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ZABAIONE NUMERO 8 ANNO X

GIORNALISMO INDIPENDENTE AL PARINI DAL 2006

APRILE/MAGGIO MMXVI


EDITORIALE

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d ecco infine giunto il momento del commiato. Una cosa per cui i redattori “anziani” di Zabaione degli anni scorsi mi hanno sempre rimproverato è la mia tendenza a scrivere articoli in maniera “impersonale”. Dicevano, infatti, che io non mettevo abbastanza di me e delle mie opinioni in ciò che scrivevo. A ripensarci adesso, non si può negare che avessero assolutamente ragione. In fondo non ho mai creduto che “soggettività” fosse un sinonimo di “buon articolo”. In ogni caso, con questo ultimo editoriale ho deciso di dare uno strappo definitivo alla regola (e, al contempo, di prendermi una rivincita): dedicherò una pagina intera unicamente a me stesso. Prima che voi tutti, giustamente, inorridiate di fronte a questa affermazione, lasciatemi spiegare il perché. Questo è il mio ultimo anno (si spera) al Liceo Parini e, di conseguenza, la fine della mia esperienza all’interno di Zabaione. So che a voi sembrerà una sciocchezza, ma per me questo è un momento particolarmente commovente. Dopo cinque anni scrivere un articolo al mese diventa un’abitudine. Sedersi davanti al computer, cercare le parole giuste per affrontare un argomento ogni volta diverso, sperare che qualcuno legga il frutto del tuo lavoro: questo è ciò che ho scelto di fare in questi anni, per mandare avanti un progetto che (penso) sia uno dei più validi all’interno di questa scuola e sono abbastanza sicuro che un po’ mi mancherà. E il bello è che in quarta gin2

di stefano trentani

nasio non ero nemmeno interessato al giornalino. Ho partecipato alla prima riunione grazie ad un mio amico, che mi ci ha praticamente trascinato dentro. Da lì ho iniziato occupandomi di giochi come i sudoku, poi sono passato agli articoli (senza un genere specifico, raccontavo un po’ di tutto). Nel frattempo ho cominciato anche a fare le mie imbarazzantissime presentazioni del giornalino ai quartini il primo giorno di ogni anno scolastico: vi prego non odiatemi, facevo solo il mio dovere. Infine l’anno scorso ho organizzato il Convegno Italiano di Stampa Studentesca (CISS) e sono stato eletto come primo direttore dalla fondazione del giornalino. Bisogna dire che, in un’azienda reale, questa verrebbe considerata come una carriera coi fiocchi. Tutto ciò non lo racconto per scrivere una sorta di autocelebrazione, ma per farvi comprendere l’importanza che Zabaione ha avuto per me in questi anni. E’ grazie a questo giornalino, infatti, che ho avuto modo di ambientarmi nella scuola e all’interno della redazione ho conosciuto molti di quelli che considero miei grandissimi amici. Voglio quindi sfruttare quest’ultima occasione per ringraziare alcune persone. Innanzitutto la mia gratitudine va alla redazione, sia la vecchia che la nuova: la prima per avermi fatto conoscere questo progetto e la seconda per averlo mandato avanti. Ma soprattutto la mia riconoscenza va a voi “miei cari 24 lettori” (con questa citazione manzoniana ho aperto uno dei miei primi articoli, tanto vale riciclarAPRILE/MAGGIO 2016

la…): mi sono divertito moltissimo a scrivere per voi in questi cinque anni. Continuate a leggere Zabaione, perché voi siete il vero motivo grazie al quale questo giornalino viene scritto e migliorato. Detto ciò, io vi lascio: spero di non avervi annoiato con i miei sentimentalismi. Arrivederci a tutti e godetevi il resto di Zabaione!

SOMMARIO NON SONO UN’ORATRICE PAG. 3 MAY THE CISS pag. 4 BE BE WITH YOU IL PARINI? PAG. 6 NON SI SCORDA MAI FUTURE IS NOW pag. 8 #SOLOPERUNAPISCIA PAG. 10 IL FASCISMO LATENTE pag. 11 VERITA’ PER GIULIO REGENI PAG. 12 2a a nessuno pag. 14 INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA PAG. 15 DI OGNI SOSPETTO PER QUESTO HO VISSUTO pag. 16 LE LUCI NELLE CASE PAG. 16 DEGLI ALTRI ... pag. 17 CONCORSO DI TEATRO PAG. 18 CACCIA AL PROFESSORE pag. 19 FUORI DAL GUSCIO PAG. 20 IMMAGINA UNA PAGINA pag. 21

Anno X

ZABAOROSCOPO PAG. 22 ZABAENIGMISTICA pag. 23 Numero 8

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ATTUALITÀ

NON SONO UN’ORATRICE

LA RESISTENZA E LA TESTIMONIANZA DI LAURA WRONOWSKI

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di GIULIO PISTOLESI, FOTO DI SARA MERENGO

icordare la Resistenza è un dovere, specie in un ambiente come la scuola: così dice il professor Vimercati nel corso dell’assemblea del 22 aprile, che, tre giorni prima del settantunesimo anniversario della Liberazione, si tiene al Parini, con tanto di rinnovo della corona apposta alla lapide del partigiano pariniano Gianbattista Mancuso. Ma parlare di Resistenza, raccontare storie, leggere testimonianze (è il caso della lettera del milanese Umberto Fogagnolo, fucilato a piazzale Loreto nell’agosto del ’33), per quanto importante, emozionante, interessante possa essere, non avrà mai lo stesso impatto, anche solo emotivo, che ha l’incontrare qualcuno che questa Resistenza che andiamo a celebrare l’ha vissuta sulla propria pelle. Per questo, tra tutti gli interventi dell’assemblea, che pure ha visto cose parecchio interessanti, come la lettura di una lezione di Piero Calamandrei sulla Costituzione da parte del presidente dell’ANPI di zona, ciò che più ha colpito me, e, credo, anche il resto dell’uditorio, è stato l’incontro con Laura Wronowski, ora ultranovantenne, che nel ’43, a diciannove anni, fu mandata dalla famiglia in montagna, per unirsi alle formazioni partigiane della Liguria. Una partigiana. Viva, e anche assai sveglia, lì davanti a noi. “Non sono un’oratrice”, dice, e per questo non fa praticamente nessun discorso introduttivo, offrendosi da subito

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alle domande del pubblico. Così, domanda dopo domanda (anche se la maggior parte di esse è posta dal professor Vimercati o anticipata da lei stessa), Wronowski ci parla di Resistenza, della propria mansione di staffetta, di fame, tanta fame, curata a castagne secche e ideali (“Ma ci si adatta. A tutto ci si adatta, ma non alla mancanza di libertà”, e questa non potevo proprio non riportarla), di paura. In verità, parla poco: dopo non molto tempo, ci saluta e si congeda, andandosene via col proprio carico ambulante di Storia. E tuttavia non è stato tanto quello che ha detto, a farmi impressione: la sua storia era una storia di Resistenza, certo, esposta con chiarezza, certo, ma una storia come possono essercene molte. No, ciò che ho trovato davvero d’impatto, in quell’incontro, è qualcosa che

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posso forse riassumere in una sua frase: ad un certo punto, riferendosi alla guerra di liberazione, ha riconosciuto il merito dei contadini italiani nella riuscita di questa, dicendo che “senza il loro appoggio non ce l’avremmo mai fatta”. Ebbene, in quell’”avremmo”, in quella prima persona plurale pesante come un macigno, stanno settantuno anni di storia dell’Italia libera, e sta anche una vita umana, quella di Laura Wronowski; e le due cose si sovrappongono alla perfezione, ricordandoci che la Resistenza, quella che si studia sui libri, non è stata una faccenda di eserciti e bandierine, ma una faccenda di persone, persone in carne ed ossa come la donna di novantadue anni che abbiamo di fronte, che possono guardarsi indietro e parlarne alla prima persona plurale, e dire “noi ce l’abbiamo fatta”.

