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CONCORSO DI FOTOGRAFIA ULTIMI GIORNI PER PARTECIPARE

ZABAIONE NUMERO 6 ANNO XiI GIORNALISMO INDIPENDENTE AL PARINI DAL 2006 APRILE/MAGGIO MMXVIII

CON INTERVENTI DI

VITTORIO ZUCCONI CLAUDIA BELTRAMO CEPPI

LETTERE DALLA RIVOLUZIONE


EDITORIALE

IL FASCISTA DELLA PORTA ACCANTO di giulio pistolesi

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u una cosa siamo tutti d’accordo: la scritta va rifatta. Cioè, non è che siamo d’accordo proprio tutti-tutti - qualche baffetto continua ad annidarsi nell’ombra - però la stragrande maggioranza della scuola sembra essersi definitivamente convinta che ribadire sull’asfalto di via Goito un principio fondamentale come l’antifascismo (principio che è, peraltro, pilastro dello Stato e, di conseguenza, anche della scuola) sia non solo una buona idea, ma un atto di vitale importanza, fosse anche solo perché là fuori c’è qualcuno a cui la cosa dà fastidio. Perciò la scritta si rifarà. Contenti tutti? No. No, perché subito si è aperto un altro fronte di dibattito, acceso quanto se non più del primo. Ovvero: come rifarla, questa scritta? La polemica, ovviamente, prende le mosse dalla scelta, da parte del Collettivo, di ritinteggiare in rosa la scritta per dare al messaggio un’ulteriore connotazione in senso femminista, dal momento che, come specificato dallo stesso Collettivo, antifascismo oggi significa anche lottare per i diritti delle donne. Giusto, no? Io credo di sì. Ma pare che non tutti siano del mio stesso avviso. O almeno così sembrano suggerire l’ondata di contrarietà suscitata a suo tempo dal rosa e, adesso, l’opposizione che incontra la proposta di ripristinare, accanto alla scritta, il simbolo femminista della seconda stesura. Ora, io penso che a quest’iniziativa si possa essere contrari per

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una sola ragione: quella, avanzata dai rappresentanti, per cui utilizzando di nuovo il rosa aumenteremmo esponenzialmente il rischio di farci cancellare tutto di nuovo (non dimentichiamoci che si tratta di un atto formalmente illegale). Ma questo problema si può facilmente risolvere rifacendo il simbolo in bianco. E allora perché mai essere contrari? Perché è d’intralcio alla circolazione, dice qualcuno; ma personalmente dubito che su una scritta di otto metri un circolino bianco in più possa fare la differenza. No, qui il discorso è più generale. Sorvolando per pietà su chi sostiene che, in questo modo, “il Collettivo fa sembrare che l’antifascismo è solo delle donne” (e qui, pur con tutta la buona volontà del mondo, o sei scemo o sei nazista) e su chi grida all’imposizione antidemocratica furbetti - perché non si sa se tutta la scuola sia d’accordo con i diritti delle donne (vedi sopra, con particolare accentuazione su nazista), il problema riguarda l’opportunità o meno di sovrapporre i due messaggi. Ma, come già detto prima, c’è poco da sovrapporre. Forse sono io poco fantasioso, ma purtroppo un antifascista-antifemminista non riesco a immaginarmelo. O meglio, ci posso riuscire, ma solo come animale mitologico, non certo come soggetto politico credibile; e pertanto mi sento in diritto di dubitare della buonafede di chi prova a far passare per distinte le due posizioni. Ma, attenzione, questo non si-

gnifica che, come hanno sostenuto in molti, il simbolo sia superfluo, dal momento che il suo significato è già espresso implicitamente dalla scritta principale: significa tutto il contrario. Perché bastano queste discussioni, e ciò che da esse è emerso, per renderci conto che di simboli come questo abbiamo un bisogno spasmodico, più di quanto ci piacerebbe credere. Perciò ben venga il pugno chiuso del femminismo sull’asfalto di via Goito, così come ben venga qualunque altro messaggio rimandi alla lotta per la libertà e l’uguaglianza; e pazienza se a qualcuno fa prudere la pelata.

SOMMARIO COSA è RIMASTO DEL PAG. 3 SESSANTOTTO sapevamo che non sapag. 4 rebbe successo niente quando manca PAG. 5 la rabbia il salone del mobile pag. 7 al parini ciss 2018 PAG. 8 l'arte come la droga PAG. 10 recensioni-cinema PAG. 11 RECENSIONI-mostre pag. 12 zabaoroscopo PAG. 13 caccia al professore pag. 13 zabaenigmistica PAG. 14

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ATTUALITÀ

COSA È RIMASTO DEL SESSANTOTTO CONTESTAZIONE E ATTIVISMO POLITICO AL PARINI

di FIlippo savio, vignetta di elena galvani Nel 1966 La Zanzara pubblicò la celebre inchiesta sul ruolo della donna nella società: inchiesta considerata un po' la scintilla che avrebbe fatto scoppiare le contestazioni del Sessantotto italiano. Oggi, a cinquant’anni di distanza, molti diritti di cui noi giovani godiamo sono dati per scontati, forse dimenticando che, per ottenerli, qualcuno prima di noi ha lottato, anche durante quello che è stato il nostro Sessantotto. Ma se la conquista di un diritto implica sempre una responsabilità, la domanda sorge spontanea: siamo abbastanza maturi da assumerci la responsabilità dei nostri diritti? Abbastanza forti da sacrificare qualcosa per salvaguardarli? A cinquant’anni di distanza, due studenti maschi e due femmine del triennio hanno risposto ad alcune domande riguardanti i moti del Sessantotto e l’approccio alla politica e alla società. È emerso che la conoscenza storica dei fatti è il più delle volte buona: chi in modo più approfondito e chi meno, tutti e quattro hanno dimostrato di sapere di cosa si stesse parlando. Alla domanda “Ritieni vicini a te i valori che hanno caratterizzato la protesta di quegli anni?” tutti hanno risposto in modo nettamente positivo, tra chi non si sente rappresentata dalla società in cui vive a chi è grata all’indole libertaria delle proteste sessantottine. Un’eccezione in tal senso è rappresentata da uno studente maschio. Quest’ultimo, ZABAIONE

