ZABAIONE NUMERO 5 ANNO XVI GIORNALISMO INDIPENDENTE AL PARINI DAL 2006 FEBBRAIO MMXXII
Mooz
EDITORIALE
MEMENTO QUERI
I
l Parini ha proseguito la sua nobile missione di dare qualcosa da leggere (e di cui lamentarsi) al Corriere e ai suoi lettori: l’occupazione. Prima di cominciare la mia filippica mi sembra doveroso premettere che io all’occupazione non ero favorevole, ma mi sembra opportuno parlarne. L’occupazione è un vetustissimo strumento di protesta degli studenti italiani, e il Parini nei suoi anni ne ha viste parecchie. Cos’è l’occupazione? L’occupazione è un gesto fortissimo, è il non plus ultra del dialogo studenti-istituzioni: quando il fallimento comunicativo diventa impossibile da ignorare, proseguire con la didattica come se nulla fosse perde di significato e si dimostra necessario metterlo in chiaro; dunque, si occupa. I tempi però sono cambiati, l’occupazione riporta a galla lontane memorie di Sessantotto – e lontane per davvero, tutti i professori che andavano al liceo nel 1968 hanno già superato l’età della pensione. Questa è l’inevitabile verità, il Sessantotto è lontano, lontanissimo; le proteste che funzionavano ancora negli anni Ottanta sono superate, non perché non efficaci, ma perché la scuola è cambiata, e con lei gli studenti. Dopo l’istituzione dei vari organi studenteschi (interni ed esterni alle singole scuole) l’interfaccia studenti-istituzioni è cambiata e la società tutta non è più abituata a un certo tipo di proteste. Proprio per questo l’occupazione stupisce e proprio per questo paradossalmente ha più potere di prima. La potenza mediatica delle occupazioni entra in contrasto con la loro natura: le 2
di daniele musatti
emergenze che le provocano raramente lasciano spazio a una cauta preparazione nelle pubbliche relazioni – e proprio in questo la nostra occupazione ha fallito. Dopo interminabili riunioni di Comitato Studentesco il Parini ha deciso di occupare e il Comitato stesso ha prodotto un documento con un’esposizione chiara e precisa delle nostre rivendicazioni. La condizione? L’occupazione sarebbe dovuta essere pacifica. Il Parini ha votato di nuovo. Il documento che sarebbe stato il nostro manifesto è stato sconfitto per il brivido del picchetto. L’unica tematica che è emersa era quella che si era deciso che non sarebbe stata presa in considerazione: il benessere psicologico, cui erano già state dedicate due giornate di assemblee d’Istituto. Secondo il Corriere: “Diversi i motivi alla base dell’ondata di occupazioni. Il primo è lo stress psicologico che si va diffondendo nelle classi.” Non era così? Le rivendicazioni erano altre? Di loro non c’è memoria. E in tutto questo, i professori? L’occupazione si è rivelata inefficace nel tenerli fuori dall’Istituto per più di mezz’ora e si sono ritrovati nella situazione paradossale di avere davanti classi vuote con gli studenti in cortile che chiedevano il dialogo. Come anche dal sondaggio sul benessere psicologico il professore si ritrova a ricoprire la parte di antagonista – l’occupazione non sarà stata contro di loro ma il risultato è lo stesso. L’occupazione è la decisione da prendere in extremis, quando tutto il resto ha fallito; la nostra è stata un reclamare a gran voce un dibattito con gli stessi professori a cui è stato precluso.
Non mi è piaciuta la serie di eventi che ci ha portati a questa occupazione. Non mi è piaciuto che siano state improvvisate le procedure di voto in sede di Comitato Studentesco. Non mi è piaciuto che siano stati cambiati quattro volte i parametri di voto per arrivare all’occupazione. Non mi è piaciuto che il Comitato Studentesco abbia rifiutato con una percentuale incredibile il documento stilato dallo stesso Comitato che avrebbe permesso all’occupazione di essere pacifica. Non mi sono piaciute tante cose ma non posso fare altro se non prenderne atto. Cosa ne pensa il Parini però? La mia posizione di certo non è condivisa da tutti. Magari sbaglio. O almeno, lo spero. Vi piace quello che leggete? Volete scrivere anche voi? Scriveteci su Instagram (@zabaione.liceoparini) per partecipare alle prossime riunioni del giornale, ogni mercoledì alle 14.15 da qualche parte dentro la scuola!
SOMMARIO
Scacchi italianiPAG. 3 storia di una lunga dominazionePAG. 4 felice anniversarioPAG. 6 cinquanta sfumature di greenPAG. 8 pagellone di sanremoPAG. 9 zabarecensioniPAG. 10 zabaoroscopoPAG. 12 zabaoracoloPAG. 12 zaba in cittàPAG. 13 zabaricettePAG. 13 zabaenigmisticaPAG. 14
febbraio 2022 Anno XVI
Numero 5 ZABAIONE
ATTUALITÀ
SCACCHI ITALIANI
L
OVVERO, LA DAMA di daniele musatti
a maldestra danza politica italiana non delude mai – o per meglio dire – delude sempre. La rielezione del Presidente della Repubblica ha avuto un impatto enorme sul palcoscenico politico, non tanto dando particolari sorprese quanto amplificando delle tendenze che si intravedevano già da tempo. A un mese dalle elezioni possiamo cominciare a vedere gli effetti che hanno avuto nel lungo termine, con i risultati dei sondaggi che cominciano a stabilizzarsi. Chi ha vinto? La risposta di moda è dire che con queste elezioni non ha vinto nessuno, perché hanno messo in luce la totale incapacità del nostro Parlamento di scegliere una figura d’autorità rispettata da tutto lo spettro politico. La politica però non funziona così. Quello che conta è il breve termine, le piccole insignificanti vittorie che portano avanti di un punto di percentuale sui sondaggi. Ebbene, in questo mondo dei vincitori ci sono stati. Senza ombra di dubbio quelli che se la sono cavata meglio sono Enrico Letta e Giorgia Meloni. Il primo è riuscito a mettere al Quirinale un politico scelto dal suo partito (come peraltro avviene dal 1999), la seconda invece ha ottenuto il favore del pubblico in maniera imprevedibile: facendosi tradire. La dinamica degli eventi è lunga e complessa ma, in sostanza, ha visto il centrodestra tirare fuori un nome dopo l’altro per veZABAIONE