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ATTUALITÀ

MAY THE CISS BE WITH YOU

A PERUGIA TRA GIORNALISTI E PASTORI di GIORGIO COLOMBO E GIULIO PISTOLESI

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si; e in qualche modo i badge li abbiamo rimediati. Perciò anche quest’anno il CISS ha avuto luogo, e tra il 6 e il 9 aprile numerose delegazioni di giornalini studenteschi provenienti da ogni angolo della penisola, da Trieste a Napoli, da Firenze a Genova (e c’era pure Lodi) si sono riunite a Perugia, facendo base al leggendario ostello Mario Spagno-

La redazione di Zabaione durante la conferenza che ha tenuto

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l CISS, Convegno Italiano Stampa Studentesca, è un annuale ritrovo di redazioni di giornalini scolastici provenienti da tutta Italia. L’evento, la cui paternità è da attribuirsi a Zabaione, che lo organizza ormai da otto anni, si svolge a Perugia in concomitanza con il Festival Internazionale del Giornalismo, e, fino a quest’anno, anche in collaborazione con esso. Purtroppo, non è stato possibile affiliare questa edizione del convegno al Festival vero e proprio, che ci forniva spazi e badge - soprattutto i badge - perché proprio il Festival ci ha gelidamente bidonati. Tuttavia, grazie all’immensa generosità dello stato maggiore dell’Istituto Tecnico “A. Capitini Vittorio Emanuele II - Arnolfo di Cambio” di Perugia, è stato possibile trovare uno spazio ove riunir-

li. Anche noi di Zabaione, forti del nostro ruolo di organizzatori, ci siamo presentati all’appuntamento, inviando in Umbria un’ambasceria di sei persone, le quali godevano del privilegio non da poco di essere giustificate direttamente da Sua Eccellenza il Preside per quei giorni di assenza. Quindi, dato il via alle danze, il convegno è cominciato, almeno per quanto riguarda la sua parte professionale. Nell’aula magna si sono alternate infatti, nel corso dei tre giorni, svariate conferenze, tenute dalle diverse redazioni a proposito dei più disparati argomenti: ecco allora i genovesi di Dragut parlare di autofinanziamento, il Bradipo di Lodi con la sua digitalizzazione, i romanacci de “Il Riccetto” con il loro progetto di poesie in vernacolo, e tanti altri, tra libertà di stampa e rapporti con le istituzioni scolastiche (questi ultimi siamo noi). Così, dunque, sono trascorse le tre giornate di incontri, inquadrate in una cornice assai pittore-

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ATTUALITÀ Tre redattori di Zabaione, insieme al Pecoraro (centro)

sca, fatta di personaggi curiosi e trovate estemporanee; in questo modo, il CISS ha rappresentato un’occasione di arricchimento tanto sul piano giornalistico quanto su quello della conoscenza dei meandri della specie umana. Infatti, a manifestazione conclusa, la delegazione di Zabaione ha fatto ritorno nei ranghi con un considerevole bagaglio di esperienze di giornale, ma anche di vita: per esempio, che puoi essere un pastore della Ciociaria che si porta da casa il salame al ristorante, ma questo non ti impedisce, nonostante i motteggi dell’allegra brigata, di conquistare le grazie di un alto papavero di un giornale scolastico milanese; o ancora, che non è mai troppo tardi per fare un menabò, attività che, abbiamo imparato, riesce particolarmente bene tra le tre e le cinque della mattina nelle camere altrui; e, sempre riguardo all’ora tarda, che questo stesso intervallo di tempo è ideale per praticare arti marziali nel cortile dell’ostello, falciando arbusti e attirando i commenti più disparati, e inoltre che questo curioso passatempo, che pure denota un ZABAIONE

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carattere quantomeno interessante, non impedisce di addormentare una platea intera con strazianti soliloqui sul “rapporto tra l’informazione studentesca e il territorio” (immaginatelo detto con voce nasale e petulante); che in romanesco “pisciare” sta per “andarsene”, e in quest’accezione certuni hanno allegramente “pisciato” le conferenze più soporifere per andare a sentire i veri giornalisti (oddio, anche

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qui: uno dei principali incontri del Festival era tenuto da Fedez), non prima di essersi fatti firmare le carte che certificavano la loro partecipazione al convegno e giustificavano dunque le loro assenze; infine, che non dormire per 36 ore filate può condurre a spiacevoli incidenti, come l’essere costretti da necessità fisiologiche a dormire nel mezzo di una conferenza, tentando pateticamente di nascondersi indossando occhiali da sole. Insomma l’esperienza del CISS si può definire a tutto tondo, e, anche se non l’avete vissuta, ci sentiamo di augurarvi quello che era il motto delle magliette ufficiali dell’evento: May the CISS be with you. [Nota bene: queste erano le magliette ufficiali del CISS. Quella sagoma del Pecoraro, che abbiamo descritto sopra, girava invece con un’orrenda t-shirt viola da calcetto con stampigliato sopra il motto “Escile a 90”. Giusto perché capiate con che razza di personaggio abbiamo dormito]

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ATTUALITÀ

IL PARINI? NON SI SCORDA MAI

INTERVISTA A TRE PROFESSORESSE DEL PASSATO

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di FEDERICA BUBLIL E MARIAEMILIA LUCA oi studenti sappiamo bene com’è la scuola per noi. Ma ci siamo mai chiesti com’è vivere il Parini da insegnanti? Ogni professore trascorre i suoi anni nella nostra scuola in modo differente e, per fare un quadro completo della loro esperienza lavorativa, abbiamo contattato professori che oggi non insegnano più qui. Le professoresse che ci hanno aiutato sono state: Vittoria Longoni, Laura Parola e Serena Gamberini.

ho provato l’emozione delle prime vacanze natalizie senza compiti da correggere e... da allora non mi manca più. Insegnavo latino e greco nel triennio del corso C, per lunghi anni con progetto Brocca. Laura Parola: Dopo otto anni come studentessa alle medie e al liceo Parini, la prima volta che sono sono entrata in un’aula di via Goito “dall’altra parte della cattedra” avevo 21 anni e stavo frequentando il corso di laurea in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Milano. Ero stata chiamata - evidenteLe manca insegnare al Parini? mente in un momento di scarsità Che materia insegnava? di supplenti - dal mio ex insegnanSerena Gamberini: Sì, i primi mesi te di italiano e vicepreside Prof. dello scorso anno scolastico. Poi Saverio Orlando per una breve

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supplenza al ginnasio di lingua e letteratura francese. Più di vent’anni dopo, sono ritornata al Parini come insegnante di italiano e latino nel triennio per rimanerci per un altro ventennio. Il mio senso di appartenenza a questa scuola è, dunque, fortissimo, eppure posso dire con serenità che non ho nostalgia dell’insegnamento, che pure ho svolto da sempre con grande passione. Vittoria Longoni: Ho insegnato italiano, latino, greco, storia e geografia, sia al biennio che al triennio. Mi manca il rapporto con i ragazzi, però ho continuato a tenere corsi e conferenze, per un pubblico prevalentemente adulto, nel campo

