ZABAIONE NUMERO 1 ANNO XVII GIORNALISMO INDIPENDENTE AL PARINI DAL 2006 NOVEMBRE MMXXII
EDITORIALE
UNA RELAZIONE IN CRISI
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entre lentamente cominciano i lavori della nuova legislatura sembra importante volgere un attimo lo sguardo indietro; come non farlo, quando gli eventi del 25 settembre scorso hanno fatto discutere su quasi ogni aspetto dell’elezione. Quasi. Tra recriminazioni e difese preventive si è trovato ampio spazio per interrogarsi circa l'inquietante tasso di astensionismo verificatosi a questa tornata elettorale - circa del 36%; è però passato pressoché sotto silenzio il fatto che abbia votato un solo giovane su tre. Questo dato, impugnato rare volte e più per polemica che altro, ha riscosso poco interesse perché, forse, largamente previsto; d’altronde, un sondaggio diffuso subito prima delle elezioni comunicava che l’84% dei giovani intervistati non si sentiva rappresentato dai candidati. Nemmeno questo può stupirci, visto che, eccetto poche realtà di dimensioni ridotte, in campagna elettorale (e non solo) si è finto di dimenticare il mondo della scuola e delle politiche giovanili. Ormai la relazione tra politica italiana e giovani pare unicamente basata sul reciproco ignorarsi delle due parti, spingendo quella che per eccellenza è la fascia demografica portatrice di ideali e animata dal desiderio di cambiare le cose a non curarsi – o quasi – della politica reale. Ciò è forse in parte da imputarsi al fatto che, in un mondo dove la vita è politica, quella che invece 2
si consuma nei palazzi romani, di governi e parlamentari che perdono credibilità ad ogni iroso tweet, crea nelle nuove generazioni un’insofferente indifferenza. Questo nostro allontanamento dalla politica non è senza conseguenze; si consideri in primis l’estraneamento dal concetto su cui tutta la pratica politica è basata, che per definizione dovrebbe proteggere dagli estremismi: l’idea di compromesso. Si crea così una selettiva cecità e impossibilità a comprendere le dinamiche di un sistema sofferente, il cui sintomo più evidente e alienante è la polarizzazione estrema che, in un ossimoro tutto italiano, sperimentiamo in questi anni in cui il fronte politico è frammentato fin quasi all’isteria. Così, abituati a logiche di conflitti che si giocano su dicotomie di bianco e nero, amico e nemico, angelico e mefistofelico, senza gli strumenti adeguati – e non tutti ne dispongono come dovrebbe disporne uno studente di liceo classico – si rischia di cadere nell’ignoranza, e da questa nella violenza. Ne abbiamo sperimentato i germi un mese fa con quanto accaduto qui al Parini. Brevemente, per chi non ne fosse a conoscenza: sono stati prima affissi, da individui esterni alla scuola, dei manifesti riassunti dall’insensato slogan “Fiamme eterne alle scuole moderne”; e poi distribuiti degli altri, con ancor più vaneggianti dichiarazioni di ispirazione fascista. L’episodio che si è verificato è certamente increscioso, ma provoca anche un certo imbarazzo di
Di martina lombardo
fronte all’infantilità che traspare, chiara, accanto alla violenza. L’estrema semplificazione insita in retoriche come quella fascista, oltre all’aura mistica e fumoginosa, attrae chi, alla deriva, ricerca un punto fermo in granitici assoluti – e la facilità con cui può irretire è alimentata dal terrore atavico che la nostra società ancora oggi ha di parlare in modo storico, lucido e franco di fascismo. Siamo figli dell’epoca/ l’epoca è politica scriveva una celebre poetessa. Nonostante ciò dobbiamo tornare a concepirla nel suo concetto primario, partecipando ad essa il più possibile e costruendo un miglior rapporto con le sue istituzioni, o episodi del genere non faranno altro che dilagare.
SOMMARIO
A.I.Rte il mondiale dello scandalo Liberté, Égalité, burkinabé? quando l'oppressione diventa trasversale un dizionario neutrale unknown unknonws ... e berta filava zabarecensioni l'angolo del libertario zabaoroscopo zabaenigmistica
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ATTUALITÀ
A.I.RTE
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UN ALGORITMO SI RACCONTA E NOI RACCONTIAMO LUI
di Niccolò Menga, Federico Savorani, Francesco Sciarrino e Copymatic.com
ecentemente è diventata virale su Twitter una breve clip del grafico Fabio Comparelli, intitolata The Evolution of Man. Mostra un’inquietante e affascinante dipinto della nostra evoluzione, da Australopiteco ad Astrouomo. Ma ciò non è stato disegnato da lui, bensì da un ghost-artist chiamato Midjourney. Probabilmente non lo avrete ancora visto, ma sicuramente ne avrete già sentito parlare. Si tratta di un’intelligenza artificiale che crea immagini a partire da input testuali. Come Fabio, molti di noi hanno scoperto tale tecnologia durante il
periodo estivo, e magari qualcuno si è anche dilettato nel chiedere a Dall-E, un’altra “A.I.rtista”, immagini impossibili con Emily Ratajkowski sul campo di battaglia di Austerlitz o con Dante e Virgilio che si baciano sul Titanic. Non richiedono alcuna abilità creativa, se non quella di sapere cosa scrivere e come farlo. Lo stesso “metodo” abbiamo pensato di applicarlo ad un testo, e in questo campo i progressi sono spaventosi, anche se meno “virali”. Basti pensare che da un decennio agenti russi e cinesi usano testi generati da I.A. per inondare di testi i social network