derlo bocciato o fallire. Il centrosinistra? Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle sono rimasti in silenzio, senza fare proposte e lasciando che gli altri si scannassero. Ha funzionato. La falla nel piano del centrodestra era partire dal presupposto che il centrodestra esista; è un sogno: il bipolarismo in Italia non funziona. I tre principali partiti di destra hanno tutti in comune un forte elemento di culto della personalità del leader e lì è cominciato a crollare il sogno. La candidatura di Silvio Berlusconi ha fatto parlare molto ma troppo presto, non è riuscito ad arrivare al numero di parlamentari necessario e ha visto il colle scappargli di mano. Non c’è da farsi molte domande su cosa abbia affossato la candidatura Casellati: quando si dice al leader di un culto della personalità che non può farcela ma che uno dei suoi lacchè potrebbe, non può andare a finire bene. Di certo non si sa nulla, ma viene da chiedersi di chi fossero quei famosi 71 voti in meno del previsto… Comincia un nuovo atto, che sembra partire bene: si fa il nome di Elisabetta Belloni, proposta dalla sinistra ma appetibile per la destra, competente, imparziale. Quanto di più vicino ci sia al Presidente perfetto. E poi, il disastro. Non sapremo mai veramente quale sia stata la dinamica precisa ma di certo i segnali c’erano già: l’uccello del malaugurio è stato Matteo Renzi, il primo leader a dire
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ad alta voce quel nome che tutti bisbigliavano, “Mattarella”. Le forze della maggioranza si sono dovute fare un esame di coscienza e sono giunte all’ovvia conclusione, che il governo Draghi può esistere solo sotto Mattarella. Che fare dunque? Il Parlamento aveva già mandato un segnale molto chiaro: Mattarella stava prendendo voti senza bisogno di coordinamento e allora, tappandosi il naso, si è andati a votare. Il centrosinistra ha ottenuto quello che voleva ma è stata una vittoria solo per il PD, i pentastellati si sono scannati a vicenda. La Lega e Forza Italia hanno fatto la miglior scelta possibile nel breve termine, ma mostrandosi come voltagabbana. Giorgia Meloni è stata tradita: il centrodestra che doveva rimanere compatto si è fratturato nel momento in cui i suoi alleati hanno visto un’opportunità. Ma è rimasta ferma, facendo una figura migliore dei suoi colleghi, come dimostrano i sondaggi, in cui ha addirittura rasentato la posizione di primo partito. Certo, è facile avere ragione dall’opposizione, ora sta a Fratelli d’Italia passare a una fase costruttiva. Le elezioni sono ancora lontane ma, anche dovesse vincere una maggioranza il centrodestra con Giorgia Meloni al primo posto, potrebbe davvero fidarsi di chi già una volta l’ha tradita? 3
ATTUALITÀ
STORIA DI UNA LUNGA DOMINAZIONE
E DI BREVI SPRAZZI D'INDIPENDENZA
di martina lombardo, jessica stefanini e emma torreggiani
D
a troppo tempo ormai il bollettino sulla crisi ucraina è pressoché stabile sui canali di informazione europei: si tratti di notizie riguardanti scambi di battute e incontri più o meno felici tra i maggiori leader o di reportage direttamente dal fronte è innegabile che ormai il lieve senso di angoscia che si accompagna a tali notizie faccia parte della vita di molti. E l’angoscia di fronte alle minacce di invasione da parte della Russia forse sembrava talvolta fin troppo distante per il semplice motivo che l’Ucraina non è estranea al vedere il proprio sogno di libertà minacciato e poi soppresso dalla superpotenza che incombe oggi come ieri, soprattutto sulla cultura ucraina. La Russia è sempre stata ben lungi dal permettere sintesi culturali tra occupante e indigeno nei suoi luoghi di conquista – sintesi che sono alla base di moltissime delle grandi culture del passato – operando una pesantissima azione di russificazione, spegnendo per lungo tempo la voce dell’Ucraina e rendendola poco più che una succursale della nazione madre. Non dovrebbe stupire il lettore meno informato che, dal Seicento a questa parte, sono esistiti per il Paese solo brevissimi lassi di tempo in cui non si sia subita l’influenza russa, sempre conclusisi in repressione ancora più dura – come d’altronde suggerisce di diventare la situazione attuale. 4
Ma si parta dall’inizio, per chiarire come questa giovanissima repubblica si sia trovata – ai nostri occhi quasi tutt’a un tratto – tanto ai ferri corti con la superpotenza al di là del confine statale. Oppressa dalla Russia zarista dal XIX secolo, l’Ucraina non si organizza in uno Stato autonomo fino al 1917 – nel momento in cui, a causa della rivoluzione bolscevica in corso, il potere russo è più debole. Dopo un anno l’esperimento nazionale ha già fine, e nel 1923 gran parte dell’Ucraina odierna è una repubblica socialista sovietica, parte integrante della neonata URSS; il resto del Paese invece è ceduto alla Polonia. Fino ad allora uno dei principali granai d’Europa, l’Ucraina è colpita dalla prima terribile carestia di una lunga serie, dovuta alle continue guerre e all’inefficienza della martoriata amministrazione statale – e come se non bastasse dal 1929 la superpotenza sovietica ordina la collettivizzazione delle terre, una delle caratteristiche salienti del regime di Stalin. Il popolo ucraino non l’accoglie volentieri, come resiste a varie politiche imposte dal Partito, ma il suo dissenso viene ben presto soffocato e la repentina mancanza di contadini – denigrati pubblicamente come kulaki (proprietari terrieri) e deportati in massa nei gulag – causa il peggior periodo della carestia. Gli storici lo chiamano Holomodor, e si potrebbe dire che i milioni di morti da esso causati giustificano deno-
minare la tragedia un genocidio per mano russa. Nel 1941 l’Ucraina cade in mano nazista, ma al dissolversi del Terzo Reich, liberata dall’Armata Rossa, torna ad essere parte integrante dell’URSS, in un clima di oppressione tale a quello precedente la Guerra, con momenti di tensione culminante in scontri violenti e lotte intestine. L’Ucraina rinasce solo con la politica di riforme democratiche inaugurata da Gorbačëv nel 1986, consistente in una serie di misure volte ad attenuare la censura attraverso una graduale apertura della libertà di stampa, a rianimare il dibattito politico interno e a rendere pubbliche e relativamente criticabili le decisioni del Politburo (l’organo collegiale del PCUS, il Partito Comunista dell’Unione Sovietica, ndr), sulla linea del concetto di glasnost, ovvero trasparenza. Queste riforme dovrebbero non solo mettere in difficoltà l’ala conservatrice del PCUS, ma anche diminuire la propaganda, la retorica e l’occultamento dei problemi interni, i quali, secondo Gorbačëv, non permettono di risolvere i problemi dell’URSS. Il 1986 risulta un punto di svolta per il Paese, però, anche a causa di un evento ben più celebre: il disastro di Černobyl'. Nascosto per alcuni giorni e poi rivelato quando la Russia si rende conto di aver perso completamente il controllo della situazione, non solo devasta la regione per i decenni a venire, ma mette in chiara
