ZABAIONE
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Ero in una libreria un paio di settimane fa e passeggiando tra gli scaffali sono capitata di fronte ad un amichevole siparietto che stava svolgendosi tra un commesso e una cliente.
Quindi tu pensi di valere più di un Van Gogh? le chiedeva incredulo e divertito.
Ma sì, il Van Gogh posso anche bruciarlo! Rispondeva lei ridendo. Insomma, scherzavano, ma forse non c’è molto da scherzare.
Tornerò sull’argomento tra un attimo; prima credo sia utile ricordare che, per quanto adesso ci sconvolga, non è la prima volta che nella storia succede qualcosa di simile, spesso con ragioni altrettanto politiche, dettate da un attivismo senza dubbio esasperato.
Ricordo solo uno degli episodi più violenti: già nel lontanissimo 1914 Mary Richardson, una suffragetta, colpì 7 volte con una mannaia il capolavoro di nudo di Velasquez Venere Rokeby, in reazione all’arresto di Emmeline Pankhurst. Ho cercato di distruggere l’immagine della donna più bella della storia mitologica come protesta contro il governo per aver distrutto la signora Pankhurst, che è il personaggio più bello della storia moderna, dichiarò successivamente.
Per quanto possa non sembrare ad un primo sguardo, non è la distruzione vera e propria, come quella operata da Richardson, l’obiettivo dei nostri coetanei.
Alcuni dei giovani attivisticosì li chiamano i giornali - dichiarano infatti, nel momento del proclama e dell’ormai conosciuto gesto
di incollarsi al muro in quel lasso di tempo che precede l’arrivo delle forze dell’ordine, che la distruzione dell’opera d’arte è simulata e servirebbe a far comprendere a noi comuni mortali che vi è un’ipocrisia, ci indignamo per questa distruzione simulata e non per quella reale delle opere della natura.
Potremmo dubitare anche di questo, alla luce del recente scandalo che è seguito alla colata di otto chili di farina gettata sull’iconica BMW dipinta da Warhol - forse danneggiata, a detta del curatore della mostra in cui era esposta - e che dovrebbe anche toccarci più da vicino, visto che si è verificato giusto a dieci minuti a piedi dal Parini.
Ma non è l’ignoranza degli attivisti riguardo alla salvaguardia delle opere d’arte che più ci preme in questo momento.
Credo - spero - non sia mai stato un attacco all’arte in sé, quanto un mezzo facile per raggiungere la viralità mediatica tanto agognata da cause simili.
E l’effetto shock cercato c’è stato, eccome. Ciò non rende questi atti vandalici - perdonate la franchezza - proteste produttive, ma anzi giungono a risultare fini a sé stessi.
Comprendiamo tutti, credo, da dove nascono simili esternazioni: dalla sottoscrizione del Protocollo di Kyoto le COP si susseguono e concludono - specialmente di recente - in nulla di fatto, si firma una pletora di accordi che non si rispettano, si fissano ambiziosissimi obiettivi dieci, venti, trent’anni nel futuro che poi non si sostengono in modo razionale e sistematico con
Di martina lombardopolitiche attive.
C’è evidente impazienza tra i militanti: non imbrattando il vetro di un Botticelli ed incollandosi alla cornice si cambierà il mondo, però.
La coscienza collettiva, e soprattutto gli organi governanti, non vedranno mai nella possibile nascita di un periodo di Anni di Piombo per l’arte una propulsione ad agire per le politiche climatiche. Anzi, la lotta al cambiamento climatico potrà essere identificata in atti di puerile scoramento, che finiscono per svilire il duro, decennale lavoro di ambientalisti che hanno portato le politiche ambientali sul tavolo di lavoro di governi e legislatori.
Dunque qual è stato l'unico risultato di queste proteste? L'aver completamente distolto l'attenzione dalla causa per cui questi stessi attivisti stanno lottando, senza ombra di dubbio.
danse macabre l'accordo della discordia il brasile cambia rotta "aria di festA" "l'ultimo cinguettio"
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F ... e berta lava l'angolo del libertario zabaincittà zabaoroscopo zabarecensioni zabaenigmistica
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concentrarci sul fatto che i giorni di questa infinita possibilità di dare spazio ai nostri pensieri nella grande piazza online quale è Twitter sono probabilmente appena finiti.
dimissioni, trovando inaccettabili le nuove condizioni poste da Musk. Così gli uffici di Twitter sono rimasti chiusi.
Tutti conosciamo la figura del miliardario Elon Musk, proprietario di Tesla e di recente anche della piattaforma di Twitter. E tutti conosciamo anche il potere che una piattaforma come questa può avere: il social è una vera e propria piazza pubblica in cui tutti possono parlare, una specie di agorà del ventunesimo secolo, a cui tutti possono accedere, da qualunque parte del mondo, a qualunque ora del giorno e della notte. Questi “cittadini” di Twitter possono dire ciò che desiderano senza bisogno di aspettare il proprio turno e senza alcun tipo di filtro. Insomma, si potrebbe quasi dire che Twitter rappresenti un luogo accessibile per tutti, in cui esiste la più grande forma di libertà di espressione immaginabile. O almeno questa era l’idea. Riguardo alla bontà di questa enorme forma di libertà, si potrebbe aprire un discorso lunghissimo, ma noi vogliamo
Infatti, due mesi fa, Elon Musk ha annunciato che Twitter sarebbe diventato un social a pagamento per gli utenti che vogliono un account verificato, ed è inutile dire che da questa dichiarazione è nata una polemica mondiale. Far pagare Twitter significa far pagare le persone che vogliono dire la loro, ciò significa quindi privare il social del suo scopo principale. Comprandolo, lo stesso Musk aveva dichiarato: “Acquisto Twitter perché è importante per il futuro della civilizzazione avere una piazza comune digitale dove un'ampia gamma di idee può essere discussa in modo sano senza ricorrere alla violenza".
