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Il numero dei nomi

1 La formazione del plurale

2 Plurali “difficili”

3 Nomi difettivi

4 Nomi sovrabbondanti gatt-o, gatt-a gatt-i, gatt-e singolare plurale

Oltre al genere, il nome, modificando la propria forma, ci dà informazioni sul numero, che in italiano può essere singolare o plurale. Il passaggio dal singolare al plurale, tuttavia, non è sempre semplice come nell’esempio riportato.

1 La formazione del plurale

1.1 Nomi variabili

I nomi variabili cambiano forma tra singolare e plurale; possono essere divisi in tre classi:

• prima classe: nomi che al singolare escono in -a;

• seconda classe: nomi che al singolare escono in -o;

• terza classe: nomi che al singolare escono in -e.

1ª CLASSE: NOMI IN -A

Singolare Plurale Esempi Eccezioni nomi femminili in -a -e casa / case, pianta / piante, nomi maschili in -a -i problema / problemi, tema / temi

• alcuni nomi maschili di genere promiscuo non cambiano al plurale: gorilla, boa, cobra, messia, sosia, paria ecc.

• i nomi arma e ala escono in -i (armi, ali )

• i nomi di genere comune in -a hanno due forme distinte per il plurale (→ anche p. 000): pianista → pianisti / pianiste, pediatra → pediatri / pediatre

2ª CLASSE: NOMI IN -O nomi perlopiù maschili in -o -i carro / carri, libro / libri

• i nomi dio (dei), uomo (uomini), tempio (templi)

• alcuni nomi diventano femminili al plurale con desinenza -a: centinaio / centinaia, miglio / miglia, paio / paia, uovo / uova

3ª CLASSE: NOMI IN -E nomi maschili e femminili in -e -i per entrambi i generi padre / padri, madre / madri, fiore / fiori, radice / radici

• il nome bue (buoi )

• alcuni nomi in -ie rimangono invariati al plurale: serie, specie, barbarie, progenie

1.2 Nomi invariabili

Accanto alle eccezioni rilevate per ognuna delle tre classi, notiamo che sono inoltre invariabili (rimangono cioè invariati al plurale):

• i nomi che terminano in -i, sia maschili sia femminili: bisturi, brindisi, crisi, analisi, sintesi ecc.;

• i nomi accentati sull’ultima sillaba (cioè tronchi → p. 000): caffè, città, tabù, verità, maestà ecc.;

• i nomi monosillabi: re, gru, gnu;

• alcuni nomi composti, come portabagagli o terraferma (per il plurale dei nomi composti → p. 000).

Lingua Viva

Il plurale dei nomi stranieri

Per quanto riguarda i nomi stranieri entrati nell’uso italiano, grammatiche e dizionari non concordano a proposito del plurale. Possiamo però attenerci a una semplice regola: se la parola è entrata stabilmente nel lessico italiano, è invariabile. Diremo e scriveremo quindi i film, i goal, gli sport, i leader e non i *films, i *goals, gli *sports, i *leaders

Come emerge dagli esempi, questo vale soprattutto per le parole inglesi. Se invece si tratta di un nome di cui viene percepita l’origine straniera o di un termine specialistico, è consigliabile mantenere la grafia del plurale prevista in quella lingua e magari scriverlo tra virgolette o in corsivo (nella scrittura digitale):

Nel Medioevo i contadini erano costretti a prestare molte corvées [dal francese corvée] al feudatario.

2 Plurali “difficili”

Molti dei plurali italiani possono creare dubbi. Esaminiamo le principali categorie di nomi che creano incertezze (→ p. 000):

NOMI MASCHILI E FEMMINILI IN -CA / -GA, -CIA / -GIA

Singolare Plurale Esempi Eccezioni

-ca / -ga (maschili) -chi / -ghi monarca / monarchi, collega / colleghi

-ca / -ga (femminili) -che / -ghe buca / buche, alga / alghe

-cia / -gia (non accentato e preceduto da consonante)

-cia / -gia (non accentato e preceduto da vocale)

-ce / -ge angoscia / angosce, denuncia / denunce, faccia / facce, frangia / frange

-cie / -gie camicia / camicie, socia / socie, grattugia / grattugie, malvagia / malvagie, valigia / valigie

-cìa / -gìa (accentato) -cìe / -gìe farmacia / farmacie, bugia / bugie belga (plurale maschile belgi, plurale femminile belghe) per alcune parole sono ammesse entrambe le grafie: valigie e valige; ciliegie e ciliege

Come abbiamo visto (→ p. 000), la regola pratica che aiuta a non sbagliare il plurale dei nomi in -cia e -gia (quando il gruppo non è accentato) prevede che:

• se il gruppo è preceduto da consonante, la -i non si mantiene: freccia • frecce;

• se il gruppo è preceduto da vocale, la -i si mantiene: acacia • acacie

Una regola simile non esiste, però, per i nomi maschili che escono in -co e -go; in questi casi, si segue prevalentemente l’uso e, se in dubbio, è necessario consultare il dizionario (non di rado sono ammesse più forme). Gioca un ruolo importante anche la posizione dell’accento nella parola (→ p. 000). Nella tabella sono riportate le forme oggi più usate, divise per categorie:

NOMI MASCHILI IN -CO / -GO

Singolare Plurale Esempi Eccezioni

-co / -go, in parole con accento sulla penultima sillaba (piane)

-co / -go, in parole con accento sulla terzultima sillaba (sdrucciole)

-chi / -ghi cuoco / cuochi, lombrico / lombrichi, drago / draghi, pedagogo / pedagoghi