pur avendo riconosciuto il contributo del Sessantotto al rinnovamento culturale italiano, afferma che “se fosse vissuto in quegli anni, probabilmente non avrebbe manifestato, in quanto un mondo con diritti ma senza doveri sarebbe inutile”. Quando è stato chiesto un parere riguardo alle lotte per le quali bisognerebbe battersi oggi, sono emerse opinioni diverse tra loro. Lo stesso studente di cui sopra pensa che, al momento, non sia necessario combattere per nulla, mentre tre intervistati su quattro concordano nell’affermare che vi sia ancora molto da fare; variano tuttavia gli ambiti all’interno dei quali si ritiene bisognerebbe agire. Una delle due ragazze afferma generalmente che: “bisognerebbe protestare contro ogni tipo di ingiustizia, ma anche fornire i mezzi necessari affinché ogni persona sia capace di ragionare con la sua testa e distinguere da sé ciò che è giusto da ciò che non lo è”. I restanti due intervistati sono concordi sul fatto che sia necessario combattere

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per i diritti sul lavoro, mentre solo la studentessa si mostra attenta nei confronti delle minoranze. Nonostante le differenti risposte alla domanda precedente, sembra esserci un punto in comune tra tutti e quattro gli studenti: l’attivismo politico. C’è chi partecipa alle manifestazioni a cui ritiene sia necessario dare un contributo, chi inizia a muovere i primi passi nell’ambito della politica di partito e chi semplicemente cerca di informarsi su ciò che succede nel mondo, in modo da poter mettere in relazione gli avvenimenti con un punto di vista personale che rimane comunque flessibile. Infine, tutti e quattro gli studenti si dicono disposti a protestare per ciò che ritengono giusto. Lo stesso ragazzo che, probabilmente, non avrebbe manifestato ci tiene a sottolineare che la protesta, anche se mossa da intenti nobili, “deve essere sempre rispettosa verso chi la pensa in modo diverso, non come fanno i centri sociali”.

LA VIGNETTA

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ATTUALITÀ

SAPEVAMO CHE NON SAREBBE SUCCESSO NIENTE

INTERVISTA A VITTORIO ZUCCONI

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ittorio Zucconi, firma di punta de La Repubblica, ed ex pariniano ci racconta il Sessantotto nel nostro liceo e a Milano. Lei è stato membro dell'allora Zanzara e studente del Parini negli anni '60, come si viveva in questa scuola e a Milano quel grande periodo di movimento che è poi stato il Sessantotto? Mah. Si viveva con molto ottimismo perché noi avevamo visto gli anni Cinquanta, anche se da bambini avevamo visto la miseria. C’era un grande senso di “il domani sarà migliore dell’oggi”. I professori ci dicevano: “voi dovete studiare perché sarete la classe dirigente di domani”. Ci sentivamo molto orgogliosi, un po’ spaventati e pensavamo: “che cazzo di classe dirigente, io voglio giocare a pallone, seguire le ragazze”...

Nel trattare l'attualità esterna alla scuola, la Zanzara era un giornale politicamente schierato? No, noi facemmo la prima rottura con le convenzioni quando la Zanzara stava morendo. Non avevamo una lira, lo facevamo tutto noi. Decidemmo di iniziare pubblicare un giornale che facesse un po’ scandalo con un’inchiesta chiamata “Se voi foste i professori” in cui chiedevamo agli studenti di dare i voti ai docenti. 4

DI luigi lorenzoni e daniele musatti

Venne fuori un casino epocale perché tutti si scatenarono a dire: “perché quella lì di matematica è una cretina, le diamo quattro” “quello di greco gli diamo due” “quello di filosofia un po’ meglio”. Venimmo chiamati dal preside e sospesi a tempo indeterminato. Il giornale rimase chiuso per un po’ e ci furono grandi rivolte: fu l’inizio del ribellismo che poi esplose con il caso della Zanzara qualche anno dopo. Noi eravamo insofferenti dell’autorità, ed era sempre tutto molto rivolto all’interno della scuola.

parte di noi era de sinistra, come si dice scherzosamente: eravamo tutti per la giustizia, l’uguaglianza e i diritti dei lavoratori, ma intanto sapevamo che non sarebbe successo. Il bello del Sessantotto è che tutti facevano casino sapendo che tanto non sarebbe mai accaduto niente.

