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dicembre december
2002
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Periodico mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% pubblicitĂ ART.2 Comma 20/B Legge 662/96 - Milano
In Italia ₏ 9,00 Iva assolta dall’editore
Crema alla fragola o al limone/Lemon or strawberry cream Cesare Maria Casati
I
n questi ultimi decenni la maggior parte degli investimenti immobiliari destinati al turismo e alla cultura vengono realizzati ristrutturando, restaurando o trasformando vecchi edifici, più o meno monumentali e più o meno appartenenti alla storia o alla memoria delle città che li ospitano. Attitudine senza dubbio lodevole, sia perché in tal modo conservano antichi monumenti destinati all’abbandono, restituendo loro nuova vita e attività, sia perché si consente di dotare le città di infrastrutture utili e nel maggior numero dei casi, di indubbia qualità architettonica. Operazioni progettuali difficili, che vedono architetti, strutturalisti e impiantisti spesse volte impegnati in virtuosismi professionali poco riconosciuti. Il problema che viene da porsi, mancando giustamente di norme scritte, è di chi stabilisce i limiti delle eventuali trasgressioni formali o volumetriche e chi, visto che la legge non si fida della “cultura” dell’architetto, decide sui materiali, sulle colorazioni e sulle tecniche da impiegare per ottenere un risultato finale corretto e sopportabile dal contesto urbano inevitabilmente mutato nel corso degli anni. Attualmente in Italia la responsabilità è demandata a dei Sovrintendenti, per lo più laureati in architettura e quindi con la stessa formazione di base dei progettisti che a loro devono sottoporre i progetti. Funzionari dello Stato che autonomamente devono caricarsi di una enorme responsabilità che facilmente può trasformarsi in potere. Forse sarebbe utile coinvolgere specialisti laici e, nei casi importanti, aprire democraticamente un dibattito con la città che altrimenti, come avviene oggi, deve sopportare senza colpo ferire decisioni univoche e in alcuni casi molto opinabili. Abbiamo visto a Roma dipingere di colore travertino il vero travertino e in tutti gli edifici ristrutturati nelle diverse città italiane apparire intonaci perfetti, colorati in colori pastello luminosissimi e pulitissimi. Gamme di colore per lo più discordanti con la memoria del vero colore originario che nasceva pulito per essere immediatamente patinato dal tempo, mentre ora, grazie alla formidabile qualità chimica delle nuove coloriture, dovremo sopportarli intangibili. Come risultato, e tutti lo possono riscontrare, ci troviamo con palazzi secolari che sembrano costruiti ieri, con stalle abitate dagli umani, limonaie che accolgono banche e rivestimenti e stucchi che sembrano decorazioni di crema al limone o alla fragola come le torte gelato. Forse, se tornassimo a giocare fidandoci più degli altri e meno dei galloni che abbiamo sul berretto, il buon gusto tornerebbe a prevalere e potremmo di nuovo scoprire il fascino della bellezza, e basta.
O
ver the last few decades, most investments in real estate for tourism or the arts and culture have taken the form of modernising, renovating or converting old buildings, all more or less monumental in style and part of the historical past of the city to which they belong. Unquestionably a praiseworthy approach, both because it preserves old monuments likely to be abandoned by injecting them with fresh life and activity and also because it allows the city to be furbished with useful infrastructures, which, in most cases, are of undoubted architectural quality. Tricky design operations involving architects, structural engineers and plant-engineers in notable professional exploits that often go unnoticed. At the moment the responsibility falls on Superintendents in Italy, mainly architectural graduates with the same basic background as architects themselves, who are expected to submit their projects to them for approval. Government officials who must take on enormous responsibility that could quite easily turn into power. Perhaps it might be useful to get laymen involved and, in the most important cases, democratically open up a debate involving the city itself which, otherwise, as is currently the case, is destined to just bear the brunt without having any say in the matter at all. Decisions taken univocally that are often rather debatable. In Rome we have actually seen real travertine painted a travertine colour and perfect plaster work on all the restructured buildings in various cities painted over in bright and clean pastel shades. Colour schemes which, more often than not, do not fit in with the real original colours, that were indeed clean at first but almost immediately faded with time. Nowadays, thanks to the incredible chemical quality of new colours, they never change. As everybody can see, this means we have centuries-old buildings that look as if they were built yesterday, with stables accommodating people, lemon-houses holding banks and cladding or stucco work that looks like the lemon or strawberry toppings on ice-cream cakes. Perhaps if we trusted other people more instead of just relying on the braids on our own berets, good taste would come back to the fore and we would rediscover the charm of beauty above all else.
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ichard Rogers per la città
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pagina a fianco, il ponte mobile sul fiume Tyne a Gateshead di Chris Wilkinson. Sotto, la Torre Agbar a Barcellona, progettata da Jean Nuovel.
Dall’intervento di Lord Richard Rogers all’Urban Summit Conference (Birmingham 31 ottobre/1 novembre, 2002)
el 1998, il Vice Primo Ministro [John Prescott, ndt] aveva identificato la necessità di reperire quattro milioni di alloggi in Inghilterra. Mi invitò a N mettere insieme una Task Force Urbana per capire le cause del declino urbano e per stabilire una visione per le nostre città, fondata sui principi dell’eccellenza progettuale, del benessere sociale e della responsabilità ambientale: delle città per la gente. Ma se dobbiamo rendere reale questa visione, c’è ancora molto da fare. Dobbiamo cambiare la nostra cultura e risvegliare un nuovo attivismo nel Governo, nel settore privato e tra i nostri concittadini. Dopo questi quattro anni ci sono buone notizie. L’Inghilterra è ancora una delle più ricche nazioni del mondo. Dopo due decenni di compiacenza lassista e pubblico squallore, abbiamo un Governo che si preoccupa seriamente del servizio pubblico e dei cittadini. Il Governo centrale e quelli locali hanno accettato la sfida. Abbiamo capito che non possiamo solo costruire case, dobbiamo costruire comunità sostenibili e in questo si sono raggiunti alcuni successi quali: l’aver stabilito degli standard per l’utilizzo dei terreni abbandonati; fermato lo sviluppo di centri di smistamento fuori dalle città; aver realizzato alcune iniziative di rigenerazione urbana come l’Imperial War Museum di Salford, il Lowry Centre, il Baltic, il ponte mobile nel Tyneside, la Tate Modern a Londra; aver istituito la Commissione per l’Architettura e l’Ambiente per promuovere la qualità del progetto, dagli edifici pubblici alle nuove residenze; aver apportato alcune modifiche al sistema delle imposte per promuovere la rinascita urbana. Attualmente, ci sono esempi eccellenti di città sostenibili e ben progettate: da Copenhagen a Barcellona, da Portland in Oregon a Curutiba in Brasile. Se vogliamo guardare a esempi locali, ci sono Birmingham, Manchester, Newcastle, Gateshead, Liverpool, il South Bank di Londra. E la lista prosegue. Ma purtroppo, appena dietro questi successi, vediamo quale grande compito ci resta ancora da affrontare. Il problema A soli pochi minuti dai grandi centri urbani, si entra in un mondo di insediamenti derelitti e senza vita, di fatiscente proliferazione suburbana, di strade sporche e squallide. E’ qui che vive la maggior parte della popolazione inglese, e questo è molto triste. Se le nostre periferie sono così desolate, socialmente abbandonate e fisicamente frammentate, coloro che possono se ne andranno a vivere in campagna con le loro automobili. La maggioranza del ceto medio abbandona le città più grandi per trovare aria più pulita, scuole migliori e un ambiente più decente dove far crescere i propri figli. Come dar loro torto? Ma i poveri restano indietro. Siamo una nazione ricca, abbiamo una scelta. Per dirla in poche parole, le nostre città hanno la maggior congestione di traffico, i più lunghi tempi di trasferimento, il peggior trasporto pubblico e le case più care d’Europa. Cosa sta accadendo alla qualità della vita nel nostro Paese? Per rispondere alla continua richiesta di case, il Governo dice che realizzerà nuove città sfruttando aree ancora vergini. Questa può essere la scelta più facile, ma non è economica. Il Ministero del Tesoro dovrà fornire le strade e altri servizi per questi insediamenti con una spesa di 40.000 £ per casa, anche se la maggior parte di esse saranno di proprietari privati. E questa cifra non tiene conto dei costi ambientali. Nel frattempo, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, la gente abbandona le città per la vita rurale. Le città, che per anni hanno attirato la gente migliore e più brillante, che erano magneti per investimenti stranieri, che riassumevano le nostre speranze e le nostre ambizioni, si stanno erodendo - la gente sta letteralmente girando i tacchi e lasciando la città per migrare verso la campagna.
Voglio fare una semplice prova, una sfida per tutti coloro che si preoccupano del declino urbano. La sfida è di invertire la deriva delle persone dalla città alla campagna. Stabiliamo che, per il prossimo censimento, Birmingham, Manchester, Liverpool e Newcastle debbano aver incrementato la loro popolazione. Densità e sostenibilità Se mai una nazione ha bisogno di una cultura della città sostenibile, questa è l’Inghilterra. Solo il Bangladesh e l’Olanda hanno una maggiore densità urbana. Eppure noi costruiamo con una densità ridicolmente bassa. Consumiamo la poca campagna che abbiamo e distruggiamo ogni chance di società urbana, vitale che sia ecosostenibile, basata sui principi di un facile contatto umano, di un incoraggiamento a passeggiare, andare in bicicletta e usare i trasporti pubblici. Questa è, dopo tutto, la nostra tradizione urbana, riscontrabile nelle aree Georgiane e Vittoriane di Leeds, Birmingham, Manchester e Londra. Una delle grandi mancanze di oggi è che, nonostante il Governo richieda una maggiore densità edilizia, la densità media con cui costruiamo è di 24 residenze per ettaro, una cifra che non è cambiata in molti anni. La paura di affollarsi è ancora viva, ma l’affollamento non ha nulla a che fare con la densità e tutto ha a che fare col progetto. Le nostre amate case a schiera Georgiane sono circa quattro volte più dense delle costruzioni attuali. Anche la densità di un villaggio della Cornovaglia è doppia rispetto alla media che stiamo tenendo attualmente. Estetica Le strategie urbane dell’Europa continentale negli ultimi venti anni hanno dimostrato che attraverso uno sforzo determinato a creare spazi pubblici, le città dense possono prosperare e la qualità di vita dei loro cittadini e lavoratori può innalzarsi. Il nuovo insediamento residenziale di Amsterdam, in aree ex portuali come il Borneo Sporenberg, è un classico esempio di bel quartiere con case basse ad alta densità, derivato dalla fiducia nella qualità dell’architettura. In termini di politica pubblica, indietreggiamo davanti alla parola “bello”. Ma è proprio la bellezza architettonica che trasforma le dimensioni in scala, la materia in luce, ritmo e colore. Perché indietreggiamo? I valori non possono essere ridotti a obiettivi funzionali senza significato abbiamo soggezione dei luoghi belli. Dobbiamo assicurarci che le nuove residenze di cui necessitiamo formino begli edifici per le nuove comunità e non proliferazioni periferiche senza anima e distruttrici dell’anima. Non possiamo ripetere gli errori del passato. Dobbiamo costruire quattro milioni di alloggi nei prossimi vent’anni. Pari a una nuova città come Londra. C’è di buono che, se riusciamo ad affrontare la sfida attraverso il rinascimento urbano, potremo anche infondere nuova vitalità nelle nostre città e ricreare città per la gente. Capacità progettuali e gestionali Dobbiamo imbarcarci in questa impresa con lo spirito del “posso fare” e non del “faccio fare”. Siamo una società globale e dovremmo prendere il meglio da tutto il mondo. Sociologi, architetti, geometri, ingegneri, imprenditori e costruttori. La qualità delle persone è cruciale per la qualità del prodotto. A causa di una seria mancanza di investimenti, la nostra società si è indebolita, mancano le capacità, specialmente a livello di autorità locali, per progettare nuove case e comunità sostenibili. Dobbiamo fare molta strada. E una volta che si ha una architettura decente e una buona pianificazione urbana, bisogna gestire, mantenere e avere cura delle infrastrutture. A Palma, le strade vengono pulite tre volte al giorno. A Copenhagen, un terzo della popolazione si sposta in bicicletta.
A Strasburgo, il Comune ha realizzato un sistema tramviario bello ed efficiente. Nel centro di Barcellona, hanno progettato spazi per i bambini praticamente all’angolo di ogni isolato. In Inghilterra, con i quartieri negletti e l’immondizia che lorda le strade in modo vergognoso, non sembriamo avere una comprensione chiara né il senso del valore dell’importanza della cosa pubblica. Schema di unità governativa Sono orgoglioso di avere un Governo che ha investito in programmi pubblici: salute, educazione, integrazione sociale. Tuttavia, se si vuole che queste iniziative prosperino, il Governo deve adeguare il tessuto fisico delle città perché la disgregazione sociale è il frutto di una concentrazione geografica della povertà. Ma il Governo non ha finora dimostrato di comprendere il ruolo delle città nel sostegno delle infrastrutture fisiche della società. Questa dovrebbe essere l’essenza di una unità governativa. C’è bisogno di una politica urbana nazionale promossa dall’intero Gabinetto per fornire una quadro fisico alle altre politiche. Ci sono politiche per il welfare destinate alle persone svantaggiate come individui singoli, ma si fa poco per aiutare le comunità nel loro insieme. Come può una società beneficiare di un disoccupato che trova lavoro ma il cui primo istinto è quello di fuggire dalla propria comunità? Ci sono nuove possibilità per i disoccupati, per le madri sole, per i disabili. Ma nulla per i luoghi dove vivono, dove tutti noi viviamo. Che prospettive ci sono per le nostre città? Farò due esempi di come stiamo fallendo con le città, non preoccupandoci di collegare le diverse politiche. Primo: dove va il denaro? Negli ultimi cinque anni, la spesa dei governi locali per l’educazione è cresciuta di oltre il 30%. Quella per la polizia del 25%. La spesa totale del Governo per i servizi sanitari è cresciuta del 60%. Mentre la spesa dei governi locali per i servizi ambientali è cresciuta solo del 17%, appena sufficiente per mantenere il passo dell’inflazione. Il budget annuale per le scuole e gli ospedali è aumentato di 50 miliardi di sterline dal 1997, eppure le autorità locali hanno ricevuto solo un miliardo in più per gli spazi pubblici, la strade e i parchi, il tessuto che tiene insieme le città e quindi la società. Secondo: come funziona il quadro normativo? Oggi si costruiscono meno case che mai dal 1924. Perché? I costruttori si tirano indietro, stretti tra i costosi sviluppi in aree dimesse e le difficoltà di avere permessi per la pianificazione di aree vergini. Contare sulle aree dismesse Obiettivi e incentivi per il riuso delle aree dismesse dovrebbero essere incrementati e messi in pratica con maggior rigore. Con i giusti incentivi, non c’è ragione per cui non si possa raggiungere il 100% in molte parti delle Midlands e del Nord, almeno per quanto riguarda i maggiori interventi di risanamento. Anche a Londra, dove la domanda è maggiore e i terreni scarseggiano, sto lavorando col Sindaco che si è dato un obiettivo del 100% di sviluppo delle aree dimesse. A livello nazionale, sfruttando le piccole aree di risulta, inferiori a un acro, convertendo e ampliando gli edifici esistenti, utilizzando gli spazi sulle coperture e sfruttando i diritti aerei, si possono produrre dal 35 al 50% i più di alloggi senza dover usare aree vergini. L’indagine da parte del Governo sull’uso dei terreni ha trovato spazio per un milione di nuovi alloggi in terreni già utilizzati. Contrariamente a quanto si pensa comunemente, ci sono aree abbandonate sufficienti per ciò di cui abbiamo bisogno. Bisogna che il Governo dia il suo aiuto per svincolarle. Bisogna che il cancelliere metta a disposizione incentivi tali da rendere gli interventi nelle aree dismesse attraenti almeno quanto quelli nelle aree vergini.
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page, the mobile bridge in Tyne River in Gateshead, designed by Chris Wilkinson. Below, Agbar Tower in Barcelona, designed by Jean Nouvel.
mette loro di mettere in pratica le loro politiche? Perché votare alle elezioni locali, quando possiamo girare i tacchi e andare in periferia? Niente risorse, niente potere, niente fiducia, niente cambiamento, niente mandato. Dobbiamo interrompere questo ciclo. I cittadini capiscono bene il legame tra qualità della loro vita e qualità delle amministrazioni, ma si sentono completamente privi del potere di influenzare il cambiamento e non sanno dove cercare risposte. L’Inghilterra ha bisogno di uno schema nazionale che metta in pratica e promuova la rinascita delle città, e strutture politiche locali che la realizzino. Nuovo attivismo urbano C’è bisogno anche di un più ampio dibattito pubblico. Le politiche per la città e per la campagna sono differenti. La Countryside Alliance (alleanza per la campagna, ndt) ha conquistato le prime pagine perché è una voce forte per diversi interessi delle comunità rurali. Ma queste sono solo il 10% della popolazione. Chi parla per le città, dove vive il 90% di noi? Cinque priorità chiave Le priorità sono semplici. Abbiamo la grande opportunità di vincere la sfida di dare sistemazione alla crescente popolazione e di dare nuova linfa alle città. Innanzitutto favorire le aree dimesse. Offrire un campo d’azione adeguato, attraverso strategie legali e fiscali per rendere queste aree più appetibili di quelle vergini. Questo dovrebbe consentire di aumentare la percentuale di sviluppo delle aree dimesse dal 60% al 75%, per cominciare. In molti luoghi si potrebbe porre l’obiettivo del 100% con appropriati incentivi e normative adeguatamente rinforzate. Le spese massicce per l’educazione e la sanità devono essere affiancate da investimenti commisurati nelle infrastrutture fisiche che sostengono le comunità urbane. Un miliardo di sterline in più negli ultimi cinque anni non è sufficiente. Basta appena a coprire l’inflazione. Il Governo centrale, attraverso l’Ufficio del Vice Primo Ministro, dovrebbe reindirizzare gli RDA [Regional Development Agencies] a prendere un ruolo centrale nella direzione della rigenerazione fisica, sociale ed economica. Dar loro un nuovo programma, aiutarli a raggiungere le capacità adeguate e istituire nuove agenzie all’altezza della sfida. Se si vuole che autorità locali contribuiscano al compimento della rinascita urbana, bisogna conferir loro poteri, risorse a professionalità adeguate e assicurare che ricambino la fiducia dei cittadini. Concentrarsi e investire sulla qualità del progetto dello spazio pubblico, e anche delle residenze, per realizzare spazi ed edifici ben progettati e vivibili. Permettetemi di ricordare l’obiettivo che avevo posto all’inizio. La sfida è di invertire la deriva della gente dalla città alla campagna. Stabiliamo che, per il prossimo censimento, Birmingham, Manchester, Liverpool e Newcastle vedano incrementata e non diminuita la loro popolazione. Conclusione Ho detto, all’inizio del mio intervento, che abbiamo compreso quali siano i problemi che le nostre città e la campagna devono fronteggiare; abbiamo visto esempi esteri che ci indicano la strada da seguire; abbiamo la richiesta del pubblico e i soldi dei privati per pagare ciò di cui abbiamo bisogno. Dunque, oggi, chiamo il Governo a dare al tessuto urbano l’attenzione di cui necessita se vogliamo arginare il flusso continuo dalle città ormai congestionate e degradate. Ma chiamo anche la gente in ogni strada e in ogni quartiere ad appellarsi e a lottare per le loro città. A chiedere un comportamento migliore ai rappresentanti che hanno eletto. A rinnovare e riaffermare l’orgoglio civico. A lavorare insieme per conquistare la nostra visione di città costruite per la gente. E’ il momento di salvare le nostre città.
Compimenti e affidabilità locale Ma il Governo non può fare tutto da solo. Il Governo centrale può e deve mettere in atto leggi, fondi e promozione per la rinascita urbana. Ma poi, per mettere in pratica il tutto servono guide locali forti e una maggiore autonomia. Se si guarda alle grandi città in Europa e negli Stati Uniti, se si guarda agli altri relatori di questo convegno, vediamo sindaci che comprendono come i loro concittadini ed elettori non li perdoneranno per aver lasciato l’ambiente al degrado. Tre grandi sindaci che si sono succeduti a Barcellona hanno fatto di quella città l’orgoglio del Mediterraneo. Credo fermamente che solo amministratori locali forti possano ispirare fiducia e realizzare le loro visioni urbane. Solo con i giusti poteri e risorse possono rimanere credibili nella realizzazione di queste visioni. Una sana competizione tra città arricchisce la cultura e l’economia. Ma quando ai sindaci non si conferisce l’autorità in grado di fare la differenza, allora gli elettori non li incolpano. Invece storciamo la bocca e lasciamo fare. Perché gli elettori dovrebbero dare fiducia ai leader civici quando il Governo non per2 l’ARCA 176
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pagina a fianco, il progetto di insediamento residenziale Oosterdokseiland ad Amsterdam, progettato da Erick van Egeraat. Sotto, le Wiener Towers a Vienna di Massimiliano Fuksas.
ity for People From the speech by Lord Richard Rogers at the Urban Summit Conference (Birmingham, 31st October/1st November, 2002)
1998, the Deputy Prime Minister [John Prescott] identified the need to 4 million more households in England. He invited me to set up Ithenaccommodate Urban Task Force to identify causes of urban decline and to establish a vision for our cities, founded on the principles of design excellence, social well being and environmental responsibility - cities for people. But if we are to make your vision a reality, there is still much to be done. We need to change our culture and to awaken a new urban activism in Government, in the private sector and among our citizens. Four years on - there is good news. Britain is still one of the world’s richest countries. After two decades of laissez-faire complacency and public squalor, we have a government really cares about public service and citizens. Central and local government have accepted the challenge. We understand that we cannot just build housing, we need to build sustainable communities. We have had some notable successes like: setting up of standards to encourage the use of brownfields; stopping the development of out of town shipping centres; cultural urban regeneration initiatives such as Salford’s Imperial War Museum and Lowry Centre, the Baltic, the winking eye bridge and the angel of the north in Tyneside, and the Tate Modern in London; the establishment of the Commission for Architecture and the Built Environment to champion design quality, from public buildings to new housing; some changes to the tax system to promote urban renaissance There are now excellent examples of well-design, sustainable cities - from Copenhagen to Barcelona, from Portland in Oregon to Curatiba in Brazil. If you want to see success here, look at the centres of Birmingham, Manchester, Newcastle, Gateshead and Liverpool, on London’s South Bank. The list goes on. But unfortunately you don’t have to walk far from these successes to see what a huge task still faces us. The continuing problem Just a few minutes from the grand civic centres, you enter a world of derelict and lifeless inner city estates, of shabby suburban sprawl, of dirty and squalid streets. This is where most British people live and the story is still pretty grim. If our inner cities are so desolate, socially deprived and physically fragmented, those that can will vote with their feet and escape to the country in their cars. The middle income majority leave Britain’s larger cities to find clean air, better schools and a decent environment to bring up children. Who can blame them? But the poor are left behind. We are a wealthy country - we have a choice. To compound matters, our cities have the highest traffic congestion, the longest commuting times, the worst public transport and the most expensive housing in Europe. What is happening to quality of life in this country? To respond to the continuing demand for housing, our Government says it will have to create new towns on greenfield land. This may be the easy option, but it is not cheap. The Treasury will have to subsidise roads and other services for these developments to the tune of £40,000 per home, even though almost all the new homes will be for private owners. And this figure does not take into account the cost to our environment.
Meanwhile, day after day, week after week, month after month, people are deserting our cities in favour of a rural life. Our cities, which for years attracted the best and brightest people, that were magnets for foreign investment, that epitomised our hopes and ambitions, are being eroded - people are literally voting with their feet, and leaving the cities in favour of the country. Today I want to set a simple test, a challenge to all those that care about urban decline. The challenge is to reverse the drift of people from city to country. Let us agree that, by the time of the next census, Birmingham, Manchester, Liverpool and Newcastle must be gaining population not losing it. Density and sustainability If ever a country was crying out for a culture of sustainable cities, it is ours. Only Bangladesh and Holland have a more dense population. Yet we build at a ridiculously low density. We consume what little countryside we have and destroy any chance of a vital, compact, urban society that is eco-sustainable, based on the principles of easy human contact, the encouragement of walking, cycling and the use of public transport. This is, after all, our own urban tradition, visible in the Georgian and Victorian areas of Leeds, Birmingham, Manchester and London. One of our great failures is that even today, despite the Government’s demands for higher density, the average density we are building is 24 dwellings per hectare, a figure that has not changed for many years. A fear of cramming still exists but cramming has nothing to do with density and everything to do with design. Our much beloved Georgian terraces are about 4 times the density of the average present-day development. Even the density of a Cornish village is double the average we are achieving today. Aesthetics Continental Europe’s urban strategies over the past 20 years have shown that through a determined effort of creating public space, dense cities can thrive and quality of life for residents and workers can soar. Amsterdam’s new housing, in dockside developments such as Borneo Sporenberg, is a classic example of low-rise, high density beautiful neighbourhood, which comes from a belief in quality of architecture. We flinch at the word beauty in public policy. But it is architectural beauty that transforms size into scale, matter into light, rhythm and colour. Why do we flinch? Values cannot be reduced down to meaningless performance targets - we all stand in awe in a place of beauty. And we must make sure that the new dwellings we need form the beautiful building blocks of new communities, not soulless and soul-destroying suburban sprawl. We cannot repeat the mistakes of the past. We need to build 4 million more dwellings in the next 20 years. This is another city the size of London. The good news is that - if we can meet this challenge through urban renaissance - we can also restore vitality to our cities, and recreate cities for people. Skills in design and management We should embark on this enterprise with the spirit of can do rather than make do. We are a global society. We should be drawing on the ‘best’ from all over the world. Sociologists, architects, surveyors, engineers, developers and builders. The quality of the people is crucial to the quality of the product. Because of severe underinvestment, our institutions have become weak, and we lack skills, especially in local authorities, in designing new housing and sustainable communities. We have a lot of ground to make up. And once you have decent architecture and urban design you need management, maintenance and care of the infrastructure. In Palma the streets are cleaned three times a day. In Copenhagen a third of the population goes by bicycle. In Strasbourg the city has built a beautiful and functioning tram system. In Central Barcelona they have designed a place for children to play on the corner of virtually every single city block. In Britain, with our run-down neighbourhoods and rubbish littering the streets that shames us, we do not seem to have a clear understanding nor a sense of the value of the importance of the public realm. Joined up Government framework I am proud to have a government that has invested in public programmes health, education, social inclusion. However, if these initiatives are to flourish the government has to get the physical fabric of our towns and cities right for social exclusion is a product of a geo-
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graphical concentration of poverty. But the Government has not yet shown that it understands the role of towns and cities in supporting the physical infrastructure of society. This should be the essence of ‘joined up government’. We need a national urban policy owned by the whole Cabinet, in order to provide the physical framework for other policies. We have welfare policies aimed at disadvantaged people as individuals, but little to help their communities as a whole. But how does society benefit from an unemployed person being helped into work, if their first instinct is to flee their community? We have new deals for unemployed people, fopr single mothers, for people with disabilities. But nothing for the places where they live, where we all live. Where is the new deal for our towns and cities? Let me give you two examples of how we are failing our cities, by failing to make the links between different policies. First, where is the money going? Over the past five years, local government spending on education has risen by more than 30 per cent. Local spending on the police has risen by 25 per cent. Total Government spending on health services has risen by 60 per cent. But in contrast, local government spending on environmental services has risen by a mere 17 per cent, just enough to keep pace with inflation. The annual budget for schools and hospitals has risen by 50 billion pounds since 1997, yet local authorities have been given just £1 billion more to spend on public spaces, streets and parks, the fabric that holds our towns and cities together, that holds our society together. Second, how is the legal framework operating? Today, we are building fewer houses than at any time since 1924. Why? House builders are holding back, caught between expensive development of polluted brownfield land and the difficulties of gaining planning permission on greenfield land. We can deliver on brownfield land Targets and incentives for the reuse of brownfield land should be increased and implemented more rigorously. If we get the incentives right, there is no reason why we shouldn’t have a target of 100 per cent in many parts of the Midlands and the North, at least until the major regeneration challenges are addressed. Even in London, where demand is greatest and land scarcest, I am working with a Mayor who has set a target of 100 per cent brownfield land development. Nationally, using the small infill sites of less than an acre, converting and extending existing buildings, using roof spaces and exploiting air rights, we can produce 35 - 50% more homes that expected without using any greenfield land. The Government’s own land use survey has just discovered room for an extra million homes on already used sites. Contrary to the common view, there is enough brownfield land for most of what we need. We need the Government to help us unlock it. We need the chancellor to put the incentives in place to make brownfield development at least as attractive as green field development. Local delivery and accountability But the Government can’t do this alone. Central Government can and must enable through legislating, funding and promoting urban renaissance. But to deliver it on the ground, we need strong civic leadership and greater autonomy. If we look at the great cities in Europe and the USA, if we look at the other speakers in this session, we see elected mayors who realise that their citizens will not forgive them for a degraded environment. The succession of three outstanding mayors in Barcelona have made that city one of the prides of the Mediterranean. It is my belief that only strong civic leaders can inspire leadership and deliver city visions. It is only with the right powers and resources that they can be held accountable for delivering these visions. Healthy competition between cities enriches the culture and the economy. But where city mayors are not given the authority to make a difference, so the electorate do not hold them accountable for failure. Instead, we grimace and make do. Why should voters trust civic leaders when Government will not allow them to implement their policies? Why vote in local elections, when we can vote with our feet and flee to the suburbs? No resources, no powers, no accountability, no turn out, no mandate. We’ve got to break this cycle. Citizens do see the link between the quality of their lives and the quality of civic leadership, but feel totally powerless to affect change and don’t know where to go to get an answer.
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page, the project by Erick van Egeraat for the Oosterdokseiland residential neighbourhood in Amsterdam. Below, the Wiener Towers in Vienna, designed by Massimiliano Fuksas.
Britain needs a national framework that enables and promotes urban renaissance, and local political structures that can deliver it. New urban activism But we also need a more pervasive public debate. Policy for the city and countryside are interdependent. The Countryside Alliance has grabbed the headlines, as a strong voice for the diverse concerns of rural communities. But this is only 10 per cent of the population. Who is speaking up for our towns and cities, and the 90 per cent of us who live there? Five key priorities The priorities are simple. We have a great opportunity to meet the challenge of accommodating our growing population and reviving our cities. Favour brownfield first - provide a level playing field through fiscal and legal strategies to make brownfield more attractive than green. This should allow us to increase the percentage of brownfield development from 60% to 75% in the first instance. We could set a target of 100% in many places if incentives and regulations were in place and properly enforced. Massive increases in education and health spending must be matched by commensurate investment in the physical infrastructure that supports urban communities. £1 billion more over the past five years is not good enough. It barely keeps pace with inflation. Central Government, through the Office of the Deputy Prime Minister, should redirect the RDAs to take a central role directing physical, social and economic regeneration. Give them a new brief, help them to get the right skills, or set up new agencies that can rise to the challenge. If you want local authorities to help deliver an urban renaissance, you must give them the powers, resources and skills to do so, and ensure they are directly accountable to their citizens. Focus on and invest in the quality of design of our public realm, as well as our housing, to deliver well-designed, people-friendly spaces and buildings, for our. Let me remind you of the target I set earlier. The challenge is to reverse the drift of people from city to country. Let us agree that, by the time of the next census, Birmingham, Manchester, Liverpool and Newcastle must be gaining population not losing it. Conclusion I said at the beginning of my speech, we have acknowledged the problems that face our towns, cities and countryside; we have seen the examples from abroad that can show us the way; we have the public demand and private money to pay for what we need. So today, I am calling on Government to give our urban fabric the attention it needs if we are to stem the continuing flow from our congested and degraded cities. But I am also calling on people in every street and every neighbourhood to reclaim and stand up for their cities. To demand a better deal from their elected representatives. To renew and reassert their civic pride. To work together to achieve our vision of cities built for people. Now is the time to save our cities.
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l pensiero, quando si rivolge all’architettura, è sempre scosso da Iimmagini di eventi che raccontano tutto e il contrario di tutto. Forse perché nell’espressione del progetto albergano le più disparate culture, che sottolineano il desiderio di travalicare ogni confronto per sostenere l’esistenza di un’unica verità. Proprio nell’analisi dei progetti si può scoprire che molti di questi nascondono pigrizia e, soprattutto, profonda ignoranza. Come mai i grandi, troppo spesso, clonano i loro disegni passando da un museo a una fabbrica vinicola con la massima disinvoltura? Come mai la geometrizzazione razionalista dello spazio dell’uomo trova, ancora oggi, una vasta applicazione, quasi si volesse affermare che l’architettura è già stata inventata? Questo è povertà mentale, è non voglia, è l’assurdo desiderio di confermare una pochezza d’impegno progettuale che non deve più essere parte della mente di un progettista. Queste riflessioni vengono fatte quando si ha l’occasione di incontrare un’opera che, confrontata nel percorso progettuale del suo professionista, mette in chiara evidenza il progresso della sua architettura, nella complessa ricerca del divenire. E’ questo il caso della City Hall di Londra, progettata da Norman Foster. Tutto è nuovo, tutto è ponderato in una rivoluzionata forma dello spazio dell’uomo; niente è più come prima, nessun richiamo che provenga dagli innumerevoli lavori di Foster. Occorre fare attenzione, però, che non è un nuovo per il nuovo, è solo, e semplicemente, il risultato di una ricerca calato su un tema affascinante come un Palazzo Comunale, stratificato su una crescita professionale di un autore che non vuole maturare soffermandosi su delle conclusioni scontate. La Regina Elisabetta e il Principe Filippo hanno di recente inaugurato l’edificio; per fortuna non si sono sentiti gli affrettati giudizi, di buona memoria, del Principe Carlo. In verità la City Hall di Londra recita, con vera forza, la grande passione di un professionista che non vuole cedere al tempo. Ben sa Foster che, nell’atemporalità dell’architettura, c’è la corsa fra memoria storica e futuro. Solo chi è in grado di capire che non esiste limite alla creatività funzionale, quella, ben inteso, cucita nell’avanzare della tecnologia e che passa attraverso il disegno meccanico, la matematica algoritmica; proprio quella, cioè, che è in grado di rendere possibile ogni logica dello spazio teso al nuovo vivere. Ecco la sorpresa di questo lavoro! E’ proprio in ciò che non è stato mai descritto come fattibile: una sfera che non è sferica, i piani che si intersecano al limite del possibile, che descrivono spazi in bilico fra reale e immaginifico. Insomma, un lavoro di vero cesello
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matematico, dove il numero fa la parte del manipolatore della forma, rendendo visibile ciò che solo la fantasia riesce a raggiungere. Da Callicrate a Foster vi sarebbe più di un libro da scrivere per capire, a fondo, il senso dell’arte del costruire, legata al tempo e in ogni tempo. Solo la natura è in grado di spiegare come è diventato realtà questo edificio e come mai non ha nessuna somiglianza con alcunché del passato storico dell’architettura. Proprio per questo è un intervento veramente significativo, pieno di sogni, impregnato di futuro, che stupisce e si fa apprezzare. Semplificando l’aspetto della forma, che nel progetto è trattata con molta accuratezza, potremmo dire che il richiamo alla linguistica decostruttivia serve a Foster per rendere più elastica la rigida logica della scoperta di Karl Popper. Si è passati, cioè, da un modello astorico e difficilmente applicabile all’analisi dell’effettivo divenire dell’architettura, a un modello dinamico e dialettico, nel quale le procedure di valutazione, dei meriti e dei demeriti dei differenti programmi semantici, sono mediati dall’esame delle loro capacità euristiche. E’ dalla loro efficacia di produrre nuove forme e nuove teorie di aggregazione, comunque più ricche di contenuto empirico e di capacità più esplicative delle precedenti, che le espressioni architettoniche di Foster diventano incomparabili. Nel far ciò il progetto sembra posto in posizione migliore per affrontare l’altro grande problema dell’epistemologia di Popper, ovvero, la sua difficoltà nel rendere conto del carattere olistico del confronto tra teoria ed esperienza. E’ confrontarsi con la realtà per superare o fallire il tentativo di falsificazione delle forme, che non è la singola teoria, ma solo un corpo più vasto di conoscenze. Nel caso di questo progetto, quelli che si confrontano sono grandi agglomerati di teorie, dotati di una struttura interna, i cui meriti epistemici possono essere valutati proprio prendendone in considerazione l’evoluzione, rinunciando al modello di una razionalità istantanea, in favore di una visione dinamica e in qualche senso dialettica nei confronti del divenire del progetto architettonico. Riconoscere l’importanza di queste componenti hegheliane, non significa perdere di vista la metodologia progettuale di Foster con la filosofia di Popper su alcune questioni di fondo, ma, prima fra tutte, scoprire la ribellione alle forme storicizzate del passato. La City Hall di Londra ci riporta al continuo dibattito teso alla ricerca di una ideologia vincente, che ha le sue basi nell’epistemologia del linguaggio architettonico e non nella forza di diritto. Mario Antonio Arnaboldi
Credits Project: Foster and Partners Design Team: Norman Foster, Ken Shuttleworth, Andy Bow, Stefan Behling, Sean Affleck, Richard Hyams, Niall Monaghan, Max Neal, Frank Filskow, Ken Hogg, David Kong, Bruce Curtain, Graham Longman, Mario Pilla, Alice Asafu-Adjaye,
Louise Blackler, Elodie Fleury, Attilio Lavezzari, Sam Harvey, Tomer Kleinhause Structural Services and Acoustic Engineers: Arup Cost Consultants: Davis Langdon & Everest Planning Consltant: Montagu Evans Services Cost Consultant: Mott Green & Wall
henever we think about archiW tecture, our minds are inevitably shaken by images of events
Pianta del nono livello. Level 9 plan.
■ Pianta del sesto ■ Level 6 plan.
livello.
■ Pianta del quarto ■ Level 4 plan.
livello.
■ Pianta
del secondo livello. ■ Level 2 plan.
■ Pianta del piano terra. ■ Ground floor plan.
that seem to be all things to all people. Perhaps this is because architectural design accommodates the widest possible range of cultures underlining a desire to abandon confrontation in the name of one single truth. Analysing projects, we discover that many of them are slovenly and steeped in great ignorance. How come many great architects clone their designs, passing nonchalantly from a museum to a wine-making plant? How come the rationalist geometric rendition of human space is still widely applied, as if to imply that architecture has already been invented? This is mental poverty and nondesire, an absurd refusal to come to rips with real design that must no longer even be entertained in an architect’s mind. These thoughts come to mind when you get the chance to come across a work which, when compared with what its architect has previously achieved, clearly shows the progress that has been made in an intricate quest to evolve. This is the case with City Hall in London. Everything is new, everything is thought out in a revolutionised form of human space; nothing is as it used to be, no allusions to all the rest of Foster’s other works. But we must be careful not confuse this with novelty for novelty’s sake, it is quite simply the result of experimentation into such an intriguing issue as a City Hall, the latest step in the career of an architectural designer who is not interested in relying on self-evident conclusions. Queen Elizabeth and Prince Philip recently opened the building; fortunately, Prince Charles did not voice his usually rather hasty criticisms. In actual fact, London City Hall is a powerful embodiment of the great passion of an architect who refuses to give in to time. Foster is well aware that the timelessness of architecture oscillates between the past and present. So which wins? The winner must realise that there are no bounds to functional creativity of the kind knit into technological progress and passing through mechanical design and algorithmic mathematics; the kind that can cater for any form of space geared to modern-day living. This is what is most surprising about this work! It contains something that has never been described as feasible: a non-spherical sphere, planes intersecting in extraordinary ways, describing spaces hovering between reality and imagination. In other words, an authentic chiselling away with
Construction Manager: MACE Developer: CTI Group Planning Authority: The London Borough of Southwark
mathematics in which numbers are part of the manipulator of form, giving visible form to what only the imagination can reach. From Callicrate to Foster, you would have to write more than just one book to really understand the art of building connected to time and every moment in time. Only nature can explain how this building has taken shape and why it is quite different from anything else in the history of architecture. This makes it a genuinely meaningful design, full of dreams of the future; an astounding achievement that deserves to be admired. Simplifying the question of form, which is treated with great care in this project, we might say that deconstructivist linguistics provides Foster with a way of making Karl Popper’s rigid logic of discovery more flexible. In other words, we have moved on from a non-historical model, that is hard to apply to an analysis of how architecture actually evolves, to a dynamic, dialectical model in which the procedures for assessing the pros and cons of different semantic programmes are mediated by an analysis of their heuristic qualities. Foster’s architectural designs are incomparable in their ability to produce new forms and theories of aggregation that are so much richer in empirical content and explanatory power. As such, this design seems to be ideally equipped to tackle the other great problem in Popper’s epistemology or, in other words, the difficulty of realising the holistic nature of the interaction between theory and experience. It is a way of confronting reality to succeed or fail in an attempt to falsify forms, which does not constitute one single theory but a much more extensive body of knowledge. In the case of this project, large sets of theories confront each other, all furbished with their own internal structure, whose epistemic merits can be assessed by examining how they evolve, abandoning instantaneous rationalism in favour of a dynamic and in some respects dialectical vision of how architectural design progresses. Recognising the importance of these Hegelian aspects does not mean losing sight of the connections in certain key issues between Foster’s approach to design and Popper’s philosophy, but, above all, discovering a revolt against certain historicised forms of the past. London City Hall takes us back to ongoing debate in search of a winning ideology, whose foundations lies in the epistemology of architectural idiom and not the force of law.
Nigel Young
Quando la natura spiega London City Hall
Progetto: Foster and Partners
■ Sotto
sezione e, sopra, particolare del corridoio a spirale panoramico lungo 250 m che percorre tuttal’altezza della nuova City Hall di Londra che ospita la sala per le assemblee dei 25 membri eletti dell’Assemblea di Londra, gli uffici del Sindaco e dello staff di 500 impiegati della Greater London Authority. L’edificio, realizzato in soli 30 mesi e rispettando il budget, sorge sul South Bank del Tamigi nell’area del More, antistante la Torre di Londra.
■ Below,
section and, above, detail of the 250 me long spiralling panoramic corridor that runs right up the new City Hall in London holding the assembly hall for the 25 members elected to the London Assembly, the Lord Mayor’s offices and the offices of the 500 employees of the Greater London Authority. The building built in just 30 months and within the set budget, stands along the South Bank of the River Thames in the More area in front of the Tower of London.
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■ Nelle
pagine precedenti e in queste, viste del nuovo edificio grazie al quale è stata data nuova vita all’intera area. Più della metà dell’area totale è pubblica e comprende due piazze che equivalgono come grandezza Leicester Square e Piccadilly Circus. Una strada sotterranea, che dà
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accesso alle infrastrutture di servizio del nuovo edificio e degli altri sorti nelle vicinanze, consente di rendere tutta l’area completamente pedonale. L’ingresso alla City Hall avviene sia al piano terra sia attraverso l’anfiteatro incassato nella piazza. Da qui si accede alla caffetteria e allo spazio ellittico dedicato alle
esposizioni e collocato direttamente al di sotto della Sala Assembleare. Tutto l’edificio è ad alta efficienza energetica con ampie vetrate di pannelli triangolari - ciascuno diverso dall’altro - sul lato nord e un’inclinazione verso sud che consente di ombreggiare gli uffici su quel lato.
■ Previous
pages and these pages, views of the new building that has injected fresh life into the entire area. More than half the total area is public and encompasses two squares equal in size to Leicester Square and Piccadilly Circus. An underground road, leading to the infrastructures serving the new building
and others in close vicinity, has turned the entire area into a pedestrian zone. The City Hall call be entered from the ground floor and through an amphitheatre embedded in the square. This leads to the cafeteria and then an elliptical space devoted to exhibitions and situated directly beneath the
Assembly Hall. The entire building is highly energy efficient thanks to the wide triangular glass panels all different from each other - on the north side and incline to the south that shelters the offices over on that side.
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■ Viste
dello spazio espositivo ellittico che contiene un modello in scala 1:1250 della parte centrale di Londra. In questo spazio, la luce naturale è riflessa da un disegno di ellissi concentriche di acciaio inossidabile specchiante sul soffitto. Da qui parte la lunga rampa che conduce fino al decimo e ultimo piano dell’edificio. ■ Views of the elliptical exhibition space containing a 1:1250 scale model of central London. The natural light in this space is reflected by a pattern of stainless steel concentric ellipses reflected in the ceiling. Here there is a ramp leading to the tenth and top floor of the building.
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■ La
rampa a spirale lungo perimetro dell’edificio offre spettacolari viste sulla città e conduce il pubblico dal piano interrato fino al decimo livello, battezzato “il salotto di Londra”, passando per la Sala Assembleare, dotata di 250 posti per giornalisti e visitatori. ■ The spiralling ramp around the outside of the building offers spectacular views of the city and leads the general public through from the basement to the tenth level, known as the “London Living Room”, passing through the Assembly Hall which has 250 seats for journalists and visitors.