La situazione, però, è addirittura più complicata di così: intorno al 17 novembre Musk annuncia di aver dato un ultimatum ai lavoratori di Twitter: “Lunghe ore di lavoro ad alta intensità oppure andarsene”. In questo modo la maggior parte dei collaboratori di Twitter, superstiti al licenziamento ad ampio raggio che Musk ha attuato, si sono trovati in una posizione difficile: restare in un Twitter completamente diverso oppure dare le dimissioni. La maggior parte di loro ha deciso di dare le
Come se non bastasse, Musk ha anche reintegrato l’account di Trump, dopo che l’ex Presidente l’aveva utilizzato due anni fa per incoraggiare i suoi sostenitori più accaniti ed estremisti che hanno poi assaltato il Congresso. L’ex Presidente non è comunque tornato su Twitter, a suo dire, per le problematiche che la piattaforma sta affrontando ultimamente. Il gesto di Musk, tuttavia, rimane quantomeno ambiguo. Nel frattempo, siamo stati sommersi da ben altre notizie riguardanti il mondo, ritenute molto più importanti e significative: tra il G20 a Bali, le continue proteste in Iran e i costanti problemi sul gas, il fatto che Elon Musk voglia far pagare 8 euro per avere un account su Twitter o che gli uffici dell’azienda si siano svuotati sembra il minore dei mali. Dobbiamo però considerare che ci sono due cose da cui il mondo dipende al giorno d’oggi: gli Stati Uniti e i social. Twitter è un social made in USA , e quindi rispecchia entrambi perfettamente. Guardando Twitter in questo momento, l’unica cosa che ci viene in mente è un totale disastro. Ciò che sta succedendo con Twitter è forse il riflesso di ciò che sta succedendo all’America, e quindi al mondo? Restiamo in attesa delle conseguenze.
Tra un panettone e l’altro, caro lettore, durante le vacanze potresti organizzare qualche attività da praticare con i tuoi amici: se, tra le varie proposte, il tuo migliore amico suggerisse qualcosa di gusto gotico, come una visita all’obitorio cittadino, come reagiresti? Immaginiamo che, nella quasi totalità dei casi, la risposta potrebbe essere un perentorio “No, grazie”, pronunciato con vari gradi di imbarazzo.
E se, invece dell’obitorio, proponesse la più pubblicizzata mostra di Body Worlds?
Per chi non ne fosse a conoscenza, si tratta di un’iniziativa scientifica di successo promossa dall’anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens, inventore della plastinazione, un procedimento che permette di conservare in ottimo stato i corpi umani che alcuni pazienti avevano deciso di donare alla scienza, mediante la sostituzione dei liquidi con polimeri di silicone.
Il fenomeno Body Worlds ci permette di riflettere sull’ambigua relazione che, nel corso dei millenni, l’uomo ha avuto con la manifestazione più materiale della morte, ovvero il cadavere, la quale a sua volta è da analizzarsi alla luce del rapporto tra l’uomo e la morte stessa, oggi quanto mai problematico.
L’uomo antico, a differenza di quello moderno, aveva maggiore coscienza della propria mortalità.
I Greci erano soliti definire l’essere umano θνητός, mortale, per ricordarsi costantemente della finitezza della vita. Tutte le civiltà antiche onoravano le sepolture, ma uno tra gli scopi dei riti funebri era quello di impedire ai morti di tornare a turbare i vivi: per questo rifiutavano di sistemarli all’interno delle mura cittadine, preferendo alternative come la cremazione o l’inumazione nelle necropoli del contado.
Con il culto dei martiri in età paleocristiana, i morti tornarono a popolare le città. I defunti venivano deposti in grandi fosse comuni, vicine o attigue ai luoghi di preghiera, e i più illustri venivano seppelliti all’interno delle chiese.
La concezione di sepoltura allora era molto diversa da quella attuale: il corpo era tenuto in poca considerazione, in quanto semplice involucro dell’anima, quest’ultima destinata a ricongiungersi con Dio. Per di più, l’uomo occidentale vissuto fino all’XI secolo faceva esperienza della cosiddetta “morte addomesticata”, come ha scritto lo storico Philippe Ariès. Si trattava di una morte che non provocava dolore o sconvolgimento, ma che veniva naturalmente accettata per il suo legame con il ciclo delle stagioni.
La situazione cominciò a cambiare nel Basso Medioevo, con l’affermarsi della cosiddetta “morte di sé”, vale a dire la presa di coscienza da parte del singolo del carattere unico e irripetibile
della propria vita e della propria morte in tutta la sua drammaticità: non è un caso che questo sia il periodo in cui fanno ingresso nella storia dell’arte i Trionfi della Morte e i Giudizi Universali nelle absidi delle chiese. Ogni anima, dunque, sentiva di essere giudicata con severità fino al momento del trapasso, e l’individuo manifestava un grande attaccamento alla vita, incominciando a temerne il distacco.
Una lacerazione ancora più drammatica avvenne nel corso dell’Età Moderna, quando il fine vita si evolse nella “morte dell’altro”. In quei secoli, infatti, si consolidò il rapporto tra eros e thanatos: in molte opere artistiche del periodo, la morte, sempre rappresentata da uno scheletro umano, avvinghia i corpi dei defunti in languidi abbracci, mentre in letteratura amanti come Romeo e Giulietta si baciano e muoiono fra le tombe, che cominciano a riempirsi di fantasmi a partire dal periodo preromantico. Il macabro diventa spettacolare e perturbante, contaminando anche l’architettura; ne sono un esempio la Chiesa di San Bernardino alle Ossa di Milano, o la Cripta dei Cappuccini a Roma, tappezzate di resti umani riesumati da fosse comuni in epoca barocca.
