ISSN 2532 - 5671
Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano
MAGGIO 2018 - N°89
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ANNO 11 - NUMERO 89 MAGGIO 2018
Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore Srl Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 r.a. info@vgambinoeditore.it Direttore responsabile / Publisher Virginia Gambino virginia@vgambinoeditore.it Collaboratori / Contributors Fiorella Angeli, Roberto Anghinoni, Valentina Anghinoni, Umberto Anitori, Alberto Bubbio, Marco Buschi, Federico Della Puppa, Carlo Lorenzini, Ludovico Lucchi, Federico Mombarone,Veronica Monaco, Alberto Raffaldi, Giuseppe Rossi, Giuseppe Toscano, Sergio Vian Impaginazione e grafica Layout and graphics Raffaella Sesia Youtrade è media partner esclusivo per il settore rivendita e materiali per l’edilizia di
Supporto Tecnico / Technical Support Enrico Adinolfi • Dec Luca Berardo • Casa Oikos Massimo Bussola • BigMat Claudio Cammi • Cammi Stefano Colombino • Gruppo Uniedil Giovanni Pietro Grazioli • Centredil Franco Nessi • Eternedile Claudio Troni • Gruppo Made Cristian Zanni • Gruppo Edilcom Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari Commercial department - Sale of advertising Spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano Tel. +039 02 47761275 - cell. 340 1761951 info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Estero annuo € 70,00 (compresi numeri speciali) Copia singola € 5,00. Numeri speciali copia singola €15,00. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento
Responsabilità / Responsability : la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro riproduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità per il caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista. Periodicità / Frequency of publication : mensile - 10 numeri/anno. Poste Italiane Spa - Sped. In a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c. 1 - DCB Trento. Registrazione / Registration: N. 406 del 25-06-2008 del Tribunale Civile e Penale di Milano. Ai sensi del D. Lgs. 196/2003, informiamo che i dati personali vengono utilizzati esclusivamente per l’invio delle pubblicazioni edite da Virginia Gambino Editore Srl. Telefonando o scrivendo alla redazione è possibile esercitare tutti i diritti previsti dall’articolo 7 del D. Lgs. 196/2003.
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Sommario maggio Rubriche 15 Editoriale Dall'Opec un incentivo a riqualificare le abitazioni 16 Econauta La casa? Sarà di tutto riposo 16 Chiacchiere di condominio Non dimenticate l’Ape negli immobili 17 L'avvocato Condominio alla griglia 18 I fatti nostri La migliore strategia è una scelta ponderata 20 Facciamo i conti Le relazioni tra gli obiettivi 22 Imprese 4.0 Azienda efficiente, clienti soddisfatti 24 Colpo d'occhio Ecco le tre basic rules sull’importanza del display Attualità 26 Amianto Il pericolo bianco sul tetto che scotta 30 Redi Academy Come laurearsi in clientologia 35 YouTrade Academy Strumenti e idee per una good strategy 36 YouTrade Academy La scala del valore riparte dal Sud 38 YouTrade Academy Per chi suona la Campania 42 YouTrade Academy Le mosse giuste del nuovo business
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Vendere online, ma con piani di abbonamento
Amianto, bonifiche ancora lontane
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Alla ricerca della good strategy
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Rivendite E-commerce Se la vendita è in abbonamento Trasporti Care rivendite, siate previdenti Dec Non stiamo fermi nell'isola felice I ferri del mestiere Se il negozio diventa un parco divertimenti
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Imprese Poron L'isolamento termico diventa circolare Fiv Ăˆ un successo se il raccordo perde Granulati Zandobbio Un vestito con il gres
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Speciale pareti esterne Evoluzioni Andiamo tutti all'assemblaggio
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Speciale facciate ventilate Edilizia Con il refolo si risparmia
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Speciale antisismica Leggi e regolamenti Una scossa all'antisismica Rassegna Le nuove armi dell'edilizia
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YouTrade Tour Gent Abbiamo in comune cose fuori dal comune
108 Luxury goods in showroom 110 Zapping 112 Hi-tech
Pareti esterne, facciate ventilate, antisimica
Gli
La logistica nell'ingorgo dei trasporti
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XI convegno nazionale youtrade
SCENARI DEL FUTURO DELLA DISTRIBUZIONE EDILE COME SARÀ LA RIVENDITA DEL FUTURO Il mercato è profondamente cambiato, bisogna guardare avanti. Ma, allo stesso tempo, si deve trarre insegnamento dal passato, dalla propria storia, per affrontare il nuovo. Il 2018 si preannuncia, infatti, come un anno particolarmente delicato, un ponte tra vecchio e nuovo ciclo dell’edilizia. E la distribuzione, oltre ai produttori, è chiamata a comprendere che cosa avviene, quanto è già realtà e in che modo è necessario adeguare la propria azienda. L’occasione per aggiornarsi sarà il nuovo Convegno di YouTrade, in programma come sempre a settembre. L’evento organizzato da Virginia Gambino Editore, molto atteso dagli operatori del settore edile, quest’anno si focalizzerà proprio sugli scenari della distribuzione, con uno sguardo sui trend specifici che coinvolgono le rivendite. Trasformazioni del punto vendita I temi individuati sono aspetti caldi per chi è l’anello di congiunzione tra cantiere e produzione. Per esempio, le nuove soluzioni organizzative della distribuzione, gli sviluppi della rivoluzione digitale, il ruolo differente del consumatore, sempre più protagonista e informato. E, come diretta conseguenza, anche la trasformazione del cliente, che diventa ingranaggio del processo di comunicazione, tramite passaparola o social network. A evolversi, però, non è solo chi acquista, ma anche lo spazio stesso della rivendita, trasformata in showroom, magari con l’ausilio di dispositivi digitali e sorprendenti soluzioni hi-tech. 3 workshop All’appuntamento con l’XI Convegno di YouTrade non mancheranno, inoltre, due momenti particolarmente apprezzati: il punto sulla congiuntura e i numeri di previsione curati dal Centro Studi YouTrade. Infine, a disposizione dei partecipanti sono previsti tre workshop dedicati a temi specifici. È bene segnarsi subito sull’agenda questo appuntamento da non perdere.
APPUNTAMENTO IL 18 SETTEMBRE 2018 Fiera di Verona - Palaexpo Viale del lavoro, 8 - ingresso A1
PROGRAMMA Ore 9.30
Registrazione e welcome coffee
Ore 9.45
Apertura dell’XI Convegno YouTrade - Virginia Gambino
Ore 10.00
Immagini dal futuro delle costruzioni
Ore 10.40
Edilizia 20-20-20. Analisi del prima e dopo: com’era e com’è. L’incidenza della demografia e del cambiamento climatico sul business - Federico Della Puppa (Coordinatore Centro Studi Youtrade)
Ore 11.10
Andamento economico congiunturale 2018 e previsioni. Anteprima dei bilanci top 350 della distribuzione edile. Reportage rivendite estere - Federico Della Puppa
Ore 12.10
Talk show con 4 rivenditori di successo
Ore 12.50
Domande e risposte
Ore 13.30
Light lunch
Ore 14.30
3 Workshop a numero chiuso*: 1. Il rivenditore per il nuovo ciclo. L’organizzazione e l’offerta del punto vendita del futuro - Alberto Bubbio (Senior professor Università Cattaneo - Liuc) 2. L’impresa 4.0 esige la fattura 4.0. L’intelligenza artificiale entra nel processo amministrativo aziendale Umberto Bramani (Direttore generale Nav-lab) 3. Distribuzione edile ed e-commerce
* Sessioni separate di approfondimento. È necessaria l’iscrizione preventiva (sul sito www.constructionb2b.it) al workshop desiderato MAIN SPONSOR
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E d it or i a l e
Dall'Opec un incentivo a riqualificare le abitazioni
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econdo una ricerca condotta da Un Environment, Frankfurt School-Unep Collaborating Centre, e Bloomberg New Energy Finance, gli investimenti in energie rinnovabili nel 2017 sono ammontati a 241,6 miliardi di dollari (escluse le centrali idroelettriche). Questi investimenti hanno aggiunto altri 138,5 gigawatt alla capacità energetica globale nel 2016, in aumento del 9% rispetto ai 127,5 gigawatt aggiunti l'anno precedente. Non solo: gli investimenti per aumentare la capacità delle energie rinnovabili sono stati circa il doppio rispetto a quelli legati ai combustibili fossili. E la corrispondente nuova capacità energetica da fonti rinnovabili è stata equivalente al 55% di tutta la nuova potenza, la più alta fino a oggi. Infine, la percentuale di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, esclusa quella idroelettrica di grandi dimensioni, è passata dal 10,3% all'11,3%, una percentuale che ha impedito l'emissione di circa 1,7 gigatonnellate di anidride carbonica. Dunque viviamo in un mondo sempre più verde? Purtroppo, non è così. Se si esamina il peso delle fonti fossili negli ultimi 25 anni, inteso come quota sul totale dell’offerta energetica mondiale, il risultato è sorprendente: la percentuale non si è modificata in modo significativo. Con minime oscillazioni, cioè, il mondo continua a consumare per l’80% energia prodotta in due grandi gruppi: le fonti fossili (cioè petrolio, gas naturale e carbone) e quelle alternative. Certo, i dati citati all’inizio indicano che una strada è stata imboccata. Ma al momento, al di là del marketing con cui ogni azienda si dipinge come più verde dei concorrenti, la decarbonizzazione è lontana. Chi legge abitualmente YouTrade ne conosce anche il motivo: una buona parte del consumo è dovuto all'uso per il riscaldamento degli edifici, solo in misura trascurabile prodotto da pannelli solari o fonti naturali. Una ricerca dell’Istituto per le energie rinnovabili, Eurac, precisa che «in Europa, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico e circa due terzi è causato dal riscaldamento. Le abitazioni hanno un peso maggiore rispetto agli uffici in quanto rappresentano oltre il 90% degli edifici. Gli edifici residenziali sono caratterizzati da una domanda media di circa 140kWh per metro quadro l’anno per il riscaldamento; per la fornitura di acqua calda ne servono in media 25 e altri 20kWh per il raffrescamento estivo». Insomma, c’è ancora molto da fare. Ma, paradossalmente, un grosso aiuto alla riqualificazione degli edifici è in arrivo dall'Opec, l'associazione che riunisce i principali Paesi produttori di petrolio. Il prezzo del greggio, che ha raggiunto quota 70 dollari, infatti, si abbatterà come un martello sulle bollette per il riscaldamento della prossima stagione invernale. Sarà una brutta sorpresa per le famiglie italiane, ma anche un incentivo in più a usufruire degli ecobonus per rendere le abitazioni meno energivore. Sempre che il prossimo governo li confermi. Chissà se il futuro ministro leggerà queste statistiche...
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La casa? Sarà di tutto riposo
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n recente report del Cresme dedicato al settore dell’impiantistica, sottolinea come negli ultimi anni la componente tecnologica abbia acquisito «un ruolo crescente all’interno delle opere edili e infrastrutturali, rendendo disponibili soluzioni e applicazioni sempre più innovative ed efficienti». Il trend comprende molti aspetti, come l’ottimizzazione dell’efficienza energetica e l’integrazione con le reti, l’attenzione alla sicurezza e al comfort. Comprende, per esempio, tende e tapparelle che si comandano con un pulsante, riscaldamento che è regolato da termostati intelligenti, elettrodomestici sempre più funzionali alle esigenze del loro proprietario. Insomma, ambienti più semplici da gestire, che minimizzano l’energia per farli funzionare e sono più efficienti. Questo ultimo aspetto è da tenere ben presente quando si parla di progettare o costruire edifici. L’invecchiamento della popolazione italiana, sottolinea sempre il centro di ricerca, «porta con sé un’accelerazione verso quell’impiantistica orientata al comfort. Si pensi alla domotica assistenziale, a quella per l’autonomia o per la sicurezza». Ecco perché la crescita della digitalizzazione e dell’internet delle cose saranno un driver anche per i prossimi anni e saranno destinati a far aumentare il ruolo degli impianti nel processo edilizio. D’altra parte, i dati non si possono equivocare: «L’Italia, che negli anni Cinquanta era tra i paesi europei più giovani, rispetto agli altri è invecchiata di più e più rapi-
damente», si legge nell’ultima analisi sul trend demografico messa a punto dall’Istat. «Se nel 1957 la metà della popolazione italiana aveva meno di 31 anni, ora ne ha più di 45. In 60 anni, dunque, il baricentro della popolazione italiana si è spostato di oltre 15 anni». Lo stesso fenomeno di invecchiamento si registra per gli altri Paesi europei, ma con un’intensità minore: lo spostamento è stato in media di 11 anni. Se si considera il quinquennio 2010-2015, l’età media in Italia è stata di 82,6 anni, superiore sia a quella dei sei Paesi fondatori (81,8) che a quella dell’Ue al completo (80,4). Insomma, in Italia a dispetto di chi si lamenta per professione si vive più a lungo e, forse, meglio. Ma questo comporta che le future abitazioni assomiglieranno sempre di più a case di riposo, in cui la tecnologia, sotto forma di automazione per alcune funzionalità, sarà un’esigenza primaria. L’edilizia deve colorarsi di grigio. Federico Mombarone giornalista
CHIACCHIERE DI CONDOMINIO
Non dimenticate l’Ape negli immobili
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l proprietario (venditore) deve, a sue spese, far redigere l’Attestato di prestazione energetica e, al momento del passaggio di proprietà, consegnarlo al nuovo proprietario. Nell’atto di vendita va apposta una specifica clausola con la quale l’acquirente dichiara di aver ricevuto la documentazione, comprensiva dell’attestato, in ordine alla prestazione energetica dell’immobile. Inoltre, l’attestato di prestazione energetica (Ape) deve essere allegato al contratto di vendita. Le sanzioni per il proprietario inadempiente sono variabili tra i 3mila e 18mila euro. Anche nel contratto di locazione, soggetto a registrazione, va apposta una specifica clausola con la quale il conduttore dichiara di aver ricevuto attestato di prestazione energetica. Nel caso di affitto di singole unità immobiliari, l’Ape può non essere allegato al contratto, ma va obbligatoriamente redatto. Il locatario deve, comunque, mostrare l’attestato di prestazione energetica durante le fasi di contrattazione e consegnarlo all’affittuario al momento della registrazione del contratto. Le conseguenze sono particolarmente onerose, se non si ha l’Ape al momento della registrazione del contratto di affitto si incorre in una sanzione da mille a 4mila euro, che può essere ridotta del 50% se la durata del contratto non supera i tre anni. In caso di trasferimento dell’immobile a titolo gratuito non è invece obbligatorio allegare al contratto l’Ape, anche se secondo uno studio del Notariato, pur non esistendo specifiche sanzioni, bisogna dotare l’immobile di Ape anche in caso di donazione. Non è necessario includere l’Ape tra i documenti della successione nel caso di acquisizione di un immobile in eredità. È necessario sapere che su tutti gli annunci immobiliari di vendita e/o di affitto di immobili, con qualsiasi mezzo d’informazione, deve essere inserita la prestazione energetica globale, quella dell’involucro e la classe energetica corrispondente. I controlli e le sanzioni possono arrivare dalla Guardia di Finanza o, all’atto della registrazione, direttamente dall’Agenzia delle Entrate. di Umberto Anitori esperto di condominio
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L’AV V O C ATO
Condominio alla griglia
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on la sentenza numero 10733 del 4 maggio 2018, accogliendo il ricorso del comune di Roma nel giudizio in contrapposizione a un condominio, la Corte di cassazione ha affermato che il condominio deve pagare il canone per l’occupazione di suolo pubblico per le griglie poste lungo il perimetro dell’edificio comunale che servono a migliorare la fruibilità di locali sottostanti. Prima il giudice di pace, e poi il Tribunale, avevano invece dato ragione al contribuente, che aveva chiesto l’annullamento dell’avviso di liquidazione emesso dall’ente territoriale. Per il giudice d’appello, infatti, il canone per l’occupazione di spazi di aree pubbliche «presupponeva l’esistenza di una concessione, che nella specie non era stata rilasciata, deducendo da ciò che il Comune non poteva pretendere alcunché». Contro questa decisione il comune di Roma, con unico motivo di ricorso, ha posto la questione se l’applicazione del canone per l’occupazione di spazi di aree pubbliche (Cosap) «implichi l’esistenza di un provvedimento di concessione, in guisa che il canone non è dovuto in mancanza di tale provvedimento e al cospetto di una occupazione abusiva, come ha ritenuto a sentenza impugnata, ovvero se la concessione possa essere solo presunta, con la conseguenza che il canone è dovuto anche in caso di occupazione abusiva». Richiamando un proprio precedente (sentenza numero 18037/2009) e premettendo che «il canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche
(istituito dall’art. 63 del D.lgs, n. 446 del 1997, come modificato dall’art. 31 della legge n. 448 del 1998) è stato concepito dal legislatore come un quid ontologicamente diverso, sotto il profilo strettamente giuridico, dalla tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche», la Suprema Corte afferma che esso è configurato come corrispettivo di una concessione, reale o presunta (nel caso di occupazione abusiva), dell’uso esclusivo o speciale di beni pubblici. Ed è dovuto non in base alla limitazione o sottrazione all’uso normale o collettivo di parte del suolo, ma in relazione all’utilizzazione particolare (o eccezionale) che ne trae il singolo. Pertanto, secondo la Corte di cassazione , è obbligato al pagamento del canone il condominio che abbia sostituito con griglie una parte del piano di calpestio di un’area gravata da servitù pubblica di passaggio, al fine di migliorare il godimento dei locali sottostanti al suolo, e ciò in quanto esso gode di un’utilizzazione particolare dell’area medesima. Ludovico Lucchi del Foro di Milano, lucchi@studiolucchi.eu
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I FAT T I N O S T R I
La migliore strategia è una scelta ponderata
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argomento non è particolarmente nuovo, ma da quando i punti vendita di materiali edili hanno affidato le loro strategie alla lingua inglese, diventando “good strategy” (efficaci strategie), o nei casi più raffinati “best practices” (buone prassi o buone pratiche), capirete che nulla è più come prima: la distribuzione edile diventa adulta, ci si apre all’internazionalità del marketing più avanzato, ci sentiamo già meglio e anche già migliori, a prescindere. In realtà, il discorso è molto più serio di come lo sto presentando. È evidente che il cambiamento del mercato, che come sappiamo è già avvenuto, ha spiazzato molti professionisti della distribuzione. Come è altrettanto noto, siamo più abituati a rincorrere che a prevenire, sempre alla finestra a guardare che cosa fanno gli altri prima di decidere, e con i tempi che corrono (in senso stretto) quando finalmente prendiamo la nostra decisione in genere è già tardi. Ribadisco che il tema non è nuovo, ne parliamo da anni, ma la scossa che è arrivata dal commercio elettronico (il celeberrimo e-commerce), almeno a livello di percezione emotiva più che per realistiche (al momento) conseguenze commerciali, uno strattone alla nostra pigrizia mentale l’ha dato, e la gente si interroga su come reagire, su quali azioni intraprendere, su come fare per non rimanere fuori dai giochi. Potrà anche apparire paradossale e incoerente con ciò che ho scritto fin qui, ma il momento per fermarsi e riflettere è proprio questo. Sapete come funziona il business (le attività commerciali): non appena si profila un target, ovvero un bersaglio di consumatori da conquistare, tutti si fiondano sulla preda e credetemi, anche nel mondo del commercio elettronico gli imbonitori non mancano. Perché, a mio
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modesto e se volete anche arcaico parere, alla distribuzione edile specializzata il commercio elettronico serve fino a un certo punto, mentre sarebbe invece utile (e parecchio) un migliore utilizzo dei social e della comunicazione in genere per farsi conoscere e per promuovere non tanto i prodotti, che come sappiamo li hanno tutti e anche (la butto lì) a un prezzo migliore di quello che proponete voi, ma ciò che realmente vi distingue da una piattaforma di e-commerce o da un discount.
Con il commercio elettronico e l’alternativa di una distribuzione “consulenziale” pare che il mondo del commercio edile si stia dividendo in due strade ben precise, anche se non propriamente antitetiche L’e-commerce tende ad appiattire, a rendere tutti uguali, a spostare l’attenzione non sui valori ma sull’unico “valore” che il consumatore sicuramente comprende, ovvero il prezzo. La prima “buona strategia” è quindi quella di capire che cosa volete essere o diventare. Il cambiamento del mercato un po’ vi dovrebbe aiutare a fare la scelta giusta per-
ché ha definitivamente chiarito chi siano i contendenti: il mercato del prezzo e quello del servizio. Sono mercati distanti ma che si muovono parallelamente, tanto che uno non esclude a priori l’altro, anche se credo sia consigliabile fare una scelta precisa, per non disperdere energie (risorse) e per rimanere concentrati e valutare le “buone pratiche” da mettere, appunto, in pratica. È anche una scelta che porta o a decidere se puntare ai fatturati, oppure ai margini. Per sopravvivere nel commercio elettronico bisogna fatturare molto, perché gli utili sono chiaramente minimi, e i concorrenti sono il mondo intero. La scelta della marginalità porta inevitabilmente al servizio, quindi in prima battuta al cliente privato, senza trascurare architetti e progettisti. Sembrano due lavori diversi e, infatti, lo sono, anche se si parla sempre di distribuzione edile. La migliore strategia non esiste quindi in assoluto, non prima comunque di aver fatto una scelta ponderata. So comunque di distributori che si stanno muovendo sui due binari, per sfruttare ogni opportunità che i mercati offrono. È la terza scelta, coraggiosa e magari anche intrigante, anche se sostanzialmente si genera una concorrenza in casa, e i clienti tradizionali potrebbero non gradire. Ma un’altra cosa che ci ha insegnato il nuovo mercato è che non ci si deve stupire più di niente. Quel che pare certo è che a breve esisteranno grandi centri di distribuzione e piccole strutture di consulenza tecnica, con show-room e servizi di progettazione. È buona prassi rifletterci un po’ su. di Roberto Anghinoni Giornalista M a g g i o
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FA C C I A M O I C O N T I
Le relazioni tra gli obiettivi
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e si decide di darsi degli obiettivi e di cercare di perseguirli, svolgendo quelle azioni che appaiono come le più appropriate, è opportuno ricordare che i vari obiettivi sono in relazione tra loro e questa relazione non è solo gerarchica. Così è utile ricordare che se obiettivi di crescita costituiscono obiettivi rilevanti da perseguire, questi dovrebbero ripercuotersi in obiettivi per una redditività (misurabile con il Roe) da mantenere, se non da migliorare. E in una logica di relazione circolare, a sua volta, la redditività costringe a verificare di rispettare obiettivi di liquidità (misurabile con l’Ebitda in %), che si traduce in flusso di autofinanziamento (vedi immagine nella pagina a fianco). Quest’ultimo sarà tanto più elevato in termini percentuali, fatto 100 il fatturato, quanto più la marginalità (differenza fra prezzi di vendita e prezzi di acquisto della merce) risulta elevata.