Cosa crede sia rimasto oggi di quei valori per cui tanto si è combattuto? Combattuto è una parola grossa. Ricordo che all’università, in Piazza Duomo, facevamo delle manifestazioni coi professori, che erano tutti di sinistra (e dovevo Quindi non c’era un vero esserlo pure io sennò mi trombaproprio schieramento politico? vano gli esami) e cantavamo “FaNo, no, cercavamo di evitare scisti, borghesi ancora pochi mesi”. anche perché politicamente risenArrivarono volanti e camionette tivamo molto dell’atteggiamene chiesi al mio professore di Stoto dei nostri genitori. Inoltre, dal ria moderna: “Professore ma lei ci punto di vista sociologico, il Paricrede davvero che mancano anconi era molto eterogeneo. Entrare ra pochi mesi?” E lui mi rispose: in politica avrebbe creato qualche “Mah, forse ancora un pochino di problema tra di noi, tra quello che più” (ride, NdR). era ultra comunista e quello che È rimasta una profonda diffiera ultra conservatore. Cercavamo di evitare anche perché dovevamo denza nei confronti dell’autorità: il cercare di vendere questo cazzo di giornale. Lei si riconosceva completamente nei valori che guidarono i moti del Sessantotto? Non era una cosa che tutti sentivano così direttamente, ci accorgemmo a posteriori che c’era stato il Sessantotto. La maggior APRILE/MAGGIO 2018 Anno XII

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Sessantotto, infatti, ha rotto il sacro principio di autorità.

di oggi della democrazia diretta, mentre io dall’esperienza delle assemblee ho capito che emerge semRiguardo all'approccio dei pre un leader. Gli stessi errori sono giovani alla politica e al mondo, commessi oggi, per esempio, dai 5 Stelle: si stanno riducendo anche cosa crede sia cambiato? La mia è stata la prima gene- loro da un’idea originale di assemrazione che ha scoperto l’assem- blearismo a un partito tradizionale blearismo. Alcuni partecipavano con un capo. alla vita politica organizzata nelVede oggi nei giovani la stesle sezioni del partito comunista, perché di democristiani al liceo io sa voglia di diritti che vedeva cinnon ne ho mai visti e se c’erano si quant’anni fa? Io non posso dare giudizi pernascondevano. Poi però esplose l’epoca delle proteste. L’atteggiamen- ché non vivo tra i giovani, credo to fu quello di uscire dai partiti e tuttavia che vi sia molta confusiodire: “facciamoci noi la ripresa di- ne, come un campo senza righe di retta”, quella che oggi è chiamata gesso e senza regole o squadre: tutdemocrazia diretta, però come si ti rincorrono la palla senza sapere negava l’autorità del professore si cosa stanno esattamente facendo. negava l’autorità del dirigente poli- Noi avevamo delle righe: sapevatico. Questo ha portato all’illusione mo dove era l’area di rigore, dove la

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metà campo e la porta avversaria. Oggi c’è un’immensa prateria, creata dalla rete, dove ognuno può dire e fare ciò che vuole. Per cosa dovrebbero combattere i giovani al giorno d’oggi? A parte le cose ovvie, cioè ricordarsi che non può esserci successo in una società dove 1/3 delle persone faticano a mangiare, lasciando perdere destra e sinistra. Noi abbiamo vissuto anni nei quali la crescita era così divorante che sapevamo ci sarebbe stato da lavorare anche per chi era disoccupato. Ora non è più così, ora il posto fisso non esiste più. Bisogna inventare un futuro: la globalizzazione e il “boom” non tornano indietro.

QUANDO MANCA LA RABBIA

DI emma orsenigo e FILIPPO SAVIO

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laudia Beltramo Ceppi, studentessa denunciata nel processo alla Zanzara, ci parla del suo vissuto, del Sessantotto e del rapporto di noi giovani d'oggi con la lotta per i diritti. Come descriverebbe il clima che si viveva nel nostro liceo ai tempi dello scandalo? Diciamo, poco prima dello scandalo, perché è stato del tutto imprevisto. Era un’isola felice, in qualche modo, una scuola abbastanza selezionata di giovani che erano figli di professionisti, di classi colte, ma non solo. Quindi era un clima in cui il dibattito era particolarmente attivo. La Zanzara era un giornale attento sia ai fatti culturali sia alle vicende politiche. ZABAIONE

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INTERVISTA A CLAUDIA BELTRAMO CEPPI

Come nacque l’idea di scrivere il famoso articolo sulla donna nella società? Nacque dalla domanda: cosa ne pensano le ragazze? Sono alla pari in questo dibattito - era un dubbio che avevo - o ne sono semplicemente al traino e fanno il liceo e l’università per poi sposarsi? Raramente c’erano articoli di ragazze: ci sembravano meno partecipi alla discussione politica e culturale in corso, quasi intimidite. Il fatto che le risposte di queste fossero invece molto consapevoli e risolute ci ha stupiti, ci ha fatto piacere. E, come si è visto, ha scandalizzato una buona parte della morale borghese. In questura prima, e durante il processo poi, il suo essere l’uni-

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ca donna è stato causa di un trattamento diverso da parte della polizia a della magistratura? Totalmente diverso. Intanto il fatto che un giudice in borghese (e non un medico in camice) mi avesse imposto di spogliarmi nel suo ufficio invocando un articolo del codice fascista, secondo cui un minorenne doveva essere accertato di non portare una malattia ereditaria, e quindi di essere incapace di intendere e di volere, fu un gesto di un’aggressività ben diversa, di una violenza terribile contro una ragazza di diciassette anni. Tra l’altro da parte dello Stato. Io mi sono rifiutata di spogliarmi e ho potuto farlo soltanto invocando il fatto di essere minorenne. 5