Anche la dissezione di cadaveri, fino a quel momento considerata una pratica rigorosamente scientifica, finisce in alcuni casi per trasformarsi o in un barbaro spettacolo da offrire alle masse
(nel 1751 il Parlamento britannico emanò una legge che prevedeva la pubblica dissezione dei cadaveri dei condannati a morte), o in un momento di forte energia erotica. Nel Settecento, infatti, praticavano autopsie anche privati cittadini animati da morbose curiosità e non troppo competenti, come ci testimonia in vivide pagine l’ambiguo Marchese de Sade.
Al di là del lato aberrante di queste pratiche, è interessante osservare come lo sviluppo del macabro vada di pari passo con la trasformazione dei cimiteri, la cui forma odierna è fatta risalire all’epoca napoleonica, e come la privatizzazione delle sepolture, nata dalla necessità di avere un legame più saldo con i propri cari anche dopo la loro scomparsa, sia avvenuta in un’epoca di progresso scientifico e di smarrimento degli orizzonti metafisici, condivisi fino a quel momento dalla maggior parte della popolazione.
In questo senso, la presenza romantica della morte nel racconto fantastico ottocentesco sembra farla perdere di accettabilità agli occhi degli uomini: il protagonista di questa fase non è più il morto, ma chi rimane e deve convivere faticosamente con il lutto.
Da qui il tema si sviluppa anche nella concezione vittoriana, che sotto molti aspetti giunge addirittura a negare la morte: si pensi, ad esempio, che era uso comune fotografare il defunto pochi giorni dopo il decesso, vestito di tutto punto e adagiato nella bara aperta, circondato dai familiari abbigliati a lutto. Successivamente, sviluppando la fotografia, non solo si dipingeva di rosa l’incarnato della salma, ma si apponevano anche degli occhi aperti sull’im-
magine del viso, a sostituire quelli chiusi reali.
Tutte queste osservazioni ci portano ad esaminare la morte in Età Contemporanea, definita da Ariès come “la morte selvaggia”. Dal Novecento in poi, complici forse anche le due Guerre mondiali, la morte è diventata uno dei principali tabù della nostra società, e ogni sua manifestazione viene sistematicamente repressa e occultata. Oggi, infatti, la maggior parte delle persone muore in ospedale, non più in casa come un tempo, e l’equipe medica che somministra cure ai pazienti nelle cliniche prende spesso decisioni arbitrarie quando sceglie di interromperle, assumendosi in un certo senso la responsabilità di far morire il paziente, in una struttura protetta e contemporaneamente lontana dagli affetti.
Viviamo in una società nella quale è necessario sembrare felici, come se la felicità fosse un dono del progresso e non il risultato di un viaggio interiore difficile da percorrere, a volte senza destinazione. La morte pare sconfitta, ma oggi più che mai gli uomini sono spesso incapaci di affrontarla davvero.
Ciò è forse dovuto anche al fatto che abbiamo cancellato il ruolo ben preciso grazie al quale la morte - e il contatto dei familiari con la salma del proprio caro estinto - era inserita nella società; si evidenzia poi che spesso era una delle mansioni di chi si occupava anche della nascita, integrando così perfettamente la morte nel ciclo vitale, senza sostanziale discontinuità.
In quest’ottica Body Worlds appare come uno specchio dei nostri tempi: la mostra è infatti un
grande risultato conseguito dalla scienza, pieno di potenzialità e che potrebbe essere molto utile a livello didattico anche per i più giovani, svolgendo la stessa funzione che per secoli hanno avuto le cere anatomiche.
D’altro canto, ci si rende subito conto che i buoni propositi iniziali sono stati spesso traditi: ad oggi la mostra appare soprattutto come un fenomeno commerciale (il famoso gruppo dei “giocatori di carte” ha fatto anche una breve comparsa sullo schermo in un film di James Bond, e nel 2002 lo stesso von Hagens ha praticato semiclandestinamente una dissezione pubblica a scopo d’intrattenimento), una galleria delle meraviglie dove è possibile entrare dopo aver pagato un prezzo abbastanza elevato per il biglietto, e all’interno della quale rischia di acuirsi il divario tra noi vivi e chi non lo è più, prodotto anche dalla spettacolarizzazione della morte che la nostra società usa per esorcizzarla.
Body Worlds ne è forse l’esempio più lampante, ma si pensi anche all’esposizione delle mummie egizie come meri oggetti di inventario; e quanto è rispettoso tale atteggiamento nei confronti di un corpo che, poco o molto tempo fa, apparteneva a una persona?
Ricordiamoci sempre la lezione dei Greci: la morte è ciò che ci definisce in quanto uomini, e non dobbiamo averne paura. Senza la morte non esisterebbero tutti quei valori che, come il coraggio, rendono grande la nostra vita, e il senso dell’avventura e dell’esplorazione, anche di noi stessi, perderebbe tutta la sua misteriosa ed eterna forza.
Con il rinnovo del Memorandum Italia-Libia, il nostro Paese ha di nuovo chiuso gli occhi sull’atrocità delle politiche migratorie italiane ed europee. Lo scorso 2 novembre è stato infatti prorogato il Trattato d’intesa sulla migrazione, siglato tra i governi italiano e libico. L’accordo nasce nel 2017 allo scopo di interrompere l’attività degli scafisti nordafricani – al suo apice in quegli anni – con Paolo Gentiloni Presidente del Consiglio, Marco Minniti ministro dell’Interno e Fayez al-Sarraj ex-Primo Ministro libico, e prevede di arginare il flusso migratorio nel Mediterraneo, nonché un miglioramento delle condizioni dei migranti all’interno dei “centri d’accoglienza”. Neanche a dirlo: tutto fumo e niente arrosto. Il Memorandum contempla infatti lo stanziamento di fondi italiani ed europei e di risorse tecniche ed economiche, di armi, di motovedette e di programmi di addestramento al fine di supportare l’intervento della Guardia Costiera libica. Peccato che essa non esista, in quanto, di fatto, si trova in mano alle milizie che da anni si contendono il controllo del territorio.