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dell’insegnamento del greco anti- suoi colleghi? co, dei classici greci e latini, della Serena Gamberini: Sì. Con molti letteratura al femminile. di essi si sono create nel corso degli anni delle belle amicizie, che il Ha qualche bel ricordo oppure pensionamento non cancella. un ricordo particolarmente spia- Laura Parola: Certamente! E’ un cevole? rapporto a cui tengo molto. Anche Serena Gamberini: Ricordo con se non ci vediamo spesso, aver lagioia tutti i momenti trascorsi in vorato insieme per tanti anni, con via Goito, dalla prima volta in cui stima e affetto reciproci, crea un sono arrivata nel settembre del legame forte che, quando ci incon1985, trasferita da Torino, agli ul- triamo, ci permette di riprendere il timi scrutini dei recuperi di set- discorso là dove l’avevamo intertembre del 2014. Certo, ricevere rotto molto tempo prima. in classe alle 8,30 la notizia della Vittoria Longoni: Sono rimasta in morte della mia mamma non è sta- ottimi rapporti con alcuni colleghi to un bel momento, ma in quella e quando mi capita di tornare al dolorosa occasione ho percepito Parini ritrovo affetto e simpatia. tanta partecipazione e solidarietà da parte di tutti. Come definirebbe i suoi anni al Laura Parola: Per nostra fortuna, Parini? il tempo ci aiuta a dimenticare i Serena Gamberini: Anni di cresciricordi spiacevoli o a relegarli in ta e di maturazione, come persona un’area della nostra mente in cui e come docente, strettamente legati non possano più nuocere. Come alle mie vicende personali e famiin ogni attività della vita, qualche gliari. momento difficile o sgradevole Laura Parola: Intensi, attivi, forevidentemente c’è stato, ma i bei ri- midabili (per citare Capanna...). cordi sono sicuramente in numero Ho imparato molto, da molti collemaggiore. Come il viso luminoso ghi e da molti studenti. di Marta, una brillante studentes- Vittoria Longoni: In sintesi: ho sa affetta da una grave forma di fatto al Parini un’esperienza di ladistrofia muscolare che incantò la voro e di relazioni personali intecommissione d’esame con una ap- ressanti; ho trovato nei colleghi e passionata tesina sul sorriso di Be- negli studenti buone qualità cultuatrice. rali e personali, unite alla volontà Vittoria Longoni: In complesso ho di apertura, di rinnovamento, di ricordi positivi dell’insegnamento sperimentazione. al Parini, una scuola vivace e stimolante. Ho insegnato con passio- Ha seguito le ultime novità al Pane, ho trovato studenti motivati e rini, come i totem e il progetto intelligenti, ho organizzato viaggi sulla flessibilità oraria? Se sì, che d’istruzione interessanti, ho par- cosa ne pensa? tecipato a tutto il dibattito interno Serena Gamberini: In breve? Che sia sul piano didattico sia su quello mi dispiace non aver potuto speorganizzativo e sindacale. rimentare queste innovazioni che portano il liceo classico ad adeE’ rimasta in buoni rapporti con i guarsi alla nuova realtà senza snaZABAIONE

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ATTUALITÀ

turarsi nei suoi obiettivi fondanti. Laura Parola: Sì, certo. Mi tengo aggiornata attraverso il sito e le conversazioni con gli ex colleghi. Penso che una scuola, come ogni importante istituzione della società, debba coniugare tradizione e innovazione, mantenere una solida sostanza (in questo caso culturale e formativa), adeguandosi a certe necessità del presente. Mai come in questi ultimi anni i ritmi di cambiamento sociale sono stati rapidi e lo saranno sempre di più: la scuola deve tenere il passo, e il Parini è sempre stato all’altezza dei tempi, quasi un microcosmo che riflette i mutamenti del macrocosmo socioculturale italiano... Nella fattispecie, per quanto riguarda il totem, non ritengo che lo si debba caricare di significati troppo impegnativi: è uno strumento, sembra utile, ne valuterete efficienza ed efficacia. La flessibilità oraria è una bella sfida all’immobilità pachidermica della struttura scolastica italiana. Certamente i docenti la sapranno cogliere e sfruttare con la loro alta professionalità. Un maggior dinamismo e un’impostazione più agile non possono che far bene, anche alla didattica. Naturalmente, bisogna, come si dice, “lavorarci su” e farsi venire delle belle idee. Vittoria Longoni: Ho seguito solo indirettamente le ultime novità, ma per quello che ho potuto capire mi sembrano positive. Nel progetto sulla flessibilità oraria ritrovo lo spirito di innovazione che mi è sempre sembrato l’aspetto più interessante del Parini. Da parte mia ho insegnato sia in classi che seguivano la sperimentazione del bilinguismo, sia in quella del progetto Brocca. 7


ATTUALITÀ

FUTURE IS NOW

FUORISALONE 2016

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nche quest’anno, dal 12 al 17 aprile, Milano ha ospitato numerosi artisti provenienti da tutto il mondo in occasione del Salone del Mobile, evento che si occupa del settore casa- arredamento. Il

di ALICE ALESSANDRI E ISOTTA MANFRIN nucleo principale si trova a Rho Fiera ed è il vero e proprio Salone. Tuttavia, questa manifestazione si espande in tutta la città, dando luogo al Fuorisalone, dove viene data la possibilità ai piccoli artigiani di esprimere il proprio design.

TAKT PROJECT

Dal momento che è quasi impossibile riuscire a visitare tutto il Fuorisalone, vi racconteremo la nostra esperienza nella zona di via Ventura.

MICROFACTS

Nell’installazione “Composition”, di artisti giapponesi, si possono vedere lampade, con luce regolabile dal telefono, formate da materiali elettronici di vario tipo. Tutto viene tenuto insieme dalla resina creando un gioco di luci nell’oscurità.

Stefano Maffei, docente presso il Politecnico di Milano, ha deciso, con l’aiuto di quindici designer italiani, di trasformare oggetti di uso quotidiano in opere d’arte. Sono tutte “micro”, infatti sono inscrivibili in un quadrato di 6x6x6, e dai presupposti artistici. Per esempio, nella foto, potete vedere dei tasselli, oggetti così comuni che acquistano una dignità, assumendo forme e colori.

VIA VENTURA

GALLERIE

I principali centri di via Ventura sono le due gallerie, all’interno delle quali numerose firme espongono i propri prodotti, che spaziano da mobili, come le sedie dell’Università danese di KADK, a oggetti come quelli realizzati a partire dalle meduse, dalle cozze o addirittura dall’uomo. Inoltre, per quelli meno interessati al design, si trovano anche molte leccornie completamente gratuite! Ad esempio, è possibile realizzare il proprio lecca-lecca, gustare uno zucchero filato arancione o assistere (per poi mangiare!) alla preparazione del particolare “rolled ice cream”.

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ATTUALITÀ LOCATION 10

Al piano terra ci sono numerose esposizioni di artisti come Qapo, che produce coloratissimi cuscini e poltrone, Emma Scolari, che realizza tavoli tagliati a metà, come se fossero stati colpiti da un fulmine, Castellani e molti altri. All’ultimo piano si trova l’esposizione “RESET”, organizzata dalla Royal academy of art the Hague. Nonostante la faticosa e lunga salita, il panorama sui tetti di Lambrate merita. Ci sono varie istallazioni interessanti, come i drappi realizzati con la gomma da masticare; si ha anche la possibilità di provare gli occhiali della realtà virtuale.

AUTOFFICINA

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n una vecchia officina si trova l’installazione “Data orchestra” realizzata da Jelle Mastenbroek, un artista olandese. Candidato e vincitore del Milano Design Award 2016, nella categoria Best Technology, ha realizzato un’orchestra usando oggetti che si trovano comunemente nelle case. Trascinando un documento o una carta di credito sull’apposito lettore, si aziona un meccanismo che fa muovere diversi tamburelli su oggetti come vasi e tazze, riempiendo la sala di musica. Una melodia diversa a seconda della carta o del documento passato, con lo scopo di sensibilizzare la gente sul tema della privacy e dell’uso dei dati personali su internet. Espone poi un gruppo di giovani artisti olandesi, Kassiewijle, che con un percorso ricco di colori, chiamato “Kiss my name”, coinvolge il visitatore in modo da fargli oltrepassare lo spazio davanti a lui. Sempre qui, il gruppo “Cotto another perspective”, che realizza oggetti per il bagno, ha avuto l’idea innovativa di trovare un passatempo per la vasca: pezzi di spugna per costruire case e palazzi.