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Quanto più elevata è la Redditività, tanto più si genera liquidità per investire Con la liquidità si fanno gli investimenti, fondamentali per perseguire e mantenere un vantaggio competitivo verso i concorrenti. Il problema è che qualora manchi la liquidità da autofinanziamento l’impresa ha solo due alternative: o aumenta la sua dipendenza da terzi (banche e fornitori), con un incremento del suo indebitamento, o fa una iniezione di capitale di rischio, immettendo nuovi mezzi propri. Gli investimenti sono la vera colonna por-
tante delle imprese e non si può pensare di sostenerli indebitandosi e creando squilibri finanziari. Prima o poi qualcuno presenta il conto. Si rischia di aver lavorato molto per ottenere ritorni modesti. Certo non basta fare gli investimenti, bisogna fare quelli giusti. Questi ultimi sono quelli che consentono all’impresa di distinguersi dai suoi concorrenti. Investendo in strutture (uffici, magazzino), in servizi (logistici, flussi di informazioni resi possibili dagli investimenti informatici), in comunicazione (per farsi conoscere dai clienti o per affermare la propria reputazione), in qualità del management. Sono inoltre servizi quelli che si offrono al cliente: gestendo le scorte (cercando di avere una buona rotazione e zero rotture di stock) e concedendogli dilazioni di pagamento. Questi sono investimenti particolari che rientrano nel così detto Working Capital o Capitale Circolante lordo. Che spesso, per suggerirne una bilanciata gestione, viene considerato al netto di quello che i fornitori hanno concesso a loro volta come dilazioni di pagamento. Si arriva così al Net Working Capital o Capitale Circolante Netto. L’impatto che gli investimenti hanno sulla capacità competitiva condizionano la Redditività che l’impresa è in grado di esprimere (immagine a fianco). E così si chiude il cerchio, che potrà essere percorso in modo virtuoso, con un mantenimento o un miglioramento della redditività, o in modo vizioso con un costante peggioramento della redditività stessa. E i risultati si susseguono in un moto circolare senza soluzione. È, invece, di natura gerarchica e lineare la relazione tra la Redditività dei mezzi M a g g i o
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Il circuito della redditività
Capacità di attrarre risorse finanziarie
Redditività Autofinanziamento
Capacità competitiva
Liquidità Investimenti in prodotti / servizi
Investimenti in qualità del management
propri (Roe) e la Redditività del capitale investito(Roi) o degli Assets (Roa). È anche per questo che si parla di Albero del Roe (Roe Tree), per le relazioni lineari e gerarchiche. In base a queste relazioni il Roe può essere evidenziato come la moltiplicazione tra: Roe= (RO/CI) * (CI/MP)*(RN/RO) Roe= Roi * Ind.*Inc. Altre Gestioni Così, per esempio, il Top performer delle classifiche dei distributori di materia-
li edili, elaborata da Youtrade, ha fatto registrare nel 2016 un interessante Roe del 15,44% , che applicando la formula indicata è dato da un Roi (Ro/Ci) pari a 5,73% , dignitoso; un Indebitamento del 55.497,2/12.613= 4,4, un po’ elevato; un'incidenza dei risultati delle altre gestioni (oneri-proventi finanziari, imposte e componenti straordinari) di 0,61. Forse la crescita nel 2016 è stata un po’ contenuta: il ∆ del fatturato è stato del +2,8 % . Ma la consistente redditività dei mezzi propri ha consentito a questa
azienda di crescere e contemporaneamente di abbassare il tasso di indebitamento. Così, a fine 2016, è caratterizzata da un profilo economico-finanziario robusto e alla ricerca di un ancor migliore equilibrio f inanziario. di Alberto Bubbio Alberto Bubbio è senior professor di Economia Aziendale presso l’Università Cattaneo Liuc di Castellanza (Va), dove è titolare di due insegnamenti: Programmazione e Controllo e Sistemi di contabilità direzionale (Misurazione delle performance aziendali). Per più di quindici anni è stato docente nel corso di laurea in Economia Aziendale presso l’università Bocconi, dove ha anche svolto attività di coordinamento e di didattica presso La Scuola di Direzione Aziendale (Sda). È socio fondatore e partner di Dimensione Controllo Srl, società di consulenza direzionale che da più di 30 anni è al servizio delle imprese clienti per assisterle nella progettazione e realizzazione di efficaci sistemi di pianificazione e controllo. Da due anni è Principal Editor di Manage-mind, una piattaforma per manager attraverso la quale trovare idee e suggerimenti per una più efficace gestione di impresa.
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INDUSTRIA 4.0
Azienda efficiente, clienti soddisfatti
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ecosistema costituito dalle aziende edili e dai loro fornitori è teatro di un’integrazione sempre più spinta fra i vari player che costituiscono la supply chain. In questa trasformazione, digitalizzazione e comunicazione fanno la parte del leone. Alla base di tutto vi è la necessità di rendere veloce, flessibile e preciso il servizio ai clienti. Inoltre, per molte aziende fornitrici un’ulteriore sfida è costituita dal vincolo di mantenere marginalità ed efficienza nella fornitura di prodotti, in parte ormai percepiti dai clienti come commodity. Per conciliare questi obiettivi, spesso fra di loro parzialmente contrastanti, senza aumentare i costi di gestione, le aziende fornitrici più lungimiranti hanno intrapreso profonde trasformazioni dei loro processi e adottato soluzioni software a supporto di questi nuovi modelli organizzativi. Prendendo come traccia la gestione di un processo di vendita, dalla fase di offerta fino all’evasione dell’ordine, vediamo qui di seguito gli impatti di questa rivoluzione, sia all’interno delle aziende fornitrici, sia nei rapporti con la clientela. L’emissione delle offerte è spesso il primo passo per la fornitura di un nuovo prodotto a clienti già acquisiti. Altre volte è lo strumento per aggiornare prezzi ed altre condizioni di fornitura per prodotti che il cliente non acquista da tempo. In molti casi si tratta, invece, del primo documento formale che l’azienda manda a un potenziale cliente. In ognuno di questi casi il vantaggio per il cliente è quello di poter ricevere una chiara indicazione di tutte le condizioni legate alla fornitura proposta, in tempi brevi, in forma esaustiva, eventualmente con sconti scalari per quantità e con la data di scadenza dell’offerta. Nell’ottica dell’azienda fornitrice, un’esigenza sempre più sentita è che l'emissione di queste offerte sia basata su elaborazioni automatiche veloci
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e precise dei dati di costo. Queste offerte, che nascono nel sistema gestionale, costituiscono anche la base per un controllo della redditività degli ordini e degli scostamenti tra costi reali e costi attesi. In conclusione, la totale digitalizzazione di questo processo che precede gli ordini di vendita, crea un recupero di efficienza nell’ambito dell’organizzazione dell’azienda fornitrice, che si riversa indirettamente sull’azienda cliente. Gli ordini di vendita sono il primo step operativo di un processo di fornitura. La gestione degli ordini di vendita dal lato azienda fornitrice e specularmente la ge-
Il fornitore deve coniugare il servizio con la riduzione dei costi, considerando il processo produttivo e quello logistico come un tutt’uno con l’obiettivo di arrivare al tempo di risposta ideale. La strada maestra è la digitalizzazione stione ordini di acquisto dal lato azienda cliente, hanno tradizionalmente comportato un forte impegno di risorse umane. Per ridurre questi costi amministrativi e parallelamente i potenziali errori umani, l’unica soluzione è stata quella di concordare fra aziende fornitrici e aziende clienti standard che consentano l’interscambio dei documenti commerciali in via elettronica, Edi.
Nel caso specifico del mondo dell’edilizia, i due standard più diffusi sono Metel per il mercato elettrico e Angaisa per il mercato idrotermosanitario e affini. Le conferme d’ordine con relative date di consegna al cliente, costituiscono uno dei banchi di prova per qualsiasi azienda fornitrice. In questa importante fase sono coinvolti molti enti aziendali, che possono trarre beneficio sia dalla disponibilità di funzioni, anche complesse, per determinare quantità e date promettibili, sia dalla possibilità dei singoli responsabili di poter accedere ai dati di proprio interesse, attraverso dispositivi mobili, anche quando non sono in ufficio. La gestione dei magazzini e la pianificazione della produzione, sono le aree vitali di un’azienda industriale. Il mondo della produzione è oggetto in questi ultimi anni di una rivoluzione oramai universalmente conosciuta come Industria 4.0. I tasselli su cui si basa sono numerosi, ma sopra a tutti vi è l’automazione e la capacità delle macchine di comunicare con l’esterno le informazioni più varie, dalle quantità prodotte alla segnalazione di problemi che richiedono interventi manutentivi. La grande quantità di dati che l’automazione mette a disposizione, richiede nuove logiche e nuovi strumenti di analisi, che vanno sotto il nome di Business intelligence. Agli occhi delle aziende clienti, queste capacità delle aziende fornitrici di analizzare i nuovi dati che arrivano dal campo e quelli storici tradizionali, costituiscono la premessa per ricevere ancora una volta un miglior servizio. A puro titolo di esempio, per i prodotti con pianificazione a stock, aumenta la percentuale di ordini M a g g i o
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consegnati nel rispetto della data richiesta. Questo risultato è reso possibile dalla costruzione di algoritmi, spesso complessi, in grado di prevedere la domanda del mercato e le sue variazioni e di costruire di conseguenza dei piani di reintegro stock in grado di coprire la domanda di mercato, evitando, nel contempo, eccessi di stoccaggio. Le consegne e i trasporti costituiscono la parte finale del ciclo di evasione dell’ordine. Anche in questo caso l’azienda fornitrice deve coniugare il servizio al cliente con la riduzione dei costi, considerando il processo produttivo e quello logistico come un tutt’uno con l’obiettivo di arrivare al lead time ideale. La strada maestra è costituita ancora una volta da digitalizzazione e interconnessione, che consentono solide partnership fra le aziende fornitrici e gli operatori logistici. Il servizio di post-vendita e il Crm, più in generale, sono ormai considerate funzioni irrinunciabili per qualsiasi azienda fornitrice. Sia che si tratti di rispondere ad un cliente che vuole informazioni su un prodotto, sia che si tratti di dar corso ad un claim di un cliente, il Crm è la strada maestra per fidelizzare i clienti e per acquisirne di nuovi. Anche in questo caso un buon Crm ha come presupposto una cultura aziendale orientata ad ottimizzare il servizio al cliente, ma non può prescindere dal supporto di un software adeguato.
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Naturalmente il cambiamento coinvolge anche tutti i reparti non citati, come la contabilità, gli acquisti, la gestione del personale. Tutta l’azienda fornitrice diventa interconnessa al suo interno e parallelamente, nella logica della Supply Chain, risulta interconnessa con i propri clienti e con i propri fornitori. Tanti investimenti ed innovazioni tecniche con un obiettivo principale: migliorare il servizio al cliente. In questo articolo è citata solo una parte delle iniziative intraprese da molte aziende fornitrici del mondo dell’edilizia. Come già accennato all’inizio, in questo mercato molti prodotti e servizi sono diventati nel tempo agli occhi dei clienti delle commodities. Per questi prodotti il vero valore aggiunto è costituito da un insieme di servizi che il fornitore è in grado di garantire, come la puntualità, il prezzo, la possibilità di interscambio elettronico di documenti, ecc. Oltre a questi valori aggiunti palesi, ve ne sono altri che hanno comunque una ricaduta positiva sulle aziende clienti, pur essendo legati all’ottimizzazione di processi interni all’azienda fornitrice. Per esempio, non c’è nulla di più frustrante per un cliente che scoprire che tutti gli accordi specifici di fornitura concordati con il servizio commerciale non sono stati a loro volta condivisi con la struttura produttiva. In un’azienda fornitrice moderna
e integrata questi disguidi non possono più succedere. Infatti, fin dal momento dell’invio della conferma d’ordine, tutti i responsabili aziendali coinvolti prendono visione delle specifiche di fornitura richieste, sia che si trovino alla loro scrivania, sia che utilizzino soluzioni mobile. Di conseguenza, nell’azienda fornitrice non è più possibile un disallineamento rispetto all’ordine confermato tra ufficio vendite, responsabili di magazzino, responsabili di produzione e responsabili logistici. Uno degli elementi chiave di questo percorso virtuoso all’interno delle aziende fornitrici, è la disponibilità di strumenti di Business intelligence, che consentono di monitorare l’andamento aziendale attraverso indicatori oggettivi, Kpi (Key Performance Indicator). Questi indicatori costituiscono sempre più la base di qualunque progetto di miglioramento continuo. Alcuni di essi misurano specificatamente il livello di servizio al cliente, come ad esempio il rispetto delle date di consegna. È evidente in questo caso, che sono proprio i clienti i primi beneficiari di questo cammino. A conclusione si può affermare che al crescere dell’efficienza dell’azienda fornitrice, cresce parallelamente il livello di soddisfazione dei suoi clienti. di Alberto Raffaldi Direzione Comitato Tecnico Nav-lab, Responsabile Div. Erp di Soluzioni Edp
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COLPO D'OCCHIO
Ecco le tre basic rules sull’importanza del display
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er stimolare il cliente ad acquistare, la cosa più semplice è presentare il prodotto simulando il suo utilizzo finale. La maniera più semplice di farlo è attraverso un display, ovvero uno «spazio vetrina» all’interno del punto vendita allestito in modo molto invitante. Quest’area suscita molto interesse da parte del consumatore, che viene attratto dalla presentazione scenografica e viene emozionato da come vengono collocati i prodotti. Vediamo alcuni esempi fotografici qui di seguito per commentare assieme alcuni display ben riusciti. Nella foto 1 vediamo come il display cerca di ricreare un’ambientazione casalinga per il divano bianco, inserendo vari complementi d’arredo, tutti in vendita e con cartellino prezzo ben visibile. Questo comunica inconsciamente al consumatore che si tratta di un prodotto conveniente e le cui qualità possono essere direttamente valutate grazie alla descrizione della sua composizione. L’occhio del consumatore viene subito attratto dall’intera composizione e sarà perciò più propenso ad acquistare l’intero pacchetto di opzioni proposto dal commerciante in questo display. Nella foto 2 abbiamo la stessa situazione: è ricreata una cucina con sala da pranzo attigua. Anche in questo caso, sebbene lo stile classico scelto potrebbe non corrispondere alle nostre preferenze, riusciamo
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comunque a immaginarci la riuscita finale del prodotto che viene proposto. So che presentarvi queste foto vi sembra assurdo, ma vorrei trasmettervi l’importanza della presentazione display completa e di come essa sia la soluzione migliore per stimolare l’acquisto, soprattutto del consumatore finale. Magari starete pensando che per le merceologie che voi vendete questi consigli siano inutili, ma vi invito a riflettere un istante. Considerate la foto 3: rappresenta un angolo di showroom che potreste trovare in molti punti vendita. È un’esposizione coerente nello stile e sicuramente molto interessante nei materiali pregiati che vengono proposti, ma perché ai nostri occhi è più invitante la foto 4? Perché raffigura un display più definito negli spazi e nei dettagli, perché stimola il nostro cervello a pensare che sia pronto per l’uso. Non ci spinge a cercare nient’altro per arredare il nostro bagno, ma a comprare il pacchetto completo. I display possono essere di varie dimensioni, posizionati su tavoli o a parete. Un esempio di display su tavolo è rappresentato dalla foto 5: sul ripiano è dato risalto ai vasi di terracotta e proposto il materiale necessario al loro utilizzo nelle opere di giardinaggio, accanto terriccio, innaffiatoio e un libro guida su piante e fiori. Un esempio di display a parete è nella foto 6, che nella parte superiore mostra il risultato della vernice per prodotti smaltati su alcuni campioni.
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Questo è un servizio da non sottovalutare: ricordatevi che il cliente di fronte a una vasta scelta trova difficoltà a decidere. È il venditore che deve guidarlo attraverso esempi mirati. Spesso accade che nemmeno il consumatore sappia con precisione che cosa sta cercando o, peggio, è orientato all’acquisto di un prodotto che non rappresenta la migliore scelta. Per questo il venditore preparato sa come indirizzare l’acquisto, non solo con consigli adeguati, ma anche con un’esposizione chiara che può influenzare in maniera decisiva la scelta finale. Non tutti i prodotti possono essere esposti e valorizzati contemporaneamente: i display servono a dare visibilità e valore ad alcuni articoli presentati a rotazione. In questo modo potrà essere anche più stimolante per il consumatore frequentare più spesso il punto vendita. Il visual merchandising vive di display: sa che la forza attrattiva da loro suscitata impedisce al consumatore di rimanere indifferente, ma riconosce che un buon allestimento deve portare risultati entro poco
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tempo dalla sua realizzazione. Qualora ciò non accadesse significa che qualche elemento non è in linea con il target cliente del nostro punto vendita: prezzo troppo basso o troppo alto, disarmonia nello stile della composizione, sovraffollamento di materiali. Ricapitolando: i display servono a rendere più efficace la visione del prodotto nel punto vendita, devono emozionare il cliente con il fine di stimolare l’acquisto del prodotto. Aspetto le foto dei vostri tentativi di introdurre il visual merchandising nei vostri negozi: @venusvisualmarketing. Buon display a tutti! di Sergio Vian esperto di retail, marketing e merchandising per Venus srl www.venusvisualmarketing.com venus@venusvisualmarketing.com Su Facebook: Venus Visual Marketing Merchandising & Retail Project Su Instagram: venusvisualmarketing
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EMERGENZA AMIANTO
IL PERICOLO BIANCO
SUL TETTO CHE SCOTTA Nonostante da 26 anni l’Eternit sia vietato dalla legge, si stima che in Italia ci siano ancora 7300 chilometri quadrati di tetti da bonificare. Gli effetti nocivi sulla salute sono certi. I tempi e i metodi utilizzati dalle Regioni per mappare i siti, invece, no di Giuseppe Rossi
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l 26 gennaio 2017, davanti al notaio di Roma Francesco Marino, due cittadini, Fabrizio Protti e Chiara Erika Misin hanno costituito una associazione senza fini di lucro, Sportello Amianto Nazionale. Obiettivo: offrire servizi di pubblica utilità a favore degli associati o di terzi, ai lavoratori, alle aziende ed alle istituzioni pubbliche e private. Potrebbe sembrare un’iniziativa poco comprensibile se non fosse per il problema della riqualificazione dei tanti edifici che ancora, dopo anni, mantengono tutta o in parte una struttura inquinata dal materiale cancerogeno. E non si tratta di poco. Secondo i calcoli del Cnr, in Italia sono ancora 32 milioni le tonnellate di amianto da sgombrare. Un pericolo che si traduce, purtroppo, in un bilancio drammatico: nel 2017 sono morti per mesotelioma, il male che colpisce chi ha respirato particelle di amianto, circa 1.900 persone. Cifra che arriva a 6mila decessi se si tiene conto di tutte le patologie correlate. Certo, non tutte queste morti sono da attribuirsi direttamente a un tetto inquinato dal materiale fibroso. Ma una parte degli ammalati è molto probabile che abbia contratto il mesotelioma a causa di un contatto prolungato con l’amianto. E dire che il materiale è fuori legge da 26 anni. LE COLPE DELLE REGIONI Se tanti tetti sono ancora coperti con lastre ondulate che contengono amianto, quindi, non è perché manchi una
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norma che ne vieta l’utilizzo. Lo Stato ha provveduto a mettere a punto una legge. Solo che ha delegato la mappatura dei siti infestati dal materiale nocivo alle Regioni, in ossequio al principio che gli enti locali sono sovrani. Peccato che solo poche amministrazioni abbiano recepito l’urgenza dell’incarico. In particolare, Calabria, Campania e Sicilia sembrano le Regioni che si sono date meno da fare. Per esempio, secondo quanto raccontato da Tommaso Castronovo di Legambiente Sicilia, «l’approvazione della legge 10 del 2014 prevedeva che entro tre anni dovesse essere rimosso e smaltito tutto l’amianto presente sull’Isola, ma non è stato neanche emanato il nuovo il Piano regionale che dovrebbe prevedere come e quanto intervenire per la rimozione e smaltimento del materiale». Mentre in altre zone, come le Marche, un’indagine non ufficiale ha individuato 20mila siti in più rispetto a quelli censiti. Ma non è solo il Sud ad avere problemi: a Milano, per esempio, ci sarebbero ancora 6.311 siti contaminati dall’amianto per un totale di 1 milione e 600mila metri quadrati di superficie, secondo gli ultimi dati disponibili ufficializzati dall’Ats (Agenzia tutela della salute). CONTROLLI CASUALI Un altro problema è quello dei criteri utilizzati per individuare gli edifici «colpevoli» di amianto. In alcuni casi le Regioni hanno chiesto una auto dichiarazione ai cittadini: non stupisce che il risultato sia stato molto dubbio, dato che molti proprietari di abitazioni o edifici M a g g i o
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È ETERNO. PURTROPPO La storia dei tetti in amianto è cominciata oltre un secolo fa, nel 1901, con il brevetto dell’austriaco Ludwig Hatschek. È stato lui l’inventore del cementoamianto, battezzato Eternit. Cioè eterno. Ovviamente non era noto l’aspetto insalubre del materiale. Un anno dopo Alois Steinmann ha acquistato la licenza per la produzione e a Niederurnen, in Svizzera, ha fondato la Schweizerische Eternitwerke. Dopo la produzione di tegole per coperture, dagli anni Trenta l’Eternit è stato impiegato per tubi in fibrocemento, standard fino agli anni Settanta per la costruzione di acquedotti. Nello stesso periodo sono comparse le lastre ondulate, usate spesso per tetti e capannoni. Ma non solo: prima di scoprire i suoi nefasti effetti sulla salute, l’Eternit è stato utilizzato anche per il design: per esempio, per produrre una sedia da spiaggia.
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NUMERI CHOC Secondo quanto ha raccontato tempo fa Maura Crudeli, della onlus Associazione Italiana Esposti Amianto, a L43, «la mappatura non supera il 30% del territorio, e dunque è ben lontana dall’essere completa». Insomma, il 70% resta ancora ignoto, non mappato. Comprese le strutture pubbliche. Secondo l’Aiea, fino al 2015 i siti di amianto censiti erano 33.610. Ma «questi numeri», fa notare Crudeli, «sono da prendere con cautela e a nostro avviso sono sottostimati, visto che i dati di alcune sono incompleti».
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Le tonnellate di fibre di amianto liberate nell’aria tutti gli anni
commerciali non vogliono spendere per cambiare un tetto che sembra efficiente semplicemente perché non fa passare la pioggia, oppure non colgono l’importanza della riqualificazione. In altre rilevazioni, invece, sono stati utilizzati droni e foto aeree, oppure un mix di sistemi differenti. Sempre che non ci si sia limitati a effettuare rilievi a campione, con il risultato di avere zone della città completamente non analizzate. E non è tutto: incertezze e la classica politica dello scaricabarile. Avviene spesso, accusano le associazioni che si occupano di amianto, che quando viene individuato un edificio da bonificare la Asl locale rimandi all’Arpa (Azienda regionale per la protezione ambientale) e questa ancora alla Asl. Insomma, un ping pong burocratico a discapito della salute ambientale.
PROBLEMI TECNICI Ai rilievi negligenti, scarsi o inefficienti delle Regioni, si aggiunge un altro problema: l’amianto non è stato utilizzato solo come copertura finale di un tetto, per esempio di un capannone o di una scuola, ma anche negli interni, per le tubazioni, oppure come sotto tegola. Una valutazione indica che sul territorio sia presente una superficie di 2.500 chilometri quadrati di coperture con Eternit (ma secondo i Verdi si arriva a 7.300 chilometri), marchio registrato di fibrocemento realizzato con amianto dell’azienda belga Etex, poi condannata dalla giustizia italiana (ma il reato di disastro ambientale è andato prescritto). E se si considera che ogni metro quadrato di ondulato Eternit libera ogni anno 3 grammi di fibre che volano nell’aria e possono finire nei polmoni di qualcuno, si comprende quanto lo smaltimento sia urgente. Secondo la citata Crudeli, «significa che in tutta Italia dai tetti in Eternit si liberano nell’aria 7.500 tonnellate di fibre d’amianto l’anno». Ma non c’è solo Eternit. I punti critici per l’emergenza amianto sono molti. Oltre alla zona di Casale Monferrato, dove fino a 20 anni fa operava Eternit,
LE DUE TECNICHE PER LA PULIZIA Sono sostanzialmente due le tecniche per bonificare un sito inquinato dall’amianto. La prima tecnica è quella dell’incapsulamento. È un metodo di bonifica transitorio, perché consiste nel trattamento della superficie delle lastre esposta agli agenti atmosferici con sostanze sintetiche, che servono a inglobare e consolidare le fibre di amianto al manufatto cementizio e impedirne il rilascio nell’ambiente. Insomma, si incolla l’amianto perché non voli via. Il secondo sistema è il miglior e consiste nella rimozione e successivo smaltimento del materiale. La bonifica radicale, però, non è semplice: va garantita la sicurezza degli operatori che svolgono il lavoro, e durante trasporto e smaltimento. Ma bisogna anche evitare di sollevare polvere nociva per persone e animali che si trovano vicino al cantiere. Il tutto è regolato da una legge, la numero 257/1992, da una normativa sulla sicurezza, il decreto legislativo 81/2008, mentre nel decreto DG Sanità n. 13237 del novembre 2008 Protocollo per la valutazione
delle coperture in cemento amianto si trovano i parametri di valutazione e i tempi per il corretto smaltimento.