Per comprendere il motivo di questo scenario, è necessario fare ordine sulla più recente storia del Paese. Dalle rivolte della Primavera Araba nel 2011, tramutatesi poi in una vera e propria
guerra civile, la Libia si trova nel caos: dopo la morte di Gheddafi nello stesso anno, il potere interno si è frammentato tra gruppi armati ed islamisti. Nonostante l’elezione di un governo laico durante le prime elezioni democratiche tenutesi nel 2012, l’appena instaurato Congresso Generale Nazionale è minato dalle milizie protagoniste della guerra civile: Haftar, leader della fazione liberale e federalista, oggi imperante nella Cirenaica, provoca lo scoppio della Seconda guerra civile, nel 2014, organizzando una spedizione contro le forze islamiste e gettando nuovamente nel caos il Paese, ancora adesso in preda ad una crisi istituzionale e alla contesa delle due fazioni, oltre che privo di una Costituzione.
Gli oltre 1700 km di costa libica sono, quindi, scenario dei continui orrori vissuti dai migranti, in maggioranza provenienti dall’Africa subsahariana e costretti a transitare per Tripoli. Dopo aver lasciato i centri di detenzione ed essere stati imbarcati, sono ricatturati dalla pseudo-Guardia Costiera libica, con l’aiuto dell’Italia e di Frontex –l’Agenzia europea della Guardia di costiera e frontiera – e riportati nei “centri d’accoglienza”, dove subiscono ogni forma di abuso e violenza. Le stesse Nazioni Unite hanno definito crimini contro l’umanità i trattamenti disumani consumati all’interno di questi luoghi: si tratta di stupri, torture,
omicidi, pestaggi, rapimenti con richiesta di riscatto alle famiglie, riduzione in schiavitù e detenzione arbitraria. Si stima che le vittime di questi trattamenti siano state, dal 2017, circa centomila. Stipulare accordi con un Paese nel quale la violazione dei diritti umani è la regola contribuisce direttamente all’inconcepibile circolo di abusi che coinvolge migliaia di persone.
La violenza subita è, però, anche istituzionale. La feroce lotta all’immigrazione rivela le sue radici xenofobe e razziste: in Europa l’accoglienza è possibile – come dimostra la Guerra in Ucraina – ma vige ancora un doppio standard su chi arriva dal Mediterraneo. Basti pensare alla dura opposizione dello Stato italiano verso l’azione salvifica da parte delle ONG, che continuano ad operare in prima linea per garantire la sicurezza dei migranti, ma che ricevono sistematici limiti e condanne dalle istituzioni del Belpaese. Ad ogni sbarco ci troviamo categoricamente di fronte a chi, da un lato, è assiduo difensore della Nazione, dall’altro a chi cerca con fatica di razionalizzare la propria empatia.
Sorge spontanea una domanda: da quando salvare vite è diventato un’onta?
Malgrado il cielo sia tutt’altro che bigio, le luminarie siano tutt’altro che abbondanti ed il clima geopolitico sia tutt’altro che rilassato, Natale è alle porte. E non lo si può spostare. Ma allora, che Natale ci aspetta? Che cosa si percepisce quando sentiamo pronunciare questa parola? La domanda è legittima. Il suo significato è molto caratteristico, dato che spetta a ognuno decidere cosa rappresenta. In generale, possiamo dire che il Natale è una festa di gioia ed amore verso il prossimo.
Dopo tre anni di pandemia, la gente non vede l’ora di ritrovarsi nei mercatini natalizi, ma l’inflazione in corso potrebbe mettere un freno alle compere. Come prima cosa, parliamo di business. Ci sono varie previsioni in merito, redatte dai più autorevoli istituti di statistica a livello globale. È certo che gli acquisti comincino sempre prima, ormai ci siamo abituati a vedere festoni e luci sugli scaffali anche se il calendario segna ancora ottobre. Altre previsioni parlano di commercio al dettaglio e di sostenibilità, le persone scelgono sempre più spesso di comprare solo regali ecologici, per tutelare l’ambiente, ora che si iniziano a sentire le conseguenze di ciò che la Terra ha dovuto subire negli anni. Ma l’ipotesi più divertente riguarda gli NFT, c’è chi sostiene che quest’anno andranno di moda i Non Fungible Token: che si tratti
di qualcosa di unico o raro oppure della versione virtuale di un oggetto reale, restano sempre oggetti intangibili.
Per quanto riguarda le decorazioni, la vera e propria crisi energetica è già alle porte: questo dicembre le lucine dei negozi saranno spente alle otto di sera per ridurre le spese, mentre alcuni comuni stanno già pianificando di accenderle soltanto nei luoghi più frequentati delle città. Tuttavia è difficile dover rinunciare all’atmosfera natalizia. A Firenze, per esempio, le luminarie non mancheranno, si sta valutando piuttosto l’utilizzo di energie alternative. A Venezia verranno utilizzate lampade a LED e si seguirà un piano di accensione a fasce orarie, mentre a Roma più di 200 strade resteranno al buio. A Milano già si pensa a pannelli solari “di Natale”. Resta comunque confermato l’albero in piazza Duomo, che quest’anno porta la firma di un noto beauty brand, e anche l’albero Swarovski, mentre è caccia agli sponsor per illuminare anche gli altri luoghi simbolo della città. Vi ricordate di quando si beveva la cioccolata calda vicino al calorifero, mentre fuori la nebbia ammantava la città? Bene, quest’anno il riscaldamento è stato abbassato di ben due gradi, e anche il meteo prevede scherzi. Mancano ancora alcune settimane a Natale, ma le previsioni sono chiarissime: venti più caldi terranno lontanissima la neve. Si
preannuncia, quindi, un Natale all’insegna del bel tempo, anche se non si escludono nevicate più avanti. A causa dei cambiamenti climatici, nell’ultimo periodo si è verificato un forte aumento delle temperature, di circa 1°C superiori alla norma.