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a città di Monaco di Baviera possiede finalmente un museo rappreL sentativo dell’ arte contemporanea. In
focal point and area for hosting exhibitions. The entire plan is strictly geometric, while the underlying web is invisible. Braunfels - who wanted to be a pianist - talks about a “built symphony”: he repeats, varies and reconnects the three leit-motifs that turn into a polyphonic sound in the foyer, where the diagonal, circle and square - basic elements for the exhibition rooms - all come together. No colour breaks or reflects light. Everything is covered with white light to dematerialise the built parts. The light is free to shine through everywhere. A large staircase - a very simple stylistic gem from the Baroque period - vertically connects all three levels in both directions of the diagonal slash, underlining the architect’s aim to connect the various collections and not just lump them together. A land artstyle link that widens into a funnel shape at the top and bottom. The introductory transition spaces form a stimulating succession of areas affording all kinds of different views created out of pure space and light. Architecture fades into the background in the exhibition spaces: simple square or rectangular rooms, all clearcoloured or painted white with terraced paving. Optical silence and perfect neutrality. There are no doors, just tall openings like shafts. Paintings lodged in the walls rather than hung. The building is so well-built that the usual details are all quite invisible. Air flows in through a 20-cm wide channel in the floor running in front of the main wall and emerging through cracks in the ceilings. The floors look like islands in space, thanks to air-conditioning vents designed to create a certain safety distance - a homage to Carlo Scarpa. Despite its huge size and powerful outside appearance of glass, steel and exposed concrete, the building fits perfectly into its urban setting. Braunfels does not hide the way he has brought together various architectural concepts. The curtains of extremely slender and arithmetically arranged columns, that seem to almost dangle, are a stylistic allusion to Axel Schultes, whose lightness he adores and has shown how it is possible to come to terms with Louis Kahn. As the son of a leading art historian, he is well aware of the importance of domes in museums. He cites the rotunda of Carl V. Fischer’s (1782-1820) unconstructed project for the “Glyptothek, in an attempt to match its classical forms. It is a characteristic feature of many modern-day museums that their architecture competes with the art they hold. Stephan Braunfels has managed to construct a space that makes museums purely spectacular or designed to serve a practical purpose, buildings from days gone by.
nessun altra città tedesca l’ arte moderna ha dovuto attendere così a lungo un adatto esordio museale. Fino alla seconda metà del XX secolo infatti l’avanguardia risultava assente dai musei di Monaco. La Pinakothek der Moderne costituisce insieme alle adiacenti collezioni della Alten e della Neuen Pinakothek un unico complesso museale con opere dal tardo medioevo fino al presente. Insieme alla Glyptothek, le Antikensammlungen e il Lehnbachhaus con il suo Kunstbau rappresenta un vero centro di arte con ulteriori prospettive di sviluppo. La Pinakothek der Moderne è stata originariamente concepita come museo per l’arte moderna classica. Attualmente ha assunto inoltre significato di forum di sviluppi contemporanei e di tutte le forme di creatività artistica contemporanee. Ruolo centrale a tale scopo riveste la grande sala polifunzionale al piano terra dotata di un’avanzata acustica concertistica, velocemente trasformabile in un Cinema wide-screen. Qui il film - l’immagine in movimento - come medium centrale e forma più importante di arte ed articolazione del ventesimo secolo, viene inserito nel canone museale. Altresì la musica e la letteratura possono miscelarsi da qui nel dialogo delle arti visive. La Pinakothek der Moderne rappresenta il primo grande progetto a Monaco dell’architetto Stephan Braunfels. L’edificio terminato con tre anni di ritardo (inizio costruzione nel 1996) non nasce di certo sotto una stella felice. L’autore ha dovuto lottare duramente con le istituzioni statali preposte all’edilizia contro grottesche idee di risparmio. Nel 1992 si aggiudicava il concorso del museo con un progetto coraggioso, ampliabile in diversi fasi di costruzione e dotato di ottime qualità urbanistiche. In una seconda fase di costruzione l’attuale “nucleo” riceverà, tramite una costruzione perimetrale a forma di “L”, il suo “guscio”. Dove sono ora delle facciate esterne, si apriranno dei cortili interni. L’area costituisce una giuntura tra le Pinacoteche e la città vecchia. Tale collocazione viene sottolineata da un percorso pubblico e dall’accesso al museo da entrambi i lati. A nord, dalle Pinacoteche, attraverso una grande loggia. A sud dal centro città tramite un ampio portale e un giardino invernale, che ospita il ristorante e l’ingresso serale alla sala congressi. I due ingressi sono uniti all’interno del museo per mezzo di un asse diagonale che conduce i visitatori da entrambi i lati alla rotonda centrale, una centrifuga di luce che rappresenta l’elemento chiave del progetto, da cui percorsi e scale connettono in forma stellare tutti i piani. E’ questo il
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vero ingresso ai musei e punto di partenza di tutti i percorsi delle collezioni. Braunfels - che desiderava diventare pianista - parla di “sinfonia costruita”: ripete, varia e raccorda i tre motivi che diventano un suono polifono nel foyer, dove la diagonale, il cerchio e il quadrato - elemento base delle sale d’esposizione - s’incontrano direttamente. Nessun colore rompe o riflette la luce. Tutto è ricoperto dal colore bianco che priva le parti costruttive della loro materialità. La luce non trova resistenza, si diffonde dappertutto. Una grande scalinata - splendore barocco in maniera semplicissima in entrambe le direzioni della diagonale collega verticalmente tutti i tre livelli e sottolinea l’obiettivo dell’ architetto di non semplicemente accatastare le diverse collezioni ma di connetterle tra di loro. Una connessione dal carattere land-art che si allarga a forma di imbuto verso l’alto e verso il basso. Il preludio delle zone di transito compone una successione stimolante di ambienti con svariati scorci e viste tramite una pura regia di spazio e di luce. Negli spazi espositivi l’architettura passa invece in secondo piano: semplici sale quadrate o rettangolari, chiare e di intonaco bianco con un pavimento di terrazzo. Silenzio ottico e perfetta neutralità. Non sono concepite delle porte ma semplicemente delle aperture alte come i vani. Quadri non appesi ma intassellati nel muro. L’edificio è dotato di un’eccellente tecnica che rende invisibili consueti dettagli. L’aria entra attraverso un canale nel pavimento largo 20 centimetri davanti alla parete ed esce tramite le fessure dei soffitti. Grazie alle fughe climatiche che creano la distanza di sicurezza - un hommage a Carlo Scarpa - i pavimenti sembrano isole negli spazi. Malgrado le enormi dimensioni e la imponente presenza all’esterno di vetro, acciaio e cemento a vista, l’edificio si integra perfettamente nell’urbanistica. Braunfels non fa mistero della sua sintesi di vari concetti architettonici. Le tende dei pilastri estremamente sottili e aritmetici che sembrano piuttosto pendolare, sono un riferimento programmatico ad Axel Schultes, cui adora la leggerezza e che gli ha mostrato come confrontarsi con Louis Kahn. Come figlio di un importante storico dell’arte conosce bene l’importanza delle cupole nei musei. Cita la rotonda del non eseguito progetto per la “Glyptothek” di Carl v. Fischer (1782-1820), al quale non vuole essere inferiore per classicità. E’ la particolarità di tanti musei contemporanei, in cui l’architettura lotta contro l’arte per la supremazia. Stephan Braunfels è riuscito a costruire uno spazio che fa apparire i musei solamente di servizio o puramente spettacolari, edifici di un’epoca passata. Caroline Klein
he city of Munich in Bavaria finally has its own museum of T contemporary art. No other German city has had to wait so long to be furbished with its own museum facility. The avant-gardes were actually excluded from museums in Munich until the latter half of the 20th century. The “Pinakothek der Moderne” combines with nearby collections at the “Alten” and “Neuen Pinakothek” to form one single museum complex containing works from the late-Middle Ages down to the present day. Together with the “Glyptothek”, “Antikensammlungen and “Lehnbachhaus” with its “Kunstbau” it forms a real Art District with prospects for further development. The “Pinakothek der Moderne” was originally designed to be a museum for classical art. It has now been converted into a forum for contemporary developments and all the different creative forms of the 20 and early 21st centuries. The large ground-floor multi-purpose hall with excellent acoustics that can rapidly be converted into a wide-screen film theatre plays a key role in this respect. Music and literature can also mix in and interact with the visual arts. The “Pinakothek der Moderne” is the first major project in Munich designed by the architect Stephan Braunfels. The building, which was three years late in being built (construction work began in 1996), certainly did not get off to a happy start. The architectural designer had to battle hard against the grotesque plans to economise proposed by state building institutions. He won the museum competition in 1992 with a bold design that could be extended over various construction stages and furbished with excellent urbanistic features and qualities. The present “core”” was embellished with a shell in the form of a marginal “L”-shaped construction during the second stage in construction. Interior courtyards will open up where the outside facades now stand. The area joins the Art Galleries to the old city. Its location is underlined by a public pathway and museum entrances on both sides. There is a large loggia serving the Art Galleries to the north and a wide portal and winter garden holding a restaurant and evening entrance to the conference hall from the city centre to the south. The two entrances are connected inside the museum by a diagonal axis leading visitors into the central rotunda from both sides, a whirl of light as the key feature of the entire project forming a star-shaped link of corridors and stairways across all the floors. This is the real entrance to the museums and departure point for all the tours through the collections. The large foyer is also a meeting place,
Jens Weber
Leggerezza a confronto Pinakothek der Moderne
Progetto: Stephan Braunfels
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■ In
alto, l’ingresso; a destra, sezione; sotto, pianta del piano terra e del primo piano; in basso, modello della nuova Pinakothek der Moderne, realizzata da Stephan Braunfels a Monaco. Nella pagina a fianco, la scala scultoria che collega i livelli del museo.
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■ Top,
entrance; right, section; below, plan of the ground floor and first floor; bottom, model of the new Pinakothek der Moderne designed by Stephan Braunfels in Munich. Opposite page, the sculptural staircase connecting the various building levels.
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■ Viste
degli interni della Pinacoteca in cui si è privilegiato un aspetto completamente neutro e il massimo della luce naturale, grazie a grandi porzioni vetrate. ■ Views of the interiors of the Art Gallery, which is designed around a neutral colour scheme and maximum natural light thanks to large panes of glass.
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■ Nelle
sale espositive, nessun colore rompe o riflette la luce, tutto è ricoperto di bianco, privando così le parti costruttive della loro materialità per esaltare le opere esposte. ■ No colour breaks up or reflects light in the exhibition rooms, where everything is white to dematerialise the construction parts and focus on the works on display.
Credits Project: Stephan Braunfels Client: Freistaat Bayern, Staatministerium für Wiessenschaft und Kunst
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Nuove relazioni
2000. Forse perché siamo in Germania o forse perché si tratta di un progetto per un’impresa privata, il fatto è che fra l’ideazione e realizzazione i tempi sono così ridotti da sembrare un sogno per una realtà come quella italiana dove il processo decisionale subisce una costante paralisi al punto che una costruzione realizzata appare già vecchia e datata quando viene ultimata. In tutto questo, un peso non irrilevante è imputabile all’uso di una tecnologia in grado di proporre un processo di assemblaggio di parti e materiali costruiti fuori dal cantiere. In tal senso una chiara composizione, ritmata da pochi ed essenziali elementi regolari, consente di combinare con felicità un disegno che rende con immediatezza lo spirito dell’opera. Questo non significa la caduta nello standard, come modulo economico e costruttivo, esteso indifferentemente a tutta l’opera. Al contrario, questo esempio dimostra che un’accorta organizzazione dello spazio e un sapiente uso delle tecnologie contemporanee consente di ricorrere a una gamma infinita di soluzioni che modulano gerarchie differenti e improvvisi scatti formali in cui l’arbitrario è naturale espressione della regola. O meglio, esso è la sua conferma poiché assegna a essa il ruolo di tema. Il gruppo diretto da Dieder Ben Kauffmann e Andreas Theilig è uno studio (www.kauffmann theiligpartner.de) - con sede a Ostfildern, vicino a Stoccarda - che ha già dimostrato un eccellente livello professionale nei progetti di edifici rappresentativi. Il loro atteggiamento pragmatico non è mai riducibile a un semplice appiattimento in risposta a un programma funzionale ma rappresenta uno sforzo costante per dare forma e immagine ai nuovi contenuti che l’abitare contemporaneo pone alla nostra cultura. In questo caso il tema è quello dell’ambiente di lavoro come si va configurando nelle società più avanzate: luogo di produzione e di ricerca dove il prodotto finale è il risultato di processi innovativi sul piano delle idee piuttosto che su quello della produzione di manufatti finiti. Uno spazio ibrido in cui invenzione, manipolazione e sperimentazione si contaminano con la necessità di costruire nuove e diverse relazioni umane e sociali, e soprattutto con l’esigenza dell’impresa di trasferire tutto questo in una icona rappresentativa delle nuove concezioni del lavoro.
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La nuova sede della ADVA AG, “Optical networking solutions” a Meiningen si propone come un centro avanzato per la ricerca e lo sviluppo nel campo delle nuove tecnologie ottiche. L’architettura doveva, in qualche modo, rendere evidente la compatibilità e la collaborazione fra nuove tecnologie e l’ambiente. La soluzione proposta, che è un primo frammento modulare di un futuro ampliamento, si estende come una linea sottile nel paesaggio agricolo. I due tetti metallici, che scombinano l’ordine rigoroso del prisma di cristallo producendo delle protuberanze che squassano una sintassi cartesiana, giocano, non senza una certa civetteria, con le colline che si profilano a chiusura del paesaggio. L’astrazione della composizione, in cui sottili puntoni sembrano aggrappare al suolo le vele spinte dal vento, piuttosto che sostenerle, cerca nell’immaterialità dei volumi e nell’evanescenza delle forme, il principio che associa il linguaggio architettonico al carattere di una produzione in cui l’alta tecnologia sembra annullare la densità e il peso dei tradizionali manufatti industriali. Tutto questo si coglie, in modo più significativo, all’interno dell’edificio dove la ricca modulazione della luce, la fluidità dello spazio, che ritma ampie navate a spazi raccolti e isolati, producono l’immagine di una vitale comunità. Lo stesso spazio, che si presenta con un carattere di forte indeterminatezza, concorre a quella pluralità di relazioni che sono il segno di un’apertura alle forme della cultura del lavoro e della ricerca che non accettano una prefigurazione di un processo, che già nelle sue premesse, deve essere aperto a molteplici soluzioni e orientamenti. Ma poi quel vedere, dal posto di lavoro, dall’ufficio come dal banco di assemblaggio, l’ampia estensione del paesaggio esterno definito dall’antico borgo appoggiato alle colline e la dolce distesa dei campi coltivati è qualche cosa di più profondo che la semplice dissoluzione della cortina muraria e la diffusione della luce. Questa continuità nasce dalla consapevolezza della necessità di instaurare un rapporto nuovo fra la materia dell’architettura e quella della natura poiché i due mondi si alimentano a vicenda. Ognuno cede all’altro una parte delle sue proprietà senza, per questo, negare le specifiche identità. Qui, il suolo, su cui poggia l’edificio, non dispone di basamento, esso è architettura. Remo Dorigati
he schedule is very impressive. The competition was organised T in 1998, building work began in 1999 and was completed by the end of 2000. Perhaps because we are in Germany or may be because this project is designed for a private enterprise, the fact is that the brevity of time lapsing between the design and construction phases seems almost miraculous for a country like Italy where the decision-making process is always so slow that a building already looks old and outmoded by the time it is actually constructed. The use of technology capable of enabling a process of assembly of parts and materials manufactured off-site plays a key part in all this. In this respect, a clear design featuring just a few regular elements favours a happy and immediate rendering of the basic spirit of the project. This does not mean lapsing into standard repetition as an economical means of setting about building that applies to the entire work. On the contrary, this example shows that a clever layout of space and smart use of modern-day technology opens up an endless range of solutions creating different hierarchies and unexpected stylistic shifts in which the random is a natural embodiment of a rule. Or rather it confirms a rule by turning it into a theme. The team led by Dieder Ben Kauffmann and Andreas Theilig is a firm (www.kauffmanntheiligpartner.de) - based in Ostfildern, near Stuttgart - that has already shown great expertise in designing landmark buildings. Their pragmatism is never just a simple conforming to a functional programme, they also strive to give shape and image to the latest developments in the art of living. In this case, the theme is the working world in cutting-edge societies: research and production places where the final product is a result of innovative processes, both in terms of ideas and manufacturing finished products. A hybrid space in which invention, manipulation and experimentation are contaminated with the need to build new and different socio-human relations and, most significantly, with the firm’s desire to convert all this into an icon embodying the latest ideas about work. The new headquarters of ADVA AG, “Optical networking solutions” in Meiningen is a cutting-edge centre for research and development in the field of new optical technology. Architecture had to find some way of bringing out the compatibility and
interaction between new forms of technology and the environment. The proposed solution, which is the first modular fragment of a future extension, extends like a thin line into the agricultural landscape. The two metal roofs, that break down the austere order of the glass prism and produce anti-Cartesian protruding forms, play rather frivolously with the surrounding hillscape. The abstract nature of the design, whose thin rafters seem to hold down rather than support sails blowing in the wind, exploits the non-material nature of its volumes and effervescence of its forms to search for the principle associating architectural idiom with a form of production in which high technology seems to cancel out the density and weight of traditional industrial goods. This comes out more significantly inside the building, where the powerful modulating of light and fluidity of space, matching wide aisles with closely-knit and isolated spaces, create the image of a lively community. The space itself, that looks highly indeterminate, helps create that plurality of relations marking an opening up to the kind of approaches to work and research that avoid any predetermined process, which, it is assumed. needs to be open to a range of different solutions and directions. But viewing the outside landscape (as it stretches up to the old village up in the hills and the farm lands) from the office, place of work or assembly bench is something more than just dissolving curtain walling to let in light. It is an awareness of the need to set up new relations between the material of architecture and that of nature, so that both worlds can feed off each other. Each yields part of its properties to the other without losing grasp of its own specific identity. Here, the ground on which the building stands has no base, it is architecture itself.
Roland Halbe
sono impressionanti. Concorso 1998, inizio costruzione I1999tempi e completamento alla fine del
Progetto: Kauffmann Theilig & Partner
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■ Viste
generali e prospettiva di uno dei corridoi vetrati interni del Centro Ricerca e Sviluppo della ADVA AG Optical Networking realizzata a Meiningen in Germania. L’edificio, realizzato in soli nove mesi, ha ricevuto il premio Ufficio dell’Anno nel 2001.
26 l’ARCA 176
■ General
views and perspective view of one of the glass corridors inside the Research and Development Centre of ADVA AG OPTICAL Networking built in Meiningen, Germany. The building, constructed in less than nine months, won the 2001 Office of the Year award.
l’ARCA 176 27
■ Sotto,
schema di studio dell’incidenza della luce solare e planimetria generale. A destra, particolare della facciata della struttura a due piani. L’edificio è stato progettato e realizzato per moduli in modo da poter essere ampliato lungo l’asse nord-sud.
28 l’ARCA 176
■ Below,
diagram analysing how light hits the building and site plan. Right, detail of the facade of the two-storey structure. The building is designed and constructed in sections so that it can be extended along the north-south axis.
Credits Project: Kauffmann Theilig & Partner Project Architect: Armin Fiess Project Team: Ralf Pfeiffer, Christian Ubele Project Management: Drees & Sommer Structural Enginnering: Pfeferkorn & Partner Daylight Concept: Transsolar Energietechnik
Electrical Engineering: Ingenierbüro Schwarz HVAC Engineering: Schreiber Inegenieure Gebäudetechnik Green Planning: KTP, LUZ Landschaftsarchitekten Client: ADVA AG Optical Networking
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■ Viste
degli interni che ospitano 200 impiegati. Gli spazi destinati alla produzione sono organizzati al piano terra, mentre gli uffici e l’amministrazione sono al primo piano. Le
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suddivisioni sono tutte in vetro in modo da non limitare la vista sia all’interno che verso l’esterno e favorire l’ingresso della luce naturale anche negli ambienti più interni.
■ Views
of the interiors accommodating 200 employees. The production spaces are set out on the ground floor, while the offices and administration are on the first floor. The partitions
are all made of glass so as not block views towards either the inside or outside and help natural light flow inside.
■ Vista
di uno degli open space a doppia altezza, illuminati naturalmente grazie agli ampi elementi vetrati in copertura. La pavimentazione continua e omogenea, le partizioni vetrate e la grande luminosità degli interni sottolineano lo spirito di gruppo e di innovazione dell’azienda. ■ View of one of the double-height open spaces naturally lit by wide glass roof elements. The smooth flooring, glass partitions and brightly-lit interiors underline the firm’s team spirit and innovation.
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sono impressionanti. Concorso 1998, inizio costruzione I1999tempi e completamento alla fine del
interaction between new forms of technology and the environment. The proposed solution, which is the first modular fragment of a future extension, extends like a thin line into the agricultural landscape. The two metal roofs, that break down the austere order of the glass prism and produce anti-Cartesian protruding forms, play rather frivolously with the surrounding hillscape. The abstract nature of the design, whose thin rafters seem to hold down rather than support sails blowing in the wind, exploits the non-material nature of its volumes and effervescence of its forms to search for the principle associating architectural idiom with a form of production in which high technology seems to cancel out the density and weight of traditional industrial goods. This comes out more significantly inside the building, where the powerful modulating of light and fluidity of space, matching wide aisles with closely-knit and isolated spaces, create the image of a lively community. The space itself, that looks highly indeterminate, helps create that plurality of relations marking an opening up to the kind of approaches to work and research that avoid any predetermined process, which, it is assumed. needs to be open to a range of different solutions and directions. But viewing the outside landscape (as it stretches up to the old village up in the hills and the farm lands) from the office, place of work or assembly bench is something more than just dissolving curtain walling to let in light. It is an awareness of the need to set up new relations between the material of architecture and that of nature, so that both worlds can feed off each other. Each yields part of its properties to the other without losing grasp of its own specific identity. Here, the ground on which the building stands has no base, it is architecture itself.
2000. Forse perché siamo in Germania o forse perché si tratta di un progetto per un’impresa privata, il fatto è che fra l’ideazione e realizzazione i tempi sono così ridotti da sembrare un sogno per una realtà come quella italiana dove il processo decisionale subisce una costante paralisi al punto che una costruzione realizzata appare già vecchia e datata quando viene ultimata. In tutto questo, un peso non irrilevante è imputabile all’uso di una tecnologia in grado di proporre un processo di assemblaggio di parti e materiali costruiti fuori dal cantiere. In tal senso una chiara composizione, ritmata da pochi ed essenziali elementi regolari, consente di combinare con felicità un disegno che rende con immediatezza lo spirito dell’opera. Questo non significa la caduta nello standard, come modulo economico e costruttivo, esteso indifferentemente a tutta l’opera. Al contrario, questo esempio dimostra che un’accorta organizzazione dello spazio e un sapiente uso delle tecnologie contemporanee consente di ricorrere a una gamma infinita di soluzioni che modulano gerarchie differenti e improvvisi scatti formali in cui l’arbitrario è naturale espressione della regola. O meglio, esso è la sua conferma poiché assegna a essa il ruolo di tema. Il gruppo diretto da Dieder Ben Kauffmann e Andreas Theilig è uno studio (www.kauffmann theiligpartner.de) - con sede a Ostfildern, vicino a Stoccarda - che ha già dimostrato un eccellente livello professionale nei progetti di edifici rappresentativi. Il loro atteggiamento pragmatico non è mai riducibile a un semplice appiattimento in risposta a un programma funzionale ma rappresenta uno sforzo costante per dare forma e immagine ai nuovi contenuti che l’abitare contemporaneo pone alla nostra cultura. In questo caso il tema è quello dell’ambiente di lavoro come si va configurando nelle società più avanzate: luogo di produzione e di ricerca dove il prodotto finale è il risultato di processi innovativi sul piano delle idee piuttosto che su quello della produzione di manufatti finiti. Uno spazio ibrido in cui invenzione, manipolazione e sperimentazione si contaminano con la necessità di costruire nuove e diverse relazioni umane e sociali, e soprattutto con l’esigenza dell’impresa di trasferire tutto questo in una icona rappresentativa delle nuove concezioni del lavoro.
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La nuova sede della ADVA AG, “Optical networking solutions” a Meiningen si propone come un centro avanzato per la ricerca e lo sviluppo nel campo delle nuove tecnologie ottiche. L’architettura doveva, in qualche modo, rendere evidente la compatibilità e la collaborazione fra nuove tecnologie e l’ambiente. La soluzione proposta, che è un primo frammento modulare di un futuro ampliamento, si estende come una linea sottile nel paesaggio agricolo. I due tetti metallici, che scombinano l’ordine rigoroso del prisma di cristallo producendo delle protuberanze che squassano una sintassi cartesiana, giocano, non senza una certa civetteria, con le colline che si profilano a chiusura del paesaggio. L’astrazione della composizione, in cui sottili puntoni sembrano aggrappare al suolo le vele spinte dal vento, piuttosto che sostenerle, cerca nell’immaterialità dei volumi e nell’evanescenza delle forme, il principio che associa il linguaggio architettonico al carattere di una produzione in cui l’alta tecnologia sembra annullare la densità e il peso dei tradizionali manufatti industriali. Tutto questo si coglie, in modo più significativo, all’interno dell’edificio dove la ricca modulazione della luce, la fluidità dello spazio, che ritma ampie navate a spazi raccolti e isolati, producono l’immagine di una vitale comunità. Lo stesso spazio, che si presenta con un carattere di forte indeterminatezza, concorre a quella pluralità di relazioni che sono il segno di un’apertura alle forme della cultura del lavoro e della ricerca che non accettano una prefigurazione di un processo, che già nelle sue premesse, deve essere aperto a molteplici soluzioni e orientamenti. Ma poi quel vedere, dal posto di lavoro, dall’ufficio come dal banco di assemblaggio, l’ampia estensione del paesaggio esterno definito dall’antico borgo appoggiato alle colline e la dolce distesa dei campi coltivati è qualche cosa di più profondo che la semplice dissoluzione della cortina muraria e la diffusione della luce. Questa continuità nasce dalla consapevolezza della necessità di instaurare un rapporto nuovo fra la materia dell’architettura e quella della natura poiché i due mondi si alimentano a vicenda. Ognuno cede all’altro una parte delle sue proprietà senza, per questo, negare le specifiche identità. Qui, il suolo, su cui poggia l’edificio, non dispone di basamento, esso è architettura. Remo Dorigati
he schedule is very impressive. The competition was organised T in 1998, building work began in 1999 and was completed by the end of 2000. Perhaps because we are in Germany or may be because this project is designed for a private enterprise, the fact is that the brevity of time lapsing between the design and construction phases seems almost miraculous for a country like Italy where the decision-making process is always so slow that a building already looks old and outmoded by the time it is actually constructed. The use of technology capable of enabling a process of assembly of parts and materials manufactured off-site plays a key part in all this. In this respect, a clear design featuring just a few regular elements favours a happy and immediate rendering of the basic spirit of the project. This does not mean lapsing into standard repetition as an economical means of setting about building that applies to the entire work. On the contrary, this example shows that a clever layout of space and smart use of modern-day technology opens up an endless range of solutions creating different hierarchies and unexpected stylistic shifts in which the random is a natural embodiment of a rule. Or rather it confirms a rule by turning it into a theme. The team led by Dieder Ben Kauffmann and Andreas Theilig is a firm (www.kauffmanntheiligpartner.de) - based in Ostfildern, near Stuttgart - that has already shown great expertise in designing landmark buildings. Their pragmatism is never just a simple conforming to a functional programme, they also strive to give shape and image to the latest developments in the art of living. In this case, the theme is the working world in cutting-edge societies: research and production places where the final product is a result of innovative processes, both in terms of ideas and manufacturing finished products. A hybrid space in which invention, manipulation and experimentation are contaminated with the need to build new and different socio-human relations and, most significantly, with the firm’s desire to convert all this into an icon embodying the latest ideas about work. The new headquarters of ADVA AG, “Optical networking solutions” in Meiningen is a cutting-edge centre for research and development in the field of new optical technology. Architecture had to find some way of bringing out the compatibility and
Roland Halbe
Nuove relazioni ADVA AG Optical Networking
Progetto: Kauffmann Theilig & Partner
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■ Viste
generali e prospettiva di uno dei corridoi vetrati interni del Centro Ricerca e Sviluppo della ADVA AG Optical Networking realizzata a Meiningen in Germania. L’edificio, realizzato in soli nove mesi, ha ricevuto il premio Ufficio dell’Anno nel 2001.
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■ General
views and perspective view of one of the glass corridors inside the Research and Development Centre of ADVA AG OPTICAL Networking built in Meiningen, Germany. The building, constructed in less than nine months, won the 2001 Office of the Year award.
l’ARCA 176 27
■ Sotto,
schema di studio dell’incidenza della luce solare e planimetria generale. A destra, particolare della facciata della struttura a due piani. L’edificio è stato progettato e realizzato per moduli in modo da poter essere ampliato lungo l’asse nord-sud.
28 l’ARCA 176
■ Below,
diagram analysing how light hits the building and site plan. Right, detail of the facade of the two-storey structure. The building is designed and constructed in sections so that it can be extended along the north-south axis.
Credits Project: Kauffmann Theilig & Partner Project Architect: Armin Fiess Project Team: Ralf Pfeiffer, Christian Ubele Project Management: Drees & Sommer Structural Enginnering: Pfeferkorn & Partner Daylight Concept: Transsolar Energietechnik
Electrical Engineering: Ingenierbüro Schwarz HVAC Engineering: Schreiber Inegenieure Gebäudetechnik Green Planning: KTP, LUZ Landschaftsarchitekten Client: ADVA AG Optical Networking
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degli interni che ospitano 200 impiegati. Gli spazi destinati alla produzione sono organizzati al piano terra, mentre gli uffici e l’amministrazione sono al primo piano. Le
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suddivisioni sono tutte in vetro in modo da non limitare la vista sia all’interno che verso l’esterno e favorire l’ingresso della luce naturale anche negli ambienti più interni.
■ Views
of the interiors accommodating 200 employees. The production spaces are set out on the ground floor, while the offices and administration are on the first floor. The partitions
are all made of glass so as not block views towards either the inside or outside and help natural light flow inside.
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di uno degli open space a doppia altezza, illuminati naturalmente grazie agli ampi elementi vetrati in copertura. La pavimentazione continua e omogenea, le partizioni vetrate e la grande luminosità degli interni sottolineano lo spirito di gruppo e di innovazione dell’azienda. ■ View of one of the double-height open spaces naturally lit by wide glass roof elements. The smooth flooring, glass partitions and brightly-lit interiors underline the firm’s team spirit and innovation.
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Lo “scrigno” di Torino Art Gallery at Lingotto ella generale opacità che ormai da veramente troppi anni grava N sui programmi di intervento espressi
po’ restia a trascrivere a tambur battente gli input fisici dei processi di rapida trasformazione; procedendo per gradi sottilmente accurati e non brutali, di profilo alto e nel medesimo tempo ragionevolmente sicuri per margini sensati di redditività. Un auditorium brillante ed esatto convince e attrae progressivamente, a cascata, accadimenti espositivi di buona qualità, a loro volta necessitanti di loisir di varia natura, e tutto viene intelaiato in un inner landscape che non ha nulla da spartire con le miserie del cosiddetto arredo urbano. Il vecchio sogno di Piano, una architettura molto aggiornata e molto partecipata, trova qui la sua forma matura come costruzione attenta e continua di scenari in grado di far crescere qualitativamente e consapevolmente la domanda della committenza: conditio come si sa sine qua non per far qualcosa di veramente buono. Sicchè, comunque vadano le cose, ora Torino ha un qualcosa di paragonabile, fatte le abissali ma ovvie differenze, ai tre ampliamenti sabaudi d’antan, memorabili per bellezza, equilibrio e sapienza nel trascolorare delle scale. E l’architetto, forte di questo solido costrutto, può anche, infine, dedicarsi a buon diritto e in santa pace alle opere necessarie per far cantare appieno l’insieme architettonico: quelle che così, di primo acchito, nessuno si sogna di lasciar fare o si riducono a exploit transeunti. Così la Bolla, luogo magico e unico per meeting globali e panoramici, corona da qualche tempo, felicemente, la torre sud dell’edificio mattetrucchiano, dispiegando liberamente passioni poetiche e modalità compositive molto molto sofisticate. E ora la torre nord sorregge una Pinacoteca, ventitre quadri e due sculture della collezione privata di Gianni e Marella Agnelli, aperta al pubblico sei giorni su sette: un parallelepipedo leg-
Credits Project: Renzo Piano Building Workshop Design Team: M.van der Staay (associate in charge) with A.Belvedere, K.van Casteren, D.Dorell, F.Florena, B.Plattner (senior partner), and A.Alborghetti, M.Parravicini, A.H.Temenides; C,Colson, Y.Kyrkos, O.Aubert (models)
germente streamlined con fianchi d’acciaio baluginante e luce zenitale filtrata da un soprastante setaccio piatto fatto di 1746 lamelle di vetro opaco. Tenuto naturalmente a debita distanza (“il tappeto volante”). Non è finita qui: dovutamente distaccati sotto si sviluppano cinque piani per esposizioni temporanee e altri supporti culturali e informativi, avviticchiati alla torre con le risalite e tutto quanto. Architetture nella architettura. Anche un poco torre di un autodromo raggiungibile però in taxi percorrendo le mitiche rampe e la mitica pista sul tetto, trasformato così, almeno idealmente in strada urbana unica e irripetibile. Che preziosità. Ora questa massiccia nave lunga 507 metri e larga 24, ordita di infiniti pilastri di calcestruzzo armato distanti sei metri l’uno dall’altro, anzi piuttosto una portaerei ante litteram, arenatasi un giorno lì a un certo punto di via Nizza mentre per motivi arcani discendeva lungo il Po, forse diretta al mare e forse no, ha finalmente le proprie dovute soprastrutture, millimetricamente adatte e raffinate. Trovandosi nella condizione di vedere e nella leggera e felice situazione di poter del tutto ignorare i diversi intricati viluppi che segnano pesantemente ogni insediamento umano sulla crosta terrestre disse un giorno Le Corbusier in visita a Torino essere questa città disposta in maniera impareggiabile sul territorio circostante. Forse era una giornata primaverile e ventosa, quando il sole ancora non alto sull’orizzonte spazza spietato con una luce tersa e inquietante quella parte orograficamente così bella sita al nord ovest del nostro paese. Incanto di un incontro, e di uno scontro: sono sette le tele di Matisse appese ora lassù, nel cielo sopra la pista, circondate dalle Alpi. Maurizio Vogliazzo
n the general air of gloom that has Idesign been weighing for too long now over programmes carried out (or
Consultants: RFR (roof structure), Fiat Engineering (primary structure and services), PI Greco Engineering (fire prevention), P.Castiglioni (lighting), Studio Inarco (consulting architect) Main Contractors: Albese Marmi e Graniti (floors), Capoferri (windowframes), Covesa (decors, interior partitions),
left unbuilt) in major Italian cities in an attempt to keep them reasonably up with the times - certainly not ahead of them or leading the way, as the case ought to be -, there have been very few significant works. Some of these rare examples are concentrated in the metropolitan borough of Turin. Now, after two decades of very interesting realizations, at the very recent Sandretto Re Rebaudengo Foundation which places Turin back at the very cutting-edge of contemporary art in Italy, we must add the opening of the Gianni and Marella Agnelli Art Gallery designed by Renzo Piano, on top of the old workshop of engineer Giacomo Mattè Trucco brings at least symbolically to a close one of the most original, interesting and extensive over-urban-scale operations to implement change and innovation; an operation thought-up, designed and carried out by means of a long sequence of architectural projects. This is a well-known affair. With no real “stars” involved and not intended merely to provide a good chance to carry out real estate operations as vast and convenient as possible, as soon as manufacturing was stopped in the plant, the owners launched an international invitational competition involving a wide range of different architectural designers that paid little attention to the latest fads and trends (strange for Italy: but Zevi and Klaus König were still around): collecting programmes and their architectural ideas for devising a fresh role for that huge factory focusing around the multistorey building that Le Corbusier was so fond of, as part of plans to develop and alter the metropolitan conurbation that the building itself created and
Giuliani Infissi (façade cladding), Maspero Elevatori (lifts), Model System Italia (curtains), Clemente Fratelli, Del Regno, Gruppo Bodino, Honeywell Technical Services, Intec, Keltermica Cordero, RTI Impregilo-Borini, Trovato Costruzioni, Costruzioni Edili Piemontesi Client: Lingotto spa+Palazzo Grassi
which now holds if prisoner. These twenty designs were then well publicised and much talked about: this was perhaps the last interesting architectural enterprise in Italy before the long eclipse that still shows no signs of ending. Seeing these projects today, more time seems to have passed by than is actually the case. Ideology was obviously still a prominent force: we can see the vengeful influence of numerous rather ridiculous community homes eating away at the factory with a vengeance; a variety of sprawling terraced houses devouring the physical traces of industry. There are even some rather unlikely vivisections carried out by perverse real estate agents and incongruous remakes of old-fashioned megastructures. As usual plenty of eyes that cannot see: apart from the rather blasé and intriguingly ironic and deliberately in-effectual dream of Big Jim Stirling, who stepped out of the fray and was light years apart from the rest; and then there is the very clearsighted design by Renzo Piano, aimed at finding the best possible way to face change with its head held high as part of a high-quality total revamping project. Piano shows admirable patience in taking fifteen years to complete a design perfectly compatible with the complexity of the overall programme, a project for a new fragment of city geared around the Lingotto’s architecture, which has not been betrayed but just carefully altered without conceding anything to that familiar and rather crude tendency towards conservatism. As sly as a fox, the design strategy gradually gathers together new functions or at least functions not attended to by a city that seems to be half asleep and reluctant to bring into effect the physical input for rapid transformation processes. A wonderfully desi-
■ Viste
dell’ingresso della nuova Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli al Lingotto di Torino, destinata ad accogliere una ventina di capolavori della collezione d’arte degli Agnelli. Alla Pinacoteca si accede dalla Torre Nord del Lingotto o dalla pista sulla copertura dell’edificio.
gned auditorium gradually attracting a cascade of quality exhibitions, in turn in search of somewhere to come to rest, all framed in an inner landscape that has nothing to do with all that miserable stuff that usually passes for urban furbishing. And so on and so forth. Piano’s old dream of creating cutting-edge architecture that involves people takes on a mature form here, as a careful construction of settings capable of raising the client’s standards: as we know the conditio sine qua non for achieving something really worthwhile. This means that, however things turn out, Turin has something comparable to the three old extensions dating back to the times of the House of Savoy (bearing in mind the huge and rather obvious differences), memorable for their beauty, balance and skill at changing chromatic scales; the only significant thing worth mentioning since then is Via Roma with its various connections and annexes, that have caused such an uproar but certainly are not to be sneered at. Thanks to this solid construction, the architect was finally and quite rightly free to concentrate on the works required to really make the overall architectural complex sing: those which, at first sight, nobody would dare to undertake or which would inevitably be little more than transient exploits. For instance the Bolla, a magical place unique of its kind for holding global meetings that affords magnificent views, has for some time now been happily crowning the south tower of the building designed by Mattè Trucco, freely unfurling poetic passions and highly sophisticated stylistic techniques. And the north tower now holds an Art Gallery, twenty-three paintings and two sculptures from the Gianni and Marella Agnelli’s private collection, open to the public seven days-a-
■ Views
of the entrance to the new Giovanni and Marella Agnelli Art Gallery at the Lingotto in Turin, designed to hold about twenty masterpieces from the Agnelli family’s art collection. The art gallery can be reached through the North Tower of the Lingotto or the track on the building’s roof.
week: a gently streamlined parallelepiped with glistening steel sides and zenith light filtered through a flat sieve at the tope made of 1746 opaque glass blades. Naturally kept at a safe distance (“the flying carpet”). But that is not all: duly detached below, there are five floors for hosting temporary exhibitions and other cultural/information services twisting around the tower together with the vertical connections etc. Works of architecture inside the architecture. A bit like a race track tower that can be reached by taxi up the legendary ramps and mythical track up on the roof, at least ideally converted into an urban road unique of its kind. What affectation. Now this huge ship - 507 metres long and 24 wide, arranged in endless rows of reinforced concrete columns placed six metres apart, or rather an ente litteram aircraft carrier that ran aground one day at a certain point along Via Nizza as it was sailing down the River Po on its usual business, perhaps heading out to sea or may be not - has finally been furbished with its own superstructures gauged to elegant perfection. When visiting Turin one day and finding himself in a position to see things and in the happy state of being able to totally ignore all the elaborate trappings weighing heavily on any human settlement built on the earth’s crust, Le Corbusier said that the city was posed on the surrounding territory in an incomparable way. Perhaps it was a windy day in spring when the sun (not yet very high on the horizon) shone with disturbing splendour across that orographically beautiful part of the city over in north west Italy. Charmed by what meets or greets the eyes: there are now seven canvases by Matisse hanging up there in the skies above the track surrounded by the Alps.
Enrico Cano
(o non espressi) dalle grandi città italiane per mantenere con una certa dignità il passo con i tempi, non diciamo per tentare di anticiparlo, o in parte indirizzarlo, come invece si dovrebbe fare, gli episodi di un qualche rilievo sono davvero pochi. Alcuni di questi si trovano concentrate nell’area metropolitana torinese: per via del persistere di un alto tasso culturale. Ora, dopo due decenni di interventi molto interessanti, alla recentissima Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che rilancia la leadership di Torino come la più radicata piazza nel nostro paese per l’arte contemporanea, si aggiunge l’opening della Pinacoteca Gianni e Marella Agnelli, progettato da Renzo Piano, sulla cima della vecchia officina dell’ingegnere Giacomo Mattè Trucco, conclude, almeno simbolicamente, una delle più originali, interessanti e vaste operazioni di mutamento e innovazione di scala più che urbana, pensate, progettate e perseguite per mezzo di un fitto susseguirsi di interventi di architettura. La vicenda è nota. Senza star lì a perdere tempo e non mirando soltanto ad aspettare l’occasione buona per realizzare operazioni immobiliari le più vaste e convenienti possibili, poco dopo aver cessato l’attività produttiva in quegli stabilimenti, la proprietà lancia una consultazione internazionale per inviti, piuttosto di larghe vedute per scelta di progettisti e senza concessioni a tendenze di sorta (come non avviene sovente qui da noi: ma c’erano ancora Zevi e Klaus König): per raccogliere programmi e loro risoluzioni architettoniche per un nuovo possibile ruolo dell’enorme pezzo di fabbrica, imperniato sull’edificio multipiano che tanto piaceva a Le Corbusier, in un
quadro di sviluppo e cambiamento della conurbazione metropolitana da lui stesso generata, e che lo tiene prigioniero. Le venti proposte, giustamente diversissime fra di loro, verranno poi ben comunicate e di esse si parlerà molto: è forse l’ultima comparsa italiana sulla scena internazionale, prima della nota lunga eclissi di cui ancora non si intravede la fine. Vedendoli oggi, questi progetti, sembra che sia passato molto più tempo di quant’è in realtà avvenuto. Quanto doveva pesare l’ideologia, ancora: vediamo molte puntigliose rivincite di capillari e assurde formazioni residenziali comunitarie che erodono vendicativamente la fabbrica; svariati agghiaccianti falansteri che divorano le tracce fisiche dell’industria. Anche vivisezioni improbabili di immobiliaristi perversi; e remake incongrui di memorie megastrutturali. Quanti occhi che non vedono, come sempre: a parte il sogno ironico fascinoso e blasé, deliberatamente in- effettuale, di Big Jim Stirling, chiamatosi poi fuori segnando distanze siderali dagli altri; e certamente la proposta lucida e tesa, volta al poter fare, e al farlo nel migliore dei modi, affrontando a fronte alta il mutamento in una prospettiva di sviluppo qualitativo, a tutto campo, di Renzo Piano. Che, con pazienza attentissima, in una quindicina d’anni porta a compimento ammirevolmente, nel migliore dei modi possibile compatibilmente con la complessità del quadro dato, un nuovo pezzo di città imperniato, complessivamente, sulla architettura del Lingotto non tradita, accuratamente modificata senza nessun cedimento alla ben nota, diffusa e becera abitudine a prescrizioni conservative. Con astuzia di colomba la strategia progettuale raggranella un po’ per volta funzioni nuove o comunque inevase da una città sonnolenta, un
Progetto: Renzo Piano Building Workshop
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l’ARCA 176 33
■ Nella
pagina a fianco, schizzo preliminare e vista aerea del volume sopraelevato della Pinacoteca denominato “scrigno”: un corpo di acciaio di circa 450 mq, posto alla stessa altezza della “Bolla”, in cui sarà
34 l’ARCA 176
conservata la collezione permanente. Sopra, sezioni della pinacoteca, che si sviluppa in verticale con una superficie complessiva di 2.800 mq disposti su sei livelli.
■ Opposite
page, preliminary sketch and aerial view of the Art Gallery’s raised structure known as the “case”: a steel construction covering approximately 450 square metres, at the same height as the
“Bubble”, in which the permanent collection is kept. Above, sections of the art gallery rising up vertically to cover an area of 2,800 square metres built over six levels.
l’ARCA 176 35
■ Gli
spazi interni dedicati alla collezione permanente e a mostre temporanee sono stati realizzati privilegiando la neutralità dell’architettura rispetto alle opere esposte. Oltre agli spazi
■ Lo
“scrigno” visto da via Nizza e particolare della scala interna che collega i sei livelli.
36 l’ARCA 176
espositivi, la nuova Pinacoteca contiene un centro didattico per l’arte, uffici, una galleria commerciale, una libreria e lo spazio pubblico della biglietteria.
■ The
interiors devoted for hosting the permanent collection and temporary exhibitions are designed to bring out the neutral nature of the architecture compared to the works on display. In addition to
exhibition spaces, the new Art Gallery contains a teaching centre for art, offices, a shopping mall, book shop and public ticket office.