(Immagine generata dall'I.A.) ZABAIONE
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occidentali in occasione di eventi come le elezioni americane o le proteste sociali. Generati da algoritmi sono pure gli annunci su internet, le newsletter, perfino gli articoli ed i blog. Vi invitiamo a leggere nella prossima pagina il contributo di uno tra questi, Copymatic, che non dovreste assolutamente utilizzare per i vostri temi. L’I.A. si descrive, e parla anche delle conseguenze etiche e culturali delle tecnologie intelligenti nell’arte. Con la premessa che tutte le loro produzioni devono necessariamente partire da influenze umane, e che sono costruite a partire da un immenso database di opere create da esseri umani, è vero che il lavoro creativo e pratico viene svolto interamente da un computer, in una manciata di secondi secondi. Come devono essere valutate queste opere? Il Théâtre D'Opéra Spatial, di Jason Allen, ha ricevuto il primo premio nella categoria Digital Arts presso la Colorado State Fair. Eppure Allen l’immagine non l’ha fotografata o creata, ma l’ha generata con Midjourney, utilizzato anche in questa occasione. Non andrebbe forse premiato l’algoritmo? Oppure va visto come semplice materia prima plasmata dalla visione dell’homo sapiens che batte la tastiera? Il dibattito è ancora agli inizi, tuttavia per ora ciò che chiamiamo ἦθος, l’intenzione espressiva, è esclusiva di noi primati, 3
ATTUALITÀ così come la capacità di esprimere idee nuove. Ma non si esclude che in futuro anche un’I.A. riesca a mettere insieme concetti e stili in modo tale da dare l’illusione di innovazione, e addirittura quella di un messaggio. Che sia una bufala o no, la storia dell’ingegnere di Google Blake Lemoine sul computer senziente LaMDA sicuramente dimostra quanto facilmente cadiamo nell’interpretazione di certi pattern come significativi. E invece, sul lato pratico, visto che l’automazione meccanica e quella digitale hanno già prodotto terremoti sociali per ora incalcolabili, come reagirà il mercato ai nuovi “A.I.rtisti”? Come spiega Fabio Comparelli durante un’intervista, le aziende non sanno ancora di quanto tempo ed energia necessitano gli algoritmi per funzionare efficientemente, e a lui sono già arrivate offerte di lavoro per creare grafiche in quel modo. Quindi, se delle strade si chiuderanno (non dubitiamo che lavori “minori”, come illustrazioni e copertine di libri, verranno automatizzate in futuro, per tagliare i costi) altre, a condizione di essere abbastanza scaltri, si apriranno. La tecnologia ha sempre avuto un ruolo al tempo stesso creativo e distruttivo, capace di proiettare l’uomo verso grandi conquiste, ma contemporaneamente di condurlo all’alienazione, e questo nuovo capitolo della nostra storia probabilmente non farà eccezione.
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A
n AI is an artificial intelligence, a digital or mechanical being designed to think and reason like a human. Just as there are different types of humans, so too are there different types of AIs. Some AIs are simple and only capable of performing basic tasks, while others are incredibly complex and can carry out complicated processes. AIs are not living beings, but they can mimic some aspects of human behavior. For example, they can learn from experience and recognize patterns. They can also make decisions based on data, although they may not always be accurate. However, AIs lack many of the things that make us human, such as feelings and emotions. There is no doubt that artificial intelligence (A.I.) is rapidly evolving and growing more sophisticated every day. As A.I. continues to advance, it is inevitable that it will increasingly become integrated into our lives and the workplace. With this in mind, it is important to consider the ethical implications of A.I. and how we can ensure that its use is ethically sound. (...)
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na I.A. è una intelligenza artificiale, un essere digitale o meccanico progettato per pensare e ragionare come un umano. Proprio come ci sono diversi tipi di umani, così ci sono anche diversi tipi di I.A. Alcune I.A sono semplici e capaci solo di svolgere compiti semplici, mentre altre sono incredibilmente complesse e possono portare avanti processi complicati. Le I.A. non sono esseri viventi, ma possono simulare alcuni aspetti del comportamento umano. Per esempio possono imparare dalle esperienze e riconoscere pattern. Possono anche prendere decisioni basandosi sui dati, anche se possono essere non sempre accurate. Tuttavia, alle I.A. mancano molte delle cose che ci rendono umani, come sentimenti ed emozioni. Non c’è dubbio che l’intelligenza artificiale (I.A.) si stia rapidamente evolvendo e stia diventando ogni giorno più sofisticata. Come l’I.A. continua a fare progressi, è inevitabile che venga integrata sempre più nelle nostre vite e nel lavoro. Per questo, è importante considerare le implicazioni etiche dell’I.A. e come possiamo garantire che il suo utilizzo sia eticamente corretto. (. . .)