Non bisogna dimenticarsi di tutti quelli che quest’anno non potranno festeggiare il Natale a causa del conflitto che si sta svolgendo nel loro Paese, per non parlare dei rifugiati. In conclusione possiamo tentare di dare una risposta alla domanda iniziale, non sono né le luci né la neve a fare il Natale, ma i valori di questa festività.
Si riapre – ufficialmente solo dal gennaio 2023 – l’era Lula. Con il 50,9% dei voti, infatti, Luiz Inácio Lula da Silva si riconferma Presidente del Brasile per la terza volta. La campagna elettorale ha portato alla sconfitta dell’ormai prossimo ex Presidente Jair Bolsonaro, il quale lascia nelle mani dell’avversario un Paese “con le ossa rotte”.
L’ex militare nazionalista ed esponente dell’estrema destra, dalle posizioni estremamente conservatrici e divisive, governando dal 2019 all’anno corrente, ha rovesciato il Brasile in un’acuta situazione di crisi. L’agenda politica di Bolsonaro è stata infatti disastrosa: si pensi che la Commissione d’Inchiesta del Congresso brasiliano ha valutato la possibilità di processarlo per “crimini contro l’umanità”, a causa della discutibile gestione della pandemia, durante la quale ha ritardato l’acquisto dei vaccini. Ciò ha provocato un enorme numero di vittime. Dalla questione ambientale alle scarse politiche assistenziali, al veterano Lula spetta una non indifferente ricostruzione del Paese.
Ex sindacalista e figlio di contadini, Lula è cresciuto in una famiglia povera e ha iniziato a lavorare all’età di dodici anni. Nel 1980, durante la dittatura militare brasiliana, ha fondato il Partito dei Lavoratori, fazione di sinistra con idee progressiste. Durante la sua ascesa politica, culminata nel
2002 quando è diventato il primo Presidente di sinistra, è riuscito a ridurre notevolmente la fame, diventando uno dei leader più supportati in Brasile e nel mondo. Dopo aver trascorso più di un anno in carcere per falsa accusa, Lula è riuscito a farsi scagionare per potersi candidare alle elezioni che ha appena vinto, le quali lo hanno posto di fronte a numerosi grattacapi da arginare.
Primo fra tutti, la questione della salute economica del gigante sudamericano: la povertà in Brasile arriva quasi a toccare i massimi storici. In seguito ad un drastico taglio dei sussidi alle famiglie e, in generale, della spesa sociale, programma messo in atto dall’ex governo e che di fatto è piaciuto solo ai mercati, milioni di persone sono ora esposte al rischio di cadere nell’indigenza. Alla luce di questa situazione, Lula ha promesso di concentrarsi sull’aumento della spesa sociale e su una politica fiscale retributiva, probabilmente includendo anche un aumento della tassazione sulle fasce più ricche della popolazione. È tuttavia vero che per attuarla Lula necessita di capitali ed investimenti dall’estero nel minor tempo possibile, ma l’andamento mondiale di recessione economica non ha mancato di colpire nessuno. Per questa ragione, il Presidente punta a rafforzare i rapporti con la Cina, ma la priorità ricade sul finanziamento delle riforme da attuare in Brasile: il neo-rielet-
to sarà, quindi, aperto alle proposte di tutti, dando però maggior rilevanza al migliore offerente.
Un’altra questione scottante è quella ambientale. Le condizioni dell’Amazzonia non hanno fatto altro che peggiorare: si è visto un aumento della deforestazione illegale, delle attività minerarie e degli incendi, che hanno devastato oltre 8500 chilometri quadrati di foreste. L’obiettivo di Lula è la riduzione a zero della deforestazione, tramite l’aiuto dell’UE, la quale ha già ricominciato a stanziare fondi per la tutela dell’Amazzonia, con l’obiettivo di stipulare un trattato che vieti ai privati agricoltura e allevamento intensivi nella foresta. Un proposito pressoché irrealizzabile, vista la schiacciante presenza di bolsonaristi in Senato che ostacoleranno sicuramente le trattazioni.
La principale sfida di Lula sarà infatti interna. Il leader di sinistra dovrà fronteggiare l’influenza del Congresso, nel quale il suo partito non detiene la maggioranza in nessuna delle due Camere, portandolo probabilmente ad agire per compromessi. La tensione al Congresso è palpabile: è perciò prevedibile che Lula dovrà affrontare numerosi ostacoli, ma ci auguriamo che la situazione non sia poi così drastica.
Molti cinefili avranno imparato a conoscere l’opera di Ingmar Bergman, regista svedese fra i più grandi della storia del cinema, attraverso la visione di film austeri come Luci d’inverno o Il silenzio, nei quali la penna e la cinepresa dell’autore scavano nell’interiorità dei personaggi, delineando sulla pellicola il ritratto di un’umanità lacera e senza apparenti vie d’uscita, orfana di Dio e circondata dalla morte. Tuttavia Fanny e Alexander, ultimo capolavoro del Maestro, vincitore di quattro premi Oscar e che questo mese compie quarant’anni dall’uscita nelle sale, sebbene proietti lo spettatore in una vicenda talvolta drammatica, è avvolto da un’atmosfera magica e piena di forza vitale.
La pellicola rappresenta una sorta di “autobiografia romanzata” di Bergman, che gioca coi ricordi della propria infanzia, ed è infatti ambientata ad Uppsala, città natale del regista, tra il 1907 e il 1909. I protagonisti sono Fanny e Alexander, due bambini membri della numerosa e agiata famiglia degli Ekdahl, inserita nel mondo del teatro e capitanata dalla vivace nonna Helena, una vecchia gloria del palcoscenico. Alexander in particolare è stimolato dall’ambiente in cui vive, e trasfigura le proprie esperienze attraverso l’immaginazione e la creatività, permettendo allo spettatore di vedere il mondo reale coi suoi occhi.