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ATTUALITÀ luce l’inefficienza del potere sovietico, che diventa per molti una certezza; prendono vita movimenti di opposizione, raggruppatisi, nel 1989, nel Ruch, il Movimento Popolare per la Perestrojka - complesso di riforme economiche e politiche volte all’instaurazione di uno Stato di diritto socialista, inaugurato anch’esso da Gorbačëv, che mette in atto vari interventi di liberalizzazione al fine di introdurre nel sistema socialista elementi di economia di mercato, segnando la nascita delle prime aziende private. Il Ruch ricopre uno dei ruoli principali nella lotta per l’indipendenza, rappresentando l’ala più moderata dei movimenti nazionalisti in Ucraina e promuovendo un riallacciamento con la cultura nazionale. L’Ucraina si inserisce nella scia della caduta dei Partiti Comunisti dell’Europa Centro-Orientale indicendo le prime elezioni democratiche e dichiarando fuorilegge il Partito Comunista. Finalmente, nel 1991, l’Ucraina è un Paese indipendente, con ordinamento repubblicano. Seguono anni di relativa stabilità, e grandissimi sforzi da parte delle autorità nel governare un Paese ancora così legato all’influenza russa, al punto che dopo un decennio di governo ai limiti dell’autoritario di stampo sovietico, in seguito a un’accesa campagna elettorale, il nascente partito filoeuropeista viene sconfitto. Quando però la popolazione viene a conoscenza di brogli nell’elezione, nel 2004 scoppia la cosiddetta Rivoluzione Arancione: per giorni centinaia di migliaia di persone sfilano per le strade di Kiev in una protesta pacifica volta a chiedere nuove elezioni; si ottengono, grazie alla pronuncia della Corte Suprema ucraina che stabilisce la presenza di irregolarità nella prima tornata. Vincono i filoeuropeisti; il ZABAIONE
sentimento liberale ucraino è però ancora troppo giovane e fragile, e come in ogni rivoluzione ben presto il nuovo governo entra in uno stato di crisi da cui non riesce a districarsi, dando inizio ad un nuovo periodo di instabilità politica, tra dissenso interno al partito filoeuropeo e un continuo avvicendarsi di primi ministri. Questo disastroso tentativo di governo porta alla rielezione nel 2014 dei filorussi, dando inizio a un periodo di allontanamento dall’Europa, con cui si sospende l’accordo di libero scambio preesistente. Hanno inizio forti proteste popolari, chiamate Euromaidan dal nome della piazza dove i manifestanti si stanziarono, che portano ad un livello di tensione tale da costringere il presidente a fuggire in Russia; in risposta la penisola della Crimea, punto strategico sul Mar Nero, insorge e proclama l’indipendenza, chiedendo – e ottenendo – l’annessione alla Russia in seguito a un referendum popolare vinto con oltre il 90% dei voti. In questo contesto scoppia una guerra civile a bassa intensità nel cuore industriale dell’Ucraina, la regione orientale del Donbass, che ad oggi ha causato già 14 mila morti; il conflitto nasce principalmente dalla diffusa tendenza separatista sul territorio, e si conclude giusto qualche settimana fa, quando il 21 febbraio 2022 Putin riconosce l’indipendenza delle due repubbliche che ora compongono la regione. Si tenta di sanare la situazione già dal 2015, firmando l'accordo di pace “Minsk II”, che prevede principalmente la totale assenza di milizie russe nel territorio del Donbass, e che Kiev assicuri autonomia alla regione, oltre che un’amnistia nei confronti dei ribelli. Pare inutile dire che nessuna di
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queste condizioni è stata rispettata. Questo clima di tensioni e guerriglia richiama alla situazione che si presenta oggi, aggravata oltretutto da un periodo di fortissima instabilità finanziaria in seguito alla svalutazione quasi del 50% del rublo, seguita da un breve periodo di ripresa arrestato dall’arrivo della pandemia. Proprio nel 2019 l’Ucraina tenta un avvicinamento alla NATO, casus belli della corrente tensione con la Russia, che non tollera una tale espansione verso Est dell’organizzazione e al momento minaccia un’invasione del territorio ucraino. Eppure in questo modo la Russia è già riuscita a impedire all’Ucraina un prossimo ingresso nella NATO, fomentando le tensioni interne al Paese e così vanificando lo sforzo ucraino sul nascere. L’Ucraina assicura il 40% del gas russo destinato all’Europa – principale elemento dell’economia russa – è fonte di beni alimentari, ricchissima di risorse del sottosuolo (specialmente nel Donbass) e con i 1500 km di confine che uniscono i due Paesi pare impossibile che la Russia rinunci alla propria posizione di forza nei confronti dell’Ucraina. Osservando lo schema storico appena delineato, la nuova invasione da parte della Russia il 25 febbraio è stata tristemente inevitabile, con le promesse dell’Occidente di tener l’Ucraina ben lontana dalla NATO per il prossimo decennio andate inascoltate. Perché, in fondo, l’Ucraina è già invasa da molto tempo, per certi versi, dalla Russia. E la situazione di stallo era fragile, pronta a scivolare da un momento all’altro dal filo di rasoio su cui aveva ormai perso la speranza di mantenere l’equilibrio. 5
ATTUALITÀ
FELICE ANNIVERSARIO
ASSALTO A CAPITOL HILL, BIDEN E METAVERSO UN ANNO DOPO Di Alessia petrera e federico savorani
È
