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SOS ARCHIVIO

Intervista Al Professor Piazza

mento dell’archivio; una quantità di lavoro inimmaginabile di cui, però, lui non può occuparsi di persona. Questo perché il professore è uno storico, non un archivista, perciò può solo limitarsi a supervisionare l’archivio di tanto in tanto in qualità di appassionato. Per usare le sue parole: “bisognerebbe trovare uno spazio a parte per riporre i materiali che ingombrano il pavimento, in modo da rendere accessibile la seconda stanza e permettere di consultare gli scaffali”. Infatti, lui stesso, negli anni del suo insegnamento al Parini, aveva organizzato laboratori e faber quisque di ricerca storica che consistevano nel rintracciare alcuni documenti riguardanti gli studenti colpiti dalle leggi razziali del ‘38, i pariniani partigiani e le prime studentesse che hanno avuto l’opportunità di studiare nella nostra scuola.

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Un altro problema, questa volta di maggiore portata, è la necessità di una nuova archiviazione, considerando che l'ultima risale agli anni ‘60. Se pensate di potervi trovare le pagelle dei vostri fratelli maggiori o dei vostri genitori vi sbagliate: quelle si trovano ancora nel seminterrato, in attesa di essere riportate alla luce e archiviate. Perciò sessant'anni di documenti sono ora accatastati, disordinati e inaccessibili, nonostante di norma passati i trent'anni possono essere trasferiti dall'archivio di deposito a quello storico. Ciò significa che i documenti fino al ‘90, che avrebbero potuto aggiudicarsi un posto al primo piano, sono ancora tra la muffa e la polvere del seminterrato per mancate risorse. D’altra parte, però, riconosciamo che si tratta di un lavoro lungo e impegnativo, in quanto bisognerebbe assumere un archivista e trovare uno spazio idoneo ad accogliere ulteriori documenti, lavoro che richiederebbe un enorme dispendio di tempi e di fondi.

Abbiamo quindi discusso della questione con la prof. Zaninelli, la quale in precedenza ha cercato e pubblicato la pagella di Dino Buzzati, riflettendo sull’importanza di questo patrimonio comune, che ha reso la nostra scuola come è oggi. Noi crediamo che riaprire le porte dell’archivio sia un’ottima iniziativa per fare un’esperienza didattica e di identità culturale e, dal momento che è già stata realizzata, sappiamo che può essere concretizzata. Ci vengono in mente mille idee: faber, laboratori di PCTO, progetti di educazione civica e incontri in cui ospitare archivisti professionisti e figure del mestiere. Insomma, quale migliore opportunità per informarci sulla storia del nostro liceo e riscoprire le sue, anzi le nostre, origini?

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