorso avremmo determinato la chiusura dell’azienda, come è avvenuto con altri nostri competitor. Uno degli insegnamenti derivati dalla società Prelco è quello di puntare sulla qualità caratterizzata dalla bassa conduttività termica degli edifici e, quindi, dal minore impatto ambientale, un trend che in Italia ha preso piede solo dopo il primo decennio degli anni Duemila. È stata questa una svolta molto importante, che è ancora in corso, perché l’azienda investe su una costante ricerca e sviluppo. D. Prelco è adesso una società del vostro gruppo? R. Prelco è una società di diritto costituzionale svizzero che esiste ancora, con tanto di soci e proprietari, mentre Prelco Italia è parte del Gruppo Lombarda Prefabbricati: in comune c’è un logo, un marchio e una partnership di tipo commerciale e di interscambio di informazioni. D. Quali sono i vostri principali clienti? R. I nostri clienti sono perlopiù aziende che hanno capito nel tempo che affidare una commessa a Lombarda Prefabbricati significa il rispetto della qualità e dei tempi di consegna, oltre che di quanto contenuto nel contratto d’appalto, senza tralasciare nulla. D. In quali zone operate in Italia e all’estero? R. Lavoriamo prevalentemente nel Nord Italia e il nostro raggio d’azione ci spinge fino a una distanza di circa 300 chilometri, per ragioni di carattere logistico. Oltre alla partnership con Prelco, possediamo una realtà produttiva costituita nel 1997 in Romania, nominata Incontro Prefabbricati, che produce manufatti prefabbricati per edifici con varie destinazioni d’uso. D. Nel 2009 è nata anche una divisione stradale, di che cosa si tratta?

SUL MERCATO DA 35 ANNI Lombarda Prefabbricati è una società che nel tempo ha avuto una crescita continua, senza picchi relativamente alti ma con una costanza edificata su basi solide. L’azienda è stata fondata da Bruno Dossi e Vaifro Farina nel 1986 e si focalizza sulla prefabbricazione, che negli anni Novanta ha conosciuto un boom di mercato. In quel periodo, infatti, la domanda per edifici come fabbriche, industrie ma anche centri commerciali e parcheggi multipiano ha prodotto una richiesta di elementi prefabbricati che ha generato un salto di fatturato per l’azienda.

R. Abbiamo pensato a questo tipo di divisione nell’ottica della diversificazione. Era necessaria una nuova linea di produzione, anche per assecondare numerose richieste che dal 2008 ci erano pervenute dalla società Autostrade per l’Italia. Questo ci ha spinti a creare una divisione produttrice di manufatti specifici per le strade, come barriere acustiche, caselli autostradali, oltre a travi prefabbricate per grandi impalcati o per sottovia, sia stradali che ferroviari. Dal 2009 a oggi abbiamo avuto una buona richiesta grazie alla professionalità e all’impegno che l’azienda dimostra. D. Quali sono i vostri progetti a breve-medio termine? R. Da pochissimo abbiamo messo in funzione una nuova linea di lavorazione su pannelli di facciata. È incentrata su un macchinario molto performante che presenta caratteristiche molto innovative per rendere sempre più gradevole e architettonicamente bella la parte esterna dell’edificio. I pannelli sono prodotti con varie miscele e impasti di graniglie di marmo, pigmenti o ossidi, legati con diverse tipologie di cemento: il giorno successivo alla sformatura dell’elemento, il nuovo macchinario è in grado, automaticamente, di creare una serie di lavorazioni sulla superficie del pannello, con la possibilità di produrre sfumature infinite. Il personale addetto alle finiture esterne può pensare ogni giorno qualcosa di nuovo da proporre al cliente, visto che la macchina è in grado di spazzolare, levigare, bocciardare, martellinare e riprodurre finiture originali che non si trovano attualmente sul mercato.

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COME SI FA

Brianza Plastica

Una storica centrale idrica a Milano è stata ristrutturata per diventare un centro polifunzionale aperto alla città. Obiettivo raggiunto anche grazie alla nuova copertura, riqualificata con il sistema termoisolante Isotec

L’acqua si tuffa nella cultura di Giacomo Casarin

La centrale idrica fra piazza Diocleziano e via Cenisio, a Milano. In basso a destra, il sistema termoisolante Isotec © MM Spa

È

un’architettura con oltre un secolo di storia quella che si trova all’incrocio fra piazza Diocleziano e via Cenisio, a Milano. Si tratta di una delle più antiche centrali dell’acquedotto della città, edificata a cavallo fra la fine dell’Ottocento e i primissimi anni del Novecento su progetto dell’ingegner Franco Minorini. La Centrale dell’Acqua entrò in funzione nel 1906, per poi essere oggetto di restauri negli anni Settanta, prima della sua dismissione, sempre nella seconda metà del secolo. L’edificio a pianta rettangolare si caratterizza per lo stile neoromanico, con una struttura in muratura continua, dove si aprono ampie finestrature a tutto sesto. Gli unici elementi decorativi che movimentano la sobria e razionale architettura sono la bicromia delle facciate, conferita dai mattoni in laterizio a vista alternati a porzioni di intonaco cementizio (con lavorazione che imita la pietra bordacciata) e lo stemma della città di Milano sormontato da una corona, in bella mostra sopra il portone d’ingresso. Ancora oggi la struttura conserva al suo interno gli impianti per l’estrazione e la distribuzione dell’acqua, oltre ai quadri elettrici e alle apparecchiature dell’epoca.

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SPAZIO POLIFUNZIONALE Nel 2015 la giunta comunale ha dato il via libera al progetto di ristrutturazione sviluppato e presentato da MM, la società di ingegneria a cui il Comune ha assegnato dal 2003 la gestione del Servizio Idrico Integrato della città, che comprende acquedotto, fognatura e impianti di depurazione. Il progetto di recupero ha trasformato l’antica centrale in uno spazio espositivo aperto alla città, concepito per salvaguardare la sua peculiare storia e metterla in relazione con l’attuale cultura sostenibile dell’acqua. Oggi la centrale, soggetta a vincolo monumentale, si presenta come sito vitale e polo culturale, che da un lato offre una testimonianza storica tangibile e dall’altra arricchisce la propria proposta comunicativa con tecnologie multimediali interattive, che approfondiscono il tema dell’acqua e dei valori incentrati sulla tutela e sull’uso consapevole di questa basilare risorsa. All’interno della Centrale dell’Acqua sono stati allestiti spazi espositivi, laboratori per visite didattiche, una libreria tematica con spazio lettura e diverse sale dedicate agli eventi.


LA RISTRUTTURAZIONE

TIPOLOGIA: ristrutturazione edificio storico industriale PROGETTO: MM - Milano LUOGO: Milano DIRETTORE LAVORI: Ing. Giovanni Ferrante COORDINATORE PER LA SICUREZZA PER L’ESECUZIONE DEI LAVORI: Ing. Sara Solinas ISOLAMENTO COPERTURE: sistema Isotec di Brianza Plastica - spessore 80 mm RIVESTIMENTO COPERTURA: tegole marsigliesi SUPERFICIE DI COPERTURA ISOLATA: 670 m2 circa

La ristrutturazione ha riguardato l’intero immobile, con la ricostruzione delle pavimentazioni, la riqualificazione degli interni, il rifacimento degli spazi esterni e la realizzazione di un accogliente giardino. Particolare cura è stata dedicata alla conservazione e al recupero dell’impiantistica, assieme a tutti gli spazi interni, che sono stati restaurati e valorizzati per renderli fruibili al pubblico. Brianza Plastica ha portato un fattivo contributo all’efficienza energetica dell’edificio con il sistema termoisolante Isotec, impiegato per la coibentazione ventilata della copertura, che presenta una geometria a quattro falde, sostenute sui lati lunghi da capriate metalliche. Sopra a queste i travetti in legno sostengono l’assito di completamento, mentre sui lati corti il tetto è sorretto da un’orditura primaria in legno che poggia sui muri di sostegno interni all’edificio.

SUL TETTO L’intervento ha previsto la rimozione del manto di copertura esistente in tegole marsigliesi, molte delle quali ancora in buono stato, che sono state poste da parte per essere riutilizzate. Quelle risultate ammalorate o danneggiate, invece, sono state sostituite con elementi della stessa tipologia. Successivamente, si è provveduto a demolire l’orditura secondaria esistente e ripristinare le parti di assito deteriorate. Una volta completate le opere di restauro e rinforzo delle capriate e dell’assito, è stato posato il sistema di isolamento termico Isotec, composto da pannelli portanti in poliuretano espanso rigido con correntino metallico integrato e scelto per le elevate prestazioni isolanti, l’impermeabilità, la durabilità e l’estrema leggerezza che non grava sulle strutture esistenti. In questo caso i pannelli Isotec sono stati posati su struttura discontinua di travetti in legno, fissati sul tavolato per irrobustire la struttura e creare un cuscinetto d’aria aggiuntivo sotto l’isolante.