iniziato un nuovo anno: la Russia di Putin ha invaso l’Ucraina, Mattarella è nuovamente eletto presidente, e Mahmood e Blanco vincono Sanremo. Il mondo cambia velocemente attorno a noi in un turbinio di informazioni, e quando la situazione del nostro Governo ci sembra disperata, siamo davvero fortunati a poter assistere a quella commedia tragica che è la politica statunitense, che ci tiene coi piedi per terra. Dopo le disastrose elezioni del 2020, quest’anno possiamo assistere ai rigurgiti retorici dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. La crème de la crème dei Democratici ha commentato l’anniversario, ricordando il giorno in cui “gli ideali della democrazia sono stati attaccati”; così ha detto la Vicepresidente Kamala Harris in un discorso a riguardo, il 3 gennaio scorso, aggiungendo che “ci sono date che ogni americano conserva sempre nel cuore, oltre che nella memoria: 7 dicembre 1941 (data dell’attacco a Pearl Harbour, ndr), 1 settembre 2001, e 6 gennaio 2021”. Per quanto questo paragone sia assurdo, è chiaro a tutti che gli eventi in questione non sono minimamente comparabili sia per impatto sociale che per numero di vittime (5, di cui solo 1 agente di polizia, e ben 4 tra le fila dei rivoltosi), non va neanche considerato troppo comico. Se il governo di Biden avesse conseguito risultati 6
degni di nota in questo anno di governo, questi avrebbero potuto sostituire le illazioni contro gli avversari politici, di cui peraltro stanno ancora venendo disfatte le leggi approvate durante lo scorso governo. La reputazione data dalla buona gestione della campagna vaccinale, dell'emergenza covid e gli investimenti a sostegno della popolazione (contenuti nella Bipartisan Infrastructure Law) è stata praticamente cancellata dalle pessime mosse in Afghanistan e dalla generale indifferenza della popolazione nei confronti di questo presidente che fa fatica perfino a disfarsi delle vecchie leggi di Trump, come i controversi Immigrant Protection Protocols. A proposito di quest’ultimo, recentemente sembra essere ricomparso sulla scena politica, dopo il fallimento del lancio del suo “social network”. Perchè? Come detto in precedenza, ricorre l’anniversario dell’assalto a Capi-
tol Hill. E con esso, sono arrivati i risultati dei processi di 725 assaltatori, dopo quattordici mesi di indagini e inchieste, analisi di numerosi post sui social e ore e ore di video di sorveglianza. Tra questi è degno di nota Stewart Rhodes, capo degli Oath Keepers, un gruppo armato di estrema destra, accusato di cospirare contro il paese. Solo il 20% degli accusati si è dichiarato colpevole e appena la metà è effettivamente stata condannata, senza contare le 31 persone i cui processi sono ancora in corso nella Superior Court, che si occupa di reati minori. Tra le sentenze più lunghe vediamo quella di Robert Palmer, condannato a 5 anni di carcere per aver assaltato degli agenti di polizia con un estintore, mentre Jacob “Sciamano” Chansley ha ricevuto una condanna di soli 41 mesi. Alcune delle persone coinvolte stanno addirittura utilizzando la rivolta come trampolino di lancio
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ATTUALITÀ
By Elvert Barnes from Silver Spring MD, USA - Before.SenatePark.WDC.6January2021, CC BY-SA 2.0
per una carriera politica: in corsa per il Congresso di Washington troviamo ben 24 di questi distinti individui. Insomma, sembra che la giustizia fatichi a seguire il suo corso e che molti degli imputati, soprattutto quelli più in vista sui social, stiano venendo trattati coi guanti; perdipiù, non c’è stato nemmeno un imputato accusato di insurrezione. Non stavamo parlando del più grande attacco alla democrazia americana? Esempio lampante ne è Donald Trump, il cui ruolo di fomentatore e, secondo alcuni, organizzatore della “protesta pacifica” ancora non è chiaro. Dai processi sono risultati buchi di svariate ore nei tabulati telefonici della Casa Bianca, coincidenti con l’attacco, ma di quelli si stanno cibando i cospirazionisti, e non costituiscono una prova di copevolezza. L’ex presidente inoltre è stato recentemente costretto a fornire 800 pagine di documenti tra cui diari presidenziali, email, elenchi dei visitatori della Casa Bianca e numerose note scritte a mano. Inoltre, qualche settimana fa, il procuratore distrettuale Fani Willis ha fatto richiesta per un grand jury a partire dal 2 maggio, che le permetterà di ottenere mandati ZABAIONE
di comparizione per costringere i testimoni a parlare e raccogliere ulteriori prove. Quel che è certo è che un paio d’ore prima dell’ingresso di fanatici con la faccia dipinta nel Campidoglio il tycoon concludeva il suo discorso con un sermonico “Non ci arrenderemo mai. Non lasceremo che vincano” per poi twittare, dopo le richieste di sua figlia e di vari esponenti del suo stesso partito, preoccupati dalla violenza degli assaltatori: “Conosco il vostro dolore. So che siete feriti. Vi amiamo. Siete molto speciali. Avete visto cosa succede. Avete visto come vengono trattati gli altri. ... So come vi sentite, ma andate a casa e tornate a casa in pace.” Il filo conduttore tra gli eventi dell’anno scorso e Trump, sono proprio i social come Twitter: tirannici censori del dibattito se vieni sospeso per incitamento all’odio (come successo a lui in seguito) e utilissimi strumenti di propaganda e disinformazione quando usati da lui e i suoi sostenitori. Se c’è un dibattito da fare sulla democrazia, è proprio quello incentrato sul ruolo di queste piazze digitali ad ampissima diffusione: dovrebbero moderare la discussione in quanto aziende pri-
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vate in cerca di profitto, o abbattere ogni forma di censura e porsi come infrastrutture pubbliche? Il rettiliano a capo di Meta non sembra decidersi, passando da imporre regole sulla sensibilità nei suoi prodotti (è bene ricordarlo a tutti: quando postate una storia su Instagram, state riempiendo le tasche di qualche nerd in California) ma allo stesso tempo volendo creare un “metaverso”. Evidentemente non si preoccupa troppo delle “minacce” di non essere più invitato a cena alla Casa Bianca. La linea è sottile, e un ipotetico - ma virtualmente impossibile - processo a Donald Trump quantomeno farebbe chiarezza in questa nebbia giuridica. Sugli stessi social dove i suoi elettori gli fanno propaganda gratuita per svariate ore al giorno, altri scrivono decine di post con l'hashtag #arrestDonaldTrump. In ogni caso, per ironia della sorte, si parla sempre dell’ex presidente, ormai quasi certamente deciso a candidarsi nuovamente nel 2024, e non dell’attuale, creando un gap politico al quale Cina e Russia stanno puntando i loro occhi affamati. 7