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ci sono stabilimenti legati all’azienda belga a Priolo (Siracusa), Bagnoli (Napoli), a Broni (Pavia) e Bari. MALE LE BONIFICHE Insomma, per bonificare l’amianto si interviene poco e male. Per esempio, secondo Lega Ambiente Sicilia, a dicembre 2016 (l’ultima data di rilevamento) le bonifiche sono state solo 11.166 a causa della lentezza con cui procede il censimento e le continue proroghe legate alla mancata approvazione del Piano regionale. Eppure nell’Isola sono stimati 55 milioni di metri quadri di tetti da bonificare, pari a circa 1 milione di tonnellate di amianto. In compenso, aumentano le discariche abusive. Con il risultato che dagli edifici bonificati il pericolo amianto si sposta altrove. Nella classica soluzione all’italiana.
ANCORA MALATI DOPO 30 ANNI Da un punto di vista chimico, l’asbesto, chiamato anche amianto, è solo un insieme di minerali che fa parte del gruppo degli inosilicati e del gruppo dei fillosilicati. Ma fino agli anni Sessanta nessuno si era accorto che l’amianto, accanto alle sue proprietà chimiche e morfologiche, ha un effetto deleterio sul corpo umano. La polvere di amianto che si produce con l’usura dei tetti provoca asbestosi e una grave forma di cancro, il mesotelioma pleurico. Eppure Eternit e Fibronit, due aziende specializzate nella produzione di coperture per edifici, hanno continuato a produrre manufatti sino al 1986. Uno dei problemi è che il mesotelioma ha un periodo di incubazione di circa 30 anni. Anche per questo, per esempio, gli operai della fabbrica Eternit di Casale Monferrato sono colpiti ancora oggi dalla malattia: tra il 2009 e il 2011, per esempio, sono stati registrati 128 nuovi casi di persone ammalate e in provincia di Alessandria si contano circa 1.800 morti per esposizione ad amianto.
Sotttocoppo metallico impermeabile per l’ancoraggio dei coppi Sottocoppo è un sistema brevettato di lastre metalliche più correntini progettato per l’ancoraggio del coppo in tutte le condizioni di posa. Il sottocoppo Fibrotubi ha una superficie solida ed impermeabile, adatta in ogni tipologia d’utilizzo, trattato con vernice antiossidante è una sicurezza anche nel tempo.
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REDI ACADEMY
COME LAUREARSI IN CLIENTOLOGIA L’azienda del gruppo Aliaxis organizza corsi dedicati a distributori e banconisti. Obiettivo: orientare chi è a contatto con l’acquirente a comunicare meglio e ad aumentare le vendite. Con una premessa: chi entra in negozio non deve essere trattato come un semplice numero di Veronica Monaco
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mp a r a r e è c o m e r e m a r e controcorrente: se smetti, torni indietro», ammonisce un antico proverbio cinese. E ad aver fatta propria l’esigenza di una formazione di qualità per i professionisti delle costruzioni idrauliche ed edili è Redi Sales Academy, il nuovo percorso intrapreso dall’azienda del gruppo Aliaxis specializzata nella produzione e commercializzazione di sistemi per l'adduzione, lo scarico sanitario, il drenaggio e riutilizzo delle acque piovane e
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il trattamento delle acque reflue. Focus della neonata scuola è un’offerta formativa permanente dedicata ai distributori e banconisti, per orientarli a comunicare meglio con il cliente finale e aumentare le vendite. Realizzata in collaborazione con il team di coaching Essere Consulting, Redi Sales Academy si compone di tre diverse tipologie di corso (base, avanzato, manageriale) con un unico obiettivo: formare i venditori 4.0 e contribuire all’aumento dei risultati commerciali delle rivendite. Tanti gli argomenti al centro del percorso: da come comprendere le necessità del cliente a come M a g g i o
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proporre i prodotti, oppure come gestire le obiezioni, sviluppare una mentalità orientata al risultato. Come spiega a YouTrade Luisa Ciocci, formatrice di Redi Sales Academy ed esperta di strategia aziendale e consulenza direzionale in Essere Consulting. Domanda. Com’è nata l’iniziativa Redi Sales Academy? Risposta. Il progetto Redi Sales Academy è nato a seguito di un percorso di formazione aziendale organizzato da Essere Consulting all’interno della stessa Redi. Dopo un confronto con il direttore commerciale Paolo D’Agostino, abbiamo cercato di analizzare come l’azienda potesse incrementare il proprio mercato, arrivando a una conclusione: per crescere Redi doveva iniziare a considerare parte integrante della propria struttura i distributori, aiutarli ad attraversare il difficile momento post-crisi ed evolvere. D. Come avete individuato gli argomenti al centro delle giornate formative? R. Sono divisi in due filoni. Quelli che fanno parte del nostro background come formatori aziendali, che riguardano lo sviluppo di una mentalità proattiva, alla base di ogni struttura di successo, sia grande che piccola. Il personale oggi è la risorsa principe di ogni realtà, e diventa necessario supportare le risorse umane e farle crescere in un’ottica di evoluzione. Il secondo filone riguarda gli aspetti tecnici e di mercato, sviluppati in sinergia con Redi. D. Quanti corsi avete tenuto f ino a oggi? R. A maggio si è tenuto il quarto. Redi Sales Academy si basa su diverse tipologie di corsi, proprio per fornire alla rivendita tutti gli strumenti di cui ha bisogno. Abbiamo un corso base per il venditore 4.0, mirato a focalizzare gli strumenti per eccellere in ambito commerciale nello specifico mercato di riferimento. C’è poi un secondo percorso, avanzato, in cui sono approfondite le tecniche di vendita, che si terrà a luglio. Da settembre, invece, sarà sviluppato M a g g i o
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il corso dedicato ai manager delle rivendite, dedicato a temi come leadership e gestione, determinanti per il successo. D. Quali sono i principali argomenti affrontati nel corso base? R. Parliamo di come sviluppare una mentalità positiva, capace di affrontare il cambiamento come opportunità di crescita, e non come un rischio. Analizziamo abitudini e comportamenti acquisiti e cerchiamo di capire come scardinarli. Poi entriamo nel merito delle tecniche
UN SORRISO PUÒ FARE MOLTO Pasquale La Fortezza, banconista Marcone Home Store (Pianura, Napoli) «Ho deciso di partecipare a Redi Academy perché c’è sempre da imparare. Ricevere consigli su come gestire la clientela e le difficoltà quotidiane è importante per migliorarsi costantemente. Sul lavoro si fanno tanti errori, molti dei quali evitabili. Qui ho avuto modo di rendermene conto. Approcciarsi ai clienti con metodo, dare la giusta attenzione alle loro richieste, avere sempre il sorriso sulle labbra sono elementi che possono agevolare il lavoro quotidiano, spesso molto frenetico. Marcone Home Store è un’azienda familiare che opera nel settore
idrotermosanitario
con
tre
punti vendita e circa 25 dipendenti. Siamo presenti in provincia di Napoli, a Pozzuoli, Soccavo e Pianura. Il 2018 è iniziato lentamente, ma con l’arrivo dell’estate sta andando meglio, stiamo incrementando con nuovi articoli».
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IL METODO È IMPORTANTE
Annalisa Belardinelli, agente di commercio di Citis (Firenze) «Sono 23 anni che faccio questo lavoro e Redi Academy può aiutarmi a migliorare e avere maggiore successo con i clienti. La metodologia di approccio al cliente è molto importante e può dare al venditore una maggiore sicurezza. Ora prima di entrare da un installatore, mi farò qualche domanda in più e mi porrò in un altro modo, meno istintivo e più attento. Siamo in un momento di grandi cambiamenti, ci evolviamo a passi veloci, e queste occasioni rappresentano momenti fondamentali di crescita. Citis è il Consorzio Installatori Termo Idraulici Senesi con
sede a Siena, ma è presente anche a Firenze, Val di Chiana, Poggibonsi, e da circa un anno ha un punto vendita anche in Val D’Arno. Ci occupiamo di idrotermosantari, dal piccolo ricambio agli impianti più complessi».
di vendita, con un approccio personalizzato per la rete distributiva Redi. D. Quali suggerimenti darebbe ai rivenditori per migliorare la loro capacità comunicativa? R. I distributori dovrebbero accrescere l’attenzione e l’intenzione che rivolgono alle persone (persone, e non clienti) che entrano in rivendita. Conoscere chi entra nel punto vendita porta a comprendere meglio le sue esigenze, trasformando l’approccio di vendita dal prodotto alla con-
sulenza, e sviluppando una relazione basata sulla fiducia. Un altro aspetto molto importante è la focalizzazione, cioè focalizzare fin da subito l’obiettivo della relazione, in modo da finalizzare in tal senso la comunicazione. Penso che il distributore oggi abbia grandi opportunità di fronte a sé: per vederle deve cambiare prospettiva, diventare un centro di eccellenza, un punto di riferimento per il suo territorio, e non un semplice intermediario tra fornitori e clienti. Solo così può crescere in maniera importante.
È UNA CRESCITA ANCHE PERSONALE Giovanni Scalco, amministratore delegato di Epiù (Trebaseleghe, Padova)
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«E' stata una giornata molto interessante e coinvolgente. Per noi Redi
faticheremo di più, ma solo operando così ci potremo garantire
Academy è un'occasione da sfruttare per una crescita professionale e
continuità e risultati per il futuro. Stiamo cercando di offrire una gamma
personale dei nostri collaboratori. La differenza sul mercato la facciamo in
di prodotti sempre più ampia, così da offrire la soluzione adatta a ogni
prima persona: dobbiamo fare tesoro degli spunti emersi durante questi
cliente che entra nei nostri punti vendita. Per vocazione ci rivolgiamo
incontri e usare quello che abbiamo imparato per saldare il rapporto con
prevalentemente agli operatori professionali della media e piccola
i nostri clienti. Epiù è un multipoint con 12 punti vendita nelle province di
impresa, e i clienti privati, che comunque da noi possono trovare le
Padova, Venezia, Vicenza, Treviso. Negli ultimi anni Epiù, con l'obiettivo
soluzioni più adatte alle loro necessità, al momento rappresentano solo
di rendersi più dinamica e professionale, ha avviato
una piccola percentuale sul fatturato. Offriamo anche
un'importante ristrutturazione interna, che ha portato
un capillare servizio di noleggio di mezzi e attrezzature
anche all'assunzione di numerosi giovani neodiplomati.
edili, settore molto dinamico e apprezzato dai nostri
A loro sono rivolti i nostri investimenti: vogliamo farli
clienti, sul quale stiamo investendo sia in termini di
crescere professionalmente, renderli consapevoli delle
aggiornamento del parco mezzi che di professionalità
loro capacità e aumentare le loro competenze per
dei nostri collaboratori. Stiamo anche discutendo di
prepararli a competere in un mercato che ha subito dal
e-commerce: sicuramente avrà un impatto importante,
2008 un profondo cambiamento. La professionalità è
ma al momento non siamo ancora pronti per affrontare
la chiave più importante per competere con successo.
questo tipo di mercato a causa delle peculiarità
La ricerca del fatturato a tutti i costi, la logica del prezzo
logistiche e di trasporto dei prodotti edili. In ogni caso
sempre più basso sono molto pericolosi e possono
sono positivo per il futuro: dobbiamo essere attenti
portare insanabili criticità nelle aziende. Dobbiamo
e cogliere gli spunti e le opportunità del mercato,
puntare ai margini, al giusto prezzo, alla consulenza:
concentrandoci su ciò che sappiamo fare bene».
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GRIGLIA PER IL VERDE VERTICALE Wall-Y è la griglia ad elevata resistenza di Geoplast per il verde verticale. Semplice e veloce da installare, non teme gli agenti atmosferici e garantisce alle piante l’habitat ideale per uno sviluppo naturale nel tempo. L’impiego della vegetazione per rivestire le pareti interne o le facciate esterne degli edifici è ormai una caratteristica ricorrente dell’architettura moderna. Una parete a verde verticale introduce infatti una serie di vantaggi non solo estetici ma anche ambientali nel contesto in cui si inserisce, come:
• Miglioramento della QUALITÀ DELL’ARIA • DISSIPAZIONE DEL CALORE e regolazione della temperatura dell’edificio • ABBATTIMENTO DELL’INQUINAMENTO ACUSTICO • RISPARMIO ENERGETICO grazie alle proprietà coibentanti • MITIGAZIONE DEI DILAVAMENTI dovuti a piogge intense
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L’importanza di destinare al verde facciate o pareti trova conferma anche nella recente introduzione del BONUS VERDE 2018, un nuovo incentivo fiscale che consente di detrarre il 36% delle spese sostenute per la “sistemazione a verde” di aree scoperte appartenenti a qualsiasi tipo di unità immobiliare.
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STRUMENTI E IDEE PER UNA GOOD STRATEGY NELLE IMPRESE DI DISTRIBUZIONE EDILE Il settore dell'edilizia ha smesso di precipitare. Regna una calma piatta, con qualche eccezione positiva e qualche isola meno felice. Specialmente al Sud. YouTrade Academy ha fatto tappa a Volla (Napoli) per fare il punto sulla congiuntura del settore e presentare le prime proiezioni sul 2018. Ma non solo. Perché l'aspetto più importante per le aziende della distribuzione è focalizzare quali sono le decisioni giuste per creare valore. Ecco come è andata 35
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LA SCALA DEL VALORE RIPARTE DAL SUD A Volla (Napoli), nella sede di Bacchi, evento dedicato alla formazione organizzato da Virginia Gambino Editore. Aggiornamento professionale di qualità per il mondo dell’edilizia e della distribuzione, con un confronto su materiali e soluzioni per il cantiere
di Giuseppe Rossi
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La mutazione del settore delle costruzioni e l’avanzata della Gdo costringono gli operatori dell’edilizia a prendere decisioni, a compiere delle scelte
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LA RIVOLUZIONE DELLA DISTRIBUZIONE AL NUOVO YOUTRADE ACADEMY
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La ripresa c’è, anche per le costruzioni, ma è debole. E nella regione è in atto un grande cambiamento del settore: diminuiscono le imprese edili, ma aumentano le società di servizi di ingegneria
di Federico Della Puppa
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Oggi ci sono circa 200 mila imprese attive nel Sud, delle quali 98 mila riferite al settore dell’edilizia, calate del 12,4% in dieci anni
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LE MOSSE GIUSTE DEL NUOVO BUSINESS La distribuzione di materiali non può ignorare la rivoluzione che ha ormai trasformato il modo di produrre, ma anche di acquistare. La soluzione? Scegliere se fare i«configuratori» oppure rassegnarsi a essere «riconfigurati». Cioè prepararsi a un inevitabile declino
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| Essere riconfiguratori significa accettare il rischio di competere secondo le nuove regole del gioco in un contesto ormai globale, investendo nello sviluppo di nuove competenze
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SE LA VENDITA È IN ABBONAMENTO Dagli Usa arriva un nuovo trend: la sottoscrizione fissa all’acquisto di beni o servizi. Dopo quelli digitali, come gli archivi online, è in forte crescita la distribuzione di prodotti su base mensile. Per ora si tratta di beni di largo consumo, domani chissà di Giuseppe Rossi
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n fantasma si aggira per il mondo retail: l’abbonamento. Non è quello, ormai obbligatorio, al servizio pubblico radiotelevisivo italiano. È, invece, l’ultima frontiera dell’e-commerce, che potrebbe minare ancora di più la distribuzione tradizionale. Oppure fornirle un’opportunità. E anche se, per ora, non riguarda strettamente il settore dell’edilizia, conviene gettare uno sguardo su quello che un’indagine condotta su 5mila consumatori da McKinsey, la più grande società di consulenza, reputa come un trend inarrestabile per i prossimi anni. Prima di lanciarsi in una previsione che potrà sorprendere molti, gli analisti della società di consulenza hanno indagato a lungo, ascoltando acquirenti delle più disparate tipologie di prodotti, e in particolare, quelli che hanno un consumo ricorrente. Risultato: il 15% di chi fa abitualmente acquisti online ha sottoscritto un servizio di e-commerce in abbonamento nell’ultimo anno.
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CONSUMI FISSI Va precisato che l’indagine è stata condotta negli Usa, Paese che per il commercio è l’avanguardia mondiale. Quello che è avvenuto in America si è riverberato qualche tempo dopo (a volte mesi, a volte anni) anche nel Vecchio Continente e poi nel resto del mondo. Prima i supermercati. Poi, i mall, cioè i grandi centri commerciali. Seguiti dagli outlet. E, infine, le vendite online, con il gigante Amazon. Ora è la volta degli abbonamenti. Il fenomeno riguarda, per ora, soprattutto beni e servizi di largo consumo, ma nulla vieta che lo stesso modello di business sia successivamente trasferito a fasce professionali. Anzi, per la verità alcuni servizi di questo tipo esistono già, soprattutto nella sfera digitale. A partire dagli abbonamenti al cloud: li utilizzano anche le piccole aziende anche solo con un «disco» remoto di Dropbox, oppure Microsoft Clud, iCloud (Apple), Wetransfer, e via digitalizzando. In abbonamento sono anche servizi «as services», per esempio sistemi gestionali. Oppure software come quelli messi a disposizione da Adobe, M a g g i o
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IL VETRO COME ELEMENTO DI RINFORZO SISTEMI SOSTENIBILI PER FINESTRE ́ ́ ́ ́ ́
Miglioramento dell’isolamento termico fino al 20% Fino al 30% di luminosità in più Riduzione dei costi di produzione fino al 10% Riduzione dei costi di servizio fino al 90% Riduzione della percentuale di reclami fino al 90%
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come il celebre Photoshop, e poi InDesign, Lightroom, Illustrator. Ma si tratta, appunto, di servizi in abbonamento, digitali. D’altra parte, l’indagine indica che chi acquista servizi digitali online è più propenso a rivolgersi a forme di abbonamento per prodotti fisici. Per esempio, il 46% dei consumatori nel sondaggio ha sottoscritto un servizio di streaming online, come Netflix.
cercano di sorprendere fornendo nuovi prodotti o esperienze altamente personalizzate (per esempio, per abbigliamento, bellezza e cibo). La terza categoria comprende abbonati che pagano un canone mensile per ottenere prezzi più bassi. I servizi di rifornimento sono quelli che funzionano meglio: il 45% dei soci ha sottoscritto un abbonamento di almeno un anno, circa 10 punti percentuali in più rispetto al livello di servizi di cura o accesso.
PRODOTTI A CASA CHE COSA DEVE FARE IL RETAILER La differenza è che ora quel modello si trasferisce su altri tipi di prodotti. L’e-commerce a sottoscrizione è utilizzato da start-up Dunque, l’abbonamento è il paradiso del retailer? Il distributore come Dollar Shave Club, Blue Apron e Stitch Fix, ed è un nuovo ha conquistato un cliente per sempre? Non del tutto: l’indagine modo di fare acquisti online in rapida crescita. Che è il sogno di indica che per continuare a iscriversi, i consumatori si aspettano ogni commerciante: un cliente che tutti i mesi che gli abbonamenti diventino sempre più spende una cifra fissa nel negozio. La tipologia personalizzati nel tempo. Il 28% ha affermato dell’acquirente di prodotti in abbonamento che un’esperienza su misura è stata la ragione I clienti che sottoscrivono indica, al momento, quella di un cliente più importante per continuare a iscriversi. In una quota fissa per piuttosto giovane, ma non giovanissimo, cambio dell’abbonamento bisogna, insomma, lo shopping hanno, con disponibilità di spesa abbastanza alta. offrire in qualche misura un servizio ad hoc in media, tra i 25 e i 44 anni. per il cliente. Cosa non facile. Anche perché Insomma, non necessariamente un rich kid, uno di quei ragazzi ricchi e annoiati. Quelli Negli States la distribuzione per le società di e-commerce in abbonamento che sottoscrivono un abbonamento per acquisti può essere difficile acquisire e poi fidelizzare su abbonamento hanno, in media, tra i 25 e i 44 anni. Inoltre, i consumatori. La conversione tra acquisto è aumentata anche perché gli acquisti su abbonamento sono cresciuti online e abbonamento è debole: solo il 55% offre uno sconto rispetto anche perché offrono uno sconto rispetto al di coloro che considerano un servizio alla listino tradizionale. Ovvio: tu mi assicuri che fine si abbonano davvero, probabilmente al listino tradizionale perché le persone sono riluttanti ad spendi una cifra prestabilita ogni mese e io dei negozi fisici ti faccio uno sconto. Con questo modello, il aderire a un impegno a lungo termine. La mercato dell’e-commerce in abbonamento percentuale sale, però, per prodotti e servizi è cresciuto di oltre il 100% all’anno negli ultimi cinque anni. Ed è di rifornimento, per esempio, di beni con consumi ricorrenti. In destinato ad aumentare. Anche perché il numero di abbonamenti per questo caso il tasso di conversione è più elevato (65%). E, suggerisce ogni sottoscrittore attivo è al momento di due, ma quasi il 35% ne ha McKinsey, il mercato dell’e-commerce in abbonamento ha molto tre o più. In particolare, gli uomini hanno più probabilità rispetto alle spazio per crescere man mano che più consumatori ne vengono a donne di avere tre o più abbonamenti attivi (42% rispetto al 28%). Un conoscenza. Insomma, per i retailer all’orizzonte si prospetta una aspetto che non sorprende: gli uomini apprezzano particolarmente gli nuova sfida. E chi arriva primo vince. acquisti automatizzati che limitano il doversi recare nei negozi fisici. A MACCHIA D’OLIO Anche se il fenomeno è tutto sommato all’inizio, non si tratta di una nicchia di mercato. Il soggetto più grande, per esempio, ha generato oltre 2,6 miliardi di dollari di vendite nel 2016, rispetto a soli 57 milioni nel 2011, quando ha iniziato. Le categorie coinvolte sono le più diverse: birra e vino, articoli per bambini e neonati, lenti a contatto, cosmetici, prodotti femminili, kit pasto, alimenti per animali domestici, rasoi, biancheria intima, abbigliamento per donna e uomo, videogiochi e vitamine. A quando malta e cemento? La schiera dei rivenditori risulta già variamente assortita. Le ultime new entry sono, per esempio, P & G (Gillette on Demand, prodotti per il bagno), Sephora, Play! (cosmetici) e Walmart (Beauty Box), che hanno lanciato nuove attività in abbonamento. TRE TIPOLOGIE La ricerca di McKinsey ha individuato tre tipi di abbonamento: rifornimento, cura e accesso. I primi consentono ai consumatori di automatizzare l’acquisto di articoli di base, come i rasoi. I secondi
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MA QUANTO MI COSTI? I servizi più popolari negli Usa al momento sono Amazon Subscribe & Save (beni di consumo) e Dollar Shave Club (rasoi), che hanno quasi il doppio degli abbonati degli altri retailer nella top ten. Seguono Ipsy (bellezza), Blue Apron (piatti a domicilio) e Birchbox (beauty). Non sorprende che le donne siano più propense ad abbonarsi ai servizi di bellezza e abbigliamento, come Stitch Fix (abbigliamento), AdoreMe (lingerie) e ShoeDazzle (scarpe). Gli uomini, al contrario, sono molto più propensi a scegliere rasoi, videogiochi e oggetti da collezione (Loot Crate) e pasti o cibo a domicilio (Home Chef e Instacart, oltre a Blue Apron e HelloFresh). Quanto spendono? Il valore medio degli ordini di Blue Apron è di 58 dollari e il ricavo medio per cliente di 245 dollari nel terzo trimestre del 2017.