Se vi sta piacendo il testo generato da Copymatic, lo trovate completo sul nostro sito. date un'occhiata: https://zabaioneparini.online/ novembre 2022 Anno XVII
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ATTUALITÀ
IL MONDIALE DELLO SCANDALO
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IL CARO PREZZO CHE NESSUNO VEDE
di Edoardo Bonalumi, Alessia Petrera e Mattia Sessa uando il 20 novembre verrà fischiato l’inizio dei Mondiali di Calcio 2022, circa
60mila persone saranno sedute nel gigantesco stadio di Al-Bayt, in Qatar, costruito con la forma di una tenda beduina e circondato da ettari di parco incontaminato costellato di fontane e ruscelli. Insomma, quasi troppo bello per essere vero… ed infatti è proprio così. Lo stadio potrà sembrare perfetto, all’avanguardia, fornito di ogni comfort, con tanto di un sistema che converte i contenuti digitali in braille, permettendo a chiunque di seguire la cronaca delle partite, ma purtroppo la Commissione Regolamentare per l’Organizzazione dei Mondiali ha ben più di uno scheletro nell’armadio. I dati sono molto teorici, a causa della severissima politica di segretezza del Paese arabo, tuttavia sembrerebbe che dall’inizio delle costruzioni fino a Marzo 2021, i morti sul lavoro siano stati più di 6500, cifra che sicuramente è andata aumentando fino ad oggi. Ma come spiegare numeri così esorbitanti? Come documentato da numerosi giornali ed associazioni, i problemi che ruotano intorno ai lavori in atto per costruire alcuni degli stadi più costosi al mondo sono sfortunatamente molto numerosi. Cominciamo dalle condizioni di vita degli
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impiegati, che alla fine del loro turno, dopo aver lavorato per ore sotto un sole cocente, vengono trasportati fino ai margini del deserto e lasciati sulla proprietà del loro datore di lavoro, Al Sulaiteen Agricultural and Industrial Complex (SAIC), per tornare ai loro alloggi. Come riportato dal The Guardian, tali sistemazioni sarebbero in realtà cabine fatiscenti abitate anche da cinque o sei persone e provviste di letti a castello. Inoltre, tutti i lavoratori intervistati dal giornale inglese hanno affermato di aver dovuto pagare delle ingenti somme di denaro per ottenere il lavoro. Uno degli impiegati ha riportato di essere stato costretto a ritirare entrambi i figli da scuola per poter pagare la cifra richiesta. Nonostante i dirigenti del SAIC affermino di aver rimborsato ben 33mila euro dopo il provvedimento emesso dalla Commissione, i lavoratori entrati in contatto con Amnesty International sostengono di non aver ricevuto nulla. Per di più, a settembre 2022 un nuovo episodio controverso ha caratterizzato l’avvicinamento al mondiale. Il governo locale ha introdotto una leva obbligatoria, affinché i civili prendano parte al piano di sicurezza negli stadi. L’addestramento è stato funzionale a gestire le code all’entrata degli impianti e la conseguente perquisizione degli spettatori
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per evitare l’introduzione di materiali illegali all’interno delle strutture. A centinaia di cittadini è stato chiesto di presentarsi ad un campo militare presso Doha per seguire delle lezioni cinque volte a settimana: coloro che hanno partecipato a questo processo di formazione hanno ricevuto un congedo retribuito di quattro mesi. Al contrario, chi non si è presentato ha rischiato un anno di reclusione e il pagamento di una multa di oltre 14mila euro. Come ha risposto l’opinione pubblica? Le reazioni dei media e delle massime cariche politiche o rappresentative in Qatar sono state inesistenti. Nel mondo internazionale del calcio l’unica squadra a spezzare il circolo vizioso dell’omertà generale è stata la Danimarca. Questa la frase accostata alla presentazione della maglia senza sponsor che indosserà il Club: “non vogliamo essere visibili durante un torneo che a migliaia di persone è costato la vita”. Alla luce di questi fatti, possiamo dunque dire che il match giocato è quello più vecchio del mondo: ancora una volta il portafoglio viene prima della coscienza, una triste verità che dobbiamo tutti accingerci a cambiare.
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ATTUALITÀ
LIBERTÉ, ÉGALITÉ, BURKINABÉ?
I GOLPE NON SI FERMANO ED È CONTESA TRA FRANCIA E RUSSIA
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Di jessica stefanini E alfredo coccia
l Burkina Faso si trova, per l’ennesima volta, protagonista di una disagevole impasse. Questo strano nome, da qualcuno forse mai sentito, potrebbe creare nella mente una più che naturale nebbia meneghina, ma, proprio per dissolverla, facciamo un piccolo passo indietro… 24 Gennaio: Paul Henri Sandaogo Damiba, ufficiale militare, guida la manovra di "sfratto" nei confronti del presidente Roch Marc Christian Kaboré, riuscendoci. Ad oggi, l'instabilità in Burkina Faso regna ancora sovrana, partendo soprattutto dal fatto che il nuovo uomo forte, dal 30 settembre, è il capitano Ibrahim Traoré. Traoré ha plasmato questo nuovo cambio al vertice incriminando l’incapacità del predecessore di far fronte all’aumento degli attacchi jihadisti e l’immobilismo mostrato dinanzi all’estrema situazione di precarietà del Paese. L’insicurezza, legata al più ampio contesto d’azione di gruppi islamisti, è fuori controllo in Burkina Faso: la crisi umanitaria ha causato la morte di oltre tremila persone da inizio anno, venticinquemila rifugiati e due milioni di sfollati, quasi il 10% della popolazione. Numeri estremamente allarmanti, per non parlare delle situazioni di corruzione, della cattiva distribuzione delle opportunità, della 6
violazione dei diritti umani e delle inascoltate rivendicazioni di comunità etniche marginalizzate che hanno messo in ginocchio gran parte della popolazione. Ma Damiba paga anche la sua scelta di alleati internazionali. Il numero dei morti, civili e militari, da quando, nel 2014, l’esercito francese è entrato nel Sahel – fascia dell’Africa subsahariana – per combattere i gruppi islamisti, è sempre in aumento. Traoré ha riferito di volersi rivolgere ad altri partner nella lotta contro il terrorismo: l’esasperazione per la situazione securitaria e la percezione che chi se ne è occupato finora – Parigi in testa – non sia la soluzione, mette in discussione l’intera strategia francese nel Sahel. Si parla di un gigantesco buco nell’acqua dell’Eliseo, in cui è evidente l’ormai diffusissimo sentimento anti-francese dovuto non solo ai modelli fallimentari di governo che l’ex-potenza coloniale ha sempre sostenuto, ma anche all’atteggiamento di paternalismo nei confronti dell’ex-colonia, della quale non sembra farsi carico dei problemi endemici. Queste circostanze sono, ovviamente, terreno ghiottissimo per Mosca. Che il Sahel e la Russia si stiano ampiamente avvicinando è ormai chiaro a partire dalla presenza sempre più estesa del gruppo Wagner, combattenti mercenari legati al Cremlino. Seppur inizialmente la posizio-
ne di Parigi fosse estremamente contraria ad ulteriori ingerenze esterne, ora gli animi si sono distesi, nonostante la diffusa convinzione che la coabitazione delle due forze antitetiche possa diventare ingestibile. C’è da dire, però, che le milizie russe si stanno gradualmente sostituendo a quelle francesi, suggerendo che Parigi potrebbe dover lasciare il Burkina Faso. Il tutto suscita inoltre un interrogativo: che Damiba sia stato deposto non tanto perché inadatto di fronte al fenomeno jihadista – la motivazione ufficiale -, ma poiché più vicino alla Francia che alla Russia di Putin? La situazione che sta venendo a crearsi pare quasi familiare: la Russia post-sovietica sta chiaramente avendo un’influenza significativa sul continente africano che – finalmente – decolonizzatosi, soffre ancora delle enormi ferite di epoca coloniale e dell’altrettanto grande presenza europea sul territorio. Che si guardi alla Russia con occhi nuovi è quindi comprensibile, tuttavia il corteggiamento degli Stati africani potrebbe rivelarsi per gli stessi un’arma a doppio taglio, non solo in vista del futuro di Mosca che, a causa dell’attuale conflitto in Ucraina, già non è globalmente ben vista, ma anche rammentando un passato nel quale la presenza di – altre – superpotenze non ha mai giovato a nessuno fuorché a queste ultime.