ATTUALITÀ
CINQUANTA SFUMATURE DI GREEN
SI RIACCENDE IL DIBATTITO SUL NUCLEARE Di lorenzo vinelli
P
ensavamo di essercene dimenticati. A partire dagli anni Ottanta, questa redditizia quanto pericolosa fonte energetica viene considerata come l’origine di tutti i mali. Chernobyl estirpò i quattro reattori italiani. Fukushima fece lo stesso con Giappone e Germania. Gli ambientalisti più convinti paventavano il rischio di nuovi incidenti nucleari, aggiungendo che per estrarre l’uranio si usa una grande quantità di energia da fonti fossili. La stessa che viene consumata per estrarre anche litio e silicio, elementi fondamentali nella produzione energetica ecosostenibile. E ora, dopo molti anni di letargo, il nucleare si ripresenta sulla scena. È stato infatti incluso nei piani di sostenibilità di Paesi come USA, Cina e Regno Unito, stando all’annuncio dei rispettivi leader. Si pensi che l’amministrazione Biden ha stanziato 8,47 miliardi di dollari per gli impianti nucleari esistenti, in aggiunta al fiume di denaro rivolto alla ricerca sul cosiddetto “nucleare avanzato”, ovvero prodotto da reattori cinque volte più piccoli del normale e perciò adatti ad essere costruiti in fabbrica. Inoltre, durante la Cop26 di Glasgow, Stati Uniti e Romania hanno firmato un accordo secondo cui le vecchie centrali a carbone rumene verranno riconvertite in nucleari da una start-up americana. Quanto all’innovazione, la fantasia non manca. Bill Gates con l’azien8
da TerraPower sta sperimentando il sodio liquido, mentre X-energy utilizza sfere di grafite, del diametro di una palla da biliardo, denominate “ciottoli” per un reattore futuristico. Si tratta solo di alcuni esempi dei cosiddetti “reattori di quarta generazione”, che abbandonano l’uranio come combustibile e l’acqua come refrigerante, in modo da lavorare a temperature più elevate ma a pressioni più basse. Tuttavia, a causa dell’elevato rischio, la sperimentazione nucleare necessita di diversi anni e deve ricevere l’approvazione dei tecnici specializzati ancora prima della costruzione di un prototipo. Nel frattempo, la Cina progetta 150 nuovi reattori, seguita dalla Francia. E l’Europa? Non è da meno. All’inizio di febbraio è stata approvata la “tassonomia”, ossia un sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili da un punto di vista ambientale. Il documento ha incluso anche nucleare e gas naturale, con alcuni limiti, tra le energie “green”. Tutto va bene, purché non sia carbone. Ciò ha provocato una crisi di nervi all’intera Commissione Europea ed una netta frattura tra i Commissari dei vari Stati. La Francia è alla guida dei favorevoli (tra cui Croazia, Finlandia, Ungheria, Polonia, Belgio e Svezia), mentre la Germania sostiene i contrari (Austria, Lussemburgo, Spagna, Portogallo e Danimarca). Sette Paesi sono confusi. Quanto alle normative, le nuove
centrali nucleari dovranno ottenere il permesso prima del 2045 e dare garanzie sul trattamento delle scorie e sullo smantellamento degli impianti in disuso. La tassonomia trova giustificazione nel fatto che per molti Stati sarebbe pressoché impossibile raggiungere gli obiettivi del Green Deal senza prima passare da una fase transitoria con utilizzo di nucleare o gas. In tutto ciò, la Germania, con i Verdi al governo, spera ancora di abrogare il provvedimento. Nel frattempo, continua sulla propria linea di chiusura di tutti gli impianti nucleari, grazie al gasdotto North Stream che le assicura l’appoggio energetico. Va detto, però, che le centrali nucleari tedesche e francesi – ad oggi - alimentano il 15% delle case italiane. Se la Germania spegne tutto, per l’Italia saranno guai. Peraltro, senza nucleare bisognerà rinunciare anche alle auto elettriche: solare ed eolico non ce la farebbero mai a colmare il gap energetico. Intanto il nostro Paese ha riacceso i vecchi impianti a carbone. Ma il Ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, apre la porta ad un nucleare di terza e quarta generazione, visto che il referendum del 1987 ha fatto dell’Italia l’unico Paese del G8 senza nucleare. L’Eni, frattanto, ha ottenuto un finanziamento da 350 milioni di euro in ricerca tecnologica, e la via sembra ormai segnata. Fu la scelta giusta? Ai posteri l’ardua sentenza.
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SVAGO
IL PAGELLONE DI SANREMO SOTTOTITOLO
di maria cattano no regalato al pubblico un pezzo che rapisce ed entra facilmente nella testa Ultimo nella classifica ufficiale, dell’ascoltatore con strofe e ritornello primo nel cuore di molti. Esulta e ride giovani e travolgenti; cresciuti rispetto per il venticinquesimo posto con il alla scorsa edizione, hanno conquistasorriso e l’ironia che lo contraddistin- to il pubblico con una canzone più origuono. Ha partecipato al festival con ginale ed autentica. un brano più che orecchiabile, dal teGIANNI MORANDI sto profondamente dolce e romantico. Ci aveva già fatto sognare con Outfit molto giovanili hanno accom- l’incidente prefestival della canzone pagnato performance vivaci, fresche pubblicata per errore, a cui ha rimediae coinvolgenti, anche se purtroppo to con autoironia. Gianni Morandi ha non sempre perfette dal punto di vista portato una ventata di spensieratezza canoro, difetto che, siamo fiduciosi, sul palco partecipando con un pezzo scomparirà con un po’ di esperienza simpatico e pieno di vita, in cui si sente in live. e chiara l’influenza di Jovanotti. MAHMOOD E BLANCO forte Terzo posto sul podio meritato, per la La loro vittoria era prevedibile, vitalità del brano e della performance ma non per questo immeritata. Hanno portato una canzone d’amore toccan- e per il suo personaggio sempre piacete, il cui punto di forza è l’armonia tra vole e sorridente.
TANANAI
le due voci capace di far venire, si può dire, i brividi. Blanco ha stupito con dei look elegantemente particolari. L’incontro tra due personaggi apparentemente così diversi ha dato un risultato stratosferico, che speriamo di vedere valorizzato all’Eurovision!
ANA MENA
stanza per meritare il secondo posto. Tuttavia non può non rientrare nella top 10: si è distinta per un’eleganza unica, sia nel fine colore bianco che ha indossato per tutte le serate, sia nel pezzo potente e al tempo stesso delicato.
