Zabaione_Novembre '15

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ZABAIONE NUMERO 3 ANNO X

GIORNALISMO INDIPENDENTE AL PARINI DAL 2006

NOVEMBRE MMXV


EDITORIALE

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gnuno di noi ha un modo diverso di reagire di fronte a tragedie come quella avvenuta venerdì notte a Parigi. Talvolta, però, non è orribile solo l’avvenimento in sé, ma tutto ciò che esso comporta come conseguenza. Personalmente, in aggiunta all’orrore e al senso di impotenza che provo di fronte ad un simile fatto, provo anche disgusto e rabbia nei confronti di coloro che, invece, cercano di strumentalizzare le sofferenze altrui per fini personali. Non so voi, ma io inizio a non poterne più: com’è possibile che appena si verifica una tragedia, in men che non si dica certi politici inizino ad approfittarne e a trasformare i morti in “manifesti elettorali”? E’ veramente necessario istigare continuamente l’odio razziale per ottenere voti invece di unirsi ad un dignitoso silenzio di cordoglio? Io continuo a pormi queste domande, ma alla fine la risposta possibile è una sola: dove ci sono morti, appaiono gli sciacalli. Anche se resta il fatto che ci vuole una bella ipocrisia per additare qualcuno come mostro e nel frattempo strumentalizzare le vittime di un massacro: forse non sarai un assassino, ma di sicuro sei fra la peggior feccia che la società possa partorire. Nessuno di coloro a cui si accenna leggerà mai queste parole e, anche se lo facesse, lo lascerebbero del tutto indifferente. Noialtri, che un minimo di senso della morale lo abbiamo ancora, continuiamo a pensare alle vittime col rispetto che meritano, evitando di trasforma2

di stefano trentani

re il lutto collettivo in un fatto di L’EUROPA BLINDATA pag. 7 “moda”. Ciò, infatti, non ci rende107 PROTESTE PAG. 8 rebbe diversi dagli individui di cui sopra. PERCHE’ “BUONA SCUOLA” pag. 9 Ricordiamoci, soprattutto, che EXPO: ENERGIA PAG. 10 intorno a noi sta ormai infuriando PER MILANO una guerra e che il nemico non va cercato molto lontano: egli, infatEXPO: PROPAGANDA ti, spesso non è altro che il frutto FUORI TEMA pag. 11 della discriminazione creata da EXPO: COSA RESTERA’? PAG. 12 quell’odio verso il diverso che alELEZIONI LIBERE IN cuni identificano come soluzione. pag. 13 Cerchiamo tuttavia di vivere senza BIRMANIA, FINALMENTE! farci paralizzare dalla paura, perLA LEGALIZZAZIONE PAG. 14 ché anche se questi fatti ci mettono DELLE DROGHE LEGGERE di fronte alla nostra vulnerabilità e fragilità, non significa che dob- SAY NO UNITE: DIPINGIAMO pag. 15 biamo arrenderci e rassegnarci. In IL MONDO DI ARANCIONE #iostoconvale PAG. 16 fondo non siamo ancora morti e possiamo ancora preparare il terTUTTO PUO’ ACCADERE pag. 17 reno ad una convivenza pacifica e A BROADWAY senza discriminazioni. Le uniche MUSTANG PAG. 17 cose che possono aiutarci sono la THE WALK pag. 18 conoscenza e la comprensione reciproca: esse, infatti, sono la base SPECTRE PAG. 19 per il dialogo fra le culture. Se si INTRA FACTOR pag. 21 riuscirà a creare tale dialogo si potranno sconfiggere sia la violenza “ONE OF THESE DAYS, THE sia il pregiudizio, due cancri dell’u- BOMBS WILL DROP AND PAG. 22 manità che hanno un’origine coSILENCE EVERYTHING” mune: l’ignoranza. #prayforParis, DEEP PURPLE LIVE ASSAGO pag. 23 ma non limitiamoci solo a questo.

SOMMARIO L’OPINIONE pag. 4

“WAKE UP”, IL PRIMO CD DI PAG. 24 FRANCESCO, PAPA ROCK LA BOTTEGA DEI LIBRI pag. 25 PROIBITI MUCCHIO D’OSSA PAG. 25 MR.VERTIGO pag. 26 UN ESSERE INUTILE PAG. 27

IL PARINI PAG. 4 E LA GRANDE GUERRA

FUORI DAL GUSCIO pag. 28

VERDI, NON STUPIDE pag. 5 UNA PREGHIERA PER PAG. 6 PARIGI NOVEMBRE 2015

ZABAOROSCOPO PAG. 30 ZABAENIGMISTICA pag. 31 Anno X

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ATTUALITÀ

L’OPINIONE

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di CHIARA MALAPONTI

artedì 10 novembre si è tenuto un comitato studentesco alla presenza dei rappresentanti di classe di tutte le sezioni, dei rappresentanti d’istituto, del preside e del Consiglio di Presidenza. Nella prima parte dell’incontro è stata data una notizia che già circolava fra gli studenti: il progetto della riduzione delle ore è stato rimandato a settembre. In realtà, non è propriamente così: la sperimentazione che era in programma per la durata di tutto il prossimo pentamestre si ridurrà a poche settimane nel mese di gennaio e nell’anno scolastico 2016/2017 il progetto verrà applicato full-time. Sospirano quindi gli studenti di terza liceo, che temevano la riduzione delle ore potesse intaccare il loro piano di studi in vista della maturità. Sono proprio i dubbi di questi ragazzi che, sommati alla complessità organizzativa dell’ora-

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RIMANDATO A SETTEMBRE

rio, hanno spinto la presidenza a fare questa scelta. Successivamente, sono emersI numerosi interrogativi anche dal resto dei presenti. Innanzitutto, tanti si lamentavano del fatto che l’aura attorno al progetto fosse molto nebulosa e che non avessero saputo costruirsi un’opinione al riguardo per la totale assenza di strumenti di valutazione. Al proposito è stato mostrato un prospetto delle lezioni che, seppur ancora in fase di costruzione, nella sua concretezza è stato giudicato molto positivamente dalla maggior parte. Frequentemente infatti la causa di dubbi e non-pareri è il progetto di astrazione che in questi mesi il progetto ha subito, di cui non era mai stato presentato un modello fino a qualche giorno fa. Un altro interrogativo a cui personalmente mi accodo è il seguente: due, tre settimane non sono poche per giudicare l’efficienza del pro-

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getto? A mio parere sarebbe stato opportuno osare un po’ di più, anche per valutare le conseguenze del progetto sul lungo termine. Alcuni, infatti, si sono fatti l’idea che si tratti ormai solo di una sperimentazione “di routine”. Di quest’opinione è tutta quella parte degli studenti che si preoccupa di non venire considerata nella gestione del progetto. Questa paura sorge dal fatto che, a inizio anno, molti sono venuti a conoscenza dell’esistenza della proposta prima da testate nazionali che dalla direzione stessa. Ma su questo punto il comitato è stato ampiamente tranquillizzato. Dalla file dell’emiciclo è anche giunta la proposta di un’assemblea fra gli studenti per confrontarsi sul tema e far giungere le nostre proposte ai vertici organizzativi. E tu, Pariniano, che hai letto questo articolo invece di buttarti subito sul sudoku, cosa ne pensi? Scrivi a parini.zabaione@gmail.com!

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ATTUALITÀ

IL PARINI E LA GRANDE GUERRA INTERVISTA AL PROFESSOR PIAZZA

A CURA DI CHIARA MALAPONTI, SARA Merengo, ILARIA MUGGIANI, SARA MUSURUANA E TOMMASO VENCO

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ome è arrivato al risultato di questa mostra? La ricerca su “Il Liceo Parini e la memoria della Grande Guerra” è iniziata circa un anno fa. L’occasione è stato il centenario della Prima Guerra Mondiale. Ci siamo proposti non di celebrare degli eroi (come poteva avvenire in passato), ma di ricostruire le storie di persone che hanno fatto parte di una comunità come il Parini, che hanno compiuto delle scelte, spesso motivate proprio dagli ideali che la scuola aveva trasmesso loro (il sacrificio per la patria, i valori risorgimentali…), e che hanno pagato con la vita il loro impegno. Per un anno, un gruppo di studenti delle sezioni B e D si è fermato a scuola un’ora tutte le settimane esaminando i registri delle iscrizioni, dei voti e degli esami, per ricostruire la carriera scolastica dei caduti pariniani il cui nome appare sulla lapide davanti all’aula magna e ai quali sono dedicate le classi. Nella loro maggior parte essi erano nati nel 1895 o nel 1896, e di conseguenza quando partirono per la

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guerra avevano lasciato il nostro Liceo da appena un anno. Dall’Albo d’oro della scuola lombarda, edito nel 1931, che raccoglie, istituto per istituto, i nomi degli studenti ed ex

studenti caduti di tutta la Lombardia, abbiamo ricavato le motivazioni delle loro eventuali decorazioni, mentre dai siti internet specializzati è stato spesso possibile trovate notizie sulle loro vicende militari. Per alcuni sono state ricavate inNOVEMBRE 2015

formazioni dalle pubblicazioni “in memoriam” edite dalle famiglie e da noi consultate presso la biblioteca del Museo del Risorgimento. Ha intenzione di proseguire nelle sue ricerche? La ricerca non è sicuramente finita: una domanda che ci è stata suggerita da una studentessa e che corrisponde agli interessi della storiografia attuale è il ruolo che le studentesse o ex-studentesse del Parini hanno avuto negli anni di guerra – da crocerossine a “madrine” in corrispondenza con i soldati al fronte o assistenti ai parenti dei caduti… Durante la guerra ci fu un’ampia mobilitazione dei ceti borghesi, da cui venivano gli studenti del Parini, sul cosiddetto “fronte interno”, e le donne vi svolsero un ruolo importante. Attualmente è in corso un altro programma di ricerca, avviato lo scorso anno: stiamo studiando come si viveva al Parini nel 194445, un anno scolastico che inizia sotto i bombardamenti e la dittatura fascista e finisce con la pace, la liberazione e la conquista della democrazia. In questo caso, ai do-

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ATTUALITÀ cumenti di archivio sarà possibile affiancare una raccolta di testimonianze orali. Avvieremo, poi, tre gruppi di ricerca: uno sulla biblioteca storica del Liceo (dai libri sulla Grande Guerra a quelli di epoca fascista), uno sulla presenza femminile nella scuola agli inizi del Novecento, ed uno infine sul 1966, l’anno del caso Zanzara… Ha intenzione di allestire nuove mostre? Se sì, su quali argomenti? Vorrei ricordare che questa non è stata la prima mostra: è stata preceduta da una, molto più piccola, sulle persecuzioni antiebraiche che tra 1938 e 1945 hanno coinvolto ex-studenti del Parini. Anch’essa

era il frutto di una ricerca di archivio, iniziata nel 2009, e i cui risultati confluiranno in un e-book, che a giorni sarà pubblicato a cura dell’ANPI e presentato il 28 novembre presso il CAM Garibaldi. Sicuramente allestiremo altre mostre… Ma non so ancora su quale tema: dipende dalla ricerca che darà i migliori risultati! Cosa la spinge a fare tutto questo e quale crede sia la ragione per cui gli studenti la seguono nei percorsi che lei propone? Sicuramente il mio interesse per queste ricerche, ma soprattutto la convinzione che esso possa essere condiviso dagli studenti! Credo che studiare la storia non sia soltanto apprendere date e fatti da un

VERDI, NON STUPIDE

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unedì 9 in aula magna il professor Stefano Mancuso ha tenuto una conferenza sull’intelligenza delle piante dal titolo “Verdi, non stupide”. Nonostante l’argomento non

manuale, ma acquisire un metodo di ricerca sul campo. Inoltre, i temi che affrontiamo, dalle persecuzioni “razziali” alla guerra, riguardano molto da vicino la nostra formazione come cittadini… Bisognerebbe poi chiedere agli studenti che partecipano al progetto quali siano le loro ragioni per seguirlo: so che qualcuno si è fatto anche quattro anni di archivio! Cos’è il “progetto archivio”? E’ un progetto aperto a tutti gli studenti del Liceo che prevede incontri settimanali di un’ora il mercoledì dalle 13 alle 14 sui temi di cui vi ho parlato, con relative consultazioni di documenti dell’archivio storico.

di sara merengo

mi avesse attratta un gran che inizialmente, devo dire che la conferenza è stata davvero interessante. Il professor Mancuso ci ha spiegato come, nonostante non abbiano organi, le piante riescano comunque a muoversi e a percepire l’ambien-

te circostante e, per supportare questa tesi, ci ha mostrato alcuni suoi esperimenti. Tra quelli che mi hanno colpita di più, il video di una pianta di fagiolo che, individuato un palo a circa un metro di distanza dal suo vaso, slancia ripetutamente il ramo più alto, finché non riesce a raggiungere il palo e ad arrampicarvisi. O ancora quello di un parassita che “sceglie” quale pianta attaccare tra un germoglio di pomodoro (più facilmente attaccabile) e uno di grano (che invece è più resistente ai parassiti). Il professore ci ha inoltre dimostrato che le piante sono in grado di percepire i rumori: mettendo di fianco a un vaso un registratore che trasmetta il suono dell’acqua che zampilla, le radici delle piantine tendono a curvarsi da quella parte.