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INSIDE WOOD

La Bergen Academy of Art and Design guida il visitatore attraverso un percorso alla cui base c’è l’albero, in cui espone i propri lavori, come le lampade fatte con la resina e fiori di campo.

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ATTUALITÀ

#SOLOPERUNAPISCIA INTERVISTA A BIANCA LAGANA’, STUDENTESSA DEL PROFESSOR RHO

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er iniziare, potresti spiegare, per i nostri lettori che non sanno chi sia il professor Rho, che cosa è successo in questi ultimi giorni che ha fatto tanta notizia sui giornali? A dir la verità, questa è la parte che so di meno, infatti è tutto molto giuridico, ma sostanzialmente la vicenda è legata al fatto che lui, dieci anni fa, ha urinato in un cespuglio di notte, dato che tutti i bar erano chiusi, ed è stato visto dalla polizia, che gli ha dato un’ammenda da pagare. Non si sa se al tempo lui l’abbia pagata o meno, ma ha avuto dei problemi: infatti questa non è più arrivata e quindi non sapeva di avere questa nota negativa in ambito giuridico. Poco tempo fa ha firmato un documento per la scuola dove avrebbe dovuto inserirla, ma lui non l’ha fatto perché non gli era venuta proprio in mente, essendo una cosa successa così tanto tempo fa e così piccola, e da lì è partita tutta la questione (è stato licenziato, ndr). Ci sono state molte proteste, essendosi trattata di una sciocchezza che è costata il lavoro al professore. Che ruolo ha avuto il preside in questa vicenda? Sinceramente la cosa non è chiara: ci sono alcuni che dicono che lui sia sempre dalla sua parte, ma alla fine non ha aiutato tanto.

di CECILIA RIVAROLI

grave? Purtroppo sì. Per carità, la nuova insegnante è una ragazza carina e tutto, ma lui come prof era davvero bravo anche a livello umano: mi sto accorgendo che moltissimi prof pensano solo al profitto e ai voti e che ti giudicano in base a quello, mentre lui era uno dei pochi che dava più importanza all’aspetto umano e a cui non interessavano i voti più di tanto. Insomma, era lui, e quindi ci siamo rimasti molto male anche per quello, nel senso che servirebbero più docenti che danno un minimo d’importanza all’alunno come persona piuttosto che alla valutazione in sè. Inoltre spiegava molto bene, certo, se perdevi il filo del discorso eri fregato, ma se riuscivi a rimanere attento, riusciva davvero a spiegarti tutto e a trasmettere la sua passione. Ancora, moltissimi non solo ti giudicano per i voti, ma poi ripetono a macchinetta gli argomenti per finire in tempo il programma. Lui invece rimaneva fermo un milione di volte sullo stesso punto pur di farci capire bene le cose, altrimenti ci rimaneva davvero male.

tre altri dicono che la scuola debba fare un’operazione di cui noi studenti non siamo al corrente. In teoria, però, ci hanno detto che dovremmo finire l’anno con lui. Speriamo. Tornando alla protesta, questa ha avuto una grandissima risonanza. Come avete vissuto questa esperienza, per esempio scrivere a Mattarella o andare dalle Iene? Allora, incomincio dicendo che il giorno della manifestazione c’è stato molto interesse da parte di tanti giornali e programmi televisivi, cosa che ha fatto molto piacere. Delle Iene non ne sapevo niente, mentre, per quanto riguarda Mattarella, non abbiamo ricevuto risposta. Siamo stati invece ospiti a Pomeriggio 5, grazie anche a una nostra compagna di classe che aveva dei contatti. Alla fine l’organizzazione è partita proprio dalla nostra classe e in seguito hanno aderito tutte le altre; ci siamo mossi subito e in un pomeriggio abbiamo arrangiato tutto, perché era lui, e, insomma, ci sembrava una bella cosa.

Adesso che è stato reintegrato, ricomincerà quest’anno o il prossimo? Sarebbe dovuto tornare subito, però questa settimana non è venuto; dovrebbe esserci la prossima. Non essendoci niente di ufficiale, alcuni dicono che debba arrivare La perdita del prof Rho è stata un documento dal Ministro, men10

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ATTUALITÀ

di STEFANO TRENTANI

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opo un editoriale estremamente lacrimoso, ho deciso di scrivere anche un articolo alla “vecchia maniera”. Questa volta vorrei utilizzare un episodio di censura di cui sono recentemente venuto a conoscenza per parlare della libertà d’espressione nel nostro Paese. Tempo fa ho avuto occasione di conoscere la scrittrice Armanda Capeder. La signora mi ha raccontato una vicenda abbastanza ignobile che ha riguardato il suo ultimo romanzo. Il libro si intitola “Fascisti!” e racconta le cause che hanno portato all’ascesa e alla caduta del fascismo attraverso gli occhi di una comune famiglia italiana residente a Voghera. Le vicende narrate sono una parziale autobiografia dell’autrice, la quale, bambina, ha vissuto quegli avvenimenti in prima persona. Ad onor del vero, il titolo è stato imposto dall’editore: l’autrice, infatti, temeva le reazioni che un simile ardimento avrebbe scatenato. Come volevasi dimostrare, il suddetto titolo ha suscitato moltissimo scalpore: il romanzo è stato ritirato da tutte le librerie della Toscana e dell’Emilia Romagna e anche nel resto d’Italia è molto difficile da reperire. La signora Capeder mi ha quindi chieZABAIONE

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IL FASCISMO LATENTE sto di leggerlo per cercare di comprendere, con occhi esterni alla vicenda, cosa possa aver scatenato un simile putiferio. Leggendo il libro (che, tra l’altro, è veramente interessante: ve lo consiglio) mi sono reso conto di come al suo interno non ci sia nulla di scandaloso. A parte il titolo abbastanza infelice, il romanzo non contiene nulla che valga una

vi”, soprattutto in guerra: la violenza esiste in qualsiasi schieramento. Per questa semplice ragione la scrittrice non descrive solo i crimini perpetrati dai fascisti, ma racconta anche di alcune efferatezze commesse dall’opposta fazione. Alla luce di questo fatto mi viene in mente una sola possibile ragione per la quale il libro abbia incontrato un simile destino, vale a dire la volgarmente detta “coda di paglia”. E’ difficile, infatti, dover accettare la messa in discussione delle proprie certezze: per quanto il fascismo sia stato il “male”, bisogna ammettere che anche chi lo ha deposto ha utilizzato mezzi spesso riprovevoli. Quello che sto facendo in questo momento non è in alcun modo una difesa del dispotismo né un tentativo di sminuire l’importanza che la Resistenza ha avuto per permetterci di vivere come viviamo ora. Il mio è solo un modo per invitare ad analizzare con occhio critico la Storia e a non cercare di mettere da parte ciò che noi riteniamo “scomodo”. “Censura” non è sinonimo di “antifascismo”, ma di “fascismo”. Accettare la verità è il primo passo per impedire al nostro “fascismo latente” censura. L’autrice, senza mai schie- di riemergere per vanificare gli rarsi con giudizi personali, si limi- sforzi del passato e togliere la più ta a raccontare la Storia. E come grande conquista che essi abbiano noi classicisti sappiamo bene, nella ottenuto: la libertà di esprimersi. Storia non ci sono “buoni” e “catti-