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TRASPORTI
CARE RIVENDITE, SIATE PREVIDENTI La logistica vista da chi presta un servizio alla distribuzione edile: un rapporto destinato ad aumentare. Ma che, agli occhi del trasportatore, è incrinato dalle richieste non sempre razionali dei commercianti. Perché i tempi di consegna non sono come un elastico infinito
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untualità, qualità del servizio e flessibilità: queste sono le principali richieste di chi sceglie di affidare le proprie merci a un trasportatore. E in edilizia le difficoltà aumentano, spesso a causa dei volumi elevati, molti dei quali fuori misura, e dei carichi eccessivi. Ma qual è la realtà vista dall’altra parte, cioè dal punto di vista del trasportatore? Autotrasporti Pedot di Lavis (Trento) ha quasi ottant'anni di esperienza nel settore, e vanta un’ampia conoscenza
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di Veronica Monaco
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delle strategie di movimentazione delle merci e delle soluzioni per le problematiche relative a tutta la filiera del trasporto. YouTrade ha intervistato l'amministratore delegato della società, Stefano Pedot, terza generazione di un’azienda di famiglia fondata dal nonno nel 1939. Domanda. Quali sono gli ambiti in cui opera Autotrasporti Pedot? Risposta. L’azienda è stata fondata nel 1939 da mio nonno, Eugenio Pedot, e ha sempre mantenuto una marcata impronta familiare. Autotrasporti Pedot dispone di circa cento veicoli, semirimorchi centinati e telonati intermodali, adatti al trasporto di merce su palette e non, fino a 28 tonnellate, anche in ambito internazionale. Trasportiamo merci in tutta Europa, principalmente in Germania e Benelux, oltre a servire il Nord e il Centro Italia. D. Parliamo del settore dell’edilizia: qual è la vostra esperienza? R. Siamo molto attivi nel settore del trasporto di materiali e attrezzature edili. In particolare trasportiamo mattoni, tegole, guaine, macchinari, isolanti, malte, acciai da costruzione, il porfido, estratto dalle cave a pochi chilometri dalla nostra sede, e molti altri materiali ancora. D. Quali sono le principali richieste da parte dei clienti che operano in questo settore? R. I clienti ci chiedono principalmente puntualità e qualità del servizio, associate a una buona dose di flessibilità. Richieste che, anche grazie alla nostra struttura ed organizzazione aziendale, riusciamo a soddisfare. D. Quali sono i consigli che vi sentite di dare ai clienti per ottimizzare i trasporti dei materiali per edilizia? R. Programmare con anticipo il trasporto, porre particolare attenzione alla qualità dell’imballo delle merci, ottimizzare al massimo
la cubatura ed il tonnellaggio del veicolo. D. Come sono cambiate le esigenze dei clienti dal 2008 (momento in cui è iniziata la crisi) a oggi? R. Il cliente è diventato molto più esigente. A volte vorrebbe ribaltare alcuni costi di struttura sul trasportatore, come se quest’ultimo non avesse subito abbastanza aumenti. Data la scarsa marginalità, il cliente per esempio mantiene il magazzino scarico e al trasportatore sono richieste forniture con preavviso minimo. In certi casi, poi, è richiesto di rispettare le cosiddette finestre di carico e scarico del cliente o del fornitore, senza considerare che ciò comporta per il trasportatore un ulteriore aumento dei costi di gestione. Un conto, infatti, è poter caricare e scaricare dalle 8 alle 17, altra cosa è caricare tassativamente in un orario preciso. Se, per qualsiasi motivo, ci si presenta in ritardo si finisce in fondo alla coda. D. Quali sono le prospettive del settore trasporti in Italia nel breve-medio termine? R. Sono prospettive di crescita con un interesse sempre maggiore per il trasporto intermodale (strada-ferrovia o strada-mare). A questo proposito Autotrasporti Pedot ha incrementato negli ultimi anni i propri servizi intermodali. I nostri veicoli, caricati con le merci della clientela, viaggiano in gran parte su rotaia, percorrendo su strada solo gli ultimi chilometri che separano gli interporti dalla destinazione finale. Questo comporta una diminuzione del traffico su strada, migliora la sicurezza del trasporto, la qualità della vita degli autisti, nonché quella di tutti, riducendo l’inquinamento atmosferico.
Stefano Pedot, Autotrasporti Pedot. Sotto, la sede
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L’ALTERNATIVA? L’ELICOTTERO MARCO COSSA – BIGMAT COSSA Domanda. Com’è strutturato il vostro servizio di consegna e trasporto? Risposta. Molto semplicemente non c’è. Mi spiego: per le consegne ci affidiamo a operatori esterni, per cui quando c’è bisogno chiamiamo questi terzisti che si occupano del trasporto con i loro camion di varie dimensioni. Circa dieci anni fa abbiamo venduto tutto il parco macchine e sono stato felice di averlo fatto. D. Quali sono stati i motivi della scelta di affidarvi a operatori terzi? R. Anzitutto, perché la gestione del parco mezzi era diventata (economicamente) insostenibile. Poi, noi non abbiamo costantemente bisogno di fare consegne: abbiamo clienti già strutturati e attrezzati per conto loro e, solitamente, serviamo cantieri di piccole dimensioni. Ciò significa che solitamente vengono qui e caricano per conto loro ciò di cui necessitano. Dunque, sono pochi quelli che chiedono il servizio di trasporto, ma chi lo desidera lo ottiene subito, senza problemi: contattiamo subito quei uno o due «padroncini» con i quali lavoriamo e prepariamo la consegna. Sono vicini, comodi, a portata di mano e, soprattutto, conoscono il territorio, le strade e sanno come muoversi. D. Ci sono dei casi in cui per la peculiarità del carico o della consegna il trasporto è più difficoltoso? R. Abbiamo cantieri dove si consegna con l’elicottero, o quello piccolo che carica fino a 6 quintali oppure quello
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grande, con capacità di carico fino a 15 quintali. Noi siamo in una valle lontana e in un territorio difficile: spesso i cantieri belli sono in posti brutti. Talvolta, anziché utilizzare l’autotreno, si usa il bucher o l’ape piaggio 4 ruote motrici per muoversi anche su strade non sempre asfaltate. D. In percentuale, quanta merce viene ritirata direttamente dal cliente in punto vendita e quanta, invece, viene consegnata da voi in cantiere? R. La proporzione è 80% ritirata e 20% consegnata. D. A livello territoriale, fino a dove arriva il vostro servizio? R. Visto che siamo in una valle non abbiamo un raggio d’azione, ma seguiamo una linea retta da Torino a Bardonecchia. Abbiamo due magazzini: uno a Susa e l’altro a Villar Focchiardo. La vallata è larga appena un chilometro e sulle direttrici consegniamo 25 chilometri verso Ovest e 25 verso Est. Volendo, copriamo tutta la valle: nel giro di mezz’ora siamo ovunque. D. Quali sono in media i tempi di consegna? R. Se ricevo una chiamata alle 10:30 per una consegna a 20 km, a mezzogiorno la merce è consegnata. Ma nel pieno della stagione, quando si lavora di più, i terzisti fanno praticamente base da noi: in mezz’ora consegniamo, giusto il tempo di caricare e scaricare. D. Quanto incide sul fatturato annuo il costo dei trasporti? R. Circa il 2%.
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LE CONSEGNE SONO IL 10% ANDREA MAZZA, BIGMAT EDIL COMMERCIO Domanda. Com’è strutturato il vostro servizio di consegna e trasporto? Risposta. Siamo organizzati con un parco macchine interno e di proprietà. D. Gestite sempre tutto voi o vi affidate anche a operatori esterni? R. Quasi sempre internamente. Solo molto raramente ci rivolgiamo a terzisti, per esempio quando abbiamo problemi tecnici, come un camion guasto. Ma si tratta giusto di una o due volte l’anno, non di più. D. Riscontrate difficoltà ricorrenti nelle consegne? R. Un problema che si ripresenta è legato al trasporto di alcuni prodotti come i mobili da bagno e gli infissi interni: avremmo necessità di un mezzo cassonato che non abbiamo ancora. Per il resto non abbiamo criticità particolari. D. In percentuale, quanta merce viene ritirata direttamente dal cliente in punto vendita e quanta, invece, viene consegnata da voi in cantiere? R. Nella maggior parte dei casi, il ritiro avviene presso la nostra rivendita. Per dare una proporzione numerica, direi 90% qui e 10% consegna al cliente.
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D. A livello territoriale, fin dove arriva il vostro servizio? R. All’incirca, il nostro raggio d’azione è di 20-30 chilometri. D. E le tempistiche di consegna? R. Giornaliere, al massimo si va al giorno dopo, ma solo se siamo in un periodo di lavoro molto serrato. D. Quanto incide sul fatturato il costo delle consegne al cliente? R. In relazione agli ultimi dati di fatturato, siamo nell’ordine dello 0,1/0,2%.
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CI SPINGIAMO FINO A 150 CHILOMETRI ROMAN TERZER – MATERIALI EDILI ROMAN TERZER Domanda. Com’è strutturato il vostro servizio di consegna e trasporto? Risposta. Abbiamo un parco mezzi di proprietà, con camion, camion con gru e autotreni. D. Gestite sempre tutto internamente o vi affidate anche a operatori esterni? R. La gestione della logistica è completamente interna, ma in alcuni casi, direi due volte su dieci, ci serviamo di terzisti per effettuare le consegne della merce. Questo perché non sempre con il nostro parco mezzi riusciamo a gestire tutte le richieste dei clienti. D. In percentuale, quanta merce viene
ritirata direttamente dal cliente in punto vendita e quanta, invece, viene consegnata da voi in cantiere? R. Circa il 60-70% è consegnata in cantiere, mentre il 30-40% è ritirata in magazzino. D. A livello territoriale, fino a dove arriva il vostro servizio? R. Il nostro raggio d’azione è di circa 100-150 chilometri. D. Quali sono in media i tempi di consegna? R. Se la merce è a magazzino, le tempistiche di consegna sono giornaliere.
A VOLTE MEGLIO AFFIDARSI A TERZI ANTONIO SPEDALIERE, CIANCIOSI SOLUZIONI EDILI Domanda. Com’è strutturato il vostro servizio di consegna e trasporto merce? Risposta. Normalmente, come politica aziendale, quando dobbiamo consegnare del materiale a un nostro cliente cerchiamo di non far pagare il trasporto. Ovviamente nei limiti del possibile: se abbiamo una richiesta molto al di fuori del nostro abituale raggio d’azione (50-60 chilometri), scatta allora una piccola tariffa in base alla distanza. D. Vi affidate a operatori esterni o gestite il tutto internamente? R. Gestiamo quasi tutto noi, grazie al nostro parco macchine interno, che è di proprietà. Proprio nel caso delle lunghe tratte, quando appunto il trasporto è nell’ordine di 200-300 chilometri, ci rivolgiamo a vettori per coprire il servizio. Questo per abbattere sensibilmente i costi: se noi andiamo a consegnare
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a Roma, giusto per fare un esempio, ho l’autista e il camion fuori gioco per un’intera giornata, oltre al problema di sapere eventualmente che cosa e dove ricaricare. In questo caso non ci sono dubbi: meglio chiamare un terzista. D. In percentuale, quanta merce viene ritirata direttamente dal cliente in punto vendita e quanta, invece, consegnata da voi in cantiere? R. Direi 60% in cantiere e 40% presso il punto vendita. D. Parlando invece delle tempistiche di consegna, quali sono in media? R. Se il cliente è nelle vicinanze si va da un’ora a qualche ora: sicuramente riceve la merce in giornata. Altresì, se la richiesta sfora il nostro raggio d’azione abituale, l’indomani arriva tutto. D. Quanto incide sul fatturato il costo dei trasporti? R. Circa il 3%.
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FIERA DEL CONDOMINIO
SOSTENIBILE FIERA DI VERONA - PALAZZO EXPO 16-18 SETTEMBRE 2018
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a Fiera del Condominio Sostenibile è una grande opportunità per imprese, professionisti, ma anche per l’utente finale. Per tre giorni, a settembre, Virginia Gambino Editore propone un poker di iniziative su uno spazio di 3.500 mq, con un punto di ristoro organizzato per ospitare anche workshop. Domenica 16. Festa del Condominio: evento destinato a coinvolgere soprattutto l’utente finale, con al centro ristrutturazione, riqualificazione e consolidamento delle strutture e servizi connessi alla gestione.
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Lunedì 17, mattina. Secondo Convegno nazionale di YouBuild, per chi opera nel settore della progettazione e realizzazione. Lunedì 17, pomeriggio. Condominio Ok, il roadshow punto di riferimento per gli operatori della gestione condominiale e per gli utenti. Martedì 18. Convegno nazionale di YouTrade, giunto alla edizione numero 11, incentrato sugli scenari del futuro della distribuzione edile.
info: 02 47761275 - 340 1761951 - www.fieradelcondominio.com
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SECONDA GENERAZIONE LA STORIA CONTINUA La Carta Geom. Carlo srl fa parte dei Distributori Edili Consorziati dal 2015 ed è una realtà storica di Padova nella rivendita di materiali per il mondo delle costruzioni. Ora si trova nel passaggio di consegne dal fondatore ai figli, ma dimostra come sia possibile rinnovarsi e stare al passo con le evoluzioni del mercato senza snaturare la propria identità di Veronica Monaco
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Padova, nel pieno cuore della zona industriale, opera dal 1978 Carta Geom. Carlo, centro di distribuzione di prodotti e servizi per l’edilizia, specializzato in materiali ad alto contenuto tecnico. Dal 2015 la rivendita è entrata a far parte del DEC, il consorzio della distribuzione edile con 195 soci e 234 punti vendita in tutta Italia. Una decisione maturata in seno alla seconda generazione che guida oggi l’attività: Arianna, Laila e Antonio Carta. Domanda. Qual è la storia della Carta Geom. Carlo? Laila Carta. Le origini dell’azienda risalgono al 1963 quando nostro zio, Carlo Carta, ha fondato con la moglie la sua prima società Laila e Antonio Carta individuale, confluita nel 1978 nella società per azioni omonima. Negli anni ’80 sono scesi in campo i due fratelli minori di Carlo, nostro padre Mario e Stefano, apportando il loro bagaglio di cultura ed esperienza all’attività, che così si è potuta espandere ed affermare nel mercato padovano, caratterizzandosi fin da allora per un’offerta commerciale più tecnica e ampia rispetto ai competitor. Oggi, trascorsi 40 anni dalla fondazione, noi della seconda generazione stiamo portando avanti la stessa filosofia aziendale perché crediamo nell’importanza dell’evo-
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luzione del mercato e la supportiamo cercando e proponendo per primi i prodotti più innovativi e tecnici, facendo affidamento su personale sempre aggiornato e formato costantemente, e differenziandoci così dall’offerta massiva di base. D. Oltre alla specializzazione sui prodotti tecnici, quali sono i vostri punti di forza? Laila Carta. I clienti ci riconoscono anche una grande ampiezza di gamma e questo diventa un elemento strategico per essere scelti, tanto dagli operatori del settore quanto dal privato, come un unico interlocutore affidabile nella gestione dell’intero cantiere. C’è un detto tra i nostri clienti affezionati, che fa sorridere, ma che rende il concetto: «Da Carta compro tutto …a parte il prosciutto!». Proprio nell’ottica di offrire un servizio completo, stiamo consolidando importanti partnership con artigiani specializzati nei diversi settori per garantire un servizio “chiavi in mano” certificato e garantito. Queste collaborazioni ci consentono di realizzare in opera impermeabilizzazioni anche complesse con assicurazione postuma decennale, oltre a installazione di lucernari, serramenti, posa di pavimenti e rivestimenti, realizzazioni di opere in cartongesso. Altro punto di forza che ci conM a g g i o
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Carta Geom. Carlo, centro di distribuzione di Padova per prodotti e servizi per l’edilizia
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traddistingue è il rapporto umano. Sembra una sciocchezza, ma credo fermamente che i clienti riescano a percepire chiaramente il nostro reale interesse per la risoluzione dei loro problemi e l’impegno profuso per dare risposta alle loro richieste. Questo atteggiamento, forse poco commerciale e molto più umano, è un prezioso insegnamento di nostro padre, che infatti è sempre trattato con stima e gratitudine da tutti: possiamo quasi dire che sia il precursore delle più recenti tendenze del marketing Human to Human! D. Come sta avvenendo il passaggio generazionale all’interno dell’azienda? Antonio Carta. In generale direi in modo molto graduale, con lunghi periodi di affiancamento. Di fatto è iniziato nel 2002 con il pensionamento di Carlo e la moglie. Da quel momento l’attività è stata gestita congiuntamente da Mario e dal fratello Stefano, poi liquidato nel 2011, con l’ingresso in società al fianco di nostro padre di noi tre fratelli: Arianna nel ruolo di responsabile amministrativo; Laila, laureata in architettura, si occupa delle finiture di interni e di organizzazione generale e io, laureato in ingegneria, seguo principalmente il settore degli isolanti termoacustici, oltre all’organizzazione commerciale. Nostro padre Mario, che è la roccia su cui si fonda l'attività, è sempre presente e operativo in azienda in tutti gli ambiti ed è il nostro patrimonio vivente di conoscenze e competenze. Questo lungo passaggio di testimone consente a noi, nuova generazione, di raccogliere un’importante eredità e credo sia divertente e utile anche per nostro padre vivere le innovazioni tecnologiche di questi tempi. Anche se ci sono stati momenti duri. D. Cioè, come è andata? Laila Carta. Chiaramente abbiamo anche noi vissuto la profondissima crisi generale e di settore di questi ultimi anni e non è stato facile affrontarla proprio in concomitanza con il momento del nostro ingresso in azienda. Siamo comunque riusciti a fronteggiarla con una maggiore prudenza nella gestione dei crediti e, viceversa, con intraprendenza,
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grande entusiasmo e importanti investimenti nel rilancio dell'attività. In questi sette anni abbiamo infatti raggiunto una serie di traguardi che ci rendono orgogliosi: nel 2011 abbiamo costruito il nostro primo sito internet; nel 2012 abbiamo aperto il settore colore, realizzando uno spazio dedicato, inserendo tintometri e personale qualificato per la loro gestione; nel 2014 abbiamo inaugurato nel punto vendita un bellissimo showroom per tutte le finiture di interni; nel 2016 abbiamo acquisito l’intera proprietà del capannone in cui ha sede l’attività; nel 2017 abbiamo rinnovato l’immagine aziendale coordinata, creando il nuovo brand “CARTA. Costruire e Abitare” e aggiunto alla nostra squadra personale specializzato per la consulenza tecnica nei cantieri. Ritmi serrati insomma.. D. E quali sono i progetti per il 2018? Laila Carta. Vogliamo fornire ai nostri collaboratori gli strumenti per lavorare in maniera sempre più organizzata, veloce e precisa. Questo ci consentirà di dare un servizio migliore ai clienti, efficientando i processi e aumentando contestualmente la marginalità. Per fare ciò, stiamo riorganizzando la nostra vastissima offerta commerciale, inserendo tutti i codici a barre e facendo parlare il programma gestionale direttamente con il nuovo sito internet, che sarà online a breve. Sempre in quest’ottica, stiamo terminando in questi giorni il rinnovo del nostro Centro Colore, arricchito da nuove importanti partnership con aziende leader del settore. Commercialmente stiamo valutando l’avvio di collaborazioni con venditori esterni per promuoverci sempre più capillarmente nel territorio e l’implementazione del servizio “chiavi in mano” che liberi il cliente anche dal pensiero del disbrigo delle pratiche burocratiche per le ristrutturazioni e il risparmio energetico. Stiamo ragionando infine sull’opportunità del commercio online, ma è un progetto molto complesso, che richiederà un po’ più di tempo.
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D. Qual è il vostro rapporto con la Gdo? Laila Carta. Ad oggi a Padova non sono ancora presenti punti vendita della grande distribuzione, eccetto qualche Brico. Tuttavia esiste sempre un confronto sul prezzo con i nostri vicini competitor che appartengono a realtà assimilabili per certi versi alla Gdo. A partire dall’adesione al DEC, che ci rende più competitivi soprattutto su alcuni particolari articoli, grazie alla forza del gruppo, affrontiamo con maggiore serenità anche questo confronto. Oltre alla Gdo, dobbiamo poi scontrarci anche con le vendite online e con la vendita diretta di alcuni produttori. Per affrontare questa concorrenza sempre più parcellizzata e agguerrita, credo che rimangano al rivenditore tradizionale la sua competenza, il servizio che è in grado di offrire, la proposta di prodotti speciali, di nicchia e la cultura per saperli proporre con cognizione di causa. D. Fate formazione? Laila Carta. Trattando una gamma molto ampia di prodotti, la formazione del personale per noi è fondamentale. Organizziamo corsi di formazione con i nostri principali partner, sia presso le sedi dei produttori che in rivendita con i tecnici di zona. Abbiamo partecipato anche ai corsi organizzati dal consorzio DEC, molto interessanti. D. Quando siete entrati nel consorzio? Antonio Carta. Siamo soci DEC da marzo 2015 e siamo veramente soddisfatti di avere preso questa decisione. Ci ha subito entusiasmato la flessibilità degli acquisti e il sistema premiante, modulato secondo una formula che in altri gruppi non esiste. D. Che cosa vi ha colpito di più del consorzio? Laila Carta. Sicuramente la possibilità di avere accordi commerciali con oltre 200 tra i più importanti fornitori di materiali edili, con ottime condizioni di acquisto sia in termini di prezzo che in termini di pagamento. Oltre a ciò, ogni più piccolo fatturato con ogni singolo produttore interno agli accordi, produce un premio, cosa che come singolo magazzino, è impensabile. Antonio Carta. Inoltre, l’unione fa la forza. Con gli altri magazzini DEC della zona infatti si è anche instaurato un rapporto di supporto e confronto continuo, con sinergie che aiutano tutti a lavorare meglio. D. Che cosa vi aspettate dal consorzio entro la fine dell’anno? Laila Carta. Ci aspettiamo il miglioramento continuo degli accordi commerciali, l’ampliamento delle categorie merceologiche trattate e l’ingresso di nuovi fornitori. Inoltre, attraverso l’inserimento di totem e di vestiario a marchio per il personale della rivendita, crediamo si possa rafforzare l’identità del consorzio anche verso la clientela finale.