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ATTUALITÀ
QUANDO L'OPPRESSIONE DIVENTA TRASVERSALE COME CI È CONVENIENTE RACCONTARE LE LOTTE IN IRAN
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Di katerina garbuglia, viola pilo, Jessica stefanini Ed emma torreggiani
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onna, vita, libertà: questi i tre capisaldi della rivoluzione che dilaga, da ormai quasi due mesi, in Iran. Dall’uccisione di Mahsa Amini, morta il 16 settembre, alle attuali rivolte propagatesi in tutto il Paese, le donne iraniane si trovano al centro dell’attenzione internazionale e l’Occidente – non che ci sia poi da stupirsi – sembra farsi garante delle loro lotte e rivendicazioni. Non pare, però, che si preoccupi di farlo nel modo corretto. Più e più volte, infatti, l’opinione generale espressa sul tema dimostra, nella sua estrema ipocrisia, di non aver assolutamente compreso le istanze delle donne iraniane. Riportare notizie internazionali di questo tipo dovrebbe innanzitutto implicare l’informazione primaria sul contesto analizzato, cercando di eliminare l’onnipresente visione occidentale non applicabile ad ambiti culturalmente differenti. Occuparsi dell’attuale primavera iraniana assumendo un punto di vista privilegiato, con la presunzione di potersi fare carico delle battaglie delle donne nel Paese, è assolutamente problematico, come le ridicole posizioni prese da alcune delle “femministe” vicine a noi non hanno tardato a dimostrare. Schierandosi contro l’hijab – il casus belli dei tumulti
in Iran – manifestano una strumentalizzazione delle morti di queste ultime settimane mirata ad un’idea di libertà totalmente occidentale e fuori luogo in questo contesto culturale. È fondamentale accorgersi di quanto sia dannoso guardare alle proteste delle donne iraniane come ribellioni contro l’hijab, simbolo religioso e culturale, poiché degradante per la reale causa di queste ultime: l’oppressione estremista e patriarcale, ragione per la quale tanto le hijabi quanto le donne senza velo ad oggi lottano insieme: tutte per un’imposizione verticale che non fa conto dell’autodeterminazione delle donne sui propri corpi. Catalogare l’hijab come simbolo di oppressione altro non fa che partecipare allo stesso gioco di chi invece lo impone, andando a minare la libertà di decidere per sé stesse. Dopo la Rivoluzione iraniana del ’79, in un tentativo di occidentalizzazione del Paese, lo scià – titolo attribuito al sovrano – vietò l’utilizzo del burqa; più recentemente, le vicine Francia e Danimarca hanno approvato l’hijab ban per alcuni luoghi pubblici. Stessa la situazione, diversa l’opinione pubblica a riguardo: l’abbigliamento occidentale è concepito come unico e solo esempio di libertà. Ma non è così. In nome di un’islamofobia
con cui non vogliamo ancora fare i conti, stiamo erroneamente mischiando la scelta del singolo – sia essa di svestizione o vestizione – con i soprusi esercitati da un soffocante regime dittatoriale, in un conveniente esempio usato come appoggio per un’ulteriore condanna al velo. Tale narrazione parte, ancora una volta, da una prospettiva priva di un’effettiva conoscenza della realtà musulmana, che si stenta però a mettere in dubbio. Non si tratta di colpevolizzare culture e religioni, ma di riconoscere la problematicità di regimi che si nascondono dietro ad esse, esercitando una violenza che non va sicuramente d’accordo con i principi religiosi. Se è vero che la svestizione è simbolo di emancipazione in un contesto che la condanna, la stessa cosa vale anche per il contrario. Il fatto che si decida per il corpo altrui è sempre un problema. Allo stesso modo è nocivo estraniare le donne iraniane dalla loro lotta, sostituendoci alla loro voce, che altro non chiede se non la totale libertà di scelta. La libertà è - e rimane- la meta comune: questo non dovremmo mai dimenticarlo.