-ci / -gi chimico / chimici, manico / manici, asparago / asparagi amico / amici, greco / greci, nemico / nemici carico / carichi, valico / valichi, arcipelago / arcipelaghi, obbligo / obblighi

I dubbi possono nascere anche sul plurale di nomi in -co / -go composti con suffissi di origine greca, che non sempre rispettano la tendenza che abbiamo visto legata alla posizione dell’accento nella parola. Vediamo alcuni esempi:

NOMI IN -FAGO, -FUGO, -URGO, -LOGO

Singolare Plurale Esempi

-fago -fagi esofago / esofagi, saprofago / saprofagi, sarcofago / sarcofagi (ma è corretto anche sarcofaghi)

-fugo -fughi profugo / profughi, callifugo / callifughi

-urgo -urghi chirurgo / chirurghi, demiurgo / demiurghi, drammaturgo / drammaturghi

-logo -logi

(se riferito a persone) archeologo / archeologi, astrologo / astrologi, cardiologo / cardiologi, ginecologo / ginecologi, psicologo / psicologi

-loghi

(se riferito a cose) dialogo / dialoghi, catalogo / cataloghi, monologo / monologhi, omologo / omologhi

3 Nomi difettivi

Si dicono difettivi i nomi che “difettano” (cioè, letteralmente, che mancano) o del singolare o del plurale.

NOMI USATI SOLTANTO O PREVALENTEMENTE AL SINGOLARE

Nomi Esempi Eccezioni nomi non numerabili idrogeno, ferro, sangue, plastica, acqua, burro, fame, giustizia, fiducia, coraggio, polmonite, morbillo alcuni nomi collettivi prole, roba, bestiame, fogliame, fauna

• nomi che ammettono un uso numerabile: i ferri del mestiere, le acque termali, gli ori della nonna

• i nomi di malattie in espressioni come le polmoniti virali sono pericolose

Nomi Usati Soltanto Al Plurale

Nomi Esempi Eccezioni nomi che indicano oggetti composti di due parti occhiali, bretelle, pantaloni, tenaglie, cesoie, mutande, forbici, redini

• molti di questi nomi vengono oggi usati anche al singolare: Mi fa vedere quel pantalone gessato?, È un occhiale di tendenza

• al singolare possono assumere significati specifici: la bretella autostradale, una manovra a tenaglia (lessico militare), la forbice dei prezzi nomi che indicano una pluralità di elementi dello stesso tipo nomi che avevano solo il plurale già in latino (pluralia tantum) viveri, stoviglie, vettovaglie, dintorni nozze, esequie, ferie, fauci, posteri

4 Nomi sovrabbondanti

I nomi sovrabbondanti presentano più di una forma per il singolare o, più spesso, per il plurale. A seconda delle loro caratteristiche grammaticali e semantiche (relative cioè al significato) possiamo dividerli in due gruppi:

Nomi Singolare Plurale nomi che hanno due plurali (uno maschile e uno femminile) con stesso significato ginocchio ginocchi / ginocchia sopracciglio sopraccigli / sopracciglia nomi che hanno due plurali (uno maschile e uno femminile) con significati diversi braccio bracci (di un mulino) braccia (dell’uomo) budello budelli (vicoli) budella (viscere) ciglio cigli (della strada) ciglia (del viso) corno corni (strumenti musicali) corna (degli animali) dito diti (singolarmente intesi) dita (come insieme) fondamento fondamenti (basi di una filosofia o di una scienza) fondamenta (basi di un edificio) grido gridi (di animali) grida (umane) labbro labbri (di una ferita) labbra (della bocca) lenzuolo lenzuoli (singolarmente intesi) lenzuola (insieme della biancheria da letto) membra (gli arti del corpo) muro muri (di un edificio) membro membri (di un’associazione) mura (di una città) osso ossi (considerati singolarmente; di animali) ossa (considerate come insieme; umane) urlo urli (considerati singolarmente; di animali) urla (solo umane, considerate collettivamente)

In generale, i plurali femminili hanno spesso un senso collettivo (come in ossa o lenzuola) e mantengono il senso proprio, mentre quelli maschili hanno perlopiù un senso individuale e possono assumere un significato metaforico (come in cigli o labbri). Notiamo inoltre che:

• il nome orecchio ha una forma singolare femminile (orecchia), oltre a due plurali orecchi / orecchie; dal punto di vista del significato si possono usare indifferentemente (ma se intendiamo dire l’angolo ripiegato di una pagina di libro allora si deve usare il femminile orecchia / e);

• in alcune espressioni idiomatiche troviamo dei plurali femminili che altrimenti non sono usati: fare le fusa, tirare le cuoia, stare / avere qualcuno alle calcagna, tirare le fila, farsi saltare le cervella;

A COLPO D’OCCHIO

VARIABILI cambiano forma la mela / le mele, il diploma / i diplomi il divano / i divani la nazione / le nazioni, il favore / i favori l’alibi / gli alibi la città / le città

INVARIABILI non cambiano forma il bar / i bar il sottoscala / i sottoscala DIFETTIVI latte l’orecchio / gli orecchi, le orecchie

• a proposito di il grido / le grida, esiste anche il singolare femminile la grida, che significa “editto”, “bando”, “decreto” (sono presenti, per esempio, nei Promessi sposi). Il plurale è regolare (le gride); allo stesso modo, il plurale del femminile la fila è solo le file (nelle file del partito, serrare le file, non serrare le *fila). SOVRABBONDANTI il gesto / i gesti, le gesta

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