IRAMA
La crescita di Irama nel suo percorso musicale è stata notevole; questo pezzo è maturo, tenero nel testo e forte nella musica che gli permette di dare il meglio con la sua voce intensa. Unica pecca gli outfit, che non hanno sempre convinto il pubblico.
SANGIOVANNI
Sangiovanni conquista il pubblico con la sua dolcezza (abbiamo notato tutti la collanina della fidanzata Giulia e il testo del ragazzo innamorato perso) e con un ritornello accattivante che è già in radio tutti i giorni, più volte al giorno. Il brano è in linea con lo stile del cantante, ma meno “tipico tormentone estivo” rispetto ad altri pezzi del passato: fresco e giovanile senza scadere nell’insignificante. Approvato!
Si sa, non sempre il genio è compreso dai contemporanei. Forse definire Ana Mena un genio è un po’ troppo, ma di sicuro sarà la regina dell’estate 2022: il suo pezzo, a metà tra il neomelodico e il latino-ameriDARGEN cano, per quanto aspramente criticato Ahimè, c’è anche chi in questo feSi può storcere il naso sugli out- ora avrà rapito tutti tra qualche mese. stival non ha brillato. Il bocciato dell’efit decisamente originali e sugli spiri- Ne riparliamo a luglio! dizione 2022? tosi occhiali da sole, ma la canzone di DITONELLAPIAGA E RETTORE ACHILLE LAURO Dargen ha già conquistato le playlist A dispetto della differenza d’ e tà Eccellente l’idea del coro gospel, di mezza Italia. Un messaggio di speranza, allegria e risveglio sulle note e di stile delle due cantanti, la sintonia ma sprecata su un pezzo così banale. di una base dance che non può fare a di questo duetto è stata palpabile in Achille Lauro ha portato un brano che meno di mettere di buon umore chi ogni esibizione, a partire dagli outfit sembra un copia incolla dei suoi Rolls l’ascolta. Ottima per cominciare al coordinati fino ad arrivare alla forza Royce e Me ne frego; anche le esibiziodel pezzo, avvincente ed energico. Te- ni, solitamente spettacolari, quest’anno meglio questo 2022! niamo le dita incrociate per qualche non sono riuscite a rapire il palco come in passato. La speranza è che si riveli in LA RAPPRESENTANTE DI LISTA collaborazione futura! ELISA grado di risollevarsi con un po’ di creDuo vivo e ribelle, sul palco semUnpopular opinion: Elisa in atività da questo momento di mediopre con outfit stravaganti ed esibizioni coinvolgenti. Anche quest’anno han- questa edizione non ha brillato abba- crità. ZABAIONE
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ZABARECENSIONI WONDER WOMAN: IL MITO
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onder Woman, prima eroina della DC Comics, icona femminile, quest'anno compie 80 anni dalla sua prima comparsa. Per celebrare il grande evento, Palazzo Morando a Milano le dedica una mostra, la quale si concluderà il 20 marzo 2022. Durante l'esposizione lo spettatore viene guidato nella storia dell'eroina e delle sue grandi imprese attraverso iconografie, materiale multimediale e oggetti di scena. Le prime sale sono incentrate principalmente sull'evoluzione del fumetto di Wonder Woman, accompagnata da illustrazioni di grandi artisti come Emanuela Lupacchino, Alex Ross, Brian Bolland. Il percorso procede e dall'inchiostro su carta si passa agli incredibili costumi e oggetti di scena originali utilizzati nei film e che rendono reale WW. Si nota soprattutto il grande cambiamento del personaggio da eroina a "mortale impegnata socialmente", come citato nell'esibizione stessa. Ricca la quantità di materiali esposta e di certo non mancano i particolari interessanti. Tuttavia, se non si è parte del fandom, l'esposizione non consente una visione completa della creazione del personaggio. Sicuramente per chi è da sempre appassionato del fumetto di Wonder Woman la mostra risulta piena di particolarità e di elementi curiosi e affascinanti. Purtroppo per chi invece non ha grande conoscenza del personaggio può risultare troppo incentrata sul processo inventivo del fumetto e non sull'evoluzione della figura del personaggio stesso. (Elena Covini e Chiara Galgani)
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THE TRAGEDY OF MACBETH
oel Coen ritorna dietro la macchina da presa, senza la collaborazione del fratello Ethan, dirigendo il Macbeth, la più breve e forse la più intensa delle grandi tragedie di Shakespeare, accompagnato dalla moglie Frances McDormand e Denzel Washington nel ruolo dei protagonisti. Per tradurre in immagini i lati più cruenti ed espressivi del testo shakespeariano l’autore si rifà ai maestri della tradizione, da Bergman a Laurence Olivier, ma il suo, lungi dall’essere un semplice omaggio, è un punto di partenza per sperimentare liberamente il medium cinematografico in un’affascinante quanto inquietante esplorazione estetica. Di fronte alle innovazioni della sua messinscena essenziale, con scenografiche pareti spoglie che si stagliano fino al cielo creando un effetto di paradossale claustrofobia, e il bianco e nero in un perfetto contrasto che sembra quasi tagliare lo schermo a metà, lo spettatore viene immerso in una storia che è un insieme di cinema e teatro, noir e dramma classico, con il testo originale e parti riadattate in inglese moderno. La recitazione di Washington e McDormand è di altissimo livello e colpisce la scelta di due attori non più giovani, in contrasto con la reale età anagrafica dei protagonisti, che aggiunge un tono malinconico alla tragedia. Da guardare su Apple TV, dove è disponibile anche in lingua originale con i sottotitoli, per lasciarsi coinvolgere da una vicenda che tormenta nel profondo, riletta da una firma della cinematografia contemporanea. (Francesco Sciarrino)