Di francesco sciarrino
Assistiamo così ad una carrellata di personaggi memorabili: il mite padre Oscar, la madre Emilie, sorridente ma insicura, lo zio Gustav Adolf, impenitente seduttore, e Isak Jacobi, il simpatico amante di nonna Helena. La vita degli Ekdahl sembra serena, ma un evento inatteso costringe la famiglia a rivedere le proprie prospettive esistenziali. In questa situazione si inserisce il sadico vescovo Vergérus, ispirato al vero padre di Bergman, che tenta di ridurre Fanny e Alexander all’obbedienza, educandoli con metodi brutali; la vita sa però colorarsi anche di fiaba, e i protagonisti ritroveranno il loro equilibrio. Si tratta dell’opera testamento del regista svedese, un compendio di quarant’anni di cinema dove l’arte bergmaniana, al vertice della propria abilità narrativa, armonizza, attraverso la lente della commedia e del dramma, i contrari che regolano la vita, in una narrazione corale di rara intensità e bellezza. I movimenti di macchina sono avvolgenti, adatti a un racconto dalla struttura ciclica e dai contorni sfumati; la fotografia del grande Sven Nykvist contrappone, ora con colori caldi e festosi, ora con note di blu e grigi freddi e desaturati, l'intima e accogliente casa degli Ekdhal alla tetra canonica del vescovo; le note di Schumann, Chopin e Britten raccontano l’energia creativa dell’infanzia e il trauma della crescita. Attraverso gli occhi del suo
alter ego Alexander, Bergman firma inoltre la sua opera nella quale il metafisico si inserisce con maggiore naturalezza nel discorso narrativo; l’immagine e la messa in scena diventano infatti veicolo di salvezza, capace di oltrepassare i confini tra vita e morte e di entrare in contatto col mondo dei “fantasmi”, inteso come il luogo delle verità più profonde e misteriose. L’amore per la narrazione rispecchia l’amore per le persone, e questo concetto viene sublimato dal discorso finale di nonna Helena, la quale, leggendo a un assopito Alexander Il sogno di Strindberg, recita: “Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono, l’immaginazione fila e tesse nuovi disegni”. Si percepiscono l’incanto, la disperazione, il mistero della vita colta nel suo dipanarsi. E spero che un giorno anche voi lettori possiate commuovervi e sorridere, quando, vedendo una statua muoversi sullo schermo, riuscirete forse a ritornare, seppure per un attimo, al mondo incerto e meraviglioso dell’infanzia.
LAST CHRISTMAS
-Signor Commissario, non posso restare qui in caserma, dovrei essere in servizio!
- È meglio che stia calmo, o devo forse ricordarle che l’abbiamo trovata in piena effrazione del codice penale, mentre si divincolava col sedere per aria nella cappa di un camino, tentando d’intrufolarsi in casa d’altri all’una di notte?
- L’avevano detto i nutrizionisti in TV, state attenti alla dieta! Suvvia, non ho fatto niente di male, non sono mica un ladro!
- No infatti, grazie a Dio siamo intervenuti in tempo. Comunque abbiamo deciso di trattenerla an-
25 dicembre, ore 04:32
che per un altro motivo. I vicini di casa hanno sentito suoni bestiali nel cortile, e poi rinvenuto nove renne con tanto di slitta e addobbi natalizi!
- Non vi siete fatti due domande?
- Molte di più, ahimè: abbiamo trovato una cassetta di polvere magica, oltre a una renna che ne presentava sul naso i segni evidenti dell’utilizzo.
- Lo sapevo! Dov’è ora Rodolfo?
- Intende la renna sovreccitata? È in un reparto di veterinaria, non si preoccupi. Quanto a lei, l’esame tossicologico lo facciamo direttamente qui.
- Commissario qui c’è un malinteso, giuro sul Nascituro che
Chi non vorrebbe, nel momento in cui arriva Sant’Ambrogio, dedicarsi solo ed esclusivamente ai regali, all’albero e agli addobbi? Invece siamo chini sulle nostre versioni di Greco e Latino, a studiare per recuperare tutte le materie prima di febbraio. Una gita alla Fiera dell’Artigianato, però, potrebbe farvi bene.
È un’esposizione che si svolge all’interno di Fieramilano di Rho. È suddivisa in padiglioni, ognuno rappresentante un continente: troviamo quindi il padiglione
dell’America, dell’Asia, dell’Europa, dell’Oceania e dell’Africa. C’è poi, naturalmente, anche un padiglione interamente incentrato sul nostro Paese e sulle sue regioni. Ognuno di essi offre prodotti tipici dei Paesi del continente interessato, dal cibo all’artigianato e, visto il periodo, anche bancarelle di Natale. Consigliamo di passare nello stand ligure dove vendono degli splendidi disegni su un supporto di stoffa da colorare, mentre, per quanto riguarda l'elemento più richiesto, il cibo, vi raccomandiamo lo stand della Spagna, nel quale offrono gustosi
fumo solo sigari! E poi non mi ha riconosciuto dalla barba e dalla giubba?
- Dovrei forse conoscerla? Sono ore che va avanti con queste storie, lei è amorale fino al midollo, turba il buoncostume e rischia fino a sei anni di carcere!
- Se è uno scherzo dei miei elfi lo dica subito, prometto che aumenterò loro lo stipendio! Milioni di bambini mi aspettano in tutto il mondo!
- Questa poi non doveva proprio dirla! Con certe affermazioni la spedisco direttamente in 41 bis. Brigadiere, proceda con l’imbavagliamento!
salumi tipici, e lo stand del Trentino Alto-Adige, dove potrete gustare squisiti brezel e altri cibi tipici della regione.
L’ingresso per l’esposizione, attiva dal 3 all’11 dicembre, è gratuito e aperto a tutti. È un’attività ideale per le famiglie, ma anche per i giovani interessati all’artigianato e alle tradizioni diverse dalla nostra. Vi consigliamo vivamente di farci un salto, sia per scoprire le caratteristiche e i prodotti tipici di varie culture, sia per respirare l’atmosfera natalizia, un po' assente negli ultimi anni.