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ATTUALITÀ

VERITÀ PER GIULIO REGENI

LA STORIA DELL’ASSASSINIO E LE COLPE DELL’EGITTO di TOMMASO VENCO

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ra il gennaio e febbraio di questo anno in Egitto è stato commesso l’omicidio del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni. È stato rapito il 25 di gennaio, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, ed il suo cadavere è stato ritrovato il 3 febbraio vicino al Cairo in un fosso lungo l’autostrada che porta ad Alessandria. Il cadavere recuperato presentava innumerevoli contusioni, lividi e abrasioni estese su tutto il corpo e, sotto l’esame più attento dell’autopsia, si sono riscontrate anche varie fratture, coltellate multiple e bruciature di sigarette che coprivano varie parti del corpo. Subito dopo il ritrovamento del cadavere, il direttore dell’ammi12

nistrazione generale delle indagini di Giza, Khaled Shalabi, dichiarò che Regeni era stato vittima di un semplice incidente stradale, smentendo inoltre che vi fossero tracce di proiettili o accoltellamenti. Perché sarebbe successo tutto questo? L’11 dicembre Giulio Regeni assistette all’incontro dei sindacati indipendenti che si tenne al Cairo: quell’incontro gli diede spunti per scrivere, assieme a un collega, il famoso articolo apparso sotto pseudonimo il 14 gennaio sul sito specializzato Nena News e, col vero nome, il 5 febbraio sul Manifesto, pubblicazione alla quale la famiglia si oppose inviando al quotidiano, attraverso il suo legale, una formale diffida. Che fu ignorata. Fu dopo APRILE/MAGGIO 2016

quel giorno e quell’articolo che cominciarono le attenzione nei suoi confronti da parte degli apparati di sicurezza egiziana. Regeni era ben consapevole di aver assistito a un incontro molto pericoloso per la proprio incolumità. Una conferma gli arrivò durante lo svolgimento dello stesso, quando una giovane donna egiziana gli si piazzò davanti e gli scattò una fotografia. Giulio reagì con disappunto. Si preoccupò. Ne parlò con gli amici. E anche per questo avanzò la richiesta (non accolta, stando alla mail) di firmare con uno pseudonimo. Regeni avrebbe poi avuto un incontro con il leader del Sindacato degli Ambulanti e avrebbe anche comunicato l’idea di presentare una domanda alla “Antipo-

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ATTUALITÀ de Foundation”, per “promuovere analisi radicali su questioni geografiche e spingere per lo sviluppo di una società nuova e migliore”. Si tratta di progetti che mettono assieme organizzazioni non governative e università internazionali, che sembrano essere proprio due dei più terribili tra i mostri protagonisti degli incubi del dittatore al-Sisi. Chi ha commesso l’omicidio? Abbiamo numerose prove in nostro possesso che dimostrano che quello di Regeni non è stato un incidente o un massacro casuale, ma che al contrario sia stato torturato e seviziato brutalmente allo scopo di ottenere informazioni. Le accuse, grazie alle prove di cui disponiamo, ricadono sulla polizia e sul governo egiziano, il quale – ovviamente - smentisce il tutto, continuando ad assicurare piena collaborazione nel caso Regeni. L’ Italia, dal canto suo, continua a far sapere di essere determinata affinché le indagini in corso facciano piena, totale luce sulla morte del giovane ricercatore italiano. La Camera e il Governo si sono dichiarati indignati dal comportamento della dittatura di Abd Fattah al Sisi e il po-

polo italiano vuole piena giustizia per Regeni. I familiari della vittima hanno rilasciato queste parole: “Siamo feriti ed amareggiati dall’ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane sulla barbara uccisione di nostro figlio Giulio che, esattamente due mesi fa, veniva rapito al Cairo e poi fatto ritrovare cadavere dopo otto giorni di tortura. Siamo certi della fermezza con la quale saprà reagire il nostro Governo a questa oltraggiosa messa in scena che peraltro è costata la vita a cinque persone, così come sappiamo che le istituzioni, la nostra procura ed i singoli cittadini non ci lasceranno soli a chiedere ed esigere verità. Lo si deve non solo a Giulio, ma alla dignità di questo Paese”. Il premier italiano Matteo Renzi in suo discorso, rispone così: “Ci fermeremo solo quando troveremo la verità, quella vera e non di comodo. È una vicenda molto complicata è seguita dal procuratore di Roma, uno dei magistrati più importanti, autorevoli e capaci d’Italia, con degli inquirenti di prim’ordine. È chiaro che noi speriamo che si possa finalmente

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trovare il colpevole o i colpevoli. Questo non restituirà Giulio alla sua famiglia ma restituirà onore all’Italia, all’Egitto e a tutti quelli che stanno soffrendo per questa incredibile vicenda”. Dunque, Renzi ha assicurato massimo impegno, massimo supporto, massimo sforzo delle autorità italiane perché i magistrati italiani possano avere l’accesso a tutte le carte e questo avverrà grazie al lavoro della Procura di Roma. Il governo italiano in questo mesi sta sollevando l’ ipotesi di ritirare l’ ambasciata italiana dal Cairo e di chiudere parzialmente i rapporti economici con l’Egitto, incoraggiando la diminuzione del turismo italiano nella terra delle piramidi (su cui si basa buona parte dell’ economia egiziana). L’Egitto assicura collaborazione e verità assoluta sul caso e ha dichiarato di essere stizzito dal comportamento dell’Italia, che sta ingigantendo (a parer suo) il caso, ma anche altre nazioni europee si stanno schierando a favore dell’Italia e anch’esse chiedono verità per Giulio Regeni.

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SPORT

2a A NESSUNO

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/04,14:30, campo San Marco 2ªA (Alberizzi, Grechi, Lettieri, Malnati, Massari, Monti); 2ªB (Aletti, Forti, Giudice, Mazzola, Peregalli, Vigo) Coppa contesa tra 2ªA e 2ªB nella finale raggiunta battendo rispettivamente 1ªD e 2ªD in semifinale. Un inizio di gara bloccato, senza troppe iniziative individuali o giocate di squadra memorabili. Nel primo tempo alle ribattute puntuali di un ottimo Aletti (por-

Di LORENZO GRECHI

tiere 2ªB) segue il doppio vantaggio della sua squadra firmato Peregalli e Mazzola. Prima del parziale accorcia le distanze Grechi, trovando il gol dopo molti tentativi. La seconda frazione si apre con un gioco più fluido offerto da entrambe le parti. L’immediato pareggio di Grechi da’ fiato ai suoi e ammazza gli avversari. La qualità della 2ªA si concretizza con un piacevole giro palla dettato dai tempi del capitano Monti, che trova anche il gol che porta in vantaggio i suoi. Si aggiungono poi altre due reti del solito Grechi, che porta il risultato sul 5-2. Nel finale accor-

cia Vigo prima per la 2ª B e allunga Malnati poi per la 2ªA. Trionfo di una squadra che ha proposto la generosità di Alberizzi (1ªA), che è arrivato a numerose conclusioni pericolose, la corsa di Lettieri, autore di una conclusione respinta dalla traversa, l’aggressività di Massari, la preziosità di Malnati, la classe del capitano Monti e la tecnica del capocannoniere Grechi. Da sottolineare la bella cornice di pubblico e la sportività di fine gara con le strette di mano dopo un secondo tempo particolarmente acceso.