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’è davvero bisogno di consigliare una storia che è nata dalla mente geniale di Agatha Christie? Probabilmente la risposta è “no”, ma possiamo dirvi che il film ha sicuramente reso giustizia al libro. Interpretata da stelle del firmamento Hollywoodiano del giorno d’oggi, “Assassinio sul Nilo” di Kenneth Branagh per 2h e 8 minuti riuscirà a tenervi con il respiro sospeso. La trama non si allontana particolarmente dalla storia originale: quello che all’inizio sembra una luna di miele da sogno si trasformerà in un vero incubo. La ricca e bellissima moglie (Gal Gadot) e il marito (Armie Hammer) decidono di organizzare un viaggio in Egitto con amici. La situazione, però, precipiterà quando il detective Hercule Poirot si troverà costretto a stanare il colpevole di un misterioso assassinio. Tutti i personaggi, molto elaborati ed affascinanti, hanno qualcosa da nascondere e l’investigatore dovrà scovare i loro scheletri nell’armadio, numerosi per via dell’esorbitante patrimonio della sposa. Inoltre si potrà apprezzare per la prima volta un lato più umano del famoso investigatore che si nasconde dietro a quei folti baffi e a quell’accento francese. Quasi 300 pagine scritte dalla regina dei gialli sono state trasformate in immagini che fino a poco tempo fa esistevano solo nella mente di milioni di lettori. Alibi e false prove che solo lei avrebbe saputo trasformare in parole ed enigmi che soltanto Poirot avrebbe saputo risolvere, o forse no… Riuscirete a scoprire chi è l’assassino prima che lo faccia lui? Per saperlo recatevi nel cinema più vicino a voi ed acquistate subito un biglietto. E mi raccomando a chi ha già letto il libro, niente spoiler! (Viola Pilo e Angelica Turi)
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GRAND TOUR. SOGNO D'ITALIA DA VENEZIA A POMPEI
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appertutto emergono le macerie della storia, tutto tace come sotto la forza di un incantesimo”. Con queste parole Ferdinand Gregorovius descriveva la sensazione degli uomini dell’800 nel visitare le rovine degli antichi, da poco riscoperte e di grande influenza sulla corrente mentalità. Allo stesso modo ci sentiamo noi davanti ai quadri o alle testimonianze della loro epoca e di quelle vicine: siamo spettatori silenziosi delle vite di gente passata, delle loro passioni, delle loro esperienze ed emozioni nel compiere uno dei più affascinanti viaggi di formazione di tutti i tempi, il Grand Tour. Così i ricchi aristocratici dei tempi visitavano l’Europa, passando per i più importanti paesi e capitali della storia. E l’Italia, culto di Roma e della Grecia antica, non poteva che esserne una tappa obbligata, più probabilmente la principale. La mostra alle Gallerie d’Italia ci accompagna per le diverse fermate di questo viaggio nel nostro Paese. Si parte dal fascino e dalla ripresa degli antichi, per passare a testimonianze sulle città più impregnate di cultura: Napoli, Roma, Venezia, Firenze, Padova e altre. Intanto, sui muri, compaiono citazioni di diversi illustri viaggiatori. Viene poi il turno di capricci e veri e propri quadri sulla natura selvaggia: tra questi svetta una gigantesca tela del Vesuvio in eruzione nella notte, da cui forse è scontato ma allo stesso tempo inevitabile non rimanere rapiti. Si giunge dunque a eleganti ritratti di diverse personalità del passato venute a renderci visita, nomi di cui si sente spesso parlare e a cui finalmente è possibile dare un volto. La mostra si conclude con la rappresentazione di quello che era il popolo italiano ai tempi, con soggetti dall’aria semplice, ma generosa e accogliente, da sempre testimoni di scambi di genti e culture, di una “bellezza, dono di un giorno che il cielo ci invidia”. (Alessia Cuzzocrea)
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di monica contini e francesca gianni mara sorpresa, litigherete con una persona di cui avete sempre diffidato.
giusta.
Il vostro ritmo sostenuto vi ha LEONE SAGITTARIO stancati, avete troppi pensieri per la Per il momento avete tutto sotto Siete appena passati in secondo testa. Che ne dite di una bella ma- controllo, ma state attenti: da un mopiano, perché i Gemelli vi hanno ruschera e una maratona di serie tv? mento all’altro l’arrivo di una Bilanbato la scena. Riprendetevi il posto cia potrebbe sconvolgervi. che vi spetta!
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Avrete sicuramente già scoperVERGINE CAPRICORNO to che il Cancro non è la vostra aniMi spiace darvi questa notizia, Avete unito tutti i pezzi del puzma gemella, perchè non provare con ma Zeus non è dalla vostra parte, douno Scorpione? vrete affrontare forti raffiche di vento zle e avete capito che c'è una Vergine che vi cerca? E allora cosa state e violenti temporali. aspettando? GEMELLI
AQUARIO Non perdete la speranza e BILANCIA Dopo una lunga salita potete aspettate l’allineamento di Giove e Avete sempre fatto tutto di testa della Luna, dopodiché la media di vostra, ora iniziate ad ascoltare an- ammirare il bellissimo panorama matematica salirà. che i consigli degli altri, ma diffidate che vi siete meritati: ecco Saturno che compare all’orizzonte! dei segni di Terra. PESCI
CANCRO
Avete fatto un grosso errore SCORPIONE Ciò che cercate è più vicino di Concludete la vostra alleanza trattando male un Ariete, vi conviequanto possiate immaginare, per fortuna Ermes vi indicherà la strada con Ares: ha in mente per voi un’a- ne farvi perdonare al più presto.
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abaoracolo, secondo te dovrei occupare? Ahimè, arrivo in ritardo a dare una risposta alla tua questione. Ciò che posso dirti, però, è che se tieni ad una causa dovrai sempre lottare per sostenerla. Non per niente gli eroi con la spada erano i miei preferiti, quando venivano ai templi antichi per consultarmi. Marciare sul Parini con i dardi e le lance è un po’ vecchio stile, ma davanti ad una battaglia per sanare un’ingiustizia il mio suggerimento sarà sempre di far sentire la tua voce. Vendetta migliore dopo che lui mi ha tradito? Oh, come mi piacerebbe esse12
re quel tipo di oracolo che ti dice “la vendetta migliore è il sorriso, vai avanti, ritrova la serenità”. In un certo senso è vero, il tuo benessere è la priorità; tuttavia, la mia ancestrale saggezza non ha mai disdegnato almeno una piccola rivincita, che può essere sia concreta (fargli trovare qualcosa di estremamente sgradevole sul banco) che spirituale (un classico, fidanzati con il migliore amico…). Per il dizionario di greco, meglio il GI o il Rocci? Dilemma che tormenta i piccoli classicisti da millenni, oserei dire. Il Rocci è unico e inimitabile, per chi ha nel cuore la tradizione. Ha un fascino intramonta-
bile, ricco ed elegante come se fosse scritto dagli stessi autori antichi di cui contiene i vocaboli. Il suo degno concorrente GI è allo stesso modo ampio ed esaustivo, un po’ più semplice, e ha dalla sua parte il fatto che nessuno studente abbia mai perso più di mezza diottria nel disperato tentativo di decifrare i lemmi. Insomma, se il tuo incondizionato amore per le lettere antiche supera l’avversione per gli occhiali non ho dubbi nel suggerirti il Rocci; se invece cerchi la chiarezza di pagine altamente leggibili, rimanendo comunque nell’ambito di un greco di qualità, Franco Montanari è la risposta per te.