■ The
“case” seen from Via Nizza and detail of inside stairway connecting the six levels.
l’ARCA 176 37
l
l vocabolo “metadesign” è di recentissimo conio, ma vanta già una pluralità di
interpretazioni che hanno finito col renderlo una sorta di paroletta magica, come quelle che Dreams and Visions
costellano il mondo delle fiabe. Il suo significato letterale è naturalmente affidato al prefisso metal- che indica interposizione od oltrepassamento. Nel suo senso corrente ciò lo definisce come “discorso su e oltre” il design o il “progetto” in generale; ma per gli apocalittici dell’antitecnologia contemporanea, come Paul Virilio, esso rinvia all’intrusione devastante dei media elettronici nella nostra coscienza e nei nostri schemi
Lab[au]
176 38 l’ARCA 175
mentali; al contrario, per quanti vedono nella tecnologia uno strumento di realizzazione dei progetti umani, il suo significato è quello della ricerca di nuovi equilibri fra la mente umana e i più avanzati sistemi tecnici di controllo e intervento sulla realtà. Per lab|au|, laboratorio di architettura + urbanistica di Bruxelles, fondato nel 1995 da M. Abendroth, J. Decock, C. De Smet, A. Plennevauz, il “metadesign” costituisce invece una vera e propria disciplina, “fondata su un insieme di segni e di codici - linguaggio propri dei processi di inFORMAzione (comunicazione, computazione, editing) e sulla loro trasposizione in forme testuali, grafiche, spaziali e multidimensionali... L’approccio metodologico di lab|au| all’indagine delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione come complesso di nuovi costrutti spaziali e semantici mira anche a trasferire la sua attività dall’architettura al Meta.Design”. Alla base della filosofia progettuale di lab|au| si pone il concetto di “prossimità”, che, nell’ambito dell’ICT (Information and Communication Technologies), non va più considerato nello spazio, bensì nel tempo. La contiguità temporale dei fenomeni deriva dalla simultaneità con la quale essi si presentano alla nostra esperienza nel rapporto quotidiano con i media informatici, e dall’implosione dello spazio che ne deriva. Questo nuovo modello di relazioni spazio-temporali incide sulle nostre strutture percettive e cognitive, modificandone gli orientamenti e aprendo nuove prospettive alle capacità progettuali, sia sul piano linguistico dei codici e degli stili, sia su quello estetico e culturale. Quello che viene definito “il passaggio dall’architettura al metadesign” si configura così come indagine dei costrutti informativi spaziali, esplorazione di nuove strutture spazio-temporali, stimolazione di una nuova sensorialità e messa a punto di rinnovati approcci cognitivi alla realtà. Questa concezione del “metadesign” impone due osservazioni. La prima è la più diretta, e riguarda il territorio dell’architettura o, più in generale, quello del progetto degli spazi, delle cose, delle immagini. Il “metadesign” appare, da questa angolazione, uno scandaglio gettato nelle profondità delle nuove tecnologie nel tentativo di portare alla superficie il laborioso travaglio formale che esse rendono possibile. Non si tratta di ricercare modelli definiti in grado di incarnare ruoli, funzioni, organizzazioni di elementi in base a finalità prefissate. Si tratta invece di saggiare possibilità incerte, di muoversi lungo il filo della metamorfosi continua originata dallo slittamento delle relazioni spaziali sul piano temporale, di inseguire configurazioni instabili, accettando il rischio di puntare tutto sulla loro costitutiva evanescenza. Il mondo che il “metadesign” ci spalanca dinanzi è fatto di pure immagini, non di rappresentazioni. La rappresentazione rinvia in un modo o nell’altro a un contenuto che la precede e cerca di irrigidirla in un significato; le immagini producibili attraverso la sperimentazione estrema delle tecnologie digitali sono al contrario autorappresentative e rinviano unicamente a se stesse, alla propria sfuggente logica. Esse hanno un senso nella misura in cui siamo noi a selezionarle scommettendo su una loro possibile evoluzione, sulla loro capacità di rapprendersi in un disegno preciso e a fissarsi in una fisionomia spaziale riconoscibile e praticabile. L’energia immessa in tal modo nella pratica progettuale risulta evidente. Il “metadesign” delinea puri concetti formali, immagini archetipiche immerse in un flusso di possibilità che definisce un campo di osservazione, non certo un campionario di soluzioni. Lo scenario che si articola dinanzi ai nostri occhi possiede la stessa libertà creativa della fantasia umana, che elabora senza posa un mondo di forme nel quale l’unica logica ammissibile è quella del desiderio. Rispetto alla fantasia, esso però denuncia una differenza decisiva: diversamente da quella, è sempre frutto di un calcolo finito, dell’attività di una rete di relazioni la cui natura ipertestuale e quadridimensionale è in grado in ogni momento di dar conto del proprio modello matematico e di dimostrare dunque la propria fattibilità. L’utopia formale che il “metadesign” propone non è insomma assolutamente astratta, giacché contiene
in se stessa, nella propria origine tecnologica, le sue potenziali possibilità di controllo e misurazione, che devono confrontarsi semmai con altre realtà tecniche - materiali, sistemi costruttivi, modalità di fruizione. La seconda osservazione, più generale, riguarda il rapporto tra mente e tecnologia: il loro rispettivo funzionamento, in primo luogo, ma anche, e soprattutto, le loro reciproche relazioni e i conseguenti reciproci condizionamenti. In che misura il “metadesign” si impone ai nostri modelli di pensiero fino a renderli coerenti con la gelida logica della tecnologia? Una progettazione condotta sul filo della elaborazione digitale delle forme e delle strutture non finirà con l’alienarci dalle nostre capacità creative? Si sa che il problema è oggi vivacemente dibattuto, in particolare sul versante delle scienze cognitive e delle loro implicazioni filosofiche. Nelle riflessioni di Gregory Bateson, Francisco Varela e Humberto Maturana, tra gli altri, questo rapporto mette in discussione tanto la natura stessa del nostro pensiero e delle nostre capacità di conoscenza, quanto il valore da assegnare a una tecnologia sempre più pervasiva. L’interazione tra essere umano e ambiente culturale, compreso quello creato dallo sviluppo tecnologico, che per alcuni è distruttivo della nostra stessa identità umana, viene considerata da questi pensatori nella sua dimensione dialettica: le tecniche sono prodotti del nostro pensiero e, una volta realizzate, influiscono su di esso, in quanto ne divengono una componente. Maturana, in particolare, pone la questione in una prospettiva ancora più avanzata. A suo avviso, dobbiamo anzitutto capire che cosa gli esseri umani realmente vogliono. Prima ancora di affrontare temi come il rapporto tra biologia e tecnologia o la possibilità che il “metadesign” influisca in modo negativo sulla nostra mente, dobbiamo interrogarci sulla nostra responsabilità di decidere del nostro destino. Noi esistiamo come esseri umani in quanto entità sistemiche che vivono in uno spazio di relazioni sottoposto a un continuo mutamento strutturale, di cui la tecnologia fa parte. A contare sono dunque i nostri desideri, le nostre paure, la nostra capacità di progettare il futuro, e quindi di utilizzare la tecnica come strumento e materia dei nostri progetti o, in termini più generali, del nostro pensiero. In tale prospettiva, il vocabolo “metadesign” ritorna alla sua accezione originaria, in quanto individua non lo schema già definito del progetto, ma le sue premesse, le sue potenzialità strutturali, i suoi intrinseci valori estetici e formali - in una parola, il suo fondamento umano. Di ciò si trova una significativa conferma proprio nel cuore delle tecnologie più avanzate, vale a dire nel campo degli studi sull’intelligenza artificiale. Le analisi della fluidità dei concetti elaborati dalla mente umana e dell’energia creativa contenuta nella sua capacità di produrre analogie sono alla base dei progetti per la realizzazione di congegni dotati di intelligenza paragonabile a quella degli umani. Nei lavori di Douglas R. Hofstadter, il modello protagonista della ricerca è quello del pensiero umano, colto oltretutto non nella fase dei procedimenti logici primari, ma in quella dei suoi sottosistemi, dei giochi matematici, degli anagrammi, delle successioni numeriche. Il “metadesign” rivela qui tutta la sua importanza progettuale, giacché configura gli obiettivi della ricerca all’interno di un modello teorico e concettuale da cui dovranno discendere tutte le modalità operative. Ma a prevalere è pur sempre la logica umana, che plasma quella artificiale - e meramente strumentale - a propria immagine. Il che ci riporta all’architettura, al ruolo che il “metadesign” è chiamato a svolgere nel suo territorio e alle elaborazioni di lab|au|. Ponendo al centro delle proprie ricerche le tecnologie informatiche e comunicazionali, lab|au| mira a trasporle in forme testuali, grafiche, tridimensionali e biomorfiche per saggiarne la coerenza e l’efficacia. Esso non si nasconde le implicazioni del suo procedimento sul terreno delle relazioni tra l’architettura e il comportamento umano, ma ne fa addirittura un elemento della propria metodologia progettuale. In tal modo, infatti, “l’architettura fondata sull’informazione affronterà il tema dei costrutti elettronici intelligibili non solo in quanto modalità percettive e cognitive, ma anche come schemi mentali e psicologici di comportamento, modelli ontologici, produzione di ambienti spaziali attivi e funzionali”. Il compito del “metadesign” sarà allora quello di “attivare nuovi ‘sensi’ intesi come componenti del linguaggio, migliorando e potenziando le nostre capacità cognitive e influenzando più incisivamente il nostro stato psichico (coscienza) e il nostro comportamento emozionale e sociale, con una conseguente maggiore partecipazione al progetto sia individuale che collettivo”. Al fondo, dunque, rimane il progetto umano come sviluppo della personalità e della struttura sociale, possibile soltanto attraverso l’interazione tra il pensiero e la tecnica chiamata a realizzarne i modelli ideali. Affermare che il destino degli umani contempla nel proprio orizzonte la presenza ovvia e naturale della tecnologia non è dunque eretico e devastante. Il problema è semmai un altro, e lo ha ben descritto Maturana: “La questione che noi dobbiamo affrontare in questa fase della nostra storia è quello di ciò che davvero desideriamo e se vogliamo o no essere responsabili dei nostri desideri”. Maurizio Vitta
T
he word “meta-design” has only recently been coined, but it can
already boast a number of different meanings that have turned it into the kind of magic word you find in fairy tales. Its literal meaning is of course entrusted to the prefix meta-, which expresses the idea of inter-
posing or moving beyond. It is generally now used to refer to “discourse about and beyond” design or “planning” in general; but for those with an apocalyptic vision of modern-day technology like Paul Virilio, it refers to the way electronic media have invaded our minds and mental schemes; on the other hand, those treating technology as a means of carrying out human projects, it provides a way of searching for new balances between the human mind and latest technical systems for controlling and acting on reality. For lab[au], an architecture and town-planning workshop based in Brussels, set up in 1995 by M. Abendroth, J. Decock, C. De Smet, A. Plennevauz, “meta-design” is a discipline in its own right “based on a combination of signs and codes - language - belonging to inFORMation processes (communication, computing, editing) and their conversion into texts, graphs, spatial patterns and multi-dimensional forms..... Lab(au)’s methodological approach to investigating information and communication technologies as a set of new spatial and semantic constructs aims to transfer its activity from architecture to Meta-design”. Lab[au]’s underlying philosophy of design is based on the concept of “closeness”, which is to be treated in terms of time not space as regards ICT (Information and Communication Technologies). The temporal contiguity of phenomena derives from the simultaneity with which they are presented to experience in everyday relations with computer media, and the implosion of space this then entails. This new model of spatio-temporal relations acts on our perceptual and cognitive structures, altering how they are directed and opening up fresh prospects for design, both on a linguistic level of codes and styles and also in cultural-aesthetic terms. What is described as “the transition from architecture to meta-design” takes the form of an investigation into spatial/information constructs, the exploring of new spatio-temporal structures, stimulating of new sensorial relations and developing of new cognitive approaches to reality. Two remarks need to be made about this idea of “metadesign”. The first is the most direct and concerns the terrain of architecture or, more generally, how spaces, things and images are designed. From this angle, “Meta-design” seems to be a way of plumbing the depths of new forms of technology in an attempt to bring to the surface all the laborious stylistic endeavour it makes possible. This is no quest for pre-defined models capable of taking on roles, functions and the organising of elements based on pre-determined purposes. It is really a matter of testing out uncertain possibilities, moving along the lines of constant metamorphosis deriving from the sliding of spatial relations onto the temporal plane, tracing unstable configurations and accepting the risk of focusing everything on their constitutive evanescence. The world that “meta-design” opens up before us is made of pure images, not representations. A representation in some way or other evokes a content that precedes it and attempts to instil it with meaning; images that can be produced by cutting-edge experimentation with digital technology are, on the contrary, selfrepresentative and only refer to themselves and their own fleeting logic. They are meaningful in as far as we select them, gambolling on how they might evolve, their capacity to be incorporated in a definite plan or placed in an identifiable and feasible spatial setting. This clearly injects plenty of energy into design. “Meta-design” outlines pure formal concepts, archetypal images immersed in a flux of possibilities defining a field of observation and not a sample of solutions. What unfolds before our eyes has the same creative freedom as human imagination, constantly developing a world of forms whose only allowable logic is desire. But there is a key difference compared to imagination: it is always the result of a finite calculation, the activity of a network of relations whose hypertextual and four-dimensional nature means it is capable, at any time, of outlining its own mathematical model and hence displaying its own fea-
sibility. The formal utopia proposed by “meta-design” is not absolutely abstract, since it holds within itself, in its own technological origin, its potential possibilities of measure and control, which actually ought to confront other technicalmaterial situations, constructive systems, and ways of being used. The second more general point concerns how the mind is related to technology: firstly, how each works and then, and most significantly, the reciprocal relations and constraints between them. Just how far does “meta-design” impose itself on our models of thought to make them fit in with the cold logic of technology? Is not design carried out along the lines of the digital elaboration of forms and structures likely to alienate us from our creative skills? This is, of course, a very topical issue at the moment, particularly from the point of view of the cognitive sciences and their philosophical implications. Gregory Bateson, Francisco Varela and Humberto Maturana, amongst others, talk about the very nature of our thinking and our cognitive abilities being called into question, even claiming that the value of technology, as it invades our lives more and more, needs to be re-assessed. Interaction between human beings and culture (including the new world created by technology), which according to some is going to destroy our identity as human beings, is viewed in its dialectical dimension by these thinkers: technology is a product of human thinking and, once invented, actually influences our minds as it becomes part of them. Maturana, in particular, sets the issue in an even more advanced perspective. In his opinion, we must first understand what human beings really want. Before tackling issues like how biology is related to technology or the possibility of “meta-design” having a negative effect on our minds, we must first examine our responsibility to decide our own fate. We exist as human beings in as far as we are systemic entities living in a space of relations subject to constant structural change (of which technology is a part). What counts are our desires, fears, ability to plan for the future and hence use technology as the means and material of our projects or, in more general terms, our thoughts. In this respect, the word “meta-design” returns to its original meaning, since it does not refer to the project’s pre-determined scheme but its underlying assumptions, structural potential, intrinsic aesthetic/formal values - in a word its human foundations. This is largely confirmed by the core of cutting-edge technology, viz., in the field of studies into artificial intelligence. Analyses into the fluidity of concepts developed by the human mind and the creative energy contained in its capacity to create analogies lie at the very foundations of projects to design devices equipped with intelligence comparable to human beings. Douglas R. Hofstadter’s work takes human thinking as a model for research, captured not at the stage of its primary logical procedures, but in its sub-systems, mathematical games, anagrams and numerical sequences. The “meta-design” here reveals all its importance in setting research targets within a theoretical/conceptual model from which all the operating procedures will have to derive. But it is always human logic that prevails, shaping artificial (and merely instrumental) logic in its own image. This takes us back to architecture and the role “meta-design” is supposed to play in this field and in lab[au]’s work in particular. By placing computer and communication technology at the hub of its research, lab[au] aims to transpose them into text, graphic, three-dimensional and bio-morphic form to test their coherence and efficacy. The firm does not hide the implications of this procedure for the relations between architecture and human behaviour, actually making this part of its design technique. In this way, “architecture based on information can tackle the question of intelligible electronic constructs not just as perceptual and cognitive means but also as mental and psychological schemes of behaviour, ontological models, and the production of active and functional spatial environments”. This means “meta-design” will be called upon to “activate new “senses” taken as linguistic categories, improving and reinforcing our cognitive skills and exercising a more telling influence on our psychic state (consciousness) and our emotional and social behaviour, meaning greater involvement in both individual and collective planning”. In the end, we are left with the human project as a developing of personality and social structure, only possible through interaction between thought and technology called upon to create ideal models. There is nothing devastatingly heretical about claiming that technology is naturally and quite clearly part of human destiny. The problem, if anything, lies elsewhere and has been well described by Maturana: “The question we need to face at this point in history is what we really desire and whether or not we want to be responsible for our desires”.
Dreams and Visions
Lab[au]
l’ARCA 176 39
sPACE, navigable music, 2001/2002 ■ sPACE,
Navigable Music è un progetto online che indaga l’impatto delle tecnologie IC e, soprattutto i linguaggi 3D Real Time (come il VRML) nella costruzione dello spazio. Il progetto è uno spazio di ricerca teorica e di sperimentazione riguardo alle interazioni tra forme spaziali, visive e sonore negli ambienti di rete. Il progetto esplora la definizione di ambienti ipermediali e spazi elettronici in combinazione con architettura, musica e cinema attraverso l’interazione degli utenti la navigazione in una matrice digitale tesa a costruire connettività. Lo spazio viene generato in tempo reale a seconda della posizione e dei movimenti dell’utente in questo “e.space” (> mix di colore, >mix di immagini, > mix di suoni). Agendo su parametri spaziali (x, y, z), temporali (t-movimenti) e acustici (frequenza, pitch ecc.), ogni interazione/navigazione trasforma lo spazio visivo e sonoro. Inoltre, la registrazione dei movimenti consente di produrre un viaggio regolato da tecniche cinematiche, movimenti di camera e montaggio di immagini/sequenze. La relazione stabilita tra processi di formalizzazione spaziali, visivi e sonori e l’interattività dell’utente risulta in un’esperienza che combina architettura, musica e tecniche cinematiche attraverso uno schema dinamico. La “Musica navigabile” costituisce in tal modo uno spazio in cui l’utente sperimenta il cyberspazio facendo defluire suoni nello spazio, mixando musica durante la navigazione, registrando i propri movimenti per produrre un’animazione, una clip di musica cinetica, uno spazio sonoro condivisibile.
40 l’ARCA 176
Credits Authors: lab[au], laboratory for architecture and urbanism: M.Abendroth, architect; J.Decock, artist + programmer; Carl DeSmet, artist + designer; A.Plennevaux, programmer Co-laborators at sPACE, navigable music: Grégoire Verhaegen, architect ; Mathias Cosijns, architect; Pieter Heremans, architect + programmer
spa[z]e music: [ ERZATZ ] alias charles Blondeel, musician + www designer; A.l..b...a....n..o, musician; firerstARTer alias Thomas Margolf, musician Website: www.lab-au.com/space
l’ARCA 176 41
■ sPACE,
Navigable Music is an online project investigating the impact of IC technologies and particularly, 3D Real Time modeling languages (such as VRML) in the construct of space. The project constitutes as much a space for theoretical research as a space of experimentation on the forms of spatial, visual and sonic interactions in networked environments. The project thus explores the setting of hypermedia environments and electronic space combining architecture, music and cinema through users interactions navigation within the digital matrix in order to build up connectivity. The space is generated in real time according to the position and movements of the user in this e.space ( > mix color, > mix image, > mix sound). Operating on the spatial (x,y,z), temporal (t-movements) and sonic (frequency, pitch) parameters, each interaction by the user, navigation, transforms the visual and sonic space. In addition, the recording of movements allows each user to produce a traveling according to cinematic techniques, camera movements and image sequencingmontage. The established relation between the spatial, visual and sonic formalization processes and the editable interactivity of users lead to an experience combining architecture, music and cinematic techniques through movement patterns. The “Navigable Music” thus constitutes a space, in which the user experiments cyberspace by dropping sounds into space, mixing music throughout space and navigation, record its movements to produce an animation, a kinetic music clip, a sharable sonic space.
42 l’ARCA 176
i-skin, electronic bodyness, 2000 ■ Il
progetto I-skin, electronic bodyness studia la migrazione del corpo umano in uno spazio elettronico come estensione ibrida di corpo, abbigliamento e architettura, e le implicazioni della comunicazione e delle tecnologie informatiche, come gli avatar. L’avatar è un’interfaccia che ci consentirà di sperimentare ambienti virtuali attraverso nuovi sensi ed estendendo le modalità di comunicazione. Il progetto è pensato come un’installazione interattiva che introduce ogni visitatore alla creazione di un avatar, tessendo un legame tra la persona e il suo doppio. Il visitatore partecipa in tempo reale alla creazione del proprio avatar, arricchendolo attraverso la selezione di immagini da un diaporama interattivo su un touchscreen. Il visitatore è calato in uno spazio altamente riflettente, una superficie pieghettata continua di Plexiglas che determina un’architettura multi-strato. Costituisce lo schermo di proiezione. Essa crea un gioco tra ombre, riflessioni e proiezioni e combina l’esperienza fisica dello spazio corporeo con quella dello spazio mentale e digitale. ■ The project investigates the migration of the human body into the electronic space as a hybrid extension of body, clothing and architecture and the implications of modern communication and information technologies, like the one of the avatar. The avatar is the interface that will enable people to experiment virtual environments through new senses and by extending the communication modes. The project is conceived as an interactive installation introducing each visitor to the creation of such avatar, weaving a link between the person and its double. The visitor participates in real-time to the creation of its avatar, enriches it by selecting images from an interactive slideshow on a touch screen. The visitor is dropped into a highly reflective space, a Plexiglas pleat, a continuous surface banded in space producing a multi-layered architecture. The pleat constitutes the projection screen, creating a game between shadow, reflection and projection combining the physical experience of body space with the mental, digital one. Credits Authors: LAB[au], laboratory for architecture and urbanism: Manuel Abendroth, Jérôme Decock + Naziha Mestaoui + Crstof, fashion designer Commissioned by: La Mission 2000, Paris France Website: www.lab-au.com/i-skin
44 l’ARCA 176
GameVillage, 1999 ■ Game
Village è una scenografia realizzata per una mostra, tenutasi a Lione, che celebrava i 30 anni della cultura dei videogiochi. La scenografia è costituita da una mappa sul pavimento che organizza i videogiochi esposti in senso temporale (dal 1971 al 2001) e di tipologia di azione (uccidere, vincere, guidare, controllare...). Tale indice tempo-azione dei videogiochi è rappresentato nello spazio da una sequenza di teli in estruso trasparente disposti lungo le linee temporali, dilatati o contratti a seconda della presenza e della quantità di videogiochi prodotti in un determinato anno. La mappa forma una superficie informativa stampata sul pavimento, che è attraversato da cinque circuiti tematici dedicati ai temi: avatar, interfaccia, generazione X, intelligenza artificiale e reti. Ogni circuito è costituito da lavori artistici e scientifici esposti in spazi e teche indipendenti attraverso la mappa. Quindi, i teli di plastica ripiegati strutturano lo spazio in una modalità liquida combinando congegni spaziali lineari e cronologici, corridoi di azione e forme temporali con i flussi intertestuali trasversali determinati dai circuiti tematici. Ogni visitatore può seguire una lettura guidata o libera usando il proprio potenziale costruttivo, soggettivo o elettivo. La visita della mostra diventa così un’esperienza che combina la comprensione personale del visitatore con la lettura strutturata dei temi complessi relativi alla cultura dei videogiochi.
■ Game
Village is a scenography realized for an exhibition held in Lyon on 30 years of video game culture. The scenography is based on the creation of a map covering the ground, organizing video games displayed in time (from 1971 to 2001) and in action (kill, win, drive, control...). This time-action index of video games is spatialized thanks to extruded transparent fabrics shaped along the timelines dilated or contracted according to the presence and the amount of video games produced at a given year. The map forms an information surface printed onto the floor, which is crossed by 5 transversal thematic circuits dedicated to the topics of: avatar, interface, generation x, artificial intelligent and networks. Each circuit is constituted by artistic, scientific works displayed in independent spaces, boxes, throughout the map. Hence, the folded plastic fabrics structure the space in a liquid manner combining linear and chronological space devices, the action corridors and the time shapes, with transversal intertextual - flows, the thematic circuits. Each visitor can follow either a guided or a free non structured lecture by using its constructive, subjective or affective potential. The visit of the exhibition turns into an experience combining the personal understanding of a visitor with a structured reading of complex topics related to the culture of video games.
Credits Authors: LAB[au], laboratory for architecture and urbanism: Manuel Abendroth, Jérôme Decock + Naziha Mestaoui Consultants: ABCD, Paris, France AVA, Brussels, Belgium Commissioned by: Infogrames, Lyon France Website: www.lab-au.com/game
l’ARCA 176 45
RGB pavilion, 1999/2001 ■ Questo
padiglione di 75 mq è stato realizzato per essere esposto durante il “Festival international du film de Cannes”. Oltre a costituire l’ingresso principale e la biglietteria, il padiglione era concepito per ospitare una mostra di proiezioni correlate al programma del festival. Basato su una struttura leggera, il padiglione è costituito da una membrana esterna di plastica trasparente con stampato il codice CMYK, e da una membrana interna reattiva e animata da video e proiezioni luminose di codici RGB. Questa membrana interna è uno spazio “blob”, formato dalle angolazioni dei videoproiettori, realizzata con uno specchio plastico semitrasparente di colore neutro animato dalle video proiezioni. Di giorno essa funge da filtro di protezione solare, trasponendo e riflettendo il contesto esterno in uno specchio riflettente e anamorfo, e consente di proiettare materiali video nello spazio interno al padiglione. Lo specchio neutro produce il suo effetto più sbalorditivo sulle superfici non rivestite della membrana interna che, pur attraversata dallo sguardo dei visitatori, rimanda loro allo stesso tempo le immagini proiettate. Operando come un enorme “Glasstron” (schermo virtuale) la membrana interna fonde realtà simulate con quelle reali esterne al padiglione. I visitatori sono così completamente “dentro” lo spazio delle immagini proiettate con diversi gradi di rappresentazione (virtualità): da luci e ombre e immagini proiettate allo spazio filmico. Di sera, quando i proiettori di luce interni al padiglione sono più forti della luce esterna, la membrana diventa uno schermo animato, visibile dall’esterno. Inoltre, tra le due membrane, i proiettori RGB combinano campionature di luci colorate con le proiezioni video, sfruttando la costruzione cinematografica della fiction e dello spazio come applicazione luminosa.
Credits Authors: lab[au], laboratory for architecture and urbanism: Manuel Abendroth, Jérôme Decock Commissioned by: Cannes, festival organization / Mitic _ 1999 / 2001 Website: www.lab-au.com/rgb
46 l’ARCA 176
■ This
75 sq.m pavilion was conceived to be displayed during the “Festival international du film de Cannes”. In addition to be the main entrance and a ticket desk, the pavilion was intended to host an exhibition of films projections. Based on a light structure, the
pavilion is composed of an outer membrane in a transparent and printed CMYK code, plastic sheet, and a reactive and animated inner one, receiving video and light projection RGB code. This inner membrane is a “blob space”, realized in a semitransparent “un-tinted” plastic mirror getting
animated by video projections. During daytime the inner membrane operates as a sun protection filter, transposing and reflecting the outer context of the pavilion into a distorting mirror play, anamorphous, while offering the possibility to project video materials in the inner
space. But the mirror produces its most astonishing effect on non covered surfaces of the inner membrane where the visitor can see through the sheet while seeing simultaneously projected images on the surface of it. Working as an enormous “Glasstron” (virtual screen) the inner
membrane merges simulated realities with the one on the outside. Each visitor is thus entirely “in” the space of projected images dealing with different degrees of representation (virtualities). In the evening, the membrane turns into an animated screen, visible from the
outside. Furthermore, between the two membranes, RGB projectors sample colorful lights with the video projections, thus exploiting the cinematic construction of fiction and space as a light device.
mNemoTIC space, 1999 ■ mNemoTIC
SPACE è fondato sull’idea di una banca dati aperta al pubblico che coinvolge ogni visitatore in un processo di informazione in un ambiente virtuale. Il progetto è basato sul concetto di una “catena di comunicazione” che elabora un concetto di comunicazione globale in cui ogni elemento della catena è utilizzato come vettore dinamico di diffusione e accesso alle informazioni. Lo sviluppo della banca dati collega direttamente la costruzione di un padiglione mobile. La consultazione sequenziale della banca dati forma, attraverso l’assemblaggio di membrane definite dall’utente, un tunnel, detto “i-tube”, che consente al visitatore di tornare in qualsiasi momento a un documento consultato o di viaggiare attraverso lo spazio senza gravità dell’informazione. Il visitatore può specificare la sua ricerca con vari parametri: spazio, tempo, tema influenzando la geometria di ciascuna membrana in forme squadrate curve e angolari. Questo ambiente definito dall’utente grazie alle specifiche informazioni che contiene, come un materiale genetico, conduce al concetto di un codice genetico come traccia di lettura personalizzata. ■ mNemoTIC SPACE is based on the idea of a databank open to a large public by involving each visitor into the process of information within a virtual environment. The project is based on the concept of a “communication chain” working out a global communication concept using each element of the chain as a dynamic vector of diffusion and access to information. The development of the databank directly links the fabrication of a transportable pavilion. The successive consultation of the databank forms, by assembling user defined membranes, a tunnel, the “i-tube” offering the visitor to return at each moment to a consulted document as well as simply to voyage throughout the gravityless space of information. The visitor can specify its research throughout the parameters of: space, time and theme influencing the geometry of each membrane between squared curved and angular. This userdefined environment by the specific information it contains, just like genetic material, leads to the concept of the genetic code as a trace of the personalized lecture.
Credits Authors: LAB[au], laboratory for architecture and urbanism: Manuel Abendroth, Jérôme Decock + Naziha Mestaoui Website: www.lab-au.com/mnemotic
48 l’ARCA 176
l’ARCA 176 49
Passato e presente a colloquio Seoul Historical Museum
Progetto: GB&A
a storia del nuovo Seoul Historical Museum ha inizio nel 1999, con i L primi contatti da parte coreana e il
constant control ensure the most valuable pieces are looked after properly. As is often the case, the museum is aimed at a wide range of different people: this meant it had to be designed to serve not just scholars and experts but also ordinary users, tourists and children. The five sections into which it is divided are all devoted to the capital of Korea. The five themes are history, life, art and culture, growth and the future. The first section investigates the foundations of the city, in terms of its architecture, monuments and urban features: a huge physical model is surrounded by interactive multi-media screens. The second section explores life in Seoul through an interactive re-reading of its statistical data; documentation on government and administration systems; the reconstruction of certain home environments of different social classes, all perfectly furbished; a visual rendition of the main periods in its urban history; a tactile rendition of consumer objects; and a playful rendition of the overall exhibition experience, all designed for children. The third section focuses on the old royal palace with its ceremonial rituals and visually spectacular bridge of illusion; a cultural inquiry into Confucian philosophy; art through the creation of an extremely flexible space designed for hosting temporary exhibitions holding inside an acoustically defined area dedicated to drama, music and dance. The fourth section provides a chronological picture of the various stages in the city’s incredible growth and development from the Neolithic period down to the present day. Finally, the fifth section takes a look into the future, surveying plenty of projects (drawings and models) under construction on both architectural and urban scale. The whole thing is completed by a book store, a brightly lit cafeteria and a dedicated mediatheque-library. As we can see, a complex and carefully-knit experience in which the museum is not confined to just looking after relics from the past, but also serves the important purpose of updating, communicating and creating culture. Finally, it is worth mentioning the incredibly detailed finishing touches: metal, wood, marble and glass, as well as industrial materials and white-plastered walls interacting through their own diversity, emphasising the project’s numerous deliberately flaunted dis-calibrations, dislocations and conflicts. The emerging image is extremely effective: the building is warm and up-to-date, drawing visitors into a richly sophisticated architectural experience competing with the best the world has had to offer over recent years.
conseguente invito ad Amedeo Schiattarella e a Giovanni Bulian per trasformarne la vecchia sede. Dopo diversi incontri con il sindaco di Seoul, il gruppo italiano GB&A - formato dagli stessi Bulian e Schiattarella, oltre che da Carolina De Camillis, Riccardo Fibbi, Paolo Monesi, Giorgio Pala, Corrado Terzi e Nicola Calistroni - assieme alla Diamond Ltd., riceve ufficialmente l’incarico. Il progetto definitivo viene presentato nel 2000; la realizzazione si conclude nel 2002. Il museo sorge sulle rovine del palazzo reale Gyunghuigung: nasce quindi, fisicamente, dal dialogo fra passato e presente, fra un’area archeologica simbolicamente connotata e le forme della contemporaneità, in una città che, non diversamente da altre megalopoli asiatiche, è oggi vertiginosamente proiettata verso il futuro. Il progetto muove dall’impianto a “C” della fabbrica preesistente, puntando a legare l’area di scavo sulla quale insiste il museo con la nuova zona d’accesso. I segni degli antichi tracciati diventano materia progettuale attiva dell’intervento: la maglia geometrica storica orienta, per esempio, una nuova parete. Gli architetti hanno lavorato sulla trasparenza e sulla leggerezza dell’immagine, reinventando radicalmente il supporto fisico di un sistema comunicativo che sfrutta tutte le più recenti tecnologie multimediali. I vecchi ambienti, rigidamente scanditi, sono reinterpretati all’insegna di una nuova libertà, di un disordine calibratissimo, di una inedita fluidità degli spazi, alla ricerca di un continuum fatto di segni solo apparentemente arbitrari, da concavità e convessità leggere, da schermi e diaframmi che rendono il percorso museale ricco di imprevisti e ne dilatano e amplificano gli interni. Le diverse sezioni in cui si articola il racconto espositivo restano comunque autonomamente riconoscibili, ma si susseguono le une alle altre in maniera avvolgente e liquida, priva di soluzioni di continuità, in vista anche di possibili future modificazioni e integrazioni. La qualità espositiva, in gran parte garantita, come s’è detto, da tecnologie sperimentali, è controllata e gestita da un sistema intelligente completamente informatizzato: dal controllo della luce naturale - mediante schermi regolabili e sistemi diversi di oscuramento dei lucernari - e artificiale - rivolta sia agli ambienti che alle singole opere - alla gestione dei sistemi audiovisivi e multimediali, dalla rilevazione delle presenze alla supervisione dei sistemi di sicurezza. La conservazione dei reperti più preziosi è infine garantita da vetrine a tenuta stagna, al cui interno temperatura e umidità relativa sono tenute costantemente sotto controllo. 50 l’ARCA 176
Il museo, come spesso avviene, si rivolge a un pubblico ampio ed eterogeneo: è stato così necessario pensarne il funzionamento in modo da garantirne la fruizione sia da parte di studiosi e specialisti che di visitatori generici e turisti, oltre che di bambini. Le cinque sezioni in cui si articola il percorso espositivo, tutte dedicate alla capitale coreana, sono rispettivamente rivolte alla storia, alla vita, all’arte e alla cultura, allo sviluppo e al futuro. Nella prima sono indagati gli elementi fondativi della città, nei suoi aspetti architettonici, monumentali, urbanistici: un grande modello fisico è circondato da schermi multimediali interattivi. La seconda esplora la vita di Seoul, con la rilettura interattiva dei suoi dati statistici; la documentazione dei sistemi governativi e amministrativi; la ricostruzione di alcuni ambienti domestici di diverse classi sociali, tutti perfettamente arredati; la fruizione visiva dei principali periodi della sua storia urbana; la fruizione tattile di oggetti d’uso; la fruizione ludica dell’esperienza espositiva nel suo complesso, tutta destinata ai bambini. La terza sezione riporta al centro l’antico palazzo reale, con la sua sacralità cerimoniale e la spettacolarità visuale del ponte dell’illusione; l’esplorazione culturale del confucianesimo; l’arte, con la definizione di uno spazio estremamente flessibile destinato a esposizioni temporanee, al cui interno è ritagliata una zona, acusticamente definita, dedicata al teatro, alla musica e alla danza. La quarta espone cronologicamente le diverse tappe dello straordinario sviluppo della città, dal periodo neolitico a oggi. La quinta sezione propone infine uno sguardo sul futuro, con una panoramica sui molti progetti (disegni e modelli) in via di realizzazione, alla scala architettonica e urbana. Il tutto è completato da un book-store, da una luminosa caffetteria e da una biblioteca-mediateca dedicata. Una esperienza, come si vede, complessa e articolata, in cui il museo non vede il proprio ruolo limitato alla conservazione di manufatti del passato, ma svolge una importante funzione di aggiornamento, comunicazione e produzione culturale. Un cenno meritano infine le finiture, eseguite con cura straordinaria: metallo, legno, marmo, vetro, ma anche materiali industriali e pareti semplicemente intonacate di bianco interagiscono fra loro nella diversità, sottolineando le molte scalibrature, i disassamenti e le conflittualità volutamente esibite dal progetto. L’immagine che ne emerge risulta estremamente efficace: l’edificio è accogliente e aggiornato, attira il visitatore in un’esperienza architettonica ricca e sofisticata, certamente competitiva rispetto a quanto di meglio la produzione mondiale è andata proponendo in questi ultimi anni. Livio Sacchi
he story behind the new Seoul Historical Museum began in T 1999 when the Koreans first got in touch with Amadeo Schiattarella and Giovanni Bulian, before eventually inviting them to actually convert the old premises. After meeting several times with the Mayor of Seoul, the Italian team GB&A - formed by Bulian and Schiattarella, along with Carolina De Camillis, Riccardo Fibbi, Paolo Monesi, Giorgio Pala, Corrado Terzi and Nicola Calistroni - in conjunction with Diamond Ltd., were officially commissioned to carry out the work. The final project was presented in 2000 and work completed in 2002. The museum stands on the remains of Gyunghuigung Royal Palace: physically it is constructed around interaction between the past and present, between an archeological site full of symbolic connotations and cutting-edge forms in a city which, not unlike other major Asian cities, is already hurtling into the future. The project is based on an old factory with a C-shaped base, aiming to connect the excavation site where the museum stands to the new entrance area. Traces of the old layouts are actively involved in the project design: for instance, the old geometric pattern shapes a new wall. The architects have worked with transparency and lightness of image, radically reinventing the physical support of a communication system that draws on all the latest multimedia technology. The old premises with their rigid layouts are reinterpreted along much freer lines, a carefully gauged sense of disorder and smoothly flowing spaces in search of a continuum made of what are only apparently random signs, ranging from soft convexity and concavity, screens and diaphragms that make the museum layout full of unexpected turns, dilating and extending its interiors. The various sections of the exhibition facility are all still clearly identifiable, but they follow on from each other in a smoothly enveloping way with no breaks, in view of possible alterations and integrations in the future. The quality of the exhibition facilities, mainly guaranteed by experimental technology as we have already said, is controlled and run by a fully-computerised smart system: from control over natural light - by means of adjustable screens and various systems for blocking out the skylights - and artificial light (for both rooms and individual works) to the managing of multimedia and audio-visual systems, from presence detection to the supervising of security systems. Air-tight glass showcases keeping temperature and relative humidity under
Credits Project: GB&A: Amedeo Schiattarella, Giovanni Bulian, Carolina De Camillis, Riccardo Fibbi, Paolo Monesi, Giorgio Pala, Corrado Terzi, Nicola Calistroni, Diamone ltd. Project Directors: Roberto Greco, Andrea Schiattarella Collaborators: Soo Min Jee, Patrizia
Salvatori, Raffaella Seghetti, Sabrina Lucibello, Francesco Ruperto, Alessandro Scantonati, Simone Capuzi, Stefano Cesqui, Andrea Lombardi Multimedia: Roberto Creton-Studio Kaleidos Graphics: Lucia Sulis Scenography: Barbara Thermes
Design Development: Diamond ltd., Time & Space Tech, Jung Seung-Jo Client: Seoul Metropolitan Government, Seoul Historical Museum
■ In
basso, pianta del piano terra e, sotto, schema degli itinerari e schizzo preliminare del nuovo Seoul Historical Museum. ■ Bottom, ground floor plan and, below, diagram of the paths and preliminary sketch the new Seoul Historical Museum.
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interni del museo sono stati concepiti come spazi con una propria identità ma collegati da una forte continuità visiva. Il museo è diviso in varie sezioni tematiche, tutte
dedicate alla vita della capitale coreana nel passato, nel presente e nel futuro: Palazzo Reale, Confucianesimo, Vita a Seoul.
■ The
museum interiors are designed like spaces with their own identity but closely knit together visually. The museum is divided into various theme sections, all devoted to
life in the Korean capital in the past, present and future: The Royal Palace, Confucius’s Philosophy, Life in Seoul.
Fabrizio Fioravanti
■ Gli
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■ Nei
vari spazi espositivi, grande cura è stata data all’uso dei materiali: metallo, legno, marmo, vetro, ma anche materiali industriali e pareti semplicemente intonacate
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di bianco interagiscono fra loro nella diversità, sottolineando le molte scalibrature, i disassamenti e le conflittualità volutamente esibite dal progetto.
■ Great
attention has been paid to the use of materials in the various exhibition spaces: metal, wood, marble and glass, as well as industrial materials and walls simply
painted white interact with each other in their own special way, emphasising the notable disjunctions, disarticulations and openly flaunted conflicts.
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Nonostante le norme New Hospital in Versilia complesso ospedaliero sorge in grande radura compresa fra Ila luna Via Aurelia e il canale del Secco a Lido di Camaiore. Il sito era dunque condizionante per la sua evidente valenza naturalistica. Il rapporto con le altezze massime delle piante d’alto fusto era fra gli obiettivi cui tener conto. Il Nuovo Ospedale della Versilia si sviluppa orizzontalmente, con un’altezza inferiore ai 18 metri, riducendo al minimo l’impatto sull’intorno. Salvaguardato l’equilibrio fra nuovo insediamento e ambiente, rimaneva da decidere quale configurazione e materiali impiegare. Considerando la complessità funzionale, la “macchina sanitaria” non poteva certo articolarsi in volumetrie e layout giocati su interazioni compositive fuori dagli schemi. Si è quindi optato per un contenitore cui dare dignità architettonica attraverso la cura dei dettagli, il rappor-
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to fra pieni e vuoti e la levità di generose superfici vetrate. Rimane sempre il dubbio se una maggiore distribuzione delle volumetrie in piccole unità avrebbe giovato a un migliore inserimento ambientale e nel frattempo realizzato una più originale configurazione architettonica. Tale sistema non è una novità, ma rischia di divenire obsoleto prima ancora che qualcuno (beninteso in campo nazionale) abbia voluto provare a cambiare strategia progettuale. Volendo approfondire l’argomento, si aprirebbe una voragine su abissi senza fondo poiché il problema richiederebbe soluzioni radicali che investono sistema politico, committenza pubblica e normative edilizie talmente farraginose da scoraggiare qualsiasi benintenzionato progettista. Non rimane che osservare e riflettere non su un’architettura ma su un contenitore architettonico
destinato alla cura del fisico, eludendo però la nozione emozionale che ogni architettura dovrebbe esprimere. Dando per scontato che funzioni e sistema distributivo degli spazi sono allineati allo standard medio, il nuovo ospedale cerca di sopravvivere lanciando qua e là ampie e numerose citazioni al Movimento Moderno, recuperando valori linguistici tuttora reiterati, soprattutto nell’architettura contemporanea del nord Europa. Si è inoltre recuperato l’immaginario della rivoluzione industriale, creando passaggi in quota e strutture di collegamento verticale fra minimalismo high-tech e memorie nautiche che avrebbero messo a tacere anche un burbero critico come il grande Corbu, acceso sostenitore dell’architettura prodotta nella fucina incantata del cantiere navale impiantato in un cantiere
Progetto: E. Zambelli, G. Carrara, G. Manara, E. Fermi
Credits Project: General Layout and Schematic design: Gianfranco Carrara, Giuseppe Manara, Ettore Fermi, Ettore Zambelli Final and Detailed Design: Ettore Zambelli Health Consultant: Elio Guzzanti Collaborators: Atelier 2 (Valentina Gallotti, Marco Imperadori), Maria V. Ferrando, Giorgio Piliego,
urbano dove un muro a barbacane può sostituire nell’immaginario collettivo la fiancata del Titanic. E’ chiaro che una simile procedura progettuale aiuta a vivere meglio una struttura destinata a salvaguardare la salute di un bacino di utenza di circa 170mila abitanti, con un’offerta di oltre 600 posti letto. Va inoltre considerato che il sito è caratterizzato da una notevole quantità di pini marini, una sorta di oceano verde dove il gigantesco edificio può simulare tranquilli galleggiamenti in rada senza affondare grazie ad ampie aperture e articolazioni volumetriche tali da evitare l’insidioso effetto muraglia, comune a moltissime grandi strutture ospedaliere involontariamente molto più simili a carceri di massima sicurezza che a luoghi di cura, destinati a sostituire temporaneamente i quotidiani spazi domestici. Carlo Paganelli
he hospital complex is situated T in a large clearing between Via Aurelia and Secco Canal near
Luca Varesi, Elisabetta Corneo, Sébastien Fontaine, Gabriele Masera, Matteo Ruta Structures: CMB; Oreste Pedroni (concrete structure), Raffaello Barteletti (steel structures) Plants: CTC - Impregilo, Studio Galmozzi-Dell’Acqua Site Management: G. Gallo Fireproofing: Laboratorio di Urbanistica Applicata - Andrea Colombo
Lido di Camaiore, meaning that nature influenced how it was designed and built. The maximum heights of the tall-stemmed plants was just one of the factors that had to be taken into consideration. The New Hospital in Versilia is a horizontal construction, lower than 18 metres tall to reduce its environmental impact to a minimum. Having safeguarded the balance between building and environment, the layout and choice of building materials still had to be chosen. Bearing in mind its functional complexity, the “health machine” could not be designed with structures and layouts playing on stylistic interactions stepping out of the mainstream. It was decided to opt for a contai-
General Technical Coordination: Impregilo Temporary Contractors Joint Venture: Impregilo, CMB, CTC Cladding: Il Palagio Aluminium Cladding: Alcan Frames: Coop Costruzioni, Schüco International Italia Rubber Floors: Mondo
ner to be given architectural dignity through attention to details, relations between solids and empty spaces, and the lightness of large glass surfaces. There is still some doubt whether a better division of structures into smaller units might have helped fit it more neatly into the environment and, at the same time, have created a more original architectural design. There is nothing new about this kind of system, but it is likely to be obsolete even before anybody (in Italy of course) tries to change design strategy. Examining the issue in greater depth, we would find ourselves delving into a bottomless pit because the problem would call for radical solutions touching on the political system, public clientele and building regulations complicated enough to discourage any
Interior Gypsum Partitions: BPB Placo Concrete Additives: Mapei Prefabricated Baths Cells: Bath System Client: Regione Toscana, Azienda USL 12 Viareggio
■ Nella
pagina a fianco, piante del Nuovo Ospedale della Versilia e, in questa pagina, sopra, sezione su una chiostrina e, sotto sezione sull’atrio. Il complesso occupa una superficie totale di oltre 9.700 mq.
well-intentioned architect. We can only note and reflect on what is not so much architecture as an architectural container designed for physical well-being, excluding the kind of emotional notion that all architecture ought to express. Bearing in mind the functions and layout of spaces are more or less standardised, the new hospital strives to survive by citing here and there the Modern Movement and retrieving stylistic features that are still being used, particularly in modern-day architecture in northern Europe. There is also a clear allusion to the industrial revolution, creating high-level passage ways and vertical connections between high-tech minimalism and old nautical touches that would have silenced even a crusty critic like the great Le Corbusier a strong supporter of
■ Opposite
page, plans of the New Hospital in Versilia and, this page, above, section of a small enclosure and below, section of the lobby. The complex covers a total surface area of over 9,700 square metres.
architecture designed in ship-building yards and then transplanted into an urban site where a buttressed wall can take the place of the side of the Titanic in the collective psyche. This kind of design process clearly helps a structure designed to safeguard the health of about 170 thousand people, initially providing about 800 beds. It also ought to be pointed out that the site also features lots of cluster pines, a sort of green ocean in which the huge building can pretend to float around without running aground, thanks to its wide openings and volumetric structures designed to prevent the kind of wall effect characterising so many big hospital facilities that accidentally look more like maximum security prisons than health care facilities, temporarily taking the place of the home environment.