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Allora è stato richiesto che mi presentassi accompagnata da mio padre. Il giorno dopo sono stata avvisata dall’avvocato di non dormire in casa perché era stato emanato un mandato di cattura nei miei confronti. E a fine anno, non dimentichiamolo, sono stata rimandata in storia e filosofia e poi bocciata a settembre. Il gesto costituiva una rappresaglia talmente evidente, che il preside Mattalia si è rifiutato di firmare il verbale e mi ha promosso di autorità all’ultimo anno di liceo. Ho voluto, ovviamente, rimanere al Parini, e ho dovuto cambiare tre sezioni, perché i genitori si lamentavano che una come me stesse in classe con le loro figliole. La paura era che anche loro venissero infettate dal rischio di avere opinioni, pensieri, dubbi, che di per sé, venivano giudicati insani e non adatti al sesso femminile. Nulla di tutto questo è capitato ai due ragazzi che sono stati processati con me.

la mancanza dei diritti. Non vedo il senso di responsabilità nei confronti del proprio destino. Non vedo determinazione e rigore. A me capita spesso di andare a Roma per lavoro, e spesso mi fermo a parlare con i ragazzi che vanno a fare i concorsi per posti pubblici. Mi rendo così conto che molti giovani non parlano lingue straniere, stanno a casa con i genitori e non sanno rinunciare a cose come il sabato sera libero per avere un lavoro. Di recente ho ascoltato una trasmissione in radio dove si parlava di questo: è emerso che la carenza delle ore lavorative porta i giovani, non abituati a un impiego, a non voler rinunciare al loro tempo libero nonostante si tratti di sacrifici non sostanziali. Questo sistema funzionerà finché i genitori e i nonni potranno pagare il sabato sera a figli e nipoti. E poi? Dopodiché non voglio generalizzare: ho incontrato anche molti giovani promettenti. Credo che la chiave sia educare alla responsaCosa crede sia rimasto oggi bilità dell’impegno. E’ solo questa dei valori per cui tanto si è comla vera libertà. battuto nel Sessantotto? In realtà, noi abbiamo lottato, A suo parere, oggi per cosa forse un po’ ingenuamente, per un dovremmo combattere noi giomondo più libero e più egualitario, vani? anche per le persone più sfortunaDovete pretendere il meglio te. Le cose non sono andate così. e non farvi ingannare dalle sirene La società attuale è individuadei falsi profeti. lista, consumistica, intimamente Ad esempio all’università docorrotta, ben lontana dagli ideali per cui abbiamo combattuto. Anche se dalla nostra generazione sono usciti personaggi straordinari, come ad esempio i fondatori di Emergency. Ma si tratta di iniziative individuali e volontaristiche.

vete pretendere di poter studiare molto e bene, con buoni corsi e buoni insegnanti, non dovete subire. Non dimenticate le parole di Brecht che parlava di “’ira per l’ingiustizia.” Molti miei colleghi, persone straordinariamente brillanti, sono diventati insegnanti universitari mediocri che andrebbero frustati per come insegnano. Dovete sempre pretendere il trattamento migliore, proporre idee e sollevare dubbi. Generalmente, le cose potrebbero cambiare se ognuno di voi, invece di lamentarsi, iniziasse a sentirsi responsabile della propria lotta per l’eccellenza. Se ognuno di voi giovani si rendesse conto che nulla gli verrà regalato e che il livello di ciò che apprenderà e, in definitiva di ciò che sarà, dipende da lui. Guardando la luna si sale sull’albero, guardando l’albero si resta per terra… Forse l’errore della mia generazione è stato lottare per raggiungere la luna senza soffermarci a cercare di raddrizzare l’albero: forse se avessimo provato a raddrizzare anche l’albero altri avrebbero potuto salirci sopra. Ma forse anche questa considerazione fa parte della mania di onnipotenza dei giovani del ’68…

Vede ancora in noi quella voglia di diritti che esisteva cinquant’anni fa? No, non vedo la rabbia per 6

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ATTUALITÀ

IL SALONE DEL MOBILE AL PARINI L’INNOVAZIONE TRA CIBO, CULTURA E DESIGN

di RUTH DEMICHELIS

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nche quest’anno il Parini è stato scelto per ospitare una delle numerose installazioni che, in occasione del Salone del Mobile, hanno contribuito a riempire la città di turisti e curiosi. Questa volta, a gestire lo spazio ci ha pensato Streeteat, una startup che si pone come obiettivo quello di mappare i food truck sul territorio nazionale e di inserirli in un’app, affinchè chiunque abbia voglia di street food possa trovare i camioncini itineranti più vicini. Come mi spiega il fondatore e CEO dell’azienda, Giuseppe Castronovo, l’installazione è concepita per sperimentare, dopo tre anni di attività nel campo digitale, un luogo fisico. Ed è così che il cortile esterno adiacente alla palestra viene trasformato in una Food Court, corte dove chiunque può sostare. Oltre al cibo, che ne è protagonista assoluto, l’installazione aggrega design, cultura e innovazione. Gli stand dove potersi rifocillare sono quattro: un bar, un truck di Puc-