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I FERRI DEL MESTIERE
Quando il negozio diventa un parco divertimenti
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el mio articolo pubblicato su Youtrade di aprile («Superate i test a prova di cliente?», pagina 72) ho fatto una promessa che oggi intendo mantenere. I più attenti ricorderanno che mi sono azzardato a fare un piccolo test per verificare la risposta dei rivenditori alle richieste che arrivano loro per e-mail o tramite il form di contatto sul sito internet. Purtroppo i risultati non sono confortanti: il 61% delle richieste non ha ricevuto risposta. Sì, avete letto bene, sei rivenditori su dieci non rispondono alle e-mail o alle richieste dal sito. Solo due lo fanno entro poche ore, mentre altri due rispondono entro 24 ore. È vero, non è un test su larga scala e, quindi, le percentuali vanno prese con le molle, ma il risultato farebbe riflettere anche se la percentuale delle richieste cadute nel vuoto fosse la metà della metà. Alla luce di questo risultato, diventa difficile parlare di esperienza d’uso in negozio, senza fare alcune doverose considerazioni. La prima riguarda la recente tendenza delle rivendite edili a considerare l’e-commerce come la nuova frontiera da attraversare necessariamente per sviluppare il mercato e diventare digitali. Anche se emulare Amazon non è una grande strategia, perché se il colosso dell’e-commerce decidesse di disintermediare anche l’edilizia, entrerebbe nel mercato come un coltello nel burro e per gli altri rimarrebbero solo le briciole. Ma la cosa paradossale è che un negozio online è inutile se poi non rispondiamo alle richieste dei visitatori. Perché a parte Amazon, per la maggior parte degli e-commerce il comportamento degli utenti dimostra che amano interagire con le aziende, in chat, per e-mail o per telefono, prima di strisciare
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la carta. Oppure, come faccio io stesso, se trovano lo stesso prodotto lo ordinano su Amazon, perché sanno già che potranno restituirlo ed essere rimborsati, senza nessun problema. È per questo che rispondere alle richieste degli utenti è il primo passo fondamentale per costruire con loro una
Il 61% dei rivenditori a cui è stata inviata una richiesta via e-mail non ha fornito una risposta. Ma si deve partire da lì per costruire una relazione relazione di fiducia, vincere le diffidenze e farli diventare clienti fedeli. La seconda considerazione riguarda l’annosa questione della Gdo, vissuta dai rivenditori come la calata degli unni capitanati da Attila. La storia ci insegna che gli unni riuscirono a mettere a ferro e fuoco mezza Europa, perché l’impero romano era impreparato. Alla fine Attila se ne andò dall’Italia solo a causa dei virus del colera e della malaria, che fiaccarano la formidabile armata barbara, costretta a ritirarsi per la febbre e il mal di pancia. Anche l’avanzata della Gdo, come quella degli unni, può essere combattuta con un virus. Per riuscire a diffonderlo, c’è biso-
gno di più preparazione e di un portatore sano. Un soggetto che sia immune alle tentazioni del lato oscuro della Gdo, ma aperto agli ideali della rivendita edile che vuole rivendicare le sue origini e riconquistare un primato che sembra sfuggirle di mano. L’unico modo per dare una forma e un volto al nostro portatore sano è costruire solide relazioni con i potenziali clienti, a cominciare dai primi approcci digitali, indispensabili per incontrare le persone dove si trovano, per poi riuscire a portarle dove vogliamo e dove possiamo far vivere loro un’esperienza coinvolgente e emozionante, capace di trasformarle in clienti. Esiste solo un luogo ideale per questa trasformazione: il negozio fisico. Un luogo troppo lontano per chiunque non riceva risposte, ma allo stesso tempo vicino se pensato e curato allo stesso modo con cui Walt Disney ha ideato e curato i suoi parchi e i suoi negozi. Luoghi in cui, più i grandi che i piccini, trovano risposte ai loro desideri strisciando felici e contenti le carte di credito. di Marco Buschi Marco Bruschi in 20 anni nel Gruppo Lape, ha acquisito competenze di marketing specializzate nell’isolamento termico, ulteriormente affinate con una formazione specifica di marketing e copywriting a risposta diretta. Ha ideato e sviluppato per Lape le strategie commerciali, di marketing e comunicazione dei prodotti e dei brand che hanno modificato il mercato dell’Eps e dell’isolamento termico in Italia, creando nuove categorie di prodotto, tra cui Styropor F, Styropor F K800, Neopor, Greypor, Greycicle. Oggi affianca chi opera nel settore edile nello sviluppo di strategie di marketing commerciale per acquisire clienti e aumentare le vendite. M a g g i o
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GRUPPO PORON
L'ISOLAMENTO TERMICO DIVENTA CIRCOLARE Blue Poron World abbraccia l'economia circolare per salvare il mare dalla plastica. Obiettivo: azzerare i rifiuti di Eps con un maggiore uso di risorse rinnovabili, bioplastica e riciclo di Eps. PerchÊ gettare via uno scarto di polistirene è come buttare via un portafogli pieno di soldi
di Giuseppe Rossi
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innovare un prodotto per l’edilizia considerato maturo e, in alcuni casi, f iglio della vecchia chimica, per renderlo ancora più ecosostenibile, al passo con i tempi e le evoluzioni del mercato. La sfida sembra impossibile, ma è proprio quello che ha deciso di intraprendere il Gruppo Poron, da oltre mezzo secolo impegnato nella trasformazione del polistirene espanso sinterizzato (Eps). Uno dei materiali principe per la realizzazione dei sistemi di isolamento termico, a cominciare dal sistema a cappotto, capace di trasformare la natura degli edif ici e l’idea stessa di casa, i quali diventano sempre più efficienti e in grado di migliorare la vita delle persone e del pianeta terra.
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PIANETA BLU La risposta del Gruppo Poron parte da una grande sfera blu, emozionante e sorprendente. È quello che vediamo e proviamo quando osserviamo la terra dallo spazio, per effetto del colore del mare, che ricopre il 72% della superficie terrestre. Per questo la terra è chiamata anche il Pianeta Blu. Blue Poron World vuole essere una prospettiva particolare, che mette a fuoco e fotografa uno dei problemi che più fa soffrire il nostro pianeta: i rifiuti plastici. Il Gruppo Poron è nato e cresciuto trasformando e promuovendo Eps. Oggi non è più sufficiente affermare che l’Eps fa risparmiare energia, riduce le emissioni in atmosfera o è riciclabile al 100%, se continua a finire in mare, in discarica o negli inceneritori. Zero rifiuti plastici non è però una «mission impossible».
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Poron, infatti, ha deciso di accettare la sfida dell’Unione Europea e di abbracciare il modello di economia circolare, il cui mantra è «Riduco, Riuso e Riciclo»: riduco l’uso di risorse non rinnovabili e gli sprechi, riuso un prodotto prima di riciclarlo o gettarlo, riciclo i materiali e getto in discarica solo la parte non utilizzabile. VERSO QUOTA ZERO L’obiettivo dell’Unione Europea è zero rifiuti plastici entro il 2030. Per Poron è azzerare i rifiuti di Eps e promuovere l’uso di bioplastiche. Perché gettare un rifiuto di Eps è come buttare via un vecchio portafogli pieno di soldi. Blue Poron World è la strategia per dare valore a ogni singola perla di polistirene, in ogni fase del ciclo vita.
abituato a sfruttare le risorse naturali per produrre beni, usati e gettati via alla velocità della luce. Senza preoccuparsi delle conseguenze. Nella speranza che Madre Natura abbia risorse illimitate e riesca a smaltire tutto il carico di rifiuti e di emissioni che produciamo. Secondo l’economia circolare un prodotto diventa rifiuto quando non può più essere riutilizzato o riciclato, quando ne abbiamo spremuto fino all’ultima goccia di valore e rimane solo un piccolo residuo da Secondo l’economia smaltire in discarica. Materie prime, energia, prodotti, sottoprodotti, scarti e rifiuti corrocircolare un prodotto no così su percorsi circolari, creando valore diventa rifiuto quando ogni volta che tornano in uno dei punti di non può più essere partenza, con un movimento di rivoluzione intorno alla catena del valore. riutilizzato o riciclato,
quando ne abbiamo spremuto fino all’ultima goccia di valore
CIRCOLARE COME I CICLI NATURALI La nostra vita è scandita da una serie di fenomeni che si ripetono con regolarità. Sono i cicli naturali, come il giorno e la notte e le stagioni, entrambi espressioni della circolarità del tempo. Ma in natura ci sono anche altri cicli che inf luenzano la nostra vita. Come quello del carbonio, dell’azoto e dell’acqua. Purtroppo, le attività dell’uomo hanno modificato i cicli naturali mettendo a rischio la sua stessa esistenza e quella del pianeta. L’economia circolare si ispira alla natura proponendo un modello di sviluppo che è un’evoluzione del tradizionale modello lineare, che ci ha
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LA RIVENDITA CIRCOLARE L’economia circolare è un percorso in cui il ruolo dei rivenditori è strategico, per tre motivi fondamentali. Possono diventare un punto di riferimento e un crocevia per i prodotti da riutilizzare o riciclare. Un servizio di cui le imprese avranno sempre più necessità per rendere più circolari i loro cantieri e diminuire i costi dello smaltimento. Ma anche perché sono una vetrina sul mercato vicina all’utilizzatore finale, sul quale possono esercitare maggiore attrattiva, grazie a questi temi. E, infine, perché è un modo per differenziarsi e anticipare i concorrenti, compresa la Gdo, su temi che saranno sempre più importanti. Anche se oggi sono ancora una nicchia.
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FIV
È UN SUCCESSO
SE IL RACCORDO PERDE L’azienda bresciana ha introdotto in Italia il raccordo che perde acqua se non è stato pressato: in questo modo l’installatore può verificare subito eventuali difetti dell’impianto prima della realizzazione delle opere murarie di Veronica Monaco
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ono sempre più numerose le rivendite di materiali edili che guardano al di là del loro core business. Per esempio, inserendo nei loro punti vendita anche prodotti per impianti termoidraulici e di condizionamento. A dimostrare la portata del fenomeno intervengono anche i numeri del 4° Rapporto Congiunturale e Previsionale sul Mercato Italiano dell’Installazione Impianti in Edilizia, presentato da Cresme all’ultimo Mce. Secondo il rapporto, il settore è cresciuto dal 2016 del 5%, con un fatturato che, per la filiera impiantistica per l’edilizia, vale oltre 118 miliardi di euro (dato cumulato di industrie, distributori e installatori). Qualora si confermi la proroga degli incentivi fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica, lo scenario 2018-2021 indica una crescente rilevanza degli impianti nelle costruzioni, con scenari positivi sia a breve, che a medio e lungo termine, e una crescita del +3,6% nel 2017 e del +3,4% nel 2018.
Produzione raccordi FIV A sinistra, Paolo Fioretti, direttore commerciale Italia
TECNOLOGIA DEL NORD A comprendere in anticipo l’importanza delle rivendite edili per il settore termoidraulico è Fiv, sigla che sta per Fabbrica Italiana Valvole, azienda d i Ca lc i n ato ( Bre sc ia), con oltre
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30 anni di esperienza nella produzione e commercializzazione di sistemi completi per tutti i tipi di impianti residenziali e industriali. Dal 2015 Fiv è entrata a far parte del gruppo finlandese Rettig Icc, un’apertura al Nord Europa e al mondo che ha apportato grandi novità sul fronte della produzione, aggiungendo alla gamma a pressare l’innovativa serie di raccordi pluriprofilo Lbp (Leak Before Pressed). Questa tecnologia, già ampiamente utilizzata nel Nord Europa, permette al raccordo di perdere se non è stato pressato: in questo modo l’installatore può verificare in anticipo eventuali difetti del sistema impiantistico, prima della realizzazione delle opere murarie. Disponibile in oltre cento figure con diametro da 16 mm a 32 mm, la gamma dei raccordi a pressare Lbp è certificata Dvgw Germany e Kiwa Italia con cinque profili di pressatura diversi. VALVOLE CERTIFICATE Fiv produce una gamma completa di valvole a sfera, raccordi, collettori e tubo multistrato per acqua e per gas, affidabili e di qualità. Il rinnovo costante del parco macchine ha garantito un’alta produttività e la massima efficienza (solo nel 2017 Fiv ha prodotto 10 milioni di raccordi). L’arrivo di un nuovo macchinario per l’assemblaggio dei collettori consentirà di raddoppiare la produzione attuale. La garanzia di collaudo al 100% è estesa alla totalità dei prodotti, mentre specifiche apparecchiature di controllo certificate permet-
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tono di effettuare qualsiasi tipo di verifica e misurazione. Grazie ai suoi investimenti l’azienda è costantemente cresciuta, nonostante la crisi del mercato registrata negli scorsi anni: il 2017 ha visto un aumento di fatturato del 10% rispetto al 2016. Innovazione, qualità e rete vendita capillare sono le carte vincenti, a cui si aggiunge la capacità di guardare con lungimiranza al futuro: in tempi non sospetti «ci siamo inseriti in due settori affini al nostro che ritenevamo promettenti: l’edile e l’elettrico. Oggi in questi due ambiti abbiamo molti ottimi clienti», afferma il direttore commerciale Italia, Paolo Fioretti. «Abbiamo molti progetti per il futuro: potenzieremo la nostra presenza nei settori Its, edile ed elettrico con prodotti sempre più innovativi e performanti».
Raccordi a pressare Lbp Sotto, la sede di Fiv
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ORSOLINI: UNA PARTNERSHIP CHE DURA DA 20 ANNI UN RAPPORTO CHE PROSEGUE DA QUASI VENT’ANNI CON UN VANTAGGIO COMPETITIVO IN TERMINI DI BUSINESS E DI SERVIZIO AL CLIENTE. È LA PARTNERSHIP TRA FIV E LA SOCIETÀ DI DISTRIBUZIONE EDILE ORSOLINI AMEDEO, MULTIPOINT CON 26 PUNTI VENDITA TRA LAZIO, UMBRIA, ABRUZZO E TOSCANA. NE PARLIAMO CON IL DIRETTORE COMMERCIALE MARCO ORSOLINI. Domanda. Orsolini e FIV: quali prodotti avete
D. Quali sono le competenze richieste per
inserito nella vostra offerta e perché?
gestire questa tipologia di prodotti?
Risposta. Orsolini collabora con FIV da molto
R. Sicuramente il settore del riscaldamento e quello
tempo, almeno 15-20 anni. Ci siamo trovati sempre
del gas richiedono competenze specifiche. In alcuni
bene, soprattutto per quanto riguarda il rapporto
casi inseriamo ragazzi già formati, ma nella maggior
qualità-prezzo e il servizio, sia in fase di prevendita
parte dei casi le competenze vengono sviluppate
che di postvendita. Inoltre l’azienda vanta un
attraverso percorsi di formazione interna. Orsolini è
servizio di spedizioni molto efficiente. Nel tempo
molto attenta alla formazione dei suoi collaboratori,
abbiamo allargato la gamma dei prodotti, che ad
per questo organizziamo numerosi corsi e iniziative
oggi comprende tubi multistrato e raccordi per
per gli addetti alla vendita in tutti i nostri magazzini
il riscaldamento e il riscaldamento a pavimento,
e showroom. A FIV dedichiamo molto spazio
prodotti idraulici come valvole e rubinetti, i primi
all’interno dei diversi progetti formativi.
che abbiamo inserito nei punti vendita, e infine
Marco Orsolini
D. Quali sono i principali clienti a cui vi rivolgete
clienti (corner dedicato, espositori, spazio in punto vendita,
professionista. Tuttavia, seppure in maniera ancora timida,
personale dedicato)?
ultimamente nell’acquisto di prodotti impiantistici si stanno
R. Negli ultimi due-tre anni Orsolini ha avviato un’operazione di
affacciando anche gli utenti finali, in particolare per quanto riguarda
completo restyling del reparto termoidraulica. Mentre in passato si
gli impianti a pavimento, e le imprese di costruzioni, che decidono di
trattava di uno spazio di libero servizio, oggi è aperto ai clienti che
procurarsi da sé questi articoli, per dare poi in appalto solo la posa.
possono toccare con mano i prodotti. FIV ha uno spazio ampio con
D. Che tipo di servizi vengono offerti insieme al prodotto (pre,
molte referenze, gli articoli a disposizione sono diverse centinaia,
post vendita, corsi)?
e occupano circa 10 metri lineari di scaffalatura. Le merci più
R. Sfruttando il restyling del punto vendita, Orsolini organizza
voluminose, come i tubi, sono messe in evidenza in spazi commerciali
iniziative commerciali e promozionali, pubblicando locandine,
a bancale, in cui vengono avviate anche iniziative promozionali.
volantini dedicati agli installatori, open day accompagnati da sconti
qualche articolo dedicato ai sistemi a gas. D. In che modo avviene la presentazione ai
con questi prodotti? R. Principalmente ci rivolgiamo all’installatore
importanti. In più, grazie al servizio efficiente garantito dalla FIV, siamo in grado di assicurare ai clienti la progettazione di impianti complessi, l’assistenza in cantiere e un servizio di spedizioni veloce e puntuale. D. Che tipo di vantaggio a livello di
business
avete
riscontrato
trattando questi prodotti? R. Questi prodotti ci offrono un grande vantaggio competitivo, sia a livello commerciale che di business, per l’interessante rapporto qualitàprezzo. Si tratta di prodotti molto Orsolini, showroom a Roma
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validi, con un prezzo di mercato equilibrato.
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UN VESTITO CON IL GRES L’azienda di Bergamo propone tre collezioni di lastre per pavimentazioni, anche con effetto legno. Disponibili in diversi formati, sono resistenti al gelo, ai carichi elevati e semplici da pulire. Possono essere viste a Stone City
di Veronica Monaco
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re collezioni in gres porcellanato per vestire gli ambienti con eleganza. Granulati Zandobbio, specializzata nella distribuzione di pavimentazioni, monoliti e prodotti decorativi per l’arredo del giardino e degli spazi esterni, fa del gres porcellanato uno dei suoi cavalli di battaglia per progettare e realizzare spazi. Come Passi Giapponesi appartenenti alla collezione Stone Gres, che consentono di creare camminamenti, passaggi pedonali, percorsi e vialetti nei giardini contemporanei, proteggendo il verde. Oltre alle caratteristiche estetiche di pregio, la linea offre un’elevata durata nel tempo, resistenza agli sbalzi termici, agli agenti chimici e ai carichi elevati, e una posa facile e veloce. La collezione prevede cinque colori, sia effetto pietra sia legno, nel formato classico di 42x36 centimetri, nello spessore di
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20 millimetri. Solo effetto legno, invece, per la collezione Outdoor Wood, il primo marchio dell’azienda dedicato alle pavimentazioni in gres porcellanato che riproduce fedelmente la matericità dell’elemento naturale, con tutte le sue venature, imperfezioni e irregolarità. Le elevate performance garantite dal gres si uniscono all’aspetto caldo del legno per un pavimento architettonico adatto sia in esterno che in interno. Le lastre sono caratterizzate da quindici differenti colorazioni, declinate su formati 40x80 centimetri, oppure 40x120, 60x60, 20x120 e 42x36 centimetri per i passi giapponesi, in tre diversi spessori: 1 centimetro per l’utilizzo in interno, 2 centimetri per gli esterni e 3 per una maggiore resistenza a flessione, da posare anche su ghiaia. Per una resistenza ancora più elevata, Granulati Zandobbio propone Super Hard Keramik 3CM, gres porcellanato
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In apertura: Outdoor Wood. Sopra, Stone Gres, Passi Giapponesi. A destra, Super Hard Keramik 3CM
massiccio con effetto pietra, particolarmente resistente ai carichi stradali elevati, ideale per applicazioni in passi carrabili, rampe e aree d’ingresso. La carrabilità è garantita anche con posa a secco, su sabbia e ghiaia, caratteristica che rende questo prodotto una valida alternativa ai materiali per esterno compositi, cementizi o in pietra naturale. Super Hard Keramik 3CM è disponibile nei formati 40x80 e 60x60 centimetri. Durevole, resistente all’usura grazie all’elevata durezza superficiale, non teme il gelo, è antiscivolo (resistenza R11) e facile da pulire. Tutti i prodotti Granulati Zandobbio possono essere visti a Stone City, il parco espositivo di 5mila metri quadri a Bolgare, in provincia di Bergamo. Uno showroom all’aria aperta, valorizzato dalla presenza di numerose piante ed essenze di pregio, giochi d’acqua e di luce per ispirare ogni visitatore amante dell’architettura del paesaggio.
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Questo mese parliamo di: √ Pareti esterne √ Antisismica √ Facciate ventilate
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Tre aspetti dell'edilizia che non possono essere separati: comfort, sicurezza, adeguamento agli standard energetici. E, quindi, tecniche e materiali per le pareti esterne, soluzioni per mettere in sicurezza gli edifici dalle scosse di terremoto e facciate ventilate per proteggere e adeguare le superfici
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SPECIAL E
Pa r et i
e st er n e
EVOLUZIONI
ANDIAMO TUTTI ALL’ASSEMBLAGGIO
L’edilizia cerca di recuperare produttività in un settore che è rimasto indietro rispetto all’industria. E la trasformazione parte dal modo in cui si può costruire un edificio. In modo più sostenibile e progettato con elementi realizzati prima
Federico Della Puppa
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industrializzazione edilizia e la crescita esponenziale dei sistemi costruttivi a secco è una delle risposte principali alle esigenze di aumento della produttività di un settore che ad oggi presenta, in questo ambito, ancora grandi deficit. Secondo dati pubblicati da Rebuild, mentre nel settore manifatturiero la produttività dal 1964 a oggi è passata da 100 a 250, nel settore delle costruzioni fatto 100 il 1964 siamo scesi a 80. Produciamo meno e ci mettiamo più tempo, perdendo moltissimo in termini non solo di competitività del sistema, ma soprattutto in tempi di esecuzione. E, quindi, anche in costi di cantiere. Sempre con riferimento alle indagini sulla produttività dei settori economici, mentre nel settore manifatturiero il tempo sprecato in azioni non produttive è pari al 12% del totale, in quello delle costruzioni questa percentuale sale drammaticamente al 57%. Un settore economico che spreca il 57% del suo tempo in azioni non produttive non solo è un settore economico non competitivo, ma soprattutto si permette costi e tempi come nessun altro. Una recente analisi del Centro Studi YouTrade, mettendo in relazione il valore della produzione edilizia degli ultimi vent’anni e le ore lavorate e costruendo, dunque, un indice specifico della produttività del settore, ha evidenziato che la produttività è progressivamente diminuita negli ultimi anni, compreso il periodo di massima espansione, a metà degli anni 2000. Segno che neppure in fasi di forte espansione il settore ha saputo approfittare per rivedere i propri cicli e modelli produttivi e gestire la fasi realizzative in modo più efficace ed efficiente. MOSCHE BIANCHE Efficacia ed efficienza sono oggi due parole chiave che il settore dovrebbe mettere al centro del proprio operare. Eppure non è così. M a g g i o
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Non lo è se non in rari casi e in situazioni che oggi ancora portiamo come esempio di buone pratiche, proprio perché non ordinarie, ma straordinarie. L’industria delle costruzioni non può permettersi, in tempi ancora difficili e votati a un lungo galleggiamento su dinamiche di mercato lente, che il 90% delle imprese del settore accusino sempre forti ritardi, che il 40% delle realizzazioni superino i budget iniziali pianificati e che gli sprechi incidano per almeno il 30% del costo delle opere. Nessun sistema industriale e manifatturiero tollererebbe performance di questo tipo. Le costruzioni sì, perché ancorate troppo spesso a una visione nella quale i tempi sono quelli tradizionali del cantiere e della produzione in loco. Con lo sviluppo della prefabbricazione, l’integrazione con il Bim e con la necessità di rispondere ai Cam, i Criteri ambientali minimi, dal punto di vista prestazionale, il settore si sta muovendo gradualmente, anche se in modo molto lento e molto diversificato da Nord a Sud, verso una progressiva industrializzazione e produzione off-site. In questo ambito i nuovi sistemi costruttivi per pareti esterne rappresentano uno degli ambiti di produzione edilizia di maggiore potenzialità di sviluppo, nel futuro, proprio in relazione alla necessità di ridurre sprechi, tempi e costi di cantiere, ottimizzando il processo edilizio e producendo o riqualificando edifici che possano garantire prestazioni adeguate e certificate, sia dal punto di vista energetico che da quello antisismico. POKER D’ASSI Oggi la nuova edilizia è compresa tra quattro assi, cardini legati ai nuovi paradigmi della sostenibilità, che hanno modificato priorità e modi del costruire. In particolare, i metodi, le tecniche e i materiali delle nuove costruzioni devono tener conto da un lato della necesM a g g i o
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sità di costruire in modo sostenibile, ovvero riducendo al massimo gli impatti ambientali, sia nelle fasi di costruzione che durante e alla fine della vita utile del bene, dunque producendo edilizia che rispetti le nuove esigenze dell’economia circolare. Da un altro lato l’imperativo, per tutti, deve essere quello di realizzare le nuove costruzioni, o intervenire sull’esistente, con tempi e modi che riducano i costi, quindi costruire presto e in qualità, riducendo al massimo i tempi, rendendo maggiormente efficiente il lavoro, riducendo gli sprechi, innalzando al contempo l’efficienza generale del processo e anche del prodotto finale. Inoltre, le modalità di costruzione oggi devono anche tener conto delle risposte in termini di efficacia delle soluzioni alle nuove esigenze della popolazione, delle famiglie, che riguardano il benessere, la fruibilità, la riduzione dei costi di manutenzione. Infine, ultimo cardine, va curato e preservato il costruito, l’edificato, laddove esso abbia un valore e in questo caso gli interventi devono prevedere la capacità delle nuove soluzioni di interagire con l’esistente innalzando il valore dell’edificio.
costruttivi a secco, maggiormente capaci di rispondere alle esigenze richieste. Nei sistemi costruttivi a secco il cantiere non è più luogo della fabbricazione del manufatto, ma dell’assemblaggio e della finitura dei prodotti, i quali vengono realizzati precedentemente off-site, in fabbrica. Questa tecnica cambia completamente l’iter di realizzazione di un edificio e con esso l’organizzazione del lavoro, il tempo di impiego, il risultato. Le tecniche costruttive a secco, nelle quali i nuovi sistemi costruttivi per pareti esterne rappresentano una delle principali risorse per la nuova produzione edilizia, generano molti vantaggi. I vantaggi sono legati in primis a garanzie di tempi e costi di costruzione. Grazie all’industrializzazione del processo edilizio i tempi di costruzione si abbattono del 50-60% e, al contempo, si riducono al minimo scarti ed errori, imprevisti in corso d’opera, diminuendo la variazione dei costi di costruzione. Inoltre, queste metodologie costruttive sono perfettamente integrate ai sistemi Bim di progettazione e di gestione dei progetti e della produzione mediante strumenti digitali.