IL COMFORT La ventilazione naturale che si attiva fra l’isolante e le tegole, grazie all’asolatura del correntino, consente di ottimizzare il comfort abitativo degli ambienti in tutte le stagioni, poiché in estate il movimento ascendente dell’aria disperde il calore provocato dall’irraggiamento diretto del manto di copertura, mentre d’inverno agevola la rapida asciugatura dell’umidità sottotegola. I correntini metallici dei pannelli Isotec costituiscono l’appoggio ideale per gli elementi di copertura: in questo caso sono state riutilizzate per il rivestimento gran parte delle originali tegole in laterizio ancora in buono stato, in abbinamento ad altre nuove dello stesso tipo, per preservare l’estetica del manufatto. La posa delle tegole è avvenuta con estrema facilità e velocità, in semplice appoggio sul correntino metallico del sistema Isotec, senza dover far ricorso all’installazione di orditure aggiuntive o listelli reggitegola. All’apice della copertura è stato realizzato il colmo ventilato, per consentire la fuoriuscita del flusso d’aria. Infine, l’opera è stata completata con il montaggio di nuovi pluviali e gronde in rame, insieme all’installazione della linea vita ancorata all’orditura principale.

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COME SI FA

Redi

L’azienda italiana partner della Ue nel progetto di depurazione light delle acque reflue in 11 Paesi, grazie all’utilizzo di organismi viventi che digeriscono le sostanze inquinanti. Una soluzione per piccole aziende, fattorie, comunità

Come far diventare l’acqua Innoqua di Franco Saro

hiello

Sommario

Titolo autore

L’

N

SITUAZIONE DI EMERGENZA

Dida

acqua può essere rinfrescante, dissetante, tonificante. Ma anche insidiosa, devastante, travolgente. E ci sono anche situazioni nelle quali il principale elemento che è alla base della vita umana semplicemente non è disponibile, oppure è inquinato. Ecco, allora, che il migliore aggettivo che si possa desiderare è che questa acqua diventi innocua. O, meglio, Innoqua (con la lettera q) nome del progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea che prevede 11 installazioni destinate a depurare le acque reflue, con bassi costi a lungo termine, per luoghi non collegati a rete fognaria, o perché isolati o perché in paesi poveri, che non dispongono di infrastrutture adeguate. È un progetto sperimentale di ricerca al quale ha aderito, con comprensibile orgoglio, l’italiana Redi. Gli obiettivi del progetto comprendono la compensazione della mancanza infrastrutture con un impianto di depurazione naturale, bassi costi di gestione a lungo termine, e la protezione delle risorse idriche. Ogni giorno, infatti, nel mondo più di mille bambini sotto i cinque anni contraggono malattie legate ad acque inquinate o malsane. E circa 2,3 miliardi di persone sono prive di servizi igienico-sanitari di base, mentre 844 milioni non hanno accesso all’acqua pulita, nonostante siano considerati entrambi diritti umani fondamentali. Anche in Europa circa 62 milioni di persone non hanno a disposizione servizi igienici adeguati, mentre 14 milioni non hanno una fonte potabile di base.

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ato dall’intretesto

TETITOLINO Dal punto di vitesto

TITOLO Hgoepgeprpg


Alcune fasi di installazione del sistema di depurazione Innoqua. Sotto, il team di Redi-Isea

Per questo la Comunità Europea in collaborazione con la National University of Ireland e l’Università di Girona, lavora al progetto Innoqua di cui Redi è partner, con l’obiettivo di fornire un sistema di trattamento e depurazione delle acque reflue basato sulla capacità depurativa dei microrganismi biologici (lombrichi, zooplancton e microalghe).

IL RUOLO DELL’AZIENDA La continua ricerca che Redi ha messo in atto negli anni per sviluppare soluzioni sostenibili è riconosciuta a livello europeo assieme a quella del gruppo belga Aliaxis Italia, di cui fa parte. Redi, grazie all’esperienza e alle competenze del team Isea, brand acquisito anni fa, offre soluzioni su misura ed è stata in grado di offrire le conoscenze e i manufatti per la realizzazione degli impianti del progetto. La conoscenza e la tecnologia Isea, infatti, è in grado di rispondere alle esigenze di un progetto con installazioni in 11 paesi diversi in quattro continenti e in ambiti applicativi diversi. Ogni sito è un caso studiato accuratamente in base alle proprie caratteristiche ambientali, dove si devono affrontare nuove sfide e fornire ogni volta un impianto progettato su misura. Grazie al team di ingegneri di Redi e alla conoscenza dei sistemi di depurazione, è possibile rispondere alle diverse esigenze, grazie a un bagaglio tecnologico adatto alle diverse esigenze e diverse applicazioni.

A BASSO COSTO Trattare i reflui spesso richiede strutture grandi e costose, che consumano notevoli quantità di energia per continuare a funzionare. Ciò significa che le persone in località remote o paesi poveri sono spesso lasciate senza tali servizi perché i costi sono troppo alti. Il progetto Innoqua potrebbe essere un’alternativa per il trattamento delle acque reflue per prevenire l’iinquinamento dei terreni o delle risorse idriche. La soluzione è ovviamente pensata per paesi in via di sviluppo, ma anche per aree rurali e per piccole comunità, per le industrie e per realtà con caratteristiche tecniche specifiche (zootecnia e agricoltura), per i costruttori di case sostenibili. Il progetto potrebbe sopperire alla mancanza di fognature o di infrastrutture, nel futuro potrebbe intervenire, sfruttando il potenziale depurativo di lombrichi, alghe e microrganismi Dafne per il trattamento e il riutilizzo delle acque reflue. Innoqua sta dimostrando la fattibilità a lungo termine di soluzioni modulari e sostenibili in condizioni reali e molto diverse fra loro.

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INTORNO

ARREDO URBANO

di Monica Manfredi, Politecnico di Milano

Giochi d’acqua

SUL LAGO DI COMO Il Comune di Malgrate ha riprogettato un percorso di 2 chilometri a fianco dello specchio lacustre. Obiettivo: creare uno speciale rapporto tra gli elementi dell’ambiente e il paesaggio, producendo percezioni suggestive

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on uno sviluppo di circa 2 chilometri, il lungolago di Malgrate (paese vicino a Lecco, sul Lago di Como) progettato da Stefano Santambrogio, crea uno speciale rapporto tra acqua e terra e ricompone il paesaggio esistente in sottolineature, riflessi sull’acqua e studiate vedute, producendo percezioni suggestive. Il progetto è stato realizzato in lotti successivi, ognuno costantemente incentrato sul lago.

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Le sponde sono state ribassate rispetto alla quota della strada per avvicinare il sistema delle aree pedonali all’acqua e allontanare i rumori della strada. L’articolazione dello spazio gioca su più scale di relazione passando dai segni dati dalle misure vaste dei piani, delle linee dei bordi e della costa sino alla meticolosità precisa e narrativa dei dettagli. «Nei miei lavori il protagonista è il paesaggio. Ho rimodellato le sponde, fatto entrare acqua dove non c’era.


Ho fatto in qualche modo rivivere quel paesaggio che diventa esperienza inedita» descrive il suo progetto Santambrogio, che lo scorso ottobre ha ottenuto una menzione d’onore al premio Medaglia d’Oro della Triennale di Milano. L’AVVICINAMENTO La nuova geometria della riva si articola in terrazzamenti che sono come grandi piani accostati in

sequenze precise: raccordano le quote, articolano i dislivelli e costruiscono un rapporto immediato con l’acqua del lago. Il profilo della costa è rimodellato e ricomposto in campiture che disegnano il suolo come una vera e propria architettura. La pavimentazione dello spazio pubblico prende consistenza e spessore, diventa tridimensionale e compone sequenze di materiali e trame che contengono insieme ragioni estetiche, funzionali e di costruzione del

Prato e linea d’acqua come protezione a lago. La nuova geometria incornicia il paesaggio della costa opposta con le montagne. Sotto, lungolago di Malgrate (Lecco). Planimetria generale con i lotti di intervento

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INTORNO

Piani, linee e campiture inquadrano il paesaggio

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paesaggio e delle sue vedute. Prato, legno, pietra, acciaio, acciottolato e la stessa acqua compongono una strategia che consente o suggerisce usi possibili, inibisce l’avvicinamento al lago per proteggere dalla caduta, sottolinea e inquadra la sponda opposta con le sue montagne portandola in primo piano sino a farla riflettere sull’acqua e a far sembrare che il lago entri nello proprio lungolago. Così si indicano i percorsi o i luoghi dove si può o non si può passare o stare e il tema del limite, del suo superamento e della sua definizione, entra nel progetto come una traccia poetica. «La maggior parte dei perimetri sono stati liberati dalle protezioni verticali mediante bordi d’acqua e fioriere ribassate, elementi che definiscono un impedimento al superamento volontario», aggiunge Santambrogio. In alcuni tratti e in punti strategici i parapetti sono sostituiti da piani di vetro trasparente, aprendo alla visione del paesaggio.