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cia Salentina, uno della Heineken e uno della Tesla Destination Tour. È proprio quest’ultimo a portare la vera innovazione all’interno dell’opera: il Tesla Destination Tour, nato da un’idea di Tesla Owners Italia e di eV-Now, è un viaggio a bordo della Tesla Model X e un rimorchio street food. Si tratta del primo viaggio su un’auto a emissioni zero alla scoperta delle eccellenze culinarie, tecnologiche e turistiche dello stivale. Anche la Heineken presenta una novità: proprio in questa occasione lancia la prima lager analcolica, povera di calorie e dal gusto leggero. L’arte non manca e ne è ambasciatrice l’opera di un artista contemporaneo. Essa consiste in alcune catene che simboleggiano il forte legame di ognuno con le proprie radici, ma anche la possibilità di allontanarsi da queste in ogni momento. Anche le sedute sono elementi di design, progettate in modo tale da ricordare tavoli e sedie che contribuiscono a creare un’atmosfera conviviale. Ai tavoli non sono servite solo pietanze, ma

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anche cultura. Alcuni attori sono infatti disponibili a recitare poesie che i presenti possono selezionare da un vero e proprio menù. Un progetto per il sociale è CùCù” -Cucine e Culture- grazie al quale donne svantaggiate di diverse nazionalità hanno l’opportunità di cucinare piatti particolari per i lavoratori. La scelta di Streeteat è ricaduta proprio sul Parini per quattro motivi: il fatto che si trovi nel cuore di Brera, l’Alternanza Scuola Lavoro, il desiderio di riqualificare spazi poco usati e la voglia di portare il cibo in un luogo inusuale. Infatti, come riconosce Castronovo, il nostro liceo possiede una grande storia che merita di essere valorizzata. Inoltre, in questo modo, anche a noi studenti è stato possibile scoprire oggetti innovativi progettati appositamente per la Food Court e approcciarci a nuove modalità di consumo del cibo.

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ATTUALITÀ

CISS 2018

LA STAMPA STUDENTESCA ITALIANA AL FESTIVAL DEL GIORNALISMO A PERUGIA

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di davide rossi a ormai dieci anni, è consuetudine che un consistente numero di redazioni di giornali studenteschi provenienti da tutta Italia si ritrovi a Perugia per partecipare al Convegno Italiano di Stampa Studentesca, il CISS. Così anche noi, in una delegazione di sei persone, ci siamo recati a Perugia dall’11 al 15 aprile. La parte ufficiale dell’incontro si è tenuta nella sala Sant’Anna, messa a disposizione dal Festival Internazionale del Giornalismo. Ogni redazione si è presentata e ha tenuto una breve conferenza su un tema, che fino all’anno scorso era a libera scelta, ma quest’anno abbiamo ritenuto che fosse dispersivo in tal modo, abbiamo dunque pensato di chiedere di parlare dell’articolo pubblicato dai vari giornalini che avesse fatto discutere maggiormente, a scuola e fuori. Ma ai più non sarà chiaro il motivo per cui dovremmo fare tutto ciò a Perugia e non a Milano, o a Roma, o comunque in una città più facilmente raggiungibile e, perché no, più popolata. La risposta sta nel fatto che in concomitanza al CISS si tiene anche il

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Festival Internazionale del Giornalismo, che ci offre non solo l’opportunità di avere una sala a nostra disposizione e dei fantastici badge con l’altisonante nome di “Stampa Studentesca”, ma anche quella di seguire numerose conferenze di alcuni dei personaggi di spicco del giornalismo italiano e mondiale. Abbiamo infatti incontrato in questo ambito il direttore dell’Espresso Marco Damilano, che ci ha chiesto di collaborare con la sua testata a un sondaggio. Tuttavia il CISS va ben oltre questi meri aspetti, infatti anche solo il soggiorno nel mitico ostello Mario Spagnoli – gentilmente pagatoci dalla scuola – offre la possibilità di venire a conoscenza di personaggi estremamente interessanti dal punto di vista umano. Infatti il CISS è popolato dai ragazzi più svariati: si va infatti dai romani, magici disertori delle nostre conferenze, ai napoletani che si presen-

tano a CISS iniziato, dopo un giorno di vagabondaggio per Perugia e ci chiedono di partecipare; ai perugini che stanno un pomeriggio e tornano a casa, alla gente che si presenta a colazione in costume da bagno. Abbiamo anche appreso quanto degli apparentemente scomodi divanetti in finta pelle nera possano far recuperare ore e ore di sonno in pochi minuti, accogliendoci come se fossero comodi letti a tre piazze. Ma perché dovrei scrivere un articolo in cui si parla di un’esperienza che solo pochi membri della nostra redazione hanno vissuto, quando questo giornalino dovrebbe essere dedicato a tutti gli studenti del Parini? Perché entrare nella redazione di Zabaione, sudare ogni mese per vedere risultati di 20 pagine, è appagato da queste effimere e momentanee soddisfazioni. L’appello dunque è: venite a Zaba e verrete al CISS!

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50 SFUMATURE DI... CLASSICO CHE IMMAGINE TI VIENE IN MENTE LEGATA AL MONDO DEL LICEO CLASSICO? MANDACI, SULLA MAIL O SUI SOCIAL, UNA FOTO ENTRO IL 15 MAGGIO E PARTECIPA AL

CONCORSO DI FOTOGRAFIA! LIBERA LA FANTASIA: PUOI FOTOGRAFARE PERSONE, OGGETTI, LUOGHI... INSOMMA, QUELLO CHE VUOI

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Abbonamento a National Geographic

TERZO premio

DVD del film "Il sale della terra"

ZABAIONE SPECIALE DI NARRATIVA

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e ti appassiona scrivere racconti, poesie o qualunque altro tipo di componimenti escluda l’articolo di giornale, questa è la tua occasione! Invia i tuoi lavori alla redazione di Zabaione (trovi la nostra mail in quarta di copertina) e potrai far parte di un nuovo numero che stiamo elaborando, il nostro speciale di narrativa! Vi aspettiamo numerosi!