PROCESSI INNOVATIVI Questi cambiamenti dei paradigmi costruttivi inducono l’attivazione di processi innovativi in campo edilizio in grado di produrre edifici ecosostenibili, in tempi brevi, di qualità, modulabili e/o facilmente intercambiabili. Ecco perché alle tecniche costruttive tradizionali, cosiddette a umido, si stanno progressivamente imponendo i sistemi
UN PUZZLE DA COMPORRE Altro elemento strategico, per l’uso e lo sviluppo dei nuovi sistemi costruttivi per pareti esterne, riguarda i ridotti se non in alcuni casi nulli impatti ambientali, sia nella fase di costruzione che alla fine della vita utile dell’edificio, grazie all’alta percentuale di recupero dei componenti. Tale tecnica di costruzione consente, M a g g i o
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infatti, un’alta reversibilità del processo costruttivo: tutto ciò che è assemblato mediante questo processo può potenzialmente essere disassemblato e riutilizzato. Infine, durante la vita utile del bene, i benefici sono da ricollegare alla riduzione dei consumi grazie alle alte prestazioni energetiche dei materiali utilizzati nelle tecniche di costruzioni a secco, che consentono un ottimo isolamento termico e acustico, oltre alla maggior resistenza sismica rispetto i modelli di costruzione tradizionale, grazie alla leggerezza e resilienza dei materiali impiegati, come legno e acciaio, i quali offrono un’ottima risposta alle potenziali azioni deformanti sismiche. Nei nuovi sistemi costruttivi per pareti esterne la ricerca sui nuovi materiali e sulle nuove soluzioni parte proprio dalle caratteristiche dei materiali che, spesso anche combinati tra loro, permettono di sfruttare al meglio le intrinseche qualità dei materiali stessi. Si pensi, per esempio, all’acciaio oppure al legno. Quest’ultimo sfruttato mediante innovativi pannelli a strati incrociati, dove le fibre di legno sono utilizzate anche come cappotti isolanti e le soluzioni integrano i cavedi per gli impianti elettrici e idraulici. I nuovi sistemi costruttivi per pareti esterne spingono sempre più la tecnologia produttiva verso quell’elemento prestazionale complessivo che è sinonimo di qualità e di durabilità. Superano la vecchia logica della separazione delle funzioni, ma integrando in uno stesso insieme tutte le caratteristiche tipiche di una parete esterna, che nei modelli più innovativi e avanzati prevedono anche l’integrazione con le chiusure (porte e finestre). Integrazione, dunque, è la parola chiave, che viaggia assieme alle altre due giù indicate, efficacia ed efficienza, per un sistema costruttivo sempre più performante e al passo con i tempi. E con l’esigenza di aumentare la produttività del sistema, che è strategica e ormai non più procrastinabile.
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CON UN REFOLO SI RISPARMIA
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La ventilazione delle pareti è un sistema integrato che permette un migliore isolamento termico e acustico, con minori costi anche sulla manutenzione. Non solo. Serve anche a difendere le superfici esterne dagli agenti atmosferici e conferisce un gradevole aspetto all’edificio di Carlo Lorenzini
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a parola ventilare ha numerosi significati. Da quello specifico che indica l’esposizione al vento a quello figurato di proporre qualcosa che potrebbe essere fatto, ma che ancora non è stato realizzato. Tra le due definizioni il termine si adatta perfettamente nel primo caso a quello delle pareti ventilate, esposte al vento. Ma potrebbe adattarsi anche al secondo, in quanto le stesse pareti possono ventilare una opportunità concreta di riduzione dei consumi energetici, dell’impatto acustico e termico e della protezione dei muri perimetrali dagli agenti esterni. Solo che in questo secondo caso la ventilazione, che è peraltro un sistema e non un esito, non va intesa come una promessa, ma come una realtà. È ormai assodato, infatti, che le pareti ventilate producono risparmi energetici consistenti. Difendere i muri oggi è una priorità che permette di abbassare i consumi energetici in modo molto consistente e se queste soluzioni sono abbinate alla sostituzione anche delle chiusure (porte, finestre) si può arrivare a ridurre l’impatto economico dei costi di riscaldamento e raffrescamento di oltre il 60%, con un notevole risparmio in bolletta e con la possibilità, dunque, di recuperare l’investimento in pochi anni, grazie anche agli ecobonus. Le pareti ventilate, che sono alternative al classico isolamento a cappotto, sono una tecnologia conosciuta fin dall’antichità e che trova oggi soluzioni innovative nell’uso di materiali e sistemi integrati all’involucro edilizio. Oggi tutti i produttori di materiali e di sistemi per la realizzazione di facciate ventilate hanno soluzioni in grado di rispondere alla domanda, con caratteristiche di isolamento termico e acustico che pongono questi sistemi in diretta concorrenza con la realizzazione del classico isolamento a cappotto. UN SOFFIO STRATEGICO La tecnologia delle pareti ventilate è una tecnologia a secco, che prevede l’utilizzo di sistemi costruttivi che rivestono le facciate esterne mediante l’installazione di lastre di vario tipo, utilizzando sistemi di sospensione e di fissaggio di carattere meccanico. Ciò che si crea con questi sistemi è una intercaM a g g i o
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pedine che, se adeguatamente dimensionata, consente non solo l’inserimento di pannelli termoisolanti a contatto con la parete dell’edificio, al fine di coibentarla. Crea anche una intercapedine che permette una adeguata circolazione dell’aria, in particolare in senso ascensionale. Si forma cioè uno spazio vuoto di ventilazione, una sorta di camera d’aria che, grazie ai moti convettivi, genera un effetto di micro ventilazione. Ciò garantisce la traspirabilità dell’edificio e con l’utilizzo di adeguati isolanti si evita la generazione di ponti termici e si riduce la dispersione di calore in inverno. Si evita, inoltre, l’accumulo durante il periodo estivo, a tutto vantaggio del contenimento dei consumi energetici e del benessere delle persone che abitano l’edificio stesso. Le pareti ventilate proteggono dunque i muri dall’azione degli agenti atmosferici come pioggia, vento, agenti inquinanti, e isolano l’edificio dal punto di vista termico e acustico, aumentando il comfort e la vivibilità degli ambienti. IL VENTO DELLA LEGGE Dal punto di vista normativo, le norme Uni definiscono la facciata ventilata come «un tipo di facciata a schermo avanzato in cui l’intercapedine tra il rivestimento e la parete è progettata in modo tale che l’aria in essa presente possa fluire per effetto camino in modo naturale e/o in modo artificialmente controllato, a seconda delle necessità stagionali e/o giornaliere, al fine di migliorarne le prestazioni termoenergetiche complessive». È evidente che il tema non è la tecnologia in sé, ma l’installazione, che richiede una attenta progettazione e una corretta definizione dei particolari costruttivi, che siano in grado di garantire il corretto funzionamento del sistema installato. I prodotti e le soluzioni utilizzate per i rivestimenti esterni sono
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vent i l at e diverse. Vanno dal gres porcellanato alla terracotta, dai pannelli compositi in alluminio ai laminati plastici, dal vetro ai pannelli metallici, dai marmi ai graniti, dalle pietre naturali agli estrusi. Tutti danno ai progettisti ampia potenzialità di scelta in funzione anche delle esigenze estetiche richieste o ricercate. Dal punto di vista tecnologico l’elemento più importante ovviamente non è solo una corretta progettazione, ma anche un’applicazione a regola d’arte, che deve tener conto della tipologia dei moduli utilizzati, delle dimensioni delle lastre, delle fughe, la scelta dei colori e dei materiali del rivestimento, la definizione della dimensione dell’intercapedine di ventilazione. Un elemento fondamentale riguarda il sistema di ancoraggio delle lastre alla facciata, perché da esso dipende la buona riuscita dell’intervento e la sua tenuta nel tempo. Vi sono varie alternative possibili: dagli ancoraggi a vista a quelli a scomparsa, ma spesso le scelte dipendono dall’impatto economico delle stesse, associato alla modularità del disegno della facciata. DIFENDERE I MURI Difendere i muri esterni potrebbe sembrare una contraddizione, se si pensa a quanto una parete rappresenti anche nell’immaginario collettivo l’elemento di solidità e di difesa dall’esterno per antonomasia. Eppure l’innovazione tecnologica in questo campo è molto spinta. Per preservare l'edificato, innalzandone le prestazioni energetiche e di comfort abitativo, oltre a riqualificare esteticamente gli edifici, occorre garantire la protezione proprio di quelle strutture che dovrebbero proteggerci dall’esterno, preservando le pareti dagli agenti atmosferici. Una doppia protezione, che in più fa anche risparmiare sui costi energetici e garantisce un maggiore comfort e benessere abitativo. Modificando il detto, tre piccioni con una sola fava.
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LEGGI & EDILIZIA
UNA SCOSSA PER L’ANTISISMICA Fiorella Angeli
Con il 2018 sono entrate a regime le nuove norme tecniche per le costruzioni (Ntc 2018), con regole generali e specifiche da seguire nella redazione di un progetto e per l’intervento sull’esistente. Anche in termini di esecuzione
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el 2017 gli eventi sismici con magnitudo superiore a quattro in Italia sono stati 13, concentrati tra Marche e Abruzzo. Ma l’annus horribilis è stato il 2016, quando secondo l’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, sono stati rilevati oltre 53 mila piccoli e grandi terremoti dalle 350 stazioni di rilevamento sparse sul territorio della rete nazionale. In pratica, 145 scosse al giorno, sei scosse all’ora, una scossa ogni 10 minuti, con un ritmo che è triplicato rispetto al 2015 e più che raddoppiato rispetto al 2014, a causa soprattutto
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Numero di eventi sismici con magnitudo superiore a quattro in Italia durante il 2017
dello sciame sismico scatenato dalle sequenze di Amatrice del 24 agosto e di Norcia e Visso di fine ottobre 2016. La scossa del 30 ottobre è stata peraltro la più forte mai registrata dalla rete sismica nazionale, in funzione dai primi anni Ottanta, dopo i gravi terremoti del 1976 in Friuli e del 1980 in Irpinia. La maggior parte degli eventi ha avuto una magnitudo inferiore a 2, dunque non percepibile distintamente, per un totale di circa 42 mila eventi. Altri 11 mila hanno superato la soglia della percezione e quelli con magnitudo superiore a 2,5 sono stati complessivamente 3.400, circa cinque volte di più del 2015. Gli eventi con magnitudo superiore a 5 sono stati sei e quelli catastrofici, oltre quota 6, sono stati due. Dall’inizio del 2017 la sequenza non si è fermata. Ricordiamo che dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 gli eventi che un tempo erano definiti di assestamento sono proseguiti per due anni. TUTTI A RISCHIO La sismicità in Italia coinvolge 26 milioni di cittadini residenti in aree classificate ad alta sismicità e altri 25 milioni in zone classificate a media sismicità. In sostanza 51 milioni di italiani sono esposti a zone sismiche a rischio medio-alto. Si tratta dell’83,6% della popolazione italiana. In termini territoriali, il 71% della superficie italiana è a elevato rischio sismico, percentuale che si divide tra l’8,9% di zone ad alto rischio con 706 comuni coinvolti, il 34,6% a medio rischio con 2.187 comuni coinvolti e il 27,3% a basso pericolo e che coinvolge il 25,1% dei comuni italiani. Secondo uno studio sui M a g g i o
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A nt i si sm i c a guarda materiali e prodotti per uso strutturale e antisismico, al fine di promuovere l’utilizzo di nuove tecnologie, materiali e soluzioni tecniche nelle costruzioni, come i calcestruzzi fibrorinforzati. Le Ntc 2018 prescrivono sistemi strutturali in grado di garantire solidità e resistenza nei confronti delle due componenti, ortogonali e orizzontali, degli eventi sismici e raccolgono tutti gli elementi utili a progettare edifici antisismici o a intervenire in modo adeguato sugli edifici esistenti.
Vista delle devastazioni della città di Amatrice, dopo il terremoto del 2016
MATERIALI SPECIFICI Dal punto di vista delle soluzioni e delle tecnologie, oggi il mercato mette a disposizione numerosi elementi utili a ridurre e contrastare gli effetti dei fenomeni sismici, a partire dai dispositivi come isolatori e dissipatori, che posizionandosi tra le fondazioni e le strutture in elevazione, disaccoppiano le frequenze del sisma da quelle della struttura in elevazione ed evitano l’insorgere dei fenomeni di risonanza. Con gli isolatori e i dissipatori gli edifici sono in qualche modo sospesi in un campo elastico e, dunque, possono dissipare in tutto o in parte la forza delle vibrazioni dovute al sisma. Altri elementi antisismici importanti sono i giunti strutturali che collegano, per esempio, nelle costruzioni a secco i piani di calpestio e che permettono l’interruzione della continuità dell’opera, migliorando la staticità complessiva e la resilienza. Le norme inoltre prevedono l’uso di specifici materiali e le caratteristiche che gli stessi devono avere per garantire sicurezza, con particolare riferimento alle murature, ai calcestruzzi armati, all’acciaio, al legno e agli altri materiali.
rischi potenziali, sono coinvolti da eventi medio-alti 10,7 milioni di abitazioni e 5,4 milioni di edifici, dei quali l’86% residenziali e il 14% non residenziali. L’elevato rischio sismico dipende dalla notevole vulnerabilità del patrimonio edilizio italiano, determinata da numerosi fattori, tra i quali ricordiamo la presenza di un gran numero di edifici storici, o di antica costruzione, e di costruzioni monumentali, il degrado di estesi quartieri in aree metropolitane, la grande quantità Tutte le soluzioni di edilizia illegale (che spesso è definita in sul mercato, dai blocchi modo fantasioso «spontanea») diffusa soprattutto nelle zone a maggiore pericolosità autoportanti alle murature sismica, una scarsa conoscenza della periarmate, dalle costruzioni colosità del territorio e una inadeguatezza a secco in acciaio agli edifici nell’applicazione delle norme.
INTERAZIONE In particolare, alcuni materiali vanno considerati preferenziali nella prevenzione sismica. L’acciaio, per esempio. Ma per ogni tipologia di materiale esistono prestazioni che rendono comunque i manufatti antisismici, a parte la costruzione tradizionale che oggi ormai ha solo un impatto parziale in legno, fino alle malte e residuale e che tenderà a diminuire ulteCAMBIANO I PRINCIPI riormente, soprattutto perché non in linea fibrorinforzate e alle opere Con l’entrata in vigore delle nuove norme con le direttive europee legate alla economia di finitura, permettono tecniche per le costruzioni (Ntc 2018) sono circolare. Tutte le soluzioni oggi presenti di costruire, oppure entrati a regime i principi generali e specifici sul mercato, dai blocchi autoportanti alle di intervenire sull’esistente da seguire nella redazione di un progetto murature armate, dalle costruzioni a secco edilizio e per l’intervento sull’esistente, anin acciaio agli edifici in legno, fino alle malte che in termini di esecuzione e di collaudo fibrorinforzate e alle opere di finitura con delle costruzioni in rapporto alle prestazioni idee innovative per controsoffitti, partizioni che gli edifici devono raggiungere per resistenza meccanica e stabie pavimenti antisismici, permettono di costruire il nuovo o di inlità. Le Ntc 2018 hanno portato alcune novità rispetto al passato, tervenire sull’esistente con scelte adeguate, certezza dei risultati e in particolare per quanto riguarda l’antisismica è stata introdotta ottime performance in termini di prevenzione dei rischi. Ma ciò che una semplificazione per l’adeguamento antisismico degli edifici conta è che nel processo complessivo le soluzioni siano interagenti tra esistenti, che deve rispettare requisiti meno stringenti rispetto a loro e concorrano a produrre sicurezza. L’uso di una sola soluzione quelli che devono essere applicati alle nuove costruzioni. L’obiettivo senza una adeguata interazione con gli altri elementi costruttivi è consentire la realizzazione di interventi di ristrutturazione con rischia di rendere vano lo sforzo e l’intervento stesso. E oggi ciò di costi sostenibili e di facilitare l’accesso al sismabonus, la detrazione cui abbiamo bisogno è soprattutto sicurezza e prevenzione, l’unica fiscale dal 50 all’85% destinata all’adeguamento degli edifici. Ma possibilità di riduzione dei danni in un territorio come quello itale Ntc 2018 introducono anche importanti novità per quanto riliano, tra i più sismici del mondo.
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LE NUOVE ARMI DELL’EDILIZIA Pareti esterne, antisismica, facciate ventilate: sono tutti aspetti nella realizzazione di un edificio che sono collegati tra loro. Dal consolidamento alle soluzioni per un migliore equilibrio tra le diverse aree di una costruzione, fino ai materiali hi-tech: ecco le novità a cura di Veronica Monaco
LA SCHIUMA TYTAN CHE RESISTE AL FUOCO Il marchio di Selena Tytan Professional offre oggi una nuova soluzione per la realizzazione dei giunti nelle pareti. L’adesivo a schiuma per muratura è una soluzione testata e certificata per l'incollaggio di elementi su pareti portanti, PARETI perimetrali e divisorie, che rende la lavoESTERNE razione rapida, facile e pulita. Più forte dei leganti tradizionali, è estremamente durevole nel tempo, indurisce in 24 ore e resiste al fuoco e all'attività sismica. Permette inoltre di ridurre i ponti termici e semplificare il processo di costruzione. Applicabile anche in inverno.
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YTONG A BLOCCHI, MA LEGGERI
SOLUZIONI E TECNOLOGIE Poco diffusa in Italia, ma molto efficace, è la costruzione delle pareti ester- ANTISISMICHE
ne in muratura portante. Per questa applicazione Ytong ha messo a punto il nuovo blocco in calcestruzzo cellulare SismiClima, per strutture antisismiche e isolanti a elevata efficienza energetica. La leggerezza dei blocchi comporta una notevole riduzione delle masse sismiche in gioco, tanto che SismiClima è adatto per la realizzazione di costruzioni fino a due piani anche in zone sismiche 2 e 3. Oltre alle prestazioni meccaniche, il blocco SismiClima garantisce ottime performance in termini di resistenza al fuoco, isolamento termico e acustico, raggiungendo un valore di conduttività termica pari a λ=0,084W/mK. A completare il sistema la malta collante Preocol, di resistenza meccanica a compressione M10, da utilizzare per l’incollaggio dei giunti orizzontali e dei giunti verticali.
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FASSA BORTOLO, L’ANTICO SPOSA IL NUOVO PARETI Dall’esperienza di Fassa Bortolo e Geopietra nasce il sistema di rivestiESTERNE mento Mastrosistema, che unisce il fascino di una muratura antica con la sicurezza delle tecnologie più innovative. Primo sistema europeo collaudato antisismico secondo le norme Eurocode 8 (standard che prevede la tenuta del materiale, senza crolli, distacchi o fessurazioni, in otto fasi di sollecitazione fisica), Mastrosistema ha una struttura integrata, progettabile secondo stili e necessità variegati. Da Fassa Bortolo arriva la struttura Fassatherm, costituita da tre tipologie di isolamento che tengono conto delle differenti esigenze dell’edificio. Geopietra fornisce invece il sistema di rivestimento murogeopietra, finitura in pietra e mattone che offre la possibilità di infinite combinazioni tra texture, tonalità e finiture. Mastrosistema è disponibile in tre versioni principali: Mastroclassic, con pannelli di isolanti Eps, Mastroplus, con isolanti in lana di roccia e Mastroeco con isolanti in sughero e silicato di calcio.
IL POLIURETANO ESPANSO SECONDO POLIISO FB DI EDILTEC Poliiso FB di Ediltec è un pannello per l’isolamento termico costituito da una schiuma polyiso rigida FACCIATE a celle chiuse, espansa senza l'impiego di CFC VENTILATE o HCFC fra due supporti: la faccia superiore in velovetro addizionato con fibre minerali (da posizionare sul lato maggiormente esposto al rischio incendi), mentre la faccia inferiore è in velovetro saturato. I pannelli dichiarano valori di λD da 0,028 W/mK a 0,025 W/mK, a seconda dello spessore. Hanno dimensione standard 600 x 1200 mm con spessori da 30 a 160 mm. Grazie alle sue eccellenti prestazioni di reazione al fuoco (Euroclasse B s1 d0), Poliiso FB è particolarmente indicato per l’isolamento termico di facciate ventilate ed edifici sottoposti a prevenzione incendi. La facciata ventilata permette di realizzare sia un efficace isolamento termico e sia un importante miglioramento estetico degli edifici. Il moto convettivo dell’aria attraverso l’intercapedine assicura lo smaltimento del calore, riducendo la temperatura del rivestimento e regolarizzando quella dell’ambiente retrostante, e del vapore acqueo, evitando che questo condensi e generi a sua volta umidità. Il paramento esterno protegge le lastre isolanti dai raggi UV e dalle intemperie.
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SOLUZIONI E TECNOLOGIE Röfix SismaCalce è il sistema che integra il rinforzo armato delle murature ANTISISMICHE
con l’isolamento termico, consentendo in un’unica soluzione il miglioramento delle prestazioni antisismiche e di efficienza energetica dell’edificio. Lo strato di rinforzo antisismico è costituito da una speciale rete Röfix SismaProtect in fibre di vetro AR e fibre sintetiche speciali, una rete quadriassiale e alcaliresistente caratterizzata da alta resistenza in tutte le direzioni da impiegare in abbinamento a una malta minerale fibrata Röfix SismaCalce, a base calce idraulica NHL e basso modulo elastico.
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SPECIAL E MENO RISCHI CON MASTEREMACO FR MasterEmaco FR è la linea di malte da ripristino strutturale di Master Builders Solutions di Basf, SOLUZIONI E TECNOLOGIE caratterizzata da una particolare formulazione ANTISISMICHE che garantisce elevate prestazioni, facilità di miscelazione e applicazione, un’elevata resistenza a trazione e un’eccellente duttilità. Combinando le speciali fibre con una matrice specificamente studiata, è possibile ridurre l’ampiezza delle lesioni, evitando la formazione di fessure di grande ampiezza; per contro è favorita la nascita di microlesioni non pericolose a livello strutturale e di durabilità. Inoltre la presenza delle fibre modifica il comportamento del calcestruzzo da fragile a duttile garantendone una resistenza flessionale a trazione anche postfessurativa. La linea MasterEmaco FR, grazie alla completezza di gamma rappresentata da malte colabili e tixotropiche con fibre metalliche e non, è in grado di soddisfare ogni tipo di richiesta anche per lavorazioni fino a –10°C. Le malte duttili della linea MasterEmaco FR con la loro armatura diffusa, possono essere strutturalmente equiparate a sistemi composti da malte ad alte prestazioni e da reti di armatura.
FACCIATA OMBREGGIATA PER L’ASILO CON SANMARCO TERREAL FACCIATE Nell’area dell’ex convento di San Procolo, nel cuore di Bologna, le VENTILATE nuove costruzioni per asilo d'infanzia impiegano il laterizio nella sua forma più contemporanea. Le ampie schermature frangisole realizzate con Zonda e il sistema per facciate ventilate T-shape di SanMarco Terreal consentono il richiamo alla tradizione, evidenziando i nuovi corpi di fabbrica e giocando con gli altri elementi in pietra e i rivestimenti metallici. T-shape è l’ultimo nato tra i sistemi di rivestimento a secco in laterizio che coniuga la semplicità dei sistemi di posa a montante e traverso con l’eleganza della superficie a rilievo. I caldi colori delle argille francesi sposano il rigore del profilo geometrico, e creano originali giochi di luce e ombre. Il sistema, laddove pensato per rivestimento di pareti con isolante, è corredato dalla speciale membrana Wind Tex Facades 270 UV, ad alta grammatura (270 g/mq). Impermeabile, traspirante, ad altissima resistenza agli UV, la membrana garantisce un ottimo rivestimento dello strato isolante anche con facciate a giunto aperto fino a 5 cm, in alternativa ad altri sistemi di protezione dell’isolante stesso.