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di irene civitillo
roseguiamo l’itinerario della nostra Milano da scoprire inoltrandoci nella galleria di via Mazzini, a pochi passi dal Duomo, dove si cela un piccolo “paese delle meraviglie”: il Rabbit Hole Cafè, un nuovo locale che ha aperto recentemente. Tutto, al suo interno, dalle teiere e le tazze in ceramica agli enormi cappelli appesi al soffitto, dallo specchio magico alle decorazioni sulle pareti, è ispirato al romanzo di Lewis Carrol “Alice nel paese delle meraviglie”… un’idea innovativa, che trae ispirazione dai Themed Cafè giapponesi. È un posto tutto da scopri-
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re, dove concedersi un tuffo nella fantasia lasciandosi stupire dalle meraviglie del magico mondo di Alice. Fin da subito si viene trasportati nella dimensione incantata del giardino, le cui pareti sono interamente coperte da una cascata di fiori bianchi e rosa, per poi inoltrarsi nelle altre sale a tema dedicate ai principali personaggi del romanzo, come quella dello Stregatto, quella della Regina di Cuori e il labirinto. Le scenografie, tutte fatte a mano, avvolgono in un’atmosfera intima e accogliente, ideale per quattro chiacchiere in compagnia. Su comode poltrone in velluto ci si lascia coccolare dai colori viva-
LE CHIACCHERE
ome secondo appuntamento di questa nuova rubrica abbiamo pensato di portarvi un dolce diffuso in tutta Italia con svariati nomi, qui a Milano conosciuto come chiacchiere. Si tratta di una preparazione abbastanza complicata e richiede il possesso di un tirapasta perciò a vostra discrezione. Se siete abbastanza coraggiosi e rifiutate di andarle a comprare come è da costume, a seguito la ricetta per circa 40 pezzi, abbastanza per sfamare le vostre famiglie durante tutta la settimana di festeggiamenti. Ingredienti: • 500 g di farina 00 • 6 g di lievito per dolci • 70 g di zucchero • un pizzico di sale • 3 uova
ZABA IN CITTÀ
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ZABARICETTE
1 tuorlo 50 g di burro a temperatura ambiente • 1 baccello di vaniglia • 30 g di grappa a piacere • Zucchero a velo (opzionale) Per prima cosa setacciare la farina insieme al lievito in polvere in una ciotola. Aggiungere lo zucchero semolato, un pizzico di sale e le uova sbattute in precedenza, il tuorlo e la grappa a vostra scelta. Impastare il composto fino ad aver amalgamato tutti gli ingredienti. Quindi aggiungere burro a temperatura ambiente e un baccello di vaniglia, lavorando l’impasto per circa 15 minuti: il risultato dovrà essere compatto ma malleabile; ricoprire il composto con pellicola trasparente. Dopo averlo lasciato riposare per
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ci e dai dolci profumi, mentre si aspetta che Il tè del Bianconiglio cambi colore. Se siete appassionati di dolci, vi trovate nel posto giusto: basta seguire la scritta “follow your cake” per scoprire un paradiso di torte di tutti i tipi. Che siate in cerca di infusi di tè e deliziosi cupcakes o di snack salati e cocktail, ma anche semplicemente di un piacevole e rilassante momento di pausa, il Rabbit Hole Cafè è il luogo perfetto per evadere dalla frenesia milanese e trascorrere un pomeriggio un po’ alternativo. Un suggerimento finale: non perdetevi la cheesecake ai frutti di bosco!
mezz’ora circa, dividere la pasta in panetti da 150 g circa, con l’aiuto di un tirapasta creare delle strisce, ripiegare i due lati verso il centro inserendole nuovamente nel tirapasta. Ripetere il processo diminuendo lo spessore del rullo fino a raggiungere i 2 mm. Tagliare rettangoli di circa 5x10 cm, dopo aver praticato due tagli longitudinali friggere entrambi i lati in abbondante olio di arachide fino alla doratura. Condire con zucchero a velo a piacere. Vi è piaciuta questa ricetta? Avete provato a farla? Condividete con noi i vostri progressi culinari sulla pagina Instagram e fateci sapere se volete altre ricette!
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CRUCIVERBA di matteo morellini
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ORIZZONTALI 1. CO2. - 16. Che nuota - 17. Elenco dei nomi dei vincitori di una competizione - 18. Mezzo urbano su rotaia - 19. Giurisdizione dell'emiro - 20. Progenitore del bue - 21. Chi ruba - 23. Lecco - 24. Capitale delle Filippine - 27. Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici - 29. Sentimento di malanimo - 31. Acceso - 32. Imposte, tasse, tributi - 33. Sudditi di Achille - 37. Presidente della Repubblica Italiana - 40. Lo stato delle patate - 41. É pacis a Roma - 42. Registro Europeo Masso-Terapisti - 43. Penultima lettera greca - 44. Dati in ingresso - 46. Computer in due lettere - 47. Oxford Online Placement Test - 49. Il nome di Bismarck - 51. Sedicesima lettera dell'alfabeto - 52. Articolo determinativo maschile plurale ad Atene - 53. Record Olimpico - 54. Il re della foresta 56. Acido presente in numerosi prodotti per la pelle - 60. Carne cotta a fuoco vivo - 62. Lauretta sul codice fiscale - 63. Ha individuato la formula per determinare l'area di un triangolo in funzione dei suoi lati - 65. Ridere in spagnolo - 66. Dottrina filosofica relativa ai caratteri universali dell'ente - 68. Le consonanti del taxi - 69. Le vocali delle maree - 70. ... Fu siccome immobile il 5. maggio - 71. Deposita il fertile limo 14
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SVAGO TROVA BARRELLA
SUDOKU NUMERICO
di daniele musatti
di Ludovica sancassani
IN QUEST'IMMAGINE COMPARE IL NOSTRO PRESIDE 8 VOLTE, RIESCI A TROVARLO?
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