Seduta a balcone con i piani del legno che si piegano, creando relazioni ambigue

PERCEZIONI AMBIGUE Il superamento del limite del lago avviene anche inducendo percezioni ambigue e voluti fraintendimenti, creando tra le parti unità di volta in volta diverse e intriganti chiamate a rompere il confine consueto tra gli elementi. Luccichii che dall’acqua del lago passano agli zampilli di una fontana sino a opportuni inserti nella pavimentazione che rimbalzano la luce, portando i riflessi del lago sino dentro alla passeggiata.

Il parapetto in asse con la fontana muta in vetro trasparente, così il lago entra a far parte dei piani d’acqua della fontana

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INTORNO

ARREDO URBANO

Avvicinamenti all’acqua con introduzione di parapetto in vetro che apre la veduta del lago

Percorso a lago con pergola che inquadra e orienta il percorso insieme a schienali a tratti che si offrono per la seduta

Ma c’è anche il gioco che le fontane fanno con il lago: in alcuni casi l’acqua lacustre sembra alimentarle, in altri casi sembra lui stesso a esserne alimentato. La percezione delle distanze e dei piani si falsa, il lago esce dagli argini per entrare nella piazza e diventare fontana e il piano dell’acqua del lago entra a far parte della composizione delle fontane. L’acqua esce dalle fessure di un muro rivestito in pietra a spacco come se fosse una sorgente. Altra acqua nebulizzata esce dalle fessure a pavimento della stessa fontana creando l’illusione di una sorta di mareggiata, come quando le onde infrangendosi a riva rompono l’acqua in piccole gocce. Così il progetto mette in scena la riproduzione di un evento naturale in tutta la sua eccezionalità. E, ancora, l’acqua è protagonista in scene di vita quotidiana allusivamente privata che si mescolano allo spazio pubblico. Oggetti e arredi creano occasioni d’uso con esiti a volte stranianti come succede con una doccia da stabilimento balneare posizionata a fianco di un percorso pubblico o con due sedute ordinatamente composte e simmetriche: un angolino che propone un rapporto intimo con l’acqua del lago. PERCEZIONI AMBIGUE Il tema dell’acqua, dell’avvicinamento al lago, la sottolineatura di parti del paesaggio, la costruzione di vedute e di occasioni per stare, per percorrere, per scoprire, mette in evidenza una precisa regia della percezione. Il progetto insieme propone un racconto guidato del

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Terrazzamenti a lago

Veduta notturna dello spazio pubblico a lago

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ARREDO URBANO

Riflessi notturni sullo specchio d’acqua al centro dell’intervento. A destra, piani che degradano a lago

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LA SCHEDA I NOMI Luogo: Malgrate (Lecco) Committente: Comune di Malgrate Progetto: Stefano Santambrogio Collaboratori: Francesco Bonfanti, Francesco Tommasi, Andrea Lui Strutture: Ferrari Da Grado Impianti elettrici: Contec con Protec Info: santambrogioarchitetto.eu Foto gentilmente concesse dallo Studio Stefano Santambrogio I NUMERI primo intervento: gennaio – novembre 2009 secondo intervento: aprile 2011 - maggio 2013 terzo intervento: ottobre 2014 - giugno 2015 Superficie riqualificata: 13.000 mq Costo: 3.943.700 euro

Cornice al paesaggio, pedana e sedute ambigue. Sotto, fontana a lago con acqua nebulizzata

luogo e allo stesso tempo offre situazioni e oggetti variamente utilizzabili e liberamente interpretabili, a volte scomposti nelle proprie parti per essere ricomposti in figure nuove e inusuali, sorta di ibridi anche ambigui che in qualche modo diventano quello per cui vengono usati, sino a poter essere fraintesi. Sedute con parapetti che ricompongono la visione di una panca, pur passandoci in mezzo perché le parti sono separate e in realtà sono due cose diverse e distanti. Così la percezione è intrappolata in una sorta di doppio gioco. Vedute di paesaggio attraverso cornici sottolineano e cannocchiali visivi che mettono a fuoco punti d’arrivo da cui poi ripartire per la scoperta del lago, e percezioni ambigue di oggetti segni che, mentre risolvono dislivelli, si offrono alla seduta rimarcando il paesaggio.

scultoree, srotolamento ed estrusione di sezioni a costruire oggetti assolutamente integrati con il disegno del paesaggio. Ma la magia del lago attende la notte per trovare nei riflessi e nelle luci, l’artificio e l’incanto della sua più spettacolare esaltazione.

BARRIERA VISIVA Schienali di panche che sono anche rivestimenti di tratti di muro, che poi piegano in una seduta e anche in un sottobalcone che, intanto, fa un altro gioco: rompe la barriera visiva data dai parapetti a lago sfondando il limite allo sguardo con uno in vetro trasparente. Ma anche schienali che sono rivestimenti di parapetti che poi piegano sul pavimento dove ci si può sedere e appoggiare. Sedute ibridate e mimetizzate in altro stratificano le interpretazioni e le percezioni. Composizioni visive e possibili usi informali di elementi scomposti in forme spesso astratte e talvolta

Monica Manfredi, architetto e paesaggista, assegnista di ricerca del Politecnico di Milano dove si laurea con una tesi di progetto sul tema Infrastruttura e parco allo Scalo Farini di Milano. È dottore di ricerca+ in Tecnologia dell’Architettura e Ambiente con una ricerca sulle vasche di laminazione ridefinite sulla base dell'invenzione degli «idropaesaggi». Ha collaborato a lungo con Umberto Riva e nel 2006 vince il concorso per il centro storico di Intra di cui segue e progetta l'intera realizzazione. Scrive e fa ricerca sui temi dell'architettura, dell'ambiente e del paesaggio.

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ITALIA UNDER 40

BOLZANO

di Gabriele Tavasci, Politecnico di Milano

A tutto volume NEL MASO

L’ampliamento incastonato nella montagna con la terrazza affacciata sulla valle

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Sulle montagne di Bolzano la dimora di un agricoltore raddoppia con una nuova architettura contemporanea, nel rispetto della tradizione, della sua storicità. Con una grande vetrata che si affaccia sulle cime del Sud Tirolo

E

scludendo l’architettura vernacolare, i migliori esempi di architettura alpina da sempre sono legati al turismo o alla devozione religiosa. O a rari esempi di impianti per la produzione di energia idroelettrica. Dopo il periodo d’oro dell’architettura moderna montana tra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento, in cui grandi maestri come Carlo Mollino, Henry-Jacques Le Même, Franz Baumann, Edoardo Gellner e Giò Ponti si sono cimentati con la progettazione di alberghi, case per vacanze, stazioni sciistiche e impianti di risalita, si giunge ai giorni recenti, con progettisti di fama internazionale come Peter Zumthor

e Mario Botta che, dopo avere ideato mirabili esempi di architettura religiosa nelle alpi svizzere, si sono cimentati nella progettazione di spazi legati alla ricezione e al turismo con le Terme di Vals ed il Centro Wellness a Bergoas. Infine, non possiamo dimenticare la compianta Zaha Hadid con due suoi pregevoli lavori realizzatati a Innsbruck, quali la stazione della funicolare e il trampolino per lo sci, che sono oramai diventati due vere e proprie icone dell’architettura contemporanea alpina, cui possiamo aggiungere quello per il Museo Reinhold Messner, che è un vero e proprio capolavoro realizzato sulle vette di Plan de Corones, in Trentino.