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Atelier 2
Studio Zambelli
Studio Zambelli
Atelier 2
nuovo complesso ospedaliero è al servizio di un bacino di utenza di 170 mila abitanti, distribuiti nei Comuni di Viareggio, Pietrasanta, Camaiore e Servezza. ■ The new hospital facility serves about 170 thousand people in the towns of Viareggio, Pietrasanta, Camairoe and Servezza.
Studio Zambelli
■ Il
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di attesa e, in basso, particolare del sistema brise soleil. ■ A waiting area and, bottom, detail of the shutter system.
■ Il
complesso sorge in una radura con alberi di alto fusto ed è stato progettato tenendo conto di non superare l’altezza massima, circa 18 m, degli alberi. ■ The complex stands in a clearing with tall-trunked trees and is designed not to exceed the maximum height of about 18 metres of the trees.
Atelier 2
■ Un’area
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Lo spazio degli eventi Pordenone Trade Fair racciare un nuovo percorso, prefigurare una nuova storia del paeT saggio della città e del territorio, questi gli intenti che hanno guidato il progetto dello studio milanese S.d.A., di Angelo Villa ed Ermes Martinelli, con Lodovico Tremontin dello Studio S.T. di S. Vito al Tagliamento (Udine) per il Padiglione Centrale della Fiera di Pordenone. Un intervento calibrato che coniuga all’espressione architettonica la componente statica e strutturale delle volumetrie attraverso un vocabolario schietto e immediato senza alcuna intermediazione linguistica legata a suggestioni puramente formali o scenografiche ma con la consapevolezza di operare delle soluzioni funzionali e costruttive capaci di un’autonoma libertà figurativa. La neutralità e l’uniformità standardizzata, che nella tradizione più diffusa dei padiglioni fieristici traduce un’esigenza principalmente funzio-
nale dettata dalla specifica natura delle attività espositive, viene qui interpretata in una nuova e più ampia prospettiva urbana e territoriale che investe il ruolo stesso e le finalità dell’intervento. Oltre alla funzione fieristico-commerciale, il nuovo Padiglione si pone infatti quale polo di aggregazione per una serie di eventi culturali e sportivi che coinvolgono una fascia di interessi e di pubblico diversificati; il suo significato e il suo ruolo divengono quindi una componente imprescindibile nel disegno di un nuovo paesaggio, arricchiti di quei valori sociali e comunitari che “dovrebbero” essere propri di uno spazio a servizio dei cittadini. Il progetto, nella definizione dei volumi come nel concetto distributivo degli interni, coglie l’importanza di questa fondamentale proprietà e la rielabora in un edificio non solo correttamente integrato nel territorio, ma capace di imporsi come elemento
rigeneratore, di una nuova qualità territoriale. Il Padiglione è descritto da due fronti volumetricamente differenziati, a sud gli avancorpi vetrati stagliati sul piazzale alberato d’ingresso identificano le funzioni di accesso e di accoglienza, a nord un grande arco pone l’edificio alla scala dell’ampio parco del Noncello facendone propria la dimensione paesaggistica, il tutto tradotto con una grammatica che, facendo riferimento alla grande tradizione dell’acciaio e del vetro dei padiglioni fieristici del primo Novecento, ne riattualizza la forza espressiva con le più avanzate tecnologie. Così i tamponamenti e i rivestimenti in vetro e acciaio, divengono il mezzo per far coincidere le componenti strutturali con gli elementi figurativi senza cadere in una scontata e sterile esaltazione della forma, ma dando invece senso e significato a quel carattere di “immaginario tecnologico”
Progetto: Studio S.d.A., Angelo Villa, Ermes Martinelli Studio S.T., Lodovico Tramontin
Credits Project: Studio S.d.A., Angelo Villa, Ermes Martinelli Studio S.T., Lodovico Tramontin Structures: Fabrizio De Miranda, De Miranda Associati Plants: Corrado Starace Direction of the architectural works: Ermes Martinelli, Angelo Villa,
appropriato al nuovo padiglione. Dal grande arco a spinta eliminata, con trave di irrigidimento adibito a portare per apprendimento le travi di copertura che configura il fronte nord, al profilo delle travi a sezione triangolare della copertura stessa che definisce la facciata a sud, alla copertura voltata che imposta all’interno il volume del ristorante a quota 5,80 metri, fino agli effetti di luce indotti dal tamponamento in vetro della struttura ad arco nel punto dove termina lo spazio coperto a shed e inizia quello voltato, ogni componente del progetto rispecchia e dichiara la continuità e l’interrelazione tra espressione architettonica e struttura statica. Una strategia, una scelta progettuale che proiettano il padiglione nella prospettiva di una nuova storia del paesaggio e della città, al passo con le più avanzate tendenze della cultura architettonica di ampiezza internazionale. Elena Cardani
he project designed by the T Angelo Villa and Ermes Martinelli’s Milan-based form S.d.A. in
Lodovico Tramontin Structural Works: Fabrizio De Miranda Plant-engineering: Corrado Storace Project safety management: Lodovico Tramontin, Ermes Martinelli, Mario De Miranda Executive safety management: Vittorio Bozzetto General Contractor: CMR Filo (Cooperativa Muratori Riuniti), Viscardo
conjunction with Lodovico Tremontin from Studio S.T. based on S. Vito al Tagliamento (Udine) to create a Central Pavilion for the Pordenone Trade Fair was designed along the guidelines of tracing a new path and envisaging a new history for the city and its surrounding territory. A carefully-gauged project combining architectural design with static and structural factors through a simple, instantaneous vocabulary with no stylistic intermediation connected with strictly formal or scenographic considerations, just an awareness of working with functional/constructive features capable of autonomous figurative freedom. Neutrality and standardisation, which in the case of trade fair pavi-
Gambelin, Ruggero Salvi, Giuseppe Borchia; Lorenzon Techemec System, Angelo Dal Ponte, Alessandro Zamai (Associates) Contractors: M.G.E (Assembly of metal scaffolding), VEN.TA.CO (Curtain walls, roofs and finishing), Bruno Sanson (Heating and air-conditioning systems), SEAP (Industrial technical systems), General Beton Triveneta (Floors),
lions usually translate into a mainly formal need dictated by the specific nature of exhibition activities, are here interpreted in a wider urban/territorial perspective touching on the very role and purpose of the project. In addition to its trade fair/business function, the new pavilion is also a congregation point for a range of cultural and sports events involving a cluster of different interests and people; its role and meaning turn into an indispensable part of the new landscape, further enhanced by those socio-community values that “ought” to belong to a space serving the local inhabitants. The project’s structural design and layout of interior spaces grasp the importance of this key factor and translate it into a building that is not just properly incorporated in the landscape but also capable of
Geofondazioni (Piling), CEAM (Lifts) Client: Ente Autonomo Fiere Pordenone
rejuvenating and injecting fresh quality into its setting. The pavilion features two structurally distinct fronts: the projecting glass parts to the south standing out against the tree-lined entrance plaza mark the entrance and reception functions and a large arch to the north projects the building onto the same scale as Noncello Park, embracing the same landscape dimension, all drawing on a syntax which, referring to the great tradition of steel and glass of early-20th century trade fair pavilions, brings out its expressive force through the latest technology. The glass and steel curtain walls and cladding are a means of bringing together the structural components and stylistic features without lapsing into a rather predictable exalting of form, but rather giving sense and meaning to the kind of “technological image” sui-
questa pagina, il fronte nord, in fase di cantiere e realizzato, del Padiglione centrale della Fiera di Pordenone. Nella pagina a fianco, vista dell’area di intervento.
■ These
page, the north front of the central Pavilion of Pordenone Trade Fair during construction work and after its completion. Opposite page, aerial view of the project area.
Ermes Martinelli
■ In
table for the new pavilion. Every single component of the design reflects and emphasises the continuity and interrelation between architectural design and static structure: from the large thrust-free arch with reinforcing beam designed to support the roof beams characterising the front facing the park to the north; the profile of the curved roof’s section beams marking the south facade; the vaulted roof creating an inside space at + 5.80 metres for the restaurant opening up to the north; and the lighting effects caused by the glass curtain walling of the arch at the spot where the shed-styled covered space ends and the vaulted section begins. A strategy or design programme that allows the pavilion to create a new history for the landscape and city in line with the latest trends in international architecture.
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■ Planimetria
generale e la facciata sud caratterizzata dagli avancorpi vetrati aperti sul piazzale alberato d’ingresso.
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■ Site
plan and south facade featuring glass projecting parts opening onto the tree-lined entrance plaza.
■ Particolare
della campata a sud destinata alle funzione di ingresso e accoglienza del pubblico.
■ Detail
of the south bay designed as an entrance and for welcoming in the general public.
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La “genesi” Eur Conference Centre, Rome Progetto: Massimiliano Fuksas
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■ Nelle
pagine precedenti, planimetria generale e rendering del Centro Congressi EUR di Roma, progettato da Massimiliano Fuksas. A destra, sezione longitudinale e, sotto, schizzo preliminare.
roviamo sulla stampa economica T italiana, una notizia : “In fase di aggiudicazione a Roma il maxiappalto da 124 milioni di euro per la realizzazione del nuovo Palacongressi dell’Eur, un’opera progettata da Massimiliano Fuksas”. L’arido dato numerico rende comunque la misura di un investimento consistente per l’architettura italiana nella Città Eterna. E sicuramente non comune per l’architettura contemporanea. Sembra che il valore del progetto innovativo torni a essere messo in gioco e che le autorità politiche amministrative della Capitale stiano puntando forte sull’idea di architettura come rappresentazione del fare concreto per la Cosa Pubblica (Architettura = Bene Comune). Nello specifico si parla ancora una volta di questa Nuvola di teflon, racchiusa nella scatola trasparente, questo pezzo di natura imprigionata, imbrigliata, che è un po’ divenuta il simbolo di una personalità forte, eccessiva, esuberante. Come non riconoscere questa presenza di Fuksas, come non guardare con un certo stupore la massa dei numerosi incarichi di prestigio che l’ex-esule accumula nella sua penisola, in cui è tornato da vincitore e di conseguenza come non valutare adesso il suo accesso allo stardom in tutto e per tutto? Certo, ormai Fuk-
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■ Previous
pages, site plan and renderings of the EUR Conference Centre in Rome designed by Massimiliano Fuksas. Right, longitudinal section and, below, preliminary sketch.
sas è giunto in vetta! L’architetto è entrato nel circuito di “validazione” delle merci e appone il suo sigillo di garanzia sull’automobile, tracciando il segno della nuvola, che equivale a una benedizione, a un imprimatur. Ma che dire, ormai anche Picasso viene risuscitato per vendere quattroruote, quindi ben venga anche Fuksas, che almeno è vivo e vegeto e felicemente operativo. Fuksas attraversa il regno delle merci mediatiche con disinvoltura; mette due, anzi tre piedi nel piatto della Biennale di Venezia 2000 e si scontra ai massimi livelli ; è chiamato a dire la sua sui quotidiani sui grandi temi; fa da oracolo dicendo che “ci dobbiamo aspettare un mondo dove a vincere sarà l’invisibile, l’immateriale”; progetta la nuova Fiera di Milano ( e scusate se è poco); è autore della comunicazione per Futureshow 3002 eccetera eccetera. Oggi, comunque sia, siamo al progetto esecutivo per questo grande Centro Congressi Italia all’Eur di Roma e quando partono le gare d’appalto non è più un’idea, ma si entra nel vivo, nella carne del progetto: predisporre tutto ciò che fa passare dalla cosa immaginata alla cosa concreta, alla costruzione, che poi è solo ciò che importa. Dal 1998, quando è partito il concorso a oggi di strada ne è
stata fatta. Certo la raffigurazione della nuvola prigioniera non è un tema nuovo, se intendiamo il classico rapporto natura/artificio, il frame razionale che cerca di catturare la spontanea vitalità delle forme; basti pensare (citando a caso) al grande uccello meccanico NixNuxNix sospeso nella SteinHaus di Gunther Domenig a Steindorf, oppure alla DG Bank a Berlino di Gehry, dove dentro uno scrigno ortogonale viene racchiusa la sua “solita” scultura ameboide. Certo qui a Roma con Fuksas il tema ha un rilievo dimensionale forte (3.500 metri quadrati di Nuvola, dentro un contenitore di 10.000), ad affermare una nuova monumentalità, che si vuole confrontare con il monumento urbano che è tuttora l’Eur ed è solo l’esuberanza di Fuksas che può controllare un tema così rilevante e rischioso nel passaggio da quello che è un modello a una architettura vivente. Ma quello che comunque traspare è la carica emozionale dell’architettura, la forza dello stupore metafisico, l’apparizione magrittiana di questo personaggio materiale/immateriale che ci riporta al sogno, al gesto elementare che ognuno fa di guardare le nuvole e immaginare forme cangianti. Così Fuksas non guarda alla storia dell’architettura come materiale di
progetto, ma guarda alla storia profonda delle forme. Il suo è un ritorno al grado zero, al punto in cui l’uomo immerso nell’ambiente costruisce il suo shelter, scava a fondo il senso del gesto, senza porsi il problema del bello e del brutto, tantomeno dello stile. La forma nasce dalla reazione al problema che il luogo pone. Fuksas non vuole ripetere lo stesso progetto ogni volta, non vuole imporre uno schema ideologico, ma vuole partire da ciò che c’è. Gli è estranea anche la tentazione artistoide (anche se parte sempre dal gesto pittorico, dallo schizzo sulla tela): c’è distanza infatti da Gehry, che viene considerato in fondo scultore a scala urbana. L’architettura ha le sue logiche e deve entrare nella contraddizione, senza proporre una pacificazione beauxarts, il caos è generatore di vitalità . Nel caso di Roma c’è un sogno come matrice, o come dice Murizio Vitta (l’Arca 148): “il sedicente annuncio di una realtà più profonda e insondabile”. La tensione interna di questo progetto, la capacità di generare un campo di forze propone un’immagine di architettura totalmente di “oggi”, presente a noi, totalmente stupita e affascinata dalla realtà, leggibile all’uomo comune, così come allo specialista. Fuksas è presente. Stefano Pavarini
■ Modello
della struttura della Nuvola sospesa su una superficie di 10.000 mq all’interno del Centro. Questa struttura è retta da una fitta maglia di nervature di acciaio e rivestita di teflon e contiene in 3.500 mq un auditorium per 2000 persone e sale riunioni. Sotto, modello dell’interno dell’auditorium.
he Italian specialist financial T press is currently carrying the following piece of news: “A maxi-tender of 124 million Euros is currently being adjudicated for the construction of the new Eur Conference Centre designed by Massimiliano Fuksas”. The figures on their own paint an eloquent picture of this major investment in Italian architecture in the Eternal City. It is certainly not a frequent event on the modern-day architectural scene. It would seem that the value of innovative design is once again being called into play and the Capital’s political authorities are betting heavily on the idea of architecture as a way of representing concrete action in Public Affairs (Architecture = Community Assets). More specifically, there is fresh talk about this Teflon Cloud enclosed in a transparent box, this piece of imprisoned, harnessed nature that has turned into a bit of a symbol of a powerful, excessive, exuberant personality. How can we fail to notice Fuksas’s presence, how can we fail to look on in astonishment at the mounds of prestigious commissions is now accumulating in his homeland. He is now one those architects who “validate” goods and can even place their own personal guarantee
■ Model
of the hanging Cloud structure covering an area of 10,000 square metres inside the Centre. This structure is held up by a thick web of steel rigging and clad with Teflon. Its 3,500 square metres incorporates a 2000-seat auditorium and meeting rooms. Below, model of the inside of the auditorium.
on a car, tracing the outline of a cloud like some sort of blessing or seal of approval. But what can we say, even Picasso is now used to sell “fourwheelers”, so why not Fuksas, who is at least alive and kicking and busy at work. Fuksas casually wanders through the kingdom of media goods; puts two or rather three feet in the 2000 Venice Biennial and clashes with its highest authorities; he is asked to express his views on major issues in the papers; he acts like an oracle predicting that “we are heading towards a world in which the invisible and non-material triumphs”; he has designed the new Milan Trade Fair (no mean feat); and he has even designed the communications project for Futureshow 3002 etc. etc. In any case, we are now looking at the executive design for this huge Italia Conference Centre at Eur in Rome and, when tenders are launched, we are no longer at the stage of ideas but right in the heart of the project: getting everything ready to move on from the thing as it is imagined to the concrete construction itself, which is the only thing that really matters. We have come a long way since the competition was first launched back in 1998. Of course, the idea of an imprisoned cloud is nothing new, if we view it in terms
of the traditional relation between nature and artifice, the rational frame trying to capture the spontaneous vitality of forms; just take, for instance (randomly), the huge mechanical NixNuxNix hanging in Gunther Domenig’s SteinHaus in Steindorf or Gehry’s DG Bank in Berlin, where the “usual” amoeboid sculpture is enclosed in a right-angled case. Fuksas’s design here in Rome is, of course, of notable size (3500 square metres of Cloud inside a 10,000-square-metre container) creating a new type of monumentalism designed to interact with an urban landmark like the present Eur, and it has taken Fuksas’s exuberance to control such an important and risky theme in the transition from model to living work of architecture. What really emerges is the architecture’s emotional force, the power of metaphysical astonishment, the Magritte-type appearance of this material/non-material character taking us off into the world of dreams, the simple gesture we all make of looking up at the clouds and imagining twinkling forms. Fuksas does not treat the history of architecture like the raw material of design, he looks deeper into the history of forms. This is a return to the degree zero, to the point
where a person buried in the environment constructs his own shelter, digs deep into the meaning of such a gesture without worrying about beauty or ugliness, not to mention style. Form derives from how the problem associated with a place is approached. Fuksas is not interested in repeating the same old project, he is not concerned about applying an ideological scheme, he just wants to begin with what is already there. The artisttype approach is quite alien to him (although he always starts with a pictorial gesture, a sketch on a canvas): he is different from Gehry, who is basically seen as a sculptor on an urban scale. Architecture has its rules of logic and needs to enter into contradiction without toning down to beauxarts, life is created out of chaos. In the case of Rome, dream provides the matrix or, as Maurizio Vitta puts it (l’Arca 148): “the so-called announcement of a deeper and unfathomable reality”. The project’s internal tension, its ability to create a force field provides a picture of absolutely “up-to-date” architecture, here with us, totally stunned and intrigued by reality, comprehensible to both ordinary people and experts. Fuksas’s presence can certainly be felt.
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■ Pianta
del primo livello e, sotto, rendering della Nuvola.
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■ Plan
of the first level and, below, rendering of the Cloud.
■ Pianta
del secondo livello. Oltre all’auditorium nella Nuvola, il Centro Congressi avrà tre sale da 1500, 4000 e 8000 posti, ampi spazi per i foyer, bar e ristorante, per una superficie complessiva di 15.000 mq.
■ Plan
of the second level. In addition to the Cloud auditorium, the Conference Centre will have three halls with room for 1500, 4000 and 8000, plenty of foyer space, a bar and restaurant covering an overall surface area of 15,000 square metres.
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Un saldo ancoraggio Siena Law Court l lavoro progettuale di Enzo Zacchiroli richiama spesso alla memoria Iquello di Alessandro Antonelli: entrambi, infatti, sono riusciti a esprimere, attraverso il mattone, tutta la poesia che l’architettura può contenere. Antonelli ha portato il mattone a espressioni di un alto livello di complessità e di sofisticato equilibrio statico; sono esempi significativi la sua Mole e la chiesa di San Gaudenzio a Novara. In modo molto simile, Zacchiroli, con la sua raffinata bolognesità, è riuscito a fondere il mattone in un’unica identità di progetto e di materia. Walter Benjamin sosteneva che per fare cose grandi occorre osservare bene le piccole. E’ così che il mattone, quale elemento fondativo del muro, è usato da Zacchiroli in modo così attento e umile da esprimere l’intera storia della sua fattura. Basta considerare l’ampliamento del Palazzo di Giustizia di Siena, la cui progettazione, vinta da Zacchiroli su concorso, è il motivo di questa riflessione per capire che proprio il mattone, come continuità alle mura medievali senesi si fonde in una soluzione architettonica che non pone alternative. La forma progettata da Zacchiroli, lineare e invasiva, rispetta i volumi soprastanti e permette la realizzazione di un progetto di particolare qualità. Il Tribunale Penale, la Procura della Repubblica, la Sede dei Giudici di
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Pace, l’Ufficio di Sorveglianza e gli Uffici Giudiziari diventeranno parte dell’edificio esistente, opera di Pierluigi Spadolini, mentre il Tribunale Civile sarà ospitato nella nuova ala. Ecco i contenuti del tema che hanno ispirato, insieme a chiare ragioni pubbliche, la scelta dell’edificio che appare, infatti, di indubbio carattere politico. Da un altro punto di vista, va anche detto che, in generale, il progetto dell’opera pubblica si è arenato, nella storia recente, su concetti troppo antichi, quando i luoghi di aggregazione erano semplicemente un coronamento a una struttura urbana già realizzata, anziché essere un vero e proprio spazio attrezzato per un servizio alle nuove necessità. Le reti che generano la città, unitamente ai punti nodali delle piazze, dello spettacolo, della ricreazione e della giustizia, sono i punti da esaminare, considerando anche che l’espansione della città ha subìto un arresto; in altre parole non si è stati capaci di definire le ragioni di un disegno legato alla vita della nostra società. Rimane il desiderio operativo dei piani politici: i responsabili non devono perdere l’occasione di poter intervenire sul territorio in modo adeguato alle esigenze della società. A Enzo Zacchiroli e ai suoi collaboratori va il merito di aver ben inteso il tema e di aver così calato nella città di Siena un progetto giusto al posto giusto. Mario Antonio Arnaboldi
Progetto: Enzo Zacchiroli
nzo Zacchiroli’s design work often calls to mind Alessandro E Antonelli’s: both have managed to use brick to really bring out the artistry inherent in architecture. Antonelli has used brick to create designs of intricate complexity and sophisticated static equilibrium; fine examples include his Mole and San Gaudenzio Church in Novara. Likewise, Zacchiroli’s refined spirit (typical of people from Bologna) has managed to shape brick into something with its own material and stylistic identity. Walter Benjamin claimed that to create great things you need to study small things very carefully. Zacchiroli has put brick, as the founding element of walls, to such careful and humble use that it actually seems to embody its own entire history. Take, for instance, the extension to the Siena Law Court whose design (Zacchiroli won a competition with it) is the subject of this analysis into how brick, as a continuation of the Medieval walls of Siena, has been shaped by this architectural designer’s clever hands into the only architectural solution possible. The linear, invasive form designed by Zacchiroli respects the structures above it and allows the construction of a high-quality project. The Criminal Court, Public Prosecutor’s Office, Justices of Peace’s
Credits Project: Enzo Zacchiroli Collaborators: Paolo Beccio, Alessio Naldoni Structures: Raffaele Poluzzi Electrical Plants: Giampiero Mancini Mechanical Plants: Luca Sani Client: Comune di Siena
■ Nella
pagina a fianco rendering del nuovo Palazzo di Giustizia di Siena progettato dallo studio Zacchiroli Architetti Associati. Sotto, tavole di progetto che illustrano le piante dei diversi livelli dell’intervento e il collegamento tra il vecchio edificio e il nuovo.
■ Opposite
page, rendering of the new Siena Law Court designed by Zacchiroli Architetti Associati. Below, design tables illustrating the plans of the various project levels and connection between the old and new buildings.
Offices, Superintendence Office and Judiciary Offices will become part of the old building designed by Pierluigi Spadolini, while the Civil Court will be located in the new wing. In addition to obvious public reasons, the building certainly seems to have also been designed along strictly political lines. From another point of view, it ought to be said that, generally speaking, the design of a public work has recently been grounded on very old-fashioned concepts dating back to times when congregation places were simply the crowning of an urban structure already built, instead of a proper space furbished to serve new requirements. The networks generating cities, together with nodal points serving squares, entertainment, recreation and justice purposes, all need examining, considering that even the city has stopped expanding; in other words, it is impossible to explain the reasons for a design linked to life in our society. We are left with the practical reasons underpinning political planning: those in charge cannot afford to lose the chance to take action on the territory in a way that fits in with society’s needs. Enzo Zacchiroli and his assistants deserve praise for having understood this point and furbished the city of Siena with the right kind of project in just the right place.
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Design tecnologico High-Tech Kitchen 74 l’ARCA 176
a cucina contemporanea ha assunto sempre più le carattehe modern-day kitchen looks more and more like a workL T ristiche di officina o laboratorio, nel quale la qualità antroshop or laboratory, in which the anthropological and culpologica e culturale dell’attività culinaria si rispecchia in tural qualities of cuisine are mirrored in a high-tech image. un’immagine altamente tecnologica. Ciò non è in assoluto una novità, dal momento che il design degli anni Sessanta ha indagato i medesimi scenari. Con una differenza, però: quarant’anni fa l’esaltazione della tecnica era proiettata in una dimensione quasi fantascientifica, mentre oggi l’approccio tecnologico al design si colloca in una prospettiva di utopia compiuta, che reca con sé soluzioni ardite, non prive però di qualche problema. Il modello Acropolis della Snaidero, progettato da Pininfarina, riassume tutti questi elementi. Esso fa della cucina il baricentro dell’abitazione e del suo intreccio di relazioni interpersonali, ma punta in pari tempo a una struttura marcatamente high-tech, ispirata al car design e fondata su materiali come l’acciaio e l’alluminio, quest’ultimo impiegato sia in forma di laminato anodizzato di rivestimento, sia come giunzione estrusa di montaggio, sia infine come piano autoportante strutturale a sandwich con ondulato interno. Su questa concreta natura tecnologica, il design ha innestato un sottile discorso formale che parte dal concetto della rinuncia alla tradizionale parietalità dell’impianto per conferire all’insieme una dimensione plastica, spaziale. La cucina come metaforico centro della casa si realizza come centro dello spazio architettonico. Al suo interno, il controllo delle attività è assicurato dalla forma circolare, che nel suo vago richiamo al panopticon sottolinea l’odierna crucialità della esperienza visiva. Questo aspetto è ribadito da due elementi primari. Il primo è l’impianto di illuminazione, che, realizzato con tecnologia LED, è integrato nella fascia superiore il cui disegno tende ad avvolgere l’intera struttura col suo aereo aggetto. Il secondo è il sistema computerizzato che consente il controllo costante e programmato di tutti gli elettrodomestici, e assicura altresì la possibilità di fruire dei collegamenti radio, lettore CD, televisione e Internet. Maurizio Vitta
There is nothing absolutely new about this, bearing in mind that 1960s design investigated the same line of thinking. But there is one notable difference: forty years ago technology was projected into almost science-fiction domains, whereas nowadays the technological approach to design is part of a more complete utopian perspective involving more daring solutions with their own special problems. Snaidero’s Acropolis range designed by Pininfarina has all these features. It makes the kitchen the focal point of the home and its web of interpersonal relations, but at the same time features a distinctly high-tech structure inspired around car design and based on materials like steel and aluminium, the latter used for anodised cladding laminas, extruded assembly joints and also sandwiched structural self-supporting planes with undulating insides. Design has drawn on the very practical nature of technology to base style on the concept of abandoning the conventional idea of a flat plane to inject a greater sense of spatial plasticism. The kitchen as a metaphorical centre of architectural space. Inside, control over activity derives from its circular form, whose vague allusion to the panopticon underlines the crucial importance of visual experience nowadays. This aspect is brought out in two key features. The first is the lighting system which, designed out of LED technology, is incorporated in the upper section whose design tends to envelop the entire structure in its airy overhang. The second is the computer system allowing constant, programmed control of all the electrical appliances and also making it possible to use the radio, CD player, television and Internet connections.
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I
presupposti dell’impiego del software
di cui disponiamo sono ampiamente bastevoli al progetto: le zone d’ombra possono essere aggirate mediante ragionamenti capaci di quantificaIremodelli la nostra ignoranza. Possiamo dunque legittimamente trasformare con magico tocco una struttura in una riunione di lastre, piastre, gusci, travi e bielle. I materiali si riducono a legami costitutivi, i fenomeni aleatori vengono trasformati in valori caratteristici, i sismi sono spettri di risposta di progetto, le raffiche di vento, coefficienti di raffica. Grazie a tutto questo possiamo temporaneamente allontanarci dalla realtà materiale ed entrare nella dimensione matematica e modellistica. Una entità parallela e indipendente, governata dall’ordine e non dal caos, un indispensabile riparo grazie al quale la realtà può essere simulata per mezzo di modelli. La disponibilità di modelli non è tuttavia di per sé sufficiente, dato che la messa in pratica di questi modelli comporta difficoltà di calcolo proibitive. E’ dunque giocoforza necessario un altro doloroso passaggio, questa volta dall’ordine al caos e non viceversa: la creazione di ambienti fittizi governati da centinaia di migliaia di istruzioni, ciascuna delle quali può potenzialmente essere sbagliata: il software. Si può tranquillamente affermare che software di una certa dimensione non possano essere dimostrati error free, se non limitatamente ai percorsi e ai casi di calcolo sperimentati e controllati. Maneggiare questi oggetti è dunque qualcosa da fare sottoponendo sempre i risultati ad accurati controlli, basati sulla fondamentale circostanza seguente: generalmente gli errori non rispettano le leggi fisiche. Error facit saltus. Possono comunque esserci casi in cui gli errori non porgono plateali violazioni delle leggi fisiche e matematiche dei modelli, ma semplicemente mistificano i risultati quantitativamente. In questi casi, ove difettasse una soluzione nota alla quale fare riferimento, si sarebbe ricondotti a un atto di fede basato su una specie di induzione completa: siccome in altri casi tu - software - hai dato risposte esatte, allora io - analista - crederò a quel che oggi mi dici. Un ragionamento in sé privo di rigore. Il fatto è che la soluzione esatta è unica. E’ dunque possibile confrontare i risultati ottenuti da software diversi, e possibilmente da analisti diversi, e giudicare della loro bontà dai risultati ottenuti. Non è, qui, come nella storia dei due ubriachi a braccetto: la probabilità che due software diversi errino in modo da produrre la stessa soluzione sbagliata è così bassa da poter essere esclusa. Dalla somiglianza dei risultati deriva dunque la prova della correttezza del software rispetto ai modelli di calcolo di riferimento. E non sembri che questo approccio vada bene solo per strutture super-tecnologiche e progetti avveniristici: un esperto dovrebbe realmente possedere più di un software in modo da confrontare i risultati, e del resto, nulla è più istruttivo di questi confronti. Grazie a essi si scoprono errori inaspettati. La serietà di una software house non consiste nel fatto di fare software error free (chi lo dichiara millanta), e nemmeno nel limitarsi ad avere un controllo di qualità che avvolga protettivo gli errori, bensì nell’attivarsi immediatamente per rimuovere il bug, darne pubblica nota e risolvere il problema in pochi giorni, certo, non in mesi e mesi. Il software come utile idiota Stabilito perché il software si può usare, vale ora la pena discutere per cosa. Un primo elementare modo di pensare il software è quello di impiegarlo come utile idiota. Sono queste le applicazioni più diffuse e - purtroppo - di gran lunga le più richieste. Software che iterano la stessa identica operazione centinaia o migliaia di volte, abbreviando i tempi tecnici di chi li usa. Certo, software utilis-
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di/by Paolo Rugarli
simi, ma nel mondo del calcolo strutturale questo approccio cosa sottointende? Sottointende che il vero obiettivo non sia la conoscenza, ma il risparmio. Sottointende l’iterazione indefinita dello stesso identico atto progettuale: per esempio la trave continua in calcestruzzo armato, l’attacco a squadretta, il plinto di fondazione. Su questi identici componenti si richiede che il software “aiuti fino in fondo”, automatizzi tutto e deresponsabilizzi completamente l’utilizzatore. Il raggiungimento della agognata automazione viene salutato dal successo commerciale. Ma la domanda è: se questi componenti progettuali sono di fatto tutti identici - tanto da poter essere progettati “fino in fondo” in modo automatico-, cosa aspettiamo aindustrializzarne in qualche modo la realizzazione? Fingiamo che esista un magistero del progettista che in realtà tende a rimanere prerogativa di una ristrettissima minoranza. La palazzina in cemento armato - più o meno arraffazzonata - è stata riscoperta e riprogettata decine di migliaia di volte. Sorvolo su quanto sia duro l’atterraggio dei modelli sulla realtà del cantiere edile, almeno qui in Italia, oggi: nessuna parabola-rettangolo potrà mai rendere ragione degli orrendi impasti, dei copriferri inesistenti, delle pieghe sbagliate delle staffe. Il software come strumento di esperienza Un secondo - mi pare più alto - possibile ruolo del software è nella didattica, come strumento per fare esperienza. Un tempo l’esperienza richiedeva i crolli come fondamentale scotto da pagare, e nonostante ciò sono sorte cupole e cattedrali che oggi guardiamo con ammirato stupore. Oggi l’esperienza si fa al computer. Fare il modello di una struttura e “vedere cosa succede se” è possibile con pochi click del mouse. Recentemente si è tentato di fare qualcosa del genere creando un software pensato apposta per gli Allievi Architetti e Ingegneri: Computer Education to Structural Constructions (CESCO). Il programma parte di un più ampio pacchetto denominato Education to Structural Assited Design and Analysis-, è stato installato nelle aule informatizzate del Politecnico qui a Milano, e un gruppo di docenti ha cominciato a usarlo. E’ molto interessante vedere cosa succederà, se cioè il software potrà realmente aiutare a insegnare agli studenti a progettare una struttura o se - come qualcuno sostiene dal M.I.T.- gesso e lavagna restino insostituibili. Certo, un primo fondamentale scoglio è stato superato: il tracciamento degli schemi usa simboli identici a quelli dei libri di testo, e il proporzionamento iniziale degli elementi strutturali può essere fatto in modo automatico. La possibilità di mettere rapidamente in scena schemi nuovi e diversi, constatando i livelli di sforzo e deformazione della struttura, dovrebbe consentire di acquisire quella sensibilità che è la premessa necessaria a ogni gesto progettuale. Esperienza è constatare che determinate scelte portano a ben precise conseguenze, ma anche libertà di sperimentare soluzioni nuove, con animo sgombro da pregiudizi e aperto alla opportunità di innovare. A meno che non si pensi che tutto è ormai stato sperimentato in questo campo. Come dire che la storia è finita (e fu detto e scritto, dopo il 1989). Il software come strumento di conoscenza Pensiamo alle cupole e alle cattedrali che ancora oggi ci stupiscono. In rapporto all’accresciuta conoscenza di cui disponiamo, e facendo perno sulla nostra possibilità di calcolo e simulazione, cosa dovremmo costruire oggi, a parità di coraggio? I software che abbiamo a disposizione ci consentirebbero di fare strutture agili, innovative e rivoluzionarie. La possibilità di fare simulazioni su qualunque scala dovrebbe consentirci di realizzare opere di delicata bellezza, e invece la nostra civiltà sembra esprimere per lo più - per la stragrande maggioranza parallelepipedi di cemento armato, che incominciano a cadere a pezzetti dieci o quindici anni dopo essere stati costruiti. Se le facessimo in serie - le strutture di queste costruzioni- saremmo più sinceri, e forse sarebbero anche più belle. E in altri settori? Immaginate di dover progettare una casa di duecento metri di lunghezza e di tredici piani, capace di attraversare l’oceano sostenendo in casi estremi onde altissime senza distruggersi. Una casa per migliaia di persone, si badi. Di dover fare in modo che questa casa sia dotata di teatro, di piscine, e di ampie finestre con vista panoramica. Siete voi un pazzo? No, siete un ingegnere o un architetto navale. Ecco un esempio tra i mille possibili di come oggi il software possa essere usato come un insostituibile strumento di conoscenza. Pensate agli aerei, alle stesse autovetture di serie. Il software sta dietro tutti questi progressi, e questa “dignità di forma e di sostanza”. Ci si chiede quanto nel mondo delle Costruzioni Civili questo coraggioso approccio abbia preso piede. Se ci sia ancora molta gente disposta a “varcare un abisso”, come scriveva Danusso. Che dire della gran parte di queste opere? Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa. (Dante Alighieri, Inferno III, 49-51)
U
sing Software
he models available to us are more than adequate for project designs: shady T areas can be dealt with using lines of reasoning capable of quantifying our ignorance. We can use a magical touch to convert a structure into a combination of sheets, plates, shells, beams and rods. The materials are reduced to constitutive bonds, as uncertain phenomena are turned into distinctive features, earthquakes are design response spectrums and gusts of wind are gust coefficients. Thanks to all this, we can temporarily detach ourselves from material reality and enter into the realms of mathematics and model-making. A separate, parallel entity controlled by order not chaos, an indispensable shelter allowing reality to be simulated by means of models. Disposing of models is not enough on its own, bearing in mind that implementing these models entails extremely demanding computation problems. This inevitably calls for another painful transition, this time from order to chaos and not the other way round: the creation of fictional realms controlled by hundreds of thousands of instructions, each of which might potentially be wrong: software. It is safe to say that software of a certain size cannot be shown to be error-free, except in terms of its algorithms and tried and tested calculations. To handle these objects we need to constantly submit these results to careful controls based on the following basic circumstance: generally speaking, the mistakes do not respect the laws of physics. Error facit saltus. This means there may be cases in which mistakes do not lead to obvious violations of the laws of physics and the mathematics of model design, but just muddle up the results. In these cases, where there is no known solution to refer to, we would be forced to just trust in some sort of unqualified induction: since in other circumstances you - software - came up with the right answers, then I - the analyst - will accept what you are telling me today. A rather undisciplined line of reasoning. The truth is that there is only one right answer. This means we can compare the results obtained using different software programmes and or even different forms of analysis and assess how good they are from the results they give. This is not like the old adage about two drunks walking arm in arm: the probability of different software programmes producing the same wrong solution is so low it can actually be excluded. This means that similar results are proof of the correctness of the software in relation to the computation models being taken for reference purposes. And this approach is not only effective for super-technological structures and futuristic projects: an expert really ought to have more than one software programme at his or her disposal in order to compare their results, since, after all, nothing is more instructive than such comparisons. They can reveal unexpected mistakes. A software house should not just be judged by whether it produces error-free software programmes (as some like to boast), nor should it just have a quality control department safeguarding it from mistakes, it needs to be equipped to take immediate action to get rid of bugs, make this publicly known, and solve problems in just a few days and not months and months. Software as a useful idiot Having established why software ought to be used, we now need to decided what for. The easiest way to think of software is as some kind of useful idiot. This is by far the way in which it is most widely used and - unfortunately - the most popular. Software repeating the same old operation hundreds or even thousands of times, speeding up work for the people using them. Of course, this makes the software very useful, but what does this mean for the world of structural computation? It means that the real goal is not knowledge but economising. It means repeating exactly the same design procedure time and time again: e.g. the reinforced concrete curtain beam, right-angled joint, foundation plinth. Software is expected to “help out all the way” with these same old components, automating everything and freeing the user from all responsibility. Achieving this much-coveted form of automation means business success. But the question is: if these design components are actually all exactly the same - to the point that they can be designed automatically “all the way” -, then what are we waiting for to industrialise their production in some way of other? Let’s pretend there is some sort of design mastery that only a very few people possess. The reinforced concrete building has been rediscovered and redesigned tens of thousands of times. I will ignore how difficult it is for models to actually be transferred to the building site, at least here in Italy, at the present time: no parabola-rectangle will ever be able to compensate for terrible muddle-ups, missing covers, brackets bent wrongly. Software as a means of providing experience A second - and I think more important - use of software lies in teaching, as a means of providing experience. Once upon a time the only way of learning was through buildings actually falling down, yet nevertheless domes and cathedrals were built that we can still admire today. Nowadays experience is gained at the computer.
It just takes a couple of clicks on a mouse to make a model of a structure and “see what happens if”. We have recently tried to do something similar by creating a software programme specially designed for Apprentice Architects and Engineers: Computer Education to Structural Constructions (CESCO). The programme - part of a wider package called Education to Structural Assisted Design and Analysis - has been installed in the computerised teaching facilities of Milan Polytechnic and members of the teaching staff have already started using it. It will be very interesting to see what happens or, in other words, whether software can really help teach students to design a structure or whether - as someone at the M.I.T. claims - the chalk and blackboard really are indispensable. In any case, the first obstacle has successfully been negotiated: schemes are traced using exactly the same symbols as textbooks, so that the structural elements can initially be set out automatically. The possibility of quickly introducing new and different schemes, taking note of the stress and strain and deforming of the structure, ought to make it possible to gain the kind of awareness required for designing anything. Experience means noting that certain choices have very definite consequences, as well as freedom to experiment on new solutions free from prejudices and open to fresh opportunities to innovate. Unless, of course. we think everything has already been experimented with in this field and history has come to an end (as somebody said and wrote in the wake of 1989). Software as a source of knowledge Let’s take a look at those domes and cathedrals that still astonish us today. Bearing in mind the know-how now available and drawing on the means of computation and simulation at our disposal, what could we now build today of comparable courage and daring? The software programmes at our disposal mean we could build agile, innovative and revolutionary constructions. The fact that we can carry out simulations on any scale ought to enable us to design works of delicate beauty, but more often than not we end up building reinforced concrete parallelepipeds that start falling apart just ten or fifteen years after originally being built. If we mass-produced these constructions - their structures - we would be more honest and they might even be more attractive. So what about other sectors? Imagine having to design a thirteen-storey house measuring two-hundred metres in length capable of crossing the ocean and even negotiating giant waves without being destroyed. A house for thousands of people, of course. And the house in question would have to be furbished with a theatre, swimming pools and wide windows affording panoramic views. Would you have to be crazy? No, you would have to be an engineer or ship-building architect. Here is just one of the thousands of examples of how software might now be used as an indispensable means of knowledge. Just take aeroplanes or even mass-produced cars. Software lies behind all this progress and this “dignity of form and substance”. It is worth asking just how much headway this brave approach has made in the world of Civil Engineering. Whether there are still plenty of people willing to “cross the abyss”, as Danusso put it. What can e say about most of these works? Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa. (Dante, Inf. III, 49-51) ■ Nave
da crociera Seven Seas Navigator (progetto strutturale dello Studio Engineering): nella pagina a fianco, modello zona di attacco del corpo eliche allo scafo (mesh), a sinistra, mappe in falsi colori della deformata amplificata sotto onda oceanica di progetto. ■ Seven Seas Navigator cruiser (structural project by Studio Engineering): opposite page, model of the connection of screw propeller to the hull (mesh), left, fake colours maps of the deformation and amplification under project oceanic wave.