ATTUALITÀ

UNA PREGHIERA PER PARIGI

di TOMMASO VENCO

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n venerdì 13 nero come la pece quello di Parigi. 352 Feriti, tra cui due italiani, 129 persone morte per un attacco terroristico rivendicato dall’ISIS. Diversi i luoghi colpiti in contemporanea nella notte di venerdì 13. Inizia tutto con tre esplosioni kamikaze in un locale all’esterno dello Stade de France, dove era presente anche il presidente francese Hollande ad assistere alla partita amichevole Francia – Germania. Le esplosioni creano il panico, ci sono diversi feriti e le persone all’interno dello stadio sono costrette ad aspettare ore prima di poter uscire dalla struttura, senza sapere realmente cosa stia succedendo. In simultanea altre cellule terroristiche colpiscono il teatro Bataclan. Durante il concerto degli Eagleas of Death Metal, tre terroristi armati di kalashnikov entrano nella sala, urlano Allah è grande e sparano alcuni proiettili in aria. Il concerto viene immediatamente 6

interrotto. Poi cominciano i colpi alla cieca sulla folla. Diverse centinaia di persone sono tenute in ostaggio. I terroristi giustiziano 87 persone, una dopo l’altra, senza pietà, in nome di Allah. Un concerto rock trasformato in una carneficina. A mezzanotte arriva finalmente il contro attacco delle teste di cuoio francesi. Il bilancio dei morti è spaventoso, ma ancora non si conosce il numero esatto delle persone coinvolte nell’attentato. Resta ancora una domanda:

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attraverso quali mezzi è avvenuto il reclutamento da parte dell’ISIS? Il ministro degli interni Belga ipotizza che i terroristi utilizzino anche console per videogiochi, soprattutto la Playstation 4, i cui segnali sfuggirebbero ai mezzi di controllo dell’intelligence. Il mondo intero è in lutto per Parigi. Belgio e Francia hanno alzato lo stato di allerta, per ora il trattato di Schengen pare sospeso. Il Premier francese ha dichiarato che la Francia risponderà in modo appropriato a una tale dichiarazione di guerra. Matteo Renzi dice che l’attacco di Parigi è “un cambio di passo” della minaccia terroristica in Occidente. Si parla di protocolli di sicurezza in molti Stati. L’ISIS minaccia altri attacchi a breve, anche a Roma. Secondo il parere di molti, stiamo per entrare in un periodo molto grave di attacchi e controattacchi, un periodo in cui verranno seriamente minacciati la libertà e il rispetto dei diritti umani.

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ATTUALITÀ

L’EUROPA BLINDATA

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LA FRANCIA CHIUDE LE FRONTIERE E IL TRATTATO DI SCHENGEN E’ SEMPRE PIÙ A RISCHIO di MATTIA COLOMBO

arta abita a Ventimiglia e fa la pendolare perché lavora come segretaria in uno studio legale di Nizza e va con il treno. Ci mette poco meno di mezz’ora. Ma sabato 14 novembre il treno non è partito e lei ha dovuto farsi dare un giorno di ferie. Karl è alsaziano e abita a Strasburgo, ma ha dei parenti nella vicina Germania. Sabato 14 novembre aveva programmato di andare a trovare sua zia Irma, è andato alla stazione ma tutti i treni per la Germania erano stati cancellati. Le frontiere erano chiuse. Il magico trattato di Schengen che permette a tutti i cittadini europei di andare dove vogliono nel loro continente, e che è guardato con invidia dal Sudamerica e dall’Africa, era stato sospeso. Giustamente, perché per arrestare gli autori della strage di Parigi è ovvio che bisogna limitarne il movimento. Domenica le frontiere sono state riaperte ma ci sono stati altrettanto severi controlli. Marine Le Pen, e molti francesi con lei, auspicano che dopo questi fatti il trattato di Schengen ZABAIONE

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venga abolito. «Checché ne dica l’Unione Europea – ha dichiarato — è indispensabile che la Francia ritrovi il controllo delle proprie frontiere nazionali definitivamente. Senza frontiere non ci possono essere protezione e sicurezza». Anche dopo i fatti del treno Thalys Parigi-

Amsterdam i nazionalisti di tutta Europa avevano proposto l’abbandono del trattato di Schengen e l’intensificazione dei controlli sulle ferrovie: per questo il Parlamento Europeo aveva deliberato delle

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norme per quanto riguardava la circolazione ferroviaria. Ma il trattato Schengen mai aveva rischiato come oggi: sebbene tutti i paesi dell’unione ne abbiano tratto grandi benefici economici, ora che l’Europa è minacciata dal terrorismo si è consolidato il blocco di quelli che lo vorrebbero abolire. A capo di questa fazione in Italia troviamo il leader del Carroccio Matteo Salvini che catalizza verso la Lega Nord la gente spaventata dagli attentati, ma, come molti intellettuali hanno detto, se ci facciamo prendere dalla paura e ci chiudiamo nei nostri gusci con i nostri documenti da far vedere alla frontiera appena si va a cinquanta chilometri da casa, è come se la dessimo vinta a questi terroristi che non vogliono altro che minare la libertà a cui siamo abituati . A questo proposito si esprime il portavoce del Vaticano sul Giubileo che inizierà l’8 dicembre a Roma, probabile obiettivo dei terroristi: «Non è proprio tempo di rinunciare all’Anno Santo o di averne paura. Ne abbiamo più bisogno che mai. Dobbiamo viverlo con saggezza, ma anche con coraggio e con slancio spirituale, continuando a guardare in avanti con speranza nonostante gli attacchi dell’odio”». 7


ATTUALITÀ

107 PROTESTE

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onostante la legge 107, la riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, sia stata approvata in luglio, in molte sue parti deve essere ancora effettivamente applicata. Insegnanti e studenti contrari, pertanto, stanno ancora cercando di ostacolarne la messa in atto. Venerdì scorso un corteo misto è partito da Largo Cairoli. La parte finale del percorso, però, non era stata concordata con le autorità e quindi, dopo aver svoltato in via Pola nel tentativo di raggiungere Palazzo Lombardia, i manifestanti sono stati bloccati dall’antisommossa. Qualcuno è rimasto ferito, un docente si è rotto una mano. La presenza violenta 8

di CHIARA MALAPONTI

della polizia ha provocato un’indignazione generale nel corteo che ha quindi rifiutato che una delegazione di pochi passasse oltre le barricate per trattare con qualche burocrate. Questa del 13 novembre, però, è stata solo una delle tante manifestazioni contro la Buona Scuola che ormai si susseguono da mesi. Ma quali sono i motivi che spingono tante persone a scendere in piazza? Non convince innanzitutto il sistema di valutazione del merito del docente proposto dalla Buona Scuola: ben vengano gli incentivi economici (tuttavia considerati da molti umilianti e antisindacali), ma è considerato evidentemente assurdo che non si tenga in alcun NOVEMBRE 2015

conto l’anzianità lavorativa. E l’assunzione dei centocinquantamila precari comporta spese molto alte, che costringeranno ad assumere di meno negli anni a venire, riducendo le future possibilità d’insegnamento dei giovani che si stanno formando nelle università. Inoltre, sul sito di FLC CGIL si legge “Con un ricatto è stata utilizzata l’immissione in ruolo dei precari per avere in cambio mano libera su terreni delicati e decisivi per garantire nelle scuole e nel Paese libertà e democrazia.” La figura del dirigente scolastico, infatti, ha assunto una posizione di rilievo, poiché suo compito è valutare e scegliere i docenti: a questo punto, però, è chiaro che gli insegnati “bravi”, ricevendo chiamate da diverse scuole, tendono a concentrarsi nelle scuole generalmente considerate migliori, abbandonando gli istituti in difficoltà e minando così il diritto dei ragazzi di ricevere un’istruzione secondo pari opportunità. Gli studenti, d’altro canto, vorrebbero anche riportare l’attenzione del Governo su questioni meramente più materiali: la condizione delle scuole italiane è oggettivamente pessima e sarebbe necessaria una riqualificazione edilizia (basti pensare che l’anno scorso, nella palestra piccola al pianterreno, il soffitto aveva causato qualche problema). Insomma, si è aperta una nuova stagione di protesta che si protrarrà fino all’inizio del prossimo anno scolastico, nella speranza che la Buona Scuola non venga mai applicata fino in fondo. Anno X

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ATTUALITÀ

di GUGLIEMO PENSABENE

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PERCHÉ “BUONA SCUOLA”

ella recente storia italiana non c’è stata una sola riforma della scuola apprezzata e lodata da tutti. Certe riforme sono state un disastro a tutti gli effetti (riforma della Gelmini in primis), ma credo che si stia esagerando con le critiche sull’ultima riforma, osteggiata e combattuta da molti. Per la prima volta professori hanno ricevuto cinquecento euro dallo stato da spendere in materiale attinente alla scuola: libri, tablet, computer, corsi, abbonamenti o biglietti per il teatro. Eppure qualcuno ha avuto il coraggio di criticare questo provvedimento perché i professori non potranno comprarsi uno smartphone con i soldi dello stato! Ci si lamenta poi degli incentivi al merito, perché si dice che non si tiene conto dell’anzianità di servizio e che sono umilianti, quando c’è gente che in Italia è disoccupata e farebbe qualunque cosa pur di lavorare e guadagnare. Io credo che sia giusto così: un professore di ventisei anni e uno di cinquanta, se insegnano bene, hanno lo stesso diritto ad incentivi, considerando poi che ovviamente gli scatti di aumento di stipendio per anzianità rimangono. È assurdo poi criticare l’assunzione di circa 100mila precari perché così i giovani non potranno insegnare. In questo modo si assicura uno stipendio a tempo indeterminato a circa 100 mila persone che non avevano la certezza di lavorare al termina della supplenza. Chi muoZABAIONE

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ve la critica dei futuri insegnanti giovani evidentemente si dimentica che nei prossimi anni un bel po’ di insegnanti andranno in pensione, e molti posti si libereranno ogni anno. Si giunge poi alla questione delle questioni: il super preside. Fino ad oggi i presidi quando avevano bisogno di un nuovo insegnante erano costretti a chiamare il primo disponibile della graduatoria, senza considerare precedenti esperienze di insegnamento, tipo di persona, e altre cose che un qualunque datore di lavoro prende in considerazione per scegliere. Dall’anno prossimo però il preside potrà scegliere direttamente chi assumere dalla graduatoria, magari preferendo il quarantacinquesimo della lista al primo perché ha più

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anni di insegnamento in un liceo classico rispetto al primo, o magari perché sa che tutti ne parlano bene in quella scuola. Anche il professore potrà scegliere dove andare, e ciò secondo me non favorirà per forza le scuole che in teoria hanno un’ utenza migliore, ma magari quella più comoda per il professore (che magari non arriverà più in ritardo, essendo la scuola scelta da lui vicino a casa). Infine molti lamentano la decadenza delle scuole, dimenticando come il governo abbia stanziato 300 milioni per riammodernarle o costruirne di nuove. Non tutto è perfetto: io gli sgravi a chi va in una scuola privata li avrei anche evitati... Ma forse questa riforma non merita tutte le critiche che le sono state mosse.