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L'ARTE COME LA DROGA INTERVISTA A VITTORIO SGARBI

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os’è l’arte per lei? Come pensa che si evolverà in questa epoca dominata dalla tecnologia? Sono domande irricevibili. “Cos’è l’arte per lei?” è una domanda che non si può fare: l’arte non è “per me”. Sarebbe come dire: “Cos’è la religione per lei?” La religione è una necessità dell’uomo, qualcuno non ce l’ha ed è ateo. L’arte è un’urgenza dell’uomo: qualcuno non ha interesse, ma questo non vuol dire che è “per me”. In quanto si dà, l’arte è come un emporio dove si vende la carne. “Cos’è la macelleria per lei?” E’ il luogo in cui, se non sono vegano, vado a prendere la carne. Quindi la domanda è irricevibile. L’altra cosa: si evolverà in un modo che nessuno può sapere perché se lo dicessi significherebbe che la capacità creativa degli altri sarebbe prevista da me. Siccome gli altri hanno la loro capacità creativa, io non sono in grado di ipotizzarla dicendo quello che potrebbe o dovrebbe essere. L’arte sarà quello che vedremo.

dI EMMA ORSENIGO

Come mai ha deciso di presenti una condizione di puro godimento. Qualcun’ altro pensa che sentarsi come provocatore del una finalità dovrebbe invece averla. grande pubblico? Mi presento come un confeLo credeva anche Manzoni. renziere, come uno storico dell’arPensa che sarebbe giusto te. La provocazione è un effetto del rendere gratuita l’entrata a mo- pensiero libero, non un metodo. Può essere il metodo di un intervistre e musei? Perché? Questo non lo penso, l’ho det- statore che blocca un tale per strato. Uno stato civile non può avere da cercando di fargli dire delle cose musei a pagamento, come non ha senza appuntamento. Non ho mai le biblioteche a pagamento. Si va provocato nessuno. Io ho esposto in biblioteca per prendere un libro un pensiero che spesso ha avuper imparare qualcosa che sia utile to una radice polemica. La parola non solo a un unico individuo, ma provocatore non mi riguarda. a tutta la società. Una persona che Secondo lei qual è il modo deve pagare per vedere Botticelli ha un handicap perché non può migliore per far sì che i giovani vederlo tutti i giorni. Così la gra- amino e apprezzino il patrimonio tuità dei musei è fondamentale ed culturale italiano? Direi che è proibirlo: se tu ti avè una posizione che io ho assunto da molto tempo. È certamente un vicini a un’opera d’arte, ti fanno una mio pensiero noto e che ha anche multa. La droga è proibita, eppure avuto un tavolo di discussione, se molti la assumono. Ecco, l’arte deve essere come una droga. Deve essere ne parla. assoluta in quanto trasgressiva.

Platone disse che l’arte è mimesi, cioè imitazione e pertanto diseducativa e corruttrice, se non quando associata alla filosofia. Commenti questa frase. Io penso che il pensiero di Platone sembri già abbastanza rispettabile per non essere messo in discussione da me. E’ una posizione durata per anni che tende ad attribuire all’arte una finalità. Alcuni pensano che l’arte non abbia nessuno scopo e per ciò essa rappre10

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RECENSIONI-CINEMA E SERIE TV

di maia mutti E Isabella pintucci

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READY PLAYER ONE

eady Player One, l’ultimo film diretto da Steven Spielberg, tratta di una rappresentazione della realtà virtuale, basato sull’omonimo romanzo di Ernest Cline. Con un richiamo costante alla ruggente cultura pop degli anni Ottanta, la pellicola è declinata in diverse scene che permettono allo spettatore di viaggiare attraverso oggetti, personaggi e canzoni, come la macchina DeLorean di Ritorno al Futuro, la moto di Kaneda in Akira, il film The Shining diretto da Kubrick, o Stayin’Alive dei Bee Gees. Nel 2045 la terra è diventata un luogo bellico ed inospitale. I suoi abitanti si trovano in condizioni di estrema povertà concentrati in bidonville, con l’unica evasione del mondo virtuale di OASIS, un universo iperrealistico creato da James Halliday. Alla morte di Halliday egli lancia una sfida: una caccia al tesoro. Il giovane Wade Watts, grande ammiratore del programmatore, ha ammassato informazioni sulla sua vita e il suo lavoro con lo scopo di vincere la prova e aggiudicarsi il premio (il controllo totale di OASIS). Ready Player One mi ha entusiasmata, è un film che riesce attraverso la fantasia e la realtà virtuale a farci capire quanto sia importante la vera realtà, quella dove noi possiamo altresì essere i personaggi che vogliamo. In questi ultimi anni dove la tecnologia sembra accompagnare e allontanare le persone dall’immediato, Steven Spielberg ha voluto ricordare a tutti quanto importante sia vivere le proprie vite. Sta a noi scegliere. (Isabella Pintucci)