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ATTUALITÀ
UN DIZIONARIO NEUTRALE SUL NUOVO TRECCANI
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Di alberto cacchioli E lorenzo vinelli
tempi cambiano. Certo, bisogna sempre migliorare. Qualche volta i mutamenti sono quasi impercettibili, ma quando non è così, avviene la Rivoluzione Francese. Già, la rivoluzione: che cos’è esattamente? Cercando la parola nel nuovo Dizionario Treccani 2022, vi imbatterete in un “radicale mutamento di fatto”: provate a cercare “medico” e vi scontrerete prima con “medica”. Il Vocabolario Treccani uscito il mese scorso, che va ad aggiornare la precedente edizione del 2018, è il primo in assoluto a lemmatizzare, cioè a registrare, anche tutte le forme al femminile. Un’opera rivoluzionaria in tre volumi: il nuovo modo di catalogazione delle parole ha fatto scalpore fin da subito. Per la prima volta sostantivi e aggettivi sono indicati sia nella forma maschile sia in quella femminile. Le forme femminili non sono più compresse tra parentesi, come semplici derivati dal maschile, ma sono graficamente identiche alle altre e quindi con una pari dignità. E anche i nomina agentis, i nomi professionali, sono declinati al femminile. Il motivo? Anche la lingua è un organismo vivente: visto il suo carattere di sviluppo continuo, anche le grammatiche ed i vocabolari si devono adattare. Come diceva Ferdinand de Saussure, padre della linguistica moderna, Nella vita degli indivi8
dui e delle società il linguaggio è il fattore più importante. L’idea di fondo è che ciò che non viene nominato non esista. È il potere terribile delle parole, come lo descrive Michela Murgia. E per questo motivo il noto dizionario si presenta come il più “inclusivo”. Non si tratta di estendere i confini, ma di fissare su carta i cambiamenti avvenuti. I direttori scientifici, Valeria della Valle e Giuseppe Patota, sottolineano che Il nuovo Treccani è il primo, e per ora l’unico, in cui la forma di citazione degli aggettivi e di molti nomi non segue l’ordine maschile-femminile, ma quello alfabetico. Non si segue neanche l’ordine femminile-maschile: non volevamo fare della “cavalleria lessicografica”. La rivoluzione portata avanti da Treccani è stata molto ben vista dalla comunità: tanti quotidiani l’hanno lodata, come il Corriere Della Sera, la Stampa e la Repubblica. Ma se per gli autori Questa organizzazione delle voci non crea assolutamente una difficoltà per chi consulta il vocabolario, un po’ di disorientamento c’è. Da un lato Francesca Perani, presidente delle RebelArchitette, commenta: Questo consentirà alle future generazioni di potersi identificare nelle professioni a prescindere dal genere. Dall’altro, restano dei dubbi sulla effettiva praticità dell'uso di un oggetto
che è il principale strumento di ampliamento delle nostre conoscenze. Se non conosciamo le parole, come facciamo a comprendere una disciplina? Senza contare poi la difficoltà nel rintracciare la forma femminile di alcune parole, presente sulla carta ma non ancora entrata nel lessico vivo. E per coloro che stanno imparando l’italiano la difficoltà è ancora maggiore. Ma se ne parla poco. L’enciclopedia inserisce anche nuovi vocaboli entrati nel gergo comune durante l’ultimo periodo, come “smart-working” oppure “lockdown”. Sono state semplificate molte spiegazioni che richiedevano la ricerca di altre parole per essere comprese, (“vocabolariese”), e sono state eliminate molte abbreviazioni per aiutare la comprensione per chi ha meno dimestichezza con il gergo. Eppure qualche critica c’è stata, da una parte e dall’altra: chi si lamenta per la creazione di doppioni di aggettivi e nomi, chi si lamenta lo stesso perché non trova asterischi o schwa, soluzioni proposte per plurali indistinti. In fin dei conti, sono però i fatti a contare. La speranza è che questa sia una base di partenza per un futuro più inclusivo e aperto non solo nella lingua.
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SVAGO
...E BERTA FILAVA
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I 45 ANNI DI NEVER MIND THE BOLLOCKS
Di jessica stefanini con la collaborazione di viola pilo
ever Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols” è, al tempo stesso, ideatore e figlio della scapestrata furia anni ’70. Ambiguo, irriverente, immorale: è l’album capolavoro della band fondatrice del mito del punk britannico; i Sex Pistols. Nato nel 1975 a Londra, il gruppo di Johnny Rotten, Paul Cook, Steve Jones e Glen Matlock, poi sostituito dall’incandescente e tragica personalità di Sid Vicious, incarna l’ansia di novità accompagnata al bisogno di sconcertare, tipica di una generazione postuma alla generale ondata di fiducia del decennio della Contestazione, ormai conclusosi con un avvilimento collettivo. Uscito il 27 ottobre di 45 anni fa, Never Mind the Bollocks è il primo grande cenno di una nuova cultura della musica rock. Pubblicato nel 1977, segna la definitiva rottura con la via che il rock successivo ad Elvis andava prendendo. Secondo i Sex Pistols, la musica giovanile deve tornare ad assumere i connotati che il Re del rock ‘n’ roll le aveva conferito, riacquistando i suoi più celebri appellativi di ribelle e scandalosa. Nonostante la modesta cifra di quattro singoli ed un solo album, i cinque londinesi dei bassifondi, emarginati ed insofferenti, riescono perfettamente nel loro intento: segnano in questo modo la nascita del punk. Imprescindibile e miliaZABAIONE
re, la pagina occupata dai Sex Pistols, seppur breve, non può che ricoprire una delle posizioni più dubbie e straordinariamente abiette della storia della musica. Ostentano l’anarchia, il caos, il rifiuto di qualsiasi valore: anche quello della coerenza, fattore che li porta ad essere ugualmente acclamati o disprezzati da destra a sinistra. Denigrano la Corona inglese ed il nazionalismo britannico, come si evince facilmente da alcune delle tracce di maggior successo come Anarchy in the UK – primo vero inno del movimento punk – e God Save the Queen, arrivando a far uscire proprio quest’ultimo come singolo durante il Giubileo d’argento di Elisabetta II; e il testo, come potrete immaginare, non è tra i più moderati. Sin dalle prime esibizioni, i Sex Pistols dimostrano un interesse non conforme per la performance musicale: dopo il fenomeno dei Beatles – che per conservare l’integrità del suono smisero addirittura di esibirsi dal vivo – e durante il periodo dell’avvento della psichedelia nel rock – Pink Floyd in testa – il suono sporco, dovuto anche ad una padronanza limitata degli strumenti, e la voce rauca di Johnny Rotten dimostrano un tentativo di allontanarsi dal canone tradizionale della maestria musicale. La performance stessa diventa simile ad un teatro