Da destra in alto: Esposito, Monti, Lettieri, Massari A. Da destra in basso: Alberizzi, Malnati, Massari G., Grechi

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CINEMA

INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO

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di CHIARA MALAPONTI

enerdì 8 aprile, di ritorno dalla gita e complice un pomeriggio con poco da fare, sono andata al cineforum organizzato dal collettivo per quella data. Era stato scelto un film di Elio Petri, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, che non avevo mai sentito né visto (nonostante io abbia scoperto la sera, da mia madre, che è una delle pietre miliari della cinematografia italiana) e che mi ha colpito molto. Unica nota dolente, eravamo veramente in pochi e tra questi pochi la maggior parte era composta da ragazzi del Collettivo, ossia gli organizzatori. Quindi, vi invito a partecipare a queste iniziative che possono davvero offrire spunti interessanti, se come me siete quasi totalmente ignoranti in materia. Se poi invece siete appassionati e conoscete ogni titolo uscito dai fratelli Lumière fino a Checco Zalone, andateci lo stesso e non perdete l’occasione di gongolarvi nella vostra immensa cultura e di vessare il vostro vicino: nessuno è più potente di chi sa già come andrà a finire un film. Ci troviamo a Roma, verso la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70. Il capo della sezione Omicidi uccide l’amante Augusta Terzi, proprio il giorno della sua promozione a comando dell’ufficio politico della Questura. Sulla scena del crimine lascia diversi indizi del suo passaggio, che quindi potrebZABAIONE

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UN POMERIGGIO AL CINEFORUM DEL COLLETTIVO bero potenzialmente incastrarlo, se lui non facesse completamente affidamento sulla propria insospettabilità, per via della professione che esercita. Tuttavia, durante il corso del film, “il dottore” inizia a desiderare di essere punito, tanto che informa i colleghi di essere colpevole e si autoimpone gli arresti domiciliari. Alla fine, però, con l’arrivo degli inquirenti, non ci è dato sapere come si concluda la vicenda e il film termina con questa citazione di Franz Kafka: “Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano”. Non mi viene nient’altro da dire se non che questo è un film scomodo in un momento altrettanto scomodo. Esce nel 1970, appena dopo la strage di Piazza Fontana, in un clima politico teso, tra il terrorismo e le contestazioni giovanili. L’omicidio di Augusta Terzi non è nient’altro che un espediente per raccontare il comportamento della polizia, tema che sicuramente in quel periodo era molto sentito dalla popolazione: non scordiamoci che solo poco tempo prima l’anarchico Pinelli era precipitato da una finestra in via Statuto e la sua morte era stata imputata alla polizia. Un’altra cosa che mi è piaciuta molto, oltre al fatto che, appunto, questo film si esponga nel raccontare un tema così controverso, è la musica. La colonna sonora è di En-

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nio Morricone e questo probabilmente per me la rende già bellissima ancor prima di ascoltarla. Ed è anche azzeccatissima, a parer mio. Se potessi farvela sentire attraverso le parole che sto scrivendo forse lo farei, ma purtroppo non è possibile (e poi, sono sempre stata negata in musica). Ultimi due punti notevoli, dopo l’argomento e la musica, sono senz’altro la struttura vera e propria del film e la recitazione di Gian Maria Volontè, “il dottore”. Lo spettatore sa dall’inizio chi sia il colpevole dell’omicidio ed è a conoscenza di verità che i personaggi in scena non s’immaginano, ma gli mancano alcune informazioni fondamentali (il movente dell’omicidio, per esempio), che sono gli fornite mano a mano attraverso flashback, uno stratagemma senz’altro riuscito per mantenere viva l’attenzione del pubblico che per certi versi sa fin troppo. In questo continuo ricambio tra il presente e il passato si muove “il dottore”, che è criminale e garante della giustizia allo stesso tempo e senz’altro psicologicamente controverso. E pur essendo un personaggio difficile e a me personalmente antipatico, non ho potuto che ammirare l’abilità dell’attore che lo interpreta: non si tratta di mera immedesimazione, non c’è distacco tra le due personalità. Davanti a te c’è davvero un capo della polizia, chiaramente nevrotico.

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LIBRI

RECENSIONI

di MARIAEMILIA LUCA e ISOTTA MANFRIN

“PER QUESTO HO VISSUTO” DI SAMI MODIANO

“P

er questo ho vissuto” è l’autobiografia di un sopravvissuto ad AuschwitzBirkenau: Sami Modiano. Sami ha finalmente scelto di raccontare la sua storia dopo tanti anni in cui era rimasta un segreto solo per lui e nemmeno sua moglie aveva l’opportunità di ascoltarlo. Quando infine Sami si esprime, comprende qual è lo scopo della sua vita: raccontare ciò che gli è successo durante la seconda guerra mondiale, in modo che i giovani possano capire l’importanza del non dimenticare questi orrori e non commettano gli stessi sbagli.

Sami aveva raccontato la sua storia davanti a molte persone, adesso anche con un libro, nel quale approfondisce i racconti che fa nelle scuole, parlando anche di qualcosa che mi sono sempre chiesta: Che cosa successe ai sopravvissuti una volta liberati? Purtroppo anche dopo i campi di sterminio gli ebrei non furono liberi e anche Sami attraversò molte altre difficoltà e ingiustizie nella sua vita. Questo non è un libro che si legge per piacere, anche perché più che far sorridere, fa piangere e rende le giornate un po’ angosciose, lasciando l’amaro in bocca. Il racconto di Sami stimola una tristezza

che però è doveroso provare almeno una volta, una pena che rende il lettore consapevole del valore di queste testimonianze. Anche se immedesimarsi completamente non è possibile, una parte del lettore riesce ad immaginarsi, seppur in minima parte, quello che potrebbero aver provato gli ebrei durante la loro permanenza nei campi di sterminio. Consiglio questo libro per piangere un po’ sulle ingiustizie del mondo e sensibilizzarsi ulteriormente. (Mariaemilia Luca)

“LE LUCI NELLE CASE DEGLI ALTRI” DI CHIARA GAMBERALE

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icembre 1999. Un’inaspettata chiamata arriva a tutti gli abitanti di via Grotta Perfetta 315. È la signora del piano terra, Tina, che annuncia loro la morte di Maria, amministratrice condominiale. Maria aveva il potere di trasformare le riunioni condominiali in terapie di gruppo e per questo era riuscita ad instaurare un legame speciale con ognuno dei condomini, che erano la sua unica famiglia. Si riuniscono quindi tutti per discutere a proposito della linea operativa per i funerali di Maria, ma soprattutto per decidere le sorti di Mandorla, sua figlia. 16

Durante i funerali, però, la bambina consegna loro una lettera scritta da sua madre, nella quale si rivela che il padre di Mandorla è uno dei condomini. Sarà Samuele Grò, regista alternativo e padre di famiglia? Forse Michelangelo, fidanzato con Paolo, che aveva un rapporto molto stretto con Maria… O ancora, Lorenzo Ferri, scrittore fallito sposato alla bella Lidia? E potrebbe mai trattarsi del rispettabile ingegner Barilla, che è a capo di una famiglia così perfetta? Nessuno si fa avanti, nessuno si tira indietro. D’altronde, non si può sfasciare un’intera famiglia facendo fare alla bambina il test del APRILE/MAGGIO 2016

DNA. Si decide quindi che Mandorla vivrà a rotazione in ognuno dei cinque piani, sarà la figlia di tutti. Una storia particolare che, con l’alibi del paradosso, in realtà, ci chiama in causa tutti; un’analisi profonda su quello che è una famiglia, avvolta dai suoi misteri e sorprese. Il libro ha un intrigo di trame sorprendentemente coinvolgente, ma uno stile semplice, merita sicuramente di essere letto. Mandorla cresce facendo parte di tante vite, rimane solo la sua da scoprire. (Isotta Manfrin)