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ATTUALITÀ

EXPO: ENERGIA PER MILANO

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ersonalmente, credo che Expo sia stata un successo. Non un trionfo, ma un buon successo sì. Abbiamo dimostrato al mondo (ma soprattutto ai tanti Italiani scettici e pronti a buttarsi giù) che in Italia è possibile portare a termine una grande opera (anche se in zona Cesarini) e far venire milioni di persone a visitarla. Non è tutto oro ciò che luccica: ci sono stati arresti per infiltrazioni mafiose, corruzione e concussione, ma, a differenza di ciò che succede quasi sempre, gli arresti sono stati effettuati prima dell’inizio dell’esposizione. Nessuno quindi, ad oggi, dovrebbe essere riuscito a “mangiare” su questa grande opera. Quasi 22 milioni di visitatori (“Chi ci andrà a Pero?” cit.) sono un numero non trascurabile, considerato anche il fatto che il pareggio di bilancio era fissato a 20 milioni di ingressi. Sono d’accordo con chi dice che il tema del cibo e dell’energia sia stato non sempre centrato. Tuttavia, ciò dipendeva anche dal percorso scelto: si poteva saltare, gridare e cercare di non cadere sulla rete del Brasile, oppure passare sotto di essa, circondato da alberi, e leggere dati e idee sul riscaldamento globale e deforestazione. Al di là di tutto, sono contento che Milano abbia ospitato Expo perché credo che la nostra città esca migliorata da questa avventura. Sicuramente abbiamo avuto una forte visibilità internazionale grazie a Expo, e il conseguente afflusso di visitatori stranieri e italiani ha portato considerevoli aumenti di consumi, e un arricchimento per la città. È 10

stata costruita una nuova linea della metro, decuplicate le stazioni di BikeMi (comodissime tra l’altro), incentivato il car sharing, comprati nuovi autobus e metro più moderne. Andando a guardare poi come è messa Roma a pochi giorni dall’inizio del Giubileo (ma proprio il 2016 il Papa doveva scegliere come Anno Santo? Con tutti i guai di Roma?), si capisce che non era facile gestire tutti quei milioni di persone, tutti i giorni per sei mesi, e che forse siamo stati tutti davvero bravi. La sensazione insomma è che Milano ci abbia davvero solo guadagnato da Expo: prestigio in Italia (va di moda ora il “modello Milano” per i grandi eventi) e nel mondo. Ad esempio, il New York

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di GUGLIELMO PENSABENE

Times ha suggerito Milano come città da visitare assolutamente nel 2015. Tutto perfetto, quindi? No, in primis il problema post Expo, che secondo me più di un problema dovrà essere una risorsa: tantissimi ettari di terreno di proprietà del Comune che non dovranno andare sprecati, ma su cui io sono fiducioso si riuscirà a costruire qualcosa di bello e utile per la nostra città. In conclusione, dobbiamo essere soddisfatti di questa Expo: forse non si è parlato abbastanza dei temi principali, ci siamo ridotti troppo all’ultimo, potevamo regalare meno biglietti, ma è indubbio che la nostra città ora sia più vivibile e bella.

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ATTUALITÀ

EXPO: PROPAGANDA FUORI TEMA di ANNA LUNGHI

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ilano 2015 è stata sede dell’Esposizione Universale, detta Expo. Non sono mancate le critiche, ma il progetto è stato portato a compimento e da maggio ad ottobre è stato possibile visitare padiglioni di molti Stati, che hanno messo in mostra il loro avanzamento tecnologico e al tempo stesso le loro tradizioni nel campo del nutrimento. Erano presenti vari stand che permettevano anche ai visitatori meno seri o a chi voleva provare di tutto una piccola distrazione culinaria di generi completamente diversi fra loro; dal ramen alle patatine fritte, dal curry agli insetti, da birra e vino a sakè e Coca Cola. Tuttavia, le opinioni sono state assai discordanti. C’è chi l’ha definita un’enorme fiera di paese, chi ha descritto con occhi luccicanti l’albero della vita e le varie meraviglie architettoniche, chi ha sfruttato l’occasione per criticare determinate scelte politiche e chi per elogiarle. Ho avuto modo anch’io di andare a visitare la tanto discussa Expo ma, a causa del tempo limitato e delle interminabili code, non sono riuscita a vedere molto. Devo ammettere che, nel tripudio di odori e colori, mi ha lasciato però perplessa l’utilizzo dell’evento da parte di alcuni Stati a scopo propagandistico: esempio di questo è stato il padiglione del Marocco con la sua gigantografia del re troneggiante all’entrata. Non da meno il padiglione Thailandia, diviso in ZABAIONE

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tre sale con tre rispettivi filmati, in particolare l’ultimo: cinque minuti di puro elogio al re dell’agricoltura, e al suo grande contributo alle precipitazioni atmosferiche. Molto più fini i nostri cugini del Regno Unito, che nel loro alveare hanno dedicato la parete vicino alle scale alle prodezze del loro Paese e, alla fine del lungo elenco, hanno incluso anche un foglio di carta riportante la vita della regina. Quello che colpisce qui, oltre all’abilità di alludere a una connessione fra la famiglia reale e la grandezza della loro economia senza doverla esprimere direttamente (quasi un “queste sono

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le informazioni, tirate voi le somme”) è l’assoluta imparzialità nella descrizione dello stakanovismo di Elisabetta II, chiamato a testimone il figlio della medesima. Io credo che questa propaganda politica abbia rischiato forse di suggerire l’errata idea che su un tema importante quale il nutrimento per il pianeta si avesse così poco da dire da non riuscire a organizzare nemmeno un intero padiglione, rischiando così di essere, se non dannosa, quantomeno inutile ai fini ufficiali che si era prefissato l’Expo. 11


ATTUALITÀ

EXPO: COSA RESTERÀ?

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nche l’EXPO è finito, insieme a molti ringraziamenti, congratulazioni ed autocelebrazioni. Adesso, però, quello che ci interessa è sapere quale sarà il destino dei cinquantaquattro padiglioni e che ne sarà dell’area che ha ospitato la grande kermesse. La maggior parte delle costruzioni verranno smontate e torneranno nelle terre di origine per utilizzi diversi (perfino Brescia ha reclamato la sua opera, quell’Albero della Vita che invece dovrebbe restare al suo posto). Altre verranno demolite, alcune invece potranno forse restare come valide attrazioni, quali la rete brasiliana che il Brasile intende regalare a Milano, ma che forse sarà messa all’asta. I quattro silos della Svizzera diventeranno serre urbane in altrettanti cantoni elvetici. Il giardino botanico del Bahrein tornerà nel Paese arabo. L’oasi degli Emirati Arabi Uniti sarà ricollocata a Masdar City. Mentre le sfere dell’Azerbaijan diventeranno un centro per la biodiversità nella capitale, Baku. Il padiglione Coca Cola, che ha le dimensioni di un campo da basket regolamentare, resterà invece a Milano, per diventare un centro sportivo. Alcuni padiglioni saranno riutilizzati per scopi sociali: i container del Principato di Monaco ospiteranno un centro della Croce Rossa in Burkina Faso, il villaggio di Save The Children troverà collocazione nel campo profughi di Jarahieh, in Libano. Molti Stati hanno poi deciso di donare le parti “simbolo” dei loro padiglioni: gli alberi dell’Austria saranno ripiantati in una foresta in Tirolo; l’alveare della Gran Bretagna diventerà un’opera d’arte urbana in patria; le colonne del 12

Vietnam saranno donate al Comune di Alassio. E poi ci sono quelli che proveranno a vendere le loro strutture, tutte o a pezzi: è il caso di Francia e Nepal. Per quanto riguarda invece le realizzazioni italiane, la soluzione più accreditata prevede il mantenimento in attività del già citato Albero (peraltro molto ambito, anche dalla stessa città di Milano che potrebbe dedicargli una sistemazione definitiva, forse in Piazzale Loreto od al quartiere Adriano), vero simbolo dell’esposizione. Il Padiglione Italia, bello e versatile, rimarrà per dare spazio a mostre oppure verrà convertito in polo di sviluppo tecnologico. Si parla di una cittadella universitaria e dell’innovazione, oppure dell’Istituto Italiano di Tecnologia per lo Human Technopole: robotica, big data e biotecnologie. Dovrebbe restare anche il Padiglione Zero, molto interessante per l’allestimento interno. Si valuteranno i costi per la riconversione, la manutenzione e l’accesso e se ne riparlerà a primavera 2016. Il Comune di Milano ha imposto il riutilizzo solo del 40% della superficie, mentre il 60% dovrà essere destinato ad aree verdi: il progetto originale era di vendere il milione di metri quadri del lot-

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di ANDREA CALDANI

to come area edificabile, mentre si profila che almeno una parte venga utilizzata per scopi istituzionali. Dovrebbe anche rimanere l’Open Air Theatre per diventare un nuovo polo di eventi. Rimarranno le strutture di Cascina Triulza e anche il Villaggio EXPO in qualità di social-housing, ipotesi utile e non meno nobile, oltre che coerente con il tessuto circostante. Un finale così sembra migliore di quanto accaduto negli altri Paesi che hanno ospitato le ultime edizioni dell’EXPO e della stessa Milano del 1906, quando il lascito della manifestazione rimase confinato alla pur molto pregevole Palazzina Liberty, ora sede dell’Acquario Civico. Dulcis in fundo, qualcosa resterà, almeno per tutto l’anno prossimo: i tanto discussi Expo Gate di Largo Cairoli per la Triennale Internazionale del Design, che si terrà da aprile a ottobre 2016. In questo modo si profila un nuovo pericolo: di utilizzo in utilizzo si potrebbe procrastinare la loro permanenza per anni e potrebbero rimanere, come in fondo è successo per la Tour Eiffel, senza peraltro eguagliarne né l’imponenza né la bellezza. Non vorremmo che alla fine restassero solo quelli.