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dell’assurdo: il pubblico non deve esprimere consenso, ma sconvolgimento, quasi repulsione. Sostituiscono allo slogan epocale Peace and Love il leitmotiv dei loro brani, No future, anticipando l’ondata di autodistruzione che seguirà il loro enorme successo. Si tagliano i capelli, rimuovono dalla musica tutto ciò di decorativo: la forma è semplice, il messaggio diretto. Guidano brevemente la rivolta di una generazione che porta con sé un grido immediato di instabilità e di angoscia, vivendo all’insegna di sex, drugs and rock’n’roll, ma in una maniera così personale e grottesca da trasformarli in anti-rockstar. La band si scioglie all’inizio del 1979, mal sopportando un ormai inestinguibile circo mediatico che mercifica il loro messaggio, riducendo il gruppo a mera immagine estetica, tra la tossicodipendenza di Vicious e l’amarezza dei compagni. Never Mind the Bollocks è un album potente e, nella sua massima tensione ed incertezza, assolutamente urgente. È ugualmente fragile e perverso, del quale riusciamo solo vagamente a cogliere la complessa essenza di furia e decadenza straripanti dai versi di ognuna delle dodici tracce. È al tempo stesso rivoluzione e restaurazione: non posso che consigliarvi, quindi, di lasciarvi trascinare da quest’esperienza ascoltandolo al massimo volume. 9
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UNKNOWN UNKNOWNS
VIA ALLA VENTITREESIMA ESPOSIZIONE NAZIONALE Di Emanuele Rigatti Luchini, Lucia Vercelloni e Noemi Vismara
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ino all’11 Dicembre, alla Triennale, sarà presente la ventitreesima esposizione internazionale di Design, Unknown Unknowns. La mostra, a cura di Ersilia Vaudio, è un interessante connubio di cultura ed estetica. Il visitatore è catapultato in un mondo stravagante e coinvolgente, in una serie di sorprendenti accostamenti innovativi e di scenari non convenzionali. La mostra è composta da varie esposizioni differenti, ognuna con un proprio filone narrativo. La visione della mostra completa può risultare lunga, tuttavia il biglietto d’ingresso permette di percorrerla per intero non necessariamente nello stesso giorno e di tornare in un secondo momento per concluderne la visita. Il design, nato durante la Seconda rivoluzione industriale, sta vivendo in questo secolo il suo periodo di massima visibilità: si prefigge l’obiettivo di restituire un po’ di unicità estetica alla tipica produzione consumistica in serie, spesso fin troppo anonima. La mostra è quindi consigliata a chi è interessato al mondo del design, ma anche a coloro che apprezzano l’espressività di una disciplina così accattivante; sono infatti presenti opere di tutti i più importanti artisti della storia del design, come Gae Aulenti, Alto Alvaro, Anish Kapoor.
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L’ esposizione è inoltre internazionale: le sue installazioni sono state realizzate da ventitré Paesi diversi e ognuno dei partecipanti espone a piacere una rappresentazione dei particolari nascosti nella quotidianità. Questo spazio offre ad artisti di varie nazionalità la possibilità di esprimere la propria cultura ed identità. Il Kenya, ad esempio, propone una riflessione rappresentando artisticamente la drastica alterazione ambientale – il Paese è infatti tra i più colpiti – dovuta all’effetto dell’uomo sulla natura. In un’altra esposizione, invece, il visitatore entra in un corridoio del Novecento borghese, che contiene un susseguirsi di scenari peculiari, creando un’atmosfera immersiva e vagamente onirica. Immersiva è, di fatto, la descrizione adatta di questa mostra: persino semplici oggetti di uso quotidiano come sedie, poltrone e tavoli prendono vita sotto le creative mani dei designer, che si divertono con linee, forme e colori allo scopo di dare loro un’essenza artistica che di quotidiano e convenzionale ha veramente poco. Proprio per questo non è necessario disporre di conoscenze particolari sull’argomento, poiché l’esperienza risulta piacevole in ogni caso. È l’ascesa di una visione estetica nella vita di tutti i giorni: ogni cosa può essere design.
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MOSTRA ETRUSCHI
ZABARECENSIONI EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE
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e incantevoli sale della rinnovata fondazione Luigi Rovati ci raccontano il fascino della storia e della cultura etrusca, attraverso 250 opere distribuite su due piani espositivi, già affascinanti di per loro, in cui i reperti sono presen- tati secondo un ordine che ha come obiettivo la creazione di un percorso che trascende il tempo accostando opere moderne e antiche. Il visitatore è accolto da una grande urna cineraria, vasi e bronzi etruschi affiancati alle opere contemporanee di Lucio Fontana. Al primo piano, il Piano Nobile, vi è uno spazio espositivo che permette il dialogo tra archeologia e arte contemporanea, contenente le testimonianze delle pitture rinvenute nelle tombe di Tarquinia. Nella stanza sottostante troviamo poi esempi di oggetti legati alla vita quotidiana, alla casa, alla bottega e poi i gioielli e gli altri oggetti preziosi. La sezione dedicata alla scrittura ospita urne, chiusine, ceramiche e manufatti di vario genere, fattura e materiale che illustrano in maniera efficace e coinvolgente la civiltà e le sue consuetudini. Nelle altre sale troviamo sculture e reperti che, affiancate a opere moderne e all’interno di stanze progettate da Filippo Perego, oggi restaurate, rendono l’esposizione museale interessante ed esaustiva; un’esperienza indimenticabile che non può lasciare indifferente il visitatore per comprendere un po’ di più una civiltà che ancora oggi appare tra le più antiche e misteriose. Avendo essa attinto dalla cultura greca, è presentata in un viaggio suggestivo tra storia e reinterpretazioni moderne, a dimostrazione della grande influenza che la cultura etrusca ebbe su quella romana e, di conseguenza, sulla nostra.