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fabbriche, che nell’Ottocento producevano carbone e acciaio, erano i polmoni dell’industria che hanno smesso di respirare dal 1997; ma non di vivere. Il bacino della Ruhr, che sorge sul fiume omonimo, oggi è tra i paesaggi più suggestivi del mondo, con le sue cattedrali del progresso e le ciminiere annerite dal fumo al posto delle torri merlate o degli alberi ; potrebbe essere lo sfondo ideale per qualsiasi film ambientato nel futuro: una veduta post-urbana senza tempo che si fissa nello sguardo per stratificarsi nella memoria. L’area Ruhr è simbolo della rivoluzione industriale e del progresso culturale. Da centro del potere economico quale è stato nel passato, nel presente è un parco dell’intrattenimento culturale, grazie a una politica che ha investito nella sua memoria storica. La zona della regione industriale è un museo all’aperto dei luoghi della produzione, ma anche un luogo vivo abitato dagli ex operai e dai loro discendenti, sono i sopravvissuti alla durezza del lavoro nelle ex acciaierie o nelle miniere a traghettare il passato della Ruhr nel presente. Nel 1815 la zona contava 300.000 abitanti, oggi sono poco più di cinque milioni, per la manodopera furono costruite case, quartieri poi diventate piccole città, insieme costituiscono un parco siderurgico d’inestimabile valore storico, per esempio la miniera Zollverein a Essen è protetto dall’Unesco. Si tratta di un groviglio di architetture industriali che nel tempo hanno modificato il paesaggio circostante. Oggi queste testimonianze sono lì a raccontarsi, come le Piramidi in Egitto, i templi in Grecia o i grattacieli di Manhattan; sono luoghi reali che valorizzano il loro passato in maniera fantastica senza gli effetti spettacolari della tecnologia. Due secoli fa trascorrere la vita nelle città delle miniere e delle acciaierie della Ruhr era una maledizione, oggi per molti è una scelta ragionata. Alcuni operai disoccupati dopo la chiusura dei forni sono stati ingaggiati come guide ideali delle exfabbriche, trasformate in musei; e chi meglio di loro può ricordare il passato ai posteri ? Semplificando, l’uomo è lo spazio che determina il luogo del lavoro, per gli abitanti della Ruhr, nel passato l’unico universo in cui trascorrere buona parte dell’esistenza, peraltro breve date le pessime condizioni ambientali, era la fabbrica, dove il giorno e la notte si succedevano secondo i ritmi frenetici della produzione; oggi è storia. Il piano di riconversione in area museale degli exedifici industriali, considerate necropoli di metallo o di carbone, è tra gli investimenti culturali più interessanti degli ultimi anni. Nel 1989, l’anno della caduta del muro, il governo del land Nordrhein-Westfalen ha incaricato Karl Ganser di riconvertire la regione della Ruhr in polo d’attrazione internazionale, e l’obiettivo è stato raggiunto: il passato vive nel presente. Oggi il bacino della Ruhr è un modello di riconversione, che valorizza l’identità culturale del luogo, una politica anche. Ganser ha puntato sul recupero non solo dell’edificio architettonico, ma su ciò che rappresenta, valorizzando la memoria del futuro. In questa regione tedesca la riconversione e la riqualificazione urbanistica e sociale vanno di pari passo. Investire nella memoria, nella valorizzazione dell’identità antropologica del bacino della Rurh è stata una mossa politica intelligente sul piano urbanistico, ed economico ma soprattutto umano. Il governo tedesco ha in parte risolto il problema della disoccupazione degli ex operai, assumendoli nelle nuove strutture museali, e il “salto “ di qualità della vita si commenta da solo. Abitanti e luogo determinano l’identità culturale di questa megalopoli dell’industria, scinderli significa perdere l’anima del progresso. L’area ha un vessillo terribile e
affascinante al tempo stesso; è il gasometro di Oberhausen eretto nel 1929, alto 117 metri; oggi il cilindro monumentale d’acciaio è una torre panoramica che domina il paesaggio circostante. Si tratta di un gioiello dell’architettura industriale che caratterizza il territorio: è un segno totemico della memoria di straordinario impatto. Passeggiare nelle “città delle fabbriche” non significa solo aggirarsi tra i fantasmi del progresso, ma riqualificare l’area dal punto di vista estetico. Le strutture sono rimaste le stesse, con la differenza che, oggi sono ammirate come se fossero opere d’arte. Nel presente l’iconografia urbana è un genere autoreferenziale, che si è perfezionata tra gli anni Ottanta e Novanta del XX secolo. Per gli artisti contemporanei il paesaggio urbano sostituisce quello naturale, in ogni caso gli agglomerati industriali sono affascinanti quanto le foreste ammazzoniche, o le vedute lagunari; il post-vedutismo sovrappone aree verdi con i luoghi della produzione con l’obiettivo di alterare i luoghi della memoria, creando atmosfere evocative. L’artista mira a estraniare l’oggetto dai riferimenti reali, e tanto più si allontana da ciò che è, tanto più si avvicinano al suo ideale estetico-formale. Il processo di decontestualizzazione fotografica applicato ai colossi della Ruhr, seppure monumentali e inviolabili simboli della civiltà industriale, funziona. Nello sguardo dell’artista anche le “cattedrali” della Ruhr possono, come per magia, trasformarsi in presupposti formali o piattaforme di esperienze creative aperte a infinite soluzioni pittoriche. Sono un esempio le immagini pubblicate in questo servizio realizzate da Riccardo Boldorini (1971), che mirano non tanto al dato oggettivo, ma al riconoscimento del potere estraniante del mezzo fotografico. Si tratta di un dossier speciale sui monumenti della produzione e dell’economia, che Boldorini ha concettualizzato, fissandoli in una visione assolutamente irreale e soggettiva, attraverso ritocchi di luce che “dipingono” e alterano lo scenario reale. Sotto questa nuova luce, non c’importa più di riconoscere questa o quell’acciaieria, tutto accade nel momento dell’inquadratura, nel preciso istante dello scatto, filtrato dallo sguardo dell’artista che attraverso effetti luministici ammanta di mistero i luoghi della realtà industriale. Riconversioni di aree dimesse e riqualificazioni di paesaggi urbani sono l’argomento del giorno per gli architetti come per gli artisti. La riproduzione artistica dei paesaggi urbani va di pari passo con la rivoluzione industriale e l’evoluzione del gusto; per l’artista contemporaneo è normale abitare o esporre in un ex-fabbrica, come è normale per i visitatori recarsi in un museo ricavato da un edificio industriale. Nel nuovo millennio la fabbrica si è liberata dal complesso d’inferiorità, là dove un tempo si produceva economia, oggi s’investe in cultura e nell’intrattenimento. E’ accaduto che abbiamo completamente “addomesticato” il luoghi della produzione, prima considerati “lager” dell’alienazione umana. L’opera di decontestualizzazione degli artisti ha accelerato il processo di riqualificazione estetica dei luoghi produttivi, educandoci a slittamenti semantici e formali, prima impensabili. La riproduzione fotografica non documentaristica dei paesaggi urbani, gioca un ruolo determinante, per la fruizione di questi luoghi “innaturali” dell’industria. Tra i rappresentanti del genere “architetture industriali” si ricordano i fotografi Gabriele Basilico, Giovanni Chiaromonte, Luigi Ghirri e Olivo Barbieri, che hanno approfondito il filone della fotografia-pittorica. Riccardo Boldorini, outsider s’inserisce in questa ricerca, elaborando un personale linguaggio luministico per “foto-riprodurre” le possibilità dello sguardo sui luoghi reali della visione di spazi concettuali. Osservate bene le immagini e attenzione alle ombre perché nascondono le sagome di realtà, qui trasformate in atmosfere dell’astrazione. Jacqueline Ceresoli
Riccardo Boldorini
Tra realtà e finzione In the Ruhr
uhr: ottocento chilometri quadrati, diciassette città cresciute l’una nell’altra come matriòske russe, R intorno ciminiere, miniere, cokerie, acciaierie,
■ Nella
pagina a fianco, l’acciaieria Henrischütte di Hattingen. ■ Opposite page, the Henrischütte steelworks at Hattingen.
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uhr: eight hundred square kilometers, seventeen cities that have grown into one another, like Russian R matriòskes, around chimneys, mines, cokeries, steelworks and factories, nineteenth-century producers of coal and steel, the lungs of the industry. An industry that stopped breathing in 1997, but has never stopped living. The valley of the Ruhr river, spawned by the river itself, constitutes today one of the most suggestive sceneries around the world, with its cathedrals of progress and blackened chimneys instead of battlemented towers and trees. It could be the ideal background for any movie set in the future: a timeless post-urban view that commands your attention and becomes embedded in your memory. The Ruhr area is the symbol of industrial revolution and cultural progress. It has changed: from a center of economic power it has become a place of cultural entertainment, thanks to a policy that has invested in its historic memory. The industrial region is now an outdoor museum showing the production sites, but the area is alive: the ex-workers and their descendants live there. Those who survived the hard work in the former steelworks or mines are the ones who transformed the past of the Ruhr into its present. In 1815, the area counted 300,000 inhabitants; today the number has ballooned to just over 5,000,000. Due to the need for manpower, there was a rapid boom in building: houses upon houses turned into neighborhoods, which in turn grew into towns, and today the area has become an iron and steel “park” which contains invaluable historic value. For instance, the Zollverein mine in Essen is protected by Unesco. The area is a closely-knit web of industrial architecture which, in time, has modified the environing landscape. Today, these cities tell their own story, just like the pyramids in Egypt, the Greek temples or the skyscrapers in Manhattan: they are real places which set off their past with a tinge of the fantastic, without exploiting the spectacular effects of technology. Two centuries ago, living in the mine and steelworking cities of Ruhr was a damnation, while today lots of people choose to live there. After the closure of the furnaces, some of the former workers were employed as ideal guides, for they are the ones who best recall the past of the ex-factories - which have now been transformed into museums - and can best tell visitors about them. In other words, for the people of Ruhr, man is the space that determines the workplace: in the past, the only universe that existed was the factory, where men spent most of their existence in precarious conditions, and where the days and nights followed one another in the frenetic rhythm of production; today, this is history. In the past few years, one of the most interesting cultural investments is constituted by the conversion of former industrial buildings - which are seen as necropolises of metal or coal - into museum areas. In 1989, the year the Berlin wall went down, the governor of NordrheinWestfalen entrusted Karl Ganser with the task of turning the Ruhr region into a pole of international attraction, and the target has been centered: the past lives in the present. Today, the Ruhr valley is a model of reconversion that increases the value of the area’s cultural identity, and it’s also a policy model. Ganser not only aimed at recovering the architectural value of the buildings, but at what they represent, bringing out the memory of the future. In this German region, urban and social reorganization and advancement walk hand in hand. Investing in the memory and development of the anthropological identity of the Ruhr valley was an intelligent political move, from a town-planning and economic angle, but also from a human viewpoint. The German goverment has partly solved the problem of unemployment concerning former workers, hiring them within the sphere of the new museum structures, producing a self-evident step up the ladder of lifestyle. The inhabitants of the area and the area itself determine the cultural identity of this industrial megalopolis, and dividing the two would mean losing the very soul of progress. The area is characterized by a landmark which is both terrible and fascinating: the 117-
meter-tall Oberhausen gasometer, built in 1929; today, this monumental steel cylinder is a dominating tower with a panoramic view over the surrounding landscape. A jewel of industrial architecture, it characterizes the territory: it has an extraordinary impact, it is a totemic sign of memory. Strolling through the “city of factories” doesn’t only mean walking among the ghosts of progress, but upgrading the area from an aesthetic point of view. The structures have remained the same, the only difference being that today they are seen as works of art. In the present, urban iconography is a self-referring genre which was greatly improved in the 1980s and 90s. For contemporary artists, the urban landscape is a substitute for the natural: in any case, industrial conglomerations are as fascinating as the forests of Amazonia or lagoon sceneries; post-landscapists superimpose natural verdure on production sites, aiming at altering the milieus of memory, thus creating evocative atmospheres. Artists aim at alienating the object from real references: the farther they get from the object, the closer reality gets to the artist’s aesthetic-formal ideal. Although the Ruhr colussi are monumental and inviolable symbols of industrial civilization, applying the process of photographic decontextualization to them works. Like magic, in the artist’s eye even the “cathedrals” of the Ruhr can turn into formal suggestions or platforms of creative experience which are open to infinite pictorial solutions. An example of this is to be found in the pictures - published here - by Riccardo Boldorini (1971). The photographer’s pictures do not aim so much at objective data as at the identification of the alienating power of photography as a means of expression. Boldorini’s work is a special dossier on the monuments of production and economy, which he conceptualized, setting them into an absolutely unreal and subjective vision through touches of light that “paint” and alter the real scenario. Under this new light, we’re not interested in knowing which steelworks is which, since everything happens during the framing, at the precise moment of the shot: everything is filtered through the eyes of the artist, and through him, these places of industrial reality acquire an air of mystery. The advancement of poor areas and the upgrading of urban landscapes are very topical for architects and artists alike. The artistic reproduction of urban landscapes is closely associated with the industrial revolution and the evolution of taste; it is normal for the contemporary artist to live or exhibit in a former factory, just like it’s normal for people to visit a museum located in what used to be an industrial building. In the new millenium, factories have shaken off their inferiority complex; while in the past production was mostly limited to economy, today culture and entertainment are the main investments. What has happened is that we’ve totally “tamed” the production sites, formerly considered “concentration camps”, places of human alienation. The decontextualization that artists have enacted has accelerated the process of the aesthetic requalification of productive areas, training us to get used to semantic and formal shifts that were heretofore inconceivable. The nondocumentary photographic reproduction of urban landscapes plays a determining role for the fruition of these “unnatural” industrial sites. Some of the representatives of the “industrial architectures” genre are the photographers Gabriele Basilico, Giovanni Chiaromonte, Luigi Ghiri and Olivo Barbieri, who thoroughly analyzed this photographicpictorial trend. The “outsider” Riccardo Boldorini has also taken part in this in-depth study, elaborating a personal luministic language so as to “photo-reproduce” the possibilities afforded by the vision of conceptual spaces over real places. Examine the pictures carefully and beware of the shadows, because they hide the profiles of reality, which are here transformed into abstract atmospheres. Jacqueline Ceresoli
■ Nella
pagina a fianco, l’acciaieria Stahlwerk di Duisburg. ■ Opposite page, the Stahlwerk steelworks at Duisburg.
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■ Particolari
dell’acciaieria Stahlwerk di Duisburg. ■ Details of Stahlwerk steelworks at Duisburg.
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■ Viste
dell’acciaieria Zeche Zollverein di Essen. ■ Views of Zeche Zollverein steelworks at Essen.
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Italia/Italy - Ceriano Laghetto (Milano) Progetto AGORA Idee progettuali per la sistemazione di piazza Diaz, del parco comunale, delle aree di connessione e del parcheggio antistante l’ingresso ovest del parco stesso, denominato Progetto AGORA. L’importo dei lavori stimato risulta pari a Euro 774.685,35. AGORA Project. Design ideas to redevelop Piazza Diaz, the town park, connecting areas and car park in front of the west entrance to the park, known as the AGORA Project. The works are estimated as costing 774,685.35 Euros. Committente/Client: Comune di Ceriano Laghetto Giuria/Jury: Antonella Ferrario, Paola Radice, Roberto Mascazzini, Angelo Selis, Denis Zuffellato, Bruno Bellini, Luigi Borgonovo
1°
Germania/Germany - Köln Recupero dell’area della Güterbahnhof Köln-Mülheim Progetto per recupero dell’area dello scalo merci dismesso Köln-Mülheim e riuso dei depositi, locali tecnici ed edifici industriali dismessi per la realizzazione di un centro per i media e lo spettacolo. L’area di progetto misura 16 ha gran parte dei quali saranno destinati a parco pubblico. Redevelopment of the Güterbahnhof KölnMülheim area. Project to redevelop the abandoned “Köln-Mülheim” goods depot, reusing the abandoned industrial buildings, stores and utility rooms as a media and entertainment centre. The project area covers 16 hectare, most of which are used as a public park. Committente/Client: FSW GmbH Düsseldorf - E-mail: fsw.gmbh@tonline.de Giuria/Jury: Oliver Hall, Bernd Sammeck, Martin Rogge, Leonore Vogt, Ralph Schneemann, Herman Gellissen
1°
Italia/Italy - Firenze Nuova stazione Alta Velocità di Firenze Progettazione preliminare della nuova stazione Alta Velocità di Firenze e opere connesse ubicata sulle aree Belfiore Macelli, secondo quanto meglio specificato nel regolamento di concorso. Costo complessivo degli interventi oggetto del concorso: Euro 240.000.000,00 New Florence High-Speed Station Preliminary design of the new Florence High-Speed Station and associated works in the Belfiore Macelli areas, in accordance with what is specified in the competition rules. Overall cost of the works referred to in the competition: 240,000,000.00 Euros Committente/Client: Treno Alta Velocità TAV SpA, Gruppo Ferrovie dello Stato Giuria/Jury: Gae Aulenti, Pio Baldi, Gianni Colantoni, Francesco Dal Co, Carlo De Vito, Josef Paul Kleihues, Stefano Reggio, Jan Sondergaard, Marco Tamino
1°
Riqualificazione urbana del Centro di Castenaso (Bo) Concorso INU 2000-2001 per il Comune di Castenaso, Ministero dell’Ambiente, Ministero dei lavori Pubblici, e WWF Italia. Progetto di riqualificazione urbana del Centro di Castenaso (Bo), comprendente il progetto delle piazze centrali, del giardino scolastico, del ponte sul fiume Idice, del sistema delle attrezzature centrali e dei percorsi di connessione. Urban redevelopment of the Castenaso Town Centre (Bologna). INU 2000-2001 competition for the Castenaso Town Council, Ministry of the Environment, Ministry of Public Works and WWF Italia. Project for the urban redevelopment of Castenaso Town Centre (Bologna), including a project for town squares, a school garden, bridge over the River Idice, a system of downtown facilities and connecting paths. Committente/Client: Comune di Castenaso e-mail: info@comune.castenaso.bo.it
1° Classificato/1st Place: Ove Arup & Partners International Limited, Foster and Partners 2° Classificato/2nd Place: Arata Isozaki 3° Classificato/3rd Place: Santiago Calatrava
1°
1° 1° Premio/1st Prize: alterstudio partners/Marco Muscogiuri (Capogruppo/Team Leader), Giorgio Faccincani, Massimiliano Merlo, Simone Zamatei, Cristian Zanelli Progetti segnalati/Signalled Projects: Serena Maffioletti (Capogruppo/Team Leader); Guido Cenacchi (Capogruppo/Team Leader); Luca Cruciat (Capogruppo/Team Leader), Marco Guerzoni, Elettra Molossi; Eros Parmeggiani (Capogruppo/Team Leader)
1° Classificato/1st Place: Studio TAM: Massimo Lepore, Raul Pantaleo, Simone Sfriso
Italia/Italy - La Spezia Riqualificazione di piazza Brin Progetto preliminare per la riqualificazione di piazza Brin, sita nel centro storico della Spezia. L’importo presunto: Euro 516.456,90 Redevelopment of Piazza Brin Preliminary project to redevelop Piazza Brin in Spezia town centre. Expected cost: 516,456.90 Euros Committente/Client: Comune della Spezia
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1° 1° Premio/1st Prize (20.000 Euro): Büder Menzel, Busmann - Haberer 2° Premio/2nd Prize (15.000 Euro): OX2 architekten, Aachen, con/with KuBus freiraumplanung, Wetzlar 3° Premio/3rd Prize (10.000 Euro): 3Pass Burkhard-Koob-Kusch ArchitektInnen, Köln Menzione/Mention (2.500 Euro): Angelis Büro für Architektur und Gestaltung, Köln; Bolles - Wilson, Münster con/with Topothek 1, Berlin
Italia/Italy - Castenaso (Bologna)
1° Premio/1nd Prize : Remo Dorigati - Oda_associati; collaboratori: Andrea Borlini, Francesco Cazzola, Massimo Corsico, Chiara Dorigati, Giancarlo Floridi, Luca Veltri, Maurizio Targa; consulenza : Giuseppe Mapelli, Bruno Sclavi 2° Premio/2nd Prize: Pier Alberto Ferrè 3° Premio/3rd Prize: Anna Pezzetti 4° Premio/4th Prize: Andrea Calmieri 5° Premio/5th Prize: Elisabetta Maino
COMPETITIONS
Progetto vincitore/Winning Project: Manuelle Gautrand Altri progettisti invitati/Other invited projects: Christian Biecher, Jacques Ferrier, Zaha Hadid, Christian de Portzamparc
+ europaconcorsi
COMPETITIONS + europaconcorsi
Francia/France - Paris Sede Citroën sugli Champs-Elysées Progetto di ristrutturazione dell’immobile per la realizzazione della nuova sede di rappresentanza del marchio automobilistico francese. Il progetto vincitore prevede di utilizzare ai fini espressivi la verticalità della facciata. Un percorso verticale continuo e una spirale semovente per l’esposizione delle autovetture sono le sue principali caratteristiche. I lavori di costruzione avranno inizio nel 2004. Citroën office along the Champs-Elysées. Project to redevelop this property into a new showroom for the French car manufacturer. The winning project involves using the vertical facade for stylistic purposes. Its main features are a vertical curtain front and self-propelled spiral for displaying cars. Construction work will begin in 2004. Committente/Client: Citroën
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Spagna/Spain - San Sebastián Ampliamento del Campus Universitario di Gipuzkoa Progetto per l’ampliamento del Campus Universitario di Gipuzkoa dell’università dei Paesi Baschi a San Sebastián. Il programma prevede la realizzazione di diversi centri di ricerca: scienza e tecnologia dei materiali, chimica medica, informatica e tecnologie dell’informazione e comunicazione. Extension to Gipuzkoa University Campus Project to extend Gipuzkoa University Campus belonging to the Basque University in San Sebastián. The programme involves constructing various research centres: materials science and technology, medical chemistry, computing and computer technology, and communication. Committente/Client: Vicerectorat del Campus de Gipuzkoa
1°
Sistemazione di un’area verde Proposta progettuale per la sistemazione di un’area verde situata in regione Pedagna in prossimità del campo sportivo. Il tema è libero ma il progetto vuole promuovere la creatività e dovrà essere finalizzato alla stimolazione della fantasia soprattutto dei più piccoli. Il presente concorso ha lo scopo di acquisire indicazioni e stimoli per la realizzazione di un’area polivalente da destinarsi in via prioritaria al gioco dei bimbi e dei giovani ma anche alla sosta e al riposo delle persone adulte. Redevelopment of a landscaped area Design proposal to redevelop a landscaped area in the Pedagna region near a sports field. There is no set theme, but the project is designed to stimulate creativity and must be geared to triggering off the imagination of young children in particular. This competition is supposed to collect ideas and suggestions for creating a multi-purpose area mainly designed for children’s and young people’s games, as well as a rest place and shelter for adults.
1° Classificato/1stPlace: Sonia Rizzo, Francesca Tata, Ugo Rizzo, Stefano Rubino, Patrizio Saccone, Paola Vanacore 2° Classificato/2nd Place: Patrick Politano, Elena Boffa Tarlata, Maurizio Bocconcino, Leonardo Peretti 3° Classificato/3rd Place: Mario Tassoni
Svizzera/Switzerland - Luzern Nuova sede dell’università di Lucerna Progetto per la nuova sede dell’università di Lucerna. l’edificio sorgerà in centro, sulla Kasernenplatz. Il programma prevede la realizzazione di spazi didattici per 900 studenti con l’opzione di un eventuale ampliamento per portare la capacità dell’istituto fino a 1.200 studenti. Costo di costruzione previsto: 65 milioni di franchi svizzeri. New headquarters of Lucerne University Project for a new headquarters for Lucerne University. The building will be situated in the city centre at Kasernenplatz. The programme involves the construction of teaching facilities for 900 students with an option for n extension to increase the institute’s capacity to 1,200 students. Expected building cost: 65 million Swiss francs Committente/Client: Hochbauamt des Kantons Luzern, Planungswettbewerb Neubau Universität Luzern
Sistemazione di aree pubbliche Redazione del progetto planivolumetrico per la sistemazione delle aree pubbliche e l’inserimento paesistico-ambientale del nuovo lotto del piano di zona consortile contrassegnato con la sigla “2SI 6” Redevelopment of public areas Design of a plan to redevelop public areas and landscape-environmental insertion of the new lot into the cooperative plan area marked by the initials “2SI 6”. Committente/Client: Comune di Settimo Milanese Giuria/Jury: Alberto Secchi, Franco Aprà, Angelo Bugatti, Alberto Defendi, Paolo Ferrante, Marco Prusicki, Luigi Spinelli, Juan Martin Piaggio, Bruno Massignan
1° Classificato/1stPlace: Nicola Braghieri 2° Classificato/2nd Place: Luisa Olgiati 3° Classificato/3rd Place: Maria Grazia Folli 4° Classificato/4th Place: Pier Alberto Ferrè 5° Classificato/5th Place: Gèrard Cantarelli 6° Classificato/6th Place: Giacomo De Amicis
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Giuria/Jury: Urs Mahlstein, Markus Hodel, Peder Largiadèr, Alois Ottiger, Markus Ries, Paul Zosso, Marianne Burkhalter, Barbara Burren, Andrea Deplazes, Jean-Pierre Deville, Daniele Marques, Peter Marti, Dieter Schütz, Ueli Zbinden
1°
1° Premio/1st Prize: Bauart Architekten, Bosch Architects 2° Premio/2nd Prize: Atelier WW 3° Premio/3rd Prize: OOS_open operating system 4° Premio/4th Prize: Maier Hess Architekten 5° Premio/5th Prize: Evelyn Enzmann, Philipp Fischer 6° Premio/6th Prize: Max Dudler 7° Premio/7th Prize: Valerio Olgiati 8° Premio/8th Prize: Hans Kollhoff 9° Premio/9th Prize: roeoesli & maeder 10° Premio/10th Prize: Lüscher Bucher Theiler Architekten 11° Premio/11th Prize: Stucky + Schneebeli Architekten 12° Premio/12th Prize: Metron
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Italia/Italy - Settimo Milanese (Milano)
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1° Committente/Client: Comune di Settimo Rottaro Giuria/Jury: Francesco Com’otto, Maria Giochetti, Andrea Lavarino, Luigi Tangari, Adriano Bellone, Bruno Lana, Rosalba Pennisi
Italia/Italy - Settimo Rottaro (Torino)
1° Premio/1st Prize: Alfredo Freixedó Alemparte 2° Premio/2nd Prize: Tomás Valenciano, José Ignacio Madorran 3° Premio/3rd Prize: Antonio Pagola
COMPETITIONS
victims of the Nazi extermination of the Jews (Shoah). Committente/Client: Comune di Presicce, E-mail: utc.presicce@tiscali.it Giuria/Jury: Giuseppe Leopizzi, Francesco Pirti, Corrado Cazzato, Helmut Dirnaichner 1° Classificato/1st Place: Roberto Quaranta 2° Classificato/2nd Place: Salvatore Tafuro (Capogruppo/Team Leader), Lorena Calzolaio, Ezio Musarò 3° Classificato/3rd Place: Giacomo Matarrese (Capogruppo/Team Leader), Gaetano Leogrande 4° Classificato/4th Place: Amerigo Antonelli (Capogruppo/Team Leader), Pasquale Romano, Antonella Tundo, Patrizia Benedetta Maiorano 5° Classificato/5th Place: Franco Stabile
+ europaconcorsi
COMPETITIONS + europaconcorsi
Italia/Italy - Presicce (Lecce) Arredo di uno spazio da dedicare alle vittime della Shoah Raccolta di idee progettuali per la definizione dell’arredo e della fruizione dell’area tra via Mazzini e via V. Veneto con titolo “Proposte di Idee per l’arredo e la fruizione dello spazio pavimentato all’incrocio tra via Mazzini e via Veneto”. Obiettivo delle proposte deve essere l’individuazione, le modalità di utilizzo dell’area in oggetto e le caratteristiche tecniche degli elementi di arredo. In particolare l’A.C. ha intenzione di sistemare l’area citata, in maniera da dedicare l’area al ricordo delle vittime dello sterminio nazista subito dagli Ebrei (Shoah). Furbishing of a space dedicated to the victims of the Shoah. Collection of design ideas for furbishing and using the area between Via Mazzini and Via V. Veneto entitled “Proposals for furbishing and using the paved space at the crossroads between Via Mazzini and Via Veneto”. The proposals must be designed to identify the area in question and how it is to be used, as well as the technical features of the furbishing elements. The City Council is particularly keen to develop the said area so that it can dedicated to the memory of the
Svizzera/Switzerland - Zurich Nuova edilizia scolastica per il quartiere “Hardau”, Lotto A Progetto per la realizzazione di una scuola media superiore sulla Albisriederplatz a Zurigo. New school building for the “Hardau” neighbourhood, Lot A. Project to design a new junior high school at Albisriederplatz in Zurich. Committente/Client: Gemeindekanzlei Andeer Giuria/Jury: Myrta Studer, Hansjörg Grunder, Andreas Bühler, Cornelia Mächler-Peter, Peter Ess, Roger Boltshauser, Barbara Burren, Paola Maranta, Peter Märkli, Tina Neumann, Mireille Turin
1° Premio/1st Prize: bbesw Architekten 2° Premio/2nd Prize: Regula Harder, Jürg Spreyermann 3° Premio/3rd Prize: Knösels und Wymann 4° Premio/4th Prize: Kaup - Jesse Hofmayr - Werner 5° Premio/5th Prize: Oliver Kalt, Carlos Rabinovich
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l’Arca2 Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
l’Arca2
Tutto d’acciaio Apatê Bridge in Stockholm
Il museo tra le terrazze Progetti: Urban Future Organization + Centola & Associati, Antonella Mari
Progetto: Erik Andersson
L’Apatê Bridge a Stoccolma è il primo ponte al mondo a essere realizzato completamente in acciaio inossidabile. Erik Andersson, architetto trentenne svedese (www.erikandersson.se), lo ha progettato e realizzato in collaborazione con Melena Mijanovic, Magnus Staehl, Michael Hallbert e con l’impresa di costruzioni Tyréns. L’ Apatê Bridge risolve l’attraversamento del canale Sikula, le cui due rive, il parco e la banchina, hanno altezze e carattere diversi. Il progetto è risultato primo a un concorso internazionale a inviti (altri team invitati erano: Chris Wilkinson, Dissing+Weitling, Henrik Rundquist, Mats Edblom, VBB) ed è ora già in funzione nella parte meridionale di Stoccolma nell’area, risistemata in anni recenti, di Hammarby Sjöstad. Il ponte è stato prefabbricato in tre parti a Trollhättan. Dopo essere stato saldato e temperato è stato trasportato sul luogo di montaggio, posizionato e connesso alla base con una gru. La base è stata realzzata in situ. La base in cemento è stata gettata in una forma molto liscia. Le componenti strutturali del ponte sono costituite da travi cave portanti in acciaio inossidabile saldate, che insieme ai cavi di tensione sostengono le forze verticali. L’altezza delle travi portanti è maggiore sul lato della banchina e diminuisce verso il parco. La stabilità orizzontale è data da ulteriori cavi di tensione. Le forze di tensione dei cavi determinano una forza orizzontale che bilancia la pressione verticale delle travi strutturali. Il piano di calpestio è rivestito in asfalto sabbiato argento. Tutte le superfici di acciaio sono lisce senza bordi aguzzi o incavature. La ringhiera è anch’essa di acciaio inossidabile. Il sistema di
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illuminazione è integrato nella struttura e garantisce al piano di calpestio la necessaria luminosità durante le ore di buio. The new Apatê bridge in Stockholm is the first bridge in the world to be made totally in stainless steel. Erik Andersson, thirty-year-old Swedish architect (www.erikandersson.se), has designed it in collaboration with construction firm Tyréns, Jelena Mijanovic, Magnus Staehl, and Michael Hallbert. Apatê bridge resolves the crossing of Sickla kanal whose two banks are of different heights and character: the quay and the park. It is a first prize in an invited international competition (other invited teams were: Chris Wilkinson, Dissing+Weitling, Henrik Rundquist, Mats Edblom and VBB) and is now standing south of Stockholm in a refurbished area called Hammarby Sjöstad. The bridge was prefabricated in three pieces in Trollhättan. After welding and glassblasting the bridge was transported to the building site where it was placed and connected to the base by a crane. The base is made in-situ. The concrete is cast against a very smooth form. The load-bearing parts of the bridge consist of a welded carrying stainless steel beam, which together with the tension wires takes care of the vertical
forces. The height of the carrying beam is greatest at the quay and decreases towards the park. The extended positioning of the tension-wires gives a horizontal stability. The tension-forces from the wires give a collected horizontal force which is equal to the pressure-force in the carrying beam. The walkway will be crowned with poured asphalt with silver sand. All steel surfaces are smooth, without sharp edges or pockets. The handrail is made of stainless steel. It has a built-in lighting system. This illumination gives the walkway all necessary light.
L'associazione ArteAlta Castelmola Città degli Artisti, con il patrocinio di IN/ARCH Sicilia, Comune di Castelmola, Provincia di Messina, Accademia di Belle Arti di Catania e Accademia di Belle Arti di Brera, ha organizzato una consultazione ad inviti per verificare la fattibilità di un museo di Arte e Architettura contemporanea a Castelmola. Il 3 settembre 2002 i sette gruppi invitati hanno presentato i loro progetti al pubblico e alla commissione di critici, composta da Luca Molinari, Franco Porto, Luigi Prestinenza Puglisi e Kivi Sotomaa, che ha deciso di individuare, tra tutte, due proposte: quella redatta dal gruppo di Antonella Mari e quella del gruppo Urban Future Organization + Centola & Associati, classificandole al primo posto a pari merito. Ufo + Centola & Associati (Steve Hardy, Claudio Lucchesi, Jonas Lundberg, Andrew Yau, Arjan Scheer, Theo Kanelloupolus + Luigi Centola, Valentina Piscitelli) hanno utilizzato il ripido pendio a strapiombo su Taormina, caratterizzato dalla pratica del terrazzamento, quale strategia consolidata per appropriarsi dello spazio vitale con il desiderio di creare una passeggiata espositiva obliqua, continua tra interno ed esterno, sempre affacciata sul panorama. Il concetto di “campo” è stato applicato mediante lo sviluppo di un prototipo base
ripetuto e deformato per adattarsi sia al dislivello che al programma museale. L’aggregazione delle diverse componenti permette l’accrescimento e la costruzione coerente per fasi. Diverse possibilità di compenetrazione del prototipo generano una grande varietà di spazi interni dove la funzione non ha più rapporto diretto 1 a 1 con la forma. Le diverse attività museali attraversano e occupano più moduli o parte di essi anche a livelli differenti. Antonella Mari (con Matteo Lorusso, Pierpaolo Martiradonna) ha sottolineato il rapporto tra Castelmola e il suo nuovo museo, posizionato sul lato opposto della valle, con una sotterranea unità. Il museo non si esibisce: la sua presenza è discreta e induce a un’azione volontaria di scoperta. L’edificio si fonde con il paesaggio, non si sovrappone a esso. In questo progetto si è deciso di non intervenire sulla superficie del monte, ma di penetrarne lo spessore procedendo trasversalmente al declivio. Nell’area, una costruzione ipogea preesistente conduce nella profondità della terra. Sperimentato in uscita, questo tunnel funge da cannocchiale puntato su una porzione di panorama. Al museo si accede da una sorta di cava aperta solo verso il cielo, che preclude la vista sull’intorno e rappresenta il luogo di
Rendering e planimetria del progetto del gruppo Ufo+Centola & Associati. Renderings and site plan of the project by the team Ufo+Centola & Associati.
Rendering, planimetria e modello del progetto del gruppo guidato da Antonella Mari. Renderings, site plan and model of the project by the team led by Antonella Mari.
convergenza di cinque grandi “dita-tunnel” protese verso vari scorci di paesaggio. Tra le ditatunnel si formano aree espositive all’aperto dove la fruizione delle opere, collocate sia all’interno che all’esterno dell’edificio, è libera e totale. Avviene così una completa fusione tra museo e contesto: se da un lato l’arte si sparge sul
territorio, dall’altro il paesaggio, parcellizzato e umanizzato, penetra e invade gli spazi espositivi, come suprema opera d’arte, in un confronto continuo tra artefatto e natura. Un estratto di tutti gli altri progetti è alla pagina web: www.newitalianblood.com/castel mola
elegance. The works of religious art by Ukrainian and Russian painters kept inside are of immense artistic value.
After eight years’ renovation work, the “stone flower”, as the church is called, once again shines out divinely to attract the faithful.
Il fiore di pietra In Kiev Dopo quasi un secolo nella chiesa di Sant’Andrea di Kiev, che sotto il dominio comunista funzionava come museo antireligioso, risuonano le preghiere dei sacerdoti. Costruita negli anni 1747-1753 su progetto dell’architetto italiano Francesco Bartolomeo Rastrelli, eminente maestro del Barocco, la chiesa si erge su un ripido colle, visibile da molte parti della Città Vecchia e dall’immensa vallata del Dniepr. Questa agile costruzione cruciforme si appoggia sulla base poderosa dell’edificio a due piani, dove si trova un piccolo tempio, ed è conclusa da una cupola e quattro torrette decorative con le colonne corinzie che adornano anche le facciate. Le sue forme emozionanti, le ricche decorazioni barocche, la festosa veste coloristica di bianco, azzurro, verde e oro sono state osannate da molti scrittori e poeti. Rastrelli fu l’autore anche dell’interno della chiesa, che si distingue per l’eccezionale finezza ed eleganza. Immenso valore artistico hanno le opere d’arte religiosa di pittori ucraini e russi conservate al suo interno. Dopo otto anni di lavori di
restauro, questo “fiore di pietra”, come i kieviti chiamano questa chiesa, emana di nuovo la sua luce divina, attirando numerosi fedeli. Jury L.Pedan After almost a century the sound of priests praying can be heard once again in St. Andrew’s Church in Kiev, that under Communist rule actually acted as a museum against religion. Constructed between 1747-53 based on a design by the Italian architect Francesco Bartolomeo Rastrelli, a leading exponent of the Baroque style, the church is built on a steep hill visible from all over the Old City and the huge Dniepr Valley. This light crossshaped construction rests on the bulky base of a two-storey building, where there is a small temple, and terminates in a dome and four ornamental towers with Corinthian columns adorning the facades. Its exciting forms, rich Baroque ornamentation and bright colour scheme of white, sky-blue, green and gold have been praised by numerous writers and poets. Rastrelli also designed the inside of the church that stands out for its exceptional finesse and
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Lampioni – generatori di energia fotovoltaica
Quando l’arte si rimette in mostra
Progetto: Studio Itinerante Arquitectura/Alessandro Caviasca
I lampioni-generatori, costruiti a L’Hospitalet de Llobregat, a Barcellona, sono un esempio pioniere di scultura urbana sostenibile, compiono la funzione di illuminazione pubblica e di generatori di energia fotovoltaica. Le due stazioni generatrici hanno un'altezza massima di 13 metri, vedono integrati nelle loro estremità due proiettori di 250 e 400 watt e supportano 18 pannelli fotovoltaici ciascuna, distribuiti per una superficie di 25 mq di campo fotovoltaico. I pannelli integrati nella struttura permettono una generazione di 7600 KW annui di energia elettrica, venduti alla compagnia a un prezzo che è particolarmente vantaggioso, grazie alla politica spagnola che incrementa l'uso dell’energia solare (prezzo di vendita 0.4 euro/kw, prezzo di acquisto 0.1 euro/kw). L’equilibrio energetico del progetto è assicurato calcolando che la metà dell’energia generata alimenta l’illuminazione pubblica, mentre l’energia in eccesso si trasferisce alla rete, con il fine di essere impiegata per altri usi, per questo motivo tali generatori diventano elementi simbolici e sensibilizzano il cittadino. In sintonia con l’attività di ricerca di Studio Itinerante Arquitectura di Barcellona, diretto da Alessandro Caviasca (con Marta Bigoni; Francesco Saverio Caviasca, ingegneria; Pablo de Lagarigue de
Vista di Ca’ Pesaro e, a fianco, la nuova scala interna e la pianta del piano terra/View of Ca’Pesaro and, right, the new interior stair and plan of the ground floor. A destra/far right, Arturo Martini, Fanciulla piena d’amore, 38x21x31 cm, 1913. Sotto/below, Mario Sironi, Paesaggio urbano, 56x61 cm, 1950.
Survillers, Magdalena Alvarado, collaboratori) la concezione dei lampioni generatori di L’Hospitalet rappresentano un esempio di forme urbane, che integrano la tecnologia solare con la produzione di energia alternativa: oltre alla necessità di produrre energia e alla circostanziale esigenza di illuminare uno spazio pubblico, si è voluto dare forma a un “elemento urbano sostenibile”.
Generalmente, i pannelli solari, per le loro dimensioni e il loro alto numero impiegato, invadono negativamente l'ambiente, per questo il tentativo è di integrarli nella morfologia complessiva, il pannello fotovoltaico diventa così un elemento architettonico che segue le proprie leggi compositive. L'inclinazione ideale (35º) della struttura metallica permette al
piano ricettore di creare una zona d’ombra e, per la sua composizione scalonata, di percepire fasce di cielo. La combinazione del colore dell’acciaio Corten, la cui progressiva ossidazione provoca variazioni cromatiche nel tempo, si contrappone al colore blu proprio dei cristalli di silicio, nella ricerca di un accordo con gli elementi della natura circostante.
Venezia. Riaperta dopo lunghi restauri e risistemazioni, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro. Gli spazi interessati dai lavori sono stati il piano terra, l’ammezzato e il primo piano nobile. L’intervento, realizzato su progetto di Boris Podrecca, è stato attuato partendo da un’attenta rilettura del palazzo e della sua storia secolare, recuperandone gli elementi più significativi e favorendo i collegamenti con il tessuto urbano. Rinnovato anche il percorso espositivo, ordinato da Giandomenico Romanelli e Flavia Scotton. Completamente rifatto anche l’allestimento e gli
apparati informativi. Romanelli e Scotton hanno inoltre curato l’edizione di una nuova guida al museo.
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino Progetto: SB Tiez & Partners/Claudio Silvestrin
Recuperare la città Progetto: Silvia Dagna (Capogruppo)
Il progetto di Silvia Dagna architetto a capo del gruppo formato da Serena Galassi, Simona Maurone e Alessandro Console, vincitore del concorso di idee bandito dal Comune di Savona per la riorganizzazione e integrazione col centro storico degli spazi del fronte mare e della vecchia darsena - ha lavorato a scala urbana, ricucendo i percorsi esistenti con nuovi assi di attraversamento, che arrivano fino al mare e riportano la città storica al porto, e inventando diversi modi di usare lo spazio che diventa pubblico. Le soluzioni progettuali hanno lavorato sulla definizione degli spazi con i materiali del suolo, con il verde, con la creazione di nuove occasioni urbane. Nel progetto si possono individuare tre scale differenti: quella “monumentale” data dagli edifici e dagli alberi; quella “intermedia” data dai punti luce e dai piccoli oggetti quali le fermate bus, i bar,i chioschi per la vendita del pesce, i servizi per il diporto
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ecc. e quella “di piccola scala” data dall’uso specifico delle parti come le pavimentazioni, il verde basso ecc. Il progetto dello studio ligure, quindi, è fatto di verde, di pavimentazioni, d’illuminazioni specifiche delle zone progettate e dei piccoli oggetti posti all’interno di esse. Questo intervento dimostra un’attenzione colta verso la funzionalità e la vivibilità degli spazi della città per la quale si è voluto recuperare la dimensione pubblica e la potenzialità turistica con una discrezione ricca di idee, significati e contenuti.
L’idea di offrire a Torino un centro per l’arte contemporanea di livello internazionale si è concretizzata lo scorso settembre con l’inaugurazione dei nuovi spazi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (www.fondsrr.org). Il progetto della nuova struttura, realizzata nel quartiere San Paolo, nell’ex area industriale della Fergat, è stato affidato allo studio SB Tiez & Partners e firmato da Claudio Silvestrin, architetto di origine milanese che da vent’anni vive e lavora a Londra (per l’ingeneria: James Hardwick). L’edificio si presenta con una forma longitudinale bianca, fondata sull’essenzialità e la neutralità degli spazi, puramente destinati a contenere l’arte contemporanea e pensati per una facile e pratica gestione. Per l’inaugurazione del nuovo centro espositivo la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
presenta fino al 6 gennaio la mostra “Exit, nuove geografie della creatività italiana”, dedicata alla produzione artistica italiana di questo inizio di millennio e curata da Francesco Bonami.
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News
Plasma in Italia New Branch Il giovane studio di architettura londinese Plasma apre da dicembre una sua nuova filiale in Italia. Già segnalatosi in diversi concorsi internazionali (sono giunti quinti al concorso per il Museo Oceanografico di Straslund in Germania, terzi a quello per il recupero e l’ampliamento del Mozarteum di Vienna), per alcune installazioni realizzate per la Architecture Foundation o per la Architecture Week di Londra, per le teorie sulla rigenerazione della città attraverso l’abbattimento della tradizionale frammentazione dello spazio, e recentemente con mostre a Tallin, Berlino e Münster, Plasma vuole ora ampliare le proprie prospettive operative dandosi una struttura plurinazionale. Una selezione delle loro opere e dei progetti, e una sezione sulle novità relative alla loro attività è presente nel sito www.plasmastudio.com. Plasma, the young architectural team from London, is opening a new branch of its firm in Italy in December. Having already made their mark in certain
Rendering, modello e planimetria generale del progetto per l’Ocean Museum a Straslund.
international competitions (they came fifth in the competition for the Oceanographic Museum in Straslund, Germany, and third in the competition to redevelop and extend the Mozarteum in Vienna) and for certain installations designed for the Architecture Foundation or Architecture Week in London, theories on redeveloping the city by moving beyond the traditional fragmentation of space, and recently for exhibitions in Tallin, Berlin and Munster, Plasma is looking to
widen its business horizons by working on an international level. A selection of their works and
Renderings, model and site plan for the Ocean Museum in Straslund.
projects and a section on new aspects of their work can be found at the site www.plasmastudio.com.
Le idee volano, la professione no Multimedia from Canada
Per alcuni, Next, la 8. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, con la sua programmatica intenzione di puntare sull’architettura costruita, ha rappresentato una sorta di ritorno all’ordine, in aperto contrasto con la precedente edizione, orientata
alla sperimentazione dei linguaggi e alla consapevolezza “politica” dell’architetto. In realtà, qualcosa delle intenzioni lanciate due anni fa da Fuksas ha lasciato il segno. E un gruppo canadese, formato da un architetto, un artista multimediale e una pianista, ha Due immagini di/Two images from “Next Memory City”, l’installazione al Padiglione Canadese di/the installation at Canada Pavilion by Michael Awad, David Rokeby ed Eve Egoyan.
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rimesso in gioco il ruolo dell’architetto. Ovvero: nell’attività progettuale non dovrebbe prevalere la professione sul libero pensiero. Next Memory City è talmente sperimentale e visionaria che, invece di creare un luogo fisico, individua un bisogno e ne realizza una possibile configurazione. Il bisogno indotto è l’ubiquità e Next Memory City la soluzione per realizzarla, o perlomeno crearne una credibile simulazione. N.M.C. è un’installazione formata da “Chinatown”, veduta perimetrale interna del Padiglione Canada raffigurante il quartiere cinese di Toronto; “Watch”, un video con immagini di pedoni a Venezia proiettate su grandi schermi; un’installazione sonora come straniamento spazio temporale. Carlo Paganelli
For some people, Next, the 8th Venice International Biennial of Architecture, is a sort of return to order with its programme focusing on built architecture, in open contrast with the previous edition that concentrated on experimentation into the “political” awareness and stylistic idioms of architects. In actual fact, something of what Fuksas launched into the fray two years ago has left its mark. This is a Canadian team composed of an architect, a multi-media artist and pianist has called into play the architect’s role. Summing up: architectural design should not allow free thinking to be quashed beneath the profession. Next Memory City is so experimental and visionary that, instead of creating a physical place, it identifies a need and a possible way of configuring it. The need in question is ubiquity and Next Memory City a credible way of simulating if not actually creating it. N.M.C. is an installation composed of “Chinatown”, internal perimeter view of the Canadian Pavilion depicting the Chinese neighbourhood of Toronto; “Watch”, a video clip showing pictures of pedestrians in Venice projected on giant screens, a sound installation as a means of defamiliarising space-time.