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ATTUALITÀ

ELEZIONI LIBERE IN BIRMANIA FINALMENTE! di CLARA TACCONI

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8 novembre 2015 in Birmania, oggi ufficialmente Myanmar, si sono finalmente tenute le prime elezioni libere dal 1990. La Lega Nazionale per la Democrazia (Lnd), guidata da Aung San Suu Kyi, ha ottenuto la maggioranza assoluta. La leader ha dichiarato che lei sarà ”al di sopra del presidente”, poiché, in base a un cavillo della costituzione (che si è provato a cambiare in parlamento, ma senza successo) non può essere eletta presidente, in quanto madre di due figli con nazionalità straniera, nello specifico britannica. Il nuovo parlamento si insedierà a gennaio e dovrà, oltre a scegliere il presidente, affrontare molte sfide: combattere il fondamentalismo buddista dilagante, la diffusa povertà, la repressione politica in ZABAIONE

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corso e ascoltare le esigenze di varie minoranze etniche e religiose. Nonostante queste elezioni siano un enorme passo avanti, la Birmania non diventerà uno stato libero, poiché l’esercito conserverà il Ministero della Difesa, dell’Interno e quello del Controllo delle Frontiere. I militari, inoltre, in base alla costituzione possono ancora prendere il controllo governativo ed economico del paese, se lo ritengono necessario. La Birmania, in seguito a un colpo di stato nel 1962, è sempre stata il controllo dell’esercito, che ha instaurato un regime dittatoriale durissimo. Il premio nobel per la pace del 1991, Aung San Suu Kyi, leader della Lnd e simbolo dell’opposizione non violenta al regime militare, ha dedicato la propria vita al suo Paese. Dopo l’assassinio del padre,

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artefice dell’indipendenza birmana dal Regno Unito nel 1948, prosegue la sua lotta e nel 1988 fonda la Lnd, che già nel 1990 vincerà le elezioni, ma la volontà del popolo non verrà riconosciuta dalla giunta militare. Aung San Suu Kyi nel 1989 viene messa agli arresti domiciliari che le verranno revocati in alcune occasioni; ma è comunque impossibile che lasci il Paese: se lo facesse, non le sarebbe permesso tornare. Deve anche rinunciare a recarsi in Inghilterra per assistere il marito durante il suo ultimo periodo di vita ed è assente al moment della sua morte. Soltanto nel 2010 è ufficialmente liberata. Nel mondo le hanno dedicato molti soprannomi: “Orchidea di ferro”, “Gandhi birmano” e dai Birmani stessi, tra cui gode di grande popolarità, è chiamata “amay Suu” (madre Suu). Queste elezioni, con la maggioranza assoluta e fortemente volute dal popolo birmano, sono indice di un cambiamento nell’animo della nazione, che ha posto la sua libertà - o per lo meno il compimento - al primo posto, concretizzando il desiderio di tutti coloro che hanno lottato e sono stati disposti a morire per una Birmania libera e indipendente. Adesso non ci resta che stare a vedere, e sperare che così avvenga. Un ulteriore Paese libero dalla dittatura è un beneficio per tutti.

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ATTUALITÀ

LA LEGALIZZAZIONE DELLE DROGHE LEGGERE

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ipendenza e droga sono due concetti che vengono spesso mitizzati dall’opinione pubblica, suscitano discussioni e opinioni in genere preconcette, senza che vi sia una fondata conoscenza al riguardo. Parliamo di fenomeni in grado di condizionare milioni di voti e far muovere miliardi di dollari, per questo partiamo specificando il concetto di droga: essa è una sostanza naturale o artificiale contenente principi attivi, nocivi o meno. Usualmente le droghe vengono divise in due categorie: droghe pesanti e leggere, e la distinzione tra queste si basa solo sul loro livello di nocività. La cannabis è nel gruppo delle droghe considerate meno nocive, ma intorno a essa si è costruita una mitologia che impedisce ancora adesso di analizzare in modo razionale il tema della liberalizzazione. Come ogni sostanza in grado di causare euforia e riduzione dell’ansia, anche la cannabis può provocare dipendenza. Tuttavia, se usata in maniera episodica, pare non dia particolari evidenze di disfunzionalità psicologiche e sociali; se usata con frequenza, la super-stimolazione degli endocannabinoidi da parte della marijuana potrebbe avere delle ripercursioni su alcune aree del cervello. Fare chiarezza su una questione del genere è ancora complicato dato che gli scienziati sono ancora in disaccordo su i suoi effetti: molti sosten14

gono che, secondo la situazione in cui viene assunta, la cannabis può causarne di diversi. Date queste premesse, sembra logico porsi una domanda: perché una sostanza come la nicotina, che dà maggiore dipendenza e danno fisico, è legale? Una ragione risiede nel fatto che la cannabis è stata presto individuata come una droga, mentre il tabacco ha una storia non direttamente connessa con questo concetto: la sigaretta era di moda, era sovente segno di benessere economico e sociale. “Ci sono 100.000 fumatori di marijuana negli Stati Uniti, e la maggior parte sono negri, ispanici, filippini ed intrattenitori; la loro musica satanica, jazz e swing, è il risultato dell’uso di marijuana. Il suo uso causa nelle donne bianche un desiderio di ricerca di relazioni sessuali con essi.” Harry Anslinger, funzionario del governo statunitense, nominato capo del Bureau of Prohibition, dà inizio nel 1937 ad un nuovo proibizionismo, dove la cannabis è ritenuta una sostanza demoniaca. Io penso che la cannabis spaventi per due principali motivi. Anzitutto essa è assimilata spesso alle droghe più pericolose, mentre (come dicevamo prima) è, almeno in teoria, molto meno nociva. Il concetto di droga, quindi di sostanza psicotropa produce quasi sempre alle persone un’idea di incontrollabilità. Spaventa e viene rubricata nelle cose vietate, spesso NOVEMBRE 2015

di SOFIA ALONI

senza ricordare che ci sono altre simili sostanze che fanno parte della nostra esperienza quotidiana. I decessi a causa dell’alcool o del fumo, e le malattie indotte, sono in numero nettamente maggiore di quelli per cannabis. Ma l’alcool, come la sigaretta, a differenza della cannabis, è da sempre nella nostra cultura e quindi è accettata; ora noi non penseremmo mai di rendere illegali queste sostanze perché sono cose che, nel bene e nel male, ci appartengono, fanno parte della nostra cultura. Un’altra paura molto frequente è quella della ‘teoria del passaggio’, cioè si inizia a fumare cannabis per poi arrivare ad abusare di droghe pesanti. Questa teoria si è sviluppata in seguito all’interpretazione errata di un fenomeno: tra l’uso di droghe leggere e pesanti non c’è alcuna correlazione, se non l’ambiente in cui si trovano. Il passaggio può essere tale quando qualcuno ti incoraggia a compierlo. In conclusione se lo stato aprisse dei centri dove la compravendita potesse essere fatta in tutta sicurezza e legalità, e dove fosse altresì possibile disintossicarsi dalle droghe pesanti, a prezzi moderati rispetto agli istituti privati, questi problemi diminuirebbero e molti soldi che la mafia guadagna attraverso il traffico di droga verrebbe invece incassato dallo Stato, e impiegati per la disintossicazione di quanti sono preda delle droghe pesanti. Anno X

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ATTUALITÀ

SAY NO UNITE: DIPINGIAMO IL MONDO DI ARANCIONE

di ALESSANDRA LUCARNO

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el 2009, UN Women (United Nation Women) ha lanciato la campagna “Say NOUnite”. Questa coinvolge persone provenienti da tutti i ceti sociali per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla violenza sulle donne. Incomincerà il 25 Novembre, con la Giornata Internazionale della Eliminazione della Violenza Contro le Donne, e si concluderà il 10 Dicembre, Giornata Internazio-

possono variare dall’informazione agli studenti nelle scuole, al volontariato, al sostegno dei legislatori per la promulgazione di leggi in materia o alla donazione di fondi verso i programmi che proteggono le donne e le ragazze dalla violenza. Ad esempio, in Italia in particolare dall’ottobre 2013 (con successive modifiche) è diventata legge la n.119, ovvero la legge contro il femminicidio. I tre obiettivi principali di questa legge sono la preven-

nel mondo. Gli eventi di quest’anno includeranno un concerto benefico a Carnegie Hall a New York e l’illuminazione in arancione di importanti luoghi del mondo: il Palazzo della Pace dell’Aia (Paesi Bassi), le Cascate del Niagara (Canada/ USA), il Palazzo della Commissione Europea (Belgio), le rovine archeologiche di Petra (Giordania), la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro (Brasile) e il Palazzo di

nale dei Diritti dell’Uomo. Inoltre in questo lasso di tempo sono comprese altre particolari date, come il 29 Novembre, Giornata Internazionale dei Difensori dei Diritti Umani delle Donne e l’1 Dicembre, Giornata Mondiale dell’AIDS. Sono sedici giorni di attivismo contro la violenza di genere, in particolare verso le donne e le ragazze, che mirano a evidenziare alcuni gesti da di individui, governi e partner della società civile: questi

zione della violenza di genere, la protezione delle vittime e la severa punzione dei colpevoli. Per la campagna del 2015 “Say NO-Unite”, il 25 Novembre tutti sono invitati a dipingere il modo di arancione, colore brillante e allegro scelto per simbolizzare un futuro luminoso senza violenza. Gli “Orange events”, cioè gli eventi che caratterizzeranno questi sedici giorni della campagna, saranno organizzati in più di settanta paesi

Giustizia (Repubblica Democratica del Congo). Altri eventi spazieranno dal colorare di arancione le fermate degli autobus a Timor Est, alla maratona organizzata in Venezuela o spontanei “orange flash mobs” in Indonesia. Ad oggi, infatti, oltre 5 milioni di persone hanno firmato una petizione per porre fine alla violenza contro le donne, una priorità globale.

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SPORT

#IOSTOCONVALE

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o sportivo più forte è quello capace di subire anche le sconfitte più dolorose e rialzarsi, tornare al lavoro e riconquistare la vetta. Eh sì, perché dopo tutto quello che è successo a Valencia è questo ciò che Valentino deve fare: rialzarsi, scrollarsi di dosso tutto e riprendere a fare quello che ha sempre fatto, vincere anzi stravincere. A Valencia la gente voleva credere alla favola, al lieto fine, alla rimonta impossibile per tutti, ma non per lui. Ma la vita reale fugge dalle favole, il lieto fine è più unico che raro. Anche questa volta il cattivo (anzi, i cattivi) ha sopraffatto il buono. Peccato. La gente voleva credere alla favola, aveva bisogno della favola, ma così non è andata. E adesso, passato del tempo, a mente fredda si può analizzare tutto, anche se questo comporta sbattere contro una tristissima realtà. Il comportamento di Marquez è stato insensato oltre che bruttissimo. Lui, che dovrebbe essere un esempio per tutti i ragazzi che ambiscono a diventare sportivi ad alti livelli, ha dimostrato che tutte le lezioni di vita insegnateci dai genitori sul fare sempre del proprio meglio e guardare solo noi stessi perché così si verrà premiati, non sono altro che frasi che lasciano il tempo che trovano. Fa molta pena pensare che si siano dovuti alleare in due per battere un solo pilota. Ma si sa, come disse Sciascia, nella vita esistono cinque categorie di uomini: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà. 16

di AURORA NEGRETTI

Decidete voi a quale categoria il piccolo Marquez appartenga. Era tutto scritto prima dell’ultima gara, era tutto scritto da tempo. Lo sapeva anche Rossi ma rimaneva comunque una piccola speranza che Marquez si accorgesse dell’enorme errore e iniziasse a ragionare. La gente credeva nella rimonta perché, ingenua per natura, si fidava del ragazzo dal bel visino che diceva di aver sempre dato il massimo. Credeva in Vale perché lo meritava lui il mondiale, dai non scherziamo. Perché era la rivincita dell’esperienza sulla gioventù, la dimostrazione che anche se una cosa sembra impossibile, se ci metti tutto te stesso, nulla è impossibile. Perché Vale è simpatico, Marquez e Lorenzo no. Perché è dal lontano 1996 che quel ragazzo, eterno Peter Pan, ci fa “saltare in piedi sul divano”. Perché sarebbe stato fantastico vedere i festeggiamenti e sentire come e cosa avrebbe gridato Guido Meda ma, ancor di più, vedere le facce dei due bambini spagnoli. Perché Rossi è quel fanciullo sempre ridente che c’è in ognuno di noi. Perché Tavullia, suo paesino d’origine, avrebbe prevalso sulle altre città diventando per un giorno capitale del mondo. Perché dieci è il numero perfetto ma soprattutto perché per qualche giorno la sua storia è riuscita ad unire quasi tutta l’Italia, cosa che capita assai raramente. Ed è per tutti questi motivi che a Valencia la gente era tutta con lui, ogni suo sorpasso era accompagnato da un urlo di gioia e da una crescente fiducia, spenta solo da due piloti, anzi un pilota e la sua NOVEMBRE 2015

guardia del corpo. Forse dopo la gara avranno entrambi capito che tutta la folla che ha circondato Rossi dopo la gara non era lì solo per i suoi nove titoli mondiali. Avranno capito che “sul cadavere dei leoni festeggiano i cani, credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani.” E adesso anch’io, come Cremonini (uno dei molti che hanno supportato Valentino) mi immagino Marquez che cerca di fuggire da quell’insopportabile sorriso, leggero e consapevole, il cui copyright è di Vale, sia che vinca sia che perda, e che rappresenta l’Italia e il mondo che lo ama. Molto presto quel sorriso tornerà a fargli sentire forte il suo messaggio: non sarai mai Valentino Rossi. Perché Vale avrà anche perso un mondiale ma, in fin dei conti, ne ha altri nove. Marquez ha perso la dignità e ne aveva solo una. Perché anche se è andata male, resterà il più grande di sempre.