E
verything Everywhere all at Once è un'esperienza da assaporare rigorosamente al cinema: il film infatti vanta non solo una regia sorprendente ed una delle sceneggiature più originali di sempre, ma anche effetti speciali incredibili: è surreale il fatto che sono stati creati da nove persone grazie a tutorial gratuiti online (film come Doctor Strange ne hanno letteralmente a migliaia). La pellicola riprende i classici elementi di una storia fantasy invertendoli completamente. La protagonista è Evelyn, una donna sulla sessantina proveniente dalla Cina, proprietaria di una lavanderia a gettoni, che fa uno strano incontro. Nonostante la particolare scelta di questo personaggio, non è difficile immedesimarsi nei suoi sentimenti e pensieri. Per quanto riguarda la trama, invece, è complesso riassumerla in modo semplice: come dice il titolo, succede di tutto, dovunque. Un altro grande punto di forza del film è la recitazione, specialmente quella di Michelle Yeoh, che potreste ricordare come la Bond girl ne Il domani non muore mai e la protagonista de La tigre e il Dragone; potreste non ricordarvi invece dell’eccellente Jonathan Ke Quan, noto per il ruolo in Indiana Jones e il Tempio Maledetto. La pellicola è una grande riflessione su come il mondo sarebbe un posto migliore se le persone fossero un po’ più gentili: per quanto possa sembrare un messaggio ormai retorico e già sentito, credo che nessun film lo abbia trasmesso meglio di così. Everything Everywhere all at once è una lettera d’amore alla vita, con una ma- gnifica morale. Va assolutamente visto e, se ne avete l’occasione, fatelo al cinema.
(Giosuè Inzoli e Sofia Urso)
ZABAIONE
Numero 1 Anno xviI NOVEMBRE 2022
(Filippo Ginevra e Luca Salvini) 11
SVAGO
L'ANGOLO DEL LIBERTARIO E ALLA FINE ARRIVO IO
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inalmente ce l’ho fatta: l’attesa è stata interminabile, non c’è dubbio, ma sono arrivato al trono. Diciamo che ora posso tirare un sospiro di sollievo. Certo, ho ancora tanto da fare, ad esempio mostrarmi migliore della mia longeva e saggia madre, che, francamente, poteva sloggiare anche prima, la sciagurata! Non prendetemi per mostro: amavo mio madre, ma vivere nella sua ombra per settantatré lunghi anni è stato logorante. La mia più grande preoccupazione, infatti, era di morire prima di diventare Re… che zimbello sarei stato per la Corona! Pensate che sfortuna, dopo una vita ad attendere, non riuscire
di CARLETTO a realizzare il mio sogno… ah, la Corona, Dio solo sa quanto l’ho bramata, e modestamente con tutto ciò che ho passato, tra scandali, disapprovazioni popolari, torte in faccia e altro, il trono credo di essermelo decisamente meritato. È assurdo, se ci pensate, che abbia trascorso la mia intera esistenza aspettando di diventare un degno Re d’Inghilterra: ora che lo sono, tuttavia mi restano non molti anni per mostrare quanto valgo. Insomma, speriamo che la Regina Elisabetta II mi abbia almeno passato la longevità, altrimenti sarò senza dubbio il Re più ridicolo della storia… fino ad ora ho ricevuto appellativi tra i più dispregiativi: “Il principe che ha tradito Lady D”, “Colui che ha premeditato la morte
TROVA BARRELLA
della moglie” oppure, addirittura, “Colui che ha ucciso la madre per il potere” (mi auguro non ci siano dubbi sull’attendibilità almeno di quest’ultima…). Speriamo che tutti questi inciampi mi facciamo almeno apparire più umano e più vicino ai miei sudditi. Non ho avuto vita facile, insomma: sempre all’ombra della vecchia, continuamente disonorato e diffamato dai media; ma ora è il mio momento, il mio turno, ora tocca a me farmi valere e, nonostante l’età che, diciamocelo, non è tra le migliori per salire al trono, lo proverò! Fate spazio al nuovo sovrano britannico!
di viola pilo
IN QUEST'IMMAGINE COMPARE IL NOSTRO PRESIDE 7 VOLTE, RIESCI A TROVARLO?
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novembre 2022 Anno XVII
Numero 1 ZABAIONE
SVAGO
Di jessica stefanini ed emma torreggiani
ZABAOROSCOPO
ARIETE
LEONE
Cari arieti, questo mese si prospetta per voi tanta fortuna in amore e, se non avete ancora avuto il piacere di fare la conoscenza della vostra dolce metà, non disperate: ne vedrete delle belle!
Siete i più energici tra i segni di fuoco! Questo mese la vostra indistinguibile vitalità vi salverà in svariate situazioni, non sottovalutatela!
TORO
Se continuerete ad esigere sempre ordine e perfezione non vi aspetteranno grandi soddisfazioni: ancora meno in questo periodo dell’anno…
Avidi torelli, Mercurio è dalla vostra parte e noi sentiamo una dolce brezza di grandi sorprese. Ricordatevi solo di non farvi rovinare le giornate dai vostri acerrimi nemici dello Scorpione (tra cui si celano molti dei vostri professori).