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LA CASA DI CARTA

tto persone vengono reclutate per irrompere nella zecca di Stato di Madrid con lo scopo di stampare banconote e poi fuggire con il bottino senza ferire nessuno. Un'impresa impossibile, se non fosse per l'ideatore del colpo, la mente geniale, il Professore che, oltre a occuparsi dell'intera organizzazione, ha il compito di controllare la polizia. O almeno questo è il piano. Devo ammettere che all’inizio avevo pensato a una serie originale Netflix, la classica “americanata” poliziesca, ma mi stavo sbagliando. Tutto questo per dire che mi sono divorata gli episodi della Casa de Papel in meno di un mese. In un susseguirsi di colpi di scena, storie d'amore (forse un po’ banali, ma che possono rappresentare una gran fonte di spasso) e sparatorie, resterete incantati da questa serie e vi sarà difficile staccarvi dallo schermo. Un episodio tira l’altro, perché la trama è imprevedibile e ricca di una piacevole tensione. Nonostante i protagonisti siano ladri, finirete per affezionarvi e sperare che riescano nel loro intento. E riderete guardando i poliziotti, ignari di quanto stia realmente accadendo all'interno dell’edificio, alle prese con le astute trovate del Professore. Ed ecco che la rapina si trasforma subito in rivolta sociale: puoi passare tutta la tua vita per una misera paga e poi morire, oppure puoi rischiartela una volta sola per molti più soldi. Se qualcosa va storto, finisci in prigione o muori, ma se ci riesci, se ne esci vivo, te la godi per il resto dei tuoi anni. (Maia Mutti)

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RECENSIONI-MOSTRE

dI CECILIA ALBANESE E EMMA ORSENIGO

BOLDINI: RITRATTO DI SIGNORA

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iovanni Boldini fu uno dei più grandi pittori della Belle Époque italiana e francese. Era specializzato nel ritrarre borghesi parigine, di cui sottolineava la bellezza e la sensualità. Le sue tele si distinguono per le pennellate rapide, con scarsa considerazione dei dettagli, molto efficaci nel dare alle modelle in posa un’impressione di dinamismo. L’attenzione del pittore si concentrava sui volti, unici punti nitidi di quadri che sembrano terminati in fretta, se non appena abbozzati. Si tratta di un’esposizione molto piccola, circoscritta in appena due stanze presso la Galleria D’Arte Moderna di Milano. Per quanto lo sapessi già, ho trovato che fosse un peccato perché i quadri esposti hanno attirato la mia attenzione e sarebbe stato bello vederne altri. Alle sue tele sono state affiancate alcune opere di due amici dell’artista: il disegnatore Helieu e lo scultore Troubetzkoy. Queste hanno effettivamente arricchito l’esposizione, ma a primo impatto sembrava fossero state portate lì soltanto per occupare spazio. È inoltre un peccato che le uniche informazioni a disposizione fossero la biografia del pittore e una breve presentazione del suo operato artistico, sufficienti ma non del tutto esaurienti. Rimane tuttavia una mostra interessante che può essere un punto di partenza per chi non conosce questo artista. In più, il biglietto, gratuito per i minorenni, dà libero accesso alle altre sale del museo che vale la pena visitare. (Emma Orsenigo)

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MILANO E LA PRIMA GUERRA MONDIALE

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ilano e la Prima Guerra Mondiale, è questo il titolo della mostra fotografica allestita a Palazzo Morando a cura di Barbara Bracco in occasione dei cent’anni dalla fine del conflitto. Un insieme di immagini, cartoline, periodici e manifesti portano il visitatore quasi a respirare l’aria che ha caratterizzato la Milano di quegli anni raccontandone la storia. I documenti esposti illustrano il ruolo fondamentale che ha avuto la nostra città per la popolazione italiana, evidenziandone numerose sfaccettature: viene presentata una comunità dal grande senso civico e del dovere che, a fronte di una situazione di estrema difficoltà, non solo partecipa all’azione bellica con la produzione di armi e munizioni, ma offre anche assistenza medica ai militari feriti. Tra le diverse stanze ci si perde nella storia di come il capoluogo lombardo sia riuscito a superare la drammatica situazione, tuttavia uscendone non illeso. Le pagine di giornale ingiallite dal tempo e i toni sbiaditi delle vecchie fotografie in bianco e nero mostrano l’operosità di una metropoli pronta a risollevarsi. Nell’attenta ricostruzione degli eventi storici non mancano peraltro riferimenti e tracce di quei conflitti tra ceti sociali che nel successivo dopoguerra avrebbero acceso il dibattito politico milanese e italiano. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 13 luglio, merita sicuramente una visita soprattutto degli appassionati ma anche di chi desidera conoscere meglio un momento fondamentale nella formazione dell’attuale identità culturale e morale della nostra città. (Cecilia Albanese)

APRILE/MAGGIO 2018 Anno XII

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SVAGO di maria cattano E camilla piovani

ARIETE

Sappiamo bene che tieni alla linea e l’estate si avvicina, ma non prendiamoci in giro: quel gelato nel freezer chiama solo te.

TORO

Speravi di festeggiare il tuo compleanno con una grande festa a base di sesso, droga e rock’n’roll, ma ti toccherà trascorrerlo in compagnia dei libri di storia e filosofia. Auguri!

GEMELLI

Ti sei lamentato tutto l'inverno per il freddo? Se ti azzardi a fare lo stesso anche per il caldo, entro cinque minuti sarai sbattuto in una cella frigorifera per rimanerci fino a ottobre.

CANCRO

Caro cancro, capiamo che c'è il sole, capiamo che la primavera è la stagione della fioritura, ma la piantina d'erba sul balcone non avresti potuto risparmiartela?