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L’ampliamento del maso è una presenza discreta che si integra perfettamente nel paesaggio

Esterno ed interno si compenetrano senza soluzione di continuità

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Sezione

UOMO E NATURA Ma la montagna non è solo turismo, è anche abitare e il mondo dell’architettura italiana sta nuovamente riscoprendo la sperimentazione in questo ambito della progettazione. La vita dell’uomo tra le Alpi è da sempre legata a doppio filo con il territorio e la natura, cercando di trarre il massimo dalle esigue risorse disponibili. Esempio perfetto di questo connubio tra uomo e montagna è il sistema definito attraverso una tradizione secolare dal maso atesino. Qui il dualismo uomo-Natura si ritrova perfettamente nella tipologia tipica del maso, una struttura edilizia costituita da una coppia di edifici, detta Paarhof, che definiscono il

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BOLZANO

Il soggiorno con la cucina illuminata naturalmente dal lucernario nel tetto. Sopra, piano terra

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modello abitativo agricolo basato su stalla con fienile annesso e abitazione. Il giovane architetto bolzanino Pavol Mikolajcak, con il progetto che presentiamo in queste pagine, è riuscito a integrare una nuova architettura contemporanea nel rispetto della tradizione, della storicità del luogo e del contesto all’interno del maso Felder Hof a Villanders (Bolzano). Qui il proprietario Thomas Erlacker, agricoltore e imprenditore nel settore dell’arredamento e del design, aveva l’esigenza di ampliare l’abitazione esistente che contava solo 60 metri quadri. La prima ipotesi di trasformazione del fienile in abitazione è stata immediatamente scartata perché avrebbe penalizzato l’attività agricola esistente. Il progettista si è perciò confrontato con le problematiche legate alla costruzione di un nuovo volume. L’inserimento di un nuovo corpo estraneo, però, avrebbe rotto il binomio costituito dalla coppia di volumi del Paarhof e si è quindi scelto di costruire un volume seminterrato adiacente all’abitazione tradizionale. Questa tipologia d’impianto ha permesso di ottenere un perfetto inserimento ambientale e paesaggistico sia a livello visivo sia funzionale. AMBIENTE BUCOLICO Arrivando dalla strada di accesso principale al progetto, ci si immerge in un paesaggio bucolico, in cui oltre la staccionata in legno, si trova il vecchio fienile con il

La scala elemento di unione tra vecchio e nuovo. Materiale antico la pietra si contrappone al moderno del cemento armato a vista

L’attenzione al dettaglio nella progettazione e la realizzazione degli interni

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BOLZANO

tetto in paglia e le sue murature in pietra e legno, affiancato dalla tipica abitazione alpina con il tradizionale tetto a capanna, le piccole aperture e la presenza della lòbia, il luogo per l’essicazione dei prodotti agricoli. L’intervento di Mikolajcak si inserisce nel contesto come un elemento discreto che non disturba l’occhio. Un piccolo gioiello incastonato all’interno della montagna. Verso valle si apre la grande vetrata che si affaccia sulle cime del Sud Tirolo, incorniciata da un elemento lineare continuo in cemento armato che riprende la colorazione della calce naturale delle vecchie murature e che si piega, seguendo l’andamento naturale del terreno. A monte, la nuova abitazione è totalmente integrata e celata nella sponda della montagna. L’unica nuova presenza leggibile sono le due grandi aperture presenti nella copertura, su cui si riflettono le luci e colori del cielo, richiamando le tinte e le sfumature tipiche dei laghi alpini. Dal punto di vista funzionale, l’ingresso principale dell’abitazione è rimasto inalterato e l’antica abitazione continua a essere vissuta e utilizzata: è destinata ad accogliere gli ospiti. Nel piano interrato sono stati integrati l’autorimessa e i vani tecnici necessari per la nuova addizione. Una scala è l’elemento di congiunzione tra il vecchio e il nuovo edificio, un elemento di filtro tra la zona pubblica e quella privata. Scendendo verso il nuovo piano residenziale, si attraversano le vecchie fondazioni e si vedono le forti murature realizzate in pietra e calce del vecchio maso, materiali che entrano in bilanciata contrapposizione con il cemento armato faccia a vista della nuova struttura. IL LEGNO Gli ambienti piccoli della vecchia abitazione tradizionale sono ora affiancati a locali spaziosi e ariosi della nuova abitazione. Elemento e materiale che lega le due architetture è il legno, di cui le abitazioni sono rivestite. La bella

LA SCHEDA Luogo: Villanders (Bolzano) Cliente: Thomas Erlacher Progettazione: Pavol Mikolajcak Direzione lavori: Elisabeth Erlacher Strutture: Ruben Erlacher Info: www.mikolajcak.com Progettazione: 2014 - 2016 Completato: 2017 Superficie lorda: 380 mq Area edificata: 240 mq Foto: Oskar Da Riz

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La scala oltre ad elemento di unione diventa elemento di filtro tra zona pubblica e zona privata

L’ingresso della vecchia abitazione


Il bagno padronale con pavimento, soffitto e pareti in cemento armato a vista

Gabriele Tavasci, architetto, è assegnista di ricerca al Politecnico di Milano. Dopo alcune brevi collaborazioni professionali, apre il proprio studio nel 2010, specializzandosi nella progettazione architettonica residenziale e di ambienti pubblici. Sperimenta utilizzando sia tecniche costruttive innovative sia tradizionali, rivolgendo il proprio pensiero progettuale alle esigenze dell’abitare contemporaneo e futuro, mantenendo profondo rispetto e attenzione agli insegnamenti provenienti dal contesto e da tutto ciò che è legato al passato.

e antica stube totalmente rivestita in legno di larice del maso è riproposta in chiave moderna nella concezione, nel disegno e nella realizzazione degli arredi della nuova abitazione. Le porte, i rivestimenti delle pareti e gli arredi si integrano tra di loro senza una vera soluzione di continuità. La ricerca e l’attenzione al dettaglio, anche nella fase di realizzazione della casa, è riscontrabile con la cura e la maniacalità con cui sono stati posate e affiancate le pannellature in legno, le cui venature risultano omogene su tutte le superfici. Un’uniformità avvolgente che Pavol Mikolajcak è riuscito a portare anche su tutte le superfici in cemento armato lasciato a vista.

L’antica stube rivestita completamente in legno

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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO

IL RIVESTIMENTO ESTERNO RENDE AL TEMPO STESSO IL VOLUME DELL’EDIFICIO COMPATTO E LE FACCIATE TRASPARENTI. SOTTO, I RAGGI DEL SOLE VENGONO MODULATI DAL BRISE SOLEIL, PROGETTATO PER MASSIMIZZARE LA LUCE NATURALE DURANTE TUTTO IL GIORNO IN OGNI STANZA

Un Tgklgklkg vascello da abitare eo Marino sf Il legno e la facciata simile a una vela X gonfiata dal vento caratterizzano il nuovo lavoro dello studio GG-Loop ad Amsterdam. È evidente il richiamo alla cultura marinara, come anche la cura Lxxxx: xxxxxx degli spazi, progettata in funzione dell’esposizione solare

XXXXXX

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a cura di Giacomo Casarin


Zeeburgereiland è un’isola artificiale di forma triangolare vicino al centro di Amsterdam, che più di 100 anni fa nacque dai sedimenti del fiume IJ per ospitare la marina olandese. Molto tempo prima, le acque dell’IJ ospitavano le navi che hanno determinato per secoli la forte presenza sul mare dell’Olanda a livello mondiale, dovuta anche alle figure dei freebooter, un po’ esploratori e un po’ pirati. A questa cultura marinara si ispira il nuovo progetto dello studio GG-Loop che sorge come un vascello proprio sull’isola del fiume IJ. I due appartamenti di 120 metri quadri sono composti da un nucleo principale che contiene gli ambienti funzionali di

cucina e bagno, a cui girano intorno le zone notte e l’area living. Il tutto su quattro piani, lasciando spazio a doppie altezze che fondono soggiorno, sala da pranzo e studiolo.

Design biofilico Il team di GG-loop ha studiato per un anno l’orientamento della luce del sole in modo da progettare gli spazi e il brise soleil in facciata per massimizzare la luce naturale durante tutto il giorno in ogni stanza, garantendo allo stesso tempo la vista verso il fiume e la privacy. L’aspetto compatto, la trasparenza delle facciate e i balconi che si aprono su tutti i prospetti della struttura provocano la

sensazione di stare in piedi sul ponte di una nave. Anche grazie all’utilizzo di pannelli in legno X-Lam: il sistema versatile e ad alte prestazioni composto da moduli prefabbricati offsite ha permesso di costruire i quattro piani in tre settimane e l’intero progetto in circa sei mesi.

Freebooter Progetto: GG-Loop – www.gg-loop.com Committente: privato Luogo: Amsterdam, Olanda Fine lavori: 2019 Fotografie: Francisco Nogueira

GLI APPARTAMENTI SONO COMPOSTI DA UN NUCLEO PRINCIPALE CHE CONTIENE CUCINA E BAGNO, A CUI GIRANO INTORNO LA ZONA NOTTE, LO STUDIOLO E L’AREA LIVING. A SINISTRA, I MODULI PREFABBRICATI DEI PANNELLI IN X-LAM CARATTERIZZANO GLI INTERNI CON UNA SUPERFICIE CONTINUA IN LEGNO

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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO Nuovi modi di lavorare A Londra il nuovo spazio di lavoro concepito da Threefold Architects è disegnato attorno a un muro attrezzato di quaranta metri. Che crea una soglia permeabile e abitabile tra il pubblico e il privato dell’ufficio

Un muro di legno che si snoda nello spazio aperto come elemento funzionale, diventando armadio, seduta, tavolo e perfino cucina attrezzata. È questo il fulcro visivo e materico degli uffici ideati da Threefold Architects, che fornisce agli impiegati uno spazio flessibile fatto di zone sia condivise che private: un mix in grado di impattare positivamente sul

ELEMENTO CENTRALE DEL PROGETTO È UNA STRUTTURA DI LEGNO POLIFUNZIONALE COMPOSTA DA PANNELLI IN COMPENSATO DI ABETE ROSSO TINTI DI BIANCO NORDICO, UN PROFILO IN ACCIAIO GRIGIO CHIARO E UN LAMINATO BLU NOTTE OPACO CHE EVIDENZIA GLI SPAZI SCAVATI NEL VOLUME, COME LE NICCHIE PER SEDERSI, GLI SCAFFALI ESPOSITORI O I RIPIANI DELLA CUCINA XXXXXX

Tgklgklkg eo Marino sf X

Lxxxx: xxxxxx

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metodo di lavoro. Il muro è permeabile e presenta molte aperture lungo la sua lunghezza, ma allo stesso tempo svolge la funzione di separare le diverse attività e racchiudere gli spazi utilizzati come sale riunioni, sale relax e la mensa.