ANPEL, L’ARGILLA ESPANSA SI EVOLVE PARETI Lecablocco Bioclima Zero di Anpel è la famiglia di blocchi multistrato in ESTERNE argilla espansa Leca per murature termoisolanti isolanti portanti e di tamponamento, per pareti ad alto isolamento termico in edifici a energia quasi zero (NZEB) e murature armate con caratteristiche antisismiche. Evoluzione della tecnologia utilizzata in Scandinavia fin dagli anni Ottanta, il processo produttivo di Bioclima Zero permette di realizzare un manufatto ad alte prestazioni per pareti a posa singola, attraverso l’unione di tre elementi: un blocco interno in calcestruzzo di argilla espansa Leca; un pannello isolante in polistirene ad alta densità con grafite; un blocco esterno in calcestruzzo Leca che protegge il pannello isolante. Specifici per la realizzazione di murature portanti armate, con elevate prestazioni di resistenza al sisma, i blocchi Bioclima Zero18P, Zero23P e Zero27P.
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PATENTE INTERNAZIONALE PER RUREDIL
SOLUZIONI E TECNOLOGIE ANTISISMICHE
Ruredil mette la sicurezza in primo piano e presenta le sue tecnologie antisismiche FRCM Ruregold e Ruredil X Mesh, per il rinforzo strutturale del calcestruzzo e della muratura. Ruregold e Ruredil X Mesh sono i primi sistemi certificati secondo lo standard internazionale ACI549, e si basano sull’impiego di una rete in PBO (Ruregold) o in carbonio (Ruredil X Mesh) abbinata a una matrice inorganica stabilizzata appositamente formulata per l’utilizzo su supporti in muratura e calcestruzzo. I due sistemi garantiscono efficacia antisismica, facilità e tempi ridotti di applicazione, proprietà elevate in termini di efficacia, durabilità e resistenza al fuoco (certificate in classe A2). Rispetto ai sistemi FRP con matrice epossidica offrono una resistenza alle alte temperature identica a quella del supporto, resistenza all’umidità, applicabilità su supporti umidi in quanto a base inorganica, facilità di manipolazione e lavorabilità anche su superfici scabre e irregolari e, più in generale, una maggiore versatilità d’impiego. A differenza delle resine nei sistemi FRP sono inoltre sistemi atossici per l’uomo e l’ambiente.
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Isolamento e protezione al fuoco di solai, piani pilotis e autorimesse FACCIATE VENTILATE
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la soluzione per l’isolamento termico, acustico e la protezione antincendio di
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Protezione fino a REI 360 • ISOLAM-G è una doga rigida in lana di roccia biosolubile, verniciata sulla faccia a vista e sui bordi smussati con primer bianco; • ISOLAM-G è stato studiato per essere incollato direttamente sul solaio tramite il solo utilizzo di colla a base cementizia; • ISOLAM-G rappresenta una soluzione veloce, economica e dall’aspetto innovativo per proteggere efficacemente primi solai, piani pilotis e autorimesse dal caldo, dal freddo, dal rumore e dal fuoco.
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SPECIAL E MAPEI, MALTA AD HOC PER IL RINFORZO Planitop HDM di Mapei è la malta cementizia fibrorinforzata a reattività pozzolanica bicomponente a elevata duttilità, per il rinforzo strutturale armato di supporti come paramenti, volte ed elementi in muratura in abbinamento a Mapegrid G 120, Mapegrid G 220 e Mapegrid B 250. Grazie all’alto contenuto di resine sintetiche, Planitop HDM ha un elevato valore di adesione. Dopo l’indurimento si ottiene uno strato compatto e tenace, impermeabile all’acqua e ai gas aggressivi in atmosfera, e fortemente permeabile al vapore.
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ADESIVI SIKA, INNOVAZIONE PER TUTTI FACCIATE Quando si progettano facciate ventilate, Sika propone sistemi adesivi VENTILATE in grado di soddisfare le esigenze di estetica e comfort delle strutture moderne. La domanda di maggiore trasparenza e funzionalità nell'architettura odierna degli edifici richiede soluzioni innovative, come l'uso del vetro come elemento di rinforzo nella realizzazione di finestre. Utilizzando le più recenti tecnologie di incollaggio, Sika fornisce un’ampia gamma di adesivi per finestre in alluminio, legno e Pvc, a base di poliuretani, polimeri SB, siliconi, acrilati e hotmelts. Per le applicazioni manuali e automatiche, i prodotti Sika sono disponibili in cartucce da 300 ml, unipack da 600 ml, fustini da 23 litri e fusti da 200 litri. Già nella prima fase di progetto, Sika offre supporto completo nella scelta dei giunti incollati, del giusto adesivo e infine dell'ottimizzazione dei processi applicativi.
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Il sistema Isotec Parete di Brianza Plastica offre soluzioni affidabili, tecnologicamente all’avanguardia e complete per la realizzazione di facciate ventilate ad elevata efficienza energetica, sia per nuove costruzioni che per interventi di riqualificazione di edifici esistenti sia di grandi dimensioni che di tagli residenziali. Perfettamente integrabile con il sistema Isotec per il tetto, consente di isolare tutto l’involucro con prestazioni eccellenti e costanti nel tempo. Con la posa di un unico prodotto si realizza lo strato isolante continuo, la struttura metallica di supporto per il rivestimento e la camera di ventilazione. Costituito da un’anima isolante in poliuretano espanso rigido rivestito da una lamina di alluminio e da un correntino metallico integrato nel pannello, il sistema per facciate ventilate Isotec Parete offre elevate prestazioni isolanti con una conduttività termica λ D 0,022 W/mK. I pannelli Isotec Parete si applicano ad ogni genere di struttura, sia continua che discontinua e sono compatibili con qualsiasi materiale di rivestimento, dal gres alle doghe in legno, dall’HPL alle lastre in fibrocemento.
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WIENERBERGER, UNA MURATURA A DOPPIA FUNZIONE SOLUZIONI E TECNOLOGIE ANTISISMICHE
L’evoluzione della muratura armata firmata Wienerberger si chiama Porotherm BIO M.A. Evolution. Disponibile negli spessori 25, 30 e 35 cm, il blocco combina i vantaggi della muratura ordinaria portante e delle strutture intelaiate in cemento armato offrendo eccellenti performance. Sul fronte dell’isolamento, ad esempio, il blocco da 30 cm unito a un cappotto in lana di roccia da 12 cm permette di raggiungere una trasmittanza termica fino a U = 0,18 W/m2K. In più Porotherm BIO M.A. Evolution offre una risoluzione dei ponti termici semplificata rispetto al telaio in cemento armato, un’elevata duttilità della struttura con minori rischi di fessurazioni, e una maggiore snellezza dei setti portanti rispetto alla muratura ordinaria.
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CONSOLIDAMENTO IN ABBINATA CON LATERLITE Perimetro Forte è l'innoSOLUZIONI vativo sistema di conso- E TECNOLOGIE lidamento con funzione ANTISISMICHE antisismica proposto da Laterlite basato sul nuovo Connettore Perimetrale CentroStorico e Ancorante Chimico, in abbinamento alla gamma di Connettori CentroStorico, ai calcestruzzi e ai massetti leggeri Leca. Una soluzione pratica, certificata e brevettata, che oltre a ripristinare la funzionalità statica degli edifici contribuisce a migliorare la classe di rischio sismico. Perimetro Forte consente di ottenere il "comportamento scatolare" dell'edificio esistente, assicurando un efficace collegamento tra i solai e le pareti. Di conseguenza viene assicurata la continuità strutturale degli elementi portanti, realizzando uno schema statico in cui il solaio assolve al compito di ridistribuire al meglio le forze orizzontali sulle pareti, formando un piano rigido, ed evitarne il ribaltamento. Il risultato è una sensibile riduzione delle masse oscillanti durante gli eventi sismici e un aumento della portata utile del solaio.
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SPECIAL E AIPE: I VANTAGGI DEL POLISTIRENE ESPANSO SINTERIZZATO
GEOPLAST IN VERTICALE CON WALL-Y
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Il polistirene espanso sinterizzato (Eps) è un polimero resistente, versatile, leggero e sicuro che mantiene inalterate le sue qualità nel tempo. Le sue elevate proprietà isolanti lo rendono una delle soluzioni scelte per l’isolamento termico e acustico in edilizia, e la creazione di edifici sicuri, affidabili e performanti. Aipe, l’Associazione Italiana Polistirene Espanso, ne sostiene i principali vantaggi.
Isolamento delle facciate ventilate Tra gli strati che compongono la facciata ventilata, l’isolante termico determina l’ottenimento del comfort ambientale richiesto all’interno dell’edificio. Oltre a ritardare la propagazione di fiamma, l’Eps permette di eliminare il rischio di alterazione per effetto dell’umidità, grazie allo scarsissimo assorbimento idrico. Prodotto in lastre, l’Eps permette di ottenere livelli di isolamento differenziati, modulando lo spessore dei pannelli, in conformità alle leggi vigenti per il risparmio dei consumi energetici. La realizzazione dello strato termoisolante può avvenire mediante incollaggio o ancoraggio meccanico, sia interponendo sia sottoponendo le lastre di Eps fra gli elementi dell’ossatura di collegamento. Adottando la prima soluzione occorre eseguire un accurato controllo dei ponti termici lineari che insorgono nelle discontinuità delle lastre.
Casa antisismica L'Eps trova largo impiego nei sistemi Saad (Sistemi ad armatura diffusa), strutture con una elevata resistenza al sisma, caratterizzate da una struttura a setti portanti in cemento armato, isolati con casseri a rimanere in polistirene espanso. Gli elementi verticali sono utilizzati in pareti portanti, tamponamenti esterni e tramezzi interni, quelli orizzontali per primi solai, solai intermedi e di copertura. I Sistemi Saad permettono di realizzare strutture monolitiche altamente performanti grazie alla sinergia tra la resistenza alla compressione del calcestruzzo e alla trazione dell'acciaio. Questo garantisce una grande affidabilità strutturale anche in condizioni limite, come le sollecitazioni che si sviluppano durante il sisma.
UNIMETAL, PIÙ VELOCE IL FISSAGGIO FACCIATE VENTILATE
Wall-Y è la griglia ad elevata resistenza in HD PE di Geoplast per il verde verticale che protegge l’involucro dal punto di vista termico ed acustico, difendendolo dall’irraggiamento solare e migliorando la qualità di vita dei residenti. Semplice e veloce da installare, Wall-Y si fissa direttamente alla parete o a un'apposita struttura, mediante sistemi di fissaggio opportunamente dimensionati. La griglia è disegnata in modo da rimanere staccata dalla parete per 2,5 cm, consentendo la creazione di un’intercapedine minima per la ventilazione. Wall-Y non teme gli agenti atmosferici e garantisce alle piante l’habitat ideale per uno sviluppo naturale nel tempo. La particolare geometria e la colorazione vivace rendono l’elemento gradevole alla vista anche in assenza di copertura vegetale. Disponibile in verde e bianco, può essere realizzata su richiesta in differenti cromie.
Genus Wall è la doga con fissaggio a scomparsa di Unimetal che consente di riqualificare i fabbricati assicurando un considerevole risparmio energetico, e aumentando il valore estetico degli edifici. Il prodotto si installa in maniera semplice e veloce grazie alla vasta gamma di accessori come la sottostruttura in alluminio estruso, che garantisce la compensazione delle dilatazioni e consente di realizzare un’opportuna ventilazione. La chiusura degli elementi in testata e gli elementi ad angolo garantiscono l’andamento lineare del modulo evitando l’impiego di bordatrici. Unimetal offre un servizio di consulenza tecnica e di supporto in tutte le fasi, dalla progettazione alla posa in opera.
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PIÙ SICUREZZA CON I LATERIZI DANESI SOLUZIONI E TECNOLOGIE ANTISISMICHE
RESIDENZA GINEVRA Magnago Normablok Più S40 HP è il blocco di Fornaci Laterizi Danesi che garantisce alte prestazioni e massima sicurezza sismica. Attraverso un sofisticato processo produttivo, perle di polistirene additivato di grafite vengono sinterizzate direttamente all’interno dei fori dei blocchi garantendo così una trasmittanza termica di 0,14 W/m2K alle pareti intonacate tradizionalmente. I blocchi sono caratterizzati inoltre da un ottimale valore di capacità termica areica interna periodica, parametro essenziale per valutare il comfort abitativo. La particolare geometria del blocco, che prevede un apposito foro dotato di preincisione, consente di realizzare murature armate da tamponamento, anche su edifici pluripiano a torre o edifici con importanti altezze. All’occorrenza i blocchi possono essere posti in opera integrati con barre verticali di armatura, mentre nei giunti orizzontali di malta possono essere inserite delle staffe. In questo modo i blocchi Normablok Più S40 HP offrono la possibilità di massimizzare la sicurezza sismica della parete e le prestazioni termiche con un sistema semplice e veloce.
Un piccolo complesso residenziale, due edifici per otto unità abitative, offre differenti metrature, anche su due livelli. L’attenta scelta di finiture e rivestimenti e la ricerca di soluzioni innovative conferisce un’identità luminosa, moderna con spazi interni ottimizzati. Ampi giardini privati al pian terreno con l’affaccio su spazi verdi aperti con arbusti, alberi e siepi. L’utilizzo di tecnologie non nocive e rinnovabili, come i blocchi Ytong, consentono di ottenere una certificazione energetica di classe A (<29 kWh/mq). La Residenza Ginevra è stata realizzata da CFM Costruzioni di Manuele Federico (emanuelefederico.ef @ gmail.com; +39 349 3350379) Impresa nata nel 2002, specializzata nell’utilizzo dei materiali Yong, si occupa della posa delle murature da edifici di grandi dimensioni in appalti pubblici, a piccoli interventi di committenti privati. CFM è attiva in Lombardia, Piemonte, Liguria e Emilia Romagna.
MATERIALI UTILIZZATI • Blocco Climagold 40cm per le murature di tamponamento; • Pannello Multipor 10cm per la risoluzione dei ponti termici.
Il blocco da tamponamento CLIMAGOLD Ytong, con soli 300 kg/m³ di densità nominale e una conducibilità termica a secco di 0,072 W/mK, è in grado di garantire prestazioni eccezionali per una parete monostrato. Insuperabile leggerezza ed elevato spessore permettono una posa semplice, veloce ed economica e garantiscono ottime prestazioni di inerzia termica e di isolamento acustico.
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Alu-skin è la doga in alluminio di Alubel che permette di realizzare rivestimenti metallici di facciate ventilate e lineari. La doga metallica piana, completamente liscia o micro ondulata, è disponibile in versione standard in alluminio preverniciato con finitura "smooth", o in versione personalizzata grazie all’ampia gamma di finiture. L’innovativo incastro maschio-femmina a fissaggio nascosto e la vasta gamma di accessori lasciano libero sfogo alla creatività. L’installazione è facile e veloce, grazie anche all’elemento metallico ad altezza variabile.
SOLUZIONI E TECNOLOGIE ANTISISMICHE
I BLOCCHI ISOLANTI CHE NON TEMONO SCOSSE
Il sistema costruttivo Gasbeton offre soluzioni semplici e performanti per la realizzazione sia di tamponamenti esterni in edifici con struttura a telaio sia di murature portanti, anche in zone ad alta sismicità. I blocchi per muratura Gasbeton Energy e Gasbeton Active offrono alti standard in termini di isolamento termico. Associati a tralicci metallici a filo piatto, incrementano ulteriormente la loro resistenza, garantendo l’integrità delle spec-
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L’utilizzo intelligente dei materiali e delle tecnologie permette di realizzare un’architettura di qualità, con personalità ed eleganza. Come l’edificio residenziale, progettato a Seregno, che ha adottato il rivestimento in doghe di alluminio Alu-skin, in questo caso nella versione smooth colore bianco puro. Soluzione elegante ed efficace, Alu-skin ha concretizzato le idee del progettista Gianluca Bo’ che, fra la testata delle doghe e i monoblocchi delle finestre, ha inserito dei led che permettono scenografici effetti luminosi. Inoltre è stato realizzato un volume aggettante ricoperto da verde verticale, sempre retroilluminato dai led.
chiature e limitando la comparsa di fessurazioni durante il sisma. Le connessioni alla struttura portante inoltre evitano l’espulsione della muratura all’esterno del telaio. Con i blocchi Gasbeton Sysmic invece, è possibile realizzare murature portanti ordinarie in maniera molto semplice e rapida, e creare irrigidimenti aggiuntivi grazie a blocchi Forati e CanaGUARDA IL VIDEO TUTORIAL letta. Grazie alla combinazione di SULLA POSA DEI BLOCCHI A leggerezza, isolamento termico e TAMPONAMENTO ANTISISMICO resistenza meccanica, Gasbeton offre soluzioni murarie vantaggiose in tutti gli ambiti civili e industriali. Il sistema costruttivo garantisce inoltre resistenza al fuoco, riduzione dei pesi gravanti sulle fondazioni, ecosostenibilità, riduzione del numero di lavorazioni in cantiere, rapidità ed economicità esecutiva.
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Abbiamo in comune cose fuori dal comune
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La città delle Fiandre, in Belgio, concilia vivibilità, economia, turismo, cittadinanza e identità locale. Ma ha anche messo in primo piano i beni che appartengono a tutti e che, per questo, sono preservati e rispettati. Con l’aiuto di internet di Federico Della Puppa
Lungo i canali del centro città di Gent
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ual è la sfida della sostenibilità? In una città può essere solo la gestione delle risorse ambientali e naturali, dei cicli dei rifiuti, dell’acqua, la mitigazione degli impatti dei trasporti e del traffico veicolare? A ben osservare, tutti questi elementi costituiscono le condizioni minime della sostenibilità, gli elementi che ne contraddistinguono il tratto comunemente accettato e ormai universalmente diffuso. Eppure, all’interno della sostenibilità dobbiamo inserire altre categorie interpretative e di approccio che vadano oltre questa mera e semM a g g i o
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plice traduzione della sostenibilità. Come dimostrano le città green europee, quelle diventate capitali del nuovo modo di vivere e che in questi anni hanno vinto premi basati sulle loro scelte politiche e le azioni messe in atto per raggiungere gli obiettivi contenuti nei loro piani strategici, sostenibilità è un concetto che piano piano è stato affiancato e allargato. Si sono aggiunti temi quali la vivibilità, le opportunità economiche per i giovani e le altre categorie sociali, luoghi nei quali le iniziative culturali non sono relegate al concetto di tempo libero, ma sono diventate parte strutturante dell’offerta complessiva delle città.
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Il castello di Gent nel centro della cittĂ
Il Beffroi, la torre civica della cittĂ
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I vecchi edifici del centro e sullo sfondo il City Pavilion
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TRASFORMER Gent (chiamata anche Ghent o Gand, secondo le lingue locali, fiammingo, vallone o francese), piccola città di 258 mila abitanti nelle Fiandre, è un esempio di questa trasformazione, di questo nuovo modo di affrontare lo sviluppo locale. Punta soprattutto sul definire e gestire le condizioni per una elevata qualità della vita dei cittadini residenti, che associata all’attrattività storica del luogo, rende Gent una città dove chi vive bene è il primo testimonial e promotore non solo della bellezza, ma anche della vivibilità della città. Qualche numero racconta in parte Gent e la sua capacità di essere una città viva e vivibile per i suoi Gentenaars, i suoi cittadini. A Gent quasi tre cittadini su dieci sono studenti, dato che la città ne accoglie 72.500, pari al 28% della popolazione residente: un valore estremamente elevato, che fa comprendere come la città abbia puntato proprio sui giovani per rivitalizzarsi e aprirsi al futuro. Il domani poggia economicamente le basi sui 50 milioni di tonnellate di merci scambiate nel porto fluviale e sugli oltre 2,7 milioni di turisti che ogni anno visitano la città, pernottando per quasi 1 milione di notti. E non è un caso se l’immagine giovane e spensierata della città viene promossa da Gent ricordando che la città è provvista non solo di 74 parchi, 56 piccoli e grandi piazze dove vi sono mercati e i 30 ettari di aree pedonali (il valore più alto del Belgio), 26 laghetti, 23 musei, cinque abbazie e due castelli medievali (che ne fanno indubbiamente una meta turistica legata alla storia e alla tradizione), ma come la città sia costituita da una maglia di canali molto estesa e difficile da quantificare sulla quale si affacciano centinaia di
edifici storici che ne rappresentano il tratto più tipico e pittoresco. Ma le statistiche proposte da Gent ricordano anche che la città ospita il più grande street festival europeo (The Ghent Festivities), i cui effetti si fanno vedere lungo tutto il corso dell’anno con i tanti spettacoli di strada ed esibizioni musicali improvvisate nelle aree pubbliche della città, e che la città offre 653 ristoranti, 620 caffetterie e ben 250 tipi di birre diverse (visit.gent.be). VIVIBILITÀ, VISIBILITÀ Gent ha scelto un profilo giovane per rappresentarsi al mondo perché la città ha puntato tutto sulla vivibilità e vitalità del suo centro urbano, dove quattro reti di tram e una fitta rete di piste ciclabili garantiscono una mobilità altamente sostenibile. E questo profilo ha premiato la città dal punto di vista dell’attrattività, dato che nell’arco di pochi anni la popolazione residente è aumentata dai 251 mila abitanti del 2012 ai 258 mila del 2016, una crescita che è effetto proprio della qualità della vita che si respira in questa città e di scelte strategiche basate sull’incremento dei servizi per i residenti. Che diventano anche qualità della visita per i turisti che sempre più la premiano, come meta, assieme all’altra e storicamente rivale Bruges. Non a caso Gent si è data un programma strategico, chiamato Spatial Structural Vision 2030, dove l’approccio è basato sul singolo cittadino (citizen-centered design approach) al fine di creare opportunità e modalità di uso e offerta della città che siano adatte ai residenti, alle imprese e agli imprenditori di promuovere una maggiore vivibilità, sostenibilità e socialità del futuro urbano. Per implementare il
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Ristoranti e locali lungo i canali del centro. Sopra, a sinistra, vecchi edifici su uno dei canali del centro di Gent. A destra, vecchie case ristrutturate e colorate in contrasto con l'immancabile cielo grigio belga
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La piazza principale di Gent
processo di progettazione e di attuazione di questo programma, Gent ha avviato azioni partecipative e di co-creazione dei processi. Tutto ciò si basa su un assunto, una vera e propria mission che la città si è data e che si trova pubblicata sul sito dell’amministrazione comunale e che recita così: «Ghent is an open, inclusive, smart and child-friendly city. It connects all forces to develop the city into a lasting and livable whole and in doing so shapes the future. Ghent wants to be a creative forerunner in the transition towards a climate-neutral city. We are building an eco-friendly and diversified economy that brings welfare for all. By doing so, we develop a community of responsible citizens who can develop themselves freely and who can count on the necessary support».* IMPATTO ZERO Gent si propone dunque come una città aperta, inclusiva, intelligente e a misura di bambino. Una città che connette tutte le risorse per svilupparsi come una città a impatto zero. La città ha puntato sullo sviluppo di una comunità di cittadini responsabili, che di fatto si traduce anche nella sua accezione di città del turismo sostenibile, un centro focalizzato sul fattore umano, perché secondo Gent essere una smart city significa avere in primo luogo cittadini smart. «Smart cities cannot exist without their smart citizens», le smart cities non possono esistere senza i loro cittadini smart. Gent ha pianificato e sta promuovendo azioni basate su questa definizione di smart city, una definizione concentrata sul Dna della città, che si identifica nella conoscenza della città stessa, della società e degli stakeholders. La conoscenza a cui la città di Gent fa riferimento è legata non solo all’intelligenza, alla conoscenza in senso scientifico, ai saperi o a quella relativa al marketing territoriale (di cui Gent fa ampio e intelligente uso), ma è la conoscenza legata soprattutto all’identità locale, cioè alla conoscenza delle risorse, delle potenzialità, delle esigenze, ma anche del proprio territorio. Soprattutto è una conoscenza che Gent sta declinando in termini partecipativi e di appropriazione dei luoghi da parte dei cittadini. M a g g i o
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descriveva i pascoli che per loro natura erano considerati beni comuni. Secondo questa accezione storica, aggiornata dalla definizione che ne ha dato il premio Nobel Elinor Ostrom, i commons sono proprietà comuni create e gestite dalla comunità di cittadini. Sono beni accessibili a tutti, ma la loro esistenza dipende dalle attività di condivisione, basate su regole e norme definite dalla comunità stessa. Sono beni diversi da quelli pubblici o privati gestiti dalle norme statali o di mercato.