Idee in movimento At Guggenheim New York
Il Solomon R.Guggenheim Museum di New York (www.guggenheim.org) presenta fino al 12 gennaio la mostra “Moving Pictures”, in cui sono esposte circa 150 opere di 55 artisti contemporanei che lavorano coi video, con i film e con la fotografia. La mostra prende in esame l’ampio utilizzo di questo tipo di media nell’arte degli ultimi dieci anni, partendo però dalle sue radici tra la fine degli anni Sessanta e negli anni Settanta, quando gli artisti iniziarono a includere fotografie e immagini in movimento nelle loro opere. Tra gli artisti presenti molti dei maestri contemporanei Christian Boltanski, Fischli/Weiss, Anna Gaskell, William Kentridge, Sam TaylorWood, Gabriel Orozco – e molti dei pionieri da Nam June Paik a Marina Abramovic, Vito Acconci, Bruce Nauman o Robert Smithson. Gli artisti si rivolsero inizialmente a questi media attirati dalla loro capacità di collegare concettualmente categorie quali la cultura di massa, l’arte concettuale, la tecnologia e per contestare la preziosità dell’opera d’arte unica e sfidare l’estetica tradizionale. Inoltre, la nuova tecnologia permetteva loro di rappresentare, riesaminare e rielaborare istanti creativi e performance espandendo così le possibilità di oggettivare o concettualizzare a piacimento la realtà. Con lo sviluppo dei mezzi e della tecnologia a disposizione e grazie a una sempre viva ricerca e voglia di sperimentazione gli artisti di oggi sono più liberi di indulgere nella fantasia fotografica, nella costruzione dell’immagine, nella narrativa cinematografica, manipolando le loro rappresentazioni del mondo empirico e inventando cosmologie completamente nuove. Le tecniche digitali stanno sempre più ampliando gli spazi entro cui i diversi sistemi concettuali pensati dagli artisti si possono esprimere, intervenendo sull’ambiente, spostandone e sfalsandone le componenti reali alla ricerca di un mondo in cui collocare le proprie idee.
Solomon R.Guggenheim Museum in New York (www.guggenheim.org) is showing an exhibition entitled “Moving Pictures” until 12th January, displaying about 150 works by 55 contemporary artists working with video clips, film clips and photography. The exhibition examines the extensive use of this type of media in art over the last ten years, starting from its roots between the late-1960s and 1970s when artists began including photographs and moving pictures in their works. The artists on show include plenty of contemporary masters - Christian Boltanski, Fischli/Weiss, Anna Gaskell, William Kentridge, Sam TaylorWood, Gabriel Orozco – and plenty of the pioneers such as Nam June Paik, Marina Abramovic, Vito Acconci, Bruce Nauman and Robert Smithson. The artists were first attracted to these media by the way they create conceptual links between categories like mass culture, conceptual art and technology,
Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on current events in Italy and abroad.
call into question the precious nature of a unique work of art, and challenge conventional aesthetics. Moreover, the new technology let them represent, re-examine and re-work creative instants and performances, thereby expanding the possibilities of objectifying or conceptualising reality as they saw fit. Thanks to the new technology now available and a keen interest in carrying out research and experimentation, contemporary artists are now freer to indulge their photographic imaginations in constructing images, creating film narrative, manipulating their representations of the empirical world and inventing totally new cosmologies. Digital techniques are still widening the spatial horizons within which different conceptual systems designed by artists express themselves, taking action on the environment, shifting and faking its real components in search of a world in which to place their own ideas.
In alto da sinistra/top from left: Sam TaylorWood, Soliloquy V, Cprint, 1998; Gabriel Orozco, Pelota en agua (Ball on Water), C-print, 1994; Shirin Neshat, Passage, videoinstallazione a colori con sonoro/color video installation with sound, 2001. A sinistra dall’alto/far left, from top: Pierre Huyghe, One Million Kingdoms, videoinstallazione a colori con sonoro/video installation with sound, 2001; Hann Hamilton, untitled (dissections . . . they said it was an experiment), video tonale a colori e schermo LCD/color-
toned video and LCD screen, 1988/1993; Marina Abramovic, Rhythm 5 (detail), stampa su gelatina d’argento con inserti di lettere da stampa/gelatin-silver print insert letterpress panel+photo, 1974. A fianco dall’alto/left from top: Vito Acconci, Grasp, foto b/n con gesso su tavola/b/w photo with chalk on board, 1969; Olafur Eliasson, The Glacier Series (detail), Cybachrome su tavola/C-print mounted on board, 1999; Robert Mapplethorpe, Ken Moody and Robert Sherman, stampa su gelatina d’argento/gelatin silver-print, 1984.
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La Biblioteca in Biblioteca
Fino al 21 dicembre la Biblioteca Nazionale centrale di Roma ospita una mostra che illustra la recentemente realizzata nuova Biblioteca di Alessandria. Progettata dallo studio di architettura norvegese Snøhetta, la nuova struttura si pone come rinnovato polo di diffusione e condivisione del sapere della regione mediterranea, così come lo era stata ai tempi degli Egizi, quando la sua raccolta di manoscritti, la più famosa dell’antichità, era stata culla della scienza, della ricerca e della cultura occidentale. Iniziata nel 1995, in seguito a un concorso internazionale cui hanno partecipato 524 gruppi di 52 Paesi, la nuova biblioteca interpreta il mito dell’antica Biblioteca di Alessandria, fondata da Alessandro il Grande circa 2300 anni fa. Con una superficie di circa 85.000 mq e una sala di
Momenti di vita a Marsiglia
lettura di 20.000 mq, la biblioteca può contenere fino a otto milioni di volumi e comprende anche due musei, un centro congressi, sale per esposizioni, un laboratorio di conservazione e restauro e un centro di formazione. La mostra romana vuole inoltre sottolineare il ruolo della Biblioteca di Alessandria e dello scambio di conoscenze come nodo focale per la pace e la reciproca comprensione, come spazio di dialogo tra Oriente e Occidente, cultura islamica e cultura occidentale. Net surfing Snohetta: www.snoarch.no Biblioteca d’Alessandria: www.alice.it/news/primo/carattsp eranza.htm www.bibalex.gov.eg
Al di là dei territori
AI giovani e intraprendenti zurighesi Vehovar & Jauslin (www.vj-arch.com) è dedicata la mostra in programma dall’11 di dicembre al 18 di gennaio 2003 alla Galerie d’Architecture di Parigi. Affermatisi in occasione dell’Esposizione Nazionale Svizzera 2002 con il progetto per l’Arteplage di Yverdon-les-Bains, Mateja Vehovar e Stefan Jausulin, autonomi dal 1996 con un proprio studio, tracciano in questa mostra un excursus della loro attività professionale attraverso un allestimento che cala il visitatore in un ambiente altamente coinvolgente. Appositamente
concepita per l’occasione una proiezione video in grande formato riflette un’atmosfera fatta di immagini leggere che restituiscono una straordinaria dimensione spaziale. L’idea di un’architettura in costante evoluzione con il progetto, che trae linfa da altre discipline e si arricchisce dalle nuove ricerche in campo di materiali e tecnologie è alla base della sperimentazione portata avanti dagli architetti che, partendo dallo studio messo a punto per la realizzazione dell’Arteplage di Yverdon, tracciano un’interessante percorso della loro metodologia di lavoro.
Il Netherland Architecture Institute di Rotterdam celebra, fino al 15 gennaio, Gio Ponti, in una mostra intitolata “Gio Ponti (1891-1979): A World of Design”. Del grande maestro italiano sono esposti modelli architettonici, disegni fotografie, documenti, oggetti della sua vasta produzione come designer e artista (mobili, ceramiche, tessuti, macchinari come la famosa macchina espresso Pavoni). In oltre sessant’anni di attività, Ponti ha segnato e rinnovato profondamente la visione e la funzione del progettista in Italia e non solo. La sua visione è assolutamente ancora contemporanea e attuale: ha impersonato il designer per il quale innovazione, creatività e versatilità, uniti a una buona dose di anticonformismo, erano una pratica di vita quotidiana. The Netherlands Architecture Institute in Rotterdam is commemorating Gio Ponti through 15th January in an exhibition entitled "Gio Ponti (1891-1979): A World of Design". The exhibition features architectural models, photographic designs, documents and objects from the great Italian master's work as a designer and artist (furniture, ceramics, fabrics and machines like the famous Pavoni expresso machine). In over
A sinistra/left, Piet Stockmans, The set table, 1976; sotto/below, Manifattura lusso Torino, Ceramiche eccentriche, ca. 1950.
A Torino si apre la mostra intitolata “TO190202”, che nella sua misteriosa sigla, dal vago sapore di targa automobilistica, ricorda la ricorrenza del bicentenario della Esposizione del 1902, rimasta nella storia per essere stata una delle prime manifestazioni della cultura progettuale moderna in Italia. Si tratta dunque di una mostra
storica, intitolata “Manifatture aristocratiche e industria del lusso” e curata da Rossana Bossaglia e Cristina Morozzi, che però non intende soltanto rinverdire un prestigioso passato, bensì assumerlo come punto di riferimento per una proiezione sul futuro. Così, nelle sale di Palazzo Cavour saranno esposti, in uno scenario che
Perret e Le Havre
Gio Ponti a Rotterdam A World of Design
Vehovar & Jauslin, Arteplage a Yverdonles-Bains. A destra/right, Gio Ponti, Grattacielo Pirelli. In alto, a destra/top right, Louis Sciarli, Il bagno sul tetto terrazza, 1960 e La terza strada, 1968 (Archives Municipales de Marseille FLC/Adagp).
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A cinquant’anni dall’inaugurazione della Cité Radieuse di Le Corbusier a Marsiglia, la città rende omaggio a questa realizzazione “pilota” dell’architettura del Secondo Dopoguerra con una suggestiva mostra presentata fino al 21 dicembre agli Archivi municipali. La particolarità e l’interesse dell’iniziativa risiedono principalmente nella scelta e nel taglio espositivi che privilegiano, non tanto l’aspetto storicoarchitettonico dell’edificio (che comunque emerge da una lettura del materiale presentato), quanto i momenti di vita vissuta, quotidiana, domestica e collettiva, che la Cité ha accolto, generato, stimolato, o forse in parte disatteso, in questi cinquant’anni. Elemento, quello della vita, che d’altronde rappresenta una delle componenti fondamentali e delle preoccupazioni più profonde
dell’idea di alloggio sociale che Le Corbusier ha inteso sviluppare attraverso la definizione di una tipologia ad alta densità abitativa in cui al confort tecnico dei singoli appartamenti fosse coniugata l’integrazione dei servizi collettivi e dei commerci di prima necessità. Una sessantina di immagini a colori e in bianco e nero dei fotografi marsigliesi Louis Sciarli et Marcel Coen di Marsiglia, conservate negli Archivi municipali, accompagnate da scritti, articoli di giornali, e immagini animate, ricostruiscono con occhio critico e una visione inedita gli amori e i dolori di un edificio che ancor oggi rappresenta una meta e un riferimento nel progetto e nella cultura contemporanee.
Tra arte e industria
sixty years' career, Ponti was responsible for bringing about profound changes in how designers were treated and worked in Italy and elsewhere. His own vision is as up-to-date and topical as ever: he was the designer for whom innovation, creativity and versatility combined with a healthy dose of anti-conformism were an everyday way of life. Net surfing NAI: www.nai.nl
La poetica di Auguste Perret e la vicenda della ricostruzione di Le Havre, due temi profondamente connessi nella storia del secondo dopoguerra, sono ampiamente descritti dalla serie di mostre in corso fino a tutto dicembre nella città dell’Alta Normandia. L’interesse di quest’iniziativa sta nella messa in luce dei legami tra una nuova idea di città moderna, la sua messa in opera e la più ampia dimensione di un contesto socio-culturale in via di generale rinnovamento. Il piano di ricostruzione di Le Havre, uscita gravemente distrutta dal secondo conflitto mondiale, ne offre infatti un esempio particolarmente significativo. E’ ad Auguste Perret, uno dei maggiori rappresentanti dell’architettura del XX secolo che attraverso la sua ricerca di un nuovo classicismo fondato sull’uso del cemento armato - un materiale allora innovativo – ebbe una risonanza a livello intellettuale e artistico pari a quella di Le Corbusier, di Wright o di Mies, che si deve il progetto di ricostruzione della città. Uso del cemento armato, e una nuova idea di città sono alla base del
monumentalismo, azzardato e rettilineo, delle zone ricostruite, che se allora non conquistarono i favori dei cittadini, vengono oggi ampiamente riconosciuti con la qualifica di Le Havre a Città d’arte e di storia e la candidatura a patrimonio mondiale dell’Unesco. Fino al 6 gennaio 2003, al Museo Malraux di Le Havre, la mostra “Perret. La poetica del cemento, 1900-1950”, coprodotta dall’Ifa di Parigi, la città di Le Havre e quella di Torino, dove approderà a partire al 1 aprile 2003, per passare a Parigi nel 2004 nella futura Cité dell’architecture et du patrimoine al Palais Chaillot nella piazza del Trocadéro, documenta attraverso disegni, modelli e fotografia, la portata del pensiero progettuale di Perret analizzandone le molteplici ramificazioni nel corso del secolo scorso. Parallelamente alla Biblioteca Armand Salacrou, “Image de la ville”, fino al 23 novembre, aveva proposto il caso particolare della ricostruzione di Le Havre nella più ampia prospettiva delle grandi città. Fino al 3 marzo al Priorato di Graville, le mostre “Le Havre, ville provisoire” e “Architecture de la Reconstruction en HauteNormandie” faranno il punto, la prima sulla doppia realtà che visse la città dal Primo confitto mondiale agli anni Cinquanta attraverso l’intrecciarsi tra situazione di provvisorietà e di ricostruzione, la seconda sul rapporto tra la ricostruzione di Le Havre, quelle di altri quartieri periferici e il contesto regionale. Elena Cardani
ridisegna nel loro secolare sviluppo le ideologie, le poetiche e gli stili del design, gli oggetti di allora e di oggi, prodotti in gran parte dalle stesse aziende presenti nell’esposizione di un secolo fa. Si tratta dunque di una produzione “artisticoindustriale”, che oggi ritrova stimoli culturali non meno robusti di quelli di allora, ed è destinata ad attirare tutte le fasce di un pubblico variamente interessato: l’attualizzazione della tematica primonovecentesca risponde infatti a esigenze storico-critiche non meno che a una richiesta latente, ma diffusa, che trova ascolto presso un crescente numero di progettisti e produttori. Al nucleo principale dell’esposizione fanno da corona altre manifestazioni. Palazzo Bicherasio ospita la mostra “L’artista artigiano tra Picasso e Sottsass”, a cura di Enzo Biffi Gentili e Anne Leclerq; Palazzo Carignano fornisce gli spazi per “Capi d’opera dell’artigianato artistico delle regioni d’Italia”, sguardo lanciato sull’umbratile, ma tradizionale settore delle arti applicate, che si riproporrà nell’Archivio di Stato con la mostra “Torino città d’arte e industria 1945-1968”. Questo sfaccettato panorama restituisce dell’evento originario del 1902 e dei suoi sviluppi nel
XX secolo la fisionomia articolata, complessa, discontinua, ma resa coerente dal filo conduttore del rapporto tra arte e industria, tra arte e vita, tra utilità e bellezza, che ne costituisce comunque l’elemento costante e vitale. L’arco del design novecentesco, che prende forma dalle arti applicate, si distende nella trionfante stagione del disegno industriale e ritorna infine sulla figura di partenza, ma con ben altra consapevolezza ed energia, vi appare quindi disegnato con nitore esemplare, e si offre alla riflessione futura più ordinato e coerente di quanto prima non fosse possibile. Maurizio Vitta
Corea contemporanea
Sei artisti coreani emergenti o conosciuti e un artista giapponese stabilitosi in Francia, sono al centro dell’esposizione “Al quartiere coreano” allestita negli spazi del Lieu unique di Nantes, un centro polivalente che accoglie avvenimenti culturali di varie
discipline, dall’arte alla letteratura, dalla musica alla danza contemporanea fino al teatro. Fino al 5 gennaio questa mostra, allestita in occasione della manifestazione Oriente-Estremo che invita a scoprire gli “estremi” artistici delle culture del sud-est asiatico di Corea, Giappone e Vietnam, si focalizza sulla situazione in cui vertono le arti plastiche in Corea. La selezione di artisti invitati offre una panoramica significativa della storia culturale di questa nazione che ha una tradizione di circa 5000 anni e che oggi rivela una perfetta alchimia tra modelli antichi e modernità. Aspetti contemporanei e tradizioni che convivono in un rapporto conflittuale soprattutto nei giovani artisti in cui le influenze occidentali hanno rimesso in gioco la questione dell’identità nazionale. Un’occasione particolare per conoscere e approfondire la realtà di un Paese che, ancor oggi nella cultura occidentale, si fatica a discernere dai vicini Cina e Giappone.
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A San Diego Vital Forms and Christo
Un’ampia mostra, aperta fino al 26 gennaio al San Diego Museum of Art, illustra, attraverso oltre 240 tra oggetti di design, dipinti, fotografie, grafiche, tessuti, mobili, gioielli, modelli architettonici, vetri, sculture, ceramiche, la grande stagione dell’arte del design e dell’architettura americane a cavallo tra il 1940 e il 1960. “Vital Forms: American Art and design in the Atomic Age”, questo il titolo dell’esposizione, racconta la nascita e lo sviluppo di quell’immagine americana che ha segnato gli anni del dopoguerra nel mondo occidentale. Grazie alla forza economica e sotto la spinta delle nuove tecnologie industriali – il legno lamellare, le plastiche, le resine poliestere – le forme organiche, con le loro conformazioni morbide e sinuose iniziarono a identificare i vari settori
A sinistra/left, Christo, The Umbrellas, Joint Project for Japan and USA, collage, 1991. Sotto/below, Gordon
Onslow Ford, Temptations of the Painter, olio su tela/oil on canvas, 1941.
Net surfing San Diego Museum of Art: www.sdma.com Museum of Contemporary Art: www.mcasandiego.org An extensive exhibition running until 26th January at the San Diego Museum of Art features over 240 items ranging from design objects, paintings, photographs, graphic designs, fabrics, furniture, jewellery, architectural models, glass objects, sculptures and ceramics illustrating the great period in American architecture and design from 1940-60. "Vital Forms: American Art and
Design in the Atomic Age" is the name of an exhibition describing the birth and development of the kind of American image that has characterised the post-war years in the western world. Thanks to its economic power and driven along by new forms of industrial technology laminated wood, plastics and polyester resins - the soft and sinuous shapes of organic forms started to identify the various sectors of material expression in America and Europe. The “vital forms” referred to in the title crop up in the drawings by Pollock or Di Kooning, the furniture designed
Il ritorno di Sargent
E’ piuttosto singolare la mostra allestita fino al 5 gennaio presso il Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Col titolo “ArtWord – Archivio di Nuova Scrittura”, infatti, vengono presentati 300 lavori tra cui testi di poesia visiva e concreta, opere concettuali, lavori realizzati tra gli anni Sessanta e Ottanta che impiegano il mezzo della scrittura, che sono state cedute al Museo dal collezionista Paolo Della Grazia in forma di prestito a lungo termine. Il visitatore non entra in una mostra tradizionale, bensì in un archivio riprodotto, ma autentico, con scaffali sui quali le opere sono conservate in parte imballate, altre sono appese alla parete come in un gabinetto di studio; attraverso un PC si possono consultare le opere catalogate nel lungo lavoro di digitalizzazione della collezione, oppure si possono prelevare quelle sugli scaffali. L’elemento comune a tutte le
Al Palazzo dei Diamanti di Ferrara è aperta fino al 6 gennaio la mostra “Sargent e l’Italia”. E’ la prima volta che si allestisce una mostra interamente dedicata alle opere di questo artista che, americano di origine, nacque però in Italia e qui trascorse molta parte della propria vita artistica. Celebre, tra fine Ottocento e inizio Novecento, soprattutto per i suoi ritratti dei personaggi dell’aristocrazia e dell’alta borghesia inglese e americana, Sargent ha anche dedicato gran parte della sua produzione ai paesaggi e ai monumenti italiani. Da Capri alle Alpi, dal Lago di Garda alle cave di marmo di Carrara e, soprattutto a Venezia dove soggiornò per lunghi periodi. La sua pittura è caratterizzata da pennellate libere e incisive in cui le diverse sfumature e il gioco di luci e ombre creano atmosfere allo stesso tempo sensuali e suggestive e innovative. Dopo Ferrara, la mostra si sposterà a Los Anegeles County Museum of Art, coproduttore dell’esposizione (2
opere in mostra (si va da Isgrò a Xerra, da Finlay a Valoch, da Boltansky a Spoerri, Cage, Higgins - nella foto il suo Yes – alle illustrazioni di Rauschenberg per l’”Inferno”) è il ruolo decisivo svolto dal testo scritto. Net surfing Museion: www.museion.it
Giovani a Torino
L’artista bolognese Eva Marisaldi (classe 1966) è la protagonista della mostra “Tempesta di cervelli” alla Galleria d’Arte Moderna di Torino fino al 15 gennaio. Al pubblico viene offerta una serie di opere e installazioni realizzate appositamente per questa esposizione. Variegata e poliedrica la proposta della Marisaldi che parte da una serie di disegni in formato A4, passa da una scultura in cartone colorato che rappresenta una “carpa” che introduce a una selezione di disegni in bianco e nero; poi si prosegue con un’installazione fisico-sonora, con un video astratto in cui luci, percussioni e computergrafica accompagnano il visitatore in un bosco incantato; infine, nell’ultima sala la mostra si conclude con due
dell’espressione materiale sia americana che europea. Le “forme vitali” del titolo, si ritrovano così nei disegni di Pollock o di De Kooning, come nei mobili degli Eames o di Noguchi, nei tupperware e nelle automobili come la Corvette, nelle fotografie di Berenice Abbott o nel terminal TWA di Eero Saarinen, nei costumi da bagno di Rudi Gernreich e nei giocattoli disegnati da Eva Zeisel. Dopo San Diego, la mostra si trasferisce, dal 4 aprile al 29 giugno prossimi, al Phoenix Art Museum. Sempre a San Diego, al Museum of Contemporary Art fino al 5 gennaio, è inoltre aperta una mostra dedicata a Christo e Jeanne-Claude, con opere provenienti dalla Vogel Collection della National Gallery of Art di Washington.
Scritto ad arte
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In basso/bottom, Sargent, Una finestra in Vaticano, olio su tela/oil on canvas, 1906.
installazioni con sonoro e una performance. Sempre organizzata dal Gam, ma allestita nella sede di Villa Remmert a Ciriè, fino al 6 gennaio, è invece aperta la mostra “Silenzio della superficie”. Ne sono protagonisti quattro giovani fotografi italiani: Bruna Biamino, Maurizio Briatta, Enzo Obiso e Silvia Reichenbach. Diversi per formazione, ricerca e linguaggio, i quattro sono però accomunati dall’uso dello scatto fotografico come mezzo per l’indagine meditata sull’interiorità. Infine, sempre a Torino, ma alla Galleria Arts and Arts fino al 31 dicembre, è visitabile la personale di Enrico Tommaso De Paris. Le opere del giovane bellunese (classe 1960) testimoniano una sensibilità originale per le dinamiche
Nan Goldin a Rivoli
Al Castello di Rivoli (Torino) è di scena fino al 12 gennaio Nan Goldin. L’artista americana, nata a Washington nel 1953, è oggi considerata tra i fotografi che hanno maggiormente influenzato la ricerca delle ultime generazioni. La mostra propone 350 immagini ed è la prima grande retrospettiva europea dedicata alla Goldin. Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni: dai bianco e nero delle Drag Queens di Boston degli anni
Net surfing GAM: www.gamtorino.it Art and Arts: www.art-andarts.com
Silografie monumentali
Settanta, si passa alle foto a colori della serie The Cookie Mueller Portfolio (1976-1990), alle proiezioni di diapositive del ciclo The Ballad of Sexual Dependency (1978-1988), fino al nuovo ciclo, creato appositamente per questa mostra, con colonna sonora interpretata da Björk, intitolato Heartbeat (2001). Gli scatti di Nan Goldin colpiscono per la loro a volte brutale quotidianità intrisa di forza visuale ed emozionale. Nan Goldin, Fatima Candles, 1998.
Net surfing Palazzo dei Diamanti: www.comune.fe.it Los Angeles County Museum of Art: www.lacma.org Denver Art Museum: www.denverartmuseum.org
plastica) e delle tecniche, che si estendono anche alle elaborazioni di immagini digitali.
Enrico T.De Paris, Mappa # 010202, acrilico su tela/acrylic on canvas + mixed media, 2002. A sinistra sopra/left top, Silvia Reichenbach, Autoritratto, 2002. A sinistra/left, Eva Marisaldi, Spilli, 1998.
by Eames or Noguchi, Tupperware and cars like the Corvette, Berenice Abbott’s photographs or Eero Saarinen’s TWA Terminal, Rudi Gernreich’s bathing costumes and the toys designed by Eva Zeisel. After San Diego, the exhibition is moving on to Phoenix Art Museum from 4th April-29th June. An exhibition devoted to Cristo and Jeanne-Claude with works from the Vogel Collection of the National Gallery of Art in Washington will also be showing in San Diego through to 5th January at the Museum of Contemporary Art.
febbraio-11 maggio 2003) e poi al Denver Art Museum (28 giugno-21 settembre 2003).
cosmiche e il mistero dell’essere umano. La sua pittura è caratterizzata da zone fluide, astratte e tridimensionali, sia nella composizione che nell’uso del colore e nella sperimentazione di materiali eterogenei (alluminio, silicone, vetro soffiato, legno,
E’ dedicata al pittore iperrealista svizzero Franz Gertsch, la mostra aperta fino al 21 dicembre presso la Galleria Monica De Cardenas di Milano. Sono esposte le opere più recenti del pittore bernese, un ciclo inedito di silografie monumentali tra cui il ritratto intitolato Silvia e una serie di paesaggi. Nato nella campagna bernese nel 1930, Gertsch, sin da ragazzo, cerca di dare una forma contemporanea al realismo pittorico e, a partire dal 1969, imposta la propria espressione artistica sulla manipolazione di immagini preesistenti, fotografie provenienti da giornali e riviste,
foto di famiglia, che riproduce in pittura su tele di grandi dimensioni con colori luminosi e sgargianti. Nel 1978 realizza il noto ciclo di cinque grandi ritratti di Patti Smith, inaugurando una prospettiva di rappresentazione più psicologica del soggetto. Dalla fine degli Ottanta, alla ricerca di maggiore stilizzazione e astrazione, sviluppa la tecnica della silografia in cui le immagini sono formate da un numero infinito di forellini incisi su legno e poi stampati su carta. Nel corso di questa ricerca espressiva, i suoi ritratti visti da vicino sembrano paesaggi e, guardando piccole porzioni di superficie dei dipinti, queste sembrano racchiudere altre immagini. Natura umana e umanità della natura arrivano quasi a fondersi: successivamente, allora, Gertsch passa alla realizzazione di paesaggi. Net surfing Galleria De Cardenas: www.artnet.com/decardenas.html Franz Gertsch: www.MuseumFranzGertsch.ch
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Il multiforme ingegno del Novecento
Il simbolo della torre
Segnalazioni
Si trovano esposte, dal 12 novembre al 12 dicembre 2002, presso il Museo della Permanente di Milano, 80 opere create dalla genialità eclettica e poetica di Jean Cocteau, appartenenti alla collezione Severin Wunderman, la più importante al mondo dedicata all’artista. Le circa 80 opere comprendono disegni, pastelli, affiches teatrali, oli, bronzi, ceramiche, oggetti e fotografie, selezionati tra i 7.000 pezzi che costituiscono l’intera collezione. La mostra, voluta espressamente proprio da Severin Wunderman, presidente di Corum, azienda di alta orologeria svizzera, insieme a Pisa Orologeria, con la partecipazione di BMW Italia e della Banca Popolare di Intra, permette di decifrare i percorsi, le rivelazioni e le folgorazioni che comprendono gli straordinari poster di sapore ancora liberty degli anni Dieci eseguiti per i
Con una serie di disegni, serigrafie e quattro sculture di grande formato, Manuela Bertoli presenta presso la Galleria L’Affiche di Milano fino al 21 dicembre la mostra “Peintours”. La Bertoli interpreta e reinterpreta il tema della torre sia dal punto di vista fisico, come sfida alla legge di gravità sia dal punto di vista metafisico e sociale. Torre, quindi come espressione di bisogni interiori dell’uomo, nel corso di tutta la storia e in tutte le religioni, simbolo di
-40. La nuova generazione dell’architettura internazionale Skira, Milano 2002, ill. a colori, 240 pp Selezione di cinquanta opere elaborate da cinquanta architetti under 40, che presenta uno spaccato delle ricerche in corso su scala mondiale e propone interessanti riflessioni sulla professione dell’architetto contemporaneo.
Balletti Russi, i ritratti influenzati dal cubismo riguardanti Picasso e il musicista Darius Milhaud, e le liberissime sperimentazioni grafiche e scultoree dell’artista. La mostra rivela inoltre, attraverso suggestioni ed espressività culturali, il forte rapporto che ha legato Cocteau all’Italia.
innalzamento verso il cielo, la divinità, l’ignoto, ma anche simbolo sociale di potere e dominio. La mostra è accompagnata da un catalogo che oltre alla presentazione dell’artista e delle sue opere a cura di Paola Pallottino, offre un testo “scorribanda”, curato da Ambrogio Borsani, che percorre i territori della letteratura estrapolando brani e citazioni dedicati alla “torre” dalla Genesi ai poeti, romanzieri e giornalisti contemporanei. Manuela Bertoli, Mangiare Dio.
Cultura Adriatica Una mostra, aperta fino al 29 dicembre a Castel Sismondo di Rimini, ripercorre il formarsi e l’evolversi della singolare comunanza di espressioni artistiche e culturali - favorita dalle rotte commerciali e dagli intensi scambi mercantili - che plasmò città e monumenti sulle due sponde dell’Adriatico tra il Duecento e il Trecento. “Il Trecento Adriatico. Paolo Veneziano e la pittura tra Oriente e Occidente”, curata da Francesca Flores D’Arcais, è arricchita da
una grande quantità di prestiti di istituzioni e musei delle due sponde del mar Adriatico e si incentra sull’opera di Paolo Veneziano, capostipite di una famiglia e di una scuola di pittori e artisti che influenzò fortemente il rinnovamento della pittura a partire dal 1300 attualizzando attraverso volumi e nuove intensità emotive l’arte bizantina.
Roger Connah 40/40 – Young Architects from Finland Building Information, Helsinki 2002, ill. a colori, 240 pp Panoramica sulla nuova architettura finlandese, progettata o realizzata da architetti under 40. Diverse le tipologie architettoniche presentate attraverso disegni, fotografie e schede tecniche e biografiche sui giovani progettisti.
Net surfing Mostra: www.meetingrimini.org, www.studioesseci.net
Poliedrico Zecchin
Curata da Marino Barovier e allestita da Daniela Ferretti, è aperta fino al 26 gennaio prossimo al Museo Correr di Venezia la mostra “Vittorio Zecchin. Tra pittura e design, 1903-1942”.
Angelo, Belgrado. A destra/right, Vittorio Zecchin, Coppa delle vestali, vaso a smalti e oro/enamelled and gilded glass cup, d. 16 cm, 1919 ca.
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Francesco Careri Walkscapes. El andar como práctica estética Editorial Gustavo Gili, Barcellona 2002, 205 pp. ill. b/n e col. L’esperienza del cammino come creazione dello spazio. Il progetto del percorso come progetto della città. L’ambiente come movimento, passaggio, cammino. Tutti gli ideali del nomadismo, della deriva, dell’esperienza trasognata del flaneur, fino agli interventi trasgressivi nella città che chiusero il XX secolo, convergono in questo lavoro che è in parte storico e in parte propositivo, e si conclude con una immersione nell’“arcipelago frattale” che è il territorio urbano contemporaneo, del quale ci si può riappropriare solo andando “a zonzo”.
Oltre duecento opere (oltre cinquanta tra dipinti e bozzetti, una ventina tra arazzi, ricami, merletti, mobili, mosaici e argenti, e circa centocinquanta murrine, vetri e smalti) rendono conto dell’opera di questo poliedrico artista muranese. Di forte impatto scenografico è la ricomposizione, per la prima volta secondo la disposizione originaria, del ciclo pittorico decorativo Le Mille e una notte, eseguito nel 1914 per l’Hotel Terminus di Venezia con una successione di undici pannelli con un’estensione di circa quaranta metri quadrati. Net surfing Vittorio Zecchin: http://members.xoom.virgilio.it/ studiomondi/vittoriozecchin.htm Museo Correr: www.comune.venezia.it/museici vici/
Aldo Fittante La nuova tutela dell’industrial design. Le innovazioni legislative nell’ambito nazionale, europeo e comunitario Giuffrè Editore, Milano 2002, 250 pp Il design e la legge: l’argomento del volume non può che destare l’interesse di ogni professionista, quotidianamente alle prese con problemi di tutela della propria opera e del proprio operato. Si parte dalla spinosa questione della distinzione tra il modello-disegno e l’opera d’arte applicata all’industria, con un accurato esame dei criteri di scindibilità, per sviluppare poi un accurato esame delle normative vigenti; si prosegue con la disamina delle norme che discutono il rapporto tra brevetto del progetto e diritto d’autore; e si arriva infine a una serie di tabelle e formulari riguardanti la registrazione dei progetti, e alla descrizione delle convenzioni internazionali in materia e a una rassegna giurisprudenziale. Forum Tevere 2002 – Polarità naturale e polarità urbana. Programmi progetti inerventi Palombi Editori, Roma 2002, ill. a
Costruttore di città
colori, 94 pp Promosso dalla Facoltà di Architettura di Valle Giulia e da ACER-Associazione Costruttori Edili di Roma, il Forum Tevere, di cui questo volume riassume i risultati, propone un’analisi delle prospettive di utilizzo e recupero funzionale e paesaggistico del fiume romano sia in area urbana che extra-urbana. Angelo Frattini La disciplina dei rifiuti Gruppo Editoriale EsselibriSimone, Napoli 2002, 256 pp Il libro propone una lettura completa del Decreto Ronchi del 5/2/97 n.22, ponendo l’accento sulle problematiche di maggiore interesse nell’applicazione quotidiana della normativa. Completano il testo una Appendice Giurisprudenziale con una rassegna delle più significative massime in materia e un’Appendice Normativa con le disposizioni di più frequente consultazione. Silvia Ginzburg Carignani Annibale Carracci a Roma. Gli affreschi di Palazzo Farnese Donzelli Editore, Roma 2002, A partire dalla ricostruzione del percorso carraccesco, il libro propone di leggere l’attività romana del pittore non come astratta adesione all’ideale raffaellesco, ma come il momento culminante della ricerca di un linguaggio stilistico italiano che Annibale e Agostino conducevano attraverso il confronto con i grandi modelli cinquecenteschi. Paul Gipe Elettricità dal vento. Impianti di piccola scala Franco Muzzio Editore, Roma 2002, ill. b/n, 166 pp Manuale introduttivo sui principi base della tecnologia eolica, dai principi fisici alla gestione e manutenzione degli aerogeneratori di piccola scala. Completa il libro una panoramica sui piccoli impianti eolici in Italia. Insieme 2001. Premio di studio Città di Lecco-Politecnico di Milano Politecnico di Milano/Facoltà di Ingegneria di Lecco, 2002, ill. b/n, 130 pp Il libro presenta i risultati del premio di studio “Insieme – Città di Lecco- Politecnico di Milano”, giunto alla quarta edizione e imperniato su un concorso di progettazione che coinvolge gli studenti del quinto anno del Corso di Laurea in Ingegneria Edile/Architettura della sede di Lecco del Politecnico, che si confrontano con studenti di altre università italiane e non. Tema di questa edizione: un complesso residenziale con caratteristiche di sostenibilità ambientale nel Comune di Mese (SO). Gruppo vincitore: Paolo Abbadini, Francesco Bernabè, Matteo Brasca, Paola Bricolo, Carla Ducoli, Federica Lissoni.
Enrico Mantero, Biblioteca Comunale di Mozzo (BG), 1999
Enrico Mantero Architettura. Diario Collettivo A cura di Federico Bucci Edizioni Unicopli, Dipartimento di Progettazione dell’Architettura del Politecnico di Milano, 2002, 176 pp Il Politecnico di Milano, la Facoltà di Architettura e, in particolare il Dipartimento di Progettazione dell’Architettura, diretto da Gianni Ottolini, hanno intrapreso una strada degna di un commento positivo. E’ nata infatti una nuova collana dal titolo “Diario collettivo”, edita dalla Edizioni Unicopli, che descrive e commenta in modo obiettivo, l’opera di un professionista, di uno studioso che abbia la particolarità di essere stato un docente della stessa Università. E’ il caso del volume su Enrico Mantero, a cura di Federico Bucci con prefazione di Guido Canella, che ben descrive l’opera di questo progettista recentemente scomparso e la sua dedizione al progetto architettonico, impostato su quel Razionalismo costruttore di città. Appare con chiarezza come per anni
Mantero, insieme ai colleghi che in quegli anni di grandi dibattiti hanno visto nascere importanti personaggi milanesi dell’Architettura, è stato capace, per cultura, costanza e determinazione, di generare i fondamenti per l’identità del progetto lombardo e, infine, di formare una scuola, un credo, un’educazione al progetto architettonico in un libero dibattito di idee opposte, nel rispetto di una metodologia progettuale di scuola rogeriana della quale noi tutti siamo figli. Il libro è un segno importante per i suoi contenuti e può essere considerato un evento. Mario Antonio Arnaboldi Palestra Comunale di S.Omobono Valle Imagna (BG), 2000.
L’attualità di Kahn
Maria Bonaiti Architettura è Louis I. Kahn, gli scritti Mondadori Electa, Milano 2002, con numerose illustrazioni in b/n. e a colori, 180 pp L’intrigante immagine dell’interno dell’edificio dell’assemblea nazionale a Dacca, con le scale ed i ballatoi che si snodano attorto ad un volume vuoto, introduce un’antologia degli scritti di Kahn, alcuni dei quali inediti nel nostro Paese, ma soprattutto – è questo il maggior merito del volume, che contiene anche una premessa, interessante e documentata, su risvolti poco noti, come l’amicizia con Buckminster Fuller ed il ruolo svolto da Anne Tyng -
stimola l’interesse, accende il desiderio di saperne di più. In particolare due questioni ripropongono l’attualità di Kahn e la necessità di investigare più a fondo nel suo lavoro, tornando ad esplorare le sue architetture e gli scritti, ad iniziare dalle note di progetto: quella ricerca di verità che muove, nel secondo dopoguerra, la cultura architettonica internazionale e la consapevolezza che “un edificio è un modo in un mondo. Costruzioni che identificano luoghi di culto, dimore, o altre istituzioni, devono esprimere la verità della loro natura. Questo è il pensiero che deve vivere; se questo pensiero muore, muore l’architettura”. Mario Pisani
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Due nuove aree
Presente in Fiera Milano, dal 20 dal 24 maggio 2003, la diciottesima edizione di Intel (rassegna internazionale di elettrotecnica, elettronica, illuminazione, automazione industriale e componentistica) si distinguerà per nuove e varie iniziative. La manifestazione sarà completata e arricchita da due nuove aree: il Factory Show, dedicato all’automazione di fabbrica; il Components Show, relativo ai componenti per elettrotecnica, elettronica ed elettrodomestici. Le nuove sezioni andranno quindi ad aggiungersi a World Light Show (illuminazione), Building Show (dal materiale di installazione alla domotica), Power Show (produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica). La sezione Factory Show darà la possibilità di ampliare e valorizzare ulteriormente il comparto relativo all’automazione industriale, fortemente in crescita,
Prepararsi e adeguarsi
comprendente il settore manifatturiero, (produzione di beni strumentali e di consumo) e il telecontrollo delle reti di pubblica utilità e dell’automazione per l’industria di processo. Nell’ambito sarà presente anche il comparto dei motori elettrici. Components Show è dedicato agli operatori della componentistica, e si prefigge lo scopo di evidenziare specificatamente gli elementi necessari per realizzare il prodotto finito; tutti finalmente e opportunamente disponibili in una sola fiera. Components Show darà quindi visibilità a: componenti elettromeccanici, tessili, plastici; sottoinsiemi; condensatori; alimentatori; interruttori per apparecchi; morsettiere e connettori; motori, pompe e compressori per piccoli e grandi elettrodomestici; programmatori; relè; resistori; schede di controllo; dialogo e comunicazione; trasformatori di piccola potenza; ventole.
Del tutto rinnovato
Presente a Colonia dal 13 al 19 gennaio 2003, il Salone Internazionale del Mobile di Colonia, con la denominazione “imm cologne”, viene proposto in una nuova connotazione e con l’intento di essere non solo piattaforma globale di business nel settore mobili, ma di esprimere in maniera completa il carattere più internazionale del settore. Altro fattore di spicco è la presenza biennale, a partire dal 2003, del comparto dedicato alla “Cucina”. Molti padiglioni sono dedicati anche alle tendenze e
alle nuove ricerche destinate al design, e sono raggruppati nella superficie di “Avant-garde Design Center”. Con “informed by cologne” si determina inoltre il nuovo foro dei trend della manifestazione, dotato di consulenti ed esperti internazionali che espongono direttamente le loro intuizioni e ricerche per l’Interior Design del futuro. "imm cologne" istituirà inoltre anche l’interior innovation award, premio destinato a una serie rappresentativa di prodotti.
Futuro competitivo
Si è svolta lo scorso settembre a Rimini l’annuale Assemblea Generale Assil/Anie (Associazione Nazionale Produttori Illuminazione), che ha affrontato e dibattuto il tema relativo al “sistema luce” inerente l’Italia. Positivo il resoconto ufficiale poiché il comparto, nel corso del 2001, ha registrato un fatturato di 2.950 milioni di euro, dei quali circa 1.300 milioni hanno riguardato l’export, contro un’importazione attestata sul 19,68%. Come Paesi a noi competitivi dobbiamo riconoscere la Cina e la Germania, quest’ultima esporta 1200 milioni di euro e importa oltre il 45% del consumo nazionale di apparecchi per illuminazione. Il Presidente di Assil, Giannunzio Guzzini,
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commenta inoltre che all’Italia è stato totalmente riconosciuto il ruolo di promotore della “Cultura della Luce”, merito convalidato dalla ricerca commissionata allo Studio Ambrosetti e svoltasi in Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Svezia, al fine di valutare i vantaggi offerti dalla “Cultura della Luce” sia in termini di business, sia come sistema in grado di integrare caratteristiche estetiche, funzionali, ambientali e benefiche. Giannunzio Guzzini ha sottolineato inoltre che la cultura della luce fa parte non solo del repertorio produttivo e qualitativo delle grandi aziende ma anche di numerosissime piccole e medie imprese.
Messe Frankfurt, consapevole della trasformazione che il consumatore ha riservato attualmente al proprio comportamento negli acquisti, si adegua e potenzia proprio in considerazione di queste mutazioni, individuandone le nuove esigenze in termini di autenticità, semplicità e desiderio di prodotti più idonei ai propri caratteri e alla propria connotazione personale. Con tendenza a posizionarsi su una fascia alta e una di prodotto di massa (esaurendosi quindi la fascia media), il mercato primario pressa il secondario “mercato delle fiere”, che evidenzia di conseguenza l’importanza delle manifestazioni fieristiche internazionali a spese di quelle nazionali e regionali. Messe Frankfurt ritiene quindi che le fiere specializzate del futuro dovranno svolgere la doppia funzione, risolvendo la contraddizione di essere prioritariamente dedicate alle contrattazioni business-tobusiness del settore, concentrandosi principalmente sulla specializzazione ed essere
nel contempo piattaforme di comunicazione per il grande pubblico, ossia i privati, il mondo scientifico, quello culturale e politico e la stampa non specializzata. Nell’ottica del cambiamento rientra anche il concetto di coinvolgere contemporaneamente la città nelle tematiche caratteristiche delle manifestazioni specializzate come “Nacht der Clubs” (la notte dei locali) in occasione di Musikmesse, oppure “Luminale”, evento culturale legato al mondo della luce, relativamente a Light+Building. Seminari, mostre specializzate, conferenze e concorsi di fama internazionale come Design Plus, sostengono fortemente la visibilità e conoscenza delle funzioni da evidenziare. Nel mercato fieristico, che Messe Frankfurt considera sempre più competitivo e dinamico, emerge fortemente, come dato caratterizzante che investe questa stessa fiera, il settore relativo ad architettura e design sia in termini di immagine che di qualificazione.
Riguardo al verde
ELCA (European Landscape Contractors Association), la Federazione europea delle associazioni relative il giardinaggio, la paesaggistica e i campi sportivi, impegnata ogni due anni ad assegnare il Premio Internazionale delle tendenze riguardanti il verde “Edilizia e verde”, ha decretato che questa edizione del premio sia dedicata a RiminiFiera. La motivazione dell’assegnazione indica, nella nuova Fiera di Rimini, l’esempio significativo dell’impiego del verde nella progettazione
architettonica, come d’altronde richiesto dal regolamento del concorso. In effetti la RiminiFiera evidenzia particolarmente l’attenzione riservata al verde, che diventa parte integrante e determinante nei confronti del paesaggio circostante, e caratterizzante per la conformazione della fiera stessa. La cerimonia di assegnazione del Premio si è svolta il 18 settembre a Norimberga nel corso del “GaLaBau”: il Salone internazionale per il Verde Urbano e gli Spazi Liberi.
Sinergie per l’arte
Si sono conclusi i lavori relativi al nuovo impianto di illuminazione interna del ciclo pittorico di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Il complesso progetto illuminotecnico, elaborato da Lorenzo Fellin con la consulenza di Paolo Soardo, è stato realizzato da Disano e Osram; aziende che si sono aggiudicate pienamente la gara indetta dal Comune di Padova. La proposta di gara per l’esecuzione degli impianti, contenente le specifiche tecniche di progetto imposte dalla Commissione, richiedeva l’illuminazione omogenea degli affreschi sulle pareti e sulla volta della navata sia durante le ore notturne che le diurne, considerando anche l’apporto della luce naturale delle finestre. Era inoltre richiesta la realizzazione di un progetto illuminotecnico non invasivo e integrato alle strutture, per consentire ai visitatori di ammirare gli affreschi senza ingombri e abbagliamenti. La disposizione dei corpi illuminanti è stata, in questa ottica, condizionata
La tecnologia dei siliconi
dalla pedana tecnica sopraelevata al pavimento originale e destinata al pubblico, nella quale, lungo i bordi, gli stessi apparecchi hanno trovato alloggio. I prodotti di serie sono stati opportunamente inseriti in cassonetti antiabbagliamento e, per il conseguimento dell’uniformità prevista, sono stati utilizzati gruppi ottici con lampade fluorescenti Lumilux ad alta efficienza e a scarica Powerstar. Il controllo dinamico del flusso luminoso emesso, viene invece ottenuto grazie alla regolazione elettronica degli alimentatori elettronici Quicktronic, al fine di graduare l’intensità luminosa in funzione dell’apporto di luce solare. Il corretto posizionamento e lo sviluppo dei sistemi ottici è avvenuto grazie ad apposito programma di simulazione, che utilizza le curve fotometriche mediante misurazioni goniofotometriche. E’ stato in definitiva messo a punto un sistema di illuminazione così concepito: per le pareti due gruppi ottici sovrapposti, uno monolampada e ottica asimmetrica, e l’altro bilampada e ottica concentrante. Gli apparecchi utilizzati sono i modelli Evoluzione e Lunar: Per la volta è stato previsto invece un gruppo con lampada a scarica a ioduri metallici Powerstar da 70 W e parabola concentrante. Gli apparecchi impiegati sono relativi al modello Bario. Le sorgenti luminose impiegate comprendono le lampade fluorescenti De Luxe che, utilizzando polveri pentafosforo Osram Lumilux, sono in grado di promuovere una tecnologia con indici elevati di resa cromatica. Inoltre sono state utilizzate lampade ad alogenuri metallici Powerstar con tonalità da 4000 K particolarmente adatta alla resa cromatica dei blu della volta.