Cari Arieti, speriamo che la vostra determinazione vi abbia portato fortuna il mese scorso, anche perché d’ora in poi le cose cambieranno. Questo mese non sarà dei migliori per voi, ma tirate avanti: adesso qualcuno sarà al vostro fianco!
Per voi Tori, il consiglio è di mettersi l’anima in pace. Anche se la pazienza non è il vostro forte, dovrete usarla. Le sorprese dovevano giungere già tempo fa, ma qualcosa è andato storto. Non temete, il vostro momento sta per arrivare, è solo questione di tempo, abbiate fiducia…
Novembre si è concluso, e con quello anche il momento di festeggiare. Ci saranno situazioni difficili per voi intellettuali, non si può negare, ma non abbattetevi troppo. Trovatevi un momento per guardarvi intorno e riflettere: a volte è solo questione di prospettiva.
Cancri, sorridete! La sfortuna è terminata, dicembre si prospetta alquanto luminoso per voi: tutto prenderà una piega diversa. Avete superato un brutto periodo e potrete finalmente stappare lo Champagne e darvi alla pazza gioia, ma con moderazione. Non si sa mai…
Leoncini! La vostra persona-
Di nina caspani , viola pilo ed emma torreggiani
lità non ha fatto altro che aiutarvi per molto tempo, certo, ma è arrivato il momento di mettere da parte l’orgoglio e di pensare anche un po’ agli altri. Se lo farete, questo mese si rivelerà molto meglio di quanto possiate immaginare!
Buongiorno Vergini, avete cercato di essere meno esigenti? Speriamo per voi che l’abbiate fatto, perché dicembre sarà decisamente uno dei migliori di sempre, ma dovrete cercare di viverlo così com’è e di accontentarvi delle cose belle che accadranno.
Bilance, so che il mese scorso vi abbiamo detto di aspettare un po’ per la grande svolta della vostra vita, e indovinate? L’attesa è finita: dicembre potrebbe rivelarsi per voi pieno di occasioni speciali e uniche. Fate in modo di prenderle per tempo, altrimenti ve ne pentirete.
Avete smesso di piangervi addosso? Se il mese scorso si è rivelato davvero buono per voi, non aspettatevi di meno da questo. Dicembre non è solo il mese di Natale, ma anche (cosa più importante) il mese delle vacanze di Natale: siete contenti che tra poco la sveglia non suonerà più?
Il vostro costante entusiasmo e la vostra continua voglia di nuove esperienze dovranno placarsi, almeno per dicembre. Anche
se Natale si avvicina e in questo periodo dell’anno tutti sono più buoni, lo stesso non si potrà dire dei vostri professori che hanno in serbo per voi tante sorprese e no, non di quelle belle.
Cari Capricorni, speriamo abbiate ricevuto le sorprese del mese scorso. Questo mese si prospetta ricco di fortuna per voi, se vi ricorderete di lasciarvi alle spalle il pessimismo e i sentimenti negativi che vi portate dietro da tutta la vita; non si sa mai che capitiate sotto il vischio con la vostra anima gemella…
Natale si avvicina e vi attendono numerosissimi regali! Siete contenti? Speriamo proprio di sì, perché dicembre sarà un mese di spensieratezza e con ogni probabilità il vostro 2022 finirà nel migliore dei modi. La vostra voglia di libertà verrà soddisfatta e tutti i sogni che finora non si sono avverati saranno esauditi.
Purtroppo a voi, cari Pesci, preannunciamo un inizio del mese difficile. Ahinoi, nessuno scampa l’ondata finale di compiti e verifiche che caratterizza questo periodo dell’anno. Non disperate, però, dopo tanto stress troverete conforto nelle vacanze che si avvicinano, lasciando spazio alle commedie Natalizie tanto cliché quanto perfette per il vostro animo romantico e sensibile.
Avrete sicuramente sentito parlare del mirabile Sherlock Holmes. Ma vi è mai giunta voce di Enola, sua sorella?
Istruita solamente dalla madre, cresce con i valori dell'indipendenza e dell'emancipazione culturale, allontanandosi dal canone di figura femminile dell’epoca. Compiuti i sedici anni, la madre sparisce improvvisamente, e ciò coinvolgerà Enola in una serie di avventure ed insidie che la porteranno a fare i conti con la società del tempo.
Uscito da poco su Netflix, il secondo film riesce, pur essendo un sequel del primo, ad essere comprensibile anche senza aver visto quello precedente, che noi comunque consigliano di guardare.
Lo stile del lungometraggio è sofisticato, si trovano spesso rotture della quarta parete da parte di Enola, egregiamente impersonata da Millie Bobby Brown, e colpi di scena strategici che catturano l'attenzione e portano lo spettatore a non staccare gli occhi dallo schermo. Accompagnata dagli stacchi cinematografici innovativi, l'immagine dell'epoca vittoriana è ben rappresentata e riporta anche un tocco di contemporaneità nella strutturazione dei personaggi.
La trama è contorta, permettendo il verificarsi di svolte che rendono il tutto più intrigante. Vengono mostrati nuovi lati dei personaggi, la loro emotività, umanità, i loro sentimenti e in alcuni casi anche il loro deterioramento.
Riassumendo, se gradite misteri, intrighi e la Londra vittoriana, Enola Holmes è ciò che fa per voi.
La serie tv Dahmer, dopo essere uscita su Netflix, ha immediatamente raggiunto i primi posti della top ten italiana.
La miniserie di 10 episodi ripercorre in modo sparso la vita di uno dei più famosi e controversi serial killer della storia statunitense: Jeffrey Dahmer, il terribile “cannibale di Milwaukee”. Il nome fa riferimento ai metodi brutali utilizzati sui cadaveri delle sue vittime.