ZABAOROSCOPO LEONE

Mese fortunato per te: non sa nemmeno il buon Dio come tu abbia fatto a prendere quel 7 in matematica. Il nostro consiglio è di non presentarti più a scuola per non rovinarti questa fantastica media.

VERGINE

I concerti dei tuoi cantanti preferiti sono già fissati, ma lo sai bene pure tu che il tuo portafogli è più deserto di Riccione in inverno.

BILANCIA

Se sei colto dalla disperazione per quel tre in greco puoi sempre soffocare il tuo dolore nelle ciambelle del bar, antidepressivo sicuro al 100%.

SCORPIONE

Se per tirarti su il morale utilizzi lo stesso metodo di Bilancia, lei non sarà la tua migliore amica.

SAGITTARIO

C'è chi il 4/20 era fuori a sballarsi e poi ci sei tu sul divano a drogarti, sì, ma di patatine e serie TV.

CAPRICORNO

È arrivato il momento di dare una svolta alla tua vita: molla greco, latino e matematica e dedicati finalmente all'apicoltura in una cascina sperduta.

ACQUARIO

Temiamo tu abbia preso troppo alla lettera il proverbio “aprile dolce dormire”.

PESCI

Se ancora una volta in metropolitana ti cedono il posto per il tuo pancione da dolce attesa, ti consiglierei un test di gravidanza e, qualora fosse negativo, forse è arrivato il momento di ridurre la birra.

CACCIA AL PROFESSORE di DAVIDE ROSSI e FILIPPO SAVIO

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iao a tutti pariniani! Dopo che Sarah Corinaldi di 3G ha vinto nello scorso numero, Caccia al Professore torna anche questa volta! Come al solito, il primo a inviare i nomi corretti dei due professori alla mail parini.zabaione@gmail.com riceverà un buono di 5 euro da spendere al bar della scuola. Che la caccia abbia inizio!

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Anno XII APRILE/MAGGIO 2018

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SVAGO

ZABAENIGMISTICA CRUCIVERBA 1

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di RICCARDO VARINI

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ORIZZONTALI 1. Esploratore.... - 6. I beniamini dei tifosi. - 10. il compianto Falk del cinema. - 14. Un modo di usare il rasoio. - 16. Articolo per maestro. - 17. I limiti dell'orizzonte. - 18. Arido.... - 20. Arto provvisto di penne. - 22. Mastro, il papà di Pinocchio. - 25. Scene girate all'aperto. - 28. Il capoluogo della Bretagna. - 31. Scrisse Minerva oscura. - 34. Musicò Le quattro stagioni. - 36. Uno degli oceani. - 37. L'occasione lo rende ladro. - 39. Tutt'altro che monotoni. - 41. Vi nacque Gramsci. - 43. Le iniziali della Zanicchi. - 44. Le ultime tre di ogni katana. - 45. Commedianti da strapazzo. - 46. La coppiera degli Dei. - 48. Lo trova un amico. - 49. Circonda Capri e Procida. - 52. Ekberg dello schermo. - 55. Una spremuta dissetante. - 56. Sfida ai dogmi religiosi. - 57. Intelligenza Artificiale. - - 58. Le prime due vocali. - 59. Il numero due nell'antica Roma. - 60. Una famosa è Miramar VERTICALI 1. Regnava In Persia. - 2. Compagno di ufficio. - 3. Principio di onestà. - 4. Ughi concertista. - 5. La metà di 6. - 6. Attraversano l'Italia. - 7. Poco serio. - 8. Un costume da bagno. - 9. Uno di noi due. - 10. Presuntuosa esigenza. - 11. Intercalare prettamente Milanese. - 12. Amò vanamente Narciso. - 13. Prefisso che bissa. - 15. Automobile Club d’Italia.

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APRILE/MAGGIO 2018 Anno XII

NUMERO VI ZABAIONe


SVAGO - 18. Profondamente turbato. - 19. La chiusa riassuntiva. - 21. Un'isola Sarda. - 22. I soldati più alti. - 23. Un vino anche "grigio". - 24. Li annullano le mode. - 26. Francesco del calcio. - 27. Julius filosofo. - 29. C'è quello scorsoio. - 30. Tolti di mezzo. - 32. Colà. - 33. Pablo pittore. - 35. Matura nelle vigne. - 38. Tentano lo sfaticato. - 40. Una città turca. - 42. È umano. - 45. La belva ridens. - 46. Vi si gettò Empedocle. - 47. La Valori che recitava. - 48. La madre di Achille, eroe omerico. - 49. Un già gli dà la forza. - 50. Ultime in galera. - 51. L'Eiar attuale. - 53. Il nome della Bluette. - 54. Scorre internamente in Svizzera. - 56. Il McBain giallista

DOV’È SODDU?

di althea barrese

In questa foto compare cinque volte il nostro Preside, riuscite a trovarlo?

SOLUZIONI

S C I A

A N K A R A C O L L E G A

O U N T O A S T I O N T A T R I A U E R T A N A

T A S R O P E E P G E P E R N I V A N N O N I O L A N T A T I I B E T I R R E C I A T E I I

I E N A I V I S L I P

I O S E T R P A I V C O A L S T S O O E O D

E R R A R E P R E T E S A

NUMERO VI

L I U V A U M A I

E T E R A C I C C O O U N N E S C O L I L D I U O M O S I Z I O N I O A N I T A E S I A A R

ZABAIONE

Anno XII APRILE/MAGGIO 2018

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