Soft Design Evento dedicato al design, I.DoT Soft Design ha affiancato, dal 6 al 22 settembre 2002, l’ottava Biennale di Architettura di
Venezia, con il fine di evidenziare le tendenze presenti attualmente nell’ambito del design e individuando nel soft design le espressività più rappresentative. Le aziende invitate ad essere presenti a questa manifestazione sono state: iGuzzini Illuminazione, Driade, Electrolux, Fantoni, Moroso, Magis, Miko, Rossi di Albizzate, Valcucine e Zero Disegno, che hanno esposto quarantacinque oggetti e opere di notevole connotazione per la forte e particolare vitalità formale e funzionale, e la libertà interpretativa senza condizionamenti e vincoli.
Nota come leader mondiale nel settore della tecnologia dei siliconi, Dow Corning si estende con i propri impianti in tutto il mondo, dispone di una gamma di prodotti destinati ai rivestimenti antiaderenti per piastre da forno che spaziano dai circuiti stampati ai materiali specialistici per le imprese spaziali, e si completa con i noti sigillanti e gli adesivi per l’edilizia. Consapevole che la grande progettazione architettonica ha come finalità l’utilizzo della più sviluppata e innovativa tecnologia avanzata, ai fini di una maggiore libertà e creatività, Dow Corning crea, proprio per queste esigenze, prodotti estremi e all’avanguardia in termini di sigillanti. Sia nella formulazione di un nuovo e specifico sigillante, che per l’uso di elementi inclusi nella vastissima gamma, i prodotti Dow Corning offrono prestazioni elevatissime, sono conformi ai parametri e agli
standard industriali paneuropei, e sono supportati da una poderosa rete di assistenza tecnica europea e mondiale. La gamma Dow Corning comprende: prodotti per l’Incollaggio Strutturale; prodotti per Vetri Isolanti; protezione dagli Agenti Atmosferici; protezione dal Fuoco; prodotti Complementari.
Portale d’acquisto BravoSolution, leader nella fornitura di servizi di eprocurement basati su tecnologie web, ha messo a punto il marketplace BravoBuild, con lo scopo di rispondere al meglio alle esigenze specifiche di approvvigionamento dell’industria delle costruzioni. Si conferma inoltre l’approvazione del Ministero delle Attività Produttive, circa le caratteristiche previste dalla legge finanziaria 2000 per la realizzazione di “strumenti avanzati di commercio elettronico”, inerenti il progetto che BravoSolution ha promosso in partnership con Andil (Associazione dei Produttori di Laterizi), attraverso la società di servizi Laterservice dell’Associazione. Il progetto implica la costituzione di un portale d’acquisto in grado di permettere entro il 2004 a 56 aziende di produzione e di distribuzione nell’ambito del settore delle costruzioni, di dotarsi di un sistema di gestione
e di vendita elettronica dei propri prodotti, con un proprio sito all’interno del portale e la possibilità d’accesso sia pubblica che riservata ai propri clienti.
licenziataria esclusiva per l’Italia. Il profilato definibile “a pettine”, trasmette sia i criteri che richiamano il tipico mondo della meccanica di Brembo, sia la vitalità ambientale e tecnica dell’architettura di Jean Nouvel. Con il compito di segnalare, proteggere acusticamente ed esaltare sia il complesso
industriale che i valori paesaggistici, il profilato lamellare è determinato da una geometria che posiziona le lamelle in modo da consentire una funzione frangisole per proteggere dallo sbiadimento la colorazione rossa e dall’insolazione l’intera superficie del muro.
Per “il chilometro rosso” Si è visto, in occasione della Biennale di Architettura di Venezia, il prototipo di un sorprendente “chilometro rosso”: diaframma fiammeggiante che, progettato da Jean Nouvel e sviluppato parallelamente per un chilometro a fianco dell’autostrada MilanoVenezia, darà identità al sito
industriale e commerciale del nuovo Centro Tecnologico di Brembo a Stezzano, impegnato nella produzione di freni per macchine da corsa e di lusso. Di alluminio laccato e striato, il muro rosso è stato realizzato con un particolare profilato lamellare, prodotto da Metra, su disegno e progetto di Profil Design, di cui è
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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
+ europaconcorsi
International on-line competition for the design of a Peugeot car in retroFuturist style Scadenza/Deadline: 12/12 Per informazioni: Internet: www.peugeot-concoursdesign.com
Germania/Germany Berlin
Belgio/Belgium Bruxelles Servizi Architettonici Invito a manifestare interesse per la prestazione di servizi architettonici, di ingegneria e di estimo per gli edifici occupati dalle delegazioni, dalle rappresentanze e dagli uffici della Commissione europea in Paesi extracomunitari, nonché per le sue delegazioni nell’ambito di organizzazioni internazionali a Ginevra, New York, Vienna, Parigi e Roma/Invitation to express interest in the offer of architecture, engineering services and surveys of the buildings occupied by all delegations, from representative offices to Europe commissions in extracomunity countries, and also in its delegations within international organizations in Geneva, New York, Wien, Paris and Rome Scadenza/Deadline: 11/7/2004 Per informazioni: Commissione europea, Direzione generale RELEX - Relazioni esterne, Unità Amministrazione, Unità K.3, CHAR 08/186 Rue de la Loi/Wetstraat 200 B-1049 Bruxelles, Belgium Tel. ++32 2 2957432 Fax ++32 2 2964280
Willebroek Sistemazione urbana Servizi di urbanistica e architettura paesaggistica. Sviluppo urbano per il comune di Willebroek/Project for urban and landscaping facilities, urban development for Willebroek municipality Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Gemeentebestuur Willebroek, Att: V. Moens, A. Van Landeghemstraat 99, B- 2830 Willebroek. Tel.: ++32 3 860 03 51, Fax: ++32 3 886 96 20 Internet: www.willebroek.be E-mail: vivianne.moens@willebroek.be
Finlandia/Finland Lappeenranta Ampliamento dell’università di Lappeenranta Progetto per la realizzazione di una casa dello studente e di altri servizi per l’istituto tecnico di Lappeenranta Project for the realization of a student house and other facilities for the technical institute in Lappeenranta Scadenza/Deadline: 10/12 Per informazioni: Lappeenrannan teknillinen korkeakoulu PL 20 FIN- 53851 Lappeenranta Tel. ++358 05 62 111, Fax ++358 05 621 2350 Internet: http://www.lut.fi
Francia/France Paris Peugeot Design Contest Concorso internazionale on-line per il disegno di una Peugeot dallo stile retrofuturista
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Centro ricerche biomediche. Università “Justus-Liebig”, Gießen Progetto per la costruzione del nuovo centro ricerche biomediche per l’Università “Justus-Liebig” a Gießen Project for the construction of the new Centre for Biomedical Research for the Justus-Liebig University in Gießen Scadenza/Deadline: 20/12 Per informazioni: [phase eins]. achatzi hossbach & co. Cuxhavener Straße 12-13 D-10555 Berlin Tel. ++49 30 315931-0, Fax ++49 30 3121000 E-mail: giessen@phase1.de
Schinkel-Wettbewerb 2002/2003 Il premio Schinkel, giunto alla 50 esima edizione, è un riconoscimento riservato a architetti, ingegneri e artisti di età non superiore ai 35 anni. l’edizione di quest’anno ha come tema progettuale la sistemazione dello spazio urbano della cittadina di Buch situata nei pressi di Berlino. Il programma prevede tra l’altro la realizzazione di un nuovo edificio denominato Haus des Lebens (Casa della vita). Sono peviste 9 categorie di partecipazione distinte che vanno dall’urbanistica all’ingegneria idraulica, dall’architettura del paesaggio all’arte/Schinkel award, this year at its 50th edition,is a recognition reserved to architects engineers and artists under 35 of age. This year project theme is the urban rearrangement of the city of Buch near Berlin.The program foresees, among other things, also the realization of a new building called. Haus des Lebens (the life house)Nine are the participating categories which go from urban planning to hydraulic engineering, from architecture to landscaping to art Scadenza/Deadline: 13/1/2003 Per informazioni: Architekten- und Ingenieur-Vereins zu Berlins Bleibtreustraße 33 10707 Berlin-Charlottenburg Tel. ++49 030 8834598, Fax: ++49 030 8854583 E-mail: aiv.berlin@t-online.de
Frankfurt Textile Structures for New Building 2003 Premio di progettazione finalizzato alla promozione dell’impiego delle fibre tessili in architettura, possono partecipare alla competizione progetti che prevedano l’impiego di tali materiali: tenso-strutture, architetture gonfiabili, coperture ultraleggere etc. The competition covers all fields of textile building: earthworks, trafficroute construction, landscape engineering, constructions for environmental protection civil engineering and industrial constructions, building from building with textile-reinforced concrete or textile-reinforced plastics to building with membranes for permanent and temporary, variable and mobile constructions interior fitting - including developments such as the use of polymer optical waveguides for light transmission, textile air-duct systems for draught-free air-conditioning of rooms, mobile sound-insulation walls in production halls, product design for architecture
Scadenza/Deadline: 31/1/2003 Per informazioni: Arbeitskreis textile Architektur Mr. Michael Jänecke c/o Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 69 75756578, ++49 69 75756710 Fax ++49 69 75756541 E-mail: textile-architecture@messefrankfurt.com
Kronberg Braun Prize 2003 Concorso internazionale di design per prodotti innovativi che utilizzino le più moderne tecnologie, intitolato “Dream Real Products”/International design competition for innovative products which utilize updated technologies Scadenza/Deadline: 31/1/2003 Monte premi/Total prize money: 25.000 Euro Giuria/Jury: Peter Schneider, Rainer Silbernagel, Anne Stenros, Alexander Manu Per informazioni: Braun Prize Organization C/a Gerlinde Kress Tel. ++49 6173 302266, Fax ++49 6173 301534 Internet: www.braunprize.com E-mail: info@braunprize.com
Stuttgart Leitz Award. Cancelleria e prodotti per l’ufficio del futuro L’ente banditore intende raccogliere proposte innovative per prodotti per l’ufficio del futuro/The awarding authority wants to gather innovative proposals about products for the office of the future Scadenza/Deadline: 15/3/2003 Per informazioni: Esselte Leitz GmbH & Co KG Siemensstraße 64 D-70469 Stuttgart Roth & Lorenz GmbH Waldburgstraße 17/19 D-70563 Stuttgart Tel. ++49 0711 90140-0, Fax ++49 0711 9014092
Grecia/Greece Maroussi Mediterranean Architectural Competition Concorso internazionale per architetture mediterranee sostenibili che utilizzino facciate in alluminio International competition for Mediterranean architecture utilizing aluminium facades Iscrizione/Registration: 14/1/2003 Consegna/Submission: 1/9/2003 Monte premi/Total prize money: 48.000 Euro Giuria/Jury: Achraf Bahri-Meddeb, Constantin Catsaros, Maximos Chrissomalidis, Thomas Herzog, Federico Mazzolani, Necdet Teymur, Alexandros Tombazis, Nebojsa Minjevic Per informazioni: Mediterranean Architectural Competition 16 Himaras Street 15125 Maroussi Fax ++30 210 6861399 Internet: www.architerra.gr E-mail: info@architerra.gr
Italia/Italy Biella European Wool Awards-Interlaine Concorso per studenti per progetti che ricerchino modi innovativi nell’uso della lana nei settori: Moda e Design, Concept & Advertising, Progetto Competition open to students for innovative use of wool in the sectors: Fashion & Design, Concept & Advertising, Works & Projects
Scadenza/Deadline: 31/1/2003 Monte premi/Total prize money: 35.000,00 Euro Per informazioni: Città degli Studi di Biella-Sistema Moda Italia Internet: www.europeanwoolawards.org
Bologna L’abitare dell’anziano Premio nazionale di idee sul tema L’abitare dell’anziano. Il premio nasce come realizzazione concreta del tema distrettuale di studio dei Lions Club del Distretto 108 TB nell’anno sociale 2002-2003. Tale modello di edificio, per un massimo di otto nuclei familiari dovrà auspicabilmente andare al di là dei tradizionali schemi della casa di riposo e dell’albergo per anziani/National award for ideas on the living of elderly people. The award is the concrete realization of the study made by the Lions Club District 108 TB in the social year 2002-2003. The model building,, for a maximum of 8 families, should go beyond the traditional patterns of a rest home Scadenza/Deadline: 15/1/2003 Per informazioni: Segreteria Distretto Lions Via Amendola 13 Bologna Tel. 051 262136
Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica CasalgrandePadana: Il valore delle idee Il Grand Prix Ceramica CasalgrandePadana è una manifestazione internazionale che riconosce e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, abbiano utilizzato e valorizzato il gres porcellanato a marca Granitogres e/o Marmogres The Grand Prix Ceramica Casalgrande-Padana is an international event which will prize professionals who have used Granitogres and/or Marmogres Scadenza/Deadline: 31/2 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, n° 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. ++39 0522 9901, Fax ++39 0522 996121 Internet:www.casalgrandepadana.it/grand prix_quarta.asp E-mail: info@casalgrandepadana.it giullari@casalgrandepadana.it
Casalserugo (Padova) Nuovo Polo Scolastico Concorso per la progettazione del nuovo polo scolastico/Competition for the design of the new school centre Scadenza/Deadline: 30/12 Monte premi/Total prize money: 6.500,00 Euro Per informazioni: Comune di Casalserugo - Ufficio Protocollo Piazza Aldo Moro 1 35020 Casalserugo (PD) Tel. ++39 049 8742811,Fax ++39 049 8740015 Internet: www.comune.casalserugo.pd.it E-mail: tecnico@comune.casalserugo.pd.it
Casorezzo (Milano) Nuovi uffici per il Comune di Casorezzo Progetto per la sistemazione della villa comunale di Casorezzo di via Inveruno angolo piazza Griga. Il concorso nasce dalla necessità di ridare unità e riconoscibilità alla villa comunale attraverso una definizione architettonica dell’edificio che ne valorizzi le valenze storiche. Ragione principale del concorso è quella di ricercare l’ottimale soluzione per la creazione degli uffici comunali attualmente ubicati nell’edificio di piazza XXV Aprile
AGENDA Project for the rearrangement of Casorezzo city hall in via Inveruno corner Riga square. The competition aims to an architectural redefinition of the building and to find a functional solution for municipal offices presently located in via XXV Aprile Scadenza/Deadline: 18/1/2003 Per informazioni: Comune di Casorezzo, servizio edilizia Palazzo Municipale Piazza XXV Aprile Responsabile del procedimento geom. Angelo Colombo Tel. ++39 02 9029589
Crotone Prolungamento Lungomare tratto compreso tra piazzale Cimitero e località Irto Progettazione preliminare dell’intervento di prolungamento Lungomare di Crotone via per Capocolonna tratto compreso tra piazzale Cimitero e località Irto Preliminary project for the extension of Crotone sea side avenue between piazzale Cimitero and Irto area Scadenza/Deadline: 31/1/2003 Per informazioni: Comune di Crotone Piazza della Resistenza 88900 Crotone Tel. ++39 09 62 92 13 66 Fax ++39 09 62 92 13 32
Faenza (Ravenna) L’Architettura Automatica Premio internazionale di architettura per progetti che abbiano impiegato automazioni intelligenti/International architectural award for works which utilize intelligent automatic systems Scadenza/Deadline: 16/12 Monte premi/Total prize money: 13.500 Euro Giuria/Jury: Gabriele Del Mese, Eric Dubosc, Giancarlo Rosa, Marco Imperadori, Fabrizio Bianchetti, Armando Vecchi Per informazioni: Gruppo Editoriale Faenza Editrice C/a Flavia Gaeta Via Pier De Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. ++39 0546 670411 Fax ++39 0546 660440 Internet: www.ditec.it, www.faenza.com, www.fabriziobianchetti.com E-mail: concorso@faenza.com
Firenze L’Arno: storia e cultura della Toscana Realizzazione di un’opera pittorica ispirata al fiume Arno osservato nel suo percorso sia urbano sia campestre, con riferimenti alla storia della Toscana intesa nel senso più ampio e fino all’attualità Realization of a painting inspired by the Arno river observed in all its course both urban and rural, with references to the history of Tuscany from the beginning to the present days Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Fondazione Vittorio e Piero Alinari Via Fiume, 8 50123 Firenze Tel./Fax ++39 055 2302057
Ittiri (Sassari) Recupero dell’ex cinema Odeon Ai partecipanti si richiede una proposta progettuale per il recupero e riqualificazione dell’ex cinema Odeon/Proposals for the requalification and refurbishment of the former Odeon cinema Scadenza/Deadline: 27/1/2003
+ europaconcorsi
Per informazioni: Comune di Ittiri Via S. Francesco, 1 07044 Ittiri (SS) Tel. ++39 079445200 Internet: www.comune.ittiri.ss.it
Per informazioni: Segreteria del Servizio Edilizia Via S. Vitale, 8 Ravenna Tel. ++39 0544 482624 Fax ++39 0544 482630
Modena
Rivolta d’Adda (Cremona)
San Martino Buon Albergo (Verona)
Cittanova 2000 Preselezione per la cessione dell’area “Cittanova 2000” e la realizzazione del relativo progetto di sviluppo. Prezzo a base di gara: Euro 25.000.000/Preselection for the sale of the area “Cittanova 2000” and the realization of the related development project, tender basic price Euro 25,000,000 Scadenza/Deadline: 31/12
Riqualificazione urbana della piazza Vittorio Emanuele II Concorso per una proposta progettuale per la riqualificazione urbana della piazza Vittorio Emanuele II. Importo orientativo massimo stimato per i lavori compreso gli oneri per la sicurezza e 500.000,00 Competition for a project proposal for the urban refurbishment of Vittorio Emanuele II square in Rivolta d’Adda, maximum estimated cost 500.000,00 Euro Scadenza/Deadline: 30/12
Trasformazione di Piazza del Campagnol Il concorso ha lo scopo di acquisire una proposta di riqualificazione ambientale e di trasformazione di Piazza del Campagnol, mediante un complesso coordinato di interventi edilizi ed urbanistici riguardanti The competition has the purpose of acquiring an environmental refurbishment and transformation proposal for Piazza del Campagnol in San Martino Buon Albergo through a series of co-ordinated urban and building interventions Scadenza/Deadline: 23/12
Per informazioni: Comune di Modena Assessorato alle politiche economiche Via Santi 40 41100 Modena Tel. ++39 059 200600 Fax ++39 059 200604
Moena (Trento) Sistemazione area esterna al centro polifunzionale Navalge Obiettivo del concorso è l’elaborazione di proposte progettuali e di linee guida per la sistemazione dell’area esterna al centro polifunzionale Navalge/Competition for project proposals and guide lines for the definition of the exterior area of the multifunctional centre Navalge Scadenza/Deadline: 29/1/2003 Per informazioni: Comune di Moena Tel. ++39 0462 573200 Fax ++39 0462 574366
Perugia Riqualificazione dell’area centrale di Ponte San Giovanni Concorso per una proposta progettuale per la riqualificazione dell’area centrale di Ponte San Giovanni tra via Manzoni ed il raccordo autostradale Scadenza/Deadline: 20/12 Per informazioni: Comune di Perugia Corso Vannucci 19 Perugia Tel. 075 5771 Fax 075 5774351 Internet: http://portal.comune.perugia.it/
Pescara Abitare l’ambiente Concorso per tesi di laurea su “Architettura Bioecologica” per laureati dal 1999 al 2002 Scadenza: 31/1/2003 Monte premi: 3.000 Euro Per informazioni: C.A.Sa, Costruire abitare Sano Viale Bovio 64 65123 Pescara Fax 085 4226826 E-mail: concorso@costruireabitaresano.it Internet: www.costruireabitaresano.it
Ravenna Nuovo polo per l’infanzia “Lama Sud” Concorso articolato in due fasi: la I riguarda la presentazione di proposte di idee relative alla realizzazione di un nuovo polo per l’infanzia comprendente strutture per asilo nido e scuola materna, la II fase si riferisce allo sviluppo dell’idea attraverso la progettazione preliminare delle opere/Competition in two phases: the 1st phase is for a proposal of ideas for a new children care centre and nursery school; the 2nd is for the preliminary project Scadenza/Deadline: 16/1/2003
Per informazioni: Comune di Rivolta d’Adda Piazza Vittorio Emanuele II, 1 26027 Rivolta d’Adda (CR) Tel. ++39 0363 377048 Fax ++39 0363 377031
Roma “Gli altri siamo noi” Il tema prescelto è il dialogo, la comunicazione. Realizzazione di un breve fumetto di 4 - 6 vignette. Con le parole, nelle “nuvolette”, scritte in francese, inglese, tedesco, spagnolo, italiano, sul tema “Gli altri siamo noi” The chosen theme is the dialogue, the communication; competitors should realize a brief cartoon in French, English, German and Spanish on the theme “We are the others” Scadenza/Deadline: 15/12 Per informazioni: Goethe-Institut Inter Nationes, “Immer sind wir die Anderen” Via Savoia 15, 00198 Roma
Salerno Parco naturalistico area D’Agostino Riqualificazione ex-cava estrattiva, proprietà comunale circa 300.000 mq. Il concorso prevede le seguenti specifiche; a) bonifica idrogeologica cava argilla; b) realizzazione strutture e/o recupero esistenti, per svolgimento attività sportive, ricreative, culturali/didattiche, ristoro e relativi servizi; c) miglioramento collegamenti con città e parco Lungoirno; Proposte progettuali dovranno suggerire uso dell’area che, nel rispetto dell’obiettivo della riqualificazione ambientale, preveda presenza attività che consentano copertura spese gestione e manutenzione/Requalification of an old quarry. belonging to the municipality (about 300,000 sq.m). The competition foresees the following specifications: a) hydrogeological drainage of the clay quarry, b) realization and/or recovery of structures for sport, recreational, cultural/teaching activities, restoration outlets and related facilities c)improvement of connection between the city and Lugoirrno park; project proposals should suggest, respecting the environmental improvement aim,to use the area for activities which will cover management and up-keeping expenses Scadenza/Deadline: 8/1/2003
Per informazioni: Comune di Salerno Ref. Caterina Palumbo Tel. ++39 089 662526 Internet: www.comune.salerno.it
Per informazioni: Comune di San Martino Buon Albergo Piazza del Popolo San Martino Buon Albergo (VR) Tel. ++39 045 8874237 Fax ++39 045 8874222 E-mail: sturco@comunesanmartinobuonalbergo.it
Sant’Angelo le Fratte (Potenza) Sistemazione urbana di un’area di Via Strada. Il presente concorso ha lo scopo di raccogliere idee e proposte tecniche, economiche e tecnologiche, portate al livello di progettazione di massima, al fine di riqualificare e meglio utilizzare un’area posta in Via Strada Comunale ove trovansi attualmente allocata una struttura prefabbricata di tipo pesante precedentemente utilizzata a sede municipale. Le proposte dovranno privilegiare: la rimozione delle strutture prefabbricate ivi insistenti e la sistemazione e riqualificazione dell’area mediante la realizzazione di una struttura seminterrata ove ospitare locali tecnici quali cabina Enel, bagni pubblici e garages e la sistemazione a piazza ad esclusivo uso pedonale della sovrastante area da collegare a Via Strada Comunale Scadenza/Deadline: 14/12 Per informazioni: Comune di Sant’Angelo le Fratte Ref. Nicola Locaspi Piazza San Michele 85050 Sant’Angelo le Fratte (PZ) Tel./fax 0975 386502
Sasso Marconi (Bologna) Nuovo polo scolastico del Capoluogo Concorso di idee con eventuale seconda fase assimilabile a concorso di progettazione per la realizzazione del nuovo polo scolastico nel capoluogo del Comune di Sasso Marconi. Per quanto riguarda l’importo presunto di realizzazione dell’intervento, la Relazione preliminare fornisce una indicazione di massima della somma (Euro 7.750.000,00) Scadenza/Deadline: 27/1/2003 Per informazioni: Comune di Sasso Marconi, Area Servizi alla Collettività e al Territorio P.zza dei Martiri 6 Sasso Marconi (BO) Tel. 051 843549 o 051 843571 Fax 051 841528 Internet: www.comune.sassomarconi.bologna.it
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AGENDA Torino Un’immagine altamente creativa delle attività culturali della Città di Torino La Città di Torino e la Fiera Internazionale del Libro invitano i protagonisti dell’Illustrazione di ogni Paese a esprimere con le immagini la loro percezione della cultura in Torino, con l’obiettivo principale di ottenere strumenti visivi di grande impatto atti a rappresentare un’immagine altamente creativa delle attività culturali della Città/Torino municipality and the International Book Fair invite the illustration professionals of any Country to express through their images their perceptions of Torino’s culture, with the intent of obtaining strong visual tools apt to represent a highly creative image of the City cultural activities Scadenza/Deadline: 10/1/2003 Per informazioni: Story and Glory Via Maria Vittoria 35 10123 Torino Tel. ++39 011 836869/8150126 Fax ++39 011 8173147
Tortoreto (Teramo) 3a Edizione “ Il modo dell’operare Las Mobili” Il concorso è dedicato agli elementi di arredo dell’ufficio operativo minimo, tali da definire uno scenario di evoluzione del lavoro e dei suoi spazi, tanto in ambito residenziale quanto aziendale. Il tema specifico del concorso intende quindi prefigurare le trasformazioni che la New-Economy e la diffusione delle nuove tecnologie produrranno in termini di dislocazione e organizzazione spaziale e funzionale delle risorse umane, nel tempo e nel luogo del lavoro/The competition is devoted to minimal office furnishing elements, so to define an evolution scenery for working spaces, both for residences and for offices. The specific theme of the competition is to point out the evolution of the new economy, the new technologies and how all of this will change the functional space and location of human resources Scadenza/Deadline: 31/1/2003 Per informazioni: Las Mobili S.r.l. Via Nazionale 138 64019 Tortoreto (TE) Tel. 800-013696, Fax ++39 0861 788222 Internet: www.las.it/premio E-mail: premio@las.it
Venezia Lampade e complementi luce in vetro di Murano Concorso internazionale bandito da Andromeda International per la progettazione di lampade e complementi luce per interni in vetro di Murano lavorato a mano International competition promoted by Andromeda International for the realization of lamps and lighting complements hand made in Murano glass Scadenza/Deadline: 14/12 Monte premi/Total prize money: 2.000 Euro Giuria/Jury: Gianluca Vecchi, Tobia Scarpa, Gianni Pasini Per informazioni: IUAV-Facoltà di Design e Arti Convento delle Terese Dorsoduro 2206 30123 Venezia Internet: www.andromedainternational.it/andromed a/public/centroS.jsp, www.andromedamurano.it E-mail: info@andromedamurano.it
104 l’ARCA 176
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Norvegia/Norway Rena 20 alloggi per le Forze Armate Concorso per il progetto e la realizzazione di un minimo di 20 alloggi per gli impiegati delle Forze Armate, da collocarsi in una zona prestabilita, nei pressi del centro di Rena/Competition for the dsign and realization of 20 residences for the Army personnel near Rena Scadenza/Deadline: 16/12 Per informazioni: Forsvarsbygg Utbyggingsprosjektet Østerdalen Ref. Tor Arne Kittilsen Postboks 65 N- 2451 Rena Tel. ++47 62 442600 Fax ++47 62 442609 E-mail: tor.arne.kittilsen@forsvarsbygg.no Internet: www.forsvarsbygg.no
Olanda/Holland Amsterdam Architettura teatrale oggi Il tema dell’edizione di quest’anno è la progettazione di uno spazio teatrale con 400 posti. L’intento è raccoglere idee innovative e riflessioni sulla relazione tra evento scenico e spazio architettonico The theme of this year edition is: project for a theatre with 400 seats. The aim is to collect innovative ideas and reflections on the relationship between scenic event and architectural space Scadenza/Deadline: 15/2/2003 Per informazioni: OISTAT P.O. Box 15172 1001 MD Amsterdam Fax ++31 20 5277622 E-mail: secretariat@oistat.nl Internet: http://oistat.lundegaard.cz/
Svizzera/Switzerland Zürich Sistemazione del Limmatquai Concorso per il progetto per la sistemazione architettonica del Limmatquai nel tratto compreso tra i ponti Rudolf-Brun-Brücke e Münsterbrücke. Il Limmatquai è un l’asse viario situato lungo il fiume Limmat nel centro di Zurigo. Il programma prevede la totale pedonalizzazione dell’area Competition for the architectonic planning of the Limmatquai between Rudolf-Brun-Brücke and Münsterbrücke. Tjhe program asks for athe definition of the pedestrian area Scadenza/Deadline: 13/12 Per informazioni: Tiefbauamt der Stadt Zürich GBP Verkehrsbauten, Rudolf Steiner Tel. ++41 01 2162718 Fax ++41 01 2162389
USA Los Angeles Landscape and Architecture. Premio JAE La nota rivista americana JAE (Journal of Architectural Education) indende raccogliere idee innovative sull’architettura e l’arcitettura del paesaggio del futuro. E’ possibile partecipare sia con progetti sia con saggi teorici
Landscape and architectural design are deeply interrelated disciplines in the formation of settings for humans and other life forms. Architectural choices are always landscape choices in that landscapes serve as the unwitting subtext of work. Given this condition, we ask what are the ways in which architecture involves, ignores, rejects, and /or conjoins the landscape? How do architects see and act upon it; and conversely, how does the landscape act upon us? Scadenza/Deadline: 15/1/2003 Per informazioni: Howard Smith, Managing Editor JAE 1400 Randall Court Los Angeles CA 90065 E-mail: hsmith@usc.edu
Competition for projects of items of clothing,shoes and fashion accessories foreseeing the use of leather Scadenza/Deadline: 18/12 Per informazioni: Internet: www.aedo-to.com
Affidamenti
Per i bandi completi www.europaconcorsi.com
Washington DC The DuPont Benedictus Award 2002-2003 Concorso internazionale per l’utilizzo innovativo del vetro stratificato in progetti e realizzazioni architettoniche/International competition for the innovative use of laminated glass in outstanding architecture and design Scadenza/Deadline: 14/2/2003 Per informazioni: AIA 1735 New York Avenue NW Washington DC, 20006 USA Tel. ++1 202 6267455 Fax ++1 202 6267425 E-mail: info@dupontbenedictus.org Internet: www.dupontbenedictus.org
Web Artista dell’anno 2002 Il Portale degli Artisti indice il Concorso Nazionale Artistico denominato CO.N.ART. 2002 con l’obiettivo di eleggere tra tre categorie artistiche - pittori, scultori, e graphic designer - l’artista dell’anno/Il Portale degli Artisti announces a national artist award called CO.N.ART. 2002 aiming to elect among three artist categories: painters, sculptors and graphic designers, the artist of the year Scadenza/Deadline: 15/12 Per informazioni: Il Portale degli Artisti referente: Gabriele Vilardo Tel. 347 4650462 Internet: www.ilportaledegliartisti.it E-mail: conart@ilportaledegliartisti.it
Bombay Sapphire Martini Art Student Collection: nuovi calici Concorso per creare nuovi calici per ampliare la Bombay Sapphire Martini Art Collection: 1) La forma di partenza è quella del bicchiere da martini cocktail; 2) Deve essere funzionale e realizzabile con tecnica artigianale; 3) Il bicchiere di vetro può incorporare altri materiali come gioielli e metalli, ma l’inclusione di questi materiali non è obbligatoria/Competition to create new goblets to extend the Bombay Sapphire Martini Art Collection: 1) the starting form is a martini cocktail glass; 2) the glass should be functional and made by craft techniques;3) the glass may incorporate other materials like jewels and metals, but this is not compulsory Scadenza/Deadline: 15/1/2003 Per informazioni: Internet: www.aedo-to.com
Capi di abbigliamento, calzature e accessori moda Concorso per la progettazione di capi di abbigliamento, calzature e accessori moda che prevedano l’utilizzo della pelle
Italia/Italy Brescia Incarichi professionali Affidamento di incarichi professionali attinenti all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 40.000 Euro per le seguenti categorie: Progettazione architettonica ed edilizia; Progettazione strutturale; Progettazione impiantistica; Direzione Lavori e/o assistenza ai lavori nei cantieri; Coordinamento per la progettazione e/o per l’esecuzione dei lavori (D. Lgs. 494/96); Stime e pratiche catastali Scadenza: 31/12 Per informazioni: Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna”Bruno Ubertini” Via A. Bianchi, 9 25124 Brescia
Firenze Elenco di professionisti Formazione di un Elenco di Esperti per la valutazione di progetti di ricerca e sviluppo di innovazione tecnica e tecnologica Scadenza: 31/12 Per informazioni: A.R.S.I.A. Via Pietrapiana, 30 50121 Firenze ref. Carlo Chiostri - tel. 055 2755213 Laura Bartalucci - tel. 055 2755229
Grosseto Coordinatore della sicurezza per l’esecuzione Affidamento d’incarico di ‘coordinatore della sicurezza per l’esecuzione’ relativamente ai cantieri per lavori da effettuare nelle strutture e nelle aree gestite dall’Azienda stessa nel territorio di competenza Scadenza: 31/12 Per informazioni: Azienda U.S.L. 9 ‘Grosseto’, Area Tecnica Referente: Dr. Ing. Paolo Scotto Responsabile Area Tecnica Via Cimabue 109 58100 Grosseto Tel. 0564 485688 Fax 0564 485664
Assistente di cantiere Affidamento d’incarico di ‘assistente di cantiere’ relativamente ai cantieri per lavori da effettuare nelle strutture e nelle aree gestite dall’Azienda stessa nel territorio di competenza Scadenza: 31/12 Per informazioni: Azienda U.S.L. 9 ‘Grosseto’ Area Tecnica Via Cimabue 109 58100 Grosseto Referente: Dr. Ing. Paolo Scotto Responsabile Area Tecnica Tel. 0564 485688 Fax 0564 485664
AGENDA
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Lucca
Napoli
Elenco professionisti. Comune di Massarosa Progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, assistenza alla d.l., contabilità, collaudo, coordinamento per la sicurezza, consulenze calcoli in c.a., strutture, relazioni geologiche e geotecniche, rilievi,studi di impatto ambientale, e qualsiasi altra prestazione professionale tecnicoamministrativa necessaria per la realizzazione di opere pubbliche. Importo: 40.000 Euro Scadenza: 31/12/2003
Albo Professionale professionisti e Società di servizi per l’ARPAC L’ARPAC istituisce un Albo Professionale Aperto per professionisti e Società di servizi, singoli o riuniti, di comprovata esperienza al fine di conferire incarichi professionali per le attività di: consulenza ed assistenza specialistica tecnica e scientifica nelle attività di studio preliminare, pianificazione, programmazione, progettazione, assistenza tecnica e monitoraggio dei fattori sociali, economici, fisici, chimici e biologici che determinano lo stato dell’ambiente e la sua evoluzione Scadenza: 31/12
Per informazioni: Comune di Massarosa Piazza Taddei 1 55054 Massarosa (LU) Tel. 0584 979315- 979317 Fax 0584/979300 Internet: www.comune.massarosa.lu.it E-mail: info@comune.massarosa.lu.it
Milano Residenze Sanitarie Assistenziali in Via Maggianico e Via Di Breme Realizzazione e gestione economica di: a) una Residenza Sanitaria Assistenziale di 120 posti letto, comprensivi di un nucleo Alzheimer di 20 posti, con annesso pensionato per minimo n. 20 operatori e C.D.I. da 30 posti in Via Maggianico; b) una Residenza Sanitaria Assistenziale di 120 posti letto, comprensivi di un nucleo Alzheimer di 20 posti, con annesso pensionato per minimo n. 20 operatori e C.D.I. da 30 posti in Via Di Breme Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Milano, Settore Edilizia Socio Assistenziale, Segreteria di direzione Tel. 02 88466154, Fax 02 88466 545
3 opere con procedura di project financing. Pioltello L’ente intente esperire le seguenti opere con la procedura di project financing: 1. Opere per la collocazione dei servizi del sottosuolo e del cablaggio a banda larga del territorio comunale: Euro 8.263.310,38 2. Nuova stazione ferroviaria di porta ed opere connesse: Euro 3.615.198,29 3. Palestra polifunzionale e box nel quartiere Satellite: Euro 1.177.521,72 Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Pioltello Settore Lavori Pubblici Tel. 02 92366412/417, Fax 02 92161258
Arredi per la farmacia comunale Ponte Vecchio. Magenta Progettazione e fornitura chiavi in mano di arredi per la farmacia comunale Ponte Vecchio Scadenza: 9/12 Per informazioni: Comune di Magenta Ufficio Economato Piazza Formenti 3 20013 Magenta (MI) Tel. 02 9735241, Fax 02 9735247
Modena Nucleo di servizi commerciali presso l’Ospedale di Carpi (Ripubblicazione) Affidamento in concessione della progettazione esecutiva, costruzione e gestione di un nucleo di servizi commerciali presso l’Ospedale di Carpi. Euro 390.000,00 per la realizzazione dell’intervento Scadenza: 19/12 Per informazioni: Azienda U.S.L. di Modena Ref. Silvia Menini Tel. 059 435774 Fax 059 435695
Per informazioni: Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania Via G. Porzio 4 Centro Direzionale - Isola E/5 - Palazzo “Tiempo” 80143 Napoli Tel. 081 7782111, Fax 081 7782536
Project financing per la ristrutturazione del complesso Leonardo Bianchi Project financing per la ristrutturazione della parte del complesso Leonardo Bianchi, sito in Napoli, destinato alla Seconda Università degli Studi di Napoli per le esigenze dei Corsi di Laurea della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Napoli ai fini dell’espletamento presso la porzione del complesso medesimo di una parte delle attività didattiche, scientifiche e assistenziali e connessi servizi. Costo presunto dell’intervento Euro 124.000.000 Scadenza: 31/12 Per informazioni: Seconda Università degli Studi di Napoli Ufficio Contratti e Appalti - Sezione Lavori Ref. Ciro Frattolillo Tel. 0823 274440, Fax 0823 274692 Viale Beneduce 10 Napoli Tel. 0823 274947-48-49, Fax 0823 274953-50
Nuoro Manutenzione straordinaria della strada rurale “Parendaddei”. Seui Progettazione definitiva e esecutiva per i lavori di Manutenzione straordinaria della strada rurale “Parendaddei”. Importo aggiudicato delle opere è di Euro 219.000,00 Scadenza: 18/12 Per informazioni: Comune di Seui Via della Sapienza 39 Seui (NU) Tel. 0782 54611 Fax 0782 54363 - 539163 Internet: www.comuneseui.com
Manutenzione della strada rurale “Cintoni-S’Arenedda Bianca-ultimo Lotto”. Seui Progettazione definitiva e esecutiva per i lavori di Manutenzione straordinaria della strada rurale “Parendaddei”. Importo aggiudicato delle opere è di Euro 118.038,00 Scadenza: 18/12 Per informazioni: Comune di Seui Via della Sapienza 39 Seui (NU) Tel. 0782 54611 Fax 0782 54363 - 539163 Internet: www.comuneseui.com
Manutenzione straordinaria della strada rurale “Arduei”. Seui Progettazione definitiva ed esecutiva per i lavori di Manutenzione straordinaria della strada rurale “Arduei”. Importo aggiudicato delle opere è di Euro 288.000,00 Scadenza: 18/12
Per informazioni: Comune di Seui Via della Sapienza 39 Seui (NU) Tel. 0782 54611 Fax 0782 54363 - 539163 Internet: www.comuneseui.com
Sistemazione scuola dell’obbligo (Piazzale). Seui Progettazione definitiva e esecutiva per i lavori di sistemazione scuola dell’obbligo (Piazzale). Importo aggiudicato delle opere è di Euro 43.200,00 Scadenza: 18/12 Per informazioni: Comune di Seui Via della Sapienza 39 Seui (NU) Tel. 0782 54611 Fax 0782 54363 - 539163 Internet: www.comuneseui.com
Sistemazione delle vie Torino, Bari e Amalfi. Seui Progettazione definitiva e esecutiva per i lavori di sistemazione delle vie Torino, Bari ed Amalfi. Importo aggiudicato delle opere è di Euro 284.051,29 Scadenza: 18/12 Per informazioni: Comune di Seui Via della Sapienza 39 Seui (NU) Tel. 0782 54611 Fax 0782 54363 - 539163 Internet: www.comuneseui.com
Sistemazione della via Roma. Seui Progettazione definitiva ed esecutiva per i lavori di sistemazione della via Roma. Importo aggiudicato delle opere è di Euro 351.190.00 Scadenza: 18/12 Per informazioni: Comune di Seui Via della Sapienza 39 Seui (NU) Tel. 0782 54611 Fax 0782 54363 - 539163 Internet: www.comuneseui.com
Scavi archeologici in località Ardasai. Seui Progettazione definitiva ed esecutiva per i lavori di scavi archeologici in località Ardasai. Importo aggiudicato delle opere è di Euro 351.190.00 Scadenza: 18/12 Per informazioni: Comune di Seui Via della Sapienza 39 Seui (NU) Tel. 0782 54611 Fax 0782 54363 - 539163 Internet: www.comuneseui.com
Loculi cimiteriali. Seui Progettazione definitiva ed esecutiva per i lavori di Costruzione loculi cimiteriali. Importo aggiudicato delle opere è di Euro 21.000.00 Scadenza: 18/12 Per informazioni: Comune di Seui Via della Sapienza 39 Seui (NU) Tel. 0782 54611 Fax 0782 54363 - 539163 Internet: www.comuneseui.com
Valorizzazione del patrimonio boschivo Monte Lusei. Seui Progettazione definitiva ed esecutiva per i lavori di valorizzazione del patrimonio boschivo Monte Lusei. Importo aggiudicato delle opere è di Euro 21.000.00 Scadenza: 18/12 Per informazioni: Comune di Seui Via della Sapienza 39 Seui (NU) Tel. 0782 54611 Fax 0782 54363 - 539163 Internet: www.comuneseui.com
Padova Elenco professionisti Servizi connessi con la progettazione degli interventi previsti dal Piano Triennale 2002-2004 e individuati nelle seguenti categorie: progettazione di opere di bonifica; progettazione architettonica; progettazione delle strutture, di impianti tecnologici... Importo inferiore a 40.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Consorzio di Bonifica Bacchiglione Brenta Referente: ing. Claudio Imbimbo Via del Vescovado, 11 35141 Padova Tel. 049 8751133 Fax 049 655991 Internet: www.sigmatel.it E mail: baccbrenta @ neol. it.