Un muro, tante funzioni La funzione del muro varia iniziando dal


Tgklgklkg

circoscrivere una sala riunioni privata, per poi mutarsi in ampi armadi e vetrine nella parte principale dell’ufficio, composta da spazi per riunioni informali e postazioni di lavoro singole, fino a terminare in una cucina completamente attrezzata, una sala da pranzo e una zona relax. La struttura utilizza materiali robusti ed economicamente vantaggiosi: pannelli in compensato di abete rosso tinti di bianco nordico, un profilo in acciaio grigio chiaro e un laminato blu notte opaco che evidenzia gli spazi scavati nel muro, come le nicchie per sedersi, gli scaffali espositori o i ripiani della cucina.

eo Marino sf X

Lxxxx: xxxxxx

DA EST A OVEST, LA FUNZIONE DEL MURO VARIA INIZIANDO DAL CIRCOSCRIVERE UNA SALA RIUNIONI PRIVATA, PER POI MUTARSI IN AMPI ARMADI, VETRINE E MINI POSTAZIONI DI LAVORO, FINO A TERMINARE IN UNA CUCINA ATTREZZATA, UNA SALA DA PRANZO E UNA ZONA RELAX

Pocket Living Headquarters Progetto: Threefold Architects – www. threefoldarchitects.com Committente: Pocket Living Luogo: Londra, Regno Unito Fine lavori: 2019 Fotografie: Charles Hosea Photography

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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO Restauro, ristrutturazione, reinvenzione Lo studio di progettazione Nadaaa ha ristrutturato un edificio storico dell’Università di Toronto al centro di un appezzamento circolare, così da aprire lo spazio alla comunità dopo anni di inaccessibilità. E arricchirlo attraverso nuove aggiunte Il nuovo Daniels Building progettato dallo studio Nadaaa si pone un duplice obiettivo. Il primo è quello di riabilitare il paesaggio, l’architettura e il significato urbano dello storico complesso accademico Spadina Crescent, attraverso il riutilizzo efficace degli spazi esistenti e l’aggiunta complementare di nuove forme. Il secondo obiettivo, invece, consiste nel trasmettere l’intento di sostenibilità proprio della scuola Daniels, attraverso l’utilizzo di materiali e sistemi specifici. Il cuore dell’edificio è la Flex Hall, che si collega visivamente e fisicamente con spazi adiacenti su tutti i lati, creando connessioni tra aule, aree relax e studioli. La Hall può essere sigillata per grandi conferenze oppure può essere divisa da grandi pannelli mobili, con la possibilità di avere fino a tre aule contemporaneamente. IL PROGETTO RIABILITA IL PAESAGGIO, L’ARCHITETTURA E IL SIGNIFICATO URBANO DELLO STORICO COMPLESSO ACCADEMICO SPADINA CRESCENT DI TORONTO.

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LA NUOVA CASA BRASILIANA DISEGNATA DA MARCIO KOGAN SFUMA NEL PAESAGGIO CIRCOSTANTE. SOTTO: LA SUPERFICIE ORIZZONTALE DELLA COPERTURA GENERA UN GRANDE TETTO VERDE

SOPRA, IL PROSPETTO NORD SOTTO,, L’APPEZZAMENTO CIRCOLARE DELL’EDIFICIO È STATO APERTO ALLA COMUNITÀ DOPO ANNI DI INACCESSIBILITÀ.


Tgklgklkg eo Marino sf

I SALOTTI SONO SITUATI ALLE ESTREMITÀ DELL’EDIFICIO, CON LA POSSIBILITÀ DI ESSERE COMPLETAMENTE APERTI O CHIUSI DA PORTE SCORREVOLI IN VETRO

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Lxxxx: xxxxxx

L’ASSE EST-OVEST DEL PROGETTO RAPPRESENTA LA DIRETTRICE PER I FLUSSI PRINCIPALI DI PERSONE. A SINISTRA, L’AREA DI STUDIO A TUTTA ALTEZZA È COLLEGATA VISIVAMENTE E ATTRAVERSO UNA SCALINATA “VIVIBILE” ALLA FLEX HALL, IL CUORE DELL’EDIFICIO. SOTTO, LA FLEX HALL, VISIBILE ANCHE IN SEZIONE, PUÒ ESSERE SIGILLATA PER GRANDI CONFERENZE OPPURE PUÒ ESSERE DIVISA DA GRANDI PANNELLI MOBILI, CON LA POSSIBILITÀ DI OTTENERE FINO A TRE AULE

Visione urbana Sul lotto circolare dove sorge l’edificio universitario, è l’asse nord-sud a caratterizzare le relazioni simboliche con la città. L’asse est-ovest, invece, rappresenta la direttrice per i flussi principali di persone, terminando con le strisce pedonali sulle strade tangenti all’area. Sul lato occidentale un discreto porticato si rivolge alla scala residenziale del quartiere adiacente, mentre a est una piazza pubblica crea una maggior relazione tra città e università, in un contesto totalmente rinnovato che invita a entrare nel campus e ad attraversarlo, anche grazie alle piste ciclabili.

Daniels Building at University of Toronto Progetto: Nadaaa – www.nadaaa.com Committente: Università di Toronto Luogo: Toronto, Canada Fine lavori: 2018 Fotografie: Nic Lehoux

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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO UNA SERIE DI VOLUMI CUBICI INTERCONNESSI DIVENTANO IL NUOVO FRONTE DELL’ORIGINARIA CASA BUNGALOW RISTRUTTURATA SOTTO, LA VECCHIA FACCIATA POSTERIORE DELLA CASA DIVENTA UNA QUINTA INTERNA DEGLI SPAZI REALIZZATI EX NOVO

Tgklgklkg eo Marino sf X

Lxxxx: xxxxxx

Tra nuovo e antico, senza tempo Mezzanini e piani sfalsati collegati da scale sono i protagonisti della casa progettata da David Boyle Architect. Una serie di volumi cubici interconnessi che si sviluppano per essere non solo abitazione ma anche spazio di creazione ed esposizione per opere d’arte Il progetto di David Boyle Architect per la Freshwater Art House celebra l’esistente e lo conserva nella sua interezza. Gli spazi dell’originaria casa bungalow

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Tgklgklkg eo Marino sf X

A SINISTRA, IL NUOVO SOGGIORNO SI ESTENDE ALL’ESTERNO VERSO UNA TERRAZZA IN MATTONI CON TANTO DI CAMINO. A DESTRA, MEZZANINI, SCALE E PIANI SFALSATI SONO I VERI PROTAGONISTI DEL PROGETTO. SOTTO, IL RIVESTIMENTO DECORATIVO LIGNEO DELLA FACCIATA POSTERIORE DELLA VECCHIA CASA È RIPORTATO SUL PROFILO DELLA SCALA PRINCIPALE CHE CONNETTE AI NUOVI SPAZI

Lxxxx: xxxxxx

SEZIONE LONGITUDINALE

in legno rimangono invariati, mentre sul retro le stanze fungono da piattaforma per accedere al nuovo edificato, in modo da trasformare la vecchia facciata esterna in una quinta interna degli spazi realizzati ex novo. Il rivestimento decorativo della parte inferiore del muro in questione è riportato sul profilo della scala al centro dello spazio di cucitura fra il volume antico e il nuovo. L’integrazione fra i due è realizzata attraverso materiali e dettagli complementari, mentre ha un sapore più nostalgico la scelta di dipingere in diverse tinte pastello il soffitto e la parte superiore dei muri di ogni stanza, per rievocare i

colori dei tipici cottage di legno presenti nelle spiagge della zona.