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CINEMA

TUTTO PUÒ ACCADERE A BROADWAY di ALICE ALESSANDRI

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e state cercando qualcosa di divertente da vedere per passare una serata in compagnia questo è quello che fa per voi! Il film “Tutto può accadere a Broadway”, il cui titolo originale è “She’s funny that way”, è diretto da Peter Bodganovich ed è uscito nelle sale cinematografiche verso la fine di ottobre. La trama è molto intricata e tutti i personaggi sono in qualche modo legati tra loro o da parentela o da rapporti di conoscenza. Imogen Poots interpreta Isabella “Izzy” Patterson, una giovane donna che per mantenersi lavora per un’agenzia come ragazza squillo con il nome di Glo, sebbene il suo sogno sia quello di diventare un’attrice. Nel frattempo, arriva a Brooklin Arnold Albertson (Owen Wilson), un famoso regista, che sta per mettere in scena un’opera teatrale. Ed è proprio questi che una sera decide di farsi

di LAURA SPEDALETTI

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osì come i mustang americani liberi e selvaggi anche le cinque sorelle adolescenti, Selma, Sonay, Ege, Nur e Lale lottano per la loro libertà; esse infatti rappresentano un inno al movimento, alla ribellione in nome della piena espressione di se stesse. Lale e le ZABAIONE

mandare dall’agenzia, che sembra frequentare spesso, una ragazza: Glo. Durante la notte, Arnold conosce Glo e scopre ciò che lei vorrebbe fare nella vita. Le propone quindi un patto: Arnold è disposto a darle trentamila dollari purché lei smetta di fare la ragazza squillo e si dedichi alla recitazione. Particolare è la frase “Scoiattoli alle noci”, presa come citazione dal film “Fra le tue braccia” di Lubitsch, che, come si vedrà, serve ad Arnold per conquistare molte donne. Testimone della serata che Arnold passa con Glo è Seth Gilbert (Rhys Ifans), un amico e attore del regista. La mattina successiva i due si salutano con un addio, non sapendo cosa li attende… Passata qualche settimana infatti, Izzy (ormai non più Glo) decide di presentarsi a un provino per il ruolo di ragazza squillo; inutile dire che il regista che cerca giovani di talento è proprio Arnold

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sue quattro sorelle, per festeggiare l’ultimo giorno di scuola, si recano in spiaggia con un gruppo di studenti maschi e lì giocano; tutto ciò le metterà in cattiva luce davanti alla piccola comunità turca. Per questo la nonna e lo zio, che si occupano di loro dal momento della morte dei genitori, inizieranno a

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Albertson con l’aiuto della moglie Delta Simmons (Kathryn Hahn) e di Seth. Sebbene Albert cerchi in ogni caso di evitare che venga scelta proprio Izzy per la parte, il talento della ragazza affascina tutti e il ruolo è suo. Il resto del film è ricco di collegamenti inaspettati tra i più svariati personaggi: una nevrotica figlia (Jennifer Aniston) che deve sostituire la madre psicoterapeuta misteriosamente scomparsa, il sensibile commediografo che realizza l’opera (Will Forte), un giudice (Austin Pendleton) perdutamente innamorato di Glo al punto da chiedere a un sorprendente detective privato (George Morfogen) di pedinarla, … Bogdanovich ha diretto un’esilarante commedia che, se per certi aspetti può sembrare banale, è ricca anche di colpi di scena inaspettati e ha un ritmo molto veloce che fa perdere la concezione del tempo.

MUSTANG trasformare non solo la loro vita di adolescenti libere e ribelli, ma anche la casa in cui esse vivono, che finirà con l’essere un carcere di massima sicurezza. Le passeggiate con gli amici vengono sostituite da più edificanti corsi di cucina e, inoltre, le ragazze dovranno rinunciare a tutto ciò che avrebbe potuto 17


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distrarle dall’educazione domestica (cellulari, vestiti alla moda, libri), finalizzata agli imminenti matrimoni con principi non troppo “azzurri”. Da questo momento piano piano Selma, Sonay, Ege e Nur affronteranno l’imposizione del matrimonio in maniera diversa, per poter dare allo spettatore tanti punti di vista con cui essere più o meno d’accordo. Abbiamo Selma, la più matura, la più obbediente, ma allo stesso tempo la più insicura e spaventata; poi abbiamo la bella, anzi la bellissima, Sonay, la più fortunata, che sarà l’unica a vivere un matrimonio d’amore. Segue

THE WALK

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he Walk” è uno di quei film che lascia qualcosa, quel tocco di poesia e vera bellezza che colpisce e fa vedere le cose in modo diverso. Diretto da Robert Zemeckis, racconta la storia vera di Philippe Petit (Joseph Gordon-Levitt), un funambolo francese che all’inizio degli anni ‘70, poco prima che venisse completata la costruzione delle Torri Gemelle di New York, ha compiuto una delle imprese più folli e pericolose del secolo: fare dello spazio fra i due grattacieli il luogo dove tendere il suo filo e camminarci sopra. Accompagnato dai suoi amici (che nel film definisce “complici”) Jean Louis (Clément Sibony) e Annie (Charlotte Le Bon), Philippe delinea il suo piano e, dopo varie peripezie e imprevisti, riesce nel suo intento. 18

Ege insospettabile, imprevedibile e drammatica. Infine la piccola Nur, indecisa ma mai accondiscendente. Sicuramente però la vera protagonista è Lale, la più giovane ma anche l’unica capace di prendere decisioni fondamentali e necessarie per lei e sua sorella Nur. La storia di queste sorelle è un chiaro parallelismo con la storia delle sorelle March (in “Piccole donne”): Lale così come Jo lotta per dimostrare che il matrimonio non è l’unica via da percorrere per le donne del loro ambiente. Questo film rappresenterà la Francia ai prossimi Oscar con la speranza che possa attirare

sempre più sguardi non indifferenti su questa innaturale tradizione dei matrimoni combinati. Deniz Gamze Eruven, regista del film, dichiara: “avevo l’esigenza di parlare di cosa significa essere una ragazza, una donna oggi in Turchia: un argomento molto discusso, vivacemente contestato dalla società turca in questo momento; qui finalmente le donne hanno la possibilità di fare sentire la loro voce”. Ho apprezzato molto la freschezza e la drammaticità con cui la regista ci fa sentire questo appassionato, vero, semplice e mai banale grido di libertà.

di CECILIA RIVAROLI Il cast comprende, oltre all’emergente Gordon-Levitt, anche Ben Kingsley, nei panni del suo mentore Papa Rudy, capostipite di una stirpe di funamboli. Ho trovato questo film meraviglioso, dal primo all’ultimo minuto; è riuscito a farmi immedesimare così tanto nel personaggio principale che, nella fatidica scena della camminata sul filo, ho provato un senso di tensione quasi insopportabile, al punto che avevo la tentazione di staccare gli occhi dallo schermo. Ho trovato molto azzeccate le musiche e le inquadrature, che, oltre a rendere bene l’ambientazione, creano nello spettatore un senso di pace e tranquillità. Solo la scena finale, con le Torri illuminate dalla luce del sole che pian piano va affievolendosi, trasmette un inevitabile senso di struggimento. Penso sia anche molto interesNOVEMBRE 2015

sante la scelta del regista di fare alcune scene completamente in bianco e nero, tranne qualche dettaglio, e ritengo che volesse simboleggiare la vita di Petit prima di trovare un obiettivo, uno scopo, se non addirittura un’ossessione. Secondo me la narrazione in prima persona è molto efficace anche perché il protagonista utilizza un linguaggio ironico e colloquiale. Fin dal primissimo monologo, lo sguardo affabile e appassionato, soprattutto quando parla della realizzazione della sua impresa, instaura con lo spettatore un clima di confidenza. A Zemeckis non interessa decidere o suggerire che Petit è stato un pazzo oppure un eroe: ognuno può pensarla come gli pare. Si capisce però che lo ammira per la forza indistruttibile con cui insegue il suo sogno.

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007

di GIULIO PISTOLESI

è un universo parallelo. Nell’universo di 007, le regole sono diverse. Parole come innovazione, cambiamento, rottura col passato sono inesistenti: esiste solo la variazione sul tema. Ma siccome siamo nell’universo di 007, questo non è visto in alcun modo come noioso, o anche solo ripetitivo, perché nell’universo di 007 non si va al cinema come nel mondo reale. Nell’universo di 007, infatti, al cinema si va come atto dovuto nei confronti di quell’inossidabile pilastro della nostra cultura popolare che è James Bond, non certo per effettiva curiosità. Il contenuto del film è del tutto ininfluente, bello o brutto che sia: questo non è un problema da porsi, nell’universo di 007. Dunque qui sta il dilemma: come recensire un film come 007: SPECTRE? Da neofita super partes, guardando a questo ventiquattresimo capitolo della saga come ad una pellicola qualsiasi ed analizzandolo criticamente, con conseguente crocifissione di tutti quegli stereotipi che nell’universo di 007 sarebbero intoccabili, o calandosi senza remore in questo universo, dove SPECTRE non va valutato secondo i canoni del cinema reale, bensì solo ed esclusivamente in relazione agli altri episodi della saga? Non essendo riuscito a darmi una risposta, poiché queste due anime continuavano a darsi battaglia tra le pareti del mio cranio, con

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gli alteri sostenitori di una vera e severa recensione che venivano contestati in manifestazioni di piazza dai giocondi partigiani del mondo di James Bond, ho deciso di provare a fare entrambe le cose. Scegliete voi, a seconda del vostro temperamento, quale leggere.