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NARRATIVA di ANNA LUNGHI

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ono le tre di notte, ormai siamo distrutti. Nicola è stravaccato sul tavolo, con un occhio dorme, con l’altro cerca di guardare la mano di Matteo. Inutile dire che, da bravo genio qual è, non gli riesce bene nessuna delle due cose. Glielo faccio notare. “Ehi, Nico, da vedere sei uno strazio. Deciditi: o bari bene, o, meglio, la smetti di sbirciare le carte del povero Matteo, che quanto a rimanere sveglio sta messo come e peggio di te, e ti ritiri, facendo così un favore a noi tutti che finalmente potremmo andare a dormire”. “Sì, ti piacerebbe! Perché invece non ti ritiri tu, se sei così desideroso di andare a dormire?” mi risponde, sorprendentemente lucido per aver passato un‘ora in catalessi, a sbavare sul tavolo. Dal brillante Matteo esce solo un “Ehi!”, non si sa bene se riferito alla mia insinuazione sulla sua condizione di dormiente o al tentativo di frode a suo danno, e nel dire ciò allontana le carte con un’espressione offesa che resiste solo pochi secondi prima di cedere il posto di nuovo a Morfeo, signore incontrastato della serata. Di tutto questo Marco se ne frega e getta sul tavolo l’asso di picche. “Giochiamo?” Ecco, Marco è un tipo che parla poco, di solito se ne sta con la bocca chiusa, ma quando la apre tendenzialmente è per sparare idee idiote, ma veramente idiote. E forse in fondo è per quello che la gente -poca gente, a dire ZABAIONE

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la verità-continua a frequentarlo. Infatti, se non sei il protagonista di queste sue trovate, puoi essere sicuro di farti una grassa risata, ma se sei coinvolto in prima persona l’unica scelta saggia è sicuramente quella di emigrare in un altro paese, o continente per stare più sicuro, anche se una missione della NASA su Plutone sarebbe l’ideale. Noi siamo ancora tutti qui, e questo dovrebbe dare più di tutto l’idea della nostra sanità mentale. E della nostra scarsa disponibilità economica, che è anche il motivo per cui siamo qui a giocare a carte al posto di guardare la televisione, o “mangia elettricità” come siamo soliti chiamare ogni tipo di elettrodomestico e affini. Certo, non ci sarebbe niente di male in una partitina a poker fra quattro giovani scommettitori, avviati alla strada del vizio, fra una sigaretta e un bicchiere di vodka, ma la realtà è un’altra: siamo quattro pirla in pigiama, mezzi addormentati, senza l’ombra di alcool e di tabacco, non parliamo di Venere, siamo senza soldi da scommettere e senza il fegato per farlo e giochiamo a rubamazzetto perché è l’unico gioco di cui ricordiamo vagamente le regole. Ah, dimenticavo, abbiamo anche, e penso di parlare all’unanimità, un gran desiderio di finire in cenere, ma purtroppo siamo costretti a restare in salute. Vita ingiusta! E proprio mentre sono impegnato a maledire tutto il maledicibile, vengo richiama-

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to alla realtà da Nicola che con la sua soave voce da alcolizzato senza speranze mi fa notare che è il mio turno. Butto una carta a caso sul tavolo coperto di cera (lunga storia che comprende un’idea di Marco sulla candela che avrebbe dovuto fare atmosfera e che non è resistita nemmeno fino a mezzanotte, colpevole un Matteo assonnato e le sue movenze da orso rimbambito), tanto non mi ricordo nemmeno le regole. Nicola sembra contento di quello che gli ho buttato e lo prende per metterlo tra le proprie carte, ma Matteo gli ruba il mazzo con un ghignetto sadico: “Non ti è servito a molto spiarmi le carte, eh?” “La classica fortuna del principiante!” afferma Nicola, col suo spirito sportivo. Ma basta uno sguardo veloce a Marco che gli torna il sorriso, o meglio, il ghigno. “No, non puoi essere così crudele…” pigola infatti Matteo che se ne è accorto, ma a niente valgono le sue parole, Marco ghigna implacabile. “E muoviti a rubargli il mazzo!” sbotto io incapace di sopportare ancora quella tortura psicologica, al ché il carnefice alza le spalle e dice: “Che noia! Mi stavo divertendo a vedere la sua espressione devastata.” Detto questo gli ruba il mazzo. Perfetto, idiota e pure sadico! Che compagnia, gente!

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SVAGO Se sai disegnare e hai voglia di metterti in gioco allora partecipa al CONCORSO “ODISSEA”! Dovrai disegnare la LOCANDINA dello SPETTACOLO TEATRALE PARINIANO di quest’anno, a tema Odissea. Lo spettacolo si svolgerà MERCOLEDI’ 9 giugno alle 18,30 a scuola. ENTRO IL 19 MAGGIO, il disegno dovrà essere spedito alla mail parini.zabaione@gmail.com oppure consegnato alla professoressa Maria Giovanna Nero o a Isotta Manfrin (IB). L’autore della LOCANDINA VINCENTE riceverà un PREMIO A SORPRESA...

Buona fortuna!

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CACCIA AL PROFESSORE

di ALICE ALESSANDRI E ISOTTA MANFRIN

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opo che Guglielmo Frè di I D ha riconosciuto la professoressa Nova e la professoressa Scattarella, “Caccia al professore” torna

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con due nuove immagini: rappresentano la silhouette di due professori, sta a voi indovinare chi siano! Inoltre, come sempre, chi invierà il più velocemente possibile

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le soluzioni alla mail parini.zabaione@gmail.com riceverà un buono di cinque euro al bar. Che la caccia abbia inizio!

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FUORI DAL GUSCIO IL CASTELLO DI SONCINO

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alve a tutti, pariniani. Immagino che dopo i due articoli precedenti interamente incentrati sul cibo, siate abbastanza sazi, quindi, oggi torniamo sul classico e parliamo di uno dei più tipici castelli della Lombardia: il Castello di Soncino. Esso è situato nell’omonimo paesino, nell’area di Cremona, fu costruito intorno al decimo secolo e svolse un ruolo di spicco nella difesa di Soncino e dintorni per contrastare l’ascesa degli Ungheri. In seguito alla pace di Lodi stipulata nel 1454 tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano, Soncino ed il suo castello passarono sotto la giurisdizione dei milanesi. Nel 1876 il castello diventò proprietà 20

di sOFIA CIATTI

del comune di Soncino e quindi pubblico. Per quanto riguarda la struttura, possiamo dire che il castello riproduce fedelmente, anche se in misura minore e con qualche lieve differenza, quello di Milano. Al castello si accede tramite un ponte levatoio (sogno di ogni bambino!). Più avanti, vi è un immenso cortile perfettamente conservato, nel quale, cari cavalieri e dame pariniani/e, potrete lasciar pascolare i vostri fratelli più piccoli (o forse vi conviene spedirli direttamente nelle segrete). Una particolarità della Rocca di Soncino è la torre cilindrica; una leggenda soncinese narra che proprio qui fosse custodito un preziosissimo tesoro. Il castello è meta di numerose gite APRILE/MAGGIO 2016

scolastiche e non solo: sono moltissime le famiglie che decidono di trascorrere le loro giornate, durante le sporadiche apparizioni di sole che concede la Pianura Padana, nel castello di Soncino, fonte di storia e divertimento. Ovviamente, imperdibile lo spettrale appuntamento annuale della festa di Halloween, dove il castello si riempie di bambini travestiti da fantasmi, zombie e chi più ne ha più ne metta! Bello, vero? Suppongo che adesso vi sia venuta voglia di tradurre le vostre versioni su una di queste torri… Chissà che panorama! Orsù dunque, dame e messeri, accorrete et divertitevi presso lo castello soncinense!

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IMMAGINA UNA PAGINA

Se anche voi volete pubblicare qualcosa in questa pagina mettete i vostri disegni e commenti nelle apposite scatole collocate alle due entrate.