Raumplan australiano Il nuovo grande soggiorno si estende all’esterno verso una terrazza in mattoni con tanto di camino, mentre all’interno si collega attraverso una breve scala alla zona pranzo e alla cucina. Che a sua volta si connette a una lavanderia all’interno del volume della casa preesistente. Dal soggiorno è anche ben visibile la galleria rivestita di quadri, sul piano mezzanino, che porta alla art tower sopra alla cucina. L’illuminazione è garantita da tre lucernari

e da finestre posizionate in alto, rivolte a est e a nord, che consentono una ventilazione incrociata insieme a una bassa finestra orizzontale che si affaccia sulla terrazza e sul giardino.

Freshwater Art House Progetto: David Boyle Architect – www. davidboylearchitect.com.au Committente: privato Luogo: Freshwater, Australia Fine lavori: 2018 Fotografie: Brett Boardman Photography

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Zapping

a cura di Giacomo Casarin

FAKRO IN MANSARDA PER UNA STUPEFACENTE VISUALE Con il modello FPU-V preSelect2, l’azienda Fakro propone un ulteriore prodotto per implementare il comfort, l’estetica, la salubrità e la sicurezza delle mansarde. Estremamente versatile, il serramento coniuga una stupefacente visuale sull’orizzonte con tante comode funzionalità. Innanzitutto consente due diverse tipologie di apertura, a bilico e a vasistas, in cui l’anta può comodamente aprirsi da 0 a 45 gradi, attraverso uno switch estremamente semplice: è sufficiente premere il comodo pulsante preSelect e aspettare che il nuovo sistema di cerniere brevettato faccia il resto, garantendo assoluta stabilità al battente. Adatto per

l’installazione su falde di pendenza compresa fra 15 e 55 gradi e disponibile anche in dimensioni molto ampie (fino a 134x160 cm), il serramento FPU-V preSelect2 è realizzato in legno di pino accuratamente selezionato: prima impregnato sottovuoto per diventare resistente anche alle muffe più insidiose, e poi rifinito con tre mani di vernice poliuretanica di colore bianco, in grado di creare una superficie duratura e perfettamente liscia. Infine, il prodotto può essere impreziosito da una vasta gamma di accessori, dalla tenda parasole alle zanzariere, fino alle tende plissettate. www.fakro.it

RIDEA FIRMA LA NUOVA ELETTRONICA DEL RISCALDAMENTO Nasce Radiatori 2000 Smart, il primo vero strumento di controllo unificato che permette l’interconnessione totale di tutti i radiatori e scaldasalviette della casa, contribuendo a facilitarne l’utilizzo quotidiano e allo stesso tempo aumentare il comfort dell’utente. L’unità fissa One è in grado di gestire fino a otto scaldasalviette diversi, su cui è posizionabile a destra o a sinistra. Per i radiatori, invece, è stato ideato l’Hardware, disegnato appositamente per l’azienda dallo studio Meneghello Paolelli Associati, nell’ottica della massima funzionalità e cura estetica: il risultato è una nuova elettronica essenziale e non invasiva che lascia completo spazio al radiatore. Forme gentili e arrotondate, due diversi colori (bianco e nero), ridotte dimensioni (12 cm di larghezza e 3 cm di spessore) e la garanzia di gestione di una potenza fino a 2000 W, trasformano l’elettronica di base a cui

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il mercato è abituato in un prodotto innovativo posizionabile, a seconda delle esigenze, in basso oppure sul lato del radiatore. Nulla è visibile se non i fasci led che cambiano cromia a seconda dello status o della variazione

di funzione. Una tecnologia user friendly, disponibile a partire da fine 2019, con la quale ogni radiatore è comandabile attraverso l’App o un termostato wireless remoto. www.ridea.it


MAPEI RINFORZA IL SOLAIO CON BASSI SPESSORI Si chiama Planitop Hpc Floor e si applica facilmente e in poco tempo. È la malta cementizia fibrorinforzata rivoluzionaria di Mapei, indicata per interventi di ripristino e rinforzo di strutture orizzontali. Studiata nei laboratori di Ricerca&Sviluppo dell’azienda, la malta a elevatissime prestazioni meccaniche si distingue per la sua formulazione, che si compone di cementi ad alta resistenza, aggregati selezionati, speciali additivi e fibre rigide in acciaio. Impastata con acqua, è idonea per l’applicazione mediante colatura, senza rischio di segregazione, in spessori da 1,5 a 3 centimetri, senza l’ausilio di rete elettrosaldata né di connessioni metalliche. Infatti, rispetto ai sistemi realizzati con calcestruzzo o calcestruzzo alleggerito, Planitop Hpc Floor è sottile e leggero: lo spessore del rinforzo si misura in soli 2,5 centimetri di applicazione e in 60 kg/mq in termini di peso complessivo dell’intervento. Nello specifico, la speciale malta è indicata per la reintegrazione di solai a seguito di scarificazione delle parti ammalorate, oltre che per il rinforzo strutturale con getto estradossale collaborante a basso spessore da impiegarsi per solai in latero-cemento, legno e solai misti laterizio-putrelle in acciaio. Ma il prodotto Mapei è anche

consigliato per l’adeguamento sismico di elementi sottoposti a elevati stati di sollecitazione con notevole richiesta di duttilità, nonché per il ripristino di pavimentazioni in calcestruzzo, come industriali, stradali e aeroportuali. Infine, può essere utilizzato per la ricostruzione e ripianatura della parte superiore dei pulvini e baggioli delle pile di viadotti autostradali. In qualsiasi caso, la struttura rinforzata con Planitop Hpc Floor è impermeabile all’acqua e ha elevatissime resistenze meccaniche alla flessione e alla compressione. L’elevata duttilità, poi, lo rende idoneo negli interventi di adeguamento statico e sismico di strutture esistenti. Il prodotto Mapei aderisce sia al vecchio calcestruzzo, purché precedentemente inumidito a rifiuto con acqua, sia ai ferri di armatura, specie se trattati con Mapefer o Mapefer 1K. Nella fase di applicazione, dopo aver rimosso il calcestruzzo deteriorato dal sottofondo, irruvidito la superfice e ancorato al perimetro i monconi metallici, si procede al consolidamento superficiale con Primer 3296 e infine si versa

Planitop Hpc Floor, precedentemente impastato ad acqua in una semplice betoniera a bicchiere, livellandone la superfice per facilitare il passaggio nelle zone più difficili. www.mapei.com/it/it/prodotti-esoluzioni/prodotti/dettaglio/planitophpc-floor

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eventi &notizie

CERAMICHE PIEMME premiata alla design week newyorkese

a cura di Giacomo Casarin

I DISEGNI DI ALVARO SIZA in mostra a Siena

È

stata inaugurata il 6 giugno a Siena la mostra itinerante Álvaro Siza. Viagem sem Programa curata da

Greta Ruffino e Raul Betti, dedicata al lato più intimo e meno conosciuto del maestro portoghese. Il progetto espositivo, già evento collaterale della XIII Biennale di Architettura di Venezia, dopo le tappe nelle città di Lisbona (2018), Reggio Emilia (2017), Dubrovnik e Zagabria (2013), torna

settembre 2019. Compongono l’esposizione

U

piastrelle Shades by Gordon Guillaumier

«La collezione Shades è stata oggetto di

tanti ritratti e disegni di viaggio, realizzati

ha vinto il premio per Best Hard Flooring

grandi complimenti per la capacità di

in un arco temporale di oltre 60 anni e

Product durante la NYCxDesign 2019,

interpretare la dimensione sensuale, tattile

personalmente selezionati dall’architetto,

settimana del design newyorkese. Il

e visiva di un intervento artistico sulla

un video-documentario e un’inedita

premio NYCxDesign Awards celebra

superficie. Ed è anche questo l’aspetto

video-installazione in cui ammirare la vista

infatti i migliori talenti e prodotti nelle

che è stato colto dalla giuria del premio

dell’Oceano Atlantico da Boa Nova Casa da

sezioni architettura, interni, arredamento,

neworkese, che conferma la capacità

Cha, a Leça de Palmeira. Si tratta di un’opera

illuminazione e tecnologia. «Siamo

dell’azienda di creare tendenze e fare

inedita, concepita dapprima attraverso il

molti fieri di questo riconoscimento

cultura nel settore».

restauro digitale dei disegni, per recuperare

internazionale che premia la nostra

a mostrarsi a Siena negli spazi dei Magazzini della Corticella, presso Santa Maria della Scala in Piazza del Duomo, fino all’8

n importante riconoscimento

ricerca e la stimolante collaborazione

per Ceramiche Piemme arriva da

con Gordon Guillaumier», spiega

New York dove la collezione di

Davide Colli, coo Ceramiche Piemme.

www.ceramichepiemme.it

il tratto e il segno di ogni schizzo, e successivamente tramite la restituzione su carta, grazie alla tecnica typo-serigrafica con lastra a perdere, così da rivelare la crescita tecnica e la sensibilità dell’autore nell’osservazione della realtà. www.viagemsemprograma.com

IL NUOVO MUSEO DI DESSAU per i cento anni del Bauhaus

I

l 2019 è l’anno che celebra il centenario della nascita del Bauhaus, la storica scuola di architettura, arte e design

fondata da Walter Gropius nel 1919, punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti d’innovazione legati al

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YouBuild - MARZO 2019

linguaggio razionalista e funzionalista. Dopo

infatti prevista per l’8 settembre 2019 e sarà

l’inaugurazione di un museo dedicato a

uno dei momenti salienti del centenario.