RECENSIONE SERIA E ANTIPATICA

Nel momento in cui a James Bond viene ripetuto per l’ennesima volta (e già lo avevamo visto nel capitolo precedente, Skyfall, ma già in Goldeneye del 1995 si insisteva su questo punto) che è finito, vecchio, obsoleto e incapace, appare chiaro che questo trito e ritrito espediente si riferisce in realtà alla saga intera, che sembra non essere in grado di portare avanti baracca e burattini senza riferirsi continuamente al passato, con un citazionismo martellante e pure ripetitivo (c’è di nuovo l’Aston Martin DB5, già rispolverata e risotterrata in Skyfall) che dovrebbe essere supportato da una storia che è un colabrodo. Il continuo stabilire collegamenti con gli episodi precedenti appesantisce di molto il film, che fallisce dunque anche nell’intento di essere una semplice parentesi di divertimento senza pretese (la scena iniziale a Città del Messico, prima che comincino a sbrodolare Bond obsoleto di qua e Bond obsoleto di là, risulta essere l’unica appartenente a questo genere), ed abbiamo inoltre il tema della spia abbandonata dall’agenzia che si ritrova ad agire da sola, inseguita da chiunque e sballottata di qua

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SPECTRE

e di là mentre tutti le intrigano attorno, identico in tutto e per tutto alla trama di Mission: Impossible 5, che aveva però la fortuna di essere meno pieno di sé e dunque più divertente. Che altro dire? Una menzione d’onore la merita il grande Cristoph Waltz, che ci mostra come, nelle mani sbagliate, un bravo attore possa ridursi a fare la macchietta di se stesso: il suo classico “sarcasmo da bastardo vero” viene incollato frettolosamente in scene di sadismo spaventosamente forzato, risultando inflazionato e posticcio. Oltre a Waltz, le guest star del nostro tempo sono Léa Seydoux, che si limita a fare quello che deve fare, la bond-girl senza infamia e senza lode, e Monica Bellucci, la cui unica utilità è permettere al caro James di presentarsi ritualmente. Infine è doveroso citare la Spectre, l’organizzazione criminale storica nemesi di James Bond che spunta a mo’ di fungo spiegandoci che tutto quello che abbiamo visto nei film precedenti era pilotato e calcolato da lei e dal suo capo Waltz, e se noi siamo stati così stupidi da scambiare tutte quelle storie per vicende a sé stanti senza nulla a che vedere l’una con l’altra e questo collegamento ci appare macchinoso e traballante è solo perché (la produzione non aveva i diritti) il piano della Spectre era geniale. E, in tutto questo, qualcuno ha sentito il bisogno di gettare nel grande calderone anche le incredibili rivelazioni a proposito delle ori19


CINEMA

gini di Bond, andando a sovraccaricare ulteriormente una trama già di per sé instabile. Insomma, non solo il film come pellicola in sé non sta in piedi, ma è anche spia di come la serie non abbia la minima idea di come continuare se non aggrappandosi in tutti i modi al proprio passato e giocando a dirsi da sola che è datata e anacronistica, sperando che così non lo faccia il pubblico, e questa volta sul serio.

RECENSIONE SCIOCCHINA E SENZA PRETESE

Questo nuovo capitolo di 007, SPECTRE, è la dimostrazione di come la serie sia sempre capace di stare al passo con i tempi: il film riesce, senza rinnegare la formula classica, a introdurvi tematiche moderne come il controllo globale via Internet e il terrorismo, argomenti già affrontati in Skyfall e qui meglio esplorati, e dimostra inoltre di non essere fossilizzata sugli stereotipi dello spionaggio di cinquant’anni fa, ma di riuscire a mettersi in discussione a più riprese, presentandoci il contrasto tra il vetusto pro20

gramma doppio zero di cui James Bond fa parte, tutto agenti sul campo e rischiare la vita, e i sistemi di sorveglianza digitale. Ma in questo slancio di modernità non si trascurano le origini: il film è una miniera di citazioni e di rimandi a tutta la storia dell’agente segreto più famoso del mondo, a partire dal ritorno, come da titolo, della Spectre, lo Speciale Esecutivo Controspionaggio Terrorismo Ritorsioni ed Estorsioni, assente dalla serie da tempo immemore, e del suo capo, Ernst Stavro Blofeld, che trova nuova linfa nell’interpretazione del carismatico Cristoph Waltz. La trama presenta un’inusuale continuità con i film precedenti, ed in particolare con Skyfall, opera dello stesso regista, Sam Mendes, e le vicende dei predecessori tornano a vivere sotto una nuova luce in questo capitolo che si presenta quasi come un atto finale dell’era Craig, un’avventura che ci porta dall’Inghilterra all’Italia all’Austria al Marocco senza lasciarci il tempo di prendere fiato, per poi concludersi in quella sede semidistrutta dell’MI6 che rappresenta il simbolo dello spionaggio vecchia maniera, NOVEMBRE 2015

in netto contrasto con la scintillante nuova sede dei servizi segreti. Ma la narrazione non si ferma qua, e ci stupisce aprendo un inaspettato filone, solamente abbozzato in Skyfall, dedicato alla giovinezza di 007 e ai misteri che la circondano, che ci porta a scoprire verità sorprendenti su un personaggio che credevamo di conoscere a fondo. In tutto questo intrecciare storie, non è lasciata da parte l’avventura: scene da manuale, nella miglior tradizione bondiana, sono quella iniziale, a Città del Messico, con tanto di combattimento mozzafiato a bordo di un elicottero, e l’inseguimento a Roma, in cui Bond pare voler dimostrare di non essere certo il rudere di cui parlano i suoi capi a Londra. Nel complesso, dunque, SPECTRE ci mostra, al contrario di quello che viene continuamente ripetuto al Nostro, che 007 non è certo finito, né è destinato a rinchiudersi nella torre d’avorio della ripetizione ad oltranza di formule prefissate, ma che è perfettamente in grado di adattarsi al nostro tempo, nel bene e nel male.

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MUSICA

INTRA FACTOR

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di ALESSiA DE CICCO E LORENZA PENSABENE

l 29 ottobre abbiamo avuto la possibilità di partecipare come pubblico al secondo Live che si è svolto alla X Factor Arena, vicino a Piazza Udine. Prima del tanto atteso inizio della diretta un ragazzo dello staff ci ha spiegato cosa sarebbe successo e ci ha fatto registrare un applauso di prova nel caso qualcosa fosse andato storto durante lo spettacolo, e ha chiesto dove fossero i parenti dei vari concorrenti per poterli inquadrare durante le performance! Solo con l’inizio del live ci rendiamo conto di quanti addetti ai lavori siano coinvolti in questa imponente organizzazione: tra telecamere, mixer e addetti alle scene abbiamo contato almeno una cinquantina di persone. Poi, finalmente, mentre a casa scorrono gli ultimi secondi di pubblicità, noi vediamo i quattro giudici salire le scale e sistemarsi in cima alla galleria. A questo punto parte il conto alla rovescia scandito da tutto il pubblico, e Alessandro Cattelan presenta Justin Bieber. Noi in sala vediamo il video della sua performance, visto che si era esibito il lunedì precedente, e ridiamo di tutte quelle ragazze che convinte di vederlo si sono preparate con i cartelloni e sono pronte a scatenarsi al suo apparire. Alla fine della canzone i giudici scendono dalla scalinata stringendo le mani di molti tra cui le nostre. Quando si accendono le luci si esibiscono ad uno ad uno sul

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CRONACA DI UNA SERATA A X-FACTOR

palco i concorrenti in un crescendo di emozioni che coinvolge non solo i ragazzi in gara ma anche il pubblico. Durante le clip che presentano i cantanti prima del loro ingresso noi li vediamo salire sul palco insieme ai tecnici che sistemano la coreografia e ai ballerini e percepiamo dai loro sguardi e movimenti una forte tensione. Appena ci comunicano con un cenno l’inizio della pubblicità stiamo già cercando di parlare con i giudici e riuscire a scattare un selfie con uno di loro, nonostante gli addetti alla sicurezza tentino di fermarci anche in modo brusco. Appena sale sul palco Giosada ci rendiamo conto di quanto sia più bello e bravo dal vivo e ci scateniamo a ogni sua parola infastidendo chi ci sta attorno. La serata sta giungendo al termine ed è arrivato l’attesissimo ballottaggio, i due concorrenti cantano il loro cavallo di battaglia e

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aspettano il verdetto dei giudici. Nell’arena cala il silenzio, viene consegnata la busta a Cattelan e dopo brevi secondi che sembrano eterni viene comunicato chi rimane in gara. Finalmente arriva Mara Maionchi che rallegra un po’ tutti con le sue frasi durante il live (mara dixit). Pian piano l’arena si svuota e di nascosto occupiamo i posti migliori a tu per tu con i giudici. Nell’extra factor giunge l’eliminato della serata per salutare, fare vari ringraziamenti e soprattutto per godersi gli ultimi momenti sul palco. È ormai quasi l’una di notte e ci salutano anche i giudici, noi invece rimaniamo fino alla fine per ridere un po’ con Mara e uscendo vediamo davanti ai camerini i fan più sfegatati aspettare l’uscita dei loro beniamini.

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MUSICA

“ONE OF THESE DAYS THE BOMBS WILL DROP AND SILENCE EVERYTHING”

D do.

opo più di sei mesi di attesa finalmente ci siamo, manca poco, i Foo Fighers stanno arrivan-

È il 13 novembre e, uscita da scuola, mi precipito in stazione per andare a Bologna, o meglio, a Casalecchio di Reno, all’Unipol Arena. Mi aggrego alla fila che attende di entrare, che, nonostante manchino due ore all’apertura dei cancelli, è già parecchio lunga: c’è chi suona la chitarra, chi parla di serie televisive e chi regala taralli per non doverseli portare dentro al palazzetto. Finalmente si entra e poco dopo comincia già a suonare il gruppo di supporto, i Trombone Shorty & Orleans Avenue, gruppo che mischia perfettamente jazz, rock, funk e hip hop e che non sembra per niente un gruppo di supporto. I ragazzi di New Orleans si esibiscono infatti con una potenza magnifica, che coinvolge e scalda per bene il pubblico. Dopo un’ora di concerto, lasciano il palco e su di esso cala una specie di sipariocon il logo dei Foo Fighters. Alle 20:30, stranamente puntualissimi, si cominciano a sentire prove di chitarre e poco dopo Dave Grohl, del quale si percepisce già la grande potenza pur senza vederlo, comincia ad urlare “Are you ready? Are you ready? Are you fuckin’ ready?” Cominciano così a suonare la famosissima Everlong, cade il sipario e la folla balla e si scatena a più non posso. Seguono Monkey Wrench, Learn to Fly, che ha sicuramente fatto emozionare i 22

di ALTHEA BARRESE

presenti tra i mille che a luglio l’avevano suonata per far venire i Foo Fighters a Cesena (il concerto è stato il 3 novembre) e la nuova ma già molto famosa Something From Nothing. Dave racconta poi di quanto sia importante per lui Bologna. Ancor prima dei Nirvana, infatti, era il batterista degli Scream, che proprio a Bologna, durante il tour europeo, avevano avuto un pubblico stranamente numeroso. Il frontman dedica infatti la canzone successiva, Big Me, ai suoi amici bolognesi: alla vecchia fidanzata, al ragazzo di uno studio di tatuaggi e al pubblico, che è il suo nuovo amico bolognese. Segue una buffa presentazione della band, dove i membri si esibiscono in corti assoli di canzoni dei Van Halen, dei Rush e degli stessi Foo Fighters. L’apice lo raggiunge Taylor Hawkins, il batterista, che quando viene presentato da Grohl prova a parlare in italiano ripetendo più volte la parola “baterista” e con il suo accento americano fa ridere tutto il pubblico. Proprio Hawkins, che talvolta durante i concerti si improvvisa cantante, canta Cold Day In The Sun,

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che purtroppo molte persone tra il pubblico non conoscono. I Foo Fighters si esibiscono poi in canzoni vecchie e nuove, di ogni album. Breakout e Arlandria vengono eseguite strepitosamente e fanno scatenare il pubblico. Eseguono poi Wheels, che Dave definisce come “Canzone che non piace a nessuno, ma se la canterete con me torneremo a Bologna”. Il momento clou della serata arriva però con una delle ultime canzoni in scaletta, Skin and Bones, che diventa improvvisamente un coro della famosa canzone dei Muppets, con un divertitissimo Dave ed un divertitissimo pubblico che cantano Mahna Mahna. I Foo Fighters chiudono il concerto con Best of You, dopo che Dave ha detto che “È il concerto perfetto, è come se voi foste la band e noi il pubblico”. Usciti dall’Unipol Arena, ritorna la connessione ai telefoni e tutti scopriamo cos’era successo nel frattempo. Proprio per questi eventi i Foo Fighters hanno cancellato le restanti date del tour europeo (tra le quali ce n’era proprio una a Parigi il 16 novembre).