A differenza di molte altre serie true crime, il macabro non è onnipresente, ma lascia spazio ad un’accurata riflessione psicologica, focalizzandosi sull’adolescenza dello stesso Dahmer, sulle persone a lui vicine e sulle profonde controversie dell'America. Vengono infatti mostrati anche il razzismo, l’omofobia e le mancanze della polizia che hanno contribuito al triste esito della storia.
Gli episodi risultano inquietanti e dall’atmosfera cupa, per via dei lunghi primi piani che danno un senso di claustrofobia, e la narrazione procede spedita con un continuo crescendo di ansia ed angoscia.
Il tutto è reso ancora più realistico dalla impeccabile interpretazione di Evan Peters – attore diventato celebre grazie ad American Horror Story – che è riuscito a calarsi completamente nella parte del killer freddo e distaccato.
La critica si divide tra chi sostiene che i registi abbiano “umanizzato” un mostro e le sue azioni e chi pensa che questi siano riusciti a descrivere con precisione un serial killer complicato e famoso senza però giustificarlo.
Questa è quindi una serie tv perfetta per gli appassionati di true crime, ma anche per chi vuole addentrarsi in uno dei casi di cronaca nera più discussi e agghiaccianti di sempre.
(Di Alice Cultrera e Noemi Fecca)Avete paura che questa mostra possa portarvi a sognare per il resto della vostra vita i “corpi morti” che vedrete recandovici? State tranquilli, il rischio non si pone; ma, se preferite non rischiare, non sapete cosa vi perdete.
Body Worlds si trova in Stazione Centrale ed è un'esposizione innovativa che nella sua complessità esprime concetti scientifici e filosofici in modo semplice e interessante.
La mostra deriva da una scoperta risalente al 1977 di Gunther von Hagens: la plastinazione. Si tratta di una serie di passaggi che trasformano il corpo, messo a disposizione da persone decedute e interessate a questo progetto, in qualcosa di eterno e artistico.
Illustrando ciò che gli è nocivo ed evidenziandone ogni parte, Body Worlds è il “manuale d’istruzioni” dell’organismo umano.
Nella parte finale espone anche i segreti della longevità, tra cui, piccola chicca, l'ottimismo: quindi sorridete, che fa bene.
È interessante l’esposizione dei corpi in posizioni di movimenti quotidiani, accompagnati da descrizioni chiare ed esaustive e da approfondimenti legati alla vita reale che trattano temi comuni, come il desiderio di felicità, il fumo, la tecnologia e molto altro.
Apprendiamo come funziona il nostro corpo, sia mentalmente che fisicamente.
Una sottotrama di quest’esposizione è l’autorealizzazione prima di morire, simboleggiata dal muro before I die, su cui tutti i visitatori possono condividere ciò che vogliono fare prima dell'ultimo respiro.
Pronti a fare tante foto anti-convenzionali e a scoprire come siamo fatti?
Imiei stupidi intenti (casa editrice Sellerio), vincitore del premio Campiello 2022 e scritto da Bernardo Zannoni, è il racconto autobiografico della faina Archy.
Un giorno la madre, barattandolo, lo vende all’usuraio Solomon, volpe misteriosa che, come intuisce Archy, nasconde dei segreti. Per la sua curiosità viene punito con violenza, ma con il passare del tempo la volpe si affeziona a lui e gli insegna a scrivere e a leggere per comprendere la Bibbia. La faina inizia così a provare sentimenti profondi come quelli di un uomo: tristezza, malinconia, rabbia, amore. Emozioni che lo porteranno a scrivere: “Più scrivo, più l’ossessione della morte si fa leggera. La sconfiggo ad ogni pagina, specchiandomi nel colore, nelle linee che traccio”.
Conosce l’amore grazie ad Anja, ma presto Archy tornerà di nuovo solo. Non gli resta che sopravvivere, continuando a scrivere fino alla morte.
In questo romanzo si contrappone il mondo animale e quello umano. L’animale, selvaggio, è preda di impulsi incontrollabili, vive nel presente e non soffre.
L’uomo invece è consapevole ed intelligente, destinato a vivere con rimorsi e paure.
Tra le pagine si affronta spesso il ruolo della scrittura, che può dare un’illusione di immortalità: infatti, Archy chiederà ad un amico di diffondere il libro nel quale ha raccontato i suoi “stupidi intenti”, nella speranza che Dio gli offra salvezza dopo la morte.
Questo romanzo è un grande esordio per Zannoni e fa riflettere sugli aspetti più importanti dell’esistenza attraverso una scrittura fantasiosa, poetica e limpida. È una favola moderna per chi crede nella magia dei libri e delle parole.
(Di Delfina Valdettaro)CRUCIVERBA di corrado calissano
1. Sono barbare quelle di Carducci - 3. Te le mette Redbull - 5. Responsabilità Civile verso Operai - 8. La capitale della Bulgaria - 9. Accessorio di Popeye - 10. Rita senza vocali - 12. Il contrario di odiare in poesia - 13. Congiunzione disgiuntiva in inglese - 14. Il rene animale nel piatto - 15. L’attaccante centrale nel basket - 16. Mai prima di però - 18. Aereo esclusivo - 19. Lo è chi vive a Tallinn - 20. Tirar giù grandi sorsate - 21. Il “ciuf ciuf” del bambino.
2. L’oziare - 3. Tribunale di Atene - 4. Atomi non neutri - 6. L’Isaac della fantascienza - 7. Il fratello di Mosè oltre la Manica - 9. È dibattuta quella di genere - 11. Il fremere del poeta - 15. Segno di moltiplicazione - 17. Il cuore di Manet - 18. Le iniziali del protagonista di Grease - 22. Senza nome in breve - 23. Articolo plurale neutro in greco
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COPERTINA: VALERIA MAGNANI (3I)
DISEGNI: caterina borello (2E), massimiliano FLauto (2C), viola pilo (2C)
O D I O A L I R C O A E E N A S O F I A P I P A R T A M A R O R R O G N O N E
I V O I M A J E T E S T O N E
R A C A N N A R E