Weimar, dove la scuola è nata, gli occhi

Progettato dagli architetti spagnoli Addenda

sono ora puntati su Dessau, città dove il

(González Hinz Zabala), il nuovo spazio

Bauhaus ha operato tra il 1925 e il 1932.

di 2.100 mq sorgerà nei pressi della storica

L’apertura del Bauhaus Museum di Dessau è

scuola per ospitare nella sua completezza


ALDO ROSSI, la ricerca del fare architettura

L

a mostra Aldo Rossi e la Ragione. Architetture 1967-1997, curata da Cinzia Simioni e Alessandro Tognon assieme alla Fondazione

Aldo Rossi, presenta una selezione di architetture progettate e costruite dall’architetto milanese, che costituisce ancora oggi un riferimento imprescindibile per la ricerca e lo studio della scienza urbana. Allestita nel magnifico Salone di Palazzo della Ragione, uno degli archetipi architettonici di Rossi, l’esposizione si sviluppa cronologicamente dagli anni Sessanta agli anni Novanta, attraverso oltre centocinquanta opere originali tra studi, dipinti, disegni e modelli: dal Monumento ai Partigiani di Segrate (1965-1967) alla Scuola elementare Salvatore Orrù di Fagnano Olona (1972-1976), passando

IL PRIMO Premio Nazionale di Architettura

per il Municipio di Borgoricco (1983-1988) fino alla ricostruzione del Teatro La Fenice di Venezia (1996). L’estesa cronologia progettuale presenta 34 architetture diverse e si arricchisce di oggetti di design, scritti e documenti fotografici e filmici. www.aldorossielaragione.it

C

i sarà un Premio Nazionale di Architettura, avrà cadenza annuale e riunirà in un unico progetto

la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana della Triennale e il premio Yap – Young Architects Program del Maxxi. La prima edizione partirà da Roma nel 2020, con la più ampia prospettiva di creare una giornata nazionale dedicata all’architettura. Si tratta di una collaborazione mirata a rafforzare la partnership tra Milano e la Capitale, con l’obiettivo di promuovere e valorizzare la produzione architettonica di progettisti e autori italiani il cui impegno è maggiormente rivolto all’innovazione, alla qualità del progetto e al ruolo sociale dell’architettura. A essere premiati saranno il miglior edificio o intervento realizzato negli ultimi tre anni e il miglior edificio o intervento realizzato da progettisti under 40 negli ultimi tre anni. Sono previsti inoltre un Premio alla carriera e delle Menzioni speciali, anche in partnership con

la collezione permanente della Fondazione

la cortina vetrata, i piani collegati a ponte,

istituzioni pubbliche o private, legate a temi

Bauhaus Dessau, la seconda più grande

la leggerezza delle superfici piane, creerà

specifici della progettazione. Infine la giuria,

al mondo, che contiene circa 49 mila

al piano terra una nuova piazza pubblica

che sarà internazionale, verrà nominata

articoli, tra fotografie, progetti e disegni,

fruibile dal pubblico. La mostra inaugurale è

presumibilmente entro settembre 2019.

catalogati. L’edificio, che riprende alcuni

Versuchsstätte Bauhaus. Die Sammlung.

principi dell’architettura razionalista, come

www.bauhaus-dessau.de

www.youbuildweb.it/2019/05/24/premionazionale-architettura-italia

YouBuild - GIUGNO 2019

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ARCHILEGGERE

PATRIMONI INATTESI. RIUSARE PER VALORIZZARE. EX-CARCERI: PRATICHE E PROGETTI PER UN PATRIMONIO DIFFICILE

RE-USA. 20 AMERICAN STORIES OF ADAPTIVE REUSE. A TOOLKIT FOR POST-INDUSTRIAL CITIES

Francesca Lanz (a cura di)

Lingua Inglese

Lingua Italiano

Editore LetteraVentidue

Collana Alleli / Research ISBN 9788862423106

Prezzo di copertina 35 euro Questo libro affronta il tema del patrimonio, inteso non come valore dato a priori, ma in relazione al suo ruolo nel tempo presente e ai processi ai quali è soggetto: un approc-

cio processuale di heritage making nel quale gli interventi sull’ambiente costruito sono mossi da intenzioni progettuali che ampliano e ripensano il campo d’azione e gli approcci

progettuali. Il volume propone, in particolare, una rifles-

sione sul patrimonio negletto delle ex-carceri, sulla loro obsolescenza e sulle possibilità di riutilizzo e valorizzazione

attraverso 19 saggi, con temi come Un patrimonio difficile, Oltre il carcere, Riuso e progetto. Il riuso delle ex-carceri

pone la sfida della trasmissione di un patrimonio difficile, in stato di abbandono, oggetto di dark tourism, ma anche

dotato di un fascino perturbante, per il quale occorrono strategie di elaborazione della memoria e processi di riappropriazione. Tali interventi di ri-scrittura dello spazio esistente

sono ripensati attraverso gli strumenti del critical heritage e

dell’adaptative reuse e coinvolgono diverse discipline come la progettazione architettonica: la conservazione e il restauro,

la gestione e la valorizzazione. Il libro presenta riflessioni teoriche, processi e metodologie progettuali, indaga e

descrive i luoghi, i modelli e le tipologie architettoniche, illustra diverse esperienze che includono anche esempi di trasformazione e di riappropriazione. Un approfondimento Recensioni di Cassandra Cozza, Politecnico di Milano

è dedicato all’ex carcere di Sant’Agata a Bergamo. . Il riuso

delle ex-carceri: possibilità e potenzialità, promosso dal

Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano in collaborazione con il progetto Europeo

Traces – Transmitting Contentious Cultural Heritage with 142

the Arts. From intervention to co-production.

Matteo Robiglio

Editore Jovis

ISBN 9783868594737

Prezzo di copertina 32 euro Questo libro, definito dallo stesso autore anche manuale e saggio teorico, presenta il tema del riuso del patrimonio

industriale sottoutilizzato o dismesso come processo stra-

tegico per promuovere sviluppi innovativi futuri attraverso tre tipi di descrizioni: schede di progetto, un toolkit e un

saggio. L’autore comincia narrando venti storie esempli-

ficative di adaptative reuse, trasformazioni di vario tipo e

scala che sono state capaci di promuovere una rigenerazione urbana attraverso operazioni di riuso, di riqualificazione, di rinnovo, di riconnessione. Tutti gli esempi selezionati

sono localizzati nelle città americane di Chicago, Detroit,

Pittsburgh, Washington D.C., Philadelphia e New York e

sono narrati attraverso descrizioni grafiche, testi e fotografie. Matteo Robiglio traccia, poi, una guida in otto punti, defi-

nita toolkit, per descrivere il processo dell’adaptative reuse attraverso l’identificazione di strategie multidisciplinari

che vengono spiegate con rimandi puntuali agli esempi

descritti in precedenza e che sono: esplorare le possibilità, valutare il potenziale, immaginare il futuro, coinvolgere i

partner, colonizzare il luogo, progettare il riuso, placemaking e finanziamento, gestione e sviluppo. A conclusione

c’è un interessante saggio che delinea il quadro storico e teorico dell’adaptative reuse del patrimonio industriale at-

traverso l’analisi di definizioni, approcci, pratiche sociali, tipologie spaziali, modalità d’intervento e possibili ostacoli.

Si delineano i caratteri distintivi, come identità, autonomia e memoria, e il ruolo dell’architettura e degli architetti nel riuso degli edifici industriali. Il libro si completa con una

selezione bibliografica suddivisa per temi selezionati, che

include lo stato dell’arte, i principali approcci e le teorie contemporanee e con una timeline che delinea il passaggio dalla cultura della trasformazione alla cultura della conservazione che copre i principali eventi dal 1492 al 2016.


LUCIUS BURCKHARDT. IL FALSO È L’AUTENTICO. POLITICA, PAESAGGIO, DESIGN, ARCHITETTURA...