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MUSICA

DEEP PURPLE LIVE ASSAGO di NICOLO’ MOROCUTTI

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Deep Purple sono cambiati, lo sappiamo tutti, da quando il virtuoso tastierista Don Airey ha preso il posto dello storico Jon Lord, venuto tragicamente a mancare nel luglio del 2012, e il chitarrista Steve Morse è subentrato a Ritchie Blackmore. Una spinta decisamente più metal che emerge molto nell’ultimo album in studio “Now What?!” e nei live. Ed è in questo assetto che la leggendaria hard rock band è sbarcata a Milano con un imperdibile show al Forum di Assago la notte di Halloween 2015, che qui vi raccontiamo. La band britannica apre il concerto con l’energica “Aprés Vous” per poi suonare di fila la storica “Demon’s Eye” e “Hard Lovin’ Man”. Un inizio folgorante: le tastie-

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UNA NOTTE DI PROFONDO VIOLA

re di Don Airey colorano il sound spinto e inconfondibile del gruppo, Steve Morse fa viaggiare le sue dita sul manico della chitarra sfornando assoli roventi e ricchi di virtuosismi, il tutto sulla solida base ritmica fornita dal batterista Ian Paice e dal mitico bassista Roger Glover, storici membri del gruppo. La voce lirica di Ian Gillan, sempre al massimo, sembra non perdere un colpo. Per celebrare la notte del terrore più attesa dell’anno ecco partire la tenebrosa “Vincent Price”, mentre per non deludere il pubblico amante dei classici troviamo brani come “Strange Kind Of Woman” o “Perfect Stranger”. Ogni membro si esibisce poi in un personale assolo di qualche minuto lasciando il pubblico a bocca aperta, per poi fingere di

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chiudere con una delle canzoni più importanti della storia del rock: “Smoke On The Water”. Ma sappiamo bene che i Deep Purple non hanno finito il loro show, il fuoco continua ad ardere nei nostri cuori, quel fuoco che ha spinto i nostri predecessori a prendere in mano uno strumento e che ha infiammato le radici dell’Heavy Metal. I quattro tornano sul palco regalandoci una tripletta formata da “Hush”, un rapido assolo di basso e un finale dal riff che va cantato tutti assieme: “Black Night”. Una notte indimenticabile al Forum di Assago, ricca di passione, tecnica ed emozioni, a riprova del fatto che i Deep Purple non fanno mai mancare niente, instancabili e precisi nel sound come mai nessuno lo è stato. 23


MUSICA

“WAKE UP”, IL PRIMO CD DI FRANCESCO, PAPA ROCK

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entre il Vaticano è sferzato da scandali e da venti di corruzione, Papa Francesco si trova alla ribalta anche per una piccola nota spensierata. Di note musicali si tratta, poiché nella prima settimana di novembre è uscito il CD Wake Up, raccolta di undici brani “interpretati” dal Pontefice. L’intero album è il risultato di una grande operazione discografica, a cura del produttore artistico Don Giulio Neroni, alla quale hanno collaborato diversi artisti famosi come Tony Pagliuca, storico tastierista del gruppo Le Orme, Giuseppe Dati, direttore d’orchestra, e Lorenzo Piscopo, già musicista e collaboratore a fianco delle cantanti Anna Oxa e Giorgia. Il disco è costruito in maniera semplice ma efficace: estratti dei discorsi più popolari del Papa, tenuti in giro per il mondo e tutti registrati dai microfoni di Radio Vaticana, sono stati musicati e affiancati a parti cantate da diversi artisti e in diverse lingue. Latino, italiano, spagnolo e inglese spesso coesistono nello stesso brano. Se l’idea di un disco di Papa Francesco può fare sorridere, è bene sapere che egli è il terzo Pontefice ad avere realizzato un lavoro simile, dopo i suoi predecessori Wojtyla e Ratzinger: la novità sta però nel genere musicale di questo disco che, e qui viene ancora più da sorridere, oscilla fra il rock e il pop con qualche riferimento alla musica latino-americana. 24

Degli undici brani sono tre i più significativi: la terza traccia, Cuidar el Planeta (Prendersi cura della Terra), è la più ritmata di tutto il disco; il testo è il Cantico delle Creature di San Francesco, cantato da una voce femminile ed eseguito in spagnolo. È una preghiera d’amore per la natura che tocca perciò uno degli argomenti più vicini al cuore del Papa, l’ecologia. Wake up, che dà il titolo al CD, riporta uno spezzone del discorso del Pontefice in Corea del Sud e sorprende con un potente giro di batteria e una chitarra elettrica decisamente rock. Degno di nota infine è il brano Santa Fami-

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di GIORGIO COLOMBO

glia di Nazareth che, cantato a più voci e accompagnato da un’intera orchestra, ricorda come sonorità addirittura certe opere rock di Riccardo Cocciante. È stato lo stesso produttore a spiegare che l’album Wake up, attraverso l’uso di brani che vanno dal pop al rock, dalla musica latina ai canti gregoriani, rappresenta un elemento di unione fra tradizione e modernità. Con il disco di Papa Francesco, che potrebbe facilmente andare a ruba come regalo di Natale, la musica contemporanea dialoga con la fede.

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LIBRI

di giulia lucariello, chiara malaponti e sara merengo

RECENSIONI

“LA BOTTEGA DEI LIBRI PROIBITI” DI EDUARDO ROCA

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olonia, primi decenni del 400. La vita dell’orafo Lorenz cambia drasticamente dopo l’incendio della sua casa, che gli porta via per sempre la moglie e gli lascia una tremenda cicatrice sulla schiena. L’uomo, accudito dalla giovane figlia Erika, conduce la sua vita impegnandosi sempre in qualcosa: in questo modo infatti riesce ad impedirsi di ripensare alla morte della moglie, a come non è riuscito a salvarla. Ma, quando Lorenz viene contattato da un uomo misterioso che gli chiede di produrre libri per lui, la sua vita cambia di nuovo. Lorenz si impegna con tutto se stesso e migliora sempre di più la sua invenzione: la stampa. Egli inizia a frequentare, grazie al suo amico

libraio Johannes, un gruppo di uomini interessati alla divulgazione di libri. Si incontra con loro in gran segreto e, quando iniziano a venire scoperti e il suo lavoro diventa sempre più pericoloso, Lorenz ha paura ma non si ferma. Alcuni uomini muoiono, altri fuggono e Lorenz dovrà prendere decisioni davvero importanti. Sarà in grado di abbandonare tutto ciò che gli è caro, anche la donna grazie alla quale ha riscoperto l’amore, per la salvezza sua e di Erika? In questo libro, Eduardo Roca ci presenta Lorenz come un uomo semplice, che nonostante la sua vita difficile è però pronto a sacrificare tutto ciò che gli resta. Ognuno di noi guardandosi allo specchio può pensare di essere debole, ma sono i fatti a dimostrarci che non

è così. Andare fino in fondo e non mollare, a ogni costo, è la cosa più importante. Perché i sogni si avverano. (Giulia Lucariello)

“MUCCHIO D’OSSA” DI STEPHEN KING

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’autore di romanzi rosa Mike Noonan non riesce a superare la morte improvvisa della moglie Johanna, precipitando nel blocco dello scrittore. Si trasferisce quindi in una casa di vacanza sul lago in cerca di tranquillità, che però gli viene negata dall’incontro con la piccola Kyra e la sua giovanissima e vedova madre, Mattie, la quale sta lottando con il suocero Max Devore riguardo all’affidamento della ZABAIONE

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bambina. Mike affiancherà dunque la ragazza in una serie di diatribe legali, che termineranno solo con il suicidio di Devore. Ma non sarà questo l’ultimo colpo di scena: la vita di Kyra è in pericolo e lo stesso Mike potrebbe essere il suo carnefice. Qui si apre anche la vicenda di Sara Tidwell, cantante blues di colore e iniziale proprietaria della casa di vacanza di Mike; la donna era stata stuprata e uccisa da

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alcuni personaggi del paese insieme al figlioletto Kito. Dalla morte di Johanna turba le notti di Mike, ma non solo: è anche autrice della maledizione che incombe su Kyra, la cui unica colpa è quella di essere discendente di uno di quei loschi figuri che in passato avevano assassinato la cantante. Kyra, come Kito, è destinata alla morte per annegamento, e solo l’intervento dello spirito di Johanna (che, ai suoi tempi, già aveva capito tutto) dopo 25


LIBRI la morte di Mattie potrà fermare Mike dal compiere tale abominio. Cruciale infatti sarà il ritrovamento e la distruzione del sacco contenente le ossa di Sara e del figlio, che funge da collegamento fra il mondo degli spiriti e la Terra. Stephen King non è soltanto un grande autore di romanzi hor-

ror, ma anche un grande tessitore di intrecci: la trama di questo libro si sviluppa inizialmente su due filoni paralleli apparentemente estranei l’uno all’altro, che vanno ad intrecciarsi sul finale. Mi sento di consigliare questo romanzo anche a coloro che non amano i racconti spaventosi: non posso dire di es-

serne rimasta terrorizzata. Ciò che rimane è solo una grande sensazione di inquietudine di sottofondo, acuta al punto giusto da creare suspence, ma neanche troppo intensa dall’ostacolare la lettura. Dopo “It”, è sicuramente il mio preferito. (Chiara Malaponti)

“MR VERTIGO” DI PAUL AUSTER

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alter Rawley, il protagonista di questo romanzo, è un piccolo e scapestrato orfano nella St Louis degli anni ’20. Un giorno si imbatte in Maestro Yehudi, un misterioso ebreo che sostiene che il bambino abbia un “dono” speciale e gli fa una strana proposta: se accetterà di seguirlo e obbedire a tutti i suoi ordini, entro i suoi tredici anni sarà in grado di volare e diventerà un fenomeno in tutto il mondo. Walter accetta l’offerta e parte con il Maestro alla volta del Kansas, dove avrà inizio la formazione che lo condurrà in pochissimo tempo a raggiungere l’obiettivo e a diventare “Walt il Bambino Prodigio”. Inizia così per lui e per il Maestro un emozionante viaggio in giro per gli Stati Uniti, tra mille imprevisti e difficoltà. Un giorno, però, Walt perde il suo dono e smette di volare. Ed è proprio qui che comincia la sua vera avventura: il bambino prodigio, ormai diventato uomo, dovrà riuscire a staccarsi dal passato e a costruirsi una nuova vita, lasciandosi alle spalle le

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straordinarie imprese della sua infanzia e permettendo che anche il mondo piano piano le dimentichi. Se per la prima parte del libro Paul Auster ci aveva affascinati con le peripezie di un bambino prodigio che sfida le leggi della natura e

Il protagonista infatti accetta serenamente e senza rimorsi il fatto che le sue avventure siano ormai irrimediabilmente finite e che sia tempo per lui di lasciare il palcoscenico e vivere un’esistenza dalle fondamenta più stabili e sicure, radicalmente diversa dalla vita che aveva condotto fino a quel momento, ma in cui Walter trova ugualmente la felicità. Walt è come un Peter Pan che, dopo aver vissuto le sue avventure, ha finalmente deciso di crescere, maturare e affrontare la vita. Perché, ci ricorda Paul Auster, è importante seguire i propri sogni e cercare di realizzarli, ma lo è anche, se non di più, essere capaci di capire quando è il momento di abbandonare questi sogni e tornare con i piedi per terra. La voce narrante del libro è lo stesso Walter, che ci racconta le sue avventure con tono scanzonato, senza pretese né superbia, in modo semplice e diretto, trascinandoci pagina dopo pagiriesce a volare, dimostrandoci che na nel suo mondo. tutto è possibile, ora è la saggezza (Sara Merengo) di Walt a prendere il sopravvento. NOVEMBRE 2015