Roma Affidamento di incarichi professionali attinenti all’architettura Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, Agenzia del Demanio intende affidare incarichi professionali attinenti all’architettura e all’ingegneria di per un importo inferiore a 40.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Ministero dell’Economia e delle Finanze Agenzia del Demanio Via del Quirinale 30 00187 Roma Tel. 06 47773418, Fax 06 47773417
Centro sportivo polifunzionale. Monte Compatri L’Amministrazione ha promosso la realizzazione del Centro sportivo polifunzionale, già previsto nella programmazione annuale delle OO.PP. 2002, con risorse interamente a carico di operatori privati, da individuarsi secondo lo strumento del project financing (finanza di progetto) previsto dall’art. 37-bis e seguenti della legge n. 109/1994 e s.m.i Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Monte Compatri Tel. 06 94780306
Riqualificazione ex Deposito ATAC e Centro espositivo per l’arte. Roma Si informa che l’Amministrazione Comunale di Roma, ai sensi dell’art. 37 bis della Legge 109/94 e s.m.i., ha inserito nel programma triennale delle opere pubbliche 2002-2004 e nell’elenco annuale 2002 le seguenti opere pubbliche da realizzarsi con il concorso finanziario degli operatori privati: riqualificazione immobili - ex Deposito ATAC di Ostia - Realizzazione di un polo culturale finalizzato alla realizzazione di un Centro espositivo permanente dedicato all’arte moderna e contemporanea e relativi parcheggi. Realizzazione di un centro sportivo polifunzionale su Via Portuense - loc. Corviale. Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Roma, Dipartimento XII Lavori Pubblici - VII U.O. Via Petroselli 45 00186 Roma Tel. 06 67102409, 06 67104539, 06 6789927 Fax 06 6789718
Savona Parcheggio interrato in località Corso Europa. Loano Realizzazione di un parcheggio interrato in località Corso Europa mediante ricorso a capitali privati. L’iniziativa verrà attuata facendo ricorso al modello del Project Financing. Scadenza: 31/12
l’ARCA 176 105
AGENDA Per informazioni: Comune di Loano, Ufficio Tecnico, 1^ Unità Operativa Urbanistica Tel. 019 675694 Fax 019 675698 Internet: www.comuneloano.it E-mail: loano@comuneloano.it
Torino Riqualificazione delle aree mercatali Riqualificazione delle aree: 1)rifacimento e copertura area mercatale piazza Bengasi e costruzione parcheggio sotterraneo edificio polifunzionale; 2) rifacimento mercato piazza Della Vittoria ed eventuale parcheggio sotterraneo; realizzazione nuova area mercatale, parcheggio sotterraneo; recupero funzionale edificio area ex cir.; 3) rifacimento mercato Vallette e costruzione edificio polifunzionale Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Torino, Settore Appalti - B Piazza Palazzo di Città 1 Torino Tel. 011 4423391 Fax 011 4422681 Internet: www.comune.torino.it/appalti
Revisione dell’albo dei fornitori La Città di Torino intende rinnovare il proprio albo dei fornitori di beni e servizi, ed istituire l’elenco dei fornitori abilitati a partecipare alle gare on line ed al mercato elettronico per il prossimo biennio. Revisione dell’albo dei fornitori. L’iscrizione può essere richiesta per una o più delle seguenti sezioni: 1) albo dei fornitori; 2) fornitori abilitati per le gare telematiche; 3) fornitori abilitati per il mercato elettronico Scadenza: 10/12 Per informazioni: Comune di Torino, Servizio Centrale Acquisti contratti appalti, Ufficio Albo Fornitori Via Nino Bixio 44 10138 Torino
Treviso Centro servizi ed un centro sportivo polivalente. San Vendemiano Le opere per le quali i promotori possono presentare proposte autonome di realizzazione sono quelle sotto elencate: 1. realizzazione di un centro servizi. L’intervento consiste nella realizzazione di un centro studi e congressuale, di salette riunioni, di spazi espositivi e commerciali, di una struttura ricettiva. Costo presunto dell’investimento Euro 14.000.000,00; 2. realizzazione di un centro sportivo polivalente. L’intervento consiste nella realizzazione di un complesso natatorio e sportivo con annessi centro benessere - relax e spazi per attività commerciali. Costo presunto dell’investimento Euro 7.000.000,00 Scadenza: 30/6/2003 Per informazioni: Comune di San Vendemiano Via Alcide De Gasperi 55 31020 San Vendemiano (TV) Tel. 0438 401741 Fax 0438 401780
Varese Eleco di professionisti e società: mappatura su ampia scala del registro fondiario (catasto). Ispra Formazione di un elenco di professionisti e società per: Studi intesi a valutare la messa in opera di programmi di mappatura su ampia scala e programmi del registro fondiario (catasto) nell’’Unione europea e nei paesi candidati Scadenza: 11/4/2005
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+ europaconcorsi
Per informazioni: Commissione europea, Direzione generale Centro comune di ricerca Sede di Ispra, Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini, unità Supporto di gestione Att: sig.ra F. Graham 21020 Ispra (VA) Tel. 0332 789154 Fax 0332 786243
Venezia Project financing: tre interventi a Venezia (proroga termini) Tre interventi da realizzarsi in project financing per il comune di Venezia: Collegamento sub-lagunare Tessera-Murano-Arsenale; Attraversamento pedonale sotto il Canale della Giudecca; Casa dello studente di Via Torino Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Venezia - Direzione Centrale Affari Generali Gare e Contratti
Vicenza Studi di fattibilità - piano pluriennale 2002 - 2004. Romano d’Ezzelino prestazioni relative agli studi di fattibilità, progetti preliminari nonché di supporto tecnico-amministrativo quali, collaudi tecnici amministrativi e statici, frazionamenti, verifiche catastali, accatastamenti, inserimenti in mappa e altri, connessi alla progettazione di opere pubbliche contenute nel piano pluriennale 2002-2004. Incarichi di importo inferiore a 40.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Romano d’Ezzelino, Ufficio Tecnico - Sez. LL.PP. Via Gioberti, 4 36060 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. 0424 31030-31031 Fax 0424 34121-31169
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Austria Vienna Architekturzentrum Tour “Mies van der Rohe, funiture and buildings” 8/12 Per informazioni: Architekturzentrum Wien Isabella Marte Museumplatz 1 A-1070 Wien Tel. ++43 1 522311513 Fax ++43 1 5223117 Internet: www.azw.at E-mail: congress@azw.at
Cile/Chile Santiago del Cile Universidad de Chile 51º Congreso Internacional de Americanistas 14/7/2003-18/7/2003 Per informazioni: 51 ICA - Universidad de Chile Diagonal Paraguay 265 of. 1405 Santiago de Chile Tel. ++56 2 6782061 Fax ++56 2 678212
Italia/Italy Bologna Oikos Centro Studi per l’abitare Mobility management e controllo ambientale Dicembre-giugno/December-June 2003 10° Master “Progettualità esecutiva dell’architettura” Dicembre-aprile/December-April 2003 Per informazioni: Oikos Via Caprarie 5 40124 Bologna Tel. ++39 051 270344 Fax ++39 051 229640 E-mail: formazione@oikoscentrostudi.com Internet: www.oikoscentrostudi.com
Scuola Matteo Ricci Nuove discipline del costruire: Progettare con il Feng shui, una bio-architettura cinese per l’Occidente 25/1/2003 Corso di Feng Shui Da/from 25/1/2003 Per informazioni: Segreteria Via Mazzini, 148 40138 Bologna Tel. ++39 051 348842 Fax ++39 051 4294664 E-mail: segreteria@fondazionericci.it Internet: www.fondazionericci.it
Bolzano Museion L’Informale 14/1/2003 gennaio Le poetiche dell’oggetto: Nouvéau Réalisme e Pop Art 21/1/2003 La Smaterializzazione dell’Arte in Europa 28/1/2003 Il Minimalismo e la Land Art 4/2/2003 Arte Povera e aneliti “d’opera d’arte totale” 11/2/2003 Performance Art 18/2/2003 La Transavanguardia e i Nuovi Selvaggi 25/2/2003 Il rapporto tra arte e fotografia 4/3/2003 L’evoluzione della scultura: arte pubblica e installazioni 11/3/2003 Per informazioni: Museion Via Sernesi, 1 39100 Bolzano Tel. ++39 0471 312448 Fax ++39 0471 312460 Internet: www.museion.it E-mail: info@museion.it
Milano Politecnico-Dip.Ingegneria Strutturale L’acciaio inox nella progettazione strutturale delle costruzioni civili Corso di speciaizzazione/Master course 10/12-11/12 Per informazioni: Politecnico di Milano Dipartimento di Ingegneria Strutturale Cinzia Arcadi Piazza Leonardo da Vinci 32 20133 Milano Tel. ++39 02 23994208 Fax ++39 02 23994220 E-mail: arcadi@stru.polimi.it
Politecnico GA2002 5a Conferenza Internazionale sulla/5th International conference Generative Art 11/12-13/12
Per informazioni: Internet: www.generativeart.com
Fiera Milano Congress Center Il Principe e l’Architetto: nuove idee per ripensare la città 20/2/2003 Per informazioni: Organizzazione Nike Tel. ++39 051 6646624, Fax ++39 051 861093 Internet: www.progettocitta.com
Perugia Palazzo dei Priori Lignea 2002 Convegno nazionale 7/12-14/12 Per informazioni: Fondazione Giordano Villa Spinola Loc. Madonna del Piano Perugia Tel. ++39 075 9886821 E-mail: info@fondazionegiordano.it Internet: www.fondazionegiordano.it
Roma The Studium Urbis Giambattista Nolli, Imago Urbis, and Rome Conferenza internazionale International conference 31/5/2003-2/6/2003 Per informazioni: The Studium Urbis Via di Montoro 24 00186 Rome Tel. ++39 06 6861191 Internet: www.studiumurbis,org E-mail: info@studiumurbis.org
AGENDA Innsbruck
Parigi
Cesena
Architekturforum Tirol Lacaton, Vassal+Jacques Hondelatte 30/10-6/12 Auszeichnung des Landes Tirol für Neues Bauen 2002 28/11-20/12
VIA Transparences 7/11-19/1/2003
Chiesa di Santo Spirito Paesaggi dell’architettura - Cesare Spighi. Il progetto della città della montagna, S.Piero 1888-1925 21/11- 21/12
Vienna Architekturzentrum 9=12 New Housing in Vienna 13/9-27/1/2003 Emerging Architecture 3 “Beyond Architainment” 21/11-10/3/2003
Per informazioni: Istituto Europeo di Design Silvia Bassignana Tel. ++39 011 8125668 Fax ++39 011 835720 Internet: www.ied.it E-mail: master@torino.ied.it
Venezia IUAV Tecnica e Diritto: l’Ingegneria forense, i compiti e le responsabilità nel processo edilizio 5/12-6/12 Per informazioni: Dipartimento di Costruzione dell’Architettura IUAV Ettore Muneratti S.Croce 191 - Tolentini 30135 Venezia E-mail: mune@brezza.iuav.it
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Musée Carnavalet Lumière du laque: Centenaire du maître laquer Pierre Bobot (1902-1974) 23/10-23/2/2003 La galerie d’architecture Vehovar & Jauslin Architektur: “au-delà des territoires” 10/12-18/1/2003
Ringturm 45 under 45 - Young Japanese Architecture 23/10-31/1/2003
Galerie Kreo Ronan & Erwan Bouroullec: Lit clos 9/11-21/12Germania/Germany
Canada
Germania/Germany
Montreal
Berlin
CCA Hal Ingberg 2/10-16/02/2003 Herzog & de Meuron: Natural History 23/10-6/04/2003
Vitra Design Museum Living in Motion 28/9-12/1/2003
Danimarca/Denmark Copenhagen Danish Design Centre Nuove generazioni di componenti costruttive 15/6-23/7/2003
Humlebaek Louisiana Museum Arne Jacobsen 30/8-12/1/2003
Finlandia/Finland Helsinki Museum of Finnish Architecture Drawn in Sand. Visioni irrealizzate di Alvar Aalto 13/6-28/8/2003
Francia/France Antibes Château Grimaldi Fausto Melotti 25/10-26/1/2003
Bordeaux Arc en rêve Lacaton & Vassal 24/10-19/1/2003
Lyon
Austria
Institut français d’architecture Perret. La poetica del cemento, 1900-1954 20/9-6/1/2003
K-Haus Site-seeing: disneyfication of cities? 13/12-9/2/2003
Torino Istituto Europeo di Design Exhibit Design Interior Design-spazio architettonico emotivo Corsi di specializzazione/Master courses Da dicembre/From December
+ europaconcorsi
Les Ateliers des Terreaux Jean Zumbrunnen architecte 4/11-21/12
Aedes East Forum Joachim Manz - Wandst Ecke (pezzi di parete) 25/10-6/12
München Museum Villa Stuck Franz von Stuck - L’arte dell’incantesimo 17/10- 6/1/2003
Stuttgart Architekturgalerie am Weißenhof Wie wohnen? : Come abitare? Oswald Matthias Ungers 4/12-1/1/2003 Architekturgalerie Oswald Matthias Ungers 4/12-31/12
Weil am Rhein Vitra Design Museum Ingo Maurer - Light - Reaching for the Moon 3/10-10/8/2003
Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum The Adventures of AluminiumFrom Jewels to Jets 18/10-18/1/2003 Unseen Vogue-The secret History of Fashion Photography 1/11-23/2/3003 The Building Centre Trust Gallery 50/50: Crowning Achievements Future Prospects 24/6-12/9/2003
Cinisello Balsamo (Milano) Museo della Fotografia Contemporanea Idea di Metropoli 26/10-2/2/2003
Conegliano Veneto (Treviso) Sede Università di Padova Tecnologie del Legno Disegno industriale: sedute smontabili in legno multistrato 2/12-20/12
Firenze Corso Tintori Arte David Paterer in pericoloso equilibrio 15/11-10/12
Lucca Fondazione Ragghianti Adolfo Natalini 23/11-26/1/2003
Milano Triennale di Milano L’opera di Charles and Ray Eames. L’eredità dell’invenzione 24/9-8/1/2003 Le città in/visibili 15/10 - 1/2/2003 Asfalto. Una passeggiata nell’urbano contemporaneo 15/10 - 1/2/2003 Nuove città di fondazione 23/10 - 23/2/2003 La grafica tra memoria e futuro 23/10 - 19/1/2003 Le parole e le cose III. Il mondo in una stanza. Quando gli oggetti hanno nomi di luoghi 15/10-2/2/2003 Memoria e futuro dell’architettura italiana. Italia costruisce 1945 2000 27/11-16/3/2003 I futuri della quotidianità 4/12-30/3/2003 Palazzo Reale Il design di Cartier secondo Sottsass 10/10-gennaio/January 2003
Rimini Galleria Galica Arthur Duff 8/11-10/1/2003 RM12 Art & Design Archifellini: il corpo, gli interni, la città 1/11-28/12
Roma Biblioteca Nazionale Centrale di Roma La Nuova Biblioteca di Alessandria 14/10-21/12
Torino Italia/Italy
Graz
Orleans
Avezzano (L’Aquila)
Landesmuseum Joanneum Latent Utopias 26/10-2/3/2003
Frac Didier Faustino 16/9-27/12
Villa Torlonia - Magazzini del Grano Effetto Alba Fucens 22/4-30/12
Palazzo Graneri L’architetto artista. La Sezione Architettura del Circolo degli Artisti di Torino 1887-1902 Anno internazionale Antoni Gaudì: Omaggio alla Catalogna 5/12-22/1/2003
Via Lagrange Torino 1902-2002. Artigiano metropolitano 5/12-23/2/2003
Venezia Centro Culturale Candiani Vasi Comunicanti: “Bold. Nuovi grafici italiani” 11/10-15/12 Palazzo Fortuny Vasi Comunicanti: “I love to meet you. New graphic design” 11/10-15/12
Verona Museo di Castelvecchio Stile di Caccia. Luigi Caccia Dominioni, case e cose da abitare 7/12-9/3/2003 Swinger Art Gallery Alessandro Mendini 21/9-11/1/2003
Vicenza Basilica Palladiana Premio alla Committenza Dedalo Minosse 2002 12/12-9/3/2003
Messico/Mexico Mexico DF Luis Barragan House Barragan’s 100th Anniversary 2/11-3/3/2003
Olanda/Holland Eindhoven Havenstraat 1 From prototype to product, contemporary Dutch ceramics 16/10-13/12
Rotterdam NAI The Hungry Box: the Endless Interiors of MVRDV 2/11-5/1/2003 Giò Ponti: architetto del grattacielo Pirelli 19/10-15/1/2003
Spagna/Spain Barcelona Palau Güell La vita a Palazzo: Eusebi Güell e Antoni Gaudì, due uomini e un progetto 20/3-31/12
Madrid Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia Universo Gaudì 16/10-6/1/2003
La Pera Cas-museu Castell Gala Dalì de Pùbol Dalì e Gaudì. Gaudì e Dalì 15/3-31/12
l’ARCA 176 107
AGENDA Svezia/Sweden Stockholm The Swedish Museum of Architecture Nicodemus Tessin the Younger Royal Architect And Visionary 20/9-6/1/2003 Next Nordic 21/11-6/1/2003 Gingerbread Houses 7/12-6/1/2003
Svizzera/Switzerland Ecublens Ecole d’Architecture Meili, Mailand und das Hochaus Centro Svizzero 1949-52 9/1/2003-2271/2003
Ginevra Varie sedi L’Image Habitable. Multiple Versions 1/9-31/1/2003
Mendrisio Accademia di Architettura Architekturpreis Beton 2001 9/12-31/12
Zurich ETH Landschaft Architektur Video 1 3/10-19/12 Theo Hotz Architektur 1949-2002 5/12-23/1/2003 Alexandre Sarrasin 1895-1976 12/12-20/2/2003 Stiva da Morts 16/1/2003-20/3/2003
+ europaconcorsi
The Jewish Museum La città di Fanz Kafka - Praga 11/8-5/1/2003 Moma Qns The Changing of the Avant-Garde: Visionary Architectural Drawings from the Howard Gilman Collection 24/10-6/1/2003
Pittsburgh Carnegie Museum of Art Out of the Ordinary: The Architecture and Design of Robert Venturi, Denise Scott Brown and Associates 9/11-13/1/2003
Washington National Building Museum Me, Myself, and Infrastructure: Private Lives and Public Works in America 4/10-16/2/2003 Do It Yourself: Home Improvement in 20th Century America 19/10-10/8/2003 Big and Green: Toward Sustainable Architecture in the 21st Century 17/1/2003-22/6/2003
Williamstown (Massachussetts) Clark Art Instute Tadao Ando 28/9-27/4/2003
Mostre d’arte Art Exhibitions
Busch-Reisinger Museum Art and Design in central and northern Europe, 1880 to the present 1/1-31/12
Musée d’Ixelles Le symbolisme finlandais 18901914 10/10-12/1/2003
Canada Montreal Museum of Fine Arts Le siècle de Richelieu 18/9-5/1/2003
Danimarca/Denmark
Australia Canberra National Gallery of Australia The Big Americans 4/10-27/1/2003
Austria
Humlebaek Louisiana Museum Arne Jacobsen 30/8-12/1/2003 Wolfgang Tillmans: View from Above 11/10-19/1/2003
Francia/France Chartres Centre International du Vitrail Les couleurs du ciel. Vitraux de création au XXe siècle dans les cathédrales de France 13/4-5/1/2003
Ivry sur Seine Le Crédac Des séances 15/11-15/12 Erik Bullot : le singe de la lumière 15/11-15712 James Hyde : Cosmic Pillow 15/11-15/12
The Minneapolis Institute of Art The Chair: Sculptural Form in Wood 18801960 15/2-12/1/2003
MAK Stefan Sagmeister: Handmade 25/9-5/1/2003 Unter. Tische. Uberhalten 23/10-5/1/2003 Kurt Kocherscheidt 13/11-16/2/2003 Symmetric and Asymmetric Knots 20/11-23/2/2003 AES+F: More than Paradise 20/11-23/2/2003
Fondation Guerlain Fair Play. De nouvelles règles du jeu 23/9-15/12
The Musem of the City of New York The Last Days of Penn Station: Photos by Aaron Rose 15/6-5/1/2003
Kunsthaus In Praise of Painting. Masterpieces of the Group Wirklichkeiten (Realities) 3/10-9/2/2003
Cooper/Hewitt, National Design Museum / 2 New hotels for global nomads 29/10-2/3/2003
Kunstforum Impressionismus: America/Francia/Russia 25/10-23/2/2003
108 l’ARCA 176
Musée des Beaux-Arts Un bestiaire fantastique, 1840-1910 19/10-13/1/2003
Galerie des Ponchettes Jean-Pierre Giovannelli: Coflictus 20/12-12/1/2003 Galerie Alain Couturier Jean-Pierre Giovannelli: Le Miroir de l’Identité 20/12-12/1/2003 Galerie Contemporaine du Mamac César 26/10-16/2/2003
Centre Pompidou Dominique Gonzalez-Foerster-Prix Marcel Duchamp 2002 25/10-16/12 Max Beckmann 18/9-6/1/2003 Sonic process 16/10-6/1/2003 Le Portrait ? Atelier Brancusi 25/9-7/4/2003 Pierrette Bloch 25/9-31/12 La culture pour vivre, de Georges Braque à Aurélie Nemours 25/9-30/12
Les Mesnuls
New York
Musée d’art moderne et contemporain Barry Flanagan 6/12-25/5/2003
Arken Museum für Moderne Kunst Asger Jo Orn 14/9-19/1/2003
Vienna
Yale School of Architecture Krier / Eisenman: Due ideologie 4/11-7/2/2003
Tours
Paris
Minneapolis
New Haven
Nice
Copenhagen
Magasin Doug Aitken “Rise” 20/10-5/1/2003 Paul Morrison “Mesophyll” 20/10-5/1/2003
Bellevue
Cambridge
Bruxelles
Grenoble
USA
Bellevue Art Museum / 510 Bellevue Way NE / Bellevue Trespassing: Houses x Artists 31/8-5/1/2003
Belgio/Belgium
Grand Palais Constable 10/10-13/1/2003 Matisse-Picasso 26/9-6/1/2003
Germania/Germany Berlin Brücke Museum August Macke und die Rheinischen Expressionisten 28/9-5/1/2003
Bonn Kunst- und Austellungshalle der Bundesrepublik Treasures from Venetian Palaces 27/9-12/1/2003
Frankfurt am Main Schirn Kunsthalle Shopping 24/9-8/12 Henri Matisse. The Cut-Outs 20/12-3/3/2003
Hamburg Deichtorhallen Lucien Hervé 10/10-12/1/2003
Gran Bretagna/Great Britain
Musée d’Orsay Manet/Velasquez 18/9-6/1/2003
Tate Modern Barnett Newman 19/9-5/1/2003
Halle Saint-Pierre et Musée d’Art Naif Max Fourny Art brut tchèque 2/9-6/1/2003
Tate Britain Gainsborough 17/10-12/1/2003 Turner Prize 2002 30/10-5/1/2003 The Unilever Series: Anish Kapoor 9/10-6/4/2003 Eva Hesse 13/11-9/3/2003
Musée du Luxembourg Modigliani. L’ange au visage grave 25710-2/3/2003 Musée Carnavalet L’art del la soie. Prelle 1752-2002 20/11-23/2/2003 Lumière du Laque 22/10-23/2/2003
Musée d’art moderne Sans commune mesure 21/9-19/1/2003
Site Odéon The White Part 17/10-11/1/2003
Lyon
Roubaix
Le Lieu Unique Au Quartier Coréen 11/11-5/1/2003
Musée d’art moderne Lille Métropole Image et texte dans l’art actuel 21/9-19/1/2003
Londra
Lille
Nantes
Villeneuve d’Ascq
Musée Picasso Kramar et Picasso 23/10-23/1/2003
Musée National des arts asiatiquesGuimet Le visions secrètes du Ve Dalai Lama, rituels tibetains 6/11-24/2/2003
Musée art Contemporain Floating Land : Bertrand Lacombe 17/10-5/1/2003 L’art mol et raide 18/10-5/1/2003
AGENDA
Musée d’art et d’industrie André Diligent Louis Billotey : L’ambition classique 4/10-8/12
Rueil-Malmaison Château de Malmaison Soies tissées, soies brodées che l’impératrice Joséphine 23/10-17/2/2003
Hayward Gallery Douglas Gordon 1/11-5/1/2003 Somerset House Hermitage Rooms: Painting, Passion and Politics: Masterpieces from the Walpole Collection 28/9-23/12 Estorick Collection Under Mussolini: Decorative and Propaganda Arts in the 1920s and 1930s 2/10-22/12 The Eagle Gallery Rebecca Sitar-Ritual 8/11-7/12 Print Studio Nausea: Encounters With Ugliness Fino al/through 7/12 Dulwich Picture Gallery Arthur Rackham 18/12-2/3/2003
+ europaconcorsi
Italia/Italy Aosta Tour Fromage Da cima a fondo 23/11-7/9/2003
Galleria Uffizi Il Mito d’Europa, da fanciulla rapita a continente 10/6-6/1/2003 Istituto Francese Omaggio alla Toscana dalla pittura di Mauro escobar 26/9-5/1/2003
Galleria Fonte d’Abisso Arte Eventualità 17/10-21/12
Modena
Centro Saint Benin Ennio Morlotti: il sentimento dell’organico 12/12-16/3/2003
Giulianova (Teramo)
Palazzo Santa Margherita Generazioni/2. Andrea Chiesi, Giuliano Guatta, Beatrice Pasquali 10/11-6/1/2003
Museo Archeologico Il gioco nell’arte - da Klee a Boetti 20/12-13/5/2003
Museo d’Arte dello Splendore L’astrazione lirica di Corpora. Dipinti e acquarelli dal 1944 al 2002 12/10-12/1/200
Palazzina dei Giardini Tutte le donne del Mondo. The World of Nobuyoshi Araki 20/9-6/1/2003
Avezzano (L’Aquila)
Mantova
Villa Torlonia Alba Fucens, rivive la piccola Roma d’Abruzzo Fino al/through 30/12
Palazzo Te La “Celeste Galeria” dei Gonzaga 2/9-8/12
Foro Boario Alberto Giacometti e Max Ernst: Surrealismo e oltre nella collezione Guggenheim 8/12-23/2/2003
Mestre (Venezia)
Mogliano Veneto (Treviso)
Centro Culturale Candiani Dalle maschere alle macchine 27/10-2/2/2003
Brolo Henri de Toulouse-Lautrec. Lo sguardo e il segno 16/2/2003-16/5/2003
Bologna Galleria Fondantico Incontro con la pittura 10: dal XV al XVIII secolo 26/10-31/1/2003 Pinacoteca Nazionale Mario Sironi 26/10-9/2/2003 Museo Morandi Julius Bissier, opere 1923-1965 25/10-31/1/2003
Milano Palazzo Reale Il mondo nuovo. Milano 1890-1915 10/11-28/2/2003
Bolzano
Pinacoteca di Brera Brera mai vista 20/6-20/12
Museion ArtWord - Archivio di Nuova Scrittura 14/9-5/1/2003
Fondazione Mazzotta Alberto Savinio - Antologica Dicembre/febbraioDecember/February 2003
Castel Roncolo Incontri Reali 2: Museo Nazionale di Archeologia di Taranto 11/10-6/1/2003
PAC Utopie quotidiane. L’uomo e i suoi sogni nell’arte dal 1960 a oggi 23/10-19/1/2003
Busto Arsizio (Varese)
La Posteria Mario Comensoli. Retrospettiva in Italia 31/10-6/1/2003
Fondazione Bandera Gaetano Pompa, opere dal 1960 al 1996 12/10-2/2/2003
Cantù (Como)
Galleria antonio Colombo Debora Hirsch “Temp Id” 8/11-20/12
Riva R1920 Centre I progetti scenici di Arnaldo Pomodoro, 1972-2002 23/11-2/3/2003
Galleri Eclettica Gianluca Sgheri-Minimo Comune Multiplo 20/11-25/1/2003
Catanzaro
Artestudio BST Arturo Vermi 10/10-20/12
Complesso Monumentale San Giovanni Andy Warhol, l’opera grafica 14/9-8/12
Como Palazzo del Broletto Mario radice 15/11-26/1/2003
Ferrara Palazzo dei Diamanti Sargent e l’Italia 22/9-6/1/2003 Palazzo Bonacossi Lucrezia Borgia 5/10-15/12
Rotonda della Besana La Prima Repubblica Italiana (1802-1805) 9/11-28/2/2003 Lisa Corti Home Textile Emporium Mino Gatti: L’ora italiana 29/11-14/12 Studio Forni Luciano Ventrone 14/11-10/1/2003 Palazzo della Permanente La Collezione Jucker e la scultura del ‘900 Fino al/through 28/2/2003
Firenze
Galleria L’Affiche Peintours 21/11-12/12
Museo Nazionale Archeologico La battaglia di Qadesh 6/6-8/12
Galleria Poleschi Arte Aldo Mondino “Il viaggio” 24/10-8/1/2003
Napoli Museo Castel Nuovo Maschio Angioino Ryan Mendoza 8/11-10/12
Padova Palazzo Zabarella Picasso 1961-1972 14/9-12/1/2003 Musei Civici agli Eremitani Gemme ceramiche stampe armi dei Musei Civici di Padova 19/10-2/3/2003
Poggio a Caiano (Firenze) Villa Medicea Così celesti, così terreni. Un secolo di pittura 1550-1650 nei dipinti del Museo Civico di Prato 18/5-8/12
Potenza Pinacoteca Provinciale Giorgio De Chirico. Opere scelte 1919-1975 10/10-9/1/2003
Prato Antiche Stanze Santa Caterina Così celesti, così terreni. Un secolo di pittura 1550-1650 nei dipinti del Museo Civico di Prato 18/5-8/12 Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Paladino 12/10-6/1/2003
Reggio Emilia Palazzo Magnani Fernarn Léger 26/10-19/1/2003
Rimini Castel Sismondo Il Trecento Adriatico: Paolo Veneziano e la pittura tra Oriente e Occidente 19/8-29/12
l’ARCA 176 109
AGENDA Rivoli (Torino) Castello Nan Goldin. Parcogiochi del diavolo 23/10-12/1/2003 Thomas Demand 23/10-26/1/2003
Roma Museo d’arte contemporanea Tony Oursler Alessandra Tesi Shizuka Yokomizo Claudio Abate Ipotesi Collezione 11/10-10/1/2003 Galleria Nazionale d’Arte Moderna Miquel Barcelò 10/9-12/1/2003 Scuderie Papali Rembrandt. Pittore e incisore 5/10-6/1/2003 Complesso del Vittoriano Gli Espressionisti 1905-1920 5/10-2/2/2003 Museo del Corso La famiglia in Italia. Momenti di storia e immagini del XX secolo 21/11-9/3/2003 Galleria Borghese Incontri 9/12-9/3/2003 Centro Nazionle per le arti contemporanee Francis Alys, Giuseppe Caccavale 28/11-8/2/2003 Chiostro del Bramante Gaspare Vanvitelli e le origini del Vedutismo 26/10-2/2/2003
+ europaconcorsi
GAM Eva Marisaldi 30/10-20/1/2003 Lingotto Fiere Artigianato metropolitano 5/12-9/12 Palazzo Bricherasio Da Rousseau a Ligabue. Naif? 20/9-12/1/2003 Masterpieces/Capolavori. L’artista artigiano tra Picasso e Sottsass 5/12-26/1/2003 Palazzo Carignano L’eccellenza italiana. Le arti filerecce 5/12-26/1/2003 Archivio di Stato Eccentricity. Torino città d’arte e d’industria 1945-1968 5/12-2/2/2003 Galleria Photo & Contemporary American Beauty. Andy Warhol e il ritratto femminile 16/11-20/12 Palazzo Cavour Le manifatture aristocratiche 5/12-23/2/2003 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Exit. Geografie della nuova creatività italiana 21/9-19/1/2003 Promotrice delle Arti Movimenti 8/11-20/12 Galleria San Filippo Proposte-LabOratorio 3/Situazioni 14/11-15/12
Rovereto (Trento)
Fondazione italiana per la fotografa 100 scatti per il cinema italiano dal neorealismo al nuovo cinema 24/10-12/1/2003
Nuovo Mart Il laboratorio delle idee 15/12-marzo/march 2003
Museo dell’Autoobile Dvora Weisz: Deserto-Midbar 5/12-9/2/2003
Salerno
Treviso
Complesso Santa Sofia Mediterraneo Mirò 16/11-16/1/2003
Casa dei Carraresi L’Impressionismo e l’età di Van Gogh 9/11-30/3/2003
San Giovanni Valdarno (Firenze)
Varie Città Gemine Muse 2002 (in 24 città) 30/11-2/2/2003
Casa Masaccio Masaccio e le origini del Rinascimento 20/9-21/12
Sarmede (Treviso) Sala Mostre Municipio Le immagini della fantasia. Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia: Gatton gattoni 26/10-20/12
Siena Santa Maria dell Scala Robert Capa: fotografie 12/10-12/1/2003
Torino Centro città ManifesTO 26/10-15/1/2003 Luci d’artista 26/10-15/1/2003 Farsi spazio: giovani artisti per luoghi non comuni 5/11-26/1/2003
110 l’ARCA 176
Venezia Palazzo Grassi I Faraoni 9/9-25/5/2003
Vicenza
Boston
Basilica Palladiana Domenico Rambelli 23/11-23/2/2003
Museum of Fine Arts Threads on the Edge: The Daphne Farago Fiber Art Collection 18/9-3/3/2003 Lens Landscapes 14/8-23/2/2003
Olanda/Holland Amsterdam
Chicago
Stedelijk Museum Franz Ackermann 14/9-31/12 Tracey Emin 19/10-31/12
Art Institute of Chicago Juan Muñoz 14/9-5/1/2003 FOCUS: Arnold Odermatt 22/10-5/1/2003
Den Haag
Museum of Contemporary Art Giuseppe Gabellone 7/9-5/1/2003
Gemeentemuseum Haag Kunst+Riligie in Rusland 21/9-5/1/2003
Spagna/Spain Barcelona MACBA On Translation: Museum 28/11-9/2/2003 Blinky Palermo 13/12-16/2/2003 Joan Hernàndez Pijuan 22/1/2003-23/3/2003 Fundaciò Mirò Fernand Léger 22/11-27/1/2003
Madrid Fundaciòn Juan March Turner y el mar. Acuarelas de la Tate 20/9-19/1/2003
Svezia/Sweden Stockholm Nationalmuseum Impressionismo e postImpressionismo francese Fino al/through 19/1/2003
Los Angeles The Museum of Contemporary Art (MoCA) Thomas Struth 15/9-5/1/2003 Sam Durant 13/10-19/1/2003
Miami Beach Varie Sedi Art Basel 5/12-8/12 Convention Center Art Miami 9/1/2003-13/1/2003
Institute of Art Up to Nile: Egypt in 19th century photographs 16/11-13/4/2003 The Chair: Sculptural Form in Wood 1880-1960 15/2-12/1/2003
New York Svizzera/Switzerland Bellinzona Museo in Erba La magia di Magritte 19/9-2/2/2003
Lugano
Ca’ Rezzonico Luce di taglio 11/9-6/1/2003 Museo Correr Vittorio Zecchin 9/11-26/1/2003
Museo d’arte moderna Capolavori d’arte moderna in Ticino 22/9-8/12
Collezione Peggy Guggenheim Thinking Big: Idee per la scultura britannica del XXI secolo 6/9-6/1/2003
Galleria Gottardo Jean Odermatt. Sentiero di sogno 24/9-4/1/2003
Palazzo Forti Lucio Fontana: metafore barocche 25/10-9/3/2003 Tino Stefanoni: emoticon 25/10-26/1/2003
Art Museum Yoruba Renaissance New Forms, Old Images 17/8-23/32003
Minneapolis
Museo Cantonale d’Arte L’immagine ritrovata. Pittura e fotografia dagli anni Ottanta a oggi 5/10-12/1/2003
Verona
Denver
USA Baltimora Museum of Art Tom Miller: Changing Spaces 15/9-16/2/2003
Lubalin Study Center Massin in Continuo: A Dictionary 30/10/2001-15/12 Guggenheim Moving Pictures 28/6-12/1/2003 Bill Viola: Going Forth By Day 20/9-12/1/2003 Max Protetch Gallery Iñigo Manglano Ovalle 9/11-21/12
AGENDA Richard Avedon: Portraits 26/9-5/1/2003 The Museum of Modern Art at Queens (MoMA QNS) The Changing of the Avant-Garde: Visionary Architectural Drawings from the Howard Gilman Collection 24/10-6/1/2003 The Morgan Library The Thaw Collection 27/9-18/1/2003
San Diego Museum of Art Axis Mexico: Common Objects and Cosmopolitan Actions 14/9-9/3/2003 Vital Forms: American Art and Design in the Atomic Age, 1940-1960 26/10-26/1/200
+ europaconcorsi
Per informazioni: Messe Frankfurt Iris Jeglitza-Moshage Tel. ++49 69 75756477, Fax ++49 69 75756758 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: iris.jeglitzamoshage@messefrankfurt.com
Francia/France Lyon
Eurexpo Batinov Salone internazionale della costruzione/International trade fair of building industry 26/2/2003-1/3/2003 Per informazioni: Sepelcom Tel. ++33 04 72223256 Fax ++33 04 72223258 Internet: www.batinov.com E-mail: batiment@sepelcom.com
Salon des énergies renouvables Salonte internazionale delle energie rinnovabili/International trade fair of renewable energy 26/2/2003-1/3/2003
MCA La Jolla Christo e Jeanne-Claude. Collezione Vogel 22/9-5/1/2003
Per informazioni: Sepelcom Tel. ++33 04 72223256 Fax ++33 04 72223258 Internet: www.energie-ren.com E-mail batiment@sepelcom.com
Mingei International Museum Jack Lenor Larsen - The Company and the Cloth 18/8-12/1/2003 Silver and Silk: Textles and Jewels of Guizhou, China Fino a/through 12/1/2003
Expotherm Salone internazionale della climatizzazione, riscaldamento, sistemi di controllo/Internaitonal trade fair of air conditioning, heating and control systems 26/2/2003-1/3/2003
San Francisco SFMOMA Ellsworth Kelly in San Francisco 13/7-15/1/2003 Gerhard Richter: Forty Years of Painting 12/10-14/1/003
Washington Hirshhorn Museum and Sculpture Garden Zero to Infinity: Arte Povera 1962 -1972 24/10-20/1/2003 National Gallery of Art Willem de Kooning: Tracing the Figure 29/9-5/1/2003 The Phillips Collection Pierre Bonnard Early and Late 22/9-19/1/2003
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
Per informazioni: Sepelcom Tel. ++33 04 72223256 Fax ++33 04 72223258 Internet: www.expotherm.com E-mail: batiment@sepelcom.com
Eurobois Salone internazionale dei macchinari e del lengo per l’edilizia/International trade fair of woodworking machinery and tumber for construction 26/2/2003-1/3/2003 Per informazioni: Sepelcom Tel. ++33 04 72223256, Fax ++33 04 72223258 Internet: www.eurobois.com E-mail: batiment@sepelcom.com
Imagibat Salone internazionale dell’informatica applicata all’ingegneria civile, edilizia e informatica urbana International trade fair for informatics applied to civil engineering and building, and urban processing data 26/2/2003-1/3/2003 Per informazioni: CDO Tel. ++33 04 37403161 Fax ++33 04 37403169
Paris Paris Expo Porte de Versailles 42nd Salon Nautique Salone nautico internazionale International nautics trade fair 7/12-16/12
Dia Center for the Arts Diana Thater. Knots + Surfaces 5/9-12/1/2003 Jorge Pardo and Gerhard Richter: Refraction 5/9-15/6/2003 Jo Baer: The Minimalist Years, 1960-1975 12/9-15/6/2003 Rosemarie Trockel: Spleen 16/10-15/6/2003
Abu Dhabi
The Metropolitan Museum of Art Bill Viola: The Quintet of Remembrance fino al/through 12/1/2003 Portraits: A Century of Photographs 10/9-12/1/2003 Cityscapes by Klee and Feininger 25/9-26/1/2003
International Exhibition Center (ADIEC) Light+Building Salone internazionale dell’illuminazione e dell’edilizia International trade fair of lighting and building materials 19/1/2003-22/1/2003
Emirati Arabi Uniti United Arab Emirates
Per informazioni: Reed Expositions France 11, rue du Colonel Pierre-Avia BP 571 75726 Paris cedex 15 Tel. ++33 1 41904860, Fax ++33 1 41904719 Internet: www.salonnautiqueparis.com E-mail: nautique-presse@reedexpo.fr
Siel 2003 Salone internazionale professionale dell’universo dello spettacolo e degli eventi/International professional trade fair of showbusiness and events 2/2/2003-5/2/2003
Per informazioni: Reed Expositions France 70 rue Rivay 92532 Levallois Perret cedex Tel.: ++33 01 47565042, Fax ++33 01 47562464 Internet: www.siel-expo.com E-mail: siel@reedexpo.fr
Paris Nord Villepinte Maison&objet Salone internazionale della casa e della decorazione/International trade fair of home and decoration 24/1/2003 au 28/1/2003 Per informazioni: Salons Français et Internationaux (SAFI) 4 passage Roux 75850 Paris cedex 17 Tel . ++33 01 44 29 02 00 Fax ++33 01 44 29 02 01 Internet: www.maison-objet.com E-mail: info@maison-objet.com
Germania/Germany Munchen Messe Bau 2003 GlasKon 2003 Salone internazionale dei materiali da costruzione/International trade fair of building materials 13/1/2003-18/1/2003 Per informazioni: Messe München Messegelande 81823 München Tel. ++49 89 94920630 Fax ++49 89 98920639 Internet: www.bau-muenchen.de E-mail: info@bau-muenchen.de
Koln Messe IMM Salone internazionale del mobile International trade fair of furniture 13/1/2003-19/1/2003 Per informazioni: Kolnmesse Messeplatz 1 D-50679 Koln Tel. ++49 221 8210 Fax ++49 221 8212574 Internet: www.kolmesse.de E-mail: info@kolnmesse.de
Giappone/Japan Tokyo International Exhibition Center Architecture and Construction Materials Japan Shop, Security and Lighting Fair Saloni internazionale dell’edilizia, dei complementi e della luce International trade fair of building industry, complements and lighting 4/3/2003-7/3/2003 Per informazioni: A+C 2003 Overseas Secretariat Kosaikai Building 6F, 5-1 Kojimachi, Chiyoda-ku Tokyo 102-8481 C/o Space Media Japan co. Tel. ++81 03 35125670 Fax ++81 03 35125680 Internet: www.ac-materials.jp E-mail: archi@smj.co.jp
Per informazioni: Internet: www.progettocitta.com E-mail: progettocitta@enter.it
Salone Internazionale del Mobile Euroluce 9/4/2003-14/4/2003 Per informazioni: Cosmit Foro Buonaparte 65 20121 Milano Tel. ++39 02 725941 Fax ++39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it
Verona Fiera Legno & Edilizia Mostra professionale sull’impiego del legno in edilizia/Professional trade fair of the use of wood in the building industry 20/2/2003-23/2/2003 Per informazioni: PMT Via Tommaseo 15 35131 Padova Tel. ++39 049 8753730 Fax ++39049 8756113 E-mail: info@pmtexpo.it
Spagna/Spain Valencia Feria Cevisama Salone internazionale della ceramica, rivestimenti per l’edilizia, sanitari, materie prime, macchinari/International trade fair of ceramics, building cladding, materials, equipment 4/3/2003-8/3/2003 Per informazioni: Feria Valencia Avenida de las Ferias E-46035 Valencia Tel. ++34 963 861100 Fax ++34 963 636111 Internet: www.feriavalencia.com/cevisama E-mail:feriavalencia@ feriavalencia.com
Svizzera/Switzerland Basel Messe Swissbau 2003 Salone svizzero dell’edilizia 21/1/2003-25/1/2003 Per informazioni: Swissbau Tel. ++41 058 2002020 Internet: www.swissbau.ch E-mail: swissbau@messebasel.ch
Metallbau Fiera convegno internazionale del metallo in edilizia/International trade fair and conference on metal products for arhcitecture 21/1/2003-25/1/2003 Per informazioni: Swissbau Tel. ++41 058 2002020 Internet: www.swissbau.ch E-mail: swissbau@messebasel.ch
USA Las Vegas
Italia/Italy Milano Fiera Progetto Città Mostra biennale dell’Architettura, dell’Urbanistica, delle Tecnologie e dei Servizi per lo Sviluppo del Territorio 19/2/2003-22/2/2003
Las Vegas Convention Center The International Builders’ Show La maggiore fiera mondiale nel campo dell’industria edilizia 21/1/2003 24/1/2003 Per informazioni: NAHB Exposition Sales Tel. ++1 202 2668109, 8003685242 (ext. 8109) Fax ++1 202 2668223 E-mail: exposales@nahb.com Internet: www.buildersshow.com/
l’ARCA 176 111
l’Arca in the World ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar Libreria Tecnica CP 67 Florida 683, Local 18 Buenos Aires Tel. 011.43146303 Fax 011.4347135 S. Averbuj Publicaciones P.O.Box 860 5500 Mendoza Tel. 061.202857-Fax 061.380131 AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675 AUSTRIA Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz BELGIUM (l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004, Fax 02 4253022 BRAZIL Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410 CANADA Speedimpex Canada Inc. 155 Deerhide CR.1 Weston, Ontario M9M 2Z2 Tel.416.7417555 Fax 416.7414634 CHILE Editorial Contrapunto Avenida Salvador, 595 Santiago Tel.02.2233008-Fax 02.2230819 Libreria Eduardo Albers Ltda. Casilla 17 Santiago 30 Tel. 02 2185371 Fax 02 2181458 Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103 Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210
CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P. O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131 COLOMBIA Descala Distribudora Calle 30, n.17-92 Bogotà Tel. 1.2457689 Fax 1.2325148 DENMARK Arnold Busck Intern. Boghandel 49, Kobmargergade 1150 Copenhagen FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330 FRANCE (l’Arca International) Paris Art Curial 9, avenue Matignon, 75008 Tél. 01 42991617, Fax 01 433592981 Galignani 224 rue de Rivoli, 75041 Cedex 01 Tél. 01 42607607, Fax 01 42860931 La Hune Librairie 170, boulevard Saint-Germain, 75006 Tél. 01 45483585, Fax 01 454444987 L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Flammarion Centre Georges Pompidou 26, rue Jacob, 75006 Tél. 01 44781233, Fax 01 42785059 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380, Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858, Fax 01 40518598 Maison du Livre Italien 54, Rue de Bourgogne F-75007 Paris Tél. 1.47050399 Fax 1.45515313 Bordeaux La Machine à lire 8, rue Parlement Saint-Pierre Tél. 05 56480387, Fax 05 56481683 Librairie réunion des musées nationaux C.A.P.C. Musée d’Art Contemporain 7, rue Ferrère Tél./Fax 05 57859147
Lille Le Furet du Nord 11, place Général de Gaulle Tél. 03 20784343 Fax 03 20782342 Lyon Michel Descours 31, rue Auguste Comte Tél. 04 78426567,-Fax 04 78372237 Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216 Strasbourg Librairie International Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884, Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494, Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420, Fax 05 61215603 GERMANY Minerva gmbh Morgensternstrasse, 37 60596 Frankfurt Tel. 069 6031156 Fax 069 6031156 minerva@read-a-book.de Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de GREAT BRITAIN Comag Specialist Division Tavistock Works Tavistock Road West Drayton, Middl. UB7 7QX Tel. 1895 433811 Fax 1895 433801 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440 GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777
HOLLAND Bruil & Van De Staaij P.O.Box 75 07940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 Swets Blackwell BV P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111 HONG KONG T.Watson Distributors Ltd 43 G, Happy View Terrace, 3rd Floor Happy Valley - P.O.Box 956 Hong Kong Tel. 2.5768730 Fax 2.776467 ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579, Fax 03 5794567 JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp The Tokodo Shote Ltd Ooks-Journals Div. Nakauchi Bldg. 1-7-6 Nihonbashi Chuo 103-0027 Tokyo Tel. 3 32721966 Fax 3 32788249 bk_jnl@tokodo.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308 KOREA REPUBLIC MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028
Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./fax 05 6592050 POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194 PRINCIPALITY OF MONACO (l’Arca International) Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492 SAUDI ARABIA Studio 65 P.O.Box 2763 Jeddah Tel./fax 02.6518296 SINGAPORE Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686 SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402
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SPAIN Diaz de Santo, S.A. Calle Lagasca, 95 28006 Madrid Tel. 91.4312482 Libreria Camara SL Euskalduna, 6 48008 Bilbao Tel. 4.4321945 Comercial Atheneum SA Joventut,19 08830 Sant Boi de Llobregat Tel. 93.6544061 Fax. 93.6401343 Promotora de Prensa Internacional SA Disputaciòn, 410 08013 Barcelona Tel. 93.2653452
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