L'interno del City Pavilion con l'immancabile gruppo musicale estemporaneo ad esibirsi
BENI COMUNI A questo scopo Gent ha da poco intrapreso una sfida molto interessante per molte città europee, una sfida che in realtà è una buona pratica dal punto di vista dell’approccio. La città infatti ha finanziato uno studio, realizzato da Michel Bauwens e Yurek Onzia, intitolato Commons Transition Plan for the City of Ghent, che ha concentrato l’attenzione sulla presenza sempre più rilevante di commons in città, ovvero dei cosiddetti beni comuni, che l’indagine ha affrontato attraverso una consultazione della cittadinanza. L’obiettivo era definire quali politiche pubbliche possono supportare al meglio la nascita e la presenza di questi beni comuni. La ricerca, altro elemento molto significativo, è stata supportata da un spazio produttivo artistico rappresentato da Timelab, P2P lab e Vos e si è avvalsa di un apposito wiki (wiki.commons.gent) nel quale sono stati mappati oltre 500 progetti basati su commons divisi per settori di attività. A questa mappatura sono state affiancate interviste individuali e workshop incentrati sui beni comuni, del tipo «l’energia come bene comune», eccetera. I commons che la città, con questo studio, ha voluto indagare sono beni comuni o servizi, materiali o immateriali, che non sono né proprietà pubbliche né private. Lo studio ha utilizzato una definizione di bene comune che affonda le radici nella storia fiamminga dei meent, un termine che in passato
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STRUTTURE PUBBLICHE L’esempio più rilevante che Gent porta avanti da tempo sui beni comuni è quello relativo al Temporary Use, ovvero il modo attraverso il quale la città mette a disposizione aree o strutture per progetti e iniziative dei cittadini, che poi le gestiscono. Il tema, come si può intuire, è in un nuovo patto tra pubblico (Amministrazione comunale), privato (mercato) e cittadini al fine di usare questi beni come forme di costruzione di cittadinanza e di modalità di appartenenza del singolo alla collettività, alla comunità. Gent si dimostra una città innovativa e smart perché parte dai cittadini, non dalla tecnologia, e da ciò che i cittadini possono costruire dal punto di vista della cittadinanza attiva. Tutto nasce perché proprio i cittadini di Gent non hanno voluto veder approvati progetti, per esempio nel campo della mobilità urbana, che fossero scelti e definiti solo dalla loro rappresentanza politica (sindaco e giunta comunale) o che si basassero su interessi di qualche società. Il tema è come far evolvere il senso civico e di cittadinanza in una nuova e concreta forma di partecipazione e appartenenza dei cittadini alla loro città, alla gestione dei beni comuni e alla valorizzazione delle forme di inclusione sociale. È un tema centrale per lo sviluppo di tutte le politiche legate alle smart city, all’innovazione nella gestione delle città, perché è su questa sfida che di basa il futuro della vivibilità e dell’attrattività della città stessa, e dunque del suo sviluppo a lungo termine nel quale vanno affrontate le vere sfide alle quali siamo posti di fronte dai cambiamenti epocali nei quali siamo immersi, prima fra tutte la sfida al cambiamento climatico e alla costruzione di modelli di economia e società circolare ad impatto zero. Gent ci insegna che non bastano edifici a basso consumo, sistemi di mobilità urbana sostenibile o reti tecnologiche veloci e performanti. La sostenibilità non è quello, quelle sono le basi, non l’obiettivo. L’obiettivo è condividere le scelte e farle diventare proprie ai cittadini, che devono riappropriarsi della città in termini di spazi comuni, di spazi non utilizzati, di luoghi dove promuovere azioni di socializzazione e costruzione di una appartenenza che significa cittadinanza attiva e cura dei luoghi e dei rapporti con gli altri abitanti. CONDIVISIONE DA RIPENSARE Ma Gent ci insegna anche che vanno ripensati i modelli di condivisione, rivedendo le categorie della partecipazione, estendendole oltre le questioni legate alla promozione della società civile o delle rivendicazioni su diritti o doveri, e ripensando anche il modo di amministrare i beni della città, legando pubblico, privato e cittadini in un nuovo patto che rafforzi le questioni legate ai commons, siano essi l’identità locale legata allo stadio cittadino o alla gestione dei YO U T R A D E
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parchi pubblici, o alla gestione dei pasti scolastici o dell’immagine della città nel mondo. Il punto è come connettere commons e mercato, una azione che in alcuni casi Gent è già riuscita a realizzare, come nel progetto Bast, attraverso il quale sono state riqualificate vecchie abitazioni operaie e hanno creato mercato per imprese, ma hanno anche rivitalizzato quartieri che oggi vedono i loro commons rafforzati e non indeboliti, come la sicurezza e i controlli di vicinato. Il senso di questa appartenenza, di questa cittadinanza attiva lo si coglie, visitando Gent, e vedendo come la città sia viva perché include in sé gli elementi di accoglienza tipici di una città creativa, giovane e attiva. Passeggiare per le strade del centro storico, costeggiare i canali, visitare i vari luoghi storici e meno storici, le piazze come i parchi, rende l’idea di una città che nell’accoglienza e nella condivisione stia costruendo non solo il suo futuro ma anche quello di molte nostre città, se solo volessero seguirne l’esempio. I VERI LUOGHI COMUNI La sfida che Gent ha lanciato con la sua vision per il 2030 è, con un gioco di parole, una sfida non comune basata sui beni comuni. È una sfida che ha fatto proprie le analisi dell’economista statunitense Elinor Ostrom, premio Nobel nel 2009 proprio sul tema dei beni comuni (unica donna insignita dal Nobel nel suo campo) e le ha tradotte in azioni politiche e in riflessioni sulla governance dei processi a livello locale. L’esito è una città che aumenta la popolazione residente, che riqualifica i suoi edifici e gestisce le risorse e i sistemi di funzionamento della città con l’obiettivo di arrivare al consumo zero, all’impatto zero, all’equilibrio che garantisca un impatto sul clima prossimo allo zero. Ma Gent con le sue analisi e le sue politiche ci mostra anche che queste azioni non hanno risultati soddisfacenti e soprattutto consistenti e duraturi non solo se non si coinvolgono i cittadini, ma se non si agisce con i cittadini e non per i cittadini. Visitare Gent, questo gioiello delle Fiandre, non è solo visitare i suoi luoghi storici, ascoltare un concerto improvvisato per strada o passeggiare nel vecchio mercato centrale o bere una delle 250 birre belghe in uno dei numerosissimi bar presenti in tutta la città, ma è assaporare un clima di sostenibilità green vero e reale, dove al recupero architettonico delle abitazioni storiche e di quelle operaie si associa un uso degli spazi comuni in senso sostenibile e collettivo. Oltre la sostenibilità c’è la collettività, dopo l’ecologia c’è la sociologia. Gent è un esempio di città del futuro, nell’approccio a come affrontare le sfide prima che nelle soluzioni. Quelle in ogni caso ci sono, si vedono e sono tangibili e ci ricordano quanta strada abbiamo da fare nel nostro Paese, in perenne ritardo rispetto alle pratiche green che l’Europa ci indica e che molte città europee adottano con successo, vincendo premi e agendo nell’unico modo possibile per affrontare il futuro, con intelligenza e facendolo tutti assieme. * Gand è una città aperta, inclusiva, intelligente e a misura di bambino. Connette tutte le forze per sviluppare la città in un insieme duraturo e vivibile e così facendo plasma il futuro. Gand vuole essere un precursore creativo nella transizione verso una città a impatto zero. Stiamo costruendo un'economia eco-compatibile e diversificata che porti benessere per tutti. In tal modo, sviluppiamo una comunità di cittadini responsabili che possono svilupparsi liberamente e contare sul sostegno necessario. M a g g i o
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ITALIA MAGLIA NERA DELLA SOSTENIBILITÀ La Comunità Europea anni fa ha istituito l’European Green Capital Award: è premio annuale basato su alcune caratteristiche di rispetto per l'ambiente, con le quali le città europee possono candidarsi a diventare per un anno capitali verdi. Indovinate quante volte ha vinto una metropoli del nostro Paese Diciamoci la verità, non ne siamo capaci. Parliamo moltissimo di sostenibilità, di smart city, di politiche di innovazione per le città, ma ne parliamo solo nei tantissimi convegni e seminari. All’atto pratico l’Italia non è capace di distinguersi e applicare modelli e soluzioni che in Europa sono diventati pratiche comuni e non siamo capaci di promuovere nessuna nostra città sullo scenario europeo come città green. Da quando le politiche per la sostenibilità sono diventate una reale esigenza e non più una opzione facoltativa, l’Unione Europea ha promosso in vari modi, con norme e con incentivi, azioni in grado di diffondere la sostenibilità come fattore strategico per lo sviluppo delle città del futuro. Per rafforzare queste politiche l’Unione Europea nel 2010 ha creato l’European Green Capital Award, un premio annuale basato su delle «call» nelle quali le città europee possono candidarsi a diventare per un anno capitale verde, ovvero che ha messo e sta mettendo in atto azioni e politiche per lo sviluppo sostenibile. NO ITALY Da quando è stato avviato il premio nessuna città italiana è mai giunta nella cinquina della selezione finale. Eppure, in altri campi abbiamo avuto città che hanno saputo gareggiare a livello europeo e mondiale. Milano con Expo e con la candidatura a sede dell’Agenzia europea del farmaco, nel bene e nel male, ha dimostrato che si può fare, si può competere e a volte vincere o perdere, ma esserci, essere in finale. In questi casi le azioni da promuovere erano legate soprattutto al marketing territoriale e agli investimenti costruttivi o immobiliari. E su quel campo certamente l’Italia non ha nulla da invidiare a nessuno. Siamo deficitari, invece, dove tutta l’Europa si sta muovendo e solo noi, e qualche altro Paese europeo, arranchiamo. Ovvero, nella sfida alla sostenibilità e alla costruzione e adozione di modelli di sviluppo slegati dalle logiche lineari del passato e basati invece sulla circolarità dei processi, sia quelli economici che sociali. TUTTI BOCCIATI Dal 2010 a oggi l’European Green Capital Award ha visto partecipare alla competizione numerose città. Quelle italiane che hanno provato a candidarsi sono state poche e sono state
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tutte città che non sono mai approdate alla fase finale della selezione, da Torino a Bologna, da Firenze a Roma. Il punto è che per candidarsi bisogna tener conto di scelte politiche e azioni concrete che fanno riferimento a 12 indicatori: mitigazione del cambiamento climatico, adattamento al cambiamento climatico, mobilità urbana sostenibile, uso sostenibile del territorio, natura e biodiversità, qualità dell’aria, rumore, rifiuti, acque, sviluppo sostenibile e ecoinnovazione, performance energetiche, governance. Forse qualche nostra città può essere adatta a presentarsi in qualche campo con progetti e azioni messe in atto, ma nell’insieme, a ben vedere, è evidente che siamo in ritardo, forte, non è colmabile, come quello che un tempo avevamo sulla produzione di energia sostenibile, con incentivi governativi. LIVELLO LOCALE Per invertire la rotta non bastano le manovre e gli stanziamenti del Governo sui programmi straordinari per la riqualificazione delle città, serve proprio un cambiamento di passo soprattutto a livello locale, di singole amministrazioni comunali. Un cambiamento di mentalità che sembra tuttavia ancora lontano dagli standard europei ai quali siamo abituati, leggendo i piani strategici delle città candidate e poi finaliste e visitando le città vincitrici (come da anni stiamo proponendo su YouTrade, con i nostri reportage). È un cambiamento collettivo e complessivo che sembra lontano da promuovere con la stessa forza e capacità che altri Paesi europei, spesso citati come quelli con cui possiamo competere, dimostrano ogni anno. Perché l’occasione della presenza di una candidatura è anche l’occasione di una verifica della rispondenza delle nostre azioni rispetto alle esigenze della società e del territorio. Se mettiamo in fila le città finaliste e quelle vincitrici da quando il premio è stato istituito a oggi, il quadro è impietoso. Sei città tedesche hanno partecipato al premio arrivando in finale 11 volte e vincendo due volte, con Amburgo nel 2011 e Essen nel 2017. I Paesi Bassi hanno partecipato con tre città per sette candidature complessive vincendo una volta con Nijmegen (che sarà capitale green per il 2018). La Svezia ha visto tre città partecipare con sei candidature e una vittoria (Stoccolma nel 2010). Il Regno Unito, oggi impegnato a uscire dall’Europa, ha avuto due città partecipanti con cinque candidature in varie
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edizioni e una vittoria (Bristol, 2015). La Spagna ha avuto due città partecipanti con tre selezioni per le finali e un successo (VitoriaGasteiz nel 2012). Norvegia, Slovenia, Danimarca, Francia, Islanda e Belgio hanno partecipato con una città e, a parte Islanda e Belgio, se non alla prima occasione, alla seconda hanno vinto. Oslo sarà capitale green del 2019, Ljubljana lo è stata nel 2016, Copenhagen nel 2014, Nantes nel 2013. MAGLIA NERA La mappa delle capitali green europee premia certamente il Nord Europa, ma la presenza della Spagna sta a testimoniare che il green non è appannaggio esclusivo dei Paesi a Nord delle Alpi. In generale le città che hanno saputo promuovere vere operazioni di rinascita e riqualificazione di ampie zone della città (tra le quali Amburgo, Copenhagen, Essen, Bristol) o hanno saputo mettere in atto scelte e politiche strategiche di lungo periodo (tra le quali Ljubljana, Friburgo, Amsterdam, tutte città delle quali abbiamo parlato su questa rivista), hanno agganciato alle politiche di rigenerazione anche azioni a carattere sociale e di sostenibilità ambientale che oggi danno i loro frutti. E si traducono in città attrattive e vivibili, sia a livello metropolitano che in città di piccole e medie dimensioni. Basta leggersi i report che le città producono sui diversi indicatori e che testimoniano l’efficacia delle loro scelte, report che evidenziano purtroppo un gap che l’Italia deve colmare. Siamo il Paese che ha 3.310 amministrazioni che hanno sottoscritto
il Patto dei Sindaci su un totale di 7.723 firmatari. Spiace scriverlo, ma siamo bravissimi a firmare e prendere impegni, meno bravi a mettere in atto le azioni per raggiungerli. La nostra assenza anche solo tra le città finaliste del premio per la capitale green europea sancisce questa nostra debolezza. SPRECOPOLI Perfino nel nuovo premio destinato alle piccole città, chiamato European Green Leaf Award, non abbiamo saputo esprimere una città in grado di competere. Da quando è stato istituito, hanno vinto Mollet del Vallès (Spagna) nel 2015, Torres Vedras (Portogallo) nel 2015, Galway (Irlanda) nel 2017, Leuven (Belgio) e Växjö (Svezia) hanno vinto nel 2018. Per il 2019 non c’è nessuna città italiana candidata, mentre hanno presentato candidature Avignone (Francia), Cornellà de Llobregat (Spagna), Delitzsch (Germania), Gabrovo (Bulgaria), Horst aan de Maas (Paesi Bassi), Joensuu (Finlandia), Mechelen (Belgio), Nagykőrös (Ungheria), Pärnu (Estonia), Roman (Romania), Santarém (Portogallo), Serres (Grecia), Strovolos (Cipro), Tauragė (Lituania), and Valmiera (Lettonia). Italia assente, ingiustificata a questo punto. La sostenibilità non è una opzione e i premi rappresentano la misura dell’impegno reale nell’adottare scelte e azioni conseguenti. Sulla sostenibilità come italiani purtroppo siamo bravi a dire, meno a fare. Ma tra il dire e il fare in questo caso c’è il futuro delle nostre città e della nostra qualità della vita. È ora di cambiare.
CITTÀ FINALISTE "EUROPEAN GREEN CAPITAL AWARD" (2010-2019) NUMERO NUMERO DI CITTÀ DI CITTÀ FINALISTE VINCITRICI
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CITTÀ FINALISTE E (IN ROSSO) CITTÀ VINCITRICI
Germania
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Freiburg (2010, 2011), Münster (2010, 2011), Hamburg (2010, 2011), Nuremberg (2012, 2013), Frankfurt (2014), Essen (2016, 2017)
Paesi Bassi
3
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1
Amsterdam (2010, 2011), s’-Hertogenbosch (2017, 2018), Nijmegen (2016, 2017, 2018)
Svezia
3
6
1
Stockholm (2010), Malmö (2012, 2013), Umeå (2016, 2017, 2018)
Regno Unito
2
5
1
Bristol (2010, 2011, 2014, 2015), Glasgow (2015)
Spagna
2
3
1
Vitoria-Gasteiz (2012), Barcelona (2012, 2013)
Norvegia
1
4
1
Oslo (2010, 2011, 2016, 2019)
Danimarca
1
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Copenhagen (2010, 2011, 2014)
Francia
1
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1
Nantes (2012, 2013)
Slovenia
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Ljubljana (2015, 2016)
Islanda
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Reykjavík (2012, 2013)
Belgio
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Brussels (2015)
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1. Nasce da una pietra proveniente dal Belgio
la nuova collezione Anversa di Ceramica del Conca. Disponibile in quattro colori: tortora, grigio, grigio chiaro e antracite. Anche nel formato 120X120. 2. Il nome è quello della città di Parigi nell’Antica Gallia: Lutezia. La nuova linea di rubinetti in acciaio inossidabile di Cea interpreta in maniera contemporanea la tradizionale valvola idraulica dei primi del Novecento, per un bagno elegante e raffinato. 3. Glass Design presenta il lavabo in vetro serigrafato Ettore Sottsass, omaggio al famoso designer italiano. La geometria pura del cerchio avvolge le trasparenze dell’oggetto in connubio unico tra forma e decoro. 4. Un tratto grafico libero e impulsivo, dedicato all'Art Brut di Jean Dubuffet, per la finitura Doodle di Ceramiche Refin. Il rivestimento fa parte della proposta Plain pensata per la collezione Master Plan, ispirata alla versatilità del cemento. 5. Bagno striplook per Bette che mette a punto Deco, nuova finitura che combina tonalità calde evidenziate sotto forma di strisce verticali. Il primo prodotto a indossarle è BetteLux Silhouette, vasca in acciaio al titanio vetrificato, creativa, femminile e colorata. 6. Un pattern calibrato, valorizzato
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dall’accostamento di essenze diverse per superfici inedite, eleganti e delicate: ecco Avenue di Listone Giordano, la nuova collezione della linea Natural Genius, ideata da Matteo Thun. 7. Con le finestre atipiche Oknoplast è possibile creare aperture inconsuete per soddisfare qualunque forma architettonica: ad arco, circolare, triangolare e trapezoidale. Per la massima personalizzazione degli ambienti. 8. Geometrie, grafiche floreali e pattern luxury caratterizzano i ceramic wallpapers Wide&Style di ABK. Per enfatizzare il potenziale decorativo l’azienda ha creato una serie di soggetti grafici da colorare su lastra, ispirandosi al fenomeno virale dei colouring books. 9. Ventata di primavera per i radiatori di Ridea, marchio di Radiatori 2000. Oltre al motivo floreale, la collezione si contraddistingue per l’originale forma circolare alleggerita da un foro interno, che diventa un pratico porta salviette. 10. Un’Alba in cucina con l’innovativa cappa a soffitto di Falmec dal design geometrico e minimale. Il cuore funzionale è incassato nel controsoffitto, mentre la cornice perimetrale sporgente in vetro, con Led integrato, resta l’unico elemento visibile.
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zioni di Italgraniti pensate per il panorama architettonico e l’interior design contemporaneo, come Mega, lastre in gres porcellanato fino a 160x320 cm con uno spessore di soli 6mm, che interpretano i marmi più esclusivi, le pietre più ricercate, le essenze del legno e l’energia dei metalli. Nel soppalco, a cui si accede da una scala interna al Flagship Store, si trova l’area di lavoro per i professionisti e il pubblico.
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ERRATA CORRIGE A pag. 66 della rivista YouTrade n.88 di aprile 2018 è stato erroneamente indicato il gruppo d'acquisto del Centro Edile Franciacorta. La rivendita fa infatti parte del consorzio Edilcom e non del gruppo Made. Ci scusiamo con gli interessati e i lettori.
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MACCHÉ WI-FI, LA CONNESSIONE È LED
REALTÀ AUMENTATA PER IL MONTAGGIO Dopo una app che mostra l’effetto virtuale dei mobili nella propria abitazione, Ikea progetta di utilizzare la tecnologia di augmented reality anche per il montaggio dei mobili. Grazie alla realtà aumentata sarebbe superato, insomma, il problema di capire come assemblare i prodotti della casa svedese. Gli utenti, infatti, potrebbero seguire i vari passaggi in un ambiente tridimensionale, magari da affiancare proprio ai vari pezzi appena acquistati. Un modo molto più semplice e chiaro del classico manuale 2D su carta. Puntando uno smartphone sul mobile
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da assemblare, l’utente ha a disposizione le indicazioni in 3D e con animazione delle operazioni per un corretto montaggio del prodotto Ikea. Una soluzione che potrebbe essere adottata anche per altri tipi di prodotti che hanno necessità delle spiegazioni contenute nei manuali.
MENO ACQUISTI, MA NON QUELLI ONLINE Calano i consumi. Ma non quelli online. A gennaio 2018, secondo le rilevazioni dell’Istat, rispetto allo stesso periodo del 2017 le vendite al dettaglio sia nella grande distribuzione sia nei piccoli negozi sono calate dell’1,2%. Al contrario, il commercio elettronico ha registrato un aumento del 2,4%. Gli indici sull’e-commerce, spiega l’Istat, hanno un peso sull’indice generale dell’1,9% e misurano l’andamento delle vendite online «effettuate da imprese o stabili organizzazioni residenti in Italia a controllo nazionale o estero, la cui attività economica prevalente o esclusiva è la vendita al dettaglio attraverso Internet». Confrontando i dati delle vendite del commercio tradizionale con quello online, l’Istat rileva una dinamica «decisamente più sostenuta» rispetto a quella dell’indice generale nell’arco dell’ultimo biennio, con la sola eccezione di aprile 2017.
Arriva una nuova tecnologia per l’illuminazione. Si chiama Light Fidelity (LiFi). Con questo sistema, presentato da Philips Lighting, una lampada a Led fornisce una connessione a banda larga attraverso la luce. Mentre le onde radio sono sempre più sovraccariche, lo spettro luminoso è una risorsa ancora poco sfruttata con un’ampiezza di banda che consente una connessione stabile e simultanea di una vasta gamma di dispositivi Iot, Internet of thongs. Il LiFi è una tecnologia wireless ad alta velocità, a doppio percorso, simile al wi-fi, che utilizza onde luminose invece di onde radio per trasmettere dati in modo molto sicuro. Gli apparecchi di illuminazione per ufficio con
LiFi forniscono una connessione a banda larga con una velocità di 30 Mb al secondo (Mb/s), senza compromettere la qualità della luce. A 30 Mb/s, è possibile trasmettere diversi video in alta qualità e, contemporaneamente, effettuare video chiamate.
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