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di ANNA LUNGHI E PAOLO SCIUNNACH

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UN ESSERE INUTILE

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FUORI DAL GUSCIO L’ADDA DI LEONARDO DA VINCI

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il suo ingegno in questo campo: sicuramente gli avrebbe spalancato le porte della corte Sforzesca. Durante il periodo compreso tra il 1506 ed il 1513 fu ospite presso Villa Melzi, proprietà dell’omonima famiglia, lungo il fiume Adda nel comune di Vaprio D’Adda. Qui iniziò a condurre studi sui molteplici corsi d’acqua già esistenti e sul loro andamento. Quindi creò le più importanti opere idrauliche che i dintorni dell’Adda avessero mai conosciuto. Attraverso la realizzazione di magnifici disegni raffiguranti appunto dispositivi idraulici, Leonardo riuscì a controllare, tramite una serie di dighe e porte a battenti, il livello dell’Adda, consentendo alle imbarcazioni di superare i dislivelli fra i canali, presenti soprat-

tutto nella zona tra Paderno e Cornate D’Adda dove il fiume scorre in una rocciosa e stretta gola. Secondo alcune ricerche, lo stesso principio potrebbe essere stato applicato anche per il collegamento del Naviglio Martesana, il corso d’acqua che collega Milano e Concesa (frazione di Trezzo Sull’Adda); questo però non fu progettato da Leonardo come molti erroneamente credono. Questi paesaggi lo affascinavano particolarmente, tanto che lui li citò all’interno del suo Codice Atlantico, la più grande raccolta di scritti e disegni, oggi conservata alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. È proprio in questo Codice, che, secondo alcuni studiosi, potrebbero essere state rintracciate ipotetiche raffigurazioni di

Veduta di Trezzo sull’Adda

alve a tutti, Pariniani! Eccoci ormai entrati nel vivo dell’anno scolastico! Se cercate qualcosa che vi aiuti a rilassarvi un po’, questo viaggio negli splendidi paesaggi dell’Adda potrà aiutarvi! Come noi tutti sappiamo, il genio poliedrico Leonardo da Vinci soggiornò per circa un ventennio nel Milanese. Intorno al 1482, partì alla volta di Milano con l’intento di proporsi a Ludovico Il Moro come ingegnere militare, consapevole del fatto che le grandi signorie erano costantemente in lotta per la supremazia del potere e che, di conseguenza, proporsi con la nomea di artista e pittore non l’avrebbe portato lontano. Dunque riteneva opportuno il fatto di mostrare

di sOFIA CIATTI

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Imbersago: traghetto Leonardesco durante una traversata

un grande sbarramento sul fiume Adda in località Tre Corni (situata tra Paderno e Porto D’Adda) dove una grande diga sarebbe servita per alimentare un canale parallelo al fiume che avrebbe consentito la navigabilità di quest’ultimo. Il progetto della diga era il primo prototipo di idea del Naviglio di Paderno, che fu però realizzata circa tre secoli dopo (1777) da un’equipe di ingegneri che seguirono le tracce Leonardesche. Questa località viene inoltre definita “Tre Corni della Vergine”, poiché si pensa che Leonardo abbia tratto spunto proprio da questo panorama per l’ambientazione della sua famosa “Vergine delle Rocce”. Non va inoltre dimenticato il “Traghetto di Leonardo”, una particolare tipologia di traghetto a mano, che si pensa abbia preso il nome dal suo presunto inventore, anche se non si possiedono dati sufficienti per affermarlo con certezza. È l’unico esemplare in funzione che unisce le sponde di Imbersago, piccolo centro abitato nella provincia di Lecco, e Villa D’Adda, nella provincia bergamasca. Per ricordare l’impronta considerevole lasciata da Leonardo, nel 2006 nasce, da un’idea dell’ Ing. ZABAIONE

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Mario Roveda e del Comitato Rotariano per il restauro delle chiuse del Naviglio di Paderno, l’Ecomuseo Adda di Leonardo, un vero e proprio museo a cielo aperto che vede il coinvolgimento di dieci comuni (Imbersago, Villa D’Adda, Robbiate, Paderno D’Adda, Cornate D’Adda, Trezzo Sull’Adda, Vaprio D’Adda, Canonica D’Adda, Fara Gera D’Adda, Cassano D’Adda) e quattro differenti province (Bergamo, Lecco, Milano e Monza). Esso si estende per quattordici tappe che vedono al loro interno quarantasette diverse stazioni di interesse naturalistico, ma anche storico. L’intero tracciato è segnalato da una moltitudine di cartelli esplicativi ed è percorribile sia a piedi sia in bicicletta. L’intera zona dell’Adda è forse uno dei pochi polmoni verdi della nostra amata Lombardia sopravvissuta al boom edilizio della Padania. L’intero percorso che si estende lungo l’Adda, è perfetto per chi è in cerca di una domenica di evasione dalla frenetica routine quotidiana o semplicemente per chi ha voglia di fare una bella scampagnata ed immergersi nel verde. L’unica pecca sono: I CICLISTI DELLA DOMENICA MATTINA. Eh sì, è infatti una meta molto richiesta da

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questa categoria! Dunque, vi sono precisi orari in cui essi mettono il naso fuori casa e qui possiamo identificare tre grandi gruppi di ciclisti: il rilassato, che inforca la sua bicicletta non prima delle nove, nove e mezzo, prendendosela con calma che tanto: “Su, su…è domenica, raga!”; il nervosetto, che deve percorrere per forza cento milioni di chilometri in due/tre ore altrimenti non è contento, lo stesso che travolge tutti i poveri passanti e che si indispone se non liberi il passaggio prima che lui sia ad esattamente trecento metri da te. Lui stesso solleva un polverone anomalo al suo passaggio e sbuffa perché: “Cacchio, mi sporca le gomme!”; e l’ultima categoria…il pensionato! Il solito, iscritto all’associazione pensionati del suo paese, quello che parla in dialetto, quello che, mentre pedala lungo l’Adda, puntualmente, critica anche la progettazione di Leonardo, lo stesso personaggio che durante la settimana controlla il lavoro degli operai nei cantieri rigorosamente con le mani dietro la schiena. Insomma, ripeto, questa zona fa proprio al caso tuo se sei in cerca di un po’ d’aria fresca e soprattutto…se sei un ciclista.

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SVAGO

ZABAOROSCOPO

di ISOTTA MANFRIN E ZOE TRAGNI

madre se ne accorgerà prima di te per l’introduzione del Duale nella a prescindere. Mi dispiace, mettiti lingua italiana, ho sentito dire che È dura da ammettere, ma le tue l’anima in pace. ce ne sono parecchi di questi tempi. abitudini necessitano di un cambiamento: non sarà troppo difficile e potrai trovare un equilibrio mi- Basta coi dolciumi, palla di lardo! L’allineamento tra Giove e Mercugliore con te stesso/a e con la tua Rotelle di liquirizia e cioccolatini rio è condizione ideale per il tuo vita. Ti basterà sostituire il paraca- sono una tentazione anche per me, equilibrio psicofisico. Ma il passagdutismo del mercoledì pomeriggio ma dacci un taglio: non è possibile gio di Plutone a metà mese potrebcon un corso di nuoto e interval- occupare da solo un intero scom- be creare delle piccole vibrazioni lare la maratona di tre giorni della partimento della metropolitana, che romperanno questo equilibrio. tua serie preferita con qualche pau- altrimenti come faranno gli altri a L’unica soluzione è diventare vegasa per mangiare e dormire... salire negli orari di punta? Ti con- no per ristabilire l’armonia dei tuoi siglio per qualche mese una dieta fluidi. ferrea, poi potrai ricominciare con Attenzione...Saturno ti è contro. tutte le schifezze che vorrai. Fallo Basta con le gelosie d’amore e d’a- per chi va a scuola con la metro... Non c’è storia: i calzini neri sono micizia, non capisci che stai sofbelli, ma quelli a strisce di più. focando le persone intorno a te e E che cosa c’è di migliore di una che per quanto tu sia simpatico/a Venere in opposizione minaccia maglietta a strisce? Forse soltanto prima o poi ti ritroverai solo/a? conflitti. Questo mese dovrai es- dei pantaloni, dei maglioni e delle Anche i professori non ne posso- sere prudente: non uscire di casa scarpe anch’esse a strisce. Ecco, ti no più delle tue continue domande troppo spesso perché potresti sei convinto/a di questo fatto e ulperché non li lasci finire nemmeno prenderti una brutta influenza. Per timamente vai in giro sempre più una frase. Insomma, stai sciallo/a! quanto riguarda la scuola ci sarà somigliante ad una zebra. Beh, non un professore che se la prenderà ti parlerò di quanto siano stupendi particolarmente con te senza mo- i pois... Se serve ti posso dare il nuCi troviamo in un periodo dell’an- tivo: sorridi, annuisci e sii gentile, mero del mio analista. no in cui dovresti focalizzare le forse lo calmerai. tue attenzioni sullo studio: tra interrogazioni e verifiche rischi di Le stelle sono disposte in un trianriempirti di insufficienze già due Tutto sarebbe andato per il meglio, golo d’amore. Potresti infatti ricemesi dopo l’inizio della scuola. Ti Marte era nelle tue corde, ma quel vere molti apprezzamenti da uno/a suggerisco anche di prepararti di kebab della scorsa settimana è sta- scorpione. Questo sconvolgerà la giorno e non di notte, perché sen- to fatale. Si fa sentire ancora ora, tua vita e ti distaccherai da tutti e tendoti ripetere ad alta voce i verbi anche dopo la grande vomitata in tutto. Stai però attento/a a restare di greco, i tuoi genitori potrebbero classe. Pur avendo perso la tua di- con i piedi per terra o potresti ripensare di avere dei ladri Serbi in gnità davanti a tutti, ora c’è qualcu- trovarti con delle ali senza aver becasa e chiamare la polizia, facendo- no che segretamente ti guarda con vuto la Red Bull. ti arrestare. più simpatia...

ARIETE

LEONE

SAGITTARIO

TORO

CAPRICORNO

VERGINE

GEMELLI

ACQUARIO

BILANCIA

CANCRO

Sembrerà strano, ma i voti che prendi a scuola sono esattamente gli stessi che compaiono sul registro elettronico. Non c’è bisogno che passi le tue giornate a far caricare la pagina e vedere se vi è spuntato qualche voto di cui non eri a conoscenza, perché tanto tua 30

SCORPIONE

Dopo esserti reso/a conto della quasi assenza delle forme del Duale nelle versioni di Greco, ti verrà un po’ di sconforto, che degenererà in un vero periodo di depressione per l’impossibilità di fare qualcosa per reintegrarlo. Puoi comunque entrare a far parte di un comitato NOVEMBRE 2015

PESCI

Non siete più pesci fuor d’acqua ma dei pesci vip super integrati. Infatti gli spostamenti planetari di questo mese hanno portato una ventata di socialità. Tutte questi nuovi incontri vi stanno per caso soffocando? No, più siete accerchiati più vi sentite a vostro agio. State solo attenti a non strafare, avete dei limiti.

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di ALTHEA BARRESE e ISOTTA MANFRIN

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ZABAENIGMISTICA

SUDOKU N.1

SUDOKU N.2

SUDOKU N.3

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