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ZABAOROSCOPO

di ALICE BRUSAFERRI, CHIARA MALAPONTI e SARA MERENGO

studio per salvare il salvabile e magari evitare di farvi bocciare già a Dovete cercare di accantonare le Stava andando tutto bene, finché giugno. vostre emozioni ed iniziare a ragionon è arrivata lei: la primavera. nare in maniera più lucida. Anche Tra il polline e una naturale inclinazione per il raffreddore, ormai Amici miei, vi darò un consiglio se con l’inizio di maggio è in arrivo passate le giornate soffiandovi co- spassionato: dormite un po’. Tra il pieno di verifiche e interrogaziostantemente il naso e a scuola do- studio, serie TV, fumetti e social ni, state sereni o improvvisamente vete portarvi almeno una decina di network ormai è quasi un mese tutto si farà più confuso e Petrarca pacchi di fazzoletti. Speriamo che che non dormite più di un paio d’o- vestito da hippie vi tormenterà nelquesta terribile stagione passi pre- re al giorno. Durante le lezioni vi si le vostre notti più nere. sto, anche perché la classe non ne chiudono gli occhi, fate fatica a stapuò più dei vostri “concerti” e me- re svegli persino per le verifiche e non troppo tempo fa avete rischia- Bene, siete degli studenti modello dita di buttarvi fuori a calci! to di addormentarvi davanti alla e non avete nulla da temere questo cattedra mentre eravate interrogati mese. Anzi, forse dovreste fare un Andiamo, ormai è maggio, non è in scienze. Basta con le taniche di po’ di carità ai vostri amici e passare qualche versione o qualche possibile che siate ANCORA osses- caffè, fatevi una dormita! esercizio di fisica, prima che si presionati da Star Wars. Posso capire sentino rantolando con la schiuma il poster in camera, però dovreste smetterla di comprare gli yogurt a Non ne potete più, abbiamo capito. alla bocca sotto il vostro banco, rotema solo per tenere tutti i vasetti Avete passato l’anno chini su libri sicchiandone il bordo. vuoti allineati su una mensola di e dizionari, ormai persino la scocamera vostra. E soprattutto, atten- moda sedia di legno della vostra ti a vostra madre, che non ne può camera ha preso la vostra forma, Allora, ho una notizia buona e una più della vostra “originale” colle- è comprensibile che siate stanchi. cattiva: la buona è che la vostra diezione e aspetta l’occasione propizia Non va bene, però, che vi alziate ta sta funzionando e a giugno avregridando “Libertà!” ad ogni cam- te un perfetto corpo da spiaggia; la per buttare tutto. panella; oltre al fatto che è ancora cattiva è che in spiaggia ci andrete presto, è la prima ora, non è libertà. da soli poichè l’astinenza da qualsiasi tipo di cibo commestibile, a cui Questi ultimi mesi di scuola non avete sottoposto tutti i vostri amici, stanno andando così male, dai. Qualche voto che scricchiola qua e Cari lettori dell’oroscopo, rilassa- entro giugno, li indurrà al cannibalà, qualche notte insonne ogni tan- tevi. State tranquilli. Respirate. Ce lismo. to, però, alla fin fine ve la state ca- la farete. È tutto l’anno che lavovando discretamente bene. A parte rate sodo, non c’è proprio bisogno l’altro giorno, quando, dopo aver di tutto questo stress per l’ultimo Non amate anche voi la primaripetuto storia al ferro da stiro, ave- mese di scuola. Non abbassate vera? Il polline che vola ovunque te cominciato a chiedergli consigli troppo la guardia, però: compiti e in modo poetico, fino a rimanere riguardo alla vostra vita amorosa; interrogazioni a sorpresa sono in schiacciato sotto il libro di latino; un raggio di sole che filtra fra le finché non vi risponde, comunque, agguato! tende durante l’ultima versione di non mi preoccuperei troppo. greco, o il cinguettio degli uccelLa brutta abitudine di studiare di li, che cercate disperatamente di È ora di darsi una mossa! Dopo un notte vi sta facendo impazzire. Ho ignorare per concentrarvi sull’ultianno passato a uscire con gli amici capito che per recuperare le quat- ma listening di inglese... Coraggio e a ripetervi che “poi mi faccio in- tro materie che avete sotto e con- pariniani! Con una buona dose di terrogare e recupero”, vi siete ritro- tinuare ad avere un minimo di vita fortuna fra un mese potrete guvati a maggio con solo due materie sociale questa è l’unica soluzione, starvi i cinguettii in pace, mentre sopra e un sacco di disperazione. però, sparare al cane del vicino con cercherete di recuperare una parte Forse dovreste cominciare a taglia- la lupara del nonno mi sembra un delle ore di sonno perdute! re un po’ sulla vostra fin troppo po’ eccessivo. Ha solo abbaiato un attiva vita sociale e dedicarvi allo po’, dai.

SAGITTARIO

ARIETE

LEONE

CAPRICORNO

TORO

VERGINE

ACQUARIO

GEMELLI

BILANCIA

PESCI

CANCRO

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SCORPIONE

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di MATTIA COLOMBO

ORIZZONTALI 1. Tragediografo greco 7. Moglie di Giacobbe 10. Gas nobile 11. Trapani 12. Alleanza militare del Patto Atlantico 13. Bomba molto distruttiva 15. Casa del Minotauro 18. Al centro della Callas 20. Né bianchi né rossi 21. Pregiato formaggio francese 23. Agrigento 24. Pisa 25. Temuto scritto di italiano 26. Enclave spagnola sulla costa marocchina 29. Oristano 30. Paesi Bassi 32. Per niente moderno 34. Simpatica abitante di Capital City in Hunger Games 37. Antica città persiana 39. Sassolino nel sandalo di Papa Francesco 40. Tre mitiche e potentissime donne 42. Acceso 44. Articolo indeterminativo maschile 45. “Aiuto” di Petrarca 48. Articolo determinativo romanesco 50. Imperia 52. Testa di Napoleone 53. Unità di misura di peso VERTICALI 1. Azienda per la distribuzione del gas 2. Unione Europea 3. Quadrilatero 4. Se non sei out sei..., zio! 5. Regnarono in Anatolia nel II millennio a.C. 6. Armi telecomandate 7. Lago in francese 8. Purtroppo o per fortuna, qui lo siamo quasi tutti 9. Aosta 12. Mitica regina frignona e molto

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ZABAENIGMISTICA CRUCIVERBA

prolifica 13. Altare augusteo a Roma 14. Matera 16. Spetta al secondo classificato 17. Stato Islamico 19. Lecce 22. In mezzo al carmen 23. Albero tipico della savana 25. Mezzo di trasporto su rotaia 27. In Italia non si affitta! 28. Qualcuno greco 31. Diminutivo per Di Caprio 33. Di inglese 35. La patria di Achille 36. Bestiale, selvaggio 38. Tutto latino 41. Nome dell’amico di topolino proveniente dal futuro 45. Tumore benigno sulla pelle 46. Laborioso insetto mellifero

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47. Olbia - Tempio Pausania 49. Ragusa 51. Metropolitana Milanese

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LA REDAZIONE DIRETTORE: STEFANO TRENTANI VICEDIRETTRICE: ALTHEA BARRESE CAPOREDATTORI: CHIARA MALAPONTI (ATTUALITÀ), GUGLIELMO PENSABENE (SPORT), ALICE ALESSANDRI (CINEMA), GIULIO PISTOLESI (MUSICA), SARA MERENGO (LIBRI), ZOE TRAGNI (NARRATIVA), ISOTTA MANFRIN (SVAGO) REDATTORI: ALICE ALESSANDRI (IB), ALTHEA BARRESE (IB), ALICE BRUSAFERRI (VB), FEDERICA BUBLIL (VB), GIORGIO COLOMBO (IB), MATTIA COLOMBO (IB), SOFIA CIATTI (IVE), ADELE GABBANELLI (IB), LORENZO GRECHI (IIA), MARIAEMILIA LUCA (VB), ANNA LUNGHI (IB), CHIARA MALAPONTI (IB), ISOTTA MANFRIN (IB), SARA MERENGO (VC), GUGLIELMO PENSABENE (IC), GIULIO PISTOLESI (IB), CECILIA RIVAROLI (IVE), STEFANO TRENTANI (IIIA), TOMMASO VENCO (IVF) IMPAGINATRICE: ALTHEA BARRESE Copertina: ADELE GABBANELLI


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