GEMELLI
Buongiorno gemelli! Siete sempre visti come i sapientoni ma, stavolta, vi diciamo che questo mese la vostra voglia nascosta di festa sarà finalmente soddisfatta! E anche quella di spritz!
CANCRO
Spiace dirvelo così, ma, per voi sdolcinati, questo mese non sarà dei migliori: lascerete che il vostro sentimentalismo offuschi il buon senso e sarà un disastro… Vi consigliamo di usare non solo il cuore, ma talvolta anche la ragione.
VERGINE
BILANCIA
Carissimi e carissime, sappiamo che state aspettando la svolta della vostra vita, ma nostro malgrado vi diciamo che dovrete aspettare poco più di un mesetto: nel mentre, comunque, niente vi impedisce di svagarvi nei modi più disparati…
SCORPIONE
Basta piangervi addosso! Questo mese siete tra i più fortunati dello zodiaco: vi diremmo di godervelo al massimo se non fosse che, a novembre, vi lamentate ancora della sveglia presto…
SAGITTARIO
Da sempre odiate i vostri nemici Gemelli – e come biasimarvi,
con quelle duecento personalità diverse… Tuttavia pare che questo mese saranno proprio loro a procurarvi quella gioia che aspettate da inizio anno!
CAPRICORNO
Nonostante manchi ancora un mesetto o più al vostro compleanno, novembre sarà colmo di soprese e regali, anche se non per forza in senso positivo… Ma niente spoiler!
ACQUARIO
Per voi aquari, originali e indipendenti, questo mese potrebbe essere il peggiore o il migliore del 2022. Se volete che sia il migliore fatevi coraggio, vedrete che la fortuna vi verrà a trovare. Se dovesse essere il peggiore… non c’è soluzione, sperate solo che il prossimo mese arrivi presto e non disperatevi troppo per la birra finita.
PESCI
Pesciolini! Studiare vi ha già stancati fin troppo e, per quanto non vediate l’ora che arrivi il Natale, dovrete aspettare ancora un po’. Non datevi troppa pena però, Halloween si avvicina e anche un po’ di vacanza. Resistete!
TROVA LE DIFFERENZE
ZABAIONE
Numero 1 Anno xviI NOVEMBRE 2022
di lucia vercelloni
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SVAGO
ZABAENIGMISTICA CRUCIVERBA 1
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di MARIA VITTORIA MASSARENTI
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ORIZZONTALI 1. Coloro che sono succubi del consumismo - 10. La protagonista del Paese delle meraviglie di Carroll - 15. La costellazione della cintura - 16. Proprio della filosofia di Eraclito - 18. Appartenenti al Neolitico - 20. Information Technology Centre - 21. In mezzo a orlo - 22. Quelle azzurre sono tra gli animali più grandi del pianeta - 24. Artificial Intelligence - 25. Lo era Aspasia, compagna di Pericle - 27. Famoso sacerdote greco sbranato da due serpenti marini - 29. Né no né sì - 30. La forma originaria di un vocabolo - 33. Risk Assessment Value - 34. Unità Astronomica - 35. Setta buddista contemplativa giapponese - 37. Sono all’imperfetto - 38. Contrario di P.M. - 39. É grande quello delle persone arroganti - 42. Prefisso che significa “uguale” - 43. Lo è la carota - 45. Il nome degli zar di Russia - 47. Metà otto - 48. Divinità egizia - 49. Peters, attore protagonista della serie Netflix Dahmer - 50. Prolungamento del palato in fondo alla bocca - 51. Dea greca della luna - 54. Raccontare per un londinese - 56. Provincia di Ancona - 57. Famosa località del Lazio 58. egregi, esimi 14
novembre 2022 Anno XVII
Numero 1 ZABAIONE
SVAGO VERTICALI 1. Disputa giudiziaria - 2. Ce ne sono 24 in un giorno - 3. Personaggio mitico i cui figli furono sterminati da Apollo e Artemide - 4. Luminoso, radioso - 5. Relativo a una sola parte di quelle coinvolte - 6. Destinazioni - 7. Il nostro è il ventunesimo - 8. … E ritrita, poco originale - 9. Le vocali in Cina - 10. Non qui - 11. La scuola filosofica aristotelica - 12. Capolavoro di Stephen King - 13. Giacca impermeabile - 14. Isole siciliane - 17. Persona non vedente - 19. La quarta preposizione semplice - 23. Fastidi, travagli - 26. Fratello di Atreo - 28. Recente - 31. Uno dei setti peccati capitali - 32. Tendenze che passano - 36. Negazione - 38. Alla fine dell’amaca - 40. Fiori bianchi - 41. Inutili, vani - 44. Poison …, famoso personaggio dei fumetti - 46. Rickman, attore che interpretò Piton - 48. Persona colpevole - 50. Universal Learning System - 52. Il magnesio per Mendeleev - 53. L’alieno di Spielberg - 55. In mezzo alla pena
SOLUZIONI S
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Numero 1 Anno xviI NOVEMBRE 2022
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ZABAIONE
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FATE UN SALTO IN BIBLIOTECA! Volete studiare in un luogo bello e confortevole, che favorisce la concentrazione e la motivazione? La nostra biblioteca è aperta il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 14,15 alle 16,15 e vi si può accedere liberamente, senza prenotazione. Negli stessi orari è aperta anche un’Aula studio, utilizzabile per lo studio e le attività di gruppo. Per evitare sovrapposizioni questa va prenotata, trovate le info sul sito della scuola. approfIttate di questa magnifI ca opportunità e fermatevi a studiare a scuola - non ve ne pentirete!
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