IO RIDO PERCHÉ HO PAURA VICO MOSSA. ARCHITETTURA SARDA TRA RURALITÀ E MODERNITÀ

Gaetano Licata e Martin Schmitz (a cura di)

Autori vari

Lingua Italiano

Lingua Italiano

Collana Habitat

ISBN 9788862023702

Editore Quodlibet ISBN 9788822902825

Prezzo di copertina 24 euro Una selezione di 28 saggi, tradotti per la prima volta in

Editore Poliedro

Prezzo di copertina 25 euro Ludovico Mossa (1914-2003), detto Vico, è un architetto e

un intellettuale sardo che, nella sua lunga e meticolosa car-

lingua italiana, e scritti da Lucius Burckhardt tra il 1957 e

riera, è stato capace di coniugare la professione di architetto,

in Italia, paese con il quale aveva avuto legami di vario tipo:

sarda e sulle sue relazioni con l’architettura moderna e quella

il 1999 per offrire un quadro conoscitivo del suo pensiero

dalle collaborazioni con le riviste Lotus e Domus, alla Bien-

nale di Venezia fino ai Convegni sui Parchi a Gibellina e i seminari al Politecnico di Torino. L’autore basilense, definito

da Gaetano Licata «personalità poliedrica di studioso e Uni-

versalgelehrter», è stato il fondatore della promenadologia, uno strumento di analisi, una scienza della passeggiata,

una teoria della percezione che si basa sul camminare nel paesaggio analizzandone sia gli aspetti visibili che quelli

invisibili con un approccio multidisciplinare. Il contenuto

dei testi è ancora molto attuale e va oltre la sola dimensione estetica, questi «affrontano questioni sempre più urgenti: l’ecologia, i processi decisionali della politica, la partecipazione, il paesaggio, il design in senso ampio, il riuso e

la trasformazione dell’architettura». Alcuni trattano della promenadologia o della Teoria dell’intervento minimo. Altri del ruolo dell’urbanistica e della pianificazione; emblematici

alcuni titoli come La forma della città e il suo significato per gli abitanti, Che cos’è la vivibilità? Bisogni misurabili e biso-

gni invisibili o L’incolto come contesto. Esiste il paesaggio postmoderno? Nel 1981 egli formula a Gibellina, assieme

a Bernard Lassus, la Teoria dell’intervento minimo, per la

quale «(…) il miglior progetto possibile è quello di minima modificazione fisica, perché in tal modo tutto si basa sulla

lettura dell’esistente», un progetto reversibile ma efficace che opera un cambiamento di visione nell’osservatore. Ciò conduce a portare l’attenzione a luoghi trascurati che presto

sarebbero diventati il campo d’indagine di molti paesaggisti.

l’insegnamento della disciplina e la ricerca sull’architettura organica, mantenendo un continuo dialogo con i principali

esponenti della cultura architettonica italiana. Profondo

Cassandra Cozza, (Polla, 1978) Ricercatore in Composizione architettonica e urbana del Dipar timento DAStU del Politecnico di Milano, dove si è laureata in Architettura e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana, svolge e ha svolto attività di ricerca in Italia (PRIN MIUR) e all’estero. Architetto, tutor del dottorato PAU, ha divulgato gli esiti dei suoi studi attraverso pubblicazioni, seminari e mostre. Insegna Progettazione architettonica e urbana presso la scuola AUIC del Politecnico di Milano, dove è anche teaching coordinator dell’International PhD Summer School ‘Heritage and Design’.

conoscitore dell’architettura insulare, che ha ampiamente documentato attraverso sopralluoghi e campagne fotogra-

fiche, e autore di molti libri, tra i quali Architettura domestica in Sardegna. Nel testo è descritto come «figura straordinaria,

capace di rivestire egregiamente il ruolo di testimone del proprio tempo e, simultaneamente, di trascendere la propria

epoca, attraverso una visione assolutamente pioneristica di quello che deve essere il ruolo dell’intellettuale, dell’architetto e, in ultima analisi, dell’uomo stesso rispetto all’am-

biente e alla società in cui vive». Il suo archivio, che è stato donato dalla famiglia al Comune di Serramanna (Medio Campidano, Sardegna) ed è stato generato negli anni dallo

stesso Vico Mossa. Contiene documenti che coprono l’arco temporale 1932-2002, suddivisi in Fascicoli progetto, Di-

segni, Fotografie, Epistolario, Rassegna stampa, Volumi

presentazione lavori, Volume Architetture Sassaresi e Serie

Varie, è ora stato valorizzato e reso fruibile. Ciò ha portato alla realizzazione di una mostra alla Galleria del Progetto della Scuola di Architettura del Politecnico di Milano, in occasione della quale è stato realizzato questo volume che contiene i saggi che descrivono i principali temi che hanno caratterizzato la figura dell’architetto, illustrati attraverso

numerose immagini e disegni inediti, ed un apparato composto da uno scritto sulle variazioni isolane su l’architettura organica, intitolato Il tappeto e la stuoia e una biografia.

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DALL’ESTERNO

Elena Commessatti, eclettica scrittrice e giornalista letteraria. Master in Tecniche della Narrazione alla Scuola Holden di Torino; a Milano, in Rcs, tra libri e uffici stampa. A lei si deve la riscoper ta dell’inventore Ar turo Malignani, con il volume Arturo Malignani. Con il futuro negli occhi. (Ritratto Privato) per Forum, 2015. Editor di narrativa di genere, il suo ultimo romanzo è Femmine un giorno (Bébert, 2013, rist. 2016). Dal 2014 è direttrice editoriale, per Odòs, della collana di guide turistiche italiane incentro. È la voce narrante dell’azienda di contemporary design furniture Moroso.

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YouBuild - GIUGNO 2019

PARMENIDE AD HARVARD Dodicesimo numero multicolor per YouBuild e regno della trasformazione. Tutto scorre, come dice il Saggio, ma l’essere è, come dice l’Altro, ed ecco che in tutto il mondo gli edifici si riqualif icano e diventano altro «essere» scorrendo nella direzione giusta. Ne volete uno su tutti? Bene: a noi letterati e un po’ amici della dimensione ecumenica, piace e soddisfa il lucore dell’ex chiesa della comunità metodista nella Vecchia Quebec che diventa la Maison de la Littérature (e che biblioteca!), ed è tutto un giro estetico di libri e rotondità culturali e di premi, vista la straordinaria opera di architettura a firma Chevalier-Morales. D’altra parte, il concetto di rigenerazione urbana è già nel vocabolario italiano di Treccani dal 2013. Qui, in questo caso, l’ambiente è una chiesa neogotica che diventa altro, ma l’altrove è la religiosità laica dei libri e del sapere e la rigenerazione urbana è data dal centro dell’urbanità secondo il nostro pensiero: la cultura! E poi che dire dell’Harvard Smith Campus Center, ora culla di ozio e amenità, diventato da assai poco destinazione gastronomica su dieci piani? Chi c’è stato nota gli studenti nella calma apparente del design, spaparanzati su ergonomiche sedute. Altro che il progetto brutalista di José Louis Sert, in un bianco e nero silenzioso. Ora si ascoltano tutti i giorni le voci garrule degli studenti, tra falafel e funghi shiitake, pasticcini svizzeri e polpette di agnello greco. Eh già, il ristorante Saloniki è preso d’assalto da professionisti e studenti di Harvard. E se non ricordiamo male in questo luogo, nell’attico, c’erano negli anni Sessanta, precisamente nel

1964, degli ottimi Murales a firma Rothko, che poi, sbiaditi, furono trasportati al museo (e negli ultimi anni anche vittime e protagonisti di una mostra-restauro virtuale). E dire che l’artista aveva chiesto espressamente che le vernici fossero coperte e protette dalla luce che filtrava dalle finestre… Ma le tende erano spesso tirate per poter godere dello spettacolare panorama, e così tutto scorre, a dirla con il Maestro. E scolora! E YouBuild 12 continua nel suo mosaico intrecciato all’arte del riciclo, ops, meglio: riutilizzo degli spazi. E dedica un servizio al rianimare di un ex garage, lungo lungo (30 metri), che diventa una casa minimal a Porto e guardate, riguardate le immagini: non si vede proprio la disposizione del letto. Ma dove dormiranno gli inquilini? Al buio? Certo. E, be’, i fala atelier, new generation portoghese di architetti under 30 se lo possono permettere di scherzare con le forme e i colori. La loro è definita «architettura sincera che non rinuncia ai suoi aspetti intellettuali». E poi, e poi gustatevi la lussuosa riqualificazione delle due parti che costituisce il maso a Villandro, in provincia di Bolzano. Che lucore anche qui, ma di montagna. Due edifici: uno con il tetto in scandole di legno, l’altro, il capanno, con il tetto di paglia e il richiamo a una vita antica e precedente. E poi, e poi, con la mano d’architetto questo luogo doppio, si implementa di un terzo spazio, ma tutto sotterraneo e hypercool e diventa «l’essere altro» pur rimanendo parmenideo. Evviva dunque la filosofia greca ed evviva YouBuild, che condividono l’origine di un pensiero e la sua coerenza.


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